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Assemblea
battista
1985
LA PREDICAZIONE DEL CULTO DI APERTURA
Testimoni di Cristo davanti ail’autorità
Che significa nel nostro paese, dove « la sovranità appartiene al popolo », essere soggetti alle autorità - Le basi bibliche
su cui si fonda il nostro vivere nella società civile - Riscoprire il « sacerdozio universale » nella pratica quotidiana
« Diletti, io vi esorto come
stranieri e pellegrini... ». Nella
parte esortativa della T lettera
di Pietro, che inizia con queste
parole, spicca un invito: « Siate
soggetti, per amor del Signore,
ad ogni autorità creata dagli uomini; al re, come al sovrano;
ai governatori, come mandati da
lui per punire i malfattori e per
dar lode a quelli che fanno il
bene ». Questo testo può esserci
di guida nei lavori di un’Assemblea nella quale il punto più qualificante è senz’altro: come testimoniare oggi di Gesù Cristo
alla e nella società italiana con
particolare riferimento alle autorità che la governano.
Ma quali sono oggi per noi,
battisti che viviamo in Italia, le
autorità umane, gli imperatori
che comandano su tutti, i governatori mandati a punire e a premiare? Sono i Cossiga e i Craxi,
i segretari dei partiti, i ministri,
i senatori e i deputati, la magistratura, i generali, l’alta gerarchia della chiesa romana, ma
sono anche e forse soprattutto gli
Agnelli, i De Benedetti, i Bonomi,
i Cefis, i Cuccia che detengono il
potere economico. Siamo dall’evangelo esortati a pregare per
loro, e forse non lo facciamo abbastanza... Ma sono oneste le persone e le istituzioni da paragonare all’imperatore della T lettera di Pietro? La Costituzione
della Repubblica italiana al 1°
articolo afferma in modo solenne: « L’Italia è una Repubblica
democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della Costituzione ».
Perciò il sovrano per noi oggi è,
e dovrebbe essere, solo il pooolo
italiano] Lode a Dio! Per il nostro popolo noi preghiamo, con
esso soffriamo, e solo ad esso
siamo chiamati a dare « onore e
rispetto »! Potremmo riscrivere il
V. 17 hi questo modo: « Amate 1
fratelli, adorate Dio. onorate e
rispettate il popolo italiano ».
Certo siamo consapevoli dei
nostri limiti, sappiamo che dovremmo fare molto di più e meglio, ma attualizzando questa
esortazione evangelica siamo in
grado di distinguere tra chi ha
il potere legittimo e chi no, tra
chi è « mandato » dal vero sovrano a comandare, nelle forme
e nei limiti del patto costituente,
e chi usurpa il potere e la sovranità. E, ringraziando Dio, questa
« distinzione » siamo sempre, o
quasi, riusciti a farla!
Tuttavia sembra che siamo
chiamati non solo a « distinguere » tra i potenti della terra per
sapere a chi dare o meno « onore e rispetto », ma anche ad agire affinché altri esseri umani ai
quali è impedito di essere « sovrani » lo diventino, affinché
quanti sono privi di una piena
« dignità » possano conquistarla.
Penso ai milioni di persone del
Sud Africa, ai palestinesi, ai cileni e, in genere, ai popoli del Centro e del Sud America, che nascono avendo in mano una cambiale di 1.000 dollari da pagare,
penso agli afghani, agli eritrei, ai filippini... Penso al milione di immigrati in Italia, che
provengono dai paesi poveri dell’emisfero sud e sono nella quasi
totalità in precarie condizioni
economiche, sociali e culturali.
E dovremmo pensare anche a
quanti fra i 56 milioni e più di
cittadini della nostra Repubblica
fondata sul lavoro, si offenderebbero o, peggio, scoppierebbe
ro a ridere, se li chiamassimo
« sovrani ». Mi riferisco, ad esempio, a Salvatore e Marcella Tavano di Catania, i quali si sono
visti sottrarre i loro figli, Giovanni di 22 mesi e Giuseppina di
8 mesi dal Tribunale dei minori
che avendo accertato la loro assoluta indigenza, ha affidato i
bimbi ad un istituto per l’infanzia. E non si tratta di genitori
impossibilitati a lavorare e incapaci di tenere pulita la loro casa, ma di persone che sono senza
lavoro e abitano in un tugurio,
e che a seguito del clamore suscitato da questa notizia hanno
potuto chiedere « un intervento
di solidarietà sociale » nei loro
copfronti (20/8).
Ecco allora che la mia e la
vostra responsabilità di cristiani,
ci dovrebbe costringere a denunciare profeticamente chi esercita
il potere in modo talmente truffaldino, egoistico e incivile da
permettere che persone, che dalla legge fondamentale dello stato
italiano véngono chiamate « popolo a cui appartiene la sovranità », siano defraudate non solo
della « sovranità », ma della stessa « dignità umana ».
Ma quali sono i principi teologici da cui la 1“ lettera di Pietro
parte per dare le motivazioni ultime e basilari del nostro vivere
nella società civile? La prima
parte del cap. 2 parte da un’immagine relativa all’inizio della
UNO SGUARDO PANORAMICO
Sì all'Intesa
con lo Stato italiano
Terminando con mezza giornata di anticipo, l’Assemblea straordinaria dell’Unione Cristiana
Evangelica Battista d’Italia (UCEBI) ha deciso di avviare la
procedura per raggiungere una
Intesa tra lo Stato italiano e le
chiese rappresentate dall’UCEBI
secondo il regime di coordinazione dei rapporti tra lo Stato e
le confessioni religiose diverse
dalla cattolica previsto dall’art.
8 della Costituzione.
Per quanto preceduta da preparazione e da delibere in questo senso nelle ultime Assemblee generali delTOCEBI (Convegno delle chiese a Betania,
1977; Assemblee del ’78, ’80, ’82,
’84), questa decisione —forse anche per il carattere straordinario
dell’Assemblea di quest’anno dedicata soprattutto a questo tema — segna una svolta per il
Battiamo italiano. Non tanto per
la sua vita interna, che può continuare ad essere centrata sulla
passione per la testimonianza
evangelica e sull’impegno evangelisticO senza che la prospettiva dell’Intesa aggiunga o tolga
qualcosa, quanto per i suoi rapporti con lo Stato e l’abbandono
di un « separatismo puro » per
un regime molto simile a quello
messo in atto dalle Chiese rappresentate dalla Tavola valdese: « coordinazione tra la Repubblica e l’Unione », con forse
una maggiore accentuazione
(nelle intenzioni, nelle attuali
formulazioni) del contenuto di
« separatismo a mezzo di inte
se » che costituisce anche l’idea
originaria dell’Intesa valdesemetodista. Anche i Battisti intendono cioè escludere dal loro rapporto con lo Stato qualsiasi
privilegio (termine tornato costantemente nella discussione
dell’Assemblea, in uno spirito di
vigile attenzione) come qualsiasi
ingerenza statale, chiedendo semplicemente la regolazione di un
certo numero di materie che si
trovano ad essere campo d’azione sia dello Stato nelle sue diverse articolazioni, sia delle Chiese rappresentate dalTUCEBI.
Di!0 cosifronti
Preceduta da una sessione del
Collegio pastorale e da una parte dedicata alla revisione dello
Statuto dell’Ente Patrimoniale
(di cui riferiamo in altra parte
di questo inserto), il pezzo forte
dell’Assemblea è stato affrontato
a partire dal pomeriggio di giovedì 12 settembre ed ha incontrato tre momenti cruciali.
Il primo si è presentato il giovedì sera dopo un’accanita discussione prò o contro il principio stesso delle intese in cui le
tesi contrapposte, sostenute con
pari impeto e passione, potevano
dar l’impressione di un certo equilibrio delle due posizioni. In
realtà al momento della conta,
sulla mozione che proponeva il
rifiuto delle intese. l’Assemblea
dimostrava di aver maturato
una decisione, di larghissima
maggioranza. I voti a favore non
arrivavano a 10 mentre quelli
contrari (favorevoli cioè all’Intesa) superavano i 100.
Il secondo momento cruciale
si presentava nella mattinata del
venerdì, quando con due votazioni (prima con l’approvazione del
contenuto dell’art. 2 sulla libertà religiosa e poi con la ripulsa
di una mozione tendente a limitare l’Intesa alle affermazioni
di principio contenute nei due
primi articoli) ie due tendenze
che si erano scontrate la sera
prima si misuravano nuovamente mettendo in evidenza lo stesso rapporto di forze.
Dopo questa seconda netta
scelta dell’Assemblea, l’opposizione molto lealmente non ha
giocato all’ostruzionismo sui restanti 15 articoli, ma ha invece
partecipato alla discussione con
interventi non di rado costrutti
Matrimonio
Al termine di un intenso pomeriggio giungeva in votazione
il terzo nodo cruciale, l’articolo
sul matrimonio. Ma qui — lo si
era visto chiaramente nel corso
del lungo dibattito — non si
trattava più di una sparuta e agguerrita minoranza: sulla opportunità che lo Stato riconosca o
meno gli effetti civili ai matrimoni celebrati nelle chiese bat
(continua a pag. 4)
vita cristiana segnata dal battesimo: « bambini appena nati »,
desiderio del « puro latte spirituale », invito a « crescere ». Ma
ben presto altre immagini si sovrappongono: « il nuovo tempio
di Dio », fondato su Cristo, la
« pietra angolare »; i credenti
come « pietre vive », « sacerdozio consacrato a Dio », « nuovo
popolo di Dio »... Tutte queste
immagini si accavallano Luna
sull’altra e la chiarezza e la logica del discorso ne soffrono. Ma
una cosa emerge: la funzione
che Dio riserva al suo popolo e
ad ogni credente che è espressa
particolarmente con la chiamata
ad essere « sacerdote al suo cospetto ».
Siamo di fronte ad uno dei sei
passi — due nelTAntico e Quattro
nel Nuovo Testamento, in cui è
appunto espresso il concetto del
« sacerdozio universale », di quella funzione cioè che non può e
non deve essere demandata ad
altri, che esclude ogni possibilità di "delega”; è un compito,
una responsabilità e una funzione delineata per noi stessi ( « offrite voi stessi a Dio in sacrificio
vivente a lui dedicato, a lui gradito; è questo il vero culto che
gli dovete» Rom. 12: 1), per gli
altri credenti, per Tumanità intera, iniziando da quella a noi più
prossima. Dalla comprensione
nuova della rivelazione biblica
del « sacerdozio universale » è
sorto quel movimento riformato
che ha dato origine al « battismo »; da esso derivano: il congregazionalismo, in Quanto la
chiesa non è « di popolo » ma
« di credenti » pienamente responsabili; le lotte ner la libertà
di coscienza e per i diritti civili
di ogni cittadino, credente o meno; il battesimo dei credenti confessanti. Al « sacerdozio universale » è legato il concetto della
preziosa ed enorme « dignità »
di ogni essere umano.
Dignità che ner il credente è
anche « regale », vale a dire
da « re ».
Funzione sacerdotale e dignità
regale ci sono date non come
proprietà privata di cui godere
da individualisti egocentrici ed
egoisti, ma « per annunziare a
tutti le opere meravigliose di
Dio ». Da tutta la T lettera di
Pietro è evidente che l’autore intende un « annuncio » fatto con
parole e azioni, di una testimonianza evangelistica e perciò
esplicita e di un’evangelizzazione
incarnata e quindi connessa al
corpo, alla mente e allo spirito
di ogni essere umano.
Sia questa la base reale del
nostro discorso sull’onore e il
rispetto delle autorità umane.
Giuseppe Mollica
2
2 Assemblea battista
Assemblea
vivace
Al presidente Paolo Spanu
abbiamo chiesto;
Quali suno le impressioni generali sull’andamento di
questa Assemblea?
— A me sembra che sia stata un’Assemblea vivace e intelligente, un’Assemblea che
ha dato dei mandati ampi ma
allo stesso tempo ha prodotto una serie di proposte che
la Commissione dovrà tener
presente nel riprendere questi testi per riformularli,
gumdi una buona Assemblea.
Hai parlato di mandati
ampi. Come valuti il fatto
che vi siano state così poche
votazioni, che i mandati appunto siano stati così ampi?
E una cosa soltanto positiva? Non è anche un rischio?
— E’ un rischio che dobbiamo correre perché non abbiamo adottato il sistema del
referendum: le chiese cioè
hanno ricevuto la documentazione ma non hanno avuto
sufficiente tempo per poi far
pervenire delle risposte articolate e precise alla Commissione. Abbiamo quindi
sentito le reazioni delle chiese, e le proposte che le medesime hanno fatto, soltanto
qui in Assemblea.
D’altra parte c’è da considerare che quando una chiesa locale formula dei pareri
avendo discusso solo nel suo
ambito — forse non avendo
avuto possibilità di confrontarsi con chi ha pareri diversi o con altre chiese locali —
talvolta prende degli abbagli
o sottolinea certi aspetti secondari che non incidono
molto sulle nostre posizioni;
può anche darsi d’altronde
che veda cose che noi come
Commissione non abbiamo visto e che devono quindi essere ristudiate e coordinate
con il resto del lavoro che si
è fatto. Se si considera tutto
questo, è chiaro che abbiamo bisogno di un mandato
ampio da parte dell’Assemblea per instaurare poi un sistema di consultazione diretto con le chiese medesime affinché il testo che sarà prodotto — e sarà il testo sulla
base del quale si faranno le
trattative con la commissione governativa — sia largamente condiviso, sia dalle
chiese che dai loro rappresentanti.
— Prevedi quindi che nei
prossimi anni ci saranno delle consultazioni frequenti sia
con le chiese che nelle Assemblee?
— Certo. Infatti una delle
richieste che sono emerse durante questa Assemblea è
stata questa. Chiaramente ci
sarà la riconvocazione della
Assemblea o comunque la ri
chiesta alle chiese locali di
esprimersi prima che cominci la trattativa con la commissione statale.
— Una delle poche votazioni, la più contrastata, ha riguardato la questione del matrimonio. Come valuti questo
problema e in particolare la
spaccatura a metà che si è
manifestata in Assemblea su
questo tema?
— Era prevedibile che la
discussione più accesa, dopo
quella fondamentale sul principio di fare o non fare le intese, riguardasse il testo sul
matrimonio. Era prevedibile
perché la riflessione nelle nostre chiese — a parere mio —
sulla teologia del matrimonio — e quindi conseguentemente su una teologia che
tenga conto della vita delle
famiglie — non è stata molto approfondita. In Assemblea si sono espresse le posizioni più diverse, alcune addirittura laiciste, che a parer
mio prescindono da una rifles sione; teologica sul tema.
L’esito della discussione, e
della votazione, pone perciò
sulla coscienza del Comitato
Esecutivo l’obbligo morale —
anche se non c’è una mozione in questo senso — di curare l’approfondimento di
questo tema con l’organizzazione di convegni di studio.
Per parte sua il Collegio pastorale, i cui esponenti erano
presenti e attivi in questa
Assemblea, riprenderà certo
la riflessione teologica per
chiarire la nostra comprensione del matrimonio sia come celebrazione nuziale, sia
come vincolo. Quando questo
studio sarà stato fatto, allora sarà più facile trovare un
consenso nelle nostre chiese,
quel consenso che dovrà sostenere la nostra trattativa
in sede di intesa.
— Una piccola minoranza
in questa Assemblea ha manifestato un parere negativo
nei confronti delle intese. Come pensa di regolarsi il Comitato Esecutivo nei confronti di questo settore?
— Posso esprimere soltanto una speranza. In primo
luogo non è soltanto il Comitato Esecutivo che è respon
sabile dei contatti e quindi
della elaborazione di un dialogo con questa parte. In secondo luogo la piccola minoranza presente in Assemblea
rappresenta delle chiese locali. Oltre al C.E., anche il
Collegio pastorale e il Dipartimento teologico dovranno
sentirsi impegnati a lavorare
con queste chiese perché ci
sia una chiarificazione. Io sono certo che le istanze che
esse esprimevano al fondo
erano corrette, perché essenzialmente si trattava di ima
istanza separatista. Soprattutto, queste posizioni erano
portatrici di una passione
per l’evangelizzazione e per
la testimonianza che non può
essere disconosciuta o ignorata. Si tratterà di vedere come questa passione per la testimonianza, questa istanza
separatista possa essere recuperata nel discorso più generale che l’Assemblea ha approvato a grandissima maggioranza.
— Quando pensate di cominciare la trattativa con il
Governo per l'intesa?
— La procedura che dobbiamo inevitabilmente seguire è questa: come ho detto
una commissione più ampia
di quella che ha lavorato sul
testo dell’Assemblea dovrà
coordinare le varie proposte,
suggerimenti, tenere presenti
le esigenze che sono emerse
in questa Assemblea e rielaborare una serie di testi; un
testo diciamo così che sarà
quello ufficiale che andremo
a trattare con la comm. governativa e una serie di testi
alternativi perché appunto si
va a una trattativa. Questa
commissione quindi, fatto
questo testo, richiederà rincontro con i rappresentanti
del Governo. In Quella sede
ovviamente noi vedremo punto per punto quello che è possibile ottenere e quello che
non è possibile ottenere. Il
testo che emergerà da questi incontri non potrà essere
approvato dalle due parti fintanto che noi non avremo il
conforto delle nostre chiese
e in particolare dell’Assemblea; quindi ci sarà una riconvocazione o comunque in
una sede di Assemblea si riprenderà tutto il discorso e
a quel punto il discorso non
sarà più su dei mandati generali ■ ma sarà su dei testi
ben precisi dei quali esamineremo ogni punto e ogni virgola.
— Ho sentito che la prossima Assemblea è tra un anno, quindi si prevede che si
parta con l’intesa non prima
di un anno. Quando verrà nominata questa commissione
incaricata di trattare con lo
stato?
— Questa commissione sarà nominata dal Comitato
Esecutivo e a quel punto .sarà possibile saperlo. Io adesso non lo posso prevedere ma
può e.ssere nominata prima
della prossima Assemblea.
Noterelle in margine
Quelli della notte...
I membri dell’Assemblea hanno dimostrato una notevole capacità di ironia e autoironia in
una serata di trattenimento sulla falsariga di « Quelli della not
te » (un po’ di incertezza c’è sta
ta nell’attribuire l’aggettivo bat
tista a quelli oppure alla notte).
Gli stornelli hanno sorriso della
minoranza:
« s’ammosc... s’ammosc... s’ammosc... s’ammoscia il dissenso,
ma i Battisti no! ».
Ma anche della maggioranza:
« Intesa... mi tormenti così!
Intesa... io ti lascio costì! ».
BMV culinaria
Un’eminente personalità battista, abituata a frequentare sinodi, assemblee e conferenze, ha
stilato una classifica dei centri
BMV per ciò che riguarda la
buona cucina: 1° Ecumene, 2”
Santa Severa, 3” Foresteria di
Torre Pellice. Tenendo conto
della malignità dovuta al fatto
che la classifica veniva comunicata ad un interlocutore valdese, possiamo tranquillamente
correggerla dando un secondo
posto ex aequo a Santa Severa
e Foresteria di Torre Pellice. Ma
il primo posto assoluto di Ecumene non lo discute nessuno.
Maestoso
Il canto deH’Assemblea è stato guidato da un maestoso missionario americano, Jim Watts,
che non è sembrato molto attivo in altri settori dell’Assemblea,
ma ha curato molto bene questo settore dei culti deH’Assemblea. II che ha dato la possibilità all’Assemblea di cantare in
modo vigoroso e gioioso, il che
non è poco.
INTERVISTA AL PASTORE SCARAMUCCIA
Un nuovo statuto
— In questa Assemblea straordinaria metà circa del tempo è
stata dedicata ad una revisione
dello statuto dell’Ente Patrimoniale. Vorrei chiederti anzitutto',
com’è organizzata l’Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia?
— La nostra Unione è un’unione di chiese: ciascuna chiesa nel
nostro ordinamento è autonoma
per ciò che riguarda le questioni
interne; è questo il lato più evidente del sistema ecclesiastico
noto col nome di congregazionalismo. C’è però tutta una serie
di cose che facciamo insieme e
questo è quanto è espresso dal
nome di Unione. Questo è, in
linee molto sintetiche, il nostro
ordinamento interno. Naturalmente operando in questo stato
abbiamo bisogno di un ente esponenziale che ci consenta di
lavorare e quindi fu creato nel
1956 un Ente Patrimoniale riconosciuto successivamente con
decreto del Presidente della Repubblica. La revisione dello statuto dell’Ente Patrimoniale si inquadra in un progetto generale
di revisione di tutto il nostro
ordinamento che da qualche anno abbiamo avviato e che stiamo portando avanti gradualmente. Se abbiamo cominciato que
• sta revisione dall'Ente Patrimoniale è perchè volevamo permettere ai nostri operatori — in
particolare ai nostri istituti e
alle nostre opere — di operare
con certezza, con gli opportuni
strumenti giuridici.
— In sintesi, che tipo di modifiche avete operato?
— In linea generale abbiamo
adeguato lo statuto precedente
alla situazione di fatto che si è
venuta a creare. E’ chiaro che
dal ’56 ad oggi l’Unione è cresciuta, è maturata, soprattutto
ha assunto una diversa impostazione per ciò che riguarda i rapporti con i Fratelli americani
della Convenzione dei Battisti
del Sud con cui siamo collegati.
La revisione ha adeguato lo statuto a questo dato di fatto. Direi che la novità più grossa è
stata la modifica dell’art. 3. Mentre nel ’56 noi prevedevamo un
Ente Patrimoniale solo per acquistare, possedere e amministrare mobili ed immobili, di fatto l’Ente Patrimoniale . è diventato in seguitò anche l’Ente attraverso il quale operano tutti
i nostri istituti. Ma mentre finora in questo campo operavamo ai limiti delle possibilità statutarie, ora con questa modifica
possiamo operare in pieno diritto anche nel campo della gestione delle opere.
— E’ per questo che avete inserito nello statuto l’elenco delle opere di cui l’Ente Patrimoniale è responsabile?
— Sì, abbiamo inserito l’elenco delle opere di cui è responsabile l’Ente Patrimoniale e che
non hanno ancora personalità
giuridica: Casa di riposo Taylor e Orfanotrofio Taylor, Roma
Centocelle; Centro di incontri e
di studi Villa Betania, Roma;
Centro di incontri Santa Severa
(Roma); Centro incontri Martin
Luther King, Meana di Susa (Torino); Campo Sardegna, Cagliari;
Centro di incontri a Rocca di
Papa (Roma); Casa di riposo Villa Grazialma, Avigliana (Torino);
Centro Filadelfia di Rivoli (Torino).
—■ L’Ente Patrimoniale è l'Ente esponenziale dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia. Prima però hai detto: la nostra è un’unione di chiese. Allora, è un’Unione di chiese battiste o è un’Unione cristiana battista?
— Esiste già un consenso raggiunto nell’ambito di questa As
semblea straordinaria: intendici
mo passare dall’attuale Unioni.
Cristiana Evangelica Battista
d’Itaiia ad una Unione delle
Chiese Evangeliche Battiste ir,
Italia. Non abbiamo proceduto
ora alla modifica del nome dell’Ente Patrimoniale perchè intendiamo prima procedere alla
modifica del nome dell’Unione,
ma l’intenzione già espressa e
votata va nélla direzione che ho
detto: perchè si tratta di una
unione di chiese e perchè non
è l’unione che è evangelica e
battista bensì le chiese che lo
sono.
Alcuni hanno espresso il timore che con questa nuova dizione
le opere rimangano escluse, ma
è chiaro che nell’intenzione di
chi ha promosso questo cambiamento le opere e istituzioni —
che di per sè non esistono se
non ci sono le chiese — sono ricomprese nell’Unione dèlie chiese che le esprimono.
— Hai detto che avete cominciato questa revisione dallo statuto dell’Ente Patrimoniale. Qltre a questo, cosa c’è davanti
a voi?
— Personalmente penso che la
prossima Assemblea ordinaria
dovrà esaminare lo statuto dell’Unione e di conseguenza, all’Assemblea successiva, i regolamenti. La procedura è già in fase avanzata di studio. Il Comitato Esecutivo precedente a quello in carica aveva mandato il
materiale alle chiese che hanno
già fatto pervenire i risultati dei
loro studi e le loro osservazioni
sui progetti. Ormai si tratta dunque di passare alla fase di approvazione.
— Quindi il Battismo italiano
si va assestando e definendo con
più precisione...
— Certo. E’ in corso tutta una
ricerca, come testimoniano anche i lavori del Collegio pastorale, della definizione di una nostra identità precisa. Naturalmente a tutti i livelli: a livello
teologico, a livello ecclesiologico
e, ovviamente, a livello giuridico.
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Assemblea battista 3
IL PROGETTO DI INTESA
Affermare
i diritti
deiia libertà
religiosa
Riassumiamo qui di seguito il contenuto del progetto presentato dalla
Commissione nominata dal Comitato
Esecutivo dell'UCEBI sui rapporti chiesa stato e i principali problemi emersi nel dibattito. Le materie del progetto di Intesa sono le stesse regolate dall'Intesa valdese metodista; la
loro formulazione presenta alcune particolarità che riflettono le peculiarità
deil'ecclesiologia battista.
Cessazione
di efficacia
Lo strumento dell'Intesa viene usato per prima cosa per mettere fuori
campo la legislazione sui culti ammessi del 1929-30 che tuttora regola in
modo giurisdizionalista i rapporti tra
io stato e le confessioni diverse dalla
cattolica malgrado l'art. 8 della Costituzione. Tale esclusione viene prevista come una cessazione di efficacia
di tale legislazione nei confronti delle
chiese rappresentate dall'UCEBI. Con
questo primo articolo si afferma dunque il principio deila rappresentanza
delle Chiese battiste da parte delruCEBI per ciò che riguarda i rapporti con lo stato.
La discussione è stata centrata principalmente sul l'affermazione ctie ciò
che viene rivendicato come libertà deve valere per tutti. Di qui alcuni facevano discendere la necessità di una
abrogazione della legislazione 1929-30
anziché di una cessazione di efficacia
per le chiese rappresentate dall'UCEBI. Si è obiettato che la valutazione
delle leggi sui culti ammessi può essere molto diversa a seconda delle
chiese e che l'azione per l'abrogazione
è portata avanti su un livello diverso
(Federazione) molto più ampio.
£' stato suggerito un riferirnento al
mandato ricevuto da Cristo e non solo all'art. 8 della Costituzione e sono
state accennate le conseguenze in campo fiscale di una caduta delle norme
1929-30 che equiparano II fine di culto
a quello di istruzione e beneficenza.
Libertà religiosa
Il progetto, con tre formulazioni diverse. afferma l'indipendenza dell'ordinamento battista e quindi l'autonoma
organizzazione e giurisdizione interna
al di fuori di ogni ingerenza statale.
La discussione ha avuto come centro
la proposta di specificare che l'organizzazione autonoma delle Chiese battiste avviene nel rispetto delle leggi
che regolano i rapporti di lavoro. Alcuni hanno espresso il timore che si
cerchi di evitare tale rispetto con
l’Intesa. Altri hanno affermato che anche volendo non sarebbe possibile andare contro i diritti dei cittadini e le
leggi che li tutelano e che in particolare l'art. 8/2 della Costituzione esclude che gli ordinamenti delle confessioni religiose siano in contrasto con
quello dello stato. E' stata comunque
espressa la necessità di chiarire la
condizione dei pastori e il loro rapporto con l’UCEBI. Il rispetto delle leggi che regolano il rapporto di lavoro
è stato accolto come principio informatore dei rapporti chiesa/stato, non
come specifico inserimento nel progetto Intesa.
Tutela penale
Con due formulazioni diverse il
progetto afferma che In materia religiosa non deve esservi particolare tutela al di là di quella assicurata dalla
Costituzione per i diritti di libertà.
Non vi è stata discussione su questo punto.
Oneri di culto
Il progetto in tre possibili formulazioni afferma che l'UCEBl e le chiese
da essa rappresentate continueranno a
farsi carico degli oneri relativi all'esercizio del culto, alla testimonianza e
aH'evangelizzazione.
La discussione ha rilevato l'inadeguatezza delle attuali formulazioni e
la necessità di non fare grosse dichiarazioni di principio poi contraddette
dalla pratica. E' stato precisato che
nel progetto sotto questo titolo non si
parla delle opere sociali la cui linea va
precisata.
cura spirituale
In tre articoli il progetto esprime la
esigenza che possano ricevere cura e
assistenza spirituale nei rispettivi luoghi di contenzione i militari, gli ammalati, gli anziani, i carcerati che ne
facciano richiesta alle chiese rappresentate dall'UCEBI, precisando le diverse modalità e ponendo a carico
delle chiese gli oneri relativi.
La discussione ha messo in luce il
problema della concezione battista di
« ministro » (chiunque abbia ricevuto
dalla comunità rincarico di svolgere un
servizio), ben diversa dalla concezione che lo stato ha di • ministro di culto ». Diversi hanno espresso la convinzione che l'accettazione da parte dello
stato della concezione battista di « ministro » nei suoi rapporti con le chiese rappresentate dall’UCEBI sia una
condizione irrinunciabile per la stipula dell’intesa. Varie possibilità sono
state prese in considerazione per la
designazione dei ministri abilitati alla
cura spirituale in questione: comunicazione di nominativi a livello locale,
comunicazione di nominativi a livello
centrale tramite l’UCEBl, Indicazione
di meccanismi di identificazione a
mezzo per esempio di una periodicità
di comunicazione dei nominativi.
Sono state menzionate le leggi che
già regolano la cura spirituale nelle
carceri e nelle caserme. Sono stati
menzionati i problemi della « competenza territoriale » delle chiese (concetto estraneo aH’ecclesiologia battista), della necessità di assicurare anche alle chiese l’iniziativa di visita e
dell’opportunità che le case di cura
siano tenute a segnalare la presenza
di ospiti battisti.
Istruzione religiosa
In due articoli il progetto stabilisce
il principio che l’educazione e istruzione religiosa sono compito delle famiglie e delle chiese e non della scuo
la escludendo quindi un insegnamento religioso battista a scuola; prende
atto del diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico garantito dallo stato, prende atto della
collocazione dell’Insegnamento religioso cattolico in ambiti specifici ed esclusivi e rivendica il diritto di rispondere, nel quadro deH’agibilità scolastica, a richieste provenienti daU'ambito
della scuola in ordine allo studio del
fatto religioso, ponendo a carico delle
chiese gli oneri relativi.
La discussione ha toccato ì problemi dell’insegnamento confessionale
diffuso, dei nuovi programmi elementari, della dichiarazione della volontà di
non avvalersi. A questo proposito sono
emerse alcune confusioni tra il dichiarare di non avvalersi e l’autoescludersi
da un discorso che consente la testimonianza. Il concetto di agibilità scolastica, che andrà riformulato, è stato
inteso nel senso della possibilità di
rispondere ad eventuali richieste solo
al di fuori delle materie curricular!.
Alcuni hanno espresso il timore che
il diritto di rispondere a tali richieste
venga stravolto come è successo per
l’art. 10 delllintesa valdese e metodista manifestando la convinzione che
in mancanza di assoluta chiarezza tale
possibilità dovrebbe esser lasciata cadere.
Matrimonio
Il progetto prevede II riconoscimento
degli effetti civili ai matrimoni celebrati davanti ad un ministro di una
chiesa rappresentata dall’UCBBI previo espletamento di tutte le condizioni
preliminari presso il comune; dichiarazione, indicazione del comune di celebrazione, eventuale scelta del regime patrimoniale e riconoscimento di
figli. E’ previsto che per parte sua
l’ufficiale di stato civile legga agli
sposi gli articoli del codice relativi ai
loro diritti e doveri e che li fornisca
di nulla osta dichiarante che la celebrazione nuziale avverrà davanti ad un
ministro di chiesa rappresentata dall’UCEBI nel comune indicato dagli sposi. Sono previsti gli obblighi di trasmissione e di trascrizione dell’atto e
i relativi termini.
La discussione ha messo in evidenza
I motivi di coloro che sono favorevoli
all'inclusione del matrimonio nella trattativa per l'Intesa: a) la diversità dell’attuale progetto rispetto alla legislazione 1929-30 (non più miscuglio di
parti civili e religiose ma loro rigorosa distinzione) per cui cade il motivo principale di opposizione; b) il valore teologico del matrimonio e quindi
del suo momento iniziale, inteso come assunzione di impegni degli sposi
nella comunità e della comunità nei
confronti degli sposi; c) la necessità
di non costringere, con un’esclusione,
la coscienza di chi vede in modo diverso questo problema: d) la preoccupazione pastorale soprattutto per
ciò che riguarda determinati casi di
matrimoni misti.
Meno argomentate le ragioni contrarie. E’ stato affermato che il celebrare matrimoni non fa parte del compito della chiesa; che la possibilità di
un matrimonio in chiesa battista non
aiuta la cura pastorale; che il matri
monio religioso va soppresso come
logica conseguenza della separazione
tra stato e chiesa; che tutto ciò che
viene affermato per il matrimonio nella
comunità può trovar luogo nel culto
matrimoniale susseguente al matrimonio civile.
Titoli di studio
In due articoli il progetto prevede la
possibilità del rinvio del servizio militare degli studenti in teologìa battisti alle stesse condizioni degli altri
studenti universitari e il riconoscimento dei titoli di studio rilasciati da scuole teologiche battiste e convalidati dall'UCEBI.
La discussione ha segnalato perplessità sul riconoscimento di titoli di studio conseguiti in Svizzera (Rueschlikon) dal momento che non esiste ancora un riconoscimento reciproco nei
paesi della CEE.
E' stato precisato che il riconoscimento vorrebbe solo essere di aiuto
a pastori che dopo la prova lasciano
il pastorato e che qualunque altro uso
del riconoscimento andrebbe comunque regolato da intesa.
Enti di culto
Il progetto prevede la conservazione
della personalità giuridica da parte dell’Ente Patrimoniale UCEBI e il riconoscimento della personalità giuridica agli
enti ecclesiastici con triplice fine di
culto, beneficenza e istruzione, che
l’UCEBl decida di costituire nel suo
ordinamento, a mezzo della relativa dichiarazione motivata.
La discussione ha indicato, oltre ad
imprecisioni e difetti della formulazione, due opposti pericoli. Da una parte
che il meccanismo previsto promuova,
mediante la forza centrifuga insita nell’ecclesiologìa congregazionalista, la
disseminazione di enti autonomi ormai
sganciati dall’UCEBI; dall’altra che
l’UCEBl costituisca una cappa quale
ente tutorio che non consente lo sviluppo degli enti nel proprio ambito. E’
stato sottolineato il triplice fine come
condizione indispensabile per la costituzione in ente ecclesiastico. E’ stata
avanzata una proposta di estensione
della personalità giuridica dell’UCEBI
a sezioni al proprio interno. E’ stato
richiesto di aggiungere anche il fine
di assistenza.
Affissione, collette
Il progetto prevede la possibilità di
affissione e di distribuzioni di stampati aH’interno e aH’ingresso degli edifici ecclesiastici nonché di effettuare
collette, senza autorizzazioni.
La discussione ha soltanto chiarito
I termini del problema.
Patrimonio culturale
Il progetto prevede una collaborazione, tramite commissioni miste, della Repubblica italiana e deirUCEBI per
la tutela e valorizzazione dei beni culturali relativi al patrimonio storico, morale e materiale delle chiese rappresentate dall’UCEBI.
La discussione ha chiarito che la definizione dell’oggetto dell’articolo verrebbe demandata alle commissioni miste da nominare.
Dell’Intesa
il progetto prevede una legge di esecuzione dell’Intesa e l’accordo tra stato e UCEBI per eventuali norme di applicazione e interpretazione.
La discussione ha sottolineato che
il prevalere della soluzione « legge di
approvazione» (che ri'pete e traduce in
legge tutta l’intesa) sulla soluzione
■1 legge di esecuzione » (un solo articolo che dà esecuzione all’Intesa allegata) nella vicenda valdese-metodista
non esime dal richiedere la soluzione
ritenuta più idonea.
L’accordo per norme di applicazione
e interpretazione, da taluno ritenuto o
pleonastico o eccessivo rispetto alle
garanzie ohe già esistono per assicurare il prevalere della legge sui regolamenti, è stato indicato come necessario nella situazione di vischiosità
burocratica e di incultura in materia
religiosa nei confronti di ciò che non
è cattolico.
Successive Intese
il progetto prevede una revisione
decennale dell’Intesa, la possibilità
per una o l’altra parte di proporre modifiche in qualunque momento e la garanzia dell’intesa per qualsiasi iniziativa
legislativa che riguardi le chiese rappresentate dall’UCEBI.
La discussione segnala solo la richiesta che la suddetta garanzia valga anche per le istituzioni e opere rappresentate dall’UCEBI.
Cessazione
L’Assemblea ha aggiunto un articolo
al progetto per esplicitare che ogni
norma contrastante l’Intesa cessa di
avere vigore nei confronti delle chiese
rappresentate dall UCEBI a partire dall’entrata in vigore dell’Intesa stessa.
Studio
Secondo la proposta della commissione per i rapporti chiesa/stato, la
Assemblea ha approvato infine la seguente mozione:
— L’Assemblea, preso atto che la
revisione del Concordato tra lo Stato
e la Chiesa cattolica introduce nella
legislazione un regime fiscale specifico per gli enti ecclesiastici e per le
persone appartenenti alla Chiesa cattolica In ordine all’INVIM, alla detraibilità delle liberalità a beneficio della
chiesa romana e dei suoi enti e alla
destinazione deH’otto per mille dell’IRPEF, delibera di demandare alla Commissione per i rapporti Chiesa/Stato lo
studio di tale materia e dà mandato al
CE di diffondere fra le Chiese battiste
adeguata informazione.
Il presidente deH’Assemblea ha concluso la discussione raccomandando
che la commissione che andrà a trattare sia seguita dalla preghiera delle
chiese e conducendo egli stesso in
preghiera TAssemblea.
4
4 Assemblea battista___________________
DUE SERATE SUL SUD AFRICA
Dio non separa gli uomini
secondo il colore della pelle
« Terra promessa » per i boeri, un luogo dove progettare una società
multirazziale, libera e democratica per l’African National Congress
Il sudafricano bianco prega:
« Padre nostro che sei nei cieli... », ma al negro insegna a recitare: « Il Padre che è nei cieli... ». Per lui Dio non può essere
contemporaneamente padre dell’uomo bianco e dei negro. Se
così fosse, avrebbe trasgredito la
legge di Pretoria che vieta la mescolanza tra le razze. La battuta
tragicomica è stata riferita giovedì 12 c.m. da Benny Nato nel
corso di una partecipatissima serata di documentazione sull’apartheid in occasione dell’Assemblea dell’UCEBI tenuta a S.
Severa dall’ll al 14 settembre.
Benny Nato, un esponente di primo piano dell’African National
Congress (ANO, è stato in mezzo ai delegati batt;isti come un
fratello tra fratelli.
L’incontro, durato oltre tre
ore, è stato caratterizzato dalla
preghiera, dal canto di We shall
overeóme e dalla serena, meglio
dire delicata, esposizione di Benny Nato. Dalle sue parole non
traspariva odio per i bianchi del
Sud Africa, né rancore per il ritardo con cui varie chiese in
Sud Africa, fra cui quelle battiste, intraprendono azioni coraggiose per lo smantellamento di
quel malvagio regime e della
perversa ideologia su cui si regge. Il progetto politico dell’ANC
per il futuro del Sud Africa è
stato condiviso dai delegati battisti. Un Sud Africa in cui le
varie razze possano vivere flanco
a fianco senza discriminazione e
con pari opportunità di inserimento nel mondo politico, sociale, economico e culturale è
nei voti di tutti. Tuttavia, è apparso chiaro che oggi, più che
verso un futuro non immediato,
gli sforzi vanno concentrati per
smantellare l’apartheid. In questo senso sono stati approvati
vari ordini del giorno, pubblicati in questa pagina, ed è stata
lanciata una sottoscrizione tra
le chiese battiste per aiutare
concretamente alcune organizzazioni in Sud Africa impegnate
nell’emancipazione delle popolazioni oppresse.
La serata con Benny Nato era
stata preceduta da un altro interessante incontro in cui Febe Cavazzuti Rossi, con le sue diapositive, ha fatto capire, fra l’altro. che zulù non è sinonimo di
• Le foto che illustrano alcuni momenti dell'Assemblea sono
di Franco Giampiccoli.
cannibale o di barbaro primitivo. Dalle immagini è apparso
chiaro che lo Zulù in Sud Africa è una persona dignitosa sia
nel modo di vestire, sia nel modo di abitare, per quel tanto che
gli viene consentito dall’arbitrio
dei bianchi, sia nella organizzazione sociale in cui l’aspetto comunitario e partecipativo è tenuto in grande considerazione.
La serie delle diapositive era
intitolata « La terra promessa ».
Così i boeri chiamano il Sud Africa. Il Paese è certamente desiderabile, non solo per le ricchezze del sottosuolo, ero, diamanti ecc., ma anche per i suoi
prati, le sue foreste, i suoi corsi
d'acqua. Tuttavia, i coloni bianchi troppo facilmente si sono
identificati con l’Israele dell’Esodo e con una lettura delTAntico Testamento aberrante e diabolica si sono dati allo sterminio dei cananei.
Certo, non tutti i bianchi del
Sud Africa leggono la Bibbia e
ben altre considerazioni di ordine economico consigliano loro
di espropriare i neri dei loro
diritti e della loro dignità. Comunque l’apartheid rimane una
dottrina diabolica e ben hanno
fatto i vari ordini del giorno
approvati in diversi consessi ecclesiastici a definirla contraria
aU’Evangelo di Gesù Cristo. A
questo riguardo sarebbe consigliabile che le nostre chiese, così come hanno fatto per il dialogo sulla pace tra est ed ovest e
nord-sud, avviassero dei rapporti diretti con varie ccmimità
evangeliche in Sud Africa.
In mezzo a tanta tristezza e
alla delusione per le inadeguate
misure economiche e politiche
adottate dai governi europei e
dagli USA, una speranza ci viene
dalla sempre crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica
mondiale e dalle prese di posizione sempre più chiare contro
l’apartheid. L’Assemblea Generale del Congresso Mondiale Battista, tenuta a Los Angeles il 2-7
luglio c.a., ha votato una mozióne in cui, fra Taltrò, si afferma:
« Crediamo essere nostro dovere
denunciare nel nome di Dio questo sistema (l’apartheid, n.d.r.)
e quelli che lo praticano e io sostengono ».
Nello stilare queste note valutiamo positivamente la manifestazione contro l’apartheid del
17 c.m. tenuta a Roma e ci auguriamo che la sua eco faccia
vergognare il governo di Pretoria e tutte le altre potenze politiche, economiche e culturali
che lo sostengono.
Salvo Rapisarda
Contro l'apartheid
L'Assemblea Generale straordinaria dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, riunita a Santa Severa daini al 14 settembre 1985,
convinta che l’Evangelo di Gesù Cristo è affermazione
della dignità di ogni persona umana, qualunque sia la razza
e il colore, creata da Dio a sua immagine e somiglianza e
da Lui redenta in Cristo, morto e risorto per un mondo in
cui gli esseri umani siano tutti affratellati,
informata della violenza razzista del regime sudafricano che miete incessantemente e quotidianamente vittime tra
la popolazione nera, imprigiona senza processo giovani, studenti, lavoratori, militanti e dirigenti dell’opposizione,
denuncia la legislazione dell’apartheid che è all’origine
delle tensioni sociali interne al Paese, della falsa giustificazione della repressione sanguinosa dei giusti aneliti di libertà degli oppressi e della continua minaccia alla pace in
Africa australe,
confortata dalle affermazioni del Vangelo che condannano il razzismo come un peccato contro Dio e un crimine
contro l’umanità,
chiede al Governo italiano l’adozione urgente di tutti
i provvedimenti necessari all’isolamento del regime sudafricano con la rottura immediata delle relazioni diplomatiche,
economiche e culturali per affrettare nel Paese la fine dello
stato di emergenza, la liberazione di tutti i prigionieri politici, lo smantellamento dell’apartheid, l’apertura di negoziati
tra i rappresentanti di tutto il popolo sudafricano per la ricerca di un nuovo ordine sociale nel Paese,
esprime la sua profonda e commossa solidarietà a tutte le vittime del razzismo e prega perché il Signore sostenga
tutti coloro che pagando di persona lottano per un Sudafrica
libero, democratico e riconciliato.
L’Assemblea Generale Straordinaria dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Santa Severa (Roma) 11-14 settembre 1985, esprime la propria solidarietà al Consiglio delle
Chiese del Sudafrica al Fronte Democratico Unito e al Congresso Nazionale Africano nella loro giusta lotta per la costruzione di una nazione libera, democratica e riconciliata,
ed esorta tutte le chiese sudafricane ad impegnarsi nella lot
ta contro il regime segregazionista.
L’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Santa
Severa, 11-14 settembre 1985, a seguito dell’acuirsi delle tensioni sociali nel Sudafrica e dell’inasprimento della repressione violenta e sanguinosa della popolazione nera da parte
del regime,
delibera di dare la sua adesione al Coordinamento Nazionale per la lotta contro l’apartheid in Sudafrica, di aderire alla manifestazione indetta dal Coordinamento summenzionato a Roma il 17 settembre p. v.,
invita tutte le chiese battiste aderenti a farsi promotrici della sensibilizzazione dell’opinione pubblica italiana e
ad esprimere la loro solidarietà nelle maniere opportune al
popolo nero del Sudafrica e ai suoi leaders civili e religiosi.
RIUNIONE DEL CORPO PASTORALE
Tra fedeltà all’Evangelo e continuità storica
A ridosso dell’Assemblea straordinaria, tra il 9 e il 10 settembre, si è
riunito, al Villaggio della Gioventù, il
corpo pastorale per un convegno di
studio. Quattro contributi sul tema a
cura di Mario Miegge, Piero Bensì, Domenico Tomasetto e Paolo Spanu.
Chi sono i battisti e quale giudizio
si può esprimere sulla storia e sulla
fede ohe li caratterizza?
La rilettura degli eventi del passato
non offre la possibilità di accedere ad
una verità storica « oggettiva », anzi,
un tentativo del genere è un falso perché la storia non parla da sola, ma
parla attraverso colui che la interpreta.
La storia dei battisti è costellata di
nomi illustri (Bunyan, Purnell) che hanno fornito una cultura rivoluzionaria
notevole per il loro tempo, tuttavia
il vero peso e spessore della cultura
è da ricercarsi nella considerevole con
sapevolezza ecclesiastica che li caratterizzò fin dal principio: la concezione
della chiesa » (cfr. The London Confession, 1644).
Accanto a questa componente storica
si trova la componente teologica, cioè
I'« evangelo » come promessa di Dio in
Gesù Cristo che partecipa la sua fedeltà nel tempo. Storia ed evangelo
vanno presi sul « serio », così anche
la ricerca deve essere duplice, scorrere su questi due binari: a) Dio è
presente nella storia degli umani, b)
l'uomo si apre a Dio e gli ■■ corrisponde adeguatamente ».
La storia dei battisti mostra che ci
sono due linee, una diacronica e l'altra
sincronica. Dalla prima deriva l'ecclesiologia « determinata da una specìfica
cristologia, diversa dalla riformata non
come visione a formule teologiche,
quanto a completa fiducia nel discepo
lato; la seconda è il modo specifico
che hanno i battisti di affrontare i problemi dell'oggi ».
Quale peso e quale contributo possono dare, oggi, i battisti? Non certo
riproponendo modelli del passato come fossili in vetrina, ma realizzando
un " ponte » fra federati e non federati attraverso un nuovo slancio evangelistìco fondato su una impostazione
teologica coerente e sull'osservazione
della società attuale; ridando spessore al battesimo dei credenti nel suo
duplice aspetto di confessio fidei e di
appello al ravvedimento, senza chiusure settarie ma in una coerente realizzazione dì « open membership », come è chiamata dagli inglesi; smettendola con il “ complesso d'inferiorità »
culturale che non è più attuale, visto il numero crescente di laici e non,
preparati culturalmente, capaci di co
Sì all’Intesa con lo Stato italiano
(segue da pag. 1)
tiste l’Assemblea manifestava
una profonda spaccatura. Mentre
una parte sosteneva con argomenti diversi il valore o l’opportunità di un matrimonio celebrato davanti alla comunità e producente effetti civili, tutta un’altra parte deH’Assemblea si dichiarava decisamente contraria
con manifestazioni riemergenti, e
più estese, di separatismo totale.
La votazione evidenziava alla
fine questa spaccatura. Favorevoli alla proposta di inclusione
del matrimonio nel progetto di
Intesa 57; contrari 49; astenuti
3. Inclusione di stretta misura,
dunque. Merita mettere in rilievo a questo proposito un dato
che è indice di quella profonda
fisionomia comune, pur con tutte le differenze, che presenta
l’evangelismo italiano; quando
nel 1973 le chiese valdesi e me
todiste a mezzo di un questionario, espressero il loro voto — ripreso poi nella sessione congiunta del Sinodo valdese e della
Conferenza metodista — sulle
materie da includere nella trattativa per l’Intesa, il matrimonio
fu la materia più contrastata,
inclusa anche là di misura, nel
progetto di Intesa avviato in
quell’anno.
Ampio mandato
I tre momenti cruciali di cui
si è parlato hanno corrisposto
più o meno alle votazioni che
sono state indette dal Seggio.
Per tutto il resto del dibattito —
su suggerimento del presidente
deH’Assemblea past. Piero Bensì che ha pilotato la barca con
maestria coadiuvato dal vice,
past. Mario Marziale — ci si è
limitati a registrare le critiche,
i suggerimenti non di rado discordanti, le opposizioni, lasciando pei alla Commissione per la
Intesa il compito di « tener conto » di quanto espresso e registrato nel verbale. Ne è risultato
dunque un mandato molto ampio
e poco preciso che solo apparentemente costituisce un vantaggio per lo sveltimento del
lavoro; l’Assemblea non ha evidentemente firmato alcuna cambiale in bianco accettando i principi generali e gli orientamenti
espressi negli articoli del progetto presentato dalla Commissione. Un nuovo articolato dovrà
dunque essere preparato e sottoposto alle chiese e alla prossima Assemblea.
D’altra parte questa tappa ancora intermedia avrebbe potuto esser saltata — per arrivare
già ad una proposta di trattati
va al governo — solo con mandati delimitati articolo per articolo. In questo caso però si sarebbe finito non con mezza giornata
di anticipo ma forse con mezze
giornate di ritardo. E a parte
questo, dagli interventi dei delegati si è avuta la sensazione
che qua e là le chiese abbiano
espresso esitazioni dovuta alla
scarsità del tempo intercorso
tra la ricezione del progetto ( giugno) e l’Assemblea.
Un ampio mandato, dunque.
Ma con un necessario riesame
di tutta la materia da parte
delle chiese e dell’Assemblea.
L’Assemblea straordinaria ha
comunque fornito al Battiamo
italiano tutte le premesse perché questo lavoro, sulla base delle decisioni prese, possa essere
portato avanti senza scorciatoie
ma nello stesso tempo, ormai,
senza più incertezze.
prire spazi di vitalità e di reale messaggio per l'uomo.
Basta tutto questo per affermare
che i battisti sono in linea con la fedeltà all’evangelo e la storia dei « padri »? Certamente no. I battisti, come
ogni chiesa, vivono la realtà di Dio
e la fedeltà all’evangelo, in un processo di interazione tra passato e presente, tra continuità e discontinuità.
Poiché la continuità (di Dio) provoca
una « situazione di discontinuità », il
battismo di oggi deve riscoprire la
continuità che viene dall'evangelo nella sua discontinuità. Non fede nei padri, in una continuità storica senza
vita, ma fede nell'evento di Cristo, il
novum rispetto al vecchio.
Questa « novità » crea la consapevolezza per la chiesa di essere l'Israele
di Dio e sarà la categoria centrale che
tutto segna. La chiesa non si chiuderà
tra le mura della ■■ Theologia perennis » ma si aprirà alla » Theologia viatorum » per essere un cantiere teologico « sul cui ingresso c'è il cartello
"lavori in corso" » a patto, però, che
non sia limitato agli addetti, ma aperto a chiunque passa.
Dunque, per ridefinire, oggi, l'identità battista è necessario ed è essenziale
passare attraverso il « riferimento portante dell’evangelo ».
Il dialogo è aperto.
Massimo Romeo
L’ECO - ATTUALITÀ’
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valdesi e metodiste — Dir. resp.
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