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” »ÄMAFFEI
SETTIMANAI.E DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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«Signore, dona la pace ai tuoi figli» Ventanni dopo «Sotidamosc»
di LIDIA MAGGI
di PAWEL GAJEWSKI
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■ BIBBIA E AnUALITÀB
ÙNGERE IL MALE
CON IL BENE
«Non lasciarti vincere dal male, ma
vinci il male con il bene»
Romani 12,21
Le forze che scendono nel campo
di battaglia non sono il bene contro il male, ma: tu, io, noi... e il male.
Attenzione, dunque, a non sbagliare
bersaglio. Non è il nemico-persona,
anche se esiste e su cui Gestì ci ha
détto delle cose che fanno tremare i
polsi. Il nostro bersaglio è una potenza disumana e dispotica: il male, per
vincere il quale non basta la guerra
che genera nuove e più terribili violenze, aprendo al male nuovi spazi di
azione. Il bene non è una potenza da
contrapporre a un’altra potenza. Il
bene non è neppure identificabile
con un sistema politico, economico,
rdigioso, con una civiltà: il regno del
bene contrapposto a un’altra civiltà,
il regno del male. Il bene è la buona
volontà di Dio per tutti i popoli, è il
suo amore, la sua grazia, il suo Evangelo di riconciliazione che abbatte i
confini e conquista i violenti all’amore per la vita. È con questa arma che
Dio ci mette tra le mani che noi possiamo vincere il male. Il male non è
uno strumento, ma una potestà, che
finisce per dominare in primo luogo
su chi lo compie, lo fa suo schiavo,
diventa il suo padrone.
SCRIVE Nelson Mandela nella sua
autobiografia: «L’oppresso e l’oppressore sono derubati della loro
umanità». Con il bene possiamo vincere il male, ma a condizione che
non tentiamo di appropriarci del bene e utilizzare il suo donatore per assecondare le nostre ambizioni politiche, culturali, religiose. Una seconda
condizione è che non ci autoproclantiamo innocenti e non dimentichiamo che nessuno di noi è esente dalla
responsabilità di aver ridotto in queste condizioni il mondo di Dio e
dell’umanità. Quando questo succede, vuol dire che il male ci sta signoreggiando, che gli abbiamo consentito di indebolire il potenziale delle
nostre armi, che ci stiamo piegando
alla sua presunzione dispotica. Siamo vinti dal male. Nella sua lettera.
Paolo ci offre alcuni esempi semplici
ma eloquenti di come lottare contro
quel despota con il bene che Dio
mette nelle nostre mani. Secondo
1 apostolo la nostra lotta inizia nel
nostro cuore, nella nostra comunità
di fede in cui, incominciando da una
bonifica della nostra spiritualità e
della nostra vocazione, elaboriamo i
batteri di una nuova cultura che
eonmgi il mondo. Una cultura fatta
di giustizia, di pace, di dialogo, di riconciliazione, di accoglienza, di contnvenza fra i popoli. Gli ingredienti
per l’elaborazione di questa cultura
tono l’ascolto della parola di Dio, la
preghiera, la comunione fraterna.
T N questo tempo, DEvangelo ha bisogno di singoli credenti e di chiese di qualità. «Aborrite, ripudiate il
male e attaccatevi fermamente al bede» (v. 9), Questo attaccamento è
così forte che il discepolo e la discePo a di Cristo sono chiamati a diven^e una stessa carne con il bene. Digatori di una buona e gioiosa noitfsperanza in una realtà
* cidda dell’angoscia, della pausale di livello e sta diventando una
Ptona che allaga paesi interi.
Valdo Benecchi
Alla Perugia-Assisi ciascuno era lì con la «sua» ragione; ambiguità o complessità?
La pace ha molte strade?
In una situazione così difficile, è bene che le diverse posizioni si incontrino
e si mettano in dialettica reciprocamente. Contenere al minimo l'uso della forza
La strada da Perugia ad Assisi corre in piano sino alla Basilica di
Santa Maria degli Angeli; poi all’improvviso sale, e l’ultimo tratto che
conduce sino alla rocca che guarda
sulle vallate umbre si fa decisamente
ripido. Se ne sono ben accorti gli oltre 200.000 che il 14 ottobre hanno
partecipato alla marcia per la pace
ideata da Capitini nel 1961: una
marcia serena, colorata, sorprendentemente affollata. Eppure una
marcia difficile, organizzata avendo
negli occhi e nel cuore le immagini
degli attentati negli Usa e i bombardamenti sull’Afghanistan. La piattaforma originaria era «Cibo, acqua
e lavoro per tutti», uno slogan «ecumenico»; poi, con l’il settembre, il
quadro è drammaticamente cambiato: la marcia non poteva limitarsi a
richiamare generici valori di pace e
giustizia, doveva esprimere contenuti più puntuali. E a questo punto è
iniziata una salita aspra e dolorosa
che ha dimostrato quanto le vie della
pace siano complesse.
Alla vigilia, qualcuno voleva arrogarsi il diritto di decidere chi avesse
la coscienza a posto per partecipare a
questo appuntamento, e prometteva
«ceffoni umanitari» ai rappresentanti
delle forze politiche che in Parlamento avevano votato a favore di un’azione militare contro le postazioni in Afghanistan di Bin Laden e del regime
dei talebani. E questa è sicuramente
stata una componente della marcia;
nonostante lo spazio che le si è dato
sulla stampa e nei programmi televi
sivi non ci è apparsa affatto maggioritaria. Al contrario, l’anima dei radicali del no global è risultata più rumorosa che consistente.
Un’altra componente, anch’essa illuminata dai riflettori, era quella dei
politici; a tratti sono stati fischiati, a
tratti sono stati applauditi ma senza
particolare clamore. Eischi e applausi sono apparsi un gioco delle parti
artificiale e prevedibile. Comunque
alcuni politici c’erano, gente che in
Parlamento aveva votato in modo
opposto. E questa presenza è un fatto. Più che fischi o applausi sarebbe
servito semmai un ragionamento,
ma una nìarcia non è certo il luogo
dove svilupparlo. Fallito ieri, potrebbe però iniziare oggi, assumendo il
Segue a pag. 8
Programmi umanitari d'emergenza delle chiese
Per i profughi in Afghanistan
Cibo e alloggi di emergenza per
15.000 famiglie di profughi in Afghanistan e Pakistan: questo il progetto
di Church World Service (Cws),
l’agenzia di assistenza umanitaria
collegata al Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli Stati Uniti
(NcccUsa). Cws sta lavorando con altre agenzie (fra queste. Action by
Churches Together, Act, con sede a
Ginevra) come parte di un comitato
coordinato dall’Onu per rispondere
alla crisi umanitaria conseguente al
conflitto in corso. Secondo dati dellOnu, già prima che iniziasse il conflitto in Afghanistan, almeno due milioni di persone pativano la carenza
di cibo. Si calcola adesso che un milione di rifugiati potrebbero arrivare
in Pakistan, paese che già ospita un
altissimo numero di rifugiati afghani
(circa due milioni all’inizio del 2001);
sono numeri a cui le strutture del
paese non possono tenere testa.
Importanti progetti a favore dei
profughi anche da parte dell’agenzia
Adra, delle chiese awentiste, che in
queste settimane sta fornendo assistenza ai rifugiati in Pakistan, in particolare nei campi allestiti a Peshawar. «Obiettivo dell’intervento di
Adra - spiega Frank Teeuwen, di
Adra International - è di fornire rapidamente degli alloggi di emergenza,
acqua e coperte, prima che giunga la
stagione invernale». La situazione
dei rifugiati, informano gli operatori
di Adra, è tanto più tragica a causa di
quattro anni di siccità che, insieme
ad altri fattori negativi, hanno portato gravissime conseguenze nel paese,
a cominciare dalla mortalità infantile
che è una delle più alte nel mondo.
Per informazioni sui progetti in
corso e per donazioni a favore dei
profughi; Church World Service
(Cws), www.churchworldservice.
org; Adra, www.adra.org. (nev)
I Valli valdesi
Dal «centro»
all'ente locale
Come si misurano l'innovazione e
le riforme istituzionali nel concreto
del territorio locale? Il referendum
che ha confermato la svolta federalista (e, prima, le leggi Bassanini) ha
iniziato a redistribuire le competenze
su materie che interessano Comuni,
Comunità montane e altri enti. Alcune novità si registrano per esempio
in tema di viabilità e gestione delle
vie di comunicazione; non è ancora
ben chiaro quale sia il confine tra i
domini politico (che tocca alle giunte) e amministrativo (che compete ai
funzionari), e in alcuni casi il carico
di burocrazia è aumentato. Se alcune
materie si spostano al «locale» però,
si tratterà di vedere se altrettanto avverrà per le necessarie risorse.
A pag. 11
Anno IX - numero 41 - 26 ottobre 2001
ECO DELLE VAUII
A Lusema arriva la Fiera
di DAVIDE ROSSO
■H L'OPINIONE mam
BIOTECNOLOGIE
E BREVETTI
Il 12 maggio 1998 il Parlamento europeo di Strasburgo approva definitivamente la «Direttiva sulla protezione
giuridica delle invenzioni biotecnologiche della Comunità europea». La direttiva impone una serie di restrizioni e
divieti alla ricerca e alla produzione
dell’industria biotecnologica che non
sono presenti nella normativa degli
Stati Uniti e del Giappone. Ma, pur vietando la brevettazione del corpo umano nei suoi vari stadi di formazione e
di sviluppo o di una sua parte, consente la brevettazione della sequenza di un
gene umano isolato dal corpo umano.
Infatti II Manifesto del 10 ottobre scorso riporta questa notizia: «La Corte europea di giustizia ha respinto ieri il ricorso presentato dal governo olandese,
con l’appoggio di Italia e Norvegia,
contro la Direttiva del 1998 che accorda protezione giuridica ai prodotti di
manipolazioni genetiche. Le obiezioni
olandesi riguardavano in particolare la
necessità di tutelare il diritto alla dignità umana contro la brevettabilità di
singoli componenti dell’organismo, come le sequenze dei geni. Ma secondo la
Corte europea di giustizia non c’è nessun pericolo di questo genere, perché
la direttiva contestata è sufficientemente chiara nell’escludere la possibilità di brevettare esseri umani...».
Mentre ci rallegriamo che il limite
della ricerca biotecnologica sia a
tutt’oggi costituito dall’essere umano,
che non può ancora essere brevettato
come una pecora o un topo (con tutto
il rispetto nei confronti della natura di
cui facciamo parte), ci chiediamo perché il dibattito etico sull’utilizzo, per
esempio, delle cellule staminali esistenti, per curare il diabete giovanile,
le malattie di Alzheimer e di Parkinson, non procede parallelamente a
una riflessione critica sull’utilizzo a
scopi commerciali delle scoperte biotecnologiche. Anche questa è etica! Infatti se l’utUizzo delle cellule staminali
apre possibilità inedite per la cura di
malattie fino a oggi incurabili, il sistema dei brevetti permetterà solo a una
piccola parte dell’umanità di poter
usufruire di queste scoperte e, di conseguenza, si approfondirà sempre più
U solco tra ricchi e poveri.
Il presidente Bush il 9 agosto scorso, nella sua allocuzione televisiva,
contrariamente alla promessa che aveva fatto durante la campagna elettorale di proibire l’utilizzazione scientifica
degli embrioni umani, ha annunciato
che potrebbero essere stanziati dei
fondi federali, sotto condizioni strettamente definite, per le ricerche sulle
cellule staminali esistenti. Mentre la
posizione cattolica si è dimostrata decisamente negativa, la Chiesa evangelica metodista si è dichiarata favorevole, sotto determinate condizioni, ad
appoggiare una ricerca che potrebbe
salvare delle vite. Tuttavia, nel contesto storico in cui viviamo, è giusto
chiederci se solo l’economia può decidere chi può accedere a queste cure
mediche. Le scoperte in campo biotecnologico dovrebbero essere accompagnate da un approfondito dibattito etico che si proponga di salvaguardare
da un lato la dignità umana nei confronti del corpo umano e delle sue parti, e dall’altro i diritti della comunità
umana nel suo insieme. Perché l’etica
non può essere svincolata da una sana
riflessione sulle questioni di giustizia
sociale limitata oggi pesantemente
dalle leggi di mercato.
Giovanna Pons
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
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VENERDÌ 26
Venuta l’ora
sesta, si fecero
tenebre su tutto il
paese, fino all’ora
nona. ^“All’ora
nona, Gesù gridò
a gran voce:
“Eloì, Eloì lamà
sabactàni?” che,
tradotto, vuol dire:
“Dio mio, Dio mio,
perché mi hai
abbandonato ? ’’»
(Marco 15, 33-34)
«'Mentre egli usciva
dal tempio, uno dei
suoi discepoli gli
disse: “Maestro,
guarda che pietre e
che edifici!’’.
^Gesù gli disse:
“Vedi questi grandi
edifici? Non sarà
lasciata pietra su
pietra che non sia
diroccata”.
^Pietro, Giacomo,
Giovanni e Andrea
gli domandarono
in disparte:
^ “Dicci, quando
avverranno queste
cose e quale sarà
il segno del tempo
in cui queste cose
staranno per
compiersi?”.
Gesù disse:
Quando
udrete guerre e
rumori di guerre,
non vi turbate: è
necessario che ciò
avvenga, ma non
sarà ancora la fine.
^Perché insorgerà
nazione contro
nazione e regno
contro regno; vi
saranno terremoti
in vari luoghi; vi
saranno carestie.
Queste cose
saranno un
principio di dolori.
”(...) Viconsegnerànno ai tribunali,
sarete battuti nelle
sinagoghe, sarete
fatti comparire
davanti a
governatori e re, per
causa mia, affinché
ciò serva loro di
testimonianza.
'°E prima bisogna
che il Vangelo
sia predicato
fra tutte le genti”»
(Marco 13,1-10)
LE TENEBRE PRIMA DELLA MORTE
Secondo i Vangeli le tenebre universali precedettero direttamente la morte di Cesò
ma la sua morte vince le tenebre. La croce di Gesù è la giustificazione del mondo
MAURO PONS
P ER la fede cristiana, senza
Gesù Cristo, il mondo non
sarebbe che morte e tenebre.
Parlando della morte di Gesù, i
racconti neotestamentari usano,
sotto questo aspetto, un linguaggio molto allusivo. Per esempio, i
Sinottici parlano di una «tenebra», la quale sarebbe piombata
improvvisamente sul circondario
della città di Gerusalemme, precedendo per circa tre ore la morte di Gesù. Si potrebbe pensare
che i Sinottici volessero interpretare l’ora della morte di Gesù
come l’ora escatologica per eccellenza, perché le tenebre
dell’inizio della creazione si
estendono di nuovo non solo su
Gerusalemme, ma segnatamente «su tutto il paese», espressione
che a noi piace intendere con un
più estensivo «su tutta la terra».
Quelle tenebre, che all’inizio
coprivano la terra, così minacciose per la vita degli esseri umani, come abbiamo già potuto vedere, capaci di impadronirsi
dell’animo di ogni uomo, fino a
spingerlo aH’omicidio, sono di
nuovo qui: una presenza incombente, inquietante e angosciosa
per ogni essere umano. Luca accentua la drammaticità della situazione sostenendo che, in
quella stessa occasione, il sole
stesso si sarebbe oscurato (Le.
23. 45). Luca evoca nel lettore
uno scenario di oscurità, il disorientamento del doversi muovere nel buio, ma anche una paura
più primitiva, direi «delle origini», che accompagnava ogni fenomeno di eclisse solare: la paura che il sole non torni più a risplendere nel cielo, condannando resistenza a un perenne buio.
La forza del male
Preghiamo
Padre, come sai sono nata nel 1984.
Ho vaghi ricordi della guerra del Golfo:
volti tesi e preoccupati a casa,
immagini dei telegiornali che mostrano
scenografici voli di aerei militari.
Nient’altro. Poi il vuoto.
La prima guerra che la mia generazione
ha visto è la guerra in Kosovo.
Vista in tv, naturalmente, come un lungo
videogame, fatto di bombardamenti
scientifici e treni visti al rallentatore.
La guerra mi è passata accanto,
era a qualche chilometro da me,
ma non l’ho mai vissuta.
Però qualcosa di quelPorrore mi ha sfiorato,
era nel vento gelido che soffiava a Dachau.
Quel vento di novembre che sembra soffiare
direttamente sulla tua pelle,
nonostante maglie e piumini:
e tu sei lì, immerso nel silenzio
e ti chiedi come si può sopravvivere
a quel vento e a quel silenzio.
Padre, ti chiedo di scalfire la nostra indifferenza,
come il vento di Dachau.
NELL’EPISODIO raccontato
dai Sinottici, anche il Dio
della creazione si è dovuto arrendere di fronte alla forza del
male e rinunciare, forse solo per
qualche ora, all’affermazione
del suo principio della vita, quel
principio che, introducendo la
luce nel caos delle tenebre, ha
permesso l’evoluzione ordinata
del creato. Questa sconfitta momentanea di Dio non ci coglie
però di sorpresa. Dio si è veramente incarnato nell’esperienza
umana, ha abbandonato la certezza del suo ruolo divino (Filippesi 2, 6-11) per entrare nella
storia degli esseri umani. Egli
che era stato lo «scudo» messo a
protezione di ogni individuo,
non è più capace di resistere o
di trovare riparo contro il male,
il quale lo travolge, lo circonda
e, contemporaneamente, «entra
in lui» nella lenta agonia che lo
conduce alla morte. Ecco Gesù
esposto sulla croce alla solitudine pubblica di un destino che
avrebbe voluto evitare (Me. 14.
33a-b), ma che, invece, si dispiega inesorabilmente fino alla sua
tragica conclusione. Ecco allora
il grido: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Non
un lamento, non una preghiera,
non un soffio di voce ma un urlo, un grido pieno di disperazione di fronte a una prova, il proprio autosacrificio, certamente
impegnativa anche per Dio.
fezia di Amos 8, 9-14: l’insieme
dell’umanità è ora veramente
sola di fronte alle minacce delle
tenebre: l’insieme del creato è
esposto, come Cristo sulla croce,
alla volontà e al potere del^male
che, attraverso il ritorno al caos,
pretende di dire il suo no definitivo alla volontà e al potere di
Dio. E così le tenebre tornano ad
essere nel nostro immaginario la
metafora della nostra personale
esposizione al male che vorrebbe dominare il mondo. Fin da
piccoli le tenebre nascondo terrificanti mostri (draghi, orchi,
streghe, animali) che stanno in
agguato per rapirci o ucciderci.
Mi ricordo ancora l’angoscia di
mia madre che mi racconta dei
bombardamenti in fabbrica e la
sua fuga nei rifugi antiarei, «come topi nelle fogne - dice ogni
volta, quando smette di parlare
dei suoi ricordi - senza essere sicuri di niente, in attesa di una
morte... neanche più parole per
pregare, tanta era la paura».
stiano e racconta la sua esperienza di vita accanto a Gesù di
Nazareth. Il racconto dell’uomo
si intrattiene in particolare sugli
ultimi giorni di vita di Gesù e, in
questo testo, l’esperienza delle
tenebre che precedettero la morte di quest’ultimo, viene ora letta
alla luce delle parole che Gesù
pronunciò sul Monte degli Ulivi.
Il testo biblico ci ricorda che solo
Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea parteciparono a quel colloquio ma, per Delblanc, il suo discepolo sconosciuto è a conoscenza di quel dialogo, anzi utilizza quel dialogo per interpretare le «tenebre» che ora avvolgono
perennemente la città di Gerusalemme: «egli l’aveva preannunciato... ma neppure noi ci abbiamo creduto: ora, invece...».
La morte delle tenebre
Le tenebre della ragione
(liberamente riadattata da una e-mail di Alice Stano,
pubblicata sul settimanale Carta del 4 ottobre 2001, p. 4)
Il mondo nella «tenebra»
Dunque, l’evento storico
dell’esecuzione capitale di
Gesù di Nazaret può essere giustamente visto come un evento
che fa di tutto il mondo un’unica «tenebra», in cui Dio stesso
«scompare» dalla vista di quelle
cristiane e di quei cristiani ma,
anche, delle cristiane e dei cristiani che noi siamo, perché Dio
stesso, per un attimo, un istante,
un impercettibile nano-secondo, o per alcune ore e giorni non
c’è più veramente. È per questo
che l’allusione del racconto sinottico delle tenebre che accompagnano la morte di Gesù può
riecheggiare le parole della pro
E pochi anni fa, nelle tenebre
della notte si muovevano gli
aerei che andavano a bombardare la Libia di Gheddafi: nelle
tenebre della notte il rumore dei
tecnologicamente lucidi Tomawak che hanno colpito Baghdad: nelle tenebre della ragione
le guerre balcaniche che rompono decenni di una convivenza
interetnica e multireligiosa nella
europea Sarajevo, e poi la guerra
del Kosovo e i bombardamenti
notturni di Belgrado (leggete, a
questo proposito, l’impressionate testimonianza di lasmina
Tesanovic, «Normalità. Operetta
morale di un’idiota politica»,
Roma, Fandango, 2000), per arrivare agli annunciati bombardamenti di «vendetta fondamentalista» che, di notte, con la
protezione delle tenebre, si sono
abbattuti sulla martoriata Kabul.
Nel romanzo «La notte di Gerusalemme» di Sven Delblanc
(Milano, Iperborea) la «notte» è
indeterminata, perché tutto è
notte. La vicenda si svolge nel
corso dell’assedio di Traiano a
Gerusalemme. Il giorno non esiste perché il sole è sempre oscurato dagli incendi che scoppiano
nel corso dei combattimenti, dal
fumo dei sacrifici che vengono
fatti nel Tempio. In questa situazione viene catturato un ebreo
che, scappando dalla città assediata, cerca di salvare la sua vita.
Portato di fronte a Traiano, l’uomo rivela la sua identità di cri
E questa l’ultima parola che si
sarebbe tentati di pronunciare? Nella prospettiva dei Sinottici le tenebre universali che
introducono la morte di Gesù
non sono solo l’adempimento
degli eventi escatologici predetti
da Amos 8, 9-14 perché, secondo la concezione degli evangelisti. il morire di Gesù non porta
su tutto il mondo altro che tenebre. Infatti la morte di Gesù pone anche fine a queste tenebre
apocalittiche: secondo i Vangeli
le tenebre universali precedettero direttamente la morte di Gesù per cui, durante il suo morire,
le tenebre del caos originario ricompaiono una volta per così
dire in forma concentratissima,
ma la sua morte vince le tenebre. Dunque, nei Vangeli, la
morte di Gesù viene vista completamente alla luce della sua risurrezione. Come vittoria sulle
tenebre, come morte della morte, la croce di Gesù è la giustificazione del mondo. Così l’ha indubbiamente concepita il kerygma cristiano, così l’hanno indubbiamente concepita il dogma e la pietà cristiana: senza
questa persona, senza il Gesù
Cristo crocifisso, il mondo non
sarebbe altro che morte e tenebre: senza di lui avrebbero trionfato il caos e la morte.
(Terza di una serie di quattro
meditazioni in occasione del Decennio contro la violenza promosso
dal Consiglio ecumenico delle chiese. Le precedenti meditazioni sono
state pubblicate sui n. 38 e 39)
Nella foto: El Greco, veduta di
Toledo (dettaglio)
Note
<Mnileti(h(
I racconti neote«, i.
tari della morto ^
^ . morte di r
Cristo non si soff»'^*1}.
sulla descrizione delibi
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a ne ■
c ‘4.Ì -jaoie
Scritture della
CI o morali, ma necL'lL
neano il collegaoien^ » fiìO
le Scritture don!"' « '
ebraica. La' p'i-rdt!''’**
della chiesa cristiana“’ !
mitiva. relativa alla p-—
di Gesù, non era into,
ta alla descrizione d.?'
venimento storico.*lU
Sono
piuttosto, era'm'osll jedauni
preoccupazioni teol^i '
tiw«
e interpretative 3
Salmo 22 finisce per
tuire la struttura di
del racconto d^lfainj^ loW'
5lonP. nprrhà ¡I ... ™
sione, perché il suo
Piin die, Í
incontra:
strada. A
[jvo cor
partitala
sareinoi
ci sopri
sijuaol
per aia
ipiicat
Hanno!
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' Ques
polece
se da di
control
re me Ir
Società
late un;
versetto contiene il nru.’ 7 „
«Dio mio, Dio mio, pS ’
mi hai abbandonato!^
vv. 5 e 7-8 descrivono* nr¡
gli scherni; al v. 18 om!
burnente si rifa la SS -zione delle vesti di Gm
fra I soldati.
In particolare, poi ¡e
nottici parlano di una*
nebra direttamente prfft ^eit
dente la morte di Ge^ fear
che a partire dall'ora se® ! »ver
fino all'ora nona ri«!
tutta la terra (efr,: Me i
33; Mt, 27,45; Le, 23,«
Luca accentua addirittui
ancor più questa afferma
zione dicendo che purel
sole si oscurò (Le. 23,45
Il racconto sinottico delli
tenebre che accompagna
no la morte di Gesù richia
ma la profezia di Amos(
9-14, per cui, per i Sinoffi
ci, le tenebre universali
che introducono la morti
di Gesù possono esseri
considerate come l'adeu
pimento degli eventi esca
tologici predetti da quelli
profezia?. Anche se prece
dente, il dialogo di Gesi
con i suoi discepoli sul
tempio rappresenta Tinta
resse di Marco per i segii
premonitori degli avvertimenti finali, a cui alludeli
profezia di Amos?
Nei Sinottici incontria
mo uno stile e delle imma
gini che rimandano al 11
bro di Daniele e a scritti
«apocalittici» ebrei noni
compresi nella Bibbiaebraica. Questi scritti riflettono la situazione del popolo giudaico sottoposto
all'oppressione di Antioco
iV re di Siria; fanno riferimento alia resistenza armata dei Maccabei; rimandano all'episodio dell!
profanazione e dellarlconsacrazione del tempio
di Gerusalemme e a tutti
quei tragici avvenimenti
del II e del I secolo a.Ci
dell'inizio dell'era cristà
na. Nella prospettiva«
Marco 13, il «tempo delle
tenebre», che precedono
la morte di Gesù, pi'osp®*’
ta il ritorno vittorioso 0«
caos originario?
Per
approfondire
- E. Schweizer, Il Vaoif'
lo secondo Mdfco, Bresci r
Paideia, 1971; ,
- F. Belo, Lecture
rialiste de
Marc, Paris, Les éditiof
ducerf, 1975;
- F. Belo, Una leW
politica del Vangelo,
no, Claudiana, 1975;
- Bruno Corsani, Ma^
Matteo, Luca, Torino,
diana, 1982; , j;
- R. Pesch, Il Vanflo^
Marco, voi. Il, Brescia,
deia, 1982;
- R. Pesch, GEvang^^^
della comunità pn^
Brescia, Paideia, 198 ,
E. Drewerrnan
0. Ird^'
Vangelo di tVlarco^^
gini di redenzione
scia, Queriniana, 1995
- A. Bodrato, Il
insie*’
delle meraviglio
Cotr
V. r r w ' In fji 0'
mento al Vangelof
co, Assisi, Cittadella
ce, 1996
C. Mazzucco.
del Vangelo di
rino, Silvio Zamoran
tore, 1999; , ^-noeln
- E. Jüngel, H
della giastific^^
centro della fede
Brescia, Queriniana,
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il 26 OTTOBRE 2001
E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
L'esperienza di un piccolo incontro di preghiera con giovani prostitute nigeriane
«Signore, dona la pace ai tuoi figli»
ragazze, spesso evangeliche, portate in Italia con l'inganno e costrette al «mestiere»
ai? \0 aspirano a ben altro. Le iniziative di volontariato cattolico e protestante nel Milanese
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5!r#ancate da un’associa^¿e, si sono autorganizzate
«rsiutare queste ragazze che
iKtrano regolarmente per
Sa. All’inizio anch’io lavoro Come volontaria. Poi è
jartita la proposta di organiz« momenti di preghiera, e
„desso faccio principalmente
juesto con vari gruppi di rateato diverse aree della pemilanese fino a Voghe0 Avere dei momenti liturgicisoprattutto a Natale, Pama o Pentecoste è un modo
per Aiutare queste ragazze
r a ritrovare un con
tatto con ciò che sono state,
¡fcnno una grande sete di Dio
e^pondono con entusiasmo
Ipitiiin si offre loro la possibilità di pregare insieme.
Questa sera poi ci sarà la
;|0jnresa delle Bibbie. Da tempo le,cercavo, Bibbie in inglese da distribuire durante rincontro di preghiera.; le ragazzeme le chiedono spesso, e la
Società biblica me ne ha regalate un po’ per questo progetl,Anivo un po’ in ritardo ma
nonsono preoccupata; solitamente le ragazze ritardano
agli appuntamenti anche
aeiz’ora. Invece oggi sono
^Mottola
Sognando
insieme
la speranza
ODio, sogno di vivere in
questo secolo una nuova vita,
una nuova creazione, quella
ulie, anziché essere sfruttata
Sialibera da ogni forma di soffuso, é di malvagità.
^^questo è vero la Speranza
bisogno è possibile!
Sf^o un mondo che conservi tutta la sua bellezza, un
fpondo non obbligato dalluomo al deturpamento, alla
sporcizia, all’inquinamento
“«pianeta dovuto alle faburiche.
^J^questo è vero la Speranza
bisogno è possibile!
che l’essere umano,
"o^i donne che fanno parodi questa creazione possali Vivere liberi nel mondo,
spettando i suoi misteri,
lj^P®gfrando la propria intel® operosità al servizio
'‘'“intero creato.
questo è vero la Speranza
è possibile!
tutte li, pronte a pregare e un
po’ in ansia perché non mi
vedono comparire.
Vengono dalla Nigeria; la
loro vita qui in Italia è particolarmente dura; passano ore
al freddo per strada, si nutrono male, si prostituiscono per
poche migliaia di lire. Hanno
tutte parrucche molto vistose
e sono truccate pesantemente, dopo la preghiera andranno a «lavorare». Dietro di loro
la tratta, la povertà, il ricatto;
nei loro occhi c’è disillusione
e dolore ma non disperazione; hanno un’istintiva fiducia
nella vita che, nonostante tutto, ancora non è stata loro
strappata. Alcune tra loro sono particolarmente timide, si
sentono a disagio nel mostrarsi seminude per strada e
reagiscono con una maschera
di vivacità e strafottenza...
Qui invece sono tutte più
meste, forse anche un po’ intimorite. Sembra quasi che si
stupiscano che sia dato loro il
diritto a pregare: «Iri Nigeria
non possono entrare in chiesa
le prostitute», mi dice Glory.
Lei è cresciuta in una comunità pentecostale, così almeno mi sembra di aver capito.
Lucy viene da Lagos, anzi,
dalla sua periferia, è presbiteriana, è la più grande di cinque sorelle, suo padre è invalido; lavora solo sua madre
che fa le pulizie in un bar, dove lei regolarmente l'aiutava.
È lì, in quel bar che è stata abbordata: le hanno offerto un
lavoro in una pizzeria a Mila
(j. “ un mondo senza liJp 8®nza conflitti, senza
^°8uo che un paese,
do rk del Terzo Mon
ne vivono la loro esi
sototfl miseria più as
not» ’ Pussa vivere come
. del latte e del miei, e c’è tanta abbondan
Paese tanto caro a te, o
alati
^ °ve tutti sono ben sfa
® nutriti.
è vero la Speranza
è possibile!
aitrpìu^ la Speranza non è
an
no, sono andati a parlare a casa con suo padre, sembravano davvero persone affidabili,
buone. Suo padre ha firmato
con lei un contratto, le hanno
così anticipato i soldi per il
viaggio; poi la storia diventa
simile a quella di tante altre
ragazze: venduta a una «maman» che le insegna il mestiere, le fornisce «il corredo» e la
minaccia. Non è in grado di
dirmi quanti soldi deve restituire: dopo quattro mesi non
conosce ancora bene il valore
della lira italiana.
Miriam è quella che appare
più consapevole del suo destino in Europa. È la sorella (cugina forse, le parentele sono
molto più ampie in Nigeria)
che l’ha fatta venire in Italia;
anche lei però ha debiti da risarcire, manda regolarmente
soldi a casa, sogna di aprire
un negozio di prodotti africani; non vuole ritornare in Nigeria, sa che lì nessuno la
vorrà sposare per la vita che
ha fatto qui. Viene dalla chiesa metodista.
E poi ancora ci sono Jeanette, Wilma... ragazze con
vite pesantissime, controllate, spostate di continuo, ricattate, e sempre più spesso
minacciate e picchiate. Pregano assieme, come altre sere hanno già fatto, ma questa
sera non pregano solo per se
stesse, per i loro familiari lontani, questa sera invocano la
pace su un mondo straziato;
«God, bear my prayer», «Signore ascolta la mia preghie
ra, metti pace tra i tuoi figli».
Bill Smith, il pastore della
comunità anglofona di Milano, ha questa sera accettato di
venire con me: «È tempo che
alcune di queste ragazze trovino la forza di venire in chiesa la domenica. Mi auguro
che per loro sia più facile farlo
sapendo di poter partecipare
ad un culto nella loro lingua
materna». Questa sera perciò
tocca a Bill parlare: nella sua
meditazione racconta di una
donna che cercò di toccare
Gesù e fu da lui guarita.-Spesso l’incontro con il Signore è
diretto, altre volte si arriva solo a toccare la punta del suo
vestito: egli però è colui che ci
guarisce, che guarisce le nostre malattie sociali, che cura
la nostra anima spezzata, che
rialza il nostro spirito e ci fa
giovani e forti come aquile.
Gesù è anche colui che guarisce un mondo malato, che cura le ferite dell’odio. È però
importante provare a incontrarlo, predisporsi al contatto,
anche se solo con un dito.
Canti e preghiere spontanee. Poi una benedizione finale, un patto di sorellanza
che mi impedisce di sentirmi
bene nel vederle allontanarsi
nella notte per ritornare a
«lavorare». Adesso sono a casa; davanti a me vedo il volto
di Glory, Mary Blessing, Miriam, Wilma.... e mi accorgo
che la credibilità della mia
fede è vincolata anche alla
loro libertà. Signore spezza le
loro catene!
Preghiera settimanale nella chiesa battista di Napoli via Foria
Non utilizziamo le parole a sproposito
Dall'inizio della nuova
guerra la Chiesa battista di
Napoli di via Foria ha voluto
offrire il proprio consueto
spazio settimanale dedicato
alla preghiera (martedì alle
19) a tutti coloro che nella
città sentono il desiderio di
raccogliersi regolarmente per
pregare per la pace. Quella
che segue è la traccia per la
preghiera comunitaria del
primo di questi incontri.
«Chi ha qualcosa da dire si
faccia avanti, e taccia» scrisse
Karl Kraus disperato dal fatto
che, dinanzi all’indicibile orrore della prima guerra mondiale, alla gente non si fosse
paralizzata la lingua ma al
contrario fosse impegnata in
un assurdo e confondente
chiacchiericcio. Parole, parole
che si intrecciano e diventano
dichiarazioni di guerra, minacce, ultimatum, analisi politiche, ricostmzioni storiche.
Fiumi di parole: parole comuni, parole taglienti, parole
ambigue, parole crudeli, parole incomprensibili, parole
assurde, parole abusate, deturpate, trasfigurate: «Libertà
Da parte di un cineasta americano
Confessione di peccato
cuor spirito aperto.
aperto nel quale
entrare la sua parola.
t^ondivisa nella
^ battista di Mottola da
Mario Greco)
In questi giorni il regista
statunitense Michael Moore
ha ricordato: «Noi aborriamo
il terrorismo, a meno che non
siamo noi a terrorizzare gli altri. Abbiamo finanziato, addestrato e armato gruppi di
terroristi in Nicaragua negli
Anni 80 che hanno ucciso più
di 30.000 civili. Quella era
opera nostra. Mia e tua. Trentamila civili assassinati e chi
se lo ricorda! Abbiamo finanziato innumerevoli regimi totalitari in Cile, Vietnam, Gaza,
Salvador, per esempio, che
hanno ucciso migliaia di cittadini innocenti, e le nostre
giornate non sono state interrotte dalla loro sofferenza».
Fratelli e sorelle, lasciate
che queste parole ci inducano a un esame sul nostro
passivo coinvolgimento nel
«nuovo ordine mondiale».
Quanto ne è coinvolto anche
il nostro governo e con esso
tutti i suoi cittadini? Quali
sono i veri interessi che stanno dietro una politica che
non esita a fare migliaia di
morti per favorire un cambio
di regime? Che cos’ha di cristiano la nostra presenza in
Occidente?
Gesù Cristo, nostro Signore, ancora una volta siamo
sbigottiti dagli avvenimenti
che accadono intorno a noi.
Ancora una volta siamo messi in questione dall’eco che
provocano dentro di noi. Ancora una volta realizziamo di
non essere all’altezza dell’annuncio evangelico. Perdona
quando non siamo pronti a
metterci in questione, ma ci
culliamo nella cieca convinzione che intorno a noi tutti
stanno bene. Perdona il nostro coinvolgimento passivo
negli orrori dei fondamentalismi, siano essi religiosi, politici o economici. Perdona
quando il nostro fare attivamente nega il tuo messaggio
di pace. Perdona quando non
osiamo resistere al male. Perdona, o Signore, e portaci oltre i blocchi del peccato nella
nostra vita. Amen.
(da Cagliari: culto domenicale nella chiesa battista)
duratura»; «Sarà un’azione
lunga e pressante. Prevarranno giustizia e libertà»; «Siamo un popolo pacifico ma
per salvaguardare la pace,
qualche volta è necessario
combattere»; «Non avremo
misericordia».
Libertà, giustizia, pace, misericordia: parole abusate,
deturpate, trasfigurate. Come abusato in questi giorni è
il nome di Dio, che diventa la
garanzia della giustezza delle
proprie azioni («Dio continui
a benedire l’America», «Ringrazio Dio per la distruzione
dei simboli Usa»).
Libertà, giustizia, pace,
misericordia: che ruolo giocano queste parole nelle mie
relazioni di lavoro, di amicizia, familiari, d’amore?
Quanto queste parole informano la mia percezione del
mondo e degli altri? In questo momento in Afghanistan
è già buio e sarà già cominciata la terza notte di bombardamenti. Qui riunita è
una piccola comunità di
donne e uomini che credono
nella pace, quale vocazione
a cui Dio ha chiamato i suoi
discepoli e le sue discepole:
«Beati quelli che si adoperano per la pace perché essi
saranno chiamati figliuoli di
Dio» (Matteo 5,9).
Si può costruire la pace in
molti modi, uno di questi è la
preghiera. Non stanchiamoci
mai di pregare per la pace.
Preghiamo per il popolo afghano in guerra da 25 anni,
per gli uomini e le donne che
in quella terra muoiono di
fame; per i migliaia di profughi in fuga da una parte dai
talebani e dall’altra dalle
bombe americane; per i talebani: per i soldati americani
che hanno lasciato le proprie
mogli e figli; per i mediatori
di pace; per noi, immobilizzati in questi momenti dall’angoscia e dalla paura.
Martin Luther King e la guerra
Per una società che sarà
orientata sulle persone
In molte comunità evangeliche, e non solo italiane, sono
stati rivisitati in queste settimane testi e affermazioni di
Martin L. King. Il brano che
abbiamo scelto è fra i più
ascoltati negli incontri di preghiera per la pace di questi
giorni. È tratto dal primo discorso pubblico di King contro
la guerra del Vietnam pronunciato nella Riverside church di
New York il 4 aprile 1967, esattamente un anno prima del
suo assassinio. Oggi, a oltre
trent’anni da quel giorno, le
sue parole conservano intatta
la loro forza profetica. Speriamo che oggi gli Usa e in tutto il
mondo occidentale sia più incline ad ascoltarle. (a.m.)
«...cinque anni fa John F.
Kennedy disse: “Coloro che
rendono impossibile la rivoluzione pacifica renderanno
inevitabile la rivoluzione violenta”. Per scelta o per caso, la
nostra nazione si è investita
sempre più spesso di questo
ruolo: il ruolo di coloro che
rendono impossibile una rivoluzione pacifica, rifiutandosi di rinunciare ai privilegi e ai
piaceri derivanti dagli immensi profitti degli investimenti in tutto il mondo. Io sono persuaso che se vogliamo passare al versante positivo della rivoluzione mondiale, come nazione dobbiamo
compiere una radicale rivoluzione dei valori. Dobbiamo al
più presto cominciare a passare da una società orientata
alle cose a una società orientata alle persone. Finché considereremo le macchine e i
computer, le motivazioni del
profitto e i diritti di proprietà
più importanti delle persone,
i tre giganti del razzismo, del
materialismo estremo e del
militarismo non potranno
mai essere sconfitti».
«Una vera rivoluzione dei
valori guarderebbe ben presto con disagio al violento contrasto fra povertà e ricchezza; con l’indignazione del giusto, getterebbe lo
sguardo oltre i mari, e vedrebbe i singoli capitalisti
dell’Occidente investire immense somme di denaro in
Asia, in Africa, nell’America
del Sud, soltanto per ricavarne profitto, senza curarsi affatto del progresso sociale di
questi paesi, e direbbe: “Questo non è giusto”. Guarderebbe alla nostra alleanza con i
proprietari terrieri delTAmerica Latina e direbbe: “Questo non è giusto”. Il senso di
arroganza tipico dell’Occidente, che crede di avere tutto da insegnare agli altri, e
nulla da imparare da loro,
non è giusto».
«Una vera rivoluzione dei
valori metterà mano all’ordinamento mondiale, e della
guerra dirà: “Questo modo di
comporre i dissidi non è giusto”. Bruciare gli esseri umani
con il napalm, riempire le nostre case di orfani e vedove,
iniettare germi velenosi di
odio nelle vene di popoli che
di norma sarebbero pieni di
umanità, rimandare a casa gli
uomini che hanno combattuto in campi di battaglia tenebrosi e sanguinosi e tornano
menomati nel fisico e turbati
nella psiche; tutti questi atti
non possono conciliarsi con
la saggezza, la giustizia, l’amore. Una nazione che continua, un anno dopo l’altro, a
spendere più denaro per la difesa militare che per i programmi di elevazione sociale,
si avvicina alla morte dello
spirito».
(da: Martin Luther King,
Autobiografia. Mondadori
2000,348s)
... Religioni per la pace a Milano
utilizziamo le parole
della riconciliazione
Signore e nostro Dio!
Fra gli abissi dell’odio, della guerra, della disperazione, del dolore e del cinismo raggiungici.
Se fuggiamo da te correndo verso il male, arresta i nostri passi.
Se il nostro cuore, come pietra asciutta e dura, sta nel nostro
petto come un’arma, donaci un cuore nuovo di carne, che
batte e vive per costmire la pace.
Se i nostri occhi si abituano al buio del presente come in una
caverna, fai brillare l’orizzonte con la tua luce.
Oggi possiamo soltanto donare noi stessi e le parole della riconciliazione che tu hai scolpito nella nostra memoria.
Calma la tempesta del dolore e dei conflitti, fa’ che approdiamo, noi umanità, alle rive della tua giustizia perché si possa
costruire un pace duratura.
Ti preghiamo Signore perché tutti i problemi del mondo si possano risolvere con un paziente dialogo senza dovere uccidere
e distruggere.
Per l’amore di Gesù Cristo, luce del mondo. Amen.
(Milano, 8 ottobre. Incontro interreligioso per la pace)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 26
ottobre
Bruxelles: riunione di gruppo della Commissione chiesa e società (Csc) della Kek
L'impegno per lo sviluppo sostenibile
Il gruppo di lavoro su economia, ecologia e guestioni sociali ha tra l'altro esaminato la
recente dichiarazione congiunta della Csc e della Comece sull'urgenza di questa questione
ANTONELLA VISINTIN
E
RA difficile questa volta
lasciar fuori fattualità dal
sobrio ma accogliente ufficio
della Commissione chiesa e
società (Csc) della Conferenza delle- chiese europee (Kek)
di Bruxelles dove si è riunito a
distanza di un anno il gruppo
di lavoro su economia, ecologia, e questioni sociali. Venti
giorni dopo il Forum della
diaconia europea (ha parteci, pato ai lavori il nuovo segretario generale di Eurodiaconia, l’austriaco Albert Brandstatter), in vista di Rio + 10 (la
conferenza dell’Onu su Ambiente e sviluppo) ma anche
della riforma della politica
agricola comunitaria del 2006
e deH’allargamento deH’Unione europea (Ue); con un
occhio al processus confessionis, la cui radicalità a favore della giustizia economica si
conferma da una regione
all’altra del pianeta (Bangkok,
Budapest, Fiji) e, non ultimo,
ad un mese dall’attacco ai
simboli della globalizzazione
negli Usa sul quale ha circolato un documento del Consiglio interreligioso russo (ortodossi, buddisti, musulmani,
ebrei) nel quale si approva la
guerra per riportare la giustizia ma al contempo si precisa
che l’attacco terroristico non
ha implicazioni religiose ma
costituisce una reazione alla
pretesa universalistica di un
modello di civiltà da condannare a favore di un mondo
multipolare dal punto di vista
spirituale, culturale, economico e politico.
Il Parlamento europeo di Strasburgo
11 mondo ecumenico è in
tensione. Nelle sue componenti più attente, si rende
conto di avere un peso specifico e morale sempre più
marginale e sempre meno
scontato, di dover sceglier fra
l’associazione di reduci e
l’impegno civile e politico. Si
percepisce come attore sociale fra le Organizzazioni
non governative (Ong) anche
se implicitamente ignora la
rete per la globalizzazione
dei diritti preferendo una
strategia solo concertativa.
Per questo una parte consistente dell’incontro è stata
devoluta al nostro calendario
di paladini dello sviluppo sostenibile, per meglio sincronizzarlo sui passaggi che portano l’Ue a lohannesburg.
Come rilevato da una di
chiarazione congiunta del Csc
e della Commissione delle
conferenze episcopali della
Comunità europea del 20 settembre scorso, la risultante
delle forze contrastanti all’interno del corpo dell’Ue produce un andamento quasi
stazionario e apparentemente
scomposto delle decisioni politiche a favore di un sviluppo
che in realtà si vuole sostenibile e insieme compatibile
con la crescita economica e la
competitività dell'Ue nel
mondo. Abbiamo così ad oggi
una dichiarazione di sganciamento della crescita economica dalla crescita dell’uso
delle risorse, nonché di inclusione di costi ambientali e sociali nella definizione dei
prezzi delle merci, ma al contempo si è perso l’impegno
dichiarato in vista di Göteborg di ridurre fino ad eliminare i sussidi all’energia fossile fra il 2002 e il 2010 e la tassa
sui prodotti energetici dal
2002. Nel contempo il Programma di azione ambientale
dell’Ue dal 2001 al 2010 invoca l’efficienza energetica,
l’adesione al protocollo di
Kyoto e definisce e quantifica
obiettivi di introduzione di
energie rinnovabili.
Dal canto nostro, abbiamo
definito i capitoli di un documento che verrà prodotto
nelle prossime settimane fra i
cui temi segnalo la politica
agricola come nodo problematico rispetto aH'allargamento dell'Ue. Nello specifico abbiamo udito la posizione di un commissario europeo, Christian Anz, la cui visione di sostenibilità comprende anche gli Organismi
geneticamente modificati
(Ogm), e quella di un componente della Csc viceversa favorevole allo sviluppo di economie locali regolate dal
principio della biodiversità
come criterio di sostenibilità
ma anche di «sovranità alimentare» (la causa della fame
nel mondo non è l’assenza di
cibo rna l’assenza di diritti),
dal tema di un Forum mondiale tenutosi a L’Avana dal 3
al 7 settembre scorsi.
Il lavoro della Commissione
ora prosegue per via telematica fino al prossimo incontro,
con l’augurio che esso non
venga assordato dalla violenza fisica e psicologica che attraversa e scompone le nostre
società e le nostre chiese.
Finanzierà e gestirà progetti sociali, culturali e di solidarietà internazionale
E nata la Fondazione per il protestantesimo francese
Il 18 ottobre scorso è stata
lanciata ufficialmente a Parigi la Fondazione per il protestantesimo francese. Essa
riunisce diverse grandi istituzioni protestanti e potrà finanziare e gestire progetti sociali, culturali e di solidarietà
internazionale. Dopo tre anni
di pratiche burocratiche, la
Fondazione è stata creata
con un decreto governativo emesso la scorsa estate.
Strettamente controllate, le
fondazioni devono infatti ottenere l’avallo del ministero
deirinterno e del Consiglio di
stato, organo di consulenza
del governo francese e di
controllo amministrativo.
In Francia esistono attualmente 450 fondazioni, una
ventina delle quali sono collegate al protestantesimo. 17
istituzioni protestanti hanno
partecipato alla creazione
della nuova fondazione. Fra
queste troviamo la Fondazione lohn Bost, creata nel 1877,
e l’Asilo protestante Sonnenhof, che opera in Alsazia dal
1880. Anche l’Istituto protestante di teologia, che riunisce le facoltà di Montpellier e
Parigi, e il Defap (Servizio
protestante di missione) sono
fra i «padrini» della nuova
fondazione. Grazie all’appoggio di una grande famiglia del
mondo bancario protestante,
i 17 membri fondatori hanno
potuto costituire la dotazione
iniziale di 5 milioni di franchi
richiesta dalle autorità.
Per il diritto francese, una
fondazione può, a differenza
delle associazioni, ricevere al
tempo stesso sovvenzioni,
doni e lasciti. «Da un punto
di vista giuridico, questo dà
anche la possibilità di assicurare la perennità di associazioni protestanti che funzionano da molto tempo ma
che oggi mancano di forze
vive in termini di volontari»,
ha spiegato Jean-Daniel Roque, che è stato uno degli artefici della fondazione ed è
presidente della Fondazione
per i pastori emeriti.
Alcuni progetti dovrebbero
essere lanciati prossimamente. Fin d’ora, il «Council for
World Mission», con sede a
Londra e composto da una
trentina di chiese, appoggerà
finanziariamente la Cevaa, attraverso la Fondazione. Da
canto loro, i musei protestanti
di Francia e la Società di storia del protestantesimo dovrebbero, grazie all’appoggio
della Fondazione, creare una
«banca dati» comune che
consentirà loro di repertoriare
le loro raccolte. Altre iniziative potrebbero essere prese
nel campo della gioventù e in
quello internazionale, come
l’aiuto d'urgenza alle popolazioni in caso di guerra, carestie o catastrofi naturali.
Lanciata ufficialmente il 18
ottobre scorso, la Fondazione
per il protestantesimo sarà
presieduta dall’ex ministro
deirinterno, Pierre loxe, personalità politica molto nota e
protestante. II presidente
della Federazione protestante di Francia (FpO, Jean-Ar
nold de Clermont, assumerà
la funzione di primo vicepresidente. «Per mantenere forti
legami con la Fpf, è previsto
che tale funzione sarà sempre occupata dal presidente
in esercizio della Fpf», precisa Jean-Daniel Roque.
Ogni anno, a Pasqua, la
Fondazione organizzerà un
appello per raccogliere doni.
L'obiettivo è di mobilitare
l’opinione e i donatori attorno ad alcuni progetti precisi,
culturali, sociali o internazionali. Per cominciare, la Fondazione intende portare avanti azioni di solidarietà nel
Congo-Brazzaville. (etii)
L'opinione di uno specialista delle relazioni tra Est e Ovest
Le chiese dell'ex Germania dell'Est oggi
Per il canonico anglicano
Paul Oestreicher. specialista
delle relazioni tra Est e Ovest, la situazione delle chiese
dell'ex Germania dell’Est è in
qualche modo peggiore ora.
dopo la riuniflcazione, che
non durante il regime comunista. Il canonico è stato intervistato mentre la Germania stava commemorando il
40” anniversario della costruzione del muro di Berlino, iniziata il 13 agosto 1961.
Sotto il regime comunista,
ha detto Oe.streicher, ex presidente dell’antenna di Amnesty International nel Regno Unito, le chiese della
Germania dell’Est avevano
sviluppato una posizione antimilitarista che il governo riconosceva tacitamente non
iscrivendo i giovani di leva
cristiani nelle unità di combattenti. «Oggi che le chiese
dell’Est sono unite alle chie
se occidentali, questa voce
distinta non si fa più sentire.
La chiesa unificata è molto
più ambigua a proposito del
militarismo».
Il canonico Oestreicher.
nato in Germania quasi 70
anni fa, è consulente onorario presso il ministero internazionale della cattedrale di
Coventry che, dopo la distruzione di questa città industriale durante la seconda
guerra mondiale, ha istituito
una missione di pace nel
mondo. Secondo lui, l’introduzione di una tassa ecclesiastica nell'ex Germania
dell’Est ha fatto molto male
alle chiese. Nell’ex Germania
dell’Ovest, la gente pagava
questa tassa «senza veramente pensarci», ma all’Est questa ha provocato un calo della frequenza nelle chiese. Il
fenomeno colpisce sia le
chiese protestanti sia la Chie
sa cattolica romana, constata
Oestreicher.
Secondo lui, quando venne
autorizzato il passaggio attraverso il muro di Berlino, a
partire dal 9 novembre 1989,
la popolazione della Germania dell’Est era impaziente e
voleva la riunificazione. «La
gente voleva la riunificazione, ma quello che ha avuto è
stata una presa di potere, la
colonizzazione da parte dell’Occidente. Una parte dei
vantaggi è stata perduta, ad
esempio il sistema di assistenza sociale della Germania dell’Est». L’analisi del canonico è confortata dai sondaggi che dimostrano che
l’ex partito comunista, oggi
partito socialdemocratico
(Pds), ha una possibilità di
tornare al potere in occasione delle prossime elezioni
comunali che si terranno a
Berlino in ottobre. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
È'; Consiglio nazionale delle chiese Usa
Aiuto per pastori e diaconi dopo g|j
attentati terroristici dell'11 settembre
NEW YORK — Un aiuto per pastori e diaconi spesso
prese con membri di chiesa disorientati e preoccupati a ^
i tragici attentati deH’ll settembre. È la decisione del c*'"
sigilo nazionale delle chiese degli Stati Uniti (Nccusa't
chiese protestanti, ortodosse e anglicane) che tramite il ’
Servizio di assistenza «Church World Service» ha costiti*^”
una serie di gruppi di esperti (psicologi, teologi e past,?'?
che curano un forum interattivo su Internet. Informazi ■
sul sito www.faithandvalues.com (nev!^
inion
0SI
Dichiarazione del direttore degli affari legislativi
Solidarietà della Chiesa awentista con
i gruppi religiosi minoritari negli Usa
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SILVER SPRING, Maryland, Usa - Il direttore degli
legislativi della Chiesa awentista a livello mondiale, Jam«
Standish, ha rilasciato una dichiarazione in difesa della li
bertà religiosa, in uno spirito di comprensione nei confronti dei gruppi religiosi di minoranza negli Stati Uniti, donò
l’attentato terroristico dell’ll settembre. «Non possiati,.
non sentirci vicini agli americani islamici, mediorientali, af.
ghani, sikh e alle altre comunità che sono state prese di’mò
ra recentemente in attacchi vehdicativi - dice la dichiarazione -. È una ulteriore dimostrazione che, come sempre
l'ignoranza porta all 'intolleranza». (nev/^n)
A 25 anni dalla sua creazione
Bärbel Naeve presidente di «Kalme»
BRENNA — Da un quarto di secolo «Kalme», il Comitato
per le comunicazioni delle chiese luterane di minoranza in
Europa, collega giornalisti e leader ecclesiastici di 22 chiese
luterane dell’Est, del Sud e dell’Ovest d’Europa. I venticinque
anni di Kalme sono stati celebrati dal 14 al 19 settembrea
Brenna, in Polonia, nell’enclave luterana della regione di
Bielsko Biala, durante l’Assemblea di Kalme, che ha segnato
una importante svolta nella storia di questo organismo: si è
infatti deciso di allargare la possibilità di adesione, finora riservata esclusivamente ai luterani, anche ad altre chiese protestanti di minoranza, e precisamente a riformati e metodisti,
che con i luterani hanno piena comunione ecclesiale attraverso la «Concordia di Leuenberg». Alla presidenza di Kalme
è stata eletta Bärbel Naeve, giornalista e presidente del Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi). La Celi sostiene fattivamente Kalme, anche attraverso un finanziamento (dai fondi dell’otto per mille) per la realizzazione del sito
Web del Comitato (www.kalme.org), che è stato presentato in
anteprima ai circa 50 partecipanti all'Assemblea. Durameli
seminario sui «media» che ha preceduto i lavori assembleati
è stata inoltre approvata una mozione che, deplorando l’attacco terroristico contro gli Usa, invita i mezzi di comunicazione cristiani a un uso responsabile deH’informazione, ponendo al centro il messaggio di riconciliazione di Cristo, (nevi
La'stor
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Decreto di un giudice di un tribunale di Mosca
L'Esercito della Salvezza non può più
esercitare la sua testimonianza
MOSCA— Il 12 settembre un giudice del Tribunale di Mosca ba decretato che l’Esercito della Salvezza non può più
esercitare la sua testimonianza nella città, a differenza di altre città russe dove non si sono registrate difficoltà. Una decisione inspiegabile che l’Esercito si appresta a contrastare a
tutti i livelli: è stato chiesto, e concesso, un ricorso in appeila
e contemporaneamente il caso è stato portato all’attenzione
del Tribunale europeo per i diritti deH’uomo. M
Dopo 8 anni di tentativi infruttuosi
Turchia: è stato aperto un negozio
della Società Biblica
ANKARA — Dopo otto anni di infruttuosi tentativi, anche
in Turchia vi è oggi un negozio della Società Biblica.
verno turco, infatti, ha concesso (secondo alcuni spinto ’
desiderio di non ostacolare ulteriormente l’ingresso
nelle
vai iivjii uueuuriiieuie i —
Comunità Europea) al pastore battista Kaya Esen di apnre
una succursale della Società. Singolari però due limitazioni:
insegnamento in lingua inglese e divieto di distribuire g«'
tuitamente qualsiasi pubblicazione. ('«nn/W
Secondo un rilevamento dell'Arm
Sono 106 milioni i riformati nel mondo
GINEVRA— Secondo un rilevamento delTAlleanza
rifor
ionali
mata mondiale (Arm) nel mondo ci sono 746 chiese nazn
presbiteriane e congregazionaliste che trovano le 1°''°
nella tradizione riformata, ma solo 214 fanno parte dell A'" ’
con un numero di fedeli di circa 75 milioni. Il rilevamento s
ma in 106 milioni i credenti riformati nel mondo. ^
Grandi preparativi in Gran Bretagna
Verso il trecentesimo anniversario
della nascita di John Wesley
celC'
LONDRA — Grandi preparativi in Gran Bretagna p^f
brare degnamente nel 2003 il trecentesimo anniversario
la nascita di John Wesley, il fondatore del movimento dista. Un apposito sito Internet (wvw.wesley2003.org-o ^
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IÌ260TTOBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
Nascita e trasformazioni deH'organismo che da secoli elegge il papa di Roma
Il conclave, storia di un'istituzione
L/one di romanità e universalità è l'idea che sta alla base di un'assemblea di cardinali che
tengono da tutto il mondo, ma nuove concezioni potrebbero trasformarlo un'altra volta
aaNNIMUSElLA
studiare una storia
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^La storia della chiesa ci ha
teegnato come la concezio¡edelvescovo di Roma si sviknpi nel corso dei secoli in
Sa che è stata chiamata la
«scita della monarchia papale»- Evocare il peso della
forma monarchica nel servino petrino non significa che
queEa concezione non abbia
ia§cinato fino alla contemporaneità elementi che le
Ìteesistevano. Uno dei trattìche conserva fimmemoratile tradizione delle prime
chiese è che il vescovo di Romasia eletto. Nella chiesa di
Roma, il compito dell’elezioue è passato a un numero ristretto di chierici, i cardinali.
Papa e cardinalato si incrociano in un istituto specifico,
il etmclave, che manifesta la
suastabilità e duttilità. La resistenza del conclave all’usula del tempo è proprio dovuta al stto continuo adattamento, che ha trascinato fino
all’età contemporanea i congegni che lo regolano e le
idee che essi esprimono. Il
conclave sopravvive e dura
perché cambia. L’elemento
della spettacolarizzazione
che domina le elezioni democratiche ha riscattato il
conclave, regalandogli, con
Alberto Melloni, docente di Storia del Cristianesimo alla 111
Università di Roma in questo saggio* riprende e sviluppa un
seminario tenuto all'Istituto per le scienze religiose di Bologna
il 3 gennaio 1993. Egli intende offrire una breve storia istituzionale dell’elezione del papa, un confronto fra l’andamento
dei conclavi del XX secolo, reso diseguale dalla diseguale disponibilità di fonti e le norme che li hanno regolati, un’analisi
del profilo del collegio cardinalizio così come si è determinato
nel corso e sulla fine del 900 e da ultimo qualche considerazione sui nodi significativi che questo intreccio di prassi e leggi lasciano aperti verso il futuro.
tro ogni previsione, una nuova modernità.
Melloni analizza storicamente le forme per cui si è
passati nel corso dei secoli
all’elezione del papa: 1) il diritto all’elezione del vescovo
di Roma da parte del clero e
popolo romano viene trasferito con il decreto di Nicolò II
«In nomine Domini» del 1059
ai cardinali-vescovi. Dopo un
difficile periodo di rodaggio,
tale sistema di elezione si afferma nel corso dei secoli, e
si evolverà nel sistema che
abbiamo oggi per quanto riguarda la normativa. Nell’evoluzione della normativa
si nota come questa venga
trasferita dal concilio al papa
che ha sempre emanato, in
vita, norme che regoleranno
la propria successione; 2) il
luogo dell’elezione, che anticamente doveva avvenire dove era deceduto il pontefice,
viene a essere, con le norme
emanate da Giovanni Paolo
II, la Cappella Sistina. Melloni osserva in questo che «la
sacralizzazione del seggio è
un dato assolutamente nuovo e come al solito la ragione
espressa è solo un abbozzo
dei significati più profondi
che la decisione comporta.
La fissazione di un luogo determinato per l’elezione diventa indispensabile perché
un papa che ha fatto della
mobilità un carattere distinti
vo del suo governo, possa
viaggiare senza doversi porre
di continuo il problema di ciò
che potrebbe accadere se i
cardinali si vedessero costretti a far conclave in qualche
terra remota ovvero ostile.
Come la regola di riunirsi là
dove il papa era morto, salvo
deroghe ed emergenze, serviva a proteggere gli elettori
dalle pressioni di chi avesse
voluto convocarli in un borgo
favorevole, così la fissazione
del seggio in Vaticano cerca
lo stesso risultato in un contesto nuovo» (pp. 152-153).
La clausura «sotto chiave»,
da cui il nome conclave, venne attivata per la prima volta
nel 1216 dai perugini alla
morte di Innocenzo III e successivamente riutilizzata rie!
1241 dal senatore di Roma
Matteo Rosso Orsini. Questo
del 1241 è formalmente il primo conclave, ma l’indisponibilità dei cardinali ad accettare tale metodo come regola
è totale. Nel 1268 Alberto di
Montebuono, a causa della
lunga attesa per l’elezione del
papa, fa murare i cardinali
radunati a Viterbo entro l’edificio, usando una scopercbiatura del tetto per passare
loro il cibo. Solo dopo altri
due anni, dopo la fine del
blocco e il restauro del palazzo, verrà eletto papa Gregorio
X, non appartenente al collegio cardinalizio. Nel II Conci
Informazione religiosa in Italia
Quanta ignoranza sulla
storia dei quaccheri!
EUGENIO STREni
UNA Bibbia e un dizionario italiano-inglese sono
Vistele richiese immediate
sorella Susan Thomas,
che ha pagato con 24 giorni di
rstcere il suo pacifismo assoWo.che affonda la sua unica
novazione nelle Sacre Scritte' I quaccheri, Premio Non perla pace 1947, non so®°lto numerosi; circa
oli Tt ’ metà ne
ll a ^ 'riformazione rifjO all’episodio genovese
srata penosa: i giornali, an- di sinistra, hanno
c la nostra sorella
e una «seguace del dio
ng^“®'^nheri». Quando im> giornalisti politi¿forrect che il Signore è
Serel nv ® proteg
a Lhiesa cattolica roma
Ubrerie
CLAUDIANA
12/À;teì
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02/7602IMS"
Principe
"»rimaso,!; tei. 6692458
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Bg. Ognissanti
tei. 055-282896
teligiosa n''"'Oura
teiSP'azza Cavour. 32;
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na? Ancora più grave il tgl,
edizione di massimo ascolto
del 3 agosto, che ha tolto l’audio alla propria corrispondente dal New jersey, ove vivono i genitori della ragazza,
nel momento esatto in cui la
madre ringraziava il prof. Pier
Cesare Bori, responsabile del
movimento in Italia per la sua
spola tra Bologna, Genova e
Voghera, carcere definitivo di
Susan Thomas.
Corre l’obbligo di ricordare
quanti studiosi e non studiosi hanno da sempre sottolineato l’impegno pacifista,
non dissimile da quello dei
valdesi medievali, dal contadino valdese che testimoniò
l’Evangelo, a Carlo Lupo, da
Tullio Vinay a tutti coloro
che, ormai minoritari, si riconoscono nel Movimento
internazionale per la riconciliazione. Tra le riviste evangeliche che hanno dedicato
ampio spazio alla lezione di
fede quacchera va segnalato
Il libero Evangelo dei proff.
Gastaldi e Mauri Paolini; tra
gli storici Giorgio Spini e
Massimo Bubboli, organizzatori di un convegno a Chieti
sull’azione quacchera nella
seconda guerra mondiale.
Per chi ama la storia della
Riforma in Italia segnalo infine il saggio di Stefano Villani
Tremolanti e papisti: missioni quacchere nell'Italia del
Seicento che ricostruisce la
sfortunata missione quacchera presso il papa senese
Alessandro VII.
lio di Lione, da lui presieduto, saranno emanate le norme sulla clausura elettorale.Uno degli aspetti del conclave è la regola del segreto e
dell’incomunicabilità fra i
cardinali elettori e mondo
esterno al momento della
chiusura delle porte della
Cappella Sistina. Oggi per
Melloni «la rapidità di comunicazione potrebbe creare
situazioni paradossali: basta
pensare a ciò che potrebbe
accadere se Cnn o qualche
altro network di informazione desse una notizia clamorosa sulla salute o biografia
di un cardinale elettore a pochi minuti dal Veni Creator
d’inizio conclave. (...)
Un’altra contraddizione è
fra norme sull’età del governo e limite d’età degli elettori. Mentre i cardinali che reggono una diocesi al 75" anno
d’età devono presentare le
dimissioni, ai cardinali che
reggono un dicastero curiale
il papa può confermare il
mandato fino agli 80. Si verificherebbe che il cardinale
che ha dovuto rinunciare al
governo di una diocesi sarebbe praticamente ineleggibile. I cardinali sono il ceto
che elegge il Papa rappresentando l’unione tra romanità
e universalità, ma secondo
l’autore il glorioso equilibrio
che il conclave sembra garantire fra romanità e universalità potrebbe essere sostituito da altri meccanismi e
concezioni, nonostante una
retorica deH’immobilità ne
lodi la stabilità, la continuità
la perfetta efficacia: nulla ne
risentirebbe nelle istituzioni
cristiane.
(*) Alberto Melloni; Il conclave: storia di una Istituzione. Bologna, Il Mulino, 2001 lire 26.000,
euro 13,43.
Centro di cultura «Arturo Pascal»
Parlare di Dio pone
dei problemi di identità
EUGENIA FERRERI
Quando ì1 centro evangelico di cultura «A. Pascal» di Torino ha scelto il titolo «Confessioni di fede e
tentazioni identitarie» per il
primo incontro della stagione (lunedì 8 ottobre), come
prosecuzione della linea delle passate annate sul tema
«Parlare di Dio», condotte
congiuntamente da evangelici e cattolici, non poteva
certamente supporre che,
per una strana coincidenza,
quel titolo sarebbe stato di
una attualità spaventosa. Il
giorno dopo l’inizio di un
conflitto cbe nessuno può
immaginare dove possa condurre non uno o due popoli
ma certamente tutti quelli
«che contano», una riflessione sull’autoaffermazione e
sul trionfalismo di alcune
confessioni, sull’irrigidimento della propria identità poteva essere qualcosa che più
che unire aveva molte probabilità di dividere. Non è
stato così.
Paolo Dall’Oglio, gesuita,
sacerdote del monastero di
Mar Musa (Neber, Siria), ba
offerto alle numerose persone presenti un coinvolgente
racconto della realtà nella
quale vive ormai da diverso
tempo, una comunità dove
donne e uomini credenti riescono a fare coesistere in una
atmosfera unica una fede cristiana, priva di confessionalismi riduttivi e la spiritualità
; Li A 30 angi dalla contestazione
Il pubblico di Dario Fo
è ancora politicizzato?
islamica più elevata, nella
quale non trova posto il fondamentalismo.
Abbiamo ascoltato con
molto interesse racconti di
percorsi di fede diversi da
quelli a cui siamo abituati,
ma anche l’analisi sincera e
profonda di come non sempre l’atteggiamento cristiano
sia stato conforme alla parola
di Cristo; il «fare spazio» al
fratello portando «i pesi gli
uni degli altri» (Calati 6, 2).
Abbiamo confessato che le
chiese cristiane, tutte, non
hanno forse tentato veramente di instaurare un dialogo con i fratelli islamici e che
oggi più che mai questo dialogo va ricercato a ogni costo.
Abbiamo riflettuto sul fatto
cbe non sono le «identità»
che dividono, esse sono anzi
la ricchezza di ogni gente e di
ogni confessione, sono invece gli steccati che vengono
innalzati dietro le identità a
impedire di parlarsi, di portare all’altro la propria spiritualità di crescere nel confronto
e nell’amore reciproco.
Ci siamo trovate, noi donne, a chiederci nuovamente
se non abbiamo ancora mancato al nostro compito di occupare qualche posto vicino
agli uomini di potere, per
portare il nostro contributo
di saggezza femminile, per
scongiurare un conflitto cbe
manderà nuovamente i nostri figli a morire e di questo
«orgoglio» siamo in molte a
fare volentieri a meno.
ALFREDO BERLENDIS
SIAMO diventati uno
I
__ spettacolo al mondo,
agli angeli e agli uomini» (I
Corinzi 4, 9b). Ormai trent’
anni or sono, alla Palazzina
Liberty di piazza Cinque
Giornate a Milano, Dario Fo
e Franca Rame con il collettivo teatrale «La comune» proponevano spettacoli con
chiaro intento politico. Era il
periodo in cui, attorno al
Duomo, migliaia di studenti
sfilavano, con centinaia di
bandiere rosse, gridando; «La
Cina è rossa TIteQia lo sarà».
Fo e Franca Rame con il loro
collettivo erano attenti all’attualità politica, dalla strage
di piazza Fontana al «suicidio» di Pinelli, dalle lotte alle
acciaierie Falck a uno sguardo all’operaismo, alle lotte
nel Terzo Mondo, inclusi i
movimenti di emigranti presenti in vari paesi. Svizzera
compresa.
Dopo il crollo del comunismo, la vittoria del revisionismo anche in Cina, dopo la
«mutazione» genetica della
classe operaia, mutazione indotta dalla robotica, già avvertita e segnalata dalla compagnia Fo, in anni lontani,
cui ha fatto seguito la rivoluzione dei media elettronici,
dopo la fine dell’impero rosso dell’unione delle Repubbliche russe sovietiche, ricordare quel teatro può indurci a crederlo «visionario» e
schierato con un’utopia e
una problematica perdente
per antonomasia. Ma poiché
ogni fenomeno va letto nel
proprio contesto storico e
culturale, noi ricordiamo con
viva memoria e certi d’avere
allora imparato qualcosa, divertendoci con l’istrione Fo e
la brava Franca. Erano gli anni delle veglie, l’ultimo giorno dell’anno, in piazza del
Duomo, non proprio per pregare per il nuovo anno, ma
per gridare, imbacuccati negli «eskimo» di rigore per i
giovani di sinistra, lo scandalo della sporca guerra del
Vietnam e chiederne la fine.
Oggi che il capo di un impero ferito parla di «giustizia
infinita», quei ricordi ci destano a una nuova attenzione... Ricordiamo di uno
spettacolo, il cui titolo fatichiamo a scovare nella memoria, le parole di un canto
di protesta, quasi «confessione di fede» nella vittoria della
protesta solidale. «Quella che
stiamo per raccontare/ Non
è una storia di fantasia./ Nel
mondo c’è solo una legge/
Quella della violenza/ Sulla
violenza si appoggia il potere/ È sempre stato così!/ Chi
si fa pecora si sa il lupo se
lo mangia/ L’asino che scalcia da sempre viene accoppato./ Ma se siamo in tanti a
scalciare/ tutti gli sbirri vedi
scappare...».
Il teatro è cambiato, sono
cambiati anche Dario Fo e
Franca Rame, la Comune
non c’è più e la Pàlazzina liberty non ospita più quella
compagnia di «ribelli» che alla fine dello spettacolo facevano le collette per «soccorso
rosso», iniziativa di aiuto per
i compagni in galera di cui si
occupava, se ricordiamo bene, Franca Rame. Ora Dario e
Franca pensano ai No global,
sono contrari agli Ogm, organismi geneticamente modificati, al cibo transgenico, ecc.
Il Premio Nobel e sua moglie
sono ancora «vivi» e propositivi. Noi vogliamo ricordare
la loro maestria, la loro arte,
l’enorme produzione teatrale
di Fo e Franca tradotta in
molte lingue. Produzione che
non ha risparmiato il «sacro»
celebrando Misteri Buffi e il
giullare Francesco. A prescindere. come direbbe Totò, dalle contestualizzazioni politiche del tempo, che comunque ci consegnano non il teatrino parrocchiale sgangherato creato per divertire giovinetti e giovinette, ma una
robusta riflessione su fatti
reali e vicende della povera
gente, la memoria di quel
teatro non può che essere
grata. Grata per averci insegnato a guardare a chi sta
peggio di noi, grata per avere
fatto di un potente «medium»
che può essere anche soporifero o di pura «evasione» un
momento di testimonianza e
di cultura popolare, della
classe operaia che «in paradiso» non è andata.
Lo spettacolo Morte e resurrezione di un pupazzo, del
1971, si concludeva con il coro di chi credeva e sperava
nella collaborazione per il
cambiamento, forse si chiamava «rivoluzione». Allora.
«La grande quercia gloria
dell’imperatore sta crollando./ E chi l’avrebbe mai detto! Non il fiume non l’uragano hanno squarciato/ Il gran
tronco alle radici, ma le formiche, migliaia di formiche,/
Lavorando ogni giorno insieme organizzate per anni e
anni!/ Fra poco ascolterete lo
schianto e il tonfo tremendo!/ Immensa una nuvola cii
polvere/ Salirà dopo il crollo./ E le piccole piante del
mondo vedranno finalmente
il sole». Non ti chiamiamo
più «compagno» Dario, come
scriveva nel 1971 la prefazione dello spettacolo. Cambiano le situazioni, le analisi e le
parole. Rimane il coro dei
«poveri cristi» di turno, perché le «piccole piante del
mondo» vedano finalmente il
sole, e le formiche comprendano che la solidarietà dei
poveri è antidoto alla violenza del potere.
6
PAC. 6 RIFORMA
Un incontro al Centro ecumenico europeo per la pace (Ceep) di Campobasso
Verso la fine della cristianità?
Trayeligione civile e testimonianza evangelica quale sarà il futuro del cristianesimo? La
priorità va data ai bisognosi e sofferenti che, a miliardi, continuano ad abitare il pianeta
LUIGI DE CARLINI
IL bisogno di religione è
una costante nella storia
dei popoli. Oggi, nella società
pluralistica e secolarizzata,
potrebbe persino accentuarsi: di questo e altro si è parlato nell’incontro del Centro
ecumenico europeo per la
pace (Ceep) a Motta di Campodoicino (2-5 settembre) sul
tema «Fine della cristianità?
Il cristianesimo tra religione
civile e testimonianza evangelica». «L’organizzazione
concreta dei rapporti che si
sviluppano nelle nostre società avanzate - ha detto Giuseppe Ruggeri nell’introduzione - stritola infatti ogni
proclamazione di senso che
non sia funzionale al rapporto produttivo. Le chiese invece hanno mantenuto una dimensione “umana" che è il
loro contributo più prezioso
alla dialettica sociale. Soprattutto il loro richiamo alla solidarietà e la loro attenzione
ai poveri costituiscono un
elemento di notevole assorbimento dei conflitti e di
mantenimento della pace sociale che viene accolto con
gratitudine da una società
sempre più produttrice di
emarginazione sociale».
Così, nel discorso di Ruggeri, l’esperienza dice ad esempio che tra gli immigrati sradicati, ovvero in ambienti distruttivi come il carcere, resistono meglio quelli che han
no più solidi riferimenti religiosi. Questo ruolo utile alla
società oggi non è più svolto
da una sola religione, come ai
tempi della «cristianità», ma
da una pluralità di fedi e di
culture, sia per l’estendersi
dell’immigrazione, sia per le
sempre maggiori possibilità
di incontri e scambi con i diversi; ed è anche in base a
questa utilità sociale che le
diverse religioni, come le diverse correnti culturali, meritano un sostegno pubblico,
anche finanziario.
Ma alle religioni non si
chiede soltanto di assolvere
questo ruolo di «religione civile», che nella storia è scivolato spesso nell’unione tra
trono e altare. Si chiede anche un ruolo profetico, nel
cora^f di denunciare le ingiustizie del mondo, nell’intelligenza di saper cogliere i
segni dei tempi. Cristo ha rifiutato ogni forma di potere e
di regalità umana, accettando solo una regalità messianica: secondo le scritture,
non secondo i desideri degli
uomini. Le masse saziate con
pani e pesci volevano farlo re,
ma egli ha rifiutato: non avevano capito che i pani e i pesci ricevuti erano simbolo di
qualcosa che trascende la loro brama di saziarsi: che a
quest’ultima non deve essere
piegata la speranza. Gesù rifiuta il potere, che si esercita
con la violenza, ma dimostra
la potenza dell’amore e della
verità; questa potenza trova
la sua espressione finale nella
morte sulla croce: follia secondo il mondo, ma preludio
al trionfo della resurrezione.
La fede dunque deve mantenere questa trascendenza e
questo ruolo profetico, altrimenti si ridurrebbe alla semplice socialità. Ciò non toglie
che debba interessarsi a fondo di ciò che avviene nel
mondo: anzi, il rapporto con
gli uomini è il criterio supremo di salvezza, al di sopra di
ogni idea o principio che si
sia abbracciato: avevo fame e
mi avete dato da mangiare,
sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato... Questo criterio può
valere per ogni uomo, qualunque sia la sua cultura o religione. Oggi si ritiene sempre più che Cristo non abbia
voluto istituire una nuova religione, ma abbia soltanto
puntato su un uomo nuovo,
che potrebbe conservare le
sue precedenti credenze. Un
nuovo Adamo che, a differenza di quello vecchio, non
vuole essere come Dio, non
vuole volare in cielo come
Icaro, costruire torri di Babele alte fino al cielo o torri gemelle a Manhattan, simbolo
del potere economico sul
mondo intero: il destino comune poterebbe essere il
crollo rovinoso. Il nuovo Adamo si preoccupa della povertà che dilaga sempre più
nel mondo, nonostante (e, in
parte, a causa) della ricchezza sfrenata di pochi; non
confida nella potenza della
economia o delle armi, ma
usa armi più umane: intelligenza, educazione, nonviolenza, dialogo, per conseguire solidarietà e pace.
Di questo parla anche la
Charta (¡ecumenica europea,
come di uno dei motivi principali dello sfruttamento ecologico e sociale del globo. La
logica economica, grazie anche all’invadenza dei media,
pervade tutti gli altri ambiti,
compreso quello politico:
l’economia si-è globalizzata,
la politica non ancora: resta
quindi subordinata all’economia, che non ha alcuna legittimazione democratica. Si
apre allora alle chiese una
prospettiva esaltante: unirsi
tra loro e con le componenti
della società civile libere da
condizionamenti economici,
per pretendere un’alternativa
di sviluppo più umana e compatibile, rispetto all’attuale
economicismo imperante. Al
di là di ogni elucubrazione
dottrinale, di ogni riflessione
o ragionamento, sempre «timido e incerto», questa concreta indicazione evangelica
di guardare agli uomini bisognosi e sofferenti, e oggi sono
miliardi, sembra la prospettiva più vitale per le chiese di
testimoniare la fede, prolungare la loro utilità civile ed essere lievito nella società del
terzo millennio.
Veduta di New York dalla torre dell’Organizzazione mondiai^
commercio
: A Padova si sta realizzando un ambizioso progetto dell'Istituto di formazione
Una struttura in città per la predicazione evangelica
PAOLO T.ANCELERI
HO scoperto (o riscoperto?) un modo antico di
predicare non solo attraverso
la parola, ma anche per mezzo del riferimento a simboli strutturali: colonne, pietre, legno. L’architetto che ha
concepito a Padova la struttura che ospiterà l’Ifed’* e la
sala di culto per la Chiesa
evangelica (o, meglio, evangelicale) ha avuto intuizioni
assai felici e valide. Dodici colonne a sinistra, entrando dal
cancello, a ricordo delle tribù
di Israele e degli apostoli, delimitano il porticato che circonda da un lato il corpo centrale rotondo: méntre a destra le colonne sono sette, i
sette giorni della settimana a
indicare un impegno con Dio
che deve durare ogni giorno,
di fianco alla sala per il culto,
che fa parte dello stesso corpo. Al centro dei cerchio, il
pulpito che rappresenta il
simbolo della centralità della
predicazione nel culto evangelico riformato, con a fianco
il tavolo per la santa cena e a
sinistra la vasca battesimale,
ricoperta da una lastra di vetro destinata alla testimonianza dei «nati di nuovo».
Sempre inclusa nel cerchio, ma separata dalla sala
di culto da una parete, la biblioteca a disposizione di
tutti. Più di 20.000 volumi ordinati in base al sistema
«Dewey» e informatizzati su
computer, con la catalogazione non solo dei libri ma
dei singoli articoli e saggi reperibili nelle varie collezioni
di riviste. Gli studenti dell’Università di Padova hanno
così a disposizione sul posto
un patrimonio di informazioni specializzate nel campo
della teologia e della storia
dei movimenti cristiani evangelici. Il complesso include
una grande sala per gli incontri e le lezioni, con spazi
Il progetto del Centro attualmente In costruzione
riducibili per mezzo di apposite pareti mobili a seconda
delle presenze: nonché un
angolo per la refezione con
annessa cucina. Sono previsti
anche due piani superiori
collegati da ascensore; al primo, un appartamento per il
custode e diverse camere con
tutti i servizi per gli eventuali
ospiti; al secondo, una foresteria ampia e confortevole.
Il «Centro evangelicale» è
aperto ad altri gruppi che ne
facciano richiesta e fruibile
da chiunque desideri organizzare in Padova incontri
culturali religiosi: l’intento è
quello di offrire al pubblico
un luogo, in cui la predicazione della Parola sia dispensata a tutti e si affianchi alla
cultura, sì da dare spazio al
confronto e all’accoglienza.
Tutto questo, in via Pier Martire Vermigli, strada recentemente intitolata dal Comune,
su iniziativa dei prof. Pietro
Bolognesi, presidente dell’I
fed, alla memoria del grande
teologo riformato del 500,
che qui ebbe a laurearsi. Il
quartiere periferico di Mortise, non lontano daU’Arcella e
da via Tiziano Aspetti, avrà
dunque un Centro evangelicale di notevole importanza.
L’Ifed organizza durante
l’anno corsi di informazione
teologica, frequentati non solo da credenti dei Nord Italia,
ma da numerosi gruppi del
Sud, circa un centinaio persone, che a spese proprie affrontano la permanenza in
questa città per periodi assai
lunghi, pur di arricchire la
propria conoscenza in campo
biblico e teologico. Il servizio
di foresteria potrà venire incontro alle loro esigènze logistiche. I lavori saranno ultimati entro il prossimo giugno
e nell’anno 2002, a Dio piacendo, le benemerite giornate
teologiche dei mese di settembre organizzate dall’Istituto, in cui si confrontano or
mai da anni studiosi e teologi
di varia tendenza, si avvarranno delle sue ospitali sale.
L’iniziativa è degna di ogni
encomio e su di essa, pertanto, invochiamo l’aiuto e la
benedizione del Signore. Al
prof. Bolognesi e ai suoi collaboratori va il ringraziamento di tutti coloro che hanno a
cuore la predicazione della
Buona novella. Non ci resta
che ricordare Isaia 52, 7: «O
come son belli (...) i piedi del
messaggero dell’Evangelo,
che annunzia la pace, del
messaggero di bene che annunzia la salvezza...».
(*) Ifed: Istituto per la formazione e la documentazione
evangelica. Presieduto dal
prof. Pietro Bolognesi ha un
orientamento fondamentalista e si rifà ai principi dei
»Brethren of Plymouth», movimento nato in Inghilterra ai
primi dei XIX secolo, oggi
molto diffuso negli Stati Uniti
e nel Sud America.
Storia
Spirito degli Usa
Tutti hanno visto e letto del sentimento di unità nazionali
e di solidarietà (religiosa e non) scaturito dal popolo degli
Usa dopo gli attentati dell’11 settembre. Il libro di Alessanfc
Torini {Ai confini della libertà. Saggi di storia americani
Donzelli, pp. 194, £ 32.000) ci porta a riflettere, nei suoi vari saggi, proprio sulla
formazione e l’esplicazione di tali caratteristiche ormai quasi antropologiche oltre
che istituzionali e culturali. Tematiche come le tensioni razziali, la guerra di Secessione, le diverse ondate di immigrazione
dall’Europa e l’armonizzazione della convivenza nel Nuovo continente vi sono investigate con profondità e leggibilità.
■
ì£
Ceopolitica Dopo l'11 settembre
La rivista di geopolitica Limes dedica un quaderno speciale {La guerra del terrore, pp. 128, £ 14.000) alle strategie
terroristiche messe in atto con l’attacco dell'11 settemte
agli Usa e alle risposte (politiche, militari, economiche) di
questi ultimi e dei loro alleati. Partendo dalla constatazione
che con questo evento il mondo ha subito
una svolta decisiva quanto imprevedibile,
il fascicolo dà la parola a militari (ampio i
saggio introduttivo del gen. Fabio Mini),
corrispondenti esteri, scienziati (con la dimostrazione dell’inefficacia dei bombardamenti a tappeto per colpire i terroristi)
e a Magdi Allam, editorialista de La Repubblica che illustra la «rete» criminale di
Osama bin Laden.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE!
Protestantesimo
il
l a i Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa-----zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
28 ottobre, ore 24 circa, andrà in onda: «I cristiani in Armenia». La replica sarà trasmessa lunedì 29 ottobre alle ore 21
e lunedì 5 novembre alle 9,30 circa.
Le vicende della Chiesa valdese di Bao
Una serie di quaderni
sui 100 anni della chiesa
Il settore cultura della
Chiesa valdese di Bari inaugura con il Quaderno n. 11
una serie di fascicoli che presenteranno, attraverso documenti fra loro collegati da
brevi commenti, le vicende
della chiesa stessa nei suoi
primi 100 anni di vita (18951995). Questo primo fascicolo ha come titolo II locale di
culto e si occupa delle vicende connesse a questo tema,
ordinandole cronologicamente anno per anno. Il pro
getto prevede alcuni altn
scicoli, che prenderanno
mira vari argomenti; il
simo si interesserà
porti intercorsi nel secoW
la Chiesa valdese e le c
evangeliche di altra
® • nella cif»
nazione presenti —
Il Quaderno n. IL di un
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ria del cristianesimo, sintesi storica di Ugo
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Incontro a Meana di Susa per prepararsi a un grande evento non solo sportivo
Le Olimpiadi del 2006 nella vai Susa
jfesenza evangelico in valle risale al 1500 con l'arrivo dei primi valdesi, nell'800 giunge
le lo missione battista. Un passato e un presente di cui dobbiamo rendere testimonianza
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SfO 13 Ottobre, in una
nosa giornata di que- la e tarda estate, nella
^iesa battista di Mealusa, arroccata alla rocJasciare spazio ai pra,*&8Vangelici valsusmi e
„nTolo, si sono ritrovati per
Stare il tema delle OlimSSernali 2006. E nella
Ssusa infatti che si svolgerà
Ina parte delle gare, ed e
¡^equella l'area in CUI preSbilmente affluirà il mag^bumero di persone. Già
Lilflusso turistico, complicelaflotorietà della «Sacra di
San Michele», l’abbazia resa
celebre da II nome della rosa.
ito aumento e destinato a
gescere a misura in cui ci si
avvicina al fatidico 2006.
Tuttavia da sempre la vai
Susa è stata percorsa in un
senso oneU’altro, da mercanti esoldati, eserciti e pellegrini, essendo una delle poche
(denaturali di comunicazione
attraverso le Alpi. E tra coloro
che la percorsero o la abitarono troviamo, a partire già dal
1300,1 valdesi le cui tracce
conducono proprio a Meana
eia vicina Mattie. Non deve
essere stata una presenza da
poco, se furono capaci di
esprimere dei «barba» i cui
nomi sono scritti nella storia,
purtroppo di martirio, e se
l'Inquisizione, nel suo zelo
infausto; riuscì a illuminare la
valle di roghi sinistri. La presenza valdese, dissidente, fu
così costretta al silenzio e
all’invisibilità fino all’arrivo,
neD’800, degli industriali svizzeri (protestanti) che misero
mano allo sviluppo industriale della valle e risvegliarono
contemporaneamente la pre
Foto di gruppo dei partecipanti all’incontro
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dicazione evangelica, che fu
arricchita dalla presenza battista. Ecco perché oggi in valle c’è una mescolanza di battisti e valdesi, una ragnatela
di piccole e medie comunità,
alle quali cui in tempi recenti
si sono aggiunti pentecostali;
realtà non di massa ma vivace, motivata e impegnata e
certamente destinata a crescere. Al convegno la storia di
questa realtà è stata ripercorsa dal pastore Emmanuele
Paschetto.
Ma si è parlato anche del
presente e poi del futuro. Il
presente è stato illustrato dal
«Comitato 2006» che ha presentato quelli che sono i progetti individuati fino a questo
momento e i settori nei quali
si ritiene che le nostre chiese
debbano intervenire. In parti
Semìnario itinerante in Sicilia
3i ottoi»r«>S ttovembre 2001
bn seminario itinerante suiie tracce deiia presenza araba in Siciiia passata
e presente attraverso ia visita ad alcuni monumenti storici ma anche attraverso l’incontro, il racconto e le esperienze di uomini e donne. Un semiMho che vuole dare voce ad alcune presenze religiose antiche ma oggi
eeeora molto vive; uno sguardo anche sulla presenza della mafia in Sicilia e
* alcune realtà che da diversi anni la combattono.
Mercoledì 31 ottobre
orei9;45
óre 20,35
novembre
Ritrovo dei partecipanti alla stazione «Termini» di Roma
Partenza in treno
ore 8,35
Ore IO
Ore 12
Ore 15.30
'Venerdì 2
Ore 7
Arrivo a Palermo
Visita di S. Giovanni degli Eremiti
Visita della Cappella Palatina
Visita della moschea di Palermo e incontro con l’imam
Trasferimento del gruppo al Centro diaconale «La Noce»
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
novembre 2001
Prima colazione. Visita del mercato della Vucceria
Trasferimento a Portella della Ginestra e visita del luogo delia strage. Trasferimento a Piana degli Albanesi e incontro
con rappresentanti della chiesa greco-ortodossa
Visita e incontri al Centro siciliano di documentazione «Giuseppe Impastato». Proiezione di alcuni filmati
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
3 novembre 2001
Prima colazione. Visita di Segesta e Selinunte. Visita di Erice
Pranzo libero. Partenza per Mazara del Vallo
Incontro con la comunità tunisina di Mazara del Vallo
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
“""’‘"¡ca 4 novembre
Prima colazione. Trasferimento a Monreale e visita del duomo. Visita del Castello della Zisa e a La Cuba a Palermo.
Pranzo libero. Visita della chiesa di Santa Maria deH'Ammiraglio, detta della Martorana. Tempo libero
Trasferimento alla stazione centrale di Palermo
Partenza in treno
«medi 5
Ore 19
Ore 20
Ore
8,38
"«'vembre
Arrivo alla stazione «Termini» di Roma
Ufficio programmi Confronti
Tel. 06 4820503 fax 06 4827901
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colare il settore della cappellania con l’offerta di spazi e
momenti di «spiritualità», ma
anche di testimonianza attiva.
E poi, strettamente agganciato a questo, il settore della
cultura, perché l’Evangelo è
stato in vai Susa anche «carne
e sangue». Ci furono i roghi e i
processi e, sul finire del ’600,
di lì passarono tra gennaio e
marzo, dunque in pieno inverno, le 13 colonne di scampati al massacro dell’86 e sopravvissuti ai lager piemontesi, per raggiungere Ginevra
e di lì essere poi dispersi per
l'Europa. Le tappe ci sono
note, si può ricostruire quella storia, ripercorrere i sentieri dell’esilio, ma anche inversamente, quelli del ritorno, del Glorioso Rimpatrio. È
necessario dunque ricupera
re una memoria, individuare
i luoghi, segnalarne la presenza, raccontare la storia.
Per quanto riguarda il futuro Roberto Canu, vicepresidente della Comunità montana e membro della Chiesa
valdese, ha sottolineato con
passione che i giochi non
hanno senso se pensati solo
come un evento puntualizzato nel tempo e non anche come un’occasione, anzi l'occasione, per costruire qualcosa
che duri nel tempo e che non
sia solo limitato al settoré turistico. La scommessa, da
vincere, è di costruire un’economia mista dove, accanto
all'offerta turistica, vi sia anche l’incremento dell’artigianato e dell’agricoltura di
montagna per i prodotti tipici
e pregiati che essa può offrire,
in modo da dare ai giovani
fonti diversificate di reddito.
La rivoluzione industriale ha
distrutto l’agricoltura di montagna e la sua cultura e ha
spopolato i villaggi; si apre
ora, forse, una fase nuova,
che non può essere un anacronistico ritorno a un passato che non c’è più. Delineare
le linee strategiche del prossimo futuro è certo compito e
sfida della comunità civile; vigilare perché questo sia fatto
nella giustizia è testimonianza della comunità di fede.
Un incontro denso, dunque, e partecipato per l'attenzione e anche la presenza
di evangelici di tutta la valle,
conclusosi con una bella polenta e spezzatino cucinata
con maestria dalle sorelle e i
fratelli di Meana. La comunione fraterna si esprime al
meglio a tavola. Non per nulla infatti il banchetto è una
delle metafore del Regno.
: Chiesa battista di Bollate
Un battesimo
nel ricordo di Nicodemo
SILVIO TONINELLI
E domenica mattina. 8 ottobre, e qui a Bollate non
c’è sole, quella che si respira
è un’aria appesantita dagli
ultimi eventi; dal cielo grigio
qualche goccia di pioggia fine
colpisce il volto mentre con
passo rapido mi dirigo verso
la comunità. Oggi è un giorno
speciale per la Chiesa battista; il nostro fratello Federico
Manin ha scelto di testimoniare la sua fede chiedendo
d’essere battezzato. I presenti sono numerosi, molti anche i volti nuovi e in tutti si
legge la gioia per quel momento in cui Dio ci avrebbe
parlato. E mentre Federico
dichiara la sua fede nel Signore Gesù Cristo e di seguito si immerge nell’acqua battesimale, ci accorgiamo che
Dio ci sta parlando e come risposta ci ritroviamo uniti nel
canto di un antico inno; «C’è
il sole oggi nel mio cuor...».
Poi il pastore Stefano Fontana chiede a Federico di leggere in Giovanni, 3 l’episodio
dell’incontro notturno fra Gesù e Nicodemo. Già, è di notte
che Nicodemo va da Gesù, e
Stefano ci ricorda come, in
genere, durante le «notti
buie» della nostra vita inevita
Regala
un abbonamento
a
RIFORMA
bilmente cerchiamo rincontro con Gesù, ma altrettanto
inevitabile diventa la nostra
testimonianza di fede allorquando la sua Parola ci dona
la luce. È nel suo Spirito che
noi nasciamo di nuovo, e
quando ciò accade, nulla può
impedirci di gridarlo dai tetti.
La gioia che ci ha unito fino a
questo momento diventa ancor più forte quando giungono fra noi Hélène, moglie di
Stefano, e la loro piccola e
splendida figliola Laura a cui
tutta la comunità si stringe attorno con tanto affetto. Dopo
l’agape comunitaria, giunge
l'ora dei saluti. 11 pastore e la
sua famiglia sono di partenza
per Copenaghen. Alle 18,30
sento alla televisione la notizia che l’America e l’Inghilterra stanno attaccando l’Afghanistan. Un brutto pensiero mi
passa per la mente; credo che
stia calando la luce, si fa buio... «Rimani con noi Signore
perché si fa sera e il giorno è
già declinato...».
Lunedì mattina verso le
9,30 vengo a conoscenza della tragedia che, a Linate, ha
colpito i passeggeri dell’aereo diretto a Copenaghen; alle 11,30, una sorella di chiesa
mi avvisa con voce emozionata che Laura, Hélène e Stefano sarebbero partiti per
Copenaghen... da Malpensa.
«Egli entrò e rimase con loro.
E quando si fu messo a tavola con loro prese il pane, lo
benedisse, e spezzatolo lo
dette loro. E gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero;
ma egli sparì dinanzi a loro».
Napoli: seminario di pastorale clinica
Dal Golgota a Emmaus
GIUSY BAGNATO
CHE cosa ha significato essere cappellani, anche
solo per un mese, a Villa Betania? Come fare a scrivere
qualcosa che rifletta.l’organizzazione del corso? Partiamo dalle persone che hanno
scandito i nostri ritmi per un
intero mese. Persone silenziose, eroi comuni, che si
muovono tutti i giorni in una
realtà sociale che è grigia.
Il grigiore, è infatti la prima
cosa che si nota a Ponticelli;
il degrado, il traffico insensato, la spazzatura accatastata
o, a scelta, data alle fiamme,
le droghe, e il volto della gente, dove si scorgono segni di
malattie che dovrebbero essere scomparse da tanto tempo. Ma c’è dell’altro: la fede
di un popolo. E questa fede si
percepisce attraverso i vari
volti delle Madonne, di Padre
Pio, di San Gennaro; una fede
che si identifica ancora nelle
processioni, nei miracoli del
sangue che si scioglie, nella
superstizione e in tutte quelle
manifestazioni esterne di un
cattolicesimo che sopravvive
ed è ancora vitale da noi al
Sud. Una manifestazione di
fede che è come uno scoglio
a cui la gente si aggrappa con
forza e in cui talvolta l’acqua
santa si mescola con l’acqua
sporca. E l’acqua sporca è la
camorra: che è cultura ancor
prima che violenza.
La giornata «tipo»
E poi, mescolata sempre in
tutto questo, c’è la gente «comune»; gente che non si astrae dal contesto ma che lo
vive con coscienza. Costoro,
nello specifico dell’Ospedale
evangelico, altri non sono
che gli operatori, medici e
non, dell’ospedale, i cappellani e i malati. Tutto questo si
capisce veramente quando,
venendo dalla strada, si passa
per le corsie e si vede la professionalità del personale;
basta una sosta al pronto
soccorso per vedere che in
quel luogo staziona ogni tipo
di emergenza e che le persone che vi lavorano rischiano
la propria vita ogni giorno...
e poi si vedono l’estrema pulizia e l’avanguardia delle
strutture, le attenzioni che si
hanno per i pazienti.
Gli studenti e le studentesse che hanno frequentato il
Clinical Pastoral Education
fCpe) rappresentavano buona parte delle denominazioni
evangeliche italiane: Enrica
Saccomani di Torino, Daniela Traili di Matera e Dario
Monaco di Genova erano
della Chiesa battista, Roberto
Celenta era della Chiesa libera pentecostale di Battipaglia
e la sottoscritta, della Chiesa
valdese di Catanzaro. Il corso
è stato preparato e supervisionato dal cappellano Sergio
Manna, e coordinato per i
primi 10 giorni dal pastore
metodista e Supervisor Joel
Warner, di New York. Al contributo di questiultimo si è
aggiunto, per qualche giorno,
quello del Supervisor Richard
Liew su tematiche più specifiche. Altrettanto importante
e significativa è stata la presenza di Enzo Polverino, della Chiesa battista di Napoli,
che presta la sua opera di
aiuto e conforto spirituale
quotidiano a Villa Betania da
anni con grande dedizione.
La nostra giornata .«tipo»,
era costituita da una meditazione di apertura, dalle visite
in corsia e da incontri con i
medici e con lo psicologo per
una conoscenza delle patologie più presenti nei vari reparti e per sondare i diversi approcci dei dottori con i pazienti. C’erano poi delle parti
più «tecniche»; lezioni di pastorale rilette nel contesto di
interconfessionalità e sofferenza in cui eravamo calati; le
discussioni dei verbatim (ana
lisi scritte di visite fatte a pazienti ed oggetto di discussione nel gruppo del Cpe); incontri di discussioni su problematiche e dinamiche interne del gruppo; le singole
supervisioni personali con il
cappellano rispetto al nostro
interagire in ospedale e ai nostri obbiettivi; interviste con
pazienti affetti da drammatiche patologie; l’intervento del
pastore Massimo Aprile sulla
tematica dell’eutanasia e il
suicidio assistito; il bibliodramma (tecnica d’animazione che mette in gioco in prima persona il nostro vissuto
di fede) e altro ancora.
Occhi diversi sulla realtà
Si potrebbe parlare anche
della percezione che si è avuta a questo punto deil’organizzazione della struttura
ospedaliera; della difficoltà
che si incontra tutt’oggi a essere, come cappellano, una
figura ufficialmente riconosciuta e accettata da tutti; del
lungo cammino da percorrere per quanto riguarda il consenso informato dei pazienti
e il rapporto medico-paziente, ancora impostato su una
forma comunicativa di tipo
genitoriale e non trasparente,
e di tante altre cose... ma poi
questo articolo già così lungo
non finirebbe più.
Che cosa lascia un’esperienza del genere? Lascia tanto e aiuta a vedere la realtà
che ci circonda con occhi diversi. Ci insegna ad ascoltare
veramente gli altri e le altre e
a lasciare che siano loro a
parlarci di Dio in tutta la sua
pienezza. Che cosa possa significare aver dato il proprio
Figlio perché soffrisse tutto
quello che ha sofferto e poi
morisse, si capisce meglio di
fronte a queste situazioni:
una paziente ci raccontò del
dolore che provava nella malattia e di come questo si mescolasse alle sue preghiere a
Dio. Talvolta queste preghiere diventavano un urlo e una
bestemmia e ci disse: «Quando muoio voglio portare con
me dal Padre Eterno un otorino e un oculista... perché
quello è vecchio ormai e si
vede che non ci vede e non ci
sente più bene!».
Più ricevuto che dato
Questo corso ci ha catapultati in un mondo più autentico; quello della vita reale, che
è gioia ma anche dolore e in
cui, di fronte a domande come «perché Dio mi sta facendo questo?», non si può fuggire con una frase di questo o
quel filosofo, questo o quel
pensatore o un banale luogo
comune. Lo sguardo di chi ci
sta di fronte pretende onestà
e se una risposta non si è in
grado di darla, allora il silenzio può essere il più potente
veicolo di unione. Tutti noi
ne siamo venuti fuori distrutti e ricostruiti, ci siamo riscoperti deboli e impotenti, eppure... forti. Di certo abbiamo più ricevuto che dato. Se
qualcuno ci chiede se abbiamo delle risposte in più rispetto a ieri, personalmente
dico: solo in parte. Rispetto
alle insondabili domande che
ci si possa porre sulTagire di
Dio, l’unica immagine che si
dimena in me in risposta, è
quella assurda del Dio che,
seppur sconfitto dalla sofferenza della croce, è ancora
capace di levare nel rantolo
del suo ultimo crepuscolo
una preghiera per noi.
È l’immagine dello stesso
Dio che percorre la via di
Emmaus con coloro che non
lo riconoscono, che non sanno più chi sia e dove sia...
che percorre la strada con
noi. Con noi: affranti dal nostro dolore, disperati e sconfitti dagli eventi. Quell’apparente sconosciuto che ci fa
ardere i cuori senza che i nostri occhi se ne avvedano. .
8
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ
Una manifestazione di 400 persone di diversa appartenenza religiosa
Il fuoco della pace a Palermo
Cristioni, musulmani e buddisti presenti in città si sono incontrati per implorare il Dio della
pace e per ribadire la necessità della conversione e l'impegno di essere strumento di dialogo
PAOLO MANOCCHIO
»T NSIEME per la pace»:
•
. questo è lo slogan con
cui si è svolta la veglia cittadina di Palermo lo scorso 9
ottobre. Oltre 400 persone di
diversa appartenenza religiosa si sono ritrovate allìstituto don Orione, nel quartiere
Acquasanta, per esprimere il
proprio sdegno verso coloro
che hanno colpito duramente il popolo americano ma
maggiormente per implorare
da Dio il dono della pace. Sono state due ore molto intense e partecipate nell’ampio
spiazzo in cui si sono ritrovati cristiani, musulmani e
buddisti a dire no alla guerra,
no alla violenza, si all’amore
e al dialogo. L’incontro è stato scandito da alcuni canti e
dal fuoco crepitante al centro
del piazzale, le cui fiamme
crescevano insieme alla passione e all’intensità spirituale
dei presenti.
La ser^a si è aperta con il
canto Kumbaya eseguito da
una corale ecumenica che
ha coinvolto tutti i presenti.
Il programma prevedeva tre
momenti di silenzio a segnare i vari momenti deU’incontro. Il primo è servito a rievocare gli attimi'terribili e tragici dell’11 settembre rivissuti in tempo reale nelle immagini delle torri tagliate
mandateci dai teleschermi.
Mai come questa volta la
realtà ha superato l’immaginazione cinematografica,
che non aveva previsto un
attacco così violento al cuore
di un paese ritenuto inattaccabile. È seguito un breve
momento musicale con note
struggenti a sottolineare la
partecipazione al dolore degli astanti; nel frattempo è
stato acceso il fuoco e chi ha
condotto la prima parte dell’incontro ci ha spiegato il
suo simbolismo.
Nella prima parte della veglia sono stata presentate le
«riflessioni delle comunità»:
la comunità bizantina, le comunità islamiche, la Chiesa
valdese, la Chiesa ortodossa e
per finire il Centro buddista
Munigyana. Le torri tagliate e
sgretolate hanno offerto a
ogni gruppo lo spunto per
parlare del valore della pace e
degli sforzi per conquistarla.
Tutti, è stato detto, siamo responsabili di quello che è
successo. Il che equivale a dire che la pace è affare di tutti.
Gli scout hanno rigovernato il
fuoco, fiamme alte si sono levate e nel crepitio il silenzio
della «speranza». Sono seguite esortazioni e impegni per
la pace da parte di altre comunità: la Comunità islamica, il gruppo buddista Soka
Gakkai, la Chiesa metodista e
valdese della Noce, il Movimento internazionale per la
riconciliazione; ha concluso
il vicario dell’arcivescovo di
Palermo. Più di uno ci ha ricordato di impegnarci in una
confessione di fede nella
quale ciascuno creda «necessaria una nuova conversione
a Dio che riconosca in lui il
genitore misericordioso di
tutti gli uomini, di tutte le
La pace ha molte strade?
fatto che chi in Parlamento
ha votato sì all’intervento militare ha però voluto arrivare
ad Assisi: opportunismo o volontà di dialogo con il popolo
della pace? Presenzialismo o
espressione dell’impegno a
ridurre al minimo lo spazio
delle armi per allargare quello
dell’azione politica? Discutiamone. Ma temiamo che l’Italia di oggi non ami la politica
e preferisca le chiacchiere al
bar: fatica a discutere e sembra amare la rissa; gradisce lo
slogan, detesta la complessità. In questo clima è facile
creare subito campi contrapposti; falchi e colombe, marines e san Francesco, guerrafondai e operatori di pace.
Impossibile capirsi.
La realtà è più complessa e,
ci pare, lo hanno dimostrato
le migliaia di persone che
hanno accettato di incontrarsi sui sentieri francescani;
con i fazzoletti dei reparti
scout e con le insegne sindacali o delle Adi; con le bandiere di partiti diversi e divisi
e con lo striscione della propria associazione; o così,
semplicemente con il proprio
zainetto senza stemmi e sigle, ed erano moltissimi. Ognuno di loro aveva sicurezze
e dubbi, ciascuno era lì con la
«sua» ragione e il suo slogan,
ma ha accettato di condividere la salita verso Assisi con
chi la pensava diversamente.
C’era chi sfilava con la maglietta a stelle e strisce e chi
indossava la maglietta del
Che, magari erano anche padre e figlio. Che cosa vuol dire? Ambiguità o ricchezza?
Confusione o complessità?
Proviamo a dire che, proprio perché è eccezionalmente difficile, oggi la pace
ha molte strade che è bene si
incontrino, si mettano in dialettica Luna con l’altra. L’intervento militare è un delirio
di stupidità e di onnipotenza
se non si accompagna a una
azione politica tesa a disinnescare le tante mine seminate nel mondo e se non si
preoccupa di contenere al
minimo l’uso della forza e su
obiettivi ben definiti; così come è tremendamente pericoloso e moralmente irresponsabile pensare di poter fermare l’ambizioso progetto
politico di Bin Laden con una
marcia o con un summit interreligioso; anche se servono
questo e quella. 11 suo progetto è teso a destabilizzare l’intero mondo islamico ed è evidente che egli spara su New
York per colpire a Riad, uccide a Washington per incassare a Gaza. Chi afferma l’esigenza di un intervento militare deve allora riconoscere
che una escalation avrebbe
effetti devastanti; ma come
fermare il progetto criminale
del fondamentalismo di matrice islamica deve essere un
grande interrogativo anche
per il pacifismo. Sono queste
le discriminanti che decideranno se l’azione militare ha
un senso e se il pacifismo ha
un futuro.
Paolo Naso
donne e di tutti i popoli senza esclusione alcuna».
Dopo l’ultimo silenzio gli
organizzatori hanno chiuso
la veglia con la lettura del
documento «Cristiani e musulmani in Europa. Responsabilità e impegno religioso
in una società pluralizzata»,
scaturito dalla Conferenza
internazionale tenutasi a Sarajevo dal 12 al 16 settembre
in cui si impegnano le religioni abramitiche «...a essere strumenti di dialogo, a
contribuire alla costruzione
della giustizia e della pace e
a lavorare per la riconciliazione nelle nostre società»
L’amen di assenso, intonato
dalla corale e cantato da tutti, ha concluso la veglia, accompagnando gesti di comunione e di pace.
Chiesa battista di Mottola
Tutti siamo chiamati
a cambiare vita
È ormai diventato uno slogan: «dopo rii settembre
niente sarà più come prima».
Va ripensato l’ordine mondiale, va ripensata l’economia, il sistema di mercato
ecc., e con la nozione del ripensamento, si spera prenda
piede anche l’idea del pentimento come qualcosa affine
al ravvedimento e che abbia
come loro contrari. Terrore, il
peccato, lo sbaglio, la mancanza, il delitto e il crimine.
Ancor prima che la nostra
data entrasse nella storia,
molti di noi hanno letto quel
passo delTEvangelo in cui'
Gesù, chiamato a riflettere
sui fatti di cronaca, diceva:
«Se non cambierete vita, finirete tutti allo stesso modo»
(Luca 13). Come abbiamo interpretato questo passo prima dell’11 settembre? E rileggendo lo stesso passo oggi,
come ci poniamo? Queste e
altre domande sono state oggetto di riflessione in uno dei
recenti studi biblici della comunità di Mottola, che dopo
la fatidica data non solo vuole cercare di superare il silenzio ma si chiede se non sia il
caso di fare un’attenta analisi
del peccato.
A un mese da quell’evento,
nel corso appunto dello studio biblico, il nostro primo
pensiero è andato alle vittime
del terrorismo. Insieme alla
preghiera abbiamo espresso
la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime, amici e a
tutto il popolo degli Stati
Uniti. Accanto a questo abbiamo anche ricordato la pesante situazione che si sta
creando nell’area asiatica, da
troppo tempo lasciata a se
stessa e dimenticata. Una sorella di Pax Christi, Loredana
Russo, ospite per l’occasione,
dopo una puntuale documentazione sui perché della
guerra e le ragioni per la pace, invitava a compiere ogni
sforzo per la diffusione nelle
nostre chiese della cultura
dell’accoglienza, del rispetto
e soprattutto della nonviolenza. Se c’è qualcosa del
«prima» a cui non vogliamo
rinunciare questo è l’impegno comune contro la guerra,
come mezzo per risolvere i
conflitti.
Dieci anni non sono poi
cosi tanti per dimenticarsi
delle mobilitazioni contro la
guerra nel Golfo. Tuttavia
dieci anni potrebbero essere
tanti se giustificassimo l’uso
della forza e il diritto a farsi
giustizia da soli. L’incontro si
è concluso con l’invito a partecipare alla marcia (modifichiamo anche qua il linguaggio) Perugia-Assisi, momento
in cui, la presenza del proprio corpo, potrebbe dire di
più di qualunque parola,
ignorata deliberatamente dai
mass media, (n.l.)
-A* Chiese cristiane a Riesi
Una preghiera ecumenica
per la pace e la solidarietà
ULRICH ECKERT
La sera dell’11 ottobre si è
svolta una preghiera ecumenica per la pace che, per la
prima volta, ha visto unite
tutte le chiese cristiane presenti e operanti nella cittadina nissena (comunità cattolico-romana, Chiesa valdese.
Chiesa pentecostale. Chiesa
cristiana evangelica-Assemblee di Dio). Con in testa un
grande striscione recante la
scritta «Beati i costruttori di
pace», dalla centrale piazza
Garibaldi, preceduto da una
croce, è partito un corteo,
durante il quale si sono alternati salmi, preghiere, canti e
momenti di silenzio. 11 corteo
è confluito nel Parco urbano,
dove si è pregato insieme.
Ispirandosi a testi dell’Antico
e del Nuovo Testamento, oltre 400 persone tra cui anche
molti giovani, hanno rivolto
le loro preghiere e i loro canti
a Dio perché mandi a questo
mondo, ai responsabili politici, alle chiese e alle diverse
religioni il suo Spirito Santo
che ci insegna la via della pace, della solidarietà e della
comunione. È stato letto un
testo che riprende, modificandolo in parte, l’Appello alla pace pronunciato l’8 ottobre a Catania.
1 momenti della preghiera
sono stati guidati sia da
membri delle diverse chiese
cristiane, sia dai sacerdoti
cattolici Vincenzo Andronaco
e Pino Giuliana, sia dai pastori evangelici Vincenzo Livorsi. Angelo Lombardo e chi
scrive queste note. Il tema
dell’impegno concreto per
una cultura della pace, della
nonviolenza e della solidarietà globale, a Riesi verrà
presto ripreso: il Comune intende organizzare, insieme al
Servizio cristiano e all’Opera
salesiana, un convegno sul
contributo delle religioni alla
pace, da tenersi verso la metà
di novembre coinvolgendo
anche le scuole medie infe
riori e superiori.
Gli evangelici e la guerra
La guerra è comunque
una sconfitta per tutti
La chiesa valdese di Milano, riunita in assemblea il
14 ottobre, ha espresso una
mozione in cui fra l’altro, dopo la condanna per gli attentati delTll settembre e la solidarietà ai parenti delle vittime, nelTunirsi in preghiera
alle comunità religiose colpite, «auspica che le reazioni
all’attentato siano proporzionate, ed esclusivamente volte
alla necessità di assicurare alla giustizia i colpevoli degli
attentati e i loro complici e a
evitare il ripetersi di atti così
efferati»; l’assemblea inoltre
ritiene che «la guerra sia comunque una sconfitta in
generale, per l’umanità che
continua a dimostrare di non
saper convivere senza rinfocolare gli odi e rinnovare le
distruzioni e di non sapere risolvere in maniera pacifica i
problemi e le controversie internazionali; in particolare
per chi, contro tutto e contro
tutti, continua a credere nella
parola di Gesù che “i mansueti erediteranno la terra” (Mt 5,
5)» e «deplora l’uso strumentale del linguaggio' religioso e
dei sentimenti religiosi che,
per la loro stessa natura, non
dovrebbero mai essere usati
come arma contro altri esseri
umani». Il tutto nella convinzione «che il mondo ha bisogno di più giustizia e di più
democrazia; che i diritti al cibo, alla salute, all’istruzione,
alla sicurezza, alle libertà individuali e collettive non debbano essere appannaggio di
pochi, ma di tutti e che questo
richieda una sorta di nuovo
patto di convivenza civile tra
gli essere umani».
La Federazione delle chiese evangeliche della Liguria
e del Piemonte meridionale
(Fcelp), dopo la condanna
del terrorismo, avendo fede
in «Colui che ha detto “A me
appartiene la vendetta! lo
darò la retribuzione” e ‘TI Signore giudicherà il suo popolo” (Ebrei 10, 30 e Deuteronomio 32, 35)», condanna
(...) questa guerra ritenendola «non in grado di trovare
una soluzione al problema
contribuendo al contrario a
renderlo più aspro e più diffuso allargando lo scontro facendolo diventare una guerra
tra etnie, razze, popoli
gioni». Inoltre la Fcelnln^
ne giusto e necessario!?
battere la piaga del terÌ
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politica e non la guerra i ?
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espresso un testo di cui se»
un estratto: «...nulla
perduto con il dialogo. ^
logo è la medicina cheaiuiai
purificare la memoria deit».
ti e a sognare un futuro pali
giovani generazioni. In®
società in cui semprepi
gente diversa vive insieme,!
necessario imparare l’anedi
dialogo. Le chiese cristianei
le religioni sono impegnili
in questa via, nutrita di spe
ranza, di senso di miseiicoidia, di disponibilità».
Una mozione della Comi
nità battista di Roma-Garbi
tella, facendo riferiment
all’iniziale intenzione!
Usa di voler condurre
«“azione militare” senza»
seguenze per le popolazioi
civili», rileva che «Tintervei
armato può avere risvolti in
prevedibili e pericolosi,tal
da (...) coagulare intornoi
terroristi un’alleanza dei settori islamici integralisti pii
oltranzisti». Chiarito che di
pace è possibile se si
pongono agli interessii
mercato e di egemonia
ca i bisogni dei popoli eco»
micamente arretrati», si al
ferma che «bisogna eliminati
la violenza, ri affermando i
principio della tutela di tutti
popoli, a partire dal riconiscimento della dignità del
persona, mediante una poitica di .sviluppo delle areedt
presse, nella condivisionef
nella solidarietà».
Chiesa valdese di Siena
La vera intelligenza
appartiene solo a Dio
EUGENIO STREHI
Domenica 16 settembre,
con il culto e l’agape comunitaria, abbiamo festeggiato Elisa Capannoli e Larissa Macioni, laureatesi a luglio
in Lettere, indirizzo artistico,
e in Scienze politiche. Attive
componenti del gruppo giovanile e del piccolo coro che
allieta il culto domenicale, esse hanno voluto condividere
con la comunità la loro gioia
per il traguardo conseguito.
Nella predicazione (Genesi 3)
si è ricordato che il Signor Nacash (così viene chiamato il
serpente all’inizio del racconto biblico) rappresenta l’astuzia perversa delTintelligenza
umana sganciata dall’unica
vera intelligenza, quella del
Signore (Proverbi 8). Per questo, secondo una frase di Albert Einstein, incisa nel caminetto dell’Università di Princeton (Usa), Dio non è malizioso. Da Agostino a Newton,
i «credenti intelligenti» hanno
respinto l’idea, diabolica, di
una intelligenza disgiunta dal
riconoscimento che anch’essa è un dono di Dio.
11 12 ottobre, dopo",
breve malattia, è dece®
Stefania Barblan, a quas>¡|
anni di età, discendente
svizzeri grigionesi che a
no costituito il pdtop.'’^
stabile della comunità
se. Titolare insieme al
to, da tempo deceduto, ®
principale pasticceria
na, poi ceduta alle note
strie Nannini, ricorda
cora i momenti salienti
VWICI 1 1 11 V/1 11»-»*
comunità. Il padre 'J'“"'|j
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che forniva gra
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scuola della chiesa, o ,i
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nella piccola chiesa. p,
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di guerra, del pastor
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Vita Delle Chiese
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Convegno a Lodi deH'Associazione delle chiese battiste della Lombardia
Restituire a Dio il creato
‘¡problemi della globalizzazione sono tema di riflessione ma anche di impegno concreto
perle comunità e peri singoli credenti Come ricercare collettivamente un'etica ecologica
barbara ESPOSTI
dell’
Che cos’è la globalizzazione? Chi è il «popolo di
rrantoiseattle»?
alle to &savo che la globalizzazio"le fosse un argomento che
non mi riguardava da vicino,
«atería di discussione della
rfica internazionale, e non
Spivo la rabbia dei moviLnto di Seattle, cosi mi ero
fetta l'idea che si trattasse di
un gruppo di «invasati» che
dovevano a tutti i costi andare contro corrente manifejtando in maniera violenta e
vandalica il loro pensiero,
che peraltro non conoscevo.
Devo dire che i canali di informazione «ordinari» non
mi hanno certo aiutata a fare
chiarezza sull’argomento fiuo a quando, circa un anno
fe, mi sono imbattuta, in seconda 0 forse «terza serata»,
in una trasmissione di Raitre
dal titolo Reporf.
Ho realizzato che la globalizzazione mi riguarda molto
da vicino, e che forse ero stata indotta a pensare il contrario perché non fa piacere scoprire che grandi potenze economiche, colossi alimentari e
importanti case farmaceutiche possano decidere arbitrariamente le strategie per indi-,
rizzare i consumi e i bisogni
•della popolazione mondiale.
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Strategie che in nome del «libero mercato globale» limiteranno sempre di più la libertà
individuale di ognuno di noi
di scegliere che cosa consumare. A quel punto ho anche
condiviso la rabbia dei «popolo di Seattle».
Sono convinta che, come in
ogni movimento, anche nel
movimento antiglobalizzazione vi siano gruppi di «invasati», che peraltro con il loro
comportamento violento non
fanno che oscurare e danneggiare lo scopo dei movimento:
non trovo giusto che i canali
di informazione «ordinaria»
prediligano questo aspetto e
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione permanente per
- la formazione diaconale - CPFD
Corso di formazione delle diacone, dei diaconi
e degli operatori diaconali
Dal 31 ottobre ai 5 novembre 2001
Casa Cares - Reqgelfo
Il mondo intorno a noi cambia sempre più rapidamente. Il nostro lavoro e la nostra vita personale ne risentono. Siamo in grado di reagire o subiamo solamente quello che accade? Come
singole persone ma anche come chiesa e diaconia siamo chiamati a prenderne coscienza e a reagire. Vogliamo quest'anno
approfondire di più cosa succede e quale posizioni potremmo
Prendere.
Il corso, come ogni anno, è aperto a tutti, ed è rivolto in
modo particolare ai diaconi e alle diacene in ruolo, ai membri
dei comitati e al personale delle opere diaconali.
PROGRAMMA
Mercoledì 31: arrivo per l'ora di cena
Giovedì
Venerdì 2
Sabato 3:
"*omenii
funedì 5
Quota dì
Pastore Claudio Pasquet: «La reazione delle
chiese protestanti di fronte a un grande cambiamento nella società: la rivoluzione industriale - il risveglio»
Pastore Franco Giampiccoli: «La globalizzazione:
possibili posizioni»
Continua past. Giampiccoli: «La globalizzazione, la nostra chiesa, la nostra diaconia»; lavoro
in gruppi
Pomeriggio: «Che cosa stanno facendo gli altri?» incontro con membri di organizzazioni che svolgono
dei lavori che vengono sostenuti da contributi
dell'otto per mille della Chiesa valdese
Serata: incontro delle e dei diacone/i iscritti a ruolo
Partecipazione a Firenze alla giornata conclusiva del corso di formazione nazionale «Servire
qualità»; pomeriggio libero
Diacona Karola Stobàus: «Studio biblico con
elementi del bibliodramma»; partecipazione
delle studentesse del Cfd e apertura dell'anno
accademico
Dottor Gianluca Barbanotti: «La diaconia che
non c'è ancora»; lavoro di fantasia per un possibile futuro.
nica 4
partecipazione £ 200.000. Per le iscrizioni rivolgersi
piamente a Casa Cares: tei. e fax 055-8652001
non diano voce a gruppi che
da anni in maniere dei tutto
nonviolenta si ingegnano per
contrastare il cammino che il
mondo ha intrapreso. Penso
per esempio alle società nate
per promuovere il cosiddetto
«commercio equo-solidale», a
Greenpeace e a tanti altri.
Quando il 30 settembre ho
partecipato a Lodi al Convegno dell’Aceblom sul tema
«Restituire a Dio il creato» ho
realizzato che avere un’«etica
ecologica» non è soltanto un
dovere laico, ma soprattutto
un dovere cristiano. Il pastore
Martin Ibarra ha dimostrato
come biblicamente il legame
tra l’uomo e la creazione non
sia qualche cosa di astratto,
ma di fortemente intrinseco
nella natura di ognuno di noi,
e come di conseguenza l’uso
o l’abuso che l’uomo ha fatto
della creazione debba essere
seriamente considerato in
particolare da noi che ci professiamo cristiani. Il progetto
di salvezza di Dio non riguarda quindi solo l’uomo, ma
tutta la creazione che a esso è
stata affidata.
La chiesa deve essere consapevole che perseguire una
«etica ecologica» volta al
mantenimento e alla prosperità della creazione è parte
integrante del messaggio
evangelico che è stata chia
mata a diffondere con tutte le
contraddizioni e le difficoltà
che ciò comporta. Ci sentiamo inadeguati a svolgere un
compito tanto complesso e
con tali interazioni sociali,
politiche ed economiche, ma
la prima cosa da fare è rendersi conto dei problema e
far si che attraverso le nostre
chiese anche altri siano sensibilizzati sul fatto che un più
giusto ed equamente distribuito utilizzo delle risorse
della terra permetta non solo
di preservarla, adempiendo
così allo scopo per il quale ci
è stata donata, ma anche di
contribuire a una più giusta
politica sociale.
Informare correttamente e
in maniera incondizionata
può essere uno dei compiti
che le chiese devono perseguire, in modo che sempre
più persone possano sviluppare una coscienza più critica e possono fare scelte motivate e non indotte dai «meccanismi» che governano il
mondo. A questo proposito
segnalo l’iniziativa della chiesa di Casorate Primo, che sta
organizzando proprio su
questo tema due giornate di
informazione e di dibattito
che saranno un momento di
arricchimento per la comunità e per tutti coloro che interverranno.
Chiesa libera di Avellino
Preghiera comunitaria
per la piccola Irene
GIOVANNI SARUBBI
^ i^cconli
Giornata densa di appuntamenti quella del 30
settembre scorso per la Chiesa cristiana libera di Avellino.
In mattinata si è tenuto un
culto con santa cena durante
la quale è stata presentata al
Signore Irene Margot Casarella, figlia di Armando e di Senta Seidner: una quarantina i
presenti, cristiani di varie denominazioni evangeliche e
della chiesa cattolica. Ha presieduto il culto Antonio Casarella, pastore della comunità;
ha predicato Armando Casarella su Romani 7, 14-25. Particolarmente intensa è stata la
liturgia di presentazione della
piccola Irene proposta dal pastore Casarella: non si è trattato di una semplice presentazione ma di una vera e propria preghiera collettiva, con
impegno della comunità a sostenere Irene Margot nella fede cristiana su cui la comunità ha invocato la benedizione di Dio con il gesto dell’imposizione delle mani. Da un
punto di vista liturgico, le formulazioni e le preghiere della
comunità sono state più consistenti di quelle che si usano
di solito per il battesimo dei
bambini, avendo il pregio di
mettere in chiaro che a impegnarsi non sono solo i genitori
ma la comunità tutta.
Nel pomeriggio la comunità si è ritrovata di nuovo
per la sua assemblea annuale
in apertura dell’anno eccle
siastico per interrogarsi sulla
propria vocazione, sulla propria missione di cristiani in
provincia di Avellino, sulla
possibilità di riuscire a dare
una testimonianza che serva
ad annunciare il Vangelo in
una realtà caratterizzata da
un progressivo abbandono
della fede, soprattutto da parte delle giovani generazioni.
La comunità ha valutato positivamente le esperienze ecumeniche fatte durante le iniziative per la pace delle due
settimane precedenti, sia con
altre chiese evangeliche sia
con la Chiesa cattolica con la
quale si è stabilito un rapporto alla pari, in cui nessuno
chiede agli altri di fare abiura
delle proprie posizioni.
La Edizioni Darkmatter
dopo le satire in fotografia Bacilli e Ombre di Riccardo Sabbadini
propone un nuovo libro;
I racconti del mare
di Iole Beatrice Sabbadini
una storia che vive tra fantasia, sogno e realtà
accompagnata da riproduzioni di suggestivi acquerelli
in vendita: Libreria Claudiana - Torre Penice
Libreria Claudiana - Torino, Via Principe Tommaso, 1
Libreria di Cultura Religiosa - Roma, Piazza Cavour, 32
per e-mail: darkmatter@mclink.it o www.darkmatter.it
I
IfSal«
tSaBS:’
Valli valdesi
Equipe Cevaa
in visita
Le comunità del I distretto
hanno avuto la gioia di incontrare la delegazione della
Cevaa che passano alcune
settimane alle Valli: Ghislame
Lemarie, proveniente dalla
Polinesia, Patricia David (Isole Mauritius), il past. Salomon Knassi (Togo) e Leonardo Ricco (Uruguay).
I delegati Cevaa si sono
presentati e hanno ascoltato
la storia delle donne valdesi e
metodiste in Italia, le loro vicende e le loro previsioni per
il futuro, tanto che sono poi
intervenuti avendo ben presente la situazione, parlando
della loro vita e delle loro difficoltà, facendo insieme progetti per i tempi che verranno. La discussione, sempre in
francese, è riuscita a farci riconoscere come fratelli e sorelle che si fossero sempre
conosciuti e amati.
AGENDA
26 ottobre
SUSA (To) —Alle 21, al teatro Cenisio, si tiene un concerto
in omaggio a Giuseppe Verdi del coro-orchestra della Valle
di Susa (direttore Sergio Merini).
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro, a inizio
del ciclo di conferenze (anche corso di aggiornamento per
docenti) su «Venti di Riforma nel 500 a Trieste e nel Nord-Est
d’Italia», il prof. Fulvio Salimbeni parla su «Nuovi orientamenti storiografici sulla crisi religiosa del 500 in Italia».
UDINE — Alle 18, alla chiesa metodista (p.le D’Annunzio 9), il
past. Kòhn parla sul tema «“E Gesù passò oltre...”: vita e opera
del teologo, filosofo e biblista Ernst Lohmeyer (1890-1946)».
GROSSETO —Alle 20,30, nella chiesa battista (via Piave 19) si
tiene una cena a sottoscrizione a favore di «Emergency», seguita da una presentazione dell’attività dell’associazione per
le vittime civili in Afghanistan. Per informazioni tei. 056428802; e-mail; lisasara74@hotmail.com.
SONDRIO —Al Centro evang. di cultura, alle 21, Paolo Naso
parla su «Il mosaico della fede. Le religioni degli italiani».
27 ottobre
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrarlo parla sul tema «Libertà
nell’amore, amore nella libertà: il Dio di Gesù Cristo».
LA SPEZIA — Alle 15,30, al Salone della Camera di commercio (piazza Europa 16), le chiese evangeliche di La Spezia e
Sarzana organizzano un incontro sul tema «Libertà, laicità e
pluralità nella scuola», con Fon. Giorgio Bogi, il past. Domenico Maselli e il prof. Adriano Bertolini.
TORINO — Alle 21, nel tempio battista di v. Passalacqua 12, si
svolge la manifestazione «Cantando e danzando con Dio»,
con esibizione del coro «Going’ Gospel» e interventi di Carlo
Leila e Marta D’Auria.
28 ottobre
TORINO — Alle 20,45, nel tempio valdese di c. Vittorio Emanuele 23, per il Festival musicale della Riforma, viene eseguito
«Ein deutsches Requiem» di J. Brahms (vers. originale per soli,
coro e pianoforte a quattro mani). Solisti C. Zeiher, J. Janssen;
pianisti C. e L. Palmas; Coro polifonico cremonese (dir. H. R.
Dominguez). Presentazioni di H.R. Dominguez e G. Platone.
COLLEFERRO — Alle 18, nella chiesa valdese (corso Turati
45), la chiesa valdese e l’associazione culturale «Fiore azzurro» presentano il dramma di F. Dionesalvi «La casa del mago»,
ispirato alla strage dei valdesi di Calabria.
29 ottobre
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti
14/r), il Centro culturale protestante organizza un incontro di
presentazione dei libri su Dietrich Bonhoeffer «Bonhoeffer.
L'etica come confessione» (A. Andreini, Paoline) e «Ultime
lettere dalla Resistenza» (Claudiana). Intervengono Alessandro Andreini, Marco Ricca e Fulvio Ferrarlo.
MANTOVA — Alle 21, al Centro dell’anziano (v. Mazzini 28),
Vladimir Zelinskij parla su «Vivere l’ortodossia in Occidente».
30 ottobre
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, a Villa Ghirlanda (v. Frova
10), il Centro «]. Lombardini» organizza un incontro su «Organismi geneticamente modificati: quali i vantaggi e quali i rischi? Quali le dipendenze economiche?». Intervengono i dott.
Sandro Vitale (Cnr) e Gianluigi Forloni (Ist. «Mario Negri»).
VENEZIA — Alle 17, a Palazzo Cavagnis, Enrico Berti, Paolo
Bettiolo e Giuseppe Goisis presentano il libro di Nora Possenti
Chiglia «I tre Maritain. La presenza di Vera nel mondo di Jac
ques e Raissa» (ed. Ancora). Presiede Isabella Adinolfi.
TORINO — All’Archivio di Stato (p. Mollino 1) si inaugura alle
ore 18 la mostra «Piero Gobetti e Felice Casorati, 1918-1926»
Per informazioni. Centro «P. Gobetti», tei. fax: 011-531429.
31 ottobre
CASERTA — Alle 18, nella comunità cristiana (v. Feudo di S.
Martino 4), si tiene l’inaugurazione della Facoltà di teologia
biblica «Gesù è il Signore». Presiede il prof. G. Traettino.
VENEZIA — A Palazzo Cavagnis, per l’organizzazione dell’omonimo centro culturale, concerto di chitarra acustica; solista Andrea Mozzato.
r novembre
MARCHERÀ — Alle 10 (culto) è convocata FAssemblea della
Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est.
2 novembre
TRIESTE — Alle 17.30, nella basilica di San Silvestro (piazza
San Silvestro), il prof. J. Pirjevec parla sul tema «Trieste toccata dalla Riforma: Primo Trubar e Pietro Bonomo».
3-4 novembre
ZURIGO — Alle 16, nella chiesa evangelica di lingua italiana,
(Zwinglikirche, Aemtlerstrasse 23, nuovo locale di culto) l’or
genista Walter Gatti tiene un concerto con musiche di Pasqui
ni, Palestrina, Walther, Bach. Inoltre dalle 10 alle 17 la chiesa è
aperta al pubblico con mostra storica. Alle 15 si tiene uno
spettacolo teatrale dal titolo «Lo stilita». Domenica alle 10 culto con predicazione di Paolo Ricca, pranzo in comune e alle
15 conferenza del past. Matthias Rusch (in tedesco) sul tema
«La nascita della Chiesa evangelica di lingua italiana».
Domenica 4 novembre - ore 10,05 - Raidue
CULTO EVANGELICO IN OCCASIONE DELLA
Domenica della Riforma
in diretta dalla chiesa evangelica metodista di Milano, a cura
della rubrica Protestantesimo. Regia di Giovanni Ribet; predicazione del past. Giovanni Anziani.
10
PAC. 10 RIFORMA
l»l
Commenti
venerdì 26 OTTOBrf^,^^
GLI INVISIBILI
INTORNO A NOI
ANNA MAFFEI
Dai terroristi alle
troppe vittime della
violenza e della
guerra, ci sono tanti
«invisibili». E Dio?
Invisibilità. Nella civiltà deUe
immagini, in cui tutto fino a ora
era perché appariva, viene alla
ribalta un’inquietante invisibilità. L’invisibilità dei terroristi,
che sono stati fra noi finora ma
non ce ne eravamo mai accorti,
e che diventano visibili solo
quando scoppiano portandosi
dietro, nella morte, l’inconsapevole «prossimo». L’invisibilità
degli untori di antrace. L’impalpabile invisibilità della stessa
polverina che non arriva più solo per lettera ma si diffonde
nell’aria, rendendola infetta.
L’invisibilità di altri oscuri disegni, che sappiamo essere già, da
qualche parte del «nostro» mondo, all’opera, per
colpire all’improwiso qualcuno, forse molti,
forse moltissimi,
quando sarà tardi per fermarli.
L’invisibilità, come il buio, crea
incertezza, l’incertezza paura,
la paura panico,
il panico...
Il panico ha già fatto scoppiare la più «ecumenica» e la più
assurda fra le guerre mondiali,
parlo di quella con le bombe,
non contro i capitali dei terroristi Per colpire un nemico invisibile non si può che colpire «alla
cieca», senza cioè sapere dove il
nemico si annida (e si annida
sempre da qualche altra parte:
chi volete che ci sia più nei campi di addestramento per terroristi?). E quando si colpisce alla
cieca si rischia di fare del male a
gente che non c’entra niente. E
se non si riesce a scovare il nemico che si nasconde ci si incaponisce e si diventa anche sordi
ai richiami di chi cerca di evitare una catastrofe umanitaria di
immani proporzioni. Cosi la
guerra rende invisibili (e muti)
anche tanti, tanti altri.
E infatti in questa guerra oltre al nemico sono invisibili anche le vittime. Non abbiamo reportage, per cui non sappiamo
neppure quanti sono i morti
(200? 900? migliaia?). Ma le vittime erano invisibili anche prima,
perché rese tali dal regime talebano nell’indifferenza del mondo. Le prime vittime erano e sono le donne (con i loro bambini
e bambine), e le donne, in un Afghanistan in guerra da 20 anni,
non si vedono. Sono coperte.
Completamente. E devono tacere (abbiamo mai sentito una
donna afghana, o anche dell’Arabia saudita parlare in queste settimane, in questi mesi, in
possono parlare e sono rese fisicamente invisibili, ma non possono neanche guardare, o meglio, guardando da dietro il tes
suto a sbarre del burqa, il loro
sguardo non può essere visto.
Gli uomini di quei regimi (sceicchi, terroristi, talebani) non
sopportano neppure lo sguardo
delle loro donne. I volti, lo
sguardo, la voce delle donne sono cancellati. Prima e durante
questa guerra sciagurata. Clandestine nella loro terra.
Come invisibili sono per certi
aspetti i clandestini in ogni parte
della terra (anche Juan, morto in
una delle torri, ma non nell’elenco ufficiale dei dispersi: chi può
dimostrare che lavorava lì come
fattorino in nero?
Quale assicurazione pagherà per
la sua morte?).
Come invisibili
sono i bambini
violentati nelle loro case, o «comprati» in Thailandia 0 le piccole
prostitute schiave, abbordate sulle strade delle
nostre città. Invisibili. Resi invisibili di volta in volta dall’ideologia politico-religiosa, dall’interesse degli stati e dei padroni,
dalla violenza di padri, zii, fratelli, compari, dal business internazionale del vizio, dalla guerra
per la «libertà duratura».
Anche Dio è invisibile. Non si
può su questa terra vedere Dio e
vivere. E l’invisibilità è una cosa
che si può sfruttare. Come avviene delle donne afghane, dei
piccolo thailandesi o delle giovani prostitute albanesi. Se sono
rese invisibili, non esistono e
quindi nessuno (o solo qualcuno) si mobiliterà per liberarle.
Anche l’invisibilità di Dio si può
sfruttare cercando di tirare il
suo nome nel proprio campo in
un lacerante, blasfemo tiro alla
fune. Tuttavia questo Dio invisibile non è rimasto muto, né
estraneo ai nostri travagli.
Quando ci ha visitato ha promesso che quello che è oggi nascosto sarà un giorno scoperto e
anzi gridato dai tetti, ha testimoniato della verità davanti ai
potenti che la ignorano, è rimasto egli stesso vittima di un
complotto tramato nell’ombra.
Ha gridato il suo dolore per
l’umanità intera. Ci ha dato la
chiave per riconoscere la sua
presenza proprio negli «invisibili» della terra. È risorto. Noi non
vediamo lo sguardo di Dio. Possiamo riconoscere quello di suo
figlio negli altri suoi figli e figlie.
questi anni?). Le donne non e non è poco. Egli però vede noi.
Rifdrma
L Eco Delu Valli %u>esi
«li«'!’»,’'
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel. Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stello Arrnand-Hugon: GRAFICA: Pietro Romeo
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STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 40 del 19 ottobre 2001 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 17 ottobre 2001.
2001
AMOClato alla
Unione stampa
periodica Hallan«
Nonostante le nostre infe(jeltà, la grazia di Dio è operante m sui giornàlì
Riflessioni sul Sinodo
Chiesa e diaconia, evangelici italiani e immigrati, globalizzazione
sono questioni che richiedono precise scelte personali e quotidiane
JONATHAN TERINO
Tra i vari momenti del Sinodo scorso, ricordo il
rapporto tra le chiese e le
opere. Forse quest’anno più
degli altri è emerso il pericolo
di soccombere al groviglio
giuridico e al cùmulo burocratico che tende a paralizzare le opere che scaturiscono
dalla fede. La mole istituzionalizzata di interventi sul territorio tende a schiacciare
l’esigua presenza di valdesi e
metodisti nelle comunità: la
base diaconale non corrisponderebbe più alla sua
proiezione ideale nelle opere.
Ci si chiede se questo rapporto sproporzionato tra comunità e struttura valdesi, queste ultime spesso sganciate
dalle realtà che rappresentano, non necessiti di un maggiore chiarimento teologico.
Quale funzione hanno le
nostre opere aH’interno del
nostro messaggio di fede? La
Parola, evento di salvezza,
può compiersi nelle opere,
oppure le trascende? O peggio, le opere sono una testimonianza sostitutiva delle
chiese, in senso ideologico, 0
pura espressione diaconale?
Corriamo effettivamente il rischio di predicare l’Evangelo
delle (nostre) opere, dove i
Centri d’assistenza (ospedali,
scuole materne, Centri di accoglienza, mezzi di comunicazione, ecc.) richiedono delle qualità manageriali sempre
più specialistiche e avulse dagli intenti diaconali originari
che nascevano dall’interazione tra chiese e territorio. È come se le chiese affidassero il
compito di diffondere il loro
buon nome («testimonianza»)
a enti e istituti, con il finanziamento pubblico. C’è il rischio di annunciare noi stessi.
L’acceso e in proporzione
lungo dibattito sull’accesso 0
meno alle quote non espresse
dell’otto per mille, e sulla
conseguente ripartizione dei
fondi, ha tradito la nostra coscienza turbata, eppure costretta, come quella del fattore infedele della parabola, al"azione tempestiva. Di fronte
alla paura inconscia di un licenziamento, la tentazione di
apparire non è mai stata così
forte, mentre appartenere alla
realtà degli ultimi e scommettere con loro non è stata finora la nostra carta vincente.
Essere chiesa insieme
Si è parlato anche della nostra chiamata a «essere chiesa
insieme», non limitati a comunità autoctone, ma aperti
all’accoglienza di evangelici
provenienti da altri continenti, tradizioni e colori. Alcuni
esperimenti liturgici durante i
culti del Sinodo sono stati ap
CHE in qualsiasi conflitto armato vi sia un margine di errore è un fatto scontato. Ma, a quanto pare, gli
errori in Afghanistan si vanno
moltiplicando: interi villaggi
spazzati via, quartieri residenziali colpiti, addirittura
bruciata la sede della Croce
Rossa. Che i morti civili siano
400, come dicono i talebani, o
40, come dice Washington, la
cosa ha un’importanza relativa. Quella che doveva essere
soltanto un’operazione di polizia internazionale, di caccia
all’uomo, si sta rivelando come una guerra cruenta. Non
solo, ciò che più preoccupa è
la sorte di centinaia di migliaia di profughi afghani,
che hanno abbandonato tutto per sfuggire ai bombardamenti e vivono (si fa per dire)
in campi al confine con il
Pakistan, senza cibo, senz’ac
Lavori in aula al Sinodo 2001
prezzati ma anche accolti con
freddezza da qualcuno. Francamente, l’Evangelo esige che
andiamo molto più in profondità della semplice liturgia.
Tutti vorremmo scoraggiare la
formazione di chiese etniche
autonome (filippine, ispaniche, ganaensi, coreane) e in
teoria sosteniamo la celebrazione delle diversità in una
stessa comunione di fede. La
realtà è un’altra cosa.
Pur non avendo mai fatto
uso del termine «apartheid»
ecclesiastico, le difficoltà di
(foto P, Romeo)
sù Cristo deve fare i conti».
Tra i passi concreti, vi è la
possibilità di trasferire i fondi
anche ecclesiastici sulla Banca etica, di partecipare ai circuiti del commercio equo e
solidale e al boicottaggio di
prodotti provenienti da sfruttamento minorile o distruzione di economie locali.
comunione e comunicazione
vissute da sorelle e fratelli
asiatici e africani tradiscono
il disagio reciproco: abbiamo
ancora molta strada da fare
lungo il percorso dell’accoglienza reciproca. Noi, valdesi occidentali, dobbiamo farci accogliere da loro. Da chiesa «per gli altri» resta ancora
da scoprire il senso dell’essere chiesa «con gli altri». Da
chiesa dalla parte dei poveri
(e degli extracomunitari), a
chiesa povera e pellegrina
sulla terra, che impari lungo
la via i linguaggi degli altri e a
mangiare con loro.
La chiesa
e la globalizzazione
In ultimo, mi è rimasta impressa la conferenza da cui è
nato il documento del Sinodo
«Le chiese e la globalizzazione», che è confessione di
peccato, denuncia dell’ingiustizia economica globale e
della violenza politica ed ecologica, e nuova iniziativa, con
particolare riferimento al Genoa Social Forum. La situazione internazionale si è gravemente modificata in seguito agli attentati terroristici alle Torri Gemelle, delle cui
trame nel mese di agosto eravamo (forse a torto) totalmente all’oscuro. Il documento, pacato, si articola attorno ai nodi del conoscere,
confrontare e agire: «L’economia è una questione con la
quale la fede nel Signore Ge
Più solidarietà
e più responsabilità
Dobbiamo riconoscere che,
con le dovute eccezioni, le dichiarazioni altisonanti di
condanna dell’economia selvaggia del libero mercato
non trovano un’eco rilevante
nelle scelte più mondane e
quotidiane delle chiese: npn
assistiamo a un’inversione di
tendenza verso la solidarietà,
a una risposta di responsabilizzazione dal basso. Al nostro interno, non vengono
raggiunti neppure gli obbiettivi prefissati delle contribuzioni. Significativo è stato
l’intervento onesto di un valdese «post marxista» il quale
si identificava con l’atteggiamento corrente della sua
classe e generazione, in bilico
tra indifferenza e impotenza
di fronte alla distanza qualitativa creata dalla new economy telematica.
A cosa servono i nostri piccoli gesti di solidarietà, se
non a mettere in pace la nostra coscienza? Ma no, ci viene risposto: il nostro impegno politico e personale incide sulle cose e su noi stessi in
particolare. Il Sinodo ci ha
aperto gli occhi alla grazia di
Dio, sempre operante nonostante la nostra consapevolezza di infedeltà. La coscienza di peccato non è complesso di inferiorità, ma il terreno
su cui ci si incontra tra fratelli
e sorelle alla ricerca di autenticità. Ha lasciato una nota
anche il discorso del moderatore sul silenzio e apparente
abbandono di Dio di fronte
alla sofferenza, che la devozione non può mitigare.
PIERO bensì
qua, in condizioni igieniche
spaventose, sotto tende fatiscenti. L’arrivo dell’inverno
gelido potrebbe provocare
decine di migliaia di vittime,
se gli aiuti umanitari non arriveranno in tempo.
Sembra che l’Onu si stia
svegliando, ma se avremo
morti di fame e di freddo sarà
molto difficile sostenere la
tesi che si è trattato soltanto
della caccia ai colpevoli della
tragedia dell’ll settembre.
Allora veramente questo conflitto limitato rischierebbe di
degenerare in un assurdo e
tragico scontro fra due culture debitrici Luna all’altra.
Che cosa sarebbe la nostra
cultura senza l’apporto arabo
nella matematica, nella filosofia, nell’architettura, nell’astronomia? E come vivrebbero i popoli islamici senza il
contributo occidentale nella
ricerca scientifica, nella tecnica, nella tecnologia, nel
COBRIERE RELìtK
Le torri e la Bibbia
Il classico «elzeviro» nel
pagine culturali è affidata
28 settembre a Giorgio q!
sniacini, medico e storfc.
della medicina, che rifletL
in maniera singolare sull’!?
tentato alle Torri Gemelle a'
New York. Scrive dunqueu
scienziato: «Quel che (agi,
dizio di chi scrive) cara:
rizza fortemente la motti,
collettiva scatenata a Man^
hattan è il fatto che questa i
stata in gran parte una mot
te di capifamiglia, concentrati nelle “due torri” dallo
ro lavoro. Sotto questo a
spetto essa rievoca una delle
“dieci piaghe d’Egitto” ),
“sterminio dei primogeniti'
di cui è fatta menzione nell’Esodo biblico. Questa mot.
te di tanti capifamigliaj
Manhattan ha amplificato J
lutto e ha contribuito a massimizzarne la portata».
Fede e società a Pachino
Nell’edizione siracusana
del quotidiano isolano (3
ottobre), si rende conto del
libro del pastore Pietro Valdo Panasela Storia di una
famipia valdese in Sicilia.
L’articolo chiarisce nell’incipit che si tratta di «un
pezzo di storia di Pachino
attraverso il racconto di
una famiglia che ha lasciato
il segno nell’estremo lembo
della Sicilia (...), la storia di
una famiglia siciliana che
dapprima incontra e poi vive intensamente il protestantesimo e la fede in Gesù
Cristo (...). E si deve ai Panasela, con il suo capostipite Biagio (sposato con Vincenzina Giardina, una delle
due figlie di Pietro Giardina, un ex priore domenicano che bruciò la tonaca e si
unì ai garibaldini), la fondazione nel 1899 della Chiesa
valdese in un paese relegato in un angolo del Sud».
«Ma la loro presenza attiva
- prosegue l’articolo-ha
contribuito alla modernizzazione di Pachino conia
loro opera di alfabetizzazione e la nascita nel 1908
della “cooperativa di Produzione e Lavoro”, poi trasformata in “Banca di credito cooperativo” (-)■
L’idea di Biagio Panascia
(primo presidente della
cooperativa), che disegnò
anche il logo della Cooperativa, servì a dare un forte
impulso allo sviluppo economico del paese: i soci potevano avere a prezzo di costo macchine e mezzi agricoli». Inoltre, anche «il pr¡'
mo asilo infantile di Pachino venne fondato dai vaidesi nel 1901, dando cosila
possibilità ai bambini®
tutte le classi sociali di socializzare e seguire un attività didattica».
l’industria? Sarebbe un co
ditto spaventoso dagli scen
ri apocalittici, molto acu
mente descritti dall’apos
Giovanni 2.000 nnni fa- .
fronte allo scatenarsi
forze del male, da .¡j.
lUlZiC liidic» '-A'-* T ntÌ3*
parte provengano, ci se
mo umiliati dalle paf° , •
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Gesù: «Voi siete la lue®
mondo, il sale
chiese, ma oserei dire a
le sinagoghe, le ^0«^“^' e
vrebbero essere 1 “ e
la creatura umana
la creaiuia ui.*«-Strappata via da'* ° in
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della vita.
(Rubrica <<unjui>^’ - g ¡¡i
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Radiouno «Culto eva S . ^
Radiouno «Culto
curata dalla Federazione ^
chiese evangeliche m
domenica 21 ottobre)
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Grande successo a Villar Pellice
Affollata la Fiera (l'autunno
Giornata cii festa, con grande partecipazione e tanto .sole,
dopo la pioggia del giorno prima, alla fiera di autunno di Villar
Pellice. Una fiera che alla terza edizione si avvia ad essere uno
dei momenti centrali della zootecnia dell’alta valle con alcune
decine di allevatori e centinaia di capi esposti. Un momento di
festa popolare anche, con grande polentata, castagnata, banchetti di prodotti locali. Una giornata che deve il suo successo
anche alla grande disponibilità di molti che lavorano volontariamente nella preparazione della manifestazione accanto
all’amministrazione comunale. Premi per i migliori animali
esposti, premi per tutti, in natura, ovvero oggetti utili per gli allevatori (e fra essi tanti giovani) veri protagonisti della giornata.
Luserna: presto un altro limitatore
Primo incidente sul dosso
C’è già una «vittima» del dosso costruito in via I Maggio a Luserna San Giovanni all’altezza di via Malan. Un automobilista
ha addirittura «capottato» dopo aver cozzato con violenza,
probabilmente per l’eccessiva velocità, contro l’ostacolo messo
lì apposta per impedire, come sovente succede, che le automobili arrivino addirittura ai 100 chilometri l’ora in pieno centro
abitato. «È difficile conciliare il bisogno di sicurezza dei pedoni
e la voglia di velocità degli automobilisti, che spesso hanno poco senso civico», commenta l’assessore ai lavori pubblici, Roberto Delladonna. Un secondo dosso è in allestimento in corrispondenza di via Trento e altri limitatori di velocità potrebbero
essere sistemati in altri punti giudicati pericolosi.
De:
A
Fondato nel 18481
pi.i 11 referendum costituzionale e le leggi Bassanini danno più competenze agli enti locali
Prime prove di «federalismo»
In alcuni settori, come quello della viabilità e delle comunicazioni, appare piuttosto problematico
'¡¡passaggio di attribuzioni. In ogni coso al decentramento dovranno affiancarsi le necessarie risorse
DAVIDE ROSSO
IL recente referendum
costituzionale sul «federalismo» sembra indicare la strada-per le riforme prossime venture in
termini di decentramento di competenze dallo
stato agli organi locali
dell'amministrazione italiana. In realtà, alcune innovazioni in questo senso leavevano già date negli anni passati le cosiddette leggi «Bassanini»:
una sorta di anticipazione che le amministrazioni locali hanno sperimentato e stanno sperimentando tuttora. Un
esempio recente il passaggio di competenza
sulla statale 23 della vai
Qiisone e di altre numerose arterie regionali
dall’Anas alla Regione avwnuto lo scorso mese.
Damministrazione regionale però, in attesa che la
nuova agenzia regionale
nelle strade diventi operativa, si è affidata per la
gestione di questa e delle
altre statali alla Provincia. Attualmente due
cantonieri provinciali si
accupano della manuf^iohe sulla strada del’avalChlsone.
Dia, al di là della situa‘contingente della
fda statale, le Bassanittat ®Ì‘c*Ì3inente sono
„„‘f^atecon relativo fai» grandi Comuni
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Sete anch^°
litiistratn^ un buon am'‘**16 tisnn ^ ^ c*ure
?>che?eT® immediate,
'CiS'^he. Poi le
Petassurrt^®””'^ portato,
'Iella burn°’ aumento
"pcratizzazione:
1® burocrazia ob
bliga a dover fare delle
scelte non possibili, come
individuare un responsabile di servizio all’interno
di un numero di dipendenti troppo esiguo. Il
mio Comune ha per esempio tre dipendenti e
dover scegliere fra questi
un responsabile di servizio può voler dire scegliere o di avere tre responsabili su tre dipendenti o
non poter individuare un
responsabile».
Ma in fondo sembra esserci accordo con la spinta federalista, per altro
non proprio impetuosa in
questi tempi, anche fra
gli amministratori. «Il
passaggio di competenze
al territorio è positiva
perché è più facile per
esempio per i piccoli rapportarsi con Provincia e
Regione che con enti come l’Anas» dice ancora la
Zoggia. «Se la vicinanza è
senz’altro preferibile aggiunge Andrea Coucourde, sindaco di Inverso Rinasca - è un fatto
però che il trasferimento
di risorse, che il federalismo dovrà prevedere, dovrà essere proporzionato
all’impegno che verrà richiesto a livello locale.
Occorrerà dare la possibilità ai Comuni di incidere
e di moderare le tasse che
i cittadini dovranno pagare e per fare questo occorrerà trattenere sul territorio le risorse locali».
A livello di Comunità
montane intanto da un
po’ di tempo ci si sta attrezzando per offrire dei
servizi comuni sovracomunali proprio per risolvere soprattutto i problemi economici. «I problemi maggiori di fronte alle
Bassanini e al decentramento - dice Claudio
Bertalot, presidente della
Comunità montana vai
Pellice - sono sia legati
alla mancanza di fondi di
fronte alle deleghe che
vengono attribuite ai vari
Comuni sia di mentalità.
Bisogna passare da un tipo di ragionamento a cui
si era abituati di tipo centralistico a uno piò consortile. Noi come Comunità stiamo lavorando
sull’associazionismo fra
Comuni e in molti casi
abbiamo già ottenuto dei
risultati; i problemi sorgono quando si vanno a
toccare servizi esistenti
da anni come quello della ragioneria o della polizia comunali organizzati
in maniera non uguale in
tutti i Comuni e difficili
da accorpare in un’entità
sovracomunale».
Problemi di risorse
quindi ma anche di adattamento. La soluzione
comunque sembra essere
la rinuncia di un po’ di
potere da parte di ogni
singola amministrazione
per poter rispondere unitariamente alle esigenze
dei cittadini, che passa
anche attraverso la quantità di risorse che arriveranno dalla Regione.
I Nuova azienda nel Nord-Ovest
Anche TAcea
in Europa
«Insieme per raggiungere quelle economie di
scala che permettono di
avere prezzi migliori e
una migliore qualità dei
servizi offerti». Questa la
filosofia che anima Eurogas, la nuova società che
ha*ira suoi protagonisti
anche l’Acea di Pinerolo
e che si pone come nuovo soggetto gestore di
servizi di distribuzione di metano nel NordOvest italiano.
La nuova società, presentata venerdì 19 ottobre a Torino, è nata come
«conseguenza della recente legislazione che
prevede la liberalizzazione del mercato dell’energia». «Guardando a questa nuova situazione del
mercato non come a un
problema ma come a
un’opportunità di sviluppo - dicono all’Eurogas -,
si è pensato di unire 5
realtà già operanti sul
territorio. Questo permette di mettere in comune da una parte le
esperienze, in alcuni casi
centenarie, dei partner e
dall’altra le potenzialità
che da il bacino di utenza
che uniti si può avere».
La nuova società è composta da cinque soci:
i’Acea appunto, l’Azienda
sviluppo multiservizi di
Settimo, la Egea di Alba,
Aeg di Ivrea e la Libarna
gas di Pavia. «L’Eurogas dice l’ingegner Carcioffo,
direttore dell’Acea e neopresidente di Eurogas - è
già operativa e i primi risultati sono incoraggianti. L’intento è quello di
fornire all’utente, sia esso
azienda o cittadino, un
servizio migliore al prezzo migliore e questo lo si
può fare oggi solo attraverso delle economie di
scala notevoli». E in effetti le cinque società riunite
in Eurogas rappresentano
«La seconda realtà del
Nord-Ovest per volumi di
gas commercializzato
(circa 400 milioni di metri
cubi l’anno)». Ma Eurogas punta anche a diventare una «multiutility»,
cioè un’azienda che fornisce servizi che vanno
da tutto quanto concerne
il gas alla fornitura di
energia elettrica, dai sistemi informatici alla cura del ciclo delle acque.
ICONTRAPPUNTOI
DEMOCRATICI
SENZA SPIRITUALITÀ
CLAUDIO PASQUET
Lo scorso anno, un Comune della vai Pellice ha
organizzato una serie di
conferenze sul ruolo delle
Scritture in varie religioni.
Gli oratori della serata finale erano, oltre a me, un sacerdote cattolico, un rappresentante della comunità
ebraica, un Testimone di
Geova e un imam musulmano. Ricordo
di aver chiesto
a quest’ultimo quale fosse
il suo parere
sulla persecuzione di cristiani in vari
paesi islamici
e sulle discriminazioni che
essi subiscono
in quasi tutti i
paesi a maggioranza musulmana. Ma gli ho posto questa domanda a tu per tu, a
dibattito concluso. Non volevo infatti fare della polemica antislamica, né conquistare un facile successo
tra un pubblico che sicuramente sarebbe stato dalla
mia parte. La risposta datami dall’imam mi è rimasta
particolarmente impressa e
continua a riaffiorarmi in
mente, con forza, dal tragico IHsettembre 2001. Può
essere riassunta cosi: 1) vi
sono indubbiamente delle
ingiustizie perpetrate da
molti governi di paesi islamici. 2) Questo succede perché molti governanti hanno
tradito l’Islam o «peggio
ancora» (sic) sono dei governi laici. 3) Per fortuna
stanno crescendo in tutto il
mondo nuove generazioni
di veri islamici, che sconfiggeranno le dirigenze corrotte e instaureranno delle società islamiche dove tutti vivranno felici.
Mi sono cioè trovato a
dovermi confrontare con
qualcuno che ragiona con
categorie di pensiero esattamente opposte a quelle
che hanno contribuito a
formare la mia cultura e la
mia fede di protestante. Mi
trovo di fronte a chi vede la
laicità non come un valore,
anche spirituale, ma come
la sentina di tutti i mali, e
mi trovo di fronte a chi crede che una adesione religiosa a dei precetti stabiliti
possa creare una società
perfetta. E non posso neppure dirgli che l’illusione dì
una società cristiana perfetta l’abbiamo inseguita
per secoli e ha creato inquisizioni, guerre, ingiustizie e
terribili dittature, perché il
mio interlocutore avrebbe
facile gioco nel rispondermi che il tentativo islamico
Di fronte
ai radicalismi
serve anche
riscoprire
la preghiera
è superiore a ogni tentativo
cristiano.
Inoltre dì fronte a lui non
posso fare un discorso, serio e approfondito, di tolleranza o di reciproco rispetto religioso, come funzionerebbe invece con un buddista o, in certa misura, con
un induista. Perché vi è in
lui la convinzione di una ovvia superiorità, non già
di civiltà, come qualcuno
tenta goffamente di fare
difendendo la
civiltà occidentale, ma
di rivelazione. L’Islam ha
rnmmmmmmi infatti la pretesa dì riassumere e concludere in sé tutta una serie di rivelazioni
divine: da Abramo ai profeti, fino a Gesù, chiudendo
poi il ciclo con Maometto.
Che fare? Innanzi tutto
evitare le due facili scorciatoie: quella «crociata», secondo cui noi abbiamo tutti
i valori migliori e dobbiamo
difenderli dalla invasione
islamica e quella «iperbuonista» (ogni tanto presente
anche tra di noi) secondo
cui come occidentali siamo
i depositari di tutti i peccati
del mondo moderno e solo
le altre culture hanno qualcosa di buono. Poi studiare
la cultura che vuole contrapporsi a noi e, dopo lo
studio, scoprirne gli indubbi valori positivi e criticarne i sicuri elementi negativi.
Infine iscoprire i valori
fondamentali della nostra
cultura che sono valori
profondamente spirituali.
Perché di questo ci eravamo un po’ dimenticati, presi dall’ubriacatura occidentale dove tutto è politica,
lavoro e affari, avevamo
messo un po’ fra parentesi
la pratica della fede. Un
esempio fra tutti: i fratelli e
le sorelle della Cevaa che
stanno visitando le Valli, ci
hanno detto di aver assistito con preoccupazione ai
lavori dì alcuni nostri incontri, comitati e gruppi
che iniziavano senza un
momento di preghiera.
Già: per difendere la laicità e la democrazia, che
come protestanti abbiamo
regalato al mondo moderno e alle quali non siamo
disposti a rinunciare, do
vremmo ripartire dalla
preghiera: è la dialettica
dell’essere cristiani, senza
fondamentalismi, ma an
che senza lasciarci vincere
dalia comoda bambagia
della secolarizzazione.
12
PAC. 12 RIFORMA
E Eco Delle Valu Aàldesi
VENERDÌ 26
S*
OTTOBRE!
DÌ 21
IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA — Alcune centinaia di persone si sono date appuntamento giovedì 18 ottobre in piazza Facta a Pinerolo per
esprimersi contro l’intervento angloamericano
in Afghanistan e contro il terrorismo. Alla manifestazione, organizzata dal Pinerolese Social Forum, ha partecipato anche il pastore Franco
Giampiccoli, rappresentante della Fcei. «Non ci
deve essere equidistanza nei confronti di guerra
e terrorismo - ha detto Giampiccoli - ma è importante, anche con posizioni diverse, dire il
nostro no a questa reazione militare».
si DELLE FERROVIE AI FONDI PER IL PONTE SUL
CHISONE A PINEROLO — La trattativa per raggiungere una soluzione sulla ricostruzione del
doppio ponte, stradale e ferroviario, sul Chisone
a Pinerolo sembra più vicina. Nei giorni scorsi le
Ferrovie hanno annunciato uno stanziamento di
6,9 miliardi di lire per la ricostruzione del ponte
trascinato via dall’alluvione dell’ottobre 2000. Lo
stanziamento si aggiungerebbe a quelli già previsti da Regione, Provincia e Comune di Pinerolo e
rappresenta un passo decisivo per il raggiungimento di quell’accordo tra i vari enti necessario
all’inizio dei lavori. La notizia dello stanziamento
da parte delle Ferrovie è stata annunziata
dall’amministratore delegato delle Ferrovie,
Giancarlo Cimoli, all’on. Giorgio Spini che aveva
recentemente sollecitato l’Ente Ferrovie suUa necessità di ripristino, a un anno dalla sua interruzione, della ferrovia Torre Pellice-Pinerolo.
2 E 4 NOVEMBRE: PINEROLO RICORDA — Pinerolo ricorda la fine della prima guerra mondiale
con il ristabilimento della pace e il raggiungimento dell’Unità e indipendenza nazionale con
due commemorazioni. Venerdì 2 novembre, al
cimitero, ci sarà l’omaggio alle tombe dei caduti; domenica 4, alle 11, partirà il corteo dal municipio per la deposizione di una corona al monumento ai Caduti in piazza 111 Alpini.
IN CERCA DI INFERMIERI — Proseguono le iniziative dell’Azienda sanitaria 10 per far fronte alla
situazione di carenza infermieristica: l’Asl sta
utilizzando la norma che consente di riqualificare e professionalizzare gli Ota (Operatori tecnici di assistenza) per supportare il lavoro degli
infermieri professionali, liberandoli da mansioni non loro proprie. Al corso partecipano 22
operatori; sono stati ammessi anche 4 operatori
degli ospedali valdesi. 11 corso potrebbe purtroppo essere l’ultimo, in quanto la normativa
nazionale e regionale sta modificando tale figura, assimilandola a quella dell’Adest.
MALAN SULL’ALLUVIONE — Il senatore Lucio Malan ha presentato, fin da giovedì scorso, un
emendamento alla legge finanziaria per dare copertura certa alla seconda parte del rimborso a
chi ha subito danni nell’alluvione di un annp fa.
La compensazione prevista non va ad incìdere
sui fondi stanziati per le olimpiadi, come altri di
cui si è parlato questi giorni, bensì su una voce
di bilancio nazionale prevista per le infrastrutture. Spiega Malan: «L’emendamento, per ora,
vuol dire poco: bisogna farlo passare in Parlamento. Comunque la legge prò alluvionati riguarda non solo il Piemonte ma anche Liguria,
Calabria, Valle d’Aosta e un pezzo di Lombardia.
Non sarebbe né opportuno né giusto prendere i
soldi alle Olimpiadi, che sono un avvenimento
nazionale che però si svolge tutto in Piemonte».
AGAPE: NON VIOLENZA E SOCIAL FORUM — Si
sono ritrovati per due giorni ad Agape circa 80
esponenti dei due social forum del Pinerolese e
della vai Pellice, per discutere insieme ad ospiti
ed esperti sulla nonviolenza e sull’organizzazione dei social forum. Il dibattito, al quale hanno
preso parte tra gli altri Nanni Salio, del centro
Regis di Torino, e Paolo Ferrerò, della direzione
di Rifondazione comunista, ha visto la partecipazione viva e propositiva di molti dei partecipanti, che intendono promuovere sul territorio
iniziative e informazione su temi quali la globalizzazione, gli eventi internazionali ovviamente i
più attuali, le Olimpiadi del 2006, l’ambiente.
CINEMA D’AUTORE: RASSEGNA A TORRE PELLICE
— Con la proiezione giovedì e venerdì del film «Il
trionfo dell’amore» si apre la nuova rassegna di
cinema d’autore al Trento di Torre Pellice: la serie proseguirà, sempre di giovedì e venerdì, con
«Bounce», «Paul, Mick e gli altri», «Last september», «Luce dei miei occhi», «Alla rivoluzione con
la due cavalli». L’ingresso costa 9.000 lire.
PEZZOTTA, CISL, A PINEROLO — È la «prima» di
un segretario CisI a Pinerolo: venerdì 26 ottobre,
alle 15,30, sarà ospite del Pinerolese il segretario
nazionale della Cisl Savino Pezzetta che parteciperà, al teatro Incontro di via Caprilli, a un confronto pubblico sul tema: «Nuove sfide; tra confronto, merito e nuove frontiere».
La rassegna di Luserna San Giovanni dal 26 ottobre al 3 novembre
Via airedizione 2001
della Fiera dei Santi
DAVIDE ROSSO
SPETTACOLI, una rappresentazione storica,
convegni, serate enogastronomiche e poi soprattutto la fiera agricola
e zootecnica che quest’
anno durerà due giorni.
Questo è in programma a
Luserna San Giovanni per
la Fiera dei Santi che
nell’edizione 2001 nel suo
complesso durerà 9 giorni, da venerdì 26 ottobre
a sabato 3 novembre.
Dopo alcuni problemi
organizzativi, legati soprattutto agli spettacoli,
ormai è tutto pronto per
l’inaugurazione ufficiale
della manifestazione che,
come è stato spiegato
mercoledì 17 ottobre nel
corso della presentazione
ufficiale della Fiera, si
pone come «evento» che
vuole avere un valore
«non solo per Luserna
ma per tutta la valle».
La Fiera nasce sostanzialmente come fiera
agricola, tengono a sottolineare in Comune, e non
a caso quest’anno si è
pensato di dedicare due
giorni a questo aspetto
della manifestazione.
«Questo - dice il vicesindaco, Paolo Gardiol - per
permettere tra l’altro un
allargamento della parte
cipazione anche a quei
produttori che arrivano
da più lontano. È stato
inoltre individuato un
luogo più adatto allo
svolgimento della fiera,
nella zona degli impianti
sportivi, con circa 40.000
metri quadri di terreno a
disposizione». La Fiera
avrà anche un’altra nuo-,
va struttura espositiva, il
Palafiera, di circa 1.200
Il municipio di Luserna San Giovanni
metri, preparata in questi
giorni in piazza Partigiani, che ospiterà tra l’altro
una cinquantina di stand ■
di imprenditori «rappresentativi della produttività di valle».
A completamento della
manifestazione, e a testimonianza che a Luserna
«fanno sul serio», sempre
nel Palafiera, nel corso
della settimana vi saranno oltre agli spettacoli e
alle serate enogastronomiche anche momenti di
riflessione e di informazione con ben cinque tra
convegni e tavole rotonde che avranno come temi l’agricoltura, il commercio, il turismo, i giovani e l’artigianato. In
questi incontri si valuterà «lo stato dell’arte
dello sviluppo valligiano
ma anche quale futuro si
sta delineando per le
nuove generazioni».
PROGRAMMA
Venerdì 26 ottobre: al Palafiera in piazza Partigiani,
alle 19, inaugurazione rassegna enogastronomica a inviti.
Sabato 27: al Palafiera, alle 17, inaugurazione della Fiera
e a seguire presentazione del libro di Daniele Arghittu
«Quattro passi a Luserna San Giovanni»; alle 19,30, come
tutte le nove serate di fiera, cena enogastronomica; alle
21 esibizione di Little Tony e la sua band. Domenica 28,
al Palafiera, alle 9,30, convegno: «Nuovi orientamenti per
l'agricoltura in valle, prodotti biologici e zootecnia. L'attenzione alla qualità e allo sviluppo dei prodotti locali».
Nel pomeriggio, alle 15, con partenza da Luserna e da San
Giovanni, rappresentazione storica con rievocazione della
riunificazione dei Comuni di Luserna e di San Giovanni
Pellice avvenuta nel 1871. Lunedì 29: al Palafiera, alle 17,
tavola rotonda su «Srl Univali e Artigianato»; alle 21 tavola rotonda dal titolo: «Fare il commerciante in vai Pellice:
problemi vincoli ma anche opportunità». Sempre alle 21
serata del liscio con l'orchestra «Franco Bagutti». Martedì
30: al Palafiera, alle 17, convegno «Vediamoci in valle:
realtà e futuro del turismo»; alle 21 serata con «Enzo e
Massimo». Mercoledì 31: al Palafiera, alle 17, tavola rotonda dal titolo: «Giovani e disoccupazione»; alle 21 «Halloween night» con Radio Alba. Giovedì 1® novembre:
alle 10,30, corsa podistica «1° trofeo dei Santi»; alle 15
torneo di pallamano. Alle 21 «Rime d'Autunno con caldarroste», serata di poesia, musica e frutti di stagione. Venerdì 2 e sabato 3 novembre negli spazi preparati presso gli impianti sportivi «Fiera espositiva e commerciale.
Agricoltura e zootecnica». Alle 21 del sabato, infine, la sfilata di moda «Inverno moda In valle».
ft? Luserna S.Q,
Il Comune |D ^
riunificato |el
«A partire dal h
naio 1872 iComuf
Luserna e San Gin,,
Pellice nella Provine^
Torino sono soppreji
riuniti in uno solo,^
denominazione di LuJ
na San Giovanni skl
lendo la seda „„„¡2
nella borgata Aitali,, S
queste parole ilred'l»
Vittorio Emanuele II S
ottobre 1871, siglàv,
decreto di nunificazioj*
La divisione aveva ra|
ci nel sangue delle*
sque piemontesi» eli,
portò nel 1655 la pa'
valdese abitante lazo,!:
di San Giovanni, a dik,
dere la separazione. &
200 anni dopo, ledj!
parti deciso di riuni%j
si. Domenica 28 ottok'
alle 15, nelle piazze|
San Giovanni e Lusemj
avrà luogo una rievoca,
zione storica teatral?
partiranno due cortei clì
confluiranno verso il mi,
nicipio. Sabato 27veré
presentato il libro di Da
niele Arghittu «Quattu
passi a l.userna San Gio,
vanni»; il volume propo.
ne la vita della comunità
lusernese attraverso rattoline edite dal 1860al
1945, documenti deU’at
chivio comunale. Inteiverrà alla presentazione!
prof Cavanna, docentei
Storia della fotografia.
L'associazione che si occupa di. laicità nella scuola
La «31 ottobre» nel Pinerolese
I membri all’Associazione 31 ottobre che sono anche abbonati a
Riforma hanno avuto notizia dell’assemblea che
si è svolta a Napoli a fine
settembre. In particolare
per coloro ché risiedono
alle Valli, segnaliamo qui
alcune cose.
L’attività dell’associazione ha riscosso interesse e sostegno, come dimostra anche il buon numero di associati (circa
300 di cui una settantina
in Piemonte, gran parte
alle Valli). Una questione
cruciale, per ora non ancora realizzata sul nostro
territorio, è la costituzione di una sezione territoriale, cioè di un gruppetto di insegnanti che abbiano voglia di incontrarsi regolarmente, tenere i
contatti a livello nazionale e locale, costruire una
rete nelle scuole del Pinerolese, promuovere iniziative. Siamo in attesa
che qualcuno si faccia
avanti: non è un impegno
troppo oneroso. Chi fosse disponibile è pregato
di comunicarlo a Giulia
d’Ursi (tei. 0121-900271)
o a Marco Rostan (tei.
0121-901586).
Anche se molti si sono
associati nel corso del
2000, si ricorda che la
quota associativa deve
essere versata ogni anno:
dunque bisogna pensare
al 2001. In attesa che d
sia un conto corrente postale, per ora i versamenti vanno fatti sul cc Banca
commerciale italiana
5917424-01-95 (Ahi 2002,
CAB 3412) intestato a
Rosanna Ciappa e Francesco Grassi. La quota
annua minima è di lire
20.000 (per gli studenti
10.000). Si ricorda che
possono aderire (ed è auspicabile che lo facciano)
anche i Concistori e le
opere: finora le chiese
delle Valli sono un po’ assenti in paragone alle al
tre regioni. Per loro la
quota è di lire 100.000
annue. Per facilitare le
comunicazioni, si segnala a tutti gli associati vecchi e nuovi che dispongono di posta elettronica,
l’opportunità di comunicare il loro indirizzo email a Franco Grassi:
francograssi@libero.it.
L’Associazione dispone
di un sito Web; www.progettovesuvio.it/associazioneSl ottobre. 11 Comitato direttivo dell'associazione è costituito da
Rosanna Ciappa, presidente, Franco Calvetti,
Luciana Campennì, Nicola Pantaleo, Francesco
Grassi, Graziella Gandolfo, Giovanni Lombardo. Infine segnalo un importante convegno che si
tiene a Torino lunedì 26
febbraio, ore 9, al Circolo
della stampa, in corso
Stati Uniti 27 organizzato
dal Comitato torinese
per la laicità della scuola
sul tema: «Il Novecento
in Italia: un secolo laico?» con interventi di Attilio Tempestini, Paolo
Bagnoli, Marco Brunazzi,
Clotilde Pontecorvo, Carla Rodotà, Carlo Ottino e
altri. Si prega gli associati
lettori di Riforma-L'eco
delle valli valdesi di
diffondere queste notizie
presso i colleghi insegnanti interessati. Per chi
può recarsi a Firenze il
24-25 febbraio, vi è un altro convegno sulla scuola
organizzato dal comitato
per la scuola della Repubblica, sul tema: «Quale
cultura per la scuola pubblica? Confronto a sinistra» (per informazioni
tei. 055-577840).
(per rassociazione 31
ottobre, Marco Rostan)
Uno studente di teologia
La storia di Rosario
MILENA GRILL
LO studente di teologia Rosario Confessore per tutto il mese di settembre ha svolto varie attività nelle chiese valdesi
della vai Germanasca. A
volte si pensa che gli studenti non conoscano le
chiese. «Sto studiando
per diventare pastore dice Rosario -. Ho frequentato la Facoltà di
teologia dal 1995 al 1999
ma non sono ancora laureato. La Facoltà per me
è stata un’esperienza non
solo di studio ma soprattutto umana. Il mio più
grande desiderio è di capire l’Evangelo, viverlo e
testimoniarlo insieme e
agli altri».
- Lei proviene dal cattolicesimo: quale è stato il
suo percorso?
«Mi sono accostato al
Angrogna: quaderno del Centro docunnentazione
Le poesie di Silvio e Alfredo
Silvio Bertin e Alfredo Sappé non ci
sono più, ma grazie al lavoro di leanLouis Sappé sono tornati a parlarci, a
farci sorridere e soprattutto riflettere
con le loro poesie, raccolte nel nuovo
Quaderno del Centro di documentazione di Angrogna (il 21" della serie).
Silvio Bertin, operaio alla Stamperia
di Torre e poi alla Distelleria Novarina
di Bibiana, fu consigliere comunale fin
dal 1951 e poi sindaco dal 1964 al 1975,
attivissimo anche nelle varie associazioni. Alfredo Sappé era agricoltore,
messo comunale dal 1947 al 1972 e fra
tanti altri impegni anche corrispondente del Pellice per molti anni. Le poesie,
presentate da Bruna Peyrot, sono in genere pensate per un uditorio preciso: la
comunità di Angrogna, la gente e il
paese in cui gli autori erano nati e cresciuti, e parlano di cose quotidiane, di
persone, di anniversari e riunioni, ma
poi anche di «grandi temi» di «storia e
fede», come titolano due delle quattro
sezioni in cui è suddivisa la raccolta.
Così, accanto alle feste del 17 febbraio, alle bialere, alla mrriera, alla Ro
ca d’Ia Filerà, alla tacula, ai compleanni di Levi o di Bina, si scoprono con
grande interesse i malumori suscitati
dai contestatori del ’68. l’entusiasmo
per la realizzazione della Ca d’ia pais al
Bagnoòu, i rimproveri per il taglio del
secolare ippocastano che si trovava nel
cortile vicino al tempio del capoluogo,
le polemiche sulla campana del Serre.
Non manca neppure l’8 per mille! «Più
politico Silvio - scrive Bruna Peyrot -,
più culturale Predino, entrambi desideravano far funzionare bene il loro
mondo. Non Io intendevano chiuso,
anzi, sembrano dire che le regole sodali alla base di ogni convivenza debbano cominciare a ben prosperare nel
"vicino” perché riflettano anche nel
“lontano". La coerenza personale è la
base per la coerenza collettiva». Le
poesie, scritte in pattià, francese e italiano trovano in appendice la versione
in italiano e alcune annotazioni indispensabili per comprendere il contesto
e i riferimenti locali. Il quaderno «Poesie» è disponibile presso il Comune di
Angrogna al prezzo di 10.000 lire.
l’Evangelo per unacrisii
per il bisogno di chiedeif
aiuto a Dio. Ho cornine»
to il mio cammino vera
l'evangelismo all’età dili
anni, frequentandoli
Chiesa apostolica di Napoli. Mi ero allontanato
dalle chiese, ánchese
continuavo ad averei
rapporto personale coi
Dio nella preghiera.Mi
mancava fiducia, nel
chiesa, negli uomini et
me stesso. Proprio inqu!
periodo mi trovaiap
sare davanti alla chiesi
valdese di via dei Cimili
a Napoli. Entrai prop*
nel giorno in cui veni«
insediata la pastoraTO'
satti. Dopo il culto mi®'
virò a casa sua: ho rice»
to molto da lei e das«
marito. Questo è sttto
mio primo approccine
la Chiesa valdese: ho»
pito che era una chie^
diversa, così cominci®’
frequentarla».
- Quando ha co0.
dalo a pensare al
stero pastorale?
«Varie volte me nea»
va parlato la .
satti. Manon eroanc^
valdese, e Roma era
lontana! Un
il lavoro di contrai ,
all’Università Fede«
di Napoli e fui man
via. La pastora mi P'
se di dare una .j[t
mia vita, di
un corso di socio off ,
Firenze. Accettai, co® ^
dai a preparare la
mentazione; pm.
pu. mi f^
conto che in realtàvn_,i
fare il pastore
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giorni mi ritrovai
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atbanistico, acquedotti e
smaltimento reflui), che
terminato l’evento sportivo, dovranno poter serme stabilmente alla popolazione residente.
Su questi temi Claudio
presidente della
0 di Da. 'Comunità montana vai
Pellice, e Giorgio Odetto,
assessore alla Viabilità,
nel primo di questi incontri hanno tracciato
un quadro dal quale sono emerse sia le opportunità che l’avvenimento
propone, sia le ombre e
le incertezze che hanno
caratterizzato negli ultimi 30 anni l’adeguamento della viabilità nel Pinerolese, a cui l’alluvione
dello scorso anno ha dato un forte colpo.
Come tutti gli argomenticomplessi, la realizzazione degli interventi infrastrutturali non è
legata solo a una possibilità di finanziamento ma
auna serie di condizioni,
della cui simultaneità
non è così facile il verificarsi. È il caso del rifacimento del ponte sul Chisone a Pinerolo, dove ora
si sta facendo attendere
lafirma del protocollo
d’intesa da parte dell'ente Ferrovie che subito
dopo all’evento era stato
fra!primi a schierarsi
per la ricostmzione.
Analoga è la storia tormentata della realizza■floue del tratto autostradale Torino- Pinerolo,
cioccato nel suo compi®6nto insieme ad altri
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®gi scandali sugli appalti avvenuti in Calaconseguenza
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fuori un’opportunità di
accedere a dei finanziamenti regionali che non
erano stati utilizzati, si
scoprì che il livello di
progettazione non sarebbe stato sufficiente per
permettere all’iter burocratico di concludersi in
tempo utile.
Ora con la prospettiva
del completamento dell’autostrada, diventa attuale l’ipotesi di miglioramento dell’accesso in
vai Pellice, già approvato
nel 1995 dalla Provincia
attraverso un nuovo tracciato (Macello, Buriasco,
Garzigliana sino al ponte
di Bibiana) e lo studio in
corso richiesto dalla Comunità montana di collegare a questo itinerario
l’accesso da Pinerolo.
Intanto all’interno della vai Pellice si sta lavorando a un accordo di
programma per realizzare un raccordo che evitando il centro di Luserna Alta faccia confluire il
traffico pesante, proveniente dalle cave di pietra, direttamente al ponte di Bibiana. Ancora sulla viabilità, la Provincia
sarà impegnata a realizzare una serie di rotonde
per facilitare lo scorrimento automobilistico
da Pinerolo alla vai Pellice, compreso l’incrocio
con l’area di insediamento del nuovo palazzo
del ghiaccio a ovest di
Torre Pellice.
Sul fronte del potenziamento delle realizzazioni
atte a incrementare il turismo, a fronte della legge
regionale 4/2000, di tutti i
progetti presentati con il
titolo. «Marca Pinerolese», la Regione Piemonte
ha privilegiato quest’anno quelli delle piste cicloturistiche, sia in pianura
che in montagna, inserendoli al secondo posto
in graduatoria (di questi
percorsi ben 4 saranno finanziati nel Comune di
Angrogna). Adesso la parola spetta ai Comuni che
devono compartecipare
ai finanziamenti con la
quota del 50%.
In chiusura di serata,
l'assessore Odetto ha richiamato la necessità di
continuare ad organizzare incontri pubblici per
dibattere sulle prospettive di sviluppo della valle,
e nello stesso tempo fare
in modo di avere pronti
nel cassetto dei progetti
per cogliere le opportunità che di tanto in tanto
si vengono a creare.
E Eco Delle ^lli Aàldesi
PAG. 13 RIFORMA
Incontro interlocutorio in Comunità montana
Cè riserbo sulla Cantina
La struttura di Bricherasio, che dovrebbe diventare «Porta
di valle», è al centro di incontri e trattative fra i diversi enti
MASSIMO CNONE
.,TTN incontro inter
U iocutorio». Così la
definizione del presidente della Comunità montana vai Pellice, Claudio
Bertalot, a proposito della riunione a porte chiuse
di venerdì 20 fra regione
Piemonte, Cantina sociale di Bricherasio e Comunità montana. «Interlocutoria» è anche la situazione della «Porta di valle»: il progetto prevede la
realizzazione nei locali
della Cantina di un ufficio di accoglienza turistica, che sarebbe affiancato
da una serie di punti e
spazi informativi (oltre a
quello già funzionante a
Torre Pellice) dislocati
nei Comuni della valle. La
Comunità montana ha
già in tasca la conferma
dell’arrivo di un miliardo
di lire finanziato dall’assessorato alla Montagna
che, secondo il progetto,
dovrebbe servire alla Comunità montana stessa
per acquistare una parte
dei locali della Cantina e
quindi adibirli, con le opportune modifiche, a ufficio turistico.
Bocche sigillate e grande riserbo sui contenuti
dell’incontro di venerdì,
che ha visto la partecipa-.
La sede della Cantina sociale a Bricherasio
zione dell’assessore regionale alla Montagna,
Vaglio, del direttore del
settore ed ex sindaco di
San Pietro Val Lemina,
Berger, dei rappresentanti della Cantina, fra cui il
presidente Francesco
Granerò, il vice Rossetto
e il nuovo responsabile
Roberto Ballario, e il presidente Claudio Bertalot
e l’assessore al turismo
Pons per la Comunità
montana vai Pellice.
«L’impegno della Comunità.montana c’è assicura Bertalot ora si
dovranno superare alcuni problemi gestionali,
verificando con gli uffici
regionali se il progetto
esecutivo risponde alle
specifiche della richiesta
di finanziamento». Venerdì 15 ci sarà il primo
incontro tecnico: probabilmente non l’ultimo.
L’ipotesi dell’acquisto si
potrebbe trasformare in
una nuova forma di collaborazione, tutta da verificare (forse una società), fra Cantina sociale
e Comunità montana,
senza toccare la Porta di
valle, che in pgni caso
dovrebbe (ma nulla a
questo punto è ancora
certo) restare nei locali
della Cantina. Fuori dai
giochi, per il momento,
resterebbe l’Agess, che in
precedenza era stata individuata come possibile
partner gestionale.
' Una giornata per ricordare Virgilio Sonnmani
A teatro, in volo con Buccino
CARMELINA MAURIZIO
PER ricordare Virgilio Sommani, pedagogo e artista, scrittore e maestro, la compagnia «Nonsoloteatro», il
teatro del Forte di Torre Pellice e il
Centro culturale valdese hanno organizzato a Torre Pellice, per sabato 3
novembre, una giornata di incontri e
spettacoli. Si comincia alle 16, al teatro
del Forte, dove si svolgerà l’incontro su
Virgilio Sommani e la sua opera, con la
partecipazione di Franco Sommani,
pastore valdese e figlio di Virgilio,
Franco Calvetti, ex dirigente scolastico
che tra l’altro in vai Chisone, a Pomaretto, aveva fortemente caldeggiato
qualche anno fa l’intitolazione della locale scuola elementare a Virgilio Sommani, Marcella Gay e Guido Castiglia,
organizzatore della intera giornata. Alle 18, alla sala Paschetto del Centro
culturale, si prosegue con l’inaugurazione della mostra (aperta fino al 3 dicembre 2001) su alcune opere realizzate dallo stesso Sommani. Infine, alle
21,15, di nuovo al teatro del Forte, la
giornata si conclude con la presentazione da parte della compagnia «Non
soloteatro» di «In volo con Buccino»,
con Alessia Colombari e Emanuele Lomelio, pièce tratta dalTomonimo racconto di Sommani: un’occasione per
riflettere sulla fantasia e la creatività
dei bambini, sulla vita frenetica che
conducono e su che cosa capita quando per caso incontrano la noia, quando
anche una buccia di banana diventa
viva e si trasforma appunto in Buccino,
un bambino che sulle ali della fantasia
compirà un viaggio immaginario, oltre
la stanza, oltre la città, oltre la realtà.
Lo spettacolo si fonda infatti sulla parte testuale offerta dall’opera di Virgilio
Sommani e sull’elaborazione del comportamento infantile. La giornata dedicata a Sommani, oltre che un evento
rievocativo e culturale, si pone nell’intenzione degli organizzatori come un
possibile esempio di collaborazione tra
alcune delle diverse agenzie culturali
del territorio, in particolare come prima occasione di incontro operativo tra
il Centro culturale valdese di Torre Pellice, la cui direttrice Donatella Sommani è tra l’altro la nipote di Virgilio, e il
teatro del Forte, gestito dalla compagnia «Nonsoloteatro».
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® Asilo valdese
Luserna
San Giovanni
elenco doni
1 SEMESTRE 2001
. gennaio
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>,.•000: Emma Ayassot; G.
Matilde Tron.
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2ia ricordo
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Liliana Varese i
in
memoria di Pierina Peyrot; Liliana Varese in memoria di Olga Gambazza; Onoranze funebri Bertot.
£ 150.000: Ettore Michelin Salomon.
£ 500.000: Ferruccio in memoria
dei genitori, Torre Pellice.
£ 1.000.000; Dr. Roberto Amisano; Sig.ri Francia Cena; Ditta
Esse e Bano.
£ 2.000.000: Ditta Bongiovanni.
£ 4.000.000; I figli Enzo e Sergio
in memoria della cara mamma
Chierina Peyrot.
FEBBRAIO
£ 50.000; Emilio e Fiorella Bertalot.
£ 100.000: Onoranze funebri
Bessone, Perassi e Monnet;
llda Comba.
£ 128.000: Loris Siici in memoria di Mario.
£ 200.000: Anna Malanot; Heidi
Stolz.
£ 500.000: Albina Lantaré in
memoria di Esther Lantaré.
£ 1.000.000; Gianni Long.
£ 14.000.000: Maria Banfi.
MARZO
£ 30.000: Clelia Gaydou in memoria di Mimi Arnoulet.
£ 100.000: Elena Avondet.
£ 200.000: Onoranze funebri
Bessone, Perassi e Monnet;
Vanda Odino.
£ 250.000; Ibnou Abbad.
£ 250.900: Vigne Ribet, Parigi.
£ 300.000: Unione femminile di
L. S. Giovanni; Edda Bounous
in memoria di Maria Banfi.
£ 500.000: Fam. Vazzola.
APRILE
£ 50.000: llda Comba.
£ 100.000: Pietro Augusto Genre in memoria di Renato Grassi, San Secondo.
£ 300.000: Graziella Revel.
£ 420.000: Lionello Gay.
MAGGIO
£ 30.000: Telma Malacrida.
£ 50.000: Edilio Rivoira; Rosalba Navone.
£ 100.000; Renza Prandino in
memoria di zia Maria; Onoranze funebri Bessone, Perassi e
Monnet.
£ 150.000: Gay Chiavia; gruppo
di tedeschi.
£ 200.000: Bruno Avondet in
memoria del papà Augusto
Avondetto.
£ 500.000: Mariuccia e Gino
Barbiani con riconoscenza.
£ 1.829.800: N.N.
£ 3.000.000: N.N.
GIUGNO
£ 100.000: Germana Jouvenal,
Roma.
£ 350.000: Alberto, Rosalba e
Marcello Costabel ricordando
la mamma Ada Coìsson.
£ 400.000: N.N.
£ 500.000: Chiesa evangelica
metodista di Gorizia; Unione
femminile di Roma.
£ 1.200.000: Roberto Amisano.
£ 8.776.410: Comité vaudois,
Olanda.
£ 10.000.000: N.N.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRO CASSIERI I DISTRETTO — Domenica
28 ottobre, tradizionale incontro dei cassieri per
discutere circa la ripartizione delle quote, per
ciascuna chiesa, da inviare alla cassa centrale.
Programma della giornata: 11,30 appuntamento
alle vecchie scuole di San Germano, a seguire
pranzo; 14,30 ripresa dell’attività con gli interventi del dott. Andrea Rihet e del direttore del
San Paolo Imi di Luserna San Giovanni, Giulio
Griglio, sugli effetti nei hilanci delle chiese dovuti all’introduzione dell’euro.
2° CIRCUITO — Mercoledì 31, alle 14,30, incontro
delle Unioni femminili con l’équipe Cevaa.
AGAPE: CONVEGNO GIOVANILE — Sabato 27 e domenica 28 ottobre, convegno giovanile sul tema
dell’accoglienza e dell’interculturalità: è previsto
un incontro con l’équipe Cevaa in visita alle valli; sabato 27, al tempio di Ghigo, presentazione
dello spettacolo «Blu» del gruppo giovanile del
2° circuito con il gruppo Fihavanana. Informazioni: Anne Pilloud, tei. 0121-944418.
BOBBIO PELLICE — Domenica 28 ottobre, domenica della Riforma: alle 10,30 culto nel tempio
con santa cena e partecipazione della corale. Nel
corso del culto la sorella Olga Bertinat confermerà il suo battesimo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il Gruppo donne insieme è convocato per venerdì 26 ottobre, alle
20.30, al presbiterio, per discutere insieme alla
diacona Anita Tron come proseguire. Domenica
2 8 ottobre, assemblea di chiesa con la relazione
su Smodo e Conferenza distrettuale, nonché
l’elezione di tre anziani che scadono ma sono
rieleggibili. Riunioni quartierali: lunedì 29, alle
20.30, a Bricherasio, martedì 30 alle Vigne.
PERRERO-MANIGLIA — Mercoledì 31 ottobre, alle
20.30, dibattito su «Indagini intorno alla confessione di fede dei valdesi del 1655» con Daniele
Tron, della Società di studi valdesi.
POIMARETTO — Domenica 28, culto a Inverso P.
FRALI — Riunioni quartierali; martedì 30 ottobre,
alle 20, a Villa, mercoledì 31, alle 20, a Cugno.
L’équipe Cevaa sarà presente il 26 e il 27 ottobre.
Domenica 28 ottobre culto in francese, con partecipazione dell’équipe Cevaa e della corale.
PRAMOLLO — Venerdì 26 ottobre, alle 18, riunione
dei monitori alla casa pastorale; alle 20,30, incon
tro organizzativo per la corale. Domenica 28, alle
9,30 al presbiterio, sono invitati i genitori dei ragazzi di scuola domenicale, catechismo e preca
techismo; alle 10 culto di inizio attività con santa
cena: intervengono i bambini e i ragazzi della
scuola domenicale e di catechismo e precatechismo. Verrà insediato il nuovo anziano Adriano
Menusan. Martedì 30, alle 20, riunione ai Bosi
PRAROSTINO — Domenica 28 ottobre. Festa del
raccolto: alle 9, culto al Roc, alle 10,30, culto a
Roccapiatta con santa cena, alle 14,30, nella sala
del teatro, bazar della festa.
RORÀ — Giovedì 25 ottobre, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine. Domenica 28 ottobre,
culto con cena del Signore.
SAN SECONDO — Domenica 28, alle 10, culto della
domenica della Riforma, con cena del Signore e
partecipazione della corale. Riunione quartierale
ai Brusiti, mercoledì 31 ottobre, alle 20,30.
TORRE PELLICE — Sabato 27 ottobre, alle 10, pri
mo incontro del precatechismo, alla Casa unionista. Domenica 28 ottobre, alle 15, incontro comunitario all’Inverso. Martedì 30 ottobre, alle
20, riunione quartierale ai Simound. Lunedi 29
ottobre, studio biblico, alle 20,45, nella saletta
del presbiterio.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 26
ottobre, al Ciarmis, lunedì 29, alla Piantà, mercoledì 31 per il Centro, alla Miramonti; tutte alle
20.30, Giovedì 25 ottobre, alle 16,30, culto alla
Miramonti, con la partecipazione dell’équipe
Cevaa che, alle 21, assisterà alle prove della cora
le. Domenica 28 ottobre, alle 10, culto con as
semblea di chiesa, all’odg: relazione dei deputati
al Sinodo e alla Conferenza Distrettuale, propo
ste di temi per Tanno in corso.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 26 a
Villasecca, martedì 30 a Morasso, alle 20.
Al Centro «F. Fontan» di Perosa
Mille testi occitani
«Più una persona è sicura delle proprie radici
meno si arrocca nei confronti di chi arriva dal di
fuori». Queste parole,
pronunciate sabato 20
ottobre nel corso della
presentazione del nuovo
centro di documentazione occitana «François
Fontan» a Perosa, sono
rappresentative di quale
sia lo spirito che ha portato all’apertura al pubblico del Centro di documentazione di valle.
Il Centro, che ospita
per il momento circa
1.000 testi di cultura occitana oltre a una raccolta
di interviste sonore e filmate (frutto di un progetto recentemente conclusosi sulla cultura orale) si
pongono come obiettivo
quello di sviluppare e
raccogliere tutto quello
che concerne la cultura
locale. «Un’opportunità
in più - ha detto il direttore didattico della scuola
media di Perosa, Renzo
Furlan - per le scuole, ma
anche per i cittadini di
apprezzare e anche diffondere la cultura locale».
Il Centro, che si trova nei
locali della Comunità
montana vai Chisone e
Germanasca a Perosa, è
aperto tutti i mercoledì
dalle 10,30 alle 16.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 26
SPORT
PALLAVOLO
In serie C 2» giornata sia per le
ragazze che per i maschi. Nella
prima patte della partita, fino al 20, i ragazzi di Scali hanno nettamente dominato sui torinesi, giocando a pieno ritmo e sbagliando
poco o niente. Ma dal terzo set la
squadra ha giocato un’altra partita: all’esordio in serie C, non è riuscita a gestire la stanchezza, non
tanto fisica quanto psicologica, e
ha calato il ritmo di gioco; alla fine
partita vinta, ma solo al tie break.
Nel prossimo turno i pinerolesi
incontreranno in casa il Lurisia
Terme, 2° posto nella scorsa stagione (ha perso ai play-off), ma
ancora a 0 punti quest’anno: un
avversario da non sottovalutare.
San Paolo Ottica Lens-Volley Pinerolo: 2-3 (15-25, 21-25, 25-20,
25-23,11-15).
Per la C femiiiinile girone A il
Cerotti Technosquare ha battuto
in trasferta per 3-0 il Tour ronde
Nus Fenis.
Prossimo turno: sabato 27 alle
17,30 Cerotti TecbnosquareGreen volley Vercelli. Alle 21 Volley Pinerolo-Lurisia Terme al palatechnosquare (palazzetto dello
sport di Pinerolo).
Settimana densa di appuntamenti anche in ambito locale: nel
campionato under 17 femminile,
girone F il 3S Luserna ha battuto
in tre set il Volley vai Noce; nel girone E dell’under 15 femminile il
3S Pinerolo ha superato in trasferta sempre per 3-0 il Moncalieri e
con uguale punteggio l’altra formazione del 3S Pinerolo, nel girone B, ha vinto a Vigono. Ancora
nel girone B il 3S Luserna è stato
sconfitto per 3-1 sul campo del
Galup Vbc; battuta infine Tunder
17 maschile del Volley Pinerolo
che ha subito in casa un pesante
0-3 dal Val Susa. Infine il 3S Pinerolo under 20 ha superato per 3-0
il Chisola volley.
HOCKEY GHIACCIO
Resta a zero punti TAll stars Piemonte nel campionato nazionale
under 19; dopo tre partite la formazione allenata da Andrea Chiarotti non è ancora riuscita, ad andare'a punti pur mettendo a tratti
in difficoltà le avversarie. Domenica sera a Pinerolo è arrivato il
Valle d’Aosta, formazione ostica
con tanti ex, a cominciare da
Marco Scapinello che oltre a giocare in C allena pure.i giovani. Poi
in pista Ottino e De Zoppis, l’anno scorso fra i biancorossi e soprattutto Michel Favre che dopo
un’esperienza all’estero è tornato
in Italia senza trovare però spazio
nelle serie superiori
Il portiere valdostano si è ben
presto dimostrato un autentico
«spauracchio»; la reale bravura
del giocatore, oltre a contenere
tutti i tentativi degli avanti piemontesi, ha finito per indurre l’All
stars a rinunciare al tiro dalla distanza per cercare la «percussione», la rete sotto misura; il disco
però non è entrato mai nella gabbia avversaria e in compenso sono vertute meno le opportunità
del tiro dei terzini: esemplare una
situazione di superiorità 5 a 3 nel
finale col disco mai sulla stecca
dei difensori pronti al tiro.
Il Valle d’Aosta si è così imposto
per 3-0 (0-1; 0-2; 0-0) grazie so
prattutto a De Zoppis, autore di
due reti ma incapace di trasformare un rigore; per i piemontesi il
rammarico di un paio di errori in
difesa, rivelatisi decisivi e troppa
leggerezza in attacco. Domenica
28 quarta giornata con l’All stars
in trasferta col Fassa Canazei.
UNDER 14 — Male la giornata
anche per l’under 14 di Orsina è
stata battuta (ma non surclassata)
dal forte Como: dopo un primo
tempo chiuso in vantaggio il Valpellice si è disunito nel secondo
drittel finendo sotto per 4-1. Pareggio nel terzo tempo per il 6-3
finale a favore dei lombardi.
RAGAZZE SERIE A — Primo
punto invece, non senza qualche
rammarico, per le ragazze della
serie A; la trasferta di Como si è
ancora una volta dimostrata ricca
di imprevisti manifestatisi questa
volta sotto forma di un rigore
«quasi» parato dalla Montanari a
cui è sfuggito il disco che lemme
lemme se ne è andato in rete. Così, dopo aver chiuso i tempi regolamentari sul 2-2 (reti valligiane
di Michela Gaydou ed Irene Rivoiro), la sconfitta è arrivata ai tiri di
rigore Con la beffa finale. Arriva
comunque il primo punto; un
buon viatico per la partita casalinga di domenica 28 a Pinerolo,
ore 12, con l’Agordo.
SENIOR SERIE C — Sempre domenica torneranno in pista i senior della serie C; alle 20,30 a Pinerolo arriva il Varese per il rinnovarsi di una sfida che fino a poche stagioni or sono sapeva di serie A: vedremo se le due settimane di allenamenti faranno migliorare schemi e tenuta della squadra di Gajda.
Il Comune di Pinerolo e l'Agess si confrontano nella gestione
Il Palaghiaccio al servizio dei cittadini
DAVIDE ROSSO
Tempo di bilanci per
la gestione Agess del
palazzetto del ghiaccio di
Pinerolo. Ricominciata
l’attività sul ghiaccio a
inizio ottobre infatti la
dirigenza dell’Agess ha
presentato la scorsa settimana i dati relativi alla
gestione dello scorso anno e abbozzato la programmazione per i prossimi mesi, anche se per
avere indicazioni più
precise su questo punto
occorrerà aspettare ancora qualche settimana,
cioè la riconferma (che
dovrebbe arrivare a giorni) dell’affidamento degli
impianti all’Agess da
parte del Comune di Pinerolo. «Quella passata è
stata un’annata in qualche modo sperimentale
dice Riccardo Lorenzino,
presidente dell’Agess -.
Occorreva capire cosa significa gestire un impianto come quello di Pinerolo. Per questo sono
state monitorate con attenzione le spese e si è
posta attenzione alle potenzialità che la struttura
può avere». Da questo
impegno quello che sem-'
bra emergere è che a
fronte di spese di gestione elevate si è dimostrato forte il potenziale di
utilizzo della struttura,
cosa che fa ben sperare
per il futuro anche se occorrono ancora altri investimenti.
«Dalla stagione passata - ha sottolineato invece Giampiero Clement,
assessore allo Sport di
Pinerolo - si possono
trarre alcuni insegna
menti importanti. Se si
lavora in sinergia tra istituzioni, scuole, associazioni sportive e società
gestrice i risultati arrivano. ferma restando l’opportunità di distinzione
tra gestione e associazioni sportive. Non si può
infatti fare conto su
grandi aiuti esterni visto
che per ora l’unico aiuto
è arrivato dalla Provincia
mentre la Regione, per
esempio, non ha dimostrato la stessa prontezza
di collaborazione». Clement ha ricordato recentemente poi che principalmente la struttura deve essere al servizio dei
cittadini e per questo ha
chiesto aìl’Agess che
vengano assolutamente
rispettati gli orari di
apertura al pubblico.
Sul futuro prossimo
della gestione dell’impianto quello che emerge, oltre alle, attività delle
associazioni sportive, è
l’avvio con ottobre dei
corsi per le scuole gestiti
non più da un’associazione esterna ma direttamente dall’Agess (a questo proposito sono riemersi fuochi polemici
non ancora compietamente spenti da parte
dell’associazione gestrice delle attività lo scorso
anno). L’intenzione dell’Agess inoltre è quella di
programmare un miglioramento dell’accoglienza, prevedendo per esempio momenti di animazione indirizzata al
pubblico e vi sarà anche
un maggiore investimentanella formazione
del personale in termini
di relazione al pubblico.
Iti Al Palaghiaccio di Torre Pellice
Quale copertura?
Torna il Palaghiaccio
coperto a Torre Pellice? A
un anno dall’evento alluvionale che aveva distrutto il tetto della patimire, si cerca di allungare la stagione del ghiaccio con una copertura
provvisoria dell’impianto
del Filatoio. Possiamo affilare i pattini: il 27 ottobre il palazzetto dovrebbe spalancare i cancelli,
anche se per il momento
a struttura «aperta».
Tra i problemi per la
realizzazione della copertura, c’è la collocazione della pista in fascia di
esondazione. Secondo la
normativa nulla potrebbe essere costruito, ma a
fronte della situazione
arriva l’ipotesi della copertura provvisoria. «Nonostante i costi siano elevati - spiega l’assessore
allo sport della Comunità
montana vai Pellice, Ernesto Rivolta -, la copertura provvisoria permet
terebbe l’allungamento
della stagione e una maggiore fruibilità dell’impianto». Questo aspettando il 2006 e la prospettata costruzione del
nuovo palaghiaccios.
Intanto la Comunità
montana e l’Hockey Valpellice affrontano la questione del debito pregresso non pagato e accumulato per alcuni anni
dalla società che gestiva
la struttura. I crediti della
Comunità montana ammontano a 116 milioni,
ma una parte di questi
saranno «abbuonati» per
i lavori agli impianti realizzati dall’Hockey Valpellice. Restano un’ottantina di milioni dilazionati in quattro anni,
ma per il pagamento si
terrà conto dell’attività promozionale e di tutte le iniziative portate
avanti dall’Hockey Valpellice a vantaggio del
Palaghiaccio.
POSTA
L'annuale Giornata
della Casa Miramonti
Sono ormai trascorsi due mesi dalla domenica in cui
abbiamo vissuto un’intensa giornata di lavoro ma anche, e specialmente, di gioia e di condivisione fraterna
con molti membri della nostra comunità e altri amici.
Si tratta della «Giornata» che viene organizzata annualmente a Villar Pellice a favore della Casa valdese
per anziani Miramonti. Chi conosce la realtà delle
opere assistenziali sa quanto è difficoltoso riuscire a
fare fronte agli adeguamenti previsti dalla legge e a
contenere, nello stesso tempo, le rette richieste agli
ospiti, che spesso hanno redditi minimi senza la possibilità di poter usufruire di integrazioni da parte
dell’ente pubblico.
Proprio per venire incontro a tali esigenze, un cospicuo gruppo di persone, all’incirca 150 fra cui numerosi giovani, ha voluto dedicare parte del suo tempo per contribuire alla buona riuscita della «Giornata», manifestando così solidarietà e amore verso persone anziane che hanno dovuto abbandonare la loro
casa e che non desiderano allontanarsi dall’ambiente
in cui sono nate e hanno vissuto.
Sensibilità verso l’attività dell’Opera hanno altresì
dimostrato tutti coloro che, e sono stati davvero numerosi, si sono intrattenuti nel giardino della Casa e
hanno avuto la possibilità di partecipare al culto e alla santa cena.
Sperando che questi momenti di incontro si possano ripetere, desideriamo esprimere al Signore un
sentimento di riconoscenza per averci permesso di
vivere questa gioiosa e fraterna esperienza.
Fiorella Paschetto, Italia Cairus - Villar Pellice
APPUNTAMENTI
25 ottobre, giovedì
ANGROGNA: Alle 21, a San Lorenzo, nella sala delle
associazioni, incontro deU’amministrazione comunale con tutti i cittadini «Parliamo di Angrogna e del suo
prossimo futuro».
TORRE PELLICE: Alla Bottega del possibile, prosecuzione del seminario «Gli animali da compagnia».
26 ottobre, venerdì
OSASCO: Nel salone della villa Ninfea, 4“ mostra di
modellismo, organizzata dalla Modellistica pinerolese.
27 ottobre, sabato
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nel tempio valdese,
l’associazione Amici dell’ospedale valdese di Torre
Pellice presenta un concerto della corale valdese di
San Germano Qhisone.
ANGROGNA: Nella chiesa cattolica di San Lorenzo,
concerto del coro «La draia» e dei cori «Jj Amis» di Casagrasso e vai Sangone. Nell’intervallo presentazione
del Quaderno del Centro di documentazione «Poesie»
di Silvio Bertin e Alfredo Sappè.
CUMIANA: Alle 21,15, nella sala Carena, inaugurazione della stagione teatrale, con la compagnia «Masaniello» che presenta la commedia «Non ti pago».
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte,
inaugurazione della stagione 2001-2002, con il cabaret di Diego Parassole, con lo spettacolo «Sorridi, sei
su Internet!», ingresso lire 12.000, ridotto 10.000.
27-28 ottobre
PRAROSTINO: 18° trial motoristico dei Pionieri, organizzato dal Moto club gentlemen's di Pinerolo..
28 ottobre, domenica
SALUZZO: 2° raduno del marchesato Fiat 500 e 600
e derivate, a partire dalle 8, ritrovo all’ex caserma
Musso; alle 16, premiazione del raduno.
BOBBIO PELLICE: Castagnata e sagra del sanguinaccio, organizzata dalla Pro Loco.
31 ottobre, mercoledì
PEROSA: Al Palaplan, Festa di Halloween.
TORRE PELLICE: Alle 20,30, al cinema Trento, in
collaborazione con le chiese valdesi della vai Pellice,
serata dedicata a Filippo Melantone, con proiezione
di un filmato documentario tratto dalla trasmissione
televisiva «Protestantesimo».
Al teatro del Forte a Torre Pellice
Mi scappa da ridere
Con la serata di sabato
27 ottobre prende il via la
nuova stagione teatrale
del teatro del Forte di
Torre Pellice proposta da
«Nonsoloteatro» in collaborazione con gli enti
territoriali: sono 6 rassegne diverse, la prima
sarà «Vai avanti tu che
mi scappa da ridere». Alle ore 21,15 Diego Parassole presenta «Sorridi,
sei su Internet!», in uno
spettacolo comico multimediale che parla anche
di new economy, globalizzazione e nuove tecnologie. Lo spettacolo
sviluppa un linguaggio
comico avvalendosi solo
della forza dell’attore e di
un computer, che naviga
in rete proiettando su un
megaschermo le immagini dei siti. Tra struzzi e
orari ferroviari, pecore
gonfiabili e top model,
«Sorridi sei su Internet!»
prende di mira tic, vizi e
manie della new eco
nomy e della next generation: categorie che non
rappresentano solo un
nuovo modo di comunicare. ma anche un nuovo
modo di essere.
Forte di un bagaglio
tecnico che spazia dalla
clownerie al teatro di movimento, dalla commedia
dell’arte alla drammaturgia. Diego Parassole è
attore, scrittore, cantante, cabarettista e si muove liberamente dal teatro
alla radio, dalla televisione al cinema. Dal 1990 ad
oggi ha scritto e interpretato numerosi spettacoli: «Vita da cani» (1993),
«Il peggio di me» (1994),
«Nuvole» e «Sorridi sei su
Internet!» (2000). Numerose anche le partecipazioni televisive, su Rai 1,
Canale 5 (1990), Italia 1.
L’ingresso costa 12.000,
lire, ridotto 10.000; è possibile prenotare fino al
venerdì telefonando allo
0121-323186.
1 Sabato ultima serata a Rinasca
Chiude «Solodanza»
Ultima serata per «Solodanza», prima rassegna
di musica e ballo folk in
vai Chisone organizzata
dalla Cantarana. Per gli
appassionati del ballo
occitano, sabato 27 a Pinasca nella pista comunale coperta chiuderà la
rassegna un gruppo particolare che segnala l’estendersi della passione
per il ballo folk di matrice occitana, anche se
aperto ad altre influenze,
ben al di fuori del territorio delle Alpi occidentali:
«Spakkabrianza», un nome che rivela sia l’area di
origine sia l’approccio un
po’ trasgressivo, «esagerato» per così dire, al re^ pertorio tradizionale, che
* acquista però nelle esecuzioni ricche di inventiva del quartetto (oltre
agli strumenti canonici
troviamo anche trombone, bouzouki e mandola)
una freschezza e uno
smalto del tutto nuovi.
La serata inizia alle ore
21,15: ingresso 12.000.
Info: 335-7570889.
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ore 21,15, Il trionfodd.
l'amore, con Mira Soni
no e Ben Kingsley; sab»
27. ore 20,10 e 22,20,4).
menica 28, alle ore Ifiis
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21.15, Ravanello pallili,
con L. Littizzetto.
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riali ore 20,10 e 22,20,»
baro 20,10 e 22,30, do
menica 16, 18,05, 20,KI(
22,30. Alla sala «2cent(ii
andrà in visione
vedi, Belfagor.
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^rire, salviamo almeno altre vite): nessuno ha scritto
uiiaparola di pietà evangelica
net le migliaia di vittime inveenti di svariate nazionalità, mentre, come al solito, la
^nsabilità dell’accaduto è
del «ricco»
occidente, e parti
^larmente degli Usa: una
nazione che ha saputo, nel
bene e nel male, accogliere
•emigranti da ogni parte del
pndo, educarli, amalgamarli, dare loro un lavoro con il
quale hanno raggiunto un
elevato, grado di benessere e
fbnnarsi con uno spirito religioso di cui anche noi dovremmo far parte; ma pare
che anche da noi, nel nostro
mondo evangelico, valga l’affermazione: «Se è ricco, vuol
ire che è un ladro».
(ferti articoli redazionali sono di pura propaganda partitica; siamo nuovamente sommersi dai «conflitti d’interesse», ma il passato governo dopo avere fatto approvare da
una Camera, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione,
unalegge sull’argomento, si è
liddormentato per la seconda
votazione; ritorniamo inoltre
Cmfinita questione delle televisioni; mi permetto di ricordare che la Rai è sempre
LITURGIE E REGISTRI ECCLESIASTICI
PER LE CHIESE EVANGELICHE
PASSIONE E PASQUA
La Commissione liturgia delle chiese battiste, metodiste e
t^desi ha appena prodotto un nuovo fascicolo della serie di
liturgie per il culto domenicale, si tratta del n. 2: Tempo della pssione-Tempo pasquale. 11 costo di questo fascicolo
^p.83, formato 38x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
Di questa stessa serie «liturgie per il culto domenicale»,
^disponibili anche altri due fascicoli:
• 11 fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il periodo di Avvito, Natale e tempo delTEpifania. Il costo di questo fasci*^(pp. 75,18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
*11 fascicolo speciale per la Cena del Signore. Il costo di
questo fascicolo (pp. 51, formato 18x24 cm) è di L. 5.000
phspese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»:
* D fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
^wti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazio
l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
^sanon evangelica e l’accoglienza (presentazione) di fiMcredenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
11^4cm) è di L. 10.000 (più spese postali).
•flfasclcòlo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
Innovamento del patto (di tradizione metodista), per il
nto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consa^iotie al ministro pastorale per le chiese valdesi e metopresentazione di diaconi/e e per l’insediamento
comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
Wsto fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000
Petali)
j^tasclcolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni cele^ Ut chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le beneoni di matrimonio precedentemente .celebrati in sede
y,®'"Costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
UU (più spese postali).
®8*i:icolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. 11 fascicolo
diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere
nazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giopgj,P®^re 0 madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
(On Rn f questa circostanza. 11 costo del fascicolo
forrnato 18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali),
"’^csidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
^ liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, spese si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o trami
'*‘8 posta elettronica.
® tre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo;
• • atti di sepoltura
^ • atti di matrimonio;
, * atti di benedizione di matrimonio.
Vo ®®*to utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salthiesé V matrimonio che è predisposto per le
form ® tnetodiste. 11 costo di ciascun registro (pp.
26x35) è di L 50.000 (comprese spese postali),
i all’amministrazione di «Riforma»: via San Pio V
orino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
diretta dal Consiglio d’amministrazione voluto dalla precedente maggioranza; il finanziamento delle scuole private è iniziato ed è stato approvato da una Camera nella
precedente legislatura (ora è
ovviamente decaduto).
Che alla redazione di Riforma non piaccia il presente
governo lo abbiamo capito,
ma esso è stato votato da una
forte maggioranza degli italiani e questa è la democrazia, quella che si fa nelle cabine elettorali e in Parlamento e non nelle piazze urlando
più o meno forte; e certamente fra gli evangelici italiani ve ne saranno diversi che
non approvano la parzialità
del giornale. O l’attività del
precedente governo non è totalmente piaciuta alla mag' gioranza degli italiani o il suo
candidato non ha saputo
svolgere bene il suo mandato
e, come si è verificato in altri
paesi, avrebbe dovuto dare le
dimissioni: ma qui non si usa
e lo stesso si sente in dovere
di insegnare al governo in carica come si fa a governare.
Italo Artus-Martinelli
Crema
Una decisione
condivisa?
La seguente lettera è stata
indirizzata al Consiglio Fcei.
Cari amici, leggo su Riforma che Franco Giampiccoli
si è recato a New York per
conto della Fcei all’interno di
una delegazione del Genoa
Social Forum. Al di là del mio
personale (ma non solo mio a
giudicare da molte lettere
giunte a Riforma e al dibattito in corso nelle nostre chiese) parere negativo sul Genoa
Social Forum e sui suoi leader, vorrei sapere quando è
stata presa la decisione da
Pagina
parte della Fcei di continuare
a far parte del Gsf anche dopo i non brillanti esiti dell’improvvida (sempre secondo il mio personalissimo parere) partecipazione alle giornate and G8 di Genova. Vorrei anche sapere se e quando
questa decisione, ormai lontana dalla necessità di aderire in modo agile e veloce a
una specifica manifestazione, è stata sottoposta alle
chiese che fanno parte della
Fcei e se ciò è avvenuto vorrei sapere se la Tavola valdese (per citare la chiesa di cui
faccio parte) ha preso una
decisione ufficiale favorevole
a questa adesione.
Anche ammesso che questi
passaggi fondamentali siano
stati rispettati, mi pare che le
singole chiese locali valdesi
non siano state consultate su
questo e mi pare un errore,
soprattutto tenendo conto
del carattere fortemente politicizzato in senso partitico del
Gsf. E tenendo conto del fatto
che proprio in occasione della visita a New York, l’assenza
significativa di monsignor
Bettazzi (in aggiunta alla precedente presa di distanza da
parte di altri settori del mondo cattolico) ha fortemente
sbilanciato la delegazione. E,
onestamente, come protestante sono molto amareggiato di trovarmi associato a una
associazione (di cui non condivido linea politica, finalità e
leadership) senza un minimo
di dibattito interno come mi
pare dovrebbe prevedere la
prassi di democrazia delle
nostre chiese.
Invito pertanto la Fcei a
non sbilanciarsi troppo su
questioni così delicate senza
aver sentito il parere dei protestanti che, in un certo modo, rappresenta. Se la maggioranza sarà d’accordo nel
continuare ad associarsi al
Gsf, ok, resterò della mia idea
ma non contesterò la legittimità di una scelta democratica. Altrimenti, a titolo puramente dimostrativo, chi non
si ritrova in certe posizioni farebbe bene a renderlo pubblico in tutti i modi possibili e,
ovviamente, civili. Cordialmente.
Roberto Davide Rapini
Firenze
PAG. 15 RIFORMA
Americano
e afghano
Non posso certo sapere come e in che modo evolverà
questa drammatica lotta al
terrorismo, ormai capillarmente diffuso a livello mondiale. Mentre sono ancora
profondamente scosso per i
disumani attacchi negli Stati
Uniti, organizzati e condotti
da persone che per di più dicono di agire in nome di Dio,
sono altrettanto indignato per
i profughi afghani allo sbando
e per le vittime innocenti cau
Pensionato, non emerito
Ed eccomi pensionato. Anche se, grazie a
Dio, un credente, un membro di chiesa e in
particolare un pastore non va mai veramente in pensione... Se mi permetto di scrivere
in questa occasione, che condmdo con milioni di miei simili, e in un momento come
questo, poi, in cui le microstorie davvero
sbiadiscono, ci sono due motivi.
Il primo è che in questo momento, al voltare di questo angolo, desidero dire una parola di affettuoso e grato ricordo a coloro
con i quali ho condiviso un periodo più o
meno lungo in una serie di comunità: parola
che non ho detto, non chiara e forte, nell’intervista che mi è stata fatta gentilmente alcune settimane fa. A voi, triestini e membri
della diaspora giuliana e carnica, a voi angrognini del Serre e di Pradeltorno, a voi,
membri della grande Torre Pellice e di Pinerolo ih sviluppo, a voi torinesi, in modo speciale nel settore di via Nomaglio e nella diaspora di Chivasso e Torrazza, a voi genovesi
e membri sparsi nella diaspora rivierasca, e
a voi fiorentini e tusci che posso ancora salutare direttamente. Con molti di voi, una
volta che la vita, e il ministerio, ci ha separati, non c’è più stato contatto, con alcuni sì;
ma comunque in questo periodo di «stacco»
più marcato, risalgo con il cuore e il pensiero all’indietro, a questi «stacchi» che ogni
volta mi hanno rattristato, pur guardando
avanti con una fiducia che ogni volta ha trovato più che puntuale rispondenza.
Mi sierre davanti tutta una proiezione,
ora più lenta ora più rapida, di volti, di voci,
di luoghi, di situazioni e occasioni liete, e
tristi, e grigie... e tengo a dirvi che vi ricordo,
ricordo la ricerca comune davanti alla Parola, nello studio raccolto, in gruppo o a tu per
tu, adulti e giovani e anziani, sani e malati.
Vi sono profondamente grato per quello che
attraverso di voi mi è stato dato di capire,
imparare, vivere in questi decenni, malgrado tutte le mie carenze e i miei sbagli: sono
in debito con voi, in positivo e in negativo,
di riconoscenza e di mancanza, e lo sono
perché così, in doppio debito, sono con il Signore. Ma l’agàpe Che ho ricevuto, lo copre.
E in questo spirito vi ripenso e vi saluto, anche se non pochi non sono più fra noi.
Il secondo motivo è più... ecclesiologico,
io mi considero pensionato, non emerito.
Per varie ragioni. La prima, forse più banale.
è che almeno finora l’aggettivo «emerito» ha
in italiano una strana risonanza. Si usa infatti parlare di un «emerito furfante» o di un
«emerito cretino», ma avete mai sentito parlare di una emerita casalinga o di un emerito
notaio, di una emerita dentista o di un emerito commesso? Vero è che un recente decreto del capo del governo ha promosso
«emeriti», con annessi benefici, gli ex capi
dello stato, ma non mi pare che la cosa abbia accresciuto la loro popolarità. In ogni
caso, il volgo, anche di censo superiore, resta «pensionato», pochi eletti sono civilmente emeriti (forse anche gli ex docenti universitari), e nel nostro piccolo ambiente c’è una
più folta pattuglia di emeriti, pastori, diaconi, vedove (le quali ultime, sia detto per inciso, non sono solo vedove di emeriti ma per
lo più, 0 tutte, «emerite» in prima persona).
Non passa per la mente a nessuno (a meno
che il moderatore della Tavola valdese o la
presidente del Sinodo si metta sulla scia del
presidente del Consiglio...) di chiamare
«emeriti» predicatori locali, monitrici, catechisti, anziani, diaconi, visitatrici e così via,
una volta che essi abbiano lasciato il ministero. Ciò vuol dire che una cosa è il «ruolo»
tenuto per il Sinodo dalla Tavola, e altra cosa è la molteplicità dei «ministeri», ufficialmente riconosciuti o meno. Credo che dobbiamo riconoscere che pastori, diaconi e vedove «in ruolo» sono personale dipendente,
e che quando cessa il loto «servizio attivo»,
diventano pensionati, come qualunque cittadino (del resto il Sbrodo, anni fa, non li ha
forse affidati all’Inps, sia pure attraverso il
discutibile «fondo speciale»?).
Attribuire la qualifica di «emerito» solo al
personale in ruolo è un atteggiamento larvatamente clericale che mi sembra del tutto
stridente con la nostra visione della chiesa.
Domando quindi: le nostre chiese, che hanno riconosciuto da anni che né il Sinodo né
la Tavola sono «venerabili», non dovrebbe
superare anche la qualificazione «emerito»?
Io, comunque, mi considero pensionato,
non emerito. Del resto, per un Credente che
per tutta la vita ha cercato di capire e per un
ministro della Parola che durante il suo servizio ha cercato di predicare il sola grada, finire emerito è un po’ troppo, no?
Gino Conte - Firenze
saie dal diluvio di fuoco aereo
degli alleati anglo-americani
che hanno colpito anche la
Croce Rossa, un ospedale e
numerose abitazioni: i militari, con cinico linguaggio, li definiscono «danni collaterali».
Eppure, il presidente Bush
aveva solennemente promesso a centinaia di milioni di
persone che sarebbe stata
condotta una «azione chirurgica», mirata a distruggere
solo le sedi di Bin Laden e dei
talebani. Non è certo con
questa forsennata «diplomazia delle bombe» che si può
cercare di migliorare il mondo. Al contrario, questo non
farà che accrescere l’odio e la
reazione dei terroristi, nonché il dissenso di una considerevole parte dell’opinione
pubblica. Se mi sento «americano» con le vittime degli
attentati negli Usa, mi sento
parimenti «afghano» con i
profughi e i morti di quel
paese.
Roberto Peyrot
Torre Pellice
Il coraggio
di Nicola Leila
Giorni fa abbiamo ricevuto
dalla cara Ada le fotografie in
ricordo del marito, pastore
Nicola Leila, e una lettera affettuosa in risposta a quella di
Giorgio Bouchard e mia. Sono
passati oltre due mesi, ma
guardando quelle fotografie
del pastore Leila, io e Giorgio
dicevamo che non riusciamo
a capacitarci che sia morto: è
una persona che te la ricordi
così com’era, nella sua simpatia umana che ti faceva scaturire sempre un sorriso: disordinato, magari, distrattissimo,
è vero, sbadato nella sua figura alta e dinoccolata, ma un
caro, carissimo amico. Negli
anni in cui eravamo a Napoli,
lui è stato il nostro «angelo
custode» in ogni traversia,
piccola e grande. Abitando
due piani sopra di noi a via
dei Cimbri, abbiamo passato
tante ore insieme in frater
nità, con lui, Ada e tutta la sua
famiglia. «Io alzo gli occhi ai
monti, donde mi verrà l’aiuto?
L’aiuto mi verrà dal terzo piano...», scherzava come usa far
sempre Giorgio. E l’aiuto infatti si materializzava prontamente in quello che io a mia
volta chiamavo altrettanto
scherzosamente, per la sua
mitezza di pacifista integrale,
«san Nicola da Bari»: ci fosse
da attaccare un tassello o da
preparare gli altoparlanti per
una conferenza, o da preparare e organizzare una manifestazione per la pace o un incontro ecumenico.
L’ultima volta che fummo a
via dei Cimbri, un anno fa, era
malato: mi disse di straforo,
quasi per caso, uscendo sul
pianerottolo: «Ho il cancro». Il
cuore mi si strinse, e non seppi se non dirgli: «Però, combatti bene». Caro, caro pastore Leila, cara Ada, cari ragazzi,
siete nel nostro affetto.
Piera Egidi Bouchard
Torino
PARTECIPAZIONI
«Il Signore è il mio pastore:
nulla mi manca»
Salmo 23,1
Le chiese metodiste di Bassignana e Alessandria sono vicine
nel dolore alla famiglia Lenti e ai
parenti tutti per la scomparsa del
caro
Daniele Lenti
Bassignana, 13 ottobre 2001
«Il Signore è la mia luce
e la mia salvezza»
Salmo 27,1
Le chiese metodiste di Bassignana e Alessandria si raccolgono attorno alla moglie Dorina Lenti, ai figli Daniela e Carlo, alla nipote Marta, al genero Paolo, alla
nuora Patrizia, ai famigliari e parenti tutti, per la scomparsa di
Sergio Giaretta
Bassignana, 18 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Insegnaci a contare bene
i nostri giorni per acquistare
un cuore saggio»
Salmo 90,12
La moglie, i figli e i familiari di
Arturo GardioI
ringraziano tutti coloro che in vario modo hanno partecipato al loro dolore.
Si ringraziano per l’umanità e la
gentilezza dimostrate il personale
del reparto Chirurgia dell’Ospedale civile di Pinerolo e quello dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 15 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore:
nulla mi manca»
Salmo 23,1
La moglie e i figli del caro
Ferruccio Necchio
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che con scritti, presenza, e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Si ringraziano in particolare i
medici e il personale degli ospedali valdesi di Torino e Pomaretto,
i pastori e tutti coloro che gli sono
stati vicino durante la malattia.
Pomaretto, 18 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Ecco, io sono con voi
tutti i giorni sino alla fine
dell'età presente»
Matteo 28, 20
È mancata
Anita Rivoir Chauvie
Il marito Silvio ringrazia in modo particolare la dott.ssa Paola
Grand, le Adest del Servizio socio-assistenziale della Comunità
montana, parenti, amici e tutte le
persone che le sono state vicino
con ogni forma di sostegno nel
lungo periodo di malattia e il pastore Alberto Taccia.
Torre Pellice, 12 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Alberto Rivoira
ringrazia tutte le persone che
hanno partecipato al loro dolore.
Pinerolo, 16 ottobre 2001
Centro sociale evangelico «La Casetta»
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PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 26 OTTQBBi:
Sorprendenti i risultati delle elezioni politiche del 23 settembre scorso
Polonia, venfanni dopo «Solidarnosc»
Gli eredi politici dello storico sindacato non sono riusciti a conquistare neanche un seggio né
ad avvicinarsi alla soglia del 5%. Vittoria schiacciante degli eredi del vecchio partito comunista
PAWEL CAJEWSKI
IL cielo della Polonia mantiene sempre il suo colore
azzurro con una leggera sfumatura grigia; un po’ come gli
occhi dei bambini polacchi.
In una giornata di sole rocchio può spaziare liberamente dalle sconfinate pianure ricoperte di boschi ai campi di
grano. La sinfonia dei colori è
quasi perfetta; sarebbe davvero ideale se le insegne luminose e i cartelloni pubblicitari inseriti nel paesaggio
non fossero cosi appariscenti.
Il cielo polacco non risentirebbe della perdita di qualche
pizzico del suo affascinante
grigio, se le numerose ciminiere, piuttosto basse, fossero
dotate di filtri ecologici. D’altronde la pubblicità, saivo la
lingua, e gli stabiiimenti industriali sono gli stessi che si
possono incontrare in Italia,
in Francia o in Germania. Solo che le strade polacche mettono ancora a dura prova anche le sospensioni di una
Panda abbastanza abituata
alle stradine di terra battuta.
La svolta del 23 settembre
Questa cornice paesaggistica si adatta bene alla svolta
politica avvenuta il 23 settembre scorso: dopo più di
vent’anni di presenza sulla
scena politica, gli eredi politici dello storico sindacato «Solidamosc» non sono riusciti a
conquistare neanche un seggio nel Parlamento polacco,
né ad avvicinarsi alla soglia
del 5% dei consensi. Al tempo
stesso gli eredi del vecchio
partito comunista hanno ottenuto una vittoria schiacciante. In un sistema pienamente democratico, l’alleanza di Sld (Sojusz Lewicy Demokratycznej. Alleanza della
sinistra democratica) e di Up
(Unia Pracy, Unione del lavoro) ha ottenuto più del 40%
dei seggi nella Camera bassa
del Parlamento e più della
metà nel Senato.
Le ragioni di tale svolta sono da ricercare nella storia di
questi ultimi undici anni. Nel
1990 la Polonia si apprestava
alle prime, veramente libere,
elezioni presidenziali. La prima crepa nel blocco, uscito
intatto dalle persecuzioni degli Anni Ottanta, si è verificata proprio lì. L’ala moderata e
liberale di «Solidarnosc» ha
presentato come proprio
candidato Tadeusz Mazo
Lodz: la chiesa di S. Spirito, già
wiecki, un intellettuale di
ispirazione cristiana ma di
orientamento piuttosto liberale. L’ala conservatrice ha
presentato Lech Walesa, la
storica guida del movimento
operaio. I risultati del primo
turno elettorale hanno provocato uno stato di tensione
in cui Mazowiecki stesso, prima del ballottaggio, ha fatto
confluire i propri numerosi
voti su Walesa. Fu la vittoria
di un simbolo e, al tempo
stesso, il trionfo della demagogia nonché della lobby clericale e nazionalista.
I cinque anni che seguirono queste elezioni furono segnati da una privatizzazione
selvaggia, dall’inflazione galoppante e da una veloce
frammentazione dei partiti di
centro-destra. In questo scenario la sinistra, seppure debole, rappresentava una forza abbastanza compatta che,
in ogni caso, poteva contare
su una considerevole percentuale di consensi. Nella seconda metà degli Anni Novanta, tale percentuale è cresciuta, permettendo al nuovo
Sld di creare un’opposizione
parlamentare robusta e numerosa. Un punto forte nel
programma di questo partito
è stata la revisione del piano
di trasformazione controllata
dell’economia, elaborato nel
1990 dal prof. Leszek Balcerowicz. Nel programma dello
schieramento guidato da Leszek Miller, che ha ottenuto il
tempio luterano, oggi in «prestito» all’Ordinariato militare cattolico
maggior numero di consensi,
si sono trovati dunque alcuni
elementi del piano di Balcerowicz, come, ad esempio, la
riduzione della spesa pubblica e il progressivo aumento
delle tasse. Tuttavia Marek
Belka, consigliere economico
del presidente della Repubblica, Kwasniewski, e l’uomo
«forte» di Sld, ha espresso più
volte, durante la campagna
elettorale, il dissenso della sinistra polacca riguardo alla
decapitalizzazione delle grandi imprese, come pure alla loro frenetica privatizzazione.
Belka inoltre ha criticato duramente la politica fiscale del
governo di Jerzy Buzek,la
quale avrebbe danneggiato
fortemente i gruppi sociali
economicamente deboli.
cit strutturale nel bilancio
dello stato. Camminando
lungo 1 viali delle città polacche, non si «avvertono» le
pessime condizioni delle casse statali. L’impressione generale è quella di un discreto
benessere. Tale impressione
tende, però, a distoreere la
realtà. Molti beni di consumo
sono acquistati con l’aiuto di
un credito bancario. Ai prezzi
molto simili a quelli dell’Unione Europea si contrappongono i salari che solo difficilmente superano il 50% di
uno stipendio italiano medio.
Un senso di frustrazione
L'ex maggioranza
Ha contribuito al risultato
delle ultime elezioni anche la
configurazione politica della
maggioranza di governo.
Questa maggioranza di centro-destra, sin dalla sua nascita nel 1997, era costruita
su una fragile alleanza con alcuni partiti di destra conservatrice e nazionalista. Un’intesa tale da consentire a Buzek di governare per quasi
quattro anni, tuttavia la necessità di compromessi politici, abbastanza forzati, ha
determinato il fallimento della riforma del sistema sanitario e previdenziale, provocando anche un enorme defi
II Consiglio delle chiese cristiane in Francia prende posizione
Il diritto dei palestinesi ad avere uno stato
Di ritorno da un recente
viaggio in Israele e Palestina,
il Consiglio delle chiese cristiane in Francia (Cecef) ha
chiesto la fine della «politica
di colonizzazione» affinché
una pace nella regione sia
«possibile». La delegazione
ecumenica, che riuniva ortodossi, cattolici e protestanti,
ha voluto inoltre rendere
conto della «disperazione» in
loco delle comunità cristiane.
«La spirale della violenza
non può essere fermata che
con il riconoscimento del diritto di ogni popolo ad avere
una patria e di vivere in pace»,
sottolinea la dichiarazione del
Cecef, resa pubblica il 3 ottobre scorso, al termine del
viaggio. Il pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente
della Federazione protestante
di Francia (Fpf), mons. Guy
Thomazeau, vescovo cattolico
della diocesi di Beauvais e
mons. Jérémie, presidente
dell’Assemblea dei vescovi or
todossi di Francia, hanno soggiornato a Gaza, Betlemme e
Gerusalemme, dove hanno
incontrato i responsabili delle
chiese cristiane.
«È nella morsa che pesa su
Gaza che uomini e donne
trovano delle motivazioni per
il terrorismo», ha sottolineato
Jean-Arnold de Clermont, attuale presidente del Cecef,
durante la conferenza stampa. Il Cecef è preoccupato
della situazione delle comunità cristiane che vivono in
Palestina e in Israele. Presi in
una guerra che non dice il
suo nome, molti cristiani
scelgono la via dell’esilio.
«Siete troppo silenziosi sulla
nostra sorte. I fatti vi sono
noti. Ora non potete più tacere», hanno dichiarato i responsabili di queste comunità alla delegazione del Cecef durante i loro incontri.
Al fine di manifestare la solidarietà con le chiese di Palestina e Israele, il Cecef inco
raggia i francesi a recarsi sul
posto, in particolare durante
il periodo dell’Avvento, di
Natale o della Settimana santa. «Anche se il turismo è incerto, simili visite sono sempre possibili. Esse sono richieste e apprezzate», sottolinea la dichiarazione ufficiale.
Per dare un seguito a questo
viaggio, il Cecef spera di accogliere in Francia, fin dai
primi mesi del prossimo anno, una delegazione delle comunità visitate affinché possano testimoniare «quello
che stanno vivendo».
Non esitando ad impegnarsi sul piano politico, il
Cecef chiede inoltre che
«ogni uso partigiano del conflitto israelo-palestinese»
venga «scartato». Questa presa di posizione avviene nel
momento in cui sta iniziando la campagna elettorale
per l’elezione presidenziale
che si terrà nella prossima
primavera. (eni)
In questo modo aumenta
nella società il senso di frustrazione. I modelli presentati dai mezzi di comunicazione di massa impongono uno
stile di vita piuttosto borghese, mentre la maggior parte
delle famiglie conduce una
modesta vita proletaria. La
frustrazione può essere un
terreno politicamente fertile:
su quella base, infatti, è cresciuta l’alleanza Sld-Up ma
hanno trovato molti consensi
anche i piccoli raggruppamenti marcatamente reazionari, antieuropei e clericali.
La retorica di questi ultimi
giunge direttamente al cuore
di chi non riesce a far quadrare i propri conti. In un
certo senso, i partiti come Samoohrona (Autodifesa) o Liga Rodzin Katolickich (Lega
delle famiglie cattoliche) sono i veri vincitori della battaglia elettorale. Nati pochi
mesi fa sulla cresta dell’insoddisfazione sociale, sono
entrati nel Parlamento lasciando indietro tanti movimenti politici degni di maggiore considerazione.
Verso l'ingresso
nell'Unione europea
Il mese di settembre in Polonia è stato quest’anno particolarmente nuvoloso e freddo. Quasi la metà dei polacchi
non si è recata alle urne, preferendo, probabilmente, la
compagnia della televisione e
della trasmissione «Big Brother» (la versione polacca del
«Grande Fratello») che ultimamente ha raggiunto indici
di ascolto di gran lunga superiori a quelli dei telegiornali.
Resta, dunque, da vedere se la
nuova configurazione del Parlamento polacco saprà dare
alla società il giusto impulso
per trasformare la frustrazione e l’apatia in qualcosa di costruttivo. La posta in gioco è
l’ingresso della Polonia nell’Unione europea, previsto
per l’anno 2005.1 compiti del
nuovo governo, dunque, non
saranno per nulla facili.
(I - continua)
..«J Preoccupazioni delle chiese cristiane
Bangladesh: vittoria dei
nazionalisti e
Diversi responsabili di
chiesa del Bangladesh, paese
a maggioranza musulmana,
si sono dichiarati «stupiti e
delusi» dai risultati delle elezioni politiche che hanno dato una maggioranza schiacciante al partito dell’opposizione, il Partito nazionalista
del Bangladesh (Bnp) e ai
suoi alleati musulmani di destra. L’Alleanza, composta da
quattro partiti, fra cui il Partito islamico Jamaat-e-Islami,
ha ottenuto 202 seggi sui 283
assegnati ufficialmente il 3
ottobre scorso dopo le e>
ezioni nazionali del 1° otto- ■
bre scorso per rinnovare i 300
seggi parlamentari.
I risultati riguardanti 16
seggi rimangono in sospeso in
attesa dei risultati di nuove
elezioni in alcuni uffici eiettoraii a causa di violenze che
hanno fatto sei morti e diecine di feriti il giorno delle elezioni. L’elezione riguardante
un altro seggio è stata rinviata
dopo la morte di un candidato. Dopo i’annuncio delle elezioni nel luglio scorso, oltre
300 persone hanno trovato la
morte durante scontri politici.
molti problemi per noi» i,
aggiunto Adhikari, che è?
che presidente del Comi^
battista del Bangladesh ™
Il vescovo B. D. Mondai
presidente della Chiesa
Bangladesh, è dello stes!
parere di Adhikari: «Siamo!
po’delusi perché è la tende!
za conservatrice del *
che sta emergendo oggi
che se è poco probabile*
ci sia una persecuzione d«'
cristiani dato che siamo J
piccola minoranza, può dZ
che andremo incontro ad?
cune difficoltà», ha detto ij
popolazione cristianadd
Bangladesh, circa 4 0 0 001
persone, rappresenta soitaj.
to lo 0,3% della popolazione
che è di 130 milioni e diciiij
90% è musulmano.
Delusione dei cristiani
«Noi (cristiani) non ci aspettavamo la vittoria del
Bnp. Siamo delusi di fronte
all’affermazione del Jamaate-Islami», ha dichiarato ai
giornalisti Susanta Adhikari,
presidente del Consiglio nazionale delle chiese del Bangladesh. Il partito della Lega
Awami, che era al potere e
che aveva beneficiato dell’appoggio dei cristiani a motivo delle sue posizioni laiche, ha ottenuto soltanto 62
seggi mentre, cinque anni fa,
ne aveva ottenuto 146.
Laicità dello stato
«Questi risultati non sono
quelli che speravamo», ha dichiarato il vescovo Theotonius Gomes, segretario generale della Conferenza episcopale cattolica del Bangladesh. «Può darsi che l’alleanta
del Bnp con gruppi musulmani abbia portato più votii,
ritiene il vescovo che sottolinea come la begum Khalida
Zia, dirigente del Bnp e et
primo ministro, abbiagli
promesso alla popolazione
che non sarebbe stato imposto un ordine del giorno islamico di destra. «Una repubblica islamica non era fra gl
impegni dell’alleanza»,ha
detto nel corso di una conferenza stampa a Dahka, dopo
la vittoria- La religione, ha assicurato, non svolgerà un ruolo nell’amministrazione visto
che le leggi sono laiche
II partito islamico
Il Bnp è un partito politico
che è già stato al governo.
Ma, come dice Adhikari, l’affermazione del Jamaat-eIslami in quanto «forza politica e probabile partner del governo è per noi motivo di
preoccupazione». Il partito
del Jamaat-e-Islami ha annunciato pubblicamente che
intende fare del Bangladesh
uno stato islamico. La rappresentanza di quel partito è
passata da un seggio nel 1996
a 16 dopo le ultime elezioni.
«Questo può rappresentare
Elezioni <flibere e giustei
La sua rivale Sheikh Basini
Wajed, alla testa della Lega
Awami, ha «respinto» i risultati, accusando il governo di
avere manipolato le elezioni
facendo alleanza con il Bnp
contro il suo partito. Una
équipe di osservatori intemazionali guidati dairUnione
europea, ha qualificato le elezioni come «libere e giuste*.
Lo stesso giudizio è stato dato dal vescovo Mondai, chesi
è recato in vari uffici elettorali in qualità di osservatorepei
un forum nazionale di as*®;
dazioni di difesa dei diril|i
della persona.
iii# Riunione a Beirut di «Amman Process»
Collaborazione tra le
chiese del Mediterraneo
Si è tenuto nel settembre
scorso a Beirut, in Libano,
rincontro annuale dei Servizi
per rifugiati, migranti e profughi delle chiese del Medio
Oriente. L’incontro, organizzato dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente (Mecc)
e dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), prevedeva
anche la partecipazione di un
rappresentante delle chiese
del Sud Europa allo scopo di
rafforzare la rete di scambio e
la collaborazione ecumenica
che esiste ormai da qualche
anno tra le chiese delle due
sponde del Mediterraneo:
quello che viene definito
l’«Amman Process».
Tra i temi portanti dell’incontro, al quale ha partecipato il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei) in rappresentanza del Sud Europa, la forte
preoccupazione delle chiese
di fronte alla recrudescenza
del conflitto arabo-israeliano;
l’impatto della globalizzazione sull’economia dei paesi
del Medio Oriente (aumen|»
della povertà e della disoff«
________________^r.«cotnipntefl^
UCiicl puvclia c - I
Dazione con conseguem^ ,
terioramento delle condiZi
sociali nella regione); e * chies®“
cuciali iiciia .
tre lo sforzo delle promuovere e mantener
presenza cristiana 3«*'® .5
gnificativa in Medio 0 .
di fronte alla crescente
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rafforzamento della re
menica interregionale '
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del Mediterraneo
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