1
Dalit vi pe,
3ve essere
la Raj -, 1
ì superiori
ascere che
itoccabili
do parliaaffermano
ilema. Ma
ive il 90^
bilità esiIgiunto, le
lit si stana quando
fare cam•itti. Nello
Dalit che
per i loro
recisi nel
li 12 mesi,
letto Maia - che il
on voglia
ione. Per
rebbe esloscenza
rnazionaJ indiano
lagna per
ira a racdi firme
ro la performe di
petizioni
al gover3rni degl
iché all'
2 mesi,!
tino il loCommislani delithi Raj e
lana era> tab dire
aiuto del [
co delle
ganisB
leeoni
i di DA
ienì) I
I
iì
¡Ile
He
SA e
ono
iti
'nte
/
n
il
jro
Anno Vii
numero 22
del 28 maggio 1999
Lire 2.000 - Euro 1,03
Spedizione in a. p. 4S%
art. 2 comma 20/B le^ge 662/96
Filiate di Torino
In ca$o di mancato recapito
si prega restituire al
f
CONDONARE
I DEBITI
«E il padrone lodò il fattore disonesto perché aveva agito con avvedutezza»
Luca 16, 8
/L tema del giubileo biblico e la
campagna internazionale fatta
propria da diverse chiese e denominazioni, nonché da diverse organizzazioni laiche, per la cancellazione
del debito dei paesi poveri che vivono
nella impossibilità di saldare quanto
«altri» hanno loro imposto, pena la
fame, la malattia e la condanna al
sottosviluppo perenne, ci chiama a
un impegno di sensibilizzazione verso i politici, verso le istituzioni finanziarie e le banche e verso le imprese
che sono impegnate nei paesi poveri
o in via di sviluppo. Si tratta di un
impegno che vuole denunciare lo
sfruttamento iniquo messo in atto
dai potenti della terra, e dai paesi
ricchi, a danno dei popoli più poveri.
/NOLTRE si tratta anche di entrare
nella nozione della instaurazione
di rapporti equi che cominciano con
la comprensione della interdipendenza umana e ambientale, della
nozione del dono e del risarcimento
\del danno arrecato con le leggi di
mercato gestite in maniera monopolistica da chi detiene il potere economico, culturale e politico. Per le chiese, strumento importante in questo
percorso, è fondamentale una lettura
biblica fatta con occhi nuovi e dalla
prospettiva dei paesi poveri.
A questo riguardo è utile riflettere
sul passo di Luca 16, 1-8 (la parabola del fattore infedele) e ritrovarvi gli elementi chiave per smascherare le ipocrisie dei ricchi e la via per
nuovi rapporti che siano a beneficio
di tutti. Non c’è dubbio che l’esegesi
di questo passo ha quasi sempre tentato di mitigare lo scandalo di un
Gesù che loda il fattore infedele. Si è
fatto ciò dando una lettura allegorica dei beni dissipati, dei debiti condonati, del senso del rendere conto.
Si è detto che si trattava del giudizio
di Dio e che il fattore è stato saggio
nel prendere sul serio l’appello di Dio
al ravvedimento. Oggi, proprio alla
luce del tema del giubileo, ci è possibile comprendere che il fattore è infedele quando usa le ricchezze del suo
padrone in nome del profitto, dell’accumulo di ricchezza, dell'imposizione di prezzi iniqui. È infedele perché spezza la solidarietà tra chi ha e
chi non ha, tra chi chiede e chi approfitta del bisogno.
'TfGU, invece, diventa fedele e vier'j ne lodato per la sua avvedutezza
quando comprende la solidarietà, la
interdipendenza; quando comprende che il suo benessere dipende dal
benessere degli altri, che nel fare del
bene c’è un ritorno di bene, così come
lo aveva compreso Geremia che scrive: «Cercate il bene della città... perché dal bene d'essa dipende il vostro
bene» (Ger. 29). Il Signore loda il fattore perché ha compreso la sua vita e
il suo ruolo in maniera nuova ma
anche, e soprattutto, perché ha attuato questa visione nuova condonando debiti, alleggerendo il peso dei
poveri. Questo agire è in linea con
l’agire di Gesù. Egli condona i nostri
debiti e ci pone nella condizione di
percorrere una strada che non va
verso l’indebitamento economico e
morale, ma verso la libertà spirituale. Da questa dipende la nostra capacità di non lasciarci trascinare dietro
falsi valori, di sapere scegliere, di dire
dei sì e dei no chiari, di stare dalla
parte di chi rivendica la sua libertà.
Salvatore Rapisarda
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
Sgomento per l'assassinio, rivendicato dalle Brigate Rosse, del prof. Massimo D'Antona
Si è voluto colpire la democrazia
Chi ha progettato ed eseguito l'attentato vuole una democrazia fragile, instabile, pervasa da
paura e ricatti, intrisa di intolleranza, odio e prevaricazione. Ma quel passato non ritornerà
DORIANA GIUDICI
TRENTASEI cartelle, contenenti
nuove norme legislative per un
«Piano a favore dell’occupazione e
lo sviluppo» da una parte; ventotto
cartelle di un proclama «rivoluzionario», dall’altra: in mezzo il corpo
massacrato da sei proiettili, di un
intellettuale saggio e mite, impegnato da anni nel difficile compito
di aiutare le forze sociali ed economiche ad affrontare le sfide della
modernizzazione. Questo, in sintesi, il quadro dell’ultimo drammatico evento italiano: l’assassinio del
professor Massimo D’Antona.
Quale rapporto c’è, fra questa
morte e le trasformazioni in corso
nel mondo del lavoro? Quale connessione può avere «la costmzione
del partito comunista combattente» (come recita la rivendicazione
delle «nuove» Brigate Rosse) con la
quotidiana fatica, di insegnante
universitario e di consulente ministeriale, di Massimo D’Antona, conosciuto solo in una ristretta cerchia di persone? Sgomento, incredulità, queste le prime diffuse reazioni. Eppure un nesso c’è e il trascorrere dei giorni lo rende sempre
più chiaro a tutti: si vuole una democrazia fragile, instabile, pervasa
da paura e ricatti.
Il proclama, dominato dalla tragica stella a cinque punte, lo dice
con limpidezza: il dialogo fra le
parti sociali e la ricerca di un consenso condiviso, sulle nuove leggi a
favore del lavoro, va sostituito da
scontri, duri e armati; da sangue;
da morti. In una parola si vuole
creare un clima di intolleranza,
odio, prevaricazione: siamo di
fronte al tentativo di far ritornare il
nostro più tragico passato. Ma per
opporci a tutto ciò dobbiamo riprendere a ragionare sul senso della violenza nel confronto socio-politico; dobbiamo ribadire che è vincente, e sta dalla parte dei più deboli, solo chi cerca soluzioni democratiche: dobbiamo infine ricordare, forti dell’esperienza passata,
che il terrorismo blocca qualsiasi
tipo di sviluppo economico-socia
p—
BRIGATE @ ROSSE
le. La violenza terroristica infatti
danneggia, prima di tutto, chi ha
bisogno di regole trasparenti e democratiche per difendere il proprio
diritto al lavoro. Ma i folli del proclama si nascondono nella clandestinità; non possoqo confrontarsi
con altre idee, alla luce del sole.
Anzi, secondo le ultime informazioni usano anche Internet, per
lanciare messaggi e poi nascondersi nella rete telematica mondiale.
Pensano, in questa maniera, di pescare degli adepti nel disagio giovanile, o nelle tensioni collegate alla crisi nei Balcani.
Ci sembra di ritrovarci in una
storia già vissuta: siamo in maggio,
alla vigilia di una importante tornata elettorale; i partiti non godono di molto favore popolare (anche
(’essersi votati, dopo un referendum contrario, il finanziamento
pubblico, colpisce negativamente);
le difficoltà economiche crescono;
ai nostri confini è in atto una dolorosissima vicenda di pulizia etnica
e di bombardamenti; tutto questo
può rappresentare un fertile terreno di coltura per seminare disordini e indebolire il nostro sistema democratico. Chi non è mai stato definitivamente sconfitto (il «vecchio» partito armato rivoluzionario? gruppi malavitosi?) rialza la testa e colpisce chi, in silenzio, ha in
questi ultimi anni cercato di costmire «ponti» fra opposti interessi
e ha indicato ipotesi di soluzione ai
numerosi problemi ancora aperti
nel mondo del lavoro: lo sciopero
nei servizi pubblici; l’ammodernamento della pubblica amministrazione; la riforma del collocamento;
l’aggiornamento di ammortizzatori
sociali, come la cassa integrazione
o l’indennità di disoccupazione.
Ma può, oggi, un’azione destabilizzante come quella tentata con
questo mostruoso delitto, cambiare
il percorso della nostra vita democratica? Siamo convinti che il vecchio bagaglio cultural-ideologico,
di cui è infarcito il proclama degli
assassini, ha ormai fatto il suo ten po. Gente senza speranza e senza
futuro ha compiuto un’infame atrocità. Noi tutti manterremo alta la vigilanza a difesa della dignità, della
legittimità e della civiltà etica del
confronto politico, unica strada
percorribile per rispettare i diversi
bisogni e le diverse opzioni.
Un altro particolare non irrilevante deve farci riflettere: nel giorno scelto per uccidere cadeva il 29°
anniversario dello «Statuto dei lavoratori», uno strumento di difesa
democratica dei diritti dei più deboli, che i rivoluzionari «duri e puri» non hanno mai apprezzato. Infatti loro puntano solo all’imbarbarimento della vita sociale. Ma abbiamo un’arma per difenderci da
loro: rafforzare la democrazia.
Una riflessione dopo due mesi di bombardamenti sulla Jugoslavia
Come guariremo dalla «malattia» della guerra?
EUGENIO BERNARDINI
Due mesi di bombardamenti Nato sulla
Jugoslavia hanno portato
morte, distruzione e sofferenze senza risolvere, al
momento e per quel che
ne sappiamo, il problema
per cui erano iniziati: difendere il diritto, la giustizia e la vita stessa della
maggioranza kosovara di
etnia albanese. Certo, in
questi ultimi giorni si
moltiplicano le notizie di
crescenti difficoltà del regime di Milosevic, di diminuzione del consenso
popolare, di insofferenze
nell’esercito e quindi di
una certa disponibilità
jugoslava per la ripresa
del negoziato. «Morire
per Pristina», cioè per
l’unità, la dignità e l’indentità nazionale? Per la
maggioranza dei serbi
forse ne vale ancora la
pena, ma morire per non
fare quelle concessioni
politiche richieste dalla
maggioranza dei kosovari e dall’Occidente pare
sempre di più pura follia.
Di follie, però, i popoli
balcanici ne hanno conosciute molte negli ultimi
secoli. Zona di confine tra
grandi imperi, culture, religioni e ideologie politiche, quei popoli hanno
sofferto molto e molto
hanno fatto soffrire. Come potranno guarire le loro memorie, ulteriormente ferite dalle divisioni e
dai massacri successivi allo smembramento della
Jugoslavia di Tito? Non
con le bombe, non con
l’uso della forza, ma con
politiche di sviluppo che
integrino sempre di più
all’Europa le nazioni balcaniche, rispondono tutti
coloro che sono contrari
all’intervento Nato (ma
probabilmente anche a
un intervento targato Gnu
che avesse le medesime
caratteristiche). Giusto,
rispondono i favorevoli
all’intervento armato,
quando Milosevic (o chi
per lui) accetterà di ripristinare il diritto e la dialettica democratica, questa è
la strada da percorrere, e
che si poteva percorrere
se il governo nazionalista
serbo avesse rinunciato al
suo progetto criminale di
pulizia etnica e di azzeramento di qualsiasi oppo
sizione politica interna.
Resta il fatto, drammatico e ormai irrisolvibile,
che, qualsiasi sia l'esito
della guerra (perché è una
«guerra», non solo un
«conflitto» 0 un «intervento»), degli innocenti
sono morti e continuano
a morire, delle sofferenze
ingiuste e (almeno alla
nostra comprensione)
gratuite sono state infette
da tutte le parti e tutti devono guarire da questa
«malattia» che è la guerra:
i popoli balcanici, prima
di tutto, ma anche l’Occidente sviluppato e democratico che non riesce e,
almeno in parte, non vuole «guarire» impegnandosi a ricercare più valide e
umane alternative all’uso
della forza militare.
DAL MONDO!
Viaggio in Israele
di M. SBAFFI E G. GIRARDET ^
A PAGINA j
CHIESE
Il dialogo cattolici-valdesi
di LUCIANO DEODATO
Il nuovo concorso
di PANTALEO, CALVETTI, RANZINI
EDITORIALE^»
Barak, Israele e la pace
di PAOLO NASO
LVpa su Telecom
dì PAOLO FABBRI
2
PAG. 2
RIFORMA
All’A:
Della Parola
VENERDÌ 28 MAGGIO 19qq
«Sedutosi di fronte
alla cassetta delle
offerte, Gesù
guardava come la
gente metteva
denaro nella
cassa; molti ricchi
ne mettevano
assai. Venuta una
povera vedova, vi
mise due spiccioli
che fanno un
quarto di soldo.
Gesù, chiamati a
sé i suoi discepoli,
disse loro: “In
verità io vi dico
che questa povera
vedova ha messo
nella cassa delle
offerte più di tutti
gli altri: poiché
tutti vi hanno
gettato del loro
superfluo, ma lei,
nella sua povertà,
vi ha messo dentro
tutto ciò che
possedeva, tutto
quanto aveva per
vivere”»
(Marco 12,41-44)
«Ora, fratelli,
vogliamo farvi
conoscere la
grazia che Dio
ha concesso
alle chiese
di Macedonia,
perché nelle molte
tribolazioni
con cui sono state
provate, la loro
gioia incontenibile
e la loro estrema
povertà hanno
sovrabbondato
nelle ricchezze
della loro
generosità. Infatti,
10 ne rendo
testimonianza,
hanno dato
volentieri, secondo
i loro mezzi, anzi,
oltre i loro mezzi,
chiedendoci con
molta insistenza
11 favore di
partecipare alla
sovvenzione
destinata ai santi.
E non soltanto
hanno contribuito
come noi
speravamo, ma
prima hanno dato
se stessi al Signore
e poi a noi, per la
volontà di Dio»
(2 Corinzi 8,1-5)
IL «TANTO» E IL «TUTTO»
la domanda dell^Evangelo è: la chiesa vive^ anche finanziariamente^
sono alcuni che danno «tanto» o perché ci sono alcuni che danno
perché ci
«tutto» ì
EMANUELE FIUME
La parola di Dio possiede in
Í ' ’ ’ ■
sé la chiarezza e la certezza.
In particolare questa parola è di
significato cristallino e tutti la
possono comprendere. Per questo la parte di attualizzazione e
di esortazione comprenderà
l’intera meditazione. Ci sono
dei testi così chiari che ogni
spiegazione rischia di oscurare
o di offuscare, e questa parola si
spiega da sé. Va annunciata,
non spiegata.
Chi ha messo di più?
ESÜ sta guardando quanto
la gente dà di contribuzione per il culto e poi commenta
con i suoi amici. Operazione
per la verità piuttosto consueta
nelle chiese evangeliche italiane, ben abituate all’annuale e
consueto esercizio di esegesi
della relazione finanziaria. Gesù
poteva farlo, anche senza la relazione finanziaria, perché fuori
dal tempio di Gerusalemme
erano coìlocati dei tubi a forma
di tromba nei quali venivano
messe le offerte che confluivano
all’interno delle mura del tempio. In questi imbuti metallici le
monete risuonavano, ed era
possibile indovinare la quantità
dell’offerta a seconda dell’acutezza e della durata del tintinnio, così come noi ci accorgiamo se ci cade per terra una moneta da dieci lire o una manciata di monete da cinquecento.
Preghiamo
Prendi, o Dio, la vita mia
consacrar la voglio a Te,
essa un inno sempre sia
alla gloria tua, mio Re.
Prendi, prendi la ma voce
il tuo Nome a celebrar:
il messaggio della croce
mai si stanchi d’annunziar.
Prendi l’oro mio, l’argento
tutto, 0 Padre, t’appartien;
e divengan tuo strumento
nella lotta per il ben.
Prendi, prendi il mio intelletto
raggio umil del sommo Ver;
del tuo trono al piede metto
le mie forze, il mio voler.
Quanto ho ancor di più prezioso
ora e sempre tuo sarà.
Padre, o Padre, qual riposo
per chi a Te così si dà!
La vedova contribuisce con
una cifra irrisoria: due spiccioli.
Si potrebbe dire che non è importante la quantità, ma lo spirito con cui la contribuzione
viene data, lo spirito con cui si
fanno le cose. Invece per Gesù è
importante la quantità: Gesù
non dice che la vedova è più
buona o più credente dei ricchi,
ma afferma che la sua offerta
vale di più. Gesù dice che la vedova che ha dato due spiccioli
ha dato di più dei ricchi che
hanno messo qualche manciata
di monete d’argento. Allora non
si tratta di dare una lettura spiritualizzata della contribuzione
dicendo che ciò che dà il cuore
è tutto buono, che non bisogna
sforzarsi, che la fede è puro spirito. Se ciò che fa il nostro corpo, la nostra materialità non
c’entra con la fede, allora possiamo togliere le sedie dal tempio perché i puri spiriti non
hanno bisogno di sedersi. La fede non è puro spirito, la fede ha
un corpo e questo corpo segue
le leggi della materia. Perciò Gesù vede il problema dell’offerta
della vedova come un problema
di fede materiale, di concretezza, di bruta quantità, anche se
questo a noi non piace troppo.
Il problema della parola di
Gesù è semplice: chi ha messo
di più? La stessa domanda che
spinge noi oggi a leggere attentamente la relazione finanziaria. Chi ha messo di più? Il ricco
o la vedova? Il ricco che ha messo «tanto» o la vedova che ha
messo «tutto»? «Tutto» ciò che
possedeva, «tutto» ciò che aveva
per vivere. Vale di più un «tanto» o un «tutto»? Gesù dice che
vale di più un «tutto», che il
«tutto» di un povero è di più di
un «tanto» di un ricco.
scendenti custodi della sua parola e del vero culto.
I valdesi del 1560
PENSIAMO a un episodio fa
...
Il «tanto» del faraone
PENSIAMO alla storia del po....
(Innario cristiano n. 67)
polo di Dio quando uscì
dall’Egitto. Valeva di più il «tanto» del Faraone, il suo terribile
esercito, la sua ricchezza e il suo
potere, o il «tutto» del popolo
ebraico che si mise in marcia
verso il deserto, senza altra assicurazione che le parole di Mosè? Valeva di più il «tanto» della
superpotenza mondiale di allora, l’Egitto, o il «tutto» di un popolo di schiavi che non avevano
niente da dare fuorché se stessi?
Ma Dio ha accettato il «tutto»
degli schiavi e ha sabaragliato il
«tanto» del potente faraone, e
ha reso gli schiavi e i loro di
moso della storia valdese; la
prima guerra di religione nelle
Valli, negli anni 1560-61. Esiste
una nota spese del gesuita Antonio Possevino, quello che disputò al Ciabas di Angrogna con
Scipione Lentolo, che fu pastore
ad Angrogna e poi a Frali, tentando di convincere i valdesi
che la messa romana era stata
istituita da Gesù ed era stata celebrata fin dai tempi degli apostoli. Questa nota spese era indirizzata al duca Emanuele Filiberto, che pagava sia i missionari cattolici nelle Valli, sia
l’esercito del Trinità, che voleva
ripristinare la religione romana
col ferro e col fuoco. Per il duca
la guerra contro i valdesi costituì una grossa spesa, e terminò
perché non pagava più lo stipendio ai soldati (tutti mercenari come all’epoca era consueto) che non erano riusciti ad
espugnare Pradeltorno né a penetrare nel vallone di Frali. Il
duca di Savoia aveva pagato
tanto per quella guerra, per favorire la sua religione e per distruggere quella dei suoi sudditi
delle Valli. Ma era di più il «tanto» che il duca pagava ai militari
e ai preti, o il «tutto» pagato dai
valdesi, che dai bastioni di Pradeltorno vedevano il fumo salire dalle borgate che i savoiardi
avevano incendiato? Valeva di
più il «tanto» oro del duca di Savoia o il «tutto» del contadino
valdese che si è visto saccheggiare e bruciare la casa e la stalla? I valdesi avevano dato «tutto» per la predicazione della parola di Dio mentre il duca aveva
dato solo «tanto» per l’affermazione della religione cattolica
romana nelle valli valdesi.
tare. Altri si sono chiesti se non
è il caso di ridurre il numero dei
pastori per poter pagare di meno. Ma la domanda dell’Evangelo è un’altra: la chiesa vive
anche finanziariamente, perché
ci sono alcuni che danno «tanto» o perché ci sono alcuni che
danno «tutto»? Se un padre di
una famiglia ricca impedisce a
suo figlio di studiare teologia
per diventare pastore perché «i
pastori fanno la fame», è chiaro
che della contribuzione di
quell’uomo la chiesa non ha bisogno. Se la tenga, la sua contribuzione! Gesù non vuole molto,
Gesù vuole tutto, non vuole un
molto di milioni, ma un tutto
anche se è di pochi spiccioli.
Gesù apprezza e approva quelle
contribuzioni raschiate faticosamente da una pensione agricola o da una pensione sociale,
Gesù si rallegra della contribuzione pagata con ore di lavoro
straordinario, con risparmi e sacrifici, una contribuzione che
costa sul nostro tenore di vita.
Queste contribuzioni sono approvate da Gesù e noi siamo tenuti a rispettarle anche se si
compongono di pochi spiccioli,
di poche decine di migliaia di lire, perché non sono «tanto», ma
sono veramente «tutto».
Dare con riconoscenza
VI sono contribuzioni che cosi
Dare «tanto» o dare «tutto»?
Anche noi oggi siamo da\ • " • .......
.vanti alle due possibilità:
dare «tanto» come i ricchi, il faraone e il duca di Savoia, o dare
«tutto» in compagnia del popolo d’Israele, della vedova e dei
valdesi del XVI secolo. Dal punto di vista economico le chiese
evangeliche attualmente non se
la passano bene. Alcuni benestanti vengono delicatamente
braccati dai cassieri che chiedono molto e subito con motivazioni molto serie, perché il deficit di bilancio rischia di aumen
stano «tutto», senza che
cassieri, pastori e altri membri
di chiesa lo vengano in qualche
modo a sapere. Contribuzioni
«pesanti» per chi le dà, e non
sempre considerate da chi le riceve. In una chiesa di una città
del Nord, qualche anno fa, una
delle maggiori contribuenti era
una donna modesta che lavorava come donna delle pulizie.
Non se ne vantava; lo faceva
con quella gioiosa semplicità
che sembra dire: «per il Signore,
questo ed altro!». La chiesa deve
ancora imparare da Gesù a mettersi dalla parte di chi dà, a rispettare il sacrificio e a riconoscerne la gola. Le offerte sono
riconoscenza e allegrezza, non
preoccupazione e disperazione.
Se ci sono i mezzi finanziari per
predicare l’Evangelo in tutto il
mondo, non è grazie al «tanto»
dei ricchi, ma è grazie al «tutto»
dei pensionati, dei disoccupati,
dei senza reddito, per i quali la
predicazione resta la parola
fondamentale della vita.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
gaba.
maria SE
A pnm
Stonvol
Non sempre una spie.lJÌ|Cl.
gazione esegetica detta.^
gliata deve essere fatta iij ,,
modo analitico. Abbiado ffa 3
la possibilità di affrontari*
il testo biblico anche in
modo sintetico, prendendo gli elementi salienti {
attualizzandoli in modo
diretto. Il testo biblico
dell'offerta della vedova
conosciuto pressoché a
memoria da credenti e
non credenti, viene popo. ^ d^l mi
larmente interpretato in n.che ti \
senso spirituale, a suppor. stellata d
to di proverbiali sentenze itepiccoli
che tendono a sottolinea- liffaziom
re la qualità contrapposta cune pocl
alla quantità. Invece il , che rico
problema è quantitativo iì„«p e n
ma Gesù ribalta il concet
to di un valore assoluto !“’’
del denaro sottolineando
il valore che il denaro P
non possiede, ma rappre. ^
senta. Il vero valore èia lOtidueiir
riconoscenza e la fiducia lelt^sto j:
nei confronti di Dio, e- ione del
spresse nella preghiera, jìolo ebn
nella vita cristiana e an- salle nu(
che nella contribuzione, porla d
L'unico valore assoluto è ¡é^^non ac
perciò quello della fede ,nza far r
donata da Dio; questa fé- j^oscia v
de da valore a tutte le Shiieda
forme della riconoscenza
gioiosa dei credenti.
La predicazione può così essere sviluppata con tenme, c
una serie di immagini sto- lainniplh
riche o attuali centrate sul afifulta di
vero valore, la riconoscen- ìolgota, in
za e la fiducia, in dialetti- pndi chic
ca con il valore relativo late da p
delle opere. Tra il «molto» dell'opera e il «tutto»
della riconoscenza vi è la
possibilità di costruire
molte immagini dialettiche che rendono chiarii
rapporti tra riconoscenza
e opera. In questo modo
la storia del popolo di Dio
non è utilizzata in maniera agiografica o comi»que strumentale, mamme storia della riconcr
scenza e dell'obbedienza,
pur contraddittoria, alla
vocazione di Dio.
Anche un testo sul denaro è in realtà incentrato sulla grazia di Dio e
sulla riconoscenza sincera „
e fiduciosa. L'offerta della vedova è riconoscenza fusioni e
a Dio per la sua grazia,
perciò il suo valore è inestimabile perché nasce
dalla preziosissima grazia
di Dio, che moltiplica
all'infinito il valore degli
spiccioli della vedova.
tliehascoi
ighi san
{ine è a Ga:
{nil|rattac
di5?ilupp(
sulfemisen
esuàimn
snoP.OOO
a ol
m
i t
mr/tggii
laffa voi
o orp
inter
Ica «Cc
asercarc
Per
approfondire
- Giovanni Diodati, I
Commenti alla Sacra Bibbia, voi. Il, Barbera, Firenze, 1880.
- Günther Dehn, Il Figlio di Dio, Clauciiana,
Torre Pellice, 1950.
- Rudolf Schnackemburg. Vangelo secondo
Marco, voi. Il, Città Nuova
editrice, Assisi, 1969.
- Christophe Senft,
L'Évangile selon Mad,
Labor et fides, Ginevra,
1991.
- Eduard Schweizer, Il
Vangelo secondo Marco,
Paideia ed., Brescia, 1971
---------- . , ''*'0 Con n
Nella foto: Van Gogh. ' inni e com
imposte.
Ileo, nell
na terra c
ilo Israele
laun com
lointrecc
le sono e
sitanti ir
mi e palé
licchito 1;
iato dell
aeauna
a risapui
e dei pi
taerari ti
tono in Is
ini parte
imprende
®ni, il mi
^salemt
tole capir
«zalaSh
»tratto gl
«morali
fimo stat
illazione
imnmatlc
mangiatori di patate, 1885,
Rijhsmuseum, Amsterdam ^
”^iedeUa
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale £ 45.000
sostenitore £ 90.000
estero £ 60.000
«3 copie al
prezzo di 2» £ 90.000
cumulativo GE
Confronti £ 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004
intestato a:
gioventù evangelica
via Lambertenghi, 28
20159 Milano
(l^loquio
3
lì 28 MAGGIO 1999
PAG. 3 RIFORMA
una spie,
ica detta,
re fatta i,,
Abbiamo
affrontare
anche io
prenden.
salienti e
in modo
o biblico
a vedova
issochéà
li viaggio in Israele e nei Territori palestinesi organizzato da «Confronti»
na terra^ due popoli e più culture e religioni
'palla memoria ebraica della Shoah ai «luoghi santi» della memoria cristiana e
0ba. Le difficoltà della convivenza e le prospettive di pace riaperte con Barak
edenti e
gtBIA SBAFFI GIRARDET
jt prima immagine: la
convoigente voragine
ane popo pdel museo di Yad Vash)retato in j.che ti prende aiia gola,
a suppor. stellata dallo scintillare di
sentenze ite piccole luci formate dalottolinea- lifrazione negli specchi di
frapposta ¡une poche candele al suoil I che ricorda la Shoah del
intitativo, ¡ijgjie e mezzo di bambini
' itei, morti nei campi di ster
assoluto o g ancora il Yad Laieled,
Ìde2 iuseo peri bambini» nel
la rappre ibutz di Lohamei Ha-Ghetaloreèla jt: due immagini pesanti di
la fiducia lel Vasto processo di elaboII Dio, e- ione dei lutto collettivo dei
reghiera, polo ebraico, per trasmetma e an- sèlle nuove generazioni la
ibuzione, gnoria della Shoah («perissolutoè lénon accada mai più»),
ella fede ,[za far pesare su di loro
questa fe- itosela vissuta in modo irledbile dalle sue vittime.
La seconda immagine: la
e può co- giardino» a Geru
pata con tome, che nella sua scaragini sto- asemplicità evocatrice ti
Wulta davvero ai piedi del
pigola, in opposizione alle
pndi chiese e basiliche afílate da pellegrini e turisti
èetìascondono i presunti
èi^ santi» dietro alle loro
llenarle. La terza imma{iiié'è a Gaza, dove gli inconpigrattacieli sono un segno
disàluppo e di modernità
sufemisere casette di pietra
e su^ immensi campi con i
saoi^.OOO profughi accampaS^da oltre cinquant’anni.
momenti e imprestanti del «seminazwwiggiante» che per la
^a volta ha portato un
o organizzato dalla riinterreligiosa ed ecuica «Confronti» a visitare
acercare di comprendere
laele-Palestina. E le im
ntrate sul
:onoscen1 dialetti‘ relativo
I il «molil «tutto»
za vi è la
:ostruire
dialetti
0 chiarii
noscenza
Ito modo
alo di Dio
in manie) comuj!, ma®
1 riconv
ìedienza,
aria, alla
ranaca o
Min
sioill) i
o sul dein ce ntradi Dio e
:a sincera
■erta del- - . . .
noscenza tooni e immagini si sono
a grazia, toposte, come in un moire è ine- lico, nella realtà unica di
lé nasce na terra che oggi non è più
ia grazia ilo Israele né solo Palestina,
altiplica laun complesso e drammaare degli co intreccio delle due realtà,
dova. he sono emerse vivamente
sitanti incontri con israe®i e palestinesi che hanno
licchito la visita. E che il riiltato delle recenti elezioni
ire a una nuova speranza.
Brisaputo che la maggior
ffTifpn- pellegrinaggi e degli
inerari turistici che affluihn II fi- Israele-Palestina da
luciiana, 8ni parte del mondo non
0 taprende la visita al Yad Valackenn- to, il museo della Shoah a
secondo tasalemme. Ma com’è posta Nuova
169.
1 Senft,
n Marc,
Ginevra,
ndire
iodati, I
veizer, n
5 Marco,
ia, 1971.
I Gogh, I
ite, 1885,
isterdam
ìlica
:nti
45.000
90.000
60.000
90.000
90.000
ffettua317004
capire lo Stato d’Israele
’®za la Shoah? Da dove han•|i tratto gli israeiiani le enermorali per la costruzione
“fino stato d’Israele in una
jpazione così complessa e
ftomatica, abbarbicandosi
¡®con tutte le loro forze alla
n alla quale hanno guarn con nostalgia per 2.000
e conquistata poi con le
e del 1948 e del 1967, se
proprio dal trauma imdella Shoah?
I partecipanti ai viaggio in compagnia del patriarca della Chiesa ar
mena, Tarkoon Manugian
E come d’altra parte non
condividere il dramma dei
paiestinesi, che si trovano a
essere un popolo straniero e
assediato in queila che era ia
loro stessa terra, dalla quale
erano illusoriamente fuggiti
nel 1948 formando masse di
profughi, pensando di tornarvi sicuri, se non si colgono anche i segni di speranza
di costruire (finalmente!) uno
stato palestinese? La speranza non viene tanto dai modesti e sproporzionati grattacieli di Gaza (frutto forse di una
errata pianificazione urbana,
se soltanto 64 su 170 sono
oggi occupati), ma dall’università di Betlemme e dalle
scuole di Ramalla, con le loro
folle di giovani che rappresentano il futuro della Palestina, dove spesso le ragazze
portano i jeans sotto il velo
che ne copre il capo secondo
la tradizione musulmana.
Due stati: una prospettiva
che appare irreale constatando come oggi la presenza
israeliana e quelia palestinese siano intrecciate e nemiche in un territorio ristretto.
Il passaggio tra le zone controllate dagli uni e dagli altri
segnato dai numerosi checkpoint è drammaticamente
simboleggiato a Hebron dove
vi sono le Tombe dei Patriarchi, a maggioranza araba ma
con un forte insediamento
israeiiano; due check-point a
poche decine di metri l’uno
dall’altro, dove per una soldatessa israeliana anche uno
specchietto da borsetta appare un oggetto sospetto.
Paradossale è la situazione
della popolazione araba che
abita il territorio di IsraelePaiestina. Vi sono, soprattutto al nord, gli arabi cittadini
israeliani, in qualche modo
privilegiati, ma integrati solo
a metà. E vi sono i territori
occupati nel 1967 e da allora
controllati militarmente, che
sono divisi in tre zone a statuto diverso: una minuscola
zona A sotto la (quasi) piena
autorità palestinese, cioè la
«Striscia» di Gaza e Gerico,
con ovvie difficoltà di comunicazione; una zona B dove si
attua una sorta di cogestione
tra palestinesi e israeliani; e
infine la più ampia zona C
dove i palestinesi sono com
(j^quio con il pastore luterano Mitri Raheb, deirinternational
di Betlemme (foto Rogai)
(foto Rogai)
pletamente soggetti ali’autorità occupante israeliana.
Non solo: tutte e tre le zone
hanno al loro interno insediamenti israeliani più o meno cospicui e più o meno recenti, piccole isole chiuse e
fortificate, e di qui la necessità dello spiegamento di forze militari israeiiane per proteggere i «coloni». Così, mentre gli israeliani possono circolare ovunque, talvolta per
strade a loro riservate, i palestinesi devono passare i controlli e ricevere ogni giorno,
per esempio, il permesso per
andare a lavorare a Gerusalemme. Appena vi sono tensioni o anche solo timori di
tensioni, le infinite frontiere
interne si chiudono e nessun
palestinese può più circolare.
In una situazione come
questa le recenti elezioni del
17 maggio aprono una porta
alia speranza. Più volte ci era
stato detto, sia da parte israeliana che palestinese, che
l’unica via percorribile era
che dopo le elezioni si costituisse una coalizione di partiti
di sinistra e di destra che
emarginasse gli estremisti e
che, con i’appoggio deil’80%
della Knesset, portasse a una
conclusione positiva il processo di pace, bloccato dal governo Netanyahu, in vista della coesistenza e dell’integrazione dei due popoli.
In mezzo a questa realtà a
macchia di leopardo, sono
attive anche qui come in tante altre parti del mondo, iniziative e realtà impegnate
nella pace, nell’incontro, in
vista di una coesistenza pacifica tra israeliani e paiestinesi, come per esempio nelle
scuole della comunità di
Nevé Shalom-Wahat as-Salam (oasi della pace) e il centro della comunità luterana
di Betlemme, le due iniziative
interreligiose separate, di
israeliani e arabi, che proprio
in occasione del nostro incontro nelia lussuosa sede
dell’Ymca di Gerusalemme si
sono incontrate per la prima
volta fra loro. Sono la «Israel
Interfaith Association» e lo
«Arab-Christian-Muslim
Council». E ancora rinizlativa
pacifista, ispirata dai quaccheri, a Hebron.
Eppure il «seminario viaggiante» di quest’anno, a detta
di chi vi era stato altre volte,
ha trovato una situazione
complessivamente più distesa (da oltre due anni non vi
sono più stati attentati terroristici). E poi, i primi segnali
della nascita di uno stato palestinese, presenti nell’Università di Betlemme e nelle
scuole di Ramalla, ma anche
nel piccolo, bellissimo e poco
più che simbolico aeroporto
di Gaza, con i suoi tre aerei e
i suoi tre voli quotidiani. Ma
resta fermo che i palestinesi
della «Striscia» di Gaza che
vanno ogni giorno (non hanno il permesso di pernottare)
a lavorare a Gerusalemme
guadagnano 100 shekel al
giorno invece dei 40 che si
guadagnano a Gaza: ma sempre molto meno degli israeliani il cui reddito medio è oltre dieci volte maggiore di
quello degli arabi.
Tutte cose che ci hanno
profondamente coinvolto
ogni giorno, con nuovi aspetti
della situazione, sotto la guida competente di Paoio Naso
e Luigi Sandri, coadiuvata da
Giorgio Girardet per la parte
biblico-teologica. Lezioni
viaggianti sul pullman che ci
conduceva attraverso il paese, e che hanno sottolineato i
significati storici, religiosi e
politici del viaggio. L’itinerario si è snodato da nord a sud,
toccando i luoghi carichi di
significato delle tre grandi religioni (ebrei, cristiani e musulmani): dal Lago di Tiberiade, tanto citato nei Vangeli, e
gii altri luoghi (in buona parte
ipotetici) deila vita di Gesù,
alla città crociata di Akko, aile
sorgenti del fiume Giordano,
al Monte della Beatitudini
(dove abbiamo letto il relativo testo bibiico), alla culla di
Betlemme, nascosta anch’essa dalla chiesa che vi è stata
costruita sopra, al deserto
delle tentazioni di Gesù, al
Mar Morto e alle rovine, che
io sovrastano, della fortezza
di Masada, ricordando i’uitima roccaforte della difesa degli zeloti nei 73 d.C. e ii loro
suicidio collettivo.
Che dire dell’aspetto più
propriamente religioso? Nonostante il loro fasto e fascino, i «luoghi santi» parlano
un linguaggio a dir poco contraddittorio. La bella architettura delle chiese e delle basiliche bizantine e crociate, ora
sovraccarica di ornamenti, è
una testimonianza anche di
divisione. La chiesa del Santo
Sepolcro è divisa da muri per
accontentare greci ortodossi,
latini cattolici, armeni e copti
e le Tombe dei Patriarchi di
Hebron sono contese da musulmani ed ebrei, divise da
muri e dai relativi checkpoint. I cristiani in IsraelePalestina sono appena il 2%,
ma sono divisi in quaranta
diverse denominazioni, e ie
pretese che si accampano
nell’Occidente cristiano su
quei luoghi appaiono sproporzionate e soprattutto un
fattore di disturbo di cui proprio non si vede ii bisogno.
La stupenda «spianata delle
moschee», sul colle dove sorgeva il tempio di Gerusalemme, che sovrasta il «Muro del
Pianto», ultima vestigia di
quel tempio, è la testimonianza di un dominio musulmano durato 1.300 anni, con
la sola interruzione del secolo delle crociate. Dal momento che tutti (ebrei, cristiani e
musulmani) fondano i loro
diritti sulla storia, ci si deve
ben chiedere se non dovrebbe partire proprio da Gerusalemme una ricerca di incontro, di pacificazione e di conciliazioni delle memorie, in
modo che la città divenga un
simbolo vivente di pace anziché di contesa.
Ma come dicevamo, per
chi cerca i segni dell’itinerario terreno di Gesù, più suggestiva di tutto appare quella
«Tomba del giardino», individuata da un archeologo anglicano all’inizio del secolo e
considerata da alcuni come il
vero sepolcro di Gesù. Essa è
scavata con altre tombe in
una montagnola rocciosa che
dà l’impressione di un teschio (il Golgota dei Vangeli?)
e porta impressa sulla piccola
porta aperta sulla grotta, una
targa con la scritta: «Egli non
è qui, ma è risuscitato»: il
messaggio cristiano forse più
autentico che abbiamo colto
in Israele-Palestina.
Ebrei in preghiera
(foto Rogai)
Una terra al centro di pellegrinaggi
Ma Dìo non è localizzato
perché è presente ovunque
GIORGIO GIRARDET
T > ORA viene che né su
questo monte né a
Gerusalemme adorerete il
Padre». Ma a Gerusalemme,
oggi, quell’ora non è ancora
venuta. Difatti, anche in una
visita sommaria, in IsraelePalestina non si può non riflettere sull’importanza simbolica di quelia terra e sui
conseguente abbondante affluire di pellegrini da ogni
parte del mondo; cristiani
delle tante chiese, ma anche
ebrei che tornano a casa ioro
e musulmani che a Gerusalemme sono di casa. È quella
la terra, è quello il paese nel
quale Dio, avendo una volta
parlato, continua a parlare
anche oggi e a essere presente in qualche modo misterioso e particolare? Una terra da
calpestare con riverenza, un
paese da toccare, muri e pietre da baciare?
Lo sguardo volto alla città,
e il pellegrinaggio, sono a Gerusalemme antichissimi, dal
tempo dei deportati in Babilonia nel VI secolo a. C. a più
tardi, nei quasi 2.000 anni
della diaspora degli ebrei, dopo la distruzione del tempio.
A Gerusalemme venne poi
anche Elena, la madre dell’imperatore Costantino, la
prima che vi venisse a cercare ricordi e reliquie, e al suo
seguito, per secoli, vennero i
pellegrini cristiani, monaci
prima e i soldati delle crociate più tardi. E così per i secoli
successivi, fino ai pellegrini
di oggi, che mescolano il ricordo e la rivisitazione spirituale con fenomeni di consumismo religioso sui quali è
meglio sorvolare.
La presenza di Dio, osservano i difensori dei pellegrinaggi, (e qui si chiede aiuto
alla scienza delle religioni) ha
bisogno di mediazioni, di
rappresentazioni concrete, di
localizzazioni precise. Partendo dalle cose materiali
possiamo innalzarci a quello
che esse rappresentano e significano. Nulla da obiettare... se non fosse che il messaggio biblico è diverso e, di
fronte a tutte le altre religioni,
è unico. Perché a tutto questo
dice, molto chiaramente, no.
Lo impararono per primi gli
ebrei esuli in Babilonia: il loro
Dio non era legato alla terra
di Israele o alla città di Gerusalemme, perché egli non
abitava nel tempio, né in una
«casa fatta da mano d’uomo».
Dio non è localizzato, perché
è presente ovunque. Non solo
non abitava in un santuario o
in una scultura, ma non poteva neppure essere rappresentato, simboleggiato, significato da una statua, da un oggetto materiaie. Egli era invece
presente là dove un «tempio
di carne», una comunità umana, ieggeva o ascoltava o
studiava ia sua parola.
Poi il tempio era stato ricostmito e quel rigore era stato
attenuato. Il tempio era tornato a essere, in qualche modo, la dimora e residenza di
un Dio che era dovunque
nell’universo. E quando l’usurpatore Erode, per ingraziarsi il popolo, costruì a Gerusalemme un tempio immenso, il popolo di Israeie ritornò alla sua antica localizzazione di un luogo santo
della presenza di Dio. Ma Gesù riprese la tradizione più
antica del suo popolo e dichiarò finita e superata l’economia del tempio. Non vi sono più monti santi, né qui, né
in Gerusalemme, aveva detto
alla donna samaritana (Giovanni 4, 21). Egli contesta il
tempio, io relativizza, lo rende superfluo.
E quando, nel 70 d.C., il
maestoso edificio dei tempio
costmito da Erode fu distmtto
dai romani, i discepoli di Gesù videro in questo fatto la
conferma che l’economia del
luogo santo era finita per
sempre. Quindi non si preoccuparono dei luoghi e degli
oggetti materiali relativi alla
vita di Gesù. Chi si curò allora
di conservare ii ricordo dei
luoghi precisi dove venne
condannato, crocifisso, sepoito? Chi pensò che fosse importante conservare le sue reliquie, come la famosa sindone, 0 la culla di Betiemme, o
la pietra della deposizione?
Gerusalemme fu vietata agli
ebrei (e ai cristiani) per due
secoli, fu totalmente ricostruita come la città romana di
Elia Capitolina, e degli oggetti
e luoghi si perse memoria.
Fu solo molto più tardi,
quando il cristianesimo divenne religione dello stato
che si cominciò a tornare alle
antiche pratiche e a venerare
ie cose sante e a cercare di ricostruire quei luoghi. Fino al
grande affluire di monaci e di
eremiti, fino alla conquista
delle crociate: una delle tragedie storiche più gravi, che
hanno segnato fino a oggi la
frattura fra cristiani ed ebrei,
fra cristiani e musulmani e
persino fra cristiani di Occidente e di Oriente: proprio
nel 1099, novecento anni fa,
Gerusalemme veniva conquistata e devastata dai crociati:
un peccato storico del quale
non si è fatto fino a oggi veramente ammenda.
Oggi poi assistiamo al flusso religioso e turistico delle
centinaia di migliaia di pellegrini che fanno la fila per toccare le pietre (supposte) del
Santo Sepolcro o per ripetere
il loro battesimo tuffandosi in
camice bianco nelle acque
del fiume Giordano.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 28 MAGGIO
La visita del cardinale Edward Idris Cassidy alle valli valdesi il 17 maggio
Tra cattolici e valdesi il dialogo è reale
Il dialogo con il cattolicesimo non è solo frutto di tecnici dell'una o dell'altra parte
L'intervento di Paolo Ricca è stato un'appassionata arringa a favore dell'ecumenismo
LUCIANO DEODATO
Il 17 maggio, in una giorna■
, ta piovosa e umida, quando «le acque di sopra» sembrano confondersi con «quelle di sotto», un lunedì mattina, quando le persone normali sono al lavoro, l’Aula sinodale della Casa valdese di
Torre Pellice si è riempita del
pubblico delle grandi occasioni: un cardinale della chiesa di Roma, alcuni vescovi
del Piemonte, molti sacerdoti
cattolici, alcune suore, molti
laici e vari pastori. Un pubblico eterogeneo e inconsueto. Per la prima volta, credo,
nella sua lunga storia, il popolo valdese ha ricevuto un
cardinale e dialogato con lui.
L’occasione è stata data
dalla visita del cardinale
Edward Idris Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità
dei cristiani, alla diocesi di
Pinerolo, in occasione del
250° anniversario della sua
istituzione. Trovandosi in zona il cardinale aveva espresso
il desiderio di visitare le Valli.
Alle due commissioni per
l’ecumenismo, della diocesi e
del distretto, è parso opportuno non lasciarsi sfuggire
l’occasione e organizzare un
dibattito intorno al documento sull’ecumenismo approvato dal Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste nel
’98. Tanto più che il Sinodo
aveva fatto propria e rilanciata la proposta, elaborata da
«Fede e costituzione» nel ’73,
della cosiddetta «comunione
conciliare», esprimendola in
questi termini: «La chiesa
una deve essere vista come
una comunione conciliare di
chiese locali, che sono esse
stesse realmente unite. In
questa comunione conciliare
ogni chiesa locale possiede,
in comunione con le altre, la
pienezza della cattolicità...»
(da L’ecumenismo e il dialogo
interreligioso, Claudiana,
1998, §48).
Sulla questione specifica il
cardinale è stato molto chiaro: una comunione conciliare, nel senso del documento
sinodale, è molto difficile da
accettare da parte cattolica.
La chiesa di Roma preferisce
parlare di «diversità riconciliate» perché questo è il dato
che essa legge nel Nuovo Testamento e nei primi secoli
della vita delle chiese. Naturalmente, ha aggiunto, va riconciliato ciò che impedisce
la realizzazione della piena
unità visibile. E, su questo
punto, sarebbe stato importante dilungarsi per stendere
un elenco di quelli che sono
gli ostacoli.
Alcuni di questi sono esplicitati nel documento sinodale. Si tratta della diversa comprensione della chiesa, del
ministero, del papato, della
mariologia, dell’etica, ecc.,
punti tutti che discendono da
almeno due principi di fondo
affermati dalla Riforma: Sola
Scriptura, Sola Grada.
Il cardinale ha osservato
che, per quanto riguarda il
Sola Scriptura, la Chiesa cattolica ha, con il Vaticano II,
compiuto una rivoluzione
copernicana, riconoscendo
alla Scrittura la più alta autorità nella chiesa. Bisogna tuttavia distinguere tra ciò che
in essa non è esplicitato, ma
che comunque non la contraddice. Alludeva per esempio al dogma dell’assunzione
di Maria? Il tempo limitato
non ha consentito una replica su questo punto. Su un altro punto fondamentale,
l’autorità nella chiesa, il cardinale ha rimandato ai colloqui tra cattolici e metodisti,
svoltisi nel ’67, nel ’72-76, nel
’77-80. Parlando più dettagliatamente del documento
sinodale, Cassidy si è riconosciuto nella maggior parte dei
l;»jf
Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini
Ruolo delle chiese nella costruzione europea
MIRELLA SCORSONELLI
9 ULTIMA riunione del
j Comitato di continua
zione della Cepple (Conferenza delle chiese protestanti
dei paesi latini d’Europa), tenutasi a Parigi il 9 e 10 aprile
scorsi, è stata particolarmente interessante. Il normale
scambio di informazioni sulle situazioni ecclesiastiche,
politiche ed economiche dei
vari paesi ha evidenziato
scelte e priorità diverse fra le
varie chiese. Ci sono state ad
esempio reazioni ufficiali diverse fra le chiese alla bolla
papale per l’apertura dell’anno santo, forti in alcuni paesi,
più flebili in altri (in Francia,
solo la Chiesa riformata ha
ufficialmente contestato il
documento). Si è discusso
inoltre con preoccupazione
della guerra nei Balcani, ma
anche dei rapporti con le
chiese battiste (in Belgio la
Chiesa protestante unita ha
stilato un testo di accordo
con le chiese battiste), la formazione pastorale e alcune
ristrutturazioni interne alla
stessa Cepple. Si è avuto poi
rincontro, molto stimolante,
con le coordinatrici e i coordinatori dei «réseaux» (radio,
diaconia, formazione pastorale, donne).
La riunione biennale con i
presidenti degli esecutivi delle chiese membro è stata introdotta quest’anno da una
conversazione tenuta da Jacques Delors sul tema: «Il ruolo
delle chiese nella costruzione
europea». L’ex presidente della Commissione europea ha
sviluppato il suo discorso sui
seguenti cinque punti: il dovere della memoria, le vie tortuose della costruzione, la rimessa in questione dei valori
europei, le poste in gioco per
l’Europa, la relazione fra Europa e spiritualità.
Non dimenticare gli avvenimenti del passato, ha sostenuto Delors, comprese le ricadute positive e negative degli stessi sulla vita di popoli e
persone: è indispensabile per
un armonioso e positivo sviluppo dell’Europa. Solo dopo
il superamento delle crisi verificatesi tra il 1962 e il 1965
(De Canile) e tra il 1979 e il
1985 (Thatcher), e la caduta
del muro di Berlino, si è potuta avviare la marcia verso l’unità europea. Lo sviluppo della politica comune deve fondarsi sulla, solidarietà (nel
1984 sono stati stanziati per
la solidarietà solo 5 miliardi
di euro, nel 1999 ne sono stati
stanziati 30). Il problema che
oggi affrontiamo è se è giusto
intervenire nel conflitto interno di un paese. Il compito
delle chiese è puntare il dito
sulle difficoltà che si incontrano, spronare all’esercizio
della pazienza, affermare la
validità del valore comunitario, ma anche assumere un
contegno morale di democrazia di fronte al totalitarismo.
Uno zoccolo duro dei valori
europei è la pace, la reciproca
comprensione fra i popoli, tema importante per le nuove
generazioni che vivono in
una società priva di memoria.
Il contesto non pare favorevole in quanto caratterizzato
da tre tensioni: quelle fra il
globale e il locale, fra l’universale e il particolare, fra lo
spirituale e il temporale.
Ma l’Europa va verso un
governo per la moneta o per
gli uomini? È chiaro a tutti
che l’allargamento significa
riunificazione dell’Europa e
che in esso si esprime una
necessità spirituale e morale?
I riferimenti alla pace, ai diritti dell’uomo e alla democrazia, ha detto Delors nell’ultima parte del suo intervento, non sono sufficienti a
fondarne la spiritualità. Per
dare un’anima all’Europa è
necessario rinvigorire il sistema istituzionale, sviluppare
la scuola per vivere insieme,
riesaminare gli ultimi cinquant’anni evidenziando
quanto hanno prodotto di
positivo: studiare un nuovo
modello di sviluppo nel rispetto dei ritmi dell’uomo e
del suo contesto: ricostruire
un’Europa civica: riflettere
sul ruolo storico dei contrasti
e della violenza. Jacques Delors ha concluso auspicando
l’apertura di un cantiere di
lavoro comune da intraprendere e sottolineando il ruolo
che le chiese possono svolgere in tale cantiere per il raggiungimento di tali scopi.
Il lavoro della Cepple è
proseguito considerando il
proprio ruolo di ridurre l’isolamento di piccole realtà di
minoranza. Si è anche previsto un convegno per il 2001
sul tema: «A che servono le
religioni? Loro spazio e loro
avvenire nella società civile
del Sud Europa».
punti in cui si descrive la
Chiesa cattolica, mentre pochissimi altri sono discutibili.
Un’osservazione importante perché significa che il dialogo tra le due chiese è reale.
Ed è quanto ha sottolineato
Paolo Ricca nel suo intervento. Il nostro dialogo con il cattolicesimo ha la forza delle
cose vere. Non è solo frutto di
tecnici dell’una o dell’altra
parte. Il documento è stato
prodotto dal Sinodo, al termine di un lungo processo di discussione avvenuto nelle
chiese locali. E alla fine è stato
votato da un’assemblea formata dai deputati delle chiese, oltre che dai pastori. Il terreno concreto sul quale si è
sviluppato il dialogo è stato
rincontro delle due delegazioni incaricate di redigere il
documento sui matrimoni interconfessionali. Lì si è dialogato «guardandosi negli occhi» e non a distanza, in assenza dell’altro: su un problema concreto che attraversa
l’esistenza concreta, quotidiana, di uomini e donne, e di famiglie che devono trovare un
punto di accordo per vivere
serenamente insieme la propria fede e la propria identità.
Ma l’intervento di Ricca,
più che sul documento in sé,
è stata un’appassionata arringa a favore dell’ecumenismo: «Sappiamo ciò che siamo, dobbiamo essere ciò che
saremo», e ancora: «Nel Regno non ci saranno le chiese
e neppure il tempio!». L’ecumenismo è un cammino con
tappe precise: l’accoglienza
in primo luogo: poi il riconoscimento, e infine la riconciliazione. L’accoglienza vuol
dire fine della scomunica
(pronunciata a chiare lettere,
o vissuta di fatto) per fare posto all’altro. Il riconoscimento è necessario, perché nel
corso dei secoli siamo diventati estranei e stranieri gli uni
agli altri. È proprio impossibile, pur essendo diversi,
darsi «la mano di associazione», così come fecero gli
apostoli di Gerusalemme con
Paolo? Come e che cosa sarà
la riconciliazione, non sta a
noi ora dirlo. Importante è
mettersi in marcia per giungere, un giorno o l’altro, nella
terra promessa.
M Documento del Consiglio Fcei
Gli evangelici e l'Anno Santo GÌU
nel 2000 «con l’intenzionej i . cpd
partecipare a qualche là
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), riunito a
Roma l’8-9 maggio, ha approvato un documento su
evangelici italiani e Anno
Santo, che sarà inviato a tutte
le chiese evangeliche del
mondo. Il testo, accompagnato da una lettera del presidente della Fcei, pastore
Domenico Tomasetto, è stato
elaborato su mandato del
Comitato generale della stessa Fcei, e intende esprimere
il «disagio spirituale» dei protestanti italiani di fronte alle
imminenti celebrazioni cattoliche dell’Anno Santo e del
Giubileo del 2000: un disagio
che, si legge nella lettera di
Tomasetto, «si riallaccia ai
motivi di fondo dell’originaria protesta dei riformatori, e
che ci spinge a non partecipare a celebrazioni religiose
legate alle celebrazioni dell’Anno Santo. Motivi di fedeltà evangelica e di coscienza ci spingono a questo passo, e nello stesso tempo ci
impongono di non “raffreddare” l’impegno ecumenico
che le nostre chiese vivono
con profonda convinzione».
Il presidente della Fcei invita quindi chi, fra gli evangelici del mondo, fosse intenzionato a recarsi a Roma
festazione collegata aUec.1 ra
lebrazioni dell’Anno SantO(
a riflettere sulla presa di t
sizione della Fcei e comLl
que a prevedere una visyagli evangelici italiani petd
RENAT
scutere dei problemi affiolfiSS
tati nel documento: la ripJWf°”„„ ’
posizione delle At va
l'an'bi8“«den;ape„j,g;,t„„
della «porta santa» della ^
silica di San Paolo fuorili
mura proprio il primo gion
della Settimana di pregliiJ'
isti a ni n* ÜI
per l’unità dei cristiani
gennaio 2000), la comm«
cializzazione e spettacolarij
zazione delle celebrazioi
con relativa occupazioi
continua di ampi spazi
mezzi di comunicazione,!
scarso progresso dell’ecu
monismo sul terreno
religiosità popolare.
Il documento non si
ad accennare ai punti critici
ma richiama anche i nume,
rosi aspetti positivi della col
laborazione ecumenicaii
Italia, riaffermando l’impei
gno ecumenico degli evange.
lici, impegno che però noi
può essere disgiunto dallt
eventuali critiche, rispettoM
Centro evai
^Gomo I
al Giubileo
iampo sul
‘ t. Il eie
da olt
itsone, pe
legnanti dine, si
jno stimo]
appo, ogni
irtato un
irmazion
aiento qua
rioaunpul
abitu
iched
Nella prir
sono confre
le abilità di
Eulvio Feri
jj^eFilipf
Siate stabil
cioè
Servizio rifugiati e migranti Fcei
L'impegno per i profughi
1
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), riunito a
Roma l’8-9 maggio, ha approvato un ampio progetto di interventi in favore dei profughi
del Kosovo rifugiatisi in territorio albanese o approdati in
Italia. 11 progetto, elaborato
sulla base della relazione del
Servizio rifugiati e migranti
(Srm) della Fcei e del rapporto presentato dal pastore
Massimo Aprile, rappresentante della Federazione nella
delegazione di varie associazioni recentemente recatasi
in Serbia, prevede l’intensificazione degli sforzi del Srm
in territorio albanese, concentrandoli in due progetti
specifici: la collaborazione
con la Fondazione battista di
Tirana per l’assistenza a circa
seicento famiglie kosovare
ospitate da famiglie albanesi.
e fraterne, nei confronti jL ¡g ,,ragi
iniziative ecumenicanientitiyQgo ecu
non condivisibili. «roda tap]
- Ronchi De
—"’dotto il pu
I lungo tutta
1 ieo, da-qu
I video 25 a
dal 1300 ai
todo in lu(
' teiessanti i
e il sostegno al progetto alimentare per i neonati incoi- y
laborazione con 1 agenzaav- '
ventista Adra. '
Oltre a proseguire il Javp/
di assistenza ai rifugiati in»i
lia, sia attraverso i centriil|
orientamento di Bari e Roma,,
sia mettendo a disposizione'
dei profughi appartamentìe
locali presso le chiese evan-||iyQygg ^
geliche italiane, il Consiglio'“
intende esplorare la possiti
lità di un intervento di aiuti
alla popolazione della Serbia,
eventualmente in collabora-pMSi
zinne con organizzazioni
umanitarie cattoliche, ortodosse e laiche. Il Consiglio
della Fcei ha accolto le dimis;
sioni rassegnate per motivi di
salute, del Segretario del Srm,
il pastore Bruno Tron, e ha
nominato in sua vece Hanno
Franzoi, già presidente del Sinodo luterano italiano, in®]
po|
Movimento internazionale della riconciliazione (Miri
«Guerra in Kosovo, ci sono alternative?»
PA
ptÈuri
\j (
HEDI VACCARO
D AL 30 aprile al 2 inaggio
ha avuto luogo a Ganzano (Roma) l’assemblea annuale nazionale del Movimento internazionale della riconciliazione (Mir), la cui sezione italiana fu fondata da
Tullio Vinay e Carlo Lupo. I
lavori sono iniziati con un dibattito pubblico, patrocinato
dal Comune, sul tema «Guerra in Kosovo, ci sono alternative?» che si è svolto nella biblioteca comunale. Giuliana
Martirani, docente di geografia politica all’Università di
Napoli ed ex presidente del
Mir, e Paolo Nerozzi delegato
di Pax Christi per la campagna che chiede una soluzione
non violenta del conflitto in
Kosovo, hanno illustrato la
lotta nonviolenta che la popolazione kosovara da molti anni sta facendo contro la repressione serba, e hanno tracciato le possibili vie di uscita
da questa guerra atroce.
Subito dopo ha avuto luogo una veglia ecumenica di
preghiera per la pace nell’
Istituto delle piccole sorelle
dell’Assunzione. Il salone era
gremito di credenti di varie
confessioni, molti erano i
giovani, anche gli scout. La
preghiera si è aperta con
l’inno dell’assemblea ecumenica europea di Graz
(1997). Il pastore valdese Eugenio Rivoir, vicepresidente
del Mir, ha fatto la meditazione biblica. Molte le preghiere e le testimonianze, e
grande la gioia e la consolazione di essere uniti in questo momento così buio della
nostra storia. Anche la benedizione finale è stata presa
dalla liturgia conclusiva dell’assemblea di Graz.
La veglia è stata organizzata dalla Rete ecumenica dei
Castelli romani, di cui fanno
parte le chiese battiste di Albano, Ariccia e Fontana di
Papa, la Caritas diocesana di
Albano, alcune parrocchie
cattoliche di Ariccia, Fontana
di Papa, Genzano e Marino, i
Focolarini di Albano e un responsabile della chiesa greco-ortodossa. Dopo questi
due momenti pubblici i vari
gruppi del Mir, dalla Sicib*
(Riesi, Pachino e Palermo)®
Piemonte e Valle d’Aosùi
hanno presentato attraverso!
delegati o mediante lettere^
fax le proprie attività. Tut
sono molto impegnati in
glie, digiuni e manifestazio®
pubbliche per la fine del
guerra nel Kosovo. , ,
I momenti comunitari,
preparazione dei Pp®!’’
preghiera, la danza di gio'^
ni e anziani al chiar di Inn
la presenza dei bambini viv
ci e allegri hanno contribuì
al buon esito dei lavori che
sono svolti in parte sotto
leccio secolare nel pud"»
Purtroppo per mancanze
tempo non tutti i pui’^^',.|j
l’ordine del giorno sono s
trattati. Domenica mad' j
l’assemblea si è trasferita
Albano per partecipare a
vamente al culto per la P
organizzato dalla locale ci»
V/l gUl I IAi£jCALV/
sa ecumenica battista. L «
semblea, inoltre, ha decis
divulgare l’importante F
arrivato dalla s
pello aiiivaiu ut»--“ , j,
deirUnesco a Parigi e tra
to in italiano dal Mir.
che I
proibizioni
interventi
Bnti, che t
Illazione c
tonsiderat
ifica mora
w eisuoi
tlte tanto ;
^istori, la
sorti
®opportui
snisti del 1
*?onti, Pc
teelli nel
Quirinale |
il mani
Itale» alla
“tonchi p
insegnar
Hueria. Ne
'“a a Mila
“uproced
Jo l'auton
aone (di
%eo di 1
^utaziont
®ario alla
Jel ’64 cc
J*«!- Sole
fi^eRuth
^Arialdai
"’•'grand
'®Per lai
àiun’r
oper
-Bise
"he CO!
®Poca, e
Pa di pert
“"«ro pa,
dell
^'igenza
Solo og
5
i 28 MAGGIO 1999
PAG. 5 RIFORMA
Palermo, concluso il ciclo di conferenze del Centro evangelico di cultura
Giubileo, occasione o inciampo ecumenico?
[3 sede dei cinque incontri, il modernissimo liceo «G. Meli», ha facilitato, fra gli
oltre cento partecipanti, la presenza di molti insegnanti delle varie scuole cittadine
BENATO SALVAGGIO
ilOVEDÌ 22 aprile si è
enzionej
che ijiatj
all©
^0 Santo,
■esadipi
e coinm
ana visii
anip^j djjiiic oi c
mi 3inoi[«£(jncluso, presso la moH 1 '^^Missima sede del liceo «G.
Palermo, il ciclo di
^P^h^ILferenze organizzato dal
' evangelico di cultura
° *'^?’^’B£iacomo Bonelli» dal titolo
Giubileo, occasione o inPceghie4„jjjp(j sul cammino ecume;o?». Il ciclo, che è stato se
stiani (
commet
ttacolaiij
ibrazioiij
up azioni
spazi Sii
azione, J
deH'ecii.
n si litniij
mti critici
e i numedelia colnenicaii
lo l’impe;li evangeperò noi
into
rispettose
nfrontidi
icamente
cei
da oltre un centinaio di
isone, per la maggior parte
segnanti delle varie scuole
[tadine, si è snodato lungo
lino stimolante percorso a
ppe, ognuna delle quali ha
Prin H iui»irtato un contributo di in^ “ Qeiii Ifinazione e di aggiornatpento quanto mai necessa(ioa-un pubblico certamente
poco abituato ad affrontare
fatiche del genere.
¡iella prima tappa, in cui si
^np confrontati con notevole abilità dialettica il pastore
lalvio Ferrarlo e il teologo
[àdre Filippo Cucinotta, sono
state stabilite le «regole del
pco», cioè sono state esposte le «ragioni e i criteri del
ijialogo ecumenico». Nella seiconda tappa la prof. Laura
I Ronchi De Michelis ha condotto il pubblico per mano
I lungo tutta la storia del Giu1 bleo, da quello ebraico di LeI litico 25 a quello cattolico,
• I iM 1300 ai nostri giorni, metI tendo in luce molti aspetti in' teiessanti e sconosciuti, co,, I «quello riguardante la fun^gettO“ | ¡ione sociale del Giubileo,
I dmte il Medioevo, nei coniioiìlìlei pellegrini più indila terza e la quarta tapino state una sorta di dia a distanza tra il teologo
e Giuseppe Bellia e il pare Franco Glampiccoli: il
lO ha spiegato il significadel Giubileo nella Chiesa
Colica affrontando anche.
L’Assemblea di Graz ’97 è stata occasione di incontro fra credenti di
confessioni diverse
iati in coigerma ar
e il la\f /
'iatiinft^i
1 centri
ri e Roma,
posizioni
tomenti e
ese evanConsiglio
a possibito di aiuti
Ila Serbia,
mllabora;
izzazioni
:he, OttoConsiglio
j le diniiS’
■ motivi d
0 del Srm,
ron, e ha
ice Hanna
nte del Sino.
! (Mir:
»
Ila Sicilia
riermo) d
d’Aosta,
ttraverso'
3 lettere«
rità. Tt'®
rati in ve;
festazioi»
’ine delle
mitarfle
pasti, le
di gio'^'
ir di lunetbinivive'
mtribuite
/ori ches
e sotto"
el par"J
icanza^
punti
sono sto
1 matti"
sferita
pare
sr la
calechi^
ista. b oe
deciso^
tante aP'
dia seti*
i e trado'
non senza un comprensibile
disagio tra gli evangelici presenti, lo spinoso problema
delle indulgenze e quello, ad
esso collegato, del purgatorio;
il secondo ha presentato le
ragioni del dissenso protestante nei confronti del Giubileo cattolico, individuando
proprio nel meccanismo delle
indulgenze, riconfermato inopportunamente nell’ultima bolla papale, la principale
pietra d’inciampo sul cammino ecumenico.
La quinta tappa ha concluso in bellezza l’intero ciclo.
Erano presenti due oratori
d’eccezione: il prof. Paolo
Ricca e il prof. Giovanni Cereri, due personalità notoriamente animate da autentico
spirito ecumenico che hanno
saputo evitare gli scogli della
polemica e dare una chiara
indicazione delle prospettive
future deH’ecumenismo «all’inizio del terzo millennio».
Paolo Ricca, partendo dal dato biblico, ha sostenuto la necessità per le chiese, se vogliono che l’ecumenismo abbia un futuro, di far propri tre
elementi indispensabili: l’ac
coglienza (Romani 15, 7), il
riconoscimento (Calati 2, 9) e
la riconciliazione (Genesi 33).
Accoglienza non significa altro che «portare il peso della
diversità»: non si tratta, infatti, di annullare la diversità,
ma di accettarla come una
realtà ineludibile di cui la
Bibbia stessa è l’esempio più
significativo, e di sapere scorgere nella fede degli altri una
parte di «verità» che a noi
manca e che è ugualmente
fondata su Cristo. All’accoglienza deve necessariamente seguire il riconoscimento
reciproco dei ministeri, cioè
della legittimità della predicazione, della coerenza con
l’evangelo di Cristo. La riconciliazione, infine, è quella che
permette la vera comunione
fra le chiese; ma non sarà il
vecchio protestantesimo a riconciliarsi col cattolicesimo
né il vecchio cattolicesimo a
riconciliarsi col protestantesimo, ma entrambi dovranno
necessariamente essere rinnovati dall’azione dello Spirito del Signore.
Giovanni Cereti, da un’angolatura più spiccatamente
storica, ha sostanzialmente
ribadito le tesi di Paolo Ricca,
facendo notare da parte sua
come la divisione della chiesa
sia stata causata, nel corso
della storia, più che da fattori
religiosi, da fattori politici,
sociali ed economici; e come
oggi, nell’era della globalizzazione, il cammino ecumenico
sia diventato irreversibile e
pressoché inarrestabile; purché si rinunzi a dare troppo
peso a questioni che sono ormai irrilevanti per la chiesa.
Inoltre, ha aggiunto Cereti,
oggi non si tratta più di ricercare un’unità tout-court, che
sarebbe umanamente impossibile ma, proprio in relazione alla realtà della diversità,
si tratta piuttosto di ricercare
la comunione tra le chiese,
valorizzando e incrementando tutti quegli atti, come la
partecipazione comune all’eucaristia, che spingono in
questa direzione.
Certo, alla fine del ciclo sarebbe stato veramente rallegrante per tutti poter concludere con la convinzione cbe
il Giubileo del 2000 potrà essere un’occasione di incontro per tutte le chiese cristiane, una grande festa organizzata insieme da tutti, l’auspicata celebrazione ecumenica
del duemillesimo anniversario del cristianesimo, alla
quale tutti potranno partecipare con pari dignità. Ma abbiamo ragione di credere cbe
non sarà così: si tratterà di
una festa solamente cattolica, con finalità proprie del
cattolicesimo, nella quale
non vi sarà molto spazio per
l’ecumenismo, almeno per
quello autentico; si tratterà
dunque, se non altro, di
un’occasione perduta che
non potrà non rallentare il
cammino ecumenico.
I Dopo decenni di incomprensioni ritorna il capolavoro di Giovanni Testori
popolino di periferia nella tragedia dell'«Arialda!
I»
PAOLO FABBRI
Ct È un’intera generazione
che non ha vissuto le
pibizloni della censura o gli
interventi di magistrati igno®nti, che toglievano dalla cir®lazione opere teatrali o film
Wnsiderati contrari alla pubica morale. Pensiamo a RocW e i suoi fratelli di Visconti,
«ile tanto attinse da Giovanni
fistori, la cui Arialda seguì la
tesa sorte poco dopo. Non è
"'«opportuno rammentare che
Olisti del livello di Testori, Vi*tonti. Paolo Stoppa, Rina
torelli nel 1960 si recarono al
Wrinale per protestare conil mancato «visto ministeWe» alla rappresentazione
Arialda, ma il presidente
'tonchi permise loro solo di
insegnare una lettera in por^stia. Nel 1961, dopo la prijn® a Milano, venne avviato
^ procedimento penale con® l’autore. Visconti, Remigio
acne (direttore del teatro
%eo di Roma) per rappreiitazione di spettacolo conato alla morale, conclusosi
al 64 con l’assoluzione di
, Wl Solo 15 anni dopo Ant,®®.l^uth Shammah presentò
AhaZda al Parenti di Milano
grande successo e stupodj precedente censura
opera dai valori etici codiricordare quinl> cosa fosse l’Italia delPa ® 9*^ole plumbea capPow P®"^®riismo pesasse sul
paese per l’interpretane dell’etica da parte della
®«genza cattolica,
olo Oggi, dopo altri venti
anni, VArialda è stata riproposta a Milano al teatro Carcano dallo Stabile di Bolzano
con la regia di Marco Bernardi, ciò che porta a dire intanto
che i danni prodotti dalla censura alla cultura di un paese
sono enormi e non vanno dimenticati; e poi che un autore
di indubbia grandezza come
Testori non è stato ancora assimilato né dalla cultura di sinistra, che lo emarginò in
passato, né da quella cattolica
da cui proveniva.
LArialda è una tragedia in
cui si fondono una profonda
conoscenza della gente di popolo della periferia milanese
Anni 50 e gli ideali dell’autore,
che si basano su un profondo
rigore etico. La rappresentazione cruda, senza veli di sorta dei sentimenti, delle emozioni, delle aspirazioni di quel
mondo suburbano, che alcuni
decenni fa stuzzicava la curiosità a volte un po’ morbosa
dei «ricchi del centro», ha fatto definire Testori il «Tennessee William padano», senza
peraltro un analogo riconoscimento di grandezza. Arialda e il fratello Eros sono tanto
vicini per affetto quanto lontani per condotta di vita. Arialda è una zitella come se ne
trovavano quando non esisteva la nozione di single e il lavoro femminile era ridotto a
settori ben precisi e circoscritti; il suo animo è inasprito dalla solitudine e dalla
mancanza di quell’appagamento sessuale che rappresenta spesso l’unica via di
evasione dal grigiore della vi
ta quotidiana ai limiti della
miseria. La sua vita di camiciaia scorre sui binari del ricordo di un fidanzato morto
di tisi, strappandole una promessa di fedeltà per sempre.
Eros è un malavitoso, che ha
rapporti con i «ricchi del centro», dominato da tendenze
omosessuali, che avverte come peccaminose.
Arialda pensa di aver trovato una tardiva possibilità di
realizzazione con un fruttivendolo vedovo, quando si fa
avanti un’avvenente vedova
meridionale, che non ha le
inibizioni tipiche della zitella
vera e vergine a 40 anni, e riesce a conquistare il maturo signore, spinta soprattutto dalla povertà che attanaglia lei e
la figlia. Eros coltiva un delicato amore per Lino, un bel
ragazzo che vorrebbe spingersi fino a rapporti intimi, ma
proprio Eros rifiuta perché vede in lui una via verso la purezza, verso il riscatto da una
vita dissoluta. Arialda prima
si scaglia contro il fantasma
del fidanzato, che finisce per
diventare personalizzazione
della rete di vincoli etici derivati dall’educazione non permissiva ricevuta dalla madre;
poi convince il fratello a
mandare una ragazza di facili costumi a irretire l’erbivendolo per sottrarlo alla rivale.
Il gioco riesce tra vari colpi di
scena in una cava che sostituisce il pied-à-terre dei ricchi, mentre un ampio tubo
da cui i personaggi escono
appare metafora del vortice
della vita che tutti inghiotte.
Importante convegno a Venezia
Giordano Bruno pensatore
scomodo e attuale
Però la «térrona» si suicida
nella cava e Lino muore in
un incidente con la moto regalatagli da Eros.
Eros, il dissoluto, piange il
proprio sogno di purezza ucciso dal caso, gettando nel
mondo il messaggio di amore
e sofferenza dell’autore, mentre Arialda, dai riferimenti etici tanto rigidi, si rende conto
dell’orrore che ha scatenato e
esplode in un terribile, silenzioso grido di protesta e disperazione, per poi invocare
la venuta dei morti, che sono
meglio dei vivi (un accenno di
speranza nella resurrezione
dei morti in una vita finalmente appagante e felice?).
Sullo sfondo si svolge tra mille
difficoltà l’innocente storia
d’amore di due giovani, a indicare forse l’aspirazione a
una «normalità» tanto rara
quanto vagheggiata.
Patrizia Milani, con i toni
aspri della voce e con gestualità sgraziata, disegna un'
Arialda intensa e convincente;
Giovanni Vettorazzo tratteggia un Eros tormentato, sempre in bilico tra il duro malavitoso e il dolce sognatore,
senza mai eccedere; Loredana
Martinez dona alla «terrona»
Gaetana la giusta dose di
drammaticità. Biancamaria
D’Amato in Rosangela, Giovanna Rossi in Mina e tutti gli
altri compongono uno spettacolo eccellente. La regia di
Marco Bernardi ha saputo
guidare il tutto senza cadere
in coloriture troppo forti che
avrebbero comportato il rischio del bozzettismo.
FRANCO MACCHI
IL 30 aprile nella prestigiosa
sala Ca’ Dolfin dell’Università di Venezia si è aperto di
fatto Tanno dedicato al ricordo, ma più che altro allo studio e alla valorizzazione, della figura di Giordano Bruno e
della sua opera che riveste
non solo una grande importanza storica, ma contiene
anche una grande forza e una
potente suggestione culturale
per ripensare il presente.
L’Istituto filosofico italiano
ha infatti presentato a un numeroso pubblico, attento e
interessato, l’ultimo volume
dell’opera omnia del filosofo
di Nola, in edizione bilingue
(lingua originale, italiano/latino e francese) pubblicata
dalla casa editrice francese
Belles Lettres. Contestualmente è stato presentato anche il Cd-rom uscito per iniziativa dell’editore Nino Aragno, che contiene tutti i testi
di Giordano Bruno.
Non è casuale che questi
avvenimenti editoriali siano
stati presentati proprio a Venezia, ha sottolineato nelTintrùduzione alla tavola rotonda il prof. Umberto Curi, presidente dell’Istituto Gramsci
veneto. La città dei dogi ha
infatti giocato un ruolo determinante non solo nella vita
del Bruno, ma anche sul suo
pensiero. Il prof. Nuccio Ordine, dell’Università di Cosenza, ha presentato l’opera,
ne ha messo in evidenza T
importanza per gli studiosi e
ha indicato anche tre temi tipicamente bruniani, che sono di grande attualità anche
per il presente; 1) il rapporto
Uno-Molteplice; 2) il tema
della Tolleranza; 3) il problema àeW Unità dei saperi. Non
poteva certamente piacere ai
potenti della seconda metà
del XVI secolo un pensatore
che negava con forza la necessità di abbattere i confini
e al tempo stesso di rispettare e di valorizzare le identità
e le specificità. Bruno per
esempio, e fu fra i pochissimi
che lo fecero, condannò aspramente la scoperta del
Nuovo Mondo, perché non
era il frutto di sete di conoscenza, ma un atto di pura e
semplice rapina. Coerentemente egli sostenne senza
esitazioni, fino ad affrontare
il rogo, la necessità della tolleranza religiosa. Una tolleranza non passiva ma attiva,
perché fondata sulla coscien
za di non poter essere padroni di tutta la verità e quindi
sull’esigenza di un rispetto di
ogni alterità, che nasce prima
di tutto dalla propria coscienza critica.
La terza pista di riflessione,
indicata dal prof. Ordine, è
quella di salvaguardare T
unità dei saperi, una necessità propugnata con decisione dall’eretico di Nola. Una
grande intuizione, ha sottolineato, di urgente necessità
per la riflessione culturale
nella società di oggi, contraddistinta dalla separatezza dei
saperi a scapito di una concezione complessiva del senso della vita. Queste piste di
riflessione sono state riprese
da angolature diverse dagli
altri due relatori. Il prof. Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, rifacendosi alla distinzione posta da Bruno fra
principio e causa, ha sottolineato a lungo e con energia il
concetto, molto caro anche a
molti protestanti, della «necessità assoluta di distintere nettamente fra teologia e
religione. La religione è un
complesso di norme etiche e
rituali, che sono sostanzialmente creazioni umane e che
si prestano ad essere utilizzate come instrumentum regni.
La teologia è lo sforzo invece
che tende ad ascendere alla
contemplazione oltre la namra»; in caso contrario è pura ideologia e superstizione.
«Il superamento della centralità del proprio io, del proprio
pensiero e della propria cultura, intesi come centro del
mondo - ha infine sottolineato il prof. Bertola - è confermato e reso ancora più evidente dalle concezioni cosmologiche di Giordano Bruno, che costituirono una vera
e propria rivoluzione, più radicale di quella di Copernico;
esse affermavano infatti che
ogni punto dell’universo, o
meglio degli universi, può essere considerato il centro del
mondo. Ogni centralismo
ideologico e ogni esclusivismo culturale e religioso perdono in questo modo qualsiasi presupposto anche solo
per essere pensati».
La tavola rotonda di Ca’
Dolfin è la prima di una serie
di appuntamenti che a Venezia saranno realizzati nel
corso di quest’anno e del
prossimo. Un modo indiretto ma efficace anche per purificarsi dalle tossine dell’anno giubilare...
Chiesa valdese di Bari
Un «Quaderno» dedicato
al riformatore Melantone
Con qualche ritardo, è ora
disponibile il Quaderno n. 4
della Chiesa valdese di Bari su
La figura di Filippo Melantone (1497-1560). Esso presenta
un’accurata rielaborazione
della conferenza tenuta dal
pastore Lorenzo Scornaienchi
a Bari il 25 ottobre 1997, in
occasione del 500“ anniversario della nascita del riformatore. Dopo un’ampia introduzione, viene tratteggiata la figura di Melantone sotto tre
aspetti; come umanista tedesco e professore universitario;
come teologo della Riforma;
infine nelle dispute ecclesiastiche. Il Quaderno, di 36 pagine, è corredato da 15 illustrazioni. Gli altri Quaderni
della Chiesa valdese di Bari
riguardano: Il tempio (n.
1/1996), Alcuni aspetti di
Martin Lutero (n. 2/1996),
Identità protestante e identità
valdese (n. 3/1997), Lo stemma valdese (n. 5 /1998). Sono
tutti disponibili, per cbi ne facesse richiesta, dietro rimborso delle spese di fotocopiatura, rilegatura e spedizione.
LA CASA VALDESE DI VALLECROSIA
organizza un campo famiglie dal 6 all’11 luglio 1999
per genitori e bambini fino ai 13 anni. Sarà un’occasione per giocare, cantare e parlare insieme di creazione, arca a arcobaleno...
Prenotare entro il 7 giugno. Tel. 0184-295551; fax:
0184-290402.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 28 MAGGIO
1995
. i’'- Dopo anni di attesa, arrivano i concorsi per insegnati delle scuole statali
I concorrenti sulla linea di partenza
Tra stillicidi di notizie, lambiccamenti interpretativi, squadre di zelanti e spesso
improvvisati e costosi «preparatori», parte la caccia a oltre 100.000 cattedre
NICOLA PANTALEO
La tragicommedia dei concorsi per insegnanti delle
scuole statali ha avuto l’attesa impennata. Dopo anni di
indiscrezioni, anticipazioni,
rinvii più o meno diplomatici, ecco i concorsi sulla linea
di partenza. Centinaia di migliaia di aspiranti professori,
tra cui molti insegnanti in
servizio in attesa di «sistemazione», hanno atteso con un
misto di incredulità e speranza l’agognato annuncio. Uno
stillicidio di notizie non confermate ha dato per mesi fiato all’aspettativa che l’incomprensibile blocco decennale fosse agli sgoccioli. Ma
solo quando l’interminabile
vicenda parlamentare della
disciplina concorsuale ha
avuto uno sbocco i sindacati
hanno potuto dare la buona
novella allo stuolo dei questuanti. Intanto la scuola si
andava modificando radicalmente. E non è detto che sia
stato tutto per il meglio.
Certo, c’è stata l’elevazione
dell’obbligo a quattordici anni che ci avvicina alle società
più civili ma la legge sull’autonomia didattica che doveva
restituire respiro europeo alle
nostre antiquate istituzioni
scolastiche, spesso ancora
trasudanti umori gentiliani, e
che è stata salutata dagli operatori più aperti e consapevoli con interesse, sta affogando
tra gli innumerevoli impacci
burocratici che hanno inutilmente appesantito gli adempimenti già resi più onerosi
dalla pletora di incontri e
carte da compilare. II mestiere che appariva il più invidiabile e privilegiato per il molto
tempo libero disponibile e le
ferie sproporzionatamente
più lunghe è oggi tra i più
onerosi e stressanti. Un certo
spirito manageriale, talvolta
disinvolto e sprecone, se ha
da un lato ammodernato il
sistema scuola, restituendogli efficienza e capacità pro
gettuale e stimolando risorse
ideative e realizzative, dall’altro rischia di tradursi in un liberismo educativo tutto teso
al risultato e scarsamente
sensibile agli equilibri delicati delle attività formative. E
non è un caso che ciò accada
mentre si scatena la gazzarra
delle scuole cattoliche e dei
loro supporti partitici del
centro-destra a pretendere finanziamenti pubblici in nome di una presunta parità di
servizio educativo. In questo
contesto di riforme e contraddizioni operative esplode
il bando per oltre 100.000
cattedre nelle scuole di ogni
ordine e grado.
I neolaureati, che in qualche caso hanno affrettato la
conclusione degli studi per
non mancare la storica occasione (si sono perfino istituite
sessioni di laurea straordinarie a tale scopo) si affiancano
alle migliaia di precari in attesa di sistemazione per cui si
calcola che potrebbero presentarsi alle prove scritte due
milioni di candidati: una prospettiva allucinante anche se
meramente sotto il profilo organizzativo e logistico. E una
domanda si affaccia prepotentemente, una domanda
semplice e ovvia: perché tutto
insieme? Perché non graduare i concorsi in un tempo ragionevole? Si era abituati allo
scandalo dei 20.000 aspiranti
a 100 posti di impiegati negli
uffici postali, ma questo evento rischia di fare impallidire tutti i primati. A ciò si aggiunga la estrema nebulosità
del testo del bando, anch’esso annunciato e continuamente rinviato.
La farraginosità e l’ermetismo di tanti documenti ministeriali si ripropongono ingigantiti, assieme a un’oscurità di linguaggio che ha immediatamente scatenato arrembaggi interpretativi cui si
ritrovano impreparati a dare
risposte adeguate persino
coloro che sono istituzional
mente addetti all’assistenza
agli insegnanti. Anche qui si
pone una domanda disarmante nella sua banalità.
Non si poteva essere più
concisi e chiari? E se proprio
non ci si poteva esprimere in
modo diverso perché non
corredare gli astrusi testi con
note di chiarimento? È davvero ineluttabile questo sadismo del burocratese?
A questo punto si scatena
la ricerca frenetica non solo
di interpreti accreditati (il più
delle volte sedicenti tali), ma
soprattutto di addestratori
didattici. Come d’incanto fioriscono corsi preparatori che
promettono quello che quasi
sempre non possono mantenere, se non altro perché le
prove appaiono, mai come
adesso il termine «appaiono»
è sembrato opportuno, diverse per alcuni aspetti da quelle
dei concorsi precedenti. Sorgono nuove sigle accanto a
quelle gloriose delle associazioni professionali e sindacali
di dieci anni prima, che se
non altro erano partite con
qualche anticipo, sfruttando
la propria esperienza e costruendo corsi di un certo respiro. Si improvvisano solerti
e acuti preparatori che pubblicizzano nei modi più tipicamente, e spesso più squallidamente, commerciali le proprie competenze. Si tratta di
un business colossale edificato sulle speranze e sulle illusioni di molti. E chi non è disponibile, in una realtà occupazionale così precaria e tarda a modificarsi, a sborsare
qualche milione per assicurarsi una cattedra? Il guaio è
che le cattedre sono poche e
probabilmente destinate ad
essere aggiudicate a quanti
hanno già maturato una certa
anzianità di servizio. Ma si
concorre anche per strappare
un’abilitazione, che può sempre servire per una futura leggina di immissione nei ruoli.
Gli unici che non vivono
questa attesa ansiosa sono gli
insegnanti di religione cattolica a cui lo stato di craxiana
memoria ha confermato uno
status privilegiato: niente
concorsi pubblici, niente
controlli sull’attività didattica, se non quelli «paterni» dei
vescovi che li hanno insindacabilmente selezionati ed effettivamente nominati. E uno
stipendio pari a quello di chi i
concorsi se li è sudati. Ma si
dice che le cose cambieranno. Intanto si tratta degli ultimi concorsi secondo criteri
tradizionali. Le università
con l’apporto di insegnanti
medi esperti conferiranno
l’abilitazione all’insegnamento, dietro frequenza di
corsi biennali. Ma i concorsi
ci saranno lo stesso? Con gli
stessi patemi, con gli stessi
stillicidi informativi, con gli
stessi lambiccamenti interpretativi, con gli stessi esborsi a zelanti, ancorché improvvisati, preparatori? Come diceva quello straordinario saggio uomo di teatro che ci ha
fatto amabilmente, e amaramente, riflettere sulle assurdità della nostra società, «gli
esami non finiscono mai!».
In vista delle prove di selezione
Qualche consiglio utile
per i candidati docenti
FRANCO CALVETTI
I concorsi pubblici per tutti
gli ordini e gradi di scuola
sono stati banditi da poco e
attualmente centinaia di migliaia di docenti si stanno
preparando alle prove di selezione: la prima prova prevede lo scritto mentre la seconda, per quelli che la raggiungeranno, si articolerà in
un colloquio orale.
Credo che tutti siano d’accordo nel ritenere che le prove di concorso, così come sono concepite e strutturate da
tempo, non si presentano
come adeguate a saggiare
l’attitudine e la competenza
professionale iniziale dei singoli candidati. Per verificare
non solo la preparazione teorica e professionale ma anche la capacità di padroneggiare la relazione educativa
sarebbe utile battere una
strada diversa dalle tradizionali prove di concorso: esperienze guidate, corsi di abilitazione, prove non solo di tipo nozionistico darebbero, a
nostro avviso, maggiori garanzie per l’assunzione.
Qualche consiglio per i
candidati alla prossima prova, che si prevede sarà esple
tata nel primo autunno
quest’anno?
1) Aggiornare le proptj,
mappe del sapere leggend)
studiando, meditando le ulti!
me elaborazioni cultural
non solo a livello
ma anche quelle concemem
i vari campi quali letteratuij
sapere scientifico, ricercla
storico-sociali. La scuola itj
liana pubblica ha sempre pj
bisogno di insegnanti colti
pluricolti, multicolti. • ^
2) Esercitarsi con la propriscrittura in modo da assuma
re con correttezza linguistici
e con creatività il codict
scritto trasferendo sulla catti
in modo chiaro, scorrevole
personale dati, pensieri, con!
vinzioni, controdeduzioni,
3) Avvicinare testi significa,
tivi (non solo testi ma artieoi
di riviste specializzate) sulli
base dei quali impostare!
programma d’esame, studiarli, commentarli, sintetizzarli con un lavoro diap
profondimento personale,
Per ora auguriamo a tutti i
far tesoro dei mesi che restano prima dell’appuntamenti
autunnale per riflettere
l’importanza della cultura, sol
dono della relazione chela
professione docente offre.
Spedizioi
art. 2 con
In caso c
al mltten
L'Editore
soprat
[i! ve o p
vanti
[cinerea
ciale”
de im
a chi
salto»
presid
nerolc
la «M
comm
la sua
i batte
piazzi
La m
quest
classi
180 s
come
zatori
pia Cc
tegori
nerol
voluti
Comi
rolese
circa
«Sap
potrai
pici c
del Pi
«L
spazi
- dici
nizza
stazic
posta
le Mi
trine
per i
mone
co pi
mani
da q
quini
modi
ta su
pria
pinci
nero!
visto
dita
gusti
Nella formazione permanente dei docenti la preparazione specialistica si deve affiancare alle capacità relazionali
NelPimminenza del concorso gli insegnanti devono analizzare le proprie competenze
MARIANGELA RANZINI COLOMBO
IL contatto diretto con giovani e
meno giovani aspiranti a superare i
concorsi per esami e titoli, previsti
dal ministero della Pubblica istruzione (Pi) per i prossimi mesi e per tutti
gli ordini di scuola, induce a qualche
riflessione generale proprio sul tema
di questo autentico nodo gordiano
che continua a essere posto lungo il
cammino che avvia alla costruzione
della professionalità docente.
Nessun dubbio: la barriera concorsuale viene vissuta con ansia, e quindi in stato di grande stress. La ragione è sostanzialmente la stessa, anche
se assume forme, si orienta verso argomentazioni e soprattutto nasce da
cause remote del tutto diverse: i candidati pensano o temono (e in qualche caso sanno) di «non saperne abbastanza», e quindi di non riuscire
(magari per l’ennesima volta) a superare l’ostacolo concorsuale, fin dalla
sua fase iniziale, coincidente con una
prova scritta (o scritto-pratica). Nelle
grandissime linee il problema consiste nella dicotomia: competenza disciplinare specifica e competenza didattico-metodologica.
II primo tipo di competenza è patrimonio culturale più o meno consolidato di coloro che arrivano al
concorso avendo frequentato una
precisa facoltà universitaria, sostenuto un certo numero di esami specifici e ottenuto una laurea. Altrettanto non può dirsi rispetto al possesso di una competenza didatticometodologica, che di norma l’Università non fornisce. Rispetto a que
sta conclamata e storica carenza, il
candidato neolaureato vive una permanente condizione di «rimozione»
psicologica, identificando normalmente la soluzione del problema formativo in un approccio che ritiene
debba essere impostato più nei contenuti da assimilare mnemonicamente che nei metodi attraverso i
quali acquisire la capacità di utilizzare consapevolmente quei contenuti.
Il secondo tipo di competenza, al
contrario, è normalmente di pertinenza dei diplomati-maestri, i quali
hanno dedicato parte dei loro studi
teorici, delle loro ore di esercitazioni
studentesche e del loro tempo di
educatori «in servizio» proprio alla
ricerca e allo sviluppo di «tecniche»
didattiche atte all’apprendimento e
all’acquisizione delle competenze di
base nel bambino. Nel loro caso però
sono fortemente carenti le competenze disciplinari specifiche. Essi arrivano al concorso, infatti, avendo
frequentato un Istituto magistrale
storicamente sperequato (quanto alla proposizione di metodologie di ricerca e approfondimento di contenuti disciplinari specifici) rispetto alle esigenze poste dall’organizzazione
modulare-disciplinare della nuova
scuola elementare, nata dagli ordinamenti della legge 148/1990. Dunque il forte e sempre incombente rischio sarà quello di un insegnamento approssimativo, generico, superficiale, scientificamente discutibile,
quando non addirittura scorretto, sia
rispetto ai contenuti sia persino rispetto ai modelli operativi per fissare-utilizzare quei contenuti.
Se dunque il principale dei problemi con cui ci si deve misurare, affrontando il concorso, coincide con
quest’ansia che nasce da una più o
meno confusa sensazione di inadeguatezza, vale allora la pena di soffermarsi brevemente su alcuni
spunti essenziali di riflessione, attraverso i quali cercare di chiarire i
termini dell’intera questione. In primo luogo occorre esplicitare i criteri
di fondo dai quali parte e su cui si
basa un concorso. Occorre cioè riconoscerne: a) gli obiettivi; b) la struttura. Rispetto al secondo punto si sa
che il concetto si fonda tuttora su
una serie di «prove» disposte in sequenza, ed è basato su un principio
«eliminatorio».
In questa sede è forse più significativo considerarne gli obiettivi. Essi
sono fondamentalmente due: verificare il possesso autentico delle conoscenze acquisite durante il proprio
corso di studi; stabilire se e fino a
quale livello si possiedono quelle
particolari competenze professionali
che abiliteranno all’insegnamento.
Soffermandoci brevemente sul secondo di questi obiettivi bisogna tenere presente che il diventare insegnanti non dipende unicamente
dall’acquisizione di uno o più titoli, e
dalla certificazione del loro possesso
mediante esami o titoli. L’insegnare
deriva soprattutto dalla stipulazione
e dal rispetto di un contratto, nel
quale viene esplicitamente chiesto al
docente (o al futuro docente):
- di scegliere di operare all’interno del sistema-scuola, avendone individuato e totalmente condiviso la
funzione di agenzia fondamentale
di trasformazione e di evoluzione
della cultura e della struttura della
nostra società;
- di condividere (e riconoscere)
con precisione quali siano gli obiettivi formativi che il nostro sistema
scuola persegue;
- di impegnarsi (con la propria attività progettuale e con i propri interventi didattici) affinché si realizzino tutte le possibili innovazioni e
trasformazioni in senso migliorativo, all’interno del contesto sociale
nel quale si troverà a operare come
insegnante:
- di impegnarsi in ogni caso ad agire nel rispetto dell’autonomia di colui che apprende, e di adoperarsi affinché la cultura e gli ideali di cui
quest’ultimo è portatore diventino
patrimonio condivisibile da tutti, anziché configurarsi come ostacoli alla
pacifica convivenza sociale tra individui «diversi» l’uno dall’altro.
È proprio rispetto a questi fondamentali obiettivi che occorre sviluppare una capacità di natura metacognitiva, della quale l’insegnante
troppo spesso si dimostra carente. Il
possesso di tale capacità metacognitiva dovrebbe potersi tradurre in una
sorta di ricerca su se stessi, sul proprio curriculum personale o professionale, nel corso e al termine della
quale fosse possibile dare risposte
chiare a domande simili a queste:
quale bilancio di conoscenze teoriche generali, di conoscenze specifiche professionalmente utilizzabili,
di pratiche spendibili in campo educativo ritengo di poter elaborare, ri
spetto alla mia «storia» personale!
Quale tipo di arricchimento (profesj
sionale specifico? culturale generale
relazionale-psicologico?) posso trarre dalla mia esperienza vissuta, sia
essa stata di natura professionale®
anche semplicemente personale? le
quale settore-ambito-momento-att;
vità specifica ho potuto esprimermi
al meglio delle mie possibilità? W
scrivere-raccontare): ci sono statim;
vece momenti o circostanze in ÇU'
ho vissuto un particolare disagi®'
(descrivere-raccontare); riesco a im
dividuarne le cause? Posso vpoXyOf'
ne i possibili rimedi? Quali? Attuabili
a quali condizioni? e così via.
E, crediamo, da una onesta (e sm
cera, fino al punto di sembrare spi®'
tata) ricerca simile a questa che p®
trà derivare un approccio più serea
e proficuo a quella prova di concors
che ci dovrebbe aprire la porta
una classe finalmente nostra.
INCONTRO
INSEGNANTI
Gli operatori evangelici nell^
scuola del Pinerolese sono lA'
vitati a presenziare airincontt
venerdì 28 maggio - ore 16
nella sala della chiesa valdes®
di via dei Mille 1, Pinerolo
Sarà presente il pastore Giot
gio Bouchard che presente
testo II cristianesimo, Ideai
bri editori
7
ne
itunnoij
e propri,
leggend(
ido le uli
culturali
Jucemeni
etteratuj
- ricercli,
scuola iti^
empie pii
ariti coli;
la propri!
la assumi,
linguistici
il codi«
sulla Carli
correvole,
isieri, eoa'
luzloni,
i significa,
aia articoi
zate) !
postare il
ime, stai, sintetÉ.
To di ap
sonale.
0 atuttii
che restaintamenti
ettere s
:ultura,
>ne chela
3 of&e.
naii
lersonalil
to (profes! generale!
rosso traiissata, sii
ssionale»
sonale?
lento-atti;
spritnern»
lilità? (deIO stati in;
nze in e"'
e disagio*
esco a to'
ipotizzai;
? Attuabili
ia.
ista (e siO'
irare spi®'
ta che pO'
più sereno
i concois;
3 porta
ra.
sono Mi’
ncontro
ore 16
valdes®
olo
re Gior;
enterà»
, Ideali'
spedizione in a.p. 45%
^2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
pi nifttente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
l_’Ed'rtore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Lunedì 24 maggio si è svolta la cerimonia di intitolazione al pastore e pedagogo Virgilio Sommani della scuola
elementare di Pomaretto. Alla manifestazione hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Pomaretto, Giorgio Bonis, il
direttore dell’Istituto comprensivo «Gouthier», di cui la
scuola fa parte, e i bambini che hanno illustrato alcuni pannelli sulla storia di Buccino, il celebre personaggio creato
da Virgilio Sommani. Erano presenti anche il pastore Franco Sommani, figlio del pedagogo (in secondo piano), e sua
figlia Donatella, che ha scoperto la targa all’entrata della
scuola. I bambini hanno anche regalato alla famiglia un
quadro con 1 disegni delle avventure di Buccino.
n'iniziaiva per rivalutare i sapori locali
a mostra mercato
el Pinerolese
DAVIDE ROSSO
■p sr attività locali che
vogliono confrontarsi,
soprattutto per le imprese nuo*ve o per quelle che hanno rileganti novità da presentare sul
«mercato, “Pinerolo commerciale” è una rassegna di grande importanza, capace di dare
a chi vi partecipa pubblico risalto», afferma Ezio Bruno,
presidente deirAscom di Pinerolo, uno dei promotori della «Mostra mercato "Pinerolo
commerciale”» che, giunta alla sua seconda edizione, aprirà
i battenti sabato 29 maggio, in
piazza III Alpini a Pinerolo.
La manifestazione propone
quest’anno, oltre alLormai
classica mostra mercato con
180 stand di espositori che,
come dichiarano gli organizzatori, «presenteranno un’ampia carrellata sulle attuali categorie merceologiche del Pinerolese», anche uno spazio
voluto dalla Regione, dalle 3
Comunità montane del Pinerolese e dal comitato Fiere, di
circa 200 inq denominato
«Sapori pinerolesi» dove si
potranno trovare i prodotti tipici di consorzi e cooperative
del Pinerolese e delle valli.
«L’idea di riservare uno
spazio ai “Sapori pinerolesi"
- dice Amalia Pagliaro, organizzatrice dell'intera manifestazione - raccoglie una proposta del consigliere regionale Marco Bellion di creare vedine di prestigio e di impatto
per i prodotti di qualità del
mondo agricolo e gastronomico pinerolese nelle principali
manifestazioni a cominciare
da quelle locali». Un'idea
Quindi che arriva in qualche
modo dalla Regione che è stata subito accolta e fatta propria dalle Comunità montane
pinerolesi e dal comitato Pinerolo fiere i quali hanno previsto a fianco del punto vendita un’area riservata alla deSustazione gestita direttamen
te dai consorzi e dalle cooperative produttrici. Diverse saranno anche le serate dedicate
alla presentazione e alla degustazione guidata di alcuni
prodotti locali. Una piccola
Slowfood locale insomma, e
non a ca.so a gestire le .serate è
stato chiamato Franco Turaglio, fiduciario della Condotta
del Pinerolese dell’Arcigola
Slowfood. Questo però «non
è che il primo passo - dice
Marco Bellion dobbiamo
creare un’immagine forte del
Pinerolese, capace di affermarsi su tutti i mercati e contemporaneamente capace di
attrarre sul nostro territorio
persone interessate ad apprezzarci offrendo forti benefici
anche al nostro turismo».
Domenica 6 giugno, ultima
giornata di apertura di Pinerolo commerciale, sarà caratterizzata soprattutto dalla manifestazione «Appunti di memoria, rievocazione di un antico
mercato rionale», che si terrà
nell’area dei portici attorno al
Duomo con inizio alle ore 10.
T
A A
À Lj-
Va ¡ 11 YalîÆ
VENERDÌ 28 MAGGIO 1999
ANNO 135 - N. 22
LIRE 2.000 - EURO 1,03
.y\7 oi del Concistoro...».
XV V Dopo l’aureo libretto
di Paola Geymonat sulle difficoltà dei Concistori delle Valli, e forse dei Consigli di chiesa in generale, le cose non sono cambiate molto. Per questo, probabilmente, è difficile
in varie chiese trovare nuove
persone disponibili ad assumere questo incarico. Disimpegno? Mancanza di fede?
Paura di non essere all’altezza? Forse. Se c’è questo timore, il rifiuto di assumere l’incarico di anziano ha una motivazione spirituale che merita
rispetto, ma che deve anche
essere sdrammatizzata, perché
nessuno è all’altezza perfetta.
Nemmeno i pastori. Come troviamo in vari passi del Nuovo
Testamento, il cammino della
IL SERVIZIO NEI CONCISTORI
L'ANZIANO
CLAUDIO TRON
fede richiede continua crescita, indipendentemente dal ministero esercitato.
Ci sono però forse anche
difficoltà di tipo non spirituale: per esempio mancanza di
tempo. Bisogna saper programmare l’uso del proprio
tempo libero in modo da trovarne anche per un servizio
nella chiesa. In questa modo
un problema non spirituale
può stimolare una scelta spiri
tuale positiva. Ma i problemi
non spirituali vanno più in là.
Il primo è quello relativo alla
difficoltà nell’amministrare il
patrimonio della chiesa in una
situazione legislativa sempre
più ingarbugliata, nella quale
gli stessi professionisti non
sanno a volte-che pesci pigliare. Il secondo è quello relativo
a incertezze generate allo
stesso nostro interno da interpretazioni frettolose di dispo
sizioni legislative già ingarbugliate di per sé. Abbiamo a
volte l’impressione che ci
complichiamo da soli ulteriormente le cose inutilmente. Lo
abbiamo fatto, ad esempio,
con la legge sulla privacy. Le
leggi e i regolamenti vanno
letti per individuare gli spazi
di libertà che lasciano e non
per cercare i cavilli a cui potrebbero dare luogo. Il terzo è
quello relativo al rapporto tra
uomini e donne, perché in alcune chiese oggi c’è anche la
preoccupazione di equilibrarne il numero nei Concistori.
Cerchiamo di vedere il servizio nei Concistori con serenità, sdrammatizzandolo e
semplificando per quanto è
possibile. E cerchiamo di essere tutti/e più disponibili!
Pinerolo: un incontro ecumenico che coinvolge diocesi, comunità di base e Fgei
Giovani credenti alle prese con fede e valori
MASSIMO GNOME
"O ¡sogna essere fedeli
xCXX non soltanto a ciò che
siamo ma anche a ciò che saremo, senza perdere il senso
della provvisorietà delle chiese di fronte al regno di Dio»:
così il prof. Paolo Ricca, docente alla Facoltà valdese di
teologia, al convegno sul tema «Il cammino ecumenico
delle chiese. Cattolici e vaidesi in dialogo», incontro che
si è tenuto a Torre Pellice il
17 maggio scorso.
Le parole di Paolo Ricca
possono inconsapevolmente
fare da cornice alla giornata
ecumenica dei giovani di domenica 23 maggio al salone
della chiesa di San Maurizio
a Pinerolo, appuntamento
frutto del lavoro di un gruppo
organizzatore che raccoglie
giovani della diocesi di Pinerolo, della comunità di base e
della Federazione giovanile
evangelica italiana. Per quest’anno il tema dell’incontro
era «Fede, scelte e valori»,
questione complessa e variegata, ma sicuramente molto
attuale, tenendo conto delle
sfide che sempre più la realtà
dell’oggi, anche a livello locale, ci chiama a cogliere.
Sfide che mutano, assumono
nomi nuovi e raccolgono
istanze differenti ma che, come credenti e cristiani che vivono la propria fede nella società, ma anche e semplicemente come donne e uomini,
si devono conoscere, discutere e, se necessario, affrontare.
La situazione nei Balcani, e
10 si è ribadito nel corso della
giornata, è uno dei terreni privilegiati in cui far sentire la
propria voce e il proprio dissenso, almeno fino a quando
11 linguaggio delle armi non
avrà lasciato il posto, e definitivamente, alla diplomazia.
Avevano preceduto il lavoro della giornata ecumenica
due serate di inquadramento
con la partecipazione, fra gli
altri, del pastore Claudio Pasque!. Serate le cui conclusioni e provocazioni sono state
raccolte dalla pastora Anne
Zeli nel corso del pomeriggio
di domenica: ecco, traendo
spunto anche dall’occasione
di Pentecoste, la necessità di
mutuare le proprie scelte nel
contesto di una comunità, un
gruppo fatto di rapporti e sto
rie individuali e collettive. «Il
nostro agire - ha detto Anne
Zeli - deve essere realizzazione dell’essere credenti»:
da qui l’urgenza di sostituire
a un sistema di valori rigidi e
immutabili l’insieme di doni,
di talenti, di «carismi» dinamici, ricevuti e, come sottolineava Karl Barth, continuamente messi in relazione dialettica con la parola di Dio.
Su queste e altre questioni
Poiché il lettore non ha sottornano una
cartina geografica, tralasciamo di
menzionare tutte le colonie valdesi che si
costituirono in Germania dal 1699, i cui
nomi, con la provenienza dei valdesi, si
trovano nelle pubblicazioni indicate in
calce. Quelle più note sono nel Württemberg: Klein e Gross Villar, Pinache, Pèrouse, Luseme (ora Würmberg), La Balme (ora Palmbach), Bourset (ora Neu
Engstet). Mentoule (ora Nordhausen).
Ogni colonia ebbe la sua storia. Vediamo quella di Durrmentz, la chiesa di Arnaud. Egli la trovò in pieno fervore organizzativo quando tornò dal viaggio in Inghilterra. Fece venire la sua famiglia che,
essendo nata nelle Valli avrebbe potuto
restare nella casa vicino ai Coppieri, si
diede un gran da fare per tutto I insieme
dei valdesi del Württemberg che il 25
settembre 1699 convennero proprio a
Dürrmenz per prestare giuramento di fedeltà al sovrano. Nel settembre del 1701
vi fu convocato il primo Sinodo e Ar
ILFILO DEI GIORNI
LA PATATA
_________a cura di MARCO ROSTAN_______
naud, come primo moderatore, svolse un
opera di organizzazione di tutte le colonie. Egli si era stabilito in un villaggio
che chiamarono Les Mûriers (i gelsi)
perché in quel primo autunno furono
piantati 2.215 gelsi per la coltivazione
dei bachi da seta, che però non ebbe successo perché il clima non era adatto alle
piante. Oggi il villaggio si chiama Schonenberg (la bella collina). Successo ebbe
invece la patata, allora ignorata in Germania. Il cugino di Arnaud, Antonio Signoret, ne aveva portato dalle Valli 200
campioni di 3 diverse qualità che furono
piantate nell’orto e prosperarono talmen
te che Amaud ne potè distribuire a tutte
le altre colonie. 1 tedeschi le accolsero
inizialmente con perplessità, limitandosi
a usarle per il bestiame, perché i loro medici, a un primo esame, le avevano considerate dannose per la salute.
Come è noto, da allora il loro giudizio
è radicalmente cambiato, se è vero che
la patata è diventato forse il prodotto più
popolare (la ben nota kartoffel). Pare che
il celebre Parmentier, che nel sec. XVIII
introdusse la patata in Francia, la importò appunto da quelle regioni tedesche, dove era rimasto prigioniero durante la Guerra dei Sette Anni. Ancora ai
valdesi viene attribuita l’introduzione
della cultura della vigna e di quella specie di trifoglio (erba medica) che i tedeschi chiamano Lucerner Klee (trifoglio
di Lusema).
(da A. falla. Le colonie valdesi in Germania nel 250° della loro fondazione, Società di
studi valdesi, 1949 e da T. Kiefner, in / vaidesi e l'Europa , Ssv, 1882)
si è discusso nei gruppi. Il significato e la possibilità nella
società contemporanea di un
ruolo profetico che sappia annunciare la liberazione superando gli ostacoli e i problemi
del quotidiano; il dialogo e lo
scontro con le autorità, considerando anche le differenze
riscontrabili nelle chiese cattolica e valdese; le decisioni e
la propria coscienza individuale: questi alcuni dei temi
toccati. Al termine dell'incontro, e prima della serata
con il coretto valdese e i giovani cattolici per un Mondo
unito, un momento di riflessione con la partecipazione
del vescovo di Pinerolo monsignor Debernardi: «Popoli
della pace - ha detto il vescovo nella sua preghiera -, tenete alta la testa».
La Conferenza
del I distretto
Si svolgerà a Luserna
San Giovanni i giorni
5>6 giugno
Il culto della domenica si
terrà nel tempio dei Bellonatti alle ore 10 e sarà
presieduto dal predicatore locale Flavio Micci
8
PAG.
Il
E ECD Delle vai.i.i ^desi
VENERDÌ 28 MAGGIO 19qq
GIOVANE DI LUSERNA MUORE IN UN INCIDENTE —
Drammatico incidente nella notte di martedì scorso a Bricherasio; un giovane di Lusema San Giovanni, Salvatore Marzano, 21 anni, è morto schiantandosi con la sua «Peugeot 205
turbo» contro una cabina dell’Enel (nella foto) situata
nell’area del distributore Erg sulla provinciale 161 della vai
Pellice. Fra le cause dell’incidente sicuramente la velocità
(erano visibili i segni di una lunga frenata e la cabina è stata
sfondata dall’auto) ma forse il ragazzo si è distratto cambiando una cassetta che è stata trovata srotolata fra le sue mani.
STAGE DI DISEGNO NATURALISTICO A PIOSSASCO
— La sezione pinerolese del Wwf organizza due week-end
di disegno naturalistico il 5 e 6 giugno, alla casa «David
Bertrand» in via Campetto 20 a Piossasco. Gli stage saranno tenuti dall’illustratrice torinese Cristina Girard; per le
iscrizioni rivolgersi al Wwf sezione Pinerolese, via Brignone 1 a Pinerolo (tei. 0121-76211).
ANIMATORI CENTRI ESTIVI DIURNI — La Comunità
montana vai Pellice, in collaborazione con i Comuni della
valle, organizza un corso di aggiornamento per animatori
di Centri diurni estivi della durata di circa 30 ore. Saranno
trattati argomenti quali metodologia della comunicazione e
della conduzione di gruppi, educazione ambientale, escursioni e gite, tecniche basilari per attività ludiche, gioco motorio, tecniche di primo soccorso, giochi e animazione teatrale, attività ludiche con utilizzo di elementi naturali. 11
corso inizierà venerdì 28 maggio; per informazioni ci si
può rivolgere al tei. 0121-954212.
BACHECHE A LUSERNA — Sotto i portici degli Airali, proprio davanti al municipio di Lusema San Giovanni, è stata
collocata una bacheca «evangelica»; è un piccolo esempio di
presenza in piazza da parte della Chiesa valdese di San Giovanni. Un’altra è stata collocata sotto l’ala di piazza XVII
Febbraio, nell’auspicio che questo posto, in futuro, sia più
frequentato, e all’ingresso della Cascina Pavarin. Lo scopo è
di informare maggiormente sulle attività della settimana e
far conoscere alcuni articoli del nostro giornale.
«STAZIONE ZERO» — Da venerdì 28 a domenica 30 maggio Villa Olanda, a Lusema San Giovanni, ospiterà la seconda edizione di «Stazione Zero», meeting di giovani e
musica. Questo è il programma: venerdì 28 dalle 18 si esibiranno i «Fucking bastard squad», «Effetti collaterali,
«Esso-s», «Eucaliptus posse» e «Limite», con stand, bar e
pallavolo, ingresso lire 8.(KX). Sabato, alle 21, è la volta dei
«Blue Beaters», gruppo misto di «Africa Unite», «Casino
royale» e «Fratelli di Soledad», ingresso lire 12.000. Domenica 30, alle 16, apertura della mostra dei lavori realizzati dai ragazzi e daìle ragazze del corso di Guy Rivoir,
dalle 18 concerto degli allievi della Scuola di musica di
Lusema San Giovanni, ingresso lire 8.000.
UNA CAPRA NELL’ANGROGNA: ARRIVANO I POMPIERI — Per due giorni è rimasta nell’acqua dell’Angrogna
poco a monte del ponte degli Appiotti di Torre Pellice: la capra morta era ben visibile dalla strada e possibile fonte di inquinamento per l’acqua. Sabato mattina sono dovuti intervenire i vigili del fuoco di Pinerolo che calandosi nel torrente
hanno recuperato l’animale morto. Con una sorpresa: alla capra era stata tagliato l’orecchio che, in base al contrassegno
dell’Asl, avrebbe consentito di individuare il proprietario.
RADIO BECKWITH; IN DIRETTA CON LA CIOV — È
iniziato un nuovo programma in collaborazione con la Ciov;
dopo la prima puntata con la presidente. Franca Coisson,
nella seconda trasmissione sarà in studio il direttore amministrativo, Silvio Vola. Il programma va in onda il lunedì alle 16,30 con replica al mercoledì alle 9. Prosegue intanto la
trasmissione sulla salute con i medici dell’Asl 10 il venerdì
alle 16,30 e il lunedì alle 9. Per entrambi i programmi è possibile intervenire in diretta telefonica (0121-954194) oppure
via posta, anche elettronica, «rbe@tpellice.it».
FESTA DI PRIMAVERA ALLA CASCINA NUOVA —
Domenica 30 maggio, dalle 14, festa di primavera alla Cascina nuova di Roletto; è un’occasione di incontro e intrattenimento, con mercatino artigianale, cibi e bibite. Ma è anche
un momento di incontro fra questa comunità terapeutica e il
territorio per un confronto e un’opportunità di conoscenza.
PINEROLO: MOSTRA DI CERAMICHE — Dal 29 mag
gio al 6 giugno il Salone dei Cavalieri di via Giolitti ospita
una mostra personale di Alberto Menotti, ceramista, fra i
fondatori dell’associazione «Opera & artificio», gruppo di
artigiani che lavora per valorizzare i mestieri e la tradizione
artigianale del Pinerolese. La mostra di Menotti è aperta
nei feriali dalle 17 alle 22, sabato dalle 15 alle 22 e domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 22.
Torre Pellice, Porte e Pomaretto hanno vissuto esperienze di incontro e conoscenza
Gemellaggi e dedicazioni: tre giorni di feste
Un fine settimana ricchissimo di avvenimenti culturali,
sportivi e, per così dire, istituzionali. Tre paesi delle valli
sono così stati al centro dell’attenzione. A Torre Pellice
(foto 1) si è vissuto venerdì
scorso un pomeriggio all’insegna del gemellaggio con la
cittadina calabra di Guardia
Piemontese. Giunta in zona
per la festa dei «Piemontesi
nel mondo» di sabato a Lagnasco, la delegazione guidata
dal sindaco Rocchetti e da vari amministratori, ha incontrato la popolazione presentando,
oltre ai tradizionali costumi,
una mostra e un cd rom sulla
realtà di quello che fu il più
avanzato avamposto della
Riforma nel Sud Italia prima
dei massacri che cancellarono
una parte di storia della Calabria. Oggi c’è un vivace movimento di studio su quel periodo e sulla lingua che ha mantenuto chiari connotati occita
ni. La delegazione di Guardia
ha poi visitato il museo.
Sabato pomeriggio è stato
poi inaugurato il nuovo municipio di Porte (foto 2), nella
storica villa Giuliano; un folto
pubblico ha assistito dapprima
all’intitolazione del parco al
partigiano Angelo Giai e poi
ai vari interventi. Addirittura
vinto dalla commozione Giancarlo Griot, sindaco da tanti
anni, e ora non più candidato,
quando ha sottolineato il ruolo
di spazio vitale che potrà ricoprire il parco per bambini e
anziani in un paese ancora oggi attraversato dalla principale
strada della valle. Poco prima
della visita al nuovo municipio, momento di sconcerto, almeno per i non cattolici presenti quando il parroco locale
don Ferdinando ha proceduto
nella benedizione del nuovo
municipio, «casa comune» di
tutti per eccellenza.
E intanto, a pochi chilometri
di distanza, si consumava il
secondo atto ufficiale del gemellaggio fra Pomaretto (foto 3) e Mirabel-et-Blacons; un
gemellaggio nato nell’agosto
del 1993 con i primi contatti
fra Aldo Costantino, residente
nel paese francese ma originario di Pomaretto, e alcune persone della vai Germanasca.
Gli incontri si sono via via in
fittiti fino al maggio ’98 con
la prima cerimonia ufficiale
in Francia. Questa volta a Pomaretto sono arrivati in 120
da oltralpe e le occasioni di
incontro ufficiale e più informale, nelle famiglie, sono state numerose. Il vero gemellaggio sta in questi rapporti, pii
che nella firma di un documento ufficiale.
Posta
ftunan
Cittadini
impotenti
Documento approvato all'
unanimità daU’assemblea autogestita in orario di servizio
dei lavoratori dell'Istituto
comprensivo «Marro» di Villar Perosa. sul tema della
guerra dei Balcani.
Come singoli cittadini corriamo il rischio di rimanere
vittime del diffuso senso di
impotenza che paralizza molti
di fronte al succedersi catastrofico degli avvenimenti
bellici. Come operatori scolastici siamo estremamente
preoccupati per il clima di
rassegnazione e di rimozione
del problema che sta radicandosi nella nostra categoria,
che rischia di essere preda
della logica semplificatrice
della guerra e di rinunciare
all’espressione chiara del proprio pensiero critico, per sfiducia nella pratica democratica della partecipazione.
Molti di noi hanno scelto individualmente il silenzio, come un rifugio, di fronte all’apparente ineluttabilità e alla tragicità delle epurazioni e degli
interventi armati contro le popolazioni inermi (...). Siamo
in profondo disaccordo sulla
prassi così diffusa di servirsi
della valenza etica ed emotiva
che le parole hanno sulle menti e sulle coscienze delle persone per legittimare con dichiarazioni semplificatrici e
massimaliste il ricorso all’uso
delle armi come risolutore dei
conflitti. Termini come «intervento umanitario», «deplorevole errore», «guerra pulita»,
«bombe intelligenti», «pulizia
etnica», «catastrofe umanitaria» vengono usati con colpevole impudenza, inducendo in
molti una fascinazione della
guerra, che si alimenta e si
rafforza col procedere perfettamente logico delle argomentazioni teoriche astratte. La
verità nuda e cruda, fatta di
corpi sofferenti e dilaniati, fisicamente e moralmente, ma
anche di ponti, fabbriche, centrali elettriche, case, treni, animali, piante e acque avvelenati e distrutti, non ha avuto finora, con tutta la sua evidenza
inoppugnabile, la forza di
bloccare l’effetto perverso
delle parole pronunciate in
modo improprio e menzognero, con lo scopo di dimostrare
l’eticità di questa guerra in
particolare.
Pur ammettendo che l’uso
della forza possa talvolta essere reso inevitabile dalle circostanze anch’essa, come le
parole, deve essere usata in
modo responsabile. Nel caso
specifico ci pare indiscutibile
il fatto che ci sia stata una
violazione del diritto intemazionale (e dello Statuto della
Nato), che si è tentato di giustificare e minimizzare, purtroppo con successo, con una
campagna di informazione
appositamente pilotata. Tali
violazioni sono molto preoccupanti dal nostro punto di
vista di educatori, in quanto
inficiano i principi che stanno
alla base del nostro compito,
ispirati alla nostra Costituzione, principi che escludono
con estrema chiarezza che la
civiltà e il diritto possano affermarsi ricorrendo ad attacchi armati. Molto più convincente e produttiva sarebbe
stata una consi.stente azione
preventiva di carattere economico, politico e diplomatico a
sostegno delle popolazioni
coinvolte nel confiitto, che
avevano ben manifestato da
tempo la propria situazione.
L’errore commesso deve indurre a seria riflessione c
muovere le organizzazioni internazionali a occuparsi urgentemente delle altre analoghe situazioni purtroppo presenti e ben note sull’intero
pianeta. Pertanto chiediamo
che si sviluppino nelle scuole
iniziative di discussione, di
informazione e di coinvolgimento di tutti gli operatori
scolastici, perché si sentano
sostenuti nel compito sempre
più arduo di arginare Formai
diffuso meccanismo collettivo
di interiorizzazione della violenza e della sopraffazione per
far valere il proprio punto di
vista o i propri interessi.
Inoltre chiediamo al nostro
governo e al Parlamento di
adoperarsi attivamente affinché cessino quanto prima gli
attacchi e i bombardamenti in
Jugoslavia. Riteniamo che ciò
costituisca la condizione imprescindibile per la ripresa del
dialogo e per la risoluzione
definitiva del conflitto (...). In
vista dell’auspicabile e attesa
fine delle ostilità, ci sembra
doveroso sottolineare che
qualsiasi intervento di ricostruzione delle strutture civili
ed economiche della Jugoslavia deve prescindere da una
logica di interesse economico
e politico da parte dei paesi
che hanno causato Fattuale
devastazione.
Lo sciopero
airospedale
In riferimento alla lettera
pubblicata sullo scorso numero di alcuni lavoratori
dell’Ospedale di Pomaretto,
abbiamo ricevuto dalla direzione della Ciov (Commissione istituti ospitalieri valdesi}
la precisazione seguente:
Riceviamo in data odierna
la lettera firmata da 31 persone che lavorano presso l’ospedale di Pomaretto su) diritto
di sciopero e ci pare necessario precisare che nessun comunicato di indizione di tale
.sciopero sia giunto nelle ultime settimane alle direzioni
dalla Regione (come di solito
avviene) o dalla/e organizzazioni sindacali proponenti,
quale preavviso in base alla
normativa in materia per poter
emanare gli ordini di .servizio
contrattualmente previsti.
Disponibili a un incontro su
questo argomento, porgiamo
distinti saluti
Il direttore sanitario
dr. Silvio Falco
Il direttore amministrativo
dr. Silvio Vola
Nel Pinerolese
Alcune novìtil
per la sanità
Modifiche in vista per la sanità pinerolese. Il piano sanitario regionale del 1997 cfr
mincerà presto a far sentirei
suoi effetti pratici anche in zona e l’Asl 10 sta ridisegnando
l’organizzazione dei servizi.1
documento programmatico
per il prossimo biennio è stato
approvato dalle rappresentanze sindacali e dal Consiglio
dei sanitari: «Abbiamo chiesto
alla Regione Piemonte di non
ridurre drasticamente i ricove
ri in specialità come la medi;
cina generale sia alFAgnellt
che negli Ospedali valdesiannuncia il direttore generai
Ferruccio Massa -, tenendo
conto soprattutto della popol«'
zione anziana residente nello
aree montane».
Il nuovo piano aziendale
prevede 3 linee di sviluppo;
l’assetto dei servizi sanitan
territoriali, la rete ospedalieta
e le attività sanitarie di rilievo
assistenziale: «Punteremo*
un significativo potenziameli'
to dell'assistenza territorialeo
domiciliare correlato a una nduzione dei ricoveri osped*'
fieri impropri», continuai
dott. Massa. Nel nuovo piano
di attività un ruolo particola^
lo giocheranno i 3 distret
(Pinerolo, Perosa e Torre Po
lice) e soprattutto l'avvio do
distretti montani potenzia^
«Ci sarà anche un “dipam
mento per i servizi territoriali
aggiunge il direttore
FAsI 10 -; avrà sede all
Cottolengo e dovrà
tutte le attività sanitarie cho,,
svolgono presso i distretti
ambulatori o a domicilio
M»
si prevede anche un
peda
jmef
acuto della cura; l’Asl prevo
mento dell’assistenza osp'
liera, soprattutto nel
LJ inco
zior
tobel-et
^ne dì
^e dell!
Sgrani
iza. Fai
luzion
iuppori
itori cl
jaiutti ins
0iel por
22maggic
ano scarni
sulle pros
delle rispi
an confro:
in egual n
epreoccui
della vai C
lo da un c
locali e da
sbocchi a
gianato e
caso, i prò
quest’ultii
ipziati d
el^isconc
alpini fri
(é^ricolti
^ che
thè se ]
iuzioni
itìto, Ri
riailtati: s
ITO, dì mar
nejttiporti
^ente c
pon me
vìonì c
l)el-et-Bla
vel, sulle
prio Comi
avuto indi
vaadosi ii
nfcspet
inicaz
iQano.
IO fami
un aiuto a
Un COI
La <
11
lare
irei
OS
c
Viste le i
mizzare 1
Pellice pi
f®''raggi
^ offert
dese di T
’contoc
’contoc
•diretta]
Paolucci
^quot!
di assumere entro 2 anni
i ci(<^
1(X) nuovi operatori fra
ci, infermieri e tecnici.
sig. Pa
d®ll’Ass(
9
01999
' ’98 cot
ufficiale,
)lta a Poti in 120
asioni di
3iù inforsono sta;emellagporti, più
jn docu
,;EIÆRDÎ 28 MAGGIO 1999
per la sanno sani1997 CO;
■ sentirei
che in in
segnanti»
servizi.!
m malico
lio è stato
»resentaiiConsiglio
10 chiesto
Ite di non
; i ricove
la medi;
l’Agnelli
valdesi generale
, tenendo
la popolaente nello
iziendalo
sviluppo;
i sanitati
di rilievo
teremo*
mziameoritorialeo
I a una ni ospedamtinua d
ovo piaoo
larticolat^
distretti
forre Po':
avvio doi
otenziatj'
“di par'’;
:rritoriali
tore del;de alfe*
verifioai*
ine che«!
stretti,
cilio»-1?®
potenzia'
;a ospet'a'
momea!"
si
anni citja
fra medi'
ci.
E Eco Delle ^lli ^ldesi
PAG. Ili
pofTiaretto discute insieme al Comune francese gemellato
Agricoltura^ industria e sviluppo
LILIANA VIGLIELMO
LR incontro tra la delegazione del Comune di
gtebel-et-Blacons e la poponne di Pomaretto in occa^ della cerimonia del gegjfcggio è stato un momengrande festa. Già in partaiza, l’affinità basata sulla
fluzione di vino buono fa
apporre tavolate di allegri
tori che scherzano e ridojowtti insieme.
Nel pomeriggio di sabato
22 inaggio, invece, si è avuto
uno scambio di informazioni
sulle prospettive di sviluppo
delle rispettive località, con
un confronto che si ripartiva
inegual misura tra ottimisi-no
e preoccupazione. Il territorio
della vai Germanasca è segnato da un calo delle industrie
locali e dai tentativi di cercare
sbocchi alternativi nell’artigianato e nel turismo. Non a
caso, i progetti che riguardano
quest’ultimo settore sono fii|nziati dall’Un ione europea
e^iscono insieme i versanti
alpini francese e italiano,
tj^coltura non è più una risorsa che assicuri un reddito,
Ìhe se l’esperimento della
iuzione del vino di Pomaretto, il Ramìe, ha dato buoni
Imitati: si tratta, più che altro, di mantenere una tradizion^portante e di tutelare un
»ente caratteristico.
^on molto dissimili le vaIjfezioni del sindaco di Mirabel-et-Blacons, Jacques Ravel, sulle prospettive del proprio Comune, che non ha mai
avuto industrie di rilievo trovandosi in posizione margináárispetto alle grandi vie di
nicazione della valle del
’dano. Artigianato e turio familiare possono dare
aiuto al reddito provenien
II municipio di Pomaretto
te dall’agricoltura, ma per
questo bisogna contrastare
l’opinione comune tra i giovani che ritiene il lavoro manuale poco qualificante sul
piano sociale. Le considerazioni del sindaco hanno provocato una vivace discussione tra i suoi concittadini, ma
certamente anche da noi il titolo di studio è visto come
una promozione sociale e non
come un arricchimento culturale che permette in seguito
di trovare una gratificazione
in qualsiasi attività.
La serata si è invece svolta
all’insegna del divertimento:
Pomaretto ha offerto agli
ospiti una rievocazione della
vita di altri tempi con uno
spettacolo che ha richiamato
molto pubblico. Sul palcoscenico si sono succedute le scene più svariate, commentate
dalle canzoni eseguite come
sempre in modo esemplare
dal coro «Eiminal». Partendo
dalla presentazione di diapositive sul lavoro dei campi e
sugli opifici di Perosa Argentina che davano da vivere alle
famiglie, si è passati alle scene che mettevano in luce il
contrasto tra le serate moderne tra televisione e discoteca
e le veglie nella stalla ormai
scomparse, insostituibili momenti di vita sociale; un accenno all’emigrazione ha dato la misura delle difficoltà
economiche, ma l’allegria è
ritornata con un corteo matrimoniale e le danze caratteristiche. Anche i bambini hanno avuto la loro parte, presentando le scuolette Beckwith e
anche cantando e ballando
con la disinvoltura che caratterizza la loro età. Dopo i meritatissimi applausi che hanno
concluso questa parte, un
gmppo di Mirabel-et-Blacons
ha offerto uno spettacolino
molto grazioso, mimato e
danzato, che spaziava dai personaggi delle favole di La
Fontaine alla Dichiarazione
dei diritti dell’uomo, terminando con un appello alla pace nel mondo.
Purtroppo tra le conoscenze del passato ora scomparse
c’è anche l’uso familiare della lingua francese, che in occasioni come queste, rivela
r impoverimento della nostra
cultura valligiana.
Un compact disc del gruppo occitano «Estorio drolo»
La «buffa storia» messa in musica
Il gruppo di musica popolare «Estorio drolo» ha fatto
uscire da poco un cd autoprodotto dal titolo Pa mai de re?rcf, registrato tra il 1997 e
l’inizio del 1999 presso lo
studio Vivi Records di Cusoo. Il cd rappresenta il percorso compiuto in quasi 7 aulii di esperienza musicale dal
^ppo, formato da Roberto
foinasini (voce, chitarra, vio®o, bouzouki), Vittorio Fino
(semitoun, ghironda). Luca
renoglio (voce, fisarmonica,
chitarra), Luca Federzoni
(hauti, cornamusa), Lele
^^do (percussioni); in due
^i compare anche Stefano
notto al violino.
«La buffa storia» comincia
lei 1992 a Lorient, tra il suo
no assordante delle cornamuse, il sidro e la birra, come si
legge sulla copertina del cd.
Da allora il gruppo di musica
popolare occitana ha fatto numerosissime apparizioni alle
feste di paese nelle valli del
Cuneese, con qualche puntata
fuori provincia e al di là delle
Alpi, due concerti al centro
sociale Leoncavallo di Milano e la progressiva definizione di un repertorio e di uno
stile personali. Nel 1995, in
occasione del 50° anniversario della Liberazione, il gruppo realizza «Che anno era.
Cerchiamo di ricordarlo»,
spettacolo di canzoni, parole
e immagini della Resistenza
nel Cuneese. In tre anni oltre
20 repliche vengono rappre
ASSOCIAZIONE AMICI
OSPEDALE VALDESE DI TORRE PELLICE
CHIEDIAMO IL VOSTRO AIUTO!!
^jste le attuali priorità economiche mancano i fondi per otti^zzare l’attività cardiologica dell’Ospedale valdese di Torre
®Uice per l’acquisto di un
Ecocardiografo portatile «Caris»
Per raggiungere l’obiettivo ci mancano £ 57 milioni.
^offerte intestate all’Associazione Amici dell’Ospedale válese di Torre Pellice possono essere versate su:
‘contocorrente bancario n. 25733 Cariplo di Torre Pellice;
^ conto corrente postale n. 18777102;
^¡rettamente in Ospedale rivolgendosi ai signori Mensi o
•^aolucci.
quota associativa anno 1999 è di £ 50.000.
Paolucci, responsabile dell’Ufficio spedalità, su delega
’ Associazione è disponibile a illustrarne l’attività.
____ Il presidente: dr. G. Mourglia
sentate in teatri, piccoli cortili, scuole con l’intento principale di ricostruire la Resistenza vista dalla parte della gente e lontano dalla retorica ufficiale. Intanto nel 1997 cominciava ad avanzare l’idea
di fissare in una registrazione
il lavoro svolto fino a quel
momento. Le sedute in sala
d’incisione sono durate quasi
due anni «per la cronica pigrizia del gruppo» e perché
nel frattempo nuovi pezzi e
nuove idee hanno preso corpo. Ed ora è uscito Pa mai de
regret, 12 brani per un totale
di 48 minuti di musica; 5
danze di cui 3 composte dal
gruppo, tra cui la mazurka
«Qui nais aze pularé pa mûrir
cavai». Tra le canzoni si trova anche «La chansoun de
Nadu», scritta per lo spettacolo «Che anno era» sulla base
della testimonianza di un fatto realmente avvenuto in valle Maira durante la Resistenza. Chiude il cd «Jan lou sounaire», personale rilettura de
«Il suonatore Jones» di De
André, tradotta appositamente in lingua occitana da Predo
Valla. Il cd e la cassetta sono
distribuiti da «Alle iniziative
editoriali» di Sampeyre; la
presentazione ufficiale del cd
è prevista per sabato 29 maggio a Rore di Sampeyre, in
valle Varaita.
Per la pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
Alla Fiera del libro
Giornali locali
in provincia
di Torino
FEDERICA TOURN
I giornali locali sono una risorsa privilegiata e a volte
l’unica fonte di indagine del
territorio extraurbano. E attraverso le pagine di questi
giornali, non di rado confezionati con pochi mezzi e
stampati in tiratura limitata,
che si può ricostruire la vita
di posti altrimenti trascurati,
osservare i cambiamenti di
costume, mettere a fuoco i
problemi della montagna o
delle zone agricole.
Partendo da questa considerazione, la Provincia ha pensato di approfondire e valorizzare il lavoro dei periodici
locali con una ricerca affidata
a due laureandi in Scienze
della comunicazione all’Università di Torino, Davide Petrizzelli e Monica Zunino,
che nella tesi di laurea hanno
studiato appunto la storia e il
contenuto di 15 settimanali
che escono nella provincia di
Torino (6 nell’area occidentale, 9 in quella orientale). I risultati della ricerca sono stati
presentati durante la Fiera del
Libro, in un incontro promosso dalla Provincia dal titolo
«Giornali locali, testimoni del
tempo», alla presenza della
presidente Mercedes Bresso e
dell’assessore alla Cultura
Valter Giuliano.
In uno sguardo rapido sulla
nostra Regione, si può parlare
di «effetto Piemonte»; un
grande quotidiano a cui si affianca una galassia di settimanali (o hi e trisettimanali)
locali, tanto che in ogni comune esce almeno un giornale locale e alcuni paesi contano anche cinque periodici
della zona. Il giornalista Paolo Murialdi ha sottolineato la
differenza fra Piemonte e
Lombardia, regione che già
nell’Ottocento vedeva la nascita di molti giornali locali a
causa dell’industrializzazione
precoce, a differenza del Piemonte che era frenato dalla
monocultura Fiat.
Ecco invece la situazione
della Provincia di Torino.
«Alcuni giornali superano i
cento anni di età - ha spiegato Davide Petrizzelli - sono
testate abbastanza vitali ma
un po’ isolate nel proprio territorio, senza còllegamento
fra di loro». In genere si tratta
di giornali di cronaca, che lasciano anche largo spazio ai
fatti della zona e si occupano
delle questioni nazionali
quando hanno una ricaduta
sul territorio locale. Quasi tutti si sostengono con la pubblicità, utilizzano tecniche abbastanza evolute di composizione ma si avvalgono di collaboratori saltuari e in genere
poco o per nulla pagati. Senza
contare queste considerazioni
abbastanza banali emerse a
proposito del lavoro dei giornali locali, non si può non notare che proprio L’eco delle
valli, insieme ad altri settimanali del Pinerolese, è stato
completamente ignorato dalla
ricerca, «perché - ha detto Petrizzelli - non segnalato». Oltre ad alcune domande immediate (chi avrebbe dovuto segnalarlo? E a chi?), resta lo
stupore per un progetto della
Provincia, importante e degno
di cura, ancorato ai risultati
imprecisi e parziali di una ricerca a dire poco frettolosa.
I • ('.co
Un progetto della Regione Piemonte
Per conoscere ¡I lupo
Partendo dalla considera
zione che la convivenza tra
l’uomo e il lupo è possibile la
Regione Piemonte, in collaborazione con diversi altri partner, ha attivato recentemente
un progetto dal titolo significativo: «Il lupo in Piemonte;
azioni per la conoscenza e la
conservazione della specie,
per la prevenzione dei danni
al bestiame domestico e per
l’attuazione di un regime di
coesistenza stabile tra lupo e
attività economiche». «Scopo
del progetto, che si avvale di
un finanziamento di 1 miliardo e 70 milioni di lire - ha
detto Ettore Racchelli, assessore regionale ai Parchi -, è
la conoscenza della realtà del
ritorno di questo predatore e
l’acquisizione di strumenti
per una corretta gestione della specie. Alla conclusione
delle ricerche, che si svilupperanno nell’arco di 3 anni,
verrà elaborato un piano per
contenere l’impatto e nel contempo salvaguardare il lupo».
Il progetto comprende diverse azioni: si va dalla ricerca sul campo, al raccordo con
altre ricerche simili italiane e
francesi, alla costruzione di
una banca dati presso il Parco
regionale delle Alpi Marittime. Un’attenzione specifica
verrà dedicata alla ricerca sul
territorio, che verrà suddiviso
in 3 settori: sud (dalla valle
Pesio alla valle Varaita), centro (dalla valle Po alle valli di
Lanzo), nord (valli Orco e
Soana), che prevede da una
parte lo studio intensivo di un
branco di lupi nelle valli Pesio, Vermenagna, Roya e dall’altra lo studio di interventi
di prevenzione, attraverso
l’approfondimento dell’interazione del lupo con la pastorizia. È infine prevista una
azione informativa mirata alla
popolazione residente, alle
scuole, ai turisti delle 2 province interessate (Cuneo e
Torino), ai cacciatori, agli allevatori, nonché la realizzazione di materiali informativi.
Nelle
Chiese Valdesi
SCOUT — Sabato 29 e domenica 30 maggio il Coordinamento scoutistico del I distretto organizza un week-end alla
Baissa di Maniglia. Per prenotarsi telefonare a Massimo
Long 0121-953107.
ANGROGNA — Domenica 30 maggio, alle ore 10, culto
di fine attività al capoluogo e passeggiata-scampagnata a
Giacupunt con pranzo al sacco, pomeriggio di giochi.
BOBBIO PELLICE — Domenica 30 maggio, alle ore 10,
culto in francese.
PRAMOLLO — Domenica 30 maggio si terrà l’annuale
bazar organizzato dall’Unione femminile.
PRAROSTINO — La chiesa di Grossvilar ha invitato le
comunità di Prarostino e di Villar Perosa a partecipare i
prossimi 10 e 11 luglio ai festeggiamenti per i 300 anni dalla sua fondazione; l’ospitalità sarà offerta dalla chiesa di
Grossvilar, mentre il viaggio sarà a carico dei singoli. Chi è
interessato può comunicare con il pastore di Prarostino tei.
0121-500765 o con Aurora Avondet tei. 0121-501476.
RORA — Sabato 29 maggio, alle ore 20,45, nella sala attività, il gruppo teatro presenta gli spettacoli «’Nduma al
mar» e «Pierino tutto gas». Domenica 30 maggio, alle ore
10, culto delle donne.
TORRE PELLICE — Domenica 30 maggio assemblea di
chiesa, alle ore 10, nel tempio del centro: elezione di 6 anziani/e, relazione annua del Concistoro sull’attività della
chiesa e discussione. Venerdì 4 giugno culto .serale alla Casa unionista alle ore 18.
VILLAR PELLICE — Sabato 29 e domenica 30 maggio
week-end al Bagnòou di Angrogna per i bambini della
scuola domenicale.
VILLASECCA — Domenica 30 maggio, alle ore 14,30,
bazar organizzato dall’Unione femminile. Incontro dell’Unione femminile giovedì 3 giugno.
DAL 5 GIUGNO
CON SCONTI FINO AL
LUSERNA SAN GIOVANNI
VIA 12 MAGGIO, 62/64 - TEL. 0121-909667
10
ä>':
’¿:
PAG. IV
E Ego Delle "^lli Aàldesi
Sport
WEEK-END CICLISTICO
NEL PINEROLESE
Due interessanti gare di ciclismo hanno portato quasi
200 ciclisti dilettanti sulle
strade del Pinerolese nella
giornata di domenica. Il «trofeo Eco del Chisone», giunto
alla sesta edizione è stato vinto dall’ungherese Csaba Szekeres dell’alessandrina Girardendo Alplast; il favorito Cortinovis, vincitore della scorsa
edizione, non è riuscito invece
a inserirsi nel gruppetto di testa. Il ventiduenne vincitore si
è aggiudicato anche il gran
premio della montagna al Serre di Angrogna battendo il
gruppetto dei battistrada. Il
giovane magiaro ha poi preso
il largo a pochi chilometri dal
traguardo ed è arrivato da solo
a San Maurizio, al termine di
una breve quanto dura salita.
Brutto incidente per due compagni di squadra del vincitore
caduti contro un’auto nella discesa da Paesana a Sanfront.
Sempre domenica si è svolta a
Villar Perosa una corsa per la
categoria allievi; ha vinto, come già era accaduto a Bricherasio in aprile, il sedicenne di
Savigliano Marco Marengo
che ha preso il largo nell’ultimo km in salita verso la chiesa di San Pietro in Vincoli.
Per una settimana a Luserna San Giovanni
La Festa dello sport
compie 18 anni
PALLAVOLO
Si è disputato a Pinerolo, al
palazzo dello sport, l’ormai
tradizionale torneo scolastico
di pallavolo denominato «Tnt
Traco» organizzato dal 3S in
collaborazione con il Provveditorato agli studi e l’Alpitour
Cuneo con la partecipazione
di molte scuole medie della
zona; la classifica finale ha visto il successo di Perosa Argentina davanti a Bricherasio
e San Secondo. In terza divisione maschile junior, girone
A, il 3S Pinerolo ha vinto a
Omento per 3-2, mentre nel
girone B, il 3S B ha superato
il Pino per 3-0.
È giunta alla sua XVIII
edizione la Festa dello Sport,
organizzata dall’Associazione 3S di Luserna San Giovanni, con la collaborazione
degli enti locali, che durerà
fino alla fine di giugno. Quest’anno le migliaia di giovani
che si incontreranno sulle pedane dell’atletica, sui campi e
nelle palestre della vai Penice avranno un motivo in più
per vivere l’evento sportivo
in modo ancor più sentito:
dovrebbe infatti partecipare
al torneo una rappresentanza
di 12 atlete provenienti da
Niksic, in Montenegro, regione che nel passato ha avuto
una lunga tradizione nella
pallavolo, sport nel quale si
cimenteranno le giovani che
dovrebbero arrivare a Luserna San Giovanni giovedì 27
maggio, insieme alle atlete di
Prievidza, Zvolen e Pola. Gli
sport nei quali daranno prova
di sé le squadre e gli atleti locali e quelli provenienti dal
resto d’Italia e dall’estero saranno la pallavolo, la ginnastica artistica, il minibasket,
la pallamano, il calcio, l’atletica leggera.
1 bambini e i ragazzi dei
vari ordini di scuole del Pinerolese, che prenderanno parte
alle varie manifestazioni previste per questa edizione della Festa dello Sport, non saranno i soli protagonisti della
manifestazione, sono infatti
previsti tornei a livello provinciale e regionale, oltre che
un incontro di pallamano per
disabili. Domenica 30, alle
14, al campo sportivo Ezio
Loik di Luserna, sfilata delle
rappresentative e momento
inaugurale della manifestazione; venerdì sera in municipio ricevimento ufficiale. Per
tutto il fine settimana gare
singole e a squadre.
Al Centro vacanze di Bobbio Pollice
Torna il Torneo calcio Europa
Dopo la buona riuscita dello scorso anno toma a Bobbio
Pellice, nel prossimo fine settimana, il torneo di calcio internazionale organizzato dal
Centro vacanze dell’Esercito
della Salvezza. La manifestazione, denominata «Torneo
calcio Europa», si svolgerà al
campo sportivo comunale sabato e domenica prossimi e
vedrà di fronte squadre dilettantistiche di Leeds e South
London (Inghilterra), Ginevra, Adelboden, Affoltern
(Svizzera), Berlino (Germa
nia), Tenerife (Spagna) e
Bobbio Pellice.
Nell’ambito della manifestazione sono previsti momenti di intrattenimento rivolti anche alla popolazione
locale e ai turisti: sabato ci
sarà una serata all’insegna
della musica e del ballo occitano, domenica alle 12 un
culto evangelico. Le partite
dureranno due tempi di 25
minuti; chi vince avrà assegnati 3 punti; domenica pomeriggio, alle 16,30, la finalissima con le premiazioni.
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo; Vaccera
Data: 1561-1655-1663-1686
Poiché questo colle costituisce il più facile accesso per sorprendere Pradeltorno, qui
si svolsero strenue difese da parte dei valdesi in tutte le guerre. Nel 1561 respinsero le
truppe che dovevano sorprenderli dalla parte
di Pramollo; nel 1655 e 1663 Gianavello organizzò le sue campagne concentrando le
sue forze al Castelletto chiamato Dongeon
dallo storico Léger, dove venne convocata
la Corte di Savoia per firmare i trattati di Pinerolo e di Torino. Nel tragico 1686 i valdesi di Prarostino, di San Giovanni e Angrogna si radunarono di nuovo alla Vaccera per
la difesa, ma la defezione della vai San Martino lasciò Pramollo nelle mani delle truppe
francesi e Gabriele di Savoia ottenne, con
false promesse, di poter occupare il colle; i
suoi soldati commisero terribili infamie.
Quattro anni dopo, al Monte Servin, si svolse l’ultimo combattimento dei reduci del
Rimpatrio, dopo la fuga dalla Balsiglia: da lì
scesero al Chiot dove ricevettero dal duca di
Savoia la proposta di pace in cambio dell'aiuto contro i francesi.
Luogo: Verné (Angrogna)
Data: maggio-giugno 1655
Poche settimane dopo la fuga nel Queyras,
Gianavello è di nuovo al di qua della frontiera per aiutare il capitano Bartolomeo Jahier
di Pramollo che stava organizzando la riscossa sul versante destro delle Valli Perosa e
San Martino. 11 27 maggio i due capitani si
ritrovano e fissano il loro quartier generale al
Verné per la sua posizione strategica. Il 18
giugno vi è un attacco di oltre 2.000 uomini
ad Angrogna che costringe in un primo tempo al ritiro verso l’alto; poi le truppe di Gianavello e di Jahier contrattaccano, respingendo il nemico verso il fondovalle, ma nel furioso combattimento presso il Verné Gianavello è gravemente ferito; trasportato in barella verso Pinasca, dopo alcuni giorni si riprende. La stessa sera invece Jahier viene ucciso nel corso di un'azione per procurarsi dei
viveri nei pressi di Osasco.
Luogo: Bars d’Ia Taliola
Luogo: Forte di Santa Maria
Data: 4 settembre 1655
Iniziano i lavori per la costruzione del
Forte di Santa Maria di Lucerna a Torre Pellice. Tale costruzione, destinata al controllo
dal basso della valle (quello dall’alto veniva
esercitato con il forte di Mirabouc) era stata
prevista in una clausola segreta delle «Patenti di grazia» del 18 agosto 1655, firmata
solo daH'ambasciatore Servient e dai ducali.
1 lavori terminano prima deU’invemo con il
costo di 11.000 lire. Vi era una guarnigione
di 100 uomini al comando, dal 1663, del governatore conte Bartolomeo di Bagnolo, fiero nemico dei valdesi.
Rifugio dei valdesi, ricavato in un’ampia
cengia lunga circa 30 metri e larga da 2 a 4
che si trova su di una parete rocciosa sovrastante i Bonnet, sul versante sud del Castelluzzo, nei pressi di Già Baudin. Il nome «taliola» (puleggia) sta ad indicare il sistema di
risalita dello strapiombo verso i Bonnet, mediante corde e pulegge, ma il normale accesso
era possibile solo dall'alto, e non senza pericolo (oggi l’accesso è attrezzato). Gli storici
valdesi non nominano mai il Bars, e se ne
comprende il motivo, dato che avrebbero potuto tornare tempi in cui tale inaccessibile rifugio si sarebbe reso necessario. C’è una fantasiosa descrizione del Léger. del 1669, in cui
parla di camere, una fontana e un forno. Il
Gilly, nel suo primo viaggio non riuscì a farsi
condurre al Bars, ma nel 1829, insieme al fratello e a un Chanforan dei Bonnet, vi penetrò:
si leggono ancora i loro nomi su di una roccia.
Scuole Val Pellice
Diversamente
uguali al via
Venerdì 27 maggio prende
il via la quarta edizione di
«Diversamente uguali», la
manifestazione organizzata
dalla Comunità montana della
vai Pellice, con la collaborazione di molte delle scuole
del territorio, degli operatori
del Cisv di Torino e dei singoli Comuni. Ancora una volta il tema centrale è quello
della multiculturalità. Si comincia a Torre Pellice al teatro del Forte dove giovedì 27
maggio i bambini delle scuole mauriziane e quelli dell’
istituto «Rodari» presentano
due spettacoli «Il buffet degli
angeli» (replicato sabato 29)
e «Ulisse o il viaggio» con
replica venerdì 28. Anche il
laboratorio teatrale della
scuola di Angrogna presenterà il proprio lavoro al teatro
del Forte sabato 29. Le biblioteche comunali di Bobbio, Angrogna e Torre Pellice
ospiteranno poi per diversi
giorni dalle 16,30 gli operatori del Cisv, che racconteranno
ai bambini storie, leggende,
racconti e fiabe su cibi, tradizioni, paure da tutto il mondo. La Scuola di musica della
vai Pellice presenterà i suoi
spettacoli finali T8 giugno a
Torre Pellice, il 9 al tempio di
Villar Pellice, l’Ila Luserna
San Giovanni e infine il 13,
giorno conclusivo dell’intera
manifestazione, di nuovo a
Torre Pellice. Da segnalare
infine la presentazione di
«Dis-Crimini-Profili dell’interculturalità e del razzismo»
di Marcella Filippa, il 4 giugno nella sala consiliare della
Comunità montana e quella
di «Il coccodrillo che prestò
la lingua allo sciacallo e altre
favole della Somalia» di Roberta Valetti e Suad Omar, il
9 giugno, nella biblioteca comunale di Torre Pellice.
Alla Claudiana
Una mostra
dei bambini
La libreria Claudiana di
Torre Pellice ospita in que.sti
giorni una mostra un po’
«speciale» organizzata, realizzata e presentata da circa
70 bambini tra i 5 e i 7 anni,
tutti piccoli alunni delle prime classi della scuola elementare di Luserna San Giovanni (capoluogo) e della materna di Pralafera. «Un libro,
due storie» è il titolo dell’esposizione, che ha visto la
luce dopo un intero anno di
lavoro che le insegnanti delle
due scuole hanno realizzato
con i loro bambini, sia alla luce della continuità e del raccordo tra i due diversi cicli di
scuola, sia per favorire la comunicazione e lo scambio di
esperienze tra bambini. I lavori in mostra sono stati realizzati usando molti tipi diversi di materiali e tecniche
grafiche, prendendo spunto
da «La storia di Susina», poi
rielaborata dai piccoli alunni.
Le 3 insegnanti che hanno seguito e coordinato il lavoro,
molto impegnativo non solo
per l’alto numero di bambini
coinvolti ma anche perché le
sedi scolastiche della materna
e del primo ciclo delle elementari sono distanti tra loro,
e i bambini che numerosi
conducono in questi giorni alla Claudiana i loro genitori
per spiegare la mostra, sono
tutti molto soddisfatti e non
c'è dubbio che si tratta della
prima tappa di un’esperienza
che verrà portata avanti.
VENERDÌ 28 MAGGIO 1999
Appuntamenti
28 maggio, venerdì
PINASCA: Nel salone della
Pro Loco gli alunni della scuola
elementare «Hurbineck» presentano «Il mestiere carbonaio a
Gran Dubbione».
PINEROLO: Alle 17,30,
nella sede del Museo della diocesi presentazione del libro
«Leggere, scrivere e far di conto (le scuole cattoliche nel Pinerolese)» di Lorenzo Tibaldo.
BOBBIO PELLICE: Alle
16.30, alla biblioteca comunale,
incontro con gli operatori del
Cisv dedicato ai bambini dai 6
ai 10 anni: racconti, fiabe e leggende da tutto il mondo.
SAN SECONDO: Alle 21, al
municipio, incontro promosso
dall’amministrazione comunale
su «La guerra in Jugoslavia inserita nella storia dei Balcani».
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella sede dell’associazione
«Metamorfosi nell’era dell’acquario», conferenza su «Adolescenza: una crisi per eccesso».
29 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio, concerto a favore dell’Asilo valdese
con «The Free Gospel Choir».
PINEROLO: Alle 15,30, in
piazza San Donato, premiazione
dell’iniziativa «Disegniamo i
balconi» promossa dal 1° circolo didattico.
SAN GERMANO CHISONE: Alle ore 15, a Villa Widemann, inaugurazione della mostra «Angoli di memoria», sull’architettura rurale delle valli
Chisone e Germanasca.
PINEROLO: In piazza Duomo fino a domenica 30 maggio
bancarella del libro.
PEROSA ARGENTINA:
Alle 16,30, nella sede della Comunità montana conferenza di
A. Gabella su «L’educazione
del cittadino secondo Gobetti».
PINEROLO: Alle 21,15, per
il Cantavalli, in piazza Duomo,
concerto del gruppo balcanico
«Tri Muzike».
BRICHERASIO: Alle ore
21, nella chiesa di San Bernardino, concerto del coro «Les
harmonies».
BOBBIO PELLICE: Alle
15. nei pressi del torrente Pellice, campionato sociale di pesca.
30 maggio, domenica
TORRE PELLICE: Il Co
mitato pinerolese contro la
guerra organizza un concerto
vocale nel tempio valdese alle
21 con Francesca Lanza, soprano, Marilena Squillari, soprano,
Diego Mingolla, pianoforte,
musiche di Bellini, Meyerbeer,
Verdi. Ingresso libero, sottoscrizione a favore del Progetto
Montenegro.
FENESTRELLE: Al Forte,
alle 16, «Assemblea teatro»
presenta «Pollicino».
POMARETTO: Alle 20,45,
nel tempio valdese, concerto dei
gruppi Fihavanana, Corale valdese di Pomaretto e Corale valdese di Villar-Bobbio; entrata a
offerta in favore deH’associazione «Senza confini».
1” giugno, martedì
TORRE PELLICE: Alle
16.30, nella biblioteca comunale gli operatori del Cisv di Torino presentano «La valigia... ti
racconta», fiabe, racconti e leggende di tutto il mondo.
PINEROLO: Alle 21. al
Centro sociale di San Lazzaro,
incontro promosso dalle associazioni ambientaliste sulle ragioni del no alla candidatura
olimpica di Torino 2006.
VILLAR PEROSA: Alle 21,
nel campo sportivo, concerto
dei Nomadi.
2 giugno, mercoledì
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella sede dell’associazione
«Metamorfosi nell’era dell’acquario», conferenza su «Comunicazione corretta non violenta.
L’ascolto» con la dottoressa
Maria Elena Belletti, medico di
kinesiologia. Ingresso libero,
PINEROLO: Nella sede del
Museo di scienze naturali, alle
20,45, lezione sul rieonoseimento degli alberi su «Arbusteti, vegetazione alpina e nivale».
3 giugno, giovedì
ANGROGNA: Nella biblioteea eomunale, alle 16,30, «La
valigia di raeeonti», fiabe, leggende e racconti per bambini
dai 6 ai 10 anni presentate dagli
operatori del Cisv.
TORRE PELLICE: Nell’
Aula sinodale, dalle 21, incontro su «Le rappresentazioni della morte, una concezione laica,
influenze orientali», con Michele Cerato, psicologo e psicoterapeuta, e Luisa Sesino, filosofa;
modera il past. Alberto Taccia.
4 giugno, venerdì
BOBBIO PELLICE: Alle
16,30, alla biblioteca comunale,
si replica l’incontro con gli operatori del Cisv sulle fiabe, le
leggende e i racconti da tutto il
mondo, dedicati ai bambini.
Servizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna^ prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 30 MAGGIO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 30 MAGGIO
Bricherasio: Ferraris - via Viti.
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blando
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, ai distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei, 0121-933290; fax 932409
Sped. In abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere verwiuto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
\04ERl
Lasco
rale t
Santa Se
1998, de
tempo c
stro Cari
battista
come ar
liturgico
liste in It
Carlo
dpharad
cantato i
ecumen:
nel 1997,
vani me
messi in
stri nell’
bmv e d(
vanile ev
po' è stai
ricerca d
nienti da
cialmen
America;
stro rept
per raw
mali. Par
vani dei
e grazie
(¿ippo J
si stanne
nel nostr
gico, api
dall’appa
d’anni fi
cristiano
demi e v
no ai cor
sti dei Si
giovani 1
sto il ree
delltisve;
il rr
cella!
Mt
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
giovedì 27 e venerdì 28 ore
21.15 La figlia del soldato non
piange mai di James Ivoiy. Sabato 29 maggio, ore 20,10 e
22,20, Lost in space - Perduti
nello spazio; domenica 30, ore
20,10 e 22,10 e lunedì, ore
21.15 Lucignolo.
BARGE — 11 cinema Comunale propone, venerdì 28,
ore 21,15 The opposite of sex;
sabato 29 maggio, ore 21,15
Giallo Parma ; domenica, ore
15,15, 17,15. e feriali ore
19,30, Babe va in città; domenica, ore 19,15 e 21,15. lunedi,
martedì, e giovedì, ore 21.15Arlington road.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma alla sala
«2ccnto», da giovedì. A prima
vista; feriali 20 e 22,20, sabato
20 e 22.30, domenica 15,1517,40. 20, 22.20; alla sala
«5cento», Omicidio in diretta.
Domi
svol
della Fes
menicali
aizzata d
le chies
Nord-Est
di Margh
propria c
tare una
provenie
■nenicali
Pordeno
11
1999
iblio
«La
leg
■nbini
dagli
Nell’
neonli deilaica,
licheotera3sofa;
ecia.
Alle
anale,
i opebe, le
atto il
SCA
itiva;
>10
ia De
1017
1000
1454
itiva:
ÌIO
a Viti.
: Faranelo
0223
i55
98790
itiva:
3111
1
meo
tretti.
tNZA
SI
itolo
331
e
2409
na
lente
^60
idi
vi
\/H^ERDÌ 28 MAGGIO 1999
• Il cinnma,
8 ore
0 non
■y. Sa),10 e
erduti
0, ore
ì, ore
a Codi 28,
)f sex;
21,15
:a. ore
li ore
domeunedì,
21.15,
dtisala
la sala
prima
sabato
15.15.
1 sala
retta.
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Un'esperienza delle chiese battiste torinesi
Animazione liturgica oggi
L'iniziativa serve a far conoscere alle comunità nuove
proposte in campo musicale per arricchire il repertorio
emmamuele paschetto
La scorsa Assemblea generale deirUcebi, tenutasi a
Santa Severa nel giugno del
1998, deliberò di assumere a
tempo determinato il maestro Carlo Leila, della chiesa
battista di via Foria, Napoli,
come animatore musicale e
liturgico per le comunità battiste in Italia.
Carlo Leila dirige il coro
«Ipharadisi» di Napoli, che ha
cantato anche all’Assemblea
ecumenica europea di Graz
nel 1997, ed è uno di quei giovani musicisti che si sono
messi in luce negli ultimi lustri nell’ambito delle chiese
bmv e della Federazione giovanile evangelica. Il loro scopo' è stato principalmente la
ricerca di canti e inni provenienti da tutto il mondo (specialmente da Africa e Sud
America) da inserire nel nostro repertorio ecclesiastico
per ravvivare le liturgie cultuali. Partendo dai campi giovani dei nostri diversi Centri,
e grazie alla costituzione del
Gruppo musicale evangelico,
si stanno introducendo così
nel nostro patrimonio innologico, appesantito e mutilato
dall’apparizione una trentina
d’anni fa del nuovo Innario
cristiano, di canti e inni moderni e vivaci che si affiancano ai corali luterani e calvinisti dei secoli scorsi. Questi
giovani hanno anche proposto il recupero di diversi inni
ddRisveglio, alcuni famosi in
il mondo, infelicemente
iellati dal nostro Innario
la commissione che lo rieiborò negli Anni 60.
Carlo Leila e il coro «Ipharadisi» airAssemblea di Graz '97
Carlo Leila è stato invitato
con la moglie Marta D’Auria
dalle chiese battiste torinesi
di via Passalacqua e via Viterbo, per iniziare a introdurre
in queste comunità un po’
tradizionaliste le nuove proposte liturgiche e musicali. Si
è così svolto una specie di seminario-show in via Passalacqua venerdì 14 e 15 maggio, mentre domenica 16
Carlo e Marta si sono inseriti
con naturalezza nel culto di
via Viterbo, coinvolgendo la
comunità.
La presenza al seminario è
stata meno folta di quanto ci
si aspettava: dalle 20 alle 40
persone e purtroppo l’apporto delle chiese consorelle del
Piemonte è stato nullo. Per
contro chi ha partecipato si è
lasciato coinvolgere con entusiasmo. Ha molto stupito il
fatto imprevisto che i convenuti fossero quasi esclusivamente cinquantenni e ses
santenni, con latitanza pressoché totale dei giovani, fatta
eccezione per un gruppo di
battisti romeni della chiesa
di via Passalacqua che però
non ha condiviso il trasporto
dei «vecchi».
Carlo e Marta harmo proposto diversi canti, brevi strofe
da inserire nella liturgia, agili
pezzi cantati e parlati, anche a
più voci, tre inni per la Santa
Cena, un po’ di spiritual e gospel, facendo intuire le possibilità di arricchimento del
culto che deriverebbe da una
partecipazione più vivace e
allargata a diversi interventi
dall’assemblea. Si è trattato di
un primo felice contatto che
ha spinto i partecipanti a
chiedere, a breve termine, un
vero e proprio seminario, per
attingere nuovo materiale e
per formare degli animatori
che possano impegnarsi per
un sano rinnovamento liturgico nelle comunità.
■ Scuole domenicali delle chiese del Triveneto
Grandi e piccini uguali davanti a Gesù
MARIO COLAIANNI
zio SI e
Domenica 9 maggi
svolta la sesta edizione
della Festa delle scuole domenicali del Triveneto, organizzata dalla federazione delle chiese evangeliche del
Nord-Est. La Chiesa battista
di Marghera ha rinnovato la
propria disponibilità a ospii3te una trentina di bambini
provenienti dalle scuole domenicali di Gorizia, Padova,
l*ordenone, Rovigo, Trieste,
Venezia-Mestre e Verona. La
giornata, che si è aperta con
il culto tenuto dalla scuola
domenicale di Rovigo, aveva
come tema «Tutti uguali davanti a Gesù». Ogni scuola
domenicale ha scritto il motto della giornata su di un cartoncino dalle dimensioni di
circa 50 per 50 cm, decorandolo con la tecnica ritenuta
più opportuna. Su questi cartoncini sono stati fatti disegni
e sono state incollate immagini che hanno riportato il
m Nella «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 49
......
Rolf Rendtorff
Cristiani ed ebrei oggi
^ 144pp.,L. 19.000, Euro 9,81, Cod. 312
Questo libro è una svolta, per l’Italia, perché ha il coragdi denunciare chiaramente la teologia e cristologia di
•riiinenti teologi cristiani moderni in^
è presente queH’«antigiudai^0» cristiano da cui è sorto l’an'feémitismo e ia sincerità di riconoscere ciò che i cristiani «avreb«ero dovuto dire, ma non disseIl dialogo con gli ebrei viene
"lipostato su una nuova autocomPfonsione cristiana che non si bapiù suila espropriazione
oell'elerione ebraica, della Bibbia ,
|ébralca, del titolo di «popolo di I
^ ecc.
pjSiSBnì I
hit £BRÌ:T OGGI
C'ivi;;
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TOfitNO
TEL. 01Vm.dSM * FAX 011/650.43,94 - C.C.P. »780102
MU>V/www4irpneUt/-val<tese/cl«tcilanJitm
punto di vista dei bambini
sull’uguaglianza delle persone di fronte a Gesù. Durante
il culto, questi cartoncini sono stati presentati e sono stati disposti in modo da formare una croce.
Come piccola meditazione,
in riferimento al testo biblico
scelto (I Corinzi 12,12-26),
sono state lette frasi, pensieri
e preghiere sui concetti di diversità e uguaglianza. I bambini di Rovigo sono stati molto bravi a cantare i canti che
le monitrici hanno loro insegnato. La colletta raccolta è
stata divisa, una parte è stata
devoluta alla comunità ospitante e l’altra data alla Federazione che poi la donerà ai
rifugiati del Kosovo. La giornata comunitaria è continuata con il pranzo e con i giochi
per i bambini, dove però anche gli adulti hanno potuto
partecipare in un clima di
fratellanza e amicizia.
Un incontro dei cristiani a Gioia del Colle
La penitenza come via per la riconciliazione
MARIA SECCI
IN una sera rigida d’inverno Edoardo Arcidiacono,
della Chiesa battista di Gioia
del Colle, dopo aver perseverato con visite, scambi di lettere, biglietti d’auguri, decide
con buona volontà di andàre
a fare visita all’arciprete della
chiesa madre Santa Maria
Maggiore. Dopo aver assieme
manifestato, come chiese cristiane, per la pace nei Balcani, l’arciprete, successivamente, in una sera tiepida di
primavera invita Arcidiacono
a una tavola rotonda per il 30
aprile 1999 presso la propria
chiesa sul tema: «Penitenza:
itinerario per la riconciliazione fra cristiani».
Arcidiacono esordisce alla
sua prima tavola rotonda dicendo che cognome e titolo:
Arcidiacono e arciprete si prestano bene e sono di buon auspicio per una vera e duratura
riconciliazione fra cristiani.
Con questa battuta si è riaperto, con il sorriso e la speranza,
il cammino della riconciliazione tra la Chiesa battista e
la Chiesa cattolica di Gioia. I
relatori alla tavola rotonda,
oltre al predicatore locale Arcidiacono, sono stati Lorenzo
Scornaienchi, pastore valdese, don Giancarlo Locatelli,
frate domenicano, e Costin
Spiridon, ortodosso romeno.
Locatelli ha puntualizzato
che per il cammino di autentica riconciliazione fra cri
stiani, il passo decisivo è
quello della penitenza, che
Tunica convergenza è attorno a Dio nostro Signore. La
chiesa deve ricostruire una
cultura di riconciliazione, come segno di tempi nuovi.
Spiridon, facendo riferimento ai Padri della chiesa, ha
sottolineato che la riconciliazione, anche se difficile, è
possibile solo con la conversione del proprio cuore, con
il pentimento delle nostre
azioni, usando misericordia
verso l’altro, come Dio ha
usato misericordia con noi.
Scornaienchi ha successivamente sottolineato che la
penitenza o il confessare il
proprio peccato non può essere gestito da una chiesa; il
peccatore da solo deve rivolgersi a Dio per essere perdonato. Solo così Dio lo accoglie nella sua grazia. Arcidiacono ha trattato l’argomento
dal punto di vista biblico e
protestante, sottolineando
che il momento costitutivo
di una vera penitenza nella
chiesa protestante è la confessione dei peccati, che avviene normalmente durante
il culto comunitario
È la comunità intera che fa
confessione di peccato e che
in Gesù Cristo ha la certezza
del suo perdono, il quale avviene gratuitamente, cioè per
grazia e non per le nostre
opere. Non è un’azione fisica
visibile a dare la certezza del
perdono, la dà la fede. Il vero
Chiesa battista di Firenze
Un concerto «gospel»
al carcere minorile
PASQUALE lACOBINO
Tra le tele realizzate dai
ragazzi dell’Istituto penale minorile «G. P. Meucci» di
Firenze ce n’è una molto singolare. Un tratto semplice e
sicuro ha dipinto un deserto,
una ragazza nera lo attraversa. Da una duna spunta, vicina, a portata di mano, la cupola del Brunelleschi, simbolo di Firenze: oasi o miraggio?
L’Istituto era un convento
carmelitano con annessa
cappella del XIII secolo. Dal
chiostro dove si affacciano le
finestre sbarrate delle celle
dei giovani detenuti si può
vedere solo uno spicchio di
cielo. La città rimane un miraggio o un’oasi desiderata.
Il concerto gospel organizzato il 13 maggio dalla Chiesa
battista di Firenzee dall’Associazione «Il varco» aveva come tema Never Alone, dalla
celebre canzone con il refrain
«non sei mai solo». Il coro diretto dal m.o Nehemia Brown
ha cantato per oltre un’ora,
suscitando l’entusiasmo dei
presenti, uniti nella danza,
nel battito ritmico delle mani,
nelTondeggiare dei corpi. Gospel come musica della gioia.
L'unione cristiana
Evangelica battista d'Italia
L’Ente patrimoniale delTUCEBI (Unione cristiana evangelica battista d’Italia) con sede in Roma, piazza San Lorenzo in Lucina 35 ricerca
un/a animatore/trice part-time
da collocare presso la Casa di riposo e la comunità educativa per minori dell’Istituto G. B. Taylor in Roma, via delle Spighe, 8.
Si prega di inviare domanda con curriculum dettagliato
all’Ente patrimoniale delTUCEBI - piazza San Lorenzo in
Lucina, 35 - 00186 Roma, entro il 20 giugno 1999.
Per informazioni rivolgersi all’Ente patrimoniale
delTUCEBI, tei. 06-6876124 e 6872261 fax 06-6876185.
ma anche come linguaggio
che tocca l’anima. Sometimes
Ifeel like a motherless («a volte mi sento come uno senza
madre»), hanno spiegato e
cantato Brown e il suo coro.
«Il messaggio del gospel - ha
detto Enrica Pini, direttrice
dell’Istituto Meucci - ha raggiunto i nostri cuori».
Il Varco prosegue il suo lavoro all’interno del carcere.
Un suo operatore, Totò Scarfalloto, si è occupato di attività di animazione. Mariano
De Mattia, neodiplomato al
Centro di formazione diaconale «G. Comandi» vi ha prestato servizio infermieristico
per un mese. Ora continua la
ricerca di un infermiere da
impiegare per 3 ore giornaliere. Grazie all’impegno degli
evangelici sono stati donati
un elettrodomestico, materiali e indumenti. Nelle prossime settimane inizieranno
corsi di musica gospel diretti
dallo stesso Brown. La città è
ancora un miraggio o un’oasi. Di sicuro, per i 25 ragazzi
del Meucci, si è rivelata un
deserto. Ma la speranza può
assumere le sembianze di
una ragazza. Magari nera, come la musica gospel.
momento della penitenza è
quello di riconoscere il proprio peccato, confessarlo
pentendosene... ma soprattutto la serietà del pentimento si vede solamente se c’è
un reale cambiamento nel
comportamento nei riguardi
di chi è stato offeso. Per una
vera e duratura riconciliazione, ha sottolineato Arcidiacono, è necessario capire che
essa è voluta da Dio e che per
ottenere il perdono da Dio è
necessario che, come dice
TEvangelo di Matteo (18, 15)
«se qualcuno ha qualcosa
contro il proprio fratello, prima di presentarsi davanti a
Dio, deve andare a riconciliarsi con quello». La chiesa,
consapevole del proprio peccato, si rivolge a Dio e in Gesù Cristo trova perdono e riconciliazione.
Dopo gli interventi c’è stato
un ampio dibattito con domande rivolte esclusivamente
ai relatori protestanti. Questo
incontro, che è dunque stato
un’importante opportunità di
conoscenza delTEvangelo e
del protestantesimo per tanti,
è stato anche motivo di grande incoraggiamento per il
cammino di testimonianza
della piccola comunità battista di Gioia del Colle.
m mmeditnee
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 - fax 011-6504394
6° circuito
Operare per la
riconciliazione
Il seguente appello è stato
formulato durante la recente
Assemblea primaverile del 6°
circuito, condiviso e votato da
una larga maggioranza di
presenti.
L’Assemblea del 6° circuito
delle chiese valdesi e metodiste, riunita a Vercelli T8 maggio 1999, riflettendo sul conflitto in Kosovo, nella ricerca
di fedeltà all’insegnamento
di Gesù Cristo, che muore
sulla croce per i peccatori,
chiede ai responsabili del governo italiano di operare perché venga decisamente scartata ogni ipotesi di aggravamento del conflitto; di perseguire una soluzione di pace
che, accanto al ristabilimento del pieno diritto della minoranza kosovara nella Federazione jugoslava, dia
priorità alle posizioni che ricercano tenacemente la ricostruzione di rapporti di convivenza tra le diverse comunità etniche. Chiede alle
chiese di intensificare la preghiera per la pace; di approfondire le tematiche della
giustizia in questa situazione
internazionale; di collaborare alle iniziative di solidarietà
che, in particolare della Fcei,
vengono messe in atto.
L'unione cristiana
Evangelica battista d'Italia
L’Ente patrimoniale delTUCEBI (Unione cristiana evangelica battista d’Italia) con sede in Roma, piazza San Lorenzo in Lucina 35 ricerca
due assistenti tutelari
da collocare presso la Casa di riposo dell’Istituto G. B.
Taylor in Roma, via delle Spighe, 8.
Si prega di inviare domanda con attestato e curriculum
dettagliato all’Ente patrimoniale delTUCEBI - piazza San Lorenzo in Lucina, 35 - 00186 Roma, entro il 20 giugno 1999.
La graduatoria dei candidati verrà fissata da una commissione esaminatrice e resterà aperta fino al 31-12-99 per
eventuali e ulteriori assunzioni.
Per informazioni rivolgersi all’Ente patrimoniale
delTUCEBI, tei. 06-6876124 e 6872261 fax 06-6876185.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 28 MAGGIO 199g
Incontro a Genova con il prof. Daniele Garrone
Il Giubileo^ la Bibbia e la chiesa
L'iniziativa è stata promossa congiuntamente dalla Provincia
e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Liguria
ERMINIO PODESTÀ
Davanti a Palazzo Doria
Spinola di Genova, dove
è situata la sala del Consiglio
provinciale, è stato esposto
uno striscione da un gruppo
pacifista su cui era scritto:
«No alla guerra, pace subito»,
che non aveva nulla a che fare con il secondo incontro organizzato dalla Provincia
stessa e dalla Federazione
delle chiese evangeliche in
Liguria, sul tema: «Il giubileo
nella Bibbia e nella chiesa», il
5 maggio, ma che ha suscitato un’ulteriore domanda: che
senso ha oggi parlare di giubileo se c’è la guerra?
Dopo la presentazione di
un rappresentante della Provincia, che si è congratulato
per questa iniziativa di un discorso sul giubileo «fuori dal
coro», e del presidente della
Federazione delle chiese liguri, Adriano Bertolini, che ha
ribadito l’impegno di avvicinarsi al senso autenticamente
biblico del giubileo, il prof.
Daniele Garrone ha iniziato la
sua profonda e chiara conferenza dicendo che sul rapporto fra giubileo e Bibbia bisogna partire dal famoso capitolo 25 del Levitico (w. 812), in cui si parla dell’istituzione del giubileo che viene
considerato come mezzo istituito da Dio per essere Dio
del suo popolo. Non c’è nessun re che sancisca il giubi
leo. Si tratta di un intervento
divino che, anziché avere un
aspetto spirituale, dovrebbe
essere considerato dal punto
di vista materiale, perché la
terra fu considerata come un
dono divino, ed essendo stata
ripartita fra le tribù, al termine di 49 anni ci sarebbe il cinquantesimo anno, da che
considerarsi il giubileo: vi si
santificherà questo anno,
verrà proclamata la liberazione nel paese per tutti gli abitanti e verrà riportato tutto al
punto di partenza.
Del periodo successivo a
Levitico 25 non si sa nulla,
perché nessuno ne ha più
parlato e anche Nehemia al
capitolo 5 (in cui intima ai
notabili di condonare il debito al popolo) non fa nessun
accenno al giubileo. L’oratore
ha presentato una sua ipotesi, seguita anche da altri. Cioè
che il giubileo potrebbe essere stato istituito dopo l’esilio.
Secondo i dati storici l’esilio
iniziò nel 587 e terminò appunto 49 anni dopo nel 538.
Ritornato in patria il popolo
non trovò più le sue terre e fu
necessaria una ristmtturazione per ritornare alle origini.
Partendo da queste riflessioni Garrone ha offerto qualche spunto di attualità dicendo che questa norma non si
può interpretare come un
programma politico, ma ci regala una intuizione fondamentale che è quella di anda
il prof. Daniele Garrone
re oltre all’anno 2000 e costituire un «limite» da non superare per reaiizzare il «villaggio
globale» e favorire l’ordine
economico del mondo simile
a quello del giubileo. Pertanto
oggi bisogna riscoprire il Dio
della Bibbia, che è poco spirituale perché si occupa soprattutto della giustizia per il suo
popolo. Questo è un discorso
che da fastidio a tutti, ma è su
questo punto che bisogna riflettere parlando di giubileo.
È troppo comodo riportare
tutto sul piano spirituale, senza un coinvolgimento umano.
Dio è interessato a quanto
succede agli uomini e alle
donne dal punto di vista materiale. Il giubileo oggi ci deve
insegnare, innanzitutto, una
«spiritualità materiale».
M Ecumene
Le parole
per il campo
giovani
IACOPO VAGGELLI
T NDIVIDUO, collettività,
«Il
partecipazione», queste
sono le parole che hanno dato spunto al campo giovani
che si terrà a Ecumene dal 1“
al 10 agosto prossimo. Non si
può partire senza considerare il contesto culturale in cui
nasce il concetto di individuo, e quindi senza ricollegare tutti i possibili significati e
sfumature alla storia della società occidentale con la sua
rivoluzione industriale, la nascita del capitalismo e quella
dello stato moderno. Inquadrata in questo ben preciso,
anche se vastissimo, contesto
storico, l’idea di individuo
verrà calata nella contemporaneità, cercando di seguirne
le evoluzioni grazie a percorsi
come comunicazione, lavoro
e globalizzazione.
Ma tutto questo non può
prescindere dal confronto con
le alterità che la stessa storia
ci propone, quali la collettività del popolo di Israele
(preistoria del mondo cristiano-occidentale) e da dualismi scientifico-moderni come normalità e follia. Il percorso del campo si baserà, e
non potrebbe essere altrimenti, sulle esperienze personali che abbiamo come
«individui» immersi nelle collettività moderne.
Ecumene (Velletri); tei. 069633310. Fax: 06-9633947; email: ecumene@allnet.it.
veneri
Un incontro del Coordinamento dei giovani evangelici del Lazio
Giovani credenti alla ricerca del corpo perduto
PETER GIACCIO
OLTRE 40 giovani si sono
trovati l’8 e il 9 maggio
al villaggio di Santa Severa
«Alla ricerca del corpo perduto». Questo, infatti, era il
titolo del secondo convegno
organizzato dal Coordinamento giovani evangelici del
Lazio (Cogel). Il Cogel è nato
con la finalità di mettere in
rete i gruppi giovanili di Roma e del Lazio, i quali hanno
risposto con un buon numero. Erano anche presenti al
convegno rappresentanti
della Toscana e delle valli
valdesi, nonché alcuni studenti e studentesse della Facoltà valdese di teologia.
Perché alla ricerca del corpo perduto? Spesso consideriamo il corpo separato dall’anima, anche se questa visione si basa più su Platone
che sulla Bibbia. Suggerimenti sono venuti a riguardo
sia dai partecipanti al primo
convegno (novembre ’98), sia
da una riflessione apparsa
sulle pagine «Fede e spiritualità» di Riforma nei mesi
scorsi che invitava a riscoprire l’integrità del nostro corpo
nella preghiera e nel culto
collettivo. Come può un tale
tema non generare interesse,
e forse un seguito come richiesto da alcuni?
Con l’aiuto di giochi e animazioni, si è percepita l’im
portanza dei nostri sensi e
della nostra corporeità nella
comunicazione con l’altro;
dobbiamo riscoprire questo
aspetto, anche nella nostra
relazione con Dio, spesso ridotta a una sorta di telepatia
tra due intelletti, al punto che
spesso si tende ad astrarre
impropriamente alcuni libri
della Bibbia (come il Cantico
dei Cantici), perché non possiamo accettare che il nostro
corpo sia parte integrante
della nostra spiritualità.
Il culto conclusivo ha cercato di riflettere, in modo
che tutti i sensi partecipassero nella lode al Signore, sui
momenti principali della
storia della salvezza (crea
zione, caduta, riconciliazione). Per celebrare la Santa
Cena è stata utilizzata la storia dei discepoli di Emmaus
(Luca 24,13-32), dove la narrazione gioca sui sensi dei
discepoli e sulla loro percezione. Ci siamo coperti con
lenzuola per ricordare il tentativo di Adamo ed Èva di
nascondere il proprio corpo
a chi ne aveva fatto loro dono. E quando Cristo è venuto
a liberarci da queste lenzuola, abbiamo formato un cerchio umano con i nostri corpi abbracciati, in modo da
entrare in sintonia con il
prossimo, in modo da diventare un solo corpo, un corpo
perduto e ritrovato.
Per godersi i privilegi della terza età
Mariamsa B.
47 anni
giomalisla
^‘Mio padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione' ', ^
io gli ho proposto una soluzione residenziale.™
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
nel verde, io gli ho trovato una bella villa
confortevole con un grande parco facilmente
raggiungibile dalla città.^
Lui voleva mantenere la libertà delle sue
abitudinie io ho provveduto ad assicurargli anche un
servizio qualificato e un'assistenza continua
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici di stare
così bene insieme ogni volta che ci vediamo. 4|l
enza
E m
Via P. Lazzari, 25 numero
21046 Malnate (Va) cortesia 1
Fax O.Lt2 86 IO 72 Tel. 0332 42 61 01
Sant'Antonino di Susa
Concerto di musica sacra
Sabato 8 maggio ha avuto
luogo nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino di Susa un
concerto di musica sacra e
classica con la partecipazione
delia corale evangelica di Torino diretta dal maestro Flavio
Gatti e del coro femminile di
Sant’Antonino diretto dal
maestro Marco Pent. La serata è stata organizzata dalla lo
cale sezione dell’Unitrè in
collaborazione con la Chiesa
evangelica battista. Erano
presenti autorità politiche e
religiose; questo per sottolineare gli ottimi rapporti che
esistono tra le parti. Il numeroso e attento pubblico ha
sottolineato con lunghi applausi il bellissimo concerto
offerto dai due cori. (Lb.)
RONACH]
PRAROSTINO — Nell’assemblea di chiesa che si è svolta il 18
aprile scorso sono stati nominati deputati alla prossima
Conferenza distrettuale Enrica Gay Avondetto, Alma Gardiol Pastre, Attilio Fornerone (supplente Amilda Gardiol
Gay) e per il Sinodo Luisa Bertalot e Florence Vinti (supplente Valdo Avondetto).
SAN GERMANO — L’Assemblea di chiesa di domenica 9 maggio
ha eletto quali deputati alla Conferenza distrettuale Carla
Bounous, Andrea Garrone e Piero Rivoiro (supplenti Nella
Meynier Long, Franco Avondet, Ileana Lanfranco Borrel) eal
Sinodo Marinella Genre Vinçon e Rosanna Pireddu Fomerone (supplenti Vera Meynier Stallé e Nella Meynier Long),
• Auguri fraterni di serentià e gioia nel Signore a Renzo Baunous e Flavia Righi unitisi in matrimonio sabato 24 apri«
nel nostro tempio alla presenza di numerosi parenti e amicii
PRAMOLLO — La comunità ringrazia il fratello Sergio Nunzio
Turtulici che ha presieduto il culto di domenica 16 maggio,
VILLAR PELLICE — L’Assemblea di chiesa ha eletto i seguenti
deputati per la Conferenza distrettuale: Claudio Fontana,
Stefania Geymonat, Silvia Davit (supplenti Miriam Piston
e Marina Geymonat). Sono invece stati eletti deputati al Sinodo Ginette Grill e Remo Dalmas (supplenti Ivonne Davit
e Erica Travers).
• Ci rallegriamo per la nascita di Anna di Claudia Berton e
Roberto Michelin Salomon, Gabriele di Monica Charbonnier e Moris Barolin, Mary di Lilia Garnier e Bruno Catalin.
• Ci ha lasciato all’età di 96 anni la sorella Susanna Berton
ved. Gönnet. Ai familiari la simpatia della comunità.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali: una per le valli valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud
Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della
Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una Commissione d’esame sull’operato della Ceti,
esaminano: l’andamento della vita spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere del distretto, le questioni
eventualmente sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il P"
conoscimento o la revoca della costituzione di nuove chiese locali o ili formazione, eventuali relazioni di commissioni appositamente nominate nella sessione precedente. A>
termine, viene eletta la nuova Ced e un/a deputato/a della
Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente:
I distretto 5-6 giugno a Luserna S. Giovanni
II distretto 4-6 giugno a Vallecrosia
III distretto 11-13 giugno a Ecumene
rv distretto 4-6 giugno a Palermo-Noce
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membo
delle chiese battiste e di altre chiese evangeliche del territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste possono
assistere ai lavori delle Conferenze.
la serenità è di casa
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più gran^®
di ciucilo che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato da^
1997): se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi uti
lizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 55.000 IT^
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci un
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettei"«'
ì/iuni
IL 4 mi
proprii
sto che ti
già era si
ta, e inv
che si fo
sotto gli
Nel. rapii
ceiidono
te in cai
marcia fi
Frances
canto in
entra e 1
(300 pers
che, guai
trovi i ve
di altre c
risposto
presenti
tanti dell
stessa ra
Stamentc
no per i
pe Baldi,
evangel
Giorgio
ortodossi
mons. V:
vescovo (
ti un bri
«sura del
inno di le
cui leggi
vare agei
stizia, e i
diMattec
È quesi
uno dopi
bili delle
la parola
flessione
! Islar
le e cf
Smenti
il
Don
MARIE-FR
13
litrè in
Chiesa
Erano
tiche e
sottoliirti che
numelico ha
ghi apancerto
b.)
Ita il 18
ossima
tra GarGardiol
ti (sup
maggio
e Carla
Iti Nella
:rel)eal
Porne.ong).
zo M4 aprk
; amici^
Nunzio
aggio,
.eguenti
ontana,
1 Piston
Iti al Sire Davit
lerton e
larbonlatalin.
Berton
ESE
ste)
aU
pno le
I per il
il Sud
; della
glazioa Ced,
iminiestioni
), il ri
e chienissionte. Al
a della
ni
leiiibri
territo
ossono
jrand®
ato dál
uoi Litico lit®’
costà
aci con
oci
?tterC'
t/FMERDÌ 28 MAGGIO 1999
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Susa, marcia ecumenica per la pace nei Balcani
Dìo trasformi ì cuori dì pietra
Trecento cattolici, musulmani, ortodossi e protestanti si sono
i^riuniti successivamente per riflettere e per pregare insieme
CARLA GRIBODO
IL 4 maggio, a Susa, c’era
proprio da scoraggiarsi, visto che tutto il giorno la pioggia era scrosciata ininterrotta, e invece ecco il gruppo
che si forma a poco a poco,
sotto gli ombrelli colorati.
Nel rapido imbrunire, si accendono le fiaccole, ci si mette in cammino, una breve
marcia fino alla chiesa di San
Francesco. Accolta da un
canto instancabile, la gente
entra e la chiesa si riempie
{300 persone?), ed è con gioia
che, guardandoti intorno, ritrovi i volti amici della tua o
di altre comunità, che hanno
risposto all’appello. Sono
presenti quattro rappresentanti delle fedi che hanno la
stessa radice nell’Antico Testamento: l’imam di Bussoleno per i musulmani: Giuseppe Baldi, pastore della chiesa
evangelica valdese, padre
Giorgio Vasilescu, parroco
ortodosso romeno a Torino e
mons. Vittorio Bernardetto,
vescovo di Susa. Vengono letti un brano del Corano, la
«sura del Misericordioso», un
inno di lode al Dio creatore le
cui leggi l’uomo deve osservare agendo con verità e giustizia, e il brano del Vangelo
di Matteo sulle beatitudini.
È questo il momento in cui,
uno dopo l’altro, i responsabili delle comunità prendono
laparola per offrire la loro riflessione. L’imam sottolinea
àe Islam significa di per sé
;e e che ogni forma di fonmentalismo è una stru
I partecipanti aiia tavola rotonda
mentalizzazione; non è quindi la vera espressione religiosa dei musulmani. Vasilescu
afferma che la pace è una naturale aspirazione dell’uomo:
tutti vogliono la pace, ma
ognuno a modo suo. La pace
vera che dobbiamo ricercare
è, invece, dono di Dio, e i credenti sono detti beati e figli di
Dio quando operano per essa
e la diffondono.
Il pastore Baldi, nel suo intervento, mette l’accento sulle beatitudini, quasi come
una conversione di Dio che,
se nel Primo Testamento guidava il popolo e lo sosteneva
nella battaglia, in Gesù è diventato il Dio della croce. E
queste beatitudini sono un
augurio di felicità per coloro
che lavorano e pregano per la
pace, e si adoperano perché a
tutti sia riconosciuto il diritto
alla vita, alla casa, alla pace
nella giustizia. Infine, mons.
Bernardetto ricorda che il
mondo molto spesso è indifferente e la preghiera dei credenti si rivolge a Dio, che è
l’unico sempre in ascolto dei
suoi figli. Figli che talvolta
hanno un cuore di pietra, che
Dio però può trasformare in
un cuore di carne.
La preghiera che ha seguito
gli interventi è essenzialmente una richiesta a Dio perché
aiuti i suoi figli a riconoscersi
come persone umane, con
uguali diritti e doveri, portatrici di valori e tradizioni diverse, reciprocamente arricchenti. Si è pregato per i responsabili di comunità religiose, per i capi di governo,
affinché ricerchino il bene
comune: per le vittime della
guerra dei Balcani e per chi si
impegna come volontario
nelle zone di guerra, e per
tutti coloro che hanno pregato insieme in questa veglia.
ì Un'iniziativa delle chiese evangeliche del Nord-Est
Donne senza confini, oltre le frontiere
HARIE-FRANCE MAURIN COÌSSON
Alcune donne dell’estremo Nord-Est hanno organizzato una giornata intitolata «Donne senza confini
sulla frontiera Nord-Est», invitando i gruppi femminili
della regione e chi fosse interessato a ritrovarsi nella chiesa metodista di Trieste. I presenti erano di Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine e c’erano avventisti, battisti, luterani, metodisti e valdesi.
Dopo il culto con la comunità abbiamo ascoltato l’esperienza di Slaviza Stanisic
che cinque anni fa è stata costretta a lasciare il suo paese,
la Bosnia, per cercare rifugio
altrove, e perché, ha detto,
«nostro figlio non crescesse
•n un’atmosfera di odio».
Mentre ci spiegava le diffi•^oltà della sua famiglia «in
fisiiio», Slaviza tratteneva con
difficoltà la sua emozione.
Non avevano voluto lottare
<^ontro i loro concittadini, lei
®n economista e ora si occuP® di un ufficio per stranieri
®^acomunitari ma, dice, «la
*nia esperienza continua a viJ'nte nell’esperienza di tutte
le altre: come donna ho fatto
utto quello che era in mio
potere per la pace: ma per
opporsi alla guerra bisogna
"Spegnarsi prima della guer® stessa (...), fare qualcosa di
vO per eliminare le guerre
alla civiltà. Ho visto che la
gioventù se ne andava, e anche il futuro del mio paese».
Slaviza ha parenti sparsi
dappertutto in Europa come
profughi, e con loro ha solo
più contatti epistolari: si tratta quindi di «rimettere insieme i frammenti spezzati della
mia vita». Subito dopo la stipula del trattato di Dayton
(autunno 1995) è ritornata
nel proprio paese a recuperare qualcosa, ma questa è stata un’esperienza drammatica: «non sono riuscita a fare
niente, ho solo potuto salutare degli amici (...). Bisognerebbe smilitarizzare tutti i
Balcani, invece ci si dimentica di smettere di finanziare le
armi (...). Sarebbe importante
aprire tutte le frontiere».
Dopo un simpatico scambio di cibi per il pranzo al
sacco con 25 persone, nel pomeriggio il programma ha
previsto alcuni interventi sull’interculturalità. Un’africana
del Togo, Olga, che da cinque
anni vive a Udine, ha parlato
delle sue difficoltà a inserirsi
in un contesto diverso dal suo
(nella scuola professionale
italiana rideva con le compagne, poi si chiedeva perché
per la strada non la salutavano, fino a capire che si vergognavano). Piera Romani Vascotto ha poi illustrato il primo incontro di luterane italiane, svoltosi a Venezia ultimamente. Chi scrive ha invece riferito dell’incontro delle
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
donne europee a Orsay, presso Parigi, tenutosi in marzo
sul tema della pluralità delle
culture, di cui condividere i
frutti dolci e amari. Vi si è
parlato di quattro possibili atteggiamenti che si incontrano
nel cammino del dialogo interreligioso: isolamento, imperialismo, pluralismo o fusione (il tutto nell’intervento
del teologo C. Basset).
In seguito il lavoro si è articolato in tre gruppi accompagnati ciascuno da uno studio biblico sui temi della cultura della nonviolenza (le
due levatrici in Esodo 1), delTinterculturalità al femminile (Ruth 1) e sul tema «Anche
nelle guerre: costruttrici di
pace?» (Ester 7). È stata incoraggiante la presenza di
quattro pastori (awentista,
battista, metodista e luterano, valdese) ma si è avuto
troppo poco tempo per tirare
tutte le tonclusioni dell’incontro, e si spera di poter
continuare su questa linea
nel campo estivo che si terrà
a Tramonti di Sopra la terza
settimana di luglio sul tema
«Donne senza frontiere, anche in mezzo alle guerre».
Sono state nominate una
responsabile regionale Fdei
(Anita Braschi), cosa che permetterà alla Fdei di essere riconosciuta nella Federazione
delle chiese evangeliche del
Nord-Est (Fcene), e una rappresentante delle donne avventiste (Giuseppina Todaro). Vale la pena aggiungere
che in questi giorni è stata resa pubblica a Trieste la creazione di un nuovo corso di
laurea (nuovo in assoluto per
l’Italia) con l’apertura del
corso in Scienze e tecniche
dell’interculturalità, per una
conoscenza reciproca dei
paesi del Mediterraneo.
M 14° circuito
Un rinnovato
impegno per
pace e giustizia
FRANCESCO CARRI
Ly ASSEMBLEA del 14° cirI cuito (Puglia e Basilicata)
è stata convocata e ospitata,
domenica 2 maggio, presso il
Centro evangelico «La casetta» di Bari, dove sono convenuti una trentina di sorelle e
fratelli delle chiese valdesi e
metodiste che costituiscono
la diaspora evangelica apulolucana. È stata una bella giornata, lievemente toccata da
una brezza marina, che ha
permesso lo svolgimento dei
lavori all’aperto. Nel corso
della mattinata il culto è stato
presieduto dal pastore Lorenzo Scornaienchi.
Dalla relazione del Consiglio di circuito, come da
quelle delle chiese, è emerso
il riferimento al conflitto bellico in atto nei Balcani, alla
cui analisi è sembrato doveroso dedicare parte dei lavori
assemblear!. A seguito dell’interessante dibattito l’assemblea ha approvato un ordine del giorno che invita le
chiese evangeliche a un rinnovato impegno alla pace e
alla giustizia. Successivamente la discussione è stata
dedicata nel suo insieme alla
vita delle chiese locali. Le varie relazioni unitamente a
quella del Consiglio hanno
favorito molto il dibattito,
mentre la presenza di Giovanni Arcidiacono, presidente della Federazione regionale apulo-lucana, ha permesso di situare l’atxalisi dei lati
deboli e forti delle chiese locali nell’ampio orizzonte di
tematiche che riguardano le
stesse chiese evangeliche
battiste così numerose in Puglia e Basilicata. Questo, nell’intento del Consiglio, ha
permesso che il dibattito non
scivolasse sulTautocommiserazione ma che si focalizzasse piuttosto sulle potenzialità e sui doni presenti nelle
chiese da condividere in
un’ottica di collaborazione
territoriale e di grande apertura nei confronti di altre
realtà evangeliche che, in un
discorso bmv, arricchiscono
la presenza evangelica in Puglia e Basilicata.
Purtroppo anche in questa
assemblea è stato evidenziato un calo di attenzione e
partecipazione delle diverse
chiese alle iniziative e attività locali. Addirittura nella
relazione del Consiglio di
circuito si parla di un calo di
passione e di creatività nella
vita delle chiese. Questo dato, ripreso in un’ottica bmv
da Giovanni Arcidiacono, ha
permesso di fare maggiormente il punto della situazione e di considerare le
nuove possibili prospettive.
Nel corso dei lavori, inoltre,
è riemersa la questione giovanile, l’educazione alla fede, l’ecumenismo, e l’esigenza di creare momenti di
condivisione, di formazione
con una maggiore periodicità, utilizzando al massimo
le varie strutture presenti nel
circuito. Nell’elezione del
Consiglio di circuito è stata
rispettata la tradizionale
suddivisione zonale così che
il territorio apulo-lucano ha
visto riconfermate le proprie
rappresentanze di zona, di
servizio e testimonianza territoriali.
Per il riconfermato Consiglio, composto da chi scrive
(sovrintendente), dal past.
Isaia Saliani, da Anna Marinelli (cassiera), Vincenzo
Anelli, e da Franco Campanelli, si prospetta un anno di
servizio e di relazione di aiuto con le interessanti e impegnative realtà delle chiese locali che, nella maggior parte
dei casi, sono soggette a
cambi di forze pastordi.
Agenda
CASIER (Treviso) — Al Seminario eucaristico San Pio X
(via Corte d’Assise 20), con inizio alle 15,30, si svolge la
conferenza «Reach thè Unreached (Raggiungi i lontani)
Conference ’99» organizzato dal Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi insieme ad altre chiese evangeliche
italiane ed estere. Tra i relatori Abraham K. Essien (Torino): «Le iniziative degli immigrati nel contesto delle comunità cristiane italiane»: Litio Barrameda (Chiesa filippina di
Roma): «Perché il cristianesimo deve cambiare per non rischiare di morire»: Bruno Tron: «150.000 evangelici stranieri in Italia, un’opportunità per crescere insieme alle
chiese italiane»: Annemarie Dupré: «La legge sull’immigrazione: problemi, prospettive e come farsi assistere in caso
di ricorso». Quota di partecipazione £ 50.000. Per informazioni: pastore Carmine Bianchi, tei. 0532-904308.
29 maggio
GIOIA DEL COLLE — Nella chiesa battista, in via Ugo Bassi 27, alle ore 19 si tiene la conferenza pubblica dal titolo:
«Martin Luther King; profeta della nonviolenza». Relatore
il pastore battista Martin Ibarra y Perez.
PALERMO — Alle 18, al Centro diaconale La Noce, per il
Centro evangelico di cultura «G. Bonelli», sarà presentato il
libro «Incontri» di Piera Egidi. Oltre all’autrice interverranno l’aw. Alessandra Trotta e il giornalista Nuccio Vara.
BUSSOLENO (To) —Alle ore 15,30, nella chiesa battista
(via Torino 11), per l’organizzazione del Centro culturale
«Piero Jahier», i pastori Luciano Deodato e Giorgio Bouchard presentano il libro di sermoni del past. Carlo Gay
«Il canto della fede» (edizione Claudiana). Presiede il pastore Antonio Cammisa. L’incontro sarà preceduto da
un’agape fraterna nella sala della chiesa.
PACHINO — Alle ore 20,30, al teatro S. Corrado, la compagnia Teatro giovane rappresenta la commedia «La governante» di V. Brancati in solidarietà con il popolo del Kosovo.
31 maggio
MILANO — Alle ore 18, al Sae (piazza S. Fedele 4), il prof
Paolo Ricca parla sul tema: «Dopo l’Assemblea di Harare».
SIRACUSA — Con inizio alle ore 17, nel salone della Provincia (via Malta 106), si tiene un convegno organizzato
dall’ente con la Chiesa battista su; «Le chiese evangeliche
quali voci di minoranza e la comunicazione di massa». Relazioni e interventi di Bruno Marziano, Agata Ruscica, Salva
tore Rapisarda, Giorgio Girardet, Giuseppe Vecchio, Bent
Parodi, Piera Egidi, Giorgio Gardiol. A conclusione, concerto
di negro spiritual dell’Ensemble «Freedom Sounds».
MILANO — Alle 18, nella sala attigua alla libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrano tiene per il Centro
culturale protestante l’ultimo incontro dedicato ai Salmi, tra
fede, storia e poesia. Tema dell’incontro: «"Lodatelo con il
suono della tromba, lodatelo con il salterio e la cetra” (Salmo 150,3). Riletture dei Salmi nella storia della musica».
3 giugno
MANTOVA — Alle ore 21, alla chiesa valdese, il Sae organizza la 2° serata sul profeta Osea. La past. Letizia Tomassone
introduce il tema del «Dio femminile» (capp. 11 e 13, 7-8).
5 giugno
FIRENZE —Alle ore 17, in via Manzoni 21, il Centro culturale protestante «P. M. Vermigli» organizza una conferenza
dei proff. Mario Miegge e Antonio Zanfarino su: «Alle radici
religiose della modernità: calvinismo e sovranità popolare».
Modera il prof. Massimo Bubboli. Sarà presentato il libro di
Debora Spini: «Diritti di Dio, diritti dei popoli: Pierre Jurieu
e il problema della sovranità popolare» (ed. Claudiana).
6 giugno
FERRARA — Alle ore 12, alla libreria Feltrinelli (via Garibaldi 30), Leonardo De Chirico e Mario Miegge presentano
l’edizione Mondadori della traduzione della Bibbia di Giovanni Diodati. L’attore Andrea Lugli leggerà alcuni testi.
LENTINI (Sr) — A partire dalle ore 10, al centro «N. Cantarella», si svolge il convegno delle chiese battiste di Calabria
e Sicilia sul tema; «il senso della cooperazione-condivisione all’interno della famiglia battista». Introduce il tema Anna Maffei che parla su: «Carismi, ministeri, strumenti e
progetti dei battisti di oggi». Segue culto e pranzo al sacco.
Nel pomeriggio discussione della relazione e proposte operative. Per informazioni: Angela Lorusso Rapisarda (tei.
095-504077) o Nunzio Sciacca (tei. 095-945130).
RMdioeteleolstone
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
priino programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,45 circa. Domenica 30 rnaggio (e in replica lunedì 7 giugno) andrà in onda: «Un incontro ecumenico a Torre Pellice»; «Le chiese
evangeliche e l’otto per mille»; «La Claudiana, una presenza evangelica alla Fiera del libro di Torino».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 28 MAGGIO iggQ ^gRDÌ 2
.Riforma
Barak, Israele e la pace
Paolo Naso
Con la vittoria di Ehud Barak sii Benjamin Netanyahu
nelle elezioni israeliane, il treno della pace in Medio Oriente è tornato sui binari, ma la destinazione è ancora lontana
e sul percorso permangono molti, insidiosi ostacoli. La deflnizione dei confini deU’«entità palestinese», la sua natura
istituzionale, l’assetto di Gerusalemme, il futuro degli insediamenti: questi i capitoli dell’agenda della pace che, tenuti chiusi per tre anni di governo di centro-destra, diventa urgentissimo affrontare. Come giustamente è stato osservato, il 17 maggio più che la vittoria di un nuovo leader
laburista si è consumata la sconfitta di un capo nazionalista e conservatore, che non ha saputo capire le spinte culturali e politiche che si esprimevano nel suo stesso elettorato. Prima di capire perché ha vinto Barak, occorre quindi
capire perché ha perso Netanyahu.
Secondo noi ha perso innanzitutto perché ha dato l’impressione di essere ostaggio delle forze più estremiste
dell’ortodossia religiosa. Non da oggi la società israeliana è
divisa tra «laici» e «religiosi»: sono certamente definizioni
fragili e approssimative ma una delle ricchezze della democrazia israeliana è stata proprio la dialettica tra i fautori
di una moderna democrazia di tipo occidentale originariamente innervata di elementi di socialismo da una parte, e i
sostenitori di uno stato ebraico governato secondo le leggi
della Torah dall’altra. Negli ultimi anni questa dialettica si
è trasformato in uno scontro, anche grazie alla politica di
Netanyahu. Il capo del Likud, difatti, disponeva di una minoranza assolutamente esigua e per tre anni il destino del
suo governo è dipeso dalle scelte dei partiti religiosi oltranzisti che, in pochi anni, hanno finito con l’assumere un
grande peso politico. Chi ne ha fatto le spese è stato proprio il Likud che, per restare al potere, ha dovuto garantire
ai «religiosi» molto di più di quanto la sua base fosse disposta a concedere in termini di laicità dello stato e di difesa delle istituzioni democratiche. I continui attacchi dei
«religiosi» più radicali contro la Corte Suprema e alle sue
sentenze ispirate a principi di laicità dello stato e di libertà
di coscienza, per esempio, alla lunga hanno preoccupato
molti elettori del blocco nazionalista: al punto da convincerli che Netanyahu si rendeva complice di una svolta in
senso «fondamentedista» che loro non condividevano.
Una seconda ragione della sconfitta del premier del
Likud va cercata nella sua strategia tesa e perseguire, allo
stesso tempo, una non-guerra e una non-pace. È certamente vero che Netanyahu non ha combattuto nessuna
guerra e che sotto il suo governo anche l’iniziativa militare
israeliana nel sud del Libano è rimasta contenuta nei suoi
limiti «fisiologici»; d’altra parte l’ex premier non ha fatto
nulla perché U processo di pace producesse concreti risultati politici. Al contrario ha favorito una politica di aumento e di espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gaza, ha sostanzialmente chiuso Gerusalemme a
centinaia di migliaia di pendolari palestinesi, ha avallato la
costruzione di insediamenti che finirebbero per chiudere
ogni passaggio diretto tra Gerusalemme est e la Cisgiordania. La strategia di non-guerra e non-pace può funzionare
per una breve fase, può essere un gioco abile nel corso di
un negoziato: non può diventare un progetto di governo. E
infine Netanyahu non ha capito che, nella dinamica sociale ed economica israeliana, ci sono ancora gruppi «nazionali» svantaggiati, posti al margine dei processi economici,
culturali e politici. La sua politica nazionalista li ha garantiti sul piano della sicurezza; non li ha aiutati su quello
dell’integrazione e della crescita sociale ed economica.
Speculari agli errori di Netanyahu sono le aspettative alla base della vittoria di Barak. La sua formazione laica di
«figlio del kibbntz» ci fa pensare che saprà limitare pretese
e rivendicazioni dei gruppi religiosi oltranzisti; la sua militanza laburista lo rende certamente attento alla «questione sociale» che si pone nella società israeliana; la sua carriera militare ne fa la persona più adatta a costruire quella
«pace nella sicurezza» che è il sogno irrealizzato di tanti
israeliani; così come quello di tanti palestinesi resta quello
di una «pace nella giustizia». Vedremo se gli uni e gli altri
saranno disposti a pagare il prezzo necessario perché questi sogni speculari possano realizzarsi.
Riforma
E-Mail (Torino); redaz@riforma.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
E-Mail (Pinerolo): edipro@tpelllce.it
Uri; http;//www.riforma.it
Via S, Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawei Gajewski, Giorgio Gardioi,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio. Luca
Negro, Luisa Nitri, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto.Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S, Pio V, 15 bis -10125 Torino.
1998
Associato alia
Unione stampa
pMiodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1 000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 21 del 21 maggio 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19maggio1999.
Il caso deirOpa «ostile» di Olivetti su Telecom
Un mercato da regolare
La globalizzazione dei mercati, l'internazionalizzazione dei
capitali, il trattato di Maastricht e gli «interessi nazionali»
PAOLO FABBRI
Recentemente ì media,
per il cui tramite diventano di uso comune anche ter
mmi squisitamente tecnici,
hanno utilizzato con gran frequenza la sigla Opa, che significa «Offerta pubblica di
acquisto». L’Opa significa che
qualcuno si impegna ad acquistare le azioni di una certa società a un determinato
prezzo e a determinate condizioni. Sulla serietà e la sostenibilità dell’offerta vigila la
Consob, ente che ha il compito di controllare la correttezza delle operazioni di borsa.
Questo tipo di operazioni è
già utilizzato da tempo sui
mercati finanziari esteri più
importanti, ma nel minuscolo
mercato borsistico italiano ha
fatto la sua comparsa molto
raramente. Ciò che ha cambiato radicalmente la situazione è stato il contemporaneo verificarsi di tre vasti processi ormai ben noti: la globalizzazione dei mercati, l’internazionalizzazione dei capitali
e il trattato di Maastricht per
l’istituzione dell’unione monetaria europea.
La globalizzazione dei mercati ha reso progressivamente più interessante l’acquisizione di aziende al di là della
loro localizzazione, mentre la
caduta delle norme restrittive
sulla circolazione dei capitali
ha reso possibile la formazione di «cordate» internazionali
dotate di mezzi finanziari
enormi, capaci di conquistare il controllo anche dei
gruppi di maggiori dimensioni. Il trattato di Maastricht
prevede la parità di condizioni da parte di tutti gli operatori del mercato e quindi tende a eliminare la presenza
dello stato nelle imprese industriali aprendo con ciò,
tramite la privatizzazione
delle imprese a controllo
pubblico, la possibilità di interventi del capitale internazionale prima assolutamente
impensabili. Talvolta si tratta
di interventi concordati con
il management della società
da controllare, e si parla allora di Opa amichevole; in altri
casi si agisce prescindendo
completamente dalla dirigenza della società scalata,
mettendone anzi in discussione l’operato.
Il primo vistoso esempio di
queste grandi manovre finanziarie è la Opa Olivetti su Telecom, una Opa cosiddetta
ostile di capitale finanziario
internazionale, a cui l’amministratore delegato Bernabò
ha cercato di opporsi. Il primo
tentativi di difesa è stato fatto
cercando un accordo con
Deutsche Telekom, che ha di
IN tutto il mondo e non solo
in Medio Oriente la vittoria
del laburista Ehud Barak nelle
elezioni israeliane è stata accolta molto positivamente. In
questo momento, in cui le immagini della guerra e della
pulizia etnica entrano quotidianamente nelle nostre case,
la richiesta di pace sale alta
dalle nazioni. E chiunque abbia a cuore la pace del mondo
sa quale ruolo fondamentale
rivestono i rapporti di Israele
con i suoi vicini. Per oltre
2.000 anni, dal regno davidico
e dall’impero assiro, fino all’epoca delle crociate, quella
zona della terra è stata uno
dei crocevia obbligati da cui è
passata la storia dell’iimanità.
Con la creazione dello Stato
d’Israele, cinquant’anni fa, il
Medio Oriente è ritornato in
primo piano, con i suoi continui conflitti destabilizzanti.
mansioni maggiori della società italiana ed è ancora sotto controllo pubblico, anche
se ne è prevista la privatizzazione. L’accordo è fallito ben
presto per il combinato effetto di questi due fattori; la Telecom cioè sarebbe finita sotto controllo pubblico dello
stato tedesco per un tempo
imprecisato, il che è stato giudicato inaccettabile.
Che cosa si propone chi
cerca di acquistare il controllo della grande società di telecomunicazioni? Al di là delle
dichiarazioni pubbliche, gli
obiettivi possono essere due:
1) razionalizzare l’azienda,
anche a prezzo di pesanti riduzioni di personale, per renderla più redditiva e quindi
aumentare il valore delle sue
azioni sul mercato; 2) smembrarla, vendendo le varie società del gruppo separatamente (a partire dalla Tim),
realizzando rapidamente un
enorme utile. Nel primo caso
verrebbero al pettine nodi comunque inevitabili il cui costo viene riversato sulla comunità nazionale e toccherebbe al sindacato (eventualmente con il governo) trovare
le opportune mediazioni. Nel
secondo caso verrebbe certo
fatto l’interesse degli azionisti
grandi e piccoli, ma distruggendo un bene che è patrimonio comune, la cui scomparsa non è irrilevante per
l’Italia, trattandosi si un settore di importanza strategica.
Il problema è in sostanza
che, nonostante la globalizzazione e l’euro, gli stati nazionali continuano a esistere
e determinati gruppi industriali hanno grande importanza per lo sviluppo dell’intera economia e per la garanzia di forniture fondamentali
a tutti i cittadini. I fautori del
libero mercato senza vincoli
di sorta ritengono che questi
problemi si risolveranno au
tomaticamente, facendo cadere gli ostacoli oggi esistenti
e attivando i meccanismi di
adeguamento spontaneo del
mercato: all’estremo opposto
gli statalisti vedono la soluzione in un intervento diretto
dell’ente pubblico a garantire
gli interessi comuni. Ai primi
va fatto presente che la recente crisi economica in
Estremo Oriente ha dimostrato quanto pesanti siano i
costi sociali e lenti i tempi
degli adeguamenti necessari
per correggere gli errori di
previsione degli analisti e
quelli programmatici degli
operatori, mentre ai secondi
vanno rammentate le spaventose inefficienze delle
esperienze di casa nostra e la
difficoltà (sarebbe forse meglio dire l’impossibilità) di
costruire un sistema a rilevante presenza statale in un
mondo che si muove verso il
libero mercato.
Molte e facilmente immaginabili sono le obiezioni che
ciascuna parte farebbe; personalmente ritengo che il vero problema sia quello di porre delle regole al mercato nel
contesto europeo e mondiale
in cui ci troviamo; in altre parole, meglio tentare di incanalare il fiume piuttosto che
lasciarlo libero di inondare o
travolgere le dighe erette per
bloccarlo. Tutte le posizioni
sono comunque legittime,
anche perché l’elaborazione
economica teorica non ha
ancora prodotto qualcosa che
vada oltre le formulazioni
keynesiane, che mostrano i
loro limiti, anche se qualche
tentativo è in corso (vedi per
esempio G. Lunghini, L’età
dello spreco, Bollati-Boringhieri). L’importante è che, in
qualche modo, gli interessi
della gente vengano salvaguardati. Un discorso a parte
merita il settore bancario su
cui mi riprometto di tornare.
FACOLTÀ DI TEOLOGIA
UNIVERSITÀ DI LOSANNA
Ch-1015 Lausanne: telefono 0041-21-6922700
fax: 0041-21-6922705
bandisce un concorso per
un posto di assistente
presso la cattedra di Nuovo Testamento
Il concorso è aperto ai/alle laureati/e in teologia e con
buona conoscenza della lingua francese. Il contratto di collaborazione ha la durata di un anno a decorrere dal 1° settembre 1999 e può essere rinnovato.
La domanda, corredata da un breve curriculum vitae, deve essere presentata al Decanato della Facoltà di teologia
deU’Università di Losanna entro il giorno 8 giugno 1999. Ulteriori informazioni possono essere richieste alla segreteria
della Facoltà valdese di teologia, via P. Cessa 42, 00193 Roma; tei. 06-3210789; fax: 06-3201040.
mnñ :;j
PIERO bensì ■
Il neoeletto primo ministro
Barak ha posto la pace con i
palestinesi al centro della sua
campagna elettorale e come
traguardo irrinunciabile della
sua azione di governo. Non si
può che sperare che questo
avvenga in tempi abbastanza
brevi, perché sarà un passo
essenziale per l’equilibrio
mondiale. Barak non avrà la
vita facile: dovrà lottare contro gli estremisti intransigenti, che hanno 17 seggi nel
Parlamento israeliano. Sono
fondamentalisti religiosi che
vorrebbero imporre il loro
modo di vivere e di pensare a
tutta la nazione. Ogni fondamentalismo, sia esso islamico o ebraico o cristiano, porta inevitabilmente all’intolleranza e quindi al rifiuto di chi
pensa in modo laico. Si fa di
una presunta lettura fondamentalista del Corano, della
Torah, della Bibbia intera
motivo di violenze verbali e
iGenoi
di stai
arvrva
Caro dirett
la tua risp
diligente
;iancl«Visib
I «in linea »
chela
Chiese e chiesa ^ quella
La teologa Adriana Zarri ti- 41 ^4
sponde il 3 maggio a una let
tera di una giovane sposata ucuine
con un evangelico, che dicedi »numero d
essere passata anch’ella al
protestantesimo. Zarri dice di iodato, 1 ir
non condividere quest’ultima
scelta, «non perché tu siapas- iDza ombra
sata dal cattolicesimo al pròtestantesimo, ma perché hai
fatto una trasmigrazione tra
chiese sorelle che non credo q
abbia oggi molto senso». «Le
mie riserve - prosegue la teoIoga - sarebbero eguali se tu ®®s®acr(
avessi fatto il percorso inveìso, passando dal protestante- '”1“^°?. .
simo al cattolicesimo. Anche
se in quel caso a “guadagnarci” saprebbe stata la "mia
non sarà né la cattolica né la
protestante, ma la “comunità
chiesa: non mi piace questa
specie di gara tra chiese cri- , j;
stiane che ritengo abbiano lo
stesso diritto di ritenersi se- 7
guac.delV.„gel„,..Epi«.. 5 'P'
vanti: «Oggi il cammino ecu- F Z , :
menico (...) predica la conversione di tutte [le chiese, ndr] ^
all’unica chiesa del futuro che poss^m
¡entati da qt
i, È vero eh
deirultimo giorno” che, supe- jj,.„
rando gli errori e le colpe di p
ciascuna delle chiese sten- (¡¡iconflitti
che, sarà veramente fedele ¡,([g gjjg
all’insegnamento di Gesù». Imparata a
Siccome poi la giovane don- ^
na dice di far parte di una comunità fatta, in Italia, di
«quattro gatti», la teologa osserva che «noi cattolici siamo
invece otto gatti, non molftiò
più, dato che parecchi noj
sono né cattolici né evan
ci; non sono nulla e naufra- ¿genoddh
gano nella indifferenza teli- (¿j
giosa (.,.). Voi avete la fortuna gibargo e
delle minoranze, chiamate a ¡ttuabile (
una scelta consapevole».
con m.
cor
nfensata e
poldazione
diÉPiuzio
supe
erra c
uropa Í
ileone coi
^ di oss
LA STAMPA l^resenti i
Il «bomber» avventista
A maggio il quotidiano torinese ha celebrato il 50“ anniversario della tragedia del
Grande Torino schiantatosi
sulla collina di Superga. Nel
fascicolo del 12 maggio, dedicato ai grandi centravanti, si
parla di Andrea Silenzi, ultimo torinista a fare un’appari'
zione in Nazionale. Ma di lui.
giocatore evangelico come diversi altri perlopiù brasiliani
acquistati da squadre italiane,
si dice che «Di religione avventista, una setta [sic!) protestante che santifica il sabato,
Silenzi si è sempre allenato lo
stesso alla vigilia delle partite». La solita storia. Silenzio
stato comunque «grande prO"
fessionista», che «grazie alla
preparazione ha compiuto
una buona carriera».
enica) è st;
:ace a ferì
altra parti
Bino con (
danno
De civili de
Ma l’Eur
lardare un
Kra la vita,
®ria, la dig
Wla sua p
^Wrea, sii
lisiche, come la stoiiii dmiO'
strii abbiindimlcnuMiK’.
Gesù ha lottato senza tregua contro i Farisei iutoHO;
ranti. A chi gli rinfacciava u
operare guarigioni in gioru.
di sabato, Gesù replicava: *
lecito in giorno di sabato !
del bene o far del male?
vare una persona 0 perderla(...) Il sabato è stato futto P
l’uomo, non l’uomo per il a
bato». E Paolo scrive: «i>ia
ciascuno pienamente co
vinto nella sua mente, fu ^
convinzione che hai, f'‘'*‘®per il
per te stesso (...) ma non p japef jg
dere per un cibo colui por
quale Cristo è morto». ut
(Rubrica «Un fatto, un ¡(g*®|Popoli
mento» della trasmissione^ ciie non
Radicano «Culto evungei^^^^^
Stiamo pe
•lilioni che i
*t la Casa c
Ì» il fratelli
“"grazia pi
“la scuola
•®icurando
“ati spesi p
fall li abbi
laatunno de
Eritrea. 3(
“ai veram.
®"r>o causa
Nmaan
ÌWdramn
“®nte esis
governati
'"Occupa d
. Pompati
■ "“inazioni
ÜÜÍP®r aiu
^®,iglie. Ui
|h,_ .lofon
EPpt (5-10
curata dalla Federazione
Italie^’.
chiese evangeliche in
andata in onda domenic
maggio)
fes
fe
«riale pe
15
OJ999 28 MAGGIO 1999
POSTA
¡Genocidio
di stato
sa
3. Anche
Caro direttore,
la tua risposta, garbata e
; (glligente, alla lettera di
»lanci «Visibilità per chi non
i«in linea”» ci ricorda giusta' ante che la linea del giornajèquella formulata dalle
Zarri ri W ^i cui è espressione,
unalét Ìslnodi, assemblee e orgaSDosI lisnii ecumenici. Nello stesle dirp^'r? »numero de L’eco delle valli
L eEJ W’
ri dicPH »oda“- l’inaudita sentenza
st'ultin! econdo cui «Ormai è chiaro,
fs.a S Sza ombra di dubbio, che il
0 al nrp toiedio escogitato dalla Nato
rchéh er fermare la mano omicida
■ione iMllosevic è peggiore del
m crei aale che intendeva combatI a®-*
le la'tpp qualcosa di peggio
lali cP fp lei massacro di una parte di
m inwr ittadini perpetrato dallo statestante ** bombarda
jento di obbiettivi militari e
adaáñriwtegici atti a paralizzare
a "mte" dell’armata fe
lerale. Insomma, chi tenta di
■ poesia id^nare la strada al massa
iiese cn- g¡ ^ gg.
nersT«! ®e giudicato peggio di queciM ie- perché le sue azio
■ P*“ scolpiscono per errore anino ecu- ,|)g(jgj civili. Non riesco a
1 conver- immaginare quali Sinodi, as
"r mblee o organismi ecume. uro ohe jjj,¡ possano essere rappreica ne la jj^tati da queste affermazioomunita jj lyero che le chiese ripuiano l’uso delle armi quale
P® . Istrumento per la risoluzione
®“n- j(j(iconflitti, ma fa riflettere il
tedele che la «pulizia etnica».
e
i Gesù»,
me doni una cotaha, di
)loga osci siamo
molftü
chi noli
Età a tavolino ed esen inaudita ferocia, si
i come azione militaniensata e attuata contro la
pdfSiazione civile, con effetti
dlÉruzione e di violenza
wsuperiori a quelli di
i i^uerra convenzionale,
‘vanget ^ij^nj-opa sì trova davanti a
oaufra- ligenocidio di stato peggionza teli- ¡¡^ yna guerra, per il quale
1 fortuna ¡mbargo economico risulta
lamate a attuabile (non ci riuscì Na
ile».
IBà
intista
ano toniO“ anniedia del
antatosi
ileone con l’Inghilterra) e
nvio di osservatori disarma(presenti in Bosnia e a Selenica) è stato del tutto inef:ace a fermare i massacri,
'altra parte sconvolge il cismo con cui i vertici della
sto danno notizia delle vitsie civili dei bombardamen• Ma l’Europa può stare a
;rga. Nd lardare un tiranno che mas;io, dedi- ma storia, la me
ivanti, 81 (Uria, la dignità di una parte
nzi, ulti- lilla sua popolazione? Su
l’appan4a di lui,
/la al iWi
irasiliani IroNDO Di Solidarietà
: italiane,
ione avcl] prote1 sabato,
lenato lo
Ile partisilenzi è
nde pròazie alla
rmpiuW
la dimote.
mza treintolloi
cciava di
n giorno
icava: «o
ibato faf
,ale? Saljerderlai
fatto pd
per il save; «Sia
Ite conte. TU a
^ serbai^
non pd;
lui per“
Stiarno per raggiungere i 5
'■dioni che ci siamo proposti
»riaCasa di Lovran. Dal BeJa il fratello Samuel Dossou
Jystazia per l’aiuto offerto
“la scuola di Dassa Zoumé
Jarpurando che i fondi sono
asb spesi per gli scopi per i
“ali li abbiamo inviati nel'““tunno del 1998.
Vitrea. 30 anni di guerra.
bai
un
cotn
ssione
one
n
lenicn
questa domanda le chiese finora non hanno espresso una
linea. Il dibattito resta aperto
e non sono certo che si riuscirà a trovare una posizione
unitaria al di fuori del soccorso ai profughi, della preghiera
per la pace, e della richiesta
di cessazione immediata di
tutte le ostilità e azioni belliche e parabelliche. Mi auguro
comunque di vedere più prudenza nella formulazione dei
giudizi. L’affermazione, presentata come apodittica e indiscutibile, che qualifica l’intervento Nato (pur non scevro da deprecabili e sanguinosi errori) come peggiore
del genocidio di stato è in
ogni caso inaccettabile.
Fraternamente
Emanuele Fiume - Frali
Chi paga le
conseguenze?
La guerra divide non solo
chi combatte ma anche chi
sta a guardare. Divide tutti,
cattolici e protestanti, credenti 0 non credenti. Su Riforma
del 7 maggio, un lettore di Rovigo si dichiara a favore dell’
intervento armato definito
come unica soluzione possibile per aiutare i «fratelli kosovari». Non condivido tale
posizione che riprende quanto largamente diffuso dai
mezzi di comunicazione che,
mai come ora, hanno fatto da
supporto all’azione militare,
creando il consenso attorno a
una guerra che nulla ha di
«umanitario» o di «intelligente». Cosa fareste voi che siete
contrari alla guerra, è stato
chiesto in tutte le salse dai
mezzi di comunicazione, per
fermare il massacro dei kosovari? Si tratta di una guerra
giusta e quindi va combattuta, è stata la conclusione costante di qualsiasi tipo di ragionamento. Ma esistono le
guerre giuste? È possibile che
non vi sia alternativa? È possibile vincere una qualsiasi
guerra senza conseguenze per
l’intera umanità?
Innanzitutto, su che cosa si
stanno scannando kosovari e
serbi in Kosovo? Gli albanesi
rivendicano l’indipendenza, è
un problema che affonda le
sue radici nel vecchio regime
comunista albanese di Enver
Hoxha che, all’ottavo congresso del Partito, il 1° novembre del 1981, così si esprimeva: «Gli albanesi costituiscono in Jugoslavia un’unità
etnica, un popolo formato nel
corso dei secoli, che ha la
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
veramente terminata.
causato non solo molti
morti
nia anche molti mutilati
lo !
irit Pnese povero come
■ frea, si trovano in condi
^ >51 UUVdllU HI LUIlUl*
drammatiche. Fortunaoente esiste un’associazioJovernativa (Ewdea) che si
„^ccupa di trovare un lavopmpatibile con le varie
»utili
^ fazioni degli ex combat. per aiutare loro e le loro
le. Uno di questi pro
-Ta formazione di piccoli
™Ppi(5-r
tesi: persone) omoge
(j ” par il tipo di handicap
n “fidanza, per costiiij. dalle équipe di panettieijl dna decina di centri in
e è in cresci
litj jj non sono ancora foriw .dna panetteria. L’orgapicp ,“ne fornisce gli stabili
“ucch° dagozio con forno), il
Binario e, per iniziare, il
d^a per la panificazione
(farina, lievito, sale) con la
collaborazione di organizzazioni non governative perché
essa stessa non dispone di
molti fondi.
11 pastore Milaneschi e signora (ella stessa eritrea)
hanno organizzato a Torino
un primo intervento per fornire del macchinario. Questa
operazione si è conclusa con
l’invio del materiale e ora vi
proponiamo di intervenire
come Fondo di solidarietà
con i nostri classici 5 milioni
sul cui impiego, prendendo
contatti diretti con l’Eritrea,
vi daremo informazioni dettagliate . (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN MARZO-APRILE
£ 300.000; Enzo Robutti.
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
200.000: Mirella Argentieri
Bein; Valdo Del Priore.
£ 100.000: Helga Bongardo;
Beltrami-Solaro.
£ 50.000: Federica Pons;
Giorgio e Odette Ollearo; NN
Ivrea.
Totale £ 1.050.000
Totale precedente: £ 759.264
In cassa: £ 1.809.264
4“ acconto inviato
a Casa Lovran: £ 1.000.000
Imposta bollo: £ 18.000
Incassa: £791.264
propria storia, la sua lingua,
la sua cultura, un popolo autoctono che, come è noto, è
stato smembrato e separato
dalla sua patria ad opera delle
grandi potenze imperialiste e
annesso alla Jugoslavia. Questo nessuno lo può negare».
Sono le tesi sostenute oggi
dai nazionalisti albanesi, sia
da quelli armati dell’Uck, che
da quelli moderati alla Rugova. Da parte serba si possono
citare discorsi analoghi sul’essere il Kosovo la «culla
della patria serba».
Se questa è la questione alla base del conflitto che cosa
c’entra la Nato? Fra due nazionalismi che si confrontano
perché dovrebbe essere giusto appoggiarne uno contro
l’altro? Per i cristiani il nazionalismo, la difesa di concetti
quali la patria o l’etnia, sono
in netto contrasto con il comandamento dell’amore. Per
un cristiano sono fratelli i
serbi e gli albanesi, allo stesso modo di qualsiasi altro popolo. Ma la guerra in Kosovo
non può definirsi giusta anche perché la Nato non si sta
difendendo da un attacco
serbo ai propri confini. Quella della guerra difensiva è infatti uno degli elementi fondamentali per poter definire
come «giusta» una guerra. Le
aggressioni non sono mai
giuste. Che serbi e albanesi si
combattano certo ci rattrista,
ma non può portarci a schieraci, né come cristiani né come cittadini del mondo, con
l’uno o con l’altro.
C’è un’altra questione su
cui si riflette poco: gli effetti
micidiali che qualsiasi guerra
oggi ha sull’intero pianeta.
Oramai le armi hanno raggiunto un livello di distruzione tale che una bomba scaricata in Kosovo ha effetto anche all’altro capo del mondo.
È quanto hanno denunciato
in questi giorni gli ambientalisti di Greenpeace e del Wwf,
sìa con riferimento all’inquinamento del Danubio, sia al
bombardamento delle fabbriche chimiche e petrolifere
della Serbia. Gli incendi di tali
impianti, e sono decine, hanno riempito l’atmosfera di sostanze tossiche che, per effetto dei venti, si sono sparsi per
tutto il globo terrestre. A pagarne le conseguenze non saranno i «cattivi serbi» ma l’intera umanità. Questo senza
considerare le armi caricate
con le testate all’uranio esaurito, largamente usate prima
in Iraq e poi in Jugoslavia. Armi che rendono le zone dove
sono usate invivibili e che colpiscono anche gli eserciti che
le usano. Il 15% circa, infatti,
dell’esercito americano impegnato in Iraq è rimasto colpito
da quella che viene definita la
«sindrome del Golfo», che è
causata proprio da tali armi.
Emblematico, inoltre, il caso
delle bombe sganciate dagli
aerei Nato nel golfo di Venezia che hanno già fatto vittime
fra i pescatori e che rendono
l’area insicura.
Le armi moderne rendono
Un'iniziativa del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Balcani, ricostruire i «ponti»
CARMINE BIANCHI
E giunsero sua madre e i suoi fratelli; e fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare.
Una folla gli stava seduta intorno, quando gli
fu detto; «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le
tue sorelle là fuori che ti cercano». Gesù rispose loro; «Chi è mia madre e chi sono i
miei fratelli?». Girando lo sguardo su colorò
che gli sedevano intorno, disse: «Ecco mia
madre e ì miei fratelli! Chiunque avrà fatta la
volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre».
Vladimir, Branca, Slatko, Mile, Steve, Janco, Lijdia: ho ancora in mente i volti dei miei
colleghi al seminario teologico di Riischlikon, fratelli e sorelle, serbi, macedoni, sloveni, bosniaci. Spesso li sentivamo, la sera,
fino a tardi, nell’appartamento sotto al nostro, parlavano ad alta voce di politica, di
teologia, di calcio e sembrava che dovessero
venire alle mani da un momento all’altro,
ma dopo poco ridevano e scherzavano nuovamente uniti. A quel tempo, per noi erano
semplicemente «il gruppo degli jugoslavi», le
differenze etniche non venivano enfatizzate
neanche da loro stessi. Ogni tanto raccontavano qualche barzelletta sui montenegrini,
ma anche noi raccontavamo le nostre sui genovesi, sui milanesi e sui napoletani...
La gente comune, in Serbia come in altre
parti del mondo, estranea agli intrighi di palazzo e facilmente manovrabile dai mezzi di
, comunicazione di massa, non capisce questa
guerra. I membri delle nostre chiese cristiane
in Serbia si sentono abbandonati dai loro fratelli e dalle loro sorelle occidentali. Fin dalla
scuola domenicale è stato loro insegnato, come a noi, che il cristiano è innanzitutto un
cittadino del regno di Dio e che di fronte a
questa nuova cittadinanza i vincoli di sangue
passano in secondo piano. Italiani, serbi,
americani, inglesi, se fanno la volontà di Dio
sono la nuova famiglia di Dio e perciò sono
diventati fratelli e sorelle in Cristo. Perché allora la guerra, perché la «pulizia etnica»? Un
cristiano a qualsiasi nazione appartenga, non
comprende e non può accettare né la pulizia
etnica né la guerra, perché esse dividono i
fratelli, li fanno diventare nemici. Come dimostrare concretamente che noi non abbiamo nemici, ma solo fratelli e sorelle?
Il Consiglio del Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, in seguito al viaggio a Belgrado del
past. Massimo Aprile e al suo articolo «Balcani, bisogna ricostruire i ponti», comparso su
Riforma del 14 maggio, vuole farsi promotore
di un piccolo progetto denominato, appunto,
«Ricostruire i ponti» attraverso il quale rompere Tisplamento dei nostri fratelli e sorelle in
Serbia. È un invito a entrare in rapporto con i
cristiani serbi; scrivere loro una lettera, un
messaggio di amicizia, di dialogo, inviare una
e-mail, fare ima telefonata...
Coloro che volessero partecipare aU’iniziativa e avere gli indirizzi ecc., possono fare riferimento a: Carmine Biandji, via Camillo
Mazza 103, 44100 Ferrara, tei. 0532-904308,
(e-mail: lidiagi@tin.it).
impossibile, quindi, combattere una guerra e vincerla
senza conseguenze sull’intera umanità. Vincere le guerre
è, invece, una delle condizioni fondamentali che lo stratega Von Klausevitz metteva alla base della sua teoria. Egli
diceva che «bisogna combattere solo le guerre che si possono vincere». Che senso ha
combattere se poi chi vince
subisce le stesse conseguenze negative di chi perde? Chi
sopravviverà alla guerra dovrà affrontare la morte sotto
forma di tumori, avvelenamenti, sterilità, impossibilità
di usare il territorio e via discorrendo.
Infine, quali alternative alla
guerra? Quella della ineluttabilità della guerra è la dichiarazione del totale fallimento
dell’uomo, delle sue organizzazioni sovranazionali, della
possibilità stessa per il genere
umano di sopravvivere su
questo pianeta che ci è stato
donato ma che noi, pur piccoli come siamo, stiamo distruggendo. L’ineluttabilità
della guerra viene usata come
argomento per nascondere
precisi interessi economici:
invece ci sono mille modi per
le organizzazioni internazionali di impedire una guerra:
dall’embargo economico, alla
chiusura dei rubinetti finanziari, alla propaganda attiva
contro il nazionalismo e le
idee portatrici di guerre, alla
risoluzione dei problemi economici che stanno alla base
dei conflitti. Il guaio è che
queste cose, spesso, dovrebbero farle proprio chi ha invece interesse a scatenare le
guerre per guadagnarci. Per
Piccoli Annunci
Nuovi indirizzi
Il pastore Giuseppe Anziani comunica il proprio nuovo indirizzo: via G. Canna 19,28921 Verbania Intra. Tel. 0323-403912.
Il past. Giovanni Lento comunica il proprio nuovo indirizzo
e-mail; lengio@iol.it
Errata corrige
L’articolo «Volontariato a domicilio contro la solitudine»
pubblicato da Riforma del 7 maggio (a pag. 6, interamente dedicata all’argomento), contiene una notizia inesatta. La collaborazione tra la Casa di riposo «il Gignoro» di Firenze e la parrocchia di Santa Maria a Coverciano riguarda la possibilità di
avviare una mensa sociale e non l’intervento volontario domiciliare (come invece erroneamente riportato nell’articolo). Ci
scusiamo con il Gignoro e i lettori.
Sul n. 20 del 14 maggio, a pagina 10 nella rubrica «Sui giornali», nella parte dedicata alla replica al giornalista Vittorio
Messori, viene citato mons. Angelini come autore si una lettera al «Gazzettino». In realtà tale lettera è stata redatta da
monsignor Giuseppe Visentin, come riportato nell’introduzione. Ce ne scusiamo con gli autori e con i lettori.
quanto riguarda la Serbia, è
di questi giorni la diffusione
di notizie su Internet degli affari fatti dalle industrie degli
armamenti Usa proprio con
le analoghe industrie di quel
paese alcuni mesi prima dell’inizio della guerra, seguendo uno schema analogo a
quello dell’Iraq.
Per concludere credo di
poter affermare che non esistono «guerre umanitarie» né
guerre giuste che valga la pena di combattere. Abbiamo
invece il dovere di mobilitarci contro tutti i nazionalismi,
contro tutte le guerre, per la
soppressione di tutti gli armamenti esistenti.
Giovanni Sarubbi
Monteforte Irpino
Pastori e laici
Alcune settimane fa Daniele Gardiol ha lamentato, giustamente, un eccessivo uso
dei titoli nell’indicare le persone nella chiesa. Se siamo
fratelli e sorelle, i titoli accademici e culturali non hanno
rilevanza.
Come predicatore locale in
servizio pastorale temporaneo ho tuttavia fatto l’esperienza comune anche a tutti/e coloro che prestano lo
stesso servizio di una distinzione ecclesiasticamente assai più rilevante di quella delle lauree; si tratta della distinzione fra pastori e laici. Se
una chiesa locale si accontenta di un servizio pastorale
resi da un predicatore locale
merita, nella situazione attuale, di essere adeguatamente punita, in particolare
nelle persone dei suoi giovani che si sposano. Non si capisce se la punizione è destinata a chi si sposa (perché si
sposa) o alla chiesa locale nel
suo insieme (perché non ha
preteso un pastore/a), ma il
fatto è che se due nubendi
vogliono celebrare il loro matrimonio in Chiesa valdese
con effetti civili, non possono
chiedere questo servizio a chi
è incaricato della cura pastorale della loro chiesa, se questi è un predicatore locale.
Le richieste di presentare il
problema al Sinodo non hanno fino al momento attuale
trovato accoglienza, anche se
nel nostro ordinamento il Sinodo stesso dovrebbe essere
la suprema istanza, e quindi
le chiese che rinunciano al
pastore continuano a essere
penalizzate. La mia opinione
personale è che le chiese hanno il numero e la qualità di
pastori che hanno prodotto e
che quindi non hanno molte
ragioni per lamentarsi di
quanto scritto sopra; e inoltre
che la Chiesa valdese nel suo
insieme vive il garbuglio che
si merita in conseguenza di
un corpo di «Intese» con lo
stato piuttosto ambiguo e poco opportuno. Ma va notato
che i guai derivanti da questo
insieme di scelte cadono solo
su alcuni e non su altri.
Così il risultato di «immagine» che ne viene fuori per le
chiese valdesi e metodiste è
quello di comunità clericali e
formalistiche che, per fortuna, è contraddetta dalla professione di fede e dalla prassi
in vari altri campi.
Claudio Fron - Riclaretto
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Dio è amore»
I Giov. 4, 9
I familiari tutti deiia cara
Emilia Buffa ved. Giordan
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che hanno affettuosamente espresso la propria
partecipazione con fiori, scritti,
parole di conforto e presenza.
Si ringraziano tutte le gentili persone che l’hanno assistita durante la malattia e in modo particolare Simona e Alida, il Servizio infermieristico domiciliare dell’AsI, il
dott. Soligo, il pastore Bruno Rostagno e i vigili urbani.
Torre Pellice, 27 maggio 1999
Si è spenta serenamente, sorretta dalla fede
Mariuccia Capostagno
ved. Costanza
Familiari e amici tutti la ricordano
con affetto e riconoscenza per l’insegnamento che ha lasciato nella
sua testimonianza evangelica.
«Presso di te è sicura i'anima mia,
0 Signore: all’ombra del tuo amore
dolce riposo avrà» (inno 98)
Torino, 28 maggio 1999
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefono 011-655278
fax 011-657542
Per la pubblicità su
tel. 011 -655278, fax 011 -657542
16
PAG. i 2
RIFORMA
VENERDÌ 28 MAGGIO iggo
Grande vigilanza delle chiese
Sud Africa: 10.000 osservatori
per controllare le elezioni
L'Agenzia per il soccorso e lo sviluppo della Chiesa avventista del T giorno
Il grosso impegno dell'Adra per i profughi kosovari in Albania
Le comunità religiose e le
organizzazioni non governative del Sud Africa hanno formato una coalizione che ha
nominato 10.000 osservatori
incaricati di seguire le elezio, ni generali del prossimo 2
giugno e di prevenire eventuali frodi e irregolarità. Questa coalizione, denominata
«South Africa Civil Society
Observer Coalition», lanciata
il 3 maggio scorso nella sede
della Conferenza episcopale
sudafricana (Sache) a Pretoria, comprende il dipartimento «giustizia e pace» della Conferenza episcopale, il
Consiglio delle chiese del Sud
Africa (Sacc), nonché rappresentanti delle comunità indù,
ebraica e musulmana.
La Saebe coordina la coalizione, la quale avrà il compito di denunciare alla Commissione indipendente elettorale ogni frode elettorale,
manovra di intimidazione,
altre irregolarità e difetti logistici. Lo ha indicato il portavoce della Coalizione e direttore del dipartimento «giustizia e pace», Ashley GreenThompson. La formazione
della coalizione fa seguito alla risoluzione adottata nel
gennaio scorso durante la
sessione plenaria dei vescovi
che hanno chiesto che la
Chiesa cattolica sia coinvolta
nel controllo delle elezioni.
La risoluzione è stata quindi
trasmessa alla Commissione
elettorale indipendente che
organizza le elezioni. Quest’
ultima ha approvato la risoluzione e ha accettato di accreditare gli osservatori.
«La nostra fede è coinvolta
in tutti gli aspetti della vita
Nelson Mandela
ha sottolineato il portavoce
della Coalizione -. Per questo
le chiese sono state costrette
a lottare contro l’apartheid.
Oggi, in questo tempo che segue l’apartheid, dobbiamo fare in modo che la pratica democratica venga rispettata.
Gli osservatori proverranno
dalla base e verranno designati dai vari organismi che
compongono la coalizione.
Così, affidiamo la responsabilità di garantire la credibilità delle elezioni a sudafricani ordinari, lontani dai gruppi dello stato».
Questi cittadini saranno
«testimoni indipendenti,
non partigiani». Seguiranno
un corso di formazione, e
impareranno a conoscere il
codice di comportamento
sottoscritto da tutti i partiti
politici che partecipano alle
elezioni. (eni)
L’Agenzia avventista per il
soccorso e lo sviluppo (Adra)
continua a rispondere attivamente alla crisi dei profughi
kosovari in Albania. Finora
Adra ha ricevuto conferma
dei progetti da parte di 11 donatori diversi per un importo
di oltre 1,5 milioni di dollari.
Due dei più recenti progetti
includono un programma di
assistenza psicologica nel
Sud, e un programma alimentare di Adra Italia per
3.000 bambini nei vari campi
profughi. La sede centrale di
Adra nel Maryland (Usa) sta
lavorando con la Andrews
University, nel Michigan, per
allestire un programma di assistenza psicologica per traumatizzati, per espandere ulteriormente l’attuale programma sanitario di Adra in
quattro campi nell’Albania
meridionale.
Sharon Pittman, René
Drumm, e Shelly Perry, della
Scuola di attività sociali alla
Andrews University, lavoreranno con la Scuola di attività
sociali dell’Università albanese per coordinare il programma. I tre specialisti, tutti muniti di abilitazione per l’assistenza psicologica ai traumatizzati, sono giunti in Albania
per collaborare all’avviamento del programma.
«Il gruppo di specialisti del
trauma comincerà a valutare
la salute mentale dei profughi», spiega Amy Willsey, dirigente Adra dell’ufficio centrale per la pianificazione, che
aggiunge: «Il programma si
servirà di professionisti della
salute mentale albanese e locale per fornire consulenza ai
profughi». Il progetto alimentare di Adra Italia assisterà
3.000 bambini nei campi di
accoglienza albanesi per un
periodo di sei mesi e più. Adra
Italia ha cominciato il suo
programma semestrale di alimentazione rivolto a bambini
di età da 0 a 24 mesi. La prima
spedizione di materiale è partita dall’Italia il 27 aprile. Il
programma di alimentazione
è finanziato per un valore di
400.000 dollari dall’Unione
italiana delle chiese awentiste del 7° giorno.
Adra Albania continua a
essere il partner principale
del «Programma di cibo del
mondo» per la distribuzione
degli alimenti in tutta l’Alba
nia, come riferisce Sean Robinson, direttore di Adra Albania: «Adra è responsabile
per la distribuzione degli alimenti a tutti i profughi nei
territori di Pier, Vloré, Berat,
e Gjirokastér, come pure in
tutto il sud-ovest dell’Albania. Inoltre Adra sta collaborando a Kukes con 1 servizi
assistenziali cattolici. Complessivamente, circa 30.000
profughi vengono alimentati
quotidianamente a Kukes, e
8.000 persone ricevono ogni
giorno delle razioni alimentari settimanali nel sud - pro
segue Robinson -: Attua),
mente si valuta che olti^
25.000 profughi stanno vivendo nei campi e nei centri co),
lettivi in queste quattro località». Cinque autocarri cariclii
di coperte e di altri approvv).
gionamenti sono stati inviati
da Adra Inghilterra. Adra In.
ghilterra ha donato anclìe
un’unità chirurgica mobile
che sta attivamente curando
pazienti lungo la frontiera albanese. Il totale dei progetti
nei canali di Adra Albania
ammonta finora ad oltre 3,5
milioni di dollari.
Roma: convegno per la ratifica della Convenzione Onu
Promuovere i diritti umani di tutti i migranti
«Promuovere i diritti umani
dei migranti»: è il titolo di una
iniziativa per la ratifica della
Convenzione Onu per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro
famiglie, promossa tra gli altri
dal Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei), in un convegno, svoltosi a Roma il 12 maggio scorso, presso la Biblioteca Cnel,
che si inseriva nell’ambito di
una campagna mondiale per
la ratifica della Convenzione
Onu, che comprende attività
di coordinamento a livello nazionale e internazionale e si
pone come obbiettivo l’accettazione della Convenzione da
parte del maggior numero di
stati possibile e l’inserimento
dei suoi criteri nelle leggi e
negli usi nazionali.
«La ratifica della Convenzione in Italia rappresente
rebbe un passo importante,
perché assegnerebbe al nostro paese un ruolo di promotore dei diritti umani a livello internazionale - ha dichiarato all’Agenzia Nev Annemarie Dupré, coordinatrice del Servizio rifugiati migranti della Fcei -. Anche a livello europeo tale passo darebbe visibilità alla politica
migratoria che attualmente
l’Italia sta portando avanti».
Approvata nel dicembre del
’90 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, la Convenzione
per i diritti dei lavoratori migranti intende sottolineare
che i diritti dei migranti sono
diritti umani, e promuovere
standard internazionali di
protezione: per la prima volta
si stabilisce una definizione
internazionale dei lavoratori
migranti e delle loro famiglie.
Al convegno sono intervenuti, fra gli altri, Ana Liria
Franch, delegato Acnurin
Italia, Fon. Patrizia Toia, sottosegretario al ministero Affari esteri, e Fon. Giorgio Cardiol. Hanno promosso l’iniziativa: Gruppo di Riflessione, Adi, Acse, Adra, Caritas,
Comunità di Sant’Egidio,
Cser, Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes della Gei,
Gruppo Martin Buber, Jesuit
Refugee Service, Ucsei, Arci,
Asgi, Ics, International Catholic Migration Commission
(Icmc), International Migrant
Rights’ Watch Committee
(Imrwc). (nev)
abbonamenti 1999
interno L. lO.Wftl
estero L. 20.0®\
sostenitore L. 20.0(ß <
í
AI
«Ges
seguiv.
te?”. El
dotto,
Egli rii
SIN
de,
'lontai
evangi
rentor
e l’abl
delle 1
nessw
za. Ql
carsi I
richie.
poli c
ma ch
no a 1
sempl
uno d
cendc
trasm
incon
'Cui Gl
in sik
alcun
Filipp
contri
suo er
intori
inten
ria d,
intor,
«veni
di vo,
chiari
scerlo
E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella perifieria di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvario
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
Un dettagliato rapporto delFutilizzo
dei fondi ricevuti è stato pubblicato
sui maggiori organi di stampa
e su Riforma del 14 maggio 1999
Tutti i fondi
deirs per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
sito Web: http://chiesavaldese.org
D.
privil
Signe
chi oi
sta a
rassu
ferme
ha hi
nella
gisce
sottri
dornt
distr
tremi
re la
ziom
pare,
com]
chiai
mea
N.
accol
le SOI
sto d
gazz
mun
catec
aura
inter
sposi
conv
una
rann
scim
pare
ti.M
re la
chiei
appi
stan,
porti
Sign
diet
Gioì
«ven
ste c
evat
reqi
bad
quei