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Anno 128 - n. 28
10 luglio 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
I RECENTI FATTI DI SANGUE POSSONO COMPROMETTERE IL PROCESSO NEGOZIALE
Sud Africa: finita l'emergenza?
Le trattative apertesi due anni fa potrebbero essere messe in questione dal massacro di Boipatong e dal clima
di tensione che si è venuto a creare - L’opinione pubblica internazionale - Un documento del presidente dell’UCEBI
La minaccia di boicottaggio
delle competizioni sportive, seguita alla strage di Boipatong,
è rientrata. Governo, African National Congress, Pan Africanist
Congress (movimento nazionalista che ha rifiutato il tavolo negoziale) e Inkatha (il partito di
Buthelezi che con le sue squadracce ha finora agito come
braccio armato del governo) si
sono accordati per chiedere l’assistenza deirOnu per far fronte
alla violenza.
Nel 1990 il governo sudafricano, pressato da un’economia sull’orlo del tracollo — la crescita
attuale è pari a zero — e temendo una rivolta civile, legalizzava dopo trent’anni le organizzazioni d’opposizione, conveniva
sull’avvio di negoziati per la
transizione ad un Sud Africa democratico e otteneva in premio
la fine dell’isolamento internazionale, il ritiro di buona parte delle sanzioni e prestiti finanziari.
Parallelamente a questo processo se ne svolgeva però un altro. Pile di documenti contenenti prove e testimonianze circa
l’uso di una « terza forza » che
agisce per fomentare la violenza si sono accatastate in questi
due anni fino a non lasciare più
dubbi. Il governo paga l’Inkatha
e consente operazioni segrete
della polizia e delle forze di sicurezza, perseguendo un piano
di destabilizzazione inteso a ledere l’immagine dell’Anc e a renderlo più malleabile per portare
con sé, al di là del processo negoziale in corso, il proprio potere economico e decisionale, riciclato ma intatto. I testimoni
sono al di sopra di ogni sospetto. Fra gli altri Amnesty International ed il Consiglio sudafricano delle chiese (Sacc).
Il sistema sembra rendere;
l’Anc si piega ed accetta il concetto di maggioranza qualificata
del 70-7.5% da usare all’interno
della futura Assemblea costituente, che concretamente consentirà alla minoranza bianca un
vero e proprio potere di veto,
rna chiede che in caso di paralisi dei lavori al termine di sei
mesi si proceda all’adozione della maggioranza semplice; il testo costituzionale così approvato dovrebbe quindi essere sottoposto a referendum.
Intanto il tempo utile per approvare le leggi necessarie ad
instaurare un governo di transizione e consentire le elezioni
per l’Assemblea costituente, che
si voleva a dicembre del ’91, è
sempre più breve — il 30 giugno il Parlamento ha concluso
il suo semestre lavorativo — e
il governo continua a farsi trascinare.
L’Anc a questo punto vara il
suo Programma di azione di
massa per scuotere l’opinione
pubblica e mostrare al National
Party la propria forza e determinazione. Il 16 giugno l’80%
dei lavoratori aderisce alla proclamazione dello sciopero nazionale e Nelson Mandela stesso si
pone alla testa di un corteo, pacifico, che guida 30.000 persone
per le strade di Johannesburg.
Siamo tornati indietro di 40 anni; in una cronaca relativa all’anno 1949 si legge: « La Lega
giovanile dell’Anc lancia un Programma d’azione per un confronto militante... ».
Portavoce ufficiali del governo
si affrettano a dichiarare che
questo Programma renderà il
clima incandescente.
Quarantotto ore dopo ha luogo il massacro di Boipatong,
tempestivo come una spietata
mossa a sostegno delle previsioni. La notte del 17 giugno, 200
banditi trasportati da macchine
blindate della polizia si rovesciano fra le baracche della township: donne, uomini, bambini
vengono uccisi con armi da taglio e da fuoco. Quarantanove
morti e tantissimi feriti. Il governo dichiara: « Avevamo ragione ».
Ma il movimento democratico
non rimane inerte. Saltano fuori le prove raccolte negli ultimi
due anni dal Sacc sulla violenza
degli uomini del KwaMadala,
l’ostello che ospita i responsabili della strage, tutti affiliati
deU’Inkatha. Riemergono le centinaia di fogli compilati dagli organismi umanitari e di solidarietà sulla realtà sudafricana: 49
massacri in due anni per un totale di 1.250 persone uccise.
E si ripetono, ancora una vol
ta, la partecipazione attiva della polizia, la connivenza delle
forze di sicurezza, l’uso dei mercenari, la calma eccessiva della
Goldstone Commission — istituita dal governo per indagare sulla violenza — con cui da due
anni il Sacc si sta scontrando.
L’intero Sud Africa è scosso
da un fremito di furore. Il paese vuole giustizia, e subito. L’unico modo di frenare la violenza
è quello di cavalcarla, e Mandela lascia il tavolo delle trattative assieme ad altre otto organizzazioni.
Per riaprire i colloqui non
chiede tuttavia l’impossibile. Si
vuole solo che il governo faccia
fronte alle responsabilità che gli
competono, che rispetti i trattati firmati e per cui è in parte
inadempiente, che accetti regole
di confronto democratico. Le
condizioni sono: punizione dei
colpevoli, liberazione dei prigionieri politici, accettazione della
maggioranza qualificata del 66%,
comune a tutte le democrazie
del mondo, intervento di una
commissione internazionale per
il monitoraggio della violenza ed
il controllo di polizia e forze di
sicurezza, fine dell’ostruzionismo
all’insediamento di un governo
ad interim e convocazione di
un’Assemblea costituente.
Gli ultimi avvenimenti sudafricani rischiano di riproporre immagini di violenza e di sangue: fino a quando?
Il 2 luglio, attesissima, arriva la risposta di De Klerk: rilancia le accuse di destabilizzazione all’African National Congress; indica nella riapertura dei
negoziati l’unica via possibile
per la pace e le elezioni, e denuncia la mobilitazione di massa come strada per la povertà
ed il conflitto; dichiara, infine,
che « il governo non esiterà a
prendere le decisioni necessarie
ad evitare che il paese precipiti
nell’anarchia »; in altre parole
LE RADICI DELLA NOSTRA FEDE
Uautorità viene da Dio
« Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio;
e le autorità che esistono, sono stabilite da Dio.
[...] Il magistrato è un ministro di Dio per il tuo
bene» (Romani 13; 1,4).
Quale luce alla fede, quale forza alla speranza
vengono da queste parole, oggi, tempo di pubblici
poteri corrotti?
La Confessione augustana, del 1530, all’art. 16
recita: « Le istituzioni civili legittime sono buone
opere di Dio. [...] Pertanto i cristiani devono necessariamente obbedire ai loro magistrati e alle
leggi, fatta eccezione quando comandino di commettere peccato ».
La Dichiarazione teologica di Barmen, all'art. V,
dichiara: « Temete Iddio, rendete onore al re (I Pietro 2: 17). La Scrittura ci dice che lo stato, per divina disposizione, nel mondo non ancora redento,
ha il compito [...] di provvedere al diritto e alla
pace
Queste, le radici della nostra fede. Di qui i motivi della nostra fedeltà allo stato.
Stiamo vivendo in una situazione nella quale
succedono cose impensate e incredibili. Nella nostra nazione, dove non c’è guerra, esce allo scoperto la violenza del ladrocinio. E questo rubare
non è chiamato con la parola giusta, bensì etichettato con termini inusuali. E’ fatto da chi ha potere
pubblico.
Deprecazione e condanna vengono spontanee.
Ma non siamo qui per confessare peccati altrui.
Siamo qui per ascoltare il messaggio della Parola
nella sua incidenza sulla coscienza di ciascuno di
noi. Quale chiarimento viene a noi, cittadini qualunque, da questo Evangelo (Romani 13)? Soprattutto: quale aiuto, questa parola, ci reca per la
nostra preghiera a Dio?
Siamo « ministri di Dio » anche noi, tutti, per
vocazione.
Chiederci, pertanto, se e come, diamo corpo a
questo « ministerio », a questo « servizio », è domanda che ci sta davanti, che ci si radica dentro,
nel cuore, momento per momento, qualunque sia
la situazione nella quale ci troviamo. Come credenti, come cittadini di questo stato, abbiamo impegni di correttezza che, forse, non sono sempre
riconoscibili nelle scelte che facciamo. L’inadempienza altrui — pur così vera, spesso! — non ci lascia in ombra, non ci ricopre, se e quando è anche
nostra.
La predicazione, la testimonianza evangelica
hanno bisogno di coerenza. Come chiese di minoranza non abbiamo forza per essere uditi.
La coerenza è un piccolo seme, un lievito. La
crescita di ambedue appartiene a Dio, lo sappiamo.
Ebbene, questo seme ha da essere gettato nel nostro campicello, questo lievito ha da essere posto
nel pugno di farina che siamo. La crescita ci sarà,
perché essa è di Dio, non opera nostra.
Con la coerenza — personale e comunitaria — si
collega, e ne deriva, la preghiera: questo adoperarci a fare le cose per le quali preghiamo.
Preghiamo per vivere il discepolato di Cristo,
a caro prezzo. Preghiamo per avere magistrati degni — e ne abbiamo bisogno urgente.
Preghiamo per avere, noi, spirito di discernimento, nel momento opportuno, prima che sia troppo tardi. Preghiamo per essere liberati — per avere
la forza di liberarci — da strutture, mentali e organizzative, non coerenti con l’amore. Preghiamo
per essere aiutati a non chiedere solo agli altri,
bensì a compiere piccoli gesti nella quotidianità.
Da Barmen riceviamo ancora questa parola:
« La chiesa fa appello al regno di Dio, al suo comandamento e alla sua giustizia e perciò ricorda
ai governanti e ai governati la loro responsabilità ».
Ci aiuti il Signore.
Giulio Vicentini
minaccia la reimposizione dello
stato di emergenza.
Se la comunità internazionale,
i media e l’opinione pubblica
non capiscono ora la necessità
di un allertamento, il processo
negoziale in corso potrebbe anche durare i dieci anni auspicati non molto tempo fa dal governo, o i tre anni auspicati in
questi giorni. Allora ci saranno
altre Boipatong, ma nessuno potrà più dire di essere innocente.
A fianco del movimento democratico sono scese in campo le
chiese. Il Sacc ha lanciato al regime un proprio ultimatum: se
le condizioni per il varo di una
Costituente non saranno soddisfatte per il 15 luglio, i leader
religiosi si sposteranno con tutto il proprio peso diplomatico
e politico per creare guai a De
Klerk; capeggeranno azioni, pacifiche, di protesta e, in caso di
stato d’emergenza, sfideranno lo
stato.
Il mondo deve
rendersi consapevole
In Europa il reverendo Trevor
Huddlestone (leader dei movimenti antiapartheid europei),
d’accordo con il Comitato antiapartheid delle Nazioni Unite,
ha convocato a Londra, per il
14-15 luglio, una conferenza sulla violenza a cui parteciperanno
le maggiori organizzazioni di solidarietà intemazionali. Invitate
anche l’Unione delle chiese battiste e la Federazione delle chiese evangeliche.
In Italia particolarmente attente alla situazione sudafricana
sono le chiese battiste le quali, tramite il loro presidente pastore Saverio Guarna, hanno richiesto Un pronto giudizio e condanna dei responsabili del massacro di Boipatong.
In una lettera al presidente
De Klerk, il pastore Saverio
Guarna denuncia l’appoggio governativo alFInkatha e la strategia destabilizzante di SADF,
polizia, sistema giudiziario e dei
mercenari. Il past. Guarna si
associa poi alle richieste di molte organizzazioni umanitarie ed
ecclesiastiche per la ripresa dei
negoziati.
Laura Carlodalatri
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fede e cultura
10 luglio 1992
PADOVA
BIBBIA E COSMOLOGIA
L’Illuminismo e la
convivenza con i'altro
Nessuno è immune dai rischi del dogmatismo - Il « relativismo agnostico » e il cristianesimo - Il problema del cristiano nel presente
« Agonia o sopravvivenza del
cristianesimo nel villaggio globale? »^: questa l’inquietante alternativa che Giovanni Borelli,
collaboratore del prof. Attilio
Agnoletto, dell'Università di Milano, propone in un curioso saggio, redatto a tesi diseguali, alcune dogmatiche, altre problematiche.
Prendendo lo spunto dalle critiche mosse daH’illuminismo alla
« religione cristiana », l’autore
giunge a un’altrettanto radicale
critica a questo movimento; se il
cristianesimo è dogmatico, aUo
stesso modo lo è il relativismo
agnostico illuministico.
Infatti se il cristianesimo,
identificandosi con la società e
divenendo religione del costume
« ha prodotto una società intollerante, in cui tutti devono nascere cristiani » (III. 95), l’illuminismo, in nome della scienza,
ha provveduto « oggi a erigere
una nuova inquisizione che emargina i nuovi eretici che si rifiutano di credere all’equazione scienza = reale sempre e dovunque »
(II. 99). « E’ giusto accettare tutto e tutti fuorché (...) le persone
che sono considerate dalla metaidentità e dalla modernità dogmatiche, intolleranti ed esclusive » (II. 88). « E’ questa l’intolleranza della tolleranza che
permette di accettare soltanto coloro che si lasciano includere nella comunicazione precostituita » (II. 91).
Fin qui forse potremmo tutti
essere d’accordo: ma le strade
divergono e le cose si complicano non appena si passi al problema della convivenza. Su quali basi si può organizzare una società
pluralista, in cui appimto alla libera decisione individuale sia lasciata la responsabilità dell’eventuale approccio col divino? Nel
presentare il suo libro durante
una tavola rotonda il 12 maggio
scorso, relatori Bolognesi, Costabel, Pescara, Angeleri — organizzata in collaborazione dalla Chiesa metodista e dall’IFED^ di Padova — il prof. Borelli ha lasciato aperti molti aspetti inquietanti del problema. Il suo antilluminismo di fondo ha fatto pensare ad un orientamento poco
favorevole a una società libera,
in cui tutti possano fruire dello
stesso diritto di partecipazione e
di espressione. Le sue riserve
nei confronti della libertà illuministica hanno dato l’impressione
di volér evocare gli anatemi del
Sillabo di Pio IX. In sostanza, se
è vero che eliminando l’identificazione di cristianesimo e società si toglie di mezzo « il problema del cristiano del presente » e
si propone « quello del Regno futuro » (III. 99), quali sono le
strutture organizzative del vivere comune nel villaggio globale
durante l’attesa, nello spazio del
non ancora? Come risolvere il
problema del diverso, dell’altro?
Il richiamo alla dimensione dell’amore ha purtroppo risvolti pericolosi e tragici: pieni di amore
per la sorte oltremondana dell’eretico erano anche gli inquisitori.
In Inghilterra il 16 ottobre 1555
il sacerdote cattolico, incaricato
di predicare in attesa che si accendesse il rogo ai piedi dei due
martiri protestanti Latimer e
Ridley^, parlò sul testo di I Cor.
13: 3: « £ quando dessi il mio
corpo ad essere arso, se non ho
carità nulla mi giova ». Privi di
carità non erano, secondo lui, gli
inquisitori ma proprio i due che
stavano per essere bruciati!
La scoperta dell’altro ha posto
all’umanità gravissimi problemi
di convivenza. Se in un primo
momento si è cercato di aggirare l’ostacolo attraverso l’eliminazione fisica del diverso, proprio
l’illuminismo ha tentato la soluzione attraverso il relativismo e
l’indifferenza dogmatica; oggi si
insiste sulla necessità dell’accoglienza, senza rendersi conto del
suo valore inclusivo di accettazione integrale del diverso. Sarebbe ben strano se proprio i
protestanti — gli evangelici
mostrassero di aver dimenticato
la regola aurea dell’Evangelo:
« Fai agli altri quel che vorresti
fosse fatto a te», il cui senso attuale non può che tradursi nelle
due massime illuministiche;
« Lascia agli altri la stessa libertà che pretendi per te, per le
tue idee e per la tua fede ».
« Non sono d’accordo con te e
combatterò sempre le tue idee;
ma mi batterò sempre con lo
stesso impegno perché tu possa
avere completa libertà di esprimerle e di praticarle ».
Paolo T. Angeleri
IL PENSIERO DI HEINRICH OTT
Questa sintetica ma originale
riflessione sul tema della preghiera^ non è un saggio a sé; redatto
per illustrare il problema, costituisce un capitolo della ricerca
dogmatica dal titolo II Dio personale, pubblicata dal medesimo
editore, e va perciò collocato in
quel contesto.
La riflessione di Ott, successore di Barth a Basilea, è originale
nel senso ohe si sforza di collocare la preghiera, il fatto cioè che
l’uomo pensi di poter stabilire un
dialogo con l’Assoluto, nel contesto del fenomeno del linguaggio; accogliendo e sintetizzando
le due grandi linee dell’ermeneutica moderna: il fatto che l’uomo
è essenzialmente linguaggio e
che il linguaggio è dialogo, Ott
ripensa la preghiera come la
massima espressione del linguaggio umano. Non un linguaggio
fra altri, religioso accanto a
quello scientifico, artistico, profetico, politico, ecc. ma « il » linguaggio dell’ esistenza integrale,
che la coglie nella sua realtà
unitaria.
Linguaggio forse, ma dialogo?
Esiste la risposta alla domanda,
esiste l’«altro » che risponde?
Esiste per 1’esistenza indimostrabile della fede, afferma Ott, e di
questa indimostrabilità vive. Anzi. occorre rovesciare i termini
Genesi e Big Bang:
una storia comune?
Racconto biblico e scienza moderna: su quali
basi è possibile un accordo fra questi poli?
^ G. Borelli, Agonia o sopravvivenza del cristianesimo nel villaggio
globale?^ Montedit, 1991, pp. 96, L.
22.000.
^ Istituto per la formazione e docur
mentazione evangelica, Padova (direttore: prof. Pietro Bolognesi).
^ V. ViNAY, La Riforma protestante,
Brescia 1982, p. 304.
La preghiera, vivere
dialogico della nostra fede
Un capitolo della ricerca dogmatica dell’autore, successore di Karl
Barth all’università di Basilea - Un’esistenza colloquiale con Dio
VACANZE, E QUALCOSA DI PIU'
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Casa comunitaria di Tresanti
Via Chinigiano 10 - 50095 MONTESPERTOLI
Telefono : 0571 / 659075
del rapporto, nel senso che non è
la fede che prega, ma è la preghiera ohe esprime il vivere dialogico della fede. La preghiera
non è cioè espressione, momento
della fede; è invece la preghiera
che esprime, realizza, attua la fede e ne è in sostanza l’espressione ultima.
L’esistenza « dialogica » non è
qui intesa come esistenza « colloquiale »; è molto più di questo, è
la coscienza « che l’esistenza con
le sue possibilità è più grande
di ciò che noi possiamo controllare », la coscienza del fatto che
non disponiamo di noi stessi.
Dio risponde alla preghiera
(anche se non sempre l’esaudisce) ma questa risposta può essere percepita soltanto nella preghiera stessa. Un cerchio chiuso
di autosuggestione?
Con la fede, chi può dirlo, con
che criterio lo si dimostrerà? Il
linguaggio della fede non è meno
significativo e sensato di quello
della non-fede.
Giorgio Toum
« In principio Dio creò i cieli
e la terra »: così inizia il libro
della Genesi, primo libro della
Bibbia cristiana e della Torah
ebraica. Ed il resoconto della
creazione dell’universo continua,
indicando in dettaglio e con precisione i vari momenti della
creazione, che si realizza in esattamente sei giorni e ha come
culmine la comparsa dell’essere
umano.
Per secoli tutte le affermazioni della Bibbia sono state considerate verità innegabili anche
dal punto di vista scientifico.
Oggi le cose sono cambiate: da
un punto di vista scientifico si
sono affermate varie teorie, suffragate da precise risultanze sperimentali, assai lontane dalle affermazioni bibliche; e questo riguarda anche il racconto biblico della creazione, che però continua a mantenere interesse ed
importanza soprattutto come testimonianza culturale e di fede
per le azioni veramente potenti
del Signore dell’universo, in cui
continuiamo a credere.
Per molti, tuttavia, credere
che la Scrittura sia divinamente
ispirata significa ritenere che in
essa non vi possano essere inesattezze neppure in materia di
scienze naturali. Tanto più che
queste ultime si sono finora rivelate incapaci, malgrado gli indubbi successi, di dare una risposta conclusiva al problema
delle origini.
Un possibile
accordo
L’operazione tentata da Gerald
L. Schroeder, ebreo osservante
e fisico di indubbia competenza,
nel suo Genesi e Big Bang ',
consiste proprio nel cercare di
dimostrare che esiste un accordo vero e letterale tra la Scrittura e le più recenti ricerche
cosmologiche. Schroeder ha l’indubbio pregio della chiarezza,
soprattutto in quelle parti dedicate alla spiegazione delle moderne teorie fisiche e cosmologiche; ma il suo libro mi sembra,
nel complesso, piuttosto discutibile, indipendentemente dalle
differenze di opinione sul modo
di leggere la Bibbia che si possono avere con l’autore.
Sono proprio i tentativi di collegare il racconto biblico con la
scienza moderna che mi paiono
artificiali e forzati. Certo, le
coincidenze che Schroeder ritiene di aver individuato, sia pur
con opportuni adattamenti e con
qualche forzatura, appaiono curiose, quasi sorprendenti. Tuttavia è il senso finale che sfugge:
ad un certo punto, secondo
Schroeder, sembra quasi che il
racconto della creazione, divina
mente ispirato, sia stato scritto
in quel modo perché solo noi
oggi, alla luce delle nostre più
moderne teorie scientifiche, lo
potessimo capire ed apprezzare
fino in fondo. Cosa che alcuni
commentatori medievali della
Torah (Maimonide, Namanide,
Rashi: gli unici commentatori,
insieme ad Onkelos, cui Schroeder faccia riferimento) avrebbero già intuito, lanciandosi in descrizioni ed interpretazioni singolarmente in linea con la teoria del Big Bang o con altre
teorie ancora più sofisticate.
Schroeder ritiene che il testo
biblico necessiti sempre di un’interpretazione. Tuttavia egli è
convinto che tale interpretazione debba essere ricercata esclusivamente aH’interno del testo
originale (che nella tradizione
ebraica viene tramandato immutato da secoli), magari nell’ordine o nel numero delle parole
che formano una certa frase,
nella forma delle lettere (ebraiche) o nella loro collocazione,
in rimandi o riferimenti incrociati tra differenti capitoli dello
stesso libro o differenti libri della Bibbia. Di fatto gran parte
dei risultati della moderna critica biblica non sono accettati,
perché spezzerebbero l’intima e
profonda perfezione interna che
i testi della Scrittura devono
possedere; il contesto storico in
cui i vari testi sono stati composti non ha peso; le ricerche
filologiche che cercano di individuare le ragioni di errori e discordanze tra diverse redazioni
non si possono applicare, almeno alla versione ufficiale della
Torah; si tralascia, inoltre, un
confronto serio e approfondito
con altre culture e altre tradizioni di pensiero; e si mescolano interpretazioni letteraliste a
interpretazioni cabalistiche o mistiche in modo da adattare il
racconto biblico alle proprie esigenze, stabilendo paralleli spesso azzardati o dubbi con la
scienza moderna.
Eppure, proprio l’aver sostanzialmente evitato rifiessioni storiche, filosofiche, filologiche, rende le ipotesi di Schroeder poco
convincenti e, di fatto, non molto utili: l’impressione è che
Schroeder finisca per costruirsi
su misura l’accordo tra tradizione biblica e scienza moderna,
tanto è sicuro che tale accordo
comunque debba esistere. Ma
un’operazione condotta in modo
così discutibile che validità rear
le può avere?
Alberto Bragaglia
‘ GERALD L. SCHROEDER, Genesi e
Big Bang. Uno straordinario paraiielo
fra cosmoiogia moderna e Bibbia, Milano, Interno giallo Editore, 1991, L.
26.000.
INCONTRO VALDESE NEL LUBERON
Una comune eredità
‘ HEINRICH OTT, La preghiera, iinguaggio dell’uomo, Genova, Marietti,
pp. 63.
Si tiene dal 10 al 13 luglio la
Rencontre internationale vaudoise di Mérindol nel Luberon.
L’« Association d’Etudes vaudoieses et historiques du Luberon » si interessa soprattutto al
fenomeno valdese diffusosi nella regione nel corso del XV secolo e fatto oggetto di persecuzioni fino al massacro di Cabrières e Mérindol (1545); il Centro culturale valdese di Torre
Pellice, insieme con la Società
di studi valdesi e la « Deutsche
Waldenservereinigung » di Schön
enberg ha lanciato l’idea di un
incontro internazionale rivolto a
tutti coloro che si richiamano
al valdismo in Europa, nelle
Americhe o in Africa. L’incontro
sarà dedicato a temi di notevole
spessore (La diaspora valdese
oggi; Siamo tutti parenti!; L’internazionale valdese e L’eredità
valdese), che saranno affrontati
nella giornata di sabato. Domenica vi sarà il culto e un « défilé »
in costume tradizionale; seguiranno le conclusioni dei lavori;
per lunedì sono previste escursioni guidate nella regione.
3
10 luglio 1992
commenti e dibattiti
DIBATTITO
Uno Strumento di servizio
La Commissione sinodale diaconale non è una «gabbia amministrativa» ma uno strumento di stimolo per le opere
Dobbiamo essere riconoscenti al past. Luigi Santini il quale, con la sua sensibilità di credente, la sua
lunga esperienza e la sua
"verve” leggermente ironica, ci mette in guardia
contro i rischi della burocratizzazione ecclesiastica.
Il suo scritto SOS: sindrome italica dobbiamo leggerlo come un opportuno
campanello di allarme contro la tentazione (o l’illusione) di risolvere i problemi di fondo della nostra diaconia con la mera
creazione di nuove strutture organizzative.
Secondo Santini il progetto della costituzione
della nuova Commissione
sinodale diaconale, che il
Sinodo dovrà esaminare
quest’anno, rischia infatti
di dar luogo a «un marchingegno accentratore e
burocratico, ponderoso e
onnivoro, liquidatore di
ogni residua iniziativa autonoma, costoso e numeroso, istituzionalizzato e
codificato, portatore di un
pesante legalismo ecclesiastico... », tanto per citare
alcune delle allarmanti (e
un po' terrorizzanti!) espressioni riportate nel
suo articolo. 'Tuttavia vi è
anche un altro modo possibile di leggere il progetto,
cioè nel senso della realizzazione di una struttura
di servizio e non di potere, che sia appoggio e
aiuto affinché gli istituti
e le opere della nostra
chiesa possano compiere
ancor meglio la funzione
per cui sono stati voluti.
Dalla fine degli anni ’60
e durante gli anni ’70 abbiamo udito ben altri SOS
da parte di molti nostri
istituti che si sentivano dimenticati da una chiesa in
altre faccende affaccendata. uri va di competenze specifiche ed incapace di sostenerli nelle loro responsabilità amministrative e
gestionali che si andavano
facendo sempre più complesse. Ormai la fase della tranquilla conduzione familiare e autonoma delle
nostre opere, al riparo di
un ombrello ecclesiastico
sotto il quale nessuna autorità pubblica osava mettere il naso perché priva
di normative adeguate a
una specificità quasi indecifrabile, era finita.
Le nuove
leggi
Il nuovo ordinamento
regionale, l’istituzione delle USL, il riordino fiscale,
i contratti sindacali di categoria (chi ricorda lo
sciopero del Rifugio Carlo
Alberto?) implicavano l’assunzione di nuove responsabilità e Specifiche competenze davanti alle quali
i comitati si sentivano per
lo pili impreparati, rieorrendo a volte a soluzioni
improvvisate e non coordinate con il rischio di
compiere gravi e costosi
errori. La firma delle nostre Intese con lo stato
itaPann. specie con le dichiarazioni dell’art. 12. imponeva già una revisione
dell’intero assetto della nostra diaconia al fine di definirne con chiarezza la
natura giuridica, la collocazione amministrativa e
fiscale, i rapporti con gli
enti civili ecc.
Tutte queste re.sponsabilità ricadevano sulla Tavola valdese dopo che la
CIOV, unico organismo,
per statuto, deputato ad
essere potenzialmente strumento di coordinamento
amministrativo della diaconia, aveva scaricato sulla Tavola stessa ben cinque degli otto istituti che
le erano stati affidati.
Al fine di riequilibrare
questo carico di responsabilità nel 1985 si pose mano a una revisione dello
statuto della CIOV con
l’intento di restituirle la
sua funzione originaria,
fornendole gli strumenti
necessari per rendere possibile una gestione non più
diretta, ma delegata, degli istituti che il Sinodo
avrebbe voluto affidarle.
Ma il processo di affidamento non fu mai attivato sia per la difficoltà della CIOV stessa di sistemare convenientemente il suo
nuovo rapporto con i tre
istituti rimasti di sua competenza, sia per il carattere ancora troppo accentratore del rapporto previsto con altri istituti àf-’
fidanti.
I Dipartimenti
diaconali
In mancanza di altre
strutture di coordinamento il Sinodo del 1984 aveva istituito i Dipartimenti
diaconali al fine di svolgere un servizio di collesamento deeli istituti su base distrettuale, di promuovere la riflessione teologica e sviluppare un rapporto più stretto con le chiese. Il progetto di un Dipartimento diaconale generale di raccordo sul piano nazionale, come interlocutore sinodale sui problemi della diaconia non
fu accettato. Il progetto
risultò monco e non fu attuato salvo che nel I e II
Distretto.
L’elaborazione di un programma di coordinamento
generale della diaconia si
affiancava intanto alla necessità di meglio definire
la situazione giuridica e
amministrativa dei singoli istituti sulla base del
principio del decentramento fiscale. Tale processo di
autonomia è andato sviluppandosi con la re\n sione
dei sinTOli statuti al Une
di definire per ogni istituto le sue caratteristiche
essenziali, l’ambito deba
sua responsabilità gestronaie, l'attribuzione della
soggettività fiscale ecc.
Il progetto della nuova
CSD riprende dunaue il
programma originario
di collegamento, coordinamento. controllo e supporto degli istituti di uno smesso settore, sostituendosi
da un lato alla CIOV. sia
pur con sostanziali drff'=renze (rimanendo la CIOV
l’organismo di gestione dei
soli ospedali), e dall’altro
ai Dipartimenti diaconali
di cui eredita una parte
delle funzioni. Le funzioni
di collegamento degli istituti tra di loro e con le
comunità della chiesa a livello territoriale ven<^ono
invece assunte dai futuri
nuovi Circuiti.
I rapporti con gh istituti affidati alla CSD non
avranno dunaue carattere
di dipendenza gerarchica,
quindi non saranno in al;
cun modo « liauidatori dì
orni residua iniziativa autonoma ». ma rappresenteranno di fatto una volontà
di compartecipazione competente e di corresponsa
bilità. Gli istituti non si
sentiranno più isolati nel
compimento delle loro funzioni essenziali di testimonianza e di servizio, che
non dovranno subire alcun
processo di appiattimento
e normalizzazione ma dovranno essere ulteriormente valorizzate nella loro
specificità.
Ma altri organismi sono
preposti al servizio degli
istituti: il Centro dei servizi per le consulenze amministrative e fiscali, la
Commissione di studio pella diaconia per la riflessione biblica e teologica,
la Scuola diaconale dì Firenze per la preparazione
del personale, l’Associazione evangelica di volontariato, e infine l’auspicabile riconvocazione dell’assemblea annuale delle ope^
re.
Non dunque gabbia amministrativa onnivora e
burocratizzata, ma strumento di servizio e di stimolo. I comitati di gestione, liberi da angosce amministrative, tecniche, burocratiche, fiscali e sinda;
cali potranno concentrarsi
sugli aspetti del servizio
e della testimonianza, vera ragion d’essere della nostra opera diaconale.
Concludendo, credo sia
chiaro a tutti che, al di là
di corretti prograrnmi organizzativi pur indispensabili e sempre perfettibili,
il modo ■ evangelico di vivere e condurre la diaconia della chiesa dipende
essenzialmente dalle donne e dagli uomini chiamati ad operare in essa.
Dalla loro sensibilità umana e di credenti, dalla loro disponibilità a ricercare
la guida della Parola del
Signore, dalla loro capacità di essere attenti alle
vere necessità delle persone in difficoltà di cui devono occuparsi per dare
risposte di umanità, amore, dedizione.
Alberto Taccia
FAX DALL’URUGUAY
Un’esperienza singolare
Sei mesi per ricevere una lettera o una rivista: viviamo tagliati fuori dal mondo - E il postino verrà?
Avete vissuto l’esperienza di aspettare sei mesi l’arrivo di una lettera,
di un settimanale, di una rivista, di
un bollettino? Non avrei mai immaginato che mi sarebbe toccato vivere
l’esperienza dei miei antenati, dei nostri nonni, che aspettavano molti mesi per ricevere notizie dei loro cari
rimasti nelle loro amate valli alpine.
Questa è dunque la nostra realtà.
Grazie al fatto che ora esistono il
fax e altri mezzi di comunicazione
possiamo sopravvivere ad uno sciopero della posta che in Uruguay, e specialmente a Montevideo, ci ha privati di un modo quotidiano di comunicazione. A causa dello sciopero gli
amici e le amiche che viaggiano si
sono trasformati in postini. Solo così ci sono arrivate le notizie.
Domenica scorsa mi sono svegliato
alla fine di un sogno: avevano suonato alla porta della mia casa, ero sceso ed avevo ritrovato un enorme pacco di lettere che per quanti sforzi
facessi non riuscivo a sollevare. Fortunatamente era poi arrivato un amico che vive in Spagna e in due, con
grandi sforzi, eravamo riusciti a portarlo sulla mia scrivania. Mi sono però svegliato quando cominciavo a
leggere le lettere e a conoscere ì nomi di quelli che mi avevano scritto.
Uno psicologo potrà forse un giorno interpretare questo sogno. Non credo che l’interpretazione debba esseretroppo difficile. Infatti ogni mattina
penso: sarà oggi? sarà oggi che verrà
il postino? In questa situazione non
c’è niente di strano a pensare: pazienza, se non sono arrivate l’anno
scorso le lettere che nostra figlia ci
ha scritto dall’Inghilterra! Per fortuna sono arrivate adesso e possiamo
leggere i racconti di come aveva vissuto!
Però le lettere si perdono, come si
è persa la lettera che annunciava ad
uno studente di diritto che aveva vinto una borsa di studio in Spagna. E
lo studente ha perso la borsa di studio.
Storie come queste possono essereraccontate all’infinito.
Mi domando: gli esiliati a Babilonia avranno aspettato con lo stesso
nostro desiderio le lettere di Geremia?
Da gennaio a giugno siamo stati
senza l’« Eco delle valli valdesi » e per
altre ragioni siamo privi anche del
« Mensajero Vaidense » “ e del « Dialogo », il mensile chiamato a sostituirlo.
Abbiamo teso le orecchie per sentire cosa accadeva nel mondo, sperando
che il mare ci recasse qualche bottiglia con un messaggio scritto.
Siamo tanto disinformati che ci interessa sapere come si stanno realizzando le celebrazioni dei 500 anni dell’America.
Ma in fondo questo sciopero rappresenta anche l’adesione alle « Celebrazioni dei 500 anni dell’arrivo di
Colombo », che ha inauguralo le relazioni tra l’Europa e l’America,
Uno scrittore uruguayano ha detto
che corriamo il rischio di vedere l’arrivo di Colombo e le sue conseguenze
influenzate da due "spiriti" opposti, il
"malinchismo" ed il "pachamamismo".
Per "malinchismo" si intende lo spirito di rifiuto verso i "biondi barbuti”
descritto nella Maledizione di Malinche. La conquista è stata una maledizione senza attenuanti. Corriamo
il rischio di interpretarla così facendo
tabula rasa di tutto quello che non è
di origine americana. E’ lo stesso spirito nazionalista che ha combattuto
Geremia quando nel capitolo 29 del
suo libro afferma: « Fabbricate delle
case e abitatele, piantate dei giardini
e mangiatene il frutto... » (Geremia
29: 5).
Per "pachamamismo" si intende lo
spirito degli adoratori di "Pachamama”, la dea della terra per i primi abitanti di questo continente. Questo spirito ci può condurre a considerare che
siamo i migliori e che ciò ci deve
bastare. Vivere soddisfatti della terra
e pensare che tanto sono gli altri
che la rovinano.
Non sono d'accordo né con il ’’malinchismo’’ né con il "pachamamismo".
Il mio postino mi ha dato una lezione.
A causa di uno scarso salario per un
servizio che dovrebbe essere ben pagato, non porta più .le lettere. Ed io sono condannato a sperare, perché tutte le mie lettere stanno nel porto e,
con tutte le altre, formano un mucchio di 25 mila chili di corrispondenza
che aspetta di essere distribuita o...
un fiammifero.
Per questo quando arriverà il postino penso di regalargli l’importante
libro di Eduardo Galeano, Le vene
aperte delTAmerica Latina.
Però il postino verrà...?
Carlos Dclmonte
‘ La pubblicazione dei « Mensajero Vaidense ■> è stata sospesa dal Sinodo '92 (ndr).
PRECISAZIONE
Le “Note protestanti”
Domenica 21 giugno il
« Notiziario evangelico » alla radio ha dato notizia
della partecipazione del
« consiglio dei pastori delle chiese evangeliche fiorentine » ai lavori del Sinodo diocesano, con una
sua nota sui documenti sinodali. Ora leggo la stessa notizia, più sviluppata,
sul n. 16 del NEV. Occorre precisare e rettificare.
1) Non esiste un «consiglio dei pastori... »; vi è
un « consiglio di responsabili e pastori... », di cui
fanno parte anche assemblee, come i Fratelli, che
non hanno pastori, nonché direttori di opere eccetera. Tale consiglio è un
semplice ergano di collegamento, informazione,
coordinamento di alcune
attività comuni; non ha
alcuna capacità decisionale né di presa di posizione, a meno che ne sia
espressamente investito da
tutte le comunità.
2) Vi è un annoso problema aperte: alcuni pa
stori — in sostanza quelli
che hanno elaborato e firmato le « Note protestanti » al documento diocesano — sono da tempo impegnati in un rapporto
con la curia e con il Sinodo della diocesi. Nella
quasi totalità le chiese lo
hanno ignorato, disinteressate, o contestato, almeno
nella misura in cui esso
le coinvolgesse, volenti o
nolenti. Nel febbraio 1991
abbiamo avuto un incontro di comunità evangeliche, informale ma significativo, e pur nel confrontarsi fraterno delle posizioni, la forte maggioranza si è espressa contro tali incontri e partecipazioni
ufficiali, pur aperta a ogni
incontro di base, soprattutto nella ricerca biblica
comune. In tal senso è stato organizzato un incontro
comune, nella « settimana
dell’unità » 1992.
3) Le « Note protestanti » in questione sono un
documento « personale »,
elaborato dai 6 firmatari.
Non credo che nelle altre
comunità sia stato dato
mandato ai rispettivi firmatari; quello che è certo è che la Chiesa valdese
non si è espressa e .neppure avrebbe voluto farlo,
ed è altrettanto certo che
il past. Alfredo Sonelli lo
ha detto con schietta lealtà. Nell’ultima riunione
mensile dei responsabili, i
firmatari hanno voluto far
partecipi gli altri delle note che avevano elaborato;
era stato però ribadito con
tutta chiarezza che si trattava di una partecipazione
a titolo rigorosamente personale e che le « Note »
stesse, ma soprattutto il
fatto di presentarle al Sinodo diocesano, « non »
impegnavano in alcun modo le chiese.
4) Resta comunque l’ambiguità di fendo di questa
« partecipazione personale »: specie da parte di pastori, che nell’ottica cattolica sono sempre rappresentativi. Si partecipa
« personalmente » a un in
contro informale; ma a un
incontro ufficiale, con tanto di qualifica: «il past. X
Y, della chiesa Z... » non
si è mai recepiti, specie
in sede cattolica, in modo
strettamente « personale »;
questi fratelli e sorelle devono sapere che, volenti o
nolenti, ci impegnano (e,
quindi, calpestano la nostra sensibilità e, talvolta,
le nostre decisioni). Questa voce corre, infatti, a
Firenze. E se persino organi evangelici possono equivocare...
Questa precisazione, non
per puntiglio formale, può
essere di più largo interesse ora che l’invito a
partecipare, in qualche misura, al Sinodo diocesano
è venuto anche a Roma e
verosimilmente verrà altrove. Se ne tenga conto
facendo, come ci disponiamo a fare, il punto sui
rapporti ecumenici.
Gino Conte
4
vita delle chiese
10 luglio 1992
FESTA DELLE CHIESE DEL BASSO LAZIO
Albano laziale, 21 giugno. Un momento del culto all’aperto nel
parco di Villa Boria.
Chiamati a iibertà
Un bell’incontro per mettere a confronto le varie realtà della zona
e per affrontare i temi deH’ecumenismo e della donna nelle chiese
Promossa dalle chiese e dai
centri battisti, metodisti e valdesi di Albano, Ariccia, Colleferro,
Ferentino, Isola Liri, Rocca di
Papa, Sant’Angelo in Villa e Velletri si è tenuta, ad Albano Laziale, nella profumata e straordinaria cornice del parco comunale di Villa Doria, la I festa
delle Chiese evangeliche del Basso Lazio. Dopo un’accurata e
meticolosa preparazione, durata
circa 6 mesi, si è giunti finalmente all’incontro del 21 giugrio,
un giorno solare dopo tanti piovieginosi.
La festa ha avuto inizio alle
ore 11.30 con il culto presieduto dal pastore Luca Negro della
comunità di Albano, mentre il
sermone, tratto da Calati 5,
vers. 13-15, è stato tenuto dal
professore Paolo Ricca.
La libertà, ci ha ammonito
Paolo Ricca, non è qualcosa che
noi possediamo, è qualcosa che
non ci viene né dalla storia, né
dalle democrazie nelle quali viviamo. La libertà è un cammino, difficile, di fede al quale noi
siamo chiamati, così come lo fu
il patriarca Abramo o il popolo
ebraico, schiavo in Egitto. Della
libertà è difficile dare una definizione, potrebbe forse essere
paragonata ad un sole del quale
noi possiamo indicare alcuni raggi; fra i più importanti citiamo
la libertà di esistere, la libertà
di credere, la libertà di amare.
Nella realtà di tutti i giorni
questo è appunto il nostro principale compito: impelarci per
affermare queste tre hbertà, fra
le quali la più significativa riteniamo sia senza dubbio quella di amare. 11 sermone, particolarmente vibrante, è stato seguito dalla Santa Cena e da una
colletta per la Jugoslavia. Dopo
il culto Luca Negro, a nome
delle comunità presenti, ha dato
il benvenuto ai molti ospiti fra
i quali i rappresentanti della
CEVAA, il vescovo Dante Beniini e le corali di Roma e Civitavecchia.
Sono stati poi invitati a parlare Samuel K. Ada della
CEVAA e il vescovo Dante Bernini. Samuel K. Ada, con la sensibilità di chi proviene dal terzo mondo, ha richiamato la nostra attenzione suH’ambiente naturale nel quale il culto si è tenuto paragonandolo agli arnb’enti ricchi di suoni naturali nei
quali si .svolgevano le predicazioni dei primi cristiani. Ancne
il vescovo Bernini è sembrato
ai convenuti particolarmente
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Essere americani
prima della scoperta
Cercasi
La CASA VALDESE di Roma cerca una impiegata a
tempo pieno con le mansioni
di
GOVERNANTE
in possesso dei requisiti propri della professione.
Trattamento contrattuale
ed eventuale alloggio in monolocale attrezzato.
Si richiede capacità nella
gestione del personale, nella
assistenza ai servizi di mensa e di ospitalità e sarà titolo preferenziale la conoscenza delle lingue.
Inviare curriculum e disponibilità alla Direzione della
Casa valdese - via Alessandro
Farnese, 18 ■ 00192 Roma, entro il 15 settembre 1992.
Roma, 24 giugno 1992
Per il consiglio deU’APICasa valdese
arch. Paolo Landl, presidente
tei. 06/321.82.22
commosso sia per la scelta del
posto che per le riflessioni teologiche di Paolo Ricca. Nei numerosi stand i presenti hanno
potuto rifornirsi di dolci offer^
ti dalla comunità di Albano, di
oggetti di tipo diverso provenienti dai paesi del terzo mondo, di materiale divulgativo sull’attività dei protestanti e infine di libri posti in vendita dall’onnipresente Mario Berutti, pastore di Colleferro-Ferentino.
Il pomeriggio
Dopo una breve sosta sotto
gli alberi del parco per consumare il pranzo al sacco, per
chiacchierare, per fare musica
o per fare amicizia 1 attività e
ripresa intorno alle 15 e molti
sono stati gli oratori, ognuno
portatore di un proprio significativo messaggio.
Sperando di non dimenticare
alcuno ricordiamo Daniel Ralibera, della Chiesa di Cristo del
Madagascar, Ralph Tainore delle isole della Polinesia e Jacques
Terme, presidente della CEVAA.
Ci hanno particolarmente colpito le parole di Tainore che, ricordando la bellezza delle isole
del Pacifico, ci ha esortato a
non dimenticare « la libertà all'esistenza » di tali isole che sono spesso usate, purtroppo, come pattumiere di residui chimici e nucleari dai paesi più ricchi. Jacques Terme, parlando della CEVAA, ci ha detto che essa
si esprime attraverso la libertà
di essere delle varie chiese, un
unico corpo vivente di Cristo
formato dalle chiese dell’Est,
dell’Ovest, del Nord e del Sud
del mondo, tutte con pari dignità.
E’ stata poi la volta di Paolo
Naso, direttore della rivista
’’Confronti”. L’oratore, dopo aver
analizzato brevemente gli aspetti salienti degli anni Novanta, vr
sti come gli anni degli scontri
d’identità, di religioni e nazionalismi vari, è passato a valutare l’ecumenismo. Nel mondo
d’oggi l’ecumenismo non deve
essere l’ecumenismo delle potenze in dialogo né quello del compromesso teologico, che dimezza
le identità, ma deve essere quello indicato dal processo conciliare che si sforza di attuare n
dialogo fra culture diverse in un
cammino comune di fede e libertà.
Ci sono stati successivamente
gli interventi di Anny Bernardi
che ha parlato dell’attività della Cicar e di Marcello Trombetta. Quest’ultimo, a nome delle
Comunità cattoliche di base e
del movimento ’’Vocatio’\ ha arfermato la libertà del credente
cristiano cattolico che vuole crescere non più come sacerdote
del « tempio » ma della « strada ». . . j a
Sono intervenuti poi padre
Emidio, un frate carmelitano.
Mahmoud Mansoubi, autore del
libro Noi stranieri d’Italia, e
Maria Bonafede, pastore della
Chiesa valdese di piazza Cavour.
In particolare Maria Bonafede
ci ha intrattenuto sul tema « Le
donne nelle chiese e nella società », illustrando l’evoluzione del
pensiero femminista che, partendo dalla rivendicazione dell’uguaglianza, è oggi arrivato all’affermazione di una nuova linea di
pensiero secondo la quale le
donne affermano la loro diversità e il loro diritto ad essere
diverse. E’ la scoperta di un
nuovo mondo che persino l’universo femminile non è, a tutt’oggi, ancora in grado di comprendere appieno sia nei confronti
delle altre donne che nel rapporto con l’uomo.
Franco Sommani, nuovo sovrintendente del circuito, si è
rallegrato con le comunità promotrici della manifestazione augurandosi che in futuro altre
chiese pwssano aderire a tale festa e si realizzi così concretamente l’integrazione delle comunità valdesi, metodiste e battiste.
Le corali
Molto piacevole è stato nel
corso del pomeriggio l’apporto
vivace dato alla festa dalle due
corali di Roma e Civitavecchia
che, intervenendo con i canti,
hanno « alleggerito » un programma così ricco dal punto di vista
delle parole. L’ultimo oratore invitato a parlare è stato il prof.
Paolo Ricca, l’argomento proposto « Le chiese e l’Europa ».
Ricca, con la sua proverbiale
e piacevole dialettica, ha fatto
notare ai presenti che la giornata vissuta insieme poteva essere
considerata una parabola di
quello che le chiese in futuro
possono rappresentare. Essere
cioè:
1) chiese diverse, formate da
cattolici di base, di vertice, da
musulmani, da chiese evangeliche riformate e luterane, da ortodossi, che si incontrano senza
più confini né di tipo geografico
né di fede;
2) chiesa all’aperto, senza mura, nella quale possano liberamente arrivare i suoni della natura e della realtà esterna, chiesa cioè aperta al mondo;
3) essere infine un luogo di
culto dove risuona, insieme col
canto degli uccelli, quello degli
uomini che annunciano la paro;la di Dio mentre spezzano tutti
insieme il pane alla mensa del
Signore.
Un commosso canto tinaie na
concluso questa significativa
giornata ma negli occhi di tutti
era presente una domanda; a
quando e dove la prossima festa?
Giuliana Mortari
SAN SECONDO — Cosa significava essere americani prima
dell’arrivo in America degli europei? E’ stato questo il tema
della giornata delle scuole domenicali del II Circuito, che si
è svolta domenica 24 maggio a
San Secondo.
A parte i disguidi sul luogo
— la giornata avrebbe dovuto
svolgersi al Castagneto e all’ultimo momento, con la tipica
confusione che questi mutamenti improvvisi provocano,
abbiamo dovuto cambiare sede
per motivi meteorologici — la
giornata è riuscita molto, bene.
Speriamo che quest’unico aspetto negativo non cancelli nella
memoria delle persone che sono andate inutilmente fino al Castagneto i molti aspetti positivi
della giornata.
Nel culto della mattina, a cui
hanno partecipato anche genitori e amici, le varie scuole domenicali hanno presentato con
cartelloni e scenette le varie culture precolombiane. L’aspetto
importante è stato che ogni
scuola domenicale si è confrontata con una cultura e un modo di vivere molto diverso dal
nostre, e quindi la scoperta che
un popolo può vivere anche così, e serenamente. I vari contributi erano scanditi da canti di
origine americana, che già normalmente compongono una
grande parte del canto delle
scuole domenicali. Dopo il culto
abbiamo fatto pranzo al sacco
e c’era la possibilità di giocare
e di socializzare. Il pomeriggio
era occupato da vari laboratori:
il gruppo dei piccoli ha preparato delle danze, una parte del
gruppo dei medi dei canti con
strumenti, l’altra parte del gruppo dei medi ha prodotto maschere e addobbi, il gruppo dei grandi invece ha fabbricato un totem. La giornata si è conclusa
con un momento comunitario di
canti e balli con le maschere davanti al totem e la merenda.
Come tutte le iniziative comunitarie anche questa giornata è
costata molto impegno e lavoro, ma il risultato meritava la
fatica. Ringraziamo i momtori e
le monitrici delle sei scuole domenicali per il loro impegno e
per l’ottima organizzazione del
programma, e ringraziamo la
chiesa di San Secondo per l’ospitalità che ha offerto così all’ultimo memento alla giornata
delle scuole domenicali. I ragazzi si sono divertiti, e speriamo
che i danni che la nostra numerosa presenza nel cortile della
chiesa ha causato non siano stati troppo grandi.
Incontro al
« Castlusset »
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il tradizionale incontro all’aperto, che ogni estate a luglio si
svolge sulla collina di San Giovanni con buona partecipazione
di membri della comunità, avrà
luogo domenica 12 in località
« Castlusset » alle ore 15.
Lutti
BOBBIO PELLICE — A pochi mesi di distanza dalla morte di suo marito, Susanna Bonjour ved. Gönnet ci ha lasciati.
Dopo alcuni giorni, siamo stati lasciati anche da Stefano Durand Canton e Stefano Charbonnier.
Per i familiari in particolare e
per noi tutti l’Evangelo della consolazione e della vita eterna che
vengono da Dio rimane l’unico
fondamento della nostra fede in
Cristo, il Risorto dai morti.
Benvenute!
PRAROSTINO — La comunità
tutta dà il benvenuto alle due
piccole nate recentemente; Deborah di Nella e Sergio Gönnet,
e Sophie Katharina di Erika e
Klaus Langeneck. Felicitazioni e
auguri alle loro famiglie.
• Nel corso del culto del 21
giugno è stato battezzato Alain
di Giorgio e Fiorella Avondet;
che l’opera della grazia di Dio
si compia anche per questo bambino.
• Rinnoviamo la nostra cristiana simpatia alla famiglia di
Federico Paschetto deceduto all’età di 84 anni, come pure ai
familiari di Susanna Ayondetto
ved. Avondet di 91 anni.
Giornata
comunitaria
ANGROGNA — Domenica 19
luglio è in programma una giornata comunitaria al Bagnòou.
L’appuntamento è alle ore
10,30 presso la Cà d’ia Pais per
il culto tenuto dal pastore Marchetti.
Seguirà un pranzo al sacco nei
prati che circondano la casa e
poi, nel pomeriggio, chi vorrà
potrà — tempo permettendo —
fare delle passeggiate nei dintor
ni. ^ .
Confidiamo in una partecipazione numerosa!
Solidarietà
POMARETTO — Sabato 4 luglio si sono svolti i funerali del
fratello Marcello Pons, deceduto
all’età di 83 anni nella sua abitazione di Perosa Argentina. Persona ben conosciuta nelle valli
Chisone e Germanasca per aver
gestito per lunghi anni un negozio di ferramenta in Perosa
era stimato e lascia un buon ricordo di sé. La comunità vuole
essere vicina alla sua compagna,
alla figlia ed ai familiari in questa triste circostanza.
EUROPA: NELL’UNITA’
LA COSTRUZIONE
DI UN’IDENTITÀ”?
rencontre
AU COL LACROIX
Domenica 19 luglio 1992
Ore 10,30: culto con animazione. Cena del Signore.
Pomeriggio: interventi
messaggi - incontri.
Animazione condotta da un
gruppo di nostri giovani.
Medagliette ricordo Col Lacroix.
Centro o,
culturale
valdese
MOSTRA
Giovedì 16 luglio 1992 - ore 15
Il presidente dell’ ITALGAS
avv. Carlo Da Molo inaugurerà la mostra:
ACQUA, LUCE, FUOCO
IN VAL PELLICE
nella sala « Paolo Paschetto »
presso il Centro stesso (via
Beckwith, 3 - Torre Penice).
Per informazioni 0121/932566.
5
10 luglio 1992
vita delle chiese
DIARIO DI UNA CELEBRAZIONE
VALDESI IN VISITA NEL LOMONT
L’impegno di una chiesa Ospiti graditi
centenaria
Un incontro tradizionale che ci ha visti come
invitati per quest’anno - Una giornata intensa
Le conferenze e le mostre, il culto all’aperto e la Corale, gli interventi e i « gospel »: la festa ha premiato lo sforzo organizzativo
OMEGNA — Per noi, membri,
simpatizzanti ed amici della
Chiesa metodista, il Centenario
è iniziato ben prima del 21 giugno ’92! Infatti ci abbiamo messo nove mesi intensissimi a discutere, preparare, inventare,
correggere, perfezionare ed organizzare questo nostro Centenario, che ci era motivo di gioia
e di preoccupazione, poi finalmente tutto è decollato...
Abbiamo incominciato con due
conferenze sui 500 anni della
conquista dell’America: due amici della Lega internazionale per
i diritti e la liberazione depopoli ci hanno dottamente riportati a 500 anni fa, allorché
il nostro mondo « occidentale »
si è reso reo di genocidio degli
indios.
Quindi, la sera dell’ll giugno,
ecco apparire le mostre metodista e valdese, nella Sala_ del
Carrobbio, che vengono inaugurate alla presenza dell'assessore alla Cultura. Sala messa a
disposizione dall’amministrazione comunale, la quale ha c»ntribuito con estrema sensibilità alla riuscita delle nostre « celebrazioni ».
Assieme alle mostre c’erano naturalmente i libri della Claudiana. Sabato 20 giugno, nonostante
il tempo inclemente, le mostre
ed i libri sono stati presentati in
piazza, al centro della città, per
sensibilizzare tutti i cittadini e
passanti che si sono dimostrati,
infatti, interessatissimi.
Giovedì 18 si è svolta l'ormai
tradizionale « camminata » che
ha visto la partecipazione di 120
partecipanti, malgrado la pioggia.
La sera di venerdì, nell’aula
consiliare, il pastore Giovanni
Carrari ha tenuto una conferenza su « lì metodismo nel Vertano- Cusio- Ossola » presentando il
fascicolo con la storia della nostra comunità, che ora — grazie
alla sua appassionata competenza e dedizion« — è disponibile
per chiunque voglia interessarsi
a questa importantissima fetta
di storia nostra e locale, religiosa e sociale.
Poi, finalmente, il sole è tornato per la conclusiva giornata di
domenica 21 giugno, allorché sono arrivati centinaia di fratelli
delle altre comunità, vicine e
lontane, oltre ad un nutrito gruppo di simpatizzanti locali, amici
ed amiche con i quali abbiamo
già collaborato in iniziative di
carattere sociale e civile.
Il culto, celebrato all’aperto
dalla pastora Francesca Cozzi e
dal pastore Claudio H. Martelli — presidente dell’OPCEMI —
è stato aperto e concluso dal
bravissimo gruppo dei T.N.T.
(Trieste Nuove Testimonianze)
che fa « nuove espressioni di
musica per lo spirito » e che
purtroppo la sera prima — causa il tempo perfido — nqn ha
potuto prodursi per molti, pur
riuscendo da tutti apprezzatissimo.
Il pastore Martelli, nel suo ser
mone, ha fatto l’accostamento fra
il 1892 allorché nacque la nostra
comunità ed il tempo attuale,
per ribadire il difficile ma indirimibile compito degli evangelici che — sempre nelle situazioni « a rischio » — possono e debbono continuare la loro opera
e portare avanti la parola dell’Evangelo, proprio allorché pare che più che mai essa venga
tradita o tacitata.
La Corale metodista di Milano,
che già avevamo avuto occasione di sentire a Novara e che
raggruppa fratelli metodisti ed
amici cattolici, ha dato una bellissima prova del suo spirito artistico ed ecumenico cantando
gospel, spiritual oltreché inni
moito impegnativi. Dopo le « cc
Il culto con la partecipazione della Corale metodista di Milano.
rimonie » calorose dei saluti e
dei ringraziamenti ai fratelli ed
alle « autorità », si è andati a
pranzo a Bagnella, sotto un tendone gentilmente offerto da
amici con i quali abbiamo collaborato a montare le strutture.
Nel pomeriggio, dopo il concerto della corale, il pastore
Giovanni Carrari ha ricordato e
presentato, nella carrellata storica, i pastori che hanno operato in zona, ai quali è stata consegnata, non senza emozione,
una targa a ricordo.
Vogliamo particolarmente ricordare Fehe Rossi Cavazzutti,
che tutti conosciamo e ammiriamo; era presente in duplice veste, quale figlia del primo nostro
pastore e vicepresidente della
World Methodist Historical Society.
Gradita la presenza di Laura
Carrari, madre di Giovanni e vedova di Samuele, nostro pastore
nei difficili anni ’40.
C’era Giuseppe Bernardini, sovrintendente del 6" Circuito, che
per circa due anni ha avuto cura della nostra comunità e... tanti altri che non possiamo citare
qui, per brevità. Ancora nel pomeriggio i bravissimi « Quattro
Quatti » di Napoli hanno decisamente entusiasmato tutti, con
spiritual e gospel, cantati con la
loro bravura partenopea; forse presto li potremo risentire
se le cose andranno come speriamo. Nella conduzione della
giornata ci ha validamente aiutati il fratello Nino Monteggia
di Luino.
Queste nostre « celebrazioni »
ci hanno convinti della validità
dell’iniziativa di tenere la « chiesa aperta », il che non è soltanto un simbolo di accoglienza e
di riferimento, ma è e deve diventare un importante momento di
comunicazione ed aggregazione.
In questo periodo la pastora
Francesca Cozzi è stata intervistata dalle TV locali (radio e
giornali hanno parlato di noi)
ed anche questo è un modo per
completare ed attualizzare la
« storia della nostra chiesa » che
un settimanale locale sta pubblicando e continuerà a pubblicare
(sono ben 11 puntate) con ottimo risalto.
Per tutti questi motivi e per
altri ancora, possiamo dire che
i nostri sforzi e il nostro impegno sono stati coronati da una
risposta che ci ha scaldato i cuori e che ci sprona a continuare
nel nostro impegno religioso e
civile.
F. C.
Pubblichiamo qui di seguito i numeri estratti domenica 21 giugno tra
i sottoscrittori: 1“ premio n. 2476; 2°
premio n. 1242; 3° premio n. 0044.
Quest’anno, nel loro incontro
tradizionale del lunedì di Pentecoste, i protestanti luterani del
Lomont hanno voluto onorarci
dedicando la loro giornata ai
valdesi. Pertanto hanno invitato
Marco Gnone, che ha esposto
una bella mostra fotografica su
luoghi e momenti significativi alle valli, e il pastore Giorgio
Tourn che ha presieduto il culto del mattino e ha presentato
la storia e la realtà valdese nel
pomeriggio.
La festa delle
chiese luterane
Da ben 105 anni le 23 parrocchie luterane del Pays de Montbéliard si ritrovano per una
grande festa che può far pensare contemporaneamente al nostro XV agosto e alla nostra festa di canto.
L’incontro doveva aver luogo
all’aperto, in un bellissimo anfiteatro naturale, circondato da
boschi di abeti e querce, con alle spalle il confine con la Svizzera e in lontananza la linea blu
dei Vosgi che si distingue nelle giornate serene. Purtroppo il
maltempo ha costretto i partecipanti a rifugiarsi nel tempio
di Montécheroux, forse troppo
piccolo per accoglierli tutti. Ma
se la festa ha perso in spettacolarità, ha certamente acquistato
in intimità; seduti nei banchi,
avevamo ben presente la grande scritta « En Dieu mon appui »
che ci sovrastava tutti dal tetto
dove è stata realizzata con il diverso colore delle tegole.
Nel Lomont vi è una forte
concentrazione di luterani che
vivono oggi una situazione molto simile a quella dei valdesi
delle valli; entrambe realtà contadine che hanno subito pesantemente l’impatto con le grandi
industrie e che hanno il problema di mantenere e trasmettere
la loro identità.
Nel pomeriggio ci ha intrattenuto la fanfara mennonita, mentre al mattino ben 15 corali si
sono succedute con due canti
ciascuna: corali di una o più
parrocchie riunite, coretti e im
coro maschile. Il repertorio era
vario, presentato con cura in un
clima di fraternità e senza competizione. E’ stato bello ed emozionante poter cantare il Giuro
con la corale di Vandoncourt
che lo aveva preparato per noi.
Vittoria Spelta
Quando Vittoria Spelta nasceva, il 19 agosto 1889, nelle Valli
erano in pieno svolgimento le
celebrazioni del secondo centenario del Rimpatrio. Ma dal mondo valdese il suo luogo di nascita era lontano sia geograficamente, sia spiritualmente. Nasceva
infatti a Palmanova, nel Veneto,
da famiglia cattolica; poi, per
dolorose vicende familiari (sua
madre era morta di parto), veniva educata nell’Istituto evangelico di Pai lanza. Qui riceveva
quella profonda spiritualità biblica che doveva diventare la
forza di tutta la sua lunga esistenza. Molto presto sente la sua
vocazione di educatrice; nel 1916
risponde a un appello della Società delle Missioni di Parigi e
va in un’isola del Pacifico, a
Tahiti, per un periodo di servizio come insegnante; un periodo
che doveva durare 40 anni.
Co-sì Roberto Coìsson, ne] libro
/ Valdesi e l’opera missionaria,
ricorda quest’esperienza: « Essa
1
Al termine della giornata ogni
direttore di coro è stato chiamar
to dal coordinatore per parlare
con lui scherzosamente e serenamente della scelta e dell’esecuzione dei pezzi, dei passaggi
e degli attacchi più o meno riusciti; ad ogmmo incoraggiamenti per l’anno a venire e un bel
mazzo di narcisi.
In ogni confronto abbiamo
l’impressione di dare qualcosa di
noi, ma siamo anche ben coscienti di avere molto da ricevere.
Adriana Perotti
RICORDO
ha testimoniato per Cristo in
mezzo a quelle popolazioni cristiane per tradizione, dai tempi
delle conversioni in massa avvenute al principio del secolo
scorso, ma dove la religione è
diventata per molti un formalismo esteriore senza base spirituale vera ».
Per molti il suo insegnamento
significò Un incontro con la verità dell’Evangelo, da cui la loro
vita risultò permeata e formata.
A Tahiti Vittoria Spelta restò
sempre legata, anche dopo il suo
ritorno in patria; la sua ultima
lettera, pochi giorni prima della
morte, l’ha scritta in tahitiano
agli amichi allievi. Il periodo di
meritato riposo a Torre Pellice
è stato eccezionalmente lungo;
è mancata all’alba di una domenica in cui gli amici le avevano
organizzato, con qualche settimana di anticipo, una piccola
festa per il suo centrotreesimo
compleanno. Fino all’ultimo ha
partecipato ai culti, ha pregato,
ha goduto della compagnia delle
persone c della bellezza della natura. Il Signore ha fatto brillare
un po’ della pienezza della nuova
creazione nella lunga vita di questa sua figlia. Bruno Rostagno
CHIESA VALDESE
DI COAZZE
I valdesi:
fede e storia
Sabato 11 luglio 1992 - ore 17 :
/ valdesi in vai di Susa e in
vai Sangone durante il basso
Medioevo
Conferenza di Luca Patria,
storico e pubblicista, impegnato nel riordino degli Archivi storici della vai di Susa.
11-25 luglio - ore 16-21:
Mostra sulla storia dei valdesi
La mostra sarà dotata dei seguenti servizi;
1 - Proiezioni di documentari
sulla storia valdese e sul
protestantesimo;
2 - Ascolto di audiocassette
con musica della tradizione valdese, del canto cultuale e di musica popolare occitana;
3 - Esposizione bibliografica
sui temi inerenti alla storia valdese e al protestantesimo;
4 - Accompagnamento dei vi
sitatori, per aiutare il pubblico nella comprensione
degli argomenti proposti.
Sabato 25 luglio - ore 17 :
La Riforma del XVI secolo e
le esigenze di riforma nelle
chiese di oggi
Tavola rotonda con Franco
Barbero, animatore delle Comunità cristiane di base del
Piemonte e Paolo Ricca, docente di Storia del cristianesimo presso la Facoltà valdese
di teologia.
Domenica 26 luglio - ore 17:
Culto protestante e memoria
popolare nel canto
1 - I canti della Riforma;
2 - Storia e fede nel canto
popolare.
Concerto della corale valdese
di Pomaretto.
Le attività si svolgeranno nel
tempio valdese di Coazze, via
G. Matteotti.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 12 LUGLIO
RAIDUE - ore 24,10
Replica:
LUNEDI’ 20 LUGLIO
RAIDUE - ore 9,30
NELLA VALIGIA
DELLE VACANZE
Presentazione di recenti
pubblicazioni edite dalla Claudiana e da altre case editrici;
interviste ad alcuni autori.
6
6 prospettive bibliche
10 luglio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Un monumento alla fedeltà del Signore
« Davide radunò di nuovo tutti gli uomini scelti d’Israele, in numero di trentamila. Poi si levò, e con tutto il popolo
ch'era con lui, partì da Baalé di Giuda
per trasportare di là l'arca di Dio, sulla
quale è invocato il Nome, il nome dell'Eterno degli eserciti, che siede sovr'essa fra i cherubini. E posero l’arca
di Dio sopra un carro nuovo, e la levarono dalla casa di Abinadab ch’era sul
colle; e Uzza e Ahio, figliuoli di Abinadab, conducevano il carro nuovo con
l'arca di Dio, e Ahio andava innanzi all’arca. E Davide e tutta la casa d’Israele sonavano dinanzi all’Eterno ogni sorta di strumenti di legno di cipresso, e
cetre, saltèri, timpani, sistri e cembali.
Or come furon giunti all’aia di Nacon. Uzza stese la mano verso l’arca di
Dio e la tenne, perché i buoi la facevano piegare. E l’ira dell’Eterno s’accese
contro Uzza; Iddio lo colpi quivi per la
sua temerità, ed ei morì in quel luogo,
presso l’arca di Dio. Davide si attristò
perché l’Eterno aveva fatto una breccia
nel popolo, colpendo Uzza; e quel luogo
è stato chiamato Perets-Uzza fino al dì
d’oggi. E Davide, in quel giorno, ebbe
paura dell’Eterno, e disse: "Come verrebbe ella da me l’arca dell’Eterno?”.
E Davide non volle ritirare l’arca dell’Eterno presso di sé nella città di Davide, ma la fece portare in casa di
Obed-Edom di Gath. E l’arca dell’Eterno rimase tre mesi in casa di ObedEdom di Gath, e l’Eterno benedisse
Obed-Edom e tutta la sua casa ».
(2 Samuele 6: 1-11)
Cari fratelli e sorelle,
non ho scelto questo episodio della Bibbia ebraica per fare allusioni ironiche e
poco riguardose alla statica di questa bella costruzione, che oggi inauguriamo con
gioia e con rendimento di grazie. Questo
nuovo tempio non è come il traballante
carro, nuovo di zecca, del povero Uzza!
Però ho pensato che il racconto dell’arca
che sale a Gerusalemme, funestato dalla
tragica morte di Uzza, potesse suggerirci
alcune riflessioni sul significato che ha
per noi questo tempio.
Forse solo la chiesa di Matera, che per
così tanti anni ha preparato questo giorno con pazienza, con qualche sbandamento, con grande sacrificio delle persone e
con generoso apporto finanziario suo proprio come di quello altrui, può capire oggi
la gioia di Davide e del suo popolo, quando finalmente fu possibile riprendere
l’arca del Signore da Kiriath-Jearìm e
portarla a Sion. 'Furono giorni memorabili: si fecero feste, e danze, e canti, e
sacrifici a non finire. Alle spalle stava la
vergogna filistea e la tragica vicenda del
grande re Saul e della sua casa. Davanti
era la prosjpettiva che la vicinanza del Signore al suo unto e al popolo fosse il
segno che, nelle età a venire, alle future
generazioni. Iddio manteneva il patto fatto con Abramo, Isacco e Giacobbe e che
ultimamente aveva stabilito con Davide e
Israele. L'arca, questo strano simulacro di
un Dio che è sì presente e attivo, ma invisibile ed elusivo, doveva ricordare alle generazioni la grandezza e la fedeltà del Signore.
La gioia di Davide e dei suoi in occasione di questo evento è cantata nei salmi
24 e 132. Ivi leggiamo dello zelo di Davide
per l’arca dell’Eterno e del voto che egli
aveva fatto, impegnandosi a trovare per
essa un luogo confacente. Aveva passato
notti insonni, aveva corso pericoli mortali
sia in patria sia come infiltrato nelle file
dei Filistei. Tutto il suo impegno è per
« un luogo del tuo riposo », il luogo del sabato da offrire aH’Etemo.
Ed ora, ecco, tanto impegno e co.sì fortunose lotte giungono a fruizione. Finalmente il re d’Israele, seguito dai suoi fedelissimi, dai sacerdoti parati a festa, ma
anche « rivestiti di giustizia », cioè consacrati e purificati, giungono nelle campagne di Kiriath-Iearìm. dove l’arca è stata abbandonata dai Filistei come una maledizione.
La gioia è al colmo quando la scoprono.
E’ la gioia di un bene ritrovato, per il tesoro nascosto in un campo; ma soprattutto è la gioia per l’adempimento di una
promessa che è clausola del patto davidij
co. Da ora in poi le generazioni che si
susseguiranno nei secoli sapranno che il
Signore ha veramente scelto di stare vicino a Davide e alla sua casa. Sion diventerà il luogo del ripo.so di Dio. il luogo
della speranza dei poveri, il luogo da cui
Domenica 14 giugno le chiese battiste hanno vissuto una giornata di
festa per l’inaugurazione del nuovo tempio a Matera. In questa occasione il pastore Paolo Spanu ha tenuto la predicazione su un testo tratto
dal II libro di Samuele, che pubblichiamo qui di seguito, (red.)
promana per tutte le nazioni il messaggio
della salvezza. La ripresa deU’arca è gioia,
perché marca una delle vittorie più significative dell’Eterno Iddio degli eserciti su
tutti i suoi avversari, interni ed esterni a
Israele. Perciò vi fu gioia e perciò la gioia
contagiò tutti, anche il re Davide, « che
danzava a tutta forza davanti all’Eterno ».
Ma ecco che un fatto terribile cadde
come una doccia fredda su tutto il popolo e sul novello re. Forse per un’asperità
del terreno o per uno scarto dei buoi che
erano aggiogati al traino su cui era sistemata l’arca, questa cominciò a reclinarsi
e minacciava di cadere al suolo. Allora un
uomo di nome Uzza, tanto coraggioso
quanto sconosciuto, si precipitò verso l’arca e fece per sostenerla. Ma non appena
stese le mani per reggerla, cadde a terra
fulminato.
Grande fu lo shock per tutti. Si fece
cordoglio e lo spavento cancellò la gioia
e s’impossessò dell’animo di tutti. Iddio
aveva, inspiegabilmente, creato un vuoto
minaccioso in Israele, non solo perché aveva fatto morire — così si credette — il
povero e coraggioso Uzza, ma perché s’insinuò nei pensieri dei più il dubbio e il
sospetto che Dio fosse una divinità vendicativa, ingiustamente violenta, una divinità della morte più che della vita.
« Come posso portare da me l’arca dell’Eterno? » — disse Davide. Vale a dire,
come posso rischiare la fine di Uzza?
Sappiamo, poi, che il Signore fece in
modo che Davide capisse che la presenza
di Dio è una benedizione e non una minaccia, Ma l’episodio di Uzza rimase come
un’ombra nella memoria di Israele, E tuttora noi ci chiediamo che cosa questo episodio voglia dire,
E’ da escludere che la ragione della
morte di Uzza debba ricercarsi nell’idea
della contaminazione che la manipolazione dell’arca comportava, sia pure per salvarla da un capitombolo inglorioso. Difatti, nella narrazione che il libro di Samuele ci tramanda è detto esplicitamente che
l’arca è stata toccata ripetutamente e senza conseguenze, sia nelle operazioni di carico, sia in quelle di scarico e di collocazione nel mezzo del tabernacolo.
Situare l’episodio
in un contesto teologico
ìPenso, invece, che l’episodio di Uzza
debba collocarsi in un contesto teologico
più che in uno rituale. Infatti, il gesto di
Uzza nega simbolicamente quanto vi è di
più caratteristico nella natura del Dio
d’Israele. L’Eterno Iddio non è un dio che
può essere portato, sostenuto, protetto e
difeso. Al contrario, « l’Eterno, il tuo Dio,
è colui che ti ha portato come un uomo
porta il figliolo » dice il Signore in Deuteronomio (Dt. 1: 31); «Voi avete veduto —
dice il Signore — quello che ho fatto agli
Egiziani e come vi ho portato sopra ali
d’aquila e v’ho condotto a me », si legge
nel libro dell’Esodo (Es. 19: 4). Ecco, il
Signore Iddio d’Israele non è come le divinità degli altri popoli: « Bel crolla —
annunzia Isaia —, Nebo cade... (v. 6). Costoro profondono oro dalla loro borsa,
pesano l’argento nella bilancia; pagano un
orefice perché ne faccia un dio per prostrarglisi dinanzi, per adorarlo. Se lo caricano sulle spalle, lo portano, lo mettono al suo posto, ed esso sta in piè e sta
immobile al suo posto, e benché uno gridi
a lui, esso non risponde né salva dalla distretta... (v. 3) Ma ascoltatemi, o casa di
Giacobbe, e voi tutti, residuo della casa
di Israele, voi siete coloro di cui mi sono
caricato dal dì che nasceste, che siete stati portati fino dal seno materno! .,. fino alla
vostra canizie io vi porterò; io vi ho fatti;
io vi sosterrò; sì, io vi porterò; io vi salverò » (Is. 46: 1-7 passim).
Dunque il Signore non è un Dio che noi
sosteniamo, che noi difendiamo, che noi
proteggiamo, ma al contrario è lui che ci
sostiene, ci difende e ci protegge. Il gesto
di Uzza equivaleva a capovolgere nella memoria d’Israele l’immagine di Dio alla
stregua di un idolo. L’arca diventava il
monumento della devozione d'Israele, non
più il monumento del Dio invisibile, che
fedelmente ama e sostiene il suo popolo.
Nonostante il beneficio delle buone intenzioni che possiamo accordare a Uzza, egli
con quel gesto aveva bestemmiato e dunque fu distrutto. Fu una breccia in Israele, ma fu anche l’affermazione inequivocabile che Iddio non può essere assomigliato, né eguagliato a nessun altro, né paragonato a qualcuno che gli fosse pari (Is.
46: 5).
Letto così, questo episodio è della più
grande importanza per noi oggi.
Molto spesso, infatti, nel nostro paese
dominato e permeato da una lunga e pervasiva cultura cattolica, si leggono sulle
porte dei templi frasi del tipo « Alla maggior gloria di Dio » o « Dedicato a Dio ottimo massimo ». I templi, così, diventano
monumenti per l’esaltazione del Signore,
quasi che noi potessimo aggiungere
alcunché alla gloria del Signore o che
noi potessimo far vedere o far valere la sua forza e la sua possanza salvatrice. Non siamo noi che possiamo sostenere la causa di Dio. Non siamo noi che
possiamo imporre la sua signoria.
Non abbiamo costruito questo tempio
con l’illusione di aggiungere alcunché all’opera del Signore, ma abbiamo edificato
un tempio che sia luogo di riposo del Signore, cioè un luogo che testimoni più
delle opere di salvezza di Dio che non
della nostra devozione a lui.
Ed è giusto che sia così: un monumento della fedeltà del Signore verso questa
antica e cara chiesa battista di Matera.
Qui si fa il punto e qui si segnala con
efficacia la bontà di Dio verso la chiesa
che egli ha voluto raccogliere in questa
città.
Senza che alcuno si adombri alle mie
parole, è giusto che oggi ricordiamo come il Signore è stato misericordioso verso
questa comunità attraverso gli anni e i
decenni.
Per parecchi lustri, infatti, essere battisti a Matera è stato a volte doloroso, a
volte pericoloso, sempre impopolare. I nostri durarono persecuzioni e intolleranza;
furono oggetto di dileggio e di emarginazione dai tempi del Monaco bianco e delle
leghe contadine fino a quelli di Sceiba e
ai giorni più vicini a noi. Calunniati dalle
autorità religiose e minacciati da quelle
politiche e civili i nostri padri rimasero
fermi nella fede e scelsero la fedeltà al
Signore in alternativa al tranquillo conformismo dei più.
Alle minacce delle potenze imperanti
si aggiunsero, di tempo in tempo, le subdole manovre proselitistiche verso le persone più deboli della comunità da parte
di altre chiese.
E come se il peccato altrui non fosse
sufficiente, la chiesa di Matera ha attraversato periodi oscuri di sbandamento,
di divisioni interne, di ripicche e di polemiche; le reazioni tipiche, cioè, delle piccole comunità costrette a una sopravvivenza rutiniera e introversa.
Una rimembranza della
misericordia di Dio
Tutto questo oggi noi ce lo ricordiamo,
sia perché è d’uopo smascherare sempre
il nostro e altrui peccato, sia perché solo dicendoci la verità anche in momenti
alti come quello odierno noi poniamo le
premesse per capire quanto l’Eterno è stato buono con noi e come ci ha colmato
della sua benignità: grandi e tremendi
sono i suoi giudizi e i suoi atti di salvezza!
Ecco perché questo tempio non è stato
costruito con la pretesa di accrescere la
gloria di Dio, ma come rimembranza della
sua misericordia verso di noi e come richiamo alla nostra vocazione di evangelizzatori ed evangelizzatrici. Un monumento della grazia di Dio, un riconoscimento
della sua volontà verso di noi, perché non
siamo noi che innalziamo e difendiamo Iddio — non siamo i suoi apologeti ^ ma è
lui che ci ha difesi e ci difenderà.
Ma un monumento è una realtà pericolosa, una testimonianza scomoda, se chi
lo erige si dimentica del significato che ha.
Paradossalmente un monumento alla fedeltà di Dio può diventare il monumento
che smaschera e svergogna la nostra infedeltà. Quanto più significativo ed espressivo è il monumento, tanto più grande è
l’onta che produce contro chi lo ha eretto
e ne tradisce la memoria.
Perciò questo tempio di Matera diventa
per noi e per i nostri figliuoli un richiamo
perenne alla fedeltà nella testimonianza
e nel servizio deH’Evangelo. Prima, fratelli e sorelle, voi avevate poco più di ima
catacomba. Là potevate illudervi di seppellire, forse, e nascondere all’opinione
pubblica le vostre periodiche infedeltà, i
vostri bisticci o semplicemente la vostra
inattività missionaria. Quando l’arca giaceva fra i rovi e le zizzanie di KiriathJearìm Israele poteva vantare un alibi,
ma quando l’arca salì a Gerusalemme e fu
collocata nel tabernacolo, nessuno piu
poteva avere una scusa per continuare le
vecchie idolatrie e chiudere un occhio sulle mille quotidiane infedeltà. Così voi; ora
vivete, come comunità, pienamente in pubblico, in questo popoloso quartiere e in
questa vivace e pulsante città di Matera,
ricca di memorie del passato e cosi coraggiosamente e operosamente protesa
verso il futuro. Quale sarà il vostro ruolo.
Come definirete la vostra esistenza in questo nuovo contesto? Dove vi condurrà il
Signore da questo luogo di Eben-Ezer.
Sal-à questo tempio lo strumento di una
nuova fase di crescita della chiesa, un servizio reso ai poveri e ai diseredati, un indice di nuovi orizzonti, oppure rimarra
la testimonianza di grandi aspirazioni frustrate?
Il Signore ci salva
per farci suoi testimoni
Di fronte a queste domande, le nostre
risposte oggi sono ovvie. Noi tutti siamo
determinati a far sì che la chiesa battista
di Matera diventi ancora di più luce e
sale in questa città e in mezzo a tutta
l’Unione delle Chiese battiste in Italia.
Ma, ricordiamolo, la nostra deterininazione non potrà mai essere l’ispirazione
delle nostre opere e delle nostre umane
imprese, perché non siamo noi che ci possiamo caricare del Signore e portarlo in
trionfo fra i popoli, ma è il Signore che
si fa carico delle nostre debolezze e che
ci salva per essergli testimoni.
Perciò la nostra determinazione oggi,
nella gioia di questo fausto giorno, non
può essere che una semplice preghiera
come quella del re Salomone:
« Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti
possono contenere, tanto meno questa casa
che ti abbiamo costruita... Nondimeno, o
Signore, [nostro] Dio, abbi riguardo alla
preghiera [dei tuoi servitori] ... Signore,
ascolta e perdona » (1 Re 8: 27-30 passim).
Paolo Spanu
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obiettivo aperto
10 luglio 1992
NUOVO TEMPIO BATTISTA A MATERA
Una giornata
per dire grazie
Quattrocento persone per un’occasione di festa e di lode - Un incoraggiannento per tutti
UNA VICENDA DI FEDE E DI LOTTE SOCIALI
storia di una comunità
Le leghe contadine e l’origine della chiesa - Luigi Loperfido, il
’’monaco bianco” - La repressione e la costanza della testimonianza
Una giornata per dire; grazie!
Cosi potremmo sintetizzare l’esperienza vissuta in tanti a Matera in occasione dell’inaugurazione del nuovo tempio per il
culto e le attività della locale
chiesa battista. Grazie principalmente al Signore che ha reso
possibile questo evento dopo
ben dieci anni di attesa e grazie
ai tanti che per la realizzazione
dell’opera hanno lavorato, a volte donando il proprio tempo e
mettendo a disposizione la propria competenza senza chiedere
compensi.
Delegazioni, in alcuni casi foltissime delegazioni, di quasi tutte le chiese evangeliche di Puglia e Basilicata hanno segnato
con la loro presenza l’importanza dell’evento e la volontà di parteciparvi nella gioia dell’incontro fraterno. Eravamo forse in
400, forse anche di più nell’avvicendamerito delle varie fasi deirincontro, tantissimi i barnbini
scorrazzanti nell’ampio spiazzo
intorno al nuovo locale in una
giornata di sole mitigata da un
gagliardo e persistente venticello.
La mattinata si è aperta un
po’ dopo le 10 con il culto, presieduto dal pastore Martin Ibarra y Perrez, da poche settirnane conduttore della comunità,
nel contesto del quale si è dato
spazio ad un certo numero di
interventi di saluto, dal sindaco
al locale parroco, dal presidente
dell’UCEBI, past. Saverio Guarna, alla vicemoderatcre della
Tavola valdese, past. Gianna Sciclone, dal delegato diocesano per
l’ecumenismo e il dialogo aha
rappresentante della Federazione regionale delle chiese evangeliche. E poi ancora il missionario J. Watts, il pastore della vicina chiesa pentecostale, la tenente L. Cantarella a nome dell’Esercito della Salvezza.
Ha concluso questo primo
turno di saluti il caldo e commosso intervento del pastore Benito Marzano, da vari anni in
emeritazione, conduttore per
ben 24 anni della chiesa di Matera.
La predicazione, affidata al pastore Paolo Spanu, ha collocato
teologicamente, sulla base del
difficile testo di II Samuele 6:
1-11, il senso del nostro incontro:’ non la pretesa di aggiungere alcunché alla gloria di Dio,
ma l’umile ringraziamento per
ciò che egli ha fatto per noi,
nonostante le nostre mancanze e
infedeltà e la preghiera di continua futura assistenza alla chiesa di Matera all’inizio di questa
nuova fase della sua testimonianza.
Dedicazione
La firma del protocollo di consegna del locale di culto da parte del presidente Guarna a nome dell’Ente patrimoniale dell’Ucebi ai rappresentanti della
chiesa battista di Matera, la
preghiera e l’inno di dedicazione
del tempio al Signore hanno
concluso il culto della mattina.
Un pasto comune condivi^
con allegria nei locali della chi^
sa, velocemente riadattati al bisogno, ha chiuso la rnattinata mentre una passeggiata ai
Sassi, la parte più antica e storicamente più interessante deha
città, nel primo pomeriggio, ha
permesso ai tanti intervenuti,
con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle materani, di capire un po
il contesto storico e le caratteristiche geografiche del terntorio in cui da più di un secolo
la chiesa battista vive la sua testimonianza ah’evangelo.
Il pomeriggio ha segnato un
altro momento alto della nostra
lode al Signore. Cinque ragazze
della comunità locale, G. Barbaro, M. Calvieho, R. Nicoletti, N.
Papapietro e D. Traili hanno infatti scelto di dare la loro testimonianza battesimale in questo
contesto. Insieme a loro c’era
anche il fratello Giuseppe Piombino della chiesa valdese di Corato. L’emozione e anche forse
un po’ di comprensibile concitazione nel susseguirsi delle varie
fasi liturgiche ha impedito che
fosse dato spazio ad una esposizione delle ragioni dell’evento,
per molti insolito, cui abbiamo
assistito. Il battesimo per immersione richiesto dal fratello
Piombino si colloca, ha ribadito
successivamente la past. Sciclone, che col past. Ibarra ha presenziato al rito, nella pluralità
delle forme battesimali accettate neh’ambito delle chiese riformate, dove sussiste la possibilità
del pedobattismo con la confermazione da adulti tramite la confessione pubblica della fede e la
presentazione dei bambini al
tempio, questa similmente alle
chiese battiste, con la possibilità
del battesimo da credenti, in una
delle due forme, ossia per aspersione e per immersione, quest’ultima praticata come si sa da
sempre nelle chiese battiste subito dopo la confessione della fede in Cristo, Signore e Salvatore. L’evento ha dato all’occasione
un carattere molto particolare di
intensa comunione di fede fra le
comunità battiste e quelle valdesi e metodiste presenti, come si
è detto, in gran numero all’incontro. Nelle nostre regioni la collaborazione e la testimonianza comune è anche per molti altri
aspetti una realtà ormai consolidata nel tempo: il lavoro federativo e al suo interno delle varie commissioni ne sono eloquenti segnali, l’amicizia e la grande
stima interpersonale fra tantissimi di noi ne costituiscono l’indispensabile base.
Presentazioni
Il culto pomeridiano è proseguito con la presentazione al
tempio dei piccoli Alessandro
Imperia e Sebastiano Tagarehi,
con i saluti e gli auguri di tutti
gli altri rappresentanti delle comunità evangeliche presenti e
della egei, con le testimonianze
toccanti di due anziani membri
della chiesa di Matera e con una
meditazione biblica del pastore
Ibarra.
Un concerto vocale offerto alla
comunità dal coro materano Ars
Nova è stata degna chiusura dell’intensa giornata.
Noi per la sobrietà del nostro
stile e la teologia poco incline ai
trionfalismi di alcun genere siamo restii ad ogni accento celebrativo. Nonostante questo dobbiamo dire che le giornate trascorse a Matera, come tutte le
occasioni simili di incontro che
si verificano periodicamente nelle nostre regioni, sono momenti
di verifica dell’esistenza in quest’area di una realtà evangelica
vivace ed attiva ed anche per
questo mementi indispensabili di
incoraggiamento per molte piccole comunità, che vivono la loro
testimonianza evangelica con la
difficoltà connessa alla modestia
delle proprie dimensioni. Sono
occasioni preziose in cui raccolti
intorno alla parola di Dio letta
e predicata e rivivendo insieme
alcuni gesti della fede rinnoviamo nella preghiera l’impegno al
discepolato e al servizio nei nostri rispettivi contesti.
Anna Maffei
Le origini della storia della comunità battista di Matera affondano in quelli che saranno chiamati i movimenti delle leghe
contadine in Puglia e Basilicata.
In realtà la Chiesa di Matera
all’inizio era diaspora della
comunità battista di Miglionico,
che già dal 1888 era presente nel
paese e costituisce la più antica
testimonianza battista in Basilicata.
La Chiesa battista nasce sotto
gli impulsi progressisti di Luigi
Loperfido, di professione scultore, che influenzato dalle idee socialiste quando viveva negli Stati Uniti, torna nel suo villaggio
natale (Montescaglioso) con intenti filantropici. (Avrà in niente, infatti, la costruzione del
« Foro del bello »: una grande
associazione fondata sull uguaglianza fra gli uomini sia nel
lavoro che nell’istruzione).
Si sa che il protestantesimo
storico conosce la sua espansione tra le classi subalterne del
meridione rurale e tra quelle di
ambiente urbano del centro e
del nord. Grazie a questa appartenenza di classe viene a determinarsi il legame con il movimento socialista, le cui vicende
si intrecciano con questo tipo di
dissidenza religiosa in modo netto. ...
Furono le condizioni di vita
in cui versavano le masse dei
contadini e dei braccianti materani (abitazioni malsane e cadenti date in affitto a prezzi elevatissimi, brutale sfruttanicnto^ da
parte dei proprietari latifondisti,
tendenza crescente all’emigrazione in America) a determinare la
nascita della lega contadina.
La lega fu fondata da Luigi
Loperfido, in seguito soprannominato il Monaco bianco _ a
causa del suo modo di vestire
alquanto bizzarro: indossava, infatti, un lenzuolo bianco intorno
al coi'po ed aveva i piedi nudi.
Questa lega divenne ben presto
« una lega di resistenza » con un
programma identico a fiueb®
sorto in ogni parte d Itaha. (Tutte sere i contadiTii soci si nunivano nella sede della lega per
ascoltare il Loperfido, che intraprese inizialmente una propaganda schiettamente socialista.
L’obiettivo principale della lega è quello di imporre ai proprietari terrieri un più equo
trattamento lavorativo; si giunge alla creazione di una cooperativa di consumo, che porterà
subito al ribasso del prezzo della
farina; viene anche aperta una
sezione femminile della lega stessa).
Nel giugno del 1902 scoppia il
primo sciopero generale dei lavoratori della terra. Esso era stato
preannunziato ai proprietari terrieri da un manifesto scritto dal
Loperfido, dal quale traspare
con chiarezza la crescente tensione che esiste ormai tra i contadini ed i padroni.
Il 27 giugno i contadini iniziano a spigolare nei terreni di uno
dei proprietari; intervengono i
carabinieri che attaccano la foL
la con le baionette. L’azione di
resistenza da parte dei dimostranti continua fino a quando
i carabinieri procedono ai primi
arresti, tra cui il Loperfido.
In ottobre ha luogo a Potenza
il processo contro di essi. Decine e decine di contadini, venuti
da Matera, testimoniano in favore di Luigi Loperfido ed in
base ad essi egli viene assolto.
Tornato a Matera, Loperfido
continua a lavorare nella lega,
ma di fatto il movimento dei
contadini, in seguito ai fatti accaduti, è ormai sconfitto.
Da questo momento è più difficile seguire la storia personale di Loperfido; si sa con certezza che nel 1903 egli riprende
con gli evangelici battisti già
presenti da alcuni anni in Puglia quei contatti che aveva precedentemente avuto ma che
Un'immagine che ci riporta indietro nel tempo, lungo le tappe che
hanno contrassegnato la Chiesa battista di Matera.
non avevano avuto ancora nessuna incidenza.
Dopo la sconfitta e la. repressione, questi contatti hanno un
esito diverso e provocano l’adesione al protestantesimo di un
nucleo di persone che daranno
vita alla comunità battista di
Matera.
Il 20 luglio 1903 Loperfido, insieme ad altri 15 uomini e 11
donne, riceve il battesimo; successivamente diverrà pastore della Comunità evangelica battista.
Egli non si dedicherà più all’attività sociale e politica.
La trasformazione del movimento iniziale è dunque avvenuta; la protesta sociale d’ora in
poi sarà circoscritta ad un ambito esclusivamente religioso e
ormai non più assimilabile alle
forme devozionali della religione
ufficiale. I contadini della lega
hanno acquistato la consapevolezza che il messaggio ideologico del cattolicesimo ufficiale
non coincide più con la propria
percezione religiosa, il cui tratto più caratteristico e più carico
di significato sociale è il « Gesù
amico degli umili e nemico dei
potenti ».
D’ora in poi, quindi, la carica
socio-politica dell’aggregazione
originaria rifluirà in una prassi
religiosa sganciata da ogni impegno nel sociale, rna ormai altra rispetto alla religione dominante.
La testimonianza di fede della comunità nascente, quindi, sarà confinata negli anni a venire
in un ambito esclusivamente religioso. Sarà poi a partire dagli
anni ”70, favorita anche dal clima di distensione religiosa, che
la testimonianza evangelica si
aprirà alle sollecitazioni esterne,
costituendo così un punto di riferimento e di alternativa alla
cultura religiosa ufficiale.
(A cura del gruppo FGEI
di Matera)
RICORDO
Simeone racconta
Simeone Papapietro è il fratello più anziano della comunità di
Matera. E’ nato nel 1907. Ascoltiamo alcuni suoi ricordi.
« Mi sono convertito all'età di
14 anni quando c'era don Luigi
Loperfido e da allora non ho più
lasciato la chiesa. Io lavoravo
con lui in una piccola azienda
agricola e da lui udii per la prima volta l'evangelo. Però non
fu lui che mi afferrò. Mi afferrò Cristo. Questa è la verità. Perché lui era un uomo, era un
predicatore dell’evangelo, però
non poteva convertirmi. Fu Gesù che mi afferrò e disse: "Tu
devi camminare in questa strada!".
Don Luigi vestiva come un
arabo con delle vesti bianche,
perciò lo chiamavano il Monaco
bianco, ma non era un monaco,
era un rivoluzionario ed era scultore. Era nato in America, conosceva la storia del primo socialismo americano e voleva introdurre il socialismo anche nella
città di Matera. Perché in quel
tempo si lavorava come schiavi
e si guadagnava alla mietitura
una lira al giorno, che davvero
non serviva a niente. Don Luigi
Loperfido organizzò lo sciopero
con gli agricoltori e i mietitori
di Matera per ottenere una paga
di 5 lire. Ma per i proprietari
era troppo e allora fecero venire i carabinieri da fuori per fermare lo sciopero. I contadini lo
ascoltavano e lo seguivano, come
in quell'occasione in cui andarono a spigolare in campagna senza dare niente ai padroni. Allora infatti i proprietari pretende
vano la metà del grano spigolato. E così arrivarono di mattina
presto 21 carabinieri che arrestarono Loperfido e lo portarono
in prigione a Potenza. Ma i giudici al processo gli diedero ragione perché la spigolatura era
permessa e il grano spigolato
non era dei proprietari ma dei
contadini, così fu assolto e ritornò a Matera. Fu allora che
conobbe il pastore di Miglionico
Carlo Piccini e da allora si convertì e cominciò a predicare
l’evangelo. Quando c'era qualche
funerale i preti raccoglievano
gente fanatica che faceva rumore con mattoni e campane. Allora don Luigi lasciava il morto
per strada e andava a chiamare
i carabinieri per far andar via
questa gente ignorante che disturbava.
A quel tempo non c'era rapporto col clero. Io Papapietro
ho sempre combattuto con tutti
e anche col clero e ho sempre
vinto usando l’evangelo. La chiesa evangelica era scomunicata
dai cattolici. Al tempo del Monaco bianco una cesta grande
piena di Bibbie fu raccolta dai
preti e fu bruciata davanti alla
cattedrale. Gli evangelici distribuivano gratuitamente le Bibbie
alla povera gente, ma i preti
puntualmente passavano, le raccoglievano e le bruciavano. Allora e anche dopo i pastori non
potevano avere contatti con i
preti perché c’era la scomunica.
La scomunica ce la tolse il papa
Giovanni XXIII che ci chiamò
"fratelli separati”! ».
8
8 valli valdesi
10 luglio 1992
CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI
Una fitta serie di appuntamenti: dibattiti, conferenze, mostre, concerti e gli incontri all’aperto - L estate alle
Valli prevede un certo numero di scadenze « istituzionali », ma anche la possibilità di incontrarsi fraternamente
LUGLIO
Domenica 12
AGAPE — Inizia il campo di ricerche di etica interpersonale sul tema « Tra promesse e compromessi »
(termine 19 luglio). Campo parallelo (età 9-11 anni) sul
tema: « Diverso come me » (per informazioni tei. 0121/
807514).
INVERSO PINASCA — Alle ore 15 si tiene ima
riunione all’aperto in località Combavilla *.
MANIGLIA — Alle ore 15 si tiene una riunione all’aperto in località Lorenzo *.
Giovedì 16
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso il Centro
culturale valdese (via Beckwith, 3) si inaugura la mostra « Acqua, luce, fuoco in Val Pellice ».
TORRE PELLICE — Inizia il seminario di perfezionamento musicale organizzato dal Centro culturale
valdese e dal Collegio valdese. Per informazioni lAT
(tei. 0121/91875).
Domenica 19
MASSELLO — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Balsiglia *.
POMARE'TTO — Alle ote 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Paure *.
Lunedì 20
AGAPE — Inizia il campo donne sul tema: «Memoria della libertà e pratica della disparità» (termine
27 luglio). Parallelamente campo ragazzi (11-13 anni):
« I popoli delle Americhe ». Tel. 0121/807514.
Domenica 26
MANIGLIA — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Grange *.
PERRERO — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Belletta *.
Martedì 28
AGAPE — Inizia il campo cadetti (14-17 anni) sul
tema: « Maschio e femmina li creò » (termine 7 agosto;
tei. 0121/807514).
Giovedì 30
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il tempio
valdese, concerto-saggio finale del seminario musicale
di perfezionamento. Tel. lAT 0121/91875.
AGOSTO
Sabato 8-martedì 17
TORRE PELLICE — Ogni sera alle 20,30, « Incontri intorno alla fede » presso l’Esercito della Salvezza,
in via Cavour 9. Per informazioni tei. 0121/932388.
Sabato 8
AGAPE — Inizia il campo giovani sul tema: « Caro
mercato europeo del lavoro », che si conclude il giorno 15. Tel. 0121/807514.
Domenica 9
VILLASECCA — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Bovile
POMARE'TTO — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Clot Boulard *.
Domenica 2
TORRE PELLICE — Alle ore 17,30, incontro nel
tempio aperto: il past. Giorgio Toum parla sul tema:
«Davanti a un futuro incerto. L’astrologia ci può aiutare? ».
COLLE DELLE FONTANE — Alle ore 15 si tiene
rincontro organizzato dal III circuito.
Venerdì 7
TORRE PELLICE — Alle ore 17, nei locali della biblioteca valdese, incontro con Vittorio Foa, che presenta il libro « Il cavallo e la torre », mezzo secolo di
storia attraverso le memorie di un militante partigiano.
Centro culturale valdese tei. 932566.
Venerdì 7-sabato 8-domenica 9
TORRE PELLICE — Ai giardini di piazza Muston
si tengono le giornate di Radio Beckwith. Per informazioni Associazione culturale « F. Lo Bue» (tei. 0121/
91507).
Sabato 8
TORRE PELLICE — Ai giardini di piazza Muston,
ore 21, dibattito sul tema: « Il rapporto Nord-Sud: un
problema dalle radici lontane ». Per informazioni Radio Beckwith evangelica (tei. 0121/91507).
II tradizionale appuntamento del XV agosto. Nella foto
l'edizione 1988 a Pramollo.
Sabato 15
VILLASECCA — Il tradizionale incontro del XV
agosto si tiene in località Peschiera di Villasecca superiore. Il programma prevede il culto alle ore 10,30,
presieduto dal pastore Mario Bertinat. Dopo il pranzo
al sacco, nel pomeriggio, sono previsti interventi di
Violeta Bertinat, sul tema delle donne, dei giovani e
dell’educazione alla fede nelle chiese del Rio de la
Piata, e di Alba e Marco Tullio Florio sulla loro esperienza africana per conto della Cevaa.
I membri delle corali sono invitati a partecipare
proponendo inni cantati alle ultime Feste di canto.
Per accedere al luogo dell’incontro: all’arrivo nell’abitato di Chiotti, imboccare la strada per Villasecca
superiore; seguiranno indicazioni opportunamente predisposte.
Domenica 16
TORRE PELLICE — Alle ore 17,30, presso il tempio valdese, il pastore Claudio Pasque! parla sul tema:
« Un papa per tutti i cristiani? ».
AGAPE — Inizia il campo teologico, che si conclude il 23, sul tema: « Religioni e culture ». Tel. 0121/
807514.
VILLASECCA — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Combagarino
MASSELLO — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Porte’*.
Mere. 19
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso la sala consiliare, dibattito organizzato dall’Associazione culturale
« F. Lo Bue » sul tema: « America 1492-1992: Giuliano
Gliozzi, interprete delle ideologie colonialistiche ». Relatore il prof. Enrico Rambaldi, dell’Università di Milano. (Per informazioni tei. 0121/91507).
Giovedì 20
TORRE PELLICE — Dalle ore 9, presso la Casa
valdese (via Beckwith 2) si tiene un convegno organizzato dal Centro culturale valdese sul tema: « Protestanti e politica nel mondo moderno ». Intervengono
Mario Miegge, Giulio Giorello, Massimo Bubboli. Per
informazioni Centro culturale valdese (tei. 0121/932566).
TORRE PELLICE — Alle ore 17,30, presso la Casa
valdese, si tiene un incontro con Giulio Giorello sul
tema: « Scienziati e credenti, storia di un dialogo ».
Venerdì 21
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il tempio,
si tiene un concerto della Corale valdese di Torre Pellice, che festeggia gli 80 anni di attività.
Sabato 22
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il campo
sportivo comunale di viale Dante, si tiene un concerto
degli « Inti Illimani » organizzato da Radio Beckwith
evangelica in collaborazione con la Pro Loco lAT. (Tel.
0121/91507).
Domenica 23
TORRE PELLICE — Alle ore 15,30, nel tempio, si
tiene il culto d’apertura del Sinodo valdese-metodista.
TORRE PELLICE — Alle ore 20,45, presso la Casa
valdese, si tiene la serata pubblica della Società di
studi valdesi. Verranno presentati i volumi di Salvatore
Caponetto sulla Riforma in Italia e di Emidio Campi
sul protestantesimo nei secoli. Intervengono i professori Massimo Firpo, dell’Università di Torino e Paolo
Ricca della Facoltà valdese di teologia. (Per informazioni Società di studi valdesi, tei. 0121/932179).
RODORETTO — Alle ore 15 si tiene una riunione
all’aperto in località Campo Clot
Lunedì 24
AGAPE — Si apre il campo politico, che termina
il 31, sul tema: « Il capitalismo reale ». (Tel. 0121/
807514). '
Venerdì 28
AGAPE Si apre il IX incontro ebrei-cristiani
che si conclude il 1” settembre, sul tema: « Le sfide e
le prospettive del dialogo». Tel. 0121/807514.
pellice — Il Centro culturale valdese
organizza un incontro di testimonianze e ricordi sul
libro di Cinzia Rognoni: « Mario Alberto Rollier un
valdese federalista». (Per informazioni tei. 0121/932566).
Dopo il culto d’inaugurazione del Sinodo: incontri,
saluti, scambio di opinioni...
Domenica 30
POMARETTO-VILLASECXIA — Alle ore 15 si tiene
una riunione all’aperto in località Eiciassie *.
TORRE PELLICE — L’Associazione amici del Collegio valdese organizza la classica « giornata » che inizia alle 12,30 con il pranzo sociale alla Foresteria. Alle
14,30 si tiene l’assemblea dei soci.
TORRE PELLICE — Alle ore 15, alla Casa valdese,
si apre il XXXII convegno di studi sulla Riforma e i
movimenti religiosi in Italia, organizzato dalla Società
di studi valdesi, dedicato al tema: « Eretici ed eresie
medievali nella storiografia contemporanea ». Il programma prevede per la giornata inaugurale la relazione del prof. Ovidio Capitani (Bologna) su: «Eresie nel
Medioevo o Medioevo ereticale? ».
Lunedì, ore 9: prof. Peter Biller (New York): « Le
ricerche eresiologiche in area anglosassone ». Prof. Romolo Cegna (Milano): «Le ricerche eresiologiche in
Polonia e Cecoslovacchia. Ore 15: prof. Giorgio Cracco (Torino): « Le ricerche eresiologiche in Italia». Prof.
Werner Maleczeck (Graz): «Le ricerche eresiologiche
in area tedesca». Prof. Roberto Rusconi (Salerno):
« Valdesio di Lione e Francesco d’Assisi, valdesi e francescani ».
Martedì, ore 9: prof. André Vauchez (Parigi X Nanterre): «Le ricerche eresiologiche in Francia». Tavola rotonda finale.
Nel pomeriggio, comunicazioni a tema libero. Il
programma è suscettibile di modificazioni. Per informazioni: Società di studi valdesi (tei. 0121/932179).
* Riunioni organizzate dalle chiese valdesi della vai Germanasca.
9
10 luglio 1992
valli valdesi 9
UNA PROPOSTA CHE MERÍTA ATTENZIONE
Credenti
uniti
il
Turismo minerario
Potrebbe essere studiato un progetto di visite guidate alle miniere di talco e grafite, come avviene già nella zona dell Argentière
L'avvallamento che forma „
bellissimo anfiteatro naturale fra
le montagne dell’alta vai Pellice
e del Queyras è il luogo ove attorno ad una croce che porta inciso l’appello: « Tutti uno in Cristo », anno dopo anno, convengono dalle valli valdesi, dal Pinerolese e da molti paesi d’oltralpe
masse di giovani e adulti, gruppi
familiari, evangelici di varie denominazioni, cattolici delle comunità di base e gente libera.
Un tempo alla « Rencontre »
partecipavano solo valdesi italiani ed evangelici del QueyrasFreyssinier; ora è una vera moltitudine di gente, come ha scritto il quotidiano « Le Dauphiné »;
« All’incontro d’estate si ritrovano, in blu, verde, bianco e rosso,
le provvidenziali giacchette a
vento! ».
Argomento centrale dei messaggi pomeridiani sarà: « Solo il
puro evangelo, potenza di Dio,
ricostruirà l’Europa ».
Sin dal suo sorgere, all’inizio
degli anni ’30, rincontro non è
stato espressione di un progetto
ecclesiastico; appendice del convegno nazionale delle ACDG e
dell’YWCA d’Italia, impegnò laici e pastori valdesi, leader di unioni giovanili come il past. Roberto Jahier di Villar Pellice ed i
pastori Ghetti e Naldi di parte
italiana; al congresso, da parte
francese, c’erano i Cadier, Monod, Westphal e Meyer, con laici
dell’UCJG di Parigi guidati da J.
Coudout. C’era una piena solidarietà con gli unionisti italiani, in
quei tempi così duri e difficili
per la situazione politica che dominava il paese.
E dei giovani (allora) italiani
al campo, alcuni fra essi poco
dopo salirono al primo incontro
al colle. Ricordo M. Falchi, J. Michelin Salomon di Villar Pellice,
D. Ncrucci, A. Cocorda, A. Jouve
e lo scrivente. Una succinta pagina di storia che molti non conoscono, in questo angolo di patria terra, terra che parla e che
canta e dove, vogliamo augurarci, sia rispettata la natura affidataci da Dio per essere usata con
saggezza. La gioia dello stare insieme, la memoria e la storia, in
questo angolo di montagna, ci
inviteranno ancora una volta a
pensare all’impatto che possiamo avere sull’ambiente, ad evitare "cicatrici" sul nostro paesaggio affinché si possa continuare a
ricevere gratificazioni visive, senza perverse lacerazioni artificiali.
Al Colle varie persone parleranno; fra di loro ricordiamo i
pastori Cristian Mazel (Apt),
Giorgio Tourn, il belga Emile
Sampoux, e poi Sergio Turtulici
ed altri. Nel bellissimo scenario
delle nostre Alpi parleranno della nuova Europa, dell’Europa da
costruire.
Domenico Abate
Archeologia industriale; con
questo termine vengono indicati
i luoghi e le costruzioni legati
aH’industria, soprattutto per ciò
che riguarda l’estrazione e la lavorazione delle materie prime,
in seguito abbandonate perché
improduttive o perché sorpassate dalle innovazioni tecnologiche
attuali.
Nei paesi europei più industrializzati (Francia, Germania,
Inghilterra) si tende al ricupero di questi ambienti, ricchi di
un patrimonio culturale non indifferente, riproponendoli al
pubblico sotto forma di progetti globali che uniscono l’aspetto
turistico a quello di studio e di
ricerca.
Anche la Comunità montana
valli Chisone e Germanasca ha
nel suo territorio una vasta area
di miniere, ancora ben sfruttate
nelle zone più accessibili, ma
che in buona parte possono costituire una zona archeologica di
grande valore. In un incontro
che ha avuto luogo nella sede
della Comunità montana a Porosa Argentina il 30 giugno, sono stati presentati i progetti di
due ricuperi industriali; le miniere d’argento di L’Argentière
La-Bessée, sul versante francese
opposto al nostro, e il villaggio
industriale di Ironbridge, in Inghilterra.
Più interessante, per le analogie che presenta con le valli Chisone e Germanasca, è il caso
di L’Argentière dove è in corso
un programma molto articolato
di valorizzazione di una zona
che aveva il suo fulcro produttivo nei secoli passati nell’agricoltura e nello sfruttamento della galena argentifera, ma che in
seguito avrebbe conosciuto, come tutte le vallate alpine, lo
spopolamento e il degrado.
Ricuperando dei tratti di gallerie in disuso e rimettendo in
condizioni visitabili i vecchi edifìci di trattamento del minerale, si è ottenuto un itinerario
di grande interesse, che viene il
lustrato da guide preparate. Altri percorsi presentano costruzioni storiche, castelli, chiese,
villaggi caratteristici, oppure si
rivolgono agli studiosi del patrimonio botanico e faunistico.
Un centro di studi raccoglie tutto il materiale riguardante il patrimonio scientifico, tecnico e
industriale non soltanto della zona ristretta, ma di una vasta
area alpina che contiene grandi
possibilità di ricerche.
Per quanto riguarda le nostre
valli, e in particolare la vai Germanasca, un progetto analogo
sembra proponibile, anche se
tutto è ancora da inventare. Si
è ritenuto di poter incomincia
re raccogliendo tutta la documentazione esistente sull’estrazione del talco e della grafite e
iniziando un censimento delle
miniere abbandonate. Una ricercatrice sarà al lavoro per un
mese e in seguito ai risultati'
raggiunti si potrà cercare una
sede per il materiale di documentazione e prevedere la parte che interessa di più il turista; raccolta di attrezzi e di
campioni di materiale, escursioni nelle zone minerarie, eventuale apertura di un tratto di
galleria. Con la speranza che la
proposta di un turismo intelligente non cada nel vuoto.
Liliana Viglielmo
TORRE PELLICE
Cori in vetrina
Non una competizione ma una rassegna per conoscere il canto popolare in svariate forme
Spesso le ripetizioni sono inutili o noiose; invece, l’aver rinnovato a Torre Pellice la Rassegna di canto popolare, la sera
del 4 luglio, nel Cinema Trento
gremito di pubblico, si è rivelato
un evento felice e validissimo,
del quale va resa lode al Coro
alpino Valpellice, attento organizzatore. Evento positivo sotto
due aspetti; anzitutto il pubblico che, oltre ad essere numerosissimo, si è mostrato capace di
superare le componenti, sia pure simpaticissime, della manifestazione intesa come incontro,
festa, amicizia, o di vedere le
esecuzioni come una sorta di
gara o confronto; invece, la nutrita attenzione rivelava la presenza di un gusto già esercitato
e il piacere di cogliere nuovi
moduli stilistici, nuovi argomenti diverse tecniche esecutive.
In secondo luogo, i con; il
VAL TRONCEA: GIORNATA ECOLOGICA
«Operazione marmotta»
« Operazione marmotta, - montagne pulite »; è questo il
della giornata di pulizia che il
WWF ha organizzato per il 12
luglio nel Parco naturale Val
Troncea e in altri parchi naturali del Piemonte. Lo scopo della manifestazione, che non a caso ha eletto come suo portafortuna la marmotta, è quello non
solo di ripulire i parchi alpini
piemontesi ma contemporaneamente di richiamare tutti ad un
maggior senso civico nei confronti dell’ambiente.
Il degrado provocato dai rifiuti ormai in tutte le zone di interesse paesaggistico e naturalistico è diventato così diffuso e
in qualche caso anche così serio.
soprattutto a causa del turisrno
di massa, da rendere necessaria
una seria opera di sensibilizzazione e responsabilizzazione. Soprattutto con questi obiettivi il
ché la copertura assicurativa.
WWF cercherà di coinvolgere
non solo i partecipanti attivi,
ma anche i turisti, che si pr^
vedono numerosi. I partecipanti
attivi avranno a disposizione
sacchetti e guanti protettivi per
la raccolta dei rifiuti. Ad ogm
attivista verrà garantita l’assistenza logistica e sanitaria, nonTutti i visitatori del Parco riceveranno invece il « decalogo della natura » oltre ad un sacchetto per riporre i propri rifiuti.
Questi gli ulteriori dettagli della manifestazione, che si svolgerà anche in caso di maltempo;
il ritrovo avverrà in località Lavai del Comune di Pragelato; ì
partecipanti saranno divisi in
gruppi, guidati da un guardaparco o da un membro del WWF
e si dedicheranno alla pulizia
delle aree boschive.
Durante tutta la manifestazione i partecipanti dovranno rispettare rigorosamente alcune
regole, pena l’esclusione dalla festa (perché di festa, in definitiva, si tratta) e cioè si dovranno evitare tutti quei comportamenti che possano danneggiare
l’ambiente e la propria incolumità, nonché quella degli altri.
Coro Valpellice, che faceva gli
onori di casa, soprattutto con
due impeccabili esecuzioni di
una canzone in francese, evocatrice di tempi lontani, di grandi
raduni sui prati, con folate di
melodie tradizionali sollevate da
centinaia di voci; e poi con la
virtuosistica, assai ben dosata
imitazione della ’’banda” nelr "Aprite le porte”.
Il Coro "Eco della Valle”, di
Caraglio, col suo canto pulito,
preciso, fonicamente contenuto,
che nelTampiezza dei rnovimenti
rispecchiava la solennità delle
grandi montagne.
Il Coro "La Rupe” di Quincinetto spaziava, con magistero
d’arte, su argomenti e stili diversissimi, giovandosi della raffinata liricità dei suoi ’’primi”, di
una rara nitidezza di fraseggio,
e soprattutto di armonizzazioni
condotte con assoluta logica musicale, senza la minima sbavatura.
Le classiche voci dei cori veneti, fresche, limpide, ma capaci di farsi carezzevoli in improvvise morbidezze tonali, hanno
contraddistinto le esecuzioni del
Coro ’’Tre Molini”, tra le quali
particolarmente apprezzata quella della ’’canta” composta dal
m“ Girardi, ’’Care ostane”. Una
serata bella, istruttiva e divertente insieme, che è valido specchio della costante evoluzione
del nostro canto popolare.
Ferruccio CorsanI
’’Rifondazione” sulla
crisi del lavoro
INVERSO PINASCA — La
prima assemblea di Rifondazione comunista del Pinerolese ha
affrontato in modo particolare
la crisi del mondo del lavoro,
esprimendo in un documento
preoccupazione per la crisi politica e istituzionale che alimenta
le possibilità di svolte autoritarie, indignazione per la politica
economica perseguita dal governo che scarica sulle categorie
più deboli i costi della crisi del
paese, condanna per la ’’mistificante” campagna del padronato
che punta a scaricare sul costo
del lavoro i problemi legati all’inefficienza organizzativa dehe
imprese; in chiusura Rifondazione esprime una ’’forte volontà di
impegnarsi nella costruzione di
una ferma opposizione a queste
linee di tendenza a partire dalle
lotte per la difesa della democrazia, della scala mobile e dell’occupazione” e propone la costituzione di gruppi di lavoro aperti
per affrontare questi nodi.
LUSERNA
Sindaco
cercasi
Entro la prima settimana di
agosto il Comune dovrà avere
il suo sindaco, altrimenti si passerà al commissariamento e alle
elezioni anticipate, ma non ci
sono novità rilevanti nella crisi
amministrativa aperta con le dimissioni delTassessore Fedele e
del sindaco Longo.
« Abbiamo avuto un incontro
con il PDS — ci ha detto il segretario PSI locale Paira — ma
questo gruppo non pare interessato alla nostra proposta di ingresso in giunta. Comunque è
la DC, partito di maggioranza relativa, a dover fare le sue proposte che noi valuteremo. Come
PSI siamo comunque disponibili
al dialogo ma vogliamo capire
chi viene proposto come sindaco ed in seconda battuta siamo
disponibili solo per accordi a
termine, in attesa della riforma
degli enti locali ».
Dunque PDS indisponibile a
supportare l’attuale maggioranza, anche se voci abbastanza accreditate danno per possibile
l’ingresso in giunta del pidiessino Rivoira che in questo caso
abbandonerebbe il suo gruppo.
La DC per il momento tace,
anche se è noto che alcuni suoi
esponenti premono per una giunta DC-PDS, dopo che il PSI non
sarebbe stato ai patti.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montabcllo, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
10
10 valli valdesi
10 luglio 1992
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Comunità montana;
Consiglio sospeso
Va in tilt il Consiglio della Comunità montana vai Pellice; convocato per la sera di martedì
scorso, 30 giugno, sono stati esaminati appena due punti dei dodici previsti.
La maggioranza non è stata in
grado di garantirsi il numero legale dei consiglieri presenti per
cui, dopo aver discusso della situazione all’ industria Graziano
di Luserna e approvato un ordine del giorno analogo a quello
già adottato da molti altri enti
locali, un episodio di per sé insignificante ha dato modo ai gruppi di minoranza di trovare un
pretesto per abbandonare l'aula
lasciando la maggioranza nell’impossibilità di proseguire.
E’ successo che a proposito di
una interrogazione del rappresentante della Lega Nord, assente, il presidente comunicava che,
ancorché tale interrogazione dovpse decadere essendo assente il
richiedente, egli riteneva opportuno inviare copia scritta della
risposta al consigliere Hertel;
«Perché non anche agli altri càpigruppo — ha chiesto allora il
DC Bonansea — visto che comunque si va contro il regolamento
di questa Comunità montana? ».
La risposta del presidente Cotta
Morandini, nell’occasione non
proprio maestro di fair play, provocava la reazione dello stesso
Bonansea che annunciava l’abbandono dell’aula del proprio
grunno, seguito dagli indipendenti di Bobbio.
Le spese della Rete
TORINO — n movimento per
la democrazia La Rete ha comunicato le spese affrontate durante la recente campagna elettorale in Piemonte; in tutto si
tratta di 60 milioni e 13.000 lire,
coperti dai versamenti degli aderenti e dei simpatizzanti. L’organizzazione nazionale ha fornito
manifesti e spazi sui giornali. In
tutta Italia la Rete ha speso circa 1 miliardo.
Bambini e ambiente
PERRERO — Dal 13 al 17 luglio si svolgerà la terza edizione dell’iniziativa « I bambini e
l’ambiente montano: giocarlo
per conoscerlo, conoscerlo per
rispettalo». Si tratta di attività settimanali di gioco-animazione e di ricerca ambientale per
ragazzi dai 7 ai 14 anni, mirate
a far vivere loro l’ambiente
montano.
La stessa iniziativa verrà ripetuta a Penestrelle dal 20 al 24
luglio, a Pragelato (27 luglio - 7
agosto) e Prali (28 luglio - 8
agosto).
Per informazioni e adesioni rivolgersi agli uffici turistici di
Penestrelle e Pragelato e alle
Pro Loco di Perrero e Prali.
I funghi fanno discutere
Dovendo risparmiare, si cercano di individuare i settori in cui sia
possibile ridurre le spese - « Raccoglitori » e proprietari in lotta
Manifestazioni
Un’esposizione dei medici delruSSL 42, Laurenti e Perotti,
ha aperto la seduta del Consiglio della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca del
19 giugno. Anche se il Consiglio
non è più competente sulla gestione deiruSSL, ha preso atto
della relazione annuale e dello
stato di attuazione del PAS
(Piane di attività e spesa), ed
ha approvato il rendiconto finanziario 1991 del settore socioassistenziale e l’assestamento
del bilancio di previsione per il
1992.
I programmi futuri dell’USSL
sono caratterizzati da una ricerca di settori nei quali è possibile praticare qualche risparmio,
dati i tagli notevoli ai contributi dello stato. Le voci che maggiormente incidono nelle uscite
sono la spesa farmaceutica, i ricoveri e le assunzioni. La spesa
farmaceutica si è ridotta del
10%, ancora lontana dal traguardo del 20% richiesto su base nazionale, le assunzioni sono bloccate, ma per evitare i ricoveri
in ospedale o in istituto, che
vuotano le casse dell’USSL, le
strategie devono essere più complesse.
Soltanto un’assistenza medica
e infermieristica adeguata potrà
in futuro ritardare il ricovero
nelle case protette e sollevare
i familiari dal compito a volte
molto pesante delle cure necessarie. Così pure il malato dimesso dall’ospedale non può essere abbandonato a se stesso o
a persone che sanno solo sostituire la competenza con la buona volontà, se non si vuole rendere vani i risultati dei tratta
menti ospedalieri. La situazione
attuale non è semplice, infatti la
relazione presentata dal servizio
socio-assistenziale si esprime così: « Le domande di ricovero di
anziani non autosufficienti sono
in costante aumento. Il numero
di posti, presso l’Asilo dei vecchi
di S. Germano, è stato portato
nell’ultimo rinnovo di convenzione, a 52 ma non è comunque
sufficiente a coprire il fabbisogno del territorio, i tempi di
attesa sono mediamente lunghi,
si deve ricorrere a strutture fuori USSL».
Un altro progetto riguarda
l’assistenza ai minori e ai portatori di handicap ospitati nel
Centro socio-terapeutico: per
l’urgente problema della droga
è previsto un centro di assistenza nei locali del poliambulatorio di Villar Porosa.
Terminata la parte dedicata
airUSSL, il Consiglio si è occupato di due altre questioni di
una certa urgenza: la chiusura
dei macelli e la raccolta dei funghi. Un ordine del giorno sul
primo argomento chiede che
vengano riviste le direttive CEE,
troppo restrittive per le zone di
montagna dove si macellano pochi capi di bestiame, le quali
condurrebbero all’immediata
cessazione di ogni lavorazione.
Il macello in consorzio tra i comuni di Perosa e Pomaretto, secondo l’assessore Long, potrebbe essere adeguato alle norme
igienico-sanitarie con la spesa
non eccessiva di 30 milioni e
mantenere la sua attività.
Un altro ordine del giorno si
è occupato della guerra ricorrente tra raccoglitori di funghi
TORRE PELLICE
Arriva il difensore civico
Roberto Peyrot eletto airunanimità dal Consiglio comunale - «Avanzi di amministrazione»
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, sabato 11 luglio, ore
20 e 22.10, « Il padre della sposa »,
con Steve Martin: domenica 12, ore
20 e 22,10 e lunedì 13, ore 21,15,
« Rotta verso l’ignoto », ultimo episodio di Star trek.
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha in programma da giovedì 9 a domenica 12, « Il fantasma dell'opera »
(trilling); feriali ore 20,15 e 22,30, domenica ore 16,15, 18,15, 20,15 e 22,30.
Da lunedì 13 a mercoledì 15 « Orchidea selvaggia » (dramm., viet. m. anni 18); orario 20 e 22,30.
Il cinema Ritz propone da giovedì
9 a lunedì 13; « Detective con i tacchi a spillo»; feriali ore 20,15 e 22,15;
domenica ore 16,15, 18,15, 20,15 e
22,15. Martedì 14 e mercoledì 15, ore
20 e 22,15, « Europa, Europa ».
Una consistente parte dell’ultimo Consiglio comunale è stata
dedicata alla crisi occupazionale
in valle ed in particolare alla
Graziano di Luserna.
Entrati nel vivo degli argomenti esame, una lunga discussione si è svolta a proposito
degli avanzi di amministrazione
(circa 280 milioni), cifra troppo
alta a giudizio della Lega Nord
che ha ricordato le continue
preoccupazioni della maggioranza circa la mancanza di disponibilità finanziaria, salvo poi scoprire questa cifra in ’’avanzo” e
tutto sommato accettabile soprattutto perché Tamministrazione si trova costantemente a fare
i conti con entrate non certe e
con spese che possono variare
anche in modo significativo durante l’anno. A riprova di onesto fatto il sindaco Armand Hugon ha ricordato i quasi 90 milioni che si sono impiegati, prendendoli dall’avanzo di amministrazione, per coprire le maggiori spese nel settore sociale. Fra
le altre spese possibili grazie a
questa voce in attivo vanno segnalati interventi nel settore della viabilità, della raccolta differenziata della carta (verranno
acquistati appositi cassonetti ed
inoltre partirà anche una raccolta al servizio dei commercianti,
sempre più sommersi da imballaggi di cartone) ed un aumento nello stanziamento per la ristrutturazione dello stabile adiacente al palazzo comunale.
Oltre a ciò il Consiglio ha all’unanimità proceduto all’elezione del difensore civico, figura
istituita con lo statuto comunale approvato in base alla legge
142/90 e che avrà il compito di
vigilare sul buon andamento del
Comune, degli uffici e dei servizi
ed a cui potranno rivolgersi i cittadini per segnalare eventuali
problemi o disfunzioni. E’ una figura nuova per il Comune, il cui
lavoro si avvierà presto, e che
dovrà essere adeguatamente pubblicizza ta dall’ amministrazione ;
il primo difensore civico di Torre Pellice è il dott. Roberto Peyrot.
O. N.
e proprietari dei terreni. Lo
scorso anno, la stampa aveva
dato un gran risalto alla decisione presa dal sindaco di Pinasca, Richiardone, di chiudere le
strade di accesso ai boschi del
suo comune. Il sindaco stesso
ha preso la parola per spiegare i motivi della sua decisione
e si è detto dispiaciuto di essere stato lasciato quasi solo in
una battaglia combattuta unicamente per difendere la gente del
paese. Ha aggiunto che con il
ritmo attuale di calpestamento
del terreno, i boschi saranno ben
presto ridetti a deserto e che
questo danneggerà tutti, ma in
modo particolare i residenti,
chiedendo un appoggio per la
stagione autunnale, dal momento che probabilmente la pioggia
del mese in corso sta facendo
giustizia dei funghi estivi.
L’ordine del giorno approvato
dopo una nutrita discussione
chiede che il fungo sia considerato proprietà privata, che si
possano istituire riserve a pagamento, su terreni pubblici e
privati, che si possano prendere provvedimenti in difesa del
territorio, che vi sia una maggiore sorveglianza in loco e che
le sanzioni per i trasgressori siano più elevate.
Liliana Vigliehno
MONTOSO — Sabato 11 e domeni
ca 12 luglio si svolgeranno le tradi
■zionali manifestazioni partigiane; saba
to sera alle ore 21,30 sul piazzale
concerto della banda musicale « Socie
tà di Bibiana », a seguire fiaccolata
Domenica alle ore 9,30 concerto del
complesso bandistico bagnolese; alle
ore 11,20 commemorazione ufficiale tenuta dalla presidente del Consiglio regionale Carla Spagnuolo; alle ore 15,30
spettacolo folk del gruppo delle valli
di Lanzo « Rododendro ».
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — Da
venerdì 10 a domenica 12 luglio, nella saletta d'arte di via ex Deportati
ed Internati, sarà aperta al pubblico
la mostra fotografica « immagini x 4 »;
l'inaugurazione è prevista per le 18
di venerdì. In ogni serata, alle ore
21,30, presso l'adiacente auditorium comunale, si svolgerà una proiezione di
diapositive.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 11 luglio,
alle ore 21, nei giardini di piazza Muston, a cura della Pro Loco, si svolgerà un concerto di musica occitana
con il gruppo ■■ La Chastelado ».
TORRE PELLICE — Domenica 12 luglio, alle ore 21, nei giardini di piazza Muston, si svolgerà un concerto a
favore della Lega per la difesa del
cane; suoneranno; « Wild », Horses »,
« Lu frensi's marna blue », « Box ». Ingresso lire 5.000.
VAL GRANA, 17-19 LUGLIO
Occitani in festa
Si avvicina il tempo del « Rescontré occitan », l’ormai tradizionale appuntamento degli occitani del Piemonte che da sette anni si ritrovano in un momento di festa nel mese di luglio. Quest’anno il « Rescontré »
si sposta in vai Grana, a Pradleves, dal 17 al 19 luglio. Sabato
18, per l’intera giornata si terrà
il convegno « II federalismo per
la comunità delle Alpi?».
Il « Rescontré » non è solo occasione per affrontare temi a carattere culturale e politico, ma
è anche festa, momenti musicali, di scambio, di cucina tradizionale.
Quest’anno in più è previsto
uno stage di apprendimento
di musica e danze eccitane che
si svolgerà, sempre a Pradleves,
dal 14 al 17 luglio con l’organizzazione di Ousitanio vivo; sono
previsti in particolare corsi di
ghironda, organetto, flauti d’Oc.
Nell’ambito del « Rescontre »
si terrà anche una mostra-mercato della liuteria a cui parteciperanno rappresentanti di diversi paesi europei.
La sera del 19 si svolgerà un
concerto del gruppo di nuova e
antica musica occitana Lou Dalfln che riproporrà, dopo l’esordio a Dronero nelle scorse settimane, brani dalla sua recente
cassetta « W Jan d’I’Eiretto »,
cassetta che sarà pure presentata mercoledì 8 luglio a Caraglio
nella piazza antistante la chiesa
di S. Giovanni. P. V. R.
Costruzione serramenti alluminio *Doppie finestre *Verande *Ringhiere *Vetrine blindate *Portoncini ingresso
*Applicazioni speciali su misura *Sostituzioni senza opere
murarie
DLOC-JERRAmENT
V. Valpellice 80/A - S. Secondo di Pinerolo
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11
10 luglio 1992
lettere n
IL CONCETTO
DI LAICITÀ’
Recentemente Oscar Luigi Scaifaro,
dopo aver prestato giuramento quaie
nono presidente deiia Repubbiica itailana, ha pronunciato — dinanzi alie
Camere riunite — un nobiie discorso
il cui contenuto ha ottenuto un ampio consenso. Personaimente ho moito apprezzato ii brano in cui egli afferma (cito a memoria) che lo stato
italiano è uno stato iaico, che tutta
la Costituzione è >■ permeata di questo concetto di iaicità » e che quindi
egii, credente e cattoiico, sarà comunque moito rispettoso di chi ha aitre
fedi e di chi non fa riferimento a
vaiori trascendenti. Queste affermazioni mi hanno comunque indotto a compiere alcune riflessioni ed a pormi alcuni quesiti.
1) Mi domando: lo stato italiano è
veramente, sia « de iure » che « de
facto », uno stato laico? Può cioè dirsi laico uno stato che (e faccio solo
qualche esempio) tramite un Concordato concede privilegi in materia religiosa ad una chiesa il cui spirito
profetico è così messo in dubbio se,
sia per l’annuncio evangelico che per
le giuste esigenze finanziarie, continua a fidarsi di poteri, di privilegi,
di intese e di patteggiamenti con io
stato? E' laico uno stato che si fa
complice — anche tramite detto Concordato — di una chiesa che anziché
educare al concetto di responsabilità
personale in ogni scelta religiosa favorisce la tendenza a « deresponsabilizzare », come avviene per esempio
per l’istruzione della religione nelle
scuole, per il matrimonio religioso,
ecc.? E’ laico uno stato che si pone
come « esattore » per una o più confessioni religiose, che impone la scelta dell'8 per mille senza possibilità
di astenersi? E' laico uno stato in cui
è permesso impunemente al presidente della Repubblica di deplorare pubblicamente (ciò è avvenuto se non
erro circa due anni fa) un — sia pur
indocile — padre gesuita (Pintacuda)
e di far appello ai suoi superiori (gesuiti) perché provvedano...?
2) Nonostante gli interrogativi sopraesposti — che comunque permangono — personalmente ritengo (e fortemente spero!) che il nostro attuale
presidente Oscar Luigi Scaifaro non
intendesse con « laicità dello stato
e della politica » una pura e semplice
autonomia dello stato e della società
civile dall’ingerenza ecclesiastica:
penso sarebbe riduttivo interpretare il
concetto di iaicità (e non laicismo!)
unicamente in senso areligioso. Cre
do (e fortemente spero!) che nelle parole di Scaifaro il senso della laicità
vada esteso a tutte le esperienze delia vita umana: a) laicità cioè come
concetto che rifiuta ogni integralismo
e che implica il riconoscere che non
esiste nessuna dottrina religiosa o
atea, liberale o marxista da cui si
possano dedurre con rigore criteri di
interpretazione e di azione nella società. E da qui nasce il concetto di
laicità dello stato e della politica; b)
laicità in senso lato come metodo che
rifiuta di utilizzare posizioni ideali per
« picconare » gli altri o per acquisire
potere, ma metodo con cui si propongono valori senza imporli, si testimoniano valori senza pretendere privilegi e si è rispettosi della verità
delle persone e delle idee. Laicità
quindi consistente in un qualificato ed
autonomo rapporto dell’uomo con il
mondo (e — per il credente — anche con e nella chiesa). E da qui a
mio avviso nasce anche il concetto
di laicità della fede.
Questi sono solo cenni, spunti per
un approfondimento e per un dialogo
che sarebbe interessante ed utile compiere anche su queste pagine.
Domenico Manaresi, Bologna
PROBLEM! SOCIALI
O TEORIE POLITICHE?
Ho letto con interesse la lunga lettera a firma di Daniele Rostan e Sergio Abate, che tenta di liquidare la
petizione di trecento cittadini di Torre
Pellice relativa allo sfruttamento minorile di bambini marocchini riducendola ad una cinica iniziativa dei commercianti del centro del paese. Avrei
preferito non rispondere perché la mia
lettera del 22 maggio costituisce di
per sé una risposta e perché ritengo
che l'urgenza di trovare una soluzione
al problema richieda azioni concrete
più che disquisizioni metodologiche:
attendo in questo senso di vedere i
firmatari impegnati in iniziative efficaci per risolvere il problema specifico
e per affrontare sul terreno e non solo sulla carta anche gli altri problemi della valle che essi ritengono più
importanti (ma non avendoli visti davanti ai cancelli della Graziano trasmissioni di Luserna San Giovanni comincio a nutrire il sospetto che per
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera EgidI,
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Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
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ABBONAMENTI 1992
Italia Estero
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Pio V. 15 - 1012.': Tr.rino
Amministrazione dal fondo: Maria Luisa Barberls, Renato Coìsson. Roberto Peyrot
loro i problemi sociali servano soprattutto come pretesto per trovare conferme delle loro teorie politiche, rispetto alle quali la soluzione dei problemi stessi diventa secondaria).
Sono invece costretto a rispondere
perché la lettera di Rostan e Abate
è costruita su una citazione parziale
ed inesatta della petizione da me inviata al sindaco di Torre Pellice, nella quale si legge: « I residenti, gli
esercenti ed i commercianti di quella
zona, ed anche i loro clienti ». La
mia frase è stata così falsificata ad
arte da Rostan e Abate: « commercianti', esercenti, clienti e passanti dei
centro », con l’omissione della parola
residenti », che abbracciava tutti gli
abitanti della zona, testimoni dello
sfruttamento, non una categoria sociale in particolare. Tale omissione consente ai firmatari di costruire la loro
ingenua teoria che autori dell’iniziativa della petizione siano i commercianti, categoria nei confronti della quale
sembrano nutrire una rara e malcelata
acrimonia significativamente riscontrabile non tanto nella classe operaia,
il cui nemico tradizionale è da sempre il padrone, quanto invece fra alcuni intellettuali borghesi di sinistra,
talora perché sono affetti da mero
snobismo, talora perché trovano particolarmente detestabile il fatto di appartenere a quella stessa classe sociale che ha imposto il sistema capitalista da essi contestato.
Le firme della petizione sono state
raccolte soprattutto nei bar del centro perché è in quella zona che avviene lo sfruttamento dei minori e
perché esse hanno valore di testimonianza soprattutto se raccolte sul luogo in cui l'avvenimento denunciato si
verifica: ed anche uno sciocco sarebbe in grado di capire che il bar è
un luogo ideale per la raccolta di firme dato che vi si succede un numero
di persone molto superiore a quello
che può avvicendarsi nei negozi, e
che le persone interessate hanno lì
il tempo di esaminare e discutere una
iniziativa, del genere. In realtà, contrariamente a quanto affermato da
Rostan e Abate, i commercianti di
Torre Pellice non sono apparsi particolarmente interessati al problema: solo alcuni hanno firmato, e le loro firme rappresentano una percentuale assolutamente irrilevante nella lista.
Cade quindi la teoria della lotta di
classe applicata da Rostan e Abate
alla Torre Pellice degli anni Novanta,
mentre continua invece a tutt'oggi lo
sfruttamento dei minori, che però non
sembra turbare i loro sonni, dato che
ci sono problemi più gravi da risolvere nella valle. Ma forse i firmatari
ed altri che, come loro, continuano a
considerare la vicenda come pretesto
per esporre le proprie teorie ed interpretazioni senza muovere un dito
per risolvere il problema, hanno ragione. Lasciamo le cose come stanno. Dopo tutto i bambini marocchini piacciono: sono belli, fanno colore e forse attraggono i turisti, anziché infastidirli; sono folcloristici, i loro occhioni dolci sanno di esotico... ci ricordano addirittura i nostri viaggi nel Terzo Mondo. Non avremo neanche più
bisogno di scomodarci per andare a
trascorrere le nostre vacanze in Marocco o in Tunisia quest’estate. Forse riusciremo perfino a risparmiare
un po’ di soldi, ed a regalare qualche monetina sonante e qualche carezza in più a codesti graziosi mo
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
10 milioni per le
vittime della guerra
Pubblichiamo qui appresso
l’elenco delle offerte pervenuteci
nello scorso mese di maggio. I
lettori stanno rispondendo in
modo significativo al nostro appello a favore del Centro sociale di ’Ntolo in Camerún (Africa)
sostenuto dalla locale chiesa
evangelica.
Nel numero del 5 giugno scorso è apparso a tal proposito un
articolo di Alba Fiorio che si è
recata sul posto. Abbiamo così
avuto un’ulteriore testimonianza sull’estrema precarietà in cui
quest’opera versa e sulle conseguenti sue necessità di ricevere
aiuti economici che le consentano almeno di continuare l’attuale attività nei confronti del centinaio di ragazzi ivi ospitati. Anche in quest’occasione è stato
rilevato come si tratti di bambini fra i più fragili ed esposti,
perché in gran parte privi di
una famiglia alle spalle: sarebbe davvero una iattura doverli
abbandonare sulla strada. Rinnoviamo pertanto l’appello a favore di questo Centro e contiamo sulla solidale collaborazione
di tutti.
Con l’occasione ricordiamo
che, parallelamente a detta iniziativa, abbiamo istituito un
Fondo emergenza con la finalità
di poter dare un segno di pronta e tangibile solidarietà al verificarsi di improvvisi eventi ca
lamitosi, naturali od umani che
siano.
Infine, come preannunciato,
abbiamo inviato i 10 milioni raccolti a favore dell’azione del
Consiglio delle chiese del Medio
Oriente per i profughi della
guerra del Golfo.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce Fondo di
solidarietà, via Pio V, 15, 10125
Torino possibilmente indicando
nella causale « Camerún » o
« emergenza ». In mancanza,
provvederemo a ripartirle.
Elenco offerte pervenute in maggio
L. 850.000: Colletta culti Ascensione chiese II circuito.
L. 5C0.000: Chiesa valdese Pinerolo.
L. 200.000: Olga Bragaglia.
L. 185.000: Antonino Gullotta per
obiezione fiscale, a favore del Fondo.
L. 100.000: Maria Riccobene; Giuseppe Di Gesù, in memoria genitori
e sorelle; M. Elisa Fiorio; Scuola domenicale metodista Trieste; Biagio
Rocchi; Clara e Alessandro Vetta; Maria Dattilo.
L. 25.000: N. N. Unchio Verbania.
L. 20.000: Edvige Palmieri.
Totale L. 2.480.000.
Totale precedente L. 12.389.999.
In cassa L. 14.869.999.
Inviato al Consiglio delle chiese del
Medio Qriente per i profughi guerra
del Golfo L. 10.000.000.
Restano in cassa L. 4.869.999.
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - © 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
nelli del Terzo Mondo, bevendoci una
bibita fresca con l’occhio inumidito,
comodamente seduti davanti ai bar,
chiacchierando sulla petizione che li
riguarda e facendo i colonialisti senza il bisogno di stancarci, a casa nostra. Potremo così tornarcene a sera
soddisfatti nella nostra bella villetta,
dove i nostri figlioletti, ben lavati e
ben vestiti, ci aspettano seduti di
fronte al televisore: e non sarà certo l’incubo delle condizioni miserande
in cui vivono i loro coetanei marocchini a turbare la nostra immacolata
coscienza democratica e ad impedirci
di prender sonno,
Erberto Lo Bue, Luserna San Giovanni
ERRATA CORRIGE
Nello scorso numero siamo incorsi
in uno spiacevole errore. A pag. 11
nella didascalia relativa alla Chiesa di
Villa San Sebastiano abbiamo scritto
che si tratta di una chiesa « valdese ».
In realtà la chiesa è metodista. Ci
scusiamo con i lettori e con i fratelli
di Villa San Sebastiano.
RINGRAZIAMENTO
(ilo alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà l’aiuto? »
(Salmo I2I)
Le nipoti Rivoira e parenti tutti di
Beniamino Agli (Ricu)
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alle ricerche e quanti si sono
uniti nella triste circostanza.
In modo particolare ringraziano
Pietro Monnet e Dino Fraschia per il
rinvenimento dei resti dello zio ed il
pastore Marchetti per il profondo mesr
saggio.
Angrogna, 10 luglio 1992
RINGRAZIAMENTO
(c Sia che viviamo sia che
muoiamo, siamo del Signore »
(Romani 14: 8)
La vedova Lidia Poet ed i figli Rita,
Elsa, Alma e Pietro del caro
Ettore Masse!
di anni 87
ringraziano di cuore tutte le persone
che sono state vicine alla famiglia e
particolarmente il past. Claudio Tron
per il messaggio di speranza e conforto avuto in queUa circostanza.
Chiotti, 2 luglio 1992,
AVVISI ECONOMICI
ANTICHITÀ’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
FAMIGLIA italo-tedesca cerca ragazza
alla pari per bambina di un anno
in località a mezz’ora da Stoccarda,
possibilità corsi di tedesco tutti i
livelli. Scrivere a Gabriella Costabel,
Wiehweideveg 1 D 70 32 Sindelfingen.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 12 LUGLIO 1992
Villar Parosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 12 LUGLIO 1992
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
10 luglio 1992
KAIROS EUROPA
AMNESTY INTERNATIONAL
No aH'Europa fortezza Prigionieri
mese
Circa 800 persone provenienti
Circa 800 persone provenienti
da ogni parte d’Europa, nonché
invitati venuti dall’Africa, dall’Asia, dall’America latina, dal
Canada, dagli Stati Uniti e dai
Caraibi, hanno partecipato, il 5
giugno, alle cerimonie di apertura del raduno « Kairos Europa »
ossia « Parlamento del popolo »’
a Strasburgo. ’
« Kairos Europa » riunisce circa 500 organismi ecumenici, culturali, sociali ed altri gruppi di
base in Europa, « profondamente preoccupati per le conseguenze che gli importanti cambiamenti sopraggiunti nell’insieme
dell’Europa possono avere per i
gruppi marginalizzati in Europa
e fuori dell’Europa ».
La riunione è stata ufficialmente aperta dal vicesindaco di
Strasburgo il quale, a nome del
sindaco, sig.ra Catherine Trautmann, ha, salutato in « Kairos
Europa » il difensore « della giustizia, della solidarietà e della
speranza che Strasburgo ha scelto di porre al centro della propria azione civica ». Per Theo
Kneifel, coordinatore internazionale di « Kairos Europa », « l’ordine del giorno della riunione è
ambizioso in quanto esso non si
appoggia su esperti o burocrati,
ma sulla nostra esperienza, le
nostre sofferenze e le nostre piccole vittorie. La nostra presenza qui è un segno di protesta
contro le strutture del potere
mentre facciamo sentire le nostre voci e gridiamo ’’Ascoltateci” ».
Durante le sessioni plenarie, i
partecipanti hanno ascoltato le
comporterà la
T ra Europa. Si chiuderà o esprimerà politiche di accoglienza?
relazioni delle commissioni di
«Kairos Europa» su; l’alimentazione e la terra, la casa e l’ambiente, il lavoro e la disoccupazione, le migrazioni e la fortezza Europa, l’identità culturale e
la commemorazione dei 500 anni.
Una manifestazione è stata organizzata di fronte al Parlamento di Strasburgo, e si è conclusa con un raduno di fronte alla cattedrale. Nel momento in
cui le barriere stanno cadendo
all’interno dell’Europa, i manifestanti intendevano esprimere
il loro timore che esse s’innalzino ancora più in alto attorno al
continente, e riaffermare gli
obiettivi della riunione: rafforzare i legarni tra i gruppi situati
« alla periferia », le minoranze
marginalizzate in Europa e la
maggioranza di esclusi nel Terzo Mondo; protestare contro le
politiche che generano povertà,
divisione e alienazione; fare nascere la visione di una nuova
Europa. Fra gli oratori che sono intervenuti durante la manifestazione, vi erano Frank Chikane, segretario generale del
Consiglio delle chiese del Sud
Africa, e il vescovo Balduino, del
Brasile.
(SOEPI)
INTERVISTA A ABDEL SHAFI
Non potete immaginare...
«Vi potete immaginare dei
bambini vivere continuamente
sotto l’oppressione militare, chiusi nei campi, circondati da militari che distruggono le loro case,
tagliano i loro alberi, picchiano
e arrestano i loro padri, madri e
fratelli, li deportano e li uccidono? No, vi assicuro che non potete!
Noi vogliamo la pace, per questo faremo di tutto per continuare il dialogo, affinché il sogno di
pace e giustizia del popolo palestinese si realizzi ».
Sono le parole di Abdel Sbafi,
Il anni, medico palestinese a Gaza e capo della delegazione palestinese nei negoziati di pace. Invitato dall’Associazione pace e
da Salaam Ragazzi dell’ulivo, in
vista del proseguimento della
Conferenza di pace nel nostro
paese, lo abbiamo incontrato nel
mese di giugno (prima che si
svolgessero le elezioni in Israele)
alla conferenza stampa e a] dibattito pubblico che l'ha seguita.
— Qual è la maggiore difficoltà
per portare avanti i negoziati di
pace?
Gli israeliani hanno violato
la risoluzione 242 dell’ONU e le
convenzioni di Ginevra dall’inizio
dell’occupazione. Requisendo la
terra e continuando gli insediamenti, le punizioni contro un popolo inerme non rendono un
buon servizio a queste trattative.
Ma la cosa più grave è la questione degli insediamenti. / palestinesi devono avere la possibilità
di eleggere i loro rappresentanti
e autodeterminarsi.
— Girano voci in Israele della
costruzione di una grande autostrada che attraverserebbe i territori per collegare gli insediamenti (da Hebron a Gerusalem
me), in cui sarebbero impiegate
alcune ditte italiane. Ha delle
notizie su questo fatto?
— Non sono in possesso di alcun elemento certo per confermare questa ipotesi, ma voglio
informarmi e verificare la notizia
che, se fosse vera, mi sembrerebbe molto grave.
— Che cosa pensa dell’atteggiamento degli USA rispetto alle
trattative?
— La posizione americana risponde ad un bisogno di stabilità
nel Medioriente; l’attuale amministrazione sembra intenzionata
a contribuire alla pace, ma bisognerà attendere i risultati delle
prossime elezioni per vedere se
questa posizione sarà mantenuta.
Oggi possiamo dire che il fatto
d, aver congelato gli aiuti economici fino a che continueranno
gli insediamenti dei coloni è un
segno del tentativo di indurre il
governo israeliano ad un atteggiamento più responsabile.
— Che cosa accadrà ai palestinesi se le trattative falliranno?
— Noi speriamo che le trattative non falliscano e che in Israe
le prevalgano quelle forze più
progressiste che sono consapevoli del rischio di un conflitto
drammatico e infinito. Staremo
a vedere se il partito laburista
vìncerà le elezioni e con quali
forze sceglierà di allearsi. La
pressione contro VIntifada continua e qualcuno, anche tra i palestinesi, è dell’opinione di abbandonare il tavolo delle trattative.
Ma se noi lo lasciassimo, la questione palestinese verrebbe dimenticata e Israele, forte del nostro abbandono, intensificherebbe il livello dello scontro. A questo tavolo delle trattative si gioca
la nostra autodeterminazione. Le
violenze contro i bambini, i ferimenti irreversibili continuerebbero se noi ce ne andiamo e un’intera generazione sarebbe travolta
da una violenza cieca e suicida.
Il mondo e i paesi democratici
non devono solo salvare i palestinesi e le future generazioni che
abiteranno nella regione, ma devono salvare Israele dalla propria violenza e dalla brutalità dei
suoi politici.
Intervista a cura di
Maria Luisa Olivari
Manfredo Pavoni
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Tre storie, tre paesi, tre uomini vittime di violazioni dei diritti umani. Il Notiziario di Amnesty del mese di maggio ci racconta queste tre storie e qui le
riportiamo perché i lettori possano rivolgere appelli per la liberazione dei prigionieri per motivi di opinione ai responsabili
di tali violazioni.
Erdogan Kizilkaya - TURCHIA
Cittadino turco di 23 anni. E’
stato arrestato il 4 agosto 1991
a Kayseri, nella Turchia centrale. Portato nella locale stazione
di polizia, è stato subito sottoposto a torture: scariche elettriche ai genitali, alle mani, ai piedi, mentre, nudo, rimaneva appeso per i polsi. E’ stato accusato di appartenere all’organizzazione armata Devrinci Sol (Sinistra rivoluzionaria) e rinchiuso nella prigione di Kayseri. Poi,
in attesa del processo che si
svolgerà presso il tribunale per
la sicurezza dello stato, è stato
rimesso in libertà.
Kizilkaya ha denunciato le torture subite, ma senza alcun esito, non risulta infatti che siano
state aperte al riguardo delle indagini e i colpevoli siano stati
puniti.
Si chieda perciò che gli esecutori delle torture siano individuati e portati in tribunale, a:
, Ismef Sezgin, Minister of thè
Interior
Iqisleri Bakanligi
06644 Ankara - Turchia
Jorge Quintana Silva - CUBA
29 anm, studente di scienze
matematiche all’Università di
1 Avana. Era stato arrestato,
una prima volta, nel gennaio del
1990, perché, come membro dell’Unione giovanile comunista,
aveva mandato a questa associazione una lettera, nella quale sosteneva che Fidel Castro era un
traditore. Egli allora era stato
condannato a tre anni di « libertà limitata », ma poi era stato
rimesso in libertà condizionata.
Il 9 ottobre 1991 è stato di
nuovo arrestato, insieme a 15
membri della Concertatión Democratica Cubana. Essi avevano
convocato una conferenza stampa due giorni prima dell’apertura del IV Congresso del Partito
comunista. Era stata questa, per
loro, un’occasione per chiedere
radicali riforme politiche.
Secondo le autorità, egli è stato arrestato per non aver ri
: .7'
spettato le condizioni previste al
momento della precedente scarcerazione. Jorge si trova ora nel
carcere Kilo 8, nella provincia
di Pinar del Rio. Amnesty ritiene che egli sia in prigione a causa delle sue convinzioni politiche.
Si prega di inviare cortesi appelli, in spagnolo o italiano, per
la sua scarcerazione, a:
Dr. Fidel Castro Ruz
Presidente del Consejo de Estado
Ciudad de la Habana - Cuba
Ahmad Osman Siraj - SUDAN
46 anni, lettore presso l’Università di Khartum. E’ stato arrestato e condannato a morte
nel processo del gennaio 1991,
con l’accusa di essere stato a
conoscenza di un tentativo di
colpo di stato da parte di un
gruppo di militari e di non avere informato i servizi di sicurezza. Il processo che si è svolto nei confronti dei presunti organizptori del colpo di stato
non è stato regolare, gli imputati non hanno avuto il diritto
alla difesa e gli interrogatori sono durati appena cinque minuti.
La condanna a morte, inflitta a
13 degli imputati di questo processo, è stata in seguito commutata dal capo dello stato a
15 anni di reclusione.
Amnesty suppone che Ahmad
Osman Siraj sia stato condannato per la sua attiva partecipazione all’Unione dei medici sudanesi, i5er le sue critiche mosse alla Giunta militare al potere
e per le sue idee di sinistra. Egli
inoltre aveva preso parte alle
manifestazioni nonviolente che
nel 1985 avevano portato alla caduta del presidente Nimeiri.
Le sue presenti condizioni di
salute in carcere non sono per
nulla buone; egli soffre di dolori
alla schiena e di una forte depressione. Non riceve assistenza
medica.
Si possono rivolgere appelli
per la sua liberazione, scrivendo in inglese o italiano, a;
Lieutenant General
Omar Hassan Ahmad al-Bashir
President of thè Republic of Sudan
People’s Palace
P.O. Box 281
Khartum - Sudan, Africa.
A cura di
Anna Marnilo Reedtz
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