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Anno 117 - N.
1 maggio 1981 - L. 300
Soedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
BinMOTECA VALDHr?.
lOOGG Í FILIO:
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL DIRETTORE DI « FEDE E COSTITUZIONE »
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Il fatto certamente più importante della vita politica italiana
in questi ultimi tempi è stato il
Congresso del Partito Socialista
a Palermo. In questa sede non
mi interessano le conclusioni di
taie evento, e neppure la incidenza che esse potranno avere o non
avere nelia vita del Paese. Ma vi
è un aspetto importante, che non
è stato, mi pare, adeguatamente
valutato e che mi sembra giusto
mettere in rilievo.
E cioè il fatto che il P.S.I. è
praticamente l’unico partito in
Italia, che in pochi anni, tra il
’78 e 1’ ’81, è riuscito a cambiare
interamente la sua classe dirigente, accantonando uomini degni del massimo rispetto come
un Riccardo Lombardi, e sostituendoli con uomini nuovi. Certo. in tal modo si corre un rischio, perché tali uomini nuovi
andranno valutati alla prova, e
nessuno può essere sicuro che
tale prova sarà positiva. Ma anche certo si compie un atto di
coraggio, che sarebbe tanto hello veder compiere anche da altri
partiti che, nel bene e nel male,
hanno dominato e continuano a
dominare la scena politica. E
sempre con gli stessi uomini, sia
difendendoli a oltranza anche
quando sarebbe stato giusto e
utile accantonarli, sia procedendo con estrema prudenza a cooptazioni, che durano anni prima
di consolidarsi e che finiscono
con l’adeguare i nuovi chiamati
alle linee generali consuete. Noi
abbiamo così una classe politica
che si è formata la sua mentalità in una situazione sociale e
politica ben diversa dall’attuale
e tende quindi ad affrontare problemi nuovi con criteri vecchi e
non più validi.
E’ ben chiaro che non si intende qui dare giudizi di merito per
le' realizzazioni di cui ogni partito sarà più o meno responsabiie. Sembra però giusto valutare il fatto che di fronte ad una
società che cambia (e come rapidamente!) anche i cambiamenti di persone, e quindi di mentalità e di « cultura », hanno un
valore positivo ; almeno come
origine di possibili speranze.
Del resto, il vecchio consiglio
di non mettere il vino nuovo in
otri vecchi non ha perso la sua
validità.
Può anche darsi che gli uomini nuovi sbaglino più e peggio
degli uomini vecchi, ma tutto
sommato sembra che per il vino
nuovo della società in crisi che
viviamo, vi sia proprio bisogno
di otri nuovi, costruiti in altro
modo e pronti, non ad applicare
vecchie ricette a nuovi malanni,
ma a cercare per essi nuove ricette.
A chi scrive (e che tiene a precisare la sua età ultrasettantenne) piacerebbe assai che anche
altri partiti seguissero in qualche modo questa vìa di rinnovamento. Possibile che non ci siano
anche altrove uomini di quarant’anni capaci di portare nella vita pubblica una « cultura » e un
modo nuovi per affrontare 1 problemi attuali ben diversi da quelli del passato?
Niso De Michelis
Speranza di consenso teologico
La Commissione che sta al centro del lavoro del Consiglio Ecumenico delle Chiese è I assise teologica più rappresentativa che sia oggi possibile radunare nella cristianità mondiale
Il pastore Aldo Comha ha intervistato per il Reformed
Press Service il Dr. William H. Lazareth inquadrando così
l’attività e le prospettive dell’importante Commissione teologica del Consiglio Ecumenico delle Chiese. L’intervista conclude anche un dibattito che si è svolto sul bollettino dell’Alleanza Riformata Mondiale a partire da un articolo del
nostro giornale di cui diamo conto a p. 5 di questo numero.
— Dr. Lazareth, vorrebbe dirci quali sono gli scopi basilari
di « Fede e Costituzione »?
— « Fede e Costituzione » ha
l’incarico di assistere le chiese
nella ricerca dell’unità visibile
in Gesù Cristo. Per manifestare
quest’unità che ci è data da Dio
in Cristo, noi tendiamo a tre scopi che sono tra loro collegati:
il primo è il reciproco riconoscimento dei rispettivi battesimo,
eucaristia e ministero. Il secondo
è la capacità di confessare insieme gli elementi essenziali della
fede apostolica. E il terzo consiste neH’impegnarsi in una comunione conciliare che sia in
grado di parlare con autorità
su problemi di interesse comune per le chiese oggi.
— Nell’attuazione del proprio
lavoro « Fede e Costituzione »
sta seguendo un determinato
programma: a che punto siete
ora e quali sono i vostri piani
futuri?
— Per ciò che riguarda il programma per raggiungere il mutuo riconoscimento dei rispettivi
battesimo, eucaristia e ministero,
siamo arrivati al penultimo testo che sta per essere distribuito
a tutti i membri della Commissione Plenaria per arrivare all’edizione finale durante l’anno
1981. Il testo finale, che terrà
conto di tutte le reazioni critiche dei membri della Commissione Plenaria, sarà presentato
alla riunione che « Fede e Costituzione » terrà a Lima, Perù, nel
gennaio del 1982, per avere l’autorizzazione a distribuirlo a tutte le chiese membro. A quel momento chiederemo alle chiese di
impegnarsi in tre ordini di risposte: il primo riguarda un serio studio del materiale e per
questo forniremo un volume di
saggi a livello accademico per
render conto agli specialisti del
perché di determinate formulazioni e una guida di studio non
specialistico ad uso delle comunità locali. Insieme a questo materiale di studio e di riferimento chiederemo alle chiese di usare nella vita e nella testimonianza della comunità locale materiale liturgico, catechistico e devozionale che fa riferimento a
questi testi e di metterne alla
prova la verità nel culto e nella
testimonianza. E infine chiederemo alle chiese stesse di valutare
in che misura esse riconoscono
in questi testi la fede apostolica, e quali conseguenze esse so
no disposte a trarre dal loro
rapporto con altre chiese che su
questo materiale esprimono le
stesse affermazioni da loro formulate. Prevediamo che questo
processo di ricezione ufficiale
possa essere compiuto per il 31
dicembre 1984.
— Di tutti questi testi che sono in preparazione, mandati alle
chiese e rimandati dalle chiese,
quali sono quelli che in tutto o
in parte hanno valore vincolante
per le chiese che fanno parte
dei Consiglio Ecumenico delle
Chiese?
— La Commissione « Fede e
Costituzione» è al servizio delle
chiese membro. Essa rispetta la
integrità ecclesiastica e l’autonomia delle chiese membro.
Nessuno perciò di questi testi
ha una qualsiasi autorità giuridicamente vincolante. Piuttosto,
questi testi trasmettono alle
chiese membro le crescenti convergenze di cui essi testimoniano. Noi cerchiamo responsabilmente di coordinare e collazionare i risultati delle discussioni
bilaterali e multilaterali in cui le
chiese stesse sono impegnate, risultati che sono tra loro interdipendenti, e poi lasciamo alle
chiese membro la responsabilità
della ricezione e della risposta
ufficiale.
— Quale è quindi il peso di
formulazioni individuali date
dall’uno o dall’altro membro
della Commissione « Fede e Costituzione »?
DAL SERMONE DI APERTURA DEL SINODO RIOPLATENSE
Hanno Mose e i profeti...
In questo numero
□ Nel cuore della Russia ortodossa, di J.J.
Peyronel
Luca 16: 19-31
Diciamo subito che alla parabola del ricco e Lazzaro non interessa minimamente dare un'informazione sul paradiso e l’inferno; in cambio le interessa moltissimo ciò che sta succedendo
nell’anno 1981, i Lazzari e i ricchi
anonimi sprofondati in mezzo a
questo mondo.
Un dettaglio ci dà la chiave di
questo testo. Nel racconto Gesù
dà un nome al povero, all’accattone, e questo è di grande importanza perché nel linguaggio
biblico il nome dà la possibilità
di essere uomo. Gesù dà un nome, e che nome! E’ un nome che
è tutto un programma di evangelizzazione perché annuncia:
Dio aiuta, dio soccorre, Dio salva. E questo vuol dire che l’unica vera umanità è quella che
Dio stesso dona, non è posses.so
degli uomini. Pensiamo ai milioni di poveri, di accattoni e
mendicanti che contiamo in Uruguay e Argentina. E’ da Gesù che
hanno ricevuto un nome e il piano di Dio consiste nel dare l’umanità a milioni di Lazzari.
Il ricco — o meglio i sei ricchi
della parabola — non ha nome. È
segno che il ricco, anonimo, ha
cessato di essere uomo.
Secondo Gesù nel caso dei ricchi non c'è umanità ma solo una
voragine di incomunicabilità, orrenda e raccapricciante, di insensibilità glaciale, di sordità e
di cecità. La storia del ricco è
una storia vuota perché in lui
l’umanità è fallita. Non c’è un
uomo. E questo è il problema
principale dei nostri paesi: non
esistono uomini; ci sono milioni
di Lazzari miserabili e migliaia
di ricchi che non son uomini. Il
problema principale dei nostri
paesi non è l’eccessiva miseria
o la mancanza di ricchezza, ma
è la carenza assoluta di uomini e
di persone che comunicano, che
si pongono in relazione, che si
donano.
Nella parabola il ricco comincia a ragionare. Badiamo a non
sentire estraneo il suo modo di
essere, come se si trattasse di
altri, noi che non ammetteremmo mai di essere ricchi. Perché
solo se ascoltiamo questo testo
come ricchi, possono succedere i
miracoli. Il ricco è come determinato e condizionato da una
specie di corteccia impenetrabile, il .suo cuore di fronte alla condizione di un Lazzaro si è fatto
di pietra. Eppure comincia a pensare ad altri, e questo è già un
iniz.io di umanità. Non si rassegna al fatalismo, alla tragedia, e
così chiede, nientemeno che ad
Àbramo, di fare qualcosa per i
suoi 5 fratelli, per coloro che
giacciono oppressi dalla ricchezza. Perché la ricchezza, secondo
la concltLsione a cui perviene il
ricco, addormenta la persona
umana, la annulla. Soprattutto
produce una specie di sclerosi
nelle relazioni umane e questa è
la famosa voragine del racconto,
ed è questa voragine che crea
drammi nel mondo intero.
Il ricco suggerisce un metodo:
l’invio di un cadavere risuscitato e cioè un miracolo .straordinario nella forma di un atto esterno alla persona che si imponga
per mezzo del panico, del terrore e della tortura. Qui siamo in
pieno XX secolo, con la sua visione totalitaria e assolutizzante
che schiaccia la persona umana.
Oggi può darsi che una metodologia di questo genere, per es.
una tecnologia che si imponga
dall'esterno con la pretesa di risolvere tutti i problemi, riesca a
imporre un ordine, ma non riuscirà mai a convertire nessuno.
Può darsi che pretenda di darci
una fede, ma sarà una fede contro e a danno di noi stessi. Facciamo attenzione, perché qui siamo sul terreno della predicazione, dell’insegnamento e dei culti.
Con questo metodo si possono
creare dei robot, degli esseri addomesticati o fabbricati in serie,
ma non degli esseri umani.
Abramo risponde due volte:
« Hanno Mosé e i profeti » e nelle sue parole risuona l’annuncio
dell’Evangelo del Regno. Abramo
è profondamente ottimista sulla possibilità che l’impossibile
diventi possibile e il fatale si
modifichi. E’ l’ottimismo della
potenza della Parola e del Regno.
In mezzo a questa orribile, pauroNorberto Berton
(continua a pag. 2)
\ V
— Teologicamente hanno peso
nella misura in cui riescono a
trasmettere una qualsiasi verità
dell’Evangelo: giuridicamente
non hanno assolutamente alcun
peso.
— Anche se non hanno un valore giuridico, alcune dichiarazioni, se fatte in occasioni ufficiali, hanno un certo peso sulla
opinione pubblica, che è nutrita dai mezzi di informazione;
esse acquistano perciò un’importanza semi-ufficiale e possono
provocare incomprensioni. Proprio questa importanza semi-ufficiale è stata percepita dal pastore Giampiccoli (e ha motivato la sua reazione) nelle dichiarazioni latte in presenza del papa dal prof. N. Nissiotis nella
sua qualità di presidente della
Commissione « Fede e Costituzione » e dal fratello Max Thurian,
presidente del Gruppo di lavoro
su battesimo, eucaristia e ministero. Cosa si può fare per evitare queste incomprensioni?
— Il professor Nissiotis e il
fratello Max Thurian sono stati
rispettati per decenni sia come
leaders ecumenici che come rappresentanti delle rispettive tradizioni. Il fatto che dei teologi
partecipino nella ricerca di « Fede e Costituzione » non impedisce loro di esprimersi anche liberamente e personalmente. Dobbiamo tutti seguire l’ammonizione apostolica a dire la verità
nell’amore (Ef. 4: 15, N.d.T.). La
realtà è che non abbiamo ancora raggiunto il consenso che sta
alla base della fede apostolica.
Stiamo raggiungendo convergenze che si muovono nella direzione di un consenso, che potrà
essere raggiunto solo da un concilio autentico che possa parlare per la chiesa universale. Tutte
le dichiarazioni devono essere
comprese come teologicamente
parziali e condizionate dalTap
partenenza confessionale della
persona che parla. Per questo è
di aiuto ed è necessario che noi
ci correggiamo a vicenda nel nostro cercare di testimoniare fedelmente delTuniversalità dell’Evangelo e della cattolicità della chiesa, con la piena consapevolezza che abbiamo questo tesoro in vasi di terra.
— Tornando al lavoro di « Fede e Costituzione » nel suo insieme, ha qualche altro commento
da esprimere?
— Si,. Spero che i lettori del
Reformed Press Service apprezzeranno la qualità di questo
sforzo che non ha precedenti.
Spesso non ci si rende conto che
«Fede e Costituzione » è la sola
Commissione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, l’adesione
alla quale è volutamente estesa
a rappresentanti di chiese che
non fanno parte del CEC. La
Commissione gode così, del beneficio del contributo teologico
dei rappresentanti della Chiesa
cattolico-romana, della Chiesa luterana — Sinodo del Missouri, e
anche di gruppi pentecostali.
Questo significa che il nostro materiale è stato prodotto dall’assise teologica più rappresentativa che sia oggi possibile radunare nella cristianità. Questo è
motivo di gioia non meno che
di problemi. A questo proposito
vorrei rendere un particolare riconoscimento agli sforzi encomiabili dei molti teologi riformati che ci hanno aiutato a rendere il materiale quanto più fedele
possibile all’Evangelo.
2
I
1“ maggio 1981
INTERVISTA A CHARLES ARBUTHNOT
FEDERAZIONI REGIONALI
Essere valdesi negli USA Liguria Triveneto
Le Chiese e la tentazione dei La Federazione regionale de
Realtà e prospettive della Società americana di aiuto ai Valdesi
(American Waldensian Aid Society) a 79 anni dalla sua fondazione
Rientra in Italia, in questi giorni, il pastore Charles Arbuthnot,
con la moglie Eugenie, alla guida di un gruppo di 40 americani
che visiteranno le chiese valdesi
delle Valli facendo poi una puntata a Firenze e Roma. Arbuthnot che dal 1975 dirige a NewYork 1’« American Waldensian
Aid Society» (AWAS) ha trascorso alcuni mesi dell’inverno
scorso a Torre Pellice visitando
chiese ed opere, mentre la moglie Eugenie, esperta bihlioflla,
ha lavorato nel riordino dell’archivio della Società di Studi Vaidesi. Nel corso del loro soggiorno abbiamo avuto modo di conoscere gli Arbuthnot di cui riferiamo, di seguito, parte di una
conversazione sulla presenza valdese negli USA.
— Da cosa nasce questo suo
amore per la chiesa valdese?
— Nel 1943 ero cappellano delle truppe americane che organizzarono lo sbarco in Italia. FVi a
Cassino, più tardi a Roma. Conobbi così alcuni valdesi. M’interessava soprattutto la storia
della loro chiesa. Nel 1947 venni
inviato dagli USA a Grenoble per
collaborare alla ricostruzione
della Chiesa Riformata di Francia e più tardi venni chiamato
al Consiglio Ecumenico per organizzare un programma di aiuti
a chiese evangeliche di minoranza nei Paesi latini europei. Durante i 20 anni che ho trascorso
a Ginevra imparai a conoscere
molto bene la Chiesa Valdese,
pioniera di tutte le chiese evangeliche minoritarie. Una volta
rientrato in America ebbi, nel
1975 la gradita sorpresa d’essere
nominato direttore dell’AWAS.
Da allora non passa anno senza
che visiti le Chiese Valdesi e Metodiste in Italia.
triamo già alla fine del 700
frammista ai gruppi Ugonotti e
via via sino alle prime due consistenti colonie di Monnet, nel
Missouri, nel 1875 e nel 1893 a
Valdese nel North-Carolina. La
AWAS nasce nel 1906, nel pieno
dell’immigrazione europea, quando 22 denominazioni evangeliche
americane decisero d’iniziare in
accordo con la Tavola un primo
lavoro evangelistico tra gli italiani. Alla fine della II guerra
mondiale l’AWAS aveva già organizzato 69 Comitati d’evangelizzazione in altrettante città. Nel
1924 quando il Congresso americano diede un giro di vite al flusso migratorio europeo l’AWAS
indirizzò il suo lavoro nei confronti della seconda generazione
d’italiani immigrati, registrando
qualche successo. Se oggi negli
USA l’annuario dei pastori presbiteriani riporta 100 nomi di
chiara origine italiana, e non solo nomi valdesi, è perché ci fu
questo grosso lavoro evangelistico. Arrivare in America per molti italiani coincise con la scoperta dell’Evangelo.
voriamo per mantenere vivo l’interesse riguardo al contributo
del Valdismo non solo nella storia del protestantesimo ma nella stessa storia del nostro grande Paese. Naturalmente esercitiamo anche una funzione di solidarietà concreta nei confronti
dei Valdesi fuori America. Il lavoro non manca, le occasioni si
moltiplicano e molto si può ancora fare.
— C’è un aggancio tra la Chiesa Valdese di New-York e il ’popolo’ di « Little Italy » che sappiamo essere fondamentalmente
cattolico?
— Quali sono oggi le prospettive dell’AWAS?
L’AWAS ha una storia lun
ga?
— S’., ma tuttavia più breve di
quella della presenza di Valdesi
in America. Presenza che incon
— Finiti i tempi della grande
immigrazione ci dedichiamo soprattutto ad un lavoro d’informazione sulle Chiese Valdesi e
Metodiste italiane tra il gran
pubblico americano. Questo richiede tempo ed inventiva nell’organizzare incontri e dibattiti.
Due volte l’anno pubblichiamo
una « News-Letter » in 5.000
esemplari per i nostri amici e
per alcune istituzioni, non ultime le Facoltà di Teologia. Abbiamo recentemente pubblicato la
versione americana del noto libro sui Valdesi di Giorgio Tourn
che è un ottimo strumento di
conoscenza sulla nostra situazione. Ci rallegriamo di avere con
noi, ogni due anni, il moderatore
e sua moglie per aggiornare i
nostri contatti e le informazioni
sull’opera in Italia. In conclusione in America nel Comitato la
— Vent’anni fa la comunità
valdese di New-York annoverava
circa 300 membri. Oggi invece è
parecchio ridotta di numero. Eppure l’edificio ecclesiastico — originariamente una sinagoga, acquistato 25 anni fa — si trova a
soli 300 metri dall’ingresso del
« Metropolitan Museum of Art »
in un posto strategicamente buono. La comunità è rivolta soprattutto verso l’Italia delle Valli
Valdesi che sappiamo avere una
sua cultura specifica, scarsamente rappresentativa dell’Italia in
genere, quella per intenderci, che
popola le aree americane urbane
dell’immigrazione mediterranea.
La comunità di New-York è molto ben curata dal pastore Janavel che vi lavora da 35 anni collegando la vasta diaspora che
gravita intorno al nucleo newyorchese. Credo che la decisione
della Tavola, risalente ad alcuni
anni fa, di non stabilire la denominazione valdese negli USA se
ha significato un guadagno per
alcune denominazioni evangeliche americane è stata senz’altro
una perdita per la Chiesa valdese. In America ci sono grandi
possibilità di penetrazione, particolarmente oggi in cui l’interesse per il Valdismo, nella sua
portata storica e teologica, conosce una nuova primavera.
Le Chiese e la tentazione dei
mezzi di comunicazione di massa: cosi ha presentato il pastore Giorgio Girardet l’argonaento
dell’uso dei mezzi elettronici per
la predicazione alla Radio ed alla Televisione, il 22 febbraio a
Genova in un incontro organizzato dalla Federazione Liguria.
La tentazione di trasferire sul
video noi stessi, le chiese, i culti,
la predica; la tentazione di creare la « chiesa elettronica » fatta
di membri che non si vedono tra
di loro e non sono visti dal predicatore; la tentazione dell’annuncio autoritario, acritico, in
funzione nostra. Siamo il popolo
della Bibbia ed abbiamo il compito di presentare la Bibbia con
il commento e la discussione di
gruppo ed anche attraverso il
commento di fatti di cronaca locale, possibilmente da trasmittenti a piccolo raggio i cui ascoltatori siano poi raggiungibili personalmente.
La Federazione regionale delle chiese evangeliche del Triveneto — in collaborazione con la
redazione veneta del settimanale
Com-Nuovi Tempi — organizzala
Venezia per venerdì 1° maggio
p. V. un convegno pubblico, con
dibattito, in difesa della Legge
194, su:
«La COSCIENZA CRISTIANA
DI FRONTE ALL’ABORTO
VOLONTARIO ».
I diversi modi di leggere la
Bibbia sono stati messi in pratica in due Collettivi, preparati dal gruppo-giovani di Savona e guidati con perizia da Letizia Tomassone a Borgio. Uno
programmato dalla Federazione
Liguria il 24 e 25 gennaio con lo
studio della « moltiplicazione dei
pani » in Marco 6 : 30-44 e l’altro
programmato dalla Federazione
Giovanile il 21 e 22 marzo con lo
studio della « guarigione del cieco » in Marco 8 ; 22-26. Studi fatti
a gruppi, sia con il metodo storico-critico che con il metodo
strutturalistico, che hanno fatto
emergere tutto il significato dato dagli evangelisti a questi bellissimi episodi.
Due collettivi che hanno avuto
la più alta frequenza per l’intervento di tanti giovani; specie il
secondo a cui hanno partecipato
anche gruppi dalla Lombardia e
che si è concluso con il falò ed
i canti sulla spiaggia.
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
a cura di
G. Platone
5° circuito: T maggio ore 10 a
Savona, Piazza Diaz 6.
4° circuito: 9 maggio ore 10 a
Torino, via Pio V 15.
Pachino: nessuno è più diacono degli altri
L’assemblea di chiesa di Pachino ha preso in esame il prò
getto di « Ruolo diaconale » e ha
votato, con 1 voto contrario e 1
astenuto, l’ordine del giorno che
riportiamo:
« L’Assemblea della chiesa
valdese di Pachino, riunita domenica 29 marzo 1981,
care il « diacono » con colui
che, svolgendo un servizio nella chiesa, ha un rapporto amministrativo con la TV;
convinta che ogni servizio reso all’uomo e alla società e quindi anche quello che viene svolto
all’interno della chiesa, nei suoi
istituti e nelle sue opere, se vissuto in modo vocazionale in risposta alla fede ricevuta, è un
servizio diaconale;
nel progetto tabulare si rischia di discriminare tra fratelli che servono il Signore
facendo degli uni dei funzionari ecclesiastici con esame
di fede, consacrazione, parte
cipazione ex officio — in virtù
del loro essere funzionari —
da cui Onelia era circondata nella sua città, dove ha saputo dare
una franca testimonianza della
sua fede evangelica. La predicazione è stata data dal pastore
Franco Becchino, coadiuvato nella liturgia dal Presidente del nostro consiglio di chiesa Sauro
Gottardi e da Letizia Tomassone; il pastore emerito Francesco
Cacciapuoti ha concluso il servizio funebre al cimitero.
riconosce che per necessità interne la chiesa possa e debba richiedere la collaborazione e il
servizio di svariati fratelli professionalmente qualificati e che
questi possano, per deliberata e
responsabile scelta personale, optare per il trattamento pastorale — ma questo non li rende
« più diaconi degli altri »;
alle conferenze distrettuali, ai
sinodi e di tutti gli altri dei
diaconi di seconda categoria;
respinge pertanto il progetto
per un inquadramento del ruolo diaconale giudicando sufficiente l’attuale regolamento sui ministeri ».
Agape fraterna
Onelia Basso
S. MARZANO - La sera del 14
aprile, a S. Marzano Oliveto, ha
avuto luogo un’agape fraterna.
L’invito rivolto a più di sessanta persone è stato accolto da una
trentina di loro, credenti e simpatizzanti provenienti dalle chiese evangeliche della zona (Fra
I Relatori saranno:
1) Franca Long Mazzarella - Roma.
2) Mirella Gallinaro Benzoni
Venezia.
3) Alfredo Berlendis - Verona.
L’inizio è per le ore 10 presso
l’aula della Camera confederale
del Lavoro di Venezia, Rio Nuovo, Dorso Duro, 3499 (vicino
Piazzale Roma).
DALLE CHIESE
concorda sulla necessità di
articolare il « ruolo degli optanti » in più settori d’attività, che
possono essere i quattro indicati
nel progetto della Tavola;
rileva che
— nel progetto tabulare per un
inquadramento del «ruolo diaconale» si finisce coll’identifi
Nuovo indirizzo
Il pastore Franco Becchino comunica il suo nuovo indirizzo :
Via Bevilacqua 1 2 - 17100 Savona. Recapito telefonico provvisorio : presso Cacciapuoti 019/
805436.
ALBENGA - Domenica 11 gennaio, poche ore dopo la conclusione del nostro culto ad Albenga, al quale, per oltre trent’anni,
non era quasi mai mancata la
sua presenza, la nostra sorella
Onelia Leonardiizzi Basso, all’età
di 79 anni, si è addormentata nel
Signore. La nostra piccola assemblea di Albenga era nata 33
anni or sono proprio in casa sua :
per questo era da noi tutti considerata come una sorella maggiore. Il nostro affetto per lei
era un sentimento profondo; altrettanto profondo è il nostro
dolore per questa dipartita improvvisa.
I funerali si sono svolti nella
nostra cappella di Albenga, che
non è riuscita a contenere i molti fratelli, parenti, amici e concittadini intervenuti. La commossa partecipazione è stata un
segno dell’amore e della stima
Protestantesimo
in TV
lunedì 11 maggio
ore 22,40 - 2“ rete
A’TTUALITA’
Il notiziario metterà in
onda:
— un servizio sulla stampa evangelica: l’Eco-Luce;
— un’intervista al Generale dell’Esercito della
Salvezza in visita in
Italia;
— un servizio sull’impegno dei cristiani per E1
Salvador;
— un’intervista a Lukas
Vischer sull’ecumenismo.
telli di Calosso e Canelli, metodisti di S, Marzano) e dal gruppo interconfessionale che si riunisce ogni settimana in una casa privata a Canelli, intorno alla
Parola di Dio.
La comunione fraterna nata
durante il pasto, condividendo il
minestrone preparato per tutti
ed i cibi portati da ciascuno secondo l’uso della chiesa di Corinto, ha fatto sì; che ognuno abbia avuto cibo a sufficienza senza esagerare. Il brevissimo studio biblico centrato sulla Cena
del Signore ha posto a ciascuno
dei partecipanti la domanda :
« c’è qualcosa che impedisce di
ricordare insieme la morte del
Signore finché Egli venga? » ed
ha avuto il suo naturale compimento nella partecipazione consapevole del gesto compiuto rompendo il pane e bevendo al calice comune, segno materiale della presenza del Cristo in mezzo
a noi.
Il Signore ci aiuti a vivere nella vita quotidiana l’amore fraterno vissuto in questa occasione.
Il Padre
Mosè
Nel bollettino della chiesa di
Bergamo leggiamo : « Il Gruppo
giovanile sta organizzando per
mercoledì 29 aprile una cena
comunitaria seguita da un dibattito sui referendum. Prenotarsi entro domenica 26 presso
il Padre ». I lettori dell’Eco-Luce non faranno più a tempo a
prenotarsi per questa cena. Ma
forse più di uno gradirebbe approfittare del canale privilegiato di cui sembra godere Bergamo per prenotarsi per il pranzo
di Luca 13: 29!
(segue da pag. 1)
sa società di Lazzari miserabili
e di ricchi anonimi, Dio ci sta
dando Gesù Cristo che vivifica,
libera e trasforma. Così i ricchi (e noi con loro) hanno l'indispensabile e l’imprescindibile
a loro favore per ogni liberazione e trasformazione. Hanno tutta l’azione di Dio in loro favore,
hanno Mosé e i profeti e perciò
hanno tutto ciò che occorre per
vivere una conversione, una trasformazione e una liberazione,
per realizzare e vivere l’umanità.
Così anche noi possiamo in questa terra diventare discepoli di
Gesù Cristo, possiamo credere e
cessare di essere automi o essere
addomesticati.
Ma qui comincia la tensione, il
conflitto della nostra gente. Il
ricco anonimo non può credere
a questa possibilità. E noi cristiani di oggi? Sappiamo passi biblici a memoria; il ricco sa che
i suoi cinque fratelli ogni sabato
vanno alla sinagoga per ascoltare Mosé e i profeti. Lo hanno fatto diecimila volte (così come le
nostre comunità). E non succede nulla. Non è forse la nostra
esperienza? Non c’è un incontrare Gesù, l’Evangelo, il Regno, e
neppure i Lazzari che pullulano
nella nostra società. Nessuna modifica del destino fatale, delle
condizioni impenetrabili, delle
situazioni tragiche.
Abramo insiste che c’è la possibilità di un miracolo. Questo
però non riposa su qualche meccanizzazione, su qualche mezzo
sofisticato, sul terrore, il panico
o la tortura: riposa solo sulla disponibilità a credere e a legarci
in una decisione che ci comprometta totalmente come può essere di un matrimonio; credere e
cioè sottoscrivere e accettare totalmente, qui e ora, l’Evangelo
del Regno.
Alla risurrezione falsa che suggeriva il ricco si contrappone la
risurrezione nella verità, l’unica
risurrezione che può operare il
miracolo di far sì che l’impossibile diventi possibile. Giovanni
ci ricorda: « beati quelli che non
han veduto e hanno creduto ».
Beati quelli che non han visto
Gesù uscire dalla tomba ma che
hanno creduto all’annuncio della
risurrezione. Beati quelli che non
han veduto Gesù uscire dalla
tomba ma che con Gesù e grazie
a Gesù sono usciti dall’enorme
tomba del secolo XX.
Vedono questo risurrezione solo coloro che vogliono vederla,
accettano di vederla e vogliono
ascoltare. E questo non può che
portare delle conseguenze nella
chiesa come nella città, nel terreno della politica, del commercio dell’agricoltura, della cultura. Perché continuiamo ad aver
paura di queste conseguenze? E’
ancora Luca che ci ricorda la parola di Gesù: « Non temer piccolo gregge, perché al Padre è
piaciuto darvi un Regno », e cioè
il mondo nuovo, qui e ora, in
questo inferno di milioni di Lazzari e di ricchi anonimi, tra voragini orrende. Qui e ora, se
ascoltiamo Gesù che continua a
parlarci attraverso Abramo, Mosé e i profeti. N. Berton
(riduzione del sermone per il culto di apertura della .sessione
sinodale rioplatense, febbraio
1981).
3
INCONTRO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLA GIOVENTÙ IN EUROPA
Nel cuore della Russia ortodossa
La ricchezza simbolica di un rito che parla anche al cuore a confronto con '
tutto si indirizza alla sfera intellettuale. Ma non si rischia di avere una religione farisaica.
Ho avuto il privilegio di partecipare daini al 17 aprile, a Mosca, a un seminario di studio tra
il CEGE (Consiglio ecumenico
della Gioventù in Europa) e
SYNDESMOS (organizzazione
mondiale della gioventù ortodossa). Facevo parte, per conto della delegazione protestante europea del CEGE, in cui erano anche rappresentati le due Germanie, la Finlandia, l’Ungheria, la
Cecoslovacchia. l’Austria, la Francia, il Portogallo e la Polonia. Da
parte ortodossa, oltre alla Russia erano rappresentate la Grecia, la Finlandia e la Francia. In
tutto, una quarantina di persone.
Era la prima volta che avveniva
un incontro di questo genere e la
cosa — specie per gli ortodossi
— rivestiva una grande importanza. E’ da pochi anni infatti
che essi fanno parte del CEGE,
dove sono in netta minoranza rispetto ai protestanti di tutta Europa. A Mosca, il rapporto era
invertito, e i 12 delegati protestanti sono stati ricevuti e trattati con ogni riguardo.
Due tradizioni
a confronto
Il tema dell’incontro era vasto
e impegnativo; « Ruolo della tradizione e espressione della fede
oggi ». E’ stato introdotto da due
relazioni, una da parte protestante a cura del prof. Karl Foitzig
della Germania Federale, e una
da parte ortodossa fatta da Padre Hieromonk lannuary, professore alla Accademia teologica
di Leningrado. Già nella forma,
e nel metodo, ognuna delle due
relazioni era inconfondibilmente segnata dalla propria « tradizione »: razionale e pragmatica
la prima, spirituale e integralista
la seconda. Poi, per tre giorni, a
gruppi, ci siamo confrontati sulla confessione di fede e sulla lettura della Bibbia. Confronto non
facile viste le profonde differenze teologiche, liturgiche, ecclesiologiche, senza parlare delle differenze culturali e politiche. Certo,
noi riformati non siamo abituati
a sentire affermazioni quali « la
luce della verità di Cristo è nella
Tradizione della Chiesa » o
« l’identità della Chiesa viene riconosciuta nella sua liturgia, nei
suoi edifici sacri, e la predicazione e Finsegnamento della Chiesa vengono attuati attraverso il
rito ». Perciò non abbiamo mancato di ribadire la centralità nella nostra tradizione del « sola
Scriptura ».
Una liturgia
coinvolgente
Il seminario tuttavia si è svolto in un clima di grande apertura e fraternità; gli ortodossi hanno manifestato curiosità e interesse per il nostro modo storicocritico di leggere la Bibbia e per
la nostra concezione della Chiesa come istanza critico-profetica
nella società. Da parte loro, i protestanti hanno cercato di capire
il significato dei riti, dei simboli,
della profonda spiritualità della
Chiesa ortodossa. Del resto, tutto
era stato predisposto dai nostri
fratelli ortodossi perché penetrassimo direttamente nel mondo liturgico tipico della tradizione ortodossa. Così, fin dal primo
giorno, la domenica, abbiarno potuto assistere alla liturgia in tre
chiese diverse di Mosca. Nella
prima di queste celebrava il patriarca di Mosca e di tutte le
Russie, Pimen, il quale ci ha poi
ricevuti nella sua residenza. Il
primo impatto con la realtà ortodossa russa è stato, per noi
protestanti, abbastanza impressionante; chiese gremite dove
tutti stanno in piedi, secondo
l’uso ortodosso; e poi l’atmosfera generale che immediatamente
ti dà il senso del raccoglimento,
della preghiera; 1 architettura,
prima di tutto, in cui predomi' nano le forme rotonde, barocche- l’iconostasi riccamente adornata dalle stupende iconi russe,
i ceri accesi in ogni parte, 1 incenso il cui profumo ti prende
alla gola; e poi la gestualita dei
sacerdoti e del popolo, dove os^i
gesto ha un suo preciso significato simbolico. Per coronare_ il
tutto, i canti, molto espressivi e
melodiosi, che si scambiano i
due cori ai lati dell’altare e i sacerdoti che stanno celebrando la
messa. Quasi tutta la liturgia —
che dura da un minimo di tre
ore fino a sette-otto ore! — è cantata, compreso le preghiere e la
lettura della Bibbia. Vi è nella
pLurgia ortodossa una spettacolarità coinvolgente a cui anche
un non-credente, probabilmente,
non rimarrebbe insensibile.
Altre occasioni ci sono state
offerte; abbiamo trascorso una
giornata a Zagorsk, a 60 km. a
Nord di Mosca, nel più grande
monastero ortodosso di Russia,
sede della più importante Accademia teologica. E’ lì che si trovano alcune delle più famose
iconi del grande artista medioevale Andreij Roublev. Abbiamo
condiviso il pasto insieme ai frati in un clima di fraterna ospitalità e di grande semplicità. Mentre assistevo alla liturgia nella
magnifica cattedrale dell Assunzione, non potei fare a meno di
fare il paragone coi nostri culti,
così freddi e razionali, dove la
liturgia è quasi inesistente e dove tutto si indirizza alla sfera intellettuale, cerebrale, razionale,
della nostra persona. Al termine
della liturgia il sacerdote si è avvicinato a noi per porgerci il benvenuto e ci ha detto; «ricordatevi che l’uomo non ha solo una
mente, ha anche un cuore, e la
nostra vita deve soddisfare le
esigenze sia del cuore che della
mente». C’è molto di vero m
questo e noi, figli del razionalismo occidentale, lo abbiamo torse troppo dimenticato.
Versione orientale
del cattolicesimo?
Detto questo, però, la inia impressione — che i fratelli ortodossi non sono riusciti a modificare — è che l’Ortodossia è sostanzialmente la versione orientale del Cattolicesimo latino. La
cosa che più mi ha colpito è la
separazione — esplicita durante
la liturgia — tra la casta sacerdotale e il popolo, e l’enorme potere spirituale, quindi ideologico che i preti hanno sul popolo.
Un popolo composto in gran parte di vecchietti ma anche di persone di mezza età e di giovani
(la maggior parte dei preti hanno tra i 25 e i 35 anni). E si sa
che pur essendo molto controllati dal regime sovietico, i prett
godono di uno status sociale ed
economico privilegiato; non solo
pagano meno tasse degli altri
ma ricevono uno stipendio due
volte superiore a quello .di
operaio medio dell’industria (30U
rubli contro 165). Per questo forse un’idea fissa mi ha accompagnato durante tutto il soggiorno
rafforzata anche dalle discussioni del seminario; di fronte a
questi riti simbolici così complicati, di fronte a queste innumerevoli chiese-santuari, mi sono
chiesto se tutta questa «religione» non fosse simile a quella
del Tempio di Gerusalemme al
tempo di Gesù, con la sua classe
sacerdotale al di sopra del popolo; e se la «Sacra Tradizione»
ortodossa non fosse in fondo la
continuazione della tradizione
dei Farisei contro la quale Gesù
non ha smesso di lottare, rivelando nella sua persona un Dio
diverso da quello incatenato alla
tradizione.
Tra la gente
Ad ogni modo, malgrado la
sua brevità, rincontro è stato
estremamente proficuo, sia per
il confronto avuto su un tema
così centrale e delicato, sia soprattutto per l’opportunità che
ci è stata data di conoscere direttamente la vita e la vitalità
della chiesa in una società ufficialmente atea. Quel poco che
ho potuto vedere della società
sovietica mi ha favorevolmente
colpito; passeggiando per le
strade di Mosca la gente mi ha
dato l’impressione di non essere
particolarmente infelice. Un fatto mi ha colpito; all uscita dal
lavoro, quando i marciapiedi si
riempiono di una marea umana,
non si nota quella fretta e quella
nevrosi collettiva così tipiche
delle nostre metropoli occidentali; tutto si svolge con calma e
con serenità, e con grande rispetto gli uni per gli altri. Tutto ciò
farà probabilmente parte dell’«animo russo» così intrecciato con
la spiritualità ortodossa. Qppure
sarà, magari in parte, espressione della costruzione del socialismo?
.lean-Jacques Peyronel
INIZIATIVE PARLAMENTARI
L’Intesa e l’attesa
Sul tema dell’Intesa sono state presentate alla Camera una
<T,4>, ’le
riportiamo entrambe qui di seguito.
MOZIONE
/echi dal mondo cristiano]
a cura di ANTONIO ADAMO
Honduras:
persecuzione della
chiesa cattolica
(BIP SNOP) - I sacerdoti della diocesi di Santa Rosa di Copan, città che si trova a circa
300 Km. dalla capitale dell’Honduras, hanno denunciato «l’intensa campagna di persecuzione
e di disturbo contro la Chiesa
cattolica nella zona occidentale
da parte delle autorità militari e
politiche ».
Dopo avere segnalato una serie di azioni persecutorie nei
confronti dei preti cattolici, i religiosi hanno lanciato un appello
alle autorità « affinché siano rispettati i diritti dell’uomo del
popolo honduregno e il lavoro
dei preti che si consacrano alla
assistenza umanitaria di oltre
30.000 rifugiati salvadoregni ».
Questo appello è stato inviato
alle autorità governative, ed è
stato approvato dai responsabili
ecclesiastici dell’Honduras.
Angola: la chiesa
cattolica è repressa
(EPD) - La campagna contro
la Chiesa nella Repubblica Popolare dell’Angola ha raggiunto
un livello di massima intensità.
Ciò è stato riferito dall’attuale
arcivescovo di Silva Porto, Ma
nuel Antonio Pires. L’offensiva è
rivolta in primo luogo contro la
Chiesa cattolica, della quale nel
periodo coloniale faceva parte il
60% della popolazione. Da circa
un anno è stato emanato un decreto secondo il quale tutte le
comunità religiose e le Chiese
debbono essere « registrate ».
Forti restrizioni sono previste
anche per le scuole ecclesiastiche e per i centri di formazione.
Dal 1977 sono stati chiusi parTCchi seminari, scuole e convitti
(dei Cappuccini). Il governo angolano vuole ostacolare in primo luogo il lavoro della Chiesa
tra i giovani. I vescovi angolani
hanno protestato inutilmente
contro tutti questi interventi vessatori e repressivi. In numerose
città e villaggi sono in attività
dei consiglieri marxisti della Bulgaria, Polonia, Cecoslovacchia e
R.D.T. che hanno assunto la responsabilità della formazione dei
giovani. .„
Testimoni oculari hanno merito che, nei pressi di Carnpuca,
una grossa statua del Cristo e
stata distrutta dai carri armati.
Preti spagnoli contrari
alla visita del Papa
(EPD) - Circa 300 sacerdoti e
religiosi dell’Andalusia hanno
presentato, nel corso di una conferenza di vescovi spagnoli, un
documento di protesta contro la
prevista visita del papa in Spagna, che dovrebbe avere luogo
nell’ottobre prossimo. La notizia
è stata comunicata dagli ambienti ecclesiastici di Siviglia. I firmatari del documento sostengogono che « Giovanni Paolo II
non deve ripetere i suoi viaggi
sfarzosi e poveri di annuncio
evangelico». Gli spagnoli non
hanno bisogno di manifestazioni
di massa, ma dell’« umile testimonianza di una Chiesa al servizio dei poveri », Qualora il viaggio del papa in Spagna non potesse essere annullato, i religiosi
andalusi auspicano che questa
visita del pontefice sia «molto
semplice e discreta ».
Francia:
attentato contro
una chiesa evangelica
(BIP) - L’Ufficio del Consiglio
della Federazione Protestante di
Francia, riunitosi a Parigi il 3
aprile scorso, ha appreso, nel corso dei suoi lavori, la notizia dell’attentato di cui è stata vittima
la Chiesa evangelica di Villeurbanne (Rhône). Si tratta della
quarta comunità evangelica lionese che vede i suoi locali incendiati da sconosciuti. La Federazione, dopo avere espresso la sua
solidarietà a questa Chiesa, ha
auspicato che le autorità competenti facciano al più presto luce su questi atti di terrorismo,
affinché la libertà di culto possa
essere assicurata effettivamente
a tutte le confessioni religiose.
Tutte le Chiese e le istituzioni
che fanno capo alla Federazione
sono state invitate a contribuire
con la loro azione a sviluppare
in Francia un clima di reciproco
rispetto tra tutte le correnti di
pensiero e di fede.
La Camera,
considerato che l’intesa tra la
Commissione Gonella e le chiese
rappresentate dalla Tavola valdese già siglata fra le due parti
il 4 febbraio 1978, dovrebbe porre fine ad una non più accettabile discriminazione e differenza di trattamento tra i cittadini, per quel che concerne il libero esercizio della loro fede
religiosa, prevedendo per le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese il libero accesso alle pratiche religiose e l’assisterla spirituale in tutte le istituzioni
pubbliche e collettive così come
già previsto per la Chiesa cattolica; , ^ ,
constatato che « intese » con le
« confessioni diverse dalla cattolica » sono esplicitamente previste dalla Costituzione nello stesso
art. 8 che garantisce a tutte le
confessioni uguale libertà davanti alla legge e che l’intesa con le
Chiese rappresentate dalla Tavola valdese darebbe attuazione
al dettato costituzionale superaiido limiti e discriminazioni nell’effettivo esercizio della liberta
religiosa,
constatato che l’intesa non prevede alcun onere finanziario da
parte dello Stato e alcun esercizio di potere nella vita pubblica
del Paese;
invita il Governo
alla sollecita firma della suddetta intesa, in modo che, con la rapida approvazione della relativa
legge di esecuzione da parte del
Parlamento, si compia un altro
passo verso la completa attuazione costituzionale e verso un
effettivo rispetto per i fondamentali diritti dell’uomo.
Mammì, Del Pennino,
Dutto, Gandolfì
tative e sulle difficoltà eventualmente insorte;
quali ragioni abbiano sinora
impedito al Governo di presentare al Parlamento il disegno di
legge per l’attuazione dell’intesa
raggiunta ai sensi dell’articolo 8
della Costituzione tra le delegazioni dello Stato italiano e delle
Chiese valdesi e metodiste, per
quanto tale intesa sia stata definita e siglata nella reciproca soddisfazione delle parti fin dal 4
febbraio 1978;
se il Governo ritenga opportuno adottare, pur nel rispetto dell’articolo 7 della Costituzione,
iniziative legislative idonee a superare trattamenti discriminatori nei confronti dei cittadini appartenenti a differenti confessioni religiose, come previsto ad
esempio dal capo I del titolo IV
del secondo libro del codice penale ' ;
se il Governo ritenga inammissibile, e lesivo della dignità
dello Stato repubblicano, che a
più di trent’anni dalla Costituzione i rapporti tra lo Stato e le
confessioni religiose siano ancora regolati dai Patti Lateranensi,
nella loro originaria stesura segnata pesantemente da residui
giurisdizionalistici e da ampi
privilegi per la Chiesa cattolica,
e dalla legislazione gravemente
discriminatoria sui « culti ammessi » definita con la legge n.
1159 del 1929 e con il decreto
esecutivo 20 febbraio 1930, n. 289.
Milani, Gianni, Caflero,
Magri, Catalano, Crucianelli
INTERPELLANZA
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere, a
fronte dell’ennesimo rinvio della
discussione parlamentare sullo
stato dei lavori per la revisione
del Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica e la
ratifica dell’intesa tra lo Stato
italiano e le Chiese valdesi e metodiste;
quali ostacoli impediscano la
conclusione delle trattative tra
la delegazione del Governo italiano e la delegazioiie della Chiesa cattolica, e quali ragioni abbiano consigliato al Governo di
non informare finora il Parlamento sugli sviluppi di tali trat
‘ Il capo citato contiene gli articoli
relativi al vilipendio della religione di
Stato (402), offese alla religione dello
Stato mediante vilipendio di persone
(403), di cose (404), turbamento di funzioni religiose del culto cattolico
(405) e delitti contro i culti ammessi
(406) . Quest'ultimo articolo prevede
che gli atti previsti dagli artt. 403,404
e 405 volti contro un culto ammesso
nello Stato siano puniti ma che la pena sia diminuita. Come è noto la ripetuta richiesta degli evangelici a questo proposito è stata non già che si
porti il “ vilipendio del culto ammesso » al livello del « vilipendio della religione dello Stato -, ma che vengano
aboliti i reati di vilipendio (N.d.R.).
Hanno collaborato a questo
numero; Nini Bo'ér, Arrigo
Bonnes, Lidia Casonato, Ivana Costahel, Franco Davite
Ermanno Genre, Sauro Gottardi. Luigi Marchetti, Paolo Ribet, Franco K Taglierò,
Ugo Tomassone, Thierry Benotmane.
4
1° maggio 1981
I RISCHI DI CAMBIAMENTI ATTUATI IN SORDINA
Attenzione: la nostra chiesa
sta abolendo il ministero
fanno una cosa loro laddove il
ministro comunica una realtà,
siamo a livello del soggettivo più
che dell’oggettivo; il pastore non
è solo il sig. X, simpatico, giovane, vecchio, lunatico, è la funzione, il ruolo unito alla personalità, nel caso di Marco e Anna
sono soltanto loro, con la personalità che hanno e gli atteggiamenti che assumono. Fra dieci
anni il pastore ci sarà ancora a
ripetere lo stesso gesto, loro
forse si ma forse no. Nel primo
caso sarà bello, nel secondo avranno semplicemente fatto un
gesto gratuito, coinvolgendo la
chiesa nella loro soggettività.
Fedeltà evangelica dunque o
semplicemente rifiuto dei ruoli
così forte nella nostra società
individualista? Il dubbio mi è
rimasto ma è solo uno, molti
altri sono sorti nel frattempo.
Giorgio Tourn
Mi sto convincendo che nella
chiesa i cambiamenti più rischiosi e dalle conseguenze più
gravi non sono quelli fatti in
modo deliberato, dopo discussione e polemiche ma quelli realizzati in sordina, senza dibattito, che sembrano naturali, convincenti lì per lì ma creano poi
delle situazioni di fatto da cui
non si sa più come uscire.
Un esempio del primo tipo è
il pastorato femminile: grossa
decisione, di grande innovazione
che si rivela oggi pienamente
valida e significativa, un esempio
del secondo tipo è l’altra decisione presa dal Sinodo nell’anno
1972 che riconosce a tutti i credenti il diritto di amministrare
i sacramenti. Diciamo « diritto »
perché non abbiamo altro termine più adeguato. In base a questo atto sinodale ogni membro
della Chiesa valdese è abilitato
a battezzare ed amministrare la
Santa Cena.
Rivoluzione
teologica
In questo caso la rivoluzione
teologica è ancora più grossa
che nel caso del pastorato femminile. Non sono molte le chiese che ammettono donne al sacerdozio ma non ne conosco
che annullano il ministero nella
comunità. Se non siamo l’unica
chiesa a farlo siamo in compa
gnia di pochissime. Mentre alcune chiese riformate sognano
la restaurazione dei vescovi noi
aboliamo ogni ministero.
Nella pratica non' è ancora
così ma il principio resta, è
ormai stabilito; ma su quali basi? Qui sta il problema.
Sulla base del sacerdozio universale dirà qualcuno: tutti i
credenti sono salvati da Cristo
solo e sono uguali davanti a
Lui perciò niente gerarchie e
niente sacerdoti. In parte è senza dubbio così ma in parte, a
mio avviso, è semplicemente per
un principio di generica democrazia: tutti abbiamo gli stessi
diritti e perché uno deve essere
più di un altro?
Il problema mi è apparso in
tutta la sua serietà alcuni giorni
or sono nel corso di un dibattito con alcuni giovani della
F.G.E.I. In previsione del culto
della gioventù che si stava preparando nella comunità e coincidendo quella domenica col culto
di Santa Cena era naturale che
a presiedere la comunione fossero loro. Per lo meno a loro
sembrava così naturale da non
porre alcun problema ed ho faticato non poco a convincerli
che il problema invece sussiste.
A due livelli: si tratta anzitutto di una novità che la chiesa non
ha ancora pienamente valutato
ma soprattutto si tratta di una
trasformazione completa della
nostra idea di chiesa.
La novità si può spiegare, illustrare, mediare senza che provochi traumi eccessivi, ci vuol
tempo e pazienza perché i fratelli capiscano, ma una trasformazione così profonda non si attua senza riflessione, non basta
spiegare bisogna capire.
La nostra tradizione riformata ha sempre riservato l’amministrazione dei sacramenti a ministri: pastori, anziani, diaconi:
perché lo ha fatto?
Molto probabilmente perché
nel XVI secolo si temeva che le
tendenze anarchiche di alcuni
gruppi settari contagiassero
anche le chiese. Fu questione
dunque di ordine, di disciplina
più che di dottrina.
Ma l’impostazione si è mantenuta sin qui: non esiste differenza qualitativa fra popolo dei
credenti e ministri, non c’è un
sacerdote e dei fedeli, tutti sono eguali ma i compiti sono diversi. È possibile abolire il ministerio, cioè il compito specifico assegnato ad un credente,
dissolvendolo nella comunità
ed affidandolo ora ad uno ora
ad un altro credente? Tutto è
possibile certo ma non muta
così il carattere della Chiesa?
Ed è mutamento di ispirazione
evangelica?
Ministri imposti
È quello che mi sono sforzato
di far intendere ai miei giovani
interlocutori, senza per altro
convincerli. Non formulavo dubbi sulla loro serietà nel dare
(amministrare dice la nostra liturgia) la Santa Cena e sulla liceità del gesto; mi sforzavo di
renderli attenti ad alcuni fatti.
Anzitutto la Chiesa, e per Chiesa si può intendere anche la chiesa locale, non li ha delegati a
fare questo, non ha affidato loro
il compito, se li vede lì e li subisce come ministri (perché sono tali in quel momento) imposti. In secondo luogo la loro personalità e soggettività risulta assai più rilevante che nel caso
di un ministro consacrato.
A dare il sacramento sono
cioè Marco, Anna, Graziella non
il pastore, sono cioè delle persone singole, degli individui che
VERSO LA RISTAMPA DELLA TILG
Milioni di errori?
Ho sentito che la Biblica di
Roma vuole fare ristampare —
forse senza cambiare nulla — la
nuova traduzione cosiddetta di
« equivalenza dinamica ». Vuole
farne ristampare due milioni di
copie avendone già venduto in
tre anni un milione in Italia e
fuori. Ma se non si fanno le correzioni che da diverse parti sono
state segnalate come indispensabili, noi concorriamo a dilfondere milioni di errori!
Comincio da uno dei nei (numerosissimi) più piccoli. Se si
confronta la nuova traduzione
di Luca 2: 33, si legge che Simeone aveva parlato al bambino Gesù. Ora il testo greco dice chiaramente ’perì autoù’, che non si
può tradurre altrimenti che: intorno a lui, sopra di lui, di lui, e
mai parlare al bambino!
Ma a parte questa e altre piccole sviste, tutta la traduzione è di
ispirazione cattolica al 99%! Basta citare Luca 3: 3 (per non citare i paralleli sinottici e Atti
2: 38): « Cambiate vita, fatevi
battezzare e Dio perdonerà i vostri peccati». Le traduzioni cattoliche dicevano: « Fate penitenza » oppure « battesimo di penitenza », ove si accentua la parte
umana di riparazione, accettando privazioni, punizioni o mortificazioni. La TOB (traduzione
ecumenica in francese) traduce:
Convertitevi! Ora il cambiare vita o il riabilitare (Ro. 3: 21) l’uomo, significa che questi può essere reso capace di fare, di operare in modo da salvarsi. Ma l’uomo non può cambiare vita se
prima non si è pentito o ravveduto della vita passata, se non
ha creduto in Gesù Cristo, e allora, purificato e nutrito dal Salvatore, il credente potrà — per riconoscenza — vivere la nuova vita redenta.
Circa la parola ’dinamica’, non
è la nuova traduzione che rende
dinamica la Parola di Dio: essa
ed essa sola ha la potenza (dynamis) — perché è Dio che gliela
dà — per salvare chiimque crede
(Rom. 1: 16).
Una domanda: perché non tradurre la parola « giustificazione »
semmai per essere ritenuti giusti, invece di riabilitati? (Ro.
5: 21).
Non cito poi la traduzione di
Matteo 16: 18 che nessuna altra
versione cattolica ha osato tradurre in questo modo: « su di te
come su una pietra ». E Maria:
prima era piena di grazia, ora
è stata « colmata di grazia ». Tra;
duzione fedele? Ai competenti di
greco, la giusta valutazione di
questa traduzione così venduta
tra i nostri fratelli cattolici!
Liborio Naso
Cambiare
mentalità
DIBATTITI
Caro direttore,
mi riferisco alla lettera apparsa sulla Luce del
20 marzo u.s. per far presente al signor Fumagalli che come « la porta per il Padre » non è
questa o quella chiesa, ma Gesù Cristo soltanto, così l'ideologia cattolica non è la fede cristiana. Circa la legge 194 per la tutela della maternità libera e cosciente, il signor Fumagalli deve
sapere che essa è il risultato delle lotte delle
donne contro l'aborto e contro coloro che per
anni, tanti, si sono arricchiti speculando sui drammi umani, favoriti in ciò da una legge punitiva.
La legge ppnitiva non è riuscita a debellare
l’aborto, e co'me avrebbe potuto se l'aborto era
l’unico mezzo conosciuto dalla povera gente per
limitare le nascite? E che dire dei tanti drammi
esistenziali, delle violenze subite che, quasi per
naturale processo, si risolvevano nell’aborto?
L'ipotesi che le donne potessero essere le
vittime e non i colpevoli, che le vere cause
dell'aborto fossero da ricercarsi a monte del
problema, che l'aborto fosse il risultato di un
erroneo rapporto uomo-donna, di palesi ingiustizie sociali, di ignoranza in materia sessuale, di
mancata informazione sui mezzi contraccettivi
non poteva essere presa in considerazione da
una ideologia, quella cattolica, che divide la società in ricchi e poveri, che ha sempre visto
nella donna il peccato, che ha Inteso la sessualità finalizzata unicamente alla procreazione, che
ha permesso soltanto l’uso dei contraccettivi
■ naturali » dimenticando, forse, che, tutto sommato, la contraccezione « naturale » è un mezzo per evitare la procreazione così come lo è la
contraccezione artificiale. Tutte queste considerazioni non turbavano la coscienza ■ cristiana >
del papa e dei benpensanti simili a lui, ma turbavano la coscienza delle donne. E le donne si
sono ribellate ad una società ipocrita, hanno lottato ed hanno vinto ottenendo dallo Stato la legge 194 per sconfiggere l’aborto clandestino e la
relativa speculazione, rendendolo pubblico e gratuito. le donne hanno ottenuto una legge che
vuole evitare l'uso dell’aborto attraverso l’opera
dei consultori pubblici che hanno il compito di
aiutare e informare la donna, la coppia, la famiglia in vista di una maternità e paternità libera e
consapevole. Una legge che non finge di ignorare i problemi scottanti, ma realisticamente ne
prende atto ed opera su due tempi: tempi brevi
per tutelare la dignità e la salute della donna,
tempi lunghi per sconfiggere definitivamente l’aborto.
Le donne dicono NO ai referendum contro la
legge 194 perché esse dicono no all’aborto,
perché vogliono condizioni di civile sopravvivenza per chi è già nato, perché vogliono vivere
una sessualità non violenta, perché vogliono generare consapevolmente.
La battaglia per sconfiggere l’aborto è certo
dura e lunga da combattere: è la stessa società
che deve « cambiare mentalità » e diventare una
Ancora sull’aborto
società giusta e non violenta. I cristiani rincorrono questa « utopia » da 2000 anni perché hanno fede, anche le donne hanno fede e ciò è
molto evangelico.
Vera Velluto, Taranto
Una evangelica
nel Movimento
per la vita
Egregio Sig. Direttore,
Gli anguilleschi contorsionismi della Vostra
stampa, nonché comunicati radiotelevisivi (di cui,
anche se li ho abbandonati da un pezzo, seguito a ricever notizie), per appoggiare, come già faceste per la scellerata Legge Fortuna, la propaganda abortista dei cosiddetti partiti laici, mi
impongono, per dovere di coscienza, di farvi
pervenire almeno una voce dissenziente. Sono
50 anni che appartengo aila Chiesa Evangelica,
ma nessuno mi avvertì che vi potessero essere in
cantiere-certe cose. Faccio notare che io son
d’idee molto moderne, e approvo i viaggi spaziali e ogni progresso per il bene dell’umanità. Ma
si dà caso che non approvi l’omicidio (neanche
del consenziente implicito nel « diritto di non
nascere ».
Quando venni, la Chiesa, pur con le sue inevitabili debolezze terrene, era sana e pura, i suoi
Ministri uomini irreprensibili e veri apostoli della Parola. Ora slamo a questo, che volete che
sia confermata, come avverrà nel pantano di un
mondo di cui ben conosciamo il Principe, la
legge infanticida. È inutile cavillare se la vita
embrionale sia o no vita umana: è quel dato
uomo, insostituibile, allo stato di embrione. Anche quando si uccide un adulto non se ne sopprime che la vita « biologica » (lo ha detto Gesù), tanto beffeggiata da certi vostri articolisti
che irridevano alla sacralità della vita. Ricordiamo che nella « vita biologica » di S. Paolo egli
fu appartato per essere Apostolo, e infiniti sono
i brani delle Scritture che ne affermano la completa appartenenza a Dio. — Adesso che ogni
giorno c’è qualche morto ammazzato che insanguina le nostre vie di perdizione, dovremmo
dunque rallegrarci di tante « vite biologiche »
eliminate —. lo invece appartengo, e la mia Comunità ne è al corrente, al Movimento per la
Vita, tanto vilipeso e calunniato nelle vostre
colonne da chi non lo conosceva neppure. Vi
parlo come sorella che non vi ha mai ripudiati,
per non essere a sua volta ripudiata da Dio. E
per questo vi dico quel che nessuno ha mai osato dirvi apertamente, cioè che tutto indica la
vostra trepida sottomissione e angosciosa paura per i cosiddetti partiti più o meno atei e
materialisti, da cui vi siete lasciati plagiare, al
punto di servire gl’idoli di Assiria e di Babilonia
anziché l’Iddio vivente e vero. Il comandamento
« non uccidere » è di gran lunga anteriore al
fatto storico della Chiesa Cattolica, è inutile
quindi prendersela col Papa e coi preti quando
si permettono di ricordarlo. È inutile e scandaloso che nei nostri dibattiti, se diamo adito a
posizioni antiabortiste, non si sappia far di meglio che chiamare un sacerdote cattolico, perché, si sa, noi evangelici siamo moderni ed
emancipati verso l’anarchia sessuale che tali
idee comportano.
Se qualcuno spera di assicurarsi, con tale immondo compromesso, il biblico « piatto di ienticchie », sarà poi preso a calci, perché pur sempre credente, proprio da coloro a cui avrà fatto
da lacchè, qualora salissero al potere. Non posso accettare il « sì ma non troppo » di un mezzo Vangelo, né ammetto lo stupro della mia coscienza.
Queste son forse le ultime parole di una persona anziana, che presto non potrà più neanche
scrivere. Se avete qualcosa da ridire contro di
me potete rivolgervi al Pastore di Via IV Novembre. Prego Dio che mandi un Profeta delia potenza di Elia e della allucinante vastità di Ezechiele, per richiamare al suo Dio un popolo traviato. È il solo augurio che posso farvi insieme
con quello di una Pasqua benedetta dal Signore.
Augusta Merolli, Roma
Un sì radicale
Sui referendum abrogativi della- legge 194 si
è già scritto e detto molto, tuttavia desidererei
esprimere anch’io la mia opinione di donna e spero che « L’Eco » possa ospitare queste righe. La
posizione dei principali partiti di sinistra, che
intendono mantenere ad ogni costo l’attuale legge suH'aborto, mi lascia assai perplessa: sono
convinta che la 194 presenti delle grosse lacune
e che finora si sia fatto ben poco per migliorarla. Esaminiamo un po’ le numerose cerimonie
burocratiche che deve attualmente affrontare la
donna che intende abortire: deve recarsi dal suo
medico per farsi rilasciare l’indispensabile certificato, sottoporsi a numerose analisi, prenotarsi
un posto in ospedale e « riflettere » sette giorni
prima di sottoporsi all’intervento, come se a una
decisione tanto drammatica si giungesse di slancio, senza aver già riflettuto e rimuginato a sufficienza. in parole povere code, code e ancora
code, ore di attesa, corse qua e là: ci rendiamo
conto di cosa significa tutto ciò per una donna
che magari ha già dei bambini e non sa a chi
affidarli, o che vive in un paesetto sperduto e
deve spostarsi continuamente? Una partoriente
viene ricoverata subito e sottoposta con celerità agli accertamenti del caso, perché per chi
abortisce le cose devono svolgersi diversamente,
all’insegna delle complicazioni? Senza contare
che in parecchie zone del Sud il fenomeno della
obiezione di coscienza rende quasi impossibile
abortire in ospedale. La sinistra inneggia ai consuitori; ma quanti ce ne sono e quanti funzionano bene? In certe zone non esistono del tutto, o
sono aperti solo qualche ora alla settimana, magari durante l'orario di iavoro di chi vorrebbe
usufruirne. Anche gli articoli concernenti le minorenni sono discutibili: credo che, minore o no,
spetti sempre alla gestante decidere se portare
■, a¡, termine o meno la iprofìria gravidanza, è sulla
sua vita che influirà questa decisione e non su
quella del suoi genitori, per quanto questi possano rimanere momentaneamente coinvolti. Bisognerebbe che la minorenne che vuole abortire
fosse libera di farlo senza dover ricorrere al consenso di padre e madre, e che colei che preferisce invece diventare mamma trovasse delle
strutture sociali funzionanti, laiche, pronte ad
accoglierla, aiutarla e assisterla gratuitamente, invece tutto avviene privatamente; è vero che la
ragazza che Intende Interrompere la gravidanza
e non ottiene il consenso familiare può rivolgersi al giudice tutelare, ma la legge ha il diritto
di decidere al posto della diretta interessata?
Quanto tempo passa con tutte queste procedure? In una società come la nostra dove chi decide di diventare madre deve cavarsela da sola
(ricordo ancora una volta la carenza di asili nido, di assistenza domiciliare, di consultori) la
donna dovrebbe anche essere completamente libera di abortire come e quando vuole: lo stato
che fa ben poco per sostenerla quando è madre non dovrebbe a mio avviso neppure ostacoiarla quando sceglie di non esserlo. Mi sembra
inoltre che la campagna portata avanti in questi
giorni contro il partito radicale sia costellata di
calunnie: come giustamente afferma PV. Rostan
sul n. 15 dell’.« Eco », i radicali si sono sempre
battuti per la diffusione dei contraccettivi, per
la legalizzazione dell’aborto e della sterilizzazione, pagando spesso di persona più di tanti altri
partiti e movimenti di sinistra, « femministi »
solo a parole.
È giustissimo votare « no » alla proposta del
Movimento per la vita, chiara espressione del
cattolicesimo più chiuso (esistono anche cattolici sensibili e moderni dei quali troppo spesso
si dimentica l’esistenza), ma votando « si » alla
proposta radicale credo che otterremo una legge sull’aborto assai migliore; se manteniamo la
194 illudendoci di vederla cambiare in futuro,
possiamo star certi che resterà tale e quale! I
governanti non si addosseranno certo la fatica
di modificarla dopo che è « scampata » al referendum e le donne che non hanno raggiunto la
maggiore età, che non trovano posti in ospedale
e medici disposti ad aiutarle, continueranno ad
abortire e a morire nella clandestinità.
Edi Merini, Pomaretto
5
r maggio 1981
UNA PAGINA DI COMMENTO Al DISCORSI DI NISSIOTIS E THURIAN IN VATICANO
PARLANO A NOME DEI RIFORMATI?
Il 21 novembre dell’anno scorso il nostro giornale pubblicava un « punto di vista » del direttore
in cui venivano riievati alcuni elementi, difficilmente condivisibili da parte di riformati, dei discorsi
del prof. N. Nissiotis (presidente di «Fede e Costituzione ») e del fratello di Taizé M. Thurian (presidente del Gruppo di lavoro su battesimo, eucaristia e ministero) pronunciati durante un’udienza
in Vaticano. In particolare venivano indicati: la
tradizione di « recarsi dal vescovo della Chiesa locale per ricevere la sua benedizione » ; un implicito primato riconosciuto alla «Chiesa di Roma
come Chiesa Apostolica e Chiesa dei martiri per
eccellenza »; battesimo, eucaristia e ministero qualificati come « tre sacramenti fondamentali della
Chiesa»; la prospettiva di ricercare la soluzione
dei problemi del ministero attraverso una « riscoperta del senso dell’episcopato e della successione
apostolica ». L’articolo terminava con la domanda
se parlano ancora a nome dei riformati esponenti
del CEC che adottino questo linguaggio e questo
stile.
Il Reformed Press Service, bollettino dell’All’Alleanza Riformata Mondiate di cui si occupa il
pastore Aldo Comba, ha sottoposto l’interrogativo
a diverse personalità del mondo riformato e ha
pubblicato le loro risposte. Riportiamo ampi brani
di queste risposte che, insieme alle dichiarazioni
del Dr. Lazareth pubblicate in 1“ pagina, danno un
quadro completo di questo dibattito.
Ritorno?
Sono molto sensibile, esattamente come il pastore Giampiccoli, alle formule che lascierebbero intendere che, per lavorare
aH’ecumenismo, e cioè alla comunione tra tutte le chiese, dovremmo riassociarci ad una tradizione dalla quale avi'emmo
avuto il torto di separarci, per
esempio nel 16° secolo all'atto
confessante della Riforma e oggi nel permanere e nella consistenza confessionale del protestantesimo. Se adottassimo una
linea di condotta di questo genere daremmo, sotto il nome di
ritorno alla cattolicità della chiesa, una nuova versione del ritorno dei fratelli separati alla chiesa madre il cui primate è il vescovo di Roma. Si tratterebbe di
uno sbocco errato perché tacerebbe le obiezioni teologiche che
abbiamo contro il papato, e cioè
che nel N.T. San Pietro è pietra
perché è credente e che perciò
tutti i credenti sono pietre viventi come Pietro stesso. Quanto
al primato storico della chiesa
di Roma, può forse passare da
constatazione pragmatica a fondamento teologico? Non lo crediamo perché ci sembrerebbe così di fondare sulla carne della
storia ciò che non si può fondare se non sullo spirito di Dio.
Il ministero può essere indicato come terzo grande sacramento accanto al battesimo e alla
Cena eucaristica? Non lo credo,
poiché trasformeremmo cosi il
ministero in sacerdozio, ciò che
mi sembra contrario al vocabolario e alle strutture del N.T. Mi
sembra che, nel momento in cui
tanti cattolici riscoprono l’equilibrio tra il sacerdozio di tutti i
battezzati e il ministero di alcuni ordinati, non dovremmo mancare di precisione su questo
punto.
E' dunque salutare che il Consiglio Ecumenico faccia andare
avanti la purificazione comune
della nostra teologia e non ci ricacci indietro verso qualificazioni confuse e suggestioni malaugurate.
Pastore André Dumas
Facoltà di Teologia protestante
di Parigi
Lo scarto
E’ spesso doloroso constatare
quale sia l'ecumenismo che è
praticato nelle alte sfere delle
relazioni inter-ecclesiastiche. Per
noi che viviamo a contatto diretto con il popolo riformato delle
nostre comunità è sempre più
difficile spiegare le dichiarazioni
e gli atteggiamenti « ecumenici »
di quelli che sembrano essere le
più alte istanze del protestantesimo mondiale. Quanto è diventata evanescente la nostra identificazione con loro! Esiste uno
scarto evidente tra Tecumenismo
del popolo — fondato sul dialogo e la comunione a livello delle
comunità locali e dei cristiani individualmente, ma che conserva
la nostra identità — l’ecumenismo di vertice che, ci sembra,
ha una inaccettabile tendenza a
mettere insieme cose diverse. Il
riavvicinamento ad altre confessioni e l’apprezzamento positivo
dei valori che rendono giustizia
delPevangelo del Cristo sono elementi essenziali dell’ecumenismo
finché questo non compromette
la nostra identità e non ostacola
la Testimonianza della nostra fede. Quando questo succede, dobbiamo rispondere alla domanda
del pastore Giampiccoli: no, non
parlano a nostro nome.
Pastore Enrique Capò,
Barcellona, Spagna
Imprudenza Essere fedeli
Alla lettura delle allocuzioni
pronunciate dal prof. Nissiotis e
dal fratello Max Thurian non ho
provato un intenso disagio come
il pastore Franco Giampiccoli;
ho tuttavia da formulare delle
critiche.
La Chiesa ortodossa, fedele alla sua dottrina dell’autonomia
delle Chiese non riconosce il primato rivendicato dal vescovo di
Roma, ma gli riconosce un primato d’onore sulla Chiesa cattolica d’Qccidente. E’ per questo
che il prof. Nissiotis ha salutato
il papa come primo Pastore della Chiesa di Roma (questo appellativo non è fortuito). Se ha indicato questa Chiesa come « la
Chiesa dei martiri per eccellenza », è per il fatto che da una
parte la tradizione cristiana ha
sempre sottolineato il numero
dei testimoni che hanno subito
il martirio a Roma e d’altra parte perché la Chiesa ortodossa dà
un significato teologico al martirio. Nella misura in cui Nissiotis
parlava come ortodosso senza
dubbio non poteva esprimersi in
altro modo. Ma parlava anche
come presidente della Commissione di «Fede e Costituzione»
e mi dispiace che non se ne sia
sufficientemente ricordato, dato
che rappresentava molte Chiese
per le quali l’ordinazione non è
un sacramento. Evocando « i tre
sacramenti fondamentali della
Chiesa » egli ha certo parlato come ortodosso, ma ha certamente
oltrepassato i suoi diritti in quanto presidente di « Fede e Costituzione ».
Max Thurian — che non ha le
stesse circostanti attenuanti, essendo protestante — evocando il
programma di « Fede e Costituzione » ha agito con la stessa imprudenza quando ha sottolineato
come questioni essenziali: « la
riscoperta del senso dell’episcopato... della dottrina della successione apostolica ». Cèrto questi problemi esistono anche per
un teologo riformato. Sotto nomi diversi molte Chiese riformate si sforzano di restaurare nel
loro seno un ministero di unità,
che però non ha tutte le caratteristiche dell’episcopato cattolico
e ortodosso. Quanto alla successione apostolica essa non è assente dal pensiero riformato, ma
non è mai stata concepita come
successione giuridico-sacramentale. E’ quella continuità della
« predicazione vivente dell’Evangelo » (Calvino) che appare in
particolare nella catena delle
confessioni di fede. Ma usando
senza commenti delle espressioni che nel loro significato cattolico non possono essere accettate
da una coscienza riformata. Max
Thurian ha creato uno spiacevole equivoco. Me ne dispiace
molto.
Sarebbe eccessivo, a partire
dalle critiche che formuliamo,
pregiudicare l’avvenire dei lavori
di « Fede e Costituzione ». Il primo documento pubblicato sul
battesimo, l’eucaristia e il ministero, sollevava certo, per quanto a mio parere fosse molto positivo, critiche e riserve. Le Chiese
riformate hanno avuto tutto il
tempo necessario per formularle e spero che le Chiese riformate non siano venute meno a questo dovere. Mi stupirebbe che
non se ne tenesse conto. I riformati hanno un considerevole posto aH’interno della commissione. Attendo cjn fiducia la seconda edizione di quel documento.
Decano R. Mehl
professore alla Facoltà di
Teologia protestante
di Strasburgo
Non è facile giudicare dall'esterno le frasi del Presidente della Commissione di « Fede e Costituzione » del CEC quali sono
state pubblicate dal settimanale
« La Luce ». Potrebbe trattarsi
di una formulazione fortuita, dovuta alla tradizione teologica
nella quale vive il prof. Nissiotis
e che lo spinge ad adoperare delle parole che i riformati, come
altri protestanti, avrebbero difficoltà ad accettare. Sarebbe più
grave se l’atteggiamento che vi
si esprime dovesse determinare
anche il lavoro teologico negli
ambienti ecumenici. Diversi risultati del lavoro che vi è compiuto, soprattutto in rapporto alla teologia del ministero, indicano che tale potrebbe essere il caso. Come riformati non possiamo essere d’accordo con tali concezioni, ma ciò che è importante per noi non è il desiderio di
veder accordata una maggior
considerazione alla nostra tradizione, bensì il desiderio che il lavoro del CEC sia più chiaramente determinato dalla= prospettiva
della testimonianza biblica centrata sullo Spirito e sul Cristo.
La cooperazione ecumenica ci
chiama ad imparare gli uni dagli
altri in un processo in cui è la
testimonianza del Cristo a metterci in questione. Per questo vorrei riformulare la domanda « Parlano a nostro nome? » in questo
modo: « Nello scambio ecumenico abbiamo tutti coscienza che
il nostro primo dovere consiste
in primo luogo nella fedeltà alla
testimonianza della Bibbia? Q saremmo invece interessati alla
semplice pi'esentazione delle nostre tradizioni e delle nostre posizioni? ». E’ solo il primo, mi
sembra, l’atteggiamento proprio
della Riforma e quindi anche dei
riformati, nel senso più profondo del termine.
Pastore Joachim Gurth
Bad-Bentheim, RFT
Valore infinito
Ho molto apprezzato l’articolo
del pastore F. Giampiccoli. Mi
sento in simpatia col suo atteggiamento e gli perdono volentieri il tono un po’ emozionale della sua risposta. Non esprirne alcuna definizione unica di ciò che
significhi essere una Chiesa Riformata, e per la nostra stessa
natura di riformati, ci rifiuteremmo probabilmente di voler
tentare di formularne una. Mi
sembra che i 4 principi che seguono possono aiutare a capirci:
1. La sovranità di Dio che crea
con uno scopo definito. 2. La supremazia della Scrittura per la
nozione di salvezza per grazia per
mezzo della fede in Gesù Cristo
nostro Signore e Salvatore. 3. La
semplicità di pietà e di vita. 4. La
partecipazione di tutto il popolo
di Dio al culto e al lavoro della
Chiesa di Dio. Poiché questi principi — che non vengono certo
da rne — hanno un valore continuo nella tradizione riformata,
suppongo che il sig. Giampiccoli
si senta a disagio di fronte alle
dichiarazioni die riporta nel suo
editoriale. Quanto a me, mi riesce difficile chiamare il ministero « uno dei tre sacramenti fondamentali » a meno che si prenda il termine ministero nel senso ampio di sacerdozio universale e non nel senso limitato al
solo clero. Sono ugualmente turbato dalla crescente tendenza nel
movimento ecumenico ad identificare la direzione della chiesa
con gli individui. La concezione
riformata del prendere le decisioni per mezzo di assemblee o
sinodi rappresentativi sotto la
guida dello Spirito Santo ha un
valore infinito.
I partecipanti a gruppi corne
quelli organizzati dalla Còmmissione « Fede e Costituzione » per
studiare il materiale sul battesimo, l'eucaristia e il ministero
rappresentano realmente le nostre Chiese riformate nei loro
sforzi di esprimere meglio l’unità. Ma nelle riunioni con altri dirigenti di chiese non rappresentano che se stessi; pur prendendo sul serio il loro lavoro e i
suoi risultati, è tuttavia chiaro
che dobbiamo arrenderci all’evidenza: non parlano a nome dei
riformati; parlano a dei riformati. Abbiamo il dovere di ascoltarli attentamente e di risponder
loro nella fede e nell’ubbidienza.
Pastore James Andrews
Atlanta, USA
II
Alta chiesa
ff
Al contrario sono stato lietamente sorpreso dalle formulazioni pronunciate dal prof. Nissiotis e dal fratello Max Thurian.
Per una volta, ciò che è raro, la
tendenza « alta chiesa » del protestantesimo riformato si è
espressa.
(Segue una serie di citazioni
teologiche favorevoli alla tesi episcopale e disgraziatamente troppo lunga per essere pubblicata;
riportiamo comunque la citazione di Calvino. Red. S.P.R.).
« Quanto all’imposizione delle
mani, che si fa per introdurre i
veri preti e ministri della Chiesa
nel loro stato, non mi opppngo
affatto a che la si ricevà -come sacramento. Poiché in primo luogo
è una cerimonia presa dalla Scrittura; e poi non è affatto vana, come dice San Paolo, ma è un segno della grazia spirituale di Dio
(ì Tim. 4: 4). Se non l’ho messa
in conto con gli altri due (sacramenti) è per il fatto che non è
ordinaria né comune tra i fedeli,
ma solo per un ufficio particolare ». (Istituzione cristiana IV,
19, 28).
Pastore Gaston Westphal
Lussemburgo
Episcopalità
(...) Mi sembra che la procedura del Sig. Giampiccoli sia inadeguata, nel suo indirizzare le sue
domande alle chiese riformate
che sono membro del CEC e dell’ARM. Non vogliamo certo elaborare ora una strategia mondiale per questo dialogo.
Del resto noi Riformati dovremmo avere finalmente imparato che la partecipazione agli
organismi del CEC esige che noi
vi affermiamo il principio specificamente riformato ma che accettiamo che vi siano anche nella
tradizione anglicana e ortodossa
delle domande e dei concetti seri
che è necessario esaminare. Naturalmente non è bene, in un
messaggio di saluti, anticipare le
conclusioni del dialogo ecumenico in corso.
(Dopo aver ricordato che esistono chiese riformate a costituzione episcopale, e che la costituzione del ministero è molto importante, .soprattutto nei paesi in
cui protestanti e cattolici hanno
forza ecumenica equivalente, la
lettera continua:)
E’ quindi molto importante
che un rapido lavoro teologico
conduca ad una concezione del
ministero riformato che possa
essere riconosciuto da tutti. Nori
bisognerebbe pensare che, in
fondo, ogni pastore riformato ha
nella sua parrocchia la funzione
di unire, di coordinare i diversi
servizi e carismi, e dunque, nel
senso più largo del termine, una
funzione episcopale? Non bisognerebbe domandare se la funzione episcopale non possa — o
non debba — essere esercitata in
modo collegiale? E non potremmo su questa base comprendere
funzionalmente e prendere sul
serio il vescovo di Roma?
E’ solo dopo questo che bisogna vedere più da vicino la questione del primato e del sacramento. Direi allora: il presidente della Commissione « Fede e
Costituzione » ha parlato per la
sua Commissione. I riformati
delle chiese membro del CEC
sentono che questo ortodosso ha
toccato temi che sono importanti
per noi; quanto alla allocuzione,
non contiene assolutamente alcun avallo del primato; è innegabile che vi siano dei martiri
cattolico-romani, così come è innegabile che ve ne siano nelle altre chiese. E a proposito del vescovo del luogo. I Valdesi italiani dovrebbero far notare al presidente della Commissione che
una visita al presidente valdese
sarebbe giustificata; si potrebbe
così dimostrare quanto il CEC)
prenda sul serio le strutture di
tutte le chiese e riconosce nel
popolo di Dio un pluralismo del
’vescovo locale’ secondo le diverse tradizioni. Non bisognerebbe trascurarlo in occasioni di
visite ufficiali. C’è qui una lacuna; la sola, a mio giudizio.
Pastore Eduard Wildbolz
Berna, Svizzera
Rischi e limiti
Sono molto sensibile alle osservazioni contenute nell’editoriale di Franco Giampiccoli:^ in
effetti qualche volta si ha l’impressione che queste dichiarazioni fatte ad un certo livello sembrano impegnare l’insieme dei
membri di una confessione cristiana mentre chiaramente vanno contro ciò che forma la convinzione di base di una parte di
loro. Sono i rischi e i limiti dello
ecumenismo. Si cerca di realizzare delle discussioni dottrinarie
di vertice ed è chiaro che ciò è
anche utile; ma per ciò che ci
riguarda, noi riformati, è necessario avvertire i nostri partners
in modo che non ci siano equivoci: la nostra concezione della
Chiesa non è gerarchica; la Chiesa universale è prima di tutto in
un luogo; i colloqui a scala mondiale non impegneranno dunque
automaticamente l’adesione del;
l’insieme, poiché le strutture di
cui ci dotiamo a livello regionale, nazionale o mondiale non sono che dei seiwizi in funzione
della vera realtà della Chiesa che
è locale Poiché in effetti è a questo livello che si dovrebbe giocare il vero dialogo, il mutuo ascolto fraterno di tutti quelli che, in
un luogo, si sforzano di essere
attenti alla Parola di Gesù Cristo (...).
Pastore Roland Revet,
Parigi
6
1“ maggio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
FARE TEATRO IN VAL RELUCE
SOCIETÀ’ DI STUDI
RORENGHI
Il nome Una platea affezionata e sicura i° concorso
fotografico
"Paolo
Paschetto"
delle cose
Ogni tanto affiora nelle nostre
analisi della situazione ecclesiastica la deplorazione di una certa « cattolicizzazione » della mentalità dei valdesi. Se pensiamo
che per diversi anni il motivo
centrale delle Conferenze metodiste è stata la contestazione della « cultura cattolica », ci rendiamo conto che il problema non si
presenta soltanto alle Valli; diremmo anzi che una certa cattolicizzazione ha colpito da un paio
di decenni tutto il mondo protestante, presentandosi come apertura ecumenica. Per riflesso non
sono stati in pochi i cattolici che
hanno avuto, durante e dopo il
Concilio Vaticano II, l'impressione che la loro chiesa diventasse
quasi protestante.
Vorremmo presentare alcune
riflessioni su come può essere
analizzato il fenomeno tra i vaidesi delle Valli, perché in genere siamo concordi nel deplorarlo, ma non nell’identificarlo; perciò finiamo per deplorare sotto
lo stesso linguaggio delle cose
diverse.
Cosa si intende infatti per cattolicizzazione? Innanzitutto alcuni fenomeni esteriori quali
l'attaccamento alle cerimonie religiose, il culto dei morti, il formalismo della pietà individuale.
La deplorazione di queste cose
non è nuova. Nel 1974 il Concistoro di Perrero si domandava
se era evangelica l'abitudine che
parecchie famiglie valdesi avevano di tenere delle lampade accese presso i morti e di seguire i
funerali portando dei ceri.
Eravamo e siamo certamente
lontani dalla macabra collezione
di ossami che alloggia nelle cripte delle maggiori cattedrali cattoliche e dalla rilevanza data alla
commemorazione dei morti il 2
novembre. Pensiamo comunque,
di fronte a un modesto culto dei
morti come quello che ogni tanto si infiltra da noi come di fronte a quello più spinto che troviamo nel cattolicesimo, che la soluzione da adottare sia quella di
una pulizia generale di tutte queste distorsioni deU’Evangelo della risurrezione, e l'affidamento
dei morti, credenti e non credenti, alla .sola grazia del Signore.
Non condividiamo, invece, l’opinione che abbiamo incontrato
recentemente, su un giornale cattolico secondo cui il carnevale
sarebbe un’adeguata via d'uscita
da una tendenza definita con un
gusto un po' dubbio come « necrofilia ». Siamo, dunque, in genere concordi nel respingere questi aspetti del cattolicesimo.
Probabilmente non siamo altrettanto concordi nel deplorare
opinioni e pratiche di altro genere che si diffondono in settori della nostra chiesa ispirati da
opinioni teologiche piuttosto diverse tra di loro. Alcuni ad esempio vedono un fenomeno di cattolicizzazione «e//'impegno politico, assimilandolo al fiancheggiamento cattolico della D.C.; altri vedono come tendenza cattolicizzante l’attaccamento al
passato e alla tradizione, il clericalismo e l’autoritarismo di
qualche pastore, che si ritiene in
diritto ogni tanto (in verità sempre più raramente) di non adeguar.si a deliberazioni delle assemblee. E’ inutile dire che i primi .sono di tendenza TEV; gli altri, di tendenza FGEI.
Si potrebbero aggiungere altri
aspetti: la tendenza a raccomandarsi a qualche santo per averne
appoggio in circostanze difficili;
quella al compromesso; quella all’intolleranza. Sono realtà che
forse si verificano più spesso in
un contesto cattolico, ma che
non è intellettualmente onesto
chiamare cattolicizzazione, quasi
che il cattolicesimo di oggi perseguisse queste cose come positive.
Forse è giunto il tempo di combattere le cose sbagliate col loro
nome specifico, rinunciando ad
affastellarle tutte insieme .sotto
un’indicazione equivoca e perciò
poco significativa, come quella
della cattolicizzazione.
Claudio Tron
In questo numero del giornale
desideriamo allargare il discorso
iniziato la volta scorsa con l’intervista al regista Arlotti su
« Pralafera 1920 » (vedi Eco/Luce del 24/4) in cui si toccava il
tema del teatro in Val Pellice.
L’esempio (che illustrammo lo
scorso num£ro) del Gruppo Teatro Angrogna benché limitato dal
punto di vista della produzione
teatrale vera e propria (3 spettacoli in 6 anni) ci era parso significativo essenzialmente per due
ragioni: come momento culturale, di forte dibattito in Valle e,
in secondo luogo, come crescita
stessa del gruppo poiché alcuni
componenti hanno finito con Tassumere responsabilità politiche
precise nelle amministrazioni locali.
Allargando ora il discorso merita segnalare, con un certo respiro, la stagione teatrale « primaverile » promossa dall’Assessorato alla cultura della Comunità Montana Val Pellice che prevede una rosa di venti spettacoli
in sei diverse località. Tra i nomi
di spicco della stagione: il
Gruppo della Rocca di Firenre
(una delle più vivaci compagnie
italiane), il Collettivo di Parma e
la cantante-attrice Raffaella De
Vita.
Si tratta di un’operazione iniziata tre anni fa, in collaborazione con la Regione Piemonte e il
Teatro Stabile, per far decollare
il « decentramento culturale » attraverso il teatro. Portare insomma — questo l’obiettivo prioritario — una serie di spettacoli, a
prezzo modesto, d’un certo livello, anche in Provincia, nelle piccole località tagliate fuori dai
grandi canali culturali.
« Ma il decentramento teatrale-precisa Mauro Pons, assessore alla cultura, sport e tempo libero della Comunità Montana
Val Pellice — non esclude la possibilità di avere un pubblico di
abbonati agli spettacoli dello
Stabile di Torino. In Val Pellice
abbiamo attualmente un’ottantina di abbonati ».
Qual è il bilancio di questi tre
anni di decentramento culturale?
« Sostanzialmente buono. La
gente — continua Mauro Pons —
segue con interesse le nroposte
teatrali che offriamo. Ma in un
certo senso questo interesse lo
avevamo previsto perché tradizionalmente la Val Pellice è molto sensibile al discorso fatto in
teatro ».
Con altre parole lo stesso concetto è stato ripreso l’altra sera
al termine dello spettacolo:
« Edith Piaf: una donna, una vita una voce » durante un breve
dibattito in cui Raffaella De Vita
(che sulla scena ripercorre la sofferta biografia del «passerotto»
della canzone francese) ha affermato che « il pubblico della Val
Pellice, confrontato ad altre platee, è attento, vivo. Si avverte
una tensione tutta speciale che
non trovo altrove ». E’ giusta
quest’intuizione? Secondo Mauro
Pons: « Da Luserna in giù il pubblico è diverso, sostanzialmente
meno preparato a recepire un discorso teatrale di un certo impegno. Intendiamoci — continua
Mauro Pons — se si propongono
repertori popolari di tipo dialettale la risposta c’è. Ma la risposta del pubblico si allenta quando passi dalla filodrammatica sostanzialmente superficiale e di
evasione ad un discorso di un
certo impegno sociale o politico ».
Le trenta compagnie teatrali
che in questi ultimi anni hanno
girato per la Val Pellice sono disposte a tornarci: « il pubblico
magari è critico ma è preparato ». C’è dunque uno "specifico
culturale" che facilita lo sviluppo del discorso teatrale in Val
Pellice?
PERRERO ■ CONSIGLIO COMUNALE
Villasecca
aspetta la strada
Proviamo a considerare almeno due elementi. Innanzitutto la
lunga tradizione della musica e
del canto corale (al proposito
vedi la grossa partecipazione locale alla lirica del Regio di Torino: tutte le volte partono da
Torre Pellice due pullman pieni)
e delle filodrammatiche locali
gioca indubbiamente un ruolo
nel preparare la gente a recepire
il messaggio teatrale. Una tradizione che pur non essendo più
attestata ai livelli del dopoguerra non è ancora del tutto spenta
visto che non passa mese senza
che nasca qualche iniziativa (anche modesta) in questo senso.
L’ultima in ordine di tempo è il
recital « Beichuma 'n reire per
anà avanti » proposto l’altra sera a Pradeltorno dal gruppo giovanile di Bobbio Pellice. In secondo luogo si può osservare che
là “cultura valdese” si è sempre
largamente avvalsa dello strumento teatrale. Non c’è unione
giovanile, del più sperduto quartiere di montagna, che non ci abbia provato almeno una volta.
Non c’è pastore valdese che non
sia stato richiesto, almeno una
volta nella sua vita, di scrivere o
suggerire un copione.
Due questioni che s’intrecciano e che forse concorrono a spiegare il perché il pubblico di qui
reagisce positivamente al messaggio teatrale.
« Sulla questione del teatro —
dice Mauro Pons — gioca in
qualche misura lo specifico della
tradizione valdese che qui in Val
Pellice ha decisamente un peso
diverso che in altre vallate. Si
tratta di un problema interessante, tutto da approfondire ».
Tanto per cominciare a capirci qualcosa sarebbe interessante
proporre a chi viene a teatro un
questionario. Semplice. Da compilare magari tra un tempo e
l’altro. Avere sott’occhio un censimento, anche sommario, dello
spettatore della Val Pellice sarebbe un primo passo verso la
comprensione delle ragioni culturali che spingono a certe scelte. Si capirebbe meglio fino a
che punto il passato determina
il nostro presente.
G. Platone
Il triste caso della strada di
Villasecca, iniziata anni fa dalla
ditta che aveva preso in appalto
i lavori e mai proseguita, è ritornato all’esame del Consiglio
comunale. Nella seduta del 23
aprile si è deciso di comunicare
all’impresa l’ingiunzione a riprendere i lavori entro breve
tempo, pena la rescissione del
contratto.
Gli abitanti di Villasecca aspettano una strada di cui si parla
da almeno vent’anni e i costi aumentano, due altre strade sono
in progetto: una per il piccolo
villaggio della Torre dove abita
una sola famiglia e l’altra per
gli Enruciou un paio di case sopra Trossieri quasi disabitate.
Pre congresso
FGEI - Valli
AGAPE
Sabato 13 giugno
Inizio ore 15,30 : relazioni della giunta, della commissione droga, della commissione fabbrica e del
gruppo donne ; discussione,
domande, chiarimenti, ecc.
Ore 20: cena.
Ore 21,30: culto.
Domenica 14 giugno
Ore 9,30: gruppi per temi.
Ore 12,30: pranzo.
Ore 15: Assemblea generale: mozioni dei gruppi,
relazione a cura del consiglio sui temi del congresso, dibattito.
Per le iscrizioni rivolgersi ad Agape (tei. 85.14).
Chi ha bisogno di un passaggio può telefonare a
Marco Pasquet (90.99.78).
Queste e le altre opere in programma, come l’elettrodotto di
S. Martino e l’istituzione di posti telefonici pubblici in altre sei
borgate (Bessé, Forengo, Villasecca inferiore. Albarea, Balbencia, Fort Louis) servono ormai
ad una popolazione fortemente
ridotta, che aumenta soltanto alla fine della settimana e durante
le vacanze.
Nella stessa seduta, il Consiglio ha respinto la richiesta del
Concistoro di Perrero-Maniglia
di organizzare un dibattito sui
sei referendum per i quali si voterà il 17 maggio. I motivi del
rifiuto sono stati la difficoltà dell’organizzazione e problemi di
natura politica. Viene però lasciata la disponibilità della sala
consiliare per iniziative consimili. Nella votazione, un solo
consigliere è stato favorevole alla proposta del Concistoro, tre
si sono astenuti, 10 hanno votato
contro.
Nelle comunicazioni finali, il
sindaco ha risposto ad un’inter
rogazione della minoranza formulata nel precedente Consiglio
riguardo al Piano regolatore generale intercomunale predisposto
dalla Comunità Montana. A
quanto pare, il Comune di Perrero non intende dissociarsi da
tale iniziativa.
La Giunta ha anche chiesto alla Provincia di provvedere a rendere più sicura la viabilità della
strada Perrero-Perosa, soprattutto al « giro della Roccia », dove sono successi numerosi incidenti.
Infine, è stato richiesto un incontro col Provveditore agli Studi di Torino per esaminare la situazione scolastica del Comune,
dove nei prossimi anni si chiuderanno altre scuole elementari,
con il conseguente aumento di
alunni trasportati.
L. V.
oggi e domani
Nell’ambito della cornice :
« Paesaggi umani nella valle di
Rorà ». Il tema per il 1981 è :
L’UOMO E IL LAVORO
Stampe in bianco e nero
Scadenza: 26 luglio 1981
Rorà • 1-9 agosto 1981
REGOLAMENTO
— La Società di Studi Rorenghi e la Pro-Loco di Rorà organizzano il 1“ concorso fotografico « Paolo Paschetto » dal tema :
« Paesaggi umani nella valle di
Rorà » : L’uomo e il Lavoro.
— Il concorso è aperto a tutti
i fotoamatori.
— Sezione: stampe in bianco
e nero, lato maggiore compreso
tra 24 e 40 cm.; le fotografie dovranno essere senza bordo, né
montate su supporti.
— Ogni autore potrà inviare
fino a 5 fotografie. A tergo di
ognuna dovranno essere indicati, oltre al titolo, il nome e l’indirizzo completo dell’autore.
— Quota di partecipazione, a
parziale copertura delle spese di
organizzazione, lit. 5.000.
— Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 26.7.1981 al
seguente indirizzo : 1° Concorso
Fotografico « Paolo Paschetto »
Presso Roberto Morel - 10060 Rorà (Torino), oppure potranno essere consegnate a mano tramite
un membro del direttivo della
Società o della Pro-Loco.
— Le opera saranno esposte al
publico nei locali della Sala delle Attività dal : l-8-’81 al 9-8’81.
— Le opere non premiate saranno rese entro Settembre 1981.
— La premiazione avrà luogo
il 9-8-’8L______________________
« Pralafera 1920 »
Venerdì P maggio, ore 21: Angrogna (sala unionista);
sabato 2 maggio, ore 16: Villar
Pellice (sala municipale);
domenica 3 maggio, ore 15: Luserna S. Giovanni (salone municipale);
domenica 3 maggio, ore 21: Torre
Pellice (salone di Viale Rimembranza).
L’ingresso a tutti gli incontri è
libero a tutti.
S. SECONDO
Mercoledì 6 maggio alle ore
20.45 nella Sala riunioni del Municipio di S. Secondo avrà luogo un pubblico dibattito sul tema: «Procreazione cosciente e
responsabile, aborto volontario ».
Introdurranno Bruna Peyrot, insegnante, Amos Pignatelli, magistrato.
L’incontro è organizzato dal
Gruppo di base di S. Secondo.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Lunedì 4 maggio, alle ore 21,
al CINEMA TEATRO LUSERNESE, la commissione Cultura
del Comune di Luserna S. Giovanni organizza un
DIBATTITO
SUI referendum
SULLA LEGGE 194
Parleranno esponenti politici
dei partiti delTarco costituzionale. Presiederà la prof. Frida Malan.
a Telepinerolo
Canali:
56: per il comprensorio
27: per PInerolo
32 - 41 - 43 - 54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pellice
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Società
di Studi
Valdesi
Il preannunciato incontro organizzato dal « Collettivo di ricerca storica »
per metà maggio avrà luogo domenica 10 a Torre
Pellice col seguente programma :
ore 10: culto in collaborazione con la corale di
Bobbio-Villar in occasione
della festa di canto.
ore 11,15: Relazione introduttiva del pastore G.
Tourn : « Una cultura valdese? Problema aperto e
prospettive di ricerca ».
Pranzo al sacco.
ore 14,30 : Ripresa dei lavori con le Relazioni.
ore 18,30 : Chiusura dei
lavori.
Un buon numero di relazioni sono già state promesse di cui diamo alcuni
titoli come sollecitazione a
partecipare all’ incontro :
« Vita ecclesiastica a Luserna S. Giovanni dal 1900
al 1914 », « Le organizzazioni unioniste in vai Germanasca », « Struttura della
proprietà nel comune di
Rorà nel XVIII sec. »,
« L’archivio della Unione
giovanile dei Chabriols »,
« Popolazione valdese a S.
Giovanni nel XVIII sec. »,
« Per una storia di S. Germano ».
Il Convegno ha luogo
nella Casa Unionista a
Torre Pellice, di fronte al
tempio valdese.
la S.S.V.
7
1° maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
LAVORO E LAVORATORI NEL PINEROLESE
DaH'agricoltura
al terziario
Le conseguenze della trasformazione della struttura
economica; spopolamento, e gravitazione su Torino
« Al lavoro uno ci dedica la
vita » in queste parole di un vecchio operaio delle valli c’è tutta
una concezione del mondo, una
concezione secondo cui la vita
ha importanza perchè vi è questa possibilità di lavorare, di
contribuire al benessere collettivo e individuale.
Il lavoratore, l’operaio, il contadino anche se fa un lavoro in
condizioni difficili o nocive non
si sente sfruttato, ma piuttosto
la parte sana della società.
Oggi il lavoro viene messo in
discussione dal fatto che non ce
n’è più per tutti, che ha un contenuto alienante che non ha rapporto con il tempo «libero».
Il lavoro per alcuni non è più
come per i nostri vecchi « il primo bisogno della vita ». La ricerca della propria identità personale non si situa più nella sfera
lavorativa, ma altrove: l’attaccamento al lavoro, alcune regole
di comportamento (il «fai bene
il tuo mestiere») vengono considerate da molti giovani come
forme di alienazione da combattere.
Nascono così ricerche di lavoro saltuario o precario che stanno diffondendosi anche qui nel
pinerolese.
L’indagine che abbiamo condotto con interviste, colloqui e
discussioni con uomini e donne,
giovani ed anziani delle valli e
della pianura pinerolese, ha lo
scopo di aiutarci a capire come
si è modificato l’atteggiamento
verso il lavoro sia per coloro che
si identificano nel ruolo produttivo che per coloro che negano
questo ruolo.
La situazione
nel Pinerolese
Ma per capire i cambiamenti
negli atteggiamenti della gente è
anche necessario conoscere la
realtà quantitativa e qualitativa
della offerta di lavoro nel pinerolese.
Ci siamo scontrati subito con
una mancanza di dati informativi: non esiste nel comprensorio una struttura, un istituto di
ricerca che possieda dati certi
ed aggiornati sulla situazione
dell’occupazione. Non li ha la
struttura pubblica che fa «programmazione » quasi esclusivamente basandosi sui dati del censimento del ’71 o su ricerche parziali e settoriali e da queste trae
le sue « proiezioni » ; non li ha il
sindacato che limita la sua ricerca conoscitiva (quando la fa) alle medie e grandi industrie; non
li ha la scuola che sembra non
porsi il problema degli sbocchi
professionali. Così anche noi siamo costretti a presentare delle
tendenze, ipotesi dalle quali pe
rò scaturiscono molte domande
sul tema del rapporto col lavoro.
Il fenomeno
del pendolarismo
Nel pinerolese, su una popolazione complessiva di 125 mila
persone, 50 mila circa sono gli
« attivi ». Di questi però solo 35
mila lavorano in zona, gli altri
sono pendolari verso Torino e
la sua cintura (11 mila) o sono
in cerca di lavoro (4 mila). Trenta anni fa la situazione era molto diversa; il pendolarismo, se
c’era, era interno alla zona (i più
vecchi ricordano certamente il
trenino che portava gli operai da
Pinerolo a San Germano, a Villar Perosa, a Perosa), il lavoro
in fabbrica era vicino casa, le
fabbriche tessili non avevano ancora chiuso. L’agricoltura occupava ancora molta gente ; nel ’61
tre su dieci degli attivi lavorava
nell’agricoltura, oggi il rapporto
si è dimezzato e in alcune zone
quali la Val Chisone e Germanasca il rapporto arriva addirittura fino a 1 su 17!
Trasformazione della
struttura
socio-economica
La stessa occupazione industriale in venti anni si è ridotta
di un quarto ed è stata in parte
compensata da un aumento degli addetti nel commercio e nelle
altre attività di tipo terziario:
oggi tre su dieci sono occupati
nel terziario. Le conseguenze
di questa trasformazione della
struttura sociale ed economica
del pinerolese sono note: spopolamento ed invecchiamento della
popolazione nei comuni delle valli, concentrazione della popolazione nella USL 44 (Pinerolo e
pianura) attorno a Pinerolo e
lungo le due strade di collegamento con Torino verso Piossasco e verso Airasca e None, spostamento del baricentro economico a valle, verso Torino.
La cultura, il modo di vita della gente si è modificato. Sono in
corso profonde trasformazioni
della realtà sociale del pinerolese. Non ci sono forme di organizzazione sociale radicalmente
nuove, ma in genere le nuove dinamiche si innestano sulla vecchia struttura. Si sono originate
dialettiche «vecchie-nuove» che
hanno assunto significati diversi :
in alcuni casi il nuovo si sostituisce completamente al vecchio
(è per esempio il caso degli insediamenti sorti in conseguenza
degli stabilimenti Fiat di Rivalt?. o dell’Indesit di Orbassano e
None che hanno cambiato radicalmente il volto agricolo della
zona), in altri casi il vecchio può
diventare la condizione per il
nuovo (pensiamo qui ai progetti
di « agriturismo » di alcune comunità montane).
Al centro di questa trasformazione culturale e sociale vi è la
realtà economica delle famiglie
che ha raggiunto un certo qual
benessere. Almeno l’80% della
popolazione attiva del pinerolese
è formato da operai, impiegati,
insegnanti, artigiani, commercianti, professionisti il cui reddito medio pro-capite si aggira
nel 1981 tra i 7 e i 9 milioni annui. Una popolazione che partecipa pienamente ai benefici e alle contraddizioni di ogni economia del benessere.
Aumento della
scolarità
La scolarità della popolazione
è fortemente aumentata in questi ultimi anni; è più che raddoppiato il numero delle persone dotate di licenza media, dei
diplomati, dei laureati. E’ diminuito il tasso di natalità e l’immigrazione nella zona, il che ha
comportato una stabilizzazione
della popolazione complessiva.
Anche a causa dell’aumento
della popolazione anziana, che
spesso vive sola, la famiglia tipo
è composta da 2/3 persone.
Da questi dati emerge una prima tendenza; la rigidità della
struttura sociale. Infatti in un
contesto di diminuzione dell’offerta complessiva di lavoro, di
omogeneazione delle differenze
culturali, minori sono le possibilità di cambiare mestiere, tipo
di lavoro, di settore economico.
Come questa rigidità si ripercuota nell’atteggiamento verso il
lavoro lo vedremo in un prossimo articolo.
NOTE
Nel corso di questa serie di articoli
dedicati al tema del « Lavoro e lavoratori nel pinerolese » faremo più volte
uso di parole quali;
COMPRENSORIO, il comprensorio è una
unità territoriale di programmazione che
comprende 46 comuni (Airasca, Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Buriasco, Campiglione Fenile, Cantalupa, Cavour, Cercenasco, Cumiana
Fenestrelle, Frossasco, Garzigliana, In
verso Rinasca, Luserna San Giovanni
Lusernetta, Maceilo, Massello, Osasco
Perosa Argentina, Perrero, Rinasca, Pi
nerolo. Piscina, Pomaretto, Porte, Pragelato, Prali, Pramolio, Prarostino, Reietto,
Rorà, Roure, Salza di Pinerolo, San
Germano Chisone, San Pietro Val Lemina, San Secondo di Pinerolo, Scalen
ghe. Torre Pellice, Usseaux, Vigone,
Villafranca Piemonte, Viilar Pellice, Villar Perosa, Vide Piemonte) con una popolazione residente complessiva nel
1978 di 124.566 abitanti. I comuni che
fanno parte di questo comprensorio sono situati per il 21% in zona di pianura, il 13% in zona di collina, ii 66%
in zona di montagna.
COMUNITÀ’ MONTANA. È un ente
amministrativo di secondo grado che
ha compiti di politica di programmazione nelle zone montane. Nel territorio del comprensorio pinerolese vi
sono tre comunità montane:
N. 24 o Comunità Montana Val Pellice. Comprende i comuni di Angrogna,
Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà,
Torre Pedice, Viilar Pellice.
N. 25 o Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca. Comprende i comuni di Fenestrelle, Inverso Rinasca,
Massello, Perosa Argentina, Perrero,
Rinasca, Pomaretto, Porte, Pragelato,
Prali, Pramolio, Roure, Salza di Pinerolo, San Germano Chisone, Usseaux,
Viilar Perosa.
N. 26 o Comunità Montana Pinerolese Pedemontano. Comprende I comuni
di Cantalupa, Cumiana, Frossasco, Pinerolo, Prarostino, Soletto, San Pietro Val
Lemina, San Secondo di Pinerolo.
USL ovvero Unità Sanitaria Locale:
E’ un’associazione di comuni per la gestione dei servizi sanitari. In Piemonte una legge regionale in corso di approvazione prevede che le USL gestiscano anche i servizi sociali. Le USL
corrispondono inoltre ai Distretti Scolastici. Nel Pinerolese vi sono tre USL
che coprono l'intero territorio del comprensorio:
USL 42; il cui territorio coincide con
quello della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca.
USL 43: il cui territorio coincide con
quello della Comunità Montana Val
Pellice.
USL 44: il territorio comprende i comuni di Airasca, Buriasco, Campiglione
Fenile, Cantalupa, Cavour, Cercenasco,
Cumiana, Frossasco, Garzigliana, Macello, Osasco, Pinerolo, Piscina, Prarostino, Reietto, San Pietro Val Lemina,
San Secondo di Pinerolo, Scalenghe,
Vigone, Villafranca Piemonte, Virle.
gg
27-28 GIUGNO
Trenta anni di Agape
Lettere all'Eco delle Valli
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Mi riferisco alla lettera di Miranda Gerbotto Margary.
Sono alcuni anni che un gruppo di
noi. e in parlicolare la prof. Liliana
Ribet, cerca di far propaganda perché
non sia dimenticato l’uso del francese
alle Valli, lingua che oltre ad e,ssere
una nostra tradizione e un arricchimento culturale ha anche un valore
economico (quanti valdesi han trovato
lavoro e son stali apprezzati a causa
della loro conoscenza del francese!
Per quanto riguarda il ripetitore
TV francese, ne ho parlato con il Console Generale di Francia a Torino, il
quale è dispostissimo a dare il
suo aiuto intervenendo presso le autorità francesi, ma non può farlo di sua
iniziativa, occorre che da parte italiana sia espresso il desiderio di questo
collegamento, e le autorità più qualificate per fare questa richiesta, quale
espressione delle popolazioni interessate, sono le Comunità Montane (Val
Pellice e Germanasca - Chisone), ma
queste non si innoveranno se non sono
spinte dalla base. Perciò occorre che
noi, cittadini delle Valli, che conosciamo l’utilità di questo collegamento facciamo pressione sulle Comunità
Montane con una richiesta portante le
firme del maggior numero possibile di
persone e magari con ordini del giorno di Consigli Comunali e di associazioni culturali.
11 fatto che si tratti di un’emittente
straniera non dovrebbe essere un ostacolo poiché già riceviamo Montecarlo,
Capodistria e Svizzera Italiana, che non
sono certo in Italia. Se poi da parte
francese (ma a Firenze e Roma la TV
francese si riceve benissimo) vi fossero delle difficoltà si potrebbe sempre
prevedere un collegamento con la
Suisse Romando i cui programmi sono
tutti in lingua francese.
Osvaldo Coìsson
Torre Pellice
Mostra fotografica
• In occasione dei suoi 30 anni di attività
sarà allestita ad Agape una mostra fotografica storica che documenta la vita del centro
dai suoi inizi ad oggi. Questa mostra rimarra
esposta durante tutto il periodo dell’estate per
i visitatori. Chiunque possiede vecchie fotografie che possan essere utilizzate per questa mostra è pregato di mettersi in contatto con Agape rivolgendosi a Virgdio Lai (tei. 0121/8514).
• Una seconda iniziativa si prefigge invece
l’obiettivo di scegliere 2-3 fotografie da cui
ricavare dei poster da vendere prò Agape. A
onesto fine è indetta una Mostra fotografica a
cui possono partecipare dilettanti e professionisti della fotografia in bianco e nero e a colon.
Il materiale dovrà pervenire ad Agape entro
il 14 giugno. Ogni fotografia dovrà essere firmata e datata dall’Autore, possibilmente montata a giorno. Minimo del formato ; 24x30, massimo : 50x60.
• Sempre nell’ambito di questa mostra fonografica Agape invita tutti gli artisti,^ dilettanti e professionisti, ad inviare: disegni, opere figurative, stampe, che saranno esposte e
messe in vendita prò Agape. Uguale invito agli
amatori di diapositive in vista di alcune sene
su Agape e le Valli valdesi da duplicare.
• Ringraziamo tutti coloro che offriranno la
loro collaborazione ed i loro suggerimenti
per questa parte del programma.
8
8
CRONACA DELLE VALLI
1° maggio 1981
CATTOLICESIMO LOCALE: SULL’ABORTO
VISITA A GUARDIA PIEMONTESE
Divisi tra ii si e il no Q|j occitani di Calabria
« ...ci siamo guardati intorno
in queste settimane e abbiamo
notato che non c’è nel pinerolese un gran dibattito. Aspettavamo dal Movimento per la vita un
dossier un pochino documentato
e a dimensione locale, abbiamo
cercato invano una sala pubblica
dove il Movimento facesse sentire le sue tesi con argomentazioni valide (...) Insomma la comunità cattolica nel suo insieme
non ha affrontato il problema,
non ha dedicato nessun tempo
ai confronti e la riflessione... »
queste riflessioni di don Vittorio
Morero, direttore del settimanale cattolico l’Eco del Chisone, indicano già chiaramente la situazione nella quale si trova il mondo cattolico pinerolese nei confronti del problema dell’aborto e
dei due referendum. Non c’è spirito di crociata, e manca un grosso dibattito. Dibattito che invece c’è stato in anni passati quando si sono avute discussioni pubbliche, polemiche giornalistiche,
confronti ecumenici.
La parte maggioritaria del
mondo cattolico pinerolese probabilmente appoggerà con convinzione l’iniziativa referendaria
del Movimento per la vita, soprattutto nell’intento di limitare
« una mentalità abortista» che è
presente nella nostra società
« dove — così dice don Morero
— la vita è sempre stata accolta individualmente più che socialmente, calcolata più che donata, discussa sulla base di grandi principi, non aiutata concretamente, legalizzata, ma poco testimoniata ».
A ravvivare ora il dibattito viene un « dossier » preparato dal
gruppo famiglia della parrocchia
di San Lazzaro di Pinerolo che
contiene uno studio del giudice
Elvio Passone, sugli aspetti legali dell’aborto, un contributo del
dr. Maria Teresa Marinone sulla
applicazione della legge a Pinerolo e prese di posizioni cattoliche e protestanti favorevoli o
meno al mantenimento.
Il dossier termina con una presa di posizione del Gruppo Famiglia che riportiamo qui di seguito;
« 1. Il referendum, al quale saremo chiamati a dare una risposta, il 11 maggio, non è a favore
dell’aborto o contro l’aborto, ma
riguarda tre proposte di legge
che tendono a regolamentare e a
risolvere, almeno in parte, il fenomeno dell’aborto, che assume
delle proporzioni sempre più ampie.
Escludendo la nroposta radicale, che può veramente condurre
ad una mentadità abortista, il
credente è chiamato a scegliere
tra due proposte che intendono
in qualche modo limitare e ridurre l’aborto: l’attuale Legge
194 e la proposta di modifica del
Movimento per la vita.
Si tratta di modi diversi di valutare la realtà sociale italiana e
quindi di tentativi di intervento
a livello legale (che riguardano
perciò un aspetto molto limitato
della questione) per dare una risposta al problema.
Crediamo che in questo campo
siano i credenti a dover scegliere
secondo la loro coscienza illuminata dalla fede e sorretta dalla
Parole di Dio.
Per questo, pur prestando la
debita attenzione alle indicazioni
dei vescovi e giudicando legittimo e doveroso il loro richiamo
alla difesa e alla promozione della vita, riteniamo che non sia
giusto da parte loro vincolare il
voto dei credenti e ci dichiariamo quindi per una piena libertà
di scelta.
2. Questo comporta per ogni
credente il dovere di una informazione seria e il più possibile
completa, di un dibattito franco
e coraggioso all’interno delle comunità, di un autentico spirito
di fede nell’affrontare il problema.
3. Come gruppo famiglia,^ nel_
pieno rispetto della libertà di
scelta del credente, abbiamo maturato la convinzione che l’attuale Legge 194 è la più adeguata, in
questo momento storico, per limitare e regolamentare l’aborto
e quindi voteremo « no » alle due
proposte di modifica della legge.
Ci spingono a questa scelta,
oltre a molti altri, soprattutto
questi motivi:
— la necessità di eliminare la
clandestinità dell’aborto, con
tutti i risvolti negativi che le
sono connessi;
— V esigenza di salvaguardare
l’autodeterminazione^ della
donna, che per natura è chiamata a fare la scelta definitiva;
— l’urgenza di fare opera di prevenzione, di istruzione e di sostegno della donna e della
coppia.
4. In attesa di una revisione
della Legge 194 per migliorarla,
ci impegniamo a promuovere
l’applicazione delle norme positive in essa contenute ed intese a
prevenire l’aborto e a far crescere l’informazione e la responsabilità della coppia.
In modo particolare intendiamo stimolare un funzionamento
sempre più adeguato dei consultori, che purtroppo registrano
ancora molte carenze e che potrebbero diventare dei veri centri di aiuto e di promozione per
la coppia.
Siamo quindi per il “no” alla
modifica dell’attuale Legge, rna
nello stesso tempo ci assumiamo l’impegno di lavorare perché
nessuna donna se ne debba servire ».
No ai referendum
sull’aborto
Incontro delle minoranze linguistiche a Guardia Piemontese, cittadina così lontana da noi e pur vicina per tradizioni e per lingua
POMARETTO
Pubblichiamo le prese di posizione
del Gruppo Giovanile di Pomaretto sui
due referendum sull’aborto:
Come cristiani, vogliamo uscire dalla visione dell'aborto inteso come semplice oggetto di trattazione legale per
fargli as.sumere un significato più ampio.
La nostra fede nel Dio che dà ]a vita
ci iiorta a prendere sul serio la realtà
dell’esi.stenza delPuorao nel sen.so più
pieno del termine e ad impegnarci
per essa.
Non siamo per l'aborto. Ma non
possiamo na.seonderci che questa tragica realtà è sempre esistita e che la
legge 194 ha servito a sensibilizzare
l’opinione pubblica su questo problema. togliendolo dalla clandestinità, e
cercando di offrire alcune soluzioni.
Siamo perciò convinti che la legge
.suH’interruzione volontaria della gravidanza sia da salvaguardare per una
serie di motivi :
1) Pensiamo sia meglio difendere la
qualità della vita, piuttosto che la
quantità della vita.
2) Vogliamo essere solidali con chi
vive questa situazione dolorosa di sconfitta e di tristezza.
3) Desideriamo esprimere il nostro
impegno nella lotta contro la speculazione compiuta ai danni della donna.
4) Consideriamo essenziale la difesa
della libertà di autodeterminazione dell'individuo anche quando ciò può preludere alla possibilità di decidere una
interruzione di una gravidanza.
Al tempo stesso ricordiamo come
l’aborto sia un atto violento per la
donna, la negazione di una potenzialità di esistenza umana, e per questo è
nostro compito difendere la legge 194,
che. pur nella sua inadeguatezza formale e nella sua applicazione approssimativa. rappresenta oggi l’unica garanzia a questa neces.sità.
Diciamo no al Movimento per la vita
in quanto tende a limitare la libertà
dell’individuo ed a .sottovalutare un
problema che in effetti è realmente e
drammaticamente presente nella nostra
società.
Diciamo no al Partito Radicale
perché con le sue proposte dà una
immagine astratta del problema e lascia l’aborto in uno stato di completa
disorganizzazione.
Il Gruppo Giovani della Comunità Valdese di Pomaretto
Il Comitato Federale per l’Italia dell’A.I.D.L.C.M. (Associazione Internazionale per la Difesa
deile Lingue e Culture Minacciate) riunisce gli aderenti e simpatizzanti due volte all’anno per
esaminare la situazione delle minoranze linguistiche nella Repubblica Italiana. Minoranze che
in teoria, secondo l’art. 6 della
Costituzione dovrebbero essere
tutelate con « apposite norme »
che attualmente sono ancora di
là da venire.
Queste riunioni avvengono in
una località ove vi siano minoranze linguistiche e, per questa
del 16 e 17 aprile, è stata scelta
Guardia Piemontese, sede della
minoranza occitana in Calabria.
Numerosi i rappresentanti delle minoranze del Sud: Albanesi
e Greci (o Grecanici); poche, data la distanza, le rappresentanze
di quelle dell’Italia del Nord. Per
le nostre vallate: Franco Bronzât, di Roure in Val Chisone, ottimo conoscitore non solo del
Valchisonese ma di quasi tutte
le parlate occitane, e il sottoscritto anche in rappresentanza
di Torre Pellice quale cittadina
gemellata con Guardia Piemontese. Numerosa ed entusiasta la
partecipazione della popolazione
guardiola, signorile l’accoglienza
da parte delle Autorità Comunali e della direzione dell’Azienda
di cura delle Terme Luigiane.
Non è questa la sede per riferire lo svolgimento dei lavori e
dei problemi delle varie minoranze, voglio solo dare qualche
notizia su questa cittadina, così,
lontana geograficamente da noi
e pur vicina per tradizioni e per
lingua.
Il guardiole è fiero della sua
Sulla grafia
dei nostri
toponimi
Sarà la mia forse una pignoleria pedantesca, ma trovo che,
almeno sui nostri giornali locali,
bisognerebbe cercare di scrivere
i toponimi come li designa la popolazione locale e non italianizzati o francesizzati o deformati
dal loro significato originale.
Lo spunto mi viene daH’interessante articolo, sulTEco-Luce
del 24-4, «La stalla di Bout du
Col ».
Il nome vero della località è
« Bo’ dà Col » e tale è riportato
sia dal vecchio « Guide des
Vallées Vaudoises » sia sulla recente « Guida della Val Germanasca » di F. Davite e R. Genre.
Il significato del toponimo è:
Bosco del Colle (v. T.G. PoNs;
Dizionario del Dialetto Valdese
della Val Germanasca; Bòc: bosco, foresta... quando è seguito
da un determinativo, diventa^ bò,
con la caduta del c: Bôdâcol,
Bôlavaccia...)
Il Ferreri: Alpi Cozie Settentrionali, scrive Bo’ da Col, indicando, fra parentesi (Bout du
Col I.G.M.) e da qui si vede da
dove proviene l’errore. Le carte
dell’Istituto Geografico Militare
sono pubblicazioni ufficiali e ci
si riferisce a queste. Sono pubblicazioni perfette dal punto di
vista topografico e utilissime, ma
non attendibili come toponomastica (anche se nelle edizioni più
recenti si nota qualche miglioramento).
Bout du Col così scritto significa « l’estremità del colle » (francese bout), il che falsa completamente l’etimologia del toponimo.
Non è questo il solo esempio
di toponimo deformato nelle nostre valli, molti sono accettati supinamente dai comuni nella
segnaletica, nel catasto e negli
atti ufficiali. Taluni sono ormai
adottati da molto tempo e non
è più il caso di tornare alToriginale, (per esempio voler scrivere
« Toure » per indicare Torre Pellice), ma per lo meno cercar di
mantenere quelli che ancora hanno conservato la loro forma autoctona.
Osvaldo Co'isson
diversità rispetto agli altri calabresi, pur riconoscendosi egli
stesso calabrese, come pure lo è
della sua parlata, così diversa
da quelle dei suoi vicini.
Il loro dialetto è tipicamente
occitano e, all’inizio un po’ difficile da capire per noi, per il
fatto che è influenzato dall’accento calabrese, ma poi ritroviamo le stesse parole ed espressioni dei nostri dialetti.
Il gruppo giovanile ha voluto
offrire ai partecipanti, la sera
del 16 una rappresentazione, con
dei cori di antiche canzoni in
guardiolo, cantate da un folto
gruppo di giovanissimi, e una
rievocazione della loro storia, in
quattro quadri, di cui il primo
ricorda l’arrivo in terra calabra
dei primi coloni valdesi, che decidono di costruire qui le loro
case e dissodare quelle terre incolte e qui continuare a professare la loro fede. Le donne sono
in costume valdese con la cuffia
bianca (e non nell’attuale costume guardiolo, che ricorda forse
di più quello di Pragelato e deve aver assimilato anche degli
elementi di quello dei vicini
gruppi albanesi).
Un secondo quadro è un dialogo fra un domenicano e il signore del luogo, il marchese Spinelli a cui viene imposto di reprimere l’eresia nelle sue terre
e di far imprigionare Pascale.
Il terzo rievoca la situazione
dei guardioli superstiti dopo le
persecuzioni, convertiti e rinchiusi in La Guardia. Un gruppo di
uomini vestiti con 1’« abitello »
e due giovani donne (in costume
guardiolo) sono riuniti per recitare, come prescritto, l’Ave Maria. Entra un domenicano per la
ispezione, rimprovera uno degli
uomini perché non era venuto alle funzioni, parla di un giovane
che guarda con troppa attenzione una delle ragazze presenti per
cui provvederà ad allontanarlo,
poiché il matrimonio fra guardioli è interdetto. Se ne va, ricordando la proibizione assoluta
di parlare il loro atroce dialetto.
L’ultima scena è invece di attualità, ed è comune a tutti i villaggi del Sud (e anche di molti
dei nostri villaggi), la dolorosa
necessità, per gli uomini, di dover lasciare la famiglia, per andare a lavorare lontano, al Nord
o all’estero.
Gli abitanti di Guardia sono
circa 1200, ma ve ne sono oltre
tremila emigrati negli Stati Uniti e molto numerosi sono quelli
che lavorano in Germania.
Pur professandosi rigorosa
mente cattolici, essi si riconoscono valdesi di origine e ne sono
fieri. Questa riscoperta della loro identità, pur essendo stata
certamente presente, ma tenuta
ben nascosta, nelle generazioni
precedenti, è esplosa in particolare in questi ultimi decenni, sia
per l’attiva presenza valdese nel
Cosentino e anche grazie all’opera del maestro Gai, un toscano,
da più di un trentennio insegnante a Guardia.
Il paese, la cui architettura pur
essendo nell’insieme simile a
quella degli altri villaggi calabri,
ha in qualche punto qualche elemento che ricorda le nostre case
di montagna. Alcune porte conservano ancora, nella parte superiore, un portello apribile dall’esterno, attraverso al quale i
domenicani potevano sorvegliare
che i convertiti non celebrassero
segretamente il loro antico culto.
Molti riattamenti sfacciatamente moderni disturbano l’antica armonia e sono in progetto
da parte deH’amministrazione
comunale delle ristrutturazioni,
come pure è in progetto la revisione della toponomastica stradale. Già esistono Via dei Valdesi, Piazza Chiesa Valdese, Via
G. L. Pascale, Via Uscegli, rna
altre vie saranno intestate a Pietro Valdo (per non fare arrabbiare Gönnet, il pastore Sciclone ed io abbiamo consigliato di
intestarla a Valdo o a Valdesio),
a Torre Pellice, ecc. In taluni vi
sarebbe anche l’idea di togliere
l’aggettivo Piemontese, che è di
data relativamente recènte, e
tornare al vecchio nome di La
Guardia.
Con simpatia è visto l’acquisto
fatto da parte dei Valdesi, avvenuto specie per opera del conduttore della Chiesa di Cosenza,
pastore Sciclone, che qui è di casa, di uno stabile da restaurare,
in cui è previsto, oltre alla possibilità di alloggio, un centro culturale e col tempo anche un piccolo museo di storia locale.
Il Sindaco, Vincenzo Perrone,
nel quadro delle manifestazioni
per il gemellaggio ha in programma di venire a Torre con tutto
il gruppo giovanile folk per ripetere qui i canti e le rappresentazioni a cui abbiamo assistito.
Sarà compito della nuova amministrazione tórrese designata dalle elezioni comunali del prossimo mese, di rendere la visita a
Guardia, dove, a quanto ho capito, sarebbe particolarmente
gradita la presenza di una delle
nostre corali.
Osvaldo Co'isson
Notizie utili
Dichiarazione dei redditi dei pensionati
La legge 30 marzo 1981, n. 119, stabilisce che i pensionati delriNPS o di altri enti pubblici, che percepiscono soltanto redditi derivanti da pensioni, sono esentati dall’obbligo dell’invio al Comune
o all’Ufficio Imposte del certificato dell’ente erogante (ex Mod. 101).
Inoltre il vecchio mod. 101 è sostituito da un certificato di pensione (che sarà distribuito col rateo del mese di aprile) contenente
l’ammontare della pensione nell’anno e le ritenute erariali effettuate.
Per i pensionati che devono compilare il Mod. 740, perché godono di altri redditi oltre la pensione (casa, terreni, ecc.) dovranno
unire al mod. 740 anche il certificato di pensione che viene distribuito col rateo di questo mese di aprile. . , .
Per maggiori informazioni gli interessati potranno rivolgersi o
direttamente all’Ufficio delle Imposte o agli Istituti di Patronato
presso i sindacati.
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9
1° maggio 1981
CRONACA DELLE VALLI
TORRE PELLICE
torre PELLICE
Studenti del Collegio
in Germania
Una delegazione di studenti ed
insegnanti del Ginnasio Valdese
di Torre Pellice, accompagnati
dalla Vice-presidente del Comitato Prof. Theiler, è stata ospite per alcuni giorni del Bodelschwing-Gymnasium di Herchen,
appartenente alla Chiesa evangelica di Renania.
Abbiamo visitato questa scuola, costruita sulla collina sovrastante il villaggio di Herchen,
circondata di boschi pittorescM,
ed abbiamo avuto modo di incontrare studenti della nostra
età. Con questi giovani abbiamo
avuto scambi di idee sul lavoro
che si svolge nelle nostre e nelle
loro scuole ed essi ci hanno rivolto numerose domande sulla
storia valdese, sulla situazione
della Chiesa Valdese oggi e sui
rapporti ecumenici, dato che anche il nostro era un gruppo "misto".
Questa scuola è stata costruita recentemente, con sistemi rnodernissimi, che hanno sostituito
le vecchie strutture esistenti prima della guerra.
E’ divisa in vari settori : il collegio maschile, quello femminile, la mensa, le aule scolastiche,
il laboratorio linguistico e quelli
di fìsica e chimica. Recentemente è stato costruito un altro edifìcio, comprendente la piscina e
un’ampia e bellissima palestra.
La scuola è fornita di attrezzature modernissime ed i programmi prevedono numerosi corsi opzionali.
C’è anche un ampio teatro, che
può servire sia come cinematografo, che come sala di audizione.
Durante il nostro soggiorno
abbiamo anche potuto visitare
delle città come Colonia, Bonn
e Düsseldorf, che si trovano nel
cuore della Germania. A Bonn
abbiamo potuto vedere, dall’esterno, il Parlamento tedesco e
la residenza del Presidente della Repubblica.
A Düsseldorf siamo stati ricevuti dai responsabili della Chiesa della Renania per il settore
scolastico, che ci hanno illustrato il funzionamento delle loro
scuole. Nel corso del viaggio di
andata abbiamo fatto una breve
e simpatica tappa nella città universitaria di Heidelberg, di cui
ricordiamo in particolare il castello e lo "shopping" per le vie
della città vecchia!
Giunti a conclusione del nostro viaggio, ci sentiamo in dovere di ringraziare la Chiesa della Renania per il gentile invito
e la sua ospitalità. Siamo stati
colpiti dalla calorosa accoglienza che docenti e studenti ci hanno riservata e dalla perfetta organizzazione « tedesca » con cui
è stato preparato il programma
del nostro incontro.
Ci proponiamo pertanto di ricambiare l’invito al più presto,
cercando di contraccambiare nel
modo migliore quanto abbiamo
ricevuto.
Un gruppo di studenti del
Ginnasio Valdese di Torre
Pellice
* ^
Sono state positive anche le
impressioni ricevute da un gruppo del liceo durante il suo soggiorno all’Ambrosius - Blarer Gymnasium di Gaienhofen sul
lago di Costanza. Gli allievi e gli
insegnanti partecipanti sono stati integrati nella vita scolastica
del liceo tedesco assistendo a lezioni di vario genere. In tal modo sono venuti a diretta conoscenza della riforma scolastica
attuata in Germania nel corso
superiore del liceo ; essa prevede un sistema scolastico di stampo parauniversitario che consente agli allievi un amplissimo
arco di scelte tra le varie mat6ri0.
Nel soggiorno non ci si è limitati ad una presenza attiva nella
scuola; infatti la premurosa accoglienza degli ospiti ha permesso di fruire dell’interesse storico-religioso e turistico della zona E’ stato possibile conoscere
tanto i luoghi che ricordano Hus
e i movimenti preriformatori
quanto le cascate del Reno a
Sciaffusa.
Non c’è stato soltanto uri arricchimento di informazioni interessanti, ma molti del gruppo
hanno espresso piena soddisfazione per i contatti umani intrecciati durante questo viaggio.
Si auspica di poterli approfondire nelle prossime occasioni.
Un gruppo di studenti e
insegnanti della 3‘ Liceo
PEROSA: COLLETTIVO BIBLICO ECUMENICO
Leggiamo Insieme
l'epistola ai Romani
La serata comunitaria organizzata in occasione della visita delle sorelle di Firenze alla Foresteria ha avuto un ottimo successo. Un grazie alla sig.ra E.
Jalla che ha animato il canto e a
M. Gnone che ha proiettato una
serie di belle diapositive.
Il gruppo di Firenze è intervenuto, insieme ad un folto pubblico al concerto che, sabato 25,
Corale e Coretto hanno presentato nell’aula sinodale. Nutriti applausi hanno sottolineato le piacevoli esecuzioni dei due gruppi
canori che si apprestano a partire per Morges, dove il Coretto
darà un concerto, sabato 2 maggio, insieme al coro del Gymnase
di Morges.
• Domenica 26 una cinquantina
di bambini delle nostre tre scuole domenicali è intervenuta alla
Festa di canto a Bobbio Pellice.
Purtroppo in questa occasione la
pioggia ha ostacolato il programma preparato per i bambini, i
quali tuttavia hanno dimostrato
di aver gioito comunque dell’incontro con i loro coetanei bobbiesi.
• La domenica di Pasqua è
stata battezzata Viola Newbury
di Richard ed Erica Scroppo.
Agli Appiotti, domenica 26, è
stato battezzato Roberto Benech
di Enrico e Nadia Bertin.
Ai bambini ed ai loro genitori
la comunità esprime l’augurio
di una vita benedetta dal Signore.
• Il 10 maggio al culto al centro parteciperà la Corale di Bobbio-Villar Pellice, nel quadro degli scambi tra corali in occasione della Festa di canto che si terrà nel pomeriggio nel nostro
tempio. La corale di Torre Pellice parteciperà al culto a Rorà.
Al culto seguirà una Assemblea di chiesa convocata per la
discussione dell’impegno finanziario che la nostra comunità dovrà
assumersi nei confronti della Tavola per l’anno 1982. La stessa
Assemblea dovrà pronunciarsi
anche sulla questione del Ruolo
Diaconale: il gruppo di studio,
che già nei mesi scorsi aveva
approfondito l’argomento, si incontrerà sabato 9 alle ore 18 per
preparare un O.d.g. che tenga
conto delle indicazioni emerse
nel corso dell’ultima assemblea.
Una seconda Assemblea di
chiesa è convocata per sabato 16
maggio alle ore 20.45 per discutere la situazione del Collegio
Valdese di Torre Pellice, in prospettiva futura.
• I catecumeni di terzo anno
e i loro genitori sono convocati
sabato 9 alle ore 20.30 alla casa
unionista per uno scambio di
impressioni sul corso che sta per
finire e per programmare l’attività dell’anno prossimo, sulla
base dell’esperienza acquisita
con i giovani ammessi in chiesa
ultimamente.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La gita dell’Unione Femminile,
non effettuata in autunno per il
cambio dei pastori, ha avuto
luogo sabato 25 aprile, rimandata ancora di un mese sul previsto
a causa del cattivo tempo.
Malgrado lo scetticismo di
molti sul tempo, siamo state particolarmente fortunate perché un
timido sole ci ha comunque accolte nelle Langhe, sia al parcosafari di Murazzano, sia al ca;
stello di Barolo, sia all’abbazia di
Staffarda.
Il pullman era al completo,
per la presenza anche di qualche
figlio o nipotino che ha rallegrato il viaggio. È stata una bella
giornata comunitaria, con pranzo al sacco all’aperto intorno
alla famiglia del pastore Bellion,
per la prima volta con noi.
Si ricorda alle sorelle che la
riunione dell’Unione Femminile
di maggio è sospesa a causa della Festa di Canto delle Corali e
dei troppi impegni ecclesiastici
nel mese.
L’ultima riunione avrà luogo
il 14 giugno, con un saluto particolare alla famiglia del pastore Adamo.
• « Un jour à la cour égyptienne, Moïse élevé comme un roi...
de son Dieu entendit la voix »,
hanno cantato con entusiasmo i
bambini delle scuole domenicali
di Ahgrogna, Rorà e San Giovanni nel corso del culto di domenica 26.
Con i loro canti, hanno raccontato alla comunità la storia di
Mosé ed hanno portato il loro
messaggio e il frutto del loro
lavoro. Il tempo inclemente li
ha poi costretti a passare il pomeriggio chiusi nella Sala Albarin. Ma i giochi egregiamente preparati dai monitori non hanno
fatto trovare noiose le ore. Arrivederci all’anno prossimo!
• Presso l’Asilo dei Vecchi è
deceduta all’età di 77 anni la nostra sorella Adele Goss vedova
Rivoira. Era andata incontro in
questi ultimi tempi a sofferenze molto gravi. La comuriità rinnova ai familiari la sua simpatia
e solidarietà.
\o CIRCUITO
Venerdì 8 maggio, ore 20,30
Bobbio Pellice
Assemblea di Circuito
ordine del giorno;
1) Relazione del Consiglio
2) Elezione del Consiglio
3) Varie.
Il Sovrintendente
G. Tourn
RINGRAZIAMENTO
La figlia e i familiari della compianta
Adele Goss ved. Rivoira
nell’ impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutte le persone che con fiori, scritti e
parole di conforto hanno partecipato
al loro grande dolore. Un particolare
ringraziamento alla direzione ed a
tutto il personale dell’Asilo Valdese
di S. Giovanni per la amorevole assistenza.
Luserna S. Giovanni, 27 aprile 1981
RINGRAZIAMENTO
(c Non mi nascondere la tua faccia
nel dì della mia distretta; inchina
a me il tuo orecchio; nel giorno
che io grido^ affrettati a rispon~
dermi » (Salmo 102: 2).
I figli di
Pietro Vigne
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro lutto. In modo
particolare ringraziano il Dott. Delleani
con tutto il personale dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice per le lunghe
e pazienti cure prestate al loro caro e
i pastori che maggiormente gli sono
stati vicino durante la malattia.
Villar Pellice, 26 aprile 1981
È iniziato un nuovo ciclo del
collettivo biblico ecumenico di
Perosa dedicato, com’era stato
deciso in autunno, allo studio
dell’epistola di Paolo ai Romani. Una prima riunione è stata
dedicata alla delimitazione del
programma; non essendo possibile uno studio approfondito di
tutta l’epistola nelle poche serate
a disposizione, si è deciso di scegliere alcuni testi di particolare
interesse; 3; 21-31 (testo chiave,
lo si può considerare una sintesi
dell’epistola e di tutto il pensiero paolino) e i capitoli 5, 6, 1, 8,
molto densi dal punto di vista
teologico . Si è confermata la
scelta del martedì sera e l’orario
(ore 21 precise). Gli incontri non
avranno però più luogo alla Sala
Lombardini, ma alla Eicolo Grando di Pomaretto (via Balziglia),
dove il grande tavolo e la lavagna daranno un notevole contributo all’andamento delle serate!
Questi incontri offriranno la possibilità non soltanto di confrontarsi con uno dei testi più importanti del Nuovo Testamento e
perciò costitutivi per la fede
evangelica, ma anche di farlo
insieme a dei fratelli, protestanti e cattolici, con cui discutere e
riflettere. È perciò auspicabile
che numerose persone usino di
questa possibilità.
Calendario degli incontri
martedì 28 aprile: Rom. 3; 21-31
martedì 5 maggio; Rom. 5: 1-11
marted’: 12 maggio : Rom. 5: 12-21
martedì 19 maggio; Rom. 6
martedì 26 maggio: Rom. 7
martedì 2 giugno: Rom. 8; 1-17
marted’, 9 giugno : Rom. 8: 18-39
BOBBIO PELLICE
All’assemblea di chiesa del 25
aprile sono stati eletti deputati
alla conferenza distrettuale;
A. Negrin, M. Melli e A. Lausarot e al Sinodo ; A. Grant e
A. Laus3.’-ot. La mancanza di persone giovani all’assemblea è un
segno allarmante per la vita della comunità e per il suo futuro.
• Domenica 3 maggio ; culto in
francese con la partecipazione
della corale di Saint-Etienne
(Francia), che sarà ospitata al
Castagneto e da alcune persone
delle comunità di Villar e di
Bobbio.
• Domenica 31 maggio; viaggio dell’Unione femminile a Ginevra. Si può prenotare presso
la tabaccheria Pontet o presso
Letizia Garnier (Commestibili).
SAN SECONDO
BORA’
PRAMOLLO
ANGROGNA
• Venerdì 1" maggio gita delle
nostre scuole domenicali a Pradeltorno; culticino, pranzo al
sacco, giochi e passeggiata storica. Si parte alle 9.
• A Nerac in Francia è deceduta all’età di 78 anni Coisson
Mery ved. Buffa, originaria del
Serre. Ai familiari i sensi della
cristiana simpatia.
Un gran numero di fratelli e
sorelle era presente ai culti di
Pasqua, anche per esprimere affetto e simpatia a Miriam Mariotti. Renata Long, Roberto Menusan, Rodolfo Peyronel, Daniela
Pons, Ivana Sappè e Claudia
Travers che hanno confessato la
loro fede e sono stati ammessi
nella comunità. Che il Signore li
fortifichi e renda viva e salda
la loro fede.
La corale ha partecipato ad
entrambi i culti eseguendo due
inni, con il consueto apprezzato
impegno.
• La domenica di Pasqua abbiamo avuto la gioia di corioscescere i coniugi Ines e Guglielmo
Osti, genitori di Damaris Risi,
che hanno festeggiato il 50“ anniversario del loro matrimonio.
La comunità tutta vuole esprimere loro i migliori auguri, perché il Signore continui ad accompagnarli e benedirli.
Partita e ritornata sotto una
pioggia battente, ma con un tempo discreto a Torino, si è svolta
la gita della Scuola Domenicale
che aveva come scopo cercare
nel Museo Egizio riferimenti e
complementi alle lezioni della
Scuola Domenicale sull’Esodo. Il
programma è stato completato
da riferimenti alla storia valdese nella città piemontese, dalla
visita allo zoo ed un giro ai
principali monumenti della città.
Un ringraziamento alla Chiesa
di Torino che ci ha ospitati per
l’ora del pranzo nella sala comunitaria.
• Un ringraziamento al pastore Arnaldo Genre che ha predicato ed a Renzo Chialvo che
ha accompagnato il canto domenica 26 aprile.
• Domenica 3 maggio l’Unione
Femminile conclude la sua attività invernale con una riunione alle ore 15. Tutte le sorelle
sono invitate!
MANIGLIA
Domenica 3 maggio - Ore 10.
Assemblea di Chiesa. O.d.g. ; Relazione annua - Elezioni dei deputati al Sinodo e alla Conferenza Distrettuale.
Hanno confermato il loro battesimo la domenica _delle_ Palme
i catecumeni: Patrizia Giusiano,
Ivan Morel e Daniela Veronesi.
Dopo il culto il pranzo comunitario a cui hanno partecipato 75
persone, in larga parte familiari
dei catecumeni.
• L’assemblea di chiesa convocata domenica 26 aprile ha ascoltato la relazione annua presentata dal Concistoro ed ha eletto quali nuovi membri del Concistoro le sorelle Elvira Revel,
Serena Tourn, Margrit Tourn
Boncoeur e il fratello Roberto
Morel. Mentre facciamo gli auguri per un servizio fedele ed attivo ai nuovi membri, diciamo la
nostra riconoscenza ad Edilio Rivoira ed Ermanno Tourn per i
lunghi anni di servizio nel Concistoro.
• Ricordiamo la giornata comunitaria con il pranzo domenica 10 maggio in cui insieme al
saluto al pastore Genre daremo
il benvenuto al pastore Ribet che
sarà in mezzo a noi. Prenotarsi
per il pranzo al negozio e dal pastore. Nel pomeriggio della stessa giornata avremo un incontro
del Concistoro per il passaggio
delle consegne al nuovo pastore.
Durante il culto del 10 maggio, in occasione della festa delle corali avremo con noi la corale di Torre Pellice a cui diamo
sin d’ora un fraterno benvenuto.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE WlAURIZIANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
venerdì 1” MAGGIO
Luserna San Giovanni: FARMACIA SAVELLONI - Via F. Blando - Luserna Alta - Tel. 90223.
DOMENICA 3 MAGGIO
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Tel. |
909031.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì cliiusa la farmacia Internazionaie.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmac'a Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
autoambulanza
venerdì 1” MAGGIO
AGLI' - Tel. 932467
0 tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
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Torre Pellice: Tel, 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
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SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ora 8,
dalle ore 14 della viglila del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi al festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e nottuma
VENERDÌ 1“ MAGGIO
Perosa Argentina
FARMACIA BAGLIANI
DOMENICA 3 MAGGIO
Villar Perosa
FARMACÌA DE PAOLI
autoambulanza
Croce Verde Pìnerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tei. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
10.
1° maggio 1981
RIEMERGONO VECCHE TENDENZE NEGLI STATI UNITI
Genetica deirintelligenza
Una minoranza di cultori del determinismo biologico vorrebbe riportare il discorso sull’educazione a livelli prepolitici e prepedagogici
i In una lunga e appassionante
intervista pubblicata sul numero
di agosto dell’edizione statunitense di « Playboy » il fisico premio
Nobel W. Shockley, inventore del
transistor negli anni cinquanta,
poi dedicatosi ad altri argomenti, in particolare gli studi sulla
genetica dell’intelligenza (è lui
che ha di tasca sua finanziato
parte della campagna, accademica e non, attorno al famoso articolo del 1969 di Jensen in cui
si sosteneva la determinazione
genetica dell’inferiorità intellettuale dei negri, ed è sempre lui
che ha recentemente dichiarato
di aver messo a disposizione di
un laboratorio di manipolazione
genetica il suo seme di ultrassettantenne di livello intellettuale
superiore al fine di produrre con
adeguato materiale femminile -—
di cui però non si conosce l’identità — un superbaby) chiarisce
in modo spregiudicato le sue posizioni scientifiche e più in generale la sua visione del mondo.
Arriva addirittura a sostenere
la possibilità di evirare gli ipodotati intellettuali compensando
tale perdita con un sostegno calcolato in misura della distanza
che separa il quoziente intellettuale di tali sventurati (prevalentemente negri, è naturale) dal
quoziente intellettuale medio della popolazione statunitense (una
sorta di biologizzazione dei meccanismi dello stato assistenziale..); né sente l’imbarazzo di confessare che la scarsa riuscita scolastica dei suoi figli possa dipendere dall’esser stati generati da
una madre (la sua prima moglie)
di livello intellettuale medio basso, non all’altezza del padre. Il
tutto presentato sotto l’egida di
una nuova (per modo di dire)
teoria dell’evoluzione socio-intellettuale dell’uomo, centrata sul
principio della disgenetica che
rileverebbe un processo (fino a
che punto irreversibile?) di degradazione e quindi di abbassamento dei livelli intellettuali della popolazione.
Ho detto che non si tratta di
posizioni nuove: basterà tornare indietro di qualche decennio
e le si ritroverà pressapoco negli
stessi termini (anche se meno
raffinate dal punto di vista della
concezione scientifica).
Nel passaggio tra ottocento e
novecento, che per gli Stati Uniti
coincide con la trasformazione
radicale di un’economia concorrenziale e libero - scambista in
un’ economia governata dalle
grandi concentrazioni finanziarie
e con un colossale incremento
dell’ immigrazione dall’ Europa
meridionale e dai paesi dell’oriente; c’era chi sosteneva la
necessità di vagliare il materia
r------------------------------------
Comitato di Redazione: Franco
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Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-JacQues Peyronel, Roberto Peyrot,
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
• La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
N___________________________________
le umano importato scartando
i pezzi difettosi e soprattutto
mettendoli nelle condizioni di
non potersi riprodurre. La pratica del testing intellettuale diffusasi durante e dopo la prima
guerra mondiale diede un carattere più tecnico (anche se meno
drastico sul piano delle decisioni
operative) a questa “direzione di
lavoro”. Criterio comune dei razzisti di fine ottocento e dei tecnici degli anni venti stava nell’accettazione dei principi del determinismo naturalistico, del fatalismo sociale, dell’individualismo:
ne veniva una rappresentazione
fortemente riduttiva della scena
sociale, all’interno della quale gli
individui giocherebbero un ruolo predefinito o che potrebbe esser disvelato se si riuscisse a render trasparenti i meccanismi della vita comunitaria, se si andasse oltre le apparenze (e per apparenze si intendono la politica, la
democrazia, ogni tipo di conformismo, l’eguaglianza) e si cogliesse l’autentico marchio di
fabbrica di ciascun soggetto. In
altri termini, si cercava di edificare una diga di contenimento
nei confronti del processo di amplificazione degli spazi della società organizzata, si contrastava,
ricorrendo all’ antica soluzione
che dà priorità alla natura, il processo storico di costituzione di
una società di massa.
Il ruolo della scuola
Osserviamo che naturalmente,
all’interno di questo discorso, la
scuola ricopriva una funzione
marginale, a meno che non la si
intendesse come sede di socializzazione formale e di attuazione
di un programma di contenimento sociale. In altri termini rinunciava alla possibilità di far svolgere ad essa un’azione in positivo, di fornirle una se pur minima
capacità di determinazione dei
livelli intellettuali dei singoli e
della collettività. Tutto ciò mentre era in atto, in altre articolazioni del panorama ideologico,
una tendenza opposta a conside
rare la cultura come merce e
quindi l’operatore scolastico come professionista addetto alla
trasmissione, tendenza che però
aveva come oggetto l’istruzione
superiore.
Tra quel periodo e quello che
stiamo attraversando non c’è continuità storica: in mezzo si colloca una lunga fase (che ha inizio con il New Deal e trova una
parziale conclusione con la crisi
degli anni ottanta) di egemonia
di quello che potrebbe definire il
paradigma ambientalistico, che
significa non solo la traduzione
in campo sociologico del determinismo prima interpretato in
termini naturalistici ma anche la
possibilità da parte della società
organizzata e quindi della scuola
di predisporre o addirittura pianificare il comportamento intellettuale degli individui. E’ il periodo in cui la fiducia nei confronti della scuola, della sua possibilità di cambiare gli individui
e quindi la stessa comunità, raggiunge i punti massimi, traducendosi in una sorta di religione politica (il mito della "nuova frontiera scolastica” del periodo kennediano). Religione destinata però a scontrarsi ben presto con la
cruda realtà: il fallimento delle
iniziative di compensazione precoce degli svantaggi socio-culturali, le reazioni dell’opinione pubblica ai programmi di integrazione razziale nelle scuole, la verifica dei livelli di improduttività
culturale di un sistema formativo che dà eguaglianza più formale che sostanziale. Di qui il recupero del determinismo biologico: è da più di dieci anni che i
genetisti dell’intelligenza conducono la loro battaglia di minoranza ereticale, contrastando
quelli che definiscono i dogmi
della democrazia, delTegualitarismo, dell’unitarietà delle strutture scolastiche e portando indietro il discorso a livelli prepolitici, per non dire prepedagogici. _E’
in gioco — o meglio torna in gioco — il problema dell’educabilità dell’individuo.
da «La ricerca »,
15 dicembre 1980
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 2.000
Almese: Gallo Franco — Forni di
Sotto: De Luca Tonello Angelica —
Francia: Gaydou Hubert — Inghilterra:
Soroppo Erica — Luserna S. Giovanni:
Pone Livia, Malan Marcella, Pasquet
Anita, Fraterrigo Violetta — Lusigliè:
Notar! Vincenzo — Milano: Ambrosoni
Cesare, Decker Luciano •— Rapolla:
Pianta Locoratolo Mirella — Rio Marina: Candellini Riger — Svizzera: Tierque
Emilia, Consiglio Sinodale— Torre Pellice: Armand Hugon Paola — Torino:
Pons Ezio — Villar Pellice: Demaria
Luigi: Bouissa Clementina.
DONI DI L. 3.000
Genova: Alessio Lydia — La Maddalena: Lena Ottavia —• Luserna S. Giovanni: Vittone M. Rosa — Torino: Paschetto Enrico, Giordano Melita.
' janiBsBagjBSE-.Sb
DONI DI L. 5.000
Angrogna: Bertalot Benech Anna, Abbate Pasquale — Bologna: Mariani
Margherita — Cannerò: Carrera Bianca — Conegliano: Calassi Ampellio —
Firenze: Zilli Gay Ines, Mannucci Landò
— Forano: Giuliani Rocco — Frossasco:
Ferrerò Guido — Genova: Roberto Cavo — Inverso Rinasca: Chambon Leontina. Corsani Paolo — Mantova: Bardini Ettore — Milano: Gay Margherita
— Mola di Bari: Torres Vito — Merano:
Rostagno Guido — Moncalieri: Famiglia
Tardit-Vuffray — Novara di Sicilia: Paratore Michele — Padova: Presciutti
Calzavara Yvette — Pomaretto: Pons
Attilio — Porte: Fornerone Guido —
Prarostino: Rivoiro Alessandro — Torino: Jahier Enrico, Bleynat Roberto,
Fantin Sisto, Balma Arturo — Torre
Pellice: Gnone Marco, Bertinatti Costa Lea, Bert Mirella — Vittoria: durato Emanuele,
DONI DI L. 7.000
Svizzera: Meylan Rivoire Emilia, Semadeni Guglielmo — Francia: Poèt
Henry.
DONI DI L. 10.000
Africa: dalla Graziella — Alessandria: Cavaliere Miranda — Collevecchio: Grimani Giuseppe — Cosenza:
Sciclone Vincenzo — Luserna S. Giovanni: Longo Piercarlo — Perrero: Co
stabel Felice — Rinasca: Maurino Claudio — Svizzera: Schupbach Charles,
Chiesa evang. di lingua italiana di Basilea — Torino: Pascal Elena, Buffa
Saturnino.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Asti: Schellenbaum Franco — Campo di Giove: Santoleri Gianfranco —
Firenze: Costa Giuseppe — Fresinone: Costa Luigi — Genova: Quartino
Giacomo, Campagnolo Mario — Inverso Rinasca: Prelato Giovanni — Milano:
Cerrina Peroni Gianfranco — Pinerolo:
Eynard Sergio — Roma: Gönnet Giovanni — San Secondo: Mauro Mario —
Trieste: Bertesi Patrizia, Cartari Giovanni — Tufo di Carsoli: Mazze! Francesco — Villar Pellice: Garnier Gioele
— Villa S. Sebastiano: Piacente Elio.
ALTRI DONI
Collegno: Passera Giampiero 20.000
— Frossasco: Rostan Roberto 1,500 —
Germania: Ebert Gönnet Alberta 10.500
— Napoli: Carrozzo Albina 5.500 — Pinerolo: Breuza Elena 4.000 — Piossasco: Bertaina Susi 9.000 Salerno: Stameli Antonio Michele 4.000 — Svizzera: Aeschiimann Margrit 2.400, Uhimann
Ruth 7.700, Bartschi Bertaccini Teresina 5.500, Krähenbühl Christian 5.500,
Anania Francesco 5.500, Bachi! Waltraut
11.000 — S. Germano: Baret Alfredo
4.000 — Torino: Crivello Gian Maurizio 20.000 — Trieste: Martelli Claudio
25.000 — Vittoria: Panasela Ettore
12.400 — Genova: Bacigalupo Luisa
1.000 — Rorà: Tourn Amato 1.000 —
Coazze: Rosa Brusio Guido 6.000.
REFERENDUM
Legge Cossiga
suH'ordine pubblico
Si voterà per l’abrogazione della intera legge. Tra le norme più importanti di questa legge vanno ricordate: l’introduzione del fermo di polizia; la possibilità di effettuare perquisizioni di interi blocchi di edifici; l’aumento dei termini della
carcerazione preventiva fino ad un massimo di 10 anni e 8
mesi; la diminuzione della pena per gli imputati di delitti di
terrorismo che collaborano con la giustizia; l’estensione dei
casi di mandato di cattura obbligatorio e di divieto della concessione della libertà provvisoria; l’interrogatorio dei testimoni da parte della polizia; l’aumento delle pene per tutti i
delitti, attentati e altri reati aventi finalità di terrorismo.
La formulazione giuridica del quesito sarà questa: «Volete voi l’abrogazione del decreto legge 15 dicembre 1979,
n. 625, convertito in legge 6 febbraio 1980 n. 15 (Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto legge 15 dicembre 1979
n. 625, concernente misure urgenti per la tutela dell’ordine democratico e della sicurezza pubblica)?».
Perchè sì Perchè no
Sul tema delle libertà, il terrorismo ha rappresentato la vera
novità giuridica di questi anni:
non soltanto perché i terroristi
hanno tentato di organizzare un
loro sistema giuridico contrapposto a quello dello stato con
processi, condanne a morte, esecuzione delle condanne e anche
« clemenza », ma soprattutto perché lo stato ha utilizzato il terrorismo come l’occasione per l’introduzione di una serie di norme
« speciali » nel nostro ordinamento penale.
Si è cominciato nel ’74-75 con
una serie di leggi che hanno ridotto i poteri discrezionali della
magistratura in materia di libertà provvisoria ed hanno esteso i
poteri di polizia (regime processuale « speciale » per reati commessi dalla polizia, possibilità
dell’uso delle armi, istituzione
del fermo di « identificazione »,
perquisizioni anche senza il mandato del giudice) e posto gravi limitazioni della libertà quali
il confino di polizia per ragioni
politiche (abolito con la caduta
del fascismo) e innovazioni quali
il carcere di massima sicureza.
In questo quadro di tendenza
alla limitazione dei diritti di libertà si inserisce la cosiddetta
legge Cossiga che è sottoposta a
referendum per la sua abrogazione.
Senza esitazione voterò SI alla
proposta radicale, perché mi sembra più che mai opportuno eliminare dal nostro ordinamento:
a) il fermo di polizia. Si tratta della possibilità di fermare
per 48 ore una persona nei cui
confronti esista « una sussistenza di comportamenti e atti
che, pur non integrando gli estremi del delitto tentato, possono
essere tuttavia rivolti alla commissione del delitto... ».
Col fermo di polizia si introduce nel nostro ordinamento la
« cultura del sospetto », quel sospetto per cui nel tempo del fascismo si poteva finire in galera
su denuncia anche anonima. Infatti il fermo legalizza per 48 ore
ogni arbitrio amministrativo della polizia e cancella ogni limite
oggettivo tra lecito e illecito e
può generare un atteggiamento
di paura nei confronti della polizia.
h) possibilità di perquisizione di interi edifici o isolati, cioè
la pratica dei rastrellamenti. I
terroristi dichiarano di essere
in guerra con lo stato: questa
norma non è forse una tipica norma da stato di guerra? La .situazione italiana non è però questa.
c) carceraz.ione preventiva
fino a 10 anni e 8 mesi: così lunga rischia di essere utilizzata come pena senza processo. Invece
non si dovrebbero approvare
norme per sveltire i processi?
Ma c’è chi dice che almeno l’articolo 4 che prevede l’introduzione dell’attenuante per i cosiddetti « pentiti » va salvato perché
serve a combattere il terrorismo. A parte la possibilità di calunnia e di manipolazione che
consente, perché, se esiste solo
una buona norma in tutta la legge, mantenerla con tutte le altre
cose negative? Abroghiamola. Il
parlamento avrà ancora 60 giorni per approvare buone norme
per combattere il terrorismo senza incidere sulle libertà garantite dalla Costituzione.
Giorgio GardioI
Se l’Italia fosse un paese ragionevolmente e seriamente organizzato; se il sistema dei partiti,
dalla DC ai radicali, lavorasse
per realizzare una onesta governabilità e non già per distruggere il poco che ancora ne resta,
magari con una inopportuna inflazione di referendum, che per
essere solo abrogativi hanno scarsa incidenza positiva;
se il terrorismo fosse un fenomeno alla fine, e non qualcosa
di ancora radicato, cotne un cancro distruttore, nella realtà italiana;
se la Giustizia funzionasse
correttamente con mezzi. Polizia
Giudiziaria compresa, adeguati e
non trascinasse i processi per anni arrivando a sentenze tipo Catanzaro o ad ancor peggiori silenzi;
se la Polizia fosse più professionale e non un serbatoio valido in gran parte solo per dare a
tanti sottoproletari la possibilità
di ricevere una magra paga e poco di più;
se il senso del dovere che ciascuno ha verso la collettività in
cui vive fosse superiore a quello
dei diritti che ognuno vanta verso di essa;
se tutto questo, e qualcos’altro ancora, fosse finalmente una
realtà e non una sempre più chimerica speranza;
sarebbe certamente desiderabile che una Legge come quella
Cossiga, così come quella Reale,
fosse annullata, non solo negli
articoli oggetto del referendum.
Ma purtroppo siamo ancora
molto lontani da tutto questo.
E purtroppo una convivenza civile esige qualcuno e qualcosa
che ne assicuri la possibilità. E.
fino a quando non ci sarà stata
una vera e propria « rivoluzione
morale » delle e nelle singole persone, questo qualcuno e questo
qualcosa non possono essere che
gli organi dello stato.
Certo, abusi e prevaricazioni
possono esserci, ma non è la legge Cossiga che li crea o li agevola. Pinelli cadde dalla finestra
della questura di Milano quando
questa legge non esisteva, e proprio il .suo caso conferma come
la ricerca della verità e la difesa
(non sempre e non solo postuma
come Valpreda insegna) delle vittime dei soprusi si ha non per
effetto di qualsiasi legge, ma con
un controllo veramente democratico dell’opinione pubblica e degli organi che dovrebbero rappresentarla (stampa, partiti, parlamento). La legge Cossiga responsabilizza maggiormente, proprio per il fatto che dà loro maggiori noteri, coloro che son chiamati a servirsene. Ed a tutti noi
spetta di controllare l’uso che di
essa viene responsabilmente fatto, mentre ¡’annullarla o il limitarla non cambierebbe nulla alla
sostanza delle cose, ma creerebbe uno stato di inferiorità in chi,
tutto sonnnato, ha ancora diritto al nostro appoggio contro la
delùiquenza comune e sedicentemente politica.
E’ per questo che voterò N O
a questo referendum.
Niso De Michelis