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Anno 113 — N. 22
28 maggio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDEISE
10066 TORRE PEIL IO;
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
EVANGELICI ED ELEZIONI
«Nell’amore non c’è paura»
Liberi da falsi preconcetti per una testimonianza verace in un paese anche troppo religioso
- Le ambiguità dell’equidistanza - Nessuna crociata anticomunista
Non è senza qualche timore che
inizio questa riflessione nel
corso della quale affronteremo
un problema di cui si parla molto in questi giorni nel nostro
paese: quello di un gruppo di
cristiani confessanti (non dunque cristiani latenti o dimissionari, o anche cristiani apparenti: ce n'è non pochi nel nostro
mondo politico), ma cristiani che
« non si vergognano » del nome
di Cristo « davanti agli uomini »
(Me. 8: 38 Mt. 10: 32), che si presentano come candidati indipendenti nelle liste del Partito Comunista Italiano alle prossime
elezioni. Si tratta di cinque o sei
cattolici e un pastore valdese.
Un certo timore, dunque (perché nasconderlo?), ma anche necessità di parlare di questo fatto
nuovo, che ha stupito molti,
scandalizzato alcuni, rallegrato
altri, che comunque non va considerato solo come la singolare
vicenda personale di un pastore
un po’ diverso dagli altri ma va
valutato come fatto che riguarda
l’intera nostra comunità, e che
quindi va affrontato apertamente
e pubblicamente, nella predicazione e più ancora nel libero confronto e dibattito comunitario.
Vorremmo essere una chiesa che
non ha paura (Giovanni non dice,
ed è significativo: « nella chiesa
non c’è paura»!) di affrontare
tutti i suoi problemi, anche quelli più controversi, anzi soprattutto questi (e la candidatura di
Vinay certamente lo è), perché
soltanto così si cresce e si diventa adulti anche nella fede. Vorremmo anche essere una chiesa
che non coltiva il mito dell’infallibilità, ricordando piuttosto la
bella parola dì Bonhoeffer;
« Dobbiamo anche rischiare di
dire cose contestabili, se in questo modo si toccano questioni di
importanza vitale ». Potremmo
forse aggiungere: « Dobbiamo
anche rischiare di fare cose contestabili, se in questo modo si
toccano questioni di importanza
vitale ».
Ancora una parola di premessa. Affrontando questo tema cercheremo, benché non sia facile,
di non metterci in uno spirito di
giudizio, di pro o contro, cercheremo cioè di non fare quello che
hanno fatto i vescovi italiani e il
pontefice romano il quale, come
sapete, ha definito, senza mezzi
termini, la candidatura dei cattolici come indipendenti nel .PCI
« un tradimento ». Vien da pensare: Da che pulpito viene la
predica, se è vero che il papato
è la struttura che più di ogni altra tradisce lo spirito e il contenuto deH’evangeio! Ma lasciamo
questi giudici incauti, che col
giudizio col quale giudicano saranno giudicati (Mt. 7: 2). Noi
non vorremmo giudicare ma capire. Vorremmo porre delle domande ma anche lasciarcene
porre.
La parola biblica che ci guiderà e, speriamo, illuminerà nella
nostra riflessione è quella di
Giovanni: « nell’amore non c’è
paura ». Si tratta dell’amore di
Dio manifestato in Cristo e della
paura del giudizio di Dio sulla
nostra vita. Giovanni vuol dire:
« Chi si muove nell’amore di Dio
per gli uomini e si lascia determinare da questo amore, non deve temere il giudizio di Dio, non
deve cioè temere che un giorno
Dio gli dica: Caro amico, hai
sbagliato vita ». Cioè: Chi vive
nella scia dell’amore di Dio per
gli uomini (Giovanni dice, in .greco: « nell'agàpe ») .sarà annrovato da Dio. Semplificando e rias
sumendo potremmo dire: Chi ama, non sbaglia.
È cercando di ascoltare questa
parola che ora porremo alcune
domande e anche ce ne lasceremo porre, in rapporto alla scelta
del pastore Vinay.
I La prima domanda critica,
* che in realtà è una riserva,
certo la più diffusa nelle nostre
chiese, è questa: « Fare il parlamentare non è il mestiere del pastore; fosse un laico andrebbe
benissimo, ma un pastore ha altro da fare ». A prima vista, la
domanda sta in piedi, essa però
ritorna subito a noi in questa
forma: Ma qual è il mestiere del
pastore? Predicare Cristo, alla
chiesa, al mondo. Il fatto è che
non possiamo più illuderci che
predicando Cristo alla chiesa lo
si predica anche al mondo. Certo un pastore evoca l’immagine
di un gregge particolare, di un
« ovile » dice Giovanni parlando
del buon Pastore. Ma proprio il
buon Pastore parla anche di « altre pecore » di cui pure egli, come
buon Pastore, si sa responsabile
e che deve raccogliere. Non basta edificare la comunità per evangelizzare la città. In nessun
modo il pastorato può accontentarsi di servire alla edificazione
della comunità. Questa è una
parte, indispensabile ma non sufficiente, dell’opera pastorale. Ben
vengano i pastori che vedono le
esigenze della città e non solo
della chiesa! Ben vengano i pastori che si sentono debitori non
solo verso i Giudei ma verso i
Greci e svolgono il compito di
« sentinella » (Ezechiele 33: 2)
non solo per i credenti ma per
tutto il popolo! Sì che è il me^
stiere del pastore parlare nell'Areopago e non soltanto nelle
sinagoghe (l’areopago era, tra
l’altro, il luogo in cui si tenevano anche le assemblee politiche
dei cittadini di Atene: una spe-.
eie di parlamento all’aria aperta), essere sentinella per la città e non soltanto per il tempio!
« Nell’amare non c’è paura »:
non c’è paura di uscire allo scoperto, di abbandonare i territori esigui ma sicuri della comunità cristiana, i pulpiti ben riparati delle chiese, addentrarsi in terre nuove ma non straniere se è vero che l’amore di
Dio, nel quale non c’è paura,
abbraccia tutti gli uomini. Cer
to, in parlamento si va a far
/politica, non a predicare. Tanto più dopo lo scempio che del
nome di Cristo ha fatto il partito cattolico, sarà bene che i
cristiani politicamente impegnati si guardino dall’adoperarlo
anch’essi invano. Ma quel che
Vinay ha sempre detto e ripetuto, e cioè che se Cristo è la
verità, sia pure crocifissa, è la
verità anche della politica, è una
parola di fede che senza cadere
in nessun integrismo può trovare qualche eco autentica anche nelle aule del parlamento
italiano. Forse che questo non è
’’mestiere di pastore”? Nel 1900,
come forse sapete, un pastore evangelico tedesco, Christoph
Blumhardt, fu eletto deputato
del partito socialdemocratico
(più o meno- eauivalente allora
al partito comunista odierno) ed
esercitò il mandato parlamentare per sei anni. Ma appena fu
eletto, gli fu chiesto di rinunciare al titolo e alla carica di pastore. È sperabile che una richiesta del "'enere non venga fatta
al pastore Vinay, qualora sia e(Continua a pag. 2)
Paolo Ricca
I CRISTIANI E IL GOLPE
Il Cile verso una svolta ?
]uan Enrique Miguel, cileno e profugo politico in Europa, segretario-aggiunto del movimento « sinistra cristiana » (Izquierda Cristiana)
che ha diramazioni in tutta l’America Latina, è stato recentemente intervistato dalla rivista francese « Cité nouvelle ».
Mai come oggi la giunta militare è isolata rispetto al Paese ed
Eduardo Frei, dirigente della Democrazia Cristiana, si pone come alternativa al regime militare. La borghesia cilena, sostenuta dagli Stati
Uniti, sta preparando una soluzione di ricambio al dittatore Pinochet...
Nell’intervista che segue, Juan E. Miguel, risponde ad alcuni importanti interrogativi.
— Qual è oggi la situazione
politica economica e sociale in
Cile?
— La situazione in Cile è attualmente molto semplice; essa
si caratterizza per la totale disfatta della gestione della giunta militare. Con il colpo di stato
(golpe) la giunta si presentò al
Paese come la salvezza della democrazia. Oggi ne è la tomba. Il
fallimento economico è sotto gli
occhi di tutti: l’inflazione e la disoccupazione aumentano, tutto il
Paese è dato in pasto alla voracità delle grandi società multinazionali. Infine la sconfitta sociale. La giunta si era presentata
come la volontà di riunificazione
nazionale; oggi è più che mai
isolata all’interno del deserto sociale che ha creato con la sua
politica repressiva. Non son più
soltanto i contadini e gli operai
che si oppongono al regime militare, l’opoosizione proviene anche da molti settori della borghesia. Le contraddizioni si approfondiscono sempre di più all’interno della stessa classe dominante e questo avviene sia all’interno delle forze armate sia nei
gruppi sociali che sino a ieri sostenevano la giunta.
— L’attuale isolamento in cui
si viene a trovare la giunta ha
inasprito la repressione?
— Ricordo innanzi tutto alcune
cifre. Il « golpe » ha fatto 35.000
morti. Più di 200.000 cittadini
sono stati arrestati e interrogati.
In questo momento più di 8.000
';ileni sono rinchiusi nei campi
di concentramento senza essere
stati processati. Nel corso del
1975, la repressione ha dovuto affrontare il risveglio del movimento sindacale e molti dirigenti sono stati rinchiusi nei campi
di concentramento per intimidire i sindacati e la resistenza in
generale. La giunta mobilita un
apparato repressivo estremamente ramificato. Ormai è un sistema
che penetra anche nelle caserme
e nei posti di polizia. Evidentemente questo crea delle difficoltà perché la repressione spinta
all’estremo finisce per indebolire quel regime che pretendeva
di sostenere.
— Che cosa ne è della resistenza? Come si esprime? Come è organizzata?
— Nonostante il terrore permanente imposto dalla giunta la
resistenza popolare cilena esiste.
Ed è proprio perché esiste che
la repressione aumenta e questo
aumenta l’isolamento della giustizia. La resistenza si esprime
in mille forme: isolata, organizzata, spontanea, con delle parole,
con dei silenzi, con degli scritti.
L’attività principale delle resistenza è soprattutto, oggi, orientata verso la lotta ideologica e
la propaganda. Si tratta di attività pericolose come quelle militari. Fare una scritta su di un
muro diventa pericoloso come
avere un’arma in tasca. Il popolo cileno oggi si sta ridestando
e il suo obiettivo principale è
l’isolamento assoluto del regime
militare. La dittatura è più forte
del movimento popolare di resistenza sul terreno militare quindi sarebbe un errore iniziare oggi una lotta armata; tuttavia, il
processo di resistenza, non può
concludersi che con un’insurrezione.
— Sappiamo che in Cile le
chiese hanno oscillato dalla legittimazione della giunta (settembre 1975, il documento « Evangelo e Pace») aU’opposizione al regime, per es. il vescovo
luterano Frenz. Può dare una
spiegazione?
— Certamente la chiesa ha ed
ha avuto un ruolo nel movimento di resistenza attiva o passiva
al regime militare. Il nome di
Helmut Frenz rappresenta lo
sforzo di resistenza attiva di certi settori delle chiese protestanti
cilene. Le attività delle chiese si
collocano soprattutto nell’ambito
della difesa dei diritti umani e
nelle azioni d’assistenza umanitaria. Perciò oggi la chiesa in Cile gode di un prestigio popolare
inedito in tutta la sua storia.
Tuttavia la gerarchia cattolica
non si è mai definita o considerata come un elemento di opposizione alla giunta militare. La
chiesa cattolica ha sempre detto
di essere apolitica, di non essere
una forza d’opposizione ma una
forza costruttrice, un luogo di
dialogo tra tutti gli strati sociali.
Paradossalmente la chiesa è diventata l’unico luogo pubblico
dove la gente può parlare e, al limite, organizzarsi. Questa situazione ha convertito lo spazio sociale cattolico e cristiano in generale in un luogo di lotta politica per l’avvenire del nostro
paese. D’altra parte però la chiesa non ha riconosciuto il diritto
ai cristiani di fare uso di tutti i
mezzi più adatti per rovesciare
la tirannia militare. Al contrario
essa ha predicato la riconciliazione, il disarmo delle mani e
dei cuori. Il popolo cileno ha tro
(Continua a pag. 2)
Non lascerà vacillare il tuo
piede, non si addormenterà
il tuo custode... Il Signore ti
proteggerà da ogni male, egli
proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da
ora e per sempre.
(Salmo 121)
Speranza
nella crisi
Le crisi sono difficili da sopportare. Tutto sembra crollare.
Ciò che prima era ovvio non
offre più sicurezza: scivola via
come sabbia tra le dita.
Incombe la paura: questa
volta non ce la fai! Un’intima
paura spinge a impotenti tentativi di difesa che, visti dall’esterno, possono sembrare imponenti. Dentro di noi sentiamo, però, la falsità del nostro
atteggiamento.
Da anni ci siamo rifugiati
nell’indifferenza; abbiamo imparato a ridicolizzare « irraggiungibili ideali », ad allontanarli come estranei al mondo.
Ci siamo irrigiditi nei nostri
schemi abituali di pensiero e di
azione. In questo modo potevamo anche sfuggire a un esame
della realtà. Ammonimenti della coscienza, domande e riflessioni posteci dai nostri veri
amici rimbalzavano sulla corazza del nostro stesso rifugio:
voglio restare come sono! Non
mi voglio dare per vinto!
Cambino gli altri! Ne hanno
ben bisogno. Io però sono rimasto realista. Conosco i miei
limiti.
Sarebbe imprudente non attenervisi. Ma, strano, la voce
interiore in me non trova pace.
Anche situazioni esteriori si
sono accumulate: preoccupazioni, paure e necessità di ogni
genere. Vorrei rivolgere lo
sguardo altrove. Innanzitutto
non vorrei più saperne di quel
fantasma sullo sfondo, che,
spaventoso, di nascosto si avvicina: il non senso.
In che cosa consiste il senso
della mia vita? Che cosa è per
me il valore n. 1? Ne tiro le
necessarie conseguenze?
So che non riuscirò a redimermi da solo. Quante volte
ho già fallito di fronte a me
stesso e agli altri!
Eppure non trovo pace nella
sola rassegnazione. Anche la
consolazione psicologica, che
considera le crisi come un segno di vita intensa, non mi basta.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto? Il
mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e tera.
Margrit Erni
A
Ancora su Ugo Janni 2
Tradizionalisti alla ri-
scossa nel Vallese 3
Storia del nostro gior-
naie 4
Notizie dalle chiese 5
Cronaca delle Valli 6-7
J
2
..aaiijagsip 1976.
nt ¿¿ ;fv>¥ ,"■■■'¡.5
precisazioni su Ugo Janni
---------'Ht-----ùZ_
La mancata consßgn^, materiale per la pagin0..sm ,(füti^etpi- àa parte del III diepfetttQyy^nCp^ti'p^e ad
interrompere ¡¡il,‘)i'pßstn^ ^espperf,mertto
che riprenderemo^jp^jti^ntpf,-,iL prossimo numero.‘.^Le.^flxije, tt^t<^^^£co e
Luce, presert^npf ,adunque pißt „flesso
contenuto. (Red.) ,
BUONA PENTECOSTE ^
Le tre dàfè che la' cristianità festeggia. oltre che religiosamente, anche materialisticamente, sono: Natale, Capodanno e Pasqua.
Sono le tre feste nelle quali tutti
i popoli -cristiani, e,- almeno per il
Capodanno, anche' i non cristiani, sono usi scambiarsi degli auguri, più
0 meno sinceri, per la salute, la prosperità, o per qualsiasi altra cosa che
si possa desiderare per sé o per gli
altri.
Se, per il Capodanno, questo è ammissibile, (buon anno, che la salute
si mantenga buona per Tanno veniente, che gli affari ti sieno prosperi per
altri trecentosessantaeinque giorni, od
anche, perché no, che il Signore ti
accompagni durante Tanno nuovo),
che cosa significano gli auguri per il
Natale e per la Pasqua?
Auguri per passare una buona giornata in famiglia? Auguri che, almeno per una volta, la giornata venga
passata sotto lo sguardo del Signore?
Non è troppo poco questo?
Il Natale ci ricorda la nascita di
Gesù. Gli auguri di Nàtale, dovrebbero dire : Auguri di « buona nascita », ovvero di « buona rinascita spirituale ». Se alcuno non è nato di
nuovo, non può vedere il regno di
Dio (Giovanni 3: 3).
La Pasqua ci ricorda la Risurrezione di Gesù. Ed ecco, aUora, diremo: Auguri di buona Pasqua, cioè,
« auguri di buona risurrezione spirituale » (ehe è ancora più di una rinascita). Perciocché, siccome in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati (I Corinti 15 ; 22).
Ma la cristianità festeggia religiosamente altre due grandi date; TAscensione di (^sù e la -.Pentecoste,
cioè là diseesa dello Spirito Santo sui
discepoli di Gesù. * ■
E perché, allora, non diremo ai nostri amici : « auguri di buona Ascensione »? Ascendere, salire, trovarci
più vicini al Signore, non è questo
1 augurio che tutti dovremmo farci?
E la Pentecoste? Voi riceverete potenza quando lo Spirilo Santo verrà
.«'I voi. Gesù - Atti degli Apostoli 1: 8.
'< Auguri che lo Spirito Santo scenda su te. fratello, su te, amico ». Non
è questo Taugip-io che noi dovremmo
fare costantemente ai nostri simili?
L’aumirio che scenda su noi tutti
truello Snìrito Santo che ci aiuterà a
rinascere, a risorgere, ad ascendere,
a portarci, anche rimanendo su ques'a terra, più vicini al Signore.
Arturo Bogo
I Ugo Janni che per amore dei
suoi ideali tanto si rallegrava nel
vederli condividi.v.diceva a proposito ìlella pt^b|ica?ione di un
suo«crìÌtqpie“4vÌ!|bhè preferito $¡,
una'* recensión® sfà vote volé; 'Ih
. quanto suscitatrice di interesse,
alTindifferenza- Respingeva invp-,,
; ce ppp. fprza^ qgnj attentato alla
.verità..djeijfatti.f,Troviamo ad e-,'
»sempio e più tardi,
.in fede, e; Ki(a,4he categoriche '
smentite, corredate da prove, a’ .
chi gli attribuiva la qualifica di.
ex seminarista e di ex sacerdote,
cattolico-romano; smentite da
lui ritenute necessarie, non perché sia cosa men che onorevole
l’essere stati in seminario e lo
avere appartenuto al clero cattolico-romano, nía perché, scriveva « ...io amo la mia tradizione
conìe èssa è e noti mi piace che
altri muti fantasticamente i miei
connotati biografici ». E specificava: « all’età di quindici anni
già militavo nele file della Riforma ».
Orbene, nel n. 15 delTEco-Luce
è stato pubblicato su Ugo Janni
a firma di Alessandro Zussini, un
articolo pieno di buone intenzioni, ma contenente non pochi
errori su dati di fatto.
Rettifico i più vistosi inquadrandoli in brevi notizie esplicative.
Prima di entrare a far parte
della Chiesa valdese, la Comunità riformata fondata da Ugo
Janni in Sanremo faceva capo
all’Opera vecchio-cattolica promossa in Italia dal conte Enrico
di Campello. Essa non aveva
quindi bisogno di « appoggiarsi
ad un organismo più robusto ».
Quando per malaugurate circostanze quell’opera venne meno e
Ugo Janni si unì alla Chiesa valdese, la sua congregazione lo seguì compatta. Ciò avvenne nel
1901. Per la maggiore efficienza
della parte riformata rispetto al
nucleo valdese preesistente Ugo
Janni fu nominato pastore di
Sanremo, mentre il collega valdese venne trasferito ad altra sede.
Leggiamo poi nell’articolo in
questione; « ...i suoi membri poterono accettare aiuti economici
conseguenti agli ideali spiritualisti coltivati dalla borghesia locale ». (sic). Cerchiamo di dipanare questo strano groviglio di
parole. Sappiamo tutti che i
membri dele Chiese evangeliche
in fatto di finanze sono abitualmente chiamati a dare piuttosto
che a ricevere. I contributi degli
amici esteri, quando ci sono, riguardano l’Opera o le opere a
cui essi si interessano, non le
singole persone. I membri dunque non c’entrano.
Una grande amica dell’Opera
sanremese fu in effetti Laura
Carolina Heye (Suor Laura), una
signora tedesca che amava molto la nostra città e desiderava
Il Cile verso una svolta?
(segue da pag. 1)
vaio così nelle istituzioni religiose dei luoghi di rifugio, ma non
le barricate.
— L’« opposizione » della chiesa ha creato una dinamica tra
i cristiani. Quale legame esiste
tra questo movimento e il fronte più avanzato del cristiani?
— Il movimento dei cristiani
resistenti è un’organizzazione che
si pone l’obiettivo di permettere
ai cristiani di aumentare il loro
sforzo di solidarietà e umanità
per scoprirne la dimensione e
l’espressione propriamente politiche. Si tratta di far vedere come l’azione individuale caritatevole senza un impegno contro la
dittatura è un atteggiamento
alienante, t
Durante questi dùe anni e mezzo di dittatura fascista, di''fronte
dei cristiani-resistenti è stato uno
dei più forti critici della giunta.
E il fronte si è allargato notevolmente. Il suo bollettino ufficiale « Popolo Cristiano » a-nare
già clandestinamente da un anno
e mezzo e la sua diffusione aumenta ogni giorno insieme al numero di cristiani impegnati.
— Sappiamo che la Democrazia cristiana, con Eduardo Frei,
cerca di presentarsi come alternativa al regime attuale. Cosa
significa quest’alternativa?
— La democrazia cristiana nel
la sua espressione ’’freista” oggi
esprime ufficialmente la sua opposizione alla giunta militare.
AlTinizio, Frei si era pronunciato
come difensore comprensivo della giunta militare. Nel maggio
del 1975 Frei ha rilasciato una
una dichiarazione in cui affermava che il blocco repressivo antipopolare attualmente al potere
in Cile non era tutto omogeneo;
da un lato una componente fascista, dall’altro una componente
che credeva nella democrazia.
Perché questa evoluzione? Innanzi tutto la repressione ha minato le basi più popolari e progressiste della D.C. D’altro canto la « giunta » e i militari in generale si sono costituiti in una
casta sempre più contraria ai politici in generale. Anche quelli
borghési. Sicché in queste condizioni, cóntìnUàfé a sostenere f
miliïâri qra per F'rei ùn suicidio
poh’t'ico. Oggi Frei non vuole soltarttò pòrsi còfiie alternativa alla
giunta militare ma anche come
alternativa alle sninte del proletariato é dei .suoi allenti. Frei
vuole rappre.sentare l’insieme della borghesia e si appoggia essenzialrnente sùl ceto medio. Essendo; fn definitiva l’uomo del dipartimento di stato nord-americano
cercg di convincere i militari 'a
non niù opporsi al suo progetto.
Perciò non, tralascia di appoggiarsi a quelle chiese che perseguono gli stessi obiettivi della
borghesia cilena.
pereto che in essa foss® j^é^n-Sf..
te una forte testimonianza evangelica di alfo valore spirituale.
-A questo^scopo aveva avuto cotF?,
^ttL ritì^iti insoddisfád^tii|orí¿
i/' 'Voldewy Quando il ^iovfeiefUgo Janni iniziò il suo apostolato come rettore della chiesa
cattólicò-flfòrmata : lofcàl'è \ í-V Cej
presto. -se , qe manife^acono, vi
frutti'—^uòr Laura vide’
sto una risposta alle sue preghiere e con disposizione testamentaria ii>testò ad Ugo Janni
una considerevole Somma per
l’Opera di Sanremo.
Allorché entrò nella Chiesa
valdese, Ugo Janni, sempre alieno da particolarismi ecclesiastici e da considerazioni personali, dovette usare una grande
forza di persuasione per vincere la riluttanza della signora e
indurla ad intestare il lascito
alla Tavola 'Valdese. Suor Laura
pose però due condizioni: che
Ugo Janni- rimanesse pastore di
Sanremo vita naturai durante e
che, dopo costruita una « piccola casa di Dio » si istituisse con
-il denaro rjmàhefite un .fóndo
autonomia a garanzia della continuità dell’Opera. La Tavola accettò e Ugo. Janni s’impegnò a
rimdnere vifà tnaturàF ftuf^té'
pastóre dèlia clSèsa dijS^r^i^ìs
Sorse dunque la chiesa eretta
in via Roma nel 1907. Accanto
nessun! «iòfàìSfió;>i,!'^èìir
C.V 1»-» r» o »-» --- _ j_
quali, non e il oasq vtfi 4ihlngprci in questa sède. Il nórrie di
Oratorio del Cristo Re fu talora
usato in riferimento alla chiesa stessa, non alla Casa.
Quanto al « nazionalismo politico » che Ugo Janni avrebbe
« innestato sui suoi ideali di riforma » come « frutto dei tempi », si tratta evidentemente di
un abbaglio preso dall’articolista. Il grande amor patrio, la
schietta italianità di Ugo Janni,
l’ideale del rinnovamento religioso italico in funzione del pancristianesimo da lui propugnato
e vissuto, sono cosa ben lontana
da contingenti ideologie politiche che egli non introdusse mai
nelTeseròiziq dtì suo ministero
e a proposito delle quali tutte,
intese in senso deteriore, soleva
usare Tesprqssione « la polis del
(fjavplo 4, 'A ’
NeiTarticolq: citato; si legge
inoltre che Ugo Janni ha riassunto le sue meditazioni nei due
volumi Tèòsbhà e Ultra. Non è
nominato Qprpus p.qipini. Il fatto è che ràfticolista'conosce solo parzialmente 'e di riflèsso To-,
pera di Ugo Janni. Sembra strano, ma è così.
Chi conosce veramente Janni,'"
poi, sa che il suo pensiero teologico, la sua visione del cristianesimo, la sua originale profetica concezione dell’essenza e del
divenire - della Chiesa sono tutt’altro' che una « sintesi », sia
pure « autonoma » di pensieri,
di visioni, di concezioni altrui;
sa che l’opera di Ugo Janni occupa nel campo della cultura
religiosa contemporanea un posto di prima grandezza. E bene
che sulle pagine delTEco-Luce
se ne sia riparlato.
Elsie Janni
Neiramore non c*è paura
(segue da pag. 1)
letto. E noi, invece di dire soltanto: « I pastori facciano il loro mestiere », cerchiamo di allargare un po’ l’idea che ci facciamo del ’’mestiere di pastore”,
che non sia un’idea soltanto parrocchiale.
2 Una seconda domanda possiamo porre in rapporto alla
scelta di Vinày, ed è questa:
« Lasciandosi inquadrare in un
partito particolare, non si diventa forse fatalmente uomini
di parte, e quindi non più ugualmente vicini a tutti ma a qualcuno più che ad altri? Non si
entra forse in una logica di competizione partitica e in una ricerca di potere politico che possono -essere lontani dàlTevangelo e che comunque possono
incrinare i legami della fraternità cristiana e compromettere
l’autorità della parola evangelica »?
Questa è una domanda seria,
che Vinay e gli altri devono essersi posti se si presentano come candidati indivendenti. Questa non è una formalità per salvare l’onore o per segnare una
certa distanza o riserva ideologica. È invece l’espressione di
una esigenza profonda, avvertita
da tutti i credenti: Cristo non
è un partito e non può diventare un partito. Già a Corinto erano sorti dei partiti, partiti religiosi, non politici, ma il discorso di Paolo vale lo stesso. Egli
capovolge, come sapete, il discorso dei coirinzi (che dicevano;
Io son di Paolo; io d’Apollo; io
di Pietro), e dichiara: Non voisiete di Paolo ma Paolo è vostro. Potremmo dire: Voi non
siete del partito ma il partito
è vostro, e voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio. Questo « esser
di Cristo », che è l’esperienza
fondamentale del cristiano anche se non ha bisogno di essere
sbandierata a tutti i venti, non
può essere diluito in nessuna
obbedienza di partito. Non si
posson avere due signori, e uno
lo abbiamo già. Perciò ogni militanza di un cristiano in un partito, pfoprio perché dovrà essere pienamente leale, sarà difficile e combattuta, e questo esprime la qualifica « indipendente ». C’è dunque una indipendenza evangelica che dobbiamo
perseguire, ma c’è anche un’indipendenza antievangelica che
dobbiamo combattere. Quest’ultima è'l’tndipendenza (abbastanza diffusa 'fra i cristiarfi) che in
sostart’ià'consiste nella nèutralU
tà, nell’equidistanza, nèl rifiuto
di preiidere posizione, nel qualùnoùiSmo. Ora Cristo è' stato
indipendente ma non è Stato equidistante, Non lo è stato tra
ricchi è poveri, né tra farisèi e
pubblicani, né tra ebrei e Samaritani, né tra primi e ultimi. Co•sì noi possiamo porre il problema dell’indipendenza di un 'Vinay, ad, esempio, che è poi il problema della libertà cristiana, sólo se ci lasciamo interpellare circa la nostra indipendenza, se' si
nutre di impegno o di neutralità, di fede 0 di qualunquismo, e
se non intendiamo indipendenza
come equidistanza perché Tevangelo non è equidistante e i conflitti della storia ci obbligano
continuamente a porci da una
parte e non da un’altra: « dalla
parte di Abele » (per riprendere
ir titolo di un libro di La Valle),
e non di Caino. « Nell’amore non
c’è paura »: non c’è paura di fare delle scelte e di diventare
« uomini di parte » senza per
questo diventare uomini di partito. Non c’è paura che la libertà
nel Signore diventi libertà dal
Signore, che l’impegno per l’uomo possa a un certo punto risultare contro l’uomo, e non c’è
paura neppure che confondiamo
libertà con disimpegno e indipendenza con neutralità.
O Una terza domanda, fatta
w forse più in privato che in
pubblico e forse più pensata che
esplicitamente formulata, è questa: « Ma perché proprio il partito comunista, che ha votato con
la DC l’articolo 7 della Costituzione (introducendovi così i Patti lateranensi) e recentemente
ha proposto il compromesso storico? Perché proprio il partito
comunista, che ha alle spalle
un’ideologia che considera la religione (anche cristiana) una fonte di alienazione e di distrazione
dai veri problemi? Non ci sono
altri partiti più idonei a ospitare un manipolo di cristiani confessanti? » Certo, c’è qualcosa di
paradossale nel fatto che proprio
il PCI abbia sollecitato la presenza di questi cristiani. Ci saranno
anche interessi elettorali (quale
partito non li coltiva?) ma non
solo. C’è certamente il desiderio
di chiarire — ed è bene che questo venga chiarito — che l'anticomunismo di marca religiosa
non viene dalla fede, è una opzione politica, non una posizione di
fede. Ma torniamo alla domanda: Perché proprio il partito comunista, troppo moderato per
alcuni, troppo estremista ancora per molti? Si potrebbe certo
porre l’altra domanda: Perché
no?, ma forse è meglio chiedersi: chi c’è dietro il partito comunista? quale mondo? quale gente? quale speranza? quale progetto politico e sociale? È il mondo operaio, in sostanza, quello
che si riconosce nel partito comunista più che in altri, ed è
pensando a questo mondo che si
comprende una collocazione nel
quadro del partito comunista. È
il mondo ancora escluso dalla direzione della società ed è il mondo dal quale — più che da ogni
altro — la chiesa cristiana, anche la nostra, si è tagliata fuori
già nel secolo scorso. La spaccatura tra chiesa e mondo operaio
è certamente la più grave « divisione della chiesa » nel nostro
tempO', e ogni passo, anche piccolo, fatto per superare questo.divorzio storico, che ha recato danni incalcolabili sia alla chiesa sia
al socialismo stesso, è positivo.
« Nell’ amore non c’è paura »;
non c’è naura di compiere dei
passi in questa direzione, di accettare il progetto socialista come superamento positivo della
società capitalistica, di ascoltare
quel mondo operaio dal quale
eravamo troppo distanti per sentirne anche solo la voce e di avviare un confronto a lunga scadenza, tra progetto socialista e
parola evangelica.
In una conferenza del 1919 sul
« Cristiano nella società » Barth
diceva tra l’altro: « Com’è difficile avanzare anche solo di un
piccolo passo, in compagnia di
Cristo, nella società, col cuore
puro e con piena riverenza verso
Colui che è santo! ». È difficile
ma è necessario. Vinay ha fatto
un passo che forse noi, nella sua
posizione, non avremmo avuto il
coraggio di fare. Qual è il nostro
passo? Siamo avanzati, in compagnia di Cristo, nella società o
siamo sempre fermi? Ci muoviamo nell’amore, nel quale non c’è
paura, onpure nella paura, nella
quale non c’è amore?
(Predicazione tenuta a Pinerolo
la domenica 23 maggio 1976)
J. RO|AS, F. VANDERSCHUEREN
Chiesa e golpe cileno
Prefazione di Raniero La Valle
Appendice del vescovo luterano H. Frenz
pp. 176, 6 ili. f.t., L. 2.800
(«Nostro tempo» 19)
■ La prima inchiesta obiettiva sul ruolo della Chiesa in una
drammàtica crisi politica che presenta impressionanti analogie con la situazione Italiana.
« Pensiamoci finche c’è tempo! » (Raniero La Valle).
In appendice: l’atteggiamento delle Chiese evangeliche.
■ È possibile mantenérsi neutrali senza appoggiare i persecutori e tradire I perseguitati?
novità ' 1 clau
EDITRICE CLAUDIANA Via Principe Tommaso 1 M dia na
3
28 maggio 1976
RITORNO AL MEDIOEVO
A Econe è iniziata
la riscossa dei tradizionalisti
I nipotini di Pio X hanno organizzato nel Vailese (Svizzera) un centro
per la difesa della fede tradizionale - Paolo VI attaccato da destra Torna di moda il mito del medioevo cristiano
Saxon è una piccola città del
Vailese, tra Martigny e Sion, in
una zona a prevalente economia
agricola e a maggioranza cattolica, ma senza fanatismi, come
tutta la popolazione del cantone,
nota per avere un solido senso
degli affari e un robusto attaccamento ai propri interessi. La cittadina non è neanche di tradizioni troppo cattolica, se è vero
che ha dato origine alla famiglia
che nel Cinquecento capeggiò
vittoriosamente la rivolta della
borghesia contro il vescovo di
Sion.
A distanza di quattro secoli,
Saxon conosce ora un’altra rivolta contro il vescovo, ma a capsrfCTiarla non è più un borghese,
ma un altro vescovo. Monsignor
Lefèbvre, e il suo seguito non si
trova più nelle vie cittadine ribollenti di nuove energie, ma nel
seminario di Ecòne, a cui accorrono da tutto il mondo giovani
seminaristi ansiosi di contribuire alla nuova riforma della Chiesa cattolica. Ma la riforma invocata da Mons. Lefèbvre è del tutto diversa da quella auspicata
da parte evangelica e così parzialmente realizzata dal Vaticano
II, e più propriamente si deve
chiarhare restaurazione. Restaurazione piena, ritorno puro e
semplice al cattolicesimo ' del
Concilio di Trento e del Vaticano I. L’evoluzione del cattolicésimo dopo l’ultimo Concilio è considerata come una- deviazione
dalla vera tradizione cattolica,
un cedimento al mondo moderno, che porterebbe fatalmente alla fine della Chiesa - se ad esso
non si’ o’^nonessero delle-' forze
integre, canati didricoribscere' e
ricreare la vitalità della grande,
ùjiica tradizione. Per questo Ecòne non risparmia i suoi attacchi
al vescovo di Sion, colpevole di
seguire l’oriéntamehto generale,
non' esita a dividere le parrocchie é le famiglie e ad Organizzare .un’opposizione al clero locale.
Non soltanto, ma recentemente
ha alzato il tiro, e ha attaccato
lo stesso Vaticano.
LA VERA MESSA E’ IN LATINO
In una lettera'ai «benefattori », parzialmente pubblicata nella « Tribuna » di Losanna il 28
aprile, Mons. Lefèbvre scrive:
« Quando si apprende a Roma
che colui che è stato l’anima della riforma liturgica è un massone, si può pensare che non è il
solo. Il velo che ricopre la più
grande mistificazione di cui siano stati oggetto clero e fedeli comincia senza dubbio a strapparsi ».
La riforma liturgica è stato il
primo motivo che ha determinato la opposizione di Mons. Lefèbvre e dei suoi seguaci. A Ecòne viene infatti strettamente seguita la liturgia di cui il Vaticano II ha decretato il superamento: messa in latino, canto gregoriano, importanza data ai gesti,
ai colori, ai paramenti liturgici.
rigida accentuazione del sacro,
del misterioso, di una forma religiosa isolata dalla vita.
All’inizio gli ambienti cattolici
del cantone tendevano a minimizzare il fenomeno. « Non bisogna drammatizzare — dicevano —, si tratta di persone attaccate al passato, che non hanno
ancora potuto accettare le trasformazioni operate dalla riforma liturgica. È un fatto isolato,
innocuo ».
Poi Ecòne cominciò a ingrandirsi: furono costruiti nuovi e
modernissimi edifici che ora ospitano più di un centinaio di seminaristi, oltre a un convento di
suore. Il carattere internazionale
del seminario dimostra che Ecòne è al centro di un movimento
di restaurazione di cui è difficile
calcolare l’amniezza. Infine vengono le prese di posizione, lar
gamente pubblicizzate, in cui
dalle critiche alla riforma liturgica si passa agli attacchi a tutta r impostazione attuale della
Chiesa cattolica. Sotto accusa è
la società moderna, la nuova etica, la laicità degli stati, l’ateismo
comunista. E il Vaticano è responsabile di non opporre a questa realtà un fronte netto, di voler dialogare con le altre Chiese,
con le tendenze progressiste, invece di presentarsi come l’autorità assoluta a cui tutta la società deve 'iegarsi. Paolo VI, insomma, è un pericoloso liberale,
sospetto di simpatie verso i massoni e i comunisti.
CHI FINANZIA?
Si può certo spiegare il successo di Mons. Lefèbvre come un
caso particolarmente impressionante di quel neo-misticismo che
attira una parte della gioventù
dei paesi industriali, dagli Stati
Uniti all’Europa. Ma è una spiegazione che non soddisfa. In realtà la rivolta conservatrice di
Mons. Lefèbvre ha riacceso le
speranze dei molti cattolici scontenti, che non si son rassegnati
a vedere la scomnarsa del vecchio mondo cristiano, il distacco
della società moderna dalla chiesa, che per loro ha significato la
perdita di concrete posizioni economiche.
Eredi del vecchio colonialismo,
come gli ex coloni francesi in Algeria, nostalgici dell’impresa capitalistica prima maniera, a gestione partriarcale, si sono dati
la mano con i giovani delusi dalla civiltà tecnologica per ridare
vita al sogno di un’Eurona cristiana, ordinata gerarchicamente, al riparo dai conflitti sociali.
Questo è il retroterra che fornisce a Mons. Lefèbvre i mezzi e
l’apparato pubblicitario necessari alla sua battaglia.
Bruno Rostagno
JURGEN MOLTMANN SU NAIROBI 1975
Rilevanza
della fede
e identità
cristiana
Dall’assemblea di Uppsala
(1968) si è ricercata e sperimentata, nel campo dell’ecumene,
la rilevanza della confessione
cristiana,, e dell’agire cristiano
nei diversi campi della sofferènza umana: PefcLò à Nairobi ■ la»,
problematica preminente è stata quella dell’identità. Non è infatti possibile presentare una
rilevanza a danno della propria
identità. Perciò un numero così
eccezionalmente alto di partecipanti sono stati attratti dal
tema della prima sezione: « Confessare Cristo oggi ». Ma d’altra
parte non è possibile trovare la
inconfondibile identità nella confessione di fede cristiana mediante una ritirata dai campi di
battaglia del mondo in una irrilevanza astratta. Perciò Nairobi non ha spazzato i problemi
« sotto il tappeto », come ha
pensato qualche giornalista, tuttavia li ha un poco ridimensionati, il che non vqbl dire « eliminati ». In questo senso deve
essere compresa l’affermazione
di Wisser’t Hooft, secondo cui
l’ecumene ha riportato chiaramente in luce la sua comunione e la sua base biblico-teologica.
’ In questo sforzo si sono impegnate tutte le 6 sezioni, in particolare la sezione I. Siccome
ho partecipato solo a quella, mi
limiterò nella mia relazione ai
lavori di questa prima sezione.
La domanda su come si debba confessare Cristo oggi porta
al centro della fede cristiana,
non è però questo centro stesso. È perciò stato positivo che
la sezione sia partita dal rovesciamento del problema ed ab-,
bia parlato innanzitutto del Cristo .confessante, .del ..«-nostro Confessore divino » ed in secondo tempo abbia orientato il nostro confessare Cristo in parola e azione, evangelizzazione e
azione sociale, in comunione e
sofferenza colla sua confessione. Questo ’ rovesciamento del
tema ha riscosso un generale
apprezzamento e pervade tutto
il rapporto. « Gesù Cristo è Yunico testimone di Dio, al quale
dobbiamo prestare ascolto e dare testimonianza in vita e in
morte ». « Gesù Cristo è il vero
testimone di Dio che reca al
mondo di menzogna, di ambiguità e di idolatria, la verità che
libera ». Gesù Cristo è il fedele
testimone di Dio che ci libera
dal peccato e dalle potenze atee
mediante il suo sacrificio sulla
croce e riconcilia l’intera creazione con Dio ». Si tratta qui di
espressioni di confessione di fede che esprimono la chiarezza
delle dichiarazioni teologiche- di
Barmen. Qui nulla è stato lasciato nella « nebbia ecumenica » spesso criticata. I partecipanti non hanno tuttavia voluto impegnarsi in corrispondenti
formule di rifiuto sul « rinnegare Cristo oggi ». È d’altra parte
pressoché impossibile che uria
assemblea ecumenica plenaria
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
Il doloroso
ed incerto travaglio interno
d’Israele
La situazione in M. Qriente
tende, di mese in mese, a degradarsi. A parte le lotte intestine
nel Libano, che ogni tanto si riaccendono in scontri sanguinosi,
all’interno dello stesso Stato d’Israele sono apparsi due nuovi
preoccupanti problemi.
I) «Le autorità israeliane sono
ormai convinte che il vecchio e
precario equilibrio tra arabi ed
ebrei è definitivamente comm’omesso ». È degli ultimi giorni lo
episodio degli « studenti arabi ed
israeliani che si sono affrontati
a colpi di bastone e con lanci di
pietre nell’università di Gerusalemme, in sèguito a una manifestazione di protesta inscenata
dagli arabi contro l’uso, indiscriminato delle armi dà fuoco da
parte, della polizia, e dell’esercito
israeliano. Sono stati operati alcuni arresti e vari giovani sono
rimasti feriti. (...) In una dichiarazione alla televisione, il ministro della difesa Peres ha dovuto
riconoscere (il 18 corr.) che ’’uno'
spirito più nazionalista prevale,
ora nella nuova generazione araba”, di cui occorre tener conto».,
II) « ()n altro problema tuttora'
irrisolto: per il governo, è quello]
degl’insediaménti' nei territori]
occupati' (Cisgiàrdania, Penisola,
dei Sinaì; ecc.). La dislocazione
geograftqa di, queste ’’colonizza-zioni” conferma sempre di piie
l’ipotesi che possa trattarsi di
veri e nropri ’’fortini” di difesa
alle frontiere, in territori che
Israele non intende affatto re-'
stituire. D’altro canto, lo stesso
Rabin (capo del governo israeliano) si era preoccupato di precisare, il mese scorso, 'che ’’non
stiamo certamente costruendo
nuovi villaggi per poi doverli
abbandonare" ». (Da « La Repubblica » del 20.5.’76).
Pierre Mendès France, anziano ex-presidente del consiglio
francese, appena tornato da un
soggiorno di due settimane a Gérusalepime, ha lanciato dalle cm
lonne del « Nouvel Qbservateur »
(del Ì7.5) un annello a Israele,
«affinché prenda un’iniziativa
in \>istd d’uno sblocco della situazione nel M. Oriente, e tenti di risolvere il problema palestinese.
Mendès France dichiara tèstuàlmente: "Israele deve creare
una situazione nuova, e perciò
fare un gesto significativo. Deve
far saltare il catenaccio che blocca tutto. Voi sapete quale dovrebbe èssere questo gesto: dire
ai Palestinesi che non si ha l’intenzione di ostacolare la loro libertà e il loro diritto". (...)
Tullio Viola
possa assumere una tale concretezza profetica. E un compito che spetta alle chiesè locali nelle loro diverse situazioni
in cui sono chiamate a confessare Cristo. ,.
ta' secóncìà' dpmaridà: chi confessa Cristo oggi, ci ha portati
alla considerazione dello Spirito
Santo! Lo Spirito procede dal
Padre e testimonia di Cristo nei
cristiani e per mezzo loro. Lo
Spirito è la forza della nUova
creazione e colma la sua comunità con le forze liberatrici della nuova creazione. Il rapporto
della sezione I è costantemente
caratterizzato in senso pneumatologico. Su questo punto si sono trovati d’accordo, sorprendentemente, cristiani ortodossi
ed evangelici.
La risposta della sezione I al
tema dell’impegno proposto da
Uppsala « Ecco io faccio ogni
cosa nuova ! » -.jè., s tata, sostanzialmente questa: la fede e l’esperienza: « Vieni, Spirito Creatore! ». In tal modo, a mio parere, essa ha colto meglio il kairòs
del 1975 di quanto non lo abbia
fatto il tema aggiuntivo di Nairobi « Cristo lìbera e unisce »,
Nella prospettiva dell’azione dello Spirito e dell’apertura del futuro da esso operata, la sezione I ha potuto relativizzare
quelle differenze che all’opposto
così spesso degenerano in alternative dalle quali lo spirito è
assente:, la differenza tra evangelizzazione e azione liberatrice,
la differenza tra confessione di
Cristo e conseguente discepolato, la differenza tra adorazione
e resistenza. La sezione I è riuscita a tenere unito ciò che normalmente gli uomini, credenti e
no, separano cosi volentieri: la
redenzione dei perduti e la liberazione degli oppressi. Essa ha
anche accolto a richiesta di molti _ non solo da parte degli
« evangelicali » — ,un paragrafo
sull’evangelizzazione del mondo
che non era previsto dal d^ùmento preparatorio. In primo
piano sta il « punto di partenza
totale »: « Tutto l’Evangelo per
tutto l’uomo e per tutto il mondo ». E poiché si era partiti dal
fondamento cristologico e ci si
era orientati costànteniente allo
Spirito vivificante, questa missione universale ha avuto il suo
fondamento non nèlTapocalittica, ma nell’e-vangeio, non nella
paura ma nella gioia. Qgni evangelizzazione parte dalla comùnità dotata dei carismi ed è perciò operante attesia dèi regno
che viene.
La vera luce
tradizione
Noi aderiamo con tutto il
cuore, con tutta l’anima alla
Roma cattolica, guardiana
della fede cattolica e delle
tradizioni necessarie alla conservazione di questa fede, alla Roma eterna, maestra di
saggezza e di verità. Noi rifiutiamo al contrario, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza
neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata
chiaramente nel Concilio Vaticano II, e dopo il Concilio
in tutte le riforme che ne sono conseguite.
Tutte queste riforme, infatti, hanno contribuito e
contribuiscono ancora alla
demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, allo
svuotamento del Sacrificio e
dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a
un insegnamento naturalistico e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella
catechesi, insegnamento derivante dal Liberalismo e dal
Protestantesimo e condannato mille volte dal Magistero
solenne della Chiesa.
(...) Perciò noi ci atteniamo fermamente a tutto ciò
che è stato creduto e praticato nella fede, i costumi, il
culto, l’insegnamento del catechismo, la formazione del
prete, l’istituzione della Chiesa, da parte della Chiesa di
sempre, e che è codificato nei
libri pubblicati prima della
influenza modernista del Concilio, nell’attesa che la vera
Luce della Tradizione dissipi
le tenebre che oscurano il
cielo della Roma eterna (.!.).
Mons. Marcel Lefèbvre
(lettera alla fraternità
sacerdotale San Pio. X,
21 novembre 1974)
Campi dì
Ecumene
20-27 giugno
Contestazione e nuova sinistra
per ragazzi dai 15 ai 18 anni.
Quota; L. 20.000 più L. 5.000
di caparra da versare con la domanda di iscrizione.
Coordinatore : Giovanni Ribet.
3- 22 luglio
Il tempo libero:
come lo organizziamo?
per ragazzi dagli 8 ai 14 anni.
Quota ; L. 30.000 più L.8.000 di
caparra da versare con la domanda di iscrizione.
Coordinatori ; Delia Olivieri,
Eriinda Perdido, Luciano Cirica.
Il programma del Campo prevede anche gite al mare, ai laghi, ai monti e a luoghi di interesse storico-culturale; film e
giochi vari.
25 luglio - 1 agosto
Campo di azione sociale Assemblea di gruppi di servizio
impegnati nelle òpere sociali.
Quota; L. 30.000 più L. 8.000 di
caparra.
Coordinatori; Teofilo Santi e
Paolo Sbaffi.
4- 14 agosto
Dal « padrone delle ferriere » alle multinazionali: un itinerario
dello sfruttamento.
Quota : L. 30.000 più L.. 7.000 di
caparra da versare con la domanda di iscrizione.
Coordinatori ; Maurizio Cozzi,
Ornella Sbaffi.
1-12 settembre
Studiamo insieme le parabole : il
servitore spietato ; i lavoratori
delle diverse ore (Mt, 18: 23-25;
Mt. 20: 1-16). ___
Quota; L. 20.000 più L. 7.000
di caparra da versare con la domanda di iscrizione.
Coordinatori : Michele Fiorillo, Maura Rocca.
Gite, film ecc.: (come per il
campo di luglio).
13-18 settembre
Campo biblico
Organizzato in collaborazione
con la Commissione Studi della
Chiesa Evangelica Metodista d’Italia. : iiif ■ ■ ¡1 i ' '
Quota; L. 22.000.
4
28 maggio 1976
t'* ANNEB liE IS JEIEEET t»4»
1.
4
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BBS
/euille iHensueilc
Stampa evangelica - 1
Riportiamo dal ’’vivo” una conversazione del nostro redattore Giuseppe Platone sulla
storia della stampa periodica evangelica, con particolare riferimento alla nascita e agli sviluppi dei periodici valdesi. Per ragioni di spazio molti dati sono stati omessi e si è mantenuto volutamente il linguaggio ’’parlato”.
SPÉCmEMRNT COmCRÊE M l\TÉRÊTS DE FAMILLE VACDOISE
■■ /Ih dion qu' es Valides . . >.
<c [ly disent qu* il estVatidois »
Nobla leyczoïi.
Sosimaibe: U place duChâlcaudeTurin en 1558 et en 1848. — Quclques'môts
apropos du prochain Synode de l’Kglise vaudoise. — La Garde aalionale et
la File dn Corpns-Domini. — Du travail dans les jours de fêle catholique.
Un exemple de restitution. — Nouvelles religieuses. — Nonvcllcs politiques.
SCÈKES HISTORIQUES
E« t»Êncr *$tê VHnteaM «#« Vfrtn, eaa t&Ati «>»• IMSM
Dès le malin du i29™* jour du mois de mars de l’an 11)58, un
Diouvemciil inaecoutumé, comme celui d'un jour de grande fête,
se faisait rentanjuer jusque dans les rues les plus écartées de la
capitale du Piémont. Mais nulle part ce mouvement n’élail aussi
apparent que sur la place dite du Château et dans les rues qui l’avoisinent. Il n’était encore que neuf heures, et déjà cette place
immense, capable de contenir des milliers et des milliers de personnes, regorgeait de peuple; tandis qu’aux fenêtres, aux balcons,
sur les terrasses et jusque sur les toits de ses palais, partout où il
avait clé possible de poser le* pied, l’œil n’apercevait que lèlcs serrées les unesconlrc lesaulrcs, s’élageantà une prodigieuse hauteur.
A quel spectacle accourait donc si malin, et en apparence,
avec tant d’empressement, cette population entière, où se
confondaient et sc heurtaient nobles et manants, bourgeois et
prêtres, hommes et femmes; tous parés comme pour un jour
de réjouissance publique V
10 stesso destino di taluni bollettini ecclesiastici che cambiavano nome ogni volta che in
parrocchia arrivava il nuovo pastore.
Con il 1869 r« Echo » diventa
settimanale.
Presenta sempre un articolo
di fondo di carattere teologico,
articoli in lingua italiana sul tema dell’evangelizzazione, storia
valdese, note di politica internazionale, cronaca locale, corrispondenza: ingredienti che resteranno immutati sino ai primi del '900.
Del resto tutto l’800 del mondo della stampa evangelica era
abbastanza aperto sulla vita politica-sociale. In questa linea si
inserisce anche la « Rivista Cristiana » diretta dal prof. Emilio
Comba, che per 15 anni (nasce
nel 1873 a Firenze) rappresenterà la punta più avanzata del dibattito religioso e della ricerca
storica.
Sul finire deH'800 compaiono
« Le Temoin » e « Le Vaudois »,
due testate diverse che sostituiranno r« Echo des Vallées » sino al 1897; quest’ultimo, ingrandendo il suo formato, prenderà
11 nome definitivo di « Echo des
Vallées Vaudoises ».
Dal nuovo « Echo » del ’900
abbiamo colto una curiosità: intanto quattro pagine, formato
tipo l’attuale; l’ultima pàgina
viene appaltata dalla Tipografia
Besson di Torre Pellice per annunci pubblicitari, ma vi compaiono, di settimana in settimana, molti spazi bianchi; la pubblicità aveva poca fortuna sulle
pagine dell’« Echo »...
Parallelamente all’« Echo », dal
1881 al 1907, appare un settimanale che menzioniamo perché,
forse più di altri, è indice della
volontà dell’evangelismo di allora di arrivare al giornale unico: 1’« Italia Evangelica ».
Esso rappresentava l’opera
evangelica in Italia e come è
stato osservato, « seppe tenersi
al di sopra delle differenze e delle questioni, talvolta non molto
elevate, che distinguevano le denominazioni ecclesiastiche le une
dalle altre ».
L’« Italia Evangelica » terminerà le pubblicazioni nel 1907, dopo
aver indirettamente influenzato
1’« Echo » sul tema dell’evangelizzazione. La sua fine coincide
grosso modo con la fine dì quella apertura, che dicevamo nrima, sulla vita politica e sociale.
Il tiepido '900
^^hi scriverà tma -storia fatta
non soltanto di date e nomi
della stampa periodica evangelica
italiana colmerà un vuoto significativo. Qualcosa tuttavia c’è.
Abbiamo trovato nel volume
« Cento anni di storia valdese »
(Torre Pellice, 1948) un breve
resoconto delle vicissitudini della stampa periodica evangelica
a partire dal 1849. Assumiamo
quel resoconto come traccia
per il nostro breve schizzo storico. È necessario infatti partire proprio dal 1848, cioè dalla
emancipazione giuridica del popolo valdese (non certo culturale, basti pensare alle 170 scuolette di quartiere del ghetto alpino) per datare l’inizio della
stampa periodica che da allora
avrà un seguito organico e continuativo. In ogni caso anche
prima di allora, a livello europeo, il popolo protestante ha
avuto, e la Riforma ce lo insegna, uno speciale attaccamento
alla carta stampata, in altre parole, una sensibilità particolare
per l’informazione.
A Torre Pellice nel luglio del
1848 appare il primo numero
dell’« Echo des Vallées », formato in ottavo, linguaggio sempli
ce, naturalmente in lingua francese; gli articoli propongono riflessioni politiche, riflessioni religiose e non mancano note di
agricoltura (il giornale tiene presente la composizione sociologica delle Valli).
L’articolo di fondo del primo
numero rievoca la festa della
emancipazione, descrivendo il
Innqo corteo valdese che sfilò a
Torino davanti al re in piazza
Castello con alla testa 600 contadini (il proletariato per un
pomeriggio era in testa) e quella stessa piazza che vide trecento anni prima il martirio di
Oioffnedo Varaglia. Pietro Meille
che dirigeva 1’« Echo » verrà trasferito dono due anni da Torre
■Pellicp a Torino; il trasferimento coincide con la scomparsa
dell’« Echo » e la nascita di una
nuova testata che si stampava
nella città subalpina: « La buona no->fella » ovverossia « il giornale della evangelizzazione italiana ». La momentanea scomparsa dell’« Echo » (riapparirà
sino al ’67 e noi a nartire dal ’69
diventa settimanale) dimostra
come la prima versione fosse
troppo legata ai traslochi del
suo direttore, per certi versi è
Quel che vogliamo
Nel 1874 scompare p&r qualche
anno l Echo des Vallées e nasce
al suo posto « Le Témoin ». Nel
fondo dedicato alle linee programmatiche il comitato di redazione indica alcuni punti che traduciamo letteralmente.
Pubblichiamo il nostro giornale in francese perché abbiamo tre giornali in lingua italiana che hanno gli stessi principi
evangelici che abbiamo noi.
Inoltre perché, nelle nostre intenzioni, Le Témoin è destinato
essenzialmente a quella parte
della popolazione cui la lingua
francese è ancora familiare, ben
disposti a tradurre il nostro
pensiero nella lingua della nostra cara patria quando ci sarà
dimostrata l’inutilità di scrivere
in francese e che l’italiano è
preferito. Non siamo nel numero di quelli che pensano di essere più italiani allorché non sapremo più parlare e scrivere
francese...
Perché non abbiamo conservato il nome Echo des Vallées?
Non è solo per amore del cambiamento.
Il cambio di testata significa
in questo caso modifica non dello spirito del giornale, ma dello
scopo che si prefigge e dell’estensione che può avere. Indica, lo
speriamo, un progresso. Desideriamo, se Dio ce ne darà la forza, far conoscere i principi della nostra chiesa all’interno e all’esterno, difendere i suoi interessi, rendere una testimonianza
fedele alla verità di cui i nostri
padri sono stati martiri...
Ciò che vogliamo si può dunque riassumere come segue: il
bene, l’avanzamento della nostra
chiesa aH’interno e all’esterno,
il suo progresso nella conoscenza e nella santificazione di tutti
i suoi membri, mediante il lavoro e la cooperazione di tutte
le persone intelligenti e di buona volontà che vi sono tra di
noi.
Il ’900 apre le porte ad una
maggior separazione tra Chiesa
e mondo portatrice di una teologia intimistica'e filosofeggiante. Questa separazione più netta del politico dal religioso, della Chiesa dal mondo, si accentuerà maggiormente durante il
fascismo anche per ovvie condi
zioni oggettive.
Dal 1903 al 1908 appare, nel
quadro dello slancio evangelico,
la « Sentinella Valdese » che sostituisce il « Bollettino della
Missione della Chiesa Ev. Valdese » (nato a Firenze nel 1883),
un mensile sostenuto dal comitato per TEvangelkzazione e che
prelude, per certi versi, alla nascita della « Luce ».
Dice l’editoriale del 1” numero della « Sentinella valdese »,
ottobre 1903: « Ormai la famiglia valdese deve affermarsi e
affiatarsi: insieme dobbiamo lottare e pregare, rallegrarci e piangere; insieme dobbiamo ottenere la vittoria che è quella del
nostro gran Capitano, Gesù Cristo ».
E nel 1908- a Roma si comincia a pubblicare un nuovo settimanale di otto pagine sotto la
direzione del past. Vito Garretto: « La Luce » che « propugna
gli interessi sociali, morali, religiosi in Italia ». Con lo scoppio
della « Grande Guerra » l’amministrazione e la direzione della
« Luce » furono spostate a Firenze sotto la guida del famoso
prof. Ernesto Comba.
Quello della guerra fu un periodo importante nella crescita
del giornale, che conobbe una
vasta diffusione tra i soldati
combattenti tanto che la tiratura triplicò.
Vicende diverse accompagnarono il giornale nell’intervallo
che precedette il ventennio fa.scista, dà Firenze a Torre Pellice e poi di nuovo a Roma, nel
1923, dove era nato.
La direzione da allora passò,
per fare alcuni nomi, dal past.
Ernesto Comba al past. Paolo
Bosio e al prof. Davide Bosio
che la terrà sino al giugno del
1942. Naturalmente negli « anni
bui » che precedettero la seconda guerra mondiale, il tono del
giornale è leggermente, non decisamente, acquiescente con il
regime.
Rileggendo alcune annate ci
si rende conto come molti giudizi attuali, sulla acquiescenza
al regime di allora, almeno per
la « Luce », siano fuori luogo.
Naturalmente la « Luce » del
ventennio non è un giornale di
avanguardia o di battaelia, del
resto la riflessione politicoteologica più originale avveniva su
riviste come « Bilychnis » (19121931) che aveva tra i collaborari regolari molti non protestanti (Salvatore Minocchi, Romulo
Murri, Adriano Tilgher, Mario
Vinciguerra) o « Conscientia »,
che appare nel 1922; tra i collaboratori si segnalano: Piero Gobetti;. Giuseppe, Prezzolim,‘Mario.
Vinciguerra. Entrambe le riviste
respiravano quell’atmosfera che
Giuseppe Gangale, attraverso il
sarcasmo e l’amarezza, aveva
imposto: si voleva un’Italia rigenerata grazie alla Riforma. Ma
questo non avvenne.
La « Luce » dunque procede
parallelamente all’« Echo des
Vallées Vaudoises », qufest’ultimo conobbe vere difficoltà a causa del suo carattere francofono.
Infatti, nelTinverno 1938-39, il
fascismo operò in modo drastico quella che voleva essere (pia
illusione) l’italianizzazione delle
Valli.
E si cominciò, tanto per cambiare, dalla stampa: 1’« Echo des
Vallées » fu sospeso dal novembre del 1938.
Tra le cause ufficialmente addotte dal ministro della Cultura
Popolare figurava in prima istan
za l’incompatibilità di stampare
informazioni in lingua francese
sul suolo nazionale. Tant’è che
nel novembre del ’38 il corpo pastorale del primo Distretto giudicò prùdente, di fronte alla violenta campagna anti-francese
della stampa italiana, di rinunciare al francese come lingua
cultuale.
L’« Echo des Vallées » fu dunque soppresso e riapparve come
« Eco delle Valli Valdesi » alcuni mesi più tardi (nel dicembre
del ’39); diretto dal prof. Gino
Costabel. Era scritto compietamente in italiano, sempre sotto
l’occhietto vigile del podestà.
Dal 1942 il prof. Giovanni
Miegge assumerà provvisoriamente la redazione della « Luce » che continuerà a pubblicarsi a Roma sotto la guida del
prof. Valdo Vinay; con l’8 settembre 1943 si interrompono
bruscamente le pubblicazioni.
Riapparirà nel gennaio del ’45,
quasi sul finire della guerra, e
riprende immediatamente fiato
con l’inizio dell’epoca della ricostruzione. Il cammino, per certi
versi, pafallelo dell’« Eco », attento alla realtà delle Valli, che
ritorna bilingue, e della « Luce »
più nazionale e informativo dell’Italia evangelica, procede faticosamente, ma puntuale, nel dopoguerra.
La fusione delle testate cosi
come è oggi, è avvenuta una
quindicina di anni fa attraverso
dibattiti e battaglie sinodali.
Il Sinodo del 1%1 raccomanda nel dettato sul capitolo della
stampa di avviare a soluzione
concreta la fusione dei due periodici valdesi. Il Sinodo del ’62
prenderà semplicemente atto
dell’avvenuta fusione.
Forse qualche trauma alle
Valli ci sarà stato, ma troppo
forte,, era la volqntà di ampliare
quella voce di evangelizzazione,
informazione e collegamento tra
le comunità, che è sintomo di
una volontà più grande, quella
cioè di arrivare al giornale unico, veramente rappresentativo
del protestantesimo italiano.
Con la recente integrazione
valdo-metodista il periodico « La
voce metodista » è confluito nella « Luce »; diminuendo così la
dispersione di forze e arricchendo l’arco d’informazioni. Ma di
questo parleremo un’altra volta.
2Ü Agosto 1908
SI pubbli«« egal Sabato
ANNO 1-N. 35
LA LUCE
Propugna gl'interessi sociali, morali e religiosi in Italia
AUBONAMENXI
Scmestr« L 1,50
• • 3,00
Da Dnia«ro lopsrato Cmt. •
I ■anoMrlIU non si reslllaltcoa«
!) lUlìi: Addo L 2,50
i Estero: • > 5,00
INSKKZIONI
lints » tMfópjrdtmr L
• « i)i 2 I S tolK
< ^ • ikS • tS min
n- ^ !
Direttore e Amministratore : B. Celli. Via Magenta 18, Roma
SOMMARIO
Vsdre BartoU — I Modernisti e aei. Affollino Franttrehi. — n dottor Si-hnoller P. C. — Etsltssione,
F.nrtro Hivoin — Un »iornsle ben fatto, P. C. _
Un abboceiitnenle eon Thaw, U, Trim, - Uarnsclc
a rEiicicIics, P. C. -- ... KOd msgiii amie« Verità«,
arr. P. Lo /?» - Ls vis di D«ms..-o, F.
(.Noterello o ÌSi>lifoUymu)
n senstera Vi^onl, «»lis lotis impegoats su per le
«atoan# del giornale Lu Ptnrrtrnnn ronirn la raaaBOMcia, ha l'nrol« roventi rhe im(Hiiia inerire alparle ;
• W»p#llo-n .11 luit» I.' rouTlr.sK.t.1 di lotti I partili
te .vn-Ti-i-he en., bmii haniiii alien «copo all'iiifnurl del
l,-iii- ni .i-li le ile,-li afliclinti » rhe p,-r olirnerlo
l.iV'i '.I" n.l bilí-’ a tun» .lanno di rhi non vi ade
oerih-enii .ielln '
I polddl.
«Ilniinali í-li rleinenli tnljtlinri rhe non si presinno a
«orapiaeenti eondlseeodeaie, ad Indrcoroee rapliolaaieal. rrslstsndo alia persieli-nlr propaganda alie IL
tmrile prnineaa», alia pressioni eh» eon «i'rpfendenle
alliritá al vana.i facendo negli ufrirl, > facile induras
qual' danno morale e msi-rl.ale ne risenia il {’a.«#.
Aliare una »oca Bella »|>eranra eli« abbia a irovare
o per difenderL-l dal pericolo d
isilen
alle
tcn» la liberti »v>,d
ri.i.M T Sia silera p
gruppo « |>'rrh>> non
n.islra file consnrvm
nuuriann mai aptrt;i
suprematii della ('hi
Da 7anardelli In |>oI abbiamo fallo una d,
completa ai parliti esircini, ora andiamo per la tutela
al punto (ippualo, al clcriralisnio.
ricoloeo t’d è gii
dellr .''/ompj di l',>r
(ilcltn rhice.a dallo I sempre pref»
na unione, che aia pre-a a Mrum.-nlo di
e della liberti d< IIj Chie.sa. F. «olln que
lo, noi, agli Piati I nlti, siamo in conduii.ne
ala migliore che non tulli voi turop.'!, eh»
«so iraivat* nrlParcrdo Ira Chi.-a n Stalo
' m.dt.i cono'dn a .|ge»f ultimo per anffo
lira liberti ■.
I.A /• nrm di .\h, ■mi im imoileriii.*lA
iml'h ier I' <1 lederà di pud.. Ilr.l.dl ,u
/-Ò7-: ffi Pudre .irai, i elip Io ¡nev.t ns-
Sllliti n Ile colonne del ¡Uriti Cutlrdico.
Ni la lettera elie oc». ipn qll ri iin'iniera
farri In gioi'nnle. il l’.iilie tinrleli —
elle s 1 1 rot •#tn limi n: dei'ni.- a — ributto
Ilo IIV iT.<nr:o ;
0 ’ri no il 1’. Dartol ha f.ii 1 mnlissimo
a biiMnre ii pasto al pubblico s lile colonne
>e l’tr i suoi ex superiori.'Secondo:
egli 1 Iratlnto da' su fi Superi. ri nella ma'
nivr: .1 ■ li 1 diseriltn, ?IP.'llé Il l'enlt;’* ó
inn.b rn «hi ■J'er/o ; Ih iiliueni ’. egli li.-v
0|.en 1" «^imamente nell ‘ . dimidnnaro
corno Un li Ito la r.»ii|ingnin'il - rièsii X.
l.ii II JIO (il del Huit. li a Mo (riplien
nss'ui lo .ilt > d’neriis.t elitiiiM litiipid.v, e
-*i leg g'e jiii ■evifinicnt.'. 1 Diirto li VI riveli
un b 1 Oli ' ifi .«orillore m.xl.rr 0. seiiiplie.)
od et 'gn me senza frasi ad oli Ito. senza
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iisingbiefe apprornrloni j ,,„1
oggi che la Corte d'apjwtio di
li dolgo che i clericali >
anno fallo »perim-nli
ili • «unni di liMinIm,
!)■ Mainctilt' c drstiol*
Pagliuzze D'Oro
Ib ilo chi giub' 1(1 far g’ altri coRlctiìi. Ufoto
dii .s;i pr t.'bifc lina niiiio soci nrri volo ,i coliir» die
Silfi lostritii a pirlaro il.» «r un curiro iroj pn pi
Nciti pfft. nili,liuti tn-ppo . prinduiam ror.iggiu.«»mi nte la pane fl,c ci lufra n-ìb’ dillicolM d. Ma
vita, ed i.ccotl)af:,ii tot; gi.ii.i Krf.na gl aiti-rinlli di
esiline di Ualiiodine, che il Signore lidia sua IxmiA
<1 frocara.
1 ’a<Ire L^tirtoli
qiii'tii' c.’jcr.'ssioni rugimiosi' proiifi« di lenti
proti ruttolici romani.
Vorronjiiii) piibblicAre paro!» per parola;
m.i la strettozza dello spazio non lo con.ai iito. Del resto tigli intelligonll Lettori
ni<n sarà dillìi'ile imnginare come l'ex
Gr'siiiln rispun'la a aun difesa. Non poasiaiiin ¡iiTÙ omettere lo alali-, minacriose,
siil'liiiii parole con le quali egli chiude la
si.li-ndidn leUrni.
AsenlLiti.I,,. c medilMc :’
« K qui canctiido. Il cn.«o mio non A
isol/it". l'i non sono una jiietra eadulu per
fis'. dn iiii’nlfiira di nionfe, Soii.. mi sasso
fmien- di IU1H Va inga che s. avvicina.
Tinih- ■i da jaiil.-l 1! mondo i„. derno noti
è p.d ■oM iiieliKi,, 0 come vo ererl.de !
l'N«.» nel rp.firre, ma al Cri-sf r> gei, .ilio,
ni fri lo velare, a' Cri.slo dell stoiia e
della manl'à. Non late ombra a! Cristo 1
Negli spiriti più .sinreri, più colti c miglio-
ri della detD.'crBzia moderna c> il Cri.sto 1
(bmrd (e in allo ! Biancheggia orti, in
cielo u lìB gran Iure che è sete i giustizia
sorialv di llbiTlà. . i verit.a, In nella hier
VI è il Tristo. Sego eia anche \ >i. e non
siale 1 IÚ olir.- Iiigg ivoli lllble li un giorno rhe muore.' »
5
28 maggio 1976
_______COSTITUITA A SANTA SEVERA
Federazione Donne
Evangeliche Italiane
COLLETTIVO TEOLOGICO TOSCANO
Il 15-16 giugno ha avuto luogo a Santa Severa il 3° incontro
femminile interdenominazionale
tra battiate, metodiste e valdesi,
con circa 150 delegate, dal quale
è nata la federazione donne evangeliche italiane (PDEl). Si è
concluso così, un lavoro di vari
contatti portato avanti dal « consiglio di collegamento » per iniziare un nuovo periodo in una
collaborazione più stretta per
una presenza nel mondo come
testimonianza all’amore di Cristo.
Il sabato sera si è iniziato con
il culto con Santa Cena, la relazione del consiglio di collegamento e un’esposizione su Nairobi fatta da Fernanda Comba
membro del consiglio ecumenico. Il tema del congresso verteva sulla 5“ sessione di Nairobi
« analisi di strutture ingiuste :
qual’è il nostro impegno ».
Quest’anno si era tentato un
nuovo metodo di lavoro per la
presentazione del tema; non più
esperti ma le unioni stesse di
una data regione, in collaborazione le une con le altre, avevano
preparato uno dei vari sottotemi in una relazione da leggere
al congresso : « situazione delle
donne in Italia - disoccupazione, immigrazione, emigrazione minoranze etniche e prigionieri
politici - problemi dei minori, anziani, handicappati - poveri e diseredati ». Non c’è stato il tempo
in seguito di lavorare nei gruppi
previsti per ognuno di quesiti
settori. Comunque l’abbondante
materiale raccolto vetià Riandar
to a tutte' le unioni per una discussione più approfondita, di
modo che ne possano scaturire
delle proposte concrete di azione
a nostra portata.
Il giorno precedente hanno avuto luogo il congresso femminile metodista e quello valdese
parallelamente. Una seduta in
comune ha avuto luogo prima
della fine dei lavori.
Hanno partecipato delle rappresentanti deirUCDG, e una
sorella cantante cilena ha portato la voce di sofferenza del suo
popolo attraverso un messaggio
e dei canti.
Un resoconto più dettagliato
dell’insieme verrà pubblicato
sulla prossima pagina femminile.
M. F. C.
La teologia non è fuga da
responsabilità concrete
Bisogna fare della teologia, bisogna battersi perché ovunque si
faccia della teologia; così si
esprimeva su « L’Eco - La Luce »
del 2-4-1976 Eugenio Rivoir. Vorrei apcriungere che questo è —
nel momento attuale — il nostro
compito primario.
La teologia non piace, non solo al fondamentalista intriso di
letteralismo biblico ma ne-'nure
a Fernando Belo che, nel suo ormai famoso libro divulgativo sulla « lettura materialistica della
Bibbia », Darla della teologia in
termini di « discorso dell’impotenza »; la teologia vista come
copertura « ideologico religiosa »
che snaturerebbe la prassi Messianica » di Gesù.
In contrapposizione a questi
due modi assai diffusi di lettura e
comprensione biblica, vorrei far
notare come la predicazione e la
testimonianza di fede dei Riformatori era profondamente permeata da una riflessione di natura teologica.
La cultura teologica — a scanso di equivoci — non è « sapienza
di questo mondo » (I Cor. 1: 20),
non è neppure un discorso metafisico attorno a un « Dio sconosciuto » (Atti: 17, 23); essa na
IVI I LANO
La Chiesa mediatrice
L’ultima riunione nel quadro
degli incontri della « domenica
della diaspora » prima della pausa estiva ha avuto luogo domenica 9 masaio. Il presidente della Chiesa Metodista, pastore Sergio Aquilante, ci ha illustrato con
una rapida ma molto esplicativa
carrellata il ruolo fondamentale
della cultura cattolica in Italia.
L’argomento è stato trattato in
relazione alla possibilità di un
mutamento politico conseguente
alla prossima consùltaafeneveiettorale di giugno.
L’analisi di Aquilante ha preso
Feste di canto
Poca fantasia
In margine alla festa di canto
delle corali delle Valli, svoltasi a
Torino il 9 maggio, vorrei fare
un paio di osservazioni. Anzitutto ritengo che la partecipazione
ai culti nelle varie comunità evangeliche della città sia stato un
aspetto positivo. Per molti è stata un’occasione per una presa di
contatto con una realtà, un mondo evangelico che si conosce per
sentito dire, ma col quale non si
è mai avuto modo di allacciare
un contatto diretto, immediato.
Meno positiva invece reputo la
seconda parte della Giornata,
quando cioè tutte le corali si sono ritrovate insieme nel grande
tempio di C.so Vittorio. Qualcuno malignamente ha osservato
che per la prima volta il tempio
veniva riempito! Ma dobbiamo
dire che non lo era neppure tanto. Eccetto i coralisti, valutabili
intorno ai 250, il pubblico era
piuttosto scarso. Forse questa
assenza è imputabile al tempo
pessimo (è piovuto quasi tutto
il giorno), ma forse anche ad altro. Infatti a chi può interessare
una festa di canto? Evidentemente ad una ristretta cerchia di persone. Una festa di canto non ha
ha infatti un valore artistico,
non è l’esecuzione di pezzi celebri o particolarmente belli ed interessanti, quindi non interessa
i cultori dell’arte. Non ha neanche un valore evangelistico, perché in tal caso non si va cantare
nel chiuso di un tempio (e che
tempio!), ma si va piuttosto per
le piazze, nelle periferie, là dove
c’è la gente; e non si possono allora cantare le melodie del passato, ma si canta qualcosa che
abbia un’attinenza con l’uomo di
oggi. Quindi solo chi è »ià interessato, addentro alle nostre cose poteva trovare un interesse
per questo tipo di festa di canto.
E sono ben contento se qualcuno si è rallegrato per questo incontro e ne ha tratto un beneficio spirituale.
Mi domando però perché dopo
aver tanto parlato e discusso ed
anche litigato non si sia ancora
riusciti ad uscire dal solito schema. Sembrava che quest’anno si
dovesse innovare molto riguardo
alla festa di canto; ed invece,
tranne il mattino, siamo ricaduti
nella solita cosa di tutti gli anni.
A questo punto o c’è incomunicabilità (e la cosa è assai spiacevole), o siamo noi che abbiamo
qualcosa che non va, forse ci farà difetto la fantasia, o forse sarà altro ancora.
Ho comunque i’ impressione
che il cammino per una festa di
canto significativa sia ancora ben
lungo.
L. Deodato
IV CIRCUITO
Si è svolta per tutta la giornata di sabato 24 nei locali di
Via Pio V a Torino l’assemblea
del IV Circuito. Più di 30 partecipanti hanno preso parte al
dibattito che ha esaminato la
relazione delle singole chiese del
Circuito e quella del Consiglio.
Dall’esame della situazione pastorale l’assemblea ha ritenuto
bene richiedere alla Tavola Valdese l’invio di un pastore a pieno te.mpo e l’istituzione di un
posto di preparazione di un candidato in teologia (data la prossima « emorragia » pastorale del
Circuito).
Proseguirà l’esperimento del
bollettino del Circuito (il Piccofer Messaggero) e tutta quella
serie d’incontri circuitati che nel
corso dell’anno hanno dimostrato come il Circuito ha superato
la prova consolidando così, la
sua funzione.
LA SPEZIA
Ospite della chiesa battista, si
è riunito, sabato 22 e domenica
23 maggio, il Consiglio della Federazione giovanile evangelica
italiana. All’o.d.g. la valutazione
dei precongressi, le relazioni dei
segretari regionali, la preparazione del prossimo congresso
(S. Severa, 5-8 dicembre), la situazione del Friuli terremotato,
la situazione politica attuale in
vista delle elezioni, ecc.
La serata del sabato è stata
dedicata ad un incontro con la
chiesa metodista locale, mentre
i culti nelle due chiese sono stati presieduti dai pastori Genre
e Ribet che ringraziemo.
avvio dalla caduta dell’Impero
Romano e dalla formazione dei
regni romano-germanici. Durante
tutto il periodo del Medio Evo la
Chiesa è stato un istituto con
una funzione ben precisa. Agli
occhi delle popolazioni di stirpe
germanica presentava una note^
vole capacità di controllo delle
forze soprannaturali, rappiresentava l’elemento di continuità con
il vecchio potere, aveva un ruolo
egemone a livello di influsso sulle masse, sos'titaendo nella maggior parte dei casi lo Stato nella
gestione delle opere sociali e dell’assistenza. Così a poco a poco
il potere vescovile raggiungeva
un livello politico completamente autonomo, in concorrenza all’aristocrazia terriera e militaire.
Carlo Magno nel suo Sacro Romano Impero si basò molto sulla Chiesa come elemento di coesione sociale, ma vi contrappose
un tentativo di ricostruire una
burocrazia statale efficiente ed
autonoma simile a quella dell’Impero Romano. Il tentativo
fallì. Ditone I rinunciò a creare
una classe burocratica, si appoggiò a quella della gerarchia ecclesiastica: è il periodo dei vescovi-conti.
L’indispensabile separazione
tra potere laico e religioso viene
così a mancare. V’è unificazione
amministrativa, economica ed ecclesiastica; il dominio costituito si identifica con la Chiesa. È
il primo compromesso.
La lotta per le investiture ne
fu la conseguenza: primato temporale o primato spirituale? Decorse la riforma Gregoriana per
ridare dignità alla Chiesa. Durante l’esperienza dei Comuni sorsero nell’ambito della Chiesa movimenti portatori di spinte democratiche e rinnovatrici. La gerarchia si servì di questi gruppi fino
a quando bisognava opporsi alle
eccessive ingerenze imperiali: una vòlta scoperto il pericolo per
la struttura gerarchica o furono
riassorbiti o condannati come eretici. L’unica possibilità di mobilità sociale era rappresentata
dalla Chiesa. Farsi prete per i
ceti sociali più modesti era l’unico tentativo possibile per acquisire cultura ed un certo prestigio.
Dalla crisi della società medievale sorsero gli Stati nazionali.
La Riforma Protestante trae qui
le sue origini. Anch’essa però
non superò i limiti di una mentalità cittadina ed aristocratica, opprimendo ed eliminando le istanze democratiche dei contadini di
Miintzer. La reazione della Chiesa alla Riforma dopo un periodo
di difesa si concretizzò con una
forte spinta critica interna (Gesuiti), con una ferrea organizzazione assolutista, con il controllo
della cultura e l’appoggio ai ceti
dominanti.
Un secondo compromesso. Tra
la fine del 17“ e l’inizio del 18“ secolo la monarchia assoluta entrò in crisi. Incominciava l’ascesa della borghesia. La Chiesa però continuava a sostenere il vecchio ordine. La borghesia divenne così il fulcro dell’.anticlericalismo. Per tutta la prima m(età
del secolo scorso il liberalismo
era visto come il nemico da combattere. Furono lo scacco di Por
ta Pia ed il Concilio Ecuménico
Vaticano I a far mutare radicalmente le posizioni. Il marxismo
stavà prendendo piede. Una
Chiesa che si poneva ancora una
volta in una funzione di mediazione interclassista non poteva
non riconoscere capitalismo e liberalismo. È la nascita del Partito Popolare, della sua influenza
politica che si concretizzò con il
Patto Gentiioni del 1913. Cattolici e liberali strinsero alleanza;
ennesimo compromesso. Si tratta di una strategia proseguita fino agli ultimi decenni: la D.C.
arroccata su posizioni conservatrici. Qggi però le forze popolari
avanzano. Il potere di mediazione sociale è in pericolo. Si assiste quindi nuovamente ad un
compromesso, teorizzato dall’ultimo Concilio. La comime strategia tra forze cattoliche e marxiste.
Marco Rossi
___________________TORINO
• La preannunciata Tavola Rotonda, sui programmi dei partiti politici in vista delle elezioni,
organizzata dal gruppo giovanile evangelico, a cui parteciperanno come oratori evangelici
di tendenze politiche diverse, si
terrà sabato 5 giugno, alle 17,45
, nei lodali lÉÌi: ,cpg§a.,(>ddone, 7.
• Con un culto organizzato dai
ragazzi che ha suscitato tm simpatico dialogo con la comunità
si è concluso domenica 23 l’anno della scuola domenicale a
C.so Vittorio; il prossimo appuntamento è per il 2 giugno
per la tradizionale gita che quest’anno sarà a Meana.
• Giovedì 27, a Rivoli, presso
l’Istituto Filadelfia, tutti i monitori sono invitati all’incontro,
promosso dal Servizio studi della Federazione con la partecipazione del dott. Franco Gijadet,
di presentazione del nuovo materiale didattico per ^’istruzione
biblica.
sce da una esigenza ben precisa:
« Le cose che hai udite, da me —
scrive Paolo a Timoteo — in presenza di molti testimoni, affidale
ad uomini fedeli, i quali siano
capaci d’insegnarle ad altri »
(Il Timoteo 2: 2).
Per questo, « fare della teologia » è una necessità che ci è imposta. ’
Nella « comprensione » — non
nella giustificazione — della complessa « realtà storica » del nostro tempo sentiamo di essere
chiamati a proclamare la Signoria di Gesù Cristo; ciò significa
scegliere « la buona parte che
non ci sarà tolta » (Luca 11: 42):
non in modo individualista e
quindi « piccolo borghese », ma
rendere, nella testimonianza-, quotidiana, altri partecipi di questa
scelta (in questo contesto si legga l’episodio dello zoppo guarito
alla porta del tempio da Pietro e
Giovanni, riportato in Atti 3).
Questa esigenza è stata sentita
spontaneamente » e in « modo
contemporaneo », vuoi in gruppi
Fgei, vuoi in ambito di militanti
CpS e sinistra Adi; anche se più
costante, forse grazie ad assenze
di gerarchie, è stato l’impegno ad
« andare avanti » da parte protestante...
Facendo un bilancio provvisorio della nostra esperienza di
« studio teologico » possiamo rilevare anche quelle che paiono
essere le « note negative » del nostro lavoro...
Comie forse buona parte dei
presenti saprà, la realtà « ecclesiologica toscana », e in particolare « fiorentina » è abbastanza
articolata; questo ha impedito, a^
mio avviso, una partecipazione
più massiccia, ai lavori del « Collettivo », da parte degli evangelici fiorentini. Tuttavia, vodio ricordare, che ccMi un certo anticipo, sono stati inviati programmi
del Collettivo teologico toscano
ai pastori el alle comunità toscane; inviti personali, a cura del
gruppo Fgei di Firenze, ai lettori
cittadini di «Com-Nuovi Tempi».
Nota altamente positiva è l’impegno e la preparazione dei relatori, accompagnata dalla costante partecipazione di un buon
gruppo di militanti toscani.
L’attività del Collettivo, pur
essendo la principale, non è l’unico impegno della nostra segreteria regionale; infatti una particolare attenzione è stata rivolta al
problema dei gióvanissimi. Riunioni in tal senso sono state organizzate a La Spezia, Firenze e
si spera prossimamente a Livorno. Siamo consapevoli di essere
pochi, per la mole di lavoro che
dovremmo svolgere. Non sono i
« collettivi teologici » oggi, non
erano neppure le « campagne
evangelistiche » ieri, di per sé, segno di vitalità della chiesa; e
quando anche lo fossero, occorre
apprendere ogni giorno quella
lezione di umiltà che, nel nostro
travaglio e nella nostra stanchezza, ci fa volgere nel nostro cammino a Lui e alla Sua Parola
(Matteo: 11: 28, 30).
Eugenio Stretti
I campi di S. Severa
24/5 - 7/6
Il bambino e l’ambiente
campo famiglie (1“)
10/6 - 30/6
L’insegnamento religioso nella
scuola, nella famiglia, nella
chiesa
campo famiglie (2")
3/7 - 23/7
Lettura deU’Apocalisse
campo famiglie (3“)
26/7 - 6/8
Io e gli altri - io con gli altri
campo giovanissimi
8/8 - 18/8
Liberazione evangelica
e movimenti di liberazione
campo giovani
20/8 - 2/9
Questione meridionale
e imperialismo
campo studi
4'9 - 18/9
L’emigrazione oggi, nella crisi
sociale economica e politica
europea
campo famiglie (4“)
20/9 - 30/9
Il ruolo del pastore
nella società attuale
Quote : 1« e. 4« campo famiglie,
adulti L. 3.500 al giorno, fino a 6
anni L. 2.500 al giorno; 2”, 3® campo
famiglie e campo studi, adulti L. 4.000
al giorno, fino a 6 anni L. 3.000 al
giorno.
Campo giovanissimi : L. 33.000
complessive. Campo giovani : L. 33.000
complessive. Campo quadri: autogestito.
• Per i campi famiglie e il campo
studio bisognerà inviare all’atto della
accettazione la caparra di L. 10.000
a persona comprensive della quota di
isc'izione di lire 3.000.
Per i campi giovanissimi e giovani
bisognerà inviare all’atto dell’accettazione la quota d'iscrizioné di L. 3.000.
Indirizzo : Villaggio della gioveutù.
Lungomare Pirgy, 13, 00050 Santa
Severa (Roma), tei. 0766-78055.
6
CRONACA DELLE VALLI
28 maggio 1976
PEÌÌRÉRO
Si è concluso nel mese di maggio il ciclo di proiezioni:cinematografiche organiizzato dal Centro sociale di Chiotti e dalla Biblioteca comunale di Ferrerò.
I film proiettati a Chiotti sono
stati complessivamente una ventina e ad ogni proiezione hanno
assistito da trénta a quaranta
spettatori. A Ferrerò, invece la
iniziativa ha avuto un esito deludente, con una scarsissima partecipazione, se si esclude la proiezione del film in occasione del
XXV aprile, che ha richiamato
un pubblico molto più numeroso.
Le cause di questo insuccesso
possono essere svariate; il locale piuttosto decentrato, i film
proiettati la domenica sera, mentre forse molti avrebbero preferito il sabato, o anche la mancanza di abitudine ad iniziative
culturali di qualsiasi genere.
C’è da sperare, tuttavia, che
si possa riprendere l’iniziativa
il prossimo autunno, magari costituendo un vero e proprio
gruppo di abbonati, dato che a
Ferrerò non c’è molto per interessare la gente, fatta eccezione delle manifestazioni estive
per i villeggianti e di alcime attività sportive che interessano
soprattutto i più giovani.
PERRERO-MANIGUA
L’asisemblea di chiesa del 23
rfiaggiò'ha eletto come deputato
ai Sinodo Giorgio Montesanto
(e Tron Claudio supplente) ed
alla prossima conferenza distrettuale ‘Liliana Viglielmo e Dario
Tron (Mitzi Menusan ed Enrica
Fòèt Bisisò quali supplenti).
L’assemblea ha anche deciso
di aderire alla sottoscrizione per
il Friuli lanciata dalla Federazio^ jlelle Chiese evangeliche.
Fer'tanto tutti coloro che intendano fare delle offerte (preferibilmente in denaro) sono pregati (fi consegnarle all’anziano del
proprio quartiere o , eventualmenla-al pastóre; AflancfiéTe cose non. si trascinino tròppo a
lungo è stato proposto di chiùdere la sottoscrizione verso il 6
giugno prossimo. ,
SAN SECONDO
Domenica 16 la scinola domenicale ha preso parte al riuscitissimo incontro a Frarostino
con Finerolo e la chiesa locale.
Il culto è stato tenuto dai ragazzi che si sono poi trovati insieme per giochi ed una bella caccia al tesoro che ha riscosso un
lusinghiero successo. Ringraziamo di cuore il pastore di Prarostino e le sue collaboratrici.
• Domenica 23, durante il culto, si sono insediati i due nuovi
anziani di Barbé-Prima e del
Centro: le sorelle Elvina Godino ed Edmea Grassi. Al termine
del culto l’assemblea di chiesa
ha ascoltato ia relazione del Concistoro e laseso alcune decisioni
riguardanti la destinazione e lo
importo di alcune somme da
versare ad opere della chiesa.
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SAN germano
Domenica 23 maggio, la Corael si è recata quasi al completo
a Verona per incontrarvi la comunità locale eci il pastore Felice Bertinat. Il culto, presieduto
dal pastore locale, ci ha permesso di unirci ai fratelli dii Verona
e di Mantova che avevano potuto essere presenti. Alla liturgia
ed alla predicazione, tenuta dal
pastore Conte, si sono intercalati canti della Corale e di tutta
Tassemblea. Il simpatico tempio
duecentesco era per l’occasione
quasi troppo piccolo. Poi pranzo al sacco in ima vigna sulla
collina con graditissimo dessert
e vino locale fraternamente offerto dai nostri ospiti. Subito
prima del culto e dopo il pasto
abbiamo potuto visitare i punti
più interessanti della città, sempre accompagnati dal pastore
Bertinat, dai suoi figlioli e da
un gruppo di fratelli della comunità. La giornata, piena di sole in tutti i sensi, è terminata
con una visita all’Arena, dove
abbiamo cantato, ed a S. Zeno.
Poi è stato il momento della separazione che è giunto troppo
presto per tutti. Grazie, amici
di Verona!
• Il ritorno dalla gita è stato
rattristato dalla notizia della dipartenza del fratello Davide
Eouchard, deceduto all’ospedale
dopo una lunga degenza, all’età
di 77 anni. I funerali hanno avuto luogo lunedì; 24 maggio ed una folla di colleghi, di amici ha
circondato in questa circostanza
la moglie Elena; il figlio, pastore Giorgio Bouchard con i suoi,
i fratelli (tra cui il pastore Gustavo Bouchard), le sorelle e
tutti i numerosi parenti. Che il
Signore ci conforti con la cer-.
tezza che « sia che viviamo sia
che mòriamo, noi apparteniamo
al. Signore». Il pastore Ginò
Conte ha rivolto un breve tóessaggio a nome personale éd a
nome della Tavola Valdeséi La
famiglia è stata particolarmente ’sensibile airaffettò còl quale
molti hanno saputo circondare
e . vegliare il suo caro durante
la degenza.
• Ricordiamo il saggio deUa
Scuola materna;' tìcfmenicSi
maggio, ore 15.
• Ricordiamo ancora il bazar
di domenica 6 giugno. Saremo
riconoscenti a tutti coloro che,
nei quartieri, vorranno, .preparare oggetti, dolci ecc. per quell’occasione,
• Sabato 22 maggio ha avuto
luogo una riunione del Consiglio comunale alla quale il pubblico presente era particolarmente numeroso. L’argomento
principale all’ordine del giorno
era quello del progettato esproprio della « villa Widemann »,
attualmente di proprietà della
vedova del Signor Widemann. La
decisione di procedere all’esproprio è stata votata a larga maggioranza.
• Domenica- 30 presso la sala
teatrale valdese, alle ore 21, il
« Gruppo Teatro Angrogna »
presenterà lo spettacolo ; « La
boje», già rappresentato in altre località delle Valli.
Corsi
di perfezionamento
per i trombettieri
vaidesi
L’amico Ludwig Pfatteicher,
direttore delle fanfare evangeliche del Baden, ha trascorso una
decina di giorni alle Valli per
curare un corso di perfezionamento per i nostri trombettieri.
Quasi tutte le sere a Villar Ferosa o al Castagneto i nostri munisti hanno cos'i potuto svolgere
un validissimo lavoro. Farticx>
larmente curata là preparazicme
delle giovani ieclute. Còsi, a
poco a poco, i trombettieri vaidesi acquistano sèmpre maggiore sicurezza e « veterani » e giovanissimi formano un gruppo
sempre più affiatato e che vedremo all’opera nelle nostre comunità in varie occasioni.
Siamo assai riconoscenti al
fratello Ffatteicher per il lavoro
svolto ancora una volta in mezzo a noi, coadiuvato da tre
trombettieri del Baden, e ci auguriamo che egli possa trovare
ancora il tempo di sostenere il
nostro lavoro in questo campo
così, essenziale per esprimere la
lode della comunità dei credenti.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
é Anéhe quest’anno i corsi;: di
catechismo si sono conclusi. I
catecumeni dei vari gruppi hanno avuto un incontro con il Con-'
clstoro in cui insieme è stata
fatta una breve verifica del lavoro svolto, delle difficoltà incontrate (alcuni casi di assenze
ai corsi), del senso del catechismo che non può mai essere considerato qualcosa a sé ma costantemente riferito alla comunità, alla vita.
• Domenica 16 maggio 35 catecumeni di I e II anno hanno
visitato la comunità metodista
di San Marzano Olivete, nell’astigiano. Dopo una buona camminata dalla ferrovia sino al
paese, i ragazzi hanno partecipato al culto con la comunità
e, nel pomeriggio, accornpagnati dal direttore della casa e dal
pastore Resini, hanno visitato
Asti sotto la guida competente
del fratello Cendola. A questi
fratelli, per la fraterna accoglienza. ricevuta a San Marzano,
vada la nostra viva riconoscenza.
• Anche i corsi di precatechismo e delle scuole domenicali si
sono conclusi domenica 16 con
una giornata in comune trascorsa , insieme ai ragazzi dei Coppieri, alle Fontane (Val Germanasca). Una sessantina di ragazzi ha partecipato al culto all’aperto alle Fontane e con giochi
vari si è conclusa la giornata
bella e ben riuscita sotto tutti
gli aspetti. Ringraziamo i fratelli che ci hanno accolto.
m II Gruppo Teatro Angrogna
rappresenterà il suo spettacolo
« La Bòje » nella Sala Albarin
sabato 29 maggiò alle ore 21, su
invitò della Filodrammatica locale.
• La settimana scorsa abbiamo
accompagnato al campo del riposo le spoglie mortali delle sorelle Gaydou Metilde in Pastre
d’anni 80 degli Airali, Morel Fe-,
licita ved. Campasse di anni 82
ospite dell’Asilo, Legèr Elena Ge-,
sarina ved. Ferrò di anni 79 bri-'
ginaria di Villasecca.
AI congiunti in lutto rinnoviamo ' l’espressione ■ dèlia nostra
simpatia, invocando su di loro le .
consolazioni del Signore.
PINEROLO
Il 21 maggiò,"dopo averne rimandato la discussione per 4 sedute, il Consiglio comunale ha
approvato all’unanimità, (salvo
ovviamente il voto contrario del
MSI), lo schema di convenzione del Comune col Ministero
della Difesa, per l’utilizzazione
a partire dall’anno in corso, di
IO ofiiettori di coscienza (( nelle
attività di animazione dei centri sociali e come supporto degli . operatóri socio-sanitari a livellò di prestazioni domiciliari» (punto 5 dello schema di
convenzione).
Nella discussione, durata pochi minuti, sonò intervenuti il
consigliere Giorgio Gardiol di
Democrazia Proletaria, che ha
sottolineato le inadempienze del
Ministero della Difesa ed ha
indicato nei servizi sociali di cui
la città ha tanto bisogno l’impiego « naturale » degli obiettori; il consigliere socialista Marco Gay ha invece messo in
risalto il carattere politico della
decisione che, al dilà delle con
seguenze operative segna il riconoscimento, da parte del consiglio comunale, del diritto di
rifiutare il servizio militare armato. per motivi « ideologici o
religiosi ».
Resta da vedere quanto tempo occorrerà per la ratifica della convenzione e la sua entrata
in vigore.,
Fer chi fosse interessato,, il
testo dello schema di convpnzionej composto di 8 punti, dovrebbe essere disponibile presso il Comune.
BOBBIO PELLICE
All’ospedale di Torre Fellice,
dopo una lunga e pesante malattia, è deceduto il 23 maggio
il nostro fratello Giovanni Eliseo Davit (via Sibaud-Caserma)
di anni 71. •
Ai figli e ai familiari tutti rinnoviamo Ta nostra simpatia.
TORRE PELLICE
CATECHISMI
E SCUOLE DOMENICALI
Damenica 16 maggio presso
il Castagneto di Villar Pellice,.
ospiti dei signori Lazier, gli ol-^
tre 60 catecumeni dei primi tre
anni si sono riuniti con i Caie*
chisti per la conclusione dei
comi di catechismo. La predicazione del pastore prendeva lo
Spunto dal racconto di Matteo
sull’ingresso di Gesù in Gerusalemme, rilevando' che Gesù
allora era oggetto di or>nosti sentimenti: gioia dei discepoli, paura dei capi e della nopolazione
di Gerusalemme; quali sentimenti abbiamo noi oggi nei confronti di Gesù? Chiarire la nostra posizione nei confronti suoi è, in
realtà, lo scopo del catechismo
e, in particolare del programma
svolto in quest’anno.
I catecumeni si sono riuniti in
grunpi di ricerca sui temi principali dei corsi svolti. Il I e II anno ha dibattuto in particolare il
problema del battesimo (di acqua - di Spirito Santo), con speciale riferimento al battesimo
dei bambini, e il tema del processo a Gesù, perché è stato condannato e da chi; come viene oggi
giudicato. Il III anno si è soffermato principalmente su tre temi: il significato reale oggi del
peccato; il significato dell’annuncio della redenzione idi Cristo per
l'uomo e per la società; che significato ha parlare dell’etica
cristiana.
Le Scuole Domenicali hanno
partecipato ai vari incontri di
canto che si sono tenuti alle Valli. A Bobbio le Scuole Domenicali degli Appiotti e del Centro si
sono trovate con quella locale e
con la comunità, nel Culto e in
attività varie. La Scuola dei Coppieri si è recata a Rodoretto. Domenica 30 maggio, pressò la Foresteria Valdese , le Scuole Domenicali pre-catechismi del
Centro presiedé'fadho il Ctìlt6“'à :
conclusione dei còrsi ‘è si riuniranno poi per attività in comune, avendo come ospiti alcuni ragazzi dell’Uliveto.
ASSEMBLEA’DI CHIESA ■
Riunita in assemblea la chiesa
di Torre Pellice ha eletto come
deputati al Sinodo per la Sessione 1976 i fratelli Armand Hugon
Augusto, Gnone Marco e Michelin
Salomon Walter. Per la Conferenza Distrettuale sono stati eletti i fratelli Mirella Bein Argentieri, Daniele Michelin Salomon e Anna Ribet. Il Cassiere,
Anziano Roberto Coisson, ha
presen,tato il resoconto dell’anno finanziario concluso e la previsione per i successivi 8 mesi,
comunicando che le previsioni erano state superate con un lodevole sforzo da parte della comunità. Anche la raccolta degli aiuti per il Friuli ha già ragg.unto
una buona cifra, benché sia ancora aperta.
L’Assemblea si è occupata ancheh della procedura per la designazione del pastore titolare,
dopo la proclamazione della vacanzà e si è trovata d’accordo
col Concistoro che intendeva
convocare l’Assemblea elettiva
entro giu "-no. La data sarà definita in accordo con la Commissione Esecutiva Distrettuale.
ANGROGNA
VERSO MORGES
La Corale Valdese e il Minicoro del Collegio, assieme ad altri membri della nostra chiesa,
partono per Morges giovedì 27.
A loro abbiamo affidato il nostro
saluto per la Chiesa Riformata
di Morges, nella certezza che il
legame tra le nostre comunità
si farà sempre più stretto e operante.
NOTIZIE VARIE
Nel mese di maggio alpiinì nostri fratelli ci hanno lasciato.'Dopò’L«zgi Peyronél, di dui è già
stata tratteggiata la inditnentidàbile figura, ricordiamo Alfonso
Rivoir, Pietro Enrico Genre e
Charbonnier Ernesto. Alle famiglie in lutto rinnoviamo respréssione della nostra solidarietà, come credenti in Cristo risorto.
Il 15 maggio ai Coppieri hanno
chiesto la benedizione del Signore per il loro matrimonio Rivoirà Cesare e Paschetto Maria Laura. Sia con loro il Signore e la
sua Parola li guidi nella comunione di vita.
L’amministrazione comunale di
Angrogna ha deciso di stanziare un primo fondo di L. 100.000
per i terremotati del Friuli e
di aprire una sottoscrizione per
lo stesso scopo. Le eventuali offerte si accettano al Comune e
saranno devolute per la ricostruzione della zona sinistrata
del Friuli secondo gli accordi
presi con la Comunità Montana
Val Pellice.
• Domenica prossima, 30 maggio, avrà luogo, nel pomeriggio,
nella Sala Unionista, il Bazar annuale organizzato dall’Unione
Femminile. Il provento è destinato alla realizzazione dei due
mini-alloggi per anziani, i cui
lavori dovrebbero iniziare fra
breve. Tutti sono cordialmente
invitati a trascorrere il pomeriggio con noi.
ATTO DI ONESTA’
Alcune settimane fa, la mamma andando al mercato aveva smarrito una
banconota da 10.000 lire. Non aveva
la minima idea dove le fosse capitato Finconveniente. Venerdì recatasi
per piccoli acquisti alla pasticceria
Comba, ha avuto la lieta sorpresa di
vedersi restituire la banconota che le
era caduta per terra (cosa che può
capitare a tutti, ma specialmente alle
persone anziane).
È un raro fatto di onestà, specialmente in questi tempi in cui abbondano i rapinatori e ladri.
Ringrazio sentitamente i sig. Comba del loro atto e non solo dal lato
materiale.
Leo Coisson
Scuole domenicali
di Angrogna e Villar
a Coazze
Favorita da una bellissima
giornata, si è svolta domenica
la gita delle Scuole Domenicali
di Angrogna e di Villar Pellice
a Còazze. Dopo aver ammirato
i laghi di Avigliana, siamo giun
ti nella bella cittadina di Coazze dove abbiamo partecipato al
culto con la comunità locale. La
piccola chiesetta si è riempita
tanto dà'ùover 'aggiùngere sedie. Abbiamo , cantato ‘ assieme-.
con la comunità gli inni indicati dalla comrnissiòne canto
sacro per le feste di canto, ed.
in più ciascqna delle due scuole
domenicali ha cantato un inno.
Il bellissimo parco del municipio, che è proprio davanti alla chiesa, con la sua ombra e la
sua attrezzatura di giochi, ci ha
ospitato per il pic-nic e.d il pomeriggio. Lasciati a malincuore
scivoli ed altalena, i bambini
hanno poi partecipato ad una
serie di quiz e di giochi preparati da Ethel Bonnet e Silvia
Geymet che ha permesso un incontro più profondo fra i bambini delle due scuole domenicali. Vi è poi stato il solito gelato, mentre la comunità di Coazze ha voluto prepararci un’apprezzata tazza di tè.
Alla Comunità di Coazze ed
al pastor Rutigliano che ha passato la giornata con noi, il nostro grazie.
AVVISI ECONOMICI
— Famiglia pastorale acquisterebbe
pianoforte d’occasione. Telefonare
a Bruno Rostagno, (0121)8519 Frali.
Dopo una lunga prova ci ha lasciati
Davide Bouchard
di anni 77
Addolorati, ma riconoscenti per la
affettuosa solidarietà rTcevuta, ne danno l’annunzio : la moglie Elena ; il figlio. Giorgio con la moglie Lucilla; i
nipotini Daniele, Andrea e Sara; le
sorelle, i fratelli, ì cognati e i nipoti.
S. Germano Chisone, 22 maggio 1976.
fi Nessuno di noi vive per se stesso, né muore per se stesso. Sia
dunque che viviamo o che moriamo, noi apparteniamo al Signore ». (Romani 14: 7)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Alberto Peyronel
ricenoscenti ringraziano il Dott. Vivalda. i vicini di casa Giacomino Enrico e Refourn Emilio, il Pastore Cipriano Tourn, e quanti sono stati loro
vicini nella triste circostanza.
Linsardo dì Ferrerò, 18 ^naggio ’76.
7
28 maggio 1976
L’ECO
DELLE VALLI VALDESI
Cronaca deti& Valli
Alle Vaili oggi
E’ Roma
che deve
cambiare
VALUTAZIONI SULLA CIRCOLARE « ASTENGO »
P 1 NE ROLO
-:ni:
Nuovi
Poche settimane ci separano
dalle elezioni politiche dèi 20 giugno. Elezioni che hanno un'importanza decisiva per il futuro
del paese e quindi anche per le
nostre valli. Il clima preelettorale è vissuto con minor « passione personale » delle recenti consultazioni comunali, provinciali e
regionali. È un fatto assolutamente normale: pochi sono i candidati delle nostre vallate presenti nelle liste elettorali per la
Camera ed il Senato, c’è maggiore freddezza nelle valutazioni,
nonostante sia chiaro a tutti che
la vittoria ottenuta il 15 giugno
dello scorso anno avrà un senso
ed un seguito concreto se le elezioni politiche confermeranno
questa volontà del paese. Se no
a poco servirà che i nostri piccoli comuni siano gestiti da giunte
di sinistra, quando si sa (e l’attività delle Comunità Montane
lo ha largamente dimostrato)
che se i rapporti di forza non
cambiano a Roma, a livello politico, tutto resta come prima.
Se la sinistra non confermerà
le sua posizioni del 15 giugno, il
paese continuerà ad essere fatto
a brandelli dalla classe politica
attuale.
Che le nostre valli abbiano dimostrato. col loro voto, questa
precisa volontà di cambiamento in una prospettiva di governo a sinistra è indubbio:
un’occhiata alle due ultime consultazioni, del 12 maggio,. 1974
( referendum sul divorzio) e del
15 giugno 1975 (amministrative)
conferma questo giudizio in modo inoppugnabile. Anche un comune di antica tradizione liberale come Torre Pellice, ha visto il
15 giugno al primo posto il partito comunista, senza parlare di
altri piccoli comuni in cui i partiti della sinistra hanno raggiunto delle percentuali altissime, del
70 e 80%/
Il 20 giugno si tratterà quindi di consolidare a livello nazionale questo cambiamento voluto
dai lavoratori, verché analmente, dopo 30 anni di malgoverno
democristiano {e dei suoi alleali), la volontà popolare possa sostenere una nuova politica e uomini nuovi.
Di fronte alle pesanti accuse
(tradimento!) rivolte dall’episcopato italiano e dal papa contro
quei cattolici candidati come indipendenti nelle liste del PCI,
l’Eco del Chisone ha preferito
minimizzare e trascurare il fatto (l’editoriale è dedicato ad .Agnelli!),. limitandosi a chiedersi
se una eventuale scomunica ha
basi giuridiche sufficienti.
Certo, per un giornale che non
si vuole clericale ma laico, ritirarsi nell’esegesi del diritto canonico invece che affrontare apertamente il problema, è utile commento alla ’’linea” di questo settimanale che si vuole ’’averto”,
’’progressista”.
Pochi nel pinerolese hanno attaccato la DC così duramente come don Morero, pochi hanno denunciato la sua politica corrotta
e antipopolare con accenti così
aspri. Ma quando arrivano le elezioni, puntualmente, manca l’inchiostro per tirare le logiche conclusioni.,
Dopo il baccano che la DC ha
fatto in seguito alVelezione di
Zaccagnini a segretario del partito, alle affermazioni verbali di
rinnovamento, di linea e di uomini-, guarda up po’ qhi si rivede
in prima linea: quelle solite facce purtroppo ben conosciute con
Fanfani in prima fila (questo si
che è tradimento!,). ,
Soltanto una chiesa preoccupata di conservare il suo potere
ed i suoi privilègi a danno della
nazione può avér intéressè a sostenere questi falsi campioni deh
la fede. ' '
» Ermanno Genre
Dall’analisi della premessa del
documento emerge intanto, a
mio parere, la considerazione
che si impone ormai una corretta gestione del territorio che
sia in grado di rimediare ai guasti subiti, non solo nello stato
fisico delle città e del territorio, ma anche negli oneri economici e sociali e questo è possibile se vengono decisamente rimosse tutte le forme di rendite
parassitario che riguardano i
suoli e l’edilizia da produrre.
Il perno fondamentale su cui
può e deve modificarsi l’amministrazione e la gestione del territorio è che essa deve passare
da un sistema di controllo ad
un sistema produttivo.
Solo una conversione in tale
senso può assicurare non tanto
e non solo una efficienza adeguata alle necessità ma la graduale rottura con il passato.
Da questo tipo di conversione si può ottenere e raggiungere un’economia del territorio
che, dal disordine e dagli sprechi delle risorse, riporti in termini di bilancio, di costi e di benefici a verificare tutte le scelte
ad ogni scala.
È un modo attivo e produttivo di governare il territorio, che
mette in evidenza quanto oggi
le amministrazioni pubbliche,
vuotate di attributi e di mezzi,
siano necessarie.
Controllo dell’edilizia
Ciò che più sconcerta, al di là
del fatto che ben 1153 Comuni
del Piemonte si trovino in condizioni di non poter controllare
lo sviluppo edilizio, è che risulta che le leggi che maggiormente consentono il controllo pubblico dell’uso del suolo, cioè la
167, la 765 e la 865, sono largamente disapplicate e oltretutto è
ampiamente disapplicato, spesso
con evidente violazione della
legge, il 5” comma dell’art. lO
della legge 765, che consente il
rilascio di licenza edilizia solo
nei casi in cui le aree siano dotate delle opere di urbanizzazione primaria.
Ciò, oltre a provocare un incalcolabile danno alle risorse
pubbliche, lascia l’iniziativa alla
proprietà privata che propone
lottizzazioni convenzionate, inadeguate alle esigenze generali di
piani generali.
L’alternativa dalla Regione
Ma qual è ralternativa che
propone la Regione?
La prima necessità che si evidenzia è il rafforzamento delle
strutture tecnico-amministrative
preposte alla pianificazione e gestione delle risorse territoriali,
ciò al fine di porre gli organi
elettivi (Comuni) in condizione
di poter esercitare il controllo e
la gestione del territorio.
In tale prospettiva la Regione
propone che ai Comprensori,
quali articolazioni del Governo
regionale sul territorio, sia delegata l’attuazione dei piani urbanistici territoriali di coordinamento, mentre ai sub-compreMsori (Consorzi di Comuni,
Comunità Montane) intesi come organismi di gestione del
territorio viene concessa la delega di attuare a tempi brevi
piani regolatori intercomunali,
utilizzando a questo fine tutte
le forme di aggregazione possibile, parendo indispensabile, per
affrontare concretamente ,e seriamente i problemi di gestione
dei servizi e delle infrastrutture, superare i ristretti ambiti
comunali.
Prima che si possa attuare
_________LA « BOJE » a TORRE PELLICE
Una valida iniziativa
La recita dei giovani di Angrogna sabato sera al Cinefórum di Santa Margherita richiederebbe su « L’Eco-Luce » un
commento assai più lungo di
quanto non si possa fare nello
spazio disponibile, soprattutto
perché rappresenta qualche cosa
d’importante per il futnro, proponendosi un impegno in chiara antitesi agli spettacoli ai quali si dedicava la gioventù (me
compreso) di tempi più o meno lontani.
Per procedere con ordine si
deve prendere da una parte lo
spettacolo e dall’altra il suo
contenuto, anche se non sono
del tutto separabili.
Sullo spettacolo si rileva anzitutto una regia molto buona e
attenta nel coordinamento delle
azioni, nel susseguirsi dei movimenti nell’impiego delle luci e
dei suoni e in genere di quanto
le compete. In questo quadro e
con riferimento agli attori è notevole l’equilibrio fra di loro.
Le loro prestazioni, la loro efficienza, appaiono come un lavoro di gruppo. Ovviamente il cantastorie, che dipana le fila di
tutta l’azione e fa da sostegno
con la sua chitarra a tutto lo
spettacolo, rappresenta la colonna portante, ma .non soffoca, non
dilagai npn iutia spazio. Mò)te
altre nòte .positive è afiche negative si potrebbero fare. Ma
non posso dilungarmi e accenno
solo alle macchiette il cui làtò
ridicolo straripa un po’ sulla
realtà squallida e tragica dei
personaggi chiamati in causa.
C’è poi da -Rilevare l’imnégno
degli attori' Non hanno dovuto
fare acrobazie psicologiche e vestimentarie. per impersonare
possibili antenati o storici nemici, rfia la rappresentazione
dei, divèrsi ruoli Collettivi (lavandaie, operai alla catena, con
tadini, filandiere ecc.), affidata
unicamente al gesto, vuole, in
più della complessità del lavoro, una preparazione impegnativa e generosa.
Infine il contenuto, del quale
si può parlare senza tener conto della discussione che ha fatto seguito alla rappresentazione
a richiesta degli attori. Il contenuto si dichiara rivoluzionario
e tocca i temi della scuola, della democratizzazione delle forze
armate, della validità degli scioperi, dell’applicazione e del cambiamento della costituzione.
A queste proposte il pubblico
reagisce: perché non approfondire il tema dell’obiezione di coscienza, ragionare su esercito di
mestiere e esercito popolare, vedere come si concilia il potere
agli operai e il rispetto della costituzione, precisare il dopo a cui
si punta, la nuova costituzione
che si vuole.
In sostanza, dicono gli attori,
noi facciamo del teatro e non
deH’imbonimento politico e della predicazione religiosa, e poniamo dei problemi a un pubblico che non è un gregge, ma
ha posizioni e ideologie diverse.
Ci sarebbero chiaramente ancóra'ifiolté cose da diré sul-pùbblibò- che c’era e su -quello che
non ò’éta ; esempio : .ufi passante dèllà' strada che confidava a
un altro, additando il Cinefórum: «non ci vado: sono i soliti comunisti che danno spettaoòló ». ■ ,
Concludo e dico: «Bràvi! continuate. E non lo dico per solidarietà giovanile. , Imitando i
battitori di grano mi avete ,rieordato che la mia prima .moneta l’ho guadagnata su di un’aia
di Angrpgna: dieci ore di cavaglia: dièci soldi... ternpo fa.
G. A. Comba
questo programma, rimane, purtroppo la realtà contingente.
Anche da un semplice sguardo alla situazione di diffusa carenza di strumenti presso gli
Enti Locali si percepisce che
occorrono ovunque atti concreti
e immediati, anche se ovvi, per
normalizzare una situazione di
disagio e impotenza nella quale
si trovano gli amministratori. A
tal fine la Regione consiglia di
attivare, con il contributo di finanziamenti regionali, là dove è
possibile, uffici di piano in grado di sopperire autonomamente
e alla redazione e alla gestione
della pianificazione attuale e futura, avvalendosi di elementi
professionalmente idonei da incaricare con contratti a termine
Avviare subito l’aggiornamento delle cartografie e a fronte
dei numerosi casi procedurali
dovuti alla grande varietà di situazioni amministrative si consiglia di affrontare piani di minima previsione o piani di servizi in attesa ed in preparazione di piani intercomunali.
Tali Comuni, in attesa, continueranno ad adottare lo strumento preesistente. I Comuni
per i quali la salvaguardia sia
scaduta sono invitati a riadottare lo strumento preesistente
con delibera di Consiglio, dopo
aver apportato varianti comunque restrittive da eseguirsi celermente.
Dove manchi ogni strumento,
si invita a presentare, con deliberazione di Consiglio, la perimetrazione degli abitati.
Incontri di zona
Lo spazio a nostra disposizione non ci consente in questa
sede di approfondire, come meriterebbe, la Circolare; comunque la Comunità Montana Val
Pellice, nella sua Presidenza e
Ufficio di Piano è a disposizione per incontri da organizzarsi
su indicazione degli organismi e
dei gruppi interessati.
A livello di zona, tali incontri, oltre ad affrontare singole
situazioni contingenti al fine di
trovare soluzioni necessariamente anch’esse contingenti, potrebbero affrontare in modo nuovo
la programmazione futura, che
senz’altro troverà attuazione nei
tradizionali strumenti degli standard edilizi, degli usi civici, degli accorpamenti, dei piani dei
servizi e degli oneri di urbanizzazione ma che dovrà aver Chiàri, a monte, gli obiettivi politicoamministrativi che si intendono
perseguire apnunto attraverso
strumenti quali il piano.
Ciò perché, in realtà, in passato ed ancora oggi, la redazione dei piani urbanistici è avvenuta senza una preventiva defi;
nizione degli obiettivi politici
che si intendevano perseguire,
emarginando così dalle scelte i
cittadini, i partiti, i sindacati e
le forze di base.
In effetti, la partecipazione si
riduceva esclusivamente alla
presa di conoscenza, in sede di
pubblicazione, degli elaborati
grafici, cioè dei documenti spesso di non facile comprensione
e dai quali non è certo semplice
risalire alle finalità.
Questa situazione pirò essere
superata sulla base di^ analisi
conoscitive § di un; p.reciso quadro delle risorse in mo<Jo che
si possa, come un aippiò e realistico dibattito .fra. cititadini, e
forze sociali, predisporrà il Quadro preciso degli obiettivi da
raggiungere.. .
(Longo Arch. Pletoarlo)
fir.rìi.Si.'
t',! 'iói/i
circa 800 persone hanno pre-, ■
so parte martedì 25 sera, alla
manifestazione organizzata da
Democrazia Proletaria, a Pinerolo, in solidarietà con i compagni processati presso il Tribunale di Pinerolo il giorno successivo. Dopo., aver percorso le
vie della città scandendo slogans
a favore di un ^verno della sinistra, per la libera organizza'
zione dei militari nelle, oaserroe
(alla manifestazione si sono uniti parecchi militari), contro l’aùr
mento dei prezzi, a favore .delle,
numerose famiglie che a Pinerolo vivono in case pericolanti è
malsane, il corteo si è concluso
con alcuni brevi interventi : di
un militare che ha denunciato
la situazione di repressione nelle caserme e la volontà organizzativa dei soldati che lotta per
la democrazia e del candidato
alla Camera per Dernocrazia
Proletaria, Giorgio Gardiol, che
ha ricordato la limga serie di
processi per reati politici (oltre
300 dal ’73 ad oggi), ricordando
in particolare gli studenti che
organizzarono blocchi stradali
per avere dei trasporti meno cari, ecc., denunciando la funzione repressiva della magistratura pinerolese.
In segno di solidarietà con i
compagni che compaiono in tribunale méntre andiamo in macchina, erano già state app^vate due mozioni, l’una del Consiglio di Istituto del Bimiva,
l’altra sottoscritta da oltre
studenti.
200
Hanno collabòràtp:' Davide
Babboni, Mari.e-France e Renato Coisson, Giovanni Conte, Franco Davite, Dino Gardiol, Giuseppe Platone, .Alfre^
do Sonelli, Liliana Viglielmo.
regione PIEMONTE
Approvata
la legge
sul diritto
allo studio
Dopo ampie consultazioni, dibattiti, polemiche, la Regione
Piemonte ha approvato martedì
25 maggio la nuova, legge regionale sul diritto allo studio con 29
voti favorevoli e 20 contrari.
Hanno votato a favore: PCI, Pai
e ULD (unione liberale democratica), contrari la DC, PRI e PLI.
Assenti, al moménto del voto i
socialdemocratici. '
La Regione, aveva, in seguito
alle consultazioni con gli Enti locali, ai dibattiti tenutisi ovunque’, rifatto la legge (n. 82), presentando la 82 bis, con to quale
la maggioranza ha affermato
aver tenuto conto delle richieste
proposte dalla base.
La legge diventerà subito operante, trattandosi di un proviledimento urgente. I 13 miliardi
stanziati per l’assistenza agli stu;
denti saranno dunque assegnati
sostanzialmente a favore delle
scuole statali, salvo la scuola
materna che continuerà ad essere sovvenzionata dalla Repone.
Il capogruppo del iPCI alla Camera Bontempi-(sindaco di Porte), ha affermato, fra Laltro: « Al
dilà delle esasperazioni e degli
isterismi, sarebbe ingiusto sottovalutare l’importanza del confronto che si è sviluppato attorno a questo provvedimento. La
maggioranza ha dimostrato di
èssere aperta ai cpntributi positivi, accQghfiA,to jl? indicaziom
emerse nelle consultazioni. Abbiamo fatto una legge che rispetta gli interessi generali del Piemonte e la scelta in positivo in
favore della scuola pubblica non
punisce la scuòla'privata. Lo ve-dremo fra qualche mese, quando
hessun*alliévcii'j3e)te scuole materne, dico hes’SUfiO, potrà dire
di essere rimasto escluso dai benefici reglonalt: E-questa, secondo nói, é ìa pròva più inenuivo‘fcabile che il^ provvedimento è
.giusto e mfatto discriminante ».
8
Costruire
contro la
J-’ITALIA VERSO LE ELEZIONI - ANCHE GLI EVANGELICI SI PRONUNCIANO
La. mozione del
Consìglio FGEI
una diga
corruzione
Nella storia di questa sfortunata Repubblica Italiana c’è stato nel 1948 un 18 Aprile. Chi lo
ha vissuto ricorda la sfrenata
propaganda che invitava gli italiani ad unirsi per costruire una
solida diga contro il socialcomunismo minacciante; che sfruttava tutti i più frusti argomenti
da guerra fredda; che mobilitava tutte le forze disponibili per
una battaglia che si concluse
con l’inizio di un regime democristiano, che ci ha portato al
punto in cui siamo.
il 20 Giugno 1976 gli
Italiani sono chiamati a costruire una diga solida e resistente •
ma una diga che sappia contenere, e respingere, la prevaricazione del potere, la corruzione
del potere, la incapacità del potere, la insensibilità del potere
che per trent’anni ci hanno deliziato trascinandoci tutti qui dove siamo finiti. E alla costruzione
di questa diga anche noi siamo
chiamati, non fosse per altro
per il fatto che nelle lotte propagandistiche cui assistiamo si
fa largo uso, con altre, della parola « cristiano ». L’esperienza ci
insegna come l’abuso di certe
parole ne snaturi completamente il significato, portandole ad
una consunzione che le priva del
loro contenuto e che obbliga a
riconsiderarle per dar loro un
significato comprensibile ed accettabile. E su tre di queste parole, con il cui abuso si tenta di
frastornarci, vorrei pregarvi di
riflettere per trarne poi, ciascuno di noi, le conclusioni relative.
modello di organizzazione politica da proporre sembra ovvio;
semmai cristiani dovranno essere le motivazioni e i modi di
partecipazione ad organizzazioni proposte da altri. Come sembra anche evidente che di fronte al « potere » che di ogni organizzazione sociopolitica è la
espressione, la posizione del cristiano non possa essere che critica e non di cieca adesione. Il
che non esonera naturalmente
dalla necessità di una scelta fra
le diverse proposte che ci vengono offerte. Ed in tale scelta il
criterio fondamentale sembra
debba essere quello della valutazione di quali tra di esse assicurano meglio il rispetto dei
valori fondamentali che sul piano della vita associata il cristiano non può non affermare e difendere: la responsabUe libertà
e la dignità dell’uomo; di tutti
gli uomini, anche e soprattutto
dei più indifesi, di quelli che il
Vangelo chiama i «minimi». Di
quelli, e sono tanti, che non han
no partecipazione, neppure parzi^e al potere; che non hanno
robusti sindacati, imprenditoriali ed operai, che li difendano;
che non riescono ad interessare
ai loro problemi di minoranze
Il « potere » che dovrebbe tutelarli; che sono gli eterni emarginati e le eterne vittime della
storia.
Chi fra coloro che ci chiedono
Il voto sarà meglio in grado di
assicurare a tutti ù deboli e gli
indifesi un minimo di dignità e
di libertà responsabile?
p®®^oro, quando li avrete
identificati, date l’apporto della
vostra pietruzza perché dalle elezioni del 20 giugno esca una solida invalicabile diga contro la
prevaricazione, la corruzione, la
incapacità, la insensibilità del
potere. Di quello che ci ha afflitto per trent’anni e che non
dovrebbe più continuare ed anche di quello che, come è nei voti almeno di chi scrive, potrà
sostituirlo.
Niso De MicheUs
Il voto del 20 giugno alle sinistre perché
Paese possa cambiare
Nel valutare l’attuale situazione politica e in particolare il
ruolo della Egei di fronte alla
prossima scadenza elettorale del
20 giugno,
riaffermiamo che la predicazione dell’Evangelo nel contesto della lotta di classe per la
costruzione del socialismo è per
noi esigenza prima e determinante.
Perché questa predicazione
possa avvenire, è anzitutto necessario essere presenti nel contesto reale di questa lotta. In
questo senso riteniamo positivo e coerente con le posizioni
più volte espresse dalla Egei che
un crescente numero di credenti appoggino i partiti e le organizzazioni della sinistra, non in
modo generico, ma come militanti al loro interno e con la presenza nelle liste di questi partiti.
Esprimiamo perciò la nostra so
Il perchè di una scelta
Per informazione dei lettori pubblichiamo
ampi stralci della dichiarazione sottoscritta da Paolo Brezzi, Mario Gozzini, Raniero
La Valle, Piero Pratesi, Angelo Romano,
Massimo Toschi (noti esponenti del mon
do cattolico accusati di "tradimento" dai
vescovi e dal papa) e Tullio Vinay, in cui
Illustrano la loro posizione in questa campagna elettorale quali « indipendenti » nelle Uste del PCI.
Pemocrazia
La prima è « democrazia ».
Governo di popolo, dice la etimologia. Governo per. delega, dice la interpretazione parlamentare. Governo di maggioranza,
dice l’uso comune. Governo che
assicura il rispetto delle minoranze, dice la interpretazione di
radice illuminista. Governo di
eguaglianze sociali, dice la interpretazione marxista. Governo di^ partecipazione a tutti i livelli, dice la più avanzata accezione. E noi quale democrazia
dovremmo cercare di assicurare per vivere, da minoranza come siamo, in un paese impregnato di « cultuaa » cattolica?
Comunismo
La seconda parola è «comunismo ». Un mostro trinariciuto
che si mangiava i bambini a colazione e travolgeva ogni valore
civile, si propagandava nel 1948.
Il capitalismo di stato, si disse
poi valutando certi aspetti dello stalinismo. Mobilitazione delle masse e valorizzazione della
loro capacità di autogoverno,
tentò di dimostrare Tito in Jugoslavia. Partecipazione di base
ad un grande sforzo produttivo
di massa, andò realizzando Mao
nell’enorme spazio cinese. Sviluppo nazionalistico con chiari
segni di autarchia, cercò di mettere a punto Castro nella piccola isola di Cuba e nei più vasti spazi sudamericani. Contributo della efficienza organizzativa del Partito e alleanza con
ogni forza disponibile per il superamento della grave crisi contingente, ci dice l’eurocomunismo con le diverse accentuazioni francese o italiana alla Berlinguer. Cosa può voler dire veramente per ciascuno di noi oggi la parola « comunismo »?
« Il momento di grave emergenza che l’Italia attraversa provoca; come prima reazione positiva^ 1 assunzione di una responsabilità politica nuova da parte
di molte persone che, pur efficacemente presenti in vari campi della vita del Paese, erano rimaste finora estranee ad un impegno politico diretto. Questa
prova di vitalità, questa rivincita sulla rassegnazione e sul pessimismo, ci sembra una grande
ragione di speranza. In questo
quadro abbiamo ritenuto anche
noi, come molti altri amici, di
non poterci sottrarre a un più
esigente coinvolgimento persónalé, accettando conie indipendenti^ la candidatura per il Se
nato o per la Camera che ci veniva proposta dal gruppo della
Sinistra Indipendente o direttamente dal PCI.
« Questa proposta, non implicando né la richiesta di un’adesione ideologica al marxismo, né
quella di una assunzione di tutti
i contenuti programmatici e delle metodologie proprie del Parti'
to comunista, riconosceva l’autonomia del nostro discorso e delle scelte parlamentari di quanti
fra noi venissero eletti; autonomia che alcuni di noi intendono
esprimere, se eletti al Senato,
nella partecipazione al gruppo
della Sinistra Indipendente e
che, per gli eletti alla Camera,
si eserciterà nelle forme che la
situazione parlamentare suggerirà alla loro libera valutazione.
« La scelta che abbiamo fatto,
accettando tali candidature, è
dunque politica, ed appartiene al
regno della relatività e della
storicità della politica, che è solo
un momento, per quanto importante, della libertà e della creatività umana, e non esaurisce
tutta la nostra vita.
« Il fatto che noi siamo dei cristiani non qualifica e non connota politicamente la nostra scelta; riteniamo però che ciò rappresenti una ulteriore prova che
i confini della comunità di fede
sono più. ampi dei confini di un
partito, e che le due realtà, quella della aggregazione politica e
quella della , comunione ecclesiale, non sono né identificabili né
sovrapponibili. Se in questa situazione, priva di garanzie e sicuiezze precostituite, la nostra
azione ci farà riconoscere come
cristiani, è nostra speranza che
ne risulti anche testimoniata la
fede.
« La singolarità della situazione italiana fa sì che questa scelta ci collochi in una area caratterizzata dalla presenza autorevole del Partito comunista, e in
un rapporto privilegiato con esso,
avendo accettato di iscrivere sotto il suo simbolo la nostra partecipazione alla battaglia elettoPoiché non ovvia, questa decisione contiene un messaggio:
è quello della rottura di una impossibilità, del superamento di
un rifiuto pregiudiziale e prepolitico, rifiuto che, nel momento
in cui il Partito comunista si apre con innegabile larghezza a
nuove istanze e a nuove dimen
Crociata per posta
Cristiano
E la terza, che ci riguarda più
davvicino, è la parola «cristiano », dopo lo sconcio abuso che
di tale parola ha fatto il più
grosso (fino ad ora) partito italiano. E il significato che questa parola deve avere per noi
anche oggi è quanto dobbiamo
cercare di ricuperare. Che il
« cristiano » non abbia un suo
La stampa degli orfanotrofi e
delle missioni sta lanciando una
crociata a livello nazionale contro l’aborto (anche quello terapeutico). Il quotidiano «La Repubblica » di giovedii 20 riprende
una serie di affermazioni tratte
da questa pubblicistica che riempie le cassette delle lettere di
mezza Italia. L’« Araldo di Sant’Antonio » e la « Primavera Cristiana » di Napoli si spingono
anche sul terreno sociale sottolineando i benefici della crescita
demografica : « La gioia di una
buona minestra, la sera, al desco familiare allietato dal sorriso dei figli e, nei giorni di festa,
da un buon bicchiere di vino.
Quanto differisce questa gioia
serena dalle preoccupazioni che
tormentano i ricchi! ». L’organo
del Sacro Cuore di Napoli presenta una cronaca sportiva che
vai la pena di riportare : « Paolo VI ha fatto centro. Non è la
prima volta, è vero, ma questo
conferma il suo continuo allenamento. La sua esortazione risponde ad una lunga attesa : poiché i cristiani son stati disorientati dalle nuove idee del Concilio male assimilate ». A correggere le idee dei cristiani ci pensano dunque gli innumerevoli
opuscoletti che penetrano in milioni di case e che, valga per
tutti, come dice « La Madonna
del Suffragio » di Bologna: «noi
dobbiamo stare al passo con i
tempi ».
Bei risultati!
sioni della società italiana, sarebbe piu che mai settario e distruttivo. Il partito comunista
e un grande partito italiano, nel
quale militano molti dei nostri
figli, dei giovani che ci ascoltano, delle persone con cui scambiamo li domenicale abbraccio
di pace. Dunque, con il partito
comunista la discussione è politica. Esso è il partito che, soprattutto in questi ultimi anni,
ha condotto I analisi più convincente dei problemi complessi
della società italiana, e su questa base ha impostato una strategia che,.'nella misura in cui fa
appello a una collaborazione di
molte forze ideali e sociali, ci
sembra da condividere.
« Il problema italiano non è
tuttavia solo quello della natura del Partito comunista e della
sua evoluzione storica. Anche
tra coloro che gli fanno credito,
permane una obiezione contro
la sua partecizione a responsabilità di governo, inerente ai rischi internazionali che ciò comporterebbe, nonostante e al di
là delle scelte democratiche e
pluralistiche compiute dal PCI.
Ma se questa obiezione è fondata. la responsabilità di fronteggiare questo rischio, salvaguardando l’autonomia nazionale dell’Italia, non può essere addossata solo al Partito comunista, ma è responsabilità comune
di tutte le forze politiche costituzionali.
« Di fronte a intimazioni, veti
o pretese di egemonia che venissero dall’esternò, la questione comunista diventa una questione italiana, essendo interesse unitario di tutto il Paese che
la vita democratica possa avere il suo libero e naturale svolgimento. Perciò, la sola risposta possibile alle incognite derivanti dai condizionamenti internazionali, è una risposta politica, di stabilità interna, di ripresa produttiva, e di un largo
consenso politico e morale attorno alla direzione del Paese.
Un Paese, infatti, è tanto meno
condizionato, quanto più unito e
solidale attorno alle sue libere
istituzioni.
« Sono questi alcuni dei motivi che spiegano la nostra posizione che non vuole essere la
posizione di un gruppo, ma che
ciascuno personalmente assume,
e che come tale proponiamo,
quale contributo a un dialogo
elettorale che ci auguriamo civile e non elusivo delle vere
scelte che abbiamo di fronte ».
lidarietà fraterna con i credenti
che hanno accettato queste candidature, in conformità con la
loro convinzione politica e sulla
base delle proposte venute da
questi partiti.
Perché questa predicazione
possa avvenire, riteniamo d’altra parte più che mai necessario
e decisivo per i credenti il rifiuto di ogni posizione integrista.
Sia che essa pretenda di inquadrare in schemi cristiani delle
scelte che sono politiche, sia che
si manifesti nell’attribuzione —
al limite blasfema — di etichette cristiane a partiti politici o a
« valori » umani non meglio identificati, sia che ricerchi uno
spazio specifico per una «azione cristiana » in politica. Sappiamo che in realtà si hanno
semplicemente dei cristiani che
fanno politica, come tutti gli altri uomini, e per questo affermiamo che le nostre decisioni
politiche sono totalmente laiche
e umane : proprio per questo esse non ci precludono la massima
libertà e franchezza di predica
zione, quando, per fede, ce ne è
data l’opportunità e la possibilità.
Impegnarne pertanto i gruppi
e i singoli membri della Egei
che, interverranno nella campagna, elettorale, come militanti di
partiti, candidati nelle liste, simpatizzanti, ecc. a conformarsi a
questi criteri.
Siamo convinti che la prossima scadenza elettorale costituisca un momento particolarmente importante e decisivo nella
lotta per la costruzione del, socialismo. Essa può infatti manifestare la crescita e il consolidamento di tutte le liste di sinistra e tradurre in questo modo, a livello del governo del paese, le conquiste del movimento
operaio sul luogo di lavoro e nella società, e, più in generale la
presa di coscienza democratica
e socialista della maggioranza
della popolazione.
Come Consiglio di un’organizzazione che vede al suo interno
un pluralismo reale e non addomesticato e che, cOntemporanearnente ha sempre espresso una
linea politica socialista e anticapitalista riteniamo pertanto di
poter dare un’indicazione di voto ampia e precisa per le forze
della sinistra in cui i giovani eyangelici italiani — di cui la Egei
è l’espressione organizzativa per
battisti, metodisti e valdesi — si
riconoscono.
Invitiamo pertanto a votare
per le liste della sinistra (Partito Comunista, Partito Socialista e Democrazia Proletaria).
Il Consiglio della Egei.
La Spezia, 23 maggio 1976.
Comitato di Redazione: Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dir. responsabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
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Valli - La Luce » - Torre Pellice.
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8 luglio 1960
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Torre Pellice