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■EDITORIALE
4a convivenza è possibile
'di FEDERICA TOURN
I BIBBIA E ATTUALITÀ!
VERAMENTE
LIBERI?
«Non c’è qui né giudeo, né greco;
non c'è né schiavo, né libero; non c’è
né maschio, né femmina; poiché voi
tutti siete uno in Cristo»
Calati 3, 28
PAUL Tillich ci ha insegnato che
il principio protestante consiste
nel mettere un punto interrogativo
alle nostre affermazioni più consolidate e ripetute per sottoporle a verifica periodica. La nostra fatica di esistere come protestanti consiste anche in questo. Occorre uscire dal
meccanismo perverso che sembra
rendere vera una cosa per il solo fatto che viene ripetuta (questo lasciamolo credere ai mass media). Il
compito di pensare daccapo ci rende
liberi anche dalle frasi fatte, e questo
non è piccola cosa: la purificazione
del linguaggio e la portata semantica
delle parole possono risultarne arricchite. L’apostolo Paolo ci propone
un piccolo test di verifica.
Occorre anzitutto analizzare il
testo per capire ciò che dice. Rimettendo le frasi in ordine, il discorso si sviluppa in questi termini: dal
momento che voi tutti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di
Cristo, siete uno in Cristo e siete figli
di Dio, allora qui non c’è più «né...
né... né...». Da una parte il fondamento teologico, dall’altra le conseguenze che ne sono l’esemplificazione pratica. Accettare questo rapporto significa avere già avviato un importante momento di verifica. Si può
fare un ulteriore passo e chiedersi se
fra le affermazioni teologiche, che
costituiscono il fondamento interno,
e le espressioni pratiche, che ne rappresentano la manifestazione esterna, esiste il rapporto teologia-etica,
oppure un rapporto di corrispon
denza o di validazione. Mentre è vero che l’affermazione teologica pone
la base per l’esigenza divina, per il
comandamento, è anche vero che la
manifestazione esterna ne costituisce
il criterio di validazione? Detto altri
menti: può la nostra insufficienza
annullare la volontà salvifica di Dio?
Così non sia! Ma dimostra il nostro
peccato, senza annullare l’Evangelo,
però lo svuota e lo rende vano. Risultato ancora peggiore.
SOLO chi crede obbedisce e solo
chi obbedisce crede: queste parole
di Bonhoeffer colpiscono duramente,
ma si pongono sui piano del discepolato, non su quello della volontà sai
vifica di Dio. Colpiscono l’uomo,
non Dio. Costituiscono un criterio di
verifica personale e sono il segno della libertà del cristiano. L’apostolo
Paolo non si nasconde le diversità
esistenti sul piano orizzontale, e non
si nasconde neanche che le diversità
portano divisioni, discriminazioni e
sopraffazioni. Ma presenta un contesto teologico in base al quale le divi
sioni si trasformano in differenze ri
conciliate e valorizzate. Le diversità
sociali, sessuali, culturali e politiche
esistono: ma per quale meccanismo
satanico devono essere vissute come
conflittuali, generare sospetti e paure, creare fronti contrapposti? Essere
liberi significa vivere liberamente
ogni nostro rapporto, aiutarci reciprocamente ad abbattere le barriere
di divisione. Se non ci riusciamo,
possiamo sempre ricominciare. Anche questa è libertà in Cristo.
Domenico Tomasetto
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uftido PT Torino CMP Nord. Contiene I. P.
MORIAI
L'opera di Giuseppe PetreUi
di CARMINE NAPOLITANO
IBETLEMMI
/ discendenti dei primi cristìani
di ANDREAS KÖHN
ECO DELLE VALLI
Le chiese e l'alluvione
diLUCIMlODEODATO
Ariel Sharon ha vinto in Israele per gli errori di Barak e gli azzardi di Arafat
La pace può attendere
Come in un tragico gioco dell'oca, in Israele-Palestina sembra che si debba tornare
sempre al punto di partenza. La pace meno ingiusta e più coraggiosa possibile
11 I
Una manifestazione pacifista a Tel Aviv
____________PAOLO NASO_____________
Lf AZZARDO di Arafat e il bonaI partismo di Barak: grazie a questi fattori combinati Ariel Sharon ha
vinto le elezioni alla premiership
israeliana e con un colpo di penna
ha di fatto cancellato i risultati sin
qui faticosamente raggiunti nel negoziato con i palestinesi. Non è necessariamente la fine di ogni trattativa, ma certamente è la bocciature di
quel particolare processo che, solo
qualche settimana fa a Taba, in Egitto, aveva portato israeliani e palestinesi a un passo dall’accordo. Lì Arafat osò l’azzardo: il vecchio leader,
sempre più malato e sempre più
condizionato dalle pressioni di una
giovane generazione di militanti di
Fatah, la più importante formazione
Fcei
I terremotati
dell'India
Abbiamo già informato sul numero scorso delle diverse iniziative delle chiese protestanti per soccorrere
le vittime del disastroso terremoto
che, il 26 gennaio, ha colpito una zona dell’India. Dall’Italia le offerte degli evangelici sono canalizzate dalla
Federazione delle chiese evangeliche (Fcei) verso l’agenzia ecumenica
Action by Churches Together (Act) e
possono essere inviate sul conto corrente postale n. 38016002, intestato
alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38,
00184 Roma; oppure mediante bonifico bancario sul conto num. 502060
intestato alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia presso la Banca popolare ptica, Abi 05018, Cab
12100. Specificare sempre la causale
(«prò terremotati India»).
politica interna all’Olp, pensò che si
potesse ottenere ancora qualcosa di
più dalla controparte e, al momento di firmare, disse un altro, secco,
«no». Lo pronunciò nel nome del diritto al ritorno dei tre milioni e mezzo di profughi palestinesi nelle terre
e nelle case che furono loro sino al
1948, quando gli appelli dei paesi
fratelli arabi da una parte e le armi
israeliane dall’altra li spinsero verso
un esodo che non immaginavano
così lungo e doloroso: tre milioni e
mezzo di persone in una fascia di
terra che ne accoglie a fatica sei; tra
di loro figli e nipoti che, seppure nati
a Beirut, Amman o Pittsburg, continuano a dire: «Io sono di Jaffa», «Noi
veniamo da Ramle», «La nostra casa
è a Gerusalemme».
Nei giorni in cui Arafat pronuncia
(foto Silvia Macchi)
va quel «no» ero in Sicilia insieme a
un alto dirigente deU’Autorità nazionale palestinese per partecipare a un
convegno internazionale nel nome di
Giorgio La Pira, il sindaco del dialogo
euromediterraneo, tra i primi uomini
politici (e di fede) a porsi il problema
del dialogo e della convivenza tra i
«figli di Abramo». «Sappiamo bene
che non è possibile che tornino tutti
- mi disse in un colloquio privato ma quello che noi pretendiamo è un
riconoscimento internazionale del
problema: poi troveremo un accordo
sulla cifra reale delle persone che
rientrano o sulle compensazioni economiche». Insomma i palestinesi rilanciavano la posta convinti che Barak sarebbe stato al gioco e ci si sa
Segue a pag. 8
Globalizzazione
e cooperazione
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha approvato
un piano di lavoro sul tema della globalizzazione nella scia delle iniziative adottate a livello internazionale.
Nella nota predisposta dal Consiglio
si sottolinea l’importanza di «questa
presa di coscienza ecumenica della
centralità del tema dell’economia e
della necessità di opporsi a un prevalere incontrollato dei poteri economici e delle istituzioni finanziarie internazionali». Il piano di lavoro della
Fcei intende «educare singoli e chiese a considerare l’economia non come ambito riservato agli specialisti
ma come il terreno oggi preminente
nell’impegno per “giustizia, pace e
integrità del creato’’». (nev)
A pag. 6
I Valli valdesi
Chiesa valdese
e olimpiadi
La Chiesa valdese farà la sua parte
in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Di fronte a un
evento che coinvolgerà atleti, accompagnatori, stampa di mezzo mondo e
naturalmente spettatori, si organizzerà la presenza sul territorio in tre
direzioni: la cappellania degli atleti,
le attività culturali e le opere sociali.
Delle modalità ideative di questa
partecipazione si è discusso a Pinerolo il 10 febbraio, nel corso di un incontro organizzato dal Comitato per
le olimpiadi della Chiesa valdese, con
partecipazione di Rinaldo Bontempi,
vicepresidente del Comitato olimpico, del sindaco di Pinerolo, Alberto
Barbero, e dei pastori Giorgio Bou
chard e Luciano Deodato.
A pag. fi
XVII FEBBRAIO
I PROTESTANTI
IN ITALIA
Non guardo quasi mai la televisione:
ma un giorno avevo bisogno di conoscere subito le ultime notizie e, da
buon valdesino pignolo e prudente,
accesi il video qualche minuto prima
del telegiornale. Con mia grande sorpresa, l’abituale quiz aveva un argomento insolito: «Qual è stata la chiesa
che ha consacrato la prima donna pastore? I valdesi, gli anglicani o i luterani?». L’interrogato, senza un attimo di
esitazione, rispose: «I valdesi». La risposta era sbagliata (furono i luterani), ma mi riempì di consolazione. Ai
miei tempi i valdesi non sarebbero
mai stati oggetto di un quiz televisivo:
siamo dunque finalmente presenti
nella vita italiana.
Questa sensazione mi è stata confermata dagli ultimi risultati dell’«otto
per mille»: mentre tra valdesi e metodisti siamo a malapena lo 0,07% della popolazione, i firmatari di dichiarazione
dei redditi che ci hanno dato il loro «otto per mille» sono l’l,59% (vedi Riforma, 2 febbraio). Analogo successo, ma
un po’ inferiore, hanno a^vuto, nell’ordine, i luterani, gli avventisti, gli ebrei e
le Assemblee di Dio. Da questi risultati
traggo le seguenti conclusioni. Primo:
ormai gli italiani sanno che l’ipotesi
protestante è presente nel loro paese, e
può essere oggetto di una scelta; in
questa «ipotesi», valdesi e metodisti occupano un posto di prima fila perché
hanno una storia che comprende Medioevo, Riforma, Risorgimento e Resistenza. La storia è importante, perché
oggi la gente vuole avere delle radici,
ma desidera anche poterle scegliere.
Secondo: l’Europa c’è. E alle origini
dell’Europa moderna sta un uomo,
Martin Lutero, con la sua scelta di libertà e soprattutto con la sua visione
moderna di Dio. Da ciò la popolarità
della Chiesa luterana nel nostro paese:
Berlino non è più la sede dell’Anticristo, Stoccolma non è più la capitale
dell’ateismo: sono simboli di una scelta
spirituale, discutibile certo, ma interessante. Terzo: non è vero che l’universo
protestante è un ammasso di sette confusionarie: gli avventisti sono stati i
primi a dire che era sbagliato fumare; i
pentecostali sono la più grande chiesa
evangelica del mondo, che ha migliaia
di martiri e milioni di fedeli testimoni.
Queste cose la gente comincia a saperle, perché incontra gli evangelici in treno, perché vede come redigono la ricevuta fiscale. Quarto: l’ecumenismo sta
cambiando: la gente comincia ad apprezzare quel misto di fermezza e di
apertura che contraddistingue la nostra posizione. 150 anni fa noi abbiamo
puntato su cattolici liberali come Roberto d’Azeglio, che ci ha donato la libertà convincendo «sua maestà» a firmare le Patenti Albertine. Certo, dovremo tenere gli occhi aperti, e capire chi
sono oggi i nuovi Roberto d’Azeglio,
ma che ci siano non ho alcun dubbio.
Quinto (ma non ultimo): uno spirito
di laicità ricomincia a serpeggiare per
le contrade d’Italia. Certo, non molti
osano contraddire «sua santità» quando parla di sesso o di bioetica, di politica o di filosofia: ma poi firmano per
noi T8%o, ci interrogano, ci invitano. I
nostri padri hanno saputo dialogare
con Benedetto Croce: anche oggi molti
«Benedetto Croce» aspettano che diciamo loro una parola: stanno nelle officine, nelle scuole, nei laboratori di
biologia; a questi ultimi, a dire il vero,
qualcosa siamo riusciti a dire. Basta
continuare: ài resto penserà il Signore.
Giorgio Bouchard
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Pai
VENERDÌ 16 FEBBRAIO 200i
«^In quei giorni,
moltiplicandosi
il numero dei
discepoli, sorse
un mormorio
da parte degli
ellenisti contro
gli Ebrei, perché
le loro vedove
erano trascurate
nell assistenza
quotidiana.
dodici,
convocata
la moltitudine
dei discepoli,
dissero: “Non è
conveniente
che noi lasciamo
la Parola di Dio
per servire
alle mense.
^Pertanto,
fratelli, cercate
di trovare fra di
voi sette uomini,
dei quali si
abbia buona
testimonianza,
pieni di Spirito
e di sapienza, ai
quali affideremo
questo incarico.
^Quanto a noi.
continueremo a
dedicarci alla
preghiera e al
ministero della
Parola”.
^Questa proposta
piacque a tutta
la moltitudine;
ed elessero
Stefano, uomo
pieno di fede e
di Spirito Santo,
Filippo, Procoro,
Nicànore,
Timone,
Parmena e
Nicola, proselito
di Antiochia.
^Li presentarono
agli apostoli
i quali, dopo
aver pregato,
imposero loro
le mani.
^La Parola di Dio
si diffondeva,
e il numero
dei discepoli si
moltiplicava
grandemente
in Gerusalemme;
e anche un gran
numero
di sacerdoti
ubbidiva
alla fede»
(Atti 6, 1-7)
CONFLITTI DELLA VITA CRISTIANA
La chiesa è comunque un raggruppamento non di angeli ma di esseri umani
che devono riuscire ad affrontare i diversi conflitti in modo arricchente per tutti
GIUSEPPE PLATONE
UNA crescita tumultuosa: un
coacervo di razze, lingue,
culture diverse tenuti insieme
dalla nuova fede in Cristo. I cristiani di Gerusalemme si caratterizzano per atteggiamenti radicali: metteranno insieme le loro
vite e i loro beni: un entusiasmo
travolgente. Risulta testualmente
che facessero parte dei loro beni
a tutti «secondo il bisogno di ciascuno» (Atti 2, 45). Questo esperimento di radicalità della fede,
ovvero dell’esperienza di un'etica eccezionale, verrà ripetuto
con esiti diversi molte volte nella
storia del cristianesimo. Una
scelta che verrà amplificata e
pietrificata nella vicenda monastica successiva, ma non solo.
Ci sono sempre state comunità cristiane che si sono costituite e cresciute attraverso forme di comunismo radicale, assoluto. Per esempio quel gruppo di valdesi emigrati a fine Ottocento nell’America del Nord
(North Carolina) fondando la
nuova cittadina di Valdese tentarono di vivere una piena comunione spirituale e materiale.
Ma nello spazio di un anno cominciarono i conflitti; prevalse,
ancora una volta, il sano individualismo protestante e ognuno
tornò al proprio orticello. Diciamo che il radicalismo di certe
scelte di fede, quando coinvolge
le famiglie che ci stanno dietro,
rischia di diventare ingestibile.
Le scelte di fede degli uni possono trasformarsi in pesanti imposizioni per gli altri sicché trovare un giusto equilibrio tra la
vocazione cristiana alla spoliazione («chi non rinuncia a se
stesso...») e un’etica laica sensibile alle tematiche sociali è arduo. Mettersi d’accordo nella
stessa famiglia dei credenti è
impresa non facile. Ne abbiamo
un esempio nell’ambito della
comunità cristiana primitiva di
Gerusalemme,
Preghiamo
Signore Gesù,
io sodo povero e ^che tu lo sei;
sodo debole e anéhe tu Io sei;
sodo uòmo e anche tu lo sei.
Ogni mia grandèzzia viene dalla tua piccolezza:
^ ' ógni mia forza vìerie dalla tua debolezza;
' ogni mia sapiènza viene dalla tua follia!
Correrò verso di te, Signore,
che guarisci gli infermi,
fortifichi i deboli,
e ridoni gioiaai cuori immersi nella tristezza.
Io ti seguirò, Signore Gesù,
f i Aelredo di Rieraulx
; ■ , , Speculum caritatris 1.7
(tratto da It liBfo àellÈ preghiere, a cura
di Enzo Bianchi, Einaudi, Torino 1997, pag. 215)
La prima crisi
SIAMO di fronte a una prima
crisi di crescita. Quella «moltitudine dei credenti che era di
un cuore e di un’anima sola» (4,
32) conoscerà un vero e proprio
conflitto. Il contendere scaturisce dal fatto che il gruppo dei
cristiani della Palestina di origine giudaica e il gruppo cristiano
ellenista, ovvero giudei della
diaspora convertiti al cristianesimo di lingua greca, lamentassero lo stato di abbandono in
cui versavano le vedove. Si trattava, al tempo in cui si svolsero i
fatti, di una categoria sociale,
quella delle vedove, non tutelata, simile alla situazione sociale
degli orfani. I profeti accusarono, più volte, i potenti di calpestare gli orfani e le vedove e il
Deuteronomio si pone a difesa
di chi non ha un quadro famigliare che lo sostenga.
Di fronte ai poveri e ai deboli
la comunità giudaica, ben prima della vicenda raccontata da
Luca, autore del libro degli Atti,
praticava quello che oggi è indicata come «mensa dei poveri».
Ma i meccanismi di solidarietà
che scattavano senza tanti problemi in qualunque comunità
giudaica della Palestina o della
diaspora si inceppano di fronte
a questa concentrazione di popolo che abbraccia la «nuova
via». È tutto in subbuglio. Da
notare che il gmppo dei dodici,
sorta di autorità collettiva, non
affronta il conflitto ritirandosi
in una camera di Consiglio ma
convocando un’assemblea a cui
sottopone una possibile soluzione: operare una vera e propria divisione del lavoro. Da un
lato c’è chi si occuperà dell’insegnamento, della predicazione, della cura spirituale della
comunità e dall’altro lato chi si
occuperà, avendo la fiducia della comunità, del pasto ai poveri,
dell’assistenza. La scelta delle
persone questa volta, anziché
tirare a sorte (vedi 1, 24) avviene democraticamente. Certo
non a scheda segreta, riteniamo
che l’elezione dei primi 7 diaconi della storia cristiana avvenne
per acclamazione.
Si creano così due ambiti; la
predicazione e la diaconia. La
nostra ovviamente è una lettura
moderna, la situazione descritta
in questo capitolo era certamente più complessa e c’erano anche altre tensioni soggiacenti.
Ma senza dubbio da quel conflitto nasce una nuova articolazione dei ministeri nella comunità.
È, in buona sostanza, un problema organizzativo che ha comunque uno spessore spirituale: si
trattava di suddividere i compiti
da svolgere, affidandoli a persone con precise qualità e di cui si
aveva stima, senza per questo
stilare classifiche di merito. La
«mensa dei poveri» vale quanto
la predicazione in pubblico anche se sono azioni compietamente diverse. Ma Luna rinvia
all’altra. Da quel giorno, si potrebbe dire, annuncio e diaconia
sono diventati inseparabili, anzi
da prima ancora. Da quando
Cristo, messosi il grembiule dello schiavo, servì i suoi discepoli
trasmettendo loro un programma tuttora impegnativo.
tuazioni conflittuali perché il
Cristo non si lascia «normalizzare» dal comune senso religioso.
L’Evangelo rilancia, sempre e di
nuovo, una situazione di disaccordo a partire dalla quale occorre cominciare a ragionare in vista di nuove soluzioni.
Una storia di conflitti
E pulsioni aggressive della
¿vita certamente muovono la
Predicazione e diaconia
Lì UNITÀ tra la diaconia e la
I predicazione nasce già nel
Cristo diacono. Ma qui, nella vicenda descritta in Atti, quello
che colpisce è che da un evento
polemico che avrebbe potuto facilmente sfasciare la nascente
chiesa cristiana emerga invece
una soluzione innovativa. Anche
il modo in cui la soluzione viene
trovata, coinvolgendo profondamente le parti in conflitto, chiarendo bene gli obiettivi del contendere fa sì che si raggiunga
una soluzione con soddisfazione di tutti. E la comunità trarrà
da questa nuova impostazione
del lavoro maggiore coesione e
incisività. Guai se quel «mormorio» tra giudei ed ellenisti fosse
stato ignorato, minimizzato,
combattuto a colpi di reprimenda. L’avere invece messo a fuoco
il conflitto, l’avere avuto il coraggio di affrontarlo ha portato
frutti abbondanti e positivi.
La storia del cristianesimo è
anche storia infinita di conflitti,
la prospettiva cristiana ci aiuta a
leggere le situazioni conflittuali
in modo diverso. Cristo stesso ha
scatenato dei conflitti: lo ha fatto
quando la sua pace rischiava di
diventare pura conservazione di
regole religiose che rispettavano
solo astratti principi. L’Evangelo
costituisce uno spiazzamento
continuo che genera nuove si
società, promuovono e vivacizzano il confronto, ma il passo
verso lo scontro aperto è breve.
Si tratta di controllare le pulsioni, esaminare con calma e obiettività le problematiche e individuare il modo di superare il
conflitto attraverso soluzioni
che coinvolgano e soddisfino le
parti in causa. In questo senso
la lezione che ci viene da Atti 6 è
importante. Non è un caso che
Paolo raccomandi ai credenti,
di stare attenti a non «divorarsi
gli uni gli altri» (Galati 5, 15).
Quando, anche nelle comunità
cristiane, il tasso di litigiosità
sale, quando si accumulano e si
coltivano avversioni totali e violente diventa urgente imparare
a riflettere insieme intorno a un
tavolo e qui trovare il coraggio
di individuare i problemi e le
persone che stanno minando
l’unità della comunità. Paolo
raccomanda: «Per quanto vi è
possibile cercate di vivere in pace con tutti», ma a volte malgrado gli sforzi sinceri non è possibile risolvere un conflitto: bisognerebbe cambiare le persone,
cosa non sempre facile. La chiesa è comunque un raggruppamento di persone e non di angeli che devono riuscire ad affrontare i conflitti in modo arricchente per tutti.
Questa sfida si gioca tra una
fede in Dio che ci accompagna
ogni giorno pur non togliendoci
dai nostri problemi e una passione per una verità tutta umana. Una passione tesa alla costruzione di una società in cui
verità e rispetto (vorremmo dire
amore) per la persona non siano più parole vuote. Una passione per un’esistenza autentica
in cui il conflitto non abbia scopi distruttivi ma sia un «lotto»
nella costruzione del mondo
nuovo di Cristo. Un mondo in
cui non ci saranno più conflitti
perché le nostre contraddizioni
non avranno ragion d’essere. Almeno me lo auguro.
Note
omiletiche
venerdì 16
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Secondo alcuni esegeti
tra tutti Henry Cadbury
lo scontro fra ellenisti ed
ebrei probabilmente altro
non era che uno scontro
tra gentili ed ebrei, ovvero un testa a testa tra due
culture e mondi profon.
demente diversi che troveranno sul punto specifico in discussione un primo
importante accordo. È interessante notare come in
sostanza il cibo assuma
qui una valenza spirituale:
le vedove non hanno da
mangiare, il fatto è grave,
paragonabile ad un delitto, a una controtestimonianza a cui occorre riparare al più presto. C'è qui
un eco della manna nel
deserto che giunge per
tutti come cibo necessario
a ciascuno. È impossibile
accumulare la manna, basta per ciascun giorno;
l'importante è che nessuno ne resti senza e ciascuno possa nutrirsi a sufficienza. Il gruppo delle vedove che resta escluso
dall'agape fraterna è una
vera e propria forma di
ingiustizia che risulta intollerabile.
L'investitura dei diaconi
rientra in un quadro di
presa di coscienza dei propri limiti. Gli apostoli non
possono (e non debbono)
fare tutto: le responsabilità della conduzione globale della giovane chiesa
(responsabilità materiali e
spirituali, culturali e assistenziali) vanno divise e
condivise pena lo schiantare sotto il peso dei quotidiani e spesso gravosi
compiti da svolgere.
Non c'è una gerarchia
di valori (quasi fosse più
importante la predicazione che il servire alle mense), non c'è neppure una
gerarchia di persone perché in definitiva sono tutti
diaconi. E quindi anche
oggi siamo tutti diaconi
anche se, di fatto, si attribuisce al servizio della parola maggiore importanza
di quello dell'assistenza.
In realtà si testimonia sia
con l'azione, le scelte, sia
con la parola, l'insegnamento. Ai prescelti diaconi «dopo aver pregato imposero loro le mani». L'
antico gesto che compi
Mosè su Giosuè («lo farai
partecipe della tua autorità...», Num. 27, 20) si ripete, pur con intenzioni
diverse, nello stesso desiderio di conferire un nuovo ufficio con l'aiuto dello
Spirito di Dio. Il gesto diventerà usuale in sede di
battesimo, in richieste di
guarigioni e di conferimento di compiti ovvero
riconoscimento di ruoli.
Il gesto dell'Imposizione
delle mani rivela anche la
coscienza della limitatezza
umana, si chiede l'aiuto
dello Spirito del Signore
per svolgere un compito
che generalmente incute
timore. O comunque che
non può svolgersi in modo
indipendente da Dio.
Per
approfondire
- Walther Lùthi, Les Actes des Apôtres, Genève,
1958.
- The Interpreters's Bible, vol. IX, Nashville, Usa,
1987.
- Gustav Stâhiin, Gli Atti
degli Apostoli, Brescia,
1973.
- Domenico Tomasetto,
«Superare il conflitto», dal
libretto edito dalla Fcei io
occasione della «Settimana della libertà» del 2001Nello stesso libretto, il testo in questione viene suggerito come testo biblico
della «Settimana della libertà». E qui il discorso si
allarga alla categoria dei
conflitto che a partire da
Caino e Abele sembra attraversare tutti i libri biblici. Non c'è fede senza conflitto. Esso rivela la presenza della vita stessa. Solo nella morte non ci sono
più conflitti.
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Gli Atti
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È stato uno dei più lucidi protagonisti del nnovimento pentecostale delle origini
L'opera e il pensiero di Giuseppe Petrelli
Pastore battista, missionario negli Uso, toccato dall'esperienza dello Spirito nel 1915, ebbe un
rapporto problematico con i pentecostali, anche se i suoi scritti ebbero una grande diffusione
CARMINE NAPOLITANO
Giuseppe Petreiii è stato
uno dei più lucidi protagonisti del movimento pentecostale italiano delle origini, di sicuro il più preparato
sul piano culturale e quello
,più specificamente teologico. Petrelli è stato però anche il più chiacchierato, tanto che ancora oggi è difficile
che si possa parlare di lui
senza che in qualche modo si
prenda posizione pro o contro alcune linee del suo pensiero. Nella maggior parte
dei casi un pentecostale viene a sapere della sua produzione bibliografica o perché
se ne sconsiglia la lettura fino alla messa al bando o perché la si osanna oltremodo
fino all’apologià di maniera.
In entrambi i casi si può ravvisare negli interlocutori
un’informazione di prima
mano molto carente o una
lettura piuttosto superficiale
delle sue opere.
Ero ancora adolescente
quando per la prima volta
venni in contatto con i suoi
libri; circolavano, infatti, nella casa di un fratello in Cristo
che, un po’ di anni dopo, sarebbe diventato mio cognato.
A lui li aveva lasciati il padre
che, probabilmente, li aveva
comprati o avuti in regalo in
Germania. Poiché era pastore
nelle chiese cristiane del
Nord Europa (un’organizzazione pentecostale di emigrati italiani legati alle chiese
cristiane del Nord America) è
presumibile che fossero arrivati lì dagli Stati Uniti o dal
Canada. Il mio, comunque,
fu un contatto piuttosto distratto anche se ricordo che
ogni tanto mio cognato leggeva qualche pagina ad alta
voce e io notavo uno stüe poco consueto all'ambiente nel
quale ci ritrovavamo a condividere la nostra fede. La spinta a prendere contatto direttamente con i suoi scritti
venne da un’occasione per
così dire «polemica».
All’inizio degli Anni Ottanta le chiese della valle del Seie che avevano legato il proprio nome a Petrelli, difendendone l’insegnamento, si
andavano aprendo, dopo un
lungo isolamento, alle altre
aree pentecostali presenti in
Italia. Questa fu l’occasione
che alcuni colsero per rinverdire l’antica discussione
sull’interpretazione di Atti 15
circa «l’astenersi dal sangue».
Su tale questione nella metà
degli Anni Venti era scoppiata una controversia devastante nella quale Petrelli era
intervenuto e, frainteso, ne
era rimasto segnato per sempre. Cercai e trovai proprio
presso le chiese della valle
del Seie l’opuscolo «Tra i due
testamenti», in un’edizione
del 1930, scritto da Petrelli
per dirimere la controversia.
Ad una prima lettura decisi
che quel testo andava confutato e mi impegnai in una
puntigliosa contestazione
che però, per fortuna, rimase
manoscritta. Alcuni anni dopo, infatti, mi resi conto che
avevo sbagliato l’approccio a
quel testo: non si poteva giudicare uno scritto come quello, nato in una situazione
molto particolare, senza aver
letto null’altro di Petrelli. Era
proprio una questione di metodo e capii che molti altri
avevano fatto il mio errore
talché, se la mia contestazione fosse diventata pubblica,
si sarebbero potuti innescare
gli stessi equivoci sorti nel
passato e che non erano stati
mai chiariti.
Qualche anno dopo capitò
che un membro della mia
chiesa, quando ero ancora
agli inizi dei miei studi universitari, mi regalò l’intero
corpus degli scritti di Petrelli. Così per diversi anni mi sono ritrovato, ogni tanto, con
un libro di Petrelli tra le mani. Una volta, però, mi accorsi che questo non avveniva
per caso; in genere leggevo
Petrelli quando avevo bisogno che qualcuno mi parlasse. Tra le sue pagine trovavo sempre qualche pensiero, qualche frase o qualche espressione capace di rispondere alla mia situazione interiore del momento; questo è
avvenuto soprattutto durante
i primi anni dei miei studi
universitari. Man mano che
acquisivo più familiarità con
i testi, mi rendevo conto che
le esagerazioni di chi si riteneva suo discepolo non erano meno dannose delle accuse infondate che gli rivolgevano i suoi detrattori. Inoltre
mi capitava sempre più spesso di incontrare persone che
leggevano quei libri, ma lo facevano quasi di nascosto e
preferivano che non si sapesse in giro. Mi chiedevo da dove nascesse questo disagio e
col tempo mi sono accorto
Hai fatto
rabbonamento
a
che era legato alla cattiva fama creata ad hoc da alcuni
ambienti nei confronti sia di
Petrelli sia di chi lo leceva.
Fu così che cominciai a
pensare a un lavoro di recupero delle fonti. Da un parte
mi sembrava necessario inquadrare storicamente la figura di Petrelli e la sua opera,
dall’altra mettere a fuoco gli
elementi specifici del suo
pensiero a partire da quelli
più controversi. Così pensavo
che si potesse arrivare a un
riequilibrio del giudizio espresso su di lui che potesse
indurre ad abbandonare le
accuse infondate, ma anche
le applicazioni esagerate di
sue presunte idee. Cominciai
a pubblicare qualche articolo
sul mensile «Fedeltà» di Prato, ma mi resi conto quasi subito (insieme all’editore) che
ci sarebbe voluto molto tempo. Così cominciai a fare ricerche sistematiche negli
spazi di tempo che riuscivo a
recuperare fino a mettere insieme il materiale del saggio
che è stato pubblicato. Un
saggio in gran parte scritto
sulle fonti dirette e teso a offrire al lettore materiale tale
da indurlo a leggere direttamente Petrelli.
Le mie letture evidenziavano tre aree di riflessione che
affioravano costantemente e
che hannopoi orientato l’impostazione del saggio: la concezione della chiesa, il rapporto tra Spirito e Scrittura e
il personale rapporto con il
movimento pentecostale. In
un modo o nell’altro Petrelli
tornava continuamente su
questi aspetti e ciò mi ha in
dotto a individuare in essi
una chiave di lettura del suo
pensiero. Il saggio è breve e
certamente non esauriente,
ma costituisce l’inizio per arrivare ad una pubblicazione
più robusta.
Petrelli è di grande attualità; il suo stile, sebbene un
po’ datato, riesce a trasmettere sensazioni di intensa
spiritualità. È uno scrittore
che sa di parlare al «cuore».
Forse proprio per questo,
verso la fine della sua vita veniva ormai letto in tutti gli
ambienti pentecostali, in
molti ambienti evangelici e
perfino in ambito cattolico.
La sua attualità consiste proprio nella versatilità del suo
messaggio, e credo di non
sbagliare se affermo che
molte sue considerazioni
possono essere considerate
ecumeniche nel senso più
autentico del termine. È un
autore che vale la pena riscoprire soprattutto in questo tempo di dialogo. Il suo
pensiero può costituire al
tempo stesso l’intelaiatua
sulla quale i pentecostali potrebbero cominciare ad imbastire una propria teologia,
e una chiave di lettura della
spiritualità pentecostale per
chi con i pentecostali intende dialogare.
Dopo un secolo di storia
pentecostale mi sembra legittimo che si pensi di fare qualche bilancio e si tenti di cominciare a leggere questa
storia con strumenti idonei.
Tra questi non può mancare
una riscoperta dei personaggi che di quella storia sono
stati protagonisti.
Ragazzino venditore di giornali negli Usa Anni 40
La biografia di Giuseppe Petrelli
Una vita dedicata
alla riflessione biblica
Alcuni brani degli scritti del pastore pentecostale
La chiesa visibile e la chiesa invisibile
Sulla chiesa invisibile
Commentando Giovanni
10. 17 scrive: «Egli ha delle
pecore di altro ovile, e quelle
pure gli conviene addurre, e
vi sarà una sola greggia e un
solo pastore. Pecore che son
pecore ma che si trovano in
altro ovile. Dove? Rispondere
con la grande distinzione dei
Giudei e Gentili non è far giustizia al senso largo e generoso della parabola. Oltre alla
grande distinzione fra i due
popoli, vi sono anche nello
stesso popolo pecore che
ninno conosce che siano tali,
di quelli che amano Gesù e lo
seguitano, benché “non con
noi" (argomenta Luca 9, 49).
Non siano gelose le pecore
dell’ovile di Gesù, se vedono
accolta anche qualche altra
di diverso ovile, cioè presa da
dove meno si sarebbe creduto. Non si spiega come Egli
lavora e prepara nell’altro
ovile; o nella ignoranza nostra, è bene essere cauti e
prudenti a non offendere
nessun popolo e nessuna
classe anche quelli che ci
sembrano più lontani dal Signore. I due ovili sono sulla
terra; ma ve ne è uno generale in alto, la radunanza universale, dove un giorno saranno ricevuti anche di quelli
che qui abbiamo giudicato
lontani dal Signore. Come li
ha raccolti, se non sono mai
stati fra noi, e non hanno sottoscritto con noi alle stesse
confessioni? Come? Lo sa Lui.
Ne basti ricordare che ci sono pecore di altro ovile e
quelle pure gli conviene addurre. Sono conosciute a Lui
solo, in posti dove niuno
penserebbe che ce ne siano».
(da «Le parabole di Gesù»
pp. 63-64)
«Non è nel nostro scopo la
relazione delle varie religioni
fuori del Cristianesimo. Basta
dire che il cristiano genuino
impara a vedere del bene
ogni dove è; nell’awicinarsi a
persone, evita il proselitismo,
pur rimanendo fedele alla
commissione di testimoniare
a tutti di Gesù Cristo».
(da «La chiesa la Invisibile» p. 118)
Sulla chiesa visibile
«In quanto alle chiese, è vero che ci sono e ci vogliono.
Sono stazioni preparatorie. Il
pericolo è nel fermarsi nelle
stazioni lungo il viaggio o nel
deviare. In quanto a noi non
isprezziamo il giorno delle
piccole cose. Ed ora raccomando a coloro che mi onorano di ascoltarmi o leggermi
che non dicano male di cosa
alcuna. Noi non possiamo entrare nei governi e programmi
di chiese ma nel nostro piccolo posto accogliere quelli che
il Signore ci manda».
(da Annuali, Voi. Ili, P-193)
Sulle Scritture
«La investigazione delle
Scritture è doverosa, se fatta
sotto la guida assoluta dello
Spirito Santo. Maestro nella
chiesa è e deve essere lo Spirito Santo. Egli solo ci deve guidare in ogni verità, cioè ammaestrandoci, volta per volta,
secondo i bisogni e le difficoltà che si presentano e non
affinché ci inorgogliamo perché possiamo citare versi e
versi il piit delle volte non armonizzandoli e non comprendendo lo scopo e la causa
perché furono allora scritti».
(da Annuali
Voi. Ili, pp. 169-70)
«Non si intenda male; noi
raccomandiamo lo studio ri
verente delle Scritture, come
si raccomanda cibo a chi ha
fame. A chi ha fame e sete.
Però anche il cibo va preso
con misura, per essere digerito. Vi è la porzione quotidiana (...). Le Scritture non sono
un libro come gli altri. È impossibile capirle, se non si è
guidati da Colui che le ha
ispirate. Anche la lettera presenta ostacoli seri; ci sono affermazioni che solo lo Spirito
Santo sa e può spiegare, ed
armonizzare. Ad un “è scritto”, Lui oppone un altro “è
scritto” senza che l’uno elimini l’altro, perché ognuno
ha il suo significato da scoprire e, secondo il punto di
vista, il lato della verità che lo
Spirito Santo vuole additare,
volta per volta! Benedetto sia
il Signore per le Sacre Scritture, e per quelli che hanno lavorato per tradurle. Essi hanno fatto del loro meglio a volgerle in altre lingue, ma può
davvero un linguaggio da
molti secoli addietro, luminosamente tradursi? Le parole di un tempo, hanno lo
stesso significato e sfumature
di pensieri a distanza di secoli? E più di tutto può il “soffio
divino" nascosto fra e nelle
parole, essere tradotto, interpretato per studi umani? 0
solo per studi umani? Gesù
Cristo ha affidato la chiesa a
Colui che solo può ammaestrarla. Egli, lo Spirito Santo,
guida in ogni verità. Che significa? Che potremo forse
pretendere sapere quanti
astri sono nel cielo e altro e
altro? Oh, no. Egli guida in
ogni verità cominciando dall’innalzare Gesù Cristo e gradatamente darci tutto ciò di
cui abbiamo bisogno, giorno
dopo giorno».
(da Annuali voi. II p. 588)
Giuseppe Petrelli nàcque a
Noepoli, in Basilicata, il 27
dicembre 1876 da Pasquale e
Egidia Santomartino. Entrambi i genitori appartenevano a famiglie benestanti: il
padre era proprietario terriero e la madre aveva fra i suoi
familiari anche un deputato al neonato Parlamento dell’Italia unita. Giuseppe, il minore di tre maschi, era di costituzione fisica piuttosto gracile e verso i dieci anni si
trovò quasi in fin di vita per la
malaria. Rimase orfano di
madre dopo poco. Studiò poi
giurisprudenza a Napoli dove
si sposò per la prima volta nel
1895. Ma la moglie morì l’anno dopo di parto e il bimbo
non sopravvisse. Collaborò
con la testata prestigiosa del
Corriere di Napoli e si risposò
quattro anni dopo con Isabella Panzardi, da cui successivamente nacquero due figlie.
Divenne avvocato con ottime
prospettive professionali.
Dal periodico battista «Il
Testimonio» si ricava la preziosa notizia a firma delTallora pastore Nicolao Papengouth, che Petrelli accettò il
battesimo per immersione
nella chiesa battista di Napoli
via Foria nel settembre del
1905. Qualche tempo prima
infatti egli aveva abbracciato
la fede evangelica. Subito dopo il battesimo abbandonò la
professione di avvocato e
partì per gli Stati Uniti con la
ferma convinzione di aver ricevuto una chiamata alla
predicazione deli’Evangelo
presso i suoi connazionali lì
emigrati. Poco dopo il suo arrivo a New York svolse lavoro
pastorale alla «Tempie Mission», una delle più antiche
chiese battista italiane. Curava contemporaneamente anche un’altra missione sulla
Seconda Avenue.
Nel settembre del 1907 fu
presentato alla nona Assemblea dell’Associazione missionaria battista italiana e in
quell’occasione destò molta
impressione la sua conferenza su «Perché siamo protestanti». Fu nominato ufficialmente ministro presso il Mariner’s Temple di New York il
18 giugno 1908. Fu per 10 anni pastore e insegnante attraversando anche parecchie
difficoltà dovute alla sua salute malferma. Non si sa con
certezza quando sia venuto
in contatto con il movimento
pentecostale: l’unica data
certa è il 20 ottobre 1915, relativa a una sua esperienza di
particolare effusione dello
Spirito. Non lasciò subito il
lavoro pastorale presso le
chiese battiate e quando lo
fece, considerando la nuova
esperienza come un nuovo
inizio, il passaggio avvenne
con molta discrezione. Nel
movimento pentecostale rimase il resto della vita senza
mai assumere incarichi pastorali ma offrendo il suo servizio alle molte comunità che
andavano sorgendo negli
Stati Uniti e nel Canada.
Come missionario si recò
anche in Argentina nel 1909 e
in Brasile nel 1920-1921. I
suoi scritti ebbero grandissima diffusione nel mondo
pentecostale italiano e americano e furono apprezzati
anche al di fuori dell’ambito
strettamente denominazionale. Tutta la sua produzione
è orientata verso la riflessione biblica. Fu convinto assertore della semplicità di pensiero riguardo alla fede ma
sostenne anche la necessità
di acquisire e affinare strumenti per una comprensione
più profonda del senso della
fede. Ebbe sempre un rapporto problematico col mondo pentecostale, dal quale
peraltro non si staccò mai,
soffrendo però una quasi perenne solitudine. Il suo pensiero è affidato a 28 volumi
a stampa e alla raccolta in
quattro volumi degli Annali
de «Il regno di Dio», il periodico fondato nel 1948 da Aida
Chauvie, pubblicato in Italia
e alimentato con gli scritti di
Petrelli fino all’anno della sua
morte. Fondò anche un periodico negli Stati Uniti, a
Bristol, in Pennsylvania, «11
Re e il Regno», pubblicato
inizialmente solo in italiano e
poi anche in inglese. Trascorse i suoi ultimi anni ospite
del pastore della Ghiesa pentecostale di Belleville, Giuseppe Grinelli, dove morì il
13 febbraio 1957.
Per approfondimenti sulla
figura di Giuseppe Petrelli e
del suo contesto, e per i titoli
della sua produzione rimandiamo al saggio di Garmine
Napolitano «Il pensiero di
Giuseppe Petrelli» contenuto
nel volume «Movimenti popolari evangelici nei secoli
XIX e XXI» (Fedeltà Edizioni
Firenze 1999, pp. 94-153).
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 16 FEBBRAIO 200)
s
Celebrato domenica 4 febbraio nella città di Berlino, simbolo della riconciliazione
Lancio del Decennio «Vincere la violenza»
Oltre un migliaio di cristiani hanno partecipato al culto nella Gedächtnis-Kirche. Si sono poi
recati alla Casa delle culture, quindi alla Porta di Brandeburgo e al luogo dove sorgeva II muro
Mentre calava la notte sulla
città riunificata di Berlino, diverse centinaia di cristiani si
sono riuniti, nonostante la
neve e il freddo, attorno alla
porta di Brandeburgo per celebrare il lancio ufficiale del
Decennio «Vincere la violenza» del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec). Il pastore
Konrad Kaiser, segretario generale del Cec, nel ricordare
che la porta di Brandeburgo
(che ha segnato la divisione
tra Berlino Est e Berlino Ovest
per quasi 30 anni) oggi aperta,
è «un segno di speranza per il
nostro pellegrinaggio nel decennio, speranza che altri
muri e altre porte di divisione
e di esclusione si apriranno
per permetterci di impegnarci
sul cammino della pace».
Questa breve veglia sotto la
neve ha concluso la giornata
di lancio del «Decennio “Vincere la violenza": le chiese in
cerca di riconciliazione e di
pace». Il Decennio è un appello alle chiese e ai partner
ecumenici a superare ogni
forma di violenza. È inoltre
un’affermazione della volontà delle chiese di collaborare con le comunità locali, i
movimenti laici e i credenti
di altre religioni in vista di
edificare una cultura di pace.
Intorno alle 16,30 di domenica 4 febbraio, i partecipanti
alla marcia hanno lasciato la
Casa delle culture a Berlino,
vicino al Reichstag, sede del
Parlamento della Repubblica
federale tedesca. Dopo essere
passati davanti al luogo in cui
il presidente americcmo John
F. Kennedy pronunciò la famosa frase «Ich bin ein Berliner» nel 1962, e dopo avere
seguito la linea dove si ergeva il muro di Berlino, e attraversato la porta di Brandeburgo, si sono radunati in
una piccola piazza non lontana dal luogo in cui una volta c’erano i posti di osservazione comunisti. Anche se la
guerra fredda che ha diviso la
Germania è terminata il mondo è tuttora dilaniato dalla
violenza, ha lamentato il pastore Kaiser. «Noi non lanciamo questo Decennio come
degli idealisti che sognano la
pace e la riconciliazione e
che rifiutano di ammettere la
realtà. Vincere la violenza
inizia nelle nostre menti e
nei nostri cuori - ha sottolineato Kaiser -, e invitiamo
tutti coloro che vogliono servire la vita ad unirsi a noi».
Il lancio del Decennio era
iniziato con un culto celebrato presso la Kaiser-WilhelmGedàchtnis-Kirche di Berlino, chiesa in parte distrutta
dai bombardamenti delle forze alleate durante la seconda
guerra mondiale. Una nuova
chiesa è stata costruita vicino
alla torre, unico vestigio dell’edificio originale, ricordo
della morte e della rinascita
di Berlino. Il culto, trasmesso
in diretta alla televisione,
mescolava musica e liturgia
di diverse culture e tradizioni
religiose e comprendeva lamentazioni in memoria dei
milioni di bambini morti a
causa della violenza. Al termine del culto, interrotto
brevemente da un manifestante fondamentalista cristiano che dopo avere accaparrato il microfono si è messo a gridare prima di essere
cortesemente accompagnato
fuori della chiesa, tutti i partecipanti si sono avvicinati al
tavolo della comunione per
ricevere una croce della Liberia, fatta usando una pallottola. Queste croci sono state
fabbricate da George Togba,
ex membro delle forze ribelli
della Liberia, diventato militante cristiano per la pace.
Il Kurfurstendamm di Berlino di notte. In primo piano, la torre della Kaiser-Wilhelm-Gedàchtnis-Kirche.
Il culto ecumenico per il lancio ufficiale del Decennio «Vincere la violenza» si è svolto domenica 4 febbraio nella chiesa circolare situata dietro la torre
I partecipanti alla marcia si
sono poi recati alla Casa delle culture dove nel pomeriggio hanno potuto assistere a
un programma comprendente musica, danza, discorsi e interviste. Nel suo discorso di benvenuto il vescovo
protestante di Berlino, Wolfgang Huber, ha ricordato che
questa giornata segnava il
95“ anniversario della nascita
di Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano tedesco impegnato nella resistenza a Hitler e giustiziato poco prima
della fine della seconda guerra mondiale.
José Ramos-Horta, del Timor Est, Premio Nobel della
pace, ha chiamato le chiese
di tutto il mondo a impegnarsi in vista della «remissione
del debito dei paesi più pove
ri» e a fare campagna contro
la vendita di armamenti: «Se i
ricchi del Nord e coloro che
non sono altrettanto ricchi
ma che producono armi, cessassero di venderle ai paesi
poveri - ha detto -, e se i leader dei paesi poveri, anziché
sognare che le armi permetteranno loro di rimanere al
potere, cessassero di sprecare il denaro che usano per
l’acquisto di armi per adoperarlo a favore dell’istruzione,
del rifornimento di acqua
potabile, allora sì, fra dieci
anni, questo mondo diventerebbe migliore». Rita Sùssmuth, ex presidente del Parlamento tedesco e membro
attivo della Chiesa cattolica
romana, ha condannato la
violenza contro le donne e i
bambini: «La violenza ha la
sua origine nel dominio e nella repressione, e siamo ben
lontani da un mondo in cui
ogni essere umano avrebbe la
stessa dignità e lo stesso valore», ha dichiarato.
Oltre 1.000 persone avevano assistito precedentemente alla presentazione dello
spettacolo di danza «Pace
nella città», prodotto sotto gli
auspici del Cec. È stata Janice Love, della Chiesa metodista unita degli Stati Uniti, a
pronunciare il messaggio del
lancio del Decennio «Vincere
la violenza», chiamando ad
«aprire i nostri cuori e a tendere le nostre mani verso
tutti coloro che aspirano ad
agire insieme per porre fine
alla violenza e a costruire
una pace duratura fondata
sulla giustizia». (eni)
Il Comitato centrale ha deciso di accogliere otto nuove chiese
Ora sono 342 le chiese membro del Cec
Nella sua seduta del 29
gennaio il Comitato centrale
del Cec ha accolto otto nuove
chiese: la Chiesa evangelica
luterana di Namibia, la Convenzione delle chiese battiste
delle Filippine, la Chiesa evangelica luterana del Ghana, la Chiesa africana dell’interno (Sudan), l’Associazione
delle chiese battiste del Ruanda, l’Ekalesia Niue (Pacifico), la Chiesa riformata unita
(Scozia), la Chiesa presbiteriana unita dell’Africa australe, queste due ultime essendo
nate dalla fusione di due
chiese già membro del Cec.
L’ammissione dell’Ekalesia
Niue ha necessitato il ricorso
a un articolo del regolamento
riguardante l’eccezione al criterio del numero perché essa
conta solo 1.500 persone,
molto al di sotto del minimo
di 25.000 richiesto alle chiese
membro. È certamente la più
piccola fra le chiese della
grande famiglia del Cec che
ora conta 342 chiese membro. Un’altra chiesa, la Chiesa
evangelica Mara del Myanmar, è stata ammessa in qualità di membro associato del
Consiglio ecumenico.
Durante la stessa sessione
vari raggruppamenti di chiese sono stati ammessi in
qualità di Consigli associati,
in particolare la Federazione
protestante di Francia, il
principale partner del Cec in
Francia da molti anni che
esiste dal 1905 e che include
chiese riformate, luterane.
evangeliche, battiste e pentecostali. Inoltre il Consiglio
nazionale delle chiese del
Burundi, la Federazione delle chiese e missioni evangeliche del Camerún, e il Consiglio delle chiese del Malawi
sono stati anch’essi ammessi
come Consigli associati.
Infine il Comitato centrale
ha riconosciuto come organizzazioni ecumeniche internazionali con le quali il Cec
ha rapporti di lavoro, la Commissione delle chiese presso i
migranti in Europa e il Consiglio ecumenico della gioventù in Europa. (cec info)
Intervista al segretario generale della Kek
Verso la firma della «Charta
oecumenica per l'Europa»
LUCA M. NEGRO
SI è svolto a Oporto (Porto
:............. ■
gallo) dal 26 al 29 gennaio, rincontro annuale del
comitato congiunto tra la
Conferenza delle chiese europee (Kek) e il Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee). Nel corso dell’incontro è stato varato il
nuovo testo della «Charta
oecumenica per l’Europa» ed
è stato definito il programma
del prossimo «Incontro ecumenico europeo», che si svolgerà a Strasburgo dal 17 al 22
aprile e avrà come motto le
parole del Gesù risorto: «Io
sarò sempre con voi, sino alla
fine del mondo» (Mt. 28, 20).
Abbiamo chiesto un commento sull’incontro di Oporto e sulle prospettive di Strasburgo al pastore battista
Keith Clements, segretario
generale della Kek.
-A che punto è il testo della
«Charta oecumenica»?
«Il comitato congiunto
Kek-Ccee ha varato il testo finale della Charta: la prima
bozza era stata inviata alle
chiese e conferenze episcopali europee nel 1999, e sulla
base delle loro reazioni (ne
sono pervenute oltre 150) un
comitato ristretto ha quasi
interamente riscritto il documento; a Oporto abbiamo ulteriormente rivisto e migliorato il testo, che a questo
punto sarà presentato ufficialmente a Strasburgo, dove
verrà sottoscritto dai presidenti dei due organismi promotori, il metropolita grecoortodosso Jeremie di Parigi
per la Kek e il cardinale Miloslav Vlk di Praga per il Ccee.
Da Strasburgo la Charta sarà
inviata alle chiese europee,
con l’invito a riceverla, adottarla e, se necessario, adattarla alle situazioni locali».
- In che senso la si potrà
adattare?
«Noi auspichiamo che le
varie chiese, a livello nazionale, firmino congiuntamente la Charta come segno del
loro solenne impegno a camminare nella via dell’ecumenismo. In tale occasione, è
ipotizzabile che le chiese desiderino aggiungere precisazioni legate al loro contesto:
ciò potrebbe accadere ad
esempio in situazioni, come
probabilmente è quella italiana, caratterizzate da rapporti problematici fra chiesa
di maggioranza e chiese di
minoranza; oppure potrebbe
darsi il caso di paesi in cui la
collaborazione ecumenica
sia già attestata a un livello
alto, e si desideri assumere
insieme impegni ancora più
vincolanti di quelli espressi
dalla Charta europea».
- Che cosa vi attendete dall’Incontro ecumenico europeo
di Strasburgo?
«La riunione di Oporto ha
messo a punto i preparativi
dell’incontro, a cui parteciperanno un centinaio di leader ecclesiastici europei (fra
essi i membri del Comitato
centrale della Kek e i presidenti delle varie conferenze
episcopali, che formano l’Assemblea del Ccee) e, sullo
stesso piano dei leader, 100
giovani delle diverse confessioni. Credo che si tratterà di
un incontro significativo: intanto perché sarà il primo
evento ecumenico europeo
del nuovo millennio, e poi
proprio per questa formula
del confronto fra diverse generazioni di credenti, che dà
un nuovo respiro all’ecumenismo».
- Quali altri temi avete discusso nell’incontro del Comitato congiunto Kek-Ccee?
«Oltre alla consueta verifica dei vari progetti di collaborazione esistenti, per
esempio il gruppo di lavoro
congiunto sull’Islam in Europa 0 la coopcrazione del
Ccee nel progetto della Kek
sulla tratta di donne in Europa, abbiamo dato ampio spazio a un dibattito molto franco e amichevole sulla recente
dichiarazione vaticana Dominus Jesus. Il dibattito è
partito dall’analisi di un mio
documento di riflessione,
preparato per il Comitato
centrale della Kek; ad esso
ha risposto il presidente dei
vescovi tedeschi, Karl Lehmann. Fra gli altri interventi
desidero menzionare quello
della pastora valdese italiana
Gianna Sciclone. Sintetizzando, direi che i cattolici hanno
pienamente registrato il disagio che la Dominus Jesus ha
causato nelle nostre chiese, e
tutti ci siamo detti d’accordo
sulla necessità di approfondire il dibattito ecumenico sulla natura della chiesa e sulla
sua unità nella diversità. E
ciò tenendo conto non solo
della Dominus Jesus ma soprattutto della grande mole
di riflessioni prodotte, negli
scorsi decenni, nel quadro
dei dialoghi ecumenici bilaterali e del lavoro della commissione teologica del Consiglio ecumenico delle chiese,
“Fede e Costituzione", commissione di cui, come è noto,
fa parte ufficialmente anche
la Chiesa cattolica». (nev)
Colombia: IV Assemblea generale del Consiglio delle chiese d'America Latina (Gai)
Il nuovo Clai apre alle chiese pentecostali sudamericane
Il Consiglio delle chiese d’America Latina (Clai) ha scelto un vescovo anglicano dei Caraibi come presidente per i
prossimi 6 anni. Il vescovo Julio Cesar
Holguin, 53 anni, capo della Chiesa episcopale della Repubblica dominicana, è
stato eletto al secondo turno. Sono stati
poi eletti altri sedici membri del Comitato esecutivo. Le elezioni si sono svolte
durante la IV Assemblea generale del
Clai, riunita a Barranquilla (Colombia),
dal 14 al 19 gennaio scorso.
Mentre l’elezione del vescovo Holguin
significa che il controllo del Clai rimane
nelle mani delle chiese protestanti storiche della regione, il vescovo appoggia
l’apertura dell’organizzazione alle chiese pentecostali il cui numero sta crescendo costantemente. La questione di
una più ampia partecipazione delle
chiese pentecostali al Clai è stata uno
dei grandi argomenti di dibattito dell’Assemblea. «Noi, anglicani, siamo ecumenici per vocazione - ha dichiarato il
vescovo Holguin -. Spesso siamo stati
un ponte che ha permesso agli altri
gruppi di riunirsi. Mi piacerebbe favorire il riavvicinamento dei punti di vista.
la comprensione reciproca, l’unità delle
chiese affinché esse servano le loro comunità in modo più adeguato».
Holguin ha espresso la speranza di
vedere il Clai «diventare un giorno un
luogo di incontro per le chiese dell’America Latina». Il Clai è già riuscito a
riunire persone non solo di chiese differenti ma anche della stessa chiesa provenienti da zone differenti. Vescovo di
Santo Domingo per 10 anni, Julio Holguin è stato membro del Comitato esecutivo del Clai per 6 anni. Delegati dei
Caraibi e del Brasile, paese di origine di
Walter Altmann, presidente uscente del
Clai, hanno fatto campagna, con successo, perché venisse eletto il vescovo
Holguin. La direzione del Clai è stata a
lungo dominata dalle chiese storiche
della parte meridionale deU’America del
Sud. Walter Altmann è un teologo luterano brasiliano. Il suo predecessore,
primo presidente del Clai, Federico Pagura, è un metodista argentino. Il vescovo Holguin è il primo capo di chiesa originario dei Caraibi e il primo anglicano
ad occupare la presidenza.
Gli altri due principali candidati era
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della Chiesa evangelica del Rio de la
Piata in Argentina, e Noemi Espinoza,
rappresentante della Chiesa riformata
evangelica delTHonduras. Nella prima
riunione del Comitato esecutivo alla fine dell’Assemblea, Noemi Espinoza è
stata eletta vicepresidente e Juan Schvindt secondo vicepresidente del Comitato. Ambedue sono favorevoli ad una
maggiore apertura del Clai al movimento pentecostale.
«Le chiese storiche praticano una religione di libri - ha detto Juan Schvindt
è un protestantesimo illustrato. Che cosa saremmo senza la nostra Bibbia, il
nostro catechismo e il nostro innario?
Eppure, per usarli, devo sapere leggere
e scrivere. Come potranno i poveri della
regione, molti dei quali non sanno leggere, capire come noi la spiritualità se
non possono impararla nei libri? Il pentecostalismo è il contrario del protestantesimo storico. Mentre i protestanti
leggono prima, i pentecostali cercano
prima, e poi forse leggeranno. Sono due
spiritualità con logiche distinte. E il Clai
può accogliere tutt’e due». (eni)
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Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Incontro ecumenico a Napoli a partire da una domanda piuttosto provocatoria
Sono ancora cattolici gli italiani?
¡¡950/0 della popolazione esprime una domanda religiosa che confluisce verso una crescente
pluralità di fedi e religioni II 28o/o degli italiani ha una regolare vita parrocchiale cattolica
Una tavola rotonda a Ventimiglia
I cristiani e la paura
della diversità islamica
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SONO ancora cattolici
gli italiani?». Questa
domanda così provocatoria è
stato il titolo della conferenza
che si è svolta il 19 gennaio
scorso a Napoli in una delle
sale della chiesa di Santa Maria La Nova, sede dell’associazione «Oltre il chiostro»
che, insieme al Gruppo interconfessionale attività ecumeniche di Napoli (Giaen), ha
organizzato l’incontro.
A pochi giorni dalla conclusione dell’Anno Santo si
formulano le prime valutazioni. Nella sua introduzione
il gesuita Paolo Gamberini,
docente di Teologia dogmatica ed ecumenismo alla Facoltà di teologia dell’Italia
meridionale di Napoli, ha
sottolineato che il Giubileo
ha senz’altro portato alla luce una «maggioranza sommersa», che si è ritrovata numerosa a vivere eventi come
la giornata della gioventù e
la beatificazione di padre
Pio. «Questi dati - ha detto
Gamberini - vanno però letti
accanto a un altro dato costitutivo del nostro paese,
cioè un chiaro pluralismo religioso. Oggi è in atto una ridefinizione del cattolicesimo. Credo che l’identità cattolica diventerà sempre più
un “tassello” nell’ampio
spettro del pluralismo religioso». Alla domanda «sono
ancora cattolici gli italiani?»
sono stati chiamati a rispon
dere Paolo Naso, direttore
della rivista Confronti e della
rubrica televisiva Protestantesimo, e il gesuita Domenico Pizzuti, sociologo e giornalista.
Nella prima parte del suo
intervento Paolo Naso ha fatto un rapido excursus sui
cambiamenti importanti che
negli ultimi cinquant’anni
sono avvenuti nel quadro
della Costituzione italiana:
dal tempo in cui «la» religione di stato era il cattolicesimo, si è passati a un panorama legislativo che tiene conto del fatto che oggi nel nostro paese esistono «le» religioni. Naso ha poi proposto
ai presenti un’analisi della attuale mobilità dei confini
dell’identità cattolica. Oggi
più che mai è difficile rispondere alla domanda «chi è cattolico?». In generale le stati
stiche dicono che l’88,6% degli italiani si definisce cattolico. Poi nel dettaglio si scopre
ad esempio che l’84% decide
di sposarsi in chiesa ma solo
il 28% ha poi una regolare vita parrocchiale; che il 42%
partecipa alle processioni devozionali mentre solo il 22%
intrattiene una relazione pastorale con un prete.
Ritornando alla provocazione «sono ancora cattolici
gli italiani?» Paolo Naso ha risposto che, stando al quadro
sociologico che risulta dai
dati statistici, sicuramente gli
italiani sono cattolici in modo contraddittorio. «Piuttosto che concentrarsi su questa domanda, forse vai più la
pena - ha suggerito - chiedersi come sarà la società italiana sotto il profilo religioso.
Senza dubbio sarà più pluralista, più articolata sul piano
dell’appartenenza culturale
e, dunque, anche religiosa.
Prendendo a prestito un’immagine fornita da Oscar Luigi
Scalfaro, lo stato deve essere
la “casa” di tutti nel rispetto
del dialogo e del reciproco riconoscimento. Una casa dove ci sono diritti e doveri; se
qualche presenza si perdesse,
questa casa sarebbe sicuramente più spoglia».
Il gesuita Pizzuti si è soffermato soprattutto sul fatto
che il 95% della popolazione
italiana esprime una domanda religiosa, che non confluisce tutta nel cattolicesimo.
Sicuramente occorre fare una
differenziazione tra coloro
che si definiscono cattolici.
«Ciò che la Chiesa cattolica
deve capire - ha detto Pizzuti
- è se c'è contraddizione o se
si è di fronte a dei nuovi
orientamenti che tendono al
mutamento di alcune caratteristiche tradizionali». È indubbio che soprattutto sulle
questioni etiche e morali si
evidenzia uno scollamento
tra il vertice gerarchico e la
base, «ma forse - ha aggiunto
Pizzuti - tali fenomeni vanno
letti come valorizzazione di
alcune istanze dei credenti
cattolici di cui bisogna tener
conto». In conclusione il gesuita ha affermato che per il
futuro della nostra società
tu^te le confessioni devono
considerare di non poter predeterminare il cammino del
sacro che vive e si nutre nella
quotidianità.
Prosegue a Milano l'esecuzione integrale delle Cantate di Johann Sebastian Bach
La musica può esprimere anche la verità della fede
PAOLO FABBRI
Il terzo concerto del 14” ciclo di Cantate tiene conto
del criterio temporale, offrendone 4 composte nello spazio
di otto settimane, dalla XIII
alla XXI domenica dopo la
Trinità, in cui sono considerati soprattutto il corale come
elemento unificatore sia sotto
il profilo teologico sia musicale, e quel cantus firmas di
origine medioevale, valorizzato dallo stesso Lutero come
occasione di intervento della
assemblea dei credenti per
esprimere lode al Signore,
confessione di peccato, verità
di fede basilari.
Il tema teologico di fondo
della Bwv 38 Aus tiefer Noth
schrei’ ich za dir {da profondo dolore t’invoco - De profundis, testo di ignoto che si
basa su un Lied di Lutero
tratto dal Salmo 130) è la misericordia di Dio che, pur
giudice rigoroso, riesce sempre a perdonare chi raddrizza
il suo cammino. Nel corale
d’inizio (preghiera di invocazione) gli archi, esclusi i violini, si fanno simbolo del peccato che si agita nel profondo
dell’animo, aderendo perfettamente a quel Aus tiefer che
apre la prima strofa, mentre
il coro grida la sua invocazione da protagonista, costringendo l’orchestra a seguirlo,
il recitativo dell’alto richiama
l’idea della grazia mentre il
basso continuo simula i tentennamenti del peccatore,
aprendo la via all’aria del tenore in cui gli oboi lanciano il
loro grido di dolore sostenuti
dal basso continuo cui si soyrappone la voce a esprimere
il confronto sofferenza-rifugio in Gesù. La fede però è
ancora debole, declama il soprano nel suo recitativo, con
il basso continuo che richianta la melodia del corale iniziale per dare maggiore seve
rità, una severità pronta ad
attenuarsi nel terzetto soprano-alto-basso in cui lievi dissonanze riprese dal basso
continuo rappresentano l’afflizione del credente. Nel corale dolcemente maestoso
l’assemblea affermerà Er ist
alleiti der gate Hirt (Egli solo
è il buon pastore).
La Bwv 96 Herr Christ, der
ein’ge Gottes Sohn (Cristo Signore, unico Figlio di Dio)
prende il testo da un Lied di
Elisabeth Creutzinger ed è
composta per la XVIII domenica dopo la Trinità. La base
teologica viene da II Samuele
7 e dal Salmo 110, testi trasferiti su Gesù. Nel corale di
apertura il flauto piccolo
emerge facendosi metafora
della voce di Gesù, immersa
in un vasto movimento polifonico. Il recitativo del contralto fissa le virtù di -Gesù e
apre la via all’aria del tenore,
introdotta dal flauto traverso
che si fa interprete della preghiera, mentre il tenore insiste ostinatamente su Ach
ziehe (Ah, trai... a te l’anima)
e vocalizza su erleuchten (illuminala), quasi a formare
egli stesso l’accompagnamento al flauto. Il recitativo
del soprano fissa il concetto
di Dio che cammina al fianco
Il direttore Ton Koopman
del credente e lo può aiutare
nel suo procedere incerto,
un’incertezza splendidamente espressa nell’aria del basso: gli archi da una parte e gli
oboi dall’altra simulano il
movimento ora a destra, ora
a sinistra, espresso dal primo
verso e in generale il vacillare
del passo, che acquista sicurezza con la guida del Signore. Nel corale di chiusura
l’assemblea dei credenti conclude la preghiera con fervore accentuato dal corno.
La Bwv 33, Allein za dir,
Herr lesa Christ (Soltanto a
Te, Signor Gesù Gristo, 1724,
XIII domenica dopo la Trinità). L’autore ignoto si ispira
a un Lied di Konrad Hubert
(1540) e l’argomento è sempre quello del credente vacillante che trova conforto solo
in Gesù. La struttura è simmetrica: corale-recitativoaria-recitativo-aria-corale.
L’attacco brioso di oboi e archi prepara la preghiera del
coro e la sostiene con ardore,
lasciando al coro interventi
rapidi e staccati nel contesto
di una splendida pagina strumentale, con l’invocazione al
Signore come unica speranza
(Luca 10). Il recitativo del
basso dichiara l’ignoranza
del credente sulla legge e il
perdono di Dio come sola
fonte di felicità (Giobbe 9, 3).
L’aria del contralto evidenzia
subito il vacillamento dei
passi degli esseri umani e
l’orchestra rende questo stato d’animo con uno straordinario brano in cui i violini
primi suonano con il sordino,
gli altri archi praticano il pizzicato e il basso continuo lo
staccato, il tutto con un suono prezioso, di grande introspezione, con l’incessante ripetizione del tema che accentua il tormento dell’anima. La lode a Dio della assemblea dei credenti nel classico corale chiude la cantata.
La cantata Ach, lieben Christen, seid getrost (Ah, consolatevi, cari cristiani, 1724,
XVIII domenica dopo la Trinità) si basa su un testo di
ignoto ispirato a un Lied di
Johannes Gigas (1561). Il tema teologico è tratto da Luca
14, 11. Anche questa monumentale cantata ha struttura
simmetrica: corale-aria-recitativo-corale-aria-recitativocorale. Nel corale di apertura
l’orchestra incalza il coro ripetendo il tema con ritmo
anapéstico e con dure crome
in staccato, che fanno pensare all’uso delle lettere dentali
nel linguaggio poetico, per
dare le prime pennellate a un
paesaggio disperato di consapevolezza del peccato.
Nell’aria del tenore Yincipit è
del flauto traverso. Il basso
esorta nel recitativo a sopportare con pazienza le conseguenze del peccato e nel
corale centrale i soprani con
dolcezza cominciano ad aprire una prospettiva di salvezza
attraverso la prova, evidenziata dal sublime canto del
violoncello. La stupenda aria
del contralto esprime la rassegnazione alla morte come
porta di passaggio verso il Signore; il recitativo del contralto invita l’anima alla meditazione di queste grandi verità e il coro finale, con il forte sostegno di tutta l’orchestra, chiama i credenti a svegliarsi perché, pur essendo
nel peccato, Cristo ci aiuta e
noi dobbiamo lodarlo.
Ton Koopman ha diretto
l’orchestra con gentile fermezza, ottenendo una qualità di suono che, unita alla
perfetta fusione del coro di
Amsterdam Baroque Orchestra and Choir, ha saputo
creare l’atmosfera di rigore,
ma anche di fervente passione, che ci si può aspettare da
una chiesa protestante luterana dell’epoca.
MARIE-FRANCEMAURIN
T ) ISLAM ci minaccia?».
\\ J_j Questo titolo partiva
dalla considerazione che, ultimamente, diverse voci della
politica e del mondo ecclesiastico esortano alla discriminazione nei confronti degli
immigrati di fedi diverse. Se
ci si chiede: «Chi si riconosce
oggi in Italia figlio della povera gente che nei secoli scorsi
emigrò? Che conobbe tutte le
esclusioni, che fu chiamata
gente di mafia, indiscriminatamente, in una pericolosa
generalizzazione?» si dovrebbe essere in grado di capire
più che in altri paesi europei.
Organizzata dal circolo «Pasolini» di Ventimiglia una tavola rotonda su questo problema ha visto l’intervento
del pastore Renato Co’isson,
che ha citato la superficialità
dei mass media, e di molta
gente che mette in risalto poche idee negative, come se
noi cristiani fossimo classificati tutti terroristi, o venditori di armi o si dicesse che pratichiamo la pulizia etnica.
La paura è cattiva consigliera, come all’epoca delle
crociate. E non bisogna dimenticare che molti musulmani appartengono ai paesi
della fascia povera del mondo, e che dei 50 paesi della
Conferenza islamica mondiale solo 5 hanno adottato la
sharia, la legge islamica. Per
spiegare la paura che serpeggia dovremmo piuttosto parlare della crisi del mondo occidentale, dove il tessuto sociale si disgrega, dove c’è
molta solitudine, la popolazione invecchia e dove la globalizzazione è insieme fascino e tragedia. Bisogna stare
attenti a non inventare capri
espiatori. Come membri di
comunità cristiane siamo invitati alT«incontro-dialogoaccoglienza».
Tutto il messaggio biblico è
annuncio di fraternità e incontro. Nel quarto comandamento è ricordato lo straniero, e il Levitico dice: «Avrete
una stessa legge per il forestiero e per il nativo». Gesù si
è identificato con loro: «Fui
forestiero e mi accoglieste».
Abituati a rinchiuderci in
schemi difensivi, dovremmo
partire invece dalla visione
che tutti i popoli sono popoli
di Dio. Cristianesimo, giudaismo e islamismo hanno elementi comuni, come il monoteismo e il ceppo abramitico. L’incontro con l’Islam dovrebbe avvenire nella sua varietà, in una critica reciproca
costruttiva, facendo a livello
individuale 0 di gruppo uno
sforzo di conoscenza di questi fratelli e sorelle che incontriamo.
Il prof. Giulio Martinucci,
insegnante cattolico, ha parlato della grande opportunità
sociale e religiosa per crescere insieme e costruire un
mondo meno imperfetto. È
da ricercare una nuova concezione di cittadinanza. L’identità non può essere statica, di conservazione, ma dinamica. Siamo un miliardo di
persone nel benessere, mentre 5 miliardi non mangiano
a sufficienza, e questa situazione porterà altri flussi migratori. L’Italia ne ha bisogno
perché la natalità è a quota
zero, per mantenere sia il livello di produzione sia i livelli pensionistici. In Italia gli
islamici sono pochi rispetto
ad altri paesi europei. Nel
Medio Evo c’è stata una buona coabitazione culturale.
Oggi si deve aspirare a una
concezione moderna e universale dei diritti umani, con
libertà di tutti e uguaglianza
di tutti. I movimenti femministi tentano di fare emergere
l’esigenza dell’uguaglianza,
ma ancora una volta, a esempio, nel Kuwait è stato rifiutato il diritto di voto alle donne.
Un algerino insegnante di
arabo, che vive da 8 anni in
Italia, Richard Din, ha affermato che i timori iniziano a
sparire quando si sanno le
cose, e le campagne elettorali
purtroppo le complicano. In
altri paesi europei, dove l’immigrazione è alla terza o
quarta generazione, ci sono
anche forse meno problemi
interni alla Chiesa cattolica
stessa. Bisogna distinguere
immigrazione e Islam; solo
da 10 anni si parla di «minaccia». Non servirà, questa evocazione, a mantenere in
piedi una visione bipolare del
mondo, anche dopo la caduta del muro di Berlino?
Narrativa Romanzo e poesia
Israeliano, intellettuale impegnato e pacifista, Amos Oz,
classe 1939, costruisce con Un altro mare (Feltrinelli, 2000,
pp. 236, £ 29.000) un singolare connubio di romanzo, e dunque di narrazione, e poesia. Con maggiore densità man mano che si procede nel seguire la vicenda. ^ ,
gli spunti poetici, decisamente scritti in I i
versi, sottolineano come un coro di tragedia greca gli sviluppi della vicenda. La
quale è avvoltolata su se stessa, nei continui rovelli di un padre vedovo, del figlio
partito per il Tibet e dell’ex fidanzata di
quest’ultimo. Tutti un po’ soli, tutti tormentati dai ricordi, alla ricerca di un contatto umano che non riescono a definire.
AMÍXS (YÁ
U)5?TKSa()MARi:
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
1 TELEVISIONE
Protestantesimo
Il !9 I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
18 febbraio, alle ore 23,50 circa, andrà in onda; «Dieci anni
per superare la violenza, il lancio del nuovo programma del
Consiglio ecumenico delle chiese»; «Festa della libertà: il pastore Gioffredo Varaglia e la libertà»; «Terza di copertina: La
presentazione del Libro “Le chiese della Riforma edito da
San Paolo Editore». La replica sarà trasmessa lunedì 19 febbraio alle ore 24 e lunedì 26 febbraio alle 9,30 circa.
6
PAG. 6 RIFORMA
i Vita Delle Chiese
VENERDÌ 16 FEBBRAIO 20H,
venerdì 16
I temi in discussione alle riunioni del Consiglio e del Comitato generale Fcei
Globalizzazione e cooperazione
È stato approvato un piano di lavoro per favorire la presa di coscienza delle chiese sul
problema della globalizzazione. Lo cooperazione internazionale e i temi ecumenici
Si sono riuniti nei giorni
scorsi a Roma il Consiglio e il
Comitato generale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), gli organi eletti dalla scorsa Assemblea Fcei (29 ottobre-1°
novembre 2000) a cui lo Statuto attribuisce compiti esecutivi (per il Consiglio, di 7
membri) e di indirizzo generale e controllo (per il Comitato generale, composto da
25 membri in rappresentanza
di tutte le chiese aventi parte
nella Federazione). Nella seduta del 3 febbraio il Comitato generale ha proceduto alla
nomina del coordinatore e
del vicecoordinatore: sono risultati eletti rispettivamente Erica Naselli, battista di
Chiavari, che nel precedente
triennio ricopriva la carica di
vice, e il pastore valdese Sergio Ribet di Pomaretto.
Su proposta del Consiglio, il
Comitato generale ha approvato un piano di lavoro teso
ad avviare un processo di presa di coscienza, informazione
e azione sul tema della globalizzazione, nella scia delle iniziative adottate in questo
campo a livello ecumenico internazionale. Nella nota predisposta dal Consiglio si legge
fra l’altro che «questa presa di
coscienza ecumenica della
centralità del tema dell’economià e della necessità di opporsi a un prevalere incontrollato dei poteri economici e
delle istituzioni finanziarie internazionali si situa nell’orizzonte della contestazione che
ha impedito lo svolgimento
del Millennium Round di
Seattle, 1999», e che è proseguita nel 2000 con le manifestazioni in occasione degli incontri del Fondo monetario
internazionale e della Banca
mondiale, approdando al Forum sociale mondiale di Porto
Aiegre del gennaio 2001.
11 piano di lavoro che la
Fcei intende promuovere è
volto a «informare le chiese
sulla situazione economica
mondiale e sul cammino percorso dalle chiese dell’ecumene nella presa di coscienza
di tale situazione: educare
singoli e chiese a considerare
l’economia non come ambito
riservato agli specialisti ma
come il terreno oggi preminente nell’impegno per “giustizia, pace e integrità del
creato”; orientare la confessione della fede nel Signore
del creato e della storia verso
la concretezza del contesto
economico in cui viviamo, secondo il motto che ci viene
dalle chiese del Sud del mondo, secondo cui ‘Teconomia
è una questione di fede”; promuovere forme concrete di
azione e di impegno a livello
personale, familiare, comunitario e civile». Come primo
passo verso la realizzazione
del progetto, il Consiglio Fcei
ha nominato una Commissione globalizzazione e ambiente (che integra e sostituisce la preesistente Commissione ambiente), coordinata
dal pastore Franco Giampiccoli, membro del Consiglio.
Fra le numerose delibere
del Consiglio Fcei, riunito dal
Un momento di culto aM’Assemblea Fcei dell’autunno scorso
2 al 4 febbraio, segnaliamo la
decisione di dare continuità
alla collaborazione, già esistente da alcuni anni, con
«Action by Churches Together» (Act), l’agenzia internazionale di interventi in casi di
catastrofe naturale ed altre
emergenze mondiali, promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dalla
Federazione luterana mon
diale (Firn). La Fcei informerà
regolarmente sugli appelli di
Act, facendosi tramite per la
raccolta delle offerte.
Il Consiglio ha inoltre deciso di promuovere, in collaborazione con la Comunità luterana di Roma, un culto ecumenico di «lancio» del «Decennio ecumenico per sconfiggere la violenza», in occasione della prossima festa
dell’Ascensione (giovedì 24
maggio); di nominare una
Commissione per coordinare
le iniziative previste nell’ambito dello stesso «Decennio»
(coordinatore: Hans-Michael
Uhi, vicepresidente Fcei); di
designare il presidente della
Fcei, Gianni Long, e il segretario della Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei),
Alessandro Spanu, come rappresentanti degli evangelici
italiani all’Incontro ecumenico di Strasburgo (19-22 aprile), promosso dalla Conferenza delle chiese europee e dal
Consiglio delle conferenze
episcopali europee; di nominare una Commissione lavoro
e volontariato (coordinatrice
Doriana Giudici, membro del
Consiglio) che sostituisce e
integra la preesistente Commissione lavoro: di nominare
la redazione di «Rete di liturgia» (coordinatore Luca M.
Negro, segretario esecutivo
Fcei), trasformando la pubblicazione in un trimestrale inviato per e-mail, con un numero unico annuale a stampa; infine, di proseguire lo
studio di un progetto di «portale Internet» di tutto il protestantesimo italiano. (nev)
Convegno organizzato dal 4° circuito della Chiesa valdese
Ivrea: l'evangelicità delle nostre opere
Sabato 3 febbraio, nei locali della chiesa valdese di Ivrea
si è svolto un convegno organizzato dal 4° circuito diviso
in due parti: nella mattinata interventi e discussione
sulla diaconia («Come si realizza l’evangelicità nell’ambito delle nostre opere») e nel
pomeriggio interventi e discussione sull’otto per mille
(«Quota relativa ai contribuenti che non esprimono
alcuna preferenza»).
Il pastore Alberto Taccia ha
tracciato un quadro completo
della trasformazione della
nostra diaconia, senza tralasciare alcuni aspetti negativi
e ha sottolineato come la
preoccupazione dell’evangelicità delle nostre opere sia
recente, poiché esse sono
sorte essenzialmente per trovare un rimedio alla situazione dei poveri, degli incurabili
e degli emarginati in stmtture
non cattoliche che difendevano la propria autonomia. Con
il progredire dello stato sociale le cose sono cambiate e il
nostro vecchio slogan di surrogare lo stato e stimolarlo a
intervenire direttamente è
stato sostituito dall’integrazione, dalla collaborazione e
dalle convenzioni, con grosse
spese per le ristrutturazioni,
l’assunzione di personale e
l’apertura a tutti dei nostri
istituti. Taccia ha concluso
parlando della diaconia leggera o diaconia comunitaria,
che non demanda agli istituti
tutti i problemi ma cerca di
coinvolgere le comunità.
Andrea Ribet, per la Csd,
ha descritto il mondo della
diaconia istituzionalizzata,
illustrando le 13 opere che
Agape centro ecumenico
Appartamento per famiglie e piccoli gruppi
Se vuoi sciare. Se vuoi passare un week-end in montagna
con gli amici o la famiglia, ti informiamo che esiste la possibilità di un appartamentino indipendente, con uso cucina e
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Segreteria di Agape Centro ecumenico
10060 Proli (To) tei. 0121 -807514
email: ufficio@agapecentroecumenico.org
rispondono alla Csd stessa
(attività sanitarie, socio-assistenziali ed educative), e ha
elencato i principali scopi, il
metodo di lavoro e i principali compiti della Csd in collaborazione con i comitati di
gestione delle singole opere.
Ribet ha concluso ribadendo
l’importanza di una testimonianza esplicita perché la
diaconia è un modo irrinunciabile di essere cristiani e
sia i fruitori che gli operatori
di un determinato servizio
sono chiamati a essere autori
attivi e responsabili. Uno
slogan possibile viene dalle
parole di Bonhoeffer: «Essere
e agire nella società come se
Dio non ci fosse» e produrre
così corresponsabilità in
un’etica solidale.
Franca Coisson, presidente
della Commissione per gli
istituti ospedalieri valdesi, ha
ripercorso la storia dell’Ospedale valdese di Torino dal
1842 a oggi (importante ospedale con una gestione affidata
a personale specializzato). Si
è soffermata sull’importanza
della dedizione al servizio e
della centralità e dignità del
malato e ha ricordato il compito determinante e impegnativo dell’accoglienza e
dell’assistenza anche ai parenti, la collaborazione degli
amici dell’ospedale che garantiscono la predicazione e
la pubblicazione del Quaderno. Franca Coisson ha infine
ripetuto che il rapporto con
le chiese è indispensabile per
conoscere il pensiero delle
comunità.
Il pastore Giuseppe Platone ha parlato della Casa femminile valdese istituita a seguito di un’assemblea di
chiesa del 1969 che deliberò
di destinare l’attico dello stabile di via Pio V a giovani studentesse e lavoratrici evangeliche e non, tra i 18 e i 28
anni, per favorire una vita
comunitaria e come forma di
sostegno in quanto l’affitto è
inferiore del 30% ai prezzi di
mercato. Platone ha dato alcune precisazioni (l’opera è
autogestita e ha una struttura democratica con nomina
di delegate nel comitato di
gestione con un pastore di ri
ferimento), ma ha anche riferito che la chiesa locale non
ha alcun ritorno da questa
iniziativa: l’ostello è una piccola comunità solo dal lunedì mattina fino al venerdì
sera. Platone ha concluso
con un'ipotesi: forse in futuro si potrebbe suddividere
l’alloggio in 6 miniappartamenti da destinare in parte
alTospedale per ospitare parenti di malati e in parte ad
abitazioni per casi particolari
di immigrati.
11 pastore Eugenio Bernardini ha poi sottolineato la necessità di migliorare e sviluppare il servizio diaconale locale perché nessuno deve essere lasciato solo nel proprio
bisogno, nonché l’importanza
di avere opere gestite bene
con personale qualificato e
l’impegno perché le nostre
chiese sviluppino competenze e professionalità di evangelici. Dopo il pranzo il convegno ha affrontato il tema
dell’8 per mille riguardo le
quote non espresse e, dopo
diversi interventi, alcuni contrari e altri più numerosi favorevoli all’accettazione delle
quote non espresse, sono stati
votati due ordini del giorno.
Nel primo si dice che i partecipanti all’incontro «ritengono che fino ad ora l’8%o sia
stato gestito in maniera efficace, sobria e corretta: prendono atto che la tendenza alla
diminuzione della burocrazia
in Italia comporterà nel futuro una ulteriore conseguente
diminuzione del numero di
persone che decideranno di
esprimere la loro scelta in
materia: ritengono che l’accettazione delle quote non
espresse delT8%o non indebolisca in maniera sostanziale la
nostra credibilità; ribadiscono
la decisione di non utilizzare
le quote per fini di culto».
Nel secondo atto si dice di
ritenere «che le modalità di
suddivisione delle somme da
gestire finora applicata (accettazione anche delle quote
non espresse, senza modificare le modalità di destinazione attuale del 70% Italia e
del 30% paesi più poveri del
mondo) sia risultata valida e
vada mantenuta».
.Chiesa vaMese di Angrogna
Vita della comunità
I
L’Assemblea di chiesa riunitasi il 4 febbraio ha approvato la relazione finanziaria
presentata dal Concistoro e
ha deciso di aumentare del
6% l’impegno nei confronti
della cassa culto. Si tratta di
uno sforzo importante che la
chiesa di Angrogna ha voluto
fare anche come segno di fiducia e di speranza. La stessa
assemblea ha eletto i suoi
deputati alle assemblee decisionali. Per il Sinodo è stata
scelta Wilma Gay e per la
Conferenza distrettuale Miriam Pisani, Franca Coisson
e Remo Gaydou.
A metà gennaio la comunità
ha vissuto una bella giornata
comunitaria insieme ad alcuni fratelli e sorelle della chiesa
di Pramollo. Nell’estate del
2000 la corale di Angrogna e
una rappresentanza di Pramollo avevano partecipato insieme al trecentesimo anniversario della fondazione della colonia di Neuhengstett,
presso Stoccarda, in Germania, da parte dei profughi vaidesi di Bourcet. I partecipanti
''•piùi
' sa
hanno ricordato le giornatj
tedesche guardando alcuni vj.
deo e molte fotografie. L’ij,
contro ha sottolineato ancotj
una volta i legami di amichi,
che da sempre legano le du,
comunità che confinano su|:
colle della Vaccera.
La chiesa di Angrogna ori ,a
ganizza, in collaborazion|.ilwTELLT
U1
con il 1° circuito, alcuni cam.lN^^S
pi per bambini e ragazzi alla
Casa comunitaria del
gnòou (programma già
blicato nelle pagine de l’eco
delle valli valdesi). L’incontro' ^
di vecchi e nuovi monitori e
monitrici, iniziato con il culto
insieme alla comunità, hat^*®® j
rappresentato una occasione
importante di formazione in
vista della assunzione della
responsabilità educative nei
confronti delle giovani generazioni. Durante il culto il pa.
store Taglierò ha sottolineato
i tratti fondamentali dell’eti. ap
ca cristiana, incoraggiandoi!*®’ ®
giovani, appartenenti allei®”®
chiese valdesi della valle e dii®“®’ ®
Prarostino, e ringraziandoli
per la loro disponibilità.
Tutto qi
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Angrogna: il tempio dei Serre
CRONACHE DELLE CHIESE
CES,
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa del 4 febbraio ha
eletto deputati alla Conferenza distrettuale Carla Beiix
Longo, Attilio Sibille e Raffaele Gönnet; Elio Canale e Attilio Sibille saranno i deputati al Sinodo.
• La comunità formula i propri auguri a Barbara Saragosie
a Christian Simond che si sono sposati.
• Si è svolto il funerale di Demiele Giordan; ai familiari in
lutto la simpatia cristiana della comunità.
fFacoftà vaUese di teobßia
Via (Pietro Cassa, 42 - 00193 (Roma
Il Consiglio di facoltà, d’intesa con la Tavola, accogliendo
la richiesta del prof. Paolo Ricca di lasciare l’insegnamento
al termine dell’anno accademico 2001/2002, proclama la
vacanza della cattedra di storia del cristianesimo e bandisce
un concorso per un posto di
Professore straordinario* di Storia del cristianesimo
Incarico:
Lavoro a pieno tempo secondo le indicazioni del Regolamento della Facoltà.
Titolo richiesto:
Laurea in teologia o in storia. 11 dottorato in teologia è
considerato titolo preferenziale.
Trattamento economico:
Stipendio pastorale secondo la normativa della Tavola
valdese.
Inizio dell’attività:
ottobre 2002.
Lingua richiesta:
Ottima conoscenza della lingua italiana (capacità di insegnamento e di scrittura).
Dossier di candidatura: 11 dossier di candidatura com
prende: un curriculum vitae (10 esemplari), l’elenco compie
to delle pubblicazioni (10 esemplari), indicando i 3-4 test
considerati più significativi; una copia di ogni pubblicazio
considerati piu significativi; una copia di ogni pubblicazione; un breve documento in cui il/la candidato/a espone il
suo progetto di insegnamento e la sua visione del lavoro in
Facoltà.
11 dossier dovrà contenere una fotocopia certificata del
diploma più alto conseguito e dovrà essere inviato entro il
15 maggio 2001 a: Decano Facoltà valdese di teologia, via
Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
L’art. 28 del Regolamento della Facoltà dice: «11 Consiglio riceve le candidature e le trasmette al Corpo pastorale
insieme ad una valutazione dei titoli, delle pubblicazioni e
del curriculum dei candidati». Spetta al Corpo pastorale
scegliere un/a candidato/a e presentarlo^ al Sinodo per la
nomina.
Dopo tre anni di insegnamento il/la professore straordinario diviene ordinario se confermato/a dal Sinodo.
prof. Ermanno Genre, decano
Roma, febbraio 2001
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7
Vita Delle Chiese
Un fitto programma di iniziative e manifestazioni a Riesi per tutto il 2001
I quarantanni del Servizio cristiano
Più che celebrare la storia dell'opera in Sicilia, sarà un'occasione per riflettere a fondo
sulle sue prospettive attuali e future. A fine marzo si terrà un importante convegno
PAG. 7 RIFORMA
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Comunità di Agnpe, inSe al pastore Tullio Vinay
“J'^asua famiglia, iniziarono
1- 'inori«rande entusiasmo e imL -jj loro lavoro di testi
«onianza pratica dell’agape
nèU’entroterra siciliano, a .
^esi (CD- Insieme al primo
^ppo residente, l’avventura
aswuppò fra molte fatiche,
appoggiata dall’interesse e
solidarietà concreta del
tpondo protestante italiano e
mittèleuropeo. Quarant anni
dopo la realtà riesina, la vita
comunitaria, l’impatto sociale, |e,fflde quotidiane, le per,, sóne Cpinvolte in prima per^ Tsona, la forma della testimo' ^ “¡nianzasono molto cambiati,
moli questo dà motivo alifattuale gruppo residente e al
grfljpo di servizio, sotto la
p^j^ella neodirettrice pastoK^liana Briante, di proporte’Una serie di manifestarionì volte non tanto a celebrare la presenza dell’opera a
Riesi ^anto invece di cogliere>^#alutare e di affrontare
sotfflifettuale profilo le sfide
che si’^resentano oggi al Sertiano. I comitati hansato di dare un taglio
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di commemorazione e di ricerca, di riflessione e di presa
di coscienza di fronte alle problematiche sia «classiche» sia
nuove sia in parte da scoprire.
Nella scelta degli argomenti da affrontare, si è voluto essere coerenti alla propria storia, mettendo all’ordine del
giorno del folto calendario
delle manifestazioni, in programma da febbraio fino a
dicembre del 2001, le tematiche principali della lotta alla
mafia, della situazione delle
donne, della questione occupazionale, e del ruolo nella
società di bambini e giovani.
Inoltre sono previsti appuntamenti di carattere più cul
turale (concerti, concorso di
scultura, laboratorio di nonviolenza, ecc.).
L’appuntamento di partenza sarà la conferenza-dibattito pubblica tenuta al liceo locale da Umberto Santino,
fondatore e presidente del
Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato,
su «La lotta contro la mafia
ieri e oggi», prevista per sabato 24 febbraio, alle ore 18. Il
momento culminante delle
manifestazioni si concentra
alla fine del mese di marzo:
con un concerto, dibattiti
pubblici, un convegno sulla
diaconia (richiesta dal Sinodo del 2000), una tavola rotonda, un culto pubblico,
proiezioni di film, incontri
con ex collaboratori e residenti, meeting con le altre comunità siciliane e con amici
e amiche da molte parti
dell’Italia e del mondo protestante e non.
Per ulteriori informazioni
sull’intero programma e per
prenotazioni per la partecipazione al convegno di fine
marzo, ci si può rivolgere alla
segreteria del Servizio Cristiano, via Monte degli Ulivi
6, 93016 Riesi (Gl); tei. 0934928123; fak 0934-922906; email; serviziocristiano@tin.it.
I Definite alcune linee di lavoro per le chiese valdesi di Colleferro e Ferentino
struire la fraternità e fare evangelizzazione
H #j^AREMIlANESCHI
>, fci.
ioha'p.gLEBRATO il cinquan“®'“'\j‘teniiio della loro presenAhl" za, le chiese valdesi di Collc. 'fetróie di Ferentino si trovano
¡oste ora a un bivio: o riscoprire la
.. loto vocazione protestante o
min jigghiare di scomparire. 1
membri di chiesa piìi giovani
appartengono già alla terza
generazione rispetto ai pionieri che operarono la scelta
protestante negli Anni .SO.
Questi erano motivati da condizioni sociali che oggi non
esistono più: il lavoro agrtirio
in regime di mezzadria, l’anticlericalismo popolare che
reagiva al ruolo sociale del
clero cattolico, la situazione
del lavoro in fabbrica. In quel
contesto la predicazione protestante costituiva un messaggio liberatorio, e in esso
furono riposte molte sperante, alimentate anche da fattoriesterni, quali gli aiuti provenienti da chiese exangeliche di altri paesi e la possibilitàditrovare all’estero forme
di lavoro più redditizie.
Finita l’ondata migratoria e
progredita considerevolmenJclà situazione economica
locale, nei decenni seguenti
vennero meno i motivi esterUi di attrazione verso il prote*'3ntesinio. Co nte m po ranea ®cnte i rappoi ti Ira le persole e le famiglie si sono allenirti rispetto alla fraternità soud^e degli inizi. La diversifir^ione del lavoro e del ritmo
di vita delle famiglie e il proSressivo ampliamenlo clella
|®rchia dei rapporti umani,
insieme ad altri fattori, handn fatto sì che la partecipa
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zinne alla vita delle chiese sia
stata sempre più una scelta
personale e non più un fattore di continuità con la fede
dei padri. In mezzo a queste
trasformazioni, molti si sono
persi per la strada, riassorbiti
dalla potenza di trascinamento sociale del cattolicesimo locale, o rinchiusi in un
ambito ristretto di rapporti
umani limitati alla casa e al
lavoro. Fra questi ultimi, alcuni muovono severe critiche
ai Consigli di chiesa, ai pastori e alla stessa favola valdese,
critiche motivate da decisioni
discutibili in ambito amministrativo o da scelte di vita comunitaria ritenute emarginanti per alcune persone e
famiglie.
Come avviene in ogni mutamento qualitativo nei rapporti umani, non mancano in
questo contesto tensioni e
contlittualità che contrastano
in maniera stridente con le
esigenze di testimonianza
dell’amore evangelico. In
questa situazione, in un momento in cui i primi protagonisti della scelta protestante
hanno superato gli 80 anni, si
impongono due linee di azione: l’incremento deila vitalità
interna delle chiese e la ricerca di nuove strade per la testimonianza e la comunicazione con la comunità umana in
mezzo alla quale viviamo.
Le visite alle famiglie, specialmente a quelle che non
frequentano le attività comunitarie, sono diventate un affannoso tentativo di raccogliere le forze disponibili per
la vita comunitaria e la testimonianza evangelica. La preoccupazione prioritaria si è
rivelata quella di ravvivare la
vita comunitaria, il senso di
appartenenza e il legame di
fratellanza attraverso l’incremento delle attività ordinarie.
Un aspetto irnirortante della vita comunitaria è la cura e
la manutenzione dei locali
della chiesa. La cura dei locali è la dimensione esterna, visibile anche a un primo contatto, della nostra fraternità e
della nostra xmlontà di dialogo. Se la casa è curata, è la
«casa di tutti», se è trascurata
è la casa di nessuno, che non
costituisce un punto di riferimento per chi in essa si riunisce e non esprime volontà di
accoglienza verso chi viene
daH’esterno.
Le chiese di Colleferro e Ferentino si sono impegnate in
prima persona per i lavori di
manutenzione ordinaria: verniciatura di infissi e inferriate,
stuccature, rinnovo di finestre, ecc. Contemporaneamente esse chiedono alla favola valdese di intervenire per
i lavori piti impegnative di carattere strutturale e di tinteggiatura. L’attenzione con cui
si vive questa fase indica già le
possibilità o meno che si avranno di dare nuovo impulso
alla x'ita delle due chiese.
Le attività rivolte alKambiente esterno
abbonamenti
'rierno l. 10.000
«Stero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
^«fsamenti sul conto corrente
postale n. 4661 1000 intestato
0' «Culto radio», via Flien^«38, Roma.
Convinti che la testimonianza della nostra fede passi
necessariamente attraverso il
contributo che diamo alla società civile abbiamo proposto, sia a Colleferro sia a Ferentino, una conferenza sul
tema della pena di morte, rispettivamente con il giornalista Aldo Forbice, conduttore
della trasmissione radiofonica di Hadiotino Zapping, e
con il segretario dell’associazione «Nessuno tocchi Caino», Sergio tl’Elia. Nell’occasione abbiamo promosso anche unii raccolta di firme per
la commutazione della pena
di morte in carcere a vita.
Con giiinde sorpresa, con
questa iniziativa si sono manifestate delle possibilità
inattese di militanza anche
Ira le nostre file: un piccolo
gruppo di giovani ha sfidato
anche il maltempo per diffondere un nostro testo che
presentava la conferenza e la
raccolta di firme come fattore
di civiltà e di attuazione concreta del comando evangeli
co dell’amore, di cui deve essere oggetto anche chi delinque. Le due conferenze hanno visto una buona partecipazione di pubblico, più
esterno che interno alle due
chiese. La raccolta di oltre
1.500 firme contro la pena di
morte, raccolte anche fuori
da Colleferro e Ferentino, ha
dimostrato sia l’impegno di
alami membri di chiesa sia le
possibilità di testimonianza
che talvolta sfuggono alla nostra attenzione.
Un altro tentativo di comunicazione con l’esterno si è
messo in atto nei sabati 20 e
2'ì gennaio, con la proposta
di una conferenza sul tema
deirectimenismo. Come era
logico aspettarsi, l'interesse
per questo tema è stato minore, sebbene la stampa locale avesse annunciato l’iniziativa con lo stesso rilievo
della precedente. Qtiesti momenti di dialogo con la società hanno dimostrato che
sia su temi religiosi sia sti argomenti di interesse piti ge
Chiesa evangelica di Rapallo
Italiani e filippini
intorno alla parola di Dio
Con il mese di dicembre,
nella Chiesa cristiana evangelica di Rapallo si sono verificati alcuni cambiamenti. Il
pastore Franco Scaramuccia,
in seguito ai numerosi impegni con l’Unione battista
e con la Chiesa battista di
Chiavari, gruppo italiano e
gruppo sudamericano, rassegnava le dimissioni dalla cura
pastorale della comunità che,
ringraziando il Signore per
aver potuto usufruire del suo
ministerio pastorale negli ultimo tre anni e ringraziando
il past. Scaramuccia per il suo
impegno e disponibilità, ha
eletto alla cura pastorale il
pastore Enrico Reato.
La comunità di Rapallo è
composta da un gruppo di
italiani e un gruppo di filippini; la mattina si tiene un culto italiano tradotto in parte in
inglese per i numerosi credenti filippini che partecipano, nel pomeriggio si tiene
un culto in tagalog (una delle
lingue che si parlano nelle Filippine) e in inglese e uno
studio biblico in inglese a cura di Claire Ord. La prima domenica del mese si organizza
un unico culto in cui si canta,
si prega e si predica la parola
di Dio in italiano e inglese,
celebrando insieme la cena
del Signore. In questa maniera abbiamo la possibilità di
condividere le diverse espe
nerale è più facile coinvolgere persone esterne che membri di chiesa, soprattutto
quelli che non partecipano
alle attività comunitarie.
Notevole è stata la disponibilità dei giornali locali a
diffondere la notizia delle
due iniziative. La Prouincia,
Ciociaria oggi. Oggi Castelli,
Cronache cilladine, le pagine
locali de lì tempo hanno dato
l'annuncio delle nostre conferenze con ampiezza, riportando anche dei brani del comunicato con cui avevamo
proposto le nostre attività. Si
tratta ora di proporre nuove
iniziative per proseguire il
dialogo iniziato. In una lettera inviata alle famiglie per
Natale si indicavano due
condizioni necessarie per
raggiungere lo scopo: un si
gnificativo a|)profondimento
della coscienza protestante,
per rafforzare la consapevo
lezza, e la continua costruzione di una fraternità solidale aH’ititerno e accogliente
verso l’esterno, (c.m)
rienze di fede e le diverse
sensibilità spirituali.
A Natale abbiamo organizzato un incontro un po’ particolare: i gruppi italiano e filippino si sono ritrovati insieme ancora una volta per celebrare la nascita di Cristo; in
quella occasione sono stati
invitati datori di lavoro e coniugi di fratelli e sorelle filippine, amici e simpatizzanti
dei fratelli e sorelle italiani
che in qualche maniera erano interessati a conoscere un
modo diverso di vivere il cristianesimo: alcune di queste
persone non avevano mai
partecipato a un culto evangelico e hanno scelto di celebrare il Natale con noi nella
nostra comunità. Dopo il culto abbiamo trascorso il pomeriggio mangiando una cena insieme e continuando a
rallegrarci per la gioia della
nascita del Salvatore.
Le persone intervenute
hanno potuto così conoscere
1 vari aspetti della vita comunitaria: l’importanza del culto
come momento dell’ascolto
della Parola e nostra risposta
di gratitudine, l’importanza
di momenti di comunione
fraterna in cui ci conosce e si
cerca di mettere in pratica
l’amore di Gesù attraverso
l’ascolto e l’interessamento
reciproco e la condivisione di
ciò che si possiede, (e.r.)
'i Chiesa metodista di Milano
Una scuola domenicale
sempre più multietnica
GRAZIELLA GANDOLFO CENSI
IL gruppo della scuola domenicale della Chiesa metodista di Milano, fino a qualche anno fa in crisi per mancanza di nascite, sta rivitalizzandosi grazie all’arrivo continuo di famiglie straniere: oggi più della metà dei barnbini
sono infatti non italiani. È una
benedizione per tutti avere fra
noi i piccoli stranieri: per la
comunità in generale, che viene finalmente ravvivata dal
suono delle loro voci; per i
nostri figli, che oltre fare nuovi amici imparano a state gomito a gomito accanto a chi
ha magari qualche difficoltà
in più a leggere, scrivere o a
parlare nella nostra lingua; e
infine per i piccoli stranieri,
che spesso nel gruppo della
scuola domenicale hanno la
possibilità di superare una
certa marginalità in cui la
realtà della grande città di fatto li confina (i genitori sono al
lavoro, i contatti con gli «altri»
sono limitati, le relazioni di
gioco sono poche anche per
chi è già inserito nella scuola).
Spesso i piccoli stranieri arrivano da noi fra.5,tornati e timidissimi: è una gioia vedere
come lo stare insieme abbatta
rapidamente le barriere e li
renda subito partecipi alle attività. Come monitori abbiamo infatti la duplice responsabilità di accompagnarne i
primi passi nel cammino della conoscenza biblica e c|uella
di favorire la loro integrazione nel gruppo lasciando
emergere le loro specificità. Il
risultato positivo è che quasi
sempre i piccoli si integratio
tra loro molto piii rapidamente degli adulti.
Prendendo spunto dalle
animazioni proposte nel convegno monitori «Suoniamo la
Bibbia» tetiutosi a Milano in
settembre {Riforma 27-102000), i monitori della Chiesa metodista di Milano hanno impostato con i bambini
il culto di Natale sull’accoglienza, partendo da una bre
ve rappresentazione della parabola del «Buon samaritano», composta solo da qualche flash mimato per meglio
vivacizzare la lettura. Sulla
scena: un bambino malconcio lasciato per terra con una
tunica sporca di sangue; il sacerdote e il levita, nei loro abiti rituali, gli passano vicino
ma subito si scostano disgustati girando la testa dall’altra
parte e prendendo il largo; il
buon samaritano, con naturale tenerezza e calore si avvicina al poveraccio steso a terra,
gli cura le ferite, gli dà da bere
e abbracciandolo lo porta via.
Le espressioni e i gesti
spontanei e semplici dei
bambini hanno dato colore e
vivacità alla lettura di questa
parabola. Alcune riflessioni
personali lette ad alta voce
hanno reso vivo e attuale il
messaggio d’amore verso il
prossimo nella realtà concreta in cui viviamo, soffermandosi in particolare sull’accoglienza degli emarginati e degli emigranti, collegando
strettamente il significato
della festa di Natale col messaggio d’amore verso il prossimo. Con le parole dei loro
canti i bambini hanno portato un’atmosfera gioiosa in
chiesa, le strofe semplici e ■
piene di significato hanno
toccato profondamente la comunità. Alla fine i bambini
hanno distribuito a tutti un
piccolo dono, costruito da loro, da portare a casa e da appendere sull’albero come segno del messaggio che hanno
voluto trasmettere: una stella
di cartoncino con sopra la
scritta «ama il tuo prossimo».
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SrrrnmfKtì in Ifgiut
Pargnfltf^
F.m FIORINI
ARREDAMENTI sne
di Davide e Pietro Fiorini
Via Camillo Berneri, 15
54031 Avanza Carrara (MS)
SrrritìniHl’mgrttagmt TSl. 0585 856262
eon fiersnnnit gnalifieatn FbX 0585 50301
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Ghie;
VENERDÌ 16 FEBBRAIO^ VENEf
È stato il tema di quest'anno della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
«lo sono la via, la verità e la vita»
Continuiamo a presentare le diverse manifestazioni che si sono svolte in molte città italiane
È necessario rivitalizzare il dialogo ecumenico evitando ogni presunzione di superiorità
EMMANUELE PASCHETTO
Proseguiamo con la segnalazione delle manifestazioni
che si sono svolte in occasione
della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani dello
scorso gennaio.
A Reggio Calabria la Chiesa
valdese, la Chiesa battista e la
Chiesa evangelica della Riconciliazione, attive in passato nell’organizzare la Spuc,
quest’anno non hanno partecipato all’appuntamento per
i motivi ben noti, già ampiamente illustrati. È stata una
decisione sofferta, non condivisa da tutti, che ha fatto
sentire in modo più tangibile
il dramma della separazione.
Vi sono stati ugualmente incontri tra cattolici, ortodossi
e pentecostali della chiesa
«Gesù Cristo è il Signore», ma
il clima non era gioioso e
coinvolgente come in passato. Prima della Settimana la
Chiesa valdese di Reggio ha
inviato una lettera «Ai fratelli
della Chiesa cattolica romana
di Reggio» per spiegare i motivi dell’assenza e «dare un
segnale forte di dissenso rispetto a una logica e una
prassi» non accettabile. Tuttavia «i valdesi di Reggio riconfermano l’intenzione di
continuare e semmai rivitalizzare il dialogo ecumenico e
i rapporti faticosamente costruiti negli anni scorsi» e
chiedono ai cattolici la disponibilità a rimettere in questione posizioni di presunta
superiorità. Da parte degli
evangelici si chiede anche di
non limitare Rincontro interconfessionale alla Spuc, che
rischia di diventare un appuntamento di routine, ma
di trovare più occasioni di accoglienza reciproca durante
l’anno, affrontando una pluralità di tematiche.
Intensa l’attività ecumenica ad Avellino. Le iniziative
sono state organizzate dal
Gruppo interconfessionale
attività ecumeniche costituitosi nel settembre 2000 tra
cattolici, metodisti e avventisti. La Settimana di preghiera
ha avuto il suo prologo il 17
gennaio, con un’iniziativa
per la «Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo
del dialogo tra cristiani ed
ebrei». Hanno relazionato
all’incontro, patrocinato dal
Comune e dalla Provincia di
Avellino, il pastore luterano
Torino: un’intervento del pastore Giuseppe Platone a un incontro
della «Settimana per l'unità»
Hartmut Diekmann e Luciano Tagliacozzo della comunità ebraica di Napoli, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Amicizia ebraico-cristiana ed è intervenuto mons. Antonio Forte,
vescovo di Avellino. Durante
la Settimana vera e propria si
sono avuti tre incontri ecumenici, il 18, il 22 e il 24-, in
tre diverse parrocchie cattoliche, con la partecipazione
del vescovo di Avellino, del
pastore metodista Antonio
Squitieri, del pastore awentista Gioacchino Caruso e del
pastore luterano Paolo Poggioli. Gli incontri, molto partecipati, anche da parte evangelica, sono stati animati da
un forte spirito di fraternità.
Molto apprezzato l’intervento del vescovo che ha parlato
delle chiese evangeliche come «chiese sorelle» e ha sottolineato la centralità del Cristo per la vita dei credenti.
Da parte evangelica si è chiesto di favorire le occasioni di
aggregazioni avviando un incontro mensile di preghiera,
la realizzazione di una raccolta di canti comune e di
una «Cappella della Riconciliazione» cioè un luogo di
culto comune alle confessioni cristiane.
A Mondovì (Cn) domenica
21 gennaio alle 15, evangelici
e cattolici si sono trovati insieme nella chiesa parrocchiale di Mondovì Carassone.
Sotto la regia di don Francesco Tarò, che ha dato spazio
anche ad una testimonianza
unitaria di bambini, il vescovo Luciano Pacomio e l’anziano della chiesa evangelica
Stefano Sicardi hanno commentato rispettivamente Giovanni 14, 1 e Isaia 60,4-7, sot
tolineando la centralità di
Cristo anche per il cammino
ecumenico e l’importanza
della chiamata ecumenica del
Signore nei confronti del suo
popolo. L’incontro si è concluso con una piccola agape.
Contemporaneamente una
manifestazione analoga si
svolgeva a Cuneo alle 15,30,
con la partecipazione del vescovo mons. Natalino Pescarolo e del pastore Michele
Foligno, responsabile delle
chiese evangeliche di Cuneo
e Mondovì. Durante le celebrazioni sono state raccolte
offerte per le comunità ortodosse della Romania.
A Rovereto (Tn) si sono
avute varie manifestazioni per
la Settimana di preghiera. La
mattina di domenica 21, nella
chiesa di San Marco rappresentanti deüa locale comunità
valdese hanno partecipato
con letture e preghiere alla
celebrazione eucaristica e
hanno presentato la lettera
della Fcei «Riapriamo le porte
all’ecumenismo» e il «Decennio contro la violenza» indetto dal Consiglio ecumenico.
Nel pomeriggio, nella sala di
Palazzo Rosmini, la pastora
Letizia Tomassone ha tenuto
il culto evangelico con santa
cena a cui si sono avvicinati molti fratelli e sorelle cattolici. La pastora Tomassone
ha anche relazionato, lo stesso giorno, nella sala valdese,
all’incontro delle «Scuole di
pace», organizzazione cattolica del Trentino-Alto Adige. La
sera di mercoledì 24, ancora
alla sala valdese di Rovereto,
si sono alternati canti, preghiere, letture e riflessioni bibliche sotto la guida di Mary
Ward, giovane suora dell’ordine delle Dame inglesi.
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le faccia con gioia»
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(Ge), nel suggestivo convento
dei frati oltre un centinaio di
persone hanno ascoltato tre
brevi meditazioni sul tema
«Io sono la via, la verità e la
vita» tenute dal pastore della
Chiesa battista di Rapallo, dal
parroco locale e dal ministro
della Chiesa greco-ortodossa
di Genova. Le tre chiese proseguiranno le attività ecumeniche con altri incontri durante l’anno: il primo avrà
luogo il prossimo 9 marzo.
L’ufficio per l’ecumenismo
e il dialogo della diocesi di
San Severo (Fg) ha organizzato anche quest’anno la
Spuc. Tre sono state le manifestazioni. È stata invitata la
pastora Patrizia Pascalis della
Chiesa valdese di Orsara che
ha presieduto due celebrazioni ecumeniche: la prima il
19 gennaio a Apricena, alla
parrocchia dei Santi Martino
e Lucia con il parroco don
Quirino Faienza, vicario episcopale: la seconda il 23 in
Sannicandro Garganico, alla
parrocchia di Maria SS. del
Carmine con il parrocco don
Giancarlo Borrelli, vicario foraneo della diocesi. Il 24, a
Torremaggiore, all’Istituto
missionarie del Cenacolo, si è
svolta una celebrazione con
la dott.ssa Nicla Costantino,
teologa della Chiesa evangelica libera di San Severo e
don Renato Borrelli. Gli incontri sono stati accolti con
grande favore dalle comunità
cattoliche locali.
Sestri Levante
Parliamo
di laicità e di
multicultura
ARRIGO BONNES
Raccogliendo una proposta di Stefano Rodotà
apparsa sulla rivista «MicroMega» (4/2000) che individuava «la scuola, i mezzi di
comunicazione, le reti telematiche, la democrazia locale, i comitati etici, quali spazi
pubblici di confronto», nei
locali della Chiesa metodista
di Sestri Ponente si è svolto, il
30 gennaio, il secondo incontro sulla «Laicità».
Il pubblico presente ha
ascoltato la relazione del
prof. Franco Manti, dell’Università di Genova, sul tema
«Per una bioetica senza dogmi», nella quale ha rivendicato la dignità e il valore del
pensiero laico portatore di
una precisa espressione di
tolleranza che non si scioglie
nell’indifferenza, ma costringe ad agire nel rispettoso
confronto e a «vivere nella
costante incertezza tra quello che dobbiamo e quello
che possiamo».
Il secondo intervento è stato della prof.ssa Patrizia Poselli che ha ribadito l’esigenza di una scuola pluralista a
fronte di una tendenza a
creare scuole separate dove
si rischia di rinsaldare un
pensiero unico a seconda
della propria appartenenza.
La scuola deve essere un luogo di confronto, educazione
e formazione, e una scuola
così non può che essere una
scuola di tutti e per tutti e
quindi una scuola pubblica.
Dopo un vivace dibattito si
è convenuto di proseguire
l’iniziativa con un terzo incontro che affronterà il problema della laicità nel quadro
della multiculturalità.
fi
Israele, la pace può attendere
rebbe incontrati in un punto
intermedio. Non è stato così:
il generale premier si era convinto di aver offerto tutto
quello che poteva e che, se
Arafat rilanciava, era perché
non era realmente convinto
dell’opportunità di raggiungere un accordo di pace. E
così, aU’improwiso, Barak ha
staccato la cornetta. Ancora
una volta è stata una scelta
compiuta in solitudine, con
quell’atteggiamento bonapartesco che ha caratterizzato tutto il suo mandato. Barak, benché sostenuto da
personalità politiche di prim’
ordine come Yossi Beilin o
Simon Peres, ha indirizzato,
aperto e chiuso le trattative
da solo, con mosse repentine
che il suo stesso elettorato
non ha capito: e così al momento del voto coloro che
volevano la pace gli hanno
rimproverato di non ayerla
ottenuta, mentre quanti temevano per il futuro e la sicurezza di Israele lo hanno
criticato per essersi spinto
troppo avanti nelle concessioni ai palestinesi, peraltro
ripagate con una Intifada
sempre più violenta.
Venuta meno la partnership con Arafat, Barak ha cercato sostegno tra gli arabi
israeliani, quasi un milione di
persone con diritto di voto,
che lo avevano sostenuto nel
precedente confronto con
Netanyahu. Ma i ,13 morti di
settembre, quando l’esercito
sparò contro le manifestazioni di cittadini israeliani, sia
pure di nazionalità araba, pesavano ancora troppo sulla
coscienza collettiva di quella
comunità. E così la sconfitta
di Barak, appesantita dall’
astensionismo arabo, è divenuta una pesante disfatta.
Israele, no allo smante|t
mento o alla riduzione 4
insediamenti ebraici nei l|'
ritori della Cisgiordania
Quali sono ora
gli scenari probabili?
Quali scenari, ora? Nessuna delle ipotesi che si danno
per più probabili e realistiche
è rassicurante. Troppi palestinesi sono lieti della vittoria
di Sharon perché «non vi è
differenza tra un sionista di
destra o di sinistra», e anzi
quest’ultimo è più pericoloso
perché otterrebbe un maggiore sostegno internazionale. Allo stesso tempo troppi
israeliani; e non necessariamente dei falchi come Sharon; ritengono che l’attuale
leadership palestinese non
sia pronta alla pace e cioè a
un atto insieme di compromesso e di coraggio. Lo «spirito di Oslo», così come l’icona di Rabin, Clinton e Arafat
affratellati nel giardino della
Casa Bianca, ormai appartengono a un’altra era della
politica internazionale e di
quella mediorientale. In questo quadro è facile prevedere
che Sharon, pur affermando
di volere la pace, vorrà imporre le sue condizioni: no al
rientro dei profughi, no a un
compromesso su Gerusalemme che resta capitale «eterna
e indivisibile» dello stato di
Gaza. Quanto ai palestimj
sia pure stremati dalla *
lenza militare, dal blocco J
Territori e dalla crisi
ecoiii
mica che ne deriva, nona
tranno accettare niente^
meno di quello che avrebf
ro potuto ottenere con Bari
E così, almeno neirimm,
diato, lo scenario più reali¡^
co è quello di una escalai
del conflitto. Quando i nnj'j
peseranno troppo, qualt|,
leader arabo convocherà,
vertice per invocare
guerra contro Israele chef|,
tremare il mondo; ma, co»,
la storia avrebbe dovutoiì
segnare ai tanti giovani p|
stinesi che la invocano!,
4
fronte di tante solenni pan
seguiranno ben pochi fattii
ragazzi dell’Intifada resii
ranno lì con le loro pietrei,
disperazione degli attacl
suicidi e la corruzione^
troppi loro leader.
La pace meno ingiusbi
e più coraggiosa possibili
Anche gli israeliani riscliì
no di pagare prezzi molto i|
alla strategia di Sharon cif
crede di poter imporre ni
pace senza il consenso deicontroparte, una pace seii|i
giustizia e senza prezzo.lt.
non è un’opzione realisti»
non è detto che nel med^
periodo la massa di consei
ottenuta dal vecchio generi
non possa mostrarsi ass
fragile e volatile, figliai
un’emozione negativa pi
che di una cosciente condii
sione della strategia politii
del vecchio generale che pi
ta responsabilità militari
morali per il massacro è
campi palestinesi del Libali
La storia di Israele, inolti
dimostra che l’alleanza trt
partiti religiosi, assai poi
sensibili alle questioni mil
ri, e quelli nazionalisti impi
sonati da leader come Sili
ron, non è sempre solidai
durevole. Ma, per definia
ne, dopo un’escalationi
violenza c’è un assestarne»
del conflitto: oltretutto, ba
ché sconfitti dalle urne, tal
israeliani e palestinesi coni
nuano a credere nel dialogo
nella possibilità della con*
venza: e se qualcosa possi
mo fare noi che non viviaffl
nel conflitto, è proprio sosi
nerli e aiutarli a stare su q»
ponti di comunicazione ci
troppi voglio abbattere.!
un certo punto, come è sei
pre accaduto anche in Mei
Oriente, giungerà il tempo!
un nuovo negoziato. Qu*
fossimo in un tragico gio(
dell’oca, insomma, alla fu
di tutto si tornerà al puntd
partenza. E, ancora più ini
curi e feriti, israeliani e pai'
stinesi dovranno tornare*
torno a quel tavolo al qui
solo qualche giorno fa avrei
bero potuto firmare una p
ce: la meno ingiusta e la p
coraggiosa possibile.
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VENERDÌ 16 FEBBRAIO 2001
Vita Delle Chiese
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Il presidente deH'Opcemi, Valdo Benecchi, a Parma-Mezzano, Piacenza, Cremona
Visita alle chiese metodiste
Un ricco patrimonio di testimonianza, una vasta diaspora con comunità di stranieri, immobili
dò ristrutturare a fondo, il servizio pastorale curato quest'anno dall'8° Consiglio di circuito
LEONARDO CASORIO
IL27 e 28 gennaio scorso, le
comunità metodiste di
Parma-Mezzano, Piacenza e
Cremona hanno avuto una
visita del presidente del Comitato permanente dell’Opcemi, Valdo Benecchi, accompagnato da Alberto Cristoferi, responsabile del settore immobili nello stesso
Comitato. Questa visita ha
rappresentato un’ottima occasione per prendere visione
di una realtà che ha veramente necessità di essere seguita in modo particolare per
non disperdere un ricco patrimonio di testimonianza
che in passato ha visto impiegare le migliori energie
per assicurare una presenza
evangelica nel territorio.
Quelle chiese, per un anno,
sono state affidate alle cure
dell’8° circuito e soltanto dal
prossimo settembre sarà assegnato loro il pastore Stefano Mercurio a pieno tempo.
Nel frattempo la Tavola valdese ha assicurato la cura pastorale con un predicatore locale (che è chi scrive queste
note) e con lo studente in
teologia Marcello Selvaggio.
A Mezzano, diaspora della
Chiesa metodista di Parma,
esiste tuttora una vivace comunità di circa una trentina
di africani originari in prevalenza del Ghana coordinati
dal predicatore locale ganaense Solomon Dwamena
che vive, con la moglie e tre
figli, nel modesto appartamento soprastante la chiesa.
In alcune altre stanze sono
alloggiati una diecina di altri
membri, ma le condizioni
dell’immobile lasciano alquanto desiderare. Suggestivo è stato rincontro che la
comunità locale (presenti oltre 50 persone, comprese una
rappresentanza locale e alcuni amministratori comunali)
ha riservato alla delegazione
sabato pomeriggio: un canto
ritmato, festoso, scandito con
l’accompagnamento di strumenti a percussione, ha accolto il loro ingresso nella
piccola chiesa. Circa 30 fratelli ganaensi, con donne e
bambini, lodavano il Signore,
e il lento dondolio del corpo
seguiva il battito delle loro
mani. A nome del gruppo ganaense locale, Salomon ha
espresso gratitudine per
quanto l’Opcemi ha fatto finora nei loro confronti, ha
presentato le problematiche
della comunità e ha rivolto
un appello per ottenere pubblicazioni di contenuto teologico in lingua ingles^ in modo da dare la possibilità, a
quanti non padroneggiano
ancora la lingua italiana, di
aggiornarsi e approfondire la
conoscenza dell’Evangelo.
La comunità di Parma risente molto della mancanza
di un pastore a pieno tempo,
ed è veramente una benedizione aver constatato come
molti membri della comunità, con impegno e disponibilità, assicurino le attività
ecclesiastiche, non solo provvedendo a coprire i culti domenicali con un programma
trimestrale sia a Parma che a
Mezzano ma anche con alcune predicazioni nella chiesa
metodista di Cremona.
Qualche preoccupazione
provoca la situazione della
comunità di Cremona, che è
quella che maggiormente ha
risentito della mancanza di
una presenza pastorale. Vicende varie, legate a problemi di carattere familiare e
personale, hanno fortemente
limitato la capacità di impegno del Consiglio di chiesa e
le responsabilità di condu
II locale di culto di Mezzano Inferiore
zinne delle varie attività risiedono in pochissimi membri
di chiesa. 11 culto domenicale, svolto dal pastore Benecchi nella chiesa di via Milazzo, è iniziato con pochissime
persone, progressivamente il
numero dei presenti ha cominciato ad aumentare, dapprima con l’ingresso di due
evangelici rumeni alla ricerca
di una chiesa evangelica e
poi di altri sporadici evangelici di stampo pentecostale
che hanno caratterizzato la
liturgia e condizionato la
stessa predicazione che è stata adattata all’occasione. È
stata un’esperienza particolare che però, ha rilevato lo
stesso pastore, denota potenzialità di evangelizzazione. La
visita ai locali soprastanti la
chiesa ha dimostrato il biso
gno di una ristrutturazione di
una certa entità.
Nella sala soprastante la
chiesa di via San Giuliano, a
Piacenza, si è svolta, domenica, un’agape congiunta con i
Consigli di chiesa di Cremona e Piacenza. 11 presidente
del Consiglio di chiesa, Giuseppe Rai, ha brevemente
esposto lo stato della vita ecclesiastica locale. La chiesa
gode di credibilità nella città,
e ospita una comunità coreana che utilizza lineali per un
culto che si celebra nella loro
lingua, subito dopo il nostro
culto. Le predicazioni domenicali si svolgono regolarmente utilizzando predicatori laici della comunità, e una
domenica al mese, finora,
questi hanno anche contribuito al programma di predi
Sfogliando le circolari delle chiese
La vita delle comunità
Trieste evangelica (num. 1,
febbraio 2001) nasce come
periodico di collegamento tra
le comunità evangeliche elvetica, metodista e valdese di
Trieste e diaspora. La speranza è che questo piccolo giornale diventi un mezzo per
colloquiare con la città e la
sua società.
Dal Bollettino delle chiese
evangeliche di Intra, Domodossola, Omegna e Luino
(gennaio-febbraio 2001) apprendiamo che a Intra viene
ristrutturato l’immobile che
comprende nelle sue due parti la chiesa metodista e un
edificio che, costruito nel
1863 per uso scolastico e dal
1880 adibito a orfanotrofio e
intitolato a Giovanni Pestalozzi, per molti anni ospitò
bambini provenienti da tutta
Italia. 11 progetto Intra, grazie
alla sovvenzione di varie fonti
tra cui la Regione Piemonte,
prevede la trasformazione
dello stabile in appartamenti
da adibirsi a case di seconda
accoglienza per immigrati e
rifugiati, e la stesura di una
convenzione tra l’Opcemi,
l’Istituto ecclesiastico Intra e
Pallanza e il Comune di Intra
per il riconoscimento ufficiale
della Casa e la partecipazione
diretta dell’ente pubblico ai
costi di gestione della stessa.
La ristrutturazione della prima parte è iniziata e se ne
prevede il termine per la fine
della primavera. Verrà nominato un responsabile-direttore che si faccia carico della gestione, mentre alla chiesa saranno demandate le varie attività (incontri, corsi di formazione, seminari ecc.) che diano all’iniziativa il vero senso
dell’accoglienza, senza relegarla al solo alloggio.
Il piccolo messaggero (bollettino delle chiese battiste,
valdese e metodista dell’area
torinese), segnala nel numero
di febbraio che il 22 novembre, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II, si è
AGENDA
16 febbraio
tenuto un incontro organizzato dall’associazione «La bottega del possibile» di Torre Pellice. Erano presenti i rappresentanti di quattro fedi diverse ebe operano nel quartiere
di San Salvario: il parroco don
Pietro Gallo della parrocchia
dei santi Pietro e Paolo, il rabbino capo della Comunità
ebraica di Torino, Alberto Somekh, l’imam Boriqui Bouchta e la diacona della Chiesa
valdese Alga Barbacini. Si è
discusso sulla domiciliarità
dell’assistenza al malato allo
scopo di consentirgli, finché è
possibile, di curarsi in casa
propria evitando il senso di
estraniazione e di abbandono
sovente inevitabili negli istituti di cura.
Il Prebuggiun deve il nome
al minestrone genovese, fatto
di diversi ingredienti (alludendo alla varietà dei doni
nella comunità dei credenti).
Nel numero di gennaio 2001,
il bollettino segnala che la
Chiesa valdese di Sampierdarena ha acquistato un immobile nella città stessa, in via
Sala. L’acquisto è stato reso
possibile da vari aiuti e mutui.
(a cura dì Susanna Corda)
cazioni per Cremona. Lo studio biblico è assicurato dalla
sorella Donatella Cattadori,
che ha conseguito recentemente il diploma di cultura
teologica, avendo ultimato il
Corso a distanza della Facoltà valdese di teologia.
Durante l’incontro con i
vari Consigli di chiesa a Parma e a Piacenza, il pastore
Benecchi ha manifestato
soddisfazione riconoscendo
che, pur con carenze di forze
pastorali, siamo ancora presenti nelle città, apriamo i
nostri locali e abbiamo regolari attività ecclesiastiche,
con una ricchezza difficilmente quantificabile di doni
spirituali. Come non vedere
in tutto ciò un segno di benedizione? Per quanto riguarda
lo stato di degrado degli immobili visitati, ha manifestato preoccupazione per la
quantità di risorse economiche necessarie, ma ha anche
dato alcune indicazioni di
come sia possibile, con opportuni provvedimenti, attivarsi sul posto per trovare soluzioni idonee con possibilità
di accedere a finanziamenti
comunali e regionali previsti
da apposite leggi.
La progressiva diminuzione degli aiuti finanziari internazionali aU’Opcemi ha
portato a delle modifiche
della politica finanziaria della chiesa, oberata da troppi
anni da un deficit causato
per lo più da mutui per interessi bancari e vincolata alla
restituzione di importanti
prestiti dati dalla Tavola valdese, che da sempre ha manifestato solidarietà e comprensione alle vicende dei
metodisti italiani. Questo
deficit è stato finalmente azzerato lo scorso anno; ciò
non ha però messo la parola
fine alle preoccupazioni. Il
presidente Benecchi ha poi
accennato a iniziative particolari intraprese in alcune
località. A Intra sarà realizzato un complesso abitativo di
una decina di minialloggi
utilizzando oculatamente finanziamenti a ciò preventivati dalla Regione, e dalla
Chiesa evangelica metodista
a livello internazionale, che
ha stanziato anche importanti cifre per gli aiuti alla ricostruzione del Kossovo e
dei profughi. L’opera «Casa
materna», di Portici, avrà
una trasformazione sostanziale della destinazione
dell’attività stessa, e non-dovrà essere un doppione di
strutture cui può provvedere
direttamente lo stato. Per
ora costituisce la maggiore
preoccupazione per l’entità
delle necessità finanziarie.
Analoghi impegni, con adeguate soluzioni, si stanno avviando per quanto riguarda
la ristrutturazione del Centro di Ecumene a Velletri e
dell’opera di Scicli in Sicilia.
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(inverno 2000) di «Gioventù evangelica». In questo numero
Aventi! evangelica pubblichiamo uno studio biblico
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lié), due studi sull'ebraicità di Gesù (Fulvio Ferrano, Paolo De
Benedetti), una riflessione sulla globalizzazione (M. P. Joseph), interventi sulla Nato (Marco Clementi), la ricerca teologica «al maschile» (Daniele Bouchard), il futuro del protestantesimo (Elizabeth Green), appuntamenti e segnalazioni, più il consueto inserto
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via Porro LamberlenghI, 28 - 20159 Milano
UDINE — Alle ore 18, nella sala di piazzale D’Annunzio 9, si
inaugura la mostra «Storia della Chiesa evangelica metodista
di Udine dal 1901 al 1973», e l’ing. Paolo Grillo parla sul tema
«I pastori di Udine dal 1866 al 1973».
VENEZIA —Alle ore 17, a Palazzo Cavagnis, il Centro culturale Palazzo Cavagnis e la Società italiana per gli studi
kierkegaardiani organizzano la presentazione del libro di
Michele Ranchetti «Scritti diversi IL Chiesa cattolica ed esperienza religiosa». Intervengono i professori Paolo Bettiolo e
Mario Miegge, e lo storico della chiesa Giovanni Vian. Presiede la prof. Federica Ambrosini, conclude l’autore.
GENOVA —Alle 17, a Palazzo Ducale, nell’ambito della mostra «Melantone e la cultura europea», il dr. Günther Franck
parla su «Melantone erudito universale del Cinquecento» e il
prof. Paolo Ricca su «Il pensiero teologico di Melantone».
LA SPEZIA — Alle 17,30, nel salone della Provincia, il prof.
Arcidiacono parla su «Le esigenze dell’economia: la responsabilità dei cristiani tra globalizzazione e individualismo».
17 febbraio
SAVONA — Alle 15, nella sala di piazza Diaz, il sindaco, Carlo
Ruggero, e il sen. Russo parlano sul tema «Superare il conflitto, sconfiggere la violenza». Presiede il past. Becchino.
MESSINA —Alle 17, nella chiesa valdese, si tiene la rappresentazione del dramma sacro «La figlia di lefte» allestito dal
«Teatro degli insiemi». Alle 19 agape fraterna.
ROMA — Alle 18, alla chiesa valdese di piazza Cavour, si tiene
la Festa della libertà con letture bibliche, meditazioni, testimonianze e canti a cura delle chiese evangeliche romane che
fanno capo alla Fcei. Seguirà agape comunitaria.
REGGELLO (Fi) — A partire dalle 17 a Casa Cares, Mostafa El
Ayoubi, collaboratore di Confronti e la past. Gianna Sciclone
parlano del tema «Islam: che cosa è? chi sono? chi siamo
noi?». Alle 19, buffet e a seguire il tradizionale falò. Per informazioni e prenotazioni telefonare allo 055-8652001.
BARI — Alle ore 18, nei locali della chiesa valdese (c. Vittorio
Emanuele 138), il prof. P. Scaramella tiene una conferenza sul
tema «Inquisizione ed eresie nel Mezzogiorno d’Italia: il caso
dei valdesi di Puglia e Calabria». Introduce il past. Lorenzo
Scornaienchi («Attualità della storia delle persecuzioni»).
TORINO — Alle ore 15,30, nel tempio valdese (corso Vittorio
Emanuele 23), manifestazione pubblica su «I conflitti
nell’esperienza musicale evangelica», con interventi del past.
Alberto Taccia, Maurizio Girolami, Maria Fortunato e la corale evangelica di Torino. Introduce il past. Giuseppe Platone.
BERGAMO — Alle ore 17, nella sala dell’Archivio di Stato (via
Tasso 84), Paolo Naso parla sul tema «Il mosaico della fede.
Pluralismo della fede e religione degli italiani».
MILANO — Alle ore 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un dibattito sul tema «Vincere la violenza» (Settimana della libertà
Fcei) con Fabio Ballabio (Servizio per l’ecumenismo e il dialogo diocesi di Milano) e il pastore Luca M. Negro.
18 febbraio
SUSA — Alle ore 15, nell’aula consiliare del Comune (via Palazzo di Città 39), il Centro culturale «P. Jahier» e il Centro di
ricerche di cultura alpina organizzano un incontro sul tema
«Il protestantesimo nella formazione del Piemonte moderno» con Giorgio Tourn, storico e scrittore. Luca Patria, storico, e il past. Giorgio Bouchard. Presiede Anna Rostagno Telmon. La corale «Ensemble» del Centro culturale «P. e L. Paschetto» di Torino eseguirà inni della Riforma.
19 febbraio
MILANO — Alle 18,15, al Sae (piazza San Fedele 4), Traian
Valdman parla sul tema «La tradizione ortodossa bizantina
di fronte alla problematica "Legge e grazia’’».
20 febbraio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), Alessandro Spanu cura il terzo incontro del
ciclo su «Le metafore del Regno» parlando sul tema «Un
amore esagerato (Luca 10,25-37)».
21 febbraio
MESTRE — Alle 15,30, al liceo «G. Bruno», per il ciclo di incontri su «Amore sacro amore profano», Antonio Rigopoulos
e Giancarlo Vianello parlano sul tema «Amore sacro e amore
profano nella tradizione orientale: buddismo, induismo».
22 febbraio
MILANO — Alle ore 17,45, nella sala attigua alla libreria
Claudiana (via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante
organizza una tavola rotonda sul tema «Un bilancio critico
del Giubileo», in occasione della presentazione del libro «Errare e perseverare» di Stefano Levi Della Torre (ed. Donzelli).
Ne discutono con l’autore Paolo De Benedetti, Gioacchino
Pistone, Edoardo Tortarolo, Gianfranco Bottoni.
23 febbraio
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (Palazzo Ducale), il past. Fulvio Ferrarlo parla
sul tema «Libertà del cristiano e società dopo la Riforma».
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), il prof. Paolo Ricca parla sul tema «L’infallibilità
pontificia a 130 anni dal Concilio Vaticano I».
Per la
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tei. 011-655278, fax 011-657542
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PAG. 10 RIFORMA
Commenti —
VENERDÌ 16 FEBBRAIO 2001 ' VENERDÌ 1
LA CONVIVENZA
È POSSIBILE
FEDERICA TOURN
La convivenza in
Italia di fedi e culture
diverse è non solo
possibile ma anche
utile e arricchente
Condividere con qualcuno
spazi, tempo e risorse non è una
cosa immediata: costringe alla
conoscenza e al confronto reciproci, al riguardo per le rispettive abitudini, allo sforzo per risolvere le convinzioni divergenti. E se non è facile convivere con
chi ha le nostre stesse basi di
partenza, figuriamoci con chi ne
ha di diverse: e sto parlando di
religione, di cultura e di stili di
vita, di impostazione dei rapporti sociali e di relazione fra
uomo e donna. Allora la vita in
comune può diventare un’angoscia reale per chi si sente minacciato dal «diverso», e può generare l’illusione di poter fare a
meno di questa
convivenza «scomoda», sbarrando la porta di casa e presidiando
i confini. Ma la
convivenza non
è solo faticosa e
problematica: è
anche utile e intelligente, e ai
conflitti che genera è possibile
trovare una soluzione pacifica
che porti a una crescita comune.
È quello che sostiene il manifesto «La convivenza è possibile»
(pubblicato su Riforma del 24
novembre scorso), promosso
dal sociologo e senatore Luigi
Monconi e presentato lo scorso
5 febbraio a Torino. Sostenuto
da esponenti di varie fedi, tra
cui il moderatore Gianni Genre,
il presidente dell’Unione delle
chiese battiste Aldo Casonato, il
vescovo di Livorno mons. Alberto Abiondi, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Amos Luzzatto, Mariangela
Falà, presidente dell’Unione
buddista italiana e Franco Di
Maria, presidente dell’Unione
induista italiana, il documento
si propone appunto come una
base su cui edificare una società
pluralista capace di accogliere
culture e fedi diverse.
Il manifesto è chiaro, concreto
e diretto, e fa bene Manconi a esserne soddisfatto. Non elude le
questioni controverse e va subito al cuore del problema: sono i
diritti universali della persona la
via maestra per formulare garanzie ma anche doveri per tutti,
perché «uno stato democratico
efficiente è in grado di accogliere
le diverse forme di vita delle minoranze (riti religiosi, pratiche
alimentari, festività), quando
non pongono dilemmi etico-giuridici». E quindi, per esempio, sì
al rispetto di digiuni e festività
nei luoghi pubblici, sì al velo se
rende il documento di riconosci
mento identificabile, e no alla
poligamia (per altro interdetta
per legge anche in alcuni paesi
musulmani); e naturalmente no
alle mutilazioni sessuali femminili (c’è bisogno di dirlo?), da
molti attribuite erroneamente
alla tradizione islamica.
Inoltre il problema della convivenza fra religioni diverse si
pone innanzitutto tra cittadini
italiani, e solo in un secondo momento nella relazione con gli
stranieri (e anche in questo caso,
è bene dirlo, la maggioranza significativa di immigrati nel nostro paese è ancora di fede cristiana). Ne erano un chiaro
esempio gli stessi partecipanti
all’incontro di Torino, tutti italiani
e appartenenti a
diverse confessioni cristiane, all’induismo, all’ebraismo, al buddismo. L’Italia, però, come ha ricordato Manconi, è
un paese che si
pensa ancora fortemente monoreligioso (cattolico) e tende evidentemente ad associare le minoranze, il «diverso» con lo
«straniero», «l’altro da sé» portatore di una cultura sconosciuta
e quindi temibile, da tenere a distanza. Così, se si incontra un albanese, un nigeriano o un magrebino si è portati a vederli come potenziali delinquenti. A
parte il fatto che gli immigrati
sono anche vittime di aggressioni, è vero, può capitare che
quell’albanese o quel magrebino
violi la legge: ma se questo viene
connotato in chiave etnica,
l’ostilità verso il delinquere diventa ostilità verso l’etnia, aggiungendo al reato una carica dirompente che in sé non avrebbe.
Corhe si fa a sciogliere questo
garbuglio? Sempre nello stesso
modo: con lo sviluppo della cultura della tolleranza e dell’accoglienza, con l’educazione a conoscere l’altro, in modo che con
l’ignoranza diminuisca anche la
diffidenza e ci si convinca che la
diversità (di italiani e immigrati) è una ricchezza. E che l’Italia
è quella descritta da Mariangela Falà, un mosaico di fedi e culture diverse che va tessuto pazientemente per ottenere un
unico disegno. E allora, per
chiudere con le parole del sen.
Manconi, restituiamo al delinquente la sua delinquenza, senza connotarla di etnia, cultura o
religione: se riusciremo a farlo,
avremo compiuto davvero un
passo avanti sul cammino della
convivenza sociale.
REDAZIONE CENTRALE TORINO
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011/657542 e-mail: redazione.torino@rilorma.it:
REDAZIONE NAPOLI:
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Malfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronei, Davide Rosso. Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn, COLLABORANO Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri. Fulvio Terrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio. Luca Negro, Luisa
Nitti. Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto. Giuseppe Platone, Giovanna Pons.
Gian Paolo Ricco. Fulvio Rocco. Marco Rostan. Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe,
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI Daniela Actis
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ItsUS Ci> sostenitore: L 200.000.
p lorn I ' ordinario: L. 175.000; v. aerea: L. 200 000; semestrale L 90,000:
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La testata Riforma è registrala dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di’Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 5 dlcembre1999).
Il numero 6 dei 9 febbraio 2001 è stato spedito dall Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 7 febbraio 2001.
Il (dibattito sulle scelte non espresse dell'Otto per nnille
Tra consensi e dissensi
La gestione di altri fondi non creerebbe ulteriore lavoro per la Tavola
valdese né pesi insostenibili per gli uffici. La solidarietà internazionale
SUI GIORNALI
La Gazzetta dello SDOrt
Caro direttore,
ho letto con interesse la relazione della Commissione di
cui agli Atti sinodali n. 34 e 35
del Sinodo 2000, relazione
che ho trovato molto completa e chiara sia nella sua
sintesi storica sia nella presentazione delle varie posizioni. Riservandomi di tornare sull’argomento dopo una
più meditata lettura e considerazione dei problemi sostanziali vorrei eliminare, se
possibile, alcuni «falsi problemi» che rischiano di farci
perdere tempo inutilmente.
Al punto 9/3 si dice che la gestione di altri fondi porterebbe ulteriore lavoro alla Tavola, e comporterebbe un appesantimento deH’ufficio Otto per mille (Opm). Non credo che questo sia corretto,
per le seguenti ragioni.
- «Grosso modo» la Tavola
riceve circa 100 progetti per
l’Italia, e almeno una cinquantina per l’estero. Vanno
tutti esaminati con attenzione, e quindi il lavoro delTUfficio Opm è, da questo punto
di vista, identico quale che sia
l’ammontare dell’Opm. Idem
dicasi per il lavoro della apposita Commissione Opm e
per l’iter decisionale che
coinvolge la Tavola. Oggi noi
utilizziamo per l’informazione e l’amministrazione circa
il 3% dei fondi Opm mentre il
Sinodo 1996, approvando con
l’Atto 35 le «Linee guida per la
gestione dell’Opm» ha fatto
sua l’indicazione della Commissione ad hoc che indicava
la percentuale massima del 56%, e per lo più nel periodo
iniziale. All’estero, le Agenzie
protestanti (vedi Heks-Eper)
utilizzano per la sola amministrazione il 10% del fondi
messi a loro disposizione. Potremmo anche raddoppiare
l’ufficio Opm, rimanendo entro le linee guida del 1996!
- Attualmente i progetti per
l’Italia «chiedono» circa il
doppio dei fondi disponibili,
per cui la Tavola è obbligata a
una feroce selezione, eliminando anche progetti molto
validi, e riducendo le richieste
in modo anche traumatico.
Basta scorrere la corrispondenza o ascoltare i Comitati
coinvolti, solitamente molto
«arrabbiati» per la scarsa disponibilità (della Tavola, ovviamente, e non dell’Opm!).
Una maggiore disponibilità di
fondi Opm ridurrebbe il contenzioso e quindi il lavoro
della Tavola, e non viceversa.
- I progetti per l’estero sono solitamente contenuti
percentualmente: viene chiesto normalmente una piccola
media percentuale dei fondi
necessari al singolo progetto.
Il fabbisogno «estero» non ha
limiti, si potrebbero aumentare i contributi di dieci volte
con lo stesso lavoro di selezione e indagine. E ci sono
progetti estremamente validi
da sostenere! Altre sono le ragioni serie per essere contrari
a un «allargamento» dell’
Opm. Ma su queste mi riservo di tornare un’altra volta.
punto 9/4 si sostiene che
la nostra cristallina posizione
raccoglie molti consensi, e
che un cambiamento scontenterebbe molti. Difficile
giudicare su una sensazione
così personale. Ma è vero anche il contrario, molti ci hanno detto e scritto che esageriamo, e che dovremmo più
umilmente guardare ai problemi reali da affrontare e risolvere piuttosto che alla nostra purezza adamantina,
giudicata egoistica e un po’
snob. Farisaica, nel suo significato peggiore.
Se poi pensiamo alia comprensione che all’estero, specie in Germania, si ha della
nostra posizione, dovremmo
far presente il giudizio negativo (forse per non essere stati
noi capaci di motivarlo a sufficienza) che ci viene riportato in ogni occasione di incontro, e che si sta traducendo
nei fatti in un drastico taglio
della solidarietà internazionale. Si apprezza il nostro
sforzo di intervenire nei paesi
più poveri, ma si ritiene generalmente che in Italia oramai
dovremmo «cavarcela da soli», quale che sia l’ammontare
Opm che riceviamo.
Gianni Rostan - Milano
Si è giocato il 3 febbraio il
primo incontro del torneo
rugbistico «Sei nazioni».
Partita inaugurale Italia-lrlanda. Come rilevano lo
stesso giorno molti giornali
(e la diretta su Raitre), anche il quotidiano milanese
segnala in prima pagina che
«il rugby è l’unico che sia
riuscito a mettere d’accordo
cattolici e protestanti, e
unirli in una sola formazione irlandese». Niente più
Eire contrapposta all’Ulster,
almeno nel rugby. All’interno lo conferma Giorgio Lo
Giudice: «Irlanda che non fa
distinzioni fra nord e sud,
un messaggio al mondo
della politica che non riesce
a trovare soluzioni a una
guerra permanente: “La risposta potete darvela da soli
- dice il manager O’Brien,
capelli bianchi e tanta saggezza - se noi ci riusciamo,
un motivo ci sarà’’».
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La diaconia e i finanziamenti «estranei»
Ho letto la relazione della
Commissione sinodale sul
problema dell’accettazione o
meno, da parte della nostra
chiesa, della quota dell’otto
per mille dell’lrpef relativa ai
contribuenti che non esprimono alcuna preferenza {Riforma del 2 febbraio) e ho
considerato 1 fatti in essa
esposti, i quali hanno portato
durante lo scorso Sinodo a
porre questo problema. Mi
pare che sostanzialmente essi
si riassumano nel calo di circa il 20% dei dichiaranti, ora
esonerati dall’obbligo di presentare la denunzia dei redditi, e nel conseguente minore
introito proveniente da questa fonte per le nostre opere
diaconali, che ne hanno sempre maggiore bisogno.
Ho altresì consideralo le varie motivazioni di coloro che
sono favorevoli a quest’accettazione e quelle di coloro che
invece sono contrari. Devo dire che mi convincono di piti
quelle dei contrari, che condivido e sottoscrivo. Alle motivazioni di questi ultimi vorrei
aggiungerne un'altra, sostanzialmente affine ma, mi sembra, alquanto più specifica.
Secondo me, perché le nostre opere diaconali abbiano
una chiara connotazione e
un netto senso evangelici dovrebbero essere espressione
della fede dei credenti, sia
pure con la collaborazione di
altri, anche non credenti, i
quali però abbiano scelto e
deciso di dare volontariamente il loro contributo a
dette opere. Quindi trovo
ineccepibile il finanziamento
libero e volontario di tutti coloro che, pur non appartenendo affatto alle nostre
chiese, ne apprezzano ia diaconia e decidono che la quota dell’lrpef da loro versata
per scopi assistenziali vada
alle nostre opere umanitarie.
Ma non mi pare conforme allo spirito e allo stile evangelico attingere dal calderone indistinto della massa dei contribuenti indifferenti e apatici
(e forse anche contrari) che,
costretti comunque per legge
dello stato a dare i’8 per mille
del loro reddito, non sanno o
non vogliono decidere a chi
assegnarlo e lo lasciano lì nel
pentolone perché se lo dividano quelli che lo vogliono,
l.asciamo clie siti la Cliiesa
cattolica romana a fare questo: è sempre stato ed è ancora oggi conforme al suo costume prendere soldi comunque anche da quelli che non
intendono dargliene; ma noi
dovremmo avere un’ispirazione di fondo e uno stile ben
diversi. Certo, so bene che le
nostre opere hanno tanto bisogno anche di soldi per funzionare e rendere bene il loro
servizio al maggior numero
possibile di persone, e che
più soldi si hanno più cose si
possono fare. Ma dovremmo
anche valutare attentamente
da dove, da chi e come ci arrivano questi soldi.
Infine sarebbe altresì importante considerare seriamente i! problema, materiale
e spirituale, già posto chiaramente dai contrari: quello di
una sempre maggiore dipen
denza della nostra diaconia
da finanziamenti estranei
che nulla hanno a che vedere
con la vita e la testimonianza
diretta delle nostre chiese. La
tentazione di Mammona non
sarebbe una seria insidia anche in questo campo?
No all'ora di religione
«Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Gei scrive il settimanale nel numero del 1° febbraio - attende con apprensione i
dati sulle iscrizioni all’ora
di religione per il prossimo
anno scolastico 2001-2002.
Le precedenti statistiche,
infatti, lo hanno preoccupato. La media nazionale
dei rifiuti è del 7,1 per cento. Ma nelle scuole superiori i no sono tantissimi. A
Torino il 38 per cento, a Venezia il 41,8, a Bologna il
43,2, a Firenze il 51,5. Nella
capitale i no sono di poco
più contenuti: il 26,■/ per
cento, mentre a Milano toccano il 30,4 per cento. Un
altro dato che preoccupa la
Gei sono i rifiuti dell’ora di
religione nelle scuole materne. A Livorno il record,
col 47,8 per cento di rifiuti
[duel]
Agostino Ganijì - Mestre I
DA
A pai
jseml
Il «Pellegrino» di Fenoglio
Il regista Guido Cliiesa.
autore del film Partigiano
/o/m/iy imeivistato d.alla rivista di cinema (novembre
2000), afferma che «uno dei
punti di riferimento chiave
è stato per Fenoglio // viaggio del pellegrino di lohn
Bunyan, un libro poco conosciuto in Italia, ma che
rappresenta uno dei testi
fondamentali del mondo
protestante. H la storia di
un pellegrino che, abbandonata ia città e la famiglia,
parte alla ricerca di Dio e si
avvicina alla santità attraverso il superamento di
prove sempre più dure. Fenoglio lo cita più volte e
all’inizio del romanzo è lo
stesso lohnny a leggerlo».
convegi
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ricordati
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Alcuni giorni fa la nostra
televisione ha reso noti i
risultati di un’approfondita
indagine sulle credenze degli
italiani. Il dato più sconcertante è che il 29% degli italiani
crede... alle fatture, al malocchio, ai malefici. Se rapportiamo questa percentuale alla
popolazione adulta (i bambini. in genere, non soffrono di
questa malattia) abbiamo una
cifra di 1.5 milioni di persone:
un immenso esercito di uomini e donne clic nel terzo millennio sono ancora convinti
di essere vittime di sortilegi,
di fatture, di magie, di malocchio o di iettatura. F per esserne liberati si rivolgono ai
maglti, alle faltuccliiere, ai
negromanti, alle lettrici della
mano, dei tarocchi.
Spero die nessuno dei miei
ascoltatori e gentili ascollatrici sia vittima di questi im
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Gù/O
a ííiiíiJícjjjaj’:
f i I
PIERO bensì
brogli. In caso contrario, o se
avete amici e conoscenti die
si sono lasciati afferrare citi
questi perversi ingranaggi,
dite loro sercnameule che
fatture e malocdii non l’sistono: sono supersli/imii invt'iitate per tenere legale le
persone e sfruttarle, lì sopra!
tutto dite loro che non si rivolgano alla magia per esserne liberati: noi alibiaino un
solo e grande liberatore, Gesii Cristo, il Signore, iìgli è ve
nuto per liberarci da ogni forma di male e di superstizione. l.'Kvangelo racconl,i die
Gesti guariva gli indemoniali;
persone schiave di turbe psidiidie, «Se perseverale nella
mia parola - diceva Gesii (...) conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi». Ai Calati
ancora vincolali da certe forme di religiosità, l'apostolo
i’aolo scriveva: «Cristo ci ha
alfrancali, perdié fossimo liberi (...) voi siete stati chia
mati a libertà». F, in un’altra
lettera; «Cristo, avendo spogliato i principali e le potestà
[cioè l(> forze del male] ne ha
fatto pubblico spettacolo
trionfando su di loro per
mezzo della croce».
Nella settimana die ci sta
di fronte le diie.se protestanti
ricordano la concessione delle libertà civili e poliliche ;>i
valdesi e agli ebrei nel 1848.
Alleile questo è certo un dono di Dio. Ma a die serve la
lilierlà di religione, di voto e
di parola a quanti sono ancora vincolali nelle loro coscienze da antidie superslizioni e magie, die non lianno
nessun diritto di ciUadinanza
fra i cristiani?
9rotog.
«ratti
(Riihriciì «Ihi fntln. mi minmento» della Irasniissione di Kadiouno «Cullo eiitmgelico» curala
dada Feci andaia in onda domenica 11 febbraio)
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11
)0] ' venero! 16 febbraio 2001
PAG. 11 RIFORMA
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Azienda turistica Pinerolese-valle Susa
Come sono usati i fondi?
È prevista per metà settimana l’assemblea dei soci dell’Atl 2
«Montagne Doc» che dovrà valutare l’andamento dell’azienda
turistica del Pinerolese e della vai di Susa. Il Pinerolese è
profondamente scontento di come la compagine guidata da
Luigi Chiabrera ha fin qui operato; al momento manca anche
il rappresentante delle nostre valli all’interno dell’agenzia.
Molte le critiche sull’uso dei fondi per il turismo: con una recente lettera la Comunità montana vai Pellice ha preso le distanze da iniziative definite «educational» che, di elevato costo, paiono poco valide rispetto alla crescita turistica della zona ovvero alla formazione degli operatori. Critiche anche per
la mancanza di materiale informativo pubblicitario.
Comunità valli Chisone e Germanasca
Le centraline idroelettriche
Sedici consiglieri della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca hanno presentato la scorsa settimana un’interpellanza al presidente della loro Comunità montana sui progetti
di nuove centraline idroelettriche in vai Chisone e vai Germanasca. «Progetti di sfruttamento sistematico e selvaggio delle
nostre acque», dicono gli interpellanti che chiedono chiarimenti sui progetti dove interferiscono con «aree di particolare
interesse turistico-culturale» e con «situazioni geologiche aggravatesi dopo l’ultima alluvione con probabili ripercussioni
sulla stabilità dei versanti». L’interpellanza si sofferma poi sulla
questione depurazione; meno acqua significa ridotta capacità
di autodepurazione dei fiumi con tutto quanto ne consegue.
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Fondato nel 18481
iSi è svolto a Pinerolo un partecipato incontro per illustrare le iniziative relative ai Giochi
La Chiesa valdese e le olimpiadi
Il coinvolgimento del mondo valdese nell'evento sportivo del 2006 si articolerà lungo tre direttrici
l'impegno delle chiese nell'opera di cappellania, attività di tipo culturale e ruolo delle opere sociali
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DAVIDE ROSSO
La parola d’ordine che
sembrava uscire dal
convegno organizzato
sabato 10 febbraio a Pinerolo dal Comitato per
le olimpiadi di Torino
2006 della Chiesa valdese, è «coordinamento tra
¡vari soggetti operanti
sul territorio».
Praticamente tutti i relatori dell’incontro, a cui
hanno partecipato tra gli
altri il vicepresidente del
Comitato olimpico (Tome), Rinaldo Bontempi,
fl presidente del Comitato 2006 della Chiesa valdese, past. Luciano Deodato, il past. Giorgio Bouchard e il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero,
hanno fatto riferimento
alla volontà espressa in
questi mesi dal territorio
di partecipare all’evento
olimpiadi ma anche alla
necessità di non disperdersi in mille rivoli coordinando gli sforzi e agendo in maniera concertata.
«Questa necessità è primaria - ha ricordato Bontempi - perché non si deve (lare per scontato il
rapporto olimpiadi-territorio ma occorre pensare allo sviluppo complessivo prevedendo gli aspetti futuri, pensando al
dopo olimpiadi, e tenendo conto anche dell’ambiente». Gli ambientalisti
pinerolesi, anch’essi presenti all’incontro, hanno
ricordato a questo riguardo la necessità di adeguate le strutture fognarie
delle valli e hanno solleci
Giochi sulla neve a Ghigo di Prall
tato un’attenzione particolare all’ambiente e ai
materiali utilizzati per la
realizzazione delle strutture olimpiche.
Ma, al di là delle polemiche più o meno velate
e degli inviti reciproci alla collaborazione fattiva
e alla concertazione, nel
corso del convegno, che
ha visto anche una buona partecipazione di
pubWico, è stato fatto il
punto sulla situazione
attuale e sui programmi
futuri, con l’auspicio che
Torre Pellice diventi sede
di gara e non solo di allenamento e che Frali sia
orologeria - oreficeria - argenteria
ooratto - perle australiane
gioielli
ugonotte
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I ni omit OS 1 eüolmds 1 rogi o i ol 1 i . c om
"’ä 12 10064 Pinerolo IO - tei 0mi9 755B
inserito fra i siti di allenamento. E poi, ancora
dal punto di vista ambientale, l’assessore provinciale all’Agricoltura,
Marco Bellion, ha sottolineato la necessità di un
impegno per la manutenzione del patrimonio
boschivo e Erminio Ribet, del comitato del Toroc per i rapporti con il
territorio, ha evidenziato
come non occorra creare
grandi alberghi olimpici
ma indirizzarsi «verso un
tipo di ricettività di tipo
differente che offra il servizio ma che non crei
strutture che rischiano a
olimpiadi finite di diventare strutture ingestibili».
Per parte valdese è stato sottolineato come siano sostanzialmente tre 1
livelli di presenza sul territorio: le chiese, l’attività
culturale e le opere sociali. Proprio aH’interno di
questi ambiti la chiesa
può portare il suo contributo perché «dal bene
della città dipende anche
il nostro bene». Contributo che si inserirà in quel
processo di rinascita del
territorio che ci si aspetta
dalle olimpiadi. Compito
primario della Chiesa
evangelica sarà poi quello
di seguire i molti atleti di
cultura e fede protestante
«che saranno presenti ai
giochi olimpici oltre a
quello didiffondere i valori culturali e storici delle valli, valdesi così come
quelli della valle di Susa.
Alla Luzenac Val Chisone
I minatori sono
in sciopero
I lavoratori della miniera Luzenac Val Chisone sono in sciopero continuato da martedì 6 febbraio contro la decisione
dell’azienda di non confermare il contratto di
formazione lavoro del lavoratore Andrea Maccario, e con lui l’assunzione
di altri lavoratori con
analogo contratto. Ciò
che fa arrabbiare i minatori è che contemporaneamente la Luzenac ha
assunto altri 12 polacchi
con contratto a termine
di 12 mesi.
La direzione avrebbe
dato disponibilità ad assumere Maccario a condizione che i minatori
accettino di modificare
la turnazione rendendo
pienamente lavorativa la
giornata del sabato. Le
Rsu in un comunicato affermano che accetteranno il confronto solo dopo
la riassunzione del lavoratore licenziato: «I minatori della Luzenac da
tempo hanno denunziato le gravi carenze e le
inefficienze nella gestione della miniera e ritengono grave e contraddit
toria la decisione di non
confermare del persona
le, giovane e preparato
professionalmente, e assumere contemporaneamente lavoratori stranieri che necessitano comunque di formazione e
addestramento».
Anche Alp ha preso posizione sulla vicenda: più
volte si è mostrata l’intenzione dell’azienda di
dare in appalto a ditte
esterne la coltivazione
del talco in miniera. La
Luzenac sembra dunque
attrezzarsi per poter fare
a meno della miniera:
nello stabilimento viene
lavorato da tempo talco
proveniente da altre miniere della multinazionale. C’è poi un’evidente
«spaccatura» fra i lavoratori della miniera e quelli
dello stabilimento di ma
cinazione a Malanaggio;
secondo l’Alp questi ultimi «si tirano fuori dalla
lotta, come hanno spesso
fatto negli ultimi decen
ni, e dicono che la legge
permette ai padroni di
fare quello che vogliono»
Restano dunque solo i
minatori a «resistere»?
ICONTRAPPUNTOI
L'ASSEMBLEA PER
SUPERARE I CONFLITTI
BRUNO ROSTACNO
Il XVII Febbraio
consideriamo
attentamente
anche la vita delle
nostre comunità
Nel 2001 sarà lanciato
dal Consiglio ecumenico
delle chiese un «Decennio
ecumenico per vincere la
violenza». Allacciandosi a
questa iniziativa, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in coUaborazione con PUnione italiana delle chiese avventiste, propone di dedicare
la «Settimana i,»»——
della libertà»
(quella del 17
febbraio) al
tema «Superare il conflitto». 1 conflitti
sono oggi nel
mondo una realtà spaventosamente diffusa, a molti liveUi. Siamo in
genere particolarmente impressionati e preoccupati
dai conflitti che sconvolgono la vita di intere popolazioni nelle zone cosiddette
«calde» del pianeta; basti il
solo esempio della Palestina. Si tratta di conflitti in
cui si intrecciano cause di
natura economica, etnica,
religiosa, e alle varie modalità di conflitto presenti nel
mondo e nella società è dedicato il tradizionale libretto pubblicato dalla stessa
Federazione. Tuttavia vi sono, anche nelle zone apparentemente tranquille, come la nostra, altri tipi di
conflitti che influenzano in
profondità la nostra vita:
esiste, nelle regioni ricche
dell’Europa, un conflitto
razziale che è appena agli
inizi; esiste un conflitto tra
le generazioni; esiste, soprattutto in Nord America
ma in forma sempre più
scoperta anche tra noi, un
conflitto tra uomo e donna,
che investe sia l’ambito familiare sia i rapporti di lavoro. Sono conflitti di tale
estensione che possono anche lasciare un senso di
sgomento e di impotenza.
Il 17 febbraio ricordiamo
il superamento di un conflitto, quello che aveva opposto uno stato legato alla
tradizione cattolica a una
minoranza che rivendicava
la libertà di predicare l’Evangelo. Questo ricordo
non ci lascia indifferenti di
fronte ai conflitti di oggi e
al compito di superarli. Ma
questo compito non si affronta con un progetto globale di pacificazione universale; piuttosto possiamo
cominciare a dare il nostro
contributo facendo attenzione a come affrontiamo i
conflitti di casa nostra.
L’apostolo Paolo diceva
realisticamente che i con
flitti possono esplodere anche nella chiesa; e indicava
nella retta celebrazione
della cena del Signore e
nell’accoglienza reciproca
il modo per superarli (1“
lettera ai Corinzi 11,17-29).
E se provassimo a trasformare le nostre assemblee
di chiesa, così spesso stanche e senza idee, in luoghi
dove si impa
ra a superare
i conflitti?
Bisogna
ammetterlo:
spesso anche
nelle nostre
assemblee la
passione e la
vivacità sono
degenerate in
faziosità e intolleranza. Il
rimedio tuttavia non può
essere quello di delegare
ogni decisione ad alcuni, o
di attendere l’arrivo di
qualche leader carismatico
che sopisca ogni conflitto.
Bisogna riconoscere il faUimento quando c’è stato e
cominciare pazientemente
a ricostruire la fiducia, a riproporre l’assemblea come
U luogo dove si può concretamente cercare la volontà
del Signore e prendere insieme un impegno, con lo
stesso spirito di umiltà, di
riconoscenza e di comunione con cui ci si avvicina alla
cena del Signore.
Lo scopo del dibattito in
un’assemblea cristiana non
è la vittoria di una corrente, ma il consenso su come
rispondere alla volontà di
Dio; il criterio per prendere
una decisione non è l’interesse di una parte, ma l’in
teresse dell’Evangelo. Si
mette in gioco la comunione fraterna, ma perché ne
esca irrobustita. Ognuno
deve essere libero di parlare, ma per questo è necessario che tutti siano capaci
di ascoltare. Il dissenso, al
lora, non è più un male ma
diventa un’occasione: si deve prestare un particolare
ascolto proprio al fratello o
alla sorella da cui si dissente, perché la sua voce può
permettere di cogliere un
aspetto della volontà del Si
gnore che si era trascurato.
La conseguenza è che, se in
una decisione vi sono dei
favorevoli e dei contrari, la
maggioranza non esce tri
onfante e la minoranza non
esce schiacciata.
Questo stile comunità
rio, in cui non si ha paura
dei conflitti ma si prova a
risolverli insieme, pazien
temente, è anche un contri
buto al superamento dei
conflitti nella società.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Dfxle
l
venerdì 16 FEBBRAIO 2001 VENERDÌ K
CRONACHE
CRISI ALLA CANTINA: ARRIVA VAGLIO — La Cantina sociale di Bricherasio, che solo pochi anni fa
ha sostenuto, grazie al concorso delle Comunità
montane della zona, della Provincia e della Regione, un grosso investimento che ha portato alla realizzazione della nuova sede, è in gravi difficoltà finanziarie. La crisi di liquidità (la cantina è
«sotto» di circa 4 miliardi)) ha portato anche a
forti ritardi nel pagamento delle uve, cosa che
potrebbe come conseguenza indurre i soci a non
conferire più il prodotto. 1 mutui contratti pesano in modo esagerato sulle casse della società:
«Dovremmo individuare con la Comunità montana vai Pellice la strada per salvaguardare la
Cantina - afferma l’assessore regionale Vaglio,
che ha incontrato i vertici aziendali».
ARRESTO A PINEROLO — È stato riconosciuto dalla sua stessa vittima e subito fermato dai carabinieri. Protagonista della vicenda è Ernesto Fardi,
23enne del Bergamasco, che, dopo aver rapinato Marco Sulla di Macello di 4 milioni e mezzo il
23 giugno scorso a Milano, martedì 6 si è fatto
notare alla Upim di Pinerolo dove Sulla lavora
come fotografo. Riconosciuto Fardi grazie alla
sua buona memoria visiva. Sullo ha chiamato i
carabinieri: i militi hanno fermato il giovane, a
Pinerolo con la sua giostra, che ha ammesso di
aver commesso in passato altri reati simili.
PINEROLO: ANCORA TRUFFE — Sembra non ave
re fine la serie di truffe ai danni di anziani nel Pinerolese; venerdì 9 due sedicenti operai
dell’Enel si sono presentati a casa di una signora
82enne di via Porro a Pinerolo, facendosi conse
gnare poco più di mezzo milione di lire e dileguandosi pochi minuti dopo.
AGRICOLTURA BIOLOGICA — Se le vicende di
«mucca pazza», i polli alla diossina, gli organismi
geneticamente modificati lanciano preoccupanti
nubi sul nostro futuro alimentare, ecco che la
scelta del biologico diventa un modo per garantirsi sulla qualità dei prodotti da parte dei consumatori ma anche un nuovo modo di produrre
per gli agricoltori. E così la Comunità montana
vai Pellice, in vista delle scadenze del piano di
sviluppo rurale, ha deciso di avviare un confronto sulle prospettive del biologico con i produttori
e con le loro rappresentanze sindacali. Le nuove
opportunità del biologico nelle zone montane,
sia a livello vegetale che zootecnico, verranno illustrate nel corso di un incontro pubblico martedì 20 febbraio alle 20,30 nella sala consigliare
della Comunità montana a Torre Pellice.
Pareri unanimi in recente un incontro a Luserna
La ferrovia ha un futuro
Nell'affollata assemblea sia tecnici che politici rassicurano
il ponte sul Chisone si farà e il treno tornerà in vai Pellice
MASSIMO CNONE
SUI tempi, e i modi,
del ripristino della linea ferroviaria, il comitato Rutelli-Ulivo «Insieme
per l’Italia» ha organizzato un convegno lunedì 12
febbraio nella sala d’arte
del Comune di Luserna
San Giovanni gremita oltre la capienza.
Nodo centrale del problema è la ricostruzione
del ponte sul Chisone,
distrutto dall’alluvione
dell’ottobre scorso. «Il
ponte si rifarà, la ferrovia
ha un futuro»: è la convinzione unanime di tecnici e politici intervenuti.
Lo sostiene anche Giovanni Cassola, direttore
regionale di Trenitalia
spa, società «figlia» delle
Fs. «Occorre l’accordo
con la città di Pinerolo spiega Cassola -: dalla
Regione e dalle Ferrovie
c’è la volontà di mantenere la Pinerolo-Torre
Pellice: è una linea efficiente, con costi di gestione molto bassi e
1.500 persone che utilizzano il servizio».
Sulla questione del
ponte, già discussa in
una riunione di venerdì
scorso fra Regione, Provincia ed enti locali, torna anche l’assessore ai
Trasporti della Provincia
di Torino, Franco Cam
OLIMPIADI: RIBET PER GLI ENTI LOCALI — Erminio Ribet, già presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca e oggi presidente
dell’Acea, è il responsabile del comitato olimpico torinese per i rapporti con gli enti locali. Lo
ha comunicato il presidente della Comunità
montana vai Pellice, Claudio Bertalot, ai sindaci
della vai Pellice riuniti per la presentazione del
progetto del nuovo Palaghiaccio di Torre Pellice:
l’impianto, dimensionato su richieste olimpiche, potrebbe costare fra i 18 e i 20 miliardi di
cui sarebbero a disposizione una quindicina.
LA FILOSOFIA DI STRANAMORE — Ultimo appuntamento del ciclo «Pensieri in movimento»
all’associazione Stranamore di via Bignone 89 a
Pinerolo. Giovedì 22 alle 21, il relatore sarà Leonardo Ceppa, docente di Storia della filosofia
all’università di Torino, sul tema: «La fondazione discorsiva del diritto in Jurgen Habermas».
CRITICHE AI TAGLI ASL — La Conferenza dei sindaci dell’Asl 10 si è riunita lunedì 5 febbraio per
esaminare il Piano di Attività sanitaria 2001 alla
luce della riduzione delle risorse rispetto al fabbisogno attuata da parte della Regione Piemonte. A fronte di una richiesta dell’Azienda di 216
miliardi di lire per coprire tutti i servizi e incrementare lo sviluppo, la Regione assegna per il
2001 la somma di 205 miliardi di lire, quota che
rappresenta una riduzione del 5,09% del fabbisogno. 11 direttore dell’.^sl 10, Ferruccio Massa,
ha sintetizzato la situazione per l’anno 2001:
«L’attività non vedrà quell’espansione che
l’Azienda aveva inizialmente ipotizzato, ma non
registrerà neppure alcuna riduzione dei servizi
forniti. Si interverrà per contenere le spese dove
sono fisiologicamente riscontrabili possibilità di
intervento e razionalizzazione». Su proposta del
presidente della rappresentanza, Ezio Borgarello, (vicesindaco di Angrogna) e del presidente
della Conferenza dei Sindaci, Alberto Barbero,
(sindaco di Pinerolo), è stato espresso all’unanimità un parere articolato, che si rivolge direttamente alla Regione Piemonte, esprimendo un
parere negativo sulla riduzione delle risorse destinate al Servizio sanitario regionale.
pia. «Le Ferrovie - dice
Campia - hanno già
pronto il finanziamento
per la costruzione di un
ponte ferroviario. Pinerolo non sa ancora se e
quando la Regione finanzierà il ponte stradale».
Ma una soluzione, per il
momento solo teorica,
c’è: le Ferrovie potrebbero costruire con proprie
risorse (5-8 miliardi) e in
tempi brevi, si parla di
un anno, il proprio ponte, ponendo le basi per
un ponte stradale, realizzato successivamente
dalla città di Pinerolo in
posizione sopraelevata rispetto a quello ferroviario, eliminando così i
quattro passaggi a livello:
uno su tutti quello di via
Saluzzo. Per Pinerolo parla l’assessore Blanc, che è
scettico sulla soluzione
prospettata da Provincia
e Ferrovie. «Dal giorno
dopo l’alluvione - affer
ma - abbiamo pensato a
un ponte stradale e ferroviario insieme, anche se
ho forti dubbi che le Ferrovie possano costruire il
loro ponte in tempi brevi». Sul tappeto anche la
notizia, già diffusa e sostenuta da Campia, di sostituire i convogli ferroviari con «nuovo» materiale rotabile di proprietà
dell’Atm e impiegato in
passato a Torino su tratti
cittadini. Una metropolitana leggera; più fermate,
costi contenuti e maggiore velocità. A concludere
il sottosegretario ai Trasporti, on. Giordano Angelini, che spezza una
lancia a favore delle Ferrovie: «Non sono più le
stesse del passato: se promettono la ricostruzione
di un ponte in 12 mesi,
questa opera sarà realizzata nei tempi previsti.
Adesso bisogna decidere
rapidamente».
Scuola universitaria di Pinerolo
Un rapporto stretto
con le imprese locali
DANIELA GRILL
UNA scuola certo non
statica la Sumi, la
Scuola universitaria di
management d’impresa
di Pinerolo, nata nel 1996
con una convenzione tra
la facoltà di Economia
dell’Università di Torino
e un consorzio di aziende, ben 139 attualmente,
che supportano la scuola
fornendo anche borse di
studio agli studenti migliori. «Abbiamo da sempre buoni rapporti con le
aziende - spiega il dottor
Fabio Serini, responsabile interno della scuola che oltre a offrire ai nostri studenti stage e visite
agli-stabilimenti, impiegano alcuni loro manager all’interno della
scuola come docenti di
determinate lezioni, questo per dare un’impronta
più pratica agli argomenti più specifici. Per il momento la maggior parte
delle imprese che fanno
parte del nostro consorzio sono piemontesi, ma
ve ne sono anche di altre
regioni e di estere, e soprattutto queste ultime
sono delle ottime vetrine
per migliorare l’esperienza professionale: ci
farebbe comunque piacere che più realtà locali, della nostra zona, si
interessassero a noi». Da
quanto riferiscono alla
Sumi, nel solo mese del
gennaio scorso ben 25, ¡fi àlCè
aziende si sono rivoli,'
per eventuali assunzioni
all’ufficio «Job Place,
ment» della scuola, mijkTELL’l
area creata appositamen'J\ del C
te per gli studenti, doveCorounità
possono trovare indica,.chisone f
zioni e consulenze per Ij tenutosi
ricerche di lavoro. ^aio a Pe
Un’attività che semboipunti p
essere tutta in crescita, all’ordine
con l’aggiunta del corsano stati 1
in Economia e Manage-jiancio ph
ment dello Spettacolo (;2003 e qu
della Musica, che si vaajiàone pre]
aggiungere ai corsi i||ranitnati
Economia e Gestioiiaiprevisic
delle imprese, dei Servii: B bilant
turistici e della Pubblici cui ci Ut
amministrazione. 11 cor^stato esan
so «musicale», unico ii'piùapprc
Italia, è nato dalla richie-tto à quel
sta delle imprese insetitfd è state
in questo settore, ritentiilio di cr
to in forte espansione|eigrupp
«La scuola universitarii|)aieggia £
in generale sta attraveridij di cui 1
sando un periodo diservizi so
transizione - continuistanza no
Serini -: la nuova riformidi novità
universitaria prevedflanci pre
lauree di due livelli: unianni scor
laurea di primo livellpO milioi
che si ottiene dopo i pri-che arrive
mi tre anni, e una laureffone per
di secondo livello, 0 lai,®'Nuova
rea specialistica, confjonedel
proseguimento deH’ulti®one di <
mo biennio. L’obiettivifealtre Cc
dell’università di PinerofiC' n un ]
lo è di riuscire a otteneidicf P*-*
sui quattro corsi che atinrlropp
tualmente abbiamo,
meno due lauree di seih'cdonc
condo livello». ^no
none e c
# L'opuscolo del XVll Febbraio
I «barba» del '400
MARCO ROSTAN
PUNTUALE per il XVII
Febbraio arriva l’opuscolo della Società di
studi valdesi, dedicato
quest’anno da Giorgio
Tourn ai barba, personaggi centrali del movimento valdese nel 1400.
Su di loro si racconta
molto ma forse si sa poco; si sa che dal loro nome vengono i balbetti,
ma non sempre che questo appellativo deriva dal
basso latino e non allude
ai peli sul viso, ma al termine zio (quindi si dice
barba sia al singolare che
al plurale) scelto dai vaidesi sia per motivi ambientali (barba e magna
seguiti dai rispettivi nomi
erano l’uso comune, dunque adatto per non far
trapelare all’esterno il
ruolo di alcuni nella comunità) sia infine per
motivi di fedeltà evangelica alle parole di Gesù
che invitano a non farsi
chiamare né maestri né
padri perché uno solo è il
maestro e Padre.
Come il missionario è
una figura tipica dell’800,
così è il barba per il ’400:
essa esprime in modo
adeguato la teologia dei
«poveri» seguaci di Valdo:
è un ministro di Dio senza essere prete, ha autorità religiosa ma è privo
di sacralità, è un maestro
senza diventare mai quello che oggi si chiama guru. Studia, si prepara coscienziosamente al suo
compito itinerante, sa
quasi tutto a memoria ma
usa dei testi, il che significa che l’Evangelo è affidato a un documento e
non alla chiesa, gira a
piedi per tutta l’Europa
realizzando quella che
Molnar definì felicemente l’internazionale valdo
Tessario i
Protestanti europei per le valli colpite dalFalluvionCr^
in
La solidarietà delle chiese
Centro sp
Argentina
tisalita al
hussita. Tra questi testi
uno dei più famosi è la
Nabla Leiezon: un sommario della visione di vita
e della fede (lo si può leggere nel sito Internet realizzato dalla Commissione dei luoghi storici alr indi ri zzo: WWW. geo ci
ties.com/luoghistorici).
Molti conoscono il luogo a Pradeltorno dove si
pensa che i barba si preparassero nello studio:
l’opuscolo ricostruisce la
vicenda del Coulege nel
passaggio tra storia e mito: resta il fatto che se anche queir edificio non è il
luogo esatto dove i barba
studiavano, esso attesta
comunque una verità storica: i barba sono esistiti,
le scuole anche, la Bibbia
imparata a memoria è
una realtà. Tourn ci conduce all’incontro con alcuni barba, da Morel che
va a chiedere chiarimenti
a Ecolampadio e Bucero
sulla nuova teologia, a
Martino che giura fedeltà
al valdismo; l’appendice
curata da Marina Benedetti ci offre l’interessantissimo testo dell’interrogatorio dei barba Martino
e Pietro nel 1492.
Insieme all’opuscolo
del 17 è in vendita, alprezzo speciale 12.000 lire, l’ultimo numero della
Beidana che parla di teatro (7 partigiani valdesi di
Teodoro Balma e Vita di
ribelli di Antonio Prearo,
Lu moulin d'Chantarana
dell’Unione giovanile
della Piantà, il Gruppo
teatro Angrogna), del costume valdese tra letteratura e tradizione, di tradizione orale e scritta e
racconta la vicenda del
famoso calice regalato alla Tavola dal canonico
Gilly, pubblicando infine
un prezioso indice dei
primi 40 numeri.
LUCIANO DEODATO
Nei giorni dell’alluvione del 15 ottobre,
non appena le linee telefoniche sono state ripristinate, sono giunte alla
Commissione esecutiva
distrettuale (Ced) varie
offerte di aiuto da persone sia in Italia sia all’estero, le quali, avendo visto
alla televisione le immagini del disastro, generosamente volevano in
qualche modo esprimere
la propria solidarietà. Ma
non era facile dare delle
risposte perché, pur essendo a conoscenza di alcuni casi specifici, mancava una visione globale
del disastro; né, a causa
dello stato pietoso delle
strade e con i ponti distrutti, si poteva fare una
ricognizione.
Appena è stato possibile la Ced ha riunito i pastori delle Valli per stendere un primo censimento dei danni. Mettendo
insieme le notizie, appariva che l’alluvione aveva
colpito soprattutto l’apparato economico e produttivo delle Valli. Varie
famiglie, purtroppo, avevano subito danni alle
proprie case, o avevano
avuto i campi distrutti,
ma non sembrava che ci
fossero dei senzatetto.
Tra tutte le offerte di
aiuto una, generosa e
consistente, veniva dall’
Heks-Eper, l’agenzia di
aiuto delle chiese protestanti svizzere; un’altra
veniva dalle chiese evangeliche tedesche. Dico
subito che siamo rimasti
profondamente colpiti da
questa generosità, da noi
non sollecitata, piovuta,
si potrebbe dire, dal cielo
e che ci faceva toccare
con mano come la nostra
preghiera, prima ancora
di essere stata formulata,
già era stata esaudita!
Avevamo i mezzi per intervenire e dare un aiuto
a chi ne aveva bisogno. A
questo punto, naturalmente, si poneva però la
questione di come intervenire al meglio, evitando
di disperdere questa grazia, questo «ben di Dio».
Una piccola commissione si metteva al lavoro,
e come primo passo cercava di raccogliere, con
l’aiuto anche dei Comuni,
tutte le informazioni possibili. Da un primo esame
abbiamo escluso di aiutare singole famiglie che
avevano avuto delle perdite, non perché non fossero importanti, ma perché si sarebbe dato un
aiuto «a pioggia» che forse non sarebbe servito a
granché. Abbiamo anche
confidato che le richieste
di indennizzo, avanzate
attraverso i canali burocratici, forse prima o poi
avrebbero trovato una risposta. Abbiamo invece
pensato di dare un incoraggiamento alle piccole
e medie industrie per sostenere l’apparato produttivo ed evitare che la
nostra area ne risentisse
troppo a livello di occupazione. Insomma, abbiamo puntato a sostenere l’occupazione perché
investimenti in quel settore potevano avere effetti di più lunga durata, con
benefici a largo raggio
sulla popolazione.
A questo punto, dopo
avere esaminato con attenzione la situazione di
varie piccole e medie imprese sulla base di uno
schema preciso (danni
subiti, numero di dipendenti, situazione economica, prospettive di ripresa, indennizzi di assicurazioni ecc.) abbiamo
ihe di Pr
predisposto per l’Heks^S^^iio ^
Eper un piano di intei;.Nelcoi
vento formulando andil®® sul
ipotesi precise di finan|®is, pai
ziamento per una serie ir
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guardare aH’appartenei
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piano è stato pronto
Heks-Eper ha inviato 1
ge Schàdler, un’amica
lunga data che ha dona
buona parte della suav
collaborando con ilp
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scia alla Noce di Paleril
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l’Heks-Eper lo ha esani
nato e approvato. L’i®
porto complessivo ci
l’Heks-Eper ha raccolto! G/
ci mette a disposizione'
di 455 milioni di lire. 0%
ci resta la parte più bel«|
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qualcuno che ha soffcn[|
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sei solo; uomini e don
lontani che non hai i
conosciuto e che
avrai modo di incontt^
nella vita, ti sono vicin
ti danno una mano p®' .,,
ché tu riprenda il caij '
mino interrotto». La
bia li chiamava «angeli*).
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RADIO V.
BECKWITH ^ A!
evangelical
FM91.2(X1-96.55|^|
13
IO 21^1 ^^MFRDlie FEBBRAIO 2001
mixi mOESI
PAG. 13 RIFORMA
La sede della Comunità montana a Porosa Argentina
«Lavoro e progresso», ha
criticato il forte avanzo di
amministrazione, a suo
dire immotivato, e ha annunciato la decisione dei
consiglieri del suo gruppo di votare contro o di
astenersi sul documento
presentato dalla giunta
di Comunità. Altri interventi di rappresentanti
della minoranza hanno
denunciato poi la mancanza di progettualità e
di una visione di insieme
dei problemi, ridotti all’ordinaria amministrazione. È stata poi posta
sul tavolo anche la questione della cooperativa
agricola di valle recente
mente chiusa e per la
quale la Comunità aveva
anche già individuato
una nuova sede a Perosa.
Il presidente della Comunità montana, Roberto Prinzio, ha a questo
punto dichiarato di «non
ritenere ancora persa la
partita» della cooperativa
e anzi di voler ricercare
la collaborazione delle
altre Comunità montane
del territorio per rilanciare l’iniziativa. Il bilancio è stato alla fine approvato con i soli 23 voti
della maggioranza, mentre la minoranza si è ripartita tra 12 voti contrari e 4 astensioni.
La rassegna torinese si inaugura il 22 febbraio
«Eurochocolate» numero due
olo 00^' Comunità montana valli Chisone e Germanasca
:o Bilancio pluriennale
■ali jg fniUardi ai servizi sociali per l'anno In corso. SI lavora
ben 25 //? érezìone di un piano integrato per la protezione civile
35 _____
Place.
>la. uh'tìTELL’ULTIMA seduta
tarnen’N del Consiglio della
ti, doveConiunità montana valli
indica, Chisone e Gernaanasca,
e per le tenutosi lunedi 5 febbraio a Porosa Argentina,
sembri ¡punti più sostanziosi
resciti aU’ordine del giorno sod corstno stati l’esame del bilanage-ilancio pluriennale 2001acolo(:2003 e quello della relasi vaatzlone preyisionale e promisi feammatica del bilancio
3 stioneli previsione 2001.
i Servijt II bilancio dell’anno iii
'ubbliocui ci troviamo, che è
. 11 coi'Ststo esaminato in modo
mico fpiù approfondito rispet1 richie-ifo a quello pluriennale
inserite^dèstato anche bersa, ritenn.[glio di critiche da parte
nsionelei gruppi di minoranza,
irsitatifpaieggia attorno 9 miliarittravei'di, di cui circa 3 per i soli
odo diservizi sociali. Nella sointinuistanza non vi sono granriformdi novità rispetto ai biirevedelanci previsionali degli
elli: unianni scorsi, se non per i
) livellPO milioni di contributo
po i pri-che arriveranno dalla Reía laure»one per i trasporti loca0, 0 laiii Nuova invece la deciì, confione dell’amministraieii’uitiMone di dare corso, con
ibiettivitealtre Comunità montai Pinero-ne, n un piano integrato
ottenerspar la protezione civile,
i che atiartroppo i contributi
amo, alpar progetti specifici rile di' se-di'cdono sempre maggiori qüote di partecipazione e quindi sarà netessario ricorrere all’ac■ tensione di prestiti per
lV10rit.alcune iniziative come il
Centro sportivo di Perosa
Argentina, gli impianti di
risalita alle piste sciisti
Ìhe di Frali, il collettore
.....Jgnario di valle.
di intei- Nel corso della discusdo anelane sul Bilancio, Sergio
di finanÌara, parlando a nome
a serietà'gruppo di minoranza
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li e do
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da il caí
0» La Bi> AMPIA ESPOSIZIONE
a ángel, CAMINETTI
E INSERTI IN DOPPIA GHISA
FORNI E BARBECUE
articoli per giardino
lANA - strada Pineroio, 46 - Tel. 011/907.01.00
L'impianto di Inverso Porte
Presto la riapertura
del depuratore
DAVIDE ROSSO
Riaperto la settimana scorsa ponte Palestre al traffico delle automobili Tobbiettivo è ora,
per la zona di Inverso
Porte, quello di sistemare
il depuratore andato distrutto nelTalluvione di
ottobre. «In questi giorni
- dice Clara Bounous,
sindaco di San Germano
nel cui territorio si trova
Inverso Porte - stiamo
studiando la situazione,
chiedendo anche pareri a
tecnici esterni al Comune. È comunque certo
che al più presto provvederemo a ricostruire il
depuratore». L’impianto
probabilmente verrà realizzato più a monte del
precedente, anche se non
è ancora stata decisa la
nuova ubicazione mentre
pare che il costo dell’opera si aggirerà intorno ai
20 milioni. «Come amministrazione - continua la
Bounous - saremmo propensi alla realizzazione
della fognatura di valle,
ovviamente essendo inseriti come territorio nel
progetto, ma la sua realizzazione probabilmente
Giunto alla sua seconda edizione, «Eurochocolate Torino», rassegna del
cioccolato tra le più importanti a livello internazionale, aprirà i battenti a
Torino dal 22 al 27 febbraio. Quest’anno però la
manifestazione, che lo
scorso anno ha riscosso
un notevole successo di
pubblico (quasi un milione di visitatori), organiz
zata dalla Provincia di
Torino in collaborazione
anche con diversi enti
privati e pubblici, sarà
preceduta da una «anteprima» sabato 17 e domenica 18 febbraio che
coinvolgerà, con diverse
iniziativa indirizzate ad
adulti e bambini, svariate
città del territorio provinciale e regionale. Fra i siti
scelti per l’anteprima.
GOSS
il fuoco che arreda
Autonomia 8-12 ore
GARANZIA 10 ANNI
J0TUC
richiederà dei tempi lunghi che vanno comunque
coperti con la realizzazione di un impianto di
depurazione da realizzarsi subito. Per questo pensiamo di realizzare a
tempi brevi il depuratore
di Inverso Porte e stiamo
procedendo con i lavori
di messa a norma degli
altri impianti di depurazione presenti sul territorio, lavori che erano già
stati decisi ma che si erano fermati nel periodo
delTalluvione e in quello
subito successivo».
Alla fine di questo mese il Consiglio di San Germano probabilmente di
occuperà della questione
del progetto, presentato
ormai mesi fa, che propone la costruzione di 5
nuove centraline idroelettriche e della fognatura
di valle che riguarda tutta
la vai Chisone, progetto
globale che la piena di
ottobre obbliga certamente a ripensare, al di
là delle posizioni assunte
in questi mesi dai vari
soggetti coinvolti.
che fungerà ovviamente
da lancio alla manifestazione Torinese, c’è anche
Pinerolo che sabato 17
ospiterà, alle 16 a palazzo
Vittone, un «Chococonvegno» che si occuperà
degli aspetti sociali della
tradizione del cioccolato
e presenterà tra l’altro ricette e curiosità sulla storia del cacao.
Domenica 18 poi, sempre a palazzo Vittone, per
tutto il giorno sarà possibile assistere ad alcune
dimostrazioni realizzate
da maestri pasticceri sulla lavorazione del cioccolato e sarà possibile acquistare e degustare prodotti a base di cacao. La
vera Eurochocolate poi
comincerà il 22 a Torino
dove piazza Castello sarà
il centro di una serie di
iniziative tutte incentrate
sul cioccolato e sulla sua
storia e socializzazione.
San Germano
Sportello
Spi-CgiI
La Spi-Cgil lega valli
Chisone e Germanasca
aprirà a San Germano,
dai primi giorni di marzo, uno sportello di consulenza indirizzato soprattutto alle persone
anziane. Lo sportello,
che sarà collocato in alcuni locali al piano terreno nella villa comunale,
sarà aperto il martedì e
oltre a svolgere il servizio
di patronato offrirà alla
cittadinanza servizi finanziari come la compilazione dei moduli 730 e
Unico. L’attività sarà gestita da una persona volontaria che garantirà
l'apertura al pubblico
dell’ufficio un giorno la
settimana. L’intenzione
comunque per il futuro
da parte della Spi-Cgil
pare essere quella di estendere gradualmente il
servizio a tutta la valle.
La torre di San Germano
NELLE CHIESE VALDESI
STUDIO BIBLICO DEL 1" CIRCUITO — Alle 20,30, di
martedì 20 febbraio, alla sala Beckwith di San Giovanni, studio biblico del 1° circuito su «I libri profetici e gli Scritti», a cura del past. Stefano Mercurio.
CAMPI DEL BAGNOÒU — Campi estivi al Bagnoòu
di Angrogna: campo grandi (seconda, terza media
e primo anno superiori) dal 16 luglio pomeriggio
al 22 luglio pomeriggio, iscrizioni entro maggio da
Federica, tei. 0339-7121905; campo piccoli (ultimo anno di materna, prima e seconda elementare), dal 22 luglio pomeriggio al 26 luglio, iscrizioni
entro maggio da Sandra, tei. 0121-932935; campo
medi (terza, quarte, quinta elementare, prima
media) dal 16 agosto al 22 agosto, iscrizioni entro
maggio da Wilma, tei. 0121-944182. Tema comune a tutti i campi «Mamma mia... arrivano i lupi».
PERRERO-MANIGLIA — Lunedì 19 febbraio, alle
9.30, visite pastorali. Unione femminile; alle 14,
lunedì 19 febbraio, ospite Liliana Viglielmo.
PINEROLO — Domenica 18, ore 20,45, nei locali della
chiesa, incontro, organizzato dal gruppo accoglienza, con Anne Marie Dupré del Servizio migranti della Fcei. Giovedì 22 febbraio, alle 15, incontro dell’Unione femminile con il pastore Giorgio Tourn, che parlerà su «Il senso del 17 febbraio
oggi»; tutta la comunità è invitata.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 15 febbraio, alle 15, all’Inverso Paiola, mercoledì 21, alle
20.30, a Pomaretto, venerdì 23, alle 20,30 a Perosa.
Domenica 18 febbraio, culto al tempio alle 10, con
testimonianza di fede di un nuovo membro di
chiesa. Venerdì 23 febbraio, alle 16, incontro ecumenico al Centro anziani di Perosa Argentina.
FRALI — Giovedì 22 febbraio, incontro dell’Unione
femminile. Riunioni quartierali; martedì 20, alle
20.30, a Ghigo, mercoledì 21, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Unione femminile; incontro mercoledì 21 febbraio, alle 14,30 al presbiterio.
PRAROSTINO — Domenica 18 febbraio, alle 10, culto
nella sala del teatro.
RORÀ — Giovedì 22 febbraio, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Martedì 20 febbraio, alle 20,30,
riunione di quartiere ai Prima.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali; martedì 20,
ore 20, ai Simound, mercoledì 21, ore 20,30, ai
Bouissa, venerdì 23, ore 20,30, agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Mercoledì 21 febbraio, alle 20,30,
al presbiterio, incontro organizzativo per quanti
intendano trascorrere una vacanza insieme.
VILLAR PEROSA— Lunedì 19 febbraio, incontro
dell’Unione femminile.
VILLASECCA — Mercoledì 21 febbraio, alle 20, riunione quartierale a Trussan.
Le serate teatrali in occasione della festa valdese
Il palcoscenico del 17 febbraio
fra storia e intrattenimento
Il 17 febbraio torneranno
sul palco le filodrammatiche di molte chiese delle
Valli; dopo i «drammoni»
valdesi, abbandonati, prevalgono farse e commedie,
con qualche eccezione...
ANGROGNA — Sabato
17 febbraio, alle 20,45,
nella Sala unionista, si
svolgerà una serata comunitaria con i ragazzi
del precatechismo recitano «Il mulino di Valdo»; partecipa la corale.
BOBBIO PELLICE —
Sabato 17 febbraio, alle
21, spettacolo teatrale
nella sala polivalente; la
filodrammatica presenterà «Il medico e la pazza», commedia in due atti e «Baruffa comunale»,
farsa-scenetta; lo spettacolo sarà replicato venerdì 23 febbraio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 17, alle
20,45, nel tempio, rappresentazione di «I fisici»
di Durenmatt, a cura della filodrammatica. Replica il 3 marzo.
POMARETTO — Sabato 17, alle 21, la filodrammatica presenta «Pautasso Antonio, esperto in
matrimonio»; parteciperà
la banda di Pomaretto.
SAN SECONDO — Sabato 17, alle 21, recita
della filodrammatica; la
settimana seguente la replica sabato 24 febbraio,
alle ore 21.
TORRE PELLICE — Alle 20,45 di sabato 17, nel
tempio del centro, la filodrammatica dell’Unione
giovanile dei Coppieri
presenta «Il gallo nel pollaio», tre atti di Piero
Mazzolotti; replica sabato 24 febbraio.
VILLAR PELLICE —
Sabato 17, alle ore 20,45,
nella sala polivalente, la
filodrammatica presenta
la commedia brillante in
due atti «I sagrin ’d don
Taverna» di Luigi Oddoero e una farsa del titolo
«Attenti a quei sordi»; replica domenica 18; le offerte raccolte in questa
circostanza saranno devolute alTassociazione «Il
sassolino bianco» per
l’accoglienza dei bambini bielorussi.
VILLAR PEROSA — Sabato 17, alle 21, nella sala sotto il tempio, recita
della filodrammatica «Renato Clot» di Dubbione,
che presenterà «L’ultima
spina»; al termine sottoscrizione a premi.
Bloccata la proposta di legge dell'on. Merlo
Solo due mandati per i sindad
«La commissione parlamentare che
doveva esaminare le proposte di legge
tendenti a consentire ai sindaci di ricandidarsi per un terzo mandato ha
preso atto che non se ne può fare
niente perché hanno prevalso le ragioni del rinnovamento della classe politica». Così afferma Giorgio Merlo, che
aveva puntato molto su questa proposta essendo il primo firmatario della
proposta di legge che estende a tre i
mandati dei sindaci nei Comuni al di
sotto dei 15.000 abitanti, e continua:
«Ha prevalso la logica di chi, contro gli
appelli dell’Anci e di tutti gli organismi
che rappresentano gli amministratori
locali, sostiene la tesi che l’estensione
dei mandati per i sindaci dei piccoli
Comuni può innescare un attacco
mortale alla democrazia».
«Non stupisce l’aperta ostilità della
destra - ha proseguito l’onorevole
Giorgio Merlo - mantenuta sin dall’inizio della discussione che interpreta una concezione politica poco attenta alle reali esigenze di pubblici amministratori. L’amarezza, semmai, è dover registrare che anche alTinterno
della maggioranza di centro-sinistra
abbiano prevalso le ragioni conservatrici rispetto a una necessaria azione
di riforma dell’intera materia».
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli ’^àldesi —■
VENERDÌ 16 FEBBRAIO
venerdì
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
La Valpe under 19 porta a casa
un pareggio nella doppia trasferta
a Canazei é a Vipiteno. Con il Fassa è stata la solita goleada delle avversarie: i ladini hanno vinto per
12-1 (rete di Daniele Gonin) ma la
differenza è davvero tanta. I trentini schierano giovani già affermati
in serie A come Dantone e Locatin, alla Valpe mancano pure De
Zoppis, Orticola e Ottino. Nella
trasferta di domenica a Vipiteno
(all’andata i piemontesi si erano
imposti a Pinerolo) la squadra,
guidata per l’occasione da Chiaretti, ha portato a casa un buon
pareggio per 3-3. A rete due volte
Andrea Montanari e una Babolin.
Assenti ancora Ottino e De Zoppis,
convocati per la nazionale di categoria, rientrato fra i pali Bertalot,
la partita è stata sul costante binario dell’equilibrio. Domenica, alle
18, a Pinerolo, incontro casalingo
con Dobbiaco; in precedenza, alle
12, Valpe-Cotno serie A femminile.
A seguire, alle 20,30, Valpe-Giugoma di serie C amatoriale.
Ed è già tempo di scuola estiva
di hockey; l’appuntamento a Prie
vidza, cittadina slovacca gemellata con Luserna San Giovanni, è
per il 21 luglio, per circa tre settimane. A seguire i ragazzi sarà uno
staff composto dagli allenatori
Branislav Sajban e Vladimir Nadrchall e dal massaggiatore Michele
Benedetto. Per preiscrizioni o
informazioni telefonare allo 03382829855 oppure 0121-932834.
TENNIS TAVOLO
Tre vittorie per le squadre della
Valpellice; la quarta sfida, quella
dell DI squadra «B» è stata rinviata. In serie CI nazionale la vittoria
è arrivata dall’ostica trasferta di
Donnaz dove i valligiani si sono
imposti per 5-4 (due punti di Preseli, Rosso e uno, quello decisivo,
di Sergio Chiri). In C2 la Valpellice
ha vinto a Ivrea 5-2 grazie a tre
punti di Giuliano Chiri e a uno
ciascuno di Girardon e Ghirardotti. La squadra «A» della DI ha vinto a Torino, contro il Fiat, per 5-1
con due punti di Picchi e Odino e
uno di Peracchione.
Nel Gran Prix di Moncalieri
Paolo Geuna e Matteo Ponte si
classificano 5° e 8° fra i giovanissi
mi; ancora Geuna è stato 9“ anche
fra i ragazzi con Alessandro Bosio
16°; buoni piazzamenti anche per
Cristina Chiri, Simone Odino e
Luca Del Pero nelle rispettive categorie. Sabato 17 dalle 16 al Filatoio giocano Cl, C2 e serie DI.
VOLLEY
Il Body Cisco Pinerolo ha vinto
in B2 maschile ma solo al tie
break; contro il Fornovo i pinerolesi hanno avuto bisogno del terzo
set per portare a casa il risultato;
27 i punti per il confermato 6“ posto in classifica.
APPUNTAMENTI
SERVIZI
CALCIO
Il Pinerolo vede allontanarsi la
testa del girone B di Eccellenza;
dopo la sconfitta di Asti, domenica
è arrivato un piccolo pareggio interno col Nizza Millefonti; un 1-1
maturato nel primo tempo e che
non consente di tenere il passo del
Trino vittorioso con la Novese. Ora
il Pinerolo ha cinque punti di ritardo e deve guardarsi anche dal ritorno del Giaveno Coazze. Domenica prossima altra partita interna:
al Barbieri arriverà il Sommariva. ^
La bella discesa nel vallone dei 13 laghi
Fuoripista a due passi da casa
MARCO ROSTAN
CON le buone condizioni di innevamento di quest’anno è possibile effettuare uno dei
più bei fuoripista che conosca, senza pericolo di
valanghe e senza la necessità di percorrere centinaia di chilometri in
auto. Sono le meraviglie
delle nostre valli, troppo
spesso trascurate!
Basta recarsi a Prali in
una bella giornata e prendere abbastanza presto la
seggiovia, e poi lo skilift
che sale al Bric Rond. Di
qui, lungo la pista si scendono pochi metri sulla
destra fino al colle dove
rimangono i ruderi di una
casermetta. Ci sono questo punto due possibilità,
a seconda delle condizioni di neve, che deve essere sicura e non ghiacciata: o si scende direttamente verso il piano dei
13 laghi (piuttosto ripido)
oppure si effettua un lungo diagonale discendente
verso sinistra sulle pendici del Capei d’Envie per
raggiungere lo stesso pianoro, che poi si percorre
in direzione ovest, lasciando sulla sinistra il lago e le casermette.
Segue un tratto di discesa più accentuata che
porta a guadare il Rio dei
13 laghi; si risalgono po
S A Torre Pellice
Serie di film
sul disagio
chi metri sull’opposta
sponda e si continua in
dolce pendio in mezzo ai
larici fino a raggiungere
la mulattiera e il fondo
del vallone con il torrente
sulla sinistra. Qui si svolta
decisamente a destra e si
segue la mulattiera fino a
toccare le belle miande
Selle, adatte a concedersi
un pic-nic. Si prosegue
ancora sul sentiero per
qualche centinaio di metri ma, anziché seguirlo
fino a Giordano (spesso la
neve è ghiacciata), si può
approfittare di un bel
pendio sulla sinistra che
consente di effettuare le
ultime serpentine e poi,
svoltando ancora a sini
stra, di guadare il torrente
raggiungendo la pista di
fondo poco prima di Ribba: su questa si torna alla
partenza della seggiovia.
Con una bella giornata
si può effettuare 2 volte
tutto il giro, magari inframmezzato con una sosta alla Capannina per
qualcosa di caldo! Ricordo che, nonostante la sicurezza del percorso, è
opportuno farsi accompagnare da una guida: a
Prali risiede Sandro Paschetto (tei. 0121-807481)
che, oltre ai fuoripista,
propone altre gite di sci
alpinismo, arrampicate
sulle cascate di ghiaccio e
traversate nel Queyras.
Sono numerose e molto attive le associazioni di
volontariato alla persona
sorte in vai Pellice per
combattere ogni forma di
disagio sociale, fisico,
psichico e morale; tutte
coordinate nel Centro volontariato vai Pellice. Con
la «Bottega del possibile»
recentemente è stata programmata una rassegna
cinematografica con la
presentazione di film che
trattano problemi di vita
vissuta in particolari condizioni di difficoltà per i
soggetti coinvolti, le loro
famiglie e i loro amici.
Tra gli scopi: suscitare
attenzione verso le persone in stato di debolezza,
isolamento, disabilità e
dipendenza: contribuire
al superamento di pregiudizi determinati da
schemi mentali precostituiti; abituare le persone
ad accettare la «diversità»; sviluppare la disponibilità alla solidarietà e
la partecipazione attiva.
Le proiezioni avranno
luogo al cinema Trento di
Torre Pellice, ogni terzo
mercoledì del mese, da
febbraio a giugno, alle
ore 21. Si inizia mercoledì
21 febbraio, con il film
Patch Adams, con Robin
Williams, presentato da
Avo-Auser-Rafael.
15 febbraio, giovedì
BRICHERASIO: Alle 20,45, nella sala culturale Aldo
Moro, via Vittorio Emanuele II 79 bis, «Il ruolo delle
Scritture nel corso della storia ebraica», serata a cura
della professoressa Nedelia Tedeschi.
PINEROLO; Alle 21, all’accademia di musica, concerto di Andrea Lucchesini.
PINEROLO; Alle 20,45, al teatro Incontro di via Caprini, va in scena «Le sedie» di Ionesco, con Adriana
Asti e Giorgio Ferrara. Ingresso 15.000, ridotto 12.000.
16 febbraio, venerdì
RINASCA: Alle 20,30, al salone polivalente, serata
natura su «L’inquinamento e il suolo».
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
concerto del duo Novecento, clarinetto-sassofono e
pianoforte, con Giuseppe Canone e Ilaria Schettini:
musiche di Pinzi, Arnold, Gershwin, Ituralde, Francaix, Milhaud, Piazzolla. Ingresso libero.
18 febbraio, domenica
PINEROLO: Dalle 8 alle 19, nel palazzetto dello
sport di via dei Rochis 28, «Un giorno da mercante»,
mercato dell’usato e del riutilizzo. Per prenotare spazi, tei. 0121-374850. Ingresso libero.
PINEROLO: Alle 16, al teatro Incontro, ultimo spettacolo della rassegna «Di Festa teatrando» «Il tapimento del principe Carlo» della compagnia Teatro
del Drago, di Ravenna. Ingresso unico lire 6.000.
19 febbraio, lunedì
PINEROLO: Alle 20,45, al salone dei Cavalieri, presentazione del libro di Paolo Naso «Le religioni degli
italiani», introduce il past. Paolo Ribet; presenti l’autore e rappresentanti delle religioni nel Pinerolese.
22 febbraio, giovedì
PINEROLO: Alle 21, nella sede del Cai di via Sommelier, «Trekking delle isole Eolie», presentato da
Osvaldo Bastino.
TORRE PELLICE; Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto per pianoforte con Massimo
Bianchi, musiche di Schubert.
BRICHERASIO: Alle 20,45, nella sala culturale «Aldo Moro», via Vittorio Emanuele II 79/B, incontro su
«Le Sacre Scritture nel Concilio Vaticano II e nel dopo
Concilio» con Massimo Lovera.
23 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, per
la rassegna «Vai avanti tu che mi scappa da ridere»
«L’importanza dei muscoli sternocleidomastoidei»,
con Dado Tedeschi. Ingresso lire 10.000, ridotto 8.000.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
«Follie del café chantant», con la soprano Susy Picchio e il pianista Roberto Cognazzo. Ingresso libero.
24 febbraio, sabato
PINEROLO: Nel tempio valdese, concerto di acustica Anni 60-70, a favore del progetto «Casa do adolescente», che opera all’interno delle favelas, di Teofilo
Otoni, coinvolgendo ragazze e ragazzi dai 9 ai 17 anni, per la loro reintegrazione e formazione umana. Ingresso lire 10.000, interamente devoluto al progetto.
PEROSA ARGENTINA: Nel salone della Comunità
montana, alle 16,30, incontro su «Cucina, montagna e
tradizione», con Paola Caccia, Marisa Maccari, le
scuole medie di Perosa Argentina e Perrero e alcuni
agriturismi locali.
TORRE PELLICE: Alle 14,30 in prima convocazione, e alle 15 in seconda convocazione, si svolge assemblea soci del «Circolo Mûris»; all’odg bilancio
consuntivo, programma manifestazioni 2001, proposta di gemellaggio.
VILLAR PELLICE: Nella nuova sala polivalente gran
ballo mascherato, alle 21.
TORRE PELLICE: Dalle 16 alle 18, nella sede
dell’associazione Libera officina, via Angrogna 20, laboratorio sulla scagliola.
GUARDIA MEDI
notturna, prefestiva, fei
telefono 800-233111
GUARDIA PARMA
(turni festivi con orario
DOMENICA 18 FEBBRI)
Bricherasio: Ferraris-vj;
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Villar Perosa: De Paoii.^ „„_
Nazionale 29, tei. 51017(’ infpnita
Pinerolo; Beri - via Cottn 'darietà
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SERVIZIO INFERMIERI^ soletti
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L'Assemblea teatro propone un dramma sulle «madri» argentine
La tragedia attuale dei «desaparecidos»
Il 17 febbraio è la tradizionale
data in cui le filodrammatiche valdesi propongono ai benevoli spettatori il frutto del loro lavoro con
prove spesso frenetiche nei mesi
invernali; per altro dalle filodrammatiche sono, negli anni, nate
esperienze che sono andate ben
oltre le spontanee esibizioni di
metà febbraio: basti pensare alla
storia del Gmppo teatro Angrogna.
Quest’anno però Torre Pellice
ospiterà, oltre allo spettacolo al
tempio valdese, anche una proposta di Assemblea teatro che al teatro del Forte inaugurerà la rassegna «Muse, donne e teatro» con lo
spettacolo «Più di mille giovedì», la
storia delle «Madres di plaza de
Mayo», interpretato da Gisella
Bein. La storia delle madri di plaza
de Mayo è il racconto, assolutamente vero, che per la prima volta
in Italia ha proposto, in modo documentato e completo la storia
della guerra sporca della dittatura
argentina: la metodologia della
«desapariciòn», i campi di concen
tramento clandestini, i bambini
trattati come bottino di guerra, la
persecuzione degli ebrei argentini.
A Gisella Bein il compito di interpretare, attraverso un intenso monologo, una storia collettiva e di
solitudine allo stesso tempo. L’ingresso, ore 21,15, costa 15.000 lire
(ridotto 12.000); prenotazioni presso Nonsoloteatro, tei. 0121-323186.
Domenica 18 febbraio a Pinerolo, alle ore 16, ultimo appuntamento per «Di festa teatrando» al
teatro Incontro di via Caprilli; la
manifestazione di Nonsoloteatro
propone il Teatro del Drago (Ravenna) in «Il rapimento del principe Carlo», di e con Mauro e Andrea Monticelli. Questo spettacolo, dalla trama molto semplice,
proviene da un vecchio canovaccio della metà dell’800. La storia
inizia alla reggia di un vecchio re a
cui è stato rapito il figlio. Viene dato ordine ai servi e ai soldati di andare a cercare il principe Carlo in
tutte le terre del regno; alla ricerca
parte anche Fagiolino aiutato dai
consigli della vecchia fata Circe.
Presto lo trova nel bosco della Rogna nelle mani del terribile e potente brigante Spaccateste e del
suo gigante. Fagiolino dopo un
lungo duello bastona senza pietà i
cattivi e riporta sano e salvo il
principe Carlo a suo padre il re. In
onore di Fagiolino sarà fatta una
grande festa. Fagiolino è il personaggio più importante e principale
del teatro dei burattini, povero di
portafoglio e ricco di appetito: sa
essere generoso con i deboli e severo con i cattivi e con i potenti in
vena di strafare. Infatti la giustizia
se la fa con le sue mani usando il
suo inseparabile bastone. Fagiolino è facilmente riconoscibile per
la cuffia bianca che porta in testa
da monello bolognese.
Il Teatro del Drago è una compagnia di tradizione che si basa sulla
lunga attività professionale della
famiglia Monticelli, iniziata dal capostipite Ariodante verso il 1820. Il
biglietto d'ingresso costa 6.000 lire;
prenotazioni allo 0121 -323186.
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBUL
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di Leconte, con JuliX Sono
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sabato 17 alle ore 20,11 del 2 fe
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York. Domenica 18,lezione e
ore 16 e 18, Prineiji^avranne
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gramma, venerdì 161.
braio, ore 21, Brotlj
sabato 17, ore 21, Piis, P“ c
ta rosso; do meniceli
ore 16, 18,30, 21 lum ^Ui
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vedi, ore 21, Castawaj tWPtip^
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feriali 20 e 22,20, sabtjjggjyjjj
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sconsigliata la vis * nistraj
minori di 14 anni. la noj
ECONOMICI
POSTA
Riflessione
sull'anziano
L’anno scorso trovandomi a Buenos 7\ires mi è
capitato tra le mani uno
scritto di P. José Ceschi
sul tema dell’anzianità.
Mi permetto di condividerlo con voi perché mi
sembra interessante soffermarsi sull’anzianità.
Eccolo qui in traduzione
italiana. «Buon giorno!
Un vecchietto si lamentava. Che roba; quando era
giovane aveva paura della
vecchiaia e adesso che
era vecchio aveva paura
della gioventù. E noi abbiamo paura della vecchiaia senza essere sicuri
di arrivarci. Tutti vorremmo vivere molti anni,
però nessuno ha voglia di
invecchiare. Gli anziani
hanno vissuto molti anni
e hanno coscienza di essere invecchiati. Siamo
noi, i non anziani.^he
tutti i giòrtìX dobbiamo
cojnprendere loro, per
capirli n farii fellcti tehìehdo conto del tempo di vita che rimane loro. L’anziano, lascialo parlare
perché nel suo passato ci
sono cose vere. Lascialo
vincere nella discussione
perché ha bisogno di sentirsi sicuro di sé. Lascialo
andare con 1 suoi vecchi
amici perché lì si sente rivivere. Lascialo cantare,
canti già ripetuti perché
lui vuole sapere se ti dà
fastidio la sua compagnia. Lascialo vivere nelle
cose che ha amato perché
soffre sentirsi allontanare
dalla sua propria vita. Lascialo gridare quando
non ha ragione perché lui
e i bambini hanno diritto
alla comprensione. Lascialo salire sull’auto di
famiglia quando vai in
vacanza, potresti sentirsi
un rimorso se l'anno seguente non ci sarà più.
Lascialo invecchiare con
lo stesso paziente amore
come lasci crescere il tuo
bambino perché tutto fa
parte della naturalezza.
Lascialo pregare come
vuole, perché l’anziano è
quello che avverte l’ombra di Dio nel cammino
che gli rimane da percorrere. Lascialo morire nelle braccia amorose perché l’amore dei fratelli
sulla terra fa iilumihare
meglio quello del Padre
dei cieli».
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Unitrè a Tori
Un giovane
pianista
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Studi (
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2001 per l’Unitrè di'!' '
Pellice un concerl>’ t' ■ j
programma molto \
gnativo. A tre anni! ^ *
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cinque anni dava il
primo concerto.
La prima parte è i» i A
ta con la «Fantasia S ’
minore» di J. S. Bachi ••
Liszt Sonata in si fh» ;
quasi cupi i primi ai^ jj
ma dalla tonalità pf , j
da e appassionata, S
Ioni
Silvio Tourn - Rorà
di una precoce mat ^
artistica, sia nei pia'
mi, sia nello sbalori
precipitare di suoni.
Nella seconda F .i w- i
L’Andante spicth<i\
Gran Polacca di Chi
un vero inno alla Pj
lontana: di Rachraf
nof, Etudés-Tabl^
Ancora di Ravel,
dei Gracioso e la
zione n. 4 dei Miroi^^‘*^^'mi.
r
15
‘RAI0¡^ »FNERDl^ie FEBBRAIO 2001
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
IÄI
D)(^ i II problema
flessibilità
a. festte
11
a» Il mio articolo del 19 genACEl» nato («Lavoratori cercansi»)
rariol intendeva fornire una spiega^ »ione delie motivazioni (del
'EBBRh ^0 razionali) che inducono
raris-vij (disoccupati del Sud a non
31.59771 emigrare al Nord, non ab3 Paoli., handonando la rete (spesso
510178 informale e familiare) di sobria Cottudarietà sociale a fronte di
contratti del tutto precari e
^ soletti alla temporarietà del
economico, in regioni
stretti^ dove il costo della vita è moli to più alto che nelle loro zone
lIBULi# ^ origine (mentre molto me118 * no precari erano i contratti di
lavoro offerti dalle industrie
in"^delNord 35-40 anni fa, quan"dola gente emigrava). Que.LICE~ì sto non è né bello né brutto,
, ha ini ma è solamente «razionale»
dì 15 ei dpi punto di vista di chi prenore 211 de la decisione di emigrare o
mn ma, non emigrare,
on lulil Sono totalmente d accordo
KustuTeon Paolo Fabbri {Riforma
ore 20¿del 2 febbraio) sul fatto che
ica alkitutto questo ha un prezzo
lunedili (pagato collettivamente), che
in in tiik di questo passo la qualificaica 18,t zione e i titoli di studio non
Princk avranno alcun valore (del redi Oceli'Sto. anche adesso la Microsoft assume quasi solo giovali contratti di
la in M precario), e che per
udì 16i avviare a questa situazione
Brodi necessari i piani
Li Piai'PÙùblici di intervento, come
menical ®
21 Inni rùe questi piani pubblici di
(oiedìeì't>tervento li stiamo attenast awai ancora adesso, e i governi D’Alema e Amato, su
~ ùa m qygsto tema, non hanno fatha in pi (g gjje cambiare idea e consala «2» tjaddij-si continuamente.
*®Inoltre, tutti ne parlano, ma
ì,20, salit.ggjgyjjQ specifica in dettaglio
u nuiejt j.|je cosa si intenda per flessi20 e significa forse elimina
ento» *2i()txe dei contributi sanitari?
nerdi, mgiiminazione dei contributi
ore 19,#
ore 19,#pr . .,
aica orekL'*---ii AUGURI
45, 22,3|^ll3 redazione a ammia visioni 'atétrazione di Riforma alluni. j la nostra collaboratrice
ica Tourn che la setscorsa si è sposalizi Davide Daimas.
)MICII
ricerca]»*
m unitoli
igandistifi
e guadai
Tel. perii
0121-7«
) acquili
di-antic«
: telefoni
81.
pensionistici? Eliminazione
dei contratti di lavoro a tempo indeterminato ed esclusiva stipulazione di contratti
precari e temporanei?
Se vogliamo arrivare alla
privatizzazione del sistema
sanitario (come negli Usa),
dobbiamo ricordarci che
questa scelta presuppone un
ruolo predominante delle assicurazioni private (le quali,
per coprire i rischi di malattia, devono conseguire un
profitto, generalmente molto
alto) e che ha prodotto la situazione in cui la spesa sanitaria pro capite degli Usa è,
in base ai dati statistici, molto più alta di quella, per
esempio, di Francia e della
Germania. Se vogliamo arrivare all’eliminazione dei
contributi pensionistici, allora il Tfr (trattamento di fine
rapporto) dovrebbe essere
versato interamente in busta
paga ai lavoratori e non trattenuto dalle imprese. Però
questa proposta è già stata
fatta (con una clamorosa
uscita e altrettanto clamorosa marcia indietro di D’Alema), e ha incontrato l’opposizione accanita delle imprese e dell’allora presidente
della Confindustria Fossa
(forse la flessibilità va bene
solo quando riguarda i diritti
degli altri?).
Se per flessibilità si intende
precarietà e contratti a termine, allora è comunque ovvio che il lavoratore precario,
a parità di salario, può acquistare meno beni (e quindi
contribuire di meno alla domanda aggregata e alla crescita dell’economia) di un lavoratore non precario. In altre parole, a parità di salario,
la precarietà riduce la domanda, perché la presenza
del rischio rende le banche
più restie a concedere prestiti (magari per l’acquisto di
una casa o di un’auto) e, in
generale, rende anche il lavoratore meno propenso a
spendere. Credo, in tutta
umiltà, che ogni epoca abbia
le sue ideologie: una volta
c’era il marxismo (o forse dovrei dire «c’era una volta il
marxismo»), ora c’è la flessibilità e Tultraliberismo.
Marco Mazzoli - Bologna
a Tori
11° Convegno delle opere e istituti
Firenze, 10-11 marzo 2001
Il futuro della diaconia
Studi e relazioni di Letizia Tomassone, Nedo Baracani, Marida Bolognesi, Dario Canali, Giuseppe Platone, Matteo Passini.
Informazioni e prenotazioni: Csd-Diaconia valdese, via Angrogna 18, 10066 Torre Pellice; tei. 0121-953122; fax 0121953125; e-mall: csd.diaconia@tpellice.it
(ilprogramma completo sarà pubblicato sul prossimo numero)
vane
;a
t^ERA BALNEARE VALDESE G. P. MEILLE
4 BORGIOVEREZZI(Sv)
^ SOGGIORNO MARINO 2001 per ragazzi/e
i Doriaf |l due turni del soggiorno marino 2001 per ragazzi e ragazze
di Q Verezzi presso la casa Balneare Valdese - corso Itala 110, 17027 Pietra Ligure - saranno i seguenti:
issimot
mi
il 25 geni
nitrè di'ti
concerto
molto il
:re anni
anoforte
lei padrfej
i dava '
;rto.
parte è
antasia
. S. Bach;i
[ in si rfli
primi ai
nalità pi^
ionata,
;oce mal
turno dal 10 giugno al-23 giugno età 7-9 anni
(nati tra il 1-M992 e il 3CFÓ-1994)
turno dai 23 giugno al 6 luglio età TO-12 anni
^ (nati tra il 1-1-1989 e il 31-12-1991)
IjÌl^uIì per le iscrizioni possono essere richiesti alla SegreteHE », |.j^ jgll^ Chiesa valdese, via San Pio V 15,
P 10125 Torino, tei. 011-6692838.
Termine delle iscrizioni 31 marzo 2001
, ''Occèiano anche le domande per il personale volontario per
l^unimazione e la cura dei ragazzi/e. Le persone interessate
ano fare domanda alla Commissione, sempre presso la Senei piaij^S^ria della Chiesa valdese di Torino, entro il 15 aprile
asbalord“' "
di suoni,
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ca di CW
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?s-TabU' '
;avel, A/1» '
:o e la tra
ei Mitoi>
t Una bella
testimonianza
Voglio ringraziare il past.
Salvatore Briante di Milano
che durante la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani ha tenuto un incontro
nella nostra parrocchia dei Ss.
apostolo Pietro e Paolo di
Uboldo, presentando con
molta efficacia e partecipazione lo specifico dell’identità
protestante. Un incontro che
ha avuto anche il coraggio
della franchezza che deve costituire la base di ogni dialogo
che, alla ricerca di un punto
di incontro, non può prescindere dal rispetto identitario.
È stata inoltre una bella testimonianza di una vita spesa
totalmente per Cristo soprattutto nella vicinanza agli ultimi e ai più deboli. Abbiamo
quindi saputo della casa di seconda accoglienza per immigrati di Milano e delle energie
spese a favore dei carcerati.
Un grazie di cuore per la testimonianza che date e una preghiera di affettuosa simpatia e
partecipazione al past. Briante e a tutti i fratelli in Cristo
che si adoperano per rendere
il Vangelo vivo in mezzo a noi.
Giulio Fezzardini - Uboldo
La chiave
di basso
Sul numero del 26 gennaio
di Riforma ho trovato due
lettere che mi hanno molto
colpito: quella di Gregorio
Plescan sul disagio mentale e
sui doni dello Spirito, che mi
trova pienamente consenziente, e quella, simpaticissima, di Renzo Turinetto sugli
errori di stampa. A proposito
di quest’ultima, neanche a
farlo apposta, nella stessa colonna, a piè di pagina, c’è un
«errata-corrige» del Nuovo
Innario dove si dice che l’inno 118 deve avere non un solo bemolle in chiave, bensì
due e si indica dove aggiungere il secondo bemolle (cosa del tutto inutile perché
anche il più sprovveduto degli organisti non può non conoscere la successione delle
alterazioni fisse).
È proprio qui che nasce il
guaio: è scritto, infatti, che in
chiave di basso detto bemolle
deve essere scritto sul secondo spazio. Considerando che
tradizionalmente righi e spazi si contano dal basso (è una
tradizione che può anche essere modificata ma, finora,
non mi risulta che ciò sia stato fatto), il secondo spazio in
chiave di basso corrisponde
al do e non al mi come sarebbe logico aspettarsi. Mi
Un libro di Gianni Baget Bozzo rilancia un'antica questione
Chi è l'Anticristo?
MARCO ROSTAN
IL noto teologo Baget Bozzo (che in verità
più che teologo è politologo, tuttologo e
soprattutto consigliere di alcuni «potenti»,
da Craxi a Berlusconi) ha scritto un libro
sull’Anticristo. Non credo che lo comprerò,
ma mi hanno incuriosito due recensioni di
Sandro Magister e Antonio Socci, rispettivamente su L’Espresso e Panorama. Come è
noto, l'Anticristo è stato fonte di infinite discussioni e ipotesi: se ne parla, tra l’altro,
neU’Apocalisse e nella Prima lettera di Giovanni («Chi è il mendace se non colui che
nega che Gesù e il Cristo? Esso è l’anticristo,
che nega il Padre e il Figliolo»).
Ciò che distingue l’Anticristo dalTAwersario che aggredisce la chiesa dal di fuori, è
il suo essere un nemico interno: eresia,
dunque, da cui difendersi con l’anatema o i
roghi, a seconda dei tempi. Secondo Baget
Bozzo, oggi la Chiesa cattolica non sa più
chi condannare: a Giovanni Paolo II rimprovera di aver fatto scisma con i lefebvriani, ma non con i sostenitori della donna
prete. Paolo VI, anch’egli troppo esitante, in
flit di vita ha almeno riconosciuto i suoi errori, quando ha confessato di vedere il fumo di Satana penetrare nella chiesa dalle
/essure aperte dai progressisti. La teologia
della Chiesa cattolica sarebbe troppo protestantizzàta, la liturgia inaridita, il dialogo
senza costrutto.
L’altro grande enigma è fi famoso numero
della «bestia che sale dalla terra» menzionato in Apocalisse 13: «Chi ha intendimento
conti il numero della bestia, perché è numero d’uomo: e il suo numero è 666»: anche
qui ipotesi infinite per risolvere il rebus. Di
volta in volta la bestia è stata identificata negli imperatori di Roma, nei Titani come metafora dell’orgoglio umano, nella Roma papale, negli ebrei, nelTOnu, in Boutros Ghali,
nel femminismo, nel consumismo e addirittura nel codice a barre del supermarket. C’è
anche chi ha tradotto il nome Bill Gates III
nel corrispondente codice informatico
«Asci», sostenendo che fi risultato darebbe
666. In una conferenza di Ratzinger a New
York, nel 1988, il cardinale si sarebbe rifatto
a un famoso racconto del teologo russo Vladimir Solov’ev, Lfl storia dell’Anticristo, dove
il nemico escatologico del Redentore raccomandava se stesso ai credenti, tra l’altro
«per il fatto di aver conseguito il dottorato in
teologia a Tubinga». L’attacco ai protestanti
non poteva mancare!
Per conto mio, mi sono sempre attenuto
al sicuro protestante Lutero: l’Anticristo è il
papa, non perché sia cattivo (e in effetti Giovanni Paolo è davvero un brav’uomo) ma in
quanto vicario di Cristo sulla terra, dove a
nessuno è lecito farsi chiamare padre, dove
a nessuno è lecito porsi come mediatore accanto 0 al posto di Cristo, dove quindi non
c’è posto né per santi, né per madonne, né
per papi, anche se ecumenici e progressisti.
E in questa convinzione, che per altro non
pregiudica minimamente il fraterno dialogo
con i cattolici, sono sempre stato confortato
da un simpatico giochino imparato da mia
zia Nelly di San Germano Chisone: se si scrive il nome del papa in lettere romane, cioè
Vicarivs Filii Dei, e si sommano tra loro le
lettere che sono anche numeri romani (V=5,
C=100, I =1, L=50, D=500), si ottiene, per
Tappunto, 666. Sarà un caso? Non so se Baget Bozzo ne era a conoscenza.
pare allora che ci siano tre alternative: a) c’è stato un errore di stampa e lo spazio incriminato non è il secondo
ma il terzo; b) si è deciso di
contare gli spazi della chiave
di basso partendo dall’alto;
c) l’inno 118 è scritto con
tecniche di avanguardia e
prevede il mi bem. alTacuto
e il do bem. al basso.
Per fortuna io, modesto
suonatore di organo, so già
come cavarmela e propendo
per la prima alternativa.
Alberto Rocchegiani -Aprilia
L'utilità del
lezionario
Ancora sull’utilità del lezionario Un giorno, una Parola.
Mi sento d’accordo con i significativi articoli di Gianni
Long (Riforma del 15 dicembre 2000), di Paolo Ricca
(Riforma del 19 gennaio) e
del frate cappuccino Oreste
Fabbrone (nella Pagina dei
lettori di Riforma del 26 gennaio). Da molti anni, per me
(e non solo per me) la lettura
serale di Un giorno, una Parola è di grande conforto.
Liliana Ribet - Torre Pellice
Armi all'uranio
e le malattie
di militari e
popolazione
Gianni Pomari, nelT«Opinione» del numero del 26
gennaio scorso scrive: «Le
malattie che colpiscono i reduci dalla Bosnia riguardano
un numero molto ristretto di
persone». Ma il problema, a
mio avviso gravissimo, è di
ordine politico. I danni, alle
persone e alTambiente, causati dall’uso delTuranio impoverito saranno, nei secoli,
incalcolabili.
La Nato, e dunque anche
l’Italia, ha coscientemente
attuato una «guerra nucleare
a bassa intensità» e la vittima
principale di questa guerra è
la popolazione serba: questa
è la verità. Si tratta di uno dei
maggiori crimini contro il genere umano, e si tratta di un
avvenimento (la guerra alla
Serbia, dopo quella alTIraq e
alla Somalia) centrale per
comprendere la politica internazionale di questi anni.
Enrico Cerasi
Mestre-Venezia
Sul numero scorso, nella pagina dei lettori, Renato
Mirabile è intervenuto nel merito di due articoli precedenti di Piero Rostagno e Gianni Pomari sulla questione degli Organismi geneticamente modificati.
Pubblichiamo qui di seguito le loro risposte.
È bello discutere
Caro signor Mirabile,
un giornale, oltre a fare informazione, tenta
di coinvolgere i lettori su argomenti di attualità, cultura o altro. A volte persegue questo
obiettivo pubblicando interventi che, come si
suol dire, «non impegnano la linea del giornale» e la cui responsabilità, salvo casi particolari,
è attribuibile unicamente all’estensore dell’articolo. Lei ha letto su Riforma delle opinioni
che ritiene diverse dalle sue, ha preso carta e
penna ed è intervenuto. Non è bello tutto ciò?
Perché rovinarlo con accuse infondate, sospetti e offese che finiscono per inficiare le sue
stesse argomentazioni? D’altronde lei non fa
parte di un gruppo minoritario e indifeso.
Mi pare che la sua posizione sugli Ogm sia
largamente condivisa dalla maggior parte dei
governi dell’Unione europea (sicuramente dal
nostro) e, per quanto riguarda le produzioni
biologiche, queste sono incentivate in tutti i
paesi dell’Unione tanto che su questo treno
stanno salendo fior fior di multinazionali e
gran parte della «Grande distribuzione organizzata». Io ho semplicemente avanzato il
dubbio che abbiamo altri e più subdoli nemici
prima che le farine di carne o gli Ogm. Che
noi stessi nei nostri comportamenti pecchia
mo di poca coerenza, ma per questo troviamo
facilmente argomenti per autoassolverci, come d’altronde fa lei dandomi clamorosamente ragione. Ho auspicato che in una società
che tende a ridurci solo spettatori ci sforziamo di documentarci meglio per contare di
più. Stia tranquillo: la Monsanto non finanzia
Riforma né il sottoscritto: ma si starà sicuramente divertendo un mondo per il tempo che
perdiamo a litigare fra noi. Con amicizia.
Piero Rostagno-Lotte Pellice
piero.rostagno@iol.it
fif II metodo scientifico
Caro signor Mirabile,
mi è stato richiesto dalla redazione di Riforma di esprimere un’opinione sui timori suscitati da fatti che riguardano la nostra salute.
Non ho alcuna competenza per discutere
l’impatto delle biotecnologie sui rapporti fra
paesi ricchi e poveri e non era comunque
questo l’argomento dell’articolo. Ciò che mi
premeva era richiamare l’esigenza di fondare
le nostre opinioni sulla sperimentazione e sui
risultati della ricerca scientifica e non su scelte politiche o ideologiche, di qualunque segno
esse siano. Ribadisco qui l’assoluta priorità
della ragione e del dubbio, che costituisce
uno dei cardini del metodo sperimentale, nel
fondare la discussione sulle cose della natura
e delTuomo, facendo mie le parole di Diderot:
«Si deve esigere da me che io cerchi la verità,
non già che la trovi».
Gianni Pomari - Torino
m PARTECIPAZIONI ■
«Venite a me voi tutti che
siete travagliati e aggravati
e io vi darò riposo»
Matteo 11,28
È deceduto a Lione
Renato Ayassot
di anni 71
Ne danno l’annuncio la moglie
Lidia, i figli Bruno e Ronzino, i fratelli Mario, Guido e Stefano con le
rispettive famiglie.
Lione e Villar Pellice
2 febbraio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Credi nel Signore Gesù
e sarai salvato,
tu e la tua famiglia»
Atti 16, 31
Il marito e i familiari della cara
Ferdinanda Fulcheri Pone
ringraziano tutti coloro che con
presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Pomaretto, alla famiglia di Teresa e
Elio Breusa, alle sig.re Ersilia Ribet, Germana Charrier, Angioletta
Roux e al pastore Claudio Tron.
Pomaretto, 24 gennaio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Ed ecco, io sarò con voi
sino alla fine dell'età presente»
Matteo 28, 20
I familiari di
Ernesto Gönnet
commossi per la grande dimostrazione di affetto, ringraziano
tutti coloro che con presenza,
scritti e fiori hanno partecipato al
loro dolore. Un ringraziamento
particolare al gruppo Ana di Villar
Pellice e a Dario Tron per le sue
parole di conforto.
Villar Pellice, 10 febbraio 2001
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
Se non avete ancora rinnovato il
vostro abbonamento, vi chiediamo di farlo con sollecitudine: ci
eviterete laboriose e costose operazioni di sollecito. Grazie!
Versamenti sul conto corrente pa
stale n. 46611000 infestato a:
«CULTO RADIO», via Firenze
38, 00184 Roma,
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERO) 16 FEBBRAIO 2001
Intervista al pastore luterano Mitri Raheb, dell'lnternational Center di Betlemme
«Siamo i discendenti dei primi cristiani»
Nella striscia di Gaza e nella West Bank ci sono circo 50.000 cristiani palestinesi. In Israele
ce ne sono 150.000. Nel mondo sono circa 500.000, appartenenti alle più svariate confessioni
ANDREAS KdHN
- Come si presenta la situazione a Betlemme e a Gerusalemme nel nuovo anno?
«Da tre mesi Betlemme vive la situazione di una città
sotto assedio. Nessun palestinese può uscire dalla città,
per esempio, per andare a
Gerusalemme. Betlemme è
completamente isolata dal
resto del territorio. A causa di
questo blocco totale tante
persone hanno perso il lavoro. Non si può uscire senza
un passaporto straniero. Qui
ci si chiede se questo nuovo
anno porterà realmente qualcosa di “nuovo”. In questi ultimi tre mesi alcune centinaia di palestinesi sono stati
uccisi, e molte migliaia sono
stati feriti. Per questo non abbiamo celebrato l’ultimo
dell’anno: le strade di Betlemme erano deserte. La
gente è rimasta a casa».
- In Europa poco si sa della
presenza dei cristiani palestinesi in Terra Santa...
«Infatti, la maggior parte
delle persone che vengono a
visitare la Palestina rimane
sorpresa del fatto stesso che
esistiamo. I pellegrini ci chiedono quando ci siamo convertiti al cristianesimo. Questa gente ignora che i cristiani
palestinesi sono i diretti discendenti delle prime comunità cristiane. Il cristianesimo
è un “prodotto” palestinese;
Gesù fu il primo missionario
a intraprendere l’evangelizzazione in questo paese. Negli
ultimi 2.000 anni ci sono state, malgrado tutte le difficoltà, delle persone che sono
rimaste fedeli alla fede cristiana. Nella striscia di Gaza e
nella West Bank ci sono, attualmente, circa 50.000 cristiani palestinesi; in Israele ne vivono 150.000, e nel resto del mondo circa 250.000.
Ci sono oggi, in tutto, circa
500.000 cristiani palestinesi
nel mondo che appartengono
alle più svariate confessioni e
denominazioni. Le due chiese
più grandi sono quella grecoortodossa e quella cattolicoromana. Di misura media sono la chiesa luterana, quella
greco-romana e la chiesa anglicana; e poi ci sono chiese
molto piccole, come ad esempio quella armena, e diverse chiese libere».
- Il fatto che tutti questi cristiani siano palestinesi costituisce un elemento di unità?
«Una delle cose che tiene
uniti tutti questi cristiani è,
certamente, il fatto che appartengono al popolo palestinese e che quindi condividono la stessa cultura araba.
Ma spero che la fede cristiana stessa fornisca un dato
unificante. Come cristiani
non possiamo vivere senza
unità; un’unità che però non
contraddice la diversità: è
come un mosaico di tantissime chiese».
- Qual è la vostra situazione attuale per quanto riguarda il dialogo ecumenico?
«Attualmente il dialogo
ecumenico è migliore di
quello di quindici anni fa.
Durante la prima Intifada,
nel 1988, per la prima volta
tutti i capi delle diverse chiese si sono incontrati per preparare insieme delle prese di
posizione. Da allora in poi i
leader delle diverse chiese
hanno continuato con regolarità questi incontri. Per la
comunità cristiana palestinese, che rappresenta solo il
Li
clauditana
Betlemme: interno della chiesa della Natività (greco-ortodossa)
Si va da un sito archeologico
all’altro, da una chiesa all’altra. Questi pellegrini non incontrano nessuna “pietra vivente”, non incontrano la
2% della popolazione, lavorare insieme non è più un
lusso ma una necessità».
- Che tipo di lavoro promuove ITnternational Center
di Betlemme?
«Tentiamo di proporre un
nuovo modello di dialogo tra
le fedi. Finora il dialogo interreligioso è stato legato a una
prospettiva dogmatica, e ciò
non ci pare più molto promettente per il futuro. Abbiamo anche superato il modello del dialogo tra le fedi basato su dei propositi sociali.
Noi proponiamo un dialogo
tra le fedi in una prospettiva
interculturale. Si tratta di tematiche che riguardano fede
e cultura, fede e politica, fede
e cambiamento sociale e l’interazione che esiste tra questi
aspetti. Cerchiamo di promuovere rincontro di persone e di fedi diverse; sono delle esperienze di intercontestualità in una prospettiva interculturale».
- Che cos’è il settore dello
International Center che si
chiama «turismo autentico»?
«L’87% dei pellegrini che
vengono a visitare la Terra
Santa sono cristiani che vogliono “camminare per le vie
per le quali camminò Gesù”.
gente, non vengono a sapere
la realtà attuale. Noi proponiamo di ascoltare le storie
della gente locale, di gustare
cibo genuino, di ballare, di
visitare istituzioni sociali,
scuole e ospedali. In una parola: incoraggiamo a intraprendere un turismo che ha
una sua spiritualità, un turismo che ti porta alle persone
e non soltanto ai siti antichi».
- Avete anche un settore dedicato a «studi delle donne»?
«Nel nostro contesto molto
conservatore e patriarcale è
importantissimo ridare forza
alle donne. Offriamo seminari
e conferenze che riguardano
il ruolo delle donne nella società: formiamo le donne che
lo desiderano per diventare
guide turistiche, oppure le
formiamo nel campo dell’arte
e dell’artigianato. Avere un
proprio lavoro e un proprio
stipendio aiuta le donne a liberarsi dalle persistenti pressioni familiari e sociali».
- Com’è il vostro rapporto
con le autorità locali?
«Attualmente abbiamo un
rapporto molto buono, specialmente con le autorità municipali. Stiamo coUaborando
per il progetto “Betlemme
2000”. La gente vede che il
nostro centro aiuta a rivitalizzare in modo particolare la
città vecchia di Betlemme».
- Come ha vissuto il Natale
2000 la comunità luterana?
«Non è stata una festa gioiosa come di solito. Nella
città non c’erano celebrazioni, il tempo è stato molto
brutto; abbiamo celebrato il
Natale come sempre: con un
servizio religioso plurilingue
nel pomeriggio in tedesco,
inglese e arabo. C’erano degli
amici tedeschi e americani,
proprio per celebrare questo
Natale in solidarietà con noi;
la loro presenza ci ha commossi. Durante questo servizio religioso abbiamo inaugurato il nostro organo centenario, che è stato recentemente ristrutturato. Abbiamo
festeggiato questo fatto, abbiamo voluto dire che vorremmo educare i nostri figli
non sotto il rumore delle
bombe, ma circondati dal
suono della musica e della vita, e dall’Evangelo che dà vita
e speranza, proprio nel nostro contesto».
Non risultava registrato al 31 dicembre
Mosca, tempi «surreali»
per l'Esercito della Salvezza
Per il ramo moscovita dell’Esercito della Salvezza (Eds),
la città è diventata ad un tratto, in questo inizio dell’anno
2001, «surreale». È quanto ha
detto il responsabile delle
operazioni russe dell’organizzazione cristiana, Kenneth Baillie. «Da due giorni,
noi non esistiamo a Mosca»,
ha detto Baillie al corrispondente dell’agenzia di stampa
in un’intervista telefonica del
3 gennaio scorso, riferendosi
al rifiuto delle autorità di
Mosca di registrare il ramo
dell’Eds a Mosca come organizzazione religiosa.
Secondo una legge controversa sulla religione del 1997,
i rami locali dell’Eds, nonché
migliaia di organizzazioni religiose in Russia che erano
registrate in base a una legge
più liberale del 1991, dovevano farsi nuovamente registrare entro il 31 dicembre
scorso. L’Eds, che non ha un
ufficio centrale registrato in
Russia, contava sulle sue diverse sezioni locali che hanno potuto farsi registrare di
nuovo in varie città russe. Ma
il dipartùnento di giustizia di
Mosca ha respinto la domanda del ramo moscovita nel
febbraio 2000. Secondo Baillie, le autorità moscovite
hanno affermato che l’Eds
poteva avere solo im «ufficio
di rappresentanza» a Mosca
dato che la sua sede ufficiale
è a Londra. La decisione è
stata confermata da un tribunale distrettuale e dal tribunale municipale il 28 novembre scorso. «Siccome abbiamo la parola “Esercito”
nel nostro nome, U tribunale
ha dichiarato che siamo
“un’organizzazione militarizzata che mira al rovesciamento del governo russo’’»,
aveva spiegato Baillie in
un’intervista precedente.
Per proseguire le proprie
attività nella città, l’Eds ha
chiesto, conformemente a
una clausola della legge del
1997, la registrazione presso
le autorità federali di Russia
in quanto «organizzazione
centralizzata». Alla fine di dicembre, la commissione di
esperti del ministero federale
della Giustizia ha votato all’unanimità a favore della registrazione. Durante l’intervi
via Principe Tomaso, 1 - Tortno
---- 011 -6689804 - fax 011 -6504394
Parigi, 27-30 gennaio: incontro organizzato daH'Assodazione internazionale Aidlr
Colloquio sulla libertà religiosa nell'Europa occidentale
Dal 27 al 30 gennaio scorso,
in collaborazione con l’Unesco, l’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Aidlr) ha organizzato a Parigi un Colloquio
internazionale su: «Diritti
dell’uomo e libertà di religione: pratiche nell’Europa occidentale». All’incontro hanno
collaborato giuristi, sociologi,
docenti universitari, alti funzionari delle istituzioni pubbliche, esperti di dieci paesi
diversi dell’Europa occidentale. Hanno partecipato attivamente anche il prof. Abdelfattah Amor, vicepresidente
del Comitato dei diritti dell’uomo e relatore speciale
dell’Onu sulla libertà di religione e di convinzione, e il direttore generale dell’Unesco.
Per l’Italia c’era il prof. Francesco Margiotta Broglio. Nel
corso delle quattro giornate di
lavoro sono stati affrontati argomenti concernenti l’Europa
occidentale e i suoi rapporti
con le religioni storiche, le
convinzioni, le pratiche nazionali, la giurisprudenza europea, le evoluzioni e le prospettive future.
L’Europa occidentale, dal
punto di vista religioso, vive
una realtà disomogenea: vi
sono stati confessionali, stati
con regime concordatario e
stati laici ma, aU’interno di
queste categorie, non vi è un
medesimo modo di affrontare le cose. Ad esempio, uno
stato confessionale come la
Norvegia non vive la sua confessionalità come la Grecia. È
emersa, da una parte, l’esigenza di formulare leggi comuni nell’Europa unita, dal
l’altra l’esigenza di tener conto delle specificità e della storia nazionale. Il cambiamento repentino della società pone in continua tensione dialettica i sociologi, che vedono
le cose dal punto di vista dei
problemi quotidiani che l’inserimento di nuove realtà
provoca, e i giuristi e gli storici che sono più radicati in posizioni tradizionali.
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sta del 3 gennaio, Baillie ha
detto di non sapere quanto 1
tempo ci vorrà per ottenere la [
registrazione federale ma ha '
precisato che di solito il mini- i
stero della Giustizia segue la i
raccomandazione della commissione. Se la registrazione
in quanto «organizzazione
centralizzata» venisse concessa, l’Eds potrebbe chiedere nuovamente alle autorità
comunali un certificato di registrazione oppure fare appello alla Corte suprema. «Q
troviamo in una sorta di situazione giuridica surrealeha detto Baillie -; non siamo
ancora registrati come organizzazione centralizzata e la
nostra registrazione presso la
città di Mosca è scaduta»
Secondo la legge, ogni or- !'
ganizzazione religiosa usu- i
fruisce di tutti i suoi diritti fi- j
no a quando l’ufficio del mi- i
nistero della Giustizia non ;
chiede la sua liquidazione e I
ottiene il parere favorevole |
della Corte. Ma Kenneth Bail- j
lie ha sottolineato che l’Eds i
ha già iniziato a sentire gli ef- ’
fetti della decisione della ,
Corte di Mosca. In queste ul- ;
time settimane, due proprietari hanno dichiarato che stavano per disdire il contratto
che li legava all’Eds, e un di- :
partimento dei servizi sociali
di un distretto di Mosca ha
annullato di colpo il prò- ?
gramma di pasti distribuiti
^le persone anziane. ì:
Secondo Anatoly Pchelintsev, giurista e direttore del- i '
l’Istituto «Religione e legge», i r
problemi incontrati dal ramo j;:
moscovita dell’Eds non sono
unici. Molte parrocchie
dosse russe, gruppi musulmani e chiese protestanti, la ¡.¿'I do
maggior parte dei quali si tro
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vano in zone lontane, hanno
ignorato le condizioni della
legge o aspettato troppo a
lungo per procedere alla nuo- ‘ "
va registrazione. Altri hanno 1
incontrato ostacoli sollevati i
dalle autorità locali e si sono
lanciati in lunghe procedure
giuridiche. Nel luglio dello ;
scorso anno, solo il 56% delle
circa 17.500 organizzazioni
religiose già iscritte in base
alla legge del 1991 erano state
nuovamente registrate.
I rami locali di organizza
zioni riconosciute come «or
■-i Nei paesi dell'Asia centrale dell'ex Urss
Persecuzioni anticristiane
I responsabili della Chiesa awentista hanno espresso la loro
preoccupazione circa l’intolleranza e le persecuzioni indirizzate verso i cristiani nei paesi dell’Asia centrale dell’ex Unione
Sovietica. Il 31 dicembre scorso, a Dushanbe, in Tagikistan,
una bomba ha distrutto due edifici annessi a una chiesa ortodossa e le vetrate di una scuola domenicale. Un’altra bomba
ha fatto saltare le finestre della chiesa awentista.
Nell’ottobre scorso un ordigno esplosivo scoppiò in una
chiesa cristiana coreana, uccidendo 7 persone e ferendone 50.
John Graz, direttore del dipartimento degli Affari pubblici e
della libertà religiosa della Chiesa awentista a livello mondiale, ha espresso il suo disappunto di fronte a tali atti violenti
eseguiti in nome della religione. «Siamo preoccùpati perché
notiamo una tendenza violenta negli ex stati delI’Urss e speriamo che i governi e le comunità intemazionali intervengano
a favore dei diritti umani, mandando dei chiari ségnali circa
l’inammissil?ilità di tali comportamenti». (Adn)
Quello che è emerso è l’indispensabilità del dialogo fra
esperti delle varie discipline
affinché si arrivi a emanare
leggi giuste, adeguate ai tempi. In caso contrario, la paura
di quello che potrà succedere
con gli enormi flussi migratori, e quindi l’arrivo di nuove
forme religiose, potrà portare
a reazioni incontrollate e
isteriche che demonizzino le
persone e i gruppi che vivono
in assoluta legalità. (Adn)
ganizzazioni centralizzate»,
come il Patriarcato di Mosca
della Chiesa ortodossa russa o
l’Unione dei battisti cristiani
evangelici, hanno potuto farsi
registrare come nuove organizzazioni. Ma piccole chiese
e nuove organizzazioni religiose, a volte descritte come
«sette», perderanno probabilmente il loro status di entità
giuridiche e saranno retrocesse al rango di «gruppi». In
questo caso, non avranno più
diritto di celebrare servizi religiosi in locali pubblici, di distribuire volantini, di possedere beni 0 invitare stranieri
in Russia. Per Anatoly Pchelintsev, i casi si moltiplicheranno. «È una situazione pericolosa», ha detto. (eni)
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Mosca: la Piazza Rossa