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ECO
DELLE miXI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCVI - Num. 6 I Eco: L. 2.000 per l’interno Spedizione in abbonamento postai« - I Gruppo bis TORRE PELLICE - 11 Febbraio 1966
1 Una copia Lire 40 / L. 3.000 per l’estero Cambio dì indirizzo Lìr- 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
la ricorrenza del 17 lebbraio nel clima di addi
La ricorrenza del 17 febbraio ci porta ogni anno a riflettere sulla
posizione della nostra Chiesa nel
paese che ci ospita come credenti, e
sulla analoga posizione di tutto il
protestantesimo italiano, coerede al
nostro fianco di una testimonianza
che dobbiamo al Signore con rinnovata energia.
Solitamente si è portati a considerare in tale circostanza più l’aspetto
negativo del fenomeno che quello positivo. Cioè si è portati a riflettere sul
grado di libertà che ci è stato via via
concesso o ridotto, o che abbiamo
conciuistato nel corso dei decenni, alle
condizioni nelle quali abbiamo potuto
e possiamo rendere la nostra testimonianza al Signore; piuttosto ohe
positivamente alla incidenza del nostro credere nella vita del paese, alla
portata della nostra evangelizzazione,
alla penetrazione del nostro pensiero
nella vita del popolo, alla percezione
che gli italiani dimostrano nei nostri
riguardi, ai risultati della nostra opera in taluni settori della società in
cui viviamo, in una parola alla nostra presenza in Italia. Ma questi
aspetti non possono andare disgiunti;
a che varrebbe valutare l’uno se non
si considerasse anche l’altro, in tutta
la reversibilità degli enunciati?
Quest’anno stimola la nostra attenzione considerare, sia pur nei limiti
di un articolo di giornale, la situazione sotto il profilo del clima che
informa l’ambiente in cui ci è dato
di vivere come credenti. E sotto questo aspetto vogliamo considerare tre
fatti che ci paiono significativi.
Dapprima, quanto alla presenza nel
paese, ci pare che debba esser dato
rilievo a due fatti che denotano cambiamento di clima e di cui è bene
rendersi conto.
Il primo è rappresentato dai due articoli sulla storia valdese, dalle
origini ai tempi nostri, che sono
apparsi nei fascicoli di dicembre 1365
e di gennaio 1966 della rivista « Historia », con i quali Renato Giuntini presenta, con un corredo di illustrazioni
ed in modo divulgativo non privo
di rigore storico e validamente documentandosi fuori di ogni enunciato
polemico od apologetico, i dolorosi
trascorsi attraverso i quali i nos+ri
antichi han potuto mantenersi e tramandarci, per grazia del Signore, il
retaggio dell’Evangelo ed una fede
per adorare il Signore in spirito e
verità.
Solo qualche anno fa sarebbe stato
impensabile che una rivista a larga
tiratura orientata verso la divulgazione di massa dei problemi e delle vicende storiche, potesse ospitare scritti del genere dove il rispetto della verità dei fatti si presenta come un dato
obiettivo fuori da ogni copertura confessionale giustificatrice di un operato
cruento e colpevole la cui responsa
Nelle altre pagine
ir II nuovo istituto di educazione speciale, aH’Uliveto di
Luserna S. Giovanni.
ir Che cos’è, che cosa fa la
Claudiana?
ir Ecumenismo, missioni.
ir Una valdese in Israele.
ir Parliamo della nostra liturgia.
La marea della incomprensione nei riguardi
del problema della libertà religiosa si è ritirata da una vasta superficie del mondo cattolico
La Corale Valdese di Torre
Penice registra a cura della RAI una serie di inni
bilità non può essere ricondotta alle
sole autorità dello stato sabaudo, ina
fa carico pur anco alle gerarchie
ecclesiastiche.
Il secondo è la raccolta di solidale sostegno che sotto l’insegna « Per l’amore di Cristo », la rubrica « Specchio dei tempi » de « La Stampa » ha
operata con largo concorso offerte
provenienti dagli ambienti più disparati a favore del « ragazzo valdese »
colpito dal morbo di Hodgkin, e (*e
ha consentito alla sua famiglia, del
tutto priva di mezzi, di sottoporlo alle
cure del caso. Ci par giusto rilevare
che appnto perchè segnalato come il
caso di un « ragazzo valdese » le offerte son giunte a « La Stampa », non
diciamo più numerose, ma in generale
orientate su di un piano affettivo di
comprensione e di solidarietà religiosa che, anche se in vari casi risultano
ispirate a motivi privi di. valore mtrinseco o per noi irricevibili, tuttavia attestano uno slancio ed una e;levatezza di sentimenti umani che jnvano sarebbero stati stimolati a pro
dursi, solo pochi anni fa, con la segnalazione di un caso cosi confessionalmente accentuato in senso protestante.
Dall’ostentato disprezzo, siamo quindi passati nel breve giro di anni a
constatare dimostrazioni orientate in
tutt’altra direzione. Per certo il clima dei rapporti diretti tra credenti
di fedi diverse sta oggi maturando ad
un livello che consente di guardare
al futuro con un senso di agio e di
serenità ohe solleva lo spirito dai tristi ricordi lontani e recenti che la data del 17 febbraio rievoca alle nostre
menti ed ai nostri cuori. Appare quindi come sia stata sufficiente una parola di libertà e di rispetto sul piano
confessionale, proveniente dall’alto
delle gerarchie cattoliche, perchè il
clima della comprensione italica verso il protestantesimo abbia compiuto
una rapida virata di bordo; ed è da
augurarsi che esso abbia trovato una
costante da cui non abbia più a scostarsi. Se questa parola è stata la
benvenuta per un salutare ripensamento da parte cattolica, a noi non
resta che prenderne atto e, senza
troppo stare a sollevare il ritardo di
tale evento di fronte alla comprensione della libertà religiosa in altri
campi del cristianesimo, adoperarci
per im fecondo sviluppo di questo
nuovo corso del divenire cattolico-romano sull’argomento.
E 9 perciò il caso di riguardare un
po’ l’aspetto attuale di tale problema, poiché siamo in nresenza di una dichiarazione ufficiale
che costituisce appunto quel terzo
fatto che illumina il clima del momento. Tale documento non ha ocviamente quel valore normativo cogente che presentano le leggi di uno
Stato in materia di libertà, ma è di
per sè suscettibile di ampio sviluppo
come criterio informatore in tema di
applicazione pratica della libertà in
« re religiosa » a cui diversi paesi, il
nostro non escluso, per la loro parti
colare condizione, riterranno per cer
to di doversi render sensibili nel loro
condursi su questo delicato terreno.
Il documento varato dal Concilio
vaticano non vuol essere una precisazione dogmatica sul tema della libertà religiosa, ma una indicazione
su come la Chiesa romana considera
il problema del « diritto della persona
umana e delle comunità alla libertà
sociale e civile in materia religiosa».
Il titolo stesso dice chiaramente
qual’è la portata ed il limite del documento, e pertanto sarebbe erroneo volervi rinvenire quel che non
v’è. Parimenti è ovvio che trattasi di
un testo da cui traspare la confluenza di correnti di pensiero e di tendenze di politica ecclesiastica notevolmente diverse; che denuncia in taluni passi il carattere di non facile
compromesso raggiunto tra opposti
sentire. Infatti vi confluiscono il portato tradizionale di quelle correnti
retrive che in senso al cattolicesimo
han sempre sostenuto le tesi informate ai principi della reazione,
del ricorso al braccio secolare, della
repressione del preteso altrui errore;
ed insieme l’istanza di quelle correnti
aperte verso una tolleranza più o
meno limitata; al pari della volontà
di quelle più moderne tendenze che
viceversa non esistono, mutatis temporibus, ad affermare i valori della
libertà in « re religiosa » senza riserve, senza discriminazioni, fuori di
ogni pregiudizio preclusivo verso gli
altri, e dò non solo sul piano individuale, dove il preteso altrui errore
PUÒ esser pur sempre pensato sussistere in buona fede, ma anche su
quello delle collettività religiosamente organizzate, dove non si esita a
considerare estensibili alle altre confessioni religiose, la libertas ecclesiae e di conseguenza quei jura libartatis, quei diritti di libertà che la
gerarchia cattolica aveva, sino ad un
recentissimo passato, ostentato come
un patrimonio giuridico che nella società civile doveva esser riservato alla sola Chiesa romana.
Non ci è possibile far cenno qui ai
vari temi che informano il documento conciliare, ma, via via
ohe si presenterà l’occasione di considerar detti temi, non mancheremo di
tener conto del contributo che alla
loro impostazione reca anche la detta dichiarazione. Diremo però che la
libertà religiosa considerata ora come
valore comune a tutti gli uomini ed
a tutte le chiese inserisce finalmen
te anche la Chiesa romana sul quel
piano di legittimità dove le Chiese
della Riforma da vati decenni si incontrano in un non sterile lavoro
con le consorelle dell'citodossia orientale; e ciò consente che la tematica
impostata nel documento conciliare
assurga al rango di positivo apporto
allo studio ed alla soluzione della comune problematica cristiana nel campo della difesa e del mantenimento
della libertà.
Sul Piano storico potranno forse
presentare maggior interesse le vicende preparatorie, le discussioni da
cui è scaturita la dichiarazione, le
tendenze che con maggior successo
han cercato di imporsi. Tutto ciò indubbiamente permane vivo nella cattolicità romana come fermento impulsivo che giocherà un ruolo forse
preminente sul terreno pratico dell’interpretazione da parte delle gerarchie ecclesiastiche, per l’applicazione
nei vari paesi dei principi affermati
nel documento; ma quello che resta
come valore impegnativo è ora il testo della dichiarazione in tutta la sua
portata. Questa potrà variare nello
sviluppo che potrà positivamente o
non positivamente avere sui riflessi
delle libertà civili in « re religiosa »
nei vari paesi, spec:« se a maggioranza cattolica, a seconda ohe nello spirito degli uomini prevarranno i valori che nel documento assurgono a rilievo o piuttosto le riserve nascoste
nelle sue pieghe. Ma qualunque abbia
ad essere il suo divenire, lontano o
prossimo, apparente o profondo, provvisorio o duraturo, questo documento
segna oggi una svolta nel clima in
cui sino ad ora il problema stesso della libertà religiosa è vissuto. Tale clima un tempo irrespirabile in campo
cattolico, appare oggi ristorato da
aria nuova. Non si tratta più cioè di
discutere in due campi avversari su
libertà e non-libertà; ma di adoperarci, con rinnovata incidenza da
parte nostra, perchè il tema della libertà religiosa, che è assurto a problema comune, abbia a risolversi pienamente in tutta la sua estensione.
La ricorrenza del 17 febbraio ci rammenta però ancora una volta ohe
la libertà non è un mito, ma una
dura conquista; che essa può conservarsi solo Se si è capaci di adoperarsi
a mantenerla con lo stesso impegno
con cui si è lottato per ottenerla. E
certamente questa lotta non è divenuta più facile oggi per il sol fatto ohe
esiste una dichiarazione sulla libertà
religiosa proveniente dal Concilio vaticano. E ciò anche a motivo delle lacune, dei limiti imposti, della equivocità di non poche aggettivazioni ed
espressioni che si prestano, nel documento, ad interpretare in modo difforme e variabile a seconda dei luoghi
e dei tempi e delle circostanze, quei
principi positivi che pur vi sono affermati in non scarsa misura. Ma
nonostante i dubbi e le perplessità
che una lettura attenta del documento induce a non trascurare e che
pesano negativamente sul suo contenuto, dobbiamo costatare ohe oggi la
marea della Incomprensione e della
indisjKmibilità nei riguardi del problema della libertà in «re religiosa»,
quale istanza primaria del messaggio
evangelico, si è ritirata da una vasta
superfìcie del mondo cattolico. Non
possiamo che prenderne atto guardando al Signore con fiducia e riconoscenza. Giorgio Peyrot
ir Nello scorso mese di gennaio il
Servizio Culti Radio è stato arricchito di ima serie di inni, registrati a
cura della RAI nel Tempio di Torre
Penice. La Corale Valdese locale ha
inciso 23 inni, scelti (fra vecchi e
nuovi) in base alle esigenze prospettate dai dirigenti del culto-radio. Ogni
sforzo è stato posto per la chiarezza
della dizione, ed a tale scopo si è limitato a pochi inni Taocompagnamento organistico. Il giudizio (verbale e scritto) dei tecnici della RAI
è stato assai lusinghiero. Possa questo
servizio, reso con amore, essere efficace sia per la predicazione sia per
la miglior conoscenza dei nostri inni.
ir La diffusione dei nostri cantici
si è giovata, negli ultimi anni, della
collaborazione fra la Corale Valdese
di Torre Pellice e il centro discografico dì Uomini Nuovi, rivista mensile
pentecostale; frutte di tale collaborazione sono, finora, 10 dischi E.P.
45 giri per un totale di 38 inni (vecchi
e nuovi), oltre al Giuro di Sibaud e
ad un canto natalizio popolare. La
diffusione di questi dischi nelle Valli
e alle nostre chiese è assicurata dalla
libreria Claudiana. Ai dischi finora
prodotti Se ne aggiungeranno altri.
Al LETTOR!
Questa settimana pubblichiamo un
numero doppio : le generose offerte
pen^enuteci in questo periodo, unitamente al rinnovo d’abbonamento, ci
hanno incoraggiato e speriamo di far
così cosa gradita ai lettori, che ringraziamo per U loro appoggio fraterno: queste offerte, che ci pervengono
dai quattro angoli d’Italia e daH’estero, hanno per noi im valore che supera Tappoggio finanziario. C’è poi un
gruppo di lettori che ha finora dimenticato di rinnovare l’abbonamento: li preghiamo di volerlo fare al più
presto, perchè a metà febbraio dovremo sospendere l’invio a coloro che
non saranno «in regola»...
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
iiiiimiiiiiiiimmiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiii
PER INTENDERE IL SIGNIFICATO
DELLA STORIA DI IERI E DI OGGI
1 ïaldesi airindomani del Concilio di Trento
Il Concilio Vaticano II, come è ben
noto si è svolto e chiuso all’insegna
della distensione e della comprensione nei riguardi dei cosiddetti fratelli
separati; ha dato inizio, bene o male
aH’epoca dell’ecumenismo, e nelle sue
formule, seppure lambiccate e forzate, ha trovato un’apertura verso
una visione diversa della convivenza
tra le confessioni cristiane e non cristiane in questo mondo.
Quattro secoli fa, alla chiusura del
lungo Concilio di Trento, un’aria ben
diversa spirava in Europa, e particolarmente nei paesi a maggioranza
cattolica: il Concilio aveva chiarito
dogmi ed ecclesiologie, e aveva ben
delineato il fosse al di là del quale
stavano i Protestanti.
Se prima di allora, per certe dottrine era possibile ancora discutere, o
avere riunioni similari, dopo il Concilio per passare da un campo all’altro ci voleva un bel salto nel regno
della teologia: e si apriva cos'i l’epoca della Controriforma e della guerra di religione in Europa, durata un
secolo e mezzo circa.
Le posizioni protestanti non sono
granché mutate da allora, lo sappiamo: e sotto questo profilo, dobbiamo
constatare che il Vaticano II ha sconfessato l’intolleranza stabilita nel
Concilio di Trento, seppure dopo un
lungo cammino di quattro secoli.
Il Concilio di Trento aveva segnato
la fine delle speranze di quanti ancora nutrivano allora sogni ecumenici
circa la possibilità di una ricomposizione del « corpus ohristianorum » :
gli ultimi gruppi di riformati si erano
disfatti e in Piemonte aveva luogo il
tentativo di disfarsi dei forti gruppi
eretici in seno allo Stato Sabaudo.
Scriveva l’ambasciatore veneziano
Correr in quel tempo, a proposito dell’ardore religioso del duca Emanuele
Filiberto che « s’egli avesse declinato
niente niente, non è dubbio che tutto
il suo Stato, quanto alla religione,
era perduto; ond’è che in questa par
te non sarà mai abbastanza laudato,
e grande obbligo gli deve tutta la
Cristianità... ». Effettivamente il Piemonte era « ncn solo contaminato,
ma tocco fino al vivo da questa peste»: e bisogna ben dire che se l’intolleranza e le persecuzioni, con bandi, confische e condanne, non avessero minato alle basi la Riforma in
Piemonte, quanta terra ancor oggi
sarebbe protestante...
Eliminati man mano i nuclei eretici di tutte le vallate alpine, dalla
Roja all’Orco; cacciati in bando o
esiliati volontariamente i riformati
dei grossi borghi della pianura pedemontana; rinchiusi i valdesi nel
grande ghetto delle loro valli col
trattato di Cavour del 1561, Emanuele Filiberto poteva quasi stare tranquillo, deporre i suoi timori di complicazioni religioso-politiche nei suoi
stati; e studiare la possibilità di riconquistare Ginevra.
Come era la situazione dei Valdesi
in quel periodo di tempo? Avevano
cominciato, un decennio prima, a costruire i loro templi, avevano costituito le parrocchie con un ministerio
pastorale fisso, e si erano resi conto
di essere un’entità particolare da
quando la spedizione del Conte della Trinità nel 1560-61 li aveva trasfor
mati in « rebelli a Dio et al loro prencipe » e la successiva pace di Cavour
aveva stabilito i limiti geografici della loro esistenza di cittadini protestanti ; avevano accolto i superstiti
sfuggiti alle immani stragi delle colonie di Calabria; avevano stretto
rapporti sempre più forti con i fratelli di Ginevra e del mondo protestante; si stavano organizzando dal
punto di vista ecclesiastico e avevano
steso i loro primi ordinamenti; gli
ultimi barbi itineranti lasciavano il
posto ai pastori fissi armati di fervore polemico e pieni di ardore di
testimonianza.
Tutto un piccolo mondo in fermento, in trasformazione, di cui bisognerebbe poter valutare da un punto^ di vista storico la reale importanza, se una maggior copia di documenti e di notizie fosse a nostra
disposizione ; vi si delineerebbe meglio la fase finale del processo di trasformazione da eresìa in chiesa ohe
era cominciato un quarantennio prima, e ohe richiese certamente un
paio di generazioni per essere definitivo e consistente.
Due personaggi, a nostro avviso,
possono simboleggiare quell’epoca di
quattrocento anni fa: il governatore
delle Valli Sebastiano Grazioli di
Castrocaro, e il venerando pastore
Gillio dei Gilli. Il primo era stato
insediato alla fine del 1565 nel castello fortificato di Torre Pellice, rico
struito da pochi anni sul luogo dell’antica dimora signorile, e messo a
capo di una guarnigione, destinata a
sorvegliare da vicino i valdest II
comportamento del Castrocaro anticipò quello del famoso Don Rodrigo
di manzoniana memoria: considerandosi signore delle Valli, spadroneggiava nella zona e approfittava
del suo potere per angariare in ogni
modo i suoi soggetti. Per fortuna che
alla Corte, la Duchessa Margherita,
notoriamente favorevole alla Riforma faceva in modo di proteggerli
continuamente: il comportamento tirannico del Castrocaro finì poi più
tardi per indisporre i signori di Luserna, i quali nel 1582 ordirono un
piccolo complotto che condusse nelle
prigioni ducali il signorotto fino alla
sua morte, dopo una avventurosa
cattura all’alba, invano ostacolata da
grossi cani di guardia.
Comunque il Castrocaro rappresentava l’occhio del padrone e cioè l’au
CONTINÜA
IN SECONDA PAGINA
2
pag. 2
N. 6 — 11 febbraio 1966
OSCAR CULLMANN
e il Concilio Vaticano II
A causa dello sciopero delle Poste mi è
giunto soltanto il 1® febbraio il numero de
« La Luce » del 14 gennaio con Particolo
Due giudizi protestanti sul Concilio Vaticano II di Gino Conte. Mi ha colpito specialmente il modo in cui tutto l’articolo è
stato impostato ed è stato riassunto e criticato il pensiero di Oscar Cullmann. Il professor Cullmann da 18 anni tiene regolarmente ogni primavera dei corsi di esegesi
biblica ai nostri studenti. Egli è de facto, se
non de iure (i nostri regolamenti non contemplano questa categoria) un professore
onorario della nostra Facoltà. Ha contribuito a inserirla nel dialogo col mondo teologico cattolico e, alcuni anni or sono, ha pubblicamente affermato che sarebbe un danno
per lo stesso protestantesimo, se questo dialogo dovesse avvenire con la esclusione degli
evangelici italiani, come passando sopra le
loro teste. Sarebbe un peccato, se ciò dovesse oggi avverarsi per colpa nostra, privandoci di ogni udienza all’infuori della nostra
cerchia ristretta.
L’esegeta di Basilea ha partecipato alle
quattro sessioni del Concilio in qualità di
ospite del Segretariato per l’unità dei cristiani, abitando sempre nella nostra Facoltà,
per cui ho avuto occasione d’incontrarlo
ogni giorno e di discutere con lui su tutti
gli avvenimenti del Concilio. Durante tutte
e quattro le sessioni egli ha degnamente
rappresentato il protestantesimo in genere e
la nostra Facoltà in particolare, appunto per
il suo fine spirito critico che cerca costantemente le sue motivazioni nella rivelazione
biblica. La sua posizione era di grande responsabilità ,potendo egli far giungere le
sue osservazioni critiche e il suo consiglio
fino alle massime personalità della gerarchia
romana, come nel caso della costituzione di
un Istituto Ecumenico per lo Studio della
Storia della Salvezza in Gerusalemme.
Insieme ad alcuni altri osservatori, come
Edmund Schlink di Heidelberg, E. K. Skyds.
gaard di Kopenhagen e Lukas Vischer del
CEC di Ginevra, il professor Cullmann ha
saputo esercitare ad un tempo la funzione
critica del teologo protestante ed essere aperto al dialogo, considerando apertura c critica presupposti necessari di un dialogo impegnato, cioè che non sia semplicemente un
« passatempo ecumenico ».
Quanto alla conferenza Si sono realizzate
le aspettative?, ho avuto l’occasione di udirla insieme al pastore Carlo Gay ed entrambi ne abbiamo riportato la migliore impressione per il modo con cui il prof. Cullmann
ha fatto sentire la sua critica in un Ufficio
Stampa Vaticano. La valutazione degli elementi positivi del Concilio Vaticano era
onesta, ma altrettanto la critica, che è stata
bene avvertita dai teologi cattolici presenti.
I due professori di esegesi biblica della nostra Facoltà, il prof. Corsani e il prof. Soggin, che non avevano potuto essere presenti
alla Conferenza, l’hanno in seguito letta e
se ne sono rallegrati per il contenuto e in
particolare per alcune precise prese di posizione di fronte alla dottrina cattolica. Dunque la nostra Facoltà teologica ha nel complesso altamente apprezzato sia la conferenza in discussione ehe in genere l'apporto del
prof. Cullmann al dialogo ecumenico, proprio per il fondamento biblico-protestante
della sua valutazione critica del cattolicesimo.
Nell'esposizione critica che Gino Conte fa
della conferenza in questione, si dimentica
anzitutto che il Cullmann parla delle possibilità di rinnovamento nei limiti del « depositum fidei cattolico » e quindi di un rinnovamento relativo e senza rottura (!). « La
Chiesa cattolica muterà ulteriormente nei limiti della sua continuità... ». Perchè si cita
questo passo de] Cullmann e poi non se ne
tiene debitamente eonto? Esso è fondamentale per intendere il pensiero del Conferenziere e non attribuirgli quelle speranze illusorie che egli stesso rimprovera a coloro che
non hanno una visione realistica della situazione cattolica attuale. Per deformare il pensiero di un autore basta talvolta spostare gli
accenti nelle proposizioni, e questo è avvenuto appunto ne « La Luce ».
In secondo luogo viene rimproverato al1 esegeta di Basilea di non avere dato « una
vera visione d'insieme e sistematica » del
cattolicesimo. Ma egli è un troppo fine esegeta per dare un giudizio globale e indifferenziato dei testi conciliari. La Chiesa romana si trova attualmente in un momento
di particolari conflitti fra le correnti che seguono ancora la teologia neoscolastica e quel
le influenzate dal rinnovamento degli studi
biblici e dal contatto con la teologia prote
stante. Nei documenti del Concilio le tesi
delle due correnti non vengono neppure ac
cordate, mediante un lavoro di compromes
so, ma semplicemente giustapposte. A un ese
geta questo non può sfuggire (non dovreb
be sfuggire neppure a un teologo princi
piante), c quindi non soltanto non può dare
un giudizio globale sul cattolicesimo contemporaneo, ma neanche sui singoli testi conciiiari. E il Cullmann, da buon esegeta, dà
sempre dei giudizi ben differenziati.
E interessante al riguardo com'egli valuta la costituzione De divina revelatione, d'importanza fondamentale per le relazioni fra
protestantesimo e cattolicesimo, poiché include il problema del rapporto S. Scrittura tradizione. Da un lato valuta quelle sezioni
che esprimono il pensiero del movimento di
rinascita biblica in seno al cattolicesimo, che
ha avuto forti rappresentanti in Concilio,
come il card. Léger che sostiene la trascendenza della parola di Dio anche di fronte
alle dichiarazioni più solenni del magistero
ecclesiastico, come il vescovo Dodewaard che
accentua quanto un protestante la radicale
distinzione fra tradizione apostolica e tradizione postapostolica. Perciò il Cullmann, da
buon protestante, può rallegrarsi « delle proposizioni secondo le quali lo studio della
Scrittura è l’anima della teologia, la predicazione viene nutrita dalla Bibbia » c di altre dichiarazioni veramente evangeliche del
cap. VI di questa costituzione.
Non tutto il Concilio aveva questa ispira
zione e le tesi della teologia cattolica sulla
tradizione e il magistero sono anche troppo
rappresentate nel medesimo testo, pei cui il
Cullmann prosegue: «Desidero mettere in_
guardia proprio gli amici cattolici che teologicamente ci sono più vicini, a non credere che noi siamo, poiché anche qui si sono
adempiute delle speranze, d’accordo sulla definizione del rapporto fra Scrittura, tradizione e magistero. Al contrario, proprio in connessione con queste affermazioni così vicine
al nostro pensiero, si manifesta tanto più
aperto il contrasto fondamentale. Sebbene
anche noi ammettiamo che la Scrittura si
deve interpretare nella (ripeto nella) chiesa,
e che la tradizione può essere un aiuto per
svelarne i valori positivi, ritengo che vi sia
una funzione critica della Scrittura, quando
si tratti di distinguere nella tradizione postapostolica gli elementi legittimi da quelli
spuri, e che in questo caso la Scrittura debba essere un vis-à-vis della chiesa, un’istanza superiore e una norma critica. In considerazione del valore dogmaticamente definito
della tradizione e deU’infallìbilità del magistero, credo, come ho detto, che non avremmo
potuto attendere molto di più. Comunque è
deplorabile che anche la parola noi ma sia
scomparsa dal testo. Forse perchè da molti
anni mi occupo proprio di questo vis-à-vis
alla norma postapostolica, devo confessare
che anche nei limiti della dottrina cattolica
qui manca una possìbile riflessione sul senso della formazione del canone, che è la necessità per la tradizione postapostolica del
controllo di una norma che le stia di fronte ». I nostri Riformatori del XVI secolo
non si sarebbero espressi più chiaramente.
Mi sia concessa ancora un’osservazione
sull’opera dello Spirito Santo e la storia della salvezza. Chi conosce anche approssimativamente il pensiero di Oscar Cullmann, sa
benissimo che egli non pensa, nè ha mai
pensato, a « sistemazioni di tipo filosofico
che potrebbero accostarlo allo schema hegeliano di sìntesi storiche successive e graduali », non ha neppure pensato a sacralizzare la storia. Dio sceglie dalla storia ben
profana degli uomini quegli avvenimenti che
egli vuol far essere tappe della storia della
salvezza. Perciò Dio può prendere anche un
Concilio della Chiesa romana per il suo piano di salvezza. Ciò avviene sempre non per
la santità e l’avvedutezza degli uomini, ma
hominum confusione et Dei provvidentia,
per la confusione degli uomini e la provvidenza di Dio. Anche « l’ottimismo » del
Cullmann al riguardo è semplicemente « un
prendere sul serio il terzo articolo della nostra comune confessione di fede : Credo nello Spirito Santo ». Il pessimismo antropologico della Riforma non conosce nè può conoscere altro ottimismo. Valdo Vinay
Valdese
Giornata mondiale
di preghiera
La « Giornata mondiale di preghiera » avrà luogo il venerd ì 25 fabbraio.
La liturgia è stata preparata, quest’anno, da im gruppo di donne appatenenti alle varie chiese e comunità
cristiane della Scozia.
La, traduzione italiana di questa liturgia è stata curata dal Comitato di
collegamento delle Unioni evangeliche femminili di Roma, e può essere
richiesta, al prezzo di L. 50 la copia,
s : Saida Rapini, Via Firenze 38,
Roma.
Quest’anno le offerte saranno destinate a un’opera intertìenominazionale in Italia: ¿’ospedale evangelico
di Napoli.
Tutte le Unioni femminili sono invitate a celebrare questa giornata
d’intercessione, raggruppandosi dov’è
possibile, con altre unioni sia valdesi
sia di altre denominazioni. L’importo
delle offerte potrà essere inviato alla
nostra cassiera, Simonetta Fdnardi,
Via Gran S. Bernardo 11 a, Milano,
c.c.p. 3/52357.
Possa questa giornata portare frutti abbondanti di comunione fraterna
e di liberalità cristiana.
I! Comitato Nazionale
PROMOSSO DA agape
Convegno
delle Valli
agricolo
Valdesi
Culto radio
ore 7,30
Domenica 13 Febbraio
Past. LIBERANTE MATTA
Domenica 20 Febbraio
Past. GUIDO COMBA
Si è svolto a Torre Pellics domenica scorsa il preannunciato quarto convegno agricolo delle Valli Valdesi, con
buona partecipazione delle rappresentanze.
Si e dimostrata felice la scelta del
tema: «Il comprensorio di bonifica
montana della Val Pellice», perchè ha
consentito di dibattere in maniera più
concreta e realizzatrice l’argomento
già trattato nei precedenti convegni
riguardante le iniziative pratiche da
attuarsi nelle nostre Valli per una migliore utilizzazione delle risorse locali.
Sotto la presidenza dell’avv. Bert,
Presidente del Consiglio di Valle, i
lavori sono stati iniziati con im’arapia
ed esauriente relazione del Geometra
Martinengo capo dell’Ufficio Montagna dell’Amministrazione Provinciale,
il quale ha spiegato le origini legislative, la struttura e gli scopi dei Comprensori di bonifica montana in genere e di quello della Val Pellice in
particolare, dimostrandone l’esigenza
e l’utilità.
Ha preso quindi la parola il prof.
Baridon dell’Istituto Nazionale Piante da Legno, il quale ha richiamato
le carenze della produzione forestale
ormai quasi ovunque inadeguata ai
fabbisogni. Per l’Italia il deficit è più
elevato che altrove talché quale che
possa essere l’incremento delle piantagioni non potrà mai coprire più che
la metà della richiesta industriale e
siccome non si potrà fare sempre assegnamento sulle importazioni i nuo
vi impianti possono essere intrapresi
con tutto riposo. Al riguardo va anche considerata la convenienza di sostituire i castagneti minati dal cancro ed i cedui fortemente deprezzati
con conifere a rapido accrescimento
la cui prospettiva di mercato è assolutamente migliore.
Ha parlato infine il presidente del
Consiglio di Valle Avv. Bert per illustrare i rapporti tra il Consiglio di
Valle ed il Comprensorio di Bonifica.
La composizione elettiva del Consiglio di Valle consente a questo di
operare secondo la volontà dei proprietari interessati con aderenza alle
aspettative e concretezza di risoluzioni. A questo riguardo il presidente
Bert ha sottolineato la necessità che
nei consigli comunali fino a riunioni
di borgata i proprietari stessi esaminino le situazioni locali e prospettino
le loro proposte.
Alle relazioni è seguita una nutrita
discussione cui hanno partecipato parecchi degli intervenuti ed attraverso
la quale si è compreso come i valligiani apprezzino vivamente la costituzione del Comprensorio ripromettendosi da essa un valido concorso al
rifiorire della situazione economica
agricola della vallata. Perciò essi sono
grati all’Amministrazione Provinciale
per il suo generoso apporto di studi
ed al Consiglio di Valle per il suo fattivo interessamento. Agape è pertanto lieta di aver promosso un convegno che si è rivelato opportuno, interessante e significativo.
Dimensioni odierne della Missione
Una scuola d’agricoltura in Indonesia
Ho riletto serenamente la conferenza del
prof. Cullmann e il mio articolo e respingo
con tranquilla recisione Vaccusa di non obiettività nel modo con cui ne ho riferito: ne
sottolineavo la responsabilità proprio a causa
delVudienza che si è giustamente acquistata,
anche in campo cattolico, Vesegeta di Basilea, di cui studio con grande interesse il
pensiero da anni, impegnato come sono fra
l'altro nella traduzione italiana di due sue
opere capitali. IVon così obiettivo è stato il
prof. Vinay nel valutare il mio modesto
scritto. A un teologo provetto non dovrebbe
poi sfuggire che nel valutare il Cattolicesimo non ci possiamo limitare alla necessaria
— e seria, e serena — esegesi di correnti,
ma occorre che sappiamo pur nella forma
provvisoria di ogni valutazione umana, considerare — con serietà, con rigore — il fenomeno cattolico nella sua globalità, nel suo
svolgimento secolare e nella sua tappa attuale: solo così lo si prende sul serio. £’ vero. ^*lo Spirito Santo non è scettico^\ come
diceva Lutero: non è però cieco.
Gino Conte
* La Scuola d‘Agricoltura di Tumbang-Lahang (Indonesia).
Per meglio comprendere Timportanza che
un istituto come la Scuola d’Agricoltura di
Tumbang-Lahang ha nel quadro dello sviluppo della Chiesa Indonesiana e dei paese stesso, e perchè la Mi sione di Basilea ha subito
provveduto a sostituire il missionario Stuby
malgrado le evidenti difficoltà, ecco alcuni
particolari che potranno interessare (1).
Innanzitutto vediamo qual'era la situazione
agricola che si presentava, dieci anni fa, agli
iniziatori della scuola. I Dajak, abitanti del
territorio di Kalimantan in cui la scuola è
situata, erano (e in parte sono) lungi dal
coltivare la terra in modo razionale. « In
giugno-luglio il contadino disbosca una parte
della foresta. Alcune settimane più tardi, brucia la Ipo^na che nel frattempo è seccata. Poi
semina il riso nella cenere tra i tronchi ed
i ceppi mezzo calcinati. La sarchiatura di
quei campi prende un tempo enorme. Spesso
le piantine sono distrutte dai cervi, dai cinghiali, dai topi o dalle scimmie, oppure è
Tinondazione a inghiottirle. Dopo un periodo
da uno a tre anni, la piantagione è abbandonata e la foresta ricomincia a crescere! Questo metodo di coltivazione rende la base ali
(1) Queste notizie sono tratte dal recentissimo libro: a Mandai sans frontière y>, n. 1
della Collezione Missionaria della casa editrice Labor et Fides. (L. 2..300), che raccomandiamo moltissimo.
mentare assai problematica. Sì che la densità
della popolazione rimane debole in quelle re.
gioni. Quando la popolazione si mette a crescere, diventa indispensabile abbandonare il
sistema deirincendio della foresta che implica un"economia di nomadi e di passare ad
un’agricoltura di tipo sedentario. Questo processo evolutivo è oggi in corso in molti paesi tropicali ed i governi lo favoriscono con
perseveranza.
(( Alle insufficienze tecniche (...) sì aggiun.
gono le difficoltà di carattere spirituale. Tutta la vita e il pensiero dei Dajak che abitano
le terre dell interno sono determinati dal timore degli dei e dei demoni, ai quali è necessario offrire sempre nuovi sacrifici. A
questo si aggiungano numerosi tabù : oggetti
che non vanno adoperati, regioni da evitare ».
Si pensi che questi continui sacrifici possono
ridurre sul lastrico delle famìglie già prive
di mezzi, con le forti spese che rappresentano. Se poi si vuole un esempio di tabù, eccolo: vi sono certi cumuli di pietre sulle
colline, certe pozzette in pieno campo di riso
che significano per gli indìgeni la presenza
di certi spiriti. Naturalmente appena si nota
questa presenza è escluso che si possa abbattere la giungla, bruciare la foresta, arare
il campo per non rischiare di distruggere
quei segni di una presenza soprannaturale,
pena la malattia o la morte quasi certa del
contadino sacrilego. Si immagina quanto sìa
difficile
naie in
nculcare l’idea dì una cultura raziosìmili condizioni!»
iiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiriiiiimiii
I Valdesi all'indQMDi del Coocilìo dì Trento
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
torità ducale, sempre sospettosa che
i valdesi entrassero in combutta politica con Ginevra ner minare alle
basi il rinascente Stato sabaudo: laddove essi, seppure in relazione con la
capitale del Calvinismo, vi andavano
a cercare soltanto quei lumi e quegli appoggi che la loro condizione di
minoranza religiosa richiedeva.
Gillio dei Gilli era, uno degli ultimi barba valdesi, che aveva girato
tutta l’Europa, e che aveva poi avuto una sede fissa a Torre Pellice.
Uomo venerando ed esperto, era considerato un po’ il capo del valdismo,
prima ancora che l’organizzazione
ecclesiastica valdese provvedesse alla
nomina del moderatore : tra gli altri figli suoi, Pietro, fu il famoso st,>
rico: è a questi che dobbiamo il racconto di quanto successe al principio
del 1566.
Mentre il ministro si recava a pre
dicare, ai primi di febbraio, in un
quartiere (allora molto più abitato
di adesso), i soldati del forte (ci pare
quasi di vedere i bravi di Don Rodrigo!) lo arrestarono e lo portarono
in cella, sotto l’imputazione di avere
stretto legami con i riformati d’Oltralpe : cospirazione politica !
Qualche giorno dopo, il Gilles veniva condotto a Torino debitamente
ammanettato: buon per lui ohe l’intervento della duchessa Margherita
gli riservò un trattamento di favore.
Ma l’aocusa era grave : il fiscale
Barberi (e cioè Todiemo presidente
di Tribunale) gli contestò di aver giurato sottomissione delle Valli niente
meno che a un principe della Germania, e solo l’abiura lo avrebbe potuto
liberare dalla pena di morte. Il che
rivela la fragilità dell’accusa e le vere
intenzioni delle autorità. A questo
pimto però la vicenda prese una piega inaspettata: infatti, giunto per caso a Torino proprio un ambasciatore
tedesco accompagnato da un pastore
cappellano, il Barberi spinse le sue
audacie bigotte fino a far prigioniero
costui nell’alloggio stesso dell’ambasciatore: sicché il Duca, per evitare
complicazioni diplomatiche, fece liberare il pastore e rinchiudere al suo
posto il fiscale Barberi.
Naturalmente i suoi amici di corte
gridarono allo scandalo, e il Duca,
per evitare altre complicazioni, decise la sua scarcerazione: ma del fatto approflìttò anche la duchessa, che
ottenne al tempo stesso la liberazione del Gillio, contro il quale non si
era trovata prova alcuna.
Sicché, dopo un mesetto di carcere, il Gillio fu liberato: ed ebbe anche la soddisfazione morale di veder
A PINEROLO, IL 18 FEBBRAIO
« Momento ». lo rivista cattolica di testimonianze e di dialogo, organizza una tavola
rotonda sul tema :
RAPPORTO FRA STATO E CHIESA :
UN CONCORDATO DI NUOVO TIPO
AUa tavola rotonda, che si terrà nel salone della Biblioteca Comunale (Via C. Battisti 11) aUe ore 21, parteciperanno Nello Morra, Roberto Giannoni e Beppe Gatti, sotto
la direzione di Pier Carlo Pazé.
si ricondutto a Torre Pellice, con tutti i riguardi, proprio dal Castrocaro.
Ut Ut iti
Si tratta di un episodio come tanti
che avvenivano allora, costituiti di
intrighi, raccomandazioni, complotti,
roba poco pulita insomma: ma che
serve anche ad illuminarci sulle condizioni in cui si trovavano i pastori
valdesi e i fedeli a quel tempo, in
mementi in cui la lealtà alla nropria
fede imponeva certamente delle posizioni ben chiare e di rifiutare ogni
compromesso, con delle conseguenze
notevoli nella vita della comunità,
nell’ambito mentale del credente, nei
rapporti col mondo esterno, nella visione della missione della Chiesa.
Tutte cose, è vero, ben lontane da
noi, ma che ci tocca intendere e valutare con il metro esatto, onde evitare di attribuire ai nostri padri lo
spirito che noi oggi abbiamo, o di
pensare che quello che allora li animava possa sopravvivere in noi nelle
stesse dimensioni.
« * >(<
Solo quando siamo in condizioni di
collocare correttamente gli uomini
nel loro tempo e nel loro ambiente
possiamo intendere il significato della storia in genere e della storia valdese in particolare: in questo senso
si possono capire le lotte religiose, le
violenze, le persecuzioni, i martiri, il
disprezzo della morte, la testimonianza sulle galere, le debolezze e le
miserie come i momenti epici e gli
esami di coscienza, ohe la Chiesa delle Valli ha vissuto attraverso i secoli
Augusto Armand Hugon
Eppure vi fu chi, nella Chiesa di Kalimantan osò sperare e, prima, convincere gli altri
della urgente necessità di creare una scuola
d agricoltura. Così il pastore Ismu Birim affermava nel corso di una conferenza della
Chiesa evangelica di Kalimantan ; « Mancano alla nostra vita le nozioni fondamentali
della cultura e della conservazione. Siccome
non abbiamo nella nostra vita quotidiana il
senso reale di queste nozioni, conosciamo, al
posto della cultura, una raccolta disordinata,
e siccome non conserviamo quel che abbiamo
coltivato, siamo incostanti e frivoli ».
Questa voce è stata ascoltata e il 1° luglio
1965 cominciava a Tumbang-Lahang il primo corso con otto allievi che, come quelli
che da allora li hanno seguiti, erano giunti
da tutti i punti del territcrio di Kalimantan
dopo un viaggio di tre o quattro settimane
su battelli mercantili o su piccole barche a
remi percorrendo anche più di 1000 km.
Numerosi nemici cercarono di arrestare la
Scuola nel delicato momento dello sviluppo.
« Alcuni stregoni pagani si sforzarono di
screditare la scuola d’agricoltura presso la
popolazione. Una malattia si abbattè sul villaggio e la si attribuì al ’’Pertanian'’, alla
scuola d’agricoltura; era la vendetta dei demoni perchè non si manifestava più nei loro
confronti sufficiente rispetto e non si portavano loro più abbastanza offerte. Ma tutte limaledizioni (...) non giunsero ad impedire lo
sviluppo progressivo della scuola ».
Anche se i primi tempi gli stessi allievi
si sono dovuti aggiogare all’aratro! Adesso le
colture si moltiplicano, come i diversi tipi di
allevamento, malgrado la zona, in cui la
scuola è situata, goda di ben 300-400 cm. di
precipitazioni annuali e il suo terreno sia
stato ricoperto da 1 in. d’acqua per ben due
volte in dieci anni.
E i frutti si fanno sentire a j>oco a poco:
« alcuni contadini della regione che avevano
cominciato col rifiutare i nuovi metodi (...)
desidererebbero ora impegnarvisi. Il numero
di domande sull'u.so fatto a Pertanian dei
più semplici strumenti comincia a crescere.
Vari allievi della scuola (...) tentano di mettere in pratica quel che hanno imparato,
quando rientrano a rasa. Nel villaggio ste.sso
di Tumbang-Lahang, quattro ex allievi coltivano la terra secondo il metodo nuovo ».
Ma è un lavoro di persuasione e di istruzione di generazioni. E intanto il tempo sembra
stringere .sempre più.
Signore, rendi stabile l’opera delle nostre
mani, la fragile, lenta passeggera opera delle
nostre mani; sì. rendila stabile.
Giovanni Conte
* I due principali responsabili deH’ultimo
gruppo di « Gais vagabonda outre mer », Eric
Simonet e Raymonde Favre, entrambi svizzeri. sono periti in un incidente aereo ehe ha
fatto 35 vittime, nell’isola di Haiti. I « Gais
Vagabonds » sono dei gruppi di giovani che,
da qualche anno, hanno cominciato a svolgere un'attività missionaria originale, che
si è lìn’ora accentrata nell'isola d- Haiti.
Questi giovani hanno dato il loro aiuto tanto come insegnanti nel Collegio Evangelieo,
quanto come e.sperti in un’opera di rieducazione rurale. A qucst’ultima erano particolarmente interessati i due scomparsi. Purtroppo. dunque, ancora un lutto, che speriamo non farà che frenare momentaneamente l’opera intrapresa laggiù. Ma non dimentichiamo quelli che rimangono. Raccomandiamo alla vostra intercessione la Signora Edith Simonet-Thonney e la sua bimba Anne-Claire, di due anni, i gruppi Gais
Vagabonds outre raer, le comunità metodiste di Jérémie et Port-au-Prince... e l’opera
di rieducazione rurale, che non sì sa ancora se potrà venir proseguita e come.
3
11 febbraio 1966 — N. 6
pag. 3
La inaugurazione de ''L’Uliveto,,
'lì
ii
i
rlM*
Hanno sufcessivamente parlato il Pastore Pier Luigi Jalla che ha recato l’augurio (Iella Tavola Valdese, in assenza
del Moderatore e del Vice Moderatore entrambi imj»egnati in missioni all’estero;
il Dolt. Prof. Rotta, Senatore, che fu uno
degli ispiratori dell’Istituto (juando dirigeva l’Assessorato all’igiene della Provincia; il Sig. Parsons, Console Generale degli Stati Uniti a Torino, a nome della Comunità Interdenominazionale di lingua
inglese di Torino ormai inserita, e con
entusiasmo, in ogni attività della Chiesa
Valdese che la ospita.
Il canto della corale della Chiesa locale
ed un rinfresco di chiusura hanno dato
un simpatico aspetto di festa familiare
Il nuovo
Uliveto :
parte
il pulmino
che porta
a scuola
i bambini,
(foto Jahier)
Gon la Istliuziona dì quBsto ìstìÉuto-oonvitto
di BducazIoiiB spBolalB la rosa dal nostri Isti^
tuti si é arriochita dì un^opora di cui si sanUva la UBOBSsità a ohe qui vi prosaniìamo
Domenica 23 Gennaio, con la inaugurazione delTIstituto-Convitto di educazione
speciale presso « L’ULIVETO » in Luserna S. Giovanni la rosa dei nostri Istituti di assistenza sociale si è arricchita di
un’opera che ancora mancava e di cui si
sentiva la necessità per colmare una lacuna fortemente sentita fra le provvidenze della Chiesa Valdese nella zona in cui
la popolazione evangelica è più numerosa.
Nelle prime ore del pomeriggio, col favore di una bella giornata di sole (in contrasto con la nebbiosità gelata della pianura) la collina di San Giovanni vedeva
arrivare numerosi visitatori e invitati,
rappresentanti delle Autorità della Provincia, degli Enti sanitari e pedagogici interessati.
Durante oltre un’ora i visitatori hanno
[)otuto visitare l’Istituto ed essere informati sulle opere compiute sia per adattare allo scopo i locali già esistenti, sia
per creare a nuovo quelli che costituiscono la prima tappa dei lavori di ampliamento.
Dopo la visita all’Istituto tutti si sono
trasferiti nella Sala della Casa Valdese di
S. Giovanni per la cerimonia, semplice e
lieta, della presentazione dell’opera.
Dopo un breve culto presieduto dal Pastore Ayassot che ha messo in rilievo il
carattere della iniziativa, che vuole essere una testimonianza dell’amore fattivo
della Chiesa verso tutti ed in modo particolare, in questo caso, verso i meno dotati dei fanciulli, hanno preso la parola
il Dott. Guido Ribet che ha esposto la
storia e le modalità di esecuzione del
l’opera, ha letto numerosi messaggi per
venuti al Comitato e ha ringraziato quan^
ti vi hanno collaborato: l’Ing. Ravazzini
che ha ideato e diretto i lavori, le Autorità del Centro Psico-Medico Sociale della
Provincia, dell’Assessorato all’igiene del
la Provincia, del Provveditorato agli Stu
di, dclTIspettorato e della Direzione Di
(lattica, della Tavola Valdese e qu.inte al
tre. in molti modi, hanno collaborato al
la ri ((scita dell’iniziativa, nonchf-, della
(ionumità Valdese di Luserna S. Giovanni
' ospita sul suo territorio l’opera.
Come e perchè si è giunti
alla realizzazione
1. - Nel 1963 il Moderatore della Chiesa Valdese, Pastore Ermanno Rostan, chiedeva al Concistoro di Torino, tramite la
sua commissione ospedaliera, di venire
incontro alle necessità economiche della
Chiesa actjuistando la proprietà dell’Uliveto di cui la Tavola stessa aveva difficoltà
a disporre adeguatamente, al fine di adibirla ad istituto di assistenza secondo le
necessità che si ritenessero più opportune.
Esattamente nello stesso periodo di
tempo, coincidenza che aveva qualcosa
di più del semplice caso e che così fu
interpretata, il Prof. Rotta, allora Assessore della Provincia all’igiene, si rivolgeva all’Ospedale Valdese di Torino invitandolo ad esaminare la possibilità di
creare nelle Valli un Istituto per bambini subnormali. L’invito veniva rivolto ad
un Ente Valdese in considerazione del
fatto che si trattava di creare una provvidenza nella zona di tradizionale residenza dei Valdesi sino ad allora assolutamente mancante di tale provvidenza sociale.
2. - Data la coincidenza delle due richieste giunte all’Ospedale Valdese di Torino, la Commissione Direttiva studiava
il problema in contatto con il Prof. Lusso, Direttore del Centro Psico-Medico
della Provincia, riferiva al Concistoro dei
passi compiuti e degli elementi raccolti
ricevendone incoraggiaijiento ad approfondire l’esame in vista della realizzazione dell’Opera.
Intervista con la
de “ L’ Uliveto „
— Quanti bambini avete attualmente alVUliveto?
— Dodici.
— Come sono questi bambini?
— Come tutti gli altri, solo un po’ più vivaci.
— In questi due mesi avete già notato dei miglioramenti?
— Il loro comportamento è nettamente migliorato, si sono ambientati, sono meno nervosi, imparano a giocare tra loro, a vivere insieme; fatto inconsueto, sono scomparse le crisi segnalate dalle famiglie.
— Tuttavia non sarebbe meglio che questi bambini fossero curati in famiglia?
— A parte il fatto che molte famiglie, per vari
motivi, materiali e morali, non sarebbero in grado
di farlo, è un dato di fatto controllabile e documentato che questi bambini maturano più presto, vivendo in comunità con gli altri e in un ambiente
adatto; hanno bisogno soprattutto di calore, di si
3. - Nell’estate 1965 la Commissione
Ospedale poteva presentare al Concistoro un progetto completo ed il Concistoro
deliberava alla unanimità la creazione
dell’Istituto, dando mandato alla Commissione Ospedale di procedere alla realizzazione.
4. - In pochi mesi, estate-autunno 1965,
venivano effettuati i lavori necessari all’inizio dell’Opera.
5. - Al termine del 1965, terminato il
primo lotto di lavori, l’Istituto ospitava
già 12 bimbi. Tra pochi mesi ne potrà
ospitare 30.
6. - L’Istituto dispone di un piccolo
autobus con il quale i bimbi vengono
(juotidianamente trasportati alle scuole
Comunali che sono state attrezzate allo
scopo di classi differenziate.
7. - L’Istituto dispone di una piccola
azienda agricola, con allevamento di animali da cortile, che potrà costituire in
futuro anche uno strumento pratico di
avviamento al lavoro così come anche saranno attrezzati a laboratorio vari locali
già esistenti per esercitazioni pratiche.
8. - L’Istituto è convenzionato con la
Provincia che assiste i minori nel quadro
delle provvidenze assistenziali previste
dalla Legge. Usufruisce della consulenza
e della assistenza del Centro Psico-medico
Sociale. Pur senza fare discriminazione
alcuna di religione, mira in modo precipuo alla assistenza dei bimbi valdesi o
evangelici della zona. E. A.
direttrice
carezza affettiva e qui, personale e bimbi formano
veramente una grande famiglia in cui ciascuno di
essi si sente curato, amato, protetto. Ultimamente
è giunta una bambina di sei anni, figlia unica, che
sembrava chiusa ed apatica; ora si è aperta, parla,
gioca volentieri con gli altri; in una parola è recuperata socialmente e lo sarà certamente anche sotto
gli altri aspetti più rapidamente che se fosse rimasta in casa.
— E la salute?
— Ottima; mangiano con appetito, dormono bene, fanno vita all’aperto in un clima sano {infatti
qui c’è sempre un bel sole, mentre i cittadini respirano nebbia e smog! n.d.r.), fanno passeggiate a
piedi o col pulmino che li porta anche a scuola;
sono inoltre continuamente sotto il controllo medico dell’Ufficio sanitario provinciale.
— Grazie, signorina, e molti auguri a Lei e alle
Sue collaboratrici per questo servizio fatto di molta
pazienza e molto amore per questi piccoli fanciulli.
(Í
I
CortoDietraggi
l bambini nella sala del refettorio, intorno a una torta con 7 ca.ndeUne,
r\A«« {1 Hi limi. t HCIIA lOtO £iCC3(lltO 1 DlIDDl CO'H Ì3>
^L^lSoXr Garnier al centro) e le maestre (a destra Signorina Wanda Peyrot, a sinistra Signorina Enea Malan), accanto ^’albero
dopo avCTri^toi regali della Provincia: una simpatica « divisa» per le grandi occasioni li accomuna senza livellarh. (foto Gamier)
di
MARCO
In ritardo, volutamente, dedichiamo
qualche riga al festival di Sanremo
Se ne avessimo scritto prima avrem
mo rischiato di collaborare al carroz
zone pubblicitario poiché, come dice
va un celebre personaggio ai gìoma
listi : « desidero che si parli di me
bene o male. Purché se ne parli».
Ci riferiamo, comunque, ad un solo
episodio ; non sopporteremmo di citarne due.
Sacrificato in un abito da sera con
il quale non aveva fatto a tempo a
prendere dimestichezza, oppresso dalla grave responsabilità che stava affrontando dinanzi ai secoli e alle
Muse, e più ancora da una notevole
quantità di brillantina che gli oberava il capo decisamente non scultoreo,
un giovane che chiameremo, con generoso eufemismo, cantante, ha avuto, nel corso della sua esibizione, una
trovata delle più italianamente geniali.
Per rendere più realistico lo strazio
che lo avrebbe assalito se per sventura la sua donna non fosse stata vicino a lui (il che, stando alle parole
della canzone, lo avrebbe addirittura
ridotto ad essere una candela spenta i
sul più bello dello « strazio » ha tirato
fuori di tasca una corona del rosario
e, tra un singulto e un urlo represso,
con gli occhi chiusi per non vedere la
ipotetica scena dell’assenza di « lei »,
ha cominciato a sgranarlo a tempo di
musica mentre la batteria dava un
colpo sul piatto ogni volta che le dita
del pio cantante incontravano il chicco grosso (esattamente uno ogni dieci chicchi). Al termine della canzone,
con aria di asceta, il giovane ha dato
un bacio al piccolo crocifisso appeso
alla corona. Quel gesto mi ha dato
una grande, amara delusione; mi ero
sempre vantato di avere uno stomaco (ii ferro e invece mi è vMiuta la
nausea.
I FIGLI DEGLI ALTRI
Nel suo interessantissimo libro
« Gli italiani », Luigi Barzini afferma,
riguardo ai bambini, ohe « In Italia
tutto viene fatto per loro; essi sono
i veri protagonisti della vita nazionale. I loro più piccoli desideri vengono appagati», ecc. E’ vero. Tutti
fanno cosi, ma per i propri figli. Però
ci sono anche i figli degli altri, e quelli pagano per tutti. Pagano nei collegi affidati a piissime persone, come in
quello di Prato, ridotto a un lager
nazista sotto la protezione delle tonache: pagano nella periferia milanese, a Bollate, dove due fratellini digiunano un giorno ciascimo per passare di nascosto la refezione scolastica al terzo fratello che non gode di
simile concessione ; pagano gli illegittimi, gli scolari delle scuole dai
muri gocciolanti e dai tetti sfasciati,
pagano i piccoli martiri dei sanatori
dove altre piissime persone e autorità sanitarie speculano sul loro iwlmoni guadagnando somme favolose,
pagano i piccoli morti di fame, di
freddo, respinti dagli ospedali, battuti da genitori più miserabili che malvagi .torturati dalla follia superstiziosa di vecchie megere o dalla bestiale
paura di ragazze madri.
E’ vero, come dice Barzini, che essi
K sono i veri protagonisti della vita nazionale ». Il guaio é che « questa », é
la nostra vita nazionale.
ANELLI DI FUMO
Quando fumo la pipa mi diverto a
fare gli anelli di fumo. Mi piace rompere la consuetudine ohe vuole il fumo sotto forma di nuvolette, volute,
sbuffi. Quelle ciambelline mi sembrano pensieri che si aprono, si dilatano
rapidamente, poi si allargano, di deformano, si allontanano svanendo ;
non più anelli, non più nuvole, soltanto ombre grigie e trasparenti, nebbia. Quando faccio gli anelli penso e
ricordo tante cose come queste:
Il cuore è come Tantico flauto sumero a due canne. In una il dolore
fa vibrare le sue note di pianto, nell’altra la gioia spira l’armonia del
riso'. Senza questi accordi la vita rimarrebbe eternamente muta.
Un bambino negro che sì guardava
ogni giorno nello specchio e piangeva
di nascosto dai suoi compagni bianchì, lesse nel libro di scuola che gli
occhi sono lo specchio deU’anima. E
quel giorno sorrise.
((((((((((((((((((((((((Il
■(i(((n((((i(i((((((i(K
IN SVIZZERA
CoDtatti intercoufessionali
fra or^aoizKazioni missionarie
Si sono incontrali in questi giorni a Basilea il direttivo del Consiglio delle missioni
evangeliche svizzere e quattro esponenti del
Consiglio delle missioni cattoliche svizzere,
per un fraterno e aperto scambio d’idee. Si
erano già avuti vari rapporti fra i due consigli missionari, specie in relazione agli stanziamenti del Consiglio federale elvetico per
determinati « progetti di sviluppo » tra cui
sono comprese pure le missioni delle due
confessioni. Già nel novembre 1964 si ebbero
a Losanna e a Zurigo conferenze stampa in
comune, ecc.
(da àasUr Nachrichten)
4
pag. 4
N, 6 — 11 febbraio 1966
Vi presentiamo.
La nostra ultracentenaria Claudiana (fondata nel
1855), la più antica casa editrice evangelica italiana,
è stata spesso diretta da « laici », che si sono alternati
a pastori. Dal gennaio 1965 la dirige il Doti. Carlo
Rapini. Egli era già da alcuni anni membro della
Commissione della Claudiana, oltre che diacono attivissimo della nostra comunità genovese; il suo lavoro,
(¡uale condirettore di una tipografia, unito alla sua
cultura, gli davano particolari qualità per assumere
questo servizio delicato. Lasciando una posizione affermata e invidiabile egli si è offerto alla Tavola Valdese, alle condizioni del ministero~pastorale e professorale: questa ne è stata lieta, e dopo un anno di
ottima prova, lo ha ora assunto-.a ruolo. Gli auguriamo che, oltre al molto lavoro!,, abbia la gioia di
vedere questo servizio vitale svilupparsi, sotto l’azione
sua e dei suoi collaboratori. Gli abbiamo posto alcune
domande sull’attività della Claudiana.
la Libreria Editrice Claudiana'
A Torino
Via Principe Tommaso, 1.
INTERVISTA CON IL SUO DIRETTORE
1. - Dr. Fapini, Lei è da un anno alla
direzione della Claudiana; qual’è
r impressione dominante di questa prima esperienza?
E’ senza dubbio il senso della vastità del compito che sta dinanzi alla
Claudiana come Casa editrice protestante in Italia, in un momento storico particolare, in cui sta sorgendo un
interesse del tutto nuovo e — speriamo — duraturo per la problematica
religiosa. La meta è chiara; essere
presenti, modestamente ma con chiarezza di posizioni, nel dialogo in corso nel nostro tempo, là dove si dibattono i problemi vitali della collettività. Certo una meta ardua da raggiimgere, se commisurata alla scarsezza delle nostre forze, ma non utopistica Se sapremo prendere coscienza del debito di testimonianza che
abbiamo verso il nostro fratello credente e non credente.
2. - Come sì articola, attualmente, l’at
tività editoriale della Claudiana?
La «Commissione editoriale» — com
posta attualmente da dieci membri
compreso il Direttore: tre Pastori (Aldo Sbaffi, Gino Conte, Giorgio Tourn).
e sette « laici » ( Ferruccio Corsani,
Gino Costabel, Roberto Isemburg, Roberto Jouvenal, Carlo Papini, Cesare
Piccoli, Aldo Ribet) e presieduta da
un membro della Tavola —• è l’organo
cui è delegata la piena responsabilità
anche finanziaria della Claudiana.
Essa esamina i manoscritti o i testi
proposti per la pubblicazione e decide in merito. Il Direttore passa poi
alla fase esecutiva: stipulazione del
contratto di edizione, eventuale traduzione, rapporti con le tipografie, ecc.
3. - La Claudiana opera su due linee:
diffusione editoriale e libreria evangelica; allo stato attuale delle cose, quale di queste due linee è prevalente? Eld è giustificato?
Se assumiamo come indice, naturalmente approssimativo, il capitale an
nualmente investito nell’attività editoriale (pubblicazione di nuovi libri) e
in quella libraria (acquisto libri di
altre edizioni), in questi ultimi anni
emerge una netta prevalenza dell’attività libraria rispetto a quella editoriale. Ciò si spiega anche con il fatto
che negli ultimi tempi è stato fatto un
notevole sforzo per avviare e sostenere la nuova Libreria di Torino, che
ha era — dopo cinque anni — raggiunto un discreto livello di vendite.
Sia detto tra parentesi; avere nella
propria città una Libreria evangelica
è un privilegio di cui le Comunità
evangeliche della .stessa città dovrebbero sentire tutto il valore e tutta l’importanza sul piano di un appoggio
incondizionato e fattivo. In conclusione: penso che. chiusa per ora la
parentesi del « lancio » di Torino, sia
auspicabile che in futuro maggiori
energie e mezzi siano indirizzati verso
l’attività editoriale.
4. - Dal punto di vista editoriale ì
rapporti sono essenzialmente con
le comunità evangeliche (quali, in
modo speciale?), ovvero si nuò
parlare di una penetrazione almeno embrionale anche aH’esterno?
Fino ad ora il grosso dei nostri rapporti è costituito dai contatti con le
Comunità evangeliche o con singoli
clienti appartenenti all’ambiente evangelico, anche se un piccolo numero
di librerie in varie città tiene in deposito le nostre edizioni. Inoltre, da alcuni mesi, una ditta distributrice di
Torino si incarica della diffusione delle nostre edizioni, ma limitatamente
a Piemonte e Liguria. Il problema è di
collegare la Claudiana con una buona
ed efficiente organizzazione di distribuzione estesa su piano nazionale. Il
problema è ancora allo studio e la soluzione non è facile in quanto è strettamente dipendente dalla regolarità
e ancor più dal successo della nostra
politica editoriale.
Fra le Comunità evangeliche, come
è naturale, i rapporti sono più stretti
con le Chiese che fanno parte del
Consiglio Federale (ed in particolare
con quelle — e sono circa ima trentina — che hanno accettato un deposito librario). Di recente si è però manifestato un maggiore interesse per la
nostra editoria anche da parte di Co
munità smora a noi meno vicine (Pentecostali, Chiesa dei Fratelli, ecc).
5. - Come sono i rapporti con le Co
munità e quali Comunità si impegnano maggiormente?
Alcune Comunità sono impegnate
in modo veramente encomiabile. Non
solo con il banco-libri all’uscita del
Tempio o affittando a proprie spese
una vetrinetta per l’esposizione dei
libri, ma < con attività di colportaggio volontario. La spinta in questo
senso è venuta dai giovani di alcune
Unioni delle Valli (in particolare:
Massello. Pinerolo, Pomaretto, San
Germano) ed altre che, forse, dimentico. La F.U.V. ha poi fatta propria
questa indicazione di servizio, inserendola nel programma di lavoro per
tutte le Unioni giovanili valdesi. Il
quadro non sarebbe però completo se
non aggiungessi che, purtroppo, in
altre Comunità — 9 talvolta delle più
numerose — si fa pochissimo o nulla
per la diffusione del libro evangelico.
6. - In quali Unioni giovanili si sta
facendo lo sforzo maggiore in risposta all’appello F.U.V.? Come
avvengono, praticamente, le cose?
Già molte Unioni giovanili si sono
messe seriamente al lavoro. Si tratta,
per ora, di visitare le famiglie della
Comunità proponendo un certo numero di pubblicazioni evangeliche
della Claudiana o di altre Case editrici. Fra le prime Unioni che hanno
risposto all’appello, ricordo un buon
gruppo di Unioni delle Valli, Torino,
Ivrea, Genova, Bergamo, Siena, Forano, Cosenza, Catanzaro, ecc. Altre
Unioni (Firenze, Messina, ecc.) si
stanno preparando per iniziare l’attività nei prossimi mesi. E’ dunque
ancora presto ter tracciare un bilancio. Credo però si possa dire sin d’ora
che l’iniziativa si è rivelata ottima,
non solo per l’aiuto concreto alla diffusione del libro evangelico, ma anche come pratica indicazione di servizio per le Unioni stesse.
7. - Quali i rapporti con le altre Chie
se evangeliche? Al Congresso si è
parlato dell’importanza della cooperazìone appunto sul piano della
stampa...
L’esperienza della comune vocazione vissuta durante le memorabili
aiornate del Ckmgresso evangelico di
Roma non ha mancato di portare dei
frutti. Questo deH’editoria è certamente un campo in cui una piena collaborazione ed un coordinamento degli sforzi è possibile ed auspicabile.
Purtroppo abbiamo assistito a qualche ritorno di fiamma (ma non da
parte di Chiese o Movimenti all’opera
in Italia) di quel settarismo intransigente e dogmatico che speravamo
tramontato.
Siamo in ottimi rapporti ccn le varie librerie evangeliche italiane (Ge
nova, Firenze, Roma, Napoli, Messina, eoe.). In particolare, unitamente
alla Crociata del Libro cristiano di
Firenze, abbiamo partecipato l’anno
scorso alla Fiera deU’Artigianato di
Firenze, in un fraterno spirito di collaborazione.
Meno stretti e continuati, invece,
i rapporti con le altre Case editrici
evangeliche italiane, anche se è stato
recentemente costituito un organo
rappresentativo con sede a Roma (un
Comitato eletto da una assemblea annuale) che già svolge una utile funzione d’informazione e di collegamento. Il problema è per noi complicato
dal fatto che nessuna delle (Chiese
evangeliche membro del Consiglio Federale, con le quali abbiamo più stretti contatti sul piano ecclesiastico e
maggiori affinità programmatiche (e
cioè: Chiesa Metodista, Chiese Battista) è presente come editore in questo organismo rappresentativo. La
Casa ed. Battista non ha infatti finora ritenuto di aderire a questo Comitato editoriale, anche se non è spenta
la speranza che questa decisione possa essere modificata in futuro,
8. - Quali altre Case editrici evangeliche sono all’opera in Italia attualmente?
Ricordo fra le più attive in questo
momento: l’Editrice Uomini Nuovi
del Dr. Laiso (non dipendente da al
cuna organizzazione, di tendenza pentecostale), il Centro Biblico di Napoli
(anch’esso indipendente, di tendenza
battista), i Gruppi Biblici Universitari (che si anpoggiano alla Chiesa
dei Fratelli), le Edizioni A.D.I. (Assemblee di Dio), i’U.C.E.B. (Chiesa
dei Fratelli), ecc.
9. - Qual’è, secondo Lei, dal punto di
vista editoriale, il lato attualmente più carente e che andrà maggiormente potenziato in avvenire?
Sono più d’uno, purtroppo, i lati
carenti della nostra editoria : da un
lato, ad esempio, pubblicazioni che
esprimano un chiaro punto di vista
protestante su alcuni dei più vivi problemi del nostro tempo, nel campo
etico-sociale, come nel campo politico e scientifico. D’altro lato una collana di narrativa che, senza ripetere
i difetti tipici delle collane « edificanti», sappia stimolare la riflessione dei lettori attraverso la forma
narrativa e suscitare problemi anche
in quella vasta cerchia di lettori che
accede volentieri al romanzo, mentre
arretra dinanzi al « saggio » o allo
studio critico. Nel programma editoriale recentemente approvato dalla
Tavola ambedue le esigenze sono state tenute presenti. Possiamo anzi
prannunciare che la prossima lacuna
sta per essere in parte colmata con
l’uscita ormai prossima di due nuovi
titoli di mia collana di attualità : « Il
controllo delle nascite nel pensiero
protestante » di A. Dumas e « Giorni
a Riesi » di Tullio e Giò Vinay.
10. - Che cosa pensa del fatto che
molte opere protestanti cominciano ad essere diffuse in Italia
da editori cattolici o « laici »?
E’ indubbiamente rallegrante vedere crollare molte delle barriere che
avevano sinora tenuto lontana la cultura italiana dal pensiero protestante. Dobbiamo inoltre riconoscere che
tali opere, pubblicate da talune delle
massime case editrici italiane, hanno
avuto una diffusione di gran lunga
maggiore di quella che avremmo potuto assicurare loro con la nostra organizzazione. E’ necessario fare però
alcune riserve:
1) Si è già verificato il caso in cui
l’introduzione nremessa al testo (o addirittura la traduzione stessa ! ) ha sottolineato unilateralmente alcuni lati
del pensiero, ponendolo sotto una luce
alquanto parziale.
2) C’è poi un’altra osservazione
da fare, più sostanziale, di cui sono
debitore ad un membro della com
missione editoriale ; una presenza protestante nella cultura italiana ha un
effettivo valore solo in quanto i Miegge. i Cullmann, ecc. siano presentati
come « voci » di una Comunità evan
gelica che vive concretamente quel
pensiero e quella fede. La semplice
immissione di singoli contributi individuali di pensiero, completamente
avulsi dal loro quadro naturale (che
è la fede della Comunità cristiana riformata), saranno certamente ben
accetti dalla cultura contemporanea,
ma molto difficilmente saranno intesi
nel loro senso di testimonianza resa
all’Evangelo di Cristo.
11. - Siamo dunque passati all’attività
libraria. Lei vede la nossibilità
che una libreria si sostenga unicamente con la vendita di stampa evangelica? Qual’è la linea
seguita dalla Claudiana al riguardo?
La scelta fra; vendita di sola stampa religiosa evangelica e vendita di
libri vari, non è solo motivata da ragioni economiche. A mio avviso la
rigida limitazione dell’attività libraria
al campo strettamente religioso è consegeguenza di una visione alquanto
ristretta della fede cristiana e delle
sue implicazioni ; come se il campo
della responsabilità del cristiano (e
quindi la sua necessità di documentazione e di conoscenza) si limitasse al
momento « religioso » e non anche a
quello etico-sociale, politico, ecc. della
sua vita.
Ciò naturalmente non significa che
non venga fatta alcuna selezione nell’enorme numero di libri pubblicati in
Italia. Solo, la linea di demarcazione
corre su un piano diverse da quello
che separa la sfera del «religioso» dalle altre sfere « mondane ». Bisogna
tuttavia riconoscere che l’attuale
orientamento del mercato librario, con
il « boom » del libro economico in abbonamento, rende notevolmente più
difficile tale cpera di selezione.
12. - Siamo in rapporto con molti col
portori?
Non vi sono purtroppo colportori
che lavorino per noi in modo esclusivo. Si tratta senza dubbio di un vero
e proprio ministerio cristiano che andrebbe rivalutato in vista del sorgere
di nuove vocazioni. Ciò non toglie che
molti colportori siano in frequente
contatto con la nostra Casa editrice.
La difficoltà maggiore finora incontrata per aumentare questo settore di
vendite è data in parte dal carattere
troppo « ad use interno » di molte delle nostre pubblicazioni e in parte dal
livello culturale inadatto al particolare tipo di vendita a mezzo colportaggio. Anche p>er venire incontro a
questa esigenza, la Claudiana sta per
iniziare una serie di opuscoli divulgativi sui problemi più vivi del nostro
tempo : i< Attualità protestante ».
13. - V’è differenza nella richiesta li
braria a Torino e a Torre Pellice?
Si nota una netta differenza ; a Torre Penice è forte la richiesta di buona
\LCliMi OJkTÌ
Tiratura media: 2.,'i()0 ropie ooii punte
di' .S.OOO (ìN. Teatamenlo Annotalo, Chiave
Biblica).
Numero volumi editi annualmente negli ubimi anni: 12-14.
I « Best sellers »: In prima linea: «Ma
il Vangelo non dice così n di Nisbet R.,
gi'unto alla 15" edizione (oltre 30.000 copie vendute); la « Chi.ave biblica (3“ edizione); «Più presso a Te, Signor» di Roslagno G. (9» edizione); «Il medico della
gingia » di Aya».sot E. (2" Edizione), ecc.
Alcuni libri i ome « Eulero » e « La Vergine Maria » di G. Miegge e « 11 problema del Cattolicesimo » di Subilia V. hanno
avuto una eccezionale risonanza soprattutto
alTestero.
■jir Opere pubblicale dal 30-4-1965 ad oggi:
SilSBET R.: «Ma il Vangelo non dice
co.ù » XV ed.
PEYROT G.-ARMAND HUGON A.: «Origine e »viluppo degli Istituti valdesi di
istruzione nelle valli del pinerolese ».
Chiave Biblica. Ili edizione.
Il Nuovo Testamento Annotato - Voi. I
(« / Vangeli sinottici »).
DARCHON .1.: Impegno politico del cristiano (P.C.M. 8).
■SUBILIA V.: «Cattolicesimo e presenza
protestante in Italia i: (P.C.M. 9).
MIEGGE G. : « Protestantesimo e spiritualismo „ (P.C.M. 10).
TOURN G.: « La voce dei Profeti » guida
alla lettura dell’A. T.
« Accadde a Natale » - recite ciclostilate per
Scuole domenicali.
VINAY V.: «Luigi Desanctis e il movimento evangelico fra gli iudiani durante
il Risorgimento ì> (Collana della Facoltà).
TOURN G.: « Bonhoeffer e la Chiesa sotto
il nazismo » (« I Testimoni » 3).
str Di imminente pubblicazione:
DUMAS A.: « Il controllo delle nascite nel
pen.siero protestante ».
VINAY G. e T. : «Giorni a Riesi n.
CHAMBERS O.; « Venga il Tuo Regno» Meditazioni per ogni giorno dell’anno
(«Tout, pour qu’Il règne »'.
LEGGETE E FATE LEGGERE
LIBRI EVANGELICI!
REGALATE LIBRI EVANGELICI
AI VOSTRI FAMILIARI
E AI VOSTRI AMICI!
narrativa in italiano o in francese, libri di viaggi, e in genere tutto ciò che
viene portato alla ribalta dell’attualità; nel campo religioso prevale il libro di edificazione. A Torino, invece,
poca narrativa e netta prevalenza di
« saggi » su nroblemi etico-sociali, libri
storici e teologici.
14. • E’ sensibile la richiesta dì lette
ratura reli^osa? E in quale ramo in particolare?
E’ molto difficile dare una risposta
esauriente a questa domanda, stante
la grande diversità di gusti e di interessi dei vari ambienti con cui entriamo a contatto. Posso .solo dire
molto genericamente che sempre richiesti Tvono i sussidi allo studio biblico (Commentari, concordanze, eccetera); i libri di controversia e di
presentazione della nostra fede- le
opere di teologi noti (Barth, Cullmann, Bonhoeffer, ecc.).
15. - E’ consistente il servizio di mes
saggeria libraria religiosa anche
di letteratura estera? E’ forte
l’invio a mezzo posta a clienti
lontani?
Il volume di richieste di libri di altre edizioni è già notevole, ma non
soddisfacente. Si tratta proprio di un
settore che speriamo noter notenziare
in futuro. Uno degli scopi della Claudiana, come Libreria, potrebbe essere
proprio quello di orientare le scelte
librarie del nostro nubblico. fornendo
un servizio regolare di informazione
stille « novità » più significative ner
l’aggiornamento e ia formazione (in
tutti i campi ; dalla narrativa alla saggistica, alla storia, alla teologia). Per
raggiungere tale scopo è allo studio
un « Bollettino informativo » che sarà
inviato a tutti gli interessati. Questa
iirodesta iniziativa potrebbe — tra
l’altro — ccstituire un primo elemento di quel « Centro di informazione e
documentazione » di cui si avverte da
tempo l’esigenza nel nostro ambiente,
Lo stesso oroblema ha un altro
aspetto: ordinare alla Claudiana libri
o pubblicazioni di altra edizione (anche se, forse, lo stesso libro può essere ottenuto per una via più agevole)
costituisce una forma di appoggio alla
nostra attività anche per chi risieda
in altre zone d’Italia o all’estero.
16. - Che cosa pensa che le Comunità
potrebbero fare per ampliare la
diffusione e quindi sviluppare
tutta la nostra attività in questo
campo?
Possono fare moltissimo. Ogni Cornunità può diventare un « centro di
diffusione » della nostra stampa ( e in
alcune Comunità questo avviene già,
almeno in parte). Ciò può verificarsi
in mille forme diverse che non mi di
lungherò ad esemplificare. La cosa es
senziale è che in tutte le nostre Co
munità (e non solo dove vi è un Pa
store particolarmente sensibile al prò
blema) sorga una viva coscienza del
la nostra responsabilità di testimo
nianza — anche mediante la stam
pa — nell’ambiente che ci circonda.
Non si tratta dunque solo di vendere
di più alTinterno delle nostre Comu
nità (e già gran parte dei nostri prò
blemi finanziari sarebbero risolti se
una famiglia su dieci delle nostre Comunità acquistasse le nostre « novità»!), ma è necessario che il libro
evangelico ridivenga strumento di
evangelizzazione, cioè di contatto e
di dialogo con il nostro prossimo.
Per questo sono convinto che il problema del potenziamento della nostra
attività editoriale è solo apparentemente un problema finanziario. In
realtà è un problema di fede. La Casa
editrice è solo uno strumento; bisogna che le Chiese vogliano e sappiano
servirsene. Ciò di cui la Claudiana ha
assoluta necessità in questo momento
non differisce da ciò di cui ha bisogno la Chiesa tutta : un risveglio evangelico che ci scuota dal torpore della
nostra vita religiosa introversa, di timidi Nicodemi, e faccia di noi dei testimoni che non si vergognano di portare l’Evangelo dovunque (anche in
quegli ambienti in cui sarebbe ritenuto di cattivo gusto!), perchè ne
hanno sperimentato tutta la potenza
Solo una Comunità che senta in pieno Tufgenza dell’appello evangelistico.
avvertirà Timi>ortanza di un rilancio
dell’attività editoriale.
C. P.
5
11 febbraio 1966 — N. 6
U N
pag. 5
NUTRITO PROGRAMMA EDITORIALE
Vorrete sostenerlo?
L’iniziativa, presa lo scorso autunno dal Comitato Nazionale della
FUV, dì orientare l’attenzione delle
"unioni giovanili verso il colportaggio
ha posto i giovani (e molti non più
giovani) membri delle nostre comunità di fronte alla realtà della stampa
evangelica. Si è trattato in molti casi
di una vera scoperta, piacevole s’intende, perchè è sempre bello scoprire
in casa propria l’esistenza di qualcosa di cui non si sospettava resistenza, ma pur sempre inattesa sorpresa.
La stampa, salvo poche eccezioni,
non occupa nei dibattiti sinodali, nelle conferenze o nelle preoccupazioni
delle comunità un posto rilevante; e
nel corso degli ultimi anni si è venuta polarizzando l’attenzione su un
solo aspetto del problema: la stampa
periodica, i giornali, e si è tralasciato
il fatto molto più ampio e importante
delle nostre pubblicazioni non periodiche, cioè dei nostri libri.
Si tratta in realtà di un settore essenziale della nostra testimonianza e
della nostra «presenza», per adoperare un termine che è oggi di moda.
La Chiesa evangelica in Italia è infatti giudicata e valutata non solo in
base alle predicazioni e alle conferenze dei suoi pastori, alla testimonianza singola dei credenti, alle decisioni ufficiali di Sinodi ed Assemblee,
ma anche in base a ciò che pubblica.
Non ci occuperemo oggi del passato, ma dell’avvenire. Per chi voglia
documentarsi, esiste il bel volume
centenario della Claudiana edito alcuni anni or sono, che illustra egregiamente la storia gloriosa — è il
caso di dirlo — della stampa evangelica in Italia. Per quanto concerne
il nostro futuro, invece, la storia rimane da scrivere, perchè ci è chiesto
anzitutto di viverla. E vivere con impegno e gioia la storia della stampa
evangelica nella seconda metà del
secolo è non solo possibile ma doveroso.
E’ possibile perchè i tempi del dialogo ci invitano a scrivere, pubblicare,
tradurre, perchè la posizione, la voce,
il messaggio, le tradizioni delle chiese evangeliche sono oggi richiesti ed
ascoltati, perchè l’isolamento in cui
siamo stati relegati — o forse ci siamo rinchiusi — sembra lasciare il
posto a un tempo nuovo.
L’avventura della stampa evangelica è doverosa, perchè ci è richiesto
dal Signore stesso di « rendere ragione della nostra fede » a chi non conosce la verità evangelica.
Esistono naturalmente due modi di
parlare attraverso i libri e adempiere
così la missione di testimonianza di
cui stiamo parlando ; invitare credenti a tradurre, scrivere, pubblicare
presso case editrici italiane o estere:
tradurre e scrivere pubblicando noi.
Si tratta di due forme diverse e complementari e sarebbe interessante
esaminarle e raffrontarle; vogliamo
dare oggi un breve panorama dei
progetti nostri e delle linee di sviluppo che la Claudiana intende condurre nei prossimi anni.
Vi è anzitutto il settore della formazione biblica, essenziale per i
membri delle comunità evangeliche,
i simpatizzanti, i cattolici che ricercano come noi il messaggio della
Scrittura. Gli strumenti fondamentali per questa formazione sono la
Chiave Biblica, da poco ristampata,
il Dizionario Biblico, di cui si prepara la II edizione, e il Nuovo Testamento Annotato, in corso di pubbli
cazione. Un progetto allo studio prevede, a complemento di questi volumi, un Antico Testamento Annotato e la tanto attesa serie di commentati biblici che sostituisca la classica edizione Stewart-Bosio, centenaria e quasi totalmente esaurita.
Una formazione biblica moderna si
avvale però di altri testi, atti a chiarire alcuni problemi particolari o a
Inquadrare in più ampie sintesi il materiale esegetico. In questa direzione
si sta ampliando la serie « Manuali
di teologia », in cui sono apparsi la
Storia del Cristianesimo di HeussiMiegge e l’InLroduzione siila teologia
del Nuovo Testamento dello Himter,
con un testo di teologia dell’Antico
Testamento e col rifacimento della
« Storia letteraria della Bibbia ».
Accanto e in proseguimento di
questa linea biblica si deve svolgere
un programma teologico. Molte sono
le questioni oggi dibattute nell’ambito
della chiesa cristiana, su cui è urgente documentarsi.
Un posto particolare si dovrebbe
riservare allo studio dei problemi vocazionali del laicato, che non è ancora giunto a sufficiente chiarezza
nei nostri ambienti e per cui si è iniziata da poco una ricerca di materiale. Di maggiore impegno è il progetto,
in parte avviato, di pubblicare una
serie di antolo^gie dei maggiori teolop protestanti, iniziando con Dietrich Bonhoeffer. Antologie panoramiche del pensiero, dei problemi affrontati, delle soluzioni proposte.
La .serie maagiormente avviata in
questo settore si propone però di rendere i nostri lettori informati e documentati sui problemi teologici in
sede di testimonianza e di vocazione.
I due titoli iniziali, in corso di stampa, sono il volume di A. Dumas sul
controllo delle nascite e l’etica sesr
suale nel pensiero evangelico, e il testo di Tullio e Giò Vinay contenente
una raccolta significativa del Notiziario del Servizio Cristiano : « Giorni a Rie si». Si aggiungerà presto un
testo sulla libertà religiosa, uno sul
sincretismo e una attesa valutazione
evangelica del Vaticano II
Quanti altri titoli e progetti rientrano in queste due serie e sono indispensabili, urgenti! Opere di storia,
di polemica (adoperando un termine
tradizionale), di confronto (ricorrendo al termine moderno), di narrativa, di istruzione.
E’ importante segnalare la nuova
storia Valdese, in preparazione a cura di tre nostri studiosi: A. Molnar,
A. Hugon, V. Vinay; una biografia di
Karl Barth, nuovi titoli nella serie
« I testimoni », una collana di testi
della Riforma con opere di Erasmo,
Lutero, Calvino, Zwingli.
La Facoltà di teologia prosegue felicemente la sua opera di ricerca
scientifica; il volume di V. Vinay su
Luigi Desanctis e il movimento evaiigelico fra gli italiani durante il Risorgimento è uscito recentemente ir
questa serie e già si annuncia un lavoro di V. Subilia sul problema della
Scrittura nella teologia contempcra
nea.
Si è imposta da alcuni anni la
Piccola Collana Moderna, giunta già
al suo decimo titolo con la riedizione
del lavoro di Giovanni Miegge : « Protestantesimo e spiritualismo»; alternando opere di divulgazione biblica a
opere di interesse sociale, storico, critico la P.C.M. ha già una sua tradizione e un suo pubblico e ci auguriamo prosegua la sua via con successo.
Alla P.C.M. sta per affiancarsi una
nuova serie « Attualità Protestante ».
Si tratta di opuscoli brevi, di facile
lettura ma documentati e meditati,
atti a presentare al pubblico dei simpatizzanti e dei curiosi che vengono
a contatto con il nostro ambiente, il
punto di vista evangelico su problemi teologici, spirituali e pratici di
maggiore attualità. Si annunciano i
primi titoli, a breve scadenza : si tratta di « La messa in italiano », « Il
culto nella chiesa », « La Bibbia è veramente parola di Dio », « La Riforma protestante », « Scuola laica e
scuola confessionale », « Noi e i comunisti», ed altri. Auguriamo a questa nuova serie un meritato successo,
anche all’interno delle nostre comunità.
L’esame dettagliato di tutti questi
progetti ci condurrebbe oltre il limi
te dell’articolo di presentazione che ci
è stato richiesto ; abbiamo dovuto limitarci perciò a brevi cenni, ma non
possiamo chiedere questo « aperçu »
suH’impegno editoriale della Claudiana senza invitare i nostri amici let
tori a considerare l’impegno richiesto
da questo programma. Impegno finanziario anzitutto, diffusione dei
nostri libri, inserimento nel mercato
librario italiano con pubblicazioni atte a suscitare interesse; soprattutto
impegno di amici, suggerimenti, consigli. collaborazione. Un programma
valido raccoglie energie e uomini in
un comune impegno : riuscirà la
Claudiana a suscitare questo impe
gno? Molti se lo augurano per il bene della nostra Chiesa.
Giorgio Tourn
A Torre Pellice
Un duplice obbiettivo : cooperare
alla formazione biblica, teologica,
ecclesiastica delle nostre comunità; inserirci, nella modestia delle
nostre possibilità, nel mondo italiano del libro e della cultura
Lo novità deii^anno
a cura di ALDO COMBA
La Libreria Editrice Claudiana ha
pubblicato recentemente alcune opere
che desideriamo segnalare^ ai nostri
lettori.
I Vangeli Sinottici costituiscono il
T volume del Nuovo Testamento Annotato, che in quattro volumi offre
un commento breve, semplice, di tutti i libri del Nuovo Testamento. Pur
nella sua brevità il commento è fondato sui migliori lavori della scienza
esegetica recente, e d’altra parte non
è mero concentrato di erudizione bensì un'opera destinata specificamente
al lettore medio delle comunità evangeliche italiane.
II Commento, iniziato sotto la direzione del prof. Giovanni Miegge, è
stato coordinato dal past. Giorgio
Tourn e scritto dai proff. Alberto
Ricciardi e Bruno Corsani e dal past.
Aldo Comba.
Molte persone non leggono più la
Bibbia semplicemente perchè troppo
spesso incontrano versetti o concetti
difficili.
Non è sempre possibile chiedere
spiegazioni ad altri e manca il tempo per dedicarsi a ricerche personali;
si ha bisogno di avere subito sottomano una spiegazione esatta breve
ed attuale di quel che si sta leggendo.
Il Nuovo Testamento Annotato è dedicato specialmente a queste persone
cui la vita moderna lascia poco tempo disponibile, e che tuttavia non si
rassegnano a trascurare del tutto la
propria vita spirituale.
Molti che non leggono più la Bibbia riprenderanno gusto a leggerla
aiutandosi con il N. T. A.
Nuovo Testumento Annotato - Voi. I; I Vangeli Sinouici, pag. 274, brossura L. 2.400;
rilegalo L. 2.900.
Il Valdismo ieri e oggi sì colloca tra
le opere di minori dimensioni ma di
sicuro interesse. Scritto dal past.
Luigi Santini, studioso di storia, il volumetto tratteggia in una settantina di pagine gli avvenimenti essenziali degli ottocento anni di storia del movimento valdese senza cadere in compiacimenti apologetici,
ma sforzandosi di inquadrare le vicende di quel piccolo tenace gruppo
iiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiii
imiiimiiiiiiim'iiimiiiiiit
itiimiimiiitHiiiiiir
Un t,Pstimonf>
BONHOEFFER
Condensare in 90 pagine non solo una biografia — il che non sarebbe poco — ma un
quadro completo di due civiltà : quella borghese ottocentesca della famiglia Bonhoeffer e
quella nazista; una svolta teologica che un
quaderno F.U.V. di quasi 100 pagine fitte fitte ha cercato di caratterizzare nei suoi punti
salienti, il tutto in un linguaggio accessibile a
chiunque, non era certo cosa facile. 1, agile
penna di Giorgio Tourn lo ha fatto nel terzo
volume della collana « I Testimoni », che se.
gue qtielli già abbastanza diffusi cd apprezzati su Giorgio Appia e su Giovanni C.dvino.
Non è qui il caso di riassumere il libro. Di
Bonhoeffer i lettori dell’« Eco-Luce » già
qualcosa sanno, poiché la sua figura è stata
rievocata nel ventennale della sua morte, .a
primavera scorsa. Ma riaverla davanti nella
vivezza delle pagine del libro che presentiamo
è diverso dal seguirne le vicende a puntate
su di un settimanale.
Non a caso abbiamo ricordato l'esistenza
del quaderno F.U.V. su « La grande svolta »
teologica del nostro secolo. Questo testo era,
infatti, stato trovato un po’ difficile da al
cuni. Siamo certi che la lettura del « Bon
hoeffer » di Tourn ne faciliterà la compren
sione a chi avrà la pazienza di rileggersi quel
le pagine dopo aver letto questa presenta
zinne della figura del teologo tedesco. Ch
non avrà la pazienza di farlo, avrà ugual
mente una presentazione ottima, anche se più
succinta, di una parte degli argomenti trattati in quel quaderno F.U.V. e di altri.
Contemporaneamente al « lancio » di questa pubblicazione si teneva ad Agape un campo sulla figura del Bonhoeffei. E’ stata una
occasione di chiarificazione' del ipensiero dei
frequentatori di Agape. E’ emerso più chiaro
il pensiero che accomuna questi giovani, insieme alle piccole e grandi tensioni interne
del gruppo. La stessa occasione di chiarificazione è, in fondo, data alle comunità, col presente volumetto: La Berlino di Guglielmo II
- AlLombra della svastica - Dalia scuola di
Harnack agli U.S.A. . L’anno 1933 . Londra
e la battaglia ecumenica - La chiesa confessante - I clandestini di Finkenwalde Tra il
silenzio e l’esilio . Quando un pazzo guida •
Il carcere . Flossenbùrg, 9 aprile. L’indice
stesso lascia intuire l’interesse degli argomen.
ti e la loro attualità : Londra e la battaglia
ecumenica... Chi pensa più seriamente oggi
al Movimento ecumenico altrimenti che come
una grande istituzione burocratica, magari filocattolica c, comunque, filoccidentale? La
battaglia ecumenica di Bonhoeffer e volta a
far prendere coscienza al movimento ecumenico che la sua esistenza stessa dipende dal
riconoscimento che « La chiesa dei cristianotedeschi non è la chiesa di Gesù Cristo, anche se è legalmente riconosciuta, perchè è
spiritualmente morta, non ha più per fondamento 1 Evangelo di Cristo ». 11 vero ecumenismo non può fare a meno di discriminare il
vero dal falso Evangelo. La chieia confessante... Chi, nelle nostre comunità, si rende
ben conto della differenza teologica e storica
che esiste fra. la chiesa confessante e la setta?
Quanti saprebbero dire con esattezza perchè
la chiesa confessante non è una iraniga di
fanatici esaltati, solo in cerca di motivi per
scomunicare gli altri? Di questo passo, moltissimi altri motivi di riflessione potremmo
rintracciare in questo libro. Il lettore potrà,
più opportunamente, farlo da sè.
C. Tron
di credenti nei più ampi eventi della
storia europea e nazionale. Per molti
riuscirà di particolare interesse l’ampia appendice in cui sono riportate le
più significative prese di posizione del
Sinodo Valdese sugli avvenimenti degli ultimi venti anni. Il Sinodo si
sforza di orientare i credenti di fronte ai problemi dell’oggi, perchè essi
caratterizzano la situazione nella
quale dobbiamo rendere la nostra testimonianza. Molti membri di chiesa
a cui riuscirebbe difficile precisare lì
per lì; la nostra posizione su certi problemi troveranno in questo volumetto un aiuto prezioso.
LUIGI SANTINI: Il Valdismo ieri e oggi Piccola Collana Moderna 7, pag. 75,
L. 500.
Calvino e la Riforma a Ginevra preparato in occasione del quarto centenario della morte del Riformatore
(1564-1954), è uscito con un poco di
ritardo. Non si tratta di un’agiografia, ma di imo sforzo di ricollocare nel
suo ambiente e nel suo tempo quest’uomo che pur con i suoi difetti
umani è stato tuttavia uno degli strumenti più poderosi di cui Dio si sia
servito per condurci alla fede evangelica. Noi non collochiamo sugli altari i personaggi storici, neanche quelli della storia ecclesiastica: cerchiamo però di vederli e di conoscerli come essi furono.
Questo libro è scritto per i ragazzi:
in un paese come il nostro in cui per
sìste una grandissima incomprensione del pensiero riformato è utile che
i giovanissimi vengano presto messi
in diretto contatto con i personaggi
centrali della Riforma.
GIORGIO TOURN : Calvino e la Riforma
a Ginevra - I testimoni 2, ,pag. 112, L. 750.
L’Impegno polìtico del cristiano tocca un problema sul quale molti preferiscono non parlare... buona occasione per leggerei... Anche qui si tratta di un volume molto breve per un
tema molto ampio, ma il suo scopo
non è quello di darci delle ricette di
comportamento politico, bensì di aiutare a riflettere. La politica è l’ambito nel quale si prendono le decisioni
Che riguardano e noi e il nostro prossimo ; possiamo disinteressarci di
quello ohe riguarda il prossimo?
Il volume è arricchito da una prefazione del prof. Roberto Jouvenal e da
una appendice del prof. Vittorio Subilia.
GIORGIO TOURN : Dietrich Bonhoeffer e la Chiesa sotto il nazismo.
«I testimoni», 3, Claudiana, p. 88,
8 tavole f. t., L. 650.
T.AGQUES DARCHON : Impegno politico
del cristiano - Piccola Collana Moderna 8,
pa:g. 77, L. 800.
Cattolicesimo e presenza protestante in Italia è il titolo della conferenza
che il prof. Vittorio Subilia ha tenuto
al teatro Eliseo di Roma durante il
Congresso Evangelico alla fine del
maggio scorso. Tutti quelli che hanno
letto con interesse il poderoso volume
del Subilia su « Il problema del Cattolicesimo» coglieranno volentieri l’occasione di seguire l’evoluzione del suo
pensiero. E chi non ha potuto leggere
il volume maggiore, sarà lieto della
possibilità, che questo volume gli offre, di udire la voce di uno dei massimi specialisti evangelici sul cattolicesimo.
VITTORIO SUBILL\: Cattolicesimo e presenza protestante in Italia ■ Pi'ccola Collana Moderna 9, pag. 48, L. 400.
Protestantesimo e Spiritualismo è
la riedizione di una breve opera del
professor Giovanni Miegge, vecchia
di 25 anni, eppure sempre attuale. Nella prefazione a questa nuova edizione
il professor Valdo Vinay spiega che
l'intenzione dell’autore « è di liberare
il problema dei rapporti fra protestantesimo e cattolicesimo dalle false
antitesi che sono frutto della contar
minazione con l’illuminismo». In questo senso il prosente lavoro è di grande utilità per la impostazione del dialogo col cattolicesimo romano. Infatti
senza questa chiarificazicne di ciò
che è il messaggio della Riforma del
XVI secolo e il genuino pensiero prò
testante sino ad oggi, ogni dialogo
con il cattolicesimo servirebbe soltanto ad accrescere la confusione delle
idee, e sarebbe di danno, piuttosto
che di utilità, agli uni e agli altri.
GIOVANNI MIEGGE: Protestantesimo e
Spiritualismo - Piccola Collana Moderna
10, pag. 51, L. 400.
Il controllo delle nascite nel pensiero protestante è di imminente pub
blicazione. Si tratta dell’opera di un
professore protestante di etica alla
Facoltà teologica di Parigi, Andrò
Dumas. Il libro offre molto più di quel
che il titolo promette; il problema del
controllo delle nascite infatti viene
inquadrato in un’ampia riflessione
evangelica e biblica della sessualità:
non viene descritto l’aspetto tecnico
dei metodi anticoncezionali, ma vengono studiati i presupposti biblici e
etici della condotta cristiana in questo campo; è tenuto conto della posizione cattolica e sono indicati i motivi per cui essa è inaccettabile per
la coscienza evangelica. Da quando il
Concilio Vaticano II ha parlato dell’argomento sono usciti alcuni volumi .sulla questione presso vari editori.
E’ utile che gli evangelici vengano
aiutati a riflettere su questi problemi
da un punto di vista biblico. Non c’è
pericolo che questo libro possa suscitare curiosità malsane tra i troppo
giovani perchè il linguaggio realisticamente austero del professore di
etica scoraggerà dopo poche pagine
chi cerca facili sensazioni. E’ invece
un libro da raccomandare fortemen
te ai giovani che sono entrati o stanno per entrare nella vita matrimoniale: è un positivo aiuto per affrontare un problema ohe per troppe famiglie diventa fonte di tormenti e di
incomprensioni ovvero di ipocrisia e
di conformi.smo, mentre può essere
vissuto con limpida coscienza e con
serenità.
ANDRE’ DUMAS: Il controllo delle nascite nel pensiero protestante L. 1.500.
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Storia Valdese
a puntate
Ci ha fatto piacere di leggere nei due ultimi numeri di una nota rivista italiana (Historia, die. 1965 e genn. 1966) due articoli
che presentano un riassunto completo della
storia valdese. Il primo (pagg. 58-64) è intitolato « L’anno del Barbarossa fu quello
dei Valdesi », e il secondo (pagg. 66-75) presenta i medesimi come ' « Guerriglieri per
sette secoli ». L autore è Renato Giuntini, e
gli articoli sono corredati da ben 18 illustrazioni, alcune delle quali tratte dalle note incisioni della storia del Léger, che rappresentano le nefandezze del 1655, e che nelle nostre pubblicazioni sono state bandite, come
indice di scarso buon gusto!
Non sembra peraltro che Renato Giuntini
sia molto preoccupato di camuffare gli episodi sanguinari della storia valde.se, e di
chiamare le cose col loro nome, forse proprio
in omaggio a quella chiarezza di rapporti interconfessionali che il Vaticano II sembra
aver reclamato, e che richiede anzitutto proprio una sincera e chiara denuncia di quanto è stato commesso da una parte e dall'altra
nel corso dei secoli. « Tantum potuil religio
suadere malorum! ». Glie ne siamo grati.
Se la storia valdese fino al 1848 è stala
ampiamente trattata, non così per il periodo
successivo; può darsi che esigenze di spazio
o altri molivi abbiano indotto l’Autore a impostare cosi il suo lavoro, ma pensiamo che
il Valdismo non può essere soltanto un fenomeno storico, e che è altresì un elemento
presente nella vita italiana, che trae le sue
origini dalla protesta di Valdo e dalla resistenza del periodo eroico, come dall’inserimento nella vita del paese con l’opera di testirnonianza evangelica degli ultimi cento
anni. La storia di ieri è la premessa della
storia di oggi.
Chissà che Renato Giuntini non voglia
preparare a tale scopo un terzo capitolo, con
la sua penna facile e scorrevole? R.
6
pag. 6
N. 6 — 11 febbraio 1966
PARLIAMO DELLA NOSTRA LITURGIA
I lettori ricorderanno che nel mese di novembre avevamo pubblicato
una pagina relativa al prefetto di nuova liturgia; si affiancavano un
articolo del prof. Valdo Vinay, membro della Commissione liturgica,
che presentava i motivi e il carattere di tale progetto, e uno scritto del
di. Claudio Tron, che presentava, come « considerazioni di un laico »,
vari rilievi critici.
In un primo tempo... è stato il gran silenzio; poi, anche sollecitate
da una noterella redazionale, sono giunte varie risposte, in particolare
tre, piuttosto ampie. L’economia del nostro giornale, specie nel succedersi di settimane « speciali », ci ha costretto a rinviare a lungo la pubblicazione di questi interventi, attendendo che si potesse pubblicare un
« numero doppio ». In alcune comunità la « la piccola riforma » è già in
atto, anche da tempo, almeno parzialmente; in altre la si esamina,
«prova» e discute proprio in questi mesi.
Gli interventi che siamo lieti di pubblicare (la diversa composizione tipografica è dovuta al fatto che gli scritti di A. Long e A. Comba
sono giunti quando quello di G. Scuderi era già composto) mostrano
che non si tratta di un problema secondario, formale, ma che — come
sempre — tout se tient e la diversa, talvolta molto diversa, concezione
e sensibilità liturgica esprime una diversità di visione e sensibilità su
che cos’è la chiesa, come vive e di che, qual’è il suo centro pulsante,
dov’è il suo cuore e quale il suo scopo, la sua ragion d’essere. Forse anche
qui il vecchio dono valdese di equilibrio è particolarmente necessario.
Si è voluto dare «ad ognuno il suo»?
Contributo
del saggio
alla discussione
liturgico
« Verba volant, scripta manent » ; ma se
rimangono chiuise in un blooco per appunti tradiscono il movente ohe le ha suggerite e sono infedeli allo scopo per cui furono scritte, e cioè: essere un contributo,
se pur minimo e personale, forse unilaterale ed indubbiamente discutibile, ad uno
scambio di opinioni espressamente richiesto
sul « Saggio liturgico ».
Perciò, sollecitato dai due articoli del
Professor Vinay e Claudio Tron (vedi «EcoLuce» 5-11-65 p. 3), affido al nostro periodico alcune delle note da tempo redatte
per la Commissione Littirgica. Vorrei che
si aggiungessero idealmente, se Pamico
Tron me lo consente, al suo articolo che
condivido totalmente e quindi non riprendo. Sono solo note marginali, sulla forma
di presentazione della liturgia, non tanto
sulla sostanza del suo contenuto, valido
sotto molti aspetti; ma è possibile delineare
con sufficiente chiarezza ed evidenza il limite di demarcazione tra la « forma » e la
« sostanza »? quanto della prima implica la
seconda, e quanto della seconda ha determinato la prima?
Una cosa che colpisce il lettore è il fatto
che le varie parti della liturgia proposta
siano indicate dalle tre speciñoazioni :
« il pastore - il lettore - la comunità ».
Uno scivolamento psicologico doli' opero di Dio allo soggettività umana
Culto ebraico e culto cristiano
Diffido di quelli che vogliono rinnovare la liturgia in base al gusto del
giorno, al diapason della teologia regnante. Il voler essere « à la page » è
sicuro mezzo di essere sempre in ritardo.
La liturgia deve tmire i credenti di
una stessa chiesa, non soltanto nello
spazio, ma anche nel tempo.
Se sono conservatore sul piano liturgico, credo tuttavia che della nostra liturgia dobbiamo fare il miglior
uso degli strumenti che ci sono forniti. E ci penso soprattutto dopo lo
studio su i i^mi che mi ha mes.so di
fronte alla liturgia israelita, facendomi misurare il divario che esiste fra
questa e quella di cui noi disponiamo.
La Utuigia israelita è prima dì tatto storica; essa si aggira su tre poli
ben collegati; la Creazione, l’uscita
dall’Egitto, la presa di Gerusalemme
(con la promessa fatta a Davide). Piano storico della Signoria divina. Ogni
israelita è Davide che beneficia della
promessa in una «storia in cammino » nella quale nulla si ripete, ma
dove rieri si attualizza e si prolunga.
In Israele il Signore mostra, nel culto, che Egli regna sulla storia concreta, e dice ai fedeli : Io regno, abbiate fiducia e ubbidite.
n nostro attuale culto è psicologico. H solo elemento storico è il calendario ecclesiastico che d’altronde rischia di diventare ciclico e mitico. A
parte ciò, il nostro culto descrive una
traiettoria spirituale e mistica che
tende a rimettere i fedeli in contatto
con Dio. Traiettoria che è limgi dal
l’essere la stessa i»r tutti, per cui
VI sono interminabili polemiche. Invece di descrivere obbiettivamente gli
aspetti del piano divino, il nostro cui
to descrive sc^gettivamente i riflessi di questo piano sull’anima umana.
Certo, questo aspetto soggettivo nor
deve mancare e deve avere sempre
un’appropriazione concreta nella « risposta». Ma non si può rispondere
che a dei fatti. Ora, il solo fatto dellr.
salvezza che sussiste nella nostra li
turgia, è la Legge, a condizione di riprendere il Decalogo. Ma le varianti,
numerose quanto curiose, mostrano
che la Legge è compresa in maniera
psicologica.
E’ veramente paradossale che un
cultc cristiano riformato, non comporti (a parte il Credo) (1), nessuna
allusione al Natale, all’entrata in Ge
rusalemme, alla Crocifissione, alla Resurrezione, all’Ascensione, alla Pentecoste. Senza parlare della Creazione,
dell’uscita dall’Egitto e della presa di
(Gerusalemme, gfe tratta innanzi tutto di dibattiti più o meno felici fra la
nostra anima e il suo peccato e il
suo perdono, dibattiti che toccano il
culmine nei cantici.
Non c’è da meravigliarsi se questa
assoluta soggettività e questo ciclo di
natura pagana, scoraggiano parecchi
di coloro che hanno un’anima sveglia
Quando si è abbandonata la storia non
ci si può più ritornare. E' la predicazione che porta il peso troppo grave
di riportare tutte le anime sulla terra
(quando, ahimè, essa non accentua il
potere ascensionale di tutte queste
« anime »).
La liturgia non è più l’interpretazicne del presente alla luce dell’unica
salvezza. E.ssa è fuori del tempo : presenza nell’eternità. Ma l’Iddio della
Bibbia è nel nostro tempo. Egli è perfino nel fieno di una mangiatoia. Nello stesso ordine di idee si potrebbe
sottolineare che le nostre confessioni
di peccato — e soprattutto quella cosi bella che ignoro' se sia di Bèze, Calvino o Bucero — descrivono tutte degli
stati di peccato, mentre Dio non mi
chiede tanto di riconoscere se sono
peccatore, ma che ho peccato. Egli domanda alla Sua chiesa come essa ha
risposto alla Sua misericordia. Tutto
ciò mostra che fatalmente una litur
gia fedele, comporterà sempre questa parte, che non mancò mai nel
culto israelita, d’invenzione e di attualità, che si cercherà di infilare nella preghiera finale. E ancora, la S.
Cena non verrà come un capello sulla
minestra (scusate!), ma come il compendio dell’opera divina e come la sua
trasmissioine (trasposizione) nel nostro oggi. Tutt’al più, pur essendo meno psicologica, la nostra liturgia sarà
meno teologica, ciò che è il miglior
modo di fare della « buona » teologia.
Allora avremo* una liturgia in cammino So bene che ciò non significherà
che la chiesa stessa sarà in cammino.
Si può avere' una « buona » chiesa
(per fortima) con una scadente liturgia, e una chiesa scadente con una
buona liturgia e una buona teologia.
E’ tuttavia probabile che con una
liturgia storica noi aiuteremmo meglio la nostra comunità ad assumere e vivere la propria storia.
Ma tutto ciò non è che un sogno e
forse un nuovo mito.
A. Maillot
(da Réforme)
(1) Una magnifica confessione storica è
il Simbolo degli Ai>o«to.li. Permette tutte
le interpretazioni teologiche. Non comprendo quelli che vi idnnnziano.
Liturgia per ii cu ito pubi» Ugo
NUOVO SAGGIO 1965
Richiedetelo alla Claudiana L. 1,800 la copia.
Difficilmente si sfugge alla impressione
che si sia voluto, tradendo un procedimento tacitamente polemico, mettere ordine,
quasi forzato, in un ipotetico esistente disordine ; si sia voluto dare finalmente « a
ciascuno il suo », per evitare che a qualcuno fosse anco'ra sottratto quanto (secondo
l’Bvangelo? la tradizione liturgica? la
prassi secolare?) gli spettava di diritto.
Pare ohe tre entità, doipo lungo confabulare, si siano divisi i compiti, per cui il
pastore ormai ha le sue parti, ¡1 lettore ha
riguadagnato il suo posto, (che ve ne fosse
uno autorizzato e con tale mansione specifica
nel Nuovo Testamento o nelle Chiese protocristiane è ancora da dimostrare, se non vado
errato), e la comunità che ormai c’è e si vede, sta scritto persino sulla liturgia c quindi
può essere contenta, dopo profondi studi, ha
visto rivalutata la propria posizione essenziale, fondamentale nel culto.
Ma a ben vedere era una posizione che
•aveva già o che, ad eccezione del richiamo
specifico alla recitazione corale del Credo
apostolico e del Padre nostro (dei resto
già attuata in molte comunità), con un po’
di buon senso avrebbe dovuto avere in
ogni chiesa da tempo, pur senza il richiamo tipografico a caratteri maiuscoli sulla liturgia.
Infatti, se si scorre attentamente il « saggio », la parte assegnala alla comunità « in
toto », è essenzialmente quella di cantare
gli inni (cosa ovvia fino a che non si stabilisca la necessità evangelica di un cantore solista) e dire « Amen » alle preghiere.
Fin qui nulla di straordinario, solo richiamo superfluo; però non ci sentiremmo
affatto di affermare die la comunità « diviene annunzialrice dell’Evangelo » solo perchè, oltre a quanto sopra detto, un membro di essa (a turno nelle piccole comunità
0 scelto fra pochi nelle grandi, e sempre
presupponendo la cosa possibile), legga
quei brani indicatigli dal pastore e da
questi precedentemente .scelti in armonia
con il testo del sermone, senza consultare
la comrmità (a meno che non si voglia
giungere a questo per evitare l’inevitabile
soggettivismo di ogni predicatore); ed alcuni altri fratelli pronunzino delle preghiere
spontanee.
Se per il lettore la tentazione di ridurlo
ad un « vice-prete laico », come argutamente ed a ragione, a nostro avviso. Io definiva il Tron, è fin troppo evidente, per le
preghiere spontanee durante il culto pubblico, fatta eccezione delle piccole comunità a carattere rurale e spesso fami
CONTINUA
IN SETTIMA PAGINA
QUELLO CHE NE PENSANO DUE NOSTRI I.ET'TORI
Protesta per una stroncatura
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
il Suo stupore —- e rammarico —
per la totale mancanza di ulteriori
oc interventi » sul tema della Nuova
Liturgia, dopo la presentazione fattane da V. Vinay ed il simultaneo tentativo di stroncatura totale ad opera
di C. Tron (questa simultaneità, caro
sig. Conte, non è stata generalmente
molto apprezzata!), m'induce a manifestare il mio punto di vista, che
è di netto dissenso ai pensieri del
sig. Tron. Certo, sarebbe stato preferibile che altri, ben più qualificati di
me, si fossero presi la briga di confutare le tesi... nichiliste abbozzate
dal Tron, ma poiché i « competenti »
tacciono — chissà poi perchè! — cercherò di farlo io.
Innanzi tutto una impressione di
carattere generale che cercherò di rap.
presentare con una breve similitudine.
Leggendo le critiche del sig Tron,
par di vedere un giardiniere che dia
mano alle cesoie per sfoltire una
pianta dai rami troppo fronzuti. Una
foglia là, un’altra qua, un rametto
quassù, un altro, un altro ancora... il
tutto dolcemente, quasi amorevolmente. Poi, a poco a poco, (forse Tuomo
ci prova gusto) le cesoie non bastano più e Tuomo afferra la scure e
giù botte, alTimpazzata, stroncando
cosi anche i rami più belli e vigorosi.
Ma ora la pianta, così mùtila e deturpata..., non gli piace più ed egli
mena gran colpì allo stesso tronco...
fino ad abbatterla. Infine, volendola
sostituire, prende un’altra pianticina
senza nome, gracile, tisicuzza e stortignaccola e la pianta in terra esclamando giulivo : (f Ah, questa si che
diventerà una bella quercia! ».
Passiamo ora ad esaminare un po’
da vicino le motivazioni poste dal
Nostro a sostegno della sua stroncatura della nuova Liturgia e cerchiamo di commentarle adeguatamente.
1) Il culto è divenuto « Il centro
della vita della Chiesa » - egli esordisce. Questo non è bene, ma è un fatto
evidente ed innegabile. Sic stantibus
rebus, non ci resta che « puntare su
di esso » per un rinnovamento della
vita deUa Chiesa.
Commento: Benché non si capisca
quale dovrebbe essere a il centro della vita della Chiesa » vagheggiato dal
Nostro, sembra evidente che se dobbiamo « puntare » sul culto pubblico
per il rinnovamento etc., occorre anche curare la liturgia di esso, rinnovarla, modificandola ove necessario,
adattarla, aggiornarla, vivificarla. Ed
è appunto ciò che la Commissione liturgica, per incarico ricevuto dal
Corpo pastorale valdese, ha cercalo
di fare, nel miglior modo possibile.
2) La nuova liturgìa risponde a
criteri di « abbondanza » e <c solennità » eccessive, il che « fa pensare alla Chiesa romana, a quella anglicana,
e Taizè... ». Anziché migliorare quella ora in uso, Tha quindi peggiorata.
Commento: Può darsi che, ad una
prima lettura del nuovo testo liturgico, taluno possa ricavarne l’impressione di una certa abbondanza (che altri, magari, definirà « ricchezza »). La
valutazione è necessariamente alquanto soggettiva, condizionala dai gusti
e preferenze di ciascuno. Tuttavia un
paragone, anzi un semplice accostamento alla liturgia cattolica è assurdo, inconcepibile : la caratteristica
fondamentale della nostra lituigia (dì
quella in uso attualmente e di quella
che ci è stata proposta) rimane nel
solco della tradizione « riformata ».
3) Vi sono troppi « doppioni ». In
che cosa esattamente consistano questi (( doppioni », non è facile comprendere. Sembra — dico sembra — che
l’inno, dopo « le parole di grazia »,
costituisca un « doppione » rispetto a
quello « di introduzione », perchè entrambi... sono « inni di adorazione ».
Commento: Oh, poveri noi, che abbiamo sempre creduto che, cantare le
lodi del Signore, fosse qualcosa di
bello, di altamente significativo per
esprimere, coralmente, la nostra gratitudine a Dìol
4) Cosi pure le preghiere — prima e dopo il sermone — c quelle
che precedono, e seguono la Santa Cena eie. sono lutti a pericolosi doppioni » perchè... « sono elementi che significano la stessa cosa ».
No comment.
5) Il nuovo testo liturgico presenta,
tutto sommato, delle « novità estre
mámente pericolose ».
Commento: Dì veramente « nuovo »
— nel testo liturgico — c’è ben poco; e quel poco non può assumere, in
ogni caso, carattere di « pericolosità ».
Ci sono ben altri motivi di allarme
e di pericolo neUe nostre Chiese!
6) Tutte queste « novità » (abbondanza e solennità liturgiche, doppioni etc....) vanno « a scapito della par.
tecipazione della comunità al culto ».
Commento: Si potrà dire, forse,
che la nuova liturgia, non raggiunge
in pieno lo scopo che si era manifestatamente prefisso, di ottenere cioè,
in qualche misura, una maggiore partecipazione reale delTassemblea allo
svolgimento del culto, ma affermare
che il nuovo testo procede verso un
fine diametralmente opposto, assolutamente no.
7) Istituzione del «lettore». Delle
due Tuna, dice il Nostro: o si tratta:
di un timido tentativo di far parte- i
cipare i laici allo svolgimento del i
culto oppure è « un modo per rendere
PIU’ SOLENNE il culto stesso »! |
8) Tutte queste cose, sentenzia il !
Nostro, dimostrano che la nostra ;
Chiesa è « chiusa su se stessa ».
Commento : Sarà anche vero che la
Chiesa valdese è « chiusa su se stessa » ma pretendere di darne la dimostrazione con siffatte argomentazioni è — francamente — un po’
forte. A mio avviso, un'affermazione
di questo genere dimostra una cosa
sola: la tendenziosità preconcetta di
chi Tha formulata.
9) Infine — siamo ormai giunti alle ultime « bordate » con i grossi calibri demolitori — « la predicazione
(com’è fatta ora) NON HA CARATTERE COMUNITARIO». Oh beRa,
e come mai? Perchè? Bisogna — dice
il novatore Claudio Tron — che il
predicatore si limiti a « introdurre »
il tema del sermone, a « impostarlo »!
Poi, sotto a chi tocca! Si « apra » un
bel dibattito adottando (soggiunge
con incauta baldanza il Nostro) « la
liturgia in uso nelle sedute delle nostre unioni giovanili, quando (sic),
a parere di molti c’è UNA TOTALE
ASSENZA DI LITURGIA e si fa
quella che, con termine laico, è chiamata DISCUSSIONE».
Commento : Questo si che è parlar
chiaro! Niente più liturgia, niente
preghiere, inni (tanto più se « doppioni ») ma un bel dibattito, « animato » e, possibilmente, « vivacizzato » da molti « interventi » (e perchè
no, da qualche interessante contraddittorio con qualche ateo), il tutto in
un atmosfera di alta demagogia!
Cerchiamo di immaginare — basta
un briciolo di fantasia — un « culto»
di questo genere nel tempio di Piazza Cavour, qui a Roma, Tenuto conto delle dimensioni della sala (meglio non chiamarlo più « tempio », il
termine è troppo « solenne ») e dell’infelice acustica, occorrerà dotare
ogni banco di microfoni collegati agli
amplificatori, nonché (i dibattiti son
sempre lunghi) di... posaceneri per
fumatori. Poi ( «crescit eundo... ») bisognerà pensare a rifociUare i cosid
Non è poi una liturgia veramente “nuova,,
Un lettore, da Bergamo: i
Caro direttore, ;
in risposta alTinvito pubblicato sul j
giornale di intervenire nel dibattito
sulla Liturgia ti mando alcune mie
riflessioni.
La nuova Liturgia segue (arricchendole o complicandole) le linee
delle nostre liturgie precedenti. Son
ftuesle linee che bisogna valutare alla
luce del Nuovo Testamento.
La prima caratteristica che salta
agli occhi è la contrapposizione tra
un celebrante (il pastore) e la massa
passiva. L'aver introdotto un « lettore » non cambia nulla di ¿sostanziale :
al massimo si tratta di due celebranti. Nel Nuovo Testamento sj osserva
invece che nelle adunanze dei credenti
la parola è libera a tutti (comunque a
tutti gli uomini) e che se vi sono
delle prescrizioni esse tendono precisamente a far si che questa libertà
di tutti venga salvaguardata contro
quelli che quando hanno aperta bocca non riescono più a tacere. La nuova liturgia prospetta si la possibilità
di preghiere spontanee ma non si vede perchè tale spontaneità sia limitata alle preghiere e non possa estendersi anche alTesortazione; e non si
vede neppure come possa esercitarsi
nel limitatissimo tempo che rimane
quando tutta la parte fissa della liturgia è stata eseguita. L’introduzione
di quell’elemento spontaneo rimarrà
un conato velleitario se non si indaga
più a fondo la questione del carattere
del culto.
Naturalmente l’idea che in un culto lutti possano prendere la parola fa
sorridere molti che pensano subito:
(( Chissà che baraonda! » Pensare così
significa diffidare del popolo (del popolo dei credenti, in questo caso!)
supponendo che tutto vada a catafascio quando si da libertà ad esseri responsabili : dopo tutto in un Sinodo
o in un’Assemblea di Chiesa non succede nes.suna baraonda, pur essendovi
libertà di parola! Inseparabilmente
connessa a tale libertà è la questione
se nel culto debba manifestarsi una
detti « fedeli » durante le discussioni, etc.
C'è da chiedersi soltanto, caro Direttore, se sarà lecito chiamare questo un « culto »... o non piuttosto una
orrenda parodìa...
Cordialità dal Suo (disgustalo)
Aldo Long
differenza qualitativa tra celebrante
e credenti.
Se il culto fosse un rito vi sarebbe
naturalmente una differenza fondamentale tra sacerdote e popolo perchè
l'uno non può sostituire l’altro: ma
il nostro culto non è un rito.
Se il culto fosse insegnamento vi
sarebbe anche una differenza tra maestro ed uditori : essi non sono intercambiabili. A volte (nella Riforma
per esempio) il culto evangelico ha
preso molto fortemente il carattere
di insegnamento: si trattava dì incul.
care i fondamenti dell’Evangelo alle
masse rurali di un'Europa malamente
e superficialmente cristianizzata. Ma
fondamentalmente il culto non è insegnamento: questo è impartito ai
catecumeni e anche reciprocamente
fra i fedeli (confrontare Aquila e Priscilla con Apollo) ma normalmente
non nelTassemblea plenaria.
Se il culto fosse annunzio, anche
allora vi sarebbe una diversità tra
araldo e popolo : essi non sono intercambiabili perchè l’uno ha un. messaggio che gli altri non hanno. Tale
è precisamente la situazione missionaria, quando uno o pochi portano
l’Evangelo a un popolo che non ne sa
nulla. Ma la situazione è molto diversa nel culto della comunità dove
tutti si raccolgono appunto perchè
hanno creduto all'annunzio; esso potrà tutt'al più venire ripetuto ma non
più effettivamente « annunziato ».
Nell'adunanza dei credenti ciascuno usa il proprio dono per l’edificazione comune, e il dono per eccellenza è quello profetico, quello attraverso
il quale il Signore parla alla Comunità per darle concrete indicazioni sui
suoi problemi attuali : questi « imperativi » si fondano sull’« indicativo »
della grazia già concessa. La libertà
di parola nel culto non è uno scambio dì opinioni ma è un inchinarsi
dinnanzi alla libertà del Signore che
può prendere uno qualsiasi dei fedeli per porre davanti alla Comunità
una precisa vocazione a un servizio o
a una testimonianza come vengono
richiesti dalle circostanze dì tempo,
luogo, ambiente in cui la comunità si
trova. La predicazione « non è mai
quella che noi chiamiamo un retto
insegnamento. Ma è sempre un discorso profetico — che va commisurato
alTìnsegnamento apostolico — è sempre un rendere testimonianza a cui
partecipa pienamente la persona del
testimone, è un discorso che, fondato
sull’autorità dello Spirito, deve osare
interpretare il nresentc » (Eduard
Schweizer: Der Golle,‘idienst im N. T.
pag. 12).
In un culto siffatto il compilo del
teologo è quello di « provare gli spiriti » e di richiamare alla insostituibile testimonianza degli Apostoli che
si trova nella Scrittura. Questa rimane controllo e criterio di tutto ciò che
avviene nella Chiesa. Un culto cosi,
non conduce gradatamente alla Santa
Cena come ad un culmine ¿acro, bensì parte dalla Santa Cena come segno
ed affermazione del nostro essere in
Cristo, .sul quale soltanto è possibile
fondare preghiera, profezia, discernimento, ascolto e testimonianza della
comunità nel mondo.
Questa visione del culto è assai
conforme al Nuovo Testamento, ina è
diversa dalla nostra tradizione liturgica. A me pare che nel preparare la
nuova liturgia si sarebbe dovuto avere meno rìgido ossequio alla tradizione e più attenzione agli interrogativi
critici che il Nuovo Testamento rivolge alla nostra attuale forma di
culto. Uno dei grandi benefici della
Riforma è quello di averci dato la
libertà nei confronti delle tradizioni,
per cui non ci sentiamo nè obbligati
a fare come fecero i padri nè obbligati a cambiare ad ogni costo, ma
possiamo liberamente valutare Tercdità del passato alla luce della vocazione del presente controllata dalla
testimonianza apostolica.
Orbene l’eredità del passato è quella di un culto-lezione; ottima cosa al
tempo della Riforma e per parecchi
secoli dopo, ma non più oggi, per lo
meno non sempre. Lo si sente: da
varie parli c’è insoddisfazione. Ed
ecco che la tentazione è quella dì inclinare dal lato del ritualismo: il
« rinnovamento liturgico », Tecumenismo, tutto porla oggi in quello direzione e la nuova liturgia non vi si
sottrae, o per lo meno dà Timpressione di non sapervisi .sottrarre e questo mi pare perìcolo.so! Sono convinto che l’ora attuale richiede una decisa inversione di tendenza : la nostra
adunanza domenicale non è una lezione e non deve diventare un rito:
dev’essere la pura e semplice assemblea di chiesa nella quale i credenti
fanno uso ciascuno dei propri doni
per il bene comune, che consiste nelTindividuare di volta in volta quale
sia la nostra vocazione nella realtà
concreta del momento, nelTimpegnarci esplìcitamente ed aiutarci mutuamente ad adempierla. Aldo Comba
7
11 febbraio 1966 — N. 6
pag. 7
Julius Beudur
uu amico
La notizia della morte del vescovo
evangelico Dr. Julius Bender è già
stata data ai lettori del nostro settimanale. La sua fotografia ci aiuta ora
a rivederne il volto franco e sinceramente aperto a tutto ciò che riguardava la missione della nostra Chiesa
Valdese, pronto a manifestarle segni
concreti di amicizia e di generosa solidarietà.
Molti lettori ricorderanno il \escovo
Bender seduto sui banchi dell'aula sinodale in rappresentanza della Chiesa
Evangelica del Badén; altr; lo avranno incontrato a Frali in occasione dell’inaugurazione del nuovo tempio, alcuni anni or sono; ad Angrogna per
l’apertura della casa di riposo messa
a disposizione dei pastori della noslia
Chiesa, o alla Casa delle Diaconesse
di Torre Pellice, dove era solito soggiornare con alcuni membri della sua
famiglia. E penseranno a lui come ad
un fratello in fede il quale, pur vivendo lontano da noi, ha saputo essere
vicino a noi con il pensiero e con gli
atti della sua vita.
Ho avuto il privilegio di stringere
rapporti di fraterna collaborazione eoa
il Dr. Bender e con il Sinodo della
Chiesa Evangelica del Badén durante
alcuni anni di intensa attività. Sono
stato invitato ben quattro volte a quel
Sinodo in rappresentanza della nostra
Chiesa e conosco per esperienza l’opera del vescovo Julius Bender in favore della Tavola Valdese e delle su(j
varie, talvolta pesanti responsabilità.
Ho accompagnato il vescovo Bender,
insieme con gli Oberkirchenrat Kiihlewein e Lohr, nel Lazio e fino in Sicilia, per aiutarli a conoscere la nostra
opera, secondo il loro vivo desiderio.
Pubblicando la fotografia di questo
fedele amico, ne rievochiamo la memoria con profonda riconoscenza.
Non gli fu più possibile partecipare
al nostro ultimo Sinodo, com’era sua
intenzione, a causa della malattia che
l’aveva colpito. In questi ultimi mesi
egli mi scriveva spesso, dicendomi fra
l’altro : « Parfois j’ai l’impression que
ma vie s’approche de sa fin... Dieu
peut tout dans sa toute-puissance, mais
Il veut surtout la prière de notre Sauveur Lui-même: Mon Père, non pas
ce que je veux, mais ce que tu veux ».
La Chiesa Valdese tutta conservi un
ricordo buono e riconoscente del vescovo Julius Bender che il Signore ha
richiamato a Sè. La sua famiglia sia
confortata dalle divine promesse che
sono, per quelli che piangono e per
tutti noi, il fondamento sicuro della
nostra fede e della nostra perseveranza
cristiana. e. r.
io- TV dolía Sràera Italiana
Domenim 13 febbraio. — Ore 9,15: conversazione evangelica alla radio, past. Otto
Ranch.
Alla iìnr (li’lu trasmissioni televisive: La
Parola del Signore, past. Guido Rivoir.
Il Dr. Julius Bender.
(foto R. Jahier)
GERTRUD SCHUHMACHER
Un amore
che ha vinto rodio
Gartrud Schuhmacher, assistente di chiesa,
ex segretaria della Gioventù Femminile Evangelica del Baden, è tornata alla Casa del Padre il 1° febbraio scorso.
L’avevamo vista per l’ultima volta, poche
settimane or sono, a Karlsruhe dove ci eravamo recati per il funerale del vescovo J. Bender e dove un membro del Consiglio Superiore della Chiesa ei aveva avvertiti che essa
era ricoverata nell’ospedale delle Diaconesse
di Riippur con una prognosi di pochi giorni
di vita. Ci aveva accolti con piena lucidità
e ci aveva parlato delle care Valli Valdesi,
dei cui ricordi era ancor pieno il suo cuore,
raccomandandoci di salutare quanti in esse
la ricordavano. Era una triste sera di gennaio,
pochi momenti prima che ripartisse il treno
per l’Italia. Nel pomeriggio s’era trattato del
commiato da quel nobile e grande Amico
della Chiesa Valdese che era stato l’ex-capo
della Chiesa Evang. Unita del Baden-, qui si
trattava del commiato da colei che, umile e
modesta, era stata la prima a stabilire dei
rapporti tra il Baden evangelico e la Chiesa
Valdese e grazie alla quale erano nati gli
innumerevoli e splendidi rapporti oggi esistenti tra loro.
Avevamo veduto Gertrud Schuhmacher la
prima volta undici anni or sono, netta stazione di Torre Pellice sul finire della primavera. Giungeva a capo di un numeroso gruppo unionista, accompagnata dal cappellano
pastore Fr. Allinger per una breve vacanza
nelle Valli. Dovevano tutti alloggiare nelle
scuole di Villar Pellice dove, tolti i banchi
scolastici, erano stati sistemati dei letti ricevuti in prestito dall’ospedale e dall’Orfanotrofio di Torre : venivano, come tre anni prima un centinaio di Valdesi del Württemberg,
per vedere se era vero che qui ci fossero dei
credenti in Cristo i quali, malgrado la guerra, fossero ancora capaci di amare i credenti
in Cristo di Germania.
L’esperienza fu positiva; in quella medesima stagione estiva, lei ed il pastore Allinger
tornarono altre due volte alle Valli con altri
due gruppi e da quel momento i rapporti
si fecero cosi intensi e regolari che a Villar
Pellice dovettero sorgere in primo luogo la
easa di ferie « Il eastagneto » diretta dai coniugi Lazier (la signora Gisela Lazier Stössinger era stata intima amica di Gertrud
Schuhmacher), eppoi la Miramonti.
Per poter meglio prendere contatto con
noi, imparò prima la lingua francese eppoi
quella italiana fino al punto da parlarle con
molta disinvoltura; per crearci una base di
Contributo alla discussione
del saggio liturgico
amichevole simpatia nel Baden prese a visitare città ed unioni, parlando ovunque dei
Valdesi e mostrando diapositive, oppure scrivendo articoli su giornali e riviste. Dipingeva pure con vero talento e sceglieva quasi
tutti i suoi soggetti nelle nostre valli.
E fu lei ancora ad accompagnare per la
prima volta un pastore di Villar Pellice a
Herrenalb, nella Accademia Evangelica della
Chiesa del Baden e a presentarlo all’Oberkirchenrat Katz del Consiglio Superiore della Chiesa, il quale poi lo introdueeva presso
il vescovo Bender. E, ogni volta, la buona
Gertrud se ne rallegrava : « Queste sono amicizie importanti per la nostra causa! Questi
Signori potranno fare molto in vista dell’amicizia delle nostre Chiese! ».
Perchè rallegrarsi per questa speranza ora
divenuta splendida realtà? La sua vita tessuta di solferenze e di laerime non avrebbe
dovuto invitarla alla speranza. La sua famiglia distrutta dalla guerra l’aveva lasciata
quasi sola al mondo. Quel fidanzato al quale
aveva sognato un giorno di unire la sua vita,
glie lo avevamo ucciso noi, i nemici della
sua patria ma, ciò malgrado, dedicò quel che
restava della sua gioventù e delle sue forze
a riavvicinare le nostre chiese già separate
dalla guerra maledetta...
E sapeva Gertrud che tra di noi parecchi
erano ancora animati da sentimenti ostili
verso gli appartenenti al suo popolo; eppure
essa ci amava, noi nemici, come Gesù aveva
detto, e dove essere esaudito nel suo sogno
di veder sorgere una fraterna e sincera amicizia tra la sua Chiesa e la nostra.
La fine di Gertrud Schuhmacher è stata come avvolta nella tristezza. Lutti, malattie, so.
litudine, unica consolazione, le visite frettolose di antichi compagni di lavoro e i ricordi
di un apostolato fedele. Non è certo stato
possibile a quanti ella ha beneficato di recarle un conforto in questa sua valle delTombra della morte e anche noi dell’Italia,
non abbiamo potuto inviarle neppure un fiore per il suo funerale. Ma il Signore sa che
rimane qualcosa di molto più importante di
questi fiori.
Tu, cara sorella nostra, sei venuta nel nome di quell amore di Cristo che è più forte
dell odio della guerra e parlando di questo
Amore ti rianimavi tutta ancora sul tuo letto
dì morie...
E noi, edificati dalTesempio "^he ci hai
dato continueremo con maggior z-elo a combattere la medesima battaglia dell’amore con.
Irò l odio finche Dio ci darà vita. Arrivederci,
sorella Gertrud! Enrico Geymet
iiiiimiiimiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMuiiiiiiiimiiiimiiiimiiiiimiiiiiiM'iMiimmmiimmtiiiiiiiiiiiiiiii
SEGUE DALLA SESTA PAGINA
liare in cui ciò può anche essere possibile,
il discorso è più lungo. Una preghiera
estemporanea deve edificare e quindi presuppone una preparazione spirituale, bihlica, buon senso catechistico, scelta di
pensieri, voce esercitata; inoltre si deve
evitare ohe siano sempre i soliti tre o
quattro ad alternarsi, altrimenti la preghiera spontanea diviene una prerogativa di
pochi e la comunità a lungo andare si
a;bitua a quelle voci e sì chiude in sè a tal
punto che il rimedio viene ad essere peggiore del male. E poi, voglia il Signore
ohe tale preghiera non sia a tal punto improvvisata ed incontrollata da contenere
tutta la Bibbia e pensieri cosi generici da
distrarre la comunità dal messaggio particolare udito poco prima.
Credo che si stia facendo, di un serio
problema spirituale (esortare le comunità
a una maggiore e più attiva partecipazione
cosciente al culto) una esagerata e un po’
polemica rivendicazione di alcuni aspetti
attuabili, anche se in parte marginali, sostenuti da una tendenza liturgica e che essenzialmente si riducono a due; lettore e
preghiere spontanee. Basti una occhiata
alla « forma » della liturgia proposta.
Il saggio della Commissione Valdese per
la Liturgia del novembre I960, a parte le
fondale riserve dei Tron sui « doppioni »,
ci pare più « saggio » sia di quello del
1963 ohe del suo attuale ampliaimento del
1965; in quanto divideva il testo liturgico
indicandone logicamente ed in modo corretto non « chi » deve eseguire e pronunziare le varie parti, bensì « che cosa » si
intende dire con esse, cioè il loro significato che ne giustifica e ne rende necessario
l’inserimento nel testo liturgico. Non avevamo le indicazioni, in parte ovvie: «pastore - lettore - comunità » quasi fossero
gli autorevoli unici officianti di un rigido
formulario, ma ci si trovava a maggiore
agio nello scorgere (anche sul pulpito e
con una rapida oochiata) le indicazioni:
invocazione - inno spontaneo - testo biblico - preghiera - inno - invito alla confessione, eccetera.
Quanto detto vale anche a maggior ragione per la Santa Cena i cui prolissi formulari (un vero piccolo culto nel culto)
monotonamente suddivisi nelle loro varie e
numerose parti dalle solite « indicazioni »
(pastore ■ lettore - comunità) ohe chiamerei piuttosto « imposizioni indicative », ingenerano solo confusione.
Chiunque avesse consultato il testo del
1960 avrebbe certamente compreso il senso spirituale delle singole parti senza eccessivo sforzo. Ma ora si vorrebbe ohe questo nuovo saggio liturgico (1965) fosso dato
anche agli anziani ohe dirigono e si oocupano dei piccoli gruppi di diaspora, e ohe
lo si usasse per i eulti di famiglia. E’ bene
ohe la « liturgia » della Chiesa non sia riservata ai pastori, ma divenga per le comunità strumento atto ad esercitare ed
edificare la fede, ma l’attuale saggio, soprattutto per i motivi riportati precedentemente, mi sembra inadatto allo scopo.
Una forma nuova, presentata come lo è
nel saggio, rischia di divenire forma imposta quando è affidata per la « prova » a
persone la cui capacità di disoemimento
critico non è sufficientemente acuita da una
adeguata preparazione teologica e spirituale. La forma può imporei cosi alla sostanza.
Che le varie parti, poi, vengano pronunziate d.al pastore o dal lettore o dalla comunità, è un discorso a parte che, se si
vuole, può trovare una indicazione tra
parentesi nel corso del tosto liturgico, ma
ohe dovrebbe essere oggetto di studio nelle
comunità nei consigli di chiesa in via preliminare e con l’ausilio di uno studio opportunamente preparato da un competente,
e ohe con argomentazioni bibliche, storiche, considerazioni cateohiistiobe, guidi i
nostri membri di Chiesa alla meditazione
cosciente del problema. Si tratta infatti di
acquisire certi principi evangelici, di farli
propri, non di seguire pedissequamente del
'iiiiiiiiiiiiiimiiimiii
iiiiitiiiiiiiuiiiimiiitiHU*
Un^attività culturale degna di nota
Ti 1, • . 1 11 o . Elenco di doni ricevuti
Eubbhcazioni della bocietà per i giornali Eco-Luce
di Studi Valdesi
La benemerita Società di Studi Valdesi,
che lavora .silenziosamente alla diffusione
della storia delle eresie, della Riforma e del
Valdismo. pubblica in questi giorni:
Gt .STAVO Boixhard. La Scuola Latina di
Pomarello, 1865-1965 (opuscolo del XVII
febbraio). Si traila di un compendio rapido,
ma completo della ben nota istituzione scolastica nei primi cento anni della sua nuova
sede, tanto più interessante in questi tempi
in cui il problema dei nostri istituti di istruzione è diventato attuale.
Bollettino N. 118 (dicembre 1965). Contiene un'ahhomlantc serie di studi: del prof.
Amedeo Molnar, sui Valdesi di Boemia e sui
loro rapporti con gli U.ssiti, del prof. Arturo
Pascal sulle vicende dei Valdesi imprigionati in tutte le carceri del Piemonte nel nefasto 1687 (con un’appendice dei nomi di
centinaia di morti), della signora Aia Soggin
sugli scritti del pastore Emilio CornEà, e del
doli. Osvaldo Cois.son, sui reperti preistorici
nella Val Pellice.
Si tratta nel complesso di una lettura appas.sionante di tante pagine del passato.
Ricordiamo inoltre il n. 1 dei Quaderni
di Storia Valdese, pubblicato l’anno scorso
a cura della Società e curato da A. Pascal:
« La prigionia dei ministri valdesi (1686
1690) », di 190 pagg. (L. 1.000), in cui con
ricchezza di documentazione viene presentata la tragica vicenda del corpo pastorale
valdese durante gli anni in cui i! popolo
delle Valli errava nell’esilio di Svizzera e di
Germania.
— E’ uscito inoltre, anche in questi giorni, e sempre a cura di A. Pascal, un volume di 350 pagg. su « Le Valli durante la
prigionia dei Valdesi (1686) » (L. 2.000). Riservandoci di ritornare a parlarne, per adesso ci basta segnalare che esso si occupa della
confisca e della vendita dei beni dei Valdesi
imprigionati, e cioè di tutto il territorio delle
Valli Valdesi, con una grande abbondanza
di notizie di grande interesse.
— La Società di Studi Valdesi si rivolge
agli amici e sostenitori, onde avere la loro
solidarietà fattiva in tutte queste opere di
divulgazione : solo con l’aiuto di tutti essa
potrà lavorare e continuare nel suo cammino, come ha potuto appunto fare fino ad oggi
grazie all’interesse di molti amici.
— Ricordiamo che l’opuscolo del XVII e
il Bollettino vengono inviati gratuitamente
a tutti i soci, e che tutti possono diventarlo,
versando la quota di L. 1000 (più L. 200 per
iscrizione) sul c.c.p. n. 2/4428, Soc. Studi
Valdesi . Torre PeUice.
Da Luserna S. Giovanni: Franco Bonnet
L. 200: Augusto Martinat 150; Nancy Lapise 200; Enrico Favoni 200; Placido Mondon 500; Enrichetta Peyrot 200; Federico
Eynard 200; Enrico Gay 500; Ester GriU
Bonjour 300; Eugenio Long 500; Giuseppina Arnoulet 1.000.
Da Torre Pellice: Nora Gay 500; Marghe.
rita Costahel 200; Beniamino Peyronel 1.000;
Abele Ghigo 500; Cesare Malanot 200; Cecilia Besozzi 500; Umberto Pcllegrin 500.
Da Torino: Enzo Purpura 1.000; Clemente Beux 300; Eugenia Bensa 500; Clotilde
Bragget 1.000; Alice Rostagno 500; Elisia
Martini 500; Irene Proietti Bounous 300;
Eugenia Borione 300; Marisa Chiavia 300;
Aprile Valezano 500; Giacomo Vigne 300;
Guido Vinay 1.000; Alfredo Camera 1.000;
Paolo Caruso 200; Mario Jahier 3.000; Alb.
e Jean Berlin 500; Enrico Fenouil 300;
Ismaele Marchini 250.
Da Pinerolo: Gabriele Coucourde 1.000;
Arturo Long 3.000; Alice Adelina Long
2.000; Beniamino Carro 500; Clelia Balmas
500; Elìsa Alliaud 200; Maria Carlelti 500;
Luigia Ribet 500; Gino Bertalot 500; Edoardo Giraud 500; Mario Berlin 200; Emilio
Long 500; Berta Gardiol 200; Dante Gardiol
500; Fernando Balmas 200; Adolfo Vola
300; Guido Vinçon 500.
Da Pamaretto ; Paolina Barus (Perosa)
500; Federico Barel 100; Tommaso Menusan
200; Guglielmo Pons 1.000; Giosuè Ribel
200; Edmondo Long 500; Levi Massel 200;
Bartolomeo Volai (Perosa) 200; Laura Mi
col (id.) 250; Vitale Jahier 500; Enrico
Chambon (Inv. Pinasca) 500; Silvio Peyronel (Perosa) 200; Giosuè Ribet (Strada Podio) 300; Enrico Peyrot 200; Ernesto Jahier
450; Enrico Artier 200; Corrado Peter (Perosa) 500; Alma Justet (Inv. Pinasca) 200;
Edoardo Barai (id.) 200; Aldo Cambon (id.)
1.000.
Da Roma: Giorgio Girardet 2.000; Giovanni Vezzosi 1.000; Paolo Casforina 500;
Umberto Savoja 500; Raffaele Di Battista
200; Giovanni Messina 1.000; Guglielmo
Angiolillo 500; Alfredo Giocoli 1.000; Frida
De Farro 1.000; Gianfiliherto L eonardo
1.000; Eros Lala 1.000.
Da Massello: Elisa Micol 300; Ernesto Micol 200; Virginia Pons 200; Luigi Micol 300.
Giov. Alberto Tron 500.
Grazie! {continua)
TOBHE PEUICE
La festa valdese del 17 Febbraio verrà celebrata anche quest’anno col seguente programma :
Al mattino manifestazione dei bambini
che si concluderà in chiesa. Culto di commemorazione alle 11; aUe 12 pranzo al Convitto. Per quest’ultimo si prega vivamente
di prenotarsi entro lunedi 14 corr, presso la
Cartoleria Mura. Alle ore 21 neU’Aula Magna verrà rappresentata dai nostri giovani
una commedia inedita.
le indicazioni liturgiche in un senso o nell’altro, secondo le convinzioni e gji erienlamenti .di una Gonnnìssione o di un oingolo il cui pensiero può aver prevalso.
Eippure vi sono delle parti Uturgìehe che
andrebbero affidate con sempre -maggiore
frequenza alla comunità e di cui pero non
si fa cenno alcuno.
La co'lletta ad esempio; non sarebbe il
caso che i nostri membri di Chiesa a turno si alzassero dai loro posti tradizionali
per raccogliere le offerte della comunità?
E’ un umile servizio (apparentemente) che
forse non miti si sentirebbero di fare, ma
che tutti possono fare. La colletta è inoltre un atto liturgico maggiormente significativo ed indubbiamente più impegnativo
di una preghiera spontanea o della lettura
biblica fatta dal lettore; è la rispoista immediata, concreta, visibUe, corale, della
comunità alla predicazione della Parola. La
colletta dovrebbe essere fatta sempre dopo
il sermone e presentata a Dio in preghiera,
ma il « saggio » di liturgia presentatoci
non si preoccupa di ciò e non ha neppure
una preghiera per le offerte. Qualcuno dirà che la colletta spesso è il isegno della
nostra avarizia piuttosto ohe della nostra
consacrazione, ed aUora la preghiera sia di
confessione per il nostro peccalo oltre ohe
di consacrazione per quello colletta ohe è
stata posta dai diaconi sul tavolo della
Santa Gena
E ohe dire dell’antico responsorio liturgico? Personalmente ho sperimentolo, presiedendo un culto in una comunità metodista, la ^potenza di edificazione della lettura
(un salmo) in cui il pastore e la comunità
si alternano a ogni versetto.
Pensate inoltre alla predicazione; è detto ; « il pastore pronunzia il sermone ».
Frase infelice, a dir poco, che fa pensare
a quei pastori che ogni domenica devono
presiedere 4 o 5 culti e che qualcuno raffigurava in perenne moto, interrotto solo
da brevi soste per « pronunziare i sermoni », come (( deponenti le uova » nelle varie
comunità. Magari le nostre comunità fossero ricche di fratelli preparati e spiritualmente capaci di « predicare TEvangelo » di
Cristo, per rendere ai frateUi quel servizio
benedetto che è vera liturgia!
« La liturgia (afferma giustamente il
Prof. Vinay)... è la preghiera, il canto la testimonianza e l’annunzio oggettivo deRa Parola di Dio che esce dalla bocca della comunità »; ma è, aggiungeremmo noi, vera liturgia
di tutta una vita, servizio che la comunità
rende a Dio ovvero, nel nome di Dio e per
mezzo dell’agape di Cristo, al prossimo, in
tutta la vita, non limitatamente al momento del cullo e ad alcune parti del rito cultuale.
Certo il valore .essenziale del culto non
deve essere isminuito affatto per la vita
spirituale della comunità dei credenti. Esso
è l’inisostituiibile momento in cui, insieme,
ci si nutre del pane spirituale (la Parola
ed i sacramenti, la confessione ed il perdono, i’intercessione e l’adoraziione), e va
potenziato con ogni cura, per potere avere
poi la forza di caimminare sul terreno accidentato di questo mondo in cerca del Cristo
nascosto nel nostro fratello e per scoprire
quelle « buone opere che Iddio ha innanzi
preparato affinchè le pratichiamo » (Efesini 2: 10).
Com’è impossibile ad uno che non conosca le regole e la tecnica del nuoto, tuffarsi tra i flutti per salvare chi sta per
annegare, e come è impossibile a qualcuno
affamato e debole correre in soccorso di
chi necessita di un valido aiuto, così a
nessuna comunità la quale isottovaluti o
sprezzi il cibo spirituale che in modo del
tutto particolare, se pur non esdusivo, le
viene offerto nel culto, sarà possibile avere
la forza necessaria per essere comunità di
servitori pronti a correre ed impegnarsi
dove il Signore chiama.
Ma d’altra parte, e qui ci pare consìsta
il punto debole di una riforma liturgica
inquadrala da una eccessiva insistenza su
quei pochi elementi di partecipazione corale della comunità al rito eulluale, l’insistere troppo unilalerailmente, quasi eseluSivamente, sugli elementi liturgici e su ehi
li celebra o li pronunzia, induce a pensare
a qualcuno che si soffermi eccessivamente a
tavola per ricercare con cura cibi vari e
preliibati, ovvero perda tempo nel perfezionarsi nei vari stili del nuoto, mentre
frattanto c’è chi annega o invoca aiuto.
Si tratta sempre dell’antica antitesi tra la
Chiesa introversa, chiusa in sè, preoccupata
delle proprie attività, della « tradizione
della comunità », dei suoi membri e deUa
propria forma liturgica interna, che, come
ben si esprimeva il Tron, « fa del culto il
Centro della vita della Chiesa, in funzione
del quale avviene tutto il resto » ; e la Chiesa aperta sul mondo, convertita per il
mondo, libera da ogni tradizione degli uomini e proiettala fuori delle quattro mura
del proprio O'ratorio. La comunità deve
adempiere con fedeltà la propria vocazione dì « annunziare TEvangelo » non solo
nel cullo, ma anche, anzi proprio nell’ambiente in cui è stala chiamata a vivere,
nella città, nella fabbrica, nella scuola, nei
campi, negli uffici, ma soprattutto per le
strade e nelle case dove si concretizza il
nostro esìstere quotidiano.
L annunzio deU’Evangelo è vero quando
tutta la comunità, fuori del tempio, testimonia di Cristo con un atteggiamento polico chiaro di servizio nel mondo e verso il
mondo, in un donare se stessa affinchè la
comunità del prossimo viva.
Ma a questo punto il discorso sul saggio liturgico della « Commissione », diviene med.ilazione sul senso dell’« essere »
della Chiesa, e non è ora il momento
adatto per continuarlo.
Giovanni Scuderi
AVETE RINNOVATO
IL VOSTRO
ABBONAMENTO?
8
pag. 8
N. 6 — 11 febbraio 196C
TORINO IVREA avvisi economici
luovo centro di testimonianza evangelica
verso la periferia ovest della città
Si prova la nuova liturgia
Da parecchio temiKt non presentiamo i
« memorabilia » torinesi o, più modestamente, le tapipe della nostra vita comunitaria.
Cominciaimo dairultima « novità », quella di maggiore importanza: ne daremo ulteriore e più ampia notizia, ma siamo li'eti
di annunciare che il progetto di aprire una
nuova sala di riunione per le numerosissime famiglie della zona Mirafiori-Lingotto
e fino a Nichelino, lungamente allo studio
è infine giunto ad attuazione. Nel corso
della « settimana valdese » la nuova sala
sarà inaugurata: servirà per il momento per
la scuola domenicale, o per riunioni settimanali, nel pomeriggio o la sera della domenica, in attesa che si confermi la solidità
del gruppo e si delinei, come già è stalo in
altre zone cittadine, la i>ossibilità di una
vila ecclesiastica piena. Siamo profondamente lieti, e grati al Signore per questa
nuova possibilità di presenza e di testimo.
nìanza!
Poiché parliamo di « espansione » e presenza, ci' dà gioia annunciare che, dopo un
lungo periodo depresso, il gruppo di Chivasso e diaspora è in piena ripresa, per il
concorrere di svariati fattori, e intende domandare il ri'conoscimento di gruppo costituito.
Si è poi costituita uificialmente una comunità interdenominazionale protestante di
stranieri (>b maggioranza angloamericani);
essa, che si è data ultimamente uno statuto,
e che ha la cura pastorale del past. Ayassot, si è ripetutamente messa in conlalto
con i fratelli valdesi, specie alle Valli, e
desidera istiluAe un legame più stretto con
la Chiesa Valdese, da studiare e concordare.
La cosa non solo ci fa piacere, ma avrà partico'lare importanza in relazione con i corsi del B.I.T., che quest’anno sono iniziati
con ritardo e a ritmo ancora ridotto, ma
che porteranno nella nostra città un numero
sempre maggiore di giovani afroasiatici o
latinoameriéani, molti dei quali, anglofoni
spesso, sono protestanti.
La Lega femminile, le varie associazioni
assistenziali, la « Pro missioni » hanno proseguito la loro attività, assai spesso silenziosa e nascosta, e tanto più valida. L’8
dicembre la Lega (pro diaconia) e la « Pro
missioni » hanno organizzato insieme un
bazar ccn ottimi risultati; poi comincia, o
prosegue, l’oscuro e vero lavoro dell’assistenza, con l’affiorare di ministeri femminili che, anche senza riconoscimenti ufficiali sono parte integrante e insostituibile
della nostra vita comunitaria; così come lo
sono coloro che, in misura diversa, portano le responsabilità in concistoro, e il fitto
stuolo dei catechisti e dei monitori, nonché il personale dei nostri uffici e delle
nostre opere. Senza idealizzare, è un’ampia
rete di solidale collaborazione, il contesto di pietre non sempre ben squadrate e
non prive di sfaldamenti, ma pur sempre
vive a dimostrazione che lo Spirito può
molto anche nella debolezza dei recipienti
da pochi soldi che i>ossiamo mettere a disposizione.
L’Unione giovanile vive attivamente; purtroppo, specie in una grande città come la
nostra, si fa sempre più difficile avere una
partecipazione percentualmente valida, ma il
gruppo che frequenta è affiatato e seriamente impegnato. La filodrammatica ha rappresentato con successo « Quando arriva don
Gonzalo » di Vittorio Calvino; si sono avute
accese discussioni e sedute supplementari, in
occasione della ’marcia per la pace nel Vietnam' : non si è giunti ad unanimità, nè a
maggioranza apprezzabile, e quindi non c’è
stata partecipazione ufficiale, ma individuale di un gruppo; si è comunque trattato di
un'occasione di pensare e discutere su temi
che generalmente si evita di affrontare, in
un senso o nell'altro, un’occasione che parecchi hanno trascurato di sfruttare. Il programma. oltre a una serie di studi biblici
sulle parabole, sui problemi matrimoniali e
pre-, serate ricreative ecc., comporta pure
una serata mensile in cui viene presentato, in base a documentazioni-stampa, un
problema d’attualità, poi discusso. L’impegno forse maggiore, e più nuovo, è quello di
un gruppo che cura efficacemente la presentazione a domicilio delie pubblicazioni evangeliche, fra le famiglie valdesi di un settore
della città : questo servizio di colportaggio,
positivo per chi lo riceve come per chi lo
svolge, integra ciò che si può fare all’uscita
dai culti e istituisce vincoli di conoscenza di
valore non trascurabile; siamo particolarmente lieti di come molti dei nostri giovani hanno risposto all’appello della FUV
Il tempo natalizio non ha segnato particolarità; si è lietamente dipanata la serie
delle « feste » delle Scuole domenicali, dell’Ospedale. dell'Ostello, degli Artigianelli,
della Lega femminile e dell’Unione giovanile. Una somma di lavoro, e anche di gioia
nel Signore fra noi. Viceversa non si è potuto attuare, per insufficienza di iscrizione,
il pur felice progetto di passare alcuni giorni in gruppo comunitario, fra Natale e Capodanno, alla Casa valdese di Borgio...; forse la prossima volta!
Non ripetiamo quanto già si è detto sul
settimanale circa la conferenz-a del past. Ricca
sul ValicanoII (peccato che la partecipazione
fosse .scarsa e che tale conferenza non sia
stata data in un luogo pubblico e ’neutro’;
comunque l abbiamo udito e rivisto fra noi
con molto piacere, e lo ringraziamo), e sulla
inaugurazione ufficiale della Scuola-convitto
di educazione speciale, aperta all’Uliveto di
Luserna S. Giovanni a cura della Commissione dell’ospedale, del nostro Concistoro:
anche di questa bella opera ci rallegriamo
vivamente e pensiamo con riconoscenza a
quel eh’è costato metterla su.
A Via Nomaglio si è avviata una serie di
'domeniche della comunità’; constatato che,
anche in zone relativamente ristrette, la vita
cittadina tende sempre più a isolare, si è
pensato di vivere insieme, ogni tanio, un’intera domenica. Dopo il culto del mattino,
con S. Cena, semplice agape fraterna (al
sacco); un momento di conversazione, e
quindi una pubblica conferenza, seguita da
libero dibattito (per cui si diffondono largamente appositi volantini). Si cerca cosi di...
prendere tre piccioni con una fava : favorire
la conoscenza e la comunione fraterna, arricchire la nostra formazione protestante,
tare un modesto sforzo evangelistico; è troppo
presto per dire se i vari piccioni realmente
hanno fame..., comunque si persevera. La
prima di queste giornate si è avuta in dicem.
bre, e il past. Alferdo Sonelli ha parlato su
a Perchè ho lasciato il cattolicesimo » (sala
piena); attendiamo con gran piacere di udire, nel quadro di una domenica simile, il
13 febbraio, il prof. A. Armand Hugon su
« Validità del valdismo ».
Domenica 6 febbraio il past. Giovanni
Conte è stato fra noi, prima di ripartire per
il campo missionario (Tahiti, Pacifico): ha
La comunità ha vivamente partecipato al
lutto del pastore emerito Arturo Vinay, la
cui compagna Maria de Martino Vinay è
stata richiamata dal Signore il 13 dicembre,
ed esprime al past. Vinay, ricoverato all’Ospedale valdese di Torino, la sua profonda simpatia.
I culti natalizi sono stati come al solito
rigurgitanti di persone : il cronista regnala il
record di quaranta ritardatari al culto di
Natale, e le belle proiezioni su Riesi presentate alla festa dell’Albero. Questa festa, curata con paziente amore dalle monitrici (San.
dra Marangoni e Lucilla Bouchard) ha visto
belle lecite, poesie e regali, nella consueta
amichevole atmosfera; ospiti gradi'i, alcuni
giovani della chiesa metodista di Alessandria. Adriano Long (padre) con l’aiuta di
Gianni Gagliano, Eli Buffa, Angelo Arca e
Virgilio Bredy, ha curato la sistemazione
del paleo e della sala.
Martedì 14 dicembre abbiamo avuto la
visita del pastore tedesco Breuning, direttore
di un grande centro evangelico per studenti
(Villigst): intervistato sul suo lavoro e sui
problemi della chiesa evangelica in Germa
nia, il pastore Breuning ci ha dato una iute
ressantissima serata, ricca di spunti e di in
coraggiamento, che non dimenticheremo fa
cilmenle.
Abbiamo già parlato dell’ottima conferenza pubblica che il 13 gennaio il past. Paolo
Ricca ha tenuto sul Vaticano II.
Anche quest’anno un gruppo di unionisti
ha rinnovato il suo impegno per l’Asilo di
Pachino, dove alcune maestre coadiuvate da
un’assistente sociale prestano la loro opera in
favore di una settantina di bambini; sono
state inviate all’AsUo L. 100.000.
Dopo Tinterruzione di fine d’anno sono riprese le riunioni serali del martedì, concludendo l’esame e la discussione della Confessione di fede della Chiesa Valdese.
A partire dalla domenica 30 gennaio sarà
’sperimentata’ la nuova liturgia, come deciso
a suo tempo dall’assemblea; tale esperimento
sarà condotto per alcuni mesi, e quindi una
nuova assemblea di chiesa si esprimerà in
modo definitivo su questo progetto; intanto,
nelle prime domeniche, mediteremo sul senso delle varie parti del culto : l’invocazione
e la preghiera, il canto, la confessione dei
peccati, la lettura biblica e la predicazione,
la S. Cena.
La « festa valdese » sarà celebrata con una
cena comunitaria la sera di sabato 12 febbraio (ospite d’eccezione, il prof. A. Armand
Hugon parlerà su « La liberazione dei Vaidesi nel 1848 »), e l’indomani con il culto
con S. Cena.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
presieduto il culto a Via Nomaglio e al pomeriggio, in quella sala, ha tenuto una conversazione commentando una bella serie di
diapositive; la ‘domenica missionaria’ ha
avuto vivo successo, e siamo stati lieti di
averlo fra noi, bene augurando oer il suo
prossimo ministero al servizio della Chiesa
Evangelica polinesiana.
Da che il disgelo conciliare si è fatto sentire, e in particolare negli ultimi mesi, si
sono moltiplicate le occasioni in cui, in incontri ufficiali o privati, più ampi o ristretti, è stato sollecitato un confronto e un dialogo da parte cattolica. Citiamo in particolare una ’tavola rotonda’ sul problema della
libertà religiosa, organizzata da un’associazione cattolica nella grande sala della Galleria d’arte moderna, a metà dicembre; il past.
Ayassot è stato fra gH oratori della riuscita
serata, e numerosi gli evangelici intervenuti.
Anche altrove in Piemonte si tengono spesso
riunioni di questo genere a cui siamo invitati a partecipare : menzioniamo, a fine gennaio, una ’tavola rotonda’ tenutasi a Cuneo,
il primo incontro ecumenico in quella città;
alla manifestazione — che ha avuto ampio
e cordiale rilievo sulla stampa cittadina —
hanno partecipato come oratori il dr. Craighead, professore presso la Scuola teologica
battista di Rivoli (a Cuneo v’è una comunità
battista) e il past. Ayassot. Il giornale ha
già dato notizia di un incontro di meditazione biblica e di preghiera, di un gruppo interconfessionale che da alcuni mesi si riunisce periodicamente.
Abbiamo certo dimenticato molte cose, nel
parlare della vita della nostra comunità : c’è
soprattutto dimensione segreta della fede
personale che ognuno di noi vive, quotidiana,
mente, « disperso » nel mondo : fedeltà e infedeltà, testimonianza e mimetismo, amore ed
egoismo, malattia e guarigione, tempo libero
e tempo sciupato, fatica e ansia del lavoro e
gratitudine per Topera delle nostre mani:
tutto ciò che continuamente confessiamo al
Signore adorato-sprezzato, tutto ciò che continuamente riceviamo da lui. tutto ciò per
cui lo ringraziamo, tutto ciò che fin qui è
rimasto da fare, giudizio sul passato, positiva
possibilità per l’avvenire.
PRAMOLLO
— Sabato 22 Gennaio abbiamo invocato
la benedizione divina sul matrimonio di
Beux Clelia (Sappiatti) e Bouchard Giorgio
(Ferrieri). Mentre ringraziamo ancora questa
giovane per la preziosa collaborazione dataci
in questi anni, rinnoviamo a questi sposi i
nostri affettuosi auguri e chiediamo al Signore di accompagnare con la Sua grazia
questo focolare.
— Martedì 1 Febbraio ha avuto luogo il
funerale della sorella Bertalot Marta ved.
Bertalot (Case Nuove - Pellenchi), deceduta
dopo lunghe sofferenze aH età di 79 anni. Ai
figli ed ai familiari colpiti dal lutto giunga
ancora l’espressione della nostra fraterna solidarietà nel dolore e nella speranza in Gesù
Cristo, nostro Signore.
SAH SECONDO
La nostra Comunità esprime la sua riconoscenza al missionario Roberto Co'isson
per la sua gradita visita di domenica, 6 ftebbraio e per gli' efficaci messaggi ricevuti.
Come ogni anno, in occasione dei
XVII Febbraio, sarà allestita un’agape fraterna alla Scuola Umberto I. Il Comitato
organizzatore, formalo dai Signori Rostan
Livio, Gardiol Bruno e Rivoi'ra Valdo, prega coloro ebe desiderano parteciiparvi d!
farsi iscrivere non più lardi del 14 corrente. Le condizioni' della partecipazione sono,
come sempre, molto buone.
Fra i convitati avremo il piacere di salutare il l’astore Gustavo Berlin.
VILLAR PELLICE
Dopo 40 anni di lavoro presso lo stabilimento Crumière — la maggior parte dei
quali in qualità di Direttore — è andato in
pensione il Dr. Geraldo Mathieu. Egli ha
preso ufficialmente congedo dalle Maestranze dello Stabilimento sabato 29 gennaio, invitandole ad un signorile rinfresco fatto servire nei saloni della Miramonti. E’ stata una
cerimonia commovente che è stata la dimostrazione del grande affetto del quale il Sig.
Mathieu era circondato e del generale e vivo
rincrescimento con il quale lo si vede partire. I suoi ex-dipendenti sono intervenuti
al gran completo (neanche uno era assente)
e, dopo di aver ascoltato commossi le sue pa.
role di commiato, si sono poi stretti intorno
a lui ed alla sua famiglia in una manifestazione di affetto e di riconoscenza molto eloquente.
Messaggi di saluto e di commiato, accompagnati da auguri di buon riposo (si tratterà
certamente di riposo ancora molto attivo),
sono stati portati a nome della Amministrazione Comunale e della popolazione di Villar Pellice, della Direzione Generale Crumière, della Direzione dello Stabilimento, del.
la Comunità Cattolica e della Comunità Valdese rispettivamente dal Sindaco Sig. Paolo
Frache; dal Sig. E. Besson; dal Sig. Aldo
Frache, nuovo Direttore (al quale esprimiamo i nostri più sinceri rallegramenti ed i
nostri voti più vivi); dal Rev. Parroco di
Villar Don Rol e dal Pastore.
La Comunità Valdese — molto riconoscen.
te al Sig. Mathieu per tutto il bene e l’aiuto
da lui ricevuto nei molti anni della sua attività — gli ripete ancora il suo grazie molto
vivo e formula per lui i migliori voti. E
poiché sa di poter coniare ancora sulla sua
preziosa collaborazione, gli dice fin d'ora
tutta la sua gratitudine per auella parte del
suo tempo (ora più libero) che le vorrà ancora dedicare.
Una bella serata è stata offerta alla Comunità dalla nostra Corale sabato sera 29
gennaio. Il pubblico, che gremiva la sala,
ha molto gioito nell’ascolto dei numerosi cori
eseguiti dai coralisti, diretti dalla Signora
Ciesch, e nelTammirare le magnifiche fotografie a colore proiettate dal Pastore Sig.
R. Jahier e dal Sig. D. Ciesch. Diciamo ancora la nostra viva riconoscenza ed il nostro
grazie alla Corale, ed in modo particolare
alla Signora ed al Signor Ciesch ed al Past.
Jahier, per i momenti lieti che ci hanno fatto trascorrere.
Una visita molto gradita è stata fatta all’Unione delle Mamme domenica 30 gennaio.
Le nostre Mamme hanno avuto il piacere di
accogliere la Signorina Selma Longo — venuta a parlare dell’opera da lei svolta in
favore dei carcerati —- e un gruppo di una
quarantina di Mamme di Villar Porosa, accompagnate dalla Signora Geymet. Dopo l’interessante <( causerie » della Signorina Longo
— ascoltata con viva attenzione da tutte le
presentì — la Signora Geymet, che tutti ricordano con affetto, ha rivolto il suo saluto
e detto la gioia di ritrovarsi a Villar e di
trascorrere alcuni momenti in mezzo alle
Mamme della sua vecchia Unione. Le Mamme villaresi, grate a queste care amiche che
sono venute a render visita, le ringraziano
del bel pomeriggio vissuto insieme c dicono
« arrivederci al più presto ».
Il nostro culto di domenica 6 febbraio è
stato presieduto dal Sig. A. Lazier. La Comunità gli dice tutta la sua riconoscenza.
Dalla Germania ci giunge notìzia della
morte avvenuta a Neusatz, il 5 c. m., della
Signorina Gertrude Schumacher, amica e
benefattrice della nostra Chiesa e particolarmente della Miramonti. Porgiamo alla sua
memoria il nostro reverente e riconoscente
saluto ed esprimiamo ai suoi familiari la nostra cristiana simpatia.
DAL RIFUGIO CARLO ALBERTO
Solidarietà fraterna
POMARETTO
Domenica 13 avrà luogo il culto di umiliazione e di riconoscenza, con S. Cena allo
ore 10,30.
Il 17 febbraio, corteo tlle 8,30, culto alle
10, agape alle 12,30, e alle 20,30 la recita
« Profonde sono le radici ».
Egregio Direttore. Ho ricevuto alcuni
giorni fa questa lettera da una ricoverata
del Rifugio Re Carlo Alberto. Il suo contenuto è molto incoraggiante per i nostri
Istituti Ospitanti e per la nostra Chiesa.
Mi pare che sarebbe ottima cosa portarla a
conoscenza dei lettori del nostro giormde.
Cordiali saluti. Lina Varese
... Abbiamo avuto, qui, delle feste molto
belle. Natale è cominciato, da noi, il lunedi precedente. Tutte le camere erano
ornate di rami d’abete, o di abetini, di
agrifoglio, di stelle d’argento. Nell’ingresso v’era unr. magnifica grossa stella dorata
accesa dalla sera al malti'no; ai due lati del
portone un piccolo panà natale rosso, e
uno più grande alla finestra della nipotina
della direttrice annunciavano la festa. Nel
« Padiglione » in cima alle porte stavano
scritte scintillanti’: « Buon Natale », « Alleluia », « Tanti auguri! », ecc.; alle finestre,
in fondo ai corridoi, ghirlande argentate
che portavano come candele delle teste di
pajià natale, o pigne multicolori, o lampadi'ne multicolori intermittenti. Suor Ermelìina aveva preparalo stupendi oggetti al
« traforo », e aveva decorato e ornalo da
vera artista. Anche nel nostro settore lutto
era bello e gaio.
Un giorno, sono ventile le signore della
« Società di cucito » di Torre Pellice, e a
tulli i ricoverali' lorresi hanno portalo un
pacco contenente un bel dono; nn’allra
volta sono venute le sig.ne Marnilo e Ribet con j loro alunni della li del Collegio,
con un delizioso programma di canti, retile, pezzi di fisarmonica: perfettamente
organizzalo e riuscitissimo; poi i ragazzi
sono passati nelle camere, si sono esibiti'
davanti ai malati costretti a letto e hanno
distribuito a tutti un dono, ornato d’agrifoglio, augurando buon Natale... L’indomani', la «festa della Casa»; inni quelli
che lo potevano si riunivano nella cappella, dove li attendeva uno splendido
abete riccamente adorno; giungevano quin
AFFITTASI alloggio Condominio del Sole Torre Pellice. Rivolgersi Claudiana
AFFITTASI in Angrogna Capoluogo, quartierino due vasti locali ripostiglio, servizi,
acqua e luce, ammobiliato o no. Comodo
accesso dalla strada provinciale, ottima
esposizione, posizione panoramica. Rivolgersi Past. Taccia, Angrogna, tei. 91.4.44..
IMPIEGATA dattilografa ventenne, primo
impiego offresi. Rivolgersi giornale.
LAVORANTE pettinatrice offresi. Rivolgersi
giornale.
VENTENNE offresi commessa o bambinaia
a giornata. Rivolgersi giornale.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pollice (ToV
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Ricca ringrazia sentitamente tutte le persone che le sono
state vicine col loro aiuto e colla loro
affettuosa simpatia in occasione della malattia e della dipartita del caro
Dino
di trenta binibetti dell’Asilo dei Bellonatti
(3-4 anni), che hanno recitato, cantato,
dialogalo: veramente caruoci, alti un «oldo
di cacio. Poi alcuni o>spit! del « Rifugio »
hanno declamato aneli’essi; ¡ past. Magri
e Jahier, il presidente Armand Hugon e
il dottore hanno parlato; la missionaria
Graziella Jalla ha narrato come si celebrava il Natale fra gli Africani sulle rive
dello Zambesi. Infine è arrivato papà natale, rosso come si conviene e con lunga
barba bianca, con gran gioia dei piccoli,
a ognuno dei quali ha offerto un pacchetto; ha pure pensato ai « grandi n (era la
sig.na Cicero, un’americana, amica della
Casa), e ognuno ha avuto i‘l suo. Quindi
papà natale, accompagnalo dal presidente
e dal medico, si è recato presso ogni ammalato costretto a letto, e anche a ciascuno
di loro ha portato il suo pacco. Il giorno
dopo è stata la volta dei Salutisti, ohe ci
hanno donalo il numero natalizio del loro
giornale, e dolci. La sera stessa, la Corale
di S. Giovanni ò venuta a cantare per noi:
è stalo bellissimo, poi hanno fatto il giro
c ognuno recava in mano un piccolo candellicre a forma di stella, con una candelina accesa.
E abbiamo avuto altre visite: sono venule le scuole domenicali di Rorà, con il
loro pastore; un gruppetto di Torre (altre
sono state fermate dalla nevicala), ■'on un
piccolo dono gradito; la « Missione dei
fiori » di Torino cl ha fatto pervenire un
bel paccbcllo, e così quella di Torre Pellico, venilla ¡n delegazione con alcuni bimbi. Una domenica pomeriggio è venuta
l’Unione cadetta di S. Giovanni, portando
dolciumi, e ha cantalo a lungo. 11 giorno
(leU’Epifania è venuto il sen. Rotta, e per
ciascuno portava un « file', » pieno di tose
buone; si è poi intrattenuto con ciascuno.
Insomma, feste a non fini're! Ora è tornata la calma, ma ripensiamo con gioia e
gratitudine a tutte queste manifestazioni di
affettuosa fraternità. S. C.
Un ringraziamento particolare desidera esprimere al Dott, De Bettini,
alla Direttrice e al personale dello
Ospedale Valdese, ai Pastori Sommani e Sonelli, ai Donatori del Sangue,
ai compagni di leva, alle unioni giovanili.
Rounc di Torre Pellice, 2-2-1966.
RINGRAZIAMENTO
La sorella, cognati e nipoti sentitamente ringraziano tutte le gentili persone che hanno voluto dar loro prova
di simpatia in occasione della dipartita della loro cara
Clementina Godine
ved. Codino
Un ringraziamento particolare al
Pastore Genre, al Dott. Ros e alla
famiglia Baudino per l’aiuto prestato.
« Noi sappiamo infatti che se
questa tenda ch’è la nostra
dimora terrena viene disfatta,
noi abbiamo da Dio un edìtìcio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna nei Cieli ».
(2 Corinzi 5: 1)
Lombarda, S. Secondo, 18-1-1966.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i familiari del compianto
prof.
Adolfo Tron
deceduto il 28 gennaio scorso, ringraziano i numerosi amici che con tanto
affetto hanno preso parte al loro dolore e tutti gli antichi allievi per la
stima e la riconoscenza che hanno
manifestato per il loro professore.
Torre Pellice, 5-2-1966.
Pensione Balneare
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BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Aperta tutto l’anno
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pagamento anticipato L 16.000
pagamento c. assegno L. 16.400
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pagamento anticipato L 9.800
pagamento c. assegno L. 10.080
versamenti sul c/c jrostalc n. 4/23840 intestalo a Scevola Paolo - Oncglia.
A richiesta inviamo campioni lattine GRA.
TIS per BAZAR Comunità Valdesi, scrivere
a Scevola Paolo - Casella Postale n. 426 Oneglia.