1
rpátt.
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DELLE
c - o.
il j)
Settimanale
deUa Odesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le mostre trasgressioni per le quali avete peccato, e Igtevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „.
Una copi
L. 30
1.600 per l’estero
L. 2500 per l'estero
TORRE PELLICE, 20 Dicembre 1957
An.mir. Claudiana Torre Pdlice - C.CJ». 2-17557
lMe:iàag^Qlo l/latalmo
Voci della terra e del cielo
(dal Salmo 2)
Nel clima del Natale il salmo 2 trova il suo giusto posto per il messaggio che annunzia agli uomini la venuta del Messia. Probabilmente le parole sono state scritte in occasione
dell'incoronazione d'un re a Gerusalemme e tendevano ad esaltare la
provvidenziale funzione esercitata dal
sovrano, investito del divino potere,
quale unto di Dio, quale rappresentante di Dio in terra. L'imperfezione,
la debolezza, talvolta il tradimento
del re creava inconsciamente il desiderio di vedere un giorno il re ideale,
il Messia annunziato, l'Unto per eccellenza. Difatti il salmo esprime le
caratteristiche precise del re che viene, di Gesù Cristo, di colui che un
giorno dirà a Pilato « io sono re ».
Quattro voci parlano nella poesia antica ; la voce degli uomini, la voce di
Dio e del figlio di Dio e la voce del
salmista.
La voce degli nomini
La voce che sale dalla terra esprime l'agitazione, l'ansia, la passione
travolgente nonché l'orgoglio inteso
a rompere la comunione tra Dio e,
Gesù Cristo; gli uomini sono presentati come dei congiufàtL,'dei cospiratori che tessono la trama della rivolta
contro Dio ed il Figlio Suo : tutti sono
uniti e pongono al servizio della infame Causa l'intelligenza, la volontà,
, il numero. L'eco di questi pensieri si
ritrova nella parabola delle mine dove è detto, alludendo al Cristo: « E
mandarono un'ambaseìala per dire :
non vogliamo che costui regni su di
noi ».
Dio è reputato un tiranno, un despota, un signore medioevale che
considera i suoi sudditi come servi
della gleba; per questo lo vogliono
esautorare, vogliono frantumare quella invisibile catena che unisce il Signore dei Signori col Suo inviato speciale. Quando Cristo verrà la profezia troverà la sua realizzazione: Pilato farà pace con Erode e diventeranno amici pur di far fuori I importuno nazareno. Gli ambasciatori di
Cristo, continuatori della Sua missione
subiscono la congiura, la persecuzione degli uomini perchè mantengono
l'invisibile legame con Dio e con Gesù Cristo. Il Cristiano è un pericolo
per l'ordine costituito, è un guastafeste, mette sossopra i piani precisi, diabolici degli uomini intesi a sloggiare
il Signore. Per questo la Chiesa è
« sotto la croce », è indifesa, è « straniera e pellegrina » perchè non condivide la mentalità del suo tempo, non
viene a patti, non entra nel clima dei
compromessi. Gli uomini non riflettono che il presunto carceriere è il loro liberatore e che loro stessi^
dendo a! Nemico sono carcerieri di
loro stessi. Sono tormentati da una catena così pesante che li spinge ad agitarsi, a urlare il loro dolore a complottare contro Colui che è invece i
loro Salvatore.
Le voci celesti
Dio contempla dall'alto gli sforzi
dei prigionieri e ride, si fa beffe. Questo vuol dire che Iddio considera la
vanità,- la precarietà degli sforzi umani, intesi a sbarazzarsi di Lui; Egli,
dall'alto della Sua Potenza, della Sua
Santità vede nelle giuste proporzioni
le opere degli uomini e attende I ora
di fondere l'orgoglio dell'uomo come
il raggio del sole fonde la neve sui
monti. Calvino diceva molto bene:
« Dieu n'a pas besoin de grande gendarmerie pour réprimer les escarmouches des méchants, mais il le fera
toutes les fois qu'il lui plaira, comme
en se jouax ». Per frantumare ogni
cosa che si oppone alla sua volontà,
per annientare la volontà demolitrice
del nemico « il suffit d'un mot du
Dieu fort ». Dio ride, si fa beffe : qualcheduno ha scritto che questo riso divino fa bene, è un tonico per i credenti perchè è un riso sano.
L'uomo ha dimenticato Dio ma Dio
non ha dimenticato l'uomo. La profezia di Natan si è avverata : «il tuo
regno e la tua casa saranno saldi pof,.
sempre... ed il tuo trono sarà reso stabile in perpetuo ». Dio ha reso stabile
il Suo Regno quando s'è realizzata la
profezia del nostro salmo; «Tu sei il
mio figliolo, oggi t'ho generato ». Per
molti secoli la speranza dell'avvento
del Messia è rimasta incerta, delusa
talvolta eppur sempre rinascente;
poi, s'è concretata : « questo è il mio
diletto figliolo nel (|v«le sono compiaciuto » Natale annunzia che qualcosa di nuovo è avvenuto in cielo a
-benefìeto deglL uomini; Dio ha- voltato
la pagine e ne apre una nuova quella
dell'Amore manifestato in Cristo. Dio
muove alla conquista dei mondo mediante il Salvatore per portare le anime ai piedi del Suo trono : l'Amore e
la Giustizia sono in movimento ogni
giorno ogni ora là dove il messaggio
della Salvezza è proclamato; la Giustizia fiacca con lo « scettro di ferro,
spezza frantuma come un vaso di vasellaio » i cuori che contrastano la
grande marcia del Signore. « Egli netterà interamente l'aia sua e arderà la
pula col fuoco inestinguibile ». Le più
riposte resistenze del nostro cuore saranno spazzate, le celle interiori dello Spirito saranno ripulite; l'immondezzaio umano sarà spazzato via dalla Sua Potenza. Nel contempo la marcia del Salvatore è marcia d'amore:
s'è iniziata negli annunzi della promessa del veniente Messia e s è concretata nella meravigliosa discesa di
Dio in terra nella notte di Betlemme e
mediante la risurrezione dai morti e
prosegue a mezzo della testimonianza
dei credenti chiamati a proclamare il
messaggio della Speranza.
L’ini/ito
La campana ci annunzia il Natale. Essa dalValto di un cam
panile della Etdli Valdesi, per tutte
Ut chiese delle Valli e del nostro
mondo valdese. Ci uwita al culto di
Natale; e sia esso per tutti un culto in cui V^vtmgelo delVamore di
Dio e della pace di Gesù Cristo verrà ascoltato ed accolto in uno spirito di profonda gioia e di sincera
umiltà.
Ci saranno ancora quest’mino molti Natali: il Natale dei gaudenti e
dei superficiali, immersi soltanto
nella realtà di un mondo che passa;
a Natale di famiglia, ncU’in'imità
della casa, tra la gioia dei presenti
o nel ricordo degli assenti; il Natale
sui monti, negli alberghi, nei negozi, nei ritrovi del gran mondo, nei
salotti dove U Natale cristiano cede
facilmente U posto al nostro Natale.
Il ìfero Natale è il Natale di Cristo, il Natale della fede nell’avvenimento unico e straordinario che
sconvolge ogni giudizio umano od
ogni politica terrena: cioè Dio che
si rivela in Cristo e, in Cristo, scende sulla nastra terra e la tocca con
la Sua mànrt potente, la v.sita con
la Sua parola piena di grazia e di
verità.
Questo è il Natale che vi augurici'
mo, fratelli Valdesi, in Italia e nel
mondo.
Ve lo conceda Iddio, là dove vi
tlffvate, nellfi prosperità o nella prova, affinchè veramente conosciate
« la larghezza e la lunghezza, l'altezza e la profondità dell’amore di
Cristo ». »e«
A Bobbio Pellice si è inaugurato
la nuova sala delle attività
Natale, nelle previsioni del salmista è un invito a servire 1 Eterno con
timore ed a gioire con tremore ed a
rendere omaggio al Figlio, a Gesù
Cristo che è venuto. Com.e i Magi ed
i Pastori anche noi siamo chiamati a
prostrarci davanti al nato fanciullino
ad accettarlo nel cuore perchè « Egli
cresca e noi diminuiamo ». Allora soltanto Natale avrà per noi un senso,
sarà per noi un profumo che ci inebria e ci consentirà di stornare da noi
e dal mondo l'ira dell'Eterno ed a far
conoscere con entusiasmo rinnovato,
con gioia travolgente Colui « che ei
ha tanto amato » ricordando il suggerimento di Agostino : « vuoi tu fuggire la collera dell'Eterno? gettati nelle
sue braccia 1 ». Questa è 1 ora di gettarsi nelle Sue braccia come prodighi
figli perchè i « legacci e le funi siano
rotti e gettati via per sempre ». Questo è il tempo di capire il Natale,
sfrondato dai suoi elementi paganeggianti, perchè rimanga Cristo solo al
cospetto delle anime anelanti alla salvezza. Gustavo Bouchard.
DomeiiLca 15 corr. è stata una giornata di festa per la Chiesa di Bobbic
Pellice: la nuova Sala unionista, la
cui costruzione aveva avuto inizio
due anni or sono, è stata solennemente inaugurata siila presenza di un
pubblico eccezionalmente numeroso,
convenuto, malgrado le pessime condizioni atmosferiche, da tutte le borgate e i villaggi della parrocchia, anzi si può dire da tutta la Valle e perfino da Torino e Milano.
Il culto deh mattino venne presieculto dal Vice Moderatore, Pastore
Nisbet, che rivolse alla numerosa assemblea un vibrante messaggio sulla
«Vocazione misteriosa del popolo di
Israele », paragonando tale vocazione
a quella che i nostri padri hanno ricevuto e tramandato a noi, Israele
delle Alni.
Alle ore 14 ebbe luogo la cerimonia
dell’inaugurazione vera e propria.
La Sala, sfolgorante di luci, odorosa di vernice fresca, bella, veramente bella come tutte le cose nuove, pareva non poter contenere la graii
massa di gente che da tutti i vicoli
confluiva sul piazzale antistante. Ma
poi tutti riuscirono a prendere posto
nel capace salone e, in un’atmosfera
di profondo raccoglimento, venne im
vocata dal Pastore Genre la presenza
dei Signore. Dopo la lettura della Parola di Dio, fatta ancora dal Pastore
Genre, l’assemblea cantò con slancio
l’inno ’ della riconoscenza cristiana :
«Chi potrà dir qual sia la gioia e
quanta... ». ,
E veramente la gioia si leggeva sul
viso di tutti i convenuti, dei vecchi
come dei giovani, perchè tutti sentivano di aver contribuito, in un modo
o in un altro, alla costruzione. Ed ora,
come una creatura viva, vista nascere
e crescere, giorno dopio giorno, in
mezzo alle ansie e ai sacrifici talvolta, la nuova Sala era lì, calda ed ac
cogliente, a testimonianp di quanto
possa, con l’aiuto di Dio, lo spir.to
di collaborazione di tutta una popolazione. .. ,
Al canto dell’inno fece seguito la
preghiera del Vice Moderatore, il quale rivolse poi ai convenuti un caldo
messaggio, compiacendosi anzitutto
per la realizzazione di quest’opera che
indubbiamente sarà per la Chiesa di
Bobbio un efficace strumento di lavoro al servizio del Signore, ed invitando infine tutti quanti a riguardare con riconoscenza a Colui che solo
è l’Artefice di tutte le cose e senza il
quale a noi non è dato di fare nulla.
Il Pastore Genre riassunse quindi
brevemente la cronaca della nuova
costruzione. Parlò del come sorse l’idea di costruire una nuova sala per
le attività giovanili, essendo la vecchia sala divenuta inadatta allo sco
p<; perchè troppo angusta; mise in
rilievo l’entusiasmo dei molti che ere
dettero fin da principio nella possibilità di realizzare l’opera; disse dell’inizio dei lavori, del proseguimento
dei medesimi, in mezzo a difficoltà di
ordine finanziario che talvolta parevano insormontabili, tanto da far...
sudare freddo il solerte Cassiere della Chiesa, sig. Abele Geymonat, e
concluse ringraziando quanti si ado
perarono perchè tali difficoltà venissero superate e la costruzione venis
se sollecitamente portata a termine.
Un particolare ringraziamento il Pastore Genre rivolse, a nome di tutta
la comunità, all’Ing. Ravazzini che
progettò e diresse la costruzione con
la competenza che tutti ben conos'o
no, al Prof. Silvio Baridon che offrì
per la nuova sala un magnifico televisore, ed a molti altri ancora che
sarebbe troppo lungo ricordare in
questa sede.
Invitato dal Pastore Genre, il Maestro Melli, infaticabile direttore dei
lavori, lesse quindi il lungo elenco dei
capi famiglia che offrirono gra*^uitamente giornate lavorative e materiali da costruzione.
Press quindi la parola il Prof. Silvio Baridon il quale, mettendo in evidenza lo spirito di collaborazione
dei Bobbiesi che ha permesso la rea
lizzazione dì un «bene comune», espresse l’augurio che questo bene possa pure servire fra l’altro alla elevazione culturale di tutta la popolazione, nel quadro di quel rinnovamento
sociale che tutti auspichiamo per le
nostre amate Valli.
Dopo aver spezzato appassionatar
mente una ennesima lancia a favore
della conoscenza della lingua francese, inestimabile patrimonio culturale
della popolazione valdese, il Prof.
Baridon passò ad illustrare il contenuto di due film, in lingua fraiicese,
la proiezione dei quali fece poi trascorrere ai convenuti un’ora di sana
ed introduttiva ricreazione.
Dopo il canto di un inno e la benedizione invocata dal Vice Moderatore, venne offerta ai pr^enti una
gradita tazza di thè. Funzionava pure un ricco servizio di buffet. Da notare che dolci e torte, in numero diremmo quasi.,, impressionanti erano
stati offerti dalle famiglie dei vari
quartieri. Vorremmo aggiungere che
certe deliziose torte alla crema nulla
avevano da invidiare alle elaborate
creazioni dei più rinomati pasticceri.
Questo sia detto a lode delle brave
massaie bobbiesi!
La giornata si concluse poi con la
recita, alle ore 20,30, di im bellissimo
dramma in tre atti; «La gloriosa canaglia», magistralmente interpretato
dalla filodrammatica locale; dopo di
che tutti quanti, stanchi ma felici,
fecero ritorno alle proprie dimore.
Ai piedi della balza di Sibaud e
dominata dalla mole del caratteristico campanile le cui fondamenta poggiano su una rupe sporgente dalla
montagna, la nuova costruzione rimase deserta e silenziosa. Prima di
allontanarci nella notte, verso le nostre case, la guardammo ancora e ci
tornarono alla memoria le parole del
re Salomone : « O Eterno, siano gli
occhi tuoi aperti notte e giorno su
questa casa ».
Il cronista
2
s —
^ t* ^ V
II
e
messaggio
la missione della Chiesa
Gli Apostoli avevano ricevuto dal
Signore degli speciali poteri. A loro
era stato affidato l’Evangelo di Cristo co|i l’ordine di farlo conoscere
a tutti gli uomini. Su loro, quindi,
assistiti dallo Spirito Santo, ricadeva la responsabilità di proclamare
al mrado la vera dottrina cristiana.
Essi avevano il dovere di riprendere
quelli che —. magari senza rendersene conto — avessero cercato di sovvertire l’Evangelo di Cristo e di mescolare dottrine errate o false al puro insegnamento cristiano.
Perciò, oggi ancora, noi risaliamo
agli scritti apostolici quando vogliamo sapere quale debba essere la sostanza del messaggio cristiano che
dobbiamo annunziare in ogni periodo della storia —t sia pure con metodi alquanto diversi, adatti ai vari
momenti storici.
V’è un capitolo dell’Epistola ai
Calati (cap. 1) che assume speciale
importanza quando cerchiamo di
sapere quale debba essere il comportamento dei fedeli cristiani di
fronte alle deviazioni ^dalla verità
che gli uomini hanno sempre compiute — volontariamente o involontariamente. Si direbbe che sia
nella natura degli uomini peccatori
di cercare di alterare le verità religiose più chiare e più lìmpide, per
sostituirle con il frutto delle loro
' speculazioni e della loro immaginazione.
Non soltanto i nemici di Cristo
mescolano zizzanie dottrinali al
frumento del Vangelo, a ciò sospinti dal loro sovrano Satana; ma anche gli uomini che si chiamano
discepoli di Cristo e si considerano
sinceramente tali, sono portati (o
dalle loro debolezze e contraddizioni, o dai suggerimenti mendaci
che Satana sa far giungere al loro
orecchio), ad alterare la verità rivelata da Cristo e annunziata dagli
Apostoli, sostituen^dola con mille
fantasie e col frutto della loro sapienza umana.
Le dottrine giuste sono quelle che
gli Apostoli hanno chiaramente
esposte nel Nuovo Testamento e
che rimangono salde ed incrollabili
attraverso agli sforzi dei mille saccenti i quali cercano di far dire
alle Sacre Scritture quello che piace a loro.
li —' pur chiamando^ tali e proclai
mando di aver accolto l’insegnamento
di Cristo come verità^ fanno come
i Calati ,i quali.. « vi turbano e vogliono sovvertire VEvangelo di Cristo » (Calati 1/7) noi dobbiamo avvertirli del loro errore, cercare con
ogni mezzo lecito di illuminarli n
far del nostro meglio per ricondurli
al puro Evangelo. Il non fare questo significherebbe tradire l’Evangelo e dimostrerebbe che non abbiamo a cuore il bene di quei cristiani
i quali stanno camminando per una
via sbagliata che allontana dalla verità e nuoce alla causa del Vangelo.
Se San Paolo poteva ^ in nome
della sua speciale missione di Apostolo — minacciare gravemente quei
sovvertitori del Vangelo, noi non ci
sentiremmo certo di fare lo stesso,
limitandoci invece ad avvertire/ a
discutere a cercar di persuadere
quei sovvertitori della verità. Questo
anzitutto nell’interesse loro e per
amore di loro: eppoi anche per la
doverosa difesa di quel Vangelo che
ci è stato dato dal Cristo e che noi
crediamo fermamente essere verità,
rivelazione di verità superiori agli
uomini.
Compiere la missione di fedeli testimoni che Cristo ha affidata ad
ogni suo discepolo (e- collettivamente alla Chiesa fedele al Vangelo)
senza contrastare al tempo stesso,
con ogni sforzo intellettuale e spi
La triste réalité, c'est qu'on ne sait
plus s'aimer. Mais la vérité de Dieu,
c'est qu'on peut apprendre à s'aimer
en Jésus-Christ, à s'aimer dans le
plein sens du mot, malgré toutes les
difficultés...
S'aimer
par Maurice Ray
Un volume de 260 pages rédigées
par un Pasteur qui, par son ministère,
a pénétré au coeur des problèmes familiaux, dans lesquels la plupart des
hommes se débattent sans en voir la
solution. i, &,
Un très bon livre pour les familles.
En vente à la Claudiana - dqrre Pellice.
rituale, all’errore —. da chiunque
provenga — sar^be un assurdo.
i ,
La Chiesa Vàldese è stata fedele,
nel passato, alla sua missione di
testimonianza presso al nostro popolo.
Essa è sempre stata mossa dall’onesto convincimento di compiere la
missione che Dio stesso le aveva affidato. Non ha mai operato per odio
anche quando secondo la mentalità
del « mondo » l’odio sarebbe apparso giustificato. In seno alla Chiesa
Valdese non v’S stato che amore per
le anime. (Parliamo di cose che abbiamo vedute attraverso varie generazioni). •
Se v’è stato odio ciò si riferiva
non agli uomini ma alle menzogne,
alle falsità, alle superstizioni, che
smentivano la parola del Cristo. La
nostra Chiesa Ita lottato, lotta e lotterà contro a tutto ciò che è in
aperto contrasto coji l’insegnamento
del Signore: contro alle pratiche ed
alle superstizioni che allontanano le
anime dalla fede in Cristo : contro a
ciò che sovverte VEvangelo.
Queiio che la Chiesa Valdese ha
compiuto con fedeltà nel passato,
essa continuerà a farlo nell’avvenire
nel nome e con l’aiuto di Dio, se
essa non vuol tradire la missione
che Dio le ha datò. Noi non c’impressioniamo affatto quando nascono discussioni sù metodi e piani di
azione ed udiamo dei giovani che
mossi dal desiderio di perfezionare
l’azione, criticano anche ciò che
conoscono poco a male. Ciò fa parie
della natura umana che tende sempre a cercare di perfezionare le cose, attraverso alla discussione ed alla critica. Di una cosa siamo però
certi : Che non si può rendere testimonianza alla verità .senza contrastare a tutto ciò che sovverte la verità. Nessun opportunista politico e
nessim deshlerin .di vita quieta potrebbero mai giustificare la viltà e
l’egoismo di chi tace di fronte all’errore. A meno che non si voglia
coscientemente rinimziare a render
testimonianza alla verità.
Noi ci auguriamo che attraverso
alla discussione, iji atto, sulla missione evangelizzatrice della nostra
Chiesa, si risvegli il senso della nostra responsabilità verso quella missione. Paolo Bosio
Ancora sui rapporti con
ii Cattoiicesimo Romano
La discussione continua e, a quanto pare, suscita interesse.
Siamo, pertanto, lieti di pubblicare in questa pagina due altri articoli mediante i quali alcune persone si inseriscono nel dibattito sulla
posizione della nostra Chiesa di fronte al Cattolicesimo romano, esponendo le loro idee.
Il Past. Paolo Bosio, riferendosi al contenuto dell'epistola ai Calati
indica quale debba essere il comportamento dei fedeli cristiani di fronte
slle deviazioni dalla verità e insiste sulla necessità di attenersi alla giusta dottrina insegnata dagli apostoli
L ing. Max Eynard si affianca al Dott. Rochat nel formulare seri dubbi sulla possibilità di una riforma della Chiesa cattolica romana dall'interno e ribadisce il principio che la missione della nostra Chiesa ha il
suo movente ed il suo scopo nella predicazione dell'Evangelo, senza
« porre altro fondamento che quello già posto, cioè Gesù Cristo ».
Nel prossimo numero pubblicheremo, sempre sullo stesso argomento, altri due articoli in cui i collaboratori precisano le loro idee e
mettono in luce aspetti nuovi dei problema che ci interessa.
Red.
1 cattolici e noi
Lettera aperta al Dott. Luigi Rochat
Già al tempo dell’Apostolo Paolo
ci furono degli uomini convinti di
saperla più lunga dell’Apostolo
ispirato. Essi cercarono di sovvertire VEvangelo che Cristo aveva affidato a Paolo ed agli altri Apostoli
perchè lo annunziassero.
Quei sovvertitori dicevano: « Macché salvezza per grazia ! Se voi non
osservate la legge di Mosè e non
compiete tutti i suoi precetti, non
I>otete essere salvati ».
Nel primo capitolo della sua epistola ai Calati, S. Paolo ci dice che
anche quegli uomini sono — in fondo —^ cristiani perchè predicano anche loro l’Evangelo: ma essi sovvertono in parte l’Evangelo e con ciò
recano grave turbamento.
Senza esitare Paolo prende posizione contro a quei tali i quali credono di potere impunemente sovvertire una parte del Vangelo e li
investe con una violenza che — è
inutile negarlo — ci toglie il fiato:
’’Quand’anche noi, quand’anche un
angelo dal cielo vi annunziasse un
vangelo diverso da quello che v’abbiamo annunziato, sia egli ana'emn.
Come Vabbiamo detto prima d’ora,
tomo a ripeterlo anche allesso; Se
alcuno vi annunzia un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto,
sia anatema!”
Noi siamo convinti che il metodo
di S. Paolo sia il solo metodo per
ogni evangelizzatore fedele, in ogni
tempo ed in ogni luogo. Noi dobbiamo predicare ciò che gli Apostoli ci han trasmesso come rivelazione
di Cristo, contrastando a tutti ì sovvertimenti provenienti da qualsiasi
parte.
Se incontriamo dei cr sliar.i i qua
Guardiamoci attorno
I gesuiti aumentano
In occasione della lunga riunione avvenuta negli ultimi mesi a Roma molti giornali hanno pubblicato a quanto ammonta
il numero totale dei gesuiti nel mondo:
circa 33.000. E’ interessante notare però che
essi erano soltanto 15.000 mezzo secolo fa.
Un quarto dei gesuiti sono cittadini nordamericani e dirigono in quel paese 59 istituti superiori ed università.
In Spagna essi esercitano un’influenza
predominante su tutto l’insegnamento, dalle elementari all’università. E’ interessante
osservare che negli ultimi duecento anni
sono stati espulsi ben sei volte dal paese,
l’ultima volta nel 1936. Dopo la vittoria del
regime dittatoriale di Franco hanno potuto
tornare ed occupano oggi una posizione
molto influente.
Scarsità di pastori
Jm .sciirsilà del numero dei pastori si rivela in molte chiese e paesi del mondo.
Svariati sono i rimedi adottati: in Jugoslavia, dove scarseggiano i pastori sopratttttto
per le chiese riformate di certi villaggi,
tulli gli studenti di ultimo anno delle scuole superiori sono stati invitati ad assistere
al Sinodo 1957, allo scopo di destare il loro interesse per la vita della Chiesa.
hi Inghilterra, invece, il vescovo anglicano di Southwell ha suggerito che fossero
consacrati al ministerio dei laici i quali riceverebbero esattamente la stessa consacrazione del resto del clero anglicano, ma dedicherebbero alle funzioni pastorali solo
una parte del loro tempo continuando a
guadagnarsi la vita nelle professioni secolari.
Per i cristiani
del Marocco ( e per noi )
Dopo un giro di visite alle Chiese evangeliche del Marocco il missionario Etienne
Berger ha fatto conoscere le sue impressioni .sulla vita e la testimonianza di quelle
chiese. Per quel che riguarda Vevangelizzazione tra i mussulmani egli afferma che il
proselitismo nella, sua forma classica non
può dare grandi risultati in quell’ambiente
ed aggiunge: "C’est la qualité de vie des
chrétiens, du peuple même de l’Eglise, qui
doit attirer les mussulmans vers l’Evangile”. Anche in Italia U modo corne vivono
i cristiani è di fondamentale importanza
per attirare gli estranei all’Evangelo.
Corso biblico
per corrispondenza
¡1 9o Corso d’insegnamento della Bibbia
per corrispondenza si terrà quest’inverno
nella Svizzera di lingua francese sotto la
direzione del prof. Pierre Bonnard di Losanna. Saranno studiati i capitoli 15 e 17
dell'Evangelo di S. Giovanni. Questi corsi
hanno avuto eccellenti risultati negli ultimi anni.
Una moschea
vicino a Vienna
Ogni tanto si ode notizia di qualche
tentativo dei mussulmani di venire a stabilire delle « missioni » in Europa. Recentemente un tedesco, convertitosi all’Islamismo e dopo aver fatto studi alla Mecca
ha deciso di dedicarsi alla conversione degli austriaci cominciando col costruire una
moschea vicino a Vienna.
A. C.
Egregio dottore e caro fratello.
Con grandissimo interesse e pieno
consentimento ho letto quanto nel numero del 6 Dicembre dell’Eco espone
circa « La missione della nostra Chiesa ». Lei enuncia il pensiero della nostra generazione (come Lei che conta
cinquant’anni di esercizio della medicina, io ho ricevuto quest’anno la medaglia dei dieci lustri di laurea) pensiero maturato per lunga esperienza e
ripetuti ripensamenti. Ma coloro che
esposero sulla nostra stampa un augurio ed una speranza che Lei a ragione dichiara infondati non fanno
che ripetere la generosa illusione che
anche noi nutrimmo nei nostri anni
giovanili, per poi ricrederci alla constatazione della realtà. Inoltre sono
pastori e non è facile ad un pastore
penetrare l’intimo pensiero dei suoi interlocutori dell'altra sponda, specie se
ecclesiastici, che, non potendo più
prevalere con la violenza, spirituale o
fìsica, si presentano al colloquio in veste più seducente possibile. Ricordo
la seduzione esercitata su di un nostro
degno pastore, oggi emerito, dal cardinale patriarca di Venezia ed il giudizio entusiasta che questo nostro pastore ne espresse. Questa ingenuità fa
onore ai nostri ecclesiastici, ma mai
come in questo caso il candore della
colomba deve essere temperato dalla
prudenza del serpente.
Lasciando dunque la parte della colomba ai nostri conduttori, dobbiamo
assumerci noi quella del serpente.
Molto opportunamente Lei ha ricordato il pastore Arturo Muston, che fu
il mio primo educatore e che, lui, non
si fece mai illusioni. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà. E l’amara
realtà è che mai la Chiesa cattolica
potrà, a viste umane, riformarsi dall’interno e che la sua evoluzione, poiché una evoluzione esiste, tende ad un
allontanamento progressivo dall’Evangelo.
E lo sanno anche coloro che, nell’ambito stesso di quella Chiesa, sperarono in un anche minimo rinnovamento. Dopo i tentativi dei Modernisti da Lei ricordati, circa venticinque
anni or sono, un noto vescovo siciliano, fratello di un auterevole uomo
politico, anch’esso sacerdote, fondò
una nuova scuola filosofica, pubblicando una rivista; per un po’ tutto andò bene, il Monsignore si ebbe il plauso dei superiori, ma un bel giorno la
Congregazione dell’Indice volle vedere un po’ a fondo in quei scritti che
forse non aveva prima neanche guardati e si accorse di quello che a qualcuno era già apparso, che le nuove
teorie facevano a pugni con il tomismo. Il degno presule, se volle conservare il pastorale, dovette fare rinunzia solenne.
* ♦ *
Aspetto caratteristico dell’involuzione del Cattolicesimo è la progressiva
preponderanza del culto mariano; si
giunge a parlare di teologia mariana
senza accorgersi di cadere in una dop
pia eresia, di etimologia e di dottrina,
poiché teologia (o scienza di Dio) non
può applicarsi a Maria che non è stata
(ancora) divinizzata. E’ vero che qualche mese fa, alla radio ho udito un
famoso predicatore applicare a Maria
le parole iniziali dell’Evangelo di Giovanni relative al « Logos » affermando che essa fu predestinata alla sua
missione fin dal principio. Senza rendersene conto il Monsignore enunciava concetti aderenti alla dottrina calvinista della predestinazione ed alla
idea moderna deH’eternità. Solo che
queste non mettono Maria su di un
piano diverso dal resto deH’iimanità.
In questi giorni, nella sua Firenze,
alcuni frati vanno distribuendo dei volantini, press’a poco di questo tenore:
« Maria Immacolata, regina delTUniverso, ha bisogno di un braccio destro: la monarchia assoluta cattolica
su tutte le Nazioni cristiane, per poterle salvare dall’anarchia comunista diabolica ». Nè più nè meno che la rivendicazione del « braccio secolare » che
chiamerei piuttosto sinistro che destro;
si noti che la monarchia cattolica dovrebbe regnare anche sulle nazioni
cristiane non cattoliche: il sogno del
papato medievale. E non si dica che
si tratta dell’opinione di alcuni frati.
Nelle nostre chiese presbiteriane ogni
pastore può esprimere idee paradossali senza per questo impegnare la dottrina della sua chiesa, ma non così nel
Cattolicesimo, ove, per la disciplina e
l’unità che vi regnano, nessuno può
esptrimere un’opinione che non sia autorizzata e preventivamente approvata
e pertanto le idee di qualsiasi .sacerdote impegnano tutta la Chiesa.
E’ quindi priva di ogni fondamento l’idea che si possa giungere a una
intesa qualsiasi con Roma. Essa e la
Riforma percorrono la stessa strada,
ma in direzioni opposte; il punto d’incontro, se mai c’è stato, è superato
da un pezzo e la distanza che separa
le due confessioni aumenta sempre
più.
Che dobbiamo quindi fare? In modo particolare nei nostri paesi e come
Chiesa Valdese? Che stile dare alla
nostra evangelizzazione, missione alla
quale non dobbiamo e non possiamo
rinunciare? Io credo che non si debba
far altro che annunziare, ovunque e
sempre, l’Evangelo e solo questo, ricordando che « nessuno può porre altro fondamento che quello già posto,
cioè Gesù Cristo » (1 Cor. 3: 11).
M. Eynard.
Un bel regalo per Natale
che tutti i genitori Valdesi dovrebbero fare ai loro figlioli sarebbe l'abbonamento all'
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3
ri
L’ECO DELlf VALLI VALDESI
— 3
Preghiera
detP Apostolo
Paolo
<€ Piego le ginocchia dinanzi a Te,
o Padre, dal Quale ogni famiglia nei
cieli e sulla terra prende nome, perchè Tu dia ai fratelli, seiondo le ricchezze della Tua gloria, d'essar potentemente fortificati, mediante lo
Spirito Tuo, nell'uomo interiore, perchè Tu conceda che Cristo abiti per
mezzo della fede nei loro cuori, radicati e fondati nell'amore ; affinchè
siano resi capaci di abbracciare con
tutti i santi quale sia la larghezza, la
lunghezza, l'altezza e la profondità
dell'amore di Cristo e di conoscere
questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinchè essi giungano ad
esser ripieni di tutta la Tua pienezza.
(Efes. 3: 14-21 ).
Salendo verso Rodoretto
Monsieur de Prévert n’était pas un
mauvais homme; il était même foncièrement bon; mais il était très riche, et ne s’était jamais rendu compte
combien la richesse éloigne l’homme
qui la piossède de celui qui n’en a rien.
Ce n’était pas tout à fait la faute de
M. de Prévert s’il était si riche, car
son père lui avait légué une grosse fortune, et ses usines travaillaient pour
lui. Ce n’était pas tout à fait la faute
de M. de Prévert s’il vivait dans
l’ignorance de la misère d’autrui, car
son château était entouré d’un grand
parc, son cocher ne le conduisait jamais que par les grands chemins bordés de maisons coquettes avec étage
ei abondance de fenêtres; il ne lisait
que les journaux de son monde et s’il
recevait un immnese courrier, ses secrétaires en prenaient connaissance
pour lui. On ne lui laissait lire que
les lettres d’affaires ou telles autres
qu’on jugeait incapables de lui procurer aucune peine, même légère.
Aussi M. de Pré vert ne fut-il pas
peu éberlué quand, en un jour de fin
de décembre, à deux doigts de Noël,
il aperçut tout à fait par hasard, sur
une table, dans un bureau où tout
à fait par hasard il était entré, un
amoncellement de lettres.
— Quel est ce courrier qui s’accumule et dont je n’ai pas eu connaissance? demanda-t-il à un chef de
taureau accouru, empressé et obséquieux.
— Monsieur, fit celui-ci, c’est un
courrier tout à fait spécial et que, sur
l’ordre le votre secrétaire particulier,
nous aiguillons sur divers services,
pour ne point encombrer votre table.
— Et de quoi s’agit-il dans ce courlier spécial?
— Ce sont. Monsieur, des demandes de secours. Elles abondent quand
arrive Noël, reprit-il avec un sourire
entendu.
— Adressées à notre société? comme c’e.st étrange.
— Adressées à vous personnellement, Monsieur.
— Ah! bizarre! Je ne savais pas
qu’on m’envoyait tant de lettres. Tenez, donnez m’en une.
— Une? Laquelle, Monsieur?
— N’importe laquelle, prenez dans
le tas. Merci.
M. de Prévert mit la lettre dans sa
poche et entra dans son bureau particulier. Comme quelqu’un l’atten
dait, solidement encastré dans un fauteuil profond, fumant un cigare pour
tromper son attente, il se mit tout de
suite à la disposition de son visiteur
et oublia la lettre.
Il ne se souvint d’elle que le lendemain soir. C’était la veille de Noël,
et M.me de Prévert était fort occupée
à charger de jouets et de friandises
un petit sapin, au sa.lon. C’était a
l’intention de ses petits-enfants qui
étaient arrivés ce jour même, avec
leurs parents, pour passer au château
les jours de fête. M. de Prévert jeta
un coup d’oeil sur ces préparatifs.
__ Heureux enfants! s’écria-t-il, jo
yeux.
C’est alors qu’il se souvint. Il s’assit
dans un des fauteuils moelleux qui
meublaient la pièce, tira la lettre de
sa poche et se mit à la lire. ^
« Monsieur, disait la lettre, on n est
pas des mendiants mais des chrétiens qui se respectent eux-mêmes
comme ils vous respectent. J’espère
que vous ne prendrez pas de mauvaise
part qu’on vous écrive ici un verset
de la Parole de Dieu. «Ce que 1 Eternel demande de toi, c est de prati
Ä 06-_-Ôtr ¿6 T36.--ÖD OO —
lA PART DU PAUVRE
-K
Ccmtß de Ifloëi pat Hoêeit l*aïelli^
★
quer la justice, d’être bon et de marcher humblement avec ton Dieu ».
C’est du prophète Michée. Monsieur,
il y a beaucoup de misère parmi vos
ouvriers. On vous en avertit des fois
que vous ne le sauriez pas. Sur quoi
je signe. Monsieur, en vous souhaitant un bon Noël, un de vos ouvriers,
Jules Lestienne, 6, rue du Marais».
M. de Prévert ne froissa pas la lettre ; il n’eut même pas un mouvement
de dépit et de colère, mais il s’enfonça
davantage dans son fauteuil moelleux, ferma les peux et se mit à pienser.
M. de Prévert pensait d’ordinaire
en marge de son journal boursier et
de la politique de ses intérêts. Il ne
lui était jamais arrivé de commenter
pour son usage personnel ou pour
celui d’autrui une parole de l’Ecriture; mais il avait grand respect pour
les choses de la religion qu’il tenait
pour un ornement de la vie sociale,
une assurance contre l’enfer et la révolution, et une consolation pour le
pauvre. Il se trouva donc déconcerté
quand cette apostrophe prophétique
trouva le chemin de sa méditation,
pour poser quelques points d’interrogation.
— Gaston, la rue du Marais, ou
est-ce?
— Monsieur, lui dit le cocher de
bonne compagnie, ce doit être si j’ai
benne mémoire, dans le quartier
ouvrier, de l’a-utre côté de l’usine,
vers la rivière.
— C’est bien, Gaston, je vous remercie.
Le premier Noël que connut la terre fut le privilège de pauvres gens.
Jules Lestienne était persuadé que ce
privilège leur était gardé, et lui et
sa famille mettaient tout leur coeur
à célébrer doublement à Noël, la fete
du Seigneur et la leur.
Jules Lestienne était im homme
simple, sans détour ni timidité, au regard droit, au coeur chaud et a la
langue nette. II disait ce quil pensait, avec charité. Il avait soixante
ans et à l’usine, lançait sa navette
avec autant de force, de justesse, e^
de régularité qu’un homme de vingt
ans.
On allait se mettre à table^ube sa
femme avait posé la soupnere sm I
nappe et le vieux Hertiaux avait approché sa chaise. A ce moment on
frappa à la porte, Lestienne hauss
les sourcils.
— Entrez, cria-t-il. __,
La Dorte s’ouvrit, un honme
simnlêment habillé, au pardessus touj^
crotté se présenta dans 1 encadrement de la porte. .
~ Entrez, entrez. Monsieur, la sou
pe va refroidir, et nous aussi! Je vous
‘^Ll’^Steur ferma la porte derrière
Monsieur, dit Lestienne je ne
sais pas qui vous êtes, mais un visi
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teur au repas de Noël est toujours le
bienvenu. Nous réservons toujours la
place du pauvre à notre table. Monsieur, si vous voulez en profiter, elle
est â votre disposition.
— Vous êtes bien aimable. Mon
sieur. Il fait bien froid ce soir. J’ai
mis des chaussures aux semelles minces. Par ces chemins...
— Julie, verse une assiette de soupe au lard à notre invité d’honneur.
Je serais désolé qu’il pût attraper
froid à venir nous rendre visite.
Qu’est-ce que tu veux, Hertiaux?
Le vieux Hertiaux faisait depuis
quelques instants des signes désespérés et tentait d’attirer l’attention de
son ami.
— Mais parle, vieux. Tiu peux parler tout haut! Monsieur est notre
invité d’honneur ce soir. C’est notre
pauvre de Noël ! Vous êtes le bienvenu, Monsieur.
— Lestienne, dit Hertiaux...
_ Je t’ai dit de parler tout haut;
— C’est Monsieur de Prévert, ton
pauvre. C’est le grand patron!
Le silence s’établit soudain dans la
chambre. . , . j
— Je m’excuse, dit Monsieur de
Prévert, de ne m’être pas encore présenté. C’est moi, en effet.
Nullement décontenancé, Jules i^estienne éclaira son visage d’un large
sourire. ,
-- Vous êtes le bienvenu quand
même, Monsieur. Mais la soupe est
S6rvl6...
— Êh bien, je la mangerai avec
vous et les vôtres. Monsieur Lestienne fit M. de Prévert avec rondeur.
— Julie, prends le manteau de
Monsieur. Bon. Asseyons-nous et
mangeons. Rien de tel pour se réch3iUff©r
M de Prévert, si à laise dans son
milieu, si brillant dans les soirées, ne
laissait pas de se sentir gauche et
quasi intimidé dans cette cuisine
d’ouvriers pauvres où une étrange
fantaisie et peut-être une conscience
inquiète l’avaient amené. Se démodant jusqu’où le conduirmt cette
aventure, il obéissait sans réotA«'^
à la voix claironnante de Jules Lestienne.
__Nous invoquerons la bénédiction
de Dieu sur ce repas, dit le maître de
la maison. Seigneur, bénis cette table
qui nous unit fraternellement, ce
pain qui est le don aux hommes de
ta bonté et du travail de nos frèrœ et
qui nous rappelle le corps de Notre
Seigneur rompu pour nous tous pê
cheurs. Amen. .
Bon appétit à tous et bon Noël!
M de Prévert s’essaya à la soupe
au lard. C’était la première fois de
sa vie qu’il mangeait de la soupe au
lard II la trouva merveilleusement
parfumée, vigoureuse et brûlante à
rendre vie et chaleur à un corps fn
^°^^ckte soupe est excellente, dit-il.
____Julie, verses-en encore une louche à Monsieur, et à moi aussi, pour
tenir compagnie. Monsieur, vous nous
honorez beaucoup par votre présence
— Tout l’honneur est pour moi!
Votre accueil me touche. Il était de
ma part un peu imprévu.
___est vrai que nous ne savions
nas qui vous étiez !
— Ah! sans doute que si vous
___ c’aurait été tout à fait la même
chose Monsieur. Vous êtes un homme comme nous, ni plus riche ni plus
pauvre, car la grâce du Seigneur est
la même pour tous.
_ -Vous êtes bien aimable. La grâce oui... je savais, mais je l’avais
neût-être envisagée sous un autre anffe Ça n’a pas d’importance. Monsieur, j’ai reçu votre lettre.
— Tu vois, Julie, que j’ai eu raison
de l’écrire! Figurez-vous, Moiwieur,
que Julie prétendait, il faut Im pardonner ça, que vous ne lisiez jamais
les lettres qu’un homme du peuple,
comme moi par exeniple, pouvmt
vous envoyer Comme si vous n’étiez
pas humain, comme n’importe lequel
d’entre nous. Monsieur, on veut du
bien à son prochain! C’est pour cela
que je vous ai écrit.
— A quel prochain vouliez-vous faire du bien. Monsieur Lestienne?
— Eh bien... à vous. Monsieur, si
ça ne vous dérange pas trop.
M. de Prévert avait le respect des
institutions. On l’eût bien étonné, la
veille encore, si on lui avait annoncé
qu’il ferait connaître sa volonté à un
simple ouvrier ou lui permettrait de
lui présenter quelques remarques sur
le service autrement que par la voie
hiérarchique. Oui, il payait d audace. C’était nouveauté. Il ne se sentait
pas tout à fait à Taise.
— Ecoutez, dit-il ; votre franchise
m’a rappelé que tout n’était pas justice et bonté dans le monde. Je veux
faire quelque chose, pour réparer, en
ce qui vous concerne.
Lestienne le considéra longuement
avant de répondre.
__ Monsier, je vous ai écrit, üit-ii,
mais il ne faut pas que vous vous
trompiez. Moi qui ai parlé, je n ai
besoin de rien. C’est pour les autres
que je Tai fait, pour beaucoup d autres. Et ce n’est pas une aumône çpe
ils veulent, même si elle doit ®tre
généreuse, mais la justice. Dieu demande la justice, nous aussi. Moins
de misère dans nos foyers, moins de
luxe et de richesse en d’autrœ.
Julie, apporte la viande. Ce lard
est de notre étable, Monsieur. Vous
nous honorez beaucoup en nous aidant à le manger. Des pommes de
terre, des navets?
M de Prévert fit en Im-meme une
prière à qui de droit, parmi ses saints
préférés, pour n’avoir pas mal a le^
tomac. Mais refuser, il ne le voulait
nas
— Monsieur Lestienne, dit-il, je ne
pensais pas remplacer la justice par
une aumône. Je respecte ITioinme et
sa dignité.
— Monsieur, excusez si je vous interromps, je ne vous ai pas présente
Hertiaux, que voilà, fixante ans de
travail dans une fabrique. Il ne meurt
pas de faim parce qu’on Taide, nous
ses copains. Bien sûr, c’est notre de
voir Mais notre devoir à nous, qui
est de charité et volontaire, nempê
che pas le devoir des autres qui est
de justice, et celui-là est obligatoire.
On est sévère au tribunal de Dieu.
On ne joue pas avec sa loi.
Monsieur, nous n’avons pas de vin.
mais voici de la bière faite par Julie,
ma femme; elle ne vous montera pas
au cerveau.
__ Bien volontiers. Mais dites un
peu. Monsieur Lestienne, et vous aussi, Monsieur Hertiaux, la justice ne
Opuscolo
sul
Culto pubblico
Per incarico della Conferenza distrettuale, la Commissione delle Valli
Valdesi sta preparando un opuscolo
illustrato, che spiega in modo semplice e interessante la funzione del culto
pubblico. L'opuscolo, che reca il titolo
impressivo : » CHI FERMERÀ' LA TUA
FUGA? » è stato scritto dal Pastore
Gustavo Bouchard, e, secondo l'intenzione della Conferenza distrettuale,
dovrebbe essere fatto circolare largamente fra le famiglie Valdesi, a cura
dei Concistori. Costerà L. 70 la copia, e ai Concistori verrà ceduto per sole
L. 50. Poiché ne verranno fatte stampare solo il numero di copie prenotate, si Piegano vivamente i Signori Pastori di voler far sapere alla Claudiana il numero di copie desiderato, al
più presto possibile, e comunque non
oltre la fine del corrente mese.
exclut pas, comment dirai-je... heu...
la bonté! Si je me souviens bien, votre parole d’Ecriture... Je voudrais
faire on geste, que vous prendrez
pour amical... .
— J’entends bien. Michée disait;
Ce que Dieu demande, la justice, la
bonté... mais Monsieur, si sur le chapitre de la justice, nous vivons dans
l’espérance, sur celui de la bonté.
Dieu merci, nous sommes servis et
bien servis!
— Ah!
— Monsieur, l’honneur que vous
nous faites d’être présent à notre table dans ce repas fraternel et sans
apprêt mais où le coeur y est, c’est.
Monsieur, un acte de bonté auquel
notre coeur est sensible. Car enfin,
c’est vous qui êtes là, à la table de
Lestienne, et pas un autre! Tu vois,
Julie, Monsieur de Prévert change
Tordre des mots, la bonté maintenant, la justice bientôt!
— Parlez-moi un peu de la vie de
vos compagnons, Monsieur Lestienne.
J’ai honte de le dire, mais je ne la
connais que fort peu. Je sais évidemment que vous vivez dans un quartier qui, du point de vue de Thygiène, laisse beaucoup à désirer. J ai
failli me rompre le cou deux ou trois
fois en glissant dans des fondrières,
en pleine route, et j’ai été à demi
asphyxié par les fumées de l’usine
rabattues par le vent par ici, pour
ne point parler des odeurs...
La -conversation se prolongea tard
dans la soirée. M. de Prévert voulut
tout savoir, Jules Lestienne ne voulut rien lui cacher. Il dit ce qu’il avait à dire en termes justes et mesurés, mais non exempts de rudesse,
li er. avait lourd sur le cœur. Le visiteur n’essaya pas d’opposer des raisons. Il sentait qu’il n’avait pas de
raison à apposer à des faits trop patents, à ces vérités trop évidentes. Il
s’en prenait à son ignorance, à son
inconscience, à la routine des affaires indifférente à l’homme.
Il but le café avec ses hôtes. Il remarqua sur le bahut une grosse Bible à tranches rouges.
— Vous lisez la Bible... oui, évidemment. Vous ne connaîtriez pas le prophète Michée si vous n’aviez pas la
Bible.
— Monsieur, marcher humblement
avec Dieu, c’est ce que nous essayons
de faire. En lui nous cherchons la
justice et la bonté, car son Esprit
seul, et la grâce qui en ce Noël s’est
faite chair pour vivre parmi nous,
peuvent changer le cœur des injustes, des aveugles, des indifférents et
des durs! .
Monsieur de Prévert sursauta. Mais
il était temps de partir.
— Je vous remercie, dit-il, pour votre hospitalité franche et salutane.
Mais dites-moi, je voudrais au moins
avoir contribué à payer cet excellent
repas! Vous ne voulez...
— Julie, cria Lestienne, Monsieur
qui veut payer sa place!
11 éclata d’un rire sonore et profondément humain.
__ Monsieur, autant vous le dire:
vous avez mangé la part du pauvre!
Vous avez œcupé la place qu’en chaque soir de Noël nous laissons disponible pour le premier, s’il y en a, qui
frappera à notre porte pour nous apporter la joie de Noël. Car pour nous,
la joie de Noël, c’est de donner un
peu de ce que nous avons.
(Semeur Vaudois)
Storia di un catechista
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base ai ricordi personali della sua opera come istitutrice missionaria
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NOTIZIE
L'Eco delle Valli Valdesi
CHIESE
PIIVEROLO
Domenica 8 Dicembre è stata una
buona giornata per la nostra comunità. Il culto del mattino è stato frequentato da un’assai buona assemblea e la colletta fatta per la Chiesa
di San Secondo, unitamente alla colletta della Scuola Domenicale, ha
fruttato la somma di L. 82.000. Per
- deliberazione del Concistoro è stata
arrotondata a L. 100.000.
Nel pomeriggio ha avuto luogo il
tradizionale Bazar per opere di assistenza. L’Unione Femminile Pinerolo lo aveva preparato con cfca e la
sua riunita è stata buona ; il pubblico vi è intervenuto cooperando in tal
modo al successo della iniziativa che
ha fruttato una bella somma di de
naro. La giornata si è chiusa con una
serata ormai tradizionale in cui si è
svolto un programma vario ed attraente, in un’atmosfera di familiarità. Alcuni filodrammatici vi hanno
collaborato e sono stati uditi, ol
tre ad alcuni pezzi di musica, anche
i cori e gli inni già cantati dalle Corali all’ultima festa di canto. Abbiamo accolto con riconoscenza nel nt*
stro programma anche alcuni giovar
ni di S. Germano Chisone e li ringraziamo ancora della loro visita.
E Msì, anche quest’opera è stata
compiuta con un risultato soddisfacente. Ne siamo grati a quanti in
qualsiasi modo vi hanno partecipato
con il loro lavoro e con i loro contributi.
Dopo una lunga sofferenza è dece
duta a Ponte S. Martino la signora
Costantino Bianche nata Leger.
Durante limghi anni era stata negli Stati Uniti insieme con suo marito e si sperava che potessero anche
godere insieme un buon riposo nella
loro casa alle Valli. Purtroppo ciò
non è stato possibile; il funerale ha
avuto luogo mercoledì H corrente a
Pinerolo.
Esprimiamo la nostra simpatia cri
stiana al marito sig. Alessandro Costantino ed a tutti i congiunti
PER LE FILODRAMMATICHE
Sorlos La scena e la fede
Jan De Uartog : Padrone dopo Dio
E. Pidoux: Nicodemo
Paton-Atger: Piangi, o terra amata
Kaj Munk : La Parola
E. Pidoux: Nè sangue nè legge
La carovana santa : piccolo teatro di Natale
Tutte queste opere si trovano presso La Claudiana al prezzo di
L. 200 cad.
MìLim PELLICE
Il 9 die. il Pastore Bruno Tron ha
presieduto il funerale del nostro fratello Giuseppe Catalìh dei Garnier di
anni 57. Durante la sua giovinezza
egli aveva lavorato in America e da
qualche anno si era ritirato nella sua
casetta che aveva ss^uto rendere bella ed accogliente.
Durante la malattia i suoi vicini
andarono a gara nel circondarlo della
loro assistenza dando un bell’esempio
d’amore fraterno.
NASCITE
Dionigia di Luigi M. Salomon e di
Anna Charbonnier.
Mauro di Pasquale Albertengo e di
Ines Volpe.
Amato di Imigi Berton e di Emma
Brache.
Gianni di Paolo Catalin e di Adelina Catalin.
Carla di Carlo Berton e di Anita
Gönnet.
Dio benedica questi teneri agnellini.
Diamo un cordiale benvenuto ai cari sposi: Rambaud Aldo e Susetta
VILLASHCCA
AGAPE • 27 dicembre - 6 gennaio
Campo giovanile di shi
Tema: ‘‘Il paese di fronte alle elezioni, ^
Il campo invernale di quest’anno si presenta con un tema che non mancherà
di amarre l’attenzione di molti. Tutti noi, anche solo seguendo sommariamente
dai giornali gli avvenimenti nazionali, ci rendiamo conto che il paese sta attraversando un momento in cui si pongono questioni gravissime per il suo futuro: fatti
grandi e piccoli sono, pensiamo, presenti alla mente di ciascuno.
Per questo, abbiamo voluto scegliere questo tema per il campo invernale. Il
campo non tratterà dei programmi dei vari partiti, nè avrà come interesse centrale
la questione elettorale in sè. Quello che ci interessa, è la situazione del paese, c
di questa parleremo insieme, nella libertà e nel rispetto, perchè poi anche ognuno
possa avere un aiuto per Uberamente scegliere. Vi diamo qui accanto il programma del campo: vedrete da questo come abbiamo cercato di individuare alcuni
aspetti tra i più importanti della situazione italiana, e come anche avremo il pia
cere di udire oratori qualificati e noti. GU studi biblici saranno diretti dal past
Charles Brotsch, l’autore del noto commentario sull’Apocalisse. Saranno dieci gior
ni di studio impegnativo e serio e, come sempre, di viva e aperta fraternità.
Iscrivetevi SUBITO !
PROGRAMMA DEL CAMPO
r-äfr,
Appuntamento dei partecipanti alle ore 16 del 27 dicembre, in via
Pio Vo 15 (Torino); di qui in pullman sino a Prali.
Partenza da Frali: il mattino del 6 gennaio, in pullman per Torino.
I temi che verranno trattati sono i seguenti:
PROBLEMI APPARENTI e PROBLEMI REALI DELLA SITUAZIONE
INTERNAZIONALE.
LA SITUAZIONE ECONOMICA ITALIANA.
CHE ACCADE NELLA SINISTRA ITALIANA?
DOVE VA IL CATTOLICESIMO?
Per le conferenze, hanno sinora aderito i seguenti oratori : on. Lelio
Basso; prof. Carlo Bo; prof. Tristano Codignola; prof. Paolo Sylos
Labini.
Le discussioni saranno introdotte da: Fulvio Rocco; Mario Miegge;
Giorgio Peyrot; Sandro Sarti.
L’ultimo giorno del campo sarà dedicato ad una sintesi e discussione finale.
Il campo seguirà una serie di studi biblici, che saranno diretti dal
past. Charles Briitsch, che ha gentilmente accettato il nostro invito.
Costo del campo: 8.400 lire (per tutto il campo). Per chi partecipa
solo a parte del campo lire 900 al giorno. I.scrizione: lire 600.
Campo ski per cadetti
Anche quest’anno avremo il campo .ski cadetti. I cadetti saranno
alloggiati come sempre nello chalet grande, riscaldato.
Questo campo seguirà un proprio programma, distinto da quello
del campo giovanile.
Per il prezzo, le indicazioni logistiche, ecc., vedi programma del
campo giovanile.
Negrin i quali dopo aver celebrato il
loro matrimqitio a Bobbio il 24 sett.
si sono stabiliti in seno alla nostra
TOmunità, nella loro casa nuova, alla
Rua. Il 28 settembre, circondati da
un largo stuolo di parenti e di amici, hanno celebrato la loro unione
^tto lo sguardo del Signore, Anita
Talmon e Alberto Charbonnier di
Torre Penice. Il 26 ottobre il Pastore
Bruno Tion ha celebrato le nozze di
due nc'3tri unionisti: Odette Geymet
e Alberto Grill, i quali hanno fondato u loro focolare circondati dai loro
can.
Il 7 dicembre altri nostri due unionisti: il rag. Giovanni Pietro Cairus
e Silvana Bouissa, univano la loro vita sotto lo sguardo del Signore alla
presenza di numerosi parenti ed amici. Presiedette la cerimonia il Pastore
Jahier, amico personale delle due famiglie e fu gran ventura perchè il Pastore locale che pur doveva parteciparvi si trovò in quel momento colpito da un attacco di asiatica
A queste care coppie che si stabiliscono in altre comunità, rinnoviamo
l’augurio di una vita serena e felice
sotto lo sguardo del Signore.
Il 24 novembre in casa Cougn al
Ciarmis ebbe luogo con la presenza
del Pastore, una duplice festa nuziale nella quale Giuseppe Cougn univa
la propria vita sotto lo sguardo di
Dio a quella di Mària Giovenale e i
suoi genitori Paolo Cougn e Enrichetta Meynier celebravano sotto il segno
della riconoscenza' le loro nozze d’ar
gento.
Il maestro Giov. Baridon membro
del nostro Concistoro si è. trasferito
definitivamente a Bobbio Penice. Lo
ringraziamo per quanto ha fatto per
noi come insegnante e come fratello
e gli auguriamo ogni bene.
Ringraziamenti pure ed auguri
cordiali alla cara insegnante Elena
M. Salomon che dopo avere diretto
per sei anni il nostro asilo infantile
lo ha ora lasciato per motivi di carriera.
L’insegnante sig.na P. Bonnet dopo
47 anni ha lasciato la direzione della
Scuola Domenicale del piccoli. La
Chiesa che, la circonda sempre con
riconoscente affetto per l’opera sua
molteplice le è grata anche per tutto
ciò che ha fatto in questo campo.
Bentornato! con tutto il cuore alla
famiglia Paolo Michelin S. dei Garnier. Da vari anni la loro assenza
aveva, lasciato uri vuoto penoso nei
nostri ranghi. Ma' ora son tornati e
ne ringraziamo Dio!
Tutta la nostra simpatia al fratello
Celeste Toum chè recentemente ha
perso la cara mamma a soli 10 mesi
dal babbo suo.
Denuncia di cessazione
di attività agricola
Gli affittuari che con l’il novembre 1957
hanno cessato la conduzione del fondo per
la scadenza del contratto d’affitto o per altre ragioni, devono presentare all’Ufficio
distrettuale delle imiroste dirette, competente per territorio, la denuncia di cessazione dell’imposta di ricchezza mobile.
Del pari i proprietari di terreni che con
l’il novembre 1957 hanno cessato la conduzione del proprio fondo perchè lo stesso
viene ceduto in affitto, devono presentare
all’Ufficio distrettuale delle imposte dirette denuncia di cessazione deH’imposta sul
reddito agrario.
I cessanti devono inoltre presentare rispettivamente ai Comuni ed all’Ufficio provinciale contributi unificati le denuncie di
cessazione delle imposte e tasse comunali
e dei contributi agricoli.
lireitore: Prof. Gino C
’’»’-hlicazione autorizzata d-1 Tril-’-nale di
P;^«r->lo con decreto del -’■'nuaio 1955
Il 6 Dicembre è deceduta al Giulbfcrso la nostra sorella Maddalena
Ghigo V. Peyran, spentasi dopo alcuni giorni di sofferenze, all’età di 81
anni. Dio l’ha chiamata a sè a poco
più di un mese di distanza dalla .'nrella Margherita, deceduta a Villasecca.
Ai familiari così duramente colpiti, giunga ancora ii senso della nostra solidarietà
Una disgrazia ha colpito il sig. Giovanni Pellegrini, durante il suo lavoro ai Trossieri. L’il u. s. mentre
stava svolgendo le sue mansioni, cadeva da un fienile riportando la frattura di una gamba e varie altre lesioni, per fortuna non preoccupanti.
Al nostro fratello, attualmente ricoverato all’Ospedale Civile di Pinerolo, giungano i nostri più affettuosi
auguri di buon Natale e di un pronto
e completo ristabilimento.
Nelle varie scuole di quartiere i nostri ragazzi stanno dando gli ultimi
tocchi alla preparazione delle recite
e degli alberi di Natale che, come di
consueto si accenderanno nei vari
quartieri nella settimana dal 22 a]
29. Ai nostri ragazzi ed alle loro Insegnanti auguriamo un buon succes
so e, soprattutto, che questa gioia e
questo impegno di bimbi possano con
tribuire a rafforzare l’impegno di tutti noi di fronte al Signore di cui vogliamo rallegrarci nel ricordo della
Sua venuta.
Una modesta ma urgente
preghiera
Rinnovando l'abbonamento all'ECO
DELLE VALLI, aggiungete un dono,
anche modesto. Ci aiuterete a diminuire il deficit di questo nostro settimanale.
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e di Capodanno
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Amalia Gay
vedova Bartolomeo Prochet
nel suo novantacinquesimo anno di
vita, dedicata nella maggior parte
della lunga esistenza per il bene specialmente morale e spirituale dei suoi
cari, è mancata al loro affetto ed a
quanti Tapprezzarono, il 16 Dicembre 1957.
I Figli, pure nel loro grande dolore,
riconoscenti per i principi loro insegnati dal suo costante esempio rimangono sereni e fiduciosi.
Per desiderio della cara estinta la
famiglia non prende il lutto.
La presente valga anche di partecipaz’one e di ringraziamento a tutte
le persone che presero parte al loro
cordoglio, ed in modo particolare alI Egregio Dottor Paltrinieri che de
dicò se stesso con ogni possibile cura
con vera abnegazione e fedele amicizia.
«La Tua volontà sia fatta»
Torre Penice, 17 Dicembre 1957
è uscite
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t RUegata L. 4A00
Claudiana - Torre Penice
Le famiglie Zuccaro e Pugese commosse per la grande dimostrazione
di stima e di affetto tributata aUa
loro compianta moglie e mamma
Rita Zuccaio
nata Bonetto
nella impossibilità di farlo singoiar
mente ringraziano le buone persone
che con scritti o di presenza parteciparono al loro grave lutto.
San Secondo, 16-12-’57
Prof. Dp. a. Boniscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica aH'Università
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