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Anno 121 - n. 7
15 febbraio 1985
L. 500
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Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedii
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE BIBLICA PER LA « SETTIMANA DELLA LIBERTA’ »
« Quando 1 bianchi arrivarono nel nostro continente — dicevano gli Africani al tempo del
maggiore conflitto anticolonialista — noi avevamo la terra e
loro la Bibbia. Ora loro hanno
la terra e noi la Bibbia ». Gli
Indios sudamericani vanno più
in là. In una lettera inviata al
papa in occasione del suo viaggio in Perù, Venezuela e Ecuador, gli Indios boliviani affermano ugualmente di aver ricevuto la Bibbia in cambio della
colonizzazione ; ma osservano
che essa è servita come un’arma d’attacco e perciò concludono : « Noi indiani d’America e
delle Ande abbiamo deciso di
servirci della visita del papa per
restituirgli la sua Bibbia, visto
che in cinque secoli non ci ha
portato né amore, né pace, né
giustizia» (Manifesto 6.2).
Sbaglieremmo fortemente se
pensassimo che questa dichiarazione riguardi solo il papa e
la sua chiesa. La Bibbia è una
sola, anche quando è restituita.
In America latina i protestanti
non hanno i Pizarro e i Cbrtez
di ieri, ma hanno le « sette d’assalto » di oggi, finanziate dalla
CIA, che hanno tra i principali
articoli di fede quello della spiritualità disincarnata, del persuadere la gente che ciò che è
sociale, politico, collettivo, va
ignorato dal buon credente che
si concentra solo sullo spirituale e l’individuale.
Anche qui, in buona compagnia. In Perù, sempre in occasione della visita papaie, la Società nazionaie deile Industrie
ha affittato un’intera pagina dei
giornali su cui ha citato lunghi
brani del discorso papaie su
« Riconciliazione e penitenza »
per predicare a tutti i peruviani che ii peccato sta nei « corazon » degli individui, prima che
nella struttura e nelle istituzioni
( Repubblica, 2.2 ). Ineccepibile.
Tanto quanto la conseguenza —
detta o non detta, non importa
— che ne deriva: occupatevi del
vostro « corazon » e lasciate che
noi ci occupiamo della struttura e delle istituzioni. Di queste
strumentalizzazioni non si lamentano quanti, in casa cattolica o protestante, temono solo
gli Inquinamenti marxisti. L’America latina è oggi lo specchio
che riflette con particolare chiarezza la linea di demarcazione
che non delimita le confessioni
religiose, ma passa al loro interno, in ciascuna di esse. E’ la linea della ricerca della giustizia,
espressione collettiva dell’amore
— ugualmente necessaria quanto quella individuale — e unica
base possibile per una vera
pace.
E intanto gli Indios delle Ande restituiscono la Bibbia. E’ un
giudizio sferzante sull’uso che
ne abbiamo fatto nell’Occidente
cristiano, accettando spesso senza problemi le interpretazioni
più funzionali alle Confindustrie
dei nostri paesi. Forse della Bibbia malmenata che ci restituiscono, gli Indios delle Ande potrebbero mettere in evidenza
qualche brandello. Per esemplo
la fine del Salmo 123 : « Abbi
pietà di noi, o Eterno, abbi pietà di noi, perché siamo più che
sazi di disprezzo. L’anima nostra è più che sazia dello scherno della gente agiata e del disprezzo dei superbi ».
Franco Giampiccoii
Un visionario ci interpelia
Il progetto formulato (dal profeta Ezechiele in vista (di una nuova società con pari diritti per
gli stranieri mette in questione la nostra società dominata da sperequazione e discriminazione
Dividerete così questo paese fra voi, secondo le tribù di Israele.
Ne spartirete a sorte dei lotti d’eredità fra voi e gli stranieri che
soggiorneranno fra voi, i quali avranno generato dei figliuoli fra
voi. Questi saranno per voi come dei nativi di tra i figliuoli d’Israele; trarranno a sorte con voi la loro parte d’eredità in mezzo
alle tribù d’Israele. E nella tribù nella quale lo straniero soggiorna, quivi gli darete la sua parte, dice il Signore, l’Eterno.
(Ezechiele 47: 21-23)
Corne sarebbe recepito questo
annuncio negli ambienti delle
nostre chiese? Penso in particolare a quelle di estrazione contadina, dove si è tratta dalla terra la propria sussistenza e si è
concepito un forte attaccamento per i campi. Uso i verbi al
passato prossimo: la cosa appare ai giovani antiquata e incomprensibile rispetto al loro
modo di rapportarsi al lavoro,
alla fabbrica o all’ufficio. Ma i
vecchi ancora resistono: la terra non si vende, e tanto meno si
dona, si trasmette in eredità ai
figli c poi ai nipoti nella speranza che la spartiscano in pace e
non si sbricioli del tutto a furia
di liti giudiziarie, mediazioni e
atti notarili. Con stupore ho
sconerto che le nostre comunità in piccoli villaggi dovevano
riconoscenza ad alcune famiglie, divenute evangeliche, per
aver « venduto » la terra, sulla
Quale si sarebbe costruita la
nostra chiesa, perché trenta anni fa nessuno era disposto a vendere a « forestieri »!
Non è un po’ esagerata l’ingiunzione del profeta Ezechiele
a dividere la terra con gli stranieri che soggiornano da noi?
Per giunta parla di « spartire in
sorte » o « dare la sua parte » in
una situazione certo eccezionale;
si parla di ricostruire il paese di
Canaan dopo molti anni di esilio
e deportazione in Babilonia, una
sorta di emigrazione forzata
con l’obbligo di lavorare per il
profitto del paese ospitante. Ezechiele stesso è in esilio da più
di 25 anni, ma non si è arreso
alla rassegnazione: appena si delinea una possibilità di ritorno,
che di fatto dovrà ancora attendere a lungo, egli comincia a
lavorare alla progettazione di
come si strutturerà la comunità
dei ritornati, come sarà la vita
civile e quella religiosa. Il tempio, che da giovane teologo gli
era parso molto discutibile, per
i culti solo rituali, per la copertura alla corruzione e all'ingiustizia, ora che non c’è più e si
tratta di riedificarlo, gli sembra
possa diventare il luogo unificante del progetto di ricostruzione, il laboratorio della speranza di realizzare il nuovo patto con Dio.
Le diverse tribù ritorneranno
dunque nel paese, che è quello
della promessa, l’eredità di Dio,
verranno con loro gli stranieri
Chiese e società
Tavola rotonda a Torre Pellice con il Presidente del Senato
Cossiga, G. Chiarante e V. Spini, moderatore G. Tourn (foto Renato Ribet). Servizio a p. 9.
che si sono accompagnati agli
ebrei nel lungo tempo dell’esilio:
sono altri deportati da popoli
diversi o forse piuttosto membri del popolo vincitore? Vincitori sono solo i sovrani, il popolo è uguale a ogni altro, molti si
saranno sposati (seguendo il
L’AMMINISTRAZIONE REAGAN ESCE ALLO SCOPERTO
La guerra ai santuari
Le prime avvisaglie si erano
avute il 4 dicembre 1984: Jack
Elder e Stacy Merkt, due persone al servizio della chiesa, in
Bronsville, nel Texas, venivano
accusate di otto reati, connessi
con l’azione svolta dalle chiesesantuario (cfr. Eco/Luce del 18
gennaio 1985) in favore dei rifugiati sudamericani.
La notizia è della « Task Force
for Central America», collegata
con l’organismo ecumenico
« ’Tucson Ecumenical Council »,
diretta da Philip Conger, che
annuncia anche un « simposio »
sul tema « Dalle barriere all’amicizia », per il 23 e 24 gennaio
1985. Teologi, giornalisti, uomini di cultura, ebrei, cattolici e
protestanti, si confrontano sul
problema dei rifugiati latinoamericani negli Stati Uniti, sotto il
profilo morale, filosofico, teologico e giuridico.
Tra gli interventi quelli di
William Sloane Coffin jr., pastore della Riverside Church di New
York, di Robert McAfee Brown,
professore di teologia ed etica
in Berkeley, California, di Richard ShauU, già professore
presso il seminario teologico di
Princeton, di Elsa ’Tamez,. professoressa di teologia presso il
seminario biblico latinoamericano di San José di Costa Rica,
del vescovo Sergio Mendez Arceo
di Cuerna vaca (Messico), di Roberto Cuellar, direttore del « soccorso giuridico cristiano » di E1
Salvador (fondato dalTarcivescevo Oscar Romero).
Pubblicizzando rincontro la
« Task Force for Central America » scrive, in forma interrogativa: « Forse l’amministrazione
Reagan si trova in rotta di collisione con la comunità religiosa
degli Stati Uniti, in conseguenza
delle sue violazioni al diritto
interno ed internazionale, nel
suo rifiuto di garantire asilo politico ai rifugiati dell’America
Centrale che cercano di sfuggire alle squadre della morte e
alla repressione delle autorità? ».
Con un tempismo notevole, ecco la risposta delle autorità statunitensi. Il « Grand Jury » dell’Arizona ha incriminato una
quindicina di operatori religiosi, accusati di una serie di reati, e convocati per l’interrogatorio per il 23 gennaio, data d’inizio del « simposio » previsto.
Tra gli accusati, una suora di
,Ph«énix, Dartene Niegersky, cui
era affidata la meditazione di a
pertura del secondo giorno del
simposio, il direttore della «Task
Force for Central America », Philip Conger, identificato come uno
dei leaders della presunta « cospirazione » (un delitto che, secondo la legislazione statunitense, può comportare una pena
pecuniaria fino a 15.000 dollari,
e 10 anni di reclusione), Timothy Nonn, seminarista della
Southside Presbyterian Church
e collaboratore del Conger, due
altre suore, due preti cattolici,
Antonio Clark e Ramón Dagoberte Quiñones, cittadino messicano, e il pastore John Fife,
della Southside Presbyterian
Church di Tucson.
Più di 60 stranieri sono stati
arrestati a metà gennaio in varie città, tra cui Phoenix, Tucson, Seattle, Philadelphia, Roc1t&s1^0t
Nello stato di New York, due
rifugiati salvadoregni sono stati
arrestati mentre lasciavano la
chiesa presbiteriana che li aveva accolti per recarsi a seguire
un corso di lingue.
La operazione è stata possibile con l’aiuto di informatori confidenziali e con la registrazione
Sergio Ribet
(continua a pag. 2)
consiglio del profeta Geremia) e
avranno avuto figli con gente del
paese ospitante. Questi stranieri
dovranno ricevere la loro parte
nella terra promessa. Non è nemmeno richiesto che prima si con
vertano alla religione ebraica,
anche se è ovviamente desiderato; l’unica condizione è che
abbiano dei figli, che più che una
motivazione sembra piuttosto
essere un’aggravante. Quella terra sarà pronrio loro, la trasmetteranno ai loro figli.
Pensiamo solo un momento
alle difficoltà degli stranieri a
trasferirsi con la propria famiglia' in Svizzera fino a poco tempo fa c'è stato un vero e proprio
embargo per i figli. Si vuole la
forza lavoro ma non si può perdere il proprio nrofitto per provvedere agli alloggi, all’educazione e così via.
Sempre stranieri
Non è dato sapere quanto sia
stata applicata questa proposta
di Ezechiele che precorre in assoluto tutte le nostre legislazioni sugli stranieri. Nella storia
biblica fino allora non era mai
stato riconosciuto agli stranieri
il diritto al possesso della terra,
al contrario la cosa era vista come una calamità da scongiurare ad ogni costo. Si regolava il
diritto di asilo, li si tutelava
contro l’oppressione, si riconosceva loro di poter avere delle
case e anche di raggiungere un
benessere tale da consentire l’acquisto di schiavi; ma deve essersi trattato di casi molto rari se
poi gli stranieri erano costantemente inclusi fra i deboli che
dovevano essere protetti ed aiutati, insieme alle vedove e agli
orfani. Il vero fondamento del
diritto dello straniero sta nella
affermazione: « ci sarà una stesGianna Sciclone
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
15 febbraio 1985
IN MARGINE AD UNA SERIE DI ARTICOLI DI BAGET BOZZO
Quale chiesa?
Il quotidiano « La Repubblica » ha pubblicato altri due articoli di Gianni Baget Bozzo. La
serie è conclusa. Personalmente io ringrazio, perché mentre i
due articoli precedenti mi hanno aiutato a fare un po’ di sana
autocritica, questi ultimi mi
hanno confermato nella mia
scelta protestante. Anzi; la sua
analisi della chiesa cattolica, se
è corretta, mi aiuta a proporre
con minor timidezza il protestantesimo come alternativa ai
miei amici e compagni cattolici
in ricerca.
Il terzo articolo è intitolato
« Il silenzio della teologia ». Che
cosa dice in sintesi? Mentre il
Dio vendicatore di Siri è inaccettabile, e il Dio di Wojtyla è
assente, al prete non resta che
la solitudine, la routine, l’abitudine. Molti preti ripensano con
una certa nostalgia allo spirito
del Concilio, che non ha del tutto estinto la sua capacità di rischiarare la vita della Chiesa.
Ma il cardinale Pellegrino, paralizzato al Cottolengo di Torino,
è l’espressione vivente della paralisi dello spirito conciliare della Chiesa cattolica italiana. La
chiesa di Torino, in particolare,
guidata ora dal «bravo priore
di convento », cardinale Ballestrero, è « Chiesa della irrilevanza e della rimozione », « una chiesa che non fa notizia».
Baget Bozzo si sofferma molto sulla chiesa di Milano guidata dal cardinale Martini. E a
me la cosa interessa più da vicino, perché vivo e lavoro a Milano. «In Carlo Maria Martini
vediamo realizzarsi il modo in
cui ciò che rimane del Concilio
nella chiesa di papa Wojtyla può
sopravvivere », scrive l’articolista. Di che si tratta?
L’arcivescovo di Milano nella
sua diocesi predica una religione personale, del cuore. Offre ai
giovani che si ritrovano a migliaia in Duomo una meditazione collettiva, non chiede loro un
impegno politico e sociale. Li
toglie per un momento dalla loro solitudine, offre loro uno spazio tranquillo, un momento di
distensione spirituale e di comunione, senza attentare alla
loro libertà. Non chiede niente
se non il piccolo gesto di amore, di carità verso il prossimo.
Il resto divide. La chiesa della
preghiera in gruppo, delle meditazioni silenziose. Così alcune
pennellate tratte dall’articolo.
E’ evidente che siamo di fronte a uno scenario ben diverso
da quello che offrivano le orde
dei lanzichenecchi di Don Giussani o dell’onorevole Formigoni,
che in qualche modo sono costrette a mordere un po’ i freni.
Secondo Baget Bozzo stanno diventando una minoranza. Speriamolo !
E’ noto che l’arcivescovo di
Milano gode di grande prestigio personale, non solo nella diocesi milanese, ma anche nel
mondo sindacale e politico. Inoltre il prossimo convegno di
aprile della chiesa cattolica italiana sulla « Riconciliazione » sarà da lui presieduto. C’è chi pensa a lui come il prossimo presidente della Cei e poi...
Baget Bozzo così sintetizza il
modello di chiesa offerto dall’opera del cardinale Martini :
« Una chiesa che abbandona l’idea di riformarsi come popolo
di Dio risolvendo se stessa nella
crescita della religiosità individuale ». Probabilmente la posizione di Martini è un po’ più
articolata, e sarebbe interessante che il fratello Carlo Maria intervenisse sulla « Luce » per offrirci un contributo. Ma se è
così, come sostiene Baget Bozzo, è davvero « il silenzio della
teologia ».
Ripensare la fede
Ma la teologia è davvero « lo
sforzo di pensare il cristianesimo »? Io credo che la teologia
sia invece lo sforzo, o, meglio.
Guerra ai santuari
(segue da pag. 1)
non autorizzata di conversazioni
che si tenevano nella chiesa; secondo un commento del pastore
Fife, « esattamente come ci aspetteremmo che possa avvenire in
Russia, nell’Europa dell’Est e
nei paesi totalitari » (cit. dal
New York Times del 15 gennaio
1985).
Fife (come informa NEWS
Presbyterian Church, USA, 14
gennaio), è il pastore della prima chiesa che, negli USA, si è
ufficialmente espressa il 24 marzo 1982 per costituirsi in « santuario », aperto ai rifugiati provenienti dall’America Centrale.
Gli seno stati addebitati sette
capi d’accusa; aver dato aiuto a
stranieri non immigrati legalmente; "cospirazione”; collaborazione nella immigrazione clandestina; aver trasportato dei
clandestini; averli accolti; aver
incoraggiato l’immigrazione clandestina; aver eluso illegalmente
perquisizioni ed ispezioni.
I fatti di cui è accusato sarebbero accaduti a partire dal 19811982, Ano al 7 gennaio di quest’anno.
II pastore Fife avrebbe trasportato, dalla casa di un prete
a quella di un altro, un clandestino, il 24 maggio del 1984; in
altra occasione, il 27 maggio
1984, avrebbe dato istruzioni atte a p>ercorrere « una particolare strada, così da evitare controlli di frontiera, per trasportare un clandestino adulto e due
minori ».
Il pastore William Sloane Coffin. jr. (da Riverside News, 15
gennaio ’85) dichiara; « Secondo
il governo di E1 Salvador, un
cittadino su quattro è ’’rifugiato”. (I cittadini salvadoregni sono 4 milioni e 800.000 circa, stima 1980).
Secondo il vescovo cattolico
del Guatemala, un milione di
guatemaltechi se ne è dovuto
andare dal suo paese (su 7 milioni di abitanti, stima del ’79).
Per l’alto commissario delle
Nazioni Unite per i rifugiati, e
per il Refugee Act approvato
dal Congresso (USA) nel 1980,
questi popoli, che fuggono alla
situazione di guerra e alla repressione, rispondono ai requisiti richiesti per chiedere asilo
politico. Ma ramministrazione
Reagan insiste nel definirli ’’rifugiati per ragioni economiche”.
Ammettere che sono rifugiati
politici porterebbe a domande
imbarazzanti: perché il governo
USA invierebbe 300 milioni di
dollari di aiuti ad un governo
che crea un milione di rifugiati?... Dove gli esponenti della oligarchia sono pochi, sono molti
i guerriglieri. Il fuoco non si
sviluppa se il legno non è secco. Né si danno rivolte se non
vi sono condizioni che le provocano. E’ una ironia della storia che quanti temono le rivoluzioni facciano tanto per provocarle». Il pastore della Riverside Church termina con una citazione del presidente Kennedy:
« Quelli che rendono impossibile
una rivoluzione pacifica, rendono
inevitabile una rivoluzione violenta ».
Sergio Ribet
la vocazione, di ripensare la nostra fede in Cristo all’interno
della storia, delle nostre vicende umane. Fare teologia è chiederci quale sia la volontà di Dio
per l’uomo di oggi.
Teologia non è lo sforzo di
ripensare il cristianesimo perché sia più adeguato ai tempi
in cui viviamo, ma, appunto, lo
sforzo di rispondere alla vocazione di predicare l’evangelo oggi. L’evangelo che giudica, che
perdona, che salva, che non si
fa adeguare ai tempi, ma chiede
il ravvedimento, la conversione.
Così come « riforma della chiesa » non vuole dire aggiornamento, ma riscoprire sempre di
nuovo la nostra obbedienza alla
Parola di Dio; è un ricominciare sempre da capo, ridiventare
sempre di nuovo chiesa. I discorsi religiosi, le meditazioni
silenziose, gli esercizi spirituali
o la cultura non ci fanno chiesa
anche se, come diceva Karl
Barth; «essa riunisse le masse
più grandi e i migliori individui, anche se spiegasse la vita
più ricca e fosse profondamente rispettata nello Stato e nella
società ».
Il silenzio della teologia. I conflitti, resi meno aspri, le tensioni ammorbidite, la società deconfìittualizzata, si discute su
ciò che unisce, le ingiustizie ridimensionate da piccoli atti di
solidarietà. Se è così, chi tace è
in definitiva l’evangelo. Ho difficoltà a credere che una simile
proposta venga da un autorevole biblista come Martini, per il
quale la Bibbia sarebbe diventata un libro così innocente e
inoffensivo, dopo avere iniziato
il suo ministero a Milano con
una lettera pastorale che riproponeva al centro della vita della comunità la Parola di Dio.
Burosistema e
chiesa-comunità
Il quarto e ultimo articolo
« E il sacerdote diventò un cittadino dei mondo », partendo dalla crisi del prete come funzionario del sistema romano e dell’apparato ecclesiale, tenta di individuare la via di una rifondazione della chiesa più legata al
nostro tempo : una chiesa ecumenica come nuovo modello politico.
Baget Bozzo, dopo aver sostenuto che « la comunità è il mo
Protestantesimo
IN TV
Lunedì 18 febbraio 1985
ore 20.50 - II Rete
La prossima trasmissione è
dedicata ad un numero informativo che comprenderà:
— Un servizio sulla tavola
rotonda di Torre Pellice
con Francesco Cossiga,
Valdo Spini e Giuseppe
Chiarante;
— Un faccia a faccia con Gaspare Barbiellini Amidei
autore del libro « La riscoperta di Dio » ed infine
uno spazio dedicato a momenti di vita evangelica
nell’istituto-ostello di Centocelle in Roma.
apparati che dispongono di tecnologie capaci di dominare l’informazione e di manipolare la
genetica, è il massimo problema
politico e civile del nostro temDO ». « Occorre inventare delle
dimensioni alternative agli apparati, e riscoprire la dimensione comunitaria del vivere umano ». L’idea del Concilio, in altri termini, era di fondare un
luogo in cui le libertà umane
potessero vivere il conflitto senza perdere la comunione. « Per
questo il Concilio aprì la via all’ecumenismo ».
Per la verità, per quanto ci riguarda, questa via era stata aperta fin dall’inizio del secolo. Baget Bozzo dice che le chiese cristiane devono dare l’esempio di
vivere i loro conflitti all’interno
della loro comunione. Esprimere contemporaneamente l’unità
della Chiesa come comunione e
la libertà del credente quale
fondamento di essa. Una chiesa
nella quale trovino spazio una
pluralità di ministeri, una moltitudine di letture dottrinali del
medesimo orizzonte spirituale.
Una proposta
e due no
Tutto molto interessante. Senonché, quasi di passaggio, e
con molta disinvoltura, Baget
Bozzo si chiede : « Non sarebbe
compito del ministero di Pietro
dare le parole dell’esistenza a
questa chiesa possibile? Non riconoscerebbero lo spirito di Pietro in tale gesto del vescovo di
Roma, e quindi il senso del cattolicesimo di due millenni, anche
le chiese che non hanno mai accettato il primato papale? ». Mi
assumo la responsabilità di rispondere di no, sia dal punto di
vista della fede che dal punto di
vista di un eventuale modello
politico.
Dal punto di vista della mia
identità protestante mi sento di
condividere la valutazione di
Paolo Ricca all’indomani del
Concilio : « Il principio fondamentale di tutto l’ecumenismo
cattolico e il movente dell’attuale apertura del cattolicesimo è
il principio della sintesi, della
integrazione di tutti i valori cristiani in vista di una nuova pienezza cattolica che non sarà una
pura somma algebrica dei valori esistenti, ma sarà qualcosa
di nuovo e nello stesso tempo di
antico, sarà la verità cattolica
divenuta veramente cattolica,
cioè universale : sarà la verità
di tutti ».
Se è cosi non possiamo seguire Baget Bozzo nella sua riflessione, che è comunque molto interessante. Porse un suo intervento specifico sarebbe prezioso
per noi.
Modello politico. « La chiesa
romana aveva inventato l’apparato di intellettuali dominatori
e l’aveva esportato nel mondo.
E’ impossibile immaginare che
dal suo seno possa nascere un
nuovo modello politico, quello
della convivenza dei confini di
opinione, di culture, di storie
nella identità di una comunione? ». Una proposta secondo me
molto sospetta, date le premesse. Il sospetto di un nuovo integralismo cattolico, o il sogno
della fondazione di un nuovo
partito cattolico. Non proprio in
linea con le tradizioni laiche del
partito nelle cui liste Baget Bozzo è stato eletto deputato europeo.
Mi piacerebbe, su questa proposta, conoscere l’opinione di
un altro prete cattolico molto
noto. Gustavo Gutierrez, e di
tutti i diseredati dell’America
Latina che nella teologia della liberazione vedono uno spiraglio
di speranza e di riscatto. E che
Wojtyla, con penosa distorsione
del testo di Giovanni 10, ha definiti « ladri e briganti » e « manipolatori dell’Evangelo », intendendo per evangelo la dottrina
sociale ufficiale della Chiesa, da
lui proclamata.
In conclusione torno a ringraziare Gianni Baget Bozzo, perché nei suoi articoli vedo il tentativo lodevole di riproporre il
confronto su alcuni temi di fon
do della fede e della testimonianza cristiana che rischiano
da una parte di affogare nella
religione personale, e dall’altra
di essere distorti dallo spirito
di crociata dei discorsi di Wojtyla che, prima o poi, saranno
raccolti in un nuovo Sillabo.
Valdo Benecchi
A colloquio
con i lettori
KALI
Sono rimasto assai perplesso, per
non dire sconcertato, quando sul n.
5 del 1° febbraio ho visto pubblicata
una poesia di un lettore di Genova,
intitolata • Bhopal ». Al di là degli
intenti nobili di denuncia delle responsabilità occidentali sul disastro occorsovi, ciò che ha stonato totalmente con il senso della poesia è stata
la scelta del simbolo negativo, Kah
Comprendo che per noi occidental'
possa essere difficile avvicinarsi a'
significato delle divinità indiane, ma
assumere direttamente quella che
per l’induismo è la personificazione
femminile di Dio, . la Madre Divina,
come se avesse pari pari il significato
biblico di Mammona mi sembra purtroppo una (certo involontaria ma non
per questo veniale) testimonianza del
nostro imperialismo culturale nei confronti del Terzo Mondo.
Forse II sig. Quartino conservava
l'Immagine salgariana, del tutto crudele e sanguinaria, della dea Kalì, ma
proprio questo dimostra come siamo
stati assuefatti a recepire le culture
« altre » senza minimamente renderci
conto dei loro valori e significati, introiettando cioè culturalmente quello
stesso modello di imperialismo industriale che ha causato l'orrore di Bhopal. Kall, scritto correttamente senza
accento, è al di là del Bene e del Male, non ha connotazioni morali, attenzione a non commettere spropositi
usando con leggerezza e sufficienza
simboli religiosi diversi dalla tradizione cristiana!
Stefano Bovero, Torino
UNA MOSTRA A GENOVA
Per il centenario
di Paolo Paschetto
dello legittimo del cristianesimo, il burosistema romano è un
prodotto storico : comprensibile,
ma non insostituibile », arriva
alla proposta del Concilio: « Una
chiesa-comunità, fondata sulla
autonomia delle singole chiese
e integrata nella realtà umana
che la circonda». L’umanità e
il mondo sono profondamente
cambiati, di conseguenza «preservare le dimensioni della comunità umana in un mondo di
Come precedentemente annunziato, quest’anno ricorre il centenario della nascita di Paolo
Paschetto.
Per tale avvenimento sono in
corso di preparazione diverse e
varie manifestazioni; la Spav
di Roma prepara una video cassetta, il Biblitek di Rivoli stampa un saggio sulle principali
espressioni artistiche di questa
personalità che produsse, come
massima opera, lo stemma della
Repubblica Italiana.
Altre manifestazioni sono in
corso di attuazione.
Paschetto nacque a Torre Pellice il 12 febbraio 1885. La domenica prima (il giorno 10) e la
domenica dopo (il 17) della ricorrenza, a Genova nel salone
delle attività sociali della Chiesa Valdese - Via Curtatone 2 —
vengono esposte stampe in bianco e nero ed a colori dell’artista :
disegni, xilografie, pitture, vetrate, francobolli...
Il materiale esposto è parte
della collezione raccolta dal pastore Paolo Sanfllippo.
3
15 febbraio 1985
fede e cultura 3
L’OPUSCOLO DEL XVII FEBBRAIO
NEL CENTENARIO DELLA SINAGOGA
La revoca
dell’Editto di Nantes
Ebrei a Torino
« Non siamo mai stati moltima se non ci fossimo stati, la
città sarebbe stata diversa... Ricordare, invitare al ricordo, e
farci conoscere, prima che sia
L'inizio di un secolo di persecuzioni contro gli Ugonotti in un testo primo° lS trSt^^^
di facile lettura che si regge su di un grosso lavoro di documentazione volume Ebrei ^ Torino^
^ ^ ^ catalogo e memoria duratura
della mostra omonima tenutasi
Quest’anno il protestantesimo
ricorda il trecentesimo anniversario della sciagurata data del 17
ottobre 1685 quando Luigi XIV
di Francia, il « Re Sole », e la
sua corte firmarono a Fontainebleau la revoca dell'Editto di
Nantes. Già prima di allora, prima cioè dell’esodo in massa di
pressoché mezzo milione di ugonotti, i rapporti tra la corte di
Francia e il mondo protestante
si erano definitivamente deteriorati. L’azione di personalità al
potere come i Richelieu o i Mazzarino e la soppressione nel 1679
della « Camera dell’Editto » —
l’istituto che controllava l’attuazione dell’Editto di Nantes, voluto nel 1598 da Enrico IV, che offriva un minimo di garanzie al
piccolo popolo protestante —
portarono presto ad una situazione di distruzione e di morte.
Ma quali furono le ragioni più
profonde di questo cambiamento di rotta nei confronti dei protestanti? Cosa c’è dietro la crociata del cattolicissimo « Re Sole »? Quale significato ha avuto
l’esilio forzato degli ugonotti
francesi i cui discendenti, nel
mondo, ammontano oggi a più
di dieci milioni di persone? Giorgio Tourn ce lo spiega in poche
pagine, agili, scorrevoli, che costituiscono il contenuto del tradizionale opuscolo del XVII Febbraio edito, — in una veste modesta ed economicissima — dalla Società di Studi Valdesi di
Torre Pellice. Abbiamo così la
possibilità di ripercorrere una
delle pagine più tragiche del
protestantesimo europeo cogliendone i motivi più profondi e gli
sviluppi successivi.
A proposito dei profughi ugonotti che fuggono dalla Francia
attraversata dalle "dragonnades”
di Luigi XIV così scrive Tourn;
« Al ’’Parigi vai bene una messa”
di Enrico TV il popolo ugonotto
rispondeva "meglio la morte della messa”. E questa carica di
passione religiosa assoluta, totale, non solo rende i profughi
pronti ad ogni impegno ed ogni
sacrificio nel coltivare la speranza insita nel cuore di ogni esule
del rimpatrio, ma contagia le nazioni ospitanti ». Inizia così « la
mobilitazione morale dell’Europa contro Luigi XIV ». La revoca
dell’Editto di Nantes è, in conclusione, come scoprirà il lettore attraverso l’affascinante ricostruzione di Tourn, una storia di
resistenza, di esilio, di sofferenza, su cui varrà la pena di riflettere soprattutto in questa settimana della libertà in cui le nostre chiese esprimono la loro
solidarietà nei confronti delle
migliaia di lavoratori immigrati
nel nostro Paese dal Terzo Mondo. Un’esperienza storica del passato (che chiunque può ripercorrere su questo testo di facile lettura, benché si regga su di un
grosso lavoro di documentazione
e di ricerca), diventa così formidabile stimolo ad assumere le
nostre responsabilità contro le
barriere che, oggi, dividono
l’umanità.
Giuseppe Platone
Giorgio Tourn, La revoca dell’Editto
di Nantes, Supplemento al Bollettino della Società di Studi Valdesi
n. 156, pp. 30, Torre Pellice 1985,
L. 2.000.
I valdesi su “Infinito
II
«La leggenda dei Valdesi» è te, esce alla vigilia del 17 Febil titolo del servizio, corredato bràio : data particolarmente va- in poi, a partire soprattutto da
VMO rr'i«'! ' 1 ryryQ f n MCllIQ COT*- f • ____1_ i 1 Ji »-t ^ -F ^ i a
a Torino dal 25 ottobre al 10 dicembre 1984, mi sembrano esprimere bene lo spirito e l'intenzione e della mostra e del volume.
La mostra ha attirato un certo
interesse, coinvolgendo in particolare numerose scolaresche. C’è
da augurarsi che non vi sia in
questo solo curiosità passeggera o moda effimera, ma un’attenzione matura.
Il volume, che vorrei qui brevemente segnalare, soprattutto a
chi non ha potuto visitare di persona la mostra, si compone essenzialmente di una cospicua selezione delle immagini o degli
oggetti esposti, con una serie di
saggi di notevole interesse.
Dagli archivi
di famiglia
Vi è innanzitutto un tentativo
di ricostruire la realtà ebraica torinese dall’emancipazione (1848)
da bellissime immagini, realizzato dal fotografo Mauro Raffini, apparso sul numero di febbraio della nuova rivista « Infinito », in edicola in tutta Italia.
Accanto alle trenta suggestive
fotografìe di Raffini sul mondo
valdese delle Valli compaiono
anche una pregevole sintesi di
Giorgio Martinat (inviato speciale de La Stampa) su storia e
attualità dei Valdesi ed un curioso racconto della scrittrice e
teologa Adriana Zar ri ; « Un eretico alla corte di Papa Silvestro ». Un breve « Credo » della
minoranza protestante italiana a
firma Giorgio Tourn conclude
questo servizio che, volutamen
lorizzata nell’economia del servizio fotografico.
L’editore Vivalda, profondo
conoscitore delle Valli Valdesi
( in estate soggiorna a Bobbio
Pellice), nell’afiìdare ad uno dei
migliori fotografi piemontesi la
immagine di « gente gelosa del
proprio passato ma aperta al
nuovo » ha voluto rendere un
omaggio — così ha dichiarato
alla nostra redazione — alla storia e all’amore per la libertà del
popolo valdese.
La veste tipografica è molto
raffinata e il prezzo gli va dietro; 5.000 lire.
G. P.
gli archivi di varie famiglie.
L’archivio della comunità è andato distrutto nei bombardamenti dell’ultima guerra e i (pochi) documenti di altri archivi,
come le schede familiari dei censimenti, non sono sempre di
agevole utilizzo. Affidarsi soprattutto agli archivi di famiglia ha
il limite che non si sa nulla delle
famiglie che non serbano tracce,
e sono evidentemente quelle più
umili. Di questo limite i curatori della mostra sono stati coscienti. Il quadro che emerge dagli archivi di famiglia e dagli
altri documenti usati è comunque abbastanza preciso. Dopo il
UNA SERIE DI CONCERTI DELLA CORALE DI TORINO
Incontri 1 L’Orgelbuechleiii di Bach
TORINO — Domenica 17.2 nella Sala
valdese di C.so Vittorio 23 alle ore
15.15 il prof. Giuseppe Morosini, docente di Storia dell'Africa alla Facoltà
di Scienze Politiche dell’Llniversità di
Torino, introdurrà il tema: - La nostra
responsabilità verso gli immigrati in
Torino e in Italia ».
CINISELLO BALSAMO (MI) — Il
Centro culturale J. Lombardini organizza presso la propria sede un incontro col Segretario della Federazione giovanile evangelica Paolo Naso sul
tema « Lavoratori stranieri in Europa e
in Itaiia »; lunedì 18.2 ore 21.
PADOVA — Il Centro studi « Marco
Salizzato » organizza per giovedì 21.2
una conferenza del prof. Paolo Ricca
della Facoltà valdese di teologia di
Roma su: « Il Sinodo di Barmen ». Ore
21 alla Casa Pio X (Duomo).
SAVONA — Venerdì 22.2 alle ore
21 nella sala della Chiesa evangelica
metodista, piazza Diaz 6, il pastore
Aurelio Sbafti, presidente della Federazione Chiese evangeliche in Italia
introdurrà il dibattito su « i problemi
della immigrazione clandestina in Italia ».
S. FEDELE INTELVl (CO) — Convegno teologico per pastori e predicatori
locali e altri interessati da domenica
24.2 alle ore 16 a martedì 26 alle 16.
Il tema proposto è « Israele e la Chiesa ». Animeranno il convegno ì pastori Martin Cunz e Daniele Garrone.
Informazioni presso past. G. Rogo,
Como, tei. 031/27.34.40.
Ricordare degnamente Giovanni Sebastiano Bach nel 300°
anniversario della sua nascita
(avvenuta a Eisenach il 21 marzo 1685) è compito precipuo
delle Comunità Evangeliche che
riconoscono in lui il più grande compositore di musica sacra
di ispirazione evangelica di tutti i tempi. Come scrive M.
Fuerst-Wulle: «La sua musica
sacra si basa sul corale evangelico creato ed animato da Lutero. Come un filo rosso il Corale della Riforma è intrt,., jiato
nelle sue grandi Passioni, nelle
Cantate, nei Mottetti ecc. e non
solo dove è canto, ma anche dove parlano i soli strumenti, senza considerare la musica per organo in cui persino nelle fughe
si può scoprire qualche volta il
motivo di un corale. In questo
modo Bach mette la sua arte
immortale al servizio diretto
della Parola di Dio e di queste
forze creative melodiche, ispirandosi ad esse e coronandole
con le meraviglie delle sue armonizzazioni, così come Lutero
intese l’inno sacro; non dal punto di vista estetico letterario o
artistico musicale, ma come manifestazione della fede nell’arte »
(Canti della Riforma, pag. 25).
Nel quadro dei programmi
musicali dell’Accademia Corale
Stefano Tempia di Torino, in
stretta collaborazione con la Co
rale Evangelica di Torino (Battista e Valdese), proprio nel mese di marzo, avrà luogo, nel
Tempio di Torino, una serie di
qu.attro concerti che presenteranno l’intera opera dell’Orgelbuechlein di Bach, composto a
Weimar nel 1714-15 e comprendente 45 corali. Nato essenzialmente come testo didattico per
« organisti principianti », raccoglie in realtà nell’ordine progressivo dell’anno liturgico, l’elaborazione vocale e organistica
di melodie risalenti quasi tutte
all’epoca della Riforma del ’500
e cantate nelle comunità protestanti.
Proprio per recuperare questo
contesto di fede in cui i corali
si radicano e a cui si ispirano,
si è voluto eseguirli, nell’anno
di Bach, non in una sala da concerto, ma in un Tempio protestante, non con un coro specializzato, ma con una normale corale di chiesa evangelica. Direttore della Corale M.° Eugenio
Tron, organista prof. Luciano
Pornero, docente di Organo e
Composizione organistica al
Conservatorio « G, Verdi » di
Torino. Ecco il programma;
Il Simbolismo nel Corale organistico di Bach: L’Orgelbuechlein - Nel Tempio Valdese di
Torino - C. Vittorio Emanuele, 23.
— Martedì 5 marzo ’85, alle ore
21 : I Corali dell’Avvento e
della Nascita del Signore (14
corali).
— Martedì 12 marzo ’85, ore 21 :
I Corali del Nuovo Armo,
della Presentazione e della
Passione del Signore (12 corali).
— Martedì 19 marzo ’85, ore 21 :
I Corali della Resurrezione e
della Pentecoste (9 corali).
— Martedì 26 marzo ’85, ore 21:
I Corali dell’Istruzione religiosa, della Preghiera e della
Morte (10 corali).
I corali saranno eseguiti dapprima nella versione vocale poi
nell’elaborazione organistica di
Bach.
Biglietto d'ingresso L, 6.000. Abbonamento spociale per i 4 concerti di
Bach più un dramma liturgico del XII
sec. (Ordo ad Representandum Herodem & interfectio puerorum, la drammatizzazione della liturgia all'Abbazia
di St. Benoit de Fleury, Coro degli allievi e gruppo di strumenti antichi della “ Stefano Tempia ». attori del « Teatro delle Dieci » e azioni mimiche a
cura del Centro di formazione teatrale >■ A. Blandi ». regìa di M. Scaglione
— Lunedì, 1° aprile, ore 21 nella Chiesa
di S. Domenico a Torino) L. 15.000.
Prenotazioni per l'abbonamento speciale presso la Segreteria della Chiesa Valdese di Torino, via Pio V, 15 Tel. 68.28.38.
1848, la comunità ebraica torinese cresce, soprattutto grazie alla
immigrazione, ed è progressivamente coinvolta, per quanto riguarda le professioni, nella borghesia cittadina: nell’imprenditoria, nel commercio, nell’amministrazione, nell’università, nella
politica e nell’esercito. La cultura è alta, con un analfabetismo
che tocca solo il 10% degli Ebrei,
mentre la popolazione torinese
è analfabeta all’80%. Fino ai primi decenni del nostro secolo non
ci sono praticamente matrimoni misti e la vita si svolge prevalentemente in ambito familiare e
comunitario. L’inserimento nel
mondo del lavoro e della cultura
non sembra minare l’identità
ebraica, per cui si deve parlare
più di integrazione che di assimilazione. Questa panoramica storica introduce una serie di foto
tratte da album di famiglia che
mostrano gli Ebrei torinesi, o almeno alcune famiglie niù in vista, « come erano ».
Circa metà del volume è dedicato agli argenti e ai tessuti
preziosi della sinagoga. Si tratta
di suppellettili destinate ad onorare la Torah, il Pentateuco; tende per l’armadio in cui si custodiscono i rotoli della Torah,
manti per ricoprire i rotoli dopo
l’uso; medaglioni, corone e pinnacoli d’argento, sempre per i rotoli.
Alcuni saggi, brevi ma molto
ricchi, presentano in forma chiara, comprensibile anche a chi non
è Ebreo la funzione e Fimportanza della sinagoga e gli elementi essenziali della liturgia.
Un augurio
Non ci si può che rallegrare
che anche questi aspetti dell’Ebraismo comincino ad essere
conosciuti. Ma quanto ci vorrà
per eliminare il diffuso pregiudizio (ahimè in gran parte di matrice cristiana!) che squalifica la
religione d’Israele senza neppure
conoscerla? Quanto ci vorrà per
capire che la sinagoga non è una
donna bendata, come volentieri
l’arte cristiana antica la dipingeva?
Gli Ebrei torinesi — forse per
molti questa è stata la grande
scoperta della mostra — parlavano un loro dialetto, un piemontese pieno però di termini e modi di dire ebraici. Vale la pena di
riportarne un esempio; « Sur
Murenu, Fai gnanca un pesât an
baid per cumpré el lehem e el
basar da deie da lachié ai banim
per Sabbad! » (Signor rabbino,
non ho neanche un soldo in casa
per comprare il pane e la carne
da dar da mangiare ai bambini di
sabato!).
Il dialetto giudaico-piemontese
rischia evidentemente di andare
perduto ed è bene che ne rimanga traccia, almeno letteraria.
Completa il volume un saggio
sulla sinagoga dal punto di vista
architettonico.
La mostra e il volume sono uri
segno della passione con cui
l’Ebraismo torinese, non solo in
occasione di questo centenario,
studia le sue radici, dibatte la sua
identità, valorizza il suo passato,
riscopre la sua spiritualità. Se ci è
permesso un augurio, è che tutto
questo non sia soltanto « opera
di pietà filiale » verso una realtà
che cammina verso « un silenzioso e indolore dissolvimento »,
come forse con troppo pessimismo paventa Primo Levi nella
sua prefazione, ma il ritrovare
per Foggi il senso profondo della propria realtà.
Daniele Garrone
1 Ebrei a Torino - Ricerche per il
Centenario della sinagoga 1884-1984
Umberto- Alleraandi & C.
4
4 Vita delle diiese
15 febbraio 1985
ISTITUTI VALDESI
ASSEMBLEA DEL V CIRCUITO
Le visitatrici
Il che fare delle chiese
Martedì 29 gennaio al Rifugio
Re Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni si è svolta una riunione di una quarantina di sorelle,
convocata su iniziativa del presidente CIOV, pastore Alberto
Taccia, per riesaminare il lavoro programmato delle visite agli
ospiti del Rifugio.
Alla riunione hanno partecipato anche il personale e alcuni
degli ospiti, poiché tutti erano
stati invitati.
Il servizio di visitatrice, sorto per un maggiore contatto
umano tra le Comunità e il Rifugio, ha subito trovato consenso nelle chiese della Val Pellice,
di San Secondo e di Prarostino
e si effettua con continuità da
tre anni.
Questo servizio è stato ritenuto positivo e va incontro a una
esigenza in un campo primario,
come quello del curare i rapporti umani alla luce dell’Evangelo, quindi è bene che sia continuato. Dal mese di febbraio
le visite avranno luogo il martedì, anziché il mercoledì, come è
stato stabilito in accordo con la
direzione del Rifugio.
Il gruppo delle visitatrici presenti ha manifestato il convincimento che il rapporto tra chiese e Rifugio dovrebbe avvenire
anche attraverso una diretta informazione alle Comunità sull’andamento dei lavori di ristrut
turazione e dei problemi connessi alla vita del Rifugio. Esse
si sono offerte come coadiutrici
a tale scopo e hanno chiesto la
presenza di almeno un membro
CIOV per illustrare le notizie
come ha fatto a loro il pastore
Taccia durante l’incontro. La
realizzazione di questa proposta
sarebbe accolta con grande soddisfazione dal personale e dalla
direzione del Rifugio, che darebbero il loro pieno appoggio.
Oltre a questo impegno immediato c’è la speranza di poter provvedere ad altre esigenze
del Rifugio che ai momento potrebbero essere la collaborazione di una o due persone durante l’ora dei pasti e l’aiuto di una
persona o due una volta alla settimana per lavoro di rammendo, dove si sente il vuoto lasciato da una sorella costretta a interrompere una lunga e assidua
dedizione.
Lo spazio per il ’servizio’ nelle
nostre comunità e nei nostri
istituti esiste ed è aperto a uomini e donne : aspetta solo di
essere occupato. Così per il Rifugio Re Carlo Alberto invitiamo chiunque abbia questa disponibilità, a mettersi in contatto telefonando al 909(y70 preferibilmente dalle ore 11 alle ore 13.
Eventuali problemi di trasporto
possono essere facilmente risolti. Maria Tamietti
Una chiesa con due anime e
quindi con sentimenti contrastanti e contrapposti?
La forzatura della realtà ecclesiastica, così presentata, era
evidente a tutti coloro che hanno partecipato all’Assemblea del
T Circuito, domenica 3 febbraio,
ma lo scopo era proprio quello
di mettere i partecipanti dì fronte ad una situazione che presentasse contrasti netti, senza possibilità di sfumature.
Si è immaginato che all’interno della chiesa valdese esistessero due gruppi: uno che sostiene la priorità del lavoro nelle comunità al fine di riaggregare i
membri di chiesa dispersi e conseguentemente rivitalizzare la vita comunitaria; l’altro, a priori
convinto dell’inutilità di questo
impegno, sostiene la necessità
che nell’immediato futuro la
chiesa sappia recuperare la sua
capacità di essere presente nel
mondo per evangelizzare, recuperando pienamente la sua vocazione missionaria.
L’Assemblea si è quindi divisa per dare vita ad uno dei due
gruppi. La discussione è stata
quindi portata avanti ’impersonando’ il ruolo richiesto dall’appartenenza ad uno o all’altro
dei gruppi. Una prima constatazione riguarda proprio il metodo di lavoro che il Consiglio
di Circuito ha proposto all’As
semblea ; il gioco dei ruoli, e
naturalmente l’animazione intelligente ed accorta delle dinamiche scaturite dall’esigenza di immaginarsi in una situazione, certamente artificiosa, ma non falsificante rispetto ai problemi
che si volevano affrontare, ha
permesso, ad un confronto, che
solitamente stenta a partire, di
trasformarsi in un dibattito acceso e partecipato, a cui nessuno dei partecipanti ha saputo
sottrarsi.
Dopo la discussione nei gruppi, l’Assemblea si è ancora riunita per presentare i risultati
del lavoro dei gruppi, e per verificare se l’ipotesi iniziale, di
una presupposta divisione della
chiesa nelle due tendenze, fosse
confermata.
Si è detto che la divisione
proposta non ha senso nella
chiesa, ma il problema è saper
vivere contemporaneamente sia
l’esigenza di un impegno all’interno delle comunità che sappia
rispondere al desiderio di essere comunità nella verità e nell’amore cristiano, sia la necessità di evangelizzare.
In particolare dal gruppo dei
sostenitori dell’impegno missionario della chiesa sono anche
venute delle proposte concrete:
— la possibilità di un sostegno
finanziario per l’attuale progetto di ristrutturazione del
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Visita alla Sicilia evangelica
SAN SECONDO — Dopo le
discussioni sinodali sul mezzogiorno, la nostra chiesa si è resa conto della necessità non solo di parlare e di affrontare il
problema in modo teorico, ma
di conoscere di persona quella
realtà. Così un gruppo di fratelli e sorelle della chiesa, a cui
si seno uniti alcuni altri da Pinerolo e Prarostino si è recato
a Palermo ed Agrigento nei giorni 26 - 30 gennaio. Il programma
prevedeva innanzitutto l’incontro con i fratelli e conoscere i
loro problemi attraverso le discussioni e l’ospitalità nelle loro case. A Palermo, dopo la visita alla Noce guidata dal pastore Aquilante, abbiamo potuto
partecipare ad una indimenticabile agape fraterna nella chiesa
di Via Spezio che ha rinsaldato
i nostri legami.
Ad Agrigento in comunione
fraterna con quelle comunità,
abbiamo potuto ascoltare il pastore Panasela sulla storia della
chiesa ed alcune poesie di Gaetano Lentini declamate dall’autore. Il viaggio ha avuto anche
un aspetto turistico con la visita alle bellezze architettoniche
e paesaggistiche dell’isola. Non
si usa dire « grazie ». I fratelli
siciliani non lo vogliono udire.
Allora vi diciamo « arrivederci
a San Secondo », per scoprire
quanto è bello e buono ritrovarsi alla presenza del Padre che in
Cristo ci unisce.
• Programma del XVII febbraio — Sabato 16 accensione
dei falò. Domenica 17, ore 10.30,
culto con Santa Cena. Quest’anno avremo come ospite Joe
Koussi .lohnson del Togo che
nel pomeriggio rivolgerà un messaggio. Inoltre avremo la visita
dei catecumeni del 4" anno della
chiesa di Torino. Il pranzo avrà
luogo nella sala. Prenotarsi presso gli anziani o il pastore.
• Due famiglie della nostra
comunità sono state allietate
dalla nascita di Davide, di Roberto Paschetto e Cordin Claudia;
e di Valentina, di Stefano Basso
e Tron Alida. Il Signore benedica queste famiglie,
• Ringraziamo il predicatore
locale Dino Gardiol che ha presieduto il culto di domenica 27
gennaio.
Recita
VILLASECCA — I giovani
della Filodrammatica, che già
si sono impegnati con lavoro
volontario nell’opera di restauro del Tempio, presenteranno
sabato 23 febbraio alle ore 20.30
nel Tempio la commedia brillante « Due dozzine di rose scarlatte ». Alla serata partecipa anche la banda musicale di Pomaretto.
Replica domenica 24 febbraio,
alle ore 14.30, sempre nel Tempio di Villasecca.
L’incasso sarà devoluto alle
spese per i lavori di restauro.
XVII Febbraio
BOBBIO PELLICE — Pro
gramma per il XVII: Sabato
16, ore 20: accensione dei falò,
domenica 17: culto gestito da
bambini della scuola domenicale, monitori, ragazzi del catechismo, predicherà il prof. Paolo
Ricca che sarà nostro ospite durante il pranzo comunitario. Il
pranzo come al solito sarà preparato dalle signore dell’Unione
Femminile. La sera, nel tempio,
il gruppo giovanile presenterà
un lavoro teatrale.
• Prossime riunioni ouartierali: in esse affronteremo il problema della ristrutturazione dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, 20 febbraio Centro; 21 febbraio Cairus; 27 febbraio Campi;
28 febbraio Perlà; 6 marzo Rocia
d' Giors; 7 marzo Podio.
PERRERO — Il 17 febbraio
ci sarà il culto unico nel tempio di Maniglia alle ore 10.30. Il
pranzo sarà alle 13 nel centro
sociale.
• E’ mancata a causa di un
tragico incidente avvenuto tempo fa la sorella Ida Ghigo in
Giustetto di 49 anni. Al marito,
alle figlie e a tutta la famiglia
la comunità esprime la sua solidarietà.
TORRE PELLICE — Sabato
16 febbraio i giovani dell’Unione dei Coppieri accenderanno il
falò nel prato vicino al tempio.
Seguirà un momento comunitario nel quale i cadetti presenteranno una serie di diapositive
sulla storia, passata e recente,
dell’Ospedale. L’informazione sarà completata dal presidente
della CIOV.
Domenica 17, alle ore 20.45,
verrà presentato nel tempio del
centro un dramma di Bonhoeffer da parte di un gruppo giovanile che si è formato per l’occasione. Tutti sono cordialmente .invitati sia all’una che all’altra serata.
Soggiorno per
famiglie
VILLAR PERO SA — Sono
aperte le iscrizioni al soggiorno
per famiglie a Vallecrosia dal
15 al 29 giugno 1985. C’è tempo
fino al 31 marzo.
• Programma del 17 febbraio:
ore 10, culto; ore 12.30, pranzo
comunitario; ore 20.30, la Filodrammatica rappresenta la commedia « Amici per la pelle » ; replica sabato 2 marzo.
• Rallegramenti a Livio e Cinzia Barus per la nascita di Diego.
• In occasione del 17 febbraio
sarà ospite un gruppo della comunità di Rimini.
Lo straniero tra noi
ANGROGNA — Ci rallegriamo di avere tra noi giovedì 14
alle ore 20 nella riunione degli
Odins il Moderatore Bouchard.
L’ospite di quest’anno al XVII
febbraio è Agostino Ntumba Kadima, con la sua famiglia, proveniente dallo Zaire. Egli sarà
con noi al falò del 16 con il gruppo FGEI del Prassuìt-Verné e il
giorno dopo al culto che inizia
alle ore 10 al Capoluogo con i
Trombettieri valdesi, la nostra
Corale e i bambini della Scuola
Domenicale che presenteranno
una drammatizzazione su « La
l’Ospedale di Torre Pellice;
— la possibilità di un sostegno
anche finanziario a Radio
Beckwith, uno degli strumenti a nostra disposizione per
favorire la nostra presenza a
livello della Valle.
L’Assemblea ha accolto favorevolmente queste proposte, facendole proprie ed approvandole con una regolare votazione.
Mauro Pons
revoca dell’Editto di Nantes ».
Alle 12 gli iscritti s’incontrano
nella Sala per la tradizionale
agape fraterna, con saluti e comunicazioni diverse, a cura dell’Unione Femminile.
Alla sera, alle 20.45 nel Tempio del Capoluogo, per l’ultima
volta in Valle, il Gruppo Teatro
Angrogna presenta — invitato
dal nostro Concistoro — lo spettacolo musicale « Ninna Nanna
della guerra ». Farà seguito un
intervento di Ntumba Kadima
sulla situazione degli immigrati
nel nostro Paese dal Terzo Mondo. La libera colletta della serata verrà destinata, su suggerimento del Gruppo Teatro Angrogna, al lavoro tra gli immigrati
• Le riunioni di febbraio si
concludono al Serre il 18; a Buonanotte il 19 e il 20 a Cacet.
Casa Manildo
in vendita
PRAROSTINO — Il concistoro della Chiesa di Prarostino, visto l’esito della votazione dell’Assemblea di Chiesa del 10-12-83,
ha deliberato nella sua seduta
del 3-2-85 di mettere in vendita il
fabbricato rurale noto come Casa Manildo, sito in frazione Romani, il cui ricavato sarà destinato alla ristrutturazione del
pre.sbiterio.
Il prezzo base, fissato sulla
scorta di una perizia eseguita da
un geometra incaricato dal concistoro, è di Lire 42.000.000 trattabili.
Chi fosse interessato aU'acauisto può mettersi in contatto con
uno dei seguenti membri del concistoro o della commissione stabili: Bruno Avondetto, tei. 0121/
501476; Renzo Avondetto, tei.
0121/500853; Emidio Gay, tei.
0121/500350.
• ERRATA — Nel precedente
numero deU’Eco n. 6 dell’ 8 febbraio siamo incorsi in un errore
di cui chiediamo scusa. Nella
cronaca di Prarostino, all’ultimo
capoverso bisogna leggere: Esprimiamo la nostra simpatia alla famiglia Avondetto dei Bilia ner la
morte della mamma della nostra
sorella Ida, e non per la morte
della nostra sorella Ida.
Giovedì 14 febbraio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 si svolgerà l'incontro mensile del Collettivo Biblico Ecumenico presso la Chiesa
Valdese di Via dei Mille 1.
Prosegue la ricerca sui Ministeri (anche in relazione al BEM) con uno studio su ■■ I .ministeri nel Nuovo Testamento »; introduce il pastore Bruno
Rostagno. Lo stesso argomento proseguirà il 14 marzo con una relazione
di Severino Dianich (cattolico).
Venerdì 15 febbraio ~
n SETTIMANA DELLA
LIBERTA’
PINEROLO — Nel quadro delle celebrazioni della settimana della libertà il
r Distretto organizza a Pinerolo alle
ore 20.45 presso rauditorium di Corso
Piave una manifestazione pubblica dal
titolo '< Giustizia senza barriere » dedicata all’esame della situazione dei lavoratori stranieri in Italia.
Intervengono:
Giorgio Bouchard - moderatore della Tavola Valdese:
Paolo Naso - segretario nazionale della
Egei;
Michel Ogba - Associazione Studenti
Eritrei in Italia;
Alfredo Olivero - Ufficio stranieri e
nomadi del comune di Torino.
Per permettere la partecipazione il
r Circuito organizza un pullman con
partenza alle ore 20 da Torre Pellice.
Per informazioni rivolgersi al past. Platone (tei. 944144).
Martedì 19 febbraio
n GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
PINEROLO — Le responsabili dei
gruppi e delle Unioni femminili si ritrovano presso la chiesa valdese alle
ore 14.30 per la preparazione di quest'incontro che si terrà a San Secondo
il 3 marzo alle ore 10.30.
Giovedì 21 febbraio ~
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Dalle ore 17 alle ore
22 presso I locali della chiesa valdese si tiene la riunione mensile del
collaboratori dell'Eco delle Valli Valdesi. Cena in comune.
Sabato 23 febbraio ~
n ASSEMBLEA CESP
PINEROLO — Alle ore 21 presso i
locali del Cesp si tiene l'assemblea
dei soci che sarà dedicata tra l'altro
all’esame del tema: « La proposta del
solidarismo cattolico: una terza via? ».
S^abato 2 marzo ~
□ CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA FFEVM
VILLAR PEROSA — Con inizio alle
ore 14.30 si tiene presso il Convitto
Il corso di animazione biblica per I
gruppi e le unioni femminili del r Distretto. Per informazioni contattare
Katharina Rostagno (0121/51372) entro
il 25 febbraio.
# Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino. Carla Bortuzzo, Daniele
Macris, Marisa Mastrototaro,
Claudio Pasquet, Lucilla Pevrot, Bruno Rostagno, Iole
Sabbadini, Franco Taglierò,
Cipriano Tourn.
5
15 febbraio 1985
vita delle chiese 5
MILANO, 30 MARZO 1985
INCONTRI IN SICILIA
Il Metodismo
ieri, oggi,
domani
Il Sinodo 1984, raccogliendo gli spunti offerti
dalle relazioni deH’Opcemi e della Commissione
d’esame, ha avviato un importante bilancio sull’integrazione delle Chiese valdesi e metodiste dopo cinque anni dalla piena attuazione del Patto
di integrazione.
Gli interventi hanno sottolineato la validità
di questa esperienza ed hanno indicato alcuni
problemi per i quali occorre insieme ricercare
la soluzione più adeguata.
In altre sedi è emersa la necessità, in vista
anche di un più marcato contributo metodista
all’integrazione, di una specifica riflessione sulla
identità culturale metodista che potrà essere resa ancora più profìcua dagli intensiflcati rapporti con il metodismo internazionale.
Intanto nel numero di ottobre 1984 di Gioventù Evangelica sono state pubblicate delle
« Note sparse per una ricerca sul Metodismo »
di Franco Becchino ed è uscito presso la Claudiana il libro di Sergio Carile : « Il Metodismo ».
Un convegno sulla
evangelizzazione
La Chiesa metodista di Milano per contribuire a continuare la riflessione avviata, organizza
un convegno sul tema : « Il Metodismo ieri, oggi
e domani ». Il convegno si terrà sabato 3Q marzo
con inizio alle ore 10 nei locali di via Porro Lambertenghi 28 Milano. Interverranno; Sergio Aquilante. Franco Becchino, Giorgio Spini, Saivatore Ricciardi.
In particolare le Chiese valdesi e metodiste
del II Distretto sono invitate ad essere presenti
a questo interessante appuntamento.
AGRIGENTO — Indubbiamente la città è più nota per la
sua Valle dei Templi, per la Sagra del Mandorlo in flore anziché per la presenza di una piccola comunità valdese le cui origini risalgono al secolo scorso.
Attraverso alterne vicende la
comunità si è mantenuta fedele
alla vocazione licevuta, anche se
a diverse riprese essa è stata
privata della presenza di un pastore residente. Attualmente è
visitata da Palermo con un servizio ridotto di attività e di cura d’anime. Tuttavia la comunità non manca di vivacità, di iniziative, di possibilità di ripresa.
Domenica 27 gennaio, per iniziativa del sovrintendente di circuito past. A. Bonnes, si è svolto ad Agrigento un convegno di
zona che aveva per tema l’evangelizzazione.
Martedì 29, forse per la prima volta nella sua storia, la comunità è stata visitata da una
comitiva di fratelli delle Valli
Valdesi (di S. Secondo e di Pi
CAMPO INVERNALE A BETHEL, CALABRIA
Tradizione e feste reiigiose
CATANZARO — Dal 27 dicembre 1984 al r gennaio 1985,
a Bethel si è svolto un campo
invernale sul tema «La tradizione e le feste religiose: confronto con la Parola ».
I partecipanti, giovani provenienti da diverse zone del Centro-Sud d’Italia (Calabria, Campania, Puglia, Toscana e Sicilia),
si differenziavano dal punto di
vista religioso ; oltre a valdesi e
battisti vi erano anche cattolici
di base.
La preparazione degli studi è
stata seguita e organizzata dal
pastore S. Giambarresi il quale
si è servito anche della collaborazione delTAssociazione « Centro Studi G. Gangale » di Catanzaro
Sabato 29 dicembre si sono
avute tre relazioni.
La prima tenuta dal prof. Gerardo Argentieri Piuma (pubblicista ) sul tema « tradizioni
popolari e folkioristiche in Calabria», ci ha offerto una vasta
panoramica delle feste religiose
calabresi così come sono vissute
ed espresse dal popolo, ricollegandole anche alle antiche tradizioni pagane.
Molte delle attuali feste derivano da antichi riti pagani trasformati ed adattati nel tempo
alle diverse religioni ed ai di
versi costumi sociali. Ciò è testimoniato per esempio da processioni derivanti dal culto di
Iside che si ritrovano in diverse
città meridionali o anche dall’uso ancora vigente di preparare dolci a forma umana che simboleggiano le antiche vittime
umane che si sacrificavano agli
dei.
La seconda relazione è stata
tenuta dal prof. Corrado dannino, presidente del Centro Studi
Giuseppe Gangale, che ha insistito sulla distinzione tra feste
che si ricollegano a religioni di
epifania ed a religioni della parola. Le religioni di epifania so
Storia d’Israele
MILANO — Sabato 23 febbraio alle 17.30, presso il Centro Culturale Protestante di Via
Francesco Sforza verrà presentato il volume del prof. Jan Alberto Soggin « Storia di Israele » edito dalla Casa editrice
Paideia di Brescia. Intervengono il prof. Gianfranco Ravasi e
il prof. Luigi Moraldi.
no quelle che si basano su dei
miti e che ripropongono nelle
loro feste esperienze di entusiasmo, di miracoli. Esse hanno bisogno di un luogo preciso da
socializzare e da ricordare per
sempre come « epifama » delle
divinità; tipico esempio è il caso di Lourdes e di altri innumerevoli santuari.
Le religioni della parola, invece, si basano su fatti storici la
cui memoria viene riproposta
nelle feste religiose: qui la parola « memoria » non è semplice commemorazione ma significa rivivere il fatto storico in
maniera realistica e personalizzante.
Per esempio celebrare la Pasqua per gli Ebrei significava
compiere materialmente le varie
esperienze che l’antico popolo
d’Israele aveva attraversato pur
senza dover tornare nei luoghi
esatti in cui si erano svolti gli
avvenimenti: il Giordano poteva rappresentare adeguatamente il Mar Rosso proprio perché
nella religione della parola il
punto centrale è il <( fatto » e
non il « luogo ».
L’ultima relazione tenuta dal
past. Samuele Giambarresi, sulla base deH’anaiisj e del confronto di alcuni testi biblici, ha sottolineato i forti condizionamenti del culto di Baal sulle creden
ze religiose del popolo d’Israele
in quanto in una religione della parola vengono inseriti dei
culti epifanici.
Nei giorni seguenti le discussioni in gruppi o in assemblea
generale hanno affrontato più
specificatamente il tema del ’Natale’ come mito e come memoria. Partendo dalle nostre esperienze e dalle usanze della nostra società abbiamo riflettuto
sul senso che ha per noi il Natale e su come si dovrebbe celebrarlo; ma qui pur essendo tutti insoddisfatti dell’attuale elaborazione di questa festa, non
siamo riusciti a trovare un’alternativa valida per tutti.
nerolo) per lodevole iniziativa
del past. A. Bertolino, venuti in
Sicilia per interessi non solo turistici.
Le visite pastorali e la cura
d’anime non sono prive di interesse e di arricchimento spirituale anche per chi esercita questo ministerio.
Incontrare il fratello Antonio
Agnello ultranovantenne che, con
voce tonante, ricorda le origini
della chiesa di Grotte o la sorella Maria Smiroldo che si fa
leggere la Bibbia perché non vede più bene o l’insegnante in
pensione Rosa Castiglione (sorella del compianto pastore) che
legge assiduamente La Luce, ma
trova che qualche articolo è di
difficile lettura o la sorella Lentini che si avvia ai novanta anni
e legge giornalmente : « Più presso a Te, Signor» di G. Rostagno... rievoca figure di credenti
e tempi di fedeltà e di testimonianza evangelica esemplari in
ambienti ostili dei passato.
Siamo infatti lontani dal tempo in cui un sacerdote che a
Grotte leggeva e annotava a
mano la Bibbia tradotta da Giovanni Diodati era minacciato di
scomunica o dal tempo in cui in
Agrigento i cattolici avevano affìsso sul prospetto del nostro locale di culto un quadro della
Madonna e pregavano per scongiurare l’eresia protestante.
Oggi è possibile, come è accaduto mercoledì 30 gennaio che,
per iniziativa del clero della basilica dì S. Francesco d’Assisi dì
Agrigento, i Valdesi siano invitati a presiedere un incontro ecumenico per trattare il problema
dell’unità della fede e per pregare insieme.
Anche se condividiamo molte
riserve su certe manifestazioni
« ecumeniche », riteniamo che le
nostre comunità non possono
oggi rifiutare il dialogo ecumenico. Tuttavia esse devono saperlo aflrortpre nella chiarezza
e nella fedeltà dell’Evangelo. facendo ogni sforzo per riscoprire la loro vitale vocazione che
è quella della evangelizzazione.
P. V. Panasela
CORRISPONDENZE
I figli e la speranza in Cristo
ROMA — « Come educare i nostri figli alla fede ». Questo il tema su cui si è dibattuto nell’incontro tra la Comunità valdese
di Piazza Cavour e la Comunità di base di San Paolo, che si è
tenuto domenica 13 gennaio nella sala di via Marianna Dionigi, dopo un’agape in comune.
Il problema dell’educazione alla fede è certamente sentito da
tutti i genitori credenti e non è
facile da risolvere nel mondo e
con la vita di oggi. Importante
la precisazione di Paolo Ricca:
« forse è meglio parlare di educazione alla speranza ». Siamo
d’accordo; la speranza si può
insegnare, la fede si può soltanto testimoniare e si ha per grazia di Dio. Giovanni Franzoni e
Filippo Gentiioni hanno parlato
di iniziative prese nella loro comunità di San Paolo.
I bambini partecipano alla parte eucaristica della messa dopo il loro catechismo. (Questo
per evitare che si crei un eccessivo distacco nel \dvere la comunità tra giovani e adulti.
I ragazzi più grandi, per una
preparazione piü approfondita,
hanno seguito con molto interesse per 4 settimane prima di
Natale delle lezioni sugli Atti
degli Apostoli.
L’inquietante quesito che vi
vono comunque molti di noi,
perché i ragazzi a 13, 15 o 16 anni molto spesso si allontanano
dalla chiesa, è però rimasto senza risposta.
« Nell’età infantile — ha spiegato Ezio Ponzo — i bambini
hanno bisogno di certezze » e
non di ipotesi, quindi bisogna
raccontare le storie della Bibbia, i racconti, i fatti.
Ma nell’età adolescenziale —
s’è detto — i ragazzi, nella ricerca difficile e sofferta della
chiarezza e della coerenza, mettono in discussione e sotto giudizio tutto il mondo degli adulti, spesso troppo pieno di contraddizioni, compreso quello
ecclesiale. Questo però non vuol
dire che non hanno fede o che
il seme gettato non dia il suo
frutto solo perché non frequentano la comunità. Se hanno imparato a pregare, con l’aiuto del
Signore prima o poi anche loro, magari lontano, sentiranno
il bisogno di insegnare ai figli
la « speranza in Cristo » che è
certezza per ogni uomo che
crede.
Enrico Minniti
MESSINA — Oltre ai culti, lo
Studio biblico, l’Unione femmi
nile, l’Unione giovanile, il Catechismo e la Scuola Domenicale
sono abbastanza ben frequentati e si dibattono argomenti e temi di fede, di cultura, di storia.
L’Unione femminile ha preparato con grande impegno il Bazar dì dicembre che ha riscosso
un successo lusinghiero tanto
che in alcuni momenti nella pur
grande sala delle attività si è
registrato il pienone. La Scuola
Domenicale ha inoltre allestito
lo spettacolo natalizio della festa dell’Albero che è stato condotto simpaticamente dai bambini con poesie, recito e intrattenimenti di vario genere.
Dopo la pausa natalizia la
Comunità il 25 gennaio è stata
colpita da un grave lutto ; la
morte del caro fratello Enrico
Minniti, bella figura di credente, tutto dedito all’amore cristiano, alla famiglia, alla Chiesa. Sposato con la figlia del pastore Giuseppe La Scala, Nina,
che ha ricevuto il caldo conforto di tutta la Comunità, egli fu
poi sempre amico e collaboratore di tutti i pastori che egli
ebbe come veri amici e fratelli,
Seiffredo Colucci, P.V. Panascia,
S. Briante. Anche in vecchiaia
egli ha frequentato sempre là
chiesa finché la malattia non
lo ha costretto all’immobilità.
Pur nella sofferenza egli ha dato
esempio di una fede fervente e
viva, fino alla morte. Il messaggio della Resurrezione e della
vita eterna è stato annunziato
alla chiesa gremita dal pastore
Lento, che lo aveva più volte
visitato durante la malattia con
affetto e simpatia. Anche il funerale quindi è stato testimonianza di fede e di carità e coerenza evangelica.
Ora la Comunità per il XVII
febbraio si sta preparando e
speriamo che la tradizionale agape fraterna possa anche quest’anno sortire un buon successo.
Gruppo giovanile
MILANO — Si è costituito un
grunno di giovani valdesi e metodisti, tra i 18 e 25 anni, che si
riunisce quindicinalmente nei
locali di via Porro Lambertenghi 28. Collaborano Daniele Garrone e Maria Bonafede. Il gruppo si è formato per avere e dare la possibilità di discutere insieme problemi attuali e scelte
di vita che spesso siamo costretti a maturare senza interlocutori; per approfondire la ricerca
di fede e il confronto con la
Bibbia; per stringere o riscoprire legami di amicizia. La prossima riunione è in programma
per mercoledì 20 febbraio alle
ore 20.45 su ; « Come ci parla la
Bibbia oggi ».
6
6 obiettivo aperto
Ir; febbraio
IL TEMA DELLA « SETTIMANA DELLA LIBERTA’ » — LO STRANIERO CHE
IMMIGRAZIONE: ATTESE B>(
Molti oggi sono disposti a combattere la
violenza. Ma sappiamo veramente vederla? Ci
sono molti modi per violentare ed opprimere
un uomo. Quello di fargli mancare il pane, costringerlo all’emigrazione, dividergli la famiglia, costringerlo in tuguri malsani, dargli
bassi salari e nessuna assicurazione sociale, di
ricattarlo con la frase « alla prima che mi fai,
te ne vai », odiarlo perché ha il colore della
pelle diverso dalla nostra, non è certamente
vietato da leggi degli stati. Eppure è una violenza hen più grave di quelle per le quali doverosamente ci mobilitiamo firmando appelli
e petizioni. E’ una violenza che oggi nel nostro
paese è inferta ad alcune centinaia di migliaia
di immigrati dal cosiddetto terzo mondo.
Quando incontriamo uno di questi nostri
fratelli pensiamo dunque a questo contenuto
di violenze che ha dovuto subire e pensiamo
anche a cosa possiamo fare noi per opporci.
Certamente oggi nessuno in Italia vuole definirsi « razzista » ma pochi accettano l’idea
che innanzitutto vi deve essere un atteggiamento umanitario nei confronti del problema
e che gli immigrati debbano poter affrontare
da loro stessi i problemi nel confronto con noi
che li ospitiamo, con parità di diritti di espressione e di associazione.
E’ questo problema di libertà ed eguaglianza che in questo XVII febbraio 1985 vogliamo presentare alla riflessione di tutti i nostri
concittadini.
A colloquio
con I clandestini
Ili ho incontrati nella casa di un
missionario battista americano, che
abita all’estrema periferia meridionale di Roma, im agglomerato dormitorio.
Erano una quarantina, per la maggioranza provenienti da paesi centroafricani francofoni. C’era anche
una coppia con un bambino.
L’americano li accoglie due volte
alla settimana: c’è un pasto in comune e poi studio biblico in francese un giorno e conversazione, let
tura, ascolto di musica africana
l’altro giorno.
E’ un gruppo estremamente vario, ci sono studenti, operai specializzati, qualche impiegato. I più
sono cattolici, ma c’è anche qualche
musulmano e qualche evangelico.
C’è chi frequenta gli incontri con
regolarità, chi vi si affaccia solo
una volta e chi scompare per settimane intere. Comunque quella casa e quegli incontri sono certamente im momento di aggregazione im
In Italia
Il fenomeno ha cominciato a
prendere una certa consistenza
nella seconda metà degli anni 60,
soprattutto con l’immigrazione
di donne ( in primo luogo eritree) che trovavano lavoro come colf (sono tuttora in numero elevato). Molto presto apparve il fenomeno dell’ingaggio irregolare.
Man mano il fenomeno si è
allargato e hanno cominciato a
immigrare in Italia anche gli
uomini, con immissione nel mercato del lavoro del terziario dequalificato (lavapiatti, garzoni,
guardiani notturni, manovali
tuttofare, venditori ambulanti),
gonfiando le file dei clandestini
ed alimentando la forza lavoro
dell’economia sommersa.
Più recente (relativamente) è
rimmissicne di manodopera
straniera nell’agricoltura (braccianti), per lo più in situazione
di illegalità, e nell’industria della pesca.
Relativamente pochi gli immigrati che lavorano nelle fabbriche. Difficile tracciare una mappa della loro presenza perché
c’è un’alta dispersione su tutto
il territorio nazionale. Tuttavia,
pur con il rischio di essere imprecisi, si possono indicare le
regioni del Lazio, la Sicilia, la
Lombardia, la Campania e le
città di Roma, Milano, Catania,
Napoli, Mazara del Vallo come
zone di alta concentrazione di
immigrati, con percentuali sempre più in aumento di coloro
che si trovano in situazioni di
estrema indigenza, di emarginazione e di sfruttamento, soprattutto a Roma.
Le ragioni di questa migrazione sono da ricercarsi nelle condizioni di altissima instabilità
economica, sociale e politica, che
a livello mondiale hanno messo
in moto un fiusso migratorio di
proporzioni enormi.
Nei paesi di partenza le cause
di espulsione sono da ricercar
si nel progressivo impoverimento (la fame!) non di rado connesso con la guerra, la persecuzione politica. Fra gli immigrati
altissimo è il numero dei fuorusciti politici spesso nOn riconosciuti tali da alcuna istitu
zione
Nei paesi di arrivo del mondo
occidentale le cause di attrazione sono state determinate dall’alto tasso di sviluppo economico, che ha avuto bisogno di
nuova manodopera d’importazione e dall’immagine di benessere che è stata esportata dovunque ed ha creato il mito del
modello occidentale fra le giovani generazioni di africani e di
asiatici.
Il tipo di crescita economica
a cui ci siamo abituati, è entrato in crisi e la reazione dei governi europei è ora quella di
chiudere le frontiere per impedire nuove immigrazioni e contemporaneamente di avviare politiche di incoraggiamento all’uscita dal paese del maggior numero di immigrati, per ristabilire un ipotetico equilibrio nazionale.
Da qui le tendenze alla criminalizzazione degli stranieri (vedi da noi il discorso del procuratore generale all’apertura dell’anno .giudiziario 1984 a Roma!),
i larghi consensi ad una propaganda chiaramente razzista di
una certa destra (p. es. in Francia), l’inasprimento dell’azione
repressiva della Polizia (anche
da noi). Mentre la risposta più
rivoluzionaria sarebbe la trasformazione della società di questa nostra vecchia Europa in società multirazziale e multiculturale, «vivibile, giusta e partech
pata » ( secondo la proposta di
varie assemblee del CEC dal
1943 a oggi).
E non è forse proprio qui che
le chiese si dovrebbero sentire
chiamate in causa in prima persona?
portante ed anche un momento di
sicurezza per gente che vive nella
precarietà estrema e anche nella
paura, come mi racconteranno loro stessi.
Hanno una gran voglia di parlare.
Ascoltiamoli.
— Perché siete venuti via dal vostro paese?
—• Non avevamo lavoro.
— Eravamo sottopagati, io poi
voglio studiare ancora, specializzarmi.
— Nel mio paese non si può protestare. C’è una cricca di arricchiti,
pochi, che governano e non c’è libertà. In Europa c’è libertà.
— Perché avete scelto l’Italia?
— Abbiamo scelto il primo paese
che ci ha dato il visto.
— In Italia è più facile entrare
come turisti, basta avere il biglietto aereo di ritorno. Molti di noi
però sperano di poter andare in
qualche altro paese europeo.
— Io cerco di entrare in Germania, o in Svizzera, se ci riesco.
— Io invece vorrei andare in Svezia, ho lì alcuni compatrioti e dicono che si trovano bene, si guadagna molto.
— Come fate a vivere?
Il venditore
ambulante
{-foto gentilmente concessa dalla
IRPEOS,
Roma)
noi girano senza passaporto, per
non farselo prendere. Tanto...
— L’italiano è razzista?
— Ho incontrato degli italiani
nel mio paese, erano i migliori bianchi che avessi mai conosciuto. Che
delusione quando sono arrivato in
Italia! Qui sono razzisti.
— Li sento i loro commenti per
strada e negli autobus: negro perché sei qui? tornatene al tuo paese.
In que
Soma, IV
— No, non sono razzisti. Moli®'*®.^ '
cercano di avvicinarci e di diali
gare con noi.
— Quando entro in un bar
sento trattato con disprezzo, anch i causi
se non mi dicono niente di part Jtali a<
icevere
colare. Come lo chiami questo?
— Io non ho avuto quest’imprel «Due
sione. fflfierto
— A un mio amico è capitato,» chies
essere assalito e picchiato da «odo d(
gruppo di giovani italiani, mentfani str
Prospettive dei
— Io mi ero portato un po’ di
soldi da casa. Mio padre è ricco;
sono scappato dal mio paese per
ragioni politiche. Ero stato messo
in prigione in seguito a dimostrazioni studentesche, dopo sei mesi
di maltrattamenti mi hanno messo fuori, grazie ai soldi <ii mio padre! Un cugino, funzionario di polizia, mi avvertì che era meglio andarmene via dal paese.
— Anche a me è capitato più c
meno lo stesso.
— I più fortunati trovano lavoro
nelle case, dove non c’è da stare in
vista del pubblico; ma è un lavoro
duro, di molte ore e sottopagatc.
— Alcuni di noi fanno il piccolo
commercio ambulante, ma fuori dal
centro di Roma, per attirare meno
l’attenzione della polizia.
— Io ricevo un paste al giorno
nella mensa comunale e per dormire devo dire che sono stato fortunato, perché un prete mi ha pagato alcuni pernottamenti presso una
pensione. Però ho anche dormito
alla Stazione Termini, e ce ne sono
tanti!
— Quanti conventi vuoti a Roma;
perché non ci ospitano lì?
— E la polizia come si comporta?
— E’ un misto di permissività e
di zelo. Spesso ci ritirano il passaporto e se lo vogliamo indietro, ci
dicono di andarlo a prendere in
Questura, naturalmente mostrando
che abbiamo il biglietto di ritorno
per il nostro paese.
— Talvolta ci dicono che il passaporto non lo trovano più. Molti di
L’urgente legislazione in materia
di immigrazione dovrà tenere conto almeno di due importanti documenti: la Convenzione deH’Organizzazione Internazionale del Lavoro
(OIL) n. 143 del 1975 ratificata dall’Italia nel 1981 e della Convenzione europea n. 93 del 1977 firmata
dal nostro Governo solo nel 1983.
Tra i punti qualificanti del primo
documento ricordiamo l’impegno a
garantire al lavoratore straniero
« un trattamento identico a quello
dei cittadini nazionali specialmente
per quanto riguarda le garanzie relative alla sicurezza deH’cccupazione, la riqualifica, l’assistenza e il
reinserimento» (art. 8); il diritto
a beneficiare della previdenza sociale e di tutte le altre facilitazioni
previste per i cittadini nazionali
(art. 9) e, soprattutto, la « parità di
opportunità e di trattamento in materia di occupazione e di professione, di sicurezza sociale e culturale, nonché di libertà individuali e
collettive » anche per i suoi familiari (art. 10).
Analogamente la « Convenzione
europea sullo statuto giuridico dei
lavoratori migranti » stabilisce che
i canali di avviamento al lavoro
sono quelli ufficiali degli Stati (art.
2); al lavoratore straniero è inoltre
garantita parità di trattamento per
quel che riguarda le condizioni di
lavoro (art. 16), le facilitazioni per
il reimpiego nel caso di perdita
del posto di lavoro (art. 25) e l’assistenza anche per i familiari (art.
10).
Al momento attuale in Parlamento sono depositati vari progetti di
legge elaborati sia dai partiti dell’area di governo (progetto Foschi,
DC; Labriola, PSI e Ferrari Marte,
PSD che dell’opposizione (Samà,
PCI; Gorla, DP). La presentazione
di vari progetti di legge in primo
luogo dimostra che il problema è
all’attenzione delle forze politiche
anche se in qualche caso (si vaUenefici
il progetto Labriola) l’intera d^bne m
stione deH’immigrazione dai paettoente
del Terzo Mondo sembra ridursi onerale
un problema di ordine pubblico^ fami
di regolamentazione della conce%iando
sione dei permessi di soggiorno. Sponga
D’altra parte dobbiamo sottoifalloggi
neare che tutti i progetti, nel regutienza d
lamentare la libertà di accesso Questa i
mercato del lavoro, finiscono *ri; qua
negare la pur affermata « parità »toa siti
opportunità tra i lavoratori stri'li, inolt
nieri ed i nazionali ». • alloggi
Le varie proposte di legge, dif»'to? Qua
ti, concordano nello stabilire iWarebbei
doppio canale di reclutamento (is™ppartai
la manodopera per cui gli stra®^ una
ri, almeno per un periodo inià»*occhin£
di 18 mesi, possono accedere ai ^t' Su tul
li posti per i quali i lavoratori Mto è z
liani si siano dichiarati « indisp" ambito
nibili ». felle eh
Altre questioni che destano ssO^borat
preoccupazioni riguardano i crit^brrna
di concessione dei permessi di i^ei
giorno che tutti i progetti vinco^Wellc t
no al mantenimento di un layoSFlitich(
« legalizzato »; da una parte, quiuM docui
si vorrebbe combattere il « la'^“ garan
nero » ma dall’altra si finisce ^ diritti
condannare alla totale illegalità pari
gli stranieri che, perdendo il
di lavoro, si ritroverebbero priv^a ric(
anche del permesso di soggioi^J^^e.
La permanenza « legale » in
per molti anni, insomma, non
cede al lavoratore immigrato D»®azioni
suna garanzia; ben diversamente|«eiarizz
legislazioni straniere dopo un lave
tc numero di anni (1 secondo
gislazione svedese, quella più
rantista »; da 5 a 10 secondo qu®jJ“ <lùes
tedesca, decisamente più rigi^^^ale
garantiscono un diritto perman6***onale.
te di residenza. .v ^1
Un’ultima considerazione rigU'^ ani
da le facilitazioni per la ricosti^Wrare
zione del nucleo familiare; ai
renti di primo grado è garantito ^^gni
diritto all’assistenza sanitaria.
noi
7
febbraio 1985
obiettivo aperto 7
\E ¿ENTRO LE TUE PORTE — PRESENTATO DAL SERVIZIO MIGRANTI DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
COMANDE. QUALI RISPOSTE?
geva Un pezzo di strada con una
zza italiana.
Se hai una figlia (è rivolto a
mandala un po’ a spasso per
la con uno di noi e lei stessa
ferirà quello che capita.
Questo ci fa molto male.
Però il modo di vivere degli
ftani ci è congeniale. C’è qualcosa che ci fa sentire più a
Stro agio qui che non in altri
esi europei.
Quali sono le vostre aspetta
— Di poter trovare un lavoro.
— Di poter studiare.
— E di tornare al vostro paese?
— Per ora non ci pensiamo nemleno.
— Io la tentazione ce l’avrei.
ilEuropa mi ha deluso; però a cai non posso tornare, almeno fino
quando non cambia il governo.
— Io ci tornerò per sposarmi,
li porterò via anche mia moglie.
— Vi interessa sapere quali proposte di legge a vostro riguardo sta
preparando il Parlamento italiano?
— Sì, è importantissimo. Vogliamo capire un po’ meglio quali sono i nostri diritti e i nostri doveri.
— La regolarizzazione delle immigrazioni clandestine ci sta bene.
— Ma significherà la chiusura
delle frontiere. E poi sei proprio
sicuro che le leggi ci tuteleranno
veramente?
— Io credo che quando andremo
a cercare casa e anche lavoro ci
sentiremo dire quello che mi ha
detto una gentile vecchietta qualche giorno fa: ma perché siete venuti qui in Italia dove abbiamo
già tanti guai!
— E sì, voi europei non sapete
cosa è la solidarietà.
— Legge o non legge, uno, straniero è e straniero rimane.
Il bambino, cinque anni, viene a
sedersi sulle mie ginocchia. Sarà
anche per lui che straniero è e
straniero rimarrà?
Alcuni bambini cantano nel corso del "Natale internazionale’’, un
incontro ,che si tiene ogni anno a Torino e che quest’anno ha raccolto anche diversi africani.
osa si fa nelle chiese
i. Moli
,i diali
bar
In questi ultimi anni le chiese di
ma, Milano e Torino si sono trote a dover fare i conti con la
■Ità dell’immigrazione dai paesi
ra-europei, perché per prime
mo state chiamate direttamente
) anchfi causa dagli stessi stranieri, i
li partP®^i ®sse si sono rivolti per
,gj;Q9 ncevere aiuto.
’imprw (( Due q anni fa — ricorda
jMberto Taccia, uno dei pastori deliitato,,^ chiesa valdese di Torino — in
da liiodo del tutto casuale, alcuni giomentfani stranieri, quasi tutti studenti
degge
si veiilenefici sociali ed alla scolarizzara qu#one ma, d’altra parte, resta larli paefamente indeterminato il criterio
iursi onerale per cui il ricongiungimen?blico fo familiare può realizzarsi solo
conce^uando il lavoratore straniero diorno. ^onga di « reddito sufficiente » ed
sottoMalloggio adeguato »; chi ha espelel regutìenza di emigrazione sa bene come
jesso i^itiesta norma ammetta molti arbionc *i; quale reddito è sufficiente? In
laritàttaia situazione di crisi degli allogiri sWIl, inoltre, che cosa si intende per
• alloggio adeguato »? Come trovare, difa'lo? Quanti onesti padroni di casa
¡lire o*arebbero disposti ad affittare un
nto ^appartamento ampio e confortevole
stranifW una famiglia, ad esempio, mainiàsl*occhina?
-e Su tutti questi problemi il dibattcri iMto è aperto e non soltanto nelincfisprfambito dei partiti; un comitato
delle chiese europee, il CETMI, ha
no selWaborato una vera e propria piati crit*^orma da sottoporre all’attenzio^ (fi sofie dei parlamenti nazionali, di
vincol*tUellc europeo e delle varie forze
[ iaVO%litiche, sindacali ed assistenziali.
, quinW documento in primo luogo tende
’« lavo^lj garantire ai lavoratori stranieri
isce diritto alla residenza, alla effettilitàq*^^ parità di facilitazioni nell’inseil pos^teento nel mercato del lavoro ed
I privMa ricostituzione del nucleo famiggiorufeare.
in Ita®* D’altra parte la Confederazione
icn cofsliidacale ha elaborato delle indiato n^^ioni e delle proposte « sulla renante ^polarizzazione e regolamentazione
un c®®6i lavoratori stranieri in Italia »;
do la»^ proposta, per molti aspetti solo
Diù «Ì|®<iicativa, tende ad inserire l’inteo questione nel contesto più ge
rigid» aerale della coopcrazione internarmane^^lonale.
, Il dibattito, in conclusione, semj-jgiistora ancora molto aperto; c’è da
■icostit'^rare — e lavorare — perché re; ai Pi^isca fino in fondo le voci ed i
antito'®|tegni dello « straniero che bussa
africani, sono venuti a chiedere un
aiuto di tipo assistenziale; denaro,
lavoro o un’abitazione ». Anche a
Roma l’approccio iniziale con gli
immigrati stranieri è stato casuale. « Tutto è cominciato — ci racconta Franco Sommani, pastore
della chiesa valdese di Piazza Cavour — quando due giovani eritrei
evangelici si sono presentati chiedendo di poter celebrare il loro matrimonio nella nostra chiesa. Al
matrimonio partecipò un folto gruppo di eritrei, i quali, da quel momento, hanno iniziato a frequentare regolarmente la nostra chiesa ».
Ma cosa si può fare per aiutarli?
« A Torino — continua Taccia —
abbiamo cercato di rispondere alle richieste di aiuto con le strutture
che avevamo già a nostra disposizione. In particolare per gli stranieri la nostra Commissione per la
diaconia ha individuato per il momento tre tipi di aiuto possibili:
contributi in denaro in situazioni
particolarmente difficili; borse di
studio per mezzo degli Artigianelli
a quegli studenti africani che frequentano effettivamente dei corsi di
studio; la possibilità, in alcuni e
limitati casi, di accoglierli nell’ostello maschile o nella foresteria
di Corso Oddone ».
« Al di là di qualche tentativo
di aiuto nella ricerca di una abitazione o di un lavoro — afferma
Sommani — ci siamo preoccupati
innanzitutto del loro desiderio di
incontrarsi. Abbiamo iniziato con
un’agape fraterna. E’ stata una
esperienza molto bella, in modo
particolare per loro, che finalmente, dopo tanti anni, hanno avuto
occasione di stare insieme. Queste
agapi hanno continuato a ripetersi e questi stranieri ci sono molto
grati per lo spazio che abbiamo
messo a loro disposizione. E’ poco,
ma siamo ancora all’inizio ».
Imparare
ad accogliere
presentare ai concistori. A breve
termine pensiamo di partire con un
questionario, da esaurire rapidamente alTinterno delle nostre comunità, per valutare la reale disponibilità di quanti possono dare materialmente un aiuto: si tratti di
assistenza scolastica, legale o medica; si tratti di un letto o di una
stanza; si tratti di abiti o di denaro. In questo mode evitiamo di andare a fare delle statistiche sui bisogni di coloro che vengono nel
nostro paese, ma partiamo piuttosto da noi stessi e dalle nostre possibilità per poter capire cosa possiamo offrire loro ».
« In ogni caso — sostiene Taccia — se dobbiamo continuare a
fare qualcosa per gli stranieri non
possiamo più farlo da soli. Per
quanto ci riguarda siamo già in
contatto sia con la Diocesi di Torino, che ha un apposito ufficio
che si occupa di questo problema,
sia con impiegati deH’uflficio stranieri del comune. E’ importante lavorare coordinati con altri organismi che si occupano del problema
degli stranieri immigrati. In questo
modo pensiamo di arrivare ad imo
scambio reciproco di informazioni
sulle iniziative avviate, ad uno studio comune sulle modifiche alla
attuale legislazione sui permessi di
soggiorno sia a livello regionale che
comunale, ad ipotizzare la possibilità di creare un centro per l’acco
glienza degli stranieri in modo da
rispondere alle loro esigenze primarie ».
« E’ importante — conferma Ricciardi — evitare i doppioni e le perdite di tempo. Sul problema degli
immigrati stranieri lavorano alcuni
sindacati, alcune organizzazioni cattoliche che hanno già elaborato statistiche, rilevazioni o indagini. Anche noi abbiamo contattato questi
organismi, in particolare la CESIL, un’organizzazione legata alla
CISL, tramite la quale abbiamo avuto molte notizie sulla situazione
attuale e sui progetti che sono giacenti in parlamento. Nel progetto
che la nostra commissione ’’stranieri” sta elaborando pensiamo di
individuare, in una prospettiva a
lungo termine, nell’impegno delle
chiese accanto a questi organismi
la strada prioritaria per operare
in un’azione di sensibilizzazione della opinione pubblica al fine di premere in tutte le sedi possibili per
l’approvazione di leggi favorevoli
agli stranieri, specialmente neH’attuale vuoto legislativo, in maniera
da evitare arbitri o forme di repressione, ma per aiutare effettivamente gli stranieri che sono in mezzo
a noi ».
« I problemi non mancano, —
conclude Taccia — fra questi, spaventa in modo particolare una
nuova forma di razzismo emergente
in molti torinesi, i quali, preoccupati per la concorrenza in campo
occupazionale, vedono con estrema
preoccupazione la presenza degli
africani e diffidano deH’attenzione
specifica !Sie si dà ai loro problemi ». a cura di Mauro Pons
Possibili iniziative
aria,
«le
nostre porte ».
Paolo Naso
« La nostra impreparazione —
precisa Salvatore Ricciardi, pastore della chiesa valdese di Milano
— ad affrontare il problema costituito dalla presenza degli stranieri
nelle nostre città è evidente. Si
rende quindi necessaria una vasta
operazione di sensibilizzazione all’interno delle nostre comunità anche su questa questione. La conferenza pubblica sul tema: « I lavoratori stranieri in Italia: ospiti o
clandestini? », organizzata in occasione del XVII febbraio, sarà una
prima occasione d’informazione approfondita sul problema. Ma non
basta. Perciò una commissione mista valdese-metodista sta elaborando sulla questione un progetto da
• Stabilire contatti con gli immigrati nel territorio e conoscerne
la situazione, i bisogni e le aspettative.
• Individuare le alleanze con organizzazioni e movimenti democratici per fare opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla
questione.
• Pare pressione sugli organismi
pubblici locali (comune, provincia,
regione) perché creino strutture e
servizi da mettere a disposizione
degli immigrati e aprano i servizi
esistenti (USSL, scuole) anche agli immigrati in situazione di irregolarità.
• Farsi promotori di denunce di
sfruttamento, di ingiustizie, di emarginazione a danno degli immigrati, attraverso la stampa o altri
strumenti che si abbiano a disposizione.
O Farsi promotori di mediazione
culturale fra la nostra cultura e le
culture di origine degli immigrati,
con incontri anche a carattere ri
creativc.
• Offrire agli immigrati servizi
di « orientamento » con incontri di
informazione sulla città e i suoi
servizi, le pratiche burocratiche di
cui possano avere bisogno, la ricerca di alloggio e di lavoro, la consulenza legale, corsi di lingua italiana... Naturalmente l’ideale è che
questo servizio di orientamento
venga espletato dal Comune, ma in
mancanza e in attesa di tanto...
• Ci sono casi che richiedono
interventi di assistenza immediata
e questi di norma rappresentano il
problema più spinoso, ma non possono essere ignorati dalle nostre
chiese allorché ne vengono a conoscenza (purché l’assistenza non si
perpetui e divenga la norma!).
• Le chiese sono comunque innanzitutto comunità dell’annuncio
dell’Evangelo e di questo siamo
debitori anche agli immigrati, fra
i quali oltre a tutto non mancano
gli evangelici.
Dalla rivista Diakonia n. 1/1985
Il Servizio
Migranti
della
Federazione
E’ stato ricostituito dall’Assemblea FCEI del 1982 ed ha
iniziato la sua attività alla fine
del 1983.
La scelta di fondo è stata quella di occuparsi della immigrazione dai paesi del terzo mondo.
Data la novità (relativa!) del
fenomeno e quindi la necessità
di rendersi conto del come fosse più opportuno muoversi, la
struttura del Servizio è stata
mantenuta volutamente ad un livello semplice, per cui non ci
sono persone che vi lavorano a
tempo fissato, ma solo persone
che vi dedicano parte del loro
tempo libero.
Altra scelta è stata quella di
non avviare progetti di servizio
e assistenza, che a nostro avviso devono essere di competenza |
delle chiese locali.
Il Servizio si propone invece di
— impegnarsi in un’azione di
promozione dei diritti degli immigrati, prima di tutto associandosi a quelle forze che possono
fare pressione sul nostro Parlamento perché sia emanata una
legge che garantisca tali diritti
e faccia da quadro alle legislazioni locali in materia;
— fare un’azione di informazione e sensibilizzazione fra le
nostre chiese su questo fenomeno dell’immigrazione e su tutti
i problemi connessi : dalle necessità immediate degli immigrati al pericolo delTinsorgere
di sentimenti e manifestazioni
razziste, dal tentativo di comprensione dei complessi meccanismi che causano oggi i flussi
migratori alla denuncia dello
sfruttamento o dell’emarginazione estrema in cui vengono a
trovarsi migliaia di immigrati
nel nostro paese (sono solo alcuni esempi) ;
— allacciare rapporti con organismi europei ed ecumenici
che abbiano scopi identici a
quelli del nostro Servizio ; in
primo luogo la Commissione
delle chiese europee per la migrazione (CETMI) e l’ufficio
migrazione del Consiglio ecumenico. Il CETMI, su nostro invito, terrà la sua prossima assem
blea in Italia, e questo è un segno dell’attenzione e della disponibilità di tali organismi verso l’impegno che come chiese
evangeliche italiane intendiamo
assumerci nei confronti delTim
migrazione.
Dopo un anno di orientamento, il lavoro del Servizio comincia praticamente adesso. Ci stia
mo rendendo conto che le attuali strutture non sono più sufficienti; d’altra parte ci conforta il fatto che diverse chiese locali si siano mosse e si propongano di lavorare con serietà per
affrontare questa nuova responsabilità che non ci è concesso
di eludere.
Uno stretto intreccio di scambi di informazione, di contatti
fra chiese locali e Servizio Migranti ci potrà permettere di af
frontare meglio questo compito.
8
8
15 febbraio 1985
PANAMA, COSTA RICA, BELIZE, HONDURAS
RUESCHLIKON, SVIZZERA
Metodisti in Centro America
Una panoramica sul lavoro di una chiesa che copre una vastissima
area geografica e in cui si intrecciano lingue e culture diverse
I nomi dei paesi dell’America
Centrale stanno diventando più
che nel passato familiari anche a
noi, anche neH’ambito delle chiese; ma spesso ci confondiamo se
dobbiamo localizzare questi luoghi, con esattezza. Non è strano
perciò se abbiamo un attimo di
esitazione se ci si parla della
« Chiesa metodista nei Caraibi e
nelle Americhe »: dove agirà
questa chiesa?*.
Praticamente in tutti i paesi
della America Centrale e dei Caraibi, appunto (i Caraibi sono
una tribù stanziata nelle Antille; per estensione il mar dei Caraibi o delle Antille è quello
chiuso dalle grandi e piccole Antille a nord, dairAmerica Centrale a ovest, e dalla costa settentrionale dell'America del Sud, a
mezzogiorno), ma con una influenza relativamente importante
in Panama, Costa Rica, Belize (il
vecchio « Honduras britannico »,
fino al 1973, indipendente dal
1981), e nelle « Isole della Baia »,
parte della repubblica dell’Honduras.
La Chiesa metodista nei Caraibi e nelle Americhe (MCCA)
si suddivide in « Distretti », per
esempio il distretto di Panama e
Costa Rica, e il distretto di Belize e Honduras.
Nel 1984 la Conferenza di questa chiesa si è riunita per la prima volta nella repubblica di Panama, in occasione del centenario deU’inizio della missione metodista in Panama. L’azione metodista non si è limitata al campo della evangelizzazione, ma si
è sviluppata in campo sociale,
sanitario ed educativo.
Lo stesso presidente della Repubblica, Jorge Illueca, ha invia
to un messaggio lodando « lo
splendido contributo (del metodismo) alla cultura nazionale », aggiungendo: « Il metodismo è stato una fonte permanente di ispirazione per coloro
che promuovono la comprensione e la concordia tra gli esseri
umani e le nazioni. I suoi valori
etici, sociali, umanitari e culturali hanno rafforzato l’armonia e
rintegrità della famiglia panamense ».
La conferenza, la 18“ della
MCCA, si è riunita contemporaneamente alla Wesley Deaconess Convocation, sotto la presidenza del rev. Edwin L. Taylor,
di Antigua; tra gli ospiti Tallora
segretario generale del C.E.C.,
rev. Philip Potter.
Interessante l’origine del metodismo in Panama: l’opera si sviluppò a partire dall’evangelizzazione tra gli operai, indigeni delle isole dei Caraibi, che erano
giunti in Panama per la costruzione del famoso canale, secondo il progetto intrapreso dal governo francese nei primi anni ’80,
nel secolo passato. Già nel 1884
si costruiva una capnella di legno, per accogliervi i primi credenti.
Nello stesso anno, un missionario inglese, proveniente dalla
Giamaica, il rev. Thomas Geddes, celebrava il primo battesimo.
Il metodismo si diffuse rapidamente nella zona del Canale, grazie agli sforzi dei missionari e
dei laici. All’inizio di questo secolo iniziò l’attività nella nrovincia di Bocas del Toro, nel
nord-ovest del paese, e tra gli
indios Valiente. Poco più tardi
iniziava il lavoro in Costa Rica,
* Tratto da : iVota, mensile della Società metodista missionaria, 25 Marylebone Road, London, NWl 5JR.
URSS: giovani
e religione
(SOEPI) — Il Cristianesimo
e l’IsIam esercitano una crescente attrazione nei confronti dei
giovani sovietici. Questa constatazione è stata fatta dal capo
della propaganda dell’associazione dei giovani comunisti
« Komsomol ». Nel suo articolo
apparso nella rivista « Scienza e
religione», egli indica che il numero di giovani battisti aumenta e che i giovani musulmani
osservano sempre di più i giorni festivi o di digiuno. Nell’articolo egli sottolinea questo come fatto inquietante e ritiene
che i giovani siano attirati dalla religione per « sentimentalismo, romanticismo, sogno e propensione verso lo straordinario».
Deficit e diminuzione
di pastori
(SPP) — Abbiamo già detto
che la chiesa di Ginevra si dibatte da anni in notevoli difficoltà finanziarie. Per cercare di
far fronte a questo il Concistoro della chiesa di Ginevra ha
deciso di portare i posti pastorali nel cantone da 107 a 90.
EKD: Predicatori
locali in pericolo
Nella Repubblica Federale Tedesca la attuale « abbondanza »
di pastori rischia di soffocare
il ministero dei predicatori locali. Il « Gruppo di lavoro per
la collaborazione nella chiesa »
ha segnalato questo pericolo in
im rapporto al Consiglio Nazionale delTEKD (Chiesa Evangelica Tedesca). I lettori (cesi sono
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
chiamati in Germania i predicatori locali) sono sempre meno
utilizzati per i culti. Secondo il
gruppo di lavoro questo sarebbe un grave impoverimento e
bisogna fare il possibile per reagire alla tendenza inserendo i
predicatori locali in regolari
turni di predicazione. I pastori
sarebbero così sollevati da certi
loro impegni di culto e potrebbero utilizzare il tempo per sviluppare altre forme di ministero pastorale.
Premio metodista
a Jimmy Carter
(BIP) — Jimmy Carter, presidente degli USA dal 1977 al
1981 ha ricevuto il premio metodista mondiale per la pace
1985. Il premio gli è stato assegnato dal Consiglio metodista
mondiale e verrà a lui consegnato il 13 marzo prossimo all’università di Emory-Atlanta (USA).
E’ la prima volta che questo
premio viene assegnato ad un
cittadino americano.
Pastorato femminile
per gli Avventisti?
(BIP) — La chiesa avventista
si pronuncerà sulla questione
della consacrazione delle donne
al ministero pastorale in una
Nuovo presidente
del Seminario battista
prevalentemente tra gli indiani.
Negli anni 1859-1860 inizia un
nuovo tipo di lavoro, in campo
scolastico, nell’Honduras britannico. Solo cento anni dopo, nel
1959, inizia il lavoro della Scuola
metodista in Colon, repubblica
di Panama.
Una grande importanza hanno
i movimenti femminili, che spesso forniscono i quadri dirigenti ed operativi per i vari aspetti
della vita della chiesa, e in campo sociale.
I problemi di questa chiesa relativamente giovane sono ovviamente molti: non ultimo il nroblema linguistico, in una regione dove si incrociano come lingue parlate lo spagnolo, Tinplese,
il francese, l’olandese, oltre alle
lingue indigene: non si tratta ovviamente solo di linguaggi, ma di
culture, e spesso l’egemonia dell’inglese non aiuta l’onera missionaria. In particolare, il caso
delle Isole della Baia è emblematico: nella comunità metodista si mescolano inglese e creolo
in un paese di lingua spagnola,
la comunità è protestante in
un paese cattolico, in maggioranza è formata da Caraibi in un
paese latino, in una situazione
« isolana » che non è identica a
quella del continente.
Anche la situazione politica
non è uniforme in tutti i paesi.
Non mancano le sfide; ma non è
forse in queste condizioni che
le chiese trovano la loro vocazione?
S. R.
Il settimo presidente del Seminario teologico battista di
Rùschlikon, che ha iniziato la
sua storia 35 anni fa, nel suo discorso inaugurale ha rivolto un
appello perché nella sua identità
e nella sua missione sia cattolico, apostolico, riformato ed
evangelico.
Il pastore Dr. James Altus
Newell ha centrato il suo discorso su I Corinzi 13 e ha detto all’assemblea che essere cattolici significa « tener conto della cura di ogni genere di persone da parte di Dio »; che la tradizione apostolica deve contenere « la testimonianza storica della chiesa fondata sulTautorità
biblica », e che essere riformati
significa che « non siamo solo
gli eredi della Riforma ma partecipi della riforma continua che
Dio vuole operare ».
Ma il Dr. Newell ha insistito
che l’istituto battista « non deve
vergognarsi di essere evangelico»
ed ha affermato: « esistiamo per
essere strumenti della redenzione che Dio opera nel mondo,
per preparare al ministero, per
portare testimonianza e per condurre altri a diventare discepoli di Cristo e per crescere nella
fede ».
Il Dr. Newell era stato eletto
presidente nel giugno dell’84. In
precedenza era stato pastore nella prima chiesa di Opelika, Alabama (USA).
Il decano della Facoltà, prof.
Claus Meister ha presieduto la
cerimonia e ha letto un'imponente lista di saluti da altre istituzioni accademiche e organizzazioni in Svizzera e nel mondo. Saluti sono stati portati dai rappresentanti della Facoltà teologica dell’Università di Zurigo,
dal presidente della Federazione battista europea e dal presidente degli studenti di Rùsch'ikon.
Il culto di insediamento, che
sessione della sua prossima conferenza generale che si terrà a
Nuova Orleans dal 27 giugno al
6 luglio 1985. Questa proposta è
stata avanzata dall’Unione di
Columbia e dalla Federazione
del Potomac (regioni orientali
degli USA). Queste organizzazioni avventiste chiedono che si
permetta alle donne che già lavorano nella chiesa come anziani o assistenti pastori, di battezzare.
Biily Graham su
l’impegno politico
(New York Times 3.1.’85) — Il
past. ed evangelista Billy Graham ha affermato che pastori ed
evangelisti americani si sono
spinti troppo in là nell’impegno
politico per le elezioni presidenziali negli USA. Egli ha dichiarato: « Nel campo politico ci sono stati pastori ed evangelisti
che si sono dati troppo da fare,
sia nella destra che nella sinistra, secondo il mio modo di vedere ». Egli ha menzionato fra
l’altro il pastore Jerry Falwell,
capo della Moral Majority (ultraconservatrice) che è stato un
acceso sostenitore di Reagan
nella campagna elettorale. Tra i
menzionati, sull’altro versante, il
pastore nero lesse Jackson candidato alla presidenza per il partito democratico. « Comunque —
ha dichiarato Graham — se que
Un momento del culto di insediamento del prof. Newell, nuovo pre.
sidente del seminario di Riischlikon che accoglie anche stnaerih
provenienti dalle chiese battiste italiane.
' - ha avuto luogo I’ll gennaio, l
stalo presieduto dal segretariedelia Federazione battista europea, past. Knud Wùmpelmann
di Copenaghen, dal Dr. Keith
Parker del Foreign Mission Board
della Convenzione battista del
Sud (USA) e dal Prof. Thorwald
Lorenzen presidente pro-tempu
re di Rùschlikon.
Le chiese svizzere erano rappresentate dal pastore riformato
Jean-Pierre Jornod, di Ginevra e
dal pastore battista Ernst Binder di Schaffhausen. (EBPS).
sto è quanto si sentivano di fare io non discuterò con loro
personalmente però non mi farò coinvolgere in una politica
di parte ».
Obiettivo per i
protestanti coreani
(Persptectives réformées) —
Cinquemila parrocchie e un milione e mezzo di membri di
chiesa, questo l’obiettivo che la
chiesa presbiteriana della Corea
si era prefisso per celebrare il
centesimo anniversario dell’arrivo del protestantesimo in questo paese. L’obiettivo è stato quasi raggiunto, poiché secondo le
statistiche del 1983 la chiesa conta 1.372.094 membri divisi in
4532 parrocchie. Purtroppo alla
fine di settembre il Sinodo generale della Chiesa ha respinto il
progetto di accettare le donne
quali anziani nei consigli di chiesa; questo sarebbe stato un modo significativo di celebrare il
centenario della nascita della
chiesa in quel paese.
Francia: federazione
musicale cristiana
(BIP) — Sarà presto costituita
in Francia questa federazione
che ha per scopo di « sviluppare e promuovere l’espressione
musicale e la sua espressione
evangelica all’interno e all’esterno della comunità cristiana ».
La federazione ha per scopo di
organizzare degli stages di formazione, arricchire il repertorio degli inni delle chiese, rincontro e la cooperazione tra
musicisti, coralisti, autori e compositori, la produzione di inni
e pezzi musicali, la loro registrazione e la distribuzione di quante viene registrato.
PARMA
Dialoghi
bilaterali
Il 20“ anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II
verrà commemorato dall’Istituto Teologico dei Missionari Saveri&ni di Parma con un seminario sul dialogo ecumenico tra
la chiesa cattolica romana e le
altre denominazioni cristiane.
Iniziato il 12 febbraio scor.so,
con una lezione introduttiva di
Luigi Sartori sul problema dei
dialoghi ecumenici bilaterali, il
corso proseguirà con i seguenti
incontri su: Dialogo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa
ortodossa con l’ortodosso rumeno M Briga (19 febbraio); Dialogo tra la Chiesa Anglicana e
la Chiesa cattolica romana con
H. Root e R. Stewart (26 febbraio); Dialogo tra la Chiesa
evan.gelica luterana e la Chiesa
cattolica romana con G. Scuderi c G. Galeota (5 marzo); una
tavola rotonda sul BEM con
M. Menin, R. Larcher e E. Lodi (12 marzo): Dialogo tra la
Chiesa cattolica romana e le
chiese riformate con P. Ricca e
G. Cereti (19 marzo).
9
r
15 febbraio 1985
cronaca delle Valli 9
Sono
valdese !
Una domenica pomeriggio due
turisti evangelici, marito e moglie, sono in gita nelle Valli Valdesi; sono lieti di rivedere quei
luoghi COSI ricchi di testimonianza; sostano, verso l'ora del rientro, nella piazza d'un villaggio
dove sperano di poter scambiare
un pensiero con dei credenti; ad
un tratto la donna vede splendere al collo d’una giovane signora
una bellissima croce ugonotta,
cosi ricca di significati: la croce
segno del dono di Cristo per gli
uomini, l’azzurro dello smalto
dell’emblema, simbolo del pensiero elevato verso il cielo, la corona di spine segno delle sofferenze di Gesù e la colomba
simbolo dello Spirito Santo che
consola, rinnova la vita del credente.
La nostra turista è sicura di
poter riconoscere una sorella in
fede in quella donna che reca un
emblema così eloquente; s’avvicina e con un bel sorriso le domattda: « Sorella, anche tu sei
una credente? ». La giovane sconosciuta volgendo uno sguardo
gelido verso la forestiera esclama indispettita: « No signora, io
sono vcddese!». La nostra sorella evangelica si ritrae confusa e
turbata, lieta di rientrare col marito in città per poter incontrare, hi sera stessa all’adunanza, dei
credenti per lodare e benedire il
Signore per il dono della fede in
Gesù Cristo.
L'episodio, realmente accaduto, rivela che i termini come
« credente », « convertito, sorella o fratello » seno pressoché
scomparsi dal nostro vocabolario ecclesiastico e quindi dal nostro linguaggio; la ragione è
semplice: raramente nel tessuto
dei rapporti quotidiani, nel lavoro o nel tempo libero, coi villeggianti che affollano le Valli vaidesi, anche nei centri giovanili
non si è « pronti a rispondere
della Speranza che il Signore ci
ha ¡alto conoscere un giorno»
in vista del discepolato. Infatti
le cronache delle comunità sono
ricche di notizie di varia natura
e povere di testimonianze di credenti.
Iti clima di XVII febbraio
pensiamo con emozione alla folla di Valdesi che in quel giorno,
in corteo, muoveranno verso la
« casa dell’Eterno per udire le
grandi cose che il Signore ha
fatt.j per loro nel passato! ».
Pensiamo sojjrattutto alla modesta pattuglia di credenti che
nelle domeniche successive al
XVII continueranno a muovere
i loro passi verso il luogo di culto, .'.arauno aitivi nelle varie iniZ.iative della comunità dentro e
fuori «le mura»; teslinionieranno della loro fede in Gesù
Cristo e pregheranno per quella
folla che si è fermata al XVII,
affinché lo Spirito del Signore le
ridia la vita.
Gustavo Bouchard
FRANCESCO COSSIGA, GIUSEPPE CHIARANTE, VALDO SPINI A TORRE PELUCE
Chiese e credenti nella politica
Con le Intese la democrazia si misura con l’attuazione dei diritti delle minoranze - Nella democrazia le chiese hanno un compito preciso: difendere la libertà dell’azione e della coscienza
I rapporti tra stato e chiese,
l’Intesa raggiunta con la Tavola
Valdese e poi tradotta in legge
dal Parlamento, sono stati gli
argomenti di sfondo al dibattito
che la Società di Studi Valdesi
ha organizzato, sabato 9 febbraio
nel tempio valdese di Torre Pellice in occasione della visita del
presidente del Senato, Francesco
Cossiga, alle valli valdesi. Sul
tema dell'incontro « responsabilità delle chiese nella società democratica » hanno parlato oltre
lo stesso Cossiga, il senatore Giuseppe Chiarante comunista, direttore di Rinascita, e il deputato Valdo Spini, membro della
direzione del PSI.
Per tutti gli oratori con la
approvazione dell’Intesa e con la
firma del nuovo Concordato siamo in una fase nuova in Italia
circa i rapporti stato-chiese, profondamente innovativa.
Per Spini « la revisione dei rapporti stato-chiese è avvenuta,
non a caso, dopo il referendum
sul divorzio in cui per la prima
volta nel nostro paese un'indicazione della chiesa cattolica non
si rivelò maggioritaria » ed ha il
significato che <3ggi lo stato « accetta una concezione pluralista
del rapporto stato chiese, cioè accetta che una minoranza possa
organizzare i suoi rapporti con
lo stato sulla base di una Intesa
che si può definire di "separazione”, non nel senso antico del
termine, ma in quello di mutuo
rispetto delle aree di libertà, di
rifiuto dei privilegi e delle sovvenzioni, garanzia della libertà.
E’ un fatto significativo per la
cultura del nostro paese e penso
che sia stato un fatto utile che la
piccola comunità valdo metodista abbia intrapreso questo lavoro e abbia dato una testimonianza al nostro paese ».
Le novità riguardano poi anche i rapporti tra stato e chiesa
cattolica anche se non tutti ne
sono consapevoli. « La chiesa
cattolica ha dovuto rinunciare ad
alcuni aspetti di consenso passivo (passaggio dal regime di obbligatorietà per l’educazione cattolica a quello della facoltatività,
finanziamento del clero)» e ciò
comporterà nuovi atteggiamenti
da parte delle chiese « nuova propaganda nei confronti delle famiglie. Si apre cioè un nuovo modello di convivenza e competizione tra le chiese e tra i laici ».
Questa nuova fase per Spini è
caratterizzata dunque positivamente dall’entrare in un modello nuovo di rapporti tra stato e
chiese pluralistico.
« Il discorso stato-chiese non
si chiude con l’Intesa ma con
l'Intesa si arricchisce » e si apre
a nuove problematiche.
Per Giuseppe Chiarante l’Intesa ha « un grande valore storico » per i valdesi, per le altre
confessioni religiose, per l'intera società italiana perché « l’avanzamento di una democrazia
si misura proprio sulla capacità
di dare concreta attuazione ai
Il presidente del Senato Francesco Cossiga mentre parla nel dibattito su « La responsabilità delle chiese nella società democratica »
(Foto Renato Ribet).
diritti delle minoranze. Ed accade di frequente che coloro che
per lungo tempo sono vissuti in
condizioni di discriminazione ed
emarginazione sono portatori di
valori e di idee di libertà e di
eguaglianza che vanno a beneficio di tutta la collettività ».
Infatti nell’Intesa vi è uno spirito di superamento di ogni ricerca di vantaggi e di affermazione dei valori della « presenza pubblica e della libertà ».
Per Cossiga « con l’Intesa si è
chiusa un’epoca storica che riguarda la storia politica civile e
religiosa di tutto il paese. Si è
chiusa una vicenda storica estremamente dolorosa per voi vaidesi, e si è messa la parola fine
ad una compressione — anche
minima — di quella libertà religiosa, come diceva Francesco Raffini, senza la quale tutte
le altre libertà decadono. Voi
avete combattuto una battaglia
che non era solo per le vostre
libertà ma per la libertà in sé.
Certo ci sono voluti tanti, troppi,
anni ».
L’approvazione dell’Intesa da
parte del Parlamento significa
che « veramente le confessioni
religiose sono uguali, che lo svolgimento dei loro rapporti con lo
stato è indipendente l’uno dall’altro, senza alcuna preclusione
che, come si è visto, non c’è assolutamente stata ».
Chiese e democrazia
Venendo poi al tema dell’incontro i tre oratori hanno osservato
che nelle società in cui vengono
garantiti i fondamentali diritti
di eguaglianza e libertà il ruolo
delle chiese e dei credenti è anche quello di concorrere ai fini
propri della politica.
Per Spini non si tratta tanto
di ricercare una politica cristiana quanto un « modo cristiano di
far politica ». E’ indubbio che oggi, come lo è stato in passato
nella fondazione delle grandi democrazie come quella americana
o nei grandi movimenti sociali
come il laburismo inglese o il
socialismo, il credente può e deve impegnarsi in politica senza
soggezioni di sorta. « Il credente
non può esimersi dal testimoniare. E la testimonianza cristiana è un grande apporto alla società democratica. Questo avviene e sta avvenendo su problemi
come la pace, il rapporto NordSud, la fame nel mondo, la vita
sociale oggi, la questione morale ».
Per Chiarante i credenti in questi ultimi anni hanno assunto
posizioni sociali e politiche molto avanzate per esempio sul problema della guerra e della lotta
contro le armi nucleari, contro
le oppressioni, contro le servitù
militari. « Questo risveglio dell’azione e del pensiero religioso
ha imposto alla tradizione e al
pensiero marxista il problema
di una revisione del giudizio critico sulla religione formulato da
Marx ». Revisione degli schemi
interpretativi che è già stata fatta dal PCI ed oggi l’apporto dei
credenti in quel partito ha avuto un ruolo positivo perché « la
politica ha bisogno di opzioni di
valore sulle quali far riferimento. Qpzioni di valore che possono
discendere da una critica laica
dell’attuale assetto della società,
ma anche essere espressione di
un impegno, di una moralità che
si richiama ad una visione religiosa ».
Ciò non vuol dire che i partiti
debbano chiedere ai credenti ed
alle chiese di farsi « sostenitrici
di questa o di quella posizione
politica » ma lasciare che in piena libertà « le chiese possano
contribuire a quella azione di
animazione delle coscienze, di
critica elica di ogni forma di oppressione e di ingiustizia, di sollecitazione delle prospettive di liberazione. In questo senso gran
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de è la responsabilità delle
chiese ».
Per Cossiga la democrazia non
solo deve basarsi sul pluralismo
ma anche su un sistema di valori tra i quali vi sono anche
quelli religiosi. In questo periodo di crisi della società e della
cultura « vi è stato un irrompere
di valori religiosi... C’è una presenza dei cristiani nell’impegno
politico ». Cossiga cita il dato
che il maggior numero di partecipanti ai partiti di ispirazione
cristiana in Europa è protestante. Dunque « questi partiti cristiani non sono un fatto ideologico,
ma storico ».
Il cristiano però non può accettare una posizione teocratica
ed integrista e nemmeno una posizione laicista « non si può chiedere al cristiano che milita in politica di rinunciare al proprio sistema di valori ».
Il cristiano in politica sarà
dunque in permanente dialettica
tra l’azione del suo partito e la
sua fede.
Le chiese hanno il compito di
portare alTuomo il messaggio di
Dio ed « il messaggio della salvezza non è pieno se non ha una
risonanza civile quale messaggio
di libertà e di liberazione. Questo non può essere vissuto se
non attraverso la fedeltà della
chiesa, in ogni momento, in ogni
regime, alla sua funzione ecclesiale. Pregare è anche una medicina per la società ».
Le chiese non hanno una funzione politica in senso stretto ma
esercitano una funzione di indirizzo delle coscienze verso il bene comune che è anche una funzione politica.
« La chiesa ha un compito da
perseguire: la libertà della coscienza » come recita una preghiera della Chiesa di Inghilterra nel giorno del ricordo di Tommaso Moro, conclude Cossiga.
Tutti concordi dunque, almeno ad un livello di astrazione generale, i rappresentanti dei tre
maggiori partiti politici italiani
nell’attribuire ai credenti ed alle
chiese un ruolo collaborativo alle
finalità ultime della società democratica, anche se quest’ultima
— nel caso dell’Italia — è rimasta piuttosto indeterminata nelle
sue componenti di potere, interesse, e classi sociali.
Nel dibattito sono stati affrontati alcuni argomenti di notevole
importanza. Al prof. Peyrot che
sosteneva che all’Intesa deve far
seguito l’impegno a rendere inefficaci le disposizioni di legge riguardanti i « culti ammessi »,
Cossiga ha risposto che come
strategia politica è conveniente
attendere la stipula di Intese con
le altre confessioni religiose (prima fra tutte quella con le Comunità Israelitiche) prima di procedere a questo passo, mentre
Chiarante e Spini hanno sostenuto invece l’urgenza di decidere.
Un richiamo alle chiese, « adesso che hanno la libertà », ad un
maggior impegno per la giustizia
è venuto da Piero Faroldi. Mentre Paolo Cerrato ha sollevato il
problema della concretezza del
messaggio biblico e le sue implicazioni nel campo della questione morale e dei dissociati ed
Erica Scroppo è intervenuta sulla situazione della scuola nel
dono Intesa.
Nel ringraziamento finale il
pastore Giorgio Tourn ha salutato negli oratori « gli uomini di
cultura che lasciano la sala come uomini politici cui compete
una grave responsabilità ».
Giorgio Gardiol
10
10 o'^aàca delleìW
15 febbraio 1985
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Convenzione
con l'Ospedale valdese
Comunità Montana Chisone-Germanasca
Piano di sviiuppo
A breve distanza di tempo la
Comunità Montana ha tenuto
due Consigli. In entrambe le sessioni Tatmosfera era distesa.
Non vi sono stati discorsi polemici e questo merito va attribuito
sia alla raggiunta capacità della
Giunta a non offrirne il pretesto,
sia al rientro del Consigliere Celeste Martina, dopo una lunga assenza, il quale ha guidato la discussione della minoranza con
moderazione incidendo anche,
con i suoi interventi giuridicoamministrativi accolti dalla Giunta, nella riformulazione dei dispositivi di alcune deliberazioni.
Questo « clima » è probabilmente in relazione all’approssimarsi delle elezioni amministrative di maggio.
Il 4 febbraio la C.M. ha approvato il Conto consuntivo 1983,
chiuso con un avanzo di amministrazione di 55 milioni e con
cospicui residui attivi e nassivi,
superiori al miliardo, sui quali
si è appuntata la critica della
minoranza. Ha proceduto alla
variazione della pianta organica
trasformando il posto da vicesegretario a ragioniere e ha nominato la commissione esaminatrice di concorso per la copertura del posto.
Nella stessa seduta il Consiglio, nel constatare che con il
finanziamento della Regione si
potevano redigere 14 progetti
preliminari di canali irrigui su
16, ha deciso di richiedere un
ulteriore contributo per la redazione dei due rimanenti progetti
di riordino irriguo a cui sono interessati i Comuni di Villar Penice e Bricherasio-Bibiana.
I proventi derivanti dai tesserini per la raccolta dei funghi sono
stati destinati per lire 8 milioni all’acquisto di materiale antincendio boschivo e per lire 10 milioni
al programma di risanamento e
rigenerazione del castagno da
frutto che prevede contributi per
l’acquisto e messa a dimora di
giovani castagni innestati, l’innesto con varietà pregiate e la potatura di rimonda e rigenerazione di castagni (innestati) domestici colpiti da cancro. Merita di essere ricordata la deliberazione di richiesta al Ministero
della Difesa del distacco di n. 3
obiettori di coscienza neH’ambito del servizio civile. Su questa
deliberazione un Consigliere di
minoranza ha votato contro.
Lo schema di Convenzione fra
rUSSL e l’Ospedale Valdese, con
relativa retta 1983, il parere sulla variazione della pianta organica dell’Ospedale, sono stati i
temi dell’Assemblea USSL 43 dell’8 febbraio. Su alcuni di questi
argomenti vi è stata convergenza
della minoranza.
L’accettazione della retta piornaliera dell’Ospedale Valdese, fissata in lire 84.000 a « consuntivo » anziché a preventivo per il
1983, ha avuto un riflesso nella discussione della proposta di
variazione della pianta organica
dell’ospedale comprendente due
strutture che, per diversa dislocazione, non operano sullo stesso territorio. Il discorso è stato
aperto dal Cons. Celeste Martina
il quale, riconoscendo la sconfitta subita con la chiusura dell’Ospedale Mauriziano come tale, si è preoccupato dei costi
non preventivamente accertati
che i nuovi posti in organico
comporteranno alle finanze delrU.S.S.L. nel 1985 considerando
che si deve ancora stabilire la
retta per il 1984. E’ vero che la
spesa ospedaliera locale sarà
fissata nel 1985 a bilancio e non
a retta, ma al momento non è
quantificabile la maggiore spesa
né essa è indicata nella documentazione dell’organico presentata dalla Giunta. Martina ha rilevato inoltre che la lievitazione
delle spese si rifletterà conseguentemente sulla spesa in conto capitale, maggiorata con la ristrutturazione dell’Ospedale.
La Presidente nel precisare
che l’incremento della retta conseguente alla diminuzione delle
giornate di degenza è stato del
23% circa, contro la maggiorazione solo del 18% delle spese
ordinarie, ha significativamente
detto che si è raggiunta un’ulteriore contrazione della media di
degenza passata da 25 giorni a 21.
Circa la ristrutturazione dell’Ospediale di Torre ha ricordato che la
spesa totale è stata assunta dalla CIOV per sua espressa volontà e quindi nessun onere dovrebbe gravare in conto capitale.
Antonio Kovacs
Se crolla il livello di occupazione nell’industria, sarà quasi
impossibile giungere a realizzare una qualsiasi attività alternativa, Su questo punto hanno
concordato in larga misura gli
interventi che hanno commentato la presentazione del Piano
di sviluppo economico e sociale
della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca.
Sabato 9 febbraio, nella sede
della Comunità Montana, si sono incontrati, non molto numerosi per la verità, rappresentanti di vari enti, rappresentanti del sindacato e dei consigli di
fabbrica, assessori e tecnici della Comunità per questa consultazione a cui hanno partecipato
anche l’assessore della Regione
Tappare e il consigliere Bontempi.
E’ evidente che un piano di
sviluppo dovrebbe prima di tutto sviluppare le possibilità di
trovare lavoro, ma su questo
punto le previsioni, secondo gli
intervenuti, sono abbastanza
preoccupanti: le valli Chisone e
Germanasca harmo una tradizione ormai centenaria di industrializzazione e mancano quasi
del tutto attività di altro tipo,
come l’agricoltura e l’artigianato. E’ stata ritenuta positiva la
approvazione da parte della Re
LA PERSONALE DI FILIPPO SGROPPO A TORINO
Amore per la complessità del reale
Raccontare dei « quadri » ovvero tradurre un linguaggio in
un altro, è sempre impresa di
grande difficoltà, per quanto lo
sforzo sia sincero, sempre il
« traduttore » si trova a dover
sopportare la sgradevole sensazione dell’inadeguatezza.
Tuttavia, chiudendo gli occhi
e allontanando il catalogo della
retrospettiva ’47-’82 di Filippo
Scroppo ( orgamzzata a Torino
dalla Regione Piemonte), posso
tentare attraverso il ricordo della mostra di riprodurre alcune
sensazioni, tali almeno da creare in qualcuno il desiderio di
imprimersi nella memoria quelle stesse immagini.
Innanzitutto andando nella sala luminosa di piazza Castello
ho provato la sensazione (ovviamente del tutto soggettiva) che
questa non sia una mostra scrutabile, ispezionabile, scomponibile... l’approccio più giusto forse è quello di un inseguimento;
le immagini dal '47 ad oggi si in
seguono e quasi si accavallano :
neH’una c’è il presentimento dell’altra senza respiro, in uno sviluppo creativo durato 35 anni
che non permette soste, « calle
etiopiche » rimanda ineluttabilmente a « forme dendriformi »,
non tanto per la struttura del
segno quanto per l’identità del
messaggio creativo. Identità che
in questa corsa artistica mai è
uniformità, ma sempre percorso continuo verso un punto di
fuga di cui per fortuna non conosciamo le coordinate, che non
sono certo nel più recente quadro esposto in piazza Castello,
ma anzi molto più in là nello
spazio e nel tempo.
Ed allora cercando di inseguire, con pochi e poveri strumenti critici questa fuga in avanti
che è la mostra di Torino una
mappa forse la troviamo, una
mappa il cui codice non è mai
appariscente né banalizzabile, ma
che esiste. Il codice di questa
mappa mi parla dell’amore per
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gione dell’area industriale di
Villar Perosa, che, dotata di servizi essenziali, acqua, energia
(metano) potrà attirare piccole
industrie nella zona. Alcuni altri posti di lavoro si potranno
ottenere se verrà realizzato il
piano per la costruzione di due
centrali idroelettriche in vai
Germanasca e in vai Chisone e
ancora con lo sfruttamento razionale dei boschi. Sul versante negativo sta il forte invecchiamento della popolazione, la
disoccupazione giovanile, l’abbandono delle colture agricole.
E’ stata anche messa in evidenza la scarsa incidenza che
gli enti pubblici possono avere
sulle decisioni dei grossi complessi industriali : vedi il caso
Fiat e la stessa RIV che attua
una sua politica di ristrutturazione in modo del tutto autonomo.
Il futuro delle nostre valli non
si presenta quindi roseo, non
dissimile da quello di tante altre zone alpine: non si è tuttavia arrivati al limite estremo
delle risorse, qualcosa è ancora
possibile realizzare.
Liliana Viglielaio
il reale deH’autcre, amore per
la complessità del reale e coscienza di poterne carpire un
momento, un tratto, fissarne
una sensazione percettibile.
E questo codice mi racconta
una strada fatta di umiltà e di
stupore per la natura, per la
realtà organica (Ideogrammi)
colta in una frazione del suo
sviluppo e trasformata in segno
(ideogramma, appunto), e poi
via via, sempre più affascinata
contemplazione di un reale molto « razionale » che sarebbe obsoleto e riduttivo definire semplicemente astratto (Esplosione
rosa, albero, spazialità azzurra, ecc.).
L’idea platonica, la definizione
concreta della cosa in sé, della
realtà spirituale più che effettuale del creato... questo appare
chiaro dalle immagini che si inseguono sulle pareti per creare
un tutt’uno da gustare con l’intelletto e da comprendere con
gli occhi. Paolo Cerrato
Danza contemporanea
LUSERNA S. GIOVANNI
Il 3S Luserna e il Circolo ARCI
Val Penice « S. Toja », in colla
borazione con la Comunità Montana Val Penice, organizzano,
presso la Palestra Comunale,
una serie d’incontri per conosce
re la danza contemporanea. Chi
intende partecipare all’iniziativa
riservata a giovani fra i 13 ed i
18 anni, può iscriversi entro ii
14 febbraio 1985 rivolgendosi c
allo Spazio Giovani di Via Ar.grogna 18, a Torre Pellice, o alla Segreteria 3S Luserna, presso
il Bar Alpi Cozie, C.so Matteotti 20, a Luserna S. Giovanni.
Il costo del corso è di L, 25.000.
I fucili di
Madre Carrar
LUSERNA S. GIOVANNI — Il Gruppo Filodrammatico Valdese presenta
il giorno 17 febbraio alle ore 20.45 alla
Sala Albarin di via Beckwith 50 lo
spettacolo teatrale « I fucili di madre
Carrar » di Bertolt Brecht.
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cucire
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11
15 febbraio 1985
cronaca delleValU li
DISSENZIENTI,
NON SETTARI
Se la Direzione del giornale me lo
consente vorrei aggiungere alcuni pensieri, a quelli già espressi, sul movimento TEV, perché dalle risposte pubblicate (alcune ricevute sono state positive) mi sembra di non essere stata
chiara nell’esprimere II problema di
fondo.
Non si tratta né di « astio », né di
« mancanza di amore » né di >■ giudizio » e via di seguito, come sottolinea
Paola Nisbet (Eco-Luce n. 6).
Non si tratta neppure di « far tacere il fratello dissenziente » lungi da
me questo pensierol Chi di noi non
si è trovato nella Chiesa ad essere
talvolta consenziente e talaltra dissenziente? A me capita spesso di trovarmi sull'altra riva. Beata Chiesa Valdese, dove si può esprimere liberamente
consensi e dissensi e dove i dissenzienti non vengono né puniti, né obbligati da un Magistero al pentimento
e all ubbidienza (tutt'al più ti viene
bocciata la candidatura al Concistoro
0 la deputazione alla C.D. e Sinodo).
Il dissenso però si esprime nelle sedi
opportune (assemblee di chiesa, gruppi
di studio), quando la Chiesa è radunata, con tutte le sue contraddizioni e le
opinioni che sono sempre da rivedere
e verificare, dove appunto, come dice
Paola e che mi trova consenziente perché ho sempre pensato così, « il fratello che la pensa diversamente è
uno stimolo al confronto ed alla riflessione e forse può anche avere la
funzione importantissima di liberarci
dalla tentazione di assolutizzare ». Assoiutizzare non è la caratteristica della TEV?
Dunque io posso non essere d'accordo su posizioni, idee, opinioni di
alcuni fratelli della mia Chiesa, com'è
giusto che sia per loro nei miei confronti, ma sono i fratelli della mia
Chiesa, o i fratelli della Chiesa di Napoli, Palermo e così via, cioè i fratelli valdesi, ma se questi si presentano
come fratelli della TEV, per me è
psicologicamente negativo, sono altri,
che appartengono ad un movimento
organizzato, con aderenti e simpatizzanti di altre chiese, anche estere, che
si muove al di fuori della Chiesa locale, presentando all’esterno un quadro catastrofico della mia Chiesa e
condizionartdola con prese di posizione
maturate in altre sedi. Tutto ciò forse
In buona fede, animato da buone intenzioni che mi ricordano però un po'
le Crociate! Basta leggere attentamente I bollettini redatti dalla TEV per
capire meglio.
Non si vuol togliere a nessuno il
piacere di ritrovarsi con le persone
con le quali si è più In sintonia, scambiarsi le proprie Idee, (però come può
avvenire il confronto tra persone che
la pensano allo stesso modo?) altro
è l'associazionismo. Se ciò è legittimo , mi domando: cosa sarebbe della
Chiesa Valdese se tutte le persone che
trovano piacere a ritrovarsi insieme o
dissenzienti per diversi motivi formassero dei gruppi così organizzati coirne
la TEV?
Alba lazeolla. Torre Pellice
CREARE UN
COMITATO PER
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Caro CoTsson,
ho letto il tuo articolo sul francese
alle Valli (Eco-Luce, 4.1.85) e mi ha
colpito neli'art. 1 del testo di legge
attualmente proposto la distinzione
tra origini « Decitane » (Alpi Cozie e
viciniori) e « franco-provenzali » (Valle
d’Aosta) usata al posto di una dizione più ampia e comprensiva quale avrebbe potuto essere quella di « origini francofone ».
Ciò mi fa pensare che nelle intenzioni dei proponenti si intendano proteggere solo i « dialetti locali », occitano e franco-provenzale appunto, in
quanto di interesse limitatamente locale e di significato folcloristico che
non potranno avere rilevanza e impatto culturali, politici e internazionali come l’avrebbe invece il francese, il
cui insegnamento alle Valli ha sempre
incontrato nel passato (anche postfascista) insuperabili ostacoli.
Quale fondamento possa avere questo mio dubbio lo dimostrerà l’esito
della vostra richiesta di una tutela contestuale della cultura e della, lìngua
francese nelle due zone francofone.
Sarebbe comunque bene non aspettare passivamente l’esito della richiesta,
che se negativo diventerebbe irreversibile.
Abbiamo avuto e abbiamo dei professori di francese universitari (Bruno
ReveI, Silvio Baridon, Enea Balmas) e
di scuole secondarie (ricordo il prof.
Tron di Genova). Perché non censirli
tutti e mobilitarli, coi loro amici e colleghi docenti di francese, per una difesa attiva e promozionale del francese alle Valli inviando in primo luogo
una petizione firmata agli organi legislativi competenti in favore della richiesta in corso? E dato che i professori valdesi di francese devono in prima istanza il loro successo professionale e la loro carriera al fatto di
essere nati francofoni, perché non
coinvolgerli direttamente con contributi volontari e gratuiti in qualche iniziativa francofona alle Valli: corsi di
lingua, di letteratura, di storia, conferenze eoe.?
Analogamente si potrebbe sollecitare
l’interesse e l’appoggio di quegli uomini di cultura che gravitano intorno
alla Società di Studi Valdesi la cui esistenza e vitalità è pur sempre legata
a quella coscienza europea e internazionalistica che ha e ha avuto nella
francofonia uno dei suoi momenti più
tipici. Potrebbero anche loro firmare
la petizione. Per conto mio lo farò.
E che dire dei politici valdesi o
non che nelle Valli vengono a mietere
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voti per sé e per i loro partiti? Sarebbero capaci di un atto disinteressato e di una collaborazione interpartitica per la difesa del francese come
bene comune?
E’ possibile rendere obbligatorio il
francese, insegnato -in francese, nelle
nostre residue scuole? E’ ancora possibile relntrodurre la predicazione in
francese, almeno parziale, nelle nostre
parrocchie? E articoli o interi numeri
dell’Eco delle Valli in francese?
Occorrerebbe censire tutti i francesi
e enti francesi, protestanti o non, ohe in
qualche modo possono essere cointeressati al revival del francese alle
Valli con visite, conferenze, materiale
documentario o videoregistrato, gior
naii, riviste e libri. Sulla base di un
chiaro programma di iniziative locali
potremmo interessare enti culturali
francesi nelle nostre città e in Francia
nei nostri viaggi.
Bisognerebbe per questo costituire
localmente un comitato pro-francese il
più rappresentativo possibile e assolutamente non-confessionale a cui richiedere programmi e informazioni e
segnalare possibili collaborazioni.
A che punto è il progetto della
strada del Colle della Croce che potrebbe costituire un utile collegamento culturale ed economico con le adiacenti valli francesi facilitando anche
lo scambio di persone? Si è pensato
di approfittare della presidenza socialista del governo per riaprire e portare avanti questo discorso? E i francesi cosa ne dicono? E’ un pezzo che
non ne sento più parlare; leggo invece
che si progetta di sopprimere la ferrovia di Torre Pellice: ma con quali
conseguenze?
Molti parlamentari si sono interessati delle intese valdo-metodiste con
lo Stato. Non è possibile ottenere un
pari interessamento per la difesa del
francese alle Valli? Bisogna che queste si muovano tramite i loro organi dì autogoverno locale e mobilitando l’opinione pubblica.
Una breve rubrica su L’Eco-Luce sarebbe utile per informare i valdesi
fuori delle Valli e naturalmente anche
quelli ivi residenti dello sviluppo di
questa situazione.
Giorgio Peyronel, Milano
Pro Associazione Amici
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
Pervenuti dal 1° aprile al 31 dicembre 1984
i. 1.233.806: Evangelische Kirchenpflege, Herrenberg (D).
L, 100.000: Amalia Balmas Peyla,
ricordando il caro marito; I.E:C., Pra
mollo, in memoria di Mano Long;
Chiesa Valdese di Pramollo.
L. 60.000: Jeanne en souvenir de René; Unione Femminile, in memoria di
Ivonne Meytre, Alice Pons e Lina Bounous.
L. 50.000: I nonni Meynier, ricordando i loro cari in occasione Confermazione di Luisa; E. e R.P.; Olga Pensato
Balmas; Padrino e Madrina, in occasione matrimonio di Claudia Sappei; I
genitori in occ. Confermazione di Luisa; N.N., ricorda il farmacista Paolo
Longo e signora; Gustavo, Alma e Renato, Pramollo, ricordando tutti i loro
cari; Moglie e figlie, in memoria di
Guido Monnet; Amalia Balmas Peyla,
ricordando il caro fratello.
L. 40.000: Rino, Angela, Celestina e
Ines Ribet, in memoria di llda Ribet
V. Balmas.
L. 30.000': I genitori, in occasione
del matrimonio di Claudia e Giancarlo.
L. 25.000: Beux Guido e sig.ra (aprile); Gli amici del Centro d’incontro ricordando Aldo Giacone; Alma e Nida
Pons, ricordando la cara Ivonne Meytre; 'Beux Guido e signora (dicembre).
L. 20.000: Adolfo Bouchard e sig.ra,
in memoria del figlio Armando; Comba Emanuele e famiglia, ricordando
i nostri cari; Rina Sappei e Michelina
Miè, in mem. della loro coscritta Elvina; La nonna Margherita, per il matrimonio della nipote Claudia; Nelly Rostan, ricordando i miei cari; Olga Pireddu, in memoria della sig. Meytre;
Lillina Bert.
L. 15.000: Anna Maria, un fiore per
Elvina; Luciana, Marina, Mamma e
Granmamà, ricordando la cara sig.ra
Meytre; Un membro dell’Associazione.
L. 10.000: Clementina Vinay; Gustavo
e Gina, in occ. Confermazione figlioccio Long Renzo; Long Amato, Pramollo; Lidia Bounous, ricordando la cugina Olga Simondi Gallian; Sandra, in
occ. matrimonio sorella Claudia con
Giancarlo.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
4° trimestre 1984
L. 20.000: Lina Bertin; Liliana Albarin;
Marcella e Alberto; Graziella Jahier.
L. 30.000: Dr. Giovanni Peyrot (3 versamenti): Laura Long Lodi (2 versam.).
L. 40.000: Aldo e Bianca Richard.
L. 50.000: Clemence Malan (2 versamenti); Margherita dalla, in mem. dei
suoi cari; Febe Mollica.
L. 100.000; André e Nelly Fernet (Losanna); Albina Vinçon; Elva e Enrico
Durand; LjE.A.
L. 450.000: N. N.
L. 500.000: Chiesa Valdese di Torre
Pellice; N. N.
Pro restauro tempio
Luserna S. Giovanni
DONI IN MEMORIA
Fiori per mamma e zio Guido, Albarin Liliana L. 50,000; del marito e
genitori, Balmas Eynard Odette 100
mila: di ReveI Paolo, Bertalot Dino e
Ada 100.000; di Malan-Caffarel Emilia,
Chauvie Elda, Piero e Luca 100.000;
del fratello Alberto, Clot Enrico 10.000;
di Gaydou Giovanni Federico, Daniele
e Claudio 20.000; del figlio Renzo, Favout Elda e Paolo 50.000; del cugino
ReveI Dino, Gobello Livio e Dina 50
Comunità Montana Val Pellice - U.S.S.L. 43
Sede: 10066 TORRE PELLICE
P.zza Muston 3 - Tel. (0121) 91.514 - 91836
AVVISO PUBBLICO
E’ indetto avviso pubblico per il conferimento di incarichi
temporanei per la copertura di
— 1 posto di Infermiere Professionale (Per il Servizio di Salute Mentale);
— 1 posto di Infermiere Professionale (Per il Servizio di Assistenza Sanitaria di Base - Distretti).
Gli incarichi non potranno superare il periodo massimo
di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire aH’Ufficio
Personale deH’Unità Sanitaria Locale n. 43 - Piazza Muston, 3
— Torre Pellice entro e non oltre le ore 12 del 22.2.1985.
Per ogni altra informazione rivolgersi aH’Ufficio Personale
della U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston, 3 - Torre Pellice - Telefono
0121/91514 - 91836.
IL PRESIDENTE
Cóisson Prof.ssa Franca
mila; di Albarin Paolina, Goss Renato 50.000; di zia dalla Flora ved. Sognier, Jalla Margherita 50.000; dei suoi
cari, dalla Margherita 100.000; di Revel Luigia, Lapìsa Attilio e Ada 20.000;
della nonna, Lapisa Daniela e André
50.000; di Bertin Alma, N. N. 15.000;
dei nostri cari, P.E.S. 40.000; di Edina
Ribet-Rostain 114.500; di Edina e Giovanni Mario Ribet 203.750; di Maddalena, Rostagnol Francesco e famiglia
200.000; dei Past. Rivoir Lorenzo e Jahier Roberto, Richard Aldo e Bianca
100.000; della mamma, RIvoiro-Lapisa
Giovanna 10.000.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
Ha terminato la sua lunga esistenza
terrena
Paolina GardioI ved. Bleynat
di anni 88
Lo annunciano i figli Mariuccia e
Dino con le loro famìglie; nipoti, pronipoti, cugini e parenti tutti.
La famiglia esprime la sua riconoscenza a quanti sono stati vicini e di
aiuto durante la malattia deUa loro
cara e ringrazia tutti coloro che di
presenza o con scritti hanno preso
parte al loro dolore.
Torino, 10 feMrraio 1985.
RINGRAZIAMENTO
« Rimani con noi. Signore, perché si fa sera ».
(Luca 24: 29)
La figlia, la nuora, la nipote Nini e
parenti tutti dèi compianto
Severino Cham'er
profondamente commossi per la grande dimostrazione di stima e affetto ricevuta in questa dolorosa circostanza,
nèirimipossibilità di farlo personalmente, ringraziano quanti con scritti,
parole di conforto e presenza hanno
preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare al dott. Teodoro Peyrot e Sig.ra, al personale medico e paramedico del rep. Ohirurgia,
al past. Ayassot e Sigjra, all’ostetrica
Wilma Fossat, alla sigma Lidia Paschetto, all’affezionata Marinella e alla sig.ra Irma Borno.
Pinasca, 26 gennaio 1985
AVVISI ECONOMICI
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DOMENICA 17 FEBBRAIO 1985
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Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
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Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
15 febbraio 1985
NUOVE INIZIATIVE DEL MOVIMENTO PACIFISTA
Pace e Costituzione
Due proposte — dibattute in un convegno a Roma — su come restituire al Parlamento le sue prerogative e al popolo italiano la sua sovranità
Alla Maddalena, l’arciirelago
sardo « privato » dell’isola di S.
Stefano concessa in uso esclusivo alla Marina americana, i
Comitati per la pace, la Lega
per l’Ambiente, la LOG, la FOCI
e la Federazione Giovanile Evangelica della Sardegna, insieme
con il Coordinamento Nazionale dei Comitati per la Pace, hanno organizzato il 22 dicembre
un’assemblea pubblica e ima
« catena umana » cui hanno partecipato 500 persone, fra le quali
esponenti di tutti i partiti di
sinistra della regione e diversi
parlamentari nazionali. Lo stesso Consiglio regionale sardo, il 3
dicembre, ha impegnato la Giunta « ad un immediato intervento
presso il Governo italiano perché venga rescisso raccordo intervenuto nel 1972 con il Governo degli USA e perché venga
quindi smantellato il punto d’appoggio ai sommergibili americani di La Maddalena », la radioattività dei quali ha già provocato diversi casi di deformazione nelle nascite e di grave inquinamento, ancor prima d’essere dotati di missili Cruise come da programma.
Un convegno FGEI
A Roma, presso il Centro battista di Villa Betania, dal 7 al
9 dicembre ima cinquantina di
giovani, evangelici e non, hanno preso parte a un Convegno
nazionale della Federazione Giovanile evangelica (FGEI) dal titolo: « Esiste un’alternativa al
servizio militare? ». L’incontro
si è concluso con tre proposte
per gli enti e per le opere (in
particolare quelle evangeliche)
che si avvalgono di obiettori di
coscienza in servizio civile: 1)
Che una parte del tempo di la
-----------------------------------'N
« L’Eco delle Valli Valdesi ■: Ftea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
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Subalpina - Towe Pellice (Torino)
voro dell’obiettore sia dedicato
alla promozione dell’obiezione
di coscienza ed all’impegno nel
movimento pacifista; 2) Che vengano « prestati » obiettori per
progetti di pace delle chiese evangeliche, di comitati per la
pace o altro; 3) Che s’avvalgano di obiettori di coscienza solo
quegli enti la cui attività sia
chiaramente un servizio rivolto
alla collettività, e non al funzionamento interno della chiesa.
L’articolo 80
Il 10 dicembre, presso la Sala
del Cenacolo della Camera dei
deputati, 200 persone — parlamentari, dirigenti del PCI, di DP
e della Sinistra Indipendente,
giuristi, rappresentanti di comitati per la pace, di movimenti
nonviolenti e antimilitaristi, di
centri di ricerca e di documentazione — hanno preso parte al
Convello « Potere popolare e
missili; per la riforma dell’art.
80 della Costituzione », organizzato dal Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato
(CRS) e dal Dipartimento problemi dello stato e delle autonomie del PCI. Al centro della
discussione, le proposte di legge di revisione costituzionale relative ai trattati e agli accordi
internazionali, da quella del PCI
a quella dei Comitati per la pace, a sostegno della quale sono
state raccolte, da aprile a ottobre, 120.000 firme autenticate.
« Non è ammissibile — ha affermato lo studioso Augusto Barbera, del CBS, riscuotendo l’unanime consenso dei presenti —
che accordi internazionali che
mettono a repentaglio la democrazia italiana e la stessa sopravvivenza della comunità nazionale vengano stipulati in forma
semplificata o addirittura segreta da uno o due ministri, senza
previo consenso nel merito da
parte di una maggioranza quali
ficata del Parlamento ». Eppure
è già successo molte volte, ad
esempio per la concessione dell’isola di S. Stefano della Maddalena alla Marina americana e
per l’installazione dei missili
Cruise a Comiso.
Corne restituire al Parlamento
le proprie prerogative e al popolo italiano la propria sovranità?
Due, per semplificare, le prese
di posizione scaturite dal convegno; la prima, sostenuta dal
PCI, da Democrazia Proletaria,
dalla Sinistra Indipendente e
dalla maggioranza dei Comitati
per la pace punta alla revisione
dell’art. 80 Cost., al fine di esplicitare la necessità di una partecipazione del Parlamento e la
possibilità di una partecipazione popolare agli accordi internazionali che mutino la struttura
difensiva dell’Italia. La seconda,
sostenuta dall’Ass. Italiana Medicina per la Prevenzione della
Guerra Nucleare e dai movimenti nonviolenti, ritiene che dovrebbe essere sufficiente a tal
scopo l’attuale dettato dell’art.
80 e rifiuta a priori ogni proposta di modifica costituzionale
che preveda la possibilità che
« le installazioni nucleari, chimiche o batteriologiche straniere
sotto comando straniero nel territorio italiano possano essere
legittimate », sia pure dalla maggioranza assoluta del Parlamento o addirittura da un referendum popolare.
Il dibattito resta aperto, sia
fra queste due posizioni, sia —
aH’interno della prima — fra le
diverse proposte di modifica o
di leggi applicative dell’art. 80
Cost. Nel complesso, anche questo convegno ha dimostrato che
le rivendicazioni di tre anni di
movimento per la pace hanno
lasciato il segno anche a livello
istituzionale e che, sia pure in
modo meno vistoso del passato,
le sue componenti continuano a
lavorare.
Bruno Gabrielli
Un visionario ci interpella
(seme da pag. 1)
sa legge per voi e per lo straniero che soggiorna da voi » (Num.
15: 15-16). Non per esempio come si sta proponendo in questi
giorni in Italia liste differenziate di collocamento, dove lo
straniero subentra quando il
« nativo » (per restare nei termini biblici) non vuole occupare
quei posto di lavoro.
Forse Ezechiele è stato solo
un visionario, logorato da troppi anni di esilio; è ben difficile
che la sua proposta abbia avuto
applicazione. Invece nel corso
dei secoli ci si è attenuti più volentieri alle esortazioni che si
troi'cno in molti passi al seguito
dello slogan « Dio ama lo straniero e gli dà pane e vestito »
(Deul. 10: 18), prendendolo molto alla lettera: il pio credente
gli offrirà il pane e lo lascerà
spigolare nel suo campo dopo
la mietitura o nella sua vigna
dono la vendemmia, non lo farà
ENTRO MARZO
Ringraziamo i molti abbonati che hanno già rinnovato
il loro abbonamento.
L’amministrazione chiede a
tutti di rinnovare l’abbonamento entro marzo. Chi per
qualsiasi motivo non può farlo ora ci mandi due righe di
impegno per l’85 e l’invio non
gli sarà interrotto.
PALERMO - CENTRO IMPASTATO
Due dossiers
sulla mafia
Da qualche mese a questa parte si parla molto — anche sulla
stampa estera — di lotta alla
mafia. Le rivelazioni di Don Masino Buscetta e di altri boss pentiti hanno permesso al giudice
Falcone e agli altri quattro giudici d’assalto di Palermo di portare un colpo molto serio alla
organizzazione criminosa, toccando, se non il terzo, almeno il
secondo livello finora lasciato del
tutto indisturbato.
A portare il proprio contributo a questa lotta che certo sarà
lunga e difficile, vi è il Centro
Siciliano di Documentazione
« Giuseppe Impastato » di Palermo, diretto da Umberto Santino.
Questo Centro — finora troppo
poco conosciuto — ha la sua sede in uno scantinato nel cuore
di Palermo. Ma poco importa la
ubicazione, è un Centro attrezzatissimo e ordinatissimo, provvisto di un’ampia e sistematica
documentazione (giornali, libri,
riviste in varie lingue) sul fenomeno mafioso in Sicilia e in America, oltre che sulla ’ndrangheta calabrese e sulla camorra
campana. Nato nel giugno Wìl,
in occasione del 30° anniversario
della strage maliosa di Portella
della Ginestra, il Centro — intestato a Giuseppe Impastato nel
’79 in ricordo del giovane militante di Democrazia Proletaria
ammazzato dalla mafia — si propone di dare un’informazione
approfondita, e spesso una contro-informazione, sui vari aspetti economici, culturali, politici
dell’attività mafiosa.
Recentemente ha pubblicato
due dossier particolarmente interessanti su due casi emblematici della realtà mafiosa in Sicilia; il primo è sull’« affare Comiso » e dimostra come la mafia non sia estranea alla costruzione della base missilistica Nato: speculazioni sul terreni del
territorio ragusano, costruzioni
di imponenti complessi alberghieri, diffusione massiccia della droga, ecc... hanno trasformato la « provincia babba » in una
nuova circoscrizione della mafia
palermitano-catanese. Pio La
Torre, che era stato uno dei primi a capire il collegamento missili-mafia e si era impegnato decisamente sia nella lotta del movimento per la pace sia nella
lotta per l’accertamento dei patrimoni bancari mafiosi, ha pagato con la vita la sua intuizione.
Il secondo dossier, intitolato
« Un amico a Strasburgo » riporta tutti i documenti della Commissione Antimafia su Salvo Lima, ex-sindaco di Palermo come
il suo collega Vito Ciancimino recentemente arrestato. L’On. Lima, proconsole andreottiano dal
potere incontrastato da oltre 30
anni, è ora deputato europeo nonostante i pesantissimi giudizi
espressi sulla sua attività dalla
Commissione Antimafia. Riusciranno i giudici palermitani a
colpire anche questo terzo livello? Se ciò non dovesse avvenire,
la sconfitta della mafia sarebbe
ancora nel libro dei sogni.
Intanto l'attività solitaria ma
perspicace del Centro siciliano
di documentazione offre a chiunque la possibilità di capire che
cos’è e come funziona il sistema
di potere mafioso.
E capire aiuta anche ad agire
nella lotta antimafia. Infatti è
chiaro che la mafia non si sconfigge soltanto con l’azione giudiziaria ma con una reale coscienza collettiva capace di portare via rhumus — sociale, economico, politico — sul quale
prospera l’attività mafiosa.
(Il Centro Impastato ha sede
a Palermo, Via Agrigento n. 5;
tei. (091) 298649).
Jean-Jacques Peyronel
Doni Eco-Luce
aspettare per dargli il salario,
non gli farà passare la notte all'addiaccio. Ma la terra... via, questo è veramente troppo!
Noi dove siamo?
Nei cap. 48 Ezechiele suggerisce una distribuzione delle tribù nel paese promesso che è veramente strana, non corrisponde infatti a quella tradizionale
geografica, né segue i precedenti
diritti di proprietà prima dell’esilio. Gerusalemme e il tempio
vengono posti nella fascia centrale del paese e le tribù sono
distribuite a sud e a nord secondo un criterio di legittimità teologica rispetto al culto. Come dire; si riparte da zero, si comincia una vita nuova. Tutti saremo
forestieri nella terra che ci verrà assegnata, che non sarà nostra perché posseduta dai padri
ma perché ci verrà imprestata
da Dio che ci anima a far progetti di vita per il futuro seguendo la sua parola.
A questo punto ci dovremmo
chiedere: noi dove siamo? Viviamo già nel nostro paese e temiamo che cada nelle mani degli
stranieri? Oppure stiamo lasciando l’esilio e ci mettiamo in cammino con quelli che vogliono aceompagnarsi a noi in un progetto nuovo di vita nuova per essere allo stesso diritto ospiti di
Dio in quella ehe i padri hanno
chiamato « la città futura »?
Gianna Sciclone
DONI DI L. 1.000
Riclaretto: Peyronel Renato; Peyronel
Cesare; Barus Alberto — Milano: Weber Arnoulet Roberto: Sabatini Roberto — Perrero: Pons Guido — Nichelino: Rivoira Renato — S. Lucia di Mentana: Giuliani Giovanni — Banchette:
Carusi Paolo — Dovadola: Guidi Giovanni — Rorà: ReveI Elvira — Angrogna: Benech Renzo; Rivoira Patrizia —
Aosta: Marzone Ercole; Resburgo Luigi; Marconi Mario; Christillin Marisa
— Luserna S. G.: Malan Rosetta; Paschetto Bruno; ReveI Graziella; Benecchio Guido: Benech Celina; Fraterrigo
Violette; Sappé Rosemary ■— Torre
Pellice: Longo Selma; Gay Alessandro:
Berger Rosalba; Gamba Aldina; Bertin
Savina; Gavazzaci Erica; Gay Ester;
Hugon Italo; Benecchio Sergio; Armand
Hugon Adolfo; Sappè Denise; Puy Romano; Bellion-Jalla — Torino: Prochet
Lilli; Mariani Laudice; Mariani Paolo
Rostagnol Daniele; Chiaretta Andreina
Bogliari Adelina; Beux Carlo; Zuppini
Pons Anna Maria; Riposio Sergio; Petrocelli Nicola; Bensa Giulia; Papurello Luciana; D'Ursi Daniele; Lorenzato
Massimo; ReveI Clelia: Travers Niny
— Cosenza: Sibini Ada — Pomaretto:
Ribet Ernesto; Pons Valdo; Paschetto
Lina; Pastre Ermanno: Ribet Pierino;
Pastre Arturo — Inverso Pin.: Baret
Alberto; Bertetto Irene; Lantelme Renata — Parma: Tessoni Cinzia: Piacente Brunella — Pietra Ligure: Gaydou
M. Adelaide — Verona: Tron Uva —
Porte: Tron Ermanno — Bricherasio:
Pons Mauro — Pinerolo: Balmas Clelia;
Griot Ferruccio; Jayme Tron M. Luisa;
Comba llda; Malan Sergio; Genre Talmon Elvira; Poèt Anna Maria: Long
Anna; Roccione Davide; Rostan Èva —
Villar Pellice: Gay Enrico; Puy Pellenc
Giovanna — Cantalupa: Travers Fiordalisa — Borg. Paradiso: Beux Ettore
— S. Germano Ch.: Tron Anna; Bou"
nous Ferruccio; Bertalmio Alberto;
Garrone Aldo; Bertalot Alberto;
Balmas Sergio; Beux Enrico; Coucourde Emanuele; Ribet Vinçon Paola; Sappei Bruno; Jahier Davide; Bounous
Ugo; Germanet Renata; Long Mary
e Anita: Pireddu Olga; Bounous Giovanni; Fornerone Franco; Lanfranco
Ileana; Ribet Eduardo; Long Jahier Elena; Rostan Dante; Bounous Gustavo;
Rostan Elio — S. Secondo: Rivolto Massimo; GardioI Emilio; Fraschia Alberto:
GardioI Arnaldo.
DONI DI L. 76.000
Taranto: Rucco Giuseppe — S. Giov.
di Bellagio: Gibert Silvia — Velletri:
Di Toro Domenico.
ALTRI DONI
Germania: Schonbeck Hildegard L.
61.100 — Svizzera: Cornuz Paul 50.000
— Susa: Vetta Clara 40.000 — Venezia: Cacciati Bogo Evelina 36.000 —
Pinerolo: Marino Tiziana 7.000 — Celle Ligure: Russo Michele 5.500 — Torre Pellice: Benedetto Attilio 500 — Abbadia Alpina: Cardon Delfina 500.
DONI DI L. 20.000
Svizzera: Fuhrmann Jolanda; Gianel Wild Gertrud; Bourquin Violetta.
DONI DI L. 16.000
Pomaretto: Genre Bert Pietro — Mestre: Urban Elda — Venezia: Fortunato Zanchi Eunice: Vivenzi Paolo — Torino: Coi'sson Adriano; Godino Costantino Yvonne — Luserna S. Giovanni: Fenouil Paulette — Savona: Gaggero Angelo — Genova: Peyrot Elena; Saittone Emma — Milano: Tescari
Cecilia — Pescara: Palmeti Ida.
DONI DI L. 11.000
Luserna S. Giovanni: Gai Pio — Pomarettd: Baret Guido — San Germano Chisone: Jahier Bouvier Rachele —
Perrerg:- Poët. Enrica.