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^ Ti^re Pelljce.^id'^ Settembre 1943
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Italia e Impero . . Anno
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Estero . . . . »
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una
ABBONAMENTO
L. 20 — Semestre L. 10
» 30 — . »15
lira ^ La copia Cent. 40,
Rigruardate alla roccia onde foste tasrltati
> (Isaia li : 1) c
j-.
DIraller« : Prof> OIMO j,CO*TABiL
AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE :
V Via Carlo Alberto, 1 bis — TORRE PEELICE
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Risuscitaronò.
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Matteo XXVI1: 52.
Tra i particolari della Risurrezione di
Gesù, ve n’è unb che merita di essere
ricordato: « ...le tomibe si aprirono
scrive l’Evangelista MatteO' (27: 52,
53) - e molti corpi dei santi che dormi, vano,, risuscitarono; ed usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di Lui, entrarono nella santa città ed apparvero a molti ». Da quel gioimo infatti il Cristo di
Dio è divenuto il principio di ogni ordine di risurrezione.
Di questo mirabile evento ragioni
rApostolo Paolo scrivendo, nella prima
lettera ai Corinzi (15: 20-26), il giubilante messaggio: « Cristo è risuscitato
dai morti, primizia di quelli che dormono !... Siccome per mezzo d’un uomo è
* venuta la morte,, così per mezzo d’un
uomo è venuta la risurrezione dei morti... In Cristo tutti saranno vivificati;
ciascuno nel suo proprio ordine... Bisogna che Cristo regni fiinchè abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto
sarà la morte ».
E’ di capitale importanza per il credente dì comprendere come ogni fedele
discepolo del Salvatore sia chiamato a
fare la gloriosa esperienza di quella vittoria sulla morte che è la risurrezione
dri. santi. Non è cosa, <^uesta, che riguardi solo if moméiittfparisàggìtr''
dal tempo neireternità; è necessario che
la spirituale risurrezione avvenga per
noi ben prima di quell’ora estrema;
dobbiamo sperimentare in noi assai per
tempo la distruzione della morie, per
dpera di Colui che « ha prodotto in luce
la vita e l’immortalità ».
E questa distruzione della morte che
tanto ancora ci signoreiggia, quest’annientamento come ancora si esprime S.
Paolo) del k corpo del peccato » (Rom.
pSV 6) 0 delle nostre capacità dì peccare,
4' realizza mirabilmente proprio mediante la morte salvatrice del Cristo.
lli^Àpostolo ne ragiona con un linguaggio quanto mai fortei da impressivo* Per
lui il battesimo cristiano è una autenliésà' ìnim,eirsione nella morte del Redentore. E’ la sua morte che annienta ila
nostra meerte é che eh conduce alla sua
vite;'. « Se siamo divenuti una stesa coaa- tóoìB Lui per' una morte somigliante
ifiìa Sua, lo sarerhioi anche per ima risurrezione simile alla sua » (Rom. 6: 5).
Per risorgere in Cristo bisogna morire con Lui, seguitarlo nell’imitazione
della sua vita che fu tutta un morire,
un perenne distacco dalle cose terrene,
una ininterrotta separazione dalle cose
còrruttiblli e vane di quaggiù. Poiché
s^f^à'ÌSosì’ii àivin Salvatore, S. PaoÌo'’'''‘'poté^à^ (2 Cor. 4: 10, 11)
d’essere quotidianamente esposto alla
morte per amor 'di Gesù^ di portare nel
suo corpo la morte del Signorei, affinchè
pi Lui venisse a manifestarsi anche la
sùavita. ’ ¿V’.
così alta vocazione e a così
tadlbdtó|ip^ ógni anima veramente
^’cristià®® d’allegrezza e inrial
,za a tìio Val^hte preghiera: Aiutami, o
Signore, ad 'filare dal miò sepolcro ! Regna anche in-thè Coll 4uoi;Sipiri.to vivifl
eShte, phe «fihulter^ils^ mia morte, e ma, VbM 'àn®«ca, l’opera sua '
, glcWósà ' ^ tWa e d’inamortalità ! » ''
. ‘^tìde%rai^ìiica) , 'c. G*
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ColloQui cori* l’anziano
Veramente colloqui è una parola un
po’ solenne,, perchè era una conversazione alla buona, su per la stradicciuola
che conduce a ***. Un caldo da morire
faceva.
Usciti dal Tempio, l’anziano aveva
raggiunto barba G., un membro del suo
quartiere, e la conversazione era nata e
continuava smozzicata. Le parole venivano a spizzico:, si parlava di cose serie.
. Barba G. era contento. Gli aveva fatto piacere di udire che il pastore avesse pregato per i rnilitari, (egli aveva un
figlio negli alpini, in zona di operazione); era soddisfatto perchè il , pastore
aveva fatto delle chiare allusioni alla
crisi della civiltà: « l’uomo è una bestia
feroce... Chiamando l’uomo bestia feroce, chi ho offeso: l’uomo o la bestia? Le
belve delle classi superiori sono creature nobili in tutta l’accezione del termine,
aliene dalla menzogna della morale
umana radicata nella debolezza»; * era
stato particolarmente soddisfatto perchè
il pastore aveva difeso le belve domandandosi se proprio « è gtasto affiermare
proprio della belva quello che for^e è
l’innata passione dell’uomo per il combattiménto. Ci fu mai belva che combattesse per combattere ? O non lo fa piuttosto, come dimost-^ò Agostino, per rvmtrjiyf,in. quella pace, in quello stqto di
quiète che egli vide estendersi dalle cose inanimate fino ai cieli?... »
Quella parola in latino: Poo;, come era
risuonata solenne nel tempio, evocatrice
di un mondo misterioso,, di un bene perduto ed appena intravisto !
« E’ strano, - disse il barba, - non so
nulla di latino, ma quella parola, in
quella lingua, mi ha fatto un’impressioh
né straordinaria: ho visto m un istante
mio figlio che tornava, la gente che si
abbracciava,, la terra lavorata, insomma
ho visto tutto... tutto! Non è vero, anziano, che sarà un gran giorno ? »
Ma l’anziano taceva, arrancava per la
strada soleggiata; e barba G. riprese:
« Ditemi im po’ non vi sembra che sarà un gran giorno quello dhe aspettiamo
tutti ?»
E l’anzvarw dovette rispondere. Parlava lento: era veramente anziano; e le
parole sembrava che egli le traesse 'da
un tesoro nascosto di lunga esperienza,
e le pesasse ad una ad una, quasi diffidasse di esse: e il suo discorso faceva dei
lunghi giri come la strada della sua coilina ed amava quella forma dubitativa,
che è il segno di un grande amore e di
profonda vita interiore:
« Ecco, forse in latino quella parola
Pax noi non la comprendiamo bene, e
quindi le possiamo dare tanti significati,
significati umani, che ci fanno piacere.
Essa evoca un mondo di sogni nostri in
cui ci culliamo. Forse se noi la guardassimo in faccia, nella lucè della Bibbia,
questa parola cesserebbe di essere misteriosa, ci porrebbe di frontq alla nostra responsabilità... Io non posso mai
ascoltare le ultime parole del nostro cui- .
to., domenicale senza provare un profondo senso di commozione... « E l’Iddio’di
pace vi dia la Sud pace... » Non vi siete
mai domandato, barba, cosa significa la
Sua pace ? La Sua pace sarebbe una cosa diversa dalla nostra pace ? Che cosa
aspettiamo noi ?
« Un giorno, un bel giorno in cui non
iovremo più sospirare sotto questa barI datura di guerra, in cui ci ritroveremo
‘ tutti uniti intorno ad una tavola imban
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dita, con un bel pezzo di carne, e gli
agnolotti, e il formaggio, e un bel fiasco
di vino, senza pensiero di tessera..., Un
/ giorno in cui il giornale ràdio non parle
rà più di navi affondate, di città distrutr
■te, ma ci annunzierà l’arrivo di navi
» mercantili ned nostri porti.
■'?* ' « Un giorno in cui il colpo di Cannone
annunzierà soltanto più che è mezzogiorno.
’«Un giorno in cui potremo comprare
’e vendere, liberamente.
4« Un giorno in cu; i popoli potranno di
nuovo comprare e vendere liberamente...
'f''« Ma tutto ciò, e non dico che sia male tutto ciò, ma tutto ciò è proprio la
pace ? »
Barba G. aìzò la testa, un po’ stupito;
era la prima volta che l’anziano faceva
• « una predica » così lunga; e sì che non
era ancora la fine!
« Già, dico, valeva la pena, in questo
caso, che per questa pace, il Signore
Gesù dicesse: « Beati coloro che s’ado*prano per la pace, perchè essi saranrio
?phìamati figliuoli di Dio? »
E qpi l’anziano si fermò bruscamente.
Ìe si mise gli occhiali con la mano tremante e cercò la. sua Bibibiai Ma ..barba
G. lo fermò; no'n voleva che l’altro si
stancasse, e poi era tardi, e poi la Bib-,
bia gli piaceva udirla nel tempio, ma
non riusciva a capire ancora che essa
potesse parlare anche in casa, andhe nella strada, che essa potesse risolvere dei
problemi così di vita quotidiana. Gli
piaceva udire discorsi religiosi o su argomenti religiosi, ma-lo disturbava moltissimo quando gli si tirava in ballo la
Bibbia per dirgli: « Sta scritto che... »
Non negava affatto, il buon barba che
stesse proprio scritto ohe..., ma lo seccava molto che si volesse ad ogni piè sospinto « mischiare » vita e religione, come se non fossero due cose ben distinte !
Perciò egli adottava la tattica del silenzio, in questi casi; tattica che aveva
molti Vantaggi: anzitutto gli permetteva
di non compromettersi, poi gli dava
rimpressione di essere un uomo superiore. Perciò l’anziano tacque e' barba
non parlò.
« Forse - riprese dopo una lunga pausa l’anziano - forse noi non sappiamo
comprendere che la parola « pace » non
ha nessun significato se non la uniamo
ad un’altra parola: grazia. « Grazia significa l’opera compiuta da Dio della, nostra riéoncillldzione; pace è la condiziom
degli uomini in conseguenza <U questa
riconciliazione ».
« Riconciliati, abbiamo pace... Sembra
una preidìca, barba, non è vero ? Eppure credo veramente che le cose stanno
così. Forse, chissà, non aveva torto il
pastore che durante la grande sruicrra*
pronunziò quelle parole che mi scandalizzarono tanto e che pure mi hanno
aiutato a capire: « Quando noi, oggi, in
tempo di guerra preghiamo per la pace,
noi vogliamo anche pensare che non desideriamo la pace tradizionale, solo affinchè i cannoni cessino di sparare e i
popoli tion si uccidano più. Si tmtta di
qualcosa di molto più importante. E forse il buon Dio lascia di tanto in . tanto
scoppiare tali conflitti perchè veniamo
■ . ■■ ■■_
con ciò ricondotti a pensare alla pace di
Dio, quella che Egli vuol darci ».
Noi aspettiamo la pace come un mira^
colo che riporti il sereno ira i popoli;
ma la pace non è un miracolo di uomini:
è un dono di Dio ed una conquista di
credenti; in tutti i campi di lavoro, in
ogni istante della vita. E’ una via dominata dalla luce della croce, © non ralle-'
grata dall’insegna di ,un’osteria,; finaL
mente aperta a tutte le ore!...
Riconciliati, abbiamo la pace, con la
nostra famiglia, nella nostra famigla,
con ì mostri parenti, con i nostri vicini...
Cosa ne pensi, barba?
Barba era molto seccato che si trovasse qualche nesso tra la vita della famiglia e quella dei popoli. Certo anch’egli
così, parlando in 'generale, quando sua
nuora , rispondeva un pò’ rudemente, o
i suoi vicini pianta vano dei pioppi proprio sulla « boina » dei suoi prati e lui
doveva correre dall’avvocato e spendere
qualche « bigliettone » per tutelare ì
■ suoi diritti, anch’egli aveva osservato
sentenziosam.ente: « Mah! come volete
che il mondo viva in pace quando due
vicini non sono capaci di andar d’accordo, e la suocera non è rispettata ?»
Così barba continuò a tacere, cioè a...
pensare, e si giunse cosi ad un bivio. I
due si salutarono e dovet'tero separarsi:
« Allora arrivederci, ci ripenserò ».
. ra. cr.
- ' * Quésta citazione e le alte nel cor-**so di quest’articolo sono tratte ;da uno
studio pubblicato nell’ultimo numero
della rivista In Extremis.
UR1ÍOMO
Firn da ragazzo il lavoro deil’agiricoltore ha esercitato su di me una attrattiva
tutta speciale; e ci fu un momento in
cui esso mi apparve come una vera, profonda vocazione. Poi al Signore è piaciuto chiamarmi altieve nell’opera Sua,
ma sempre mi 'rimase in cuore il sentimento che la professione più bella per
l’uomo è quello del contadino, sebbene non sapessi esattamente rendermi
conto del perchè di quqsto mio sentimento.
Oggi (come è tardo il mio cuore!) ho
scoperto questo perchè esso mi è balzato agli occhi in tutta la sua evidenza
leggendo questa breve frase tratta dalla
meditazione di un collega nel Mìnisterìo:
« La coltivazione degli alberi che producono da soli il loro fru'tto è simbolo
di un lavoro che tien conto dell’azione
continua della Provvidenza di Dio».
Il mestiere dell’agricoltore (e perchè
non chiamarlo davvero vocazione ?...) è
quello per cui più facilmente l’uomo può
dar gloria a Dio ! In esso Tuomo lavora
e suda, ma per forza ad un dato momento deve rendersi conto riie tutto il
frutto del suo lavoro dipende da Dio, e
da Dio solo ! Egli ara il suo campo, lo
lavora, lo purifica, lo concima, butta il
suo seme, ma poi ?... poi egli si deve
arrestare, alzare gli occhi al Cielo mentre la terra si chiude su quel prezioso
granello, e attendere eh© Iddio, che solo
lo può, compia l’opera Sua nella natura !
E’un privilegiato, Tagricoltoire ! per
lui è più facile che per altri riconoscere
che ogni cosa che possiede gli è data
non dal suo sudore o dal suo affanno,
ma dalla Grazia di Dio! E’ più facile per
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Iiu che,pOT 4la|; tn«ngiare il suo pane
quotidiano nella profonda certejisza che
da,, Dio veramente esso gli viene come
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, ^opno per, questo privilegio di essere nella migliore condizione per rendere
gloria a*'Dio, lo spirito si volge oon se^
rena gioia a tale mestiere. .
Oh se tutti i lavoratori, di ogni genere, ipensasseoro e sentissero questo! per^
; chè, se rettitudine spirituale“di <ati pàr^^íliamo è più''nitur4le"'*pea: l’agricoltore,
n<m è meno vero chq^^ssa' è un impre'/ti scindibile dovere ■&. tuttì gli uomini.
Tutti dovrebbero ricevere la loro retribuzione alla fine della loro giornata, o
del loro mese di lavoro, 'con mani tre^ manti, di riconoscenza, avendo il forte
■sentimento che Dio stesso è li per dar
loro il pane quotidi'ano. La paga dell’o
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peraio, 16 stipéndiio dell’impiegató non
' ''possono venir ritipt^solo .otìrne dò che
è dovuto naturàlmenle'a dhd< Invoca,* ma
' prima di tutto a sopratutto come una
grazia di Dio ! È’ Iddio che ha dato loro
; forza, salute, energie, intelligenza: a Dio
^il primo e il più alto ringraziamento !
i « Il lavoro deve tener conto déH’azione continua della* Provvidenza di Dio ».
■ Maggior umiltà* ■ « mansuetudine.
• ' maggior abbandono, hia^or amotre per. Il Dìo e per il prossiirio Sgoigherebbò^t»-,
‘f4dairanhno di tutti colori chie imparas■ sero a làf^orar« ned’attitudine che è tan- ^
V 'to naturale per ogni ^on^tadino credente! E forse (e senza forse!) tanti proble-^
,mi di convivenza sociale sarebbero ri- ’
solti nel più piano dei modi: radendo
di tutto, lavoro e risultati, gloria al Si. gnore... “ ì:
A. Rostam.
J Hioifani e retenta
« I giovani s’affaticano e si stancano;
- I giovani scelti vacillano e cadono, ma quelli che sperano neH’Etemo - acquistan nuove forze, - s’alzano a volo
come aqmle; - corrono e non si stancano, - camminano e non s’affaticano »
(Isaia 40: 30-31).
In Grecia, secoli or sono, viveva tm
popolo veramente giovane, intelligent«,
eroico. Indi fu vinto, cadde nella corruzione e invecchiò.
Quale fu il motivo della così breve
durata di queU’opa di giovinezza ? mancava il senso del peccato. Uomini di vasto sapere ammaestravano quotidianamjente la gioventù, ne arricchivano la
mente, ma non sapevano parlare al suo
cuore, non potevano additare alla sua anima la santità del Dio Sconosciuto, non
potevano spingerla alla speranza nell’Eterno che salva. E i giovani,^ affezionandosi unicamente alle cose che passano,
divinizzando la bellezza materiale, si
stancavano, non sentivano rirmovarsi le
energie cadenti... il Joro sguardo era
intento alle cose che si vedono... quelle
eterne erano loro nascoste...
Ma in séno al popolo della speranza,
.Israele, spesso vediamo pomini che hanno saputo serbare la giovinezza. Ne ve- ,
diamo ancora nel secolo apostolioo: quei
giovani che si danno al Signore, la cui
anima rimane giovane, feconda di energie rinnovantesi ognora: San Paolo, San
Giovanni, Timoteo, Stefano e mille altri.
E nei secoli non si contano forse a migliaia coloro che, di qualunque terra e
razza, sono stati dunostrazione vivente e
fulgida del detto profetico di Isaia?
« Quelli che sperano peirEtemo acquistan nuove forze ».
♦ « «
La gioventù desidera ardentemente di
seguire e, se possibile,, di raggiungere
un ideale. Il giovane si crede forte e
tiene in poco conto le difficoltà. Nulla,
egli crede, lo potrà fermare nel suo slancio, proteso verso l’ideale. Poi... le sue
forze veng<Mio meno, le difficoltà prima
disprezzate finiscono col fermarlo, triste
abbattuto...
Ma l’Evangelo gli mostra allora un
ideale più alto, più nobile, la santità. Gli
fa udire una voce: « Tu seguimi! »; gli
fomieoe le vere forze, quelle che non
vengono pieno. L’ideale lo può raggiun
gere per .(fede; le forze le acquista nella
speranza. •
Credere, sperare, sono le parole della
gioventù. ■ ' ■ ' . '
Credere, sperare, sono le parole dell’E vangelo.
<f Ogv4 cosa è possibile a chi crede ».
« Siate allegri nella speranza ».
«f Io vengo tosto!... Io ti darò la corona
t della vita... »
Ecco nella gioventù la vivacità del
sentimento. Il giovane è avido di cose
grandi, sente imperioso il bisogno di conoscere e, di amare la verità. Quaxido il
suo cuore generoso è illuminato e riscaldato dai raggi potenti deH’Evangelo, la
sua sete di verità viene ai^>agata, ed il
suo amore si fa più puro, più profondo,
più costante e sicuro. Il suo sniore acquista maggior slancio, raggiimge vette
sublimi, permea ed ingentilisce la sua
vita, affina e santiifièa i suoi sentimenti.
Amare generosamente è la parola della gioventù. !
Amare generosamente è la parola dell’Evangelo.
« Ama il Signore Iddio tuo... ama il
tuo prossimo... »
« Uamore copre .jnoltitudine di peccati ».
« « «
E troviamo innàta nella gioventù ancora un’altra'^caratteristica:, il desiderio
di lotta. Il giovane apatico, sonnacchioso e molle ha rinnegato il privilegio della sua età, Taj-dore: egli è vecchio innanzi tempo! Quel die corita non è soltanto l’anno e il mese della sua nascita.
Anche il carattere giovanile più mite
ha in sè ima favilla di fuoco.
Ma ecco quel che succede' troppo
spesso: il desiderio di lotta, degno di miglior causa, è messo a servizio delFodio,
della vendetta, l’ardore divien passione
sensuale, licenza, corsa sfrenata al materialismo: in questa via lo asi>ettano la
cecità spirituale e l’abbruttimento.
L’Evangelo presenta al giovane la vita come una lotta senza tregua e senza
compromeissi contro il nemico di Dio e
degli uomim, Satana.
In questa lotta il braccio della sua anima si fa più vigoroso e più agile nel
brandire e nell’adoprare le armi dello
spirito (Efes. 6); il suo ardore si santifica; la sua volontà protesa alla rrittoria
non cede attraverso alle momentanee
ed inevitabili sconfitte;, la sua dignità di
soldato di Cristo, sorretta dalla convinzione di combattere il buon combattimento, non gli consente di abbandonare
la pugna contro il peccato e di rinnegare la bandiera della croce. Piuttosto cadere vittoriosamente sulla breccia che
fuggire come un vile e un traditore!
Vittoria: tale è la parola della gioventù.
Tale è pure quella dell’Evangelo.
Giovani, v'ho scritto perchè siete jorti, e la Parola di Dio dimora m vói, e avète vinto il maligno (1 Giov. 2: 14). .
Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica.
fu- un servitore che, avendo iricevuto il beneficio d’im tal-ento, non ne
fece alcun conto e lo sotterrò. Il suo signore lo trattò severamente (S. Matteo
25).
Giovani cristiani! ?Voi che avete ricevuto da Dio i preziosi talenti di amore, di fede, di speranza, di ardore per la
lotta e di anelito alla vittoria non dispirezzate qu®ti talenti! Non li sotterrate nel fango del peccato! Non li ponete sotto il giogo pesante della passione carnale! Non li nascondete sotto a ideali mondani ed a pericolose illusioni!
Amate la vostra giovinezza, vegliate
con perseveranza sui doni che iJio le ha
conferito; amate la Verità, riponete in
essa la vostra fede e la vostra speranza;
lottate per la Verità ed essa vi porterà
olla vittoria! (Io son la verità... Noi»
Siam più che vincitori in virtù dì Colui
che ci ha amati).
Troverete che le vostre forze, per
quanto caratterizzate da purissimo ardore e da ferrea volontà, sono deboli...
Ma l’Eterno è eoa voi, lotta con voi, e
quelli che sperano in Lui
acquistan nuove forze,
s'alzano a vólo come aquile,
corrono e non si stancano,
camminano e non s’a/fotica.no/ ^
P. Kamptz.
(Tradotto dal tedesco).
Dia (eiiiiDiiiaiza aitila
Scrisse un giorno un inqiuisitor© in ,una relazione ai suoi superiori: Si può riconoscerli (i VaMesi) dalla loro vita e
dai loro discorsi. Regolati, modesti, evitano lo sfarzo nei vestimenti, che son
di stoffa nè preziosa nè •vile. Non trafficano per non esporsi a mentire e a
giurare e ad ingannare. Vivono del lavoro delle loro mani; si contentano del
necessario. “ Sono casti, sono sobrii, non
frequentano le bettole, nè i balli, perchè
non gustano siffatte frivolità. Assidui
al lavoro, pure trovan modo di studiare e d’insegnare. Si riconoscono anche
dai loro discorsi, precisi e modesti; rifuggono da ogni maldicenza e da oigni
i parlare buffonesco e ozioso, come dal
mentire. Non giurano; neppure dicono
« in verità » o « certamente », perchè sarebbe per loro lo stesso che giurare ».
(E. Comlba: Storia dei Valdesi - pp.
54-55).
Tale la testimonianza data ai Valdesi
da un loro nemico: va perciò esclusa l’i, potesi di esagerazione e d’intènzione di
j i lode. Realtà pura e semplice!
Erano tempi duri: Tinquisizione era
aU’opera! Secoli e secoli sono passati, e
i tempi sono ancora duri. Altre circostanze oggi, è vero; ma pur sempre
tempi duri, tempi di « prova » pel cristiano !
Sarmo oggi i Valdesi dare una così
bella ed edificante testimonianza? E i
giovani Valdesi la danno essi nell’ambiente in cui vivotìo, nella famiglia, nei
campi, neirofficina, nell’ufficio, ^ nella
caserma? ...Oh, dubbio atroce ancor mi
assali!
Considerate:
Non esporsi a mentire e a ginrare e ad
ingannare!
Casti, sobrii, non frequentano le bettole, nè i balli...
Non gustano siffatte frivolità...
Trovan modo di studiare....
Si riconoscono dalla loro vita e dai loro discorsi.
Regolatiì modesti.
Chi, anche fra i peggiori, potrà negare
che questo non sia un tenor di vita puri^ sana, esemplare?
Chi sarà cieco al punto di non vedervi il logico frutto, la dimostrazione di
quella vera fede, forza e consolazione di
ogni credente, oggi come allora?
Chi non ravviserà la condotta « degna della vocazione che ci è stata rivolta?» (Efes. 4: 1): non è for^ così che
abbiamo promesso a Dio ed alla Sua
Chiesa di vivere? E le nostre premesse?
Dimenticate? »
Ed ancora: non solo per le promesse
fatte, non solo j>er il dovere della testimonianza, ma non foss’altro che per solidarietà fraterna con le migliaia di afflitti, piangenti per la colpa dell’umanità a cui abbiamo dato anche noi un
contributo! Le parole noin bastano
quando la simpatia è sincera!
* • «
Tempi duri, tempi di prova! Iddio ci
dia di superarla! Superarla con la serietà e l'umiliazione di chi ode la voce
divina di condanna e di speranza nella
tempesta, dì chi sa che la' durezza dei
tempi è dovuta all’iniquità, alla frivpUtà,‘ alla disubbidienza deU’umanità incredula che ha abbandemato le vie di
Dio.
Riflettiamo: Li riconoscerete dai loro
frutti... Ogni albero buono fa frutti
buoni... (S. Matteo 7: 16).
Sa gioia cristiana
Il giovane è, per natura, portato alla
gioia. Qual’è la gioia che si addice al
giovane cristiano?
S. Paolo dice « Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi ».
L’albero .porta il suo frutto se nel suo
legno scorre, a noi invisibile, la linfa. Il
cristiano porta frutti buoni se neU’intimo suo -vi è la fede data da Dio, fonte
della vera vita. La vera gioia, quella che
si trasforma in benedizione e non in
condanna, procede dalla fede. Dalla
persuasione, cioè, che Dio è il Padre,
che Dio è fedele. Sta scritto; Emmanwele, Dio con noi. .
Egli è quei che ti perdona... che sana
le tue infermità, che redime la tua
Che'ti corona di herdgvAtà...
Avete ricevuto lo spirito di adozione...
Quale gioia.
La vi'ta esteriore deU’uomo dipende
dal suo intimo': le sue azioni dalla volontà,, i suoi movimenti muscolari dal
sistema nervoso, e non viceversa. Così
è della gioia. La vera gioia procede dal
cuore e. permea l’attività umana. La
gioia puramente esteriore nqjii vai nulla
ée il cuore riman freddo e inerte: è apparenza, vanità. Simile ad un corpo perfetto nelle sue fattezze, ma a cui manca la vita. Un cadavere.
Il credente, il « riconciliato con Dio»,
il cittadino del Regno dei Cieli, non
vuole la gioia che isterilisce il cuore,
che agita la mente, che sconvolge i
nervi. Egli sa che una siffatta gioia è
nociva; lo sa perchè è contraria alla sua
fede; lo sa perchè tragici esempi gHe lo
dimostrano quotidianamente.
Egli conosce la gioia sana che non
turba, ma che calma, ohe non ¿-abbassa', ma che innalza. .¡Ea suaj
gioia è « nel Signore »; la sua gioia è
una bella caratteristica della sua vita Ifà
credente. La darebbe egli in cambio dell’altra? No. Soltanto un pazzo darebbe
volentieri la salute in cambio della
malattia. 11
La gioia non disgiunta dalla fèlle, la
gioia intima, la vera "gioia eièV-^ lo pirite), lo porta ad essere .contento del
proprio stato (Fil.»4: 4); tì traduce in riconoscenza a Dio nei giorni lieti della
vita,, in fiduciosa rassegnazione nei
giorni oscuri.
■ *■> ' k'- ■ ■ ■' •
La .gioia secondo il mondo non eleva,
ma spinge l’uomo su di una china pericolosa: nella sua discesa vertiginosa
vertiginosa verso il male egli alfetra e
traisqtnà con sè quanti incontra..^ Si ¡sente solo, Dio è assente dalla anà .vita, la
sua gioia nasconde 11 vuoto del cuore ed
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Lisce DELLE VALLI VALDESI
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ha bèsogno 'di farsi'(HÙ chiiusscBal. Vuol
trascinare altri con’ sè per, scongiurare
il stio'':^ttoéo isolamento spirituale...
Ecc^ le cattive compaignie dove regna
la gioia fatta di agitazione, di soddisfazioni sensuali, ,di atteggiamenti equivoci ! Guai a chi si lascia così portare
sulla china pericolosa ! Potrà egli ancora fauaàfsi e risalire ?
• • ♦
■ . , , .1? y, \
La gioia mondana porta alla più tetra
delle triste^e: quaiia del dt^usto della
vita. Il suicidio non è lontano. Ne abbiamo .esepipi frequènti: uomini senza
fede, gioia che si traduce in agitazione
morbosa, in amarezza, in sfiducia, in tristezza senza speranza; in rimorso,., H
suicida, in fondo, è un mondano coerente.
La tua gioia dovrà conoscere talvolta
dei momenti di sosta, dbvrà piegare
dinnanzi ad una rinimcia, dovrà retrocedere pèr non cadere nella gioia mondana che contrasta la tua fede. Ma *
quella sosta momentanea, quella rimmcia contribuiranno ad arricchirla a renderla più intima, ad affinarla, nel sentimento di esserti piegato, come figliolo,
alla volontà del Padre. Sacrificio, rinuncia spesso necessari per evitare il
compromesso con lo spirito del mondo:
di qui una gioia più abbondante e più
profonda, la vera gioia. Non potiamo
forse gli alberi onde il loro frutto sìa
migliore e più copioso ?
* * ♦ *
Quando la tua gioia è fondata su piaceri mondani, sciocchi, grossolani e nocivi, non dire: « Non faccio nulla di male ! »: fai male perchè agisci in modo
contrario alla tua professione di fede.
« Non faccio nulla di male»: si beve
così im sorso di veleno, ci si vuole narcotizzare; se lo si dice è appimto perchè
la coscienza non è tranquilla. E’ la parola caratteristica di chi cerca di nascondere a sè stesso la realtà ch’egli
seiSte èssere in opposizione coi principi
basilari della propria Vita.
sfs ♦ ♦
L’Evangelo non parla egli forse anche di tristezza ? E il Cristianesimo non
è forse stato accusato mille volte, specie
dai giovani, dì essere la religione dei
pessimisti ? Sì, parla di tristezza... e'’parla anche di gioia. Tristezza secondo
Dio (2 Cor. 7: 10) e gioia « nel Signore » non jmssono andar disgiunte, nello
stesso modo in cui, per il credente, non
possono esser separati peccato e salvezza, realtà e speranza, lotta e vittoria, semina e mietitura.
La gioia cristiana è, in ultima analisi
riconosceiiza, fiducia, speranza (...« allegri nella speranza»... S. Paolo).. In
questo senso, come figlioli di Dìo, rallegriamoci « del continuo », ,,
> f Gaem e ramori di guerra »
Matteo 24: 4-8.
Udiam parlare di guerre, e di rumori
di guerre. Tutti questi ci tormenta e
spesso ci turba. Dopo tanti secoli dì cristionesimo, quali scacchi II mondo è
sempre, uguale, e la nostra razza wmana è sempre cattiva ! Di fronte a questa
realtà, Gesù, che l’ha prevista, ci dà
questordine; « Guardate di non turbarvi, perchè bisogna che questo avvenga ». Perchè ? Gesù lo sa.
Ma al pari dei belli edifici di Gerusalemme e del suo tempio, queste sono agitazioni diaboliche che passano. La figura
di questo mondo passa, e la fede mi dà
la certezza che la vittoria appartiene a
Dio; e mi dà pure la certezza che io,
nonostante tutto, malgrado la mia mir
seria, appartengo al Regno di Dio. E
senza comprendere il mistero del male,
ascolto la .parola dèi Maèstro, sforzandomi di ubbidire: « guardate di non turbarvi !».
Perchè più il male abbonda intorno
a me, e più sono altresì sicuro (¿e la
mia vera patria è altrove. Noi alnTn/i
cittadini dei cieli.
(C. Cellérier, trad.* O. <iemi).
Socli diliStiidl Ìaiesi
* ' '"riim,:'
La Società di Studi Valdesi ha tenuto
la sua annua seduta smodale domenica,
5 settembre, alle ore 17. Il suo presidente ,prof. Pascal ’legge un’ampia ed
applau;^ita relazione deU’attività, svolta
durante l’anno’’ sociale.L’anormalità
delle condizioni’in cui si è^ svolta quest’opera: la patria in guerra, minacciata
e straziata, se ha reso diffìcile il lavoro,
non è però riuscita a render vana l’operosa fatica.
Le pubblicazioni sono state meno numerose del solito, ma rappresentano pur
sempre l’attività più cospicua: il bollettino ha fatto dei prodigi per sopperire
alla limitazione del numero delle pagine
con sacrifici che sono stati purtroppo
sensibili nella segnalazione bibliografica; un interessante volume sta per veder pure la luce: il saggio sul Mainardi
del dott. Armand-Ugon; all’opuscolo del
17 febbraio del pastore T. Balma, a cui
l’assemblea manda un commosso saluto augurale, ha arriso il tradizionale
successo; la biografia del gen. G. Martinat nella quale l’aw. C, Gay ha saputo far rivivere il prode soldatesche unisce in suprema sintesi le caratieristiche
morali e spirituali della nostra gente, ha
incontrato il più trionfale successo.
La biblioteca e V’archivio affidati al♦
le cure sapienti del prof. T. Pons hanno
visto aumentare il numero dei loro lettori.
L’attuazione del progettato Sojcrario
dei caduti ha incontrato varie difficoltà d’indole pratica, ma si è già raccolto
un notevole materiale fotografico e documentario.
La relazione termina accennaittio a
diversi problemi connessi all’esistenza
ed alla costituzione ddla Sociel|i stessa, in riferimento ad una proposta di
costituire una Accademia Valdese.
« *
Il prof. A. Jalia legge quindi una interessante conferenza sui castelli feuidali di Bobbio Penice e sulle vicende della
famiglia dei Bigliore. Speriamo di poteriife dare un più ampio cenno in uno
dei prossimi numeri. •
* * ♦ '
Il signor E. Benech legge un accurata relazione finanziaria da cui risulta
che la situazione contabile è sodidisfaoente.
« * «
L’assemiblea dei soci, assai scarsa, e
che si è andata rarefacendo» nel corso
della discussione durata fino alle 20, si
è trovata di fronte ad una proposta d®l
prof. Tricomi tendente ad un ampliamento della sfera d’attività della Società di Studi Valdesi; egli prospetta la opportunità di una commissione che studi
la possibilità di ulteriori sviluppi; la
proposta di una accademia lo lascia
scettico, ma vedrebbe volentieri due sezioni: una puramente storica, che dovrebbe continuare la tradizione dell’attuale Società, l’altra che dovrèbbe accogliere varie attività. La proposta, volutamente imprecisa e non impegnativa,
viene am,piamente studiata in una discussione assai confusa. E evidente in
una parte dei soci l’impreparazione ad
affrontare problemi a^ai complessi e
che sembrano a taluno minacciare resistenza della Società. E non meno evidente è il contrasto delle pregiudiziali
e delle posizioni teoriche; si parla cioè
da tutti di starUi Valdese, ma riaffiora
sempre il contrasto tra una concezione
regionalistica (studio della geólogia,
folklore, fatti ecc. delle Valli dettè Vaidesi) e, storia del movimento Valdese.
La domanda di un socio che, ponq alla
Società un aut aut: o Società di studi
Valdesi, nel senso più lato déll’espressione, o di storia Valdese nel sehso
stretto, non è soltanto un brinante ac
ili: --i'! , ■_ .
corgimento oratorio ma investe le finalità stesse della Società. Si trattò nel
passato non molto remoto di un cambiamento di nome imposto dalle velleità ^in^uadratrici di un improvvisato
pffifessore universitario; ora, secondo il
pnrf.- Rollier, è opportxmo esamipare se
noh‘convenga, in dimandi libertà, di
dare un contenuto a questa recente ra- •
gione sociale. Mentre il presidente della
Società prof. Pascal è in linea di, massima favorevole alla concezione tradiziónale delle finalità della Società stessa, l’assemblea dei soci, dopo che il
prof. Spini ha ribadito rintangibilità
della ricerca storica Valdese e riaffernaato Topportunità di una modifica che
permetta l’inserimento di una secpnda
branca in relazione alle esigenze religiose del mondo culturale contem,poranèo, approva un o. d. g. formulato dal
dott. G. Peyrot che domanda una commissione che studi le possibilità di ampliahiento deU’attività della Società. Approvato To. d. g. la commissione viene
nominata. nelle persone dei prof. Tricomi, Pons, Spini, dott. Peyrot, pastore
Svòilia.
Dopo che Tassemblea ha espresso al
prof. Pascal la sua riconoscenza per l’opera appassionata di presidente che alla competenza ha unito l’amore per la
Chiesa, ed espresso il suo rincrescimento per le dimissioni che egli è costretto
a presentare per varie ragioni personali, viene eletto il nuovo Seggio: presidente; prof. A. Jalla, vice pres. prof Lo
Bue, membri; R. RoUier, E. Benech, T.
Pons. ■! rep.
Cronaca Valdese
MASSELLO ’
La Chiesa* di Massello ha avuto il piacere, durante il mese di agosto, di uiffire
i fraterni messaggi del pastore Gustavo
Bouchard, di Orsara di Puglia-Cerignola, la domenica 15, e del sig. Enrico
Tron, junior, pastore di Milano e Vice
Moderatore, la domenica 29.
A questi fratelli che provengono da
zone provate dalla guerra va tutta la viva riconoscenza nostra per il bene che ci
hanno fatto. i
PINEROLO
Rinnoviamo i no^ri auguri di lunga e
felice vita coniugale a Gardiol Alfonso e
Ribet Alice della frazione Rivoira di San
Secondo che il nostro pastore sig. L. Marauda ha uniti in malrimonio sabato 4
corrente.
PRALI
Battesimi: Garrou Leontma, di Umberto e di Long Alessandrina del Malzat, il 25 luglio; Garrou Marco, di Enrico e di Grill Onorina, di Villa, il 1° agosto; Bounous Valdo di Emilio e di Frairia Erminia della Maiera, il 15 agosto;
Clot Elvìrn. dì Luigi e di Clot Irma della
Maiera, il 15 agosto.
Il Signore conceda ai genitori di, mantenere le loro promesse ed ai cari bimbi
di crescere nelle vie del bene.
— Rin^aziamo il pastore di PerreroManiglia, dott. O. Peyronel, il_^ quale ha
presieduto il culto della domenica 22
agosto.
PRAMOLLO . \
Alcimi giorni or sono abbiamo ripreso
la via del cimitero per accomipagnairvi
la spoglia mortale del nostro fratello
Enrico Bertalot, di anni 68, del quartie^
re dei Pellenchi. Da parecchio tempo
egli era sofferente, ma il Signore è stato
con lui in questa lungà prova e lo ha
aiutato a sopportarla con pazienza e con
fede. ■ i
* Al Signore, fonte di -ogni vera consohlazione, raccomandiamo la 'vedova é f
figli. , '
— Bono stati battezzati: Sappi Enrica
di Edoardo e di Long Lina, PeUencht e
Long Ezio di Levi e di Travers Madda)»
lena (Ribetti). ,
Formuliamo per questi bambini i nostri iauguri_^affettuosi di benedizione divina.
RRAROSTINO^ . .
Battesimi. Rastagno Franca di Umberto e Forneron Elda; Masraugon Noemi di
Mario e Montalbano Domenica.
Matrimonio. 11 21 agosto, sono stati
uniti in matrimonio Gardàol Valerio e
Godmo Neldto. Che la benedizione del
Signore scetìda su questo nuovo focolare. , , , I i
Funerali. Il 14 agosto si è spenta, al- ,
l’Untinet, Gönnet Anna di anni 69. Già
sofferente da qlcune settimane la morte
è stata per lei una liberazione. '
1.1° settembre ha risposto alla chiamata del Signore, in età di 70 anni, Forneron Davide fu Lorenzo dei Gaiot.
Molto nòto nel nostro ambiente i suoi
funerali, ai quali partecipò tma vera folla, furono una testimonianza di affetto
e di simpatia verso i parenti provati.
Sffila tomba il pastore Davide Fpmeron, amico del Defunto, rivolse un ultimo saluto. ■
Sugli afflitti invochiamo le consolazioni del Signore.
— Dà alcune domeniche stiamo medi
tando ad una ad una, le beatitudine del
Signore. *
Domenica prossima parleremo sulla
penultima che dice: « Beati quelli die
s’adoprano alla pace, perchè essi saranno chiamati figliuoli di Dio ». Il nostro
culto avrà dunque un carattere spedale
di intercessione per il ristabilimento della pace nel mondò.
Invitiamo caldamente tutta la popolazione ad; intervenire compatta.
SAN GERMANO CHISONE
Ringraziamo vivamente il pastore Alfierto Ribet di Livorno che ha presiedUJb con edificazione idelTassemblea il culto della domenica 22 agosto.
— Nelle domenièhe 22 agosto e 5 settembre è stato amministrato. il siacrapiento del Battesimo a Durand Manlio
di Oscar e di Rivoira Ida, a Rivoira Olgra
e Elda di Davide'e di Durand Virginia
dei -Ronchi, a Long Elvio di Umberto e
di Ferripr Letizia della Roccia e a Ferner Franco di Alberto e di Mie Camilla
dei Bernardi.
Benedica Iddio questi fanciulli e conceda loro di diventare dei credenti appieno compiuti in ogni opera buona !
— Lunedi 23, ultim oscòrso, è perita
ßalmas Federico di anni 56 dei Riondetti. Il pastore Paolo Maraiidà ha aimunpiato in quella triste circostanza l’Evangelo dèlia vita eterna e della redenzione
in Cristo. Alla vedova e ai quattro fl^
esprimiamo la nostra profonda simpatia.
Che la famiglia afflitta possa trovare
nella fede e nella comunione col Signore la forza per sopportare questa prova.
—■ Domenica 5 settembre è stata una
bella giornata per la nostra comtmità,
poiché abbiamo avuto in mezzo a noi il
pastore dr. Enrico Tron di Milano. Egli
ha presieduto il culto del mattino rivolgendo alla mnnerosa assemiblea un’incisiva predicazione; nel pomeriggio ha
parlato con persuasivo affetto alla gioyentù della parrocchia riunilja nella Sala delle Attività.
Grazie per la gioia ed ì benefici spirituali die la sua visita ci ha arrecati!
Nel Convegno sono stati letti molti messaggi di nostri soldati; a tutti abbiamo
pregato con fervore.
— Le famiglie dei tre maiinai del
Battaglione S. Marco Avonàet Sarrmèle,
Balmm Valdo e GalUan Giovanni hanno ricevuto notizie dei loro cari. Fatti
prigionieri in Tunisia si trovano ora negli Stati Uniti d’Aìnerica.
4
m
iSi.
•' . »•■«vt*t ^ rvr .. ■ - -, , -»i»-- -t- ^ '
i. culto di domenica prossima sarà
pr^ieduto dal pastore di Messina, eav.
. Seiffredo Oolueai, .
- «'i
torre P ELLICE
Il culto di dcanenica prossimà, 12 corrente, nel tempio di Villa aUe ore 10.30,
sarà presieduto* dal pastore V. SubiUa.'
Celebrazjone della Santa Cena' coi calici inldiviiduali. ?. ,
Alle ore 15 di domenica prossima, culto nel tempio dei Coppieri, presieduto dal
presidente della « Pra del Tomo » signor
B. Corsam. Colletta per le missioni. Celebrazione della Santa Cena con calice
comune. *
TH.LASBCCA
Da alcum giorni ha fatto ritorno alla
sua casa degli Olivieri per un periodo di
convalescenza il geniere Clot Levi grande mutila'to reduce dalla Russia e mentre ancora una volta vogliamo testimoniargli la nostra simpatia gli auguriamo
ch’egli possa trascorrere ore di serenità
e di gioia neU’intimità della famiglia dopo aver tanto sofferto.
— Formuliamo pure voti di completa
guarigione per Suora Ida Bert degente
da lunghe settimane per una complicata
frattura ad ima gamba ma che ora sta
rimettendosi a {>oco a poco.
— Domenica mattina 22 agosto sono
stati presentati al S. Battesimo Clot Salvatore Noè di Clot Elena Evelina, e Casino Giorgio e Calino Sergio di Liberato
e di Griset Cesarina; questi due ultimi,
sfollati da Torino sono ospiti con una sorella prraso membri di Chiesa di Faet
to. • I
« Così parla l’Eterno... io t ho riscattato, t’ho chiamato per nome; tu sei
moi! » Isaia 43: 1.
Un evangelista svizzero, durante la
guerra del 1870 fu mandato ih Germania a visitarvi i prigioni^i protestanti
francesi. Ecco una idielle sue esperienze:
« Ero^ riuscito, con molta fatica, a ottenere il permesso di visitaire una città'
fortificata dove vi era un campo di prigionieri. Molti ne incontrai, e mi pare. va, a tuttai prima, che dovesse essere cosa molto facile i| parlar loro dà Gesù
Cristo. Ma e^i erano così oppressi dalla' loro sconfitta e, assorti nella oantemplazione della loro miserie, che io non
riuscivo a far aiscoltare il mio messaggio. Entrai im giorno in un' ospedale per
visitare alcuni ammalati: visione dolorosa di corsie, di infermi, di feriti: visi
disfatti dal dolore, minalti diai3a febbre.
— Questi, pensai, mi ascolteranno, —
Ma una nuova delusione mi aspettava:
non c’ena posto per le mie parole.
Mi avvicinai allora ad un giovane soldato, colpito dal tifo; il suo stato era
grave; igK parlai con - affetto; ma non
sembrava ascoitarmi. Il suo sguardo lallucànato sembrava assorto e .perduto nelHa contemplazionfe di qualche lontana
viàone.; allora tacqui e nel mio dolore
mi unii al suo sconforto: piansi' al suo
oapi>ezzale.
Alcuni soldati erano intorno a noi,,
silenziosi. Poi mi alzai led uscii.
Tomai rindomani, é sulla soglia udii
che venivo annunziato: « C’è qweTlo che
ha pianto col caporale ».
E da queU’istiaìnte ogni barriera fu rotta; i cuori chiusi si aprirono; fui ascoltato come im fratello. Per essi ero sempre: « Quello che aoeva pianto col caporale ».
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Indiriiai di Chiese Valdesi
I DISTRETTO:
Angrogna — Pastore : Arnaldo 'Cothibà.
Angrogna fSerre) — Pastore Edoardo
Aime.
Bobbio Pellice — Pastore : Alberto
Ricca.
Pastore : Lo
Luserna San Giovanni
renzo Rivorrà.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste PeyroneL
Pinerolo — Pastore : Luigi Marauda,
Pomaretto — Pastore ; Guido Mathieu
Frali — Pastore: Arnaldo (3enre
Pramollo — Pastore ; Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Upiberto Bert.
Riclaretto — Pastore : Alfredo Janavel.
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Genre.
Rorà — Pastore ; Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
'Torre Pellice — Pastore : Giulio Troh.
Torino — Chiese: Corso Vittorio Emanuele, 23 e Corso Principe Oddone, 7.
- Pastori Elio Eynard e Roberto Comba: Via Berthollet, 36.
Villar Pellice — Pastore : Roberto Jahier. .
II DISTRETTO:
Abbazia: «Chiesa dì Cristo». Culto alle 16 - Pastore C. Gay, da Fiume.
Aosta: Chiesa: 11, Via Crcx:e di Città Pastore: V. Subilia, Via XXIII marzo
n. 1.
Bergamo: Chiesa: Viale Vittorio Emanuele, 4 - Pastore: M. Moresichini,
Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella: Chiesa: Piazza , Funicolare Culto: la I, III, V domenica del mese
(da Ivrea). ' <
Brescia: Chiesa; Vìa dei Mille, 4 - Pa-r
store: D. Forneron (ivi).
Caverna: Da Ivrea: seconda domenica.
Como: Chiesa: Via Rusconi, 9 - Pastore: Carlo Lupo, Via*T. Grossi, 17.
Coazze: Chiesa Valdese,
Cormaiore: Chiesa Valdese: Pastore
Vittorio Subilia.
Felonica Po: Chiesa Valdese - Pastore
Lami Coìsson.
Fiume: Chiesa Valdese - 6 e 8 Via Pàscoli (culto ore 10) - Pastore C. Gay,
Salita F. Colombo. 8.
Qmo C^ABBL, direttore responsàbile
«ARTI ORAÌ^ICHE L’ALPINA - torre Pellice