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Anno 121 - n. 38
4 ottobre 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA A UN ESPERTO DI AFFARI INTERNAZIONALI PER LE CHIESE IN USA
Si faranno o non si faranno i
mondiali di calcio in Messico?
Dopo la tragedia del terremoto
questa è l’unica notizia sul Messico che resiste sulle pagine dei
giornali. Il responsabile del comitato organizzativo del Mundial
è fermamente convinto — malgrado il presidente del Messico
abbia dichiarato che sarà improbabile che il suo Paese, economicamente in ginocchio, possa
ospitare questa manifestazione
— del fatto che i mondiali in
Messico si faranno. « E’ in questo momento — ha esclamato
— che dobbiamo appoggiare i
messicani, mostrare che crediamo in loro ». Lo sport, insomma, prima di tutto. Cosi è stato a Bruxelles, a fine maggio,
quando davanti alla violenza
bestiale dello stadio e ai morti
massacrati di botte la partita
di calcio non fu sospesa ma continuò sino ai termine. E così sarà per il Gran Premio di Formula 1 che si correrà in Sud Africa
malgrado il razzismo istituzionalizzato. i morti ammazzati e le
deportazioni che insanguinano
il Paese.
Dicevo che in Messico i riflettori sono ora insistentemente
puntati sul dilemma: mondiali,
sì o no?
A nostro avviso il vero problema su cui occorrerebbe concentrare gli sforzi e l’attenzione,
anche dei mass media, è un altro: è possibile aiutare concretamente il Messico non in modo
episodico ma sostanziale e continuativo? L’unica strada che ci
sembra percorribile per risolvere questo problema è quella della moratoria con l’indebitamento con l’estero. Sinora, con grande impegno, il Messico ha fatto
fronte al pagamento degli interessi del suo debito con l’estero ma non riesce a tirarsi
fuori da questa palude. Anzi vi
affonda sempre di più con tanti
altri Paesi del mondo. Anche gli
aiuti che oggi vengono versati
dai Paesi ricchi al Messico terremotato sono soldi che verranno presto risucchiati indietro
dal sistema finanziario internazionale, un killer ancor peggiore
del terremoto. In sostanza: con
una mano si aiuta e con l’altra
si prende.
Se veramente il primo mondo
occidentale, dove risiedono le
banche che erogano denaro liquido in abbondanza, desidera
aiutare 1 Paesi economicamente
poveri non lo può fare con prestiti che legano il debitore a filo
doppio ma soltanto con un dono
vero, gratuito, liberante. Si dovrebbe avere il coraggio di tirare una riga e cominciare da capo. Prima che il Messico, per necessità imposta, incroci le braccia definitivamente di fronte
alla diabolica spirale dei prestiti,
toccherebbe ai Fondo Monetario Intemazionale compiere un
primo gesto di buona volontà. lina inversione di tendenza potrebbe segnare l’inizio di una nuova
politica di coopcrazione nel mondo diviso di oggi. Si potrà dire
che la finanza non la si regola
con l’Evangelo, ma del resto la
applicazione delle regole finanziarie non porta a risultati umanamente accettabili. Prima la
persona umana, poi il denaro.
Giuseppe Platone
Chiese e resistenza negii USA
La politica estera statunitense nei confronti del Centroamerica costituisce per le Chiese del
Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo in USA motivo di profondo dissenso e opposizione
Revoca dell'Editto di Nantes
Nel numero di settembre di “Mansuel”, il supplemento mensile del Servizio ecumenico di stampa e d’informazione (SOEPI),
Théo Buss ha intervistato Dwain Epps, ex membro della Commissione delle Chiese per gli Affari internazionali e attualmente responsabile degli Affari internazionali del Consiglio Nazionale delle
Chiese di Cristo (NCCC) negli Stati Uniti. Riportiamo ampi stralci
di questa intervista.
— Ricordiamo il Patto d’alleanza che è stato stretto a Vancouver tra le Chiese degli Stati
Uniti dell’America del Nord e
quelle dell’America centrale riguardo all’impegno contro un
intervento nord-americano nell’istmo centro-americano. Questo patto era molto limitato nel
tempo o al contrario continua
ad avere delle conseguenze?
— Questo patto continua ad avere delle importanti conseguenze negli Stati Uniti. Per esempio,
quando il presidente Reagan annunciò un embargo contro il Nicaragua, il NCCC, attraverso i
suoi organi di aiuto ecumenico,
adottò una risoluzione dichiarando che avrebbe mantenuto le
sue relazioni con le Chiese del
Nicaragua, avrebbe continuato
a fornire aiuti umanitari e a sostenere progetti di sviluppo a
favore del popolo del Nicaragua.
Si trattò di una indicazione della ferma intenzione delle Chiese membro del NCCC di tener
fede a quel patto.
Contro una
soluzione militare
— Temete che si produca uno
scontro tra il NCCC e il Cove»
no statunitense?
— Si può dire che già ora vi
sia una sorta di scontro tra
Chiese e Stato per ciò che riguarda la politica estera verso
l’America centrale. Quasi tutte
le Chiese membro del NCCC e
un certo numero di vescovi cattolici hanno preso una posizione molto ferma di opposizione
ad una politica che include la
possibilità di una soluzione militare in America centrale. Vi
sono già state iniziative da parte delle Chiese per stabilire un
dialogo col Governo a proposito della sua politica in America
centrale, dialogo che finora è
stato respinto. Questo rifiuto si
riflette nella posizione del movimento dei « santuari » le cui
chiese locali offrono un asilo ai
rifugiati reputati illegali e li proteggono di fronte alla situazione di violenza che essi vivono
in America centrale. Si tratta di
una sfida al Governo degli Stati Uniti, una forma di resistenza nonviolenta.
— Il Governo ha reagito condannando alcune persone. In che
modo queste misure giudiziarie
hanno influito sul movimento?
Fuga in massa dei rifugiati ugonotti da La Rochelle verso l’Olanda,
stampa di Jan Luyken. Al III centenario della Revoca dell’Editto
di Nantes è dedicato l’obiettivo aperto di questa settimana.
Ha avuto la tendenza a svilupparsi o i suoi membri si sono
impauriti?
— La reazione delle Chiese è
andata nella direzione opposta a
quella prevista dal Governo. Il
numero delle Chiese che vogliono accogliere un rifugiato è aumentato di settimana in settimana. In effetti oggi si impone
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Predicazione e opere potenti
Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo in Capernaum. Si seppe che era in casa, e si radunò tanta gente che neppure lo spazio
davanti aUa porta la poteva contenere. Egli aimunziava loro la parola. E vennero a luì alcuni con un paralitico portato da quattro
uomini. Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della foUa,
scoperchiarono il tetto dalla parte dov’era Gesù; e, fattavi un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico. Gesù, veduta la loro fedie, disse al paralitico: Figlio, i tuoi peccati ti sono
perdonati. Erano seduti là alcuni scribi e ragionavano così in cuor
loro: Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia! Chi
può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio? Ma Gesù capì
subito, col suo spirito, che essi ragionavano così dentro di loro, e
disse: Perché fate questi ragionamenti nei vostri cuori? Che cosa è
più facile, dire al paralitico: I tuoi peccati ti sono perdonati, oppure dirgli: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora. affinché
sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare
i peccati: Io ti dico, (disse al paralitico), alzati, prendi il tuo lettuccio, e vattene a casa tua. Il paralitico si alzò subito, prese il suo
lettuccio e se ne andò via in presenza di tutti, sicché tutti stupivano
e glorificavano Dio, dicendo: Una cosa così non l’abbiamo mai vista.
(Marco 2: 1-12)
E’ interessante vedere come,
in questo episodio, l’Evangelo
di Marco intrecci due tematiche
di estrema importanza. Da una
parte, il racconto di una guarigione, dall’altra la predicazione
di Gesù che si concretizza nel
potente annuncio della remissione dei peccati.
Anzi, là dove Gesù predica, gli
portano un malato. Là dove ci
si attende un intervento sulla
malattia, si inserisce la Parola.
E infine, là dove ci si aspetta
un discorso teologico, la potenza di Dio opera sconfiggendo il
male e .superando nei fatti l’impotenza dell’uomo. Questo particolare intreccio ci dimostra come fin dall’inizio i primi credenti siano stati sensibili al rapporto tra predicazione e opere. Ci
si presenta l’immagine di un Gesù che predica: « Il tempo è
compiuto e il Regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete alla
buona notizia ». E, insieme, l’immagine di una folla sempre crescente che vede in lui un taumaturgo, un guaritore capace di alleviare le sofferenze fisiche e di
sconfiggere la malattia e la
morte.
Siamo di fronte a chi non rifiuta l’aiuto a chi ne ha bisogno,
ma che soprattutto considera
primario il compito di predicare il Regno, di annunziare la novità di vita.
Stranamente — potremmo dire, considerando le opere potenti —, questa predicazione porta
alla croce, a quella croce da cui
non scenderà, deludendo chi in
ogni tempo ha bisogno di miracoli e di segni per credere.
Paradossalmente la novità di
vita culmina nella morte, e nella morte sulla croce. Lì, chi non
ha paura dello scandalo e della
pazzia, trova che il Regno si realizza. Non per un’opera potente, ma perché diviene tangibile
che Dio è intimamente unito all’uomo nella sofferenza: ogni vaGiovanni Carrari
(continua a pag. 2)
la necessità di non muoversi
troppo velocemente in questa
direzione.
Ricordo del Vietnam
— Abbiamo sentito parlare
dei cristiani che prendono un
impegno scritto di resistenza.
Che cosa significa?
— Circa 65.000 cittadini americani hanno firmato due tipi
di impegno di coscienza. In caso di un’invasione militare degli
USA in America centrale o di
una importante escalation del
conflitto, si impegnano a resistere alle azioni del Governo.
Gli uni si sono impegnati a resistere con azioni politiche compatibili con il nostro sistema
democratico. Gli altri, moltissimi, si sono impegnati a resistere con azioni nonviolente, per
esempio ad entrare negli uffici
del Governo e a restarci, cercando così di impedire movimenti di materiale militare nelle
basi. Si tratta di una escalation
della resistenza dei cristiani che
ricorda l’esperienza della guerra nel Vietnam. Pensate ai guasti e alla perdita di vite umane
che una tale guerra comporterebbe.
— Ritorniamo aH’America latina. Le Chiese latinoamericane
invitano le Chiese dell’America
del Nord a intervenire nella politica del Governo degli Stati
Uniti contro l’America centrale.
Come reagisce lei a queste lettere che provengono dalle Chiese
sorelle del Sud?
— Le accogliamo come degli
atti di solidarietà. Come Chiese
degli Stati Uniti ci consideriamo parti di un solo movimento
ecumenico, di una sola manifestazione di fede; vediamo dun
[continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
4 ottobre 1985
TRA I LIBRI
Rivoluzionari
per il Vangelo
Buona parte degli aneliti della
rivoluzione sandinista in Nicaraigua ha una radice cristiana, sia
che essa si manifesti nell'approccio laico del marxismo .umanistico dei Comandanti del Fronte
Sandinista, sia che venga vissuta
neH'impegno sociale-confessionale della chiesa di base. Questo è
quanto sostiene Teófilo Cabestrero nel libro « Rivoluzionari per il
Vangelo », che porta il prologo di
Pedro Casaldàliga, vescovo brasiliano Comprende quindici interviste ad altrettanti credenti
oggi impegnati in alte cariche
dello stato rivoluzionario, quasi
tutti facenti parte della comunità 1« cristiani nella rivoluzione »,
comunità oggi spesso discriminata nel culto da parte della gerarchia. I loro cammini sono simili:
quasi tutti di estrazione borghese, sono gradualmente giunti,
confrontando i contenuti della
loro fede con le ingiustizie e ie
illiberalità più flagranti, a partecipare in prima persona alla rivoluzione dopo essersi impegnati in battaglie civili e politiche a
favore dei ceti più poveri durante il somozismo. Molti di loro
hanno visto la rivoluzione spaccare in due le loro famiglie come
nel caso di Teresa Cardenal Chamorro, cofondatrice deH’Associazione Dorme Nicaraguensi e sorella {ancora affettuosa ma recisamente critica) dell’ex-redattore
del giornale di opposizione « La
Prensa» Pedro Joaquin Chamorro, che oggi risiede in Costarica.
La scelta a beneficio delle maggioranze povere è la motivazione
che ha spinto questi cristiani già
benestanti ad abbassare di parecchio il tenore di vita e a lavorare indefessamente per innalzare quello delle grandi masse
indigenti e ultra-sfruttate sotto
la dittatura di Somoza. Riconoscono sbagli e limiti inerenti alla
rivoluzione sandinista e si considerano « liberi nella loro autocritica e nella critica coerente
nei confronti sia della chiesa che
essi sono, sia della rivoluzione
nella quale servono il popolo »
(dal prologo di Pedro Casaldàliga).
« Sarò implacabile contro la rivoluzione se vedrò che essa non
va a beneficio dei poveri » dice
César Delgadillo, direttore generale dell’impresa nazionale dei
porti; Miguel Ernesto Vijil, 48
anni, ministro per le abitazioni e
gli insediamenti umani, afferma:
« Commettiamo errori, certo, ma
non abusi. E’ importante non essere trionfalisti, né ritenersi padroni della verità ». « Non vedo
corruzione o opportimismo in
chi lavora nello Stato; » — dice
Maria del Socorro Gutierrez, 47
anni, segretaria generale dello
stesso ministero — « c’è stata
tma conversione sincera, di fede,
alla causa dei poveri. Il Comandante Tomás Borge ha perdona
to il suo torturatore, anziché imprigionarlo. Dobbiamo mantenere attivo l’amore anche quando
prendiamo misure energiche per
difenderci, quando ci accusano di odio, militarismo e repressione proprio coloro che non denunciano nessun odio nelle azioni crudeli delle bande controrivoluzionarie. Io rispetto le opinioni politiche del vescovo Obando y Bravo a patto che non le
imponga alla chiesa come unico
modello ».
« Chi ha perso i privilegi si aggrappa alla vecchia religione per
recuperare il potere perduto; » —
dice ancora Delgadìllo — « oggi
molti teologi improvvisati scoprono un Vangelo controrivoluzionario, ma prima non lo avevano certo usato contro Somoza.
Cristianesimo o marxismo è un
dualismo falso; la vera lotta è
tra privilegi e giustizia sociale ».
Di tono analogo la testimonianza di Humberto Solìs Barker, 53
anni, presidente del tribunale
d’appello della III regione: « La
chiesa dovrebbe aderire a quel
pluralismo che tanto reclama dal
governo; occorre comunque non
disperare nel dialogo e non perdere la pazienza »; e quella di
Edgardo García, 29 anni, segretario generale deH’associazione
lavoratori dei campi: « Coloro
che oggi temono l’ateismo rivoluzionario si identificano con
l’ateismo miliardario e controrivoluzionario, una pseudoreligione fatta di paura e minacce ». E,
ancora, le parole di Roberto Argiiello, presidente della suprema
corte di giustizia: « Non ci sono
"persecuzioni atee’’, ma persecuzioni ai danni di suore e sacerdoti progressisti allontanati da
parrocchie e collegi ».
Dal canto suo, l’ispettore gene
Predicazione e opere potenti
(segue da pag. 1)
lare religioso, ogni pretesa dell’uomo di comprendere e di possedere Dio vengono messi da
parte, ogni sicurezza sconvolta.
Ma lì, la parola di vita di Dio
vince la parola di morte degli
uomini. Il miracolo di Pasqua
è il miracolo della fede: persone, che si attendono guarigioni
da un taumaturgo, vengono coinvolte in un discorso di fede e
diventano a loro volta predicatori del Regno. L'operare di Dio
non può più essere separato
dall'annuncio della buona notizia, il miracolo è intimamente
connesso alla predicazione.
E proprio la predicazione diventa il centro della vita per chi
è stato coinvolto nella fede. Anche il nostro passo ci presenta
Gesù essenzialmente come un
predicatore. Nella sua persona
annunzia la possibilità, per l’uomo peccatore, di vivere nonostante la sua condizione di peccato. Il giudizio non viene abolito, ma la Grazia vince la morte.
« 7 tuoi peccati ti sono rimessi » è l'annuncio del perdono di
Dio. Una parola di vita per chi
non ha speranza di vita. Anzi,
forse non si cura proprio del
peccato, o non sa cosa sia, e
si preoccupa essenzialmente della sua malattia, delle sue sofferenze. Eppure, l’annuncio che
tante volte, nelle nostre chiese,
è confinato in una nicchia liturgica rappresenta il centro della
buona notizia: in Gesù Cristo,
Dio dona la salvezza e la vita.
Potrebbe talvolta sorgere il sospetto che l’azione di Gesù sia
stata strumentale alla predicazione, che le opere potenti siano
state nulla di più che un pretesto per l’annunzio dell’Evangelo.
Gesù predica, e la gente si affolla intorno a Lui perché ha bisogno di miracoli, di star bene.
E Gesù guarisce, anzi manda i
suoi a predicare e a guarire. Non
può esservi predicazione senza
un’azione che nella pratica indichi l’amore che ci coinvolge.
Ma soprattutto, non può esservi
azione che non si richiami esplicitamente all’annuncio, che non
lo accompagni e non lo manifesti. « Cosa è più facile dire: i
tuoi peccati ti sono perdonati,
oppure dire: alzati, prendi il tuo
tettuccio e cammina? ».
La guarigione, l’azione che
sembra più difjicile, perché comporta una tangibile verifica, un’opera per cui tanto ci si affanna
e che desta tante preoccupazioni, è solo un momento, quasi
un’appendice di quanto pare più
facile perché meno verificabile.
Ma la predicazione non è semplice: l’annuncio del perdono,
che implica il dono della vita
che Dio offre all’umanità, non
è qualcosa da prendere con leggerezza. E’ il senso di tutto quello che si fa.
E’ vero che una predicazione
che non sia azione rischia di essere vuota; ma è almeno altrettanto vero che se l’azione non è
predicazione, è un inutile affannarsi. Si potrebbe perfino dire:
ma i pagani non fanno lo
stesso? Che cosa c’è di diverso?
porse il senso di partecipazione
e di solidarietà con chi soffre?
Certo, ma l’essere mossi a misericordia deriva dal fatto che
Dio ha avuto misericordia: questo bisogna avere il coraggio di
dire.
Non ci troviamo di fronte ad
una semplice risposta, quasi si
potesse sdebitarci o contraccambiare l’amore di Dio con il nostro amore. E’ qualcosa di più:
siamo stati coinvolti da un annuncio di perdono che dona la
vita.
Nell'amore, nella pratica dell’amore, non c’è nulla di particolare di cui ci si possa vantare:
nulla da sbandierare, nessuna
ammirazione o consenso da ricercare. Ma proprio questo coinvolgimento ci impone di parlare.
Con sobrietà e con rispetto, cer
rale della repubblica Emilio Baltodano Pallais, 68 anni, dice sul
“totalitarismo ateo” del Nicaragua sandinista: « Ciascuno è libero di ingrandire gli errori che
commettiamo e di ignorare le cose buone che facciamo, se la veda lui con hi sua coscienza. Gli
interessi e la cattiva fede fanno
solo vedere i nostri difetti ». Passionale, torrenziale e simpaticamente sboccato, Teòdulo Baez
Cabezas, analista di risorse geotermiche dell’ Istituto Nicaraguense per l’Energia dichiara:
« Sono stato uno sfruttatore, un
barabba e un ladro, ma ora agisco in conformità con il Vangelo, non con il marxismo-leninismo, che è l’accusa corale dei
borghesi! ».
Particolarmente sofferta l’intervista a Ricardo E. Chavarrìa,
vice-ministro dell’Istituto suddetto: « Oggi chi ha il potere deve saper praticare Tumiltà, deve
bloccare l’“uomo vecchio”; da exsacerdote posso ora chiedere il
perdono per gli errori, cosa che
prima non potevo fare a causa
dell’aura di sacralità che avevo...
La nostra comunità è composta
di borghesi medio-grandi e di aristocratici che hanno deciso di
perdere i propri guadagni per favorire il mutamento delle strutture sociali. Nelle nostre parrocchie però non siamo accettati,
dicono che vogliamo comandare,
stare con il potere, così con grandi difficoltà possiamo praticare il
culto. Non ci autodefiniamo
"chiesa popolare”, termine usato
dalla propaganda avversaria, né
tanto meno vogliamo una “guerra santa” tra gruppi di chiesa.
Cerchiamo il dialogo con pazienza... ».
Stefano Bovero
1 Teòfilo Cabestkero, Rivoluzionari per il Vangelo. Testimonianze di
quindici cristiani nel governo rivoluzionario del Nicaragua. Prologo di Pedro Casaldàliga, Cittadella Editrice, Assisi, (collana Nuove Frontiere), 1984.
L. 14.000.
tamente. Ma proprio perché si
deve predicare l’Evangelo e non
il nostro modo di essere cristiani, nessuna timidezza ci può fermare, nessun malinteso senso di
laicismo ci può far tacere. Questa vita, nella sua pienezza e
autenticità, in tutti i suoi aspetti di lotta contro la sofferenza,
contro il male, contro la morte
e i suoi strumenti... questa vita
che gratuitamente abbiamo ricevuto, ora annunziamo.
E ci adoperiamo perché tutti
ne siano coinvolti. E’ un discorso di fede di cut non dobbiamo
vergognarci, è una predicazione
che non può essere taciuta, tenuta nascosta come una luce
sotto un vaso; e neppure corisiderata semplicemente implicita.
Certamente, fede non significa
avere le formule giuste e le corrette indicazioni etiche da proporre in modo che chi ci segue
è salvato: lasciamo questo ai
nuovi crociati di altre religioni.
Fede è anche trasportare un malato, vincendo ogni difficoltà, superando ogni ostacolo, in modo
che il malato possa ricevere le
parole di vita e insieme l’azione
di salvezza. Fede è coinvolgimento totale di noi stessi, dono di
noi stessi, per cui l’intero essere nostro è predicazione, senza
divisione tra atti e parole.
Non c’è separazione, ma può
esserci, tra una comunità che si
riunisce intorno alla Parola e
una comunità che si adopera per
sconfiggere la sofferenza. Le due
cose sono estremamente connesse: qualsiasi divisione sarebbe
artificiosa. Mentre ascoltiamo la
Parola di vita, la comunichiamo
ad altri, concretamente ed esplicitamente, senza falsi pudori, ma
spinti dalla gioia e dalla speranza suscitate in noi. A volte barellieri fiduciosi ed intrepidi, a
volte malati insicuri e sofferenti, ma sempre coinvolti nell’annuncio: « Figlio, i tuoi peccati ti
sono perdonati ».
Giovanni Carrari
PRECISAZIONE
SUL PASTORATO
Caro Direttore,
nel resoconto dei lavori sinodali riguardanti la Facoltà di Teologia (« Guai
se il pastore non è anche teologo »,
n. 34), la schematicità di una frase
(» Carrari propone di puntare sui "pastore" a scapito del "teologo” ») rischia di alterare II senso del mio intervento e può generare degli equivoci.
Da più parti e in più momenti si è
notato che la discussione sul pastorato
deve uscire da una certa astrattezza e
quindi è necessario raccogliere quanti
più contributi possibili. Proprio per
questo, e in vista di un futuro confronto, desidererei che le posizioni fossero
chiare e quindi mi permetto una precisazione.
Il mio intervento sinodale, che riprende un dibattito sviluppatosi in questi
anni tra gli studenti in teologia, non
era indirizzato all'esaltazione di una
figura pastorale contrapposta alla funzione teologica. Tra l'altro si è ribadito
che modelli da ricalcare non esistono:
non solo ciò è un bene, ma tutti dovrebbero rendersene conto, oppure
formulare apertamente delle concrete
proposte.
Il problema è più complesso: è
quello di saper collegare il rigore degli studi con la coscienza degli Interrogativi posti a ohi svolgerà un particolare servizio nella chiesa. Ogni discorso su Dio implica l'uomo: non è
uno slogan su cui misurare ia nostra
scelta teologica, a seconda delle simpatie per Barth o per Tillich, ma è un
monito per verificare la nostra fedeltà
di credenti che testimoniano, in parole e in opere, in diverse situazioni sociali.
Quindi il punto essenziale è: stiamo
attenti che la Facoltà non ci prepari a
fornire delle risposte a domande che
la società, e in essa ie comunità, non
ci pongono. E viceversa, non essere
pronti a cogliere ie domande reali e
quindi a non saperci muovere senza
rifarci a stereotipi probabilmente superati. Non si tratta di svilire il ruolo
del teologo, anzi! Ma significa essere
pronti a cogliere i rapprorti tra la Parola e la società, saper incarnare questa Parola nella situazione della gente
che spesso ragiona in termini molto
diversi e si serve d'un altro linguaggio
rispetto a quello usato dagli studiosi.
Farsi tutto a tutti richiede una preparazione molto seria per evitare ia banalizzazione e li servile accondiscendere alle mode del momento: il conformismo, di qualunque colore, è un blocco all'azione dirompente della Parola.
Ci si muove come su un filo di rasoio:
proprio tale difficoltà va sottolineata.
Perché è chiaro che ogni credente si
trova ad essere un teologo, non solo
il pastore.
Ma il pastore, per la sua preparazione, è di fatto un punto di riferimento
di un continuo lavoro di ricerca comunitario: guai se II « teologo » non riesce ad entrare nel vivo dei problemi
reali, a fornire alcuni strumenti perché la Parola si incarni tra la gente,
già coinvolta in un discorso di fede o
meno. Tutti siamo chiamati ad essere
predicatori deli'Evangelo, e concretamente disponibili verso tutti, non semplicemente accondiscendenti; attivi ed
impegnati, non solo attivisti e settari,
soprattutto in campo intellettuale.
Questo vuol dire saper annunciare i!
perdono e insieme consolare chi soffre, senza per questo sentirsi preti;
saper annunciare il giudizio e insieme
combattere mistificazioni e condizionamenti, senza complessi di inferiorità o
di superiorità nei confronti del « nevr
look » del cattolicesimo.
Può essere la Facoltà di Teologia un
laboratorio? Senza nulla togliere alla
serietà degli studi, questi problemi
possono trovare un maggiore spazio
nella preparazione dei futuri pastori?
E' possibile colmare un divario che talvolta si sente tra la teoria e la pratica? Gli anni di Facoltà sono estremamente importanti perché permettono un giornaliero confronto: tra studenti e tra studenti e professori. Non sarebbe ancora più importante che tale
confronto coinvolgesse la realtà esterna e soprattutto quella delle nostre
comunità?
Accade, può accadere, che una volta terminati gli studi, una realtà per
certi versi nuova porti o all'assorbimento delie risorse del giovane pastore, spesso nella gestione o nel mantenimento dell'esistente (e non c'è più
tempo per io studio e l'approfondimento, né collettivo, né individuale) o al
distacco dalla realtà stessa, con un
serio radicalismo dogmatico e con una
preoccupante difficoltà di concretizzare un'etica conseguente (e anche questo problema è stato fatto rilevare).
In nessun caso mi sembra che il pastore sia un efficace teologo.
Portando due esempi estremi, ho
cercato di cogliere l'ampio ventaglio
intermedio che rispecchia, bene o male, il nostro mondo ecclesiastico. Ma
il problema non sta nel trovare individualmente un buon punto intermedio,
ove porre le tende, bensì consiste nell'insistere nella ricerca comunitaria
degli strumenti, e del linguaggio, idonei
perché la Parola operi efficacemente.
Facoltà e comunità non possono essere
due settori con scarsi contatti, il cui
rapporto si esaurisca in una partita di
dare e avere. Tanto meno si può risolvere il problema con appelli alla
severità dove 11 fiscalismo è in agguato
dietro l'angolo. L'unico appello serio è
quello alla responsabilità, ma di tutti,
perché tutti (Facoltà e comunità: professori, studenti, pastori, membri di
chiesa) siamo coinvolti nell'annuncio
deli'Evangelo. Differentemente, ma con
lo stesso impegno e il medesimo amore.
Così sarà possibile contribuire a precisare il significato anche del servizio
pastorale, qui ed oggi. Le varie vocazioni a questo servizio saranno stimolate sempre più, senza rischi di appiattimenti o di discriminazioni. La coscienza di come porre a frutto I propri doni, che sono e devono rimanere
diversi, è fare teologia, cioè porsi sempre in un continuo e serio confronto
con la Parola tenendo ben presente la
situazione in cui si è chiamati ad operare.
Giovanni Carrari,, Roma
3
4 ottobre 1985
fede e cultura 3
SULLO SFONDO DELL’ATTACCO ALLO STATO SOCIALE
APPELLO DI COM-NUOVI TEMPI
Continuità tra
ritorni vecchi e
nuovi
Per il ministro Goria il risanamento dell’azienda Italia ha bisogno dei tagli sociali, mentre
per De Mita dell’estensione del
pentapartito alla periferia.
Le due esigenze poste si saldano bene se si inquadrano nella
luce dei rapporti tra la Chiesa
cattolica e la società, che sono
guidati dallo schema del « ritorno » alla chiesa, condizione di civiltà. La riflessione su questo
a.spetto può contribuire a suggerire avvertenze e attenzioni intorno all’importanza, nella nostra situazione, della difesa dello
stato sociale, che equivale molto
a stato laico.
Restaurazione:
primo « ritorno »
Scriveva De Maistre, illustre
polemista cattolico francese, nel
marzo del 1819 ad un amico: « Lo
stato presente dell’Europa fa orrore, e quello della Francia in
particolare è inconcepibile... La
Rivoluzione (francese - n.d.r.) è
in piedi, senza dubbio, e non soltanto è in piedi, ma essa marcia... ». E mentre De Maistre intravvedeva segni di riscossa nello « spirito religioso », non del
tutto estinto in Francia, l’abate
Lamennais non riusciva a vedere « in questo mondo che si dissolve il germe di una restaurazione completa e durevole ». La
causa del dissolvimento, nella
apologetica e storiografia cattolica del tempo, veniva individuata
nel « maligno germoglio » del
protestantesimo. Da questa divisione del cristianesimo, secondo
questa valutazione, iniziarono e
presero corpo gli impedimenti
alla « civiltà moderna » e il virus
satanico della Rivoluzione francese. Le elaborazioni che partirono da questo humus culturale
approdarono alla concezione della chiesa come societas perfecta,
da proporre alla società civile.
Lacordaire, insigne oratore domenicano, nel 1924 così si esprimeva: « La società è necessaria,
dunque la religione cristiana è
divina, poiché essa è l’unico mezzo per portare la società alla sua
PROTESTANTESIMO IN TV
La nostra rubrica ha affrontato lunedì 23 settembre
lo scottante tema dell’eutanasia sotto il titolo, che definirei « indolore », di « Dignità
della vita e dignità della morte ». La presentazione dell’argomento ha comportato
l’illustrazione di due casi angosciosi ed opposti: il mantenimento in vita per nove
anni ■ di una giovane in coma
profondo e l’intervento attivo di un medico — ora incriminato — per porre fine alle
spaventose sofferenze di una
malata, su richiesta della
stessa. Da queste due situazioni estreme si è snodata la.
riflessione del pastore A. Berlendis, autore — per la colla
vivenza è ancora vita? E lo è
una fase terminale in cui, per
le sofferenze, la persona non
si riconosce più come tale,^
non ha più la possibilità di
rapporti né di scelte? Noi non
adoriamo la vita per se stessa ma solo in quanto riscattata da Cristo.
— Non esiste più una "morte naturale’’: gli interventi
della scienza sono infatti continui nell’arco della nostra
esistenza. Si tratta dunque di
scegliere tra un’eccessiva delega alla tecnologia medica
che può prolungare la vita
(in modo realmente innaturale!) e una maggiore umanità di fronte a situazioni disperate.
Eutanasia
na Dossier della. Claudiana —
di un saggio sull’argomento.
Egli ha anzitutto presentato (riferendosi anche alle riflessioni della teologa D.
Sòlle) le principali ohieZ.ioni della teologia cattolica
ufficiale ad ogni ipotesi di
eutanasia. (Ben diverse, invece, le posizioni del teologo
Hans Kung come le rileviamo dall’opera "La vita eterna”).
Esse sono essenzialmente
le seguenti:
— Il dolore e il sacrificio
hanno un'utilità intrinseca e
contribuiscono alla salvezza.
— La vita è dono di Dio e
come tale non può essere interrotta dall'uomo.
— L'interruzione della vita
è contraria alle leggi naturali. Ed ecco le risposte del pastore Berlendis — come protestante — a tali obiezioni:
— Dio non ama la sofferenza degli uomini e non la legittima come salvifica. Tutto
il ministero di Gesù è una
lotta contro il dolore.
La "croce" che il Vangelo ci
prospetta non riguarda la malattia ma la fatica e le persecuz.ioni conseguenti alla testimonianz.a dell’Evangelo.
— La vita è — sì — un dono di Dio ma la pura soprav
La necessità di questa scelta non può lasciare indifferente neanche lo Stato il quale deve salvaguardare i diritti primari del cittadino. ^ In
effetti sul problema dell’eutanasia "passiva” (sulla necessità cioè di dire "basta”
alle macchine) già si sono
pronunciate le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa,
mentre sono allo studio vari
progetti di legge tra cui, in
Italia, la proposta Fortuna.
Come credenti consci che
la fede va vissuta nella libertà, nella responsabilità e nell’amore, conclude il pastore
Berlendis, non possiamo che
intraprendere la strada rischiosa dell’« etica personalizzata ».
Per il tema trattato, la trasmissione non era certamente distensiva e il discorso non
facile da mettere a fuoco.
A ben vedere è il dibattuto
problema dell’etica nei rapporti interpersonali che si ripresenta anche in questo campo: è giusto a mio parere ribadire che essa va perseguita
nella sofferta ricerca della
volontà del Signore per ogni
singolo caso, sulla base dell’amore per il prossimo nostro fratello.
Mirella Argentieri Bein
perfezione, prendendo l’uomo
con tutte le sue debolezze e l’ordine civile con tutte le sue condizioni ». In questo modo la chiesa,
depositaria della verità cristiana, veniva sollevata da ogni
responsabilità passata, eretta a
giudice del vecchio mondo e proposta salvatrice delFattuale società e modello della futura.
Questa linea intransigente e
totalizzante prevalse in Europa
e specialmente in Frtmcia e in
Italia. Animò tutta l’azione della
chiesa e permeandone la società
civile favorì soluzioni restauratrici.
Fu il primo « ritorno ». Ci fu
un periodo di apertura e di comprensione della modernità, che
voleva dire accoglimento delle libertà politiche e civili. L’ala cattolico-liberale prese quota e il
mito di Pio IX fece il giro dell’Europa, ma la stagione fu breve. Tutto si dissolse prima nel
Concilio Vaticano I (1869) e poi
in tutta una serie di imprese,
che culminarono nei Patti Lateranensi del 1929. Oltre mezzo secolo di fervida attività per scongiurare il laicismo, che di recente aveva generato il socialismo.
Taparelli, massimo teologo gesuita del secolo scorso, un tempo liberale, di fronte al pericolo
del nuovo laicismo che prefigurava uno stato laico areligioso, irreligioso e ateo (secondo la descrizione cattolica), chiese al Generale della Compagnia di Gesù
(1861) di promuovere una piena
restaurazione della « dottrina antica » (aristotelica^tomista, n.d.r.)
che meglio avrebbe contribuito
a far capire l’ordine mondiale e
cioè « la conglùnzione dell’anima
con il corpo nell’uomo, della moltitudine con il Principe della società e dello stato con la chiesa
nella società cattolica ». Questa
gerarchia di valori e di istituzioni fu Tintelaiatura degli interventi della Chiesa cattolica in Italia,
le cui punte avanzate di sostegno
furono S. Giovanni Bosco e l’Opera dei Congressi (poi sfociata
nell’Azione Cattolica) al Nord,
Bartolo Longo (fondatore del
santuario di Pompei) e i Redentoristi al Sud.
Una legge
per i dissociati
Come cristiani — protestanti e cattolici — impegnati per una
società più libera e più giusta, ci siamo trovati da tempo a fianco
di tutti coloro che hanno cercato e cercano un'uscita dagli anni di
piombo non per via di un facile perdono — perdonare non tocca
alle chiese — né di una semplicistica amnistia. In questo senso il
quindicinale « com - nuovi tempi » è stato fra le prime voci ad accompagnare la via di una « dissociazione », l’unica possibile, per
quanto faticosa. Perciò abbiamo salutato con favore sia i segnali
che venivano in questo senso dall’interno del carcere, sia i tentativi di varie forze politiche verso una legge che, riconoscendo la
dissociazione, ne facilitasse il percorso.
Ma da qualche mese tutto appare fermo, e non ne comprendiamo il perché. Vogliamo perciò sollecitare in primo luogo il Senato, dove le proposte di legge sulla dissociazione sono in discussione, e quindi tutte le forze politiche, affinché l’iter della legge
sia efficacemente accelerato.
Ci sembrerebbe di mancare al nostro impegno di cittadini credenti se non facessimo il possibile per venire incontro alla speranza di migliaia di persone che vogliono voltare pagina e ricostruirsi
una vita, impegnandosi per costruire una società più a misura
d’uomo.
Per adesioni telefonare alla redazione di « com - nuovi tempi »,
tei. 06/465209 ■ 4'743619.
Una marcia
di conquista
Scongiurato il pericolo del s(>
cialismo con l’avvento del fascismo e del laicismo con il riconoscimento di stato cattolico dei
Patti Lateranensi, l’ansia per quest’ultimo rimase nella Chiesa cattolica. In esso, secondo una convinzione diffusa e radicata, si
riassume la genealogia degli errori moderni. Illuminante al riguardo l’enciclica Quas primas
di Pio XI data in Vaticano l’H
dicembre 1925, nella quale fu proclamata la festa di Cristo Re. Vi
si ripropone l’usuale schema:
analisi dell'origine del male nella
società, proposta di ritorno dei
singoli e dei popoli alla sottomissione alla chiesa. Si legge nella
.suddetta enciclica: « ...L’autorità
sociale della chiesa raggiunse il
suo apogeo con Innocenzo III...
poi si affievolisce. Lo storico segnerà come tappa la Riforma
protestante che... getta il grido
di ribellione contro la Chiesa:...
come tappa decisiva la Rivoluzione francese con la rivendicazione dei diritti dell’uomo... Sono
tappe fatalmente ascendenti nel
cammino del laicismo...: l'onda
laica si avanza tempestosa e travolgente nelle nostre nazioni e si
infrange nell’incendio della guerra europea, la logica inesorabile
conseguenza del laicismo domi
nante l’Europa ». La fine del fascismo e la presa di distanza da
esso non segnarono una fase di
rinnovamento nella chiesa e non
fecero registrare la messa in mora dello schema di difesa. Anzi
neU’immediato dopoguerra esso
predominerà e darà origine ad
una serie di contraccolpi politici:
estromissione della sinistra dal
governo, costituzione della ACLI,
rottura dell’unità sindacale.
Il punto più alto di questa
marcia di conquista della società
italiana fu il 18 aprile del 1948:
vittoria della iDC, sconfitta della
sinistra, ma soprattutto trionfo
dei Comitati Civici di Gedda. La
visione morbosamente manichea
di Pio XII individuò nel cornunismo l’erede diretto del laicismo.
Il nuovo ritorno
deirintegralismo
Gli anni tra il 1968-1983 fecero
annotare alcune novità: il ’68 studentesco, l’autunno caldo, la vittoria elettorale del PCI nelle
grandi città e in regioni importanti. E poi l’espandersi del movimento femminile, le vittorie in
favore del divorzio e dell’aborto;
infine la revisione del Concordato, simbolo e mezzo del potere
della chiesa nella società.
Questi fatti hanno immesso nel
circuito culturale italiano idee e
visioni di una società autonoma
e matura, sociale e laica. La secolarizzazione, cioè una società
retta da regole non religiose e una realtà amata per sé,
è penetrata in profondità per
opera anche di gruppi cattolici e
cristiani agguerriti politicamente e culturalmente. Seguendo lo
schema del « ritorno » era da attendersi da parte della chiesa
una reazione. Scrive Miccoli a
pag. 223 nel volume « Chiese nelle società »: « Il rischio è che...
i criteri che animano (il cattolicesimo) siano criteri solo apparentemente alternativi perché ancora prigionieri di un passato
che è anch’esso all’origine di tanti vuoti e di tante difficoltà ».
Nell’anno di grazia 1985 il cattolicesimo italiano guidato dal
card. Poletti e in campo politico
da De Mita segue percorsi « apparentemente alternativi », che
trovano però la chiave di lettura
nella considerazione di Comunione e Liberazione. Tutto si tiene. Si prepara il ritorno della società italiana troppo laicizzata. Il
neoliberismo di Golia, la privatizzazione e la sostituzione delle
giunte di sinistra di De Mita tentano di lasciare spazio nelle pieghe della società all’azione sociale della chiesa.
Riandando alla memoria storica ci si imbatte in una « scelta
di fondo... e di lungo periodo »
secondo la quale la chiesa
« opera una scelta di subalternità
rispetto all’ordine esistente, in
vista di una futura affermazione
del proprio potere sulle stesse
strutture della comunità politica » (Miccoli - Chiese nelle società, pag. 165). Con ragione Stefano Rodotà (L’Unità del 6 settembre 1985) dice: « La cosiddetta
privatizzazione rischia di essere
pagata con denaro pubblico attribuito a strutture fuori di ogni
controllo collettivo... La proposta
di Goria appare «ingolarmente in
sintonia con le richieste di gruppi integralisti che cercano di sostituire alla nozione e alla pratica di servizi comuni a tutti i cittadini una impostazione che privilegia il confessionalismo dei
gruppi, i ghetti ideologici... ».
Legando insieme i vari pezzi di
questa cultura non è difficile cogliere la scarsa sensibilità statuale del cattolicesimo, in modo particolare quando uno stato autonomamente si pone sul terreno
della socialità. Quindi il « ritorno », oggi, passa attraverso la negazione dello stato sociale.
Alfonso Manocchio
CENTRO PANGALE
Valdismo
e Valdesi
in Caiabria
Convegno studi
Venerdì 11 ottobre, ore 16.30
(Sala Conferenze Provincia Catanzaro): apertura dei lavori e
saluto autorità. - Prof. Giovanni Gönnet : « Gli stanziamenti
valdesi nell’Italia meridionale
(Calabria e Puglia) - un fenomeno migratorio più economico che religioso ». - Prof. Arturo Genre : « La parlata di Guardia Piemontese ». - Comunicazioni - Dibattito.
Sabato 12 ottobre, ore 10 (Sala Conferenze Provincia Catanzaro ) : Prof. Enzo Stancati : « Alcuni problemi storiografici intorno ai Valdesi di Calabria ». Dr. Vito Barresi ; «Culture della povertà ed eresie religiose
contadine tra storia sociale e
narrazioni letterarie». - Comunicazioni - Dibattito - Chiusura
dei lavori.
Centro Giuseppe Gangale Discesa Filanda. 16 - 88100 Catanzaro - Tel. (0961) 25.636.
L’8-9 novembre avrà luogo un
Convegno sulla figura e l’opera
di Giuseppe Gangale. Il programma dettagliato dei lavori
sarà reso noto quanto prima.
4
4 vita delle chiese
4 ottobre 1985
PRIMO DISTRETTO
Il programma dei prossimi mesi
A fine settembre o inizio ottobre riprendono non le « attività». perché nella chiesa l’attività non si interrompe, ma gli incontri di studio e di collegamento. Le scuole domenicali studieranno quest’anno la prima parte dell’Evangelo di Marco e la
storia di Davide. Nei circuiti
ha,nno già avuto luogo gli incontri dei monitori per preparare
la « sequenza » di Marco, mentre
im secondo convegno è previsto
per l’inizio di febbraio. I catechisti avranno occasione di incontrarsi la sera del 5 novembre
a Torre Pellice per discutere insieme sull’insegnamento dell’Antico Testamento; il 4 ottobre si
incontra a Torino la commissione nazionale per il catechismo,
che ha quasi terminato la rielaborazi'one delle schede per il 3“
e 4“ anno (questo lavoro viene
condotto in collaborazione con il
Servizio Istruzione e Educazione della Federazione evangelica,
lo stesso che produce il materiale per le scuole domenicali).
Il mese di ottobre sarà un
mese intenso (alcuni sono giustamente preoccupati perché gli
incontri si stanno moltiplicando
e rischiano di occupare buona
parte delle domeniche; questo,
soprattutto per le famiglie che
hanno dei bambini, non è precisamente un contributo alla pace familiare). Il 13 pomeriggio
riprende il Forum Teologico, che
affronterà quest’anno il tema
della resurrezione. Il 20 pomeriggio era in programma l’assemblea delle corali; ma la venuta di Febe Rossi Cavazzuti
sarà occasione proprio quel giorno per un incontro delle unioni
femminili sul Sud Africa. Sullo
stesso tema e con la stessa oratrice avrà luogo un dibattito
pubblico martedì 22 all’Auditorium di Pinerolo.
L’assemblea delle corali, che
dovrà scegliere il programma comime delle corali in vista della
festa dì canto, è per il momento in cerca di una data. Sicura
è invece la data dell’incontro dei
Concistori: domenica 27 ottobre
al pomeriggio a Pinerolo; il tema sarà quello dell’anno scorso (« L’essenziale nella vita della chiesa»), ripreso sotto una
prospettiva jffù immediata: quali
sono le priorità a cui dedichiamo
le maggiori energie e le maggiori
risorse; quali sono i luoghi e i
campi in cui dobbiamo concentrare le nostre forze.
I Pastori si incontreranno una
volta al mese nel colloquio del
distretto, mentre sono già iniziati i colloqui settimanali nei
circuiti per la preparazione dei
sermoni. Nei periodo autunnale
vi sarà il corso di aggiornamento sull’Antico Testamento tenuto dal Prof. J. Alberto Soggin
(5-6 novembre alla Foresteria di
Torre Pellice); altri due colloqui,
in ottobre e in dicembre, si occuperanno della valutazione da
dare in sede storica ed ecclesiologica sugli avvenimenti del
1686 e anni seguenti, in conseguenza della revoca dell’Editto
di Nantes. Una commissione sta
mettendo a punto il programma dei mesi successivi; probabilmente vi saranno presentazioni di libri, informazioni su quanto si sta facendo in campo giovanile, dibattiti sul culto, sull’etica del lavoro, sugli sviluppi
nel cattolicesimo.
Il programma delle riunioni
quartierali dev’essere approvato
dai Concistori; le proposte emerse finora riguardano i temi seguenti: diaconia. Sud Africa, finanze della chiesa, la persecuzione e l’esilio del 1686, il problema delle tossicodipendenze, il
lavoro per la pace, la situazione
dell’occupazione, il rapporto pastore-comunità.
Le unioni femminili continueranno a organizzare il corso di
animazione per le responsabili.
Si vorrebbe anche ristabilire
qualche forma di collegamento
tra le filodrammatiche e i gruppi teatrali. A questo articolo farà seguito un’informazione sul
lavoro delle commissioni del
distretto. b. r.
INVITO
a tutte le sorelle delle attività femminili a Torre Pellice
per domenica 6 ottobre corr.
dove la Società di Cucito festeggerà il suo 150° anniversario dalla fondazione (1° ottobre 1835) col seguente programma:
ore 10 Culto con Santa Cena
nel Tempio;
ore 12.30 pranzo comunitario
alla Foresteria;
ore 14.30 neH’Aula Sinodale,
rievocazione storica a cura
della Società di Studi Vaidesi e Concerto di Musiche
antiche;
ore 16.30, alla Foresteria thè
offerto dalla Società di Cucito.
(Per il pranzo — costo L. ^
10.000 — prenotarsi presso |
Moretti, tei. 91809). ì
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Verso la ripresa
SAN GERMANO — Domenica
29 settembre si è tenuta l’Assemblea di Chiesa, in cui abbiamo
ascoltato la relazione dei delegati alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo. Molti sono stati gli argomenti portati all’attenzione della nostra Chiesa, tanto
che non è stato possibile discuterli. a causa anche della ristrettezza del tempo a disposizione.
Alctmi di questi temi saranno
comunque portati nelle riunioni
di quartiere, L’Assemblea ha eletto anche quattro nuovi anziani. Essi sono: Bruno Sappé, Elvira Long Valente, Giorgina Giacone e Walter Meytre. Ai nuovi
anziani auguriamo un periodo
di lavoro nell’ambito del Concistoro benedetto dal Signore.
Prima dell’Assemblea è stato
battezzato Daniele Meytre, figlio
del neo anziano Walter e di
Emilia Genre. Invochiamo su
questo bambino la benedizione
del Signore.
• In questi giorni ci ha lasciato anche Eugenia Costabei ved.
Bounous, di 86 anni. Alla famiglia nel lutto noi rinnoviamo
la nostra simpatia nel Signore.
• Domenica 13 ottobre presso
la Sala Valdese di San Germano,
con inizio alle 14.30 si terrà il
Bazar dell’Asilo dei Vecchi. Tutti
sono invitati a partecipare. Chi
volesse portare dei lavori o dei
doni, li potrà consegnare al Direttore.
• Il Concistoro ha deliberato
la formazione di quattro gruppi: Gruppo giovanile. Gruppo
’’Pace”, Gruppo di studio teologico, Gruppo visitatori e volontari ospedalieri. Si è programmato un incontro con il Concistoro di Pramollo e si è fissato
per domenica 6 ottobre il culto
d’inizio delle attività. All’interno
del Concistoro sono stati assegnati i seguenti incarichi: Presidente: Paolo Ribet, Vice-Presidente: Franco Fomerone, Segretario: Aldo Garrone, Delegati al
Circuito: Ileana Borrel Lanfranco. Franco Avondet e Aldo Garrone; Cassiere: Gustavo Bleynat;
Delegato nel Comitato Asilo: Alida Long.
• Nel corso dell’estate ci hanno lasciato: Ilda Bertalot ved.
Beux di anni 83 e Lidia Long ved.
Simondi di anni 72 delle Rue di
Pramollo. Le due figure erano
molto conosciute essendosi occupate durante lungo tempo di
due ristoranti di San Germano
e di Pramollo. Ai familiari rin
noviamo la nostra solidarietà
in Cristo.
S. GERMANO — Durante il
mese di ottobre l’Asilo dei Vecchi di San Germano svende mobilio usato ed infissi. Chi è interessato si rivolga al Direttore,
nei mercoledì.
Notiziario
POMARETTO — Sono venuti a
recare gioia ai loro genitori:
Federica di Luciano Coucourde
e Anna Maria Villois di Inverso
Pinasca; Davide di Silvio Jahier
e Eliana Micol di Pomaretto.
La comunità si rallegra con i
genitori ed augura un benvenuto ai neonati.
'• Domenica 22 settembre u.s.
è stata invocata la grazia del Signore su Tron Massimo di Valdo
e di Peyronel Odetta, presentato
per essere battezzato.
• L’evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione di tre funerali che hanno ancora una
volta recato dolore in famiglie
della nostra comunità. Sono deceduti: Anna Charbo-nnier ved.
Davite all’età di anni 91; Lidia
Bertolino ved. Baret di Inverso
Pinasca di anni 100 e mesi 9;
Enrico Bleynat di Pomaretto di
anni 64. Che lo Spirito del Signore venga a recare conforto
e consolazione alle famiglie nel
dolore. Ai familiari la simpatia
cristiana della comunità.
• Domenica 15 settembre u.s.
abbiamo avuto al culto il pastore francese Alain Blancy che ha
partecipato a Torre Pellice alla
consultazione dell’Alleanza Riformata Mondiale. Lo ringraziamo per la sua buona predicazione.
Nuovi orari
ANGROGNA — Con la prima domenica di ottobre riprende l’orario invernale dei culti: al
Capoluogo il culto si tiene ogni
domenica alle 10.30 (dopo la domenica della Riforma il culto si
svolge nella Cappella annessa
alla casa pastorale) ; al Serre il
culto si tiene nella scuoletta dietro al Tempio la prima e la terza domenica del mese alle 14.30;
a Pradeltorno il culto si tiene
nella scuoletta del villaggio il
secondo e quarto sabato del mese alle ore 20.
• Dal 4 al 18 ottobre il pastore è assente, impegnato nell’organizzazione di un viaggio ecumenico di studio («sulle orme
dell’apostolo Paolo ») con 47
partecipanti su un itinerario biblico-archeologico in Turchia, di
cui riferiremo anche su queste
colonne e, ovviamente, nei quartieri.
• Domenica 29 Tiziana Bossotto e Micael Romagnolo, nel
corso del culto al Capolùogo, si
sono uniti in matrimonio. I due
giovani ventenni, residenti a Luserna San Giovanni, sono di origine torinese ed appartengono
entrambi alla Chiesa dei Fratelli. Auguriamo loro una vita
illuminata dalla Parola di Dio.
’• Una folla commossa ha gremito martedì 24 scorso il Tempio del Capoluogo per salutare,
nella luce della risurrezione, Caterina Bertin Bertalot (Rina)
dei Jourdan deceduta, serenamente, all’età di 77 anni. Al familiari, tutti impegnati nella vita della chiesa, esprimiamo la
nostra solidarietà, in particolare al vedovo Giovanni Alberto
Bertalot, per lunghi anni anziano di chiesa e vice-presidente
del Concistoro.
Scadenze
BOBBIO PELLICE — Ringraziamo il candidato in teologia Vito Gardiol per aver presieduto il culto del 29 settembre.
• Ecco le prossime scadenze
della vita della comunità: domenica 13 ottobre culto di apertura della attività. Alle 9,15 i catecumeni di tutti gli anni sono
convocati nel tempio per iniziare i lavori di quest’anno. Sempre a metà mese inizieranno anche le altre attività tradizionali
della vita della chiesa.
Ospiti
VILLASECCA — Durante il
culto di domenica 15 u.s. abbiamo gustato la gioia della fede
per il battesimo di David Ghigo
di Renzo e Carla Griotto. Esprimiamo ancora una volta ai genitori la comunione fraterna di
tutta la comunità nel delicato e
complesso compito di educatori credenti oggi.
Nella stessa occasione abbiamo ricevuto il gradito saluto da
parte della sig.ra Corine Combes Marc, professoressa di lingue, membro del Comitato dell’ARM che si è riunito a Torre
Pellice e Pastore-delegata della
Chiesa Riformata di Francia a
Gravigny. Nel pomeriggio la signora Marc ha partecipato alla
ritmione quartierale a Bovile,
presente anche il Past. Alain
Blancy, pastore a Lione e facente parte di detto Comitato.
• Domenica 13 ottobre, ore
10, Assemblea di Chiesa. OdG:
1) Relazioni sulla Conferenza Distrettuale e sul Sinodo; 2) Elezione del nuovo membro del
Concistoro per i Chiotti; 3) Presentazione del programma 19851986; 4) Finanze; 5) Varie.
Scuola domenicale
FRALI — Attività della Scuola Domenicale: domenica 6 ottobre culto ore 10,30 con la partecipazione dei bambini della
Scuola Domenicale, precatechismo e catechismo. Per i ragazzi
della Scuola Domenicale e quelli del precatechismo seguirà un
pranzo comune ed un pomeriggio di giochi.
Giovedì 10 alle ore 20, riunione dei genitori della Scuola Domenicale con i monitori. Venerdì 11 ottobre alle ore 16 inizio
della Scuola Domenicale.
• Corale: inizio venerdì 11 alle ore 20. Il catechismo inizia
sabato 12 ottobre secondo l’orario che verrà deciso domenica 6.
Catechismo
S. SECONDO DI PINEROLO
— Orario catechismo: sabato
5 ottobre riprendono le lezioni
di catechismo: ore 14,30 III anno; ore 15,30 II anno; ore 18,00
IV anno. Il 1° anno inizierà lunedì 14 ottobre ore 17,30.
Per facilitare l’inserimento
nella vita della comunità ai catecumeni ctfiediamo loro la regolare frequenza ai culti domenicali e partecipazione alla liturgia con il seguente calendario
per ottobre ; domenica 6 ; catecumeni di I anno; domenica 13:
II anno; domenica 20; III anno;
domenica 27: IV anno.
• Studio biblico : inizierà lunedì 14 ottobre ore 20,30.
• Sabato 21 settembre nel nostro tempio è stato celebrato il
matrimonio di Elsa Rivoìra (S.
Secondo) e Nino Oomba di S.
Germano. Il Signore benedica
questa coppia e la guidi.
Incontri
RORA’ — Iniziano le varie attività. La corale ha iniziato il
1° ottobre e si riunirà per ora
il martedì, alle ore 20.30. Il ve
nerdì 4 ottobre si riunisce il
Concistoro, alle ore 21, presso
il Presbiterio.
A partire da lunedì 7 ottobre,
nel pomeriggio, vorremmo dare l’avvio ad un momento « aper
to » coordinato da Marianna
Hintermiiller intorno al telaio
recentemente riadattato. Se si
vorrà, questo momento d’incontro potrà continuare settimanalmente. Giovedì 10, alle ore
20.30, prima riunione quartierale alle Fucine. Domenica 20 ottobre tutti i catecumeni e i bimbi della scuola domenicale sono
invitati a partecipare al culto,
possibilmente con i genitori.
L’inizio dei lavori del « Laboratorio artigiano » si avrà pres-mibilmente sabato 2 novembre.
Calendario
Lunedì 7 ottobre
□ COMITATO PACE
TORRE PELLICE — Alle 20.30 presso la sede di Via Repubblica 5 (li
plano) riprendono le riunioni del Comitato Pace e Disarmo. Tutte le persone interessate sono invitate a partecipare a questo primo incontro programmatico.
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10066 TORRE PELLICE
5
rW
4 ottobre 1985
vita delle chiese 5
AL « SERVIZIO CRISTIANO » DI RIESI
Le idee prendono corpo
Creata un’« Associazione Amici di Riesi » che da un lato dà veste
giuridica e dall’altro dà supporto solidale al « Servizio cristiano »
Nell’assemblea del settembre
1984 la relazione programmatica
di Jean Jacques Peyronel, a suo
tempo pubblicata dal nostro
giornale, aveva un che di futuribile e in parte irreale. Ad essa faceva riscontro una realtà
¡nolto limitata; del nuovo gruppo che sulla carta si preparava
a costituirsi per prendere le
consegne dal gruppo originario
del « Servizio cristiano », un soì'! membro era a Riesi non in
\'!sita ma per restarci, Fiammetta Randaccio, di Pinerolo, assisK-nte sociale, subito inserita nel
lavoro del Consultorio. Gli altri
l’avrebbero seguita? Si sarebbe
davvero costituito il nuovo gruppo? Avrebbe preso corpo il progetto delineato nel settembre ’84?
Non erano domande retoriche,
non era per nulla scontata la formazione di un nuovo gruppo di
una dozzina di componenti. E
se anche le tappe intermedie che
hanno scandito quest’anno sono
s alse a dare risposte parziali, è
nell’assemblea tenutasi al « Servizio cristiano » tra il 20 e il 22
settembre che la risposta più
chiara ed evidente è stata data.
Durante l’anno sono arrivati a
Riesi, oltre a Jean Jacques Peyronel che. coordina il gruppo,
Tullio e Chiara Braga con la loro bimba Laura di Torino (lui
responsabile del Centro agricolo,
lei della Scucia elementare).
Mauro Long di Inverso Pinasca
(Centro agricolo), Etta Pascal di
Milano ma originaria di Maniglia alle Valli (accoglienza, ufficio), Elisa Gostantinidis, di origine siciliana ma ora proveniente da Parigi (responsabile della
Scuola materna) con i figli Alain,
Manuel e Lorenzo, raggiunta da
poche settimane dal marito Michel (Amministrazione e educazione musicale), Liliane Peyronel ugualmente dalla Francia
(Consultorio). Seduti nella biblioteca del Centro, con diversi
rappresentanti della Federazione
Giovanile Evangelica, di Agape,
dei Comitati esteri (pur in numero ridotto quest’anno), del
vecchio gruppo, sotto la presidenza del moderatore Giorgio
Bouchard questi nove membri
del nuovo gruppo (altri tre sono
attesi nei mesi futuri) hanno
fornito un contesto più solido
alla relazione presentata da Jean
Jacques Peyronel; le stesse linee
di fondo ma ritoccate qua e là
ad indicare un inizio di esperienza diretta, rese più discutibili da qualche giudizio provocatorio o da qualche preoccupato interrogativo. Nella discussione tra le attività che il gruppo ha rilevato e proseguito ha
avuto più spazio il Centro agricolo con i progetti di sviluppo
e ampliamento e la « Meccanica
Riesi » con il problema dei rap
porti tra questa Società a responsabilità limitata e il gruppo
del « Servizio cristiano ».
L’Associazione
« Amici di Riesi »
Accanto alla realtà ben visibile del gruppo ha preso corpo anche una nuova struttura di sostegno: l’assemblea ha varato
un’« Associazione Amici di Riesi » che statutariamente ha _ per
scopo di « sostenere le attività
svolte dalla comunità del ’Servizio cristiano’ di Riesi », potendo a tal fine « compiere e incoraggiare studi, dibattiti, pubblicazioni in materia religiosa e in
tema di interventi nel sociale,
legati alla situazione economica,
politica e culturale in cui si situa e opera il ’Servizio cristiano’ ».
In sostanza questa associazione, che permette di dare al Servizio cristiano una veste esterna
compatibile con l’ordinamento
giuridico italiano, viene ad identificarsi nello stesso tempo con
la struttura assembleare che da
alcuni anni fornisce il naturale
quadro di riferimento al lavoro
del gruppo. Il Servizio cristiàno
non è più infatti un gruppo isolato che lavora nella solitudine
incontrandosi una volta all’anno
Per il Messico
Il Consiglio della Federazione Chiese Evangeliche
in Italia, nella sua riunione del 28-29 settembre, ha
deciso di aprire una sottoscrizione a favore del Messico. I fondi che verranno raccolti saranno inoltrati
per il tramite del Consiglio Ecumenico delle Chiese
e destinati ai progetti che il CEC finanzierà per la
ricostruzione dopo il disastro sismico del 19 settembre. Chiese e singoli possono partecipare alla sottoscrizione servendosi del ccp. n° 38016002 intestato
alla FCEI, Via Firenze, 38 - 00184 Roma specificando la causale del versamento.
con i rappresentanti dei Comitati esteri come unico riferimento.
E’ ora un gruppo la cui assemblea annuale mette in evidenza
la rete sempre più vasta di solidarietà e corresponsabilità che
si va tessendo intorno ad esso.
Diventa quindi naturale che questa assemblea annuale sia nello
stesso tempo il momento di raccolta di « Amici di Riesi » vecchi e nuovi e che esprima un
Consiglio responsabile delTattuàzione degli scopi delTassociazione stessa. I rapporti tra questa organizzazione interna e quella esterna andranno ancora precisati, ma l’idea centrale di questa Associazione, che si è precisata via via durante rincontro,
è solida e chiara. I-e hanno dato
contenuto i primi soci che al termine dell’assemblea hanno provveduto a costituire l’Associazione davanti al notaio designando, secondo l’indicazione dell’assemblea, il primo consiglio cornposto tra gli altri da 'Tullio Vinay presidente, Irene Wigley vice-presidente, Jean Jacques Peyronel segretàrio.
CORRISPONDENZE Momenti pubblici
Si inaugura un nuovo locale
PACHINO — Una conferenza
di Rosanna Ciappa Nitti su «La
religione a scuola» inaugurerà,
venerdì 11 ottobre, il nuovo salone — adibito a giardino d’inverno — che, grazie alla Tavola,
è stato acquisito per rendere
più funzionale il servizio della
nostra scuola per l’infanzia «Il
Redentore». Nei giorni seguenti, sabato 12 e domenica 13, ospiteremo, nei medesimi locali, la
assemblea autunnale del XVI
circuito. Sarà questo, per noi,
un riprendere le attività ecclesiastiche in un quadro di apertura nei confronti della città e
delle chiese della Sicilia. ’Un
pubblico ribadire, anche sul piano della scuola, che un abisso
separa l’Intesa dal Concordato;
ma non per farci belli, ma per
dare un contributo a tutti coloro che, pur sognando una
scuola laica, devono continuamente fare ì conti con un confessionalismo pesante ed invadente. Un partecipare alle altre
chiese la nostra gioia per un locale pensato per molteplici usi
nel quadro di un servizio che da
ottantacinque anni rendiamo alla città di Pachino.
Quindi un’occasione pubblica
e una più interna. Un’occasione
di testimonianza e una di gioiosa fraternità. Un parlare alla
città e un momento di riflessione e di decisione per le nostre
chiese. Questa tensione di presenza nella società da una parte e di riflessione interna dall’altra ci sembra corrispondere
al nostro essere chiesa oggi.
Saluto a E. Del Priore
IVREA — Domenica 1” setteinbre la comunità ha salutato il
pastore Ennio Del Priore e la sua
famiglia che, dopo sette anni di
ministerio ad Aosta e Ivrea, si
trasferisce a Como.
Dopo il culto, da lui presieduto, che ha visto una larga partecipazione di membri di chiesa e
in particolare di giovani, il presidente del consiglio di chiesa
ha espresso al pastore, a nome
di tutta la comunità, il ringraziamento per il lavoro svolto
ad Ivrea e l’augurio per il nuovo ministerio a Como.
E’ seguita un’agape fraterna
al termine della quale la famiglia
Del Priore è stata salutata con
un arrivederci.
Saluto a R. Artus
PIOSSASCO — La comunità
di Piossasco ha ascoltato con
attenzione e commozione il messaggio che il pastore Ruben Artus ha dato domenica sera 29
settembre u.s.
La riflessione biblica è stata
centrata su Pilippesi 1: 3-11 dove l’apostolo Paolo, nell’introduzione alla lettera alla chiesa di
Filippi, pone l’accento sulla
’partecipazione al progresso del
vangelo e della grazia di Dio’.
Il pastore Artus ha invitato la
comunità a continuare a costruire ’la casa della giustizia
di Dio’ che ha per fondamenta
la fede in Cristo, per mattoni le
opere dei membri di Chiesa e
per cemento l’amore fraterno.
Infine il pastore Artus ha ringraziato e salutato tutta la comunità ricordando quanto fecondo sia stato per lui e la sua
famiglia il periodo di dieci anni
trascorso a Piossasco.
La comunità ha espresso im
commosso e profondo ringraziamento per la predicazione e l’opera svolta dal pastore Artus in
seno ad essa e nelle chiese del
secondo circuito, per la sua partecipazione alla vita di Piossasco e per la continua testimonianza delTevangelo. La comunità ha altresì augurato al pa
store Artus che il nuovo compito che lo attende nella comunità
di Rosario (Uruguay) sia benedetto dal Signore e lo ha incaricato di portare l’affetto ed il
saluto della comunità di Piossasco.
La serata si è conclusa con la
cena comunitaria.
• Giovedì 3 ottobre alle ore
20.30 avrà luogo l’insediamento
del candidato A. Pool, con la
partecipazione di Franco Rivoira per il II Circuito.
• Lunedì 7 ore 17.30 si terrà il
primo incontro dei bambini della Scuola domenicale e dei ragazzi del catechismo.
A sottolineare l’importanza dei
legami col mondo circostante,
ragion d’essere del lavoro e della testimonianza di un gruppo
come quello del « Sei-vizio cristiano », l’Assemblea si è confrontata in tre momenti pubblici con interlocutori diversi.
L’incontro con i collaboratori
del « Servizio cristiano » è stato
particolarmente vivace e stirnolante. Operai della « Meccanica
Riesi », insegnanti dell’Asilo, della Scuola elementare, della scuola officina, hanno espresso in
forme diverse un comune desiderio di partecipazione e la disponibilità ad una collaborazione attiva.
Un pomeriggio di studio sull’economia e l’agricoltura del
Mezzogiorno ha raccolto un uditorio interessato nell’ascolto e
attivo nel dibattito. Tonino Terna, delTUniversità di Messina,
ha fornito un ricco quadro sulla particolare dipendenza economica del Meridione, mentre Alfio
Fumari delTUniversità di Catania ha condotto una dettagliata
analisi di tre diversi ambiti dell’agricoltura siciliana. Di interesse molto immediato è stata la
relazione di Giovanni Papa, da
lunga data legato alla Sicilia e
al « Servizio cristiano », che sta
conducendo in Sardegna un
esperimento di modernissima
organizzazione dell’agricoltura
per mezzo di serre computerizzate. Il progetto « Agronica » (Agricoltura - Energia - Ambiente Elettronica) sta trovando in questi mesi un inserimento anche in
Sicilia e il « Sei-vizio cristiano »
dovrà valutare la possibilità e la
utilità di esserne parte.
Infine la domenica mattina
nella chiesa valdese la predicazione del moderatore Giorgio
Bouchard ha messo a confrónto le vocazioni del « Servizio cristiano » e della comunità di Riesi.
Franco Giampiccoli
ROMA
Osvaldo Piscini
Saluto a I. Carera
UDINE — Domenica 22 settembre, la comunità di Udine
ha espresso al pastore Iginio
Carera, trasferito alla cura della Comunità di Rimini, il proprio cordiale affettuoso e fraterno ringraziamento per il lavoro pastorale svolto negli undici anni di permanenza nel
Friuli-Venezia Giulia, per l’impegno manifestato verso i fratelli della diaspora, per la sensibilità dimostrata nella costituzione, a livello ecumenico, del
Centro per Anziani di Pontebba.
Durante il culto, prima della
S. Cena, il pastore Carera ha
amministrato il battesimo a Samuele Pigoni (9 anni) ed ha sottolineato l’importanza di una fede partecipata e consapevole e
di una comunità che si edifica
nell’ascolto e nell’attuazione della Parola e nelTunione al Signore Gesù.
E’ seguita, nel locale della comunità, una agape fraterna alla
quale hanno partecipato quasi
tutti i membri della comunità
stessa ed un gruppo di fratelli
cattolici.
Un doloroso lutto ha colpito
T8 settembre scorso la Chiesa
di Roma Piazza Cavour: il Signore ha richiamato il fratello
Osvaldo Piscini.
Il fratello era molto noto e
amato per la sua attività e testimonianza; diacono dal 1949,
era stato più volte rieletto fino
al gennaio 1983 assumendo anche il delicato e, talvolta, ingrato compito di Cassiere della Comunità. Per effetto delle norme
regolamentari aveva cessato la
sua fedele collaborazione in seno al Consiglio, ma era sempre
presente nelle varie forme di testimonianza: sia che partecipasse alle riunioni di preghiera prima del culto domenicale, sia che
desse il contributo della sua
predicazione, sia che fesse il lettore della Parola — benché reduce da una seria malattia che
lo aveva colpito qualche anno
fa — si distingueva in lui il vivo
desiderio di lavorare per i fratelli, di essere utile nella evangelizzazione.
Quando era ancora in servizio
presso TAssociated Press, fu uno dei primi a chiedere di essere
incluso nel numero dei Predicatori locali, aveva frequentato diligentemente i corsi presso la
Facoltà di Teologia e non mancava mai alle apposite assemblee annuali svoltesi presso la
ospitale Ecumene.
Proprio il 15 settembre avrebbe
dovuto presiedere una riunione
serale e si riproponeva di commentare la parabola dei talenti.
La sua presenza e la sua testimonianza sarebbero state perciò ancora utili alla Comunità,
ma il Signore ha diversamente
deciso e ha detto; « Va bene,
buono e fedel servitore; entra
nella gioia del tuo Signore».
I funerali svoltisi nel Tempio
— ai quali ha partecipato un folto numero di membri delle due
Comunità Valdesi di Roma, di
amici e conoscenti del fratello —
sono stati presieduti dal past.
Franco Sommani il quale ha letto alcuni brani cari al nostro
Osvaldo, tratti dal Salmo 23, dal
Salmo 69 e dal Vangelo di Matteo 25: 14 segg.
Quest’ultimo brano era quello
sul quale il fratello Piscini si
stava preparando per mettere
ancora a disposizione tutto quello che il cuore e la mente gli
dettavano, con gioia e riconoscenza.
Anche gli inni che sono stati
cantati sono stati scelti fra quelli che erano prediletti al caro
Osvaldo.
Invochiamo sulla sua compagna, Signora Maria, sui figlioli
e nipoti le più elette consolazioni
di Colui che è la risurrezione e la
vita.
6
6 prospettive bìbliche
4 ottobre 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
DIO: un padre (e una madre ?)
« ...sono diventato un padre per Israele...».
(Geremia 31,9)
« ...Avrò cura di voi come una madre che
allatta U Aglio e lo porta in braccio e lo
fa giocare sulle proprie ginocchia. Come
una madre consola il Aglio io vi consolerò... ».
(Isaia 66,12-13/TILC)
Nelle sue forme più battagliere, e forse più superficiali o
comunque più discutibili, una
certa teologia femminista ha
accentuato indebitamente la connotazione 'maschile', anzi, peggio, "maschilista' che l'Iddio biblico avrebbe, soprattutto nell'Antico Testamento; im Dio bellicoso, autoritario, maschio, padre-padrone...; connotazione solo qua e là lievemente
corretta da caratteri più 'femminili'.
Maschilista, l’Iddio
dell’Antico Testamento?
Non sta a me, maschio, dire quale
reazione conscia o inconscia suscita nell'animo femminile, nell'« altra
metà del cielo » (o della chiesa) il
rivolgersi a Dio, il pensare a lui in
termini 'maschili'. Mi pare comunque un po' strano parlare di « Dio
Padre e Madre », rivolgermi a lui
(-lei?) in preghiera invocandolo (-la?)
« Padre nostro e Madre nostra », come pare qualcuno faccia. Un fatto
non potrà comunque essere mai
cambiato: mandandoci il suo Figlio,
il suo Cristo, Dio ci ha mandato un
uomo. Gesù, non una donna, né un
ermafrodito; un fatto forse condizionato dalle condizioni socio-culturali dell'epoca, da non sopravvalutare; ma comunque, un fatto. Del resto, gli evangeli ci dicono chiaro
quanto le donne si siano sentite persone e partner, con lui; Ida Magli,
nel suo Gesù di Nazaret, lo ha evidenziato in modo anche più incisivo di molti esegeti.
L'errore della chiesa, la colpa protrattasi a lungo e tutt'altro che cessata, è stata di desumere da questo
fatto, e dal fatto che fra gli apostoli
non ci fossero donne \ una pretesa
inferiorità o subordinazione della
donna, un preteso suggello biblicoteologico® al ruolo subordinato —
anche se essenziale! — attribuito da
secoli e millenni alla donna, nelle
società umane, o almeno in quasi
tutte.
Perché ’’scaricare” su Dio
i nostri problemi?
Ma non è assurdo 'scaricare' su
Dio questi nostri problemi? Certo,
siamo così fatti che nella nostra
struttura umana la connotazione
sessuale è parte integrante, ed essa
gioca quindi sempre in quell'altra
caratteristica umana che è la relazione personale. Così non possiamo
pensare a Dio, almeno in larga misura, se non in questi termini umani, massicciamente antropomorfici:
sappiamo bene (o dovremmo sapere)
che egli non è come noi, ma d'altra
parte non riusciamo a stare a confronto con il nostro partner divino
se non nei nostri termini umani; così Dio fa, va. viene, parla, tace, in
La cosiddetta teologia femminista occupa ormai uno spazio ragguardevole nelle biblioteche, si fa sentire anche sui nostri pulpiti, ne affiorano tracce negli esami di fede. Si tratta di un puro riflesso, in campo
ecclesiastico e teologico, del movimento femminista, nelle sue grandi
ondate e nelle sue diversificate sfumature ? Una cosa, forse, va detta :
in particolare in campo ’’missionario”, nella vita delle ’’giovani” chiese,
non s^olo l’Evangelo è stato, non da oggi, veramente liberatorio, nel senso più ampio e profondo, per milioni di donne, ma queste donne sono state
e sono spesso la spina dorsale della vita e della testimonianza di queste chiese. Nei fatti, non è così anche qui da noi, spesso? Certo, là e qua bisogna che
alla sostanza delle cose corrisponda Analmente con coerenza la struttura
della^ vita ecclesiastica. Ma a livello di teologia, parlando di Dio insomma, è necessario, o ha senso, accostare, se non contrapporre, a una pretesa teologia maschilista una pretesa teologia femminista?
a cura di GINO CONTE
terviene, se ne sta lontano, ama,
odia, si adira, si commuove. Parliamo del suo rapporto con noi attribuendogli (pretese) caratteristiche
maschili, come l'autorità, il dominio, la severità (come se non ci fossero donne autoritarie, aggressive,
dure) o femminili, come la misericordia, la pietà, la fedeltà (come se
non ci fossero uomini capaci di tenerezza, di comprensione, di dedizione). Sono modi di esprimerci;
ma non ne abbiamo altri, nemmeno
altri modi d'immaginare. Non per
nulla quando il Signore Iddio nostro
ha voluto « parlarci » nel modo più
pieno, comunicare con noi fino in
fondo, ci ha mandato un uomo (nel
senso di membro deH'umanità).
Non a caso, però, pur non essendoci la minima ragione di dubbio
sulla piena maschilità di Gesù, le testimonianze evangeliche ci dicono
che uomini e donne, indifferentemente, sono stati a loro perfetto
agio (o disagio) con lui. C'è stato
amore-amicizia, agàpe fra lui e loro, uomini o donne che fossero; questa agàpe, almeno da parte sua, andava senz'altro oltre il rapporto del
sesso, profondo ma in parte sempre
ambivalente e comunque carico di
una potenzialità egoistica e possessiva. Uomini e donne si sentivano
persone, partners del Signore; e la
cosa era allora, lì, particolarmente
nuova e sconvolgente.
Né maschio, né femmina
Del resto, già nell'Antico Testamento, letto con un po' di cura e
penetrazione, si vede che il cosiddetto carattere 'maschilista' dell'Eterno è messo in discussione. Nel racconto stesso della creazione dell'umanità è detto (Gen. 1: 27): «Dio
creò l'uomo a sua immagine; lo creò
a immagine di Dio; li creò maschio
e femmina ». L'immagine di Dio (ma
sarebbe più giusto tradurre il partner di Dio; e qui... la TJLC è stata
pavida!), rinterlocutore al quale Dio
si rivolge personalmente (gli parla)
è la creatura umana nella sua duplicità e complementarità: insieme, l’uomo e la donna (le due metà
della terra, più che del cielo...) sono
l’interlocutore di Dio. Ed è anche un
modo per dire che Dio non è né maschio né femmina^. Non è lui a essere immagine nostra, siamo noi a
immagine sua: non nel senso della
somiglianza, ma del rapporto; non
siamo 'simili' a lui, ma tali da poter essere in rapporto con lui, capaci, donne e uomini, di ascoltarlo, di
riceverne l'amore e di amarlo, almeno un poco, come sappiamo.
Oggi, anche a livello di riflessione
ecumenica, di linguaggio ecclesiastico, si combatte ogni discriminazione sessista; e va benissimo che
parlando dei credenti, dei ministri
della chiesa etc. si abbia sempre cura di usare le due forme, maschile
e femminile (anche in ordine inverso). Ma anche donne predicatrici e
teologhe ricordano che non ha senso rovesciare un discorso 'maschilista' su Dio in un inverso discorso
'femminista' su Dio; così pure è di
dubbia consistenza l’invocazione a
« Dio padre e madre... ».
L’evangelo contro la
divinizzazione del sesso
Nella grande lotta fra la fede nell’Etemo e i culti cananei, che costituisce in larga misura la sostanza
della predicazione profetica e la sua
costante attualità anche nel mutare
delle situazioni culturali, una cosa
spicca: questi culti, cananei e fenici
(ma anche egiziani, mesopotamici,
ellenistici), erano culti delle forze
della natura, della fecondità; divinizzavano il sesso, ne facevano una
forza divina, la più grande, fonte di
vita dell'universo. Nel panteon multiforme di questi culti pagani spiccava la coppia divina: nei culti cananei, Baal e Astarte; la loro unione, raffigurata in termini sessuali
(si pensi del resto alla miriade di
figure erotiche nei templi induisti,
e alla mistica panico-sessuale di certi culti 'orientali' odierni), era matrice di vita e presiedeva ai cicli fecondi della natura, della vegetazione, del bestiame, dell’umanità stessa \
Il Dio d'Israele — l’unico vero. Signore del mondo — « l’Eterno » non
ha caratteri sessuali. Si ha cura di
evitare ogni accenno in tal senso,
pur neH'inevitabile antropomorfismo
del discorso su Dio.
Parabole,
per dire l’Indicibile
Talvolta — abbastanza di rado
(Salmo 68: 5; 89: 26, Is. (9: 5); 63:
13-16; Ger. 3: 4-9; 31: 9) — si parla
di Dio come « padre », anche come
« madre », ma è evidente che sono
modi di dire, immagini, parabole per
dire l’Indicibile, Colui che non si
può vedere faccia a faccia e continuare a vivere. Si dice che è nostro
padre, ma ci si affretta a precisare
che è lui che ci ha creati, non generati (cfr. Giov. 1: 12-13, e il voluto
tenore dell'espressione del Simbolo
Niceno-Costantinopoliitano riferito
al Figlio: « generato, non creato »):
si è suoi « figli » per vocazione, non
per nascita, per grazia, non per natura.
Nella stessa parabola nuziale, relativamente frequente, del rapporto
fra l’Eterno e Israele, e nel Nuovo
Testamento fra Cristo e la chiesa, è
ben chiaro che si tratta di parabole,
centrate non certo su una unione
di tipo sessuale (magari trasfigurata, come in certe mistiche), bensì su!
rapporto profondo fra persone che
si parlano.
Perciò nello stupendo canto d’amore di Dio per il suo popolo, vi
brante nella predicazione e nella vi
cenda esistenziale di Osea, l’Eterno
dice: « Non sfogherò la mia ira ardente (la mia gelosia)... perché sono
Dio e non un uomo... » (11: 9). E il
credente canta; « Quand’anche mio
padre e mia madre mi avessero abbandonato, pure l’Eterno mi accoglierà ».
E’ Dio. E’ altro da noi, infinitamente oltre noi — donne e uomini,
creature umane —, eppure Dio con
noi.
Gino Conte
' Fra i discepoli sì, però, anche nel
gruppo impegnato in una vita comune e
in un comune ministero itinerante, e testimoni fra le prime della risurrezione,
e rilevanti nella vita delle comunità primitive, se pure in una posizione in parte
subordinata ; le condizioni sociologiche
dell’epoca non permettevano forse altro.
" Una pretesa copertura biblico-teologica (in realtà, ideologica) analoga a quella che i ’teologi’ dell’apartheid pretendono di desumere dall’avversione divina a
ogni ’mescolanza’, almeno secondo il Alone ’sacerdotale’ dell’AT,
Nel suo millenario sviluppo, quanto
della mariologia costituisce un ricupero
pseudocristiano di divinità femminile o
di femminilità divina?
* In questi termini strettamente religiosi, e non con anacronistiche reazioni
moralistiche va affrontato lo sconcertante fenomeno della prostituzione sacra
(femminile e msschile); non si trattava
di pure orge, anche nel loro carattere
orgiastico questi culti dovevano avere
una forza sacrale intensa e profonda e
hanno esercitato su Israele un’attrazione costante e quasi irresistibile, se per
secoli i profeti han dovuto combatterla
a morte (cfr. anche la riforma di Giosia, 2 Re 23).
7
4 ottobre 1985
obiettivo aperto 7
1685 -1985 - La revoca
deH’Editto di Nantes:
un giubileo da non fallire
Nel mese di ottobre si concentrano manifestazioni che commemorano la Revoca dell’Editto di Nantes in Francia e in molti paesi
che hanno ricevuto gli esuli ugonotti della fine del ’600. Partecipiamo
a questa rievocazione con la pubblicazione di questo ricordo-attualizzazione dalle linee essenziali, prodotto dall’Alleanza Riformata
Mondiale.
Nella illustrazione, una stampa dell’epoca, alcuni profughi per
motivi di fede scendono dopo aver valicato i monti nella Svizzera
ospitale.
La revoca dell’Eclitto di Nantes è uno di quegli eventi storici
che hanno lasciato un’impronta
nei cuori e nelle menti delle
Chiese riformate, impronta che
d-iira tuttora.
Il bersaglio originale del decreto fu, naturalmente, la Francia. Lo scopo era di sopprimervi ed eliminarvi per sempre la
Chiesa riformata. Le forze d’urto di questo tentativo però dovevano farsi sentire molto al di là
dei confini della Francia. Non
dovrebbe sorprendere nessuno il
fatto che quel calamitoso 22 ottobre 1685 sia tuttora vivo nella
memoria di molte Chiese riformate, oggigiorno, tre secoli dopo.
L'Editto
e la Revoca
L'Editto di Nantes fu promulgato il 13 aprile 1598 da Enrico
IV, re di Francia. Esso accordava un riconoscimento limitato
ai Cristiani riformati di Francia.
Mentre questi non ricevevano lo
stesso trattamento dei Cristiani
cattolici, acquistavano però dei
diritti politici e soprattutto religiosi. Questa sistemazione fu
sempre più contestata nel secolo successivo sotto il regno di
Luigi XIV. Per un regime totalitario, la coesistenza di due diverse religioni era intollerabile.
Una monarchia unificata esigeva una religione unificata. Stato
e Chiesa cattolica perciò cercarono insieme di restaurare l’unità religiosa. Innanzitutto, essi
cercarono di raggiungere questo
scopo con la conversione. Con
l’offerta di vantaggi, da una parte, e con intimidazioni su larga
scala dall’altra, ai Cristiani riformati fu fatta pressione per
aderire alla religione cattolica.
L’anello finale in questa catena
di misure fu la revoca dell’Editto del 1598.
Con ciò il re Luigi XIV privò
la Chiesa riformata del suo diritto legale all’esistenza. Ai pastori riformati furono date due
settimane per abiurare la loro
fede o altrimenti abbandonare la
Francia. I templi riformati furono demoliti. Qualsiasi forma
di culto, persino nelle case di
privati, fu proibita.
Le scuole riformate furono abolite. Chiunque resisteva a questi provvedimenti era severamente punito.
La persecuzione ebbe conseguenze di un genere non previsto dal Governo francese. Un’ondata di rifugiati si riversò attraverso le frontiere. Per secoli fu
l’esodo più massiccio mai avvenuto. Più di 200.000 rifugiati cercarono asilo in Svizzera, Olanda, Inghilterra, Scozia, Irlanda,
Brandeburgo, Danimarca, Sud
Africa e persino in Russia. In
molte località furono fondate
comunità « ugonotte ».
A che pro?
A che pro continuare a commemorare oggigiorno questi eventi?
Sin dall’inizio debbiamo accentuare una cosa: il Giubileo non
riuscirebbe nel suo intento se
servisse a rinfocolare la contesa tra le confessioni. Il fatto che
la persecuzione degli Ugonotti
abbia alimentato polemiche nel
passato è abbastanza comprensibile, ma le Chiese riformate
oggi non possono accontentarsi
di ciò. Al contrario esse hanno
il dovere oggi di chiedersi in
modo nuovo qual è il significato
di quella serie calamitosa di eventi per la testimonianza delle
Chiese riformate, anzi per tutte
le Chiese oggi.
Mentre non possiamo in alcun
modo condonare la violenza e
la inumanità associate con l’evento storico della Revoca, tuttavia ringraziamo Dio per la testimonianza data da tanti Cristiani riformati, la cui fede fu
per loro più preziosa persino del
loro amore per il paese natio.
Questa massa di testimonianze
ha accompagnato come un’ispirazione e al tempo stesso un pungolo le Chiese riformate fino ai
nostri giorni.
Essa serve a ricordarci che
tale prezzo è inseparabile dal
Vangelo e ci pone chiaramente
dinanzi alla mente il pericolo
che minaccia una chiesa non preparata a pagare il prezzo.
La Revoca dell’Edittc di Nantes riportò le Chiese riformate,
volenti o nolenti, alle fonti originali della Riforma. La persecuzione evitò alla Chiesa riformata
di Francia il pericolo di conformarsi alla mentalità totalitaria
di quel tempo. Naturalmente
sarebbe veramente improprio interpretare romanticamente la
Chiesa riformata di quel tempo.
Nel periodo che precedette la
Revoca, essa era stata dominata dalla preoccupazione di aderire al piano di una chiesa nazionale. Migliaia di Cristiani riformati furono colti alla sprovvista da una situazione in cui
furono obbligati a decidere ed
essi rinnegarono la loro fede.
Al tempo stesso, però, la persecuzione fu un processo di catarsi. La Chiesa riformata scoperse che cosa significava essere un popolo di Dio pellegrino.
L’espulsione degli Ugonotti inoltre portò le Chiese riformate ad un più profondo senso
dell’universalità. Leggiamo negli
Atti degli Apostoli come la persecuzione spinse la primitiva comunità cristiana fuori dai confini della città di Gerusalemme
perché iniziasse la predicazione
dell’Evangelo in Giudea e Samaria. La persecuzione in Francia
ebbe conseguenze simili. I rifugiati fornirono l’occasione per
una progressiva ed approfondita
solidarietà tra le Chiese riformate. Essi portarono con sé idee
nuove e critiche che dovevano
diffondersi in tutta l’Europa.
4 spunti per la
testimonianza
Innanzitutto, però, varrà la
pena commemorare il Giubileo
se ne facciamo un’occasione per
riflettere insieme sulla testimonianza che la Chiesa è chiamata
a portare nel mondo oggi.
A questo proposito vengono in
mente quattro cose.
La commemorazione della Revoca dell’Editto di Nantes ci
aiuta a realizzare quanto sia importante lavorare per un ordine
sociale che dia spazio al pluralismo di convinzioni religiose e
politiche. La visione di Luigi
XIV dell’unità ed integrità dello
Stato cancellò qualsiasi tolleranza nei confronti di convinzioni
religiose divergenti. Presto o tardi, egli dovette procedere contro la minoranza riformata.
Troviamo oggi in varie forme la
stessa tendenza alla sovranità
assoluta. Oggi, in un numero
sempre maggiore di paesi, sistemi politici, ideologie, e persino
il mero interesse di gruppi dominanti, avanzano la pretesa di
una sovranità totale. Movimenti di opposizione c dissenso sono messi fuori legge e perseguitati. Minoranze e talvolta persino maggioranze senza alcun potere sono soffocate e represse.
Per gli interessi dello Stato vengono sacrificati il rispetto per
l’integrità e la dignità umane. La
tortura e la giustizia arbitraria
sono oggigiorno un evento quotidiano. Il Vangelo ci richiede
di lavorare per una società in
cui la diversità è non soltanto
non temibile, ma fermamente
ancorata, difesa ed incoraggiata
dalla legge.
In secondo luogo, la commemorazione della Revoca dell’Editto di Nantes ci aiuta a realizzare quanto importante sia la
necessità di rompere con l’idea
della sovranità nazionale ed abbandonare la mera difesa degli
interessi nazionali.
Il desiderio che guidò la politica di Luigi XIV fu di consolidare l’egemonia e la crescita della nazione francese. Se l’idea
della sovranità nazionale poteva
ancora vantare una certa plausibilità in quel tempo, oggigiorno
non lo può più. L’unica possibilità che ancora ci rimane per
assicurare la pace oggigiorno,
sta nel riconoscersi, da parte
delle nazioni, quali membri della
società universale delle nazioni
e nell’agire conseguentemente.
Se esse si confinano nella loro
propria situazione e soltanto nei
loro interessi, l’umanità intera
Corre un pericolo mortale. Lo
slogan: « sicurezza nazionale »
deve essere smascherato e denunciato come l’ideologia che è.
Solo assieme possiamo raggiungere la sicurezza. Le nazioni che
la ricercano solo per se stesse,
finiscono inevitabilmente col praticare la repressione. Il Vangelo
pone un interrogativo contro
tutte le frontiere nazionali e dirige il nostro sguardo verso quel
Regno, in cui vengono riconciliate le differenze nazionali, linguistiche e culturali.
In terzo luogo la commemora
zione della Revoca dell’Edittc
di Nantes ci chiarisce quanto sia
importante che le Chiese formino una universale fratellanza che
trascenda i confini nazionali. I
mali che colpirono la Chiesa
riformata di Francia furono alleviati dalla solidarietà sentita e
praticata verso di essa dalle
Chiese riformate sorelle. Il fatto
che, per un certo tempo almeno,
gli Ugonotti furono accolti benevolmente al di là delle frontiere, fu la parola d’ordine contro
la concezione totalitaria della
Francia. Questa fratellanza di
mutua solidarietà tra le Chiese
è sentita oggi più urgentemente
che mai. Non è più sufficiente
oggi fare sporadiche manifestazioni in tempi di crisi particolari. Un mutuo permanente scambio tra le Chiese è indispensabile, se esse debbono adempiere il
loro compito di sentinella di fronte alle potenze del mondo. Il
Vangelo richiede dalle Chiese di
non badare alle frontiere nazionali nel sostenere la causa delle vittime della violenza, siano
o non siano membri della Chiesa, la causa dei poveri, degli oppressi, degli emarginati, dei prigionieri e dei torturati.
Infine, la commemorazione della Revoca dell’Editto di Nantes
ci fa comprendere specificamente il messaggio che Dio ci rivolge per mezzo dei rifugiati. Senza averne l’intenzione, . coloro
che diventano rifugiati — uomini, donne, bambini, — sono veri profeti e giudici. Con la loro
esistenza stessa di rifugiati essi
dimostrano l’arbitrarietà, l’ingiustizia e l’oppressione prevalenti nel paese dal quale provengono. Per contro essi pongono un « test » al paese al quale chiedono asilo: si dimostrerà
esso ospitale e benevolo oppure
sigillerà le sue frontiere, diventando così una immagine riflettente il paese da cui i rifugiati
provengono?
Il Vangelo attira la nostra attenzione su questo duplice messaggio. Esso ci chiede di lasciare spazio ai rifugiati, dovunque
ci capiti di abitare.
Quattro compiti comuni! Possa il Giubileo che stiamo celebrando quest’anno, aiutarci a
considerarli con occhi nuovi ed
a trovare nuove vie per adempierli con i Cristiani di tutte le
tradizioni!
Per il Comitato Esecutivo:
AUan Boesak, presidente
Edmond Perret, segr. gen.
8
8 ecumenismo
4 ottobre 1985
DAL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Appello alle chiese
Sinodo e mass media
Il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese —
dei cui lavori svoltisi in luglio in Argentina abbiamo riferito nei
numeri scorsi — ha prodotto un documento sul Sud Africa di cui
pubblichiamo la parte finale delle “raccomandazioni alle chiese”.
Il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese
(CEO, riunito a Buenos Aires
(Argentina) dal 28 luglio aU’8
agosto 1985;
a) ribadisce la convinzione formulata dalla Sesta Assemblea
che « l’apartheid è condaimato
dall’Evangelo di Gesù Cristo e
che la teologia che lo sostiene o
lo scusa è eretica »;
b) esprime la sua ammirazione ed il suo appoggio costante
al Consiglio delle Chiese dell’Airica del Sud (SACX!) ed al Consiglio delle Chiese di Namibia
(CCN) per la posizione coraggiosa e profetica che hanno adottato a proposito della dignità umana, della giustizia e della
liberazione in Africa australe;
c) fa appello alle Chiese membro ad unirsi al SACC nella preghiera « affinché sia posto fine
al regime ingiusto del Sud Africa » ed a sostenere, con la preghiera e l’azione, il lavoro compiuto dal SACC e dal CCN per
continuare a testimoniare l’Evangelo di Gesù Cristo;
d) condanna lo stato di emergenza instaurato dal governo
sudafricano, che favorisce la
escalation della violenza e dell’oppressione di cui sono vittime le popolazioni di quel paese,
e costituisce un ostacolo supplementare sulla via di un regolamento non violento del conflitto tra i popoli dell’Africa del
Sud;
e) appoggia l’appello lanciato
dal SACC al governo sudafricano perché tolga lo stato d’emergenza, liberi tutti i prigionieri
politici, autorizzi il ritorno di
chi è in esilio e ascolti la voce
dei veri dirigenti delle popolazioni sudafricane;
f) condanna l’insediamento di
un governo ad interim in Namibia, con il quale il governo sudafricano cerca di aggirare la risoluzione 435 delle Nazioni Unite; il Comitato centrale riafferma
che questa risoluzione costituisce il solo fondamento della pace e della vera indipendenza della Namibia ed esprime il suo
appoggio alla Organizzazione del
popolo del Sud-Est africano
(SWAPO), che considera come
l’unico e autentico rappresentante del popolo di Namibia;
g) fa api>ello alle Chiese membro del CEC di far sapere alla
Segreteria generale di Ginevra,
prima della prossima riunione
del Comitato centrale, le politiche elaborate e le decisioni prese
in risposta ai differenti appelli
lanciati dal CEC a favore delle
seguenti misure: disinvestimenti,
cessazione dei prestiti bancari
al Sud Africa e fine della collaborazione militare e nucleare
con il Sud Africa;
h) esprime la sua ammirazione ed il suo appoggio a proposito delle azioni già intraprese nel
mondo intero, in particolare negli Stati Uniti, in Scandinavia
ed in Olanda, e che mirano a far
pressione sul governo sudafricano attraverso misure economiche o di altro tipo; e fa appello alle Chiese di intensificare il loro appoggio e di moltiplicare le loro attività a questo riguardo, al fine di incoraggiare
ancor più i loro rispettivi paesi
ad applicare le recenti risoluzioni deirONU relative al Sud
Africa, dato che questa è condizione preliminare essenziale per
un regolamento non violento dei
problemi dell’Africa australe;
i) loda la decisione coraggiosa
presa dal SACC di chiedere sanzioni economiche contro il Sud
Africa, come pure il notevole
lavoro compiuto a questo riguardo in collaborazione con il
movimento sindacale del Sud
Africa, e fa appello al tempo
stesso alle Chiese membro di
agire nello stesso senso con i
movimenti sindacali dei loro rispettivi paesi, al fine di moltiplicare la presa di effettive misure
economiche contro il Sud Africa;
l) riconosce la lotta e la sofferenza dei giovani dell’Africa australe e si associa all’appello
lanciato dal SACX) in favore di
una campagna mondiale della
gioventù, e fa appello alle Chiese membro di collaborare con le
organizzazioni locali di giovani
per rafforzare la solidarietà con
i giovani dell’Africa australe;
m) rinnova il suo appoggio al
processo di consultazioni e di
solidarietà che si sviluppa attualmente tra le Chiese d’Africa, in cooperazione con la Conferenza delle Chiese di tutta
l’Africa (CETA), nella testimo
nianza che esse rendono e la
lotta di liberazione che conducono contro l’apartheid e le sue
conseguenze, in particolare per
gli Stati vicini della regione;
n) fa appello alle Chiese ed ai
singoli cristiani del mondo intero di esprimere il loro appoggio e la loro comunione fraterna
alle popolazioni oppresse dell’Africa australe in generale ed
ai loro movimenti di liberazione
ed alle vittime dello stato di
emergenza ed in particolare dei
processi per « tradimento », attraverso la preghiera ed altri gesti che manifesteranno la loro
preoccupazione e la loro solidarietà;
o) riassicura nuovamente i
bianchi del Sud Africa che si
preoccupa di loro e ama anche
loro come fratelli e sorelle fatti
ad immagine e somiglianza di
Dio, e che prega affinché cooperino agli sforzi di abolizione dell’apartheid ed all’instaurazione di
una società giusta, al servizio
di tutti.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Taiwan: prigionieri
di coscienza
(Perspectivas Réformées) —
Hong Shuan Lin, predicatore della Chiesa presbiteriana di Taiwan era nel 1979 uno dei leaders
del gruppo per i diritti dell’uomo. Attualmente è in carcere per
una condanna a 12 anni di prigione. Nel passato è stato detenuto nel centro di detenzione
militare di Taìpei, ma dopo aver
partecipato ad uno sciopero della fame è stato trasferito in una
prigione militare più severa.
C.S. Shang e P.S, Chen, rispettivamente moderatore e vice
moderatore della Chiesa presbiteriana locale hanno chiesto il
permesso di fare una visita pastorale in prigione a Lin, ma la
loro richiesta e stata respinta.
Un altro leader del movimento per i diritti dell’uomo,
Min-teh Shih, condannato all’ergastolo si trova ora, secondo
Amnesty International che l’ha
adottato come prigioniero d’opinione, in una difficile situazione essendo la sua salute peggiorata negli ultimi tempi. Shih
è cattolico ed era fino al momento del suo arresto direttore
della rivista « Formosa».
Romania: numero
chiuso per teologia
(Perspectives Réformées) —
Solo 10 studenti in teologia saranno autorizzati dallo stato roj« meno ad iscriversi al primo an* no di studi, presso la facoltà di
Cluj. I vescovi avevano chiesto
che fossero ammessi 36 studenti al primo anno, dei circa 70
che ne avevano fatto richiesta.
Ma lo stato ha permesso solo
l’iscrizione di 10 persone, un numero incredibilmente basso e
assolutamente insufficiente a coprire i posti paetorali in futuro.
Inoltre le chiese non sono autorizzate a dare esse stesse una
istruzione teologica ai giovani al
di fuori delle f.acoltà controllate
dallo stato. Questa politica di
restrizioni va avanti ormai da
anni ed è ormai chiaro che lo
stato ateo vuole lentamente sof
focare la piccola ma vivace chiesa riformata romena.
I luterani francesi
rispondono al BEM
(SOEPI) — La risposta al BEM
(testo su Battesimo Eucaristia
e Ministero), risposta da consegnare alla commissione « Fede e
ordinamento » del Consiglio Ecumenico delle Chiese è stata al
centro dei dibattiti del Sinodo
generale della Chiesa evangelica
luterana di Francia (EELF). Il
Sinodo ha espresso il suo fondamentale accordo col testo sul
Battesimo e ha riconosciuto come il testo del BEM sia in molti
punti riguardanti la S. Cena
molto vicino alle sue convinzioni. Ma per quanto riguarda il
capitolo sui Ministeri il disaccordo sembra essere molto
grande. Il Sinodo dell’EELF ha
chiesto che questo capitolo sia
interamente riformulato.
Gran Bretagna:
Sikh e Cristiani
(British Weekly) — Dei Sikh,
setta indiana che è stata al centro della attenzione mondiale negli ultimi tempi per la rivolta
nel Punjab, si sa poco. In Inghilterra ne vivono molti, emigrati dall’India negli ultimi anni. E’ per questo che il dipartimento « Chiesa nel mondo e Missione » della Chiesa Riformata
Unita di Gran Bretagna ha nominato un comitato consultivo
che studi i rapporti tra Sikh e
Cristiani. Si tratta della prima
esperienza del genere a livello
mondiale.
Nuova intolleranza
religiosa in Spagna?
(EBPS) — Cinque anni dopo
l’approvazione di una legge che
garantisce la libertà religiosa in
Spagna, si possono ancora trovare dei segni preoccupanti di
intolleranza.
Nella città di Xativa ad esempio, dove esiste una attiva chiesa battista locale, il sindaco del
Come ormai avviene da diversi anni, tutta la stampa italiana
ha dedicato spazio a resoconti
e commenti sui lavori del Sinodo valdese-metodista di fine agosto.
In genere, come naturale, è stato dato maggior risalto a quanto riguarda i rapporti col mondo esterno. Particolare sottolineatura è stata data a quanto si
è detto in merito alla situazione del Sud Africa, anche perché
nel periodo intorno al Sinodo
nuovi eventi in quel disgraziato
paese avevano fatto rilevare la
funzione anti-apartheid svolta
dalle chiese protestanti in loco.
L’arresto del vescovo riformato
Boesak, gli interventi del vescovo anglicano Tutu, le azioni del
segretario generale del Consiglio
delle Chiese Sudafricane Maude,
le prese di posizione dei metodisti (l’82°/o dei quali è negro):
tutte cose che hanno tenuto vivo l’interesse sull’argomento. La
conferenza tenuta nel tempio di
Torre da Febe Cavazzuti ha
trovato echi, sia per i contenuti,
sia per il molto apprezzato tono
la città José Benito Ferrus ha
negato il permesso di utilizzare
un parco pubblico perché vi si
tenesse un concerto di evangelizzazione di un gruppo evangelico musicale molto noto in Spagna. Interessante la motivazione che il sindaco ha dato opponendo il suo rifiuto: « I servizi
religiosi 0 altri atti religiosi debbono essere tenuti aU’interno
degli edifici religiosi; con l’eccezione di quelli che tradizionalmente si tengono in luogo aperto ». Come dire: sì alle processioni cattoliche perché fanno parte
della tradizione spagnola, no alle manifestazioni evangeliche
perché di questa tradizione non
fanno parte.
Ungheria: importante
congresso battista
(British Weekly) — I battisti
ungheresi hanno da poco tenuto
il loro congresso, che coi suoi
400 partecipanti è stato di gran
lunga uno dei più importanti
della storia del battiamo ungherese. Il nuovo presidente, Janos
Viczian, ha sottolineato l’importanza dell’evangelizzazione ricordando che nell’84 vi sono stati
330 battesimi, il numero più alto negli ultimi 10 anni. Il presidente ha altresì annunciato che
negli ultimi 20 anni sono stati
aperti 47 nuovi locali di culto, e
altri 8 saranno aperti nel corso
dell’85-86. Il congresso ha impegnato i battisti ungheresi a
trovare nei prossimi tre anni 500
milioni di lire per la costruzione di un nuovo seminario che
serva alla preparazione pastorale.
Francia: una serie di
interrogativi al Defap
(Journal des Missions évangéliques) — Il Defap, Dipartimento francese di azione apostolica, l’organizzazione delle chiese
protestanti francesi che ha raccolto l’eredità della vecchia Società delle missioni, ha tenuto
dal 27 al 29 settembre a Lille la
sua assemblea generale. Il tema
generale dell’assemblea è stato :
« Domani, quale missione? » che
è stato sviluppato grazie a sei
studi introduttivi; Siamo ancora missionari? Verso una nuova missione? Per dei nuovi scambi di persone? Solidarietà finanziaria o aiuto diretto? Interven
ti pubblici del Defap? Regionalizzazione o decentralizzazione
della animazione?
obiettivo.
Anche le discussioni sulla applicazione delle Intese al lume
delle nuove disposizioni di legge originate dal Concordato
hanno avuto echi. Il problema
della possibile destinazione autonoma dei singoli contribuenti
dell’8 per mille della loro IRPEF
alle opere della Chiesa e Taverne deferito la soluzione alle Comunità periferiche, è stato variamente commentato. Così come il problema, sempre attuale, delTinsegnamento religioso
nelle scuole, o l’invito al boicottaggio delle banche che intrattengono rapporti finanziari col
Sud Africa.
Ma anche gli aspetti più legati alla vita delle chiese hanno avuto qualche non secondaria eco. Il Corriere ha pubblicato un interessato resoconto
del sermone di apertura del pastore Colucci ; Repubblica ha
trovato interessante l’intervento
di Letizia Tomassone sulla posizione delle donne nella vita
della chiesa integrata; tutta la
stampa ha dato anche risalto
alla proposta, da qualcuno definita utopica, per un Concilio
di tutte le chiese cristiane, protestanti, cattolica, ortodosse,
per coordinare un comune atteggiamento verso i problemi
delia pace, cristianamente intesi. Alcuni giornali hanno inserito nella stessa pagina, con pari evidenza, il resoconto del Sinodo e quello del contemporaneo convegno di Rimini di Comunione e Liberazione, lasciando al lettore gli inevitabili confronti. Una volta di più possiamo vedere come la nostra presenza nella realtà italiana sia
considerata come quella di una
minoranza il cui peso culturale
e religioso è sempre più sensibile. Da qui la nostra crescente
responsabilità per quello che
diciamo, per come lo diciair >.
e per quello che facciamo.
Si è tenuto a Trento un con
vegno per la preparazione del
20'-’ anniversario del giovanneo
Concilio Vaticane II. Vi ha partecipato fra gli altri il pastore
Sergio Rostagno. Dal convegno,
centrato sulla « carità », non in
contrapposizione, rna come integrazione della «verità» (terreno questo di rischioso confronto per le verità dogmatiche) si
attendono sviluppi ecumenici
nella ricerca di una concreta applicazione della carità cristiana.
Molti giornali hanno riferito
sulle trattative in corso fra Chiese battiste e autorità governative per la stipula di Intese.
Vengono poste in risalto le
difficoltà che incontra TUCEBI
sul problema della validità civile del matrimonio religioso e,
più in genere, per il forte congregazionalismo delle Comunità
battiste, molte delle quali si considerano già protette nella loro
libertà dalle norme costituzionali e non vedono con piacere
Intese che le obbligherebbero
tutte a medesime discipline.
Niso De Michelis
# Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore:
Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
SAE T riveneto
MESTRE — Domenica 13 ottobre (inizio ore 9.30) presso la
Casa Card. Urbani, via Castellana 16 A, avrà luogo il XXVI
Convegno dei Gruppi Ecumenici
del Triveneto centrato sulla diffusione della Bibbia interconfessionale. Relatori il past. Bruno Costabel e don Olivo Bolzon.
Informazioni e iscrizioni c/o Mario Colonna Remano, tei. 041/
972382.
9
4 ottobre 1985
cronaca delle Valli ^
CONFERENZA COMPRENSORIALE SULL’OCCUPAZIONE
II
problema
n amerò
uno
C'è una soluzione
allo mancanza di lavoro?
Che cosa succede « alle Valli
ggi »? C’è qualcosa di particola■ c, qualche cosa di specifico che
- cade qui, oggi? Ho voluto pore la domanda così, in modo
lìolto diretto, a bruciapelo, a
:utta una serie di persone; ad alcuni ho chiesto per strada, ad al:ri ho telefonato, sul lavoro.
Che cosa succede alle Valli, ho
: niesto ai valdesi; che cosa succede nel Pinerolese, ho chiesto
iCi cattolici; ma le risposte non si
-.-Ilio suddivise « secondo confespone religiosa »; anzi, sono stare identiche, sempre le stesse,
quasi fino alla monotonia; tolti
pochi che non sapevano che
dire, tutti gli interlocutori hanno visto il problema della disoccupazione, della mancanza di lavoro. Sarà un caso, ma mi ha
impressionato. In secondo luogo,
sono venuti gli altri temi, di sempre; la .scuola; i giovani; l’agricoltura; i turisti; ognuno aveva
qualche argomento « di riserva »,
ai cui lamentarsi o semplicemente di cui parlare; ma la disoccupazione tornava come un triste
r.'ornello.
Pensandoci, l’argomento veniva precisato, secondo lo specifici' di ciascuno. Ad esempio un
quarantottenne, con una bella ofp. ina a Pinerolo, cattolico, specìTiCa che molte cose non vanno,
che si va sempre indietro, che
non si può più offrire un’onesta
possibilità di apprendistato ai
giovani; una madre di famiglia,
valdese, in Val Chisone, casalinga in una famiglia di coltivatori
diretti, poi specifica le difficoltà
particolari di chi lavora sulla terra, il problema dei cinghiali; non
è un rimborso che serve, è la
possibilità di lavorare senza vedersi porre bastoni tra le ruote,
senza vedersi porre intralci aggiuntivi, in un lavoro che già ha
le sue durezze.
Ma il tema ricorrente è sempre
quello; disoccupazione, mancanza di lavoro, soprattutto per i
giovani.
Nessuno mi dà risposte ideologiche, teoriche; nessuno mi
r..rla in primo luogo del culto,
o della politica, o del governo.
Credo che questa risposta
Varremmo trovata pressoché
identica anche se l’avessimo rivolta in altre valli montane, o a
Milano o nel sud. Senza ignorare
le specificità di questo angolo di
Valli Valdesi, è ben vero che queste Valli oggi sono un pezzo di
Italia, né più né meno che altri
lembi di terra del nostro paese,
nel bene e nel male.
E la preoccupazione materiale è oggi la più forte; non lo
dico con un giudizio negativo, lo
dii o come una constatazione;
forse se approfondiremo il discorso, se parleremo dei possibili ritìtedi, delle cause, delle prospettive, verranno fuori le opzioni di fede, le linee politiche, le
scelte esistenziali di ciascuno. Ma
quel che si avverte, diffusamente,
come un malessere generale, è
questa difficoltà occupazionale.
Non è male, credo. Se si identifica il problema principale, forse
c’è anche la possibilità di reagire.
Sergio Ribet
Il 15 e il 16 ottobre si terrà
a Pinerolo, per iniziativa di
CGIL, CISL e UIL, una conferenza comprensoriale sull’occupazione. A questa conferenza sono invitate tutte le organizzazioni sociali che operano nel pinerolese: dalle amministrazioni locali ai consigli di fabbrica, dalle forze politiche alle chiese, dalle organizzazioni imprenditoriali
alle amministrazioni regionale e
provinciale. Lo scopo di questa
conferenza è di consentire —
partendo da una attenta analisi
della situazione locale — l’elaborazione di un progetto comune per rilanciare l’economia e
l’occupazione del pinerolese. Il
sindacato esprime quindi con
questa iniziativa la sua volontà
di non rimanere alla finestra a
guardare il progressivo degrado
del pinerolese ma di voler intervenire attivamente e, contemporaneamente, la convinzione che
il rilancio non può avvenire solo
per sua iniziativa ma per lo sforzo di tutti quanti: dalle chiese
alle organizzazioni imprenditoriali.
Per preparare la conferenza le
organizzazioni sindacali hanno
elaborato un lungo documento
costituito da una prima parte
di analisi della situazione e da
una seconda di proposte; vediamole nel concreto:
La situazione attuale : dagli
anni ’60 in avanti l’apparato industriale della zona è in progressivo ridimensionamento con una
parallela diminuzione dell’occupazione in questo settore pari
ad oltre 11.000 posti di lavoro.
Il numero dei disoccupati iscritti nelle liste del collocamento e disponibili al lavoro supera
i 6.000.
I lavoratori dichiarati eccedenti dalle varie aziende in crisi
o in fase di ristrutturazione superano le 3.000 unità.
Vi è un aumento drammatico
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Un nuovo
assetto politico?
In questi giorni le quattro forze politiche che componevano
la maggioranza della Giunta della Comunità Montana Val Penice (PCI, PSI, Indipendenti di sinistra, PLI) si sono incontrate
per definire il nuovo assetto politico che gestirà la Comunità
Montana (C.M.) e di conseguenza ruSSL 43. In sostanza cosa
potrà succedere? In assenza di
comunicati stampa proviamo a
fare alcune ipotesi: o si riconferma la vecchia maggioranza oppure si darà vita ad una nuova
giunta unitaria includente anche la DC. A partire da questa
ultima ipotesi, caldeggiata soprattutto dal PSI, si è già lavorato in una serie di incontri politici locali per verificare convergenze o divergenze sul programma e sulle questioni più urgenti
legate al territorio.
Tra una quindicina di giorni
si dovrebbe intanto’ arrivare ad
un incontro con la DC per vedere, in concreto, se esistono le
condizioni per una gestione unitaria della C.M.
Intanto la gente, a più di quattro mesi dalle amministrative,
continua a chiedersi se Franca
Coisson resterà o meno alla presidenza della C,M. E’ probabile
che costituendosi un nuovo assetto politico, comprendente la
DC, la presidenza passerebbe
nelle mani del socialista Piercarlo Longo, attuale consigliere
di maggioranza nel Consiglio comunale di Luserna San Giovanni. Molti ritengono che il vecchio
assetto politico della C.M. con
la presidenza Coisson andava e
va bene poiché in questi anni ha
dato prova di concretezza, di
nuove iniziative e di crescita notevole. Ovviamente tutto è criticabile ma ci si chiede, con preoccupazione, se un nuovo assetto
politico non rischi di vanificare
0 emarginare importanti esperienze in atto sui temi della sanità, d'eH’assetto del territorio
e della gestione della cultura.
D’altra parte il clima politico in
questi anni è cambiato: la DC
è forte nei Comuni di Bricherasio e di Luserna San Giovanni,
a livello nazionale la formula del
’’pentapartito” ha retto al confronto dell’urna e la sinistra
storica ha perso un po’ di mordente negli ultimi mesi. L’intreccio tra fattibilità locale e situazione politica nazionale dovrebbe riportare la DC nella Giunta
della C.M., il che — riteniamo —
implica una nuova figura politica alla presidenza della C.M. e
dell’USSL 43. Ma questo punto è
da verificare. « Mi pare difficile
convincere il PLI e il PSI a volere una riedizione della precedente maggioranza; — ammette
Danilo Rivoira, capogruppo PCI
uscente in C.M. — tra l’altro
c’è il problema che ben quattro
Comuni su nove devono ancora
eleggere i loro rappresentanti
nel Consiglio della C.M. e sirio
ad allora è impossibile conoscere il gioco delle forze politiche
locali ».
Chi verrà dopo la Coisson a
gestire la presidenza della C.M.
e dell’USSL 43 saprà mantenere
lo stesso grado di disponibilità,
di presenza in mezzo alla gente e
di indipendenza politica?
Per la gente prima dei partiti
vengono le persone. Ma la politica è soprattutto un rapporto
di forze in cui chi non ha dietro
sé una organizzazione partitica
non può a lungo reggere in un
importante incarico civile. In politica l’indipendenza ha il suo
prezzo, che è sempre molto alto
da pagare. Vedremo dunque come andranno le cose nei prossimi giorni.
Giuseppe Platone
• Hanno collaborato a questo
numero:
Archimede Bertolino; Arrigo Bonnes; Cinzia Carugati Vitali; G. Conti; Luigi
Marchetti; Claudio Pasque!; Lino Pigoni; Paolo
Ribet; Franco Rivoira; Bruno Rostagno; Aldo Rutigliano; Erika Tomassone.
dei nuclei familiari senza alcuna fonte di reddito, già oggi
circa 200.
Di fronte a questa dramttiatica situazione il sindacato propone 3 linee di intervento :
a) La politica industriale;
Viene dato parere favorevole
alla realizzazione di un’area attrezzata comprensoriale nella zona di Frossasco, a pattò che si
faccia chiarezza sulla sua effettiva utilizzazione una vòlta ultimata. A questo proposito si chiede all’Unione Industriale di Torino di precisare concretamente
le grandi enunciazioni fatte mesi
fa per bocca del suo presidente
Sergio Pininfarina.
Si punta ad una positiva soluzione della crisi di Indesit, Seleco, Pilseta.
Si propone una sperimentazione di nuovi orari di lavoro che
comprenda la riduzione d’orario,
il part-time, l’applicaziorié dei
contratti di solidarietà e im deciso contenimento degli straordinari.
Si punta anche ad un rilancio
dell’edilizia destinata a soddisfare la necessità di alloggi da
immettere sul mercato déll’affltto.
Si propone lo sviluppò della
cooperazione e il rafforzaménto
dell’artigianato.
b ) Settore pubblico e dei servizi :
Si richiede la copertura dei posti previsti dalle piante organiche delle pubbliche amministrazioni ma non attivati.
Si propone l’introduzione del
part-time e la riduzione dello
straordinario.
Si propone che gli enti locali
assumano, per quanto riguarda
le basse qualifiche, direttamente dal collocamento, superando
la struttura del concorso.
Si chiede l’attivazione di cantieri di lavoro per i disoccupati.
Si chiede poi l’attivazione di
un programma di lavori pubblici che vadano dall’assetto idrogeologico del territorio, al problema energetico (metanizzazione, produzione energia elettrica) ai trasporti (miglioramento
ferrovia Torino - Pinerolo, raddoppio statale Piossasco - Pinerolo, ecc.).
c) Mercato del lavoro e formazione professionale;
Si richiede la costituzione a
Pinerolo di un Osservatorio sul
mercato del lavoro che in sostanza favorisca rincontro tra
domanda e offerta di lavoro, facendo conoscere in tempo reale
quali figure professionali scarseggiano e quindi indirizzando
la formazione professionale.
Si richiede conseguentemente
un massiccio programma di formazione professionale per quei
settori che la necessitano.
Si richiede il raddoppio, per
alcuni anni, del n. di classi della
scuola per Infermieri professionali di Pinerolo che attualmente
non riesce a coprire le necessità
della nostra zona.
Il documento che qui abbiamo brevemente riajssunto nelle
sue linee essenziali è certamente
molto ambizioso per la mole
dei problemi che va a toccare.
Consci della grandezza del progetto i sindacalisti mettono le
mani avanti dicendo che non si
tratta di un libro dei sogni ma
di una serie di misure necessarie. L’assemblea del 15-16 sarà
un primo momento per verificare se queste proposte possono
marciare o se sono destinate a
rimanere lettera morta e questo
è anche un problema nostro in
quanto il sindacato considera le
chiese una parte essenziale di
questo progetto. Sapremo prenderci il carico di responsabilità
che ci viene proposto?
Paolo Ferrerò
A RORA’
iella Rocca
, r Vérierdì 27 settembre. Il ’Grupeó della Rocca’ ha appena prellntato il suo programma a Tor|tib, ora lo ripropone in Val
fellicè, invitato dalla Comuni.Montana : Mauro Pons, ass.
àìlS cultura della C. Montana,
fà gli onori di casa.
-li « Gruppo della Rocca » ha
bjjrilài sedici anni di esperienza
¿lié .sfalle. Quest’anno propone
tiié spettacoli propri e otto spetiàboiì di gruppi ospiti. «La
'riiÌSÈlOrie » di Heiner Mtìller,
It Bchweyk » di Bertold Brecht,
e Anfitrione » di Heinrich von
KJéist sono gli spettacoli allestiti dal « Gruppo della Rocca ».
Gii dltri spettacoli ; « Il calapiàrizi », di Pinter, regia di Cecohi ; il « Cantico dei Cantici »,
da Salomone, di Ceronetti, regista e protagonista De Berardiriis per Nuova Scena ; « Bent »,
di Sherman, del teatro di Porta
Rpriiana, regia di Mattolini ;
« 'ì’àngo viennese », per La Contrada, regia di Macedonio ; « Borges, autoritratto del mondo », di
Borges, a cura di Ripetti, del
■ <( Teatro di Genova », regia di
Sciaccaluga ; « Caravan serra
glio », di Bazzini, Consorzio teatrale calabro, regia di Cobelli;
« Ricorda con rabbia », di Osborne, Centro teatrale bresciaflo - compagnia della Loggetta,
règia di Garella ; « Comedians »,
di Grifflths, Teatro dell’Elfo, regia di Salvatores.
La stagione si svolgerà al Teatro Nuovo e alla. Sala Valentino, in attesa di ritornare all’AdUa, chiuso per adeguare il locale alle norme sulla sicurezza.
C’è un filo conduttore che lega questi vari spettacoli proposti? Il « iiruppo della Rocca »
sostiene di sì; un tentativo di
riproporne pn teatro politico, ma
superando il momento didascalico, e con molta attenzione al
privato, al personale e, perché
no, all’amore.
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10
10 cronaca delle Valli
4 ottobre 1985
NON SI TRATTA SOLO DI MURI
La ragion d’essere
un ospedale
DIBATTITO
Durante il mese di agosto ho
accompagnato in varie occasioni
ospiti italiani ed esteri a visitare
l’Ospedale di Torre Pollice. Non
nascondo la mia partecipazione
emotiva a questi incontri: da
un lato, la consapevolezza della
bontà del servizio, che attualmente viene reso in Ospedale,
grazie alla notevole dedizione e
competenza del personale medico e non medico, mi dava grande forza nel confermare la validità dell’impegno che, come chiesa, stiamo portando avanti in
stretta collaborazione con i dirigenti della U.S.S.L., nello sforzo
di dare una risposta concreta e
puntuale a bisogni fondamentali
della popolazione della Valle;
dall’altro lato, provavo una sensazione confusa di vergogna nel
mostrare ai nostri ospiti la precarietà delle strutture murarie
ed alberghiere nelle quali lavoriamo.
Oggi la situazione è questa;
ma ci siamo impegnati, tutti insieme, a modificare questo stato
di cose: la nuova costruzione,
che sta venendo su, sarà il luogo in cui sarà possibile rendere
il servizio, .che già si sta dando,
in modo più consono a quell’idea
di « diaconia » che ci poniamo
come obiettivo.
Tra i commenti dei nostri ospiti, due in particolare mi hanno fatto riflettere. Un pastore
francese che conosce bene le
Valli ed i Valdesi, al termine
della sua visita, ha sostanzialmente detto: « L’Ospedale di
Torre è come siete voi: niente
di trascendentale né di sofisticato ma c’è tutto; soprattutto c’è
la vostra serietà professionale e
di credenti; c’è l’estrema semplicità della vita di tutti i giorni;
c’è la serenità e la gioia (per
quanta gioia ci possa essere in
un ospedale!), vivendo la propria
sofferenza insieme con gli altri,
per gli altri ».
Un altro signore invece, un reverendo della chiesa presbiteriana del Nord America, in una lettera ad un suo collega negli Stati Uniti, scrive di aver avuto la
gioia di constatare « la raison
d’être » degli Ospedali valdesi
nelle Valli durante la sua recente visita. Per esprimere meglio
il suo concetto nella lettera,
scritta ovviamente in inglese,
usa l’espressione francese, molto più significativa.
Conoscere la ragion d’essere
degli Ospedali valdesi nelle Valli non è una impresa facile. Molti sono gli agganci. Ma, per utilizzare un’espressione usata durante l’ultimo Sinodo, la ragion
il futuro
può essere incerto
c’est la vie
per la sicurezza
del domani
c’è la SAI
Il “dramma valdese” è
ancora di attualità?
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d’essere degli Ospedali è da ricercarsi nella evangelicità degli
ospedali evangelici. Anche questo
concetto deve essere esplicitato.
L’evangelicità applicata agli ospedali significa affrontare —
nell’attesa del Re^o di Dio —
i problemi della diagnosi e della
cura medica tenendo presente i
diritti dei malati e dei morenti
nel rispetto della dignità umana;
significa anche tenere presente
i diritti dei viventi, affrontando gli stessi problemi con
l’uso di tutte le tecniche mediche
e strumentali in nostro possesso,
nelTottica della prevenzione degli stati di infermità, per migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi. Ciò comporta naturalmente un notevole sforzo
organizzativo di persone e di risorse finanziarie, garantendo tuttavia gli standars minimi da tutti riconosciuti.
La condizione edilizia dell’Ospedale è carente e non permette
di raggiungere con la dovuta
chiarezza e determinazione i nostri intenti. Per questo oggi si
parla tanto in Valle della ristrutturazione dell’Ospedale; e la
sua ristrutturazione rientra a
pieno titolo nella ottica della
evangelicità degli ospedali evangelici.
Sia pure con timore e tremore
la Chiesa valdese ha fatto la
scelta dell’autofinanziamento dell’Ospedale di Torre Pellice, che
molto probabilmente dal punto
di vista della programmazione
regionale sarebbe stato eliminato.
Portare a termine la sua ristrutturazione è un impegno per
ciascuno di noi. Il modo con cui
parteciperemo alla sottoscrizione
dimostrerà la nostra solidarietà
a quest’opera comime. La colletta del XV di agosto a Bobbio
Pellice ne è un segno incoraggiante. Ne siamo grati al Signore. Non fermiamoci!
-Í Andrea Ribet
BRICHERASIO
Un concerto
di
Spaziogiovani
Un concerto musicale avrà
luogo sabato 5 ottobre a Bricherasio, in Piazza Giretti (ore
20.30). Vi sarà musica heavymetal con il gruppo « LACER »
e musica rock con il gruppo
« WAGE ». E’ una iniziativa
di « Spaziogiovani » ( Comunità
Montana Val Pellice - USSL 43).
Costo del biglietto L. 2.000.
Scrivo queste righe, non tanto per rievocare un passato che
per molti può sembrar ...preistorico; ma anzitutto perché,
tempo fa, in uno scritto pubblicato su « La Luce », è stato ricordato il mio nome a proposito
dell’Ufficio Recite della FUV di
tanti anni fa (e devo quindi rispondere, anzitutto con un ringraziamento, e poi con qualcosa
che voglio sperare non appaia ridicolo); e quindi perché, più recentemente, sempre su queste colonne, Liliana Viglielmo ha scritto un articolo di sincero rimpianto per i tempi « in cui c’era
il dramma valdese » sulle ribalte
dei nostri teatrini parrocchiali.
Cosa che, conclude Liliana, è
oggi del tutto abbandonata. Anche qui, vorrei (se non presumo
troppo) pormi a disposizione, nei
limiti delle mie possibilità.
Dunque, una
bibliografìa, anzitutto!
Dunque, questo famoso teatro
« sacro » valdese: chi lo ricorda
ancora? Bene, debbo far sapere
che nel lontano 1940, quando io
gestivo, per conto della FUV, il
famigerato — sì, proprio famigerato! — Ufficio Recite, io ebbi
l’occasione di pubblicare, nella
piccola serie « Valdismo » da me
creata, il n. 5, intitolato « La
Drammatica Valdese », ch’era
composto di 3 parti:
1) uno scritto di pensiero sul
teatro valdese, a firma di Vittorio Subilia; 1) un articolo di « cànoni » della Drammatica Valdese,
dovuto al sottoscritto; 3) infine,
una bibliografia, con l’elenco,
quanto più completo possibile,
dei relativi testi drammatici,
tanto in italiano che in francese,
esistenti a quell’epoca, stampati
o policopiati, a disposizione delle
nostre Unioni giovanili. In totale; compreso il successivo supplemento, non meno di 40 lavori!
Certo, non erano tutti dei capolavori, s’intende. Ed io, che di
tali lavori ne ho scritti ben 9, sono il primo a riconoscere che
non si trattava di capolavori. Ma
appunto per questo, cioè per il
fatto che generalmente i drammi
valdesi sottintendono una preoccupazione evangelistica, ed anzi
addirittura — come ben dice Liliana — un sermone sceneggiato
a base di storia (della nostra storia, carissimi Valdesi che mi leggete) e di una testimonianza di
fede (della nostra fede!), appunto
per questo non erano lavori da
disdegnar del tutto. Correva l'anno 1946. Un mio lavoro drammatico in 3 atti fu rappresentato a
Palermo per il XVII febbraio, nel
Il 4985 ha portato nella libreria
di via Montebello \\ a Pinerolo i libri della
m mmeditrice
Claudiana
Annunciandolo ricordiamo le nostre specializzazioni
dcoMoJUh
adomdofey^
<71 .T
jr ^
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
teatro della nostra comunità. Bene: lo credereste? Fu fischiato!
E perché? Perché conteneva avvenimenti del tempo della lotta
partigiana alle Valli. Il suo protagonista era stato docente di
ginnastica al Collegio di Torre
Pellice, e poi comandante delle
Brigate Nere ed agente investigativo delle SS tedesche nel Pinerolese! Aggiungo subito che lo
stesso lavoro fu recitato con gran
successo il XVII febbraio 1969 a
Rorà, nelle Valli. Così mi scrisse
Rinaldo Tourn.
Autori di prim’ordine
del teatro valdese
Non va tuttavia dimenticato
che, fra gli autori di quei lavori
valdesi, c’erano dei nomi che dovrebbero esser ricordati oggi ancora con rispetto e con venerazione, anche se non se ne mettono più in scena le opere. Dire di
questi autori che le loro opere
sono dei semplici sceneggiati sarebbe un’offesa alla loro memoria, sia pure per ignoranza. Io
conservo tuttora dei lavori drammatici di:
— Felice Govean (il primo
dramma valdese, di uno scrittore amico dei Valdesi), Charles
Bost (pastore francese), Attilio
Jalla (professore a Torre Pellice),
Virgilio Sommani (pastore a Firenze), Daniel Atger (pastore
francese), Jacopo Lombardini
(martire della Resistenza, letterato), Emilio Tron, sen. (professore a Genova), Èva Lecomte (letterata, a Torre Pellice), Edniond
Pidoux (scrittore francese)...
— e, fra i viventi, Vittorio Subilia, pastore e professore alla
Facoltà di teologia, e Giorgio
Spini, professore ùhiversitario e
membro della Tavola Valdese
(Giorgio, ricordi i tuoi « Calvinisti »? Li hai ancora? io sì! e mi
sono carissimi).
Autori dei teatro
religioso non valdese
A questo punto, debbo aggiungere che TUR della FUV non si
occupava soltanto del teatro « sacro » valdese. Offriva alle Unioni
giovanili anche dei lavori cosiddetti extra-valdesi, ma di indubbio valore, oltreché teatrale, morale ed anzi religioso, di ispirazione tipicamente calvinistica. Io
stesso ne ero tanto consapevole
che, qualche anno dopo, creai
una serie di fascicoli teatrali dal
titolo « La Scena e la Fede », in
cui pubblicai versioni italiane di
autori stranieri ben noti, come
Kaj Munk (il suo « Ordet », la
« Parola », aveva ottenuto con il
regista Dreyer un Leone d’oro a
Venezia), Charles Morgan, Alan
Paton, Jan De Hartog (quest’ul
timo fu da me portato alla Radio Svizzera).
Caliamo il sipario...
E’ tempo di calare il sipario
su questa chiacchierata. Mi limito perciò ad una proposta, che
vuol anche essere un’offerta. Io
possiedo ancora la grande maggioranza di lavori teatrali, valdesi e no, negli originali che mi
erano pervenuti, oppure che io
acquistavo per conto mio, quando i loro autori erano stati pubblicati da case editrici italiane.
Alcuni non sono sconosciuti nel
nostro ambiente: Tingegner Massimiliano Eynard (pseudonimo
Massimo D’Arney), Elena Quattrini, Sante U. Barbieri (sudamericano, versione italiana di
Bruno Corsani e signora), Domenico Cordone, Flavio Bertelli...
Altri appartengono al grande
« teatro mondiale », e non è il
caso di nominarli qui. Basta consultare Tarchivio di qualche rivista teatrale, per trovarne a
iosa.
E sono persuaso che, se ci fosse una « ondata » di ricuperi di
quella letteratura teatrale valdese, e se in qualche cassetto semichiuso questo o quel nostro correligionario rintracciasse il testo
di un suo lavoro drammatico tuttora sconosciuto, e tanto meno
rappresentato, e me ne comunicasse le caratteristiche perché io
ne facessi la pubblicità — sono
persuaso, ripeto, che le Unioni
giovanili valdesi potrebbero ricavarne un aiuto non indifferente.
Ma — cara Liliana — bisogna
muoversi!
Una spinta per gli
esitanti
Chi mi conosce sa che sono un
maniaco della penna.. Bene: due
anni or sono, ho scritto una serie di 3 articoli su un quotidiano
della Svizzera italiana, il « Giornale del Popolo », di ispirazione
cattolica. Non soltanto l'argomento del teatro come « predicazione » e come « testimonianza »
(anche sul piano della storia!)
è stato gradito; ma tra una puntata e l’altra ho ricevuto, nello
stesso quotidiano, il commento
entusiastico di un giornalista della redazione, ch’era addetto alla
recensione degli spettacoli e delle novità librarie. Saremmo dunque, noi Valdesi, capaci di svalutare, o addirittura di sprezzare
non dico un teatro, ma una semplice manifestazione umana d’arte al servizio della fede cristiana,
quando invece fuori del nostro
ambiente, quell’ atteggiamento
(ed i principi evangelistici che lo
reggono) viene accolto con i segni del più gran favore?____
Teodoro Balma
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11
4 ottobre 1985
cronaca delk Valli 11
L’ARTE
DI PASCHETTO
Caro sig. Direttore,
riferendomi allo scrìtto di Giuseppe
Platone, apparso sul n. 36 de « LlEco »
¡1 20.9.85, riguardante l'itinerario pittorico di Paolo Paschetto, sento II dovere
rii esprimere qualche rilievo.
A scanso di fraintendimenti, desidero subito dichiarare che condivido app'eno le opinioni deH’articolista quando
afferma che, per l’ambiente evangelico
italiano, Paschetto è « l'uomo che ha
saputo tradurre in termini artistici ii
mondo del liberal-protestantesimo in
tutta la sua tensione morale e spirituale ». Ciò che mi ha però stupito è
i! fatto che Platone si sia avventurato,
; =nza le necessarie prudenziali cautele,
nella trattazione, in massima parte recensiva, della rassegna antologica delI r' -nato Maestro. Accetto perfino il tori: pressoché agiografico, che egli usa
nello stendere le sue annotazioni; la
esposizione era stata meticolosamente
p-eparata per rendere il meritato om,nggio ad una gloria non soltanto locale (in occasione del primo centenario dalla nascita), ma concernente l’intera famiglia protestante italiana. Non
sono più d’accordo con l’amico Plato-ro quando scrive che i molteplici elaborati dell’artista « hanno consegnato,
p à da tempo, questo nostro pittore
.alia storia dell’arte italiana ».
Se questa è la sua convinta opinione,
può dire altrettanto della più autoc/ole — perché bene informata —
critica d’arte di casa nostra? Evidentemente no. A prova di quanto affermo
basta dare uno sguardo alla bibliografia riportata nelle ultime pagine del
catalogo o leggere quello che ha scritto. a pag. 35 dello stesso catalogo.
Mila Pistoi a proposito dell’Art Nouveau
tra i cui protagonisti sarebbe stato
legittimo trovare il nome di Paolo ;Paschetto, soprattutto grafico e autore di
raffinate decorazioni.
noltre. certo senza volerlo, anche
afone ha reso un cattivo servizio al
■ littore delle Valli Valdesi » conside" 'dolo grande perché >■ non si è nascosto in un’arte enigmatica compren.oit'lle solo a pochi iniziati » ma « par.f LUI linguaggio comprensibile » candidamente ignorando che la « leggibilità
a tutti i costi, fuori da ogni problemaii;a formale, è l’arma primaria del
più inutile dilettantismo di ogni epoca ».
Non capisco più il recensore quando afferma che Paschetto <■ usa il linguaggio artistico del suo tempo ». A
quale tempo si riferisce? Non certo
ai tempo in cui operarono i maggiori
esponenti del nostro Novecento: Morandi, Carrà, Casorati, De Chirico, Sironi, Modigliani, Boccioni... o quelli
del Novecento internazionale tra cui
l’agguerrito manipolo delle avanguardie
storiche, i cubisti (Picasso in testa), i
surrealisti, i dadaisti, gli astrattisti...
che il colto coetaneo Paschetto non
poteva ignorare. Né poteva ignorare la
guerra — mai conclusa — per un’arte
che riflettesse le angosce contemporanee, espressione viva fuori da ogni
pompierismo o da collaudati schemi
accademici.
Inspiegabilmente, dopo le battaglie
giovanili, che lo videro ai primi posti
tra i protestatari contro l’immòbiiismo
delle scuole d’arte, Paschetto decide
di non partecipare allo storico conflitto a cui ho sopra accennato (è qui
forse l’origine della sua carente fortuna critica). Ma non autorizza nessuno a parlare di defezione da una
guerra che egli non sentiva sua. Alla
scelta di chiudersi nel simbolismo veterotestamentario 0 protocristiano han
certamente concorso il suo spiccato
temperamento mistico, di sicuro influenzato dal » vanltas vanitatum » delrEoclesiaste, il suo utopistico credere
In un’arte « utile », moralmente educatrice... nonché la sua straordinaria
abilità esecutiva dei più disparati prodotti, mediante l’impiego delle tecniche
pittoriche comuni, dall’acquerello all’affresco, dal semplice disegno in
bianco nero alla risorta (anche col suo
concorso) tecnica incisoria della xilografia. La sintassi formale deila sua
vasta produzione è quella deH’Art
Nouveau, tranne quella degli acquerelli e dei dipinti ad olio, quasi tutta
condizionata da un verismo documentaristico.
Ma i contenuti privilegiati, che mi
incantavano da giovinetto e ancora
oggi mi incantano, non potevano essere che biblici, come quelli nati dal
Salmo d’oro o il « Sii fedele fino alla
morte », tratto dall’Apocalisse, che
appare tra i rami della quercia da Paschetto affrescata nelTauia sinodale
di Torre Pellicé.
Grazie dell’ospitalità e cordiali saluti. Filippo Scroppo, Torre Pellice
aiello
antonio
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SERVIZI
IN VAL PELLICE
Caro Direttore,
a Torre Pellice è prevista la costruzione di due nuclei residenziali: <■ Pracastel » e ■■ Grand soleil », rispettivamente a monte e a valle dei Coppieri.
Sono già in corso i lavori di sterramento per « Grand soleil ».
Mi auguro che le Iniziative inducano
un positivo fall-out sulla gracile economia locale e facciano dimenticare i
vicinissimi, arrugginiti impianti della
defunta cabinovia del Vandalino, che
indubbiamente non costituiscono un
credibile viatico promozionale.
Non eccepisco serietà, scrupolo e
professionalità delle autorità competenti
a rilasciare le licenze: il Comune di
Torre e la Comunità 'Montana sono da
sempre esemplari per il loro rigore.
Formulo tuttavia tre quesiti, che io
stesso ritengo maliziosi e suggeriti da
interesse personale, per di più viziati
da uno spregiudicato disinteresse per
l’essenzialità e la concisione. Invito gli
eventuali critici a tener presente che
io sono sostanzialmente solidale con
chi ha promosso e renderà realizzabili
i due nuclei residenziali.
1) Viabilità - Con molto rispetto, suggerirei alla Società di Studi Valdesi di
bandire una tesi di laurea sui cartelli
indicatori stradali ■< proto-storici » al
bivio Coppieri-Chabriois e CoppieriServières, prima che il Consiglio Comunale del 2025, insensibile al rispetto del patrimonio archeologico decida
di sfrondarli dalla vegetazione che li
occulta e di sostituirli con banali panneili in plastica. Il mio cahier de doléances registra un altro quesito: che
propositi ci sono per la viabilità nel
budello, ripido e a gomito, di Via Coppieri, nei pressi del tempio, ove residenti e villeggianti parcheggiano disinvoltamente e legittimamente, dato
che non esiste alcun divieto? (...)
D’ora in avanti, specie d’inverno, come la metteremo con gli incroci con
betoniere e camion dei cantieri?
2) Rifornimento idrico - Entro decisamente nella sfera del privato, ma con
l’allegria comunicatami da un tecnico,
ripetutamente convocato da Carmagnola, la splendida località ex-contado di
manzoniani ricordi, oggi promossa a
super-rubinetto di molte vallate, compresa quella del Pellice.
Nella casa dì famiglia, sita all’Armaria, a due passi dai Chabrlols Superiori, non arriva un filo d’acqua, dal
mese di luglio, tra le ore 8 e il tardo
pomeriggio. Mi ha recentemente tele
fonato mia madre che, in settembre, la
casa è rimasta in secca per giorni interi.
il tecnico di Carmagnola, scruproloso e diligente, verifica, diagnostica e
gentilmente consiglia l’installazione di
un’autoclave, giacché la pressione
dell’acqua è Insufficiente ed il diametro delle tubazioni interne troppo limitato. Non occorre essere Blaise Pascal
per cogliere Tincongruenza: quando
l’acqua non affluisce, l’autoclave è inutile. Il tecnico ha anche detto che a
Torre si usa indiscriminatamente l’acqua potabile per l’irrigazione di prati,
orti e giardini in ore proibite. Ciò è
vero, perché l’ho visto fare; pertanto
credo che gli Amministratori del Comune di Torre Pellice mi saranno grati per un paio di interrogativi che propongo alla loro riflessione:
a] Ho appreso Che in due comuni
deiia Valpelllce i vigili urbani controllano con severità l’uso delle acque
per finalità irrigue, specie in questi
mesi di siccità. E’ possibile che i loro
colleghi di Torre Pellice si muovano
in modo analogo? (...)
b) E’ ovvio ohe i due nuclei residenziali richiederanno un incremento
nel rifornimento idrico. Cosa è stato
sinora studiato per metterlo in essere
o — come minimo — per non peggiorare la situazione degli attuali residenti?
3) Igiene urbana - Nella mia città,
Bologna, amministrata da una Giunta
di colore simile a quella di Torre, ogni
anno pago L. 74.144 per i seguenti servizi, direttamente gestiti dal Comune:
a) ritiro dei rifiuti, due volte al
giorno e disinfezione quindicinale dei
contenitori;
b) pulizia quotidiana di strade, portici e spazi pubblici;
c) lavaggio e dìsinfezione ogni 6
settimane dei medesimi.
Non esulto di soddisfazione, ma mi
accontento, anche perché abito in pieno centro storico, congestionato da
circa 60 mila studenti della Università. (...)
A Torre Pellice, i miei genitori, che
risiedono per 4 mesi nella casa dell’Armaria pagano una tassa comunale di
entità leggermente superiore per un
unico servizio, appaltato — chissà
perché — da un’Amministrazione di
sinistra ad un’impresa privata, che ritira i rifiuti 1 volta per settimana, in
estate, 1 volta al mese, in altre stagioni, da contenitori microscopici, con
prestazioni carenti, talora nulle e molta spocchia.
Dobbiamo trarne che persino l'Amministrazione di Torre si allinea alla
diffusa tendenza di sbolognare ai privati I servizi di pubblica utilità per i
quali, negli anni ’70, era stato richiesto, giustamente, un adeguamento del
canone pagato dal cittadino che ne
usufruisce?
Fraternamente
Danilo Venturi, Bologna
Sopprimere la ferrovia
Pinerolo ■ Torre Pellice ?
A proposito della ventilata
ipotesi di soppressione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre
Pellice, prevista nel quadro della politica di riduzione della spesa pubblica (sopprimere cioè
1800 chilometri di rete ferroviaria improduttiva) la Comunità
IVfontana 'Val Pellice ha preso
posizione con una delibera in
cui si riafferma « l’opposizione
della Tfal Pellice ad eventuali intendimenti di soppressione ».
Inoltre la C.M. chiede alle FF.SS.
ed alla Regione « di non penalizzare ulteriormente questa 'Valle,
già pesantemente segnata dai
mali propri dei territori montani, dalle non riassorbite conseguenze della chiusura della sua
principale industria, da una via
bilità assolutamente insufficiente, soprattutto per quanto riguarda il collegamento con Pinerolo e Torino ».
La delibera si conclude chiedendo alle FF.SS. di attuare al
più presto gli « interventi migliorativi del collegamento ferroviario Torino - Pinerolo - Torre Pellice, già promessi e mai
realizzati, ad iniziare dall’avanzamento della stazione di Pinerolo ». Infine la C.M. chiede alla Provincia di Torino di prendere ’seriamente e pressantemente’ in esame la situazione del
collegamento stradale PineroloTorre Pellice per risolvere la situazione di progressivo intasamento della strada provinciale.
Orsello
Elmo
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 : 1)
La famiglia di
Annie Barbati
in Maisano
commossa dairafFetto tributato alla
loro cara, ringrazia tutti coloro che
hanno partecipato al suo dolore.
Roma, 4 ottobre 1985
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti ohe
siete travagliati ed aggravati, e
io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
I familiari del compianto
Silvio Long
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare alla famiglia Oreste
Long, ai vicini di casa, al past. Noffke, al personale deU’Ospedale di Pomaretto, ai doti. Brue e Della Penna,
all’Associazione Alpini e all’Associazione Ex Internati di San Germano e di
Pramollo.
Ciotti, 22 settendire 1985
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Gabriella Bria in Pons
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di cordoglio tributata alla loro
cara, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore con la
presenza, con fiori, scritti e parole di
conforto.
Un ringraziamento particolare al personale del reparto di Emodialisi e di
Chirurgia dell’Ospedale Civile di Pinerolo e al doti. RameUo, al dott. Bruno
e alla sig.ra Imelda.
Luserna S. Giovanni 4 ottobre 1985
RINGRAZIAMENTO
« E fattosi sera Gesù disse: passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
I familiari di
Caterina Bertin in Bertalot
profondamente commossi dalla dimostrazione di affetto e simpatia, ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicini in questo triste momeuto. Un
ringraziamento particolare al pastore
Platone, a Jeanne Bertalot ed alla famiglia Danna.
Aìigrogna, 24 settembre 1985
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12 uomo e società
4 ottobre 1985
MOZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE NONVIOLENTA
Disubbidienza fiscale
AFGHANISTAN
Il nostro settimanale ha già
avuto occasione di parlare dell’obiezione fiscale (o.f.). Per chi
non ne fosse al corrente, ricordiamo che essa consiste nel rifiuto di pagare quella percentuale di imposte (calcolata in ragione del 5,5%) destinate alle spese
militari, devolvendola nel contempo ad opere di contenuto sociale. Questo significa che l’obiettore f. non è un evasore, ma nello stesso tempo « disubbidisce »
allo Stato (disubbidienza civile)
analogamente alla « disubbidienza » che commettevano gli obiettori di coscienza prima della legge che la regola.
Questa « disubbidienza » comporta sanzioni fiscali: per lo Stato infatti l’o.f. costituisce una
evasione delle imposte e di conseguenza il ministero delle Finanze potrà richiedere quanto dovutogli, con interessi e sovrattasse, ricorrendo anche al pignoramento in caso di ulteriore rifiuto. E’ quanto è successo a Torino nei giorni scorsi a Giuseppina
Castelli, che si è vista arrivare
gli uificiali giudiziari, incaricati
di sequestrarle i mobili.
Ma l’o.f. non è solo finalizzata
a questo scopo contingente. Essa
mira a provocare una legge —
analoga a quella per il servizio
civile — che sancisca la possibilità di una opzione fra destinazione a difesa armata e difesa non
armata della quota di imposte
che va al ministero della Difesa.
Come viene ricordato nell’ambito del nostro progetto « cultura della pace », questa problematica, se ci può porre dei dilemmi,
dall’altro può costituire un punto di forza nella lotta agli armamenti ed assumere l’aspetto di
un referendum su come la pensi
la gente a tal proposito.
Recentemente si è riunito a Torino il gruppo regionale del Movimento Internazionale della Riconciliazione-Movimento Nonviolento (MIR-MN) ed ha votato
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una mozione di cui citiamo i passi essenziali:
« L’attivo MIR-MN regionale,
esaminata la campagna di obiezione di coscienza alle spese militari del 1985 constata quasi
ovunque una crescita minore. I
punti dove si è verificato un più
significativo aumento sono le
parrocchie o comitati per la pace. Ritiene che tale situazione sia
anche legata a dei limiti della
campagna stessa che vanno corretti. In tale senso l’attivo chiarisce che l'attuale campagna si sospenderà quando sarà accolta, da
parte dello Stato, l’opzione fiscale.
(...) L’attivo MIR-MN sente la
legalità come una grande conquista civile e con questa campagna di disobbedienza civile
non intende in nulla minare lo
Stato di diritto, ma al contrario
vuole salvaguardarlo ribadendo
il diritto-dovere di resistere agli
attacchi alla Costituzione. Tale
è la installazione di missili capaci di colpire a migliaia di chilometri dai nostri confini. Il nostro
attivo propone una conferenza
regionale dal titolo: « Incostituzionalità dei missili: diritto-dovere di resistenza » da tenersi indicativamente sabato 30 nov. e domenica 1° dicembre del corrente
anno per ridefìnire e lanciare insieme la campagna di o.f.
Propone di invitare a partecipare a tale conferenza tutte le
espressioni di Chiesa — cattolica
e protestanti — che già hanno
manifestato interesse, così come
le forze politiche ed in particolare i Comitati per la Pace (...) ».
Ci auguriamo che un rappresentante della commissione « Pace e Disarmo » delle Chiese BMV
possa esser presente allo scopo
di poter poi dare un ulteriore,
documentato contributo alla riflessione delle nostre comunità
su questo argomento.
Roberto Peyrot
Perchè non preghi
il tuo Gesù Cristo?
ROMA, 11-13 OTTOBRE
Mercanti della morte
stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Peiiice (Torino)
Si svolge a Roma, presso l’Auditorium « Allamano », via Mura
Aurelie, dalTll al 13 ottobre un
Convegno sul tema « I mercanti
della morte » promòsso dalle
AGLI.
La prima giornata (venerdì 11
ore 16) presieduta da Franco
Dupré ctelTUnione Scienziati per
il disarmo vedrà, dopo l’introduzione del vescovo Bettazzi di
Ivrea, una comunicazione del
presidente AGLI Rosati (La società civile per la pace e il disarmò) e contributi sul traffico
delle armi (G, Graziola), sulla
riconversione dell’industria bellica (F. Battistelli), sul movimento dei lavoratori e la produzione
di armamenti (B. Liverani e E.
Pagani) e su sviluppo tecnologico e produzione delle armi (P.
Miggiano).
La seconda giornata, presieduta da E. Melandri, direttore
di « Missione Oggi » vedrà, dopo
tre comunicazioni di rappresentanti di « Mani Tese », Gruppo
Abele e CESPI, una tavola rotonda (ore 11) su «La regolamentazione del commercio delle
armi nelle legislazioni straniere». Invitati un deputato laburista inglese, un esperto di riconversione in USA, un deputato
cristiano sociale olandese.
Nel pomeriggio (ore 16) gruppi di lavoro; la sera (ore 21) un
dibattito tra il prof. Enrico Chiavacci e un rappresentante dell’Esercito su « Armamenti e
scelte morali ».
La terza giornata — presieduta dal vice près. naz. AGLI A.
De Matteo — sarà dedicata ad
una tavola rotonda (ore 9) sul
tema; « Dare all’Italia, entro il
1985, una legge per controllare
il traflilco delle -armi »: saranno
intervistati uomini politici. Sono
stati invitati: Pietro Ingrao, Benigno Zaccagnini, Giovanni Spadolini, Claudio Martelli, Roberto Cicciomessere, Giuncarla Co
drignani. Alle ore 12 conclusione in assemblea dei gruppi di
lavoro, proposte per una iniziativa culturale e politica.
Per adesioni e informazioni rivolgersi a AGLI, via Marcora
18-20, 00153 Roma, telefono 06/
5840463, 5840464.
Durante questa guerra in Afghanistan contro i russi, un
vecchio della tribù Baluci, patriota fanatico e musulmano,
che soleva portare il suo lungo
fucile dovunque andasse in difesa della sua fede e della sua
arida catena di montagne, portò una lettera che aveva ricevuto ad una infermiera inglese dell’ospedale missionario cristiano
di Bannu che si trova alla frontiera con il Pakistan.
La lettera era stata mandata
al vecchio da un ragazzo inglese dal Canada. « Scrivo — diceva — per ringraziarvi di avermi reso la salute, il rispetto di
me stesso ed un nuovo inizio nella vita. Ma soprattutto devo ringraziarvi per la mia fede in Gesù Cristo ». L’infermiera smise
di leggere e chiese di cosa si
trattasse. L’uomo le disse che
alcuni mesi prima aveva incontrato quel ragazzo inglese in una
stanzetta buia sul retro di un
piccolo albergo su uno dei passi dell’Afghanistan. Era in condizioni terribili; sporco, malato
di itterizia e drogato. I suoi
compagni hippy di Katmandu
Tavevano lasciato lì affinché potesse rimettersi. Con tutta la
cortesia di un pio musulmano,
il vecchio portò il ragazzo in
casa sua, lo accudì finché cominciò a riprendersi. Ma non
riuscì a vincere la sua tossicodipendenza ed ogni settimana
egli inviava un suo servo ad
una città di frontiera per com
prare ancora dell’eroina.
Dopo un mese il vecchio musulmano cominciò a supplicare
il ragazzo ; « Perché non preghi
il tuo Gesù Cristo? ». Ed era
così importuno ed anche così
strano che rivolgesse quel discorso ad un inglese non religioso, che alla fine il ragazzo
fece proprio quanto gli veniva
richiesto. Pregò e, lo si creda o
no, fu poi capace di uscire completamente dalla droga. Si vergognava però di tornare subito
a casa sua perché sapeva che
quello che gli era successo avreb
be amareggiato i suoi genitori.
Allora si imbarcò su una nave
a Karachi e raggiunse il Canada
ed ora aveva scritto al vecchio
per dirgli che aveva trovato un
buon lavoro e che sperava di
tornare in Inghilterra alla fine
dell’anno.
L’infermiera si volse verso il
musulmano e disse ; « Lo cred i
proprio? ». « Sì » le rispose. E
poi, realizzando il senso della
sua domanda, egli soggiunse ;
« Per un uomo comune, con un
modo di vita comune, 138313 già
che rimanga fedele alla religione dei suoi padri e preghi il suo
Dio. Ma quando un qualsiasi
essere umano è in una situazione tanto drammatica come quella di quel ragazzo, non c’è nien
te al mondo che possa salvarlo,
eccetto il potere di Gesù Cristo.
Lo so, di quello sono sicuro ».
Diana Beerbohm
Chiese e resistenza
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(segue da pag. 1)
que queste lettere come uno
scambio all’interno della famiglia ecumenica che ci dà la forza di continuare a prendere le
nostre responsabilità e a portare la nostra testimonianza.
— A Washington cercate dì
influenzare senatori e membri
del Congresso o lavorate di più
sull’opinione pubblica?
— Le Chiese fanno le due cose; non abbiamo dei gruppi di
pressione ufficiali a Washington.
Come Chiese siamo limitati dal
nostro sistema democratico. C’è
una reazione abbastanza forte
neli’opinione pubblica contro la
politica dei sondaggi dell’Amministrazione. In realtà tutti i
sondaggi d’opinione, da due o
tre anni, indicano che dal 65 all’80% dell’opinione pubblica è
contraria a questa politica,
— Come è già successo per
la guerra del Vietnam, l’attuale
politica del Governo degli Stati
Uniti nei confronti dell’America centrale risponde a interessi
molto potenti negli ambienti
economici. Si constata la presenza di una sorta di onda di
neoconservatorismo. Cosa pensate di fare per cercare di controbilanciare questi interessi?
— Ci sono diverse analisi delle ragioni per cui l’Amministrazione Reagan pratica una determinata politica nei confronti
dell’America centrale. Evidentemente ci sono degli interessi
economici nord-americani molto
importanti nella zona, ma non è
questo ciò che spinge questa
politica. Si tratta piuttosto di
un anticomunismo fondamentale. Il gruppo che detiene il potere pensa che la sicurezza nazionale è minacciata dalla pre
senza di cosiddetti marxisti in
America latina; è questo ciò che
spinge questa politica estera. Le
Chiese possono cercare di far
luce sulla situazione, mostrare
la verità e proclamarla, posso
no cioè cercare di essere Chiesa.
— Dal momento che parla di
verità, qual è secondo lei la verità? Si tratta di un conflitto
Est-Ovest o di un conflitto NordSud?
— La risposta sta aU’incrocio
di questi due conflitti. Da una
parte c’è l’aspetto Est-Ovest che
è stato sovrapposto a questo
conflitto, come spesso succede
nel mondo di oggi. D’altra parte è anche un conflitto NordSud; ciò che è in gioco è l’autodeterminazione dei popoli del
Sud di fronte alla pressione militare, economica e politica delle
potenze del Nord.
Chiesa e sicurezza
— Il 7 giugno U.S., Fernando
Cardenal ha detto al Kirchentag di Düsseldorf ; « Un generale nord-americano mi ha detto
a Washington che i cristiani di
America latina sono i nemici
della sicurezza degli Stati Uniti ». Ha ragione questo generale?
— Non è una tesi nuova. Corrisponde alla dottrina della sicurezza nazionale illustrata già
nel 1969, quando il presidente
Nixon inviò una delegazione in
America centrale. Sotto la direzione del vice presidente Rockefeller fu sottolineato in tale occasione che non erano i movimenti di guerriglia dei partiti
di sinistra che avrebbero cambiato la situazione, bensì la Chiesa e soprattutto i movimenti
progressisti ed ecumenici nella
Chiesa. Da allora c’è stata Te
sperienza del Brasile, dove (a
Chiesa cattolica ha provvecliuo
l’ultimo spazio democratico ad
un popolo assediato dalla tortura e dalla violenza istituzionalizzate. L’ala marciante della
Chiesa ha ugualmente contribuito a rovesciare il sistema repressivo in Argentina. Un po’
dappertutto si è visto che in fin
dei conti la Chiesa era l’ostacolo più difficile da superare per
imporre un’egemonia.
In America centrale ci si impegna ora in una lotta senza
quartiere per stabilire chi dominerà nella regione. Saranno i popoli della regione che modelleranno il loro destino o domineranno le forze straniere? Le
Chiese in America latina rappresentano uno spazio di nazionalismo ma nello stesso tempo
una forza di autodeterminazione. In questo senso si tratta di
un attacco alla sicurezza concepito in termini molto controversi.
— Da ogni parte si sente dire
che il 1985 rischia di essere un
anno decisivo per ciò che concerne l’America centrale. Qual è
la sua opinione come persona
che può misurare la temperatura polìtica di Washington e di
New York?
— Per il momento non vedo
alcuna soluzione. Ho l’impressione che per il momento conflitti
e tensioni continueranno. Spero
che l’iniziativa dei paesi latinoamericani che formano il gruppo « Contadora » avrà un’influenza diretta. Aggiungo che i paesi
membro della NATO hanno anch’essi un’influenza molto importante sulla politica dell'Amministrazione Reagan. Se altri
paesi dell’Europa occidentale facessero pressione sul Governo
degli Stati Uniti, potrebbero favorire una soluzione pacifica.