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Anno 119 - n. 35
9 settembre 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
LETTERA APERTA AD UN PROVVEDITORE AGLI STUDI
« Assassinio in cielo »: così hanno titolato i principali giornali
del mondo occidentale la notizia
che i Mig deirUnione sovietica avevano abbattuto un Jumbo della
compagnia aerea sud coreana che
era sconfínato dalla rotta autorizzata. Uno scarno comunicato che
parla di sconfinamento e di spionaggio, è invece la notizia che i
cittadini dell’Unione Sovietica
hanno potuto leggere sui loro
giornali.
Due modi di commentare una
stessa notizia, corrispondenti agli orientamenti ideologici dei
blocchi che si fronteggiano nel
mondo.
Rimane il fatto — orribile —
dell’uccisione di 269 persone in
omaggio ad una logica di sicurezza delle installazioni militari del
proprio paese.
Davanti agli occhi di tutto il
mondo si è così evidenziata la
logica della difesa nazionale, l’automatismo dei meccanismi di difesa, la loro capacità distruttiva,
e il rischio potenziale che essi
rappresentano per la pace nel
mondo.
E’ aberrante la decisione dei
responsabili sovietici della distruzione di un aereo civile che
forse spiava, ma siamo sicuri che
questa sia una logica solo sovietica? Già Israele aveva negli anni scorsi attaccato un aereo civile libico che spiava e ucciso due
persone e per poco non si era arrivati ad una tragedia più grande. E che dire dell’aereo italiano precipitato nel Mediterraneo
qualche anno fa colpito molto
probabilmente da un razzo?
Su questa logica infatti i principali stati del mondo hanno
creato tutto un potere militare,
una organizzazione sociale che è
basilare per il funzionamento dei
vari sistemi. Negli USA si parla
di « complesso militare industriale » che regge una parte della politica, neirURSS quello militare
è un potere determinante degli
equilibri di potere interni. Per
questo in tutti gli stati sì condanna il fatto, ma non se ne spiega
la logica.
Invece è proprio questa logica
che va respinta, perché — come
è dimostrato da questo episodio
— è una logica di morte e annientamento. E qui, mi pare, acquista tutta la sua validità la logica e la proposta del disarmo
unilaterale. Perché mettere in
piedi congegni costosi e apparati militari di difesa sempre più
sofisticati (che però possono sbagliare o « indurci » allo sbaglio )
con conseguenze disastrose per
gli uomini? Non sarebbe forse
meglio impiegare le risorse, che
ci sono per questi apparati, in
strutture che ci facciano vivere
meglio e in pace? Il superamento deUa logica dei blocchi esige
atti di pace unilaterali, che testimoniano il rifiuto della logica della difesa e della sicurezza nazionale. Solo così il cordoglio per le
vittime potrà avere un significato positivo per la pace.
Disarmo unilaterale: una proposta difficile, ma non per noi
credenti che siamo chiamati a testimoniare Tunilateralità dell’amore e della grazia di Dio.
Giorgio Gardiol
Ecco perchè e come rifiutiamo
il "fondamento e coronamento"
La scuola, come la società, è una realtà in cui convivono posizioni (diverse - Non è pensabile
che una sola si arroghi il diritto di essere lo Stato - Come risposta, esonereremo i nostri figli
Nell'imminenza della ripresa delle scuole proponiamo ai nostri
lettori una riflessione sul vecchio problema dell'insegnamento della
religione cattolica nella scuola di stato sulla base di una lettera
aperta inviata da un gruppo di genitori e insegnanti di una scuola
elementare di Torino al provveditore agli studi.
Il problema è vecchio ma ha un risvolto nuovo. Nella seconda
metà dell'anno scolastico passato comparvero in Piemonte (come
già. era avvenuto in Lombardia) le “supplenti" incaricate di sostituire insegnanti che avevano dichiarato la loro non disponibilità ad
impartire l'insegnamento cattolico nella scuola. La nomina di queste supplenti si presenta evidentemente come un tentativo di ripristinare la pratica confessionale garantita dal Concordato ovunque
essa sia stata tacitamente ignorata o attenuata.
Poiché il problema si ripresenterà con ogni probabilità quest'anno, ci pare importante mettere in evidenza una risposta che
può raccogliere l’adesione di consistenti strati della popolazione
scolastica.
Signor provveditore,
il suo ufficio ha nominato una
insegnante di religione in nove
classi della nostra scuola, le cui
maestre avevano chiesto l’esonero.
Le scriviamo per chiederle ragione di questa decisione: non
contestiamo, beninteso, la legittimità formale del provvedimento, che corrisponde verosimil
mente a tutti i requisiti previsti
da tutte le leggi, regolamenti e
circolari in vigore. Vi sono però
dei casi, delle situazioni, in cui
circolari, regolamenti e leggi assumono un aspetto stridente con
la sensibilità comune, e la loro
applicazione « rigorosa » esula
dalla pura e semjilice fedeltà ai
propri compiti istituzionali.
Alla « Casati », per esempio.
da anni si erano verificate richieste di esonero dalla religione da parte di alcune insegnanti, senza che per questo il suo
ufficio sentisse l’urgenza di nominare una maestra, inviandola
appositamente a tenere questo
insegnamento. E anche quest’anno la decisione non è stata presa se non a gennaio, a metà dell’anno scolastico. « Se si è so
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Se puoi qualcosa, soccorrici!
r
Marco 9: 14-27
« Nulla sia più forte della vostra fede ». Guardando questo
motto di Gianavello scritto in
alto nell’aula sinodale ho ripensato da un lato al padre del fanciullo epilettico che chiede a Gesù: « Se puoi qualcosa, soccorrici ed abbi pietà di noi! ». E dall'altro lato ho pensato a noi a
cui queste parole sono rivolte.
E mi sono chiesta quanto spesso ci troviamo nella stessa situazione di questo padre. Quanto
spesso invochiamo anche noi il
nostro Signore: se puoi, fa’ in modo che questo mondo cambi! Diciamo, come il padre, « se puoi »
perché in fondo non vogliamo
credere che Egli possa fare davvero qualcosa per cambiarlo. Ci
consoliamo: sarà più tardi! Noi
non vedremo più la terra di Canaan!
Ma in fondo siamo delusi, se
non disperati, perché nonostante tanti sforzi, nonostante mille
analisi, discussioni, decisioni,
nonostante i sacrifici personali,
poco o niente cambia. Le cose
sembrano andare secondo una
loro propria regola sulla quale
non abbiamo alcun potere. Il
male intorno a noi, del quale siamo partecipi, sta aumentando
di giorno in giorno. Cresce co
me un muro insuperabile, invincibile. Non vediamo più quale
via prendere, essendo così vari i
suggerimenti. Appena abbiamo
scelto una via ci scontriamo con
mille ostacoli di odio e distruzione: il continuo riarmo, la crescente disoccupazione ed emarginazione di vasti strati della popolazione del nostro paese e di
altri. I nostri rapporti reciproci,
i problemi delle nostre comunità, delle nòstre famiglie. E noi
ci troviamo in mezzo a tutto ciò,
impotenti e disperati.
Ci sentiamo come il padre del
nostro testo che ha fatto di tutto per liberare il suo figlio dal
demonio. Si è rivolto per aiuto
sia ai farisei che ai discepoli ma senza successo. Lo spirito
maligno continua ad attaccarlo,
a dominarlo.
Ma questo padre non ha ancora perso tutta la speranza, non
si è ancora rassegnato, c'è ancora un’altra possibilità: c’è il Maestro! Così facciamo noi quando
non sappiamo più dove potremmo rivolgerci per chiedere aiuto:
c'è il Signore!
« Se puoi, aiutaci! ».
C’è ancora questa piccola speranza: se puoi! Ma quanto è piccola questa speranza! Molti rievocano ripetutamente tempi passati - tempi in cui tutto andava
meglio. Cercano la soluzione dei
loro problemi nel passato. Molti
altri vedono questa soluzione in
una prospettiva futura, in una
tecnologia sempre più avanzata,
in mezzi sempre più moderni.
Tanti però hanno paura e la
vivono ogni giorno perché sanno
che le cose vanno male e non
conoscono la giusta ricetta per
cambiare il circolo vizioso dell’egoismo, della menzogna, dell’ingiustizia. E così ricorrono come il padre, a questa domanda:
puoi qualcosa?
Ma a tale domanda di soccorso Gesù dà una risposta inaspettata: «Tutte le cose sono possibili a chi crede! ».
Ge.sù rifiuta questa domanda;
egli rifiuta di essere scambiato
per un « deus ex machina », un
mago che fa un miracolo per risolvere il problema.
Gesù invece si rivolge a noi,
alla nostra responsabilità di fronte al male che ci circonda e nel
quale siamo coinvolti, dicendoci:
se aveste fede, il problema si risolverebbe. La responsabilità per
le cose che vanno male e che noi
vogliamo addossare a Gesù - egli
ce la rende. Noi siamo responsabili, a noi Dio ha affidato queSitta Drücke (^ampi
(continua a pag. 12)
prasseduto fino ad ora — ci dirà — non è un buon motivo per
continuare così, tanto più che
il ministro della pubblica istruzione, con una circolare del 12
dicembre 1982, ha richiamato... ».
Qui sta il punto. Il ministro
ha richiamato la necessità di applicare una norma del regio decreto del 1928, quello che dichiara la religione « fondamento e
coronamento » della attività educativa. Corrisponde questa definizione alla sensibilità civile di
oggi? Può essere questo davvero lo spirito con cui si deve intendere il compito della scuola
pubblica?
Se vogliamo guardare le cose
con obiettività e realismo, dobbiamo constatare che in moltissimi casi, anche in quelli in cui
i maestri non chiedono l’esonero, le cose stanno in modo ben
diverso: che in pratica, quasi
nessuno, per fortuna, aderisce
nei fatti all’idea della religione
come fondamento e coronamento, perché per fortuna è diffusa
una visione assai più libera e
aperta dei compiti educativi della scuola, e perché la libertà di
coscienza sembra essere un valore acquisito in modo irreversibile. E’ questo il frutto di una
ventata di irresponsabile laicismo anticonfessionale? Non è
questa la verità.
La verità è che la scuola, come la società, è una realtà in cui
convivono posizioni assai diverse: vi è chi non crede in Dio; chi
è credente, ma di religioni o
confessioni diverse da quella
cattolica; chi ancora, cattolico
profondamente convinto, ritiene
che la religione sia una dimensione di vita e non ammette che
la si possa ridurre a materia di
insegnamento; di più, chi, proprio perché cattolico, sente di
dover rifiutare un privilegio confessionale che suona vergogna
in una società pluralistica.
Vi sono, infine, anche i pervicaci sostenitori della teoria del
« coronamento ». Ma che diritto
hanno, questi ultimi, di essere
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
9 settembre 1983
PER UN DIBATTITO
Etica: torniamo
a saperia iunga
A seguito della serie di articoli su «Fede evangelica e rapporti P*® stanno insieme senza
interpersonali » abbiamo ricevuto due commenti che volentieri pub- sposarsi oppure ie coppie sposablichiamo auspicando che il dibattito si allarghi -
corrente. Ma la responsabilità
nostra mi sembra quella di non
far mai discorsi che, mentre danno agli uni la sicurezza spietata
di sapere cosa si deve e cosa non
si deve fare, rischiano di schiacciare gli altri in im’incomprensione massiccia, che non ha nemmeno i vantaggi della solitudine
perché è fatta oggetto di interventi intrusivi.
Per esempio mi infastidisce
moltissimo e mi rattrista il sentir dire ((te pastori) che le cop
GRAVI SILENZI
Quando, qualche anno fa, al
nostro Sinodo si era parlato e
discusso di aborto, mi pareva
che nell’insieme e dal documento finale fosse emersa una posizione etica che avevo giudicato
« matura » dal punto di vista
umano e cristiano. Si era infatti
riusciti a metter da parte finalmente i bellissimi discorsi astratti su vita e progetto di vita (che
non aiutano nessuno) e ci si era
concentrati sull’esistente, sul rispetto delle scelte altrui e delle
sofferenze che stavano dietro a
quelle scelte, pur consapevoli che
non tutte le scelte fossero ugualmente sofferte. Il gran passo avanti mi sembrava quello di aver
rinunciato a sindacare come crederti sulle decisioni degli altri,
con quella sicumera di sapere
qual è la prassi peccaminosa e
quale la prassi giusta.
Da Un po’ di tempo in qua mi
sembra invece che stiamo avviandoci verso posizioni che tendono a restaurare un’etica che di
cristiano ha solo il bql frasario.
Tormamo a saperla limga, a dire
quali sono le scelte giuste e quelle sbagliate, trasformando le situazioni in cose, gli esseri umani
in pedine su una scacchiera. Di
qui ad additare categorie di persone o situazioni interpersonali
bollandole con giudizi stereotipati che equivaigono a una nuova
caccia alle streghe, il passo è
breve, e se non ci siamo ancora
arrivati ci possiamo sempre arrivare.
Io non sono certo un’esperta
di etica, nemmeno dal punto di
vista culturale. Ho solo questo al mio attivo: che nei miei
sessant’anni di vita ho cambiato
profondamente idee e posizioni
di mano in mano che facevo certe esperienze.
All’inizio sono state le esperienze altrui, delle quali come
psicoioga dovevo occuparmi ”dall’interno”. Ho smesso di fare quel
lavoro perché la sofferenza che
stava dietro alle esperienze di
quella gente di ogni età e strato
sociale non trovava in me un argine sufficientemente forte, quasi mi contagiava: mi pareva che
tutto quello che esisteva di « male » sulla faccia della terra avesse
giustificazioni profonde, concatenate le une con le altre. E devo
dire che mai ho trovato nei miei
pazienti banalità o leggerezza,
cattiveria o egoismo. Apparentemente c’erano persone che facevano dei male e persone che lo
subivano. Ma dopo cinque minuti di colloquio questa ridicola
distinzione spariva daila mia
mente, e quello che urgeva era
dare aiuto a rapporti profondamente malati. In certi casi questo mi è stato impossibile, e in
sostanza ero io che venivo aiutata a capire, a decentrarmi dalle mie sicurezze, a liberarmi da
questa perniciosa mania di distribuire torti e ragioni, di creare
magari un capro espiatorio, comunque di sapere quali sono le
scelte giuste e di pensare che « a
me (o ai miei figli, o in casa mia)
questo non capiterà mai ».
Invece poi sono state proprio
le esperienze mie e quelle di persone molto vicine a me, a farmi
proseguire sulla via dello smantellamento di quegli stereotipi etici con cui tanto facilmente colpiamo il nostro prossimo. Quando personalmente ci troviamo
coinvolti (e non per fatalità, ma
perché il contesto dei rapporti
tra persone è una rete complessa e non una costruzione soggettiva) in un’esperienza che implichi scelte, atteggiamenti, comportamenti molto diversi da quelli
che avevamo pensato possibili,
ailora sì ci rendiamo conto di
come, in precedenza, giudicassimo spietatamente, e superficialmente, senza sapere in realtà di
che cosa stavamo parlando.
Ci accorgiamo anche che tutto
può capitare a tutti. Che per esempio né repressività né permissivismo (parole rassicuranti!) possono, per nostra buona
pace, essere considerati causa di
questo o quell’« effetto-figli »,
perché le persone non sono dei
robot o delle tabule rase, e tutto
quello che ricevono da noi lo
rielaborano in modo unico, personale e irripetibile. Ci accorgiamo anche che a noi stessi può
capitare qualimque cosa, e che le
nostre scelte allora sono sorrette da giustificazioni che mai ci
saremmo sognati di prestare agli
altri. Comprendiamo per esempio che è moito grave pretendere di legiferare come cristiani su
quel che è lecito e quel che non
è lecito nel campo più strettamente intersoggettivo, quello dell’amore e della sessualità, un
campo in cui le scelte devono
necessariamente essere diverse
come sono diverse le persone, le
coppie, i. rapporti, le situazioni.
O vogliamo considerarci tutti dei
robot telecomandati?
D’accordo sulla diversità dell’etica cristiana rispetto a quella tradizionale come a quella
te che decidono di non aver figli
sono formate da giovani egoisti
che rifiutano le responsabilità (il
che, tradotto nel linguaggio clericale sottostante, significa: « sono peccatori», esattamente come per i monsignori cattolici).
Cosa mai vi fa pensare di conoscere le motivazioni per cui sono state fatte certe scelte? E
quand’anche le conosceste, chi
vi dà il diritto di valutarle per
stigmatizzare grossolanamente le
persone?
Così pure trovo grossolano imporre la stereotipata e più che
mai « corrente » concezione dell’amore e del matrimonio che è
tipica di tanti pastori per valutare sulla base di quella le esperienze e le scelte degli altri. Diciamolo allora chiaramente, che
vogliamo portare avanti la vecchia ideologia della coppia ben
assortita p)er età e vocazione,
sesso e procreazione, con tutte le
sue cosine bene a posto, e che
l’etica cristiana « diversa », su
cui tante belle parole si possono
dire, diventa in pratica qualcosa
tra quella tradizionale e quella
corrente, ma solo perché prende qualcosa dell’una e qualcosa
dell’altra.
Nei prossimi amii, si dice, la
nostra chiesa dovrà affrontare
problemi di ètica sessuale. Cerchiamo di ripuiirci un po’ dalle
nostre ipocrisie, prima di accapigliarci su un documento che
stileremo « come credenti ».
Rita Gay Cialfl
Facile sociologia
Ho seguito con attenzione gli
articoli, interessanti e profondi,
della rubrica « Fede evangelica e
rapporti interpersonali » e vorrei intervenire offrendo come
contributo al dibattito una breve
riflessione di carattere « laico »
sul tema deH’adulterio affrontato da Franco Giampiccoli nel numero del 29 luglio 1983.
I lati positivi dell’articolo di
Giampiccoli mi sembrano questi:
la condanna della morale tradizionale e della morale corrente
che giudicano, senza alcuno sforzo di comprensione, l’wadultera»;
l’invito alla schiettezza di un rapporto coniugale che bandisca ipocrisie e inganni; il riconoscimento della « passione » come elemento fondamentale dell’amore
umano.
Ciò che non condivido è invece
il tono di facile sociologia dell’articolo, facile perché generica: l’adulterio è. sì, segno di crisi del
matrimonio, ma spesso è segno
di crisi salutare del matrimonio
come « istituto » che viola le libertà individuali e che serve
egregiamente a controllare e legalizzare sessualità e creatività
destinate magari a contrapporsi
all’attuale sistema di valori e di
potere.
In questo senso occorre, credo, distinguere all’interno di quel
« più della metà di donne che
tradiscono il proprio marito » fra
chi agisce seguendo un codice di
comportamento « borghese » con
il relativo mito dell’« amante » e
chi, uomini e donne, pagano invece pesantemente sulla propria
pelle la scelta della difficilissima
ricerca di una libertà di rapporti
umani, quella libertà che non
conosce « istituti » a legittimaria
e nella quale io credo come fondamento di una migliore società
futura.
Parlare allora, come fa Giampiccoli di « trappola », di « inganno » insiti nell’adulterio ha
senso solo se si riconosce e si
accetta il matrimonio come istituto coercitivo, come norma che
può essere violata; se invece il
matrimonio non è inteso così
(come così non lo intende lo
stesso Giampiccoli), ma è visto
come libera scelta, anche di fede, allora quei termini stonano,
diventano termini moralistici, riduttivi, poveri.
Così come povero diventa nel
contesto dell’articolo il termine
di « amore - passione » che Giampiccoli fa risalire all’amor cortese (quell’amore, tra l’altro, che
fece « saltare » l’istituto medievale dei matrimoni combinati
dall’infanzia e che apri la strada
all’amore laico stupendamente
rivendicato ad esempio nel Decamerone del Boccaccio che fa
difendere una donna accusata di
adulterio e condannata, per iegge, a morte con l’affermazione
che le leggi devono essere fatte
anche con il consenso di chi le
deve subire).
Avrei piuttosto condiviso, a
proposito delle infiuenze culturali ancora dominanti nella nostra
epoca, il riferimento al mito borghese deila « donna fatale » presente in tanta stampa « femminile », mito elaborato, non a caso più recentemente daila cultura decadente accanto al conseguente disprezzo per la quotidiana esistenza e all’esaltazione del1’« avventura » fuori dalle ristrette norme comuni.
L’invito finale di Giampiccoli
ad affrontare il problema dell’adulterio con « realismo » io lo
interpreto quindi come invito a
leggere la realtà senza miti e
senza « istituti » ( civili o religiosi) in uno sforzo di libertà costruito giorno per giorno attraverso le prove e gli errori.
Il « non giudicare » diventa allora la logica conseguenza di
questo atteggiamento che non
ha vie da indicare perché non ha
neanche alcun « peccato » da riconoscere. Claudia Peirone
Caro direttore
ho sempre apprezzato il tentativo
dell'« Eco-Luce » di portare avanti un
discorso di informazione e commento
sui grandi fatti del mondo che, pur con
difficoltà e limiti inevitabili, rifiuta di
identificarsi con uno degli schieramenti contrapposti e cerca di ragionare
senza odio. Una brutta caduta rispetto
a questa linea di civile impegno è l'articolo di E. Boceara, La tragedia palestinese, pubblicato sul numero 27 dell'8 luglio, che sferra un durissimo attacco all'OLP di Arafat e alla politica
di brutale e miope egoismo degli stati
arabi. Molte delle accuse di Boceara
sono vere, altre sono distorsioni propagandistiche e vere e proprie falsificazioni, ma più gravi ancora sono i
suoi silenzi, veramente inaccettabili.
Nel breve articolo, che ripercorre mezzo secolo di storia della Palestina, non
sono mai citati gli Stati Uniti (invece
l'URSS gioca il consueto ruolo di cattivo), mentre lo stato di Israele ha una
parte sempre e soltanto positiva (salvo
una blanda critica ai massacri libanesi
del ministro Sharon). Certo, su molti
punti di queste vicende tragicamente
complesse è ancora aperta la discussione, ma come è possibile sostenere
oggi una visione così manichea, in cui
Israele ed i suoi alleati hanno sempre
ragione e gli arabi ed i loro alleati
sempre torto? come è possibile fare
un unico fascio di tutti gli arabi, filorussi e filoamericani, petrolieri e guerriglieri, perseguitati e persecutori, tutti accomunati nel disprezzo proprio in
quanto arabi?
Questo atteggiamento non mi sorprende più, purtroppo, nella propaganda dei governi israeliani, ma mi disturba sulle colonne dell'« Eco-Luce ».
Giorgio Rochat, Milano
STATO DELLE COSE
Su « La Luce » del 27.5 u.s., dopo
aver riportato il giudizio, apparso su un
quotidiano, affermante che nella Chiesa
Valdese «la guida del giornale, della
Tavola e di ogni altra carica è stata
presa dai comunisti o socialisti di sinistra », il Direttore ha dichiarato che
quest'accusa è menzognera e costituisce « illegittimo discredito della struttura della nostra Chiesa ».
Questo diniego appare certamente valido, ma nella sua forma assoluta e
perentoria non rispecchia lo stato delle cose nei rapporti tra autorità valdesi e comunisti, quali si sono venuti delineando in questi ultimi anni. Sarebbe
quindi stato più opportuno che il pastore Giampiccoli avesse colto l'occasione
per chiarire la situazione.
Invero l'attuale moderatore, che vota per il P.C. da vari anni, e quindi da
prima del noto « strappo », ha parlato
dei comunisti, in forma allusiva, come
di « coloro con i quali intendiamo operare per la giustizia »; e in un « sermone » a Comiso ha detto che dobbiamo combattere « con quella parte del
movimento operaio che sola vuole realmente la pace », senza dubbio i comunisti, ancora una volta non nomii'ati.
Dal canto suo il pastore Tullio Vinay,
sempre in forma allusiva, ha addirittura
glorificato i comunisti, definendoli ora
« portatori della Croce di Cristo » ora
« milioni di uomini che non vivono per
se stessi ma per il prossimo ».
CI si domanda perché tanta riluttanza ad ammettere esplicitamente che si
vuole agire politicamente con ,i comunisti e per il comunismo.
Il fatto stupisce ancora di più quando
si sa che, per parte sua l'on. Berlin
MODENA
Lutero
Organizzato dalla Fondazione
Collegio S. Carlo di Modena (via
S. Carlo 5), avrà luogo nei giorni 14-16 ottobre un convegno su
« Lutero nel suo e nel nostro
tempo ». Il programma prevede
relazioni di Giuseppe Alberigo,
Alberto Bondolfi, Ugo Gastaldi,
Brunero Gberardini, Paolo Ricca e una tavola rotonda con la
partecipazione di Italo Mancini,
Mario Miegge e Jos Vercruysse,
guer, segretario del P.C.I., dopo un incontro con il moderatore, ha dichiarato, con compiacimento: « Tra noi comunisti ed -i cittadini di fede evangelica c'è una naturale convergenza, non
solo sulla politica generale più utile al
paese ma consonanza piena sulle questioni della moralità e della pace ».
A questo punto è giusto chiedere a
coloro ohe dirigono la nostra Chiesa
perché ritengano sia utile alla missione, alla quale la Chiesa è chiamata, affiancarsi al comuniSmo (ateo)
quando l'unica sua grande realizzazione
è lo stato sovietico russo, che ancor
oggi, a oltre 60 anni dalla Rivoluzione
d'Qttobre, viene autorevolmente definito « sistema reclusoirio e annientatorio
che non ha uguali per durata e quantità di vittime » (Vittorio Strada, Corriere della Sera, 26.6.83); sistema, si deve precisare qui, in cui ie chiese cristiane sono ancelle del potere.
Renato Paschetto, Milano
PRECISAZIONI
Scusandoci per il ritardo, pubblichiamo questo intervento sulla lettera
del past. Panasela al card. Pappalardo.
Caro Direttore,
desidero fare alcune annotazioni alla lettera inviata dal past. P.V. Panascia a « L'Qra » e pubblicata il 30 aprile 83, di cui uno stralcio è stato ospitato su « La Luce » del 20.5.83.
1) La lettera è stata inviata a nome
della comunità evangelica Palermo-Noce. Ciò non risponde a verità, perché la
comunità non è stata né consultata né
informata. Essa ha appreso della lettera e del contenuto attraverso la stampa.
Ci sono state rimostranze dei due consigli di chiesa per il metodo scorretto.
Credo che il metodo comunitario è essenziale per <il modus essendi et vivendi delle comunità il cui patrimonio
teologico e culturale affonda le radici
nella Riforma. Il carisma, se di esso
si tratta, è soggetto alla comunità ed è
in funzione della sua edificazione. Si
dovrebbe essere disponibili a correre
il rischio dell'ascolto del carisma nella
comunità e non ad accettare la sicurezza del carisma al di sopra della comunità (Mt. 20: 25 ss.). Il carisma perciò
non è legge a se stesso.
2) Sono anche io solidale con il card.
Pappalardo, ma sul piano politico, ben
consapevole dell'incidenza che possono avere le sue ferme parole contro
la mafia sulla cultura e sul costume di
tanti cattolici, talché è legittimo attendersi una traduzione diversa dei loro
voti.
3) Non posso né debbo esprimere
la stessa solidarietà sul piano religioso, perché il ministerio di Pappalardo,
come quello di tutti i cristiani, non ha
bisogno di « testimonianza » né di atteggiamenti mentali santificatori (parliamo
da credenti), se è vero che è scritto:
« Così anche voi, quand'avrete fatto
tutto ciò che vi è comandato, dite;
Noi siamo servi inutili; abbiam fatto
quel che eravamo in obbligo di fare »
(Le. 17: 10) oppure se poniamo mente
all'altro severo ammonimento di Gesù: « Guardatevi dal praticare la vostra
giustizia nel cospetto degli uomini per
essere osservati da loro; altrimenti non
ne avrete premio presso il Padre vostro
che è nel cieli » (Mt. 6: 1). Altri passi e sensi della Bibbia sollecitano il
cristiano a non soggiacere, anche nei
momenti più drammatici del servizio,
alla legge della carne.
4) Non sarebbe fuori luogo se c|avanti alla nostra mente illuminata dal
detto di Gesù: « Chi non è contro a
noi è per noi » scorressero tutte quelle
persone che hanno messo la vita per
gli altri e hanno creduto nella possibilità di mettere in moto processi di liberazione.
Di qui potrebbe partire correttamente
un moto di conversione, di cui il « modo scorretto » dei detenuti deil'Ucciardone sarebbe il pungolo. Ma allora il
mea culpa investe tutti i cristiani, perché da secoli trasmettono in larga misura e quel che è peggio inconsciamente
l'ideologia della conservazione, terreno
di coltivazione di prìncipi e generali.
Infatti se analizziamo a fondo il nostro
linguaggio religioso, non possiamo non
comprendere come esso sia veicolo e
rivelazione di quel che la chiesa ha
fatto per ridurre la potenza (dynamis)
di sconvolgimento del vangelo.
Fraternamente.
Alfonso Manocchio, Palermo
3
9 settembre 1963
UN CAMPO TEOLOGICO A TRAMONTI - LUGLIO ’83
fede e cultura 3
GLI ANZIANI E NOI
Capire la risurrezione Una piccola mamma
« Se Cristo non è risorto, vana
è la nostra fede ».
Dopo un excursus sulle cradizioni ebraiche, giudaiche e intertestamentarie, si è affrontato il
problema della risurrezione, per
rispondere se, per la comunità,
debba essere più importante la
risurrezione in sé o il significato
di essa.
Per la ricerca esegetica e teologica si è seguita Tipotesi di W.
Marxen in proposito e, dal punto di vista dogmatico, ci si è valsi della presentazione di F. Gogarten sul significato della risurrezione.
Dalla concezione ebraica della
salvezza, intesa come azione di
Dio nella storia del popolo, si è
passati al concetto individualistico-ellenistico, del « come ci si
salva, anche di fronte alla morte? ». Nella più antica tradizione ebraica il risorto era l’eroe
di Dio, cioè colui che compiva
opere per l’instaurazione del Regno, in un secondo tempo il risorto è stato considerato l’uomo giusto, che, partecipando alla giustizia divina, riceveva il
premio; nella successione dei
tempi tutta l’umanità partecipa
di questa realtà. Stabilito ciò, si
è notato che nel mondo giudaico
sono state poste le domande:
« come avviene la risurrezione? »,
« anima o anima e corpo? », « il
giudizio è dato prima o dopo la
risurrezione? ».
Le risposte sono dettate dalla
precomprensione di ognuno.
Ora, tutto quanto è stato detto, appartiene al mondo giudaico. Ma nel mondo cristiano troviamo altri annunci: Cristo è il
primo dei risorti.
La esegesi dei racconti neotestamentari ci porta a scoprire
che ci sono diverse fonti che, però, concordano su alcuni punti
fondamentali: morte di Gesù, sepolcro vuoto, Gesù appare, comando missionario. Agli scrittori dei Vangeli interessa dimostrare che l’opera di Gesù continua
con la risurrezione, continua nonostante la morte. I testi biblici — sia detto chiaramente —
non parlano mai dei fatti che riguardano la risurrezione. La frase: « Io sarò con voi fino alla fine
dell’età presente » significa, secondo Marxen, che l’essere discepoli del Gesù terreno è un
fatto che ancora oggi avviene,
con il comando missionario realizzato dal credente: questo è
più importante della risurrezione
stessa; il mettere in pratica la
predicazione di Gesù è « Risurrezione ».
Anche il fondamentale testo di
I Corinzi 15, rimanda a tradizioni pre-evangeliche: queste non
indicano il fatto, ma la nascita
della fede (il Gesù che si rivela
a Pietro, Giacomo ecc.).
Paolo, dunque, annuncia un
messaggio fondato sul miracolo
della fede dell’oggi, basata sulla
continua presenza del Vivente,
attraverso la predicazione del Gesù storico terreno.
Questi risultati esegetici e teologici sono stati confortati dalla
lettura dogmatica che F. Gogarten ha fatto del problema. Non
si può comprendere la risurrezione se non a partire dal significato della morte di Gesù. Questa non è « drammatica », perché termine di una vita, ma perché dimostra che l’ubbidienza di
Gesù, che lo ha condotto ad affrontare coscientemente la morte, rivela non una parola di vita
da parte di Dio per l’umanità,
ma la definitiva condanna dell’uomo, perché seguace del proprio mondo, in contrapposizione
al mondo divino.
Gogarten mostra come la gran
de tentazione di Gesù sarebbe
stata il rifiuto del riconoscimento di questa condanna (Padre,
perché mi hai abbandonato? Allontana da me questo calice).
Gesù non si chiude a questa realtà, ma si abbandona totalmente
alla volontà di Dio. Vera morte
appare, dunque, un rapporto di
chiusura deH’uomo nei confronti di Dio e tale chiusura si concretizza nella paura dell’individuo di offrirsi, nudo e totalmente disponibile, aH’incontro con
l’altro. Gesù supera la morte,
cioè risorge, perché non si è chiuso in se stesso di fronte allo
scandalo (per Lui) della condanna di Dio sul mondo.
Risurrezione significa, perciò,
vivere così come Gesù ha predicato la Vita. Il miracolo non è
pertanto il « fatto », perché, credendo ciò, saremmo degli idolatri, ma ' il nostro giungere alla
fede, cioè il nostro vivere una
vita totalmente disponibile e aperta. Le Chiese cristiane devono
imparare a vivere la tensione tra
esegesi, teologia e dogmatica. Si
sa che non è possibile un approccio obiettivo ai testi, perché
ciascuno di noi l’interpreta a partire dalla propria comprensione.
Il Campo si è espresso sulla
indispensabilità di una attività
intellettiva che spieghi al credente le ragioni e le modalità della
sua fede: questa è « teologia ».
Non è pensabile lasciarsi passivamente guidare dalle precomprensioni altrui (ivi compresa
la Chiesa). Ogni espressione della fede non può risolversi in una
certificazione di credenze, ma
deve essere continuamente confrontata e con il dato biblico e
con la propria, individuale storia e con l’impegno pratico nella
comunità per il mutamento di
questa realtà di « disubbidienza ».
Dal profondo dolore per la
recente perdita della mamma
sono indotta a partecipare alcune considerazioni che forse
potranno aiutare qualche figlio
ad assistere il genitore molto
anziano meglio di quanto finora tutti abbiamo fatto.
E’ su un punto soprattutto che
mi voglio soffermare, collegato
con le particolari vicende evolutive ed involutive della psiche
umana.
Si dice che i vecchi ritornano
bambini; è una espressione popolare che riconosce una realtà psicologica che va però rimeditata
e rielaborata con una coscientizzazìone profonda da parte di chi
vive il rapporto con il vecchio,
specie se questi è il proprio genitore.
Premetto che in questa breve
e incompleta nota mi limito a
considerare la sfera affettiva ed
il suo rapportarsi all’invecchiamento, astraendo quindi da eventuali problemi di decadimento
mentale; questi ultimi infatti
possono anche mancare, mentre
non mancano mai i presupposti
sociali che incidono sull’affettività: pensionamento, solitudine per
vedovanza, allontanamento da figli, amici, diminuzione del reddito o della possibilità di gestirlo, avvicinamento alla morte.
E’ necessario considerare che
l’uomo ha una prole molto inetta che per anni dipende dall’adulto per la sua sopravvivenza, per
i suoi bisogni, per la sua felicità.
E’ tale l’abitudine a questa dipendenza che l’autonomia e l’indipendenza devono a loro volta
essere conquistate dall’adulto, sovente con faticosi laceramenti,
sempre con sforzo notevole. L’uomo resta « figlio-bambino » molto a lungo, spesso anche troppo.
Ma una volta raggiunta più o
meno completamente l’autonomia, quasi inavvertitamente si
incomincia, nella più gran parte
UNA FIGURA EMINENTE DI VALDESE, USA
Francis Ghigo
TRA I LIBRI
L’armatura di luce
Il 2 agosto è morto, nella sua
casa di Davidson (North Carolina, USA), il prof. Francis Ghigo. Il suo nome, che è certamente sconosciuto alla maggior
parte dei lettori de ’La Luce', è
citato al n. 3198 della Bibliografia Valdese di A. Armand Hugon
e G. Gönnet, nel paragrafo dedicato a ’Dialetti e quistioni linguistiche’, per essersi egli occupato, nella sua Master’s thesis
(1937), della parlata occitana di
Valdese. Sulla base di questa indicazione, riuscii qualche anno
fa a mettermi in contatto con
l’Autore, con il quale ho poi continuato a corrispondere regolarmente, ed è legato a questo rapporto epistolare il rinascere in
F.G., già in pensione, dell’interesse per il suo lavoro giovanile,
concretatosi con la sua revisione
e infine con la pubblicazione,
avvenuta nel 1980 {The Provençal Speech of the Waldensian
Colonists of Valdese, North Carolina, Historic Valdese Foundation, Valdese, N.C.: se ne veda
una recensione nel n. 152 (1983)
del ’Bollettino della Soc. di Studi Valdesi’).
Nato a Scranton in Pennsylvania da famiglia originaria di Frali e trasferitosi ben presto a Valdese, F.G., compiuti gli studi superiori al Davidson College e a
Chapel Hill (Univ. of North Carolina) iniziò subito la sua lunga attività di docente esercitando in varie sedi fra le quali la
stessa Università di Chapel Hill
e il Davidson College, dove tenne corsi di francese fino al 1972.
Membro di numerose associazioni linguistiche e religiose statunitensi, egli aveva una particolare predilizione anche per gli
studi storici, ai quali potè dedicarsi attivamente soprattutto dopo il suo pensionamento (1974),
con una rubrica su The Valdese
News, di argomento per lo più
valdese, e vari articoli su The
Mecklenburg Gaiette, che ospitava anche le sue cronache della
vita comunitaria dei Valdesi della sua città. Ma F.G. va ricordato in particolar modo, assieme
a U.T. Holmes e a J.D. Bounous
(v. ’Boll. dell’Atlante Linguistico Italiano, III Serie, 3-4, 1979-80,
pp. 100 s.}. fra quanti hanno contribuito — con studi che per la
parte documentaria si rivelano
di grande interesse in quanto risalenti a parecchi decenni or sono e riferiti a una situazione dialettale per diversi aspetti assai
complessa — alla conoscenza della realtà linguistica e socioculturale dei ’Waldensian Colonists’
e, più in generale (v. ibid.; pp.
100-104), della dinamica, osservabile in alcune sue variabili, del
mutamento linguistico.
L’attaccamento di F.G. alle comunità d’origine si manifestava
anche in forma di aiuto concreto;
i lettori ricorderanno, l’offerta
recente (v. ’La Luce’, l4.1.’83) di
una borsa di studio presso il Davidson College da lui ottenuta
appositamente per uno stude;nte
valdese. Anche di questo, nell'accomiatarci da lui, lo ringraziamo.
Arturo Genre
Di questo volume ^ inviatomi
con cortese premura dall’autore
al momento della sua pubblicazione mi sono ripromesso molte
volte di dare notizia ai lettori
del giornale senza poi mantenere
l’impegno. Forse per mancanza
di tempo, non certo d’interesse,
più probabilmente per la difficoltà del testo.
L’autore, di vastissima cultura
umanistica, ha ricevuto lo scorso
anno i) premio Martinetti presso
il Circolo della Stampa di 'Torino
a testimonianza dell’interesse e
del valore della sua pubblicistica.
La difficoltà di lettura è data
prop>rio dalla ricchezza e varietà
delle citazioni. Dovrebbero, nelle
intenzioni, aiutare a comprendere, affiancare, completare il pensiero dell’autore, non di rado lo
imbrigliano in una rete di riferimenti, interessanti ma marginali.
La tesi è espressa già chiaramente dal sottotitolo dell’opera;
Manuale laico per l’uomo religioso; non è nuova ma sembra avere sempre un certo fascino per
molte persone ai margini del cristianesimo. e non di rado al suo
interno stesso. Si tratta di rileggere la vita e l'opera di Gesù non
in chiave di professione di fede
ma di valori spirituali.
« La (sua) grande rivelazione è
rivelazione dello spirito, della
spiritualità della vita ». Gesù assume così i caratteri di un maestro di umanità e di vita, di una
grande figura storica, un genio,
un esponente di quella aristocrazia umana che ha lottato per innalzare l’uomo sottraendolo alla
sua meschinità e povertà interiore per condurlo ad una vera
realizzazione degli ideali umani.
Alla luce di questi orientamenti vengono riletti i testi evangelici, le parabole, il sermone sul
monte.
All’autore non sono di gradimento, e lo si comprende, quelle
interpretazioni di tipo socialeggiante populista di un Gesù immerso nella parte della Storia
mentre le sue preferenze vanno
a quella tradizione spiritualeggiante, quella dei « Grandi Iniziati » per intenderci.
11 tentativo è di valorizzare la
vicenda e l’insegnamento di Gesù
in un contesto culturale, come il
nostro, scarsamente interessato
ai problemi spirituali, dominato
dal materialismo laico o da una
religiosità spicciola che dissolve
i grandi valori dello Spirito.
Si può discutere e ridimensionare, come fece Miegge nel suo
classico saggio su « T^otestantesimo e Spiritualismo », si tratta
comunque di ima voce di profonda umanità e sensibilità che_merita ascolto anche se per noi credenti Gesù è più che un grande
maestro.
Più che un saggio, ma non meno, si potrebbe rispondere alla
luce del nostro testo, meno nel
senso di ridurlo ad una dimensione priva della grandezza dell’umano.
Giorgio Toum
* Pino Mensi, L’armatura di luce.
Longo editore, Ravenna 1980, 200 pp.
dei casi, a perdere forze, enerpe,
salute, peso sociale, economico,
potere. L’invecchiamento, anche
se lento e inavvertito, è un progressivo impoverimento, una continua depredazione, una diminuzione che si fa sempre più massiccia fino aH’impoverimento estremo che è quello della morte.
La diminuzione delle facoltà di
autonomia, come è per lo più
data dall’estrema vecchiezza, ripropone al vecchio tutta una serie di bisogni, di paure; di solitudini analoghe a quelle sofferte np
lunghi anni dell’infanzia. La dipendenza appresa nelle situazioni infantili di inadeguatezza, incapacità, incompletezza dovute
all’immaturità fisica e psichica
legata all’età, si ripresenta quando le medesime situazioni e sensazioni vengono vissute dal vecchio. Mentre però nel bambino
tutto è predisposto per attirare
tenerezza, dalle fattezze al tipo
di espressività, nel vecchio tutto
sembra fatto per allontanare e
la sua dipendenza viene vissuta
da chi lo frequenta come deplorevole, vergognosa, da superare.
Il figlio è poi quello che più di
ogni altro rifugge dall’accettare
nel genitore questa regressione
affettiva, per un senso di imbarazzo, di pudore, di rispetto anche, a volte di rabbia.
E’ a questo punto invece che
andrebbe rinnovato, quasi capovolto, il rapporto figlio-genitore.
Di fronte al genitóre vecchio è necessario che il figlio si faccia madre e padre e che accetti il bisogno che ha il vecchio di essere
amato eome un bambino. Soprattutto è necessario non connotare
il riconoscimento di questa regressione affettiva di considerazioni negative. E’ una questione
affettiva, non intellettiva. Non si
tratta di rimbecillimento. Si tratta di bisogni reali evidenziati da
carenze reali in una psiche, quale
è quella umana, che funziona in
questo modo. Si tratta di dare
ai genitori molto vecchi, oltre
alle cure e all’assistenza, anche
la tenerezza. Si tratta di prender
coscienza di avere dinanzi a sé
una piccola mamma o un piccolo papà con tutti i bisogni affettivi di un piccolo bambino, ma con
la piena dignità di adulto, il che
implica il riconoscimento della
sua personalità quale noi abbiamo conosciuto negli anni della
sua maturità. Si tratta in fondo
del difiìcile compito di conciliare
un atteggiamento filiale con uno
materno e paterno.
J.
ECUMENE
Corso
di animazione
biblica
I vari metodi per affrontare
in gruppo un testo biblico saranno presentati dal past. Yann
Redalié al corso di animazione
biblica organizzato dalla Federazione Femminile Evangelica
Valdese e Metodista che si terrà
ad Ecumene nei giorni 1-2 ottobre.
L’incontro si aprirà il 30 settembre con la cena e terminerà
con le conclusioni dopo il pranzo di domenica 2
Al corso sono invitati a partecipare, oltre alle sorelle delle Unioni e gruppi femminili,
tutte le persone interessate: monitori, catechisti, responsabili di
gruppi giovanili, membri dei
consigli di chiesa, ecc.
II costo complessivo del corso è di L. 30.000.
Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi al più presto a Claudia Oaudi, via del Passeggio
125, 02044 Forano Sabino (RI).
4
4 vita delle chiese
■T
i
9 settembre 1983
Verso la fine dell’estate
PREDICATORI LOCALI
Attirare nuove forze
Splendide giornate
di sole accompagnano l'inizio di questo
settembre. Un mese
ideale per compiere
escursioni, per incontrare la gente agli
oip&ggi prima delle
piogge autunnali.
In appendice al Sinodo anche
quest’anno i predicatori locali
hanno avuto alcune ore di incontro sabato mattina 27 agosto.
Il problema fondamentale è
quello di sempre; attirare nuove forze. E’ stato messo a punto uno schema di pieghevole che
sarà distribuito nelle chiese, che
non sempre sono informate, malgrado il manifesto diffuso lo
scorso anno, sull’iter da seguire
per la preparazione dei candidati.
Si è preso atto ancora una
volta con soddisfazione che offerte ce ne sono e che si tratta,
quindi, essenzialmente di valorizzarle. La disponibilità della
Commissione Studi per piani
flessibili, soprattutto per coloro
che hanno sostenuto esami in
Facoltà di Teologia, dovrebbe
permettere una migliore utilizzazione degli studi teologici
eventualmente già compiuti dai
candidati. Inoltre la possibilità
di esami decentrati in varie regioni italiane dovrebbe risolvere
la difficoltà di alcuni a lasciare
il loro lavoro per alcuni giorni
per recarsi a Roma a sostenere
gli esami.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Graditi ospiti
FRAMOLX^O — Un gruppo di
persone della comunità di San
Marzano Oliveto (Asti) è venuto a farci visita domenica 24 luglio ed ha partecipato con noi
al culto, presieduto dal pastore
Paolo Spanu, che ringraziamo
vivamente per il suo chiaro messaggio. Siamo felici di aver potuto ospitare questi amici e di
aver trascorso ima giornata serena in loro compagnia. Peccato
che il cielo non fosse altrettanto sereno, per cui non hanno potuto ammirare le « nostre » montagne, ma ci auguriamo che ritornino ancora altre volte in
mezzo a noi.
• La comunità ringrazia di
cuore il fratello A. Garrone e il
pastore P. Spanu che hanno presieduto alcuni culti nel corso di
questi mesi estivi.
gliamo ringraziare per aver dato a queste sorelle una lunga vita nel corso della quale hanno
saputo amarlo e servirlo fedelmente.
riunione quartierale « straordinaria» in cui verranno presentate delle diapositive sui luoghi
luterani e su Israele. Tutti sono
invitati a partecipare.
Trovarsi insieme
Riconoscenza
• La comunità ringrazia di
cuore ancora una volta Ugo Zeni che ha predicato domenica 31
luglio.
• Il Signore ha voluto richiamare a sé due anziane sorelle
della nostra comunità: Angela
Proietto ved. Long (Magno Angelina), originaria dei Tournim,
deceduta presso l’Asilo di S. Germano Chisone dove era ricoverata da alcuni anni e Adele Rostan ved. Jahier (Bosi) deceduta
all’età di 88 anni in casa della
figlia, dove era costretta a letto
da alcuni mesi a causa di ima
rottura del femore. Ai familiari
in lutto esprimiamo le condoglianze della comunità e, chiedendo a Dio di voler riportare
la serenità nei loro cuori, lo vo
SAN SECONDO DI PINERO
LO — Il tradizionale Bazar di
domenica pomeriggio, al quale le
sorelle dell’Unione Femminile
avevano dedicato una cura particolare senza lesinare tempo e fatica, ha avuto un esito positivo
e lusinghiero.
ANGROGNA — Rallegramenti per Paschetto Ettore e GUly
Edmea (Bethel) che hanno voluto esprimere recentemente nel
culto, accompagnati da figli e
parenti, la propria riconoscenza
al Signore nel 50’ anno del loro
matrimonio.
E’ stato un incontro simpatico con il numeroso pubblico
presente in un clima di fraterna
amicizia, ma è stato soprattutto
un incontro dove il « trovarsi
insieme» tra membri di chiese
sorelle ha avuto il suo preciso
significato comunitario che è
proprio dell’Evangelo.
UNA BELLA FIGURA DI CREDENTE
Un grazie a tutti gli intervenuti per rapporto dato alla nostra
comunità ed un grazie ancora a
quanti hanno collaborato per la
buona riuscita della giornata.
• Domenica scorsa i culti sono stati presieduti dal pastore
Marauda (Capoluogo) e dal predicatore locale Rovara (Pradeltorno) in assenza del pastore
impegnato con un gruppo della
comunità in viaggio a Worms
per l’occasione dell’anno luterano. Su questo riferiremo nel
prossimo numero.
Gustavo Comba
• Sabato sera è deceduta all’età di anni 75 la sorella Virginia Ribet ved. Baflico di Cavoretto.
« E’ scomparso come scompaiono i patriarchi biblici, ma
qualcuno forse ha già raccolto
la sua grande eredità spirituale
e civile ». Le tristi parole risuonano lente, precise in mezzo alla piccola folla e intorno alla fossa di Gustavo Comba, nell’antico
cimitero valdese di Angrogna.
Avevo avuto recentemente occasione di intervistarlo su Amnesty International di cui, in Italia, fu il primo presidente (vedi Eco/Luce 8 luglio 1983). Mi
colpì, nonostante i suoi 88 anni,
il suo spirito combattivo, il suo
amore per la libertà. Figlio di
un pastore protestante Gustavo
Comba ebbe per grandi ideati la
musica e la pittura. Ma soprattutto l’impegno maggiore lo profuse nella lotta per i diritti civili e per la partecipazione democratica della gente alle scelte
Dolitiche. Convinto assertore della validità dei comitati di quartiere anche a Torre Pellice. dove
si era ritirato nel 1957 dopo lunghi anni di lavoro in Italia e all’estero come amministratore delegato di una grande ditta, nel
quartiere dei Coppieri si impegnò in prima persona per risolvere problemi locali.
Ma prima di allora a Genova,
a Tunisi e a Torino s’inserì attivamente nell’ambito ecclesiastico evangelico come organista e
direttore di Corale. Alla fine della II guerra mondiale, turbato
dalle nefandezze belliche, respinse il grado di tenente-colonnello
ed iniziò una sua inarrestabile
conversione ai metodi nonviolenti che, più tardi, lo portarono
a compiere significative battaglie
per la libertà di coscienza e di
opinione attraverso Amnesty International. Oggi c’è chi lo ricorda a più riprese vice-presidente
del Sinodo, o presidente dell’Ospedale internazionale di Genova
o al lavoro nei campi di Agape.
Sposato con Ketty Muston — un
mese fa avevano festeggiato il 60°
anno di matrimonio — sei figli,
egli ha lasciato un segno profondo di coerenza evangelica non
solo nell’ambito familiare ma anche nella società civile. L’ultima
sua parola che ricordo fu contro la rassegnazione del nostro
tempo e per una pace fondata
sulla giustizia; nrobabilm°n;e la
sua ricerca fu dettata dalla speranza di un mondo nuovo. Per
il quale lottò, senza risparmio.
Giuseppe Platone
Ai familiari nel dolore l’espressione di tutta la nostra simpatia
cristiana.
A Campo Clot
RODORETTO — Domenica
11 settembre, con inizio alle ore
14,30, si terrà a Campo Clot una
PER I VOSTRI ACQUISTI
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Mazzini, 2 - Telef. (0121)
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impegnativo nel periodo estivo, anche per la presenza dei
bambini nell’attigua colonia, e un sincero spirito di collaborazione reciproca con tutti i lavoratori della Casa. L’impiego è
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Per chiarimenti ulteriori e informazioni scrivere a:
CASA BALNEARE VALDESE
Corso Italia, 110 - 17027 Pietra Ligure (SV) - Tel. 019/611907
Si sente sempre più il bisogno
di un testo di omiletica e di alcune indicazioni schematiche che
aiutino soprattutto chi si è preparato da solo a dare un solido
fondamento biblico alla propria
predicazione. Fa problema, da
qualche parte, il rimborso delle
spese sostenute per i viaggi.
Questi in sintesi, gli argomenti del dibattito. Non numerosi,
ma, come al solito, molto vivi e
interessati i partecipanti.
C. T.
venerdì 9 settembre
□ ASSEMBLEA DEGLI
«AMICI » DI AGAPE
FRALI — Con inizio alle ore 19.30 ha
luogo ad Agape l'assemblea biennale
degli « amidi ». Tra i temi in discussione
l'animazione dei campi, i programmi futuri, l'elezione di tre membri del comitato generale.
L'incontro prosegue anche il sabato
10 e la domenica 11.
sabato 10 settembre
n TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
domenica 11 settembre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
giovedì 15 settembre
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con inizio alle ore 20.30.
□ INAUGURAZIONE
ANNO SCOLASTICO
COLLEGIO VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso
la Casa Valdese si terrà l'inaugurazione
dell'anno scolastico 83-84 del Collegio
Valdese. Tutti possono assistervi.
n INAUGURAZIONE
ANNO SCOLASTICO
SCUOLA LATINA
POMARETTO — Alle ore 15 nel salone del Convitto si terrà l'inaugurazione dell'anno scolastico 83-84 della Scuola Latina. Tutti possono assistervi.
domenica 25 settembre
□ INCONTRO SUI
MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 15 presso la
Parrocchia di San Lazzaro (Via San
Lazzaro 3) riprendono gli incontri sui
matrimoni interconfessionali.
Ordine del Giorno:
1) Valutazione 'incontri 82 83;
2) Proposte per 83-84;
3) Come coinvolgere le comunità locali.
□ INCONTRO MONITORI
Il E MI CIRCUITO
POMARETTO — Il 2“ e il 3° Circuito
organizzano presso il Convitto, un incontro dei monitori, in vista della ripresa della Scuola Domenicale. Il programma è il seguente;
— La figura di Abramo nell'Antico e
nel Nuovo Testamento;
— Riflessione su esperienze nella presentazione della figura di Abramo
negli anni passati;
— Esperienza di animazione.
L’incontro inizierà alle ore 14.30 e
terminerà per cena.
5
9 settembre 1983
vita delle chiese 5
IL PUNTO SULL’INTEGRAZIONE VALDESE-METODISTA
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
'Chiese gemelle' a Milano Ripresa autunnale
Facendo seguito alla serie di articoli sull’integrazione valdesemetodista basati su opinioni di singoli, iniziamo ora a vedere l’integrazxone sul piano delle chiese locali.
Nel quadro dell'integrazione
tra le chiese valdesi e metodiste
una particolare rilevanza hanno
assunto quelle « chiese gemelle »
che convivono in una stessa località, Che cosa ha significato
per queste chiese l’integrazione?
Vi sono stati cambiamenti rispetto alla collaborazione che,
ovunque, già esisteva prima dell’integrazione?
Tra le risposte che abbiamo
ricevuto alle domande che abbiamo rivolto alle chiese interessate — risposte che in generale sono state attentamente prese in
considerazione e discusse a livello di consiglio di chiesa —
spiccano quelle di Milano (via
Sforza, valdese; via Porro Lambertenghi, metodista) per il tipo
di nuova organizzazione che è
stata attuata dalle due chiese nella prospettiva delTintegrazione.
piano
Nel 1975, alcuni mesi prima
dell'entrata in vigore del Patto
d’integrazione, i due consigli di
chiesa hanno messo a punto un
piano che prevedeva l’istituzione
di un’« Assemblea delle chiese
evangeliche metodista e valdese
di Milano » con le seguenti competenze:
a) Istruzione biblica a tutti i
livelli,
b) Cura pastorale.
c) Organizzazione della cura
pastorale nelle diaspore di competenza.
d) Riunioni quartierali settoriali.
e) Testimonianza nella città.
f) Culto e predicazione.
g) Struttura e funzionamento
delTAssemblea.
L’esecuzione delle delibere dell’Assemblea era affidata ad un
« Consiglio congiunto » delle due
chiese.
L’8 giugno 1975, in una memorabile assemblea delle due chiese il piano fu approvato all’unanimità e da allora il lavoro va
avanti sulla base di 3-4 riunioni
annuali del « Consiglio congiunto » e di una Assemblea annua
che ora coincide con l’Assemblea
battista-metodista-valdese che gestisce il Centro Culturale Protestante, nato tre anni dopo, che
costituisce una delle maggiori
espressioni dell’azione comune
delle chiese evangeliche nella capitale lombarda.
Il bilancio
Il past. V. Benecchi, partendo
da una delle premesse del docuniento del 1975 («Salvaguardare
l’identità delle due chiese nel rispetto della loro storia, dei doni
ricevuti e dei servizi da esse attuati », precisa che tale premessa « dovrebbe tradursi nel cercare di superare una certa visione parrocchiale della vita della
propria chiesa per proporci insieme, e in modo prioritario, il
potenziamento della presenza evangelica in due punti diversi
della città ». Si tratterebbe perciò di valorizzare meglio i due
contesti in cui operano le due
chiese, la valdese in centro, nella
zona universitaria, la metodista
in zona periferica, in un quartiere popolare.
Sernpre sulla base della salvaguardia e valorizzazione della
storia, dei doni e dei servizi delle due chiese, Benecchi auspica
che le due realtà evangeliche pos
sano contribuire ad arricchire
la risposta alla comune vocazione di testimonianza alTEvangelo. Ogni mortificazione sarebbe
una perdita per tutti. Su questo
terreno molte chiese metodiste
sono carenti nel senso che troppo spesso e troppo presto hanno
messo tra narentesi la tradizione, lo spirito del metodismo, i
suoi caratteri specifici in nome
di un male inteso spirito di integrazione: ’’Tanto ormai...”. Occorre in questo senso un immediato recupero. Non per spirito
denominazionale, ma proprio per
mantenere fede nel modo più
leale agli impegni assunti con
l’approvazione del Patto d’integrazione.
Come si vede, un bilancio sostanzialmente positivo per un
piano di lavoro che è partito nel
’75 segnando una svolta nella
vita delle due chiese, ma che attende ulteriore impegno per una
più completa attuazione, e per
l’approfondimento dell’ integrazione nella consapevolezza degli
uni e degli altri.
F. G.
27-28 ottobre?: incontro di apertura per studenti e professori.
29 ottobre: Prolusione (prof. J. Alberto Soggin: La teologia del
l’Antico Testamento oggi), Aula Magna, ore 17.30.
30 ottobre: Culto d’inizio d’anno con la comunità. Ore 11, Chiesa
Evangelica Metodista di via XX Settembre.
DOMANDE DI ISCRIZIONE
Le domande d’iscrizione, sull’apposito formulario da richiedere alla Facoltà (via Pietro Cossa 42, 00193 Roma) devono essere
corredate dai seguenti documenti :
— certificato di nascita;
— titolo di studio;
— due foto formato tessera;
— certificato medico di sana costituzione (per gli iscritti che intendono abitare in Convitto);
— eventuale presentazione della comunità d’origine.
Il titolo di studio richiesto è il diploma di maturità classica
o altro diploma di scuola secondaria superiore che il Consiglio di
Facoltà si riserva di giudicare equipollente.
Qualora siano mancanti due o più materie tipiche della maturità classica, è previsto un « anno propedeutico » sulle cui modalità gli interessati sono pregati di chiedere informazioni alla Facoltà.
Le domande vanno presentate entro il 30 settembre. I documenti possono eccezionalmente essere spediti in un secondo tempo, purché ne sia data esatta specificazione nella domanda.
Chi intende far richiesta di borsa di studio potrà chiedere al
Consiglio di Facoltà le condizioni alle quali vengono erogate.
Roma, 29.8.1983.
Per la Segreteria:
Prof. Bruno Corsani
Nota; L’incontro di apertura si terrà nel centro giovanile di
Ecumene (Velletri). La partenza dalla Facoltà sarà il 27 mattina
subito dopo la prima colazione. Gli studenti che abitano in convitto possono arrivare il giorno 26 ottobre.
CORRISPONDENZE
Il battesimo, un segno di fiducia
Quale il bilancio del lavoro
compiuto fin qui? Valdesi e metodisti notano che non tutto ciò
che si era deciso è stato realizzato. Ma il piano in parte non si
è potuto attuare « soltanto per
motivi tecnici » nota il past. T.
Soggin (per es. impossibilità dei
monitori metodisti dislocati nella diaspora a partecipare alla riunione settimanale di preparazione), « o quando le proposte approvate rischiavano di far perdere ad una delle due chiese locali la propria identità ».
Per i metodisti, il progetto del
1975 è da considerarsi «una prospettiva nella quale muoversi. Se
siamo convinti di questo, certe
mancate realizzazioni non si traducono in un senso di delusione,
ma in una ragione in più per continuare un cammino, sia pure
modificandone il tracciato in alcune sue parti, che riteniamo
fecondo ».
Quali gli ostacoli incontrati?
Secondo Soggin pesa sull’integrazione una « eccessiva burocratizzazione » del lavoro delle
chiese locali appesantito dai regolamenti.
ROMA — Culto particolarmente gioioso quello che domenica 28 agosto ha inaugurato la
ripresa delle attività nella chiesa di via 4 novembre, presenti
anche membri delle altre due
chiese romane (valdese e metodista) e un folto numero di bambini festanti. L’occasione particolare è stata offerta dai battesimi di quattro fanciulli: Luca
e Ivonne Bertalot, Corinna Ricasoli, Sara Romano, accompagnati dai loro genitori, tre giovani coppie (una evangelica e
due miste) che hanno deciso di
manifestare in tal modo la loro
fede cristiana e la loro amicizia
davanti al Signore ed alla chiesa. Il culto è stato presieduto
dal pastore Scuderi, coadiuvato
dal pastore Bertalot che ha anche amministrato il battesimo
ai suoi due nipotini. Il pastore
Scuderi ha predicato sul testo
di Isaia 8:17-18. Dopo aver ricordato la situazione di grave
crisi politica dei piccoli Stati del
Medio Oriente al tempo del profeta Isaia, situazione per molti
aspetti simile a quella odierna
per lo scontro tra blocchi di potenze opposte anche se non si
chiamano più Assiria, Damasco
o Egitto, e dopo aver illustrato
il gesto simbolico di presenza di
Isaia che, con i suoi due figli
dai nomi simbolici (cfr. Isaia
7: 3; 8: 3). volle essere un segno
di avvertimento e di speranza
nel nome di Dio e davanti al popolo di Dio, un se^o di contestazione della politica di alleanze militari e di predicazione della fede-fiducia nel Signore degli
eserciti, ha brevemente accennato al dibattito sinodale sul problema della pace e del disarmo,
illustrando anche il contenuto
del documento votato. Quindi il
pastore si è chiesto quale significato dare ai quattro battesimi
che erano stati amministrati, ed
ha precisato che essi non potevano né dovevano in alcun modo
essere visti come semplice ossequio ad una tradizione pedobattista invalsa nelle nostre chiese
e da molti accolta in modo acritico ed irresponsabile, « altrimenti né io, né il collega Bertalot, avremmo accettato la richiesta di questi battesimi ».
La presenza dei genitori con i
loro figli davanti a Dio ed al suo
popolo, in occasione del battesimo dei quattro bambini, va vista e vuole essere intesa come
un «segno» offerto alla comunità nel nome del Signore, un
segno di fiducia in im futuro
umano e positivo per tutti noi
e per i nostri figli, in un futuro
che solo Dio, il Signore della storia, può donarci in Gesù Cristo,
colui che ci ha già lasciato la
sua pace e vuole che essa divenga realtà per tutti. Anche noi
tutti, come Isaia, non possiamo
che ripetere, per noi e per i nostri figli, « io aspetto l’Eterno...
in Lui ripongo la mia speranza ».
Perciò, ha concluso il pastore
Scuderi, ad ognuno di noi e non
solo ai genitori che hanno portato i loro figli perché fossero
battezzati, è posto dinanzi il dovere di proclamare la propria
sfiducia verso tutte le soluzioni
proposte nell’ottica di un equilibrio di armi e di potenze, e di
adoperarsi per una educazione
alla pace nel contesto più ampio
di una responsabilità di testimonianza evangelica che unisca alla speranza la tensione dell’attesa e l’azione concreta per la costruzione di una società nuova
e di un futuro di pace in Cristo
Gesù.
Altri battesimi
S. MARZANO (Asti) — La comunità di S. Marzano Oliveta
sta scoprendo a poco a poco la
sua vocazione al servizio, sia attraverso l’ospitalità data mediante la Casa Evangelica, sia offrendo a fratelli e sorelle di altre
confessioni i vasti locali che il
Signore le ha dato.
Il giorno 7 agosto ci è stata
data la possibilità di rendere il
nostro servizio al movimento dei
Teen Challenger (sfida giovanile) in occasione del battesimo di
sei giovani che nell’incontro con
il Cristo hanno visto letteralmente trasformata la loro vita... Essi infatti hanno lasciato la via
della droga per seguire il Signore sulla via che Egli ha tracciato per loro e noi siamo certi che
la presenza dello Spirito di Dio
e l’amore dei fratelli li aiuterà
a perseverare nella fede.
Al centinaio circa di convenuti da molte parti d’Italia si sono
aggiunti gli ospiti della Casa e
molti membri della locale comunità metodista, un poco frastornati dalla festosa atmosfera e
felici di vedere il loro « tempio »
colmo di gioventù, come da anni non si vedeva.
Iniziata col canto e la preghiera comunitaria nel locale appositamente predisposto dalla comunità locale per rendere un servizio a quei fratelli che hanno particolari problemi per la forma
battesimale, la riunione è proseguita festosamente fra i battimani dei presenti, che hanno salutato in questo modo il battesimo
di ciascuno dei sei giovani.
Le circa 150 persone presenti
si sono poi trasferite nel locale
di culto sovrastante per ascoltare la predicazione della Parola,
preceduta dal canto e dalla preghiera comunitaria. Sul volto
della maggior parte dei presenti era l’espressione della pace
interiore raggiunta mediante la
partecipazione collettiva ad una
religiosità semplice e appagante.
Per i pochi « calvinisti » presenti poche le note sgradevoli...
In particolare è sembrato troppo
lo spazio dato alla esaltazione del
proprio lavoro nella predicazione. Noi siamo abituati a lavorare
in silenzio e a considerare noi
stessi come dei servi inutili. Slamo comimqUe felici di avere reso
a questi fratelli un servizio senza
chiedere nulla in cambio. Abbiamo cercato di aprire una porta su un modo diverso di essere chiesa e sentiamo il bisogno
di chiedere a Dio di aiutarci a
diventare im solo popolo, al di
là delle divisioni che abbiamo
creato fra noi.
pazione al « Kirchentag » di Hannover, Germania Occ. Partendo
da un versetto in Gioele 2 sulla
presenza dello Spirito Santo, egli
ha illustrato tre criteri nominati
dalla Bibbia per la « identificazione » dello Spirito: la libertà di
« soffiare dove vuole », la facoltà di creare concordia ed unità
nella diversità, e la creazione di
chiarezza e verità. Raccontando
delle molteplici impressioni di
questo Kirchentag, Hollstein ha
affermato che i partecipanti a
questo convegno, di molti gruppi
e provenienze, hanno sentito la
presenza di questo Spìrito con
gioia e gratitudine.
ir La decana della comunità di
Carrara, Emma Puccìarelli, è
stata festeggiata per il suo 91°
compleanno da tutti i membri
della comunità che rappresenta la sua famiglia. Per tutti è un
esempio di fiducia e fede nel Signore, che segue con semplicità
ed amore e con allegrezza cristiana.
Lutti
Due visite
CARRARA — Durante il mese
di luglio la comunità dì Carrara
ha avuto due volte la gioia di
avere, durante il culto domenicale, la presenza di fratelli di altre comunità, in vacanza nella
zona, che hanno portato un messaggio fraterno.
Ringraziamo il fratello Carlo
Pons di Torino, che ha raccontato dei suoi studi sui verbali
della Chiesa valdese in Piemonte
e del lavoro e delle iniziative della sua comunità. La comunità lo
ha seguito con molto interesse
e partecipazione.
Un ringraziamento anche al pastore Hartmut Hollstein della
comunità evangelica dell’Università di Konstanz in Germania,
che ha riferito sulla sua parteci
BRESCIA — Alcuni lutti hanno colpito la chiesa di Brescia
nel mese di luglio tanto che per
ben quattro volte i fratelli si
sono ritrovati per testimoniare
la fede nella promessa del Signore della vita. Nei primi giorni di
luglio, a distanza di una settimana l’uno dall’altro sono venuti a
mancare i coniugi Domenico ed
Isabella Introna della Chiesa di
Bari, in seguito ad incidente stra«
dale: avevano partecipato al culto di domenica 3 luglio, insieme
alla figlia ed al genero, nell’intento di rivedere il pastore Enrico
Corsani. Il 30 luglio ha concluso
la sua lunga vita il fratello Otello Menotti, dopo alcuni mesi di
sofferenza, amorevolmente assistito da alcuni fratelli della Comunità e il 31 è mancato pure
il fratello Davide Nencini, da
tempo ammalato, già membro
del Consiglio di Chiesa ed anziano della Comunità di Brescia. Li
ricordiamo entrambi per la chiarezza della loro fede e la partecipazione a tutte le attività della
nostra piccola comunità. In questi momenti di tristezza i fratelli si sono raccolti intorno al
parenti per testimoniare concretamente la fraternità e la fede in
Cristo risorto.
6
6 obiettivo aperto
9 settembre 1983
il DIBAHITO SULL’ATTIVITÀ’ DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Riscoprire la gioia
del servizio reciproco
Emerge l’importanza della collaborazione delle Chiese nei circuiti per
la preparazione dei diversi ministeri e per le iniziative evangelistiche
Non si è parlato molto della
« vita delle chiese » nel corso del
Sinodo di quest’anno. Non se n’é
parlato per quanto riguarda il
lavoro cosiddetto tradizionale
(cioè: frequenza ai culti e attività interne), ma il problema dei
ministeri e del ministero pastorale in particolare, l’impegno per
la pace e il disarmo, le nuòve
esperienze di evangelizzazione, la
presenza culturale nella società,
cose di cui si è discusso con ampiezza, fanno parte integrante
della nostra vita di chiese chiamate a testimoniare il nuovo
mondo di Dio nel nostro tempo.
I ministeri
Già la Commissioiie d’Esame
aveva detto che « cor. ogni probabilità si sta avvicinando per le
nostre chiese il tempo di aprire
un ampio dibattito sui ministeri,
dibattito che tenga conto del lavoro che la chiesa sarà chiamata
a svolgere nei prossimi decenni e^
perciò destinato a coinvolgere
Sinodo, chiese locali. Facoltà,
come anche Distretti e Circuiti.
Oggi forse la situazione deve
essere letta non solo nell’ottica
della valenza pastore-territorio.
ma anche sulla base di una profonda riflessione sul ministero
pastorale... La direzione di ricerca potrebbe essere la crescita di
ministeri specifici (insegnamento, animazione, organizzazione,
visitatori, comunicazioni, ecc.)
non più lasciati di fatto al volontariato, ma adeguatamente sollecitati e preparati da parte della
chiesa in vista di una loro utilizzazione a tempo pieno o a tempo
parziale ».
C’è quindi molto lavoro da fare nelle comunità e nei circuiti a
livello di animazione teologica
(come diceva il past. Gino Conte) ed anche (come dicevano altri) a livello di aggregazione comunitaria, di nuovi rapporti giovani-chiesa, di educazione alla
fede, specie nelle grandi città. E
ci si rende conto (non è una no;
vità) che una comunità è viva
se in essa si esercita una pluralità di ministeri. Si continua ad
avere l’impressione, però, che
spesso si tratta di un lavorìo fedele, ma poco conosciuto, costante, ma poco coordinato, dipendente esclusivamente dalla buona volontà di singoli e di gruppi.
Si tratta quindi di riscoprire
il senso e la gioia del servizio reciproco all’interno delle comunità (come diceva il past. Claudio
Martelli) non in vista del mantenimento di una chiesa soddisfatta di sé, ma perché lo stile di vita « gli uni per gli altri » dei fratelli si realizzi a tutti gli effetti.
Si tratta di avere delle comunità « nelle quali prenda vita una
prassi che, legando fortemente
nell’agape fraterna i membri di
chiesa, li conduca inevitabilmente a svolgere compiti ben precisi aH’intemo e all’esterno della
chiesa. Ciò comporterebbe una
maggior forza di aggregazione,
una maggiore responsabilizzazione. L’esperienza storica del Metodismo, del lavoro per gruppi e
per classi, potrebbe essere stimolo prezioso per la ricerca di soluzioni adeguate ai nostri tempi.
E in un simile contesto di comunità anche la crisi del soggettivo,
messa in risalto dal rapporto
della Tavola, potrebbe in numerosi casi trovare soluzione. Solo
in un simile contesto sarebbe
possibile che una cura pastorale
venisse esercitata anche nei confronti del pastore spesso solo da
vanti a un gran numero di preoccunazioni di ordine familiare ed
economico, morale ed etico. Un
pastore che in quest’ambito non
sarà più possibile considerare diverso dagli altri, non più al di
sopra o al di fuori dei mille problemi che coinvolgono ogni giorno la vita dei nostri fratelli, chiamati con lui a condividere quel
sacerdozio universale che è caratteristica del cristianesimo neotestamentario e irrimmciabile vocazione di quello riformato. Così, davanti ad un contesto comulùtario di tale tipo, potrebbero
trovare motivi di rinnovato interesse numerosi giovani delle nostre chiese che oggi sembrano
poco attratti dal lavoro pastorale tradizionale» (rei. CdE).
L ’evangel izzazione
Più numerosi interventi (e ordini del giorno) si sono avuti,
giustamente, sul tema dell’evangelizzazione. E’ stato notato che
negli ultimi decenni si è passati
dalla cosiddetta evangelizzazione
in piazza a quella tramite il contatto personale, quindi agli interventi culturali ed all’azione nel
sociale. Ora sembra si tentino di
nuovo, in alcune località, esperimenti di evangelizzazione pubblica. Ma qui occorre prestare sempre più attenzione ai nuovi mezzi di comunicazione di massa che
sono le radio e le TV private le
quali, pur agendo in spazi geografici limitati (rispetto ai programmi RAI e RAI TV) permettono contatti immediati con le
realtà locali, favoriscono il « filo
diretto » telefonico, danno la possibilità di « risentirsi » e forse incontrarsi. Un conto è l’ascolto o
la visione dei nostri programmi
« nazionali » che hanno, però,
Timpersonalità e la distanza dell'essere « romani », e un conto è
la testimonianza e l’appello della
voce, della persona o della comunità che si può andare a conoscere a pochi minuti da casa.
Nella vita delle chiese, per la
preparazione ai ministeri e per i
progetti evangelistici, ci si rende
Vita delle
Evangelizzazione
*1 Sinodo, richiamando le decisioni delle precedenti assemblee sinodali sull'impegno evangelistico,
raccomanda alle chiese e ai circuiti
di mettere a disposizione gli uni
degli altri le esperienze maturate,
valendosi a questo fine del lavoro
della commissione per le iniziative
evangeliche.
testimonianza evangelica, chiede a
tutte le chiese di sostenerli con la
preghiera, indice una sottoscrizione
nazionale a favore di questo progetto, indicandone la mèta nella
somma di L. 30.000.000.
Guardia Piemontese
S. Salvo
Il Sinodo preso atto del progetto
di costruzione di un centro comunitario a San Salvo esprime ai fratelli di San Salvo e dell’Abruzzo la
sua piena solidarietà nell'opera di
Il Sinodo, informato dell’imminente apertura del Centro di Cultura G. L. Pascale in Guardia Piemontese, si rallegra di questa nuova
possibilità che si offre alle nostre
chiese di inserirsi nella popolazione locale e negli ambienti della cultura, promuovendo a vari livelli ricerche e Studi non solo sulla storia valdese ma su tutto l’evangelismo meridionale.
sempre di più conto dell’utilità di
strutture snelle e geograficamente vicine come quelle circuitali.
Incontri periodici di predicatori
locali, raduni di scuole domenicali, predicazioni in piazza, cura
di piccoli gruppi o di comunità
rimaste senza pastore in loco,
non sarebbero possibili senza la
presenza e la collaborazione
delle chiese della stessa regione,
coordinate dal circuito.
Che l’integrazione sia un fatto
comoiuto è evidente non solo
perché chiese valdesi e metodiste di uno stesso circuito lavorano volentieri insieme, ma anche per altri segni, tra cui l’aver
dibattuto insieme (nel corpo pa
storale) il documento della Concordia di Leuenberg (che riguardava solo riformati e iuterani) e
la decisione sinodale di invitare
tutte le chiese (valdesi e metodiste) a studiare il documento delrAlleanza Riformata Mondiale
(cui appartiene la chiesa valdese)
« Chiamati a testimoniare l’Evangelo oggi ». Anche i rapporti con
le famiglie denominazionali nel
quadro del protestantesimo mondiale (Alleanza Riformata e Consiglio Mondiale Metodista), cui
ci riferiamo separatamente, non
si traducono più in un lavoro distinto fra le due componenti dell’integrazione.
Paolo Sbafi!
IL DIBATTITO SU PASTORATO E RAPPRESENTANZA POLITICA
Non reticolare lo libertà
Nel fitto calendario dei lavori
sinodali, il dibattito su « Pastorato e rappresentanza politica» ha
trovato uno spazio adeguato e
sereno il mercoledì 24.8 nel primo pomeriggio. Si è articolato
in poco meno di una trentina di
interventi, in maggioranza favorevoli, alcuni contrari e alcuni
problematici e interrogativi.
'La Commissione d’Esame ha
tenuto conto, nella sua controrelazione, del ricorso inviato da
Giuiiana Gandolfo alla Tavola:
anche se, secondo gli esperti, si
ricorre contro un provvedimento
e non contro un comportamento,
la CdE ha accolto nella sostanza
la protesta del pastore Gandolfo, condividendone i seguenti aspetti: 1) «la Tavola, sotto la
pressione evidente dei probiemi
della sistemazione del campo di
lavoro e della mancanza di pastori, è stata con ogni evidenza
molto dura nell’esprimere al pastore Gandolfo il proprio parere
negativo nei confronti deila candidatura politica; neile espressioni di alcuni membri della Tavola il pastore Gandolfo ha legittimamente sentito una certa
mancanza di fraternità »; 2) « è
stato inopportuno, ad avviso delia CdE, il tentativo fatto, sia pure a titolo e per iniziativa personale, da un membro della Tavola per indurre la segreteria del
PCI a rinunciare alla candidatura Gandolfo » (Relazione della
CdE, pag. 23).
Le difficili componenti vissute
in prima persona da Giuliana
Gandolfo nella sua scelta non indolore, sono state capite dal Sinodo e dalla Tavola: il Moderatore ha riaffermato, nel discorso umano e programmatico successivo all’elezione del venerdì
pomeriggio, che dobbiamo non
emarginare Giuliana Gandolfo,
malgrado le molte reazioni suscitate dalla sua candidatura.
li dibattito si è poi focalizzato
sulle linee da seguire in futuro.
La CdE proponeva un odg, respinto in sede di votazione, con
il quale invitava le chiese a di
Due membri del Sinodo, Sergio Ribet e Marco Rostan, conversano
durante una pausa dei lavori. (foto Renato Ribet).
battere il tema del pastorato e
dell’attività politica e dava mandato alla Tavola di predisporre e
di presentare al prossimo sinodo un progetto di regolamentazione per i rapporti amministrativi da instaurare con i propri
dipendenti candidati ed eletti.
Non aver approvato questo odg
lascia aperte le possibilità e impregiudicati i diritti civili dell’elettorato attivo e passivo e, come
sottolineava in un altro intervento il Moderatore, in mancanza
di una nostra normativa si fa riferimento alle garanzie costituzionali, con l’invito a segnalare
con flessibilità le questioni alla
Tavola: la mancanza di una precisa direttiva sinodale non vanifica la discussione avvenuta in
aula.
Nel ventaglio delle posizioni espresse sono emersi il vissuto, la
normativa non specifica delle discipline ecclesiastiche, il rapporto di lavoro o di consacrazione.
l’accettazione di compiti delimitati ail’interno della chiesa: è
comunque prevalsa l’esigenza di
non porre reticolaci intorno agli
spazi di libertà, di non restringere la democrazia ecclesiastica rispetto alla democrazia civile.
Si è ascoltata la linea seguita
personalmente da Giorgio Spini e
la sua richiesta di cercare una
direttiva comune valdo-metodista: egli ha dato le dimissioni
dalla Tavola in concomitanza con
la sua candidatura al Senato, per
l’esigenza da lui sentita di non
mischiare comizi e sermoni, ministeri e legislatori, e di rispettare l’autonomia laica deila politica, come vogliamo rispettate le
nostre libertà.
A questa linea si contrappone
la dimensione vissuta da Gianna
Sciclone nel Mezzogiorno, dove
divenne militante del PCI perché
i suoi membri di chiesa le fecero
la tessera, partecipò ai convegni
sull’emigrazione, e quando scop
piò il movimento delle donne le
fu offerta la candidatura come
donna più acculturata. Decise di
presentarsi come pastore valdese e non genericamente come
laureata in teologia, e non diede
dimissioni dal pastorato, che sarebbero risultate formali, perché
per la gente sei tale lo stesso, in
quei momento. La questione per
alcuni spinosa del nome valdese
0 metodista e della qualifica di
pastore va affrontata flessibilmente in un contesto di etica situazionale: il dibattito sull’essere una componente della società
è più importante della paura di
un collateralismo fra incarico ecclesiastico e incarico partitico finalizzato alla cattura di voti vaidesi.
È vero, secondo Marco Rostan,
che il PCI ha interpellato Giuliana Gandolfo in quanto donna e
in quanto pastore, cioè categoria emergente, come in futuro,
per ipotesi, lo potrebbero essere
1 pastori omosessuali: o accettiamo questo modo con cui siamo
interpellati, oppure ne accettiamo altri, ma non ci possiamo astrarre e isolare.
Molti altri interventi hanno
sottolineato l’importanza di un
dibattito sul senso dqlla presenza nella società, sul sériSo di una
opzione e sul fare i conti col significato del proprio ministero
pastorale, per capire cos’è più
utile, senza reticolare gli spazi di
libertà esistenti nella chiesa.
Come mai, si chiedeva Paolo
Ricca, un ripensamento così vistoso dal ’76 (candidatura T. Vinay) all’83? Forse il nostro orizzonte si sta restringendo e stiamo rischiando di rinchiuderci
nelle nostre disadorne sacrestie?
Secondo Giorgio Tourn, invece, non c’entra l’uscire, in quanto il pastorato significa, al di là
dei diritti civili, che alcuni hanno accettato un compito preciso,
delimitato all’interno della chiesa, e se il pastorato non è esercitato la qualifica decade, perché
esso è legato al suo esercizio.
Oriana Bert
7
ri-?*- '
9 settembre 1983
T
VERSO LA NOMINA DEL QUINTO PROFESSORE
Con prudenza
verso il potenziamento
i/o/ ■
> SA^T.Vr
JHlL
Nel primo regolamento della
Facoltà di Teologia, probabilmente del 1854, si stabiliva che l’insegnamento della teologia fosse
affidato a tre professori: ad un
professore la teologia critica ed
esegetica, ad un altro la teologia storica, ad un terzo la sistematica, e, a carico dei tre professori. la teologia praticai
Nel Sinodo del 1983 si è deciso di proclamare la vacanza della cattedra di teologia pratica,
L di portare il numero dei professori della Facoltà da quattro
a cinque. Toccherà al prossimo
Sinodo la nomina di questo professore, su proposta del Corpo
Pastorale.
Si viene in questo modo a completare il potenziamento della
Facoltà, iniziatosi nei primi anni sessanta con lo sdoppiamento delle cattedre di Antico e Nuo\’o Testamento, e oggi con un
adeguamento del numero dei
professori a quello delle cattedre.
L’insegnamento della teologia
pratica, che per anni era stato
impartito dai professori che erano incaricati anche della storia
ÌG. P. Revel, Emilio Comba, Giovanni Rostagno, Valdo Vinay e
ora Paolo Ricca), potrà tra non
molto contare su una persona
a pieno tempo.
La chiesa si è mossa su questa via, attraverso le decisioni
sinodali, con molta prudenza: il
Facoltà
Il Sinodo, preso atto del parere
della Commissione discipline sulla
necessità del rispetto dei tempi previsti per la vacanza di una cattedra
della Facoltà di Teologia (atti art.
45), constatato che il corpo pastorale in base a tale parere accolto
non ha potuto procedere alla designazione del V professore richiestagli dal Sinodo stesso (atti art.
43), accogliendo l’opzione del prof.
Ricca per la cattedra di Storia dei
Cristianesimo (atti art. 44), chiede
alla Tavola Valdese di proclamare
la vacanza della cattedra di Teologia
Pratica in modo che, nel corso della prossima sessione sinodale possa essere nominato il quinto professore della Facoltà.
Sinodo 1982 decidendo un potenziamento del lavoro della Facoltà; il Sinodo di quest’anno
identificando quale cattedra debba essere dichiarata vacante; solo il Sinodo del 1984 sarà in grado di nominare un nuovo professore, per osservare le disposizioni regolamentari nello spirito e
nella lettera.
I motivi di questa prudenza
sono evidenti: anche se in vista
del futuro un potenziamento dell’azione della Facoltà sarà producente per le chiese, nelTimmediato tm pastore (o comunque un credente impegnato) sarà sottratto ad altri compiti; la
nostra chiesa non ha conosciuto
incrementi nel numero dei membri di chiesa o delle vocazioni pastorali; le stesse procedure per
giungere allo sdoppiamento delle cattedre non erano semplici
(le cattedre erano state affidate
entrambe ad un professore: a
chi toccava stabilire quale delle
due necessitasse oggi di un nuovo professore? al professore incaricato di entrambe? al Consiglio di Facoltà? al Collegio accademico? al Corpo Pastorale? al
Sinodo?).
Queste difficoltà sono state pazientemente superate, con spirito fraterno e senza prevaricazioni di competenza, tenendo costantemente presenti le esigenze
sempre più grandi di presenza, ’
di 'testimoilianza, di pensiero che
ci si impongono.
Si è così avviato, in Corpo Pastorale e di riflesso in Sinodo e
nelle chiese, un inizio di riflessione su che cosa dovrà essere
nel futuro un insegnamento di
teologia pratica: un insegnamento interdisciplinare (come già intuiva il regolamento del 1854),
un’apertura ecumenica, una est
Il Seggio del Sinodo all’opera: il
presidente Neri Giampiccoli (sullo
rone e. Mauro Pons. Al microfono
vemb fe,, Mario Cignoni.
genza evangelistica, un incontro
con discipline in sé non teologiche ma essenziali ad un'opera
pastorale (antropologìa, psicanalisi, sociologia, tecnica delle oOmunicazioni attraverso i mass
media, ecc.), una « cura d’anime » a studenti e futuri pastori,
un coordinamento di corsi anche
molto differenziati, un concentramento sull’essenziale (la predicazione deU’Evangelo), un lavoro essenzialmente teorico in
un, perioda,di formazione irripetibile o un confronto serrato con
la realtà da cui ogni insegnamento di teologia pratica parte e
giunge, la realtà ecclesiastica?
Non ancora risposte, come sì vede, ma esigenze cui saremo chiamati quanto prima a rispondere.
Forse qualcuno potrà essere
deluso del fatto che non si sia
giunti fin d’ora a dare un nome
al quinto professore. Ma si è op
SCARSO DIBATTITO SUI PROBLEMI DELL’AMMINISTRAZIONE
Il pericolo dell’indifferenza
Il dibattito sinodale di quest’anno sul tema delle finanze
della Chiesa e delle Opere è stato assai limitato. Mentre il Sinodo ha dimostrato una notevole vivacità durante la discussione dei grandi temi (il Mezzogiorno, l’impegno per la pace, l’etica pastorale), ha segnato il
passo di fronte alle questioni finanziarie ed amministrative della Chiesa con evidenti segni di
stanchezza.
Eppure, quello delle finanze
non è assolutamente un argomento di secondo piano nella vita della Chiesa: se venissero a
mancare le fonti di finanziamento oppure se le poche disponibilità presenti fossero male utilizzate, anche quelle attività maggiormente significative e gratificanti dell’impegno della Chiesa
dovrebbero essere drasticamente
ridotte; è come se ad una potente automobile mancasse la benzina per andare avanti, pur essendo perfetta in tutte le sue
parti.
Volontà di ottimismo
Dalla relazione della Tavola al
Sinodo e dal rapporto della Commissione d’esame, invece, si evince la sensazione che il problema
delle finanze e dell’amministrazione della Chiesa è decisamente
importante per la continuazione
della sua opera: vi viene espressa, da una parte, una certa soddisfazione per il raggiungimento
del pareggio delle entrate e delle uscite anche per Tanno finanziario 1982 e, dall’altra, una volontà di ottimismo per il futuro.
Ma le preoccupazioni di fondo
rimangono.
Viene, difatti, notato nella relazione della Tavola, che le contribuzioni dalle Chiese locali (che
rappresentano la maggior fonte
di entrata) sono aumentate del
Finanze
Il Sinodo considerato l’apporto determinante dato dagli amici esteri
alla gestione finanziaria della nostra
amministrazione, ringrazia le chiese,
i comitati e i singoli per il loro aiuto generoso.
Il Sinodo incarica la Tavola di
studiare una forma di rimborso delle spese di soggiorno dei deputati
al Sinodo tale da garantire una ripartizione proporzionale alle possibilità economiche delle chiese di
provenienza.
15% circa rispetto all’anno precedente, mentre il costo della vita
è aumentato molto di più; di
conseguenza, in termini reali, la
disponibilità effettiva della Tavola per Tanno 1982 è stata addirittura inferiore a quella dell’anno precedente ed il raggiungimento del pareggio è stato possibile solo con il contenimento,
in parte forzoso, di alcune spese anche importanti.
Per Tanno finanziario 1984 il
Sinodo ha approvato un bilancio preventivo che prevede un
incremento delle contribuzioni
dalle Chiese locali di circa il 17%;
nell’ipotesi di un rallentamento
dell’inflazione, questo modesto
incremento delle contribuzioni,
che corrisponde all’impegno già
approvato dalle Chiese locali,
dovrjbbe permettere una migliore situazione finanziaria nel suo
comnlesso; in .Sinodo si è avuta
da parte della Tavola la conferma della volontà di migliorare
in primo luogo la situazione economica del personale della Chiesa, i pastori e i laici iscritti a
ruolo.
Se è pur vero che è sempre
stata politica della Chiesa valdese quella di im certo rigore economico, è anche doveroso richiamare l’attenzione delle Chiese
locali sulla necessità di garantire un certo decoro agli Operai
della Chiesa.
Il 3%
Il Sinodo già da tempo ha suggerito un’ipotesi interessante per
risolvere questa situazione di
precarietà, la quale è stata raccolta quest’anno anche dalla
Commissione d'esame: quella
cioè che le contribuzioni di tutti
i membri comunicanti siano commisurate al 3% del loro reddito
netto: ner esemplificare che cosa significherebbe per le finanze
della Chiesa una decisione del
genere, si potrebbe ipotizzare
che tutti i membri comunicanti
fossero insegnanti oppure operai specializzati con un reddito
netto mensile di ottocentornii a
lire; in tal caso, la contribuzione
del 3% sarebbe nari a lire 24.000
al mese per ciascun membro
elettore; alla fine dell’anno, per
la cassa della Chiesa ciò significherebbe un’entrata di circa lire
1.900 milioni, mentre le Chiese
per Tanno 1982 hanno contribuito nella misura di lire 632 milioni: avremmo dunque il triplo!
Qualcuno potrebbe obiettare
che molti contribuiscono con doni alle Opere, che non compaiono nelle cifre sopra indicate; ciò
è corretto ed è un dato di fatto
che molti preferiscono « investire nel solido » delle Opere piuttosto che versare la propria contribuzione alla cassa centrale,
ma tale modo di procedere diminuisce sensibilmente la capacità di manovra della Tavola. La
Tavola con la collaborazione della Commissione finanziaria sta
studiando il modo per conosce
re esattamente l’introito totale
alla sua attività, ivi incluse le
Opere, che, comunque è ancora
lontano dal traguardo del 3%;
nel frattempo sarebbe di notevole interesse per la Tavola che le
Chiese locali iniziassero un dibattito su questo tema.
Un aspetto totalmente dimenticato dal dibattito sinodale è
quello dell’ organizzazione dei
Servizi amministrativi che è allo
studio da parte della Commissione finanziaria. La Tavola, con
la decisione di iniziare uno studio sulla organizzazione interna
per renderla più attuale alle recenti esigenze, ha dimostrato ancora una volta la sua lungimiranza. ne] tentativo soprattutto
di utilizzare in modo più articolato le informazioni disponibili
presso i Servizi amministrativi
per renderli più idonei al processo decisionale. L’analisi ora
in corso necessiterà ancora di
qualche anno per essere totalmente operativa.
OPCEMI
La situazione finanziaria delTOpeemi non sembra discostarsi
molto da quella descritta precedentemente per la Chiesa valdese; sarà compito della (Commissione finanziaria quella di contribuire operativamente al processo di integrazione definendo i
criteri comuni di valutazione e
di contabilizzazione, affinché i
bilanci presentati dalle due Chiese siano perfettamente omogenei e confrontabili; anche i risultati di questo processo saranno visibili a lunga scadenza.
E’ doveroso, infine, menzionare la cura, la dedizione e la competenza con cui il personale dei
Servizi amministrativi, al quale
va la simpatia e la riconoscenza
di tutta la Chiesa, ha lavorato nel
corso del 1982. Andrea Ribet
vice presidente Fulvio Rocco, il
sfondo), i segretari Daniele Carli deputato di Roma, via IV no(Foto Renato Ribet).
portunamente anche se sobriamente accennato in corpo pastorale al fatto che una procedura
corretta per una risposta iminediata ad esigenze di potenziamento attuale della Facoltà di
Teologia: alTocoorrenza il Consiglio della Facoltà, su segnalazione del Collegio Accademico, può
nomipare lettori e assistenti con
nomina annuale, che decadono
salvo conferma esplicita, di anno
in anno
Tutto ri.solto dunque? No di
certo, ma le premesse j>er giungere a decisioni chiare e soddisfacenti sono state poste.
Oltre a questi temi di fondo,
altri argomenti sono stati affrontati sulla scia della relazione del
Consiglio della Facoltà (e allegati), della Commissione d’Esame e della discussione sinodale.
Si è opportunamente osservato che, se è vero che anche in
questi tempi gli studenti vivono
momenti di crisi (esistenziale,
vocazionale, di « stile di vita »),
questi momenti di crisi non vengono interiorizzati e vissuti come riflusso nel privato: se ne
discute, ce n’è coscienza, c’è maturità nelTaffrontarU. E certo,
se compito primario della Facoltà resta quello di preparare
dei pastori, è nure necessario
tener conto del fatto che un profondo cambiamento è in atto. Se
un tempo i giovani andavano in
Facoltà per « imparare a fare i
pastori », sempre più spesso si
va oggi in Facoltà per motivi
esistenziali, per una ricerca di
vita, di fede, di cultura, di identità.
Vantaggi e svantaggi delTuna
e dell’altra scelta sono intuitivi; ma sarebbe errato non comprendere anche la ricchezza che
questa nuova problematica reca
con sé.
Altri temi affrontati: la preparazione di studenti interessati
alla teologia, che non posseggono le basi necessarie (greco, filosofia, cultura generale), per la
quale uno studio propedeuticointegrativo si rende necessario;
l’utilità dei corsi di aggiornamento per i pastori; la richiesta,
duplice, che i professori siano
allo stesso tempo presenti in Facoltà, e disponibili per iniziative
decentrate; lo studio, ancora in
corso, di una « nuova » Facoltà
di Teologia strutturata non più
secondo il vecchio impianto « per
cattedre ». ma a « blocchi », « dipartimenti ». uno biblico, uno
storico-dogmatico, uno etico.
Come si vede, non appena un
punto d’arrivo sembra rapiunto, subito tutto si rimette in discussione, come anche le discussioni seguite a] convegno sulla
Facoltà patrocinato dalla FGEI
nel 1982 hanno dimostrato: non
si tratta di un momento di confusione, ma, ci sembra, un segno di vitalità.
Sergio Ribet
' Vedi « Facoltà valdese di teolof;ia
( 1855 1955) », relazione di Valdo Vinay, Claudiana 1955, pp. 67 sgg. e
passim.
^ Vedi t< Raccolta delle discipline
vigenti nell’ ordinamento valdese »,
Claudiana 1983, pp. 309 sgg., spec. p.
319, art. 30.
8
8 ecumenismo
9 settembre 1983
SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE
«Ecumenismo anni ’80»
Ha senso parlare ancora di
ecumenismo, oggi che esso
sembra attraversare un momento di crisi?
« Ecumenismo anni ’80 », il tema scelto per la Sessione del
S.A.E. (Segretariato Attività Ecumeniche) che ha avuto luogo al
Passo della Mendola (TN) dal 29
luglio al 5 agosto ha cercato di
fare il punto della situazione. La
risposta è stata positiva.
Le chiese non possono più
prescindere dall’ ecumenismo;
tuttavia, se esso deve significare anche accettazione dell’altro,
deve però mantenere come punto prioritario il rispetto e la ricerca della verità. Cosi si potrebbe sintetizzare quanto è emerso
dalla settimana.
li programma teneva conto
delle esigenze di informazione e
di aggiornamento con le tavole
rotonde e le conferenze (quella
su Lutero vedeva fra i relatori il
professor Maselli, deiruniversità
di Firenze, predicatore evangelico) della necessità per tutti, anche i meno preparati, di esprimersi, con i lavori dei gruppi
di studio (fra gli altri «Cornimità di base e movimenti
di fronte aU’ecumenismo », « Docmnento B.E.M. ») e dell’ importane basilare della riflessione bìblica con le varie meditazioni bibliche e liturgie.
Durante la settimana hanno
avuto luogo il culto di Santa Cena e la Messa, con grande attenzione e partecipazione di tutte
le confessioni. Non c'è stata tuttavia intercomunione, salvo qualche eccezione individuale. Essa
anzi non è incoraggiata nell’ambito del S.A.E., perché può essere
un momento emozionale senza
uri vero approforidimento.
Molti i giovani presenti, attenti ed interessati, ma è interessante notare anche la presenza di
parecchi anziani, molto ben integrati e altrettanto interessati.
Due settantasettesimi compleanni, di due valdesi, sono stati molto festeggiati, con partecipazione
di amici di tutte le età.
Gli evangelici presenti (il 12%
dei circa 450 partecipanti) erano
valdesi, metodisti, battisti, luterani, apostolici, riformati, anglicani, della Chiesa di Cristo, delle
Assemblee dei Fratelli. Non pochi in relazione al numero di
protestanti in Italia, ma in assòluto pur sempre una minoranza.
Nell’ambito dei lavori però la
partecipazione non era proporzionale ma alla pari: almeno un
relatore o consulente evangelico
per ogni gruppo, eguaglianza nella scelta delle liturgie e degli
inni.
Alcuni di essi, anzi, sono diventati ormai patrimonio comune
di tutte le confessioni e denomi
nazioni. Resta naturalmente talvolta la difficoltà di abituarsi a
talune liturgie o a talimi inni
dell’altro, che suonano strani ad
orecchie non abituate. Questo
tuttavia può costituire una buona scuola di tolleranza, e insieme
aiutare a distinguere quello che,
nelle differenze fra l’uno e l’altro,
è forma e quello che è sostanza,
come si diceva all’inizio, nella
continua attenzione per la verità.
Roberta Colonna Romano
Alla scoperta del SAE
Quando mi è stato chiesto di
partecipare ai lavori della XXI
sessione annuale alla Mendola,
mi sono lasciato convincere più
dalla prospettiva di rivedere il
Trentino che da un reale interesse per il discorso ecumenico
del S-A.E.
Pensavo di trovarmi in un
ambiente di preti, pastori, teolò^ in cui si sarebbe discusso
dei massimi sistemi, senza aggancio con le realtà della vita
e delle chiese locali, in un generico «vogliamoci bene» che non
affronta alla radice i problemi
delle differenze storico-teologiche tra le confessioni cristiane,
un ambiente in cui il cattolico
guarda il protestante come ad
un fratello da riportare all’ovile,
e l’evangelico cerca di evangelizzare il cattolico per convincerlo che la propria chiesa, se
certo non è « la Chiesa », è comunque la migliore.
Nulla di tutto questo. Erano
tutti miei pregiudizi, finora inconfessati, gravi, latenti pregiudizi.
Mi sono trovato in mezzo a
450 persone, tra i quali molti
giovani, cattolici, evangelici di
molte denominazioni, ortodossi,
ebrei, non credenti, rispettosi
gli uni degli altri, aperti ad ascoltare per capire, per lasciarsi interrogare, non in un generico
clima di tolleranza, ma in tensione continua alla ricerca della
verità in Cristo.
E proprio per questo clima i
temi più scottanti del dialogo
tra le chiese non potevano essere messi da parte: la figura di
ogni giorno, tesi alla realizzazione, si diceva alla Mendola, della
manifestazione dell’unità visibile
della Chiesa di Cristo.
Unità nella diversità, diversità nell’unità; per noi protestanti è un discorso vecchio di 450
anni, e più : alla Mendola era un
discorso dato per scontato an
che dai cattolici.
E questo è certamente un segno importante per una seria
e corretta impostazione del dialogo ecumenico, quale è quello
promosso dal S.A.E. con la sua
attività di animazione e formazione.
Paolo Gay
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
La lotta per la pace
Maria, la Santa Cena - Eucarestia, i Ministeri; ciascuno diceva all’altro quel che ne pensava,
chiedeva precisazioni, invitava
l’interlocùtore, e conseguentemente se stesso, alla chiarezza
per un arricchimento di entrambi.
Certo, su questi temi le differenze confessionali rimangono,
ma ricondotte alle radici teologiche e storiche delle rispettive
posizioni, spogliate di quel contorno che spesso è fonte di ambiguità, generatrice di diffidenza verso l’altro per poca conoscenza e i>er l’accumularsi di
pregiudizi.
Piacevole scoperta è stato il
fatto che il S.A.E. non è una
struttura di vertice, e la sua attività non si riduce a questi convegni, un paio di volte l’anno,
ma che ha come struttura-base
il gruppo locale, al quale il prete, il pastore, il teologo partecipano come invitati, consulenti.
I gruppi locali sono formati
da persone «laiche» (ma alla
Mendola si è riaffermato che
tutti i credenti sono ad un tempo laici e sacerdoti), dicevo, impegnati nelle chiese delle rispettive confessioni, che si ritrovano per leggere la Bibbia insieme, per lasciarsi interrogare da
essa, per affermare la comune
fede in Cristo, per affrontare i
nodi ancora da sciogliere tra le
diverse confessioni senza alcuna
volontà di sopraffare l’altro, per
trovare insieme ogrd volta uno
stimolo ulteriore ad essere testimoni del messaggio dì rinnovamento del Vangelo nella vita di
La lotta per la pace vede sempre più impegnate le chiese e
scende dal generale al particolare. Specie a Comiso le iniziative, e le conseguenti reazioni ufficiali, si susseguono. Tutta la
stampa ne parla con frequenza
e le varie manifestazioni hanno
ampia eco. Cosi, come hanno eco
la decretata espulsione di due
pacifisti tedeschi, uno dei quali
delegato della Chiesa Evangelica
germanica, e l’altro da oltre otto mesi a Comiso. E la violenta
reazione contro una manifestazione anti missili, che ha anche
avuto una risonanza parlamentare.
Nello stesso filone pacifista un
invito delle Chiese Olandesi « a
pronunciarsi contro tutti gli armamenti e quelli nucleari in particolare ». Ed una intervista di
Rinascita a Jiirgen Moltmann,
che parla a lungo della pace intesa come « un processo, un
cammino storico » e condanna
« l’armamento atomico giusto »,
inteso come concetto parallelo
alla « guerra giusta » che in tempi di armi per distruzioni di
massa non ha più nessun senso.
Ed una trasmissione TV centrata sulla possibilità di realizzare
la pace sostenuta da padre Sorge e dal rabbino Toaff con riferimenti alla rivitalizzazione di
sentimenti religiosi, e ricondotta
da Lucio Colletti alla necessità
di rivedere i rapporti di forza,
sui quali, almeno per ora, sta la
possibilità di evitare spaventose
guerre atomiche.
I pentecostali che si erano rifugiati qualche tempo fa nella
ambasciata americana di Mosca,
pare abbiano ottenuto il visto di
espatrio; nel frattempo una attivista pentecostale, non rifugiata, è stata condannata per « attività antisovietica » a sei anni di
lavori forzati.
La Comunità metodista di Padova continua nelle sue iniziati
ve per il recupero della dignità
umana degli omosessuali. Un
convegno si è tenuto il 9 luglio
per studiare le conclusioni della riunione di Frali sui temi « Il
senso di colpa » e « Il senso del
peccato ».
Dal 30 agosto al 6 settembre
sono previste riunioni a Venezia
della Commissione mista anglicano-cattolica per proseguire il
dialogo ecumenico tra le due
chiese.
Tra le varie spigolature del
mese:
— la regina di Svezia ha patrocinato la pubblicazione di un
libro di preghiere (protestanti)
per bambini, già diffuso in oltre 80.000 copie;
— in una chiesa luterana di
Berlino è collocata una « Madonna di Stalingrado » dipinta a carboncino nel ’42, durante l’assedio, da un pastore luterano;
— secondo un sondaggio inglese « le chiese cristiane sono
noiose, antiquate e non ispirano »;
— in America, tra le altre, è
apparsa una setta chiamata ’Jesus Only’, che avrebbe già un
migliaio di congregazioni e che
esplica la sua fede in Gesù affrontando i morsi di qualsiasi
serpente (in un anno su 3000
morsicature ci sono stati solo 14
morti ! ! ) ;
— e « per finire » un giornale
specializzato informa che in California la « Christian Brothers
Co » specializzata in vini da messa e presieduta da un Thomas
Levi, riunisce periodicamente a
gruppi di 30/401 persone i sacerdoti cattolici, cui offre in degustazione per un paio d’ore 11 diverse qualità di vini, in modo
che possano essere scelti i migliori. Preferiti i bianchi « che
non lasciano macchie visibili sui
parati »■.
Niso De MicheUs
Amsterdam ’83, la « Conferenza Intemazionale per Evangelisti Itineranti », ha avuto regolarmente luogo, nella « Venezia del
nord» dal 12 al 21 luglio u. s.
Come l'evangelista Billy Graham
ha sottolineato, si trattava da
parte sua della realizzazione di
un sogno da lungo tempo accarezzato: quello di riunire un po’
tutte le forze dell’evangelizzazione mondiale. Sì deve infatti alla
Associazione Billy Graham se
ben 5.000 evangelisti circa, si sono potuti ritrovare ad Amsterdam, neH’efflcientissimo Palazzo
dei congressi, per confrontare le
loro attività reciproche e, soprattutto, per confrontarle con l’Evangelo. La parola d’ordine della
Conferenza era l’incoraggiamento rivolto dall’apostolo Paolo a
Timoteo: « Fa’ l’opera d’evangelista» (2 Timoteo 4: 5). Devo ad
un invito rivoltomi personalmente ed all’interessamento della
TEV la possibilità di fare un resoconto di questo avvenimento
che non è stato certo molto pubblicizzato nel nostro paese e tra
le chiese evangeliche, specie «storiche »,
L’evangelismo italiano era rappresentato da una quarantina di
persone, tra le quali tre battisti e
il sottoscritto come valdese, l’Esercito della Salvezza, i Fratelli,
la Chiesa Apostolica, le Assemblee di Dio, la Chiesa del Nazareno, rapnresentata da un simpatico pastore di Sarzana, ed altre
ancora. Io ho avuto il privilegio
di dividere i giorni e l’utile fatica
CONFERENZA INTERNAZIONALE EVANGELISTI ITINERANTI
«Fa’ l’opera d’evangelista»
della Conferenza con Giovanni
lannarone, salutista di Milano, e
con Vittorio Perres, pastore battista a S. Antonino di Susa.
Pensate: erano rappresentati
130 paesi del mondo intero, come
abbiamo potuto constatare, anche visivamente, quando le bandiere di tutte le nazioni sono
state portate nella sala delle riunioni da altrettanti rappresentanti nazionali.
Tutto è stato fatto, dal punto
di vista tecnico, perché ogni partecipante potesse seguire le varie sedute in modo efficace. Ogni
conferenza o gruppo di studio poteva essere tradotto in più lingue, compreso il giapponese, il
cinese, il coreano ecc. Questo
grazie a cuffie sempre disponibili in ogni sala di lavoro. Due
immensi schermi permettevano
anche a chi stava un po’ di lato
di seguire gli Oratori o i cantori
come se stessero dinanzi a ciascuno dei congressisti, grazie a
tutto un sistema di telecamere.
Varie volte abbiamo avuto delle
dimostrazioni impressionanti di
quel che si può fare con tutta
una batteria di proiettori e di registratori per presentare un messaggio evangelico.
Un giornale a otto pagine veniva stampato ogni giorno e distribuito a tutti i presenti, con le
notizie della giornata ed il resoconto di quanto era già stato
fatto e detto.
Un numero impressionante di
persone era sempre a disposizione per aiutare, dirigere alle varie
sale di riunione, distribuire i pasti ed anche, fraternamente, incanalare le ondate di congressisti da un luogo all’altro. A questo proposito siamo stati a prima vista sgradevolmente sorpresi dal fatto che, appena giunti al
Centro, ci hanno messo al polso
uno speciale braccialetto da non
togliersi mai durante la Conferenza e che solo permetteva l’accesso ai vari locali. La cosa sembrava a prima vista uno sgradevole controllo. Più tardi ci siamo resi conto che, se questo controllo non ci fosse stato, ci sarebbe stata una vera piccola folla di malintenzionati (compresi
i ladri) che si sarebbe introdotta
negli stabili destinati alla Conferenza; tanto che avremmo avuto difficoltà a lavorare tranquillamente o... avremmo rischiato di
trovare il nostro pasto mangiato da un invitato non richiesto!
Il canto dell’assemblea è sempre stato molto curato. A volte
sono intervenuti gruppi di cantori evangelici, come ad esempio un simpatico trio uruguayano, solisti, corali, gruppi strumentali. Talvolta questi ultimi erano decisamente troppo « rock »
per la mia sensibilità, e soprattutto si valevano di una sonorizzazione un po’ eccessiva. Sono stati molto belli i momenti
di preghiera, talvolta assai intensi.
Varie conferenze si sono susseguite al mattino, quali: « l’evangelista in un mondo lacerato », « il dono ed il ministero di
evangelista », « l’evangelista e la
sua vita personale » e tutto un
insieme dì interventi sul messaggio da nortare a quanti professano un credo altro che quello
cristiano. Molto forte la presenza numerica ed il peso di pensiero del terzo mondo: circa due
terzi dei congressisti venivano
da quella zona del globo. Poco
apoariscente la presenza europea, sensibile, ovviamente, quella anglosassone. Assenti, almeno
a livello ufficiale, le chiese evangeliche olandesi.
Per noi, membri di chiese sto
riche e fortemente strutturate,
era impressionante vedere tutto un folto gruppo di chiese o
movimenti evangelistici o singoli evangelisti, sciolti da qualsiasi legame con una chiesa precisa, almeno nel senso in cui lo
intendiamo normalmente, con
tutti i pregi ma soprattutto i
difetti di simile situazione. Non
per nulla a più riprese si è sottolineato che un evangelista non
è nulla se non fa parte di una
chiesa precisa, che gli riconosce
il dono ed il ministero preciso e
che lo manda da parte del Signore. Come si è fortemente sottolineata la necessità di valersi di
consiglieri validi ed accuratamente preparati in occasione di
campagne evangelistiche volute
da chiese locali o nazionali. Certamente, noi dobbiamo forse ritrovare l’entusiasmo e lo slancio
di certe chiese « giovani », ma è
bene che quest’ultime scoprano
o riscoprano il senso profondo,
non tanto di appartenenze strettamente confessionali, ma dei legami non rinunciabili e non evitabili con la storia della Chiesa
di Cristo. Nessun cristiano nasce
solo al mondo e agisce come tale.
Ringrazio il Signore per la ricca
esperienza concessami, per il dialogo talvolta assai ricco avuto
con australiani, pakistani, africani, uomini e donne del Pacifico.
Che il Signore vegli sul nostro e
sul loro lavoro.
Giovanni Conte-
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9 settembre 1983
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/ giornali
e il Sinodo
Non di rado nei resoconti sul
nostro sinodo apparsi sulla stampa nazionale abbiamo dovuto riscontrare notevoli imprecisioni e travisamenti, ma qual è stato l’atteggiamento della stampa
locale che dovrebbe conoscerci
meglio?
Cronache del pinerolese, il settimanale di orientamento comunista, ignora l’avvenimento forse
per mancanza di spazio e di tempo. Eppure si sona discussi almeno tre problemi di rilevanza
politica per i comunisti: la questione della intesa con lo stato,
la pace e la lettera a Craxi, la
candidatura di un pastore nelle
liste PCI. Mentre a livello nazionale, l’Unità ha dedicato al sinodo una onesta informazione, stupisce un po’ questa mancanza di
attenzione e speriamo di leggere
presto anche su questo giornale
una valutazione del nostro sinodo.
Il Penice, settimanale di orientamento liberale, invece ci dedica un articolo in prima pagina,
ci accusa di faziosità sul tema)
della pace ( ma ha veramente seguito il dibattito e letto le risoluzioni approvate?) e poi conclude appoggiando le posizioni dei
valdesi sull’intesa commettendo
però un piccolo (ma rilevante)
errore: Craxi non «ha rassicurato i valdesi e i metodisti riuniti
a Torre Pellice » per la « equiparazione delle chiese » come
scrive Edoardo M. Fiammotto,
ma si è impegnato a dare attuazione con leggi alle intese già
raggiunte coi valdesi e metodisti.
Una piacevole sorpresa — invece — l’abbiamo avuta da l’Eco
del Chisone, il settimanale cattolico di Pinerolo.
Per due numeri abbiamo avuto
informazioni in prima pagina.
Inoltre il commento al sinodo del
suo direttore («Valdo e Lutero al
sinodo») ci pare essere un tentativo interessante di capire la nostra realtà e le nostre problematiche. Sono elencate le tematiche del sacerdozio universale,
dei ministeri nella chiesa, dello
spirito santo, il valore della teologia, il radicalismo di Valdo, temi che sono stati molto più presenti che molti altri rilevati dalla stampa nazionale.
Apprezziamo questo sforzo sincero di conoscerci e di informare.
Dal giornalismo cattolico di provincia viene anche una lezionealla grande stampa di informazione. Siamo ormai molto lontani
dalle distorsioni del passato che
spesso ci avevano costretto ad
una vivace polemica.
L’atteggiamento diverso tra i
giornali laici e quello cattolico
rispetto al sinodo dovrebbe porre seri interrogativi ai difensori
della cultura laica nel pinerolese: possono i laici essere portatori di idee di rinnovamento e
di apertura se non prestano attenzione ad una esperienza quale quella valdese che in queste
valli non solo ha rilevanza culturale, ma anche sociale? Ignorare
una realtà può essere una premessa del « conoscere per trasformare » che vuole essere la
linea politica di un giornale laico? Certo forse il nostro sinodo
è poca cosa di fronte ai grandi
problemi che si agitano nel pinerolese, ma un centesimo della
precisione e dell’attenzione dedicate alla mostra dell’artigianato
del pinerolese la meritava specie
da parte di laici.
Giorgio Cardio!
CONFERENZA INTERNAZIONALE A VILLAR PEROSA
Il futuro della RIV-SKF
Sindacalisti da tutto il mondo si confrontano sulla multinazionale
Villar Perosa, 6 settembre —
Si apre questa mattina presso
il Grande Albergo (lo stesso che
ospita normalmente la Juventus)
il primo convegno internazionale
sulla RIV-SKF. Organizzato dalla Fism (Federazione intemazionale dei sindacati metalmeccanici) cui recentemente ha aderito
anche la Firn italiana, il convegno si propone l’obiettivo di analizzare da un punto di vista sindacale le prospettive del gruppo,
leader nel mondo per la produzione di cuscinetti a sfera.
La SKP (50.500 dipendenti in
tutto il mondo, 40 società di produzione, 76 stabilimenti) ha manifestato in questi anni una propensione alla riduzione della produzione specie negli stabilimenti
europei, che ha legittimato le
decisioni di licenziamenti e riduzione del personale. Così ad esempio in Italia i dipendenti sono passati dal ’78 all’82 da 7268
a 6958, ma particolarmente grave è stata la perdita di occupazione negli stabilimenti di Villar
Perosa dove si è passati da 2030
occupati a 1820 (—10%) in quattro anni. Anche la cassa integrazione (a rotazione) è molto aumentata. Inoltre sempre in Italia
si prevede un minor utilizzo degli impianti attorno al 25% della
capacità produttiva per il prossimo anno.
Questi dati evidenziano la crisi
di mercato del cuscinetto, specie
di quello a bassa tecnologia prodotto in Italia, dovuta alla crisi
dell’elettrodomestico e alla crisi
dell’auto.
Per questo i rappresentanti
sindacali riuniti a Villar Perosa
(ve ne sono da tutta Europa, dagli USA, dal sud America, dall’India, dal Sud Africa) cercheranno
di elaborare un piano di riconversione produttiva del gruppo e
cercheranno di individuare possibili produzioni alternative da
proporre alla multinazionale.
Un progetto dunque, ambizioso, in cui per la prima volta i
sindacati italiani si misureranno
con l’esperienza della «cogestione » industriale già sperimentata nel gruppo SKF in molti paesi.
Si vedrà cioè se il sedere nei
consigli di amministrazione delle
imprese serve al lavoratori per
aver maggior forza contrattuale
almeno per quanto riguarda la
politica di impresa.
Non si discuterà solo di politica industriale, ma anche delle
condizioni concrete di vita e di
lavoro dei lavoratori, dei livelli
di sindacalizzazione.
Si confronteranno i guadagni e
si scoprirà che un lavoratore svedese — tenuto conto dei parametri del costo della vita — guadagna il doppio rispetto ad un
lavoratore con la stessa qualifica
a Villar Perosa. Inoltre che un
lavoratore italiano percepisce
cinque volte lo stipendio di uno
indiano.
Il convegno di Villar Perosa
rappresenta dunque un primo
tentativo importante per il sindacato metalmeccanico di darsi
una strategia internazionale. Alla
sfida della multinazionale, i sindacati internazionalizzano la loro
azione. Ciò è possibile anche perché il sindacato svedese dei metalmeccanici si è attrezzato con
computers ed esamina giornalmente I’andamento del gruppo
SKF.
G. G.
Mostra-mercato
PRAMOULO — Si è svolta,
nella settimana del 15 agosto, la
2” edizione della Mostra-Mercato
dell’artigianato locale, organizzata anche quest’anno in collaborazione tra Comune e Pro Loco.
Gli espositori partecipanti sono
stati più numerosi dello scorso
anno, quindi maggiore era anche la varietà degli oggetti presentati.
La mostra ha avuto un buon
successo di pubblico e anche di
acquirenti, suscitando molto interesse.
Ventìdue alloggi
popolari
TORRE PELLICE — Il comune ha ottenuto dalla Regione un
finanziamento di 800 milioni per
la costruzione di 22 alloggi popolari in zona San Ciò.
Riordino dell’area
della Stamperia
TORRE PELLICE — Il consi
glio comunale ha affidato a due
tecnici esterni l’incarico per il
riordino dell’area dell’ex Stamperia Mazzonis.
Dopo il fallimento deH’Industria tessile, negli anni sessanta,
in questa zona sì sono insediate
nuove fabbriche e imprese artigiane, e anche abitazioni. Adiacente alla zona vi è inoltre un
allevamento di polli (per il quale si sono udite numerose proteste di cittadini) e l’asilo nido. Di
qui la necessità di un riordino,
che però è un po’ tardivo.
PREOCCUPAZIONI PER L’OCCUPAZIONE NEL PINEROLESE Racimeo del Bagnau
3.409
licenziamenti all’lndesit
Rientro amaro dalle ferie per
i lavoratori dell’Indesit.
L’azienda infatti ha proceduto
il 1 settembre scarso al licenziamento di una ventina di dirigenti
e alle procedure per una ulteriore riduzione deH’occupazione di
3.409 persone.
Questo il quadro complessivo
delle nuove linee economico gestionali dell’azienda secondo le
categorie di prodotto:
Lavaggio — Concentrazione allo stabilimento 2 di None (lavatrici) dell’intera produzione dello stabilimento 7 sempre di None
(Torino) che attualmente produce lavastoviglie, entro i primi nove mesi del 1984. Qualche lavorazione relativa alle lavatrici rimarrà inoltre al Sud.
Freddo — Allocazione presso
gli stabilimenti 12 e 16 di Teverola (Caserta) della produzione
dello stabilimento 1 di Qrbassano (Torino), eccetto i frigoriferi
a una porta e i congelatori verticali da 125 litri. Il trasferimento si verificherà nei primi mesi
dell’84.
Cottura — Razionalizzazione
delle linee di montaggio.
Componentistica — Nel settore è prevista una ristrutturazione
complessiva. In particolare per
lo stabilimento compressori l’Indesit sta studiando una combinazione con una grande società del
comparto e con la Gepi per mantenere lavorazioni che possano
occupare almeno 320 unità dell’attuale personale. Per quanto
concerne la componentistica elet
tronica e l’elettromeccanica l’azienda ritiene di non poter comunque utilizzare un numero di
persone superiore a quello attualmente impiegato.
Complessivamente questi interventi comporteranno investimenti per circa 14 miliardi. Sul
fronte occupazionale dagli attuali 8.067 addetti si dovrebbe scendere, alla fine dell’anno prossimo, a 4.658, con una perdita di
3.409 posti di lavoro, di cui 765
nella componentistica (per raggiungere una maggiore economicità delle produzioni) e 2.621 nelTelettrodomestico bianco. Il personale esuberante, com’è stato
sottolineato dall’azienda al sindacato, verrà posto in Cassa integrazione a zero ore gradualmente a partire dal 5 settembre
senza possibilità di rotazione
« poiché si tratta di personale in
effettiva esuberanza ».
L’intera operazione dovrebbe
consentire all’azienda, uscita tre
mesi fa dall’ amministrazione
controllata e impegnata in un faticoso lavoro di risanamento, di
assestarsi su una produzione di
un milione e mezzo di pezzi all’anno, a fronte di una capacità
di circa 2.200.000 pezzi. D’altronde i prossimi mesi dovrebbero portare la società a un assestamento economico tale da consentirne il rilancio definitivo e
l’Indesit ha ribadito al sindacato
qual è l’unica strada nossibile da
percorrere ner raggiungere tale
obiettivo.
Come si vede si tratta di ima
strategia aziendale che penalizza
moltissimo l’occupazione nel pinerolese. Per discutere la risposta sindacale a queste richieste,
si è riunito a Roma lunedì scorso il coordinamento del gruppo
che ha deciso di organizzare una
serie di assemblee in fabbrica
per valutare le proposte. Ma
l’orientamento del sindacato è
già evidente.
Antimo Mucci segretario nazionale della Firn, spiega così
l’atteggiamento del sindacato:
« Innanzitutto intendiamo respingere la logica complessiva
dentro la quale sembra muoversi
l’azienda quando ci propone una
riduzione di oersonale di circa il
40 per cento ».
Secondo il sindacalista, questa
« è una logica rinunciataria che
sembra adagiarsi sulla crisi che
pure esiste, piuttosto che cercare
la via per superarla ».
ANGROGNA — Nell’ambito
delle manifestazioni de « Il mio
8 settembre» si terrà domenica
11 settembre uri raduno popolare e partigiano al Bagnau di Angrogna.
Il programma prevede:
ore 11 : commemorazione di
Paolo Favout (comandante della V divisione G.L. « Sergio
Toja »);
ore 14: manifestazione popolare con interventi dei movimenti di liberazione del Cile, E1 Salvador, Nicaragua, Argentina, Palestina, e di un esponente del
sindacato Solidarnosc della Polonia. Musiche e canti dei gruppi Chabriols, Teatro Angrogna,
Esquiarzée.
Mostra
deH’artigianato
PINEROLO — Saranno sicuramente più di duecentomila le
persone che hanno visitato la
mostra delTartigianato allestita
con tutte le norme di sicurezza
nell’ex Caserma Penulli. L’esposizione di prodotti e gli spettacoli sono una formula felice che
ne garantisce di anno in anno la
riuscita. Notata quest’anno l’assenza della editorìa valdese.
Collegio Valdese Scuola Latina
di di
Torre Peliice Pomaretto
L’inaugurazione dell’ anno L’inaugurazione dell’ anno
scolastico 1983-84 avrà luogo scolastico 1983-84 avrà luogo
il 15 settembre 1983 alle ore il 15 settembre 1983 alle ore
15 presso la Casa Valdese. 15 nel Salone del Convitto.
Il Comitato Il Comitato
10
10 cronaca delle Valli
9 settembre 198Î
POESIA
I PROBLEMI DELLA CASA
Le rêve de l'enfant Sfratti ed equo Canone
Dans son berceau l’enfant soupire,
il craint l’étreinte du sommeil
qui veut éloigner le doux sourire
de qui veille sur son réveil.
Mais il s’endort, et tout son être
fuit vers un monde mystérieux,
comme la nue qui vient de naître
flotte en lambeau dans le ciel bleu.
Et dans l’espace il papillonne
tel une feuille proie du vent,
une nuit sombre l’environne
en haut brille le firmament.
Mais sa mémoire est vierge encore
d’un monde tout à découvrir,
début d’une vie qu’il ignore,
d’un temps pour vivre et pour mourir.
Ainsi l’enfant rêve sa mère,
elle est pour lui tout l’univers
car jour et nuit sont un mystère
terre et ciel et la vaste mer.
Et sa présence le console,
chasse la crainte de l’esprit,
car son sourire est le symbole
d’un tendre amour qui s’épanouit.
Pourtant, soit qu’il dorme ou qu’il veille,
elle est là, son ange gardien
qui le protège^ et le surveille
comme une fée des temps anciens.
Heureux l’enfant à qui sa mère
peut prodiguer tout son amour,
adresser à Dieu sa prière
afin qu’il bénisse ses jours.
I numeri vincenti
premi tra
i sottoscrittori
Pubblichiamo qui di seguito l'elenco
dei numeri delle ricevute della sottoscrizione a favore dell'Eco delle Valli Valdesi vincenti i premi estratti in occasione della Giornata deH’Eoo delle Valli
Valdesi. I premi possono essere ritirati
fino al 30 settembre presso la sig.ra Eldina Messina (tei. 0121/91969 tra le 13
e le 15).
1) 3942; 2) 199; 3) 1884; 4) 2641; 5)
3195; 6) 2029; 7) 589; 8) 2132; 9) 2131;
10) 162; 11) 132; 12) 632; 13) 1177; 14)
3459; 15) 1680; 16) 889; 17) 2454; 18)
1202; 19) 140; 20) 2998; 21) 2683; 22)
1759; 23) 2906; 24) 1720; 25) 1066;
26) 2076; 27) 1748; 28) 3674; 29) 1890;
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30) 3344; 31) 3805; 32) 1073; 33) 1732
34) 2809; 35) 3132; 36) 1303; 37) 2533
38) 625; 39) 1190; 40) 2668; 41) 2095
42) 747; 43) 3880; 44) 2428; 45) 1647
46) 3753; 47) 3485; 48) 1357; 49) 1476
50) 1479; 51) 907; 52) 1233; 53) 2085
54) 22C6; 55) 2322; 56) 3905; 57) 973
58) 3357; 59) 2038; 60) 1537; 61) 1160
62) 3826; 63) 69; 64) 3825; 65) 2129
66) 2049; 67) 1388; 68) 2577; 69) 3109
70) 736; 71) 288; 72) 241; 73) 340
74) 3954; 75) 2250; 76) 32; 77) 516
78) 3090; 79) 1335; 80) 154; 81) 560
82) 2145; 83) 2378; 84) 1663; 85) 2782
86) 630; 87) 146; 88) 1352; 89) 177
90) 2691; 91) 3865; 92) 3715; 93) 650
94) 682; 95) 47; 96) 3759; 97) 1067
98) 1771; 99) 2343; 100) 3391; 101) 1783,
102) 1502; 103) 856; 104) 1591; 105)
2699; 106) 2694; 107) 400; 108) 3886;
109) 981.
Ricordiamo inoltre che l’elenco è consultabile presso la libreria Claudiana di Torre Pellice.
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel,
Dino Gardiol, Giovanni Scuderi, Ugo Tomassone, Margarete Ziegler, Claudio Tron.
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LUSERNA SAN GIOVANNI
Una legge che non soddisfa più nessuno - Le prospettive di una riforma che passi attraverso il controllo locale
B. Grill
Il fenomeno degli sfratti rappresenta indubbiamente il fattore determinante dell’attuale situazione di emergenza abitativa
nel Pinerolese, in tutto il Piemonte e sul territorio nazionale.
Al già elevato numero di provvedimenti di rilascio per giusta
causa bisogna aggiungere il numero elevatissimo di « finite locazione » ; quali soluzioni o almeno interessi hanno espresso
gli organi politici per la risoluzione di questo conflitto sociale?
Appare ovvio come, nel breve
termine, la soluzione da adottare con la massima urgenza sia
quella della proroga delle scadenze contrattuali e della graduazione degli sfratti.
Ovviamente non solo limitatamente alle « aree calde » (perché
è ampiamente dimostrato che le
aree a maggior disagio abitativo non sono necessariamente le
città con oltre 350.000 abitanti)
e, soprattutto, proroga e graduazione non in contropartita ad
una serie di provvedimenti che
si traducono in esclusivi vantaggi economici per la proprietà,
concetto questo che sembra costituire la filosofia di fondo delle recenti proposte di modifica
della legge di equo canone presentate dal IVIinistro ai LL.PP.
Nicolazzi.
Troppo scarsa
l’edilizia popolare
Ma al di là dell’emergenza abitativa, quindi nel medio e lungo
termine, altri provvedimenti si
rendono necessari per consentire una offerta di abitazioni in
affitto sufficiente a soddisfare la
domanda. Infatti solo un’offerta adeguata alla domanda può
rendere « fisiologico » il fenomeno degli sfratti che si verificherebbero solo per effettiva necessità del proprietario e comunque avverrebbero di casa in casa.
E’ possibile realizzare questi
provvedimenti ed esserne convinti? Il Sindacato inquilini, il
Sindacato dei lavoratori hanno
cominciato a dare delle risposte. Infatti se è vero da un lato, che la soluzione al problema
dell’edilizia residenziale può venire da una sufficiente produzione edilizia è anche vero, d’altro
lato, che in Italia tale produzione non è ad un livello tale da
compromettere in modo irrimediabile la disponibilità di alloggi.
Prendiamo i dati del 1980. In
questo anno sono stati ultimati
circa 300.000 nuovi alloggi, una
cifra non indifferente. Il vero
problema è che di questi alloggi
il 30-35% è rappresentato da seconde case, un ulteriore 25-30%
deriva da trasformazioni di alloggi esistenti in uffici. Della restante quota almeno la metà ha
caratteristiche di lusso e solo
un 10-15% è di edilizia popolare.
Produzione edilizia dunque su
livelli discreti, ma scarsa disponibilità di alloggi per l’affitto.
Chi guadagna è
sempre il proprietario
E questo dato è in fondo confermato dal fatto che la stessa
Confedilizia sostiene che la locazione scompare perché l’equo
canone non è remunerativo. Eppure con l’indicizzazione il reddito dei proprietari ha avuto un
incremento di oltre il 50% dal
’78 alT80 e la rivalutazione dei
valori degli immobili è stata,
negli stessi anni, di 5 punti superiore aU’infiazione ! Il fatto è
che, come ci informa il CENSIS,
mentre una casa in affitto, considerando la rivalutazione del
capitale, consente un reddito attivo deU’1,8% Tanno, le seconde
case e gli uffici danno un rendimento attivo delT8,3% annuo.
Sembra dunque legittimo il
sospetto che la scarsa disponibilità di alloggi in affitto, causa
prima di sfratti e finite locazioni, altro non sia se non una ma
novra per affossare la legge di
equo canone e andare verso il
mercato libero dei fitti. E altrimenti come si spiegherebbe il
fenomeno degli alloggi sfitti? In
proposito il censimento ISTAT
delT81 ha definitivamente sciolto ogni dubbio circa la portata
del problema che fino allora era
ritenuto del tutto marginale.
Ben venga dunque la riforma
dell’equo canone.
I Sindacati Inquilini sono tra
i primi a richiederla presentando una loro proposta di modifica della 392/78. Accanto a questa è indispensabile che vengano
delle voci dalle Amministrazioni
Locali affinché si possa procedere alla assegnazione coattiva
in locazione (non alla requisizione) degli alloggi sfitti.
Infine, è importante istituire
in tutti i Comuni Commissioni
democratiche agganciate agli oi>
portoni livelli amministrativi,
con il coinvolgimento di tutti gli
interessi coinvolti ( Sindacati,
Sindacati Inquilini, Organizzazioni dei proprietari).
Agostino Vaienti
Ecumenismo
Leggo su « L’eco del Chisone » di giovedì 26 maggio 1983: ■■ Torre Pellice
non è Ginevra ». È il titolo di un articolo posto in apertura del giornale, di
Giuseppe Trombotto. Però a lettura effettuata, si constata trattarsi di un articolo che mira più ad impressionare che
a informare; se mai, quello che si evidenzia è la notizia' la quale afferma:
« Pare che l’episcopato svizzero intenda chiedere alla S. Sede rerezione di
una nuova diocesi in Ginevra ». Il rimanente è un insieme di argomentazioni generalizzate, pseudo ecumeniche.
Purtuttavia riflettendo su questo articolo, si evidenziano I limiti e la staticità
dell’attuale impegno ecumenico della
Chiesa cattolica. Ebbene, se è così, è
una chiesa la quale non ha più nulla di
nuovo da proporre, dunque gli è venuta
meno la propria idehtità. Orbene, in
questa situazione l’insieme del cattolicasimo egemonizzante, constata la necessità di individuare un nuovo rapporto ecumenico, purché dispersivo, comunque un dialogo in cui possa coinvolgere la gerarchia cattolica, anziché
la Comunità ecclesiale. Insomma, affermare che « Torre Pellice non è Ginevra », è ammettere che il cammino
ecumenico ha subito un brusco arresto, dunque si respira un'aria di generale riflusso. Inoltre i vertici dei cattolicesimo dimostrano scarsa propensione nell'affrontare il dialogo ecumenico
con l'evangelismo locale, perché più di
una volta ha messo in discussione i
valori fondamentali della Chiesa cattolica. È ovvio che queste riflessioni hanno una inequivocabile Incidenza sulla
vita dei singoli, ed a loro volta nei
confronti del mondo pluralista. In ogni
caso, l'ecumenismo non lo si può esorcizzare in un determinato luogo, o in
qualche strategia di dialogo. Quindi,
credo sia opportuno precisare che To-re
Pellice non ha alcun motivo di guardare con sospetto Ginevra, giacché è
sempre stata un centro che ha profuso
una grande forza spirituale e morale,
non per i vaidesi soltanto, ma per l'intera cristianità. E questo a mio avviso,
non lo si può affermare per Roma; in
altri termini, l’azione ora svolta da alcune associazioni, cioè quelle più significative dell'attuale pontificato, ovviamente integraliste e conservat>-ici,
in grado di prevalere sulle forze riformatrici e pluraliste. Allora non ci stupisce minimamente la giungla degli ostacoli per l'erezione di una moschea
nel cuore della spiritualità cattolica.
Come del resto permane lenta e confusa la strada per la revisione del concordato. Dinanzi a questo agire così
travagliato, alcuni settori dimostrano
una ferma volontà di rinnovamento, in
quanto consapevoli che nessuno possiede la verità in assoluto. Difatti qualche progresso c'è stato. Perciò, ora si
avverte la necessità di confrontare i
problemi più reali della chiesa, e ciò
non deve fare intendere che l'etica dell'ecumenismo consista in una qualche
quadra dottrinale. Pertanto occorre avere la volontà di andare oltre alla propria denominazione per sentirsi chiesa
universale, al fine di poter testimoniare insieme Gesù Cristo, il Signore della
storia.
Cordialmente.
Mario Desana, Torino
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10064 PINEROLO
11
rt
9 settembre 1983
cronaca delle Valli 11
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t.
XXIIi CONVEGNO DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Le Valli tra le due guerre
Il Convegno di Torre Pellice ha esaminato la storia sociale ed economica delle valli - Presentati studi su Lutero e la Riforma
E’ tipico della Società di Studi Valdesi il raccordo costante
ira due poli tematici: quello situato da secoli nelle Valli, e quello identificato dal messaggio della Riforma. Entrambi questi poli sono stati organicamente presenti nel XXIII Convegno di
Torre Pellice (28-29 agosto): il
secondo centrato su Lutero, coni era logico quest’anno; il primo, sulla situazione socio-economica e politica delle Valli nel
periodo fra le due guerre; il che
corrispondeva, da parte dei relatori, alle esigenze di approfondimento dei loro studi in corso,
ma trovava anche un riferimento attuale, con le rievocazioni
dell’8 settembre previste in altre
sedi, di cui si poteva conoscere,
cosi, sul piano locale, l’antefatto.
Chi cerca di collocare in un
contesto di geografia economica
specifico delle Valli valdesi quelle vicende di storia sociale che
ne suscitano l’esigenza, si trova
alle prese con varie difficoltà,
che hanno poi a loro volta origini politico-ideologiche, nella
misura in cui sono state determinate dalla volontà, dimostrata in varie epoche dal potere, di
ritagliare le zone amministrative
(con le conseguenti impostazioni anche statistiche, ecc.) in modo da obliterare l’identità collettiva delle nostre Valli. E’ un problema di fondo delle regioni alpine tra Francia e Italia, cui si
dedicano annualmente i convegni fra le facoltà di scienze politiche di Grenoble e Torino;
nell’ultimo dei quali (ottobre
1982) Gino Lusso aveva applicato alle zone alpine del Piemonte
valide metodologie d’identificazione geografica e demografica;
le ha riferite ora — nella relazione che ha aperto, il pomeriggio del 28, il nostro Convegno —
alla Val Pellice, e al periodo fra
le due guerre. Giorgio Rochat,
continuando ad esplorare le carte del periodo fascista custodite
nei pubblici archivi — il che ha
comportato l’intuizione di quali
rubriche potessero celare i documenti che interessavano, e la
loro paziente ricerca —, ha poi
descritto, vedendone daH’interno
i meccanismi talora casuali ma
talora anche occhiuti, le logiche
seguite dal regime per attuare
anche nelle Valli un capillare
controllo politico-sociale ; notevole la svolta silenziosa ma intenzionale che porta il regime
nella seconda parte degli anni 30
a escludere i valdesi dalle cariche comunali e da quelle del par
tito fascista. Di vivo interesse,
infine, le comunicazioni di Fabio Levi sull’indagine in corso
sugli archivi Mazzonis, che coinvolgono circa un secolo di vita
economico-sociale della Val Pellice. Vivace la discussione dei tre
contributi.
Studi su Lutero
I contributi su Lutero cui è
stata dedicata la parte centrale
del Convegno la mattina del 29
agosto — ma la sera precedente
il maestro Clemente 'Terni già
aveva introdotto il tenia con la
conferenza sulle Influenze del
canto luterano sulla musica italiana del XVI secolo, accompagnata da esecuzioni musicali —
hanno anch’essi avuto carattere
organico perché felicemente attraversati tutti e cinque dai legami fra il messaggio del riformatore e la realtà italiana, in
un’ottica man mano più ravvicinata nel tempo e nello spazio:
a partire dall’intervento antiluterano pubblicato già nel 1523 da
Girolamo da Lucca con le sue
Solutiones, finemente analizzate
da Franco Dal Pino, per giungere infine con Lorenza Giorgi alla stimolante rievocazione del dibattito epistolare fra un pensatore sfavorevole a Lutero, come
fu Buonaiuti, e un suo interprete e studioso, come fu Miegge.
Entro questi due limiti cronologici, Salvatore Caponetto ha
puntualizzato acutamente quali
siano stati gli esili ma non inesistenti riscontri fra Savonarola
e Lutero; Giovanni Gönnet ha
esaminato le risultanze a tutt’oggi attendibili circa la penetrazione luterana negli stati sabaudi, attestata a livello d’intellettuali da personalità come Mainardi, Curione, Grimaldi Mofa,
Alciati e Biandrata, ma non sicuramente documentabile fra i
valdesi prima del 1555; e Domenico Maselli ha svolto un’interessante rassegna dei contributi
di studio o di divulgazione dedicati a Lutero nell’ambito del protestantesimo italiano dal tardo
’800 fino ai lavori recenti, ben
noti per la loro importanza riconosciuta in ambito nazionale e
internazionale, di Miegge, Vinay
e Subilia: fra i contributi dell’epoca precedente la prima guerra mondiale, specialmente degni
di nota quelli pubblicati sulla
« Rivista cristiana », come gli articoli spesso polemici di Teofilo
Gay e come gli interventi dello
stesso animatore del periodico.
Emilio Comba (l’occasione ci
consente di segnalare, nel volume recentemente uscito, del Dizionario biografico degli Italiani,
la bella e ampia voce dedicatagli da Valdo Vinay).
Lavori in corso
Alla caratteristica, in principio ricordata, di aggirarsi fra
quei due poli di cui si è detto,
i Convegni di Torre Pellice coniugano la consuetudine di aprirsi volentieri, a chi intenda dar
notizia liberamente dei suoi « lavori in corso », o da poco conclusi. Al gruppo dei secondi si
ascrive la puntuale e brillante
ricerca — anch’essa eco del messaggio luterano in Italia, in rar
gione del punto d’arrivo nell’itinerario spirituale della protagonista — svolta da Mario Cignoni sugli scritti di Olimpia Morata e sul pensiero teologico di
questa bella personalità femminile del nostro ’500; e cosi la notizia, da parte di Maddalena Dragoni, del lavoro da lei dedicato
al sistema scolastico alle Valli
nella prima metà del ’500, che
ne ha messo in luce il rilevante
interesse pedagogico. Al gruppo
dei primi, si ascrive la seconda
tappa del lungo viaggio nel ’600
inglese di Giorgio Vola, alla ricerca, sempre più curiosamente
simile alTlndagine di un moderno detective, di dove siano finite
le migliaia di sterline (miliardi
di oggi) della famosa colletta
cromwelliana per i valdesi; poi,
da parte di Fulvio Salimbeni —
il nostro fedele amico triestino
presente da anni, un tempo come studente e oggi come docente universitario, a Torre Penice — un penetrante intervento
monografico dedicato, nel contesto dell’ampia esplorazione che
egli va facendo degli studi di storia religiosa nel ’9(X) italiano, ad
Adolfo Omodeo e ai suoi studi
sulla Riforma; infine da parte
di Cesare Milaneschi — amico
romano parimenti fedele — Tillustrazione del settore cristiano
degli studi di Pettazzoni.
Anche le relazioni di lunedì sono state seguite da due ampie
discussioni, « moderate » dai
presidenti di turno. Grado Merlo e Salvatore Caponetto ; l’apertura de) Convegno e la sua
prima fase erano state presiedute da Domenico Maselli.
Augusto Comba
Nella foto: Pramollo tra le due
guerre
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di maggio 1983
Marchi Tedeschi 2.000: Freundeskreis
der Waldenserkirks (tramite il Pastore
Cipriano Tourn).
L. 50.000: Fiori Franco e Margherita,
Torino, in memoria di Ester Peyronel
Fratini.
Pervenuti nei mesi di giugno e iuglio
L. 199.500: In memoria di Lanfranchi Eugenio, Stab. RIV-SKF, Villar Porosa.
L. 185.000; in memoria di Lanfranchi
Eugenio, i vicini di casa, Villar Perosa.
i. 150.000: La famiglia di Pons Onesio, Perosa Argentina.
L. 100.000: In memoria di Garrou Umberto, i figli, Pomaretto; Pascal Aldo,
Pomaretto; in memoria di Elisa Coucourde, le nipoti Ines, Mirella, Lilia, Pinerolo; Falco Cesare, Pinerolo.
L. 55,000: Unione Femminile di Villar
Perosa, in memoria di Evelina Coucourde.
L. 50.000: Bavera Quaglia Vittorina,
Pinerolo; Diaz Antonietta, Viilar Perosa; Gatti Lidovina, Perosa Argentina;
Per Mauro Diego, il nipote Puoi Vincenzo, Torino; Micol llda. Massello, per ricovero di Tron Susanna; In memoria
di Bertallot Giuseppe, Trozzi Maria, Perosa Argentina; Ida Gay, Pinerolo, in
memoria di Alma Giraud; Sole Carlo,
Verolengo; Breuza Lorenzo, Perosa Argentina; Irene Malan, in memoria Pastore Guido Mathieu; Giovanni Grill, in
memoria Letizia Mathieu Grill; Giovanni Grill, in memoria Berta Mathieu.
i. 40.000: Brunet Giuliano, Fenestrelle, in memoria di Brunet Giuseppe; Ferrerò Pontet Caterina, Villar Perosa.
L. 30.000: Ferrerò Emma, Ferrerò; In
memoria Beniamino Carro, la moglie e 1
figli, Pinerolo; Richiardone Marta, Villar
Perosa.
L. 25.000: Galliani Romano, Rinasca.
L. 20.000: Breuza Lorenzo, Perosa Argentina; Tron Renato, Bricherasio; Pascal Armando e Delfina, Perosa Argentina.
L. 15.000: Ada e Aldo, ricordando la
cara Liliana, S. Germano,
L. 10.000; Milia Desolina, Perosa Argentina.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
2” trimestre 1983
L. 10.000: Cesari Elide, in memoria
del marito; Reynaud Lea; N. N.
L. 20.000: Robba Evelina e Boldrin
Alda.
L. 25.000: Peyrot dr. Giovanni; Berto
Ivana; N. N., in memoria di E, Di Pillo; N. N., un fiore per il giardino.
L. 23.000: N. N.
L. 30.000; Lodi Long Laura; Alliaud
Elisa.
L. 50.000: In memoria di Buffa Giuseppe, la famiglia; Idem Rostagnol Matilde e Jean; Nini e Piero Boér; Scuola
Domenicale dei Peyrot per l’acquisto di
una carrozzella; Jahier Graziella; Armand Bosc Emma.
L. 65.500; Gruppo di Morges.
L. 60.000: Alilo Ayassot Emilia.
L. 100.000: Unione Femminile di Luserna San Giovanni,
L. 220.000: Bellino Anna.
Asilo dei Vecchi
di San Germano
Su richiesta della Chiesa di Frali pubblichiamo l’elenco dei doni in modo
dettagliato a seguito reclamo di un donatore:
L. 30.000: Grill Onorino, in mem.
Grill Alessio e Arturo.
i. 25.000: Peyrot Emilio; Richiard Aldo
e Bounous Enrichetta; Richiard Sergio
e Grill Pierina.
L. 20.000: Rostan Ezio e Grill Amalia; Menusan Luciano e Valda; Tron
Dina ved. Grill, in mem. marito.
L. 16.000: Rostan Stefano Alberto.
L. 15.0'00: Grill Letizia, in rnem. nipote
Katia.
L. 10.000; Richiard Celina; Rostan Stefano e Lina: Artus Silvio e Grill Armelllna.
L. 5.000; Richiard Myriam; Richiard
Nicoletta in Breusa; Rostan Francesco
Alberto e Adele.
Il totale di questo elenco cioè lire
241.000 era stato pubblicato su l’Eco
delle Valli il 13.5.83.
Pervenuti nel mese di luglio 1983
L. 419.500: Chiesa Valdese di Villar
Perosa.
L. 400.000; Unione Femminile, Maniglia e Ferrerò.
L. 220.000: In mem. di Marchese Antonio, Marchese Stefania.
L. 50.000: In mem. di Temicou Bouchard, Livia Giacone, Adele Bleynat; in
mem. Dott. Martini, Ida Gerard Rostan,
San Germano Chisone; in mem. di Massei Lidia, dai parenti; in mem. di Bessone Ida, G. J. F.; Unione Femminile.
Torre Pellice; Chiesa Evangelica di
Collegno; Peyronel Eugenia; in mem.
di Amalia Favro, dai parenti.
L. 20.000; In mem. di Antonietta Gastaldi, dal fratello.
L. 10.000; In occasione Confermazione di Cristina Griot, dai Padrini, San
Germano Chisone; in mem. di Jenny
Richiardone, Ada e Aldo.
L. 5.000: in mem. di Livia Rostagno,
Marco e Franca Eynard, Torre Pellice.
Pervenuti nel mese di agosto 1983
L. 1.000.000: In mem. di Irione Jolanda, la sorella Paola.
L. 600.000: Colletta del 15 agosto.
i. 100.000: In mem. di Vinçon Guido,
dagli amici di Roberto: Giraudo, Roggero, Bach, Milanese, Gesso, Mensitieri, Tosel G., Tosel M., Amerio; in memoria della Mamma, famiglia Palmery,
Milano.
L. 50.000: In mem. di Pranza Lidia,
Il marito Rostagno Lorenzo; Mathieu
Roberto, Torre Pellice.
(continua)
RINGRAZIAIMENTO
« Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 ; 1)
Con profonda riconoscenza la moglie
ed i parenti del
Pastore Emerito
Giovanni Battista Kicolini
ringraziano il Presidente del Comitato
Permanente, pastore Sergio Aquilante,
ed il pastore Franco Becchino, per
l’affetto dimostrato al termine deUa
corsa terrena del loro caro. Ringraziano altresi i fratelli Vigna Arturo e
Levi Pastore insieme ai pastori Nesta
Angelo ed Ugo Tomassone che, durante il funerale, hanno reso testimonianza all’Iddio vivente, che è Cristo
Gesù, nostro Signore.
Un grazie sincero anche a tutte le
comunità evangeliche che hanno avuto parole di simpatia e a tutti coloro
che hanno voluto accompagnare le
spoglie mortali del fratello Nicolini
alla sua ultima dimora terrena.
Candii, 16 agosto 1983
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA Corso Moncalieri Torino
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al sabato mattina. Tel. 635261 ore
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Guardia Medica:
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Guardia Farmaceutica:
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Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USL 44 • PINER0LE8E
(Distrette di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospe
dale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 11 SETTEMBRE 1983
Bibiana: FARMACIA GABELLA - Via
Pinerolo, 21 . Telef. 55733
Bobbio Pellice: FARMACIA MEYNET - Via Maestra 44 - Tel. 92744
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uo
9 settembre 198Î
LA PROPOSTA DEI PACIFISTI
Che cos’è il disarmo
unilaterale?
Due forme di cultura si fronteggiano, particolarmente nel
rnondo occidentale: una privilegia la violenza attraverso il dominio dell’uomo sull’uomo e sulla natura, mediante strutture e
istituzioni; l’altra privilegia la
nonviolenza, mediante il rispetto dell’uomo e della natura, sperimentando forme di autogestione e di collaborazione. L’una risolve i conflitti sociali, politici,
economici ricorrendo alla guerra
come strumento necessario; l’altra affronta i conflitti studiandone le cause e promuovendo il
dialogo; la cultura della violenza è di moda, da milleimi, e ci
conduce all’autosterminio; la
cultura della nonviolenza è quasi ignota, e pur se ricca di semi
vitali, fatica ad affermarsi.
Nella gamma delle sue proposte, da tempo, v'è il disarmo unilaterale che va considerato sia
sotto l’aspetto della negazione
che sotto quello deH’affermazione.
Negazione: la pace non si assicura preparandosi alla guerra.
Le armi, e il militarismo che se
ne nutre, rappresentano una minaccia reale e continua nelle mani di chiunque voglia farvi ricorso in qualsiasi momento, con
qualsivoglia pretesto. Le trattative intemazionali, fatte tra rappresentanti di blocchi militari
ed economici, interessati a vincere la partita in gioco, non garantiscono la pace perché sono
dialoghi fra gente che non vuol
sentire. I territori smilitarizzati
fra due potenze in conflitto permettono all’una e all’altra di proseguire liberamente altrove le
Se puoi qualcosa
(segue da pag. 1)
sta terra. Ma questa terra che
soffre e geme nel travaglio (come dice l'apostolo Paolo) ha bisogno della nostra testimonianza, del nostro amore.
Ma noi non siamo capaci di
essere figli e figlie suoi: genera
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
tribunale di PInerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Becehino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Miche
lis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano bongo, Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigllel
mo.
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- 10125 Torino.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà «, Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
UNA RACCOLTA DI FONTI ATTENDIBILI
Informarsi
sugli armamenti
loro imprese belliche. La neutralità, generalmente armata, ha
per scopo quello di favorire segretamente una delle parti contendenti, fornendo armi e trasporti e finanziamenti; la neutralità è spesso temporanea, attendista, mirante a scegliere il
momento opportuno per intervenire a fianco dei vincitori, dando il colpo di grazia ai vinti.
Affermazione: il disarmo unilaterale è una via retta verso la
pace; parte dalla pace, passa per
la pace, va verso la pace; prepara la pace con la pace. Le armi — che sono strumento bellico vuoi convenzionale vuoi extraoonvenzionale — sono bandite in
partenza. Da chi? Per libera scelta dai cittadini nel proprio Paese, una volta che siano convinti
della sua validità. Dove? Dovunque: nei Paesi Occidentali, quanto in quelli Orientali, tanto nel
Nord che nel Sud del pianeta.
Come? Tramite un referendum
popolare, un plebiscito, il suffragio universale.
Ma il disarmo vmilaterale non
ci lascia senza difesa? Non mette in tentazione un popolo confinante? Non somiglia alla neutralità?
Il disarmo xmilaterale non è
un atto isolato, fine a se stesso,
privo di un retroterra. E’ un momento di una decisione collettiva e consapevole in periodi di
pace per prevenire la guerra, in
tempo di guerra per svuotarne
il crescente contenuto di violenza sterminatrice; nasce in una
logica totalmente diversa dal militarismo; difende l’uomo da se
stesso e dall’altro, disarmandolo
con l’esempio attivo; recupera
valori che la visione della guerra 0 la sua realizzazione coprono e annullano; in altre parole
costruisce, con un rischio minimo, laddove armarsi distrugge
con un rischio massimo, uomini,
strutture, economia, civiltà
La tentazione di invadere non
è dei popoli, ma dei loro governanti aggressivi, megalomani,
militaristi o bisognosi di diversivi drammatici. Dove non suonano le diane di guerra, i popoli
tendono alla fraternizzazione. Del
resto, perché i popoli sentano la
propria forza, senza eserciti, gli
antimilitaristi nonviolenti apprestane) da lungo tempo tecniche
di difesa popolare nonviolenta,
capace di bloccare eserciti agguerriti, invasori o oppressori.
La neutralità è un ripiego o
un calcolo dei vertici, il disarmo
unilaterale è una scelta di base,
decisa indipendentemente dai
calcoli degli equilibri politici, in
vista della creazione di un’area
crescente di Paesi liberati dai
fantasmi bellici in tutte le parti
del mondo. Paesi che, finalmente civili, possono usare le proprie risorse per il bene sociale,
per lo sviluppo corretto del territorio, per lo sviluppo del terzo
mondo sotto la forma della cooperazione paritetica. Paesi in cui
parole come NATO e Patto di
Varsavia suonano come l’eco di
una realtà lontana, che non li
riguarda.
E’ un rischio disarmare? Minore, certo, di quello di armarsi, spremendo, sfruttando, rapinando, e infine scatenando l’uomo contro tutto ciò che esiste.
Vogliamo correre, insieme, questo rischio?
Davide Melodia
L’informazione italiana in materia di armamenti, strategie,
commercio delle armi e rapporti di forze Usa-Urss è estremamente carente e largamente manipolata in senso « atlantico »
dalla stampa e dalla televisione.
Naturalmente gli « addetti ai lavori » sono sempre riusciti a procurarsi un’informazione più ricca e attendibile rivolgendosi all’estero, in particolare all’International Instituto for Strategie
Studies (IISS) di Londra, che
pubblica tra l’altro il celebre annuario Military Balance, ed allo
Stockholm International Peace
Research Institùte (SIPRI), altrettanto noto e stimato.
Ma ricorrere a queste fonti richiede pur sempre un certo sforzo, una libreria specializzata, la
conoscenza dell’inglese. Rendere
accessibile ad un più largo pubblico questa produzione è stato
perciò uno degli obiettivi primari deH’Archivio Disarmo, l’associazione recentemente costituitasi a Roma (via di Torre Argentina 18), per iniziativa di parlamentari e uomini politici di vari partiti (tra cui Tullio Vinay), sindacalisti e studiosi, con l’appoggio
della Sinistra Indipendente e la
presidenza del senatore Anderlini. Migliorare il livello di informazione e partecipazione in questo campo è infatti il presupposto necessario per lo sviluppo di
una politica delle sinistre italiane, troppo spesso costrette da
impreparazione e ignoranza a
porsi di fatto a rimorchio della
politica di difesa atlantica oppure a rifiutarla sul piano emotivo,
ma senza possibilità di esprimere un’alternativa efficace.
Da qui la decisione dell’Archi
vio Difesa di porre a disposizione
di un più vasto pubblico il rapporto 1981 sugli armamenti del
SIPRI L che costituisce la più aggiornata ed equilibrata sintesi
oggi disponibile in materia. Costituito e finanziato dal parlamento svedese e gestito da una
équipe internazionale di orientamento democratico e socialista,
il SIPRI rappresenta la voce più
aperta del campo occidentale,
che sulla scorta di un’informazione ineccepibile (e prevalentemente di origine NATO, data l’incapacità sovietica di fornire dati
attendibili) riesce a presentare
criticamente la posizione degli
schieramenti contrapposti. Il lettore troverà infatti nel volumetto
una serie di messe a punto chiare (anche per i « non addetti ai
lavori ») sugli equilibri di potenza mondiali, sugli armamenti nucleari strategici e di ambito europeo, sulla bomba N, infine sui
vari tentativi in corso di limitare i rischi e gli orrori di una
guerra. Su tutti questi punti il
volumetto offre una documentata critica deH’espansionismo sovietico e del riarmo di Reagan,
nonché dei minori contributi ad
una corsa alla guerra nucleare
nutrita di incoscienza superficiale e brutale egoismo: un’apertura ricca e stimolante, un’occasione offerta a tutta la sinistra
ed a tutti gli uomini di buona
volontà per un salto di qualità
nell’informazione e nel dibattito
su politica di difesa, strategia nucleare e rischi di guerra.
Giorgio Rochat
^ SIPRI, Rapporto sugli armamenti,
a cura dell’Archivio Disarmo, De Donato, Bari 1983, pp. 286, lire 10.500.
zione incredula! dice Gesù. Tutto è possibile a chi crede!
E’ proprie la mancanza della
nostra fede, della nostra fiducia
in Lui, che dà al demonio, al male, quel potere che esso esercita
in questo mondo.
Nulla sia più forte della vostra
fede!
Il padre nel nostro testo ha
capito che Gesù è l’unico Signore, l’unico aiuto, quando grida
nella sua estrema sofferenza: Io
credo! Perché egli vuole credere,
egli desidera con tutto il cuorequesta capacità di dominare la
malattia di cui soffre il figlio. Ma
allo stesso tempo si accorge che
non potrà mai trovare questa fede in se stesso. Si accorge della
sua impotenza e comprende che
solo Lui, unicamente Lui può veramente aiutarlo e così aggiunge:
sovvieni alla mia incredulità!
(La traduzione della TILG dice:
« se non ho fede, aiutami! ». Secondo questa traduzione sembra
che la fede si può anche trovare
in se stessi e che solo nel caso
che non riusciamo a credere veramente, dobbiamo chiedere aiuto).
Sovvieni alla mia incredulità
vuol dire che, pur avendo detto
« io credo », il padre ha capito
che la fede è un dono di Dio.
La mia fede e cioè la possibilità di un vero cambiamento è
possibile soltanto se io riconosco in Lui il Signore del mondo e a Lui mi affido senza riserve.
Allora — anche se il cambiamento non si svolge senza la distruzione del vecchio, e cioè la
morte — (il figlio era come morto per terra, dice il nostro testo) possiamo vivere nella fiducia della risurrezione, cioè della
mano che il Signore porge a colui che è distrutto, che sta per
terra, per alzarlo e portarlo alla
sua luce.
Sitta Drücke Campi
DONI DI L. 2.000
Torino: Comba Augusto, Comba Antonella, Comba Valentina, Cocito Delia,
Somma Angela, Lorenzato Massimo,
Bertin Albertina, Panero Caterina, Paschetto Milka, Genre Arturo, Riggi Francesco, Clavara Alfredo, Calabrese Giovanni, Onnis Marco — Prarostino: Avondet Maddalena, Avondet Giovanni, Avon
Doni Eco-Luce
detto Bruno, Forneron Rosalia, Bleynat
Clementina, Bonjour Paolo, Bourne
Cesare, Gay Attilia, Parise Paolo,
Paschetto Enrico, Plavan Almerina,
Pons Enrico, Reynaud Maurizio, Ro
Ecco perchè e come
(segue da pag. 1)
lo Stato?
Resta, è vero, ai genitori che
non condividono, la possibilità
di esonerare i propri figli, di
escluderli dalla classe nelle ore
di religione, isolandoli in un modo che ha spesso per i bambini
risvolti psicologici traumatici.
L’esonero è insomma una via
stretta, che costringe, se praticata nell’isolamento, a una contraddizione di coscienza, al rischio di far pagare ai propri figli il prezzo delle proprie idee.
Vi è d’altro canto un secondo
aspetto da considerare, che tocca più da vicino i problemi della
didattica e del funzionamento
della scuola. Anni e anni di sperimentazione, di faticosa e positiva ricerca pedagogica, hanno
condotto in molte classi, specie
in quelle a tempo pieno, a una
programmazione didattica molto
complessa, in cui ciascuna attività è concepita in funzione delle altre. Che senso può avere la
immissione dall’estei-no di una
attività non prevista e non coordinata, a metà dell’anno scolastico, con un numero di ore e
una collocazione nell’orario che
disturbano lo svolgimento delle
attività programmate? E come
si giustifica, in tempi di proclamata austerità e di tagli della
spesa pubblica, la scelta di spendere il denaro di tutti in un mo
do così opinabile?
Questi ragionamenti, in modo
molto pacato e sereno, con il
linguaggio semplice che deriva
dalla confidenza di una pratica
comune, si sono fatti i genitori
e gli insegnanti delle classi della
« Casati » toccate dal provvedimento della nuova nomina.
Abbiamo fatto un’assemblea, e
abbiamo preso le nostre decisioni: chiederemo, nel maggior
numero possibile, di esonerare i
nostri bambini. Lo faremo, cattolici e non cattolici, nella convinzione che la scuola deve insegnare soprattutto il rispetto
della diversità, la tolleranza, il
confronto delle opinioni diverse. Lo faremo perché siamo convinti che non è utile attendere
passivamente novità legislative
che tardano a venire. Lo faremo
sapendo che questo aumenta la
nostra responsabilità di genitori; che d’ora innanzi il problema
dell’informazione e dell’educazione religiosa dei nostri figli non
sarà più demandato a nessuno.
L’assemblea ha anche deciso
di inviarle questa lettera. La accolga, signor provveditore, come
il segno della nostra volontà di
discutere nella chiarezza, fuori
da ogni spirito settario, nell’interesse di una scuola che voglia
dirsi pubblica per davvero.
Un gruppo di genitori e
insegnanti della scuola elementare G. Casati
beri Enrico, Robert Piero, Romano Simona, Simondet Armandina, Paschetto
Claudio — Moncalieri: Pons Corrado —
Nichelino: Rivoira Renato, Sala Giulio —
Luserna S. Giovanni: Buffa Maria, Peyrot Nelda, Roman Giorgio — Pinerolo:
Malan Sergio, La Montagna Amalia, Costantino Paola, Barnadun Miranda, Parisa Massimo — Pomaretto: Combe Ines
— Riclaretto: Peyronel Elena — Venosa: Ferrenti Francesca — Firenze: Pons
Vinçon Irma — Roma: Sommani Lina,
Gallucci Rolando, Vingiano Maria Laura — Rorà: Tourn Boncoeur Paolo —
Mezzano Inferiore: Pardini Valdo --Bologna: Mariani Margherita — Bergamo: Tripi G. Battista, Eynard Arnaldo,
Frizzoni Vittoria — Casalecchio di Reno: Boni Giovanni — Grugliasco: Gindri Franco — Venaria: Salvatore Antonio — Bobbio Pellice: Catalin Margherita — La Spezia: Altieri Anndrich Silvia — Milano: Remelii Giuseppe, Pagliani Adriano — Grotte: Morreale Calogero
— Pieve Emanuele: Balestrini Ermanno — Villar Pellice: Lausarot Francesca — Corsico: Masnada Giorgio —
Aviano: Puppat Angelo — Pramollo: Baret Virginia — Catania: Peyrot Patrizia
— Inverso Pinasca: Long Umberto —
Grottaglie: De Angelis Ciro — Terracini: Schopf Lotti — Cerignola: AucelloAltomaro — Cagliari: Chiesa evang.
battista — Reggio Calabria: Romeo
Domenico — Savona: Griffo Margherita
— San Secondo: Rivoira Pierino, Rostagno Giuseppina, Godine Giulia — Abbadia Alpina: Rivoire Carla — Perrero:
Tron Alina, Pascal Livio — Piacenza:
Caboni Marisa — Porte: Bocchiardo
Silvio — Lucca: Mussila Giovanni —
Saranno: Censi Giunio — Livorno: Baldi
Gianfranco — Cinisello: Bleynat Floriana — Rio Marina: Candellini Riger
— Genova: Conterno Lorenzo — Torre
del Greco: Cuomo Pasqualina •— Torre
Pellice: Jourdan Bruno,
DONI DI L. 5.000
Germania: Ebert Gönnet Alberta, Mangiapane Stefano — Svizzera: Cherrer A..
— Inghilterra: Sappè Mirto.