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Anno V.
Torino, Venerdì 27 Giugno 18SS6.
Num. 26
Vm
BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Se^iicndo la verità nella c&rtt
Kkiìn. IV. 15.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceDtesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 2»,
Condizioni dMh.»t40ciazi0ue :
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— A Genova, alla C'uppclla \'ulA^mv. miiia di S. Chiara.
Nelle provincie, prcRso tulli gli U/fiv.ii jxjntali jx*r mezzodì Kfii//ia,clic dovranno essere iuviatt
franco al Direllore della Blona Nov»;i.i>a e non allrimenli.
AU'eslero, ai segiicnliindirizzi: Lo.ndra, dai sigu. NìAbbeti e C. librai. 3i lioriiers-slreKi;
kRU;i, dailalibreria C. Meyrucis, rue Trom liei, i; Nimks, dal sig. Peyrot-Tinel libraio; Lieo«;
li sigg. Denm et Pelit Pierre librai, rue Neuve, I8; Ginevra, dal «ig. K. Jicroud libraio
Parmì
dai sigg.
Losanna, dal sig. Delafoniainc libraio.
Soiuiiiarlo.
Appendice: Cenni storici sulla Riforma in Italia nel secolo XVI. A’ miei Concittadini. — La vita
avvenire. — II contento. — Notizie : Piemonte
- Toscana - Ginevra - Parigi - Londra - Ungheria Abissinia. — Annunzi.
A’ MIEI CONCITTADmi PII
L’Apostasia.
IX.
V’ho già detto che non sono apostata, ma
che anzi rinnego l’apostasia della Chiesa papale: or io devo mostrarvi brevemente, col sacro Libro alla mano, sopra quali punti la suddetta Chiesa emerga infedele ; mi limito, ben
inteso, alle cose principali cd anche a farvele
soltanto rimarcare, poiché non si tratta qui di
confutazione dottrinale dei dogmi romani; e in
ogni caso non la stimo necessaria, giacchò la
pili bella confutazione, senza perdersi in vane
parole, è di porre nudamente a confronto le
leggi e le instituzioni dell’uomo coi precetti
di Dio.
L’apostasia dei clericali si può ridurre, cred’io,
a cinque capi; alle mulilazioni, alle aggiunte,
alle alterazioni di senso e di parole, al mate
APPENDIGE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVl.
XXX
E chi tutte potrebbe narrare le ferità cominesse in quell’epoca di persecuzione e di sangue?
Vi furono infelici che, sottoposti alla tortura per
semplici indizi o sospetti, fondati spesso sopra
false denunzie, soccombettero alle infami pruove
della corda ed’altri strazi usati peristrapparedalle
loro bocche la confessione d’eresia. Faenza,
dove, fra gli altri un nobile personaggio spirò
Ira le inani dei manigoldi, la popolazione indegnala si levò in armi per vendicare l’orribile
assassinio; aggredì il palazzo dell’inquisizione,
mise in pezzi gli aitarle le immagini ed immolò
alcuni sacerdoti. Faceasi abuso della confisca;
per modo che il solo desiderio di usurpare le
ricchezze degli accusati era talvolta forte argo
rialismo, al giudaismo trasportato nel cristianesimo. Comincio per rinnovare, in parte, con
voi l’esame intorno al primo di questi capi, le
mutilazioni e, fra lo varie, quelle che riscontransi nei comandamenti di Dio in ispecie.
Nella dottrina romana è chiesto : « Quanti
sono i comandamenti di Dio? » si risponde:
« Sono dieci ». Va benissimo, non si poteva
certo rispondere, sono nove, imperciocché ò
troppo chiaramente espresso nei libri di Mosò
cho le Tavole della Testimonianza erano due,
e che su queste il Signore scrisse le dieci parole [Ksouo, XXXI, 18; XXXIV, i8; Ueuter.,
IV, 13).
.Ma eziandio coteste parole sono chiaramente
espresse ; tuttavia non furono dai clericali rispettate. Alla interrogazione: « Quali sono i comandamenti di bio? » la dottrina romana soggiunge : < 1° lo sono il Signore Iddio tuo ecc.
2° Non nominare il nome dt Dio in vano; 3* Ricordati di santificare le feste » : mi fermo qui,
osservo la Bibbia al capo XX doH’Esodo, nel
quale i comandamenti di Dio trovansi nella purezza loro, e scopro , con mio grande stupore,
che il secondo precetto è del tutto omesso nei
catechismi dei vescovi romani ; quel secondo
precetto in cui Dio cosi comanda ; « Non farli
scultura alcuna , nè immagine alcuna ecc. » ;
leggetelo, o miei concittadini, al v. 4.
•Ma pogniamo che abbiate bisogno di conmento, pei clericali, di mandarli al supplizio.
E nemmeno ai principi, rei di colpevole connivenza, era dato di salvare quelli fra loro sudditi
che riputavano innocenti o degni di commiserazione, 0 di riguardi. La rabbia degli inquisitori,
nel secolo XVl lolse all'llalia il fiore della virtù,
del sapere e della civillà nazionale; poeti, filosofi, scienziati, cavalieri — ornamento e decoro
di quei tempi — caddero alla rinfusa sotto i
colpi della romana intolleranza: dalle Alpi alla
estrema Sicilia la penisola era immersa nella
desolazione e nello spavento; non v’era citlà
dove non sorgessero roghi e patiboli, non borgata 0 campagna in cui le carceri non fossero
popolate di sospetli.
Anche nel cuore di questa città, in Piazza
Castello, dove adesso sventola maestoso il vessillo della libertà civile e della religiosa tolleranza , tre secoli fa sorgeva — orrendo spettacolo! — un rogo, sul quale, per ordine della
tirannide alTratellata al sanguinario fanatismo
di Koma era condannato a bruciare un uomo
non d’altro reo che d’adorare Iddio come la
coscienza gli dettava e di cercare salute per via
ferma ; ebbene voi la troverete nel Letitico,
capo XXVI, 1 ; poi nel Denter., capo IV, 10 :
« Guardatevi che talora voi non vi corrompiate e non vi facciate alcuna scultura, nò somiglianza d’alcuna immagino, uè ritratto di
maschio o di femmina ». Non basta; Iddio sapeva di certo che gli uomini avrebbero abusato
della liberlà loro, negletto affatto il comandamento suddetto, apostatato dalla fede; quindi
lo Spirito Santo di Lui in altri sili ripeto lo
stesso comando ; per esempio , nel medesimo
capo IV al ver. i'i\ e pili sotto aperlamonte
predico cho vi saranno degli iddii falli per mano
d’uomini, di legno o di pietra.
Ed ecco ap[)unto ciò ch'è arrivato alla Chiesa
papale : i clericali hanno mutalo lu verilà di
Üio in menzogim, e fanno adorara e ser tire
la creatura {Rom., l, 25). E basta bene la
somma infedeltà riguardo al comandamento di
cui favelliamo, por e.ssero precipitati, alla cieca,
voi con loro, nell’odio e nella maledizione del
Signore. Nè sono io che arbitrariamente proferisco tali parole, ma è lo Spirito stesso di Dio:
« E non rizzarti alcuna statua; il che il Signore
Iddio tuo odia ». t Maledetto sia chi non avni
attenute le parole di questa legge, per metterle
in opera. E tutto il popolo dica, .imen ».
(Capi XVI, 22; — XXVll, 26; — Galati.
Ili, 10).
Qui però non termina ancora il .sacrilegio :
diversa da quella che la Chiesa de’ papi superbamente prescrive. — Era Gioffredo Varaglia,
cittadino piemontese e figlio d’un prode capitano
che nel 1488 erasi distinto fra’ capi della feroce
persecuzione bandita contro i Valdesi. Gioffredo
nella sua giovinezza non avea smentita la propria origine; giacché indossato l'abito di francescano diessi colla parola a conlinuare l’opera
di conversione che il padre avea cominciata col
terrore. Ma le sottigliezze del frate come la spada
del condottiero, furono armi inutili contro la
fede di quei semplici alpigiani; che anzi il giovane teologo, caldo propugnatore del culto di
Roma, finiva per abbracciare egli stesso quelle
dottrine ch’ebbe in animo d’estirpare, ed offrire
ad esse in olocausto la vita.
Quaranta giorni dopo la tragedia del Varaglia,
un’altra città del Piemonte era teatro di più orrendo spettacolo. Nicola Sartoris di Chieri era
dannalo a perir vivo nelle fiamme. Nè i crudeli
inquisitori ebbero pietà della sua giovinezza ;
l’indole sua dolce e pacifica, i suoi illibati costumi non valsero a toccare quegli uomini fatti
di bronzo sotto l’impero del fanatismo ond’erano
2
«vendo la clprocrazia rociso dalla legge il veduto comandamento, era naturale che fosse costretta ad alterarla tutta quanta, Dell’ordine,
per conservare il numero dieci; infatti il terzo
precetto divenne secondo e via via, e doll’ullimo ella ne fere due e disse; « 9“ Non desiderare la donna d’altri; 10« Non desiderare la roba
«l’altri ». J’er quanto poca attenzione facciate,
<1 miei concittadini, voi dovete subito vedere
.•he i due comandamenti non ne fanno che un
solo, risguardanle il non desiderar nulla che
sia del nostro prossimo, vale a dire, la casa, la
moglie, il servo, la serva, il bue, l’asino (v. 17,
i'. XX deirTisoi/o), nè ilsuo campo, com’ò detto
;il v. 21 c. V del Deuter., dov’è ripetuta la legge.
R, cosa mirabile ! osservate in questo luogo
una trasposizione di parole chc sembra fatta a
(iella posta, e forse lo è, per togliere agli apostati ogni scusa, e a voi ogni dubbio anche in
proposito; imperciocchò, mentre nell’Jixorfo si
legge prima , « Nou concupire la casa del tuo
prossimo » e poi « Non concupire la moglie
<lel tuo prossimo » , nel Dniteron., invece trovasi prima, la moglie, e poi la caxa: il chc, se
j)ur v’ò d’uopo, conferma la stretta connessione
che sussiste fra le cose che furono disgiunte
(lai clericali.
Da chi fu spinta, 'chiederete voi, la casta
pretesca ad una tale empietà? — Da chi? —
?)a Mammona , il dio dell’oro, il dio di questo
mondo, da Satana. Questa fu, direi quasi, la
])ase di tutto l'edificio: primieramente conveniva togliere il detto comandamento, onde potere ia seguito fabbricare idoli umani, erigere
altari dov(! collocarli, instituire funzioni, creare
miracoli, mandar in giro borse, vendere indulgenze e reliquie, in breve, aprire pubblici ban-chi e far lucrosi traffichi.
Fra le alterazioni avvenute nei comandamenti di Dio, una che si connette col taglio
del secondo precetto è questa : introdotti gli
idoli, gli allari, le funzioni, ecc., per trarre dall’industria-gli utili desiderati, era pur d’uopo lo
accecati- Il giiidijio e l’esecuzione ebbero luogo
nellq. città d’Ao.^ta. Lusinghe, minacce e fame e
sevizie d’ogni genere furoiio usate contro di esso
onde strappargli una ritrattazione. Quando si
venne alla pruova della corda, il cartiefice per
misericordia verso il giovinetto, ricusò di eseguire gli ordini; e furon visti, iu di lui vece,, il
potestà, il procuratore fiscale ed un canonico
assumere l’infame ufficio di torturare colle proprie mani l’infelice.
Le chiese evangeliche di Dronero, Caraglio,
i^tj^a , (luueo , Chieri e Tarino, che, oltre ai
!i«rai di turione, Celso .Vlarlinengo, Villaiiova-Solaro, Varaglia, Pascale e Sartori», altri ce ne additano falli celebri nell’arringo
letterario escientifico o per la morie die affrontarono a cagione-del Vangelo, o per nobili esempii di virtù e di fede, furono, malgrado
la protezione della .duchessa .Margarita, inano
mano disperse.
Nè i furori della persecuzione risparmiavano
lo Stato pontificio. Essa vi era stata inaugurata
da Paolo 111; ma queslo pontefice erasi limitato
a far rinchiudere i protestanti nelle prigioni;
stabilire analoghe feste e decretarne la santificazione. Ed ecco; il quarto comandamento,
com’è scritto nella Scrittura Sacra, non garbava ai prelati; « Lavora sei giorni, e fa in essi
ogni opera tua, ma il settimo giorno è il giorno
del riposo al Signore Iddio 'tuo ecc. [En. XX,
8-11) »; laonde essi,dissero in altra maniera,
cioò: «Ricordati di santificar tó'/e'sié » , enei
comandamenti della còsi detta Chiesa posero
per primo dei cinque , « Udir la messa tutte le
domenicie e le allre feste comandate » da loro,
s’intende, non da Dio.
Non ò tutto; ai clericali occorrevano adunque
altari, idoli, feste; ma coteste cose sarebbero
state inutili se non avessero cercato d’introdurre nelle genti la credenza che quegli idoli
umani erano in cielo potenti mediatori o avvocati, per ottenere da Dio le grazio, che i devoti,
colle preghiere indirizzate a loro, e col danaro
offerto ai preti, avessero chieste : per conseguenza faceva di nuovo mestieri sopprimere
dalla Parola divina qualche frase; si sopprima...
che importa !.... pensarono i clericali. Là dove
dice « V’ò un sol Dio, ed anche un sol Mediatore di Dio e degli uomini, Cristo Gesù uomo »
— « Che ha un sacerdozio che non trapassa ad
un altro » (1“ Truor. II, o; — Ebreì VII, 24),
eglino hanno scritto: « V’ò un Dio solo » , e
nulla pib; v’è puro Gesù che si chiama Crislo,
Re dei re, sommo Sacerdote, sommo Profeta ,
sì, soggiunsero, tutto questo, ma non dissero mica esser Egli eziandio sol mediatore e
solo sacerdote; cxisìiè quando nella dottrina romana ò chiesto : 'Chi ò Dio? » si risponde,
« Dio è uno Spirito perfettissimo » e lasciano
fuori il resto, cioè; « perciò convierio che coloro
cho l’adorano, l’adorino in ispirito 6 verità »
(Giov., IV, 24).
Or voi, 0 miei concittadini, comprendete che
se si deve adorare Dio in ispirito, non si può
adorarlo con materiali rappresentazioni; e se
devesi adorarlo in verità, non si può offrirgli
un culto superstizioso, cieco, menzognero: ma
Giulio 111, andò più oltre, immolandone una parte,
e Paolo IV, movendo sulle tracce sanguinose del
suo predecessore, procedette ancora più innanzi ;
infatti sotto il suo pontificato uomini e donne,
nobili e plebei, vecchi e giovani, dotti e idioti,
laici ed ecclesiastici, soggiacqiwo indistintamente alle accuse d’eresia. Fu ordinata unlnchiesta nel conclave, onde purgarlo de’ membri
reputati afl'etti di tendenze evangeliche; i cardinali Polo e Morone, e Foscarari vescovo di Modena furono trattali anch’essi da eretici; lo furono eziandio alcuni giudici dell’inquisizione, e
la loro teinula influenza venne paralizzala colla
nomina d’allri giudici. Le violenze, le vessazioni
e le rapine commesse durante il regno di
Paolo IV furon tali che gli abitanti di Roma,
udendo la sua morie, si sollevarono in tumulto,
corsero in massa al palazzo deil’inquisizioiie e
diederlo alle fiamme, dopo d’avere restituiti in
libertà i prigionieri eh» vi erano rinchiusi; indi
fecero in pezzi la statua che detto pontefice avea
fatto innalzare in suo onore, ne trascinarono i
frantumi per lo vie e finirono per gettarli nel
Tevere.
allora che cosa arriva? addio allari, addio casta
sacerdotale, addio merce e mercato : ed ò ciò
che i clericali non amano certo e paventano,
perchè non vogliono a nessun patto rinunziare
d’esser dii per divenire come gli apostoli, semplici pescatori d’anime, fedeli ambasciatori, ingenui banditori del Vangelo, ultimi per umiltà,
primi per fede e per zelo, irreprensibili vescovi
o anziani o capi, non già nel senso spirituale
in cui solo Cristo è capo della sua Chiesa , ma
nel senso sociale : imperciocché se le varie
chiese spiritualmente formano una sola Chiesa,
la comunione dei fedeli in Cristo; visibilmente,
nel mondo, costituiscono pure altrettanto società d’uomini, e non di angeli, che hanno fra
loro attinenze varie e varii bisogni e che, non
altrimenti che qualunque altra società, politica
o industriale ecc. , non possono far senza di
certi uomini preposti all’ordino, alla direzione,
ili culto pubblico, aU’insegnamenlo, alla rappresentanza.
LA VITA AVVENIRE
frammento di discorso
Poniamo adunque per un momento che la ragione sia dalla parie degl’increduli ; che tutto
quanto ci ò dichiarato nelle Sante Scritlure sopra una vita avvenire non sia che mera favola,
un’illusione , un inganno ; che niente di tutto
ciò esista ; che Iddio abbia croato l’uomo solo
in vista di questa terra, e non gli abbia dato
altra stanza che questo corpo; altro avvenire
che quei pochi giorni che scorrono tra la nascita
ed il morire ; altra felicità cho quegli effìmeti
e più che imperfetti piaceri che gli vien fatto
di procacciarsi quaggiù..... sotto quale aspetto
dovrà venir da noi contemplato il dono che Dio
ci ha fatto della vita?
E non prendiamo anzi tutto per determinarci
li pontificato di Pio IV fu ancora più crudele
del precedente ; infatti ad esso devonsi i massacri di Calabria, e i numerosi auto-da-fè di
Venezia, di Roma e d’altre città della penisola.
L’infame tribunale, distrudo a furia di popolo,
venne per suo ordine restauralo in altro palazzo
silo al di là del Tevere, e precisamente nello
stesso luogo deH’antico Circo di Nerone, in cui
lanti cristiani erano stali dati in pasto alle fiere
— luogo veramente acconcio alla immanità
che si dovevano commettere.
Al crudele Pio IV, succedeva l’inesorabile
Pio V', che in qualità di cardinale, detlo Alessandrino, aveva presieduto il tribunale del Santo
Uffizio. La sua elezione fu ben tòsto seguita da
una persecuzione violenta, per effetto della quale
lutto le carceri, in breve tempo, riboccarono di
prigionieri, romani in parte, ed in parte trascinati a Homa dalle varie provincie d’Italia; né
passava giorno che la citlà di lìoma non fosse
funestata dalla vista del rogo o del patibolo.
(Coniinua).
3
nel nostro giudicio le esistenze pili sventurate.
Anzi cominciamo dalle piìi fortunate, dalle più
invidiabili ; e perchè nulla manchi al quadro
che ne faremo, condensiamo, per così dire, sopra un essere di nostra fantasia tutti i pregi,
tutti i vantaggi, gli elementi tutti di felicità che
possa la mente umana concepire; figuriamoci
queU’uomo sorto da natali illustri, accolto al
suo entrare nella vita dai genitori i più venerabili ed i più amorosi; circondato fin dalla sua
infanzia dalle cure più sollecite e più sagaci ;
contentato in tutti i suoi desiderii senza che se
ne sia risentito in male il suo carattere; figuriamocelo adorno dei più rari talenti e delle
più amabili doti, cho rialzate da un'ottima educazione, ne facciano Tessere più compito, e che
si accosti più che sia possibile alla perfezione;
immaginiamo quest’essere eccezionale sposo e
padre felicissimo; cittadino oltre ogni dire considerato ed onorato dall’universale; e godendo
tali beni in salute, nella pace, nella tranquillità;
senza provare mai il morso velenoso della maldicenza 0 della calunnia; invecchiando, ma lentamente ; e conservando fin sotto le rughe
quella robustezza di mente e quella giovanezza
di cuore, che tanto lustro aggiungono ai capelli
bianchi.......
Ecco io spero, un uomo felice secondo quella
migliore idea che si ha della felicità nel mondo;
un uomo che avrà ricavato dalla vita lutto quel
beno che un’esistenza limitata a questa terra
è capace di procacciare ; e che dovrà stimarsi
soddisfatto della parte che gli sarà toccala......
Or bene quell’uowo così privilegiato, così
eccezionale ammanitotelo mortale, e non solo
mortale; ma senza speranza nessuna di \m
eterno avvenire ; anzi persuaso che c tutl’uno
per lui lasciar questa vita e precipitare nel
nulla...... Ma non lo vedete, e la ragione non
vi dice ella che con questa sola supposizione
voi fate di quest’uomo argomento d’invidia a
tutti l’essere più disgraziato e più meritevole
di compassiono che si possa immaginare? Oh!
sventura a niun’altra simile! sventura più che
sufficiente, tanta ne è l’amarezza, a far dimenticare tutte le passale felicità !....... Possedere
tanto ! godere tanto ! sentirsi tanti e così potenti istinti (li vita, di felicità, di avvenire......
fi dirsi chc tutto questo sta per scomparire ! e
sentire del tutto impotente qualunque sforzo
per trattenerlo ancora!..... e come uomo sopra
una nave in preda ad una corrente irresistibile,
contemplare, ad ogni minuto che scorre, la navicella della nostra vita farsi più vicina a quell’orrenda voragine del n»lla che sta per ingoiarla!.......Ah! sia puro stata grande quanto
vi piacerà di supporla la felicità di un tal uomo,
basterebbe quel solo istante, ove egli abbia coscienza di se medesimo, per fargliela orrendamente scontare! Poiché valea egli la pena di
nascere se si dovea poi morire? Valea egli la
pena di accostare le labbra ad un calicò così
dolce per esserne tanto presto e per sempre
sceverato? Tutla la felicità ch’egli si ò goduta è
ella altro che amara derisione, poiché dovea
finire? E non sarebbe egli stato le cento volte
preferibile il non conoscerla mai , che dopo
averla assaggiala perderne così presto la speranza? E se dovea il dolore più che supe
rare la gioia maggior ventura non era quella di
non mai conoscere nò gioia nò dolore, vale a
dire non esistere?
Ma quell’uomo che vi ho supposto nè esisto,
nò ha esistito mai, e non raccon-anno aiai in
sè lo esistenze anche lo più fortunato di quaggiù nemmeno la centesima parte de’vantaggi che,
per supposizione, abbiamo condensati sul capo
di queU’essere di noslra fantasia.
Richiamate infatti alla vostra memoria quelle
vite che, più di ogni altra, vi apparsero beate;
quelle vile come le somiglianti vi sorprendeste
augurandole a quegli esseri che più di voi stessi
vi sono cari.... Quante non sono ancora le ni^'e,
quanti i dispiaceri, quante le amaritudini, quanli
i combattimenti, quanti i disinganni, quante le
malattie, quante le perdite, quanli gli sìrazii che
ad ogni pas.so .s’incontrano in tali vite, ed ai
quali invano vi adoprereste a sotirarle!
Or se anche per quell’ esistenze che avevamo supposte scevre di ogni benché minima
tribolazione, di ogni benché minima amaritudine, abbiamo dovuto conchiudere, essere preferibile il non essere, airessere^jualche tempo,
per poi cader nel nulla; quanto più, quando alle
fuggitive delizie trovansi collegati i |irolungati dolori! Se non valea la pena di nascere p<ir
una felicità che , quantunque eccezionale, avea
il difetto gravissimo di essere passeggiera ed
mera, quanto meno per una felicità ad ogni
tratto interrotta da patimenti e da noie!
Se il dono della vita, ne! primo caso l’abbiamo
dovuto stimare un povero dono, un dono piìi
che altro ingannevole e derisorio, un dono per
cui non potremo sentirci gratitudine a chi ce
l’ha falto, quanto più in quosto ove il godimento non va mai diviso dal dolore, anzi ove
dai nostri più grandi piaceri scaturiscono per
una ineluttabile necessità i dolori più acuti
e più gravi.
Eppure io non ho accennato fin qui che ad
esistenze ideali, o fra le reali che a quelle i e
sono arcipoche) avute da tutli come )e più invidiabili.
Ora prescindendo dalle eccezioni, scendiamo
alla regola, e perchè riesca quanto sia possibile
esatto il quadro che vi dobbiam presenlare, non
ne cerchiamo gli elementi in unhiogo soltanto,
né in un dato ceto di persone ; ma per quanto
sarà fattibile sotto tulli i climi ed in tulle le
condizioni della umana .società; e cominciando
dai luoghi che abitiamo e che ci sono noti por
passare poi ad altri più lontani, percorriamo
col pensiero ad una ad una tutte In citlA, tutte
le campagne che compongono la noslra Europa.
Facciamo lo stesso per r.\merica, lo stesso per
l’Asia, lo stesso perl’Africa; non lasciam un punto inesploratodaun’cslremitàairaltra del globo,
dai lidi roventi dell’equatore alle sponde diacciate del polo; dalle ricche pianure itercorse da
popoli immensi, all’ariilo de.serto ove poche
tribù erranti non trovano acqua per la loro sete
e conducono una vila più simile al bruto che
nou all’uomo ; dallo citlà più industriali alle
più misere borgate; dal palazzo splendidamente
adohbato del regnante o del gran signore alla
casupola del contadino, e da questa al lurido
tugurio del selvaggio Ottenlotto.....Poi fatta
questa rassegna, richiamate alla vostra mente
lutto ciò che vi sarà venuto falto di contemplare: tutto ciò cho avrete veduto ed udito iu
queslo viaggio imaginario, lo oppres.sioni, lo
strettezze, le angoscio, i gemiti, lo grida, i dolori senza nome nella lingua umana di cui
sarete siali testimonii; tutte quelle esistenze di
uomini, di ilonne, di mariti, di spose, di genitori, di figli, di piccoli, di grandi, di giovani,
di Tccchi, di padroni e di servi, misere sovra
ogni dire ; inutili a se stesse, di aggravio agli
altri, o che per usare la parola dello Scritture,
paiono « nato per sofl'rire, como le scintille per
volare *. Ditevi die ciò che vi è stalo falto di
contemplare di (jneste sofferenze, non é chela
parte superficiale, la meno dolorosa quindi;
che la parte più interna, più atroce non 6 conosciuta che da Dio..... Ditevi che chi soffre
quosto non sono bruii insensibili, ma esseri
creati ad immagine del loro Fattore; esseri morali, sensibili, avidi di vita, <li libertà, di godimento..... Poi a fronte di lanti e così imniiinsi
dolori, di tanti e così immensi slrazii richiamate alla vostra mente il detlo di'gli increduli:
che la vita attualo è tulio, che nou vi è niente
al di là, che é una favola la s[ieranza di nn
eterno e beato avvenire.1____
Ditevi finalmente, che non uno, non cento,
non migliaia, non milioni d’individui ; non una,
né due, nè quattro, nè dieci fra le generazioni
limane; ma centinaia di generazioni che si sono
succedute, ma centinaia e centinaia di milioni
d’esseri umaui sono stati da Dio chiamali ad
una esistenza come quella che vi ho descritta...
Ditevi queslo, e poi... credete ancora a Dio se
lo potete ; o credendolo, restatevi dal bestemmiarlo e dal maledirlo !
IL CONTEN IO
11 corrispondeute di un Giornale Americano
racconta ciò che segue ;
« Un bel mattino di maggio, a cavallo, io uiu
ne andava al passo lungo un tpiTcutello che bagna l'ampia vallata della Virginia, senza scorgervi alcuna abitazione, quand’ecco, dopo molte
leghe di cammino, affacciarmisi un vecchio nefp:o occupato a rompere un jyiccolo mucchio di
terra. Aveva i capelli bianchi; profonde rughe
solcavano la sua fronte ; e le di lui curve spalle
Judicavano abbastanza che aveva passato su questa terra degli anni assai aspri. Contento di trovare sul mio cammino un essere umano con cui
favellare, rallentai il passo del mio cavallo, e rivolsi al vecchio queste parole:
— (1 Sembra che voi portiate la maledizione
pronunciata a principio contro l’uomo caduto :
Tu mangerai tl pane col sudore del tuo volto !
— a Ah! massa, rispose asciugandosi le goccie
che scendevano dal suo fronte, io non ho alcun
motivo di dolermi : ricevetti dal Signore delle
grandi benedizioni. Ho Gesù Cristo e il suo Vangelo, e basta ben pel povero vecchio Moisè
— M Siccome voi siete qui^del tutto isolato dal
mondo, suppongo che non abbiate forti tentazioni I
— « Ah ! massa, dovunque io vado porto meco
cotesto malvagio cuore (soggiunse subito, ponendo la mauo sul di lui petto). È qui che risiede
4
il male di questo mondo. Io prego, per esserne
difeso, mattina e sera, ed ho ancora a lottare
tutto il giorno. Il diavolo viene in queste montagne come altrove, imperciocché sapete che ha
tentato il Salvatore sopra una montagna.
— ■ Mio buon vecchio amico, sembra che il
vostro pellegrinaggio verso la patria celeste duri
già da lungo tempo !
— « Souo quarant'anni che conosco l’amor del
Signore per me, e so che quegli che in Lui confida
non sarh confuso.
— « Ma non foste mai tentato di abbandonare
il Salvatore?
■— « Io so che il mio cuore è assai maligno, e
satana cerca ancora a riprendere il suo potere
sul vecchio Moisè. Mail mio celeste Maestro ha
detto : Voi siete salvati per la fede, e ciò twn viene
da voi, è duna di Dio. Cotesta è la mia speranza
che Colui che ha principiata la sua buona opera,
la compierà. Quando voi piantate del grano ,
massa, non lo abbandonate, e non permettete
che gli uccelli lo mangino o le cattive erbe lo
soffochino. Egualmente quando Iddio depone la
semente nel cuore del peccatore, egli non se ne
va, nè la lascia perire.
— « Non di meno voi dito che siete qualche
volta tentato ?
— « SI, massa, il diavolo viene talora e susurra al mio orecchio; « Moisè, tu servi ad uu
padrone duro; egli ti procura malattie, povertà
ed afflizioni ; ti manda gli insetti, e ti fa mancare
la ricolta ». Ma io rispondo : « Spirito mentitore,
no, non è un cattivo padrone, poiché egli picchiava alla porta del mio cuore ed io non voleva
aprire. Allora egli picchiò di nuovo, e picchiò
•ancora fino al punto di obbligarmi ad aprire. In
seguito lo trovai buonissimo: ha consolato il
mio cuore quando egli era angoscioso, stette vicino al mio letto quand’era malato^ assunse i
miei peccati, nou mi respinse perchè povero e
vecchio, e perchè non l’amava quanto avrei dovuto; indi mori per l’anima del povero Moisè.
Oh ! non è un cattivo padrone. Egli può togliermi
la moglie, i figli, può ardere la mia casa, gettarmi sovra un letto per malattia e colpirmi colla
sua buona mano che sempre l’amerò e non cesserò di ripetere essere tutto per il meglio ».
(I Cosi dicendo, una lagrima rigava silenziosamente la sua guancia. —Ah! che nou darei, diceva io a me stesso, per versare lagrime simili,
e possedere un tale amore ed una riconoscenza
eguale a quella che riempie il cuore di questo
vecchio e rispettabile negro.
— « Quivi si predica il Vangelo, suppongo?
— « Si, diss’egli, qualche volta quando vado
alla chiesa, il mio cuore è freddo e morto. Ma il
ministro predica cosi bene che la mia anima
sentesi felice : ed allora la Bibbia predica, predicano i boschi e tutte le creature; e mentre la
mia mano è sull'aratro, la mia anima è iu cielo.
— « Voi dunque possedete una Bibbia?
— « SI, appresi a leggere saranno trent’auni ;
ed ora, quando piove tutto il giorno, e la domenica io leggo, canto, prego, e m’accorgo che
Gesù Cristo viene nel tugurio del povero Moisè ».
[Feuille Religieuse).
Piemonte. — Liberazione del sig. Jacquet. —
Annunciamo ai nostri lettori una lieta notizia.
I.’iMtitutore di Savoia, stato condannato a sei
mesi di carcere per delitto di bestemmia, ottenne
la grazia sovrana, ed a quest'ora è già riposto
in libertà.
Il Governo ha compreso che la sentenza del
tribunale di Ciamberì era un anacronismo ; che
se il codice penale punisce la bestemmia, lo Statuto sancisce la libertà della stampa e la tolleranza religiosa, e che lo spirito delle nostre
istituzioni è contrario apertamente a tali rigori
della giustizia.
Noi lo lodiamo di aver riparato un atto che
commosse* l’opinione pubblica , che poteva far
credere fossero ritornati i tempi dell’inquisizione e della più sfrenata autorità clericale.
■ Ma ci compiaciamo di questa grazia non solo
perchè restituisce alla libertà i suoi diritti, ma
pure perchè ci porge la speranza che il Ministero penserà alla revisione del codice penale,
per metterlo in armonia colle istituzioni politiche. [Opinione).
Toscana. — Un trionfo della libertà religiosa.
— Gio. Battista Buggeri , comparso per la seconda volta dinanzi al tribunale di Firenze per
aver aderito alia fede evangelica, fu perla seconda volta assolto. I dibattimenti hanno durato
due giorni; l’avvocato- dell’imputato , Vincenzo
Salvagnoli, uno fra i migliori giureconsulti e
l’oratore il più distinto della Toscana, ha nella
difesa rivendicato con energia], per tutti i Toscani , il diritto di seguire , in materia di religione, le inspirazioni delle coscienze loro.
Ginevra. — Nomina onorifica. — 11 consiglio
municipale di Edimburgo , nella straordinaria
seduta del 6 corrente, all’unanimità, ha conferito il diritto di borghesia della città di Edimburgo al ginevrino professore Merle d’Aubignè,
in testimonianza d'onore per la sua bella Sloria
della Riforma. lUordprévost Hill, appoggiando la
mozione, ha soggiunto: « La Riforma produsse nel
mondo una rivoluzione che non fu oltrepassata
che dalla fondazione stessa del cristianesimo :
ad essa rannodansi la prosperità delle nazioni
e l’avvenire spirituale e sociale del mondo intero. Dovunque il protestantismo ha vita, la
Sloria della Riforma è letta e stimata ».
Parigx. — Altra prova del moto religioso in
Francia. — L’abate Michon, della diocesi di Parigi, ha testé pubblicato un librettino sotto il titolo , Il papato a Gerusalemme, assai più ardito
che noa il memorandum del signor di Cavour.'
L’autore non si limita a chiedere la secolarizzazione delle Legazioni, ma vuole l’abolizione
assoluta dell’autorità temporale del papa, ed affinchè la santa Sede non si rammarichi vedendo
sostituito altro governo, propone di trasferirla^
a Gerusalemme, nei luoghi stessi dove predicarono gli Apostoli" di cui il papa si chiama successore.
[Semaine religieuse)
Londra. — Missione interiore. — La missione
interna di Londra ha tenuto or ora la sua radunanza annuale iu Exeter-Hall. La relazione presentata dal rev, ,1. Garwood conferma i progressi
soddisfacenti nell’opera. Gli introiti oltrepassarono quelli dell’anno scorso di fr. 41,275. Il numero dei raissiouari impiegati dalla Società é
di 320, e si aumenterà in seguito di 11. Nel corso
dell’anno. 817 inriividui, per le cure de' missionari furono ammessi alla santa Cena. Gli agenti
della Società tennero ¡$0,000 riunioni di famiglia
consecrate alla preghiera . alla lettura e alla
spiegazione della Scrittura; i loro consigli in
I dusscro 565 donne ad entrare negli asili delle
pentite, e 11,564 giovanetti a frequentare le
scuole. Distribuirono 6,500 esemplari dei santi
Libri e più di due milioni di trattati religiosi.
A nostro avviso, dobbiamo dirlo, meglio sarebbe
stato ,diffondere più Bibbie e Nuovi Testamenti
e meno trattati. Infine la Società possiede biblio
teche popolari che offrono alle classi povere l’incalcolabile vantaggio di buone letture; 73,949 voi.
furono prestati da coteste biblioteche nel corso
dell’anno.
[Christian Times).
Ungheria- — Conversione. — Il prof. Bartos,
ch’era cattolico romano e membro dell ordiue
de’ Piaristi, si uni, alla Chiesa riformata di £akos-Esaba, vicino a Pesth. Sperasi che i membri
del suo ordine non cercheranno di sottoporlo
al barbaro trattamento che i Fratelli della Misericordia a Praga inflissero, non è molto, a Giovanni Evangelista Borzinsky.
Abissinia. — 11 nuovo re d’Abissinia, Teodoro I, dopo aver espulso i missionari cattolici,
che facevano concorrenza ai propagandisti protestanti in quella regione dell’Africa, decretò il
cristianesimo per tutti i suoi Stati, ordinando
che i maomettani, che entro un dato tempo non
si convertissero alla religione cristiana, dovessero abbandonare l'Abissinia, — Cosi il Risorgimento.
Quanto a noi, neU'att'o che ci congratuliamo
de’ progressi che va facendo il cristianesimo ,
proviamo dispiacere per le violente misure che
accompagnano siffatti progressi; preferendo sempre e dovunque la libertà di coscienza, per cui
ciascuno possa adorare Iddio come più gli attalenta ed a norma delle proprie ispirazioni.
GroMHO Doucnlco gerente.
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