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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDEM
'.'■■V ■ •
venerdì 30 GIUGNO 1995
ANNO 3 - NUMERO 26
L'APPUNTAMENTO DEI PROTESTANTI
MAGIA
DEL KIRCHENTAG
PAOLO RICCA
A/::
Kirchentag è una parola
tedesca intraducibile in
italiano. Kirche, come molti
sanno, significa «chiesa» e
Kirchen significa «della chiesa». Tag qui non è un’indicazione di tempo come lo è di
solito, non significa «giorno»
ma piuttosto «incontro», «assemblea». Si potrebbe rendere Kirchentag con «assise
della chiesa», ma «assise» è
un termine dotto, poco comunicativo, che per di più evoca
l’idea di un organismo rappresentativo dotato di poteri,
mentre il Kirchentag è tutto
l’opposto, niente affatto chiesa rappresentata ma tutto e
solo chiesa vissuta in prima
persona, chiesa in diretta, potremmo dire.
Si potrebbe anche tradurre
Kirchentag con «fiera ecclesiastica», che però suona male, a meno di intendere «fiera» nel senso migliore del
termine: esposizione di ciò
che la chiesa evangelica (soprattutto tedesca), in tutte le
sue innumerevoli espressioni,
manifestazioni e iniziative
oggi è e fa; un’immensa fotografia del protestantesimo
contemporaneo colto nel vivo
della sua azione. Il Kirchentag non è però solo esposizione di.ciò che già esiste, è esso stesso una vera e propria
palestra del nuovo, un grande
momento di creatività cristiana, in tutti i settori in cui essa
può esercitarsi.
Il Kirchentag è ancora e soprattutto una terza cosa: un
eccezionale evento di comunicazione non solo dei cristiani tra loro (in particolare
tra cristiani di diverse generazioni: è altissima la partecipazione dei giovani, per molti dei quali esso è il grande
happening che ogni due anni
li riconcilia con la chiesa e
sovente l’unico legame che
hanno con essa), ma anche
tra cristiani confessanti e cristiani più o meno secolarizzati o comunque lontani dalla
chiesa, poi tra cristiani e
ebrei, tra cristiani e membri
di altre religioni, e infine tra
credenti e non credenti.
Tutto questo è il Kirchentag: come dirlo con una parola? Il termine è intraducibile,
l’evento è inimitabile. Questo grandioso appuntamento
collettivo (l’ultimo ha avuto
luogo in questi giorni a Amburgo: 130.000 partecipanti
circa, insieme per 4 giorni,
dal mercoledì pomeriggio alla domenica a mezzogiorno)
sorto nel protestantesimo tedesco e oggi arricchito dagli
apporti e da rappresentanze
più o meno cospicue da molti
altri paesi d'Europa e del
mondo, è un fatto unico in
Europa. Non c’è nulla di simile altrove.
È una straordinaria invenzione, che non è di ieri e neppure di avant’ieri. Il primo
Kirchentag ebbe luogo quasi
150 anni orsono, nel settembre del lontano 1848 a Wittenberg, per l’iniziativa di
uno dei «padri» del cristianesimo sociale, J. H. Wiehern.
In quella occasione Wiehern
presentò il suo progetto di
«missione interna» (Innere
Mission) e fino a oggi il Kirchentag resta un’imponente
iniziativa di evangelizzazione
interna ed esterna, con momenti di grande mobilitazione
delle coscienze. Nel secolo
scorso l’ultimo Kirchentag si
svolse nel 1872. Si ricominciò nel 1919 e durante la Repubblica di Weimar esso fu
convocato 5 volte, l’ultima a
Norimberga nel 1930. Dopo
la seconda guerra mondiale si
ripartì nel 1949, prima insieme i cristiani delle due Germanie, poi separati fino alla
caduta del muro di Berlino. Il
prossimo Kirchentag si svolgerà a Lipsia nel 1997.
Qual è la magia del Kirchentag, il suo fascino unico,
che ogni volta si rinnova? E
sostanzialmente il fascino
della libertà vissuta nella
chiesa e come chiesa, è la
gioia moltiplicata di sperimentare la chiesa come spazio di libertà: libertà dello
Spirito Santo di suscitare
un’incredibile varietà e ricchezza di iniziative; libertà
della fede confessata e confessante nella diversità»delle
scelte concrete che non si annullano ma fraternamente si
SEGUE A PAGINA 9
Il salmo 137 ci invita a mantenere la fede nel Dio che salva
Dio è uno solo, nonostante i carnefici
CARMINE BIANCHI
«Là presso i fiumi di Babilonia, sedevamo ed anche piangevamo ricordandoci di Sion, Ai salici delle sponde avevamo appese le nostre cetre. Poiché là
quelli che ci avevano menati in cattività
ci chiedevano dei canti, e quelli che ci
prendevano delle canzoni d’allegrezza,
dicendo: Cantateci delle canzoni di
Sion!
Come potremmo noi cantare le canzoni dell'Eterno in terra straniera?»
(Salmo 137, 1-4)
Il salmo richiama immagini di morte e
di desolazione: la morte di Gerusalemme ad opera delle armate babilonesi
di Nabucodonosor nel 586 a.C. Questo è
stato un evento così importante da aver
segnato non solo il popolo ebraico, ma
tutta l’umanità e ancora oggi l’ebraismo
commemora nel 9 Av (luglio-agosto)
quella data tragica con un giorno di lutto,
di lamento e di digiuno. Il salmo 137 ha
affidato alla memoria dei popoli quel
giorno, divenuto un emblema per tutte le
tragedie umane, personali e sociali.
Questo salmo rievoca alla nostra men
te immagini di campi di concentramento, immagini raccapriccianti che non
vorremmo vedere ma che dobbiamo vedere perché noi e i nostri figli non dobbiamo dimenticare... immagini in cui la
dignità dell’essere umano viene completamente annullata, dove il dolore raggiunge il suo culmine: immagini di morte, come afferma Elie Wiesel: «Au.schwitz significa morte, morte totale e
assoluta - la morte dell’uomo, di tutti gli
uomini, la morte del linguaggio e della
fantasia, la morte del tempo e dello spirito - chi è sopravvissuto lo sa. Lui e
nessun altro» (citato da B. Bettelheim,
Sopravvivere,'Yonno, 1989).
Questo popolo deportato, lungo i fiumi di Babilonia, e completamente preda
dei suoi oppressori e questi «sono attorno a questo gruppo silenzioso e atterrito,
proprio come in una delle tanti infami
scene dei campi di concentramento nazisti; essi vogliono che le vittime li divertano coi loro canti folcloristici, proprio
come in certi campi hitleriani dove gli
ebrei e gli altri prigionieri politici erano
costretti a organizzare orchestre ed edizioni musicali che accompagnassero altre terribili esecuzioni, quelle capitali, e
distendessero ufficiali ed aguzzini»
(Gianfranco Ravasi, Il libro dei salmi,
Bologna, 1984, p. 764).
Il salmo 137 è triste, ma non è un salmo di disperazione ed è un salmo di
sofferenza, non di rinnegamento. È il
grido di dolore di un popolo che benché
sperimenti l’abbandono di Dio e degli
esseri umani vuole continuare a credere.
Nel salmo c’è la fede di chi vuole credere sempre e nonostante tutto. La fede
di un popolo che nel mezzo della sofferenza, pur non avendo neanche la forza
di cantare, continua ad avere fede in
Dio. «Sul treno aperto che nel gennaio
1945 ci portava da Auschwitz a Buchenwald, sferzati da una selvaggia bufera di neve, avevamo cominciato a gridare con le nostre ultime forze la stessa
preghiera.
Col nostro ultimo respiro volevamo
annunciare ad un mondo indegno la nostra fede in Dio; sì, nonostante Auschwitz; Dio è l’unico Dio; nonostante i
carnefici: Dio è il nostro Dio; nonostante Buchenwald; Dio è uno solo». (Elie
Wiesel, Per non dimenticare Auschwitz,
Casale Monferrato, 1993, p. 10-11).
Salmo 137... per non dimenticare.
Ortodossi
Alessio II
visita l'Onu
Dal 28 giugno al 3 luglio
Alessio II, patriarca della
Chiesa ortodossa russa, è in
visita ufficiale a Ginevra. Invitato dal direttore generale
delle Nazioni Unite nel quadro del cinquantesimo annir
versario dell’Onu, il patriarca parteciperà il 3 luglio
prossimo a una sessione
dell’Onu sulla tolleranza e il
ruolo delle religioni nel campo dei diritti umani. Fra gli
oratori attesi per questa sessione c’è anche il pastore
Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Durante la sua visita, il patriarca Alessio sarà anche
ospite del Cec e della Conferenza delle ehiese europee
(Kek), due organismi ecumenici di cui è membro la Chiesa ortodossa russa. Con i responsabili della Kek, il patriarca si soffermerà sul rinnovamento e sullo sviluppo
della Chiesa ortodossa in
Russia e in diverse Repubbliche dell’ex Unione Sovietica.
Da quando è caduto il regime comunista, la Chiesa ortodossa russa è in piena
espansione: «Mentre ovunque in Europa occidentale le
chiese incontrano difficoltà,
paradossalmente all’Est assistiamo a una vera e propria
rivoluzione», rileva Jean Fischer, segretario generale
della Kek. Oggi la Chiesa ortodossa russa conta 114 dipcesi, contro 67 nel 1988. Le
parrocchie, che erano 6.800
prima della perestroika sono
oggi 15.810.
Alessio II è stato per oltre
30 anni membro del Comitato centrale della Kek. È stato
presidente dell’organizzazione europea dal 1987 al 1992.
Eletto a capo del Patriarcato
di Mosca nel 1990, è stato il
primo patriarca ad esercitare
una presidenza in un organismo ecumenico.
Ecumene
La presenza valdese
al Kirchentag
pagina 2
AliJ Ascolto
Del.la Parola
A Dio cantate
un canto nuovo
pagina 8
Conferenze
disttrèttuali
pagine 3-7
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì 30 GIUGNO 1995
Si è svolto ad Amburgo dal 14 al 18 giugno il 26° Kirchentag degli evangelici tedeschi
Il più grande raduno protestante in Europa
______GIUSEPPE PLATONE______
Più di 120.000 persone (di
cui il 50% giovani tra i
15 e i 30 anni) hanno partecipato ad Amburgo al 26° Kirchentag (a festa del protestantesimo tedesco) svoltosi dal
14 al 18 giugno sotto il motto
biblico, tratto dal profeta Michea (6, 8); «Ti è stato detto
ciò che è buono».
Contrariamente ad altre
volte in cui un tema prevalente dominava il grande raduno
(come ad Hannover nel 1983
quando esplose il movimento
pacifista con i suoi fazzoletti
viola o come a Berlino, nel
giugno del 1989, quando non
si parlava altro che dell’imminente caduta del Muro)
questa volta sono emersi temi
diversi tra loro anche se molti
di essi erano collegati dal cinquantesimo anniversario della
fine della seconda guerra
mondiale. Le varie tematiche
erano suddivise in quattro filoni: credere in un tempo di
incertezze, ordinamenti al
servizio dell’uomo, lavorare
per la vita, pregiudizi e immagini dell’umanità.
I dibattiti
Molto coinvolgente, tra le
varie proposte, la giornata dedicata al teologo Dietrich
Bonhoeffer, impiccato dai
nazisti nel ’45, svoltasi nell
’ex campo di concentramento
di Neuengamme (a 40 km da
Amburgo) in cui furono giustiziate oltre cinquantamila
persone. «Per Bonhoeffer
l’essere cristiano non è fine a
se stesso, il cristiano ha bisogno della comunità, la comunità può diventare chiesa ma
se la chiesa non è più credibile - ha notato nel corso del
dibattito, di fronte a centinaia
di persone, il teologo Schoenherr di Waldesruh - la colpa è solo nostra. Bonhoeffer
con il suo pensiero critico
sulla chiesa ci aiuta, anche
oggi, a ritrovare una credibilità dal sapore biblico».
Molto dibattuto anche il tema della sessualità, in particolare al «Mercato delle possibilità»; lo stand «Homosexuelle
und Kirche» è stato frequentatissimo, segno di un crescente
disagio che, da più anni, serpeggia negli ambienti ecclesiastici. A un dibattito su quest’ultimo tema ha preso parte
anche Andrea Rostagnol, del
gruppo «Capemaum», che ha
tra le altre cose denunciato la
«cultura del silenzio» che circonda l’omosessualità nell’
ambiente evangelico italiano
malgrado l’apparente tolleranza. Tra le iniziative più
riuscite di questo Kirchentag
sono da segnalare i vari incontri giovanili nella grande
chiesa luterana di Michel in
stile barocco con 2.000 posti
a sedere; a uno di questi incontri ha partecipato anche un
gruppo di una decina di giovani siciliani coinvolti nel
programma dalla teologa
Rossella Casonato che da alcuni anni lavora ad Amburgo.
Gli studi biblici
Gli studi biblici più seguiti,
in particolare sul testo dei
dieci comandamenti e della
parabola del giovane ricco,
sono stati quelli di Jörg Zink,
Luise Schottroff e Dorothee
Solle. Nel forum «razzismo e
migrazione» si è a lungo ragionato del rapporto con la
cultura islamica anche alla luce dei nuovi integralismi; importahte è stato anche il dibattito sullo sviluppo della
democrazia nei paesi africani,
con un preciso riferimento al
nuovo corso di Mandela in
Sud Africa: si tratta pur sempre di un paese a maggioran
Amburgo: un aspetto della folla dei partecipanti al XXVI Kirchentag evangelico tedesco (foto epd/blld)
za protestante che sta dando
prova di voler uscire dal ghetto del razzismo. E, come
sempre al Kirchentag, molta
musica: la più suggestiva,
quella jazz e rock sulla nave
Cap. San Diego ancorata al
porto, con un ricco repertorio
di musiche moderne. Accanto
al caos e alla continua trasmigrazione da uno stand all’altro della fiera di Amburgo (si
calcola che complessivamente si siano mosse un milione
di persone), molto diffuso tra
i giovani è stato anche il desiderio di silenzio, di meditazione, di spiritualità^ e di
esperimenti di nuove forme
liturgiche (danza compresa),
alcune,di esse sono state
adottate negli oltre cento culti
delle chiese di Amburgo che
hanno dato inizio al Kirchentag la sera del 14 giugno.
Il «Mercato
delle possibilità»
Non è stato certamente il
Kirchentag dell’armonia: è
stato piuttosto lo specchio di
tanti problemi aperti che si riflettevano soprattutto nel
grande «Mercato delle possibilità»: nei suoi 25.000 metri
quadrati e 686 stand si trovava di tutto: dal Terzo Mondo
ai cappellani militari, ai gruppi pacifisti, ecologisti, femministi, giovanili. Un intero
padiglione era dedicato alle
case editrici e un altro al mercatino dei prodotti biologici;
molti gruppi, per la prima
volta, hanno voluto condividere lo stesso stand. Così per
esempio dall’Italia il Servizio
cristiano di Riesi e il Centro
diaconale La Noce di Palermo hanno allestito insieme
una presentazione fotografica
del proprio lavoro sociale; e
nel cuore della città, nei moderni ampi locali della chiesa
riformata in Ferdinandstrasse,
il gruppo italiano ha allestito
un’ampia presentazione delle
nostre chiese (foresterie comprese) in Italia organizzando,
per tre sere, dibattiti dopo una
cena alla siciliana sempre frequentatissima.
Molto forte la spinta, espressa anche attraverso una
grande dimostrazione in città,
per i diritti dei migranti. Questione particolarmente sentita
in una metropoli di quasi due
milioni di abitanti, certamente
tra le più cosmopolite d’Europa. «Quello del Kirchentag di
quest’anno è un programma
pieno soprattutto di contrasti
- ha notato Maria Jepsen, prima vescova luterana di Amburgo - ma anche ricco di
nuovi impulsi per le chiese».
Vivace anche la dimensione
ecumenica: non a caso il comitato internazionale del Kirchentag, presieduto dalla teo
loga svizzera Reinhild Traitler, era interamente alloggiato presso la «Katholische
Akademie». La presenza internazionale ha raggiunto 62
nazioni rappresentate (l’Italia
ha registrato una quarantina di
iscritti), un record di partecipazione segno di una crescita
continua del più grande appuntamento intemazionale in
assoluto del protestantesimo.
E questa di Amburgo è stata
l’edizione meno germanocentrica del Kirchentag.
Ricchissimo anche il programma delle donne («Frauenfomm») soprattutto incentrato sul tema «Donne e lavoro». Kaethe Staecker, dirigente del movimento femminile dell’Elba del Nord, ha
fatto un po’ di conti e ha visto che la maggior parte dei
lavoro intellettuale del Kirchentag è stato fatto dalle
donne. Tra le lingue ufficiali
del Kirchentag, dopo ovviamente il tedesco, c’è l’inglese
e il francese; per eseinpicL
stando oggi i suoi prodotti
perché questa multinazionale
vuole distraggere nelTatlantico una piattaforma galleggiante (Brent Spar, ndr), scaricando in mare tonnellate di
petrolio, pensando che il mare
sia una pattumiera». Come
sempre si è svolta la Santa
Cena con centinaia di pastori
in toga che distribuivano il
pane e il vino (ma era succo
d’uva) e alla fine, al collo,
ciascuno metteva al proprio
vicino una medaglione di cartone che rappresentava la rosa
dei venti: la parola di Dio come bussola d’orientamento
della propria vita. Creatività,
simboli, colori e musiche hanno continuamente coinvolto i
partecipanti.
Un invito
alla riflessione
L’équipe di Protestantesimo
di Rai II ha intervistato, dopo
il culto finale, la segretaria
generale del Kirchentag, Mar
D. Solle e L. Schottroff conducono uno studio biblico (foto epd/bild)
Paolo Ricca ha tenuto uno
studio biblico, ben frequentato, in francese che lui stesso
ha tradotto simultaneamente
in tedesco esprimendo così la
necessità, a volte, di esprimersi in più lingue per raggiungere più persone.
«Boicottare la Shell»
Finalmente, dopo quattro
giorni di dibattiti, incontri, discussioni, concerti, è arrivato
con la domenica mattina anche il sole dopo tanta pioggia
e tramontana. Il culto finale al
Volksparkstadion ha visto
raccolte 80.000 persone. La
predicazione della vescova luterana Rosemarie Koehn, norvegese, è stato un commento
puntuale delle beatitudini, e
nel saluto finale è giunta la
sorpresa: il compassato Ernst
Benda, giurista di fama, di
tendenza conservatrice e presidente del Kirchentag, ha invitato le migliaia di giovani a
non rassegnarsi di fronte alla
violenza e alla distruzione
della natura. «Condivido chi
boicotta la Shell non acqui
got Kaessmann: «Il Kirchentag invita non solo a cantare
ma a riflettere sui problemi,
soprattutto etici; non esistono
risposte semplici; il conflitto
vive in mezzo a noi, dobbiamo imparare a gestirlo come
credenti responsabili». Tra
qualche giorno la Kaessmann,
teologa, parte con marito e figli per un po’ di vacanza in
Toscana. È stanca ma soddisfatta. In effetti è stato il Kirchentag più frequentato, il più
internazionale anche se esistono problemi irrisolti di partecipazione e di latente senso
di smarrimento. «Ti è stato
detto ciò che è buono» era il
tema del Kirchentag. Anche
questo bagno nella caratteristica folla del Kirchentag: zainetto, programma, blocco per
gli appunti e tanta voglia di
capire, approfondire, discutere, cantare, pregare, condividere, è stato buono, anzi ottimo. Questa singolare olimpiade della fede continuerà a Lipsia nel 1997, nell’ex Germania orientale, nel cuore del
protestantesimo tedesco.
Da Riesi e Palermo a San Germano e Frali
Una forte presenza
della Chiesa valdese
BRUNO GABRIELLI
Nel villaggio globale del
«Mercato delle possibilità» allestito negli enormi capannoni della fiera di Amburgo ce n’è per tutti i gusti: dallo stand del movimento per la
Santa Cena con i bambini a
quello delle «vittime dell’eutanasia», dai cristiani omosessuali ai democristiani di
destra della Csu» dai nostalgici del dialogo cristiani-marxisti nell’ex Repubblica democratica tedesca all’arcipelago
femminista, dai trombettieri
evangelici al sindacato di polizia, dal gruppo «meglio godersela che stare a frustrarsi»
all’iniziativa «per un vegetarianismo di assalto», e ancora
dalla gioventù luterana della
Sassonia all’Unione delle
scuole domenicali, dagli
evangelici coreani agli ortodossi etiopici, dai fondamentalisti agli antifondamentalisti, dalla Bundesarmee al movimento per l’abolizione delle
forze armate, dalle associazioni Germania-Israele e Germania-Palestina al circolo per
l’evangelizzazione degli ebrei
(con tanto di croce sulla stella
di Davide!), passando per decine di rappresentanze ecclesiastiche ed ecumeniche tedesche ed europee e di gruppi
ecologisti, pacifisti, terzomondiali, eccetera, il tutto a
dare l’impressione (per nulla
smentita del resto dal programma) di un Kirchentag
1995 più festival dell’esistente che laboratorio del nuovo,
mostra più che momento di
analisi, di riflessione e confronto, occasione per registrare più che per scegliere.
Come sempre c’è anche il
posto, fra una caffetteria e un
pronto soccorso per la cura
d’anime, per uno stand della
Chiesa evangelica valdese in
Italia messo in piedi per la
prima volta in «joint venture» e col consueto e robusto
sostegno dei rispettivi comitati tedeschi del Servizio cristiano di Riesi, presente con
un bel gruppo di residenti e
di giovani, e del Centro diaconale «La Noce» di Palermo: è situato al piano superiore del capannone n. 3 e se
sono già passate le 10 del
mattino è necessario un buon
quarto d’ora di file e di urloni
fra la calca per raggiungerlo
dalla strada.
Migliaia e migliaia di persone transitano davanti allo
striscione «Waldenser in Sizilien», alle foto e ai manifesti sulla vita delle due opere e
all’esotico alberello di limone piazzato in bell’evidenza.
Qualcuno (una persona su
venti? sarebbe già moltissimo!) si sofferma a dare
un’occhiata e a raccogliere
dépliant e opuscoli, viene
omaggiato di un patacchino
in legno d’ulivo con lo stemma valdese, compra una bottiglietta d’olio biologico e un
libro di storia valdese. Alcuni
si intrattengono a guardarci
meravigliati e a fare domande, convinti com’erano che i
valdesi fossero estinti da un
pezzo. Altri ancora, e non sono pochi, hanno trascorso un
periodo in servizio presso
Luna o l’altra delle nostre
chiese o alla Facoltà valdese
di teologia in un passato più o
meno lontano, e chiedono notizie dei vecchi amici.
Non mancano poi di far visita allo stand i fratelli e le
sorelle dell’ecumene europea,
il giovane valdese e la giovane battista residenti ad Amburgo e, infine, i non pochi
Paolo Ricca, unico speaker italiano ufficiaie ai Kirkentag
evangelici italiani venuti al
Kirchentag per proprio conto
direttamente dall’Italia oppure, è il caso di alcuni studenti
della Facoltà, dalle città tedesche dove stanno ultimando il
loro anno di studio all’estero.
Tuttavia la vera scommessa della presenza valdese al
26° Kirchentag non si gioca
qui ma presso la chiesa riformata di Ferdinandstrasse, trasformata per l’occasione,
grazie all’eccezionale disponibilità della comunità locale, in un «Waldensernzentrum» permanente con un
programma proprio, anche se
purtroppo escluso dal programma ufficiale del Kirchentag. Il numero dei visitatori in transito è incomparabilmente inferiore alla folla
del «Mercato delle possibilità» ma in compenso l’atmosfera è assai più intima e favorevole alla concentrazione
e a incontri meno frettolosi e
superficiali. Qui hanno il loro
spazio anche i Centri di Agape (con residente a caccia di
nuove leve), di Bethel, di
Santa Severa, la Ciov, l’Asilo di San Germano, gli ospe- .
dati e le altre opere che hanno inviato materiale.
Qui, soprattutto, sono state
concordate con la chiesa ospitante le quattro serate: la prima, la più affollata, con la
predicazione del moderatore
della Federazione riformata
tedesca Peter Bukowski sul
motto del Kirchentag (Michea
6, 8) durante uno dei numerosi culti di apertura decentrati
del Kirchentag; la seconda e
la quarta serata, con una presenza ogni volta di 220-250
persone, introdotte da apprezzatissime cenette siciliane
preparate dal cuoco del Servizio cristiano, Lillo Licata, e
seguite da efficaci presentazioni e chiacchierate: un «talk
shotv»di pastori e diaconi tedeschi «immigrati» al servizio di chiese e opere evangeliche italiane sulle loro esperienze moderato da Giuseppe
Platone e una conferenza-dibattito introdotta da Paolo
Ricca, unico speaker italiano
ufficiale al Kirchentag, e moderata da Werner Krieg, direttore del Diakonisches Werk
nell’Assia-Nassau, sulla sfida
della diaconia evangelica nel
paese del papa e della mafia;
la terza serata, infine occupata da un culto con predicazione di Paolo Ricca su Luca 1,
26-38 e da una Santa Cena insolitamente allegra allestita a
base di pane, succo d’uva,
fragole e ciliege.
Un’esperienza del tutto
nuova, questa del «Waldenserzentrum» decentrato, da riproporre con decisione al
prossimo Kirchentag nel
1997... sempre che la Chiesa
riformata di Lipsia si riveli
squisitamente ospitale come
quella di Amburgo!
3
Distrettuali
PAG. 3 RIFORMA
'ò.
- Le chiese del IV distretto hanno discusso un
La laicità dei credenti
ricerca di senso delle
problema posto dal Sinodo
è dialogo e continua
proprie azioni
Da alcuni anni la Conferenza distrettuale delle chiese metodiste e valdesi del IV distretto (Sud Italia e Isole) dedica una
. parte del suo tempo allo studio di un problema di interesse ge'¡^nerale per le chiese. Il tema scelto per quest’anno era «Laicità
i e confessionalismo». Il pastore Franco Giampiccoli ha redatto
un capitolo della relazione della Commissione esecutiva distrettuale che pubblichiamo qui di seguito.
f
FRANCO GIAMPICCOLI
Il Sinodo dello scorso anno
ha ricordato alle chiese
valdesi e metodiste il dovere
di vigilanza e la necessità di
proporsi, nel processo di trasformazione in corso nella società italiana, come «luoghi di
democrazia, di critica costruttiva, di controinformazione e
di laicità» (atto 43 del Sinodo
’94). Di questi quattro concetti i primi tre hanno significati
abbastanza intuitivi. Il quarto
invece, la laicità, richiede
^ qualche puntualizzazione.
Per caratterizzarla accostiamola al suo opposto, il confessionalismo, e diciamo che
quest’ultimo significa promozione di valori in un regime di
’monopolio, mentre -laicità significa promozione di valori
in un regime di concorrenza.
Un chiaro esempio di confessionalismo è costituito dai
ricorrenti attacchi alla legge
194 sull’interruzione volontaria della gravidanza. Scopo
di tali attacchi è infatti il tentativo di promuovere il valore della sacralità della vita
affermato in termini assoluti
e semplificati per mezzo di
una imposizione normativa:
un divieto legislativo che leghi tutta la società a una norma religiosa riconosciuta solo da una parte di essa. Ma il
confessionalismo può agire
. paradossalmente anche attraverso il contrario, attraverso
l’ostruzionismo nei confronti
di una possibile normativa.
Se la procreazione assistita è
tuttora un «Far West» nel nosfro paese è perché la strategia cattolica ha tenacemente
ostacolato una normativa che
separando l’illecito desse ad
un certo numero di pratiche
la patente della liceità civile.
Si è preferito perciò indurre
una condanna emotiva dell’
insieme di tutte le pratiche di
procreazione assistita con
r«alimentare la confusione
tra casi clamorosi (assolutamente minoritari sul piano
dei numeri) e casi assolutamente normali (che riguardano la stragrande maggioranza
delle coppie infertili)»'.
Laicità invece significa dialogo, confronto e ricerca di
soluzioni e normative che siano generalizzabili, accettabili
dall’insieme della società civile. «Le norme che ci possiamo dare quali esseri umani
devono avere carattere pubblico, confrontabile con esigenze- di carattere pragmatico
ed empirico, e non devono
essere considerate l’e-spressione di un legame metafisico
con qualche verità pretesamente ultima, alla quale verrebbe data traduzione pratica
mediante norme a carattere
etico»l Quest’ultima posizione è ciò che chiamiamo comunemente integrismo. Il suo
rifiuto programmatico dal
punto di vista della fede
evangelica non ci priva, come
credenti, della possibilità di
stabilire un nesso tra le nostre
motivazioni di fede e la regolazione normativa di situazioni inerenti lo sviluppo della
persona umana. Esso afferma
invece la necessità di non
bruciare la distanza che esiste, e deve permanere, tra
l’appello delI’Evangelo e le
possibili regolazioni civili,
sempre bisognose di revisioni
e verifiche.
Nell’elaborazione comune
delle norme che regolano
particolarmente diritti e doveri nel campo dello sviluppo della persone umana assumono quindi rilevanza i principi che si sono affermati a
partire dal confronto e dal
dialogo interculturale della
società. In particolare, per i
problemi accennati più sopra, entrano in gioco nella
nostra impostazione non tanto valori assoluti come la sacralità della vita, quanto piuttosto principi relativi di relazionalità tra nascituro e madre, tra bambino e famiglia,,
tra diritti dei bambini senza
famiglia e diritti dei genitori
senza figli. Nel discutere le
implicazioni di questa comprensione della laicità è necessario porre mente a due
avvertenze. Luna relativa al
concetto di valori, l’altra al
tema scuola e fatto religioso.
1 ) Quando parliamo di «valori» lo facciamo con un certo
disagio. Come evangelici cerchiamo un rapporto di ubbidienza con il Signore, piuttosto che un rapporto di adesione a valori a carattere derivato
che tendono a farsi assoluti e
indipendenti da una continua
ricerca di fedeltà mai conclusa e mai prefissata. D’altra
parte in un contesto di laicità
il nostro venire a contatto con
altri, credenti e non, si esprime necessariamente in un
confronto di'motivazioni,
principi, valori. Non dobbiamo quindi estraniarci dalla
domanda di valori che è particolarmente sentita nel nostro
tempo. Come non temiamo di
produrre una cultura protestante pur sapendo che essa
non si identifica con la testimonianza della fede in Cristo,
così non dobbiamo temere di
essere presenti sul «mercato»
dei valori (in cui si incontrano
la domanda e l’offerta) con i
principi che ci sono propri.
2) Col rifiutare il quadro
monopolistico in cui il confessionalismo intende forzare
i propri valori, si rischia di
rifiutare i valori che il confessionalismo tende ad imporre. Si scade allora nel laicismo, un confessionalismo
rovesciato che si dà un contenuto di «assenza o relativizzazione dei contenuti di
fede rispetto alle grandi questioni poste dalla società
contemporanea»’.
Insieme ad altri, credenti e
non credenti, nel dibattito su
Il pastore Franco Giampiccoli
scuola e fatto religioso siamo
stati indotti dall’invadenza del
confessionalismo cattolico ad
assumere atteggiamenti prevalentemente difensivi e negativi, al limite del laicismo.
Una sana impostazione laica
deve coniugare invece il rigoroso rifiuto di ogni pretesa
monopolistica con la garanzia
di un quadro di reale libertà
che consenta la presenza di
una pluralità di approcci al
fatto religioso. La laicità, ha
affermato il convegno di Firenze, deve quindi comportare
un atteggiamento positivo nei
confronti della «ricerca di
senso», presente in molti giovani, consentendo una risposta «per addizione di risposte
piuttosto che per sottrazione
che risulterebbe di segno inequivocabilmente laicista».
È necessario accertare se
una tale precisazione sulla
laicità sia condivisa nelle nostre chiese e se di conseguenza ciò debba portare alla «riconsiderazione» di alcune delibere sinodali.
(1) Carlo Flaraigni «Nel Far
West delle culle». La Repubblica, 16-03-1995.
(2) Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza
(costituito dalla Tavola valdese): «Documento base», pag.15
(prima bozza non pubblicata).
(3) Documento finale convegno «Scuola statale, scuola privata, scuola di tutti», Firenze
18-19 marzo 1995, Riforma 2403-1995.
CHECK UP DELLE CHIESE
VOGLIA DI CAPIRE
E PARLARE
LUCIANO DEODATO
Qual è il quadro complessivo delle chiese
metodiste e valdesi che si
ricava dalle quattro Conferenze distrettuali che si sono appena concluse? Oserei dire confortante. Quattro Conferenze, quattro
modi diversi di leggere il
momento che viviamo e
tentare di dare delle risposte; quattro distretti, diversissimi tra loro, eppure esiste una unità di fondò: diversità e unità, dunque. Ma
entriamo nei dettagli.
Non è un caso che nel
primo distretto, quello delle Valli, la discussione abbia, tra i vari problemi, sollevato anche quello ormai
annoso della «identità»,
comune a tutte le chiese,
ma che alle Valli si pone in
modo più acuto, dato l’intreccio plurisecolare tra
chiesa e società: ed essendo la società entrata in crisi, anche la fede ne rimane
coinvolta. La discussione
durerà ancora a lungo. Per
il momento la Conferenza
ha indicato due linee lungo
le quali muoversi: bisogna
anzitutto capire il contesto
sociale nel quale ci si muove e quindi rapportarsi ad
esso con una proposta. Ecco perché la Conferenza si
è preoccupata del disagio
sociale, dei giovani, del lavorò e dell’occupazione e
chiede ora alle chiese di
«perdere tempo» a studiare
questi problemi anche nel
corso delle riunioni quartierali ma contemporaneamente fa risuonare un’altra
parola: evangelizzazione.
Cioè predicazione e diaconia, annuncio gioioso e
agire concreto, parola che
chiama alla speranza e trasforma le situazioni: l’impressione che ne ricavo
non è quella di una chiesa
morta, ma di una chiesa
che vuole capire e parlare.
Il secondo distretto è una
realtà enorme, fatta di chiese grosse e significative
(Milano, Torino) e piccoli
gruppi di disseminati, che
abbraccia tutta l’Italia settentrionale e parte della
Svizzera. Il problema è
l’organizzazione, forse con
una scivolata verso l’efficientismo, ma è chiaro che
si può resistere solo se non
ci si disperde in mille rivoli. Il discorso «leghista»
nelle chiese si chiama decentramento che è però una
cosa del tutto diversa, mira
non alla separazione ma alla responsabilità di ognuno
e degli organi intermedi di
governo della chiesa. Un
discorso quindi che si sposa con il «sacerdozio universale» di riformata memoria e che tende a fare di
ogni credente un testimone,
capace anche di predicare.
E scusatemi se è poco!
Diversa la tematica del
terzo distretto, che comprende l’Italia centrale. La
Conferenza, e non è un caso, si è molto occupata della cultura (il pensiero va
subito a Firenze), qualificandola in due modi. Dialogo anzitutto con le grandi
sfide etiche del nostro tempo: è giusto dare una risposta culturale ai problemi
dell’etica, perché priva di
dogmatismi, aperta verso la
libertà e la responsabilità.
In secondo luogo scuole e
centri culturali: a Villa San
Sebastiano sta per partire
una «scuola evangelica»!
Un’opera «minore» alla
quale non eravamo più abituati. Ma l’Evangelo è anche proposta culturale, promozione umana; come anche dialogo aperto a chiunque voglia partecipare; non
proselitismo, non propa-'
ganda faziosa, ma parola
che interpella e che si lascia interpellare.
E veniamo al quarto distretto: l’Italia meridionale
e la Sicilia. Una pulviscolo
di chiese, svuotate dall’emigrazione, ma chi se ne è
andato non si è perso: lo si
ritrova sui banchi della
chiese di Torino, di Milano, Como, o a Toronto in
Canada. Quella meridionale, una realtà «fin troppo
religiosa»; fatta di santi e
di processioni; di intreccio,
almeno fino a poco tempo
fa, tra mafia ed altare. Non
è dunque un caso che la
Conferenza abbia parlato
di laicità e indicato alle
chiese lo studio del problema. La chiesa si trova a
camminare sul sentiero
stretto della laicità che non
è laicismo, della testimonianza che non vuole essere propaganda, dell’evangelizzazione che non è
proselitismo.
Identità, organizzazione,
cultura, laicità sono le
quattro parole che escono
dalle Conferenze; tanto in
trecciate tra loro da formare un discorso unitario. Attorno a queste parole ne
sono risuonate altre; ne
menziono due. La prima
riguarda le finanze: gli impegni delle chiese si sono
tenuti bassi, troppo bassi,
un brutto segno di una crisi economica che colpisce
tutte le nostre famiglie.
Peccato che quando è necessario fare delle scelte,
la chiesa venga considerata un bene superfluo. Segno di crisi di fede, o giudizio sulle chiese? L’uno e
l’altro. Forse l’organico si
ridurrà: è un male? Forse
sì, forse no. La risposta
delle Conferenze è: pasto
rato locale, maggiore coin
volgimento dei laici, qualificazione dei pastori. Anche in questo caso le Conferenze hanno dato delle
risposte creative.
La seconda parola l’hanno portata visivamente i
fratelli e le sorelle di colore, divenuti ormai parte in
tegrante delle nostre comunità; altri ne accogliererjio
nel prossimo futuro. Sono
il segno di un mondo riconciliato, annuncio del
regno di Dio; un segno che
non abbiamo né programmato né costruito noi ma
che le chiese hanno ricevuto gratuitamente, come
gratuita è la promessa del
Signore.
4
PAQ. 4 RIFORMA
I
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
' Nell'atmosfera «parlamentare» dell'Aula sinodale i lavori della Conferenza
L'identità valdese alla prova degli anni 2000
BRUNO BELLION
E tradizione consolidata
che la Conferenza delle
chiese del I distretto si tenga a
rotazione presso una delle
chiese, e siccome gli spazi a
disposizione di ogni comunità
non sono sempre adeguati a
ospitare una novantina di persone (tanti infatti sono i componenti dell’assemblea), accade spesso che i lavori si svolgano nel tempio, riservando le
sale di attività all’ospitalità
per il lavoro in gruppi o per i
pasti. Quest’anno la Conferenza si è tenuta invece a Torre Penice ed è stata ospitata
nell’Aula sinodale. Ciò ha dato all’insieme dei lavori un’atmosfera più «parlamentare» e
ha facilitato, tenendo conto
dell’impianto di amplificazione, una migliore possibilità di
seguire i lavori.
Entrando nell’aula ho avuto
immediatamente l’impressione che la Conferenza fosse
composta in forte misura di
persone «nuove». Molti erano
infatti i deputati giovani, alcuni dei quali alla loro prima
esperienza. Questo porta a
pensare che stiamo vivendo
un ricambio generazionale ed
è auspicabile che un numero
crescente di credenti vada a
occupare i posti di responsabilità che per alcuni anni sono
stati tenuti, con grande spirito
di servizio e talvolta anche di
sacrificio, da molti fratelli e
sorelle che ora hanno i capelli
bianchi. Se così è, non possiamo che rallegrarcene ed
esprimere riconoscenza al Signore che non lascia la sua
chiesa senza i ministeri di cui
essa ha bisogno per la sua
opera di testimonianza.
Un’altra cosa che mi ha
colpito (e sono, almeno in
parte, io stesso colpevole di
questa situazione) è il fatto
che gli interventi nel dibattito
sono stati per lo più dei pastori. Se da un lato può essere
rallegrante che i pastori abbiano qualcosa da dire, e
qualche vòlta anche cose sensate, d’altra parte è preoccupante che vi sia una specie di
«complesso d’inferiorità dei
laici», come recitava il titolo
Delegate alla Conferenza distrettuale: In primo plano Roberta Peyrot Rostan, Anna Bosio Long, Mariangela Anrico
di un bell’opuscolo degli anni
Cinquanta, dovuto alla penna
di Franco Giampiccoli (ancora un pastore).
Se è vera la considerazione
che stiamo vivendo un «ricambio generazionale», forse
la cosa è del tutto normale e
si tratta di permettere a chi
inizia di poter prendere meglio conoscenza dei problemi
da affrontare e maggior dimestichezza con le nostre discipline per potersi muovere con
competenza e sicurezza nel
percorso non sempre facile
dei nostri lavori assembleali.
Parafrasando, e sperando che
nessuno si offenda per questa
considerazione, una parola di
Giovanni Battista, potremmo
dire: «Bisogna che i laici crescano e che i pastori diminuiscano». Ciò caratterizzerebbe
bene le nostre assemblee, in
cui la componente pastorale
più che legata direttamente
alla propria chiesa e al proprio campanile, è chiamata a
dare un indirizzo di carattere
più ampio e specificatamente
teologico, anche non ignorando il fatto che nella maggior
parte di Concistori delle Valli
il pastore è anche presidente e
quindi siede in Conferenza
anche a quel titolo.
Massimo Long nuovo diacono
Al servizio dei giovani
Nelle chiese valdesi e metodiste si cerca di valorizzare
i doni dei laici anche attraverso 1’«assunzione in molo»
dei diaconi. Secondo i regolamenti della chiesa sono
«diaconi» coloro che operano
a tempo pieno nel campo della formazione e istruzione,
dell’informazione e nella
pubblicistica, nell’assistenza
e nell’accoglienza, nei servizi
tecnici e amministrativi.
Per essere assunto in molo
il diacono, dopo essere stato
presentato da una chiesa, deve dimostrare di avere una
conoscenza professionale per
il servizio a cui sarà destinato
e aver compiuto un anno di
prova e avere una conoscenza biblico-teologica. La formazione biblico-teologica
avviene alla Facoltà valdese
di teologia o al Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi» di Firenze. Terminato questo iter il diacono
viene pre.sentato in un culto
pubblico alla chiesa o alle
chiese in cui presterà il suo
servizio. Attualmente i diaconi sono circa una trentina.
Questo è stato il percorso
che ha condotto Massimo
Massimo Long
Long, di Inverso Pinasca, a
chiedere di essere riconosciuto come diacono. Massimo ha
prestato servizio a Agape e al
Servizio cristiano di Riesi; si
è perfezionato nella conoscenza delle lingue in Inghilterra e in Germania e da alcuni anni svolge un’attività di
animazione giovanile nel 1°
circuito: i delegati e le chiese
si sono stretti nella preghiera
attorno al lui e gli augurano
un ministero benedetto.
Altra considerazione contraddittoria: come già lo scorso anno, non erano membri
della Conferenza i responsabili di istituti che rispondono
al Sinodo attraverso la Commissione sinodale per la diaconia. Si potrebbe ricavare
l’impressione che la diaconia
sia assente dall’attenzione e
dalle preoccupazioni della
Conferenza e che il lavoro e
l’impegno degli istituti non
abbia posto nella sua riflessione. E invece, per la prima
volta nella storia delle nostre
chiese, nel corso del culto
della Conferenza tenutosi nel
tempio insieme alla comunità
di Torre Pellice, vi è stata una
consacrazione al ministero
diaconale.
Dopo il prescritto periodo
di prova, il diacono Massimo
Long ha ricevuto in forma
pubblica il riconoscimento
del suo ministero. La liturgia
è stata condotta dal predicatore della Conferenza, pastore Klaus Langeneck, con
estrema sobrietà e grande
chiarezza. Certo, occorrerà
che le chiese riflettano su
questo aspetto della loro liturgia e che il Sino^ provveda a dare una traccia, come è
accaduto per la liturgia di
Osservatorio
Il lavoro
che non c'è
Da alcuni anni le chiese
delle Valli hanno cominciato
ad interrogarsi sul lavoro.
Hanno scoperto che esse stesse sono un importante datore
di lavoro alle Valli: 500 e più
posti di lavoro sono offerti
dalle opere sociali e culturali
gestite dalla chiesa valdese.
Ma l’indagine mette in rilievo
come le qualifiche «dirigenziali» non siano svolte da
evangelici, ma da persone a
volte simpatizzanti, il più delle volte no. L’evangelicità
dell’opera è quindi affidata
nel lavoro quotidiano alle
qualifiche inferiori.
Altro problema quello del
lavoro che non c’è per i giovani anche perché le uniche
assunzioni che si fanno sono
per lavori a tempo parziale o
per lavori di fine settimana.
C’è ne di che per continuare
la riflessione anche contro il
parere della commissione che
sottolinea lo scarso interesse
delle chiese. L’anno prossimo
ci dirà se le chiese sono veramente «disinteressate» o si
tratta invece di una questione
di organizzazione che può essere risolta.
consacrazione al pastorato.
Intanto credo che tutti coloro
che erano nel tempio hanno
vissuto un forte momento di
intensità spirituale.
E questo momento liturgico
ci aiuta tutti a riflettere che
«diaconia» delle chiese non è
soltanto l’impegno che si
esprime negli istituti, con una
tradizione di servizio rivolto
a categorie di persone in difficoltà, ma è anche quello che
si svolge nella vita normale
delle comunità, in modo particolare quello rivolto alla
formazione delle generazioni
più giovani, aiutandole a
prendere consapevolezza della loro vocazione di credenti.
La Commissione esecutiva
poneva in evidenza nella sua
relazione una serie di considerazioni su cui invitava la
Conferenza a riflettere. Il dibattito forse non è stato sufficiente a enucleare tutti gli
aspetti di questa ricerca e
riappropriazione profonda
della propria identità da parte
di singoli e di chiese. Certo
non è un discorso nuovo, ma
è pur sempre una tematica
che deve essere ripresa nelle
chiese, a livello locale, nei
vari settori in cui è organizzata la vita comunitaria.
Incarichi
1995-96
L’ultimo atto della Conferenza è stato, come al solito, quello delle elezioni e
delle designazioni. La
Commissione esecutiva del
I distretto risulta composta
da Thomas Noffke, presidente; Liliana Viglielmo,
vicepresidente; Milena
Grill, segretaria; Attilio
Sibille e Mariangela Anrico, membri.
La Commissione d’esame sull’operato della Ced
per la Conferenza dell’anno prossimo è stata nominata nelle persone di Claudio Pasquet, relatore; Andrea Garrone, Aldo Lausarot, Annalisa Bosio
(supplenti Ileana Lanfranco, Umberto Poèt, Wanda
Toum Rivoira).
Deputata della Conferenza al Sinodo è risiiltata eletta Mirella Godino (supplente Anna Long Bosio).
Il Seggio ha poi designato come sede per la
prossima Conferenza la
chiesa di San Germano
Chisone (supplente la chiesa di Angrogna), e come
predicatore d’ufficio il pastore Donato Mazzarella
(supplente la pastora Daniela Di Carlo).
Le principali decisioni
Formazione giovanile
La Conferenza distrettuale, informata della nascita
nell’ambito del distretto, su iniziativa del Gruppo nazionale
di animazione teologica, del Seminario di animazione teologica, se ne rallegra. Lo esorta a proseguire il suo lavoro
di elaborazione teologica e formazione all’animazione. Auspica che questo lavoro contribuisca a ravvivare la vita spirituale delle chiese del distretto. Invita a dedicare una speciale attenzione al coinvolgimento dei giovani in questo
processo. Invita le chiese ad accogliere con apertura e disponibilità le proposte provenienti dal Seminario.
Ecumenismo
La Conferenza distrettuale incoraggia le chiese a proseguire nel cammino ecumenico privilegiando quei tipi di incontro che permettano una maggiore conoscenza a livello di
base (incontri tra chiesà e parrocchia su temi comuni; studi
biblici ecc.) e di collaborazione su azioni specifiche in campo sociale. Chiede alla Ced di elaborare tramite la Commissione sull’ecumenismo delle proposte in questo senso per
invitare le chiese all’incontro ecumenico. Chiede altresì alla
Ced di fornire alle chiese, tramite la Commissione sull’ecumenismo, documenti e occasioni di riflessione sugli ultimi
sviluppi in tema ecumenico nella Chiesa cattolica.
Disagio sociale
La Conferenza distrettuale, consapevole delle situazioni
di disagio sociale che attraversano anche le comunità del I
distretto, come il territorio in cui esse vivono ed operano,
- chiede alla Ced di dare alla Commissione sul disagio
sociale i seguenti compiti: a) raccolta e preparazione di materiali che tenga conto anche di esperienze maturate
all’estero; b) mobilitazione delle risorse disponibili per una
sensibilizzazione delle comunità in vista di una crescita
della consapevolezza e della prevenzione delle situazioni di
disagio;
- invita le chiese a interpellare la Commissione per interventi nell’ambito dei catechismi, riunioni quartierali, ecc.;
- chiede alla Ced di promuovere nell’ambito del distretto
una riflessione in vista della cura d’anime su situazioni difficili da affrontare (Aids e gravi depressioni...).
Diaconia
Là Conferenza distrettuale, confermando l’importanza
del rapporto fra chiese ed opere, chiese alla Ced di affidare
alla Commissione diaconia in particolare i seguenti compiti: a) organizzare momenti di incontro fra i responsabili
delle opere; b) curare l’informazione su tutte le opere del
distretto in un apposito inserto di Riforma; c) preparare la
discussione in Cd sui temi comuni di cui si ravvisa la necessità e l’urgenza di un confronto; d) organizzare momenti
di incontro con il personale che lavora nelle opere.
Lavoro e occupazione
La Conferenza distrettuale, esaminata la relazione della
Commissione Lavoro la invita a proseguire nella sua attività in particolare nelle seguenti direzioni: a) raccolta dati
sul mondo del lavoro e in particolare sul nostro territorio;
b) riflessione sulle questioni relative all’etica del lavoro; c)
riflessione sui rapporti tra fede ed economia; d) coinvolgimento delle chiese in queste riflessioni.
Assemblea Cevaa 1996
La Conferenza distrettuale, informata del fatto che
nell’estate ’96 si terrà a Torre Pellice l’Assemblea della
Cevaa, se ne rallegra; invita le chiese ad aprirsi all’incontro
con questi fratelli e sorèlle che vivono altre realtà di fede in
un unico Signore; decide di sostenere tale iniziativa e di destinare a tale scopo le offerte raccolte durante la festa del
XV Agosto ’95.
Campo di lavoro
La Conferenza distrettuale esprime apprezzamento per il
modo con cui il 1" e il 3° circuito e le chiese di Angrogna e
di Frali hanno affrontato le esigenze della vita comunitaria
in mancanza di un pastore titolare: considerando che tale
situazione potrebbe ripetersi in altre comunità, ricorda che
il compito fondamentale della chiesa è quello di annunziare
l’Evangelo; invita pertanto le chiese a promuovere al loro
interno un processo di informazione e formazione al fine di
allargare la partecipazione attiva di un maggior numero di
persone alla vita e alla testimonianza delle chiese locali; invita i circuiti a potenziare la collaborazione tra le chiese vicine valorizzando i doni e i ministeri presenti in esse (predicatori locali, monitori, visitatori...) e non dimenticando di
rivolgere vocàzione ai giovani.
Radio Beckwith
La Conferenza distrettuale, ritenendo importante il lavoro
di Radio Beckwith come strumento di evangelizzazione
nella nostra regione invita le chiese ad offrirle una maggiore collaborazione.
La Conferenza distrettuale invita i Concistori a individuare per ogni chiesa del distretto un giovane che si occupi
di dare informazione aWEco delle Valli e a Radio
Beckwith sulle attività che vengono svolte dai giovani sia
in ambito ecclesiastico che civile.
Vivere la pace
La Conferenza distrettuale esprime la sua riconoscenza al
Signore perché dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale siamo vissuti in pace.^ Consapevole che questa pace, a causa
del peccato del cuore umano, è sempre in pericolo e non è
estesa a tutto il mondo, e che molte parti di questa nostra
terra hanno vissuto e vivono tutt’ora conflitti duri e tremendi; invita i membri delle nostre chiese a vivere la pace come
occasione per pregare ed operare affinché tutte le guerre, i
conflitti e i contrasti possano cessare. Invita i Concistori del
I distretto a riflettere su come tutti noi possiamo vicendevolmente educarci alla pace, nei culti, nei catechismi, nelle
scuole domenicali e in ogni altra occasione comunitaria.
5
I '
venerdì 30 GIUGNO 1995
Conferenza II Distretto
PAG. 5 RIFORMA
;: La Conferenza si è svolta a Milano, il 10 e 11 giugno, nei locali della chiesa metodista
Occorre rivalorizzare il sacerdozio universale
s.
ì
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Da tre o quattro anni, ormai, la parola «crisi»
toma come un leit-motiv nel: le relazioni della Commissione esecutiva e della Commissione d’esame: crisi del ministero pastorale, crisi spirituale
delle chiese e dei singoli
-membri di chiesa, crisi delle
strutture, crisi finanziaria,
ecc. Come affrontare questa
situazione di crisi globale e,
soprattutto, come cercare di
porvi rimedio per portare
• avanti l’opera di testimonianza evangelica nel nostro paese? Consapevole di queste
difficoltà, la Conferenza ha
proseguito la riflessione per
giungere a proposte operative
in grado di modificare la situazione esistente.
Per ragioni elettorali (i referendum), la Conferenza doveva concludere i suoi lavori
prima del culto della domenica. La maggior parte degli argomenti è stata quindi affron'tata durante la giornata di sabato. Il Seggio, presieduto da
Eugenio Bernardini e da Erica
.'Sfredda, ha proposto di concentrare il dibattito su due
grosse questioni tutt’ora aper' te: a) il decentramento; b) il
fiituro del Centro culturale Jacopo Lombardini di Cinisello.
Già lo scorso anno, a Vallecrosia, la Commissione d’esame aveva affrontato dettagliatamente la questione delle
strutture interne, quindi dei
rapporti tra circuiti e distretto,
e aveva affermato: «In prospettiva le chiese dovranno rinunciare al pastore legato al
campanile: è bene che lo si
sappia fin d’ora». La Conferenza aveva quindi votato un
ordine del giorno che dava
mandato alla Ced di predisporre un «piano operativo
che, con la necessaria gradualità...si muova sulla linea
di un decentramento che comporti la valorizzazione dei ministeri locali e dei “team ” pastorali». Nel corso di quest’
anno, tutti i circuiti sono stati
Coinvolti in questa tematica e
tutti si sono dichiarati d’accordo di proseguire, la riflessione per giungere a un progetto operativo. La Ced non
ha voluto forzare i tempi e
imporre un «piano operativo»
che non fosse pienamente ma_ turato all’interno delle chiese,
r-t Gome ha sottolineato la
Commissione d’esame (Franco Taglierò, Mariapia Sbaffi
Guerrini), non si tratta solo di
T^^zionalizzare le strutture esistenti per migliorare il loro
funzionamento, in una visione
puramente interna, bensì di
adattare queste strutture al
mutato contesto culturale, religioso e politico, introducendo i cambiamenti necessari,
affinché la testimonianza
complessiva delle chiese risulti più incisiva. Il dibattito
in Conferenza ha evidenziato
pregi e difetti del decentramento: vari interventi hanno
sottolineato che, almeno per
quanto riguarda le chiese vaidesi, non è facile uscire dallo
schema parrocchiale («una
chiesa, un pastore»). Altri
: però hanno ribadito che, pro; prio per questo, è necessario
promuovere un cambiamento
di ottica per l’utilizzo ottimale
dei pochi pastori a disposizione e per la rivalorizzazione
dei ministeri locali.
Il tutto presuppone di avere
un progetto evangelistico
adatto alle sfide del nostro
tempo, e questo deve emergere in primo luogo dalla riflessione delle chiese e dei
circuiti. La Ced sarebbe allora in grado di fare proposte
precise alla Tavola per la sistemazione del campo di la
L'assemblea durante il culto presieduto dal pastore Antonio Adamo
voro, e forse di assumere essa stessa un potere decisionale al riguardo, ridimensionando così l’eccessivo ruolo centralizzatore della Tavola. La
Ced è stata invitata a proseguire la riflessione, a stretto
contatto con i circuiti, per
giungere il prossimo anno alla presentazione di una prima
bozza di piano operativo.
Dopo il sofferto dibattito
sul Centro culturale Jacopo
Lombardini (vedi sotto), si è
parlato di un altro annoso problema, quello delle finanze.
Se l’anno scorso lo scarto tra
gli impegni delle chiese vaidesi e le richieste della Tavola
ammontava a 82 milioni di lire, quest’anno si è giunti a oltre 87 milioni. A pagare le
conseguenze dirette di questa
situazione sono gli iscritti a
ruolo della Tavola, pastori e
diaconi. Ci si è chiesti come
mai la contribuzione media
sia ancora così bassa (intorno
alle 200.000 lire annue) e perché la defiscallzzazione non
abbia prodotto un significativo aumento delle contribuzioni. Anche qui, è stato detto, è
necessario un cambiamento di
mentalità: la contribuzione
non è un’elemosina o una tassa a cui siamo sottoposti, ma
un’offerta gioiosa data nello
spirito della «comunione dei
santi» e per l’edificazione comunitaria della chiesa.
La Conferenza non ha mancato di esprimere la sua riconoscenza ai pastori Alberto
Taccia e Mario Castellani che
stanno per entrare in emeritazione. Ha altresì salutato il
pastore Valdo Be'necchi che,
dopo un lungo ministerio nel
II distretto, andrà ora a Roma.
A subentrare a Valdo Benecchi alla presidenza della Ced
è stato eletto Alberto Bragaglia, giovane laico metodista
di Padova. È la prima volta,
nella storia del II distretto,
che la presidenza della Ced
viene affidata ad un laico: anche questo è un segno di tempi che cambiano.
La domenica mattina, tra
una votazione e l’altra, c’è
stato il tempo per ascoltare
informazioni fresche sull’attività delle varie opere e commissioni presenti nel distretto:
Unione predicatori locali.
Commissione permanente studi, Federazione femminile,
«Riforma», Ospedale evangelico di Genova, Ospedale
evangelico di Torino, Casa
valdese di Borgio Verezzi,
Casa di riposo di Gèrle, attività di solidarietà con le popolazione della ex Jugoslavia.
La Conferenza si è conclusa
con il culto insieme alla comunità metodista di Milano,
con la predicazione del past.
Adamo centrata sulle esigenze della «sequela» di Gesù.
La Ced del II distretto: In primo plano II pastore Valdo BenecchI, presidente uscente, e Alberto Bragaglla, eletto nuovo presidente
Ampio dibattito sulla difficile situazione del Centro di Cinisello
La crisi del «Jacopo Lombardini»
A 25 anni dalla sua nascita
si è esaurita la spinta ideale
del Centro culturale Jacopo
Lombardini di Cinisello?
Questa è la domanda, già ampiamente dibattuta lo scorso
anno a Vallecrosia, che la
Conferenza si è posta. Sulla
base di un’indagine puntigliosa svolta dalla Commissione
nominata dalla Ced in ottemperanza al mandato ricevuto
dalla Cd ’94, ai deputati è stata fornita un’ampia informazione sui vari aspetti della
questione: estrema precarietà
della situazione contabile e finanziaria, deficit preoccupante, crollo dei doni dalle chiese
e dai singoli, esaurimento del
ruolo della scuola serale che
per oltre 20 apni era stata il
perno dell’attività della «Comune», riduzione e fragilità
del gruppo comunitario, assenza di una «figura di riferimento» e di un responsabile
amministrativo, carenza di
progettualità, difficoltà di rapporti con le chiese di Milano.
Gli interventi in Conferenza
di alcuni membri del gruppo
residente hanno portato supplementi di informazione ma
non sono riusciti a fugare i
dubbi e forse anche le prevenzioni di molti deputati che si
aspettavano un confronto su
Incarichi 1995-96
La Commissione esecutiva del II distretto risulta cosi
composta: Alberto Bragaglla, presidente; Annamaria Lorandi, vicepresidente; Riccardo Rossi, segretario; Giovanni Carrari, Giunio Censi, Gabriella Marangoni, Giovanna Bagnasco Zanatta membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1996
sarà composta da Bruno Giaccone e Elena Mazzarello
(supplenti Màssimo Aquilante e Armando Palazzino).
Deputato al Sinodo: Mariapia Sbaffi Guerrini (supplente Daniela Macchierò).
Rappresentante nel Comitato della Foresteria di Venezia:
Lino Iñgoid. < '
Rappresentanti nel Comitato del Centro ecumenico «L.
Menegon» di 'Tramonti di Sopra: Armando PalazziìiQ
(metodista) e Christian Pradolin (valdese).
Il predicatore per la prossima Conferenza sarà la pastora
Dorothea MiiUer (supplente la pastora Laura Leone).
La Conferenza del 1996 si svolgerà a Milano, presso la
chiesa evttgeliea metodista di via Porro Lambertenghi 28,
un progetto preciso. Sono state avanzate alcune proposte
(accoglienza per extracomunitari, centro, sociale per giovani, casa per anziani) per l’utilizzo di parte delle strutture
(14 appartamenti). È stato fatto anche un accenno alla possibilità di costituire una «Casa
della pace», centrata sulle tematiche dell’antirazzismo,
della nonviolenza e dell’interculturalità. Su alcune di queste proposte vi sarebbe la piena disponibilità della nuova
amministrazione comunale di
Cinisello, in parte formata da
ex collaboratori del «Lombardini». Lo ha detto il pastore
Giorgio Bouchard, fondatore
nel 1969 del Centro, che ha
proposto un rilancio dell’attività con l’invio di un pastore
o di un diacono da parte della
Tavola. Follia, ha replicato il
pastore Alfredo Berlendis che
per tre anni aveva «inutilmente» cercato di collegare l’attività del Centro con quella delle chiese di Milano.
Alla fine del lungo e severo
dibattito, è stato votato a larga maggioranza un ordine del
giorno che lascia aperta la
possibilità di reinventare un
progetto comune di «presenza
evangelicamente qualificata»
a Cinisello ma che pone l’alt
ad ogni progetto dell’attuale
gruppo che non abbia l’approvazione preventiva della
Tavola valdese. L’odg chiede
inoltre l’elaborazione di un
nuovo statuto, che sia «coerente con il programma che si
andrà ad attuare».
Le principali decisioni
Decentramento
La Conferenza distrettuale, a conclusione del dibattito sul
tema del decentramento, manifesta il suo apprezzamento alla Ced per il lavoro fin qui svolto in vista dell’attuazione del
mandato di cui all’art. 18/CDII/94; invita la Ced a proseguire, in stretto contatto con i circuiti, la raccolta degli elementi
necessari per giungere alla formulazione del piano operativo
di cui al citato art. 18, secondo le linee esposte nella relazione presentata a questa Conferenza e tenendo altresì conto
del contributo offerto dalla relazione della Comrnissione
d’esame (punto 2); chiede alla Ced di presentare alla prossima sessione ordinaria della Cd una prima bozza del suddetto piano operativo; conferma l’orientamento secondo il quale il piano in questione deve indicare: a) i criteri di coordinamento fra le attività è competenze del distretto e quelle
dei circuiti; b) le forme della partecipazione delle strutture
distrettuali alla provvista pastorale alle chiese del distretto e
l’individuazione di un organico pastorale per tali chiese, che
tenga conto delle esigenze e particolarità di ogni zona e dei
possibili poli di sviluppo evangelistico; c) le modalità di attuazione del principio, già proprio del nostro ordinamento,
secondo il quale il circuito deve essere strumento per la collaborazione, il coordinamento e lo sviluppo delle attività ecclesiastiche ed evangelistiche anche nel campo della cura
pastorale; d) i modi per valorizzare i ministeri locali.
Centro culturale jacopo Lombardini
La Conferenza distrettuale chiede che i rappresentanti del
Centro culturale Jacopo Lombardini, della Tavola valdese,
della Ced, del Consiglio del 6° circuito e delle chiese di Milano studino concordemente la possibilità di realizzare sul
territorio di Cinisello una presenza evangelicamente qualificata che raccolga l’eredità del Centro e risponda alle sollecitazioni che vengono da varie parti in questo senso. La
Cd chiede che non venga dato corso a progetti prima della
loro approvazione da parte della Tavola valdese. La Cd invita la Commissione esecutiva a farsi carico dell’elaborarzione di uno statuto coerente con il programma che si andrà
ad attuare. La Cd chiede alla Ced di proseguire nell’opera
intrapresa di attenta vigilanza sugli aspetti finanziari, giuridici e amministrativi del Centro.
Finanze chiese valdesi
La Conferenza distrettuale, rilevando che molte chiese
valdesi hanno ritenuto di non poter confermare l’impegno
minimo richiesto per la cassa culto, notando che la differenza fra richiesta e impegno è quest’anno notevolmente alta
(£. 87.200.000), rivolge un invito alle chiese affinché rivedano le proprie decisioni.
Finanze chiese metodiste
La Conferenza distrettuale, udite le comunicazioni del
Comitato permanente Opeemi sull’andamento delle contribuzioni della chiese metodiste al Fondo ministero e al Fondo pensioni per il corrente anno 1995, si rallegra perché le
dette chiese del distretto al 31 maggio risultano aver versato
complessivamente una somma superiore alla metà di quella
richiesta per l’intero anno come primo obiettivo; rileva tuttavia che mentre quattro chiese hanno superato, anche sensibilmente, la quota loro assegnata, e quattro chiese hanno
versato la quota loro richiesta, le rimanenti sedici chiese
hanno versato somme inferiori a quelle che avrebbero dovuto versare; raccomanda pertanto a queste ultime chiese di
provvedere sollecitamente a tempestivi versamenti e a tutte
le chiese del distretto di impegnarsi per raggiungere o avvicinarsi il più possibile a fine anno al secondo obiettivo.
Finanze Opeemi
La Conferenza distrettuale chiede alla Ced di sollecitare
il Comitato permanente dell’Opeemi a inviare in tempo utile, in vista della Conferenza distrettuale, i dati riguardanti
le contribuzioni delle chiese metodiste in modo che la discussione sulle finanze risulti più completa.
Contributo per funzionamento della Ced
La Conferenza distrettuale decide di aumentare per il
1996 il contributo per il funzionamento della Commissione
esecutiva portandolo alla somma di lire 13.200 000
(12.000.000 dalle chiese e 1.200.000 dalle opere).
Borsa di studio per la Facoltà di teologia
La Conferenza decide per il 1996 l’aumento dell’importo
della borsa di studio per la Facoltà di teologia, portandolo
da £ 12 .000.000 a £ 14.000 000.
Foresteria di Venezia
La Conferenza distrettuale, rallegrandosi per l’incoraggiante prosecuzione delle iniziative di ristrutturazione della
«Foresteria di Venezia» e per l’incremento del suo utilizzo
da parte di ospiti evangelici sia stranieri che italiani, approva la relazione dell’opera e incoraggia il comitato e la direzione a continuare l’impegno secondo le linee già tracciate.
Centro Luciano Menegon di Tramonti di Sopra
La Conferenza distrettuale, approvando la Relazione del
Centro «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra, invita la
chiese del circuito a seguirne con costanza le iniziative e le
attività, e chiede alla Ced di sostenere l’attuazione del progetto di ampliamento.
Casa valdese di Vallecrosia
La Conferenza distrettuale approva la relazione della
«Casa valdese di Vallecrosia» e invita gli organismi competenti a prevedere per tempo la futura sostituzione per
emeritazione del direttore.
Chiesa evangelica di lingua italiana nel Wurttemberg
La Conferenza distrettuale, avuta comunicazione degli
accordi fra la Chiesa evangelica di lingua italiana nel Wurttemberg e la Tavola valdese, si rallegra per la felice conclusione del dialogo e per i rapporti più stretti stabiliti con la
medesima e auspica che il Sinodo, approvando lo Statuto e
la Convenzione fra la Celiw e la Tavola, approvi definitivamente questo accordo.
6
PAG. 6 RIFORMA
Conferenza III Distretto
venerdì 30 GIUGNO 1995
Il Centro metodista di Ecumene ha ospitato una stimolante Conferenza distrettuale
Superare Hdea dì «una chiesa/un pastore
»
________LUCA BARATTO_________
Stimolante, ordinata e puntuale: questi tre aggettivi
possono ben definire la Conferenza del III distretto, ospitata anche quest’anno nel
sempre accogliente Centro di
Ecumene. Dopo la lettura della relazione della Ced e della
Commissione d’esame, i primi stimoli sono arrivati
dall’analisi del campo di lavoro. Qui è emersa la nota situazione di emergenza vissuta
dal 12° circuito, dove, accanto alla nuova esperienza di
collaborazione tra valdesi e
battisti a Campobasso, bisogna segnalare la prolungata
solitqdine del pastore Enos
Mannelli, per molti mesi unica presenza pastorale costante
nella zona abruzzese del circuito stesso.
Un caso questo che, per
quanto possa apparire al limite, ben illustra i problemi che
nel prossimo futuro le nostre
chiese dovranno affrontare.
Infatti, come è stato ricordato
anche attraverso una lettera
del moderatore ai distretti, le
difficoltà economiche unite al
calo del numero di pastori
creeranno presto inevitabili
vuoti sull’intero campo di lavoro nazionale. NeU’espiimere la propria solidarietà alle
chiese del 12° circuito, la
Conferenza ha sentito così la
necessità di promuovere una
riflessione che ci porti «a una
nuova visione ecclesiologica,
superando il concetto di “una
chiesa, un pastore’'», e invece
valorizzi il ruolo dei predicatori locali, scopra il ministero
dei pastori locali e promuova
la ricerca dei doni all’interno
delle comunità. Questo sarà
l’argomento centrale della
prossima Conferenza.
Rilevanti novità si sono segnalate nel campo dell’evangelizzazione. Le 4 località individuate dal Coordinamento
interdistrettuale sono infatti
Il pastore Andriamitandrina (a destra) con il deputato della comunità di lingua francese di Roma
risultate tutte appartenere al
III distretto; l’isola d’Elba,
Viterbo, Pescara e Perugia; la
Conferenza ha discusso soprattutto di quest’ultima località, dove esiste un nostro piccolo gruppo curato dalla comunità di Terni e dove è in
corso l’acquisto da parte della
Tavola di un locale nel centro
della città. Il pastore Bertolino ha illustrato le possibili vie
di un’azione evangelizzatrice
(presenza straniera nella città,
studenti universitari, contatti
ecumenici, collaborazione
con la chiesa dei Fratelli) e la
Conferenza, dopo ampio dibattito, ha deciso di impegnarsi con un contributo di 25
milioni, pari a un quinto della
somma totale, per l’acquisto
della sala di Perugia.
Il pomeriggio di sabato è
stato caratterizzato dall’ascolto delle relazioni delle opere
e dalla discussione siii centri
culturali ha avuto ampio spazio il progetto del Centro
evangelico di servizio sociale
di Villa San Sebastiano sulla
possibile realizzazione di una
scuola per l’infanzia. Ci si è
rallegrati per un’iniziativa
che ben comunica il coraggio
e l’impegno di una comunità
che ha alle proprie spalle una
tradizione di testimonianza
evangelica espressa nel campo sociale. Tuttavia sono state rilevate anche imperfezioni
non secondarie dal lato tecnico-finanziario, perciò la Conferenza ha incaricato la Ced
di fornire al Centro di Villa le
necessarie consulenze per ridefiriire più correttamente i
termini del progetto.
Il tema della cultura è stato
introdotto da una relazione
della pastora Giovanna Pons,
che ha indicato alcune possibili linee direttive lungo le
quali i nostri centri possono
muoversi: Tinterconnessione
tra discipline e saperi diversi,
la testimonianza e il dialogo
interculturale. I resoconti dei
vari Centri culturali e della
Ced hanno offerto un panorama positivo di questo lavoro.
Soprattutto ci si è rallegrati
I Centri culturali: quale ruolo e quali programmi
Cultura protestante è dialogo
Cultura. Se ne è parlato
molto, direttamente o indirettamente durante tutto l’arco
della Conferenza. Se ne è parlato illustrando le prospettive
evangelistiche a Perugia, città
con due università e un gran
numero di studenti stranieri.
Se ne è parlato per la voglia
dei nostri Centri culturali e
d’incontro di aprirsi verso
l’esterno; nella proposta di
una scuola per l’infanzia a
Villa San Sebastiano; nella
proposta di un convegno sul
conflitto bosniaco che promuova la cultura dell’incontro
e della solidarietà partecipata.
Se ne è parlato soprattutto
nella relazione di Giovanna
Pons che ha presentato le sue
stimolanti riflessioni sul senso
e la possibilità di far cultura
da parte di noi evangelici.
Cultura sì, ma quale? La
prima parola che la pastora
Pons introduce è interconnessione: interconnessione tra le
diverse discipline e saperi,
per combattere una cultura
che si sta sempre più settorializzando e specializzando.
Certo, una cultura specialistica produce molto, perché non
ha il fastidio di doversi confrontare con gli altri campi
del sapere. Ciò che essa produce è un linguaggio incomunicabile e una visione e un
uso utilitaristico del mondo.
Al contrario c’è bisogno di
una cultura che sappia corre
lare tra loro le conoscenze
umane per rendere giustizia
della complessità della realtà.
Un problema come la bioetica per esempio non può essere affrontato se non in questa
prospettiva.
La seconda parola è dialogo. Dialogo tra culture diverse per creare spazi in cui
esprimere identità e confronto, identità e scambio; per
promuovere una conoscenza
reciproca di gruppi diversi
senza imporre forzose integrazioni, ma lanciando essere
ognuno ciò che egli o ella è.
Le nostre chiese e i nostri
centri possono diventare, in
una società italiana in cui la
presenza di gruppi culturali
diversi è in aumento, luoghi
in cui rincontro e il dialogo
siano realmente possibili.
Dialogo significa anche dare spazio a quelle culture trasversali e invisibili per secoli
schiacciate da un potere dominante, come è stata la cultura delle donne. Di qui l’invito a dare più spazio a questa cultura che è necessariamente differente da quella
dominante, e a dare rilievo
agli avvenimenti che la riguardano, come la prossima
Assemblea di Pechino.
Infine la terza parola è testimonianza. Cultura in una
prospettiva evangelica non è
erudizione, ma concreta testimonianza cristiana. Una testimonianza che non banalizza
la complessità del vivere
umano, in cui il dialogo e
rincontro hanno primaria cittadinanza, in cui si possa sentire la concreta presenza di
una comunità fedele all’evangelo del Regno,.
Cultura sì, ma quale? Quella praticabile e vivibile
nell’incontro con l’altro, nel
dialogo e nella testimonianza.
della recentissima costituzione del centro «Giovanni Cignoni» di Rio Marina. L’argomento finanze ha chiuso la
giornata: una conclusione che
ha posto tutti davanti alla necessità di sensibilizzare quelle persone, ancora troppe, che
nelle nostre comunità non
contribuiscono o lo fanno in
modo inadeguato.
Domenica mattina c’è stato
ancora tempo per discutere.
La deputata di Roma piazza
Cavour, Stefania Mazzulla,
ha chiesto alla Conferenza di
esprimere una propria parola
sul conflitto in Bosnia e di individuare, se possibile, degli
impegni concreti verso quella
situazione. Ne è sorta una discussione in cui è emersa, da
un lato, l’importanza di ricordare anche in una Conferenza
distrettuale, concentrata sui
problemi interni alla chiesa,
avvenimenti esterni. Dall’altro è stato evidenziato l’imbarazzo che, nonostante esistano già dei nostri canali d’aiuto, anche noi mostriamo nel
parlare della Bosnia un imbarazzo che nasce anche dalla
complessità e, talvolta, incomprensibilità delle cause e
degli sviluppi del conflitto. Si
è dunque terminato mettendo
a verbale una raccomandazione al Sinodo affinché promuova l’organizzazione di un
convegno sul conflitto bosniaco, a cui partecipino testimoni ed esperti.
Incarichi
1995-96
La Conferenza ha proceduto al rinnovo delle cariche e alle designazioni. La
Commissione esecutiva del
III distretto, per l’anno
1995-96, risulta composta
da: Fulvio Rocco, presidente; Giovanna Pons, vicepresidente; Leonardo
Casorio, segretario; Adam
Blaszczyk e Angelica Perres, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza 1996
è stata eletta'nelle persone
di Eugenio Rivoir, relatore, Luigina Di Foglio, Stefania Mazzulla.
La Conferenza ha eletto
come suo deputato al Sinodo Loredana Rusi e ha, in
ultimo, provveduto a designare la sede della prossima sessione: come abitudine da ormai molti anni viene mantenuto il Centro di
Ecumene.
La Conferenza ha designato il pastore Enos Mannelli quale predicatore
d’ufficio (sostituto Luca
Baratto).
Le principali decisioni
Carenze pastorali
La Conferenza distrettuale, venuta a conoscenza della
precaria situazione nella quale continua a vivere il 12° circuito relativamente alle presenze pastorali, manifesta la
propria profonda solidarietà alle chiese con l’assicurazione
della propria intercessione al Signore e della disponibilità
alla collaborazione nel settore della predicazione, della catechesi e della presenza sul territorio.
Campo di lavoro
La Conferenza distrettuale, dopo un approfondito dibattito sulla situazione del campo di lavoro, anche alla luce delle indicazioni contenute nella lettera indirizzata dal moderatore ai presidenti delle Ced, decide di dedicare ampio
spazio nella Cd del prossimo anno al tema dell’ecclesiologia, che rimetta in discussione l’idea «Una comunità, un
pastore» e valorizzi i contributi dei doni dei predicatori locali, dei pastori locali e di tutti i membri delle comunità.
Auspica che, nel frattempo, le assemblee di circuito presenti nel distretto dibattano approfonditamente tale questione.
Progetto Perugia
La Conferenza distrettuale, pur non sottovalutando le difficoltà legate al progetto Perugia, invita le comunità a mobilitarsi, sia sul piano economico che su quello spirituale,
in favore di tale iniziativa allo scopo di incrementare la presenza evangelica nella zona. In particolare si esortano le
comunità del distretto a sostenere finanziariamente l’acquisto, da parte della Tavola valdese, del locale polifunzionale
con uno sforzo straordinario per raggiungere, nell’ambito
del III distretto, almeno, la cifra di £ 25-000.000, pari a un
quinto della spesa prevista.
Chiesa e cultura
La Conferenza distrettuale, ascoltata la stimolante relazione su «Chiesa e cultura» della pastora Giovanna Pons, la
ringrazia per il lavoro svolto. La Cd si rallegra per la nascita del Centro culturale nell’Isola d’Elba ed esorta le comunità del distretto al reperimento di soci per sostenere tale
iniziativa. La Conferenza invita il comitato del Centro culturale elbano a riferire alla prossima Cd sull’andamento
dell’iniziativa. Inoltre la Conferenza, ascoltata la relazione
dei centri culturali di Roma, La Spezia, Firenze e Prato, incoraggia tali Centri a proseguire il cammino iniziato, auspicandone una maggiore collaborazione e un maggior scambio di informazioni tra di loro e con le chiese del distretto.
Scuola a Villa San Sebastiano
La Conferenza distrettuale, ascoltata la relazione della
chiesa di Villa San Sebastiano per il progetto relativo alla
scuola per l’infanzia, se ne rallegra, perché essa si propone
di rendere un utile servizio sociale, anche in vista di una testimonianza. Invita la chiesa di Villa San Sebastiano a precisare il progetto, approfondendo i problemi finanziari, giuridici, fiscali e pedagogici legati alla sua attuazione con
l’aiuto di specifiche consulenze coordinate dalla Ced.
Grazie
La Conferenza distrettuale, nel momento in cui il pastore
Aurelio Sbaffi sta per terminare il servizio attivo, lo ringrazia per il prezioso, multiforme ministero reso alla chiesa e
si rallegra per la sua permanenza nel distretto. Ringrazia il
pastore Mario Berutti per il suo intenso ministero svolto
nelle chiese di Ferentino e Colleferro e in qualità di vicepresidente della Ced, augurandogli un proficuo servizio
presso la chiesa di Lusema San Giovanni.
Finanze
La Conferenza distrettuale ribadisce alle comunità valdesi e metodiste la necessità di versare con scadenze mensili i
contributi alla Tavola valdese o all’Opcemi per permettere
a tali organismi di far fronte con regolarità ai costi legati al
normale funzionamento delle chiese.
Campo di lavoro
La Conferenza distrettuale, ascoltata la lettura della lettera del moderatore sulla difficoltà della sistemazione del
campo di lavoro, in relazione alle carenze pastorali, invita
la Ced, in accordo con il comitato Upl e i sovrintendenti di
circuito interessati, ad esaminare il ruolo dei predicatori locali al fine di ottenere suggerimenti per determinare disponibilità ad un servizio più organico.
Ex Jugoslavia
La Conferenza distrettuale, alla fine della seconda giornata dei suoi lavori, vivendo drammaticamente la tragedia
dell’ex Jugoslavia, sente l’esigenza di un approfondimento,
nella consapevolezza che questo non è che uno degli aspetti
della situazione di divisione del nostro mondo; non essendo
in grado di avere, in questo momento, una discussione adeguata che porti a indicazioni operative, raccomanda al Sinodo di promuovere l’organizzazione di un convegno, possibilmente in una zona della Costa adriatica, dove questa riflessione possa essere continuata, con il contributo di
esperti e testimoni.
La Commissione d’esame del III distretto
7
Spedizione in abb. postale/50-Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
si mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Si
xi?-,..,
Anche le alte valli del Pinerolese, come altre zone della
provincia di Torino, hanno dovuto lamentare disagi per il
disservizio postale. L’ufficio di Frali è rimasto chiuso per
alcuni giorni, a Perrero e Riclaretto una sola impiegata ha
lavorato a metà tempo prima in un luogo poi nell’altro.
Nello stesso tempo negli uffici dei centri un po’ più grandi
il personale è addiritura dimezzato costringendo i pochi
impiegati a «saltare» da una coda all’altra. Alle rimostranze delle amministrazioni comunali viene generalmente risposto che non si può agire in un altro modo, a causa delle
ferie del personale, ma la gente si domanda se la razionalizzazione del servizio postale e riduzione delle spese non
servirà di pretesto per la soppressione dei piccoli uffici,
che sono comunque di grande utilità nelle zone montane,
già sufficientemente disagiate per il contesto naturale.
mOESI
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995 ANNO 131 - N. 26 URE 2000
La scuola media superiore
assomiglia sempre più
ad un autobus costmito da un
bizzarro «bricoleur» e passato nelle mani di diversi proprietari, ognuno dei quali ne
ha aggiunto qualche trasformazione. Il telaio è vecchio,
in più punti arrugginito, riparato alla belTe meglio; accessori moderni e costosi fanno
bella mostra di sé ma il motore emette nuvole di fumo
nero. E fra i passeggeri regna
l’insoddisfazione: alcuni si
lamentano per il costo del biglietto, altri vorrebbero maggior comfort, altri invocano
velocità e puntualità. Fuor di
metafora: perché tante contraddizioni?
Nell’800 la scuola media
superiore, o meglio, il liceo.
UN ESAME CHE NON SODDISFA
MATURITÀ?
ENRICO FUMERÒ
nacque per volontà di Napoleone come strumento di preparazione dei giovani borghesi al ruolo di funzionari di
una burocrazia efficientissima; in Italia, più di un secolo
dopo, un’impostazione sostanzialmente analoga venne
data al liceo creato da Giovanni Gentile; §i trattava di
una scuola ferocemente selettiva, spesso ossessivamente
nozionistica, pesantemente
classista: ne usciva un giovane quasi automaticamente avviato a studi universitari e a
una carriera sicura.
Verso la fine degli anni ’60
la situazione diventa insostenibile e si pone mano a due
riforme: ne deriva un esame
di maturità presentato allora
come sperimentale e tuttora
in vigore e la liberalizzazione
all’accesso all’Università, indipendentemente dal diploma
conseguito. È una riforma superficiale e demagogica perché non sostituisce il vecchio
sistema con una strattura efficiente capace di accogliere e
orientare correttamente una
massa di studenti sempre più
numerosa ed eterogenea.
Così i membri delle commissioni si trovano ancora
una volta, l’ennesima, davanti ad una contraddizione: devono valutare dei candidati
che solo quando c’è buona
volontà di singoli insegnanti
o presidi hanno potuto contare su tecniche didattiche moderne, testi innovativi, valutazioni omogenee. Ancora
una volta commissari e candidati usciranno dalla prova
insoddisfatti. Anche' questa
volta non per colpa loro.
Imboschimento
6.000 ettari
di terreno
da «popolare»
■ Entro il 17 luglio dovranno
' essere presentate le domande
per la seconda campagna di
attuazione del regolamento
comunitario 2080/92 per T
imboschimento delle terre
agricole e il miglioramento
delle superfici forestali. Le
azioni approvate dalla Regione Piemonte alla fine della
scorsa legislatura prevedono
due diverse azioni. La prima
riguarda l’imboschimento e
in particolare la realizzazione
di impianti di arboricoltura da
legno 0 la ricostituzione del
bosco naturaliforme sui terreni agricoli coltivati almeno fi_f- no al 31 luglio 1992; la superficie minima è di 10.000
metri quadri per il pioppeto,
di 5.000 per gli altri impianti.
Gli incentivi riguardano un
premio di impianto, un premio di manutenzione e uno
ventennale per i mancati redditi. La pioppicoltura fa easo
a sé e prevede solo un premio
di impianto per gli agricoltori
0 per società a reddito agricolo prevalente.
La seconda azione prevista
dalla Regione Piemonte riguarda invece il miglioramento delle superfici forestali
con la conversione dei cedui
e altri interventi mirati a riequilibrare la struttura del bosco; sono anche stati previsti
particolari contributi per
l’adeguamento della viabilità
di accesso alle zone interessate dai progetti.
Secondo le indicazioni regionali i finanziamenti comunitari dovrebbero garantire
la realizzazione in Piemonte
di almeno 5.000 ettari di nuovi impianti e almeno 1.000
ettari di miglioramento forestale. Le domande vanno accompagnate da un progetto
esecutivo redatto esclusivamente da un dottore forestale
0 agronomo, iscritto all’Ordine 0 eventualmente dipendente dall’ente pubblico che presenta la domanda.
L'assessore Ezio Borgarello fa il punto sulle nuove normative che regolano la materia
Chi gestirà i servizi socio-assistenziali?
PIERVALDO ROSTAN
La storia della sanità nelle
vallate pinerolesi si è
continuamente intrecciata
con quella dei servizi socioassistenziali e con la rete dei
servizi domiciliari; la logica
era quella di una sicurezza
sociale espressa, prima che
con il ricovero in ospedale o
in casa protetta, da servizi rivolti alla persona nel suo ambiente naturale. Per quanto
riguarda i servizi sociali sono
stati i Comuni a sopportare i
costi, pur delegando alla Comunità montana i servizi, attraverso quote proporzionali
ai cittadini residenti. Ma oracosa succederà? Saranno i
Comuni, le Comunità montane o T Usi i riferimenti principali? Mentre i sindaci del Pinerolese si riuniscono per discutere sulle prospettive dei
servizi abbiamo chiesto ad
Ezio Borgarello, assessore alla Sicurezza sociale della Comunità montana vai Pellice,
quali potranno essere gli sviluppi dei servizi.
«Per quanto riguarda la
sanità - spiega il dott. Borgarello - dobbiamo registrare,
Il rapporto utente-operatore dovrà essere mantenuto costante
com ’era inevitabile, la drastica riduzione del settore amministrativo mentre i servizi
diretti ai cittadini non dovrebbero essere toccati: questo potrà al massimo creare
qualche difficoltà di rapporto
con gli enti locali. Del resto il
futuro dipende dagli enti locali (Comuni e Comunità
montane) ai quali le ultime
leggi, soprattutto regionali,
offrono non trascurabili strumenti per indirizzare le attività dell’Usi verso obiettivi
adeguati alle esigenze della
popolazione montana: D’al
tra parte l’azienda Usi continua a gestire anche i servizi
socio-assistenziali per conto,
nelle Valli, delle Comunità
montane che li avevano realizzati in stretta connessione
con il settore sanitario».
Esempi di supporto ai servizi ve ne sono molti, dagli
interventi di prevenzione al
disagio giovanile, ai servizi
domiciliari, agli affidamenti
familiari in comunità alloggio o in case per portatori
di handicap come l’Uliveto e
per gli anziani reintegrazione
delle rette presso i presidi re
sidenziali, la gestione di comunità alloggio, di residenze
come Casa Barbero, ma chi
gestirà i servizi socio assistenziali?
«Alla fine del ’94 - continua Borgarello - il problema
di come gestire i servizi era
stato risolto con l’affidamento all’Usi per il ’95. Ora
il problema si ripropone; anzi la formulazione della legge
è tale da rendere obbligatoria la gestione da parte della
Comunità montana e ciò sembra contrastare con l’esigenza di assicurare la stretta
integrazione del socio-assistenziale con il sanitario. In
realtà si tratta di un falso
problema: l’essenziale è arrivare alla stipula di precisi ed
efficaci accordi fra Comunità
montane e Usi. Rispettando le
singole competenze bisogna
riuscire a non perdere di vista l’obiettivo di dare ai cittadini in maggiore difficoltà
o sofferenza le necessarie risposte, evitando le soluzioni
più Semplicistiche o settoriali: per gli enti locali è certamente una grossa verifica
delle loro capacità di programmazione».
Filippo Cardon, pastore a Pinerolo e
tenace evangelizzatore, si recò per
primo a Coazze il 4 gennaio 1874. Dopo
una prima riunione con centinaia di persone raccolte sotto una tettoia, gli uditori
chiesero che tali incontri si facessero
ogni due settimane. Da un lato entusiasmo, dall’altro problemi con le autorità,
che diventarono più gravi a Giaveno, dove il Cardon si era recato in giugno con il
pastore di Massello Enrico Tron.
Durante una conferenza ci furono manifestazioni ostili, sedate con secchiate
d’acqua dal tetto; ma furono chiamati i
carabinieri e in serata vari giovinastri
cercarono di attaccare briga con gli
evangelizzatori. Ritiratosi in un caffè il
prete si mise ad accusarli di essere codardi, ma affrontato dai pastori subito
cambiò registro per tessere lodi della «libera libertà che regna in Italia». Sta di
fatto che, carabinieri o non carabinieri,
le visite regolari da Pinerolo continuarono a Coazze con soste a volte a Giaveno.
IL FILO DEI GIORNI
COAZZE
MARCO ROSTAN
A Coazze in particolare ci furono sempre decine di uditori assidui.
«Non mancava l’ostilità, ma l’evangelista pronto ed arguto, sapeva trasformare l’ostilità in occasione di testimonianza. Valga questo esempio: il Municipio,
avendo compiuti i lavori al nuovo camposanto, il Parroco fu invitato a benedirlo. Vi si recò solennemente i processione, spruzzò con acqua lustrale la più
grande parte dell’area del cimitero, poi
rivolgendosi dalla parte che era stata destinata ai cosiddetti acattolici uscì in
questi termini: “Questo terreno non lo
benediciamo perché destinato ai cani”.
parole... caritatevoli, che erano un seguito alla predica che aveva recitato ai
suoi fedeli e la conclusione della quale
era che ogni uditore dell’evangelista sarebbe diventato alla sua morte “neir
com’un capei”.
Il Pastore si trovava nel villaggio
quando questa benedizione con le relative parole fu pronunciata e servendosi
della circostanza che gli si presentava
propizia si recò a sua volta al cimitero
accompagnato da tutti i fratelli e seguito
da molte altre persone ed egli, pur dopo
aver preso possesso della striscia di terreno devoluta ai nostri morti, disse che
non intendeva benedire la terra dal Signore già benedetta ed affermò la nostra
speranza nella risurrezione dei morti
pronunciando parole di amore verso “coloro che ci maledicono”. Con questo discorso circa 200 persone ebbero agio di
accertarsi che siamo cristiani».
da Cento anni di storia valdese
(Claudiana, 1952)
In Questo
Numero
ÂNGROGNA
Jean-Louis Sappé, dopo
aver svolto attività di amministratore per alcune legislature, è oggi sindaco di
Angrogna. Andando un
po’controcorrente rispetto
alle più recenti normative,
ritiene che il primo cittadino debba lavorare il più
possibile di concerto con
una équipe allargata.
Pagina II
Vacanze ai monti
Il turismo interessato alla montagna sembra essere
in crescita e sembra soprattutto interessato a una
varietà di offerte adatte alle capacità di tutti. Ne parliamo con Roby Boulard,
gestore del rifugio «Willy
Jervis» al Pra.
Pagina II
Radio Beckwith
Dopo Tufficializzazione
deir iscrizione fra le radio
dotate di definitiva concessione ministeriale, e dopo
l’acquisto di ulteriori impianti tecnici. Radio Beckwith cerca di fare un altro
salto qualitativo, incrementando la partecipazione (specialmente giovanile) alla gestione dei programmi e cambiando sede.
Pagina III
Scuola di musica
L’associazone musicale
«Divertimento» ha festeggiato con una serie di concerti la chiusura dell’anno
di studi della Scuola musicale di valle.
Pagina III
Canto popolare
Il Coro alpino Valpellice
organizza per la quinta
volta la sempre apprezzata
rassegna di canto popolare,
che si svolgerà a Torre
Pellice, cinema Trento, sabato r luglio.
Pagina IV
8
PAG. Il
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E Eco Delle \àlli %ldesi
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
L’ala comunale di Bibiana
BIBIANA E LA COMUNITÀ MONTANA — Anche il
Consiglio comunale di Bibiana ha eletto i suoi rappresentanti in Comunità montana vai Pellice; la maggioranza ha
eletto Piero Gamero e Elda Bricco, la minoranza Marcello
Rossetto. Per la prof.ssa Bricco dalle trattative fra le forze
politiche sta emergendo la possibilità di un ingresso nella
giunta con delega a Cultura, Sport, Turismo o con delega
alla Sicurezza sociale. In attesa che l’ultimo Comune, Lusema San Giovanni, proceda nelle nomine, prende consistenza la candidatura di Cotta Morandini alla presidenza
mentre per la vicepresidenza sono in pista Mauro Pons,
proposto dalla sinistra e Marco Grand, proposto dal gruppo
Laburisti-Popolari. Grand sarà comunque in giunta, con delega all’Urbanistica; per gli altri assessorati sono in ballo i
TOmi di Bruna Peyrot, Gabriella Pron, Giorgio Odetto. Non
è esclusa la scelta di un assessore esterno, proposto dalla
sinistra, per la Sicurezza sociale.
INCIDENTE D’AUTO: DUE MORTI — Ancora un drammatico incidente d’auto nel Pinerolese, nel cuore della notte (erano le due del mattino di sabato scorso) che ha causato due vittime e un ferito gravissimo. Sulla statale 23, nel
Comune di Airasca, stavano rientrando a Pinerolo Alessandro Carbone, 24 anni idraulico, Silvia Bacino, 22 anni di
San Secondo e Marco Carbone, fratello del conducente, di
20 anni. L’auto ha invaso la corsia opposta e si è schiantata
contrp un platano; per Alessandro Carbone e Silvia Bacino
non c’è stato nulla da fare. Un altro incidente si è verificato
giovedì nel primo pomeriggio all’incrocio fra via Pralafera
e viale De Amicis a Lusema San Giovanni. Un’autovettura
Renault 4 guidata dal 76enne Primo Capellino, con a bordo
la moglie Rosa Bussolino, proveniente da Angrogna, non
dava la precedenza all’incrocio proprio mentre proveniva
ad alta velocità una Lancia Dedra guidata da Lorenzo Valinotti di Bagnolo: nel violento impatto i due anziani coniugi
riportavano gravi ferite e venivano ricoverati all’ospedale
Agnelli di Pinerolo.
ALPINI IN FESTA ALLA BERARDI — Giornata di festa
sabato scorso alla caserma Berardi di Pinerolo in occasione
degli 80 anni dalla conquista del Monte Nero da parte del
3° reggimento Alpini; si sono così trovati un migliaio di
vecchi alpini accanto ai Rovani di leva impegnati oggi a
Pinerolo. Il reggimento di stanza a Pinerolo si prepara per
altro, entro il 1996, a diventare un reparto di ferma volontaria con alto grado di preparazione.
OPERAZIONE ANTIDROGA A PINEROLO — Una ventina di persone, in prevalenza marocchini, sono stati arrestati la scorsa settimana nel corso di una operazione antidroga condotta a Pinerolo, che ha visto imjtegnati i carabinieri di diverse stazioni del Pinerolese. L’inchiesta aveva
preso le mosse dal ritrovamento di un giovane morto per
overdose nello scorso maggio in città.
TEATRO IN GIARDINO A PINEROLO — Anche quest’
anno Comune di Pinerolo e Pro Pinerolo hanno deciso di
organizzare una serie di appuntamenti con il teatro nel cortile di Palazzo Vittone. Le scelte operate hanno cercato di
tener conto dej problemi economici e nello stesso tempo di
diversificare le proposte; la rassegna è iniziata il 24 giugno
e si concluderà il 22 luglio. Il 1“ luglio Franco Cardellino
proporrà uno spettacolo di mimo, e «I tre della piazza» una
serata di Cover rock; mercoledì 5 luglio il «Piccolo varietà» presenterà «L’eredità ’d magna Ninin».
COMUNE DI TORRE PELLICE
PROVINCIA DI TORINO
AVVISO
PER ESTRATTO
DI VENDITA IMMOBILIARE CON INCANTO
3” ESPERIMENTO
IL SINDACO
RENDE NOTO
che il giorno 11 luglio 1995 presso la sede comunale alle ore
09,00, si procederà mediante il metodo delle offerte segrete, alla
vendita di un fabbricato di proprietà comunale sito in Via Repubblica n. 3. Prezzo a base d’asta £. 933.150.000. Cauzione provvisoria £. 46.657.500.
L aggiudicazione verrà disposta a favore del concorrente che
avrà presentato I offerta più vantaggiosa. Le offerte dovranno essere redatte ai sensi del bando di gara e dovranno pervenire improrogabilmente entro e non oltre le ore 12,00 del 10 luglio 1995.
Per eventuali chiarimenti, copia del bando e visita dell’immobile rivolgersi agli uffici di Segreteria. Telefono 0121-9136591294 fax 0121-933344.
IL SINDACO
(ARMAND HUGON Dott. Marco)
Il neosindaco di Angrogna si pone in continuità con le esperienze precedenti
Sappé: il lavoro dì un^amminìstrazìone
dipende dalla capacità dì collaborare
PIERVALbO ROSTAN
Dopo 20 anni di amministrazione guidata da
Franca Coisson, il Comune di
Angrogna ha segnato con le
ultime elezioni un momento
di cambiamento; primo cittadino è stato eletto, con il 65%
dei voti, Jean-Louis Sappé,
già assessore nella passata
tornata amministrativa. Sappé
ha subito introdotto una novità, unico fra i Comuni della
vai Pellice, nominando un assessore esterno al Consiglio
comunale nella persona di
Piero Ricciarini.
- Com’è nata la scelta della candidatura?
«Ho fatto l’amministratore
ad Angrogna per 20 anni e
con molta riluttanza ho accettato questo incarico; ma,
come dice il pastore Bouchard nella prefazione al suo
ultimo libro, ci sono battaglie
a cui non è lecito sottrarsi: in
molti mi hanno chiesto di
guidare la lista per continuare in qualche modo l’attività
delle quattro amministrazioni
Coi'sson e ho dovuto rinunciare a quello che poteva essere un mio desiderio: dedicarmi di più aUa famiglia, al
Gruppo Teatro, alle buone
letture».
- Con la lista è però nato
Un buon gruppo di collaboratori...
«Effettivamente questo è
vero ed è uno degli elementi
più incoraggianti; si tratta di
un gruppo molto numeroso
interessato alla vita amministrativa della nostra valle. Se
un errore c’è stato in questi
anni, sia a livello di valle che
di partiti storici, è stato quello
di non saper coinvolgere altre
persone; le questioni sono
state decise da pochi bloccan,do così la crescita di altre
energie, senza riuscire a delegare agli altri qualcosa per
cui si rischia di avere pochi
specialisti che sanno tutto di
tutto. Purtroppo la nuova legge sulle autonomie locali non
va in questo senso ma accentra nella mani del sindaco
troppo potere; per principio
sono contrario a questa impostazione: la bontà del lavoro
si vede anche dal numero di
persone coinvolte in un progetto. Nel gruppo non ci sono
solo gli otto consiglieri ma
una quarantina di persone».
- La partecipazione ufficiale sarà garantita anche dalla
presenza di numerose commissioni, già nominate e operanti, che coinvolgeranno numerosi angrognini; che cosa
c’è dietro la scelta dell’assessore esterno?
«Per fare l’amministratore
occorre ormai molto tempo a
disposizione e Piero Ricciarini, pensionato che da molti
anni vive ad Angrogna, con
volontà di impegnarsi, rispondeva a queste caratteristiche; non essendo molto conosciuto rischiava però di non
essere eletto e per queste ragioni fin dall’inizio abbiamo
indicato la via dell’assessore
Jean-Louis Sappé
Roby Boulard parla delle attrattive alpine in alta vai Pellice
Montagna, offerte differenziate
Malgrado i colpi di coda di
una primavera piovosa, capace di portare la neve a quote basse addirittura nell’ultima decade di giugno, la stagione delle gite in montagna,
delle passeggiate e delle
escursioni ai rifugi alpini è da
tempo cominciata. Nel caso
del rifugio Willy Jervis nella
conca del Pra, in alta vai Pellice, si può dire che non sia
mai finita; per la prima volta
infatti il rifugio è stato aperto
tutto l’anno, almeno nei fine
settimana.
«La scelta che abbiamo fatto - spiega Roby Boulard, gestore del rifugio del Pra - di
dar vita a una cooperativa per
il turismo montano, denominata “Montagna con noi”, ci
ha permesso di far ruotare le
persone e di tenere il rifugio
sempre a disposizione dei turisti. Certo, nel periodo invernale la clientela è ridotta:
comunque per essere al primo
anno abbiamo avuto nei fine
settimana una ventina di persone a pranzo; una buona presenza è poi stata legata alle
palestre di ghiaccio: questo
sport è assai diffuso e abbiamo clienti da molte parti
d’Europa».
Come è cambiato il fruitore
dei rifugi alpini? «Rispetto al
passato posso dire - aggiunge
Boulard - che c’è più richiesta di attività: non ci si limita
cioè alla montagna come semplice riposo ma si vuol fare
gite, arrampicate: in questo
senso ci siamo attrezzati.
L’anno scorso abbiamo portato numerosi gruppi al Viso;
stiamo studiando altre escur
La Conca del Pra
sioni di questo tipo senza dimenticare alcune scalate come quella del Boucle, a lungo
dimenticata eppure assai suggestive. Allo stesso modo,
con rampliamento del rifugio, riusciamo a far dormire
un nostro gruppo una sera di
una ipotetica settimana di vacanza al Granerò. In alcuni
casi siamo stati in grado di far
lavorare tre o quattro guide
con gli ospiti del rifugio».
Attualmente il Jervis offre
una novantina di posti letto:
«Qualche anno fa se ne contavano anche di più - precisa
Boulard - ma abbiamo scelto
di puntare maggiormente sui
comfort e sulla qualità dell’
accoglienza che possiamo offrire, anche a costo di perdere
qualche posto letto. Questa
scelta è in realtà alla base del
nostro successo».
Da sempre il rifugio convive con la vicina «Ciabotta»,
sarà così anche con l’azienda
di agriturismo che sta per essere aperta? «Riteniamo che
ci sia posto per tutti - dice
ancora Boulard -; ci sono tipi
diversi di clientela e diverse
offerte: con i gestori della
“Ciabotta” abbiamo sempre
avuto una buona collaborazione, potrà essere così anche
con gli alpigiani che hanno
costruito Tagriturismo».
Con il cambio della lira così vantaggioso c’è un aumento della clientela estera? «Se
devo valutare dalle prenotazioni - conclude Roby Boulard - dovrei dire che ci sarà
un forte aumento dei francesi,
al momento quasi raddoppiati; non mancano poi i tedeschi
che arrivano qui magari dalle
ferie a Torre Pellice. Le nostre tariffe, per ospiti stranieri, sono rimaste immutate se
non addirittura diminuite rispetto al passato».
esterno: volevamo cioè evitare manovre fatte da altre parti
per portare in Consiglio degli
esclusi dal voto popolare».
- La vostra vittoria è stata
assai netta; qual è stata la
chiave di questo successo?
«I programmi non erano
certo molto diversi; in un piccolo Comune montano i problemi sono ben noti e le risorse sempre modeste. Ciò che
probabilmente ha inciso è stato il forte radicamento nel territorio di persone che da anni
lavorano ad Angrogna in diversi settori».
- In 20 anni le amministrazioni hanno molto lavorato
per costruire una rete di servizi anche nelle borgate più
sperdute; quali possono essere oggi le linee su cui si muoverà il sindaco Sappé, uomo
di cultura, come dice egli
stesso «prestato alla politica» ?
«Franca Coìsson ha molto
lavorato ed è stata per noi anche un esempio di come un
amministratore preparato possa essere vicino alla sua gente
con competenza e senso etico.
Noi ci poniamo in una linea
di continuità; un grande impegno andrà posto nel lottare in
ogni modo perché i servizi
creati non vadano persi nei
prossimi anni. Come progetto
di grande respiro noi crediamo si debba lavorare per attuare le linee direttrici indicate dal piano di ecosviluppo
della Comunità montana, garantendo futuro e prospettive
agli abitanti della valle nel rispetto del territorio, della sto- ria e della cultura».
Dopo referendum
Sindacato
alternativo
nel Pinerolese
C’è crisi nel sindacato pinerolese. Dopo i risultati del
referendum sulle pensioni e
quello sulla rappresentanza
sindacale, alcuni militanti
delle maggiori fabbriche del
Pinerolese e delle Valli hanno
deciso di dar vita a una associazione sindacale locale e alternativa a Cgil, Cisl, Uil. C’è
il nome: Associazione lavoratori pinerolesi (Alp)\ lo statuto sarà registrato questa settimana, poi si comincerà a cercare adesioni e iscrizioni. Tra
i promotori vi sono molti «dirigenti» sindacali a livello di
fabbrica, della Cisl e della
Cgil, che hanno cominciato a
restituire la tessera sindacale.
Alp si propone di essere un
sindacato rappresentativo dei
lavoratori e di essere legittimato dai lavoratori come loro
rappresentante quanto meno a
livello aziendale. «Anche se
la sigla richiama una analoga
sigla torinese - dice Luigi Fenoglio, lavoratore della Skf e
sindacalista della Cgil - non
vogliamo solo fare cultura politica ma essere un vero e proprio sindacato, che contratta
ie condizioni di lavoro e salariali. Certo, costruire un vero
sindacato, articolato a livello
nazionale, è altra cosa. 1 segnali che vengono da altre
fabbriche ci fanno sperare che
la cosa sia possibile. L’accordo sulle pensioni ha fatto traboccare il vaso della pazienza
operaia: chiediamo un sindacato veraihente rappresentativo degli occupati».
9
/‘Sv
. VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
pr*'
E Eco Delle Yalu ■\àldesi
PAG. Ili
Intervista a Paolo Gay, presidente dell'Associazione culturale «Francesco Lo Bue»
Radio Beckwith tra certezze e nuovi progetti
Da oltre un anno, grazie
. all’acquisto di una frequenza
e & molte apparecchiature di
Radio Norditalia, Radio
Beckwith Evangelica trasmette in buona parte del
< Cuneése, oltre che a tutto il
.'■Pinerolese, parte della vai
.'véhisone e della pianura fino
' a Orbassano, Grugliasco da
un lato e Carmagnola dall’al/ tto; da poche settimane è ar-i rivata in forma ufficiale la
" concessione governativa per
le trasmissioni sulle due frequenze assegnate dal ministero: 91.200 Mhz per la vai
Rellice dopo un lungo iter di
" adempimenti burocratici
, onerosi quanto impegnativi
■ al fine di ottenere la concessione definitiva da parte del
1 ministero delle Poste e Tele, comunicazioni.
•. «La pratica è stata avviata
nell’autunno del ’90 - spiega Paolo Gay, presidente
./dell’associazione Francesco
,,Lo Bue, proprietaria dell’
^emittente - ma ha avuto un
/■ èsito felice solo nel dicem
■ bre del 1994 con la comunicazione dell’avvenuta coni-cessione; il relativo decreto
i ¥ arrivato a marzo deH’anno
in corso. In questo modo Ra>.vi,;^o Beckwith Evangelica ha
_ ottenuto in concessione dallo
--stato di poter trasmettere
suUe frequenze di 91.200 e
96.500 Mhz, ovviamente
dietro pagamento dei relativi
•/ ■canoni annuali».
- \ L’emittente evangelica di
- Torre Pellice è sostanzialmente l’unica nel Pinerolese
•■ /ad aver ottenuto la concessione. «Questo risultato •prosegue Gay - ha posto in
modo ineludibile la necessità
di trasmettere quotidianamente almeno sette ore di
programmi redazionali (notiZiari, interviste, conversazio;, ni, culti, riflessioni) il che ha
? prodotto un impegno non in; differente. Parallelamente è
/ andato avanti il collegamento con altre radio evangeli
A, . -v-f
Öls
..‘ ■ . '■•'■fi
Il traliccio di Radio Beckwith in zona Rucas
che italiane mediante l’adesione ai due consorzi di radio esistenti, il Crei (Coordinamento radio evangeliche
italiane) e il Fare (Federazione associazioni radio
evangeliche italiane) che
permetterà l’acquisto, o lo
scambio, di programmi fra le
varie emittenti.
Vista la grande varietà delle radio evangeliche italiane
è ormai chiaro che una parte
almeno delle trasmissioni
presentano una forte caratterizzazione evangelistica,
per certi versi non troppo riferibile alla tradizione delle
chiese valdesi ma sicura
mente orientate all’annuncio
della Parola».
La recente Conferenza delle chiese del primo distretto
ha confermato una forma di
collaborazione con le chiese
locali... «In questa direzione
sono proseguite le normali e
consolidate registrazioni di
culti settimanali negli studi
dell’emittente a cura dei pastori, mentre è ripresa la trasmissione “Protestanti perché” che registra un notevole
interesse per gli spunti di
confronto con le altre religioni e per gli elementi di
dialettica che contiene - illustra ancora Paolo Gay -. E
stata inoltre avviata una parziale collaborazione con la
piccola Chiesa evangelica di
Cuneo e con la Chiesa dei
Fratelli di Torre Pellice».
Nelle prospettive a breve
termine per la Radio c’è anche un trasferimento di sede;
dalla tradizionale Torre Pellice Radio Beckwith si trasferirà a Luserna San Giovanni, nella palazzina di Villa Olanda. L’accordo con la
Tavola valdese ha portato alla riméssa in funzione dello
stabile sotto il profilo impiantistico ed ora, dotata di
opportuni meccanismi di sicurezza, sta per iniziare un
cantiere di lavoro volontario
per la ripulitura di stabile e
giardino: il trasloco è previsto per l’autunno ma nel frattempo sono in corso altre
onerose pratiche burocratiche per l’autorizzazione al
trasferimento dalla sede di
Torre, che la chiesa locale ha
posto in vendita.
«L’insieme della programmazione - conclude
Paolo Gay - ha consentito di
raggiungere un buon livello
globale anche se è sempre
necessario porre particolare
attenzione alla formazione di
nuovi collaboratori, tanto
più se giovani; d’altro lato
varrebbe la pena di lavorare
a un potenziamento del
gruppo redazionale su cui
pesa il non semplice compito di questa importante, e
unica, opera di evangelizzazione. Anche l’aspetto economico non è mai da trascurare; le spese di gestione sono aumentate e se pure la
pubblicità ha registrato un
piccolo incremento dobbiamo fare anche attenzione a
non puntare troppo sulle inserzioni: perciò abbiamo
lanciato Una proposta di
azionariato popolare invitando gli ascoltatori a diventare
soci sostenitori dell’Associazione Lo Bue con la quota di
100.000 lire».
Consiglio comunale a Torre Pellice
Una mostra da vedere
b da discutere?
Una curiosa interrogazione
’ del gruppo di minoranza ha
aperto il Consiglio comunale
di Torre Pellice svoltosi ve: nerdì 16 giugno scorso; qualche settimana fa studenti e
. insegnanti dell’istituto Alber^ ti di Luserna, con sede staccata ad indirizzo turistico a
Torre Pellice, avevano allestito nell’atrio del municipio
una mostra sul lavoro svolto
nel corso dell’anno. Un pannello, dove una parte era dedicata alla vicenda del Centro
sociale di cui si parlò per un
po’ durante l’inverno ha colpito l’attenzione del gruppo
, di minoranza. «Istigazione a
delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, istigazione
all’appropriazione indebita e
Offese» sarebbero, secondo la
minoranza, le ipotesi di reato
, ; che si protrebbero ravvisare
nella mostra.
Nella sua risposta il sinda■ co ha ripreso quanto scritto
, dal preside della scuola che
, ha illustrato il quadro di riferimento scolastico in cui è
(' Stata impostata la mostra,
frutto di una ricerca sul territorio in cui i ragazzi dovranno un giorno lavorare; senza
L spirito polemico il preside ha
; • concluso il suo scritto invi
tando i consiglieri di minoranza a visitare la mostra per
por fine all’equivoco. La minoranza ha preso atto è si è
dichiarata interessata a riprendere in visione la mostra.
Successivamente sono stati
designati i rappresentanti del
Comune in seno al Consiglio
della Comunità montana vai
Pellice nelle persone di Giorgio Cotta Morandini e Marco
Bellion per la maggioranza e
Giorgio Mazza per l’opposizione; nelle sue brevi parole
successive alla votazione,
l’avv. Cotta Morandini, tra
l’altro reduce da una malattia
che lo aveva costretto al letto
d’ospedale, ha ricordato che,
qualora si trovasse ad essere
rinominato alla presidenza,
egli sarebbe presidente di tutti i valligiani, al servizio di
tutti ma alla guida di una
coalizione di centro-sinistra.
All’unanimità sono state
approvate le variazioni di bilancio per un totale di 148
milioni mentre è stata rinnovata la rappresentanza eonsigliare nel comitato di gestione dell’asilo nido; Vera
Coisson e Mirella Antonione
per la maggioranza mentre
Raffaele D’Amato rappresenterà la minoranza.
Iniziative culturali nel Pinerolese
«Nonsoloteatro»
Sono una presenza oramai
stabile nel panorama culturale
di Pinerolo e dintorni, rappresentano un punto di riferimento per quanti nel territorio si interessano di teatro;
sono Guido Castiglia e Claudia Casella, compagni di lavoro e nella vita, soci fondatori di «Nonsoloteatro», una
società composta da professionisti dello spettacolo e della cultura, che operano in
campo nazionale da oltre dieci anni. «Le nostre singole
esperienze - spiega Castiglia
-, che si sono sviluppate in
anni di lavoro con compagnie
di rilevanza nazionale, sono
la forza e l’elemento valorizzante di “Nonsoloteatro”. Da
circa tre anni, oltre a continuare le nostre attività sul territorio nazionale, abbiamo
scelto di lavorare nel Pinerolese, gettando le basi per
un’attività culturale costante
e permanente».
Fino ad oggi Guido Castiglia e i suoi soci hanno già
prodotto con successo alcune
rassegne, tra le quali ricordiamo «Aspettando l’inverno»,
la più recente in ambito pinerolese, ma si sono imposti
con notevole risonanza anche
sul piano didattico e formativo, portando avanti in particolare la scuola di teatro «Il
cantiere», laboratori teatrali
nelle scuole, corsi di aggior
namento per insegnanti, stage
cittadini. «Attualmente siamo
coinvolti net progetto vai Pellice - spiega Claudia Casella
- in collaborazione con la locale Comunità montana, attraverso la quale stiamo promuovendo in particolare corsi
per ragazzi e docenti, ma abbiamo anche un fitto programma che intende avvicinare al teatro, in tutte le sue
forme, dal comico al mimo,
dalla narrazione alto improvvisazione, quanti desiderano
farlo. In questo senso la nostra politica di gestione dei
corsi e degli spettacoli mira a
ridurre il più possibile i costi.
Il biglietto per i nostri spettacoli, per esempio, costa meno
che altrove».
«Nonsoloteatro» sta anche
preparando uno spettacolo
per il prossimo autunno e sta
per iniziare un ministage estivo diretto da Guido Castiglia,
che con gli altri soci sta anche lavorando alla realizzazione della seconda edizione
di «Aspettando l’inverno»,
oltre all’organizzazione di diversi corsi. «Speriamo di poter dare sempre più e un servizio sempre più qualificato
al territorio pinerolese - conclude Claudia Casella - e intendiamo con tutta la nostra
esperienza metterci a disposizione di quanti vogliono fare
e promuovere cultura».
La «Scuola musicale di valle»
incontrare la musica
in modo creativo
INES PONTET
Si sono conclusi simpaticamente con il saggio di fine anno, tagliato in due parti,
una pomeridiana e una serale,
il 14 giugno scorso, presso la
sede in via Roma 41 a Luserna San Giovanni, i corsi
1994-95 della «Scuola musicale di valle». L’intitolazione
è ambiziosa, come d’altronde
lo sono i progetti dell’équipe
promotrice, 1’«Associazione
musicale divertimento».
Con il patrocinio della Comunità montana vai Pellice e
del Comune di Luserna San
Giovanni, che fornivano la
segreteria e i locali, e sotto il
nome assai allettante di «musica-divertimento», nasceva
tre anni fa il progetto di otto
giovani ben preparati e con
alle spalle esperienze importanti in campo musicale, di
inserire in valle dei corsi che
fossero alla portata di chiunque avesse qualche interesse
per la musica; l’approccio
doveva essere quello più congeniale all’utente e per questo gli indirizzi comprendevano all’inizio una gran numero di possibilità, sia per i
più piccoli che per ragazzi e
per adulti, a significare il loro
desiderio di non escludere
nessuno.
I titoli delle materie erano
inizialmente alquanto teorici:
sarebbe stato a partire dalle richieste, dal diverso tipo di
preparazione e dalle attese degli interessati che si sarebbe
potuto passare all’«offerta» e
non viceversa. In seguito si
sono dovuti infatti adattare i
corsi alle esigenze dei frequentatori, in gran parte adulti, che hanno quindi difficoltà
dovute a orari di lavoro e possibilità di impegno ridotte.
Sono stati comunque attivati 12 corsi per strumentisti,
a costi che hanno voluto e
potuto sinora essere abbastanza contenuti, non senza
- sacrifici da parte ,del gruppo
organizzatore: sassofono,
basso elettrico e contrabbasso, batteria, chitarra, chitarra
jazz, flauto dolce, organo,
percussioni, pianoforte, pianoforte jazz, violino, tromba
e trombone; ma anche laboratori per bambini, canto lirico e leggero, educazione
all’ascolto, elementi di composizione, esercitazioni corali, lettura (affiancato allo
strumento), musica d’insieme, teoria dell’improvvisazione: un centinaio in tutto
gli iscritti. Il corso di lettura
per coristi, frequentato da pochi il primo anno, ha dovuto
in séguito essere tagliato dàT
programma per mancanza di
iscritti: è questo un fatto su
cui occorrerà riflettere se si
pensa al numero di cori e di
corali nella nostra zona con
membri che cantano «a orecchio» e che avrebbero una
buona occasione per ampliare
le loro conoscenze.
L’associazione si è mossa
anche sul fronte dei concerti:
una stagione è stata inaugurata il 4 febbraio ed è terminata
il 1 ° aprile con otto serate
nelle Valli che hanno riscosso
parecchio successo, e si sono
avuti altri momenti di ascolto
degli insegnanti, durante l’anno scolastico, in collaborazione con altri gruppi, scuole e
organizzazioni locali.
La strada intrapresa dai
componenti l’associazione è
la stessa che percorrono anche oggi. La loro organizzàrione va migliorando, avendo
ora sotto mano resperienza
di tre anni e potendo perciò
già trarre qualche considerazione. Passando ai progetti di
ricerca e di sperimentazione
dei corsi per l’anno venturo,
rimarranno ferme le due linee
prineipali su cui si muovono:
il lavoro di équipe e il far sì
che l’allievo si avvicini alla
musica in modo il più possibile partecipe e creativo.
Questa progettualità e originalità della scuola non può
esplicarsi se non mediante un
dispiego di forze notevole e
un lavoro organizzativo non
indifferente.
La partenza, nonostante le
difficoltà, è stata indubbiamente buona: ci auguriamo
che le aspettative per questa
iniziativa non vengano deluse
e di poterci avvalere in futuro
di una scuola alla portata di
tutti, con un modo vitale di
porsi rispetto alla musica.
Per informazioni e preiscrizioni (importanti ai fini della
progettazione) si può telefonare al coordinatore, Daniele
Griot, al n. 0121-933212.
Posta
Un'idea da
sostenere
Signor direttore,
ho letto con vivo interesse
sul suo settimanale la proposta del sig. Albino Pons su
un collegamento da Pradeltomo a Prali tramite ovovia o
seggiovia: certamente un
progetto affascinante. Non
sto a ripetere le argomentazioni del sig. Pons in favore,
poiché le ha già esposte in
maniera convincente. Mi limito a sottolineare che sarebbe un modo per sviluppare la
montagna senza farle violenza, specialmente se intorno a
questa seggiovia sorgessero
altre iniziative per fare di
quel percorso e di quell’area
un’occasione per un turismo
«intelligente» e rispettoso
dell’ambiente.
Desidero garantire tutto il
mio sostegno perché questa
ambiziosa idea diventi realtà.
ben sapendo che non sarà cosa né facile né rapida; interesserò anche della questione gli
eletti Federalisti liberaldemocratici al Consiglio regionale
e al Parlamento europeo, organi che in merito possono intervenire più specificamente
del Parlamento o del governo
italiano. Rivolgo fin d’ora un
appello alle due Comunità
montane interessate perché,
non appena avranno formato
le loro giunte, prendano in
esame la cosa per vedere se
potrebbe avere l’appoggio
delle amministrazioni locali.
Un’ultima osservazione;
non dimentichiamo la possibilità di coinvolgere i privati,
magari anche piccoli risparmiatori delle Valli che su
progetti seri potrebbero decidere di investire qualche cosa. Nel ringraziarla per aver
divulgato l’iniziativa la saluto cordialmente.
Lucio Malati
deputato del
collegio di Pinerolo
10
PAG. IV
L* ECD Delle Va lo ^ldesi
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FURETTI
Mi risulta che negli ultimi anni si è andato
sempre più diffondendo il
consumo del latte di soia, e
non solo tra i vegetariani.
Durante il mio ultimo soggiorno negli Stati Uniti, ho
trovato una ricetta casalinga per fare il latte di soia.
L’ho già sperimentata personalmente, per cui sono sicura di darvi la ricetta di
una bevanda dal gusto
estremamente gradevole e
dal costo praticamente inesistente. Comperate soia
gialla di coltivazione biologica e mandorle. Pesate 200
gr di soia e mettetela in ammollo per circa 12 ore. Se
vi è possibile cambiate alcune volte l’acqua. Per
quanto riguarda le mandorle, 70 gr, basta un ammollo
di 1-2 ore, poi sgusciatele e
frullatele con poca acqua
calda. Mettete in una picco^
la terrina la pappetta ottenuta. Pulite il frullatore,
metteteci la soia con un po’
di acqua calda e frullate anche questa. Mettete in
un’altra terrina anche questa pappetta. Lasciate riposare alcune ore. A questo
punto scolate la vostra pappetta di soia con l’aiuto di
un sacchetto di tela. Strizzate molto bene con le mani, cercando di estrarre mtto il liquido e poi mettetelo
in una pentola di acciaio.
Se è molto denso, aggiungete 2 bicchieri d’acqua e
poi portate ad ebollizione.
Lasciate bollire a fuoco
basso, mescolando perché
non trabocchi, per circa 1015 minuti. Spegnete e scioglietevi dentro 2 cucchiai di
miele (io uso quello di acacia, ma anche il millefiori
va bene, assicuratevi solo
che sia di buona qualità).
Se non avete problemi di
sodio, potete aggiungere
anche mezzo cucchiaino di
sale. Quando il latte concentrato è ben tiepido, aggiungete il latte di mandorle, che otterrete sempre con
10 stesso procedimento.
Mescolate molto accuratamente e ag’giungete acqua
minerale naturale sino ad
ottenere 2 litri di latte di
soia. Oltre che come bevanda lo potete usare per
quasi tutti gli usi di cucina
(besciamelle, creme, zuppe,
gelati, ecc.). In frigorifero si
mantiene, in una bottiglia
chiusa possibilmente di vetro, per circa una settimana.
insalata di pollo
alla cantonese
1 petto di pollo grande,
2,5 di. di acqua e un cucchiaio di salsa di soia. Fai
cuocere in una casseruola il
pollo nell’acqua con la salsa di soia, poi scolalo e taglialo a pezzetti. In una terrina grande metti: 1 lattuga
piccola affettata finemente
(tipo Regina di ghiaccio), 1
carota grande in julienne,
100 gr. di cipolotti novelli
affettati finemente e il pollo
in pezzetti. Prepara il condimento mescolando 3 cucchiai di aceto bianco, 4 cucchiai di salsa di soia, 2 cucchiaini di zucchero di canna, 1/4 di cucchiaino di
zenzero in polvere, 2 cucchiai di prezzemolo tritato.
Se trovi il cilantro fresco è
11 «tocco cinese» per eccellenza, se no anche il comune prezzemolo va bene.
Condisci pollo e verdure,
copri e lascia in frigo 1 ora
prima di servire. Spero vivamente che quando questo
numero uscirà, sia finalmente tornato il sole: questa
ricetta è il mio augurio.
Quinta rassegna a Torre Pellice
Cori popolari per
un programma vario
Il coro alpino Valpellice,
con il patrocinio del Comune
di Torre Pellice, organizza
per sabato 1° luglio, alle ore
21, presso il cinema Trento di
Torre Pellice, l’annuale rassegna di canto popolare che è
arrivata alla sua quinta edizione. Come già avvenne negli anni precedenti, anche
quest’anno si avvicenderanno
sul palco tre prestigiosi cori:
il coro Eric Boucle di Pinerolo, la corale folcloristica Fossalta di Fossalta di Portogruaro (Venezia) e il coro Rio
Fontano di Tavagnasco.
Il coro Eric Boucle, attualmente diretto dal maestro
Pier Giorgio Bonino, è stato
fondato nel 1967 e ha al suo
attivo un’intensa attività sul
territorio, fuori regione e nel
Sud della Francia. Pur mante
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nendo intatta l’originaria impostazione, ultimamente ha
cercato nuovi orizzonti interpretativi dedicandosi sempre
più spesso a canzoni d’autore
di ispirazione popolare più
consona nei temi e nelle forme al gusto e alla realtà contemporanea.
La corale folcloristica Fossalta, diretta dal maestro Terzo Buoso sin dalla sua fondazione, nel 1986, ha partecipato a numerose rassegne e concerti in Italia e all’estero, e ha
come scopo principale di far
rivivere, valorizzare e conoscere i canti popolari venetofriulani.
Il coro Rio Fontano, diretto
dal maestro Riccardo Giovanetto, è nato nel 1983 e in
questi anni si è caratterizzato
per la sua continua evoluzione
artistica. Il suo repertorio
punta sul popolare moderno e
sulla musica leggera; il gruppo ha trasformato i cantautori
contemporanei in moderni
«trovatori e giullari». I loro
canti, il più delle volte veri e
propri messaggi, diventano
così canti a quattro voci eseguiti in forma del tutto nuova.
Appuntamenti
Il vincitore deiia gara, Claudio Garnier, all'arrivo
CORSA DI CASTELLUZZO: LA PRIMA VOLTA DI
GARNIER — In una splendida giornata di sole si è svolta domenica scorsa lungo il tradizionale percorso che parte da Santa
Margherita a Torre Pellice per salire il Castelluzzo (1.410 m),
transitare alla Sea (1.350 m) e ridiscendere rapidamente su Santa Margherita, la 25“ edizione della corsa in montagna del Castelluzzo organizzata dal Gasm; l’anello è di circa 12 km, il
tempo impiegato dai migliori intorno all’ora di corsa. Tre anni
fa 3°, l’anno scorso 2°, Claudio Garnier (Gasm) si è aggiudicato
il successo in poco più di 1 ora 2’; al secondo posto è giunto
Marco Olmo, l’anno scorso terzo e dietro, di un soffio, l’inossidabile Renato falla, da tantissimi anni sul podio di questa gara.
GREEN VOLLEY: PRIMA TAPPA DEL TORNEO CARIPLO — Prima tappa del circuito «Cariplo» di green volley a
coppie organizzato dal 3S Lusema e dall’Antares Pinerolo dal
20 al 22 giugno a Pinerolo nei prati adiacenti il palazzo dello
sport; 38 le coppie partecipanti, divise in quattro categorie.
Nella categoria Amatori ha vinto il duo Caracciolo-Serra, davanti a Mensa-Resiale e Griotti-Baudin; tra i ragazzi, sempre
Amatori, successo di Fabi-Vignetta che hanno superato Bonansea-Imbriani e Gay-Pavan. Nella categoria Ariete, l’hanno
spuntata Tesio e Bruno davanti a Boni-Scapoli e CaraccioloGriotti. Entusiasmante infine il torneo Atleti maschile: la finale, che si disputava come tutte le partite su un singolo set ai 21,
ha visto trionfare per 22 a 20 Gemesio e Bonifetto su Mattalia e
Challier. Solo terzi D’Aria e Dichìo; «solo» perché quest’ultimo era considerato il favorito d’obbligo avendo giocato l’ultima stagione indoor in serie A2 nel Walker Pen Asti.
LUSERNA VINCE IL TROFEO TOPOLINO DI PALLAMANO — A conclusione della stagione giovanile di pallamano, i ragazzi del 3S Lusema si sono qualificati al primo posto nella categoria «Propaganda» della fase regionale del trofeo
Topolino svoltasi a Torino domenica 25 giugno. I ragazzi del
3S, nati negli anni ’82 e ’83, guidati per l’occasione da Marco
Re, hanno vinto tutte le partite in programma superando le
squadre del Valdengo, del Biella, e del Casale. La formazione
del 3S era composta da Samuele Revel, Stefano Rivoira, Enrico Battaglino, Davide Rivoira, potenziati da Luca Venturello e
Fabio Serralunga prestati dal Città Giardino di Torino nell’ambito della collaborazione tra società della provincia.
Per la categoria più giovane, anni ’83 e ’85, denominata Topolino, le squadre gareggiano sotto nomi di fantasia o di personaggi, mescolate come provenienza in modo che la compagine
vincente risulti la sommatoria di più paesi; alla fine della giornata è risultata vincente la formazione delle Farfalle, composto
da 3S, Valdhandball 1 e Derthona 2.
Nelle
Chiese Valdesi
VILLAR PELLICE — Venerdì 30 giugno inizia il viaggio comunitario in Calabria, che terminerà il 9 luglio.
• Alle 20,45, alla scuola del Teynaud, serata di canti
popolari con lo chansonnier Robert Taglierò.
MASSELLO — Dal 9 al 16 luglio le scuole domenicali di
Perrero-Maniglia e Villasecca si ritroveranno a Massello per un ricco programma di incontri, passeggiate, giochi e laboratori.
TORRE PELLICE — Domenica 2 luglio si svolgerà l’assemblea di chiesa; verrà presentata la relazione delle deputate alla Conferenza distrettuale e si parlerà dei rapporti Bmv in vista della prossima Assemblea-Sinodo.
RODORETTO — Con l’arrivo della bella stagione riprendono le attività; il primo culto sarà domenica 2 luglio, con celebrazione della Cena del Signore.
VILLASECCA — I culti di domenica 2 luglio a Combagarino e Chiotti vedranno la predicazione del pastore
Ludwig Schneider, di passaggio per salutare la comunità di cui fu pastore negli anni scorsi.
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2,000
29 giugno, giovedì — BARGE: Alle 21,45 presso il Parco
della Vittoria, in via al Castello,
concerto di Corinne Malón, interprete della musica neroamericana
per la prima volta in Italia; il
concerto è organizzato dall’associazione culturale «Parco della
Vittoria».
30 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21 è convocato il Consiglio comunale; tra
gli argomenti in discussione il
conto consuntivo, l’applicazione
dell’avanzo di amministrazione e
la nomina del difensore civico.
30 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nell’ex caserma
Fenulli, nell’ambito della festa de
l’Unità, il gruppo Estòrio Dròlo
propone uno spettacolo sulla Resistenza dal titolo: «Che anno
era? Cerchiamo di ricordarcelo».
1“ luglio, sabato — PINEROLO: Alle 17, all’ex caserma
Fenulli, nell’ambito della festa
de l’Unità, si svolgerà un dibattito sulla legge 194 sull’aborto:
«Una legge da cambiare?».
I” luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Si inaugura, presso
l’atrio del Centro culturale valdese, «Una finestra su... “Osteria
d’Oriènte”: un Piemonte lontano,
epico, contadino». Fotografie di
Davide Scagliola tratte dal libro
«Osteria d’Oriente». La mostra
resterà aperta fino al 12 agosto.
1° luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Presso il circolo
«Mûris»,-alle 16, viene inaugurata la mostra di pittura «I soci per
i soci»; esporranno Cardellino,
Bertin, Morina, Rossi, Rivoir,
Revelli. La mostra resterà aperta
anche domenica.
1° luglio, sabato — SAN SECONDO: Alle 21, presso il campo sportivo, si svolgerà un carosello equestre offerto dal Club
ippico Montinsella.
1® luglio, sabato — FENESTRELLE: Spettacolo notturno
al Forte con gli sbandieratoti di
San Lorenzo d’Alba.
1“ luglio, sabato — SALZA
DI PINEROLO: Festa della Liberazione e concerti rock non
stop; la festa prosegue domenica.
1” luglio, sabato — FROSSASCO: Al palatenda, ore
21,30, concerto di musica gospel
con il quintetto statunitense
«Tony Washington singers» capace di riproporre le emozioni e i
ritmi della spiritualità nera.
r e 2 luglio — TORRE
PELLICE: La Casa delle Diaconesse organizza due giorni di festa a sostegno dell’attività. Sabato, alle 15,30, verrà inaugurata
una mostra di pittura di Guy Rivoir e Monica Rivoira, oltre al
mercatino delle pulci; alle 18
danze occitane e alle 19, grigliata. Domenica alle 15,30 concerto
della Badia corale vai Chisone di
Pinerolo; ci saranno stand per la
vendita di pane, stoffe, dolci e
l’immancabile tè. Il mercatino rimarrà aperto tutti i pomeriggi fino al 9 luglio.
r e 2 luglio — RORÀ: Al
parco montano, a partire dalle 17
sabato e dalle 13 domenica, si
svolgeranno concerti rock e il
quarto motoritrovo Harley,
Chopper e Custom.
2 luglio, domenica — PRAROSTINO: Si svolge la giornata
nazionale delle Pro Loco d’Italia,
con mostra sull’attività della Pro
Prarostino, esibizione dei balestrieri e partecipazione del Gruppo storico di Oglianico.
2 luglio, domenica — SAN
SECONDO: Alle 8,30 apertura
della quarta edizione del «mercatino robivecchi»; alle 9,30 passeggiata ecologica a cavallo, a
piedi e in bici. Alle 12 assado su
prenotazione, alle 15 sfilata e
concerto della «Filarmonica Col
Damosso» per le vie del paese.
2 luglio, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle 8 alle 20. in piazza Partigiani e
giardini, si svolge il 6“ mercatino
di «Cose d’altri tempi».
7 luglio, venerdì — TORRE
PELL1CEÍ Alle 21, nel tempio,
il Collegio valdese organizza un
concerto per violino (Daniele
Griot) e pianoforte (Alfredo Castellani); verranno eseguite musiche di Beethoven, Brahms, Debussy. Entrata libera.
7-9 luglio — BRICHERASIO: Per la prima volta la Croce
Verde propone una tre giorni di
festa, musica e sport; l’appuntamento è in piazza Giretti. Domenica verrà inaugurata la nuova
ambulanza.
8 luglio, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 17, presso la sala Paschetto del Centro culturale
valdese, si apre una mostra di
Beatrice Appia. La mostra resterà aperta fino al 25 luglio.
8 luglio^ sabato — ANGROGNA: Alle 21, presso il museo
degli Odin, incontro con il pastore Giorgio Tourn: «Il canto popolare alle Valli e i “Cahiers des
chansons”».
8 e 9 luglio — TORRE PELLICE: Presso l’Aula magna del
Collegio valdese, vendita di beneficenza di mobili, ceramiche e
bigiotteria a favore del Collegio,
dell’Ospedale di Torre Pellice e
della Casa delle diaconesse.
8 e 9 luglio — BAGNOLO
PIEMONTE: Si rinnova l’appuntàmento al Montoso per ricordare i 287 caduti partigiani e
civili della zona e confermare il
patto di unità e di lotta per la libertà, la pace, la democrazia e la
giustizia sociale. Sabato alle
21,30, sul piazzale del Montosó,
serata di canti offerta dal gruppo
Cantovivo. Domenica, alle 9,30
esibizione del Gruppo bandistico
bagnolese, alle 10 testimonianze
e preghiere di un rabbino ebreo,
di un pastore valdese e di un sacerdote cattolico. Alle 11,20 orazione ufficiale a cura della presidente della Provincia di Torino,
Mercedes Bresso; nel pomeriggio esibizioni musicali del gruppo «Track 29» e della corale
«Tre valli» di Saluzzo.
ÆRVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 2 LUGLIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, tei.
848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 2 LUGLIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
30 giugno, ore 21,15 Quiz show:
luglio chiuso per ferie.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma
venerdì, ore 21,15, domenica,
ore 20 e 22,10 e lunedì, ore
21,15 A proposito di donne,
con W. Goldbeerg,
11
venerdì 30 GIUGNO 1995
Conferenza IV Distretto
PAG. 7 RIFORMA'
Nel fresco della Sila, a Bethel, si è tenuta una intensa e partecipata Conferenza
Compiere passi sulla via indicata dal Signore
FRANCO GIAMPICCOLI
Nel verde fresco della Sila
si è svolta una Conferenza distrettuale accorciata dal
veto referendario ma non affannata, scandita dai normali
adempimenti e dai momenti
di incontro e di amicizia culminati nella mensa del Si^ore, semplice e intensa, fusa ma non confusa nella cena
conclusiva della Conferenza.
Volendo trovare parole che
sintetizzino le impressioni riportate da Bethel ne ricavo
dije, che mi paiono significative, dall’atto relativo alle
contribuzioni: rincrescimento
e revisione. Il rincrescimento
non riguarda solo il divario
crescente tra le esigenze generali dell’opera e le risposte
delle chiese valdesi del distretto in cui la Conferenza ha
ravvisato un segno di tiepidézza spirituale. Nemmeno è
limitato all’ambito delle finanze in cui si riscontra anche il calo di abbonamenti di
«Riforma» che mette in pericolo l’assetto presente del nostro strumento di collegamento. A proposito infatti della
discussione sui temi centrali
della vita delle chiese e del
problema dei rapporti tra le
chiese e i giovani, il rincre‘. scimento è emerso nella constatazione che se esiste una
divergenza o anche solo una
distinzione tra «chiese e giovani», ciò è dovuto in preva
Alla Conferenza da sinistra: Giovanni Magnifico, Giuseppe Piatone, Dino Magri, Danieie Daria
; li pastore Giovanni Lento
lenza all’insufficienza della
testimonianza dei più adulti.
Rincrescimento sta anche
alla base della discussione
sull’eventualità di un accorpamento di chiese (Napoli via
dei Cimbri e Caivano) in
quanto segno di una tendenza
involutiva anziché evolutiva.
E come Valutare la contemporaneità e separazione della
Conferenza distrettuale e dei
festeggiamenti per i 90 anni
di Casa Materna, e il peso
delle assenze in Conferenza
che ne è risultato? Il garbato
scambio di telegrammi non è
valso a dissipare il rincrescimento per il fatto che non si
sia riusciti ad evitare la coincidenza o ad organizzare
l’unificazione dei due eventi.
Rincrescimento non vuol
dire tuttavia rassegnazione,
mesta accettazione dei fattori
negativi riscontrati. Revisione
è il termine entro cui si possono ricomprendere le indicazioni positive che la Conferenza ha dato per la vita del
distretto. In senso specifico le
chiese sono invitate a rivedere i propri impegni contributivi. Parallelamente, per il gior
I Incarichi 1995-96
La Conferenza ha provveduto, in conclusione dei lavori,
alle elezioni e alle designazioni.
La Commissione esecutiva del IV distretto risulta composta, per l’anno 1995-96, da Enrico Trobia, presidente; Mi; relia Scorsonelli, vicepresidente; Karola Stobaus, segretaria, Alba Murgia e Paolo Olivieri membri.
La Commissione d’esame che riferirà alla prossima Con-ferenza sull’operato della Ced sarà composta da Teodora
Tosatti e Antonio Squitieri (supplenti Franco Carri e Evelina Vigliano).
,Deputato della Conferenza al Sinodo è risultato eletto
vArturo Panasela (supplente Alberto Celio).
La prossima Conferenza si svolgerà a Bethel; predicatore
ftd’ufficio è stato designato Vivian Wiwoloku (supplente
)T)ino Magri).
La Conferenza ha eletto i propri rappresentanti nei comitati di alcune opere. Nel comitato di Adeìfia Stephan
Mühlich; nel comitato della Casa di riposo di Vittoria
Limatrice Grill, Mirella Scorsonelli e Doris Vdgelin; nel
imitato di Bethel Sergio Chiodo e Giulia Alberto; nel
';comitato della Casa valdese di Guardia Piemontese Davide
VA^ena e Beniamino Viapiana.
naie, la revisione riguarda la
diffusione, per il cui aumento
si devono impegnare le chiese. Ma anche in senso più
ampio è questa l’indicazione
che la Conferenza ha dato alle chiese. Lo studio della laicità è finalizzato a rivedere
possibili confusioni che si sono fatte in passato tra laicità e
laicismo, tra testimonianza e
proselitismo. E il rinnovato
invito a cercare vie di testimonianza comune che coinvolgano le diverse generazioni è basato sulla pacata e ferma esortazione alle chiese a
(ri)esaminare se stesse e il
cuore della loro fede.
La Conferenza si è anche
impegnata a fondo in vista
della revisione di due opere.
Guardia Piemontese e Adelfia. In questo quadro, revisione significa anche riordino,
riorganizzazione. Per Guardia, in una situazione di confusione o sovrapposizione di
compiti tra il Comitato della
casa e la Società di studi
evangelici, la revisione consisterà essenzialmente in una
ridefinizione statutaria di
compiti e competenze le cui
linee sono state indicate dalla
Conferenza.
Per Adelfia, che sembra da
tempo esser stata colpita da
una sorta di paralisi progressiva,Ta revisione è quanto
mai ardua. La Conferenza ha
voluto tagliare la serie delle
recriminazioni senza fine e
valorizzare invece la volontà
di recuperare la funzionalità
del Centro, punto importante
di riferimento per le chiese
valdesi e metodiste della Sicilia e in particolare dei giovani, espressa dal circuito siciliano, e ha quindi affidato ad
una commissione il compito
di predisporre un progetto di
revisione riguardante le finalità, l’organizzazione e la
struttura del Centro.
Dalle denunce si è dunque
passati al rincrescimento, dalle riforme si è scesi alla revisione? Non è necessariamente
un male, nella misura in cui i
termini che descrivono la nostra realtà riflettono meno altisonanti esercizi verbali ed
esprimono di più autocomprensione e desiderio di poter
compiere passi concreti sulla
via della fedeltà al Signore.
cucina del Centro di Bethel
Casa Materna
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Le principali decisioni
Laicità
La Conferenza distrettuale invita le chiese a studiare il
problema della laicità, intesa come dialogo, confronto pluralistico e critico per ogni tipo di apprendimento (come per
esempio in riferimento al problema scuola e fatto religioso), tenendo conto che il messaggio biblico ci comunica un
Dio che si è desacralizzato per incontrarci nella nostra
umanità;
- invita la Ced a fornire alle chiese materiale di studio
che aiuti a distinguere le differenze esistenti tra laicità e laicismo, tra testimonianza e proselitismo, e a raccogliere i risultati della riflessione svolta dalle chiese.
Finanze
La Conferenza distrettuale, dibattuto il problema delle
contribuzioni delle chiese valdesi alla cassa culto, prende
atto con profondo rincrescimento che molte chiese non
hanno recepito l’importanza delle esigenze generali
dell’opera, rendendo difficoltosa o impossibile la realizzazione della programmazione preventivata e approvata dal
Sinodo (...).
Invita pertanto le chiese a riflettere su tale problema e a
rivedere i propri impegni. Ricorda (a valdesi e metodisti)
che il Sinodo, nell’approvare la defiscalizzazione aveva
ravvisato la possibilità del «rientro» nei confronti delle amministrazioni centrali, delle agevolazioni finanziarie che tale istituzione permette.
Redazione Riforma
La Conferenzia distrettuale, consapevole dell’importanza
che il settimanale Riforma ricopre a livello di formazione e
informazione del mondo protestante in Italia, riconoscente
per il ruolo propositivo che svolge la redazione di Napoli
nella realizzazione del settimanale, invita le chiese a
diffondere maggiormente questo Postro periodico anche attraverso nuove iniziative promozionali, in collaborazione
con la redazione meridionale, tese ad aumentare il numero
degli attuali abbonati.
Casa valdese di Guardia Piemontese
La Conferenza distrettuale, condividendo le preoccupazioni espresse dalla Ced e dal comitato della Casa valdese
di Guardia Piemontese in rapporto alle molteplici attività di
questo Centro, dà mandato alla Ced di concordare con il
comitato della Casa valdese e con la Tavola la seguente impostazione:
- procedere a separare le attività dell’Associazione (Sse)
e del comitato di Guardia, attribuendo a quest’ultimo le responsabilità attinenti il museo e la promozione storico-culturale, riconsiderando l’attività di accoglienza che va opportunamente inquadrata o dismessa;
- prendere gli opportuni accordi con gruppi e realtà locali
per le necessarie collaborazioni sul posto;
- modificare lo statuto (...).
Giovani
La Conferenza distrettuale, preso atto dei risultati del
convegno «Chiese e giovani» (Bethel 26/12-2/1/95) esprime alla Commissione il proprio apprezzamento per il suo
lavoro;
- riconoscendo che la questione del rapporto fra chiese e
giovani è in maggior parte imputabile alla debolezza della
testimonianza delle generazioni più adulte;
- esorta le chiese ad esaminare se stesse, e riflettere sul
«dio/Dio in cui veramente credono» e sul modo in cui lo
esprimono nella loro vita;
- invita le chiese ad esprimere progetti di testimonianza
nella città che coinvolgano le diverse generazioni, facendo
meno caso all’ortodossia delle forme e preoccupandosi soprattutto del lieto annunzio dell’Evangelo;
- dà mandato alla Ced di nominare una commissione con
l’incarico di mettere a disposizione delle chiese piste di riflessione e di animazione, per quanto possibile in accordo
con le realtà esistenti e con quanti già operano in questo
campo (Egei, scouts ecc.).
Adelfia
La Conferenza distrettuale, avendo esaminato la situazione del Centro giovanile di Adelfia sulla base delle relazioni
presentate e soprattutto alla luce dell’atto 3 dell’assemblea
di circuito di Pachino del 21-5-95, ritiene che per l’elaborazione del progetto tecnico-pratico di utilizzo del Centro ivi
auspicato, sia necessaria la nomina di una commissione che
lavori per un anno, riferendo alla prossima Conferenza distrettuale. Tale commissione, mantenendo un contatto co
stante con la Tavola valdese e la Ced, avrà lo scopo di:
- precisare la funzione del Centro in riferimento alle
chiese della Sicilia e in particolare all’attività giovanile;
- fare perno, nell’elaborazione del progetto, su una figura di riferimento (pastore, diacono e/o animatore giovanile)
che lavorando per la chiesa nel 16° circuito (chiese locali
opere organismo settoriale giovanile) possa dedicare parte
cospicua del proprio impegno all’organizzazione e gestione del Centro;
- provvedere adeguati strumenti giuridici per il consegui
mento degli obiettivi da raggiungere mantenendo i necessari collegamenti con la Commissione delle discipline attra-verso la Tavola. «
Consapevole della necessità che l’attività del centro non
venga interrotta, la Cd ritiene indispensabile che l’attuale
quadro giuridico-organizzativo mantenga la sua validità durante il prossimo anno e fino ai cambiamenti che deriveranno dall’accettazione del progetto richiesto, designando pertanto il membro del comitato di Adelfia di propria spettanza.
Ugualmente ritiene che vada confermato per il prossimo
anno l’affidamento della ristmtturazione degli stabili al pastore Enrico Trobia, secondo le linee già prospettate.
La Cd raccomanda alla commissione nominanda di terminare il proprio lavoro in tempo utile in modo che il progetto possa arrivare alla prossima Conferenza fornito dei
pareri (Commissione discipline. Tavola ecc.).
12
PAG. 8 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
A DIO CANTATE
UN CANTO NUOVO
KLAUS LANGENECK
In molte delle nostre chiese
la gente non canta più, o
perché non sa gli inni o perché sostiene di non saper cantare. Certo, dicono in molti,
con un bel canto della comunità il culto sarebbe più bello,
ma il culto si può fare anche
senza. Si può veramente?
Certo, dicono in molti, c’è
il sermone, ci sono le preghiere. E poi ci sono anche quelli
che dicono: «Sa, signor pastore, lei non mi vede spesso al
culto, ma la domenica mattina
ascolto sempre il culto radio.
Del resto, signor pastore, lei
senz’altro mi darà ragione:
meglio fare del bene che essere ogni domenica al culto. Il
pastore X ha sempre detto:
chi lavora prega». E così i nostri culti (tranne nelle occasioni speciali) sono mal frequentati e il canto delle comunità
diventa sempre più misero.
Possiamo trovare mille
spiegazioni più o meno convincenti per questa situazione:
ad esempio che la gente non
canta più nelle famiglie, che
oggi la musica non si fa più
ma si consuma, che la gente, a
motivo della scarsa partecipazione al culto, non ha ancora
imparato gli inni del cosiddetto innario nuovo, che così
nuovo non è più. Resta però
la domanda: possiamo fare un
culto senza il canto della co
chi lavora preghi. L’impegno
sociale e diaconale della chiesa o del singolo credente è testimonianza, ma non è culto,
non può sostituire il culto e il
canto. Una chiesa, una fede
che non canta più è in pericolo di morte.
Il canto nel culto
A questo punto dobbiamo
cercare di capire che cosa sia il canto nel culto. Per
quale motivo è così importante? Per quale motivo ci vuole
addirittura un canto nuovo?
La risposta ci viene dalla storia dell’umanità. La musica e
il canto nascono dal culto, nascono dai tentativi degli esseri umani di rappresentare il
mondo della divinità. A noi
oggi la musica popolare sembra la musica più originaria
ma la musica popolare nasce
dalla musica sacra, dalla musica del culto. E se ci pensiamo bene è anche logico: noi
esseri umani abbiamo la parola, il linguaggio per descrivere la realtà, per comunicare
tra di noi, per scambiarci delle informazioni.
Ci vuole un linguaggio diverso che esprime la realtà diversa della divinità, un linguaggio che riesce ad esprimere questa differenza. E così nasce la musica, il canto
comunitario come tentativo di
«Cantate al Signore un cantico nuovo,
perch ’egli ha operato prodigi;
la sua destra e il suo braccio santo
l’hanno reso vittorioso.
Il Signore ha fatto conoscere la sua
salvezza, ha manifestato la sua giustizia
davanti alle nazioni.
Si è ricordato della sua bontà
e della sua fedeltà verso la casa d’Israele;
tutte le estremità della terra
hanno visto la salvezza del nostro Dio.
Acclamate il Signore,
abitanti di tutta la terra,
date in canti di gioia e di lode,
salmeggiùte al Signore con la cetra,
con la cetra e la voce del canto.
Con trombe e al suono del corno
acclamate il re, il Signore.
Risuoni il mare e quanto contiene,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme i monti
davanti al Signore.
Poich’egli viene a governare la terra;
egli governerà il mondo con giustizia,
e i popoli con rettitudine»
, (Salmo 98)
munità? Il canto è veramente
soltanto una specie di contorno piacevole del sermone o è
qualcosa di più essenziale?
Cogliendo l’importanza che i
salmi, che tra l’altro sono
molto importanti per la nostra
spiritualità, danno al canto,
ritengo che il canto non sia
soltanto un abbellimento ma
sia parte integrante del culto.
Di conseguenza, la crisi del
canto comunitario è indizio di
una crisi più profonda della
nostra fede: l’alternativa tra
culto e fare del bene non mi
ha mai convinto, dubito che
esprimere la realtà di Dio tanto più bella, più pura, più vera della nostra realtà umana.
Il linguaggio
della musica
La musica è il mezzo adatto: con la musica, con la
partecipazione al canto noi
riusciamo ad esprimere e a
vivere delle cose che con le
parole sono difficili, se non
impossibili, da esprimere: ad
esempio, l’armonia.
Un coro di voci o strumenti
riempie lo spazio, crea un cor
po sonoro, per cui non è un
caso che la maggior parte della musica sacra sia musica corale o che lo strumento della
chiesa sia diventato l’organo
che, con la sua grande quantità di registri, può riempire le
cattedrali più grandi. La musica, non la sentiamo soltanto
con le orecchie, ma con tutto
il corpo; noi diventiamo parte
dello spazio che vibra con la
musica, il ritmo mette in movimento i nostri corpi.
Pensate ai giovani in discoteca che si fanno trasportare'
dalla musica, pensate a un
gruppo di africani che cantano
e ballano i loro inni. Nei nostri culti una tale esperienza è
diventata molto rara, perché
noi rifiutiamo questa esperienza, perché i nostri inni
spesso la ostacolano.
Eppure, proprio attraverso
questi mezzi è queste capacità la musica diventa rappresentazione della realtà di Dio,
immagine di quella realtà più
grande di noi, più perfetta,
immagine di quella realtà, che
ci salva nella nostra esistenza
così poco perfetta, così minacciata. Nella musica, la nostra esistenza si apre alla
realtà di Dio. Ricordiamoci
ad esempio dell’importanza
che l’autore dell’Apocalisse
dà alla descrizione dei canti e
delle liturgie nel cielo. In essi
vengono rappresentati i nuovi
cieli e la nuova terra, la Gerusalemme celeste come speranza e meta dei credenti.
Un canto nuovo
Anche il nostro salmo rappresenta il mondo come
grande assemblea riunita per
il culto, per cantare la lode di
Dio. Il mondo intero, rappresentato dal numero 4: quattro
strumenti, quattro parti della
creazione, cantano il mondo
come Dio lo vuole, come lo
ha pensata, come lo trasforma
attraverso i suoi prodigi, le
opere della sua salvezza. È
questo il canto nuovo.
Questo significa che il canto è in fondo automaticamente canto nuovo, perché in
qualche modo rappresenta il
mondo di Dio. Un vecchio
canto non esiste: il vecchio
canto sarebbe la cronaca dei
giornali, le notizie del telegiornale. Il vecchio canto è la
fotografia della realtà, ma
questo non è canto: quando
cominciamo a cantare entra
qualcosa della nostra realtà
che ci porta al di sopra della
realtà, qualcosa che fa scoppiare il vecchio. Pensate ai
salmi di lamento nella Bibbia,
pensate agli inni della confessione di peccato: per il fatto
che sono cantati, è presente in
essi qualcosa della realtà di
Dio, qualcosa della salvezza.
Una fede fragile
La crisi del canto comunitario, il fatto che molta
gente, quando la comunità canta, non apre neanche
l’innario, come se il canto
fosse qualcosa che non la
tocca, è preoccupante. Dobbiamo chiederci dove, con
quali mezzi noi, nei nostri
culti, riusciamo ad esprimere
il mondo che Dio vuole, la
sua realtà, la sua salvezza.
Noi abbiamo parlato molte
volte del problema che la secolarizzazione distrugge la
fede. La gente diventa materialista, consumista, ma penso
che esista anche una fede secolarizzata, una fede che trasforma subito l’Evangelo in
qualcosa di utile, in testimonianza, in polemica, in jmpe
gno, e non si ferma per contemplare e sognare la bellezza del mondo di Dio. È una
fede che pensa di poter fare a
meno di passare per lo «inutile» canto, per la celebrazione.
E una fede fragile, perché vive del successo delle sue
azioni, dello slancio dei suoi
impegni ma si perde facilmente di fronte all’insuccesso, è una fede unidimensionale, che dissolve la fede in etica e non riconosce più nel
culto, nel canto, nella celebrazione la fonte di forza e di
perseveranza di cui il credente ha bisogno. È una fede che
non è più in grado di vivere la
discrepanza tra il nostro mondo umano imperfetto, ingiusto e minaccioso e il mondo
di Dio, la tensione tra la vecchia terra e i nuovi cieli e la
nuova terra. È una fede che
non riesce più a dare la libertà della doppia cittadinanza, per cui il credente appartiene alla terra, ma al tempo
stesso al mondo che viene. .
Nel mio lavoro come pastore incontro spesso questa fede
nelle discussioni con i catecumeni, nelle visite nelle famiglie, negli uortiini e nelle
donne che sono molto generosi quando si tratta di fare
qualche lavoro pratico per la
chiesa ma che non si vedono
mai al culto o allo studio biblico; nella reazione delle
persone di fronte alle difficoltà o in situazioni di lutto.
Che cosa fare? Come possiamo ridare ai nostri culti
l’aspetto di essere rappresentazione della realtà di Dio,
del mondo di Dio? Come
possiamo fare affinché i nostri culti diventino ancora
una volta veri culti, culti celebrati dall’assemblea insieme, e non semplicemente occasioni per discorsi più o meno edificanti davanti a un
gruppo di ascoltatori?
Non credo che ci siano delle ricette con successo garantito. Di fatto non si tratta semplicemente di rendere i nostri
culti più vivaci e più partecipati. In questa direzione abbiamo fatto parecchie propo
ste: abbiamo introdotto dei
lettori per rompere la monotonia del culto, abbiamo provato a cantare prima del culto
nuovi inni con la comunità,
abbiamo fatto esperimenti con
forme alternative di culto.
Tutte queste cose possono essere degli strumenti utili, ma
non risolvono il problema di
fondo. Anche i tentativi osservati in Germania, dove si punta molto sulla cerimonia impressionante con ricchi gesti,
toghe colorate, arricchimenti
liturgici non mi convincono:
c’è il rischio che la cerimonia
diventi fine a se stessa.
Il senso
del nostro culto
Ritengo che quello di cui
abbiamo bisogno sia una
approfondita riflessione sul
nostro culto, sulla nostra spiritualità. Deve essere questa
il fondamento dei nostri
esperimenti e dei nostri tentativi. In questo contesto andrebbe ripresa anche la rifles
sione sul senso del canto,
della musica nel culto e del
canto comunitario. Il culto
dovrebbe ridiventare il centro
della vita della chiesa, la base
che porta tutto; dovrebbe essere il momento in cui cantiamo ij canto nuovo, in cui vediamo e sperimentiamo la
realtà di Dio, quella realtà
così diversa dalla nostra
realtà umana; dovrebbe essere il momento in cui riceviamo forza e speranza, non soltanto per tirare avanti con i
nostri vari fardelli sulle spalle, ma per guardare in faccia
il mondo che ci circonda, per
sognare il cambiamento per il
meglio, per avere la fiducia
che questo sia anche possibile perché nella nostra realtà,
così imperfetta, così minacciosa, si rispecchi per noi
credenti il mondo che Dio
vuole e che ha promesso di
salvare.
(Sermone pronunciato in
occasione della Conferenza
de! I distretto a Torre Pellice
domenica II giugno)
Le nostre voci in coro
Le nostre voci in coro
diranno con forza il motivo della nostra gioia:
Il senso della nostra vita,
e così pure la sua sorgente, sono in Gesù Cristo.
Fame, violenza e sopraffazione
intorno a noi ed in noi;
ma attraverso quanti Lo lodano
Gesù Cristo diffonde ovunque la pace.
I nostri cuori sono fragili ;
verranno spezzati dalla disperazione?
No, di tranquilla speranza
lo Spirito del Signore ci fa dono prezioso.
A tutti, in quest’ora,
Dio, per mezzo del suo Figlio, offre felicità.
II suo amore dura, per sempre,
rendiamogli lode.
AbelNkuinji
Camerún
(tratto da Quando è giorno della Cevaa, 1994)
13
'ÀÆNERDÎ 30 GIUGNO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Verso l'assise delle chiese battiste, metodiste e valdesi a Torre Pellice - 2
Il confronto sugli ordinamenti ecclesiastici
BMMANUELE PASCHETTO
Il sesto documento bmv
(battisti, metodisti, valdesi)
pubblicato recentemente in
vista dell’Assemblea-Sinodo
che si terrà a settembre a Torre l^llice fornisce le informazioni necessarie per affrontare
uno dei temi fondamentali
delTassise, quello del confronto fra l’ordinamento sinodale della Chiesa valdese e
l’ordinamento congregazionalista battista.
Il documento, interessante e
stimolante, risulta alquanto
lungo (oltre 70 pagine): ci
sembra quindi opportuno evidenziarne qui alcuni tratti,
cercando eventualmente di
fermarci nei prossimi numeri
sui due ordinamenti, per renderne con maggior chiarezza
le peculiarità.
n documento comincia con
un’ampia introduzione in cui
si accenna agli oltre cento anni di collaborazione bmv e ad
alcune tappe significative: i
due congressi evangelici del
1920 e 1965, la Federazione
delle chiese evangeliche
(Fcei) e l’attuale fase di rapporti più stretti fra le tre denominazioni. Si esaminano
quindi i documenti del dialogo condotto a livello mondiale fra battisti e riformati
(1977) e battisti e luterani
(1990), per quanto concerne il
raffronto fra le reciproche ecclesiologie. Fra battisti e
rifonnati si evidenzia una notévole convergenza nella
comprensione della chiesa, sia
sul piano locale sia su quello
universale. Minore la concordanza riguardo alle relazioni
ecclesiastiche intermedie (di
zona, nazionali, continentali),
giustificate teologicamente
dai riformati, viste più come
necessità pratica dai battisti.
Anche fra battisti e luterani i
punti di incontro sono notevoli, pur differendo alquanto le
rispettive ecclesiologie.
Il documento dedica opportunamente parecchio spazio
all’esame di ciò che è avvenuto dal 1990 (Assemblea-Sinodo di Roma) ad oggi dal punto di vista dei rapporti reciproci bmv. Si sa che la diversità di vedute fra battisti da
una parte e metodisti e valdesi
dall’altra concerne principal
mente la questione del battesimo e quella del governo della
chiesa. A Roma nel 1990 avvenne il riconoscimento reciproco tra le chiese battiste,
metodiste e valdesi come
chiese di Gesù Cristo, mentre
in ordine alla questione battesimale i battisti dichiararono
di «non sentirsi autorizzati a
riconoscere la prassi del battesimo dei bambini, lasciando
alle chiese valdesi e metodiste
questa responsabilità».
Il riconoscimento reciproco
non avvenne dunque sulla base dei riti, ma della fede confessata e vissuta. Qualunque
sia la forma del battesimo ricevuto, quel che conta è la
sostanza suscitata dallo Spirito. Forse si potrebbero riprendere le parole di Paolo ai Calati (6, 15): «Tanto la circoncisione che Tincirconcisione
non sono nulla; quello che
importa è Tessere una nuova
creatura». Battisti, metodisti
e valdesi hanno dichiarato in
pratica di riconoscere gli uni
negli altri i tratti distintivi essenziali della comunità cristiana, vale a dire:
- la comune confessione di
fede;
- la comune comprensione
dell’Evangelo secondo la norma biblica;
- la comune comprensione
del battesimo e della cena del
Signore (anche se ne possono
variare le forme della loro celebrazione);
- la comune concezione
della chiesa secondo i principi
di fraternità e sororità, reciprocità, corresponsabilità, collegialità;
- la comune concezione
dell’articolazione, funzione e
natura dei ministeri;
- la condivisione delle linee
fondamentali dell’etica cristiana;
- il consenso sulla natura
della testimonianza e della
missione cristiana nel mondo
d’oggi.
Resta aperta la questione
del governo della chiesa, che
è appunto quella di cui si discuterà a Torre Pellice. Si
confrontano qui la concezione
congregazionalista dei battisti
che si basa sulla centralità e
l’autonomia della comunità
locale che avrebbe in sé gli
elementi costitutivi della chie
Scuole domenicali del Nord-Est
Gialli^ verdi e rossi
PIERDAVIDE COiSSON
Le scuole domenicali del
Nord-Est si sono ritrovate il 28 maggio a Marghera
per concludere in maniera
gioiosa le loro attività di quest’anno. È la seconda volta
che. viene organizzata una
giornata per tutte le nostre
scuole domenicali e quest’anno si è cercato di indirizzare
l’incontro verso la nascita di
nuove amicizie tra i ragazzi.
Nel corso della mattinata si
è svolto il culto con la comunità, tenuto interamente dai
bambini. Ogni scuota domenicale aveva preparato una
parte della liturgia, predicazione compresa, in modo che
tutti potessero partecipare attivamente al momento di lode al Signore. La colletta raccolta è stata destinata per
metà alla comunità che ci ha
ospitato e per metà a un
gnippo di bambini di Cemobil che verranno in Italia per
passare un periodo di vacanza nella casa comunitaria
Tresanti a Montespertoli.
Il pomeriggio invece è stato dedicato all’attività ludica:
un gruppo di monitrici con
un monitore aveva preparato
dei giochi differenti per ogni
fascia d’età. Nel gruppo dei
più piccoli, contraddistinti da
un coniglietto giallo, sono
state ritagliate le sagome dei
bambini a grandezza naturale
per realizzare una catena
delTamicizia; i medi, pesciolini verdi, e i grandi, mele
rosse, hanno invece fatto vari
giochi, a squadre e non.
Infine, sono stati scelti i disegni per illustrare un calendario delle scuole domenicali:
a questo scopo tutti i bambini
avevano realizzato alcuni disegni che sono rimasti esposti
per tutta la giornata, come a
una mostra.
La comunità di Marghera ci
ha accolto benissimo, prevedendo in anticipo alcuni dei
problemi che avremmo potuto
causare (l’anno scorso avevamo rovinato molte delle piante del loro giardino) e il sole
ha fatto la sua parte nel rendere molto piacevole la giornata.
a «confronti* 1
mensiUdifede |
politica j
vita quotidiana ¡
4/aprile 1995 j
SESTO DOCUMENTO BMV
DOCUMENTO PREPARATORIO PER l‘A.5SEM^LEA/5!NOOO
TORRE PELLiCE Ì-3 SETTEMBRE 1995
m abbontmeulo
pt»iìdei0Si
sa (predicazione e sacramenti)
nonché gli attributi fondamentali dell’unità, santità,
universalità e apostolicità (le
cosiddette notae ecclesiae).
L’esigenza del collegamento
fra le varie comunità locali a
livello regionale, nazionale e
mohdiale comporta la necessaria costituzione di organi
territoriali diversi, espressione
e strumento di upa volontà
generale che si manifesta nelle rispettive assemblee. Per il
congregazionalismo, tuttavia,
le competenze e le autorità
delle varie assemblee e dei
vari organi territoriali vanno
armonizzati in modo tale da
non intaccare l’autorità della
chiesa locale.
Nell’ordinamento sinodale,
invece, si raggiunge un’altra
forma di equilibrio mediante
l’attribuzione di competenze
e autorità specifiche alle diverse assemblee, quella locale, quella regionale, quella
nazionale ecc. secondo il
principio della gerarchia delle Assemblee.
.Non si tratta, nell’incontro
di Torre Pellice, di stabilire
quale dei due ordinamenti sia
il migliore o il più vicino alla
Scrittura (che non ci aiuta
molto in questo campo anche
se ci fa intravedere una notevole varietà tra chiese e chiese sul piano organizzativo),
né l’Assemblea-Sinodo si
DALLA PRIMA PAGINA
sfidano; libertà di moltiplicare
quelle che Martin Luther
King chiamava le «tensioni
creative» nella chiesa; libertà
di essere diversi nell’unità e
uniti nella diversità, in una
comune ricerca di fedeltà a
Cristo e alla sua parola; libertà di tentare l’inedito, di
aprire vie non ancora percorse, di esplorare territori sconosciuti. È questo il Kirchentag: la libertà al servizio del
coraggio della fede.
Solo il protestantesimo poteva inventare il Kirchentag
perché solo il protestantesimo
non ha paura della libertà, né
di quella dei credenti né di
quella dei non credenti. Il Kirchentag è nato a Wittenberg,
propone il raggiungimento di
un coitìpromesso fra le due
forme in vista di un’unione
fra gli uni e gli altri. Si tratta
piuttosto di approfondire la
conoscenza reciproca anche
sotto questo aspetto, di riconoscere che i rispettivi ordinamenti sottolineano validamente istanze fondamentali
dell’ecclesiologia neotestamentaria, di imparare ad apprezzare espressioni organizzative diverse che cercano
con onestà sia di salvaguardare la partecipazione della
base ai momenti decisionali,
sia di rispondere in modo
adeguato alle esigenze della
presenza della chiesa nel
mondo, della testimonianza e
della diaconia.
Questi concetti vengono ripresi nella bozza di ordine del
giorno accolta nell’ultima pagina del volumetto, che nella
sua parte centrale dà ovviamente il massimo dello spazio
all’illustrazione delle caratteristiche dei due ordinamenti,
sottolineandone convergenze
e peculiarità.
Da non trascurare le appendici che contengono alcuni
documenti importanti fra cui
il testo della «Concordia di
Leuenberg» del 1973 che dichiarò la «comunione ecclesiale» fra chiese luterane e
riformate.
2 - segue il prossimo numero
Week-end delle chiese battiste toscane
La fede e la creazione
Che il racconto della creazione narrato nel primo capitolo della Genesi fosse un
«testo polemico» è un’affermazione alquanto inconsueta. Eppure è stato un po’ il
leitmotiv del quinto weekend teologico dell’Associazione delle chiese battiste toscane svoltosi a Livorno il 20
e 21 maggio. ,
Il relatore, pastore Sergio
Tattoli, ha esposto il racconto
sacerdotale della creazione
che, dopo un lungo periodo di
elaborazione, ha assunto la
sua forma definitiva nel periodo dell’esilio babilonese.
Questo racconto può essere
rettamente inteso se lo si considera non tanto un testo
scientifico sulle origini del
mondo (posizione insostenibile viste le palesi contraddizioni con i dati scientifici)
quanto un testo polemico verso la cultura dei vincitori, intrisa di idolatria, superstizione, magia, astrologia.
Nel confronto con YEnuma
Elish, ovvero il poema babilonese della creazione, emerge la profondità della confessione di fede espressa da
Il pastore Sergio Tattoli
Israele: in uno stile scarno il
racconto biblico smitizza il
pantheon babilonese e ne ridicolizza i suoi idoli al punto
che il Sole e la Luna, ritenute
divinità dai babilonesi, vengono indicate come «luminari», semplici lanterne create
da Dio per illuminare il cielo.
Il racconto biblico sottolinea così che tutto è creatura e
afferma la grandezza incommensurabile e armoniosa del
Dio dei vinti «in un contesto
problematico, di crisi, al quale
Israele si oppone con questo
testo fortemente polemico».
CUNEO — Sabato pomeriggio 3 giugno ha avuto luogo il
consueto incontro ecumenico di Pentecoste, fra circa 60
evangelici e cattolici di Cuneo e Mondovì, presso il monastero di San Biagio. Erano presenti anche i segretari del Sae
di Mondovì, Maria Martinetti, e di Cuneo, Piero Donalisio,
nonché don Romano, parroco della chiesa del Sacro Cuore
di Cuneo. Il tema della riunione era «Lo Spirito Santo; conflitti e riconciliazione oggi». La predicazione, sul testo di 2
Corinzi 3, 17-20 è stata tenuta dal pastore metodista Bruno
Giaccone di Asti. Vi sono poi state due testimonianze; di
un fratello evangelico di Mondovì e di un fratello cattolico
di Cuneo. L’assemblea liturgica è terminata con la richiesta
al Signore di benedizione e pace fra i credenti, per essere
messaggeri di pace in nome di Gesù Cristo. L’incontro si è
concluso con un fraterno rinfresco, (e.l.)
BOBBIO PELLICE —Hanno pronunciato il loro sì nel tempio di Bobbio, davanti al pastore Giorgio Tourn, gh sposi
Gabriele Elisabeth Schnapper e Bruno Tavella; Gabriele appartiene alla Chiesa evangelica tedesca ed è residente
in Italia da molti anni, mentre Bruno è di origine italiana.
Agli sposi esprimiamo le nostre felicitazioni perché possano vivere cristianamente il proprio matrimonio, e al pastore
Tourn il nostro ringraziamento per aver sostituito il pastore
Rutigliano, attualmente fuori per lavoro.
MASSELLO — Lunedì 19 giugno, nel tempio, la Parola di
risurrezione è stata annunciata in occasione del funerale
della sorella Lina Micol in Micol, deceduta dopo lunghi
anni di sofferenze all’età di 83 anni.
SAN GERMANO — Domenica 18 giugno sono stati battezzati Alessandro Gallian di Giancarlo e Marina Mourglia,
e Fausto Salvai di Daniele e Marilisa Besson. Il Signore
aiuti i genitori a mantenere fedelmente le loro promesse e
conceda a questi cari bambini di poter un giorno confessare la loro fede in Cristo confermando sinceramente e
gioiosamente il loro battesimo.
• La comunità, partecipando al dolore dei familiari dei coniugi Enrico Theller e Olga Budal, scomparsi a solo pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, esprime loro la sua
più fraterna e affettuosa simpatia cristiana.
MAGIA DEL KIRCHENTAG
dove è nata la Riforma protestante. La libertà del cristiano,
così ben fondata e descritta da
Lutero, è proprio anche questo: la libertà di cambiare, di
non essere sempre gli stessi,
di cercare pazientemente e tenacemente, attraverso un dibattito pubblico a tutto campo, le forme e i contenuti di
un cristianesimo più coinvolgente, più profilato, più esigente e più incisivo.
Il Kirchentag vuol dire
chiesa in libertà, protesa verso
nuove fedeltà: vuol dire dunque chiesa in movimento verso forme più autentiche di esistenza e di testimonianza. Se
dovessi indicare un segno della vitalità (anche critica e au
tocritica) del protestantesimo
contemporaneo indicherei il
Kirchentag. Parteciparvi è una
benedizione. Si vivono emozioni indimenticabili, come
quella del culto finale, nello
stadio, con centomila persone
e la celebrazione della Cena
(al tempo record di poco più
di un quarto d’ora). Al Kirchentag si vede che la chiesa
è viva, che la lihertà è feconda e che la fede è giovane.
Non è poco.
I tempi sono ormai maturi,
parecchi indizi lo,confermano, per internazionalizzare il
Kirchentag, così da farne l’assiste di tutto il protestantesimo europeo. Per quanto concerne l’Italia, essa è presente
da molti anni soprattutto con
le sue opere diaconali (in particolare il Servizio cristiano di
Riesi e La Noce di Palermo).
È un primo passo, molti altri
potrebbero e dovrebbero essere compiuti. La Tavola valdese o il Consiglio della Federazione dovrebbero studiare a
fondo la questione e prendere
una decisione di massima,
sondando nel contempo la direzione del Kirchentag per verificare fino a che punto essa
è disposta a europeizzarlo.
Si tratterebbe comunque di
un’operaziohe graduale e progressiva. Diventando più europeo il Kirchentag ci guadagnerebbe. E più ancora l’Europa protestante.
14
PAG. 10 RIFORMA
Agenda
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura»: in questo quadro, alle ore 21
nella chiesa di via Matteotti, si tiene il concerto d’organo del maestro Massimo De
Grandis. Per informazioni tei. 011-6508970.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura»: in questo quadro, alle ore 21
nella chiesa di via Matteotti, si tiene una
conferenza sul tema «Una donna sapiente:
Hildegard Von Binzen», con interventi di
Maria Grazia Sibona, Sara Tagliacozzo, Claudio Canal.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6508970.
ECUMENE (Velletri) — «Democrazia
questa sconosciuta» è il tema del campo politico del Centro metodista di Ecumene, che
terminerà il 16 luglio. Il campo in particolare si interrogherà sul ruolo che le chiese
evangeliche possono svolgere in una situazione così confusa come quella italiana. Per ulteriori informazioni telefonare alla direzione di Ecumene, 06-9633310.
CO AZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura»: in questo quadro, alle ore 17
nella chiesa di via Matteotti, si tiene un dibattito sul tema «1945-1995: dalla dittatura
fascista alla democrazia fragile»; intervengono l’on. Magda Negri, l’avv. Guido Fubini, la prof. Marcella Gay. Per ulteriori informazioni tei. 011-6508970.
PIEDICAVALLO (Biella) — Iniziano le manifestazioni
per il centenario del tempio dei «picapere» (scalpellini)
con, alle ore 17, l’inaugurazione della mostra «I valdesi e
il Biellese» e, alle ore 21, con un concerto della corale
valdese di Torre PelUce. La mostra rimarrà aperta fino 30
luglio dalle ore 16 alle 19, dal giovedì alla domenica. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 015-590112.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura»: in questo quadro, alle ore 17
nella chiesa di via Matteotti, si tiene una
conversazione sul tema «La chiesa evangelica in Ghana e in Nigeria» a cura della Christian Fellowship della Chiesa valdese di Torino. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6508970.
SINODO VALDESE: Si aprirà a Torre Pellice con un
culto domenica 27 agosto il Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste. I lavori proseguiranno fino a venerdì 1° settembre quando il Sinodo si riunirà in sessione congiunta con
l’Assemblea dell’Unione battista. L’assise di battisti metodisti e valdesi si concluderà domenica 3 settembre.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,25. Domenica 2 luglio (replica lunedì 10 luglio): «Il 26“ Kirchentag a Amburgo, 50 anni alla ricerca della pace, evangelici e democrazia».
AVVERTENZA: per questa rubrica inviare lettere o fax
con i programmi 15 giorni prima del venerdì di uscita.
CONCERTO VOCALE
domenica 2 luglio 1995
CHIESA EVANGEUCA VALDESE
Vìa Assarotti, 21 - Genova
at culto delle 10,30
4^ PENNSYLVANIA U.S.A.
Direttore: prof. dott. Clarence J. Martin
Musiche di
Mozart, Mendelssohn. Farrant, Bach
Vita Quotidiana
VENERDÌ 30 GIUGNO 199!^
Rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità
La salute in Italia
PIETRO COMBA*
Quasi mille pagine di testo
e tabelle elaborate da alcune decine di autori appartenenti a diversi e qualificati
istituti scientifici italiani,
coordinati dall’Organizzazione mondiale per la sanitàCentro europeo ambiente e
salute. Si tratta del primo rapporto su Ambiente e salute in
Italia, di prossima pubblicazione, che è stato presentato
ufficialmente il 15 giugno dai
ministri della Sanità e dell’
Ambiente, in un’affollata sala
del Senato. Ai numerosi giornalisti presenti è stata consegnata un’ampia sintesi del
rapporto, della quale forniamo
alcuni elementi.
E noto che a livello europeo
lo stato di salute delle popolazioni e le condizioni ambientali sono mediamente migliori
nei paesi dell’Unione europea, meno buone nei paesi
dell’Europa centrorientale e
decisamente peggiori nell’ex
Unione Sovietica. L’Italia nel
suo complesso ha un’attesa di
vita e un profilo di mortalità
allineati con quelli degli altri
paesi dell’Unione europea.
Air interno del paese tuttavia
esistono notevoli diversificazioni nei livelli di salute e di
qualità ambientale.
Per quanto riguarda la qualità dell’ambiente può essere
interessante considerare i dati
relativi all’inquinamento di
aria e acqua. Non si dispone
di una mappatura sistematica
dei dati relativi all’inquinamento atmosferico, a causa
dell’incompletezza delle rilevazioni e dell’eterogeneità
delle procedure seguite. I dati
disponibili sono tuttavia sufficienti per fornire alcune indicazioni. L’inquinamento da
anidride solforosa diminuisce
nelle città (in relazione alla
migliore qualità dei combustibili), ma permane alto in zone
densamente popolate situate a
ridosso di insediamenti industriali e di centrali termoelettriche, per esempio Genova e
Priolo. L’inquinamento da
particolato totale sospeso supera il valore guida per gran
parte dell’anno a Torino, Milano, Bergamo, Modena, Bologna e Roma. Anche le con
centrazioni ambientali di
biossido di azoto e ozono superano i valori guida in gran
parte delle città in cui sono
state eseguite misure.
Per quanto riguarda l’acqua, si stima che almeno il
5% della popolazione italiana
utilizzi per uso potabile acqua
contaminata da solventi e
composti clorurati (questi ultimi si formano a seguito dei
processi di potabilizzazione).
Si ritiene che almeno due milioni di persone residenti nella
pianura padana abbiano consumato acqua con un alto tenore di sostanze diserbanti.
Alla luce dell’evoluzione
delle conoscenze scientifiche
in materia di danno alla salute
da cause ambientali, è possibile stimare l’impatto di queste esposizioni in termini sanitari. Per esempio si pensa
che i residenti in aree urbane,
a causa dell’inquinamento atmosferico, abbiano un incremento di rischio di cancro
polmonare compreso fra il
9% e il 33%, indipendentemente dall’abitudine al fumo
di sigaretta. Una conferma alla presenza di una correlazione fra degrado ambientale e
danno alla salute è fornita,
nell’ultima parte del Rapporto, dall’analisi della mortalità
generale e per causa specifica
nelle aree definite dal governo «ad elevato rischio di crisi
ambientale» in base al Dpr
8.7.1986 n. 349.
Uno studio epidemiologico
riferito a queste sedici aree
ha evidenziato, in alcune di
esse, significativi aumenti di
diversi tipi di tumori e di altre patologie. Particolarmente
seria è risultata la situazione
a Brindisi, Taranto, Crotone
e Gela, sedi di importanti insediamenti industriali ed
energetici, spesso progettati
senza alcuna considerazione
per i rischi alla salute imposti
ai lavoratori, ai loro familiari
e alla popolazione residente
in prossimità degli insediamenti stessi.
Rinviando una valutazione
più sistematica al momento in
cui il Rapporto sarà pubblicato integralmente (sarà importante che l’opinione pubblica
e i mezzi di informazione facciano quanto in loro potere
perché la pubblicazione avvenga in tempi brevi), si possono comunque formulare un
paio di considerazioni. In primo luogo, la consapevolezza
dell’entità della quota di malattia dovuta a cause ambientali deve concorrere a riesaminare l’attuale modello di sviluppo, sostituendo alla centralità delle esigenze della produzione la centralità della persona rimana, compreso il suo
diritto a fruire di un ambiente
salubre. In secondo luogo, nel
momento in cui la limitatezza
delle risorse costringe a effettuare delle scelte, anche crudeli, su quali interventi attuare e quali rinviare o addirittura non intraprendere affatto, è
opportuno esigere che le scelte in questione siano effettuate in modo trasparente ed esplicitandone premesse, conflitti e decisioni finali. Anche
ad una lettura superficiale di
queste questioni appare chiaro
lo spessore delle problematiche etiche che sono in gioco.
* direttore del Laboratorio di
igiene ambientale presso
l'Istituto superiore di sanità
Pensieri di una credente di fronte alla morte
Al mio funerale...
ADRIANA CESERI MASSA
A qualunque rito funebre si
assista, viene sempre il
momento di parlare di quel
che fu per noi la persona che
andiamo a seppellire. Non
sempre siamo obiettivi e sinceri. L’amore, l’affetto che ci
hanno legati, di fronte alla bara fanno dimenticare o assopire rancori, dissapori, contrasti,
indegnità che pensiamo abbia
commesso chi è deceduto. Allora se ne esaltano i lati migliori e il ritratto che ne viene
fuori è spesso quello di una
persona così speciale che veramente bisognerebbe imitare.
Tutto questo è umano e anche buono perché in fondo, di
fronte alla morte, ci si rende
conto di quanto è precaria la
nostra stessa esistenza e di
come tante ingiustizie che abbiamo ricevuto, o fatto agli
altri, avrebbero potuto essere
evitate. Poi, col passare del
tempo, pensando al morto che
ci è stato o amico o nemico,
pur rimanendone inalterati i
ricordi, quelle che possono
essere state le ingiustizie su
bite sono valutate con un angolatura diversa, più matura,
in cui si affaccia il dubbio se
noi stessi abbiamo agito da
provocatori e perciò contribuito a far nascere il male che
ha inquinato rapporti e affetti.
E ancor più si valutano le offese, le angherie che abbiamo
infetto a chi è deceduto. Allora nasce il rimorso e si chiede, in ritardo, perdono a chi
non può più udirci.
Ma questo è un processo
lungo, che può anche non avvenire perché l’orgoglio, il
pensiero di essere sempre stati dalla parte della ragione sono radicati in noi ed è molto
difficile cambiare. È facile
chiedere perdono a Dio, o ad
una umanità lontana, indefinita: ma quanto è difficile
chiedere perdono autentico
alla persona vivente che abbiamo offesa. A me è successo solo una volta, nella mia
vita. Le altre volte era un
chiedere scusa ma, in fondo,
mi restava il sentimento di essere dalla parte della ragione.
Al mio funerale chiedo che
il predicatore parli sul verset
to «Certa è questa parola e
degna di essere pienamente
accettata: che Gesù Cristo è
venuto nel mondo per salvare
i peccatori dei quali io sono
il primo» (1 Timoteo 1, 15).
E desidero canti gioiosi, che
esaltino la lode, la gratitudine
che sento per tutto l’amore
donatomi da Dio, per il dono
di Cristo Gesù nostro Salvatore, per il dono della vita,
degli affetti che ho dati e ricevuti e anche per la batoste
che malamente ho accettato
ma che, se ho saputo accettare, si sono tramutate in esperienze che hanno potuto cambiarmi. Ognuno sarà libero di
ricordarsi di me come desidera ma al mio funerale si parli
di risurrezione, di nuova vita,
pèrciò di un fatto gioioso come quello che si riceve quando viene al mondo una creatura: ma ancora più grande,
perché rinascerò a una vita
incorruttibile.
Solo per grazia. Tutte le
mie buone opere, se ci sono
state, mi seguiranno, ma non
mi gioveranno nulla.
(da Diaspora evangelica)
FLAS
mìf.:
Batteri super resistenti
Gli antibiotici stanno perdendo la guerra contro i batteri: gli ospedali di tutto il
mondo, afferma l’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms), affrontano una crisi
senza precedenti a causa della comparsa e della rapida
diffusione di batteri antibioticoresistenti. Misure d’emergenza contro questo fenomeno sono indispensabili: gij
antibiotici e altri antimicrobici sono sempre meno efficaci; nel passato, l’industria
farmaceutica aveva fornito
categorie di antibiotici ad
ampio spettro di azione, quali
le cefalosporine e i chinoionici, che permettevano di lottare con successo contro la
quasi totalità dei batteri.
Oggi, spiega l’Oms, i batteri cominciano a resistervi e
nessun nuovo antibiotico è in
vista. «La polichemioresistenza - ha spiegato il professor Jacques Acar, dell’Università Pierre e Marie Curie di Parigi - sottrae ai medici ogni margine di manòvra nella cura di un numero
crescente di malattie. Nei soli ospedali, le infezioni batteriche sono stimate a oltre un
milione al giorno, molte delle quali farmacoresistenti e il
fenomeno è ormai endemico
in molti paesi». Tubercolosi,
colera e altre malattie diarroiche resistono già a numerose categorie di antibiotici.
Inoltre alcuni microrganismi
(stafilococchi e pneumococchi) si propagano a una rapidità sconcertante, dopo aver
neutralizzato gli antibiotici
esistenti.
Volontari
a San Cipriano
d'Aversa
Volontari
a Praga
Í
L’associazione «Neroenonsolo» organizza un campo per
i lavoratori stagionali extracomunitari a San Cipriano ‘
d’Aversa, da fine luglio a fine |
agosto. Si prevede l'allestimento di 200 posti letto, ser- ^
vizio doccia e mensa. 11 Ser- ,
vizio rifugiati e migranti
(Srm) della Fcei e le nostre i
chiese possono partecipare attivamente aH’organizzazione
del campo con l’invio di volontari per i servizi necessari,
l’invio di brandine e derrate
alimentari (l’invio conviene
solo se i costi del trasporto
non sono elevati) e ovviamente contributi in danaro.
Eventuali volontari dovrebbero andare fomiti di una tenda,
nientre per il vitto provvede il
campo. I contributi in denaro
andrebbero versati tramite il
Srm della Fcei.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi a Francesca Coletti
(tei. 0823-301163) oppure alla sede centrale di «Neroenonsolo» a Roma (tei. 064465455).
Il Seminario battista europeo si è trasferito lo scorso
aprile da Ruschlikon (Svizzera) a Praga e necessita di volontari maggiorenni per portare a termine una serie di
piccoli lavori per allestire la
nuova sede.
Chi è disposto a trascorrere
due settimane di lavoro di
studio e di vacanza a Praga
(da domenica 16 a domenica
31 luglio) si rivolga a Avernino Di Croce, via Salvemini
3d, 10098 Rivoli (To), tei.
011-9584289.
15
VENERDÌ 30 GIUGNO 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Non
rispettare
la Riforma
Nel suo articolo intitolato
«Occorre un profondo riesame» a pag. 11 di Riforma
del 21 aprile scorso, il pastore
Alfredo Berlendis afferma di
ritenere necessaria nella teologia protestante una nuova
discussione e ridefinizione
del rapporto «tradizioneScrittura-chiesa» e del «nodo
della mediazione per ciò che
riguarda la Grazia, il ministerio e l’autorità nella chiesa».
Berlendis dichiara che in
campo protestante esiguo gli
pare «il patrimonio di idee [si
intende teologiche] totalmente e senza riserve condivisibili», ed è convinto che nel nostro ambito protestante le indicazioni [si intende teologiche] sono «talvolta corrette,
ma difettose, talaltra radicali,
ma monche o decisamente erronee». Le differenze fra protestantesimo e cattolicesimo
sono «mal descritte ed erroneamente collocate».
Berlendis può dunque, in
tutta tranquillità, dirsi persuaso che «il dogma non ci divide»; egli cita il nome del
pastore Gino Conte come
esempio autorevole di coloro
che non sono del suo stesso
parere. Tra questi siamo anche noi laici che firmiamo
questa lettera. Mentre le nostre chiese stanno meditando
sulla prima stesura del nuovo
documento sull’ecumenismo
che il Sinodo prima o poi dovrebbe approvare, riteniamo
utile il contributo del pastore
Berlendis alla discussione.
Confessiamo tuttavia che ci
disturba un poco, nel suo
scritto, un certo tono di scoperta, di profezia: «Mi chiedo
se non sia venuto il tempo di
dire con franchezza (...) cosa
pensiamo delle altre chiese».
Sulla strada della relativizzazione delle differenze teologiche e dogmatiche tra le
chiese cristiane, il pastore
Berlendis è sicuramente consapevole di non arrivare per
LEHERA
La Resistenza è storia di democrazia
UMBERTO BELTRAMI
Caro direttore, temo che, in assenza
•di repliche alla scarsa informazione dimostrata da Sergio Bilato nella lettera pubblicata sul n. 20 del 19 maggio
di Riforma, «La Liberazione americana», qualcuno possa pensare che quelle
sciocchezze, basate sulla memoria di un
bambino di nove anni a 50 anni data,
siano condivise dalla maggioranza dei
lettori del nostro periodico.
Per evitare equivoci, particolarmente
spiacevoli in questa epoca di fantasiose
revisioni, non posso fare a meno di intervenire, io che all’epoca avevo 25 anni, ma che non ero sulla scena perché
impegnato a lottare con il tifo in un
ospedale militare in Germania, ivi ricoverato dalla truppe liberatrici. A Bilato
e a quelli come lui che, dopo aver reso
il rituale omaggio ai «mostri sacri», non
si peritano di gettare fango su una delle
più-belle pagine della nostra storia, raccomando anzitutto di documentarsi prima di parlare. Studino la storia.
Se lo facessero saprebbero che è vero
che la guerra non è stata vinta dalla Resistenza, né da quella combattuta sui
monti dai partigiani, né da quella da noi
prestata nei campi di concentramento in
Germania ; è però certo che i partigiani
hanno impegnato in Italia una mole notevole di truppe naziste, sottratte in questo modo agli altri fronti della guerra.
E, alla fine di questa, hanno impedito
che la follia dei capi nazisti facesse tabula rasa di quanto era rimasto dei nostri impianti produttivi. .
Non sono uno storico e non voglio
usurpare questa professione: qui voglio
soltanto ricordare che è un falso che la
maggioranza dei partigiani fosse composta di comunisti. Tutto il movimento
di Giustizia e Libertà, in cui era un pochino coinvolto proprio il citato Ferruccio Farri, era al disopra di queste divisioni politiche. Di esso facevano parte
fratelli delie valli valdesi, miei colleghi
di università sfuggiti alla cattura dopo
T8 settembre, e tanti altri di sicura fede
-non comunista. C’erano poi i partigiani
cattolici di cui faceva parte il capitano
Filippo Béltrami (nessuna parentela
con la mia famiglia), medaglia d’oro
della Resistenza, caduto in combattimento, e Ton. Taviani che nessuno può
Chiamare comunista.
C’erano anche le formazioni di monarchici e liberali tra i quali penso possa
annoverarsi il famoso Edgardo Sogno,
anch’egli medaglia d’oro e comunque
certamente non comunista, che ha recentemente partecipato a un dibattito a Milano sull’argomento. La mitizzazione
della Resistenza e il tentativo di appropriarsi di un evento che appartiene a tutti
gli italiani è stato un argomento della
lotta politica del dopoguerra, immediato
e meno immediato, ma dopo mezzo secolo mi sembra sia l’ora di fare giustizia.
Affermare che i partigiani comunisti
non combattevano per la libertà, ma
«per un'altra dittatura ancora peggiore» è veramente meschino e, oltre tutto,
antistorico. Meschino, perché questi
giovani che rischiavano la vita sui monti
senza distinzione di fede politica volevano dimostrare che non accettavano
che il nostro paese venisse sfruttato,
spremuto e calpestato da un esercito invasore guidato da pazzi criminali, che
volevano si continuasse a combattere fino alTultimo uomo... italiano. Contro lin
invasore che còn i! tradimento aveva deportato nei campi di concéntramento in
Germania oltre 600.000 militari del nostro esercito e li faceva morire di fame,
indipendentemente dal fatto che riuscisse a farli lavorare o meno: un invasore
che continuava a deportare civili in Germania perxontinuare a usarli come
schiavi e prolungare in questo modo la
propria insensata agonia.
Quanto alla migliore o peggiore dittatura, il discorso sarebbe lungo e non
debbo farlo io che sono sempre stato in
polemica con i comunisti, soprattutto
per ragioni di metodo. A parte il fatto
che ogni dittatura è sempre una disgrazia, vorrei richiamare l’attenzione del
Bilato sulla grande aspirazione a una
migliore giustizia sociale che sottosta^
all’ideologia comunista e che non può’
non attrarre una gioventù generosa che
decide di battersi in condizioni precarie
contro un barbaro invasore. ■
Da ultimo, per quanto riguarda il ricordo del saluto con il pugno chiuso
(preferiva le dita distese?), dei fazzoletti rossi e dei prelievi di persone che
sparivano Bilato, se invece di avere nove anni fosse stato più adulto, saprebbe
che al termine della guerra si è verificato un, periodo di assenza dello Stato,
che a seconda delle zone è durato più o
meno a lungo, finché si è riusciti a ricostituire dei poteri pubblici in grado di
controllare la situazione. In quel période di confusione è avvenuto di tutto:
persone che sino al giorno prima aver
vano servito i nazifascisti riuscivano ad
ottenere il certificato di partigiano e
continuavano ad essere delinquenti come prima; sono state commesse vendette personali e òmicidi che non avevano niente a che fare con la lotta partigiana. Sono stati barbaramente trucidati
uomini sili quali i comandi partigiani
non avevano trovato nessuna colpa.Una cosa però è certa: quelli che meno
- sono da imputare di questi delitti sono i
giovani, comunisti e non, che avevano
generosamente combattuto sui monti.
Vorrei infine domandare a Bilato, che
fa affidamento sulla sua memoria di
bambino di nove anni, se per caso rieor-,
da anche l’assassinio perpetrato un anno
pririia nella sua città di Verona dai re^
pubblichini nazifascisti su un gruppo di
gerarchi fascisti, colpevoli di avere esercitato vm loro diritto in un organismo
istituzionalmente costituito proprio per
consentire loro l’esercizio di tali diritti.
primo e di avere avuto non da
ieri degli illustri predecessori.
Basti ricordare per tutti Hans
Kiing, citato in II problema
del cattolicesimo (1962) a
pag. 44ss da Vittorio Subilia.
La lettura di queste pagine
sempre attuali è davvero illuminante per comprendere il
percorso seguito da Berlendis
per giungere alle sue conclusioni. Scrive Subilia (a pag.
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1» gennaio 1951. responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrale
Mn ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 25 del 23 giugno 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoled'i 21 giugno 1995.
47): «Non possiamo trattenerci dal dire che questa trattazione [di Hans Kiing, nell’
opera Giustificazione. La dottrina di Karl Barth e una
riflessione cattolica, 1957,
nda] in cui le proposizioni
semipelagiane del Concilio
tridentino sono così sapientemente assorbite dalle proposizioni agostiniane, in cui Lutero appare cattolico, i Padri
tridentini appaiono luterani, il
cui il contrasto cattolicesimoprotestantesimo perde la sua
motivazione ed è ridotto a
uno spiacevole malinteso
contingente, di cui nessuno
prima del dr. Kiing si sarebbe
accorto (...) non può essere
valutata come una buona opera ecumenica. Basti questa
sola argomentazione: se la tesi [secondo cui il Concilio di
Trento avrebbe ammesso la
dottrina della giustificazione
per sola grazia e per-sola fede, nda] fosse vera e valida, il
cattolicesimo non avrebbe
mai propugnato oppure reciderebbe come un corpo spurio la mariologia, cioè precisamente la dottrina della cooperazione della creatura alla
redenzione».
«Il dogma non ci divide sostiene Berlendis - con buona pace della mariologia et
reliqua»; da parte nostra invece, nessuna buona pace né
per la mariologia né per tutto
il resto, fra cui non ultima la
mediazione sacerdotale: non
si tratta di «accidenti» marginali sui quali, in nome dell’
ecumenismo, possiamo sorvolare a cuor leggero. Per noi
l’approfondimento della teologia ecumenica cristiana e il
confronto con le altre religioni non autorizzano nessuno,
che voglia continuare a dirsi
evangelico e riformato, a rinunciare ai principi fondamentali della Riforma. Una
cosa è sostenere che ogni generazione deve ripensare ed
esprimere tali principi in modi e termini comprensibili per
i contemporanei e altra cosa,
del tutto opposta, è pretendere che le differenze teologiche non ci dividono più come
in passato.
Chi Ci viene a dire che la
giustificazione per grazia non
sarebbe più motivo di separazione, poiché anche la Chiesa
cattolica l’accetta, ci dovrebbe anche spiegare perché essa
non ne ha tratto fin qui le
conseguenze teologiche che
vi sono implicite. Per esempio, non è affatto scomparsa,
nella Chiesa cattolica, la dottrina e la pratica in varie forme del «guadagno delle indulgenze». Più in generale,
finché la Chiesa cattolica
continuerà a stimarsi e a celebrarsi come unica detentrice
della pienezza dei mezzi di
grazia, unica dispensatrice
dei veri sacramenti (ovviamente di per sé efficaci), unica interprete autorizzata dallo
Spirito Santo della Scrittura e
depositaria esclusiva della
retta dottrina («depositum
idei»), nessuno, con tutta la
buona volontà possibile, potrà dichiarare che «il dogma
non ci divide».
La coscienza di questa perdurante divisione non deve
impedire, e di fatto non impedisce, ai cristiani degni di
questo nome di riconoscere
nei credenti delle altre chiese
l’autenticità della loro fede in
Gesù Cristo, in quel discernimento degli spiriti che
viene dallo Spirito Santo.
Questo è il prodigio che si
opera negli incontri fra cristiani di diversa provenienza,
di cui ci dà testimonianza chi
vi ha partecipato. Altrimenti
non sarebbero possibili le
tante azioni comuni per la
giustizia e la pace che si sono
moltiplicate negli ultimi anni.
La citazione che Berlendis
trae dal Catechismo di Heidelberg, che definisce «idolatria maledetta» la messa cattolica, è una gratuita provocazione. Nessun serio evangeli
co oserebbe più usare uh epiteto simile, ma rimane ancor
oggi intatta la sostanza delle
nostre gravi riserve teologiche sulla concezione cattolica
della messa, intesa come il
sacrificio della croce compiuto in modo diverso, ma altrettanto valido, e quindi come
sovrapposizione del sacrificio
celebrato dal sacerdote a quello, per noi irripetibile, di Cristo. È una forma di culto
assolutamente rispettabile, ma
non per ciò meno idolatrica.
Il richiamo a Pannenberg,
uno dei vari teologi luterani
che hanno a più riprese auspicato un concilio universale di
tutte le chiese cristiane sotto
la presidenza del vescovo di
Roma, al quale andrebbe riconosciuto un primato d’onore, è quanto meno una spia
significativa di una grande
nostalgia per una chiesa forte
e rassicurante.
Per buona sorte, come riafferma, se ce ne fosse bisogno,
la recentissima enciclica «Ut
unum sint», Roma non si può
accontentare di un semplice
primato d’onore e vuole invece intorno a sé l’unità visibile
dell’ecumene cristiano. Sono
pur sempre gli altri cristiani
che devono arrivare fino alla
sede di Pietro e riconoscere il
suo ministero al servizio
dell’unità: il cammino che essi devono percorrere è indicato senza ambiguità, in un
contesto che di ambiguità ne
contiene parecchia, nel paragrafo 79 dell’enciclica.
Crediamo che questo ennesimo parto woytiliano abbia
procurato una grossa delusione al pastore Berlendis. Anche la citazione di Bonhoeffer ci appare strumentale: chi
può escludere la possibilità di
assistere in preghiera a una
messa cattolica o ortodossa?
Ma il culto al Signore e alla
Sua parola è per noi altra cosa: sia detto senza alcuna presunzione. In Italia nelle chiese evangeliche riformate si è
costituita, a cominciare da
Gangale negli anni Venti, una
grande tradizione di pensiero
teologica, a cui non vogliamo
rinunciare pur essendo disposti a confrontare continuamente le nostre posizioni teologiche con interlocutori di
ogni parte cristiana.
Non potremo comunque accettare come premessa esplicita o sottintesa di ogni confronto la tesi secondo cui
ogni differenza teologica tra
protestantesimo e cattolicesimo è questione più di termini che di contenuti, come vorrebbe il pastore Berlendis.
Insomma, per noi la Riforma di Lutero, Zwingli e Calvino, per cui tanti martiri illustri o ignoti hanno dato la vita
intera fino al sacrificio di sé,
non è riducibile a un grosso
equivoco, su cui sarebbe
giunta l’ora di fare chiarezza,
«ri-trattando», per usare il vocabolo tanto caro al pastore
Berlendis, le questioni principali che ci dividono dai cattolici. Non ritratteremo, pastore
Berlendis.
Mauro Centanaro, Giancarlo
Giovine, Giacomo Quartino,
Ninfa Raggi, Gianna Zanatta,
Simona Belardinelli, Adriano
Bertolini, Daniela Bouchard
(Chiesa valdese di Genova
Sampierdarena)
«L'Eterno è la mia luce
e la mia salvezza»
Salmo 27,1
È serenamente mancato all'affetto dei suoi cari
Mario Pisaniello
di anni 90
Ne danno il doloroso annuncio
la moglie Ethera De Rosi con la
figlia Paola e la nipote Monica.
I funerali hanno avuto luogo a
Patti (Messina) il 20 giugno 1995.
Patti, 30 giugno 1995
RINGRAZIAMENTO
«...ora. conosco in parte,
ma allora conoscerò appieno,
come anche sono stato
appieno conosciuto»
I Corinzi 13, 12
È mancata
Adele Quattrini
ved. Deodato
(Lillina)
Lo annunciano i figli Donatella,
Luciano, Giovanni, il fratello Franco, i nipoti e i parenti tutti.
La famiglia ringrazia tutti coloro
che in questi anni l'hanno circondata di affetto e simpatia; in particolare ringrazia i medici e il personale dell'Ospedale valdese di
Torre Pellice, la dott.ssa Seves,
gli infermieri deli'Azienda Usi 10 e
il pastore Claudio Pasquet per I'
assidua e premurosa assistenza.
Luserna San Giovanni
24 giugno 1995
Redattori, personale amministrativo e Consiglio di amministrazione delle Edizioni protestanti
sono vicini a Luci, Tuni e Giò e alle loro famiglie nel momento doloroso della perdita della mamma
Lillina Quattrini
ricordando che il Signore ha
promesso di «consolare tutti quelli che sono afflitti» (Isaia 61,2).
Torino, 30 giugno 1995
RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi coricherò
e in pace dormirò
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4,8
Le sorelle e i familiari tutti di
Gustavo Long
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, fiori,
parole di conforto e opere di bene
hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai cugini,
ai medici e al personale dell'Ospedale valdese di Pomaretto e ai
vicini di casa.
PramoHo, 29 giugno 1995
16
f.
n
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
Intervista alla pastora luterana Almut Berger, deputata del Brandenburgo al Parlamento
Le chiese sono state palestre di democrazia
ANNA MAFFEI
Durante i propri lavori i
partecipanti alla XXII
assemblea della Commissione delle chiese per i migranti
in Europa (Berlino 10-13
giugno) hanno avuto la possibilità di ascoltare una relazione di Almut Berger, deputata
al Parlamento dello stato del
Brandenburgo e incaricata
del governo per l’immigrazione. Almut Berger, che ha
sposato un pastore luterano,
ha tre figli e tre nipoti, prima
della rivoluzione «dolce» del
1989 e della conseguente
unificazione della Germania
era stata pastora per 14 anni
della chiesa evangelica unita.
Il caso della pastora Berger
non è isolato: molti che nel
passato ricoprivano nell’ex
Repubblica democratica tedesca (Ddr) incarichi ecclesiastici oggi sono impegnati a
vario titolo nella vita politica
del paese; gliene abbiamo
chiesto i motivi.
«Le chiese erano nella Ddr
gli unici ambiti dove si discuteva democraticamente e si
aveva una sensibilità per i diritti umani. C’era per così dire un esercizio alla democrazia perché si lavorava da
sempre in Sinodi e assemblee. Per questo quando si
formarono le prime tavole rotonde in cui si discuteva della
democratizzazione del paese,
queste erano quasi sempre
moderate da pastori; di loro ci
si fidava di più: per questo
molti sono stati poi invitati a
fare politica anche a livello
governativo».
- // Brandenburgo, che ha
sul suo territorio la città di
Berlino, conta una presenza
massiccia di stranieri. Nella
sola capitale l’Il% degli abitanti sono stranieri mentre
nell’intero Land, precedentemente al 1989 compreso nella Ddr, la percentuale si atte
La chiesa del Getsemani a Berlino Est è stata una delle chiese più aperte alla contestazione del regime
sta al 2%. Come è cambiata
la situazione della Germania
dell'Est rispetto all’accoglienza di rifugiati e migranti
negli ultimi armi?
«Gli abitanti della Germania orientale non erano abituati a Una presenza massiccia di stranieri. Anzi, dopo
l’unificazione la presenza di
immigrati in un primo tempo
è ancora diminuita drasticamente, perché il governo ha
immediatamente rimpatriato
quei lavoratori che erano nella Ddr provenienti da altri
paesi del blocco sovietico.
Successivamente la Germania ha accolto molti rifugiati,
provenienti da altri paesi
dell’Est, particolarmente Polonia e Russia, dalla Bosnia,
da paesi africani che ha poi
distribuito su tutto il territorio nazionale. Molto spesso
però questa accoglienza ha
avuto un impatto negativo
sulla popolazione perché è
avvenuta in maniera sbilanciata. La concentrazione improvvisa e senza consultazione di centinaia di profughi, in
strutture di accoglienza non
adeguate, in comunità di poche migliaia, alcune volte appena qualche centinaio di
abitanti come è capitato recentemente a Doldenbrod, ha
provocato spesso reazioni di
intolleranza e anche in qualche caso di aperta ostilità che
ha ovviamente allarmato l’intero paese. Accanto a questi
episodi ce ne sono stati per
fortuna anche di belli ed edificanti come quello di un intero paese mobilitato per una
famiglia di richiedenti asilo a
cui era stato rifiutato in un
primo tempo lo status legale
di rifugiati».
- Questo a dimostrazione
che quando si riesce ad instaurare con gruppi di immigrati delle relazioni di conoscenza reciproca e amicizia
il pregiudizio cade e la solidarietà può prevalere. In
questo suo lavoro quanto
l’aiutano le chiese?
«Prima dell’unificazione le
chiese erano gli unici luoghi
in cui si era abituati ad avere
contatti con stranieri. Lo stato
non amava instaurare questi
contatti mentre le chiese accoglievano gli immigrati, molti
dei quali erano cristiani con
piacere, anche incoraggiandoli a vivere le loro liturgie con
libertà. Ora che la situazione
è cambiata comunque le chiese mi danno un grosso aiuto
nel favorire l’integrazione di
rifugiati e migranti nel tessuto sociale. Un problema ancora molto grosso lo abbiamo
con gli immigrati illegali; rispetto a questa questione credo che le chiese potrebbero
fungere da gruppo di pressione perché il problema venga
seriamente affrontato, soprattutto in sede federale».
Berlino: XXII assemblea della Commissione delie chiese per i migranti in Europa
Gli intricati problemi del mondo dei migranti
In un clima decisamente
autunnale si è svolta dal 10 al
13 giugno a Berlino la XXII
assemblea della Commissione delle chiese per i migranti
in Europa (Cerne). Il Cerne è
un organismo europeo che
raggruppa una quindicina di
organismi fra chiese, federazioni nazionali di chiese, attualmente tutte di area protestante, e movimenti diaconali
con l’intento di coordinare le
iniziative nell’ambito dell’
accoglienza e sostegno a rifugiati e migranti e di sviluppare fra le chiese la riflessione sulle politiche europee
sull’immigrazione.
Nei tre giorni di intenso lavoro, a cui hanno partecipato
in veste di osservatori fra gli
altri anche rappresentanti di
altri importanti organismi
ecumenici, Patrick Taran per
il Consiglio ecumenico delle
chiese, John Taylor per la
Conferenza delle chiese europee e Keith Jenkins per la
Commissione ecumenica europea per chiesa e società,
l’assemblea ha approvato un
articolato documento programmatico che riafferma il
ruolo del Cerne, che ha la sua
sede a Bruxelles, come punto
di riferimento comune delle
chiese per tutta l’intricata
problematica delle diverse
migrazioni e soprattutto il suo
ruolo come portavoce ufficiale delle chiese presso le istituzioni europee sulla questione.
Particolare attenzione si è
voluto dare quest’anno alla situazione dei profughi provenienti da zone di guerra e richiedenti asilo a paesi dell’Est
europeo e per questo si è inco-'
raggiata la partecipazione di
ospiti rappresentanti chiese e
organismi ecumenici provenienti da paesi dell’Europa
orientale. Il Cerne, presso il
quale ha servito nel comitato
esecutivo per cinque anni, come vicemoderatore, Anne
Marie Dupré della Federazione delle chiese evangeliche
italiane (Fcer), rappresenta un
importante osservatorio europeo anche per il lavoro delle
chiese protestanti italiane.
Confrontarsi su problemi
drammatici, come quello dell’
immigrazione illegale e clandestina, della deportazione
delle donne a scopo di sfruttamento della prostituzione o
della detenzione massiccia di
immigrati extracomunitari per
Giappone: risoluzione del Parlamento
«Chiediamo perdono»
Il 9 giugno scorso, in un’
aula semivuota per l’assenza
del principale partito di opposizione (il Nuovo Partito
del progresso), la Camera dei
deputati giapponese ha approvato una risoluzione sulla
fine della seconda guerra
mondiale.
Intitolato «Risoluzione di
rinnovamento del nostro impegno pacifico fondato sulle
lezioni della storia», il documento afferma: «Pensando
agli innumerevoli casi di dominio coloniale e di aggressioni della storia moderna, riconosciamo che in passato il
nostro paese si è reso colpe
vole di simili atti e ha inflitto
intollerabili sofferenze al popoli di altre nazioni, in particolare in Asia, ai quali esprimiamo i nostri profondi rincrescimenti. Al di là delle differenti opinioni storiche, dobbiamo umilmente trarre le lezioni della storia e operare
al l’edificazione di una comunità internazionale pacifica.
Confomiemente agli ideali di
pace eterna enunciati nella
Costituzione, questa assemblea esprime la sua determinazione a cooperare con gli
altri paesi del mondo per
aprire la via a una coesistenza
pacifica dell’umanità».
futili motivi, è importante perché ogni chiesa membro elabori poi, nella propria specifica situazione, insieme ad altri
movimenti nazionali, laici o
religiosi, adeguate risposte
politiche e si batta perché le
istanze degli ultimi siano finalmente ascoltate.
Nella programmazione attuata per il prossimo biennio
particolare enfasi è stata data
aH’impegno in favore delle
donne immigrate e a livello
europeo il Cerne lavorerà in
favore di una revisione del
Trattato di Maastricht per
quanto riguarda le politiche
immigratorie e per la ratifica
della Convenzione Gnu sui diritti dei migranti da parte dei
paesi della Cee. Altro punto di
futuro impegno per le chiese
europee sarà quello di premere presso i rispettivi Parlamenti perché si riconosca il
diritto alla doppia cittadinanza
a stranieri con permesso di residenza permanente e si dia il
diritto agli stranieri residenti
di avere una rappresentanza
presso le amministrazioni locali e nazionali.
Sono stati eletti nel comitato esecutivi del Cerne come
nuovo moderatore il deputato
olandese e teologo ortodosso
di origine greca Thanasis
Apostolo, nella funzione di
vicemoderatore Glynne-Gordon Carter, della Chiesa anglicana, e la pastora battista
italiana Anna Maffei.
venerdì 30 GIUGNO 1995
A oltre 10 anni dalla tragedia di Bhopal
^inquinamento
è un problema di tutti
ROBERTO PEYROT
Tutti noi sappiamo che le
guerre in corso sul nostro pianeta provocano un
numero enorme di vittime e
di danni. Non è forse altrettanto nota la deleteria «guerra» che quotidianamente semina morti e infermità permanenti: la conseguenza delle catastrofi per mano umana
e dell’inquinamento, come
per esempio quella della centrale nucleare di Cernobil (e a
proposito, che dire della decisione del presidente francese
Chirac di riprendere le esplosioni atomiche nel Pacifico?).
Sono ormai trascorsi dieci
anni dal gravissimo incidente
di Bhopal (dicembre 1984)
quando un’enorme fuga di gas
tossico dalla fabbrica multinazionale di pesticidi Union
Carbide (a maggioranza americana) investì quella città
dell’India provocando 6.600
morti secondo i dati ufficiali
(questa cifra è stata poi triplicata nelle valutazioni delle or
ganizzazioni non governative). Ma la tragedia non è limitata a quei morti: si calcolano infatti in oltre 600.000 le
persone, minate dalla fuga di
gas, che soffrono e muoiono
prematuramente, senza calcolare ulteriori strascichi nelle
nuove generazioni.
Questo dramma è stato tanto più grave in quanto le condizioni di insicurezza erano
note già da anni, ma sia la
stampa che il personale lanciarono invano parecchi gridi
di allarme, anche a seguito di
incidenti minori.
Di fronte a questo disastro
le offerte di indennizzo della
fabbrica sono state del tutto
sproporzionate e offensive
per le famiglie colpite, artatamente basate da un lato nella
carenza di documentazione e
dall’altro appigliandosi alla
tesi della cattiva gestione, se
non a quella del sabotaggio: i
compensi fin qui versati vennero considerati come «dovuti a ragioni umanitarie».
L’Union Carbide ha poi
particolarmente insistito sul
fatto che le aziende chimiche
negli Stati Uniti hanno ben
altri standard di sicurezza ma
proprio quel paese, secondo
una denuncia di Le Monde
diplomatique quel genere di
industria ha avuto esplosioni
e incendi che in nove mesi, a
cavallo fra il 1989 e il 1990,
ha provocato 41 morti. D’al
tronde un recente rapporto
sugli incidenti nell’industria
chimica americana ha precisato che in questi ultimi anni
essi «sono diventati un problema normale, in costante
progressione e a rischio di
catastrofi». Il rapporto ha documentato in quattro anni
34.600 incidenti (19 al giorno) di cui il 6% ha provocato
morti, feriti e necessità di
evacuare i locali colpiti.
Per quanto riguarda l’Italia
Legambiente, nel suo recentissimo rapporto annuale,
lancia un reiterato grido di allarme sia per il rischio industriale sia per il triste primato
di consumo dei pesticidi (760
chili per kmq contro i 500 di
Francia e Gran Bretagna), per
le emissioni di anidride carbonica (+25% in questi anni
contro un decremento in
Francia e Germania) e di ossido di azoto (+18%). Certo,
come cittadini non possiamo
fare molto contro questi attentati alla salute, ma qualche
cosa sì. La Federambiente,
cioè la federazione di servizi
pubblici e di igiene ambientale, denuncia che il 90% dei
rifiuti solidi urbani finisce
nelle discariche: di fronte a
un dato del genere ognuno di
noi deve accrescere la propria sensibilità ecologica differenziando al massimo i rifiuti: carta, plastica, vetro,
metalli, pile vanno portati negli appositi contenitori per
consentirne il massimo recupero, e protestando allo stesso tempo qualora detto servizio sia insufficiente.
Teniamo presente che in
questi ultimi 6 anni i rifiuti
sono raddoppiati e che dagli
oltre 26 milioni di tonnellate
annue si può, anzi si deve sottrarre tutto ciò che è riciclabile. Oltretutto si eviterà di incrementare il gigantesco traffico dei rifiuti dal Nord a Sud
del paese del quale (come denuncia La Stampa) la camorra e consorelle si sono impadronite con un lucro di migliaia di miliardi e con un ulteriore danno per l’ambiente.
E ben vero che necessarie e
drastiche misure di sicurezza
vanno adottate per evitare le
«bombe» di Bhopal o di Seveso o della Sandoz di Basilea, ma è altrettanto certo che
una personale responsabilità
nel nostro agire quotidiano
non è meno importante per
noi e per le generazioni che
seguiranno.
La foto mostra I rifiuti riciclati in un anno da una famiglia americana
di quattro persone; a sinistra, 500 chili di contenitori in alluminio, vetro, plastica, acciaio, giornali e cartoni; a destra, 2.400 chili di rifiuti