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Anno 121 - n. 35
13 settembre 1985
L. 500
Sped. abbonamentj postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedifr
a; casella postale ■ 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
iNTERViSTA AL PRESiDENTE DEL COMiTATO ESECUTiVO DELL’UCEBi
Sono accorsi a migliaia per
cantare, pregare, festeggiare e
vivere al massimo il triplice mito della Bestia, di Superman e
di Parsifal. Il Meeting di Rimini per Tamicizia tra i popoli si
è concluso, a fine agosto, con un
grande rilancio del Medioevo
mistico e cristiano. La Bestia è
la persona dominata dai propri
istinti animaleschi; non sceglie,
divora, distrugge. Superman è
colui che risolve ogni cosa puntando esclusivamente sulle proprie forze. Parsifal è U cavaliere della Tavola Rotonda, sostenuto da una fede incrollabile
nell’assoluto e mosso, verso il
santo Graal, da grandi ideati di
fede 8 di giustizia. In Parsifal
si rispecchiano i novelli crociati
di papa Wojtyla, organizzatori
del Meeting riminese, che in una
società di bestie e superman
riescono — dicono loro — a salvare il salvabile.
Snobbati da papa Montini, i
militanti di Comunione e Liberazione >;CL) godono oggi ampiamente dell’appoggio di papa
Wojtyla che puntualmente ricorda alla sua giovane schiera
di lavorare : « in sintonia e collaborazione con i vescovi, i parroci e tutti gli altri mo^menti
ecclesiali ». I ’ciellini’ vivono sovente insieme, in comunità particolari, alcuni di loro versano
la decima, c’è anche chi pratica
il voto di castità (come il leader Formigoni) e svolgono attività caritative e di solidarietà
a titolo per lo più volontario.
Circa il 10»/o dei vescovi è vicino a CL e dopo alcuni successi elettorali (a Milano, nelle
scorse amministrative, il W/a
dei candidati CL nelle liste DC
è uscito ) molti politici cominciano a strizzare l’occhio ai moderni crociati. C’è chi parla, dopo aver visto il sindaco socialista Tognoli più di una volta
partecipare a manifestazioni di
CL o dopo aver letto dell’incontro tra Martelli-Formigoni, di
matrimonio tra la cultura cattolica e l’umanesimo socialista.
Del resto alta Camera CL può
oggi contare su una dozzina di
deputati. Insomma la mappa politica italiana va nuovamente ridisegnata nella misura in cui il
movimento popolare cattolico
occupa nuovi spazi.
Il sogno della chiesa conciliare è ormai tramontato. Condannato Boff a tacere, rimosso Padre Sorge (direttore di Civiltà
cattolica), gran mediatore tra
Io stato laico e lo stato pontificio, preso a calci lo scomodo
Baget Bozzo l’ala murciante di
Karol Wojtyla cerca di smontare, i»ezzo per pezzo, lo stato
laico. Non è un caso che oggi i
cattolici popolari siano più forti nelle scuole secondarie e nelle università. Vi sarebbero molti altri esempi di ’successi’ dell’integralismo cattolico, non ultimo anche il rinnovamento del
Concordato che lascia intatti
molti, troppi privilegi. Parsifal,
lancia in resta, non lascerà nulla d’intentato per sottomettere
una società divisa e delusa come la nostra. In questo assalto
riusciremo a far sentire la voce
alternativa della Riforma protestante? Dipende da noi.
Giuseppe Platone
I Battisti itaiiani di fronte alie Intese
Traidizionalmente favorevoli al separatismo, i Battisti hanno da tempo preso atto cJel sistema
previsto dall’art. 8 — Ma non tutti sono d’accordo e c’è chi esprime perplessità sull’Intesa
Daini al 14.9 si svolge a Santa Severa (Roma) un’Assemblea
straordinaria dell’Unione Chiese Ev. Battiste in Italia che deve decidere se e come dare il via alla trattativa per un’Intesa con lo
Stato. Abbiamo chiesto al past. Paolo Spanu un inauadramento generale e pubblichianio a p. 3 due intervepti nel merito.
— Perché questa Assemblea
straordinaria?
— La questione dei rapporti
fra chiese e Stato è tradizionalmente un’area d’interesse specifico per i Battisti di tutti i tempi e di tutto il mondo, dal momento che la nostra comprensione della Chiesa ha significative
implicazioni sulla concezione
stessa della società civile e dello
Stato che essa ha via via espresso, specialmente nei paesi occidentali.
I Battisti italiani hanno da
sempre auspicato che i principi
del separatismo fossero recepiti nella legislazione italiana, ma,
come si sa, questa aspirazione è
stata disattesa e la nostra Carta costituzionale prevede, all’art.
8 comma 3, che i rapporti tra
chiese e Stato siano regolati su
base d’intesa. La situazione giuridica, pertanto, è tale per cui
gran parte delle nostre chiese
ha preso atto di essa e da tempo
si è espressa favorevolmente
sull’opportunità pratica di avvalersi dello strumento dell’intesa. Tale volontà è stata espres
sa anche in varie mozioni di
Assemblee generali (maggio ’78,
maggio ’80, maggio ’82, settembre ’84).
Alcune altre chiese, d’altra parte, hanno da tempo espresso perplessità e discusso sia sull’opportunità di avvalersi dell’intesa, sia sull’impostazione che i
vari progetti avevano assunto.
Questa Assemblea straordinaria, che è stata preceduta da convegni di chiese e da discussioni
in sede locale, ha il compito di
fare il punto sulla situazione e
di dare precisi mandati al Comitato esecutivo deH’Unìone in
ordine ai passi da fare in tema
di rapporti con lo Stato.
— Qual è l’alternativa ad una
intesa delle chiese dell’UCEBI
con lo Stato?
— Ovviamente è possibile a
questo punto del dibattito, che
l’Assemblea attuale esegua una
svolta o addirittura un’inversione di marcia, per cui si deciderebbe o di respingere l’attuale
proposta preparata da un’apposita commissione o di non avva
li pastore Paolo Spanu
lersi del tutto dell’intesa.
Nel primo caso, sarà necessario che l’Assemblea dia precise
direttive punto per punto, sul
come si pensa di impostare una
intesa sui vari temi. Ad esempio, si potrebbe chiedere semplicemente che la legislazione del
1929/30 sui « culti ammessi »
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Gesù nel nostro tempio
La Pasqua dei Giudei era vicina e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i
cambiavalute seduti. Fatta ima sferza di cordicelle, scacciò tutti
fuori dal ternpio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole e a quelli che vendevano i colombi disse:
Portate via di qui queste cose; non fate della casa del Padre mio
una casa di mercato. E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi consuma. I Giudei allora presero a
dirgli: Quale segno ci mostri tu che fai queste cose? Gesù rispose
loro: Demolite questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere! Allora i Giudei dissero: Quarantasei anni è durata la costruzione di
questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni? Ma egli parlava
del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i
suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta.
(Giov. 2: 13-22)
Quesin testo ci pone davanti
la radicalità e la centralità di
Gesù Cristo e noi dobbiamo confrontare questa radicalità con la
radicalità e la centralità di alcuni problemi del nostro tempo.
Il Signore Gesù Cristo va direttamente. alla radice di un modo
di essere chiesa, alla radice della religione giudaica e demolisce
la teologia sacerdotale: non è
più tempo di olocausti e di sacrifìci, non è più tempo di riti;
lo spazio non può più esser occupato dai venditori di artifci
religiosi, né dagli animali sacrificali: il tempio ritorna ad essere
spazio puro, luogo dove l’uomo
ritorna ad incontrare il suo Dio
nella nudità del suo peccato,
spogliato della mediazione del
sacrifìcio.
Ma questo spazio puro non
può essere nemmeno circoscritto dalle mura anguste di un
tempio, luogo privilegiato dell’incontro con Dio; e il Signore Gesù Cristo dà un’altra poderosa
spallata, questa volta alla teologia deuleronomista, che aveva
fatto di Gerusalemme e del tempio il luogo, lo spazio privilegiato dell'incontro con Dio. « Disfate questo tempio e in tre giorni
lo farò risorgere ».
E' la sfida che Gesù lancia ai
giudei. E’ la sfida che Gesù lancia a noi oggi, chiese valdesi e
metodiste. E noi dimostriamo e
dimostreremo se e in che misura abbiamo raccolto e raccoglieremo la sfida di Gesù nel momento in cui raccogliamo le sfide che ci vengono dal nostro
tempo, dalla società in cui viviamo.
Mi sembra che su almeno quattro problemi noi siamo chiamati a chiarire la nostra posizione
e quindi a proclamare la centralità di Gesù Cristo.
Il primo problema è dato dalla mafia. E’ un problema radicale: non è un problema squisitamente siciliano, anche se in Sicilia, forse, abbiamo da sostenere la battaglia più dura. Mafia è
sinonimo di potere! Potere economico, fondamentalmente. Questo potere lo possiamo articolare in tre momenti fondamentali:
la prima articolazione è data
dall’asservimento delle coscienze e quindi delle persone: mafioso ò un modo di essere, una
cultura che si fonda sul sopruso
e sulla violenza per raggiungere
10 scopo di dominare l’altro per
sfruttarlo ai propri fini, ai propri interessi:
la .seconda articolazione è data dal commercio della droga:
ed essa è qui a Torre Pellice, come a Pachino, è presente in ogni
paese e in ogni città d’Italia;
fonte inesauribile di ricchezza
per la mafia; fonte inesauribile
di asservimento e di morie per
i nostri giovani;
la terza articolazione è data
dal potere politico che consente
11 controllo e l’impunità.
L’opinione pubblica si emoziona, di tanto in tanto, davanti ai
Arrigo Bonnes
(continua a pag. 4)
cessi di avere efficacia ed applicabilità per noi. In tal caso, è
evidente, le nostre chiese dovranno consapevolmente prendere atto che varrà per noi il
diritto comune e che si lascia
ampio spazio a interventi di car
rattere giurisdizionalistico nei
nostri confronti, di cui poi non
dovremo rammaricarci. Un’altra
possibilità è che l’Assemblea individui altre aree su cui avviare
la trattativa o che proponga dei
testi di trattativa alternativi a
quelli proposti dalla commissione. Nel secondo caso, è chiaro
che nulla cambia della situazione
attuale e cioè rimane vigente la
legislazione esistente in tema di
rapporti tra chiese e Stato: la
legislazione sui «culti ammessi»,
l’intesa con la Tavola Valdese
e il nuovo testo del Concordato
con la sua appendice. Tutti testi, questi, che direttamente o
indirettamente incideranno sui
nostri rapporti con lo Stato.
In ogni caso è chiaro che s’imporrà un’ulteriore riflessione
non solo in tema di rapporti
con lo Stato, ma anche sul nostro modo di essere chiesa oggi
in Italia.
— Nel caso l’Assemblea decida
per la richiesta di un’intesa,
quali particolarità caratterizzeranno l’intesa battista?
— Il testo che la commissione propone alle chiese e all’Assemblea, viceversa, si caratterizza innanzitutto come tentativo di promuovere da parte dello Stato e dei suoi organi la conoscenza del nostro modo di essere chiesa che vive e si sviluppa in una democrazia moderna.
Quindi, scartata la possibilità
di far valere i tradizionali princìpi del separatismo, esso accetta che ci sia un incontro di
rappresentanti del Governo italiano e nostri per i>ervenire ad
un’intesa in tema di libertà religiosa, di indipendenza e coordinamento degli ordinamenti e
quindi su tutte quelle materie
che possono definirsi materie miste (ad es. cura pastorale nelle
caserme, ospedali, carceri; gli
interventi nella scuola di stato,
il matrimonio; gli enti ecclesiastici, ecc.).
Nel fare questo testo, la commissione si è avvalsa notevolmente del testo dell’intesa tra
Governo e Tavola Valdese, soprattutto perché la comune matrice riformata delle chiese vaidesi, metodiste e battiste, ci consente di avere un comune approccio generale su tutta la tematica in questione.
Ovviamente ci sono delle differenze, dovute al fatto che la
nostra accentuazione del congregazionalismo ci porta a salvaguardare l’autonomia delle
chiese locali, specialmente nella
nomina e nell’uso che esse intendono fare dei loro ministri.
Altre differenze, minime, sono
dovute al fatto che noi non possiamo fare riferimenti ad ordinaménti preesistenti la costituzione dello Stato italiano, mentre
è vero che la nostra produzione
normativa è ormai attiva da più
di un secolo.
a cura di Franco Giampiccoli
2
2 fede e cultura
13 settembre 1985
_________UNA RECENTE PUBBLICAZIONE DI MARIO MIEGGE
L’identità puritana
tra vocazione e iavoro
I problemi etici del nostro tempo riflessi nell’analisi di due testi dell’inizio e della fine del ’600, prima e dopo la rivoluzione inglese
E’ possibile ottenere il quadro
di una determinata società utilizzando come chiave di lettura
un concetto ed una dottrina che
hanno la loro origine e specificità in una « scienza », quella teologica, totalmente estranea agli
strumenti analitici, alle categorie
interpretative ed alle finalità proprie della sociologia?
Nella sua ultima pubblicazione^ Mario Miegge analizza il modello sociale proposto dal puritanesimo inglese a partire dalla
dottrina protestante della vocazione.
Per Miegge quest’ultima non è
solamente un insieme di enunciati teologici, di riferimenti biblici, di definizioni di regole di
condotta, ma è anche un modello di comportamento proposto
aU'individuo nel suo rapportarsi
ora con l’altro, ora con la collettività (comunità o società). Certamente dal punto di vista del
cristianesimo questo modello di
comportamento riguarda innanzitutto la cosiddetta « società ecclesiastica », ma, in realtà, non
può non rimandare anche ad una
visione profana e secolare del
« mondo ».
In questo senso particolare allora la dottrina protestante della
vocazione, grazie al fatto di essere anche descrizione e analisi
dei tratti distintivi e caratteristici di quella società civile in
cui è sorta, permette di svolgere
una indagine sulla vita quotidiana di coloro che hanno ricevuto
la « vocazione », scandagliandone
così le variazioni ideologiche e la
compresenza di temi, di nozioni,
di modelli e di valori tradizionali o innovativi.
Il teologo,
il pastore
Prima la vocazione...
Sia Perkins sia Steele assumono il discorso vocazionale come
punto di partenza per le loro riflessioni.
In linea con la teologia calvinista tradizionale Perkins affronta
la questione deU’ordine del mondo sostenendo che la sua organizzazione non dipende « dalla
grande catena dell'essere articolata nei ranghi qualitativi delle
gerarchie celesti e terrene », ma
piuttosto « dalla catena del comando divino realizzata dalla
progressiva sequenza della Storia del Patto tra Dio e gli uomini ».
Corrispondente alla teologia
della volontà e del governo divino è l’ordinamento, voluto da
Dio, della società articolata nelle
sue tre componenti: lo Stato, la
Chiesa e la Famiglia. Anche la
« vocazione » ha origine dalla volontà divina e trova in uno di
questi ambiti le sue forme di
espressione e di realizzazione.
Per Steele il discorso vocazionale, non affrontando il proble
ma dell’ordine del mondo — inteso ora come regola morale da
osservare e non più come problema politico da risolvere — si
riduce alla descrizione di im appello che ha la sua ragione di
esistere in quanto determina la
condotta personale del singolo
individuo.
La tendenza è raffermazione
del criterio dell’utilità, per cui
il bene del singolo ha pari dignità del bene collettivo; la felicità dell’uomo è necessariamente ed inscindibilmente connessa
alla gloria di Dio e quest’ultimo
è ridotto al ruolo di un dirigente d’azienda che distribuisce impieghi e responsabilità. La « vocazione », che è caratteristica naturale della condizione umana,
ha come scopo la valorizzazione
delle competenze e delle attività
professionali deirindividuo.
..poi il lavoro
Il punto d’arrivo dei due discorsi vocazionali è convergente:
ormai il concetto di vocazione
comprende ed assume in sé i diversi modi di vivere di chi ha
un ruolo civile e di chi svolge
una professione od un mestiere.
Per Perkins e per Steele è ora il
mondo del lavoro a diventare contemporaneamente oggetto
tanto di indagine ed analisi quanto di proposte.
Perkins, però, fortemente influenzato dalla concezione di una
società articolata in tre componenti (stato, chiesa, famiglia), valorizza ciò che in una convivenza collettiva garantisce l’ordine,
cioè il governo e l’autorità. E’
evidente che lo schema sociologico proposto da Perkins è costruito su una bipartizione in cui
gli « uffici » civili, cioè le funzioni del sovrano, del ministro ecclesiastico e -del padre, senza i
quali sarebbe impossibile il coordinamento delle « tre società »,
sono più importanti di tutte le
attività economico-professionali.
In questo senso la divisione del
lavoro ed i rapporti di scambio
economico sono ancora marginali in ima società che si fonda
sull’ordine.
Steele, preoccupato della « riorganizzazione del sistema dei
bisogni attraverso lo scambio
(mercantile) dei beni del corpo e
dell’anima e nell’armonia funzionale delle professioni e dei mestieri privati » (p. 90), propone
« uno schema sociologico coincidente con il modello ideologico
di una società civile costituita
da rapporti di cooperazione e di
scambio tra liberi produttori di
beni e di servizi: un ordine sociale sostanzialmente armonioso
e aproblematico, rispetto al quale i compiti politici di governo
sono limitati alla garanzia della
pace e della sicurezza » (p. 75).
In questo senso Steele esprime
la sua piena adesione alla razio
nalità dell’« homo oeconomicus »
e propone una società costruita
sul modello dei rapporti mercantili di scambio. Lo « spirito del
capitalismo » ha trovato in questo modo la sua espressione
pressoché compiuta.
La lettura « sociologica » è solo una delle letture a cui si presta il testo di Miegge: ima lettura con un taglio più « teologico » o più « etico » arricchirebbe
di ulteriori elementi la nostra riflessione. L’importante è accettare l’invito di Miegge ad affrontare uno dei nodi che il protestantesimo italiano non è stato ancora in grado di risolvere: il rapporto con il lavoro ed il suo
mondo. Il testo di Miegge è un
aiuto a rivisitare i luoghi storici
ed ideologici da cui ebbe origine
l’etica (l’ideologia?) protestante
del lavoro, etica che oggi si rivela inutile per capire i cambiamenti del e nel mondo del lavoro, le sue trasformazioni, l’identità delle persone coinvolte. La
nostra riflessione su questo tema
è generalmente vaga e notevolmente ritardata rispetto al bisogno di chiarezza che su questo
nodo ci viene richiesta da più
parti.
Mauro Pons
1 MARIO MIEGGE, Vocazione e lavoro. Due trattati puritani. William
Perkins e Richard Steele, Bologna, Italo Bovolenta editore, 1985, pp. 102.
L. 9.500.
^ « La parola inglese Tradesman non
è facilmente traducibile in italiano.
Essa designa l’uomo di mestiere, lavorante in proprio e generalmente titolare di bottega. (...) Steele stesso preciserà che il suo discorso è indirizzato
sia ai mestieri ’’meccanici” sia al mestieri ’’commercianti”, gli uni e gli altri ricompresi nel termine Tradesman n
(Nota 73 a p. 59).
RIPRESA SCOLASTICA E INSEGNAMENTO RELIGIOSO
Il diritto di non avvaiersi
TRA I LIBRI
Quando l’anno scorso, all’incirca a questa stessa data, presentavamo un facsimile di dichiarazione per manifestare la
volontà di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico
nelle scuole pubbliche, ci illudevamo che questa dichiarazione
sarebbe stata necessaria per un
anno soltanto. Il Sinodo di quest’anno è stato invece costretto
a riprendere in mano tutta la
complessa questione dell’insegnamento religioso e dei nuovi
programmi elementari, perché
« malgrado l’entrata in vigore
delle nuove norme concordatarie, che prevedono la facoltati
II Trattato delle Vocazioni
(1603) di William Perkins e. The
Tradesman's Calùng (1684)^ di Richard Steele sono i testi scelti da
Miegge per verificare questa ipotesi di ricerca: i due testi, scritti
quasi ad un secolo di distanza
l’uno dall’altro, presentando caratteristiche e formulazioni teologiche simili, si differenziano notevolmente nell’articolazione sia
del discorso vocazionale sia nella
indiretta proposizione di un quadro sociologico, ma offrono contemporaneamente anche una testimonianza sul pensiero puritano pre e post rivoluzionario.
Infatti Perkins (1558-1602),
massimo esponente della teoilogia calvinista nella Chiesa d’Inghilterra durante il periodo elisabettiano, fu il maestro di quella
generazione di teologi, predicatori e politici che diedero vita alla
rivoluzione inglese ed alla Repubblica, anche se in realtà egli fu
un moderato, il quale avversò le
tendenze separatiste presenti nella sua chiesa ed evitò di farsi
coinvolgere nel conflitto che negli ultimi anni del XVI secolo già
oppose i puritani alle gerarchie
ecclesiastiche e civili.
Al contrario Steele (1629 -1700),
presbiteriano, si formò durante
gli anni della rivoluzione puritana e partecipò all’esperienza della Repubblica, durante la quale
divenne pastore, ma rifiutando
di firmare l’Atto di Unità (1662),
con il quale si voleva garantire la restaurata Chiesa di
Inghilterra da future divisioni,
diede origine, con altri duemila
pastori non-conformisti che come lui si rifiutarono di firmare
l’Atto, alle vicende del Dissenso.
Dichiarazione e lettera
Per la dichiarazione e per la lettera scegliere la forma appropriata (studente maggiorenne o genitore).
Al Direttore Didattico della Scuola...
Al Preside del...
Il sottoscritto, in base al diritto riconosciuto dalla legge
n. 449 dell’ll agosto 1984, dichiara che non intende avvalersi
per su... fìgli.../personalmente dell’insegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato nelle scuole pubbliche.
Prende atto, in base alla predetta legge, che «per dare
efficacia all’attuazione di tale diritto, l’ordinamento scolastico
provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale
pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alimni che
hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in
occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti ».
In fede
(data) (firma)
Dichiarazione relativa allo studente.
iscritto alla classe.sez.
Egregio sig. Direttore / Egregio sig. Preside
Nel trasmetterLe l’acclusa dichiarazione relativa a mi...
figli. in merito al diritto di non avvalersi dell’insegnamen
to della religione cattolica desidero attirare la sua attenzione
sul fatto che la legge n. 449 dell’ll agosto 1984 prescrive che
tale insegnamento, nelle classi in cui siano presenti alunni che
hanno dichiarato dì non avvalersene, non abbia luogo « secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque
discriminanti ». Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste,
nella sua sessione dell’agosto 1984, ha espresso la convinzione che « il modo più efficace » per evitare gli effetti discriminanti in parola consista nel collocare tale insegnamento
« all’inizio o al termine delle lezioni ». Le chiedo pertanto che
tale soluzione venga adottata per la classe di mi... figli.../mia
classe.
RingraziandoLa fin d’ora. Le invio i più cordiali saluti.
vita dell’insegnamento religioso,
il Ministero della Efiibblica Istruzione non ha ancora provveduto ad impartire agli istituti di istruzione pubblica le opportune disposizioni, ingenerando incertezza» (Sinodo 1985, atto n. 71). L’o.d.g. sinodale continua, affermando : « considerato che la apposita normativa
contenuta nella legge n. 449 delril.8.1984 (la legge di approvazione della Intesa tra lo Stato
e le chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese, n.d.r.) mantiene inalterata la propria validità;
raccomanda alle chiese, nel caso in cui insorgano difficoltà circa l’applicazione della facoltatività, di vigilare affinché, in forza della predetta legge... sia ancora presentata dalle famiglie e
dagli studenti la dichiarazione
con cui viene manifestata la volontà di non avvalersi dell’insegnamento cattolico... ».
Per aiutare le famiglie e gli
studenii nella compilazione di
questa dichiarazione, e anche
perché questa sia precisa e uniforme nei contenuti e nella forma, forniamo di nuovo un facsimile che suggeriamo di diffondere e di utilizzare ampiamente.
Di nuovo suggeriamo di unire
alla dichiarazione una lettera
sull’esempio di quella che riportiamo, per chiedere la collocazione dell’ora di religione all’inizio o alla fine delle lezioni, perché la facoltatività dell’ora stessa possa avere una effettiva efficacia.
Ci sarà utile se verranno comunicati al giornale eventuali
difficoltà, tentativi di discriminazione, e in genere notizie riguardanti la volontà di rispettare il senso e la lettera delle
disposizioni in vigore, o al contrario atteggiamenti che vadano
nella direzione di rendere più
difficile il diritto di non avvalersi dell’insegnamento religioso
confessionale impartito nelle
scuole pubbliche italiane.
San
Pietro
Sulla scia di altri non specialisti sul piano storico e teologico,
come Vittorio Messori, il giornalista Mario Pancera ha scritto
questo libro interessante sulla figura dell’apostolo Pietro (U, o
come dice il sottotitolo « La vita, le speranze, le lotte e le tragedie dei primi cristiani ». Egli
si è servito degli Evangeli, del
libro degli Atti e delle lettere
dell’apostolo Paolo. All’inizio del
volume una prefazione di Don
Bruno Maggioni, docente di teologia biblica presso l’Università
cattolica di Milano, sul primato
di Pietro; un dibattito che continua, per cui Pietro che avrebbe
dovuto essere, secondo il Maggioni, la « roccia che unifica la
Chiesa », è divenuto segno di
contraddizione, punto di scontro
fra le Chiese.
Il libro è interessante e lo si
legge volentieri, perchè è scritto
con uno stile vivace e discorsivo
e ci fa riscoprire la controversa
e discussa figura dell’apostolo,
nelle varie situazioni della sua
vita e del suo ministerio, dalle
origini alla crocifissione di Gesù,
da Gerusalemme a Roma. L’autore non si discosta dalla tradizione ufficiale della Chiesa cattolica, che vede Pietro capo degli
apostoli e fondatore della comunità romana. Non è un libro di
divulgazione spicciola degli evangeli, ma piuttosto un’opera scritta da un laico che mette in risalto la figura di un altro laico:
Pietro.
Una breve nota bibliografica
completa il volume, in cui si notano diversi autori protestanti.
M. Castellani
* MARIO PANCERA, San Pietro,
Rusconi editore, Milano 1983, pp. 220,
L. 18.000.
3
13 settembre 1985
fede e cultura 3
OPINIONI A CONFRONTO IN VISTA DELL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DELL’11-14 SETTEMBRE
I Battisti italiani di fronte alle Intese
Obiezioni.
La Costituzione con i suoi 12
articoli fondamentali, con i 6 titoli e relativi articoli, nonché
con le sue 18 disposizioni transitorie finali cerca di dare ordine
sistematico e principi di giustizia sociale a tutte le componenti
dello Stato Italiano. Dai diritti
e doveri dei cittadini singoli e
associati, dalla funzione degli organi dello Stato, ai componenti
della Magistratura fino ai picchetti dei suoi confini e al colore della sua bandiera, tutto è
contemplato secondo una visione già sperimentata in altri paesi europei.
Come dato incontrovertibile,
accanto a questo ordine di cose,
(frutto di rivincite laiche) nel
territorio italiano, sussiste parallelamente e per certi aspetti in
simbiosi, lo Stato Vaticano con
la sua espressione religiosa co
e di prestigio!...
Si tratta piuttosto di appurare
se le minoranze religiose, culturali, politiche, etniche, o comunque le formazioni sociali di qualsiasi tipo, siano o possano essere tutelate dai dettami della Costituzione italiana. Questo è il
problema reale che potrebbe
emergere mentre ci si accinge a
studiare la questione delle Intese ed eventualmente mentre ci
prepariamo ad iniziare una trattativa.
Gli articoli della nostra Costituzione, per avere atto pratico
devono essere convertiti in legge, e qui in Italia purtroppo si
usano ancora leggi del 1929 frutto di regimi monarchici o fascisti. Quindi, il nostro governo con
le sue inadempienze è colpevole
verso tutte le minoranze o associazioni, e non soltanto verso i
Il Villaggio della Gioventù di Santa Severa durante la normale
Assemblea biennale deU'UCEBI dello scorso settembre.
stituita dal Cattolicesimo Romano.
Quando noi nel 1947 ci riunivamo, con tutte le forze antifasciste e partigiane che avevano
lottato per la liberazione, per dare corpo alla nostra Costituzione, lo Stato Vaticano già esisteva, e malgrado i suoi momenti
difficili nel periodo della seconda
guerra mondiale, le mura del
Vaticano erano in piedi, e la
Commissione per la stesura della bozza della Costituente aveva
già i presupposti per legiferare
su questa componente della realtà italiana...
Qra l’evangelismo italiano dovrebbe avere tutto un bagaglio
di esperienze passate e recenti,
per capire quale sia la forza e
l’influenza che esercita là Chiesa
cattolica in tutti i settori del nostro Stato... La sua presenza, oggettivamente, è una presenza acquisita con tutto il suo magistrale lavoro attraverso i secoli mediante le sue forze intellettuali
e le trame più oscure... Il suo
Concordato recentemente riconfermato, ha una sua validità nella perseverante ricerca di una
posizione di privilegio e di preminenza, le cui radici affondano
in tutta la storia dell’Europa.
Anzi, adesso con papa Wojtyla si
sta ritornando all’antico sogno
della Chiesa cattolica, che vede
tutte le nazioni sotto l’unica e
perfetta guida di Roma Papale!...
Nel trattare il tema dell’Intesa
(possibile) tra Battisti e Stato
italiano, fare dei parallelismi in
quanto a problemi di giustizia
e di libertà, nonché di diritti nei
confronti della Chiesa cattolica,
significa quanto meno aver scelto
la strategia e il momento sbagliato.
Insomma, la Chiesa cattolica
è la Chiesa cattolica!... In Italia
ha già il suo posto di dominio
gruppi religiosi non cattolici.
Molte volte nel nostro Documento ricorre la frase che esprime la nostra ferma contrarietà
a richiedere dei privilegi nel
complesso degli articoli della nostra « Intesa » con lo Stato, e
questo, si dice, in contrasto con
10 spirito del « Concordato cattolico »... In realtà, è una preoccupazione più che giustificata,
perché in effetti questa tendenza
a chiedere privilegi sottende al
nostro lavoro, anche se inconsapevolmente!...
In Italia, il problema della ingiustizia sociale a vari livelli e
in relazione a svariati gruppi, è
talmente grave che non si potrà
risolvere a compartimenti stagni; ma il discorso dovrebbe essere portato avanti insieme a
tutti i gruppi sociali interessati
che per un verso o per l’altro
si sentono ingiustamente puniti.
11 fatto poi che tra i gruppi religiosi non si sia riusciti a fare
fronte comune su questa questione, è perlomeno un segno di
come si sia slegati, e come manchi totalmente il senso della lotta per le rivincite sociali unitamente alle altre forze che stanno nelle medesime situazioni di
ingiustizia... Purtroppo non abbiamo alternativa; anche per
questi problemi che potrebbero
sembrare secondari, e da potersi
risolvere settorialmente, il problema rimane essenzialmente
« politico ».
E’ nel puntare al risanamento
dello Stato sia in senso morale
che politico, che si avrà poi la
possibilità di rendere giustizia
all’evangelismo italiano, all’ebraismo e a quanti sono oppressi
da leggi antiche e fasciste che
non corrispondono ai sani dettami della Costituzione.
E’ sempre nel mirare in alto,
per cambiare questi governi sa
telliti, che i protestanti avranno
la gioia di veder almeno dei tentativi di risoluzione dei problemi del lavoro per i figli, di una
vera riforma della sanità, del
problema della casa, perché non
si dia corso ancora a tutta una
marea di manovre politiche sbagliate, e non ci si trovi spesso,
troppo spesso, di fronte a tragedie come quella della Val di
Fiemme, macabro esempio di
una assenza di visione politica e
di vergognoso malcostume mafioso!... Voler portare avanti un
discorso di rivincita sociale attraverso le Intese in modo settoriale e indipendentemente dalle
altre forze interessate alla stessa
lotta, non è soltanto discriminante, ma è soprattutto una azione priva di valenza ed efficacia nei confronti dei risultati
che ci si aspetterebbero!... Questo tij)o di azione di rivincita
sociale in modo privato e settoriale, è stato sempre il punto di
forza dei nostri governi per mantenere divise e quindi prive di
forza d’urto le componenti della
società italiana.
« Qvviamente l’istituto delle
Intese cela in sé dei pericoli, esso può diventare un piccolo
"Concordato” », afferma il nostro documento preparatorio. La
mia preoccupazione è proprio
questa; che in fondo in fondo,
anche se inconsapevolmente, in
noi Battisti come in altre forze
dell’evangelismo italiano, ci sia il
desiderio di voler essere « riconosciuti » come forze che hanno
un certo potere e peso morale.
Dice Valdo Benecchi sulla Luce del 5 luglio; « ...non corriamo
il rischio di tarpare le ali allo
Spirito Santo che ci spinge a
superare i limiti della nostra
tradizione e della prudenza per
trascinarci in un progetto che
non conosciamo e che noi riteniamo troppo temerario? Non
siamo forse troppo preoccupati
della « gestione » di una certa
immagine pubblica che negli ultimi tempi ci siamo costruiti o
ci è stata cucita addosso perchè
questo ci dà l’impressione di essere finalmente diventati importanti dopo tanti anni di emarginazione?... ». Il governo italiano
ci deve conoscere, certamente!
Ma non soltanto per le nostre
particolari esigenze, belisi per le
nostre azioni e prese di posizione in molteplici campi di testimonianza, e soprattutto, ci deve
conoscere perchè politicamente i
protestanti italiani contestano
un governo che non ha la capacità di applicare giustamente,
nei confronti delle associazioni
religiose, culturali e gruppi emarginati, almeno il testo attuale della Costituzione, e lavorano
nel contempo, perchè la Costituzione diventi ancora più libera
dall’influenza del potere vaticano.
Sul problema dell’alternativa;
giurisdizionalismo e separatismo,
avremo modo di parltire in altra
occasione. Intanto possiamo dire
che anche Giovanni Miegge in
un articolo su « La Luce » del 30
ottobre 1947, come Barth, accenna timidamente al fatto che la
Chiesa ha anche la responsabilità di inserirsi in un discorso p<>
litico per la miglior funzionalità
dello stato: « D’altra parte questo non significa che la chiesa
debba rinunciare a pensare e a
parlare in termini di organizzazione statale ».
Con molta probabilità 1 Intesa con lo Stato verrà firmata
dai nostri responsabili, ma la situazione per i Battisti non cambierà di molto, come non è cambiata quella dei fratelli Valdesi
e Metodisti. Nella nostra cronaca, rimarranno gli interventi e
gli studi che consigliavano altre
strade per avere la libertà per
tutte le componenti della società italiana.
Ermanno Spuri
...e
La riflessione sul problema delle Intese, svoltasi con intense discussioni nelle chiese battiste italiane durante l’anno trascorso,
ha approfondito, sulla base anche dei documenti prodotti dalla
apposita commissione, i termini
entro cui andrà condotta l’operazione. Non sono mancate voci
critiche esprimenti perplessità
da una parte perchè l’Intesa costituirà un’accettazione anche se
indiretta del sistema di rapporti
fra Stato e Chiesa Cattolica
("Poiché siamo contrari all’art.
7, non possiamo che essere contrari anche all’art. 8”) e d’altra
parte perchè, per quanti sforzi
potremo fare affinchè non sia
fonte di privilegio, l’Intesa resterà sempre un trattamento privilegiarlo accordato alle chiese di
fronte ad altre realtà di minoranza comunque sconosciute dallo Stato.
Alternativa
Circa la prima obiezione, bisogna osservare che è un fatto,
credo incontrovertibile, che quella di disciplinare il rapporto con
le chiese su base bilaterale è
una scelta costituzionale e non
sono certo state le confessioni
acattoliche a richiedere tale soluzione. Che poi le chiese battiste si accordino con lo Stato in
maniera analoga per quanto riguarda gli strumenti ma assai diversa per quanto riguarda la sostanza del trattamento è una circostanza che non si riesce a capire perchè debba essere considerato un appoggio indiretto al
Concordato con la Chiesa Romana. Anzi a me pare che non ci
sia modo migliore di contrastarlo che presentare ai concittadini
italiani un sistema concreto di
rapporti veramente « evangelici »
fra Stato e Chiesa. Il fatto che
alcuni giornali e quindi parte
dell’opinione pubblica abbiano
equivocato, in occasione dell’Intesa fra Stato e Tavola valdese,
avvicinandola al Concordato, cosa che sembra preoccupare e
scandalizzare parecchi fratelli
battisti, credo sia semmai un
problema di migliore informazione e non di astensione. D’altra parte sono convinto che questo non è e non sarà l’unico caso
di disinformazione e fraintendimento dei nostri principi: cosa
dovremmo dire ad esempio del
« sola gratia » visto come fondamento di un’etica lassista? Per
uscire dalla logica concordataria,
non dobbiamo commettere Terrore di evitare im confroiito dialettico con lo Stato in ordine alle
rispettive esigenze e peculiarità:
l’Intesa è lo strumento più adatto per tale scopo.
Valori di libertà
Quanto alla seconda obiezione,
che ci vorrebbe seguaci a tutti
i costi del separatismo di Vinet,
non dobbiamo dimenticare che
anch'esso ha fatto il suo tempo.
Fu certo scelta di libertà nella
sua epoca ma non dimentichiamo che allora la Chiesa aveva di
fronte lo Stato liberale. Qggi in
Italia il nostro vuol essere un
tipo diverso di Stato: le formazioni sociali, le cosiddette « minoranze», hanno un riconoscimento di fatto sempre maggiore;
la ricerca del pluralismo a tutti
i livelli è un dato di fatto, tanto
che si parla frequentemente di
ritorno al Medioevo, di Stato
delle corporazioni. E’ con questo
Stato che dobbiamo fare i conti:
la nostra è una delle tante componenti chiamate a portare il
suo mattone alla costruzione del
Tedificio statale. Se poi ci sono
altre minoranze dimenticate nel
progetto globale, sarà il caso di
individuarle ed aiutarle ad essere inserite ma si deve dimostrare che la nostra astensione possa
favorirle. E poi anche il reale
interesse e la reale esistenza di
queste minoranze devono essere
provati; ad esempio si è contrari all’articolo sui matrimonio
perchè costituirebbe un privilegio rispetto ad altre formazioni
sociali cui. non è concessa tale
possibilità. Ma esistono veramente associazioni laiche interessate
a che il matrimonio da loro celebrato abbia effetti civili? Non
perdiamo allora i valori positivi
della scelta separatista (che come sistema di regolamento dei
rapporti Chiesa - Stato non è previsto dalla Costituzione), che sono certamente valori di libertà;
ma l’unico modo di farlo oggi in
Italia è di conservarne i contenuti all’interno del previsto sistema di coordinazione dei rapporti.
Diritto comune?
Un terzo ordine di obiezioni è
costituito dalTaffermazione della
necessità del ricorso al fantomatico « diritto comune ». Su questo ha già scritto tanto ed efficacemente a suo tempo il prof.
Peyrot, che mi pare superfluo tornarvi sopra. Mi sia permesso solo portare un esempio attuale,
riferendo quanto afferma la vigente legge sull’ordinamento interno dei servizi ospedalieri, in
merito alla cura d’anime da parte di un « ministro di culto » per
gli ammalati di religione diversa
dalla cattolica. Allora cominciamo con il dire che il cosiddetto
« diritto comune » conosce solo
la cura d’anime dei « ministri di
culto » mentre noi conosciamo
anche e soprattutto il prezioso
servizio di altri « ministri », che
non sono « di culto » ma hanno
ugualmente il dono delle visite
e abbiamo verificato in tante occasioni l’utilità di queste sorelle
e di questi fratelli nell’economia
spirituale delle nostre chiese. In
secondo luogo il cosiddetto « diritto comune » dispone che l’onere della cura esercitata dal « ministro di culto » acattolico sia a
carico dell’ente ospedaliero, in
analogia con il pagamento del
sacerdote cattolico. Mi si fa osservare che nessun pastore accetterà di farsi pagare il servizio
reso: ci mancherebbe altro. Ma
è cosa ben diversa Tastenersi
dal richiedere il pagamento dal
poter affermare a chiare lettere
che la cura degli ammalati secondo TEvangelo non si risolve
in una cappellania: che la «prestazione » evangelica non richiede contropartita in denaro perchè la nostra teologia segue l’economia della grazia e non quella della ricompensa.
Le chiese battiste hanno avuto
tempo ed abbondante spazio di
riflessione e si spera pertanto
che la loro decisione sarà sicura
e meditata, anche se per taluni
aspetti sofferta. L’augurio che si
può fare è che lo spettro sempre
ricorrente dell'esperienza cattolica non paralizzi l’azione e l’inventiva dei fratelli battisti italiani; non si dimentichino che
non si trovano in presenza di
una semplice trasposizione della
logica concordataria ma che è
data loro la possibilità, come
già hanno avuto e usato i fratelli valdesi e metodisti, di contribuire alla costruzione di una logica più giusta e più evangelica.
Franco Scaramuccia
4
4 vita delle chiese
13 settembre 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
TORRE PELLICE
Saluto al pastore Cipriano Tourn
PRAROSTINO — Domenica
1“ settembre il pastore Cipriano
Tourn, che lascia il servizio per
emeritazione, ha tenuto il suo
ultimo culto, con celebrazione
della Santa Cena. La comunità
si è raccolta numerosa per testimoniargli affetto e riconoscenza per il lavoro svolto a
Prarostino durante questi ultimi nove anni, e per la ricchezza
dei doni che lui e sua moglie
Ruth vi hanno portato. E’ stato
nello stesso tempo un culto di
ringraziamento a Dio per questo
tratto di cammino fatto insieme verso il compimento della
Sua opera.
L’Unione Femminile si è prestata per Torganizzazione del
pranzo e pomeriggio di addio,
molto frequentato, dove ancora
si sono cantati inni e scambiati
saluti. Ora, nel separarci dai coniugi Tourn, auguriamo loro un
buon riposo dopo le fatiche del
trasloco e im sereno soggiorno
in Gtermania dove si trasferiranno presto.
• Domenica 15 settembre è
prevista la visita della sorella
Karel Elei, una delle responsabili deH’Alleanza Riformata
Mondiale; dopo un saluto alla
comunità, terrà un sermone in
francese.
• Venerdì 23 agosto abbiamo
celebrato il funerale del nostro
fratello Griglio Sergio di Roccapiatta, deceduto improvvisamente all’età di anni 44. Per
il grande concorso di parenti
ed amici il servizio funebre si è
tenuto all’aperto nel prato adiacente al cimitero di Roccapiatta. Il sindaco Mauro Mario ha
rievocato la figura dell’assessore anziano del Comune.
Egli lascia due figli orfani, Enrico e Laura.
Alla famiglia in lutto, in particolare alla sua vedova Graziella, rinnoviamo la nostra simpatia cristiana.
Lutti
POMARETTO — Tre funerali nella nostra comunità hanno
recato dolore in tre famiglie.
Martedì 6 agosto il funerale
della nostra sorella Durand Canton Amalia v. Piazza, deceduta
presso il Rifugio Carlo Alberto
all’età di anni 86.
Giovedì il funerale del nostro fratello Baret Italo di In
verso Rinasca, deceduto presso
l’Ospedale di Pomaretto alla età
di anni 49.
Martedì 27 agosto il funerale
della nostra sorella Amelia Pons
in Pons, deceduta presso l’Ospedale civile di Pinerolo all’età di
anni 81. Era originaria del R'oberso (Massello). Ai familiari di
questi nostri fratelli e sorelle,
in lutto, la simpatia cristiana
della comunità.
'• La grazia del Signore è stata invocata sulla piccola Valentina Gìaiero di Paolo e di Bounous Anna. Che questa grazia
sia la sua protettrice nella sua
vita ed aiuti i genitori a mantenere lede alla promessa fatta
davanti a Dio ed alla Chiesa.
Auguri alla piccola ed ai genitori.
Riunione a Bovile
VILLASECiCA — Domenica
15 corr., ore 10.30, culto con la
partecipazione del past. Jean
Pierre Jornod che darà alarne
informazioni still’Alleanza Riformata Mondiale. Nel porheriggio il past. Jornod parteciperà
alla riunione estiva a Bovile, fissata per le ore 15.
• La nostra comunità esprime la propria gratitudine al
past. A. Janavel che ha risposto
all’invito di visitarla e di presiedere il culto di domenica 25
agosto.
Al Bagnóou
ANGROGNA — Domenica 15
al Capoluogo, nel corso del culto, informazioni sull’Alleanza
Riformata Mondiale che svolge
una sessione di lavoro a Torre
Penice. Nel pomeriggio, alle 15,
ultimo culto dell’anno al Bagnóou : partecipate numerosi.
• Sabato 14, ore 20.30, al Presbiterio riunione del Concistoro
(elezione delle cariche, programma d’autunno).
• Sabato 7 a Pradeltomo una
folla commossa si è raccolta intorno ai parenti di Yvonne Ghiavia deceduta a 73 anni presso il
Rifugio Carlo Alberto. Ai familiari rinnoviamo la nostra solidarietà nel Cristo che ha vinto
la morte.
Predicazioni
PRAMOLLO — Ringraziamo
i pastori Paolo Spanu, Gianni
Genre e Giovarmi Conte per i
vivi ed apprezzati messaggi che
ci haimo rivolto nel corso dei
culti da loro presieduti in alcune domeniche di agosto, sperando di poterli ancora avere molte altre volte in mezzo a noi.
• Salutiamo fraternamente
tutti gli amici che hanno trascorso a Pramollo un periodo
delle loro vacanze e che ormai,
giunti al termine dell’estate, ci
devono lasciare, dicendo loro un
arrivederci al prossimo anno.
Successo all’Asilo
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Molto positiva è stata la Giornata dell’Asilo Valdese che ha
avuto luogo il pomeriggio di sabato 31 agc«to.
I banchi di vendita, disposti
nei vari locali dell’Istituto e nel
verde del giardino circostante,
sono stati affollati di visitatori
la cui presenza è stata anche
xm’occasione per incontrare gli
ospiti e fraternizzare con loro
nel segno della più sincera cordialità ed amicizia.
Un plauso a quanti si sono
adoperati per la buona riuscita
della tradizionale Giornata ed
a tutti quei fratelli e sorelle che
non si sono dimenticati del nostro Asilo ed hanno portato il
loro non indifferente contributo
di solidarietà.
• Domenica prossima, 15 c.m.,
avremo come ospite un pastore
della Chiesa della Repubblica
Democratica Tedesca il quale si
trova in questi giorni a Torre
Penice per una consultazione
europea dell’Alleanza Riformata. Egli terrà la predicazione.
Dopo il culto ci sarà la possibilità di conversare con lui.
Attività
RODORETTO — La chiesa
ha avuto la gioia di celebrare
un battesimo. Per una piccola
chiesa che dopo essere stata nel
passato ricca di attività è diventata chiesa di diaspora, è tm
momento molto importante accogliere un bambino nel suo
ambito. E’ stato infatti battezzato Alessandro Tron che ha
contribuito a creare un’atmosfera di gioia rompendo la grigia
solennità di molti nostri culti.
La riunione di Campo Clot,
ben frequentata, è stata un momento di riflessione sulle opere
della chiesa ed è stata anche la
occasione per aggiornare tutti i
presenti sull’assemblea di chiesa in cui abbiamo incontrato la
Commissione esecutiva distrettuale.
L’assemblea di chiesa deU’11.8
doveva fare il punto della situazione finanziaria che, come tutti
avranno notato dalla relazione
finanziaria, è piuttosto disastrosa. Si è accettato l’impegno finanziario proposto dalla Tavola
per il 1986. E’ richiesto uno
sforzo contributivo a tutti quanti tenendo conto che al di là delle manutenzioni degli stabili per
cui bisognerà spendere ogni volta con estrema oculatezza e prudenza, la chiesa di Rodoretto
non ha altre spese.
Si è pure provveduto all’elezione del deputato alla Conferenza distrettuale 1986 nella persona del fratello Gustavo Pascal,
poiché non sarà possibile avere
un’assemblea di chiesa prima
della Conferenza stessa. Ringraziamo Enzo Tron, Ermanno
Genre e Luciano Deodato per
la sostituzione del pastore.
FRALI — Rinnoviamo la nostra simpatia cristiana ai familiari di Onorina Grill e Stefano
Filippo Baud che ci hanno lasciati nel mese di luglio.
• Ringraziamo i fratelli che
in assenza del pastore hanno tenuto i culti nell’estate; Aldo
Garrone e Paolo Ferrerò.
SAN SECONDO
Sala Unionista
Domenica 15 settembre
ore 14.30
BAZAR
con esposizione-vendita di lavori femminili, dolci e frutta.
Servizio buffet.
Colloquio
«Sola
Scriptura»
Studiosi e pastori provenienti da diversi Paesi europei si
riuniranno a partire da venerdì
13 a Torre Pellice, nei locali dfella Foresteria Valdese, per im
colloquio su ; « Sola Scriptura »
organizzato daU’Alleanza Riformata Mondiale. Tra le comunicazioni segnaliamo quelle del
prof. Kuerti su « Recenti sviluppi nella ricerca veterotestamentaria » ; del prof. Corsani : « Novità nel campo della ricerca neotestamentaria » ; del past. Tourn ;
« La Bibbia e i Valdesi » ; del
prof. Schaeffer: «Bibbia e ordinamento ecclesiastico »; del past.
Blanchy su « Bibbia e culto » e
quella dello studioso Bici su
« Bibbia e testimonianza ».
Si tratta di un programma di
grande impegno che avrà comunque alcune pause interessanti. Domenica 15 gli oratori e
partecipanti si divideranno nelle diverse comunità delle Valli
dove prenderanno parte attiva al
culto. Nella serata dello stesso
giorno i partecipanti al ’colloquio’ si ritroveranno a Torre
Pellice per una visita al Museo
Valdese.
Giovedì 12 settembre
□ INAUGURAZIONE
ANNO SCOLASTICO
COLLEGIO VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 nei
l'Aula Sinodale verrà inaugurato l'anno
scolastico 85/86. E' prevista la partecipazione dell'on. Fassino, sottosegretario alla Pubblica Istruzione.
Mercoledì 18 settembre
□ RIUNIONE
DI PROGRAMMAZIONE
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 9.30, si incontrano, presso il Presbiterio dei Bellonatti, i pastori della
Val Pellice e i predicatori locali per la
programmazione dei culti del prossimo trimestre.
Gesù nel nostro tempio
(segue da pag. 1)
morti ammazzati, che regolarmente muoiono a Palermo! La
società, la Chiesa cattolica, con
in testa il cardinale Pappalardo,
celebrano altrettanto regolarmente i loro riti e poi, sempre regolarmente, dimenticano. Negli ultimi caldi giorni di luglio i giornalisti hanno parlato di Palermo
carne di una nuova Beirut e della
Sicilia come se fosse il Libano,
ma checché se ne dica Palermo
non è Beirut e la Sicilia non è
il Libano; non è in atto una
guerra civile, ma una lotta contro un potere mafioso che ripugna alla coscienza civile del popolo siciliano.
E noi, chiese valdesi e metodiste? Noi a Palermo un po' più
di vent anni fa siamo usciti con
un manifesto contro la mafia e
poi... poi abbiamo continuato il
nostro lavoro con le nostre scuole, le nostre opere, nelle nostre
chiese.
Possiamo limitarci a vendere
i buoi per l’olocausto purificatore o dobbiamo raccogliere la sfida di Gesù e dire che non è più
tempo di riti e di olocausti e che
la mafia non può avere la copertura del rito, del sacrificio, che
essa va smascherata, denunciata, combattuta?
E allora le nostre grandi e
piccole opere in Sicilia, le nostre
chiese in Sicilia hanno da essere in prima linea per questa lotta contro il peccato, per creare
con la luce dell'evangelo nuove
coscienze, nuove mentalità che
trovano in Cristo il senso della
loro esistenza.
E allora le nostre chiese, vaidesi e metodiste, devono trovare uomini e mezzi per non lasciare sole queste opere e queste chiese, per sostenerle in questa lotta che è di tutta la chiesa.
Il secondo problema radicale
è dato dalla militarizzazione. Ognuno sa ed è informato del rischio atomico che stiamo correndo, della corsa all’armamento
sempre più sofisticato e micidiale sino allo "scudo spaziale”. C’è
stata (jualche anno fa la grande
mobilitazione in favore della pace e anche qui, in quest’aula sinodale, abbiamo votato degli
odg in favore della pace. Ma noi
corriamo oggi il rischio di essere solo dei venditori di colombe
se non siamo capaci di porre al
centro del nostro impegno la
radicalità di Gesù Cristo che
vuole rapporti nuovi fondati sulla giustizia, sulla fiducia reciproca.
La terza sfida ci viene dall’etica. Ci sono certamente problemi che emergono prepotentemente nel nostro tempo quali la
nuova sessualità, le donne lesbiche, gli omosessuali; ma il nostro problema etico non si chiude qui, c’è il problema dell’uso
del denaro, del tempo libero, la
nostra etica nel lavoro, etc. Anche qui noi corriamo il rischio
di essere semplicemente dei
canibiamonete, uomini e donne,
cioè, che si limitano a trasformare la moneta romana con la moneta ebraica valida per l’offerta
nel tempio, se ci limitiamo semplicemente a raccogliere i mutamenti etici, le pressioni esterne; come ad esempio sta avvenendo nel tempo in cui, sotto la
pressione dell'AIDS, si parla già
di un nuovo puritanesimo, di un
nuovo costume sociale. Anche
qui dobbiamo con forza porre
la radicalità di Gesù Cristo e lasciarci interpellare da Lui e in
Lui cercare il senso della nostra
etica.
La quarta sfida ci viene dagli
immigrati. Per secoli siamo stati un popolo di emigranti. Oggi
si presenta la possibilità di essere un paese che accoglie gli
immigrati dal terzo mondo. Come ci situiamo nei loro confronti? Ci limitiamo a fare per
loro i venditori di pecore, coloro che blaterano esigenze di giustizia o ci poniamo radicalmente dalla loro parte offrendo spazi e possibilità di vita, radicando l’amore e il servizio di Gesù
Cristo per cui gli immigrati possono trovare nel nostro Paese il
luogo dove si vive in pari dignità?
E per concludere consentitemi di fare riferimento al dialogo
Ira Gesù e i giudei; alla parola
di Gesù i giudei replicano: quarantasei anni è durata la fabbrica del tempio e costui lo vuole riedificare in tre giorni? Anche
noi abbiamo il nostro bravo
tempio: abbiamo messo più di
quarantasei anni per edificarlo,
diciamo otto secoli. La pietra
angolare è certamente Gesù Cristo, l’ulteriore perimetro è dato
dalla Scrittura: Antico e Nuovo
Testamento. Su questo abbiamo
le quattro colonne rappresentate da Valdo, i riformatori, Wesley, e perché no, K. Barth. Su
queste riposano le quattro travi: le comunità, la facoltà di teologia, le opere diaconali, la casa
editrice e il nostro settimanale.
Sopra abbiamo messo il tetto
rappresentato per un versante
dalle nostre Discipline e per l’altro versante dall'Intesa. L’edificio è ora davvero completo. Ma
come lo utilizziamo questo nostro tempio? è solo occasione di
vanto,per cui come i giudei anche noi andiamo orgogliosi per
questa fabbrica che è durata otto secoli e ci Umiliamo a far vedere al nostra prossimo quanto
è bello l’edificio che abbiamo
costruito e ci limitiamo a spiegare le varie parti che lo compongono, o il tempio che abbiarno costruito è il luogo, lo spazio in cui offriamo all’uomo la
possibilità di incontrare Dio?
L’uomo nella sua nudità, nel suo
peccato posto davanti alla radicalità di Dio, davanti a Gesù Cristo Signore e Salvatore. Non dimentichiamo, fratelli, che a tanto
tempio Gesù disse: « Disfate questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere y
Arrigo Bonnes
5
13 settembre 1&85
vita delle chiese 5
« ESAME DI FEDE » A TORRE PELLICE IL SABATO PRECEDENTE IL SINODO
DAL SINODO
Come si sono presentati
i nuovi pastori
Tre donne tra i nuovi pastori, che portano la loro particolare sensibilità nello studio della teologia e nel servizio che si preparano a vivere — Due uomini provenienti da altre chiese
Non è facile sintetizzare quello che sono stati i cinque esami di fede di Maria Bonafede,
Giuseppe La Torre, Lucilla
Peyrot, Eugenio Stretti e Letizia
Tomassone.
Il corpo pastorale era evidentemente rallegrato dal fatto stesso di ritrovarsi di fronte a cinque possibili nuovi pastori, ma
non ha dimenticato il suo compito e ha posto una serie di dotnande ai candidati: quattro domande a testa, fanno venti domande, un sommario veramente
importante di temi teologici ed
etici, di temi classici e di problematiche emergenti, al quale i
candidati hanno dovuto rispondere.
.Via il clima in questi anni è
cambiato; certo si è trattato di
un « esame di fede », ma ha prevalso quella che chiamerei una
occasione per i candidati per
presentarsi ai futuri colleghi, alle comunità, ai fratelli in fede.
Ne è venuta fuori molta sincerità. Non voglio insinuare che nel
passato ci sia stata mancanza di
sincerità: ma certo quando prevaleva l’aspetto dell’« esame » la
risposta poteva essere più difensiva, () apologetica. Quest’anno i
candidati semo stati se stessi,
hanno potuto confessare la propria fede, testimoniarla, ciascuno secondo i doni che ha ricevuto.
Facciamo qualche esempio, riprendendo alcuni dei temi che
sono stati trattati.
Pieno di umanità
Maria Bonafede è stata interrogata sul rapporto tra il pastore
e la comunità, sulla storia della
resistenza della chiesa al nazifascismo (se si vuole, sulla necessità di una nuova « teologia della resistenza »), sulla sua esperienza in relazione al lavoro svolto in comunità valdesi e metodiste, e quindi su una valutazione della « integrazione » valdese
metodista.
Il suo esame di fede è stato
un ragionamento a voce alta, pieno di umanità, capace di immedesimazione nell’altro, confortato da una buona cultura che non
si è mai data forme di intellettualismo. Anche se Maria ha sottolineato fortemente che il pastore non può essere T« esempio »
da proporre, perché solo Cristo
è Tesempio, tutta la sua esposizione è stata un convincente
« esempio » di come si possa parlare di « cura d'anime » in modo
moderno, capace di ascolto, senza dimenticare le linee classiche
del pensiero riformato.
A Giuseppe La Torre, oggi valdese dopo un lungo periodo trascorso in seminario cattolico prima, e nell’esperienza pentecostale poi, è stato chiesto che cosa
significhi la predicazione del pastore verso l’esterno della comuni(à. la evangelizzazione, quale
sia l’importanza dello Spirito
Sanio nella vocazione e nella vita dei credenti, e come intenda
Tecumenismo.
E’ subito apparsa chiaramente
la volontà di portare la buona
notizia delTEvangelo a quanti
conoscono forse la religione cristiana ma non conoscono il Cristo, e che hanno il diritto di essere evangelizzati; la necessità
di comprendere TEvangelo non
solo per sé ma per gli altri, con
i doni che si hanno e che vanno
riconosciuti come doni dello Spirito, nel rispetto per gli altri ma
con quell’amore per TEvangelo
che non può rimanere nascosto.
Il regno di Dio e la chiesa, se
la pace sia un « luogo » teologico
oppure no, e come si debba intendere l’ispirazione della Scrittura, queste le domanide che sono state rivolte a Lucilla Peyrot.
Soprattutto sulla tematica della
pace la candidata ha saputo
esprimere sia le sue speranze
« umane », sia le sue convinzioni
di fede, mantenendo distinti i
due piani della pace come dono
di Dio e della pace come responsabilità umana, ma allo stesso
tempo spiegandoci le relazioni
che vi sono tra questi due piani,
le relazioni che vi sono, per grazia di Dio, tra la chiesa e il Regno, quando si sa mantenere la
tensione tra quello che già ci è
stato dato e quello che ancora attendiamo.
Ad Eugenio Stretti sono toccate domande che coinvolgevano
molti degli aspetti etici che oggi
sono all’ordine del giorno nelle
nostre chiese e più in generale
nel mondo contemporaneo; quale
rapporto vi è tra il peccato e la
salvezza, anzi, ancora più che
questo, che cosa intendiamo oggi per peccato e per salvezza, in
un quadro protestante, riformato, ma anche moderno; come si
può impostare evangelicamente
il rapporto tra fede e denaro;
quali possono essere gli « inse
gnamenti » che alla chiesa vengono dal « mondo ».
Radicandosi nella testimonianza biblica, Eugenio ha ribadito
che i problemi etici non possono
essere visti unicamente come
una questione morale, ma sono
anzitutto una questione teologica, quella « concupiscenza », quell’amore di sé che Gesù Cristo
mette in questione e vuole trasformare in amore per gli altri.
Ancora sulTispirazione biblica e
le varie possibili letture della
Bibbia, poi sul ministero della
chiesa, che ingloba il ministero
pastorale e gli altri ministeri, e
sulla questione della nascita verginale di Gesù e sulla incarnazione, le domande rivolte a Letizia Tomassone.
Semplice e preciso
Letizia ha risposto con un linguaggio semplice e preciso, con
competenza e capacità didattica,
dandoci una lezione molto bella
e allo stesso tempo umile, specialmente sul tema della nascita
verginale. La verginità di Maria è
segno della inutilità umana più
che di purezza, analoga alla sterilità delle donne dell’Antico Testamento cui Dio dà la grazia
di una progenie, segno di una
salvezza che non viene da noi
ma da Dio, per cui Tincarnazio
ne è sì entrare nelTumanità, ma
non è una « evoluzione » dell’uomo naturale, bensì veramente intervento gratuito di Dio che ci
incontra nell’azione del suo Spirito. Non ima « fusione » o confusione di umano e divino, ma
ancora una trascendenza di Dio,
che non accetta Timmediatezza
dell’idolo, della « dea madre »,
ma supera, lui solo, la barriera
della nostra umanità.
Tutti i candidati hanno dovuto, come di consuetudine, rispondere ad una domanda sulla propria vocazione; e tutti hanno reagito sottolineando come non sia
facile esprimere l’inesprimibile,
ma raccontandoci le tappe importanti del loro itinerario di fede, a volte discontinuo, ma pieno di momenti in cui, in qualche modo, la volontà di Dio si è
man mano chiarita e precisata
per ciascuno.
A volte i candidati, quando
erano maggiormente in difficoltà,
si sono per così dire « rifugiati »
in citazioni bibliche; giuste, puntuali, « protestanti », ma forse un
po’ meno immediate delle risposte che scorrevano più facilmente, quando la sostanza del pensiero biblico, assimilato più a fondo, non aveva più bisogno dì
prove « scritturali » per esprimersi.
Sergio Ribet
CORRISPONDENZE
Adriana Pons Isoardi
TORINO — Durante Testate
la chiesa di Torino è stata colpita da un grave lutto. E’ mancata la sorella dott.sa Adriana
Pons Isoardi, membro attivo del
Concistoro, per molti anni membro del Consiglio Direttivo dell’Ospedale Evangelico e tuttora
impegnata nel Comitato per l’Ostello Femminile e nel gruppo
« Amici dell’Ospedale ». La sua
sensibilità umana, resa viva dalla sua fede evangelica, la sua
capacità di amare, la sua disponibilità e la sua assidua collaborazione, mai interrotta neppure durante la lunga e dolorosa malattia del marito che perse due anni fa, costituiscono il
testamento spirituale che essa
ci lascia. Particolarmente attenta e sensibile verso gli ammalati, come membro del gruppo
« Amici dell’Ospedale », visitava
regolarmente gli infermi che le
erano segnalati e, in modo particolare, gli evangelici ricoverati alle Molinette, presso cui
esercitava la sua professione di
assistente bioioga. Molti di questi ricordano con riconoscenza
le sue visite (a volte giornaliere), il suo sorriso, la sua parola di incoraggiamento. Ringraziamo il Signore di averci dato
questa sorella e, rinnovando alle figlie la nostra affettuosa solidarietà, auspichiamo che la sua
testimonianza non sia interrotta, ma che altri la possano riprendere e continuare con la
stessa fede e disponibilità.
• Con settembre riprendono
le varie attività della chiesa; in
particolare l’ultima domenica di
settembre vedrà l’inizio dei corsi di scuola domenicale e catechismo con un culto in cui ver
rà regalata la Bibbia ai ragazzi
che iniziano il catechismo.
• La comunità di lingua inglese, che a luglio ha salutato
il pastore John Deari tornato in
Inghilterra dopo un servizio di
3 anni, si dispone ad accogliere
il past. Donald Fox dagli USA.
Cambio di pastore
VERONA — Dopo sei anni di
intensa ed appassionata attività
ecclesiastica a Verona e dopo
averci regalato ancora diversi
mesi di contributo in più campi di lavoro, il pastore Aldo Sbaffi e la sua signora ci hanno lasciati definitivamente. Molto a
malincuore li salutiamo giacché avevamo imparato a lavorare insieme a loro come in una
« grande famiglia », che serve il
suo Signore umilmente, silenziosamente, ma sempre fedelmente.
Tutta la Comunità seguirà il pastore e la signora nei molti anni che avranno di meritato riposo, dopo una frenetica attività
ecclesiastica e gli sarà vicino
unitamente alla moglie, la cara
sorella Florence, che tutti abbiamo amato per i consigli, per
la gentilezza e la disponibilità
in ogni cosa.
Mentre diamo l’addio (ed un
arrivederci in Liguria) ai coniugi
Sbaffi, anche se con molto ritardo, vogliamo dare il benvenuto
al pastore Giuliana Gandolfo, che
prende il posto di guida pastorale accanto a noi.
Il Signore ci dia la possibilità
di continuare nel nostro impegno verso la Comunità e la Diaspora e verso la città di Verona,
che pian piano ha incominciato
a sapere chi sono i suoi cittadini evangelici.
Un’ora di gioia
MARSALA — Un’ora particolare di gioia ha vissuto la Comunità di Marsala alla fine di giugno:
l’ora della chiusura annuale della piccola scuola domenicale che
ha visto tutti i giovedì delTanno
fanciulli e monitrice, fedeli e
diligenti, riunirsi per svolgere e
portare a termine il programma
nazionale.
Presenti tutti — mamme, babbi, parenti — Giusy, Salvatore,
Giuseppina, Angelo e la più piccola, Annalisa, hanno fatto testimonianza delTamore con cui
per una trentina di settimane
hanno cercato di apprendere le
grandi opere delTEtemo, dalla
storia di Mosè a quella di Paolo di Tarso, dalle avventure di
Giuseppe viceré a quelle del primo martire cristiano, dai Comandamenti del Sinai al miracolo della Pentecoste.
Dietro i racconti, sia pure emozionati dei fanciulli, i grandi
rinfrescavano con piacere ricordi lontani d’infanzia.
Tutti applauditi specie quando,
senza un errore, ad uno ad uno,
hanno recitato a memoria i dieci
comandamenti secondo Esodo
20.
Un bravo al diligente impegno della monitrice Vita Coppola, un altro al costante interessamento dei genitori ed un ultimo,
accompagnato da un fervido
grazie, a quanti, con regali di
dolci, han voluto che fosse sottolineata, anche così, la gioia di
tutti per questa riuscita, simpatica e beneaugurale data della Comunità.
Nella
comunione
dei santi
Ogni anno i lavori sinodali,
rnomento di dialogo e di decisioni, si aprono con un monologo; il ricordo dei pastori che
durante Tanno sono morti, affidato al presidente del corpo pastorale, il moderatore. In questi ultimi anni questo ricordo
si è allargato ad altre persone,
più o meno note, quel «nuvolo
di testimoni » che circonda la
chiesa.
Quest’anno il moderatore ha
iniziato questo momento ricordando alcuni amici stranieri :
Heinrich HeUstem, « pastore
della generazione barthiana, fondatore dello HEKS, l’opera di
aiuto tra le chiese nella Svizzera tedesca, uomo di ottima teologia», uno dei presidenti della
Conferenza per la Pace di Praga, solidale con l’impegno del
Centro diaconale della Noce di
Palermo ; il presidente Angelberger, che ogni anno partecipava ai nostri Sinodi; l’antico
presidente della American Waldensian Aid Society, il pastore
Zaccara, «uomo di grande libertà evangelica»; Visser’t Hooft, di
cui molti ricordano la prima
conferenza ecumenica, nel 1950,
a Torre Pellice, per iniziativa
delTACDG. Alcune donne; Alda
De Ambrosi, la moglie del vicepresidente del Sinodo ; vedove
di pastori, come Rosa Anunenti,
Leonilde Seta, « che condivise
col marito, ex sacerdote cattolico, gli anni più duri, quando egli
era ministro della chiesa metodista a Villa S Sebastiano, sotto il fascismo» : Maria Bianca
Brofferio ved. Coïsson; Renata
Turin ved. Jalla; Louise Bolliger Zoppa; Annie Maisano «tra
le animatrici italiane di Amnesty International ».
Alcuni pastori; Emanuele Santi, il cui nome, con quello del
fratello Teofilo, è legato all’opera di Casa Materna, « una pagina di storia dell’evangelismo italiano » ; Arnaldo Carsaniga, diventato evangelico tramite le
ACDG, « pastore in ore cruciali della chiesa metodista». Alcuni laici: Guido Ribet, cui dobbiamo la Rocciaglia, la Gianavella, l’Uliveto, con la « qualità
spirituale » che quest’opera ha
nella economia della chiesa; l’avvocato Aldo Fuhrmann, « testimone nella città e nella sua famiglia»; Ettore Panascia, «presente nella chiesa e nella sua
professione»; il fratello Passera, della chiesa di Colleferro,
nata dalla proclamazione delTEvangelo in occasione del funerale di un membro della sua famiglia; Gustavo Albarin, già direttore della Corale di S. Giovanni, animatore di molte iniziative alle Valli; Enrico Peyrot,
dottore, attivo nella S. di Studi
Valdesi. Il Moderatore conclude citando il nome dì Roberto
Bleynat. che abbiamo visto per
anni al banco della Claudiana,
al Sinodo, carico dei suoi problemi, ed esprimendo solidarietà cristiana con tutti i membri
della sua famiglia, « a cominciare da suo fratello ».
Al termine, una parola biblica, scelta da Heinrich HeUstem,
per il suo annuncio mortuario;
« Ma ora cosi parla l’Eterno, il
tuo creatore, o Giacobbe, colui
che ti ha formato, o Israele!
Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome» (Isaia 43; 1).
Un momento di fede, una riflessione in spirito di preghiera,
nel respiro di una « comunione
dei santi» vissuta nella tristezza umana, ma contemporaneamente nella gioia della fede.
6
6 obiettivo aperto
13 settembre 1985
CHIAMATI AD ESSERE
TESTIMONI DELLEVANGELO OGGI
Pubblichiamo il testo del documento che il Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste ha approvato in risposta al testo a suo tempo
inviato dall’Alleanza Riformata Mondiale che lo ha proposto alle
chiese in vista di una comune espressione della fede.
Premessa
1. Le chiese valdesi e metodiste in Italia hanno ricevuto con gratitudine il documento dell'Alleanza Riformata Mondiale (ARM) « Chiamati ad essere testimoni dell’Evangelo oggi ». Ne hanno
curato una versione italiana
e l’hanno diffusa al loro interno. Il documento è stato
letto e utilizzato in vario
modo. Alcune chiese hanno
fatto pervenire pareri, risposte e commenti, incorporati
in questo documento.
2. In linea generale le nostre chiese concordano con
l’impostazione e i contenuti
del documento dell’ARM. Le
posizioni di fede in esso
espresse, le linee di testimonianza indicate come pure i
problemi sollevati sono in
generale da noi condivisi.
Perciò il documento è un segno e allo stesso tempo un
Introduzione
Mentre concordiamo con
la sostanza del discorso delle ’tre sfide’, offriamo questi
ulteriori motivi di riflessione:
1. Parlando della Riforma,
bisogna mettere bene in luce il fatto (taciuto dal documento) che essa ha dato un
contributo ecumenico fondamentale, tra l’altro perché
ha definitivamente messo in
questione un modello inadeguato di unità cristiana. In
questo senso, come afferma
il documento, « il movimento della Riforma trova oggi
una continuazione inaspettata nel movimento ecumenico » (p. 33; le pagine citate sono quelle dell’edizione
italiana). Quest'ultimo infatti cerca un nuovo modello di
unità cristiana che sostituisca quello antico, che ha retto a malapena per il primo
millennio ma si è infranto
nel secondo: prima con la
rottura tra Oriente e Occidente, poi con la divisione e
opposizione frontale tra chiese nate dalla Riforma e chiesa cattolico-romana, fino all’avvento del movimento ecumenico. Non è pensabile
un ritorno al modello ’monarchico’ di unità cristiana
ulteriore vincolo di comunione delle chiese valdesi e
metodiste con la famiglia riformata mondiale.
3. Non riteniamo di dover
offrire all’ARM un commento dettagliato e completo al
documento, rispondendo anche a tutte le domande che
pone e trattando tutti i problemi che solleva. Desideriamo però — come atto di ’ricezione’ del documento e nostro contributo al discorso
comune dei credenti riformati oggi — fare alcune osservazioni, tentare alcune risposte e fornire alcuni spunti di riflessione intorno a
quei problemi — fra i tanti
presenti nel documento —
che dal nostro particolare
punto di vista e in base alla
nostra esperienza, ci sembrano di maggiore importanza o urgenza.
imperniata nel pontefice romano, mentre sono da incoraggiare gli sforzi che puntano a un modello ’conciliare’ di unità.
2. A proposito della 'seconda sfida’, quella delle
scienze moderne, due punti
meritano particolare considerazione:
— il confronto e il dialogo tra teologia e scienze sono ancora troppo poco sviluppati e i teologi dovrebbero essere invitati a dedicarvisi con maggiore impegno;
— occorrerebbe segnalare
non solo i nuovi problemi
etici posti alla coscienza cristiana da certi sviluppi odiemi delle scienze ma anche cercare e illustrare i fondamenti teologici dei comportamenti etici emergenti.
3. Se la 'terza sfida’ è il
movimento ecumenico, si dovrebbe indicare come 'quarta sfida’ quella costituita dalle altre religioni e dal rapporto con loro. Specialmente pensando al prossimo futuro questo problema appare di importanza cruciale e
merita più attenzione di
quanto il documento non gli
riservi.
L’affermazione centrale:
Gesù Cristo
Ci chiediamo se le chiese
riformate oggi (e in genere
tutti i cristiani) non debbano approfondire il significato dell’umanità di Gesù. Il
vere homo potrebbe essere
l’Evangelo per oggi, l’affermazione centrale intorno a
lui per la nostra generazione.
1. Siamo solidali con lo
sforzo di tutte quelle chiese
riformate che in questi ultimi decenni hanno cercato e
cercano formulazioni attuali, confessioni ’moderne’ della fede. Auspichiamo che
ogni iniziativa locale in questa direzione diventi occasione di condivisione nella famiglia riformata. Facciamo
nostra fino in fondo e in
ogni dettaglio la bella Dichiarazione del Sinodo di
Berna del 1532 (p. 39).
2. Riguardo ai tre problemi menzionati al punto 2
(« La signoria di Cristo ») affermiamo:
a) La dottrina trinitaria
esprime la sostanza della
comprensione cristiana di
Dio ma la sua formulazione è
legata a un contesto culturale che non fa parte del patrimonio di tutti i popoli, e forse neppure del nostro attuale. Per questa come per altre
dottrine cristiane ’classiche’
occorre ricordare da un lato la distanza che (malgrado
la continuità di fede) separa
i Padri dalla Bibbia e dall’altro la distanza culturale
esistente tra la Bibbia e noi.
b) Noi attribuiamo ai credi ecumenici della chiesa antica lo stesso valore teologico ed ecclesiastico riconosciuto alle confessioni storiche della fede riformata.
c) Quel che sappiamo con
certezza è che Cristo è il salvatore di tutti, cristiani e
non-cristiani. Il come della
salvezza è però un problema aperto. Il solus Christus
in questo contesto va mantenuto e riaffermato, nel
senso che egli è l’unica fonte e l’unico autore di salvezza. Ma non bisogna identificare il Cristo dell’Evangelo
con il Cristo ecclesiastico.
3. A proposito del punto 3
sulla Sacra Scrittura:
— Riaffermiamo il 'sola
Scriptura’ in due sensi: anzitutto per dire che tra le
molte autorità di varia natura e qualità che a ragione
o a torto si fanno valere nella chiesa, solo la Scrittura
è normativa; in secondo luogo per ribadire il fatto che
la sostanza del cristianesimo può soltanto essere biblica. La chiesa, cioè, non
può fabbricarsi il cristianesimo che vuole, non è padrona ma testimone del messaggio biblico. Va d’altra
parte ricordato che la Bibbia non è una camicia di forza che paralizzi la libertà e
l’inventiva dello Spirito. Al
contrario essa si è accreditata, nei secoli, come la fonte inesauribile di ogni rinnovamento e creatività suscitati dallo Spirito.
— La frase « Ci domandiamo se le chiese riformate
abbiano un rispetto sufficiente per l’autorità relativa della tradizione » potrebbe essere commentata criticamente cosi: le chiese riformate
hanno probabilmente troppo rispetto per l’autorità re
lativa (davvero?) della loro
tradizione! D’altra parte riconosciamo che le nostre
chiese sono troppo poco consapevoli del sussistere nei
secoli della comunità cristiana, nutrita dall’Evangelo e
animata dallo Spirito santo,
senza che il suo sussistere si
identifichi con la continuità
storica delle istituzioni.
4. .A proposito del punto 4
sul culto, affermiamo:
— Il culto nelle chiese riformate (per quanto lo conosciamo) è ancora, malgrado gli sforzi compiuti per
renderlo più comunitario,
più corale, meno ’ordinato’,
un punctum dolens della nostra vita di chiesa. Riteniamo che esso vada ripensato
a fondo. Non si tratta solo
di celebrare più frequentemente la Cena del Signore,
anche se questo è auspicabile. Pensiamo anzi che la
Cena potrebbe essere celebrata anche in altri momenti di aggregazione comunitaria, diversi dal culto domenicale.
A proposito dei riflessi del
BEM sulla comprensione e
celebrazione del culto e della Cena, il documento sino
L’ATTO SINODALE
il Sinodo, udita la comunicazione del gruppo di lavoro sul documento dal titolo « Chiamati ad essere testimoni dell'Evangelo oggi »
inviato dall'Alleanza Riformata Mondiale, approva la risposta elaborata
dalla Commissione consultiva per
le relazioni ecumeniche con le modifiche e le aggiunte apportate dal
gruppo di lavoro.
Decide di inviare all’ARM il suddetto documento con la precisazione che si tratta di una risposta
che II Sinodo vuole inviare per rispettare i tempi, ma che alcune
parti avranno bisogno di un maggiore approfondimento da parte
delie chiese valdesi e metodiste.
dale sul BEM (agosto ’85)
contiene alcune osservazioni, alle quali rinviamo.
A proposito delle immagini (paragrafo ’c’ del punto 4),
pensiamo si debba distinguere nettamente tra immagini sacre e linguaggio delle
immagini: mentre quest’ultimo è utilizzabile (anche nel
culto) come mezzo di comunicazione, respingiamo l’immagine come res sacra oggetto di attenzioni religiose
o pratiche devozionali.
Presenza di Cristo
nel mondo
1. Il paragrafo sulla « universalità della chiesa » contiene l’indicazione dei presupposti essenziali dell’unità
(p. 51). Al riguardo osserviamo:
— Siamo d’accordo sul
presupposto indicato al n. 1.
— Al n. b/2 riteniamo che
il riconoscimento reciproco
del ministero non vada messo sullo stesso piano del riconoscimento reciproco del
battesimo e della Cena, dato
che il ministero non è sullo
stesso piano ’sacramentale’
di battesimo e Cena.
— Circa il n. b/4, non riteniamo che l’unità della disciplina sia necessaria alla
unità della chiesa. E’ però
indispensabile che le decisioni di ogni chiesa nascano
dall’esercizio reale della responsabilità decisionale di
tutti i membri di chiesa.
— Il punto 1/c ci trova del
tutto consenzienti. Universalità significa anzitutto « superare i modelli di dominio » esistenti nel mondo
(ma anche nelle chiese). A
questo proposito il Sinodo
della nostra chiesa, in un
suo documento sull’ecumenismo del 1982, afferma:
« Non basta che la chiesa sia
unita per essere una presenza cristiana significativa. Bisogna vedere come essa è
unita, su quali basi, e quali
divisioni essa supera e vince.
Solo un’unità della chiesa
come quella descritta in Calati 3: 28 (e passi analoghi)
in cui vengono abbattute le
barriere fondamentali che
separano gli esseri umani
tra loro (barriere di razza,
sesso, classe, cultura, ecc.)
può essere significativa per
il mondo e invitarlo alla fede ». In secondo luogo, universalità significa adottare
una comprensione aperta del
« popolo del patto di Dio »
che « sarebbe una realtà
molto più vasta di tutte le
tradizioni ecclesiastiche esistenti ». La cosa importante
è concepire e definire il popolo di Dio non a partire dai
suoi confini ma a partire dal
suo centro: l’evangelo del
Regno, e ricordare che l’azione dello Spirito è libera:
soffia dove vuole lui, non dove vogliamo noi.
— Il punto 1/d riguarda i
rapporti tra la chiesa e il popolo di Israele. In proposito
il Sinodo del 1982, nel documento sull’ecumenismo ora citato, afferma tra l’altro:
« Molto presto nella chiesa
s’è perso coscienza del fatto
che un aspetto essenziale dell’unità del popolo di Dio è
l’unità tra chiesa e sinagoga... Sarà necessaria una
svolta non niccola nella coscienza cristiana contemporanea per comprendere che
Israele come comunità di fede è parte integrante della
questione ecumenica. Le nostre chiese dovranno diventare sensibili al messaggio
— sin qui negletto — dei capitoli 9, 10 e 11 della Lette-
7
13 settembre 1985
obiettivo aperto 7
ra ai Romani, ricuperando
questa "dimensione perduta ' della loro vita e testimonianza: il rapporto con la
comunità ebraica ».
2. \ proposito del razzismo, tacciamo nostra l'affei inazione dei cristiani riformati neri dell'Africa del
Sud, riferita e condivisa dal
documento (p. 57) secondo
cui « l’apartheid (sviluppo
separalo) è un peccato e la
sua giustificazione morale e
teologica è una parodia dell’Evangelo; nella sua tenace
disobbedienza alla Parola di
Dio, Taparihcid è un’eresia
teologica » Ci associamo ai
fratelli sudafricani che a
questo riguardo hanno dichiarato lo status confessioni s.
Il problema del razzismo,
considerato fino a tempi recenti non acuto nel nostro
paese, comincia a diventarlo in rapporto al numero
crescente di lavoratori e profughi provenienti da altri
continenti e appartenenti a
culture e razze diverse
dalla nostra. Il Sinodo
valdese, come pure la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, hanno già
preso alcune iniziative per
coscientizzare evangelicamente le nostre chiese circa
« il forestiero eh'è dentro le
tue porte ».
3. La sezione su « La comunità di donne e uomini »
è da noi pienamente condivisa sia nella sua ispirazione di londo sia per le iniziative che suggerisce. In particolare condividiamo l'esigenza di superare strutture e
modi di governo gerarchici
e oppressivi, di equilibrare
co:i altre immagini — nella
concezione e presentazione
di Dio — quelle imperniate
sulle nozioni di signoria, dominio, regalità tradizionalmente collegate all’universo
simbolico maschile, e di scoprire e usare un linguaggio
che non sia sessista. La nostra chiesa ha accettato nel
1962 (atto sinodale n. 17) il
cosiddetto "pastorato femminile” e lo pratica dal 1969:
le donne pastore sono però
ancora una minoranza e la
qualità dei rapporti tra uomini e donne nelle nostre
chiese non è ancora tale da
documentare, su questo punto, davanti al mondo « il rin
Una veduta
dell’assemblea
sinodale 1985 dalla
galleria del pubblico.
novamento della comunità
umana nel corpo di Cristo »
(p. 59).
4. Le nostre chiese stanno
vivendo come molte altre i
grandi problemi menzionati
dal documento in ordine a
« La famiglia e il matrimonio » nella società contemporanea. Abbiamo notato
che il documento non parla
apertamente della omosessualità: non sappiamo se si
tratta di una omissione intenzionale. Una commissione
apposita della nostra chiesa
ha preparato per il Sinodo
(che non l’ha ancora discussa) una relazione sui maggiori problemi connessi con
la sessualità. Diverse comunità l’hanno studiata, altre
lo stanno facendo. Non siamo in grado, al momento attuale, di esprimere un consenso delle chiese su tutta
questa complessa questione.
Si ha anzi l’impressione che
i giorni del consenso siano
ancora lontani: stiamo appena iniziando a verificare la
natura e l’entità del dissenso. C’è anche chi si chiede
se sia possibile, in una materia così delicata e controversa, giungere anche nell’ambito di una stessa chiesa a punti di vista comuni.
E’ pensabile (o auspicabile),
in casa cristiana, un certo
pluralismo etico? Potrebbe
esso riguardare anche il campo della sessualità? Oppure
si ritiene che questo pluralismo eventuale intaccherebbe l’unità della fede e della
testimonianza?
Testimoniare in un mondo
minacciato e diviso
1. Siamo grati all’ARM
per le pagine del suo documento dedicate alla diversità delle culture e al significato della cultura, laica e religiosa, in una prospettiva di
fede. Le nostre chiese non
hanno ancora riflettuto a
fondo, né a livello di sinodo
né a livello di comunità, su
questo tema. Il documento
potrà aiutarle ad avviare
questo processo di maturazione, indilazionabile in un
mondo in cui ogni giorno, si
può dire, l’attualità ci mette
a contatto o a confronto con
culture diverse dalla nostra.
Abbiamo in particolare apprezzato affermazioni come
queste: « La cultura umana
ha le sue radici nella creazione e vocazione di Dio ».
« La diversità di culture è
una benedizione divina ». « Il
significato della cultura dev’ essere approfondito teologicamente, non soltanto antropologicamente ».
Come minoranza evangelica siamo vissuti e viviamo in
un’Italia che, malgrado l'avvento delle culture laiche, liberale e socialista, e malgrado il crescente fenomeno della secolarizzazione, resta fortemente segnata dalla « cultura cattolica » tuttora dominante. Occorre sviluppare
una coscienza critica capace
di distinguere tra culture
confessionali e cultura cristiana.
2. Le nostre chiese non si
sono ancora pronunciate, a
livello sinodale, sulla presa
di posizione della Federazione Riformata della Repubblica Federale tedesca secondo cui lo status confessionis
è oggi inseparabile dalla questione della pace « perché
l’atteggiamento assunto nei
riguardi dei mezzi di distruzione di massa è strettamente legato all’affermeizione o
al rifiuto dell’Evangelo stesso... » (p. 69). Crediamo di
poter affermare che tutte le
nostre chiese sono d’accordo
con l’intenzione spirituale,
morale e politica che ha suggerito ai riformati tedeschi
di dichiarare lo status confessionis in rapporto alla
questione della pace. Più difficile sarebbe (e sarà) trovare un consenso sui modi ritenuti più idonei ed efficaci
per preservare o promuovere la pace tra i popoli. L’impegno diretto, continuato e
corale per la pace è in fondo
un fatto nuovo nella storia
delle grandi chiese e confessioni. Bisogna dunque prevedere un lungo processo di
maturazione che è appena
agli inizi. D’altra parte le
chiese devono essere messe
di fronte all’urgenza della
questione, dovuta non solo
alla minaccia di autodistruzione incombente sull’umanità ma alla vicinanza del regno di Dio
3. Anche questi temi, di
cui è evidente a tutti l’importanza cruciale, non sono
ancora stati studiati né discussi a fondo dal nostro Sinodo, per cui non siamo in
grado di offrire risposte e
commenti che esprimano il
consenso raggiunto dalle
chiese al riguardo. Sentiamo
solo l’ampiezza e la gravità
dei problemi che FARM giustamente segnala all’attenzione delle chiese.
a) A proposito della ricchezza, esiste, indubbiamente — come dice il documento — una correlazione tra la
diffusione del cristianesimo
e lo sviluppo economico delrOccidente. Ma è molto difficile determinare con precisione la sua natura e il suo
peso. Inoltre, è sempre arduo distinguere, nella storia
cristiana, ciò che è frutto diretto dell’annuncio evangelico da ciò che invece è
iniziativa ecclesiastica, non
sempre dettata dall’Evangelo. Discorso analogo si può
fare per l’etica protesteinte
del lavoro, essa pure menzionata dal documento: che la
dottrina e la coscienza della
elezione divina abbiano funzionato, nel protestantesimo
storico, in senso opposto ad
una visione fatalistica e deterministica della storia e
della società, è un fatto. Questo però non significa che
l’etica protestante del lavoro
abbia « ispirato il sistema
che ha creato il ricco NordOvest » (p. 70). E’ comunque
necessario che questi grandi
problemi storici, teologici e
morali siano affrontati e dibattuti nelle chiese, senza
atteggiamenti autolesionisti
ma anche con il coraggio dell’autocritica.
Tuttavia, più che il dibattito teorico sulla storia, è urgente chiederci se la nostra
appartenenza al mondo sovrasviluppato non sia di per
sé partecipazione al processo
di sfruttamento e di degrado
del terzo mondo.
Un tema non accennato
nel documento che ci pare
importante è il seguente:
nella Bibbia sia la povertà
sia l’abbondanza possono essere parabole del Regno. C’è
un significato evangelico della povertà. Non a caso esiste
un filone pauperistico che,
con motivazioni e in contesti
diversi, percorre tutta la storia cristiana. I valdesi stessi
ebbero come primo nome
quello di « poveri di Lione ».
Qual è il senso di tutto ciò
in rapporto al tema del documento ARM « povertà in
mezzo alla ricchezza » (pag.
69)? E quale significato evangelico è possibile, anzi necessario, attribuire all’abbondanza?
Sarebbe inoltre stato opportuno, nel documento, accennare al nesso strettissimo
esistente tra economia e politica e al fatto che, secondo
ogni evidenza, il problema
della povertà e della ricchezza va affrontato anzitutto in
termini politici.
b) k differenza della precedente, in questa sezione il
nesso tra economia e politica
è ben presente, e ciò conferisce particolare forza a tutto
il discorso. Abbiamo però
constatato con sorpresa l’assenza di una menzione esplicita e di una riflessione specifica sullo Stato. Il documento parla solo di poteri e
governi. Ora, il discorso sui
poteri (sovente oppressivi) e
sui contropoteri (tendenti alla liberazione) è certamente
molto importante e volentieri lo facciamo nostro. Così
pure condividiamo il punto
di vista secondo cui i cristiani devono costituire, con altri o da soli, un fronte di resistenza e opposizione ai po
teri oppressivi e repressivi
che, contrariamente a quanto afferma l’apostolo Paolo,
« portano la spada invano »
in quanto se ne servono non
per spaventare e punire il
malvagio (Rom. 13: 3-4) ma
al contrario per proteggerlo
e garantirgli impunità. Un
cristiano non può che resistere con la preghiera, la parola e l’azione ai poteri oppressivi e ingiusti, come fece Nathan davanti a Davide
(2 Sam. 12).
Noi stessi, piccola minoranza riformata in Italia, abbiamo praticato come impegno di fede la resistenza al
potere religioso dominante,
sovente alleato al potere politico e militare. Ciò nondimeno ci sembra che il problema deU’uso e dell’abuso
del potere vada inquadrato
in un discorso più ampio sul
ruolo e la natura dello Stato.
Che cos’è lo Stato oggi? Chi
rappresenta? A quali forze
ubbidisce e quali fini persegue? E' davvero un « ordinamento divino » come pensavano i Riformatori? Che lo
sia o no, qual è il suo valore
specifico e la sua funzione
propria, in rapporto alla
quale c’è un uso non solo legittimo ma anche benefico
del potere? Cercare risposte
aggiornate e circostanziate a
queste antiche domande ci
sembra essere un compito
particolarmente urgente e
preliminare della comunità
cristiana (a cominciare da
quella riformata). E’ solo nel
quadro di tali risposte che
sarà possibile affrontare e risolvere in maniera costruttiva e incisiva le questioni poste nei punti 1, 2 e 3 a p. 7.2.
Un’osservazione en passant
sul punto 3: il documento
dell’ARM sembra voler avallare un giudizio sfavorevole
suiretica protestante del lavoro. Non siamo certi che
questa presentazione polemica sia davvero fondata e giustificata.
Il testo « contro la tortura » (pp. 72-73) non può non
essere condiviso. Semmai si
potrebbe auspicare una formulazione più drastica, ad
esempio questa: una chiesa
e un cristiano che non partecipano a qualche forma di
lotta contro la tortura rinnegano una parte della loro vocazione.
4. La sezione sui « diritti
umani » ci sembra ottima
sotto ogni profilo e la facciamo nostra in ogni sua parte.
Ci si può chiedere se la nozione di « diritto alla vita »
non possa essere sviluppata
nel senso di un « diritto della vita » che, come tale, riguarderebbe anche il mondo
animale e {’habitat naturale.
Inviamo queste osservazioni all’Alleanza Riformata e,
idealmente, a tutte le chiese
riformate sparse per il mondo, lieti e grati di appartenere alla loro famiglia e di aver
potuto, anche grazie a questo documento, rinnovare la
comunione con tutte e con
ciascuna, nella fede e nella
testimonianza al Signore,
« finché egli venga ».
8
8 ecumenismo
13 settembre 1985
SINODO DEI SACERDOTI CATTOLICI SPOSATI
A VENT’ANNI DALLA MORTE
Non tutti
seguono TORMA
Alla richiesta della soppressione deH’obbligo del celibato si accompagnano esigenze di riforma della chiesa o espressioni di laicità
Albert Schweitzer
Il « Sinodo Universale dei sacerdoti cattolici sposati e delle
loro spose», tenutosi ad Ariccia
dal 25 al 31 agosto, è stato preparato per chiedere l’opzionalità del celibato dei preti e la loro
riammissione ecclesiale.
I documenti preparatori avevano questa finalità, come dimostrario alcuni asserti con i
quali venivano introdotti i lavori: « il sacerdozio e il matrimonio non possono essere incompatibili »; il diritto degli apostoll di avere una moglie « appartiene all’invariabile diritto
divino, il quale non può essere
abrogato dal legislatore ecclesiastico »; « la riduzione di un
prete allo stato laicale è impossibile dal punto di vista dogmatico e, quando lo si fa solo
perché il sacerdote desidera ricevere il sacramento del matrimonio, diventa una misura ingiusta: colui che non ha ricevuto il carisma del celibato, non
può essere pimito per questo ».
L’associazione « Ordine e Matrimonio» (ORMA) che ha preparato i documeiiti e ha svolto
il lavoro tecnico previo al Sinodo, ha una posizione ben definita:
professare piena fedeltà alla
Chiesa cattolica, aderire esplicitamente ai suoi dogmi e a tutto
il suo insegnamento, chiedendo
in cambio la opzionalità del celibato dei preti e la conseguente
riammissione al ministero di
tutti coloro che sono stati ridotti allo stato laicale a motivo
del loro matrimonio.
Fra l’altro, gli esponenti di
ORMA asseriscono di avere il
consenso anche di alcuni vescovi alla loro battaglia.
Due esigenze
I lavori del Sinodo, tuttavia,
hanno apportato qualche correzione all’orientamento degli organizzatori. I 150 delegati di associazioni di preti sposati di diversi paesi (Italia, Francia, Svizzera, Germania Federale, Olanda,
Gran Bretagna, Spagna, Stati
Uniti, America Latina, ecc.)
hanno espresso soprattutto due
esigenze: la creazione di un
gruppo di coordinamento, o segreteria, con chiaro carattere
internazionale e pluralista, e la
esigenza di una riforma della
chiesa, come richiesta previa
alla dichiarazione della disponibilità dei preti sposati di dare un
loro contributo alla chiesa stessa.
Queste due esigenze hanno
raccolto il consenso della grande
maggioranza dei delegati, ed
hanno avuto anche momenti in
cui l’assemblea si è espressa
con estrema chiarezza. Uno di
tali momenti si è avuto mercoledì 28 agosto, quando, messa
ai voti la proposta di partecipare all’udienza generale che Giovanni Paolo II tiene ogni mercoledì a Piazza San Pietro, i 3/4
dell’assemblea ha rifiutato di
aderire alla proposta. Uno dei
presenti ha affermato: « Io vado
a trovare chi desidera incontrarmi, non chi non mi vuol vedere ».
Molti preti sposati hanno trovato un ambiente ecclesiale congeniale e accogliente nelle Comunità di Base. Questo è un
fatto ormai generalizzato, sia in
Italia che in altri paesi. Fra gli
altri, anche il vescovo sposato
Jerónimo Podestà, vescovo di
Avellaneda (Argentina) dal 1962
al ’67, oggi è promotore di gruppi ecclesiali che egli chiama
« della diaspora ». Un prete inglese ha dichiarato: « Nessuno dei
preti sposati inglesi risogna la
propria sacrestia. Siamo disposti ad impegnarci in una piccola
comunità a misura d’uomo, in
un quartiere o airinterno di un
gruppo di credenti impegnati,
non a ritornare al ruolo per il
quale siamo stati formati nella
vita di seminario ».
E gli altri?
Tuttavia, anche questa posizione, sebbene maggioritaria nel
Sinodo di Ariccia, non rappresenta la maggioranza dei preti
sposati, che a livello mondiale
raggiungono la cifra di 70.000.
Sembra che i gruppi che erano rappresentati nel Sinodo di
Ariccia non superino la proporzione di un terzo dei preti sposati. E gli altri?
Qui si apre un problema che
per il momento si è voluto evitare, ma che si impone nella
realtà dei fatti: la crisi di fede,
la crisi profonda, anche a livello umano, che hanno attraversato molti preti sposati, e molti
altri preti che hanno lasciato il
ministero non solo per potersi
sposare, ma perché non si riconoscevano personalmente né
nel ruolo di preti né nella Chiesa cattolica in quanto tale.
Molte volte, costoro esprimono
una fede implicita, ma profonda, che teme di essere contraffatta dalle sue espressioni esteriori, soprattutto da quelle promosse dalla chiesa nella quale
essi non credono più.
Altre volte, i preti sposati,
magari per reazione sia verso
la chiesa nella quale hanno militato sia nell’intento di recuperare una più chiara identità personale, che vedevano compromessa dal ruolo clericale che
avevano rivestito, si pongono su
posizioni di radicale laicità. Anche questa laicità, molte volte,
non esclude una fede implicita,
ma rifiuta ogni espressione di
consenso ecclesiale.
Questi problemi sono stati
presenti nelle conversazioni private più che nei lavori assembleari del Sinodo di Ariccia. Un
prete italiano esprimeva il suo
compiacimento per i lavori, perché la posizione dei preti sposati, da discussione condotta in
piccoli gruppi, era divenuta un
fatto ecclesiale. Ma per essere
tale, non dovrebbe tacere l’intera dimensione della crisi di
coloro che, dopo aver svolto un
lavoro pastorale, oggi ne sono
fuori.
Cesare Milaneschi
Un confronto ecumenico
« Vivere l’ecumenismo. Ascolto, servizio, cambiamento ».
Su questo tema si è svolto il
3° Convegno dei giovani del S.
A.E. (segretariato attività ecumeniche), dal 5 alT8 settembre.
I precedenti convegni nazionali dei giovani del SAE si erano tenuti in centri di incontro,
presso Verona il primo, il secondo a Rocca di Papa, nel dicembre 1984. Quest’anno per la
prima volta si è « scesi » in una
realtà locale, ospiti del gruppo
SAE di Piacenza, che ha curato
l’organizzazione pratica del Convegno. Essere nella città e non
in un luogo più « protetto » ha
forse permesso un convegno più
aperto; ai lavori, che si sono
svolti presso il Centro Parrocchiale di S. Sepolcro, hanno potuto prendere parte anche persone della zona (tra essi, alcuni fratelli della comunità
metodista di Piacenza, e il pastore di Cremona e Piacenza,
Antonio Adamo); a conclusione
del convegno vi è stata, nella
Chiesa del S. Sepolcro, una ve
glia di preghiera pubblica.
In apertura, una tavola rotonda sul tema « Vivere l’ecumenismo nella società di oggi » ha
visto avvicendarsi come relatori Sergio Ribet, pastore valdese
a Rorà, Corrado Trabucchi, responsabile per l’ecumenismo in
Piemonte, padre francescano, e
Giorgio Vasilescu, arciprete della comunità ortodossa rumena
in Torino.
Le diverse sensibilità confessionali sono emerse, in un clima
fraterno che ha permesso dì
cogliere sia i momenti di convergenza che le difficoltà ancora
presenti in campo ecumenico,
ruotando sui temi dell’ascolto e
della obbedienza, del servizio e
della diaconia, del cambiamento
e della conversione. Soprattutto
nei quattro gruppi di lavoro il
confronto è stato serrato: sui
temi « pace e stile di vita »; « liturgia e Parola »; « la sequela »;
« le sfide sociali ».
Anche se non numerosissimi, i
giovani rappresentavano quasi
tutte le località dove il SAE ha
Albert Schweitzer era nato a
Kayserberg in Alsazia, allora
provincia dell’impero tedesco,
ed era figlio del pastore luterano del luogo.
Quando nel 1913 partì per la
prima volta per l’Africa, si recò
a Lambaréné per esercitare la
medicina a titolo personale. Aveva avuto l’autorizzazione della Società delle Missioni di Parigi ad installarsi in una delle
sue stazioni missionarie sulle rive del fiume Ogowe, dove già
lavorava un altro missionario
alsaziano, Léon Morel con la
moglie.
Mentre era incaricato di teologia presso l’università di Strasburgo, già teologo e musicista
di fama. Albert Schweitzer,aveva preso la decisione di studiare medicina tropicale. Alleviare
i mali degli africani era per lui
una sorta di compensazione dovuta claH’Europa all’Africa, a
motivo di tutte le disgrazie e le
ingiustizie che la colonizzazione
bianca aveva portato sul continente nero.
Sono stati vent’anni, il 4 settembre scorso, che i giornali del
mondo intero hanno annunziato a grossi titoli in prima pagina, la morte quasi improvvisa
del « Grande Dottore di Lambaréné », a 90 anni. Fino agli ultimi .giorni, era ancora stato sui
cantieri ner dirigere le nuove
costruzioni, e, la notte, aveva
riempito con la sua scrittura diritta, pulita e regolare, pagine
e pagine di manoscritti: ne sono state riportate diverse casse
piene dopo la sua morte, e la
classificazione non è ancora terminata. A 80 anni aveva affidato
la cura dei malati a dei dottori
giovani e veniva solo più consultato per casi speciali, dopo
essere stato spesso solo ad alleviare le sofferenze salvando la
vita a più di 100.000 malati.
Dopo la sua morte, la direzione è stata assunta dal dottor
Munz, già sul luogo da tre anni, coadiuvato dal dottor Kopp
che doveva però soccombere per
la fatici dopo poco tempo.
Presto però, l’ospedale ha rischiato di scomparire e si è dovuta aspettare la venuta di Max
Caulet per farlo rivivere con la
progettazione di un moderno
edificio adatto alle attuali necessità, progetto che è stato
inauguiato nel 1981.
Dal febbraio scorso ha preso
servizio il nuovo direttore Philippe Michel. Egli si felicita dì
aver trovato un ambiente dina
mico e armonioso con un’intensa attività medica dove ognuno
lavora al massimo, spesso gior
no e notte.
L’ospedale Schweitzer è diventato un ospedale modello, grazie
al suo centro di ricerca sulle malattie tropicali e grazie all’abnegazione di tutto il personale :
una trentina di europei affiancati da 140 africani tutti esperti
nel loro lavoro.
Madeleine Horst
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Chiese e Imprese
III CONVEGNO GIOVANI DEL SAE
dei gruppi di lavoro organizzati: da Trieste a Torino, da
Napoli a Brescia, da Firenze a
Venezia, e con una buona partecipazione delle diverse confessioni.
Anche se il tempo a disposizione non è stato moltissimo, si
è potuto studiare, pregare, riflettere insieme, e non è mancato il
momento distensivo, curato d'ai
fratelli piacentini, con visite alla città e ai dintorni.
Accanto al Convegno, anche
lo spazio per alcune comunicazioni: si è presentata la TILC,
ed è stato distribuito, fresco di
stampa, l’ultimo numero del
bollettino di collegamento e di
informazione dei giovani SAE,
« Notizie Ecumeniche », con interviste al pastore Renzo Bertalot, al presidente della Associazione teologica italiana. Luigi
Sartori, e a Traian Valdman,
parroco della comunità ortodossa rumena di Milano, sui Convegno di Loreto; interventi, e testimonianze.
Jesus di luglio dedica un ampio servizio di A. Abiondi ad un
incontro tenutosi in Svizzera lo
scorso aprile fra rappresentanti di tutte le chiese cristiane,
(in testa il CEC di Ginevra e
autorevoli rappresentanti cattolici) e delegati delle più importanti imprese industriali multinazionali, per la maggior parte
con origine in paesi di cultura
protestante. Il problema delle
responsabilità dei due gruppi, e
della opportunità di un più
stretto rapporto tra di loro, è
stato affrontato in tre giorni di
discussioni, conclusi con l’intervento Anale del dr. Ccidan, sottosegretario generale del CEC.
__ I temi affrontati:
— quale può essere il corretto rapporto tra « profitti » necessari alla vita e sviluppo delle
imprese e loro responsabilità
verso il mondo del lavoro, specialmente nei confronti di chi
di quel mondo fa parte, ma lavoro non ne trova;
— quali sono i limiti della responsabilità dei paesi del Terzo
Mondo nei confronti delle enormi somme di cui si trovano debitori (e, aggiungiamo noi, somme quasi per intero finanziate
ai vari regimi dittatoriali, passati e talora presenti, che hanno
portato alla rovina quei paesi);
— come agire nei confronti
di imprese che sfruttano in modo indegno i paesi in via di sviluppo (è stato citato il caso del
Burundi dove multinazionali farmaceutiche scaricano, attraverso pressioni di vario genere, medicinali non più accettati tra
noi);
— con quali criteri le chiese
possono investire i loro capitali
(se ne hanno) per assicurarsene i frutti necessari alla loro
stessa sopravvivenza, senza favorire mercanti d’armi o peggio;
— e infine un tentativo di con
fronto obiettivo tra il modo
«capitalista» e quello del «so
cialismo reale » di affrontare
questo insieme di problemi.
Ovviamente rincontro si è
concluso con uno scambio di
opinioni e con dichiarazioni di
buona volontà, di cui è dubbia
l’incidenza sul reale, ma pare
valga la pena di segnalare questo tentativo di affrontare in
un’ottica « cristiana » problemi
che sono alla base della vita
del mondo di oggi.
Con 600 voti contro 30, informa Famiglia Cristiana, la conferenza metodista wesleyana inglese ha approvato una mozione
che invita tutti i metodisti a
considerare seriamente la opportunità di dimettersi dalla
Massoneria, ove ne fossero aderenti. La motivazione fondamentale in appoggio a tale invito
sembra il fatto che la concezione « religiosa » che fa parte del
Credo massonico (il Grande Architetto dell’Universo) è di natura siricretista e assolutamente
al di fuori del Credo cristiano.
Il fatto ha una sua importanza
attuale perché in Inghilterra la
Massoneria è strettamente legata all’establishment anglicano,
avend') ad esempio il Duca di
Kent (cugino della regina, che
è capo formale della chiesa anglicana) a capo della loggia più
importante e un largo numero
rii aderenti a tutti i livelli. Scoila nd Yard com.presa.
Riferendo sul cristianesimo in
Cina. Jesus cita la provincia dello Hensn come quella dove i
protestanti hanno avuto una più
notevole ripresa, che ha comportato, fra l’altro, la riapertura della cattedrale anglicana, destinata ai culti di tutte le denominazioni presenti. Nel complesso in Cina sarebbero aperte e
frequentate 1300 chiese protestanti.
Niso De Michelis
9
13 settembre 1985
cronaca delle Valli 9
GIORNATE STORICHE DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Tutti
a scuola
Giovedì 12 settembre iniziano
le scuole. Il ministero della pubblica istruzione prevede 215 giorni di insegnamento e le scuole terrnineranno il 13 giugno 1986.
Quest’anno i programmi della
Si noia elementare, media e supcriore saranno ancora quelli
dedi anni scorsi. I progetti di riforum continuano ad essere allo studio dei vari organi del goVL .iio e del parlamento. La scuola continua così ad essere vecchia nei suoi obiettivi e nei suoi
problemi.
Problemi che qui nelle valli
vaidesi sono aggravati dal fatto
che la scuola — specie quella
deh obbligo — è sottoposta da
un,! parte alla crisi finanziaria
degli enti locali e dall’altra al
di ! remento della popolazione di
m^mtagna.
Quest'anno avremo meno classi. un aumento del pendolarismo
anche degli studenti, e un aumento dei costi sostenuti dalle
famiglie per il tempo pieno, per
i trasporti, per l’acquisto dei libri. Rispetto alla grande città i
no.'ili ragazzi avranno meno stimoli, meno possibilità di confronto con la cultura contemporanea, meno occasioni di incontro. Per i ragazzi delle metropoli ci sono settimane bianche,
attività di integrazione tra scuola e lavoro, possibilità di sperimentazione di nuovi programmi.
La distanza tra la montagna
c la città aumenta.
£■ inoltre difficile — nella
ricuoia pubblica — avere tutti gli
insegnanti il primo giorno di
scuola, si è quasi certi che gli
insegnanti, una volta nominati,
non rimarranno a lungo nella
loro sede in montagna ed appena sarà possibile chiederanno il
trasferimento in una sede di
città “meno disagiata". E’ difficile in queste condizioni far funzionare gli organi collegiali della scuola.
1 genitori sentono di non contare. sentono che il loro parere
non è preso in conto da nessuno
e che vince sempre la burocrazia del ministero che con una
semplice lettera o con una circolare nega tutto quanto di buono si era ipotizzato per qualificale meglio la scuola.
La rassegnazione di genitori e
studenti di fronte al primo giorno di scuola è davvero grande.
Gli studenti delle superiori sanno per certo che quello che dovranno studiare non sarà da loro immediatamente utilizzato
nel lavoro e che dovranno frequentare altri corsi di formazione per ricercare il lavoro, per
far concorsi pubblici. I genitori si interrogano se a questi costi, materiali ed umani, è ancora utile che i ragazzi frequentino le superiori e se non sia meglio avviarli ad un mestiere dopo le medie. Un mestiere magari superato, ma che nell’immediato occupa il ragazzo. Così aumenta il numero di coloro che
al termine della scuola media
non prosegue gli studi, fenomeno che si verifica anche da noi.
Ed è con questa rassegnazione che si entra nel “mondo dei
vinti". Per fortuna non è tutto
così. Ci sono insegnanti che al
doppio lavoro, insegnante e professionista in città, preferiscono
il doppio lavoro di insegnante
in montagna, ci sono genitori
che fanno sacrifici notevoli per
la scuola dei figli, ci sono comuni che rifiutano l’imperativo del
taglio della spesa. Sono pochi,
ma tengono viva la speranza.
Giorgio Gardiol
Chiesa valdese e Stato fascista
Un dibattito appassionante su di un capitolo importante della nostra storia — Documentazione
scritta e testimonianza orale: la scelta di Viallet — Un libro da leggere e da discutere
Chi ha partecipato al pomeriggio dedicato alla presentazione
del libro di J. P. Viallet La Chiesa valdese di fronte allo Stato
fascista domenica 1” settembre
a Torre Pellice è stato certamente stimolato a leggere il considerevole volume dello storico francese che ha dedicato anni di studio alla storia recente dei Vaidesi prima con un’imponente
tesi e poi con una riduzione appena pubblicata dalla Claudiana. Diversi interventi hanno infatti toccato aspetti particolari
delTcpera e del periodo storico
in questione mostrando sfaccettature diverse, tutte ugualmente
invoglianti l’uditore, soprattutto
della seconda o terza età, a penetrare nella ricerca delle linee
dì fondo di un’epoca lontana eppur recente, vissuta di persona
o indirettamente all’ombra della
generazione precedente.
Augusto Comba ha fatto alcune
precisazioni sul gruppo barthiano antifascista e soprattutto ha
parlato dei rapporti tra i valdesi e la massoneria, intensi fino a
metà dell’era fascista e poi interrotti nel ’34 per lasciar posto
ad altri orientamenti.
Bruna Peyrot ha illustrato la
tesi centrale del Viallet di un
netto distacco tra il gruppo dirigente valdese e il popolo della
chiesa inquadrando i ricordi della sua famiglia in una valutazione del conservatorismo liberalborghese della élite valdese.
Giorgio Peyrot ha tentato una
valutazione globale dell’opera
del Viallet unendo una serie di
minuziose precisazioni all’affermazione che l’Autore più che
una storia della Chiesa valdese
avrebbe tracciato una storia di
Valdesi, singoli, di fronte allo
Stato fascista.
Giorgio Rochat ha collocato la
vicenda valdese nel contesto
della politica poliziesca fascista
nei confronti di altri gruppi, religiosi e non, mostrando che
tutto sommato gli elementi di
discontinuità e di mutamento
rispetto alla precedente epoca
liberale sotto il fascismo sono
stati minori di quanto si pensi.
Giorgio Spini ha messo a confronto il piccolo mondo della
Chiesa valdese, e la sua precaria tenuta di fronte alla pressione fascista, con la completa resa
da parte di tanti altri gruppi e
ambienti nell’Italia di all'ora,
traendone per contrasto un quadro meno fosco del nostro passato.
Nel vivace dibattito che è seguito, con la partecipazione dell’Autore, il problema più interessante che è emerso è stato quello del rapporto tra la storia dei
documenti e la storia orale. Alcuni interventi hanno attribuito
una certa rigidità dell’opera del
Viallet al suo basarsi esclusivamente sul materiale documentario senza tener conto delle testimonianze orali di quanti hanno vissuto il periodo fascista. Al
che il prof. Viallet ha replicato
indicando con un esempio l’i
nafHdabilità della testimonianza
orale che, pur nella più completa buona fede, può risultare
contraddetta dalla documentazione scritta. Un contributo particolarmente vivo è stato dato
a questo proposito dal past.
Giorgio Tourn che ha mostrate
l’autenticità che può avere la
testimonianza orale popolare
quando riesce ad essere raccolta e canalizzata in un contesto
di piena appartenenza del ricercatore al tessuto sociale da cui
la testimonianza emerge.
Distacco critico di una visuale
esterna o coinvolta partecipazione dì una visuale interna? Viallet e i Valdesi — e Metodisti —
di oggi si sono confrontati in
una discussione appassionante.
E’ in fondo la discussione che
ogni lettore evangelico intavolerà con l’Autore attraverso le pagine del suo libro, riconoscente
comunque per la sua notevolissima fatica che ci consentirà di
conoscerci meglio.
Franco Giampìccoli
CONVEGNO DI STUDI SULLA RIFORMA E I MOVIMENTI RELIGIOSI
Nuovi studi sui Vaidesi
Al centro dell’attenzione il tenna della revoca dell’Editto di Nantes
Dopo il preludio contemporaneistico della discussione sul libro di Viallet svoltasi domenica
pomeriggio, la inaugurazione ufficiale, lunedì due settembre, dell’annuo convegno promosso dalla Società di Studi Valdesi —
con il saluto gradito ed opportuno, espresso di persona dal sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon — poteva già contare su un pubblico invogliato all’attenzione. E di attenzione vi
era certo bisogno con un programma che proponeva in due
giorni una ventina e più di relazioni. Ma queste, occorre dirlo,
erano per la maggio].' parte accentrate a gruppi intorno ad alcuni temi. Inoltre, come non
sempre accade, fra un tema e
l’altro, malgrado l’apparente eterogeneità, sono circolati alcuni
motivi comuni, introdotti sia da
relatori che hanno fatto riferimento a più ampi contesti, sia
dagli storici che come Spini,
Gönnet e altri sono intervenuti
in modo unificante su argomenti diversi. Sicché il dovere di
attenzione degli ascoltatori si è
trovato ad essere più lieve, e a
tutti è parsa ottima la riuscita
del convegno.
Era ovvio che il tema principale fosse, in occasione del tricentenario, la Revoca dell’Editto
di Nantes. Questo filone è andato avanti in momenti diversi fino alla sua discussione conclusi
va di martedì mattina, illuminando l’argomento in modo assai soddisfacente. Prima della
discussione, e prima che J. Poujol, della Soc. d’histoire du Protestantisme français, desse notizia dei convegni e delle rievocazioni francesi di quest’anno, la
trattazione storiografica ha avuto tre orizzonti: quello europeo,
con i contributi di O. Patio su
Ginevra, di F. Knetsch sui Paesi
Bassi, di Th. Kiefner sulla Germania; quello « al di qua dei
monti », con le considerazioni di
G. Gönnet circa le conseguenze
sui valdesi piemontesi, e la sintesi storiografica di C. Pazé centrata sulla Val Chisone; quello
dei rapporti relativamente alla
revoca fra il re di Francia e la
Santa Sede, con l’interessantissima esposizione di R. Osculati.
Secondo tema (lunedì pomeriggio), un aggiornamento e xm
approfondimento sulla pubblicazione in corso, diretta da E.
Balmas, degli Scritti dei Valdesi
medievali. Ne hanno dato analisi
teologiche i professori P. Ricca
e B. Corsani, analisi letterarie
Luciana Borghi Cedrini e Anna
Maria Raugei, impegnate in questa grossa impresa filologica. Le
cui prospettive future, in vista
d’una esaustiva interpretazione
finora non raggiunta, sono state
delineate nella discussione conclusiva.
Prima di abbordare un altro
tema unitario, il convegno ha
ascoltato, secondo la sua consuetudine, comunicazioni su argomenti diversi. U. Rozzo ha percorso l’età moderna seguendo
l’iconologia del « rogo dei libri »;
nell’800 si sono collocate Patrizia Bigi parlando della comunità
di Bassignana e Anna Maria Dragoni parlando di Enrico Mayer;
ci hanno riportato nel ’500 le
illuminanti ricerche di S. Caponetto sulla fortuna italiana di
Melantone e della dott. Galvani
sui carteggi di Celio Secondo Curione, e così le fondamentali e
recentissime acquisizioni di M.
Firpo sull’ambiente di Juan de
Valdés; nel ’600, alla vigilia della
« Revoca », la riesumazione da
parte di E. Campi di un vasto
e importante documento della
teologia dei ginevrini di origine
lucchese.
II convegno si è infine concluso in crescendo, allorché G. Gönnet e G. Merlo hanno discusso
il volume di Gabriel Audisio,
Les Vaudois du Luberon. Une
minorité en Provence (1460-1560),
e l’autore ha illustrato questa
sua grandiosa ricerca, che ha sostanzialmente innovato le nostre
conoscenze del fenomeno valdese nel trapasso fra medioevo ed
età moderna.
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10
10 cronaca delle Valli
13 settembre 1985
VAL PELLICE
MINORANZE LINGUISTICHE
INDESIT
Ambulatori
infermieristici
Una certa confusione
A partire dal 1° settembre 1985 la
risposta del Servizio infermieristico
sarà estesa a tutti i Comuni della Comunità Montana Val Pellice - USSL
N. 43. Il servizio è totalmente gratuito. I cittadini potranno accedere direttamente agli ambulatori infermieristici muniti della apposita richiesta del
proprio Medico di Medicina generale
o prenotare telefonicamente l'intervento al proprio domicilio qualora non
sia possibile recarsi alla sede ambulatoriale.
Per ambito distrettuaie i riferimenti sono:
DISTRETTO N. 1 (Comuni di Torre Pellice - Angrogna - Villar Pellice Bobbio Pellice)
Ambulatorio Infermieristico - Torre Pellice (C.so Gramsci 36) dal lunedì al
venerdì dalle ore 11 alle ore 12.
Prenotazione teiefonica (0121) 932222/
91514 - dal lunedì al venerdì dalle
ore 10 alle ore 12.
DISTRETTO N. 2 (Comuni di Luserna
San Giovanni - Lusernetta - Rorà)
Ambulatorio Infermieristico - Luserna
San Giovanni (Via Volta 11) dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore
12;
— San Giovanni - Asilo Valdese (via
Malan 2) dal lunedì al venerdì dalle
ore 10 alle ore 10.30;
— Lusernetta (Piazza S. Antonio Comune) dal lunedì al venerdì dalle
ore 8.30 alle ore 9.
Prenotazione telefonica (0121) 900960/
90789 dal lunedì al venerdì dalle ore
11 alle ore 12.
DISTRETTO N. 3 (Comuni dì Bricherasio - Bibiana)
Ambulatorio Infermieristico - Brlcherasio (via San Michele 19) dal lune
dì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 9.
Prenotazione telefonica (0121) 59770
dal lunedì al venerdì dalle ore 9
alle ore 11;
Ambulatorio Infermieristico - Bibiana
(via Bagnolo 47) dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 11.30.
Prenotazione telefonica (0121) 559175
dal lunedì al venerdì dalle ore 11
alle ore 12.
Eventuali e successivi modificazioni
e adeguamenti ai bisogni reali della
popolazione saranno affrontati in appositi incontri tra le infermiere, gli altri
operatori ed i cittadini per ambito distrettuale, anche sulla base dei dati
epidemiologici che affluiranno.
A scuola s’impara che esistono diverse lingue romanze: lo
spagnolo, il francese, l’occitano
(di cui il provenzale è ima variante), l’italiano ecc. Perciò è
strabiliante leggere quel che segue;
« Comunità di parlata provenzale o occitanica: vivono in Piemonte (province di Cuneo e Torino), in Liguria (Imperia) e in
Calabria (Guardia Piemontese in
provincia di Cosenza) e parlano
un francese influenzato dai legami con il Delflnato... ».
E’ a p. 12 della relazione del
3 luglio 1985 (relatore Fortuna)
che precede il testo unificato della I Commissione delle numerose
proposte di legge per la tutela
delle minoranze linguistiche in
esecuzione dell’Art. 6 della Co
stituzione. E’ un testo che dovrebbe essere discusso prossimamente in Aula alla Camera
dei Deputati.
Si confondono i patois della
lingua occitana con la lingua
francese. Questo forse contribuisce a spiegare perché pertinacemente si sia rifiutato di includere il francese nella lista delle lingue e culture tutelate che si trova nell’Art. 1 del testo unificato.
Tanto, occitano e francese sarebbero la stessa cosa!
Ironia della storia: l’Articolo
sei della Costituzione fu proposto proprio partendo dalla necessità di difendere il francese
delle Valli Valdesi, come risulta
dai verbali della Costituente del
luglio 1947.
Gustavo Malan
TORRE PELLICE
150 anni della Società di cucito
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 12 settembre alle ore 17 al Centro dì incontro (via Repubblica 1) avrà luogo una
riunione; all'ordine dei giorno: Termine dell'Azione Urgente In favore di un
prigioniero della Namibia. Relazione
sulla Mostra di Pinerolo. Corso di aggiornamento all'educazione ai diritti
umani per insegnanti.
(3T
La Società di Cucito della Chiesa Valdese di Terre Pellice il 1°
ottobre festeggerà i suoi 150 anni.
Essa discende (togliamo queste
notizie dall’« Hlstoire de l’Eglise
de La Tour» dalle origini Ano
al 1848, a cura del prof. Jean dalla e Augusto Jahier, pastore) dalla « Société des dames » o meglio
ancora dalla « Société de couture
pour les pauvres », la più antica
società di beneficenza delle Valli e la prima che abbia lavorato
per il bene della Chiesa. Fondata
il 1° ottobre 1835, da 37 signore
quando i coniugi Peyran da un
mese soltanto abitavano il vecchio presbiterio dei Coppieri. Ha
continuato da allora ad esercitare un ministerio benedetto nella Chiesa. Il suo scopo all’origine era di aiutare i poveri delle
diverse parrocchie della Chiesa
Valdese e, in particolar modo,
quelle della Val Pellice. Questo
scopo durò per molti anni, ma le
necessità essendo diventate così
impellenti a Torre Pellice, dovette limitarsi a questa comunità. La Società aiuta i bisognosi
con oggetti di vestiario e in qualche caso con aiuti in denaro. Si
riunisce dal 1” ottobre al 31 marzo, per qualche tempo tiene le
sue sedute ogni giovedì sera a
turno in casa delle socie, in seguito, per qualche anno, si riunisce invece il giovedì pomeriggio dalle 14 alle 17 nella sala del
Concistoro al Centro.
Durante l’estate le socie dovevano confezionare un certo numero di capi da distribuire se
condo il bisogno. Sono circa 35
socie, pagano una quota annuale di 6 franchi più « la croustille» (circa 5 centesimi!) ad ogni
seduta che viene depositata in un
salvadanaio. Queste contribuzioni ordinarie, aggiunte ad un piccolo fondo costituito da doni e
legati dì membri della Società,
permettono di fare molto a favore del prossimo.
Qui finisce la pagina dedicata
alla prima Società di Cucito: si
sono succedute quali presidenti
la signora Beckwith dal .1879 al
1894, la figlia Carlotta fino al
1899 e poi la signora Pons, Carolina Meille e Elise Monastier
e via di seguito.
E’ un’opera che ha dato dei
frutti e noi cerchiamo di continuare in modo degno quanto
queste donne hanno fatto prima
di noi.
Le quote sono un pochino... aumentate, siamo una quarantina
di socie. Ci ritroviamo il venerdì, abbiamo ancora il salvadanaio, facciamo a turno le meditazioni, lavoriamo per la nostra
chiesa. La nostra caratteristica
vuol essere il servizio e la disponibilità in ogni momento.
Ci prepariamo con gioia a celebrare il centocinquantesimo
anniversario e vorremmo che
tutte le Unioni Femminili che
possono farlo inviassero due delegate per essere con noi in quel
giorno di festa, che sarà domenica 6 ottobre 1985 ed avrà inizio
con il Culto delle ore 10 nel
Tempio con Santa Cena; seguirà
un pranzo comunitario alla Foresteria; nel pomeriggio nell’Aula Sinodale avrà luogo una rievocazione storica della Società
ed un Concerto di musiche antiche. Alle ore 17 sarà offerta una
tazza di thè alla Foresteria di
Torre Pellice.
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Avviso di vendita
Il Rifugio Re Carlo Alberto, per realizzare il pro,gramma
di totale ristrutturazione della Sede attualmente in corso, ha
deliberato di procedere alla vendita dei seguenti beni immobili;
1) Comune di TORRE PELLICE, partita n. 2350, Fg. XII —
terreni e fabbricati rurali — località Chabriols Superiori —
superficie mq. 15.692.
2) Comune di TORRE PELLICE, partita n. 2221, Fg. Vili —
terreni e fabbricati rurali — località Tagliaretto — superficie mq. 7.841.
3) Comune di LUSERNA SAN GIOVANNI, partita n. 915, Fg.
I — terreno — località Sonagliette — superficie mq. 9.756.
4) Comune di LUSERNA SAN GIOVANNI, partita n. 2754,
Fg. VI — terreni — località Boèr, Nazzarotti — superficie
mq. 3.259.
5) Comune di LUSERNA SAN GIOVANNI, partita n. 1820,
Fg. XI — terreni — località Bocciardino, torrente Pellice
— superficie mq. 5.388.
6) Comune di LUSERNA SAN GIOVANNI, partita n. 161, Fg.
II — terreno — località strada vicinale Lantarè — superficie mq. 2.521.
7) Comune di ANGROGNA, partita n. 1748, Fg. XXVI, XXVII
— terreni e fabbricati rurali — località Serre — superficie mq. 7.005.
8) Comune di ANGROGNA, partita n. 894, Fg. XXVI — terreno
— località Serre — superficie mq. 502.
9) Comune di BIBIANA, partita n. 2876, Fg. VII, XI — terreni e fabbricati rurali — località strada San Vincenzo — superficie mq. 42.459.
Gli interessati all’acquisto dovranno presentare entro il
12 ottobre 1985 domanda in carta libera indirizzata al « Rifugio Re Carlo Alberto, località Musset, 1 — 10062 LUSERNA
SAN GIOVANNI » indicando il numero del lotto prescelto e
l’importo dell’offerta.
L’elenco dettagliato dei terreni e fabbricati rurali oggetto di vendita è depositato presso la Sede dell’Ente e può essere consultato in orario d’ufficio.
Rifugio Re Carlo Alberto - tei. (0121) 909070.
Luserna S. G., 9 settembre 1985
IL PRESIDENTE
A. Taccia
Arriva il
commissario
PINEROLO — Il dott. Giacomo Zunino, uno dei più noti
commercialisti di Torino, liberale, è stato nominato dal ministro Altissimo commissario
straordinario dell’Indesit. Come
si ricorderà era stata la stessa
azienda a richiedere il ricorso
alla legge Prodi con la conseguente dichiarazione di « crisi »
del gruppo. Questa decisione che
congela i debiti dell’azienda nei
confronti dei fornitori ha messo in agitazione i proprietari e
i dirigenti di un centinaio di piccole aziende sub-fornitrici delrindesit che dichiarano di « rischiare il fallimento ». Anche gli
altri gruppi del settore elettrodomestico (Candy, Ariston) temono che rindesit, sgravata temporaneamente dei debiti, possa
essere in una condizione di vantaggio sul mercato, in una posizione di « concorrenza sleale ».
La situazione dell’Indesit, soprattutto il futuro delle maestranze, preoccupa invece il PCI
e DP che in una serie di interpellanze chiedono alla regione e
al governo di evitare che il commissariamento dell’azienda significhi tra qualche tempo chiusura definitiva.
G. G.
il futuro
può essere incerto
c’est la vie
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11
W:
13 settembre 1985
cronaca delle Valli il
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di giugno 1985
L. 25.000: Giulio Agli (oap. Asilo).
L. 30.000: Wlery Rivoira Sarù; F. B.,
fiori in memoria (Prarostino).
L. 37.250: Edwig Schuccheli (Svizzera) .
L. 50.000: Francesco Ferregutti; Laura e Fiore Pittavlno, in mem. di Bounous Enrico; Matilde e Jean Rostagnol,
in mem. di Albertina Meynier Rostagnol; Sigg. Warne; N. N.; Bertin Rosa
e UN, fiori in mem. di Edy; Mariuccia e
Gino, per il 28 giugno '85.
L. 80.000: Scuola domenicale dei
Peyrot, per acquisto carrello servitore.
L. 82.655: Gaw Hauptgruppe Württemberg (Stuttgart-Germania).
L. 100.000: Laura Monastier, in mem.
papà, mamma e Linette; Piero Gualco,
in mem. della moglie (T. P.); N. N.;
Eglantine Martinet, in mem. dei miei
cari (osp. Asilo); Stefano Rostagnol,
in mem. della moglie Elvira Meynier;
In ricordo di Kiki con affetto, aw. Alberto e Fulvia Buffa; N. N.; A. e B.
Sciolla, in mem. di F. C. Mühlmann
(Torino).
L. 183.500: Colletta Chiesa Valdese di
Zurigo.
L. 200.000: Giaiero Adriano.
L. 250.000: In ricordo di Renata Turin. Mirella, Daniele e Claudia.
L. 496.542: Deutsche Evangel ix
Frankfurt.
L. 500.000: In mem. di Maria Martinat Bertalot, il figlio Emanuele; Eleonora Rostan Russo Frattasi; Botta Giorgio e famiglia, in mem. delia mamma
Derma Botta Elda; In ricordo di Renata Turin, ì figli Marcella e Ferruccio.
Pervenuti nel mese di luglio 1985
L. 20.000: Livia e ZizI, in mem. di
Gustavo Albarin; Speranza Grill, in
mem, di Enrico Peyrot.
L. 27.500: Billour Violetta (Bordi
ghe-a).
L. 30.000: Giulia, ricordando Ricou
Peyrot.
L. 50.000: Clelia Gaydou, ricordando
Gustavo Albarin: Anna Malanot, in
mem. dei suoi cari genitori Lina e Gustavo Malanot; In mem. di Gustavo Albarin, la cognata Anny Vasario; Bertea
Francesca, per il suo compleanno (osp.
Asilo); Anna Maria, Marina e mamma. ricordando il cugino Richettu Bounous; Gay Giulia, in occasione del
suo compleanno (osp. Asilo).
L, 75.700: Edmond e Emma Beux, in
rr;em. dei nostri cari (New York).
L. 90.000: Per una cara memoria.
L, 100.000: Iolanda Rivoiro Pellegrin: in mem. dei miei cari genitori; in
mem. del sig. Friedrich Christian
Miihlmann, Franca e Diego Del Castro
(Roietto); Flora e René Pons, in mem.
di Gustavo Albarin: N. N.; In ricordo
dei papà e per il 2° anno della scomparsa delia mamma avvenuta il 27.7.83,
Liliana Albarin; In mem. di Linette
Monastier, per il 30 giugno; Avondet
Mery, in mem. del dr, Enrico Peyrot:
Ettore e Itala Beux, in mem. di Enrico
Peyrot (Torino); Gerda van Wonden
berg. in mem. di Lilian Pennington De
Jongh.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 15 SEnEMBRE 1985
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
domenica 15 SETTEMBRE 1985
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Penice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
L. 150.000: A ricordo di Eugenio Rostan, Liliana, Gianni e Andrea.
L. 200.000: In mem. di Clementina
Giusiano, il nipote Renato.
L. 500.000: in mem. del dr. Enrico
Peyrot, i figli Giovanni e Daniele e le
loro famiglie.
i. 800.000: In mem. della madre Lilian Pennington De Jongh, i figli.
L. 1.000.000: Marcella Jaila Bertolet,
in ricordo della mamma Jaila Renata.
i. 1.272.250: Dono Amici della Chiesa Valdese di Herne in Germania Federale.
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
2° trimestre 1985
L. 10.000: Lilly Robba.
L. 20.000: Liliana Albarin.
L. 25.000: Margherita Jaila.
L. 30.000: Laura Long Lodi; Marcella
e Alberto.
L. 40.000: Maria Martinat.
L. 50.000: Margherita Jaila; Giorgio e
Bruna Benigno.
L. 100.000: Unione Femminile di Luserna San Giovanni.
■L. 114.000: Ignazio Prinzivalli.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
e ristrutturazione
Pervenuti nei mesi di maggio-giugno
L. 1.000.000: Coisson Elda Franca,
Angrogna.
L. 200.000: Cougn Ilier e Clara, Torre Pellice.
L. 200.000: Un'anziana gentildonna
di Parma, per onorare la memoria del
Valdese Carlo Ribet, deceduto nel marzo 1919 per « spagnola » in un ospedale siciliano.
L. 170.000: Incasso del Concerto offerto dalla Banda di Inverso Pinasca a
Torre Pellice.
L. 150.000: Silvio e Ivana GardioI,
Buffa Nelly, Tullio Gaydou, Angrogna.
L. 100.000: Zecchin Nelly, Venezia;
Alice Pons, Torre Pellice; Matilde Tron,
Bricherasio, in memoria della cara Giulia Poèt Tron; Rostan Dario, Torre Pellioe; Unione Femminile Valdese Pinerolo, in memoria Luigia Vidossich ved.
Mathieu; Scuola Domenicale di Luserna San Giovanni; Jaila Margherita, Luserna San Giovanni: Sig. Rampa, Torre Pellice; Bruno Francesco, Torino;
Giovanna, Luserna San Giovanni.
L. 50.000: Allasia Caterina, Bibiana;
Berger Rosalba, Torre Pellice, in mem.
di Berger Filippo; Calzi Dante, luser
na San Giovanni; Carlo Federico, Torino.
Pro Ospedale Valdese
di Pomareitto
Pervenuti nei mesi di maggio-giugno
L. 150.000: Boscasso Domenico, Pinerolo.
L. 100.000; Perrot Isidora, Perosa Argentina: Heritier Rosa, Villaretto; In
memoria di Raimond Carolina, i familiari riconoscenti, S. Germano.
L. 96.000: Consiglio Comunale di San
Secondo di Pinerolo.
1. 50.000: Altero Pietro, Pomaretto;
Paganone Long Bianca, ricordando il
marito Long Edmondo, S. Germano; Lilia e Aldo Long, ricordando la cara
mamma e nonna, S. Germano; Iris e
Daniela Peyron, in memoria suocero e
nonno Peyron Alberto, S. Germano: In
memoria di Liliana Griot, il marito, S.
Germano.
L. 25.000: In ricordo di Willielm Emma ved. Beux, S. Germano.
■L. 20.000: Comba Erminia, Prarostino.
L. 10.000: Martinat Paolina, ricordando
genitori, sorella, fratello e marito Aldo Rivoira, Pinerolo.
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
FONDO DI RISTRUTTURAZIONE
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio
il nominativi con l’asterisco (*) si
sono impegnati per 1 milione.
L. 2.500.000; Comitato Bethanié, Ede/
Olanda.
L. 2.000.000: N. N., Ferrerò.
L. 1.100.000: Ida MIeoI v. Poèt, un
fiore in mem. del mio caro marito
Poèt Alberto, Perrero.
L. 1.000.000: Ernestina e Guido Costantin, S. Germano; Rostan Emilio,
Mauro e famiglia. Riclaretto; Unione
Femminile, Prali; Comune, Porte; Ida
CoTsson Mathieu; Annalisa Coisson,
Torre Pellice; Silvio Long e figli, Pramollo; Giglioli Enrico e Rita, Milano;
Giovanni Beri e famiglia, Maniglia;
Gianni Long, Pinerolo; Feroldi Piero e
Barai Elena, Pinerolo.
L. 900.000: M. e T. Bentivoglio *,
Sanremo.
i. 756.000: Gertrud Gianiel-Wild, S.
Gallo/OH.
L. 637.000: Colletta concerto corale
Vocalensemble 30.5.85, Pomaretto.
L. 500.000; Bounous Roberto e fam.,
Luserna S. G.; Bounous Carlo e fam.,
S. Germano; Lina Gibert Giampiccoli *,
S.G. Bellagio; Ghigo Alberto, Prali; G.
e I.E., Pinerolo: Laura e Lilia Jon Scotta *, Torino; Mary e Anita Long, riconoscenti al Signore ricordando i fratelli Edwy e Walter e i nipoti Chris e
René, S. Germano; Famiglia Bernard,
Pomaretto; Coucourde Maurino Simo
aiello
antonio
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ne, in mem. dei suoi cari, Perosa;
Piero Griglio, S. Secondo; Lega Femminile Valdese, Milano: Borno Irene
e Emanuele (2° vers.), Pinerolo.
L. 436.365: Gaw-Hauptgruppe Württemberg, Stuttgart.
L. 400.006; Morello Giovanni Eraldo
in mem. di mamma e zia Maria.Svezia/
Pomaretto; Morello Fernando, in mem
di mamma e zia Maria, Buenos Aires/
Pomaretto; Famiglia GardioI, Miradolo
L. 380.000; Fratello, nipoti, vicini
amici, in mem. di Viglietti Giuseppe
Porte.
L. 376.600: Fam. M E. Nigg-Hemmi
Landquart/CH.
L. 374.500: Chiesa Evangelica, Ma
strils/CH.
L. 355.000: Bazar Conferenza Distret
tuale, Rorà.
L. 300.000: E. B. *, S. Germano; Mo
glie, figlia e genero di Pascal Aldo
Pomaretto; Vola Marco e Forgia Gina,
Pinerolo.
L. 250.000; Roselo Bruno e Gabriella, Milano.
L. 234.600: Colletta concerto corale
Vocalensemble, Pinerolo.
L. 200.000: Le figlie Ivonne e (da, in
mem. del papà Viglietti Giuseppe, Porte; Longhi Wally, Angela e Ferdinando,
Milano; Rostagno Vittorio, Milano; Duo
Rodolfo e Bosio Paola, Pinerolo; Serafino Ettore e Renata (1" vers.); G.G.N.
N., Pinerolo.
L. 167.712: Evangelische Kirchen
Gemeinde, Arnsberg.
L. 170.000: Provento concerto Banda
di Inverso Pinasca a Torre Pellice.
L. 150.000: Vlglielmo Peyronel Letizia; Ferro Elvira, Riclaretto; GardioI
Walter, Delia e Elvira, in mem. dei nostri cari, S. Secondo.
L. 107.000: Esprit Club, Torino.
i. 100.000: Unione Femminile, Luserna S. G.; Guglielmet Attilio e Violetta; Ferrerò Aldo e Rosalba, in mem. di
Ferrerò Abramo; Peyronel Alma e Massei Bartolomeo; Clot Alberto; Ferrerò
Ida, Riclaretto; Provento vendita bottiglie e vetri, S. Germano; In memoria
di Pascal Aldo, la mamma Pascal Melania; Il fratello Oreste Pascal; Il fratello Enrico Pascal, Pomaretto; Bassignana Wanda; Meisenholder Bianca;
Stein Luigia; Vivarelli Rossi Ida, Milano; Mario e Adele Alfano, ricordando Peppino, Pinerolo; Balma Elisa;
Ferro Caterina, Riclaretto; La famiglia,
in mem. di Ernesto Tron, Sanremo.
L. 75.600: Felix e Doris BOhler, 01ten/CH.
L. 60.000: I compagni di lavoro di
Marilena, in mem. di Pascal Aldo, Pomaretto.
L. 50.000: Bouchard Ezio e Elda: In
mem. di Luigi Giordan, la moglie e i
figli, Villar Perosa; I cugini Louis e
Mariuccia Jourdan, In mem. di Luigi
Giordan, Luserna S. G.; Avondet Ivo
e Ida; Buemi Salvatore e Elio, in mem.
di Ippolito Giuseppa e Antonio, S.
Germano; Ciceri Ezio; Ciceri Gilda;
Galiano Sante e Amelia; Hahn Jessi,
Milano; Pons Emilia e Alba, in mem.
di Pons Remigio, S. Secondo; Fornerone Adolfo e moglie; Elsa RostanBertolé, una data 10.3.84, Pinerolo.
L. 40.000: Dina e Sergio Montalbano,
in mem. di zia Olga, Prarostino.
L. 25.000: Fornerone Damiano Ida,
Villar Perosa.
L. 20.000: I nipoti Gianni e Nicoletta, in mem. di Pascal Aldo, Pomaretto; Galiano Michele e Paola, Milano.
L. 10.000: La madrina in occasione
del battesimo di Micol Isabella, S.
Germano; Bonioli Bruna; Sanguinetti
Mara; Galiano Diego e Lina, Milano.
Totale al 31.7.85 L. 34.195.377
Totale precedente L. 481.705.737
Totale L. 515.901.114
Per impegni sottoscritti e
non ancora versati L. 42.770.000
L. 558.671.114
Totale generale
Tra i doni pervenuti nel mese di
marzo non è stato pubblicato il dono
di L. 100.000: famiglie Robert e Brosia
in mem. di Alessandrina Bouchard v.
Robert, Prarostino. Ci scusiamo della
svista.
Pro Istituti Ospitalieri Valdesi
Pervenuti nei mesi di maggio-giugno
L. 75.000: Rodolfo Schmied, organista della Comunità di Zurigo, in memoria della simpatica visita delle Signore dell'Unione Femminile di Luserna S. Giov.
L. 4.000: N. N„ dono,
Pro Rivugio « Cario Alberto >
Pervenuti nei mesi di maggio-giugno
L. 500.000: DORCAS Torino, a seguito Bazar del 3.5.85.
L. 125.000: In memoria di Codino
Giovanni, Torino, sorella, cognata e
nipoti.
RINGRAZIAMENTO
« Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi »
(Salmo 23: 2)
I familiari di
Amelia Pons
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro inaspettato lutto circondandoli
col loro affetto e simpatia.
Pomaretto, 2 settembre 1985
RINGRAZIAMENTO
« ...Non ci scoraggiamo nel far
il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo
tempo »
(Galati 6: 9)
Ha terminato la suà vita terrena
Silvia Tron
di anni 82
I familiari ringraziano tutti coloro
che lihanno circondata con le loro cure
e con la loro fraterna amicizia ed in
particolare : i pastori Paolo Ribet con
Ondina; Lucilia Peyrot; il personale
dell’Asilo di San Germano e deU’Ospedale di Pomaretto; le sorelle dell’Unione femminile di Perrero e le amiche
tutte. Un grazie anche a tutti coloro
che hanno manifestato la loro solidarietà e simpatia in occasione della sua
dipartenza.
Massello, 29 agosto 1985
RINGRAZIAMENTO
I familiari deUa compianta
Emma Ricca ved. Gairus
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
alla loro cara, ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al grande dolore che li ha colpiti. Un ringraziamento particolare desiderano esprimere
al Pastore Sig. Pons, ai Dottor Ghirardi, ai vicini di casa, aUa Direzione e
al Personale del Credito Italiano ed
agli « amici di Piero di via Saluzzo ».
Villar Pellice, 26 luglio 1985
RINGRAZIAMENTO
« Ils ne soni pas perdus, ils
nous ont devancés »
I familiari di
Aldo Sappè
profondamente commossi dalla dimostrazione di affetto e di simpatia ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicini in questo triste momento.
Un ringraziamento particolare ai medici e al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice ed al Pastore
Claudio Pasquet.
Bobbio P’élltc'e, "3T agosto 1985
RINGRAZIAMENTO
(c Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati, e
Io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
La moglie, i figli e parenti tutti del
compianto
Sergio Griglio
di anni 44
profondamente commossi per la dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringraziano il Comune di Prarostino, il sindaco Mauro
Mario, il vice sindaco Monnet Enrico, la cooperativa Prarostlnese, il dottor Rolfo, la Croce Verde di Porte, il
pastore Tourn e Signora, gli amici alpini, i coscritti e amici cacciatori,
ì colleghi di lavoro della moglie, amici, vicini di casa e parenti, e tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro immenso dolore.
Prarostino. 29 agosto 1985
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TORRE PELLICE vendesi camera,
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12
12 uomo e società
13 settembre 1985
SGTTOSCRrTTO DA PERSONALITÀ’ DELLA CULTURA E DELLE CHIESE
MANIFESTAZIONE IL 17 A ROMA
Un appello al Parlamento Contro l’apartheid
Per porre freno al mortale commercio delle armi mediante nuove leggi
Come abbiamo già avuto occasione eh sottolineare più volte,
I li olia si trova ai primi posti nella produzione e nel commercio
mondiale degli armamenti, venduti in gran parte nel Terzo Mondo.
Questo commercio è per di più regolamentato in modo tale che
solo di una parte di esso si conosce la destinazione. Varie forze
politiche, sociali e religiose (fra cui nostri fratelli in fede) si sono
incontrate recentemente per invitare pressantemente il Parlamento
a porre un freno a questo mortale commercio mediante nuove leggi. Dal mensile Pax Christi (movimento cattolico internazionale per
la pace) pubblichiamo una sintesi di questo incontro, nonché l’appello che ne è scaturito. r. p.
gno dei cattolici a fare piena luce sul commercio internazionale
delle armi ». E’ necessario far
sentire, ha ancora soggiunto,
« l’incoercnza e l’ipocrisia del
parlar bene, di offrire aiuti al
Terzo Mondo e poi nei fatti lucrare sugli stessi colla vendita
di armi ».
Il fìsico Franco Duprè, segretario dell’Unione scienziati per il
Disarmo, ha sottolineato che la
questione del commercio delle
armi, oltre ad un aspetto morale,
ha precisi connotati politici ed
economici. « E’ innegabile — ha
detto — che l’aumento dell’incidenza del settore bellico nell’insieme del quadro industriale e
commerciale significa che il no
Se entro l’anno non verrà approvata una legge che garantisca
la trasparenza ed il controllo del
commercio delle armi da parte
del nostro Paese, verrà avviata
la raccolta di firme per un referendum abrogativo della legge
del 1941 che prevede il segreto
politico-imilitare sull’intero settore della produzione e del commercio degli armamenti. A porre
questa situazione ultimativa nei
confronti di Governo e Parlamento è un vasto arco di forze
che va dalle Adi a Cgil, Cisl, Uil,
a larga parte delle organizzazioni
religiose e ai movimenti pacifisti.
La decisione è stata illustrata
il 21 maggio scorso in una conferenza stampa alla Camera. « E'
da tre anni — ha spiegato il presidente delle Adi Rosati — che
giace una proposta di legge di
iniziativa popolare volta a modificare in senso democratico ima
legislazione del tempo fascista
che permette traffici e commerci
di armi ai quali sono fra l’altro
connessi fenomeni di inquinamento della vita politica e democratica del Paese ».
Il vescovo di Ivrea Bettazzi, a
nome di Pax Christi ha detto;
« Chi costruisce e vende armi non
dica di lavorare per la pace » ed
ha così proseguito; « un severo
richiamo è venuto anche dal recente convegno di Loreto dove è
stato espresso un preciso impe
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stro benessere si basa sempre
più sulla morte che avviene in
altri Paesi ». Egli ha poi denunciato il rischio inerente in una
produzione bellica che provoca
una crescente tendenza a rendere meno netta la differenziazione
dell’impiego di vari sistemi ad
uso nucleare o convenzionale.
« Il 93% della produzione bellica
italiana — ha soggiunto Duprè
— viene esportato nel Terzo
Mondo, per il quale poi stanziamo cospicui aiuti per lo sviluppo,
ma anche a Paesi con dittature
o in guerra ». Il fisico ha citato,
come esempi, consistenti vendite
di armi a Paesi come Libia, Libano, Iran, Iraq e Sud Africa.
« Il valore delTexport degli armamenti italiani nel 1983 — affermano le Adi — è stato stimato dal ministro del commercio
coll’estero Capria in 4.400 miliardi di lire. Il valore delle licenze
per esportazioni di armamenti è
stato pari, sempre neH’83, a 1.600
miliardi. Viene insomma tollerato un traffico clandestino, perché
privo di licenza, di armamenti
pari a quasi 3 mila miliardi di
lire ».
Armi italiane uccidono
in tutto il mondo
A noi basta questa tremenda
verità per insorgere contro un
commercio che subordina al profitto il sacro diritto alla vita.
Ma sappiamo anche che d poveri pagano due volte, con la fame e la guerra, i cinici interessi dell’industria bellica che dissangua i magri bilanci dei paesi
in via di sviluppo. E l’Italia partecipa a questo orrendo mercato raggiungendo i vertici della
classifica dei maggiori esportatori di armi nel Terzo Mondo.
Questo primato non ha tardato a tradursi in pericolosi inquinamenti della vita civile e produttiva italiana e a favorire, nell’assenza di una normativa e di
una vigilanza efficaci, inqtiietanti interconnessioni fra la vendita
di armi e un altro commercio
di morte, quello della droga. E’
triste dover poi riscontrare che
questa attività rischia di minare
profondamente i rapporti di solidarietà fra il movimento dei
lavoratori italiani e i popoli oppressi dalla dittatura e dalla
guerra, spesso con armi prodotte in Italia.
Sono per noi di conforto e
stimolo le parole con cui Giovanni Paolo II si è rivolto agli
scienziati invitandoli a disertare
i « laboratori e le officine della
morte » e quelle con cui Sandro
Pertini ha esplicitamente auspicato un processo di conversione degli arsenali di guerra.
Così come nessuno può dimenticare che da molti anni l’ONU,
le più prestigiose sedi internazionali, la Commissione NordSud presieduta da Willy Brandt,
la Chiesa Cattolica, il Consiglio
Ecumenico delle Chiese, le massime autorità religiose ebraiche
e, in Italia, consistenti forze politiche, sindacali, culturali, movimenti pacifisti richiedono con
forza di porre fine al commercio indiscriminato delle armi
sempre più dilagante o, perlomeno, di regolamentarlo per
sottrarre l’esportazione di strumenti di guerra alTarbitrio e
agli interessi di centri di potere
che prosperano sulle guerre, le
violenze e gli stermini, promuovendoli e comunque sfruttandoli ovunque.
Noi riteniamo semplicemente
intollerabile l’assenza nel nostro
Paese di una efficace regolamentazione di questo commercio e
l’incapacità delle forze parlamentari di corrispondere a tanta
mobilitazione civile con un provvedimento legislativo.
E’ per noi incomprensibile che
il Parlamento non riesca ad esercitare il potere legislativo da
molte legislature nonostante la
presentazione, da parte delle
maggiori forze politiche, di progetti di legge per la regolamentazione della esportazione e del
commercio delle armi. Non possiamo credere che gli interessi
corporativi, fondati peraltro su
ipotesi economiche che alla lunga risultano illusorie, possano
vanificare la volontà del Paese e
intimidire i rappresentanti della
nazione.
Per queste ragioni, noi uomini e donne di diverso credo religioso e politico, ci siamo trovati uniti e concordi nel proposito di impiegare tutta la nostra
intelligenza e il nostro impegno
per promuovere ogni iniziativa
— compreso il ricorso al referendum popolare — per conquistare alTItalia, entro il 1985, una
disciplina legislativa ferrea capace di scoraggiare o perlomeno
di controllare questo immondo
commercio di morte.
Palco Accame, Sen. Luigi
Anderlini, On. Gianfranco Astori, On. Gianpaolo Batti
stuzzi, Giorgio Benvenuto
Mons. Luigi Bettazzi, Giu
seppe Beffa, On. Beniamino
Brocca, Emma Bonino, Pier
re Camiti, Don Enrico Ghia
vacci, On. Giancarla Codri
gnani, On. Luigi Covatta, An
tonino Drago, Franco Duprè,
P. Gabriele Ferrari, Natalia
Ginzburg, Giorgio Girardet
Luciano Lama, Giuseppe Lazzati, Renzo Lusetti, P. Eugenio Melandri, Eleonora Ma
sini, Giuseppe Montalenti
Mons. Giovanni Nervo, Fran
co Passuello, Amedeo Piva
Felice Rizzi, Domenico Ro
sati, On. IFVancesco Rutelli
Leonardo Sciascia, Elio To
aff, Alberto Tridente, Anto
nino Zichiebi, Graziano Zo
ni.
Il Coordinamento nazionale
di lotta contro l’apartheid in Sud
Africa organizza per martedì 17
una manifestazione a Roma, in
Piazza Esedra, cui hanno già dato adesione partiti, sindacati e
organizzazioni religiose. La Federazione delle chiese evangeliche e la Federazione delle donne evangeliche hanno già dato
il loro appoggio all’iniziativa di
lotta. Altre adesioni di singole
chiese, circuiti, associazioni continuano a pervenire presso gli
uffici della Federazione in via
Firenze 38 a Roma dove il pastore battista Saverio Guarna
sta alacremente lavorando per
Torganizzazione della manifestazione che inizierà alle 17.30 e in
cui parleranno, tra gli altri, un
esponente dell’African National
Congress del Sud Africa ed un
rappresentante del Coordinamento italiano. Nella prossima assemblea nazionale delle chiese
battiste (UCEBI) che si terrà a
Santa Severa dall’ll al 14 settembre due serate saranno dedicate aH’informazione e riflessione sulla questione delTapartheid
con interventi di Febe Rossi Cavazzuti e di Benny Nato del
i’African National Congress. « In
questo momento di crisi del regime di Botha — dice il pastore
Guarna — occorre agire unitariamente per manifestare la nostra protesta contro il razzismo
sudafricano e per rafforzare l’isolamento internazionale intorno al regime di Pretoria. Dobbiamo far leva sul governo italiano affinché cessi il traffico di
armi con quel paese e vengano
applicate sanzioni severe in vista di un cambiamento profondo
della situazione disumana in cui
la minoranza bianca tiene la
maggioranza nera. Solo mobili
tando l’opinione pubblica che
crede nei valori della democrazia e della libertà è possibile
smuovere questo regime di mor
te ». Le adesioni di chiese, gruppi,
associazioni possono essere telefonate direttamente al pastore
Guarna a Roma (06/95.888.11).
membro del Coordinamento nazionale dì lotta all’apartheid: i
nomi di chi aderirà alla manife
stazione del 17/9 verranno pubblicati sul volantino che verrà
distribuito lo stesso giorno nella città.
G. P
AMNESTY INTERNATIONAL
I prigionieri
del mese
Il Notiziario di A.I., per il mese di agosto, presenta i seguenti
nominativi di prigionieri per
motivi di opinione, affinché i
lettori rivolgano alle autorità
competenti appelli in loro favore:
Alfred ed Helga Kulhanek
Repubblica Dem. Tedesca
Lavoratori in una industria
agricola familiare, rispettivamente di 43 e 37 anni, hanno
cercato invano di ottenere dalle autorità dei visti di uscita
dal paese. Il 2 ottobre ’84, la figlia che vive a Berlino-Ovest,
all’insaputa dei genitori, manifestò in favore della loro emigrazione in un punto di transito
tra le due zone. Poche ore dopo
i genitori vennero arrestati e
quindi processati e condannati,
Alfred a un anno e mezzo ed
Helga a due anni e due mesi.
Si presume che siano stati arrestati perché sospettati di avere
organizzato la manifestazione
con la figlia e di avere avuto
perciò contatti con persone all’estero per emigrare senza autorizzazione, cosa che nella RDT
è un reato.
Si prega di inviare appelli cortesi chiedendo il loro rilascio a;
Der Vorsitzende des Staatrates
der DDR
Erich Honecker
102 Berlin
Marx Engels Platz
REPUBBLICA DEMOCRATICA
TEDESCA
Maina wa Kinyatti - Kenia
Professore di storia all’Università di Nairobi, 41 anni, è stato
arrestato il 3 giugno ’82, in un
periodo di grande tensione politica nel Kenia, nel quale numerosi docenti universitari e oppositori politici sono stati arrestati e detenuti senza processo.
Il 1° agosto c’è stato infatti un
tentativo di colpo di stato. Kinyatti è stato condannato a 6
anni di carcere nell’ottobre ’82
perché ritenuto in possesso di
un documento « sedizioso ». Nel
documento non c’erano incitamenti alla violenza, ma nel reato
di « sedizione » sono comprese
anche le espressioni non violente.
Ha un tumore agli occhi, aggravato dalle condizioni mah ane della prigione.
Si invitano i lettori a scrivere
cortesemente, chiedendo il suo
rilascio a;
His Excellency
thè Hon. Daniel arap Moi
President of thè Republic of
Kenia
Office of thè President
PO BOX 30510
Nairobi - KENIA
Pai Ya-Tsan - Repubblica Cinese (Taiwan)
Insegnante, impiegato presso
un tribunale militare. Il 23.10.
’75 aveva presentato la sua candidatura alle elezioni del Consiglio Legislativo e aveva rivolto,
nell’ambito della campagna elettorale, 29 domande al Primo Ministro con la richiesta di risposte pubbliche. In politica estera
le sue domande contenevano
proposte contrarie alla politica
del governo e in politica interna
critiche agli organi amministrativi dello stato per la loro corruzione. Inoltre chiedeva l’abolizione della legge marziale ed
il rilascio dei prigionieri politici. Il 21 novembre 1975 è stato
condannato dal tribunale militare all’ergastolo per avere tentato di « suscitare sentimenti sediziosi » mediante la diffusione
di opinioni « contrarie alla politica generale del paese ». Ha fatto parecchi scioperi della fame
per chiedere il rilascio dei prigionieri politici.
Si invitano i lettori a scrivere
cortesemente per chiedere la
sua immediata scarcerazione a:
His Excellency Chiang Ching-kuo
Office of thè President
Chieh Shou Hall
Chungking S. Road
Taipei
TAIWAN - REPUBB. CINESE
A maggio ’85 A.I. ha appreso
del rilascio di 116 prigionieri in
adozione o investigazione ed ha
assunto 104 nuovi casi.
a cura del Gruppo ’’Val Peliioe”
via Beckwith 8 - Torre Pellice