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ECO
DELLE VALU VALDESI
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10Ü6Ô TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 3
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TORRE PELLICE - 18 Gennaio 1974
Amm. : Via Cavotir, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
18-25 GENNAIO 1974: SETTIMANA ECUMENICA DI PREGHIERA
Unità nella diversità
A che punto siamo nel cammino
verso l'unità della chiesa? C'è chi lamenta una sostanziale « stagnazione
ecumenica », di cui in èfFetti non
mancano i sintomi. C'è chi invece annuncia che mentre le chiese continuano a restare divise sul piano istituzionale e dottrinale, i cristiani là dove
si incontrano realmente, si scoprono
più uniti del previsto; ci sarebbe più
unità alla base che ai vertici. Le indicazioni non sono univoche.
Ma che cosa accade dentro le coscienze? Forse due convinzioni stanno
maturando tra i cristiani, almeno tra
quelli che non rifiutano, con motivazioni troppo sbrigative (come spesso
accade), di portare il peso della
questione ecumenica, tra quelli cioè
che prendono sul serio sia il problema della divisione della chiesa sia la
promessa e il comandamento della sua
unità. La prima convinzione è che
« questo grande e doloroso enigma
della scissione nella Chiesa» (K.
Barth) sta in contraddizione profonda con la nostra fede e la nostra speranza : la divisione della chiesa non
può essere accettata se non con crescente insofferenza, come una situazione normale cui non ci si può adattare o arrendere e che deve essere
superata. La seconda convinzione riguarda il carattere problematico dell'unità cristiana, non solo perché (è
necessario ripeterlo?) non è neppure
pensabile né oggi né domani una unità nostra, poniamo, con Roma e il sistema dogmatico e istituzionale cattolico, ma anche e soprattutto perché la
nostra stessa unità evangelica non può
più essere data per scontata, deve anch'essa essere sottoposta a un attenta
verifica e anche, al limite, messa in
questione.
Tanto più che propio in questi anni
abbiamo capito o almeno intuito, grazie al movimento ecumenico, che la
questione dell'unità della chiesa non
può più essere isolata da quella dell'unità deH'umanità. Questo nuovo
punto di vista allarga grandemente
l'orizzonte ecumenico ma rende più
complessa ancora la ricerca dell unità.
Ci troviamo dunque, sul piano ecumenico, in una situazione paradossale
che, schematizzando e semplificando
un po', potremmo descrivere cosi : da
un lato sentiamo sempre più quanto
sia pesante il fardello delle nostre divisioni ; dall'altro l'unità cristiana non
ci appare più vivcina che in passato,
perché è vero che si son fatti molti
progressi ma è anche vero che la guestione dell'unità è diventata assai più
complessa. Così, mentre cresce in noi
il disagio perché siamo divisi, cresce
anche la coscienza della difficoltà di
essere uniti.
In queste condizioni conviene forse
ricordare tre linee fondamentali del
nostro discorso ecumenico.
1. - « La questione dell'unità della Chiesa non è altro che la questione
di Gesù Cristo... La nostra nostalgia
dell'unica Chiesa è autentica e legittima nell'esatta misura in cui esprime
la nostra inquetudine di aver dimenticato e perduto il Cristo e con lui I unità della Chiesa» (K. Barth). Cercare
l'unità non significa per noi cercare
una chiesa (già ce I abbiamo!) ma
cercare il Signore. Sappiamo infatti
che si può essere uniti, tra cristiani,
senza Gesù Cristo e persino contro di
lui. Questa possibilità ci spaventa..
Sappiamo che i cristiani possono essere uniti non da Gesù Cristo ma da
un'istituzione, da una legge, da una
storia, da un potere, da tante cose. Ma
non è questa l'unità cristiana. L unità
cristiana è quella che consiste nell essere uniti a Cristo. Se non si è uniti a
Cristo è assolutamente vana e illusoria
la ricerca dell'unità cristiana. Perciò
ciascuno si interroghi sul suo rapporto con Cristo: l'ecumenismo è questo.
Questo rapporto dovrà esprimersi in
formulazioni comuni ma anche in una
vita comune. L'unità di vita, come
quella di fede, fa parte integrante
dell'unità cristiana. Non chiurique
dice: Signore, Signore, realizza 1 unità della chiesa ma chi fa la volontà
del Padre.
2. - La Bibbia, che per l'azione
dello Spirito è la viva voce del Signore vivente, ha avuto e continuerà ad
avere un ruolo fondamentale nella ricerca dell'unità della chiesa. Non solo
nel senso che la testimonianza biblica
è la norma dell'unità, ma nel senso
che è la sua sorgente. L'unità cristiana
non nasce dalle chiese ma dalla Bibbia. 11 lavoro ecumenico esige naturalmente l'incontro, il confronto, la collaborazione tra le chiese, ma l'unità
non nasce da queste cose, peraltro indispensabili. Il dialogo ecumenico è
indispensabile per preparare l'unità
ma non basta a crearla. Solo il messaggio evangelico trasmessoci dalla
Bibbia può suscitare l'unità della chiesa. L'unità della chiesa o si farà in un
atto comune di ubbidienza alla testimonianza biblica o non si farà. Ma
proprio per questo essa non può essere assicurata, garantita o posseduta;
essa dipende in ultima analisi dall'ascolto, o meno, della parola biblica,
è cioè un evento della fede che nessuna strategia ecclesiastica può pianificare o comandare.
3. - L'unità della chiesa è compatibile con una pluralità di teologie,
liturgie, strutture ecclesiastiche, come
risulta dallo stesso Nuovo Testamento.
Diversità non implica divisione, così
come uniformità non equivale a unità.
Oggi non poche situazioni che sembrano di divisione sono soltanto di
diversità. Sovente sembriamo divisi
anche là dove siamo solo diversi. Ecco un importante lavoro ecumenico da
compiere ; esaminare dove siamo realmente divisi e dove, invece, siamo
solo diversi. In altre epoche e oggi ancora specialmente in certi ambienti si
insiste tanto sulla diversità da trasformarla in divisione. Perché non tentare
ora di percorrere il cammino inverso,
e cioè passare dalla divisione alla diversità? L'unità della chiesa da che
cosa potrà risultare se non da un
processo che coinvolga tutte le chiese
facendole passare da una situazione
di vera divisione a una situazione dii
semplice diversità? Non è forse que-j
sto il modello evangelico dell'unità
cristiana ; un unico Spirito, un unico
Signore, un unico Dio, ma molti doni,
molti ministeri, molte manifestazioni
della realtà di Dio fra gli uomini (1
Corinzi 12,5)? La realtà delle chiese
di oggi, anche prese nel loro insieme,
non è forse di avere, sf un unico Spirito, un unico Signore e un unico Dio,
ma pochi doni, pochi ministeri, poche
manifestazioni? Non è anche questa
povertà, questi vuoti, che rendono diffìcili l'unità cristiana? Siamo diversi
daH'Evangelo anziché essere diversi
secondo l'Evangelo ! La ricerca dell'unità della chiesa non dovrà quindi
consistere anche nella ricerca di un'autentica diversità secondo l'Evangelo,
che prenda il posto da un lato di tante nostre diversità che sono contro
l'Evangelo e dall'altro che colmi tanti nostri vuoti, tante lacune rispetto
alla pienezza evangelica della chiesa?
Paolo Ricca
UNO O NOVE REFERENDUM
I cittadini italiani dovranno votare
probabilmente per un referendum, forse anche per altri otto. Sono tutti referendum che riguardano i loro diritti civili.
Col primo referendum si vuole abolire il divorzio. Non mi dilungo a spiegare perché ritengo che se si vogliono
i diritti civili bisogna votare no. Con
gli altri referendum, promossi dal Partito Radicale, si vogliono assicurare
dei diritti civili per cui il Parlamento
della Repubblica durante un quarto
di secolo non ha provveduto. Altro
che accelerazione della storia! Per lo
stesso motivo, se si vogliono i diritti
civili, in questi otto referendum ritengo che si debba votare si. Ma adesso
anche su questi referendum non mi
dilungo.
Quel che mi preme è di richiamare
l’attenzione sulla necessità di parlare
di questo fin d’ora su queste colonne
al pubblico di tutto il Paese, nelle
Valli, a Pinerolo com^ in qualsiasi posto si possa raggiunge, rivolgendosi
ai protestanti come ai cattolici, ai non
cristiani come ai cristiani, a quelli che
si dicono marxisti come a quelli che
marxisti non si dicono.
Non si tergiversi tirando in campo
la crisi economica, il timore di spac
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Versate altre 500 mila lire per il piano
del CEC di lotta contro il razzismo
Altre iniziative, oltre a quella permanente contro il razzismo : per i rifugiati
e i diritti civili dei cileni, per i prigionieri politici del sud Vietnam, contro
la spaventosa siccità del Sahel
care il Paese, il compromesso storico,
altre priorità nella lotta di classe, tutte le possibili conseguenze. È auspicabile che una chiara lotta per i diritti
civili porti delle conseguenze in diverse direzioni. Dai liberali agli extraparlamentari, compresi molti cattolici
e gli aderenti al PCI, ci può essere
unità in un voto senza che per questo
cessi il loro confronto, un confronto
che da questo voto uscirà modificato,
io credo, per il meglio.
È di chiarezza che adesso c’è bisogno. Una reticenza e più che reticenza del Partito Comunista o almeno
della sua dirigenza, ha fatto delineare
qui un mostruoso allineamento di fatto, di freno e di opposizione, DC, PCI,
MSI, che non mi pare giustificabile.
Esponenti di diversi partiti, socialisti
compresi, si sono mostrati cedevoli e
più che ambigui. Certo, la lotta per
la libertà, per la democrazia, per la
giustizia, per il progresso, per la pace,
non si esaurisce in questa lotta per i
diritti civili, ma questa lotta per i diritti civili è parte ineliminabile di
quella o di quelle lotte. Se la base vorrà esprimersi chiaramente, le dirigenze di tutti i partiti dovranno tenerne
conto. Ma per questo bisogna darsi da
fare.
Gustavo Malan
...........
Il nostro Fondo di solidarietà in questi giorni ha di nuovo superato il milione di lire e, in base alle destinazioni degli stessi lettori, abbiamo provveduto all’invio alla Tavola valdese di
altre 500 mila lire (un milione era
stato inviato nell’ottobre del 1972) affinché a sua volta li destini al programma di lotta al razzismo del Consiglio ecumenico delle chiese.
Come i lettori ricorderanno, parallelamente a questa iniziativa, il Fondo
accoglie sottoscrizioni anche per l’iniziativa — sempre sotto l’egida del
CEC — a favore dei rifugiati politici in
Cile, per la loro assistenza ed il loro
reinserimento nei paesi ospiti, come
pure per appoggiare nel Cile stesso
l’attività del comitato di difesa dei diritti delTuomo per quei cittadini cileni che sono stati incarcerati o che
sono rimasti disoccupati dopo il golpe,
ed anche per le famiglie di coloro che
sono stati assassinati dai militari al
potere. Delle 514 mila lire attualmente
in cassa, 400 mila sono accantonate a
questo scopo e speriamo di raggiungere nuovamente quanto prima la somdi 1 milione da inviare a questo scopo.
Altre due drammatiche situazioni
hanno però anche indotto vari lettori
ad inviare offerte e precisarnente: la
tragedia infame degli oltre 200 mila
prigionieri politici del sud Vietnam e
la gravissima siccità del Sahel.
Il nostro settimanale ha informato
ampiamente ed in varie occasioni i
lettori della tragica situazione dei
« prigionieri di Thieu », tenuti in carcere in condizioni subumane (basti
pensare alle famigerate « gabbie di tigri ») in aperto spregio alle intese di
Parigi. La cosa è stata di nuovo posta
in drammatica evidenza dalla testimonianza del nostro Tullio Vmay che,
reduce appunto dal sud Vietnam, ha
continuato e continua a fnr presente
questa insopportabile situazione sta alle nostre comunità che all estero, an
che a mezzo di un agghiacciante documentario filmato. Ci sia consentito, a
questo proposito, cercare di chiarire
una volta per sempre un grosso equivoco che divide le nostre comunità:
parecchi fratelli credono che anche
nel nord Vietnam siano rinchiusi e
torturati altrettanti prigionieri politici. La cosa non è per nulla provata,
anzi è provato il contrario. Come ebbe
a precisare lo stesso pastore Vinay, avvalendosi di documenti ufficiali presentati al senato americano dal senatore Kennedy, si può affermare che i
prigionieri politici in nord Vietnam
non siano più di 200 (duecento). Ora,
pur non volendo assolutamente trascurare queste 200 persone, ci pare
che non si possa neppure fare un confronto tra le due situazioni. Noi speriamo di poter raggiungere quanto prima
almeno la somma di mezzo milione
che invieremo a Tullio Vinay affinché
a sua volta la faccia pervenire alla
sezione italiana del Comitato internazionale per salvare i prigionieri politici. . ~
Anche sulla siccità nel Sahel abbiamo già diffusamente informato i lettori, specie nel numero del 21 dicembre
scorso. Ricorderemo che questa zona
africana comprende tutta una fascia
dell’Africa centro-settentrionale che
parte dalla Mauritania al Ciad e si e
poi successivamente estesa fino alla
Etiopia. È un fenomeno che perdura
ormai da cinque anni e non è necessaria molta fantasia per immaginare
la spaventosa conseguenza di questa
situazione. Non staremo qui a ripetere
quanto riferito già in precedenza ed a
esaminare le precise responsabilità
umane che hanno concorso ad aggravare la situazione naturale. Desideriamo solo ricordare che anche per questo il CEC ha lanciato un appello a
tutte le sue chiese-membro (e quindi
anche alla nostra) per raccogliere tre
(continua a pag. 6)
Le prossime
teletrasmissioni
“Protestantesimo”
Questa settimana la trasmissione
(ricordiamo, il giovedì sera, alle 18.15,
su II canale) è costituita da un’intervista con il prof. Giorgio Peyrot sul
problema dei rapporti Stato-Chiep
come si pongono oggi in Italia e in
particolare alle nostre Chiese evangeliche.
La trasmissione di giovedì, 24 gennaio sarà centrata sul tema dell’unità
della Chiesa: ne discuteranno Paolo
Ricca, Valdo Benecchi, Michele Sinigaglia e Bruno Corsani.
La settimana seguente, il 31, sarà
teletrasmesso un programma sui protestanti nell’America Latina. Sarà in
studio, con Aldo Comba, il pastore.
Emilio Castro, direttore della Commissione della Missione ed Evangelizzazione del CEC, il quale parlerà della
situazione latino-americana e dei problemi che vi devono affrontare i cristiani e in specie i protestanti. Egli
presenterà pure i vari modi d’intendere l’ecumenismo nelTAmerica Latina,
notando che le esperienze più profonde al riguardo sono fatte da coloro
che lottano per il rinnovamento della
società latino-americana.
Il 7 febbraio (ma vi ritorneremo) è
in programma una trasmissione, cui
parteciperanno Alberto ’faccia e Fiammetta Gullo, sul problema dell’assistenza agli anziani; il leit-motiv sarà
dato dal tentativo di chiarire che il
problema degli anziani è di non emarginarli, né darsi da fare per reinserirli in modo più o meno artificiale, bensì,
di non disinserirli. Saranno presentate
alcune esperienze in questo campo e
le motivazioni evangeliche che sono
alla loro base.
AmenUà del
Centenario
ovvero :
PietroJ Valdo
prega per noi
È molto di moda, specie nel pinerolese, menzionare fatti o ricorrenze
valdesi sui vari fogli cattolici parrocchiali od altri. Peccato che a questo
nuovo costume “ecumenico” si accompagni in generale una sistematica
esposizione alquanto “caricaturale
delle realtà storiche antiche ed attuali
rappresentate dal valdismo. Tanto piùquando ciò viene fatto ponendo, ad
esempio, WIII Centenario della conversione di Valdo in parallelo con
quella faccenda interamente diversa
che è l'Anno Santo.
E quel che abbiamo potuto constatare leggendo il numero 12/73 de « La
Buona Parola », edizione san germanese, che siamo comunque grati di ricevere.
Ecco come, dopo aver ricordato che
l’Anno Santo ed il Centenario di Valdo
rappresentano per cattolici e valdesi
« un anno in cui i cristiani si impegnano ad essere cristiani migliori»,
l’articolista passa a presentare un Valdo simile in tutto ai molti santi proteftori ai quali non abbiamo mai pensato di rivolgerci.
La cosa non manca di un. certo involontario umorismo. Sentite piuttosto: « La figura ed alcuni atteggiamenti di Pietro Valdo sono richiamo per
tutti: la sua scelta di povertà per obbedienza al vangelo, per viverlo meglio; i suoi seguaci vengono chiamati
“i poveri di Lione"; il suo desiderio di
conoscere la Bibbia, ecco che se la fa
tradurre dal latino per conoscerla meglio; si rivolge al Vescovo di Roma
per avere un permesso, perciò vedeva
nel Vescovo di Roma una autorità che
non avevano altri Vescovi, se no si poteva rivolgere a Parigi, a Madrid, a
Londra e non l’ha fatto. Perciò si può
dire che Pietro Valdo non intendeva
romperla con la Chiesa di Roma, ma
riformarla; la divisione vera, purtroppo, è venuta dopo ».
Sappia dunque il buon volgo cattolico che la storia di Valdo non è stata
che un felice susseguirsi di sempre
nuove conquiste spirituali all’ombra
benedicente e comprensiva del vescovo romano. Chi ha guastato tutto, non
è Valdo, non è la Chiesa di Rorna, notoriamente prontissima a qualsiasi riforma evangelica, chi ha guastato tutto sono “loro”, come siamo così spesso abituati a dire quando non sappiamo più a chi dare la colpa.
Ma il discorso continua: « Immagino che dall’altra vita Pietro Valdo si
rammarichi sopratutto di questo: della avvenuta divisione e che purtroppo
al giorno d’oggi si fa poco o niente
da parte di qualcuno per riunire la
Chiesa di Cristo.
« Se i fratelli valdesi e noi stessi cattolici avessimo il coraggio di confrontarci con gli atteggiamenti di povertà
di Pietro Valdo, di desiderio della Parola di Dio, di rispetto alla autorità di
Roma, dovremmo concludere non tanto con "siamo cattolici o valdesi”, ma
piuttosto siamo cristiani o siamo anticristiani?
« Pietro Valdo non potrebbe ripetere, a tanti che portano il suo nome, la
parola di Cristo: “Chi siete? Non vi conosco”? ».
Dunque: (Pietro) Valdo prega per
noi. La sola noia è che, se portiamo il
nome di Valdo, siamo ancora convinti
che soltanto un ALTRO NOME ci salva: quello di Gesù Cristo. Ma siamo
anche convinti che quella di Valdo, come molte altre, è stata una voce profetica che una chiesa, o piuttosto una
autorità gerarchica ormai sorda non
poteva e non può afferrare in tutta la
sua semplice forza riformatrice che
viene dallo Spirito di Dio.
Una sola cosa possiamo e dobbiamo
dirci molto chiaramente: se siamo vaidesi soltanto per Valdo, se cioè la nostra fede ha bisogno di un santo protettore, se non ha che un significato ed
una portata sociologica, se dovessimo
mai dimenticare che la nostra responsabilità di credenti è grandissima in
un mondo, anche ecclesiastico, in cui,
la colpa di tutto ciò che non va ricade
sempre su « loro », il Signore rimane
sempre libero. Lui, di dirci: « Chi siete? Non vi conosco ».
E Valdo era il primo a saperlo, lui
che ha ubbidito a Dio piuttosto che
agli uomini, fossero pure in manto ecclesiastico, perché gli premeva quell’altro tipo di « riconoscimento ».
Giovanni Conte
2
pag. 2
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
! ^ 1 «Í I .
N. 3 — 18 gennaio 1974
^EL V DISTRETTO
(Abruzzi, Molise, Puglia, Campania)
Taranto, Brindisi e relative diaspore
La relazione, ampia e dettagliata, si
apre con un prospetto delle attività
settimanali, da cui si conclude che fra
culti, studi biblici, catechismi, scuola
domenicale etc. gli incontri sono non
meno di 14 e non più di 18 ogni sette
giorni, il che rappresenta una mole di
lavoro rispettabile, sia per i vari collaboratori, sia soprattutto per il pastore, anche tenendo presente la necessità di viaggiare continuamente.
A Brindisi, la visita fugace per questa e quella attività è stata sostituita,
due volte al mese, da una presenza del
pastore (talvolta con famiglia) dal sabato al lunedì, con ovvi vantaggi.
A Latiano e a Grottaglie vi sono anche buoni segni di rilancio, per una
buona collaborazione locale, di tipo
catechistico a Latiano e di tipo evangelistico a Grottaglie.
Il gruppo di Leporano « desidererebbe far parte delta comunità di Taranto, anche ai fini contributivi ». Non
dovrebbero esserci ostacoli ad una sistemazione di questo genere, sperando che si tratti di una addizione e non
di una confluenza pura e semplice.
Il lavoro in tutta la zona va un po’
mutando fisionomia. Non è più una
chiesa-madre (Taranto) con delle chiese-figliastre (Brindisi e tutto il resto),
ma è proprio Taranto che accetta la
maggiore disponibilità del pastore per
il lavoro nella diaspora. Questo fatto,
anche se ovviamente non manca di
suscitare resistenze e perplessità, di
cui la relazione fa cenno, è comunque
positivo e merita attenzione; siamo di
fronte ad una di quelle « sperimentazioni » raccomandate dai nostri Sinodi; e i frutti, giudicando dalle primizie, potranno anche essere buoni.
Bari
Dalla relazione si trae l’idea di una
comunità che prosegue con serenità il
suo cammino su binari collaudati.
Partecipazione ai culti e preparazione
del centenario, impegno contributivo
e testimonianza e contatti con comunità cattoliche di base sono le note
che la relazione mette in luce, senza
contare il « boom » dell’educazione biblica dei fanciulli: « partecipazione assidua e numerosa, interesse costante,
risultati incoraggianti, avvicinamento
ai bambini che da anni partecipavano
saltuariamente ».
Corato
Il culto domenicale è in crisi grazie alle restrizioni sulla circolazione
automobilistica domenicale. Regolare
però l’attività catechistica, in ripresa
e rilancio l’unione giovanile, aderente
da anni alla FGEI, sia pure con riserve dovute fra l’altro ad una linea sempre più radicale nella FGEI pugliese.
La relazione sottolinea le capacità di
autonomia della chiesa, e menziona la
speranza di trasformare la biblioteca,
sempre arricchentesi di nuovi volumi,
in « sala di lettura pubblica ».
Cerignola
Si ha l’impressione di una comunità
ferma, sia pure su posizioni di tutto
rispetto. Alcune persone anziane o malate non possono frequentare, il gettito contributivo è « senza infamia e
senza lode », le possibilità evangelistiche scarse a causa della « sovrana
pressione clericale che mentre sembra essere astratta è in pratica sempre prepotente ». Tanto più utili si rivelano come strumento di testimonianza l’asilo e il laboratorio di maglieria: per quest’ultimo, il 1974 deve
essere l’anno della « non semplice sistemazione assicurativa del personale ».
S. Giovanni Lipioni e diaspora
La circolare natalizia della comunità e diaspora parla di attività che si
trascinano « tanto perché non se ne
spenga la tradizione ». Il divieto di circolare la domenica ha inferto un serio colpo alle possibilità di lavoro in
tutta la vasta diaspora. Occorrerà procedere alla richiesta del permesso, per
i percorsi indispensabili.
Devo aggiungere che il tono dimesso della circolare-relazione mi sembra,
personalmente, dovuto a un momento
di stanchezza o di pessimismo. Non
va comunque dimenticata la difficoltà
oggettiva di lavorare (per giunta seiv
za possibilità di viaggiare la domenica) in una vastissima area generalmente priva di possibilità e di prospettive di rinnovamento a qualsiasi
livello.
Napoli Via Cimbri e Vomere
Per i napoletani, il fatto saliente è
l’approfondirsi della collaborazione fra
i colleghi Carcò, Sbaffi e Ricciardi, con
una certa divisione del lavoro per settori, con la volontà di rompere i compartimenti stagni delle singole « registrazioni » parrocchiali o denominazionali, con la cura comune anche a
Salerno e diaspora. Queste cose sono
tutte in fieri e non sarebbe giusto mettere il carro davanti ai buoi e pensare che siano già fatte. Ma appunto sono in fieri e può anehe darsi che condurranno a risultati positivi, se da
parte dei fratelli ci sarà la volontà di
collaborare, e si manterrà sveglio l’interesse per la Parola.
Campobasso
Tutte le attività « tradizionali » vanno avanti in modo regolare ed ordinato. Continue le riunioni del gruppo di
ascolto della trasmissione « Protestantesimo », che viene volta per volta discussa insieme. Qgni martedì hanno
luogo riunioni nelle famiglie, con dibattito. Il gruppo giovanile ha intrapreso, in occasione del centenario, lo
studio approfondito della storia valdese.
Nulla di nuovo sulla situazione dei
vari gruppi, curati da Campobasso il
sabato anziché la domenica. Conseguenza più grave del blocco della circolazione è il dissolvimento nel nulla
di tutti i progettati convegni abruzzomolisani!
Orsara
Andamento normale, se si considera
normale la vita pressoché solo cultuale di una comunità costituita ormai,
per gran parte dell’anno, da una trentina di persone anziane e pensionate.
Una certa vita si ridesta solo d’estate, col ritorno temporaneo degli emigrati. Non c’è tanto da piangere sulla
situazione della comunità, ma su quella del paese, che su quella comunitaria si riflette. E non potrebbe essere
diversamente. Ci dia il Signore non
di piangere soltanto ma di operare, se
possibile, per il mutamento di certe
situazioni.
L’Asilo Betania svolge un apprezzato
lavoro.
A Foggia il culto è stato spostato al
sabato sera.
Salvatore Ricciardi
{Queste notizie sono tratte da una recente
relazione della Commissione Distrettuale).
Un convegno
a S. Fedele Intelvi
Predicazione
e testimonianza
Il 26-27 gennaio è indetto al Centro
evangelico « P. Andreetti », a S. Fedele Intelvi (Como) il primo convegno organizzato per quest’anno sul tema generale « Predicazione e testimonianza »; seguiranno altri due convegni, il 30-31 marzo e il 25-26 maggio,
mentre il 18-19 febbraio si terrà, sempre sul medesimo tema, il consueto
convegno teologico. L’argomento ci
chiama tutti in causa non solo per la
discussione su un piano teorico ma
per l’impegno pratico. Il convegno si
aprirà con la cena, la sera di sabato
26, alle 19.30, e si concluderà l’indomani, con il pranzo. La sera alle 21
e la mattina dopo alle 9 il past. Sergio
Rostagno terrà due conversazioni introduttive al dibattito su « Testimonianza come coerenza ».
Le prenotazioni devono pervenire
entro venerdì 25 gennaio all’Ufficio della Chiesa Valdese di Como, Via T.
Grossi 17, tei. 031/27.34.40; ivi pure
ogni ulteriore informazione.
A VERONA
Verso la Federazione
evangelica del Triveneto
Avete rinnovate
il vostro abbonamento?
DA SUSA E DA COAZZE
La comunità di Coazze il 22 dicembre e
quella di Susa il 26, si sono riunite nelle rispettive sedi per la festa comunitaria di Natale.
La recitazione di un brano sul razzismo e
la sua discriminazione inframmezzato da due
canti (a Coazze) e quella di alcune poesie (a
Susa) eseguite dai bambini delle due Scuole
domenicali, hanno destato in chi li ascoltava
gioia mista a commozione, e riconoscenza
verso chi si è assunto Timpegno della preparazione. Come segno d'amore fraterno le due
comunità hanno offerto ai bambini un piccolo
dono.
Come per tutte le altre attività che non
siano propriamente culto, il tempio di Susa
è stato trasformato in locale per attività sociali, esistente invece a Coazze. Preparati con
cura da parte di alcune signore, erano .allestiti
dei banchi di pesca, buffet e vendita che
hanno fruttalo un buon contributo finanziario alle attività delFS® Centenario che le due
comunità hanno in progetto di fare compatibilmente con la crisi generale attuale e il
divieto di circolazione domenicale e festivo.
Intanto esprimiamo viva riconoscenza a tutti
coloro che hanno offerto danaro ed oggettini
vari, tempo e fatica per la realizzazione di
queste nostre due attività.
È stata, come generalmente si dice, un’occasione per tutti i fratelli di stare insieme
un po’ di più che i frettolosi saluti e strette
di mano che di solito avvengono dopo il culto :
si è avuto più tempo per scambiarsi idee e
commenti sui fatti del giorno che attualmente
non mancano.
Ma per quanto riguarda Susa, il senso di
questa festa comunitaria lo si apprezza più
pienamente se si pensa che quasi tutti i membri della comunità vivono in zone distanti
fino a 35 km. Vi è stata una famiglia che
per partecipare a questo incontro fraterno ha
percorso in auto oltre 160 km. di strada.
Questa particolare situazione di vastissima
diaspora in cui vive la nostra comunità ci
pare caratterizzi più di ogni altra l’importanza
ttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiimiiiiitmiiiiiiiiifHiiimiiiitiiiiH
Fondo di solidarietà
della partecipazione dei fratelli non solo a
questa attività natalizia, ma anche ai culti e
ad ogni altra attività comunitaria.
* * *
A Susa, TEvangelo della resurrezione dei
credenti in Cristo è stato annunciato ad una
numerosa folla di familiari, di fratelli della
comunità locale e di amici ai funerali *li
Emilio Peyronel. Molto apprezzata è stata la
presenza di un gruppetto di fratelli venuti in
rappresentanza della comunità valdese di
Coazze.
Rinnoviamo alla vedova Peyronel sìg.ra Giovanna e a tutti i familiari l’espressione della
nostra simpatia, ma soprattutto della certezza
della fede gioiosa e piena nella resurrezione.
Aldo Rutigliatso
Verso una federazione evangelica del Triveneto - Sabato 8 dicembre ha avuto luogo a
Venezia un convegno delle comunità evangeliche battiste. metodiste e valdesi. Il convegno
ha discusso le possibilità di un potenziamento
del centro di incontri di Tramonti di sopra
ed ha incaricato una commissione di esaminare con il comitato che gestisce il centro i vari problemi esistenti. Inoltre È stato deciso di
convocare una assemblea costituente della federazione delle chiese evangeliche del Triveneto e si è nominata una commissione che ì>repari Io st.atuto della federazione ed esamini i
vari j.roblemi legati a questo strumento di lavoro. L’assemblea costituente è stata fissata per
il 24 marzo, a Venezia. Della commissione incaricata di preparare Tassemblea fanno parte
due membri della comunità di Verona, Ruggero Mica ed Eugenio Rivoir.
Collettivo di studio su problemi di predicazione - Il collettivo valdese-metodista, che esainina attualmente, oltre a problemi di introduzione alla Bibbia, il libro di Amos, si è riunito il mese scorso a Padova. Il prossimo incontro è fissato per il 13 gennaio, alle ore 15,
a Vicenza, presso la locale chiesa metodista.
Colleeamento delle comunità cristiane di
base a Verona - I giorni 10 e 11 novembre ha
avuto luogo a Verona un frequentatissimo
convegno delle comunità cristiane di base. Il
tema era « Impegno di liberazione ». In seguito all’incontro si è formata una segreteria
per il collegamento delle comunità cristiane
di base a Verona, alla quale ha aderito anche
la chiesa valdese. Le riunioni della segreteria
hanno luogo attualmente nei locali della chiesa valdese, il sabato alle ore 15.
Una chiesa in analisi - Si è deciso di comune accordo di incontrarsi la domenica pomeriggio. alle ore 16.30 (cioè un’ora prima del
culto) in chiesa, per esaminare insieme i vari
problemi sollevati dalla lettura del libro di
Giorgio Tourn: Una chiesa in analisi: i vaidesi di fronte al domani.
Lem degli obiettori di coscienza - La sezione di Verona della lega degli obiettori di coscienza si riunisce ogni lunedi, alle ore 20.30,
nei locali della chiesa valdese. Alla riunione,
che è aperta a tutti coloro che sono interessati al nrohlema, partecipano di solito una ventina di persone.
Domenica 2 dicembre ha avuto luogo in Via
Pigna una assemblea di chiesa. Per mancanza
di mezzi di locomozione i membri di chiesa
che non abitano in città non hanno potuto
prender parte alTassemblea : erano presenti
I lettori ci scrivono
Distanza critica
Trieste. Natale 1973
(segue da pag. 1)
milioni e mezzo di dollari a favore
degli aiuti più urgenti a quelle regioni.
Concludendo, attualmente il nostro
Fondo è impegnato in tre direzioni,
oltre a quella permanente contro il
razzismo e precisamente: per il Cile,
per i prigionieri politici del Sud Vietnam, contro la siccità dei Sahel. Invitiamo i lettori a contribuire generosamente, pregandoli di inviare le loro
sottoscrizioni al conto corr. postale n.
2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, Torino indicando
possibilmente la causale del versamento (Razzismo, Cile, Sud Vietnam, sic-,
cità).
Pubblichiamo intanto l'elenco aggiornato delle sottoscrizioni:
P. Corbo (due vers.) L, 7.000; N. N. con
simpatia (id.) 20.000; Gigi e Nadia (id.) 30
mila; E. Massel 10.000; D. Di Toro 10.000; L.
e G. Conte 10.000; G. Laetsch 5.000; G. c K.
Comba 50.000; A. N. S. Cocorda 10.000; V.
Vinçon Viti 2.000; B. Rocchi 10.00; E. Grisel 40.000: A. e C. Vetta 10.000; S.N.A.S.E.
in mem. di Pino Falbo 20.000; Colletta cullo
natalizio chiesa Ivrea 33.500; G. Conti 10
mila; Scuola domenicale chiesa valdese di
Bari 33.450: G. Grillo 3.000: G. Giordano 30
mila; C. Tron 5.000: Inno 135 5.000; E. e
M. Bein 15.000: RMFC 4.000; S. Cornelio
30.000; Colletta a un pranzo natalizio 10.000;
Due fratelli pentecostali 10.000:E. P. 10.000:
C. Peyrot 10.000.
Totale L. 442.950: precedente L. 571.445 =
L. 1.014.395. Versale alla Tavola L. 500.000
per il P.L.R.; in cassa L. 514.395.
Signor direttore,
sono anni che desidero scriverle per dirle il
mio modesto plauso. Ora non ricordo più le
molte occasioni perdute e sinceramente mi
dispiaceva di perderle, ma al giorno d’oggi si
vive troppo in fretta. Ultimamente, dopo avere disdetto da un paio d’anni l’abbonamento a
(( Nuovi Tempi », con circostanziata motivazione, avevo temuto di trovarmi di fronte a
una mancanza di senso critico anche nel suo
giornale. Oggi, in un momento di riposo, mi
è venuto in mano il n. del 14 dicembre col
suo commento a uno scritto di Paolo Ricca.
Mi permetta di dirle « grazie » per la distanza critica : se c’è quella possiamo leggere anche quello che non ci convince e se ci troviamo di fronte a qualcosa che è contrario al nostro modo di pensare possiamo anche cercare
di ridurre il nostro dissenso a distanza critica.
Quando si vedono gli errori di una certa impostazione di pensiero, facilmente si fa d’ogni
erba un fascio e non si accetta nemmeno la
parola buona di chi non la pensa come noi.
E volesse il Signore che sapessimo noi come
pensare. Penso veramente che solo accogliendo le parole di tutti con la da lei citata distanza crìtica possiamo cercare di meglio capire e le nostre e le altrui buone e cattive ragioni.
Per questo la ringrazio e le auguro un buon
anno di lavoro per il 1974, nel quale sarò
come per il passato fedele lettrice.
Anna Illy
La nostra politica
Noto. T' gennaio 1974
Signor direttore,
stamane ho ascoltato alla radio il cullo di
Capodanno del past. Aldo Comba, che fra le
molle còse edificanti ne ha dette altre non
del tutto esatte criticando i cristiani che non
approvano il fatto di far polìtica perché qui
siamo pellegrini e la nostra cittadinanza è
nei cieli. Il Pastore ha detto che non basta osservare e criticare il male che c’è nel mondo
e poi chiudersi in se stessi : bisogna agire e
non pensare che non ne siamo capaci, perché
sappiamo che è Cristo che ha vìnto il mondo!
Certo, è vero: noi cristiani seguendo Gesù Cristo possiamo vincere il peccato e far trionfare
la verità e la giustizia fra gli uomini; ma
come agire, come comliaitere per questa nobilissima causa?
Qui anche noi cristiani evangelici possiamo
cadere in tentazione, cioè agire come coloro
che sono senza Dio o come i membri della cosìdetta civiltà cristiana che, detenendo il potere. non fanno che il proprio interesse pur
dicendo di voler stabilire la giustizia e la
pace fra gli uomini. Se vogliamo combattere il
male che c’è nel mondo e far trionfare la verità, a mio avviso proprio noi cristiani non
dobbiamo fare politica nel senso che non dobbiamo parteggiare per una nazione o per l’altra dei due blocchi occidentale e orientale, i
quali dirigono con il loro strapotere Finterà
umanità. La verità non è nell’operare dei governanti di entrambi i blocchi, perché in essi c’è ancora il peccato e non l’amore per tutti gli uomini, senza discriminazione, di cui ci
parla l’Evangelo e che essi non hanno compreso.
Proseguendo, il pastore Comba ha detto che
la comunità apostolica dei credenti si organizzava e lottava per il trionfo della verità;
certo è vero, ma lo facevano amandosi senza
preferenza gli uni gli altri, e quando a volte
ciò avveniva, gli apostoli li ammonivano. Invece nelle nostre comunità assistiamo a volte
a situazioni incresciose; chi dice: io sono con
l’America perché ha ragione, e chi invece: io
sono con la Russia perché ha ragione lei, e
ci si divide e forse ci sì odia. Seguendo questa
via, come possiamo far risplendere la verità e
la giustizia?
Il compito dei cristiani, sempre secondo
me, è d’informarsi come stanno le cose in tutte le Nazioni, senza falsarle come fa la stampa interessata, e poi consigliare e aiutare con
tutti i mezzi a nostra disposizione tutti gli
oppressi, i bisognosi, gli emarginati, a qualunque razza e a qualunque nazione appartengano, anche a costo della nostra personale
sicurezza e tranquillità, come facevano i Profeti che a volte perdevano anche la vita.
Questa è la lotta che i cristiani devono fare per la pace fra gli uomini e il loro esempio porterà i suoi frutti nel mondo degli increduli, che potrà dire di noi: «Si vede che
sono stati con Gesù ».
La ringrazio se vorrà pubblicare questa mia
lettera, scritta da una donna di poca cultura:
tento di dare il mio modesto contributo per la
causa della giustìzia segnalando il pericolo che
corre tutto l’Evangelismo.
Con fraterni saluti in Gesù Cristo
Sandra Gìardina ved. Carpinteri
Doni pro Eco-Luce
Hanny Rapisarda. Trieste 1.000; Arnoldo Durio, Ivrea 1.000: Bartolomeo Soulier, Torino
1.000; Clementina Malan, Luserna S. Giovanni 1.000: Elsa Clapier Léger, Mentoulles
500; Emilio Peyronel, Susa 500; Giusto De
Walderstein, Cinisello 1.000; Ferruccio Giovannini, Pisa 1.000: Lido Cavaglià, Torino
1.000: GuidoVinay. Torino 2.000; Sila Albertazzi. Balma Biellese 1.000: Adelaide Tria.
Como 1.000: Camilla Prassuit ved. Aversa.
Chiavari 1.000: Emmanuele Paschetto, Torino 4.000; Cornelio Bartoletti, Firenze 1.000:
Cesare Garuti. Firenze 1.000: Sergio Azzario
S. Spirito 1.000: Michele Anelli, Corato 1.000:
Grazie! f continua )
venticinque persone. L’assemblea ha esaminato il lavoro che è stato fatto negli ultimi mesi
e lo ha approvalo nelle grandi linee : in particolare ha accettato di aderire alla segreteria
per il collegamento delle comunità cristiane
di base di Verona. Si è deciso, dopo aver esairiinato la situazione finanziaria della chiesa,
di aumentare il projjrio impegno finanziario
nei confronti della Tavola del 13% rispetto
ali' anno scorso.
L esperienza dei culti pomeridiani è positiva
e si è deciso di continuarla. I culti cominciano alle ore 17.30, ogni domenica.
V/i lutto - Il 24 novembre è morta, dopo un
periodo di malattia, la mamma di Anita Bertinat. Abbiamo detto alla famiglia la nostra
simpatia e la nostra disponibilità per una ricerca di comunione sempre più vera, uniti nella speranza della vittoria in Gesù Cristo.
Eugenio Rivoir
llllllllillllllllllllllllllltllllllllllllilllllllllltlinilllllllllllltllltlll
Servizio civile
La L.O.C. — Lega degli Obiettori di
Coscienza — informa che il tempo
utile per presentare domanda di servizio civile per la classe 1955 scade l’8
febbraio prossimo.
Per questo fino al 7 febbraio le sedi L.O.C. di Torino saranno aperte
per dare informazioni sulla legge sul1 obiezione di coscienza e il servizio
civile :
1“ - LOC, via Venaria 85/8, tei. 218.705,
10148 Torino
2” - LOC, via Po 12, tei. 533.431, 10123
Torino.
In particolare la sede di via Po 12
sarà aperta ogni giovedì e domenica
dalle 17.30 alle 19.30; vi sarà allestita
una mostra antimilitarista.
Illllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll¡lllllli
Vento e sole per vincere
l’inverno inglese
(segue da pag. 6)
di dare basi solide alle nostre teorie
prima di passare alla pratica ».
Il gruppo di Cambridge esamina tutte le idee che gli paiono valide: il Pike
pensa, ad esempio, che gli aspiratori,
le lavatrici, i mixers potrebbero funzionare ad aria compressa, che può essere immagazzinata assai più facilmente dell’elettricità e che può essere
prodotta facilmente con un compressore a vento. Ma bisognerelDbe che le
case fossero concepite per conservare
il calore e non per sciuparlo: « L’ideale, per un serbatoio termico, sarebbe
d’essere piazzato sopra la cucina. Noi
spendiamo energia per scaldare l’acqua dei bagni e ne spendiamo altra
per far funzionare una ventola aspirante che evacui il calore della cucina ».
LA CASA AUTONOMA
I residuati domestici costituiscono
anch essi una fonte d’energia sciupata, che si perde nelle fogne, moltiplicando l’inquinamento urbano, mentre
l’eccedente di calore, nelle case, potrebbe servire a lavorare i residuati
e produrre un gas, il metano, che si
potrebbe utilizzare come combustibile. Così pure, il proprietario di una
mucca ricaverebbe non solo del latte,
ma anche — sfruttando lo stallatico —
abbastanza metano per percorrere 30
km. con una vettura di piccola cilindrata.
Raccogliendo l’acqua piovana e depurando le acque inquinate, ogni casa
sarebbe in condizione di provvedere
autonomamente alle proprie necessità. Sarebbe possibile iiltrare due o tre
litri d’acqua al giorno per bere, utilizzando il resto per esigenze domestiche. II solo vero problema che rimarrebbe è l’eliminazione dei metalli pesanti, che del resto esiste ovunque.
La « casa autonoma » risolverebbe
molti problemi della vita urbana relativi alle reti di distribuzione: per l’elettricità, ad esempio, i costi di distribuzione giocano per il 60%. Se il confort delle case non dipendesse più
dalia canalizzazione dell’acqua, dalla
rete energetica e da quella delle fogne, sarebbe più facile decentrare l’habitat. Qggi le città crescono in altezza, le costruzioni si accumulano e si
moltiplicano come cellule cancerose
la cui crescita disordinata ed eccessiva
non può essere sopportata dall’organismo.
Per il momento il prof. Pike paria
nel deserto. Nella riunione di Bad
Nauheim si è persino ventilato il progetto di concentrare la popolazione
di una regione in città estremamente
dense, che sostituirebbero le cittàdormitorio che si sgranano lungo le
strade che portano a un centro, e questo per assicurare una maggiore efficacia di trasporli in comune. Sarebbero
cosi ridotte, a vantaggio dei grandi
complessi, le sovvenzioni concesse per
case private.
Ma quando è stato chiesto a un urbanista che cosa la gente della regione in questione pensasse del suo progetto, questi esitava un momento e
poi rispondeva: « Veramente, non
glielo abbiamo domandato... ».
Daniel Behrman
3
vili CENTENARIO
del movimento valdese
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Matteo 5, 33-37
Giuramento e menzogna
Un eretico valdese, nel Medio Evo, era immediatamente riconoscibile per un inquisitore, per la sua ferma volontà di non giurare e di non cedere su questo punto neanche per difendere la propria vita, giurando
di « dire la verità, tutta la verità... » in un
processo. Un rifiuto di tal fatta, basato sulla
parola di Gesù in Matteo 5, veniva a minare
tutta la costruzione della società medievale
che nel giuramento, appunto, aveva trovato
il cemento che univa uno all'altro i diversi
strati sociali. Tutto, ogni atto ed ogni decisione era sancita e confermata da un giuramento.
Oggi certo non è così. Lo Stato non richiede più ai suoi cittadini un impegno così
solenne quanto formale come il giuramento,
se non in pochissimi casi. Molti dunque fra
noi vivono senza mai dover contraddire l'ordine di Gesù? In senso stretto si potrebbe
dire di sì; anzi ho l'impressione che tra gli
evangelici italiani sia ancora forte il rifiuto
del giuramento, almeno a livello popolare,
quello che si fa senza pensarci su troppo...
Fermarsi però qui e considerare questa sorta di pudore come l'adempimento della parola di Matteo, sarebbe fermarsi a metà;
« sia il vostro parlare; sì, sì; no, no ».
Guardiamo bene e vedremo come uno dei
pilastri su cui il nostro mondo si regge sia
la menzogna: questo è vero per la diplomazia internazionale che sul filo della menzogna, delle parole non dette e degli ammiccamenti gioca, secondo regole tutte sue,
scommettendo sulla vita di tutti noi.
Questo è vero per i nostri governanti che
mentono sapendo di mentire. Lo stesso valga all'interno delle famiglie; chi non ha
raccontato, per esempio, pie menzogne al
proprio figlio quando questi gli ha chiesto
come nascono i bambini? E via di seguito.
In questa situazione se il nostro sì fosse
realmente sì, come singoli e come comunità,
se fossimo disposti a dire la verità là dove
gli altri usano la menzogna, la nostra parola
penetrerebbe nel corpo della nostra società
come una spada, come quando i valdesi
medievali rifiutavano di prestare il giuramento.
Perché il fatto è che non si tratta di malcostume se la menzogna fiorisce in questo
modo tra di noi, non è perché non esiste
più morale o perché la morale dei governanti — la ragion di stato — debba essere
diversa da quella dei privati cittadini ; bisogna dire piuttosto che proprio questa è la
morale. La menzogna serve a tenere il mondo tranquillo, ad evitare le ribellioni e a fare
procedere tutto come si deve. L'informazione, la pubblicità e la cultura ufficiali a che
cosa servono se non a far vedere alla gente
ciò che non esiste?
Che cosa si può fare contro questo? Dire
la verità.
Dire la verità è però una scelta che costa,
sotto tutti i punti di vista, poiché si arriva
anche a scoprire la realtà su noi stessi, ed
è la più triste, sulla nostra debolezza e sul
nostro attaccamento a quella menzogna che
oggi forse ci ripugna, ma che ci aiutava a
vivere in un mondo di favola privo di tutte
quelle brutture e tragedie che compongono
la vita reale e su cui la nostra esistenza
stessa è basata.
Certo, è un impegno che costa, poiché dire la verità imporrà il fatto che noi agiamo
in conseguenza, che facciamo la verità che
compiamo atti tali che siano la messa in
pratica di quanto stiamo dicendo.
Dirò di più; la pratica della verità (quella
con la V minuscola) ci porterà a proclamare e confessare la Verità (quella con la
V maiuscola), a proclamare quel Cristo che
per darci la verità e con essa la salvezza
è venuto fino a noi e per noi è morto.
Paolo Ribet
MOMENTI E FIGURE DI STORIA VALDESE
/ SOCI DI VALDO
Parlando di Valdo si dice spesso che
è stato il fondatore del movimento valdese e che i Valdesi sono suoi discepoli.
Cosa c’è in questo di vero? Molto, ma
non tutto. Certo essendo il primo a fare
certe cose ha suggerito ad altri delle
scelte e delle idee, e parecchi lo hanno
seguito ed imitato. In questo senso si
può dire che Valdo è all’inizio del movimento, è il primo valdese e gli altri,
venendo dietro a lui, sono un pò suoi
discepoli, suoi imitatori.
Ma occorre dire subito che il movimento valdese non è Valdo solo ma si
compone di uomini e donne, giovani e
vecchi, studiosi laureati ed analfabeti,
tutta gente che pensa con la propria testa, che fa delle scelte responsabili, che
sa quello che vuole. Anzi il fatto caratteristico della storia valdese, un tratto
che l’accompagna, una sua costante, è
proprio questo; il suo aspetto comunitario. La storia valdese è storia di una
comunità cristiana è storia di un « popolo », potremmo dire se la parola
« popolo » non indicasse una nazione in
senso politico. Una parola che va oggi
di moda è la « base », per indicare la
realtà cotidiana della gente; si potrebbe
adoperare anche nel nostro discorso; la
storia valdese è storia di una base cristiana; attraverso tutti i secoli si mantiene non solo aderente alla realtà di
base ma si muove alla base del popolo
cristiano.
La storia valdese è storia di una comunità e non di personalità perché
Valdo seppe fare dei Valdesi della prima generazione non dei gregari ma dei
fratelli. Essi costituirono infatti intorno a lui un gruppo che si è definito (o
è stato definito) con una parola latina
molto caratteristica: una « societas ». I
« Poveri » della generazione di Valdo
hanno cioè coscienza di essere suoi « soci », non i suoi dipendenti; sono parte
integrante come lui della nuova associazione che si sta costituendo. Essere
« compagni », « soci », significa essere
eguali, avere in comune degli interessi,
delle iniziative. Quello che stupisce è il
fatto che questo gruppo di Lione non
abbia scelto per presentarsi alla gente
una delle tante parole di Chiesa; « fraternità », « comunità », « ordine », ma
una parola della lingua di tutti i giorni,
da mercanti. Nella Chiesa sì ma da laici, come fanno i figli del mondo che si
mettono d’accordo quando hanno da fare qualcosa.
E sono riusciti a fare questo così bene che Valdo non ha avuto nessuna posizione di responsabilità. Normalmente
in questi casi si sceglieva un responsabile, un « preposto » per stare alla testa
e rendere conto alle autorità di come
andavano le cose. I Valdesi non ebbero,
come poi i Francescani, un preposto, un
vicario generale ma continuarono a vivere da soci nella loro impresa.
In secondo luogo i « Poveri » furono i continuatori di Valdo. Pur essendo
fortissima la sua personalità e grande il
suo prestigio egli non influenzò il gruppo valdese al punto da ridurlo ad una
cosa sua. Le grandi personalità cristiane hanno sempre tendenza a lasciare la
propria impronta nelle cose che fanno;
Valdo è fra i pochi che hanno saputo
sparire dalla storia della propria comunità. Nessuno sa più nulla di lui, né della sua vita né della sua morte perché i
suoi « soci » non ebbero nemmeno
l’idea di raccogliere i suoi ricordi. Il
(continua a pag. 2)
4
non giurare
I suddetti eretici affermano anche che non si deve giurare in nessun modo.
Cristo ha infatti detto : il vostro sì sia sì, il vostro no, no... vi dico non giurate
affatto.
I Poveri, Lombardi e Loenisti predicano, e credono, che poteva e doveva esistere il giuramento nell'Antico Testamento perché Dio lo aveva insegnato, proibito era spergiurare ; affermano però che nel Nuovo Testamento il figlio di Dio
10 ha vietato, è dunque chiaro che nessuno per nessun motivo può giurare senza
commettere peccato mortale.
Giurare, dicono è mortale; Matteo (5,37): vi dico non giurate per nulla,
né per il cielo né per la terra, ma sia il vostro sì, sì, no, no. Contro questa tesi
11 Salmo (63:11 ): chiunque giura per lui si glorierà. Anche i santi padri hanno
giurato, e l'Apostolo (2 Corinzi 1 : 23) chiamò Dio a testimone dell'anima sua
Dio stesso ha giurato (Ebrei 6: 13). Dio giurò per se stesso. E Cristo [giurò]
(Giovanni 5: 19) [dicendo] Amen, amen vi dico. Pertanto è lecito giurare in
certi casi. Occasione di spergiuro sono quando si giura con troppa frequenza o
per motivi futili. Questi eretici che non giurano mai sono simili al diavolo, che
non risulta aver mai giurato.
Gli fu chiesto che cosa predicassero [i barbi], rispose: in modo particolare
predicavano che ogni menzogna è peccato mortale.
Dicono che l'uomo non deve mentire, chiunque mente uccide l'anima sua.
L'altro errore dei suddetti è la tesi secondo cui ogni menzogna è peccato
mortale. Cercano anche di dimostrarlo. Dice infatti la Scrittura : il vostro sì sia sì,
ecc. Se questo è un precetto ne deriva che chi faccia una dichiarazione menzognera commette peccato mortale.
Problemi e prospettive
delle comunità di
I soci di Valdo
(segue da pag. 1)
culto delle memorie di Valdo non li interessava, non avevano bisogno di Fioretti per andare avanti.
Un terzo fatto deve essere notato: i
Valdesi ebbero il coraggio di essere diversi da Valdo. Lo scopo comune, l’intenzione di questa « società » era chiaro: vivere come gli apostoli di Cristo
nella civiltà cittadina. Valdo la sua scelta l’aveva fatta, a suo modo, insistendo
sulla povertà assoluta e la predicazione
itinerante, a questa scelta intendono
mantenersi fedeli ma a modo loro. Per
fare questo non ci sono direttive, statuti; Valdo non ha dato, come Francesco, una « Regola », ma solo un esempio, i Valdesi hanno avuto il coraggio di
non imitare ma di inventare il proprio
apostolato.
Il domenicano Congar, che abbiamo
già citato, ha intuito questo e lo scrive:
« Lo spirito di Valdo non esiste concretamente da nessuna parte, lo spirito di
Francesco esiste e coloro che sono attirati da questo spirito sanno dove rivolgersi per trovarlo ».
Chi vuol vivere lo spirito di Francesco va a farsi francescano, va in un
« Ordine », con una « Regola »; lo spirito di Valdo non esiste più, è morto
con lui. Quello che per il cattolico Congar è una triste condanna: chi non obbedisce alla chiesa sparisce, per noi è la
più bella testimonianza!
Lo spirito di Valdo non ha da esistere, esiste già l’Evangelo ed ogni generazione di Valdesi reinventerà la sua
testimonianza nella libertà dello Spirito; non esito d’altra parte a credere
che ci sia altrettanto spirito di Valdo
nella comunità valdese oggi quanto c’è
bb spirito di Francesco nell’ordine Fran^ cescano.
Tutte le affermazioni citate sopra sono
di fonte cattolica, tratte cioè dai testi degli
inquisitori e dei polemisti, o dagli atti dei
processi contro i Valdesi medievali (il professore di Montpellier, già citato. Alano da
Lilla, il lombardo Salvo Burci, l’anonimo inquisitore tedesco detto di Passau, ecc.). In
tutti c’è un certo stupore per questa insistenza dei Valdesi sul rifiuto di ogni forma di
giuramento e per la loro paura di mentire.
La teologia aveva infatti studiato a fondo il
problema e sulla traccia del grande sant’Agostino lo aveva risolto da tempo dicendo che
la menzogna è un male quando la si dice
coscientemente, sapendo di dirla, ma non è
più tale quando è fatta a fin di bene o quando si tratti di una menzogna, in qualche modo, “pulita”, che cioè non fa male a nessuno.
Quanto poi al giuramento l’inquisitore tedesco ha la bella trovata di dire che solo il
diavolo non giura, perciò i Valdesi sono
suoi figli.
Veduta della chiesa valdese di Milano.
Milano
La Comunità valdese di Milano ha ricordato brevemente, al termine di im culto del
novembre 1972, i venti anni trascorsi dall’inaugurazione del suo nuovo tempio e dei
locali annessi. Si trattò di un fatto importante per questa comunità rimasta per diversi anni priva di tempio ed alloggiata in
un locale di fortuna, dopo la demolizione
dell’antico tempio di piazza Mlssori.
Fu certo un momento, quel 1952, di grande ripresa per la vita della comunità, ma il
progetto di un tempio, costruito in quel centro della città, che già allora cominciava a
spopolarsi dando spazio ad uffici e ad edifici pubblici, e soprattutto utilizzabile solo
per il Culto, fu ima scelta che oggi pone di
fronte a diversi ovvi problemi.
Oggi la Comunità valdese conta circa 820
membri di chiesa; circa 700 nuclei familiari
compresi aderenti e simpatizzanti, sparsi in
un raggio di almeno 15 chilometri.
Quello che più colpisce in una comunità
come la nostra, sparpagliata in una grande
metropoli, è anzitutto la difficoltà della comunicazione, e perciò della comunione fraterna; ed in secondo luogo la difficoltà di
rendere una testimonianza come comunità.
Per la comunione fraterna si vede una
soluzione nella costituzione di gruppi di zona o di quartiere, ove vi sia possibilità di
incontro, discussione, aiuto fraterno e conoscenza reciproca.
Per la testimonianza comunitaria si sono
creati nel 1968 due spazi di lavoro; nel mondo della cultura, la Libreria Claudiana aperta in un locale preso in affitto vicino al
tempio ; nel mondo operaio, il « Centro
J. Lombardini » di Cinisello Balsamo con la
sua ben conosciuta scuola media serale. Queste due opere di testimonianza non sono però solo valdesi, ma anche il frutto dell’impegno degli evangelici milanesi, nel quadro
della Federazione lombarda.
L’ottavo centenario della conversione di
Valdo è stato preso dalla comunità valdese
di Milano, come un’occasione per la testimonianza verso la Città, per fare il punto
sulla nostra situazione di comunità e per
promuovere im’azione di colportaggio della
Bibbia e di libri della Claudiana.
Il programma di testimonianza è legato
ad una scelta precisa: i Valdesi furono perseguitati e torturati ieri; oggi chi sono i torturati e perseguitati? In questo senso hanno parlato nei nostri locali Tullio Vinay alla fine di ottobre sulla situazione dei prigionieri politici del sud Viet Nam; e, per
illustrare le finalità del Tribunale Russell II,
sulla tortura in Brasile ed in America Latina, Ettore Masina e Piero Basso, ai primi
di dicembre. Le due manifestazioni, cui ha
partecipato un pubblico cittadino assai numeroso, sono state anche l’occasione per
raccogliere adesioni scritte ed offerte in
danaro.
Per il 17 febbraio è annunciata una manifestazione pubblica conclusiva, promossa
dalle Chiese evangeliche milanesi, al Teatro
dell’Arte cui interverranno Giorgio Spini,
Riccardo Lombardi e Giorgio Bouchard.
Tema : « Protesta evangelica e società italiana ».
All’Assemblea di chiesa del 27 gennaio
invece, riferiranno i vari gruppi che hanno
studiato il libro di Giorgio Tourn ; « Una
chiesa in analisi », per fare il punto sulla
situazione della comunità. Riferirà inoltre
il gruppo di lavoro incaricato di promuovere l’azione di colportaggio all’interno della
comunità.
In questo senso si lavora assieme con la
comunità metodista per arrivare ad una
possibile integrazione che permetterà, lo
speriamo, di suddividere meglio i compiti
e di razionalizzare il lavoro ed unificare fin
da ora alcune attività, mediante riunioni
'omuni periodiche aei due Consigli di chiese
Th. Soggin
5
Dire la venta,
oggi
La problematica del giuramento e della menzogna
fu al centro della testimonianza valdese medievale.
Partendo da una lettura fedele e radicale della parola di Gesù nel Sermone sul monte, i « Poveri » rifiutarono ogni forma di compromesso connesso con
la menzogna ed ogni forma di vincolo assoluto connesso col giuramento. Questa posizione ebbe naturalmente una portata civile considerevole, lo dimostra
il testo del prof. Molnar citato in questa pagina.
È una problematica attuale? Un gruppo di fratelli
milanesi ha cercato di rispondere a questo interrogativo. Le riflessioni emerse nel dibattito sono state
raccolte e presentate dal candidato Paolo Ribet.
Avete udito pure che fu detto agli antichi: Non ispergiurare, ma attieni al
Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: Del tutto non giurate: né per il cielo... né per la terra... né per Gerusalemme... Non giurar neppure per il tuo
capo... Ma sia il vostro parlare: Sì, sì;
no, no; poiché il di più vien dal maligno.
(Matteo 5; 33-37)
_____Come ritenete di poter definire il problema del giuramento oggi, alla luce del
sermone sul monte e dell'interpretazione
dei valdesi medioevali?
_____Si può sostanzialmente dire che il giuramento è come una scommessa, una scommessa giocata con chi ci sta di fronte e con
Dio, che noi chiamiamo come testimone di
quanto affermiamo. Noi ci impossessiamo
di Dio e della sua autorità per conferire a
noi stessi una forza ed una autorità che non
abbiamo e che non ci spetta, e così inganniamo colui al quale ci rivolgiamo. Del resto, se guardiamo all'Antico Testamento, chi
giura è Dio stesso, è Lui che fa la promessa
nell'atto di stipulare il patto; ma Lui ha la
potestà per farlo.
Si può andare anche più a fondo iri questo e dire che il giuramento è l'imposmone
del più forte nei confronti del più debole.
Certo, non si parla qui dei giuramenti che
si fanno correntemente per affermare con
forza quanto si dice — allora bisognerebbe
cancellare il giuramento scritto sulla parete
di fondo dell'Aula Sinodale, a Torre Pellice,
o smetterla di cantare « Il Giuro di Sibaoud » —, ma si parla piuttosto di quei
giuramenti che, come nel Medio Evo legano
oggi il sottoposto al proprio superiore.
__ Si può fare qualche esempio per il
nostro tempo?
__ I due momenti principali, oggi, in cui
viene richiesto il giuramento sono durante il
periodo del servizio militare, in primo luogo, e poi nei tribunali. Due dei momenti,
cioè, in cui di più il cittadino è il sottoposto
nei 'confronti dell'apparato statale. Abbiamo cioè qui da un lato una istituzione teri
precisa, io Stato, che ha in mano le leve del
potere e che impone al cittadino in divisa
fedeltà a se stesso. Per chi rifiuta c'è il carcere.
— Credete che sia legittimo operare il
passaggio dal rifiuto del giuramento al rifiuto della struttura che lo richiede?
— È legittimo, nel senso che attraverso il
giuramento si tengono sottoposte le persone, e poco importa che chi giura in quel
momento non pensi all atto che sta per compiere, o semplicemente lo tenga in poco
conto, perché se lui si dovesse dimenticare
ciò che ha giurato, c'è l'apparato giudiziario
che pensa a ricordarglielo. Ritorna dunque
il problema del giuramento come strumento
che il più forte usa per tenere soggiogato il
più debole, in una stato di cose tale per cui
la vera legge è la violenza e su di essa si
basano i rapporti tra le persone.
E questo doveva essere un fatto molto
importante anche nel Medio Evo sul quale i
primi valdesi devono aver pensato parecchio.
__Tornando, per concludere, al punto di
partenza : qual è il vostro giudizio sul giuramento?
__ Il giudizio è naturalmente negativo.
Del resto il cristiano non dovrebbe aver
bisogno di giurare, mai, neanche per affermare con forza quello che dice, neanche per
dare una garanzia alla persona o alle persone a cui si rivolge: tutta la sua vita dovrebbe essere impostata in modo tale da essere
garanzia di ogni sua parola. La sincerità e
la limpidezza dovrebbero essere il marchio
di una vita vissuta al servizio di Colui che
ha datto : « lo sono la Verità... ».
Certamente mantenere questo rigore di
vita non è affatto facile, ma apre tutta una
serie di problemi, dai nostri rapporti con
la gente, alla carriera, e così via. Praticamente non passa giorno in cui mille situazioni diverse ci impongono di coprire o di
macchiare questa limpidezza. Questo va
detto per la vita personale di ognuno di
noi ; ma il discorso potrebbe essere notevolmente allargato, per esempio, al problema dell'informazione e contro informazione, cioè di far conoscere la verità nel
« mare magno » delle fonti di informazione.
Altro problema è la predicazione : la proclamazione, cioè della Verità. Tutti problemi
che investono però anche altri aspetti, diversi dal rifiuto del giuramento.
— E le comunità?
___ Le nostre comunità vivono immerse
nei problemi del mondo che le circonda e
ne subiscono le ripercussioni. Questa è una
fetta del nostro peccato.
I Valdesi
e la società feudale
«Le testimonianze storiche sono imanimi
nell’affermare che i Valdesi, senza eccezione,
francesi, italiani, germanici rifiutavano U
giuramento, la violenza in tutte le sue fornie
e l’uso della spada al servizio della giustizia
sia ecclesiastica che civile... È interessarite
evidenziare la portata di questo atteggiamento nel contesto della società medievale...
Nella cristianità medievale il rifiuto del
giuramento assume una considerevole portata sociale. È infatti noto che il sistema
feudale faceva uso del giuramento per garantire e fondare la realtà e la solidità della sua struttura piramidale. Nella maggior
parte dei paesi l’unità politica e la pace sociale poggiavano sul carattere vincolante
del giuramento di fedeltà. Spezzarlo sigmficava incorrere nelle pene ecclesiastiche e
nella condanna sul piano giudiziario, sigmfica diventare spergiuro, fuori legge.
Chi rifiuta il giuramento rifiuta di sottomettersi airordine stabilito, sostituisce all’ordine gerarchico una libertà le cui conseguenze sono imprevedibili... Nel contesto
di un feudalesimo che la Chiesa garantisce
con i suoi interdetti i Valdesi si incamminano sulla via di una protesta radicale. Alla
fedeltà sociale di tipo verticale e paternalista sostituiscono un vincolo orizzontale e
fraterno ed in questo senso ebbero una
funzione di fermento democratizzante. Il rifiuto di giurare diventa così, elemento del
rifiuto di un atteggiamento generale (h fiducia nelle strutture sociali tutelate dalla
Chiesa. Il loro è un atteggiamento parallelo alla rivendicazione della libera predicazione che osa annunziare al mondo la parola di Dio senza l’appoggio delle istituziom ».
Da « Les Vaudois au Moyen Age », di
imminente pubblicazione.
6
Ma enapres li apostol furon alcuna doctors
Lical mostravan la via de Xrist lo nostre salvador.
Ma encar s’en troba alcun al temp present,
Lical son manifest a mot poc de la gent;
La via de Yeshu Xrist mot fort volrian mostrar,
Ma tant son persegu que a pena o pon far;
Tant son li fals Xristian enceca per error,
E maiorment que U autre aquilh que devon essa pastor.
Car Uh perseguon e aucion aquUh que son melhor,
E laysan en pacz li fals e li enganador.
Ma en czo se po conoyser qu’Uh non son bon pastor.
Car non aman la feas si non per la toyson;
Ma l’escriptura di e nos o poen ver.
Que si ni a alcun bon que ama e tema Yeshu Xrist,
Que non volha maudlre ni jurar ni mentir.
Ni avotrar ni aucir ni prenre i’autruy.
Ni venjar se de li seo enemis.
Uh dlon qu’el es Vaudes e degne de punir,
E U troban cayson cum meczonia e engan.
Cosi Uh poirian toUer czo qu’el ha del seo «fan.
Ma fort se conforte aquel que suflre per l’amor di segnor;
Car lo regne d’I cel li sere apparelha al partir daquest mont.
Adonca aure grant gloria, si el ha agu d’sonor;
Mas en czo es manifesta la malvesta d’ior.
Que qui voi maudir e mentir e jurar,
E prestar ha usura e aucir e avotrar,
E venjar se d’aquilh que li fan li mal.
Uh dlczon qu’el es prodom, e leal home reconta;
Ma dopo gli apostoli vennero alcuni dottori
I quali insegnavano la via di Cristo, nostro salvatore.
E ancora se ne trova qualcuno nel tempo presente,
Che è conosciuto a pochissima gente;
La via di Gesù Cristo vorrebbero bensì mostrare.
Ma sono perseguitati al punto che appena lo possono fare;
Così tanti sono i cristiani accecati degli errori,
E più di tutti coloro che dovrebbero essere pastori,
Essi infatti perseguitano ed uccidono i cristiani migliori
E lasciano tranquilli i falsi ed i menzogneri,
In questo si vede che buoni pastori non sono
E si preoccupano delle pecore solo per poterle tosare.
La scrittura però lo dice, e lo possiamo constatare.
Che quando ce n'è uno fedele che ama e teme Gesù Cristo,
Che rifiuta di giurare e mentire.
Commettere adulteri, uccidere o prendere la roba altrui.
Non vendicarsi dei propri nemici.
Te lo accusano di essere Valdese, degno di morire...
E lo accusano con menzogne e calunnie.
Così potrebbero togliere quello che ha della sua pena.
Con forza si consoli però chi soffre per il Signore;
II regno del cielo gli è preparato sin da quaggiù:
Allora riceverà grande gloria, se ha avuto disonore;
In questo è manifesta la loro falsità:
Chi vuole maledire, giurare e mentire.
Prestare ad usura, uccidere ed adulterio commettere,
E vendicarsi se qualcuno lo danneggia.
Te lo presentano come uomo integro, onesto e di buona fama;
NOTIZIARIO
MANIFESTAZIONI
La giornata del 18 agosto è stata definitivamente fissata, nel corso dell’ultimo incontro fra Tavola e Comitato del Centenano,
come giornata del Centenario. Al culto del
mattino nel tempio di Torre Pellice parteciperanno i rappresentanti delle chiese ev^geliche sorelle, d’Europa ed America, che
intendono dimostrare con la loro presenza
la solidarietà alla nostra Chiesa. Nel pomeriggio questi stessi fratelli daranno il loro
messaggio nella casa valdese o all’aperto,
se il tempo lo consentirà.
PUBBLICAZIONI
Il volume, preannunziato al Sinodo, del
prof. Vinay sulle Confessioni valdesi, che
reca alcuni nuovi contributi alla conoscenza delle posizioni teologiche degli antichi
Valdesi, sarà presto disponibile in libreria.
La campagna di prenotazione-sottoscrizione
di questo volume (versamento anticipato di
L. 10.000 o 20.000) ha dato risultati molto
positivi ed incoraggianti.
MILANO
Nel quadro delle celebrazioni per il Centenario è stato organizzato per il XVII febbraio un dibattito pubblico in un teatro cittadino, a cui parteciperanno il past. Giorgio Bouchard, Giorgio Spini e Riccardo
Lombardi, sul tema «protesta evangelica e
società italiana». La manifestazione sarà
accompagnata da ima mostra documentaria
sulla testimonianza valdese nella storia e
nel presente.
PINEROLO
I Corsi di catechismo ed i gruppi della
Scuola Domenicale sospenderanno il loro
programma biblico nel periodo gennaio-febbraio, per effettuare uno studio ed una ncerca sul tema della protesta valdese medievale, con particolare riferimento alla situazione locale. I diversi gruppi allestiranno
cartelloni murali e schede di lavoro utilizzando il materiale storico e documentario
fornito loro appositamente.
PROTESTANTESIMO
La rivista Protestantesimo, della Facoltà
valdese di Roma, ha progettato una serie di
articoli speciali su alcuni aspetti particolari
della storia e della teologia valdese medievale: che cosa è stato il Valdismo rnedievale, il rapporto Valdismo-Riforma, le interpretazioni tipiche del Valdismo, attualità o
meno del Valdismo. Questa serie inizierà
col numero I del 1974.
GIORNATE STORICHE
Il XIV Convegno di Studi sulla Riforma
ed i movimenti religiosi in Italia, che si tiene regolarmente a Torre Pellice in agosto
a cura della Società di Studi Valdesi, avrà
quest’anno un carattere particolare. Anzitutto per quanto concerne il periodo: 21-23
agosto, nella settimana che precede il sinodo’ in secondo luogo il tema, quest’anno
sarà limitato al Valdismo medievale tenendo
conto del Centenario; in terzo luogo il fatto
che la sua organizzazione verrà curata dal
Seggio della S.S.V. e dal Servizio Studi della Federazione che rinuncia cos', al suo convegno annuale. In linea di massinia si prevede la giornata divisa in due parti: la mattinata riservata alle comunicazioni storiche
ed il pomeriggio ai dibattiti su temi che
coinvolgono la nostra posizione attuale nella società italiana alla luce dell’esperienza
valdese.
LUSERNA S. GIOVANNI
In occasione del prossimo XVII febbraio
il Concistoro, tenendo conto della ricorrenza deirS“ centenario di Valdo, ha deciso, su
proposta del gruppo giovanile FC>EI, il seguente programma: sarà invitato il pastore
Tullio Vinay a presiedere il culto del niattino a cui parteciperanno, con la comunità,
un gruppo di fratelli della comunità del dissenso cattolico di Oregina che saranno alle
Valli sin dal 16. Nel pomeriggio il pastore
Vinay porterà la testimonianza del suo viaggio nel Sud-Vietnam e attirerà l’attenzione
della comunità sul problema dei prigionieri
Dolitici. Infine gli amici di Oregina racconteranno alcuni problemi che si pongono nelle, loro esperienza.
Commento
La Nobla Leyczon è indubbiamente fra i
poemi in lingua provenzale, che i Valdesi
ci hanno tramandato, il più lungo ed il più
noto. Come tutti i documenti del Valdismo
antichi è difficile dire quando sia stato composto, dove e da chi. Non si può certo fare
risalire alla prima comunità dei Poveri di
Lione ma neppure si deve collocare troppo
vicino alla fine dell’età medievale. Gli storici pensano si possa attribuire alla comunità valdese della fine del 1300.
Il documento è molto caratteristico perché presenta la vita del cristiano come un
pellegrinaggio sofferto nella vita, fra persecuzioni e dolori. I credenti formano una
piccola comunità nel mondo come è stato
il caso per tutti i santi dell’Antico Patto.
Essi vivono nella coscienza che siamo giunti
alla fine della storia umana e si avvicinano
gli ultimi tempi.
Il passo citato è caratteristico in quanto
fa il ritratto di due uomini: il primo è l’uomo di successo, che ha fatto fortuna nella
società, l’altro è il valdese. Del primo tutti
dicono bene, del secondo si chiede la morte.
Il contrasto non è fra un « cattolico » ed un
« valdese », dal punto di vista della religione, ma fra il prud’hom ed il vaudès sul piano del comportamento, del modo di vivere.
RAI- TV
Come lo scorso anno la rubrica televisiva
« Protestantesimo » della settimana 10d7 febbraio avrà come tema il significato della nostra presenza valdese in Italia, il numero di
quest’anno sarà centrato su Valdo.
TORRE PELLICE
Nel corso delle prossime settimane avrà
luogo nelle classi della Scuola Media Statale una serie di conversazioni sulla storia
valdese medievale e la conversione di Valdo,
prendendo spunto dal Centenario in corso ;
è prevista una visita al Museo valdese qualora i locali siano sistemati.
TORINO
Anche nella nostra città si prevedono iniziative nel corso della primavera, centrate
sul tema della presenza e del messaggio della protesta valdese, conferenze, tavole rotonde; è già stata fissata una conferenza del
prof. Manselli.
7
18 gennaio 1974 — N. 3
CRONACA DELLE VALLI
pag. 5
Alle Valli oggi
*‘Caro padre
la guerra
è ingiusta
99
San Secondo
Sabato 19 e 26 gennaio nella sala valdese la Filodrammatica rappresenterà
la brillante commedia, in dialetto piemotese, di Carlo Gallo, dal titolo:
«Torna a to ciabot». Un cordiale invito a tutti.
Pomaretto
RIUNIONI QUARTIERALI
Gennaio - Martedì 29; Masselli;
mercoledì, 30: Perosa.
Febbraio - Venerdì, 1; Clot Inverso;
martedì 5; Mausa; mercoledì, 6: Pomaretto; venerdì 8; Paiola; mercoled', 12 : Maurini.
Il culto domenicale ad Inverso Clot
è annullato per il mese di gennaio. Ce
ne scusiamo con gli inversini, ma non
siamo, riusciti a combinare diversamente, causa anche le note restrizioni
al traffico.
L’argomento delle riunioni è il libro
• di G. Tourn : Una chiesa in analisi,
1973, pagine 131, lire 1.500.
Sconto del 20% su tutti i libri alla
porta del tempio ; approfittatene : si
tratta soprattutto di ristampe di storia valdese.
L’hsegnameiito delà religione nelle scuole
IJn “messaggio" moderno, profondamente umano e religioso insieme, uno
.stimolo al ripensamento ed alla discussione.
Luci, scenografia, suoni e recitazione, tutto è stato curato e realizzato
con risultati degni dei molti applausi
ricevuti nelle settimane scorse dal
Gruppo Teatro Angrogna, ma al dilà
degli elogi dovuti alla qualità tecnica
dello spettacolo ci pare si debba soprattutto sottolineare la qualità del
contenuto di questo lavoro teatrale.
Decimazioni e carneficine purtroppo
all’ordine del giorno nella guerra ’15-18,
genocidio nell'inferno dei “lager” nazisti, inumani bombardamenti e torture nell’odierno Vietnam, evocati nei
quattro quadri dello spettacolo, non
vogliono e non debbono rimanere soltanto una “denuncia" della guerra;
non si è voluto sollevare un’ondata di
sdegno, un atteggiamento moralistico,
privi di qualsiasi peso ed incidenza
nella situazione storica che concretamente dobbiamo ogni giorno affrontare.
« Caro padre, la guerra è ingiusta »
vuol far riflettere gli spettatori, far loro ricercare le cause delle guerre, farli ripensare alla esattezza ed all’importanza di distinguere fra guerre giuste
ed ingiuste.
Di fronte ad una guerra bisogna innanzitutto porsi la domanda: « Chi la
vuole — a chi fa comodo? ».
Oggi tutti sanno, purtroppo è il senno di poi, che la guerra mondiale del
’15-18 fu un inutile eccidio di proletari
italiani, francesi, austriaci, tedeschi,
inglesi, russi...; la guerra poteva portare (e in effetti portò) vantaggi economici solo ai capitalisti delle maggiori potenze europee che l’avevano
voluta, alla ricerca di nuovi equilibri
economici. Tutti sono oggi convinti
della innocenza degli “ebrei" accusati
dal nazismo e dai capitalisti tedeschi
di essere la causa della crisi economica degli anni trenta, capri espiatori
di un “sistema" in crisi. Oggi ci dobbiamo pur rendere conto che nel Sud
est asiatico gli Stati Uniti non difendono la pace e la libertà come van sostenendo, ma precisi interessi economici ( CO.SÌ come a S. Domingo, in Guatemala, in Bolivia, in Brasile, in Uruguay e recentemente in Cile).
« Caro padre... » non dà una indicazione precisa, un giudizio senza appello, ma ci insegna a riconsiderare la
storia e a giudicare il presente con
spirito critico, senza retorica e passionalità, ma ci dice comunque che è un
dovere giungere al “giudizio”, non si
può tacere, ignorare, lavarsi le mani
alla Ponzio Pilato, e una volta stabilito che la fonte di ogni guaio è il potere economico, Mammona vestito di
“profitti" ed “interessi” occorre schierarsi con chi lo combatte: questa è
una guerra giusta!
R. Gay
Nuova replica del
Teatro Aegrogna
Continuano le repliche della riuscitissima « pièce » del Gruppo Teatro :
un quadro è ispirato da « Se questo
è un uomo » di Primo Levi ; l’autore,
che ha dato tutto l’appoggio morale e
pratico aila realizzazione del lavoro
teatrale, sarà fra noi sabato 19 gennaio 1974, alle ore 20,30 nella sala della Chiesa Valdese di Angrogna.
I) LA srruAZIONE
La scuola alle ValU ha sempre avuto
nel suo programma incluso l’insegnamento della Bibbia, quando erano della chiesa e quando furono del comune.
Per un tempo anche i maestri erano
non solo valdesi ma occupavano anche
un posto di rilievo nella vita della comunità: infatti, fin daila nascita
delle scuole alle Valli (XVI sec.) il
maestro era nominato dalla chiesa e,
quindi, considerato diretto collaboratore del pastore.
Tutto questo è storicamente finito,
ma il ricordo permane ancora vivo.
La Legge del 1923 (Gentile) stabiliva
il principio della obbligatorietà dell’insegnamento religioso cattolico, oltre
a sancire col famoso art. 3 che « a fondamento e coronamento dell’istruzione elementare in ogni suo grado è posto l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica ». Questo principio, che riconosce alla chiesa cattolica un’innegabile condizione di privilegio, viene ribadito dall’art. 7 della
Costituzione e ritorna nel testo dei
programmi ministeriali (cf. i libri di
testo).
Nell’applicazione pratica delle norme il legislatore perfeziona quanto
stabilito. Si possono ricordare i seguenti testi:
art. 23 del R.D. 28.2.1930, n. 289 (legge
sui culti ammessi).
« I genitori, o chi ne fa le veci, i
quali non desiderano che sia impartita ai loro figli l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche debbono farne apposita dichiarazione scritta al capo
d’istituto all’inizio dell’anno scolastico.
Quando il numero degli scolari lo giustifichi e quando per fondati motivi
non possa esservi adibito il tempio, i
padri di famiglia professanti un culto
diverso dalla religione dello Stato
possono ottenere che sia messa a loro
disposizione qualche locale scolastico
per l’insegnamento religioso ai loro
figli ».
Si prevede cioè la possibilità dello
esonero dall’istruzione religiosa ufficiale (cattolica), con preciso impegno
da parte dei genitori, e si concede
i’uso dei iocali scolastici per un insegnamento alternativo.
art. 27 del Testo Unico della Scuola
« All’istruzione religiosa si provvede
nei giorni e nelle ore stabilite a norma di regolamento, per mezzo di insegnanti delle classi, i quali siano reputati idonei a questo ufficio e la cui idoneità sia riconosciuta dal Provveditore
agii Studi, sentito il parere del Consiglio scolastico... Sono esonerati dalla
istruzione religiosa nella scuola i fanciulli i cui genitori dichiarino di volervi provvedere personalmente ».
Vi si ribadisce lo stesso concetto,
precisando il ruolo dell’insegnante di
classe. Ancora più esplicito è l’art. 112
del Reg. Gener. : « I genitori e gli esercenti la patria potestà, che a norma
dell’art. 27 ultimo comma del T.U. intendono provvedere direttamente alla
istruzione religiosa dei loro fanciulli,
sono tenuti a fare dichiarazione scritta al direttore didattico indicando in
che modo vi provvederanno. Il direttore didattico autorizza l’alunno ad assentarsi durante il tempo riservato all’insegnamento religioso e tiene conto
delle dichiarazioni ricevute per le annotazioni che devono figurare nei certificati di studio ».
La prassi dell’esonero per l’allievo
assume cos’i una veste ufficiale (l’allievo è autorizzato ad assentarsi); anche nei confronti dei documenti d’ufficio (pagelia, registri ecc.).
Per quanto concerne l’insegnante, la
normativa vigente, oltre a fare riferimento al già cit. art. 27 del T.U. prevede;
art. 109 del Reg. Gen.;
« L’insegnamento della religione è
affidato al maestro della classe sempreché sia riconosciuto idoneo... e lo
accetti. Quando ciò non sia possibile,
è affidato ad insegnante di altra classe o a persona estranea alla scuola,
purché riconosciuta idonea... ».
In altri termini l’insegnante ha il
diritto di chiedere la dispensa dall’insegnamento della religione secondo là
confessione cattolica e di essere sostituito in questo compito, pur conservando l’obbligo di presenza e dell’assistenza alla propria classe (responsabilità disciplinare e giuridicoamministrativa) per tutto il tempo
del servizio previsto dall’orario settimanale regolarmente retribuito (25
ore effettive).
Nota : Ogniqualvolta si legge « religione » nei testi legislativi si intende
^ligione Cattolico Romana.
II) LE DECISIONI SINODALI
Il problema dell’istruzione religiosa
è stato dibattuto negli ultimi anni senza giungere a soluzione in sede sinodale essendo la situazione assai diversa nelle Valli e nella diaspora italiana. Le linee sono due : Difesa della
scuola laica in generale (posizione dell’A.I.C.E. e della Scuola Domenicale;
utilizzBZÌon6 uciia scuola come uno
dei molti ambienti sociali della vita in
cui inserire la predicazione evangelica
Le due linee rivendicano sia fi valore
della libertà nell’insegnamento religioso (cioè non coercizione) sia il carattere di testimonianza e di non indottrinamento. Un compromesso non è
stato raggiunto anche se_ sembra prevalere, a livello dì enunciati teorici la
prima linea. La revoca della legisla
A cura della Commissione Pedagogica
del Primo Distretto
zinne 29-30 viene interpretata in modi
diversi : non mutare nulla fino alla sua
abolizione ; compiere delle rinunce
unilaterali se occorre.
Ili) PROBLEMI 1
DELL’INSEGNAMENTO
a) Non si può lasciare nel vago la
questione relativa alla figura dell’insede? Chi controlla l'insegnamento impartito? Si è visto che nell’ordinamento statale l’insegnante di religione è
inquadrato mentre sulla sua ortodossia veglia il vescovo cattolico (vescovo della religione di Stato). Inoltre
esiste pur sempre un programma approvato dalle competenti autorità. Nel
caso nostro si impone una diversa impostazione del problema.
b) La figura dell’insegnante (sia
esso monitore, insegnante dì scuola,
pastore) va ricondotta alla rubrica
« ministeri ». Libertà e reciproca sottomissione caratterizzano i servizi nella chiesa e costituiscono un principio
di ordinamento conforme alla fede.
Si tratta perciò nel caso nostro di
riconoscere aH’insegnante in primo
luogo un senso di responsabilità ed
un’autonomia che si fondano sulla libertà del credente. L’insegnante non
è un delegato della comunità, né dei
genitori, né dell’autorità ecclesiastica.
Il suo lavoro si fonda su una cosciènza libera, su un’intelligenza adulta e
matura delle cose della fede, su un
impegno personale. Non può dunque
essere visto come delegato di altri, né
come semplice ripetitore. Nessuno
esercita su di lui un controllo dall’alto.
c) Quando questo carattere fondamentale viene preso sul serio si può
vedere come questa libertà e rèsponsabUità sfuggono ai pericoli di individualismo e di anarchia. Ogni dono
specifico nella chiesa si sottopone alla
discussione ed al controllo degli altri.
In questo caso saranno i genitori, gli
altri insegnanti, le chiese, coloro ai
quali il singolo insegnante deve rispondere, e con i quali deve cercare la risposta ai suoi problemi.
d) Il momento unificante di questi due aspetti di libertà e comunità
può essere il programma. Che cosa si
insegna? Questo è forse il pimto lasciato finora maggiormente in ombra
mentre dovrebbe essere una delle componenti essenziali del dibattito in corso. Il programma viene di solito ricondotto a due motivi fondamentali;
o si mette l’accento sulla trasmissione della fede o si intende apprendimento ed insegnamento come ricerca
di intelligenza nell’ambito della fede.
In questa seconda ipotesi la fede non
si configura tanto come un deposito
da trasmettere di generazione in generazione, quanto piuttosto quale ricerca propria ad ogni generazione ;
qui il fatto della comunicazione è implicato dal momento della ricerca.
IV) LE SOLUZIONI
a) È possibile continuare come
sempre; l’insegnante valdese o chi per
esso si reca nei locali scolastici ed in
INVITO
Ai fratelli delle comunità cristiane,
I gruppi e le comunità cristiane hanno oggi il problema di come leggere l’Evangelo e di come annunciarlo nella società di oggi.
Tutti conosciamo le difficoltà che si incontrano in questo momento.
Ci sembra perciò importante incontrarci per verificare il lavoro, il metodo e gli obiettivi della nostra ricerca biblica.
Per questo abbiamo organizzato un incontro che si sviluppa in tre
sere e in cui sarà possibile il confronto e lo scambio di esperienze.
Pinerolo: Chiesa valdese (via dei Mille 1)
INCONTRO TRA I GRUPPI E LE COMUNITÀ’ CRISTIANE
Leggere FEwangelo oggi
PROGRAMMA:
Martedì; 22 gennaio, ore 20.45, past. Giorgio Tourn: La lettura deUa
Bibbia come motivo di riforma delia Chiesa: esperienze di storia valdese.
Prof. Bruno Corsani: Problemi di interpretazione degii EvangeU.
Mercoledì 23 gennaio, ore 20.45, past. Sergio Rostagno: È legittimo
leggere l’Evangelo in modo interclassista?
Giovedì 24 gennaio, ore 20.45, past. Paolo Ricca: Consigli pratici per
la lettura dell’Evangelo.
Pinerolo, 15 gennaio 1974
Comunità di Agape, gruppi Egei delle Valli
Valdesi, gruppo biblico della Tabona, gruppo biblico di San Domenico, gruppi biblici
di San Lazzaro, gruppo Focolari misti.
CHIOTTI Iniziativa del Centro Sociale
Il Centro sociale di Chiotti ha organizzato mercoledì 9 gennaio un amichevole dibattito sui problemi della
valle al quale hanno partecipato il
dott. Eugenio Maccari, presidente della Comunità Montana Valli Chisone e
Germahasca e Raimondo Genre, sindaco di Perrei'o. Il presidente della Comunità ha presentato brevemente la
nuova legge sulla montagna che assegna alla Regione il compito di gestire
il patrimonio montano.
Ogni Comunità Montana è ora delegata a predisporre in accordo con la
popolazione il proprio piano di sviluppo e riceverà anche, è augurabile,
i mezzi per realizzarlo.
I partecipanti hanno poi discusso
sulla possibilità di rilanciare l’agricoltura in una zona di scarse risorse e
hanno concordato su alcuni punti:
— non è più possibile pensare ad una
attività legata alla terra se non a
livello cooperativo, anche se questo
discorso a molti non è gradito;
— la vai Germanasca non può aspira
R o r a
^ Malgrado la neve i Cidti di Natale e di
Capodanno sono stati frequentati da buone
assemblee e, grazie a Dio. anche la festa dell’albero di Natale al Capoluogo e alle Fucine
è ben riuscita : grazie a quanti vi hanno collaborato.
A Capodanno, riconoscenti a Dio c in Lui
fidenti, i nostri fratelli, il Diacono Ermanno
e Elvira Tourn hanno festeggiato le nozze
d’argento nel corso del culto attorniati dai
loro congiunti. Qualche giorno dopo, nel tempio, ha avuto luogo il matrimonio civile-religioso della loro nipote-figliuola Ada Amabile
Tourn di Gentile e fu Amabile Tourn con Tomaso Giaime di Chiaffredo e di Lucia Picatto
di Bagnolo Piemonte : « io sono con voi tutti
i giorni...» (Matteo 28: 20).
A Nizza, dove si era stabilito sessant’anni
or sono, è deceduto Tourn Adam (non Adamo) nato qui a Peyret ottant’otto anni fa. I
suoi funerali si sono svolti in quella città
francese il 7 corr. Egli lascia la moglie novantenne e due figlie alle quali esprimiamo
la nostra simpatia cristiana: e ricordiamo loro le parole di Gesù : <f Io sono la via, la
verità, la vita » (Giovanni 14. 6).
L. COÌSSON
re ad altro che ad un turismo «povero » di tipo familiare, che consenta la vendita dei prodotti locali, più interessanti per la qualità
che per la quantità;
— più che i campi, i pascoli alpini e
1 boschi possono diventare redditizi, se sfruttati convenientemente;
— un certo livello di occupazione in
valle deve essere comunque mantenuto, perché nell’isolamento non si
può vivere;
se si aprono ora nuove prospettive
per una rivalutazione della montagna, sarà necessario anche educare
un nuovo tipo di montanaro che
sappia viverci.
A conclusione dell’incontro, il dott.
Maccari ha ammesso che è molto difficile chiedere la collaborazione degli
abitanti di queste valli, imbrogliati e
delusi per cinquant’anni e i presenti
hanno risposto che soltanto un’azione
concreta immediata potrà convincere
la popolazione, dopo tanti discorsi
vuoti ed inconcludenti.
Liliana Viglielmo
llllllllllllllllllllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
San Germano
Chisone
Nell ultima cronaca non avevamo avuto
1 occasione di ricordare la riunione natalizia
dell'unione femminile avvenuta il 30 dicembre scorso. È stata una bella occasione d’incontro per un numeroso gruppo di sorelle. In
tale occasione la Sig.a Conte ha ricordato alcuni aspetti del lavoro suo e dei suoi nello
Zambia ed altri Natali trascorsi al sole ed al
caldo africano ma nella stessa gioia raccolta.
Alcune diapositive hanno illustrato questa
conversazione.
— Siamo lieti di poter dire che Ileana Lanfranco sta meglio, che è tornata a casa e che
speriamo possa ritrovare presto le sue forze
e la sua energia. Silvana e Nives Boucliard sono finalmente tornate a casa dopo lunghe
settimane trascorse all’ospedale. Mentre la
piccola Nives si è ormai pienamente rimessa
dalla sua frattura ci vorrà ancora qualche tempo perché la mamma sia completamente guarita, ma si tratta ormai soltanto di avere
ancora un po di pazienza.
Anna Jahier ha cominciato il suo lavoro al Rifugio di San Giovanni. Le facciamo
segna religione valdese ; dove l’insegnante non c’è va im fratello in fede
0 il pastore, l’insegnante dovrebbe però stare ad assistere. Il problema dell’insegnante valdese che non accetta
gnante. Infatti si potrebbe chiedere;
in nome di chi insegna? Da chi dipendi fare religione è secondario, sono
affari suoi. Questo è possibile finché
gli organi scolastici si astengono dal
prendere posizione. Si ha insomma la
soluzione « chiesa nella scuola ».
b) Si può radicalizzare il problema; in base alla legge i valdesi farmo
domanda di esenzione, escono dai locali, farmo la loro religione dove e con
chi vogliono oppure contestano unilateralmente la legittimità della religione nella scuola chiedendone la sostituzione con' altro. Ipotesi chiesa e
scuola due realtà diverse.
c) Si può prospettare una linea di
laicità della scuola e nello stesso tempo dì scuola aperta. La scuola come
organismo statale non fornisce insegnamenti religiosi, lo fa la chiesa, ma
resta ima struttura sociale il cui compito è la formazione di una coscienza
divina e come tale deve essere struttura aperta; i bambini non escono ma
1 genitori chiedono che dentro la scuola in orario a parte i bambini abbiano l’insegnamento che le famiglie desiderano dare loro. Si può ipotizzare
cioè il discorso di credenti critici in
una scuola aperta.
V) PROSPETTIVE
Questa problematica potrebbe essere ridiscussa nel seno di due organismi di recente e prossima costituzione: le comunità montane ed il Distretto Scolastico (quest’ultimo previsto dall’art. 4 dello Stato Giuridico
della Scuola). In queste sedi infatti
possono essere avanzate proposte concrete di revisione e di ristrutturazione
(sempre e comunque in base alla soluzione data alla questione del Concordato).
VI) INCHIESTA
Per impostare il discorso in modo
corretto tenendo conto delle diverse
situazioni la Commissione avrebbe bisogno di conoscere alcuni dati che
elenchiamo :
1. Quanti sono quest’anno gli insegnanti valdesi che nella parrocchia
insegnano?
2. Quanti hanno accettato di insegnare religione a scuola?
3. Quanti non insegnanti insegnano
religione?
4. Se si tratta del pastore quante ore
settimanali fa, in quante classi?
5. Quante sono le ore di religione settimanali a scuola?
6. La religione si fa nei locali scolastici o fuori?
7. Si fa in orario scolastico o fuori?
8. Quale è il programma seguito quest’anno?
9. Gli insegnanti stabiliscono il loro
programma in accordo con il pastore, il concistoro, i monitori?
10. Quali altri elementi non menzionati vi sembra utile segnalare?
i nostri più sinceri auguri perché possa trovare
molta gioia in questo servizio non facile ma
cosi importante per i ricoverati.
— Nella sua ultima riunione il Concistoro
ha fissato il programma di massima della festa
del 17 febbraio, nominando un comitato apposito. E anche stata presa in considerazione
la domanda fatta dal Comune di aprire una
scuola materna statale a San Germano. Qualora tale domanda venga accettata dalle competenti autorità vi saranno delle ripercussioni
per le due scuole materne attualmente esistenti. Terremo comunque informata la comunità
di ogni ulteriore sviluppo in proposito, ricordiamo che, comunque, tale scuola non verrà
aperta prima dell’inizio del prossimo anno
scolastico.
Il Concistoro ha anche chiesto al giovane
Marco Bounous di assumere la responsabilità
di animatore missionario della nostra comunità.
— I catecumeni continuano a compiere un
buon lavoro di diffusione del libro evangelico.
Siamo anche riconoscenti a Renata Germanet
e Daniela Alberti che continuano ad assicurare il servizio libreria la domenica mattina,
anch’esse con un successo lusinghiero.
•— L’anziano Arturo Meytre ha grandemente migliorato l’illuminazione del tempio piazzando quattro nuove lampade nell’ala sinistra
ed all’entrata. In tal modb alcuni gruppi della
Scuola Domenicale possono lavorare « con le
idee chiare » e tutta l’atmosfera dei nostri
incontri domenicali è più luminosa. Ringraziamo questo fratello per il suo lavoro accurato.
— Il gruppo filodrammatico sta preparando
attivamente la recita che verrà presentata per
la prima volta in occasione del 17 febbraio e
che comprenderà due atti unici di Calvino. È
stato fatto uno sforzo considerevole anche in
vista degli scenari ecc. e speriamo che la fatica dei nostri attori sarà premiata dalla presenza di un foltissimo pubblico.
— Tre riunioni quartierali hanno avuto
luogo questa settimana ai Gondini, ai Balmas
ed alla Costabella (pastore Pons). Elio Rostan
ha partecipato a due di esse, presentando il
significato e le necessità dei nostri istituti di
istruzione. Lo ringraziamo per questo.
Giovanni Conte
AVVISI ECONOMICI
C.ASA Torino centro cerca portinaia con marito possibilmente turnista, munito patente
auto per eventuali servizi. Scrivere Leverà,
Corso Quintino Sella 46, Torino.
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pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 3 — 18 gennaio 1974
Un vecchio sogno dell’uomo, addomesticare il sole, sta
forse per realizzarsi? Fino a tempi recenti lo sfruttamento
dell’energia solare rimaneva estremamente costosa a confronto con le fonti abituali, quali il carbone e il petrolio. Ma
il petrolio non sarà mai più disponibile ai prezzi relativamente bassi in vigore Ano a ieri; d’altro lato, la crisi petrolifera ha pure avuto il grande merito di costringere i
consumatori a porsi seriamente il problema; dove va il
nostro sviluppo?, un interrogativo che già la spirale dell’inquinamento poneva con drammaticità crescente. Né
l’energia atomica presenta Umpide possibUltà di sfruttamento: alcuni mesi fa dalla Svezia era giunta notizia che
gli esperimenti di utUizzazione di energia nucleare su larga scala erano stati interrotti, essendosi riscontrate tracce
d’inquinamento atomico. Tanto più torna alla ribalta il
progetto di uno sfruttamento sistematico delle energie naturali, in particolare di quella solare, ma anche di quella
del vento; finora solo l’energia idrica è largamente sfruttata, ma con larghissimi margini d’aumento. L’energia solare: sfruttarla sta per cessare di essere un programma
fantascientifico e per passare alla realtà quotidiana, a
scadenza più o meno breve. Ciò che già avviene in Israele, dove l’utilizzo dell’energia termica, captata sui tetti delle abitazioni, fornisce acqua calda corrente alle medesime, come pure gli esperimenti in corso da anni in vari
punti dei globo, stanno probabilmente per passare alla
realizzazione su larga scala, sia pure gradualmente. Su
quest’ordine di problemi si è riunito recentemente a Parigi, presso la sede dell’UNESCO, un congresso internazionale su « Il sole al servizio dell’uomo ». L’ultimo numero delle « Informations UNESCO » è totalmente dedicato
a questa questione: l’energia solare può essere già ora
economicamente sfruttabile? quali sono le sue applicazioni già sfruttabili attualmente? e come organizzare la ri
cerca e la collaborazione internazionale perché la produzione possa avvenire su una scala industriale redditizia? Riteniamo interessante per i nostri lettori riportare alcuni
dei contributi di qucsuto fascicolo. Noi non crediamo che
la scienza risolva i problemi profondi deli’uomo e della
società, che si ripropongono in forma antica o nuova ad
ogni ’baizo avanti’ deila ricerca e della tecnica. Ma la
scienza, come la storia, è il campo della nostra responsabilità di «dominare la terra» (non gli uomini) ricordandoci di fronte al creato che ne siamo padroni dopo IMo
e che vi siamo responsabili del nostro prossimo. L’immensità sconfinata (ma pur limitata) delle possibilità sempre
nuove che ci si schiudono davanti sono per noi un tenue
riflesso della meravigliosa grandezza del nostro Dio, il
Creatore; e l’Ininterrotto sciupio, la costante distorsione
cui sottoponiamo queste possibilità ci rinviano senza soste
alla necessità e alla grazia che egli sia pure il Redentore.
Pompe solari per irrigare il Sahel? Case a riscaldamento solare; dall’utopia alla realtà
Migliaia di contadini e di nomadi,
nella regione del Sahel, vivono sotto
la costante minaccia della carestia causata dalla siccità. Forse, però, un giorno il sole ardente che dissecca le loro
terre fornirà l’energia necessaria a
pompare l'acqua del sottosuolo e a irrigare il suolo arido.
Certo, molti studi rimangono da fare
per stabilire se è economicamente redditizio aggiogare a tal fine l’energia solare, ma esperimenti di utilizzo di pompe solari sono già in corso in quattro
paesi della regione: Mauritania, Senegai. Alta Volta e Niger. Queste pompe
solari convertono direttamente l’energia termica del sole in energia meccanica per trarre l’acqua dal sottosuolo.
Una di queste pompe, appartenente all’ Ufficio nigeriano dell’ energia
solare (ONERSOL), funziona da qualche tempo a Bossey-Bangou, presso la
capitale, Niamey. Il prof. Abdou Moumouni, direttore dell’ONERSOL, uno
dei maggiori specialisti africani dell’energia solare, è molto ottimista circa le prospettive che queste pompe offrono allo sfruttamento delle risorse
liquide del Sahel e, quindi, a un miglioramento generale delle condizioni
di vita in quelle regioni. L’installazione
di pompe nei punti d’acqua individuati
nelle zone percorse dai nomadi e dalle
loro greggi permetterebbe di abbeverare fino a mille capi di bestiame per
ogni punto, riducendo sensibilmente
le perdite subite dalle greggi durante
la lunga stagione secca saheliana (anche quando nonsi prolunga tragicamente come negli ultimi mesi). Inoltre le
pompe potrebbero dimostrarsi un mezzo redditizio per irrigare i bassopiani
in prossimità di laghi e fiumi.
Attualmente restano da risolvere due
problemi; migliorare il rendimento
meccanico della pompa e ridurre il costo iniziale relativamente alto dell’installazione.
Molto schematicamente la pompa solare si compone di quattro elementi essenziali: 1) una batteria a collettori
piani, 2) un motore a espansione, 3)
una idropompa azionata dal motore, 4)
un serbatoio in cui raccogliere l’acqua
e un sistema di distribuzione. I collettori sono piastre metalliche dipinte in
nero, ricoperte di vetro e aventi, sulla
faccia inferiore, tubi metallici; l’acqua
circolante in questi condotti è portata
dai raggi del sole a una temperatura di
70°-80°. Essa scalda, a sua volta, il gas
liquido che, dilatandosi, produce la
pressione necessaria ad avviare il motore e ad azionare la pompa. Il gas passa quindi in un condensatore in cui
viene decompresso e raffreddato dal
l’acqua estratta dal pozzo, e il ciclo
riprende...
La pompa dell’ ONERSOL ha una
portata di 1,40 metri cubi d’acqua per
metro quadrato di superficie; quella
installata a Dakar, presso l’Istituto di
fisica meteorologica, ha un rendimento
di 1,70 metri cubi; il rendimento migliore è quello della pompa di Chinguetti, in Mauritania: 2,30 metri cubi;
quest’ultima è attrezzata con un nuovo
sistema di collettori disposti sul tetto
di una scuola.
Come abbiamo detto, il costo relativamente alto dell’installazione costituisce oggi l’ostacolo principale all’utilizzazione massiccia di queste pompe in
Africa; pompe e motori sono costruiti
in Francia e devono essere importati,
né d’altra parte sono ancora prodotti
in serie. Quando si giungesse a farlo,
il costo sarebbe sensibilmente ridotto,
e sono in corso di studi per semplificare e generalizzare tali impianti.
Tuttavia, malgrado l’alto prezzo, la
pompa solare costa meno delle cellule
al silicio che convertono direttamente i
raggi del sole in energia elettrica; ed è
di più facile manutenzione dei forni o
di altri dispositivi che si valgono di
complicati sistemi di riflettori per concentrare i raggi su una piccola superficie; a differenza dai forni, poi, i quali
non possono rendere in pieno se non
quando il cielo è limpido, la pompa
può sfruttare anche con tempo brumoso l’irradiamento diffuso dal sole.
A. G. Fullerton
Tradizionalmente il riscaldamento
domestico si faceva valendosi delle risorse locali o nazionali; legna e carbone. Oggi, con una politica energetica
di corte vedute e poco razionale, si è
generalizzato l’uso di combustibili liquidi e gassosi, anche nelle campagne,
dove il bosco è stato largamente abbandonato. La recente presa di coscienza
di una penuria di combustibili liquidi
e il timore delTinquinamento portano
a riconsiderare seriamente i problemi
dell’energia e in particolare quelli del
riscaldamento domestico.
L’esame dei bilanci energetici mostra
che in molte regioni dette temperate
o fredde gli apporti calorifici del sole,
del cielo e delle nuvole sono considerevoli. Si tratta spesso di centinaia di
kilowatt-ora al giorno ricevuti, sotto
forma termica, dalle facciate e dal tetto di un’abitazione di medie dimensioni, e completamente sprecati per irradiamenti infrarossi e scambio con
l’aria esterna.
Da tempo, preoccupandosi di uno
sfruttamento futuro ma lontano, ci si
è sforzati di captare quest’enorme
quantità di calorie che giungono alle
case e che vanno sprecate. Studi molto
seri hanno portato a proporre prototipi estremamente elaborati ma molto
costosi, il che fa sì che il calore ottenuto dal sole è notevolmente più caro
di quello classico. Non c’è quindi da
stupirsi che tali prototipi non abbiano
provocato uno sviluppo di « case solari ».
Gli studi effettuati recentemente in
laboratori francesi (CNRS e ANVAR)
si ispirano a principi diversi. Ricercare
una climatizzazione totale attraverso
gli apporti calorifici del sole, che è intermittente e capriccioso, e cercare di
immagazzinare a lungo termine le calorie così captate, è economicamente impossibile. Occorrerà quindi comunque
un’energia d’appoggio: elettricità o
combustibile. Lo studio sistematico di
come captare calorie solari nelle condizioni più economiche porta a sfruttare
le facciate delle case piuttosto che i
tetti, e sopratutto le facciate volte a
sud, molto illuminate nei periodi freddi. Serre verticali disposte su metà o
due terzi delle facciate volte a sud
permettono di captare i raggi del sole,
del cielo, delle nuvole e l’energia riflessa dal suolo (albedo), attenuando assai, al tempo stesso, le perdite di calore dei muri. Perfezionando queste serre, si può usarle anche in periodo di
forte calura per climatizzare le case.
Il Centre National de la Recherche
Scientifique (CNRS), le cui ricerche si
svolgono da una quindicina d’anni, ha
costruito e sperimentato a Odeillo, nei
Pirenei orientali, varie ville-modello,
alcune delle quali sono già abitate da
quattro anni. I risultati sono decisivi:
nei paesi a cielo limpido si captano i
tre quarti delle calorie necessarie al
riscaldamento, mentre un quarto è ancora dato dalle energie convenzionali.
Alcune altre case modello sono state
costruite, anche nell’est della Francia,
ad esempio nel dipartimento della Mesa. In tutti i casi il limite di sfruttamento è dato dal prezzo della caloria
solare captata: in buone condizioni, il
prezzo del kilowatt-ora solare, calcolato in base agli investimenti (dato che
l’irradiamento solare è gratuito), è di
meno di 5 centesimi (circa 7 lire), cioè
due o tre volte meno caro del kilowattora elettrico.
Félix Trombe
direttore del Laboratorio
dell’energia solare, del CNRS
Vento, sole per vincere I’inverno inglese
Anche i più ardenti sostenitori dell’energia solare ne limitano generalmente l’applicazione alle latitudini soleggiate: il sud-est degli Stati Uniti,
ad esempio, il Mezzogiorno della
Francia o il Caucaso sovietico (per citare regioni in cui sono in atto esperimenti e le prime realizzazioni). Non
così la pensa, però, Alexander Pike,
UN GIUOCO
COMPLESSO E
PERICOLOSO
"Nell’URSS il soie
porta l’acqua
al deserto
Nell’Unione Sovietica l’energia solare
entra a poco a poco nella realtà quotidiana per gli abitanti di alcune regioni.
Naturalmente questi territori all’avanguardia del progresso sono le repubbliche più soleggiate, in particolare quelle
dell’Asia centrale e del Caucaso.
Nell’Uzbekistan, ad esempio, il sole è
stato posto al servizio dei produttori di
astrakan. Il grande sovkoz « Ciarfikan », specializzato nelTallevamento degli agnelli karakul, ottiene ogni giorno
4.000 litri di acqua potabile grazie a un
dispositivo di distillazione solare che
funziona d’inverno come d’estate. Ancora nell’Uzbekistan, ma in tutt’altra scala: il « pozzo portatile », apparecchio
di dissalamento che non pesa che 3 chili e può dissalare 2 litri d’acqua. Entro
il 1974 una fabbrica di Bukhara metterà sul mercato 25.000 di questi distillatori portatili, scalda-acqua e sucine solari.
Nel Turkmenistan un’ installazione
solare — pompa e depuratore al tempo
stesso — è entrato in .servizio in
un centro d’allevamento di pecore, al
al cuore della regione desertica del
Kara-Kum: non solo produce 3.000 litri
d’acqua al giorno, ma li rende pure
potabili, fatto non trascurabile se si
pensa che nel Kara-Kum ogni litro
d’acqua contiene gr. 36 di sale. Le città
turkmene si preparano anch’esse a
sfruttare l’energia solare: vi si stanno
sperimentando installazioni per fornire
aria condizionata e acqua calda — 300
litri al giorno per famiglia — in case
di quattro piani, delle quali d’inverno
assicureranno il riscaldamento.
Quanto al forno solare di Erivan, in
Armenia, svilupperà una potenza di
50 chilowatt per una temperatura
4.000°. Sarà pure utilizzato per la fusione di metalli purissimi, come il
tungsteno.
E quello che
si sta svolgendo intorno al problema
del petrolio. È certo anche un giuoco sotterraneo e quindi molto oscuro, e tale è destinato a
restare per un certo tempo. Ma ciò
che maggiormente preoccupa è la rapidità con cui il problema si va trasformando, si direbbe di settimana in
settimana, con risvolti minacciosi.
A noi sembra che il pericolo maggiore derivi principalmente dalTafflusso sempre più grande di armamenti
d’ogni genere alle nazioni del M. Oriente coinvolte nel problema, soprattutto all’Iran ed all’Arabia Saudita.
La crisi del petrolio non fu certo
voluta dagli Stati Uniti (v. l’art. « Medio Oriente e crisi del petrolio », nel
n. 50 di questo settimanale, 20.12.’73).
Ma si comincia a capire che gli USA
hanno saputo intervenire per tempo e
con grande scaltrezza, per trarne tutto il vantaggio possibile. A questo proposito, riportiamo (da « Le Monde »
del 5.1.’74) buona parte d’un articolo
di Philippe Simonnot.
« Il Giappone in ginocchio, in preda
a difficoltà economiche crescenti, l’Europa condannata al deficit dei suoi pagamenti verso il mondo extra-europeo,
(...) il terzo mondo un po’ più affamalo, il dollaro che rinasce dalle sue
ceneri come l’Araba Fenice: tali sono
le conseguenze evidenti della crisi del
petrolio. Ora gli USA hanno praticamente la sicurezza che i loro principali rivali, gli europei e i giapponesi, non
saranno più capaci, almeno per lungo
tempo, di fare concorrenza all’economia americana, come invece essi avevano potuto fare negli ultimi anni,
con successi crescenti, fino al punto
d’obbligare la più potente delle nazioni a svalutare la propria moneta.
Si può persino prevedere che la bilancia americana dei pagamenti (grazie soprattutto al riflusso, verso New
York, dei capitali arabi) diverrà eccedente, mentre la bilancia dell’Europa
e del Giappone andrà gradatamente in
deficit: situazione esattamente inversa
di quella che prevaleva negli anni ’60.
Il dollaro potrebbe ridiventare “buono come l’oro”. Già il suo costo sta
variando come quello del prezioso metallo giallo, fatto che non s’era più
constatato da molto tempo. Risanate
così le basi del proprio "impero”, l’America lancia ora occhiate severe agli
Arabi e agli altri produttori di petrolio, chiedendo di non abusare più della situazione.
Certamente un tale ragionamento è
semplicistico: soltanto degli strateghi
di tavolino possono immaginare che il
sig. Kissinger, il super-Machiavelli del
nostro tempo, abbia tutto combinato
fin dal primo giorno. Ma, se si prescinde dallo scatenamento delle ostilità
sul canale di Suez (operazione che ha
accelerato la presa di coscienza, da
parte degli Arabi, della potenza che
essi potevano ricavare dall'arma del
petrolio), com’è possibile non riconoscere che il gran maestro della diplomazia americana ha cercato non già
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
d’invertire il corso degli avvenimenti,
ma di deviarlo almeno di quel tanto
sufficiente per la realizzazione degli
interessi degli Stati Uniti: sufficiente
cioè a ristabilire la loro potenza?
Henry Kissinger rivolse pubblicamente un monito ai paesi arabi soltanto il 21 novembre, cioè più d’un
mese dopo il primo rincaro massiccio
del prezzo del petrolio nel Koweit, e
dopo la decisione di mettere V'embargo” sul “grezzo” arabo. E si noti anche che quel monito fu formulato in
termini quasi ambigui: Kissinger ammetteva che l’embargo poteva essere
giustificato nel momento dello scontro
militare, ma invitava gli Arabi a chiedersi se simili misure (citiamo testualmente) “erano veramente adatte nella nuova fase, quella della preparazione dei negoziati e, più ancora, nel momento della conclusione dei medesimi".
Oggi il discorso è divenuto più fermo ». Si sa infatti che il presidente
Nixon ha cominciato a prendere delle iniziative personali in argomento, e
già tre giorni prima dell’apertura, a
Ginevra, della nuova conferenza dell’Organizzazione dei paesi esportatori
di petrolio, « non si è esitato d’affermare che un elevamento non misurato dei prezzi avrebbe delle conseguenze “catastrofiche”.
In conclusione: tutto avviene come
se il prezzo attuale del petrolio, dopo
il nuovo rincaro deciso a Teheran il
23.12.’73, fosse quello “buono’’ (per
l’America, s’intende, perché è il prezzo che permette di rivalutare opportunamente lo sfruttamento delle enormi risorse naturali americane, soprattutto carbone e scisti bituminosi, e
fosse necessario ormai mantenerlo
fermo ».
IL CASO
DEL COLONNELLO GHEDDAFI
if Parliamo dell’incidente occorso
alla « Stampa », il grande quotidiano
cosiddetto indipendente, ma che in
realtà non è affatto tale. Che la « Stampa » fosse proprietà della FIAT cioè di
Agnelli, eravamo moltissimi a saperlo. Ora, dopo l’incidente capitato al
giornale per i noti due articoli (pubblicati il 6 e il 18.12.’73) degli umoristi
Frutterò e Lucentini, lo sanno tutti.
Gli articoli, giudicati offensivi dal dittatore libico, hanno provocato una reazione violenta da parte del Comitato
del Boicottaggio Arabo di Damasco ed
anche da parte dell’ambasciatore della Libia a Roma, fino al punto di richiedere l’immediato licenziamento
non solo del Frutterò e del Lucentini,
ma addirittura anche del direttore Arrigo Levi.
In proposito Marialivia Scrini scrive
(su «L’Espresso» del 13.1.’74);
« Forse Gheddafi, oggi come oggi, è
imbarazzato lui. La faccenda si è ingrossata al punto che difficilmente
può riuscire a controllarla tutta. Quel
Magub \ certo, gli
ha dato soddisfazione: il Comitato
del Boicottaggio Arabo è con lui contro l’avvocato -.• ma
si sa quanto contino certe solidarietà
verbali, espresse da dietro una facciata che, al cospetto del mondo, deve
mostrarsi compatta. È vero invece che
Gheddafi non è il beniamino della compagnia. Sono tanti i fratelli arabi che
ce l’hanno sullo stomaco, soprattutto
ai Cairo, nell’Arabia Saudita e negli
sceiccati, e che vorrebbero dargli qualche grana. Il “Times” è un giornale
serio, che non inventa. Se dice che le
notizie su Gheddafi terrorista (con la
distinta delle sovvenzioni elargite) le
ha raccattate nel Koweit, è segno che
nel Koweit ha trovato gente autorevole ed informata disposta a parlare
Perché proprio adesso? E perché proprio adesso anche l’accusa, da parte
di altri fratelli, di vendere il petrolio
all’America a borsa nera? Insamma,
sono momenti difficili per tutti ».
Noi diamo ragione alla Sig.ra Scrini,
perché riteniamo che le nazioni arabe
formino un vespaio, nel quale non è
assolutamente verosimile una solidarietà di giudizio e d’intenti col colonnello Gheddafi nelTineidente con « La
Stampa ».
Ma le notizie contraddittorie sul
Gheddafi terrorista, se non sono vere
(come fonti ufficiali libiche affermano), dipendono dalla maldicenza dei
suoi « fratelli » arabi, oppure dalla poca serietà del Gheddafi stesso? Lasciamo, sulla personalità del Gheddafi, il
giudizio allo Scià dell’Iran, non già
per simpatia alcuna (per carità!) verso questo sinistro personaggio, ma
perché la sua è un’opinione che concorda con molte altre, e certo fra le
più autorevoli.
Nel corso d’un’intervista concessa
recentemente, in un albergo di Vienna, dallo Scià alla rivista « Der Spiegel » (v. n. 1-2 del 7.1.'74), ha avuto
luogo lo scambio delle seguenti domande e risposte:
Spiegel: « Recentemente il col. Gheddafi ha proclamato una rivoluzione
contro il “delitto d’una pace separata
con Israele” ».
Scià: « L’ho sentita questa notizia
alla radio. Ma Lei non dovrebbe prendere sul serio tutto ciò che dice il sig.
Gheddafi ».
Spiegel: « Noi dobbiamo prenderlo
sul serio, perché egli fornisce alla Germania una gran parte del petrolio che
ci è necessario ».
SciX: « In questo senso, certamente.
Ma stia tranquillo: egli continuerà
ugualmente a vender Loro il suo petrolio, ed ugualmente continuerà a dir simili cose. Ha sempre fatto così ».
' Mohamed Magub, capo del suddetto Comitato.
^ L’avvoeato che difende « La Stampa ».
* Accenno ad un articolo del « Times », nel
be organizzato o finanziato la strage di Fiumicino. Ma tale notizia è stata smentita dal
quale è detto anche che il col. Ghedafi avrebGheddafi stesso.
che all’Università di Cambridge dirige
il servizio di ricerche tecniche del dipartimento d’architettura. Spirito audace, afferma che nell’aria c’è energia
sufficiente per assicurare il riscaldamento delle case e il funzionamento
delle apparecchiature domestiche anche nel freddo e nell’umidità di un inverno inglese.
Il prof. Pike ha esposto recentemente le sue idee a un gruppo di
esperti riuniti a Bad Nauheim, presso Francoforte, per studiare — nel
quadro del programma dell’UNESCO
su « l’uomo e la biosfera » — gli ecosistemi urbani e, in particolare, i loro
problemi energetici. Secondo lui anche con tempo coperto, a metà febbraio, il sole dispensa sull’Inghilterra
60 watt d’energia per metro quadrato.
Senza dubbio non è che un decimo
dell’energia che si ottiene in una giornata di sole, ma per una casa dotata
di 100 metri quadrati di muri e di
tetti, rappresenta pur sempre una produzione di 6 kilowatt: « È evidente
che non basterebbe a coprire le nostre necessità energetiche attuali, ma
sappiamo pure che una grande quantità dell’energia attualmente consumata è sprecata. Dopo tutto, a meno di
avere l’artrite, non è indispensabile
servirsi di un coltello elettrico ».
LA POTENZA DI EOLO
Quando il prof. Pike afferma che
nell’aria v’è energia, pensa anche al
vento. Secondo i suoi calcoli, il vento
e il sole congiunti dovrebbero fornire
energia sufficiente per le necessità domestiche.
Il suo gruppo, a Cambridge, vuole
utilizzare il vento per azionare una
pompa termica che estrarrebbe calore dalla terra. A meno di un metro di
profondità la temperatura terrestre è
superiore di 2° a quella della superficie. Questo basta — ha detto il Pike —
per assicurare il riscaldamento di una
casa con una pompa che sfruttasse un
« campo termico » di 200 metri quadrati, cioè un terreno di m. 10 x 20.
La pompa funziona secondo un principio inverso a quello dei frigoriferi:
mentre in questi un sistema di compressione estrae il calore da uno spazio chiuso e lo espelle all’esterno, nella pompa il compressore aspira il calore all’esterno (cioè nella terra) e lo
introduce in una spazio ristretto (la
casa).
Una pompa di questo tipo è in servizio già da vent’anni a Norwich, nell’est dell’Inghilterra, dove riscalda una
casa privata. Per azionarla, si è fatto
ricorso all’energia elettrica piuttosto
che a quella eolica (del vento); ma anche così la pompa utilizza solo un terzo della corrente che sarebbe necessaria per riscaldare una casa di quelle
dimensioni.
Il gruppo Pike, costituito da due ricercatori, da quattro studenti che preparano il dottorato in fisica e da parecchi studenti diplomati, ha già pubblicato una quindicina di studi sulle
sue « ricerche per un habitat autonomo »: dal rendimento dei collettori
solari, delle pompe termiche e dei generatori eolici all’uso di materiali di
costruzione economici trovati sul posto passando per i problemi di distribuzione dell’acqua e di lavorazione
delle scorie. « Non siamo maniaci dell’ecologia — dice il prof. Pike. — Vogliamo essere obiettivi e ci sforziamo
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N. 175 - 8/7/1960
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