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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 30 APRILE 1993
ANNO I - NUMERO 17
DOPO I REFERENDUM
L'ETICA
PROTESTANTE
STEFANO SICARDI
Il «SÌ» ha dunque vinto e in
maniera inequivocabile.
Ha vinto in tutta Italia, anche se con percentuali superiori nel Centro-Nord; ha vinto su diversi fronti referendari
ma anche con notevoli oscillazioni portando quindi a ritenere che gli elettori non abbiano
votato meccanicamente solo
«sì» o solo «no».
Che significato attribuire a
tutto ciò? Che fase si apre? E,
ancora, c’è un qualche contributo che, in particolare, gli
evangelici devono sforzarsi
più che mai di dare?
È stata espressa una fortissima, e inevitabilmente semplificata, richiesta di cambiamento. Gli elettori, con il
«sì», hanno voluto rompere
con il passato, del quale oggi
vengono in tragica evidenza
gli aspetti negativi (e solo
questi): i vergognosi e ormai
incontrollati intrecci tra affari
e politica, la conuzione sistematica, gli sprechi e le iniquità, l’inefficienza e le sacche di privilegio.
Ma di questo passato peraltro, e non lo si dimentichi con
troppo facili lavaggi di cervello, scheda e coscienza, molti
fra gli elettori che oggi si indignano sono stati, anche se in
maniera diseguale, avvantaggiati. E d’altronde questo passato non si può tutto soltanto
. cancellare nell’infamia perché
ciò sarebbe in sé errato e perché l’idea che dal nero passeremo al bianco rischia solo di
alimentare fanatismi, semplicismi e future cocenti disillusioni.
Bisogna invece essere pienamente consapevoli della
svolta (e quindi anche dell’
occasione) che ci è dato di vivere. Bisogna dar corpo ai
cambiamenti partendo da alcune consapevolezze: c’è un
«mandato» a cambiare (non
solo il sistema elettorale ma
anche i modi di finanziare le
attività politiche, l’intervento
dello stato nell’economia, la
nomina degli amministratori
degli enti, ecc.) ma questo
mandato ovviamente orienta
in certe direzioni, non impone
percorsi del tutto tracciati, a
senso unico; le soluzioni non
sono già lì bell’e pronte, vanno invece precisate e consapevolmente perseguite e abbracciate e, ancora, la ricostruzione di nuovi (e speriamo) più
equi e soddisfacenti equilibri
non sarà facile, richiederà un
grande impegno a livello politico e istituzionale, ma anche
un grande impegno personale
di tutti noi.
Sia chiaro: non è certo mia
intenzione, gettando le responsabilità su tutti, toglierne
a chi per i compiti che svolge
e i ruoli pubblici che incarna,
ne ha di più onerose. Il fatto
però è che il nostro paese, se
vorrà faticosamente migliorare, dovrà faticosamente sviluppare una «cultura civica»
diversa dal passato. E la cultura civica è fatta dai comporta
menti generalizzati, è l’anidride carbonica oppure l’ossigeno che, al livello dei comportamenti interpersonali e pubblici, ognuno di noi giornalmente respira. E questa atmosfera comune dipende, al di là
dei diversi ruoli, anche da tutti
noi.
A questo punto vengono alla mente alcuni aspetti dell’
etica protestante: il cercare
come risposta al «mandato» di
Dio di vivere il proprio lavoro
con impegno e correttezza e di
rispondere ai propri doveri
con responsabilità, trasparenza e integrità, insomma il cercare di vivere come «vocazione» gli impegni che compongono la nostra esistenza.
Ma pure, come risposta alla
Parola di salvezza disinteressata rivoltaci da Dio, la ricerca disinteressata del rispetto, della sollecitudine, della fraternità e dell’apertura nei
confronti del prossimo. Una
ricerca che, dai piccoli atti
quotidiani, diventi impegno e
passione civile, lotta all’iniquità e alle discriminazioni,
ricerca della giustizia sociale
e politica.
Si tratta di valori regolativi,
aperti, nella responsabilità di
ognuno, a più d’una interpretazione; si tratta di valori difficili da perseguire, sottoposti
all’usura dell’infedeltà e debolezza umane. Ma si tratta di
valori, io credo, che più che
mai nel momento presente sono da comprendere, e che
quindi gli evangelici dovrebbero sforzarsi più che mai di
proporre e di praticare essi
stessi.
Roma
Una sera:
la Bibbia
Dalla Genesi all’Apocalisse: percorso alla scoperta della parola di Dio. In una sola
serata, grazie all’impegno e
alla professionalità di Andrea
Bosic, Angela Goodwin e
Franco Giacobini, circa duecento persone hanno potuto
ascoltare la Parola nel racconto dei testimoni d’Israele
e dei primi discepoli di Gesù:
un itinerario biblico offerto
con serietà e sobrietà accompagnato da musiche originali
di Roberto Musto.
Attraverso una scelta di
passi significativi un pubblico
attento è stato coinvolto per
due ore nella storia del popolo dei credenti: la Parola
nuda si è vestita solo delle
emozioni e deH’intelligenza
dei tre lettori ed è stata una
esperienza di comunicazione
autentica.
L’incontro è avvenuto a
Roma, nel tempio valdese di
piazza Cavour, martedì 20
aprile. L’iniziativa è stata rivolta soprattutto (almeno nelle intenzioni) aU’estemo delle
nostre chiese, invito alla conoscenza del libro più noto e
paradossalmente meno noto
del nostro paese.
Evangelizzazione? Forse sì.
Nel senso di farsi strumento
possibile di un incontro tra
uomini e donne in ricerca e la
Parola altra, lontana nel tempo e nelle storie: eppure improvvisamente esplosiva di
vita e di significato. Per me,
per noi. Qui e oggi.
Il futuro del
Consiglio ecumenico
pagina 2
Gesù ha detto: «Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto»
Il Cristo risorto cammina davanti a noi
FRANCO SOMMANI
«Io vado a pescare»
(Giovanni 21,3)
Questi sette discepoli di Gesù sono
tornati in Galilea, alle loro case. Più
cne discepoli sembrano essere degli
«ex», dei reduci. Come tutti i reduci hanno fatto delle esperienze profonde in un
certo percorso della loro vita: è stato un
periodo esaltante e c’è stata la speranza
che potesse continuare sempre così. Ma
ora tutto è finito. E stato bello il tempo
passato con Gesù: vivere la speranza di
vedere il regno di Davide: è stato tragico
l’epilogo, è stato sconvolgente rivederlo
vivente. Ma ora bisogna avere la forza di
ricominciare tutto da capo.
Ricominciare tutto da capo. È quello
che sembra voler fare Pietro quando decide di andare a pescare: in fin dei conti
quello era il suo mestiere, e bisogna pensare a guadagnarsi il pane, a tirare avanti
la famiglia, a cavarsela come meglio si
può. E invece no! Perché non si può essere degli «ex» quando si è incontrato il
Signore. Egli è e rimane il Signore della
nostra vita. Il Signore risorto raggiunge
Pietro e gli altri su questo rientro nella
normalità senza speranza. Li raggiunge e
li ferma, non con le parole, ma con due
segni che fanno rivivere ai discepoli due
momenti essenziali del loro cammino
con Gesù: la pesca miracolosa, con la
chiamata al discepolato, e l’ultima cena,
il segno della comunione con lui e fra loro. Certo, si deve ricominciare, ma non
senza la prospettiva del Regno che illumina la propria vita, quella degli altri e
quella del mondo.
Quella dei discepoli è stata un’esperienza unica e irripetibile. Ma ricordiamo
che Gesù ha anche detto «Beati quelli
che non hanno veduto e hanno creduto»
e noi siamo fra quelli. Per tanti fra noi la
scoperta dell’Evangelo, l’aprirsi alla fede
nel Signore, la scoperta della comunità
dei credenti sono stati momenti essenziali, direi unici, nel percorso della vita.
Momenti di gioia, di entusiasmo, di consacrazione. Poi spesso è subentrata la delusione per il grigiore della nostra stessa
vita, per il grigiore, certe volte, della vita
della nostra comunità, per la stanchezza
degli affari quotidiani. I momenti eroici
non formano il quotidiano del nostro vivere. Ma qui, forse, occorre saper vedere
i segni con i quali il Signore ci parla. Sono sicuro che il Signore dà anche a noi
dei segni non generici, ma che entrano
nel segreto del nostro cammino di fede
per dirci che niente è finito con lui, anzi!
Si tratta di capire che cosa significhi vivere nella prospettiva del Regno, nella
nostra realtà quotidiana; cosa vuol dire
essere portatori della speranza
dell’Evangelo, appunto nel grigiore delle
situazioni di tutti i giorni, nella delusione
del vivere in una società che va a pezzi
nella sua corruzione, nella preoccupazione che oggi o domani la questione della
sopravvivenza diventi angosciante per
noi e per i nostri cari. Per ciascuno di noi
è data una via di fedeltà e di testimonianza: può essere nel chiuso della propria
casa dove malattia e sofferenza sono le
sfide quotidiane da affrontare, può essere
sulle piazze e sulle vie delle città dove il
nostro cammino ci porta. Non importa; si
tratta comunque di vivere nella gioia
dell’Evangelo, vivere nella consapevolezza che il Risorto cammina davanti a
noi, davanti alla nostra umanità come la
colonna di fuoco procedeva davanti a
Israele nel suo cammino notturno nel deserto.
Verso il Sinodo
pagina 4
Attualità
L’Intesa con
la Chiesa luterana
pagina 5, 6 e 7
All’Ascolto
La Cena del Signore
pagina 10
La tragedia a Waco
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 30 APRILE lOQ'?
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Ginevra: conferenza stampa del segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
In un mondo in piena trasformazione, il Cec
deve ripensare la propria ragione di essere
________KONRAD RAISEB_______
Rivolgendosi ai giornalisti,
il 24 marzo scorso, dopo la
riunione del Comitato esecutivo del Cec, il segretario generale Konrad Kaiser ha fatto il punto sulla situazione
mondiale attuale e ha definito
le priorità future del Cec.
Il mondo sta attraversando
un processo di immensi
cambiamenti, e ciò si rispecchia nelle dimensioni politiche, economiche, sociali, e
perfino morali e spirituali,
della nostra vita. È diventato
normale oggi parlare della fine della guerra fredda. Ora,
da poco, è diventato evidente
che stiamo vivendo una fase
di rimessa in questione dell’
ordine mondiale così come
era stato rivisto dopo la prima
guerra mondiale.
Di fatto, ci troviamo confrontati come ha dichiarato di
recente un esperto diplomatico, storico politico, a una simazione in cui la base del sistema dell’ordine intemazionale, posta dal Trattato di
Westfalia nel 1648, alla fine
della guerra dei Trent’anni, è
in via di revisione. Che tale
interpretazione sia giusta o
no, riconosciamo tutti che
questo processo assume un
carattere eccezionale.
1) dopo caduta del sistema
comunista in Europa orientale l’analisi politica usuale,
fondata sull’antagonismo tra
Est e Ovest, non si giustifica
praticamente più. Ma la
scomparsa di quell’antagonismo non significa la vittoria
incontestata del sistema occidentale, come alcuni hanno
preteso troppo presto. Di fatto, noi realizziamo oggi
quanto l’opposizione ideologica ha consentito di saldare
il sistema occidentale. Ora
che l’avversario non c’è più,
molte contraddizioni e tensioni interne, prima contenute,
tornano a galla.
La debolezza politica e la
corruzione lampante delle
strutture del potere che stiamo scoprendo oggi, almeno
in Europa occidentale, sono
in gran parte legate alla
scomparsa di quella controparte dell’Est.
Ma vi è il rischio che ogni
progetto sociale importante
venga accolto con un profondo cinismo. Il modo in cui alcuni (e sono tanti) parlano di
sviluppo, termine che durante
15-20 anni ha avuto un significato positivo che evocava
una prospettiva sociale e politica, rispecchia in qualche
modo tale cinismo. Siamo
tentati di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa dell’
antagonismo con nuovi stereotipi del nemico, come accade in alcune regioni del nostro mondo, di fronte all’
Islam e al cosiddetto espansionismo islamico.
2) immediatamente dopo la
scomparsa dell’antagonismo
dei sistemi, si è parlato di un
«nuovo ordine mondiale».
Ora sembra che ci stiamo
incamminando verso una
frammentazione, che non cessa di amplificarsi e di accelerarsi, di tutte le strutture politiche e sociali esistenti. Notiamo un regresso e un ritorno massiccio alle identità etniche, nazionali e anche religiose, e la ricomparsa dell’alleanza, storicamente empia,
tra la religione e la politica.
Ma questa frammentazione
porta sempre di più a un’erosione delle basi morali della società; moltissimi aspi
Berlino: la testa di Lenin dopo la
rano ad una riaffermazione
delle convinzioni morali
fondamentali, e sperano che
le chiese e le comunità religiose aiuteranno a riformulare i fondamenti di un orientamento morale.
3) parallelamente alla fine
del confronto ideologico e di
fronte all’ampiezza della disintegrazione dell’ordine sociale, diventa urgente ricostruire ciò che a volte viene
chiamata la società civile,
quel tessuto così fragile delle
istituzioni sociali di base, in
un quadro semplice, quello di
tutti i giorni.
La violenza endemica ha
prodotto la necessità di sviluppare sempre più consapevolmente i mezzi di un regolamento pacifico dei conflitti
e, in fin dei conti, il bisogno
di ricostruire la base della
speranza e della vita, che permette agli esseri umani di
avere fiducia e di impegnarsi
per il loro futuro e per il futuro dei loro figli Va da sé che
ciò rappresenta un’immensa
sfida per il movimento ecumenico.
Le chiese, che hanno formato e conservato le espressioni istituzionali del movimento ecumenico, sono sempre più tentate di concepirsi
come istituzioni incaricate di
portare sicurezza e stabilità a
coloro che hanno perso gli
orientamenti fondamentali per
la loro vita individuale e collettiva.
A livello istituzionale, ciò
non stimola le chiese a ri
demolizione della sua statua
schiarsi al di là dei limiti conosciuti della loro tradizione.
Per molte chiese membro del
Cec l’ecumenismo non sembra essere oggi prioritario. Di
fatto in molte chiese si nota
una tendenza conservatrice,
perfino fondamentalista.
Eppure esiste una minoranza attiva nelle nostre chiese:
laici, donne, giovani, che si
sono impegnati a difendere la
visione ecumenica della solidarietà, della coerenza, delTintegralità, della responsabilità reciproca, e che sono
pronti a sacrifici personali per
difendere questa visione.
Essi vogliono affermare la
nuova realtà ecumenica che si
è sviluppata all’intemo delle
chiese. Quest’ultima li porta
al di là delle frontiere confessionali e denominazionali tradizionali, frontiere che risalgono a quello stesso trattato
del 1648, all’origine del sistema degli stati sovrani, quando è stato formulato il principio «cujus regio, ejus religio», base del confessionalismo. Un numero crescente di
giovani e, senza dubbio, di
donne delle nostre chiese sono animati da questa coscienza postdenominazionale.
Ciò che fu al centro della nostra visione ecumenica dell
’unità, in particolare la ricerca paziente del consenso,
non risponde quasi più oggi
alla realtà del loro impegno
ecumenico e cristiano.
In realtà questa ricerca di
consenso, che provoca pochissime reazioni ufficiali da
parte delle chiese e che determina pochissimi cambiamenti e rinnovamenti nella
loro vita, può a lungo andare
portare a un rafforzamento
del confessionalismo. In questo contesto il Consiglio ecumenico delle chiese si sforza
di tracciare la propria via e di
definire le proprie priorità per
i prossimi anni.
Comincio a rendermi conto che, tutto sommato, esiste
un legame molto stretto tra,
da una parte, la realizzazione
e il mantenimento della comunione nella fede, la vita e
la testimonianza, e dall’altra
il ripristino della coesione interna della società civile, cioè
tra l’ecclesiologia e l’etica,
tra la nostra concezione della
chiesa e la ridefinizione delle
strutture sociali e politiche.
Esiste anche un legame
molto forte tra la ricerca di
una interpretazione credibile
e l’inculturazione dell’Evangelo, messaggio di vita, e lo
sforzo di rispondere all’appello fondamentale della comunità cristiana di condividere e di servire. Questi quattro temi si riallacciano alle linee-forza che sono alla base
delle attività delle quattro
unità del Cec.
Termino questa relazione
insistendo, come all’inizio,
sulla trasformazione. Non sono sicuro che usciremo facilmente e rapidamente da
questo periodo di transizione
e di trasformazione.
Il Comitato esecutivo, che
si è appena riunito, ha riconosciuto che ciò potrebbe benissimo portarci a ripensare la
ragione d’essere, la forma, la
visione del Cec e del movimento ecumenico. Ci rimangono cinque anni fino all’ottava Assemblea, prevista per
il 1998, per cercare di rinnovare la nostra visione del
Cec.
Essendo terminato il compito di ristrutturazione, possiamo dunque cercare fin da
ora come utilizzare in futuro
questo prezioso strumento
per servire meglio l’umanità,
l’unità della chiesa e la gloria
di Dio.
Avrà luogo in tutte le chiese il prossimo 9 maggio
La «Domenica della Cevaa
»
Quest’anno la «Domenica
della Cevaa» (Comunità evangelica di azione apostolica) è fissata per il prossimo 9
maggio.
In una lettera circolare spedita a tutte le comunità metodiste, valdesi e libere, il pastore Renato Coisson, segretario del Comitato italiano
per la Cevaa, sottolinea «il
forte legame che ci unisce,
sempre (ogni domenica dell’
ann ' alla realtà della chiesa
universale, e in particolare
alle chiese della Cevaa, con
le quali abbiamo deciso di vivere gli stretti rapporti che
esistono in una “comunità” ».
La lettera prosegue ricordando la difficile situazione
in cui vivono le chiese d’oltremare: «I problemi del cosiddetto Terzo Mondo sono
sempre più drammatici, anche se i mass media ne parlano solo in occasione di fatti
eccezionali (vedi Somalia) o
perché l'Italia ne è coinvolta
raceelta di testi
di fede della
chiesa universale
IN ATTESA
DEL MATTINO
Copertina del libro edito dal
Comitato italiano per la Cevaa
con l’invio di “soldati per la
pace” (vedi Mozambico). Si
parla poco invece di altre situazioni forse altrettanto
drammatiche, per gravi crisi
politiche ed economiche (vedi
Madagascar, Benin, Togo,
Zambia, Polinesia, Centrafrica, per parlare solo di paesi
in cui vivono chiese della Cevaa)». La lettera chiede a tutte le chiese di mobilitarsi per
informare e sensibilizzare e
per «costruire ponti di solidarietà verso questi nostri fratelli e sorelle».
In occasione della «Domenica della Cevaa», ogni comunità ha ricevuto una nota
omiletica, preparata dal past.
Claudio Pasquet, sul testo di
Deuteronomio 8, 6-18 (Cos’è
la terra per un ebreo di allora?), alcuni testi liturgici e
una copia di un volantino da
diffondere il più possibile.
Le collette del 1992 hanno
avuto un esito molto positivo
e hanno permesso alla Tavola
valdese di inviare alla Cevaa
sei milioni in più dell’impegno stabilito.
L’impegno per il 1993 è di
lire 31.000.000. Le contribuzioni vanno inviate alla Tavola valdese, c.c.p. n. 998005,
specificando bene la causale
del versamento.
Mondo Cristiano
Il segretario generale della Firn
annuncia le dimissioni
GINEVRA — Il segretario generale della Federazione luterana mondiale (Firn), il teologo norvegese Gunnar Staalsett, ha
annunciato il 18 marzo scorso la sua intenzione di dimettersi il
1° novembre 1994. Il pastore Staalsett ha 58 anni ed è segretario generale della Firn dal 1985. Il suo successore verrà eletto
in occasione del prossimo Consiglio della Firn, nel giugno ’94.
In una lettera indirizzata al presidente della Firn, Gottfried
Brakemeier, il pastore Staalsett precisa che la sua decisione è
stata presa «dopo lunghe riflessioni» ma con la convinzione
personale di volere continuare a servire la chiesa localmente e
intemazionalmente nel futuro. Parla della necessità di tornare
in tempo nel proprio paese per poter mettere a disposizione della sua chiesa l’esperienza acquisita durante i nove anni di
segretario della Firn. Desidera inoltre avere più tempo per la
propria famiglia.
La Firn, che raggruppa 114 chiese-membro, si è trasformata
tre anni fa da libera associazione a comunione di chiese con
ampia partecipazione. La Firn intende così essere il luogo di
una vita comune di chiese presenti dalla Siberia al Cile e dalla
Papuasia all’Islanda. L’obbiettivo di unità di intenti, di coordinamento e di collaborazione all’intemo del segretariato generale è stato portato avanti positivamente, precisa un comunicato
della Firn.
Pakistan; protestanti e cattolici
piegano il governo
ISLAMABAD — Il segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese del Pakistan ha dichiarato che la collaborazione senza precedenti tra protestanti e cattolici ha portato
all’annullamento di una decisione presa dal governo nell’ottobre scorso che esigeva che l’appartenenza religiosa di una persona venisse menzionata sulla sua carta d’identità.
Secondo «Asian Ecumenical News Service», Samuel Gill ha
ricordato la manifestazione che ha riunito 4.000 protestanti e
cattolici a Labore in ottobre (durante la quale una ventina di
persone sono state arrestate) e la protesta comune indirizzata
dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa (unita) del Pakistan al
presidente e ai ministri del governo. I vescovi delle due chiese
hanno quindi chiesto al Centro di studi cristiani di organizzare
un seminario sull’argomento a fine novembre, a Islamabad. Organizzata con la collaborazione della Commissione per i diritti
umani in Pakistan, la riunione è stata ampiamente seguita dalla
stampa.
Il 10 dicembre, i collaboratori e gli studenti del Centro hanno
fatto una marcia nella capitale per manifestare in favore dei diritti umani e per protestare contro alcune violazioni dei diritti
delle minoranze, come appunto l’indicazione dell’appartenenza
religiosa sulla carta d’identità e gli attacchi portati contro templi indù. I cristiani rappresentano circa l’l,6% della popolazione pakistana.
Etiopia: la Chiesa luterana
vittima delie tensioni politiche
ADDIS ABEBA — Una delegazione della Chiesa evangelica luterana negli Stati Uniti, guidata dal vescovo Herbert Chilstrom, ha visitato alla fine di febbraio la Chiesa evangelica
etiopica Mekane Yesu. Di ritorno negli Usa, il vescovo ha chiesto ad alcuni responsabili politici americani di fare pressione
sul governo etiopico onde porre fine alle persecuzioni di cui è
vittima la chiesa in quel paese. Dinanzi ai membri del Congresso e del ministero degli Esteri, il vescovo ha espresso la sua
preoccupazione per la situazione in Etiopia. Ha parlato di promesse non tenute dall’attuale governo di transizione, di stabili
ecclesiastici confiscati prima della caduta del regime comunista
di Menghistu e di elezioni democratiche sempre rinviate.
Indonesia: protesta della
Federazione luterana mondiale
DJAKARTA — La Federazione luterana mondiale si è associata alla critica fatta da altre organizzazioni nei confronti
dell’esercito indonesiano il quale esercita pressioni sulla chiesa
protestante cristiana Batak. Il vescovo Nabadan, noto per il suo
impegno a favore della giustizia sociale, è stato deposto nel dicembre scorso e, da allora, più di 70 membri di chiesa .sono stati arrestati, detenuti e torturati.
Svezia: creazione di un
Consiglio cristiano ecumenico
STOCCOLMA — Dopo tre anni di discussioni tra i quattro
principali gruppi cristiani, rappresentanti di 21 chiese e comunità cristiane di Svezia hanno costituito un nuovo organismo di
collaborazione ecumenica, il Consiglio cristiano di Svezia, in
sostituzione della Commissione ecumenica. Alcune chiese
protestanti libere, in disaccordo con questa linea ecumenica,
hanno deciso di non aderire, mentre la metà delle quindici chiese ortodosse ha adottato un atteggiamento di attesa. A capo del
nuovo organismo è stato nominato mons. Bertil Werkstròm, arcivescovo della Chiesa evangelica luterana nazionale di Svezia.
Negli ultimi decenni, il numero dei credenti cattolici e ortodossi è quasi raddoppiato. Vi sono ora circa 150.000 cattolici
nel paese.
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venerdì 30 APRILE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
L'opera balneare valdese G. B. Melile di Borgio Verezzl
La Casa valdese si rinnova
ENRICO JOUVENAL
L9 opera balneare G. B.
Melile di Borgio Verezzi prevedeva aH’origine di offrire, a mezzo di opportuni
sussidi, a operai della Chiesa
valdese la possibilità di cure
di bagni termali e marini e a
bambini e adolescenti d’ambo
i sessi, appartenenti alla Chiesa valdese, soggiorni marini.
Il trascorrere del tempo e
l’evoluzione delle condizioni
economiche e sociali hanno
contribuito a fare evolvere gli
scopi e il modo di estrinsecare
l’attività dell’opera.
Grazie anche alla generosità di donatori, la primitiva
struttura si è sviluppata in due
immobili contigui ma siti in
due Comuni limitrofi: uno sul
territorio del Comune di Pietra Ligure e l’altro su quello
di Borgio Verezzi.
Nell’immobile di Pietra Ligure è avviata l’attività di
struttura ricettiva di casa albergo con classificazione a tre
stelle, mentre su Borgio Verezzi sorgono i locali ad uso
colonia. L’opera balneare di
Borgio, poiché così è conosciuta dai fratelli della chiesa
di Torino e delle Valli, si accinge ora ad affrontare una
«nuova» esperienza.
La commissione dell’opera
di Borgio ha dovuto prendere
atto del trascorrere del tempo
e delle nuove realtà che l’ambiente sociale e demografico
presenta alla nostra attenzione. Veniva richiesta e s’imponeva l’obbligatorietà di adeguarsi alle normative previste
per il regolare e legale svolgimento delle attività, vedi in
particolare le norme in materia sanitaria e di sicurezza, di
tutela dei portatori di handicap. La struttura necessitava
peraltro di notevoli lavori di
straordinaria manutenzione e
trasformazione.
Partendo dalla considerazione di tali necessità e tenendo altresì presente che
l’evoluzione demografica evi
Una veduta della Casa valdese di Borgio Verezzi (Savona)
Chiesa valdese di Reggio Calabria
Aiutiamo i bambini
di CernobiI
ATTILIO SCALI
Nei prossimi mesi estivi
166 famiglie di Reggio
Calabria e numerose altre località calabresi ospiteranno
altrettanti bambini provenienti da città bielorusse che
si trovano nelle zone contaminate dall’esplosione della
centrale nucleare di Cernobil.
All’iniziativa, promossa
dalla fondazione «Aiutiamoli
a vivere» di Temi, ha aderito
con entusiasmo e spirito di
servizio anche la Chiesa valdese di Reggio Calabria, le
cui famiglie accoglieranno
alcuni dei bambini. La comunità, inoltre, ha fornito pieno
appoggio e sostegno al locale
comitato organizzatore.
Il soggiorno nelle nostre
città consentirà ai bambini
bielorussi di respirare aria
non contaminata e di mangiare cibi sani e abbondanti,
tutte cose che non sarebbero
certamente possibili nelle località di provenienza: infatti
a causa delle radiazioni tuttora presenti nel territorio i
bambini, che sono i più esposti a subirne gli effetti, corrono il rischio di contrarre terribili malattie (cancro alla tiroide e leucemia) come già è
accaduto a tanti loro coetanei.
Oltre 600.000 bambini vivono in Bielorussia in condizioni di estremo disagio privi, oltretutto, di una valida
assistenza sanitaria, nono
denziava una tendenza alla diminuzione nel numero di
bambini bisognosi di «cure
marine» a cui si contrapponeva una crescita degli «anziani» richiedenti opportunità di
soggiorni al mare anche e soprattutto fuori dai periodi della calura estiva, si è studiata
la possibilità di un radicale
intervento sulla struttura immobiliare per poter adeguare
gli scopi dell’opera alle mutate condizioni socio-economiche a cui prima si è accennato.
Avvalendoci delle opportunità che la legge offriva, nel
corso del 1992 si è dato attuazione ad un progetto di ristrutturazione immobiliare
che ha portato a riunire le due
strutture, a dotare i locali della ex colonia di ascensore, di
una rampa di accesso con abbattimento delle barriere architettoniche, di alcune camere dotate di particolari servizi
per portatori di handicap, perfettamente inserite nel corpo
dell’immobile.
Per il progetto ci si è avvalsi dell’esperienza degli architetti Debettini e Bounous,
ed è nostra opinione che l’opera realizzata sia in armonia
con quella sensibilità ai problemi degli anziani e dei disabili caratteristica dello spirito
di servizio delle nostre opere.
Non abbiamo comunque dimenticato che un servizio di
colonia marina per bambini
può essere utile e necessario e
pertanto turni di colonia vengono comunque effettuati anche se necessariamente le modalità di svolgimento saranno
differenti: sistemazione in ca
m- Giornate cappellani ospedalieri
16-19 maggio - Torre Pellice
L'AUMONERIE, UNE CHANCE POUR L'ECLISE?
Il convegno è aperto ai cappellani ospedalieri evangelici e ai pastori franpfoni. Il
lavoro di assistenza ospedaliera da parte delle nostre chiese è sì aiuto, ma è soprattutto testimonianza e il tema di quest'anno è particolarmente importante per riflettere su un maggiore impegno delle nostre chiese. Il convegno si terrà interamente
in francese presso La Foresteria valdese.
16 maggio - ore 17; arrivo dei partecipanti. ...
17 maggio - ore 9: introduzione (prof. Ermanno Gente, past. Bertrand); lavog 3 gruppo.-* ?
' . - ore 21 : presentazione della diaconia nella Chiesa valdese (past. Paolo R|bet). f
18 maggio - ore 9: La chiesa comunità di guarigione (past. Heilmahn), Cappellania: una prìo^:
rìtà per la chiesa? {past. Manosi).
~ ore 15; visita ad alcune opere valdesi.
19 maggio - ore 8,30: Sintesi e valutazione finale (past. Alberto Taccia). A seguire: scambio
; di esperienze.
. . - ore n : culto nel tempio.
. iscrizioni: presso Ciov, Anita Tron, tei. 0121-953122
. Costo del convegno; £ 250.000, compresi pasti e pernottamento.
merette a piccoli gruppi e attività coordinata da personale
pedagogicamente più preparato. Le strutture rammodemate
dovrebbero anche consentirci
di meglio rispondere alle richieste che ci sono sempre
pervenute dall’estero per periodi di soggiorno nei periodi
di bassa stagione.
Vorremmo chiudere queste
brevi note informative, segnalando che la casa albergo
si è dotata di una nuova centralina telefonica per una migliore gestione del traffico in
arrivo e in partenza dalle singole camere dell’albergo; le
possibilità di contattare la direzione della casa nelle persone di Nicolino e Albina Canu
sono state anche ampliate con
un servizio di telefax.
Sabato 8 maggio è prevista
la presentazione dei locali ristrutturati in occasione di una
riunione sul posto del Concistoro della Chiesa valdese di
Torino. La nuova sala che
collega le due strutture sarà
dedicata al prof. Mario Ferrerò.
Dibattito su fede e politica
I cristiani e l'utopia
del mondo nuovo
MIRELLA TESTA
Sabato 10 aprile, a Catania,
presso la Congregazione
cristiana pentecostale, ha avuto luogo la seconda Conferenza annuale dell’associazione
cristiana «Nuovi orizzonti»,
organizzazione interdenominazionale costituita nell’ottobre ’91 allo scopo di applicare
le soluzioni delTEvangelo alle
gravi problematiche sociali di
questo tempo. Ha introdotto i
lavori Gaetano Ventimiglia,
giornalista e presidente dell’
associazione, a cui aderiscono
rappresentanti del mondo religioso, accademico, politico e
sindacale.
stante l’elevatissimo tasso di
malattie da contaminazione
radioattiva.
Per consentire ai bambini
di raggiungere la Calabria
verranno spesi 200 dollari
prò capite.
Parte di questa somma,
130 dollari, servirà per coprire le spese di viaggio in pullman dalle località di residenza fino a Mosca e da lì in aereo fino a Roma.
I contatti stabiliti tra l’Italia e la Bielorussia serviranno anche, in futuro, per far
pervenire aiuti sanitari ed alimentari alle popolazioni che
ne hanno un disperato bisogno.
La comunità battista di Santeramo
Con la sua serenità Gianfranco
ci ha insegnato le strade della fede
ANNA MAFFEI
Era il 18 gennaio 1991. La
guerra del Golfo era già
scoppiata, quando Gianfranco
scriveva: «Illustrissimo Saddam Hussein, chi ti scrive è
un innocente bambino di 10
anni che ama vivere. Invece di
trascorrere il tuo tempo per la
guerra trascorri una giornata
in un prato e vivi in felicità.
C’è tanta gente infelice in
questo mondo, non rovinargli
la vita ancora di più. Apri bene gli occhi e vedrai un mondo di persbne e di cose degne
di attenzione e di amore. Non
ti chiudere nella tua cella,
ama il prossimo. Guida anche
Domenica 2 maggio
INCONTRO CON IL GRUPPO
EVANGELICO CINESE N MILANO
• La Chiesa valdese di Massello Incontra II ;
gruppo évehgelico cinese. ^ '
Ore 11: culto nel tempio a cui seguirà l’agape fraterna (prenotazioni presso il jpasto-,L
re 0121 -808816o la signora Erminia Tron
^^^>"0121-808963)
Ore 15: concerto del coro cinese dl^musi-; ;
che protestanti europee e cinesi.
Tutti sono invitati
(Itati
—I
tu la bandiera della pace e
noi ti seguiremo. Non distruggere il mondo dove vivi anche
tu, cannoni e bombe non costruiscono, non educano i
bambini, non edificano le case, non curano gli ammalati.
Se vogliamo che i bambini
possano vivere sicuri dobbiamo prendere la strada della
pace».
Aveva 10 anni Gianfranco,
faceva la quarta e non sapeva
ancora che di lì a qualche mese avrebbe lui stesso dovuto
intraprendere una guerra lunga, dolorosa, estenuante contro una malattia che alla fine
lo ha vinto. Il suo cuore ha
cessato di battere qualche
giorno fa, sabato 17 aprile; era
ancora a Parigi, dove per quasi un anno e mezzo Gianfranco ha lottato e resistito insieme ai suoi genitori, entrambi
sempre accanto a lui, esprimendo in tutti i modi e tutti i
giorni la sua sete di vita, il suo
desiderio di amicizia, la sua
precoce arguta ironia sul senso delle cose e del mondo.
La morte di un bambino e la
straziante sofferenza che spesso la precede, come in questo
caso, lascia sempre sgomento
chi, in una qualunque comunità umana, se ne senta coinvolto. Penso però che per una
comunità cristiana allo sgomento si aggiunga un senso di
profonda impotenza. E avvenuto a noi quello che accadde
una volta ai discepoli quando
delusi chiesero al Signore perché loro «non avevano potu
to» guarire un bimbo sofferente che era stato loro presentato. Eppure abbiamo pregato senza mai stancarci in
questi mesi, e anche se la nostra fede è comunque mille
volte carente non abbiamo
mai cessato di credere che il
Signore potesse intervenire
per salvare Gianfranco.
Non è avvenuto e Chiara e
Mario, i suoi genitori, Antonello suo fratello, e noi tutti
nella comunità di Santeramo
ritroviamo oggi intatti tutti i
nostri perché.
Molte domande su questa
terra rimangono sospese, eppure questa morte che è avvenuta a 7 giorni dalla Pasqua ci
ha lasciato una risposta, i’unica, in cui ci sono in speranza
tutte le risposte: Cristo è risorto, primizia di quelli che dormono. Questo Evangelo abbiamo ancora bisogno di
ascoltare e annunciare.
Un’altra cosa nonostante e
attraverso il dolore non è
mancata, la solidarietà. Il
conforto di tanti fratelli e sorelle di comunità vicine, parte
dell’unico corpo di Cristo,
nella preghiera e nell’aiuto
concreto è stato insostituibile
conforto.
Anche la comunità cattolica
ci è stata vicina nell’ospitarci
per l’ultimo saluto a Gianfranco nella grande chiesa al centro del paese. Segno di amicizia, segno di quella pace e di
quella fraternità che Gianfranco aveva, nel mezzo della
guerra, un giorno invocato.
Tema della conferenza era:
Cristianesimo e società: l’utopia del mondo nuovo. Relatori
sono stati il prof. Giorgio Spini, che è anche predicatore laico, che ha parlato su L’impegno civile, chiave di lettura
dell’ esperienza cristiana'. Erica Sapienza, del direttivo nazionale Cgil-trasporti {Donne
e impegno civile per uno stato
di diritto); l’editore Aldo Marino {L’importanza del libro
nello sviluppo della cultura);
il past. Giorgio Bouchard, presidente della Fcei {Spirito protestante, etica del socialismo);
il dott. Nino Di Guardo {Per
una cultura della legalità); il
prof. Paolo Ricca, che ha parlato su Cristianesimo e società
tra secolarizzazione e terzo
millennio.
Hanno collaborato per la
parte musicale la cantante gospel Pina Biondi, il tenore
Tullio Manara e la pianista
Laura Torrisi. Durante la pausa pomeridiana, che molti partecipanti hanno scelto di trascorrere in compagnia dei relatori, sono stati approfonditi
alcuni argomenti particolarmente stimolanti.
Il rapporto tra fede e politica, tra individualità ed etica,
tra esperienza personale e impegno sociale, è stato ampiamente discusso anche a
conclusione dei lavori. Il pastore Mario Romeo, responsabile della chiesa evangelica
che ha ospitato rincontro, si è
detto «particolarmente convinto della necessità di proiettare le preziose indicazioni
contenute nelle Sacre Scritture nella vita pratica di ogni
giorno e a ogni livello; perché
questo soltanto rappresenterà
per tutti una garanzia di
“nuovo” e di “pulito”».
m
Campobasso
In ricordo
di M. L. King
Le chiese battiste e valdesi del
Molise organizzano una serie di
manifestazioni sulla vita e l’opera di M. L. King, apostolo della
nonviolenza, assassinato 25 anni
fa in America per la sua lotta in
difesa dei diritti civili dei neri:
Da lunedì 3 a sabato 8 maggio 1993, dalle ore 16 alle ore
20: mostra fotografica sul pastore evangelico nella chiesa battista in via Cardarelli,35a - Campobasso.
Martedì 4 maggio e sabato 8
maggio 1993, alle ore 18,30,
proiezione di un video sulla vita
e l’opera di M.L. King, nella
chiesa valdese, via Cavour 40,
Campobasso.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 30 APRILE I993
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Verso il Sinodo '93
Dopo aver tenuto sedute a Palermo
nel ’90-’91 e a Bari nel ’91-’92,
la Tavola ha proseguito nel piano che
prevede almeno una riunione decentrata l’anno, tenendo le sue sedute di
aprile a Vasto. Dopo due giorni di
«clausura di lavoro» nel locale di culto di Vasto, la Tavola ha così incontrato la chiesa di Vasto-San Salvo la
domenica mattina, partecipando a San
Salvo al culto, presieduto dalla pastora Daniela Di Carlo e con la predicazione del moderatore, seguito da un
ottimo buffet allestito nel locale sottostante la chiesa, che ha consentito il
contatto con diversi membri della piccola comunità.
Nel pomeriggio, di nuovo a Vasto,
la Tavola ha incontrato il Consiglio di
circuito e i pastori del XII circuito
(Enos Mannelli, Daniela Di Carlo,
Daniele Bouchard). Un paio d’ore
d’intenso scambio hanno consentito
alla Tavola di acquisire un quadro più
chiaro della realtà presente e delle
prospettive di lavoro in questa parte
del paese in cui massima è la situazione di dispersione e disseminazione
dei membri delle chiese valdesi e metodiste.
Verso il Sinodo
La Tavola si prepara all’appuntamento annuale del Sinodo in tre momenti. Nelle riunioni di aprile fissa lo
schema generale e l’indice della propria relazione al Sinodo; nelle sedute
di maggio licenzia il primo fascicolo
della relazione e nelle sedute di luglio
completa la relazione con il secondo
fascicolo.
Gran parte della riunione che si è
tenuta a Vasto è stata quindi dedicata
a fare il punto della situazione e a
definire rimpianto generale della relazione. Raggiunto un accordo, i
membri della Tavola si sono suddivisi
le parti di cui cureranno la redazione
nell’ambito del I e del II fascicolo.
La relazione di quest’anno presenta
alcune novità. La Tavola richiamerà
l’attenzione del Sinodo su quattro
priorità, nell’ordine: le finanze e
l’amministrazione; l’impegno nel
campo della cultura; la conduzione
dell’iter per la costituzione della
Commissione sinodale per la diaconia; la situazione del dialogo ecumenico. La Tavola ha inoltre proceduto a
riordinare il suo ruolo (pastori e diaconi), secondo un mandato sinodale, e
renderà conto dei criteri seguiti
nell’ambito della relazione.
Ancora, la Tavola presenterà al Sinodo il piano di adeguamento del trattamento economico degli iscritti a
ruolo, elaborato insieme all’Opcemi,
che il Sinodo del ’91 aveva chiesto alle due amministrazioni centrali, valdese e metodista. Il compito, tutt’altro
che facile, ha richiesto due anni di
elaborazione, ma ben più impegnativa
per le chiese sarà l’attuazione, se il
Sinodo l’approverà.
Sempre in vista del Sinodo, la Tavola ha definito le deputazioni sinodali metodiste che, come è noto, sono
nominate dai circuiti. Anche a seguito
del passaggio della chiesa di Villa
San Sebastiano dal circuito dell’
Abruzzo a quello del Lazio, la distribuzione ha subito alcuni cambiamenti
e è stata così definita: 1 deputato al
XII, XIII, XIV, XVI circuito; 2 deputati al V, VI, VII, Vili, X; 3 deputati
all’XI.
Infine, alcune direttive sono state
espresse per migliorare la funzionalità
della Casa valdese e degli uffici di
Torre Pellice nell’intensissimo periodo sinodale. Si prevedono delle équipe di volontari che rafforzino i servizi
esistenti e alcune nuove attrezzature
per l’aula sinodale.
Defìscalizzazione
La Tavola segue con attenzione il
lavoro di due gruppi di studio della
Commissione Chiesa-Stato che riferiranno alla Commissione e alla Tavola
nella seduta congiunta che si terrà sabato 15 maggio sui temi della
defiscalizzazione e dell’S per mille.
In particolare, la Tavola ha esaminato
a Vasto una bozza di «manuale per la
defiscalizzazione» che uno dei due
gruppi di studio sta elaborando. Il manuale, destinato ai cassieri delle chie
se locali, sarà via via perfezionato e
presentato al Sinodo per l’approvazione.
Esso consentirà, una volta che l’intesa con lo Stato in materia finanziaria sia stata tradotta in legge, di rendere operativa, in modo ordinato e
coerente con il nostro sistema contributivo, la certificazione degli importi
delle offerte che, fino al tetto di 2 milioni, potranno essere detratte dall’imponibile nella dichiarazione dei redditi.
La Tavola ha suggerito alcune correzioni e ha auspicato che il manuale
sia presentato nel corso di una serata
informativa durante il Sinodo.
Altri temi
In preparazione all’incontro annuale tra il Consiglio della Federazione e
gli esecutivi delle chiese membro, la
Tavola ha proceduto a uno scambio
sui temi che sono stati indicati per la
riunione dell’8 maggio, in particolare
su possibili risposte in positivo al problema dell’insegnamento della religione (o delle religioni) a scuola e
sulla proposta di istituire un Consiglio
nazionale delle chiese cristiane in Italia.
Nel campo delle opere (non solo
diaconali), la Tavola ha registrato situazioni molto diverse. Notizie
confortanti giungono, per esempio,
dal Servizio cristiano di Riesi, che
inaugurerà a fine maggio i suoi nuovi
uffici, e dalla Casa valdese di Vallecrosia. Prospettive incoraggianti giungono dall’assemblea dei soci della
Sep, l’editrice di Riforma, anche se
sarebbe pericoloso allentare Io sforzo
compiuto dal Sinodo in poi per il lancio del giornale. Notizie più preoccupanti vengono dal Collegio di Torre
Pellice per una crisi economica non
occasionale che si è delineata in questi ultimi mesi.
La Tavola, che assesterà il proprio
bilancio di previsione per l’esercizio
in corso nelle sedute di maggio, ha ribadito l’assenza di sensibili margini
di manovra neU’ambito di un bilancio
che è già arrivato a livelli di guardia.
La domenica della gioventù nella Chiesa battista di Casorate
Vieni a Cristo, nostra pace e giustizia
______CARMELO INCUANTI
Il 14 marzo è stata una
giornata esaltante e gioiosa: la domenica della gioventù. Il culto, arricchito da
cori, da tante letture bibliche,
da preghiere e inni spirituali
cantati da giovani e giovanissimi, è stato condotto dai giovani stessi; anche la predicazione è stata tenuta da una
giovane sorella. Grazia Rondinone che, ispirandosi a un
passo del cap. 34 di II Cronache (il re Giosia che legge al
popolo il libro della Legge ritrovato nel tempio), ha messo
in risalto la fondamentale importanza della parola di Dio
nella formazione spirituale
dei giovani.
Lo svolgimento del culto
ha suscitato un senso di freschezza e di allegrezza nel
cuore di tutti i fratelli e le sorelle. Nella chiesa di Casorate
vi è un bel gruppo di giovani,
ragazze e ragazzi, in gran
parte battezzati (sei, nel
1992), che vivono la loro fede in Cristo nella realtà sociale in cui lavorano e testimoniano.
A conclusione della bella
festa una giovane ha rivolto
Un gruppo della comunità di Casorate Primo
un appello poetico a tutti:
«Vieni a Cristo, perché egli ti
offre una pace che non potrà
mai essere turbata e una giustizia che non potrà mai essere corrotta». Infine il pastore
ha comunicato quanto ci è
stato scritto dalla segretaria
del Dipartimento per l’evangelizzazione, pastora Adriana
Cavina, circa l’accoglienza
nei nostri centri sociali, per
un mese, di 30 bambini e
bambine colpiti da radiazioni
emanate dalla centrale nucleare di Cemobil.
Così abbiamo raccolto le
offerte prima della fine del
culto e alla nostra Unione, responsabile dell’accoglienza,
abbiamo inviato circa mezzo
milione in segno di solidarietà, nella viva speranza che
il cambiamento d’aria e di
ambiente, unitamente alle cure mediche, possano recare
giovamento a questi bambini.
• A proposito di predicazione, durante i primi tre mesi
dell’anno i fratelli Bortolan,
Pepe, Rondinone e Abbiati
hanno rivolto messaggi ap
prezzati, come sempre, dalla
comunità che li ringrazia di
cuore.
• Nell’ultimo anno siamo
stati rallegrati dalla nascita di
una piccola schiera di bambini e bambine: Samuele,
Francesco, Davide Marco,
Annalisa, Grazia, Daniele e
Sharon, tutti presentati al Signore dai genitori. La famiglia ha un suo valore, e va difesa.
• La comunità, dopo l’inaugurazione del tempio, si è ingrandita; essa testimonia
dell’Evangelo, potenza di Dio
a salvezza di chiunque crede,
e procede con assoluta fiducia nella misericordia e
nella grazia di Dio.
• La domenica delle Palme,
durante il culto, abbiamo ricordato il 25° anniversario
dell’assassinio del pastore
battista Martin Luther King,
la cui predicazione e azione è
consistita in un’appassionata
difesa nonviolenta dei diritti
civili. È stato un profeta, un
apostolo e un martire nella
lotta contro la discriminazione razziale. Ricordarlo non è
una celebrazione ma un segno di attualità del suo pensiero e della sua azione.
Cronache
PINEROLO — In questi giorni il pastore Bruno Tron è in Eri
trea inviato come osservatore da parte delle Missioni svede
si al referendum patrocinato dalle Nazioni Unite, indetto in
quel paese. Le nostre preghiere accompagnano il pastore
Tron in questo importante incarico.
• Durante l’assemblea di chiesa del 18 aprile sono stati delegati alla Conferenza distrettuale Franco Siciliano, Luciano Long e Dina Pogliani (supplente Ada Gardiol),’e deputati al Sinodo Gianni Pons e Paola Nisbet (supplente Gianni Long).
MANTOVA — Lunedì 29 marzo la comunità valdese è stata
invitata nella chiesa del paese di S. Biagio (Mn) per un incontro quaresimale in preparazione alla Pasqua. Dopo il saluto di accoglienza da parte del parroco, si è tenuta la liturgia da parte del pastore Bertinat e don Stefano Siliberti.
TORINO — Si sono svolti, il 7 e il 28 marzo, quattro culti a
cura della commissione «Giustizia, pace, salvaguardia del
creato», nei locali delle quattro zone della comunità. Scopo
dell’iniziativa, preparata attraverso un lavoro di ricerca biblica sul tema della creazione durato alcuni mesi, era quello
di sollecitare la nostra comunità a riflettere sul tema della
distruzione delle grandi foreste pluviali della terra e sulla
questione del debito dei paesi poveri del Sud del mondo, a
individuare e rafforzare le motivazioni della nostra fede
nell’attenzione per il creato e per la giustizia. Le risposte
della comunità, in forma di discussione e di preghiera, ci
hanno assicurato del fatto che il messaggio non è caduto nel
vuoto e ci incoraggiano a proseguire.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 18 aprile una rappresentanza del Comitato per la Chiesa valdese di Berna ha
visitato la comunità e partecipato al culto. Il comitato è impegnato da anni nel sostegno all’attività del Rifugio Re Carlo Alberto.
• Durante lo stesso culto parole di felicitazione e auguri sono state offerte per Giovanni Revel e Ester Pons in occasione delle loro nozze di diamante.
ANGROGNA — Nonostante la giornata inclemente, molta
gente è salita venerdì 2 aprile a Pradeltomo per i funerali di
Mely Chiavia Buffa, manifestando così la propria viva solidarietà al marito Émile e rendendo tangibili la stima e l’affetto che circondavano questa nostra sorella. Mely lascia
davvero in Pradeltomo un buon ricordo di sé, della sua discreta affabilità e del suo profondo senso di ospitalità. Ora
che il suo corpo è appassito come un fiore giunto al termine
del suo ciclo vitale, desideriamo ancora esprimere a Émile,
rimasto solo dopo quasi 50 armi di vita in comune, tutto il
nostro affetto e tutta la nostra vicinanza, nella speranza della resurrezione.
BOBBIO PELLICE — Nel quadro delle relazioni di scambio
tra la Chiesa valdese in Italia e in Umguay, la nostra Unione femminile ha ricevuto la gradita visita della signorina Julia Campos. Molto impegnata in campo femminista e presente in quasi tutto il continente latinoamericano, la Campos è particolarmente interessata, in Italia, a portare e a ricevere notizie su attività svolte, esperienze fatte e programmi formulati in riferimento al Decennio ecumenico delle
chiese in solidarietà con le donne, che ha avuto inizio nel
1989.
• L Unione femminile ha fatto visita alla casa di riposo
«Miramonti» a Villar Pellice. Dopo un breve culto presieduto dal past. Rutigliano, l’Unione ha consegnato una discreta somma in denaro per quest’opera, e Julia Campos ha
fornito alcune notizie sul suo lavoro interessandosi particolarmente alla vita degli ospiti e al lavoro dei dipendenti della casa.
• Ci rallegriamo vivamente per la nascita di Ismael
Catalin, primogenito di Dario e Myriam Catalin. Invochiamo la benedizione del Signore su questa nuova famiglia.
SAN SECONDO — Dopo molti anni ha ripreso l’attività una
filodrammatica. Un buon numero di giovani, alle prime armi, sotto la guida di Delio Paschetto ha per molte settimane
provato e poi messo in scena in ben quattro rappresentazioni presso la sala valdese la commedia brillante I morti non
pagano tasse, già conosciuta da alcuni ma sempre divertente e attuale. Gli attori hanno ricevuto molto consenso e ci
auguriamo che questo li incoraggi sulla strada intrapresa
con entusiasmo.
RORA — Il culto di domenica 25 aprile è stato allietato dal
battesimo di Davide, figlio di Enrico e Carla Odetto. Il Signore aiuti questa coppia a mantenere le promesse fatte:
questo è I augurio più vivo e sincero da tutta la comunità.
FRALI — Domenica 18 aprile si è riunita l’assemblea di chiesa che ha discusso la relazione morale e ha eletto come deputati alla Conferenza distrettuale che, ricordiamo, si terrà
qui a Prali il 5-6 giugno, Emilio Rostan e Guido Rostan
(supplente Edoardo Grill). Purtroppo non si è trovato nessuno che fosse disponibile per essere deputato al Sinodo. Per
questa ragione si terrà un’altra assemblea il giorno di Pentecoste (domenica 30 maggio). Speriamo che in quell’occasione ci sia una partecipazione adeguata.
• Ringraziamo il pastore Sergio Ribet e il diacono Dario
Tron, che hanno animato il culto di domenica 25 aprile, in
occasione dell’incontro dei catecumeni di III e IV anno a
Agape.
SANREMO-BORDIGHERA — Il pa.store Franco Sommani
ha assunto per il mese di aprile la cura della comunità di
Sanremo. Continuano con buona affluenza lo studio biblico
ecumenico il lunedì e la catechesi del mercoledì con di.scussione aperta a tutti. Due culti particolari si sono invece svolti le sere di giovedì (Sanremo) e venerdì santo (Bordighera): sono stati letti brani delia storia della passione e vari
fratelli hanno offerto spunti alla preghiera comunitaria.
•La Casa valdese di Vallecrosia ha ospitato in marzo vari
nuclei familiari e una scuola media del Pinerolese; nel corso
dell’anno si è svolto anche un incontro pastorale italo-franco-europeo e un corso di aggiornamento per monitori della
Liguria.
• Anche a Bordighera continuano scuola domenicale (lunedì), preparazione pre-confermazione (martedì), catechesi
e circolo biblico (giovedì).
5
\/F.NERDÌ 30 APRILE 1993
PAG. 5 RIFORMA
Martedì 20 aprile a Roma nella sala delle Repubbliche marinare a Palazzo Chigi
Firmata l'Intesa tra la Repubblica
e la Chiesa evangelica luterana in Italia
LUCA NEGRO
Esattamente quattrocentocinquanta anni fa, nel
1543, Martin Lutero scriveva una lettera ai credenti che
simpatizzavano con la Riforma a Venezia, Vicenza e
Treviso. Quattro secoli e
mezzo più tardi, gli eredi
spirituali di quei «luterani»
veneti hanno donato al presidente del Consiglio dei ministri, Giuliano Amato, una
copia di quella lettera, in occasione della firma dell’Intesa tra la Repubblica italiana
e la Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi); avvenuta il 20 aprile nella Sala delle Repubbliche marinare di
Palazzo Chigi (Roma).
La Celi, nata nel 1948 da
un gruppo di comunità di
varia derivazione, alcune
delle quali presenti in Italia
da secoli, come quelle di Venezia e Trieste, è oggi una
chiesa bilingue (italiano e
tedesco) con 12 comunità
costituite e circa 7.000 fedeli. L’Intesa, firmata per la
parte luterana dalla presidente del Sinodo, Manna
Franzoi, è la sesta ad essere
stipulata, in adempimento
dell’art. 8 della Costituzione, dopo quelle con valdesi
e metodisti (1984), avventisti e Assemblee di Dio
(1986), ebrei (1987) e battisti (1993).
Il testo dell’Intesa, precisa
la presidente Franzoi, «ricalca in buona parte quello
delle Intese con le altre
denominazioni evangeliche,
che nel contenuto corrispondeva ai nostri desideri». Le
specificità dell’Intesa luterana sono soprattutto cinque:
anzitutto il richiamo alla
Confessione luterana di Augusta del 1530, con il riconoscimento del «diritto di
professare e praticare libera, mente la fede evangelica secondo la confessione luterana di Augusta in qualsiasi
forma, individuale o associata, di diffondere e di
esercitarne in privato o in
pubblico il culto ed i riti»
(art. 2).
In secondo luogo va ricordata l’affermazione dell’impegno ecumenico della Celi,
particolarmente attraverso la
menzione della partecipazio
II momento della firma dell’Intesa fra il presidente Amato e la presidente della Celi, Manna Franzoi
ne al Consiglio ecumenico
delle chiese (art. 3).
Ancora, la sottolineatura
del carattere civile del matrimonio: anche se il matrimonio celebrato davanti ad
un «ministro di culto della
Celi» (con quest’espressione
non si intendono solo i pastori, ma anche diaconi e anziani o presbiteri) potrà avere effetti civili, nell’Intesa i
luterani italiani affermano
con forza che «la Celi riconosce allo stato italiano
esclusiva giurisdizione per
quanto concerne gli effetti
civili del matrimonio» (art.
13). Per riprendere un’
espressione di Lutero, insomma, il matrimonio è un
«affare secolare».
Quarto elemento di rilievo, il riconoscimento dello
«status» di «enti ecclesiastici» delle varie comunità locali che formano la Celi. La
sottolineatura dell’autonomia delle comunità locali è
una delle caratteristiche dello statuto della Celi così come dell’Intesa: ne emerge
una chiesa luterana «congregazionalista», caso piuttosto
atipico nel panorama del luteranesimo mondiale. «Questa sottolineatura - afferma
Manna Franzoi - non significa che non si voglia agire di
concerto come chiesa nazionale; ma data la storia così
diversa delle comunità che
hanno dato vita alla Celi,
l’autonomia rappresenta una
riechezza che va salvaguar
data. Questa struttura, inoltre, potrà permettere l’adesione alla Celi di altre comunità luterane, come ad esempio le comunità scandinave
presenti in Italia. Già ci sono
stati contatti in questo senso».
Ultimo punto, quello più
«scottante»: la materia
finanziaria. La Celi avrà diritto sia alla defiscalizzazione delle offerte fino a due
milioni (come tutte le chiese
firmatarie di Intesa) che alla
ripartizione dell’otto per
mille. Ma sull’otto per mille
la scelta dei luterani è diversa da quella degli altri evangelici: mentre i battisti hanno rifiutato l’otto per mille
(sia pure con un voto di
stretta misura) e valdesi e
metodisti, avventisti e pentecostali delle Assemblee di
Dio vi accedono ma solo per
scopi sociali e rifiutando, a
favore dello stato, la ripartizione delle scelte non
espresse, la Celi utilizzerà i
proventi dell’otto per mille,
oltre che per scopi sociali,
anche per il mantenimento
del culto e dei pastori, e
parteciperà, con la Chiesa
cattolica e lo stato, alla ripartizione delle scelte non
espresse.
«Nel dibattito all’interno
del nostro Sinodo - spiega
Manna Franzoi - era chiaro
che o non avremmo partecipato per niente all’otto per
mille, oppure avremmo partecipato anche alla riparti
La Chièsa luterana in Italia
La struttura della Celi
La direzione della Celi, composta da Sino- '
do e Concistoro, spesso può svolgere soltanto un’attività di consulenza, a causa della
grande autonomia delle singole comunità. I ’
due pastori che fanno parte del Concistoro,
il decano e il vicedecano, lavorano su un •
piano di piena parità con i tre membri laici, •
dei quali la presidente del Sinodo è diventata
la «voce» della Celi già da nove anni. Il Sinodo si riunisce annualmente, sempre in una
comunità diversa. s*
* La Conferenza dei pastori della Celi si riunisce due volte l’anno e comprende tutti i
pastori e vicari tedeschi e italiani e anche
quelli incaricati della cura pastorale a Abano «
Terme e Ischia. La Conferenza dei pastori è
l’organo teologico della Celi. , ,,4:.,^
non viene più considerato un elemento estraneo nemmeno in Italia. Il contratto con la
Ekd, rinnovato e esteso nel 1989, concede
maggiore autonomia alla Celi come partner,
per esempio nella scelta dei pastori inviati e
cofinanziati dalla Germania. Anche il «Gustav-Adolf-Werk» e il «Martin-LutherBund» assistono il lavoro della Celi con interesse attivo.
Il Concistoro della Celi
(aprile 1993)
decano: Hans Gerch Philippi, pastore a Ro
ma.
vicedecano: Jiirg Kleemann, pastore a Firèlizé e Venezia.
^tesoriere.* Dieter Helm, Milano.
frpsidente del 3ùiodo: Hannà'BriiSòvri
Venezia.'
vicepresidente del Sinodo: dott. Gaetano '
‘ Nforullo, Napoli.
dell’interdipendenzlìm^iale il legame del- ‘ indirizzo: Chiesa evangelica luterana in Ita-'
íaCeH con la Federazione mondiale lutenma .ìr * Ha, Decanato, via Toscana 7, 00187 Roe la jDhiesa evange^ca in Germania (Ekdi,"*^ ’ ma, Tel. 06/4880394 - 06/4874506.
; „ I contatti con Testero
fiìi* tempi deirj.qtegrazione europea e
zione dei “resti” perchè in
fondo il contribuente che
non firma decide, anche se
inconsciamente, di ripartire
il suo contributo tra tutti gli
enti indicati».
Lo stesso concetto è ripreso, in una nota della Celi,
dai consulenti giuridici che
hanno lavorato alla stesura
dell’Intesa: «Il contribuente
che decide di non destinare
la quota dell’otto per mille a
uno degli enti specificati nel
modello 740 opera una precisa scelta che deve essere
rispettata. Tale scelta non è
quella di destinare l’otto per
mille ad alcuno degli enti e
non è neppure quella di destinare tale quota ad altri enti non indicati (ciò, infatti,
non è consentito dalla legge). La scelta è, invece, proprio quella di ripartire in
modo proporzionale la quota
tra tutti gli enti indicati nel
modello 740. Questa precisa
volontà del contribuente deve essere rispettata. Ciò sarà
possibile solo accettando di
concorrere alla ripartizione
delle quote che i contribuenti hanno voluto ripartire tra
tutti gli enti». Un’argomentazione, questa, che non
mancherà di suscitare dibattito nel mondo evangelico italiano.
Tornando alla cerimonia
di firma dell’Intesa, al termine il presidente Amato ha
sottolineato l’importanza
deH’avvenimento, che «colma una lacerazione storica»,
e ha affermato che, visto che
ormai sono state stipulate sei
Intese, si fa urgente l’esigenza di una «disciplina quadro
dei rapporti tra lo stato e le
confessioni religiose». Amato ha accennato alla possibilità di «procedure di informale consultazione tra le
confessioni firmatarie di Intese» per definire posizioni
su punti di comune interesse, e anche a «sedi informali» di consultazione tra le
confessioni e il Parlamento,
quando quest’ultimo discute
di provvedimenti di particolare importanza, per esempio in campo etico.
Rispondendo ad Amato, la
presidente Franzoi ha
sottolineato il significato di
libertà di questa Intesa non
solo per i luterani o i protestanti italiani, ma per tutti i
cittadini, e ha ricordato la
vocazione «ecumenica» della Celi, che si ispira alla formula luterana della «diversità riconciliata».
SCHEDA
I LUTERANI
IN ITALIA
La storia
La storia della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi)
non è stata ancora scritta e il motivo appare evidente: essa è
costituita dalle diverse storie delle comunità che si riunirono nel 1948 in un Sinodo provvisorio e un anno dopo in
modo definitivo. Alcune di esse, come ad esempio Bolzano
(costituita nel 1916) e Trieste (1778) hanno un passato
asburgico. Ad esse si unirono comunità estere puramente tedesche - Firenze (1899), Genova (1868) e Sanremo (1899)
- nonché comunità sotto il cui tetto coesistettero la confessione riformata elvetica e quella luterana: Milano (1850) e
Napoli (1826). La comunità di Venezia può vantare un passato che risale al tempo della Riforma; la comunità di Roma
fu creata da un ambasciatore pmssiano nel 1817 e costituita
ufficialmente nel 1819. Livorno e Bergamo non esistono
più. Un quadro di Lutero nella sala della comunità romana è
la testimonianza di una comunità che era esistita a Bari; alla
chiesa di Messina pose fine il terremoto del 1908, tuttavia
sta sorgendo una nuova vita di comunità: dal novembre
1991 c’è nuovamente un pastore in Sicilia che da Catania
assiste con culti e cura d’anime i credenti di lingua tedesca
anche a Taormina, Messina e Palermo.
Negli anni ’50 si unirono alla Celi tre comunità del Golfo
di Napoli, nate dal lavoro missionario del pastore Idelmo
Poggioli, il quale aveva fondato anche due scuole elementari con asilo. Attualmente una di queste scuole verrà trasformata in un centro sociale, perché nelle vicinanze è stata
aperta una scuola pubblica. Nel marzo 1993 le tre comunità
del Golfo si sono unite in un’unica comunità con sede a
Torre Annunziata.
Il lavoro fondamentale delle comunità
Il fatto che la Celi abbia avuto origine da singole comunità giustifica la sua forma e costituzione di chiesa libera, poco comune per le chiese luterane. Le comunità possono reagire in maniera molto flessibile alle esigenze locali
e regionali, tuttavia ciascuna di esse svolge anche mansioni
particolari a livello globale; Bolzano si concentra sull’attività pastorale per i turisti; Venezia rappresenta la continuità
storica sin dai tempi di Lutero e cura il dialogo cristianoebraico, come Trieste che porta avanti l’attività ecumenica
locale; nelle chiese di Firenze e Milano vengono regolar
mente dati concerti d’organo e il coro di Milano può vantare un grande successo; Roma si occupa dei contatti con enti
pubblici nonché centri cattolici e protestanti del paese (mi
nistero degli Interni, Vaticano, Facoltà valdese, ecc.); Napoli cerca il suo ruolo nelle relazioni con la facoltà cattolica di
teologia e nel ricco settore dell’ecumenismo; Genova colla
bora con la scuola tedesca e le chiese sorelle evangeliche;
Sanremo e Torino stanno sperimentando incontri in case
private. Nella maggior parte delle comunità le donne assu
mono un ruolo essenziale; rincontro con i turisti fa parte
della vita quotidiana delle comunità, una particolare importanza viene data all’aspetto di accoglienza dei culti. Tutto
ciò non viene fatto soltanto sotto la formula di comunità
estere, bensì propri della veste della Celi come chiesa ita
liana, che deve chiedere ai suoi membri prestazioni finanziarie e di volontariato di ampia portata.
Le «due anime» in seno alla Celi non facilitano la vita
quotidiana della chiesa. Ecco perché il suo giornale si chiama Insieme. Attraverso contributi nell’una e nell’altra Un
gua diventa trasparente la realtà della Celi, basata sulle due
diverse culture. Anche il servizio stampa Elìdiceli info, nato nel 1988, nonché il Sinodo e il Concistoro, lavorano in
ambedue le lingue.
Le relazioni ecumeniche
I problemi della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Feci), alla quale la Celi appartiene come membro
fondatore, toccano anche le sue comunità. Così per esempio
per molti membri della Celi il destino degli immigrati, che
devono affrontare una cultura e una lingua straniera, non è
una novità. Per questo motivo sono particolarmente sensibili al grande lavoro svolto dal Servizio rifugiati e migranti
della Feci. La Celi si mostra solidale con i problemi delle
sue chiese sorelle, comunque non senza un proprio contributo critico. Numerosi matrimoni interconfessionali dei
suoi membri richiedono dai luterani un impegno ecumenico
in direzione cattolica.
II Concistoro luterano e la Tavola valdese si incontrano
regolarmente. La loro reciproca collaborazione e presenza
durante i sinodi è ormai una consuetudine consolidata. La
presidente del Sinodo luterano è stata eletta membro del
Consiglio della Federazione. I luterani sono presenti nelle
redazioni del servizio stampa evangelico nev e nel servizio
televisivo Protestantesimo.
In tutte le comunità i matrimoni cosiddetti «misti» rap
presentano tuttora un banco di prova, sia per i pastori che
per la chiesa stessa. I pastori cercano di stabilire dei punti di
contatto con i membri cattolici della famiglia, nonché con le
parrocchie cattoliche del luogo. La Celi porta avanti collo
qui sui matrimoni misti con la Conferenza episcopale catto
lica, impegnandosi anche per Famicizia ebraico-cristiana
dal 1989 la Celi è membro della Lekkj (Commissione euro
pea luterana chiesa e ebraismo). Momenti particolari di ma
nifestazioni ecumeniche sono le settimane di preghiera, du
rante le quali pastori e comunità danno testimonianza con
culti domenicali, conferenze, marce per la pace, ovviamente
non senza riflessioni: nel 1992 il decano della Celi rifiutò di
partecipare a una messa per l’unità dei cristiani condotta dal
papa, perché quel tipo di culto avrebbe escluso i protestanti
dall’eucarestia e quindi sarebbe stato poco adatto per prò
muovere l’«unità». L’eco della stampa a questa decisione
ebbe forte risonanza.
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7
PAG. 6 RIFORMA
Attualità
L'INTESA TRA LA REPUBBLICA ITALIANA
E LA CHIESA EVANGELICA LUTERANA
IN ITALIA
Preambolo
La Repubblica italiana e la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi), ente morale di culto munito di personalità giuridica con Dpr n. 676 del 18 maggio 1962,
richiamandosi ai principi della libertà di pensiero, di coscienza e di religione garantiti dalla Dichiarazione universale delle libertà fondamentali, ratificata con legge 4
agosto 1955, n. 848 e successive integrazioni e ratifiche,
nonché dei Patti intemazionali relativi ai diritti economici, sociali e culturali ed ai diritti civili e politici del 1966,
ratificati con legge 25 ottobre 1977, n. 881 ;
- considerato che in forza dell’alt. 8 della Costituzione, comma due e comma tre, le confessioni religiose hanno diritto di organizzarsi secondo propri statuti, in quanto
non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano e
che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge
sulla base di un’intesa con le relative rappresentanze;
- ritenuto che la legislazione sui culti ammessi del
1929 e 1930 non sia idonea a regolare i reciproci rapporti;
- riconosciuta l’opportunità di addivenire ad un’inte
sa;
- convengono che la legge di approvazione, ai sensi
dell’art. 8 della Costituzione, della presente intesa sostituisce ad ogni effetto, nei confronti della Celi e delle Comunità che ne fanno parte, la citata legislazione sui culti
ammessi.
ART. 1
(Abrogazione della normativa sui culti ammessi)
1. Con l’entrata in vigore della legge di approvazione
delle presente intesa le disposizioni della legge 24 giugno 1929, n. 1159 e del regio decreto 28 febbraio 1930,
n. 289, cessano di avere efficacia ed applicabilità nei
riguardi della Celi e delle Comunità, degli enti che ne
fanno parte e degli organi e persone che la costituiscono.
ART. 2
(Libertà religiosa)
1. In conformità ai principi della Costituzione, è riconosciuto il diritto di professare e praticare liberamente la
fede evangelica secondo la confessione luterana di Augusta del 1530 in qualsiasi forma, individuale o associata,
di diffondere e di esercitare in privato od in pubblico il
culto ed i riti.
2. È garantita alle Comunità della Celi, alle loro associazioni ed organizzazioni la piena libertà di riunione e di
manifestazione del pensiero con la parola e lo scritto ed
ogni altro mezzo di diffusione.
ART. 3
(Riconoscimento dell’autonomia della Celi)
1. La Repubblica italiana dà atto dell’autonomia della
Celi e delle Comunità che ne fanno parte, liberamente organizzate secondo i propri ordinamenti e tradizioni e disciplinate dai propri Statuti.
2. La Repubblica italiana, richiamandosi ai diritti inviolabili dell’uomo garantiti dalla Costituzione, riconosce che le nomine dei ministri di culto, le celebrazioni di
culto, l’organizzazione comunitaria e gli atti in materia
disciplinare e spirituale, nell’ambito della Celi e delle sue
Comunità, si svolgono senza ingerenza statale.
3. La Repubblica italiana garantisce altresì la libera
comunicazione e collaborazione della Celi con il Consiglio Mondiale delle Chiese (Cec), con federazioni ed enti
nazionali ed intemazionali.
ART. 4
(Ministri di culto)
1. La Repubblica italiana riconosce il ministero pastorale, diaconale e presbiteriale conferito e riconosciuto
dalla Celi.
2. Ai ministri di culto, pastori e laici, nominati dalla
Celi e dalle sue Comunità è assicurato il libero esercizio
del ministero, nonché il libero svolgimento delle attività
di cui all’art. 2.
3. Ai ministri di culto di cui al secondo comma è riconosciuto il diritto di mantenere il segreto d’ufficio su quanto appreso nello svolgimento del proprio ministero.
ART. 5
(Assistenza spirituale agli appartenenti alle forze
armate, alla polizia e ad altri servizi assimilati)
1. Gli appartenenti alle forze annate, alla polizia e ad
altri servizi assimilati membri delle Comunità della Celi
hanno diritto di partecipare, nel rispetto delle esigenze di
servizio, nei giorni e nelle ore fissate, alle attività religiose ed ecclesiastiche evangeliche che si svolgono nelle
località dove essi si trovano per ragioni del loro servizio.
2. Qualora non esistano chiese delle Comunità della
Celi nel luogo ove prestino il servizio, i soggetti di cui al
comma 1 membri di tali comunità potranno ottenere, nel
rispetto delle esigenze di servizio, il permesso di frequentare la chiesa evangelica, anche non luterana, più vicina nell’ambito locale, previa dichiarazione degli organi
ecclesiastici della Comunità di appartenenza.
3. Ove in ambito locale non sia in atto alcuna attività
delle dette chiese e ve ne sia richiesta, i Pastori della Celi
o delle Comunità, nonché i Consiglieri espressamente
all’uopo delegati, possono svolgere riunioni di culto per i
soggetti di cui al comma 1 che lo richiedano. L’ente competente, fatte salve le imprescindibili esigenze di servizio, mette a disposizione i locali necessari e consente
l’affissione di appositi avvisi.
4. In caso di decesso in servizio dei soggetti di cui al
comma 1 facenti parte delle Comunità della Celi, l’ente
competente adotta, d’intesa con i familiari del defunto, le
misure necessarie ad assicurare che le esequie siano celebrate da un pastore delle Comunità della Celi.
5.1 pastori delle Comunità della Celi che prestano servizio militare o assimilati sono posti in condizione di poter svolgere, unitamente agli obblighi di servizio, anche il
loro ministero di assistenza spirituale nei confronti dei
militari che lo richiedano.
ART. 6
(Assistenza spirituale ai ricoverati)
1. L’assistenza spirituale ai ricoverati delle Comunità
della Celi o ad altri ricoverati di qualunque confessione
che ne facciano richiesta, negli istituti ospedalieri, nelle
case di cura o di riposo e nei pensionati, è assicurata tramite pastori, diaconi e presbiteri delle Comunità della
Celi.
2. Il loro accesso ai predetti istituti è a tal fine libero e
senza limitazione di orario.
3. Le direzioni di tali istituti sono tenute a comunicare
alla Comunità della Celi più vicina le richieste di assistenza spirituale fatte dai ricoverati.
ART. 7
(Assistenza spirituale ai detenuti)
1. Negli istituti penitenziari è assicurata l’assistenza
spirituale da pastori, diaconi e presbiteri delle Comunità
della Celi.
2. A tal fine le Comunità della Celi trasmettono
all’autorità competente l’elenco dei pastori, diaconi e
presbiteri responsabili dell’assistenza spirituale negli istituti penitenziari ricadenti nella circoscrizione delle predette autorità statali competenti, allegando la certificazione di cui all’art. 8. Tali ministri responsabili sono compresi tra coloro che possono visitare gli istituti penitenziari senza particolare autorizzazione. L’assistenza spirituale è svolta nei suddetti istituti a richiesta dei detenuti o
delle loro famijglie o per iniziativa dei soggetti sopra nominati in locali idonei messi a disposizione dal direttore
dell’istituto penitenziario.
3. Il direttore dell’istituto penitenziario informa di
ogni richiesta proveniente dai detenuti la Comunità della
Celi più vicina.
ART. 8
(Certificazione della qualifica di ministro di culto)
1. Ai fini dell’applicazione degli articoli 4, 5, 6 e 7 la
Celi rilascia apposita certificazione della qualifica di pastore, diacono o presbitero.
ART. 9
(Oneri per l’assistenza spirituale)
1. Gli oneri finanziari per l’assistenza spirituale di cui
agli articoli 5, 6 e 7 sono a carico esclusivo delle Comunità della Celi territorialmente competenti.
ART. 10
(Insegnamento religioso nelle scuole)
1. La Repubblica italiana, nel garantire la libertà di
coscienza di tutti, riconosce agli alunni delle scuole
pubbliche non universitarie, che siano membri delle Comunità della Celi, il diritto di non avvalersi di insegnamenti religiosi. Tale diritto è esercitato ai sensi delle leggi dello Stato dagli alunni o da coloro cui compete la potestà su di essi.
2. Per dare reale efficacia all’attuazione di tale diritto,
l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento
religioso non abbia luogo secondo orari che abbiano per
gli alunni effetti comunque discriminanti e che non siano
previste forme di insegnamento religioso nello svolgimento dei programmi di altre discipline. In ogni caso non
potranno essere richiesti ai detti alunni pratiche religiose
o atti di culto.
ARt. 11
(Richieste in ordine allo studio del fatto religioso)
1. La Repubblica italiana, nel garantire il carattere
pluralistico della scuola, assicura agli incaricati della Celi
e delle sue Comunità il diritto di rispondere ad eventuali
richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o
dagli organi scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni, con modalità concordate
con gli organi previsti dall’ordinamento scolastico.
2. Gli oneri finanziari sono comunque a carico delle
Comunità della Celi territorialmente competenti.
ART. 12
(Istituzione di scuole ed istituti di educazione)
1. La Repubblica italiana, in conformità al principio
della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla Costituzione, garantisce alla Celi il diritto di istituire liberamente scuole di ogni ordine e grado
ed istituti di educazione.
2. Alle scuole che ottengano la parità, ed ai loro alunni, è assicurato un trattamento scolastico equipollente a
quello degli alunni delle scuole dello Stato e degli altri
enti territoriali, anche per quanto concerne l’esame di
Stato.
ART. 13 .
(Matrimonio)
1. Ferma restando l’autonomia della Celi e delle sue
Comunità in materia religiosa e di culto, la Celi riconosce allo Stato italiano esclusiva giurisdizione per quanto
concerne gli effetti civili del matrimonio.
2. La Repubblica italiana riconosce gli effetti civili
del matrimonio celebrato davanti ad un ministro di culto
della Celi, di cittadinanza italiana, a condizione che la celebrazione sia preceduta dalle pubblicazioni nella casa
comunale e che l’atto di matrimonio sia trascritto nei registri dello stato civile.
3. Coloro che intendono celebrare il matrimonio secondo la previsione del comma 2, comunicano tale intento all’ufficiale dello stato covile al quale richiedono le
pubblicazioni.
4. L’ufficiale dello stato civile, dopo aver proceduto
alle pubblicazioni, accerta che nulla si opponga alla celebrazione del matrimonio secondo le vigenti norme di legge e ne dà attestazione in un nulla osta che rilascia ai nubendi in duplice originale. Il nulla osta, oltre a precisare
che la celebrazione nuziale seguirà secondo la previsione
del comma 2 e nel Comune indicato dai nubendi, deve altresì attestare che ad essi sono stati spiegati, dal predetto
ufficiale, i diritti e i doveri dei coniugi, mediante lettura
degli articoli del codice civile al riguardo.
5. Il ministro di culto, davanti al quale è avvenuta la
celebrazione nuziale, compila immediatamente dopo, in
duplice originale, l’atto di matrimonio, al quale allega
uno dei nulla osta rilasciati daU’ufficiale dello stato civile. Non oltre cinque giorni dopo la celebrazione, il ministro, davanti al quale questa è avvenuta, trasmette
all’ufficiale dello stato civile del Comune del luogo un
originale dell’atto di matrimonio ed il secondo originale
del nulla osta.
6. L’ufficiale dello stato civile, verificata la formale
regolarità dell’atto e l’autenticità del nulla osta, trascrive
l’atto stesso entro le ventiquattro ore dal ricevimento,
dandone notizia al ministro che glielo ha inviato.
7. Il matrimonio ha effetti civili dal momento della
celebrazione, anche se l’ufficiale dello stato civile per
qualsiasi ragione abbia eseguito la trascrizione oltre i termini prescritti.
ART. 14
(Tutela degli edifici di culto)
1. Gli edifici aperti al culto pubblico della Celi e delle
sue Comunità, nonché le loro pertinenze, non possono
essere occupati, requisiti, espropriati o demoliti se non
per gravi ragioni e previo accordo del decano della Celi e
dell’organo responsabile della sua Comunità interessata.
Repubblica italiaua
COSTITUZIONE
Articolo 8
Tutte le coufestionì religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessiuni religiose diverse dalla cattolica
banno diritto di organizzarsi secondo propri statuti, in quanto non contrastino con Tordina mento
gbu'idico italiano.
I loro rapporti sono regolati per legge sulla base
di intese con le relative rappresentanze.
7
spedizione in abb. post. Gr li A/70
In caso di mancato recapito rispedire-a:
CASEUJ^ POSTALE 10066
torre PELUCE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui moESi
venerdì 30 APRILE 1993
Scadenze elettorali
Perché
chiudere
le scuole?
FRANCO CALVETTI *
LJ appuntamento elettorale
del 18-19 aprile scorsi
ha visto una volta ancora
chiudere le scuole di stato per
alcuni giorni (per lo più dal
giovedì pomeriggio a tutta la
giornata del martedì). Le attività didattiche e formative sono state ancora una volta sospese e milioni di alunni in
tutto il paese sono stati privati
del diritto allo studio, compromettendo così qualità e continuità della prestazione di un
servizio pubblico garantito
dalla Costituzione italiana, già
problematico di questi tempi
per molti versi.
È strano che nessuno in Italia pensi a informarsi su come
le elezioni si svolgono negli
altri paesi europei. Si verrebbe
a sapere che salvo in pochissimi casi, dovuti a assoluta necessità, nessuna scuola in Europa viene chiusa per le operazioni elettorali; in Inghilterra, con il suo clima così incerto, si vota in seggi elettorali
«prefabbricati» situati in aree
pubbliche (piazze, giardini,
cortili). E così in Svizzera. In
Francia vengono resi disponibili tutti gli uffici pubblici, le
biblioteche, i centri associativi.
Anni fa cercai di avviare su
La Stampa di Torino una
campagna anti-chiusura delle
scuole per le elezioni: a parte
uno spazio di rilievo ricevetti
solo le congratulazioni di alcuni parlamentari di centrodestra. Riproposi, sempre tramite La Stampa, la questione
che mi stava a cuore per il referendum nazionale del giugno ’91. Ebbi di nuovo Tonore della Stampa a cui seguì
un’interpellanza al sindaco di
Torino da parte di 5 consiglieri di sinistra e l’adesione di
due associazioni nazionali
scolastiche.
È vero che il diritto costituzionale a esercitare il voto va
assicurato, ma è altrettanto vero che il diritto a non privare i
nostri bambini e i nostri giovani di un servizio essenziale
come la scuola va garantito.
Oso riproporre questa mia
intenzione, che nasce da una
profonda convinzione nelTutilità di un servizio-scuola, in
questo clima in cui si parla di
riforme e di nuove regole da
proporre per il gioco della democrazia. Perché non avviare
al più presto una riflessione
franca e serena fra amministratori e responsabili scolastici?
Un’inversione di tendenza,
un segnale che la delega ai politici incapaci è ritirata, potrebbe venire dalle valli valdesi: tenere aperta una scuola
vuole infatti dire che si punta
alla preparazione di una gioventù più studiosa e più capace per mandare a casa chi governa la cosa pubblica con
arroganza, senza impegno,
con poco buon senso comune.
* direttore didattico
a Perosa Argentina
Facciamo il punto con il dottor Valerio Vecchié, biologo presso l'UssI 43
Controlli ambientali: che cosa cambierà
dopo Tesito del referendum?
PIERVALDO ROSTAN
Il recente referendum sulle
competenze in materia di
controlli ambientali delle Ussl
ha, secondo le volontà dei
promotori della consultazione,
sottratto alle Unità sanitarie
locali detti controlli.
Specialmente in vai Pellice,
per altro, il servizio di igiene e
ambiente ha da tempo avviato
una serie di controlli sistematici sulle attività produttive e
più in generale sulla tutela
delle acque e dell’aria. Cosa
cambierà ora lo sanno in pochi; cosa è stato fatto fin qui
invece si può verificare. Lo
facciamo col dott. Vecchiè,
biologo presso il servizio
delTUssl 43.
«In questi anni abbiamo
predisposto un piano di interventi in tutti i settori che hanno in qualche modo a che vedere con l’igiene ambientale,
partendo dall’acqua che si
beve, all’aria, agli impianti di
depurazione e alla salute sul
posto di lavoro e per chi vive
vicino a zone industriali. Sul
piano delle acque abbiamo
verificato tutte le strutture dì
approvvigionamento, di contenimento e di approvvigionamento idrico, oltre ai controlli
di tipo analitico che facciamo
di routine».
Qual è stato il risultato di
questa attività?
«Quest’ anno abbiamo organizzato un corso di formazione per le persone che in
qualche modo gestiscono gli
acquedotti; ricordo che con
una elevata quantità di piccole reti idriche, spesso a livello di borgata o di aree comunque piccole, siamo in presenza di persone di grande
buona volontà ma talvolta impreparate alle gestione di un
acquedotto; la partecipazione
al corso è stata assai buona
ed efficace. Molto spesso le
alterazioni che riscontriamo,
quasi sempre di carattere microbiologico, sono legate alla
non sufficiente manutenzione
degli impianti».
Come servizio comunque
voi avete sempre sostenuto
l’esigenza di arrivare ad un
numero più ridotto di impianti...
«Effettivamente è stata questa la nostra linea operativa;
una centralizzazione del servizio in questo caso porterebbe
senz’altro a un miglioramento
generale della qualità delle
acque. Nella nostra zona potrebbe toccare all’Acea di Pinerolo la gestione del pacchetto acque e sotto questo
profilo l’azienda offre ampie
garanzie col proprio personale tecnico; l’esperienza di Luserna nell’ultimo anno in questo caso è esemplare. Abbiamo riscontrato più o meno gli
stessi problemi nel campa della depurazione fognaria: il
progetto di un unico impianto
di valle resta nel cassetto, viste le scarse risorse finanziarie.
Ogni Comune ha il suo impianto di depurazione generalmente funzionante a un
buon livello; questo è già un
buon risultato se si pensa che
Industria e ambiente, un rapporto che necessita attenzione (nella foto, una fabbrica chimica in Germania)
alcuni anni fa vi erano Comuni totalmente sprovvisti di rete
fognaria e di impianto di depurazione».
Il settore che forse ha più
fatto discutere del vostro servizio riguarda il controllo sulle produzioni inquinanti, in
sostanza sulle fabbriche che
nella zona utilizzano prodotti
chimici; quattro ani fa accadeva l’ennesimo incidente alla
Cartochimica.
Non è ancora giunto a termine il procedimento penale
conseguenza di quei fatti; nel
frattempo cosa è accaduto in
questi anni?
«Proprio su questo tema
avrei voluto organizzare un
momento di verifica pubblica
coinvolgendo l’Ussl ma anche
i comitati di cittadini, le amministrazioni pubbliche, gli
ambientalisti. In occasione di
alcuni incidenti vennero a
galla non tanto carenze di interventi quanto meccanismi
troppo burocratici che impedirono di fornire in tempi ragionatamente brevi le informazioni richieste sulla sicurezza e sulla situazione nell’area industriale di Luserna.
Del resto ci fu anche chi esagerò sulle colpe del servizio
ignorando determinati legali
a cui tutti, come operatori,
eravamo tenuti.
Riterrei importante una verifica proprio in questi tempi
in cui, io temo, si rischia di
allontanare dalla realtà locale ogni tipo di controllo».
Cosa è successo nel frattempo?
«L’azienda ha deciso di non
utilizzare i prodotti più inquinanti, in pratica rinunciando
a una lavorazione. Ci sono
stati miglioramenti anche per
quanto riguarda la rumorosità e tutta una serie di interventi di razionalizzazione
interna degli spazi, l miglio
ramenti sono decisamente sostanziali».
Quali tipi di controlli vengono esercitati oggi e con quale
periodicità in generale sulle
aziende della valle?
«Effettuiamo almeno due
controlli l’anno su ogni azienda, salvo ulteriori interventi in
casi più specifici. Nel corso
dell’ ultimo anno abbiamo
avuto un paio di segnalazioni
alla Procura della Repubblica, ma si è trattato di casi
molto particolari. La nostra
attività, che ha tutte le caratteristiche della prevenzione,
rischia di essere in parte vanificata di fronte alle conseguenze della scelta abrogazionista del referendum della
scorsa settimana».
Il futuro deirOrsiera Rocciavré
Rilanciare il parco
Nuove forme di collaborazione sono state da poco avviate fra parco Orsiera Rocciavré, Ussl 42, Provincia di
Torino e Parco del Gran Paradiso. Su alcuni punti in particolare sarà presto avviata
un’azione in grado di rilanciare l’attività del parco della vai
Chisone.
Il primo riguarda l’avvìo
delle procedure di contenimento dei mufloni; l’ente parco ritiene ormai intollerabile
la presenza, in certi periodi, di
oltre 250 - 300 esemplari di
muflone che si stanno anche
irradiando nelle confinanti
valli Susa e Sangone. Si stanno evidenziando problemi di
competizione alimentare sia
con altri selvatici (in primis i
camosci che tendono ad allontanarsi), sia con il bestiame
che sale ai 26 alpeggi del parco. I veterinari delTUssl 42
stanno studiando i rischi reali
di reciproca trasmissione di
patologie fra il bestiame degli
alpeggi e i selvatici.
Il secondo argomento riguarda la reintroduzione dello
stambecco al parco Orsiera. Si
tratta di una specie che, dislocandosi in quote elevate, non
disturberà il bestiame all’alpeggio. dopo gli studi e le
procedure necessarie, le prime
coppie potranno pervenite al
parco dal Gran Paradiso (in
cui si trova ormai una popolazione intorno alle 5 mila
unità). Il trasferimento degli
animali dovrebbe aver luogo
non prima della primavera ’94
e non comporterà costi per il
parco delTOrsiera.
Infine è stato deciso l’avvio
di una collaborazione con la
provincia sul piano tecnicoscientifico per organizzare le
attività di gestione faunistica,
i censimenti, l’abbattimento di
capi gravemente ammalati,
l’azione anti bracconaggio.
La provincia metterà inoltre
a disposizione del parco Orsiera, come per gli altri parchi
della provincia, a brevissimo
termine un «negozio» aperto
al pubblico nella centralissima
via Lagrange a Torino dove
potranno venire presentate e
pubblicizzate tutte le iniziative, i soggiorni, i trekking e le
altre iniziative del parco.
Valli valdesi
Le speranze
dei giovani
________MARCO ROSTAN_______
Scuola, occupazione, politica e identità: quali sono le
idee, le impressioni, le delusioni e le speranze dei giovani al riguardo delle Valli?
Se lo sono chiesti, sulla base di un questionario costruito
per l’occasione, una quindicina di giovani dai 20 ai 30 anni che ha partecipato ad un laboratorio del Coordinamento
iniziative culturali lo scorso
sabato 24 aprile.
Quali conseguenze nello
spostamento delle scuole
sempre più in pianura, è bene
o male che non ci siano scuole valdesi, è importante trovare un lavoro in valle, preferisci un lavoro anche poco gratificante ma sicuro (tipo statale) o uno che implichi iniziativa e rischio personale; credi
che la politica nazionale incida anche localmente, vale la
pena di battersi per le autonime locali, cosa significa dirsi
valdesi oggi, siete d’accordo
con il grande impegno sociale
delle nostre chiese, che cosa
vorreste cambiare nelle comunità?
Questi alcuni filoni della
discussione iniziata sabato
scorso a che riprenderà sabato
15 maggio alle 14, sempre alla Foresteria di Torre Pellice.
Le risposte sono state di
grande interesse e vivacità,
talvolta assai diversificate a
dimostrare un interesse e uno
spazio per discussioni di questo genere.
Dietro questo primo momento più ampio c’è il lavoro
di un gruppo, il Coordinamento iniziative culturali, che
si riunisce da alcuni mesi e
che si propone di essere da un
lato un momento di riflessione e di formazione personale
sui problemi delle Valli in vista, se così si può dire, di poter prendere in mano il proprio futuro in modo più consapevole, non passivamente;
dall’altro di proporre una collaborazione da parte dei partecipanti alle redazioni dell’
Eco delle valli, della Beidana,
di Radio Beckwith, tre mezzi
di comunicazioni di una certa
rilevanza alle Valli, non concorrenziali fra loro ma funzioni diverse di un medesimo
impegno, oggi importante e
forse decisivo sul piano culturale alle valli valdesi.
Come questi mezzi di informazione affrontano le questioni sociali, economiche e
culturali delle valli, come le
chiese seguono questi filoni,
quali attese vi sono da parte
dei giovani su questi argomenti di notevole interesse e
come essi sono disposti ad
occuparsene?
La vicenda passata, la situazione attuale e le prospettive di Eco, Beidana e Radio
sono state illustrate dai responsabili, e dopo un primo
scambio di battute il gruppo
ha deciso di proseguire la riflessione fra due settimane,
puntando più specificatamente sulla realtà valdese, la
sua identità, le opere sociali e
diaconali, la vita comunitaria.
8
PAG. Il
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La posa delle travature al Palaghiaccio di Torre Penice
POSATE LE TRAVATURE AL PALAGHIACCIO — La
scorsa settimana con l’ausilio di una possente gru, (come
documentato in questa foto di Giulio Ricca) sono state collocate le travature in legno lamellare che nelle settimane
precedenti gli operai della ditta Holzbau avevano assemblato. Ogni arcata pesa circa 30 tonnellate ed è lunga circa 60
metri.
Sulle ¡ncate verranno collocate le assicelle in legno a loro
volta ricoperte di materiale impermeabile. I lavori al tetto,
tempo permettendo, dovrebbero ultimarsi entro un mese dopo di che sarà la volta dell’impianto elettrico. Con ulteriori
interventi più contenuti, il palaghiaccio dovrebbe essere utilizzabile dalla fine dell’estate.
LIBRI IN CERCA DI RAGAZZI — Si è aperta sabato 24
aprile, nel padiglione prefabbricato di corso Piave a Pinerolo, la mostra vetrina di novità librarie «Libri in cerca di ragazzi».
Realizzata dal sistema bibliotecario di Pinerolo in collaborazione con alcune librerie della città la mostra si propone
di offrire a genitori, insegnanti e ragazzi l’occasione di vedere le novità editoriali di maggior interesse.
Sono presenti anche i libri prodotti da alcune classi delle
scuole elementari e materne della città, un video sulla scrittura e pannelli illustrati sulla storia del libro.
Questa mostra, il concorso di recensioni «Proponi un libro», la collaborazione con lo Zonta club nel premio Editore donna ’93 sono alcuni dei passi condotti dall’amministrazione per la crescita culturale della città di Pinerolo.
SI INAUGURA IL MUNICIPIO — Sabato 1° maggio, a Inverso Pinasca, verrà inaugurato il nuovo municipio con la
piazza antistante che verrà denominata, al termine di una
consultazione popolare, piazza della Libertà.
Il programma della giornata prevede alle 10 il ritrovo, alle
10,15 il saluto del sindaco Ribet, alle 11 l’inaugurazione del
monumento ai caduti e del municipio, alle 11,30, visita al
palazzo comunale e rinfresco.
Interverranno rappresentanti dei Comuni delle valli e del
Comune francese gemellato di Argentière la Bessée.
LE RIVENDICAZIONI DEI DIPENDENTI USSL 43 —
Una cinquantina di lavoratori dell’Ussl 43 hanno diffuso un
documento circa la crisi di rappresentanza del sindacato. In
esso si parla di «crisi di democrazia che permette a qualcuno di decidere per tutti i lavoratori, al di sopra del mandato
e della rappresentanza». Anche gli accordi sottoscritti e firmati tra le parti e mai portati a conoscenza dei diretti interessati, proseguono i firmatari, sono «la dimostrazione
che qualcuno agisce fuori da qualsiasi democrazia
rappresentativa».
I lavoratori intendono perciò arrivare a un referendum per
decidere in loco la rappresentanza dei lavoratori e a un’assemblea generale per rendere chiare le regole democratiche
e di rappresentanza in modo che tutti siano messi nelle condizioni di decidere e di contare.
URGENZA SANITARIA — L’Ussl 43, con il patrocinio
dell’assessorato alla Sanità della regione Piemonte, in collaborazione con l’Ospedale valdese, la Croce Rossa di Torre
Penice e la Croce Verde di Bricherasio e il servizio di rianimazione dell’ospedale Agnelli di Pinerolo ha organizzato
un corso gratuito di educazione sanitaria rivolto alla popolazione suH’urgenza/emergenza sanitaria.
«Scopo dell’iniziativa - spiega il coordinatore sanitario
dell’Ussl, Bissone - è lo spiegare cosa fare in caso di urgenza ed emergenza sanitaria, aumentare le possibilità di
intervento non affidandosi al caso e fornire elementi teorici
e pratici di intervento».
II corso sarà effettuato in due sedi: a Torre Pellice presso la
sala consiliare dell’Ussl e a Bricherasio, alle scuole medie.
Gli incontri avranno inizio il 16 aprile a Torre Pellice (replica a Bricherasio il 23) con una valutazione generale delle
situazione di emergenza e con la presentazione dei riferimenti esistenti in caso di urgenze sanitarie; al primo incontro parteciperà anche l’assessore regionale Bianca Vetrino.
Nelle altre serate verranno affrontati temi quali emorragie,
shock, fratture e traumi, rianimazioni; i corsi inizieranno alle 20,45; alla fine del corso, il 12 e il 19 giugno, sono previsti incontri di esercitazioni pratiche.
E Eco Delle vai.o
Una rapida visita in alcune interessanti aziende
La qualità del prodotto^ risorsa
delPagricoltura nelle Langhe
VENERDÌ 30 APRILE 1993
______LILIANA VIGLIELMO
\
E consuetudine che il corso di aggiornamento per
agricoltori organizzato dalla
Comunità montana si concluda con una gita di istruzione in qualche località interessante: quest’anno la meta prescelta è stata la provincia di Cuneo, in particolare
la zona delle Langhe.
Al contrario della provincia di Torino, la provincia di
Cuneo non ha una grande industria che assorba la manodopera, quindi l’agricoltura
ha, dovuto essere portata a livelli competitivi per consentire un reddito non inferiore
al guadagno medio di un
operaio.
In alcune zone, in particolare nei famosi vigneti coltivati a media altezza, la produzione è di alto livello; la
coltivazione della vite è affiancata in pianura da quella
degli alberi da frutto e più in
alto dai noccioleti e dai castagneti.
Dove non si riesce a coltivare proprio più niente, cioè
nell’alta Langa, la vita è veramente difficile, per cui si
sono create cooperative per
la produzione casearia, sfruttando i pascoli montani, dove sono allevate le caratteristiche pecore delle Langhe.
La gita ha consentito di
informarsi su tutte queste attività: al mattino con la visita
a «Vivalb», vivaio cooperativo patrocinato dalla Regione Piemonte, vicino ad
Alba, e nel pomeriggio recandosi a Murazzano dove
un’altra cooperativa, la Cozoal (Cooperativa zootecnica
Alta Langa) produce, col latte delle pecore di razza accuratamente selezionate, il formaggio doc, che si vende carissimo.
Né l’agricoltura né l’allevamento al giorno d’oggi
possono diventare competitivi se non puntano sulla quantità del prodotto. Il vivaio albese, che impiega dieci persone, produce centinaia di
migliaia di viti e piante da
frutto garantite per venire in
aiuto ai frutticoitori, i quali
possono contare su di una resa quasi totale e su una consulenza adeguata.
La cooperativa di Murazzano raccoglie più di cento
soci e vende formaggi in tutta l’Italia settentrionale.
L’attività organizzata ha
permesso ai piccoli allevatori
di vendere il latte con regolarità e di ottenere l’assistenza
tecnica e sanitaria necessaria
per qualificare il prodotto a
norma di legge.
Un’altra attività che si va
sviluppando nella zona, come nelle Valli, è l’agriturismo: nelle zone collinari è
quasi impossibile attirare turisti con proposte sportive.
La specificità del luogo è
che si può puntare sul turismo gastronomico, con prodotti tipici molto apprezzati e
soprattutto potendo contare
sui vini che hanno reso le
Langhe celebri in tutto il
mondo.
7^ edizione della rassegna nelle valli Chisone e Germanasca
Cantavalli allarga il suo orizzonte
Per la settima volta toma,
nelle valli Chisone e Germanasca, l’appuntamento con la
musica popolare della rassegna itinerante Cantavalli, una
formula ormai collaudata
grazie all’impegno dell’associazione musicale La cantarana, della Comunità montana e delle Pro Loco.
Gli incontri musicali sono
iniziati sabato 24 aprile e
proseguiranno fino alla fine
di giugno, toccando quasi
tutti i Comuni della bassa e
media valle.
«La rassegna - spiega
Mauro Durando della Cantarana - mantiene il suo contatto con la tradizione musicale anche se abbiamo di
volta in volta inserito dei
gruppi che fanno proposte
nuove e in un certo senso
progressive.
Ci sono una paio di gruppi
già intervenuti in passato,
come Magam o Calicanto, e
altri nuovi per la ribalta delle
valli.
Ospiteremo quest’anno
musiche della tradizione occitana dell’Auvergne, musiche irlandesi e delle isole
britanniche, gruppi francesi
delle Alpi del sud, un duo di
musiche sarde e un gruppo
tradizionale del Trentino. In
questo senso usciamo anche
un po’ dal tradizionale bacino della Padania».
La rassegna sarà ancora
una volta gratuita per un
pubblico sempre più numeroso; i costi per l’ente locale
e per gli sponsor si aggirano
sui 20 milioni fra rimborsi ai
gruppi e Siae.
Le sale sono talvolta troppo piccole per contenere tutte le persone che partecipano
a questi incontri; in alcuni
Socialisti a Luserna S. Giovanni
La crisi continua
casi 1 concerti saranno
all’aperto in altri in sale delle
Pro Loco.
«Pur attraversando un momento di grandi difficoltà
economiche - dice il presidente della Comunità montana, Erminio Ribet - abbiamo
voluto continuare in questo
che per noi rappresenta un
notevole sforzo anche perché
abbiamo sempre riscosso un
consenso di pubblico proveniente da tutte le Valli».
«In futuro - aggiunge Durando - è probabile che si
vada verso un biglietto di ingresso; in questo modo si potrebbero coprire buona parte
dei costi della manifestazione».
Il prossimo appuntamento
è per sabato 1 ° maggio, sempre alle 21,15, nella sala valdese di Prali con le musiche
sarde del duo Argia.
Val Pellice
Bollini UssI:
fase due
La distribuzione della seconda tranche di bollini per
l’assistenza farmaceutica in
vai Pellice sta avvenendo nei
Comuni della valle secondo
un calendario stabilito dalla
Ussl.
Ad Angrogna la distribuzione avverrà il 7 maggio in
municipio, dalle 14 alle
16,30; a Bobbio il 7 maggio,
nella sala polivalente, dalle 9;
a Bibiana il 5 ed il 6 maggio
dalle 9 alle 12,30 e dalle 14
alle 16,30, nel salone parrocchiale; a Bricherasio, al municipio, il 28 e 29 aprile dalle
9 alle 12,30 e dalle 14 alle
16,30; a Rorà il 30 aprile dalle 9,30 alle 12 presso il municipio; a Lusernetta il 30 aprile dalle 14 alle 16,30 presso il
comune; a Villar Pellice il 10
maggio, in municipio, dalle 9
alle 12,30 e dalle 14 alle
16,30; a Luserna nella sala
mostre il 3 e 4 maggio dalle 9
alle 12,30 e dalle 14 alle
16,30.
Per chi fosse impossibilitato è comunque possibile rivolgersi direttamente alla sede Ussl 43 a Torre Pellice dopo l’11 maggio. Per ottenere i
bollini occorre presentarsi
nelle varie sedi con il tesserino di esenzione rilasciato dai
Comuni e con quello rilasciato dairUssl per chi ha già ritirato i primi 8 bollini.
Ex Jugoslavia
Iniziative di
solidarietà
Nelle nostre valli comincia
a muoversi qualcosa per far
fronte al crescente dramma
della ex Jugoslavia. I primi
passi di un’iniziativa di solidarietà nei confronti di donne
e bambini provenienti dai territori ove è in corso la guerra
li stanno muovendo le Unioni
femminili sollecitate in questi ultimi giorni a darsi da fare per reperire eventuali alloggi disponibili ad ospitare
dal prossimo autunno madri e
figli dalla ex Jugoslavia. II
nostro impegno sarà anche
quello di essere tempestivi
nel comunicare nuove e importanti informazioni non appena ne verremo a conoscenza.
Continua la crisi profonda
del Psi lusemese, incapace di
prendere una posizione chiara in merito alla situazione
amministrativa.
Se da un lato la maggior
parte della sezione, ancora
venerdì scorso, si è espressa
per continuare il rapporto di
giunta con la De, la segreteria resta dell’avviso di uscire
dalla giunta mantenendo un
semplice appoggio esterno.
Enrico Fomeron, attualmente
assessore all’Urbanistica,
chiede chiarezza al partito:
«A Luserna il Psi non ha più
iscritti e stiamo prendendo
decisioni praticamente in assenza di una sezione; personalmente resto dell’idea che
occorra continuare nella gestione di questo Comune in
cui molto c’è da fare e da cui
rischieremmo di sparire se si
andasse a nuove consultazioni elettorali. Se il partito
me lo chiedesse sono comunque disposto a uscire immediatamente dalla giunta».
Sarà questa la settimana decisiva?
Se lo augura il sindaco,
Badariotti, che vorrebbe
convocare un Consiglio comunale ma che si trova da
mesi ad attendere una risposta ufficiale dai resti del garofano.
Intanto proseguono le indagini della magistratura sul
geometra Maurino che ha ricevuto un avviso di garanzia
per una vicenda di concessioni di utilizzo di cave non
molto chiara ma su cui comunque un’apposita commissione comunale ha per il momento bloccato ogni possibilità di intervento.
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9
\ÆNERDÎ 30 APRILE 1993
I
PAG. Ili
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Un ricordo del professore che diresse anche il nostro settimanale per diversi anni
Gino Costabel: un uomo libero
che si dedicò alla formazione dei giovani
________BRUNO BELLION_________
Quand’ero ragazzino, dire
Gino Costabel equivaleva a dire «scuola media» del
Collegio valdese e biblioteca
della Tavola a Torre Pellice.
In questa visione, esatta ma
incompleta, egli era collocato
insieme ad altri personaggi
che avevano (uso il passato
perché la maggior parte di loro sono ormai scomparsi) dedicato la loro vita familiare
alla formazione di generazioni di giovani.
Naturalmente, nella memoria di chi li ha conosciuti,
ognuno rivive con le sue peculiari caratteristiche. Ciò che
di Gino Costabel mi ha colpito fin da allora e ha trovato
conferma in seguito, quando
ormai adulto ho avuto la possibilità di conoscerlo sotto un
altro profilo, è stata la sensazione di trovarmi di fronte a
un uomo estremamente libero, non rinchiuso e non rinchiudibile in nessuno schema.
La sua cultura spaziava amplissima, alimentata da una
curiosità si direbbe insaziabile, che non si accontentava
della crosta ma ricercava le
Il professor Costabel di fronte al Collegio valdese di Torre Pellice
ragioni profonde di ogni cosa.
Ancora recentemente, sia in
campo strettamente ecclesiastico sia in campo politico,
riusciva ad analizzare gli avvenimenti con una lucidità
sorprendente. Ed anche se in
lui vi era una nota di «pessimismo antropologico» (quella, credo, che lo aveva portato
nei lunghi anni di collaborazione all’Eco delle valli vaidesi a firmarsi con lo pseudonimo di L. A. Vaimal cioè,
per chi non è pratico di lingua
occitana, le cose vanno male)
che qualche volta riusciva a
sconcertare anche il più vaccinato degli interlocutori, pure manteneva una invidiabile
carica di speranza.
Di questa cultura, credo che
la collaborazione alla Società
di studi valdesi come la direzione dell’Eco delle valli vaidesi negli anni 1939-1945 e
ancora 1952-1956 non siano
che un piccolo segno. Costabel infatti non faceva sfoggio
di quel che sapeva; ma ciò
che sapeva gli consentiva di
vivere come un uomo «libero». E gli consentiva anche di
comunicare, attraverso strumenti che non sono facilmente individuabili, questa libertà
agli altri. Un suo studente dei
primi anni ’40 mi faceva questa confidenza: «Quando il
regime allora imperante impose alle scuole di commemorare Giovanni Gentile, non
so come abbia fatto a farci
capire, a noi ragazzi dodicenni, che Gentile aveva un pensiero non condivisibile, ma
era tuttavia una persona di
gran levatura e riguardo; so
che l’abbiamo capito, eccome!».
Gino Costabel è stato insegnante al Collegio dal 1929 al
1968 (ma l’anno seguente alla sua emeritazione ha ancora
seguito i «suoi» alunni per
accompagnarli fino alla licenza media); è stato archivista della Tavola valdese dal
1934 al 1941 e ancora nel
1942-43 e dal 1949 al 1952.
Un capitolo a parte meriterebbe il suo impegno nel lavoro giovanile a cavallo degli
anni 20-30, ma non sono in
grado di affrontarlo.
Alcune precisazioni in merito alla corretta scrittura dei toponimi
Le specificità dell'ortografia occitana
________ARTURO GENRE___________
Il numero 15 di Riforma non
mi era ancora arrivato
quando, per lettera, ho avuto
da un amico che abita nelle
Valli il ritaglio, corredato di
un interrogativo a margine,
dell’articolo anonimo che vi
compare (p. II dell’inserto),
intitolato Bo da Col. Considero sia la segnalazione dell’
amico sia l’articolo segni positivi di un nascente interesse
per i nostri nomi di luogo, così a lungo maltrattati, manomessi, deformati, tanto da parte dell’ufficialità quanto degli
stessi indigeni, sempre troppo
pronti a dar credito alla carta
stampata, anche quando non è
affidabile.
Devo tuttavia osservare che,
malgrado le buone intenzioni,
il tentativo di correzione non è
soddisfacente. Il toponimo è
BÔ’ dà Col o, se si vuole rispettare la pronuncia di Frali,
BÔ’ dal Col, che significa, come giustamente si è indicato,
«bosco del colle» (si ha «Bosco de colle», in antichi documenti), mentre Bo da Col non
significa nulla. L’occitano locale è caratterizzato dalla presenza di vocali lunghe la cui
durata è «distintiva» e non
può essere trascurata: sarebbe
altrimenti come scrivere, in
italiano, «penna» con una sola
«n» o «palla» con una sola
«1». Per limitarci a due esempi chiarificatori, bat significa
«batte» e bât significa «ba
sto», la significa «la» e là invece «le». ABóè poi bene aggiungere un apostrofo, come
ho fatto, per segnalare la caduta occasionale di c finale in
una parola che suona normalmente bóc. Analoghe considerazioni valgono per da.
D’accordo sulle osservazioni che si fanno a proposito
delle diverse versioni e grafie
utilizzate, e non da ieri, per il
secondo toponimo che viene
preso in considerazione; devo
anche qui osservare che la restituzione proposta è scorretta;
non Las Ara, ma (uso z con
valore di «esse» sonora, anch’essa distintiva e opposta alla corrispondente sorda; v.
sinctzinc «cinque/zinco», raso! razo «razza/colma») Laz
CONSORZI CO.RE.C.E.P.
<a ij Aj.
CO.P.EL.
INTERVENTO IN PIOSSASCO
ALLOGGI
e VILLETTE A SCHIERA
CON MUTUO AGEVOLATO
I Consorzi informano che neH'ambito del comune di Piossasco verranno realizzate unità abitative (alloggi e villette a schiera) di edilizia pubblica residenziaie a prezzi convenzionati e
dotati di finanziamenti agevolati regionali.
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Ara, con la vocale finale tonica e lunga. Arà può essere interpretato come «arate» (che
comunque è la traduzione approssimativa e non la «trascrizione fonetica» dell’originale), mentre Ara ancora una
volta non significa nulla.
Vedo però che anche
nell’articolo di Paola Revel
sul canto nelle valli valdesi
(stessa pagina) si ha per tre
volte velha invece di velhà (o
vèlhà) e mi viene il dubbio
che la colpa sia da attribuire al
set di caratteri usato, che non
prevede il circonflesso, o al
compositore, a cui i circonflessi sono sfuggiti. Se è così,
questo mio intervento risulterà
non solo in gran parte inutile
ma incomprensibile, in mancanza di questo segno.
In ogni caso, e più in generale, occorre non dimenticare
che i nostri toponimi sono occitani e che è vana fatica insistere, come si fa da più parti,
nel volerli trascrivere ricorrendo all’ortografia dell’italiano, che è un’altra lingua, con
esigenze minori e differenti; il
risultato, che tutti conosciamo, è che la quasi totalità di
questi nomi di luogo è riportata in forma scorretta. Ma anzitutto è necessario che le forme
corrette, reali, siano conosciute. Anche e anzitutto a questo
mirano i rilevamenti dell’
Atlante toponomastico del
Piemonte montano, al quale
oggi pure le Valli stanno collaborando con diversi ricercatori.
L’Eco Delle Valli Valdesi
CONVEGNO
Sabato 8 maggio, ore 15,
alla Foresteria valdese di
Torre Pellice, si svolgerà
un convegno sull’Eco delle
Valli valdesi; sono invitati
i lettori, le chiese del 1° distretto, i collaboratori. Per
informazioni 011/655278
Domenico Maselli ospite a Torre Pellice
Impegno dei cristiani^
religioni monoteistiche
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Organizzate dal locale
Collettivo biblico ecumenico, dalle chiese cattolica
e valdese, dal Centro culturale
valdese e dall’Ywca-Ucdg
hanno avuto luogo, il 26 e 27
marzo, due apprezzate conferenze del pastore e docente
universitario Domenico Maselli.
Nella prima, / cristiani di
fronte alla situazione del paese: che fare?, l’oratore ha
compiuto un excursus storico
dall’epoca romana a oggi attraverso cui ha dimostrato che
le origini dell’attuale sfascio
vengono da lontano e risiedono nel fatto che il nostro è un
paese «mai nato». Dopo secoli di divisione in stati e staterelli e di dominazioni straniere manca infatti agli italiani la
«coscienza di cittadini». Anche dopo l’unificazione (forzata), l’atteggiamento di difesa dall’oppressore non è stato
sostituito dalla consapevolezza che il bene dello stato equivale al bene comune.
Da parte loro i governanti
succedutisi, da Cavour a Giolitti, dai gerarchi fascisti
aH’odiema partitocrazia, hanno avallato e favorito questa
mentalità, e ciò permise il sorgere deir«onorata società», la
perpetuazione della burocrazia corrotta, già propria dello
stato pontificio e di quello
borbonico e il blocco dell’industrializzazione del Sud tentata nella prima metà dell’800
da alcuni imprenditori svizzeri. Tanto meno ha potuto realizzarsi il sogno di un’Italia
resa diversa dall’ evangelizzazione, come auspicavano
Beckwith, Gilly e i vari movimenti evangelici. Nel frattempo continuarono a proliferare
le mafie, e di compromesso in
compromesso si è giunti alla
situazione attuale.
L’analisi non è certo incoraggiante e i credenti non possono che rifarsi alle parole di
Isaia lette all’inizio della conferenza: «Io sono un uomo
dalle labbra impure e abito in
mezzo a un popolo dalle labbra impure». La speranza per
l’Italia e anche per la situazione mondiale sono deboli e
l’oratore le fonda sull’intervento di Dio, anche se contemporaneamente mette in
guardia dallo sconforto e dal
disimpegno.
La seconda conferenza verteva sulle tre religioni monoteiste. Maselli, dopo aver
dichiarato di essere stato spinto ad approfondire l’argomento daU’odiema realtà dell’immigrazione, ha precisato che
in realtà sono 5 le religioni
che si richiamano al monoteismo dei discendenti di Àbramo. Infatti accanto all’ebraismo, al cristianesimo e
all’Islam esistono tuttora i samaritani e i drusi.
Per l’Islam la rivelazione
divina si è attuata attraverso
tre libri: il Pentateuco per
Isacco e i suoi discendenti,
l’Evangelo per i cristiani e il
Corano per i musulmani. Questa interpretazione va corretta:
in realtà l’ebraismo si richiama al «patto con Dio», il cristianesimo alla persona del
Cristo e l’Islam al messaggio
ricevuto da Maometto e da
lui, analfabeta, verbalmente
trasmesso a 11 persone. Ben
più tardi, dalla trasmissione
orale si passò alla trascrizione
scritta, cioè al Corano.
Maselli ha poi negato che si
possa parlare di «razza ebraica» pura: fino all’epoca roma
na il proselitismo ne era una
caratteristica fondamentale (v.
Matteo 23, 15). Nel discorso
vengono richiamati i punti basilari della fede ebraica, tra
cui la proibizione di nominare
Dio. Nell’Islam, al contrario,
il nome di Dio viene pronunciato e proclamato e tutte le
«sure» iniziano con la consolante espressione: «Nel nome
di Dio clemente e misericordioso».
I pilastri della fede sono
stati così ricordati: confessione della fede in Dio, sottomissione a lui, obbligo delle
due preghiere quotidiane, elemosina (del superfluo), ramadan e viaggio alla Mecca a cui
si aggiunge, per gli sciiti, la
guerra santa. Nei 114 profeti
riconosciuti è compreso anche
Gesù, mentre il rapporto tra
Dio e l’uomo è totalmente diverso rispetto al cristianesimo: non economia della grazia e del perdono, ma calcolo
esatto del bene e del male
commesso; solo se il «peso»
del primo sarà superiore si potrà avere accesso al paradiso.
La seconda grande differenza sta neH’identificazione della legge del Corano con le
leggi dello stato, per cui la fede non viene testimoniata ma
imposta. Tuttavia la critica
dell’oratore nei confronti del
comportamento del cristianesimo verso l’Islam nella storia
è stata molto dura e così sintetizzata: dove arrivò l’Islam i
cristiani rimasero; dove arrivò
il cristianesimo i musulmani
sparirono.
Oggi dunque di fronte al
prevedibile accerchiamento
del mondo occidentale da parte delle masse indigenti è necessario un mutamento di
mentalità e una presa di coscienza delle nostre responsabilità. Nel dibattito sono
emerse preoccupazioni per lo
scontro prevedibile tra le due
culture e è stata messa in luce
la fondamentale diversità tra
la concezione della donna nel
Nuovo Testamento e nel Corano, diversità tuttora determinante per le sue condizioni
di vita.
Errata corrige
Uno spiacevole refuso ha falsato la prima frase della lettera
aperta di Marcella Gay a don
Vittorio Morero, in prima pagina dell’Eco delle valli del 23
aprile, intitolata Chi comanda
nella Chiesa valdese?
Nel primo capoverso è scritto: «il sincero interesse che dedichi a questi quattro gatti di
noi valdesi fin da quando giovanissima preparavo la tua tesi
di laurea...». Il testo esatto è invece: «il sincero intere.sse che
dedichi a questi quattro gatti di
noi valdesi fin da quando giovanissimo preparavi la tua tesi
di laurea».
Ce ne scusiamo sia con l’autrice della lettera che con il suo
destinatario, oltre ovviamente
che con i lettori.
Nell’articolo di Gustavo Malan sulla 1° pagina dello scorso
numero dell’Eco delle valli dal
titolo «Più coscienza, più responsabilità» la frase «Dobbiamo andare avanti nell’ottica di
un rispetto mondiale ed europeo
in cui si cambiano e si ridisegnano i confini» andava invece
letta come «Dobbiamo andare
avanti nell’ottica di un riassetto
mondiale ed europeo in cui si
cambiano e si ridisegnano i
confini».
10
PAG
IV
iE Eco Delle "\àlli Vai.orsi
VENERDÌ 30 APRILE I993
Incontro internazionale di amministratori e operatori culturali
Italiano e francese coalizzati
per la diffusione delle due lingue
________LILIANA RIBET______
Nei giorni 1° e 2 aprile si è
svolto a Nice-Sophia Antipolis il primo Colloque frontalier français et italien pour
la diffusion mutuelle des langues, al quale ho partecipato
con altri 60 invitati, promosso
e organizzato dal Conseil
général des Alpes-Maritimes
e dall' «Union latine», organizzazione intemazionale che
ha lo scopo di proteggere e difendere le lingue e le culture
di matrice latina.
Erano presenti personalità
del Consiglio generale, il console d’Italia a Nizza, il segretario generale delFUnione latina, Philippe Rossillon, il segretario generale del Bureau
linguistique presso l’ambasciata di Francia a Roma,
l’esperto didattico culturale
del Mpi, M. Dematté, «inspecteurs d’Académie et pédagogiques» dei rettorati di
Nizza, Grenoble, Alpes de
Haute-Provence e Savoia, i
presidenti Irrsae e i rappresentanti dei provveditorati
agli studi della Valle d’Aosta,
del Piemonte e della Liguria,
professori italiani e francesi,
esperti della Camera di commercio di Nice-Côte d’Azur e
Cassa di risparmio di Genova
e Imperia, funzionari degli assessorati alla Cultura e Istmzione e altri ancora.
Giornate intense sia per gli
organizzatori che per i partecipanti alle sedute plenarie e
I ai due «ateliers» che hanno
permesso di confrontare le atI tività scolastiche al di qua e al
di là delle Alpi.
In entrambi i paesi gli ostacoli alla diffusione delle due
lingue latine non mancano: le
scelte espresse dai genitori a
favore dell’inglese come
«langue vivante 1», del tedesco ed eventualmente dello
spagnolo, la mancanza di continuità nello studio della lingua tra scuola elementare,
media e media superiore, gli
istituti con insegnamento di
una sola lingua straniera, i
fondi supplementari difficili
da ottenere per realizzare
scambi o manifestazioni varie.
Dall’esame della situazione
delle lingue straniere in Italia
si rileva l’introduzione dello
studio di una di esse nelle elementari e di una seconda nelle
medie. In molti casi, specie
nelle elementari, si è potuta
constatare una ripresa dell’insegnamento del francese, essendo numerosi i maestri preparati all’insegnamento (le
valli Penice, Chisone e Germanasca).
Nelle superiori, sebbene
nella provincia di Imperia predomini l’inglese, nel rimanente asse alpino il francese è ancora in situazione privilegiata.
Attraverso la sperimentazione
si tende inoltre a realizzare
connessioni telematiche, trasmissioni televisive (come in
Valle d’Aosta), scambi e gemellaggi (come fra liceali di
Torino e Lione, da oltre 20
anni, e come presso il Collegio valdese di Torre Pellice),
creazione di sezioni europee.
Il segretario dell’Unione latina ha segnalato la catastrofica situazione dell’insegnamento dell’italiano in Francia,
ridotto all’1,2% degli effettivi
scolastici, sparito come seconda lingua, mentre si studia
l’inglese dai 7 ai 23 anni.
Entrambe le delegazioni,
dopo aver fatto presenti gli
ostacoli sotto gli aspetti giuridici, finanziari, funzionali,
hanno reso note le esperienze
già svolte, quelle in corso e le
prospettive di miglioramento
della situazione. Si tratta di
conoscere il risultato di sondaggi presso i genitori sulla
scelta della lingua straniera;
di mettere in pratica la legge
andando oltre la sperimentazione; utilizzare risorse metodologiche e documentarie accumulate grazie agli sforzi di
vari centri di documentazione; organizzare stages presso
le industrie, poiché la conoscenza di una lingua straniera
può influenzare anche l’economia.
M. Giannoni, ispettore
d&WAcadémie, presidente dei
lavori, nella conclusione, ha
attirato l’attenzione sulla
«cooperazione transfrontaliera» che tende a utilizzare la
lingua straniera in ore dedicate ad altre materie per sviluppare un insegnamento non
della lingua, ma in lingua..
Podismo
Sabato 24 aprile si è disputata a Lusema S. Giovanni, organizzata dalTAnpi in collaborazione con Pro Loco e 3S, una
staffetta podistica notturna, riservata a categorie assolute, e un
circuito podistico per i giovani.
La pioggia ha impedito la disputa della marcia non competitiva denominata Fiaccolata della Liberazione».
Nella categoria assoluta maschile hanno vinto Renato Agli e
Roberto Saretto del Sanfront; fra le donne successo per le portacolori del Pomaretto, Bruna Giolitti e Paola Toselli.
Fra gli esordienti e ragazzi ha vinto Fabrizio Actis (Scalenghe); fra i cadetti successo di Diego Olivero (Pinerolo) e fra gli
allievi vittoria di Manuel Griot (Pomaretto). Fra le ragazze successi di Serena Marchetto, Arianna Marto e Barbara Verna, tutte del Sanfront.
Calcio
Torre Pellice
Democrazie
a confronto
Organizzato dal giovanissimo ma attivo Gruppo di studio vai Lucerna e dal Movimento federalista europeo si è
svolta, a Torre Pellice, una
serata di confronto fra democrazie diverse come quella
francese e quella italiana.
Alberto Gabella, da anni vicedirettore dell’istituto italiano di cultura di Parigi, e che
ha insegnato storia nell’università di Sorbonne Nouvelle
ha sottolineato le differenti
concezioni della democrazia
esistenti nei due paesi. In
Francia la Repubblica presidenziale nomina un governo
sganciato sia dal potere politico sia da quello economico. L’oratore ha anche posto
in evidenza il fenomeno
astensionista; fra i non votanti
(32%) e i voti nulli (10%), alle ultime elezioni si è superata la percentuale del 40% di
non partecipanti al voto.
Di fronte alla nuova maggioranza, ulteriormente premiata dal sistema maggioritario, crescerà la richiesta di
meccanismi correttivi proporzionali che per altro lo stesso
Mitterrand ha già proposto; è
probabile, ha concluso Gabella, che qualche iniziativa in
tal senso venga presa.
L’intervento di Salvadori è
stato molto più legato alla
questione referendaria sul sistema maggioritario; l’uomo
di partito ha preso un deciso
sopravvento sullo storico e
quello che avrebbe dovuto essere un esame delle proposte
di riforma elettorale è diventato un incondizionato sostegno al sistema maggioritario.
Recital del Coretto suirAmerica Latina
Tenemos esperanza!
Per commemorare senza
formalismi e vecchie ritualità
il 25 aprile cercando invece di
rinnovare, soprattutto tra i giovani, la sensibilità verso ideali
sconosciuti o dimenticati, il
coretto valdese di Torre Pellice ha organizzato una serata di
canti e brevi intermezzi recitati, ispirati dai temi della fede e
della lotta popolare in America Latina. «Tenemos esperanza» è stato il titolo significativo dato all’intera serata, che
ha registrato notevoli consensi
da parte dei tantissimi intervenuti che più volte hanno prolungato gli applausi ai giovani
del coretto, diretti da Gristina
Pretto.
A contribuire al successo
della serata ci sono stati anche
le coreografie e i costumi ispirati ai paesi dell’America Latina e gli accompagnamenti musicali di flauti, tamburello, tastiera e chitarra. Il pubblico
che ha riempito il tempio valdese di Torre Pellice dove ha
avuto luogo il concerto ha potuto ascoltare pezzi noti e meno noti, come «La cucaracha»,
«FI pueblo unido» e «Tenemos esperanza» accompagnati
da letture e recitazioni di brani
tratti da testi religiosi e da
opere di poeti e scrittori che
hanno partecipato alle lotte del
popolo sudamericano.
Gome è stato messo in evidenza al momento della presentazione, sia da Gristina
Pretto che dal pastore Glaudio
Pasquet, il concerto del coretto
valdese è stato uno dei modi
possibili per far ricordare che
seppure in terre lontane e in
tempi storicamente diversi gli
ideali che ispirarono la lotta
per la liberazione dell’Italia
circa cinquanta anni fa sono
per molti aspetti gli stessi che
hanno animato in tempi più
recenti le lotte dei popoli
dell’America Latina.
Per il Pinerolo la salvezza è più vicina dopo lo scontro diretto
di Oleggio contro l’Iris che nelle ultime settimane aveva sperato in un aggancio con i biancoblù.
La trasferta in terra novarese è iniziata male per i pinerolesi
sotto di un gol su rigore alla mezz’ora, ma nel volgere di pochi
niinuti il pareggio è stato cosa fatta grazie ad una perentoria deviazione del giovanissimo Fabbrini.
Il Pinerolo cresce ancora nel secondo tempo e si porta in vantaggio, ancora con l’under 18 Fabbrini, e sfiora altre marcature.
A questo punto, salvo clamorose sorprese, il campionato dei
pinerolesi dovrebbe assumere una veste di maggiore tranquillità, con i più diretti rivali a quattro punti.
Domenica prossima, inizio ore 16, al Barbieri, arriverà la Garatese che si aggiudicò il confronto dell’andata e che potrebbe
essere agganciata in caso di successo.
Volley
Si sono disputate sabato 24 a Porte, ospiti del locale gruppo
polisportivo, le finali dei trofei Baudrino e Storello che hanno
visto la partecipazione di 23 formazioni, dieci femminili e tredici maschili.
Nel periodo ottobre-aprile si sono disputati 264 incontri per
un totale di circa 300 atleti impegnati.
Nella finale per il 3° e 4° posto il successo è andato al Porte
sul S. Pietro Val Lemina, mentre la finale per il 1° posto ha visto il successo del 3S Lusema sul Villafranca, al termine di un
incontro di buon livello tecnico.
Da rilevare, fra le formazioni maschili, l’ottimo comportamento della squadra della scuola veterinaria di Pinerolo.
In campo femminile successo del 3S Nova Siria davanti a
Trisfera, Gercenasco, Porte, Data Perosa, Pablo Neruda, La
Torre, Villar Perosa, Vigono.
Pallavolo femminile Under 16
Trofeo Sii ingegneria
Girone A:
San Secondo - Barge Volley 3-0
Girone B;
Villafranca - Piobesi 3-0
3S Nova Siria - Villafranca 0 -3
Pallavolo maschile
1° divisione
Si è concluso il campionato con risultato negativo per la formazione locale, che era comunque certa di rimanere in prima
divisione.
3S Lusema - Sant’Anna Pescatori San Mauro 1 - 3.
Nelle Chiese Valdesi
BOBBIO PELLICE — Nel prossimo fine settimana, la comunità vivrà un momento di festa in occasione del gemellaggio con le sorelle e i fratelli di Waldensberg (Germania).
L’arrivo degli ospiti è previsto per il pomeriggio di sabato
12 maggio; a seguire vi saranno la visita al monumento di
Sibaud e, alle 20,45 nel tempio, un concerto delle corali di
Bobbio-Villar e di Waldensberg. Domenica 2 maggio, alle
9,30, culto bilingue di gemellaggio con celebrazione della
cena del Signore e partecipazione delle due corali.
• Il Goncistoro è convocato per sabato 8 maggio alle 20,30
nella saletta.
POMARETTO — Sabato 1° maggio, alle 20,30 al teatro valdese, il Gruppo giovani presenta il lavoro teatrale «Le idee
nere di Martin Luther King».
• Dornenica 2, alle 10, si tiene un’assemblea di chiesa:
all’ordine del giorno la nomina di deputati e delegati alla
Gonferenza distrettuale e al Sinodo.
MASSELLO — Sabato 1° e domenica 2 maggio sarà in visita
alla comunità la corale del Gruppo evangelico cinese di
Milano. Domenica, dopo il culto nel tempio alle 11 e l’agape fraterna (per prenotazioni telefonare al pastore o a Erminia Tron, 808963), la corale cinese terrà un concerto alle 15.
VILLAR PELLICE — Domenica 16 maggio, alle ore 14,45 e
lunedì 17 dalle ore 9 avrà luogo nei locali delle ex scuole il
bazar dell’Unione femminile con pesca, lotterie e dolci.
RORA — Giovedì 29 aprile si tiene una serata comunitaria
con i rappresentanti della delegazione del Rio de la Piata.
Dopo la cena (alle 19,30) la serata proseguirà con proiezione di diapositive sulla realtà delle chiese argentine.
• Sabato 8 maggio la Badia corale vai Chisone terrà un concerto al tempio, alle ore 21, a favore della ristrutturazione
del tempio stesso.
PINEROLO — Gli incontri teologici «Giovanni Miegge» proseguono sabato 8 maggio alle ore 17, nei locali della chiesa
valdese in via dei Mille; la riflessione verterà sulla seconda
parte del testo II servo arbitrio di Martin Lutero.
OTSI. it
CHISONE-GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto, tei. 81154.
SABATO 1° iti AGGIO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
DOMENICA 2 MAGGIO
Rinasca: Farmacia Bertorello - via Nazionale, 22 - tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei.
81100
Croce verde, Porte : tei.
201454
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
SABATO 1° MAGGIO
DOMENICA 2 MAGGIO
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio,
tei. 598790
Venerdì 30 aprile — Pìnero
lo: a partire dalle 20,30 si svolge
una fiaccolata fra le vie cittadine
neH’ambito della Settimana della
solidarietà. Durante la settimana,
presso la scuola media di saiì
Lazzaro, sarà esposta la mostra
Antifascismo, Resistenza, deportazione.
Sabato 1° maggio — Pinerolo: Tre manifestazioni sono organizzate dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil: a Villar Perosa parlerà un esponente della
Cisl, a None uno della Cgil e a
Pinerolo uno della Uil.
Domenica 2 maggio — Torre
Pellice: alle 16, nei locali
dell’Esercito della Salvezza in
via Cavour 9, si svolge un concerto di musica classica con la
violista Maria Vittoria Venturino
e il soprano Piera Favole che
eseguiranno brani di Bach, Vivaldi, Pergolesi, Bellini, Schumann e Villa Lobos.
Sabato 8 maggio — Torre
Pellice: alle 21, nel salone Opera
gioventù di via Al Forte, la compagnia Piccolo varietà di Pinerolo presenta ’Na tota sfaragià.
Sabato 8 maggio — Torino:
Alle 15, in piazza Arbarello,
prende il via una manifestazione
sul tema: «1943-1993: dalla Resistenza al fascismo alla resistenza al militarismo», contro l’aumento delle spese militari e per
una nuova legge sull’obiezione
di coscienza.
Sabato 8 maggio — Torino:
presso l’istituto San Giuseppe di
via San Francesco da Paola 23 si
svolge un convegno sul tema La
montagna sfruttata, il rilancio
dell ’idroelettrico.
Sabato 8 maggio — San Secondo: Alle 21, nella sala valdese, il Gruppo teatro Angrogna
presenta lo spettacolo E mi
chanto.
Sabato 15 maggio — Perosa
Argentina: il comitato Amici
della miniera organizza una visita turistica alla miniera di sale di
Bex (Svizzera); le prenotazioni
vanno effettuate entro il 7 maggio presso la comunità montana
(81190-81497) oppure la tabaccheria Breuza (808845) e ancora
Bario Gino (81376).
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma
per venerdì 30 aprile alle 21,15
Tokyo decadence; sabato ore 20
e 22,10, domenica ore 16, 18,
20, 22,10 e lunedì ore 21,15
Sommersby.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma per venerdì 30 aprile La peste; sabato
I signori della truffa; domenica,
martedì e giovedì 2013 La fortezza. Sabato e domenica ore
15,15, 17,15, 19,15, 21,15; giorni feriali ore 21,15.
PINEROLO — Il cinema Italia ha in programma per questa
settimana La scorta. Feriali ore
20, 22,20; sabato ore 16, 18, 20,
22,20; domenica ore 14, 16, 18,
20,22,20.
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vari privato acquista. Telefonare
0121/78409 ore pasti.
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011/655278.
dalle ore 8 alle 17, presso I distretti.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb. post.; Gr 2A/70
11
r
venerdì 30 APRILE 1993
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
2. Salvi i casi di urgente necessità, la forza pubblica
non può entrare, per l’esercizio delle sue funzioni, in tali
edifici senza averne dato previo avviso e preso accordi
con il ministro di culto responsabile deU’edificio.
3. Lo Stato italiano prende atto che le attività di culto
della Celi possono svolgersi anche al di fuori delle chiese
della Celi e delle Comunità.
ART. 1 5
(Manifestazione del pensiero religioso)
1. Le affissioni e la distribuzione di pubblicazioni e
stampati connessi alla vita religiosa ed alla missione della Celi e delle sue Comunità, effettuate all’interno ed
all’ingresso delle chiese e degli altri luoghi in cui può
svolgersi il culto, nonché le collette raccolte nei predetti
luoghi, sono effettuate senza autorizzazione né altra ingerenza da parte degli organi dello Stato e di enti pubblici
territoriali, ai quali nessuna comunicazione è dovuta, e
sono esenti da qualunque tributo.
ART. 16
(Tutela dei beni culturali)
1. La Repubblica italiana e la Celi collaborano per la
tutela e la valorizzazione dei beni culturali afferenti al
patrimonio storico, morale e materiale delle Comunità
rappresentate dalla Celi, istituendo a tale fine apposite
commissioni miste.
2. Tali commissioni hanno tra l’altro il compito della
compilazione e dell’aggiornamento dell’inventario dei
beni suddetti.
ART. 1 7
(Riconoscimento di enti ecclesiastici )
1. Fanno parte della Celi, e con l’entrata in vigore della legge di approvazione della presente intesa, sono civilmente riconosciuti quali enti ecclesiastici le Comunità
evangeliche luterane di Bolzano, Firenze, Genova, Napoli, Roma, San Remo, Torre Annunziata, Trieste e Venezia, fondatrici nel 1948 della Celi nonché la Chiesa Cristiana Protestante di Milano e la Comunità evangelica
ecumenica di Ispra-Varese.
2. I relativi statuti sono depositati presso il Ministero
deU’Intemo.
ART. 18
(Riconoscimento della personalità giuridica ad altre
Comunità)
1. Il riconoscimento della personalità giuridica ad altre comunità della Celi, nonché la modifica delle rispettive circoscrizioni territoriali, l’unificazione e l’estinzione
di quelle esistenti, è concesso con decreto ministeriale,
sentito il Consiglio di Stato, su domanda di chi rappresenta la Comunità, con allegata motivata delibera del Sinodo della Celi, come documento idoneo a dar titolo al
riconoscimento.
ART. 19
(Modalità per il riconoscimento)
1. Possono essere riconosciuti come enti ecclesiastici,
le chiese, gli istituti e le opere costituiti in ente nell’ambito della Celi, aventi sedi in Italia, che abbiano fine di religione o di culto, solo o congiunto con quelli di istruzione
0 beneficenza.
2. Gli organi statali verificano la rispondenza dell’ente, di cui si chiede il riconoscimento della personalità
giuridica, al carattere ecclesiastico e ai predetti fini sulla
base della documentazione prodotta dalla Celi.
3. Il fine di religione o di culto è accertato di volta in
volta in conformità alle disposizioni dell’alt. 22.
4. Il riconoscimento è concesso con decreto del Ministro dell’Interno, sentito il parere del Consiglio di Stato.
5. La Celi, le sue Comunità e gli enti riconosciuti a
termini dei commi precedenti, assumono la qualifica di
enti ecclesiastici luterani civilmente riconosciuti.
ART. 20
(Mutamenti degli enti ecclesiastici)
1. Ogni mutamento sostanziale nel fine, nella destinazione del patrimonio e nel modo di esistenza della Celi e
degli altri enti ecclesiastici luterani civilmente riconosciuti acquista efficacia civile mediante riconoscimento
con decreto del Ministro dell’Interno, udito il parere del
Consiglio di Stato.
2. In caso di mutamento che faccia perdere all’ente
uno dei requisiti prescritti per il suo riconoscimento, questo può essere revocato con decreto del Ministro dell’Intemo, sentito il Presidente del Sinodo della Celi e udito il
parere del Consiglio di Stato.
3. La notifica dell’avvenuta revoca dell’erezione di un
ente da parte del Presidente del Sinodo della Celi determina la cessazione con provvedimento statale della personalità giuridica dell’ente stesso.
4. La devoluzione dei beni dell’ente soppresso o estinto avviene secondo quanto prevede il provvedimento del
Sinodo della Celi, salvi comunque la volontà dei disponenti, i diritti dei terzi e le disposizioni statutarie e osservate, in caso di trasferimento ad altro ente, le leggi civili relative agli acquisti delle persone giuridiche.
ART.21
(Trasferimenti di beni)
I trasferimenti di beni immobili scorporati dal patrimonio della Celi ed assegnati agli enti ecclesiastici di cui
all’art. 17 o viceversa, e gli altri atti ed adempimenti relativi, necessari a norma di legge, effettuati entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge di approvazione della presente intesa, sono esenti da ogni tributo
ed onere.
ART. 22
(Attività di religione e di culto)
1. La Celi con le sue Comunità prende atto che agli
effetti delle leggi civili si considerano:
a) attività di religione e di culto quelle dirette alla predicazione dell’Evqngelo, all’esercizio del culto e della
cura delle anime, alla formazione dei ministri di culto, a
scopi missionari, e all’educazione cristiana.
b) attività diverse da quelle di religione o di culto
quelle di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione
e cultura e, in ogni caso, le attività commerciali ed a scopo di lucro.
ART. 23
(Gestione degli enti ecclesiastici)
1. La gestione ordinaria e gli atti di straordinaria amministrazione degli enti ecclesiastici luterani civilmente
riconosciuti si svolgono sotto il controllo degli organi
della Celi competenti a norma di Statuto senza ingerenza
da parte dello Stato, delle regioni e degli altri enti territoriali.
2. Per gli acquisti di beni immobili e diritti reali, l’accettazione di donazioni ed eredità ed il conseguimento di
legati da parte di tali enti si applicano le disposizioni delle leggi civili relative alle persone giuridiche.
ART. 24
(Iscrizione nel registro delle persone giuridiche)
1. La Celi e le sue Comunità civilmente riconosciute
devono iscriversi agli effetti civili nei registri delle persone giuridiche entro due anni dall’entrata in vigore della
legge di approvazione della presente intesa, ove non già
iscritte.
2. Nel registro delle persone giuridiche, oltre alle indicazioni prescritte dagli artt. 33 e 34 del codice civile, devono risultare le norme di funzionamento ed i poteri degli organi di rappresentanza dell’ente.
3. Decorsi i termini di cui al primo comma, gli enti
ecclesiastici interessati possono concludere negozi giuridici solo previa iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
ART. 25
(Regime tributario degli enti ecclesiastici)
1. Agli effetti tributari la Celi, le Comunità e gli enti
ecclesiastici civilmente riconosciuti aventi fine di religione o di culto, come pure le attività dirette a tali scopi,
sono equiparate a quelli aventi fine di beneficenza o di
istruzione.
2. Tali enti hanno diritto di svolgere liberamente attività diverse da quelle di religione o di culto che restano,
però, soggette alle leggi dello Stato concernenti tali attività ed al regime tributario previsto per le medesime.
ART. 26
(Deduzione agli effetti Irpef)
1. La Repubblica italiana prende atto che la Celi si sostiene finanziariamente con i contributi dei suoi membri
e di enti ad esso collegati.
2. A decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di approvazione della
presente intesa le persone fisiche possono dedurre dal
proprio reddito complessivo, agli effetti dell’imposta sul
reddito delle persone fisiche, le erogazioni liberali in denaro fino all’importo di lire due milioni, a favore della
Celi, e delle Comunità ad essa collegate, destinate al sostentamento dei ministri di culto di cui all’art. 4 ed a specifiche esigenze di culto e di evangelizzazione. Le relative modalità sono determinate con decreto del Ministro delle Finanze.
ART. 27
(Ripartizione della quota del gettito dell’Irpef)
1. A decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di approvazione della
presente Intesa, la Celi concorre con lo Stato, con i soggetti di cui agli articoli 47 della legge 20 maggio 1985, n.
222, 30 della legge 22 novembre 1988, n. 516, e 23 della
legge 22 novembre 1988, n. 517, e con i soggetti che stipuleranno analoghi accordi, alla ripartizione della quota
pari all’otto per mille dell’Irpef, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali. La Celi utilizzerà le
somme devolute a tale titolo dai contribuenti oltre che ai
fini di cui all’art. 26, anche per gli interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero e ciò
sia direttamente sia attraverso le comunità ad essa collegate.
2. L’attribuzione delle somme di cui al comma 1 viene
effettuata sulla base delle scelte espresse dai contribuenti
in sede di dichiarazione annuale dei redditi, nel cui mo
dulo le comunità rappresentate dalla Celi verranno indicate con la denominazione «Chiesa Evangelica Luterana
in Italia». In caso di scelte non espresse, l’attribuzione
viene effettuata in proporzione alle scelte espresse.
3. A decorrere dal terzo anno successivo a quello di
cui al comma 1 e comma 2 lo Stato corrisponderà
annualmente, entro il mese di giugno, alla Celi la somma
risultante dall’applicazione del comma 1, calcolata dagli
uffici finanziari sulla base delle dichiarazioni annuali relative al terzo periodo di imposta precedente.
ART. 28
(Commissione paritetica)
1. Su richiesta di una delle due parti, al fine di predisporre eventuali modifiche, si potrà procedere alla revisione dell’importo deducibile di cui all’art. 26 e dell’aliquota Irpef di cui all’art. 27 ad opera di una apposita
commissione paritetica nominata dall’autorità governativa e dalla Celi.
ART. 29
(Regime tributario degli assegni corrisposti ai ministri di culto)
1. Gli assegni corrisposti per il sostentamento totale o
parziale dei ministri di culto della Celi e delle Comunità
ad essa collegate sono equiparati, ai soli fini fiscali, al
reddito di lavoro dipendente.
ART. 30
(Rendiconto dell’effettiva utilizzazione delle somme
percepite)
1. La Celi trasmette annualmente, entro il mese di luglio dell’anno successivo a quello di esercizio, al Ministero deirintemo un rendiconto relativo aH’effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 26 e 27 e ne
diffonde adeguata informazione.
2. Tale rendiconto deve comunque precisare:
a) il numero dei ministri di culto cui è stata assicurata
l’intera remunerazione e di quelli ai quali è stata assicurata un’integrazione;
b) l’ammontare complessivo delle somme di cui
all’articolo 27 destinate al sostentamento dei ministri di
culto, nonché l’ammontare delle ritenute fiscali su tali
somme;
c) gli interventi operati per altre finalità previste dagli
articoli 26 e 27.
3. Il Ministro deU’Intemo entro trenta giorni dal ricevimento del rendiconto ne trasmette copia, con propria
relazione, ai Ministri del tesoro e delle finanze.
ART. 31
(Norme di attuazione)
1. Le autorità competenti, nell’emanare le norme di
attuazione della legge di approvazione della presente intesa, terranno conto delle esigenze fatte loro presenti dalla Celi ed avvieranno, se richieste, opportune consultazioni.
ART. 32
(Norme contrastanti)
Ogni norma contrastante con la presente intesa cessa
di avere efficacia nei confronti delle chiese. Comunità ed
enti della Celi, e degli organi e persone che li costituiscono, dalla data di entrata in vigore della legge di approvazione, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione, dell’intesa stessa.
ART. 33
(Ulteriori intese)
1. Le parti sottoporranno a nuovo esame il contenuto
della presente intesa al termine del decimo anno dall’entrata in vigore della legge di approvazione, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione, dell’intesa stessa.
2. Ove, nel frattempo, una delle due parti ravvisasse
l’opportunità di modifiche al testo della presente intesa,
le parti torneranno a convocarsi a tale fine.
3. Alle modifiche si procederà con la stipulazione di
una nuova intesa e con la conseguente presentazione al
Parlamento di apposito disegno di legge di approvazione,
ai sensi dell’art. 8 della Costituzione.
4. In occasione di disegni di legge relativi a materie
che coinvolgono rapporti delle Chiese facenti parte della
Celi con lo Stato, verranno promosse previamente, in
conformità all’art. 8 della Costituzione, le intese del caso.
ART. 34
(Legge di approvazione della presente intesa)
1. Il Governo della Repubblica italiana presenterà al
Parlamento apposito disegno di legge di approvazione
della presente intesa, ai sensi dell’art. 8 della Costituzio
ne.
La Presidente
della Celi
Manna Franzoi
Roma, 20 aprile 1993
Il Presidente
del Consiglio dei Ministri
Giuliano Amato
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PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 30 APRILE I993
L'etica senza fede di Flores d'Arcais
Un libro laico
piuttosto che ateo
PAOLO T. ANGELERI
Y ibro ateo - così Flores
^X-/d’Arcais aH’inizio del
suo saggio* - dunque impresentabile e di cattivo gusto»:
Perché allora occuparsene sul
nostro settimanale, che si rivolge a dei credenti? Semplice: perché questo libro, in sostanza, è più laico che ateo.
Il progetto di modernità,
sostiene d’Arcais, in cui noi
viviamo, ha generato uno
scarto fra «la promessa
effettivamente mantenuta e
quella tuttora disattesa»', il
trionfale dispiegarsi del progresso scientifico da un lato,
e dall’altro «i fallimenti, gli
arretramenti, il faticoso arrancare» dell’autonomia
dell’individuo.
La modernità non può che
essere «costituzione dell'uomo, di ogni uomo, in soggetto». L’avanzata della tecnica
deve rimanere congiunta alla
promozione dell’«irriducibile ciascuno che tutti noi siamo (dovremmo essere, possiamo essere)».
Invece la delusione spinge
molti ad accettare l’ambigua
proposta di «Karol Wojtyla
(...), il papa degli equivoci e
del malinteso»
Primo equivoco: Wojtyla
nemico del totalitarismo. In
realtà, egli non lo è mai stato.
Contrario al totalitarismo
ateo, certo; ma solo per una
questione di concorrenza, per
prenderne il posto, onde garantirsi il potere come «libertà di privilegio» e imporre così a tutti, cattolici e non,
il suo punto di vista in fatto
di «aborto, contraccezione,
sessualità, pornografia, educazione scolastica, manipolazione genetica, eutanasia
(e via allargando le pretese)».
Il secondo equivoco è
Wojtyla vincitore del comunismo.
Il comunismo al contrario,
secondo Flores d’Arcais, è
stato vinto «dalla talpa della
modernità, compresi i miti
del consumismo e dell’edonismo» invisi al papa. E l’integralismo cattolico ne è solo
un concorrente, in quanto
neo condivide - dice l’autore - il progetto di soppressione dell’individuo e della sua
autodeterminazione in nome
del gruppo.
Dunque Wojtyla emerge
come oppositore della modernità creatrice di individui
responsabili e autonomi: da
qui la sua lotta contro l’illuminismo e lo spirito protestante.
A questo progetto Flores
d’Arcais oppone l’etica del
disincanto, la polemica contro la ghettizzazione dell’individuo nel contesto delle radici, simmetrico replicante
dell’etica dell’indifferenza e
del conformismo e, di contro,
la costruzione di un’etica
della responsabilità basata
sull’individuo.
«La mela del disincanto, la
mela della conoscenza come
liberazione (...) deve essere
accompagnata dall’invenzione di una con-vivenza libertaria adeguata. O ciascuno
potrà vivere l’esercizio delle
libertà come potere condiviso o la paura della solitudine
e della dismisura fabbricherà
in serie, lungo la catena di
montaggio dell’ individualismo replicante, la nostalgia
(...) di obbedienze rassicuranti».
Etica dunque della libertà,
del potere con-diviso: che
non ha comunque bisogno di
dichiararsi atea. Laica sì,
senza dubbi; e quindi anche
nostra.
Per noi evangelici, mi sembra, non c’è problema: la nostra unica ubbidienza è a Dio
e alla coscienza. La nostra
etica è laica e le nostre chiese
o sono per il «potere condiviso» o non sono.
Flores d’Arcais parla di
progettazione di individui autonomi: ma non è forse, questo, il progetto biblico per eccellenza? «Real sacerdozio,
gente santa, popolo d’acquisto» (I Pietro 2, 9; Apocalisse 1, 6; Esodo 19, 6), uomini
maggiorenni, finalmente senza tutori (Calati 4, 1 e segg),
capaci di con-divisione totale
del potere.
L’etica evangelica - quella
che noi facciamo nostra - è
tutta qui; e proprio non ci pare molto lontana, almeno nella sua progettualità, da quella
del disincanto.
(*) Paolo Flores d’Arcais:
Etica senza fede. Torino,
Einaudi, 1992, pp. IX-239,
£ 20.000
Una lezione del professor Ulrich Luz alla Facoltà di teologia
Uantigìudaismo nel Vangelo di Matteo:
una vicenda che interroga i cristiani
________MARCO GISOLA________
L9 antisemitismo, tornato
in questi ultimi tempi a
manifestarsi in modo pauroso e visibile nella nostra società, pone seri interrogativi
a ogni credente e alla cristianità nel suo complesso.
Non è stato infatti proprio
il cristianesimo ad aver contribuito notevolmente all’antisemitismo accusando il popolo ebraico di «deicidio»?
Questo antisemitismo ha segnato nei secoli la storia e il
pensiero del cristianesimo.
Dopo l’olocausto la cristianità ha iniziato a interrogarsi
sul proprio antisemitismo e
su quello delle proprie fonti,
cioè gli scritti del Nuovo Testamento.
In quest’ottica il prof. Ulrich Luz di Berna ha tenuto,
presso la Facoltà valdese di
teologia, una conferenza organizzata con il Centro evangelico di cultura sul tema
L’antigiudaismo nel Vangelo
di Matteo.
Secondo il prof. Luz, Matteo dà l’idea che il popolo
d’Israele, rifiutando Gesù come messia, perde la promessa di Dio a cui è stato infedele: «E tutto il popolo rispose:
il suo sangue ricada su di
noi e sui nostri figli» (27,
25).
Bisogna però situare il
Vangelo di Matteo nel suo
contesto storico e sociale. La
comunità giudaica e la
comunità cristiana sono, nella Palestina degli ultimi decenni del primo secolo, meno
diverse di quanto sembri leggendo il Nuovo Testamento.
Il giudaismo è diviso in sette
(di cui si parla anche nel
Nuovo Testamento: farisei,
sadducei, zeloti...) in lotta tra
di loro per imporre ognuna le
loro idee.
I primi cristiani sono, dal
punto di vista sociale,
nient’altro che una di queste
sette. Si può dire che farisei e
cristiani sono le più forti (e
sono anche le uniche che sopravviveranno) e quindi la
lotta tra loro è molto aspra.
II Vangelo di Matteo nasce
in un momento in cui i cristiani sono già stati espulsi
dalla sinagoga, vivono la loro fede in uno stato di «insicurezza sociale» (come la
chiama Luz), e sentono il bisogno di definire precisamente la propria identità per
favorire la scelta degli indecisi.
Questa identità si forma
prendendo le distanze dal
giudaismo, che tra l’altro ha
già iniziato le persecuzioni
dei seguaci di Gesù.
Insicurezza sociale e persecuzioni portano la prima comunità cristiana ad avere dei
pregiudizi e a usare una violenza verbale nei confronti
dei giudei.
Tutto questo discorso ci
serve per capire l’antigiudaismo dell’autore del testo, ma
certo non ci autorizza a giustificarlo o a trasformarlo in
antisemitismo. L’analisi del
contesto storico e sociale del
Vangelo di Matteo ci mostra
a quali conseguenze giunga
l’autore: capito questo dobbiamo tornare al centro del
messaggio che Matteo vuole
trasmettere ai suoi lettori e a
noi: chi rifiuta Gesù rifiuta
Dio e incorre nel suo giudizio.
Non dobbiamo però dimenticare che Matteo si
rivolgeva a dei cristiani... Ma
allora quale atteggiamento
devono avere i credenti in
Cristo nei confronti degli
ebrei?
In un’altra occasione professori, studenti e studentesse della Facoltà hanno incontrato il past. Jiirgen Regni,
responsabile per la missione
e l’ecumenismo della Chiesa
evangelica della Renanla,
che ha presentato una risoluzione del Sinodo 1990 di
questa chiesa regionale, il cui
argomento è il Rinnovamento
dei rapporti tra cristiani e
ebrei.
Il nuovo rapporto da instaurare ha una motivazione
storica e una base teologica.
La causa storica è il riconoscimento di corresponsabilità
dei cristiani nell’olocausto,
nella persecuzione e nell’assassinio degli ebrei durante il
terzo reich; la sua base teologica è nella visione che l’apostolo Paolo ha dei rapporti
tra cristiani e ebrei, visione
descritta nei capitoli 9-11
dell’Epistola ai Romani.
Come Paolo afferma che «i
doni e la vocazione di Dio
sono irrevocabili» (Romani
11, 29), il Sinodo della Chiesa evangelica di Renania può
affermare: «Noi neghiamo
che il popolo di Dio sia stato
rigettato da Dio o superato
dalla chiesa».
E come Paolo descrive la
sua teoria dell’«innesto» (e
non del trapianto) della chiesa cristiana sul popolo
d’Israele, di cui la chiesa è
diventata «partecipe della
radice e della linfa» (Romani 11, 17), così il documento
prosegue: «Noi crediamo la
durevole elezione del popolo
ebraico come popolo di Dio
e riconosciamo che la chiesa, tramite Gesù Cristo, è inserita nell’alleanza di Dio,
con il suo popolo».
Sono, queste, affermazioni
importanti che dovrebbero
eliminare ogni ombra di antisemitismo dalla coscienza
dei cristiani. Indicazione fondamentale per ogni, nostro
rapporto con altre persone,
religioni, etnie e popoli è
un’altra affermazione di questa mozione: «Con gli ebrei
crediamo che giustizia e
amore siano direttive di Dio
per la nostra intera vita».
«Mitologie dell'antisemitismo», un libro del germanista Furio Jesi
Miti e pregiudizi dell'«accusa del sangue»
_________ERNESTO RIVA________
Per i tipi della Morcelliana, nella collana «Il pellicano rosso» curata da Paolo
De Benedetti, è apparso nel
gennaio di quest’anno un libro di Furio Jesi (noto studioso di mitologia scomparso
prematuramente nel 1980 a
soli 39 anni) dal titolo L’accusa del sangue. Mitologie
dell’antisemitismo, che comprende due saggi, «Il processo agli ebrei di Damasco»
e «Metamorfosi del vampiro
in Germania», seguiti da una
postfazione di David Bidussa*.
Il libro, più che dare adito
a una lettura unica è, come
nota Bidussa, un insieme di
testi, ovvero un «montaggio
intelligente, accorto, talora
provocatorio, di schede di lavoro». Si presenta infatti in
primo luogo come una approfondita ricerca volta a
smascherare l’accusa, ovviamente del tutto infondata eppure fatta sovente agli ebrei,
di avere l’usanza di cibarsi di
sangue cristiano, preferibilmente infantile!
Tale orripilante accusa è
antichissima e sembra risalga
a un’epoca intorno all’anno
mille (Jesi cita due fatti che
sarebbero accaduti nelle città
di Blois nel 1071 e di Norwich nel 1144). Ma a Jesi lo
spunto per parlarne viene offerto in particolare da un libro del 1896, il cui titolo
completo è di per sé eloquente: Aceldama! ossia processo
celebre! istruito contro gli
ebrei di Damasco! nell’anno
1840! in seguito al doppio
assassinio rituale da loro
consumato! nella persona
Il pregiudizio antisemita si può Innestare sulle culture preesistenti.
Nella foto il «Nosferatu» del regista F. W. Murnan (1922).
del! padre Tommaso dalla
Sardegna! missionario cappuccino! ed in quella del suo
garzoncello cristiano!
Ebrahim Amarah! all’unico
scopo di avere il loro sangue.! Con documenti relativi
ed appendice storica.
Quel processo si concluderà con la condanna a morte
di 10 ebrei. La mostruosa
«macchina mitologica» ha
funzionato benissimo: si è
passati da un «sentito dire» a
un «così dev’essere» per
giungere a un’accusa ben
precisa: gli ebrei uccidono
dei bambini cristiani e poi si
cibano del loro sangue, che
mescolano con i pani azzimi.
Era diffusa la credenza che
gli ebrei, uccidendo un cristiano e succhiandone vampirescamente il sangue durante
la celebrazione della Pasqua,
si volessero in qualche modo
riscattare dalla maledizione
dei padri («Che il sangue di
lui ricada sui nostri figli»).
Ma allora è evidente che le
origini di quella «accusa del
sangue» sono da ricercare in
ambiente cristiano, dove il
diverso non è considerato
soltanto tale, ma è il contrario, come il bene e il male.
L’ebreo ha così acquistato
la fisionomia di un essere
umano simmetricamente opposto al cristiano: egli fa
esattamente il contrario di ciò
che fanno i cristiani. È chiaro
che quelle precise simmetrie,
quelle coppie di opposti sono
peculiari del funzionamento
della «macchina mitologica».
L’accusa del sangue dunque
è nata, per Jesi, a causa di un
ribaltamento in negativo del
sacrificio di Cristo, unito alle
sopravvivenze delle memorie
di sacrifici di bambini presso
i pagani, che acquistavano
così il valore delle ripetizioni
rituali della crocifissione, su
un Gesù bambino anziché
adulto (pp 57-58).
Inoltre la vera accusa ricorrente nei confronti degli ebrei
non è tanto quella di antropofagia (che è comunque precristiana ed è rimasta su un
piano secondario in ambito
cristiano), quanto q^uella di
vampirismo rituale. E a questo riguardo che accennavo a
un libro da intendersi come
insieme di schede di lavoro.
L’autore non vorrebbe soltanto limitarsi a verificare
l’infondatezza storica dell’
«accusa del sangue» che ha
fomentato tanto antisemitismo, ma anche aprire ulteriori spazi interpretativi: lo
si nota quando tenta di mostrare la connessione mitologica tra la figura dell’ebreo e
quella del vampiro (la decadenza dell’epoca vampirica, la persistenza dei vampiri
malgrado la storia, ecc.) e
quando prova a impostare le
basi per una riflessione futura
sul rapporto tra suono e mito,
tra racconto udito e racconto
memorizzato (Il processo di
Damasco raccoglie le testimonianze: «Io gli ho sentiti a
dire, che il sangue era destinato per gli Azimi»).
Un mito può nascere da ciò
che è stato udito, e che viene
trasformato successivamente,
in realtà «che è stata vista».
Non più dall’occhio all’orecchio, direbbe Lacan, ma viceversa.
(*) Furio Jesi: L’accusa del
sangue. Mitologie dell’antisemitismo: prefazione di David
Bidussa,.Brescia, Morcelliana,
1993, pp 133, £ 15.000.
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\/F.NERDÌ 30 APRILE 1993
PAG. 9 RIFORMA
Metodi di lettura e impegno ecumenico in una conferenza di Paolo Ricca
Un libro più temuto che amato: il complesso
rapporto della cultura con la Bibbia
«La lettera uccide, lo Spirito dà vita» (II Corinzi 3, 6) e,
come il vento, «soffia dove
vuole» (Giovanni 3, 8). E lo
Spirito con la sua libertà è
Tanima della Bibbia. Da qui
nasce l’ambiguo rapporto della cultura europea con questo
libro, temuto più che amato
proprio per la sua carica liberante.
Questo in sintesi il messaggio del prof. Paolo Ricca della conferenza tenuta a Padova, al centro ecumenico «Saliz'zato» il 22 febbraio sul tema La diffusione della Bibbia
in Europa. L’oratore ha cominciato tracciando la storia
della Bibbia nei secoli, partendo dalla «cattività», durata
fino al Vaticano II: prigioniera della lingua latina, incatenata dalla Chiesa di Roma
che ne vigilava traduzioni e
diffusione; ma soprattutto
sempre guardata con sospetto
da governanti di ogni genere:
uno degli errori dei «padroni»
bianchi in America è stato
non accorgersi che la diffusione di questo libro presso
gli schiavi ne favoriva
l’emancipazione.
Il sospetto nei suoi confronti è attestato anche in
tempi recenti, se è vero che
nei paesi autoritari d’oltrecortina se ne proibiva la stampa
con scuse miserevoli come la
mancanza di carta. Oggi la
sua diffusione non conosce limiti, si può anzi dire che la
curiosità sia più viva proprio
là dove la lettura era stata
vietata o sconsigliata.
Nei paesi cattolici si registra un crescente interesse,
mentre in ambiente protestante si sta verificando il fenomeno opposto. Se in passato nelle famiglie evangeliche
era diffuso il culto serale, con
lettura biblica, preghiere e
canti, oggi questa abitudine è
in declino, così come l’uso
della vecchia Bibbia di famiglia, dove venivano registrate
nascite, matrimoni e funerali.
Senza dubbio è alla Bibbia
che si devono in questi ultimi
tempi i notevoli passi avanti
in campo ecumenico. Le
chiese cristiane, ormai d’accordo sul testo in base a ricerche scientifiche comuni, si
sono impegnate nella sua diffusione in tutti i paesi d’Europa e del mondo.
La ricerca storico-critica, a
partire daH’Illuminismo, ha
permesso di situarne il testo
nel tempo («Sitz im Leben»),
sottoponendolo a rigoroso vaglio filologico; e la fede del
credente se ne è avvalsa, maturando e perdendo gli ingenui connotati acritici della
lettura fondamentalista. Cadute le antiche catene, la Bib
Un romanzo che ci fa riflettere
Il Vangelo
secondo Gesù
Quello di Saramago* è un
romanzo sconcertante e affascinante che, avvalendosi di
testi sacri e apocrifi, dà ampio
spazio al periodo dell’infanzia e della giovinezza di Gesù, in cui appaiono frequenti e
misteriosi presagi di una conclusione tragica e inevitabile.
L’autore, che si dichiara
«non credente», ha affermato
in una recente intervista radiofonica di poter capire la
reazione violenta al suo scritto che non rispecchia la lettera del Vangelo e che pone al
centro un Dio-Padre che vuole estendere il proprio potere
e che sacrifica per «volontà
politica» il proprio figlio;
quest’ultimo, a sua volta, non
si può sottrarre nella sua mortale umanità alla predestinazione.
L'opera è scritta in una forma che non dà requie al lettore e pertanto lo trascina con
sé fino alla fine attraverso un
grande affresco dall’atmosfera quasi palpabile carica di
rumori, odori, violenza, poesia, di grandi distese immerse
nel silenzio e di grida disperate di animali e uomini agonizzanti.
Al lettore pare di avvertire
«olfattivamente» l’odore acre
e nauseabondo del sangue
versato dagli animali sacrificati al Tempio di Gerusalemme; così come pare di essere presente fra le 39 croci
su cui i soldati romani crocifiggono un gruppo di ribelli:
il lettore poi è costretto a fertnarsi attento, con Maria e
Gesù giovanetto, ai piedi del
quarantesimo legno su cui sta
morendo Giuseppe.
Ai toni delicati e poetici
della convivenza di Gesù con
Maria di Magdala seguono le
pagine in cui, quasi misterioso, poi sempre più razionale e sottile e dialettico, si
svolge il dialogo fra Dio-Padre, Cristo e il Diavolo, in
una barca avvolta dalla nebbia del mar di Galilea. Su
ogni episodio sovrasta un destino inesorabile a cui nulla è
possibile opporre, in un mondo per taluni aspetti riavvicinabile a quello di oggi, in un
abile oscillare fra tempi remoti e presenti.
Opera blasfema, irriverente,
provocatoria? Variamente
giudicata è certo, e lo ripetiamo, sconcertante: i valori
evangelici si capovolgono e le
certezze cristiane sono messe
in discussione. Ma proprio
per questo il «Vangelo» di
Saramago sollecita approfondimenti e obbliga ad affrontare tematiche che spesso si
danno per ovvie e scontate.
(*) José Saramago: Il Vangelo secondo Gesù. Milano, Bompiani, 1993, pp 346, £ 29.000.
bia è stata finalmente restituita nella sua integrale originalità al popolo per compiervi la sua opera di liberazione.
Quali sono i compiti che il
futuro ci riserva? Una più larga diffusione consentirà a un
numero sempre più grande di
persone di constatarne la ricchezza teologica, il sostanziale pluralismo che ne autorizza differenti letture, e di
privilegiare perciò ecumenismo, tolleranza e rispetto reciproco.
Non sono stati purtroppo
ancora raggiunti obiettivi
ecumenici minimi, come l’organizzazione di una settimana
interconfessionale per la diffusione della Bibbia o l’adozione di un «lezionario» comune, che consentirebbe
l’uso degli stessi passi biblici
nel culto domenicale.
Alla relazione è seguito un
vivace dibattito sulle differenze fra l’approccio storicocritico e quello fondamentalista. Il prof. Pietro Bolognesi, delTIfed di Padova, ha
contestato la validità della ricerca storico-critica, per il disagio che essa procura al credente.
Ricca ne ha invece confermato la validità anche pratica.
Per mezzo di tale approccio il
credente ha conseguito una
più matura consapevolezza
dei fondamenti della fede. E
ormai prassi comune distinguere fra testo scritturale e
autentica Parola di Dio: se
Dio non ha lasciato scritti ma
ha comunicato la sua volontà
«bocca a bocca», le Scritture
ne rappresentano solo la trascrizione umana.
L’eternità della Parola di
Dio è garantita proprio dal
fatto che essa precede lo
scritto e lo seguirà ancora
quando alla fine dei tempi la
scrittura non sarà più necessaria. L’uomo ha sempre cercato di appropriarsi di Dio
per disporne a suo piacimento: anche la pretesa di imprigionare Dio entro le pagine di un libro può significare
togliergli la libertà di essere
se stesso: infinitamente altro,
cioè, da quel che noi pretendiamo che sia.
La libertà di Dio è condizione fondante della nostra.
Dobbiamo ricercare sempre
ciò che veramente Dio ha voluto dirci nella Scrittura: dovremo perciò impegnarci a
una rilettura dell’Antico Testamento, per superare il bimillenario divorzio con Israele e per cercare nelle pagine
in cui Dio si rivolge, prima
che a Israele, ai vari popoli
della terra, l’apertura verso
tutti.
Protestantesimo in televisione
Testimoni
della resurrezione
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Con la bellissima esortazione di Romani 6,11
«Consideratevi morti al
peccato ma viventi per Dio
in Cristo Gesù» che occupava lo schermo, è iniziata
domenica 18, in ora quasi
accessibile, la trasmissione
dal titolo Testimoni della
resurrezione, che, salvo errore, non ha coperto l’arco
della solita mezz’ora.
Essa consisteva nella recitazione (anzi, nei monologhi paralleli) di due personaggi immaginari, una donna amica di Pietro e uno zelota, che alternativamente
commentavano gli eventi finali della vicenda di Gesù,
dall’entrata trionfale in Gerusalemme fino alla resurrezione.
Le loro riflessioni erano
intercalate da brani musicali
e da letture di versetti riferiti al peccato di tutti e al perdono per tutti, attraverso la
croce.
11 giovane sovversivo che,
volendo riscattare il suo popolo dal giogo romano, aveva visto in Gesù il possibile
liberatore, non può che provare un’amara delusione di
fronte al suo arresto.
Non comprende il significato delle parole che pure lo
avevano tanto colpito: «Chi
vuol salvare la propria vita
la perderà...», e dinanzi al
fallimento delle sue speranze opta per la liberazione di
Barabba che rimane comunque un compagno di lotta.
Giunge perfino a giustificare Giuda!
La donna, che aveva co
nosciuto e ascoltato Gesù
grazie alla sua amicizia con
Pietro, dimostra di aver meglio afferrato la predicazione del maestro, anche se lei
pure passa dall’entusiasmo
all’angoscia.
Apprezziamo la sua indignazione per il tradimento
di Pietro e comprendiamo il
suo smarrimento nell’assistere all’agonia di chi aveva
operato tanti miracoli per
gli altri.
Alla fine accoglie con fede l’annuncio della resurrezione e scorge il «nuovo tempo di Dio».
La scenografia, con le tre
grandi croci che spiccavano
orizzontalmente sul pavimento, era ardita ma suggestiva, così come le musiche (per oboe, flauto, violoncello e pianoforte) e la
recitazione, affidata a attori
professionisti.
Solo l’abbigliamento della donna, così elegante e
adorna di gioielli, è parso
troppo in dissonanza con la
figura di una persona semplice appartenente all’«entourage» del pescatore Pietro.
Difficile valutare se e
quanto la formula adottata,
e la sua realizzazione, siano
state efficaci agli effetti del
messaggio da comunicare.
Molto probabilmente ogni
linguaggio «parla» a determinate categorie di persone
e non può raggiungerne certe altre.
In ogni caso la Parola è
stata annunciata, ed è giusto
percorrere vie diverse nel
difficile cammino della predicazione.
Evangelici in Itaiia. Un momento deii’Assembiea deiia Fcei svoltasi
nei 1988 a Firenze.
Li]
Chiese e movimenti evangelici
Allo scopo di rimediare in qualche modo alla cronica disinformazione che impera oggi nel nostro paese circa le tematiche religiose, «all’infuori degli avvenimenti che toccano la
Chiesa cattolica romana e il papa» (così si legge in quarta di
copertina), la Claudiana ha pubblicato l’anno scorso una specie
di vademecum del mondo evangelico nel mondo e in Italia dalla Riforma cinquecentesca a oggi*, ivi compresi i valdesi e gli
anglicani, la cui separazione da Roma si fece agli inizi più per
motivi politici che religiosi.
Così ideato e strutturato, l’agile volumetto del pastore Giorgio Bouchard, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), passa in rassegna la Chiesa luterana, le
chiese riformate, la comunione anglicana, l’universo battista, le
assemblee dei Fratelli, la Chiesa avventista, il Movimento pentecostale e la Chiesa apostolica; con l’aggiunta di schede illustranti i valdesi (uniti ai metodisti con il «Patto d’integrazione»
del 1975), i moravi (eredi dell’Unione dei Fratelli boemi), i
mennoniti, gli hutteriti, i quaccheri, i Discepoli di Cristo e le
Chiese di Cristo (provenienti dall’universo battista), l’Esercito
della Salvezza e la Chiesa del Nazareno (di estrazione metodista), la Fcei stessa: il tutto è seguito da un’appendice su Unitariani, Testimoni di Geova e Mormoni.
(*) Giorgio Bouchard: Chiese e movimenti evangelici del nostro
tempo. Torino, Claudiana, 1992, pp 165, £ 16.000.
Lo straniero che viene dal futuro
È un avvincente romanzo di fantascienza* ante litteram, un
racconto fantastico e a tratti «gotico», misterioso, pieno di colpi di scena, leggibile e godibile ma che non rinuncia a esprimere pensieri, idee, visioni e magari sentenze dell’autore sul mondo, sui costumi, sulla morale.
Mark Twain lavorò a più riprese a N. 44. Lo straniero misterioso-, nel 1898 aveva stilato quattro manoscritti, di ambientazioni diverse. Stati Uniti e Austria: è una di queste ultime versioni, ambientata nel XV secolo, a essere pubblicata.
Nel misterioso maniero di un ricco nobile, in un paese dominato dal prete cacciatore di streghe (c’è anche un rogo!), è attiva una tipografia (descritta da Twain con una meticolosa dovizia di particolari) nelle cui mura aleggia di tanto in tanto la presenza di un mago, fra tipografi esperti ma rozzi, poco disciplinati e triviali. Misteriosamente apparirà un personaggio, un ragazzetto venuto dal nulla, a chiedere di lavorare nel castello e
in mezzo a torchi e compositoi: è colui che dice di chiamarsi
semplicemente 44.
Naturalmente lo straniero misterioso porterà scandalo, catalizzerà le dinamiche interpersonali fra servi, domestiche, padrone e tipografi, e metterà a soqquadro l’ambiente con trovate
soprannaturali (fra cui la creazione dei «doppi», tema ricorrente nel fantastico e in molta grande letteratura: pensiamo solo al
Sosia di Dostoevskij), burle e prodigi. Dopo, niente sarà come
prima del suo arrivo.
(♦) Mark Twain: N. 44. Lo straniero misterioso. Torino, Einaudi,
1993, pp XXm-268, £ 24.000.
Appuntamenti
Venerdì 30 aprile — PAVIA: Alle ore 21, presso la Sala biblioteca
del Collegio universitario «Lorenzo Valla», il prof. Ugo Gastaldi
parla sul tema: Cristianesimo e continenti extraeuropei, essere
cristiani in Africa e in Asia; il problema dei contesti culturali.
Giovedì 6 maggio — ARICCIA: Alle ore 18,30, presso l’Horatorium
della parrocchia S. Maria, il pastore Eugenio Rivoir parla sul tema: A che punto siamo del processo conciliare su pace, giustizia e salvaguardia del creato, dopo Basilea e Seoul?
Giovedì 6 maggio — PADOVA: Alle ore 21, presso il cinema teatro
Antonianum (via Briosco 7), il prof. Martin Cunz, pastore riformato a Zurigo e redattore della rivista «Judaica», parla sul tema:
Ebrei-pagani-cristiani: Dio alla ricerca dell’uomo.
Venerdì 7 maggio — SONDRIO: Alle 17,30, nella sala del Centro
evangelico di cultura (via Malta 16), il pastore Carlo Papacella
parla sul tema: Comenio: la pedagogia della pace.
Venerdì 7-domenica 9 maggio — MONTEFORTE IRPINO: Presso il Villaggio evangelico si tiene un campo donne organizzato
dalla Fdei dal titolo: A metà del decennio: a che punto siamo?
Per iscrizioni o informazioni, tei. 0825/682698.
Domenica 9 maggio — ROMA: Alle ore 16, presso le suore francescane di Maria (via Giusti 12), il Sae organizza una tavola rotonda
sul tema: Nodi del dialogo interconfessionale: chiese ortodosseChiesa cattolica. Intervengono Petre Coman, teologo ortodosso,
e mons. Eleuterio Fortino.
Domenica 30 maggio — ROMA: Alle 11 inizia la giornata di raduno
degli ex ospiti, evangelici del Lazio e degli amici, per festeggiare
il 70° anniversario dell’istituto Taylor (via delle Spighe 8). Per
prenotazioni per pranzo e pernottamento tei. 06/23160932310487.
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PAG. 10 RIFORMA
All’AvScolto Della Parola
VENERDÌ 30 APRH F lon.
OSPITI DEL CRISTO
CROCIFISSO
ERNST KASEMANN
Abbiamo parlato dell’ospitalità alla cena del
Signore, fermiamoci ancora sull’espressione «ospiti
del Cristo Crocifisso».
Perché colui che si dà interamente a noi lo fa in maniera fondata, con le parole
«il mio corpo, il mio sangue per voi».
Anche dopo Pasqua egli
agisce nello stesso modo
nei nostri confronti, indirizzandoci alla sua croce. E
così sarà sempre.
Anche nel giorno del giudizio i suoi nemici lo riconosceranno dalle sue ferite,
perché sono queste che lo
dello smarrimento umano e
l’abisso di una misericordia
che rinnega se stessa. Qui
ognuno, nel suo modo particolare, si trova a fare i
conti con se stesso e con il
suo Signore.
Chi si accoda all’odio e
allo scherno sarà colui che
pone la legge, l’ordine e lo
status quo al di sopra
dell’umanità. Chi avrà osservato con indifferenza
farà dei propri interessi la
misura della sua vita. Qui
chi avrà imparato la verità
su se stesso e sa gridare con
Gesù «Mio Dio, mio Dio!»,
avrà per tutta la vita il Gol
*
«Venite a me,
voi tutti che siete travagliati
ed aggravati,
e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo
ed imparate da me,
perch’io son mansueto
ed umile di cuore;
e voi troverete riposo
alle anime vostre;
poiché il mio giogo
è dolce e il mio carico
è leggero»
distinguono da tutti gli dei
e i signori della terra.
Chi è veramente Gesù?
Chi è veramente Gesù
possiamo comprenderlo soltanto guardando al
Golgota. Perché lì, come in
nessun altro luogo, si può
scoprire che significa vero
Dio e vero uomo.
Solo il Cristo nella morte,
e ancor più nell’inferno
dell’odio, del disprezzo,
dello scherno può essere il
nostro aiuto.
Chi può accettare questo
senza rimanere profondamente scosso nelle sue illusioni su se stesso e su questo nostro mondo?
Chi è stato ai piedi del
Crocifisso sa che la salvezza non viene dalla nostra
ragione e dalla nostra forza.
Ma scopre un Dio che si
spoglia della sua grandezza
e indossa il grembiule degli
schiavi per diventare simile
a coloro che lo hanno abbandonato, che gli si rivoltano contro, che si defilano
o che idolatrano il potere e
l’arbitrio su cui prosperano.
Il Golgota è il luogo dove confluiscono l’abisso
(Matteo 11, 28-30)
gota davanti agli occhi e su
di esso regolerà i suoi rapporti con i vicini e con i
iontani, con il potere e con
la violenza, con le regole
del gioco della società e
con le necessità politiche
del nostro tempo.
Il Golgota è stato e rimane luogo di benedizione e
di maledizione. Un luogo al
quale gli spiriti, all’interno
della cristianità stessa si dividono, e di ciò molti non
si sono resi conto.
Perché la vera e la falsa
chiesa in nessun altro luogo
si distinguono chiaramente
se non là dove occorre dire
sì alla croce di Gesù e permettere al Crocifisso di essere il Signore.
Di movimenti religiosi ce
n’è a bizzeffe. Molti sono
più profondi, più imponenti, più affascinanti del
cristianesimo e vi sono comunità cristiane che sbandano continuamente a destra e a sinistra, fanno compromessi, prendono prestiti
e tradiscono il Golgota.
Ma la verità dell’Evangelo lega la signoria di Dio
terrenamente alla passione
di Gesù; solo alla sua ombra colui che è senza Dio è
raggiunto dalla salvezza.
Diventare ospiti del Crocifisso non è un’esperienza
circoscritta alle ore passate
piamente fra le spesse mura
di una chiesa o nella cerchia ristretta dove si tengono meditazioni devote.
Diventare ospiti del Crocifisso è al contempo il
pellegrinaggio e la meta dei
discepoli.
Questo è ciò che Paolo
contrappone agli entusiasti
di Corinto. Nulla da obbiettare al fatto che si vedano i
cieli aprirsi al di sopra di
sé, lo Spirito Santo scendere sulla comunità e dirigerla.
Ma i cieli aperti ci fanno
ancora vedere l’immagine
del Crocifisso o solo la realizzazione dei nostri sogni?
Lo Spirito rimane quella
forza che ci indica nel Nazareno il nostro Signore o
semplicemente ci distrae
dal quotidiano di questa
terra e ci sottrae alla lotta
che siamo chiamati a sostenere?
Quando i corinzi celebravano la cena del Signore
non si sentivano evidentemente ospiti del Crocifisso.
Piuttosto poiché molti di
loro, prima della conversione, erano stati adepti di
qualche setta misterica, vedevano il Cristo, sulla falsariga di un salvatore pagano, come colui che liberava
le anime dall’influenza negativa degli astri e dall’incombere dei demoni guidandole all’immortalità celeste.
Non era vissuto da proletario, come loro?
Non era stato crocifisso
dai romani come terrorista,
come era accaduto a innumerevoli schiavi ribelli? E
ancor più affascinante era il
messaggio che questa morte e questa sorte maledette
avevano aperto un varco e
volevano trascinare coloro
che ci credevano là dove il
dolore, le grida, il pianto
sono scomparsi.
La cena del Signore era
divenuta a Corinto una festa misterica in cui ognuno
riviveva il suo cammino,
per mezzo del proprio an-nullamento si associava alla
gloria del vincitore e unito
a lui diveniva partecipe della natura celeste.
Sono passati 1.900 anni.
Ma il significato che i corinzi davano alla cena del
Signore è per noi compietamente scomparso?
Non vediamo anche noi
la croce come stazione di
passaggio nel pellegrinaggio verso la peifezione, e in
Gesù l’esempio del fatto
che nella sofferenza si prova chi può essere degno
della beatitudine?
Non vediamo anche noi il
posto alla sua mensa come
il luogo in cui gli stanchi
trovano riposo, dove ci si
eleva religiosamente al di
sopra del nostro quotidiano,
e si può dare uno sguardo
alla casa del Padre?
Non che tutto ciò sia sbagliato. Ma se la cena del Signore non ci offre qualcosa
di più, allora rimane anche
per noi una celebrazione
misterica, nella quale Dio e
le anime pie si incontrano e
la terra viene dimenticata
dietro di noi.
Il punto cruciale
Questo è il punto cruciale: ci è lecito, alla
cena del Signore, escludere
la terra e anticipare il cielo
come se già appartenessimo
alla schiera dei perfetti?
Ponendo una domanda polemica, ma pure necessaria:
«Non succede troppo spesso nelle nostre chiese, almeno in quelle dell’Occidente, che si cerchi di raccogliere la gente intorno a
sé invece di spingerla a
mettersi in marcia?
Non ci preoccupiamo nei
nostri culti fin troppo delle
nostre difficoltà, spesso immaginarie, senza aver lottato prima fino allo stremo
delie nostre forze?
Non ci rendiamo conto
che i demoni scorrazzano
indisturbati per i cinque
continenti?
Come si può celebrare la
cena del Signore quando si
vive in mezzo a una società
del benessere accettandone
sempre di più i valori dominanti, quando non si sanno
più riconoscere gli idoli o,
peggio, non si ha il coraggio di chiamarli per nome e
affrontarli?».
E comprensibile che la
comunità di Corinto volesse uscire dalla miseria degli
slums e tendesse alla libertà
celeste.
E giusto e corrisponde alla volontà di Gesù che gli
affaticati, coloro che sono
soli, gli ammalati senza
speranza, gli emarginati si
sentano ancor oggi consolati dall’invito: «Venite a me
voi tutti che siete travagliati
ed aggravati».
Ma la maggior parte di
quelli che frequentano i nostri culti domenicali si trova in ben altra situazione:
la loro vita quotidiana è garantita da una società che
danza intorno al vitello
d’oro, la loro proprietà e i
loro privilegi sono protetti
dalla polizia, al pericolo comunista ci pensa la Nato.
In più hanno la speranza
che il buon Dio li lasci vivere senza troppi guai e li
faccia morire in pace.
Gli ospiti del Crocifisso
vogliono e possono anche
alla domenica, alla mensa
di Gesù, giustificare ancora
la loro vita di tutti i giorni,
chiedere su di essa la protezione divina e pretendere
dal loro Signore che sia coronata con un posticino nel
seno di Abramo?
Un Kirchentag che voglia
essere degno del suo nome
deve avere il coraggio di
affrontare questa questione
con forza e senza peli sulla
lingua.
// - continua
Ho fame di Dio
Dio abita fra gli uomini più umili.
E sul mucchio di polvere,
in mezzo agli ergastolani, in prigione.
Si trova alla porta a chiedere un po’ di pane,
assieme ai giovani delinquenti.
Corre con la folla dei mendicanti,
là dove qualcuno fa l’elemosina.
È fra gli ammalati.
Fa la coda con i disoccupati,
davanti all’ujficio di collocamento.
Per questo,
colui che vuole incontrare Dio,
visiti le prigioni, l’ospedale,
prima di andare in chiesa,
aiuti il mendicante in piedi davanti alla porta,
prima di leggere la Bibbia.
Se visita la prigione, dopo essere andato al culto,
non ha forse ritardato il suo incontro con Dio?
Se va prima in chiesa e solo dopo all’ospedale,
non rimanda forse di tanto
la sua contemplazione di Dio?
Se trascura di soccorrere il mendicante alla porta,
per dilettarsi a leggere la Bibbia
corre il rischio di vedere Dio,
che abita fra i minimi, andarsene altrove.
In verità, chi dimentica i disoccupati,
dimentica Dio.
Toyohiko Kagawa
(trattoda«Inattesadelmattino», della Cevaa, 19911 _—
15
venerdì 30 APRILE 1993
. ..
PAG. 1 1 RIFORMA
Gli avventisti
La lettera di Aldo Cianci
(su Riforma del 26 marzo) sugli avventisti è introdotta dalla prudente e opportuna premessa che «forse conosciamo
poco sugli avventisti». Cianci
fa notare che c’è chi ci considera una chiesa evangelica
mentre altri ci inseriscono
«tra i culti non cristiani o
pseudocristiani». A proposito
è vero che è così che ci considerano le Assemblee di Dio?
Ci farebbe molto piacere saperlo dai diretti interessati, visto che sono tirati in ballo dalla lettera di Cianci. E Cianci
stesso come ci considera?
L’invito rivolto da Cianci
alla riflessione su di noi non
potrebbe che rallegrarci. Tuttavia la sostanza della sua lettera è scorretta per quel che
riguarda il metodo e perlomeno ambigua per le sue intenzioni. Come si fa a riflettere
sulla realtà complessa di una
chiesa non facendo altro che
citare frammenti del capitolo
di un libro, ove si presenta
una singola dottrina avventista che Cianci, ovviamente,
non condivide? La riflessione
avrebbe dovuto procedere attraverso vie ben diverse da
quella proposta, certamente
più faticose ma anche più arricchenti. Si sarebbe dovuto
considerare almeno l’insieme
del capitolo citato, discutere il
significato dei testi biblici
esaminati, la compatibilità
della dottrina con l’insieme
della teologia cristiana. L’antologia proposta mi sembra
invece quasi un surrogato
dell’antica gogna attraverso la
quale sono stati fatti passare
molti eretici, veri o presunti.
Per quel che riguarda il tema specifico del giudizio, su
cui si dilunga Cianci, non
posso entrare nel merito. Lo
spazio concesso alla replica a
una lettera non consente di
esporre e discutere il tema in
modo approfondito. Vorrei
soltanto far notare che l’escatologia è uno dei temi più
complessi e controversi della
teologia cristiana. È perciò
molto discutibile prendere
questo argomento come discriminante fra l’ortodossia
evangelica e non. L’evangelicità di una comunità deve ricercarsi in altro.
Gli avventisti credono che
la Bibbia sia il fondamento di
ogni teologia che voglia dirsi
cristiana. Affermano l’unicità
della grazia in Cristo quale
via di salvezza. Credono che
una vita trasformata dall’
amore di Cristo si manifesti
anche attraverso l’ubbidienza
ai comandamenti di Dio,
compresi quelli più dimenticati. Credono nella solidarietà
fattiva all’interno della stessa
chiesa e con chi ha bisogno,
indipendentemente dalla sua
fede, dalla sua cultura, dal colore della pelle. Per questo sostengono la loro opera con le
decime e le offerte. Credono
che Cristo, il nostro Signore,
è vivo e che continua a operare in favore del suo popolo, e
che presto adempirà la promessa del suo ritorno e
dell’instaurazione in gloria
del suo Regno eterno.
Gli avventisti come debbono essere considerati? Che cosa c’è di antievangelico nella
stessa dottrina del giudizio
che essi hanno? In sostanza
essi credono che ogni uomo
dovrà passare attraverso il
giudizio di Dio, nel quale i
credenti saranno giudicati in
virtù della loro fede in Cristo,
ma questo lo credono tutti gli
evangelici.
Essi credono però che il
giudizio sia una realtà complessa che include varie fasi,
la prima delle quali è già cominciata. Su questo si può discutere come su molti altri
aspetti della fede nostra e di
quella altrui. Ma in che cosa
ciò costituirebbe un segno di
non evangelicità? Se si volesse definire evangelico solo chi
condividesse la totalità della
nostra visione teologica, allora non esisterebbe più un
mondo evangelico ma esisterebbero solo delle singole
chiese, ognuna delle quali
penserebbe di avere l’esclusiva deir evangelicità.
Un appunto sul libro di C.
Gerber da cui Cianci trae i testi citati nella sua lettera. Si
tratta di un libro avventista di
carattere divulgativo che ha
dei buoni meriti ma che non
rappresenta in assoluto la po
Riitorma
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Nella foto di prima pagina: Lo stabilimento Michelin di Torino. T maggio: quanti stabilimenti industriali rimarranno contenitori vuoti?
sizione avventista attuale in
tutte le sue sfumature e nella
sua completezza. Gerber è un
testimone qualificato ma non
è la Chiesa avventista. All’interno dell’avventismo, pur rimanendo tutti legati ai fondamenti della nostra fede, c’è
dialogo e dibattito per cercare
di comprenderne sempre meglio il significato e per esprimerla in modo più coerente.
Per questo accetteremmo di
discutere con altri fratelli che
partono da esperienze ecclesiali diverse, anche di quello
che dice Gerber. Ma, come
dicevo, una discussione seria
deve essere impostata molto
diversamente.
Giovanni Leonardi,
Decano dell’Istituto avventista di cultura biblica
Firenze
Dobbiamo
farci conoscere
Riferendomi all’articolo di
Aldo Campennì, pubblicato
nel numero del 2 aprile scorso, vorrei dire che se molti
credenti conoscessero con
chiarezza che cosa significhi
essere protestante le nostre
chiese aumenterebbero il numero dei loro membri.
Credo che una buona parte
dei cattolici sa che esistono
altre chiese cristiane, ma in
concreto non sa che cosa le
distingue l’una dall’altra.
Spesso, per tradizione o per
pigrizia, si preferisce vivere
una fede cristiana senza porsi
tanti perché, seguendo una
strada già percorsa dai propri
genitori o conoscenti; e poi se
la maggioranza si comporta
così, che bisogno c’è di cambiare?
Inserirsi tra i vari mezzi di
comunicazione per far conoscere il protestantesimo
non è cosa da poco, ma credo
che questa iniziativa debba
avere l’appoggio di tutte le
chiese evangeliche.
Le comunità protestanti potrebbero promuovere degli incontri o dei dibattiti con i cattolici, per evidenziare quello
che ci unisce, ma anche quello che ci separa nell’interpretare la parola del Signore.
Questi incontri dovrebbero
avere lo scopo non di «strappare» i cattolici alla loro chiesa, ma di dare a tutti i credenti
l’opportunità di riflettere sulla
propria fede, affinché tutti
facciano la loro scelta in piena libertà.
Penso comunque che lo
strumento più incisivo per diffondere il protestantesimo sia
il contatto personale che ogni
protestante dovrebbe instaurare con gli altri; con dei riferimenti semplici e precisi sulla
parola, del Signore, e sul còme
ognuno di noi vive la propria
fede, giorno per giorno, nel
bene e nel male; cercando
soprattutto di trasmettere agli
altri quella pace e quella serenità che può essere concessa
soltanto da Gesù Cristo.
Piero Chiostri - Firenze
I giovani
e la fede
EDIZIONI
PROTESTANTI s.>.l
Come da art. 9 dello Statuto, martedì 1- giugno
1993, presso la sede sociale, è convocata l’Assemblea straordinaria dei soci,
in prima convocazione alle
ore 8,30 e in seconda convocazione alle ore 10,30,
con il seguente ordine del
giorno:
1. proposta di riduzione
e di aumento del capitale
sociale;
2. modifica dell’articolo
9 dello statuto.
Il presidente del Consiglio
d’amministrazione
Eugenio Bernardini
Ho letto l’articolo di Ruggero Marchetti Una sosta
salutare, sul giornale del 19
marzo scorso, e condivido in
gran parte quanto ha scritto.
Certo, vedere che la maggior parte di ragazzi delle medie o anche più grandi non ha
il minimo interesse per quanto riguarda la vita religiosa o
la fede in genere è molto triste. Ma io mi chiedo: i genitori dove sono? Che cosa fanno? Certo non hanno il minimo interesse neppure loro e
allora accompagnano i loro
figli alla scuola domenicale o
al catechismo perché così bisogna fare, ma poi finisce tutto lì e così (come dice bene il
pastore Marchetti) questi ragazzi ragazzi sono lasciati soli e questo è molto triste.
Un ragazzo di 10, 15, 17
anni o anche di più ha bisogno di essere consigliato, aiutato e se questo non lo fanno i
genitori chi lo dovrebbe fare?
Certo, anche la chiesa, ma secondo me prima viene la famiglia.
E possibile che in questa
vita così stressata, con mille
interessi oltre alla scuola, calcio, tennis, nuoto ecc., non si
possa pensare, almeno per
un’ora o due alla settimana,
anche e seriamente a Dio?
Alla nostra fede di valdesi?
Una volta i valdesi erano
chiamati il popolo della Bibbia, ma adesso quanti sono
quelli che magari alla sera
prendono la Bibbia e la leggono con i loro figli? Sono
tutte domande che mi pongo
spesso e alle quali non so dare una risposta.
L’altro giorno una signora
evangelica, non valdese, mi
diceva: voi valdesi avete una
ricchezza enorme e la state
sperperando, siete stati voi
quelli che ci avete aperto la
strada subendo le persecuzioni per la testimonianza e
adesso sembra che vi stiate
addormentando.
Ho riflettuto e mi sono detta che era proprio il momento
di risvegliarsi se non vogliamo scomparire.
Ma il culto di ieri (domenica delle Palme), con le belle
confessioni di fede fatte dai
sette confermati nella mia
chiesa, mi ha fatto ben sperare. Belle parole che speriamo
siano sincere, diano dei frutti
e non vengano, una volta ancora, buttate al vento.
Paola Genre Morero
San Secondo
La pubblicità
Sono abbonato da poco a
Riforma, che ritengo assai interessante e leggo sempre con
molto piacere.
Sinceramente, sono rimasto
molto dispiaciuto vedendo sul
numero di venerdì 2 aprile
una pubblicità di una macelleria di Pinerolo.
Come si fa a avere così poca sensibilità nei confronti
degli animali? C’è proprio bisogno di trucidarli a migliaia
tutti i giorni, soprattutto in
prossimità della Pasqua?
Davvero mi sarei aspettato
un maggior rispetto nei confronti di questi esseri, d’altra
parte così amati dal Signore.
Vivere in pace senza cibarsi degli animali si può, anzi si
deve, soprattutto se ci si professa fedeli all’insegnamento
dolce e amoroso del Cristo!
Cordiali saluti.
Massimo Mariano
Rivolta d’Adda (Cr)
Nel cimitero
Ritorno in terra di Puglia a
portar fiori alla tomba del
babbo. La scritta biblica sul
frontone monumentale del cimitero annuncia al credente
una dimensione di eternità.
AU’interno le casette dei
morti, diverse per foggia secondo il censo: villette per la
nobiltà e condomini per la
gente comune.
Il babbo, nel condominio,
come in vita rifiuta i riti ipocriti e non si lascia visitare.
Sulla porta d’ingresso, chiusa
da un vistoso lucchetto, una
scritta sbiadita dal sole ci
informa che per avere la chiave bisogna pagare alla ditta il
servizio sulle lampade votive.
Il paganesimo moderno fa
questo e altro.
Ma quando «la tromba suonerà e i morti risorgeranno»
la premiata ditta sarà scomparsa fra i rifiuti decomposti
delle cose finite per sempre.
Romano Contini - Ivrea
Fondo Di Solidarietà
In attesa di pubblicare l’elenco dei doni pervenuti nei mesi
di marzo e aprile ricordiamo ai lettori le due iniziative in corso e già illustrate in precedenza.
La prima riguarda la ricostruzione della Chiesa evangelica
di Tsiroanomandidy in Madagascar, bruciata a scopo intimidatorio dalla dittatura, contro l’atteggiamento dei pastori e
della popolazione che si batte per elezioni democratiche.
La seconda concerne la Cooperativa agropastorale di
Kansounkpa in Benin (Africa) a cura della gioventù metodista locale e volta a favorire l’autoccupazione, la lotta alla
fame e alla miseria, e a costituire una guida per gli abitanti
della regione.
Ricordiamo infine che a suo tempo abbiamo istituito un
«fondo emergenza» che ci mettesse in grado di fare «subito»
qualcosa per testimoniare una sia pur modesta solidarietà in
caso di calamità naturali e non (terremoti, inondazioni, guerre, profughi, ecc.). In un prossimo elenco daremo conto delle
rispettive cifre disponibili.
Nel frattempo rammentiamo che le offerte vanno inviate al
conto corrente postale n. 11234101, intestato a La luce Fondo di solidarietà, via Pio V 15 - 10125 Torino, specificando possibilmente la causale del versamento.
IMPRESA ONORANZE FUNEBRI
MANASSERO
SI SVOLGONO TUTTE E OVUNOUE LE PRATICHE PER
FUNERALI, TRASPORTI, CREMAZIONI, ESUMAZIONI, NECROLOGI, ANNIVERSARI,
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Unica sede: via S. Pietro, 20- PINEROLO-Tel. 0121/322.238
RINGRAZIAMENTO
«lo mi sono rallegrato quando mi
han detto: Andiamo alla casa
delTEterno»
Salmo122,J
I familiari di
Aristide Romano
di anni 83
riconoscenti per la partecipazione ringraziano sentitamente
tutte le persone che hanno preso
parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano
il personale tutto dell'Asilo valdese di San Germano Chisone apprezzandone l'alto senso di sensibilità e disponibilità.
San Secondo di Pinerolo,
19 marzo 1993
Quand'anche camminassi neiia
valle dell'ombra della morte, io
non temerei male alcuno, perché
tu sei con me
Salmo 23, 4
Il 15 aprile è serenamente
mancato all'affetto dei suoi cari il
professor
Eugenio Tron
Addolorati ma fiduciosi nelle
promesse del Signore, ne danno
l'annuncio la moglie Dora, il figlio
Daniele, le sorelle Eulalia e famiglia, Esmeralda, i cognati Elio ed
Emanuele Bottazzi con le rispettive famiglie; nipoti, cugini e parenti
tutti.
Profondamente commossi per
la manifestazione d'affetto e stima tributata al loro caro, I famigliari ringraziano il pastore Taccia, la corale di Torino, la dott.
Lea Vinay e quanti hanno preso
parte al loro dolore.
Un sentimento di riconoscenza
particolare alla nipote Marcella
Bodmer Tron.
Eventuali offerte aH'Asilo di San
Giovanni o ad Amnesty International.
Torino, 10 marzo 1993
E tragicamente mancato
Jacopo Costa
di anni 26
A funerali avvenuti ne danno
l'annuncio la mamma Valeria con
Felice, I fratelli Serena e Mattia,
nonna Wanda, zii e parenti tutti.
I familiari ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro
dolore e in particolare i pastori
Giovanni Carrari e Valdo Benecchi,e il gruppo giovani della Chiesa metodista di Milano.
«Rimani tranquillo appoggiato
suH'Eterno e conta su di iui»
Agrate Brianza, 21 aprile 1993
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
I familiari di
Alina Bleynat
ved. Ribet
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che con fiori, scritti, presenza al
funerale hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. Rol per le sue amorevoli
cure, al personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese di
Pomaretto, al pastore Sergio Ribet, alla banda musicale di Pomaretto, aH'amministrazione comunale e a tutte le persone che sono state loro vicine.
Pomaretto , 30 aprile 1993
RINGRAZIAMENTO
Enrico Poèt
ci ha lasciati, la famiglia ringrazia per la solidarietà e l'affetto dimostrati nel momento del lutto.
Ferrerò, 24 aprile 1993
RINGRAZIAMENTO
Il Signore ha chiamato a sé, il
14 aprile 1993
Maria Enrichetta Eynard
di anni 92
Ne danno il triste annuncio l'affezzionatissima Mariuccia e famiglia ringraziando il Rifugio Carlo
Alberto e coloro che condividono
il dolore per la scomparsa.
Torre Peiiice, 14 aprile 1993
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale ì
VENERDÌ 30 APRILE I993
movimenti religiosi radicali negli Usa: un fenomeno da analizzare con serietà Eritrea: referendum e ricostruzione
La tragedia di Waco: fanatismo; Bibbia,
sesso, pistole e rock'n'roll
Il grave problema
degli orfani di guerra
GIORGIO GARDIOL
JEAN-JACQUES PEYROtIEL
Ottantasei persone sono
morte nel rogo della
fattoria di Waco, nel Texas.
Il presidente americano, Bill
Clinton, e il ministro della
Giustizia, Janet Reno, si sono già assunti le loro responsabilità circa l’intervento militare del Fbi (la polizia federale americana).
In attesa che l’inchiesta,
ordinata dal presidente Clinton, riveli la dinamica dei
fatti il mondo e le chiese si
interrogano sul perché sia
possibile tutto questo. Perché il «fanatismo religioso»,
per usare l’espressione del
ministro della Giustizia americano, diventi spesso tragedia.
Nei secoli passati molte
chiese, che oggi siedono in
organismi, erano state dichiarate sette fanatiche.
Nell’analisi dei fenomeni religiosi riesce spesso difficile
distinguere all’inizio quello
che è entusiasmo, impegno
dettato dalla convinzione, intransigenza da quello che è
fanatismo, intolleranza. Per
questo è sempre prudente
non dare giudizi sommari sui
fenomeni religiosi.
Ma nel caso in questione i
davidiani di David Koresh
col loro mix di Bibbia mal
compresa, rock’n’roll, fucili,
pistole e libero amore, non
sono certamente un movimento cristiano. Sono un fenomeno religioso comprensibile in un contesto come
quello americano in cui la
religiosità è un importante
fattore sociale e, storicamente, è stata una «garanzia della sicurezza dello stato e degli individui» (Alexis de
Tocqueville).
Oggi però le grandi religioni cristiane storiche, sia
quelle protestanti che la cattolica sono in crisi. Da questa crisi nascono nuovi movimenti radicali che si caratterizzano spesso in reazione
a fenomeni sociali e politici.
Sono poi in pieno sviluppo
fenomeni di esoterismo, di
sincretismo religioso che
spesso si identificano nella
reincarnazione di personaggi
storici (Jim Jones che è alla
base del suicidio collettivo
della setta del Tempio del
popolo in Guyana nel 1978
dichiarava di essere la reincarnazione contemporanea di
Lenin, Gesù Cristo e Budda)
e di rilancio della meditazione trascendentale di tradizione orientale.
I davidiani erano un movimento religioso praticamente
sconosciuto al di fuori degli
Usa fino a due mesi fa. La
Davidian Seventh-day Adventitist è nata nel 1930 da
una scissione della Chiesa
avventista del settimo giorno
operata da Victor Houteff,
un emigrato bulgaro ed esponente di primo piano degli
avventisti di Los Angeles.
Houteff credeva che fossero diventati deboli nella fede. «Pensava che il ritorno di
Cristo fosse imminente - ha
scritto Bill Pits, un professore della Baylor University
che ha studiato i davidiani ma che questo non potesse
accadere perché la chiesa
non era idonea a ricerverlo».
David Koresh pensava che
la battaglia di Harmaghedon,
annunciata nell’Apocalisse,
sarebbe avvenuta il giorno di
Pasqua nel Texas.
Ma quali sono state le rea
Uno dei seguaci deiia setta davidiana sopravissuto ail’incendio deiia fattoria di Waco
zioni alla tragedia?
Non sono giunte per ora
reazioni da parte delle chiese
americane. Abbiamo ricevuto però un primo commento
a caldo dal pastore Frank
Gibson, direttore dell’«American Waldensian Society».
Secondo lui, la tragica vicenda di Waco solleva molti
punti interrogativi. Prima di
tutto fa riemergere il fenomeno della moltitudine di
culti esistenti negli Stati
Uniti sui quali tutto è ancora
da scoprire. Lo shock provocato dalla tragedia di Waco
porterà sicuramente a una serie di studi critici al riguardo.
La tipica mentalità del Fbi,
basata sul motto «legge e ordine», ha spinto i poliziotti a
«svolgere il loro compito».
Prima di lanciare l’attacco
fatale, avevano aspettato 51
giorni durante i quali 35 davidiani avevano lasciato la
fattoria. Perché non hanno
aspettato altri 51 giorni o
più? Poteva benissimo darsi
che altri 35 o anche solo 5
persone sarebbero uscite. È
possibile parlare di «costo»
della vigilanza quando è in
gioco la speranza di salvare
vite umane?
Molti commentatori sostengono che la decisione di
bersagliare ininterrottamente
i davidiani rinchiusi non ha
fatto altro che rinforzare la
loro convinzione di essere
assediati dalle forze delle tenebre e di confermare loro
che il loro destino si giocava
sullo sfondo dello scenario
apocalittico della battaglia di
Harmaghedon (Ap. 16, 16).
11 decano della «Harvard
Divinity School» ritiene che
l’Fbi era del tutto estraneo
alle categorie usate da Koresh e che non ha capito in che
modo il «suicidio di massa»
non rientrava affatto nelle
sue intenzioni. Egli infatti
respingeva l’idea del «suicidio» in quanto atto di disperazione ma, per lui, la fede in Dio poteva anche significare il sacrificio di sé in
vista di una «ascensione»
gloriosa presso Dio. Koresh,
del resto, si era riferito alla
storia di Shadrac, Meshac e
Abed-nego, i tre compagni
di Daniele gettati nella fornace su ordine di Nebucadnetsar e usciti indenni dalle
fiamme (Daniele 3, 19-27).
Infine l’Fbi era convinto
che, utilizzando i gas lacrimogeni, l’«istinto materno»
avrebbe spinto le madri a
salvare i propri figli dal pericolo. Ciò presupponeva però
un atto di tipo razionale molto improbabile da parte di
persone che da mesi e anni
erano interamente sottomesse al dominio di Koresh.
Gli errori di valutazione da
parte degli esperti del Fbi sono decisamente troppi.
CESARE MILANESCHI
Nei giorni 23-25 aprile
l’Eritrea ha votato la
propria indipendenza attraverso un referendum istituzionale che fa dell’ex colonia
italiana il 53° stato dell’Africa.
Dopo essere stata colonia
italiana per circa 70 anni,
l’Eritrea è stata dimenticata
dai nostri governi, ed è stata
lasciata a se stessa soprattutto
durante il trentennio della sua
lotta di liberazione.
Nel 1950 rOnu aveva sancito un patto federativo fra
Eritrea ed Etiopia. Il patto,
che entrò in vigore nel 1952,
venne subito violato dal governo di Addis Abeba, e alcuni anni dopo, nel 1960
Hailé Selassié cancellò la Federazione e fece dell’Eritrea
la 14° provincia dell’Etiopia.
Iniziò allora una lunga resistenza che si concluse solo il
24 maggio 1991, con la cacciata di Menghistu Hailé Mariam e l’ingresso trionfale ad
Asmara del Fronte di Liberazione presieduto da Isaias
Afeworki, attuale capo del
governo provvisorio. Detto
governo si trova davanti due
grossi problemi: la ricostruzione economica e il decollo
del nuovo stato con le sue
strutture in via di formazione.
I primi passi di Isaias
Afeworki sono stati finalizzati a garantire un futuro di
pace interna ed esterna al
paese: un accordo con l’Etiopia che permette a questa il
libero accesso a porti di Massaua e Assab, e un’equa distribuzione dei posti di responsabilità fra cristiani e
musulmani.
Un grave problema per la
popolazione eritrea è costituito dall’alto numero degli
orfani di guerra: circa 90.000
bambini, molti dei quali mancano di entrambi i genitori. Il
ministro degli Affari sociali
propone allora l’iniziativa
delle adozioni a distanza, con
rapporto diretto fra l’adottante e la famiglia che accoglie il
bambino, che di solito è
nell’ambito della parentela.
Possono praticare questa forma di adozione sia le famiglie che i singoli o le associazioni. Il governo pratica un
controllo diretto sulla gestione dell’iniziativa, che può essere praticata anche con cifre
modeste, come 50.000 lire
mensili. Gli interessati possono rivolgersi a:
Comitato solidarietà con il
popolo eritreo - Via Mazzini
44, se. C - 10123 - Torino Tel. 011/812.39.02.
Un dramma permanente che colpisce 800 milioni di persone
La «rivoluzione verde» non basta
nel mondo, soprattutto in Africa
a sconfiggere la fame
ROBERTO PEYROT
Il drammatico problema
della fame mondiale toma
con una certa regolarità sul
nostro settimanale. Si tratta
certamente di una questione
che merita tutta la nostra
attenzione e che ci viene sollecitata periodicamente, oltre
che dalle chiese e da enti non
governativi, anche dagli organismi delle Nazioni Unite
quali la Fao e l’Oms, che si
occupano rispettivamente di
agricoltura e di salute. Anche
recentemente esse hanno documentato che sono circa 800
milioni le persone gravemente denutrite. Anche se la situazione generale è peggiorata per via della forte crescita
demografica, in Asia e in modo particolare in India si sono
ottenuti dei miglioramenti.
Non molti sanno o ricordano che nella seconda metà
degli anni ’60 il governo indiano, con la cosiddetta rivoluzione verde, ha notevolmente incrementato la propria produzione alimentare
raddoppiando il raccolto del
grano nell’arco di sei anni
con l’adozione di sementi ad
alto rendimento. Effetti positivi sono stati ottenuti anche
in Messico (per grano e mais)
e in Colombia (riso).
Viene da chiedersi come
mai queste tecniche non abbiano potuto essere adottate
in altre parti dell’Asia o in
Africa, ma la risposta purtroppo è assai semplice. Questo genere di coltivazioni è
realizzabile solo se supportato da grandi quantità di acqua
e fertilizzanti ottenibili, supposto che ve ne sia disponibiiità, da chi possieda adeguati
capitali. Sappiamo bene per
esempio come vaste regioni
africane soffrano anche per la
mancanza d’acqua.
I dati al riguardo parlano
chiaro. In un servizio apparso
sul numero di aprile di Le
monde diplomatique, curato
dall’ex direttore aggiunto del
Consiglio mondiale dell’alimentazione, Alain Vidal-Naquet, viene precisato infatti
che mediamente in Asia la
produzione agricola ha superato del 3,4% la crescita demografica. Per contro l’Africa
è stata vittima di un sensibile,
costante decremento della
produzione per abitante: lo
0,85% all’anno dal 1961 (e
cioè il 27% a oggi), il che ha
comportato un incessante aumento delle importazioni di
derrate per di più non tradizionali, quali il grano e il riso.
Questo incessante aumento
di importazioni dimostra che
quel continente deve importare circa un terzo del suo fabbisogno di cereali; naturalmente anche l’Asia e l’America Latina devono importare:
si calcola che gli acquisti cerealicoli sono passati, per il
Sud del mondo, da 18,5 milioni di tonnellate degli anni
’60 a oltre 74 milioni alla fine
degli anni ’80. Ciononostante
queste importazioni non hanno consentito di arrestare la
fame.
Per dare un’idea della situazione in prospettiva, secondo gli ultimi dati forniti
dall’Istituto nazionale di ricerca sulla produzione mondiale, il solo deficit alimentare dell’Africa potrebbe
giungere a 245 milioni di tonnellate entro il 2020, in relazione all’attuale tasso di fertilità e calcolando un incremento produttivo del 2%.
Anche gli altri continenti
non hanno prospettive positive: in Asia l’importazione
del riso dovrà raddoppiare
entro il 2020, mentre per
l’America Latina questa
percentuale verrà superata
entro il 2005.
Di fronte a questi dati, afferma Vidal-Naquet, si rende
necessaria una nuova rivoluzione verde con caratteristiche assai diverse dalla precedente. Occorre innanzitutto
prendere nella massima considerazione il tipo di alimentazione necessaria alle popolazioni interessate (si è visto
che la prima rivoluzione verde ha avuto risultati solo per
grano, mais e riso) ed estenderlo il più possibile in modo
da creare una serie di prodotti
interdipendenti e oggetto di
scambio, sfruttando le diverse
caratteristiche regionali dei
terreni.
Per ottenere dei risultati il
cammino è certo lungo e difficile. Da un lato occorre
puntare a una modernizzazione dei sistemi locali di ricerca, di conservazione della
diversità dei prodotti (la cosiddetta «diversità biologica») di nuovi modelli di cooperazione fra i vari settori e
di nuove tecnologie compatibili con i paesi coinvolti.
Dall’altro è altrettanto necessario e urgente un deciso
cambiamento di rotta da parte
del ricco Nord a cominciare
dal fatto di rendersi conto che
occorre dare risposte diverse
da quelle date finora (esportazioni e importazioni a prezzi
imposti, forniture di tecnolo
gie tanto lucro.se quanto inadeguate, prestiti di denaro a
costi insostenibili, ecc.),
prendendo sul serio il diritto
fondamentale della persona
umana: il diritto alla vita mediante un’alimentazione adeguata.
Con la fine della guerra
fredda si sono liberate grosse
disponibilità finanziarie; occorre utilizzare questi «dividendi della pace» impegnandoli nello sviluppo, in vista di
un duplice risultato: da un lato contribuire a una più giusta
distribuzione-produzione delle risorse alimentari; dall’altro prevenire appunto nuove
rivolte e nuove guerre che la
mancanza di cibo fatalmente
comporta.
Se la rivoluzione verde potrà contribuire, in un futuro
più o meno prossimo, a migliorare la situazione, è altrettanto certo che si rende necessaria un’altra rivoluzione
ben più radicale nella mente
umana per affrontare questo
stato di cose e aiutare a risolverlo (i mezzi ci sono) con
una reale partecipazione, interessata solo a convivere più
dignitosamente con la parte
più debole e negletta degli
abitanti del villaggio.