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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dipettoie e flmffilnlstpatope : Beovenuto Celli, Via magenta 18, HOfflfi
Homa, 3 rtoDembre = ^nno m ^5
scimmia e noi — Pretese
.UlIlfllCIPlU ♦ esagerate e risultati disastrosi
— L’autorità del Papa e quella di Gesù — IICristianesimo primitivo e il suo sistema scientifico — Il Prof. Bartoli e 1’« Unione Romana »
— Come son ridicole ! — Energica ! — Anche questa
è da contar ! — Continuano i... fiaschi — Aritmetica
clericale — Curioso modo di convincere — Il miracolo eucaristico di Bolsena e il sangue delle ostie
consacrate — Un santo con due corpi — Il giorno
d’Ognissanti — Il giorno dei morti — Sacerdoti, prendete moglie 1 — Il Convegno contro l’alcoolismo —
Coligny — Una predicatrice sedicenne — Saprà provvedere! — Gesù Cristo moralista — Meno sciocchezze
— Alleanza Universale della Associazione Cristiana
della Gioventù — Dalla Romagna Appenninica — Nella
città dei fiori — Corriere Abruzzese — Italia meridionale — Corriere Siculo — Una visita alla colonia
Valdese di Moneti — In sala di letturra—Le lettere
di Natale — Libri e periodici ricevuti — Visita quotidiana a Gesù sacramentato — Si fa fagotto — Moody
— Sotto r incubo !____
SCIWll^ E MOI
Della derivazione dell’uomo da la scimmia tratta
con fine competenza J. Walther in un bell’opuscolo
or ora uscito alle stampe (1).
Il Walther, che conosce le opere recenti su l'argomento comparse nella dotta Germania, rifà la storia
e il processo della strana dottrina di cni si parla,
e proferisce su di essa una sentenza di condanna.
La dottrina della discendenza dell’uomo da la
scimmia ha per babbo, non già Carlo Darwin, come
taluni erroneamente credono, ma James Burnette,
dipoi lord Monbotto (1773-1792); il quale trasse le
proprie ispirazioni dal pensiero del materialista Lamettrie e da quello di G. G. Rousseau. La novissima paradossale idea trovò subito oppositori e fautori: tra i primi è da ricordare Petrus Camper (1779),
anatomista celebre ; tra i secondi, il Goethe (1796).
Carlo Darwin aveva dunque tutt’una serie di precursori innanzi a sè, quando — un secolo dopo lord
Monbotto, e cioè nel 1871—egli pubblicava il suo
libro AeìVOrigine dell'uomo. Più sistematico assai
dei predecessori, produsse un’impronta ben più vivace di quella ’da essi lasciata ; acquistò ammiratori
entusiasti, come un John Huxley, come un Ernesto
Haeckel, i quali han lavorato a tutt’nomo a render
popolari i concetti di lui, assicurandogli un trionfo
che parve generale.
Ma il trionfo non durò a lungo. Del Darwinismo
non si può dire quel che Umberto I disse di Roma.
Il Darwinismo non è intangibile ; e noi assistiamo
oggi a una solenne levata di scudi contro di esso.
L’uomo non deriva da la scimmia. Se mai, sarebbe più giusto affermare che la scimmia deriva
da l’uomo 1 Ve ne supplico : non mi fraintendete,
non mi fate dire ciò che non ho pensato neppnr sognando o delirando. Non sostengo'pnnto che la scimmia
derivi da l’nomo ; non mi attribuite quest’amena sciceli) J. Walther — » L’homme desoend-il du singo? »
avec 4 figures. Foyer Solidariste, Saint-Blaise (Svisszera). Prezzo 75 centesimi.
chezza, come s’io la professassi realmente. Voglio diro
soltanto che l’ipotesi darwiniana non solo è incerta,
non solo è arrischiata, ma falsa a tal segno, che,
se mai, sarebbe da preferirle il suo contrario : non
l’nomo da la scimmia, ma la scimmia da l’nomo ;
come proverebbe il fatto che nello svolgersi dell’embrione della scimmia il cranio incomincia col somigliare al cranio tondo deU’nomo, per poi allontanarsi da questa forma umana e assumere quella ferina.
Ci son, certo, delle rassomiglianze tra l’organismo
umano e quello della scimmia : e la principalissima
di queste rassomiglianze è tra l’involucro che racchiude l’embrione dell’uno e l’involucro che racchiude l’embrione dell’altra ; ma di tale involucro
vanno forniti più o meno rudimentalmente perfino
certi marsupiali che occupano uno dei posti meno
elevati nella scala dei mammiferi.
Quanto poi alle scoperte di fossili sfruttate come
argomenti in pro della derivazione scimmiesca dell’uomo, non c’è proprio nulla di sodo. Il pithecanthropo (scimmiauomo) come fu battezzato — del
quale, nell’isola di Giava, in un luogo detto Trinil,
il medico olandese Dubois, frugando neH’allnvione
d’un torrente, scoperse nel 1894 la calotta cranica
e a 15 metri più in là un femore — non è Tanello
di congiunzione, tanto sospirato, tra l’uomo e la
scimmia ; non è un essere precursore dell’uomo, non
è il... pithecanthropo, ma un essere appartenente
alla nobile famiglia stessa delle scimmie, come si
vede dal cranio basso, da la fronte rifuggente all’indietro, e più chiaramente ancora dai due denti
discretamente lunghetti di cni va adorno.
Se il pithecanthropo è una scimmia, gli avanzi
fossili scoperti 38 anni prima, nell’anno 18.56, nel
Neanderthal, dovettero appartenere invece a un
nomo, primitivo quanto si voglia, primitivo quanto
gli Australiani dell’oggi, ma in ogni modo ad un
uomo. E lo stesso dicasi dei due cranii scoperti nel
1887 nella grotta di Spy presso Namur nel Belgio. E lo stesso si ripeta dei frammenti cranici disseppelliti poco dopo nelle caverne di Krapina in
Croazia, accompagnati anch'essi da altre reliquie :
tibie, femori, denti in quantità.
Dipoi, si son fatte altre scoperte, importantissime, a Chapelle-aux-Saints, e nella valle di Vézère, presso Moustier, in Francia. Questi ossami
palesano sorprendenti affinità con quelli di Neanderthal, di Spy e di Krapina : o tutte scimmie dunque, 0 tutti pithecanthropi, o tutti uomini. Nè
scimmie nè pithecanthropi, ma nomini, grazie a Dio,
come s’è verificato specialmente per ciò che concerne r « uomo Moustieriano », scoperto — come
s’è detto — nella Valle di Vézère presso Monstier (donde il nome di « mustieriano »). C’erano
accanto a lui « avanzi calcinati d’un pasto funebre
celebratosi in suo onore ». Il morto giaceva nell’attitudine del dormiente, col capo appoggiato sur
un guanciale di pietre, un po’ duro, a dir vero,
ma non meno guanciale per questo, accomodatogli
là da qualche mano pietosa e amorevole. Si credeva
dunque a un risveglio ! « Gli uomini di quell’età
che è l’età quaternaria ammettevano dunque un’altra esistenza : erano spiritualisti. Non cosi i darwinisti haeckeliani si raffigurano l’uomo-scimmia ! »
Due anni or sono, un professore di Heildelberg
ebbe la ventura di rinvenire una mascella massiccia, fornita d’una magnifica fila di denti, umani,
umanissimi. Questo homo heidelbergensis è ormai
il più antico saggio della nostra famiglia mortale
che si conosca. Impossibile ravvisare in lui nessun predecessore dell’uomo : si tratta d’un uomo
vero e proprio.
Quanto poi agli artefacta^ come si chiamano,
cioè quanto agli oggetti di fattura umana ritrovati
nelle viscere della terra, ve ne sono che appartengono a tempi più remoti che non gli avanzi di
corpi morti di cui s’è parlato 1 L’anello di congiunzione, tanto desiderato dai darwinisti, non è stato
peranche rinvenuto. Il « phitecanthropo » o scimmiauomo dell’isola di Giava non è un... phitecanthropo,
ma una... scimmia. Tutti quegli altri avanzi mortali sono avanzi non di phitecanthropi, non di scimmie, ma d’uomini. Nelle condizioni odierne della
scienza è semplicemente assurdo affermare la derivazione deH’nomo da la scimmia.
PrelEse esagerakjjWtati disastrosi
C’è della buooà gente la quale nega l’esistenza del
pericolo clericale e dice che non c’è oramai più da temere dell’opera invadente e assorbitrice della chiesa
nel campo dell’edncazione e della sociale convivenza.
La chiesa, si dice, ba rinunziato a molte sue antiche
pretese di dominio ; essa si è modernizzata, 1’ azione
sua si è ammorbidita, ed essa sa benìssimo piegarsi alle
necessità nuove, adattarsi ai tempi e alle circostanze.
Dal potere civile essa non pretende che la facoltà di
esercitare lìberamente la sua missione nella sfera che
le è propria, e non pensa menomamente ad usurpare
attribuzioni che non le competono. La chiesa è una società spirituale, che si occupa d’interessi spirituali e
di quistioni ecclesiastiche, le quali sono di sua esclusiva competenza ; e quando essa protesta contro l’autorità civile è perchè i suoi diritti sono conculcati.
Cosi ragionano gl’interessati, gl’ingenui e grimbecilli,
perchè una tale tesi viene ogni giorno smentita dai
fatti. L'Osservatore Romano,OTg&xìo ufficiale della Curia,
ragionando dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa a proposito della contesa con il governo spagnuolo, ha parlato con una chiarezza, con una sfacciataggine quale
non si potrebbe ideare maggiore. Il linguaggio del giornale vaticanesco è ugnale a quello d’Innocenzo III e
di Gregorio VII ; le pretese che la chiesa accampa al
principio del secolo XX sono quelle medesime che essa
ha accampato in tutti i secoli e che imponeva con la
forza 0 con l’astuzia nei beati tempi in cui non s’atteggiava ancora a vittima, perchè non può più spadro-
2
LA LUCE
neggiare, ma si ergeva padrona e donna delle genti,
implacabile persecutrice di chi osava resisterle. Dopo
avere riconosciuto, bontà sua, allo stato il diritto di
legiferare nelle materie puramente temporali e civili e
di fondare « scuole proprie per l’insegnamento delle
scienze e delle arti profane », 1’ Osservatore accampa
così le pretese e i sacrosanti diritti della chiesa: «Anche su queste scuole, fondate dallo Stato, la chiesa ha
il diritto proprio e nativo :
1. di ordinare e dirigere positivamente e negativamente l’istruzione e l’educazione religiosa;
2. di invigilare anche sull’ istruzione letteraria e
civile, ad esempio quanto ai maestri, ai libri di testo
ecc., e ciò per rimuovere i pericoli che, da un insegnamento antireligioso 0 immorale potrebbero derivare alla
fede e ai costumi della gioventù ».
E chiaro ? Lo Stato è libero, si, ma sotto la suprema
autorità della chiesa, « società divinamente e giuridicamente perfetta » ! ! Sfido io, quand’è cosi... Ma da noi,
chi ci bada a quelle cose? chi farà tesoro delle preziose confessioni del Maticano ? Si continuerà a ripetere
asinescamente che il pericolo clericale non esiste, che
la chiesa è cambiata e non ha più le pretese di una
volta, sì continuerà a farle concessioni pericolose, ad
accarezzarla, a cercarne l’appoggio, a lasciar penetrare
il prete nella scuola, senza volersi accorgere che esso
ha tale forza di assorbimento che, se gli si lascia prendere un dito, tutto il corpo viene a poco a poco inghiottito nelle sue bramose canne.
Queste le pretese ; vediamo i risultati. Se l’azione
educativa della Chiesa è cotanto sana ed eificace, cosi
superiore a qualunque altra, i risultati dovranno essere ottimi ; i popoli sui quali per tanti secoli si è
esercitata senza contrasto l’influenza e l’opera sua dovranno essere più degli altri morali e religiosi. E’ que
sto il caso ? Porre la quistione è risolverla. Senza par!
lare delle nazioni cattoliche in genere, le quali sono
sempre in convulsione e cercano di liberarsi l'una dopo
l’altra dal giogo tutt’altro che « dolce » della Chiesa
prendiamo esempi recenti e a noi più vicini. Quello
che sta succedendo un po’ dappertutto in Italia, e specialmente nel disgraziato mezzogiorno, non fa troppo
onore all’opera di educazione e di tutela secolare della
chiesa. Ignoranza, superstizione abietta e cieco fanatismo : ecco i frutti della sua « missione divina » !
Quelle popolazioni, non più stupide nè più cattive di
altre, si levano a tumulto contro chi vuol portare in
mezzo ad esse l’igiene e la pulizia, come contro a chi
porta loro il Vangelo; perseguitano con minacce di
morte medici e membri della Croce Eossa, buttano in
mare disinfettanti e attrezzi inerenti ; accusano le autorità e i « civili » di spargere il colera ; invocano il
soccorso dei santi e si abbandonano a baldorie, che
fanno crescere il morbo. A Bisceglie, una turba di megere
scarmigliate e urlanti, spalleggiate dagli nomini, invadono il duomo che si stava disinfettando, ne cacciano la forza pubblica e gridano al sacrilegio, perchè
pretendono che la disinfezione abbia annerito il muso
ad alcuni santi di legno. Scene da medio evo, spettacoli da selvaggi, che dovrebbero coprir di vergogna la
chiesa e il governo pure, se di arrossire fossero capaci.
Noi ci troviamo ancora al punto preciso della peste di
Milano descritta dal Manzoni. In due secoli e mezzo
non si sono sradicati gli antichi pregiudizi, non si è
insegnata alcuna nozione utile, non si è sedato il brutale fanatismo, non sono diminuiti i reati di sangue e
le offese ad ogni buon costume.
Eppure non sono mancati alla chiesa il tempo e
l’opportnnità di esperimentare il suo metodo superiore
d insegnare la morale e la religione, dì rimuovere i
pericoli che potevano derivare alla fede e ai costumi.
Quelle popolazioni sono state sempre e sono tutt’ora
in mano dei preti. Sono essi che ne hanno plasmato
1 anima e la mente. Quella è opera loro genuina : essa
porta la marca di fabbrica e non patisce contraffazioni.
Aggiungiamo pure che, in quarant’anni, il potere civile non ha saputo fare gran che di meglio.
E si vorrebbe continuare cosi ? Si ha il coraggio di
accampare ancora delle pretese cosi brutalmente smentite e distrutte dai fatti, e ci sarà ancora della gente
che le ritiene più o meno legittime ? Disinfettanti ci *
vogliono, non solo materiali ma sopratutto morali e
spirituali, cioè il progresso, la civiltà, la scienza, ma i
saturi di Vangelo; del Vangelo della vita, solo codice
che si addica ad una umanità che si sta facendo adnlta, sola pedagogia che possa far l’uomo « compiuto ».
Ora, la chiesa romana non è da tanto, perchè il codice l’ha smarrito e il metodo l’ha corrotto. |
Hnpleo
L’autopita’ del Papa e pella di fiesù
Nella Vie Nomelle il .prof. Ménégoz ha pubblicato un articolo su « Autorità e Tirannia »; dal
quale ci facciam lecito di tradurre il branó più
importante.
« Parla con autorità, e non come gli scribi »
dicevano di Gesù Cristo i suoi uditori (Matteo 7,
29, Marco 1,22). Ed ecco il modello deU’autorità
vera. Si fa riconoscere mercè del suo valore intrinseco.
L’autorità non si stabilisce per forza di decreti;
non è trasmessa nè per eredità, nè per successione, nè per via di procedimenti legali ; non è
conferita per mezzo di titoli o di patenti ; non va
congiunta con uffici o con alte cariche. E’ un dono
inerente alla persona, come ogni altro dono speciale, ed è dovuto alla gratuita dispensazione celeste... L’autorità vera si afferma da sè, spontaneamente, mediante la superiorità spirituale che
I accompagna ; e non abbisogna se non di manifestarsi, per ottenere attenzione e consenso per parte
di coloro che posseggono affinità interiori con essa.
La dottrina, secondo cui l’infallibilità religiosa
del papa, e quindi la sua suprema autorità, derivata da S. Pietro, passerebbe per via di elezione
da un vescovo di Eoma all’altro, si urta contro
ogni sana psicologia. L’esperienza l'abbatte interamente. Basta infatti che gli errori d’nn nomo officialmente rivestito d autorità si mostrino in pieno
] giorno e sian notati da le moltitudini di media in' telligenza, per che l’autorità svanisca come nebbia
al sole. Quel che succede a Pio X insegni. La sua
tirannia spirituale va palesandosi rumorosamente e
goffamente : è proprio il contrario dell’ autorità
vera.
Questa compie opera educatrice. Plasma i caratteri per inalzarli a indipendenza. Ecco la sua ragion d essere e lo scopo a cui tende. E il convincimento che, anziché voler dominare gli spiriti,
essa cerca di renderli liberi, concorre ad accrescere la sua influenza. Per essa noi viviamo nell’atmosfera corroborante della libertà. La falsa autorità invece si studia di mantenere perpetuamente
minorenni coloro che le son soggetti. Opprime le
nature deboli e le fa schiave ; incita a ribellione
gli spiriti indipendenti. La storia del Papato è una
iliustrazioné istruttiva di questo duplice fenomeno
psicologico.
L autorità vera non scompare interamente con
lo scomparire di colui che ne era investito. Continua a esercitarsi sia per mezzo degli scritti, che
sono come una manifestazione esteriore e visibile
dell anima, sia per mezzo della testimonianza diretta 0 indiretta di coloro che ne provarono l’efficacia. Quindi è che la S. Scrittura è rimasta
un’autorità vivente e operante nel mondo. E Gesù
Cristo anc’oggi ci parla con la stessa divina autorità che animò la sua parola. ^
Più che mai Egli è il Maestro di coloro che
sanno sedersi a’ suoi piedi e porre la sua autorità
sopra quella di tutti i Dottori e di tutte le maggioranze ».
Il Cpistianesiflio primitivo b ii suo sistemo
selentiflco
Lo scopo di questo libro è detto chiaramente nella
prefazione. L’egregio A. intende dimostrare che la dottrina di Gesù non può, senza corrompersi, ridursi a
sistema, perchè è sopratutto una fede che domanda d’esser vissuta, più che una cognizione intellettuale.
II volume è diviso in due parti distinte. Nella prima
si ragiona molto dottamente della scienza e dei suoi
rapporti con i diversi sistemi della medesima quali
sono elaborati dagli scienziati; e quindi dei sistemi
delle religioni non cristiane e delle Chiese cristiane
non evangeliche. Quivi dimostra pure che il Cristianesimo non può ridursi a sistema. Ne stralciamo il seguente periodo: « Gesù è un rivelatore, non un pro
fossore. Ha insegnato una dottrina soprannaturale, non
(1) Del Prof. Giorgio Bartoli, Firenze editore Fran- ,
cesco Lumachi 1911. Prezzo L. 2,50. '
ha esposto un sistema filosofico o teologico, ha affermato dei fatti, ha dato dei precetti, ha delineato una
vita, ha promesso una felicità, non ha punto tracciato
la trama di un sistema ».
La seconda parte della Trattazione riguarda soprattutto i rapporti tra le tradizioni e la Scrittura dimostrando la preminenza di questa come regola della
fede. Qui il prof. Bartoli confuta anche con la testimonianza dei Padri, che conosce maravigliosamente, le
asserzioni della Chiesa Romana e dei suoi teologi.
Questo volume è di indubbia utilità specialmente
nella controversia con la Chiesa di Roma. Il nome del1 A. è garanzia di serietà ed esattezza nella trattazione, soprattutto quando si tratta delle opinioni dei
Padri e dei teologi romani. E perciò lo raccomandiamo
vivamente ai nostri lettori e soprattutto ai nostri colleghi.
________________ E. M.
il PBWJMmi E " L'uiìli BÌIÌiC^
Ragionando della complicata quistione... elettorale
concernente 1’ « Unione Romana » cattolica, il Giornale d Italia ricorda un particolare importante dell’opera liberale del nostro ex Padre Bartoli, quando
questi era Redattore della Civiltà Cattolica.
Il Giornale d’Italia scrive: Dopo che VUnione Ro
mana, appoggiata dai dissidenti dell’ZZwiowe ZiùemZe
ebbe trionfato nelle elezioni amministrative del 1905
la Civiltà Cattolica, commentando in uno studio contenuto nel fascicolo del 15 luglio dello stesso anno la
lotta elettorale svoltasi si chiedeva :
« Ma posta la meschina organizzazione dei cattolici
e 1 astensione incredibile del 57 per cento degli inscritti, è lecito trarre una conclusione che valga? »
E rispondendo a tale domanda affermava in seguito ohe nessuna fiducia era da riporsi nel rinnovato Municipio di Roma, anzitutto per il poco valore
delle persone chiamate all’Amministrazione, in secondo
luogo perchè alcuni capi à&iVUnione Romana professavano tali idee politiche e religiose per cui la
loro azione non poteva essere se non lenta, tepida,
insincera ed ammezzata ed infine perchè le tradizioni
consiliari erano troppo ligie all’aristocrazia, ora tutt’altro che in fiore, e l’elezione del sindaco aveva
luogo nel ristretto cerchio di pochi nobili. —
Così, dopo aver accennato ai mali, l’articolista indicava i rimedi che, a suo avviso, sarebbero valsi a curarli. E scriveva :
« I cattolici non riusciranno mai a cooperare efficacemente al risanamento del Municipio romano se
non quando, riformato e migliorato il proprio congegno elettorale, affermeranno nettamente, quando si
tratti di religione e di morale, i propri principi cattolici ; si asterranno da certe alleanze spesso suggerite non dal bisogno, ma da un congegno elettorale
imperfetto o anche da due o tre membri interessati
A&WUnione Romana, e proporranno al popolo un
programma francamente popolare, che miri al vero
bene materiale e morale della città ».
E cosa dovesse intendersi per vero bene morale e
materiale era chiaramente detto nel seguito dell’articolo dove l’autore enumerava quasi tutti quelli che
furono poi i capisaldi del programma bloccardo. Giudicatene :
« Il popolo di Roma domanda la diminuzione dei
prezzi eccessivi dei fitti, la riduzione del costo di
certe corse tranviarie, la diminuzione del dazio e delle
tasse sui generi di prima necessità... e la costruzione
di case popolari. Desidera che non si buttino i denari
della comunità in spese improduttive o in opere di
lusso : che nei pubblici appalti non si ascoltino i camorristi che non mancano mai : che si cessi dal concedere privilegi a società private od anche a persone
più 0 meno connesse col Campidoglio e ciò a discapito della pubblica finanza : e finalmente si procuri
l’educazione civile e morale del basso popolo, della
quale esso ha estremo bisogno. Se l’Unione Romana
desse opera ad applicare efficacemente tale programma,
Roma sarebbe sua perchè il popolo, presto o tardi,
sa distinguere i veri suoi benefattori dai succhioni
del denaro pubblico •.
Aon sembra il discorso-programma d’un candidato
bloccardo ? C’è perfino il frasario adatto.
Como che fosse, l’articolo levò rumore grande e l’au,;
tore, P. Bartoli, ottenne di essere... allontanato dalla
Civiltà Cattolica ».
Come son ridicole I
Che cosa ? ——
Le cosidette > interviste •. Per convincevene non
avete che a rileggere quella recentissima di un corrispondente del Corriere della Sera col Cardinale
Vannutelli, su la « sua missione » al Congresso Eucaristico del Canadá. Questi benedetti « intervistatori*
fanno certe scipite domande agli « intervistati »,
3
LA LUCE
ohe non occorrerebbe neanche pigliarsi l’incomodo
nè di mettersi il cappello, nè di uscir di casa nè di andar a fare anticamera presso 1’ < intervistando >. La
« intervista > si potrebbe benissimo mettere insieme,
senza vedere la faccia dell’ » intervistando * e senza
udirne la voce. Manca agli c intervistatori » l’imaginazione. Se ne avessero un pochino appena, potrebbero
benissimo provvedere da sè, oltre che alle botte, anche
alle risposte. Perchè, in ogni modo, non è venuto da
noi il Corrispondente del Corriere? Senz’essere Vannutelli, senz’essere cardinali nè legati pontifici di ritorno dal Canada, l’avremmo potuto servire egualmente ed egli avrebbe risparmiato una noia all’illustre porporato.
E' andato bene il Congresso eucaristico di Montreal?
Oh, benissimo, avremmo risposto; è riuscito al di
là di ogni aspettativa.
Ha il Cardinal Vannutelli visitato il presidente degli Stati Uniti, Taft?
Certamente, avremmo risposto.
Che ha detto il Taft dei Cattolici romani ?
Un gran bene, un gran bene.
Manca l’imaginazlone, quest’è certo ; se no, si indoninerebbe già prima come un Cardinale possa rispondere a domande.... comuni, come son quelle.
eIìTr^TcX! ^
Energica l’attitudine della neorepubblica portoghese. Sentite.
Il Times riceve da Lisbona, 27 :
« II nuovo Governo portoghese ha l’intenzione,
grazie ai suoi poteri dittatoriali, di promulgare leggi,
che tendono alla separazione della Chiesa dallo Stato
e all’istituzione del divorzio. Si stanno anzi elaborahdo
i progetti di questi mutamenti fondamentali.
Per quel che concerne la Chiesa, il progetto stabilisce che tutti gli ecclesiastici ora in funzione abbiano a ricevere l’indennità attuale, vita naturai durante. I beni particolari dei sacerdoti saranno rispettati e le chiese e gli enti religiosi diverranno di proprietà dello Stato, che li lascerà in mano ai sacerdoti,
ponendoli però sotto la sorveglianza del Ministero
dei lavori pubblici. La legge insiste poi su questo
punto, che ogni sacerdote che volontariamente o no
invada il dominio della politica, sarà espulso dal Portogallo in modo sommario.
I progetti sulla separazione della Chiesa dallo Stato
e sul divorzio mettono in rilievo i fermi propositi del
nuovo Governo di laicizzare tutte le organizzazioni del
Portogallo.
II Ministro della giustizia proporrà, circa il divorzio,
l’emancipazione coniugale più stupefacente che Mi conosca in Europa. Basterà che due coniugi dichiarino
di volersi separare perchè il divorzio venga pronunziato. Bisogna convenire che i nuovi governanti portoghesi non vanno per le lunghe ».
(Dal Corriere della Sera).
« Si commenta vivamente l’invito fatto dal Capitolo
metropolitano al Governo di assistere al servizio funebre che il Capitolo celebrerà in suffragio dei morti
della rivoluzione.
11 Governo non ha accettato l’invito edhafattosapere che intende rimanere completamente estraneo a
tutte le manifestazioni del culto.
E’ indiscutibile intanto che il clero si mostri in
questo momento eccessivamente premuroso eoi Direttorio e che esso voglia in tutti 1 modi dimostrare che
non creererà imbarazzi al nuovo Governo della Repubblica.
Ma d’altra parte l’attitudine remissiva del Clero si
oppone all’indifferenza del Governo, il quale mostra
francamente i suoi propositi, che sono quelli di non
incoraggiare in alcun modo il culto cattolico nel Portogallo >.
(Dal Giornale d'Italia). •
Aoche questa è da contar!
« La Gazzetta di Torino riferisce che nei circoli
cattolici torinesi si commenta la mancanza del nostro
arcivescovo cardinale Richelmy, al matrimonio principesco di Moncalieri.
E’ opinione della Gazzetta che il cardinale abbia
avuto dal Segretario di Stato, Merry del Val, il divieto di recarvisi, avendogli fatto osservare che potendo egli essere da un giorno all’altro un successore
di S. Pietro non doveva avere rapporti ufficiali con
la famiglia di Savoia >.
ConHnuano ¡.„ Raschi
Togliamo dal Giornale d'Italia :
« La Santa Sede aveva dato ordine in Baviera, come
in altri paesi cattolici, che i sacerdoti incaricati dell’insegnamento della teologia dovessero prestare giuramento di non accettare mai in parte o in tatto le teorie
dei modernisti.
Senonchè al governo bavarese parve quest’ordine eccessivo e ledente la libertà personale ; quindi il ministro di Baviera presso il Vaticano presentò formale
protesta nell’ « interesse del clero bavarese », e in ispecie di tutti i preti professori di teologia e funzionari
ecclesiastici, adducendo anche ragioni di opportunità
per evitare una guerra religiosa.
Ieri il Nunzio Apostolico ha comunicato al Governo
bavarese che Pio X ha annuito a che il giuramento
anti modernista prescritto daU’ultimo « mota proprio »
sia sospeso per la Baviera
La cattolica Baviera può dirsi la culla del modernismo che finora si è mantenuto colà relativamente temperato, ma una coercizione qualsiasi avrebbe destato
furori e scandali ».
Aritmetica clericale
Mi convinco sempre più che 1’ aritmetica è un’opinione, sopratutto quando s’ha da fare con cattolici romani.
I loro giornali vanno pubblicando questi dati stupefacenti. Agli Stati Uniti,! protestanli erano,nel 1900,
il 10 per cento della popolazione e i cattolici il 26,4.
Oggi i primi sono 9, 2 0[0 e gli altri 26, 9. A NewYork ci sono 1,310,431 cattolici, 440,783 protestanti.
Quanta esattezza ! Anche l’uno e il tre ci sono.
E il resto, cioè il 64 0[0 della popolazione che cos’è?
Mah ! ! forse sono ancora Indiani!
E dopo questo po’ po’ di aritmetica si conclude che
New-York è città più cattolica che protestante; come
queU’inqualificabile corrispondente del « Corriere della
Sera » concludeva giorni sono che l’America del Nord
si sta rapidamente romanizzando perchè c’era stato a
Boston una processione numerosa che aveva sfilato davanti al cardinale Gibbons !
Arcades ambo. E. R.
Curioso moòo ài conuincere
A Londra, pare, un ebreo ne ha ammazzato un altro
perchè non credeva nella Bibbia, mentre egli ci crede fervidamentè.
Quando la fede produce tali frutti e che dai credenti
vengono adoperati simili argomenti onde persuadere
gli avversari, alla larga! La gente di senno dice che
quella non è fede ma pazzia, e che quelli non sono
credenti ma fanatici degenerati degni dell’ergastolo o
del manicomio.
Eppure quello è il sistema che fu sempre adoperato,
ma su vasta scala, dalla chiesa romana, madre amorosa e educatrice ideale. « 0 la messa o la morte »,
era il dilemma, uguale a quello dei sansculottes dell’89 : « 0 la fraternità o la lanterna ».
Il medesimo metodo viene tutt’ora seguito, nella misura del possibile, si capisce. Si fa quel che si può.
E. R.
Il miracolo encaristico di Bolsena
e il sangue delle ostie consacrate
Molti dei nostri lettori non ignoreranno che la
Chiesa Cattolica fra le specialità sue miracolose ha non
poche « ostie *, ohe ne hanno fatto di tutti i colori,
per dirla con linguaggio non troppo riverente ! Vi è
l’ostia di Digione in Francia, quelle di San Giovanni
in Greve, di Brusselles, di Rimini, di Bellitz, ecc.,ecc.,
le une più miracolose delle altre. Vi è pur quella detta
di Bolsena, la quale, nell’anno di grazia del 1263, stillò
sangue nelle mani del sacerdote celebrante. Intorno
a questo miracolo eucaristico l’egregio prof. Ernesto
Senarega ragiona molto dottamente in tre numeri
della Filosofia della Scienza. I lettori ricorderanno
forse ancora la cortese polemica avuta da chi scrive
con il sig. Senarega nel cessato Rinnovamento, a proposito dei miracoli della Chiesa Romana, che egli in genere ammette come sostanzialmente veri, spiegandoli però con le risorse degli odierni studi metapslchici.
Ora riguardo al miracolo dell'ostia di Bolsena, il
Senarega, pur non accettando tutto quello che mauifestamente è invenzione e leggenda, ammette il fatto
ma spiegandolo con una causa fisica prodotta da un
batterio, il quale può provocare dei rivestimenti vischiosi coloriti intensamente in rosso sangue negli
oggetti o nelle sostanze alimentari. Dunque niente
transustanziazione, dunque niente miracolo. E noi
francamente ci accontentiamo di questa spiegazione
che riduce al nulla il preteso miracolo dell’ostia di
Bolsena. Ma il Senarega non si appaga di ciò, e vede
in quel prodigio un fenomeno di € trasferte ». Cioè
quel sangue non era altro che il sangue stesso del
sacerdote celebrante, il quale, coll'intenso desiderio di
vedere un miracolo, provocò la fuoruscita dal proprio
corpo di quella determinata quntità di sangue, ohe andò
a tragittarsi, a localizzarsi nell’ostia. E allora qui non
c’entra più il famoso microbo; ma è un avero e proprie miracolo, che il Senarega illustra con fenomeni
consimili spiritici. Ma qui entriamo in un campo pieno
di ipotesi ed anche di sospetti. Invero i fatti medianici che gli spiritisti quasi quasi accettano ad occhi
chiusi, più che mai, sono sub judice. Il Congresso di
psicologia di Ginevra del 1909 constatò il fallimento
del Mediumnismo. Il Comitato di quel Congresso si
era rivolto a cinque scienziati di diversa nazionalità,
conosciuti per essersi occupati senza partito preso di
tali fatti, perchè presentassero al Congresso i risultati delle loro esperienze. Ma quattro di loro non
hanno accettato l’invito ritenendo essi che non sia
giunto il momento di sottomettere all’apprezzamento
di una grande assemblea dei fenomeni ancora tanto
oscuri, e di cui l’autenticità rimarrà sempre contestabile, finché non potranno essere riprodotti a volontà sotto gli occhi stessi del pubblico chiamato a
discuterne.
E allora come si fa a controllare il miracolo dell’ostia di Bolsena accaduto così lungi nel tempo ? La
cosa non ci pare possibile. E se dobbiamo esprimere
la nostra opinione in proposito, ci limiteremo a dire
che la taumaturgia della Chiesa Romana non può non
apparirci sospetta, tanto quei fatti o fenomeni miracolosi, sono assurdi. E non fanno che alimentare l’ignoranza e la superstizione.
Enfieo CQeynien.
Un santo con due corpi
Si venerano a Milano due corpi di uno stesso santo ;
quanto dire che uno dei due dev’essere falso. Si tratta
di S. Satiro, che non si sa se sia quello sepolto nella
basilica di San Vittore oppure quello che riposa nella
piccola basilica Fausta attigna, alla basilica di Sant’Ambrogio. (Dal Corriere della Sera).
Il giorno d’Ognissanti
Noi cristiani evangelici non ci siam uniti ai cattolici romani, per celebrarlo. — Oh, perchè mai ? — Per
le seguenti ragioni, tra le altre; 1) La legione dei
Santi è un miscuglio di esseri disparatissimi, dal cristiano genuino (come, per es., S. Paolo), al politicante
furbo (come, per es., S. Ignazio di Loyola), all’inquisitore crudele (come, per es., S. Domenico di Gusman e
S. Carlo Borromeo), allo sfaccendato grullino (come,
per es., S. Luigi Gonzaga, che saliva le scale, in ginocchio, recitando un’avemmaria sur ogni scalino). —
2) Ai « santi » si attribuiscono opere supererogatorie^
cioè opere oltre al necessario ; là dove S. Paolo — vero
cristiano — si dice il « primo dei peccatori » e non
reputa d’aver conseguita la « perfezione ». Per far opere
più del necessario, occorrerebbe esser più santi di Dio,
poiché l’ideale proposto ai cristiani è questo ; « Siate
santi, come Dio è santo » (vedasi 1®' epistola dell’apostolo Pietro). ■ - 3) Ai « santi » si presta un culto. Di
dulia, è vero. Ma, dulia o iperdalia o latria : in realtà
il popolo non sa distinguere, e presta a S. Giuseppe lo
stesso culto che a Dio : orrenda profanazione. — 4) Dei
« santi » si fa dei « mediatori » tra gli uomini e Dio.
Ora, uno solo è il « mediatore » : Gesù Cristo (vedasi
I® epistola di S. Paolo a Timoteo 2, 5). — 5) Dei « santi »
si venerano superstiziosamente, baciucchiandole, e pro’
strandovisi dinanzi, le reliquie più o meno autentiche
materialismo religioso da pagani. La religione cristiana
invece è una comunione diretta con Dio, che è Padre,
in grazia unicamente di Gesù Cristo nostro Signore.
Per queste ed altre ragioni, noi cristiani evangelici
non abbiam in coscienza potuto unirci ai cattolici romani, per celebrare la festa d’Ognissanti.
Il giorno dei morti
Gesù al ladrone convertitosi all’nltim’ora disse: « Oggi
tu sarai meco in paradiso ». (Vangelo di S. Luca 23,43).
Apro « L’Eco del Purgatorio », Fascicolo 10, ottobre
1910, Bologna, tipografia arcivescovile, or ora uscito,
e in prima pagina leggo quanto segue ; « Son già beati
i nostri cari in paradiso ? Son già stati ammessi, perchè perfettamente santi, alla visione beatifica di Dio?
godon già di quella perfetta felicità ?... Ovvero trovansi
lontani dal cielo, in un luogo d’ espiazione, cioè nel
Purgatorio, per purificarsi da ogni macchia, per pagare
ogni loro debito che tengono colla giustizia di Dio,
per mezzo di pene desolanti, per mezzo di tormenti
indicibili?... »
4
LA LUCE
,11 giorn^ dei morti è per i Cattolici romani il giorno
in cui si deve pensare più seriamente (come 1’ « Eco »
anche dice) ai morti c bisognosi di suffragio » cioè di
preghiere e'idi..< messe... che si pagano.
Gesù dice: « Oggi sarai meco in Paradiso ».
Il redattore dell’ « Eco » avrebbe detto al ladróne :
* Oggi sarai in Purgatorio, per purificarti, per pagare
ogni tuo debito colla giustizia di Dio, per mezzo di
piene desolanti, per mezzo di tormenti, indicibili ».
Quanto a noi, abbiamo scelto. Al redattore dell’«Eco»
(lo preghiamo di non offendersi) anteponiamo Gesù. Ed
ecco perchè non abbiamo potuto in coscienza unirci ai
Cattolici romani nella loro pseudocommemorazione dei
morti.
Sacerdoti, prendete moglie!
Il « Corriere di Catania», nel numero del 22 ottobre,
pubblicava un forte articolo, firmato « Libero », sul
« Celibato ecclesiastico in un recente libro francese ».
Con l’egregio Autore diciamo : » Il fiorire della letteratura sul celibato ecclesiastico è un sintomo confortante,
perchè rivela la coscienza nuova, che si viene maturando
nel nostro campo finora ermeticamente chiuso al soffio
della critica risanatrice, e perchè arricchisce di dati
e di fatti la storia d’un’istjtuzione, che solo il farisaismo sistematico della gerarchia cattolica chiama ancora sacra; mentre è fonte di danni incalcolabili per
■ la fede, e pesa come un incubo pauroso e opprime su
tanti nomini i quali dovrebbero essere diversi dagli
altri, non per l’abito e per la rinunzia innaturale a ciò
che costituisce la piena e normale esplicazione dell’essere umano, ma per lo spirito di amore, di giustizia
e d’idealità. »
Il Convegno contro l’alcoolisroo
Di questo Convegno, che ebbe luogo a Milano, e in
cui parlarono applauditi i nostri carissimi amici, signor G. Eochat, Dr. L. Eochat, Dott. F. Fiorioli della
Lena, a prossimi numeri. Attendiamo un’ampia relazione.
Y
Gaspare di Coligny può dirsi uno dei più nobili caratteri di tutti i tempi. Nato da una delle primarie
famiglie di Francia, ebbe una gloriosa carriera militare nelle guerre d’Italia e delle Fiandre, sotto Francesco I ed Enrico IL La sua bella resistenza entro le
mura di San Quintino e l’ostinazione di Filippo II a
prendere quella città, salvarono Parigi dal gravissimo
pericolo di vedersi invasa da tutto l’esercito nemico.
Coligny non era rimasto indifferente al movimento religioso che agitava allora tutte le Inenti, ma la vita
dei campi non gli aveva dato agio di rendersene conto
appièno.
Durante la prigionia, che segui la resa d; San Quintino, egli lesse la Bibbia e, vari libri polemici, e ne
trasse la convinzione inconcussa che la verità stava
dalla parte dei Riformatori. Egli fu tosto chiamato a
mostrare coi fatti la sua nuova fede.
Dopo la morte di Enrico II, la Francia, sotto i regni dei giovani Francesco II e Carlo IX, fu messa
sossopra dai Guisa da Catterina de’ Medici e dall’alto clero, che preferirono ricorrere ad assassinii, a supplizi, a macelli, infine ad orrende guerre civili, anzicchè concedere la tolleranza religiosa ai numerosi riformati francesi. Già il sangue di numerose vittime
innocenti gridava vendetta, e Coligny, aborrendo dalla
guerra, insisteva non doversi ricorrere che a suppliche al re ed a mosse legali, finché la sua moglie
stessa, la pia e generosa Carlotta di Lavai, lo scongiurò d’impugnare le armi a prò dei suoi fratelli, oppressi. Se il Condé, principe di sangue regio, era il
capo riconosciuto della parte protestante, Coligny divenne ben presto colui nel quale fu da tutti riposta
la maggior fiducia, specialmente dopo che Condé fu
ucciso alla battaglia di Jarnac.
Finalmente la Corte; per liberarsi in una volta sola
di tutti i principali riformati, finse una riconciliazione e li attrasse a Parigi col pretesto di celebrare
le nozze della sorella del re col giovane Enrico di
Navarra, capo dei protestanti.
I Guisa, nemici accaniti di Coligny, vollero farlo
assassinare il 18 agosto, ma il colpo non riuscì. Allora si macchinò tra il re, sua madre e suo fratello,
il nunzio papale, l’ambasciatore spagnuolo ecl i Guisa,
l’infame massacro della S. Bartolommeo, iniziato la
notte del 24 agosto col vile assassinio di Coligny.
Costui, che copriva degnamente l’alta carica di
grande ammiraglio, aveva ricevuto, poche ore prima
una visita del re, il che avevagli ispirato, come pure
ai suoi correligionari, una fiducia, che aveva permesso
al nemico di armarsi senza ostacoli.
Il cadavere di queirillustre personaggio fu fatto oggetto ad ogni infamia, lasciato per tre giorni in balia
della ragazzaglia ed infine appeso pei piedi alla forca.
Il capo era stato, da un messaggero espresso, portato
al Vaticano ove nuovi Erodi ed Erodiadi godettero di
quel macabro spettacolo. Il Parlamento di Parigi proclamò infame la memoria di Coligny, confiscati i suoi
beni, decaduti i figli dalla nobiltà. La posterità non
ha ratificato quel giudizio ; per essa sono infami i
Valois 6 Catterina de’ Medici; Coligny ha uno stupendo monumento a Parigi, e la maggior parte dei
sovrani d’Europa vanno giustamente superbi di annoverare tra i loro antenati Coligny e la sua figlia
Luisa, moglie di Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno.
Giovanni Jalla.
uno pREQimrKi^sEQicEnnE
Il « Corriere » parla di Margherita Bevan del paese
di Galles, la quale, nonostante la sua giovanissima età
(sedici anni) farebbe un giro di evangelizzazione negli
ambienti evangelici degli Stati Uniti d’ America. Il
« Corriere » ne pubblica anche il ritratto e ce ne intrattiene con una certa serietà, piuttosto insolita per
lui, che è sempre molto... liberale, purché non si tratti
del Cristianesimo evangelico, poco conosciuto del resto
dai redattori del magno foglio milanese. Veramente,
in fondo all’articoletto, il « Corriere » (in canda venenum?) scrive : « E’ curioso notare che miss Bevan
voleva prima studiare da attrice ; poi un pastore della
chiesa battista la converti, le infuse il fuoco sacro della
predicazione e la mandò per il mondo ».
Meglio una predicatrice dell’Evangelo che non un’attrice. Non abbiamo mai dimendicato ciò che un’illustre
cantante, prima donna, or son molt’anni, al Regio di
Torino, ci diceva : « Se non adorassi l’arte, non starei
un minuto in questa compagnia ».
L’arte ! l’arte ! Ma quanta corruzione dietro le quinte
e fuori ! Si consoli dunque il « Corriere » per questa
volta almeno.
Quanto al soldato « Avventista », che s’è fatto condannare a più anni di carcere, per non aver ripetutamente voluto prestar servizio «di sabato», siamo d’accordo col giornale di Milano. Futili i sabatisti, per
non dir altro. La religione non consiste in «giorni»,
direbbe l’Apostolo.
La Commissione Sinodale {I)r. E. Bosio, Dr.
0. Orlili, past. U. Janni) per la redazione d’una
nuova Storia sacra dell’Antico Testamento,
desiderando che il manuale possa già nella presente stagione invernale essere usato nelle chiese,
ha offerto il suo Ms. alla Società di Pubblicasioni Evangeliche ; la quale farà il possibile per
dare il volume in vendita nella prima quindicina
di Novembre corr. Pregasi dunque d’affrettare le
prenotasioni di copie al direttore della Tip. Claudiana sig. Od. Jalla, Via Serragli 51, Firense.
NUMERO^ECIALE
Vogliano i Lettori affrettare le richieste di copie
del nostro numero speciale dedicato a Messina.
^mpeRT^m
Per accordi fatti col valoroso periodico italiano L’ ARALDO, che si pubblica a Brooklyn
N. Y. (America) potremo offrire un abbonamento
cumulativo che costerà per l’Italia L. 8 l'anno,
per l’America dollari 1,60. Con otto lire potrete
avere per tutto il 1911 due periodici evangelici
settimanali : LA LUCE e L’ARALDO.
Saprà provvedere!
Due contadini, che abitavan nella stessa casa, eran
entrambi carichi di famiglia. L’uno tirava innanzi
confidando nel Signore. L’altro invece si rodeva al
pensiero dell’avvenire : se venissi a mancare io, diceva
di continuo tra sè stesso, che sarebbe dei miei poveri
figlioli ? Un giorno, ai campi, egli scorse degli uccelli
volar fuori da un cespuglio. Si accostò e vide che
nel cespuglio eran due nidi, ciascun de’ quali ospitava un certo numero di uccellini implumi. Si rimise
al lavoro, ma di tanto in tanto levava gli occhi a
guardar verso il cespuglio e vedeva le due mamme
ciip andavano e venivano e portavan cibo ai loro pie. coli. * Se morissero le madri, che sarebbe di quegli
ùcc,ellini ? » diceva tra sè il contadino, col pensiero
vplto ai suol propri figlioli. Il giorno dopo, tornò ai
campi e tornò a guardare che avvenisse d’intorno al
cespuglio, A un tratto, un avvoltoio piombò come
strale, ghermì una delle madri e se la portò via. Il
contadino si sentì rimescolare, e per tutta quella
notte non chiuse occhio. Il giorno seguente, volle vedere qual sorte fosse toccata agli orfanelli : « Saran
tutti morti di fame » egli pensava. Oh meraviglia !
stavan benone invece come i loro compagni del nido
vicino. Come mai ? Stette in osservazione e scoprì che
l’altra madre, rimasta in vita, si prendeva cura degli
orfanelli e portava loro cibo come ai suoi stessi
piccini.
La sera, a casa, il contadino raccontò l’avvenuto al
suo coinquilino, ch’era, come lui, carico di famiglia,
ma non di crucci ; il quale gli disse : « Vedete ! perchè star sempre inquieti ? Dio non abbandona mai
coloro ohe son suoi. Il suo amore ha segreti che noi
non conosciamo. Oh, crediamo, speriamo, amiamo, e
proseguiamo il cammin della vita in calma. Se morirò
prima di voi, voi farete da padre ai miei figlioli.
Se aveste a morir prima voi, farò io da padre ai vostri. Se morremo tutt’e due, lassù è un Padre il quale
saprà provvedere. (Dal Lamennais : < Paroles d’un
Groyant »).
GESÙ CRISTO MORALISTA
Oramai v’ho detto la mia fede. Mi sarà dunque possibile di esaminare l’un dopo l’altro, separatamente,
se ciò mi garbasse, i vari aspetti costitutivi della fisonomía di Gesù Cristo nostro Salvatore e Signore,
senza correre il fastidioso pericolo di esser tacciato
di errore, e peggio. Se in un certo dato momento, io,
per esempio, parlassi soltanto della fronte pura della
Madonna di San Luca, ciò non significherebbe ch’io
non credessi agli occhi e alla bocca della Madonna
raffaellesca. Un po’ di pazienza! Un’altra volta, ci
occuperemo della bocca e degli occhi. Metter tutto
Gesù Cristo in ogni discorso, in ogni anche minu
scolo scritto è tale superficialità e leggerezza, da rac
capricciarne. La figura di Gesù Cristo è troppo su
blimemente complessa, per che si possa delinearne
divini contorni con quattro pennellate alla spiccia. Im
parate, o Critici, a studiare più addentro, più mi
ñutamente il Dio-uomo. Non lo conoscerete mai abba
stanza. Dipingetene le fattezze, con cura somma d
ogni particolare,, dipingetele una per., una adorando,
e la sintesi verrà poi da sè, la sintesi balzerà fuor
spontanea di tra codeste linee che voi avrete tracciato
pazientemente guardando con intensità d’amore a
Colui che vi stava dinanzi abbagliante di bellezza
spirituale, divina.
Ciò premesso una volta per tutte ad evitar spiacevolissimi equivoci, aggiungerò oggi alcune parole, accennando (non si tratterà infatti che di un fugacissimo accenno) a Gesù Cristo quale moralista. Troveremo poi gran tempo, se piacerà al Signore, di svolgere con una certa ampiezza qualcuna delle idee che
avremo espresse qui fugacemente.
A Gesù Cristo moralista si dà poca importanza adesso
da Cristiani sinceri e di voti, i quali vorrebbero veder
alquanto ridotta, se non smessa e abbandonata del tutto
la predicazione che ha per suo oggetto Gesù Cristo moralista. E’ questo un errore, che però si spiega assai
facilmente. E’ un errore, io dico, e un errore enorme ;
chè di Gesù Cristo nulla è da trascurare, nulla è da
tralasciare : sopprimetene una linea, e non avrete più
lo stesso profilo. Ora, Gesù Cristo fu moralista, non
è lecito dubitarne a chi abbia letto almeno il sermone sul monte a tutti noto. E l’errore enorme si
spiega, id ho pur detto, si spiega assai facilmente ;
poiché basta pensare a questa tremenda valanga razionalistica (la chiamo così, tanto per darle un nome)
la quale passa tonando e minacciando di portarci via
gran parte di Gesù Cristo : Gesù Cristo Salvatore specialmente. Per reazione, que’ Cristiani sinceri e divoti
vanno all’estremo opposto e dicono : « Ma che ! Gesù
Cristo come moralista non ha nessuna importanza :
non se ne deve più parlare ! ».
Noi Cristiani evangelici, cresciuti come Maria di
Betania a’ piedi di Gesù, non ci lasciam ingannare
da lo zelo poco intelligente di que’ Cristiani; i quali
in realtà, senza avvedersene, anch’essi concorrono ad
offuscare la figura di Colui che è la nostra unica
speranza.
Ed eccovi, senz’altro, le idee ch’io volevo accennare
fugacemente, e che, a Dio piacendo, svolgeremo poi.
1) Si dice: « Gesù Cristo non ha insegnato nulla
di nuovo in fatto di morale. Le sue massime ie troviam già tutte se le labbra di un Socrate, di un Confucio, di un Gautamo Buddo ».
Non è verol Oh, quanto di nuovo ha insegnato
Gesù ! Tra lui e que’ savi è una distanza immensa.
La sua morale è perfetta.
2) Gesù Cristo si distingue da tutti i sommi savi
5
LA LUCE
del mondo, non per il contenuto soltanto della sua
morale; ma anche e specialmente perchè vive la sua morale perfetta: Egli è santo perfettamente.
3) Ne differisce per un altro fatto di fondamentale importanza. Que’ savi insegnano una morale imperfetta ; Gesù Cristo mira a innestare la sua morale perfetta nel cuori, alle fonti deliavita umana. La
sua morale vuol essere una rigenerazione.
4) Non soltanto mira, ma perviene a innestarla,
come l’esperienza cristiana dimostra. Gesù Cristo ei
rimuta e rigenera.
Si obietterà : Qui si confonde l’opera morale di
Gesù Cristo con la sua opera salvatrice.
Appunto ! Bisogna insistere su Gesù Cristo moralista, perchè la sua opera di moralista non può scindersi da la sua opera di Salvatore. Egli ci salva gratuitamente, « mediante la fede » nostra, ♦ non per opere,
affinchè nessuno si glori! >. Non siamo in grado di
dirgli : c Ecco del meriti : Tu mi devi salvare » ; no,
ma la salvezza non è perdono solamente : è rigenerazione. Oh, illusi que’ Cristiani che non hanno ancora
appresa questa grande verità ! La rigenerazione è
gratuita, ben s’intende, come il perdono. Senza merito nostro, una mano si protende e depone nel nostro cuore un nuovo germe di vita. Dov’è il merito?
Ma la salvezza è vita nuova, che il perdono solamente
apparecchia e rende possibile.
Discipulus,
Meno seic^hezze
Se gli scienziati veri fossero un po’ meglio conosciuti ; se, invece di ripetere da pappagalli ciò che si
sente dire o che si legge in frett’e furia in qualche
articoluccio di giornale, si andasse alle fonti e si ricercasse che cosa abbian espresso gli scienziati stessi,
si direbbero meno sciocchezze.
Chi non parla di evoluzione oggi ? ma quanto a
sproposito se ne parla! Si confonde prima di tutto
Darwinismo con Evoluzionismo, che son cose alquanto
diverse ; e se ne parla ^come di verità inconcnsse, indiscutibili, che soltanto degli ignoranti possono mettere in dubbio.
A dimostrarvi che ignoranti son invece coloro che
credono a tutto quel che si dice e che lo ripetono senz’altro, riferiremo alcune poche parole che Giovanni
Lamarck, l’illustre autore di Filosofia zoologica, ch’egli pubblicò cinquantadue anni prima che Carlo Darwin pubblicasse l’Origine dell’uomo, scrisse nell’Avvertenza a quella sua opera immortale. Oggi che il
Darwinismo tramonta, per lasciar il posto alla teoria
dell’ « energia di adattamento all’ambiente posta negli
animali dal Creatore » che è la teoria del Lamarck,
non deve tornar discaro a nessuno di sentire che cosa
questo modestissimo savio,tanto dotto quanto credente,
e morto senz’apoteosi, abbia scritto circa alla sua stessa
ipotesi, chè non si tratta che di una ipotesi. Il Lamarck,
che precorse di cent’anni al Poincaré e agli altri modernissimi critici dell’obiettività della scienza, scriveva (1): « I pensieri, le argomentazioni e le spiegazioni, che si troveranno esposti in questo lavoro non
dovranno essere considerati se non quali semplici opinioni da me proposte con l’intenzione di mostrar come
mi sembra che le cose stiano e come le cose potrebbero anche realmente stare ».
E invita gli * uomini intelligenti e amanti dello
studio della natura » a « verificare » le « osservazioni •
da lui fatte.
Quanta modestia e quanto buon senso ! Imparino
gl’ increduli a sentenziare un po’ meno e a meditare
un po’ di più, umilmente come s’addice a chi, per
quanto conosca, conosce però solamente « in parte »,
giusta l’espressione apostolica. Tommaso
(1) Jean Lamarck, Philosophie zoologique, Schleicher Frères, Parigi, 1907, pagina XXV in fondo.
della Associazione Cristiana della Gioventù
Cari fratelli ed amici.
Ai tempi nostri, il Cristianesimo è fatto segno ad
attacchi violentissimi. In nome della scienza storica»
si cerca di scalzarne le fondamenta, proclamando, fra
altro, che Gesù Cristo non è mai esistito. Molti si lasciano trascinare da queste dottrine.
Bisogna che voi, giovani, vi schieriate fra i combattenti, raggruppati intorno alla bandiera di Cristo,
vivente in eterno.
Ad ogni membro delle nostre Associazioni, nel
mondo iutiero, dovrebbe potersi applicare la parola
dell’Apostolo Giovanni: «Giovani, io vi ho scritto perciocché siete forti, che la parola in Dio abita in voi,
e che avete vinto il maligno (I Giov. 2,14).» Questo è
il nostro più vivo desiderio, ed in esso sta la ragione
del messaggio che quest’anno vi indirizziamo, che
parla in modo speciale di combattimento, di resistenza^
di Vittoria: quello che domandiamo per voi è la Vit.
toria.
E pertanto vi proponiamo, come motto dell’imml
nente Settimana di preghiere, le parole di Maria Durand, la nobile martire, che dopo 40 anni di reclusione nella torre di Costanza, ad Aigues-Mortes, lasciava alle sue compagne di cattività, quelle parole
da lei scolpite sopra una pietra della sua cella: Re'
sistete.
Ricevete, cari fratelli, i nostri migliori saluti in
Gesù Cristo, nostro Signore.
Il Gomitato Universale.
In conformità alla Costituzione ed alle risoluzioni
delle Conferenze internazionali, invitiamo ogni Associazione a voler fare durante la settimana di preghiera, una colletta in favore dell’opera universale
L’ammontare di tali collette costituisce una delle
maggiori risorse, e delle più necessarie per i bisogni
del Comitato.
Le A. C. D. G. italiane, da alcuni anni, non hanno
corrisposto come avrebbero dovuto a questo appello
del Comitato di Ginevra, la cui attività missionaria
dovrebbe essere sostenuta dagli unionisti di tutto il
mondo. Ricordiamoci che il Comitato di Ginevra ha
sempre cercato di favorire l’opera in Italia, e che recentemente ancora, colle visite del Slg. Phildius, ha
promosso la Costituzione dei Comitati unionisti prò
emigranti a Genova ed a Napoli. Coile visite che il
nuovo segretario del C. U. Sig. Em. Sautter sta per
farci, avremo una nuova prova del suo interesse per
il nostro paese. Ricordiamoci di tutto ciò, e nelle
riunioni pubbliche e private della 2. Settimana di
novembre raccogliamo l’offerta, anche la più modesta, dei membri delle Associazioni e degli ornici dell’opera nostra, per il benemerito Comitato di Ginevra
Ing. E. Eynard.
Domenica 13 Nov. — I signori pastori sono pregati
di insistere in quel giorno, nelle loro prediche, sulla
lotta accanita Inpegnata fra il regno del Mondo e quello
di Dio. Si tratta di preparare una gioventù capace di
fornire buoni soldati per la causa di Dio e di Cristo.
(Matteo XI. 12, Matteo X. 34,1 Tim. VI. 12, Eb. XII. 3, 4).
Lunedì 12. — « Noi alzeremo la bandiera nel nome
dell’Iddio nostro ». Salm. XX. 6.
Iddio ha manifestato la sua grazia e la sua potenza
in Gesù Cristo. Il figliuol dell’uomo è venuto per distruggere le opere del diavolo (I. Giov. III. 8) Gesù,
il figliuol dell’uomo cammina innanzi a noi : egli ha
trionfato di tutte le tentazioni (Ebr. IV. 15). Guardiamo
a lui nei giorni tristi, in cu: il nemico ci assale (Matt.
IV. 1-11. Ap. VI. 2. Giov. XVI. 33. 1 Cor. XV. 25. IS.
LHI. 11).
Le Unioni di città, focolari d’attività missionaria —
l’Africa.
Martedì 14. — I nemici. Ef. VI. 12. — Un soldato
intelligente non disprezza i suoi nemici : egli deve
conoscere i loro stratagemmi, e stimare la loro forza
ed il loro valore. Quali sono ai giorni nostri i maggiori nemici della gioventù? Il materialismo tecnico
e pratico, il culto della carne, 1’ allontanamento da
Dio, l’orgoglio, il disprezzo insolente del Signore e
delle sue leggi. Non temiamoli ! Non dobbiamo chiedere : quanti sono i nemici ? ma semplicemente : Dove
sono dessi? Giovani cristiani, il mondo vi sprezza:
non vergognatevi : guardate a Cristo. — (Salm. II 1-3
Matt. V. 10-11 Giov. XV 18-21 Giov. XVII 14-15).
Le Unioni di Campagna. — L’America.
Mercoledì 16. — L’armatura. (Ef. VI 16-17). — Essa
deve essere spirituale. Le armi che lo Spirito Santo
ci fornisce sono : la verità come cintola, la corazza
della giustizia, lo scudo della fede, l’elmo della salute,
la spada dello spirito. Un solo uomo con Dio, è più
forte che una moltitudine senza di Lui. Davide contro Golia I Sam. XVII. 45-49.
Associazioni per categorie speciali di giovani: studenti, soldati, marinai, impiegati, camerieri, ecc. ~ L’Asia.
Giovedì 17. — La disciplina (I Tess. IV. 3). — Necessità della disciplina, della santificazione della vita
individuale, dello sviluppo, mediante uno sforzo collettivo, della consacrazione a Dio. Vincoli unionisti ;
Amicizia santificata, fedeltà ed amor fraterno : I Cor
IX. 14-27, Eb. II. I, 2 Piet. I. 3-10, Ecc. IV. 9-12.1 Tim:
IV. 6-8. Rom. VI. 6. Rom. VI. 22. 2 Cor. VII, I).
L’opera fra gli emigranti. — L’Australia.
Venerdì 18 Nov. — Organizzazione di forze in vista del Combattimento. 1. Cor. XII 4-6. — Noi abbiamo alleati. A fianco delle Associazioni di giovani,
quelle%raminili, quelle degli Studenti cristiani, l’Unione internazionale fra gli impiegati d’ albergo, la
Croce bianca, le Associazioni per adolescenti, le Associazioni per lo sviluppo della fede evangelica, quelle
dipendenti da Chiese diverse, ecc. Una tattica intelligente, s’impone. Secondo le circostanze, si lancia lo
stesso grido di guerra, si cammina in gruppi separati, oppure si concentrano le forze, (Giud. VII. 13-22,
I Pie. Ili. 8, Gios. XXIII. 9-10, Gen. XXVI 28-29,1 Cr.
XII. 18).
Le Unioni fra i pagani. — L’Europa.
Sabato 19. — La vittoria. (I Cor. XV. 57-58). — Cre
dere alla Vittoria, significa aver vinto la battaglia.
Nella fede in G. C. crocifisso e risuscitato è il segreto
della Vittoria. Il nemico fugge davanti alla croce.
Presentiamola e seguiamo Cristo. Come frutto della
vittoria, domandiamo che molti si convertano e sieno
salvati. Grazie e gloria a Dio che ci ha dato la Vittoria in Cristo. (Giac. IV, 7, I Giov. IL 13-14, Salm.
ex. 3, 2 Sam. XXII. 30).
Il Comitato Universale. — I Comitati Nazionali.
E. E.
7)aììa 7(omagna jfìppenmnìca
DOVADOLA. — Giovedì 27, u. s. si effettuò la graditissima visita del Capo distretto. Nel trascorrere il
tempo con persone che possono dare e danno conforto
e consiglio pare di sentirsi... dilatare il cuore dalla
contentezza. Per questo, appunto, la mia piccola chiesuola ed io abbiamo trovato quel giorno assai bello,
nonostante la cappa plumbea del cielo e le carezze...
fredde del venticello...
Per essere più breve e meno noioso accennerò soltanto alla duplice... capatina data all’Asilo Donna Giulia
e all’adunanza religiosa tenuta nella sera del giorno
stesso.
I piccini lindi, sorridenti e composti erano una
ventina (due o tre assenti per malattia) e seppero fare
una gentile accoglienza al Capo-distretto, che diede
anche un’occhiatina ai loro quadernetti !... Quattro o
cinque, saltellando e un po’ confusi, andarono al pallottoliere e tutti, infine, cantarono alcuni facili Inni
della nostra raccolta. Ritornammo a mezzogiorno e
così potemmo assistere alla distribuzione della minestra... fumante, bollente! E quel denso e appetitoso
vapore. Innalzandosi, pareva che volesse spingersi in
alte e lontane regioni, quasi per ringraziare il Signore
ed i benefattori che si curano dei poveretti, dei bisognosi !... Sicuro, questa parte così interessante dell’orario giornaliero è commovente ! Tanti bambini che
godono il tepido calduccio e che si rifocillano con la
buona minestra dell’Asilo, in casa, forse, dovrebbero
spesso patire la fame e soffrire il freddo... « in quanto
l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli —
dice il Signore — voi l’avete latto a me ».
— Il culto serale £u iniziato alle 19 cOn un battesimo e terminò alle 20,30 con la S. Cena. Circa un
centinaio di persone si pigiò nel piccolo locale per
circa due ore pur mantenendo un profondo silenzio
e prestando vivissima attenzione. Taluni, il giorno
dopo, mi dissero di essere stati veramenti toccati nel
cuore, non avendo mai udite prima d’allora, parole
tanto belle, nè assistito a cerimonie così commoventi.
E certamente deve aver prodotta una benevola impressione il profondo e pratico sermone del sig. Revel,
che preso per testo Giovanni XI, 25 presentò Gesù
Cristo come < principio di vita a Colui che crede ».
Enrico Robutti
Nella città dei fiori
(G. M.) — Abbiamo avuto ultimamente l’inaugura
zione d’una piccola saletta attigua alla Chiesa di Via
Serragli 51.
La festicciola non fu molto favorita dal tempo, tuttavia la nuova saletta era assai affollata. Dopo alcuni
cantici e la lettura di alcuni versetti, il pastore locale signor G. E. Melile rivolse la parola ai presenti
ringraziando vivamente chi lo aveva aiutato nella costituzione e nell’addobbamento di questo nuovo locale,
che dovrà servire come luogo di ritrovo alle signore
della Società di Cucito, ai giovani, ai monitori, ecc.
Dopo alcuni altri canti, ha la parola il prof. G. Luzzi,
che dopo aver scherzosamente parlato delle origini
del palazzo Salviati, delle varie leggende che circolano intorno al detto palazzo, ricorda in special modo
l’importanza che esso ha avuto per noi Evangelici qui
in Firenze e ricorda vari amici ormai morti, che hanno
aiutato a comperarlo.
Dopo il tè, servito dalle signorine della Chiesa, la
bella festa terminò col canto d’un inno.
CORRIERE^ai^UZZIESÌE
BORBELLO. — La Fiaccola di Ortona a Mare, nel
suo ultimo N. 2-9 ottobre ha da Borrello, che quivi
il Circolo giovanile • Il Risorgimento » si fe’ iniziatore della commemorazione del XX Settembre e invitò
a proferire il discorso < il sig. Guglielmo del Pesco,
studente nella Facoltà teologica Valdese e nell’Istituto
Superiore di Firenze ». La Fiaccola scrive : « La serata
non poteva riuscire meglio: la sala fu talmente gremita di pubblico, che non ci fu angolo inutilizzato. È
impossibile a me, semplice operaio, descrivere come
l’oratore seppe svolgere le sue tesi. Nella prima parte
del suo discorso dimostrò, storicamente come il Papato è stato sempre il nemico dell’unità d’Italia. Nella
seconda sostenne la necessità della separazione delia
6
6
LA LUCE
Chiesa dallo Stato, e nella terza fece vedere l’importanza della scuola laica in Italia, e della difesa naziozionale contro i conventi, covi di oscurantismo e di
reazione ».
Il tutto fu detto con tanta eloquenza e con tanto
entusiasmo, ohe il popolo, convinto e scosso, con fragorosi e ripetuti applausi ringraziò l’oratore ».
Parlò anche, non invitato, lo studente in medicina
Emilio Beviglia, applauditissimo.
Italia. Meridionale
ALTATILLA IBPINA. — Contradittorio. — Questo
avvenne in Altavilla Irpina, l’8 corrente ; fra un prete
— Gennaro Pasquale, di Nito —• e il Ministro Evangelico Paris Melani. Verteva sopra Matt. XVI. 16-19
Il Rev. preteso provare il primato e l’infallibilità del
pontefice, però, egli cominciò coll’eliminare ogni documento, da consultarsi, che non fosse di suo gradi
mento ed in suo favore... perfino la Bibbia del Mar
tini, stampata da Sonzogno! — per fortuna il mini
atro aveva portato seco la Vulgata di S. Girolamo
Con questa esclusivamente fu possibile discutere
11 Contradittorio si svolse, privatamente, in casa del
nostro bravo ed amato -fratello B. Limongelli; alla
presenza di circa 60 persone. Il Rev. vantatosi prontissimo a discutere sopra qualsiasi Dogma della Chiesa
Romana — non portò, in favore del suo argomento,
nemmeno un’ombra di prova seria e consistente. Si
limitò semplicemente ad affermare gratuitamente, a
tergiversare, a cavillare ; ed a contestare le prove addotte, in contrario, dal Ministro.
Verba, verba, praetereaque nihil ! Stretto dai passi
scritturali numerosi, addotti dal Melani, a confutare
le affermazioni del prete ¡ questi fini col rigettare
alcuni libri scritturali ; quali l’Ep. di S. Paolo agli
Efesi ; la 1. di S. Pietro, e l’Apocalisse. Ecco a quali
tristi conseguenze è condotta la Chiesa papale; quando
vuole sostenere unguibus et rostris — gli errori perniciosi, da essa inventati ! La discussione — durata
due ore — doveva proseguire in altre e più serie
condizioni, alla presenza del popolo di Altavilla. Ma,
fino ad oggi nessuno si è fatto più vivo ! Quello che
è certo si è che l’Evangelo ci ha guadagnato Quod
erat in votis !. Paris Melani
C?orr/ere^^/ci//o
CATANIA (G. Fasulo). — Avendo io ottenuto riposo
per due mesi, la Chiesa di Catania ha avuto il piacere di sentire due voci nuove di predicatori. Durante
il mese di agosto mi ha sostituito il colto g^ioyane E.
Senàrega, Evangelista a Palermo: la sua ñon si poteva dire una voce nuova veramente per i fratelli di
Catania; poiché essi ebbero il piacere di sentirlo altre
due volte, ma mai per la lunga durata di un mese.
Ne serbano grato ricordo e lo ringraziano degli ottimi sermoni. Durante il mese di settembre fui sostituito dallo studente al primo anno di teologia signor E. Leonardi, che anche disimpegnò abbastanza
lodevolmente il suo ufficio.
Coi primi di ottobre avrebbe dovuto cominciare con
attività e zelo la campagna invernale di Evangelizzazione ; ma purtroppo, essendo ancora in corso i lavori di restauro all’alloggio del Pastore (lavori che
forse non saranno terminati prima della seconda metà
di novembre) ed essendo quindi io costretto a vivere
in una casetta in campagna, senza libri e senza l’occorrente per una buona preparazione, naturalmente
non si è potuto iniziare nessun corso di conferenze
nessuno studio biblico, nessun lavoro speciale !... Ma
pur qualche cosa si è fatto ! Abbiamo preso cioè viva
parte alla lotta elettorale amministrativa : essa si disegnava ben chiara e precisa : era lotta di coalizione
clericale contro gli antidericàli e i democratici. Noi
quindi, che sempre ci siamo astenuti da simili lotte,
rispettando tutti i. partiti politici, abbiamo creduto
che il caso eccezionale richiedesse una eccezione alla
regola, e una dichiarazione sul giornale, e con un
ottimo manifesto, compilato dal nostro valente diacono E. Navarria, e affisso a centinaia di copie sulle
contonate della città, abbiamo appoggiato la lista democratioa-anticlericale contro il pretnme catanese, e
siamo felicissimi del trionfo della lista da noi appóggiata con a capo l’onorevole De Felice Giuffrida e il
comm. Pizziarelli, capo della Massoneria Catanese, il
quale anche e giustamente fu eletto Sindaco di Catania anticlericale, ma non atea I
Il culto domenicale è abbastanza frequentato, sebbene molte persone ancora si trovino a villeggiare o
in campagna o in continente. Abbiamo avuto il piacere di accogliere tre nuovi fratelli provenienti da
altre chiese : uno daH’America del Nord, uno da Ales
sandria ed uno, il prof. Tron, fratello del pastore di
Rissi, mandato qui come professore di francese al nostro Istituto Tecnico. Il benvenuto ai nuovi arrivati,
« che oi sieno di valido aiuto per la grande opera di
Evangelizzazione nella nostra vasta città 1
GROTTE. — Il giorno 27 corr. all’una, il nostro fratello Vincenzo Rizzo, in età di 22 anni, s’addormentava placidamente nelle braccia del suo Signore. Frequentò ancor bambino le nostre scuole ed ivi imparò
a conoscere il Salvatore. Più tardi volte far parte della
nostra chiesa, che lo annoverò tra i suoi membri communicanti. Fu buono e mite di carattere, paziente e
rassegnato alla volontà del Padre celeste, che egli invocava con fede negli estremi momenti. I parenti, gli
amici e i fratelli in numero imponente ne accompagnarono la salma prima al tempio evangelico e poscia all’ultima dimora. La certezza che egli vive in
Cristo possa lenire colla speranza cristiana il dolore
di quanti ne piangono amaramente la scomparsa.
G. Moggia.
Leggiamo nel Giornale di Sicilia :
« Il fenomeno clericale a Grotte sembra in pieno...
idillio !... Dopo l’opera, durata più mesi, dei Padri Signorini, dopo la venuta del vescovo e il formarsi di
nuove Congregazioni femminili e Confraternite maschili, si lavora psr la venuta di alquante suore, alle
quali affidare questo Istituto d’istruzione e di educazione femminile, già Collegio Maria.
Sorpassato il' periodo dei maneggi, più o meno nascosti, fatti allo scopo di avere... delle suore, l’opera
dei clericali si rivolge ormai ad attuare il... pio proposito.
Tre suore, finalmente, sono venute qui per la visita
dei locali, accompagnate da questo egregio veterinario
condotto, dottor sig. Francesco Liqgta, presidente dell’Istituto suddetto. Poco di male ci sarebbe, se si trattasse di un nuovo istituto privato.
Ma il bello è che trattasi di un antico istituto, che
amministra beni del disciolto Collegio di Maria, istituto che può dirsi governativo; la cui amministrazione, sottostà in tutti i suoi atti, al controllo ed alla
tutela del Consiglio provinciale scolastico e viene nominata dal ministro della P. I. su proposta del prefetto. Difatti, prima serviva di locale per le scuole comunali femminili — poi è divenuto sede di un Giardino d’infanzia laico, sussidiato dal Governo.
Ora si vorrebbero, invece, installare, nel suddetto
Istituto, delle suore, mettendo su, secondo la scaltra
tradizione dei Gesuiti, una scuola di musica, canto,
ricamo e forse... ballo. Il proposito zelante, sotto la
gesuitica forma di chiamare delle maestre-suore, è addirittura enorme, perchè tende a trasformare un istituto laico del Governo in una scuola confessionale,
a trasformare un’istituzione di educazione pubblica
e gratuita (necessaria, perchè qui non ci sono altri
asili, nè pubblici, nè privati) in una scuola privilegiata di casta, certo a pagamento, utile solamente a
poche famiglie agiate. Le quali pótrebberó, dopo tutto;
spendere qualcosa diversamente per far istruire le
loro figliuole in tutte le arti belle.
Intorno a questo fatto, in verità, assai sintomatico
ed in seguito ad una pubblica e vivace protesta fatta
dal prof. doti. Moggia nel discorso di commemorazione
di Ferrar, ch’egli fece domenica u. s., il consigliere comunale sig. avv. Antonino Vassallo ha presentato una
interrogazione, protestando vibratamente contro il tentativo dei clericali ed invocando l’interessamento del
sindaco sul riguardo.
Noi abbiamo fiducia, che il sindaco, il quale nella
vigilia di un anniversario di Giordano Bruno fece
votare dal Consiglio comunale la laicità della scuola,
egli che, per la morte di Francesco Ferrer, fece issare
la bandiera abbrunata al Palazzo municipale e che,
da assessore, fece opera effettivamente anticlericale,
egli vorrà, rispondendo all’ interrogazione del consigliere Vessalo, dimostrare la sua opera in favore di
un’istituzione laica, sia come primo magistrato del
paese.
Questo tentativo dei clericali non può passare inosservato per le autorità scolastiche governative ».
delle famiglie ed ho ricevuto quest'impressione che
il loro stato materiale è prospero e diventerà fiorentissimo. Lo dica il fatto che mentre i coloni nel 1875
o nel 1881, quando vennero a stabilirsi qui, comprarono i terreni a due dollari ed al massimo quattrodollari 1 acro, non li venderebbero ora per cinquanta
e vicino alla città diMonett anche per eewio. Il granopuò produrre anche venticinque bushels per acro e
si vende ad un dollaro il bushel ; il sig. Plauchon
ne raccolse un anno dMemiZa bushels, quest’anno mille
e duecento; il maiz e le patate producono bene e si
vendono in proporzione, giacché Moneti è all’incrocio
di due o tre linee ferroviarie che in poche ore trasportano quei prodotti nelle grandi città. L’allevamento del bestiame è produttivo assai; il latte si vende
a sette soldi il litro, il burro a venticique soldi la
libbra. Un colono ha più di trenta vacche, un altro
più di duecento maiali, altri trenta o quaranta cavalli. Ogni famiglia ha più di un centinaio d’acri di
terreno, un proprietario ne ha cinquecento, un altro
mille e duecento. Quanto spazio in queste immense
distese di terreno, mentre nelle Valli,' il povero contadino conosce ogni pietra dello stretto campicello
ed ogni fil d’erba del misero prato che non produce
se non è adacquato.
Che bel avvenire ci sarebbe qui per i nostri giovani
Valdesi che hanno onestà, robustezza e coraggio, anziché respirare l’atmosfera viziata di Marsiglia o di
Nizza !
La colonia ha un grazioso tempio che può contenere
anche duecento cinquanta persone. La lingua inglese
prende il sopravvento e fra non molto il servizio sarà
celebrato tutto in inglese; la gioventù è compietamente americanizzata. Così sono le vicende della vita
e della storia ! I discendenti dei Martiri del Piemonte
sono ora pacifici cittadini del Nuovo Mondo! Vive a
Moneti, forte nella sua dolorosa prova, educando i
suoi due figli, la Vedova del pastore C. A. Buffa, rapito pochi anni fa, nel fior degli anni, alla famiglia
ed all’opera.
Che l’Iddio dei loro padri guardi questi Valdesi
d America nel suo timore e nell’amore fraterno !
Prof. Alberto Clot
Delegato della Chiesa Valdese in America.
IN SALA DI DDTTTURA
Francesco Crispí, dell’Avv. Salv. Mastrogiovanni. Estratto da < La Riforma Laica ». N. 9, Settembre
1910.
-.Ih queste poche pagine l’egregio Direttore de « La, Riforma Laica » ritrae la figura del Crispi, a proposito della biografia « rettorica e infelice » che ne
scrisse il sig. G. Pipitene, premessa ad una raccolta
di lettere inedite del grande statista siciliano.
Il Mastrogiovanni distingue nella vita del Crispi
tre periodi, cioè le cospirazioni e le guerre per la liberazione delle Due Sicilie ; l’azione come deputato
d’opposizione e apostolo dell’idea monarchica ; l’opera
come ministro della dinastia.
L’egregio A. non dimentica di rilevare gli errori
del grande statista nell’opera sua di governo, ma nel
tempo stesso fa risaltare la linea sua di condotta
chiara precisa e decisa, per la laicizzazione dello
Stato.
E. M.
Una visita alla colonia VaMnse di Monett
Pochi fra gli Evangelici d’Italia sanno dell’esistenza
di questa fiorentissima colonia Valdese del Missouri;
da molti anni non è apparso alcun cenno a suo riguardo nei nostri periodici. Eppure quelle venticinque famiglie Valdesi sono carne della nostra carnee
sangue del nostro sangue, la maggior parte nati nelle
Valli di cui parlano il dialetto con eccezionale purezza, Essendo in viaggio pel Kansas ed il Colorado,
non ho potuto resistere al desiderio di vedere quei
cari "fratelli e son lieto di poter scrivere che^la mia
visita non è stata inutile, poiché ho riportato ottime
impressioni, una buona contribuzione per l’opera di
Dio in Italia e vi ho organizzato senza difficoltà un
gruppo di sottoscrittori annui per l’Evangelizzazione
d’Italia.
Assieme al pastore, sig. Knotter, un Olandese d’origine ohe predica in francese ed in inglese, ed al sig.
J. P. S. Plauchon, un buon Valdese, originario di Villar Pellice, uno degli uomini più prosperi e più rispettati nella Colonia, ho visitato la maggior parte
Le lettere di Natale
Questa utile pubblicazione, così apprezzata dai bambini e dalle persone isolate e sofferenti, alle quali dei
cristiani di cuore la distribuiscono annualmente, è
pronta per il p. v. Natale, e a disposizione di chiunque
ne farà richiesta. La si può ottenere gratuitamente
scrivendo alla generosa sostenitrice di questa eccellente opera. Miss Radcliffe, Casa Carli, Drummond
Read, Bonrnemouth (Inghilterra). Chiunque poi preferisse pagare la provvista ohe egli ne desidera, voglia gentilmente rivolgersi al signor Odoardo Jalla,
Direttore della Tipografia Claudiana, Via dei Serragli,
51, Firenze. Il prezzo è il seguente : Ogni cento copie
franche di porto, por adulti, L. 3 ; pei- fanciulli, L. 3.
La Società di pubblicazioni evangeliche ha fornitola
sua Libreria Claudiana di una ricca varietà di nuove
pubblicazioni, che essa offre al pubblico evangelico
alle condizioni indicate nella colonna inserita nell’ultima pagina di questo periodico. Conoscendo la.
necessità nella quale si trovano tutte le nostre chiese
e scuole, come pure tutti gl’italiani ben pensanti, di
introdurre nelle famiglie una letteratura sana e morale, così fra la gioventù come fra gli adulti delle
varie classi sociali non esitiamo a. raccomandare a
tutti di procurarsi le pubblicazioni di questa Società
sempre fatte per recare il profumo dell’Evangelo dovunque esse possano penetrane.
0. J.
7
LA LUCE
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
LA CULTURA CONTEMPORANEA N. 18-19 (1- ottobre
1910). — L’ALBA, organo dell’Unione Cristiana delle
Giovani, N. 7-8 (ottobre-novembre 1910).
Visita tuotidiana a Gesù sacramentato
Abbiamo avuto anche noi copia dell’ « Invito sacro »
pubblicato da « Pietro del Titolo de’ SS. Quattro Coronati della S. R. C. Prete Cardinale Respighi, Arciprete della Patriarcale Basilica Lateranense della Santità di Nostro Signore Papa Pio X Vicario Generale,
della Romana Curia e suo Distretto Giudice Ordinario » ; nel quale « invito » ai... invitano i Romani
« ad un'Opera eucaristica ardentemente desiderata
(come lo sanno ?) da Gesù, carissima ai suo Cuore :
la visita quotidiana a Gesù sacramentato ». « A promuovere questa santa pratica > si è eretta c regolarmente la Pia Unione dell’Adorazione universale quotidiana perpetua di Gesù Sacramentato ». Che cosa
ai richiede dagli Ascritti ? — « Una breve visita quotidiana al Santissimo Sacramento ». Il numero degli
Ascritti è aumentato assai — continua il Cardinal Vicario generale; — e « da la pietà di questi sono sorte
altre Opere particolari eucaristiche ». Quali ? 1) « L’Opera dell’Adorazione diurna a Gesù Sacramentato,
esposto in forma di Quarantore » ; 2) 1’ Opera dei
< Paggi del Santissimo Sacramento ». — « Con decreto del 4 febbraio 1910 abbiamo trasferito la sede
centrale della Pia unione dell'Adorazione quotidiana
perpetua a Gesù Sacramentato, per la Diocesi di
Roma », alla « Ven. Basilica dei Santi XII Apostoli,
ordinando che alla medesima sede facciano capo così
l’Opera dell’Adorazione diurna a Gesù Sacramentaito,
esposto in forma di Quarantore, come l’altra dei Paggi
del Santissimo Sacramento». Ifedeli« contragganola
santa abitudine di visitare ogni giorno costantemente
il Santissimo Sacramento,'e a tal fine assumano impegno con l’ascriversi alia Pia Unione dell’ Adorazione universale quotidiana perpetua a Gesù Sacramentato ».
L’Invito prosegue per un altro bel po’ ; ma noi ci
fermiamo addolorati a meditare. Gesù, certo, « dimora
fra noi, vivo, vero, reale, sostanziale », ma col suo
Spirito, e senza necessità di visite a un dato luogo,
o Cardinal Respighi ! Gesù dimora non solo « fra
^oiio VinouBo!
Proprietà riservata — Biprodazione proibita
Ah 1 che lampo di trionfo brillò negli occhi terribili del Cardinale ! Freddamente si guardò d’intorno,
prese da un cestino lì accanto una boccetta di sali e
la fece annusare alla sorella.
— Orsù — disse con asprezza — non mi mettete
nella necessità di chiamare le vostre cameriere. Lauretta accorrerebbe... dovrei darle delle spiegazioni...
Con rapida mossa la Marchesa si drizzò in piedi,
ai scosse, si asciugò il volto bagnato di sudore, riprese
l’usata, superba energia. Era livida.
— Cedo ! — disse — Non ho altro scampo. Ma in
quanto a « colei »... Ah, vi giuro. Paolo che, se arriva
a metter piede qua dentro... colei mi ripagherà tutta
l’amarezza del sacrifizio che devo compiere...
Il prelato si strinse nelle spalle e si mise a ridere.
Rideva, rideva ora, e mostrava, nell’orgoglio del suo
trionfo, tutti i suoi splendidi denti, bianchi e forti come
quelli d’un giovane.
— Colei ? — disse con fare sprezzante — e che me
ne importa? Non è di lei che mi preme, e quando avrà
messo piede qua dentro potrete farne quel che vorrete.
Divenne ad un tratto gentile e carezzevole e proseguì:— Finalmente! finalmente avete ceduto! Animo,
Luisa, non mi tenete il broncio per essere stata obbligata a fare a modo mio... è per il vostro bene, lo sapete... fui un po’ aspro, forse... ma, perchè mi avete
opposto tanta resistenza ?... Su, via ; ora che siamo d’accordo... sì, si, carina, ora che siamo pienamente d’accordo, perdoniamoci reciprocamente e ritorniamo di
buon umore. Fra qualche mese, quando, (se le cose
procederanno bene, come spero),! milioni di «colei »
saranno passati nelle casse dei Campovenatico... voi,
Luisa, sarete la prima a ringraziarmi.
La Marchesa fece uno sprezzante gesto di diniego
e pallida e accigliata gli voltò le spalle per andarsene.
Ma il prelato la trattenne, mettendole un braccio attorno alla vita :
— Venite qua, venite qua; siate buona; non voglio
che ci separiamo così in collera, e so un mezzo io per
riconquistare la vostra benevolenza... Sentite, posso
consacrare a Voi ancora dieci minuti e ho da raccontarvi due o tre novità veramente interessanti.. Ah.. Ah..!
noi », ma in noi. Codeste pratiche tutte esteriori finiranno per materializzare compiutamente il popolo.
Non avete appreso, o Cardinale, che l’Evangelo è
« Spirito e vita » e non già passeggiate, nè visite ?
Non sapete che Gesù vuol rigenerare i cuori ? Quel
che occorre, non sono delle visite all’ostia, ma è una
vita di comunione col Salvatore.
Si fa fagotto
Il « Petit Parisien » ha da Lisbona: La *Nunziatura apostolica ha ricevuto un lungo telegramma dal
Vaticano col quale si incarica il segretario della Nunziatura attualmente rappresentante il Papa a Lisbona
di vendere cavalli vetture e tutti gli oggetti mobiliari della Nunziatura e lasciare Lisbona il 3 novembre. (Dal Giornale d’Italia).
M © © D Y
Commercio e Cristiapesimo.
E’ tanto che s’è pubblicato l’ultima puntata di questa Vita del Moody, che riesce difficile ripigliarne il
filo. I Lettori vogliano perdonare. Nessuno scritto
abbiam più pronto di questo : ce n’abbiam già tanto
da riempire tutt’un volume; ma la materia è molta,
quasi sempre, e le colonne del periodico sì ristrette,
che non troviamo se non di rado un posticino per
quel gran cristiano del Moody, il quale meriterebbe
assai di più che due righe di quando in quando.
Lo accompagnammo fino al momento, in cui finalmente venne ammesso nella congregazione di Monte
Vernon a Boston.
Era egli felice ? Non molto. Uno scrupolo sacrosanto
gli si era destato nell’animo e glielo teneva sossopra.
Gli pareva cosa impossibile di poter rimaner nel commercio, senza esagerare coi compratori il valor della
mercanzia e senza tradire per ciò la sua propria coscienza. Un vecchio negoziante piemontese, ricchissimo, soleva dire : « Le bugie non pagano dogana »
e si consolava così delle molte ch’egli probabilmente
aveva... sdoganate; ma il giovane Moody non si sarebbe acconciato alla facile filosofia di quel negoziante.
Risolvette d’esser sincero ad ogni costo. Per tal modo
ricuperò la pace della coscienza, ed ebbe al tempo
stesso la gioia di vedere che l’introito, invece di scemare, cresceva, e che i negozi procedevano a piene
vele. Parlava dunque per esperienza, quand’ebbe a
dire più tardi : « Siate anzitutto in regola con Dio ;
ci abbisogna una religione che ci sorregga e ci accompagni in tutt’i momenti' della vita quotidiana; dubiterò del cristianesimo di colui il quale non vada migliorando in ogni cosa ed anche in ciò che riguarda
il commercio ».
Libero l’animo anche da questo scrupolo che l’aveva tormentato, Dwight Moody si sentì meno impacciato a far un po’ di bene altrui. Un giorno ferma per la via un povero negro e gli recita quasi sillabando la parabola del Flgllol prodigo; e all’amico,
che gli susurra: « Tempo perso », risponde: « Dell’ignoranza ne ho tanta addosso, ma amo Gesù e vorrei fare qualcosa per Lui ».
AVVISO
Il pastore signor Donald Miller, D. D., ci avverte
che il suo indirizzo è : Casa Grazia, Bordighera ; e
che quello del suo successore, pastore scozzese a Genova é: Rev. James Laing, M. À., Via Marcello Durazzo 3, Genova.
SgizzBpg, Germania, Geanilinaiiia menti alla
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
Agli Ornici fOmerica:
loro abbonamento (un dollaro) al prof. A Clot, 86 Romeyn St. Rochester N. Y. — Preghiamo tutti quei nostri fedeli Lettori e Amici di procurarci ciascuno un
nuovo abbonato per l’anno 1911.
Distinta famigiia Vaidese iSriio'/rrp.;;
sione. — Rivolgersi al Signor E. Giampiccoli — pastore. — Via Pio Quinto, 15. TORINO
Domenico Giocoli, gerente responsabile
t
Tipografìa dell’Istitnto Gould, Via Marghera 2, Romt.
eccovi trasfigurata ! Meno male ! Eh... lo sapevo bene
che le novità sono il vostro debole... ma adagino...
io non vi racconterò nulla se prima non mi direte
che siamo di nuovo buoni amici... Datemi la mano;
così !... la pace è fatta, non è vero ? Quanto al nostro
« affare », ve ne parlo ora per non doverci tornare
più su, m’incarico io di tutto ; a voi toccherà soltanto
di accettare i fatti compiuti. Vi raccomando però il
più assoluto silenzio. Il segreto è la condizione sine ,
qua non perchè le cose procedano a dovere. Ed ora,
a noi; vuotiamo il sacco delle notizie.
Il volto della Marchesa assunse un’espressione di
vivissima curiosità. Dimentica di tutti i gravi motivi
di cruccio per i quali il suo spirito era stato così dolorosamente oppresso fino allora, ella era improvvisamente tornata la dama di mondo, innamorata pazza
dei pettegolezzi da salotto, delle storielline scandalose,
degli aneddoti piccanti. Buon per lei che di tal genere di inocqui e piacevoli passatempi non v' era
penuria negli ambienti divoti che la piissima signora
prediligeva !
Ella invitò col gesto il fratello a sedersi accanto a
lei sopra un sofà e chiese premurosamente : — Sono
cose importanti ? Dite, dite...
Il Cardinale, la guardò sorridendo, si accarezzò il
mento grasso e liscio, si guardò con compiacenza le
belle dita affusolate dalle unghie lunghe, rosee, aristocratiche, e cominciò:
— Ecco qua: ne giudicherete voi stessa. Capitolo
primo: la diocesi di Monsignor Betti è vacante.
— Oh! — fece la Marchesa spalancando per meraviglia
i begli occhi grigi. — È dunque morto finalmente ?
— É morto finalmente !
— Sia pace all’anima sua ! Imagino quanto ne saranno lieti in Vaticano...
— Cioè..volete dire., si sa bene., naturalmente il Santo
Padre e tutto il Clero cattolico piangono la perdita di un
così grand’uomo... d’un uomo die godeva la stima universale e di cui la stampa nostra, quanto quella degli
avversari, tesserà gli elogi più meritati... ma... ma...
— Ma... parlando chiaro, egli era una spina... una
spina ben pungente per il Vaticano...
— Sì; ed è certo che, per i sostenitori della buona
causa, per i fedeli figli della Chiesa, la scomparsa di
questo vescovo... troppo... come dirò? troppo evangelico è una grande liberazione...
— Dite, una fortuna ! Egli ha sempre dato filo da
torcere al Santo Padre... Si dice che la sua diocesi sia
un covo di modernisti...
— Di modernisti propriamente detti, no, ma di liberali... di avanzati... esempio ne sia quell’imbecille parroco
di Pietraviva...
— Non parlate di lui, chè mi fate ribollire il sangue...
— Non ne parlo, non ne parlo ; non ho nessuna intenzione di ritornare sull’argomento di poc’ anzi. Ma
fortuna per noi che Monsignor Betti sia morto a tempo...
Avrebbe forse voluto cacciare il naso nell’ affare del
miracolo... chi sa ? m’avrebbe forse rotto lo uova nel
paniere... Basta; passiamo oltre. Capitolo secondo: Il
Vicario di Monsignor Betti è stato sospeso a divinis.
La Signora guardò esterefatta il fratello.
— Voi Scherzate ! — esclamò — è una cosa incredibile... E sotto quale accusa ?
— Modernismo, modernismo, cara Luisa.
— No !... Ma egli non era sospetto, ch’io sappia.
— Oh, là. là... siete troppo intelligente per fare una
simile obiezione... il modernismo è una cosa comoda...
Se non è proprio modernista nel vero senso della parola, il buon Vicario è però un fedele discepolo di
Monsignor Betti... è zelante, troppo zelante... mette il
becco dappertutto. Vi confesso che questa è una faccenduola che ho combinato io... Già, mi premeva, nel
momento presente, che egli fosse fuori di combattimento... e poi... c’era anche un’altra buona ragione:
la badessa di Santa Maria al Sasso, vi ricordate ? s’era
lagnata, alcuni mesi or sono, s’era lagnata di lui con
me, per certi rimproveii un po’troppo aspri, che egli
le aveva mossi in occasione di un preteso scandalo
avvenuto nel convento...
— Sì, sì; me l’avevate detto.
— La badessa è una così buona amica di Gasa Vergati, una così devota figlia della Chiesa... mi capite,
Luisa ; bisognava bene tener conto delle sue lagnanze,
bisognava bene darle una sodisfazione... Così, non mi
è stato difficile, sottoponendo il buon Vicario ad una
stretta sorveglianza, di scoprire anche in lui un piccolo piccolo bacillo di modernismo. Trattandosi poi
del Vicario di Monsignor Betti... la cosa è proceduta
per le spicce. Così, Luisa, quando scriverete alla Reverenda Madre Badessa, mi farete un vero favore se
vorrete informarla della parte ohe io ho avuto in questo avvenimento, e se vorrete dirle che la prego di
conservarmi tutta la sua benevolenza.
(Continua).
(45).
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