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Anno III.
Venerdì 9 dl«4‘mbre 1853.
IV» e
14 BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
n D>ASS^IA*iO.%'E
(À domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 | L.7,00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,50
Per le provincie e l’esiero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
AJkScÙovtsc eie e’v iyair^
Seguendo la verità nella carità
Efes. IV. ^3.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, via Carlo Alberto,
dirinipetlo al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
slesso Ufficio.
Gl» Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
1 Valdeti in Calabria li.— Dialogo tra un contadino e il luo parroco. — Missioni
Evangeliche. —• Notizie religiose, — Cronachetta politica. — Elezioni.
1 VALDESI
MarcoUsceglLsopraDDomalo il Marchetto, restò nelle prigioni di Foscalda, mentre Pasquali fa trasferito in
quelle di Cosenza. Persone di qualità
istigavano l’Uscegli a disdirsi; e per
incoraggiarlo gli dicevano che il papa
aveva commessa ai padri inquisitori
tutta la sua autorilà per perdonare i
peccali per enormi che fossero. Il buon
Valdese rispondeva che se la potestà
di rimettere i peccati apparteneva al
papa, era inutile che Gestì Cristo fosse
morto per i peccatori. Questo dialogo
m CALABRIA
II.
accadeva nel tempo della tortura fra
10 scricchiolar delle membra che si dislogavano. Un hidalgo spagnuolo che
era stato ammesso per favore degl’inquisitori ad assistere alla tortura dell’eretico, nel sentire l’Uscegli parlare
in tal guisa, mostrò il desiderio che
11 padre inquisitore confondes.se con
buone ragioni quell’ eretico ostinalo ;
ma il frate diceva: « Qui non si tratta
di disputare, si tratta di abiurare :
vuoi tu farlo si o no? — No », rispose
incontinente il torturato ; e l’inquisi-
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tore facendo su di lui un segno di croce, ebbene, disse, il diavolo ti attende,
e volse le spalle. Da quel momento
non si seppe più nulla di Marco UsceI gli. Nel giorno della rivelazione di
tutti i misfatti, sapremo se la fame, il
trabochetto o qualche altra più barbara maniera troncasse la vita al martire.
11 marchese Spinello vedendo che
Roma prendeva veramente la cosa sul
serio, ed il regno di Napoli essendo
allora sotto la dominazione spagnuola,
temè forte di essere dichiarato fautore
dell’eresia, ed incorrere cosi la confisca di tulli i suoi beni. Ad evitare ud
tal danno prese il partito di erigersi
egli stesso in accusatore dei Valdesi.
Dall’altro Iato Roma conobbe dal processo di Pasquali che la cosa era più
seria di quello che da principio si credeva; per la qual cosa il papa, che era
allora Pio IV, decretò la distruzione
della colonia valdese di Calabria, e
commise l’esecuzione del barbaro decreto al cardinale Alessandrino prefetto deH’inquisizione.
Questo cardinale era il feroce Ghislieri che successe a Pio IV, ed è conosciuto sotto il nome di Pio V. E
poiché ci cade sotto la penna un tal
nome, non crediamo far cosa discara
ai nostri lettori dando un’idea del carattere mansueto di questo papa che
Roma venera sui suol altari.
Fu Pio V che fece bruciare vivi i
più grandi genii d’Italia di quei tempi.
Giulio Zoannetti da Venezia, fu bruciato vivo per ordine di Pio V : la
stessa sorte incorse Pietro Carnesecchi
per avere avuto amicizia letteraria
colle due più grandi donne del tempo
Vittoria Colonna e Giulia Gonzaga,
ambedue sospette di eresia. Aonio Paleario, quell’anima candida che si faceva amare da chiunque lo aveva conosciuto, fu bruciato in Roma per
ordine di papa Pio. Fu Pio V che eccitò il già per sè Qero Filippo II a
portare la strage nei Paesi Bassi: egli
proteggendo la impudica regina di
Scozia Maria, fece di tutto per eccitare la guerra civile in Inghilterra, e
fu cagione dell’infelice morte della sua
protetta. Egli eccitava, anzi obbligava
Carlo IX a fare la orribile strage de[
S. Bartolomeo. Egli aveva organizzato
col famoso duca d’Alba il tradimento
per distruggere Ginevra : egli tramò e
pagò coi beni ecclesiastici uua congiura contro la regina Elisabetta d’Inghilterra ; scoperta la quale e puniti i
rei che erano in Inghilterra coll’ ultimo supplizio, il papa fulminò una
terribile bolla contro la regina, obbligando i Cattolici inglesi a ribellarsi ;
insomma Pio V non ispirava che stragi
e morti], ed avrebbe volentieri fatto
del mondo un mare di sangue.
Nelle mani di un tal uomo erano
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stati consegnati i poveri Valdesi delie
Calabrie. Il cardinale Alessandrino
scelse per suoi luogotenenti due frati
di sua fiducia, vale a dire che dividessero gli stessi suoi fieri sentimenti.
1 frali prescelti furono Valerio Malvicino e Alfonso Urbino, i quali andarono in Calabria muniti di pieno potere.
In un prezioso manoscritto di Scipione Lentulo che si conserva nella
biblioteca di Berna, trovansi ampii
dettagli di quell'orribile persecuzione,
Lentulo era pastore valdese contemporaneo , e molte cose le aveva
vedute coi proprii occhi. Egli dunque
parlando di frate Malvicino, dice che
era ghiotto quanto possa esserlo un
frate; che giunto in Calabria il cuoco
non poteva mai trovare cibi abbastanza delicati per saziare l’ingordigia del
frale : allorché si levava da tavola
grasso e rubicondo, andava per diporto ad assistere alla tortura dei poveri Valdesi, e sembrandogli cbe i
manigoldi non agissero con abbastanza di rigore egli stesso li sgridava, e
li animava ad agire più crudelmente
contro quei perfidi eretici. Allorché
vedeva il paziente penzoloni alla corda colle braccia slogate, si prendeva
il divertimento di percuoterlo col suo
bastone per vederlo girare; posicia per
vedere la oscillazione lo percuoteva
con schiafTi. Allorché il paziente era
disteso sul cavalletto e solfriva le or
ribili torture, frate Valerio andava a
strappargli i peli della barba. Tali
erano i pretesi ministri di Dio che il
grande inquisitore Ghislieri mandava
in Calabria.
Queste due iene si presentarono ai
Valdesi di Calabria, mascherali di
una ipocrita mansuetudine. Andarono
a S. Sisto, e raunati gli abitanti, dissero loro che essi erano venuti coll’intenzione di fare del bene a tulli,
e che non volevano far male a veruno : li avvertivano perciò amichevolmente a non volersi lasciar sedurre
da maestri corrolti nella dottrina, che
ascoltassero loro, e quei maestri che
il vescovo si sarebbe degnato inviargli: che licenziassero perciò quei maestri seduttori, e si sottoponessero a
vivere in avvenire da buoni caltolici,
che non avrebbero nulla a temere :
ma se rimanevano ostinati, si sarebbero esposti al pericolo di essere trattati con lutto il rigore delle leggi.
Queste e molle altre cose piene di
bontà dicevano i frati nella pubblica
piazza; poscia conchiudevano che essi
andavano a celebrare la santa messa
per loro bene, ed invitavano tutti ad
assistervi. Ma i Valdesi non erano
uomini da essere così facilmente piegati. I frati andarono alla diiesa, fecero suonare le campane , ed i Vaidesi riuniti in corpo uscirooo dal villaggio, e gi filtrarono nei feeschi.
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I frati celarono il rancore, e si
portarono immediatamente alla Guardia, citlà, come abbiamo detto, cinta
di mura ; e là appena entrati fecero
chiudere le porte, e poscia raunato il
popolo in piazza, lo arringarono amichevolmente come avevano fatto a
S. Sisto; solo aggiunsero una menzogna nel santo fine di riuscire nel loro
intento. Dissero cioè che gli abitanti
di S. Sisto avevano lutti obbedito, ed
avevano ascoltato la messa, e perciò
tenevano per certo che essi avrebbero
falto allretlanlo. E senza frapporre
tempo invitarono il popolo alla Chiesa.
Quei buoni valdesi nou avvezzi alle
menzogne crederono realmente che i
loro fratelli di S. Sisto avessero assistito alla messa, e parte per la sorpresa, parte per il timore, parte vinti
dalle lusinghe del marchese Spinello
che unitosi ai frati gli prometteva pace
per l’avvenire, e grandi vantaggi se
soltanto obbedivano a’ quei reverendi,
si lasciarono ingannare ed assisterono
alla messa.
Gl’inquisitori conienti della facile
vittoria fecero aprire le porte della
cillà e andarono a ristorarsi alla tavola del marchese. Intanto alcuni abitanti di S. Sisto erano accorsi per avvertire i loro fratelli della Guardia,
ma prevenuti dagl’inquisitori, al loro
giungere avevano travate le porte
chiuse; i^ppena aperte le porte, gli
abitanti della Guardia appresero l’inganno, ne ebbero rossore, e si accinsero a partire per unirsi a quei di S.
Sisto; ma il marchese avvertilo tanto
seppe dire e promettere che molli ne
restarono.
I frati allora gettarono da dosso la
maschera dì agnello , ed ordinarono
ad alcune compagnie di soldati, che
tenevano pronte all’ uopo, di perseguitare i fuggiaschi. I soldati avevano
ordine di uccidere o di prendere per
consegnare agl’inquisitori. Ma i fuggitivi essendosi trincierali sopra certe
rupi quasi inaccessibili, domandarono
di parlamentare. Il comandante si fece
innanzi, ed i parlamentarii incominciarono per domandare grazia, protestando della loro innocenza; poscia
mostrando le loro donne ed i loro fanciulli cercavano di muovere a compassione gli assalitori. Ma gli assassini eccitali dal fanatismo non sentono più le dolci voci della natura.—
Voi siete diavoli incarnati — rispondeva loro il comandante. — Ebbene ,
soggiungevano gli assalili, permetteteci di andare altrove: noi lascieremo
tutti i nostri beni, lasciateci solo libera la nostra coscienza. — 0 rendetevi tutti per essere condotti legali agl’
inquisitori, o sarete lutti uccisi.—Dio
dunque ci sia testimonio che abbiamo
fallo quello cbe dovevamo per non
¡spargere il sangue.
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Dopo un tale infruttuoso abboccamento, il comandante alla testa della
sua truppa regolare corre all’assalto
dei valdesi non di altro armati che di
pietre: il primo a cadere morto fu lo
spietato capitano colpito nella fronte
da un sasso come altra volta Goliath.
Gli assaliti rovesciavano dall’ alto
massi di rupe che rompevano le Ale
nemiche e rovesciavano pei dirupi gli
assalitori,! quali vedendo di non poter
far colpo contro il nemico, si diedero
a fuga precipitosa: ma le pietre che
dall’alto erano rovesciate sulla soldatesca fuggente continuavano la strage
in guisa che pochi da quel combattimento ritornarono.
Allora i frati incominciarono a temere per loro stessi: spedirono un
corriere a Napoli onde informare il
viceré che i Valdesi di Calabria erano
in piena ribellione, e che avendo disfatto il primo corpo delle truppe regie, vi bisognava pronto e gagliardo
soccorso per frenare i ribelli. Il viceré
spagnuolo credè suo dovere di marciare egli stesso contro gli eretici :
perciò radunate quante piii truppe
potè si mise tosto in marcia contro i
pretesi ribelli. Giunto a S. Sisto ordinò sull’istanza degl’inquisitori ehe
il villaggio fosse messo a ferro e fuoco
uccidendo i vecchi, le donne e i fanciulli che vi erano rimasti se non avessero fatto abiura della loro religione.
Un tale barbaro ordine non era
certo il mezzo il più efficace per sottomettere 1 contumaci, i quali si unirono maggiormente e si fortificarono
in guisa sulle montagne, che il viceré
non credè avere truppa bastante per
soggiogarli. Fece dunque un proclama
nel quale offriva il perdono a tutti i
banditi proscritti e contumaci per
qualsivoglia delitto, purché prendessero le armi sotto la sua condotta per
la distruzione degli eretici. Un numero
immenso di scellerati accorsero da
tutte le parti del regno, e mentre ottenevano dal viceré il perdono dei
loro delitti per quello che riguarda la
società, ottenevano dagl’ inquisitori
l’assoluzione dì tutti ì peccati e la
plenaria indulgenza, purché si mostrassero senza compassione alcuna
contro gli eretici.
Madama Slowe ha attribuito l’uso
dei mastini per cacciare gli uomini
agli infami mercatanti di carne umana : ma se costoro se ne servono,
l’invenzione non è loro; essa si deve
all'inquisizione. Gilles islorico valdese
quasi contemporaneo, dice che quella
massa di scellerati condotta dal viceré è benedetta dal [papa, si diede
alla caccia dei Valdesi per le montagne e pei boschi, e conduceva seco
dei bene addestrati mastini che trovavano i fuggitivi 0 nascosti nelle rupi
0 nel letto dei torrenti, o celati nei
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cespugli o sopra gli alberi, e prima
erano stracciati dai cani, poscia finiti
da’que’santi manigoldi, e quei pochi
che sfuggirono a tali ricerche furono
\ittima della fame.
Mentre le truppe erano occupate
alla caccia dei Valdesi, la Guardia era
senza truppe: i due iuquisitori Malvicino ed Urbino affettarono compassione, e chiamati i pochi valdesi restati alla Guardia, deplorarono altamente le stragi, e disapprovavano la
condotta del viceré , quasiché non
fossero essi gli autori di tutto. « Ci è
impossibile, dicevano, di poter più sopportare tante crudeltà; venite, venite,
e noi vi condurremo in salvo ». E così
dicendo si allontanarono dalla città
invitando i pochi abitanti ad andare
seco loro in luogo sicuro. Quei poveri
infelici credettero alla voce degli ingannatori. Così settanta persone della
Guardia f\jrono condotte dagl’inquìsitori, ove erano in aguato i masnadieri, che gli si fecero sopra all’ improvista e legatili furono condotti a
Montalto.
Eravi a Montalto un inquisitore per
nome Panza, il quale invidioso della
sorte toccata ai suoi confratelli Malvìoino ed Urbiuo di essere destinati dal
grande inquisitore Alessandrino a perseguitare i Valdesi, volle mostrarsi più
zelante di foro sopra quelli che gli
erano inviati. Li applicò immediata
mente tutti alla tortura, obbligandoli
a confessare che nelle loro riunioni
religiose sì commettevano le immoralità le più orribili ; siccome nessuno voleva confessare tali cose li faceva torturare in tal guisa che molli
di essi morirono nei tormenti.
Un tal Stefano Carlino fu torturato
cosi atrocemente, che il suo ventre ne
scoppiò, ed uscirono con grande impeto gl’intestini. Un tal Vermìneo,
dopo avere sofferto per otto ore continue la tortura sopra un ¡strumento
diabolico che il S. Ufficio stesso chiamava l’inferno, non potendo più sopportare, promise di andare alla messa;
ma r inquisitore Panza voleva che
confessasse le immoralità , e questi
rifiutandosi, fe’ raddoppiare la tortura
sicché ne morì. Un tal Marcone fu
spogliato nudo e condotto così (osceno
e barbaro spettacolo!) per le vie di
Montalto, seguito da due manigoldi
mascherati che lo flagellavano a tutta
possa con delle catenelle dì fferro ; ed
allorché furono stanchi, subentrarono
due altri che con torcia di pece accese
lo percuotevano sulle ferite, finché fu
morto. Di due figli dì Marcone, uno
fu scorticato vivo^ e l’altro fu precipitato da un’alta torre. Sulla stessa
torre fu condotto altresi uu giovane
di una forza prodigiosa, sopracchiamato Sansone: egli aveva per la robustezza di sue fibre resistito a lunga
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e barbara tortura: i soldati per ordine
deli’inquisitore lo gettarono dalla torre. Sansone di già colle ossa slogate,
era tutto pesto ed ammaccato, e costretto a giacere sui sassi. Visse ancora 24 ore dopo la caduta, ma niuno
poteva avvicinarsi per dargli il menomo soccorso: egli impiegò tutto il
tempo della sua lunga agonia in preghiera. Alla barbarle usata verso questo martire aggiungeremo una circostanza che sembrerebbe incredibile se
non fosse attestala da storici gravissimi. Mentre Sansone era agonizzante
e guardato dagli sgherri acciò non gli
si prestasse alcun soccorso, avvenne
che passasse da quel luogo lo stesso
Viceré, il quale al vedere il moribondo gli diè col piede nel capo, dicendo a’sgherri: «Fatelo mangiare
dai porci ». A tale eccesso può giungere un grave magistrato quando si
lascia dominare dai preti.
Bernardino Conte, mentre era condotto al patibolo siccome eretico, il
carnefice gli adattò uu crocifìsso fra
le sue mani legate : il paziente camminando tanto fece che lo fe’ cadere:
allora l’inquisitore Panza ordinò che
fosse ricondotto in carcere per pensare quale morte si dovesse dare per
un tale delitto. Pochi giorni dopo,
Bernardino col corpo coperto di pece,
fu bruciato vivo davanti a! popolo.
Sessanta donne di S. Sisto furono
talmente torturate, che le corde erano
entrate nelle carni: lasciate poscia accatastate in prigione senza dar loro alcun medicamento, e senza che esse
potessero muoversi, si produssero su
quelle ulceri dei verrai che cagionavano a quelle martiri tormenti indicibili. L’inquiaitore ordinò che si mettesse della calce viva snlle loro piaghe
per uccidere i vermi. Alcune di queste
infelici morirono dal dolore. L’inquisitore voleva spacciarsi di queste donne; ne fece una scelta : le più belle ,
dice Gilles, non furono più trovate,
né si seppe più notizia di loro : altre
furono vendute al maggior offerente,
ed altre furono bruciate vive.
Dopo ciò l’inquisitore Panza tornò
come trionfante a Napoli; e nel suo
passaggio per S. Agata consegnò al
braccio secolare, vale a dire condannò
irremissibil mente alla morte una quantità di evangelici. Tale era la ferocia
di questo mostro che se qualcuno,
dice lo storico Perrin, si presentava
per intercedere grazia in favore di
qualcuno dei prigionieri, lo faceva
immediatamente porre alla tortura
come sospetto di eresia. Una delle
torture di cui si serviva questo mostro, e che era di sua invenzione, dice
Scipione Lentulo, era la seguente:
Facea legare il paziente supino sopra
un asse di legno; le gambe dovevano
restare pendenti fuori dell’asse, ed
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erano poste verticalmente sopra una
grande bragia di carboni: allora il
frale facea versare del grasso bollente
dentro gli stivali. Quel grasso cuoceva la carne; il fuoco raggrinziva il
cuoio che si serrava irregolarmente
contro i piedi e le gambe addolorale;
il grasso cbe cadeva sul fuoco dava a
questo nuova forza, e rendeva cosi il
tormento insopportabile. Ma questi
sono uomini, o mostri? Sono inquisitori.....
BIAliOCÌO
TR\
m CflST^DlNO E IL SCO PARROCO
— Buon giorno, mastro Pietro,
— Bnon giorno, signor curato,
— Ditemi, mastro Pietro, mi hanno
riferito che siete andato alla predica del
Valdesi.
— Vi hanno detto )a verlià, sig. curalo.
— E come mai vi è venuto in capo di
andar ad ascollare degli eretici?
— Iddio non è eretico, signor curato,
e (lai Valdesi si legge la parola di Dio, la
Bibbia.
— SI, la Bibbia spiegata da un ministro.......
— No, sig. curato, la Bibbia spiegata
colla Bibbia stessa ; imperocché essa si
spiega da sè sola, quando la si lascia parlare. Ora, ve lo ripeto, leggendo la Bibbia
il ministro Valdese ha lascialo che essa
parli da se stessa.
— Jta, alla fin de’conti, non è egli vero
'■A
che il Valdese ba predicato? e che vi ha
detto di credere tutto ciò ch'egli vi predicava?
— No, signor curato; anzi il -predicatore ci ha detto di non istarci alla sua
parola, ma cbe rientrati nelle nostre case
prendiamo in mano la Bibbia ed esaminiamo attentamente s’essa si trova in contraddizione, oppur se coQÌerma ciò che
egli ci ha annunciato.
— Ma non vedete che tutto questo non
è altro che un volersi far beffa di voi? e
che voi, gente del popolo, non potete esaminar le Scritture per giudicare se esse
sono io conferma o in contraddizione di
quanto vi dice II predicator protestante?
— In quanto a questo, signor curato,
posso dirvi che anche san Luca si faceva
beffa, egli pure, del popolo, imperocché
il predicator Valdese ci ha mostrato un
passo della Bibbia, in cui sta scritto che
gli abitanti di Beréa confrontavano le prediche di s. Paolo con le sacre Scritture ;
della qual cosa san Luca fa loro un elogio. (Atti XVll, II.)
— E così, mastro Pietro, eccovi di già
dottore ! eccovi, per lo meno, altrettanto
sapiente quanto un’assemblea numerosa
di vescovi! Sta a vedere che vorrete decider voi In luogo de’Concilii....
— No, signor curato, non ho la pretensione di decider nulla per chicchessia,
ma mi prendo la libertà di decidere per
me; Iddio è quello che ha inspirata la
Bibbia, io leggo questa Parola inspirata,
ed ecco tulio quello che fo.
— Ma voi non potete intendervi niente.
— La prova che lo posso, è che lo fo.
Se intendo perfettamente il vostro calechismo scritto da un semplice uomo, come
non potrò comprendere la Bibbia che ba
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per autore Iddio? Credete voi ehe Iddio
sappia spiegarsi meoo bene che ud uomo?
D’altronde la Bibliia parlando di se stessa,
dice: «cb'essa è una luce (Salmo cxix,
105.)
— Mastro Pietro, voi siete un testardo!
— Signor curato, se testardi) è colui
che non muta opinione, siete voi il testardo; ma io, quando mi veggo in un
cattivo cammino cambio strada, ed ecco
tutto; e sino ad ora non ho mai avuta la
pretensione d’essere infallibile.
— Siete un superbo che pensate saperne
più degli altri.
— Gli altri, certo, non sono molto umili
pensando saperne più di Dio : ora io mi
attengo a Dio e non ad altri.
— Ed io vi dichiaro che se continuate
a ragionar in tal mudo, non vi confesserò più.
— E io mi confesserò da me stesso.
— Non mai a me, s’intende?
— Nn, ma a Dio.
— A Dio ?
— Sì, signore, a Dio il quale nella Bibbia dichiara che se gli confessiamo I nostri peccati egli è fedele per rimetterceli
(Glov. I, 9.).
— La Chiesa ricuserà di maritarvi !
— Ed io mi mariterò altrove.
— La Chiesa non vi darà sepoltura !
— Poco m’importa del mio corpo morto,
se salvo la mia anima.
— Sarete scomunicato!
— Sì, da voi, ma ricevuto da Dio.
— Non si pregherà più per voi!
— E io pregherò da me stesso.
— Non si diranno più messe per liberarvi dal purgatorio !
— Cosa inutile poiché io fo conto dì
andare in Paradiso.
— In Paradiso, voi ?
— Si, in Paradiso, lo.
— Come lo sapete?
— Ecco come: ho letto nella Bibbia che
il cattivo ladrone pendente dalla croce alla
destra di Gesù, dopo di avere confessati
i suoi falli a Gesù Cristn vero Dio, gli
disse : « Signore , ricordati di me, e
Gesù gli rispose : « Oggi tu sarai meco in
Paradiso» (Luca xxiii, 41, 43J. Se dunque un ladrone penitente ba potuto essere
perdonato confidando in Gesù Crislo, io
non veggo perchè io pure penitente, confidando nel medesimo Salvatore, non potrei essere egualmente salvato. E ciò che
mi prova che la mia speranza è fondala,
si è d’aver anche letto nella stessa Bibbia
che « Iddio ha tanto amalo il mondo, che
egli ha dato il suo Unigenito Figliuolo acciocché chi crede in lui non perisca, ma
abbia vita eternau (Glov. in, i6.) Ora,
come io fo parte del mondo, posso dunque anch’io, credendo, essere salvalo.
— Ma, mentre aspellate II vostro Paradiso , convien pur che viviate sopra la
terra ; ed io vi dichiaro che unendovi a
codesti Valdesi perderete ogni mezzo di
guadagnarvi il pane, imperocché nessuno
vorrà aver da fare con voi.
— Io confido In Colui che dà il pane
quotidiano : e se Iddio è con me, che potran farmi tutti coloro che saranno contro
di me?
— Vi mostreranno a dito!
— Ciò non m’importa! Hanno beffeggiato anche Gesù Cristo.
— Sarete respinto da ogni luogo!
— Gesù non aveva dove riposar la sua
testa.
— Ciascuno si farà piacere di negarvi
un servizio!
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— Hanno perseguitato il Maestro, posson ben anche perseguitare i discepoli; e
più sarò perseguitato a cagion della mia
fede, più sentirò che sono veramente discepolo di Gesù Cristo.
— Vedremo, mastro Pietro, vedremo
se persisterete lungo tempo! Prima di
tutto nessuno vi darà lavoro.......
— E poi?
— Nessuno vorrà darvi alloggio......
— E poi ?
— Nessuno vorrà ricevervi in sua compagnia....
— Per tal modo adunque tutti congiureranoo contro di me ?
— Sì.
— E chi sarà il capo della congiura?
— Chi ? chi ? ciò non deve importarvi !
— In ogni caso, voi farete bene di dire a
codesto capo ch’egli non è cristiano, imperocché Cristo raccomanda il perdono delle
offese, mentre codest’uomo si vendica;
Gesù raccomanda di amare e codesto capo
di congiura sembrami ben disposto ad
odiare. Se per avventura fosse uq prete,
ditegli che i suoi simiglianti facevano parte
del Sinedrio che per odio condannò Gesù
alla morte. Se fosse un curato, ditegli
che nulla mi sorpremle da parte sua, dalla
parte d’un nwmbro di quel corpo che ha
inventato l’inquisizione. Finalmente, se
foste voi stesso, sappiate che il vostro
spirito di vendetta è per me la miglior
prova che non siete nella verità. Gesù Cristo ha detto : « Perdonate » e voi vi vendicate. Gesù Cristo ha detto: «Ammaestrate le gemi;» e voi negate loro perfino
gli ammaestramenti della Bibbia. Gesù
Cristo ha detto ; « In dono l’avete ricevuto, in dono datelo» (Matt. x, 8); e voi
vendete, non già l’Evangelio ehe tenete
nascoso, ma ie vostre messe, le vostre dispense, le vostre preghiere, le sedie delle
vostre chiese, i vostri rosarii benedetti, le
vostre candele, le vostre indulgenze, i vostri battesimi, i vostri matrimonii, le vostre sepolture.....Ma io fo senza di tutte
le vostre vendite, dirigendomi a Dio che
dà il cielo gratuitamente.
— Gratuitamente?
— Sì, gratuitamente ! E questo è ciò
che più vi cuoce ! Imperocché, dove si dài
gratuitamente, la concorrenza diviene im-'
possibile per coloro che vendono. Sì, gra- ■
tuitamente ! e questa parola è quella che
farà fallire la vostra grande impresa. Iddio dà, e voi vendete ! Iddio perdona, e
voi punite! Iddio ama, e voi odiate!
Come volete cbe non si vada piuttosto
a Dio, e che non si deserti la vostra bottega? Ora fate pure di me ciò che vi aggrada : io ho imparato a non temere coloro che uccidono il corpo ; ma si è unicamente colui che può perdere l’anima,
che è quanto il dire: io non ho paura
di voi.
— Siete un insolente !
— No, ma ho il coraggio di dire la
verità.
— Siete un empio!
— Lo sono stato fino ad ora, inginocchiato dinanzi ad un pezzo di legno o di
pietra; ma noi sono più dacché credo
nell’iddio vivente, e confido unicamente
nel Signor mio.
— Siete un miserabile 1
— Sì, un miserabile peccatore, ma un
peccatore umiliato e penitente, a cui Iddio ha perdonato.
— Sarete sempre.....
— Che? quello che io sarò noi so ancora
io stessa; ma so almeno quello ehe voglio
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essere, lo voglio in avveaire vivere puramente, poiché sono precisamente i miei
peccati che hanno crocifisso il mio Salvatore. Vogho essere sincero, giusto, caritatevole, poiché Gesù è stato si btiono
verso (li me da darmi tutto! Ecco, signor
curato, come la penso io: quando altri
mi ama, io amo; quando mi si rende un
servigio, io vorrei renderne due ; più mi
si mostra generosità, più sodo riconoscente. Eltbone! Iddìo, non è egli stato
inverso di me generoso sopra quanto si
possa dire? Egli mi ha dato il perdono,
mi ha dato il suo cielo, mi ha data la sua
eternità! Ed è perciò che mi balza il cuore
di allegrezza, e che sono pronto a f.tr tutto
ciò che Iddio domanda da me. E quel che
domanda da me è si dolce! Amarlo, amare
i miei fratelli, amare voi pure, signor curato !
— lo non so ehe fare del vostro amore!
— Ciò non farà ch’io non preghi per
voi.
— Io non voglio le vostre preghiere !
— Ed ecco la differenza, signor curato,
io vi amo, e voi mi odiate ! lo vi offro le
mie preghiere, e voi mi ricusale le vostre.
Bene ha detto Gesù : «Voi li riconoscerete
da’frutti loro; colgonsi uve dalle spine,
0 fichi da'triboli(Matt. vii, •16.} Giudicale ora da voi stesso, sig. curato, quale
dei due, fl-a me e voi, sia discepolo di
Gesii Cristo.
MISSIO.M EVA!\GE11C1IE
BaM' Africa meridionale passiamo a
dare «no sguardo sui travagli dei missionari evaBgelici sell’impepo Turco. Ik signor Layard neWa sua ultima opera iati
tolata Babilonia e Ninive, dà i pili interessanti ragguagli intorno all’opera dei
missionari evangelici dell’ oriente. Clic
sappiano però i nostri lettori che il signor
Layard non è un apologista delle luissioni
specialmente sotto il punto di vista spirituale, perciò la sua testimonianza non
potrà essere sospetta nè tacciata di parzialità.
« Nella chiesa armena, dice quest’autore, si sta verificando uu cambiamento
di grande importanza dal quale si possono
attendere i più felici risultati. Tale cambiamento è l'etTetlo dei travagli giudiziosi,
perseveranti e pieni di zelo dei missionari americani che travagliano in questi
paesi, he loro stazioni dis[)erje su tutta
quasi la supt'rficie dell'impero Ottomano,
hanno eccitato fra i cristiani indigeni e
specialmente fra quelli che apiiarleogono
alta chiesa armena uno spirito di ricerca,
ua desiderio di riforme religiose, un bisogno di coltura intellettuale, le quali
cose non possono terminare se non che
a inigliorare tali popolazioni, sia sotto il
punto di vista civile, sia sotto il rap|iorto
iociale. Sonoappenapassatiquindici anni
dall’apertura del primo stabilimento che
questi ottimi »iissio.nart fondarono a Costantinopoli per spargere 1’ istruzione
eristiaBa secondo i principii del protestantiimo, e questo breve spazio di temevo
gli è bastato per giungere a grandi risultati. Essi hanno scelto con multa abilità
e buon senso quei giovani indigeni che
avevano tutte le condizioni di capacità e
di moralità che potevaao desiderarsi, e li
banno mandati nelle pcoviacie per spandervi la semenza della verità e dtdia
scienza, e cosi l’opera si è compiala senza
che sicnsi suscitate quelle pievewzioni
12
che in ogni paese si hanno contro i missionari stranieri, o contro gli indigeni
educati all’estero. Questa inoltre era la
maniera migliore onde evitare gli ostacoli
che si presentano ai missionari stranieri
per la imperfetta cognizione delle lingue
e dei costumi.
Il Però un tal movimento non poteva
andare esente dalla persecuzione. Il clero
armeno lungi dal vedere con pena le tenebre e lo stretto bigottismo che da qualche secolo sfigurava la sua chiesa, trovava
invece in essi il mezzo di esercii are senza
controllo la sua autorità assoluta sopra il
popolo che egli avea reso ignorante e superstizioso. Minacciato di perdere la sua
influenza non tardò a dichiarare la guerra
agli evangelisti, così esso chiamava gli
autori del movimento. Servendosi abilmente del suo sistema favorito d’interpretazioni maliziose, di pie frodi e di calunnie, giunse per un istante a far sposare
la sua causa alle autorità turche sìa della
capitale, sia delle provincie.... La nuova
chiesa armena riformata non avendo alcun rappresentante ufficiale presso il potere non poteva comunicare con lui, nè
fargli conoscere il suo vero carattere, nè
reclamare la sua protezione. Quindi molti
di loro furono perseguitati nelle loro
credenze : alcuni furono maltrattati e
messi alla tortura nel palazzo stesso del
patriarca, altri furono gettati nelle prigioni, altri esiliati o completamente rovinati sia in Costantinopoli, sia nelle provincie >1.
La persecuzione è neU’intenzione dei
maligni il mezzo per distruggere la chiesa
di Gesù Cristo, ma nelle vie di Dio è il
mezzo di stabilirla. Cosi di fatto accadde
per la chiesa evangelico-armena. Questa
presecuzione fu cagione che la chiesa
evangelico armena fosse riconosciuta ufficialmente dal Sultano, e le fosse assegnato un rappresentante officiale. Allora
si aprirono quelle pubbliche scuole evangeliche : allora una quantità di armeni i
più rispettabili si dichiararono per il
Vangelo.
0 II clero armeno, continua il signor
Layard, non potendo più ritenere le sue
pecore che gli fuggivano, e non potendo
più perseguitarle, ha preso il solo partito
savio che gli restava a prendere. Onde
combattere i progressi dello scisma ha
creduto che il mezzo più sicuro si fosse
di darsi alla riforma de’ suoi abusi, ed
alla educazione del giovane clero, à tale
effetto ha stabilito nella capitale, e nelle
città più considerevoli dell’Asia Minore
delle scuole destinate a fare concorrenza
a quelle dei protestanti. Le loro tipografie
si sono animate, ed hanno pubblicato libri sia di religione sia d’istruzione superiori di molto a quelli che pubblicavano
altre volte. Un tal risultato anziché muovere ad invidia i missionari evangelici ha
eccitato in loro la più viva soddisfazione >>.
Nel corrente di quest’ anno cinque
nuove congregazioni si sono stabilite di
armeni convertiti al Vangelo, e tutte le
lettere dei missionari annunziano la formazione di nuove riunioni per leggere la
Bibbia, e l’aumento delle già formate.
A Diarbekir, scriveva ultimamente il
missionario che avea dovuto far coprire
con un tetto il cortile della sua casa per
dare luogo alla folla ; in questa località
si contano almeno duemila armeni che
frequentano le riunioni evangeliche, li
vescovo armeno non potendo più perie-
13
guitare, si contenta di scomunicare e
minacciare l'inferno a tutti coloro che
frequentano le riunioni, o che leggono i
libri evangelici ; ma ad ogni nuova scomunica del vescovo gli uditori aumentano, ed i libri si vendono in maggior
copia,
A Marasch un armeno si era dichiarato
evangelico; il di lui fratello occupava un
grado distinto nella chiesa armena, quindi
tutta la famiglia del nuovo convertito fu
immersa nel dolore. La madre sopratiitto
si portò alla chiesa, e là seppe tanto fare
e dire che qualtro principali dottori armeni stabilirono di attaccare il missionario e di fargli conoscere che era in errore.
In quella località non vi era che un evangelista; i quattro dottori lo sfidarono, e
l’evangelista pose per unica condizione
che le questioni fossero risolute colla
Bibbia. 1 quattro dottori che dovevano
attaccare l’evangelista si prepararono con
lungo studio e portarono perfino i loro
argomenti in iscritto. Giunto il giorno
della discussione una quantità di persone
era presente. Tre ore durò la disputa e
terminò allorquando i quattro dottori furono ridotti al silenzio. Il risultato della
disputa fu che i bigotti restarono umiliati
per la disfatta dei loro dottori, gli uomini
di buona fede si rivolsero verso il Vangelo, gl’ indifferenti dicevano che se i
quattro più grandi dottori armeni erano
stati ridotti al silenzio da un semplice
evangelista protestante, bisognava ben
dire che i protestanti avessero grande
evidenza di ragione. Il nuovo convertito
fu ricevuto in pace nella sua famiglia che
fu chiamata a serie riilessioni religiose.
Uno dei quattro dottori andò il giorno
dopo dall’ evangelista per avere alcuni
schiarimenti, e si spera che la conversione di questo dottore .sarà completa.
1 elericali non sanno vedere nelle conversioni al Vangelo che gli effetti dell'
oro: nei nuovi convertiti non vogliono
vedere che persone vendute. A loro edificazione citiamo qui un sol fatto riportato nel Giornale delle Missioni, e
tratto da una lettera del Sig. Bliff, missionario americano a Marsouan.
« Eravi qui un ricco commerciante i
di cui affari prosi eravano grandemente.
Viveva in una casa di sua proprietà , ed
era uno dei più ricchi del paese : ma egli
ha abbracciato il Vangelo, e ciò gli ha
costato la perdita della sua casa e della
sua fortuna. Egli ha ancora una bottega
con i resti delle sue mercanzie, ma il
prodotto delle vendite nel corrente dell’
anno gli basta appena per pagare la pigione. Gli Armeni, fanatizzati dai preti ,
temono di avvicinarsi alla bottega dell’
eretico. Egli è ridotto a tale, che non
può neppure andare sui- mercati per timore di essere insultato e percosso.... la
sua tavola è coperta degli alimenti i
più comuni ed in iscarsissima quantità.
È una cosa da spezzare il cuore il vedere
la miseria a cui è ridotto questo eccellente Cristiano. Sua moglie, che per nascita appartiene ad una rispettabilissima
famiglia , non solo sostiene con pazienza
eroica tutte queste privazioni . ma col
travaglio che essa fa per noi provvede
al miserabile sostentamento di suo marito. Ecco che cosa guadagnano gli Armeni ad abbracciare il Vangelo^ Ma grazie ne siano rese a Dio , i nostri nuovi
fratelli sopportano tali prove con una pazienza e con un coraggio da rallegrarci
di molto. »
14
11 Vangelo ha passato sempre per le
medesime fasi, i Farisei lo hanno sempre perseguitato, l nuovi convertiti ovunque essi siano non debbono aspettarsi
che persecuzione, imperciocché la razza
de’ Farisei non è ancora estinta.
NOTIZIE RElilCilOSE
Torino. — 1 clericali ricevono ogni
giorno qualche nuovo schiaffo : essi si
sono voluti intricare nella quistione eletterale, hanno proposto le liste dei loro
candidati; ma molti di essi, conosciuti
altronde per eccellenti cattolici, hanno
protestalo altamente nei giornali contro
la candidatura ofTerta loro dai clericali.
Fra questi citiaino 1 nomi di Giorgio Boi
lono antico sindaco di Torino, Giuseppe
Brignone , Ernesto Riccardi , Saverio
Crosa, Luigi Franchi e Giuseppe Arconati, i quali tutti si protestano di non
voler accettare la candidatura dei clericali. Fa schifo il sentire le indegne mene
che dapperlufto usano i clericali onde
riuscure nell’intento.
In un proclama agli elettori pubblicato
dal Cattolico del 6 dicembre, fra gli altri
argomenti di cui si serve il pio Giornale
usa anche quello dei progressi del Prote.stantesiino. I reverendi del Cattolico
temono la rovina della loro religione se
non sono eletti i loro candidati Fa poscia
una lista di tutti quei deputati che votarono per la legge del matrimonio civile, e dice che nessun elettore cattolico
può in coscienza rieleggere alcuno di
quelli che hanno votato per la suddetta
legge.
Genova. — Il Cattolico di martedì empie tre lunghe colonne d’ingiurie e di
liagnistei per darci la notizia che gli
'Evangelici di Genova hanno comprato
una chiesa. Questa chiesa, comprata dagli
Evangelici, sarebbe, secondo i Cattolico
K l'antica e grande chiesa della Gran Madre di Oiosita sotto il ponte di Carignano». Com’é da credere, non risparmia
ingiurie né a Genovesi, nè a Piemontesi,
nè al Governo; ma molto più si scaglia
contro gli Evangelici pel gran delitto
che essi commettono di restituire al
culto una chiesa che i Cattolici aveano
abbandonata. Se il Tempio della Gran
Madre di Oio fosse stato ridotto a magazzino, a scuderia e forse ad uso peggiore, i reverendi del Cattolico non avrebbero trovato nulla da ridire. Ma perchè
in quel tempio, da essi abbandonato, si
porrà in trionfo la Bibbia, si annunzierà
il puroVangelodi GèsùCristo, s’insegnerà
la vera morale evangelica, si pregherà
per la patria, perciò si muove la bile dei
clericali. A tempo opportuno daremo ai
nostri lettori esalti ragguagli intorno a
questo nuovo tempio di Genova.
Ginevra. Si è scoperta ultimamente
un’associazione gesuitica. 11 centro di
essa è in Roma ; la patente di affigliazione per Ginevra è stata spedita dal P.
Generale dei Gesuiti. Noi non vogliamo
analizzare i regolamenti di essa Società
nello scopo che si propone. Solo notiamo un fatio : nel libretto di aggregazione
che si dà agli adepti vi è la divisa di
Ginevra Posi tenebrai luw, che sormonta lo scudo, nel quale invece di esservi
l’arma di Ginevra vi sono le chiavi e il
triregno , e sotto vi è il nome del papa.
Francia. — Il 6 novembre ebbe luogo
l’inaugurazione del nuovo tempio evangelico di Batignolles. La ceremonia d’tnaugurazioue attirò una prodigiosa affluenza di persone.
— Il clero della diocesi di Amiens
ha offerto al suo vescovo un pastorale fallo alla foggia di quelli del Medio Evo, e con entro rinchiuse le reliquie
di s. Pio V, l’istigatore in nome di Dio
della strage di S. Bartolomeo e quelle di
S. Teodusla. In una letiera che accompagna questo dono, il clero esprime quale è
stata la sua idea nel dare al pastorale
la forma del Medio Evo. « La sua form»
richiama il Medio Evo cosi caro alla vostra memoria ». E il Medio Evo cJie desiderano i clericali.
PouTEAux. — È già da qualche anno
che alcuni missionarii evangelici hanno
stabilito in questo locale delle riunioni
religiose puramente bibliche. Ora il numero delle persone che si sono dichiarate
aderenti alla dottrina evangelica è tale,
che si è creduta necessaria la costnizioD*
15
di un tempio. Il Consiglio Municipale hu
approvato ad unanimitit un tale progetto,
e fra breve si porrà mano all'edifizio.
B0E.111A. Da qualche tempo a questa
parte i Giornali religiosi annunziano continuamente il passaggio al Protestantismo
di multi preti Boemi. Cinque preti passarono ultimamente al Protestantismo
sulla frontiera della Silesia. Un cappuccino, professore a Chrudin, ha falto la
sua abiura in Breslau.
Stati-Uniti. Un’altra prova dell’agonia del Protestantismo ce la offrono i
missionarii americani. Non partono bastimenti da Nova-Jork nei quali non vi
siano Bibbie e libri religiosi postivi da
missionarii evangelici per uso dei marinai e dei passeggieri. Nella sola città di
Nova-Jork travagliano ventisei missionarii e ino sostituti volontari per visitare i poveri, i malati, ed istruire gli
igiioranii. Per opera di (|uesti missionarii nel corso di un anno sono stati
Condotti 13i6 increduli a frequentare le
riunioni religiose ; sono stati affigliati
alla .Società di Temperanza i2"2 intemperanti, e 157 Cattolici sono stati convertili al Vangelo. La Società dei Trattati ha pubblicato in (|uest’anno 23
opere nuove , ciué 374 volumi, e l-iìiS
opuscoli in inglese, tedesco , francese ,
spagnuolo , portoghese , italiano , olandese , danese, svedese, magiaro. La
stessa .Società pubblica tre Giornali religiosi , il Messagi)tere Americano, che ha
ÜUO.OÜÜ abbonati ; il Giornale dei Fanciulli, che ne ha i2SO,OÜÜ, e il MoniioTe
Americano, clie non ne ha che 23,01)0.
Oltre l'opera dei Missionarii , 126 studenti nel tempo delle vacanze hanno
voluto prestare la loro opera gratuita
sotto la direzione dei Missionarii ad
evangelizzare ed istruire gli ignoranti.
GROMCIIETTA POLITICA
Genova, 6 dicembre. — Oggi ad un’ora
e mezzo dopo meziodl è arrivato a Genova il convoglio della strada ferrata Ligure Subalpina. Recava in quattro vagoni
i Ministri, molti dignitari dello Stato ed
alcuni giornalisti. Un’ immensa folla di
ogDÌ ordine di cittadini occupava tutta la
piazza dell’imbarcadero e le circostanii
alture, aspptiiindo, sotio un sole (piasi
cocente, già da più di un’ora questo spettacolo graditissimo. Il giorno 0 dicembre 1853 segnerà una nuova èra di prosperità per le libere contrade liguri subalpine. (Corr. Mere.).
Svizzera, Friborgo. — il Gran Consiglio hii votalo una somma di 6 mila
franchi da prelevarsi annualmente sul
budget per 500 franchi, onde concorrere
all’ei ezione del monumento in bronzo al
P. Girard.
Giisevra. — li grande Consiglio ha eletto
Fazy a suo presulente. Egli non ha accettato : dopodiché venne eletto Tourte,
e tutto l’udìzio in senso radicale a grande
maggioranza.
Inchìlterra. — La griw degli operai
di Preston continua in Inghilterra.
Vienna— Da questa citlà si continua
a far coricre la voce che le grandi potenze hanno invialo a Costantinopoli nuove proposte di accomudamenlo.
Germania. — Si annum'.ia da Carlsruhe
che i fogli esteri ostili al governo nel suo
conflitto coU’arcivescovo di Friborgo sono
stali nuovamente ammessi a circolare liberamente uel gran ducato. In pari tempo
I giornali sono stati avvisali di potere
trattare la questione nel modo die loro
piacerà. (Indep. Belge).
Affari d'Oriente. — Dispaccio elettrico, Parigi Cdicernbre. - S. condo nuovi
ragguagli da Coslanlinopnli in data di'! 21
le voci corse dello sgomhramenlo di Ralafat erano false. 1 Turchi nnn furono battuti aKraiova, poiché non vi fu battaglia.
L’occupazione di Kalafai aveva per unico
scopo il proteggere la Servia, all’intenlo
di rendere disponibili 40,000 uomini dei
corpi di riserva riuniti a Sofìa ; ciò che
si è effettuato.
Omer hascià ha fatto ritirare da Turlukai le truppe stanche, e ne ha loro sostitituile altre, le quali erigono nuove
opere di difesa. L’iso a di Miichon fu realmente occupala dai Turchi, dopo combattimenti mollo micidiali pei Russi.
I Turchi furono vincitori in un altro
combattimento nell’Asia. Se ne aspettano
i particolari.
A Parigi si è falla con gran pompa la
16
ioaugurazione della slatua del maresciallo
Ney.
Serbia. — 11 governo serbo continua
nell’armamento militare e vigila conleinporaDeamenle con tutta attenzione i suoi
impiegati.
Lo scontro fra Turchi e Serbi ai confini bosniaci era piij signìGcante di quello
che si credeva dapprima.
I Bo.sniaci Turchi essendo in un numero molto superiore si avanzarono in
parecchi punti verso i confini, furono
però attaccati dai Serbi, i quali avendo
ottenuto rinforzo, li batterono e li perseguitarono uo tratto oltre i confini. Il combattimento durò due ore. 1 Turchi avrebbero SO morti. D’allora vengono vigilati
i confini serbi, ed I Turchi non tentarono una seconda scorreria.
ELEZIONI.
A Torino i clericali sono stati interamente sconfjlli. Il conte Cavour,
segno degli odii clericali, è sialo rieletto alla QUASI cnamimita’. Il marchese Pallavicino e l’avvocalo Notta
a grande maggioranza. 11 conte Revel
ieri mattina, con affissi a grandi lettere posti su tutti gli angoli della città,
protestava energicamente contro la
candidatura di cui lo avevano favorito i clericali, e dichiarava i suoi
principii essere ben altri da quelli
dei clericali; e cosi è stato anche egli
rieletto. Insomma la sconfìtta dei clericali a Torino è stata veramente completa.
Ecco la lista delle elezioni cbe fino
ad ora (8 ore aut.) sappiamo.
Torino. \ ° Collegio, conte Camillo Cavour.
— » march. Giorgio Palla
vicino Triulzio.
— 3“ » Ballottaggio tra Gal
vaguo e Nuytz,
— « avv. Notta.
— 5" j> Ballottaggio tra Bol
mida e Cavalli.
— 6" » avv. Miglietti.
— 7 ’ » conte Ottavio di Revel.
Asti. Baino.
Alessandria. 1® Coll. avv. Urbano Rattazzi
— 2" » avv. Mantelli.
Felizzano. Professore Bertoldi.
Novara (intra-muros). Ballottaggio tra il
colonnello Cavalli e Toroielli.
— (extra-niuros). Conte Annone.
Vercelli. Avv. Casimiro Ara.
Gavi. March. Orso Serra.
Trino. Professore Bezzi.
Mombercelli. Avv. Cornero.
Vigevano. March. Arconati Visconti.
Novi. Avv. Isola.
Savigliam. Ballottaggio tra Berti e Canalis.
Genova. 1“ Coll. Vincenzo Ricci.
— 2’ » Ballottagg. tra Casareto
e Bollo.
— 30 » Ballottagg. tra .\sproni
e Centurioni.
— 4“ Avv. Cesare Gabella.
— 3“ Colonnello Daoiiaao Sauli.
— 6° Polleri.
— 7“ Ballottagg. tra il march Lo
renzo Pareto eMoDlicelli.
Casale. Avv. Mellaoa.
Ciamberì. March. Leone Costa di Beauregard.
Anneey. Larhenal.
Vollri. Ghiglini.
Becco. Biilhitt. tra Casareto e De Marini.
Rivarolo. Ballott. tra Monticelli e Prandi.
Cuneo. Brunet.
Duing. Despine.
Crttcenlino. Ballott. tra Chiò e Saracco.
Staiilieno. Imperiali.
Romilly. Ginet.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. soc. DI A. PONS E COMP.