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ECO
DELLE mm VALDESI
Spet t.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC IV - Num 22
Una copia I, i r <> 1 '■
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f Eco: L. 2.000 per l’inleriio
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TORRE PELLICE. 29 Maggio 1964
Amtnìn. ClaiidÌAiui Tojtc PcUice - C.C.P. 2-17557
400 anni fa, il 27 maggio 1564, Calvino «andava a Dio»
Un uomo e H^suo Signore
« Me ne sto muto, perchè sei tu che hai agito »
(( C8 aujourd’hui environ 8 heures
du soir le s-peotable Jean Calvin est
allé à Dieu sain et entier, grâce a
Dieu, de sens et entendement».
Con questa laconica scritta del segretiario del Consiglio di Ginevra,
consegnata nel registro dei verbali la
sera del 27 maggio 1564, la piccola
città del Lemano, diventata in quel
volgere di anni una capitale spirituale, transandava ai suoi figli il ricordo
del riformatore.
In queste modo spoglio e nudo di
redigere Tatto, qualificando l’uomo col
suo nome, in questo modo preciso ed
umano di indicare le cose ed i fatti
sia la piu bella testimonianza che i
o r ni potessero rendere al loro
pa r» perchè costituisce la prova
ei e le che la lezione di fede e di
c la cne aveva impartita nella
cui a, peli' oltre 25 anni, era stata acc compresa.
E non solo la sobria scritta del registro che testimonia di questa aderenza di Ginevra con la predicazione
evangelica di Giovanni Calvino, è
aUrss'i, ed in modo forse più eloquente ancora, il modo spoglio e disadorno
con cui accompagnò il giorno seguente le sue spoglie al cimitero di Plainpalais.
« Ensevely à la façon accoustumée »
diceva il testamento; e cosi fu: in una
nuda bara senza cerimonie ed orazioni venne deposto accanto ai suoi fratelli anonimi anonimo lui stesso « en
attendant le jour de la résurrection
bienheureuse »
Se nella morte di un uomo si può
celare una lezione per i vivi, e se in
primo luogo nel morire di un credente può esser nascosto un messiaggio,
una testimonianza per i fratelli in
fede, non può esservi dubbio’: la testimoniainza deliTuomo Giovanni Calvino morente fu una lezione di umiltà.
Nessuno scritto ci trasmette questo
messaggio in moido più diretto e sereno del testameinto redatto un mese
prima della morte e di cui leggiamo
il testo' in questa stessa pagina. Spogliato delia stima e della venerazione
dei suoi discepoli, delle critiche dei
suoi avversari, delle polemiche e dell’odio dei suoi oppostori egli traccia il
suo ritratto interiore quale suppone
debba essere e sia in presenza del Signore, nelTatìtesa che il Signore pronunci la sua parola di giudizio ohe
risuoni per lui come una parola di
condanna e di misericordia.
Se il tema centra.le del testamento'
è l’umiltà le modulazioni ed i concel
ti in cui questo pensiero viene espresso sono diverse e varie.
Il Signore ha avuto pietà di lui liberandoio da quell’« abysme de TWolàtrie » in cui vive il cristiano paipàsta
e traendO'lo alla « clarté de son Evangile»; ha continuato ad avere pietà
di lui mantenendcsi fedele malgrado
le sue debolezze ed infedeltà dimo
strandO'si « Pére de miséricorde » in
tutti i modi. Questa è la radice dell’umiltà calvinista: la coscienza deiopera costante e liberatrice di Dio
nella vita umana.
Ij’umiità di questo tipo sembra ad
cechi moderni umiliazione, morbosa
volontà di abbassamento, di rinuncia.
C’è in noi modernii una reazione istintiva contro oueste affermazioni della
miseria, debolezza, perversione della
natura umana (penisiamo alla lettura in chiave psicanalistioa di Oalvino
da parie di Erich Fromm nella sua
opera: Fuga dalla libertà!); questione
di sensibilità saremmo tentati di dire. robusta, medioevale quella di Calvino, modema, inquieta la nostra. I!
problema non sta nella lettura letterale dei termini bensì nella coscienza
di situazione che in essi si esprime :
Calvino morente sa, come sa ogni credente, che la vita e la speranza vengono da Dio.
Quasi a voler preve'nire una nostra
obiezione in questo senso egli afferma
subito che ia misericordia si manifesta in an fatto ben chiaro : Dio « a
étendu vers moi sa mercy jusques^là
de se servis de moi et de mon labeur
pour porter la vérité de son Evangile ».
Questa è la grazia di Dio, non un generico perdono della sua natura peccatrice, una assoluzione pronunciata
sul suo essere ma la vocazione a servire da testimone dell’Evangelo. L’umiltà di Calvino non è perciò Tumiltà
dei mistici, annientati e dissolti nella
grandezza infinita dell’amor divino : è
'Tumiltà dell’apostolo che ha dato la
sua vita ed il suo lavoro, il suo « labeuT». per la causa di Dio.
In questa esatta v-alutazione della
sua vita sta Tumiltà del Calvino morente, e lungi dall’essere questa una
confessione esatta dal punto di vista
biblico ma un tantino conformista,
quasi professionale, è invece piena e
consapevole risposta da uomo alla grazia divina.
Il modesto credente ohe sta dettando il suo tes.tamento ha senza dubbio
avuto un Lampo di fierezza, di intima
consapevolezza nel dire « et mesmes
en toutes les disputes... ay procèdi
rondement à maintenir sa querelle ».
Umiltà di apostolo, di testimone che
rende a Dio la sua causa difesa onestamente. Orgoglio, peccaminosa soddisfazione? Confessare spontaneamente di aver condotto la disputa di Dio
senza lentezza, rondement I Dio solo lo
dirà, il Signore solo sa come l'uomo
Oalvino ha condetto il oombattimen
to della fede ! Certamente, ma proprio
questa rigorosa anche se modesta
consapevolezza della propria vita sta
'a vera umiltà del credente.
Ma il testamento non è nella vita
del riformatore semplicemente un atto di pietà tradizionale, uno scritto
pastorale che rassicuri i suoi amici e
discepoli della fede del morente, è fi
sunto di anni di vita. L’umiltà di cui
si paria in questa pagina non è una
facile e teorica affermazione ma una
lezione di vita vissuta in una lenta e
sofferta agonia.
L’uomo che sul far della sera di quel
27 maggio si addormenta serenamente a 55 anni, era lungi, ben lungi dalTessere ciò che la storiografia presenta, da parte cattoiioa con odio e da
parte riformata con riverente deferenza: un uomo giunto al successo,
padrone della città in cui predica da
anni, despota inflessibile e violento
del protestantesimo europeo ! E’ una
creatura che da anni sta imparando
morire.
Sta irnparando a morire flsioamen
te, giorno dopo giorno : le emicranie
e le nausee, che risalgono al tempo
della sua gioventù, non lo abbandonano quasi più. Ridotto a nutrirsi di
pochi infusi e di leggeri «potages»
cura barbaramente questi dolori con
digiuni prolungati fino allo svendmen
to. La gotta ed i calcoli sopraggiunti
nella maturità peggiorano di anno in
anno non lasciandogli requie; l’affezione polmonare, contiratta in se
II 14 giugno a Ferrara
Siamo lieti di apprendere che il 14
giugno p. v. è indetta a Ferrara un
raduno interdenominazionale, per una manifestazione protestante nella
città, in occasione del 4° centenario
della morte di Giovanni Calvino. La
città è stata scelta in quanto è forse
il solo centro italiano in cui si possa
attestare il passaggio del Riformatore e l'incidenza del pensiero riformato, presso la corte di Renata di Francia. La manifestazione, di cui speriamo di poter dare presto il programma dettagliato, avrà un simpatico carattere interdenominazionale, ed è la
locale comunità battista, guidata dal
past. Paolo Spanu, che sarà particolarmente impegnata nell'organizzazione del convegno. A tutti quanti
potranno tenersi liberi per quella domenica e partecipare a questo convegno, raccomandiamo fin d'ora :
non mancate aM'appuntamento !
guato agli strapazzi dei viaggi ed alla
insufficiente nutrÌ2àone, distrugge lentamente i suol ultimi anni di vita.
Inflessibile, con la coscienza di dover rendere conto non alla Signoria
di Ginevra ohe lo supplica di risparmiare le sue ener.gie, ma al Signore la
cui « querelle » è ancora in corso, si
impone un ritmo di lavoro masisaorante. Prosegue le sue lezioni di teologia
regolarmente, studiando come un giovane professore, predica secando i tur
ni che gli sono assegnati, senza deflettere, completa la sua opera maggiore: TInstitutlon, pubbUoandone i
testi latind e franoesi, segue con occhio viglile e spirito acuto le vicende
della chiesa francese come di quella
polacca, scrive lettere ai quattro canti d’Europa, sempre presente in ogni
disputa teologica.
Questo fu Giovanni Oalvino nei
suoi ultdirii anni di vita: una attività
instancabile, condotta s^nza flessione,
un coirpo distrutto in una lenta ago^
ma. Ma nel silenzio della sua cameretta, nelle notti insonni, seduto sul
letto in attesa dell’alba, in attesa di
riprendere il suo « labeur » il pastore
di Ginevra meditava certamente un
altro problema, il suo problema di uomo, imparava una- ben altra lezione:
la morte di se stesso.
L’umiltà non era solo un morire fls.-camente conitinuando a fare, scrive
re, predicare, contringendo il proprio
corpo a dare ogni sua energia, era altres, imparare a non essere nulla. Rinimolare al proprio orgoglio, alia proP'ria sod^sfazione, al naturai^ sentimento di affermazione, rinuniciare ad
essere il ptrimo, a volere, a imporsi
Giovanni Oalvino non era un uomo
naturalmente umile ! una creatura
sempre pro'nta a .so'ttomette'rsi, a riiconoscetre che ha torto, a modificare la
propria opinione. Per questo il cammino delTumiltà fu lungo e diflBcile, per
questo egli dovette imparare ciò che
scrisse nel suo testamento, e lo dovette imparare in una cotidiana fatica
Ginevra era oiimai diventata la cittadella della fede riformata: conscia
della propria vocazione e della propria responsabilità si andava formando secondo la linea tracciata dal riformatore 25 anni prima. Ginevra, diventava ogni giorno più forte e rifor
mata mettendo in atto la lezione che
Calvino le aveva dato, la generazione
dei creden'ti calvinisti stava nascAndn
m Europa, una generazione di credenti coerenti e sobri; dalla Scozia
alla Polonia le opere ed i libri del teologo Giovanni Oalvino formavano pre
dicatori e pastori.
La sua opera non era stata vana, lo
si vedeva, lo si sentiva ovunque ed è
proprio a quest’opera, al suo sviluppo,
alla sua crescita ohe egli doveva imparare a rinunoiare affidandola a Dio.
Le sue ultime settimane di vita sono la sintesi di questi itinerari spirituali: il suo corpo fisicamente annientato non regge ormai più, l’ultima lettera ail’amico BuHinger contiene la
sobria menaone di questa agonìa :
« notre angoisse ne cesse pas » e gli
ultimi interventi pubblici sono altrettante dimissioni; al palazzo della Signoria il 27 marzo per il saluto al
Consiglio, al Consistoire il 28, alla Vérérable Compagnie il 31; alla chiesa
tutta il giorno di Pasqua, ii 2 aprile,
dove to si vedrà per l’ultima volta cari,
tare i .salmi e ricevere la comunione
con i fratelli in fede.
Gli ultimi giorni del riformatore dì
Ginevra sono la lenta e sofferta agonia di un uomo sfinito, senza fami
glia, in presenza di pochi amici, in
realtà solo con se stesso. Nelle parole
dei .suoi ultimi giorni, più sospiri e lamente che vere parola, i suoi prossimi
riconosceranno il testo del salmo 39
« tacui, domine, quia fecisti », io me ne
sto muto perchè sei tu che hai agito.
Non crediamo possa darsi testamento spirituale più preciso di questo salmo e che meglio esprima la testimonianza che a 4 secoli di distanza ci
dà Giovanni Calvino morente. La sua
vita non ci appartiene, come non gli
appartenne, Dio ne è solo giudice; ma
la comunione dei santi in cui credia
mo ci permette di raccogliere la sua
voce e farla nostra nelTumiltà della
fede evangelica e ci permette di ripetere con lui « tacui, domine, quia fécisti... ». Giorgio Tourn
Calvino morente. Riproduzione di una stampa di il. van Muyden.
Nel nome di Dio,
io, Giovanni Calvino, ministro del
la Parola di Dio
nella Chiesa di Ginevra, sentendomi
cosi abbattuto da varie malattie, da
non poter pensare altrimenti se non
che Dio vuole fra breve ritirarmi da
questo mondo, ho deciso di fare e
mettere per iscritto il mio testamento
e dichiarare le mie ultime volontà
nella forma seguente.
In primo luogo rendo grazie a Dio
perchè non solo ha avuto pietà di me,
sua povera creatura, ritraendomi dall’abisso deU’idolatria in cui ero sprofondato, attirandomi alla luce del suo
Evangelo e facendomi partecipe della dottrina della salvezza, di cui ero
indegno in sommo grado, prolungando la sua misericordia, ma ha sopportato con tanti vizi e miserie, che avrei
meritato centom'la volte di essere rigettato da lui; ma, soprattutto, ha
esteso la sua misericordia verso di me
fino al punto di servirsi di me e della
mia fatica per portare e annunciare
la verità del suo Evangelo; dichiarando ( ’’protestant” ) di voler vivere e morire in questa fede che egli mi ha data, senza altra speranza nè rifugio
che la sua gratuita adozione, sulla
quale è fondata interamente la mia
salvezza, abbracciando la grazia che
egli mi ha fatta, in Gesù Cristo, e accettando il valore meritorio della sua
morte e della sua passione, affinchè
in questo modo tutti i miei peccati
siano sepolti, e pregandolo di lavarmi
TESTAMENTO
del Riformatore
e puriflcamii nel
sangue di questo
grande Redentore,
sparso per noi poveri peccatori, sì
. che io possa compa
rire dinanzi al suo volto, portando in
qualche modo la sua immagine.
Dichiaro pure che ho cercato, secondo la misura della grazia che egU mi
aveva data, di insegnare con purezza
a sua parola, sia predicando che per
iscritto, e di esporre con fedeltà la
Sacra Scrittura; e che in tutte le discussioni^ che ho avute con i nemici
della verità, non ho usato cautele nè
sofismi ma ho proceduto di lena nel
sostenere la discussa causa di Dio.
Ma, ahimè, la mia volontà e il mio
zelo, se tale può chiamarsi, sono stati
sì freddi e codardi che mi sento ben
debitore, in tutto e per tutto, e che se
non fosse per la sua bontà infinità,
tutta la passione che ho avuta non
sarebbe che fumo ; anzi, le grazie che
mi ha fatte mi renderebbero ancora
più colpevole, sì che il mio rifugio è
nelTattesa che, essendo Padre di misericordia, sia e si mostri Padre di un
sì misero peccatore.
Per il resto, desidero che il mio corpo, dopo il mio decesso, sia sepolto
secondo l’uso comune, attendendo il
giorno della beata resurrezione.
Quanto ai pochi beni che Dio mi ha
dato qui, perchè ne disponessi...
(Estratto dal Testamento Ji' G. Calvino^
secondo il testo pubblicato da Juies
Bonnet nelle ’’Lettres” di ]. Calvin)
Uno scritto di Karl Barth
Vale la pena essere
liberi discepoli di Calvino
Questo contributo di Karl
Barth è apparso sull’ultimo numero ( 5/1964 ) della rivista « Evangelische Theologie », dalla
quale lo traduciamo.
Chi vuole ricordare Giovann,! Calvino,
morto a Ginevra il 27 maggio 1564, badi ad
averlo dalla sua parte e non contro di* sè!
Non fu un <-aso se già poelii anni dopo la
sua inerte era caduto in dimenticanza il
luogo nel quale era stato sepolto. Il monnmenlo ginevrino, nel quale appare la sua
figura accanto a quei a di alcuni famosi calvinisti, pastori e iaic-t, dei suo tem.po, non
è certo stato elevato in accordo con i] suo
pensji'ero. Calvino non fu un eroe e non si
adatta ad alcuna venerazione eroica. Senz.t
mai dar mostra della minima coscienza di
una particolare vocazione profetica, volle
essere proprio soltanto il primo ministro
(servitorei della Parola diviina nella comunità cristiaiia della ciltà di Ginevra, e per
quel e altre che si rivolsero a Ini per questo stesso serviizio. Non volle quindi essere onorato, nè osannato, e neppure amato:
volle unicatnenìe essere ascoltato come testimone della causa alla quale si* sentiva
vincolato dal momento in cui lo conquistò.
Poteva, certo, voler aver ragione, infiam
uiarsi e adirarsi: e lo fece effettivamente
con forza, fino alla sconvenienza. Ma non
lo fece mai con boriosa leggerezza. Quando
parlava delTordihe della vita c-rist/ana, non
per nulla poneva quasi interamente Taccento .sulla dottrina del ne<-essanio annientamento del proprio io in favore della persona divina, della sua volontà e del suo bene
p avito. Così egli Ha vissuto, malat u-ri'o per
tutta la vita e neglil ultlimi anni gravemente
ammalato. Così è morto. E così la sua persoim dev'essere rispettata nella sua essenza
Nella sene dei riformatori Cal-vino, a diftorenza di Lutero e di Zwingli, fu l’uomo
rii punta della seconda generazione. La sua
patria spirituale era Tumanesiimo francese,
gin prima di' lui influenzato in senso evangei,H-o dal'a Germania. Il mondo, all’epoca
ne la sna attività matura, era orma,' quello
della Controriforma ecclesiastica, che toccava ii suoi vertici più impressionanti nella fondazione e diffusione deìrordine dei
Cesurtt e nelle discussioni e decisioni del
Concibo di Trento, protrattesi per oltre due
decenn!i — nia era andie il mondo nel quale s, annunciava l’inizio deM’età moderni
nei molteplici movimenti filosofici, econo(continua in 3.a pag.)
2
pag. 2
29 maggio 196-i — N. 22
La litüEgpa i/aldese: l’ultimo saggio
Ogni generazione ha il suo linguaggio: noi amiamo una sobrietà e conoreiezza di espressione ohe rifugge da ogni nota 'retorica e sentimentale
Ogni generazione ha il suo linguaggio. Noi amiamo una sobrietà e concretezza di espressione che rifugge da
ogni nota retorica e sentimentale per
cui ci distinguiamo dai nostri nonni
e dai nostri genitori ancora abituati
allo stile ottocentesco o dei primi decenni di questo secolo. La sobrietà,
che risponde a un’esigenza generale
di gusto e di concezione della vita del
nostro tempo, ha delle ragioni più
profonde nella generazione protestante italiana, maturata nei Ire lustri che
precedettero la seconda guerra mondiale. Infatti essa ha partecipato al
rinnovamento teologico-biblico che si
suole designare e riassumere col nome di Carlo Barth. La teologia dell’interiorità e dell’esperienza religiosa che aveva prevalso col Risveglio
sin dai primi decenni del XIX secolo,
veniva corretta nella sostanza e nell’espressione da una teologia della parola di Dio, che accentuava Toggettività della rivendicazione in Cristo, la
trascendenza dell’Iddio della Bibbia e
rifuggiva da ogni termine che sapesse di psicologia religiosa. Era quindi
comprensibile che quella generazione
non trovasse di suo gusto lo stile della Liturgia Valdese del 1912 e desiderasse non più una ristampa con lievi revisioni (come quella del 1927), ma
una nuova liturgia.
Questa esigenza fu fatta sentire al
Corpo Pastorale che nel 1931 nominò
una Commissione Liturgica che in seguito fu più volte parzialmente o totalmente rinnovata e sino ad oggi (in
33 anni!) non ha ancora assolto il suo
compito. Nel 1940 essa pubblicò un.
primo saggio (senza frontespizio e senza copertina) per il periodo dell’Avvento e di Natale (stampato a Torre
Pedice dalla Tipografia ’’L’Alpina”
s.d.t.) e un anno dopo un Saggio dì
Liturgia per il tempo della Passione
e per Pasqua (ivi, 2 settembre 1941). I
due saggi sono più che altro raccolte
c:i preghiere (in gran parte tradotte da
liturgie tedesche e inglesi) d’introito,
di confessione di peccato, di adorazione, ringraziamento e intercessione.
La guerra e il dopoguerra interruppero per parecchi anni l’attività della
Commissione che, soltanto dopo circa
due decenni, presentò al Corpo Pastorale altri tre saggi (in offset): Liturgia per il culto pubblico a cura della
Commissione Valdese per la Liturgia. Il fascicolo I del novembre 1960
comprende !a liturgia pei le cinque
domeniche del mese, due formulari
per la S. Cena nelle domeniche ordinarie, esortazioni e preghiere per la
celebrazione della S. Cena nelle solennità dell’anno ecclesiastico, formulari per le domeniche della Riforma,
del tempo di Avvento, di Natale, Fine d’Anno e Capodanno, preghiere
particolari d’intercessione, un elenco
d’inni per il canto spontaneo della comunità. Il fascicolo II, pubblicato nel
giugno 1961, comprende: formulari
per la Domenica delle Palme, per il
Giovedì Santo, il Venerdì Santo, per
la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste
e il XVII Febbraio. Il fascicolo III
del luglio 1963 è un rifacimento del
fascicolo I e comprende : le cinque domeniche del mese, le quattro domeniche d’Avvento, Natale, formulari per
la domenica dopo Natale o fine d’anno, per il Capodanno e per la domenica più vicina all’Epifania.
Quest’ ultimo saggio riprende la
struttura della Liturgia del 1912, mutando gli inni spontanei in responsori, introduce il lettore per la lettura
dei versetti che preparano la confessione di peccato, delle pericopi domenicali e dei versetti della istituzione
della S. Cena. Il lettore pronuncia
anche la preghiera eucaristica. Per il
rimanente il saggio segue l’ordine del
culto indicato dal fascicolo I del 1960,
e già adottato da numerose nostre comunità. Sul s.aggio del 1963 vorrei fare alcune considerazioni.
LA LITURGIA
COME PROCLAMAZIONE
DELL'EVANGELO
11 principio direttivo, costantemente
presente nella preparazione del saggio,
è che la liturgia dev’essere proclamazione dell’Evangelo accanto e insieme
alla predica del pastore. In questo annunzio si esaurisce la sua funzione.
Nel sermone prevale necessariamente
la nota soggettiva, perchè il messaggio
evangelico passa attraverso la personalità del predicatore che lo medita e
intimamente lo vive pfima di annunziarlo alla comunità. Nella liturgia invece prevale l’elemento oggettivo dei
testi biblici, delle preghiere della chiesa, talvolta ripetute da molte generazioni, e delia confessione di fede. La
liturgia corregge la soggettività, talvolta eccessiva, del sermone; il sermone, come vivo messaggio evangelico
rivolto alla generazione presente, ravviva e rende attuale la liturgia che
senza la parola predicata rimarrebbe
troppo lontana nel tempo, e forse anche poco comprensibile agli uomini
d’oggi.
La proclamazione dell’ Evangelo
dev’essere in qualche modo ordinata. E
poiché l’anno ecclesiastico, o anno del
Signore, viene oggi adottato (almeno
parzialmente) anche dalle chiese rifor
mate, l’ordine più naturale è quello
offerto dalle pericopi tradizionali. Le
pericopi non possono essere prese in
senso esclusivo (quasi che non potessero essere sostituite dalla lettura di altri passi biblici), perchè sarebbero una
inammissibile riduzione dell’Evangelo,
ma in senso orientativo, affinchè durante il ciclo di un anno venga proclamato tutto l’Evangelo della salvezza.
Esse servono molto bene non soltanto a delineare il messaggio del periodo d’Avvento, di Natale, della Passione, di Pasqua e di Pentecoste, ma dànno anche un contenuto specifico al
messaggio della liturgia di ogni domenica. Come si farebbe a distinguere. le une dalle altre le liturgie delle
quattro domeniche d’Avvento, a calatterizzarle nel loro annunzio evangelico, se non appunto lasciando che
le pericopi di ogni singola domenica
diano contenuto alle preghiere?
Le preghiere della liturgia sono
dunque riferite alle pericopi precedentemente lette. Il riferimento non è
troppo marcato, affinchè possano essere recitate eventualmente anche dopo la lettura di pericopi diverse (come spesso succederà) da quelle indicate, ma sempre scelte in relazione al
medesimo periodo dell’anno del Signore. Nei formulari delle cinque domeniche del mese, per le quali non si
potevano indicare delle pericopi fisse,
si è lasciato uno spazio, indicato con
punti di sospensione, nel quale il pastore può inserire la sua preghiera
spontanea, ispirata dalle letture bibliche che egli stesso avrà scelto.
Secondo l’uso comune a numerose
nostre comunità, la preghiera di adorazione e di ringraziamento (prima del
sermone) è stata distinta dalla preghiera d’intercessione (alla fine del culto
immediatamente prima del Padre Nostro). In questa divisione v’è un notevole vantaggio perchè la comunità,
dopo la lettura biblica, può concentrarsi interamente nell’adorazione e
nel rendimento di grazie, riprendendo alcuni motivi dei testi biblici letti, o in qualche modo rispondendo alla parola del Signore, senza pensare
subito a chiedere questo o quest’altro
aiuto, distraendosi da Dio verso il
mondo. D’altro lato la preghiera d’intercessione, dopo la predica e la S.
Cena, potrà più ampiamente diffondersi nella richiesta a Dio di grazia e
soccorso, presentando le necessità, i
dolori e le angosce della comunità,
della chiesa universale e del mondo,
così come appaiono alla solidarietà
dei credenti nella luce del messaggio
udito nella lettura dei testi biblici e
nella predica. Una risposta alla predica e l’intercessione dovrebbero essere espresse anche dalla comunità in
brevi preghiere spontanee che precederebbero l’intercessione del pastore.
Nel saggio sono previste le preghiere
spontanee della comunità, e ad esse si
lascia un debito posto.
Nella liturgia anche il canto deve
essere proclamazione dell’ Evangelo;
perciò, nella misura del possibile, si
sono cercati, come responsori, gli inni migliori per la loro sostanza biblica e la musica corrispondente. Il criterio della scelta è stato « ciò che vi è
di migliore in lingua italiana »; perciò
si sono scelte delle strofe anche dai
« Canti della Riforma » e da un innario svizzero-italiano.
La S. Cena è ancora proclamazione
dell’Evangelo, fatta con la parola e
con i segni del pane e del vino. Non è
commemorazione dw un defunto, ma
comunione col Risorto e con i fratelli
nell’attesa dell’avvento del regno di
Dio. Si è prevista la' celebrazione della S. Cen.a ogni domenica, secondo la
consuetudine della chiesa apostolica,
alla quale noi sempre ci richiamiamo,
quando facciamo della polemica contro la corruzione del culto nella Chiesa cattolico-romana.
LA PARTECIPAZIONE
DELLA
COMUNITÀ’
La partecipazione visibile e udibile
della comunità viene sollecitata in più
modi dal saggio. Come si è detto, è
stato ricostituito il ministero del lettore, che trent’anni fa ancora esisteva
nelle chiese delle Valli Valdesi. Il Credo e il Padre Nostro dovrebbero essere recitati dalla comunità insieme al
pastore. La preghiera spontanea, come nelle comunità neotestamentarie,
i responsori, il canto degli inni e anche la confessione dei peccati silenziosa (lasciando ad essa due o tre minuti,
e non 15 o 20 secondi come oggi si
suol fare!}, la partecipazione domenicale alla S. Cena diétribuita dal pastore e dagli anziani e diaconi, tutto dovrebbe manifestare un’attiva partecipazione dell’intera Comunità al culto,
com’è Vero che tutta la comunità è
invitata dal Signore a partecipare gioiosamente all’opera della sua grazia.
Un’attiva e ordinata partecipazione
della comunità al culto richiederà necessariamente una certa preparazione.
Il lettore o i lettori (se vi sarà in questo ministero un avvicendamento, come sarebbe desiderabile) devono venire preparati con esercizi di elocuzione a leggere in modo intelligibile e
chiaro, non soltanto per se stessi o per
tre o quattro persone, ma per un’assemblea forse di cento o di duecento
persone. Per i responsori, e in genere
per migliorare il canto, sarà necessario preparare un gruppo corale (anche
soltanto di dodici persone) che canti
pure all’unisono, ma che con la sua
stessa voce sia in grado di dirigere, o
comunque aiutare il canto della comunità. Anche per introdurre la recitazione collettiva del Credo e del Padre
Nostro sarà necessario l’aiuto di un
gruppo compatto che li ripeta col pastore. Gli altri prima o poi seguiranno.
Particolare importanza dovrebbe
avere la preghiera d’intercessione. Essa è un segno che la liturgia non è puramente cultuale, ma che nella solidarietà fraterna e umana dei credenti
tutta la vita della chiesa e del mondo
viene portata in preghiera davanti al
Signore. Non si manifesta forse nell’intercessione il sacerdozio universale
esercitato dalla chiesa? La comunità
non deve sorvolare le situazioni di dolore, di smarrimento e di angoscia dei
fratelli e del mondo con poche frasi
generiche in una intercessione tanto
breve che non ha tempo di divenire
cosciente neppure in chi prega. La comunità deve avere il tempo per intercedere.
Il saggio, che abbiamo presentato,
è offerto alle comunità che con la loro
partecipazione attiva al culto dovranno far sì che la liturgia divenga nelle
nostre chiese sempre più proclamazione deH’Evangelo agli uomini e glorificazione del nome del Signore.
Valdo Vinay
Novità
Cioutiiana
Pagg. 124, L. 1.000
DaìV Indice: Premessa — Qualcìic
parola di storia — L'autorità (Scrittura e tradizione apostolica - Autorità delle Scritture e libero esame) —
La Grazia — La Fede — La vita della Chiesa (Il Corpo di Cristo - Il culto - Ministeri - Vita comunitaria e
personale - La missione della Chiesa
e la sua unità) — NelPattesa di Cristo (l.a polìtica - L’arte - Il a travaglio »).
VALDO VINAY
Il Concilio Vaticano II
I * I i 1
74, L. r.oo
Raccolto in questo volumetto, il 6^
della « Piccola Collana Moderna », il
testo di due conferenze tenute dal
prof. Vinay in varie città italiane e
straniere : « TI Concilio e noi protestanti italiani » — « Rinnovamento e
unità della Chiesa alla seconda sessione conciliare ».
' Ordinazioni alla Claudiana, Via
Principe Tommaso 1, Torino (o a
Torre Pellice), e alla Libreria di Cultura Religiosa, Piazza Cavour 32, Roma, nonché ai depositi presso varie
comunità evangeliche.
j
Vieni, Spirito Creatore
La venula dello Spirilo Sanie
Il campo d’operazioni dello Spirito
Santo non è la Chiesa, in contrappcsizione al mondo. Se ■viene in modo
particolare nella Chiesa, viene per
amore del mondo. Viene per chiamire dei testimoni, dei discepoli che siane pronti a seguire Gesù nel mondo.
Cristo è venuto e viene per tutti gli
uomini. Se alcuni sono stati particolarmente scelti, lo sono stati per divenire i servitori di tutti i^li altri.
Quando le Chiese giungono a isolarsi dal loro ambiente, quando usano misure discriminatorie sul piano
sociale, culturale o lazziale, o quando
taglian fuori da ogni vera comunione con tutti i cristiani di altre tradizioni, gli .scettici possono davvero
domandare se hanno seguito rispiraz.ione dello Spirito. Infatti il posto
dello Spirite- è nel mondo E’ là che
egli conduce la Chiesa ed è là che la
Chiesa è veramente con lui. E’ là che
i cristiani diventano davvero liberi di
riconoscere, di accettare il rinnovamento .spirituale della Chiesa e di lottare per esso.
U rinnovameaio
nella Chiesa
Il XX sec. è l’epoca dei grandi « movimenti» in seno alla Chiesa: movimenti « biblici », « ecumenici », « liturgici », ■( culturali », « sociali » e persino « politici ». Essi ricoprono la Chiesa come un mantello d’arlecchino. La
accettazioine o all’opposto la critica di
questi movimenti può facilmente trasfo;rmarsi in alibi, evitandoci di impegnarci personalmente nella missione
di Cristo nei confronti del mondo. In
tutti i casi, forse si disoemerà meglio
l'azione rinnovatrice di Dio in luoghi,
in situazioni concrete, là ove degli
uomini ,si sono stabiliti, si recano al
loro lavoro e hanno fastidi di ogni genere. Che noi siamo aH’opera all’interno o all’esterno di questi grandi
movimenti di rinnovamento, dovremmo pensare forse ai centri cittadini,
alle fatto-rie, alle periferie e alle bidonvilles; dovremmo forse rivolgerci
alle scuole e alle università, agli uffici, ai negozi, alle catene di montaggio, alle cucine e ai cinema quartierali, ai campi e alle strade formicolanti di passanti, alle sale di comitati,
ai club, al.le sale consiliari — ai luoghi cioè che riflettano per noi i contorni marcati della società moderna,
le linee della sua tecnica e della sua
industria, l’impiego del tempo libero
in questa società, e i suoi preparativi
per la guerra e per la pace. Forse fa
remmo bene a ccminciare a cercar
Dio- là dove il ministero della Chiesa
d: Cristo ha incon-trato diffleeltà inquietanti ma ha convinto a- trovare
una via, una via che porta i segni indubiitabili dell’Eivangelo.
Oertamie-nte nulla giustificherebbe
da parte nostra unia rinuncia ai grandi movimenti mè ai grandi aggettivi
con cui li designamo. Tuttavia, po
tremo mai .giungere a una visione costruttiva dei compiti della Chiesa, se
non ci porremo primta nei luoghi inquieti nei quali l’uomo urta contro
l’Uomo con una vera sflducfia, con
odio-, in una lotta mortale? Sappiamo
che non è solo la distruzione del cor
'o a uccidere un uomo. Ci sono ben
altre cose. Se la testimonianza bibli
ha un reale significato, Dio viene
là dove la morte si è impadronita dei
corpi caldi e in moto degli uoimini.
Co-n il .‘■uo Spirito egli porta una vita
nuova, una « nuova creazione ». Ebbene, doimandia-moci : dove avviene, que
sto, oggi nel mondo? come possiamo
cliscemere i segni della sua venuta?
Sono appimto queste preoccupazioni concrete e terra terra che hanno
-’n primo luogo incitato TAlleanza a
formulare cosi il suo tema: «Vieni,
Spirito Creato-re ! ». Infatti solo per
mezzo dello- Spirito Santo la Chiesa
può sperare di essere rinnovata, e non
possiamo sperare il rinnoviam.,e-nto dela Chiesa per mezzo dello- Spirito, se
non là dove la Chiesa è attivamente
impegnata nella sua missione nei conficnti del mondo, alle prese con il
pecoato dell’uomo.
I due segni distintivi
dei discepolo
E’ possibile che coloro che si allontanano dalla Chiesa cerchino semplicemente di sottrarsi alla responsabilità di guardare in faccia il proprio peccato e quello del mondo? La Chiesa
non è essa stessa una comunità di
peccatori che hanno bisogno di essere riscattati? Allora, perchè scandalizzarsi quando scopriamo che coloro che
con noi fanno parte della Chiesa non
si comportano come degli angeli? Il
fattore pratico che ci costringe a presentare il nostro tema sotto forma di
preghiera è senza dubbio il seguente:
la nostra accettazione del fatto che
abbiamo bisogno di Dio, che il mondo ha bisogno di lui e che la sola ragion d’essere della nostra appartenenza alla comunità della Chiesa, è la
nostra partecipazione al ministero di
Cristo, il ministero che risponde a
questa necessità essenziale e-d universale.
D’altra parte, il nostro soontentc
nei confronti dedila Chiesa — sia esso
c-coasionale o costanite — non è una
specie di ne,rvoso rifiuto di credere
che lo Spirito- di Dio- viene realme-nte
in una comunità detestabile- com’essa
è, vi è già p-reisiente, e attende soltanto ohe prestiamo- attenz’one a questo
fatto stiupefacenite per riem-pirci della conoscenza della sua potenza? Non
è, questa, una preoccupazioine centrata sulla nostra ansiietà personale, con
la conseguenza ohe esi-tiamo a fare
qualunque a-ltra .cosa per tentare di
trovare ohi è lo Spirito e che cosa è
prom-essiso a suo riguardo? Oppure a’cuni fra noi no-n hanno mai valutato
1-a possibilità di asoo-ltare a-t-tentamente ciò che dice la Scrittura, o non
hanno mai pensato di cercare i segni
della presenza di Dio, dove salta agli
occhi?
Il cristianesimo non è certamente
cosa per eruditi e per mistici; se no
non riguarderebbe l’uomo. Esso è destinato agli occhi e -alle orecchie di
uomini ordinari — ma di uomini che
sono pronti ad ascoltare, in modo tale che le facoltà che Dio ha date loro
possano essere bene utilizzate, per
cambiare la direzione della loro vita
Imparare ad ascoltare con questo fine,
è letteralmente una preoccu;r-azicne
« dottrinale », una preoccupazione che
tende a scoprire ohi è Dio e che cosa
fa quando manda lo S-p-irito che ci
«condurrà in tutta la verità» (Giov.
16: 12-15). Se non persistiamo, sapremo sì e no che cosa chiediamo quando preghiamo « Vieni, Spirito Creatore! », nè perchè gli chiediamo di ve
n-ire.
Riepilogando, i due segni distintivi
del discepolo dS Cristo, semipre ed
ovunque, sono : il modo con cui ascoltiarno la Parola di Dio e la nostra obbedienzia a questa Parola attraverso
la nostra partecipazione al minis-tero
di Cristo per il mondo. In questi due
casi, i due modi di approccio — quello dO'ttrinale e quello pratico — a cui
abbiami alluso, sono inseparabili.
Quando ci sforziamo di udire la Parola di Dio in Cristo e di obbedire al suo
appello, lo Spinto Santo viene. Quando lo Spirito'soffi a su questa fede e
raccende, la vera « successione apostolica » della Chiesa prende corpo : la
Chiesa quale la conosciamo diviene la
comunità di Cristo, «una, santa, univensale, apostolica ».
(continua)
Terence Tice
02178232
3
2'i iiijiggio 196} ’— N. 22
pag
Liberf discepoli di Calvino
{segue dalla l.a pag.)
midi politici, esietifci e religiosi.
Calvino ha compiiito la sua opera e deve
essere conisiderato nel quadro della conlrapposizione a questi due eilementi dei! suo
tempo, fra loro contraddittori eippure intimámente legati il’uno all’allltro. Egli* ha pensato, agito e parlato, in viista dei rinnovamento della cihiesa e del suo messaggiio, a
parliire dai suo fondamento neilla S. Scrittura, sia pro e contro il Medioevo cristiani» e rAnlichità baisati su se stessi, sia pro
e contro ruomo moderno che proprio allora sì destava.
La sumnui di ogni sapienza — così scrisse proprio aliriniizio dèi suo capoilavoro letterario — è 'la retta conoscenza dì D/o e
deH’uonio. La retta conoscenza di Dio è
quella del Dio che non solo è onnipotente,
ma pure santo, e tuttavia paternamente buono ; e la retta conoscenza deiruomo è quella deiruomo totallmente diipendente dalla
libera grazia e rivtìlazione di Dìo, dell’uomo che senza di lui è votato al nulla e che
vive veramente soltanto ib rapporto con
luiii. In tal modo il tema fondamenilale di
Calvino fu la Storia del Patto, costituito secondo l’Antico Testamento, compiuto secondo il Nuovo e procedente verso il suo
adempimento, stipulato da Dio con l’uomo
da lui eletto, chiamato, illuminato e santificato mediante la sua Parola per la potenza del suo Spigrito Santo. Per già uomini il
Piìglio stesso di Dio è divenuto u<)mo, è
morto e risorto; la co-munione di Di'o con
Icro è l’alfa e l’omega di tutto il suo agire
nella e per la sua creazione. Vivere nella
ubbriidienza della fede sotto la legge di questo patto di grazia, tale è l’inifiniVo beneficio, ma anche i’infrangibdie comandamento
e quindi il senso della esistenza umana.
Proprio questa flegige, poi, costituisce la comunione ideglil uomibi fra loro: la loro esistenza come terrestre popoi^o di Dio, strumento della sua gloria, sulla via del suo
pellegriiiagigio verso la promessa eredità della vita eterna.
In poche parole, ecco la teoloigia, la sa
pienza — sapienza, come ai vede a prima
vista, essenzialmente piratica, consolante,
sopraiumo esilgente — ¿he Calvino ha sostenuto nel suo seco'lo, delimitando e definendo sia a destra òhe a sinistra nei suo'i
sermoni, nelle sue lezionii, nelle sue lette
re e ¡n modo s'istematico mella sua Instàutéo
Christianae Relfigionis apparsa in prima edizione nel 1536 e in forma definitiva nel
1559.
La grandezza della concezione di Calvibo
si riispeochia nella jH>lenza formativa sìa
psicologi'ca che oronoloigìca, affermata iti
forme sempre nuove ben al di là dei pochi
decenni della sua vita, ben al di là delle
mura della; pSccola Giinevra, in Europa e
oltre, ma anche al dì là dei campi stretta
mente ecdesias'ticil Ciò che oggi noti elidamìaiiio mondo, cultura, civiltà « occidentale », senza di lui sarebbe impensabile. Ma,
se lo si vuole, si può misurare la grandezza di quessta potenza fomiaitiva anche con
siderando che fin troppe delle discussioni
teologiche in senso stretto, succesisive fino
a quelle dei giorni* nostri, paragonate alla
tematica, ai contorni, alle dimensiomi di
queliV di cui CalTvino fu protaigonista, risai
tano (cnversazioni dii piigmei. Quale sicurezza assìiomatìca nel ipronunici’arsi e nel sostenere * quale concentrazione sull’affermazione centrale, umica deìda intera S. Scrittura, comunque suoni dii volta in volta!
Quale vìsìione comprensiVa di Dio e del1 uomo, sempre acuta ma senza mai prestarsi ad alcuna separazione c confusiione:
Ubi cognoscitur Deus, etiam colitur humanitas («Dove Dio è conosciuto, anche Tumaniiià è onorata'»)! — così si è espresso
Calvino. Quaile d'’isciiplina dèi penisiero e
della naro'^a, che domina ogni irruzione arbitraria e tumultuosa! Quale condotta di
pensiero e quale insegnamento sempre consiistente e dunque fidato! Com’è vincolato
ai servizio concreto verso il quale è diretto
tutto il suo pensiero e la sua parola! Qualcosa della maestà délTordinato procedere,
dceumentato dalla S. Scrittura, dell’evento
divino-umano, da cui tutto proviene e a cui
tutto tende, riluce nell’opera di Calvino
durante tutta la sua vita, come avviene ra
rainenle, e nel suo insieme la rende soliJda,
pur nella sua debolezza e diseutibilità umana.
L’autorità di Calvino, anche per i suoi
seguaci più o meno fedeli, non fu la misti
ra dì tutte le cose, come avvenne tosto per
Lutero e dura tutt’oggi. Ogni conoscitore
della sua partiicolare scuoila teologica non
può non essere (colpito da quanto raramenle
egli sia citato lelterabnenle. La a ortodossia calvilniSla » (anche il concetto « calvinismo »!) era ed è una contraddizione nei
termini. Con Calvibo si poteva e s-i può
soltanto andare a scuola e imparare. E poiché egli voleva indirizzare la sua <*omunità, e con essa ogn^ suo uditore e lettore,
soltanto alla scuola della S. Scrittura, nel
ricevere il sue insegnamento anche i limiti della sua grandezza, anche le debolezze
della sua forza dovevano e devono risultare
visibili e diventare problemi seri.
Per quanto abbia voluto seguirla fedciinenle, gli si è avvicinato perfino troppo alla
rli'chezza e alla profondità della testimonianza profetica e apostolica. Secondo luì
quel patto oli grazia stabilito ola Dio con gli
uomini poteva e doveva essere solo un patto
di Ddb con una data cerchia di uomini;
egli riteneva che la stragrande maggioranza del genere umano fosse escusa olalla luce e dal beneficio dì questo pat-'.o, sulla base di una imperscrutabile e immutabile decisione divina. Al di là della necessaria di'stinzione fra il bene e il male, quindi, ricevette un’accentuazione evidentemente non
o.])jettlva la distinzione fra ] molti uomini
malvagi e i pochi buoni, la purificazior.f
della comunità da coloro che ad essa appartenevano solo in aj)parenza. La così discussa condanna ed esecuzione dii Michele
Servelo e altri incidenti' simili vanno considerad in questa luce. Da questo punto eli
vista anche la disciplina del reclutamento
e deireserciziio de! vero cristiano fu accentuata un modo tale che necessariamente l’ibsieme della vita cristiana ne risultò caratterizzata — è cosa che non si può discono
Bcere nè negare — da una certa opprimente tetraggine, di fronte alla quale già allora e poi più tardi si* ebbero inevitahilme.ile reazioni di ogni genere. Nessuno pensi
oggi che, per non parlare dei piaceri, avrebbe potuto vivere con buona cosicienza nella
Gì nevra retta da Calvino ! Si aggi'ange il
fatto che egli imn si è del tutto liberato
d i un dualismo platonizzanle nèl determinare i rapporti fra l’anima e il corpo, e
anche fra il cielo e la terra, fra l’aldilà e
Jl quaggiù. Questo non gli ha permesso di
vedere a viso aperto e di dar vote all’uomo
nella pienezza della sua esi!stenza, dell x
miseria ma anche della sua redenzione:
una carenza che necessariamenie doveva
comportare per la sua elica ma anche per
'a sua attesa del futuro una freddezza singolarmente lontana dalla realtà, Calvino fu
irdubbiamemte più forte quando parlava
dèlila fede e dèll’ubbidienza che quando
parlava deM’amore e della speranza. Su questi icome su altri punti egli non era solo
figlio del suo tempo, ma era prigioniero di
certe rigidezze della sua disposizione più
lintima. Si comprendono così i lìmiti* delrinfluisso realmente profondo e vasto delL
sua oipera, e non da ullimo pure del suo
volere e del suoi sforzi in campo ecclesiastico -ecumenico.
Eppure, anclie considerando e ammettendo serenamente tutto ciò, non si’ potrà disconoscere ohe per condurre ogni necessaria critica e correzione di Calvino non c’è,
•parte i profeti e gli axmstoll, mìgliorf
insegnante e maestro dello stesso Calvino
Non fu lui a coniare quella frase stupen
da: istatius mundi in Dei laetitia fimdatus
est (<( la realtà del mondo ha il suo fonda
mento nella letizila di Dio »)? E, in un al
tro contesto: non c’è elemento nè particel
la del mondo die neilla conferma della prò
pri'a miseria « non sìa rivolta alla speran
IVREA
Calvino, gravemente ammalato, si reca a dare le sue dimissioni e i suoi addii al Consiglio
della città di Ginevra: è il 27 marzo 1564. (Da una stampa di H. van Muyden).
zn della sua resurrezione»: in spem resurrectiomis intenta sit! Non è forse proprio
Calvino ad aver impresso in modo indimenticabile la sovranità dell’Iddio miseri'cordìoso andie sopra il male e quindi anche soipra i malvagi (tutti noij? Dove, se
'on da lui, si può e si deve imparare che
1 legge mortale è la forma e la funzione
dell’EvangeJo che dà la vita, che appunto
1 comando esigente di Dio è in primo luo) un suo dono? Da chdi, se non da lui, la
coinunil à cristiana è stata istmita con ogni
energìa circa il fatto che la sua esistenza
non è fine a isè stessa, che essa deve diffondere attorno a sè 'luce e non nuova tetraggine, che essa stessa deve essere luce e così
servire a Dio e quindi evidentemente anche al mondo senza Dio? La co.ncezione dì
Calvino è nel suo insieme così ampia, che
rimane valida anche se si considerano i pun
meno felici nei quali non di rado si è
‘mpantanato. Se dunque non vale la pena
’1 essere « calvinista », vale invece la pena,
e in modo eccezionalmente intenso, dà essere liiberi' discepoli di Calvino. Oggi, dopo
l’esperienza che abbiamo nella sua opera
valutabile storiicamenite, si può, con uit
uovo ritorno alle fonti originali da lui
indicate con tanta insistenza, pensare e parre jn aocerdo con luf solltanlo se su moilte
questioni si procede parecchio oltre il pun• a cui egli era giunto; eppure si può
andar oltre |n modo fecondo soltanto se sì
pensa e si parla procedendo con lm< nella
direzione da luì indicata: guardando ìndie
tro ai giorni del suo lavoro, delie sue lotte
e della sua sofferenza, con grande rispetto
e schietta gratitudine. Karl Barth
Notizie daiie Comunità
TARANTO
Atmosfera solenne, la domenica di Pentecoste, nella nostra chiesa. Nove catecumeni
si preparavano ad essere ammessi in Chiesa,
e la comunità lia loro iriibutato ,gran festj.
Due sono persone adulte che hanno incontrato l’Evangelo a metà della loro strada
terrena, e che sperano ardentemente di recuperare il tempo vanamente perduto; essi sono i fratelli Di Turo Angelo e Massafra Antonio. Gli altri sette sono giovanissimi, tutti
fra i 17 e i 20 anni: Campì Evangelina, Pernisco Rita, Propalo Franca, Elena e Iolanda
Ruggieri, Russo Antonio, Rizzo Rosetta.
Questi giovanissimi fratelli hanno regolarmente frequentalo i corsi di Catechismo, ed
insieme agli altri due hanno sostenuto un
esame innanzi aì Consiglio di Chiesa, con esito positivo.
Domenica mattina il messaggio era tutto
per loro. Il Pastore Ernesto Naso ha fatto
riecheggiare le vibranti e coraggiose parole
che Tapostolo Paolo indirizzò alla gente
di Roma, caput mundi, senza soggezione alcuna: (ilo non mi vergogno delV Evangelo y).
Questa solenne professione di fede d’allora
e di sempre è stata professione di fede concreta e attuale dei nove catecumeni.
La commozione e la sofferta e nello stesso
tempo gioiosa comprensione deirimportanza
personale del momento ha smorzato le voci,
e nel silenzio profondo del locale di culto
nove ( sì » sommessi hanno trovato la via
dell’Alto.
Poi i nuovi fratelli si sono accostati per
la prima volta al tavolo della Santa Cena.
La nostra comunità si è cosi arricchita di
ben nove membri c la gioia è ancora più
grande se pensiamo die sette sono giovani.
Il nostro registro vede salire i membri a
quota 125, e i giovani fra i 17 e i 27 anni
rappresentano il 16',, in percentuale — e
cioè sono 20 — e possiamo dire che tutti
frequentano la chiesa, mentre solo pochi disertano rU.G.; qualcuna ha un figlio; qualche altra abita lontano.
Ai nove ammessi, insieme al Nuovo Testamento che è stato 1o4*q donato dalla Chiesa, l’augurio di una vita serena e fedele all’insegnamento del Signore di tutti, Gesù
Cristo. D. P.
BIELLA
VERONA
— Giovedì 14 maggio abbiamo ricevuto
la visita del Dr. Gìorgi'o Peyrot, di Roma,
il quale oi ha tenuito una bella conferenza
su « La situazione delle minoranze religiose (in Italia neH’altual’e momento politi;«o ». Lo ringraziamo per il contributo clic
cì ha dato.
— La Domenica dì Pentecoste è stata accolta in chiesa mediante confermazione del
battesimo la signora Carla Brizzi. Insìleme
preghiamo il Signore ri'ngraziandolo.
— Domenica 24 maggio i giovani hanno
partecipato, a Mai^ieva, al periodico convegno con i giovani] di Felonica e dì Mantova.
Convegno dell’Ascensione
a Viering (Aosta)
— In seguito alla partenza della aig.ria
Crete Aidlienibaclli, rlie c tomaia in Germania doTO Ila asBUnto un posto pastorale a
Danmsitadt, e affla quale la nostra comunità
rtpenisa con viiva riconosetnza per il buon
miniistero svolto fra noi per vari mesi, la
cura pastorale è assiourata dal ipast. Emilio
Ganz, che ogni settimana viiene da Torre
Pdllke, ffl isabato e la domenica, e dal past.
Oforgio Bouiobard che ha ripreso a coprire
setitlimanailmente il (percorso Itvrea-Biella,
per tenere i corsi dii catecliiismo : ad entrambt la comunità è profondamente grata.
— A seguito del culto-radio da lui teraito la domenica mattina, alle ore 7,40, alla
Radl'o, il past. Ayassot di Torino, ha tenuto nella nostra sala dii culto, lunedì alle ore
2i, una « conversazione amichevole » noti
già sul tema di quel culto-radio « Gli itaìianii .Tila scoperta .ddlla Bibbia » (di cui il
testo era stato da noi abbondantemente distribuito in precedenza), quanto sugli scopi
e le alterne vicende del culto radio evangelico dairormai lontano 1946 a tutt’oggi.
Ringraziamo vivamente il past. Ayassot per
la sua interessante « causerie » ; trattandosi
di una conversazione, le domande e le osservazioni sono state numerose.
— Giovedì 7 maggio, giorno dell’AseeTi
«ione, abbiamo avuto la visita del pastore
Giovanni Peyrot, con la sua gentile consorte (direttrice della Corale), con un folto
gruppo di sorelle e fratelli' di Prarostino.
Arrivate verso le 10, il gruppo ha c.antato
vari inni nel nostro locale dii culto per ripartire subito epr Piedicavallo. Lassù, nel
tempio, si è svolto Jl culto, presieduto dal
pst. Peyrot. L’armonium è stato suonato,
con la consueta maestria, dalla signora Bonomi. Poi pranzo al sacco fuori del villaggio e ritorno a Biella alle 15,30, indi partenza uer Ivrea e ritorno a Prarostino.
Da molti almi, il giorno delVAscensione,
nel paese di Viering, della bassa valle d’Ao
sta, dove si trova una piccola chiesa valdese
e due famiglie evangeliche, avviene un incontro fraterno tra le comunità di Aosta e
di Ivrea. In questi ultimi anni sono intervenuti anche dei membri delle chiese vaidesi di Biella e di Torino.
Quest'anno i pastori di Aosta c -di Ivrea,
signori Marauda e Bouchard. hanno pensato
di allargare l’incontro, invitando chiese evangeliche di altre denominazioni, per dare un
più ampio respiro a questo incontro, nello
scambio di opinioni e soprattutto per farlo
entrare nel clima di preparazione al congresso che si terrà Tanno prossimo, per l unione delle Chiese Evangeliche.
Abbiamo avuto la gioia di vedere pre.senti
al convegno numerosi gruppi della Chiesa
dei Fratelli di Santhià, di Piverone e di altre località di cui ora ci sfugge il nome,
rappresentanze delle Chiese Battiste del Canavesano, nonché membri della Chiesa Me
Culto radio
ore 7.40
domenica 31 MAGGIO
Pastore Mario Sbaffl
(Chiesa Metodista di Roma)
domenica 7 GIUGNO
Pastore Piero Bensì
(Chiesa Battista di Firenze)
todista. e persino un folto gruppo di amici
tedeschi venuti da Agape coi pastori Giorgio
Girardet e Sergio Bostagno.
Il culto del mattino è stato presieduto
dal pastore Giorgio Bouchard in sostituzione del pastore Marauda che noti aveva potuto intervenire per indisposizione.
Nel pomeriggio il pastore Bouchard in
collaborazione col pastore di Torino. Franco
Giampiccoli. ci ha presentato alcuni dei temi fondamentali che si affronteranno nel
Congresso Evangelico che si terrà nel *65.
Ne è seguita una lunga ed interessante discussione a cui molti dei presenti hanno partecipato. esprimendo la loro approvazione
sull'unità delle Chiese Evangeliche ed esaminando in uno spirito di fraterna sincerità taluni ostacoli che si potranno incontrare, ma
indicando altresì quali sono le vie da seguire per superarli.
Al termine del convegno le famiglie Durand e Berger di Viering hanno gentilmente
offerto la tradizionale tazza di thè a tutti
i presenti.
La giornata è stala caratterizzata da una
atmosfera di fratellanza ecumenica che ha
corrisposto esattamente allo scopo che era
stato voluto per questo incontro. Il buon
successo di questo convegno ci spinge quindi a chiedere ai pastori responsabili deH'organizzazione dell'incontro di Viering di voler
ripeter'^ Vanno prossimo Vesperimento di
quest'anno, con la speranza di una sempre
maggior adesione di Evangelici del Piemonte.
Ringraziamo vivamente tutti i partecipanti. le due famiglie evangeliche di Viering
per la loro cordiale ospitalità, e tutù coloro
che hanno cooperato alla buona riuscita della giornata. Fernanda Chiavenuto
Invito a Mannheim
— Alcuni fratelli Ci hanno espresso la loro diltficoltà, per motivi di salute, di sostenere un viaggio così rapido e pertanto fati'loso. Per quatUi lo desiderano possia
mo facfilmente organizzare una seconda
ccmidva che soggiorni a Mannheim un paio
di’ giorni di' più ed effettui il viaggio con
più calma. Chi lo desidera si metta al più
presto in comunicazione col Pastore E. Geyniet. A tutti i candidali al viaggi'o raccomandiamo di provvedere In tempo alla verilfira
della propria carta d’identità o del proprio
passaporto. E. G.
__ Il pastore .Arturo Vìnay ci ha dato la
sua predicazione in occasione di un battesimo; la comunità lo ha ascoltato con affetto e con gibia.
Hanno pure predicalo, durante alcune sstenze del pastore causate dagli impegni
della FUV, il pastore Francesco Peyronel
* l’awoeato Marco Gay di Pìnerolu : due
predicazioni apprezzate, per le quali ringraziamo di cuore questi fratelli.
____ Due serate di animala discussione sono state dedicale all’esame del progetto di
nuova liturgia: imo schema illustrativo era
stato tempestivamente (Hstribuito, e dove
va aver suscitato un notevole interesse o...
preoccnpaziione, percliè la sera della discussione la nostra sala era gremita, e si'
scatenava subito un appassionato dibattito
suill’opportunità delle riforme proposte.
Bi’sogn.a dire che sia la prima che la seconda sera 'il dibattito è stato piuttosto seri'o (talvolta duro), gli argomenti portati
erano spesso di peso e daU’insdeme emer
geva un notevole livello dii interesse per
quella realtà che è il nostro culto. (Sia ciò
notato con un certo senso dì soddilsfazione da parte déll’estensore di queste righe)
Alcuni aspetti del progetto di nuova liturgia sono stati orìticatii;
a) perchè a molti la nuova liturgia dava l’impressione di essere cattolicizzante ;
bt perchè di fatto essa non permetterebbe una sufficiente estensione del sermone: a parere dèlia grandissima maggioranza dei presanti nulla potrebbe
giustificare una diminuzione dell’imporlanza della predicazione nella vita
della chiesa evangeica. (Sia anclie
questo notato con la medesima soddisfazione di cui sopra).
Tuttavia, dopo matura riflessione, il consliglio di chiesa è stato pregato di preparare con la dovuta cura un perìodo di e.iperimento, nel quale verranno introdotti al
cuni degli elementi proipo'Sti dalla nuova
liturgia, e cioè:
— un lettore laico (a turno) leggerà i comandamenti e Ite letture hdbliche;
— la Santa Cena non verrà più solo celebrala 5 volte all’anno (apertura attività, Natale, Capodanno, Pasqua, Pentecoste), ma .Tuclie in alcune altre domeniiche siignificatice. Tale innovazione sarà però preceduta, nelTautunno, da un
attento studio bilWKco sul problema della Santa Cena;
■— le indicazioni del « progetto » saranno
seguite per il canto degli inni per la
confessione della fede e per la colletta
— Nella domeniba della preghiera sì lascierà uno spazio libero per le preghiere spontanee.
Dopo alcune settimane dailTiniziio dell’esperimento, TAssembleu di Chiesa deciderà sulla eventuale accettazione definitiva di queste riforme.
— Un altro argomento di viva attualità
è stato dibattuto la sera di maCtedi 19 maggio : Il problema della confermazione. Al
culto di Pentecoste è stata distiiibuita la documentazione necessania, affinchè anche quesita discussione fosse seria e approfondita.
— L’Unione Giovanile ha testé concluso
una serie di studi di grande attrazione sul
problema del sesso: le conferenze sono state tenute dai pastori Franco GUmipiccoli
e Giorgio Bouchard, e dai dottori Daniele
Rochat, Giorgio Beri ed Enrico Pascal
li problema del sesso è stato esaminato
dal punto di vista biblico, da quello medico, ipsicoilogieo, sociale e sotto l’angolo visuale del matrimonio. In media 25 gi'ovani
hanno ascoltato con sostenuto interesse
queste conferenze, normalmente seguite da
un lungo dibattito, in cui gli oratori sono
stati bomibardati di domande, talvollta imbarazzanti, sempre vitali.
Siamo molto grati ai' medici e pastori
torinesi che hanno accettato di dedicarci
una serata, per aiutarci a valutare con evangelica serenità e fermezza uno dei massimi
problemi della nostra vita di giovani. Alcuni giovani non evangeliici o non credenti
hanno partecipato alle nostre riunioni.
Il 25-26 aprile l’Unione, in compagnia
con alcuni giovani di Biella e dì Aosta, ha
oompinto una gita alle Valli Valdesi. In
due giorni abbiamo visitato le principali
località storiche delle Va li, da Chanforan
alla Balziglia, da Prab alla Gheisa d’ia Tana: e non abbiamo dinienticato il presente: .Agape, Villa Olanda, gli asili, il culto
d’una comunità valligiana.
Tutti questi aspetti d’una vita presente
e d’una storia passata hanno suscitato in
molti di noi una profonda emozione, che
non andrà perduta : non adori'amo il passato valdese, ma vogliamo conoscerlo, e
soprattutto non vogliamo dimenticarlo : sia
che noi siamo nati nella chiesa evangelica,
sia che vi siamo entrati o vi stiamo entrando per Ubera decisione personale, questo
passato dii martiri e di resistenti è il nostro passato. Non lo dimenticheremo G. B.
La casa dei liorì
di FRASCHIA SERGIO
informa la sua spettabile clientela, che dal 25 maggio, il sul
negozio è trasferito in
VIA DEI CADUTI
(davanti al Ristorante Centro)
Per essere meglio serviti in
piante da frutta, ornamentali,
ecc. Prenotale prima di
quest’autunno.
rosai.
Prezzi speciali per corone
— Domenica 17 maggio nella ricorrenza
della Pontecoste la nostra Comunità si è
raccolta assai numerosa i>er la cerimonia
sempre commovente e solenne deilla ammissione alla nostra clri'esa diii tre giovani
catecumeni oltre a due adulti, giunti alla
fede evangelica dopo un lungo cammino di
ricerca.
I candidali erano stali, in una precedert-; riuniìione del Consi'glio dì Chiesa, accura'amenle esaminati el avevano cosi potuto
dimostrare la loro seria e solida preparazione religiosa che ha culminalo nella confermazione.
Un particolare ringraziamento dobbiamo
al nostro Pastore dr. Giorgio Bouchard che.
con tanta capacità e fede ne aveva curato
Pistruzioiie attraverso un catechismo evoluto € cosciente. alTallezza dei tempi nostri.
Ottimo culto con Santa Cena chiudeva
la suggestiva cerimonia, svoltasi anche alla presenza di numerosi amici e simpatizzanti. D. J.
4
pag. 4
29 maggio 1964 — N. 22
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
SAN SECONDO
MASSEL
Lutto. — La morte deU’ing. Giulio Rostan, avvenuta a Milano il 15 aprile, ha suscitato unanime rimpianto a San Secondo,
dove era nato 77 anni fa. 11 nostro fratello,
malgrado i suoi gravosi impegni, quale Ispettore Generale delle Miniere della Montecatini, di tanto in tanto, era solito fare un
salto al suo paese natio per salutarvi i numerosi parenti. La nostra Comunità lo ricorda per la sua generosità ed esprime a tutti i familiari, in modo particolare alla sorella, la sua sincera simpatia cristiana.
Nozze. Sabato 2 maggio, è stato celebrato il matrimonio di Costantino Rino (Miradolo) e di Codino Carla (Veirolera). La sposa lascia fra noi un vuoto sia nella corale
che nella scuola domenicale, dove ha sempre lavorato con impegno. Il Signore benedica questo nuovo focolare, costituito sotto
il suo sguardo.
Ascensione. — Il culto dell’Ascensione,
anziché nel tempio, è stato quest’anno celealtura, e più precisamente sul
Urie Mounier. Più di ottanta persone hanno
ascoltato, in profondo raccoglimento, i messaggi del Pastore e del dottor Emilio Fattori
di Lisscrna San Giovanni. La comunione fraterna e stata una realtà non soltanto durante
il culto, ma pure durante il pranzo che molti hanno voluto consumare insieme, lassù,
fra quei meravigliosi boschi. Ringraziamo
I anziano Pierino Paschetto per la sua cordiale accoglienza pomeridiana.
Cite. _ Le varie gite della nostra Chiesa,
favorite da un tempo splendido, sono riuscite magnificamente bene.
Domenica 3 maggio, i bambini della scuola domenicale, accompagnati dalle loro monitrici, dal pastore e signora, sono saliti a
Pramollo, fin dal mattino. Mentre i più grandi si sono sparsi sulle alture a raccogliere
genzianelle e viole, i più piccoli sotto la vigilante sorveglianza delle loro monitrici si
sono fermati a giocare nel verde giardino
del presbiterio. Nel pomeriggio, quasi tutti,
hanno preso parte alla Festa di canto.
^ Domenica 10 maggio, una quarantina
di mamme hanno fatto la loro gita a Bobbio Pellice, dove sono state ricevute con molta affabilità e generosità dal pastore Aime
e signora e da un gruppo di mamme di
quella chiesa. Dopo aver partecipato al culto, esse hanno consumato il pranzo nella
sala unionista con le sorelle di Bobbio che
avevano preparato un ricco ricevimento. Verso le quindici, salita al monumento di Sibaud messaggio del pastore locale e canto
del Giuro. Al ritorno, thè con abbondanti
e pstosi dolci casalinghi, visita ai locali
della chiesa e rientro a San Secondo col cuore pieno di gioia per la splendida giornata
trascorsa. Al pastore ed alla signora Aime
ed a tutte le sorelle di Bobbio desideriamo
ancora dire j.1 nostro grazie sincero.
Il giorno di Pentecoste, una comitiva mista di coralisti e di giovani dell’Unione si è
recata a Como, eon deviazione a Milano, dove ha partecipato al culto ed alla S. Cena.
L accoglienza ricevuta è stata ottima. Un
grazie sincero al pastore Ribet e Signora,
nonché alle loro collaboratrici che, alFarrivo, ci hanno offerto caffè e rinfreschi vari.
II pranzo al sacco è stato consumato nei ridenti giardini di Como a pochi passi dal bel
lago che, in quel giorno, era calmo e scintillante. Nel pomeriggio ci siamo recati a visitare le bellezze di Brúñate; ed infine, in
battello, abbiamo fatto una interessantissima
gita sul lago toccando Ceriiobbia e Bellagio.
Quandó abbiamo lasciato Como, le ombre
della sera stavano calando sulla città che,
per tutto il giorno, era stata inondata da un
sole quasi estivo. Quella luminosa giornata
ha lasciato in tutti i partecipanti un grato
ricordo.
Visite. — I culti del 3, del 10 e del 17
corrente sono stati rispettivamente presieduti dai Signori Aldo Varese, Dino Gardiol e
Teodoro Magri. La comunità li ringrazia per
i loro edificanti messaggi ed è grata alla Sig.a
Nella Grill di Pinerolo che ha suonato l’armonium al culto del 10 maggio.
Domenica 24 maggio ha avuto luogo l’assemblea di Chiesa. Dopo la lettura e la discussione della relazione annua sono stati
eletti quali delegati alla Conferenza distrettuale i Signori Paolo Gardiol e Aldo Codino
e al Sinodo il Sig. Guido Gay. I Signori Antonio Susstrunk e Giacomo Gardiol sono stati riconfermati revisori dei conti.
Domenica prossima, 31 maggio, verrà celebrata la festa della Madre, alla quale sono
pure invitati tutti i bambini.
BOBBIO PELUCE
Domenica 24 maggio nel corso della nostra assemblea di Chiesa è stata letta la relazione morale e finanziaria del Concistoro,
approvata all'unanimità. Sono stati eletti quali delegati alla Conferenza Distrettuale i
Aime Frida e Michelin Giovanni (Pidone); quale delegato al prossimo Sinodo il
sig. Paolo Geymonat (Via Cap. Mondon);
quali revisori dei conti i sigg. Re Paolo (Via
Cromwell) e ■ Charbonnier Alberto (Abses).
— H mese traecorso dall’uljiina cromaoa
comparsa su queste coloune è stato denso
di avvenimenti. ImuKnzit-iiitito ringraziamo i
30 pastori dei Prediger Seminar di Dorlmund per la loro viàita la doinendica '9
aprile c per il programma vario ohe essi
ci' hanno offerto neOia sala del Reynaud. Ci
spiare ohe Pindemenza del tempo abbia
impedito a moliti di partecipare aR’inicontro... e abbia dato agli ospiti un quadro
così tetro di Massello.
— Il 26 aprile è staita battezzata la piccola Daniela di Romano e Rita Breuza di
Salza (Didiero). Che il Sdignore benedilca
questo suo tenero agnellino.
Lo stesso giorno l’Unione delle Madri ha
ricevuto la gradita visita della ignora Anita Eynard Matbieu. La ringraziamo molto
per il suo measaggio.
— Il 7 maggio, giorno dell’Ascensione,
come al solito, è stato dedicato alla fiera
della Cliiesa, vogliamo dire ai bazar. Il risultato è stato buono. Rglngraziiamo tutte le
persone che in un modo o nell'altro si sono adoperate alla buona riuscita. La sera
i giovani' hanno presentato una piccola recita. L’cffluenza è stata minore del previsto perchè si faceva fiera e qualcog’allltro an
clic da qualche altra parte.
— Ringraziamo il Segretario della FUV,
pastore Giorgio Bouchard che ha viisitato
la nostra Uniione, presentando un quadro
delle UGV della Sicilia e CalalhriÌa, da lui
recentemente visitate, ed ha presieduto il
culto nel tempio domenica 10 maggio, dando un vigoroso messaggio.
— Il 16 maggio il pastore Giorgio Tour.i
ha unito in matriWionio la signorina Franca Micol del Poninice, con Aldo Talmon di
Peroisa Argentina. Rinnoviamo i migliori
auguri aglg sposi e invochiamo la presenza
del Signore nel loro focolare affinchè siano
insieme una forza viva nella Sua Chiesa.
— Cli rallegriamo col pastore Tourn per
i progressi della sua salute e siamo lieti
di rivederlo fin da ora, ogni tanto, a presiedere il nostro culto.
PRAMOLLO
il
Dilmcniica 3 inagigio, al pomeriiggiio,
nostro tempio ha accolito circa 350 barn
bini delle Cinese della Val Chilsone per
la festa di canto delle Scuole Domenicali.
E’ stata una vera gioia vedere il locale di
tulto gremito iin tutti' i suoi angolii da
bambini e da adulti ed abbiamo dovuto
portare panche c sedie in quart'.ità perchè
lutti gli intervemuti potessero trovare poeto a sedere. Molto numerosa anche la
partecipazione del pubbliìco clic ha apprezzato Is eseouaiioni dei giovani cantori. Ringraziamo tutti coloro ohe cii hanno portato
in quel giorno un po’ di animazione ed in
partiicoilar modo la Commiissionc di Canto
Sacro per il privilegio concessoci!.
_ Domenica 10 maggio ha avuto luogo
1 AssemMea di OWesa nel corso della quale abbiamo letto e discusso la Relazi ette
morale e finanziaria del Concistoro, s-fffermandoci in particolare sulla frequentazione ai culti e sud restauri al Tempio, che,
D. V., avranno iniiziio col prossimo mese di
giugno. Sono stati eletti due deputati' alla
Conferenza diistrettuale: Menusan Valdo
(Pellenchi) e Beux Oreste (Toumim) ed un
deputato al Sinodo; Meriusan Alessio (Pel
lenchi), suppl. Peyronel Olinto (Tournim).
— Siamo stati lieti dà avere con noi per
tulto dìi' opmeriggio di domenica 17 maggio
la Corale della Cliiesa di San Germano Chisone, guSdata dalla sua direttrice sig.ra Deli|a Ben e dal Pastore sig. U. Ben. Verso
le 15 questi fratelli ci hanno offerto nel
tempio, in cui si orano raccolti molti' niembri di San Germano e di Pramollo, un anprezzatissimo conoerto con l’esecuzione veramente magiiistrale di svariati inni e cori',
meritandosi la gratitudine di tutti. Negli
intervalli il Pastore locale tratteggiò lo
vlfcende storiche dell nostro tenq>io ed il
Pastore Ben presentò al pubblico lo scopo
del couicerto; aiutare con una , colletta la
comunità Pramolldina negli impegnativi restauri al suo locale di culto. Desideriamo
dilre il nostro liingraziiainiento a quanti sono
salititi fra d,r noi per quell’occasione ed a
tutti coloro che ci hanno da'lo, attraverso
la colletta effettuata al termine della simpática manifestazione, un tangibile segno
della loro collaborazione; ma la nostra più
viva gratitudine va alla valente corale della
Ghise sorella, alla Signora ed al Pastore
Beri, per le magnifiidie esecuzioni die ricordèiremo per lungo tempo e per la loro
fraterna vìlsulta a noii così proficua so-lto tutti
g'i aspetti.
— Domenica 7 giugno, p. v.. alle or,
14,30 avrà luogo nella sala dèlie attività il
nostro annuale « bazar » in favore delle necessità della Chiesa locale. Ricordiamo questa manifestazione a quanti amano venir respiilrare Parila pura dd mostro vallone e co'
laborare in qualclie modo alila buona ri liscila finanziaria di questa vendita. Un caldo invito anche a tutta la comunità a col
laborare in questa attività.
Casa Valdese di Rio Marina
isola d^Eiba
La (Hasa aiocoglie nel periodo luglio-agosto evangelici di qualsiasi de»iomdnamoine, sàia singoli che nuclei familiari, desiderosi di ritrovarsi in
un luogo di riposo e di beneficiare, oltre che dell’aria marina, di bagni
di sole e di mare, anche di una esperienza di vita comunitaria sotto il
se^o della fraternità cristiana.
Per tutte le informazioni riguardanti il funzionamento della Casa
rivolgersi al Past. Salvatore Carco, Via G. Verdi 15 Tel. 22.793 - Livomc
LUSERNA S. GIOVANNI
— La domeniica 26 aprilè un folto e vivace grupipo dell’Uniooe femmiuile pra' im,
guidata dalla SJgnoira Davilte, ha reso visita
graditasfeiima alla noistra comunità die ha
accolito del suo megliio le yisdtatriioì. Dopo
il culto in comune, dove anche la nostra
corale ha dato loro il benvenuto, nel pomeriggio le nostre ospiti, accompagnate da
alcune dii' noi, hanno visitato lo storico tempio dd Gìabas e i nostri Istituti, riprendendo dopo un ultimo dolce saluto, la via
dd ritoirno.
— E il giorno dellPAscensione in due robusti pullman la nostra Unione femminille
si recava i|n visita in Val Germanasca alle
oumiuriiiltà di Ridaretto e di Perrero presiedute da due indimenticatii ex pastori di
San Giovarmi. Le nostre sore'le hanno partecipato la mattina al culto dell’Asceinsiione
presieduto, nel tempio del Chiotiti, dal pastore Cipriano Tourn. E nel primo pomeriggiìo, doipo il pranzo non del tutto « al
sacco », ad ogni modo potenziato da una
inddmenticaihilTe « passata di verdura » offer.
la nella loro fiorita sala, dalle conisoreUe
Riièlarime, presiedute dalla Siignora Tourn, i
due pullmau si sono dii'etti a Perrero dove,
nel tempi/o prima e quindi nella sala delle
attiviltà, sono state accoilte con calda generosità dal pastore e dalla Signora Riivoira
e da un gentile gruppo di unionisle.
— La comunità è vivamente grata al pa
Bto-re Gustavo Bertin ohe ha presieduto nel
nostro tempio il culto serale dell’Ascensione.
— Celebrazioni nuzihli. Altre due simpatiche coppie di' sposi hanno celebrato, in
queste ultime isettimane, nell’iritimiLià dii pur
vasti cerchi familiari, importanti anniversari : le ioro noz-ze d’oro d* coniugi Augusto
Martinat e Margherita Pons dei Nazzarot'i,
e le loro nozze d’argento i coniugi Aldo
Tourn e Luisa Charbonnier dej Malanot.
E due giovani .coppie hanno celebrato nel
nostro tempio, il loro malrimonJo : dfl 18
maggio Rodolfo Renato Paschetto di Torre
Pellice con Erica Falcombelìo delle Vigne;
è il 23 corrente WdUer PÌanehon da Torre
Pellice con Odstta Gogna. Ai feliici sposi di
leric e di' oggi il nostro irinnovato augurio
di Itinga vita nella benedizione del Si
gnore.
— Diipartenze. Il 1« maggio, all’ospedale
d) Luserna il Signore richiamava a se in
età di 62 anni, la nostra sorella Marghecàa
Prassuit ved. Grani ohe fu per aiiini custode
ddl tempio e poi delle Scuole di Villar Pellice; il 9 maggio all'Asilo per Vecchi, ri
sponideva alla suprema chiamata la nostra
sorella Marianna Buffa ved. Fantino l'n e'à
di 90 anni; il I3 maggio in segiuito a banale incidente decedeva per infezione tetani
ca, a Roccilamaneut la nostra sore la Emma
Balnuts, in età di 54 anni e ili 22 corrente
il Signore riiiohiaimava a sè 'la nostra sorella
Sevenna Ribet del Palais, in età di 87 anni
Il 13 magigio, a Livorno, la famiglia di' fu
Giulio Peyrot della Lunardera partecipava
afila cer inomia ufficiale per Tarrlivo in quel
porto, su nave militare, delle salme dei nostri caduti i'n Corsica durante Fui ritma guerra. Al paistore Salvaitore Carco che l’asisistette fraternamente in quella occasione, la famiglia Peyrot esprime la sua profonda riconois'cenza.
A tutte le famiig’lie vi.sitate dal duolo la
nostra fraterna simpatia nella comune cristiana speranza. j.
VILLAR PEROSA
Il giorno 18 maggio, gran parte della
nostra comunità si c mobilitata per rendere
le estreme o-ìioraiige alle spugilie inorta3Ji di
un fratello c di una sorella ijn Crisito ohe il
Signore aveva rìchiainalo a se alìralba del
giorno di Penteco«le.
A^le ore 14,30 a Grangia Nova, sulla parte
deirinverso aippairtenente ailila Chiesa di
Pomaretto s-i ^ac^ogl^ieva una piccoia follia
di parenti ed amioi attorno alla bara di
Sarei GìilUq di anni] 73, tolto suoi cari
dopo una lunga malattia. Era oiWondato di
afì’elto e dii stima da parie d,i moitii che gli
davano la lestìmonìanza di esser stato buono, veramente buono. Le sue spoglie vennero tumulate nel cimitero di Vivi-on fino
al quale lif pr'isenti 3o accompagnarono
Alle ore 16,30 una nuova numerosa assemblea cositlituii'a in parte da quella precedente si riunliva aHÌIa Gamba delle Obenevières a'tlorno allia casa dii* Travers Ettore
nella culi aiia era disposta in mezzo a tanti
fiori la bara di Bertalol Margherita in Travers di anni 90 e originaria di Pramollo
U'H puililinian di’ fratelili e dii aniilei era giiunlo appunto da questa località come pure il
Cav. Edoardo Miceli pastore dell’es'^inita per
lung'biì aniiii. Numerosi poi i fratelili e gOi
ainicvi de'l luogo accorsi per ciirccndare il
raro verrbio consorte ri’masto vedovo e lo
varie faniiigliie dei figlliuoli. Non si trattava,
potè dire il Pastore, di un funerale triste
< Olile stresso ma piuttosto dii una occasione
ecicziionalmente serena e ispiratrice percliè
la dipartita, donna di nobili senlimen:i e
di fede vivente, aveva serbato fino alPul
timo islanle accanto a una piena lunidita
mentale anche una fede vìililoriosa che aveva <*ommoàso e impressionalo i presenti.
La bara della nostra sorella venne tumula
ta nel piccolo cimitero delle Cbenevières
Rinnoviamo alle famiglie in lutto Tespressione (iella solidarietà della Chiesa.
Mantova
— La nostra Unione giovan,ile ha accollo
con mollo piacere, il 24 maggio, giovani
delle conumiiità di Fe,Ionica, Verona e Brescia, Iter il periodico convegno giovanile.
inìziato con la partecipazione al culto. Il
gruppo giovanile loca'e continua le sue riunionf ben seguite.
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE
LE ISTALLAZIONI: una piscina coperta (13x6 m.) per l’estate e l’inverno, tennis, campo di foot ball, palla a volo e palla canestro, ottima posizione di mezza montagna. Sci con impianti di risalita.
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quindici anni per vacanze organizzate; possibilità di studio in vista
degli esami di riparazione (massimo due materie).
INVERNO: le iscrizioni per elementari, scuole medie, scuole professionali e ginnasio-liceo sono aperte.
RETTE: per le finalità del Convitto che si rivolge soprattutto al pubblico evangelico, le rette sona molto modeste in rapporto alle attrezza
ture sportive messe liberamente a disposizione dei ragazzi senza supplementi.
BORSE DI STUDIO: sono messe in palio alcune borse di studio (metà
retta) per alunni particolaimente meritevoli di modeste condizioni
economiche.
INFORM.AZIONI : scrivere al Convitto Valdese TORRE PELLICE (TO).
BORA
Come già da tempo annunciato in varie
circostanze, ricordiamo che martedì 2 giu^
gno avrà luogo la gita di chiesa. E come è a
tutti noto quest'anno la gita avrà un carattere diverso lispetto agli anni scorsi in quanto sono previste delle visite ad alcune località caratteristiche, nonché stazionamento e
pranzo a Borgio Verezzi. Le prenotazioni possono essere fatte presso gli Anziani dei vari
quartieri versando la somma di L. 1.000;
quelli che vogliono partecipare al pranzo
verseranno L. 500 in più. La partenza è prevista per le ore 4,30 da Ponte Vecchio, e il
ritorno per le ore 20 circa.
Le prenotazioni verranno chiuse domenica 31 maggio
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Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Il tradizionale bazar di beneficenza preparato con perseveranza ed amore dalle Unioni femminili, efficacemente coadiuvate da
valenti collaboratrici, ha avuto luogo il 3
maggio; un apprezzato intermezzo mùsìcalè
con l’ottimo concorso della sig.ra E. Quattrini e corale con quello valido del Gruppo
corale è stato vivamente gradito. Rivolgiamo
ancora un sentito ringraziamento agli intervenuti, a tutte le sorelle ohe in vario modo
si sono attivamente impegnate ed alla Sig.ra
M. Ghigo per il completamento indispensabile di una parte del lavoro.
Nel pomeriggio dell’Ascensione abbiamo
avuto la visita gradita deH’Unione delle madri di San Giovanni, guidate dalla signora e
dai pastore Jahier ed accompagnate dal pastore C. Tourn e dalla sua signora. Ringraziamo vivamente le nostre visitatrici per le
ore di fraterno incontro che ci hanno peri'aosso di avere insieme.
La festa delle madri è stata celebrata la
domeiuea di Pentecoste. 1 bambini delle
scuole domenicali hanno espresso colle loro
recite ed i 'oro canti il toro amore riconoscente. Una luminosa atmosfera di affetto le
ha accolte una volta ancora nella sala delle
attività per festeggiarle.
La sera deU’Ascensione il Signore ha richiamato a Sè dopo lunga penosa malattia,
a Barbencia, all’età di 67 anni, il nostro fratello Ferrerò Giovanni Enrico. Ne] lungo
corteo funebre si notavano numerosi minatori e pensionati che furono suoi compagni
di lavoro. A tutti i suoi figliuoli, alle loro
famiglie ed in particolare alle due figlie più
giovani ed al fratello anziano del quartiere
di Perrero, rinnoviamo l’espressione della
nostra fraterna simpatia.
Il 12 maggio abbiamo accompagnato acampo del riposo della Rossa la spoglia mor
tale della nostra sorella Poet Maria nata Fer
rero, del Clotès, deceduta dopo alcuni giorni
di degenza all ospedale Cottolengo di Pinerolo, all età di 74 anni. Ai familiari le nostre sentite condoglianze.
Il 19 maggio è stato celebrato il funerale
del nostro fratello Tron Giovanni Pietro, deceduto a Perrero all’età di 72 anni. Originario di Rodoretto si era stabilito da alcuni
anni fra noi. Mutilato di guerra e del lavoro era da qualche tempo sofferente ma la
sua dipartita è giunta assai inattesa. Alla vedova, ai figli, a tutti i congiunti diciamo una
volta ancora la nostra profonda simpatia.
Esprimiamo la nostra commossa solidarietà al nostro fratello Aldo Giaichecco e alla
sua signora per la tragica dipartita del loro
cognato e fratello deceduto sul lavoro nella
miniera di Maniglia 111 maggio e simpatizziamo con i minatori del cantiere così provati dalla dolorosa morte del loro compagno.
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commossi e riconoscenti per le testimonianze di affetto' tributate al loro
caro
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ri'Chiaim'aito dal Signore all’età di anni 71, ringraziano di euore quianti hanno voluto, in quiailiSiasi modo, dar prova di sim,patia nei loro immienso dolore.
In particolare ringraziano il Dott.
Quattrini Emianuele per le continue o
sapienti cure prestate al loro caro.
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