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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLICIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Nuin. 16
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TORRE PELLICE, 17 Aprile 1964
4mmin. Otudiaiu Toire Pelli ce - C.CJ*. 2-17557
t9 . I I I CHE COSA SIGNÌFJCA ^SEGUIRE GESÜ» NEL MONDO D’OGGI?
Siilo o lei puFolo^ nìfiiio III in fondo
"Le Chiese si sono rinchime in sè stesse, quasi misteriosamente "sacramentale”, ma
fi rnltLDnrfi ì Inrn memhrì j> «í _ _.-i__• _r. i- ® ®
a coltivare i loro membri e si sono dimen
ticutey semplicemente dimenticate^ che esi
stono in funzione del mondo che le circoli*
dcy per dare alla sua esistenza un senso, che
è il senso di Dioy per inquadrare le sue
tiasformazioni sociali, i suoi travagli politici. le sue scoperte e le sue indagini scientifiche, le follie e le meraviglie cie//’avventura umana, nel disegno di Dio e nella prospettiva del suo Regno. Ora una Chiesa che
viva per sè ste.ssa, le cui riunioni ecclesiastiche siano tese soltanto a procacciare la
privata utilità spirituale dei vari X e Y e Z
che le frequentano, invece di essere delle
centrali di preparazione per allenare le varie categorie dei suoi membri a esercitare
con maturità e con decisione la propria
funzione missionaria negli ambienti in cui
vivono, una Chiesa che non abbia più coscienza di essere al servizio del mondo, è
una Chie^sa inutile, che non serve nè a Dio
nè al mondo, è come una testa che non
pensa, un occhio che non vede, un orecchio
che non sente, una bocca che non parla,
un cuore che non jntZsa, un organo che
non esercita più la sua funzione vitale. Questi! incapacità di andare verso il mondo,
questa mancanza di inventiva dei metodi
adatti per comunicare al mondo Cristo, che
è la sua verità, la sua pace, la sua ragion
d'es.sere, (¡ueslu paralisi missionaria non
sfuggono al vaglio di Dio. Dopo un secolo
di evangelizzazione Dio viene a fare la sua
inchiesta nel nostro paese. QuaFè U bilancio della nostra opera valdese, metodista,
battista dittanti a Dio? QuaVè futilità dì
(¡uest<> nostre piccole Chiese per questa massi (li 50 e più milioni di uomini in mezzo ai
quali viviamo? Quale fermento hanno prodotto. che cosa hanno .smosso e trasformato,
ai ili là della loro cerchia ristretta, nella
società che le circonda?^*.
C'.os] il 2>rof. Vittorio Subilia nella predi
cazione della parabola del fico sterile (Luca 13 ) tenuta nella chiesa di Piazza Cavour,
a Hi)ma, lo scorso autunno in occasione detritwugiirazione delVanno accademico della
nostra Facoltà teologica, predicazione ora
pubblicata sulla rivista Protestantesimo"
(l/1964i: "Utilità o inutilità della Chiesa".
Biopnsavo a (niestu predicazione, leggendo
l'editoriale pubblicato alcune settimane fa
d(d past. Giorgio Girardet sull ultimo numero di "Informazioni di Agape", testo
che pubblichiamo qui accanto, perchè et
pare molto interessante e vivo. Sono parecchi. ormai, anche neWambito delle nostre
Chiese, coloro che si chiedono, ora con ansia ora quasi con rabbia (abbiamo anche
noi i nostri "giovani arrabbiati"?), quale
sia la portata effettiva dell’azione e della
presenza delle nostre Chiese nel mondo di
oggi, e come possa manifestarvisi con un
minimo di efficacia, di rispondenza, una
tf.^timonianza e una presenza cristiana. Grave errore sarebbe quello delle nostre comunità. dei nostri membri di chiesa che
non ¡jreslassero orecchio a questi avvertimenti e queste proteste, qualunque forma
assumano : il fico sterile non è semplicemente perdonato", gli viene concesso un
anno di proroga; **se no, lo taglierai"; e
quanti ne sono stati tagliati, nella storia
dilla Chiesa.
Quello che mi chiedo, tuttavia, è se la
Vìa additata da Giorgio Girardet sia la via
buona. Confesso di non comprendere bene
questa specie di dichiarazione di guerra (o
comunque di rinuncia) alV "apparato delle
chiese costituite"; un motivo che è anche
riapparso, insistente, in un inchiesta-intervista condotta alle Valli valdesi dal giornohsta Angelo Del Boca e pubblicata con
grande rilievo, mercoledì 8 aprile, su tutta
pagina, sulla "Gazzetta del Popolo" di Torino.
Dico: non comprendo; e scrivo questa
min nota da un lato con il rincrescimento
d: rischiare di ferire degli amici con cui
condivido il profondo desiderio di un rinnovamento della nostra vitalità cristiana, di
essere da loro frainteso, peggio, considerato quasi un traditore passato alla ^reazione*: dalValtro, e soprattutto, con il vivo
desiderio che si avvìi una discussione stimolante, che renda più chiari e più sensibili gli uni agli altri.
Dunque, non comprendo che di fronte
alVinefficacia, fin troppo constatabile, della nostra testimonianza cristiana, ci si voglia limitare a una pura presenza umana
accanto alValtro, alVuomo di oggi, nel suo
lavoro, nella sua pena, in silenzio. So bene
come le nostre parole possono essere vuote di contenuto, leggere, senza autorità
di un impegno autentico; so quale odios*
chiacchiericcio può giungere ad essere certa sedicente testimonianza cristiana; so che
molto, moltissimo di tmello che diciamo
¡•(issa sulla testa della gente, nella chiesa e
ancor più fuori; ma quello che il Signore
d chiede, ne sono convinto, non è di tacere bensì di arrovellarci per parlare meglio, in modo più vero; il nostro silenzio
non può mai essere un valore, un elemento positivo, una manifestazione del seguire
la via della croce: è sempre un crudo giudizio .sulla nostra inefficienza ; non può
dunque essere un silenzio positivo, direi
sempre un silenzio negativo, di carenza, di
giudizio. Altrimenti, temo, t/asferiamo nel
campo della fede e della testimonianza il
fin troppo abusato mito odierno delFincomunicabilità. Proprio questo mito, come
tutti gli altri, siamo chiamati a spezzare,
con tutte le nostre forze.
Non c*è altra "presenza di Dio al mondo" se non quella di Cristo, della sua parola vivente; era poco ascoltata anche allora: un pugno di gente e non tutta adamantina, ma dominata dalla certezza che
VEvangelo proclamato, e non la loro .silenziosa presenza, era la salvezza del mondo;
gente dominata dalla fiducia incrollabile
nella promessa del Pastore: « Le mie pecore oilono la mia voce »; vigorosamente parlavano — e vivevano, certo — confidamlo
che chi aveva orecchi per udire, udrebbe.
Può darsi che a molti "di fuori" faccia
appunto piacere di avere qualcuno che semplicemente sa ascoltare, condivide / suoi
problemi: un buon "compagno" di lavoro
e di strada; si ricordi tuttavia il grido vi
scerale che — ne Le niami sporche di 5,*r
tre — lanciano contro il compagno Hugo
intellettmde borghese passato per convinzio
ne alla lotta proletaria, i due veri prole
tari, che lo sentono invincibilmente esfra
neo, dilettante, in quella che è invece per
loro lotta elementare, vitale in .senso quasi
biologico, e non intellettuale e culturale e
"morale". Ma se anche questo fosse il desiderio degli agnostici o degli atei fra cui
viviamo, veramente non abbiamo di meglio
o di più da fare che star loro accanto in
religioso silenzio?
L’atto, il gratuito gesto di fraternità parlerà da solo, in modo più diretto e profondo — mi .si dirà. Ma mi chiedo se è c
può essere così. "Come crederanno se non
i'’è chi predichi'^’'' — non solo dal pulpito,
naturalmente, ma in ogni forma di testimonianza pronunciata, espressa, quanto più
'laica’ possibile nel linguaggio, ma pur
esplicitamente centrata su Cristo e la potenza della sua risurrezione. L’atto in sè
può essere, cristianamente, ancora più am
biguo della parola; in ultima analisi, inef
ficace per ciò che veramente si ha a cuore: il formarsi di una fede in Cristo viva
e nuitiira in colui al qmde ci sappiamo debitori della nostra testimonianza. Un gesto
così avulso da una j/recisa parola mi pare
altrettanto assurdo — dal punto di vista
della predicazione di Cristo al mondo —
quanto, nella vita della chiesa, il sacramento avulso dalla Parola.
Volere o no, ”è piaciuto a Dio di salvalo i credeniji mediante la pazzia della predicazione”; è una vera pazzia, ma non c’è
altra via. Anche a Paolo è capitato spesso
di sentire, come fra gli intellettuali dell’areopago d’Atene, e forse fra gli arsenalotti
del Pireo: "Su questo ti sentiremo un altra volta"; e la gente, con maggiore o tnlnore cortesia, se la squagliava. Non per questo ha cessato di parlare ; continuando a
fabbricar tende, d’accordo: diteci di far
questo, caso mai, ma non di star zitti. Non
lo facciamo già fin troppo? Gino Conte
Per secoli le chiese cristiane hanno offerto al mondo, generosamente, la loro guida,
il loro consiglio, il loro richiamo, il loro servizio. Ma oggi il mondo risponde: No grazie!
Per molli secoli le diiese oristiane hanno
otìerio al mondo, generosamente, la Icro
guida, il loro consiglio, il loro richiamo,
il loro servizio. Ma oggi jl mondo risponde: « No grazie »; a volte gentilmente, a
volte con sgarbo. Gli uomijii sanno fare a
meno dell’Evangelo di Gesù Cristo; del reste anclis noi ncn jjossiamo dire che stiamo continuamente sfogliando la Bibbia o
riferendoci airul’inui piredica domenicale
per sapere come dobbiamo comportarci in
questo in:ndo.
-vlcuni ne provano un senso di libeiiaziono. E se pensiamo a tulli i consigli^inutili
e a lutti i giudizi ingiu&tifi<'ati (sono 400
anni dalla nascita di Gaiileo) che le chiese
hanno pronunziato più o meno in nome dì
COMUNICATO
La Tavola Valdese proclama
la vacanza delle Chiese autonome di Bergamo, Milano, Prarostino e San Germano Chrsone,
alla scadenza dei quattordici anni consecutivi di ministero dei
loro rispettivi Pastori.
La nomina dei Pastori titolari
dovrà farsi ai termini degli articoli 14-15-16-17-18-25
e 26 dei Regolamenti Organici.
Ermanno Rostan
Moderatore
della Tavola Valdese
Roma, 8 Aprile 1964.
Cristo, possiamo comprendere questo sollievo. Cosi ci si mette coraggiosamente a
cLstruire la «città degli uomini», secondo
una logica o secondo una determinata concezione del bene o deilla storia, senza obbedire ad altri che a sè stessi, al proprio senso del buono, del giusto, dell’opiportuno,
secondo le proprie convinzioni, maturate
dalla riflessione e affinate dalla critica. Molle persone die vengono a<l Agape intcndoni> cosi il loro compito nella società e noi
li comprendiamo e ci sentiamo vicini a lo
ro, perchè il loro imipegno è sincero e la
loro opera spesso è saggia, vorremmo augurare Icro di cóntri buire validamente alla
costruzione di una « città degli uomini »
giusta e ordinala: e a questo del resto ci
sentiamo tutti egualmente impegnali.
Avviene però che allora jl nostro discor
so cristiano appaiia come una preoccuipa/¡(,ne speciale di alcuni uomini die non
possono rinunciare alla loro dimensione
« metafísica »; una «specialità » per quelli
cite si interessano a queste cose. Nel grande
supermarket del mondo, al terzo piano, iu
fondo c'c il reparto « religiuni », organizzato razionalmente, dove gli specialisti delle diverse fedi presentano dignitosamente
ia loro merce (e senza rinunciare ad alcun
onesto mezzo pubblioilarioj. L’ingresso è
libero e molti clienti passano e osservano
cor. interesse, qualcuno acquista. Tutto senibra in pegola, nessuno dovrebbe e-sere scontento, lanto più che quei cattavi di « senzadio » volevano addirittura abolire il reparto! Certo la pretesa di alcuni di quel reparto di essere i padroni del supermarket
era veramenie assurda; ma Un posto anche
per loro è giusto che vi sia. Così in genere
ia gente è soddisfatta (ee poi neirinlemo
del reparto « religioni » vi è un’impresa
iintiia e bene organizzala die ceitca di monopolizzare il settore e dominare il mercato è una faccenda che per jl momento possiamo tralasciare, dato che siamo persuasi
die il vero ecumenismo non ha nulla a che
vedere con la lotta di mercato nel settore
« religioni »).
Questa è la situazione. Ci sembra che essa paralizzi ogni possibilità di testimoniare
Cristo in modo autentico. Appena proviamo a parlare di lui e della nostra speranza
è come se avessimo dot o: Piano 3® in fondo. il ragazzo delTascensore ci accompagna
al nostro reparto, con un sorriso professionale. E ani lle se andassimo girando come
venditori ambulamii per le vie e per ’e
piazze, non saremmo considerati altro «die
audaci e raffinati propagandisti del reparto
u religioni » oppure come dei pazzi che an« ora credono di essere i soli padroni del
supermarkel.
Per «luesto ci sembra die la nostra testimonianza, cioè la predicazione dell’Evan
gelo siano oggi divenuti straoirdinarianieii.c difficiii: a die serve aprire la bocca per
dire una parola nuova, quando tutti sanno
già come va a finire, ci hanno ascoltati e
giudicali ancora prima che parliamo? Come possiamo parlare in modo non religioso,
c(»me possiamo evitare di essere rimandali
a quelli del reparto « religioni »? Come
possiamo riaffermare, umilmente, ma con
(hiarezza, che Gesù Cristo riguarda tutta
la nosira vita e tuilta la vita del mondo e
che 6gli non si interessa in modo partico
lare al reparto « religioni »?
Questo è il dramma della nostra predicazione impossibile e necessaria. Di qui anche
i tentativi di uscire dalla situazione chiusa, le fughe nel jaassaio, il tentativo di ricostruire nel mondo di oggi una vLa « integra », non spezzata, non a settori, il tentativo Ji cercare uomini non ancora divisi,
lillà dove esiste ancora il supermarket, per
poter predicare e testimoniare «come un
tempo ‘>. Come sarebbe facile per noi che
LETTERA APERTA AL CARDINALE RUFFINI
11 vero volto della Sicilia
L'arcivescovo di Palermo, card. Ernesto
Raffini, il 27 marzo indirizzava al clero,
ai fedeli e al popolo siciliano una "pastoiole” alla quale il past. Panasela, a nome
della nostra comunità palermitana, ha risposto con una ’ lettera aperta ”, stampata
in volantino, e largamente diffusa. ;Ve riproduciamo qui sotto il testo.
Ccnsenta, Eminenza, che nel clima
di distensione ecumenica instaurato
di recente nella Chiesa, da Papa Giovanni XXIII, un fratello separato si
rivolga a Lei con im senso di piena libertà e di fiducia e che neiramone di
Cristo ohe li unisce. Le esprima, con
il rispetto dovuto alla persona e alla
dignità ohe riveste nella Sua Chiesa,
il proprio dissenso sul contenuto della recente Pastorale indimzata al
clero, ai fedeli e a tutti i siciliani, in
data 27 marzo.
Sebbene l’intento delia Pastorale
sia fra i più nobili, quello cioè di contribuire con ogni mezzo, come ogni
buon siciliano non può non desiderare vivamente, affinchè la nostra Sicilia sia onorata e rispettata in Italia
a all’Estero, mi pare che lo scopo non
possa essere raggiunto con le argomentazioni di cui Sua Eminenza ha
voluto servirsi nella Lettera Pastorale.
Vi è infatti una grandezza di ordine puramente umano e ve n’è un’altra, che è quella che la Chiesa deve
soprattutto' perseguire e che è di na
tura spirituale, secondo I>io. Dice infatti la Sacra Scrittura che « La giustizia innalza ima nazione, ma il peccato è la vergoigna dei popoli ». ( Proverbi 14: 35).
Quando si parla di grandezza umana, facilmente si scivola nella esaltatone di nazionalismi e di regionalismi, contro cui si vuole combattere e
di cui abbiamo fatto ima cosj dolorosa esperienza in un passato no'n lontano.
Quando nella Pastorale si parla di
« denigratori » mi pare che ci si muova in una direzione tutt’altro che
giusta, indicando fra i maggiori Danilo Dolci con le sue famose e documentate inchieste e il Principe Tornasi di Lampedusa ccl suo Gattopardo.
Si può dissentire in alcune cose da
Danilo Dolci, ma non si può davvero
dire che un uomo, che ha dato prove
cos nobili di disinteresse, che così
spesso ha pagato di persona, che ha
avuto il coraggio di denunciare davanti alTO'pinione pubblica i gravi problemi che travagliano la nostra Isola
e che attendono da secoli una soluzione, sia im denigratore della Sicilia. Sarebbe forse im denigratore della sanità pubblica un medico che segnalasse l’insorgere di una epidemia,
sarebbe un traditore la sentinella che
grida che il nemico assedia la città?
Quanto al Gattopardo mi pare che,
per il consenso pressoché unanime
della critica letteraria e per l’enorme
successo editoriale, si tratti piuttosto
che di un’opera diffamatoria, di uno
di quei capolavori che rivelano un
genio da aggiungere alla lista di quei
nomi ohe dànno gloria e onore alla
Sicilia. Se, giunto alla fine del libro,
il lettore si lascia quasi dormnare come da un senso di fatalismo e di rassegnazione per uno stato di cose che
neppure 11 trascorrere dei secoli può
modificare, dobbiamo riconoscere che
appunto qui sta il fondamentale difetto della nostra gente.
Quando si tratta di dare veramente
alla Sicilia un nuovo volto, incrociamo le braccia, e diciamo « ma tutto
va bene, non c’è niente da cambiare »
0 « non c’è niente da fare ! ».
U problema quindi sta nello .stabilire se il male c’è o non c’è, se tutto va
bene o se ci sono delle cose che vanno male, prima di gridare all’untore;
accertarsi se « nonostante il senso religioso e la presenza di molti sacerdoti, regnano [davvero] estrema povertà e somma trascuratezza da parte
dei poteri pubblici », come Ella dice
nella Sua Pastorale.
Ora che il male ci sia e che lo vedano anche gli stanieri che non ammirano solo i monumenti, ma dànno
uno sguardo anche intorno e leggono
ia cronaca dei nostri giornali, è fuori
di dubbio. Anche degli stranieri hanno scritto con profondo senso reali(continua a pag. 3 )
sentiamo questo imperativo e questa impossibilità, di Tiartire per un tCTritorio vergine, per una situazione missionaria iniziale, per un’umanità cui Cristo può ancora
essere annunziato con le parole antiche... e
muovere gli uomini a seguirlo, in tutto.
sen»piicenienite... Dobbiamo comprendere in
questo senso i tentativi liturgici, le ricostruzioni monastiche e anche le campagne
di risveglio, perchè sono espressione di una
ricerca di fedeltà seco.ndo i modelli di un
passato che fu valido; sono un modo di rifiutare di essere il reparto religioni nel
supei-market... Ma ci sembra che neppure
in questo modo si abbia la risposta, perchè
artclie questo viene frainteso e rinviato inesorabilmente al reparto « religioni ».
A questa diflfìcoiltà dovuta all’uomo che
ascolta c che .sa già tutto sulla religione,
si aggiunge una difficoltà nostra, sul modo
stesso di ricevere e trasmettere la parola di
ffio. Diciatjio che Gesù Cristo è il nostro
.‘'ignore, cioè il punto di riferimento unico
di tutta la si'oria del mondo, sulla quale
egli .annunzia il giudizio di Dio e la sua
salvezza: diciamo die !a croce di Cristo in
mezzo alila storia e la sua comparsa alla
fine della storia sono i due assi di coordina'e sui qraili dobbiamo riferire ogni coisa:
nulla ha veramente senso se non riferito a
Gesù Cristo Signore della storia. Non riminciatuo alila pretesa veramente straord naria che questa paroila valga per tutti gli
iioniini, ,]i tutti i tempi, religiosi e non re
ligiovsi, e d’e si riferisca non ad un reparto. ma a tutto il supermarket, alila città intera, al mondo, all’universo.
Però questa professione di Cristo ci è
data aggi nuda, per così dire, cioè senza
un rivestimento dì tradizioni, da presuT--'osq filosofici, a; usanze, di una morale rìeevula. O meglio, abbiamo queste cose, ma
in modo provvisorio, tutto l’edificio della
tfologiu, della stienza biblic.'i, della vita
•Iella chiesa è andie esso in rapida e nrofomla n-asformazione ; e ci manca allora,
spesso, ia possil'ilìlà di comunicare.
Per queste ragioni ci dom-iTidiamo se non
sia venuto piuttosto il momento di tacere,
per vi vere la vita del discepolo di Gesù fra
i nostri fratelli, in un’azione di servizio
silenzioso. Certo, non ci sfugge il pericolo
di un .atteggiamento di questo genere,, che
potrebbe facilmente essere scamibiato o anche trasformarsi, in attivismo sociale. Ma
non jn'ieudiamo onesto. Affermiamo che. se
è impossibile parlare senza essere fraintesi,
pure non vogliamo rinunciare a « essere testimcni », dobbiamo proporci <ji essere pre
senti nel mondo, per servire, anche in silenzio. pronti piuttosto ad ascoltare, a ricevere, a partecipare alla vita degli altri uomini, per essere nel mondo semplicemente
dei « discepoli ». Questo per esempio vuol
essere il senso di quei gruppi di servizio
ntìH’industria, che non si proimngono nè di
svolgere nn lavoro assistenziale, nè di costi‘.uire una eomunità di cristiani nell’indnstria, ma semplicemente di essere là, partecipare alia vita di tutti, ascoltare, vivere
le piccole realtà di vita quotidiana, in comunione con fratelli, con la convinzione
che nei modi e nei mo'menti che avrà scelto
Ini fe non noi con la nostra sapienza ed
i nostri programmi) ci sarà data anche la
possibilità di una testimonianza resa con la
parola, esplicita, ricevibile.
Tn altre parole, crediamo che dobbiamo
rilrovaire che cosa significa « seguire Gesù »
nel mondo di oggi. E per questo dobbiamo
rinunziare ad avere dietro a noi l’apparato
delle chiese stabilite: dobbiamo accettare
'ii essere pochi e deboli e dispersi nel mon
do. Questo vuol dire: accettare la via della
croce. Forse tutta la nostra predicazione è
Ineflfieace, tutto si svolge in modo generioc e poco convincente, perchè rifiutiamo di
piendere sul serio la via della croce, che
pure è quella che Gesù addita a coloro che
lo seguono. Dobbiamo imparare a non essere. a non sapere, a essere diminuiti e
sconfitti, dobbiamo imparare a andare nel
mondo come brancolando fra ostacoli e problemi che sono più grandi di noi; perchè
proprio là dove a tutte le nostre possibilità
di intelligenza, di immaginazione, di denaro. di impegno, di amore si deve dire « basta ». proprio là nella nostra ,Jebolezza si
PUÒ manifestare la potenza di Dio. Se lo
vuole.
Questo è il cambiamento che s’impone alla
nostra vita ecclesiastica e quindi ad ognuno
di noi, ai nostri gruppi, ad Agape, a tutt!
coloro che prendono sul serio il fatto di
essere a discepoli ». Il mondo non ha bisogno de] nostro consiglio e neppure della
nostra specialità religiosa, ma ha bisogno
d; vedere che la venuta di Cristo e la sua
croce costituiscono veramente le due coordinate fondamentali della vi:a dell’umaTì-ità.
Se sapremo queste cose, cioè se le vivremo
in ogni ijostro atto, anche la nostra presenza avrà un senso, perchè s^rà p-edicazione.
Giorgio Girardet
2
pag. 2
17 apiile 1964 — N. 16
17
La donna aduiioira
( .‘:o .
L’argomento di questo celebre passo non è il problema dell’adulterio,
ma il problema del Giudizio di Dio :
che il peccatore sia sotto il Giudizio
di Dio è certo; ma come possiamo noi
portargli questo giudizio, renderlo attuale ed efficace per lui?
Per gli scribi ed i farisei il Giudizio
di Dio poteva e doveva essere applicato mediante una azione punitiva collettivamente accettata dal popolo di
Dio, cioè dalla chiesa. Se questa solenne capacità giustiziera fosse stata messa in dubbio, tutto l’universo dei valori morah consacrati dalla antica Legge avrebbe cominciato a vacillare.
Ora, gh scribi ed i farisei hanno ap
punto l’impressione che Tinsegnamento di Gesù faccia vacillare questo universo morale di valori intangibili e
consacrati: troppo aperto è il suo insegnamento, troppo insistente il richiamo alla Grazia di Dio che perdona,
troppo scandaloso il suo uso di frequentare indiscriminatamente i peccatori e la gente di cattiva condotta.
Perciò scribi e farisei colgono la prima occasione che si presenta loro per
costringere Gesù a chiarire la sua posizione — cioè a denunciarsi da solo
come sovversivo morale, come falso
riformatore che abbatte l’antica e sacra legge, senza costruire al posto
niente altro che un cumulo informe di
aspirazioni morali benintenzionate ma
totalmente assurde e inefficaci.
Una donna è stata colta in flagrante adulterio: la si trascina davanti al
maestro e gli si dice, con leggero tono
di sfida : « Secondo la Legge gli adulteri vanno lapidati: tu che ti riempi
la bocca di parole come ’perdono',
’grazia’, ’amore’, tu che ne dici? Hai
Í
Giovanni Bs />!/
coraggio di spingere la tua scanda
Iosa indulgenza fino al punto di dire
che questa donna dev’essere perdonata? Cosa dici? »
Ma Gesù non sembra avere intenzione di rispondere: si china un poco, e scrive per terra, in mezzo ad un
grande silenzio. In questo silenzio c’è
il Giudizio per quelli che credevano di
essere i giudici; qualcuno dei presenti, forse, si ricorderà della parola di
Geremia : « Tutti quelli che t’abbandonano saranno confusi, quelli che si
allontanano da te saranno iscritti sulla polvere, perchè abbandonano l’E
terno, la sorgente delle acque vive »
(Ger. 17: 13),
A questo punto Gesù pronuncia la
frase famosa : « chi di voi è senza peccato scagli il primo la pietra ». E’ vero che il Giudizio di Dio pesa sulla
donna adultera, come su ogni peccatore, scribi e farisei compresi: ma solo
un uomo senza peccato può essere l’agente di questo Giudizio.
Gesù non pronuncia questa frase
semplicemente per indurre i farisei a
ritirarsi: egh vuole con essa annunciare che nella sua persona ed in essa
soltanto è presente, su questa terra e
in questa storia, il Giudizio santo e
tremendo di Dio: Gesù è l’uomo senza peccato, a lui bisogna lasciare l’esecuzione del Giudizio di Dio.
Nella Legge antica, quando veniva
eseguita una condanna, i testimoni ejano i primi a scagliare la pietra dei
giudizio e della morte (Deut. 11:1):
ma qui c’è un ben altro Testimone, il
Testimone della verità, che non leva
la mano per dare la morte, ma aprirà
le braccia per ricevere la morte a favore dei colpevoli. I suoi nemici, in
fondo, lo hanno intuito: tant’è vero
che alla fine di questo stesso capitolo
già tenteranno di lapidarlo t8: 59).
Non sembrano invece averlo capito
quei cristiani che del detto di Gesù
hanno fatto un proverbio, leggermente ma caratteristicamente deformato:
(( chi è senza peccato scagli la prima
pietra ». Così la grande parola di Gesù è diventata un motto in cui si espri
me il nostro relativismo morale, l’umana indulgenza che amiamo avere
gli uni per gli altri.
Ma alla donna adultera Gesù non
ha voluto essere l’annunciatore di una
indulgenza umana, d’una morale più
larga e corriva. Quando gli accusatori, colpiti al cuore, se ne vanno a
testa bassa. Gesù si leva m piedi di
fronte alla donna: e a questo punto
mentre la donna è confrontata con
Cristo, è presente il Giudizio di Dio.
Il Giudizio di Dio non si esprime qui
con una sentenza definitiva di condanna, o come solitamente accade negli
incontri di Gesù coi peccatori, con un
NOTIZIARIO
MISSIONARIO
La Società delle Missioni di Parigi
ha conoluso Tanno 1963 senza debito,
e ns rende grazie anzitutto a Dio e
poi a tutti i credenti in Francia, Sviz
C’niese del I» Distretto
Chiese degli altri distretti
rotale contribuzioni delle chiese
Doni individuali
Società Missionarie Torre Pellice
società Missicffiaiie Torino
Totale Società Missionarie
Totale per la Chiesa Valdese
L. 203.630
» 305545 L. 509.175
» 52.130
» 408.915
» 220.000 » 628.915
L. 1 190.220
Secondo i dati fomiti daU’agente
della Società di Parigi in Italia, 30
parrocchie su 69 hanno mandato una
contribuzione per le Missioni nel 1963.
Basterebbe che la Domenica delle Missioni fesse osservata in tutte le parrocchie e la colletta di quel giorno
consacrata a quelTopera, perchè si ve
1914 1940 1949 1964
Francesi 118 150 194 182
Svizzeri 43 61 82 106
Italiani (Valdesi) 11 10 9 2
Varii 7 11 15 15
Totali 179 232 100 305
Appare chiaramente da queste cifre
che mentre nel 1914 i valdesi erano il
6% degli effettivi della Società delle
Missioni, nel 1964 non sono più ohe il
0,6% mentre gli elementi provenienti
da altre chiese hanno seguito l’aumento delle richieste, e provveduto ai bisogni dell’opera di Cristoi nel mondo.
Le domande di aiuto ricevute dalla
Società delle Missioni queat’anno continuano ad essere numerose ed insistenti. Ecco a questo riguardo ancora
alcune cifre, comunicateci dalla dire
zione della Missione di Parigi.
Nel 1964 per rispondere alle richieste delle Giovani Chiese delTAfrlcn,
del Madagascar e delTOceania, la Missione avrebbe bisogno di 13 pastori,
11 professori, due amministratori ed
un segretario per i movimenti giovanili, 3 infermiere. 3 impiegati per la
tipografia del Basutcland (uno per le
edizioni, uno per la vendita, uno per
la contabilità), in tutto 33 unità.
In linea di massima la Società domanda ai suoi missionari di impe
atto di perdono: qui Gesù si limita
ad annunziare la pazienza di Dio (cfr.
Rom. 3- 25). Un tempo di grazia è
accordato -«ila donna adultera, affinchè essa possa percepire la chiamata
alla giustizia, l’appello alla fede pieha che dovrà risuonare nella sua vita.
Nella nostra testimonianza di credenti e di chiesa, noi non possiamo
esimerci dal dovere di annunciare il
Giudizio di Dio al mondo che perisce
a causa del suo peccato. Ma questo annuncio non potrà essere diverso da
quello fatto da Gesù alla donna: non
si può che annunciare ai peccatori la
pazienza di Dio, e invitarli a confrontarsi con Cristo. Se essi accettano questo confronto, scopriranno da soli il
Giudizio di Dio in tutta la sua portata, ed insieme al giudizio anche la
giustificazione che è per grazia mediante la fede.
Giorgio Bouchard
Vasta diaspora
sull'arco ligure
Abbiamo vissuto lietamente il periodo pasquale, eon belle assemblee al culti e alla S.
Cena. A Bordighera il culto, il giorno di Pasqua, è stato presieduto dal past. Gino Conte,
che ringraziamo.
In questi ultimi giorni abbiamo goduto di
una visita graditissima : quella della « Martin
Luther Kantorei » di Detmold, che ha dato
due bei concerti il 7 nella Chiesa Luterana
di Bordighera e T8 nella Chiesa Valdese di
Sanremo. Per aver modo di incontrare con
più calma questi fratelli venuti non solo per
una esibizione di carattere artistico — del
reste di alto valore — ma per portarci un
messaggio cristiano per mezzo del canto, si è
avuta una buona riunione nella Casa valdese
di Vallecrosia, il pomeriggio delT8.
Sabato 11, sempre a Vallecrosia, incontro
con un gruppo di Quaccheri (gli a Amici »),
che è a Vallecrosia per un convegno; la
sig-na Alice Delat:re ci ha parlato di questo
movimento, accompagnando la sua esposizione con proiezioni luminose.
Proseguono mensilm-ente, nell’istituto Mater Misericordiae di Sanremo, le riunioni ecu
meniche iniziirte alcuni -siiBsi or sono, alla
presenza di un pubblico di circa 200 persone. Tali incontri, in cui è data all’oratore
valdese piena libertà di parola, sono finora
gli unici del genere, a nostra conoscenza, in
Italia, in cui una conversazione interconfessionale con i cattolici avvenga non in piccolo
gruppo ristretto di « specialisti » ma, appunto, alla presenza di pubblico. Non si tratta,
evidentemente, tanto di un dibattito di carattere polemico quanto piuttosto di una presentazione parallela di un tema. L’ultima riunione, avutasi il 23 marzo, aveva come tema : « Il Servo dell’Eterno nell’angoscia, nella sconfitta e nella vittoria ». Il past. Nisbet
ha portato la testimonianza della nostra Chiesa parlando della risurrezione di Cristo.
Il past. Nisbet sta visitando a poco a poco
tutte le famiglie della vasta diaspora che segue 1 arco ligure da Ventimiglia a Borgio
Verezzi. Giiovedì 9 si è tenuto, afie 15,30,
un culto ad Alessio, nella Chiesa inglese: e
altri di questi culti sono in progetto, pure in
altre località.
iiimimumiiiiumiiitiiiumtiiiiii
imimimiiimiiiiiiim
iiiimiiiiiiiuiiiiiiin >1
IL LIBRO DI BIOBBE
Una Interpretazione protestante e una interpretazione ebraica
zera, Italia ed altri paesi, che hanno
contribuite genero'samente.
Per quanto concerne le nostre chiese ©eco alcune cifre:
rificasse un notevole aumento.
Poiché stiamo parlando di cifre, eccone alcune altre, significative anche
quelle. Dal Journal des Missions dalla Società di Parigi, riproduciamo questa tabella, che indica il numero dei
missionari al servizio della Società,
divisi secondo il paese di origine.
gnarsi per 4 o 5 anni ; Tultimo anno è
un anno di congedo in Europa di cui
sei mesi sono consacrati a vdare delle
Cimferenze nelle chiese e in altri am- '
bisnti che s'interessano airopera Pe*
rò i dirigenti delle giovani chiese insistono perchè i giovani missionari
non si accointentino di quel primo periodo di lavoro, ma accettino di tornare per altri periodi, e mettano così
al servizio di Cristo l’esperienza e le
conoscenze acquistate, consacrando
tutta la loro vita, se tale è la volontà
di DÌO', airopera missionaria della
Chiesa.
Commentando ned Journal des Missions, le cifre citate qui sopra a proposito dei mis.sdonari valdesi, il pastore A. Roux, incaricato in modo particolare di ricevere le candidature, dice:
« Per quanto conceme la Chiesa Valdese d'Italia, noi auguriamo vivamente che i contatti regolari che stiamo
stabilendo con queste chiese oi per
mettano di riceverne tosto dei nuovi
missio'nari ». R. Coisson
Quello che è forse il più sconcertante, il
più arduo ma anche il più affascinante dei
libri delFA. T., sembra aver attratto particolarmente, negli ultimi decenni, Tattenzione
degli studiosi. E la cosa non può destare meraviglia : più la nostra storia procede, e la
condizione umana si rivela nei suoi aspetti
tragici e assurdi, più la vicenda di Giobbe
assume un valore emblematico e rivela una
inesauribile ricchezza di contenuti e un’attualità impressionante.
Roland de Pury, il cui saggio ci appare
particolarmente aderente ad una problematica protestante, definisce il problema centrale
del libro di Giobbe come ii problema dell’amore gratuito (e non, come comunemente
si dice, quello della sofferenza). Questo problema viene posto fin dalle prime battute
pronunciate da Satana, il quale contesta appunto l’idea di una gratuità del servizio reso da Giobbe a Dio (« E’ forse per nulla
che Giobbe ti serve? », dove per nulla =
gratuitamente, cioè per amore). Il dramma
che segue si snoda tutto da questa sfida iniziale : che dovrebbe dimostrare alla fine il
carattere interessato del servizio di Giobbe o
portare quest’ultimo al rinnegamento di un
servizio « inutile ». Anche gli amici di
Giobbe sono mandati da Satana : essi hanno
il compito di indurlo ad accettare l’idea di
un Dio contabile, i cui rapporti con l’uomo
sono regolati dalla legge del dare e avere;
a mettere in istretta relazione il proprio peccato con la propria sofferenza, adeguandosi
agli schemi di un mondo benpensante in cui
la pietà frutta ragionevolmente qualche cosa. Ma Giobbe resiste alla tentazione di abbandonare quell’iddio misterioso e straniero
che lo abbandona, per aderire ad un’immagine più familiare di un Dio fatto a misura
d’xiomo : anzi, egli, paradossalmente, si appella proprio a quel Dio nemico, da lui servito « per nulla ». Come dice il De Pury,
Giobbe non muove un passo per evadere
verso qualche dio migliore, ma rimane in
pieno tiro sotto la collera divina : si confida
nel Dio che lo ha reso disperato, vede in lui
il suo amico e il suo difensore... « Questa
fuga da Dio verso Dio è il passo supremo
della fede. E’ la lotta di Giacobbe e sarà
quella di Lutero ». La rivolta di Giobbe è
quindi una confessione di fede e di fedeltà
alLunico Dio, che testimonia, in un modo che
per gli amici è scandaloso, della gratuità dei
rapporti tra Dio e Tiiomo.
A questo punto il nostro Autore stabilisce
un avvincente accostamento fra l’atteggiamento di Giobbe che « nella sua rivolta è
uno dei più potenti testimoni della giustificazione per fede », e l’etica del Sermone sul
Monte, un’etica della riconoscenza in cui
l’uomo si pone al servizio dclFIddio della
Grazia, cioè di un Iddio che egli non serve
per essere felice, ma perchè è stato giustificato gratuitamente per grazia. La confessione
di fede di Giobbe (19: 25-27: «Ma io so
che il mio vindice vive... ») dimostra che
per lui « la giustizia e l’amore di Dio hanno preceduto felicità e sventura terrene, che
l’amore sarà l’ultima parola perchè è stata
la prima di ogni parola ».
Questa conclusione è ribadita dalla risposta dì Dio, risposta tanto attesa e, quando
giunge, tanto problematica. Che significato
ha quella enumerazione delle bellezze del
creato in rapporto aH’angoscia di Giobbe?
E come mai l’angoscia di Giobbe, alla fine,
appare veramente placata? Il nostro Autore,
con felice penetrazione, fa rilevare che, mentre gli amici si erano sforzati di dimostrare
a Giobbe che « in questo mondo, pieno di
cose utili, il servizio di Dio era la più utile
di tutte », Dio dipinge agli occhi di Giobbe
un quadro completamente diverso : questo
mondo è un mondo che contiene una quantità di cose gratuite, di cosa da nulla, che
esistono senza altra ragione che la gloria di
Dio, è il mondo della libertà creatrice, della
gratuità assoluta : ed è in questo mondo
che Giobbe deve situare il suo servizio inutile : un servizio la cui unica ragion d’essere
è la lode della grazia, preesistente ad esso
come a tutta la creazione. « L’obbedienza di
Giobbe, l’obbedienza del cristiano, ci rimanda in tutto e per tutto alla salvezza che ne
è il punto di partenza... Giobbe ama Dio
perchè Dio lo ha amato per il primo ». E
l’epilogo del racconto, con la reintegrazione
di Giobbe nel suo stato di gioia e di ricchezza, non è per il nostro Autore che annuncio
e segno del diritto assoluto di Dio di ricom
pensare coloro che lo servono gratuitamente
in un modo che solo la Resurrezione renderà
esplicito e definitivo, pienamente rivelato e
compiuto.
Una intcrprei azione dunque chiaramente
crislologica di Giobbe c del suo significato :
c( Ciò che faceva Giobbe è ciò che farà il
Cristo, e ci troviamo effettivamente davanti
ad una precisa descrizione del suo ministero
regale e profetico ». Tanto più interessante,
quindi, soffermarci sull’interpretazione della
figura di Giobbe data da André Neher. nn
autore che in tutti i suoi libri ci presenta
in modo nitido e suggestivo il messaggio della sipiiritual'ità ebraica nel mondo conlomiporaneo.
Il Neher comincia con l'esporre quella che
è la dialettica delTinterpretazione ebraica
contenuta nel pensiero talmudico a proposito
di Giobbe : in esso si affrontano due dottori
della legge. Il primo rappresenta Tinterpretazione della religione confessionalizzata, che
cerca di insinuare nella storia di Giobbe un
elemento estraneo per renderla più « morale » e più « ragionevole »; questo elemento
è lo schema della « prova » (cfr. il sacrificio
di Isacco) con il quale il libro di Giobbe
può diventare un libro di pietà o un catechismo e quindi essere « corretto » in ciò
che ha di troppo urtante per noi. Ma contro
questa interpretazione si leva l’altro interlocutore, che vuole lasciare intatto l’elemento
misterioso della storia di Giobbe, il lUistero
della rivelazione, delle relazioni tra Tuomo
e Dio, il mistero di ciò che Dio vuole dal1 uomo (e qui ricordiamo la proposizione iniziale del saggio di De Pury, che esprime lo
stesso pensiero). Ora il Neher afferma che
ncfi non ¡possiamo limitarci a conitemplare dal
difuori questo mistero, ma siamo chiamati
a porci dentro di esso, « affinchè la nostra
relazione con Dio, rifiutando di essere pianificata dal catechismo [cioè dagli schemi confessionali], si ponga nella dimensione di
quelTassoiuto misterioso... ». Sulla traccia di
altri due studiosi ebrei, il Neher cerca di sondare j1 mistero di Giobbe sotto quattro aspetti biblicamente atteggiati :
1) Giobbe-Israele. Il mistero di Giobbe è
anzittutto quello della sofferenza vicaria, di
cui il popolo ebreo assume la tragica vocazione. Giobbe, come figura e tipo del popolo
ebreo, si identifica allora col Servo sofferente
di Is. 53. Anche qui ricordiamo l’accenno
fatto da R. de Pury specialmente nell’epilogo del suo saggio : e il Neher stesso riconosce che questo tema del Servo sofferente è
comune al cristianesimo e aU’ebraismo; tuttavia, egli afferma, « nella dimensione cristiana le sofferenze dell’umanità sono assunte da
Dio, mentre nel giudaismo sono assunte da
uomini di carne e sangue, come Giobbe o
gli Ebrei attraverso i secoli ». (E qui non
possiamo fare a meno di citare un’acuta osservazione fatta dal Neher a proposito del
cosiddetto « happy end » di Giobbe : che è
un lieto fine solo apparentemente, poiché egli
non riceve di nuovo ciò che aveva perduto,
ma altri beni, simili a quelli, più numerosi,
ma non gli stessi : cosi come il popolo ebreo
oggi può apparire fisicamente uguale a quello del 1933, ma in realtà porta in sè i vuoti
incolmabili, le profonde piaghe della sofferenza passata).
2) Giobbe-Sansone. Questo aspetto, che cosi
enunciato può a tutta prima stupire il lettore cristiano, risulta dal dialogo tra Giobbe
presa co
e gli amici : la figura di Sansone i
me simbolo della rivolta contro la civiltà, le
ideologie e la teologia borghesi, rivolta condotta a prezzo della propria vita. Giobbe rifiuta 1 equazione colpa-sofferenza sulla quale
si elevano le ideologie religiose dei benpi'nsanti : anche qui il pensiero delTAutore ricorda quello del De Pury. come già abbiamo
visto.
3) Giobbe-Projeta. Con felice definizione,
il Neher afferma che « profeta » non è semplicemente Tuomo che riferisce la panila
di Dio, ma « Tuomo che scopre Dio nella sua
parola come nel suo silenzio ». Perciò Giobbe, sia quando Dio tace che quando Dio
risponde in un modo apparentemente cosi
strano, si trova nella situazione proCelica.
come Elia di fronte al mormorio misterioso
dell Eterno, o come Geremia ed Ezechiele
nei lunghi periodi di s-ilenzio che pure costituiscono, in situazioni precise, la parola di
Dio nel mondo. Non c’è dialogo tra (Gobbe
e Dio : Giobbe non sa rispondere alle domande di Dio, e il discorso di Dio non ha rapporto logico con le domande di Giobbe:
Giobbe interroga il silenzio di Dio, e Dio interroga l’impotenza dell’uomo. E' appunto
questo che costituisce la dialettica dei legami tra Dio e Tuomo nella Bibbia.
4) Giobbe-Messia. Il tema che naturalmente attira di più la nostra attenzione emerge,
secondo il Neher, dagli ultimi versetti del
libro: là dove noi ritroviamo tutti i personaggi della vicenda tranne uno: Satana. Perchè Satana è scomparso? Perchè è stato trasmutato in Messia da Giobbe stesso, dalTaver
egli attraversato tutta la tragica corrente della storia fino all’atto finale, che è Tatto redentore, cioè la preghiera di interces.done
per gli amici. Anche il De Pury sottolinea il
valore particolare della preghiera dì Giobbe,
che lo avvicina al « Padre, perdona loro » di
Cristo, e conclude : « Con questa intercessione in favore di quelli che lo hanno tentato
e oppresso, il servitore Giobbe corona il suo
ministero. Per riguardo a lui, alla sua giustizia, alla sua preghiera, Dio non tratterà
gli amici secondo la loro follia ». Il Neher
(che ricorda
questo proposito la preghiera
d intercessione di Abramo per Sodoma) afferiiiu che l’alto redentore, l’atto messianico
risiede proprio in questa preghiera, che non
è parola delTiiomo ma « semenza gettata in
tutta questa terra che Giobbe ha accettato
di attraversare, che era il suo concime e la
sua miseria, ma un concime in cui si trovava sepolto il seme fecondo della redenzione ».
Abbiamo offerto al lettore questo rapido
sunto di due interessantissimi studi, in primo luogo per mettere in rilievo una volta
di più Tinesauribile ricchezza c attualità del
libro di Giobbe, in secondo luogo per rilevare come, pur tra le fondamentali e ineliminabili divergenze, il pensiero ebraico presenti una profonda analogia di temi col pensiero cristiano (e, ci sembra, protestante in
particolare) ed un’affinità di orientamenti e
di spunti suggestivi nel campo delTintroduzione ai problemi teologici dell’Antico Testamento. Rita Gay
ROLAND DE PURY:Giobbe, Tuomo
in rivolta. Claudiana editrice, L. 500.
ANDRE NEHER: L’homme biblique:
Job, dal volume L’existence juive,
Editions du Seuil, L. 2.550.
Casa Valdese di Vallecrosia
per la gioventù evangelica
Colonia marina 1964 per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni.
l» turno: 27 giugno - 17 luglio
2“ turno: 18 luglio - 7 agosto
Tema delle lezioni biblicbe:
«FIGURE DI PROFETI» (1» turnoi
« L’.-VPOSTOLO PAOLO » (2» turnoj
Quota globale per ogni turno Lire 17.000 di cui 10.000 da versare alTiscrizione e
le rimanenti Lire 7.000 alTarrivo.
Iscriversi sollecitamente poiebè i posti sono limitati, versando la quota di iscrizione
sul c. c.p. n« 4/15506 intestato a Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo: cbiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese - Vallecrosia (Imperia).
si
n
g
e
3
17 aprile 1964 — N. 16
pag. S
Il vero volto
della Sicilia
Festa di canto in Val Pellice
[segue da pag. 1)
stico sulle cose di casa nostra, e se i
nostri sorittari tacessero, sarebbrao
giustamente tacciati di conformismo
e di complicità.
E’ doveroso anzi segnalare all’opinione pubblica, alla cultura, agli organi responsabili, lo stato di arretra
rezza, la depressione economica, la decadenza morale in cui vive' gran parte del nastro popolo, e non è giusto
creare delle illusioni nelle autorità e
in Quanti hanno la responsabilità della vita morale e spirituale del nostro
popolo, dicendo che tutto va bene e
nel migliore dei modi possibili. In questo modo davvero le nostre condizioni non miglioreranno mai. Nè, come
dice la Scrittura, dobbiamo «curare
alla leggera la piaga del nostro popolo, dicendo; Pace, pace, mentre pace
non c’è» (Geremia 6; 14).
A leggere la Lettera Pastorale sembra che in Sicilia tutto vada bene;
che non c’è maña perchè. Ella dice, la
delinquenza e la criminalità si risiamtrano un po’ in tutte le altre regioni
d’Italia e nelle altre nazioni; che
non c’è superstizione, perchè il nostro
popolo' è fo'rtemente attaccato alle
più pure tradizioni cristiane; che le
piaghe stesse' della povertà e della
malattia non sono cosi gravi come si
vorrebbe far credere e sono spesso
sopportate dal nostro popolo con. amr
mirevole spìrito' cristiano; che il nostro popolo si distingue piuttosto per
lo spiccato senso di onore e di giustizia, e ha molte altre virtù e qualità
e pregi e vanta una civiita che è seconda sodo a quella di Ron^.
Indubbiamente molti siciliani sono
lusing'ati di tanto lodi, alcune delle
quali sono meritato, e di tante glorie
di cui possiamo a buon diritto vantarci. Ma il problema è un altro. Giova
al rinnovamento' morale, spirituale e
sociale del nastro popolo cullarlo nella facile retorica di una esaltMione
che confonde le idee e lascia il nc>
stro popolo in uno stato di inferiorità umiliante da cui invece dovremmo con ogni mezzo aiutarlo ad. uscire, a.nche a costo di essere fraintesi,
malvisti, odiati dai ben pensanti e da
quanti hanno una vita facile e comoda? Per un rinnovamento morale e
spirituale del nostro popolo e per
giunsTere, come' Ella dice, ad una vita
effettivamente cristiana quale ci chie^
de noiscro Signore, «chiedere che le
fughe matrimoniali debbano assolutamente ce'ssare e che i bambini devono essere battezzati nei primi giorni
della nascita», è davvero troppo poco. Non è certo solo' l’osservanza di
queste norme ohe fa un popolo cristiano. Ci vuole ben altro! Nélla Pastorale non si fa cenno agli omicidi,
ai crimini che fino a pochi mesi fa, si
verificavano con una frequenza impressionante e insanguinavano le vie
più affollate della città, in pieno giorno, e che forse ora sono diminuiti per
le ' misure repressive adottate d^la
Polizia ; non si fa cenno agli istinti di
violenza, al disprezzo della vota altiui, che si sopprime così facilmente
per un malinteso senso deironora e
della giustizia, spesso col tacito consenso e l’omertà deH’ambiente ohe è
tutt’aitro che permeato dallo spirito
del Cristianesimo òhe ci richiama invece tutti alla legge dell’amore, del
perdano, della riconciliaziane fr.iterna. Cristo Gesù è morto perchè gli
uomini si amassero come fratelli
Nella Pastorale non c’è cenno alla
condizione inumana in cui vivono ancora, nonostante me se ne sia tanto
parlato, centinaia di famiglie a Cortile Cascino, a pochi metri dal Palazzo di Giustizia, dalla Cattedra'e, dalla Cappella Palatina, dal Pa'azzo Reai6, monumenti insigni che gli stranieri ammirano, splsiididì testimoni di
grandezza antica e di civiltà. E’ proprio questo stridente contrasto che si
dovrebbe far sparire. Cortile Cascine e altri quartieri ove si registra una
cosi forte percentuale di mortalità infantile, dovrebbero essere risanati. I
problemi della scuola, del lavoro, delia delinquenza minorile, dovrebbero
essere seriamente affrontati e risolti,
senza che il cullarci nelle pie illusioni di un benessere e di una prosperità
inesistenti, facessero velo al nostro
sguardo, alla nostra sensibilità, o impedissero la nostra azione.
Il male è davvero più profondo e
reale di quanto si possa immaginare
e i rimedi devono essere cercati con
urgenza e sul fondamento delia fede
cristiana, sull’esempio della parabola
del Buon Samaritano, senza aspettare
che terze non cristiane intervengano.
Non possiamo risolvere i probleird
di oggi guardando i monumenti del
passato ; non possiamo migliorare gli
uomini di oggi solo citando i nomi di
grandi artisti, poeti, musicisti, letterati dei passato.
Attorno a noi c’è chi ha fame, chi
non ha lavoro, chi non ha tetto, c'.
sono' dei fanciulli che non vanno a
scuola, che fuggono o sono addirittura cacciati di casa perchè ci sono troppe bocche da sfamare, fanciulli che di
notte dormono sulle auto abbandonate, o sui barconi della Cala, che fanno i mendicanti o i guardauto, che
vanno' a rubare nelle chiese o scassinano le auto e finiscono in prigione...
Dire queste cose non è fare il denigratore, ma denunciare uno stato ^ cose
di cui ogni cittadino e ogni cristiano
soffre, perchè queste sono cose che si
\edono ogni giorno.
Sono sicuro' ohe se Lei, Eminenza,
vedesse queste cose da vicino, ne sarebbe profondamente afflitto, e il suo
cuore generoso si commuoverebbe.
Dire cjhe turto va bene non solo non
rispecchia esattamente lo stato delle
cose, ma equivale spesso a concludere che non ci sia nulla da fare, mentre sarebbe necessario ed urgente correre ai ripari, prendere dei provvedimenti, mobilitare le forze sane della
nostra gente, richiamare tutto il popolo cristiano alla osservanza dei principi del Vangelo, elevare 'la vita morale e spirituale del nostro popolo, in
un tempo in cui occorre davvero far
presto, perché domani potrebbe essere troppo tardi.
Villar Penice. - Una s{>lecuUda gioi>
fiata quella di domenica 12 aprile che
ha visto il convegno annuale ^ tutte
le Corali valdesi della Val Pellice, eccezion fatta per quella di S. Giovanni,
ohe non ha potuto intervenire per diversi motivi. E’ stata questa un’assenza molto sentita da tutti i presenti,
vuoi per la bravura che la distingue,
vuoi perchè è forse questa la prima
volta, nei suol 98 annd di attività, oh<essa non partecipa ad un culto o ad
una manifestazione reillgiosa alla quale fosse stata convocata. Ci auguriamo quindi di poterla risentire il prossimo f-nno e l’anno successivo, qu^dc compirà il suo centenario di vita
dedicata al canto sacro, perchè sappiamo che sarà la prima Corale vai
dese a raggiungere questo traguardo.
Una splendida giornata, dicevamo,
ha salutato le sei Corali presenti : Rorà Angrogna, Bobbio Pellioe, Pinerolo,’ Torre Pellice e VillM ^llioe.
Nel tempio valdese di Villar, gremì
to di fedeli provenienti da tutta la
Valle, la festa ha inizio con un rmgraziamento da parte dei Pastore sig.
Micol, titolare della parrocchia, rivolto a tutte le Corali intervenute. Ha
poi preso la parola il Pastore sig. Alme di Bobbio, presidente della Commissione di Canto Sacro, ]>er dirsi felice che quest’anno la f^a di Canto
Sacro si sia svolta a Villar Pellice,
rompendo una tradizione, che forse
dumva dalla sua istituzione, e ohe voleva che essa si tenesse, ad armi alternati a Torre Pellice e a San Giovanni.
E scherzando, ma non troppo, ha anche accennato alla speranza ohe l’anno prossimo la festa si possa tenere
pure a Bobbio Pòllice. Noi dal canto
neutro, pur non avendo voce in capitolo, siamo pienamente solidali con Itu
in questa speranza, anche perchè è
giusto che pure le comunità più povere (intendiamo finanziariamente) abbiano la gioia di ospitare ogni tanto le
Corali scrrelle deUe comunità vicine. H
Past. Aime ha precisato che la f«ta
di Canto Sacro non è un^ sfida o una
competizione tra le varie Corali, ma
molto più semplicemente vuole essere
un’adunata di tutti coloro che si dedicano a questo genere di canto per
poter insieme innalzare col canto stesso le lodi al Signore. Quindi nemmeno noi che estendiamo queste note
non faremo dei confronti, perchè tutte le Corali sono state veramente ed
ugualmente brave nel presentare i loro inni. Però un elogio tutto particolare va fatto a quelle Corali, come
Rorà e Bobbio, le quali pui- essendo
formate di pochi coristi, sanno rendersi utili e tenere alto il nome della
loro Comunità, con una bravura veramente esemplare. Abbiamo notato che
la Corale di Rorà era l’unica a canta
Con deferenza.
Pietro V. Panascia
F. U. V. - Gruppo yalti
Incontro giovanile di primavera
Agape, 25-26 aprile 1964
TEMA: It henassere economico alle Valli: il rovescio della medaglia.
PROGRAMMA
SABATO 2,t APRI bE:
ore 16 - aiH-rtura del Convegno, breve culto e presentazione del primo studio.
>, Il miracolo economico alle Valli, in che cosa consisle e da che cosa
si vede )j. Discussione di gruppi,
ore 19.15 • (‘cna.
ore 20.45 - presentazioni e serata ricreativa ben organizzata,
ore 23 • silenzio.
DOMENICA 26 APRILE:
ore 7.30 - sA< glia.
ore 8 ■ colazione. . , » r
ore 9 - pn-sentazione del secondo studio: all rovescio della medugha. come
si manifesta. Esiste un rimedio? ».
ore 10.30 - partecipazione al culto nella chiesa di Ghigo,
ore 12.30 - pranzo. . .
ore 14 - discussione a gruppi. Discussione generale e conclusioni,
ore 16 - tè, giochi a gara alll'aperto (tempo permettendo, se no in salone).
ore 18 - partenza. , /-r \ i ni
- Le iscrizioni dovranno pervenire al past. Alberto Taccia, Angrogna (To.), tei. 94.44.
entro e non oltre lunedì 20 aprile. Il convegno potrà organizzarsi bene, in tntti i
dettagli, soltanto a condizione che si sappia con un certo anticipo quanti saranno i
partecipanti. .1 i
— Alle ore 14 partirà un pullman da Bobbio e raccoglierà i partecipanti lungo ia
strada. In base alle prenotazioni e alle necessità altri pullman partiranno da Pinerolo o da Perosa. Gli interessati saranno informati a suo tempo.
__ Prezzo di tutto il convegno: Lire 1.350.
- Portare con sè un documento d’identità.
— Per la buona riuscita dell’incontro si invitano tutti i partecipanti a volerlo seguire
dal principio alla fine, evitando arrivi ritardati o partenze anticipate.
re senza fogli con le partiture, questo
dimostra quanto sia grande l’impegno
dei suoi oamponenti.
Ha quindi inizio la festa vera e propria, con il canto dell’Inno 29 (teiH'In
narió Psaumes et Cantiques, con il
concoreo di tutte le Coratì dirette da!
Prof. Item«5cio Coisani. Quindi seguono ; Rorà, efiretta dalla Signora
Rutigliano, con l’Inno 220 deilTnnario Cristiano; Angrogna, diretta dalla
Signora Geymonat, con l’Inno «P<^
t’invoquer, o Seigneur», che sarà inserito nel nuovo Innario; Bobbio Pellice, sotto la direziane del suo Pastore
Signor Aime, con l’Inno 84 dell’Innario Cristiano. Le Corali riunite cantano l’Inno 200. Seguono: Pinerolo, diretta dalla Signorina Ada Bessone, con
l’Inno 210; 'Torre Pellice, diretta dal
Prof. Corsani, con l’Inno «Del Santo
Agnel di Dio», un Inno di Passione
destinato al nuovo limano, tratto dall’originale tedesco « O Lamm Gottes
Unschuldig»; Villar Pellioe, diretta
dalla Signara Ciesoh, con l’Inno 153
dell’Innario Cristiano; così, finisce il
primo ciclo dei cori.
La seconda parte segue con lo stesso ordine del precedeiite. Le Corali
riunite oantaino gii Inni 337 e 371 dell’Irmario Cristiano e 158 del Psaiunes
et Cantiques. Rorà ese-gue: Dalla Cantata di Natale di Bach « Ci è nato un
Bimbo » ; Angrogna ; « Il me faut ta
présence» di Anonimo; Bobbio Pòllice: 158 P. et C.; Pinerolo: Corale
dì Praetorlus-Bach « Una voce grida :
in piedi»; Torre Pellice; «Cantique
d’Arnaud», testo di Théophile Malan
e musica di Ferruccio Corsani; Villar
Pellice: «Pâques» di Glück.
Termina cos’i questa nostra festa
annuale. Quindi, come è consuet.ncìne, la Corale ospitante offre affé
consorelle il tè accompagnato da pasticcini vari.
Ci sia però permesso di esprimere
due nostri (di tutti noi coristi) desideri ; p'rimo ; desideriamo, ed è nostro
dovere farlo, ringraziare la comunità
di Villar Pellice, con il suo Pastore
in testa, per la bella accoglienza che
ci è stata riservata e ohe oi ha pernjiesso di trascorrere questa giornata
in fratemp, unione; se giornate come
questa fossero organizzate più sovente forse ci guadagnerebbero la nostra
fede ed il nostro spirito. Sfondo;
vorremmo fare appello a tutti i giovani, ragazzi e ragazze, dicendo loro;
v-enite, unitevi a noi della Corale;
qualunque sia il vostro paese, Rorà,
Àngrogna, Torre od altro non importa, ciò che importa è che accorriate ad
ingrossare sempre più le file della Corale della vostra Comunità; la vostra
corale. Qualimque sia la vostra condizione sociale sarete tutti indistintamente bene accolti, siate V'Oi st’idt'idi
od operai poiché nella Corale siamo
tutti ugualmente utili e, ciò che forse più conta, tutti fratelli. Se solo
pensate im momento alla gioia che
si può provare stando assieme per inneggiare al Signore,sianic certi che
tutti vorreste partecipare. Quindi: lasciate da parte, una volta tanto, i piaceri fasulli che vi può offrire il mondo, e non abbiate timore, venite, noi
vi aspettiamo. Giovanni Odin
11 divorzio in Italia
Lhi lettore, da Palermo:
Sul n. 11 del settimanale ho letto
con molta attenzione il resoconto del
pubblico dibattito sul tema « Il divorzio e l’unità familiare », tenuto
all’Eliseo di Roma su iniziativa del
Movimento « G. Salvemini ». Duiique, per L'Osservatore Romano il
problema del divorzio non è attuale
in Italia per la grande maggioranza
di un popolo familiarmente sano e
saldo: un’affermazione che non possiamo accettare nè di fronte al^ giudizio di Dio che conosce i cuori, ne
in base ai fatti che quotidianamente
la stampa ci riporta.
Davanti a Dio quali « meriti » possono avere due coniugi che convivono pur non amandosi più o, peggio, odiandosi? Può il Signore volere
i drammi, anche sanguinosi, che continuamente avvengono?
Il Signore diede alla prima coppia
la consegna di amarsi e di essere una
sola carne. Se il matrimonio oggi fosse quello voluto dal Signore, totalmente, nessuno reclamerebbe il divorzio. Con il matrimonio è sorta la
prima società che doveva essere sostenuta e mantenuta dall’amore. Ora,
qualunque società si scioglie quando
vengono a mancare i principi per cui
è stata fondata; soltanto quella matrimoniale dev’essere necessariamente indissolubile?
Tutto quello che Dio ha fatto è
buono, e buono è pure il matrimonio
come Lui Tha istituito, cioè se i due
diverranno una sola carne e un solo
cuore capace l’uno di comprendere
l’altro. Noi apprendiamo però dalla
stampa e anche dalla cerchia delle nostre amicizie tanti casi dolorosi, pietosi, anche immorali per il triste esempio e spettacolo che si dà ai figli, co
stretti 9 volte a vivere in atmosfera
di freddezza e di asprezza che riempie il loro cuore di amarezza e di spavento.
Di famiglie così distrutte ce ne sono tante, e questo stacelo L’Osservatore Romano lo chiama uno stato sano e saldo?
Noi evangelici, che vogliamo che
la famiglia sia un paradiso per la presenza del Signore, ne soffriamo in
modo particolare e dobbiamo adoperarci per la pace; quando non vi sia
altro rimedio, dobbiamo essere favorevoli al divorzio e insistere per una
revisione legislativa, chiedendo una
legge serena e giusta che Uberi tanti
nostri fratelli che vivono neU’amarezza di certe situazioni che si presentano insolubili. Carlo Di Bl^i
Proprio in questi giorni si e diffusa la notizia che il PSIUP intende
presentare al Parlamento un nuovo
disegno di legge sul divorzio, piu ampio anzi di quelli sul ’’piccolo divorzio” presentati nette passate legislature dal senatore socialista Sansone e
dalla deputata comunista lotti, disegni fin qui insabbiati e caduti con il
cadere dette relative legislature. Ci
auguriamo di tutto cuore che questa
volta il progetto giunga o termine
nur non illudendoci minimamente
un’opposizione feroce che
E’, comunque, solo questione di tempo. Neanche netta ’’patria” del Cattolicesimo si può indefinitamente opporsi, in nome di una fede ^^"^pre
meno intimamente praticata dalla
massa della popolazione, a una evoluzione legislativa inevitabile e necessaria in ogni Stato moderno, laico.
Tuttavia, i cristiani non possono
farsi le cose troppo facili. Quello che
noi richiediamo, lo richiediamo per
gli italiani in quanto cittadini detta
Repubblica italiana, tutti uguali in diritti e in doveri, senza discriminazioni
di carattere religioso. Naturalmente,
ogni Chiesa storica resterà libera nel
richiedere e nell'esercitare, nel proprio ambito, una data disciplina che le
sembri esprimere obbedienza al Signore: pare evidente che la Chiesa
romana, legata alla sua concezione
del matrimonio come sacramento, continuerà a considerarlo indissolubile,
pur riservandosi la problematica e
equivoca ’’soluzione’' di 'annullamento” ad opera del Tribunale detta
S. Rota. E le Chiese protestanti? Netta
gran maggioranza degli altri Paesi tale problema si è posto per loro da
tempo, e lo hanno affrontato e risolto in modo vario nei particolari, unitario nel fondo; a nostra conoscenza,
nessuna ha deciso la ''scomunica” definitiva di coniugi divorziati, neppure
quando abbiano contratto un nuovo
matrimonio; alcune, o alcuni pastori
di alcune Chiese, rifiutano il secondo
matrimonio religioso a divorziati. Tuttavia questi atteggiamenti sono il
frutto di una lunga meditazione, individuale e comunitaria, che da noi,
mancando il problema (giuridico), è
finora mancata quasi totalmente. Poiché il problema giuridico comincia
ora. finalmente, a profilarsi almeno
all'orizzonte, sembra giunto il momento di studiare e meditare anche
questo punto particolare dell’etica cristiana: tenendo ben presente che per
il cristiano almeno quanto per l’agnostico il divorzio appartiene comunque
dolorosamente atta patologia, non alla
fisiologia del matrimonio; Gesù parlava della ’’durezza del vostro cuore”,
durezza di fede; resta aperto il problema se ciò che. due persone hanno voluto e che una istituzione ecclesiastica ha più o meno sacramentalmente sancito, sia effettivamente stato
’’ciò che Dio ha unito .
11 carcerato libero in Cristo
La lettera che segue ci viene dal
carcere di Campobasso; è di un detenuto, condannato anni fa per un
omicidio "d’onore”. Questi, nel penitenziario di Portolongone (oggi Porto
.Azzurro, nell'isola d’Elba), conobbe
VEvangelo per mezzo di un compagno. sempre intento a un libro, la
Bibbia; trasferito poi a Campobasso,
si mise iti contatto seguito con la comunità evangelica; gli restano da
scontare cinque anni, ma — ci scrivono di lui — si spera in un condono. data la sua ottima condotta. Pubblichiamo volentieri questa testimonianza, ricambiando il pensiero e l augurio fraterno, uniti in Colui che si
è proclamato pure "mandato a bandir
liberazione ai prigionieri”; pur saperido bene quale valore inestimabile la
libertà fisica abbia per noi, ci rallegriamo che, in attesa di riacquistarla,
il nostro fratello abbia trovato la libertà in Cristo. Non ha avuto bisogno, per questo, che venisse a lui il
preteso Vicario di Cristo, come ha
fatto il 10 aprile Paolo VI fra i carcerati di "Regina Coeli ’, a Roma...
UNA ATTESA
ristampa
GIOVANNI ROSTAGNO
Più presso a Te, Signor
IX ediz., bross. L. l.(M0
Editrice Claudiana
Torino - Torre Pellice
Diletti fratelli e sorelle in Criisto,
Pasqua si avvicina ed io desidero
inviarvi il mìo saluto e l’augurio fraterno.
Tempo fa mi capitò di leggere un
romanzo delio scrittore inglese Carlo
Dickens « Le due città », Il racconto
si 9vo*lge ai tempo della Rivoluzione
francese. Un nobile francese, Carlo
Daimey, condannato a morte, è rinchiuso in priigione in attesa dell esecuzione capitale. E’ l’ultijna sera: la
mattina seguente egli dovrà salire
sul patibolo. Ma ecco che nn suo
fedele amico inglese, Sydney Car'.on,
riesce a penetrare furtivamente nella
prigione; scambia rapidamente con
lui vestiti e scarpe, ed il condannato,
ravvolto nell’ampio manteUo dell’amico, riesce ej uscire sano e salvo
dalla prigione ed a scampare in Inghilterra. La mattina seguente Carton è condotto al patibolo e subisce
la morte al posto dell amico.
Gesù Cristo, il nostro Amico, ba
fatto lo stesso per noi. Egli è venuti, a noi per spezzare le catene del
male ebe ci tengono prigionieri: ba
rivestito la nostra natura, si è caricato dei nostri peccati e ci ha ricoperti del manto della Sua giustizia,
ha accettato di prendere il nostro
posto, di subire la nostra pena, morendo ner noi sulla croce, benché
Egli fosse innocente, per ottenerci
la grazia. Come dice 1 apostolo SPietro : « Cristo ha sofferto per i
peccati; Egli giusto per gli ingiusti,
per condurci a Dio ». E l’apostolo
S. Paolo: « A mala pena uno muore
per un giusto, ma forse per un uo*
ino dabbene qualcuno ardirebbe mo
rire : ma Dio mostra la grandezza
del proprio amore per noi in quanto, mentre eravamo ancora peccatori.
Cristo è morto per noi ».
Cristo è morto per noi, per ciascuno di ueii pel' me, per voi, per
tutti, per ricondurci a Dio. Salvati,
liberati da Lui, dobbiamo vivere una
nuova vita nell’amore e nella riconoscenza per Co'luii che ci ba tanto
amati, che Ita dato se stesso per noi.
Ricordiamo'oi miei cari e diletti
fratelli che Cristo è morto per lutti
noi, per chi ha fatto del male e per
coloro ai quali noi abbiamo fatto
del male.
Questo sentimento deve unirci
sempre di più gli “"i agli alt"*
che tutti siamo peccatori, ma peccatori salvati e graziati daU’amore di
Dio.
Con questi pettsieri e sentimenti,
vi auguro una « Buona Pasqua ».
Salutandovi con tanta cordialità
vestro fratello in Cristo
Manzi Domenico
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 19 APRILE
Pastore Michele Foligno
(Chiesa Battista di Ariceda)
DOMENICA 26 APRILE
Pastore Ernesto Ayasi^
(Chiesa Valdese di Torino)
4
P«g- 4
CRONäCä delle N0S¥RE COiniJNITjL*
ANGHOGNA (Capelaogo)
— La Domenica dédié Palme sono stati
ricevuti in Chiosa, eon la pubblica confessione del'la fede, otto confermandi : sei catecumeni veri e propri, un catecumeno (proveniente da Lusema S. Giovanni e una eatocumena proveniente dal Cattolicesimo Ro.
niano. La Chiesa era eccezionalmente sti
pala: parecchi erano provenienti, per l’occasione, da altre località, ex angrognini o
parenti dei confermandi, ma la maggior parte erano membri di Chiesa, segno evidente
che (( la gente c’è » e che la scarsezza di
partecipazione al culto normale non si spiega solo con lo spopolamenito.
— La stessa buona partecipazione ci fu
al culto dì Pasqua. L’Evangelo e stato annunziato con l’invito ad abbandonare la religione delle cerimonie, dei vili, dei sepolcri vuoti por passare .iiHa fede del Cristo
risorto. Annunzio da tutti udito e da pochi
ricevuto ; i « religiosi non credenti » torneranno per il loro rito la prossima Pasqua,
i credenti vivranno nella gioia e nella forza del Cristo risorto, ogni giorno della loro
vita. Otto confermandi sono stati ricevuti;
andranno ad aumentare il numéro dei « religiosi che non credono » o dei credenti?
La Cerale, con la sua partecipazione, ha
sottolineato il messaggio evangìeMco con tre
cori, uno la Domenica delle Palme, uno la
sera del Giovedì Santo (per la prima volta
quest’anno) e uno a Pasqua. Un ringraziamento particola-re alla Signora Elena Geymonat ohe, dopo molti anni, ha ripreso la
direzione della Corale di .Aogrogna.
— La sera del giorno di Pasqua la filo
dlrammlatica idell’UGV del Prassuiit-Verné
ha presentato il dramma « E lucean le stelle ». Un numerossiissimo pubblico ha calorosamente apiplaudito i braviissimi attori,
che hanno saputo comunicaire, con impegnalta partecipazione, rinsegnamento del
dramma centrato sul problema della scelta
della vocazione personale.
— Tra gli avvenimenti importanti delle
ultime settimane desideriamo ancora segna
lare la graditissima visita del nostro Moderatore che rii Marzo ha presieduto ila riunione dei Jourdans, per l’occasione particolarmente ben frequentata. La sua parola
chiara ha poeto la nostra comunità a contât
to con i proMeirni più urgenti della Chiesa.
Lo ringraziamo ancora delila sua visita, che
ha lascialo in lutti un buon ricordo e molte cose da meditare.
— Proprio il giorno del Venerdì Santo,
un folto numero di parenti, amici e vicini
ha accompagnato al campo deU’estreino riposo, Rivorrà Ermo Angiclina, di anni 75
spentasi inuprowisamenle. Lascia in tatti
un buon ricordo di una mad:'e e lavoratrice esemplare. Il messaggio della l onsolazion-ì in Cristo è stato ocoasione per tutti di
ri-peneare al senso delia nostra vita. Ai familiari rivolgiamo ancora l’espressione della nostra simipalia.
— Domenica 12 Aprile abbiamo avuto il
privilegio di dare in benvenuto tra noi al
Pastore Metodista Paolo Sbaffi dì Intra, die
ha presiediUito il nostro culto. Durante quest’anno la nostra Comunità ha cosi accolto
un Pastore battista e uno metodista, conipiendo cosi una reale esperienza di incontro effettivo con quest; rappresentanti di
Chiese sorelle in Italia.
Nel pomeriggio della stessa doimenlica
la nostra Corale ha partecipato alla festa
di Canto di Viliai Pellice presentando l’inno « Pour t’invoquer, o Seigneur » di J. R.
Able, la cui melodia comparirà nel prossimo fascicolo di inni nuovi, e il coro « Il
me faut ta presence » di anonimo. L’anno
coralietico si è conduso, per la nostra corale, con una fraterna e vivace renetta consumata in comune, rallegrata da molto buon
umore, da qualche bicchier di vino e Ja
molte canzoni antiche e moderne. Un gra
zie di cuore alla Sig.ra Elena Geymonat
che con competenza e impe-gno ha assunto
da gennaio la direzione delia Corale, portandola felicemente fino alla festa di canto.
RODOHETTO
— H culto di Pasqua è s'.alo presieduto
dai Past. Gustavo Bertin ed hanno partecipato alla Santa Cena i giovani: AngioUnn
Veyronel (G-ardiola) e Fernando Long (Rodoretto) confermati dal Pastore Davite la
domenica delle Palme.
— Gli altri culti del mese sono stati presieduti dal Pasc. Giorgio Girardet e Sergio
Rostagno e dai fratelli Marco Gey e Claudio Tron che ringraziamo vivamente per
la fedele collaborazione.
— Il 16 .Marzo è deceduta la nostra sorella Alina Meytre di Fontane, dopo lunghi
anni di sofferenze accettate con grande fede
e pazienza. Il pessimo tempo del giorno
seguente non ha impedito a molti amici e
conoscenti di rendere l’ultimo omaggio alle sue spoglie mortali e di circondare col
loro affetto la famiglia afflitta che chiediamo ancora al Signore di consolare.
FRALI
— La mattina dèi Venerdì Santo tre giovani hanno confessato la loro fede in Gesù
Cristo davanti alla Comunità e sono stati
ricevuti quali fratelli nella Chiesa. Essi sono : Orietta Rostan (Ghigo), Pierino Pascal
(Malzat), Armando Peyrot (iCougn). H Signore fortdficlhi questi giovani nel loro impegno e nella loro testimonianza cristiana.
Ol'tre aid nn buon gruppo di Pralini erano
presenti al culto già numerosi amici venuti
a itrascorrere il periodo pasquale sulla neve.
— Abbiamo anche avuto il piacere di salutare il Prof. Amedeo Moibiar della Facoltà teologica di Praga, il past. Giorgio
Bouohard già conduttore della comunità.
Mal ciò Vingiaoo del Grupppo di Servizio di
Kriftel (Germania) ed un gruppo di fratelli del Würtemlberg, o^iti dì Agape.
Il bel sole del mattino di Pasqua ha
certamicnle favorito l’afflueso dei turisti che,
assieme ai Plralini numerosi come sempre,
hanno ben riempito il nuovo tempio; ma
la caratteristica ijiù positiva di questo cuit) è certamente stata la grande partecipazione alla Santa Cena da Darle di tutti.
Anche il culto del pomerigigio per gli sciatori è stato ben frequentato.
— La Sainta Cena è anche stata distribuita durante la settimana al « culto del giovedì », con una buona partecipazione dei
numerosi fra''.elli e sorelle ohe, impegnati
nelle attività turistiche e sciistiche, non .
avrebbero potuto partecipare al culto pa
squale.
— I,a Corale ha dato il suo contributo
a tutti i cult; del periodo di Pasqua.
— Il 24 marzo i nostri fratelli Giovanni
Carrón e Enrichetta Menusan di Villa hanno celebrato le loro nozze di diamante e la
Comunità ha avuto la gioia di festeggiarli
al termine del culto di Pasqua. Parole di
affetto, fiori, e tante macchine fotogra.fielic
puntate su di loro hanno fatto di questi eccezionali «Siuosini» i personaggi del giorno.
— Il 6 marzo è nata a Pomaretto Tizia
na Menusain di Luciana e Valda Grill (Indiritli). Chiediamo al Signore di benedire
questa bimba e tutta la sua famiglia.
— L’Unione Giovanile ha ricevuto la visita del cembro del C. N. M" Claudio Troii
e ha dedicato due sedute alla discussione
del problema della Confermazione, che è
pure stato oggetto di una serie di riunicni
— Le filodrammatiche di Frali e S. Secondo sì sono scamlbiate i palcoecenici. Entrambi gli incontri sono stati simpatici e
Iraiterni e ci hanno confermato l'utilità di
questi incentri giovanili.
BOBBIO PELLICE
Domenica 12 aprile nel corso del nostro
culto nel tempio è stala presentata al Battesimo la bimba Mondon-Marin Aldina di
Paolo e Pontet Maddalena (Podio superiore).
Domandiamo ai Signore di benedire sempre la bimba e tutti i suoi cari, dando ai
genitori di essere sempre fedeli alle promesse fatte in questa occasione. e. a.
...............................
Doni per il Collegio Valdese
e “ perchè il Collegio viva !
Prof. Tourn Flora, Bordighera, L. 5.000;
Prof. Filippo Scroppo, Torre Pellice 20.000;
Sig.ra Gay-Ciesk, Villar Pellice 5.780; Sig.na
Maria Mondon. Torre Pellice 1.000; Prof.
Gino Costabel, Luserna S. G. 10.000; Società
di Cucito, Torre Pellice 25.000; Past. Eynard Elio, Zurigo 1.000; Eynard Sergio e
Bruno, Torre Pellice 2.000; Munzi Lìdia,
Londra 1.000; Prof. Enrichetta Conte, Torino 2.000; Id., in mem. del prof. Emilio
Tron 1.000; Id,, in mem. maestra M. Meynet
1.000; Past. Giuseppe Castiglione, Bari 5
mila; Dott. Guido Malan, Torino 30.000;
Bissaldi Annalisa, Genova 5.000; Eldina e
Nino Messina, Firenze 5.000; Dott. Gustavo
Tourn, Milano 11.000; Long Adelina, Alice
e Cesare, Pinerolo, in meni, dei loro cari
5.000; Prof. Teofìlo Pons, Torre Pellice 5
Annunciato Doria, Genova 30.000; Dott.
mila; Rag. Gustavo Invernizzi, Genova 3.000;
iiiimniimMuiiiMiiiimiiiiiii
Invito a Villar Porosa
Domenica 19 coir., alle ore 15, nel
cinema RIV gentilmente concesso,
avrà luogo la festa di canto delle Corali valdesi della Val Chisone. Tutte
le Corali delle! ValU, tutti 1 fratelli e
gli amici del canto che celebra la gloria di Dio sono cordialmente invitati.
La Chiesa di Villar Perosa
M
Arturo Gay, Pinerolo 2.000; Dott. Paolo
Sclmeider, Biella 100.000.
Doni in memoria del grand’uff. Emilio
GardioI: Dott. Franco Gardiol, Milano 200
mila; Immobiliare La Certosina, Milano
100.000; Soc. Immobiliare Rostro, Milano
50.000; Gardiol Confezioni Impermeabili,
Milano 150.000; Ditta Gardiol, Milano 500
mila.
Ing. G'iovafnni Grill 10.000; Janin Elsa
c Vallusei Egle, Ivrea 5.000; Dott. Guido
Balma, Roma 5.000; Dott. Gustavo Comba,
Torre Pellice 10.000; Past. Giulio Tron,
Torre Pellice 2.000; Dott. Carlo E. Malan,
Torino 30.000: Artus Martinelli Italo 25
mila; Richiardi Amour Amy, Civitavecchia
2.000: pastore Giuseppe Castiglione 5.000;
Salvatori Tomaso e Claudia, Trieste 5.000;
Allio Ayassot Emilia, Roma 8.000; Peyrot
Gay Emilia, Luserna S. G. 5.000; Long Eugenio e famìglia, id. 5.000; Beux Armando
1.500; gen. Davide Jalla, Ivrea 5.000; Princivalle Antonio, Torre P., 1.000; Ugo e Jolanda Rivoiro Pellegrini, Torino 500.000;
Operti Richaud Nella, Torino, 10.000; Santoro Pietro, Messina, 2.000; Sereno Cristina,
Torre P., 1.000; dott. Prochet Ottavio, Roma 10.000; Albarin Maria, Milano, 5.000;
dott. Gustavo Invernizzi, Genova, 3.000.
Ringraziamo vivamente tutti i generosi benefattori che si ricordano così praticamente
ed efficacemente del vecchio Collegio!
Versamenti C.C.P. 2/22861, Associazione
Amici del Collegio, Torre Pellice.
AHGROGNA <Serr«i
— La dMueniica dells Pabne ha rimniito
quest’anno in un culto unico al Serre tanto
gli abitanti di PradeltoTOo quanto quelli
del Serre. L’occasione del culto unico era
data daRa cerimonia della Confermazione
che si è svolta durante il culto con particolare letizia quest’anno dato che per ben
due anni consecutivi non avevamo avuto
confermazioni. Hanno pubblicamente fiotto
confessione della propria fede t seguenti
giovani: Chiavia Eni (Saiben), a cui è stato
impartito il battesiimo, Miegge Delfa (Tonno), Miegge Rori (Lusema S. Giovanni),
Monnet Delio (Cró), Peyronel Piero (Culuiin), Pons Giuseppe (Eyssard). Per d’occasione molte persone provenienti anche da
località distanti e dalla pianura, erano presenti al culto circondando col loro affetto
i giovani confermandi.
La domenica di Pasqua questi giovani
si sono aocostai'i per la prima volta al tavolo della Santa Cena a Pradeltorno o al
-^erre. Si sono poi inveee di nuovo ritrovati, salvo uno, la domenica 5 corr. al Serre per riunirsi dopo 11 culto al Presbiterio
dove riFnione femminiile ha offerto loro un
rinfresco, ha proiettato loro alcune belle
diapositive gentilmente prestate per l’occarione dal Sig.ior Italo Hugon di Torre Pelhee, ed ha loro regalaio il buon libro di
Giorgio Tourn su Giorgio Appia.
Ripetiiamo a questi giovani raugurio già
latto loro, che posisano avere una fede personale forte e frequentare le varie attività
della Chiesa con piena conoscenza di causa e con perseveranza aliena da biigotlismo.
LUSERNA S. GIOVANNI
Culti solenni. — Buone assemblee hanno
partecipato ai culti della Settimana Santa ed
eccezionalmente gremito il nostro tempio ai
culti delle domeniche delle Palme e di Pasqua e rallegrante la partecipazione di molti
giovani anche alla Mensa del Signore. La
Corale ha dato il suo prezioso apporto alla
edificazione delle assemblee. A Pasqua, hanno celebrato la loro prima comunione 29 catecumeni : Ada Bertalot, Lidia Bourne, Silvana Cougn, Magda Grand, Bruna Malan,
Claudia Martina!, lìdia Ricca, Marina Rivoir. Alida Rivoira, Elmy Avondet, Armando Bellion, Dino Bellion, Alfonso Besson,
Eugenio Catalin, Franco Durand, Umberto
Gaydou, Paolo Geymonat, Valdo Geymonat,
Bruno Girardon, Claudio Malan, Guido Malan di Pietro, Guido Malan di Stefano, Guido Malan anche di Stefano, Ugo Peyrot
Claudio Pons, Guido Ricca, Marco Rovara’
Armando Zibellino e Renato Zoppi.
Visite benefiche. — Ottime occasioni di
traterna comunione con amici evangelici di
oltr Alpi, ci sono state offerte con la visita,
prima, di una cinquantina di giovani membri della Unione Valdese di Marsiglia i quali, accompagnati e diretti dai dinamici coniugi Enrico Poet e Signora ci hanno fatto
passare una deliziosa serata valdese-marsigliese, destinando, con espressa volontà. Tintero ammontare delTabbondante colletta ai
recenti lavori « pro tempio ».
E domenica 12 aprile un’altra vivificante
serata ci è stata offerta, con il ritorno fra
noi, dopo due anni, del magnifico complesso
corale della Martin-Luther-Kantorei di Detmold che ci ha beneficiati, nel tempio, di
una audiziome di musica spirituale di rara
perfezione e bellezza. Concerto molto apprezzato anche da amici di fuori.
Le due stupende serate si sono concluse
con simpatici contatti personali intorno a
lunghi tavoli del thè preparato con tradizionale larghezza dai nostri giovani.
E i sabati 4 e 11 aprile la ospitale grande
Sala Albarin accoglieva nuovamente delle
buone assemblee, in occasione dei ricevimento offerto dalTUnione giovanile ai nuovi
membri ammessi nella Comunità e della visita della compatta Unione giovanile di Torre Pellice.
Celebrazioni nuziali, — Due simpatiche
coppie di sposi veterani, quasi vicini di casa,
alla Cartera, hanno celebrato, nelTintimità
del cerchio familiare, accorso aiiche da lontano, notevoli anniversari di felici unioni :
il 2 aprile i coniugi Rodolfo Anioulet e Maddalena Peyronel hanno celebrato le ¡oro nozze di diamante e, due giorni dopo, hanno
festeggiato le loro nozze d’oro i coniugi Giovanni Giacomo Constantin e Fanny Carolina
Jourdan. A questi felici sposi che godono
tutti di ottima salute, la Comunità rinnova
l’augurio di una buona tappa ancora nella
benedizione del Signore.
Negli stessi giorni, due giovanissime coppie celebravano, nel nostro tempio, la loro
unione davanti al Signore : Osvaldo Rivoira
con Adriana Mourglia entrambi da Luserna
alta e Franco Capetti da Gemona del Friuli
con Laura Malan degli Airali.
Il Signore guidi c sostenga nella sua grazia questi nuovi focolari.
Scambio di pulpito. — Domenica 12 corrente. mentre il nostro collega Magri presiedeva il culto a Torre Pellice, dal nostro pulpito la Parola di Dio ci è stata annunziata
dal Pastore Alfredo Soneìli che ringraziamo
per il suo salutarmente inquietante rnessaggio.
Dipartenze. — Il 28 marzo, alTospedale di
Luserna, è deceduto in età di 75 anni il no
stro fratello Lamy Bonnet di Costalunga; i’il
aprile la famiglia del nostro Rifugio Re Carlo Alberto è stala provata con la dipartenza
dopo lunghe pazienti sofferenze, in età di
83 anni, della Sig.na Caterina Baridon da
Villar Pellice dove ha avuto luogo l’inumazione della nostra soreilla. E domenica mat
jina 12 corr. agli Airali è stalo improvvisa
mente richiamalo dal Signore, in età di 56 an
ni, il nostro fratello Stefano Ernesto Danna.
Il Signore dal quale veniamo e al quale
ritorniamo sia la forza e la ferma speranza
delle famiglie provate nei loro più cari affetti.
7.
MASSEL
— Il giorno del Venerdì, Santo sono stati
ricevuti nella piena comunione della cliiesi ed ammessi a parteciipare alla S. Cena
i seguenti catecuimeni : Barai Paolo, delle
Porte; Micol Eliana, ji Grangiadidier; Pons
Adriaina, del Ciaberso; Pons Marco, di
Campoilasalza ; Tron Giuliano, di Balziglia.
Ohe il Signore li accom,pagni con la sua
grazia nel mantenimento dei loro impegni.
Lo stesso giorno del Venerdì Santo abbiamo avuto la grata sorpresa di trovare il
pavimento del nostro tempio lavato di fresco. Un grazie di cuore alle sorelle del
Ciaberso che hanno compiuto spontaneamente questo gesto.
— Risuscito Tinrontro de] giovani della
valle sabato 11 aprile. Il pastore metodist.-i
Paolo Sbaffi ha parlato della situazione attuale della sua chiesa.
— Da domenica 4 aprile è in vigore, in
via sperimentale, la nuova liturgia per lo
svoilgimento del Culto. Su di questa dovrà
pronunciarsi Tassemblea di Chiesa di maggio.
A Margtiera, il 25 aprile
COMEGNO EVANGELICO
DEL TRIVENETO
Il 25 aprile si terrà a Marghera il
consueto Convegno evangelico del Triveneto, al quale sono invitati a parteclipare tutti ,i membil delle Chiese
evangeliche delle Tre Venezie. Il tema
allo studio sarà : « Vocazione e doni
dielle nosttr» Chiese evangeliche » e
saranno presentate tre relazioni sul
battdsmo, il metodismo e il valdismo.
FIRENZE
— Nel corso della Setlìinana Santa si sano lenuti culti in comune fra gli evanigelici fiorentini: il Giovedì santo nella Ghie,
sa'battista di Boigogniisantiì e il Venerdì
santo nella Chiesa valdese di Via Micheli.
In cccasione della Pasqua la S. Cena è
stata celebrata soltanto nel corso del culto
pubblico ma anche, a piccoli gruippi, nelle
case di alcuni infermi che l’hanno richiesto.
— Fra le notizie « notevoli » delle ultime
settimane, il 18 marzo un Convegno delle
Unioni femminili a Firenze; il 18-19 marzo Un « rii irò » di catecumeni a Poggio
Libertini, diretto dal past. Aldo Comba;
una conferenza pubblica assai interessante
del prof. A. Molnar, il 20 marzo, per cui
b> ringraziamo di cuore.
— Seguitano, da parte del pastore Santini e di alcuni volontari, le vìsite ai gruppi familiari: è necessario sentire e fiar sentire la responsabilità di essere evangelici
nel nostro tempo, dove viviamo.
— Seguendo il suggerimento del Sinodo
valdese e della Conferenza metodista, i
Consigli delle comunità melodista e valdese
ficrentine hanno deciso l’organizzazione dì
una serie di riunioni quartierali in comune.,
che si sono tenute nel corso del mese di
marzo, in preparaziione alla Pasqua, in tutti i quartieri cil adini; tali riunioni sono
siate .presiedute da fratelli appartenenti alle
due comunità,
—■ Abbiamo riv evuto la visita gradita del
prof. Valdo Vinay, della Facoltà Valdese
di Teologia: la sera di sabato 11 aprile egli
lìa tenuto una lezione sui ininis’:eri nella
chiesa, e rimdomani ha presieduto il culto
domenicale; gli esprimiamo la nostra viva
riconoscenza.
Direttore resp.: Gino Conft'
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