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la luce
26 febbraio 1993
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10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
ANNO I - NUMERO 8
LA CRISI ITALIANA
COLOMBE,
NON POLLI
MAURIZIO GIROLAMI
E facile, oggi, essere «profetici» censurando il malcostume degli uomini di governo.
I mass media li trascinano nella polvere dopo averli fino a
poco fa, quasi senza eccezione,
riveriti e blanditi con «sondaggi» e hit-parade di popolarità.
Censurare oggi è doveroso
(sempre che le accuse della
magistratura risultino provate),
ma un po’ comodo. Critici e
«profetici» avremmo dovuto
essere negli anni ’80, prima
che scoppiasse la valanga di
«mani pulite».
Sapevamo. I dati c’erano.
L’indagine del giudice Palermo su traffici di armi che sfioravano la famiglia Craxi-Pillitteri (inchiesta bloccata) risale
al periodo di montante prestigio governativo di Craxi. Della stessa epoca quella sul conto «Protezione», connesso al
crack dell’Ambrosiano poi archiviata come altre inchieste
sui potenti. Coevo il libro di F.
Cazzola sulla corruzione dei
politici che individuava la
massima densità di condanne
passate in giudicato nella De,
nel Psi, nel Psdi e nel Pri. Gli
stessi partiti accusati in questi
giorni di aver percepito decine
di miliardi dall’Eni negli anni
’80. Gli anni degli yuppies e
del rampantismo nostrano
spacciato per modernità.
La denuncia della corruzione dei partiti di governo italiani, di un giornalista di Le
Monde. C’era un senso comune diffuso per la miriade di
episodi di uso arrogante del
potere per interessi privati da
parte di politici soprattutto di
questi partiti. Sapevamo, ma
vere campagne non ne abbiamo fatte sulla libertà dai governanti corrotti e talora mafiosi. Abbiamo, come evangelici, rinnovato i nostri ordinamenti, fatto od avviato intese con lo stato, promosso convegni e ricevimenti con alti
sponsor istituzionali, senza accorgerci che con queste iniziative eravamo noi a valorizzare personalità già allora discutibili, e non noi ad ottenere
riconoscimento come minoranze significative «radicate»
nella realtà italiana. Alte personalità di governo sono ora
nel mirino della giustizia e i
loro partiti in quello dell’elettorato. Sì, forse abbiamo perso
un’occasione per essere profetici. O semplicemente prudenti. Ma è bene non giudicare. «Semplici come colombe».
E badare al presente.
Da una parte del ceto politico e giornalistico vengono accreditate, con la complice efficacia dei media televisivi e
giornalistici (ma contro l’evidenza della cronaca giudiziaria), drastiche diagnosi sulla
crisi italiana. Sarebbe tutta la
classe politica, e non essenzialmente quella di governo, ad essere corrotta. Vi sarebbero solo
corrotti, politici percettori di
tangenti, ma non corruttori.
Cioè: le grandi aziende del
nord che, in cambio di tangen
ti, hanno lucrato enormi profitti spartendosi appalti di opere
pubbliche e raddoppiandone i
costi in corso d’opera (vedi i
miliardi dell’lrpinia, degli stadi
dei Mondiali, ecc.), non avrebbero quasi responsabilità, come sembra volerci far credere
Deaglio sulla Stampa. Secondo
il filosofo E. Severino la corruzione sarebbe derivata nientemeno che dal comuniSmo, per
combattere il quale i partiti di
governo si sarebbero praticamente sacrificati a rubare il
denaro pubblico! Per non dire
delle ultime «gride» razziste: il
nord rovinato dai meridionali e
la corruzione ridotta a fenomeno geografico «romano» (le
Leghe); o l’Italia messa in pericolo dagli immigrati (Fini e i
naziskin). E per finire la curiosa «ricetta» che trova d’accordo molti partiti di governo e
d’opposizione, con relativi
giornali: questo stesso ceto
politico e di governo considerato responsabile dello sfascio
avrebbe titolo a elaborare le
nuove regole del gioco (la riforma elettorale), anziché sottoporsi immediatamente al giudizio degli elettori, a cui dovrebbe spettare la nomina dei
costituenti. Se la nostra memoria e le nostre radici nella società non sono corte, abbiamo
ora un’occasione per prendere
le distanze da Minili terapie.
Semplici come colombe, non
sempliciotti come polli.
Gesù ha operato una mescolanza pericolosa con i malfattori. Ha agito in libertà
Chiamare i corrotti alla sequela di Cristo
_______GIANNA SCICLONE_______
«E dopo queste cose, Gesù
usci e notò un pubblicano, di
nome Levi, che sedeva al
banco delle imposte, e gli disse: Seguimi!
Ed egli, lasciata ogni cosa,
si alzò e si mise a seguirlo».
(Luca 5, 27-28)
L5 esattore delle tasse (il
pubblicano) rappresentava, ai tempi di Gesù, una
categoria malfamata: si trattava di gente al limite della legalità che svolgeva, a favore
degli occupanti romani, un
«servizio» consistente nell’
esazione dei tributi, ma molto
spesso si trasformava in
estorsione di tangenti per
qualunque passo ufficiale che
mettesse il cittadino in contatto con le autorità.
Il mondo è piccolo e la storia si ripete: anche all’epoca di
Gesù dilagava la conuzione e
la malavita e, come spesso accade, essa si concentrava fisicamente su una categoria di
persone che, senza scrupoli,
prosperava e si arricchiva sulle
spalle degli altri, infischiandosene del disprezzo della gente
per bene e seguitando ad angariare i deboli e i pavidi.
Ma nella nostra storia, rispetto a quella del Nuovo Testamento, il gioco delle parti
non è lo stesso: difficilmente
possiamo identificarci con i
pubblicani dei nostri tempi (i
politici corrotti? i mafiosi?),
ed è molto seccante trovarci a
brontolare insieme ai farisei e
agli scribi.
Inoltre, accade ancora che
Gesù chiami a seguirlo persone così discutibili? E chi lo
fa per lui? Le chiese cristiane
nel mondo? Ma non sono ancora troppo occupate a borbottare per la sua libertà, e a
cercare di consolare le vittime derubate e maltrattate
dai malfattori?
Gesù ha operato una mescolanza pericolosa con i
malfattori. Ha agito con una
libertà che noi non riusciamo
ad avere. Noi abbiamo bisogno di separazioni («farisei»
significa «separati»); anche
se poi nella vita subiamo forti
condizionamenti. Anche la
nostra è una mescolanza pericolosa, ma in essa non distinguiamo più cosa è per la salvezza dell’umanità e cosa per
la sua perdita. Se per esempio, grazie alla raccomandazione di un potente (mafioso?
ma quando mai sono così riconoscibili?) un nostro figlio
riesce a trovare un posto di
lavoro, vi vedremmo un atto
di salvezza, anche se di fatto
è per tutti una perdita di umanità e di libertà.
Nella nostra mescolanza
pericolosa quasi tutti gli atti
della nostra vita, e perfino
l’amore per il prossimo, rischiano di passare attraverso
la perversione delle conoscenze e delle raccomandazioni, sia al Nord e sia soprattutto al Sud dove senza la
protezione di un funzionario
è ben difficile ottenere ciò di
cui si ha diritto.
Quello che è più spaventoso è che la maggior parte di
noi (e parlo soprattutto per
quelli che vivono nella realtà
del Sud) non si scandalizzano
più di questa situazione. Siamo ormai abituati a tornare
quattro volte nello stesso ufficio, per la stessa pratica; ad
approntare noi stessi, al posto
degli impiegati, le documentazioni necessarie, ad ottemperare a richieste severe e ad
essere i soli ad osservarle,
perché gli altri sono più furbi.
Noi vogliamo e dobbiamo
sopravvivere; non siamo degli eroi, e non chiedeteci di
esserlo! Però dobbiamo evitare di cadere nella cupa rassegnazione di molti che vivono
una vita senza accorgersene,
soffrirne, parlarne.
Chi dirà ai Levi del nostro
tempo; «Seguimi!»? Parlo dei
funzionari pubblici, di quelli
corrotti (perché non ignoro
che ce ne sono anche di quelli
che rispettano la dignità del
cittadino, grazie ai quali sopravviviamo e riusciamo ad
andare avanti!).
Qualcuno deve pur dire ai
Levi corrotti delle nostre città
che stanno riducendo le nostre
vite ad un inferno e che il deserto e i serpenti sono pericolosi anche per le loro vite e quelle dei loro figli; e che è molto
meglio sedere a tavola con Gesù e ricevere da lui quella vita
abbondante e sana che egli dona in misura generosa.
Dobbiamo riconoscere di
essere malati e bisognosi del
medico. Sì, noi siamo questi
malati; «Vieni Signor Gesù!».
Ospedale di Napoli
Finalmente:
«Ospedale
di zona»
______LUCIANO DEOPATO__
Nella tarda notte di giovedì
18 febbraio la giunta regionale della Campania ha approvato una delibera che classifica l’ospedale evangelico
«Villa Betania» di Ponticelli
come ospedale di zona.
L’atto, atteso da tempo, pone fine ad un periodo di grande incertezza circa il futuro
dell’ospedale. Anche se a
questo atto deve seguire ancora tutta una serie di adempimenti ed è necessario stipulare una nuova convenzione,
grande soddisfazione è stata
espressa dal comitato dell’
ospedale.
«Noi siamo riconoscenti
innanzitutto al Signore - ha
detto il presidente, Sergio
Nini - per il raggiungimento
di questo importante traguardo. In secondo luogo siamo
riconoscenti a tutte quelle
persone e alle chiese che ci
hanno sostenuti in questa battaglia e che in questi ultimi
mesi hanno scritto alla Regione Campania perché venisse approvata la classificazione.
Sappiamo che questa solidarietà ha fatto una grande
impressione anche sul presidente della Regione, che non
immaginava quanto fosse seguito il nostro lavoro non solo in Italia, ma anche all’estero. Davanti a noi rimane ancora un lungo cammino da
percorrere; la delibera della
giunta regionale va ora trasformata in un decreto del
presidente della giunta regionale che deve essere vistato
dall’organo regionale di controllo, entro 60 giorni.
Siccome il più è stato fatto,
noi confidiamo che l’iter che
ancora va percorso proceda
speditamente».
Una fede allegra,
una chiesa amena
pagina 3
Delle Chiese
Assemblea
straordinaria
delle chiese battiste
pagine 4,5 e 6
Sviluppo
senza autonomia
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
iEcumene
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
Roma, 15 febbraio: guidata dal suo segretario generale, il prof. Aleko Dhima
Una delegazione della Chiesa ortodossa
d'Albania visita le chiese evangeliche
.yW n Albania esiste un’an
. tica tradizione di tolleranza e di convivenza pacifica tra le diverse religioni.
Musulmani, ortodossi e cattolici vivono in armonia, si
consultano regolarmente, si
scambiano visite in occasione
delle rispettive festività religiose o quando si inaugura
una chiesa o una moschea.
Noi faremo di tutto perché
questa tradizione “liberale”
continui».
Lo ha affermato, lunedì 15
febbraio, a Roma, nel corso
di una conferenza stampa, il
prof. Aleko Dhima, segretario generale della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania,
che guida una delegazione in
visita alle chiese evangeliche
italiane.
Anche se isolata e praticamente annientata per decenni,
la Chiesa ortodossa autocefala d’Albania ha giocato e intende giocare un ruolo nel
movimento ecumenico. Ne è
prova questa visita, nata
nell’ambito del programma di
aiuti all’Albania lanciato dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia.
Per quanto riguarda il rapporto con il cattolicesimo, un
altro membro della delegazione, il prof. Leke Tasi, responsabile del governo albanese per il rapporto con gli
ortodossi, ha dichiarato: «Ci
auguriamo che la prossima
visita del papa in Albania
possa essere un occasione
per incontrarlo».
Lo stesso auspicio è stato
espresso dalla delegazione
nei corso di una visita al card.
Edward Cassidy e a mons.
Eleuterio Fortino, del Pontificio consiglio per l’unità cristiana.
L’incontro in Vaticano si è
svolto in albanese, la lingua
madre di mons. Fortino, itaio-albanese di Lungro (Cosenza).
La Chiesa ortodossa autocefala d’Albania sta nascendo
dopo un lungo periodo di persecuzione: ha già ricuperato
25 delle 324 chiese confiscate dal regime comunista, ha
aperto un seminario teologico
con 80 studenti a Durazzo, ha
ordinato 28 preti e 9 diaconi e
ha nominato come arcivescovo il greco Anastasio, inviato nel 1991 come «esarca»
(una sorta di nunzio apostolico) dal patriarcato ecumenico
di Costantinopoli.
La delegazione ortodossa
albanese ha incontrato in Italia i responsabili della Fcei e
dell’Unione battista, e ha visitato la Facoltà valdese di
teologia e le comunità evangeliche romane.
La visita prosegue in Puglia, dove le chiese evangeliche sono state molto attive
nell’opera di accoglienza degli immigrati clandestini
La delegazione della Chiesa ortodossa d’Aibania in visita in itaiia
Una chiesa «risorta»
La Chiesa ortodossa autocefala d’Albania
rappresenta un vero e proprio caso di «resurrezione» di un organismo ecclesiastico. Duramente perseguitata nei primi decenni del regime comunista, essa fu letteralmente annientata - insieme alle altre comunità religiose quando, nel 1967, l’Albania divenne ufficialmente il primo «stato ateo» del mondo.Nel
1991, con la riconquista della libertà, gli ortodossi albanesi hanno iniziato, in mezzo a
grandi difficoltà, la ricostmzione sia materiale che spirituale del loro tessuto ecclesiale.
Il primo problema che gli ortodossi albanesi hanno dovuto affrontare riguarda i luoghi
di culto. Le 324 chiese e monasteri esistenti
nel 1946 erano stati chiusi, trasformati in sale
sportive, circoli, magazzini o addirittura distrutti, come l’antica cattedrale di Tirana, rasa
al suolo per far posto a un grande albergo.
Il secondo problema è quello del clero: dei
338 preti attivi nel ’46, nel ’91 ne restavano
solo 17, ottuagenari e in gran parte ammalati.
Il Patriarcato ecumenico ortodosso di Costantinopoli ha inviato in Albania un vescovo greco, Anastasio, che è stato intronizzato come
arcivescovo di Tirana nell’agosto del ’92.
La nomina di un vescovo non albanese ha
suscitato qualche polemica, specie in ambienti esterni alla chiesa: ma gli ortodossi albanesi
considerano la presenza di Anastasio come
necessaria per formare il nuovo clero albanese, e lo stesso arcivescovo - che è stato vescovo missionario in Africa, possiede una
profonda preparazione teologica ed è stato attivo nel Consiglio ecumenico delle chiese - è
molto attento a rispettare l’identità della chiesa albanese, che aveva ottenuto l’autonomia
da Costantinopoli («autocefalia») nel 1937,
ed è riuscito a guadagnarsi la stima dei credenti e del popolo albanese.
Per ovviare alla carenza di clero è stato
aperto un seminario a Durazzo, che conta 80
studenti e sono già stati ordinati 28 preti e 9
diaconi.
Particolarmente significativo è il ruolo dei
laici nella ricostruzione della chiesa. Un laico, Aleko Dhima, è stato nominato segretario
generale della Chiesa ortodossa autocefala
d’Albania; in tutte le parrocchie sono stati
eletti i consigli parrocchiali, e ciascuna delle
4 diocesi ha un consiglio formato da preti e
laici; due delegati di ogni diocesi, un prete e
un laico, formano il Consiglio generale della
Chiesa, presieduto dall’arcivescovo.
La Chiesa ortodossa d’Albania sta rapidamente ricuperando il suo posto all’intemo del
movimento ecumenico, a cui aveva partecipato («Fede e Costituzione») nell’anteguerra:
nel 1992 la Chiesa è stata accolta nella Conferenza delle chiese europee (Kek), e ha chiesto di aderire al Consiglio ecumenico delle
chiese.
A livello nazionale gli ortodossi coltivano
ottimi rapporti con le altre confessioni religiose: i cattolici, i musulmani e i «Bektashi»,
una minoranza musulmana (300.000 aderenti)
di tendenza «liberale».
Un particolare rapporto di collaborazione
ecumenica si sta instaurando con la federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei):
esso ha un antecedente... radiofonico. Per anni, gli albanesi hanno ascoltato in segreto la
predicazione della Parola di Dio attraverso il
Culto evangelico curato dalla Fcei e diffuso
dal primo programma radiofonico Rai.
Alla Chiesa ortodossa, secondo dati che risalgono al 1938, fa riferimento circa il 25%
della popolazione albanese, mentre il 64% è
musulmano e FI 1% cattolico. Non si dispone
di dati recenti: l’impressione è comunque che
il peso della componente cristiana - sia ortodossa che cattolica - sia in aumento.
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Bosnia: presa di posizione dei vescovi luterani della ex DDR
Contro un intervento armato
La Chiesa evangelica tedesca discute animatamente sulla possibilità di un intervento
armato per far cessare la
guerra nella Bosnia-Erzegovina. Alcuni vescovi della ex
Ddr si sono pronunciati recentemente contro un intervento delle truppe dell’Onu,
mentre in precedenza diversi
esponenti della parte occidentale del paese si erano detti
possibilisti circa un intervento militare, a precise condizioni.
Il vescovo territoriale della
Turingia, Roland Hoffmann,
ha affermato che la fine della
guerra è una necessità assoluta ed urgente, ma che ciò non
può avvenire mediante bombardamenti massicci: «La pace deve essere perseguita senza l’impiego delle armi». Bisogna esaminare seriamente
se davvero sono state esplorate tutte le possibilità di porre
fine rapidamente alla guerra.
senza provocare un ulteriore
spargimento di sangue. L’embargo delle armi, per esempio, deve essere fatto osservare rigidamente. Anche il
presidente della Chiesa
dell’Anhalt si è espresso contro un intervento armato diretto. La sua opinione è che,
al momento attuale, un intervento armato non servirebbe
a eliminare gli scontri violenti fra le parti, ma solo a circoscriverli.
Il vescovo della Chiesa
provinciale evangelica della
Sassonia, Christoph Demke,
di Magdeburgo, ritiene che
compito delle chiese sia sostenere in ogni modo i gruppi
di pace misti. Solo grazie alla
loro opera sarà possibile che
la gente tomi a vivere insieme nei paesi e nelle città dopo la guerra. In modo meno
drastico si è espresso a Dresda il vescovo territoriale della Sassonia: «Sarei favorevo
le all’intervento dei caschi
blu dell’Onu, se questa si rivelasse l’unica via per combattere o controllare la violenza». Secondo l’opinione di
Joachim Rogge, vescovo di
Gorlitz, la presenza di una
forza armata internazionale,
per breve tempo, sarebbe necessaria per far cessare le uccisioni in massa.
Il vescovo della Chiesa
evangelica luterana territoriale di Schaumburg-Lippe,
Heinrich Herrmanns, in una
intervista alla radio, si è
espresso favorevolmente alla
partecipazione dell’esercito
tedesco nel caso che l’Onu
prendesse delle iniziative miiitari: «È troppo facile lanciare degli appelli morali generici». Prima di dare consigli riguardo ad un eventuale intervento militare nella BosniaErzegovina, ha detto il vescovo, la Chiesa evangelica tedesca dovrebbe però chiedersi
se sarebbe disposta ad appoggiare il pieno inserimento di
soldati tedeschi in una azione
militare sotto l’egida dell’
Onu.
Già alcune settimane or sono il prases della Renania,
Peter Beier, aveva dichiarato
che ci sono situazioni «che
non lasciano alternative se
non la minaccia e quindi
l’impiego della forza militare». Pur riaffermando che la
guerra non è nella volontà di
Dio la chiesa non dovrebbe
rassegnarsi alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Anche il
presidente della Chiesa dell’
Assia-Nassau, Helmut Spengler, era favorevole ad un intervento militare delle Nazioni Unite. Il vescovo Maria Jepsen, di Amburgo, si era
espressa invece per ulteriori
trattative e per un maggior
impegno umanitario dell’
Onu.
Il Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra si è pronunciato decisamente contro
un intervento militare, che a
suo giudizio, come ha affermato il nuovo segretario generale del Cec, non farebbe
che inasprire il conflitto.
Dal M
Cris
Anglicani e cattolici britannici
' MANCHESTER — Nella conferenza dei vescovi anglicani
che si è tenuta recentemente si è affrontata anche la questione
tìei vescovi e dei pastori contrari all’ordinazione delle donne.
Coloro che si oppongono alla decisione presa dal Sinodo generale dello scorso novembre non devono essere discriminati e
occorre saper comprendere i loro problemi. A tre vescovi è stato dato r incarico di «visitatori», perché possano sostituire temporaneamente il vescovo di una diocesi nella quale dovessero
sorgere delle difficoltà.
Il vescovo di una diocesi ha inoltre il diritto di chiedere l’assistenza di un altro vescovo, per questioni attinenti il suo minijstero, nelle parrocchie dove vi fossero dei contrasti con la linea
del titolare della diocesi.
Sul versante cattolico la Conferenza episcopale dell’Inghiliierra e del Galles ha deciso di offrire aiuto agli oppositori anglicani all’ordinazione delle donne. Il card. Basii Hume, presidente della Conferenza episcopale inglese, ha dichiarato il 19
gennaio che questo tema sarà al centro della prossima assemblea plenaria dei vescovi cattolici che si terrà in aprile. Un ve¡scovo anglicano ha proposto la creazione di una prelatura perisonale anglicana all’intemo della Chiesa cattolica romana. I vescovi esamineranno la questione e decideranno se questa proposta deve essere riportata in Vaticano. Dopo l’approvazione
dell’ordinazione delle donne sancita dal Sinodo anglicano dello
scorso novembre alcuni vescovi e diversi pastori hanno infatti
manifestato l’intenzione di unirsi alla Chiesa cattolica.
Germania: invito al Dalai Lama
MONACO DI BAVIERA — I preparativi per il 25° Kirbhentag evangelico tedesco, che si terrà a Monaco di Baviera
jdal 9 al 13 giugno, si stanno avviando alla fase conclusiva. In
una conferenza stampa tenuta a Monaco il 12 gennaio il responsabile dell’organizzazione, Heinz Steege, ha detto che si
attendono circa 120.000 partecipanti ed ha elencato anche alcune importanti personalità del mondo religioso che hanno aderito all’invito ad essere presenti: fra queste la figura più nota è
bertamente quella del Dalai Lama. Gli studi biblici verranno
preparati da noti teologi come Dorothee Solle, Jorg Zink, la coreana Chung Hyun-Kyung ed il cattolico Eugen Drewermann.
La «fase calda» per l’organizzazione del Kirchentag è cominciata il 15 gennaio con la distribuzione di 150.000 moduli di
[iscrizione. Gli studi biblici, che tradizionalmente iniziano ogni
giornata, dovrebbero costituire, come di consueto, il principale
¡supporto spirituale della manifestazione. Per tre giorni, ogni
mattina, verranno offerti 35 riflessioni bibliche in diverse forme e in più lingue. Vi sarà una collaborazione particolare di
6.000 strumentisti, 3.000 coristi e circa 4.000 artisti, professionisti e dilettanti. 630 gruppi presentano al «Mercato delle possibilità» iniziative e progetti riguardanti soprattutto il Terzo
Mondo e l’ambiente.
Nella conferenza stampa è stato sottolineato che il motto del
Kirchentag «Accoglietevi gli uni gli altri» non va inteso come
un generico «siate cortesi con tutti», come dimostrano i cinque
temi del programma che trattano concretamente dei rapporti
Con gli stranieri, ma anche di coloro che sono emarginati nel
proprio paese.
Pastora femminista sospesa
STOCCARDA — La pastora femminista Jutta Voss è stata
sospesa dal suo ministero per motivi dottrinali. Il direttorio delta Chiesa evangelica (luterana) del Württemberg, presieduto
dal vescovo Theo Sorg, ha aperto un processo di eresia contro
la teologa che si sarebbe allontanata dalla testimonianza biblica
e dall’insegnamento dei riformatori. La signora Voss rifiuta di
predicare nel nome del Dio trinitario e lo sostituisce con una
coppia divina: Dio-Dea. Essa dichiara che il cristianesimo è
una religione patriarcale che ha sistematicamente annientato i
valori femminili e che la Bibbia è prima di tutto un documento
distruttore del potere femminile. Jutta Voss rifiuta l’interpretazione neotestamentaria della Santa Cena in cui vede un simbolo del ciclo mestruale. Prima di studiare teologia, Jutta Voss era
cantante lirica; ha scritto una «messa di requiem per le donne
assassinate come streghe». Nel 1988 ha fondato un istituto che
pratica una pastorale specifica per le donne.
Brasile; corsi ecumenici
SÄO PAULO — I corsi ecumenici estivi per gli animatori
della pastorale popolare hanno visto la partecipazione quest’anno di 860 persone venute da 23 stati brasiliani. I corsi organizzati dal Centro ecumenico di servizio per l’evangelizzazione e
l’educazione popolare si sono svolti all’Università pontificia
cattolica di Sào Paulo. Le chiese cattolica, luterana, episcopale
anglicana e metodista appoggiavano ufficialmente questa sessione di due settimane.
I partecipanti hanno approfondito il tema «Creazione, Spirito
Santo e ecologia», tramite relazioni, conferenze, ateliers, dan|ze, preghiere, feste. L’obiettivo dei corsi è di migliorare la formazione degli animatori aU’intemo delle comunità ecclesiali di
¡base e nelle chiese cristiane del Brasile.
[ Secondo José Oscar Beozzo, uno dei coordinatori dei corsi
estivi ’93, l’asse «principale delle riflessioni era basato
sull’azione dello Spirito Santo nella vita delle Chiese, delle
persone e di tutta la creazione. Un modo per valorizzare l’ecologia nel suo rapporto con i movimenti popolari. Senza trascurare la responsabilità etica dei cristiani nei campi politici e sobiali».
I corsi hanno avuto una forte impronta ecumenica, non solo
per l’appoggio ufficiale del Consiglio nazionale delle chiese
cristiane ma anche per la presenza di animatori e di teologi noti
in tutte le chiese cristiane.
Fra i relatori di fama nazionale c’erano Gilberto Gorgulho,
Ana Flora Anderson, Walter Altmann, Frei Betto, Guilherme
Reinhard e Leonardo Boff.
3
\/F.NERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
All’Ascolto Della Parola
PAG. 3 RIFORMA
UNA FEDE ALLEGRA
UNA CHIESA AMENA
GINO CONTE
TJna volta al mese trascorU ro una buona ora con il
gruppo di socializzazione che
si raccoglie preso il Centro
sociale evangelico fiorentino.
Ogni mese scelgono un tema sul quale riflettere e discutere insieme, e il succo di
queste conversazioni viene
poi condensato nel loro bollettino.
Questa volta il tema scelto
era singolare: il riso! Quando partecipo, cerco sempre non io solo - di dare qualche
riferimento scritturale e di inquadrare, senza forzature, la
questione di cui si discute nel
messaggio biblico. E, stavolta
più che mai, ricerca e riflessione sono state avvincenti,
hanno dischiuso prospettive
inattese.
La prima domanda che ci
siamo posti è: in chiesa, e
nella nostra vita di fede, si ride?
Nell’insieme, l’atmosfera
ecclesiastica si presenta piuttosto seriosa, lascia un’impressione grave, per alcuni
addirittura un po’ tetra. Naturalmente, si ride anche in
ambienti ecclesiastici; ma allora sorge l'altra domanda:
perché si ride? qual è il movente dell’allegria, quando si
manifesta fra noi?
camente critica risponde
all’indagine culturale."’
Se consultiamo una chiave
biblica, altro stupore: pochissimi sono i passi nei quali
ricorrono i termini «riso»,
«ridere»; e per di più, nella
maggioranza dei casi, si tratta
di un riso negativo; il riso
dello stolto, 0 il riso schernitore, il riso scettico. Soltanto
nella vivace vicenda che porta alla nascita di Isacco - il
cui nome stesso è un riso
gioioso - prorompe l’allegro
riso liberatorio, che risuona
pure nel Salmo 126.
Naturalmente non ci si deve fermare al fatto formale
del ricorrere o meno di questi
termini: dovunque appare la
gioia, e la sentiamo prorompere spesso nella Bibbia,
si può supporre il sorriso o il
riso sano, spiegato, di tutto
cuore. Eppure questa povertà
di testi espliciti dà da pensare
e ci conferma comunque che
il riso è un moto dell’animo,
e del corpo, carico di tutte le
nostre ambiguità.
Ha riso, Gesù?
V
Estate spesso notato che,
mentre vediamo Gesù
piangere, almeno due volte
«... allora spuntarono sorrisi sulle nostre labbra e canti
di gioia sulle nostre lingue»
(Salmo 126, 2)
Soltanto l’uomo, fra gli
animali, ride (e piange); e
in questa sua manifestazione
caratteristica e vitale, riflette
la gamma dei suoi sentimenti,
dei suoi movimenti profondi.
Il fenomeno del riso è infatti
estremamente ambiguo, pieno di sfaccettature.
C’è il franco scoppio di risa e la risata sardonica, il riso
allegro e quello amaro, il riso
ridanciano, superficiale e
quello smagato, scettico, il riso contagioso della gioia condivisa e la risata di scherno
che divide.
Se ridiamo, nella nostra vita di chiesa, nella nostra vita
di credenti, di che e di chi ridiamo? e perché?
Un'intera sezione
di biblioteca
Una prima scoperta, inattesa, è che c’è tutto un
consistente settore di biblioteca - purtroppo, 0 forse non
a caso scarsamente rappresentato in lingua italiana che raccoglie opere dedicate
a esaminare come si presenti,
nella Bibbia e nella secolare
vita della chiesa, il rapporto
fra la fede e la gioiosità, come vengano considerati e vissuti il riso, la giocosità, la
manifestazione allegra, gioiosa.
E una branca recente della
teologia, così come è relativamente recente la ricerca
culturale, filosofica e psicologica su questo fenomeno
complesso, a più facce, antico quanto l’essere umano; e
si può dire che la ricerca teologica, la riflessione teologi
davanti alla tomba di Lazzaro
(Giov. 11, 34) e su Gerusalemme cieca e ribelle (Luca
19,41) - mai le testimonianze
evangeliche ce lo presentano
ridente.
Anche qui, la pura assenza
dei termini non è di per sé decisiva e possiamo immaginarlo sorridere guardando i gigli
di campo, nell’improvvisa e
rigogliosa primavera palestinese, o osservando il volo degli uccelli o le frotte di bambini vocianti nel gioco, o ancora, a tavola; non per i piaceri della tavola, anche se un
asceta non era e i suoi avversari lo notavano maligni e
rancorosi, ma per la gioia
dell’amicizia anzi, più, della
comunione: pregustando
quella del «regno di Dio» e
perché, come dice in casa di
Zaccheo, «oggi la salvezza è
entrata in questa casa».
E a volte può aver aleggiato
sul suo volto un sorriso ironico: quando nel suo atteggiamento, nella sua condotta, nel
suo insegnamento l’ironia incideva, ora lieve, ora sferzante proprio come, nei secoli,
avevano spesso fatto i profeti.
Di certo, però, un Gesù allegrone e ridanciano non ce lo
possiamo immaginare, anche
se tetro e cupo e, di solito, severo non dev’essere sicuramente apparso.
Non ce lo possiamo immaginare ridere della risata grassa deH’umorismo dozzinale,
barzellettistico (e non a caso,
pur in un’atmosfera ecclesiastica gioiosa, risuonerà l’esortazione apostolica a non abbandonarsi a buffonate e a facezie scurrili (Ef. 5, 4). No,
una risata di Gesù non ce la
possiamo immaginare. Non
perché «non sta bene», ma
perché una simile maschera
giocosa non gli è, semplicemente, applicabile per la
ragione molto seria che, secondo le testimonianze neotestamentarie, Gesù vive una
profonda, totale, costante
com-passione.
Di che avrebbe potuto ridere? Di un popolo duramente asservito? Di una
classe dirigente, anche e sopratutto religiosa, che lasciava il popolo «come pecore
senza pastore» ? Della diffusa «secolarizzazione» stigmatizzata non senza ragione dagli «osservanti»? Dell’incredulità di religiosi e irreligiosi? Della mafia pubblicana e
della sempre fiorente prostituzione? Dei bambini, non
certo coccolati dall’ambiente
(il lavoro minorile non l’ha
inventato la rivoluzione industriale)? Dell’incomprensione
che si sentiva addosso, da
parte dei suoi stessi familiari,
e anche fra i suoi discepoli e
amici più intimi? Dei malati,
di tutte le possibili infermità
fisiche e psichiche, spiattel
lati all’aperto, in piena so
cietà, nelle case, per le strade
e sulle piazze? Per uno che
aveva il suo sguardo, il suo
cuore, c’era proprio poco da
ridere.
Gesù sta, per principio, dalla parte di tutti coloro che
soffrono: a causa di catastrofi
fisiche o storiche, fame, malattia, morte, oppressione, abbandono, a causa del prossimo, a causa di se stessi, delle
proprie colpe e contraddizioni, a causa di Dio
stesso, del suo apparente silenzio e lontananza e abbandono...
Durante tutta la sua vita, e
di certo durante il triennio
della sua attività pubblica,
Gesù ha concepito e vissuto,
e descritto la sua via, il suo
percorso umano come una via
verso la croce. Saranno suoi
nemici a ridere, sardonici, fino alla fine.
E la sua morte, quella morte, atroce, è il suggello che
rende evidente come egli abbia condiviso, per la salvezza,
le sofferenze umane; fino alla
feccia, fino all’ultima goccia;
spiritualmente, certo, ma anche fisicamente, in un coinvolgimento esistenziale concreto e totale.
Tutto nella luce
di Pasqua
Eppure questa esistenza
non è tragica. Forse è la
lettura «a ritroso» che ce ne
danno gli Evangeli e le altre
fonti neotestamentarie a trasfigurarla, quegli evangeli
che, secondo un antico commentatore, «respirano la
risurrezione», cioè ricordano,
rivivono e narrano e annunciano tutto alla luce della vittoria di Dio, a Pasqua. Pure,
questa certezza della vittoria
di Dio, questa coscienza di
compiere «l’opera che il Padre mi ha affidato» , la forza
sovrana di quel «È compiuto»
con cui Gesù spira, lo ha illuminato.
E gli evangeli ci dicono che
ha esultato in Dio, quando i
discepoli lo hanno riconosciuto e confessato, almeno
in un embrione di confessione, pur senza capire ancora
fino in fondo quel che stavano dicendo; quando ha avvertito che queste cose, nascoste
DIEU...
,..N’A PA5 D’ETIQUETTE
RELIGIEUSE
Vignetta tratta dal libro «Dieu... comment est-il?», dì Roy Mitchell (Editions L.L.B., 1992, Valence, France)
«ai savi e agli intelligenti» ,
il Padre le stava rivelando «ai
bambini» ; quando i discepoli
sono tornati dalla loro prima
missione e nel loro resoconto
tripudiante (però, non rallegratevi per le vostre performances spirituali, ma «perché
i vostri nomi sono scritti nei
cieli» !) ha visto Satana abbattuto come folgore; quando
la malattia, la morte, gli elementi scatenati hanno dovuto
mollare almeno per un poco
la loro preda umana, al suo
comando; quando la salvezza
è entrata, con lui, in una casa.
in una vita: e salvezza vuol
dire ravvedimento, cambiamento profondo e riorientamento dei pensieri, dei sentimenti e della condotta, vuol
dire pace, riconciliazione con
Dio, con il prossimo, con se
stessi, vuol dire guarigione,
risurrezione. Il «regno di
Dio» si era, realmente, «avvicinato» : è qui. Dio c’è.
In questo senso possiamo
capire la frase paradossale di
Dorothee Sòlle; «Per me Gesù di Nazaret è l’uomo più felice che sia mai esistito».
(continua)
(1 ) Werner Thiede, L’ilarità promessa. L’umorismo e la teologia , Cinisello B.,ed. Paoline, 1989 (Gottingen
1986}. L’opera si articola in tre parti: il riso come espressione della coscienza umana. L’umorismo come
espressione di una coscienza di sé
estraniata. L’umorismo come espressione della coscienza cristiana; in
colloquio con filosofi, psicologi e letterati, V autore, protestante, recupera
una dimensione perduta della vita
della fede e della teologia; peccato
che la traduzione lasci a volle a desiderare. Su un tema apparentato, cfi'.
J. Moltmann, Sul gioco. Saggi sulla
gioia della libertà e sul piacere del
gioco, Brescia 1988. Nel saggio del
Thiede, vasta bibliografia a tutto
campo.
Umorismo per amore
«Sono rinsuperabile sicurezza e la concretezza dell’amore divino a palesarsi nella
cristiana consapevolezza di sé, come fonti di gioia nonostante le condizioni non paradisiache della realtà terrena. Riconoscere Dio, nella persona del Cristo, rende così possibile l’umorismo derivante dall’amore in un duplice senso: in primo luogo l’umorismo
attraverso il realizzarsi «verticale» dell’amore tra Dio e il credente, e in secondo luogo
l’umorismo derivante dall’amore verso gli altri uomini, dato che l’amore divino vuole
esprimersi «orizzontalmente» attraverso l’amore verso il prossimo. Alla luce del messaggio di gioia il cristiano non vede solo se stesso, bensì ogni uomo in una nuova prospettiva! (cfr. 2 Cor. 5,16) (...)
Avendo personalmente conosciuto qualche cosa della vita promessa, il cristiano è
spinto a voler far provare anche ad altri questa atmosfera liberatoria, a voler rendere
gli altri più felici anziché più infelici. La dichiarazione comune di fede della Chiesa
evangelico-luterana ha espresso il concetto nel seguente modo, già oltre quattrocento
anni fa: «La fede è una viva e audace fiducia nella grazia di Dio, una fiducia così certa
che si morirebbe mille volte per essa. E una tale fiducia e un tale riconoscimento della
grazia divina rendono felici, resistenti e allegri nei confronti di Dio e di tutte le creature,
cosa che lo Spirito Santo attua nella fede; per questo motivo l’uomo diventa, senza costrizione, allegro e disponibile a fare del bene a tutti, a servire tutti, a sopportare qualsiasi sofferenza, per amore e gloria di Dio...» (Solida Declaratio IV). (...)
Percepire, accettare per vero e accogliere l’amore di Dio; là dove ciò avviene realmente, l’uomo non si ritiene più così importante, perché ha riconosciuto quanto importante Dio lo ritenga: allora è libero di dare più valore di prima al suo prossimo. Egli
può àllora ridere di se stesso e prendere sul serio gli altri, mentre prima faceva esattamente il contrario. D. Sòlle spiega: «Quanto più uno è felice, tanto più facile gli risulta
mollare la presa. Le sue mani non si artigliano più sul pezzetto di vita che gli è stato assegnato. Dato che ritiene sua l’intera beatitudine, non è più così intento a tenere la presa. Le sue mani si-possono aprire». (...)
Dove i cristiani fanno mostra di un umorismo appropriato, si compie la parola di Cristo: «Risplenda cosi la vostra luce davanti agli uomini» (Mt. 5,16)».
Werner Thiede
(da L’ilarità promessa , p. 189 ss)
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
UN DIBATTITO APPASSIONATO
TESTIMONIANZA
E LIBERTA
ANNA MAFFEI
La notizia, rilanciata come
un tam-tam sabato sera e
domenica mattina, a tutte le
famiglie e comunità battiste
d’Italia, ha prodotto un po’
dappertutto un certo stupore.
Anche sulla base dei sondaggi fatti in precedenza, ci si
aspettava infatti un risultato
diverso e invece l’otto per
mille, se pur di strettissima
misura, non è passato, mentre
l’Assemblea ha votato perché
fosse inclusa nella bozza
d’Intesa con lo stato la possibilità della defiscalizzazione
delle liberalità.
Al di là dello stupore, sfociato in sollievo per alcuni e
delusione per altri, un unanime desiderio che, nonostante
le differenze di opinioni
emerse riguardo al tema del
finanziamento pubblico delle
chiese, il dopo assemblea fosse vissuto nelle nostre chiese
nell’accoglimento consapevole e comune della sfida di
rinnovata consacrazione individuale e collettiva al Signore.
Questo il fatto centrale di
un’Assemblea straordinaria,
convocata a soli cinque mesi
dall’ultima Assemblea ordinaria conclusasi senza indicazioni precise, proprio su questo tema, a ridosso della chiusura delia trattativa d’Intesa
con la commissione governativa, i cui incontri con i rappresentanti deirUcebi si sono
susseguiti incalzanti in questi
ultimi mesi.
Il dibattito assembleare, appassionato ma condotto con
toni sostanzialmente pacati, si
è incentrato sul tema dell’
identità battista. Per molti intervenuti tale identità radicata
nella storia e affermata dalla
coscienza comune anche nella ormai secolare presenza
battista nel nostro paese sarebbe stata messa seriamente
in questione da un eventuale
accoglimento, anche per fini
nobilissimi, del finanziamento dell’otto per mille. Per altri, quella identità non sarebbe stata intaccata da una tale
decisione semplicemente perché anche i principi devono
potersi calare nella storia delie relazioni umane che variano col passare del tempo. Stabilire dei rapporti con uno
stato democratico e pluralista,
come stiamo facendo con le
Intese, poteva per questi ultimi implicare anche accettare
di amministrare, certamente
non per il mantenimento del
culto ma a favore del servizio
ai più deboli, una parte delle
tasse di quei cittadini che volontariamente decidevano in
tal senso.
Ma proprio l’opportunità di
accedere a questo finanziamento oggi, nel bel mezzo di
una crisi morale e istituzionale del paese, di recessione
economica e occupazionale e
di smantellamento dello stato
sociale, veniva contestata rispetto alla priorità di richiamare lo stato a non abdicare
ai suoi compiti di servizio
verso gli ultimi, affermando
il principio di laicità dello
stato stesso e la conseguente
non confessionalità di tali
compiti.
In minor numero gli interventi sull’argomento della
defiscalizzazione delle liberalità, che comunque non è stato avvertito dai più come un
ostacolo alla testimonianza
collettiva ma come un’opportunità offerta individualmente
a chi sceglierà di avvalersene.
Da registrare alcune posi
zioni espresse in assemblea
critiche rispetto al sistema di
votazione che dà ai pastori la
possibilità di esprimere il loro
voto deliberativo al pari dei
delegati delle chiese. Questo
sistema in vigore da sempre e
ribadito dal patto costitutivo
varato nel 1985, inaspettatamente chiamato in causa in
vista del voto sull’otto per
mille, ha creato in molti di
noi la sensazione di uno scollamento fra chiese e pastori
con conseguente atteggiamento di sfiducia verso questi
ultimi, quasi si trattasse di
una lobby occupata a difendere chissà quali privilegi.
Questo atteggiamento non ci
h^ certo aiutato a capirci meglio. Se a questo si aggiunge
un certo clima di sospetto e
sfiducia che serpeggiava anche nei confronti del Comitato esecutivo da parte di qualcuno, si comprende come la
tensione ideale nel dibattito
assembleare, anche il giorno
successivo, non sempre sia rimasta alta.
Un tentativo di approdare
ad una maggiore fiducia e
comprensione reciproca è stato fatto convocando dopo la
sessione assembleare di sabato un incontro del collegio
pastorale con il Comitato esecutivo. In quella sede, da parte di molti, si è affermata la
volontà di lavorare costmttivamente anche se criticamente a fianco del CE nel rispetto
delle regole che ci siamo date.
Dopo il dibattito sull’otto
per mille e la suspence delle
votazioni, domenica mattina
l’Assemblea ha affrontato il
tema tutto interno della istituzione neU’Ucebi della figura
del segretario generale. La
proposta, presentata tempestivamente dal Comitato esecutivo all’Assemblea, era stata
elaborata sulla base di un atto
votato dall’Assemblea scorsa
che chiedeva di porre allo
studio l’istituzione di una carica, che sollevasse in parte il
presidente da gravose incombenze amministrative valorizzandone appieno il fondamentale ruolo di rappresentanza, in Italia e all’estero,
nonché quello di pastore al
servizio dell’unità e della comunione fra le chiese dell’
Ucebi. Sul desiderio di giungere ad una tempestiva definizione della questione ha
prevalso invece l’opinione di
chi sosteneva la non sufficiente preparazione dei delegati sulla materia dato il poco
tempo avuto a disposizione
dalle chiese per sviscerare
l’argomento.
Da questa Assemblea, conclusasi con il culto al Signore presieduto dal pastore Sergio Tattoli, incentrato sul richiamo all’umiltà e alla speranza a partire dalla parabola
del granel di senape, l’Ucebi
esce con un compromesso
forse accettabile da entrambe
le sue due anime, che ribadisce da una parte il desiderio
delle chiese battiste di instaurare con lo stato un rapporto di reciproco rispetto su
base non privilegiaria e
dall’altra offrendo individualmente a chi lo chiede la
possibilità di accedere a forme di detrazione fiscale per
le offerte volontarie devolute
a beneficio delle proprie
chiese o istituzioni battiste.
Ci sembra così salvaguardata
la testimonianza collettiva e
la libertà personale, e non
pare poco.
Santa S«vera: culto di apertura dell'Assemblea straordinaria 1 ,ì. .A' r.-.tsT i
^deirunlone delle chiese evangeliche battiste in Italia del 13 e'I, : i nvittyu . ^ n. h i
fcT^'^^5*^®T993.vSotto: una dell® votazioni. , inf.
I lavori del l'Assemblea straordinaria dell'Unione delle chiese battiste in Italia
«Dobbiamo batterci perché lo stato faccia
le cose che faremmo noi». Respinto IT/c
LUCIANO DEODATO
.. À venti diritto al voto:
- scandisce
Adriana Gavina, presidente
dell’Assemblea straordinaria
- votanti 114; maggioranza
assoluta: 58».
«Comunico i risultati della
votazione. Sì, 55; no, 56;
schede nulle, 3. La mozione
non è stata approvata», ha
concluso, in una sala calda,
attenta, ed anche un po’ nervosa. Ma non si può neanche
dire che sia stata respinta,
dato che i «no» non sono
riusciti a raggiungere il quorum necessario. Diciamo,
piuttosto, che si è verificata
una situazione di stallo, senza vincitori né vinti; anche
se poi, in pratica, la delegazione che sta trattando con il
governo le materie da includere nell’Intesa non potrà inserire la questione dell’8 per
mille. Una non-decisione è
quindi, come al solito, una
decisione e in tal senso i sostenitori del «no» sono soddisfatti, anche se la loro appare piuttosto una vittoria di
Pirro.
Così si è concluso un dibattito che ha occupato gran parte del tempo di questa Assemblea straordinaria e ha
impegnato energie delle chiese per lunghi mesi, anche grazie ad un referendum condotto ovunque, ma il cui esito
poteva avere un valore puramente indicativo, spettando
all’Assemblea l’assunzione di
una decisione deliberativa.
Già qui si poneva un primo
problema preliminare, un nodo non facile da sciogliere: in
che conto tenere i risultati del
referendum che, a quanto è
stato dato di sapere, e.sprimeva un parere favorevole
all’accettazione dell’8 per
mille? Poteva l’Assemblea, in
cui si profilava fin dalle prime battute un orientamento
diverso, ignorare questo dato? «Come battista - ha detto
Watts - sono contrario all'8
per mille; ma, ancora come
battista, sono favorevole perché l’Unione non è più grande delle chiese» facendo così
intendere chiaramente che il
sistema congregazionalista
non poteva essere soverchiato
da quello sinodale. E, all’intemo di questo problema, un
altro ancora: come dovevano
votare i delegati, qualora la
propria opinione divergesse
da quella della chiesa che li
aveva mandati? «Ognuno voti
secondo coscienza»-, è stato
detto; mentre altri hanno
obiettato: «Nient’affatto:
delegati sono delegati, e non
deputati».
Ma quali sono le ragioni
del «sì» e quelle del «no»,
emerse dalla quarantina e più
di interventi che si sono succeduti al microfono?
Molti hanno fatto riferimento al Concordato, dato
che la legge 222/84 intende
estendere ad altre confessioni
religiose quanto già viene dato alla Chiesa cattolica. Le
chiese battiste (e non solo loro) hanno sempre tenuto a
marcare la propria indipendenza dallo stato, in una posizione di limpido separatismo.
«Ma questo - è stato osservato - va ripensato alla luce del
tempo presente», ed altri hanno aggiunto che sarebbe anche una testimonianza gestire
denaro pubblico in modo pulito e trasparente. Molti hanno osservato che, accettando,
si spezzerebbe il fronte della
lotta anticoncordataria sul
quale sono impegnate, sia pure come minoranze, altre forze, quali le comunità cristiane
di base e il mondo laico. Non
solo, ma il popolo ha sempre
percepito e apprezzato l’indipendenza e l’autonomia delle
chiese battiste. Il rifiuto dunque ha immediate valenze nel
campo dell’evangelizzazione
e della testimonianza e, altri
hanno aggiunto, assume il valore di una «posizione profetica».
A favore del «sì» è stato
fatto osservare che la diga
del separatismo è crollata da
tempo, da quando cioè i pastori hanno accettato di entrare a far parte del fondo Inps predisposto per i ministri
di culto. Oggi ci si trova dinanzi ad una occasione unica, «un segno», da cogliere
come una possibilità che il
Signore stesso offre alle
chiese per fare del bene, in
un momento in cui lo stato
previdenziale si sta sfasciando, lasciando gli anziani senza prospettive, i giovani senza occupazione, e aprendo
una crisi senza pari nel mercato del lavoro. Le chiese
quindi saranno fatalmente
chiamate ad intensificare la
propria diaconia.
«Ma noi - è stato obiettato
— dobbiamo batterci perché
10 stato faccia le cose che faremmo noi. Viviamo nel mondo e partecipiamo alle sue
strutture. Non è nostro compito esercitare una surroga
alle funzioni dello stato». Per
quanto riguarda poi la diaconia (e il pensiero correva in
particolare all’istituto Taylor
e a Villa Grazialma) essa non
può essere fatta altro che con
i nostri soldi. Perciò, ed è
questa la risposta da dare
all’8 per mille, vanno rivalutate la decima, la nostra consacrazione effettiva e l’esercizio concreto della condivisione.
In tutti gli interventi si percepiva la passione, sia nel
senso di mantenere l’identità
battista nelle sue linee tradizionali, sia di ridefinirla in
presenza delle novità. Nel
mezzo della discussione il
seggio ha letto un messaggio
di Paolo Spanu che, impossibilitato a prendere parte, per
motivi di salute, all’Assemblea, ha comunque voluto essere presente in un momento
tanto importante per il futuro
delle chie.se battiste in Italia.
11 messaggio, molto equilibrato (anche se Spanu si è
chiaramente schierato per il
00
«no») e molto pastorale, ha
fatto riflettere tutti quanti, ed
è stato da tutti inteso come
una parola «super partes»,
che invitava a considerare la
sostanza ultima delle cose.
La votazione è andata come abbiamo detto. Subito dopo si è parlato della defiscalizzazione che, invece, è passata con 62 voti favorevoli e
49 contrari.
Stallo suH’8 per mille e
compromesso sulla defiscalizzazione? Forse non tutto
può essere ridotto a questa
banalità. Da osservatore
esterno (se mi è lecito esprimermi) direi che il dibattito è
stato alto e ha segnato una
tappa importante nella vita
delle chiese battiste di questi
anni. L’assemblea ha vissuto
un «momento-verità». Ce ne
sono molti nella nostra vita;
ma i più passano inosservati
perché sono le fedeltà/infedeltà nelle piccole cose (cfr.
Matteo 25, 21,23). Poi ci sono i momenti che percepiamo, come Giacobbe al guado
dello Yabbok (cfr. Genesi
32). Come si sa, Giacobbe
portò per sempre nella propria carne e nello spirito il .segno dell’incontro con Dio, e
la sua identità, pur realizzandosi in pieno, cambiò radicalmente. In modo simile è
delle chiese battiste oggi, come ieri lo è stato per quelle
valdesi e metodiste. Dio, se
posso esprimermi così, non è
né neH’8 per mille, né nel suo
rifiuto; né nel mantenimento
della nostra identità (e sarebbe interessante capire quale),
né nella sua perdita. Dio lo
abbiamo incontrato nel perdono dei nostri peccati, e per
quanto riguarda la nostra
identità autentica, vera, essa
ci sarà svelata un giorno.
Spanu con la sua lettera ha
fatto capire che non le nostre
scelte (doverose, necessarie,
talvolta difficili e laceranti)
sono la nostra salvezza, ma il
fatto di es.sere stati scelti da
Dio.
5
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
"Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Rinviata la decisione per consentire un approfondito studio da parte delle chiese MESSAGGIO ALL'ASSEMBLEA
La vocazione
dei battisti
Un segretario generale per l'Ucebi?
Sentiamo cosa ne pensano le chiese
EMMANUELE PASCHETTO
L9 Assemblea straordinaria aveva all’ordine del
giorno anche una proposta di
modifica agli ordinamenti
deirUcebi (Patto costitutivo
e regolamento) presentata
dal Comitato esecutivo. A
suo tempo abbiamo illustrato
tali modifiche (Riforma del
22 gennaio) che riguardavano - secondo il mandato
dell’Assemblea generale del
settembre 1992 - l’istituzione di un segretario per sovrintendere agli uffici dell’
Unione e alleggerire il Presidente da una serie di compiti
e incombenze di carattere
burocratico ed amministrativo e restituirlo ad una funzione più «pastorale».
L’Assemblea dell’autunno
scorso non aveva fatto fretta
al Comitato esecutivo; le ragionevoli previsioni erano
che la materia sarebbe stata
discussa nell’Assemblea ordinaria del settembre 1994.
Ma il CE, con grande alacrità, era riuscito a predisporre il progetto in tempi rapidi, in modo da sottoporlo
all’Assemblea straordinaria
convocata per deliberare
sull’otto per mille e la defiscalizzazione delle liberalità.
L’Assemblea, dopo un ampio dibattito, ha concluso che
era prematuro esprimersi con
un voto definitivo. Le chiese
infatti non avevano avuto il
tempo di esaminare l’articolato proposto e, d’altra parte,
la figura delineata nella bozza del CE meritava una riflessione ben più approfondita, perché v’era il rischio che
il segretario, per la posizione
chiave che veniva ad assumere all’interno dell’Ucebi e per
. .>.V ’ s ' '
« itöfifl''., •
'L, '
PAOLO SPANO
i compiti che gli si delegavano, assumesse un ruolo preponderante nell’Unione,
squilibrando l’assetto disegnato dal patto costitutivo.
L’Assemblea ha ribadito la
convinzione che sia grandemente utile per l’Ucebi dotarsi di un segretario, ma ha ritenuto opportuno fissare un
iter preciso per arrivare alla
sua istituzione e ha fornito
una serie di indicazioni circa
i compiti ed i limiti che gli
debbono essere assegnati.
Inoltre, e non è solo una questione nominalistica, ha suggerito che venga definito
«esecutivo» e non «generale».
Secondo le decisioni dell’
Assemblea il Comitato esecutivo deve recepire i pareri
delle chiese in merito alla
questione entro fine settem
bre 1993; indi preparare una
nuova bozza che tenga conto
sia delle osservazioni delle
chiese sia delle indicazioni e
delle richieste emerse dal dibattito assembleare. Il nuovo
progetto dovrà quindi tornare
in tempo utile alle chiese, in
modo che i partecipanti alla
prossima Assemblea generale
possano decidere in merito
con cognizione di causa.
L’Assemblea ha voluto in
particolare sottolineare l’opportunità che il presidente resti a pieno tempo per dedicarsi realmente ad un ministero
di carattere pastorale e contemporaneamente rimanere,
insieme al Comitato esecutivo, il referente effettivo e
non solo nominale del segretario. Essa ha inoltre ribadito
che la nuova figura proposta
deve comunque essere re
sponsabile anche nei confronti dell’Assemblea generale.
I nuovi ordinamenti sono
ancora in rodaggio. Occorre
trovare la via migliore perché
da un lato l’Assemblea non
venga indebolita nelle sue
prerogative e dall’altra l’esecutivo sia messo in grado di
svolgere il suo lavoro con la
necessaria scioltezza.
In ogni caso è indispensabile evitare che nascano conflitti di competenze fra i «poteri»(!) legislativo ed esecutivo o che si verifichino antagonismi fra la base costituita
dalle chiese e gli organismi
centrali. In questo momento i
battisti italiani hanno più che
mai bisogno di ritrovarsi uniti, se ritengono di avere una
testimonianza specifica da
rendere al paese.
GLI AHI DELL'ASSEMBLEA
LE DECISIONI ASSUNTE
6/AGS/93 - Otto per mille
L’Assemblea respinge la seguente
mozione:
«L’Assemblea straordinaria dell’Ucebi, riunita a S. Severa il 13-14 febbraio 1993, dà mandato al Comitato
esecutivo di includere nella bozza di
Intesa con il governo italiano un articolato che permetta l’accesso all’otto
per mille del gettito Irpef da parte
deirUcebi».
(Votanti 114, quorum 58, favorevoli
55, contrari 56, nulle 3).
7/AGS/93 - Accesso
alla defìscalizzazione
L’Assemblea approva la seguente
mozione:
«L’Assemblea straordinaria dell’Ucebi, riunita a S. Severa il 12-14 febbraio 1993, dà mandato al CE di includere nella bozza di Intesa con il governo italiano la possibilità di defiscalizzazione delle liberalità devolute alle
chiese, alle istituzioni, agli organismi
operativi e all’ente patrimoniale
deU’Ucebi».
(Votanti 112, quorum 57, favorevoli
62, contrari 49, bianche 1).
8/AGS/93 - Segretario
generale o esecutivo
L’Assemblea dell’Ucebi, tenuto
conto dell’importanza cruciale che
verrebbe ad assumere all’interno
deirUcebi la figura del Segretario generale secondo la proposta presentata
dal CE, viste le perplessità espresse in
Assemblea circa le sue responsabilità,
chiede al CE di presentare alle chiese
una proposta riveduta in base al dibattito assembleare; delibera inoltre di
rimandare alla prossima Assemblea
generale ogni decisione in merito, permettendo così alle chiese di discutere a
fondo la questione.
(Votanti 98, favorevoli 62, contrari 31,
astenuti 5).
9/AGS/93 - Linee
orientative segretario
generale o esecutivo
L’Assemblea dà mandato al CE di
rielaborare, sentito il parere delle chie
li
se da far pervenire entro il 30 settembre 1993, la proposta del CE riguardante la figura del Segretario esecutivo, e riproporla alla prossima Assemblea sulla base di alcuni orientamenti
largamente espressi nel dibattito, in
particolare concernente: a) il tempo
pieno del presidente; b) le attribuzioni
del segretario esecutivo che non devono invadere la sfera politica decisionale del presidente e del CE; c) il rapporto di palese subordinazione del segretario esecutivo al presidente e al
CE; d) la prerogativa dell’assemblea di
esercitare un potere di ratifica
sull’operato del segretario esecutivo.
(Approvato con 1 astenuto e 3 contrari)
Il presidente Franco Scaramuccia e il vicepresidente Massimo Aprile
Il pastore Paolo Spana non ha potuto partecipare all’Assemblea perché ha dovuto sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico che, come abbiamo saputo recentemente, ha avuto un
ottimo esito. Mentre gli auguriamo un pronto ristabilimento riteniamo utile pubblicare la lettera da lui inviata all’Assemblea
che è stata letta dal seggio ai convenuti.
Cari fratelli e sorelle, vi saluto nel nome del nostro Signore
e vi auguro un lavoro proficuo nella luce di colui che ci ha
liberati e ci ha dato la luce della verità perché fossimo liberi.
Ricorro ai saluti scritti perché le mie condizioni di salute, ancorché molto migliori di qualche tempo fa, non mi permettono
di essere con voi di persona. Con il permesso della presidenza
del seggio, perciò, chiedo di potermi esprimere per dare, se
possibile, un piccolo contributo alla discussione che farete
sull’opportunità o meno di inserire la questione dell’otto per
mille e della detrazione delle liberalità dall’imponibile nella
trattativa dell’Intesa con la Repubblica italiana.
Desidero, innanzitutto, chiarire che allo stato attuale della discussione rimango ancora contrario all’avvalerci di questa possibilità. Le ragioni non sono tanto da ricercarsi nella difesa del
separatismo o nel carattere compromissorio di un sistema pensato e realizzato dalla Chiesa cattolica, né in un puritano rifiuto
del denaro pubblico. Mi rendo ben conto che lo stato moderno,
anche quello del quale siamo cittadini sempre più perplessi e
preoccupati, non rappresenta più quel Leviatano minaccioso
della spiritualità e della libertà della chiesa come lo era un tempo; sono anche consapevole che il sistema inaugurato dalla
Chiesa cattolica e dal nostro governo può essere corretto e rnigliorato; ed infine sono convinto che il denaro pubblico, impiegato in un quadro legale di correttezza e di giustizia, può essere
una risorsa legittima, forse ancora meno pericolosa del denaro
privatamente lucrato.
No, nulla di tutto questo. Rimango contrario, invece, perché
vedo come le nostre chiese entrano in questo sistema e come
questo ingresso segnali un preoccupante declino dei nostri
ideali e quindi dei nostri impegni nella storia e nella società.
Forse mi sbaglio, ma è per me sintomatico che l’impegno
profuso nel difendere l’otto per mille e dintorni è di gran lunga
maggiore di quello per realizzare un sistema di contribuzione e
di sviluppo dell’opera del Signore basato sullo spirito delle decime e delle primizie. Anzi, di questo non si sente più parlare.
Ed è forse un caso che noi battisti italiani, che in anni trascorsi, lontani e recenti, abbiamo vagheggiato una realtà eccelsiastica che additasse la possibilità di un’esistenza veramente
alternativa secondo la povertà evangelica (povertà dovuta
all’etica del dono, non a quella ascetica e meritoria), oggi siamo così mimetizzati da dover tirare fuori i santi come Martin
Luter King e Clinton per spiegare chi siamo?
Entrare nel sistema dell’otto per mille, almeno sul piano dei
simboli se non su quello delle scelte concrete, significa accettare di essere una componente del sistema in cui diversi soggetti
collettivi, come i governi, le chiese e le altre formazioni sociali
concorrono al bene dei cittadini (come recita il nuovo Concordato). Questo cambiamento di rotta ha una sua dignità, ma è un
cambiamento che andrebbe, se proprio si vuole adottarlo, valutato alla luce della nostra vocazione specifica e non solo perché
così fan tutti o, peggio, perché ci conviene.
Ma tant’è; la tendenza prevalente sembra essere questa e allora tanto vale prendere decisioni che siano meno ripugnanti
possibile.
C’è un modo dignitoso, infatti, di accettare l’otto per mille.
Innanzitutto occorre affermare che l’ingresso nel sistema salvaguarda la libertà personale. Anche dopo il voto di questa Assemblea, qualora fosse favorevole, mi resta la libertà di destinare la mia parte allo stato. Mi mancherà la testimonianza collettiva, ma posso salvare la mia coscienza.
Vi è poi da considerare che, se si adotta una formula del tipo
di quella valdese e metodista, ci collochiamo in un’area che mi
sembra la più dignitosa tra quelle esistenti.
Si potrà poi ben dire che tutto sommato non facciamo che
continuare una tradizione iniziata con la formula dell’Inps-clero, che è passata per altri piccoli privilegi e che sarà sanzionata
dalla prossima Intesa. In altre parole, adottando una posizione
favorevole all’otto per mille, non facciamo che mantenere una
coerenza con noi stessi oramai consolidata. Badiamo bene,
però; con noi stessi!! Quanto lo siamo con l’Evangelo?
Infine, mi pare che si possa onestamente dire che nell’ipotesi
-di un ingresso nel sistema, non è detto che il Signore non avrà
più pietà di noi. Può darsi che la nostra testimonianza specifica
che nei secoli si esercitò nei tre campi del battesimo dei credenti (chiesa degli eletti governata su base assembleare non gerarchica), della libertà per tutti e della separazione tra chiesa e
stato, dovrà abbandonare il campo specifico di quest’ultimo
rapporto e esprimersi su un altro livello. Forse tutto quello che
potevamo dire di significativo nei rapporti tra chiesa e stato è
stato detto. Altra sarà la nostra vocazione futura, forse nel campo del rispetto della vita (solidarietà con gli anziani, ecc...).
In conclusione, vorrei che fosse chiaro che, nel caso l’Assemblea decidesse per il sì all’otto per mille e alla defiscalizzazione, non me ne rammaricherei più di tanto; meno che mai mi
ritirerei sull’Aventino, ma continuerei a portare con voi il peso
della nostra vocazione e del nostro peccato, sapendo che forse
il Signore sarà in noi glorificato nonostante tutto, proprio come
dice il profeta Ezechiele; «Cosi dice il Signore: Io agisco così
non in considerazione di voi. o casa d’Israele, ma per amore
del nome mio santo, che voi avete profanato fra le nazioni... e
le nazioni conosceranno che io sono l’Eterno, dice il Signore,
rEterno, quando io santificherò in voi» (36, 22 ss passim).
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
Le opinioni dei delegati sul significato di una decisione difficile e controversa
Nessuna frattura^ il dibattito continuerà
in futuro: di questo possiamo essere certi
______MIMMO CUABAGNA_______
y. A nche dopo questa As''.¿X semblea la vita
dell’Ucebi non cambia sostanzialmente. C'è purtroppo
il rammarico di aver perso
un treno». Queste sono le
parole di Claudia Corai, delegata di Pordenone, che
continua: «Se si fosse accettato l’8 per mille non avremmo risolto i nostri problemi
finanziari, ma avremmo ottenuto un aiuto sostanziale,
sempre che i fondi fossero
stati usati bene».
Sui volti dei partecipanti
all’Assemblea si avverte un
senso di liberazione dopo
una giornata estenuante, data l’importanza delle scelte
da compiere. Ci fa notare
Emanuele Casalino, studente della facoltà di teologia:
«Il no all’8 per mille rafforza la nostra identità battista, confermando la continuità storica e teologica.
Questo voto è un segnale
forte per le altre denominazioni evangeliche, per il dissenso cattolico e per tutti
quei cittadini che insieme a
noi hanno sostenuto e sostengono la battaglia per la
laicità dello stato».
Emanuele non nasconde
che l’accettazione della
defiscalizzazione apre forti
contraddizioni, ma valuta
questa seconda scelta un ammortizzatore delle tensioni.
I pastori Paolo e Mario Marziaie a coiloquio con una delegata
Guido Gaboldi, della chiesa di
Bollate
facilitando il ricompattamento
dell’unità in seno all’Ucebi.
«Siamo venute proprio per
sostenere il no» ci dicono
Santina Speranza e Pinuceia
De Crescenzo, della chiesa di
Mottola. E la prima volta che
partecipano ad un’Assemblea
deirUcebi: sono molto contente per la serietà del dibattito, anche se esprimono perplessità per l’accettazione
della defiscalizzazione. Per
loro il no all’8 per mille
rafforza la specificità battista
e soprattutto evangelica e citano alcuni versetti del Nuovo
Testamento a sostegno delle
loro posizioni.
Altrettanto contenta del risultato è Elisabeth Green, pastora a Gravina, che si lamenta però che «le decisioni siano prese in un clima di tensione, anche a causa dei disguidi dovuti all’ interpretazione dei regolamenti. Purtroppo - precisa - il no è passato con un margine molto ristretto».
Sullo striminzito scarto di
voti interviene anche Giuseppe Di Rienzo, della chiesa
di S. Angelo in Villa, che comunque dà un giudizio complessivamente positivo sull’
Assemblea. Giuseppe dice:
«Ho sostenuto con convinzione la posizione della
mia comunità schierata per il
sì. Sono contento che sia passata la defiscalizzazione. Il
voto sull’8 per mille non rispecchia la volontà delle
chiese. Nell’Ucebi vanno riviste parecchie cose affinché i
gruppi dirigenti e le decisioni
siano espressione di scelte
pienamente democratiche», e
specifica che si riferisce soprattutto al regolamento che
wiiùrìtto negato
tré quwiBml per apprafomfirB I prttblèmi alfmentari mondiali
attraverso notizie, dati, giochi, proposte didattiche
La situazione
nutrizionale, i
cibi di base e i
principali prodotti
agricoli visti
attraverso i giochi dei
bambini africani
Latina
Documenti,
testimonianze,
ricette, miti e leggende
legate al cibo
‘ L'antichissima tradizione alimentare, gli
equilibri (e gli squilibri) di un vasto continente
Corso Chierì 121/6 - 10132 TORINO - tei. 011/8999352
privilegia eccessivamente il
voto del pastore, equiparato
al suffragio di un’intera comunità!
Questo problema è ripreso
da Claudia Corai: «Se invece
di votare in questa Assemblea, avessimo fatto un referendum tra tutti i membri di
chiesa, avremmo meglio individuato l’opinione delle nostre chiese».
Una conferma di questo
problema emerge dagli interventi di Santina e Pinuceia
che confessano le loro
preoccupazioni prima
dell’Assemblea: «Fortunatamente il no ha prevalso,
contro quelle che erano le
previsioni».
Claudia conclude: «Una lezione da trarre è che in futuro dovremo essere più accorti
nell’ operare le nostre scelte,
quando si presenteranno occasioni favorevoli ed irripetibili».
Per Santina le chiese devono sentirsi più responsabilizzate; devono saper stare nelle
situazioni politiche senza farsi travolgere, ma per evangelizzare. Anche per Elisabeth
«c’è bisogno di molto coraggio per rimanere coerenti; il
futuro offre buone prospettive, se si sa accettare la sfida
che viene da questa Assemblea. Ci vuole il coraggio di
rinnovarsi e cambiare rotta,
se necessario. Soprattutto bisogna trovare le forze e la
volontà politica».
E Pinuceia ci saluta: «Dalle
nostre chiese mi aspetto molto e molta coerenza; altrimenti sarei rimasta cattolica».
Le finanze dell'Ucebi e le contribuzioni
Osserviamo la decima
non avremo problemi
ELENA GIROLAMI
Dopo un’appassionata e
sofferta discussione
sull’ eventualità di accettare
o meno l’otto per mille concesso dallo stato alle chiese,
l’Assemblea dell’Ucebi si è
pronunciata per il «no», anche se con una minima maggioranza.
Nel serrato dibattito sono
emerse ragioni di principio,
di fede e di testimonianza, di
desiderio di meglio rispondere ai bisogni delle opere
sociali.
11 risultato del «no» è stato
accolto con delusione ma
con calma accettazione da
parte dei favorevoli al «sì» e
una rispettosa e silenziosa letizia da parte degli altri. La
decisione presa costituisce
ora una sfida per tutti i battisti. Abbiamo rifiutato l’aiuto
dello stato in nome della nostra convinzione della separazione della chiesa dallo
stato (Confessione di fede,
art. 16) e ora dobbiamo assu
merci le responsabilità pratiche di questa scelta: rispondere con maggiore liberalità
finanziaria e impegno di solidarietà e compartecipazione
alla vita delle nostre istituzioni assistenziali che in avvenire non dovranno più trovarsi in deficit.
Per scendere dal piano delle idee e delle convinzioni a
fatti concreti, che a esse devono fare riscontro, facciamo un po’ di conti: da un
conto approssimativo i contribuenti della popolazione
battista in Italia sono circa
4.000; basta che ognuno di
noi aggiunga 5.000 lire
all’offerta mensile che dedica alla sua chiesa per coprire
ampiamente il deficit delle
nostre istituzioni. Se poi si
tutti adottassero il principio
biblico dell’offerta delle
«primizie» (decima) al Signore, non avremmo più
problemi finanziari e la testimonianza battista sarebbe
così il frutto della consacrazione e dell’amore.
OSPEDALE EVANGELICO INTERNAZIONALE
Ente morale fondato nel 1856 da chiese evangeliche
OSPEDALE GENERALE DI ZONA
Salita superiore S. Bocchino, 31 A
16122 GENOVA - Tel. 010/5522-1
BANDO DI CONCORSO
È indetto un concorso pubblico per titoli ed esami
per 1 posto di
PRIMARIO A TEMPO PIENO
DI LABORATORIO ANALISI.
Scadenzasi marzo 1993
Nella foto il pastore Carmine Bianchi, del Dipartimento evangelizzazione (via di Bella Villa 31, 00172 Roma, telefono 06/51955033), presenta
all'Assemblea l'iniziativa delle chiese battiste italiane in occasione del
Martin Luther King day (4 aprile).
Il dipartimento ha riprodotto una videocassetta, che è acquistabile insieme ad un volume delle edizioni Ldc e a una serie di 25 fotografie sulla
vita del pastore battista americano per la somma di 100.000 lire.
Il materiale può essere richiesto direttamente al Dipartimento per
l’evangelizzazione o aH’Ucebi, piazza San Lorenzo in Lucina 35, 00186
Roma. Telefono 06/7876124. o ancora al pastore Carmine Bianchi, via C.
Mayr 110/A, 44100 Ferrara, telefono 0532/904308
Il presidente pastore Franco Scaramuccia
«Non vogliamo fare
le mosche bianche»
¡fiutando l’otto per
J\. mille - ha dichiarato
il pastore Franco Scaramuccia, presidente dell’Ucebi non abbiamo voluto fare le
“mosche bianche” né esprimere un giudizio nei confronti di chi ha ritenuto di accedere al sistema: abbiamo inteso
dare un segnale al paese, nel
senso di un richiamo alla laicità dello stato.
Per quanto riguarda la defiscalizzazione delle offerte,
non si tratta (come nel caso
dell’otto per mille) di un
provvedimento riservato alle
sole confessioni religiose, ma
di una agevolazione già concessa anche a associazioni e
enti laici.
Personalmente ritengo che
la defiscalizzazione delle
erogazioni liberali rientri nei
diritti dei singoli, e che dovrebbe essere estesa, con
legge generale, a tutte le offerte a enti che svolgono attività umanitarie e culturali,
indipendentemente dalla loro collocazione ideale o religiosa».
Un gruppo di delegati ascolata la relazione del Comitato esecutivo
Le presidenti dell’Assemblea: Rossana Di Passa e Adriana Pagnotti
Gavina
7
Spedizione in abb, post. Gr II A/70
In caso di mancato recapito rispedire a:
CASELLA POSTALE 10066
torre PELUCE
Fondato nel 1848
I
Delle Yaui moEsi
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
ANNO 129 - N. 8
URE 1200
QUESTIONE MORALE
Tangentopoli
alle Valli
Alla fine del primo anno, alla
vigilia del 17 febbraio ’93
«Tangentopoli» approda alle
valli. I carabinieri hanno arrestato Eugenio Maccari, socialista, assessore regionale alla Sanità. È indagato per aver favorito l’aggiudicazione al consorzio di imprese Borini, Cogefar,
Impresit, Becchi, Ruscalla e
consorzio di cooperative l’appalto per la costruzione
dell’ospedale di Asti. Le imprese avrebbero pagato per
questo una tangente multimiliardaria al Psi e alla De. Secondo quanto avrebbe dichiarato lo stesso Maccari ai giudici
il suo ruolo sarebbe stato quello di garante istituzionale
dell’operazione. Nelle sue tasche non sarebbe finita nessuna
mazzetta, che invece sarebbe
finita a correnti della De e del
Psi. Tutta l’operazione sarebbe
stata decisa a Roma dai vertici
dei due partiti.
Eugenio Maccari è molto noto alle valli, dove è stato per
molti anni sindaco di Pramollo,
presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca prima di diventare
presidente della Provincia di
Torino e poi assessore regionale all’Ambiente ed infine alla
Sanità.Gli affari dell’architetto
Savoino della Protecne interessano anche l’Ussl 44 dove Savoino ha progettato il piano direttore della nuova ala
dell’Ospedale civile, ha presentato una parcella multimilionaria per progetti vari, lo lacp per
la costruzione delle case popolari (tuttora incompiute) di via
Bignone la cui tangente sarebbe andata al democristiano avv.
Fimiani e all’ex repubblicano
Russo.
Progetto deirUssI 43 della vai Pellice
È proprio vero che la salute è
uguale in montagna e in pianura?
PIERVALDO ROSTAN
La sanità delle Valli si
guarda intorno e scopre
maggiori affinità e problemi
comuni con le aree alpine
francesi piuttosto che con
quelle della pianura pinerolese?
La famosa provincia alpina,
di cui si discusse a lungo un
paio di anni fa, si concretizzerà sull’impegnativo terreno
della sanità?
Sono interrogativi che nascono spontanei davanti ai
progetti che l’Ussl 43 della
vai Pellice sta mettendo in
cantiere con il centro ospedaliero di Briançon, in Francia.
Ne parliamo con il coordinatore sanitario dell’Ussl 43,
Giovanni Bissone.
«Siamo partiti - dice Bissone - sulla base dei progetti
interreg della Cee; ci siamo
confrontati con i responsabili
della sanità della regione alpina francese ad iniziare da
un’analisi dei problemi e delle situazioni in cui ci troviamo
ad operare. Si tratta molto sovente di situazioni simili, legate alla particolarità dell’
area alpina, sia come storia e
cultura che come situazioni
ambientali.
Siamo infatti di fronte ad
contesto di forte dispersione
delle gente in cui il mantenimento di una famiglia in montagna pud rappresentare un
certo tipo di prospettive per
una zona, ma dobbiamo anche
fare i conti con il forte invec
La sede amministrativa dell’Ussi deila vai Pellice
chiamento della popolazione
(la nostra valle ha una percentuale del 28% di ultrasessantenni ) e con redditi mediobassi (un quarto dei cittadini
usufruisce dell’ esenzione del
ticket per reddito)».
Dall’altra parte cosa troviamo? Socialmente un contesto
indubbiamente simile; dal
punto di vista ospedaliero una
struttura come quella di
Briançon, di 340 posti letto, il
5% dei quali utilizzati da italiani, un servizio di emergenza organizzato molto bene...
«Per il momento - aggiunge
Giovanni Bissone - vorremmo mettere in piedi un osservatorio sanitario misto in cui
si inseriscano come partner
anche l’ospedale valdese e
rUssl 42. Vorremmo poter attuare un serio confronto fra
esperienze, per una formazione professionale veramente efficace e finalizzata alla razionalizzazione dei servizi su
questo territorio che ha indubbiamente aspetti specifici.
Siamo in sostanza convinti che
la sanità non possa essere
sempre uguale ma abbia bisogno di risposte che variano
molto, ad esempio da una zona di pianura ad una alpina;
in questo siamo in totale accordo con i francesi e con essi
stiamo predisponendo le schede ^dei progetti che dovranno
essere inoltrate alla Cee entro
la fine del mese».
Liberi dalla mafia. Dibattito a Pinerolo in occasione del XVII febbraio
Cosa possono fare le chiese contro la mafia?
Cosa vuol dire lottare contro la mafia in una terra sotto
questo aspetto, «di frontiera»
come la Sicilia? Quanto è
spendibile il nome «valdese»
in tale battaglia? Quanto è importante sentire, per chi è in
prima fila, la vicinanza e la
condivisione delle chiese sorelle che testimoniano la loro
fede in contesti diversi, pur se
non immuni da condizionamenti e contraddizioni come
ad esempio le Valli?
Sono questi alcuni degli interrogativi emersi dall’incontro organizzato dalla Commissione esecutiva distrettuale
venerdì 19 febbraio nel tempio di Pinerolo. Le testimonianze dei pastori Mauro Pons
e Laura Leone sono state lucide e coinvolgenti.
Pons ha iniziato il suo intervento situando il fenomeno
mafioso nel contesto dell’Italia degli anni ’80; sviluppo di
centri di potere con collusioni
tra politica, mondo della produzione e malaffare, nascita di
nuovi «valori» quali decisionismo e yuppismo, caduta di
opposizione sociale. In tale
contesto le dimensioni dell’illecito hanno assunto proporzioni spaventose; tra traffico
d’armi e di droga, taglieggia
menti e gioco d’azzardo la
mafia può contare, a metà degli anni ’80, su un giro di affari stimato in 250.000 miliardi nella sola Sicilia; da 750
mila ad un milione sono le
persone «occupate» in qualche modo e questo in una situazione di continua caduta di
occupazione rappresenta in
molti casi l’unica, sia pur folle, alternativa.
Che fare allora quando con
la mafia sono collusi in molti,
da chi amministra a chi detiene il potere economico o
l’informazione? Cosa possono
realmente fare le chiese che
non vogliono accodarsi a
quanti magari alzano grandi
grida di protesta davanti a delitti eccellenti salvo poi accettare i compromessi nella quotidianità?
Aprirsi alle forze sane che
pure esistono, è stata una delle
iniziative della chiesa di Catania; attrezzarsi per poter diventare (come in molti casi è
realmente accaduto) un effettivo riferimento di democrazia
e di libertà. «Abbiamo dei talenti da spendere - ha aggiunto Pons - e dobbiamo utilizzarli per aiutare gli altri ad
essere più credenti e più cittadini».
Anche la chiesa di Trapani,
ha detto Laura Leone che lì,
oltre che a Marsala, esercita il
suo ministero pastorale, si è
aperta ad ogni discussione
sulla mafia, al confronto in
particolare con il mondo giovanile e con quanti vogliono
fare «opposizione» ad un sistema. Parlare ed ascoltare sono un primo importantissimo
passo, in un contesto che di
ciò ha enorme bisogno e che
pure su questo fronte si trova
in forte difficoltà. «In questo
senso la parola valdese diventa un richiamo alla tradizione
di libertà; dobbiamo anche
saper resistere alle lusinghe
che possono venirci ad esempio dai partiti, è importante
non entrare assolutamente nel
pur diffuso meccanismo delle
“raccomandazioni”. La Sicilia non ha vissuto a suo tempo
la Resistenza; dobbiamo riuscire, oggi, a sostenere una
resistenza diffusa a tutto ciò
che sa di mafia e di compromesso. È importante riuscire
a diffondere l’idea della partecipazione e della discussione assembleare; anche questi
elementi, che sono una caratteristica del nostro modo di
vivere la fede cristiana, possono rappresentare una no
stra carta da giocare nella
lotta alla mafia».
Dal dibattito non è emerso
molto di significativo se non,
in qualche modo, un interrogativo ed una richiesta; alle
Valli e più in generale nella
nostra regione, esiste, seppure
sotto forme diverse, un sistema di potere e di compromissione i cui echi solo in parte
stanno emergendo in questi
giorni con le inchieste amministrative legati a Tangentopoli in Piemonte.
Fino a che punto, noi singoli
cittadini e membri di chiesa,
abbiamo saputo stame fuori e
magari denunciare fatti a nostra conoscenza? Quali responsabilità abbiamo, per lo
meno a livello di «silenzio»?
Risposte nel corso della serata non ne sono venute, ma
siccome sia l’ordine del giorno sinodale sia altri interventi
hanno costantemente fatto riferimento a «tutte le mafie»,
sarà il caso di tornare su questi
argomenti; oggi forse è un po’
più facile, grazie al lavoro degli inquirenti, ma anche a testimonianze come quella che
Mauro Pons e Laura Leone
hanno offerto, tornare a parlare, anche in queste valli, di
giustizia sociale.
XVII FEBBRAIO 1993
L'IDOLO
DEL POTERE
RUBEN VINTI
Il XVII febbraio è stato celebrato secondo i consueti canoni; momenti di festa e di incontro (falò, pranzo comunitario, recite). La partecipazione popolare è stata come
sempre notevole, giovani, anziani, persone più o meno impegnate. Quest’anno si è riflettuto sul tema della libertà
dalle mafie che era stato proposto durante l’ultimo Sinodo
per la settimana della libertà; nelle persone iiitomo ai falò
e negli altri momenti di incontro il pensiero è andato inevitabilmente agli ultimi tristi avvenimenti che hanno visto
persone conosciute ed amate coinvolte nell’inchiesta «mani pulite» qui in Piemonte. Un po’ tutti si sono sentiti toccati da questi fatti, che dimostrano come il discorso sul potere mafioso non sia solo un problema del Meridione del
nostro paese, ma qualcosa che è molto più vicino a noi.
Una prima riflessione è stata che la mafia meridionale,
pur con le sue manifestazioni violente, non nasce da un
modo di pensare molto diverso da chi pretende il «pizzo»
per assegnare appalti. La pretesa di tangenti è perfino peggiore perché si nasconde dietro il prestigio di una posizione di governo e di una possibilità di immunità. Stupore,
delusione, condanna, ma anche desiderio di capire perché
certe cose possono accadere, unite alla spieranza e all’augurio che la denuncia di questo sistema di potere corrotto
sia veramente l’inizio di un profondo rinnovamento della
politica e del vivere civile del nostro paese; questi sono
stati i pensieri che ci hanno accompagnato.
E la Bibbia ci rivolge ancora una volta un forte invito a
rinnovare la propria fiducia nel Dio vivente, rigettando
ogni fiducia negli idoli che, costruiti con materiali preziosi
come oro e argento, hanno solo una vita apparente ed inconsistente, sono menzogna ed inganno, ma hanno il potere di rendere i loro adoratori simili a loro stessi. Chi fa
dell’idolo il proprio dio, e l’idolo può essere il potere, la
ricchezza, il successo, ed altre cose più o meno legittime,
finirà per diventare insensibile alla verità, all’agape, alla
giustizia, e finirà per riflettere il carattere del suo idolo diventando fautore di corruzione e di morte.
La Parola di Dio ci ha mostrato che il nostro credere è in
stretto rapporto con il nostro vivere concreto e con il modo
stesso di fare politica, perché sono le cose in cui realmente
crediamo che determinano il nostro modo di essere e di
agire.
Luserna: vicesindaco dimissionario
Nuovo rimpasto?
È sempre più caotica la situazione politica lusemese; il
Consiglio comunale è sempre
più frammentato in gruppi
composti da un solo consigliere.
È il Psi ad attraversare la
crisi più pesante; per una serie di motivi sono usciti dal
gruppo socialista prima Gobello e poi Longo.
Ma non è finita; mentre poche settimane fa l’ex capogruppo Pds, Rivoira, aderiva
al gruppo del garofano, la
scorsa settimana il vicesindaco, Canale, presentava le
dimissioni.
«Mi sono trovato nel giro
di poche settimane ad essere,
oltreché assessore in Comunità montana, anche assessore, vicesindaco e capogruppo
a Luserna.
Ciò mi ha comportato anche non lievi problemi di impegno personale. A questo si
aggiunga la crisi generale e
locale del Psi e la difficoltà
ad aggregare intorno a questo gruppo, ed ecco che ho
preferito tornare a fare il
semplice consigliere».
Così un partito che aveva
giocato bene le sue carte in
campagna elettorale arrivando alla poltrona di sindaco
oggi attraversa anche a Lusema una profonda crisi.
Lo stesso segretario di sezione, Paira, si è dimesso ed è
stato sostituito «prò tempore»
da Vignola, ma altri chiarimenti saranno necessari.
Fuori dal Psi, per aderire al
movimento «Proposta ’92»,
l’ex sindaco Longo si dice
«amareggiato della situazione politica generale ed in
particolare della scena lusernese.
Se il Psi avesse voluto cambiare effettivamente non
avrebbe dovuto tra l’altro
eleggere quale suo segretario
un uomo proposto dalla vecchia segreteria ma ad esempio una persona come Valdo
Spini.
Noi come movimento stiamo un po’ alla finestra, cercando di lavorare per una
collaborazione fra le forze
laiche e progressiste.
Mi rendo conto che oggi
come oggi un tale schieramento a Luserna potrebbe
non risultare nemmeno il secondo polo considerando il
peso della De e della Lega;
dobbiamo allora cercare soprattutto nuove risorse umane da coinvolgere nella politica».
8
PAG. Il
ìL’E
Valli Valdesi
VENERDÌ 26 FEBBRAIO I993
MUORE TAGLIANDO ALBERI — Tragico incidente, sabato scorso nei boschi della vai d’Angrogna; Giovanni Garnier, 56 anni, di San Secondo, è stato travolto da un albero
che stava tagliando. Inutile l’intervento dell’elisoccorso e
dei volontari della Croce Rossa; quando i soccorritori hanno raggiunto il bosco, il Gamier era ormai deceduto.
INCENDIO IN BORGATA GALLIAN — Momenti di apprensione si sono vissuti nella notte di lunedì 8 febbraio
nella borgata Gallian di San Germano Chisone. Erano circa
le 22 quando un incendio sviluppatosi per cause in via di
accertamento in una tettoia adiacente la casa di proprietà di
Vittoriano Taus, di Torino, si propagava rapidamente alla
stessa. Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco coadiuvati da volontari, ha circoscritto le fiamme impedendo alle
altre case abitate di essere a loro volta danneggiate, mentre
per la casa colpita dal fuoco, semidistrutta, è stata decretata
r inagibilità.
450 MEDICI SCELGONO L’OSPEDALE — Sono 450 i
medici di base del Piemonte che hanno rinunciato entro la
fine del ’92 alla convenzione mutualistica per optare al rapporto di dipendenza con l’attività ospedaliera. Si tratta
dell’attuazione di un capitolo della miniriforma della sanità
che ha istituito il rapporto unico con il sistema sanitario nazionale. Dei 450 medici dimissionari, 52 sono pediatri e
398 generici, su un totale di circa 3.600 medici di base e
400 pediatri presenti sul territorio regionale.
TELERISCALDAMENTO A POMARETTO — Il Consiglio comunale ha deciso di avviare un progetto di teleriscaldamento che colleghi tutti gli edifici comunali (municipio e scuole) ed anche l’ospedale valdese per la produzione
di acqua calda. E previsto in questo modo un risparmio nei
costi di gestione; le spese di impianto si aggireranno sui
700 milioni. La stessa riunione del Consiglio ha dato il via
all’affidamento della gestione dell’impianto di depurazione
fognaria, costruito da Pomaretto e Perosa, all’Acca. Un dibattito è stato suscitato dalla scelta inerente la quota su cui
attestare per il 1993 il pagamento dell’Ici, la tassa che sostituirà l’Isi e che fino al 4 per mille verrà interamente versata
allo stato, mentre per percentuali più alte consentirà entrate
anche ai Comuni. A maggioranza il Consiglio di Pomaretto
ha deciso di applicare la tassa nella misura del 5 per mille
con la prospettiva di ottenere per le casse comunali una cinquantina di milioni.
INCENDI BOSCHIVI — È bastata una giornata di vento come quella di domenica scorsa, giunta in un periodo di notevole siccità, perché numerosi incendi siano scoppiati nei
boschi del Piemonte. In una sola giornata oltre 100 interventi sul territorio regionale, diversi anche nel Pinerolese.
Vigili del fuoco, squadre antincendio, guardie forestali sono
stati impegnati per varie ore nel territorio di Angrogna, alla
borgata Pons, a Bricherasio, a Cavour. Alla fine le fiamme
sono state domate senza particolari danni.
ATTI DI VANDALISMO — Nella notte fra domenica 21 e
lunedì i soliti ignoti hanno tagliato le gomme a numerose
auto in sosta lungo la strada che da Angrogna capoluogo
conduce a Torre Pellice. A parte i danni non indifferenti,
per molte persone si è trattato di dover raggiungere il rispettivo posto di lavoro con mezzi di fortuna o di perdere alcune ore per rimettere in sesto le auto.
CORSO DI AGRICOLTURA BIODINAMICA — Gli agri
coltoli biodinamici del Pinerolese organizzano un corso di
agricoltura biologico-dinamica. Il corso è articolato in tre
cicli, dal 12 al 14 marzo, dal 23 al 25 aprile e dal 14 al 16
maggio, e si svolgerà presso la Foresteria valdese di Torre
Pellice. Durante gli incontri verranno illustrate le leggi
deH’agricoltura biodinamica verificate nella pratica con tutti gli aspetti concreti, dalle influenze lunari e planetarie sulle semine all’impostazione di un orto o di un frutteto, dalle
malattie delle piante e degli animali ai preparati utilizzati in
biodinamica. Terrà il corso sarà Enzo Nastati, ricercatore,
presidente della Demeter italiana. Per ulteriori informazioni
e iscrizioni tei. 0121-59683.
NASCE «LA QUERCIA» — Con la nascita de «La quercia»
fa la sua comparsa in vai Pellice una nuova voce nell’informazione politica. Il periodico si presenta come giornale «di
parte»: presterà attenzione al mondo del lavoro, ai bisogni e
ai probleini delle fasce più deboli, alla qualità dei servizi,
alle questioni ambientali, alle differenze presenti nella società, alla realizzazione dei diritti. Dunque una voce «partigiana», quella cioè del Pds che tuttavia, come annuncia il
sottotitolo, si propone come spazio di dialogo a sinistra,
nella convinzione che la distinzione fra destra e sinistra sia
ancora piena di significato. Il giornale, che è in distribuzione in questi giorni, uscirà con varia periodicità offrendo di volta in volta dei dossier dedicati a un problema
particolare e un supplemento intitolato «la memoria» in cui
si andrà sulle tracce di fatti e persone legate alla storia pofxjlare e della sinistra valligiana. Il dossier del primo numero è significativamente dedicato all’occupazione in vai Pellice e alla questione del lavoro.
Cosa cambia con la nuova legge elettorale dei Comuni
Marco Armand Hugon: «Governo
del sindaco. Tutto da sperimentare»
La Camera dei deputati ha
recentemente approvato il testo sulla «Elezione degli organi comunali e provinciali».
Il testo, approvato con molti
dubbi fra i parlamentari, dovrà ora passare al Senato e
dunque potrà subire modifiche, anche sostanziali. La
questione dell’elezione diretta del sindaco potrebbe inoltre essere oggetto di referendum in primavera. Il testo approvato dalla Camera preoccupa comunque più di un
amministratore; abbiamo
chiesto al sindaco di Torre
Pellice, Marco Armand Hugon, di esprimere alcune sue
valutazioni.
T principi su cui si fonda
il testo di legge possono così sintetizzarsi: governabilità di Comuni e Province
con la modifica del sistema
elettorale e competenze degli
organi comunali e provinciali.
Sono ormai centinaia i Comuni italiani che sono retti da
commissari prefettizi poiché i
Consigli comunali sono stati
sciolti. Sui giornali si parla
solo dei grandi Comuni (Milano, Torino) e si è quindi indotti a pensare che il problema sia limitato. In realtà la situazione è ben diversa. Sono
spesso in crisi Comuni con
più di 5 mila abitanti (cioè
dove si vota col sistema proporzionale). Il testo di legge,
nell’intento di garantire la governabilità, introduce due sistemi elettorali.
Il primo riguarda i Comuni
fino a 10 mila abitanti, il secondo quelli oltre i 10 mila e
le Province. Nei primi reiezione si effettuerà con il si
Sterna maggioritario per reiezione dei consiglieri, contestualmente all’elezione del
sindaco. La candidatura del
sindaco sarà in pratica chiaramente indicata in collegamento ad una lista, ridotta rispetto al passato.
L’elettore avrà diritto di
votare per un candidato alla
carica di sindaco ed esprimere un voto di preferenza, scrivendo il cognome, per un
candidato a consigliere. Sarà
proclamato sindaco il candidato che avrà ottenuto la
maggioranza di voti e la lista
dei consiglieri collegata al
suo nome prenderà i due terzi
dei seggi assegnati al Consiglio. Quel che rimarrà verrà
ripartito fra le altre liste.
Nei Comuni oltre i 10 mila
abitanti e nelle Province il
sindaco, o il presidente, sarà
eletto a suffragio universale
contestualmente all’elezione
del Consiglio.
In pratica anche in questo
caso sarà chiaramente indicata all’elettore la candidatura
del sindaco collegate con una
o più liste. L’elettore potrà
votare per un candidato sindaco non collegato alla lista
prescelta. Potrà altresì esprimere un voto di preferenza
per un candidato della lista da
lui voluta.
Se il candidato sindaco non
raggiungerà la maggioranza
assoluta dei voti validi si dovrà procedere ad un secondo
turno elettorale. In sintesi:
1) La legge mette in primo
piano la figura del sindaco,
che avrà comunque un mandato elettorale per un massimo di due tornate elettorali
consecutive (4 anni più 4).
2) L’elezione o la non ele
Dibattito del Pds a San Germano
Dove vanno
i nostri soldi?
SIMONETTA COLUCCI
Un interessante dibattito si
è svolto venerdì 12 febbraio a San Germano, per
l’organizzazione della locale
sede del Pds, sul tema: Dove
vanno i nostri soldi? Il cittadino di fronte alla finanziaria
del governo Amato e alla
pubblica amministrazione. 1
relatori erano Alberto Barbero e Alessandro Buffa; pochi
i partecipanti, ma vivo l’interesse.
Dopo una presentazione
generale da parte di Barbero,
che ha inserito il problema
specifico nel quadro più ampio della questione morale,
del problema della «vita» del
cittadino, dei diritti ai servizi,
della democrazia nel nostro
paese. Buffa (assessore Pds
alle Finanze nel Comune di
Pinerolo) ha presentato un
chiaro e esauriente quadro del
sistema delle entrate e uscite
dei Comuni, e quindi dell’
evoluzione delle varie tasse
che i cittadini devono pagare.
Dai vari interventi sono
emersi molti problemi, molte
contraddizioni tra pagamento
delle tasse e diritto ai servizi.
Più tasse, più servizi? Non
necessariamente, purtroppo.
Lo stato ha tagliato molti fon
di destinati ai Comuni, che
non sempre possono rispondere, come a volte vorrebbero
fare, alle esigenze della popolazione. Si tratta di scegliere
quindi quali e quanti servizi
dare ai propri cittadini. Ogni
Comune selezionerà le priorità degli interventi sulla base
delle entrate disponibili
Anche la burocrazia gioca a
sfavore del cittadino: le lungaggini molte volte costano
sprechi di denaro che potrebbe essere investito altrimenti, o ritardi nei pagamenti
a ditte fornitrici.
Un’accorta amministrazione, che restituisce soldi pagati in più per leggi ritenute poi
anticostituzionali, (si veda
riciap a Pinerolo), e che punisce chi evade, non sempre
purtroppo riesce a mantenere
la propria volontà di coerenza
morale proprio perché gli aggravi finanziari, le spese sono
troppo elevati rispetto alle entrate comunali.
Tra i vari problemi discussi
tasse e servizi, è emerso anche quello relativo alla tassa
sulla salute e alla sanità. Si è
sentita quindi l’esigenza di
discutere anche questo aspetto decidendo di programmare
un futuro incontro sul problema specifico.
zione del sindaco sarà la causa del successo o dell’insuccesso elettorale della lista (o
delle liste). Si aprirà così la
«caccia» al nome di prestigio
per la candidatura a sindaco.
Il vero obiettivo rischierà di
diventare il «nome famoso» e
non il «programma di lavoro».
3) Si accentuerà la «lotta»
fra i candidati consiglieri per
mietere preferenze e quindi
ottenere l’elezione. Il testo di
legge elaborato è particolarmente complicato e non privo
di ambiguità per l’elezione
del sindaco e dei consiglieri
nei Comuni oltre i 10 mila
abitanti, per cui è auspicabile
una correzione.
Alla legge 142/90 vengono
apportate nuove e rilevanti
modifiche. Viene ampliato il
potere del sindaco e del presidente della Provincia, individuati come organi responsabili deH’amministrazione. In
particolare essi nomineranno
(e revocheranno) i componenti della giunta tra cui un
vicesindaco (vicepresidente)
anche al di fuori dei componenti il Consiglio comunale
(provinciale). La giunta collaborerà con il sindaco nell’amministrazione del Comune. In
sintesi:
a) In sintonia con la rilevanza posta dal testo alla figura del sindaco (presidente
della Provincia) eletto dal popolo direttamente, non poteva
non essere modificato il suo
ruolo nel governo della cosa
pubblica. Nel prossimo futuro
verificheremo se esisterà veramente il «governo del sindaco».
I meccanismi messi in atto
dalla legge, al di là delle in
Provinda di Torino
tenzioni, sono molto complessi e i rapporti con il Consiglio, sugli atti fondamentali,
decisivi per ogni successiva
azione del sindaco. D’altro
canto non si può non essere
perplessi sul «governo del
sindaco». Personalmente non
ritengo possibile una figura
con tali funzioni per la semplice ragione che è inimmaginabile (anche nelle piccole
realtà) la mancata collegialità
di compiti e responsabilità.
b) Mi pare poco sensata la
nomina ad assessore di persone non consiglieri comunali. 1
consiglieri-assessori hanno
un’«investitura» dagli elettori, gli «assessori esterni» hanno solo un’«investitura» da
parte del sindaco. Con questa
possibilità, già data dalla legge 142/90, si vuol far entrare
dalla finestra ciò che non si è
riuscito a far entrare dalla
porta (i candidati consiglieri
bocciati dagli elettori possono sempre sperare nella
«chiamata» del sindaco...).
c) Non si parla più nel testo
di legge di Consigli comunali
(provinciali). La legge 142/90
ha in effetti tolto molte
competenze al Consiglio comunale.
L’obiettivo era di rendere
più rapido il governo della
cosa pubblica. In realtà nei
piccoli Comuni il Consiglio
comunale può essere riunito
solo un paio di volte l’anno
per gli atti fondamentali (bilancio, consuntivo) e per richiedere qualche mutuo. Credo che dopo alcuni anni di
esperienze si dovrà ripensare
anche alla funzione del Consiglio comunale. Già oggi
qualche consigliere si sta
chiedendo cosa ci sta a fare.
Marcia indietro
sulPoasi del Barant?
La Provincia di Torino fa
marcia indietro sulla proposta
di ridelimitazione dell’oasi di
protezione faunistica del Barant? A giudicare dagli ultimi
contatti avuti con gli amministratori della vai Pellice sembrerebbe di sì; si farebbe strada l’ipotesi di tagliare su altre
zone di protezione salvaguardando quella del Comune di
Bobbio Pellice.
Ma intanto rappresentanti
della Comunità montana, del
Comune, del comparto alpino, degli ambientalisti e del
Cai, si sono riuniti per ipotizzare proposte alternative. Ne
è uscito un documento che è
stato inviato a Provincia e
Regione; in quest’ultima sede
è infatti in discussione il disegno di legge che recepisce la
normativa nazionale e che
porterebbe ad un taglio radicale di molte aree di protezione esistenti.
In sostanza dallq vai Pellice
viene una proposta di
emendamento al disegno di
legge regionale che così recita: «Nell’ambito del territorio
della Regione Piemonte, nelle
oasi di protezione aventi particolare interesse faunistico,
naturalistico ed ambientale,
gli interventi nell’ambito del
loro territorio vengono esclu
sivamente finalizzati al miglioramento del patrimonio
faunistico esistente. Tali oasi
vengono gestite da un comitato locale di gestione al quale partecipano i rappresentanti di tutti gli enti locali interessati, i rappresentanti
delle associazioni venatorie,
del comparto alpino locale,
delle associazioni naturalistiche operanti sul territorio e
delle organizzazioni professionali agricole, oltre ad
esperti nella gestione del
patrimonio faunistico. Il comitato di gestione definisce
annualmente, in base alle valutazioni relative alla situazione esistente nell’oasi, gli
interventi ritenuti più idonei e
le loro modalità, sempre .sotto la sorveglianza e la supervisione del personale di vigilanza della provincia».
Infine il documento stilato
in vai Pellice prevederebbe la
possibilità di interventi venatori nelle oasi di protezione,
«con precise modalità preventivamente stabilite e con
l’eventuale sorveglianza del
personale di vigilanza della
provincia».
Evidentemente non è possibile fare previsioni circa l’accoglimento, totalmente o in
parte, di queste proposte.
9
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
rìr;
Delle Valli Valdesi
PAG. Ili
Intervista al maestro Enzo Tron
Scusi, lei sa
dov'è Rodoretto?
MILENA MARTINAT
Un’aula, l’eicolo grande,
tanti bambini, i cartelloni appesi come i panni in lavanderia. Questo era ciò che
caratterizzava la scuola di
Villa di Rodoretto dove, dalla
seconda metà degli anni ’40 e
fino ai primi anni ’60, ha insegnato il maestro Enzo
Tron.
Dopo la seconda guerra
mondiale, delle nove scuole
Beckwith presenti un tempo
nel vallone di Rodoretto, soltanto due erano ancora aperte: quelle di Campo Clot e di
Villa. Dopo il concorso, il
maestro Tron scelse di insegnare nella scuola del suo
paese nonostante il viceprovveditore gli avesse chiesto:
«Sa lei dov’è Rodoretto?».
Iniziando il suo lavoro non
ebbe problemi con gli alunni
di ambo le religioni perché
«tutta la popolazione conosceva i miei genitori, che
erano entrambi stati maestri
nelle scuole sussidiate - racconta il maestro Tron - i rodorini li avevano giudicati
per quello che erano, senza
far differenze . Se ho avuto
qualche difficoltà è stato perché avevo cinque classi con
un totale di più di trenta
bambini. 1 metodi usati erano
quelli tradizionali, ma la
scuola non mi aveva preparato ad insegnare così ho
dovuto tornare con il pensiero ai tempi in cui io ero scolaro, e andare alla ricerca
dei miei vecchi quaderni».
Allora la scuola era il luogo dove si imparava a leggere, a scrivere e a far di conto.
Anche la pedanteria era di
casa; i genitori consegnavano
i loro bambini compietamente sprovveduti ai maestri
che dovevano poi restituirli
istruiti.
«A Natale si preparava
nell’aula un bell’abete e tutti
gli alunni si trasformavano
in attori applauditissimi. In
primavera si recitava e si
cantava. Ancora oggi con i
miei ex allievi si canta Va
pensiero... Avevamo anche
r accompagnamento del vecchio armonium recuperato
nel tempio».
Nel 1955 il maestro istituì
un centro di lettura con una
ricca biblioteca e passava le
serate a leggere ad alta voce
libri di avventura per ragazzi
e ragazze dai 20 ai 30 anni,
che ascoltavano con molto
interesse. Ma la novità più
grande arrivò nel 1957, quando venne installata nell’aula
scolastica, grazie al contributo della signora Villa della
Società vai Chisone, una televisione. Fu il primo apparecchio della zona. «In quegli
anni — dice Tron - entravo a
scuola al mattino e, eccetto
gli intervalli di pranzo e cena, uscivo quando Mario Riva augurava la buona notte
in TV».
Nel 1962 Enzo Tron si trasferisce con la famiglia a Pinerolo per far studiare la figlia, e inizia il suo impegno
di insegnante in una scuola
cittadina.
«Qui, a differenza di Rodoretto, ho dovuto tenere in debito conto anche i genitori
che si sono trovati di fronte a
un insegnante sconosciuto,
cresciuto in una famiglia il
cui padre di stampo ottocentesco era alquanto severo, e
riconosco che anche il mio
insegnamento era improntato
ad una certa severità. Credo
che questo non fosse poi un
grande svantaggio per i ragazzini, anzi...».
Ma, come tutti i valdesi
delle Valli, le montagne hanno un senso particolare, molto profondo.
Anche per il maestro Tron
è così: «Pinerolo non mi ha
fatto dimenticare Rodoretto,
risalgo al paese natio ogni
primavera verso Pasqua, dove mi aspetta il museo valdese di cui sono curatore. Ho
ripreso, anche se in modo un
po’ diverso, la mia passata
attività nell’ambito della
Chiesa valdese e offro, a chi
è interessato ai musei poveri,
due ore e più di compagnia».
Come vede l’insegnamento
oggi? «Non sono in grado conclude Enzo Tron - di dare un giudizio approfondito:
però, se devo dire una cosa,
penso che si voglia fa crescere i bambini troppo in fretta.
Lasciamoli crescere pian
piano».
Nasce a Pinerolo una cooperativa di solidarietà sociale di soccorso
L'elettronica al servizio delle persone sole
GIORGIO GARDIOL
.. A volte la vita può dipendere da un bottone» è la convinzione di un
gruppo di persone di Pinerolo
e dintorni, che nel novembre
dello seorso anno ha dato vita
ad una cooperativa sociale di
telesoccorso.
«La nostra iniziativa spiega il presidente della cooperativa, Claudio Bruno - è
nata dalla constatazione che
nel Pinerolese sono moltissime le persone che vivono sole. Spesso queste persone sono anziane, con problemi di
salute. Alcune sono autosufficienti e vivono da sole non
perché obbligate da figli e
parenti, ma perché è il loro
desiderio. In altri casi non
hanno parenti in grado di accoglierle o non hanno trovato
posto in case di riposo».
Le persone sole, specie se
con qualche problema di salute, vivono spesso l’ansia
che qualcosa possa loro accadere e che nessuno possa soccorrerle o semplicemente
hanno bisogno di confidare a
qualcuno i loro crucci, le loro
paure.
Riflettendo su tutto questo
e animato dalla voglia di far
qualcosa per aiutare concretamente le persone che si trovano in questa situazione il
gruppo ha analizzato esperienze già realizzate in altre
parti d’Italia. In particolare
l’esperienza realizzata a Gallarate «ci ha convinto - continua Claudio Bruno -a realizzare anche a Pinerolo il telesoccorso. L’Ussl 44 ci ha
dato una mano per mettere a
punto tecnicamente il progetto sia dal punto di vista medico sia materiale, stanziando
100 milioni per il primo acquisto delle attrezzature computerizzate».
La tecnologia elettronica
può infatti essere utilizzata
per attivare in tempi brevissimi i soccorsi. Basta disporre
di un telefono. «A casa dei
nostri associati viene istallato
un modem che viene collegato alla linea telefonica. spiega ancora Claudio Brano
- Questa apparecchiatura è
collegata ad un telecomando,
grande come un portachiavi,
che l’interessato può portare
sempre con sé (ad esempio
come collana). Basta una
piccola pressione su un pul
sante e tramite la linea telefonica viene dato l’allarme
I 60 volontari della cooperativa garantiscono un servizio 24 su 24 ore. «Ricevuta la
chiamata di soccorso uno dei
nostri volontari cerca di mettersi in contatto con la persona che ha chiamato per verificare che la chiamata sia veramente di soccorso o non sia
stata fatta per sbaglio.
Contemporaneamente
un’altro volontario avverte
della chiamata i “primi soccorritori” cioè persone che
abitano nei pressi dell’associato (in genere vicini che
hanno la chiave della casa) e
avvisa le strutture pubbliche
di soccorso (Croce Verde,
Croce Rossa, pompieri, vigili,
medici e ospedale)».
Si mette cosi in moto una
procedura di solidarietà che
può servire a salvare la vita.
«In due mesi di funzionamento abbiamo avuto, per
fortuna ,un solo caso grave
da soccorrere: l’infarto di
una persona anziana residente a Riva di Pinerolo.
Venticinque minuti dopo la
chiamata la persona ha ricevuto le cure necessarie al
pronto soccorso dell’ ospedale. Si è potuta salvare».
Non sempre però le persone hanno bisogno di soccorso. Spesso l’aiuto offerto
dalla cooperativa è di tipo
psieologico. L’anziano o
l’ammalato solo ha bisogno
di sentire qualcuno vicino.
«Ogni due giorni telefoniamo
a casa dell’ associato perfore la prova del pulsante e così abbiamo l’occasione di
parlare con lui, se lo desidera, dei suoi problemi, della
sua salute. Dopo questi colloqui se è il caso possiamo intervenire per fornire l’aiuto
necessario».
Ma quanto costa il servizio? «Cinquanta mila lire
mensili, più centomila lire
una tantum per associarsi.
Stiamo però cercando di convenzionarci con i Comuni e
con le Ussl per offrire il servizio anche a persone con
redditi minimi».
Il servizio offerto dalla
cooperativa si svolge nel
territorio delle tre Ussl delle
valli e del Pinerolese e attualmente gli utenti associati sono una quarantina.
«Per avere tutte le informazioni necessarie sul nostro
Pomaretto: concerti a sostegno della Chiesa di Gesù Cristo, in Madagascar
Il «sogno» che sta diventando una realtà
_________PAOLA REVEL________
«Se uno sogna da solo è soltanto un sogno,
se sognano tanti insieme è l’inizio di qualcosa di nuovo» (proverbio brasiliano)
L9 uomo moderno è ancora capace di sognare?
Nel nostro mondo, dove tecnologia e stress hanno spesso
il sopravvento su fantasia e
creatività, dov’è lo spazio per
i sogni? Tutti noi, piccoli o
grandi, abbiamo un sogno nel
cassetto; qualcosa che vorremmo poter realizzare, ma
che per una serie di ragioni
dobbiamo rimandare o forse
caneellare.
Anche Dario Tron aveva un
sogno nel cassetto; avviare
una collaborazione di lavoro
e di aiuti con la «Chiesa di
Gesù Cristo» in Madagascar
Un gruppo di giovani della
vai Germanasca si è recato
nell’estate scorsa in Madagascar per partecipare ad un
campo di lavoro.
Ma la seconda parte del sogno è sempre stata quella di
portare nelle Valli un grappo
di malgasci, nell’estate del
’94.
È chiaro che un sogno del
genere, per diventare realtà,
ha bisogno di molti altri sognatori. Allora Dario ha cercato di diffondere fra gli altri
le sue idee ed i suoi progetti,
coinvolgendo molti amici, e li
ha trovati nel mondo della
musica.
Diversi concerti degli anni
scorsi hanno permesso di inviare aiuti in denaro per lo
sviluppo di attività agricole e
sociali portati avanti dalla
Chiesa di Gesù Cristo e per il
programma sanitario che prevedeva la costituzione di far
macie di villaggio, di presidi
medici, un ampliamento
dell’educazione sanitaria. Anche quest’anno Dario ed Elèna hanno portato a Pomaretto
tanta buona musica.
L’ensemble musicale Le
rondini, formato da un quartetto di flauti e accompagnato
dall’organista Mauro Barotto
ha animato una serata con
musiche di Palestrina, Banchieri, Di Lasso, Gabrieli,
Bach, Bramel.
Ancora Mauro Barotto,
all’organo, con il coro A. Gabrieli di Bagnolo si sono esibiti in una bella serata in cui è
emersa l’esecuzione del noto
«And thè glory of thè Lord»
dal Messia si Haendel.
Un terzo concerto ha visto
la partecipazione di un altro
bravissimo organista, Walter
Gatti, che ha preferito la tastiera elettronica al vecchio
organo.
A completamento della serata si sono proposti il Gruppo musica di Luserna San
Giovanni e il soprano Elena
Martin che ha interpretato, tra
l’altro, Vivaldi e Rossini, con
eccezionale bravura ed
espressività.
L’ultimo concerto ha visto
la partecipazione del quartetto vocale Nugae (Patrizia
Massel, Luca Civra, Maria
Teresa Civra e Silvano Sema), che si sono più volte fatti apprezzare per la perfetta
fusione di voci e la capacità
interpretativa.
Con questo vero e proprio
ponte fatto di note musicali, il
sogno-progetto di Dario Tron
è in qualche modo più vicino;
le collette hanno fruttato una
cifra poco lontana dal milione
e mezzo: una candela accesa,
una piccola speranza per quei
fratelli in fede che aspettano
un atto d’amore.
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CON
servizio - conclude Bruno basta telefonare alla cooperativa “televita pinerolese”
(0121-393930 e 398280) e
fissare un appuntamento.
Niente paura! 1 numeri forniti
non sono quelli utilizzati per
il soccorso. Abbiamo per
questo servizio quattro linee
dirette».
HIE^
ANGROGNA — Domenica 28 febbraio, alle 10, nella sala
unionista, si svolgerà l’assemblea di chiesa per l’elezione
dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale; esame
relazione finanziaria 1992 e contribuzioni per l’anno 1993.
• Le riunioni quartierali del mese di marzo saranno curate da
Ethel Bonnet, che presenterà delle diapositive su un suo recente viaggio fra i valdesi del Paraguay e dell’Uruguay. Questo il calendario; martedì 2, Jourdan; mercoledì 3, Pradeltorno; giovedì 4, Baussan; lunedì 8, capoluogo; martedì 9, Mattel; sabato 13, Odin Bertot; lunedì 15, Serre; martedì 16,
Buonanotte; giovedì 18, Prassuit Vemé.
VILLAR PELLICE — Domenica 28 febbraio, alle ore 10,15,
si svolgerà l’assemblea di chiesa che dovrà approvare il preventivo della somma da Inviare alla cassa centrale.
POMARETTO — Venerdì 5 marzo, alle ore 20,45, presso il
teatro dell’ex convitto, si svolgerà un incontro organizzato
dal 111° circuito sul tema Chiese e democrazia; interverranno il pastore Salvatore Ricciardi e l’avvocato Marco Bomo.
• Un amore diverso è il tema del convegno della Egei valli
che si svolgerà sabato 27 (dalle 16) e domenica 28 febbraio
presso l’Eicolo grando. Per informazioni tei. Stocco, 81316.
• Il coordinamento scout valli valdesi si riunirà domenica
28 febbraio, alle ore 20, presso l’Eicolo grando; per informazioni tei. Radio Beckwith, 91507.
• Domenica 28 febbraio, alle 10 si svolgerà l’assemblea di
chiesa.
PRAMOLLO — Domenica 28 febbraio, dopo il culto, avrà luogo l’assemblea di chiesa per esaminare e discutere la relazione finanziaria 1992.
VILLASECCA — Sabato 27 febbraio, alle 20,30, nel tempio, la
filodrammatica presenterà la commedia «La sposa capricciosa» e la farsa «Mumu-musica maestro», entrambe di
Franco Roberto. Replica domenica 28, alle 14,30.
PINEROLO — Proseguono gli incontri teologici Giovanni
Miegge; il prossimo appuntamento è previsto per sabato 6
marzo, alle ore 17, nei locali della chiesa valdese in via dei
Mille 1. L’incontro verterà sulla prima parte del testo «11 servo arbitrio» di Martin Lutero, edito dalla Claudiana.
10
PAG. IV
——--------------L’Eco Delle Valli
Si riscoprono gli antichi balli e canti occitani
Contro il grigiore della vita quotidiana
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
ROBERTA PEYROT
MARCO ROSTAN
L9 ambiente è decisamente simpatico, fatto di
sana allegria e di partecipazione collettiva; si va dai diciottenni ai sessantenni e nessuno si sente escluso o più
importante degli altri.
Non c’è il primo attore,
l’abito non è un biglietto da
visita da mostrare; la cosa
che colpisce è la voglia di
star bene insieme agli altri e
con il proprio corpo.
Parliamo dei luoghi e dei
partecipanti ai corsi e alle feste in cui si suona e balla musica occitana; della loro voglia di imparare, di riscoprire,
di esprimere con passi e ritmo una musica, del loro spirito «comunitario», di questa
aggregazione che per una
volta non avviene davanti al
televisore o davanti a uno che
parla.
Ma da dove nasce tutto
questo? Come mai questa ripresa di interesse per le danze
eccitane? È un fatto recente?
Ha a che fare con la famosa
ricerca d’identità che sembra
Dove rivolgersi
per i balli occitani
Associazione culturale
La Cantarana, via dei
Rochis 34, Pinerolo, tei.
73895 e 933322.
Associazione culturale
Calendamaia, corso
Matteotti 37, Luserna
S.Giovanni, tei 901397
Tra i vari complessi e
gruppi delle valli eccitane piemontesi segnaliamo;
Lou Manhaut, c/o Dino Tron, via Nazionale 7,
fraz. Meano di Perosa
Argentina; gruppo di ricerca sul territorio.
Teto aut, Castel del
bosco, c/o Ugo Piton, tei.
842641; si tratta di un
gruppo impegnato prevalentemente nel settore
folcloristico.
Fra le prossime iniziative segnaliamo il Cantavalli che inizierà quest’
anno da Villar Perosa, il
24 aprile, e si svolgerà
secondo la consueta formula in tutti i Comuni
delle valli Chisone e Germanasca durante il periodo primaverile.
un po’ la moda dilagante dopo la crisi dei grandi impegni
ideali e politici? E che dire
del rapporto, un tempo non
certo del tutto pacifico, fra
mondo valdese (e i suoi pastori) e ballo?
Ne parliamo con alcuni partecipanti ai corsi, che sono
aperti a chiunque, anche a chi
non ha mai saputo ballare, e
con Duccio Gay e Beppe
Mocchia, che di questi corsi
sono stati fra gli animatori.
Veniamo così a sapere che
le musiche e i balli occitani
erano praticamente del tutto
scomparsi nell’immediato dopoguerra.
Tuttavia in alcune zone si è
continuato a ballare «courento»: in vai Vermenagna, in
vai Varaita o in feste come
all’Albarea di Riclaretto; la
tradizione non scomparve del
tutto neppure nelle valli Germanasca e Chisone.
Poi, più o meno dal 1965 e
poi con il «revival» degli anni
’70, con i lavori di raccolta
presso gli anziani che ricordavano come avevano ballato in
gioventù, con iniziative come
quelle di G. P. Buschero per
la vai Varaita e parecchi altri
meno noti ma non meno benemeriti, si riprese a ballare
nelle feste patronali o nella
grandiosa manifestazione della Bahio (ogni 5 anni).
Attualmente le occasioni
per ballare sono numerose:
nelle vallate del Cuneese durante le varie feste patronali
(sarà forse per via di questi
santi patroni che ai giovani
valdesi di circa 40 anni fa il
ballo era più o meno esplicitamente vietato, o era piuttosto per impedire loro di incontrarsi con le coetanee cattoliche, per il timore di favorire i matrimoni misti?).
Sembra, fra l’altro, che non
ci siano balli specifici della
vai Pellice; e qualche anziano
rivela sottovoce che qualche
ballo lo faceva andando
nell’altra valle; ma anche i
giovani di Pramollo dovevano
salire all’Eirette per unirsi a
quelli di Chiotti (e sembra
che una volta uno di loro, per
scappare agli occhi del pastore Ermanno Rostan, finì addirittura nel letame!).
Da qualche anno invece ci
sono corsi di danza anche in
vai Pellice (Calendamaia, dal
1983).
Insieme ai passi dei singoli
balli contadini si può sapere
perché si faceva quel movimento, da dove viene: c’è in
Studiare il ballo occitano è anche occasione di incontro
fatti differenza fra danze contadine che sono di gruppo
(courento, boureo, giga, ecc.)
e la danza popolare-urbana
che si faceva a coppie (polke,
mazurka saltata, scottish,
ecc.).
In estate le Pro Loco e Radio Beckwith spesso organizzano serate con concerti di
musica occitana che finiscono ballando.
Un grosso momento di interesse e aggregazione intorno alla musica popolare sono
le serate del Cantavalli, organizzate dalla Cantarana di Pinerolo e dalla Comunità montana, ogni sabato in un paese
diverso (Pramollo, Massello,
Prali, Villar Perosa, Castel
del Bosco, ecc.). Sono concerti a cui partecipano anche
gruppi di altre località: e alla
fine sempre si balla. A Pragelato, ogni anno, c’è la festa
della Ghironda.
E interessante notare come
molti, dopo aver provato le
danze popolari, abbandonino
il liscio perché quelle eccitane sono più varie e divertenti,
anche più socializzanti (ci si
scambia continuamente fra
coppie): ballando si esprime
ogni volta qualcosa di diverso
e fra l’altro, come è noto, il
liscio non è originario di queste parti.
È un fatto abbastanza unico
anche questo: star bene insieme fra età assai diverse e fra
differenti condizioni sociali, è
un’occasione per fare amicizia, perché a differenza di altri luoghi di aggregazione
non ci sono gruppi già precostituiti con conseguenti esclusioni; fra l’altro non importa
non saper ballare perché tutti
sono pronti ad insegnare ed
aiutare.
E il canto? Va insieme con
il ballo o no? Ci sono opinioni diverse.
Certamente parecchi sanno
più o meno suonare uno strumento; d’altra parte nei corsi
la parte essenziale è costituita
dall’apprendimento dei passi,
mentre la conoscenza della
cultura di provenienza è secondaria.
Di conseguenza spesso dove si balla non si canta insieme, ma ci risulta che invece
altri si ritrovino per cantare e
non c’è che da augurarsi che
questa sana abitudine, anche
se in piola, continui e aumenti.
Che dire in conclusione? Si
tratta, per questi momenti che
abbiamo sommariamente descritto, di isole felici nel grigiore e nel disagio circostante
di cui sempre si parla? Non
esageriamo: ma certamente
questa aggregazione e lo spirito che vi aleggia non può
essere vista che positivamente.
Per qualcuno sarà anche
solo una fuga dalla routine
settimanale; per qualcun’altro
una serata in cui si supera la
televisione-dipendenza: ma
meno male!
Quanto al mondo valdese,
oggi certo ci fa sorridere l’antica diffidenza dei pastori
verso il ballo, ma allora le
Unioni giovanili erano però
un altrettanto valido momento di aggregazione e di amicizia per i giovani; su questo
punto altre organizzazioni
giovanili hanno fallito, sia
nelle chiese che nelle formazioni politiche.
Perché? Ecco un argomento su cui tornare a riflettere e, se possibile, ad operare.
/
Da Giuseppe Paure & Figli la tradizione popolare rivive in una collezione notevole di reperti, oggi trasformata nel centro di documentazione
«Abitare in valle» vero e proprio
«Museo dell'abitazione rustica nelle
valli alpine» che è sorto accanto al
laboratorio di restauro in Rinasca all'inizio della vai Chisone a 15 chilometri da Pinerolo.
I musei dì Pinerolo
La collezione
civica d'arte
FEDERICA TOURN
Palazzo Vinone, in piazza
Vittorio Veneto 8, dal
1978 ospita anche la Collezione civica d’arte, nata dalla
collaborazione di volontariato
e amministrazione civica.
Per più di 50 anni era stata
denunciata la scarsità di opere d’arte a Pinerolo: qualche
quadro di Ernesto Bertea
(1836-1904) e di Alfredo
Beisone (1882-1957) era stata esposta nelle sale del Comune negli anni ’30 e ’40,
ma non si trattava che di pochi esemplari.
Solo negli anni ’60 emersero dai magazzini molte tavolette del Bertea. A queste si
andavano aggiungendo le
opere donate da alcuni artisti
contemporanei alla Pro Pinerolo: continuava però a non
esistere un luogo deputato
all’esposizione della neonata
collezione.
L’occasione venne nel
1977, quando la donazione di
una cinquantina di opere di
artisti piemontesi di fine Ottocento-inizio Novecento
venne legata all’istituzione di
una pinacoteca civica. Così
fu, e la nuova galleria venne
inaugurata ufficialmente nella
cappella del palazzo, restaurata per l’avvenimento.
Attualmente la collezione
comprende al piano terreno le
opere di pittori e scultori
dell’Ottocento e del Novecento, fra cui Michele Buretta
(1916-1987) e Luigi Aghemo
(1884-1976), e alcune dei
massimi artisti pinerolesi
contemporanei.
Sullo stesso piano c’è la biblioteca e il salone riservato
alle mostre e alle eonferenze.
Al piano superiore si possono
vedere ancora 104 dipinti
dell’Ottocento e Novecento
piemontese; di recente istituzione, infine, la sala dedicata
all’arte religiosa, che espone
opere di pittura, scultura e
grafica e comprende quadri di
autori come Luigi Spazzapan
(1889-1958) o Umberto Terracini.
Nella stessa sezione si trova anche un notevole numero
di medaglie e placchette di
vari artisti, di cui il più noto è
senz’altro Giacomo Manzù.
A Manzù è stata tra l’altro
dedicata una mostra nello
scorso ottobre: ad ammirare i
ritratti inediti del noto scultore scomparso di recente sono
venuti quasi tremila visitatori,
senza contare le scolaresche.
In effetti rallestimento di
mostre periodiche (generalmente quattro l’anno) è forse
la principale caratteristica del
museo e certamente il momento in cui si vedono più
persone nelle sale.
Il problema, come al solito,
è la difficoltà nel reperire i
fondi necessari: «Normalmente per una mostra abbiamo a disposizione circa 15
milioni - precisa il professor
Mario Marchiando Pacchiola,
«factotum» della pinacoteca
in quanto gestore, guardiano,
organizzatore degli incontri e
supervisore dello stato di
conservazione delle opere -;
metà della somma è fornita
dal Comune, l’altra metà da
enti diversi. Le mostre provvisorie sono importanti per
una città come Pinerolo perché permettono un confronto
e una dijfusione delle opere e
degli artisti che nessuna
esposizione permanente può
assicurare».
A questo proposito è prevista, dal 20 marzo all’l 1 aprile, rXI edizione della biennale dedicata ad un’artista famoso.
La mostra sarà sul tema
«L’arte e il mistero cristiano»
e offrirà due diversi spunti di
riflessione: il Pater Noster e i
temi biblici illustrati, interpretati rispettivamente da
Alessandro Nastasio ed Enrico Manfrini, artisti contemporanei.
La pinacoteca è aperta ai
visitatori ogni domenica dalle
10,30 alle 12,30 e dalle 15,30
alle 18,30; in occasione delle
mostre anche tutti i pomeriggi della settimana.
L’ingresso è libero, per le
scolaresche è necessario prenotare ai n. 74477 e 78818.
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venerdì 26 FEBBRAIO 1993
Delle Valli valdesi
PAG. V
Ricerca sui toponimi delle valli valdesi
Gli «Appiotti» di Torre
Con questo numero iniziamo una nuova rubrica,
dedicata ai toponimi (nomi
dei luoghi) delle Valli. Sappiamo che questo argomento desta un certo interesse,
sia presso le persone più
anziane che avranno così
modo di ricordare l'origine,
l’etimologia e la storia delle
località dove vivono, sia
presso i più giovani che forse li apprenderanno per la
prima volta. A tal fine ci avvaliamo della collaborazione di Osvaldo Coì'sson, autore di numerosi scritti di
storia valdese, del libro «1
nomi di famiglia delle valli
valdesi», nonché esperto
conoscitore delle raccolte di
toponimi, il cui apporto più
importante è stato dato dal
professor Teofilo Ponsfra il
1945 ed il 1970.
Questo «angolino» non
ha particolari pretese scientifiche; il suo scopo è essenzialmente quello di contribuire alla conoscenza di
questi nomi. E bene anche
precisare che l’elenco non
sarà completo dato che la
diffusione dei toponimi è
estesissima: si pensi che solo a Ferrerò se ne annoverano circa tremila!
Con l’occasione invitiamo
i lettori a farci avere loro
eventuali osservazioni, domande e supplementi di
informazioni, a cui cercheremo di rispondere da
questo settimanale «spécialement consacré aux intérêts de la famille vaudoise» corne si legge nel sottotitolo al primo anno della
sua fondazione, nel 1948.
Gli Appiotti di Torre come si presentavano ad inizio secolo
APPIOTTI
È il quartiere di Torre Pellice a Levante, dopo il ponte
sull’Angrogna. Ha fatto parte del Comune di Luserna
San Giovanni fin dopo la metà del secolo scorso, ma già
dal 1866 e poi nel 1873 gli abitanti del posto fecero domanda di essere annessi al Comune di Torre Pellice.
La concessione avvenne con decreto reale del 3 febbraio 1878. Contro questa il Comune di Luserna presentò numerosi ricorsi, fino a che la Corte di cassazione
dette ragione a Torre Pellice.
Il nome Appiotti deriva da una cascina di proprietà
della famiglia Appia, famiglia di cui si ha notizia fin dal
1348. Ma, più romanticamente, c’è anche una leggenda
che fa risalire il nome ad un’accetta (appiot) d’oro che,
in una versione, era stata donata dalle fate ad un giovane
che portando il suo gregge al pascolo aveva scoperto per
caso la grotta delle fate, in cui lavoravano l’oro.
Fu lasciato ripartire con l’accetta d’oro in dono a condizione di non rivelarne la provenienza, pena la morte.
Su insistenza della moglie finì per raccontarlo e ne morì.
Un’altra versione vuole che quando la valle fu abbandonata dalle fate, esse lasciarono ad un pastore di Angrogna un’accetta d’oro.
La sua vendita permise poi al contadino di acquistare
una cascina al confine di Torre Pellice, a cui diede il nome di «Appiot» in ricordo del dono ricevuto.
A Montecarlo, in seguito ad una grave malattia di cuore
Un grande vuoto lasciato dalla
scomparsa del prof. Italo Eynard
GIANCARLO BOUNOUS
Alcuni giorni dopo un delicato intervento cardiochirurgico, affrontato con coraggio e determinazione è mancato, all’età di 60 anni, il professor Italo Eynard, nato a Torre
Pellice, ai Chabriols, nel 1932
Conseguita la laurea in
scienze agrarie nel 1957, ha
iniziato la carriera universitaria nell’ateneo torinese (dapprima all’istituto di agronomia
e poi presso quello di coltivazioni arboree) diretto a quel
tempo dal professor Giovanni
Dalmasso, autorità riconosciuta intemazionalmente in campo vitivinicolo.
Eynard si mise ben presto in
luce e percorse le varie tappe
della vita accademica fino a
giungere a ricoprire, dal 1974
fino alla prematura scomparsa, la cattedra di viticoltura
presso l’Università di Torino.
Preside della facoltà di agraria
daU’inizio degli anni ’80 fino
al 1990, si adoperò per risolvere i numerosi problemi della
didattica e dell’ultimazione
dei lavori per la nuova sede di
Facoltà, incontrando non poche difficoltà burocratiche e
finanziarie.
Lavoratore instancabile, era
dotato di grandi capacità
organizzative, in questo costantemente affiancato dalla
moglie Giuliana che è stata la
sua più assidua collaboratrice.
Con gli anni la sua fama si accrebbe, non solo in Italia ma
anche all’estero dove fu spesso invitato, per la sua compe
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tenza, a partecipare a convegni e incontri di studio. Ha
viaggiato in tutto il mondo,
conoscendone le molte realtà
agricole, non solo nel settore
vitivinicolo ma anche in quello fmtticolo delle zone temperate e tropicali.
Dopo prime esperienze di
giovane laureato, in Iran poi
in Argentina (Patagonia), i
suoi impegni di lavoro lo hanno coinvolto in tutti i continenti: l’anno scorso è stato in
India, in Sud America e ancora in Australia.
Eynard ha anche avuto modo di approfondire le sue conoscenze in numerose università straniere, tra le quali la
Ucla University Davis, in California, sotto la guida del professor H. P. Olmo. Anche se
da anni la sua salute era compromessa da problemi cardiaci, il professor Eynard non se
ne curava eccessivamente; era
preoccupato di non poter far
fronte ai numerosi impegni e
svolgere tutti gli incarichi che
gli sono stati attribuiti in questi anni di vita attiva, dedicata
interamente all’insegnamento
e alla ricerca.
Italo Eynard ha ricoperto
prestigiosi incarichi: era infatti presidente del Ciclop di Parigi (Centre international de
liaison des organismes de promotion des produits de la vigne); presidente del grappo di
esperti per la «formation»,
nelTambito dell’Ufficio internazionale della vigna e del vino di Parigi, docente del Corso superiore intemazionale di
viticultura e enologia nei climi
caldi, di Jerez de la Fronteras,
e del Centro internationale di
alti studi agronomici mediterranei di Bari.
Era inoltre presidente
dell’Istituto sperimentale per
l’enologia di Asti, direttore
della scuola di specializzazione in viticoltura ed enologia
dell’Università di Torino, che
egli stesso fondò a metà degli
anni ’70, animandolo con ottimismo e tenacia. Fino a pochi
mesi fa è stato direttore del
Centro per il miglioramento
genetico della vite del Consiglio nazionale delle ricerche.
Pochi giorni prima della sua
scomparsa è stato nominato
presidente dell’Accademia italiana della vite e del vino di
Siena. La sua attività di studioso è documentata da oltre
duecento pubblicazioni, la
maggior parte di carattere
scientifico, altre indirizzate ad
un pubblico più vasto; il manuale di viticoltura, ad esempio, è adottato dalle scuole
enologiche di tutta Italia.
Gli interessi scientifici sono
sempre stati molteplici e le tematiche, affrontate sempre
con serietà e rigore, oltre che
con grande passiohe ed entusiasmo, spaziavano dal miglioramento genetico all’ecofenologia, dai problemi di
conservazione a quelli di tecnica colturale.
Per le sue origini valligiano
era profondo conoscitore dei
problemi reali di chi opera in
montagna. Sebbene la formazione fosse rigorosamente
scientifica, non dimenticava i
risvolti applicativi delle ricerche e, con intuito e acume, sapeva immediatamente cogliere
l’essenza dei problemi che gli
venivano posti. Anche se con
gli anni erano giunti successo
e fama, non risparmiava energie e non trascurava il Piemonte e le sue valli da cui
proveniva e nelle quali viveva.
Di Eynard sono le numerose
sperimentazioni attuate per
valorizzare l’agricoltura della
regione: selezione clonale in
viticoltura, studio della piattaforma ampelografica, valorizzazione dei vitigni locali,
miglioramento delle tecniche
di gestione degli impianti.
Eynard ha intuito le potenzialità che la coltura dell’actinidia avrebbe avuto in Italia e
ha contribuito alla sua diffusione nel nostro paese, così
come si deve a lui l’introduzione della coltura del mirtillo
gigante. Dotato di notevole
pragmatismo ha saputo affrontare in prima persona problemi grandi e piccoli, delegando i suoi collaboratori solamente quando la mole di lavoro non gli consentiva alternativa. Aperto al dialogo e alla discussione, sapeva trasmettere ai giovani e agli allievi coraggio ed entusiasmo
per il lavoro e se la discussione diveniva conflittuale non
lasciava passare tempo prima
di riconciliarsi con l’interlocutore «affinché il sole non tramonti sul nostro cruccio».
Monitore nella chiesa di Pinerolo per molti anni, organizzò con la moglie parecchi
campeggi estivi per i giovani;
durante le escursioni sapeva
incuriosirli e interessarli su
aspetti naturalistici senza pedanteria ma anzi divertendoli.
Amava il canto e nelle gite o
negli incontri conviviali, spesso intonava o accompagnava
melodie a lui care.
Sebbene rimanga in noi la
tristezza per la perdita di una
persona che tanto ci ha dato,
siamo riconoscenti per il tempo e il talento che ha messo a
disposizione degli altri in questi anni.
Anche noi come la famiglia,
che ha scelto le parole dei
Proverbi per annunciare la sua
dipartita, siamo fiduciosi che
«Chi mi ascolta se ne starà al
sicuro, sarà tranquillo, senza
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PAG. VI
L’Eco Delle Valli Valdesi
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
IL MATRIMONIO
E LA FAMIGLIA
SECONDO IL SINODO VALDESE
I. NATURA DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA
1) Del matrimonio: il matrimonio, che si presenta a
noi quale istituzione fondamentale della condizione
umana, è stato vissuto dagli
uomini in modi diversi a seconda dei tempi nelle differenti società.
2) Caratteri attuali del
matrimonio: nelle legislazioni attuali il matrimonio si
presenta come un’unione in
cui i rapporti tra i due sessi
si impostano in forma volontaria e stabile per una
convivenza duratura di un
uomo e di una donna.
3) Concetto di matrimonio: il matrimonio offre e
difende la durevole unione
tra uomo e donna, come
possibilità di una piena comunità di vita. I coniugi, accettandosi reciprocamente
come tali, vivono ciascuno
se stesso nella loro disponibilità verso l’altro.
4) Significato del matrimonio: il matrimonio, come
fatto sociale, è soggetto alle
norme dettate dalla società
civile che ne indica i caratteri giuridici; ma per i credenti
in Cristo esso assume un significato particolare nella
comunione di vita che i coniugi in esso realizzano.
5} Natura della famiglia:
la famiglia, quale distinta
istituzione fondamentale
della condizione umana,
sorge con la presenza dei figli di cui i genitori sono responsabili, anche nel caso di
figli adottivi o nati fuori del
matrimonio.
6) Distinzione tra matrimonio e famiglia: mentre nella
decisione in ordine al matrimonio prevale l’elemento
volontario della scelta del
proprio coniuge, nella fami
'»T i i '
m.
Iti V.
glia invece le qualità di genitori e di figli sono determinate dal fatto della procreazione.
7) Autonomia del matrimonio e della famiglia: le
esigenze delle due istituzioni, matrimonio e famiglia,
debbono sussistere in modo
autonomo senza che quelle
proprie dell’una possano
esprimersi a scapito dei valori intrinseci dell’altra.
IL IL MATRIMONIO TRA
CREDENTI
8) Il «matrimonio cristiano»: nel matrimonio i co
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niugi credenti attuano come coppia la loro vocazione cristiana.
Essi iniziano e
vivono la loro
unione nella
consapevolezza del dono ricevuto dal Signore (I Cor
7). Il modo
cristiano di
concepire il
matrimonio |
consiste nel __
viverlo quale
espressione particolare
dell’amore del prossimo e
"’ano chp filose, ma cb^ che esse n/.; P’ù rie
Sdamata che il ■ ^ p^j. queste uscii
^s/na di festa J fonica ai/ietavpn e di snlit^V ceruno
^aietta delio ^""norosa Tt dando ai? ^ dei
il “""ionia il
“""Ionia Aììt, in "laiiimoni ■ civile e incolore.
»«.pmdcifnÏÏ“ i* f
"" la Bibbia ^ I del presbite ^"a dalia he Î bienne
*Can^°
“S®' "Pi'SdÌp"''';'®“"» alla
r ''^lle r '""io n *.nre"
temns n> note can^e ' concludeva biella più
“n po’ tristi, cS?"* folie »" dès mT
ne, la penditi, a^’^^ano aeli ' ^^ni nostalsicbJ^ Jonnesse » e
i col a re
dell’alleanza di grazia che lega i credenti al loro Signore.
9) Caratteri del
matrimonio tra cre
I denti: i credenti riceI vono come dono di
^ Dio la realtà dell’unione coniugale, chiamata
a durare per il tempo
della loro vita terrena.
Tale unione investe la
totalità delle loro persone, nella prospettiva di
I una comunità d’amore,
I vissuta l’uno per l’altro in
f reciproca lealtà e fedeltà,
sostanziata di dono e perdono, nella sottomissione
all’amore di Cristo (Ef.
5,21 ss.).
10) Scopo del matrimonio tra credenti: il matrimonio dei credenti si esprime
nella costituita unità della
coppia (Me. 10,8) per cui
non sono più due, ma uno. I
coniugi credenti testimoniano di tale fondamento biblico vivendo—quali marito e
moglie—l’uno per l’altro
l’amore di Dio in Cristo.
II ) Matrimonio e sessualità: nel matrimonio i credenti riconoscono la differenza e la reciproca attrazione dei sessi come un dono di
Dio per il bene dell’uomo e
della donna (Gen. 2,18). I
coniugi credenti vivono nel
matrimonio la propria sessualità senza esaltazioni, né
repressioni, nel libero e mutuo dono di se stessi e non
nella costrizione di un debito imposto.
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Chiusura settimanale il lunedì
13
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
L’Eco Delle Valli Valdesi
PAG VII
LA LEGGE 449/1984
INTESA TRA LO STATO
E LE CHIESE
RAPPRESENTATE
DALLA TAVOLA VALDESE
IL MATRIMONIO
SECONDO
L'ORDINAMENTO
VALDESE
ART.ll
La Repubblica italiana,
attesa la pluralità dei sistemi
di celebrazione cui si ispira
il SUO ordinamento, riconosce gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo le
norme dell’ordinamento valdese, a condizione che l’atto
relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previe
pubblicazioni alla
casa comunale.
Coloro che intendono celebrare
il matrimonio secondo le norme
dell’ordinamento
valdese debbono comunicare tale intenzione all’ufficiale
dello stato civile al
quale richiedono le
pubblicazioni.
L’ufficiale dello
stato civile, il quale
abbia proceduto alle
pubblicazioni richieste
dai nubendi, accerta che
nulla si oppone alla celebrazione del matrimonio secondo le vigenti
norme di legge e ne dà
attestazione in un nulla
osta che rilascia ai nubendi in duplice originale.
Il nulla osta, oltre a
precisare che la celebrazione nuziale seguirà secondo
le norme dell’ordinamento
valdese e nel comune indicato dai nubendi, deve altresì attestare che ad essi sono
stati spiegati, dal predetto
ufficiale, 1 diritti e i doveri
dei coniugi, dando ad essi
lettura degli articoli del codice civile al riguardo.
Il ministro di culto, davanti al quale ha luogo la
celebrazione nuziale, allega
peciate
il nulla osta rilasciato
dall’ufficiale dello stato civile all’atto di matrimonio
che egli redige in duplice
originale
dello sialo Vf
¿^‘SoSVoe ““ la ^VcoraV ■>»'
Vi gli ap“' ,,l'albo como
“''’ÌpÌr '‘“i „a
ricbiesta delU f incarico. H
pubbì-o o,con
¡'l!
che ne na -- „fento
daiopaPaffrSVala''"“«”
caso
la richiesta
fatta al
croci ugonotte in oro e argento
borno
di tesi & delmastro
via trieste 24, tei. 0121/ 793117
pinerolo (to)
ibbhcazr , t,.<;nmonii ^ce ricbiede
\p del
itranvbi
ÌapreseU di dello rij
belVa«odl-S-rÌ
tossono essere
■
to civile
iiSioi«:rvs^
ghsposn
ficato di tes 4 p,
certificato di sta 2, 3 e
I certificai forma cnmui^^.
4)
altresì
subito
dopo la celebrazione.La
trasmissione di un originale
dell’atto di matrimonio per
1 a
trascrizione è fatta
dal ministro di culto, davanti
al quale è avvenuta la celebrazione, all’ufficiale dello
stato civile del comune del
luogo non oltre i cinque
giorni dalla celebrazione.
L’ufficiale dello stato civile, constatata la regolarità
dell’atto e l’autenticità del
nulla osta allegatovi, effettua la trascrizione entro le
ventiquattro ore dal ricevimento dell’atto e ne dà notizia al ministro di culto.
Il matrimonio ha effetti
civili dal momento della celebrazione anche se l’ufficiale dello stato civile, che
ha ricevuto l’atto, abbia
omesso di effettuare la trascrizione nel termine prescritto.
trattoria
^aipeiitce
Località
CANTINE
CHIUSO IL GIOVEDÌ'
str. Pinerolo - Torre Pellice 97
tei. 0121/500218
AIRALI DI SAN SECONDO DI PINEROLO
,vf'
casa viva
Ferraretto
via Nazionale 92 - tei. - Fax (0121) 80.07.54
10060 RINASCA (TO)
14
PAG Vili
,LE Valli Valdesi
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
Asiago, 10 gennaio: Lara Peyrot impegnata nelia 10 km a tecnica iibera, una gara che ia vedrà vittoriosa
Sci di fondo: Frali e il suo ricco «vivaio»
Due belle vittorie
La cronaca impone di parlare ancora di Lara Peyrot, la
giovane sciatrice pralina ormai giunta ad essere la prima
riserva della Nazionale A di
fondo.
Da giovedì 18 a domenica
21 la Peyrot è stata impegnata sulle nevi (per la verità
scarse) di Etrouble, in vai
d’Aosta, nei campionati italiani categoria juniores.
La giovane pralina ha ottenuto due successi. Sui 15 km
a tecnica libera Lara ha battuto, nell’ordine Cristina Paluselli (Pavero) e Sonia Case
(Firor); sui 5 km a tecnica
classica, dietro la Peyrot sono
giunte ancora la Paluselli ed
Antonella Confortola (Piano
di Fiemme).
Classificatasi sesta nella
gara a staffetta, Lara è stata
accolta a Prali grandi festeggiamenti.
Pochi giorni di riposo e poi
una nuova avventura; venerdì
è infatti prevista la partenza
per la Slovacchia dove si
svolgeranno i campionati
mondiali juniores.
Anche un altro valligiano
era presente ai campionati italiani; Andrea Roggia, del Passet di Pragelato, si è classificato 30° sui 30 km a tecnica
libera e 24° sui 10 km a tecnica classica.
Il 17 febbraio, al Sestriere,
si erano svolte anche le gare
dei Giochi della gioventù;
nella categoria femminile Serena Peyrot (Prali) è giunta
terza, mentre fra i ragazzi il
primo posto è stato ottenuto
da Daniele Genre, ancora di
Prali.
Pallavolo: i risultati delle squadre locali
Successo femminile
2° divisione femminile
La Torre - 3S Nova Siria 1 3
Nono successo consecutivo
per la squadra di Lusema che,
trascinata da Samanta Odino,
ha superato senza eccessivi
problemi la formazione di
Chieri.
1° divisione maschile
3S Lusema - Libertas Parella
0-3
Ancora una volta i locali
hanno giocato senza la giusta
concentrazione e senza grinta
e così la formazione di Richard Fodor ha subito l’ennesima sconfitta stagionale in un
campionato tutto da dimenticare.
Pallavolo amatoriale
Torneo Storello
(girone A maschile)
Villafranca - Vinovo 3 - 0
Airasca - Porte 1 - 3
Classifica: Porte 18, Villa
franca 12, Airasca 4, Sangermanese e Vinovo 2, Vigone 0.
Torneo Storello
(girone B maschile)
Villafranca - La Torre 3-0
Garzigliana - S.Pietro Val
Lemina 1 - 3
Classifica: 3S Nova Siria 18,
Villafranca 16, S. Pietro Val
Lemina 10, Pablo Neruda 8,
Svet Pinerolo 4, Garzigliana e
La Torre 2.
Torneo Baudrino
(femminile)
3S Nova Siria - La Torre 3 - 0
Data Perosa - Villar Perosa 3
-2
Barge - Porte 1 - 3
Barge - Vigone 3 - 0
Trisfera - La Torre 2-3
Pablo Neruda - La Torre 3-0
Classifica: 3S Nova Siria 20,
Porte e Pablo Neruda 12, Cercenasco. Data Perosa, Trisfera
10, Barge, Villar Perosa e La
Torre 6, Vigone 0.
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I razioni
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Giornata sfortunata per il tennis tavolo
Tre sconfìtte per
le formazioni locali
Giornata sfortunata per tutte e tre le formazioni della
polisportiva Valpellice impegnati nei campionati di tennis
tavolo.
La C maschile ha perso per
3-5 a Verzuolo; Salussoglia
ha meso a segno tre punti, riscattando così la sua prova
negativa dell’andata. I punti
del Valpellice sono stati realizzati da Rosso (2) e da Gay.
La C femminile ha dato
prova di bravura e carattere
perdendo solo per 2-3 contro
la capolista imbattuta Modena mettendo in mostra l’ottima condizione di Bruscagnin
e Rotunno.
La D2 ha infine perso a
Poirino contro il Grinza
(1-5); la formazione di casa,
ultima in classifica, è però
riuscita a recuperare Simoni,
giocatore di ottimo livello regionale; l’unico punto per i
valligiani è stato realizzato da
Chili. Pur con questi risultati
negativi le due formazioni di
serie C si mantengono al
Elisa Mondon 2° ai Giochi provinciali della gioventù a Ciriè
quarto posto in classifica,
mentre la D2 è terza. Nel
prossimo turno, sabato 27
febbraio, la C maschile sarà
impegnata a Genova, mentre
la C femminile affronterà a
Torre Pellice il La Spezia e la
D2, sempre in casa si confronterà con il Grugliasco.
Calcio: il momento «no» dei biancoblu
Pinerolo: ancora una
sconfìtta casalinga
E un brutto momento quello che attraversa il Pinerolo
calcio impegnato nel campionato dilettanti. Domenica
al Barbieri ha dovuto subire
la seconda sconfitta casalinga consecutiva ad opera del
Corsico per 0-2. Con lo stesso punteggio i lombardi si
erano imposti anche nella
partita di andata.
I biancoblù non sono mai
stati pericolosi e, al di là di
una sterile fase di attacco
all’inizio, hanno subito la
migliore organizzazione di
gioco degli avversari.
In vantaggio su punizione,
alla mezz’ora del primo tem
po, il Corsico ha ben controllato i tentativi di ritorno degli uomini di Cavallo e nel
secondo tempo ha chiuso
rincontro andando una seconda volta a rete in contropiede.
Ora per il Pinerolo la situazione rischia di farsi pesante,
perché, se è vero che la classifica al momento è tranquilla, è altrettanto vero che i
prossimi tre turni sanno assai
impegnativi; domenica trasferta ad Abbiategrasso e
poi, dopo un turno di riposo,
due incontri casalinghi con le
prime in classifica. Legnano
e Saronno.
Pallamano: delusione per i lusernesi
Una vittoria sfumata
soltanto nel finale
3 S Graphicart - Città
Giardino Torino 24 - 27
Dopo una partita emozionante e giocata molto bene
dalle due squadre, il Graphicart ha dovuto inchinarsi alla
superiorità del Città Giardino.
Peccato perché nella prima
frazione di gioco i lusernesi
avevano dimostrato di poter
controllare molto facilmente
rincontro e il risultato di 15 11 lasciava prevedere la pos
ê
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I
sibilità di una vittoria. Purtroppo i valligiani hanno
risentito, nel secondo tempo,
della gran mole di gioco offerta in precedenza; l’espulsione di Enrico Camoglio ha
peggiorato la situazione fino
alla rimonta ed al successo
degli ospiti. Fra i lusernesi
sono da segnalare le prestazioni di Gamba e Andrea Camoglio, autori di numerose
marcature.
Venerdì 26 febbraio —
TORINO: Dalle 9,30, presso
l’aula Aldo Viglione di palazzo
Lascaris, in via Alfieri 15, si
svolge un convegno sul tema I
problemi territoriali e trasportistici italiani e piemontesi; verranno affrontati sia i
problemi dell’alta velocità che
quello del trasporto locale e
metropolitano
Venerdì 26 febbraio —
TORINO: Alle 9,30, presso il
Consiglio regionale in via Alfieri 15, si svolge un convegno
sul tema Sos ozono; verranno
esaminate le azioni possibili
per difendere la fascia di ozono
ed eliminare i clorofluorocarburi.
Sabato 27 febbraio — PINEROLO: La galleria ES
inaugura una mostra collettiva
dal titolo Invito al viaggio; saranno esposte opere di Daniele
Galliano, Stefano Peroli, le fotografie-reportage di Giampiero Soffietti e le stampe anonime di viaggi tra il ’600 ed i
primi anni del ’900. «Invito al
viaggio» resterà aperta al pubblico fino al 30 marzo presso la
sede della galleria in via Vescovado 8, dal martedì al venerdì, fra le 16 e le 19,30; sabato ore 10-12,30 e 16-19,30.
Sabato 27 febbraio —
TORRE PELLICE: Dalle ore
18, presso il salone Opera gioventù, a cura di Spazio giovani,
si svolge una serata musicale
dal titolo Si può anche vivere
(solidarietà, musica, amicizia)
con la partecipazione di Maurizio Volpe, Blue Ehner’s, Mirafiori kids, Raymi, Max oil
band. Effetti collaterali, Walgiancla’s band. L’incasso della
serata sarà devoluto all’associazione Arcobaleno, sorta in
vai Pellice per combattere il disagio.
Martedì 2 marzo — PEROSA ARGENTINA: Prosegue la serie di incontri organizzati dalla Comunità montana
su argomenti agricoli; alle ore
20.30, presso la sede, il dott.
Latino parlerà su Frutticoltura: melo e pero; tecniche colturali e di difesa.
Mercoledì 3 marzo — SAN
GERMANO CHISONE: Alle
ore 10, nella sala valdese, il
Teatro Aiegre presenterà lo
spettacolo di ombre e burattini
La casa delle ombre.
Mercoledì 3 marzo —
TORRE PELLICE: Alle ore
20.30, presso il Centro d’incontro di via Repubblica si
svolge la riunione mensile del
gruppo Diapsigra cui possono
partecipare tutte le persone interessate coinvolte o interessate
alla sofferenza mentale.
Sabato 27-domenica 28
febbraio - POMARETTO:
Alle 16 di sabato inizia il convegno sul tema Un amore diverso organizzato dalla giunta
Fgei-Valli e da alcune persone
del gruppo Capemaum. Prenotazioni presso P. Stocco (0121/
81316).
Radio Beckwith Evangelica
(fm 91.200 - 102.350) — Con
il mese di marzo prenderanno
il via due nuove trasmissioni: I
valdesi medioevali in onda il
mercoledì alle ore 18,45 e in
replica il venerdì alle 17; Dica
33, programma di medicina, in
onda il primo ed il terzo martedì del mese alle ore 18,45,
con replica il giovedì alle 10.
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TEL. (0121)58.684
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 26 febbraio Un’altra vita; sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 16, 18, 20 e 22,10;
lunedì, ore 21,15, Mamma, ho riperso l’aereo.
Da venerdì 5 marzo prende
il via ril° rassegna di cinema d’arte e cultura, nove
film d’autore presentati
tutti i venerdì fino al 30
aprile; l’abbonamento costa 27 mila lire ed è disponibile presso la cassa del
cinema oppure alla videoteca Metropolis di Luserna.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma,
giovedì 25, ore 21, Riky e
Barabba; venerdì, ore 21,
Caccia alle farfalle; sabato, ore 21, Ragazzi vincenti; domenica, ore 15,
17, 19, 21; martedì, ore 19
e 21 e giovedì, ore 19 e 21,
Mamma, ho riperso l’aereo.
PINEROLO — Il cinema
Italia continua la proiezione di Luna di fiele; feriali
ore 19,45 e 22,20; sabato
ore 19,45 e 22,30, domenica ore 14,30, 17,10, 19,45
e 22,20.
:rvizi
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto, tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 FEBBRAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei.
81100
Croce verde. Porte : tei.
201454
I i:^4ir-yALPiL.MCE,:,,
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 FEBBRAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22,
tel.91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio,
tei. 598790
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb. post.
Gr2A/70
15
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I viaggi e gli scambi tra le comunità metodiste del Verbano e gli evangelici jugoslavi
Aiutare chi deve subire la guerra:
una testimonianza dell^amore fraterno
Avevamo dato notizia, sul
n. 1 del giornale, delle
iniziative delle chiese metodiste del Verbano a favore delle popolazioni
della ex Jugoslavia. Aggiorniamo ora, con le pa.. rote dei protagonisti,
rinformazione sugli ulteriori sviluppi di questa
manifestazione di fraterna
solidarietà.
Un altro viaggio è stato
fatto a fine dicembre,
per portare aiuti, viveri e soldi alla comunità evangelica di
Fola. Abbiamo visto tutto ciò
che occorreva sia all’orfanotrofio che all'ospizio, dove i
nostri fratelli cercano di «fare
miracoli» per dare una risposta di fiducia e di possibile
speranza a una popolazione
stremata dalla povertà e dai
mille disagi che la guerra
comporta (la bora che soffia
gelida attraverso gli infissi
sconnessi o mancanti, la penuria 0 mancanza di generi di
prima necessità...).
Intanto le chiese evangeliche dell’Olanda si sono fatte
carico delle spese di gestione
deir orfanotrofio per l’anno in
corso; nella piccola chiesa di
Fola viene ospitata una famiglia bosniaca e i nostri amici
Nevio e Èva stanno fondando
una nuova casa per piccoli orfani a Rovigno.
Da noi molte altre persone
hanno continuato a consegnarci sacchi di abiti, coperte,
generi alimentari, mentre le
comunità evangeliche più o
meno vicine si sono mobilitate per trovare le soluzioni più
opportune e convenienti (dai
fratelli di Vercelli abbiamo
Una scena purtroppo ormai quotidiana neil’ex Jugosiavia
ricevuto 8 quintali di riso e
ora stanno acquistando coperte direttamente dalle fabbriche biellesi).
Verso fine gennaio abbiamo fatto la terza «spedizione»: chi ha capito la serietà
del nostro impegno ci presta i
furgoni, così abbiamo potuto
portare due automezzi carichi
di vestiario e di generi alimentari. Ora Nevio e Èva ci
chiedono sementi di granaglie
e di ortaggi, indumenti intimi,
vestiario per bambini piccoli,
materiale didattico.
Tutti fanno a gara per ospitarci, per cucinarci ciò che
possono, e ogni volta che torniamo fra loro capiamo qualcosa di più di questa assurda
guerra, così difficile da credere e accettare. Non riusciamo
a immaginare come si possa
vivere in stato di allerta mentre gli uomini dai 15 ai 50 anni possono all’improvvisò essere prelevati di notte dalle
loro case e venir arruolati come «volontari» in una guerra
sanguinosa e fratricida: ci sono membri delle stesse famiglie che non riescono nemmeno più a comunicare fra
loro, perché niente è più normale. Verso metà febbraio
Nevio e Èva sono venuti a
trovarci e hanno fatto un giro
nelle nostre comunità, visitando anche alcune parrocchie cattoliche e incontrando
i bambini di alcune scuole.
Poi, con il loro taciturno
cugino che aveva ancora in
faccia la guerra a cui è stato
costretto, sono ripartiti verso
Fola; con loro abbiamo parlato, cantato, pregato, progettato, sognato e creduto.
A Rovigno, nella casa che è
di Èva e di sua sorella Lenka,
sorgerà la casa di accoglienza
per i più piccoli, per i profughi e le vittime della guerra,
al di là delle false divisioni
fra «religioni» e «etnie».
Presto la nostra comunità
lancerà iniziative concrete e
ben concordate perché gli
aiuti, forniti generosamente
da tutta la cittadinanza, siano
continuativi e ben mirati, perché sempre più ogni nostro
atto d’amore serva nel modo
più efficace a tener viva la
speranza e a trasformare persone e cose verso una vita di
solidarietà che sempre più ci
coinvolga e trasformi.
XVII febbraio: la «festa» a Nizza
Tra la fedeltà e
^apertura al nuovo
Il XVII febbraio è stato festeggiato a Nizza domenica
14. Spetta al simpatico pastore Cabanis, della Chiesa riformata di Francia, il merito
dell’iniziativa, in linea con
l’intento, da lui perseguito sin
dal 1986, di far leva sulla sua
comunità per mantenere vivo
il vincolo fra i superstiti
membri dell’antico gruppo
valdese.
Quest’anno Cabanis ha pure
redatto e composto al computer una nuova edizione de
L’Eglise vaudoise de Nice, di
Charles Delormeau, pregevole seppure conciso opuscolo
in cui si narra la storia della
comunità che un tempo si riuniva in rue Goffredo, nel tratto ora chiamato passage du
Temple vaudois, come ricorda
nella sua prefazione il prof.
François Gay, decano onorario della facoltà di Lettere e
Scienze umane.
Al classico pranzo celebrativo, oltre al pastore Cabanis e
signora e al prof. Gay hanno
partecipato il pastore Mordant
e signora e il pastore Cameran, giunto da Marsiglia, con
vari valdesi e loro amici: una
cinquantina e più di persone.
Hanno parlato, ovviamente
di storia valdese, Cabanis, la
prof. Monique Riveda, il prof.
Gay, Cameran (che ha tracciato una felice sintesi da
Vaudès a Carlo Alberto) e
Mordant; un rappresentante
delle Valli ha fatto alcuni interventi e ha accompagnato al
pianoforte il Serment de Sihaoud, cantato con entusiasmo. Nel giardino della parrocchia riformata, sotto l’azzurro cielo di Nizza, alcuni
bengala multicolori fungevano da falò, mentre i partecipanti si abbracciavano alla
valdese e si dicevano: arrivederci alle Valli.
• L’ISTITUTO MEDICO PEDAGOGICO
:«lMveto» /a,,:,;..
. cerca urgentemerrte ;
INFERMIERE PROFE^K^NALE
03 fnSCnTrS» lT0f prOp»IO C«m€»»ICO«
Inviare la domémda conedata da curtfcutem v^e,
i i ,#• in carta lyaera, entro e non olhre H 15.3.1993 a:
Uliveto, strada vecchia di S. Giovanni, 89
10062 Lusema Giovanni. ,<>«.
XVII febbraio nella chiesa di Roma
La vicenda dei
calabro-valdesi
DANIELA BRACCO
Alla storia dei «calabrovaldesi» dell’epoca della
Riforma è stata dedicata la serata di commemorazione del
XVII febbraio organizzata
dalla comunità di via IV novembre a Roma.
Al momento di preghiera
comune, infatti, si è voluto affiancare un approfondito (e
appassionato) excursus sulle
brevi ma intense vicende di
quelle tenaci comunità in Calabria. La riunione è stata poi
seguita da una simpatica cena
(che ha registrato il tutto esaurito anche per la partecipazione di nuovi amici).
Le testimonianze e le ricostruzioni storiche riguardo ai
calabro-valdesi sono state riportate da Mario Cignoni.
Perché la scelta della Calabria
in questa occasione? Da una
parte perché ritroviamo in
Guardia Piemontese un esempio di profonda evangelizzazione ma anche perché, dall’
altra, le vicende di questo luogo hanno costituito, con la loro storia, la nostra storia.
In questa zona, infatti, troviamo alcuni segni inequivocabili della presenza, o meglio, dello sterminio dei vaidesi calabri: via degli Ultramontani, Porta del sangue, via
dei Morti, piazza dei Valdesi.
Qui, tra il 1532, anno del Sinodo di Chanforan, e il 1561,
coloro che si erano convertiti
alla fede evangelica ebbero vita sempre più difficile, fino a
essere perseguitati, braccati,
massacrati.
Mentre il pastore Pascale,
impetuoso evangelizzatore,
veniva preso e giustiziato come eretico a ponte Sant’Angelo, a Roma, un membro della
sua comunità di Guardia andava al rogo dicendo ai suoi carnefici: «Io oggi vado nella luce, ma voi rimarrete qui nelle
tenebre».
Oggi - questo è il senso della rievocazione - ricordando la
nostra libertà nella professione
di fede dobbiamo anche rammentare l’esempio dei calabro-valdesi del XVI secolo;
possiamo vedere in Guardia
un centro storico delia Riforma nel Sud Europa. E se anche
in questo luogo non rimangono che frammenti delle tradizioni ultramontane e del tempio, questa «Pompei dei valdesi» dà un senso vivo al ricordo
che ogni XVII febbraio uniamo alla preghiera: se per ricordo intendiamo la nostra storia,
la memoria scritta nei cuori, la
riconoscenza per la libertà e
per la Parola che siamo chiamati a testimoniare.
Cronaca
.. àmmm
REGGIO CALABRIA — Come da consuetudine si sono tenuti due incontri di preghiera ecumenica rispettivamente
venerdì 22 gennaio nella chiesa valdese e lunedì 25 gennaio
nel tempio cattolico S. Giuseppe di via del Corso. I temi
delle riflessioni della prima riunione sono stati tratti da Ezechiele 36, dalla II lettera di Timoteo, cap. 1, 5-7, da Luca 8.
La seconda riunione si è basata su Deuteronomio 30, 1-4,
sulla I lettera di Giovanni e su Luca 13, 12-17.
Particolarità degli incontri sono state la presenza, mai avuta
prima nel nostro tempio, dell’arcivescovo mons. Mondello
e una consistente partecipazione di rappresentanti di varie
confessioni: greci-ortodossi, pentecostali, cattolici e naturalmente battisti e valdesi.
Questa eterogeneità non è stata mortificata dalla liturgia,
come in passato, anzi proprio nel rispetto di essa i cattolici
hanno acconsentito a recitare il credo nella forma in uso
nelle nostre chiese. Caratteristici sono stati i canti in grecanico del gruppo greco-ortodosso, che hanno coinvolto
emotivamente l’assemblea.
Interessante è stato l’intervento dell’arcivescovo nella chiesa cattolica in cui, manifestando il proprio rammarico per
come la Chiesa cattolica si è posta nel passato di fronte al
mondo protestante, ha chiesto perdono per gli abusi di potè
re perpetrati nei nostri confronti.
Egli ha auspicato inoltre un cammino comune in cui le diversità confessionali, pur restando a caratterizzare l’identità
di ciascuno di noi, non debbano pregiudicare il nostro operato, che deve essere rivolto a una costante denunzia del degrado sociale e spirituale della città.
SUSA — Domenica 14 febbraio la comunità ha celebrato l’inizio della Settimana della libertà con un culto centrato su II
Corinzi 3, 17: «Dov’è lo Spirito del Signore, quivi è libertà». Deve essere, questo, un tempo di particolare ascolto
e di più forte meditazione della Parola liberatrice. In un momento altamente drammatico della nostra storia la nostra
chiesa deve rigorosamente interrogare se stessa per capire
se realmente possiede vocazione e capacità di essere, insieme, chiesa confessante e chiesa della libertà, e cogliere
quella che è probabilmente la nostra occasione come protestanti.
Al culto è seguita un’agape e un pomeriggio comunitario
animato da un ulteriore approfondimento sul significato
della celebrazione.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa del 14 febbraio
ha eletto quali deputati al Sinodo Mirella Argentieri Bein
e Giorgio Peyrot; alla Conferenza distrettuale Luciano
Kovacs, Marinella Lausarot e Monica Puy.
• La sera del 16 ai Coppieri, e il 17 al culto e al pranzo comunitario, abbiamo avuto il piacere di ascoltare un forte
messaggio del pastore Laura Leone, che ci ha parlato delle
due città in cui presta il suo servizio da alcuni anni. Trapani
e Marsala, e della fede e vitalità di quelle due chiese, ammirevoli dato il contesto in cui esse vivono.
• La sera del 17 un folto pubblico ha seguito la rappresentazione de «La torre sul pollaio» di V. Calvino e ha con
il suo applauso espresso apprezzamento e riconoscenza alla
filodrammatica dell’Unione giovanile dei Coppieri e a chi
l’ha seguita nel suo lavoro.
• Nella comune speranza in Cristo risorto la comunità è vicina alla famiglia di Italo Eynard, mancato il 10 febbraio.
VILLAR PELLICE — Le manifestazioni del XVII febbraio
si sono aperte alla vigilia con l’accensione dei falò e la fiaccolata, die ha avuto come punto d’incontro il falò del ponte
delle Ruine. Al mattino una bella assemblea ha ascoltato il
messaggio della Parola di Dio e quello che i bambini e i ragazzi della scuola domenicale ci hanno rivolto con recite e
canti. La colletta è stata devoluta quale segno di solidarietà
alle chiese valdesi del Sud America. Viva gratitudine a
quanti in vario modo si sono impegnati per la riuscita della
celebrazione, e in particolare alle monitrici, al sindaco Paolo Frache per la rievocazione di una pagina di storia valdese, al gruppo ormai affiatato di sorelle e fratelli che ha organizzato, preparato e servito il pranzo comunitario con oltre
un centinaio di commensali e il gruppo giovanile di Inverso
per la recita offerta e replicata il sabato successivo. Un grazie di cuore anche alla corale delle chiese di Bobbio e Villar
per l’apprezzato contributo al culto di domenica 21.
• Diamo il benvenuto a Jean-Marc, primogenito di Roberto
Bergero e Manuela Turaglio, con l’augurio di ogni bene nel
Signore a lui e ai genitori.
• Dopo lunga e penosa malattia ci ha lasciato il fratello Enrichetto Barolin all’età di 74 anni. Rinnoviamo alla vedova, al figlio e a tutti i familiari la simpatia cristiana della
chiesa nel dolore della separazione, ma anche nella certezza
della resurrezione in Gesù Cristo.
PRAMOLLO — Ringraziamo di cuore Florence Vinti e Aldo
Garrone che hanno presieduto i culti del 24 gennaio e del
14 febbraio.
• Ci ha lasciati, all’età di 89 anni, la sorella Luigia Long
ved. Peyronel. Ai familiari esprimiamo la fraterna solidarietà della comunità.
PRAROSTINO — La chiesa ringrazia il past. Giorgio Toum
che ha celebrato il culto del 17 febbraio e che intrattenendosi con la comunità ha poi dedicato il pomeriggio alla presentazione del suo libro I giorni della bestia..
• La chiesa esprime la sua fraterna simpatia alla famiglia di
Enrichetta ReveI ved. Paschetto, deceduta all’età di 95 anni.
FELONICA PO — L’assemblea di chiesa di domenica 31
gennaio ha deciso di prevedere stabilmente nel proprio impegno finanziario le voci: fondo pensioni. Facoltà di teologia, Cevaa. A fronte della richiesta della Ced di 16 milioni
per la cassa culto, sono state a essa destinati 15.200.000,
più un milione per il fondo pensioni, mezzo alla Facoltà e
300.000 lire alla Cevaa.
16
PAG. 8 RIFORMA
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BALE
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
I EL SALVADOR
Legenda: * : conflitti in corso;
: gravi tensioni;
: armistizi
AMERICA LATINA
Conflitti in corso
COLOMBIA: falliti i negoziati fra guerriglia e governo.
Scontri sanguinosi con i ribelli dell’Eln e delle Fare (di
ispirazione marxista).
GUATEMALA: attivi numerosi movimenti di guerriglia, uniti neirUmg. L’esercito è responsabile dello sterminio degli indigeni.
PERÙ: Benderò luminoso,
di ispirazione maoista, continua la lotta nonostante l’arresto del suo capo storico
Abimael Guzman. Molte vittime fra la popolazione civile,
compresi amministratori, sindacalisti e clero.
Gravi tensioni
HAITI: Dal golpe che ha
deposto il presidente Aristide
(29 settembre 1991) la repressione si fa sempre più dura. I famigerati Tontons macoutes assaltano i quartieri
prelevando persone sospettate
di fedeltà al deposto presidente.
NICARAGUA: parte dei
contras ha ripreso le armi.
Armistizi
EL SALVADOR: L’accordo di pace del 16 gennaio
1992 ha posto fine al conflitto fra le forze governative e
l’Fmln (marxista).
SURINAME: Dopo 7 anni
di guerra i ribelli di Ronnie
Guerre civili, conflitti etnici, dittature e gravi tensioni colpiscono molti paesi nel mondo
I conflitti in corso nel villaggio globale
Brunswijck e gli amerindi
toekayana hanno firmato la
pace.
AFRICA
Conflitti in corso
ANGOLA: Sanguinosi
scontri in tutto il paese fra le
forze dell’Mpla al governo e
la guerriglia dell’Unita.
ETIOPIA: Scontri fra la
guerriglia islamica oromo e il
governo di Addis Abeba nel
sud del paese.
GIBUTI: Scontri fra la
guerriglia afar e l’esercito
governativo.
LIBERIA: Estesa guerra civile fra il Npfl di Charles
Taylor da una parte, l’Ulimo
(etnie mandingo e khran), le
tmppe dell’Ecomog (corpo di
spedizione dei paesi
dell’Africa occidentale) e
l’esercito governativo dall’altra.
RUANDA: Guerra in corso, nonostante le trattative,
fra i tutsi del Fpr e il governo
hutu.
SENEGAL: Stragi ad opera
dell’esercito governativo e
dei guerriglieri del Mfdc, che
chiedono l’indipendenza della Casamance.
SIERRA LEONE: Scontri
fra l’esercito governativo appoggiato da Guinea e Nigeria
e i ribelli del Ruf.
SOMALIA: Guerra civile
generalizzata in tutto il centro-sud fra l’Usc di Ali Mahdi, lo Sna del generale Aidid,
il Fns del generale Morgan,
l’Fdss migiurtino e altre formazioni; insicurezza anche
nel nord; presenza di un corpo di spedizione multinazionale di 30.000 uomini, per lo
più Usa.
SUDAN: Guerra in corso
fra il governo militar-fondamentalista di Khartum e la
guerriglia cristiano-animista
dello Spia (diviso in 4 fazioni) nel sud del paese.
UGANDA: Attività di
guerriglia nel nord del paese.
Gravi tensioni
ALGERIA: Attentati e agguati di militanti del Fis (integralisti islamici fuorilegge)
contro polizia e esercito.
EGITTO: Attentati di gruppi fondamentalisti islamici
contro i turisti occidentali.
SUD AFRICA: Scontri
sanguinosi fra Inkatha (partito conservatore zulu) e Anc
(nazionalisti neri di sinistra).
Provocazioni e operazioni se
grete da parte di settori delle
forze di sicurezza. Attentati
dell’Azanla (gruppo estremista nero contro la popolazione bianca.
Armistizi
MOZAMBICO: Cessate il
fuoco fra Frelimo e Renamo
dal 15 ottobre 1992.
SAHARA OCCIDENTALE: Cessate il fuoco fra Polisario e esercito marocchino
dal 6 settembre 1991.
EUROPA
Conflitti in corso
ARMENIA-AZERB Alci AN: La volontà degli armeni del Nagorno-Karabakh
(enclave armena in territorio
azero) di ricongiungersi
all’Armenia ha provocato una
guerra sanguinosa.
EX JUGOSLAVIA: Guerra
interetnica in Bosnia-Erzegovina tra serbi, croati e musulmani.
GEORGIA: Guerriglie separatiste nelle regioni
deirOssezia meridionale e
dell’Abkhazia.
RUSSIA CAUCASICA:
Scontri fra osseti e ceceni nel
Caucaso.
Gravi tensioni
EX JUGOSLAVIA: Stato
di guerra tra Serbia e Croazia.
IRLANDA DEL NORD:
Terrorismo irredentista.
ASIA - OCEANIA
Conflitti in corso
AFGHANISTAN: Scontro
aperto fra il governo creato
dalle fazioni che hanno spodestato Najibullah, gli integralisti di Hekmatyar e le milizie uzbeke.
BIRMANIA: Continua la
trentennale guerra fra l’esercito birmano e le milizie delle
minoranze karen, kachin,
shan, hmon.
FILIPPINE: In diminuzione l’attività della guerriglia
marxista contro il governo di
Manila; instabilità nel sud a
causa delle tensioni fra cristiani e musulmani.
INDIA: Guerriglie indipendentiste nell’Assam e nel Kashmir (territorio rivendicato
anche dal Pakistan).
IRAQ: Repressione degli
sciiti nel basso Eufrate. Azioni militari anglo-franco-americane contro basi missilistiche e impianti nucleari.
SRI LANKA: Prosegue la
sanguinosa guerra fra l’esercito nazionale e i separatisti
tamil.
TAGIKISTAN: Al governo
filoislamico si oppongono
con le armi gli uomini dell’ex
presidente comunista Iskandarov.
TIMOR EST: Continua da
iparte dell’Indonesia la repressione della guerriglia del
'Fretilin, con gravi violazioni
»dei diritti umani.
TURCHIA - IRAK;'Il governo di Ankara combatte i
curdi del Pkk con l’aiuto dei
curdi iracheni.
Gravi tensioni
CAMBOGIA: Nonostante
la presenza dei caschi blu
delì’Onu non si attenua l’opposizione, anche armata, dei
khmer rossi al disarmo delle
fazioni e al governo di transizione.
INDIA: Scontri fra indù e
musulmani hanno provocato
oltre 1.000 morti dopo la distruzione della moschea di
Ayodhya.
ISRAELE - TERRITORI
OCCUPATI: Continua la
contesa palestino-israeliana
nei territori di Cisgiordania e
Gaza.
LIBANO: Incursioni israeliane contro gli hezbollah
(fondamentalisti sciiti) nel
sud del paese.
PAPUA - NUOVA GUINEA: Dal 1989 sono presenti
tensioni autonomiste nell’isola di Bougainville.
SWi
I programmi delle chiese in Africa orientale
Lotta contro la siccità
L’Unità IV del Consiglio
ecumenico delle chiese
(«Condivisione e servizio»)
ha appena pubblicato un
rapporto suH’applicazione
dei programmi di lotta contro la siccità che ha drammaticamente colpito undici
paesi dell’Africa orientale e
australe.
Preparato da Pamela
Greet, consulente incaricata
di coordinare l’azione di lotta contro la siccità, il rapporto fa il bilancio delle attività di soccorso del Consiglio ecumenico delle chiese,
della Conferenza delle chie
se di tutta l’Africa (Ceta) e
dei Consigli cristiani nazionali del Botswana, del Kenia, del Lesotho, del Malawi, del Mozambico, della
Namibia, del Sud Africa,
dello Swaziland, della Tanzania, dello Zambia e dello
Zimbabwe.
Secondo Raphael Temab,
coordinatore del programma
di lotta contro la siccità della Ceta, il grande problema
a cui sono confrontati numerosi Consigli di chiese di
questi paesi è la mancanza
di strutture necessarie per
avviare i programmi.
Zaire: nel corso dei recenti scontri
Colpite le chiese
Durante i recenti scontri
avvenuti a Kinshasa, capitale
dello Zaire, i soldati della Divisione speciale presidenziale, che nello Zaire viene
paragonata alla Securitate romena, hanno sparato anche
su edifici delle chiese. Molti i
danni. La Facoltà di teologia
protestante è stata colpita; la
biblioteca, le case dei professori, i locali amministrativi e
le aule scolastiche sono state
distrutte. Anche gli uffici
della Licopa (agenzia immobiliare presbiteriana che vendeva alloggi a prezzo moderato) sono stati annientati. La
sede della Chiesa presbiteriana a Limete è stata interamente saccheggiata e quattro
veicoli della chiesa sono
scomparsi.
I .soldati hanno pure attaccato gli stabili deìla Facoltà
di teologia cattolica che è stata distrutta.
La Chiesa presbiteriana di
Kinshasa e alcune istituzioni
cattoliche romane sono state
prese di mira a causa delle loro prese di posizione a favore
del cambiamento e del loro
appoggio al governo del primo ministro eletto, Etienne
Tshise-Kedi.
Il leader dell'opposizione in Camerún
Giustizia per il popolo
Di passaggio a Parigi, John
Fru Ndi, presidente del Fronte socialdemocratico del Camerún, ha ricevuto una delegazione ecumenica in rappresentanza dei movimenti
impegnati presso le chiese
dell’Africa (Defap, Acat,
Csei, Giustizia e pace, Cimade).
Parlando della situazione
attuale in Camerún, John Fru
Ndi ha espresso il suo forte
augurio di rendere giustizia al
popolo camerunese. La comunità internazionale e la
Francia in particolare possono giocare un ruolo impor
tante nel ripristino dei diritti
del popolo.
John Fru Ndi ha insistito
inoltre sulla ricerca di soluzioni negoziate e nonviolente:
«La riconciliazione tra i Camerunesi è possibile ma non
può realizzarsi senza giustizia» , ha dichiarato.
Ha chiesto quindi l’intercessione dei cristiani di Francia
per il Camerún, sottolineando
come il suo impegno politico
era chiaramente legato ad una
ricerca di fede. Riguardo alla
sua azione politica, ha fatto
appello alla vigilanza fraterna
dei cristiani francesi.
17
venerdì 26 FEBBRAIO 1993
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
L'ultimo libro di Dacia Maraini
Nel libro di Carlo Trigilia un'analisi della situazione e le possibili vie d'uscita
Gli interventi straordinari nel Mezzogiorno Bagheria^ un
e il mancato sviluppo economico
________RAFFAELE VOLPE________
11 bel libro di Carlo Trigilia*
risponde a una domanda
che molti di noi si sono posti
in questi anni: per quale motivo l’intervento dello stato dal
dopoguerra a oggi in favore
del Mezzogiorno non ha favorito la sua autonomia economica?
La risposta dell’autore è divisa in due tronconi: il primo
è un’analisi puntigliosa dell’
intervento statale, il secondo è
una proposta di modello alternativo.
L’intervento pubblico in favore del Mezzogiorno ha elevato in questi decenni il livello del reddito; i consumi per
abitante della popolazione
meridionale hanno superato i
due terzi di quelli del CentroNord. Però, nonostante tutto,
non è cresciuta la capacità di
produzione del Mezzogiorno.
Anzi, le aree del Sud che hanno più di altre usufruito dell’
intervento pubblico presentano segni di crisi.
Ad esempio i poli industriali tradizionali (Taranto, Siracusa, Cagliari, Matera) e le
più grandi aree metropolitane
(Napoli, Palermo) sono le aree
più statiche, mentre le aree più
dinamiche con una base industriale più consistente (la dorsale adriatica) sono quelle che
meno hanno usufruito dell’intervento statale. La spesa pubblica, quindi, si è orientata più
al sostegno del reddito che allo sviluppo.
Ma per quale motivo si è
I verificato tutto ciò? Il meridionalismo tradizionale ha
sempre cercato le risposte a
' questa domanda fuori dal
Mezzogiorno. Tuttora il rapporto della Svimez (1991) dice che sono state le industrie
del Nord a volere un Sud consumista ma non produttivo.
Ma spostando fuori dal
Mezzogiorno le responsabilità
si trascurano troppo i vincoli
politici interni, che sono la
bassa legittimazione della
classe politica e il centralismo
amministrativo. Nel primo ca
Bancarelle in un rione popolare di Napoli
so il Mezzogiorno paga l’assenza di valori di riferimento
condivisi, come il socialismo
al Nord. Questa assenza si presta a essere colmata da domande particolaristiche a cui una
classe politica poco legittimata
risponde a suon di moneta.
Nel secondo caso i meccanismi istituzionali che hanno
regolato i rapporti tra il centro
e la periferia hanno favorito la
deresponsabilizzazione della
classe politica locale.
A fronte di questa analisi,
che cosa si può e si deve fare?
Innanzitutto bisogna superare l’ottica meridionalistica che
riduce il problema alle politiche di intervento straordinario
e ai vincoli esterni al Sud anche perché, come emerge dal
lavoro di Trigilia, il peso dell’
intervento straordinario è molto relativo rispetto al peso
dell’intervento ordinario (politiche sociali, spesa corrente di
regioni e enti locali).
Bisogna fare un’analisi più
disaggregata del Mezzogiorno, distinguendo tra le aree
con un certo dinamismo industriale e le aree statiche, rilevando che uno sviluppo più
autonomo si è avuto proprio
dove le politiche di intervento
sono state meno pervasive.
Bisogna rafforzare l’industria manifatturiera, formare
un’imprenditorialità a elevata
preparazione tecnologica, e il
ruolo delle università e il loro
collegamento con le imprese
sarà fondamentale. Ma occorrerà anche formare professionalmente la forza lavoro.
Bisogna poi affrontare il
problema demografico: non si
può affrontare la crisi delle
aree metropolitane senza porsi
il problema del tasso di crescita della popolazione.
Bisogna migliorare i servizi
sociali, assistenziali e sanitari,
con un occhio particolare alla
scuola; bisogna affrontare il
problema della criminalità, ma
non solo con la repressione:
non si deve dimenticare che la
mafia è innanzitutto uno strumento per perseguire obiettivi
di mobilità sociale e arricchimento.
Bisogna dare una dimensione regionale di governo allo
sviluppo, e questo vuol dire
decentramento. Ciò non significherà deresponsabilizza
zione da parte del centro, ma
una solidarietà più intelligente; se finora solidarietà e efficienza erano di nazionalità
diversa, ora devono cominciare a parlare la stessa lingua,
e il peso dell’efficienza delle
amministrazioni locali deve
essere ripartito in modo proporzionale a quello della solidarietà nazionale.
E qui che interviene il molo
nuovo del cittadino che sa che
se qualcosa non funziona
l’unico responsabile è l’amministratore del suo paese.
Tutto quanto si è detto non
potrà realizzarsi se non insieme a un rafforzamento della società civile. Deve crescere sia l’autonomia della società civile dalla politica sia la
sua capacità autorganizzativa,
e questo significherà combattere la cultura vittimista e rivendicazionista che nel Mezzogiorno ha finora giustificato
l’inefficienza, il clientelismo e
l’assistenzialismo.
(*) Carlo Trigilia: Sviluppo
senza autonomia. Effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno. Bologna, Il Mulino,
1992, pp 200, £ 20.000
«
luogo del ritorno
»
Molta letteratura e anche
molto cinema ci propongono
immagini di altri continenti,
di paesi lontani; immagini, o
resoconti di viaggio che chiamiamo «esotici», e la categoria è in un certo senso un
po’ negativa.
Si tende a qualificare in
questo modo certa letteratura
e certo cinema (per esempio i
film di Bertolucci; L’ultimo
imperatore e II tè nel deserto)
che offrono visioni un tantino
stereotipe di luoghi non abituali all’autore. A volta addirittura si interpretano «all’occidentale» terre e culture lontane, con una qualche sufficienza.
È più interessante una «letteratura del ritorno», come
quella dell’ultimo romanzo di
Dacia Maraini*, che parte da
un ricordo del lontano Giappone, luogo di residenza allorché scoppia la guerra mondiale, per tendere al ritorno a
casa.
Fra l’altro in Giappone la
Maraini bambina passò due
anni in campo di concentramento e, nelle privazioni, risultò naturale andare con il
pensiero alle «cose di casa»,
ai sapori, ai dolci, a tutto ciò
che un tempo si poteva avere
al paese. Il paese è Bagheria,
la Sicilia, il sole, il mare, il
cibo.
La vicenda naturalmente
non si ferma qui ma ripercorre gli anni dell’autrice
bambina, le esperienze familiari, l’amore, la famiglia, la
fisicità del ricordo.
(*) Dacia Maraini: Bagheria.
Milano, Rizzoli, 1993, £ 20.000.
L'affascinante vicenda di un ex nobile
Le due conversioni
del marchese Especo
GIOVANNI GÖNNET
Dedicato romanticamente
alla «ragazza del toumpi» e arricchito da una puntuale prefazione di Luigi Santini, questo rapido e avvincente profilo* su un personaggio poco noto dell’evangelizzazione a Roma, all’indomani della breccia di Porta
Pia, ci fa seguire non solo il
cammino che portò alla conversione di questo nobile
rampollo «di origine spagnola e marchionale», ma anche
le trattative per l’acquisto
dalla famiglia Colonna del
terreno sul quale sorse l’attuale tempio di via IV novembre.
Giulio Especo, nato a Ro
Appuntamenti
Sabato 6 marzo — TORINO: Alle ore 15, nel Salone valdese
(corso Vittorio Emanuele II 23) la prof. Susanna Peyronel
Rambaldi (Università di Milano), Lilia Sebastiani (teologa
cattolica) e la past. Erika Tomassone discutono del tema:
Libertà femminile nelle chiese.
Sabato 6 marzo — MILANO: Alle ore 17, nella sala di via
Sforza 12/a, si tiene una conferenza del prof. Paolo Ricca
sul tema: Il cristianesimo delPOccidente e la vocazione
universale, che inaugura una serie di conferenze sul cristianesimo e i continenti.
Mercoledì 10 marzo — TORINO: Alle ore 21, presso l’Unione culturale «F. Antonicelli» (via Battisti 48), Franco Barbero, Enzo Bianchi, Eugenio Costa, Fulvio Ferrano parlano sul tema: Trent’anni di confronto col Vaticano IL
Mercoledì 10 marzo — GENOVA: Alle ore 17,30, nella sala
convegno della Banca di Genova e San Giorgio, per l’organizzazione del Sae, il past. Valdo Benecchi parla sul tema:
Gesù tentato.
Giovedì 11 marzo — MODENA: Alle ore 17,30, presso la fondazione Collegio S. Carlo (via S. Carlo 5) il prof. Paolo Ricca parla sul tema: «Né sul Garizim né a Gerusalemme».
Venerdì 12 marzo — ASTI: Alle ore 21, presso la Scuola biblica ecumenica (corso Ferraris 81), il past. Fulvio Ferrario
parla sul tema: I discorsi escatologici.
Sabato 13 marzo — UDINE: Alle ore 18, presso la chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), mons. Rinaldo Fabris parla sul tema: I punti nodali del nuovo Catechismo della
Chiesa cattolica.
^^omenica 14 marzo — ROMA: Alle ore 16, presso le suore
francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), per l’organizzazione del Sae si tiene un incontro sul tema: I nodi del
dialogo con l’ebraismo. Intervengono il prof. Marco Morselli e il prof. Daniele Garrone.
Ventuno scrittori mobilitati a scrivere per i più piccoli
Sognare una tavolozza dì favole
per vìvere insieme la solidarietà
yyY e cose buone, la gene\\ M ^ rnsità. l’amore verso
gli altri, purtroppo, non fanno notizia». A questa amara
considerazione si rilà Gianna
Sesia nel presentare Tavolozza di favole, un volume collettivo di racconti* richiesti a
21 scrittori affermati (da
Edith Bruck a Mario Soldati,
da Rigoni Stem a Dacia Maraini).
L’operazione, voluta dal
Lioness Club Moncalieri (To)
per aiutare i bambini affetti
da Aids (a questo scopo è destinato l’intero ricavato delle
vendite), si è avvalsa anche
della collaborazione del pittore evangelico Eugenio Bolley. Quest’ultimo ha dato corpo nelle sue tavole a colori a
sogni, fantasie, ora ricalcate
sulle «forme» con cui hanno
a che fare i bambini (pupazzi,
omini, lettere dell’alfabeto
antropomorfizzate...), ora più
decisamente astratte o geo
metrizzanti: in tutti i casi il risultato è ben integrato con i
testi.
Anche dove a prima vista
l’accostamento può sembrare
arbitrario, in realtà ci si accorge che le forme della fantasia
non hanno confini, che i testi
per bambini possono e anzi
devono permettersi di percorrere distanze che sembrano
impossibili, possono e devono
intraprendere le grandi avventure della parola, anche a partire dal 97° piano di un grattacielo {Silvia dei grattacieli di
P. Luigi BerbottoL
Chissà se per tutti i bambini, di fronte a storie di questo
genere, valgono i pensieri che
esprime Nelo Risi {Suite a ritroso): «I platani del viale/
fanno da paralume/al lampione, ritagliano/ foglie sul mio
lettino...», chissà, soprattutto,
se a tutti loro è data la possibilità di avere dei genitori che
li accompagnino a letto con
Uno dei personaggi immaginati
da Eugenio Bolley
questi racconti e con queste
immagini?
(*) AAVv: Tavolozza di favole.
Ventuno racconti. Tavole a colori di Eugenio Bolley. Farigliano,
Editoriale Nicola Milano - Lioness Club Moncalieri, 1992, pp
113, £ 40.000 (Reperibilità presso
E. Bolley, tei. 0122/901591).
ma da un marchese viterbese,
entrò nella carriera militare
all’età di 16 anni, fece le sue
prime esperienze militari durante i moti rivoluzionari del
1831, fu comandante delle
fortezze di Civitavecchia e di
Ancona, capisaldi dello Stato
Pontificio, aderì alla Repubblica romana e fece amicizia
con Felice Orsini, subì noie e
retrocessioni, e infine fu messo da parte perché «divenuto
un individuo ingombrante e
scomodo».
«Da sostenitore del neoguelfismo alla condivisione
di posizioni democratiche»
diventò nemico del potere
temporale: fu la sua prima
conversione, politica. Ma,
crollato lo Stato Pontificio,
vi fu la seconda conversione,
la più radicale, con la riscoperta personale del Vangelo:
e fu bello vedere un nobile
titolato entrare a far parte «di
una comunità costituita principalmente da piccoli borghesi, negozianti, artigiani,
umili lavoratori e da discendenti di contadini piemontesi».
Nominato poi membro del
Comitato di evangelizzazione, si accorse che la sua
«metànoia» aveva avuto radici non solo nella predicazione fedele del pastore Giovanni Ribetti, ma anche
nell’essersi incontrato con
«un Cristo non più mediato
dal clero e dal messale latino, ma conosciuto direttamente dagli evangeli tradotti
in italiano».
La fatica di Mario Cignoni
è significativa per due motivi:
primo perché è un credente, e
con questo viene smentito
l’assunto secondo il quale
non si può fare storia se non
spogli di qualsiasi apriori; secondariamente, perché è convinto che valdese lo si può
essere sì per nascita, ma altrettanto e forse di più per
scelta personale, sotto rincalzare della vocazione e della
grazia del Signore.
(*) Mario Cignoni: Il Marchese Giulio Especo (18011883). Roma, edizioni Gbu (Brevi profili storici n. 1), 1992, pp
75, £ 9.800.
18
PAG. 10 RIFORMA
,«,,^.,.^^«,^5. ...._. «. Attualità
Bologna: 250 persone presenti al terzo congresso deH'Associazione per la pace
Organizzare la speranza: un impegno
assunto responsabilmente da tutti i pacifisti
VENERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
_______ALBERTO CORSAMI_______
rganizzare la spe^ ranza significa ricercare nei processi della
storia la mediazione politica
delle utopie umane» nelle
parole di Pierluigi Onorato,
giurista, del gruppo di Testimonianze, si riassume la tensione dialettica che ha animato i tre giorni di discussione del terzo congresso
dell’Associazione per la pace.
250 tra delegati, ospiti e relatori, a Bologna dal 12 al 14
febbraio, hanno discusso dei
modi dell’agire pacifista votando infine delle mozioni
estremamente contenute
quanto a premesse «politiche» o di principio, e sono
state invece dettagliate nel
proporre iniziative, azioni di
sensibilizzazione, campagne,
battaglie concrete.
Non mancano certo le prese di posizione, anche decise,
su ciò che non va e non piace
dell’attuale panorama internazionale e della politica italiana: è il caso della stretta
aderenza tra il dettato di
Maastricht e la riorganizzazione del nostro esercito (con
la disponibilità delle forze armate, riorganizzate in senso
professionistico, a intervenire
anche al di fuori del territorio
nazionale, là dove siano minacciati gli interessi nazionali).^
E anche il caso della presa
di posizione sul sindacato e
sulla riconversione dell’industria bellica: alla denuncia
della richiesta sindacale di
una «legislazione di sostegno
per l’export verso mercati del
Golfo Persico e Cina attraverso la ridefinizione della
legge 185» (cioè quella che
per la prima volta regolamentava in certa misura il mercato delle armi) si accompagna
il riferimento a documenti per
Bologna: si discutono in assemblea i documenti prodotti dai gruppi di lavoro
i quali, nella linea della
riconversione, si era impegnato lo stesso sindacato, e
alle proposte di legge che
vengono fatte languire in Parlamento.
Lo stesso si dica per la situazione jugoslava, al cui
proposito sono state ricordate
le iniziative prese (e da tempo, da un anno e mezzo con
le prime carovane, oppure
con i campi per bambini, tanto per dare a questi ultimi
un’idea di futuro diversa da
quella dell’odio, anche se
molti hanno fatto finta di non
sapere). Il problema però è
ancora più radicale ed è quello, tuttora irrisolto, dell’assoluta mancanza di un organismo sovranazionale effettivamente democratico (non certo
l’attuale Onu, con il suo Consiglio di sicurezza) che imponga le trattative per la
risoluzione non violenta dei
conflitti o che, dove necessario, presieda de facto alla ge
stione di eventuali interventi
armati. Sembra invece che
l’esperienza del Golfo non
abbia stimolato una riflessione del genere al livello dove sarebbe necessario.
Minore è apparso il rapporto con la politica istituzionale
anche perché, ahimè, i politici pacifisti sono pochini, e di
quanti avevano sottoscritto il
documento Democrazia è
partecipazione solo solo un
numero ridotto si è effettivamente impegnato e questo si
è tradotto, in positivo, nella
maggior libertà di gestione
dei lavori rispetto al congresso di Perugia (ottobre ’90).
Un’ulteriore novità, a cui
molti guardavano con scetticismo e che invece si è rivelata interessante e foriera di
nuovi sviluppi se si riuscirà a
darle gambe per un cammino
ulteriore, è la riflessione degli
uomini del movimento pacifista; partito per analogia con
la riflessione delle donne (che
invece hanno alle spalle numerose campagne e iniziative
concrete di grande spessore, e
basti citare le «Donne in nero») si sta rivelando come il
tentativo di discernere nel
comportamento maschile
quegli elementi che in una situazione di guerra esplodono
in maniera intollerabile, ma
che in tempo di pace producono una violenza quotidiana
e diffusa nei confronti della
donna.
Il primo documento in proposito non poteva che essere
una riflessione, amara ma necessaria pensando all’oggi,
sull’aberrante logica di purificazione razziale che informa i sistematici stupri nel
conflitto jugoslavo: essi non
solo sono violenza fisica sulle
donne, ma vengono compiuti
con lo scopo di «umiliare» il
nemico maschio violentandone la compagna, il che la dice
lunga sulla considerazione
della donna...
Nato il comitato «A Napoli Mani Pulite»
E possìbile a Napoli
l'effetto Dì Pietro?
MIMMO GUARACHA
Ripassando sotto gli occhi i manifesti e i volantini del Comitato «A Napoli mani pulite», viene
spontaneo dire: «Gli ultimi
giacobini!».
11 Comitato è nato nell’autunno scorso; l’occasione fu
offerta dall’inchiesta di alcuni giovani magistrati sul voto di scambio.
Voto di scambio è un eufemismo per definire l’asservimento della gente bisognosa da parte di una classe
dominante corrotta e prepotente, degna erede dei viceré
spagnoli, probabilmente
peggiore degli epigoni borbonici.
Si è potuto avviare il procedimento penale anche grazie ad alcune circostanze favorevoli: l’uscita di scena
del procuratore capo presso
la pretura il quale (conoscendo la sua subalternità al
potere) avrebbe senz’altro
avocato a sé gli atti, per insabbiare; e la presenza, invece, del magistrato che ebbe
un ruolo rilevante nello scagionare Enzo Tortora ai tempi del polverone giudiziario.
Perché gli «ultimi giacobini»?
Chi hanno alle spalle questi intellettuali che oggi solidarizzano con i magistrati
deferiti alla Corte costituzionale ed al Consiglio superiore della magistratura, per
aver scritto su un fascicolo i
nomi di tre colleghi del ministro Martelli?
I partiti di sinistra più che
altro hanno dato un’adesione
formale; si è impegnato soltanto il consigliere regionale
del gruppo Arcobaleno, che
ha messo a disposizione la
propria sede; ma questo conferma la situazione giacobina.
Si potrà avere a Napoli
Riesi: 3° incontro regionale sul problema
Sola contro la mafia
DAVIDE L’ABBATE
Sabato 13 febbraio, nei locali della chiesa valdese
di Riesi, ha avuto luogo il terzo incontro regionale sul problema della mafia. Ospite
dell’incontro la signora Michela Buscemi, una commerciante palermitana, alla quale
la mafia ha ucciso due fratelli. La storia di Michela ha parecchio coinvolto e toccato
l’uditorio.
E la storia di una donna che
nel giro di pochi anni vede
venir meno, prima gli affetti
della propria famiglia, poi
l’amicizia delle persone che
solitamente frequentavano il
suo bar. E tutto questo solo
per il fatto di essersi costituita parte civile al processo
contro gli assassini dei suoi
fratelli.
Durante il processo Michela viene minacciata più volte
dalla mafia che le intima di
ritirarsi, quindi di non testimoniare. Lei si ritira, ma decide di andare ugualmente in
aula per esporre i veri motivi
del proprio ritiro.
Si unisce così al movimento «Donne contro la mafia»,
intraprendendo una vera e
propria battaglia che la vedrà
impegnata su diversi fronti.
Numerosissime sono le piazze in cui Michela racconta la
propria esperienza, attraverso
ia quale si è tristemente scontrata con il muro deH’omertà,
con l’isolamento dei familiari, delle persone, dello stato.
Michela Buscemi non vuole essere definita un’eroina,
ma una donna che ha semplicemente avuto il coraggio di
«compiere il proprio dovere»
di cittadina, manifestando
pubblicamente il proprio dissenso contro tutte quelle forme di potere mafioso che, ormai da decenni, imprigionano
la Sicilia.
Significativo è il sogno di
questa donna, descritto con
una poesia in dialetto palermitano, dal titolo: La morte
della mafia, nella quale racconta di partecipare ai funerali della mafia.
Ne riporto un breve brano,
tradotto: «Finalmente potremo camminare nelle strade!
senza più vedere morti ammazzati,/ non ci sarà più lutto
nelle nostre case,! se noi lo
vorremo,! questo funerale si
potrà fare,! forse fra cento
anni,! ma riusciremo a seppellire la mafia...».
Numerosi aspetti sono
emersi da questo incontro, tra
i quali l’invito a mantenere
una «seria» linea morale: la
società non rinasce sulle parole, ma sull’autocritica,
sull’esame di coscienza di
ognuno di noi.
Bisogna unirsi nel dialogo
contro la violenza che distrugge la società. E questo
un altro aspetto emerso dal
secondo incontro sulla mafia
tenutosi ad Acireale, al quale
hanno preso parte anche Daniela Ferraro e Franca Cossa,
entrambe membri del gruppo
residente del Servizio cristiano.
Si è avvertita la necessità di
svolgere un’attenta analisi dei
fenomeni che stiamo vivendo, e di promuovere una decisa spinta ad intervenire nella
socializzazione della ricerca
alternativa.
Occorre inoltre valutare la
possibilità, a livello regionale, di denuncia sulle grandi
questioni, nell’intento di
creare una cultura alternativa
che possa effettivamente liberarci dall’oppressione del potere mafioso.
Scrive il giudice Ayala:
«...la partita ha raggiunto il
suo livello più alto. Se vince
il terrore perderemo la democrazia e, con essa, ogni speranza. Ma non è così: forse il
terrore pretenderà altre vittime innocenti, ma alla fine
sarà sopraffatto dalla consapevolezza e dall’ impegno di
chi non è disposto a cedere».
La recessione colpisce duramente il Sud
Un tappeto dì arance
________ENZO CARUSO_________
Erano anni che non vedevo arance così belle,
grosse e succose. Ve ne sono
a grappoli sugli alberi; sotto
il loro peso i rami si piegano
a toccare l’erba. Perché non
si spezzino bisogna puntellarli con forche di legno o di
canna. Se ti abbassi e guardi
fra i tronchi, ti accorgi come i
puntelli si susseguano e s’intreccino fitti di albero in albero. È bello toccare le arance sugli alberi e sentirne il
profumo, il peso, la consistenza. Tonfi
Chissà dove, un’arancia è
caduta sulla terra fangosa,
dove nessuno la cercherà
mai. Forse, prima che marcisca, una lumaca avrà il tempo
di rosicchiare un po’ di buccia. Quando le arance sono
mature al punto giusto, l’albero è come percorso da un
fremito: sa che è giunto il
momento di liberarsi di quei
frutti che ha nutrito per mesi.
Non possono continuare a
succhiare la sua linfa. E poi,
si avvicina il tempo in cui dovrà coprirsi del candore profumato e inebriante della zagara. Tonfi
E per questo che lascia ca
dete le sue arance ogni giorno ed ogni notte ad intervalli
regolari, inesorabili.
Ma se il vento gli dà una
mano i «tonf» si fanno fitti,
diventano una pioggia straziante. Nel silenzio della
campagna i “tonf’ non sfuggono ai contadini. Quante
arance sono già a terra? Una
tonnellata? Forse due. E
quante ne dovranno ancora
cadere, prima che qualcuno le
compri e le raccolga dall’albero? A terra è già un tappeto. Quando finirà?
Lentini ha una piazza grande, bella. E in piazza che confluiscono le strade più importanti del paese, quelle con i
negozi più famosi, il mercato
del pesce, la camera del lavoro, il bar Navarrìa. Anche
la chiesa battista è in una di
queste strade. In piazza c’è il
municipio e la cattedrale.
Qui ogni sera si incontrano
gli agricoltori per parlare di
sole e di pioggia, del gelo che
scheletrisce le piante, del
mercato degli agrumi. Discussioni interminabili a due,
a tre, a piccoli gruppi, a crocchi. Un vociare e un calpestio
continui, per ore ed ore. Qui
si sono decise ed organizzate
tutte le lotte dei contadini per
l’effetto Di Pietro? Anche
ammesso, non sarebbe affatto risolutivo.
Cento anni fa Fabbroni, un
capitano dei carabinieri, con
metodi energici fece una
buona pulizia di camorristi;
ciò nonostante Napoli continuò nella sua degenerazione.
Non saranno quindi i magistrati a salvare Napoli; è
più probabile invece che
l’azione popolare incoraggi i
giudici.
Si può sperare in una «primavera palermitana»? Ma
Napoli è molto diversa dalla
capitale sicula. Lì ci sono
poteri forti che si scontrano,
a Napoli tutto è magmatico.
A Napoli non si può parlare
di cupola; la cosiddetta camorra è forte perché senza
una testa. Ci provò Raffaele
Cutolo a dargliela, e perse la
sua.
Il voto di scambio è possibile perché la domanda di favori, per meglio dire di diritti
fondamentali che finiscono
per diventare elargizioni discrezionali, è molto forte.
Per fare un esempio tra
tanti: in una riunione del Comitato jsi sono presentati alcuni giovani che chiedevano
di essere aiutati a trovare il
posto di lavoro. Gli stessi,
prima, avevano bussato ai
sindacati e ai galoppini dei
ministri!
Un giudice, anche se mandasse in galera il ministro De
Lorenzo, potrebbe con una
sentenza risolvere il problema del lavoro, della casa, dei
servizi?!! Comitato «A Napoli mani pulite» sa bene che
questi sono i nodi di fondo:
mercato del lavoro e servizi
sociali.
Si tratta di ribaltare completamente lo stato di cose
esistenti: impresa quasi disperata, ma per la quale vale
la pena impegnarsi
rivendicare migliori condizioni di vita o chiedere interventi per la commercializzazione degli agrumi. Ogni anno così, per anni ed anni: i
prezzi bassi, il mercato che
non gira...
Mi ricordo quando, in tempi non lontani, i lavoratori
partivano in corteo dalla piazza con la bandiera rossa, per
andare ad occupare la stazione ferroviaria, non senza aver
prima superati gli sbarramenti della polizia: idranti, manganelli, qualche volta proiettili.
Come quest’anno mai: non
si compra, non si vende, il
mercato è fermo.
Tonfi, tonf! Le arance continuano a cadere, inesorabilmente; ed ogni tanto si alza
forte il vento.
Esasperata la piazza ha allora occupato il municipio, ha
buttato le arance sulle strade
e sui ponti gridando la sua disperazione. E alla fine ha ottenuto una promessa: una
vendita garantita, per tutta la
Sicilia, di 500 mila tonnellate
di agrumi.
Nessuno, per questo, ha
gridato vittoria. Già da tempo, invece, in piazza e attorno
ad essa, non si ride più: solo
facce lunghe, tirate. La recessione economica, la valanga
tangentopoli, una crisi agricola di cui non si vede la fine,
ha ammutolito la piazza.
Quante arance dovranno
ancora cadere a terra?
19
y£NERDÌ 26 FEBBRAIO 1993
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Ancora sul
manifesto
della Fcei
Mi riconosco nel manifesto
della Fcei L’Italia a una svolta in quanto ritengo che tra le
due categorie citate da Rita
Gay sul n. 5 del giornale,
membri di sette fondamentaliste-apocalittiche e persone
che condividono una cultura
protestante, ne esista una terza, quella dei credenti che,
consapevoli della propria debolezza e del propri errori
sentono il bisogno di confessare il proprio peccato e di testimoniare dell’amore di Dio,
unica fonte di libertà, di verità e di giustizia.
A questa categoria appartennero i profeti, i riformatori
e gli innumerevoli testimoni
che ci hanno preceduto.
A questa categoria appartengono forse anche le poche
migliaia di italiani che con
questo manifesto, mi pare
senza «arroganza» e «oscurantismo», hanno usato la
propria libertà di cittadini per
invitare altri credenti «alla
preghiera ed all’umile ascolto
della Parola di Dio per chiedere al Signore il dono della
nuova nascita e di una nuova
speranza di verità, libertà e
giustizia».
Fraternamente
Angelo Arca - Cascinette
d’Ivrea
Ho letto sul n. 5 di Riforma
la lettera di Rita Gay Cialfi e
mi sono innanzi tutto intenerita nel ritrovare la grinta dei
vecchi tempi della cara, indimenticabile amica di gioventù (Fuv di Milano, anni
’40 e anni ’50).
Mi sia però consentita una
replica al suo assunto in merito al «manifesto oscurantista».
1) Il pensiero laico, di cui
credo di essermi fatta io stessa portavoce nel mio intervento su P. S. Mancini e la
pena di morte (cfr. n. 3 di
Riforma), è certamente portatore di grandi, irrinunciabili
valori e noi riformati siamo
altrettanto certamente gli alfieri della laicità; ma noi siamo anche «comunità di credenti», ossia «chiesa», e in
quanto tali sono profondamente convinta che ci competa il dovere di «evangelizzare», ovvero di annunciare la
Buona Novella (Marco 16, 15
ss.; Matteo 28, 19 ss.). In
questo annuncio rientra il richiamo a Dio, rientra l’invito
alla preghiera. Mi si passi la
vieta locuzione; questa è la
nostra vocazione.
2) Da quanto sopra consegue che, lungi dall’essere «arroganti», i credenti devono
però essere «testimoni»; testimoni della Parola, testimoni
nel mondo del Signore in cui
credono, pur sempre nel pieno rispetto dell’alterità. Testimoni espliciti.
Dunque, cara Rita, nessuna
paura di essere diventati una
«setta fondamentalista o apocalittica»; semplicemente un
forte, limpido richiamo alla
realtà dello Spirito, così quale
echeggiava nei secoli il richiamo dei nostri padri.
Florestano Sfredda Piccoli
- Rovereto.
Rispettiamo
tutti i principi
battisti
Caro Direttore,
prima della recente Assemblea straordinaria dell’Ucebi
è stato fatto un sondaggio-referendum sulle questioni
dell’otto per mille e della defiscalizzazione, al quale hanno risposto quasi tutte le
chiese. Il risultato è stato favorevole all’accettazione sia
dell’otto per mille sia della
defiscalizzazione, al 70%
circa. Il risultato assembleare
ha dimostrato parità nei due
schieramenti per l’otto per
mille, mentre c’è stato un
' leggero spostamento verso la
defiscalizzazione. Che cosa è
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542,
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175.
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166.
DIRETTORE: Giorgio Gardiol.
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto.
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
Bnrno Rostagno.
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan.
ABBONAMENTI: Daniela Actis.
FOTOCOMPOSIZIONE: AEC srl tei. 0174/551919.
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EDITORE: Edizioni protestanti srl - via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
Il presente numero 8 costituisce il n. 8 del 26 febbraio 1993 de La Luce. Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 176/60. Sped. in abb. postale gr. Il A/70.
Nella foto di prima pagina: In che modo ci rapportiamo alle città in cui viviamo?
ITALIA
• ordinario £.
* sostenitore £.
■semestrale £.
60.000
150.000
30.000
successo? Dov’è il problema?
Mi sembra di trovare qui
conferma del mio timore
espresso recentemente su
Riforma. Tuttavia non voglio
ora discutere su quale sarebbe
stato il risultato con un’Assemblea di delegati diversamente composta. Questo è
meno importante. Quel che
mi preme sottolineare è invece l’incidenza negativa del
voto libero del delegato singolo come il pastore, in contrasto con il voto vincolato alla propria chiesa del delegato
della chiesa stessa. E sempre
più evidente che il valore del
voto pastorale è ben superiore
a quello del delegato di chiesa, tanto da annullare, nel caso dell’otto per mille, la volontà delle chiese. È davvero
giusto che le cose rimangano
così?
È tempo di cambiare, e non
per accentrare sempre di più,
ma per allargare, coinvolgere
e responsabilizzare molte più
persone nell’amministrazione
politica ed economica della
nostra realtà ecclesiastica. E
tempo di cambiare soprattutto
perché mi sembra anacronistico (cattolico!) che ci sia diversità di rapporto tra le varie
responsabilità. In altre parole:
se io predico, nel sermone
domenicale, che la chiesa di
Cristo è dove tutti sono «re e
sacerdoti», che tutti sono
ugualmente responsabili davanti a Dio, che i doni di ciascuno servono, di nuovo
ugualmente, al bene comune,
come faccio poi a spiegare la
diversità di valore del voto
all’interno di quella che poi
sarebbe la garanzia dell’uguaglianza e della democrazia, e
cioè l’Assemblea generale
deirUnione delle chiese
evangeliche battiste?
Ritengo che tutti i tempi
siano buoni per affrontare
problemi spinosi. Non ci sono stagioni particolari. Tuttavia questo è il tempo opportuno perché le nostre contraddizioni interne si stanno
moltiplicando in maniera pericolosa e non è giusto passarle sotto silenzio. Ho assistito in sede di Assemblea a
ferventi difese di affermazioni di principio contro l’otto per mille; per la separazione della chiesa dallo
stato; per la difesa della laicità dello stato, così come le
ho lette sul nostro giornale.
Visto che siamo tali paladini,
puntiamo anche i piedi per
difendere «tutti» i principi
come quelli che ristabiliscono pari dignità ai
singoli membri di chiesa e
alle chiese. Questo mio intervento non è una polemica . E
una linea politica precisa che
sottopongo a tutti. Per questa
linea intendo lavorare per dimostrare che le nostre chiese
troveranno nuova vita e nuova vocazione soltanto quando si sentiranno veramente
libere e rispettate.
Gioele Fuligno - S. Angelo in Villa
Appello
delle Ucdg
L’Ucdg, l’associazione
femminile italiana di ispirazione cristiana (affiliata in
campo internazionale alla
Ywca), che dal 1894 opera in
favore della promozione della
donna a tutti i livelli, ha inviato recentemente due appelli, al segretario generale
dell’Onu e al presidente della
Commissione esperti per l’ex
Jugoslavia presso le Nazioni
Unite, perché intervengano
urgentemente contro gli orrendi e diffusi abusi perpetrati contro donne e bambini.
Risulta infatti nel rapporto
dell’Alto commissariato delle
NU per i rifugiati, del 16 dicembre scorso, che violenza
carnale e stupro vengono praticati nell’ex Jugoslavia sia
occasionalmente che sistematicamente e che esistono addirittura campi per stupro quali
mezzi di «pulizia etnica».
Il gruppo donne croate
«Tresnjevka» dichiara a sua
volta in un rapporto dello
scorso settembre, basato su
testimonianze di sopravvissute e rifugiate, che nei famigerati campi, in Bosnia-Erzegovina, donne e bambini vengono anche sottoposti a brutali
violenze (fra cui il forzato
prelievo di sangue). Lo stesso
rapporto infine elenca l’ubicazione precisa di ben dieci
di questi nuovi terribili lager.
Appare ormai indilazionabile
che, non solo da parte delle
donne e delle associazioni
che le rappresentano, si effettui ogni intervento possibile
per la cessazione di questo
stato di cose.
Hai fatto
l’abbonamento
a
RIFORMA?
Due progetti
di cooperazione internazionale
Ricordiamo ai lettori le attuali destinazioni del fondo.
La prima riguarda la Cooperativa agro-pastorale di Kansounkpa in Benin (Africa) a cura della locale gioventù metodista.
Si tratta di una regione gravemente provata dalla fame e dalla povertà. Scopo della cooperativa è di contribuire, da un lato, all’occupazione dei giovani nel campo agroalimentare con allevamento
di animali e produzione lattiera casearia. Dall’altro, essa vuole anche essere una guida nei riguardi degli abitanti della zona.
La seconda iniziativa concerne la ricostruzione della chiesa
evangelica di Tsiroanomandidy in Madagascar, incendiata e distrutta dal potere politico a scopo intimidatorio verso la popolazione e i pastori che si battono contro la dittatura e per libere elezioni.
Cogliamo l’occasione per segnalare di aver ricevuto dal pastore
Njike, della Chiesa evangelica del Camerún, una lettera in cui viene espressa la riconoscenza della chiesa locale per l’invio di dieci
milioni di lire a favore del Centro sociale di ’Ntolo e ci viene confermata la drammatica situazione del Centro, «quasi sull’orlo
dell’asfissia», anche in relazione alla grave situazione socio-economica del paese. «La nostra chiesa - dice il messaggio - si batte
con tutte le forze per mantenere la sua testimonianza e per continuare a lavorare per il mantenimento della pace».
Le offerte vanno inviate al ccp n. 11234101, intestato a La luce - Fondo di solidarietà, via Pio V 15 - 10125 Torino, indicando possibilmente la causale (Madagascar o Benin).
IL ROSSO E IL NERO
ETICA,
E LAICITÀ
PAOLO SBAFFI*
"Visto che il mio intervento nel corso del collegamento da Bologna durante la trasmissione II rosso e il
nero di giovedì 18 febbraio è stato bollato come quello di un pastore di «una non meglio qualificata chiesa progressista (sic!) che permetterebbe l’uccisione di
persone indifese e innocenti», riassumo che cosa ho
effettivamente detto, aggiungendo che cosa non mi è
stato possibile dire a causa degli spostamenti veloci
dei microfoni da una parte e dall’altra nel corso del
collegamento.
Che cosa ho detto: «Sono pastore della Chiesa
evangelica metodista di Bologna. Tra me e la curia
bolognese non c’è mai stato alcun rapporto ecumenico, mentre ce ne sono stati e ce ne sono con molti
cattolici aperti e democratici, quelli con i quali si sono fatte insieme le battaglie in occasione del referendum sul divorzio e sull’interruzione volontaria della
gravidanza, ovviamente nello schieramento per il
«no» all’abrogazione delle leggi; le mie motivazioni
di protestante partono sempre dal rispetto della laicità dell’etica. Se di etica protestante si vuole parlare,
sulla base della nostra comprensione dell’Evangelo,
si deve parlare di etica della responsabilità (delle persone).
E a proposito di questa affermazione delle
responsabilità occorre dire che nessuna imposizione
esterna alla responsabilità personale potrà mai essere
legittimata come cristiana. Nel caso che stiamo discutendo, la responsabilità ultima spetta sempre alla donna, la quale deve poter decidere liberamente se vuole
essere madre o no. La partecipazione alle scelte da
parte del marito o del compagno, se dovesse essere
espressa sotto forma di ricatto o di diritto alla pater
nità, sarebbe anch’essa un’imposizione esterna, lesiva
della libertà della donna».
La seconda cosa, quella che mi è stato impossibile
dire, è questa: che il card. Biffi esorti i cattolici a seguire le norme del Catechismo cattolico (anche i
«nuovo») non mi meraviglia, e neppure che lo faccia
con forza. La cosa non mi tocca. Riguarda i cattolici e
le cattoliche, i quali dovrebbero piuttosto trarre le do
vute conseguenze per se stessi dal loro eventuale disaccordo con la dottrina ufficiale della loro chiesa.
La dottrina cattolica non potrà mai essere il prodotto
di una elaborazione dal basso, da parte della base dei
credenti, pena il crollo di tutta la struttura stessa de
cattolicesimo. Ma quando il card. Biffi pretende di interferire con l’applicazione di una legge dello stato,
per di più suffragata dall’approvazione della maggioranza della popolazione, in base al referendum del
’78, allora i suoi interventi vanno denunciati come le
sivi e della volontà popolare, la cui coscienza non è
più evidentemente sotto l’esclusivo controllo del ma
gistero ecclesiastico.
* pastore della Chiesa evangelica metodista di Bologna.
Partecipazioni
«E fattosi sera Gesù disse:
passiamo all'altra riva»
Marco 4, 35
È mancata all'affetto del suol cari
Elda Pellenco ved. Musso
di anni 70
Ne danno l’annuncio a funerali
avvenuti: i figli Davide e Osvaldo,
la sorella Malvina, Il fratello Aldo
e famiglia, il cognato Rolando e
famiglia e parenti tutti.
Luserna S. Giovanni, 25 -2 -1993
RINGRAZIAMENTO
Le sorelle, I fratelli ed I familiari
tutti del compianto
Giovanni Garnier
(Jeanin)
di anni 56
riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al
loro caro, sentitamente ringraziano tutte le gentili persone che,
con fiori, scritti, parole di conforto
e presenza, hanno voluto essere
loro vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla famiglia Odino, alla Croce
Rossa di Torre Penice, al servizio
elisoccorso di Savigliano ed al
pastore Tron.
San Secondo, 25 febbraio 1993
I necrologi si accettano entro le ore 9 del lunedì. Telefonare al numero 0116SS.27B-Pax 011-6579*9.
C Organizzazione Trasporti ed Onoranze Funebri ' — v
Giaehero - Bessone - Perassi I
'■■I —I s-n.c. ^
Sede: Luserna S. Giovanni - Via L. Tegas, 43/4 - "b 0121/909008
Torre Pellice - Viale Mazzini, 3 - ® 0121/932400
Servizio Notturno e festivo: « 909537 - 909723 - 901201
20
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 19 FEBBRAIO 1993
Foresteria «Cà dia paia» - Angrogna
20 letti, 5 camere, per gruppi autogestiti
Loc. Bagnóou, Colle della Vaccera, 10060
Angrogna
Coordinamento strutture ricettive
tei. e fax (0121) 91801
via Arnaud 34 -10066 Torre Pellice
Centro ecumenico Agape - Praii
96 letti, 35 camere, escursioni in montagna,
cento di incontri e studi per gruppi, aperto
tutto l’anno.
resp. Letizia Tomassone
tei. (0121) 807514; fax 807690
10060 Frali
Foresteria Vaidese
vaiar Porosa
resp. Thomas Noffke
tel.(0121)51372
via Assietta 4
10060 Villar Perosa
Centro vacanze <<M.L King»
ideane di Susa
resp. Gina Serafino Cammisa, tei. (0122)
49610, viaTorino 11,10053 Bussoleno
Praz. Campo del Carro
10050 MeanadiSusa
Foresteria vaidese
«La Rocciagiia» - Angrogna
2 edifici, 20 camere, 40 letti, per gruppi au
togestiti
Coordinamento strutture ricettive
tei. e fax (0121) 91801
via Arnaud 34 -10066 Torre Pellice
Casa Pons - Angrogna
tei. (0121) 944144
resp. Concistoro di Angrogna
Foresteria «La Gianaveiia»
Luserna S. Giovanni
2 edifici nella pineta, 24 letti, 4 camere per
pppi autogestiti.
Coordinamento strutture ricettive
tei. e fax (0121) 91801
via Arnaud 34 -10066 Torre Pellice
Foresteria vaidese - Torre Peliice
102 letti, 45 camere, centro storico valdese
escursioni in montagna, 55 km da Torino
aperto tutto l'anno.
resp. Adriano e Carla Longo
tei. e fax (0121) 91801
via Arnaud 34 -10066 Torre Pellice
peri
vostri incontri
Casa vaidese per ia gioventù
Vaiiecrosia
127 letti, 24 camere. 5 minuti dal mare, 8
dormitori, 3 bungalow, colonie estive, aperto da febbraio a ottobre,
resp. Sergio Nisbet
tei. e fax (0184) 295551
via Col Aprosio 255 -18019 Vaiiecrosia
Casa baineare vaidese
Borgio Veroni
68 letti, 35 camere sul mare, recentemente
ristrutturato, aperto tutto l’anno,
resp. Albina e Nicolino Canu
tei. (019) 611907
c.so Ital ia 110 -17027 Pietra Ligure
Casa vaidese - Rio Marina
48 letti, 15 camere vicino al mare, recentemente ristrutturata con ampio giardino e solarium. aperta da aprile a ottobre,
resp. Ornella Grein Rovelli
tei. (0565) 962141; fax 962770
p.zza Mazzini 1 - 57038 Rio Marina
Viiiaggio detta gioventù - S. Severa
120 letti, 29 camere sul mare, 40 km da Roma,
saloni a disposizione, aperto tutto l’anno,
resp. Paolo LandI
tei. (0766) 740055; fax 741527
lungomare Pyrgi 13 - 00050 Santa Severa
Foresteria - Cagiiari
3 letti ed uso cucina,
resp. Giuseppe Mollica
tel.(070)666876
v.le Regina Margherita 54 - 09124 Cagliari
Campo Sardegna
Casa colonica, 35 letti, 4 camerate, piazzole
per tende e camper, vasta boscaglia medi
terranea, aperta da giugno a settembre, su
richiesta anche in primavera.
resp. Giuseppe Mollica
tei. (070) 493237-666876 (abitaz.)
SS 125 Cagliari-Olbia al km 24,2
Foresteria vaidese - Paiermo
tei. (091)6817941/3
via Angiò 56 - Palermo
Centro diaconale «La Noce»
Palermo
50 letti, 15 camere, uso cucina per gruppi
nel centro di Palermo, aperto tutto l’anno.
resp. Karola Stobaus
tei. (091) 6817941; fax 6820118
via Gio. EV. Di Blasi 12 - 90135 Palermo
Servizio cristiano - Riesi
15 letti, 6 camere, foresteria in allestimento,
aperta tutto l'anno,
resp. Franca Cossa
tel.(0934)928123; 928139 (abitaz.)
via Monte degli ulivi 6 - 93016 Riesi
Casa valdese per ferie - Viering
3 dormitori con letti a castello, corredo personale, prenotazioni tutto l’anno, all’imbocco della Val d'Aosta,
resp. Alice Durand
Viering 39-11020 Champdepraz
tei. (0125) 960417
Casa valdese per ferie - Aosta
5 minialloggi con 3-4 posti letto ciascuno,
prenotazioni giugno-settembre, centro storico.
resp. Roberto Romussi
tel.(0165)44345
rueCroix de Villell -11100 Aosta
Centro evangelico «P. Andreetti»
S. Fedele
1 camere, 25 posti letto, altitudine 750
s.l.m., 30 km da Como e Lugano, aperto tutto l’anno, incontri giovanili e comunitari,
resp. Ennio del Priore
tel.(031)830418; 525346 (abitaz.)
via Provinciale 55 - 22028 S. Fedele Intelvi
Centro ecumenico «L. Menegon»
Tramonti di Sopra
25 letti, 8 camere, campi studi per giovani e
famiglie in luglio e agosto, a disposizione di
gruppi autogestiti altri periodi,
resp. Silvio Marini
tel.(041)5233449; (0427) 869087
33090 Tramonti di Sopra
Foresteria valdese - Venezia
49 letti, camere ed appartamenti, centro storico, 5 minuti da p.zza San Marco, aperto
tutto l'anno,
resp. Piero Grill
tei. e fax (041) 5286797
Palazzo Cavagnis
Castello 5170 - 30122 Venezia
Centro giovanile (Gouid) - Firenze
72 letti, 25 camere di cui 21 con bagno,
centro storico, 20 minuti a piedi da stazione
Fs, aperto tutto l’anno,
resp, Gianluca Barbanotti
tei, (055) 212576; fax 280274
via dei Serragli 49 - 50124 Firenze
Casa comunitaria - Tresanti
Casa colonica ristrutturata, 30 km da Firenze,
resp. Fleinz Fritschi, Leopoldo Sansone
tel.(0571)659075; 608828 (ab.)
via Chinigiano 10 - 50025 Montespertoli
Casa Cares - Reggetto
55 letti, 16 camere, antica fattoria a 35 km
da Firenze a 500 m sul Pratomagno, chiusa
in gennaio.
resp. Antoinette e Paul Krieg
tei. e fax (055) 8652001
via Pietrapiana 56 - 50066 Reggello
Ecumene- Vettetri
Centro di studi e vita comunitaria, 80 letti,
50 km da Roma, aperto da giugno a settembre e altri week-end.
resp. Ornella Sbaffi
tei, (06) 4743695
Contrada Cigliolo - 00049 Velletri
vostre vacanze
Centro evangelico battista
Rocca di Papa
60 letti, 13 camere, 9 con bagno, 25 km da
Roma, spazi per incontri e giochi, aperto
tutto l’anno
resp. Vera Marziale latrate
tei, (06) 9499014
via Vecchia di Velletri 26 - 00040 Rocca di Papa
Casa valdese - Roma
56 letti, 29 camere nel centro di Roma a po- •
chi passi da p.zza Cavour, 3 minuti dalla
metropolitana, aperto tutto l’anno,
resp. Aldo Visco Gilardi
tei. (06) 3215362; fax 3211843
via Farnese 18-00192 Roma
«La Casetta» - Bari
Camping, 20 piazzole per tende, 1 per caravan, zona alberata nella caitipagna, autobus
da Bari, aperto tutto l’anno,
resp. Gianna Sciclone
tei, (080) 493084; 333091
via Gentile 106-70126 Bari
Centro giovanile evangelico Casa valdese Centro evangelico - Bethel
Adelfla - Scoglltti Guardia Piemontese tel. (0961) 922059
Centro per incontri e vacanze in ristruttura- Minialloggi per famiglie, 10 minuti d’auto 88055 Taverna
zione, sul mare, 20 posti letto. Per informazioni: Giuseppe Ficara, tei. (0934) 929433, via Faraci 63,93016 Riesi dalle Terme Luigiane e a 15 dal mare, aper- tura estiva, resp. Teodora Tosarti tel.(0984)621490 p.zza della Strage - 87020 Guardia Piemontese
Viiiaggio evangelico
Monteforte Irpino
30 letti, 13 camere, sale per incontri, ampi
spazi verdi, aprto tutto l’anno.
resp, Gianni Sagripanti
tei. e fax (0825J 682698
via Rivarano 18 - 83024 Monteforte Irpino