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Anno 115 - N. 45
9 novembre 1979 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDE3]
10066 TORRE FELLICE
Spedizione in abbonamento postaie
1° Gruppo bis/70
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA PREDICAZIONE DI APERTURA DELLA V ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE
Indicare al nostro popolo la via di Cristo
L’unica vera alternativa non è l’evangelismo in quanto tale, ma solo il Cristo di cui l’evangelismo è chiamato ad essetestimone - Tre parole bibliche che possono aiutare a ricevere la testimonianza di questa via alternativa
re
Fratelli e Sorelle nel Signore,
uno dei temi che è all’ordine del giorno di questa assemblea
federativa ci richiamerà al non facile compito di essere, come evangelici italiani, i fautori di una proposta alternativa.
Credo che a questo punto, a meno di apparire ridicoli, siano
necessarie alcune precisazioni, che non vogliono in alcun modo condizionare la tavola rotonda che è prevista dal programma.
Pensare che l’evangelismo italiano possa essere un’alternativa in
Italia o che esso sia in grado di proporre un’alternativa al nostro
paese rasenta la presunzione e rischia l’infedeltà all’evangelo.
Sono convinto, infatti, che l’evangelismo italiano, per quello che
esso è in termini di numeri, di risorse umane, di spessore culturale, di capacità di incidere politicamente, di coesione e coordinazione
degli sforzi e delle iniziative, rappresenti molto poco o quasi nulla.
Dobbiamo avere il senso delle proporzioni, nell’Italia del papa che
viene da lontano e dove le urla delle folle di piazza sono più udibili
della voce della verità.
Qualcuno potrebbe, però, affermare che, malgrado tutte le nostre carenze e le nostre debolezze, dopo tutto abbiamo qualcosa di
cui andare fieri: la nostra capacità di resistenza, l’alto numero di
opere sociali e di testimonianza, la relativamente alta partecipazione dei membri alla vita della chiesa, la capacità di prendere talora
posizioni significative (vedi le intese, vedi il comportamento protestante nel referendum sul divorzio, vedi la contestazione di certo
ecumenismo ufficiale e facilone che ora mostra la corda, ecc.). Certo, l’evangelismo italiano ha una storia di cui non vergognarsi. Ma
anche quando si fosse considerato tutto questo, possiamo veramente dire che noi siamo in grado di proporre un’alternativa al popolo italiano?
Io penso onestamente di no. La ragione di questo chiaro no,
voglio precisare, non va ricercata nell’analisi dello stato di salute
dell’evangelismo italiano, ma va ricercata nell’essenza stessa del
messaggio evangelico. Nel vangelo l’unica alternativa, infatti, è e
resta Gesù Cristo. Noi non possiamo proporre noi stessi, né le nostre chiese, né la nostra cultura come fossero o potessero essere
alternative. Colui che è la via, la verità e la vita è anche la sola
via. Non ci è permesso di scendere sul piano di chi crede che fuori
della chiesa non v’è salvezza.
Sono certo, per altro, che coloro che hanno scelto questo tema
dell’alternativa per la nostra assemblea federativa non hanno voluto dire che al di fuori dell’ambito protestante non vi sia possibilità di salvezza per il nostro paese. Non è diventando come noi che
l’Italia si salva. Forse sarebbe un po’ migliore; senz’altro non sa
L’Assemblea raccolta nel culto inaugurale ascolta la predicazione
del pastore Paolo Spana.
rehbe condizionata dal clericalismo e dal concordato; per certo
avrebbe un laicato veramente laico e forse ci sarebbe tanto clientelismo e tanta speculazione in meno. Ma l’Italia non sarebbe ancora
salva.
L’unica vera alternativa non è l’evangelismo in quanto tale, ma
solo il Cristo di cui l’evangelismo è chiamato ad essere testimone.
La domarida che si deve porre è dunque la seguente: in che
senso il Cristo rappresenta una alternativa per l’Italia e per gli
italiani? Oppure, come possiamo noi evangelici far capire agli italiani che Cristo è l’alternativa per la salvezza di tutti?
Vorrei tentare un avvio di risposta proponendo tre frasi significative del Signore Gesù:
tativo di far diventare le sue parole come un codice legale.
Ciò ha un duplice significato.
La parola del vangelo è parola
di liberazione per l’Italia schiava di un cattolicesimo recrudescente, che fa ricorso ad ogni
mezzo, anche demagogico, per
recuperare i suoi cosiddetti valori tradizionali e alle pratiche
superstiziose. Ma essa è parola di
liberazione anche per quegli
evangelici che hanno ridotto la
parola di Gesù ad un cumulo di
precetti fissi e formalmente infallibili.
« Ma io vi dico... » è una locuzione avversativa la cui forza
non sta nel ma, bensì nell’io.
Gesù, la sua persona, il vivente
Signore nostro è la parola veramente libera e quindi alternativa. È questo Signore vivente
che deve poter parlare anche attraverso di noi, e parlare con
coerenza, con continuità e in ogni circostanza.
La predicazione evangelistica,
dunque, rimane il nostro primo
compito. Una vera proposta alternativa può solo venire da un
evangelismo che sappia fare un
appello nuovo, con voce nuova,
perché esso stesso ha trovato
un modo alternativo di ascoltare la Parola del Signore.
— Voi avete udito che fu detto... ma io vi dico... (Mtt. 5: 21 s.).
— I principi delle nazioni le signoreggiano... ma non è cosi tra
voi... (Me. 10: 42 s.).
— Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma il Figlìol dell’uomo non
ha dove posare il capo. (Mtt. 8: 20).
IL SERVIZIO
FRATERNO
TORRE PELLICE 1-4 NOVEMBRE
LA PAROLA
DELLA LIBERTA’
Tra le delibere dell’Assemblea
VIOLENZA
La V Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, nel prendere atto
che si continua a registrare un
impressionante crescendo di
violenze contro le donne,
che finora è mancata la volontà politica di riformare il vigente codice penale, i cui articoli relativi alle violenze sessuali denotano grave arretratezza
e contengono l’ambigua definizione di reati contro la morale,
che i processi per stupro si
svolgono spesso in forme tali
da porre di fatto sotto accusa
la moralità della vittima, esercitando così su di lei un’ulteriore violenza,
che gli episodi di aggressione
fisica contro le donne sono nella nostiu società l’espressione
estrema di una mentalità diffusa che considera la donna come
oggetto sessuale e che avalla la
prassi di una doppia morale;
nel ricordare che l’Evangelo
ci chiama ad essere testimoni
di una realtà in cui uomini e
donne sono uguali, liberi, con
pari dignità;
consapevole che ogni fatto di
violenza fisica morale e sessuale si pone in assoluto contrasto
con la volontà di Dio ed impegna quindi i credenti a lottare
perché ne vengano eliminati i
presupposti e le conseguenze;
invita le chiese locali a cogliere l’occasione offerta dalla pre
sentazione della proposta di legge di iniziativa popolare sulla
violenza contro la persona per
promuovere una riflessione e
un dibattito sulle diverse violenze presenti nei comportamenti
individuali e collettivi e per favorire la raccolta delle firme
anche t;ome momento di presa
di coscienza delle discriminazioni ancora esistenti nei confronti delle donne.
CHIESE-STATO
La V Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, di fronte alle noifizie relative alla ripresa della
trattativa per la revisione del
Concordato del 1929,
CONCORDATO
La V Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia,
rilevando dalla stampa che è
stata ripresa la trattativa per la
revisione del Concordato, afferma la necessità che lo Stato non
debba in alcun caso assiunere
oneri finanziari per sostenere
attività proprie delle Chiese,
né stabilire trattamenti di fa^
vore in materia di enti ecclesiastici ;
riafferma altresi il princìpio
che l’insegnamento della religione è di competenza della famiglia e delle chiese: pertanto tale
insegnamento non deve avvenire nell’ ambito della struttura
scolastica statale;
domanda ai partiti democratici di impegnarsi chiaramente
in questo senso in sede di esame parlamentare delle proposte
di revisione del Concordato.
riafferma che la soluzione
concordataria dei rapporti Stato-Chiesa non garantisce né la
libertà e l’indipendenza delle
confessioni religiose rispetto allo Stato, né la libertà e l’indipendenza dello Stato dai poteri
confessionali;
riafferma che le Chiese devono vivere in modo indipendente neH’ambito della propria
confessione di fede e del proprio ordinamento, che non vi
deve essere ingerenza dello Stato neU’ambito predetto né restrizione del medesimo ma garanzìa di libertà per tutti, che
nessuna Chiesa può o deve pretendere situazioni privilegiate
neU’ambito della società civile
dato che solo cosi si può realizzare in concreto una condizione
di parità tra tutte le confessioni religiose e fra tutti i cittadini;
Voi avete udito che fu detto...
ma io vi dico. Questa frase riguarda la parola. Il nostro primo compito è e rimane quello
di ricordare con coerenza il primato della parola di Cristo. Essa rappresenta la sola vera alternativa ad ogni discorso umano: « A chi ce ne andremo noi?
Tu solo hai parole di vita eterna» (Gv. 6: 68). Parola antica,
eppure sempre nuova. Parola apparentemente pietrificata dal
tempo, eppure sempre vivente.
Fra i fiumi di parole, di suoni, dì
rumori, ecco la parola che crea
vita, senza frastuono e senza bisogno di supporti.
Quando Gesù disse « ma io vi
dico », egli pose la parola fine
su ogni tentativo umano di far
valere la tradizione, la legge e la
coagulazione del sapere religioso più antico. Egli promosse la
parola della libertà. Libertà dalla legge — anche se non « senza
legge » — e libertà da ogni ten
I prìncipi delle nazioni le signoreggiano... ma non è così tra
voi. Questa frase riguarda il servizio fraterno. Il nostro secondo
dovere è quello di attuare il discepolato di Cristo in termini di
servizio reciproco.
La possibilità del servizio, però, non è legata solo a convinzioni etiche o alla disponibilità
personale, ma essa si realizza
veramente laddove i rapporti
umani sono alieni da ogni ipoteca gerarchica. Se uno può comandare sull’altro, o se uno è
più importante dell’altro, o se il
rapporto esistente nella chiesa è
al tempo stesso autoritario e
sottomesso, allora il servizio degrada a servaggio e l’autorità
diventa arbitrio autoritario o paternalismo incontrastato. In queste condizioni ogni disponibilità
di servizio o viene frustrata o
viene sfruttata.
La novità dell’evangelo che noi
dobbiamo evidenziare consiste
nel fatto che in Cristo sì è liberi
proprio nella misura in cui si è
servitori. Il Servo dell’Eterno
conserva la dignità più alta proprio nella sua ubbidienza (Fil.
2: 11 ss.) e chi è discepolo di
Paolo Spanu
(continua a pag. 3)
ritiene di poter indicare nello spirito e nella lettera dell’art.
8 della Costituzione della Repubblica e neUe intese quivi
previste una possibile soluzione
del problema dei rapporti tra
Stato e Chiese nel nostro Paese.
In questo numero e nel prossimo
La V Assemblea della FCEI si è tenuta a Torre Pellice dal
1” al 4 novembre. I tempi di impaginazione del giornale ci
consentono di pubblicare in questo numero, oltre alla predicazione del pastore Spanu, solo alcune delle delibere dell’Assemblea. Abbiamo scelto le tre delibere che hanno una maggiore rilevanza esterna: una presa di posizione sulla revisione del Concordato, una sul rifiuto dell’impostEizione concordataria dei rapporti Chiese-Stato e ima sulla violenza concro
le donne e sulla proposta di legge che intende contrastarla
(che è ampiamente illustrata nella pagina tematica di questa
settimana). Rinviamo al prossimo numero dati, commenti e
interviste.
2
r
9 novembre 1979
CON LA PROLUSIONE DEL PROF. A. MOLNAR E LA PREDICAZIONE DEL MODERATORE BOUCHARD
Inaugurato il 125* anno della
Facoltà Valdese di teologia
Roma. Sabato 20 ottobre 1979,
nell’aula magna, si è inaugurato
il 125° anno accademico della Facoltà di teologia. Il professore
Ricca, nominato per la prima
volta decano della Facoltà lo
scorso Sinodo, ha introdotto la
cerimonia; il prof. Amedeo Molnàr, decano della Facoltà teologica Comenio di Fraga, studioso
di storia valdese, ha tenuto la
prolusione sul tema: « Il linguaggio plebeo nella prima Riforma ». Domenica 21 ottobre, nel
tempio valdese di Piazza Cavour,
si è tenuto il culto inaugurale
presieduto dal past. Sommani;
la predicazione è stata svolta dal
moderatore Bouchard.
Il professor Ricca, dopo una
introduzione biblica, ha comunicato che per l’anno accademico
’79-’80 la Facoltà ha ricevuto 4
nuove domande di immatricolazione da parte di altrettanti studenti stranieri: 5 nuove iscrizioni al 1° anno del corso di licenza
da parte di studenti italiani; 7
nuove iscrizioni al corso di diploma in teologia. Il decano ha
quindi consegnato a Giovanni
Long il primo diploma in teologia conseguito nella nostra Facoltà.
La « Prima Riforma »
Il professor Molnàr affrontando la questione del « linguaggio
plebeo nella prima Riforma », ha
iniziato con una precisazione: è
inesatto e limitativo parlare di
pre-riforma come solitamente
viene fatto; viceversa è più appropriato sia dal punto di vista
storico che da quello teologico
parlare di prima Riforma. Dice
Molnàr: « Adopero il termine
"prima Riforma" come designazione valida per circoscrivere il
fenomeno hussita quattrocentesco sul piano sociale, nazionale,
politico, ecclesiologico, teologico;
o viceversa, il fenomeno hussita
si presenta come riforma compiuta per lo meno sulla scala di
un paese europeo e di una società, circoscritta ma globale ». Si
potrebbe allora parlare più semplicemente di riforma hussita,
ma il termine prima Riforma,
spiega Molnàr, è più raccomandabile in Quanto riesce a mettere in evidenza il fatto che il fenomeno hussita non fu semplicemente la persona di Huss, bensì un movimento che maturò teologicamente grazie a varie influenze: il biblicismo di Wycliff
da una parte, i « centrali motivi
dell’anteriore intuizione evangelica dei Valdesi « dall’altra ».
In questo ambito hussita il valdismo medioevale passa da mera
« glossa marginale dell’ecclesiologia cattolica, a fatto storiografico », con una sua organizzazione e con un suo pensiero, insomma con una sua teologia. Ecco
dunque l’ipotesi di lavoro del
prof. Molnàr: « E’ proprio questa prima Riforma, nella versione della sua ala più radicale,
quella Taborita, che ci offre la
griglia adatta a decifrare e vagliare la portata riformatrice del
movimento valdese medioevale ».
Il valdismo medioevale, respinto dalla chiesa ufficiale, mancò a
lungo di una scienza teologica
nel senso tecnico del termine;
anzi il valdismo considerò per
lungo tempo la teologia delle
scuole con crescente diffidenza,
senza per questo, però, essere un
movimento capace di profonde
intuizioni teologiche. In questo
senso si può parlare del valdismo medioevale come di un movimento preculturale: nel senso
che i valdesi rifiutavano le alte
costruzioni teologiche accessibili soltanto ad una ristretta élite
in favore di ima predicazione itinerante svolta fra i poveri e gli
emarginati. Tale rifiuto dell’insegnamento teologico ufficiale fu
la conseguenza della loro esperienza e della loro scoperta del
fatto che il linguaggio teologico
era legato allo status sociale proprio dei teologi che lo adoperavano. Ecco dunque l’intuizione:
ogni discorso, e quello teologico
in particolare, è da considerarsi
una prassi, un modo di agire, di
comportarsi.
Credo che la lezione che noi
oggi possiamo trarre sia questa:
chi ha scelto di predicare l’Evangelo, chi ha scelto dì annunciare
la profonda portata liberatrice
del messaggio di Cristo, deve farlo in modo dirompente, comportandosi coerentemente con ciò
che afferma.
Una proposta di
lavoro per gli anni ’80
Il pastore Bouchard ha predicato su un passo del Vangelo di
Matteo 5: 13: « Voi siete il sale
della terra ». Nel suo sermone il
moderatore ha indicato una proposta di lavoro per le chiese vaidesi e metodiste per gli anni ’80,
che egli stesso ha riassunto nelle
parole: « Costruire in Italia una
minoranza significativa ». Per far
questo è assolutamente necessario, ha detto Bouchard, adottare
un nuovo stile di vita, rinnovando il nostro modo di essere nella
società e nella chiesa, secondo tre
parole d’ordine: « fraternità, povertà e responsabilità ».
Il moderatore ha insistito sull’importanza di una minoranza
cristiana significativa, che cioè
non si chiuda in un ghetto di autodifesa, né d’altra parte si adatti all’ambiente.
Massimo Aqullante
Protestantesimo
in TV
Lunedì 12 novembre
ore 22,40, 2“ rete
L’alternativa evangelica
(intervista al past. Sergio
Aquilante sui temi dell’ultima assemblea della Ped.
Chiese Ev. in Italia svoltasi
a Torre Pellice).
VERCELLI
Domenica 28 ottobre nei locali
della chiesa metodista di Vercelli ha avuto luogo un incontro
fra le comunità metodiste e vaidesi di Biella, Omegna, Novara,
Vercelli e Vintebbio. L’incontro è
è stato centrato sulla Bibbia ed
è stato articolato in una serie di
temi: che cos'è la Bibbia; perché
leggo la Bibbia; come leggo la
Bibbia; la Bibbia è libro ispirato?; autorità della Bibbia.
Tutti gli argomenti sono stati
dibattuti ed hanno dato adito a
riflessioni ed esposizioni di punti di vista individuali o di gruppo diversi fra loro ma che hanno permesso un reciproco arricchimento.
Ma abbiamo voluto, soprattutto
ringraziare il Signore per tutto il
tempo che ci ha dato di lavorare
assieme al suo servizio in quest’opera che la sua volontà ha
posto qui sulla Riviera Adriatica e che abbiamo servito assieme « camminando per fede ».
Vogliamo ancora dire grazie
da queste colonne al pastore
Zotta per l’amore e la dedizione
che ha dato alla nostra chiesa e
augurargli un ministero altrettanto profìcuo e benedetto nella
sede in cui il Signore lo ha ora
chiamato.
Alle ore 13 era prevista una
agàpe fraterna, organizzata dall’Unione Femminile a cui hanno
partecipato 20 persone; data la
bella giornata di sole i tavolini
sono stati allestiti nel giardino
e nella saletta del Consiglio di
Chiesa a finestre aperte. Ci siamo ripromessi di ripetere questa bella e fraterna esperienza
che ci ha visti riuniti fino alle
ore 15.30.
Soli Deo Gloria.
Si è comunque concluso che la
Bibbia è una testimonianza di fede: essa ha un’autorità che non
sta nel libro in sé, ma nell’oggetto di cui rende testimonianza, e
cioè Gesù Cristo che è la rivelazione di Dio.
Alla fine di Febbraio le stesse
comunità si ritroveranno a Biella per trattare il tema: Evangelizzazione.
Domenica 14 ottobre alle ore
10.30 ancora una volta una numerosa assemblea gremiva la
chiesa per accogliere il nuovo
conduttore della Comunità il fratello Aldo Varese che il Presidente del Consiglio di Circuito
dr. Danilo Venturi ha presentato
alla Comunità porgendogli il saluto dei presenti e di tutto il
Circuito. È seguito il culto, e
nella predicazione del fratello
Varese, sul testo II Cor. 1: 24, è
stato anche rivolto un caldo invito a tutti di disponibilità dei
doni palesi o nascosti, a collaborare, a edificare, testimoniare,
evangelizzare.
RIMINI
Domenica 23 settembre alle ore
18 la chiesa era particolarmente
affollata per il culto di commiato del pastore Zotta trasferito
dal 1° ottobre a Torre Pellice.
Un grazie particolare al fratello Leonardo Casorio della comunità di Parma che ha accompagnato i nostri canti all’harmonium.
Dopo 17 anni di ministerio in
una comimità un pastore diventa per tutti come una persona
di famiglia, sia pure con tutti i
pregi e i difetti che questa qualifica comporta; non è, perciò,
senza commozione che abbiamo
salutato il caro pastore Zotta.
Dopo il culto ha avuto luogo
l’assemblea di chiesa per stabilire il programma delle attività
invernali; è stato ratificato quanto proposto dal Consiglio di
Chiesa e cioè: culto domenicale
a Rimini (ottobre-maggio); culti
mensili in diaspora (Ravenna,
Dovadola, eventuali culti in altre
località), catechismo, scuola domenicale, unione femminile e
studio biblico.
Consegnato il primo
diplomo di cultura
teologica protestante
Com’è noto gli studi in Facoltà di teologia sono articolati su
due corsi. Il primo, quinquennale, è in vista del ministero pastorale. Il secondo, della durata di
tre anni, tende a « fornire gli
elementi essenziali di un’informazione teologica protestante »
(RFT/art. 7).
Quest’ultimo è il così detto
« Corso di Diploma di cultura
teologica protestante ». Benché a
questo Corso vi siano, da tempo, ormai più di quaranta iscritti soltanto di recente uno studente ne ha terminato il "curriculum” prescritto. Il "primo arrivato” è il pinerolese Gianni
Long, di 29 anni, laureato in legge; attualmente lavora a Roma
nell’ufflcio di segreteria della Camera dei Deputati. Alcuni lettori lo ricorderanno alla vicepresidenza del Sinodo nel 1978.
Abbiamo voluto rivolgergli alcune domande.
— È stato lungo il tuo ’’iter”
di studente esterno della Facoltà?
— La mia iscrizione alla Facoltà risale all’ormai remotissimo 1972, ma la colpa di un iter
così lungo non è tutta mia, nel
senso che il programma di studio per il diploma è stato definito dal Sinodo solo recentemente. Si è andati per gradi: prima
si sono « inventati » gli studenti esterni, cioè coloro che non
vivevano in Facoltà e non frequentavano (tutte) le lezioni, seguendo però il corso di studi
regolare, con pochi « sconti ».
Questo esperimento ha avuto il
positivo risultato di reclutare
alcimi esterni che poi sono diventati interni. Ma è fallito come tentativo di fornire una cultura teologica a persone non rivolte al pastorato.
Si è allora istituito il diploma,
con un curriculum di studi diverso da quello richiesto agli
interni. Le materie previste hanno subito qualche variazione.
diopadana » per lo spazio di tempo che ci ha offerto con piacere e
gratuitamente ».
La rubrica radiofonica, gestita
direttamente dalla comunità,
consta di una mezzora settimanale « in diretta » tutti i sabato
pomeriggio (ore 17-17.30) che viene replicata a metà settimana
alle ore 13 in registrazione. Fino
ad oggi il peso di questo servizio
è stato a carico del nostro pastore Anziani, ma a seguito del dibattito in assemblea altri membri della comunità si apprestano
a dare un contributo a questa
iniziativa.
CREMONA
Il consiglio della chiesa metodista di Cremona ha preso in
esame il documento redatto dalla
Tavola sul tema della evangelizzazione, prendendo le seguenti
decisioni: 1) Riprodurre il testo
integrale del detto documento
della Tavola e distribuirlo a tutti i membri della comunità ed
agli amici simpatizzanti; 2) Indire una assemblea straordinaria
della comunità per l’esame approfondito del documento e
prendere decisioni in proposito;
3) Dare il via alle trasmissioni
via radio per le quali erano in
corso trattative con la radio locale « Teleradiopadana ».
— Potresti precisare quali sono le attuali materie di studio?
Nel corso dell’assemblea straordinaria, che ha avuto luogo
domenica 28 ottobre il pastore
Giuseppe Anziani ha riferito in
merito alle trasmissioni evangeliche via radio locale già in corso dal 13 ottobre. Dobbiamo
essere grati al Signore — ha affermato il pastore Anziani — per
averci aperto una porta preziosa
per l’evangelizzazione verso l’esterno. E nel contempo ringraziamo anche la direzione della
emittente di Cremona « Telera
— Nella versione attuale sono
dieci: introduzione, esegesi e
teologia del N.T. e dell’A.T. (e
sono sei), dogmatica, storia dei
dogmi, storia del cristianesimo
ed etica. Personalmente, nell’incertezza di questi anni, ho dato
diversi esami in più e per un
certo tempo sono rimasto « quiescente ». Mi sembra comunque
che l’attuale programma sia serio e completo.
C’è il problema delle due esegesi: è difficile sostenere un esame di esegesi in una lingua diversa da quella del testo. L’esegesi del N.T. mi ha indotto a ristudiarmi, dopo quasi dieci anni
di astinenza, il greco. È stato
l’esame più duro, che mi ha richiesto circa un anno. Ma ne è
uscito un esame serio, nonché il
30 che mi ha fatto piacere. Sono
perplesso invece circa l’esegesi
dell’A.T. (e più perplesso di me
era il professore): è vero che la
maggior parte dei commentari
dell’A.T. in commercio sono
scritti per gente che non conosce l’ebraico. Ma un esame di
esegesi, senza ebraico resta monco.
Le trasmissioni si propongono
di mantenere un carattere rigorosamente evangelico, senza affiancamenti a correnti politiche di
alcun colore, pur essendo naturalmente aperte alle sollecitazioni che provengono dalla gente
e dai problemi del tempo presente. Per favorire un maggiore
ascolto di pubblico, l’assemblea
ha deciso di pubblicizzare la rubrica mediante manifesti murali
e locandine nei negozi con l’indicazione della trasmittente, il nome della rubrica e l’orario della
trasmissione settimanale. Ovviamente le trasmissioni conterranno l’indicazione dell’indirizzo e
dell’orario delle attività della comunità locale.
—Secondo te, a cosa serve il
Diploma di cultura teologica protestante?
— Non serve assolutamente a
niente e qui sta il bello. È una
cosa che uno fa perché è interessato dalla teologia, per dare
ordine alle proprie letture con
l’aiuto degli ottimi professori
della Facoltà, per completare la
propria preparazione essendo
« costretto » anche ad occuparsi
di materie che trascurerebbe da
solo a vantaggio di altre che gli
piacciono di più.
E proprio perché non serve a
niente, si può gestirlo (brutta
parola!) in un modo che sarebbe scandaloso per dei diplomi
che servono a qualche cosa (qualificazione per ulteriori studi, abilitazione professionale: la stessa licenza della Facoltà che è titolo per l’assunzione a pastori):
adattando cioè non lo studente
agli studi, ma gli studi allo studente. Per ogni esame esistono
di regola almeno due programmi: un librone (o più libroni) e
un libretto, ovvero un programma assai difficile (pari a quello
chiesto agli studenti regolari) e
uno più semplice, adatto anche a
chi non abbia una preparazione
di base elevata. E ciò è perfettamente logico, proprio perché il
diploma non ha utilità pratica.
— Quindi chiunque può iscriversi, studiare e conseguire il Diploma?
— Certo. Sarà cura poi dei
professori, oltre che della sua
libera scelta, trovare il programma di studio più adatto a lui,
fermo restando che, con esami
facili o difficili, con l’esegesi in
greco e in ebraico o in italiano,
egli dovrà comunque affrontare
tutte le dieci materie del programma.
— E i vantaggi?
FIRENZE
Esaurita la capienza del salone del Centro comunitario domenica 28 ottobre per la Domenica della Riforma in cui il
prof. Amedeo Molnàr ha ricordato la « protesta » alla dieta di
Spira, 450 anni fa, dalla quale
è derivato il nome «protestanti».
La manifestazione era stata indetta dal Centro Sociale evang.,
dal Centro Ev. di cultura ed ha
visto una larga partecipazione
delle Chiese Evangeliche fiorentine.
— Chi, bene o male, ha fatto
un corso del genere, ne saprà
comunque molto più di prima,
con vantaggio intellettuale per
sé e con grosso vantaggio per la
comunità in cui opera. L’inutile
diploma finisce quindi per essere uno strumento assai utile e
forse proprio per il fatto di essere svincolato dalla natura strumentale caratteristica del tradizionale « pezzo di carta ».
Se consideriamo che, accanto
alla licenza e al diploma, la Facoltà ha anche i corsi per laici impegnati nei ministeri locali (corsi monografici più facili
del corso per il diploma o comunque che non hanno di questo
l’organicità) credo di poter dire
che la vecchia « fabbrica dei pastori » comincia ad essere estremamente produttiva anche nei
confronti di quelli che pastori
non sono né vogliono diventarlo.
E tanto meglio se dopo il mio
verranno molti diplomi e molti
iscritti a questo corso.
(a cura di G. Platone)
3
9 novembre 1979
Associazione delle Chiese Evangeliche di Lingua Italiana in Svizzera
Svizzera: assemblea in italiano
ASSEMBLEA DELLA CEvAA
Nei giorni di sabato 6 e domenica 7 ottobre si è tenuta a Losanna l’assemblea dell’ACELlS.
Secondo una procedura che ci è
familiare il Comitato Direttivo
(“Esecutivo) ha presentato una
ampia e dettagliata relazione annua, il cui primo punto aveva
come titolo « Visione generale
del mondo in cui viviamo » (Problema dei profughi - ristagno
dell’apertura ecumenica - anno
internazionale del bambino ecc.).
Seguiva come secondo punto
una relazione dettagliata delle
singole chiese aderenti all’Associazione relativa alle attività svolte, spesso intense, e alle difficoltà sempre più gravi dovute soprattutto a una realtà di diaspora, allo scarso numero di pastori e di membri impegnati, alla
difficoltà di un approfondito studio biblico, specie in vista della
formazione di predicatori laici.
Il terzo punto riguardava in
particolare l’attività del Comitato, le cui azioni più significative sono state l’aiuto al terzo
mondo con la campagna « Pane
per i fratelli », contatti più frequenti possibili con le chiese associate e la realizzazione di con
vegni su argomenti di particolare interesse (Educazione in vista della fede - Dal credere all’agire - Ruolo delle Chiese Evangeliche in Italia - Valori e pericolo dell’esperienza comunitaria). È atteso per il convegno di
novembre il Prof. G. Spini.
Alla lettura della relazione è
seguita quella della Comrnissione d’esame che in linea di massima approvava l’operato del
Comitato, ma sottolineava che
era mancato un rapporto più diretto e significativo col Sinodo
Valdo-Metodista e in generale
una più intensa reciproca informazione a livello di comunità.
Il dibattito è stato molto ampio e si è protratto fino a mezzanotte. Nonostante sia stato ammesso da parte di tutti i presenti un calo di entusiasmo e di
presenze a questi incontri rispetto agli anni passati, era molto
vivo nei presenti (numerosi) il
bisogno di discutere insieme e
di confrontarsi in uno spirito di
fraterna collaborazione sui molti
problemi che le comunità incontrano (si tratta di comunità sorte dall’emigrazione composte da
fratelli sempre lacerati tra la no
Indicare al nostro popolo
la via di Cristo
(segue da pag. 1)
colui che serve consegue la dignità più alta che è quella dei
figlioli di Dio.
È evidente, però, che non basta condannare e contrastare la
struttura gerarchica cattolica.
Occorre realizzare un servizio
reale e concreto tra di noi, tale
che sia frutto dello spirito di
Cristo.
Per fare questo bisogna che Si
stia insieme. Il servizio non fa
parte dei salamelecchi di buona
creanza, né delle vaghe aspirazioni alla fratellanza coltivate da
lontano. Esso è fatto di opere
e dura per la vita. Non si può
realizzare il servizio cristiano
della chiesa e nella chiesa in
maniera episodica. Il servizio è
una caratteristica costante del
vivere evangelico. Chi mette mano all’aratro e si volge indietro,
chi, in altre parole, concepisce
il discepolato con Cristo come
un impegno a distanza o intermittente, non è degno del Signore Gesù.
Di qui la necessità che noi inventiamo forme sempre nuove e
sempre più efficaci 'e sempre più
unitarie perché l’opera del servizio dei minimi e dei fratelli
possa essere più continua e più
benefica. È urgente, quindi, che
noi evangelici italiani troviamo
una maggiore coesione e approfondiamo i nostri legami di fraternità, perché possiamo efficacemente testimoniare come si vive servendo, escludendo ogni
tentazione di signoria e di primato.
LA TOTALITÀ’
DELL’IMPEGNO
Le volpi hanno tane... ma il
Figliol dell’uomo non ha dove
posare il capo. Questa frase riguarda la totalità dell’impegno.
Il terzo nostro compito, perciò,
è quello di attuare un’etica fondata sul rigore deH’impegno e
la generosa disponibilità. Gesù,
infatti, non allude in primo luogo alla povertà, anche se la povertà è normalmente la conseguenza di una vita rigorosamente
impegnata nel discepolato di cristiano. Gesù non fece mai della
povertà una virtù.
Viceversa, il Signore ci insegna che la via del discepolato
cristiano è una via precaria, perché essa si svolge sulle orme del
crocifisso. Per questo non è possibile che la vita del cristiano si
perda in futili frivolezze. Il rigore e la sobrietà evangeliche
non sono il risultato di una visione cupa del mondo, anzi, la
gioia e l’allegrezza, la capacità
di sorridere e quella di godere i doni del Signore sono proprie di chi è discepolo di Cristo;
ma rigore e sobrietà derivano
dalla consapevolezza che tutto
quello che siamo, tutto quello
che abbiamo, e tutto quello che
facciamo è sotto il segno della
croce. Nulla, quindi, è futile, o
di poco valore, o frivolo o non
religioso. Tutto appartiene al Signore crocifisso e non vi è luogo a spreco e al culto delle cose
inutili.
Ovviamente, tutto questo è applicabile sul piano personale e
familiare. Ma rischia di diventare moralismo, magari funzionale al sistema, se rigore e disponibilità non prendono forma anche
nei rapporti pubblici e nell’impegno politico dei credenti.
In questi ultimi anni abbiamo
visto con drammatica evidenza
come tutta la società italiana si
stia disgregando a tutti i livelli.
Nessuno si salva, nemmeno più
« la classe operaia va in paradiso », perché anche qui, se non
si corre ai ripari, c’è egoismo,
s’è perso il senso delTideale di
lotta e di sacrificio e la tradizionale e solida etica proletaria si
va disperdendo.
Tutto questo ci rattrista grandemente, certo, ma tutto questo
non è che un segno della necessità che Taltemativa dell’evangelo sia da noi riproposta con
più impegno e rigore. E ciò sia
fatto con forza e incisività, prima che lo sfascio sociale e morale non porti frutti peggiori della
semplice decadenza.
Porse è proprio sul piano etico, che la nostra testimonianza
personale e collettiva può essere un segno della vita nuova e
veramente alternativa dell’evangelo.
CONCLUSIONE
Cosi, predicazione, servizio
fraterno e disponibilità per un
impegno rigoroso sono i veicoli
che a mio parere possono recare al nostro popolo la testimonianza di una via alternativa,
cioè della via di Gesù Cristo.
Per quanto sta in noi, penso
sia utile che questa assemblea
della Federazione tenga presente
che un eventuale ridimensionamento degli organi federativi
non è una ritirata, ma deve essere inquadrato nella necessità
di coerenza nel servizio, di disponibilità alla predicazione e di
rigore nella frugalità dei mezzi.
E d’altra parte è necessario che
sia accentuata la funzione unitaria di questa struttura, perché
diventi sempre di più il foro in
cui tutti gli evangelici italiani si
ritrovino per concordare la loro azione evangelistica, per affinare gli strumenti di servizio
fraterno e per il vicendevole incoraggiamento a percorrere con
generosità e senza stanchezze la
via della croce. Paolo Spanu
stalgia del mondo che hanno lasciato, il bisogno materiale e la
necessità di inserirsi in qualche
modo in un paese straniero spesso ostile e sempre emarginante).
L’argomento centrale della seconda giornata di lavoro — iniziata con il culto tenuto dal pastore Ennio Del Priore — è stato « Voce Evangelica », il mensile dell’ACELlS, molto diffuso
in tutte le comunità, ma che ha
anche un consistente numero di
lettori alTestero.
Ampio è stato il dibattito intorno a questo giornale, riconosciuto da tutti valido, aperto nelle tematiche e di buon livello.
Sono stati dati svariati suggerinjenti per rispondere alla
principale esigenza emersa nel
dibattito: come presentare nel
modo più accessibile possibile i
vari temi e argomenti ad abbonati spesso di modesta formazione culturale senza mortificare la qualità del giornale che incontra in generale un vivo interesse.
La giornata si è conclusa con
le elezioni del Comitato Esecutivo dell’ACELIS e del Comitato
di redazione del giornale. Molti
i rieletti. Presidente delTACELIS
è risultato Christian Gysin; del
Comitato di redazione. Franco
Scopacasa.
Come rappresentante la CED
del II Distretto, ho seguito con
vivo interesse i lavori del convegno. Mi sono trovata di fronte
a una realtà nuova, insieme a
fratelli impegnati in un lavoro
difiìcile, spesso oscuro e scoraggiante, in cui ai problemi comuni a tutte le nostre chiese (minori frequenze, distacco dei giovani, scarsa preparazione, isolamento), si aggiungono i complessi problemi esistenziali di
questi nostri fratelli, ai quali dovremmo sentirci molto più vicini.
Iolanda De Bernardi
150 anni
lavoro missionario
« Il 7 ottobre 1829, i primi missionari inviati dalla Società delle Missioni di Parigi, sbarcavano
a Città del Capo...» con queste
parole il past. Pont iniziava il
breve discorso di commemorazione del 150° anniversario dell’inizio di quell’azione missionaria che « giorno dopo giorno »
ci ha portato « al punto in cui ci
troviamo oggi ». È stata una
commemorazione molto sobria,
nel corso deH’assemblea annuale
del Defap (Dipartimento Francese di Azione Apostolica) che ha
avuto luogo a Parigi esattamente 150 anni dopo quegli storici
avvenimenti (dal 5 al 7 ott. u.s.).
Tutti i lavori dell’Assemblea sono però stati concentrati sul presente e sul futuro della nuova
realtà che ha preso il posto della Società delle Missioni di Parigi: la CEvAA, di cui il Defap
è l’organismo francese.
Dalla relazione del presidente
e dai lavori dell’assemblea, i problemi dell’oggi sono presenti in
modo vivo e responsabile.
L’équipe del Defap si è rinnovata e ringiovanita. La parte preponderante del suo lavoro è sempre quella relativa alla preparazione ed all’invio dei nuovi missionari (les envoyés) in risposta
alle richieste delle varie chiese.
L’anno scorso ben 168 candidature sono state prese in considerazione, ed il numero degli
envoyés tende ad aumentare
(dopo che per alcuni anni era
stato in diminuzione).
Fondamentale è sempre il lavoro di informazione e di sensibilizzazione delle comunità (si
è avuta la proiezione di un montaggio realizzato recentemente
in Africa), ma le possibilità economiche sono ridotte per poter
sviluppare questo settore.
L’argomento più importante
echi dal mondo cristianoi
a cura di BRUNO BELLION
Il centro
« Saint-Irénée »
funziona da 25 anni
Nel mese di settembre scorso
il Centro Saint-Irénée di Lione
ha festeggiato il suo venticinquesimo anniversario. Il fondatore e
direttore di questo Centro, ben
noto anche in Italia, il padre René Beaupère, ha colto l’occasione per illustrare ai numerosi
ospiti i vari aspetti del lavoro
del Centro stesso, al servizio dell’ecumenismo.
In modo particolare il Centro
si è impegnato fin dal suo sorgere nel cercare di trovare una
risposta soddisfacente ai molti
problemi che sorgono dai matrimoni interconfessionali, cercando di raccogliere attorno alla rivista « Foyers Mixtes » molte
coppie di coniugi di matrimoni
interconfessionali, per uno scambio di esperienze e per avviare
una «pastorale comune ». Di questo aspetto particolare hanno
parlato anche alcune coppie miste.
È stato illustrato anche rapporto del Centro nella organizzazione di « pellegrinaggi ecumenici» in Terrasanta. In questo
quadro è stato anche proiettato
un documentario di uno dei primi viaggi ecumenici, del 1961,
che era stato già presentato in
televisione francese in una delle
prime trasmissioni « miste » cattolico-protestanti.
Taormina:
premi ai filma
evangelici
Tre primi premi sono stati
vinti dai fllms evangelici al Festival Internazionale dei Films
Scientifici e Culturali di Taormina. Erano presenti in questo
centro importantissimo nel mon
do, di diffusione di films, molti
rappresentanti di case cinematografiche italiane ed estere e più
di 100 films sono stati proiettati
tutti di natura commerciale e
culturale.
Delle dieci premiazioni in palio i films in italiano dell’Istituto Moody hanno vinto la prima
coppa « per il miglior films didattico». Tutti i films Moody,
circa 10, sono stati considerati
pregevolissimi e la giuria ha assegnato il primo premio con la
clausola: «per il complesso della produzione di notevole livello
in campo educativo ».
Un altro premio è andato al
film « La croce ed il pugnale »
come miglior film « sulla problematica sociale ».
Molti giornali m tutta Italia
hanno riportato il fatto e gli evangelici italiani sono stati incoraggiati e pensano che tali riconoscimenti prepareranno la via
per una grande diffusione dei
films nelle scuole ed in altri luoghi.
Finora i films evangelici sono
stati usati con grande successo
a scopo evangelistico, sotto le
tende, nelle scuole, in sale cinematografiche ed in sale di riunioni. Recentemente si è aperta
una porta importantissima: la
televisione. Per la prima volta il
film « Caos o Causa » è stato
proiettato da una stazione TV
in Campania la scorsa vigilia di
Natale. In questo momento sono
già stipulati molti altri contratti
per la proiezione di altri films.
I risultati sono notevoli. Molti
ci hanno scritto chiedendoci il
Corso Biblico offerto gratuitamente alla fine del film.
Chiunque desideri conoscere
di più circa l’opera dei films
evangelici in Italia o volesse acquistarne o noleggiarne alcuni
per un’opera di evangelizzazione
nella sua città, può rivolgersi a:
C.I.F.E. Comitato Italiano Films
Evangelici, Casella Postale 11/140
- 00141 Roma Monte Sacro.
in discussione all’Assemblea è
stato quello del rapporto DefapCevaa. In questi ultimi anni il
Defap ha assunto diverse iniziative fuori dell’ambito della
Cevaa: nell’isola della Reumon,
nel Tchad, e Bangui, in Uruguay
e, in prospettiva, a Gibuti e in
Portogallo. La domanda che il
segretariato poneva all’assemblea era di dire fino a che punto
queste iniziative autonome erano da incoraggiare o meno. La
risposta è stata che il Defap può
sviluppare questa iniziativa a
condizione che il suo impegno
nei confronti della Cevaa non sia
indebolito.
■È così stata data via libera anche al nuovo progetto relativo
a Gibuti, dove è presente una
piccola comunità protestante,
curata fino alTindipendenza del
paese, dal cappellano militare
francese. Venuta a mancare questa presenza, la comunità rischiava di dissolversi, pur avendo
davanti a sé interessanti prospettive di impegno sia nei confronti della popolazione locale che
verso i profughi delTEtiopia e
dell’Eritrea. Il Defap aveva inviato un pastore per studiare
la situazione, ed ora questo lavoro potrà essere continuato, in
attesa che altri organismi, quali
l’ERP e la Cevaa si pronuncino.
Il problema finanziario non è
roseo. Molte astensioni al momento della votazione del bilancio dimostrano le perplessità (fi
diversi delegati di fronte alla richiesta di un aumento del 12%.
Sembra che le comunità siano
oggi più sensibili ad appoggipe
progetti precisi e delimitati piuttosto che organismi più anonimi.
Accanto a questi problemi si
è parlato dell’aspirazione delle
popolazioni della Nuova Caledonia (oggi territorio francese) all’indipendenza, ed è stata votata
una mozione a favore. Si è parlato dei lavoratori immigrati in
Francia e della responspilità
delle comunità locali nei loro
confronti, ed infine Tambasciatore del Madagascar in Francia ha
tenuto una conferenza molto
ben documentata sul problema
della responsabilità della Chiesa
nel mondo contemporaneo.
Assemblea, dunque, molto interessante eci ancorata nella realtà dei problemi vitali del nostre)
tempo, con una viva ricerca di
fedeltà al Signore.
Renato Coisson
SOMMARIO
La Scuola
Domenicale
« Il protestantesimo nella formazione del mondo moderno »
di Mario Miegge, le risposte a
un questionario sui problemi dei
ragazzi oggi a cura <ii Franco Girardet, « Lo sviluppo psicologico
dei bambini » di Rita Gay, « Istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza » di Emilio Nitti,
questi sono i principali articoli
del numero 2 di ottobre della Rivista « La Scuola domenicale »
uscita in questi giorni.
Il numero di circa 120 pagine,
contiene anche le note bibliche
e didattiche per la sequenza su
Paolo (Atti degli Apostoli), numerose recensioni di libri per
adulti e bambini e due schede
per il canto.
Per maggiori dettagli o per abbonarsi, rivolgersi a una delle
librerie Claudiana » di Milano,
Torino, Torre Pellice o direttamente presso il Servizio Istruzione Educazione, Via della Signora, 6 - 20122 Milano.
Hanno collaborato a questo
numero: Giuseppe Anziani,
Renato e Marie France Coisson, Gino Conte, Giovanni
Conte, Ivana Costabel. Ada
D’Ari, Dino Gardiol, Franco
Girardet, Teofilo Pons, Paolo
Ribet, Paola e lAiciano Ribet,
Bruno Rostagno, Franco Taglierò, Esmeralda Tron.
4
4
9 novembre 1979
____LA « RICERCA DEL GESÙ’ STORICO » - 2
Il Gesù
di Rudolf Bultmann
Caratteristica di questa interpretazione dei vangeli
è la parola come unica opera rilevante di Gesù
O DIOCESI O COMUNITÀ’
Sudditi di nessuno
Rudolf Bultmann è considerato uno dei massimi studiosi
del Nuovo Testamento nel nostro secolo (era nato nel 1884),
anche se il suo pensiero teologico si rifa a premesse filosofiche che non tutti condividono.
Nel 1921 pubblicò un minuziosissimo studio sulla formazione della tradizione evangelica (sinottica), e dopo cinque anni il « Gesù», da poco tradotto in italiano (1).
« Gesù e la Parola »
Chi pensasse di trovarsi davanti a una « vita di Gesù » non
ha che da guardare l’indice per
ricredersi. Il libro si articola in
quattro parti; la prima si occupa delTambiente al tempo di Gesù (religione ebraica, movimenti messianici, Giovanni Battista).
Le altre tre sono consacrate totalmente alla predicazione di
Gesù, raggruppata intorno a tre
punti: la venuta del Regno di
Dio, la volontà di Dio, il Dio
lontano e il Dio vicino. Hanno
visto giusto i traduttori inglesi
intitolando questo lavoro « Gesù
e la Parola » (Jesus and thè
Word). Il senso del libro di
Bultmann è dato dalle sue ultime righe:
«Mediante la parola che come appello entra in maniera
nuova nella situazione dell’uomo, questi è posto davanti alla
decisione e così la parola diventa per lui avvenimento. L’autenticazione della verità della parola non è dunque in qualcosa
che sta fuori di ciò che avviene
tra parola e uditore... Non c’è
altra possibilità che la parola
perché il perdono di Dio diventi
realtà per l’uomo. Nella parola
e non altrimenti Gesù porta il
perdono. La decisione in cui l’uditore è posto, è se la sua parola sia verità, se egli sia stato inviato da Dio; non resta che la
parola di Gesù: Beato colui che
non troverà motivo di scandalo
in me», (pag. 276).
Non si è neutrali
di fronte alla storia
Bultmann parte dalla convinzione che qualcosa accade tra
parola e uditore. Nell’introduzione al Gesù egli fa notare che
per le scienze naturali si può
parlare di im « metodo di osservazione ». Per le scienze storiche
invece no; la storia non si può
« osservare », perché l’uomo è
egli stesso parte della storia,
quindi « ogni volta che afferma
qualcosa della storia, nello stesso tempo afferma qualcosa di se
stesso» (p. 99). La storia si può
solo « interrogare » per dialogare con essa. Essa però ci parla
solo a condizione che non ci turiamo le orecchie pretendendo
di essere « neutrali » di fronte a
lei: parla se si va verso la storia
spinti da interrogativi e dalla volontà di imparare da lei (p. 100).
Bultmann vuole condurre il lettore a un incontro personale
con la storia (p.l02). Nel caso di Gesù, questo vuol dire incontrare le sue parole quali
interrogativi sul modo in cui vogliamo comprendere la nostra
esistenza (p. 106). È per questo
che Bultmann si interessa alle
« parole » di Gesù e non alla sua
« personalità ». Non solo perché
le fonti cristiane parlano di quest’ultimo in modo frammentario
e con taglio leggendario (p. 103)
ma anche perché l’interesse di
Gesù — come quello delle grandi figure storiche — non era
concentrato sulla sua personalità ma sulla sua opera (p. 104),
e l’opera di Gesù è stata appunto la sua parola.
Questa insistenza sulla parola come unica opera rilevante di
Gesù mette in luce uno dei punti fermi dell’interpretazione del
Bultmann.
Davanti al
Cristo vivente
Egli afferma che il kèrygma
(l’annunzio) cristiano non ci mette davanti a una personalità che
appartiene al passato, ma davanti alla persona del Cristo vivente, e ci costringe a una decisione per lui o contro di lui. Come
dice un recente biografo del
Bultmann, « il fatto che Gesù è
nato e ha preso carne, che è vissuto, che fu crocifisso, ucciso e
sepolto — questi erano i dati storici della comparsa di Gesù che
bastavano al Bultmann per esprimere il senso e il contenuto della
confessione cristiana di Gesù
come unico evento salvifico. La
parola non ha per il Bultmann
altro contenuto che questo fatto
dell’esistenza storica di Gesù
che viene predicata come intervento salvifico di Dio » (W.
Schmithals, la Teologia di Bultmann, p. 197).
Presentare Gesù come « personalità », servirsi dei racconti della sua attività, per esempio dei
miracoli, in senso apologetico
cioè come « prove » del carattere sovrannaturale della sua persona, significa eliminare la fede.
e considerare la sua persona in
un modo che gli è del tutto estraneo. Gesù non parla della fede
in modo intellettualistico cioè
come una raccolta di dogmi. Al
contrario, « per lui la fede è la
forza di prendere sul serio, in
determinati momenti della vita,
la persuasione dell’onnipotenza
di Dio, la certezza che in questi
momenti si sperimenta realmente l’azione di Dio, la convinzione che il Dio lontano è effettivamente il Dio vicino, purché l’uomo voglia abbandonare il suo
abituale atteggiamento e sia disposto a guardare il Dio vicino.
Si può dunque credere nel senso di Gesù solo a condizione di
essere ubbidienti» (p. 225).
Quando l’uomo non fa attenzione
a questa esigenza, egli muta la
vicinanza di Dio nella sua lontananza (p. 259)..
(2 - continua)
Bruno Corsani
' R. Bultmann, Gesù, Queriniana,
pp. 278, L. 4.000.
Gratis
I nuovi abbonati ricevono gratis ii giornaie per il resto del
’79 (con o senza integrazione del
prezzo di abbonamento!). Una
telefonata in redazione (011/
655.278) fa partire Immediatamente un nuovo abbonamento
senza dover aspettare le lungaggini del servizio dei ccp.
Dicevamo, la settimana scorsa,
che la posizione riformata conserva oggi nel campo della organizzazione della chiesa tutta la
sua attualità. L’opposizione diocesi-comunità resta il problema
centrale della ricerca teologica
odierna. La grande novità del
Concilio Vaticano II sta proprio
in questo: aver riproposto una
riforma deH’episcopato, una riforma in termini cattolici, cioè
una correzione di linea, una puntualizzazione, uno spostamento
di accenti, nel senso di una maggior definizione del ministero
episcopale.
Dicono i Padri del Concilio:
Fra i ministeri che si esercitano fin dai primi tempi nella Chiesa... tierie il primo posto l’ufficio di quelli che, costituiti nell'episcopato... possiedono il tralcio del seme apostolico... presiedendo in luogo di Dio al gregge...
quali maestri della dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri
del governo. Nella persona dei
Vescovi... è presente in mezzo ai
credenti il Signore Gesù Cristo...
Quando i Vescovi..., conservando il vincolo della comunione fra
loro e col Successore di Pietro...,
convengono su una sentenza da
ritenersi definitiva enunziano infallibilmente la dottrina di Cristo...
1 fedeli devono aderire al Vescovo come la Chiesa a Gesù
Cristo e come Gesù Cristo al Padre...
I Vescovi hanno il sacro diritto e dovere di dare ai loro sudditi leggi, di giudicare e regolare
tutto quanto appartiene al culto
ed all’apostolato.
Che possiamo dire di fronte ad
affermazioni di questo genere, a
questa riedizione, in termini lievemente ammodernati, della dottrina cattolica medievale? Si
tratta di una visione della chiesa
che non ha nessun fondamento
PROTESTANTESIMO IN TV
Una scalata di 6° grado
Tra le dolomiti agordine si erge una meravigliosa montagna,
il Civetta, che da un versante incombe sul lago di Alleghe con
una parete di roccia alta alcune
centinaia di metri, piena di passaggi di sesto grado e di sesto
grado superiore, palestra notissima per le imprese dei più celebri scalatori internazionali; dall’altro versante invece la vetta è
accessibile attraverso sentieri di
relativa facilità, che non richiedono corde né chiodi, ma solo
buone scarpe e buona volontà,
in limiti consentiti praticamente
a chiunque.
TRA I LIBRI
Un poeta epico protestante
Pochi sanno, almeno in Italia,
che il protestantesimo ha avuto
un grande poeta epico: Agrippa
d’Aubigné. Ugonotto, rifugiato a
Ginevra, cominciò a scrivere nel
1577, fra le fiamme e i massacri
delle guerre di religione, il suo
vasto poema in 7 libri — quasi
un’apocalisse — Les Tragiques,
di cui ora per la prima volta
compare una versione antologica
in italiano, con testo a fronte
(Poema tragico, Rizzoli, L. 3.000).
Questa pubblicazione è stata ampiamente recensita sulla stampa
italiana, con vivo interesse; vi è
stato riconosciuto il « frutto tardivo di un Umanesimo più sensibile alla tradizione ebraica che a
quella greca e latina e già tentato dalle visioni deformanti del
Barocco », « espressione assoluta
di una fede religiosa minoritaria
e sanguinosamente emarginata »
(G. Bogliolo su « La Stampa » del
21.9.’79). L. Sozzi (su « Tuttolibri » del 15.9.’79) lo considera, invece, testimone, insieme a Montaigne, de « la crisi definitiva delle illusioni umanistiche. Da Pico
a ricino, da Erasmo a Rabelais,
la cultura europea aveva affermato per oltre un secolo i miti
di un rinnovato dominio dell’uomo sul mondo, di un armonico
sviluppo delle sue facoltà, di un
connubio fecondo tra lettere e
vita civile; ed ecco invece, d’un
tratto, quell’armonia infranta, la
Francia sull' orlo del baratro,
l’autorità regale compromessa,
la aristocrazia in grave declino,
Tequilibrio tra le classi sconvolto, il Paese squassato da guerre
religiose e civili che contraddicono con impietosa crudezza gli
ideali della dignitas hominis.
Che cosa hanno insegnato tanti
libri, la saggezza dei filosofi, le
gentili eleganze dei poeti? quali
valori umani ancora difendere,
su quale linea tentare una ricostruzione? D’Aubigné risponde
additando, sul terreno mosso e
acceso di una fervida fede protestante, le vie della rigenerazione ».
«Dans le sein d’Abraham fleuriront nos désirs... »; l’ispirazione
del d’Aubigné, ancora secondo il
Sozzi, è in « quella visione riformata del mondo che non accetta
le vie mediane del compromesso
e che, sul piano espressivo, trae
dall’arsenale biblico buona parte
dei suoi arditi ed enfatici strumenti metaforici. Al di là della
dimensione religiosa, Les Tragiques si rivelano attuali per la
tensione civile che freme nei loro versi procellosi. Il discorso
del poeta ugonotto si fa, da un
lato (come spesso accade nella
letteratura calvinistica) eloquente difesa della sorte degli umili,
perseguitati per la loro ingenua
(perché ingenua? - n.d.r.) fede,
depredati dei loro beni, turbati
nel ritmo tranquillo della loro
esistenza; dall’altro, protesta vigorosa contro tutti i ’’tiranni”,
contro vili e servili cortigianìe.
Un respiro libertario percorre i
novemila versi di questo concitato poema, insieme con la certezza che la verità si farà strada,
che il martirio darà i suoi frutti,
che l’uomo in catene troverà la
sua libertà ».
G. C.
Il Civetta mi è venuto alla
mente ascoltando sere fa alla TV,
nella rubrica « Protestantesimo »,
l’eccellente presentazione e commento al Cantico dei Cantici fatti da Aldo Comba. Siamo proprio al sesto grado superiore
(non sul piano della acrobazia
alpinistica ovviamente, ma su
quello della miglior esegesi)
quando per ’’predicare” l’eguaglianza tra donna e uomo e
l’amore di Dio per gli uomini,
nonché quello degli uomini fra
di loro si fa riferimento alla citazione dei passi sostanzialmente
erotici (e questo aspetto non è
stato certamente nascosto, bensì
sottolineato e dalle citazioni e
dal commento) del Cantico dei
Cantici.
Resta da chiedersi quanti, tra
le migliaia di ascoltatori, sono
stati in grado di seguire le acrobazie intellettuali del commentatore e di apprezzare le citazioni
così come sono state presentate.
E quanti invece avrebbero potuto meglio e più facilmente raggiungere la vetta della montagna
(scusate: il messaggio dell’amore e dell’eguaglianza) attraverso
i più limpidi e agevoli sentieri di
cui sono costellati i Vangeli e le
Epistole del Nuovo Testamento.
Evangelizzare è il compito della
Chiesa, ma la evangelizzazione è,
per definizione, indirizzata a tutti e non solo agli « addetti ai lavori ».
Non vorrei essere considerato
né un Procuratore Bartolomei
che pensi di censurare il Cantico
dei Cantici, né come un esaltatore della ignoranza teologica, o
come un denigratore degli studi
biblici, ma solo come chi ritiene
che il discorso, per essere efficace, deve esser tale che l’ultimo
degli ascoltatori reali lo possa
agevolmente recepire.
Rimanendo naturalmente intatta la sincera ammirazione per
le capacità esegetiche di Aldo
Comba.
Demini
nell’Evangelo, che anzi rappresenta la negazione deH’Evangelo
in quanto significa Tespropriazione della signoria di Cristo da
parte dei suoi ministri negli
stessi termini e con le medesime
conseguenze con cui veniva negata la realtà di Cristo nella dottrina del purgatorio, nella dottrina
delle opere, nella messa-sacrificio.
Ed intenzionalmente menziono
questi tre momenti della teologia cattolica; sono quelli contro
cui si è alzata la protesta dei credenti: i valdesi sono andati al
rogo solo per la negazione del
purgatorio (chi ne volesse la verifica legga gli oltre 120 interrogatori dei valdesi del Brandeburgo della fine del XIV secolo!) Lutero si è tormentato
per anni sul problema della fede
e delle opere e su molti punti
avrebbe ceduto fuorché su questo; i calvinisti si sono fatti intere vite in carcere (come Maria
Durand) o sulle galere piuttosto
che andare a messa.
Oggi i termini del problema
sono diversi, non esitiamo a riconoscerlo. Il Vaticano II pone
la Bibbia prima della tradizione,
Kiing afferma che la dottrina
della giustificazione luterana è
pienamente accettabile dalla teologia romana, non si parla più di
sacrificio della messa e di transustanziazione e forse la dottrina
eucaristica delle chiese riformate e cattolica è meno diversa di
quanto si pensa ed è molto probabile che i fedeli intendano la
« comunione » col Signore in termini molto simili.
Di tutto questo parla il Vaticano II, sia pure nel linguaggio
contorto e polivalente in cui si
dice tutto e di tutto per cui
ognuno legge quello che vuole.
Un fatto è però chiaro: la Bibbia e la giustificazione, il sacerdozio dei credenti e la grazia, il
mistero della comunione e l’ecumenismo ruotano attorno alTepiscopato: i fedeli devono aderire
al Vescovo come la chiesa a Gesù Cristo e Cristo a Dio!
- C’è una linea diretta, logica e
necessaria fra Dio, Cristo ed il
vescovo, è la linea della « potestas » che è anche servizio: Cristo si è pienamente realizzato
nella croce ed il vescovo realizza pienamente il suo ministero
nel servizio, nell’umiltà, nel dono
di sé, è vero vescovo quando serve e non quando comanda, come
Gesù fu veramente Cristo in croce e non nelTimporre la sua volontà. La linea teologica è chiara,
conseguente, convincente (è cristologica si potrebbe perfino dire, cristologica come non mai
nella chiesa romana!) ma il fatto resta: la garanzia della verità
è data dall’istituzione non dallo
Spirito.
Un esempio in chiusura, una
esperienza: discutendo recentemente il caso di un matrimonio
misto con un sacerdote ed i due
fidanzati (e tutti sanno le dolorose e sofferte vicende di questi
casi, con dispense, domande, impegni) le nostre due posizioni si
sono sintetizzate cosi: « la tua
comunità ti riconosce la libertà
e la responsabilità delle tue azioni, agisci secondo la tua coscienza di credente »; « la cosa importante, anzi essenziale è che tu
agisca in comunione col tuo vescovo, il resto è secondario ». Un
evangelo rivissuto in termini di
scelte personali, un evangelo mediato dalTepiscopato. Qui sta il
nodo della questione; che sia
questo lo dimostra il travagliato
cammino delle comunità di base
ossessionate, ipnotizzate dal loro
rapporto con i « vescovi ».
Un episcopato che diventerà
sempre meno autoritario ma
sempre più presente, sempre
meno giuridico ma sempre più
pastorale, sempre meno impositivo ma sempre più interiore, un
episcopato coscienza della comunità ecclesiale ed un papato carismatico rappresentativo, questo
sarà forse Tipotesi romana per il
futuro. Sarà, ma noi crediamo
che nessun credente debba essere nella comunità di Cristo « suddito » di un ministro delTevangelo e che nessuno abbia il « diritto di regolare tutto ciò che appartiene all’apostolato » vescovo
o chicchessia, alTinfuori del Signore Gesù (tristo.
Giorgio Tourn
5
9 novembre 1979
PRESENTATA DAL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DELLA DONNA E DALL’U.D.I.
Contro lo violenza sullo donno
proposta una legge di iniziativa popolare
Un’occasione per richiamare l’attenzione sul ruolo che occupa la donna nella famiglia, sul lavoro, nelle istituzioni - Necessità di smantellare l’impalcatura giuridica che difende la violenza
Vedere nella donna un oggetto
anziché una persona: è questa la
radice di ogni violenza.
La presentazione di questo
progetto di legge vuole anche essere un’occasione per richiamare l’attenzione di tutti sul ruolo
che occupa la donna fin da bambina, nella famiglia, sul lavoro,
e all’interno delle istituzioni in
generale. Le donne sono e sono
sempre state subordinate e hanno da sempre e dovunque meno
potere ed autorità degli uomini.
Se le donne accettano questo stato di cose, non è certo per la loro « natura femminile » ma è la
conseguenza di un’educazione
che mira a sviluppare in loro
soprattutto l’aspetto docile del
loro carattere: servizievole, caritatevole, umile, dolce, remissivo,
comprensivo, paziente ecc. Mentre preoccupano segni di autonomia quali iniziativa, sicurezza
di sé, determinatezza.
Fin da piccola viene inculcata
nella donna l’idea che solo nella
famiglia e quindi con la protezione di un uomo, potrà vivere
al riparo dalle violenze della società. Questo fa sì che la donna
non si renda conto che proprio
nella famiglia il più delle volte è
vittima delle violenze più gravi:
le statistiche dimostrano che una
donna ha più possibilità di farsi
uccidere da qualcuno che conosce che da un estraneo e le donne corrono maggior rischio di
essere aggredite sposandosi o
coabitando con un uomo. Dalle
statistiche risulta che un’alta
percentuale di donne italiane
vengono picchiate dal marito,
dal fidanzato, dagli amici e hanno rapporti sessuali imposti. Per
la donna denunciare questo tipo
di violenza subita è tabù.
Nel corso della storia questa
posizione di subordinazione della donna non è andata diminuendo, anzi dobbiamo constatare
che nell’attuale società capitalistica la donna ha perso quel piccolo potere decisionale che poteva avere nella società contadina.
Allontanata sempre più dalla
sfera pubblica (anche se le è permesso lavorare fuori casa) politicamente è relegata tra le mura
domestiche che vanno sempre
più restringendosi e non ha con
crete possibilità di ribellarsi
neppure alle violenze più abnormi. La vita della donna è un fatto talmente privato ed ancora di
più lo è la sua vita sessuale che
anche quando è vittima di una
violenza la vive con una tale vergogna che non arriva a considerarla reato nei suoi confronti e
dunque ricorrere alla giustizia
pubblica.
Ci chiediamo se questa violenza fisica non ha la funzione di
controllo sociale e quindi lo stupro non sia il mezzo estremo per
riportare la donna a comportamenti voluti quali: vestirsi in
modo « decente »; non uscire da
sola e a una certa ora, non fare
autostop, non frequentare certe
strade o bar, cioè non dimostrarsi autonoma. Nei processi
per stupro, gli aggressori hanno
maggiore possibilità di essere assolti se lo stupro è socialmente
accettabile e il modo di vita della vittima esprime autonomia.
Essere nubile, divorziata, adultera, avere un figlio illegittimo,
un amante, aver abortito: tutte
SIAMO ANCORA FERMI AL CODICE ROCCO DEL 1930 aspetti interessanti che pum
E’ ora di cambiare
ia legislazione fascista
Il reato di violenza sessuale
è oggi punito attraverso gli articoli 519 e 521 del codice penale:
il primo punisce la violenza carnale; il secondo è relativo agli
atti di libidine violenta ed è punito con pene più lievi.
Non a caso questi articoli sono
contenuti nel capitolo dei reati
« contro la morale e il buon costume ». Dico « non a caso » perché bisogna ricordare che questo
nostro codice penale è del periodo fascista e, com’è noto, allora
violentare una donna senza il
suo consenso poteva tutt’al più
essere un reato contro la morale,
non certamente contro la persona.
Purtroppo però a,49 anni dalla nascita del codice Rocco, gli
articoli suddetti sono ancora contenuti nello stesso capitolo e i
processi per stupro e violenza
si svolgono generalmente in modo tale da non dare nessuno
spazio alla persona « donna ».
Vediamo perché: i suddetti
processi si svolgono generalmente a porte chiuse, perciò di nascosto, come se fosse vergognoso
per la donna essere violentata e
in fondo la vera colpevole fosse
lei e non il suo o i suoi violentatori. Gli avvocati « di sinistra »
non accettano la difesa di fascisti, ma di stupratori e violentatori sì, perché la cosa non viene
considerata pubblica e, dì conseguenza, politica.
Essendo i reati di due specie,
a seconda della penetrazione o
meno dell’organo genitale maschile, i giudici possono indagare
a fondo sulle modalità della violenza di cui la donna è rimasta
vittima, scendendo spesso in particolari che ledono la dignità della violentata.
Vi è poi la necessità della querela di parte che pone la donna
in balìa delia paura di vendetta,
o di falsi sensi di colpa che hanno fatto sì che troppo spesso le
donne violentate siano state zitte.
Ma uno degli aspetti più macroscopici del maschilismo fascista contenuto in questi articoli
è la possibilità per io stupratore
del matrimonio riparatore e cioè,
se la donna violentata viene sposata, cade il reato di violenza e
il violentatore se la cava con un
matrimonio, facendoci magari
H Questa pagina è a cura di
alcuni membri del gruppo
donne Val Pellice.
anche bella figura di fronte « alla morale pubblica e al buon costume ».
Con il progetto di legge presentato dal Movimento di Liberazione della Donna e dall’UDI
contro la violenza molte cose dovrebbero cambiare.
Prima di tutto i due articoii
519 e 521 vengono unificati in un
unico articolo contenuto nel capitolo dei reati « contro la persona », articolo che parla di « atti
di natura sessuale compiuti con
violenza, minaccia, o inganno ».
Cadrebbe così la discriminante
dell’avvenuto atto sessuale e cadrebbero così ie possibilità dei
giudici di sottoporre le donne ad
ulteriori violenze di tipo fisico e
morale. L’unica discriminante
richiesta dalla proposta di legge
per verificare se c’è stato reato
o meno è la « mancanza del consenso » e non le modalità della
violenza, i precedenti di vita e le
abitudini sessuali della parte
lesa.
I processi si dovrebbero svolgere a porte aperte, salvo contraria richiesta della parte lesa.
Diventa così un processo pubblico e di conseguenza viene riconosciuto il carattere politico del
reato e probabilmente gli avvocati « compagni » ci penserebbero due volte prima di difendere
pubblicamente uno stupratore.
Il movimento femminista può
costituirsi parte civUe a fianco
della vittima perché « un’offesa
fatta ad una donna sola coinvolge tutte le donne» e questa presenza in aula non è solo solidarietà per la vittima ma un controllo indispensabile della giustizia da sempre amministrata da
uomini che, anche inconsciamente, mettono in atto meccanismi
di solidarietà con gli stupratori.
Il processo si svolgerà per direttissima, salvo la necessità di
particolari, difficili indagini, e
questo tende ad evitare che la
donna sia costretta a rivivere la
violenza dopo anni dal fatto, cosa che può costituire un grave
ostacolo alla ricostruzione della
propria personaiità.
li reato non è più punibile su
querela di parte, ma si richiede
la procedibilità d’ufBcio, cosa
che ad un primo esame sembrerebbe essere un’ulteriore violenza contro la donna, ma che invece probabilmente la renderà
più libera di affrontare senza
paure il processo.
E poi in genere la querela di
parte è richiesta per i reati meno
gravi, ed è quindi assurdo che
sia richiesta per un reato come
questo.
Nella proposta del Movimento
di Liberazione della Donna e
dell’UDI ci sono poi ancora mol
scono la violenza all’interno delle
mura domestiche. Per esempio
anche il coniuge può essere punito se pretende dalla sua compagna un atto sessuale non voluto; cadrà così la concezione ancora moito diffusa tra gli uomini del « dovere coniugale ».
Ci sono poi modifiche per i
« maltrattamenti in famiglia e abuso dei mezzi di correzione».
Anche qui si richiede la procedibilità d’ufBcio, di modo che la
violenza uscirà dalle mura domestiche per diventare pubblica
e per permettere veramente un
cambiamento totale della vita
delle donne, cambiamento per
cui molte donne si battono da
anni con lotte quotidiane e politiche.
Accanto a questa proposta aicuni partiti hanno presentato
progetti di legge, tra cui finora
noto quello del PCI (progetto
presentato dall’on.le Angela Bottari).
Questo progetto si diversifica
da quello sopra esposto in alcuni punti.
Prima di tutto c’è una diversa
qualificazione dei reati sessuali:
per il PCI sono reati « contro la
libertà e il pudore sessuale » con
la cancellazione comunque dei
concetti di moralità pubblica e
buon costume.
Sullo stupro commesso dal coniuge il progetto Bottari tace.
Infine sulla querela di parte, la
relazione Bottari, che è d’accordo a mantenerla, motiva questa
scelta con « l’esigenza di conservare e affermare il diritto di autodeterminazione della parte lesa». Si pone cioè ancora il problema se sia meglio che gli altri
non sappiano; se sìa meglio chiudere una pagina dolorosa con il
silenzio, problemi di fronte ai
quali il più delle donne si trova
sola a dover decidere.
Il testo della proposta di legge
Proposta di legge di iniziativa popolare.
Norme penali relative ai crimini perpetrati attraverso la violenza sessuale e
fisica contro la persona.
Art. 1 - La violenza sessuale è un
delitto contro la persona. Per tanto
tutti gli articoli, dall’articolo 8 all’articolo 25, verranno inseriti nel titolo XII:
o Dei delitti contro la persona ».
Art. 2 - Costituzione di parte civile.
All’art. 22 c.p. che regola la legittimazione attiva e passiva all’esercizio dell’azione civile, viene aggiunto il seguente comma: « Per i reati previsti dal libro Il titolo IX c. p., è ammessa la
costituzione di parte civile delle associazioni legalmente riconosciute e aventi per scopo sociale la liberazione dalla repressione sessuale e la difesa
dei diritti delle donne ».
Art. 3 - Processo a porte aperte. All’articolo 423 c.p. (Che prevede la pub
blicità del dibattimento) va aggiunto il
seguente comma: « Le udienze per I
dibattimenti relativi ai reati di cui al Libro Il Titolo IX c.p. sono pubbliche,
salvo che la parte lesa chieda al presidente del Tribunale di disporre che
il dibattimento si svolga a porte chiuse »,
Art. 4 - Giudizio direttissimo. Dopo
l’art, 502 c.p. (che tratta dei casi del
giudizio per direttissima) va aggiunto il
seguente art. 502 bis: » In deroga a
quanto previsto dal primo comma dell’art. 502 c.p., il procuratore della
Repubblica procede con il giudizio direttissimo, sempre che non siano necessarie speciali indagini, per i reati
previsti dal Libro II Titolo IX c.p. e
per i reati eventualmente concorrenti
con gli stessi ».
Art. 5 - Indirizzo delie indagini. « Non
sono ammesse nel corso di tutto il procedimento per I reati previsti dal Libro
situazioni che non hanno niente
a che vedere con lo stupro, sono
fattori che fanno sì che lo stupratore agisca con la coscienza
tranquilla. Nel processo è la donna ad essere messa sul banco
degli imputati e non l’aggressore.
Chiunque esca dalla norma è
esposta al pericolo dell’aggressione e così in pratica gli uomini che apparentemente non hanno niente a che vedere con le
forze dell’ordine, in effetti ricoprono la stessa funzione. Cioè
mantengono l’ordine di uno stato patriarcale e la subordinazione della donna rimane tale e
quale.
Il Titolo IX, indagini inerenti alla tecnica fisiologica degli atti di violenza sessuale subiti dalla vittima. Le indagini
devono bensì avere come scopo l’accertamento della mancanza di consenso, che non può fondarsi suiia passata
vita sessuale della vittima ».
Artt. 6-7. Gli artt. 542 e 543 c.p. querela dell’offeso e diritto di querela sono
abrogati.
Art. 8 ■ Violenza sessuale. L’art. 519 c.
p. sulla violenza carnale è così modificato: « Chiunque con violenza, minaccia
o inganno o valendosi della propria autorità, ovvero approfittando di una incapacità di intendere e di volere al
momento del fatto; costringe o induce
taluno, ivi compreso il coniuge, a subire o ad assistere ad atti di natura
sessuale è punito con la reclusione da
due a dieci anni ».
Art. 9 ■ Violenza sessuale compiuta
(Continua a pag. 8)
I principali
articoli da
cambiare
o abrogare
519. Della violenza carnale.
Chiunque, con violenza o minaccia, costringe taluno a congiunzione carnale è punito con
la reclusione da tre a dieci
anni.
521. Atti di iibidine violenta.
Chiunque, usando dei mezzi o
valendosi delle condizioni indicate nei due articoli precedenti,
commette su taluno atti di libidine diversi dalia congiunzione
carnale soggiace alle pene stabilite nei detti articoli, ridotte di
un terzo...
522. Ratto a fine di matrimonio.
Chiunque, con violenza, minaccia 0 inganno, sottrae o ritiene, per fine di matrimonio,
una donna non coniugata, è punito con la reclusione da uno a
tre anni.
Se il fatto è commesso in
danno di una persona dell’uno o
dell’altro sesso, non coniugata,
maggiore degli anni 14 e minore
degli anni 18, la pena della reclusione è da due a cinque
anni.
523. Ratto a fine di iibidine.
Chiunque, con violenza, minaccia o inganno, sottrae o ritiene,
per fine di libidine, un minore
ovvero una donna maggiore di
età, è punito con la reclusione
da tre a cinque anni. La pena è
aumentata se il fatto è commesso a danno di persona che
non ha ancora compiuto gli anni diciatto ovvero di donna coniugata.
544. Causa speciale di estinzione del reato.
Per I delitti preveduti dal capo primo e dall’art. 530, il matrimonio, che l’autore del reato
contragga con la persona offesa estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e,
se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti
penali.
587. Omicidio e lesione personale a causa di onore.
Chiunque cagiona la morte
del coniuge, della figlia o della
sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale o nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a
sette anni.
Alla stessa pena soggiace chi
nelle dette circostanze, cagiona
la morte della persona che sia
in illegittima relazione carnale
col coniuge, con la figlia 0 con
la sorella (...).
564. Incesto.
Chiunque in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette
incesto con un discendente o
un ascendente, o con un affine
in linea diretta, ovvero con una
sorella o un fratello, è punito
con la reclusione da uno a cinque anni.
La pena è della reclusione
da due a otto anni nel caso di
relazione incestuosa.
6
9 novembre 1979
cronaca delle valli
NECESSITA’ DI UN DIBATTITO
«AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA »
Scuola; il mito della privata Dibattiti fra la gente
e 1 problemi della statale
Immigrato che arriva a Torre
Penice: primo passo, iscrive il
figlio alla materna cattolica, delrOrdine Mauriziano, agli Appiotti. .E visto che ha fatto la materna lì, prosegua pure le elementari alle Mauriziane. Per la media
non c’è problema: la sua massima aspirazione è di iscriverlo al
Collegio valdese. Per il futuro
pensa già al Ginnasio - Liceo
valdese. Pinerolo é distante,
poi si sciopera, c'è il problema
del viaggio in treno, c’è la droga
e i professori arrivano solo a Natale.
Non è im caso che in questi
ultimi anni, le domande d’iscrizione alla Media valdese abbiano
superato il normale tetto di richieste; tanto che a volerlo, si
sarebbe potuto aprire una nuova
sezione. Perché? da dove nasce
l'esigenza di mandare i propri
figli alle scuole private?
Per iniziare a capire questo
fenomeno proponiamo un paio
di osservazioni sia per la Val Pellice, sia di carattere generale.
A Torre: innanzitutto si nota
un forte divario percentuale tra
il numero d’iscritti aUe Elementari mauriziane e alla statale di
Torre-Capoluogo. Agli Appiotti
(zona tradizionalmente cattolica
ed in espansione, sede delle scuole mauriziane) non c’è una materna statale, c’è solo la materna
cattolica. Questa situazione è
perfettamente in linea con le circolari del ministro Malfatti in
cui, a suo tempo, si affermava
che laddove esista una scuola
materna privata, anche confessionale, non è il caso di aprirne
ima statale. Dalla materna cattolica alle elementari cattoliche,
visto che tra l’altro sono negli
stessi edifici dell’Ordine Mauriziano, il passo è breve. Ma il fatto nuovo è che oggi (progresso
ecumenico?) genitori valdesi inviano i propri figli alle Mauriziane. E c’è anche, chi, valdese, v’insegna. Non è il caso di stupirsi
— dirà qualcuno — visto che da
sempre genitori cattolici inviano
i propri figli al Collegio pareggiato valdese (il quale comunque non ha ”la religione a fondamento e coronamento dell’insegnamento” né richiede sovvenzioni particolari allo Stato per il
suo funzionamento). Noto questo perché mi sembra che, salvo
casi eccezionali, dieci anni fa
era impensabile che bambini vaidesi andassero in istituti cattolici. Un altro esempio è costituito dal "linguistico” dell’Immacolata di Pinerolo frequentato anche da valdesi: ma qui purtroppo, la scelta è obbligata visto
che, per legge, lo stato non ha
istituti linguistici, pur concedendo autorizzazioni a enti non
statali per aprirli.
L’impressione generale è che,
non solo qui da noi, ma anche a
livello nazionale il ’’boom” della
scuola privata, confessionale o
laica, tende ad aumentare. Per
prima cosa la scuola dell’obbligo è diventata, senza avere né le
strutture né i programmi adeguati, una scuola di massa che in
linea generale non funziona. Si
aggiunga a tutto questo la visione da parte di molte famiglie, di
’’come la scuola dovrebbe essere” (ovvero il luogo capace di
migliorare la condizione socioeconomica dei propri figli) e si
arriva alla scuola privata. E grazie all’efficienza promossa all’insegna di « niente scioperi », professori in cattedra dalTinizio dell’anno, nasce anche il mito della
scuola privata e dei suoi insegnanti migliori, i quali, per lo
più, sono in attesa di una sistemazione più vantaggiosa nella
scuola di stato.
In un tempo come il nostro, in
un quadro cioè di forte mobilità
sociale e con diversi livelli d’aspirazione (giustamente anche il
contadino vuole il figlio laureato)
la corsa al « pezzo di carta » vuol
essere la più esclusiva possibile.
Fatta cioè attraverso una scuola
che — almeno apparentemente e
per quel che concerne disciplina, orari, votazioni ecc. — funzioni. E così molti pensano di ri
qualificare quel « pezzo di carta » che offre sempre meno vantaggi, attraverso la scuola privata.
Resta però ancora da dimostrare
che qualità degli studi e preparazione siano effettivamente migliori nella scuola privata che in
quella pubblica. Personalmente
ritengo il contrario anche se riconosco che il motivo di fondo
su cui proliferano le scuole private, specie le superiori, è l’oggettivo « sfascio » attribuito alla
scuola pubblica. Inutile nascondersi dietro un dito. Se la domanda nei confronti delle scuole
private aumenta è anche perché
la scuola pubblica troppo spesso
rasenta caos e paralisi. .Anche
quest’anno nel pinerolese, per
quel che concerne le superiori,
mancano parecchi professori, gli
studenti scioperano, non ci sono
orari definitivi. Altro esempio locale: perché non c’è stato im ulteriore sviluppo del biennio sperimentale di Luserna? Risposta:
perché non c’è stata la riforma,
tanto attesa, della secondaria superiore che avrebbe potuto dare
un significato diverso alla scuola
attraverso la prosecuzione negli
studi dei trienni. Insomma non
mancano esempi per dimostrare
che la politica scolastica degli
ultimi trent’anni non è andata,
né va, in direzione del funzionamento della scuola statale. E fintantoché non s’arriverà ad un
reale decentramento di scuole
pubbliche statali, dalla materna
alle superiori, anticipando i trasferimenti e regolarizzando il
« precariato », lo « sfascio » della scuola pubblica garantirà un
avvenire sempre più roseo alla
scuola privata, regolarmente finanziata dallo Stato. Ma favorire lo sviluppo della scuola privata non sarà per caso uno scelta
politica precisa di chi ci governa?
G. Platone
Con la replica di « Pralafera
1920 » del Gruppo Teatro e un
originale spettacolo proposto dai
milanesi Ciarchi e della Mea
(entrambi hanno registrato notevole partecipazione di pubblico) si è concluso il ciclo di manifestazioni culturali promosso
daU’amministrazione comunale
d’Angrogna. Ricordiamo ancora
tra gli ultimi incontri di questo
programma la serata, a Pradeltorno, introdotta in « patuà » dal
sindaco Coisson, dei « Sunaires
Usitans » che con le loro canzoni e danze eccitane hanno offerto, pur divertendo, stimoli a riflettere sulla situazione della
Valle.
Riuscito anche rincontro al
Serre sul « progetto anziani » illustrato con poche ma essenziali
parole dall’avvocato Vecchione,
assessore ai servizi della Regione Piemonte, e che ha dato il via
ad un dibattito sul « foyer » del
Serre. In quella riunione, presenti anche gli operatori della Comunità Montana Val Pellice, si è
appreso che il « foyer », dopo
anni di attese e rinvii, entrerà in
funzione tra un mese, venendo
finalmente incontro alle reali
esigenze della popolazione più
ORGANI COLLEGIALI
Tempo di elezioni
Il 25 novembre prossimo è il
termine ultimo entro il quale si
dovranno svolgere le elezioni degli Organi Collegiali di durata
annuale (rappresentanti dei consigli di classe e di interclasse —
rappresentanti degli studenti nei
Consigli di Istituto delle scuole
medie superiori), per quelli delle scuole di nuova istituzione, per
i Consigli di Circolo o d’istituto
scaduti per compimento del
triennio. Non è una scadenza importante come quella dell’anno
prossimo che riguarderà il rinnovo dei Consigli Scolastici Provinciali, Distrettuali e della maggior parte dei Consigli di Circolo
e d’istituto, ma sarà ugualmente
significativa per valutare il livello di partecipazione e di interessamento da parte di genitori e
studenti per questi organismi di
« gestione democratica della
scuola » che stanno rivelando via
via i grossi limiti di carattere
burocratico e politico che già li
caratterizzava alla nascita.
E’ ormai evidente a tutti, soprattutto in seguito alla clamorosa catena di dimissioni di studenti e insegnanti dai Consigli di
Istituto, come gli OO.CC. non siano stati in grado di rispondere
positivamente alle esigenze di
partecipazione espresse in particolare dai lavoratori e dagli studenti per fare entrare nella scuola nuovi contenuti e contribuire
alla costruzione di diversi criteri
educativi. Di fatto questi organismi si sono rivelati un duttile
strumento frenante nelle mani
del ministro della Pubblica
Istruzione e delle componenti
reazionarie, utile per ingabbiare
in una logica istituzionale e burocratica qualsiasi tentativo o
movimento creativo, non tradizionale e non controllabile, che
150 ore a Pinerolo
Il Ministero della Pubblica
Istruzione su richiesta dei Sindacati Confederali istituisce, a
Pinerolo, corsi di alfabetizzazione per adulti.
I corsi sono destinati a tutti
coloro che intendono conseguire
il diploma di licenza elementare
o che pur possedendo tale diploma vogliono perfezionare gli
strumenti della lettura, della
scrittura e del calcolo.
Tali corsi che si svolgeranno
da novembre a giugno per 3 ore
giornaliere (sabato escluso), sono gratuiti e vengono in parte
(150 ore su 300) retribuite dall’azienda nel caso di lavoratori
dipendenti.
Le iscrizioni si raccolgono entro il 30 novembre presso queste sedi:
Scuola Elementare Collodi,
Viale Kennedy; FLM, Corso To
Proposta di legge
di iniziativa popolare
contro la violenza
sessuale
Sono necessarie 50.000 firme!
Le firme si raccolgono presso
la segreteria comunale, in ogni
Comune del Paese. Chi desidera
firmare lo deve fare presso il
Comune di residenza.
rino 50; CGIL, Via Demo 8; CISL
Via Montegrappa 77; UIL, Corso
Torino,50 - Pinerolo.
CESP - Conoscere
l’evangelismo
italiano
Prosegue il programma di conferenze organizzato dal centro
sociale protestante di Pinerolo.
Venerdì 9 novembre, ore 20.45:
past. Paolo Spanu : Il movimento
battista in Italia; venerdì 16 nov.
ore 20.45: prof. Giorgio Peyrot:
Le lotte per le libertà religiose
dal 1848 ad oggi; venerdì 23 novembre, ore 20.45: prof. Domenico Maselli: Le Assemblee dei
Fratelli dall’Unità d’Italia ad
oggi.
Le conferenze avranno luogo
presso la sala valdese di via dei
Mille 1, Pinerolo.
2« CIRCUITO
Domenica 18 novembre,
ore 14.30 a Pinerolo
CONVEGNO
DI CONCISTORI
E RESPONSABILI
aperto a tutti sul tema:
l’evangelizzazione dentro e
fuori le chiese.
Il Sovrintendente
C. Tourn
potesse incidere in modo significativo sulla struttura e sulla vita
scolastica.
Il fatto è che il potere decisionale e propositivo è estremamente limitato perché le scelte fondamentali, quelle che contano,
vengono fatte altrove. Anche laddove sarebbe teoricamente possibile operare e proporre cose
qualificanti per circoli, istituti e
distretti, di fatto gli OO.CC. si
trovano sistematicamente scavalcati.
Tipico è il caso della nrosecuzione o di nuove richieste di tempo pieno che incontrano rifiuti
o snervanti rinvii o soppressioni,
come si è visto in questi anni a
Porte, San Germano e a Luserna
San Giovanni.
Sembra chiaro che diventa
controproducente (da parte di
genitori, insegnanti, studenti e
sindacati) spendere tempo ed
energie in cose che danno poche
soddisfazioni e molte frustrazioni. E’ importante allora decidersi ad affrontare fino in fondo
questo problema uer attrezzarsi
fin d’ora alla scadenza elettorale
dell’anno prossimo: presentarsi
o no? Con quali proposte e quali
contenuti? E se no, perché? Cosa
proporre in alternativa? Gli studenti medi di tutta Italia hanno
già lanciato un segnale che credo sia giusto ricevere. B.L.
PINEROLO
Sabato 10 novembre, alle ore
20.30, presso la sala di Palazzo
Vittone, avrà luogo una conferenza sul tema: Fra disarmo e
politica dei blocchi; l’Europa tra
USA, URSS, Terzo Mondo.
Relatore l’on. Bruno Ferrerò,
esponente del gruppo comunista
al Parlamento Europeo.
La Conferenza è organizzata
dal Comitato di zona del PCI.
PEROSA ARGENTINA
Scuola • Tempo pieno
Una nuova classe a tempo pieno è assegnata al Circolo didattico di Perosa Argentina.
Si tratta del primo campione
di sperimentazione attuato in
quella sede. Il problema riguarda in modo particolare il servizio di mensa che a Perosa è assolutamente assente e che è indispensabile per completare l’orario del tempo pieno.
Nulla di fatto invece a S. Germano, dove la notizia circolata in
questi giorni relativa all’assegnazione di una classe a tempo pieno non ha trovato conferma.
L.V.
anziana ed isolata della Valle di
Angrogna. Il « foyer », dotato di
impianto centrale di riscaldamento, sarà un luogo ove alcuni
anziani potranno trascorrere, organizzandosi comunitariamente, i
mesi più « duri » deH’anno: quelli invernali. Questa realizzazione,
che finisce per diventare una reale alternativa al ricovero in Istituto, merita tutta l’attenzione e
solidarietà necessarie proprio
perché non « sradica » l’anziano
dal suo ambiente ma gli offre un
servizio che, a fronte dell’attuale
spopolamento della montagna, è
diventato indispensabile. Non è
quindi un caso che all’incontro
con l’assessore Vecchione abbiano partecipato molti anziani.
Infine, sempre nel quadro delle iniziative di cui stiamo parlando, merita particolare rilievo
rincontro-dibattito con lo scrittore Nuto Revelli, noto autore
del libro: « Il mondo dei vinti »:
una rassegna ragionata di memorie (« sono entrato in più di 500
case e ho raccolto, in 7 anni di
ricerca, 270 testimonianze contadine ») di anziani agricoltori
del cuneese. « Conosco le vostre
idee e le vostre iniziative — ha
soggiunto ReveUi agli organizzatori dell’incontro — e ritengo
che siate ancora uno dei pochi
Comuni, di mezza montagna, pieni di voglia di vivere e di agire.
Non siete diventati una comunità di ’’vinti”... ». Se è lecito azzardare un primo bilancio sull’intenso programma culturale
appena concluso emergono evidenti due aspetti. Il primo è
il fatto reale che responsabili diretti della programmazione politica a livello regionale (al proposito molto interessante rincontro con l’assessore all’agricoltura Ferraris) hanno avuto
modo d’entrare direttamente in
contatto con i problemi e la gente d’Angrogna.
E in secondo luogo, quella
« voglia di vivere e lottare » di
cui parlava ReveUi, ha confermato la convinzione, senza nessun trionfalismo, che la battaglia contro la rassegnazione e
rindividualismo non è detto che
sia sempre perdente.
G. P.
PEROSA ARGENTINA
Bertalotti è il
nuovo sindaco
Il Consiglio comunale di Perosa Argentina ha eletto nella
sua seduta di mercoledì 31 ottobre il nuovo sindaco, in sostituzione di Renato Calzi, recentemente deceduto. È stato eletto
l’architetto Paolo Bertalotti, assistente universitario, indipendente inserito nel gruppo consiliare socialista.
I problemi che sono sul tappeto deiramministrazione comunale per i prossimi sei mesi utili
prima delle elezioni amministrative sono numerosi: l’ultimazione
dei lavori della scuola media e
in particolare la sistemazione esterna dell’edificio; la scuola materna statale e l’asilo-nido; il
piano di attuazione delle nuove
norme edilizie; l’edilizia popolare; la fornitura delTacqua; il bilancio di previsione del 1980 —
il quale andrà impostato secondo
criteri nuovi non ancora noti —;
la sistemazione di alcune strade
del comune, oltre, naturalmente,
all’ordinaria amministrazione ed
alle questioni impreviste.
Paolo Bertalotti si è occupato
dei problemi riguardanti l’utilizzazione deH’energia solare ed avrebbe naturalmente piacere di
poter mettere a frutto i risultati
delle sue ricerche a beneficio del
territorio di Perosa, anche se le
forme sono ancora da studiare.
Con quest’elezione Perosa Argentina ha il sindaco più giovane, se non andiamo errati, di
tutta la Comunità Montana Valli
elùsone e Germanasca: ha 36
anni. c. t.
7
9 novembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
GIORNATA DEI VALDESI IN GERMANIA
POMARETTO
i:
I'
Con i Valdesi di Nordhausen
Quest’anno la giornata dei
Valdesi in Germania (Waldensertag) si è tenuta a Nordhausen il
23 settembre. La giornata si è
svolta in grande cordialità ed
amicizia verso mio marito e me
che rappresentavamo la chiesa
valdese d’Italia.
La comunità di Nordhausen,
il pastore Pluhrer e Signora
hanno contribuito al buon andamento di questo incontro.
I fondatori del villaggio valdese di Nordhausen (Württemberg), — ci dice il Dr. Theo
Kleiner — cacciati nel 1698 dai
villaggi di origine nell’alta vai
Chisone (Mentoulles e Usseaux)
giunsero attraverso successive
tappe a Ginevra e Basilea nello
Hessen dove fondarono il villaggio di Waldensberg. Le sfavorevoli condizioni climatiche dello
Hessen e l’esiguità della terra
loro concessa, indussero la metà
circa (201 persone) di questa
primitiva colonia a scendere verso Sud nel Württemberg. I comuni di Nordheim e Hausen,
nei pressi di Heilbronn, dovettero cedere ai Valdesi una quota
di terreno su cui fondare la nuova colonia, cioè Nordhausen.
La pianta urbana di Nordhausen risente di tale origine come
ci ha spiegato Inbeborg Colmer
di Heilbronn. Ai nuovi venuti
furono assegnati lungo una strada appezzamenti di terreno per
la costruzione della casa e la coltivazione. Le prime capanne vennero presto sostituite da vere e
proprie case (1701) che mantennero peculiarità architettoniche
rispetto alle costruzioni locali
della stessa epoca. Esse erano
costituite da un soggiorno, da
una camera da letto e da cucina
in corpo unico con la stalla ed il
fienile. Di queste primitive costruzioni ne è rimasto un unico
esempio intatto che abbiamo
visitato non senza commozione.
L’impianto complessivo del villaggio mantiene comunque le peculiarità originarie.
Dopo alcune difficoltà iniziali
i Valdesi riuscirono ad ambientarsi. Dai villaggi vicini impararono a coltivare il terreno ed a
loro volta questi impararono
dai Valdesi la cultura delle patate. Il tenace lavoro e l’amore
per la terra dei suoi abitanti
resero il villaggio tanto bello
da ricevere, non molti anni or
sono, un premio per il più bel
comune della contrada.
Nordhausen infatti è circondata non solo da immensi campi di patate, granturco e verdure, ma anche da stupendi vigneti,
frutteti e distese di fiori. Per
questo spesso viene chiamata
« das kleine Italien » (la piccola
Italia).
« È una terra benedetta — ci
diceva un abitante — noi ramiamo e la coltiviamo ». Questo amore ed attaccamento alla loro
nuova patria, non spensero comunque la coscienza di una propria identità culturale, talché
ancora nel 1799 il consigliere di
corte e delle Chiese Von Mylius,
incaricato di visitare le comuni
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Comuni di ANGROGNA - TORRE
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L’ultimo
esemplare
delle
case valdesi
del '700
tà valdesi riferiva: « Esse sono
persone laboriose e diligenti anche se povere. I loro campi sono
ben coltivati. Quasi tutti i villaggi rassomigliano ad un frutteto
dove siano state costruite case.
Ma quasi tutti si attengono all’irragionevole orgoglio di essere francesi ». Infatti con 'molta
resistenza fu accettata nei culti
e nelle scuole la lingua tedesca
e Nordhausen fu l’ultimo villaggio ad accettarla. Il dottor Kleiner, da cui abbiamo queste notizie, raccontava qualche tempo
fa ad Agape questo aneddoto:
un Valdese si lamentava del cambiamento di lingua dicendo:
« Che dovranno fare i nostri discendenti nel giorno del giudizio, quando Dio griderà nelle
Tombe levez-vous ed essi non
potranno capirlo? ».
L’« irragionevole orgoglio » di
Von Mylius è sembrato a noi
piuttosto il segno di una coscienza della benedizione di Dio per
questo nucleo di contadini che
per fede ebbero il coraggio di
abbandonare la propria patria,
benedizione di cui ancora oggi,
vivendo ima giornata in mezzo a
loro, ci è sembrato di riconoscere i segni.
Florence Sbaffi
VILLAR PEROSA
Domenica 4 novembre abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena il fratello Gardìol
Alberto deceduto presso la casa
di riposo di S. Germano all’età
di 85 anni dopo non pochi mesi
di sofferenza. Alla famiglia colpita da questo lutto esprimiamo
ancora tutta la nostra simpatia
cristiana.
• Il concistoro è convocato
per sabato 17 novembre alle ore
20.30; aU’ordine del giorno: revisione della lista dei membri
elettori e evangelizzazione (documento Tavola Valdese).
SAN GERMANO
_____________PINEROLO
Invito alla ricerca
Invito cordiale a partecipare
al gruppo di ricerca sulla Comunità delle donne e degli
uomini nella Chiesa che si incontra per la 3’ volta mercoledì
14 nov. ore 20.15 presso la Chiesa
valdese di Pinerolcx________
Incontro
FDEI regionale
Domenica 2 dicembre avrà luogo a S. Secondo di Pinerolo, nei
locali della Chiesa Valdese, l’incontro della Federazione delle
Donne Evangeliche in Italia:
«L’uomo e la creazione. Dominio o responsabilità? ».
Il programma prevede:
ore 9.45: presentazione dei vari gruppi e scambio di informazioni.
ore 10.30: partecipazione al
Culto con Santa Cena della comunità di S. Secondo. La predicazione del Fast. Giuliana Gandolfo Pascal sarà centrata sul
tema della creazione.
ore 12.30: Pranzo al sacco. Il
primo sarà offerto dalle sorelle
di S. Secondo.
Ore 14: Introduzione dell’argomento dell’incontro con proiezione di un filmato a cui seguirà
una discussione.
Ore 17: The.
La conclusione dell’incontro è
prevista per le ore 17.30.
La partecipazione è aperta a
tutte le sorelle che desiderano
prendervi parte. Iscriversi presso
le responsabili delle Unioni Femminili.
Dalle valli Pellice e Germanasca è previsto im servizio di
pullman, per informazioni e prenotazioni rivolgersi a:
Val Pellice: Emilia Barone - tei.
91114 (ore serali);
Val Germanasca: Katharina Rostagno - tei. 8519;
Zona di Torino: Cristina Spanu
- tei. (011) 9587600.
Un gruppo di membri della
comunità si è riunito per fare
un piano di collaborazione all’Eco-Luce.
O Le sorelle dell’Unione Femminile hanno deciso di partecipare agli incontri di formazione biblica per animatrice. Contano d’altra parte di organizzare
un incontro per e con i membri
di Porte.
• La Scuola domenicale può
quest’anno contare su parecchi
monitori tra cui tre adulti. Siamo molto lieti per questo e raccomandiamo ai genitori di vegliare a che i loro figli non manchino aH’appuntamento domenicale dando loro per primi l’esempio.
• Siamo grati al pastore Alberto Ribet che ha tenuto per i catecumeni di III e IV anno una
conversazione su Giovanni Ribetti e la sua epoca, assai interessante dal punto di vista dell’opera di evangelizzazione della
nostra Chiesa.
• Le prossime riunioni quartierali avranno luogo sempre alle
ore 20 salvo ai Martinat: sabato
10 nov. a Porte; martedì 13 ai
Gondini; giovedì 15 ai Garossini; martedì 20 alla Costabella;
giovedì 22 ai Balmas. Il culto
previsto ai Martinat per la domenica 18 ha invece dovuto essere spostato alla domenica 25
ore 15.
Anche questa volta dobbiamo
ricordare il nome di quanti sono
stati richiamati dal Signore. Si
tratta di Maria Beux vedova Richard, Emilio Long (Miliu), Nino Peyran, Guido Monnet, Paolina Rochon ved. Bert. Che l’annuncio dell’Evangelo di Cristo
non sia risuonato invano anche
in queste occasioni, e che quanti
sono nel lutto sentano la forza
che viene dall’intercessione dei
fratelli.
Il Concistoro è convocato per
sabato 17 novembre alle ore 20.30
nei locali delle ex scuole di Pomaretto.
• Il ricavo della vendita del Bazar e della cena comunitaria
ammonta a L. 1.938.070. Detta
somma è stata versata alla cassa stabili prò «Foresteria». Il
Concistoro ringrazia tutti coloro
che, con offerte, lavoro e presenza hanno reso possibile tale incasso.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sabato sera, 10 novembre, alle ore 20.30, nella sala dell’ex
scuola materna avrà luogo una
Assemblea di Chiesa con all’ordine del giorno la discussione
sulla relazione morale dello
scorso anno ecclesiastico, la situazione finanziaria attuale e la
approvazione del bilancio per il
1980.
Data l’importanza degli argomenti che verranno trattati, il
concistoro fa appello ai membri
di chiesa affinché intervengano
numerosi al fine di poter raccogliere veramente il parere di
tutti.
• È in atto un rilancio delle
riunioni quartiérali dei Peyrot
(orario, giorno, temi, ecc.) onde
questo momento di incontro e
di riflessione possa essere maggiormente valorizzato per il consolidamento del quartiere e lo
sviluppo spirituale della comunità.
È pertanto programmata una
riunione per giovedì 15 c.m. alle
ore 20.15 nel suddetto quartiere
i cui membri dovranno pure esprimere un loro rappresentante
in seno al concistoro da indicare alla prossima Assemblea di
chiesa che provvederà alla sua
elezione.
• Presso l’Ospedale Civile di
Pinerolo è deceduta la signora
Vittoria Giuditta Cercenà di anni 48. I funerali hanno avuto luogo venerdì pomeriggio presso la
casa dell’Estinta a Bibiana.
La comunità esprime ai familiari le più sentite condoglianze,
con tutta la simpatia cristiana.
1«» DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I Distretto avrà luogo lunedì 12 novembre, con inizio alle ore
9.15, nei locali del convitto di Villar Per osa.
Mattino: Discussione delle schede di catechismo su
Creazione e Giustizia.
Pomeriggio: O.d.g. sinodale e dociunento della Tavola sull’evangelizzazione
(introduce E. Genre) - Questioni organizzative.
TORRE PELLICE
Abbiamo avuto nei giorni scorsi a Torre Pellice la Assemblea
della Federazione delle Chiese
Evangeliche Italiane. Le sedute
si sono svolte nel salone del Convitto e alla Casa Unionista. Molti
membri della Comunità hanno
avuto modo di dare un prezioso
contributo alla organizzazione
dell’Assemblea.
I delegati hanno partecipato
al culto nel tempio domenica 4.
• L’assemblea di chiesa già
convocata per domenica 11 è
rinviata a domenica 18, alle ore
10. Dovranno essere eletti alcuni
nuovi anziani.
O II Concistoro è convocato per
mercoledì 21 alle ore 20.30.
• L’Unione Femminile si è riunita domenica pomeriggio e ha
deciso di fare una visita all’Asilo di S. Germano il 14 novembre. Il 9 dicembre sarà accolta
a Torre Pellice l’Unione di Angrogna.
Un buon numero di sorelle intende partecipare all’Incontro
Regionale della FDEI a S. Secondo il 2 dicembre.
• Si è svolto il funerale di
Luisa Pellegrin ved. Malan. La
comunità partecipa con simpatia fraterna al dolore della famiglia.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
___________RODOREnO
Diamo il calendario delle riunioni quartiérali del mese di Novembre. Mercoledì 7, ore 19.30:
Forengo (Ribet) e Baissa (Tron);
Venerdì 9, ore 19.30: Grangia Didier (Ribet); Mercoledì 14, ore
14.30: Ppmeifré e ore 19.30: Fontane (Tron); Venerdì 16, ore
19.30: Grangette (Tron) e Bessé
(Ribet); Martedì 20, ore 14.30;
Gres Paset (Ribet); Venerdì 23,
ore 19.30: Roberso (Ribet); Venerdì 30, ore 20.30: Perrero (Ribet).
• Domenica 11 novembre, dalle ore 10 in poi si riuniscono a
Perrero i giovani che im mese fa
hanno iniziato il lavoro per la
preparazione di im culto dei giovani. La riunione è aperta: sono invitati a partecipare soprattutto i ragazzi della Val Germanasca.
_____________PRAMOLLO
Inizierà in questa settimana il
primo giro di riunioni quartierali, nel corso delle quali verrà
trattato l’argomento della Evangelizzazione, tutti sono vivamente invitati a partecipare.
• L’Assemblea di Chiesa riunitasi domenica 4 novembre ha deciso, tra l’altro, di anticipare
l’ora d’inizio del culto alle 10 e
di tenere contemporaneamente
la Scuola Domenicale, per cercare di agevolare soprattutto
coloro che devono venire da lontano.
Ci riuniremo nelle salette del
presbiterio.
® Domenica 25 novembre, alle
ore 14, si terrà a Ruata la riunione generale dei soci Pro Loco,
nel corso della quale dovrà essere eletto il nuovo consiglio direttivo.
• Mercoledì 31 ottobre abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena il nostro fratello
Levi Long, dei Pellenchi, la cui
vita è stata prematuramente
stroncata da un male inesorabile
all’età di soli 50 anni.
Ai familiari in lutto, ed in modo particolare al papà e al fratello Gustavo, esprimiamo ancora tutta la nostra simpatia e
solidarietà cristiana.
ANGROGNA
Domenica 11, ore 10, Assemblea di chiesa nel Tempio del Capoluogo.
RORA’
Venerdì 9 alle ore 20.15 incontro dei partecipanti alla gita della comunità a Venezia per definire programma ed orari; alle
ore 21 incontro della Commissione stabili con il Concistoro per
programmare il rifacimento del
tetto del Museo Valdese.
• Martedì 13 riunione quartierale alle Fucine, alle 20.30.
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RINGRAZIAMENTO
Francesco Cercenà (Checco il gelataio) e la figlia Liliana, profondamente
addolorati per la dipartenza della loro
cara
Vittoria Giuditta in Cercenà
desiderano esprimere la loro più viva
riconoscenza a quanti hanno partecipato al loro dolore coll espressioni di
solidarietà e simpatia.
« Iddio ha tanto amato il mondo
che ha dato il suo unigenito
figliuolo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia
vita eterna » (Giov. 3 : 16).
Bibiana, 2 novembre 1979
8
8
9 novembre 1979
CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA DIFESA
CONTRO LA CHIESA PRESBITERIANA
Servizio civile delimitato Repressione a Taiwan
Una risposta all’italiana al problema dei gravi ritardi burocratici
Chi ha dovuto occuparsi del
lungo cammino burocratico che
compie spesso una domanda di
poter fare il servizio civile da
parte di un obiettore di coscienza sa che è necessario avere molta pazienza; e un po’ come se si
domandasse a chi non vuole fare
il servizio militare, oltre ai vari
requisiti necessari (non avere licenze o autorizzazioni relative alle armi indicate negli articoli 28
e 30 del testo unico di P.S. ecc.),
oltre all’obbligo di fare 8 mesi
di più della durata del servizio
di leva cui sarebbe tenuto (art. 5
della legge 772 sul servizio civile),
anche di avere necessariamente
un buon quantitativo di pazienza. Infatti fino ad ora si sapeva
con esattezza quando la domanda era stata fatta, ma non si poteva conoscere con altrettanta
esattezza quando la domanda sarebbe stata accolta e il servizio
civile avrebbe potuto cominciare; infatti l'articolo 8 della stessa legge dice che « il ministro
decide entro sei mesi dalla presentazione della domanda » ma,
nella stragrande maggioranza dei
casi di cui sono a conoscenza,
questo termine di sei mesi viene
ampiamente superato (quasi come controparte di questa attesa
da parte dell’obiettore, che non
sa quando comincerà il suo lavoro — e quindi quando lo finirà!),
lo stesso articolo 3 così continua: « la presentazione alle armi
è sospesa sino a quando il ministro per la difesa non si sia pronunciato sulla domanda ». Fino
ad oggi c’è quindi questa lunga
situazione di attesa che non aiuta certamente i giovani a decidersi nel senso di un servizio civile, qualora ne avessero l’intenzione. Un servizio che dura già
8 mesi più del servizio militare
e che ha ancora davanti a sé, già
prima dell’inizio, la probabilità
di una lunga attesa non è molto
invitante.
Con circolare numero 500081/3
del 19 settembre 1979 il ministro
della difesa ha ora cercato di
trovare una soluzione a questo
problema. La circolare dice che
« fino a quando non verranno
meno le cause che hanno determinato l’attuale situazione » gli
obiettori, 26 mesi dopo la loro
richiesta di servizio civile (o 32
se della leva di mare), possono
chiedere in carta semplice il collocamento in congedo anticipato.
A questo punto infatti essi avranno compiuto 20 mesi di servizio
civile + 6 mesi di attesa (previsti dalla legge per rispondere alla richiesta di servizio civile).
Coloro che invece vorranno continuare a svolgere il loro lavoro
fino al termine dovranno inviare
al ministero una espressa dichiarazione di rinuncia.
Questa circolare non risolve
evidentemente il problema dell’attesa prima dell’inizio del servizio civile ma permette a chi ha
intenzione di lavorare in questo
modo, invece di compiere il servizio militare, di pianificare il
suo futuro immediato sapendo
già fino a quando sarà impegnato in questo senso. Toccherà a
lui ora stabilire se vorrà lavorare in servizio civile per venti mesi (più il periodo di attesa indefinito) oppure se calcolerà di
smettere dopo ventisei mesi dal
momento della sua domanda.
Può darsi che questa circolare,
e la discussione che ne nascerà
certamente nell’ ambito degli
obiettori di coscienza, permetta
anche a noi di riaprire una riflessione su questo problema. Mi
permetto quindi di ricordare che
il comitato di solidarietà con gli
obiettori di coscienza è a disposizione di tutte le chiese valdesi
e metodiste per dare tutte le indicazioni che si ritenessero necessarie e per proseguire la discussione sui vari aspetti dell’obiezione di coscienza e del
servizio civile.
Eugenio Rivoir
In un recente articolo la rivista del CEC « One world » ha
illustrato la situazione critica
della Chiesa presbiteriana di
Formosa. Questa chiesa, di circa
170.000 membri, una piccola parte di quel 4% di cristiani che
sono presenti nell’isola, ha una
parte enorme nella vita del paese. Infatti negli anni settanta ha
lanciato numerosi appelli al mondo intero richiamando l’attenzione sulla vicenda dei 17 milioni
di abitanti di Formosa che vengono barattati o abbandonati nel
nome delle relazioni internazionali tra le grandi potenze.
Già nel 1971 con una « Pubblica dichiarazione sul nostro destino nazionale » e nel 1975 con « Il
nostro appello » la chiesa presbiteriana aveva richiamato l’attenzione di governi e opinione pubblica sulle vicende nazionali, ma
solo in seguito alla dichiarazione
sui « Diritti umani » del 1977 si
è avuta una forte reazione. Con
la « Dichiarazione sui diritti umani », appunto, la chiesa di Formosa rivolge allora un appello al
presidente Carter e al mondo intero perché nello stabilire rap
f
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Cambogia: immense sofferenze
Nel n. preced. di questo
settimanale, a proposito della
Cambogia, abbiamo scritto:
« non vogliamo esprimere giudizi (su quanto sta accadendo)
perché le notizie insufficienti
non lo permettono ». Ma ecco
che, in una corrispondenza inviata a « La Repubblica » (del 20
ottobre ’79), Tiziano Terzani, residente da tempo in estremo oriente espone un’interpretazione
Il testo della
proposta di legge
(segue da pag. 5)
da due o più persone. Dopo l'art. 519
c.p. che tratta della violenza sessuale
è inserito il seguente art. 519 bis: « Se
il reato di cui all'art. 519 c.p. è compiuto congiuntamente da due o più persone è punito con la reclusione da
cinque a dieci anni » (519 bis).
Art. 10 - L’art. 520 c.p. congiunzione
carnale commessa con abuso delle qualità di pubblico ufficiale è abrogato.
Artt. 11, 12, 13 - Gli attuali articoli
521, 522 e 523 c.p. sono abrogati.
Art. 14 - All’art. 605 c.p. che regola il sequestro di persona è agggiunto il seguente punto 3; « 3) per commettere gli abusi di cui all'art. 519
c.p. » (violenze sessuali).
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay. Marco
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intestato a « La luce ; fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
¡Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Coooerativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
Art. 15 - L'art. 524 c.p. Ratto di persona minore degli anni quattordici o
inferma, a fine di libidine o di matrimonio è abrogato.
Art. 16 - L'art. 525 c.p. « circostanze
attenuanti ■> è abrogato.
Art. 17 - L’art. 525 c.p. seduzione con
promessa di matrimonio commessa da
persona coniugata è abrogato.
Artt. 18 e 20 - Gli articoli 544 e 587
c.p. sono abrogati.
Art. 19 - L'art. 578 c.p. Infanticidio
per causa d’onore è abrogato.
Artt. 21 e 25 - L'art. 592 c.p. Abbandono di un neonato per causa d'onore
e l'art. 530 Corruzione di minorenne
sono abrogati.
Art. 22 - Il capo II Titolo XI del Libro Il c.p. « Dei delitti contro la morale familiare » che regola l’art. 564
« incesto » e l'art. 565 « Attentati alla
morale familiare commessi col mezzo
della stampa periodica ■> è abrogato.
Art. 23 - L’art. 571 c.p. « Abuso dei
mezzi di correzione » è così modificato:
«Chiunque usa di mezzi di disciplina
in danno di persona sottoposta alla
sua autorità, ovvero a lui affidata per
ragioni di educazione, istruzione, vigilanza o custodia ovvero per l’esercizio
di una professione o arte, è punito, se
dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la
reclusione fino a sei mesi.
Se il fatto cagiona una lesione personale, dalla quale derivi una malattia
nel corpo o nella mente, è punito con
la reclusione da uno a cinque anni.
Se ne deriva la morte, è punito con
le pene previste dall’art. 584 c.p.
Anche se la malattia ha una durata
non superiore a dieci giorni e non concorre nessuna delle circostanze aggravanti previste dagli artt. 583-585-577 c.
p. si procede d'ufficio ».
Art. 24 - L'art. 582 c.p. « Lesione personale » è così modificato: « Chiunque
cagiona ad alcuno lesione personale,
dalla quale derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni.
Anche se la malattia ha una durata
non superiore a dieci giorni e non concorre nessuna delle circostanze aggravanti previste dagli artt. 583 585-577 c.
p. si procede d'ufficio ».
politica che ci sembra convincente. Vale la pena riportarne
l’essenziale.
« Il governo filo - vietnamita
di Phnom Penh ha ordinato alle sue truppe di ’’liquidare totalmente le forze khmer rosse e
gli altri lacchè e reazionari”.
L’annuncio è stato fatto oggi
(19.10) dal ministro degli Esteri cambogiano, in coincidenza
con l’offensiva dell’esercito vietnamita contro le postazioni
khmer rosse lungo la frontiera
con la Tailandia. La decisione
di Hanoi, di scatenare l’offensiva finale contro le ultime sacche della resistenza khmer rossa, è venuta a meno di 24 ore
dal duro attacco rivolto dal Vietnam agli occidentali, accusati
di "creare un pericolo di conflitto armato alla frontiera tra la
Cambogia e la Tailandia”. ’’Con
la copertura degli aiuti umanitari alla Cambogia (ha denunciato Hanoi), migliaia di tonnellate di armamenti e di materiale sono state consegnate ai
briganti di Poi Pot dall’imperialismo e dalla reazione internazionale”. Il pericolo di un confronto armato tra vietnamiti e
tailandesi è stato confermato
(nel pomeriggio del 19.10) dal
ministro degli Esteri di Bangkok, Upadit Pachariyangkun, che
ha ripetuto: ”Se i vietnamiti
violeranno il nostro territorio
alla caccia dei khmer rossi, saremo costretti ad aprire il fuoco
per respingere l’invasione”. (...)
Nel 1975, alla fine di 5 anni di
guerra americana che aveva fatto un milione di vittime, i cambogiani erano almeno 1 milioni.^
Dal 1975 alla fine del 1978 i
khmer rossi, col loro folle comunismo da età della pietra,
hanno massacrato e lasciato
morire di stenti da 2 a 3 milioni
di loro compatrioti.
Ora altri 2 milioni stanno per
morire di fame, di malaria, forse di peste, in un paese i cui
campi sono abbandonati e dove
la guerra continua giorno dopo
giorno. Contrariamente ad altri
popoli, i cambogiani non si riproducono: la maggior parte
delle donne, come le risaie, non
sono più fertili, i pochi bambini che nascono non hanno di che
sopravvivere. Accanto alle fosse
comuni scavate in passato per
seppellire le vittime torturate,
soffocate, impalate, bastonate
dai soldati di Poi Pot, si scavano ora le fosse comuni per le
vittime della lenta morte per
inedia.
In una settimana, 100.000 carn-_
bogiani emaciati, illanguiditi
dalla fame e dalla febbrè, scheletri ambulanti coperti di stracci neri e di mosche, hanno varcato la frontiera con la Tailandia, per andare a far la coda dinanzi ai centri di distribuzione
di cibo e medicinali messi in
piedi, fra enormi difficoltà politiche e burocratiche, da varie
organizzazioni internazionali.
(...) Di chi è la colpa? All’origine della storia c’è innanzitutto
la responsabilità americana.
Nel 1970 la Cambogia (con a
capo Sihanuk) era un paese rimasto miracolosamente fuori
della guerra indocinese. La parola chiave era ’’neutralità” e
questa, per il principe khmer,
voleva dire permettere ai vietcong e ai nordvietnamiti di usare le reigioni remote lungo la
frontiera come ’’santuari”, e permettere agli americani di bombardarli con le loro flotte di ”B52”. A Nixon e Kissinger questo
non bastava: un colpo di Stato
rovesciò Sihanuk, mise al potere il regime pro-americano di
Lon Noi e dette via libera alle
incursioni sud-vietnamite e ai
bombardamenti americani su
tutto il territorio cambogiano.
In un documentatissimo libro
(« Sideshow »), il giornalista inglese William Shawcross dimostra che, con l’idea di eliminare
i ’’santuari” in Cambogia, Kissinger e Nixon finirono invece
per spingere i guerriglieri comunisti nell’interno del paese: con
la conseguenza che, cercando di
bombardarli a tappeto coi ”B52”, gli americani finirono per
distruggere il tessuto della società cambogiana, dando vita a
quel mostruoso fenomeno guerrigliero chiamato Khmer rossi.
Nell’aprile 1975, i khmer rossi presero il potere e, convinti
sotto la guida di Poi Pot e di
leng Sary di essere i rivoluzionari più puri nella storia del
mondo, cercarono a tappe forzate di raggiungete una forma
di comunismo integrale. Nel tentativo, massacrarono un terzo
della popolazione (...). A questo
punto è entrato in gioco il determinante ruolo cinese. Pechino ha sempre sostenuto il regime di Poi Pot in funzione antivietnamita. Pur avendo migliaia
di tecnici e consiglieri nel paese, e perciò sapendo benissimo
quel che vi succedeva, i cinesi
non hanno mai cercato di moderare le folli politiche di questi
loro alleati.
Nel dicembre 1978, i vietnamiti hanno invaso, con 16 divisioni, la Cambogia, hanno rovesciato il governo dei khmer rossi, hanno distrutto almeno 2f3
della loro forza militare, hanno
messo al potere a Phnom Penh
il debole regime di Heng Samrin e stazionato almeno 150.000
dei loro soldati per mantenere
il controllo del paese. Ovviamente qui è incominciata la diretta
responsabilità di Hanoi per quel
che avviene anche ora in Cambogia ».
porti con la Cina popolare, non
si sacrifichi Formosa e rivolge
altresì un appello al governo di
Taiwan perché faccia in modo
che il destino dei 17 milioni di
abitanti sia stabilito tramite
l’autodeterminazione (dal 1949
non sono state tenute elezioni
per le più alte cariche).
Questa affermazione ha suscitato reazioni immediate del governo che ha in ogni modo cercato di ostacolare la vita della
chiesa. Sono così giunti i sequestri dei giornali che pubblicavano la dichiarazione e delle Bibbie non scritte in lingua cinese,
la confisca — in parte minacciata e in parte attuata — dei beni
della chiesa, e, soprattutto, la
campagna denigratoria nei confronti del Segretario Generale
della chiesa presbiteriana di Formosa C.M. Kao. Si è detto che
sono fin state pagate persone perché votassero, aH’Assemblea Generale, la sostituzione del dott.
Kao. Nonostante questo, però, in
quella che viene considerata una
storica riunione, il dott. Kao fu
rieletto con 255 voti favorevoli, 49
contrari e 8 schede bianche. Gli
attacchi sono però continuati, i
giornali controllati dal governo
hanno fomentato critiche e divisioni all’interno delle chiese stesse, definendo con linguaggio chiaramente demagogico « nemici di
Taiwan », « servi dei rossi » e
« schiavi del diavolo » coloro che
avevano chiesto semplicemente
libertà, indipendenza e autodeterminazione. Ma per il Kuomintang
chi parla di indipendenza di Taiwan ne è un nemico.
Questa situazione ha avuto influenze diverse sulle chiese di Formosa. Alcune comunità (per la
verità frequentate essenzialmente da membri di lingua cinese)
hanno espresso il loro disaccordo con il dott. Kao e questo è
subito stato raccolto dai giornali filogovernativi. Ma echi di
questa vicenda sono anche stati
raccolti da giornali esteri.
Tutte queste ’notizie sulla loro
situazione sono state pubblicate
dal gruppo dei« Cristiani di Formosa per l’autodeterminazione »
in un opuscolo diffuso con il titolo « La chiesa presbiteriana di
Taiwan sotto la croce ». Questa
è una testimonianza della vivacità di questa chiesa, che la porta
anche ad essere vittima della sua
fedeltà a Cristo.
In un messaggio al mondo la
chiesa di Formosa ha motivato
il suo atteggiamento: « La chiesa deve liberarsi dalla preoccupazione per la sua sicurezza e
dalla ricerca di una salvezza solo
individuale. Per salvare la nazione in questo tempo di crisi le
chiese devono essere unite per
promuovere la giustizia, la libertà e la pace. Solo allora saremo
degni di essere chiamati servi di
Cristo ».
Le ultime notizie segnalano un
aggravarsi della situazione a causa di un progetto di regolamento che se varato comporterebbe
serie conseguenze per la libertà
religiosa. In base a questo progetto un santuario, tempio o
chiesa che andasse contro gli
« interessi nazionali » potrebbe
subire avvertimenti, provvedimenti di censura o addirittura
di riorganizzazione o scioglimento. Disposizioni contro membri
dei concistori o predicatori sono
anche previste per i casi di vio-’
lazione della legge e di azione
contro l’ordinamento e la costituzione di un santuario, tempio
o chiesa. Inoltre verrebbe fatto
obbligo a chi predica di farlo nel
cinese dei mandarini, lingua ufficiale dal 1949, senza cioè tener
conto del cinese di Taiwan, molto diverso, che è la lingua delr85% della popolazione.
L’Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana di Taiwan
ha preso posizione contro questo regolamento definendolo anticostituzionale e illegale e ha
chiesto spiegazioni in merito al
governo.
Osservatori ecumenici ritengono che questo regolamento sia
inteso principalmente a distruggere l’unità della Chiesa presbiteriana che ha messo in questione la politica governativa. Il Segretario generale del CEC pastore Philip Potter ha preso posizione con un telegramma indirizzato al presidente di Taiwan.
Danielle Jouvenal