1
Anno 123 - n. 9
6 marzo 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso dì mancato re*:apito nspev.Ur€
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
NATIONAL RELIGIOUS BROADCASTERS 1987 A WASHINGTON
Come prevedibile, la Conferenza energetica tenutasi a Roma
(è stata scartata Venezia, scelta
in un primo tempo, per evitare
irriverenti concomitanze carnevalesche...) si è risolta con una
sterile e controproducente rissa
fra politici e tecnici collegati ai
rispettivi interessi. Si è in sostanza ripetuto lo show di Vénezia del 1980, quando era stata
convocata analoga Conferenza
dopo l’incidente alia centrale
nucleare americana di Three Miles Island. La scelta passa adesso ai parlamentari, impelagati
nella crisi di governo, che mette
fra Taltro anche in forse i referendum, qualora si dovesse ricorrere ad elezioni anticipate.
Mi pare comunque che questa
Conferenza ci insegni qualche
cosa. In primo luogo, ancora una
volta si deve registrare il distacco fra Paese reale e Palazzo;
mentre varie inchieste e sondaggi d’opinione hanno accertato
che la maggioranza dei cittadini
è contro il nucleare, in questo incontro si è verificato esattamente l’opposto.
In secondo luogo, U nucleare
è stato presentato come una soluzione alla nostra dipendenza
energetica dall’estero. Ma siamo
forse produttori d’uranio? Saremo costretti a comprare anche
questa fonte altrove, e magari
dal Sud Africa, che ne è un grosso produttore. Inoltre, non mi
risulta che sia stato onestamente detto che anche questa materia prima è in via di esaurimento.
In terzo luogo, è passato quasi sotto silenzio l’intervento di
un esperto americano il quale
ha confermato che gli Stati Uniti — all’avanguardia nel settore
nucleare — stanno massicciamente rinunciando alle centrali
di questo tipo a causa degli
enormi costi supplementari per
la loro sicurezza, per le infrastrutture di emergenza, per il
problema delle scorie radioattive.
In quarto luogo, sono mancate delle concrete proposte per
un nuovo modello di sviluppo,
collegato appunto col modo di
consumare le risorse, di cui siamo praticamente privi. Le due
grosse potenzialità economiche
italiane sono il turismo e l’agricoltura. che, guarda caso, sono
basse consumatrici di energia.
Invece (non dico che con questo
si debbano smantellare la Fiat,
la Pirelli o la Montedison, per
carità ! ) si continua a puntare su
una politica energetica ’forte’,
agitando lo spauracchio di finire — in caso contrario — a far
parte dei paesi del Terzo Mondo.
Infine, ma certo non per ultimo, non si può non rilevare che
la scienza e la tecnica si sono
sottratte e si vanno sempre più
sottraendo a quello che dovrebbe essere il loro Irrinunciabile
fondamento etico: anziché preoccuparsi del benessere e della
sicurezza dell’uomo presente e
futuro, proponendo delle soluzioni contro lo spreco e gli irrazionali consumi. Io inducono
vieppiù verso l’assunzione di rischi di cui non ha la padronanza né il controllo, con tutte le
conseguenze, prevedibili e imprevedibili.
Roberto Peyrot
La chiesa elettronica in USA
Un colossale giro d’affari tra religione, tecnologia e politica - Un Vangelo subito a disposizione del pubblico radiotelevisivo, ma difficilmente concretizzabile in solidarietà umana
Jesus lOhrist is a great... business (Gesù Cristo è un grande...
affare). Questa è l’impressione
che si riceve partecipando al
44mo NRB, un colossale Congresso di operatori radio-televisivi religiosi americani che si tiene nel lussuoso Sheraton Hotel
di Washington D.C tra il 31 gennaio e il 4 febbraio. Un’impressione che lascia del tutto sconcertato il visitatore che non appartenga al mondo fondamentalista americano o ai suoi seguaci
qui convenuti dall’Africa, Asia,
America Latina ed Europa. E potete immaginare lo sconcerto di
un visitatore italiano, e protestante secondo i criteri europei,
davanti al più incredibile cocktail di tecnologia e fede, conservatorismo politico e superstizione, religiosità popolare e capacità manageriali. Ed eiifettivamente si trova di tutto nelle sedute
plenarie e settoriali dell’NRB
1987: case editrici, uffici turistici, agenzie di sviluppo e programmazione economica e di assicurazione, specialisti in marketing,
produttori di programmi radiotelevisivi, di articoli pubblicitari,
discografici, grandi tfabbricanti di
apparecchiature elettroniche ed
accessori, opere sociali e missionarie, istituti biblici per corrispondenza, sette religiose bian
che e nere, agenzie filoisraeliane
e a favore dell’attuale governo
sudafricano e, ma non c’è da
meravigliarsi visto I’ambiente, i
sostenitori dei contras nicaraguegni. C’è l’American United
for Live, la Bob Larson Mini- •
stries, la Hanna-Barbera Productions (sì, proprio quella dell’orso
Yogi e degli Antenati), la Intercessors for America, la Liberty
Federation, e così via fino al
Christian Politicai Education Publisher, al God’s News e al Conservative Digest. Fino alla Riserva della U. S. Air Force.
Il pastore presbiteriano ed evangelista Ben Armstrong è al
vèrtice di questa colossale sagra
religioso-commerciale e accanto
a lui figurano i più noti esponenti della Moral Majority, a cominciare dal noto pastore battista Jerry Falwell, animatore dell’Old Time Gospel Hour che si
potrebbe tentare di tradurre con
« L’ora del Vangelo alla vecchia,
buona maniera », una delle trasmissioni televisive più fondamentaliste e politicizzate (a destra si intende) mai concepite,
di quelle che contestano tutto
ciò che non sia interpretazione
letterale della Bibbia. Illuminante, per fare un esempio, è l’intervista di Falwell a proposito del
vescovo Tutu il quale, dopo il
La rivista
« God's News »
(notizie di Dio).
Nel
fondamentalismo
americano trova
ampio spazio
la propaganda
della politica
reaganiana.
discorso di Reagan contro le sanzioni al Sud Africa, aveva dichiarato che rOccidente poteva benissimo andare all’inferno. « E’
tragico — disse Falwell — che
un uomo di Dio e vincitore del
LA PREDICAZIONE
Parola di Dio, parole umane
« Rendiamo del continuo grazie a Dio ; perché quando riceveste da noi la parola della predicazione, cioè la parola di Dìo, voi
i’accettaste non come parola d’uomini ma, quale essa è veramente,
come parola di Dio...» (I Tess. 2: 13).
La predicazione non è costituita solo dalle parole che noi diciamo su Dio, ma è anche un
movimento che svela la parola
di Dio. Una confessione di fede
riformata del 1562 esprime questo con decisione, quando afferma-. « La predicazione della parola di Dio è parola di Dio ».
La parola della predicazione è
un discorso umano nel quale e
attraverso il quale Dio stesso
parla. E’ lo stesso rapporto che
esiste tra parola di Dio e Sacra
Scrittura: nei testi biblici, scritti da uomini e letti da esseri umani, possiamo udire la parola
di Dio. La parola della predicazione va ascoltata e ricevuta nella fede come una parola divina
che viene nelle nostre vite e pone ad esse una domanda che viene da Dio. Non si tratta di ricevere la parola della predicazione
come un discorso umano fatto
più o meno bene, più o meno
convincente, col quale si è più
o meno d'accordo. C'è invece una pretesa e una speranza che
questa parola, tra annuncio ed
ascolto, diventi parola di Dio.
Queste affermazioni, però, po
trebbero rimanere equivoche e
ambigue, soprattutto per noi protestanti, ben consapevoli che esiste una ineliminabile differenza
tra Dio.e l'essere umano. Non si
rischia invece ora di mescolare
qui Dio e la creatura umana?
Possiamo senza difficoltà ammettere che la predicazione è un
servizio reso alla parola di Dio,
ma affermare che essa è parola
di Dio non è eccessivo, esagerato?
L'apostolo Paolo precisa che
rende grazie a Dio, perché ha
reso possibile che i tessalonicesi
riconoscessero la sua predicazione non come un discorso umano, ma come parola di Dio; non
come un'opinione di Paolo, ma
nelle sue parole un'interpellanza
che veniva da Dio stesso. Il merito di tale riconoscimento non
è dei tessalonicesi, né delle buone qualità della predicazione di
Paolo. E’ accaduto che Dio ha
permesso che la parola udita e
predicata suonasse come appello
da parte di Dio. Il soggetto dunque è Dio. Se così non fosse,
tutto dipenderebbe dall'azione
umana: basterebbe predicare in
un certo modo, o fare un bel di
scorso, o cercare di accontentare
i gusti degli uditori. Ma in tal
caso la nostra sarebbe solo parola umana.
Solo se Dio è il soggetto è possibile udire la parola di Dio. Dio
può servirsi di noi per far risuonare la sua parola come e
quando Egli vuole. Ma se non
si tratta solo di predicare meglio o di ascoltare meglio, che
cosa ci resta da fare?
Per la chiesa si tratta di chiedersi: qual è l'ordine che Dio ci
dà? La risposta sta in un rischio
da assumere, quello cioè di dire
non solo parole su Dio, ma la
parola di Dio. Entrare in questo
movimento di annunzio e ascolto in cui Dio può far vivere la
sua parola. Perciò il tentativo di
chi predica non sarà in primo
luogo quello di dire alcune idee
sulla vita e sul mondo, ma di
prendersi la responsabilità di esprimere, a partire da un testo
biblico, le promesse della riconciliazione e vocazione divine.
L'uditore deve prendere sul serio questo tentativo, anche se ciò
che avviene in questo movimento è solo dono di Dio.
Far parte di questo movimento in cui a volte può risuonare
la parola che chiama alla conversione è una delle caratteristiche del nostro essere chiesa.
Erika 'Tomassone
Premio Nobel per la Pace possa
augurare alla gente di soffrire
neirinferno ». Certo è assai più
tragico constatare che Falwell e
i suoi seguaci non si rendono
conto nel loro letteralismo biblico che l’inferno è oggi in Sud
Africa e in molti altri luoghi, per
credenti e non, un fatto terribilmente reale.
L’NRB ’87 è illuminante per
comprendere la visione teologica di questa gente: un Vangelo
che sa abilmente farsi parola radiotrasmessa e telediffusa ma
che è assolutamente incapace di
« farsi carne », solidarietà che
vada oltre la carità immediata,
nel tentativo di comprendere senza preconcetti e rimuovere le
cause dell’ingiustizia che opprime tanti popoli della terra.
Qui è proprio il tempio della
Chiesa elettronica. E va annotato che, nello sforzarsi di rispondere alla costante richiesta di
religiosità presente nella società
americana, questi evangelisti offrono largo spazio alla politica,
uno spazio dato sia ai fiancheggiatori che inserito negli atti ufficiali del Convegno, come il discorso videoregistrato del Presidente Reagan che ancora una volta ha inforcato i cavalli della
moralizzazione della vita nazionale, di preghiera nella scuola
pubblica, di un’America forte, libera, regno di Dio in terra, concludendo il suo dire con un classico « God bless you » (Dio vi
benedica). E non è stato da meno il sottosegretario all’Istruzione Gary Bauer nel suo applauditissimo discorso contro la scuola pubblica e a favore di quella
privata o il vicepresidente George Bush che ha fatto eco a Reagan giustificando la crociata in
America Latina come una necessità contro l’infiltrazione del comunismo nel nuovo mondo con
Claudio H. Martelli
(continua a pag. 12)
2
2 commenti e dibattiti
6 marzo 1987
DI FRONTE ALL’ANNO MARIANO
DIBATTITO
Cristianesimo storico
e culto di Maria
Dalle lezioni che si possono trarre dal racconto biblico alla conferma
del titolo di « Genitrice di Dio » nell'ambito del Concilio di Efeso
Fede, scienza,
L’importanza attribuita dalla Chiesa Cattolica a
Maria madre di Gesù, ora al culmine con la proclamazione del 1987 ad « Anno Mariano », pone più
che mai il problema del quanto sia giusto indirizzarle
suppliche d’intercessióne; specialmente alla luce di
quanto il cristianesimo storico ha da dire in proposito.
Indubbiamente, il racconto biblico relativo alla
madre di Gesù insegna più di una lezione al lettore
attento. Nel comportamento di Maria c’è una lezione
di prontezza ad ascoltare quello che Dio ha da dire,
attraverso i suoi messaggeri, anche se il contenuto
del messaggio può causare turbamento o apparire
poco credibile. C’è una lezione di coraggio ad agire
in armonia con ciò che si apprende circa la volontà
di Dio, con piena fiducia in lui (non dimentichiamo
che la ragazza ebrea nubile trovata incinta poteva
incorrere in serie conseguenze). C’è una lezione di
alta stima per la purezza morale (« Disse all’angelo:
’’Come è possibile questo, dal momento che io sono
vergine?”» - Luca 1: 34). Una lezione di scrupolosità nell’insegnare ai figli la Parola di Dio (evidente dal modo in cui Gesù a 12 anni, nel tempio,
stupì i maestri della legge con le sue domande). E
infine, una lezione di apprezzamento per i valori spirituali (non era richiesto che le mogli ebree accompagnassero i loro mariti nel lungo viaggio annuale a
Gerusalemme, in occasione della festa della Pasqua,
ma Maria lo fece).
Ma al di là di questi apprezzabili insegnamenti
trasmessici da Maria, l’umile ruolo assegnatole in
seno al cristianesimo storico sembra rendere eccessivo il posto di centralità a cui il cattolicesimo l’ha
elevata.
Si presentò a Gesù una ottima occasione che gli
avrebbe consentito di esaltare la figura della madre a
particolari onori, se fosse stato opportuno. Allorché
« una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse:
’’Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui
hai preso il latte!”... egli disse: ’’Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” »
(Luca 11: 27, 28, trad. GEI).
Oltre a ciò. Maria non fu mai oggetto di devozione particolare nella chiesa primitiva. Dopo la velata
menzione nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, nell’occasione della discesa dello spirito santo
sui 120 discepoli, alla festa di Pentecoste, Maria
scompare dalla scena. L’apostolo Pietro non la menziona neppure una volta nei suoi scritti e San Paplo
ne fa una sola citazione, parlandone come di « una
donna », da cui nacque il Figlio di Dio (Galati 4: 4),
Da dove proviene dunque.l’esaltazione di Maria?
Vale la pena di ricordare il luogo in cui fu confermata
la dottrina secondo la quale Maria sarebbe la Madre
di Dio. Scrive E.O. James in The Cult of thè MotherGoddess (New York, 1959, pag. 207): « Il Concilio
di Efeso si riunì nella basilica della Theotokos nel
431. Lì più che in qualsiasi altro luogo, nella città
così famosa per la sua devozione ad Artemide, la
Diana dei romani, dove la sua immagine sì diceva
fosse caduta dal cielo, all’ombra del grande tempio
dedicato alla Magna Mater sin dal 330 a. C. e contenente, secondo la tradizione, una dimora temporanea
di Maria, il titolo di ’’Genitrice di Dio” non poteva
che essere confermato »,
Con tutto il rispetto che l’altamente favorita madre di Gesù merita, vorremmo evitare di eclissare la
figura del Cristo nel suo ruolo di ’’solo mediatore
tra Dio e gli uomini”, scivolando in un culto che,
attraverso la sentimentale immagine di Maria, collegherebbe direttamente il cristianesimo alle antiche
religioni delle dee madri.
Alberto Bertone
Addetto stampa Testimoni di Geova - Torino
LA PAROLA
’’GIUSTIFICAZIONE ”
Ho ietto che cattolici romani ed anglicani hanno (dopo circa venti secoli!)
scoperto che la parola greca « dicaiòo »
ha due significati: rendere giusto e
considerare giusto.
Ho voluto consultare alcuni dizionari greci e la trentina di testi greci
che usano questo verbo nel Nuovo
Testamento. Gli scrittori sacri novotestamentari hanno tutti usato questo
verbo nel senso di considerare giusto,
assolvere, perdonare e mai nel senso
di rendere giusti, di essere capaci di
giustificarsi. E’ sempre Dio che, non
guardando alla miseria e alia colpa
dei peccatori, li difende in Cristo e
li assolve.
Un esempio tipico può essere quello riferito in i Timoteo capit. 3, vers.
16: « Colui (Cristo) che è stato manifestato in carne, è stato giustificato
nello (mediante lo) Spirito ». Se si
traduce giustificato per: « reso giusto », se ne deve dedurre che prima
era ingiusto: il che è un assurdo. Ma
se intendiamo la parola « giustificato »
nel senso di « dichiarato giusto »,
« ritenuto per giusto » nello Spirito,
mediante lo Spirito, nella Chiesa, l’assurdo non c’è più.
QUESTA PAGINA
è dedicata ai commenti evangelici su fatti di attualità e non, ed
al dibattito dei lettori.
Preghiamo i lettori che desiderano intervenire di contenere i loro
scritti (dattiloscritti con interlinea
2) ad una cartella se lettere, ed
a due cartelle se interventi per il
dibattito.
Possiamo aggiungere un altro esempio, Matteo 11: 19: «La sapienza
(divina) è stata giustificata dalle opere sue », è stata difesa e ritenuta
per giusta dalle sue opere (o dai suoi
figli, secondo il testo di Luca), non
resa giusta.
Non occorre dimostrare (i passi biblici sono tanto numerosi) che l’uomo è peccatore, trasgressore della
volontà divina e quindi degno di condanna. Non esiste alcun giusto all’infuori di Gesù Cristo. Egli imputa a
noi credenti la sua giustizia, ci ricopre col suo manto, la sua « veste di
giustizia » e noi allora dinanzi a Dio
possiamo apparire non con le nostre
opere che sono un cencio sporco, ma
con la « giustizia » che Cristo ci imputa e così possiamo essere da Dio
ritenuti giusti, assolti.
Mediante poi il battesimo di Spirito Santo inizieremo una vita nuova,
per riconoscenza a Colui che ci salva. Si inizia ailora una vita dì giustizia, 0 meglio di amore, che è frutto
delia grazia. La parola giustificazione
non vuole dunque significare essere
resi giusti ma essere assolti, considerati giusti, non per virtù nostra ma
per grazia, sempre e solo per grazia.
Lutero diceva che l’uomo che crede in Cristo è sempre peccatore ma è
anche sempre giustificato per grazia.
Liborio Naso, Basilea
FRANGIA
TURBOLENTA?
/ responsabili di '’Protestantesimo'
ci hanno fatto pervenire copia della
lettera del pastore S. Ricciardi, già inviata alla ’’Stampa” in risposta alla
lettera del post. Nisbet e da tale giornale mai pubblicata.
Il pastore valdese Roberto Nisbet
non condivide il « taglio » e il contenuto della trasmissione di « Protestan
tecnologia
tesimo » sul problema deH’omosessualità, andata in onda sul 2° canale
della Rai-TV lunedì sera 12 u,s.
Nulla dì male: ciascùno ha pieno diritto alle sue opinioni.
Quello che non capisco è perché
il pastore Nisbet abbia ritenuto di rendere di pubblico dominio il suo dissenso, con una lettera a « Specchio
dei Tempi » (La Stampa, 17 u.s.).
Sembra quasi che voglia rassicurare l'opinione pubblica sul fatto che
le Chiese evangeliche sono una cosa
seria (e quindi bollano senza mezze
misure l’omosessualità e gli omosessuali), anche se una « frangia turbolenta » delle medesime Chiese, essendo riuscita a impadronirsi del mezzo
televisivo, fa far loro delle brutte figure.
Vorrei osservare brevemente:
1) non è affibbiando etichette a
chi la pensa diversamente da noi che
si risolvono i problemi;
2) che 1 responsabili del servizio
siano una « frangia turbolenta » è ancora da dimostrare;
3) il movimento T.E.V., nel quale
il pastore Nisbet si colloca, non ha
avuto, su questo punto, dal Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste al
quale aveva rivolto interpellanza, la
risposta che si aspettava.
E' anche il Sinodo una « frangia
turbolenta » della Chiesa?
Infine, vorrei dire il mio apprezzamento per chi ha curato quella trasmissione. Perché ha affrontato un
problema che, per quanto spinoso e
iacerante, non possiamo risolvere né
in maniera autoritaria né fingendo che
non esista; e perché l’ha affrontato
con misura e sobrietà, presentandolo
e non risolvendolo, ma ponendolo come interrogativo alla coscienza del
telespettatore, specie se credente. E
questo mi sembra molto qualificante.
Salvatore Ricciardi, Milano
Mi sento indirettamente portato in causa dalla lettera apparsa
sul n. 2 del 16 gennaio 1987 intitolata « La storia e la biologia » in quanto affronta in modo molto generale il solito problema della scienza e della tecnologia spauracchi del nostro
mondo moderno (ma quando
mai non lo è stato? vedi Galileo
e Leonardo, per citare i più noti), Avendo partecipato e partecipando allo sviluppo della scienza e della tecnologia, mi sono sovente trovato di fronte alla vastità della non-conoscenza dei fenomeni che studiavo con i miei
colleghi rispetto al poco che riuscivamo ad imparare a conoscere, controllare, riprodurre e, perché no, quando si tratta delle
« forze della natura », a dominare, Ed è evidente ohe meno si
conosce e più sono i rischi che
si prendono quando si cerca di
riprodurre o controllare un fenomeno poco conosciuto. Ma bisogna guardarsi da affermazioni
generalistiche come « superficialità delle conoscenze », « moderni
apprendisti stregoni e loro presunzione di risolvere i complessi
problemi del mondo », e via dicendo come se gli interessati
stessi non ne fossero sapienti (vedi sopra). Nello scienziato vi è
sempre una « presunzione » nel
voler scoprire le leggi di funzionamento della natura, come nel
tecnologo vi è sempre una « presunzione » nel voler applicare le
scoperte dello scienziato in apparecchi, macchinari che tentano di riprodurre, amplificare,
modificare, contrastare quelle
stesse forze della natura per migliorare le condizioni della vita
umana. E qui interviene l’aspetto etico, morale deU'applicazione
delle conoscenze acquisite: il più
delle volte è lo scienziato o il
tecnologo che pongono in guardia sui pericoli insiti in ogni nuova scoperta perché loro stessi
meglio di altri sanno che al di
là dei limiti conosciuti esiste ancora un infinito sconosciuto con
tutti i rischi connessi. Non è forse per questo ohe l’ingegnere aggiunge sempre un « fattore di sicurezza » alle sue formule, ovvero
un eufemismo per dire: « Non
sono proprio sicuro che la conoscenza dei fenomeni legati alTapparecchio che sto progettando sia tanto precisa da consentirmi una matematica certezza...
etc. etc. »? Non furono proprio
Einstein ed altri scienziati a mettere in guardia sull’uso dell’energia atomica per fini non-pacifici
e sulle conseguenze del suo uso
spregiudicato?
Certo, oggi le « disgrazie tecnologiche » sono sempre più « immani e di lungo periodo »; ma
perché volerle chiamare disgrazie « tecnologiche » e non « politiche »? Con questo intendo dire
che certe applicazioni più o meno affrettate delle scoperte scientifiche e tecnologiche non sono
sempre volute dagli scienziati,
ma dalla « polis », cioè il popolo,
cioè noi tutti. Con una corsa ai
consumi, con il volere un più alto (cosa vuol poi dire tale espressione?) tenore di vita noi tutti
siamo per esempio responsabili
di un maggiore consumo d’energia che deve essere creata in
qualche modo: l’atomo d’uranio,
il carbone, il petrolio, I'acqua,
ciascuno con i suoi rischi conosciuti e sconosciuti. Alla «polis»
la scelta, non allo scienziato o
al tecnologo che propone alcune
soluzioni con i loro vantaggi e
svantaggi.
Sono poi assai in disaccordo
con il tipo di grafico presentato:
cosa vuol dire che il progresso
tecnologico sta decollando, allontanandosi dal progresso nella conoscenza umana? Un progresso
tecnologico, se ne esiste uno, è
sempre legato al progresso della
conoscenza!
L’unico « gap » sicuro che esiste è tra la conoscenza umana e
la conoscenza assoluta cioè Dio,
10 credo che abbiamo ricerrito
un mezzo per varcare l’abisso di
questa differenza di conoscenza:
11 messaggio di Cristo. Se crediamo in Lui e ci interroghiamo
continuamente sulle nuove frontiere della conoscenza, riusciremo sempre a superare i « rischi »
legati allo sviluppo tecnologico.
Ma per essere meglio preparati ad affrontare questi « ri.schi »
non dovremmo forse già interrogarci oggi su alcune delL possibili rivoluzioni tecnologi chescientifiche del futuro? Se ci poniamo già oggi, alla luce del Vangelo, la problematica di queste
possibili scoperte, non saremmo
forse più pronti ad accettarne
o rifiutarne i «rischi» quando
questi cominoeranno ad allacciarsi alla vita di oani gior no?
Per esempio, noi guardiamo ancora con un sorrisetto di : nfficienza oppure ce ne liberiamo
con un commento del tipo « è
solo fantascienza », dei robot intelligenti.
Eppure forse non ce ne accorgiamo ma la « terza rivoluzione
industriale » è già cominciala: la
rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Come dobbiamo affrontarla alla luce dell'Evangelo? Come
dobbiamo rispondere allaffermazione: « Io suggerisco che il
sentiero sul quale si trova l’industria elettronica basata sul silicio condurrà alla vita»? (Sir
Clive Sinclair in un discorso tenuto airUS Congressional Clearinghouse on the Future e apparso sulla rivista Future Generations Computer Systems, Voi.
1, n. 2, novembre 1984, NorthHolland. Sir Sinclair è uno scienziato ed inventore e riuscì a realizzare il primo microcalcolatore
sotto ai 100 dollari). Non sono
affermazioni di un visionario: se
guardiamo gli investimenti che
governi e industrie private spendono nel campo dell’intelligenza
artificiale, dobbiamo prendere
l’umiltà di discutere su questo
argomento che mette a confronto diretto teologia e scienza.
Claudio R. Boér
Dir, propr.: farri. Catoni
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servìzi
e il trattamento
I - 47045
MIRAMARE DI RIMIMI
Via Sarsina, 19© (0541)
372569 - priv. 372548
3
6 marzo 1987
chiese e stato 3
IN OSSEQUIO ALL’ART. 8 DELLA COSTITUZIONE
Firmata l’Intesa tra
lo Stato e l’Unione delle
Comunità israelitiche
ROMA — Venerdì 27 febbraio
a Palazzo Chigi è stata firmata
l'Intesa tra la Repubblica Italiana e l’Unione delle Comunità
israelitiche in Italia. L’Intesa, 34
articoli, supera la legge fascista
del 1930 ohe ha retto i rapporti
tra lo Stato italiano e gli ebrei
e che in quasi tutte le sue parti
rifletteva lo spirito illiberale
dell’epoca, tanto che la Corte costituzionale era dovuta intervenire per eliminare quelle disposizioni in palese contrasto con
la Costituzione repubblicana.
Nell'Intesa, il Governo riconosce agli ebrei iscritti alla comunità la detassazione dei contri
buti volontari alle comunità del
10% del reddito (le decime) e
comunque con un tetto di 7 milioni e mezzo; la festività del sabato (in analogia a quanto già
riconosciuto agli avventisti); gli
ebrei nei tribunali potranno giurare col capo coperto; gli edifici del culto ebraico godranno
deH’immunità; è garantita l’assistenza religiosa ebraica nelle
carceri e negli ospedali.
Quanto alla scuola il Governo
adotterà nel quadro di una disciplina generale misure che
« consentano un pieno ed effettivo rispetto, anche nella scuola,
delle libertà di religione e di coscienza ».
L’Intesa con le Comunità israelitiche ha caratteri peculiari ed
il presidente Craxi, firmatario
della stessa con la dr. Tullia Zevi, ha perciò ricordato che « nel
nostro ordinamento giuridico
non esiste un archetipo di intesa predeterminato » e che in
questo caso « nel quadro di una
disciplina che va progressivamente ricostruendosi su basi omogenee per le comuni esigenze delle
diverse confessioni religiose interessate, si è tenuto conto delle
storiche peculiarità delle comunità ebraiche, all’interno di una re
ciproca piena disponibilità all’incontro ».
Per Craxi questa Intesa riconosce agli ebrei « il diritto di essere
eguali agli altri cittadini, conservando la libertà di essere ebrei.
Tradizioni e osservanze tradotte
nelle disposizioni dell’Intesa che,
insieme alla consapevolezza e alla
validità del proprio ruolo storico,
assumono per gli ebrei italiani il
significato di difesa per la conservazione della propria identità e
di scelta per ottenere il diritto di
essere se stessi ».
L’Intesa firmata sarà presentata al Parlamento per la necessaria approvazione dopo una esplicita approvazione del Congresso
straordinario delle Comunità, ohe
con questa Intesa si chiameranno
ebraiche e non più israelitiche.
La soluzione data ad alcuni
problemi (statuto delle comunità
da consegnare prima della discussione parlamentare al ministero
degli Interni e religione a scuola)
non sembra però soddisfare
una parte del mondo ebraico italiano. Infatti la stessa Tullia Zevi, presidente deH’Unione, ha ribadito a proposito dell’insegnamento della religione cattolica
nella scuola che questo « deve essere facoltativo e collocato fuori
degli orari curricolari ».
Giorgio Gardiol
RELIGIONE
A SCUOLA
Rinvio
Su richiesta del collegio degli
avvocati della Tavola Valdese,
prof. Paolo Barile, docente di
diritto costituzionale all’ Università di Firenze ed avv. Elia
Clarizia e di quelli della PCEI,
UCEBI, Unione Chiese libere,
Avventiste, delle Assemblee di
Dio, deU’Esercito della Salvezza, Chiesa del Nazareno, Chiesa
Apostolica in Italia, Chiesa evangelica internazionale, avv. Piero
Trotta ed Adriano Giuffré, che
intervengono « ad adiuvandum »
nel ricorso promosso dalla Tavola Valdese per l’annullamento
della circolare n. 302 del 29 ottobre 1986 del Ministro della Pubblica Istruzione, il giudizio del
TAR è stato rinviato al mese di
maggio.
Il TAR del Lazio nella seduta
del 25 febbraio scorso perciò si
è limitato a prendere atto della
costituzione delle parti: il Ministro assistito dalTavvocato dello
stato Aldo Papatiello e la Tavola Valdese e le altre chiese
assistite dagli avvocati Barile,\
Clarizia, Trotta e Giuffré.
DOCUMENTAZIONE
Finanziamenti ecclesiastici e chiese evangeliche
/ testi degli articoli riguardanti la questione dell’8 per mille e della defiscalizzuzione contenuti nelle Intese recentemente firmate
dalle Assemblee di Dio e dall'Unione delle Chiese Avventiste. Le Intese dovranno essere approvate dal Parlamento e tradotte in legge
INTESA STATO-ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA
INTESA STATO-UNIONE CHIESE AVVENTISTE
ART. 20
Le affissioni e la distribuzione di pubblicazioni e stampati relativi alla vita religiosa e alla missione delle chiese associate alle ADI, effettuate all’interno e all’ingresso dei luoghi di culto e delle pertinenti opere religiose, nonché le collette
raccolte nei predetti luoghi continuano
ad essere effettuate senza autorizzazione
né altra ingerenza da parte degli organi
dello Stato e ad essere esenti da qualunque tributo.
Tenuto conto che l’ordinamento radiotelevisivo si informa ai principi di libertà
di manifestazione del pensiero e di pluralismo dettati dalla Costituzione, nel
quadro della pianificazione delle radiofrequenze si terrà conto delle richieste
presentate dalle emittenti gestite dalle
chiese associate alle ADI, operanti in
ambito locale, relative alla disponibilità
di bacini di utenza idonei a favorire l’economicità della gestione ed una ad^
guata pluralità di enfittenti in conformità alla disciplina del settore.
E’ riconosciuta agli incaricati dalle ADI
la libertà di distribuire gratuitamente in
luoghi pubblici Bibbie ed altre pubblicazioni di carattere religioso senza specifica autorizzazione o il pagamento di alcun tributo locale.
ART. 21
Premesso che a norma dell’art. 26 dello Statuto delle ADI le chiese associate
per il raggiungimento degli scopi dell’Ente stesso si sostengono con offerte volontarie dei fedeli, a decorrere dal periodo d’imposta 1989 le persone fisiche
possono dedurre dal proprio reddito complessivo, agli effetti delTimposta sul reddito delle persone fisiche, le erogazioni liberali in denaro, fino all’importo di lire
due milioni, a favore dell’ente morale
ADI di cui all’art. 12 per il sostentamento dei ministri di culto delle ADI e per
esigenze di culto, di cura delle anime e
di amministrazione ecclesiastica.
Le relative modalità sono determinate
con decreto del Ministro delle finanze.
ART. 22
Gli assegni corrisposti dalle ADI per
il sostentamento totale o parziale dei
propri ministri di culto sono equiparati,
ai soli fini fiscali, al reddito da lavoro
dipendente.
Le ADI provvedono ad operare su tali assegni le ritenute fiscali secondo le
disposizioni tributarie in materia.
ART. 23
A decorrere dall’anno finanziario 1990
le ADI concorrono alla ripartizione della quota, pari all’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche,
liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, destinando le somme devolute a tale titolo dallo Stato ad
interventi sociali ed umanitari anche a
favore di Paesi del terzo mondo.
Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle
scelte espresse dai contribuenti in sede
di dichiarazione annuale dei redditi. In
caso di scelte non espresse da parte dei
contribuenti, le ADI dichiarano di rinunciare alla quota relativa a tali scelte in
favore della gestione statale, rimanendo
tale importo di esclusiva pertinenza dello Stato.
A decorrere dall’anno finanziario 1993
10 Stato corrisponde annualmente entro
11 mese di giugno alle ADI la somma di
cui al primo comma, calcolata sull’importo liquidato dagli uffici sulla base delle
dichiarazioni annuali relative al terzo periodo d’imposta precedente con destinazione alle ADI.
La quota di cui al primo comma è quella determinata nell’articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222.
ART. 24
Al termine di ogni triennio successivo
al 1989, un’apposita commissione paritetica, nominata dall’autorità governativa
e dal Consiglio Generale delle Chiese,
organo rappresentativo delle ADI, procede alla revisione dell’importo deducibile di cui all’articolo 21 e alla valutazione del gettito della quota IRPEF di cui
all’articolo 23 al fine di predisporre eventuali modifiche.
ART. 25
Il Presidente delle ADI trasmette annualmente al Ministero deH’interno un
rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 21
e 23 e ne diffonde adeguata informazione.
Tale rendiconto deve comunque precisare :
à) il numero dei ministri del culto
a cui è stata assicurata l’intera remunerazione e di quelli ai quali è stata assicurata una integrazione;
b) l’ammontare complessivo delle
somme di cui all’articolo 21 destinate al
sostentamento dei ministri di culto, nonché l’ammontare delle ritenute fiscali
operate su tali somme;
c) gli interventi operati per le altre
finalità previste all’articolo 23.
ART. 29
Le affissioni e la distribuzione di pubblicazioni e stampati relativi alla vita religiosa e alla missione delle chiese facenti
parte dell’Unione delle Chiese cristiane
avventiste, effettuate aH’interno e all’ingresso dei luoghi di culto e delle pertinenti opere religiose, nonché le collette
raccolte nei predetti luoghi, continuano
ad essere effettuate senza autorizzazione
né ingerenza da parte degli organi dello
Stato e ad essere esenti da qualunque
tributo.
Tenuto conto che l’ordinamento radiotelevisivo si informa ai principi di libertà
di manifestazione del pensiero e di pluralismo dettati dalla Costituzione, nel
quadro della pianificazione delle radiofrequenze si terrà conto delle richieste
presentate dalle emittenti gestite dalle
chiese facenti parte deH’Unione operanti
in ambito locale, relative alla disponibilità
di bacini di utenza idonei a favorire l’economicità della gestione ed un’adeguata
pluralità di emittenti in conformità alla
disciplina del settore.
ART. 30
La Repubblica italiana prende atto che
l’Unione delle Chiese cristiane avventiste si sostiene finanziariamente con i contributi volontari dei suoi fedeli che consistono nelle decime e nelle offerte.
A decorrere dal periodo d’imposta 1989
le persone fisiche possono dedurre dal
proprio reddito complessivo, agli effetti
dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, le erogazioni liberali in denaro fino all’importo di lire due milioni, a favore dell’Unione delle Chiese cristiane
avventiste, destinate al sostentamento
dei ministri di culto e dei missionari ed
a specifiche esigenze di culto e di evangelizzazione.
Le relative modalità sono determinate
con decreto del Ministro delle finanze.
ART. 31
A decorrere dall’anno finanziario 1990,
l’Unione delle Chiese cristiane avventiste
concorre alla ripartizione della quota pari all’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche liquidata dagli
uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, destinando le somme devolute a tale titolo dallo Stato ad interventi sociali
ed umanitari anche a favore di Paesi del
terzo mondo.
Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle
scelte espresse dai contribuenti in sede
di dichiarazione annuale dei redditi.
Tn caso di scelte non espresse da parte
dei contribuenti, l’Unione dichiara di rinunciare alla quota relativa a tali scelte
in favore della gestione statale, rimanen
do tale importo di esclusiva pertinenza
dello Stato.
A decorrere dall’anno finanziario 1993
lo Stato corrisponde annualmente all’Unione, entro il mese di giugno, la somma
di cui al primo comma calcolata su importo liquidato dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali relative al terzo
periodo di imposta precedente con destinazione all’Unione medesima.
La quota di cui al primo comma è quella determinata nell’art. 47 della legge 20
maggio 1985 n. 222.
ART. 32
Al termine di ogni triennio successivo
al 1989 una apposita commissione paritetica, nominata dall’autorità governativa e dall’Unione delle Chiese cristiane
avventiste, procede alla revisione dell’importo deducibile ed alla valutazione del
gettito della quota IRPBP di cui agli
artt. 30 e 31, al fine di predisporre eventuali modifiche.
ART. 33
Gli assegni corrisposti dall’Unione delle Chiese cristiane avventiste per il sostentamento totale o parziale dei ministri di culto e dei missionari di cui all’art. 13 sono equiparati, ai soli fini fiscali, al reddito da lavoro dipendente.
L’Unione provvede ad operare su tali
assegni le ritenute fiscali secondo le disposizioni tributarie in materia.
I missionari di cui al primo comma
sono equiparati ai fini assistenziali e previdenziali ai ministri di culto.
L’Unione provvede altresì, per i ministri di culto e per i missionari che vi
siano tenuti, al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali previsti
dalle leggi vigenti.
ART. 34
L’Unione delle Chiese cristiane avventiste trasmette annualmente al Ministero dell’interno un rendiconto relativo all’elettiva utilizzazione delle somme di
cui agli artt. 30' e 31 e ne diffonde adeguata informazione.
Tale rendiconto deve comunque precisare :
a) il numero dei ministri di culto e
dei missionari a cui è stata assicurata
l’intera remunerazione e di quelli ai quali
è stata assicurata una integrazione;
b) l’ammontare complessivo delle
somme di cui all’art. 30 destinate al sostentamento dei ministri di culto e dei
missionari, nonché l’ammontare delle ritenute fiscali e dei versamenti assistenziali e previdonziali operati ai sensi dell’art. 33;
c) gli interventi onerati per le altre
finalità previste agli artt. 30 e 31.
4
4 ecumenismo
6 marzo 1987
GINEVRA - COMITATO CENTRALE DEL CEC
Le priorità dei
Consigiio Ecumenico deiie Chiese
Giovani, problemi delia famiglia, lotta contro la discriminazione degli ammalati di AIDS - Denunciata la scomparsa in Sud Africa di 50 mila persone daH’85 ad oggi - Un appello alle Chiese
A metà strada fra Vancouver
e Canberra: questa la situazione
del Comitato Centrale (CC) del
Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) che si è riunito dal
16 al 24 gennaio u.s. a Ginevra,
cioè a metà strada fra l’Assemblea del 1983 e quella del 1991.
Un ambiente insolito, anche
nella familiare Ginevra: il CC si
è riunito in una città coperta di
neve e gehda, non certo accogliente per coloro che sono giunti all’aeroiporto con sandaletti e
senza calze, provenienti dai tropici o dall’estate australe.
Forse il grigiore invernale ha
influito sui lavori ohe sono stati spenti, di normale routine, anche se il OC si riuniva dopo 18
mesi e le questioni all’ordine del
giorno erano molte e importanti. Molto tempo è stato invece
dedicato a problemi amministrativi: rinnovo di contratti del personale, per quanti anni e quante volte, criteri per l’elezione del
Segretario Generale, equilibrio
fra le diverse regioni e confessioni, e fra uomini e donne, non
soltanto nei vari comitati ma in
particolare fra i membri del personale (dove predominano gli occidentali e, a livello esecutivo,
gli uomini).
I giovani
Una delle sedute del mattino
è stata dedicata ai giovani: una
presentazione vivace, non formale, con cartelli, slogans, discorsi
dialogati, nessun tavolo della presidenza nè sedie sul palco, ma
tutti i partecipanti alla tavola
rotonda seduti per terra; non
male, ma sono mancate le proposte di programmi e attività e
in fondo tutto si è risolto in alcune richieste. I giovani (che erano in gran parte gli stewards
che sono presenti a ogni incontro ecumenico per svolgere un
certo numero di compiti, dalla
distribuzione dei documenti alla
guida di auto e pulmini) hanno
chiesto soprattutto una maggior
possibilità di partecipare alle discussioni e ai dibattiti e una più
forte presenza, non meno del
15%, a tutti i comitati e assemblee. Tutto questo sta bene ed è
giusto e infatti i giovani hanno
quindi preso parte a tutte le riunioni di lavoro di gruppi e comitati, ma francamente ci si sarebbe potuti aspettare qualche
proposta più nuova e « profetica » da ouelli che ben presto assumeranno importanti responsabilità nel movimento ecumenico.
Mentre ho avuto l’impressione
ohe si spingeva un po’ troppo
per partecipare alla divisione della « torta del potere », per quanto piccolo esso sia.
L’AIDS
Il CC ha fatto suo un documento frutto di un colloquio organizzato nel giugno 1986, dietro
richiesta di chiese membro, da
3 dipartimenti del CEC (Chiesa
e Società, Commissione Medica
ed Educazione, in particolare
l’ufficio che si occupa della famiglia) e lo raccomanda alle chiese membro per lo studio e l’azione.
Il documento afferma la necessità che la Chiesa sia una comunità che cura, che sana (in
inglese a healing community):
« quelli che non si possono guarire dobbiamo sostenerli e appoggiarli con solidarietà ». Dobbiamo uscire dal nostro immobilismo, pentirci dei nostri rigidi
moralismi e impegnarci, come'
Chiesa:
1. nella cura pastorale verso
coloro che sono malati e sanno
che stanno per morire, verso le
loro famiglie, verso coloro che
sono respinti o emarginati a causa della loro malattia;
2. nell'educazione alla prevenzione: « l’AIDS si può prevenire », ed è questa l’unica cura
possibile allo stato attuale delle
cose. Perciò le chiese devono impegnarsi in questo compito educativo, con mezzi diversi in paesi diversi perché non sono sempre gli stessi gruppi di popolazione a essere colpiti, ma cercando di collaborare con coloro
che operano nel campo della salute, con i governi, con le reti
locali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
3. nel ministero in campo sociale, che consiste anche nell’appoggiare il libero scambio di iri
II problema delle lingue diventa sempre più pesante. Si comincia
a contestare l’uso prevalente dell'inglese che va a scapito della varietà e ricchezza delle culture locali.
(Foto Peter Williams)
Da sinistra: Emilio Castro, segretario generale del CEC, Heinz Heinrich Held, moderatore e Sylvia Talbot, vice-moderatrice del Comi
tato Centrale.
(Foto Peter Williams)
formazioni al di là delle frontiere e la libera ricerca, nell’affermare il diritto di tutti a essere
curati, indipendentemente dalla
razza, il sesso, lo stato sociale,
i rapporti sessuali, ecc.; nel lottare contro « il nericcio reale
che FAIDS sia usato come pretesto per discriminare e opprimere e neH’agire per salvaguardare
i diritti umani delle persone toccate direttamente o indirettamente dall’AIDS ».
Africa del Sud
Il CC, in una dichiarazione
pubblica, denuncia l’aumento dei
casi di tortura e di assassinio in
Sud Africa (40-50 mila persone
sono scomparse dal giugno 1985)
e la violenza repressiva che si
scarica anche sui bambini. Dalla
metà di giugno 1986, 8.000 bambini sono stati imprigionati e la
metà di loro non è ancora stata
scarcerata. Il 40% dei detenuti
ha fra 11 e 18 anni. «Secondo
testimoni questi bambini sono
spesso vittime di botte, umiliazioni fisiche e tortura con scariche elettriche ». Altri sono inviati in campi di « rieducazione » o
sottoposti al lavaggio del cervello.
Perciò il CC, dopo aver riaffermato che l’apartheid è condannato daU’Evangelo, dopo aver
nuovamente espresso il suo appoggio alle chiese e ai dirigenti
delle chiese sudafricane, inclusa
la chiesa cattolica,
« denuncia con fermezza la pratica sempre più frequente della
tortura durante la detenzione,
l’assassinio e il lavaggio del cervello di cui sono vittime i giovani e i bambini, così come la
costante negazione del loro diritto a godere di un’alimentazione, una casa e un’educazione adeguate ».
« Chiede che il regime sudafricano abolisca immediatamente
10 stato d’emergenza e liberi i
4.000 bambini e giovani ancora
incarcerati, tutti i prigionieri politici e altri detenuti, e consenta
11 ri'tomo degli esuli ».
Fra le varie raccomandazioni
alle chiesie sottolineo quelle che
tutti possiamo mettere in pratica facilmente:
— sostenere con la preghiera
l’opera del Consiglio delle chie
se del Sud Africa e delle sue
chiese;
— inviare messaggi di sostegno e di incoraggiamento alle
chiese deirAfrica australe;
— informare i bambini delle
Scuole Domenicali sulle conseguenze deH’apartheid ed esortarli a mandare saluti ai bambini
del Sud Africa e della Namibia
tramite i Consigli di chiese di
quei paesi;
— inviare lettere di protesta
al presidente P. W. Botha, chiedendo la liberazione dei bambini e dei giovani incarcerati;
— appoggiare la politica di
ritiro degli investimenti e dei capitali dairAfrica del Sud;
— contribuire finanziariamente al Fondo Speciale del CEC,
ai movimenti di liberazione riconosciuti dalle Nazioni Unite c
a tutte le organizzazioni che lottano contro l’apartheid.
Per terminare: in attesa di approfondire alcuni altri temi discussi durante il CC, vorrei nar
rare un episodio lontano nel tempo, ma che ci tocca da vicino
Nel 1952 il CEC decise di occuparsi dei molti rifugiati russi ir
Cina i quali, avendo fuggito la
. rivoluzione bolscevica, non vole
vano trovarsi a vivere in un altro paese comunista. Madeleim.
Barot, fondatrice e direttrice dei
la Cimade, opera a favore de;
profughi in Francia, fu incaricata di recarsi a Shanghai per
censire i rifugiati russi. Lei ster
sa ha narrato, nel corso di un_;
seduta del OC, come i viaggi vei so l’Oriente fossero difficili, sen
za linee dirette con LEuropa,
mentre gli aerei erano adibiti
soltanto a usi militari. Perciò
viaggio via mare per gli Stai :
Uniti, traversata del continent.
americano e nuovo imbarco verso il Giappone, dove però la nave ebbe un’avaria.
Per alcune settimane M. Bartfu ospite del comandante americano in capo, che la trattò co;
ogni riguardo perché la conosca va mediante il figlio che lavorava in Francia con la Cimade. F'nalmente, riparata la nave, M.
Barot giunse a Shanghai, duem
si e mezzo dopo aver lasciato
TEuropa! In seguito, molte decine di profughi russi furono trasferiti in Francia e nelle Vali;
Valdesi, a Villa Olanda.
Fernanda Comba
Spigolature dal CEC
• Il Comitato Centrale ha ratificato la scelta del Comitato
esecutivo, riunitosi nel settembre
scorso a Reykjavik, di svolgere
la VII Assemblea generale a Canberra (Australia). Per la prima
volta il continente australiano
ospita un’Assemblea generale. Come si ricorderà, infatti, le altre
assemblee hanno avuto luogo ad
Amsterdam nel ’48, a Evanston
(USA) nel ’54, a Nuova Delhi nel
'61, ad Uppsala nel ’68, a Nairobi nel ’75, a Vancouver nell’83.
L’Assemblea di Canberra si terrà probabilmente dal 7 al 20 febbraio del 1991 (la data esatta deve ancora essere fissata).
Da qui ad allora ci sono due
grandi appuntamenti, dei quali
l’Assemblea non potrà non tener
conto: la Conferenza Missionaria Mondiale (prevista per il 1989)
e la « Convocazione » mondiale
per un impegno reciproco a favore della giustizia, pace, salvaguardia della creazione.
• Il problema della lingua diventa sempre niù avvertito nel
corso delle riunioni del CEC. L’inglese è la lingua dominante; per
molti però è la seconda o terza
o addirittura quarta e quinta lingua. La sua scarsa padronanza
mette in difficoltà molti che si
sentono discriminati e non sono
in grado di dare un pieno contributo. « La lingua è potere » si
sente ripetere. Come ovviare a
questo problema? Il Comitato
Centrale se n’è occupato senza
però ancora riuscire ad individuare una soluzione adeguata.
• 11 22 gennaio 1987 è stata
inaugurata, al Centro Ecumenico, la nuova ala « Salève » che
accoglierà molti uffici della Federazione Luterana, quelli della
Federazione Mondiale Studenti e
di alcuni altri organismi.
• La sezione Fede e Costituzione continua a ricevere e a valutare le risposte delle chiese
sullo studio « Battesimo, Eucarestia e Ministero ». Oltre 150 delle 307 chiese membro del CEC
hanno già inviato le loro reazioni: due volumi sono stati pubblicati, altri due o tre seguiranno.
• Il Comitato Centrale ha proceduto ad alcune nomine: Jan
H. Kok, della Chiesa riformata
olandese, ha assunto la direzione del Dipartimento delle comunicazioni; Yorgo Lemopulo, di
nazionalità turca, membro del
Patriarcato ecumenico, è stalo
nominato segretario incaricato
degli studi e delle relazioni ortodosse della Commissione Missione ed Evangelizzazione. Infine
un cattolico romano, Pierre Beffa, svizzero, è stato nominato direttore della biblioteca del CEC.
Succede ad Ans J. van der Beiti,
olandese, ma pastore della Chiesa Unita di Cristo negli USA.
• Nel 1961 con l’Assemblea generale di Nuova Delhi, le Chiese ortodosse dell’Unione Sovietica, Romania, Bulgaria, Polonia,
diventavano membri del CEC. Il
ricordo di questo avvenimento
ha fornito l’occasione per fare
un bilancio del reciproco apporto dato da queste diverse confessioni di fede. In particolare
nel campo della partecipazione
femminile alla vita della chiesa
gli ortodossi hanno riconosciuto
di aver ricevuto molti stimoli.
Per quanto riguarda il sacerdozio femminile essi hanno testualmente detto che la questione
dell’ordinazione delle donne non
si pone per il semplice fatto che
le donne ortodosse non la pongono!
5
r
6 marzo 1987
fede e cultura 5
UN SAGGIO DI A. GALANTE GARRONE
Padri e figli
Protagonisti della vita politica e culturale italiana dalla lotta antifascista agli anni del terrorismo: la storia di una battaglia laica
Sotto questo titolo l’editore
Albert Meynier pubblica una raccolta di scritti di Alessandro Galante Garrone, ohe si accosta a un
altro suo recente volumé, I miei
maggiori, a cui è andato il favore
e l’interesse di un largo pubblico.
Si tratta anche qui di una raccolta di rievocazioni di persone e
di momenti della vita italiana,
collegati dalla più o meno diretta
e prolungata vicinanza personale
che li ha uniti all’Autore e soprattutto dalla loro comune appartenenza a quell’« Italia civile » ohe
ha gran bisogno, per orientare il
nostro paese quale è oggi, di essere ravvivata nell’ attenzione e
nella memoria di flutti. Di quell’Italia, protagonista deU’antifascismo, della Resistenza, della
fondazione e delle lotte per dare
un volto democratico alla Repubblica, e infine della lotta al terrorismo, di cui lo stesso Galante
Garrone è tuttora esponente coerente e combattivo.
Padri e figli in particolare è un
saggio finissimo e avvincente sul
rapporto, non privo di momenti
difficili ma conclusivamente positivo, fra Piero Calamandrei e il
figlio Franco, che partendo e proseguendo da posizioni diverse si
accomunano in una stessa passione civile; e il titolo si presta ad
allargarsi all’intero volume, che
percorre sessant’anni di vita italiana, partendo dunque da Piero
e Ada Gobetti, Benedetto Croce,
Francesco Ruffini, per parlare in
seguito di Giovanni Mira e Giovanni Amendola (La « causa dei
vinti »), dei fratelli Rosselli, di
Leone Ginzburg, di Ernesto Rossi, di « uomini e cose della Resistenza », di Carlo Casalegno, amico e sodale di Sandro Galante sin
dai tempi del Partito d’Azione.
Sono figure e argomenti su cui
ciascuno di noi ha certo molte
letture. Ma il modo in cui vi si
accosta l’Autore sembra che li rinnovi interamente. E lo sa molto
bene ohi è lettone dei suoi libri, o
segue i suoi frequenti interventi
giornalistici, o, meglio ancora, ha
talvolta occasione di ascoltarlo
direttamente parlare, cosa che ai
cittadini di Torre Pellice, ad
esempio, è avvenuta un certo numero di volte negli ultimi anni.
Anni fa chi scrive, a richiesta di un
comitato promotore d’un dibattito a Torre Pellice, aveva otte- '
nuto la sua partecipazione. Da allora questo incontro, ohe fu evidentemente molto felice, si è rinnovato più volte: evidentemente
da un lato Galante Garrone sente a 'Torre Pellice ancora qualcosa deU’aura del Partito d’Azione,
nel quale si può dire ohe milita
idealmente ancora adesso; mentre dall’altra parte, a ohi lo ha ascoltato una volta, si ripresenta
immancabilmente il desiderio di
ascoltarlo ancora, per il modo penetrante, diretto ma in pari tempo affettuoso, di affrontane gli
argomenti.
Anche per queste ragioni legate
al permanere, malgrado tempi e
mutamenti, di un certo modo di
« sentire » la vita politica e sociale, sono numerosi i passi in cui
la visione delle cose e delle persone che si esprime in questo libro susciterà fra noi spontanei
consensi. E anche in questo caso
resta ancora da sottolineare, nel
ventennio dalla scomparsa di Ernesto Rossi, la validità, rinnovata
e sottolineata dalle recenti vicende, della sua battaglia laica, che
nei tardi anni ’50 e negli anni ’60
in cui veniva combattuta sembrava a molti superata (molti erano
d’accordo con la boutade di Menni « che la più piccola riforma
agraria valeva per lui infinitamente di più di qualsiasi modifica del Concordato »), mentre oggi,
nella rievocazione che ne danno
queste pagine, appare come una
chiara attestazione della presenza, fra questi « padri e figli », di
uomini che hanno ancora molto
da dirci.
Augusto Comba
A. Galante Garrone, Padri e figli, A.
Meynier editore, Torino, pp. 252, L.
20.000.
CAMERUN
L’esperienza gioiosa deiia fede
Ho avuto l’occasione di conoscere
la Presbyterian Churcb of Cameroon
nello scorso mese di novembre. Wli sono sempre proposto di scrivere le mie
impressioni di questa meravigliosa
esperienza, che mi ha indotto a guardare l'Europa e le nostre chiese evangeliche in una luce nuova.
Questa chiesa presbiteriana ha ricordato l'anno scorso l'arrivo dei primi quattro missionari inviati dalla società missionaria di Basilea ohe subentrava all'opera cominciata già nel 1845
dal missionario inglese Baker.
Negli anni ottanta del secolo scorso il Camerún è diventato colonia
della Germania per proteggere i commercianti tedeschi. Allora le società
missionarie della Germania hanno pregato la Basler Mission » di occuparsi di questo importante compito. Due
giorni dopo l'arrivo dei quattro, uno
di loro moriva in seguito ad una malattia tropicale ed un secondo poche
settimane dopo. Il clima della zona
della foresta è alquanto avverso per
la eccessiva calura umida per ben
nove mesi all'anno.
Nelle due province occidentali del
Camerún, nelle quali è presente la
Presbyterian Church, si parla l'inglese. Questo perché nel 1915 i tedeschi
furono sconfitti dagli inglesi e dai francesi, i quali si divisero il Camerún
prendendo ognuno una fetta dell'ex-colonia tedesca sotto il loro protettorato. In seguito a questa presenza di
francesi ed inglesi il Camerún oggi
conosce due lingue ufficiali. Così anche la storia delle missioni e quindi
delle chiese è caratterizzata dalla
presenza delle due potenze colonizzatrici.
Nella parte francese l'opera della
« Basler MlssIon » è stata portata avanti dalla missione dì Parigi, e la
« Basler Mission » ha concentrato il
suo lavoro nella parte inglese. Poteva
riprendere il lavoro solo dieci anni
dopo il 1915.
La grande sorpresa dei nuovi missionari fu ohe le comunità non solo non
erano sparite ma raddoppiate di membri durante l'assenza dei missionari.
Le comunità erano cresciute grazie
all’opera dei catechisti camerunesi.
Cosi molti simpatizzanti attendevano
il ritorno dei missionari per essere
battezzati.
Nel 1957 fu fondata la Presbyterian
Church of Cameroon — quattro anni
prima dell’indipendenza del paese —,
la quale subentrava alla « Basler Mission » e così cominciava la ■■ camerunizzazione » di questa chiesa.
Il Camerún oggi è governabile grazie al francese ed all'Inglese come
lingue ufficiali, altrimenti sarebbe molto difficile una intesa fra i suoi abitanti per la presenza di 200 etnie che
parlano altrettanti idiomi diversi.
Se durante i tempi della colonia era
determinante la ricerca di tradurre nelle lingue africane Duala e Mungaka
la Bibbia da parte dei missionari, è
altrettanto importante oggi che le
scuole delle chiese insegnino inglese
0 francese,
E' mia intenzione dare alcune impressioni del mio incontro con i fratelli e le sorelle nella fede che vivono in Africa, ma era doveroso inquadrare un po' nella storia il Camerún prima di portarvi là con il pensiero.
In due settimane si può vedere e
capire solo poco, ma II viaggio al quale Dora ed io abbiamo partecipato
era molto particolare e ci ha permesso di fare un tuffo in una realtà dì
Chiesa a noi finora sconosciuta. Siamo stati delegati a rappresentare la
Chiesa evangelica riformata di Basilea
in occasione dei festeggiamenti del
centenario. Eravamo un gruppo di 70
persone composto in gran parte da
missionari che avevano trascorso parte della loro vita nel Camerún insegnando in scuole, nella facoltà teologica di Nyasoso, lavorando negli ospedali eco. Così, con il racconto delle loro esperienze e vedendo con quale
entusiasmo erano accolti dopo tanti
anni dai loro alunni, abbiamo conosciuto degli aspetti che un semplice turista non vede in così poco tempo.
Assieme a questo gruppo viaggiavano
anche dei figli o dei nipoti dei missionari che all'inizio del secolo erano
stati nel Camerún come pionieri delle
stazioni missionarie.
Anche se da tutte le parti ci sono
opere fatte dalle missioni, soprattutto
scuole e due ospedali, la Presbyterian
Church vive il suo momento culminante della settimana ogni domenica nel
culto. Vivono il giorno del Signore
anche vestendosi festosamente. Chi
arriva prima in Chiesa si mette nelle
prime file e aspettando l’inizio del
culto canta insieme con gli altri scandendo il ritmo con le mani. In ogni
culto sono presenti tre o quattro corali che sembrano farsi concorrenza.
Il canto ricorda melodie di inni tedeschi, inglesi ed africani. La liturgia
segue un modello molto simile al nostro, in più la comunità risponde con
antifone.
Forse per le nostre orecchie europee il tutto ci sembra talvolta semplicistico, però abbiamo goduto di questa spontaneità ohe una volta esisteva
anche da noi, ma che si è andata perdendo col trascorrere degli anni.
Abbiamo vissuto due momenti significativi in due domeniche diverse, la
prima aveva l'accento sul lavoro delle
donne le quali festeggiavano il loro
25esimo anno dalla fondazione a Bamenda, nella seconda si è festeggiato
il centenario allo stadio di Buea, i'antica capitale sia ai tempi dei tedeschi
che degii inglesi.
L'atmosfera è meravigliosa. Si sente
che sono contenti di essere cristiani
e io esprimono con ii linguaggio delia bocca e dei corpo. Così un culto,
anche se dura tre ore, diventa il momento solenne di incontro e di testimonianza.
La Presbyterian Church non dispone
di sufficienti pastori che possano ceiebrare il culto in ogni comunità. Così l'annuncio delia paroia è spesso
affidato a predicatori iaici. Ma quello
che colpisce è che sono le comunità
ohe vivono con grande gioia la loro
fede.
L’attività femminile, con le sue riunioni settimanali, i suoi studi biblici,
la preparazione civica e l’assistenza
alle sorelle malate cop'-e una grande
mole di lavoro.
Siamo tornati dopo due settimane,
che ci sono sembrate tante per tutte
PROTESTANTESIMO IN TV
La nuova collocazione della
rubrica « Protestantesimo »,
inaugurata domenica 22 febbraio (senza per altro smentire i proverbiali venti minuti di « ritardo accademico »
rispetto alla programmazione), si è aperta significativamente con un bel servizio sulla vita e il pensiero di Karl
Barth, che dà un particolare
contributo alle celebrazioni e
ai convegni di studi svoltisi
dagli scorsi mesi in Italia per
il centenario della nascita.
Un programma televisivo
su un teologo? E su un teologo del peso e della portata di
« Come natura e carattere non
sono un uomo litigioso —
commenta con rara bonomia
e modestia Barth, negli stralci trasmessi di un’intervista —. Però viene il momento che nella vita bisogna dire
un energico NO ».
E con la stessa modestia e
semplicità, come in una favola
in cui l’autore e protagonista
non è uno spaccone ammazzasette, ma un umile gnomo
che giorno per giorno fa il
suo piccolo lavoro, ci racconta la genesi di sue opere che
segnarono un’epoca: w Ho cominciato dalla Bibbia; una
Karl Barth
un Barth? — Una carrellata
scorreva sullo scaffale di tomi e tomi della "Dogmatica”,
forse una delle maggiori opere dell’ingegno umano di ogni
tempo. — E invece: il filmato si apriva, straordinariamente, con musichette da “comica” fine secolo accompagnate da relative immagini di
folla dai movimenti convulsi
del muto, che sfociavano nel
gran valzer della Belle Epoque: sul viso ormai anziano,
mobile, buffo, intelligente e
ironico di Karl Barth (un viso incorniciato da occhiali e
curiosamente simile a una citazione di Sartre più la suggestione di una vècchia tartaruga) compariva il sottotitolo che lo definiva « allegro partigiano del buon Dio ».
Dissacrazione? Insolenza?
Lo spettatore abituato alla
compunzione tutta italica delle nostre quotidiane mezzecalzette e mezzibusti sarà rimasto, se ancora sveglio a
quell’ora, sconcertato. Per
tutta la trasmissione quel viso sereno e ironico accompagnerà lo svolgersi di immagini terribili: la grande guerra, il nazismo, la guerra fredda, e gli echi delle lotte operaie, delle prese di posizioni
teologiche che sono state anche, in quei contesti storici,
immediatamente politiche (il
Sinodo e la Dichiarazione di
Barmen del ’34) e le tappe di
una biografìa che ha conosciuto i prezzi della coerenza:
mattina sotto il melo leggevo
la lettera di Paolo ai Romani: ho letto e scritto, scritto
e letto, così, per gli amici...
10 cercavo dei compagni di
viaggio, dei credenti, per rileggere con loro la Bibbia ». E
anche riguardo alla Dogmatica: « Non era mia intenzione
fare tanto chiasso »: si paragona a chi sale al buio in un
campanile, inciampa, si aggrappa alla corda e perciò
« sveglia il paese ».
Così, negli anni della guerra fredda, l’onestà intellettuale di non volersi schierare
aprioristicamente nel coro
dell’antisovietismo: « Non desidero portare legna a un rogo che divampa già troppo »,
e, alla fine della sua vita, le
intuizioni dei grossi pericoli
che sovrastano l’umanità oggi: il nericolo nucleare, il consumismo.
Se, come diceva quella faccia arguta e sorridente nell’intervista, « il tema della
teologia non è l’uomo, ma il
dialogo Dio-uomo, cominciando però da Dio », giustamente
gli autori di questa bella trasmissione a commemorazione
della vita di Barth e a commento della sua morte hanno
apposto in calce questa frase:
« Esaltate il meno possibile
11 mio nome, perché è uno solo il nome che valga la pena
di essere esaltato ».
Una lezione di testimonianza, di fede e anche di stile.
Piera Egìdi
le impressioni raccolte e per l’assenza
del nostro « stress » occidentale. CI
è sembrato di tornare in una Europa
fredda non solo perché era novembre, ma perché ci mancava quel calore umano.
Mi chiedo, quando dall’Africa vengono dei fratelli o delle sorelle nella
fede, che realtà di Chiesa facciamo
trovare loro? Dove sono finiti lo zelo, la gioia, la speranza? Non sembrano spesso le nostre chiese delle cattedrali nel deserto piuttosto che luoghi d'incontro di fratelli?
Andando in giro per il mondo ve
diamo ohe dall'Europa non sono solo
partiti dei missionari, ma anche degli
esportatori della nostra « civilizzazione consumistica » portando alcool, armi e tante aitre cose.
Saranno anche le chiese degli africani un giorno come le nostre, quando i mass media ed ì nostri comfort
avranno ridotto loro a degli egoisti
che rincorrono queilo che noi chiamiamo progresso?
Ci auguriamo soio di aprire gli occhi prima che sia troppo tardi, sulla
nostra realtà di essere cristiani!
Christian Gysin
6
6 obiettivo aperto
L’Islam fra di noi
L’Islam è entrato fra di noi per
vie diverse: con la presenza sempre
più numerosa di lavoratori provenienti dai Paesi islamici, con il dram
cordare René Guénon e Louis Massignon.
Oggi l’Islam esercita un’attrazione mqlto vasta e complessa nella
società occidentale, dove ottiene
consensi e adesioni a vari livelli.
Lo scorso gennaio, il Centro Islamico Culturale d’Italia affermava
che « circa l’80% dei 30.000 detenuti valutati nelle prigioni degli Stati
Uniti sono diventati musulmani durante la detenzione, o a contatto con
altri musulmani, o dopo aver letto
libri islamici ».
Se negli USA era conosciuto il caso del pugile Cassius Clay e di altri
personaggi noti che hanno aderito
all’Islam, in Europa a fare questa
scelta sono stati alcuni esponenti
della cultura e del mondo economico.
Roger Garaudy, dopo una lunga
militanza cristiana e marxista, asserisce di aver trovato, con l’Islam, una
nuova prospettiva culturale ed esistenziale: « Ho imparato che devo
avere un’utopia. La cerco nell’Islam,
altrove non è possibile — affermava
quattro anni fa, all’indomani della
sua conversione —. Ho imparato a
non avere fretta. Ho imparato che
occorrono anni e secoli perché qual
ma delle guerre in atto in Medio Oriente, e con la forza di attrazione
che esercita in un numero sempre
maggiore di occidentali.
Durante l’Impero ottomano, l’Islam fu presente nell’Occidente cristiano come minaccia , ed ancora oggi l’inconscio collettivo porta molte
immagini negative del « turco » conosciuto in contesti di guerra.
I conflitti del Medio Oriente riflettono come in uno specchio la mancata capacità del cristianesimo di
ispirare rapporti adeguati alla pace.
I lavoratori provenienti dai Paesi
arabi pagano oggi le conseguenze
di pregiudizi che non hanno certamente creato loro. Disponibili a svolgere lavori ingrati, sono discriminati in quanto arabi, e profondamente
incompresi in quanto musulmani.
Verso di loro si pone il problema
dell’ospitalità non solo umana, ma
anche religiosa, in quanto le chiese
oggi non possono evitare di aiutare
l’islamico in diaspora a vivere la
propria fede.
La specificità della fede cristiana
ormai si gioca nella capacità di ospitare lo straniero dentro le nostre case, e di aiutarlo a vivere la propria
identità, anche religiosa.
GII islamici
italiani
venire musulmani non è necessaria
alcuna registrazione. Basta che uno
pronunci, tenendo per mano una
persona che è già musulmana, la
formula di fede: « LA ILAHA ILLA
ALLAH MUHAMMADUN RASUL
ALLAH » ( = Non vi è Dio se non la
divinità, e Muhammad è profeta della divinità).
La professione di fede e la preghiera quotidiana sono i due « pilastri » dell’osservanza religiosa isla
in
pre
di
« I;
«A
Ish
I
nei
mo
bill
noi
« chiede di testimoniare che Dio è
uno e che Maometto, oserei dire:
anche è profeta, come sono profeti
tutti i fondatori delle altre religioni
precedenti. Naturalmente, in forma
profetica, e non in forma di Figlio
Unigenito, per quello che riguarda
il Cristo.
Però — assicura ancora Pallavicini ___il Cristo profeta molto ecce
zionale, in quanto anche nel Corano... atteso alla fine dei tempi anche
L’ISLAM
0
Circa centomila italiani si sono ormai avvicin ti ali: si
della vita, al di là delle ideologie transitorie - Cinedo
cosa maturi e le cose che sembrano
impossibili diventino possibili ».
Non solo i grossi nomi della cultura come Garaudy e Maurice Béjart, ma anche gente comune, per
un totale di oltre 300.000 persone,
hanno aderito all’Islam in Francia.
dai musulmani: il Cristo, non Maometto. Quindi, è sempre Gesù che
è atteso: il profeta Gesù, che presso
di noi è un profeta islamico ».
Per questa via Pallavicini, come
già il suo maestro Guénon, ritiene
che l’Islam riconosca senza difficoltà le religioni monoteiste che lo hanno preceduto: l’ebraismo e il cristianesimo.
Psicologia
e sufismo
L'Occidente che
va da Maometto
Nei primi decenni di questo secolo alcune personalità religiose europee furono attratte dalla mistica
islamica. Fra questi si possono ri
Anche in Italia le vie di contatto
con l’Islam sono diverse.
Negli anni ’40 e '50 un francescano missionario in Egitto, Giulio Basetti Sani, pagò con alcuni anni di
segregazione in un villaggio sperduto dell’Alto Egitto il suo spirito
ecumenico e la sua volontà di dialogo con l’Islam, dietro le orme di
Louis Massignon. E solo il dialogo
con le altre religioni, in particolare
con l’Islam, sopravvenuto nella stagione conciliare, gli ha permesso di
rientrare nell’Ordine francescano,
previa procedura di iniziazione, compreso un secondo noviziato.
Se il caso del Basetti Sani dimostra l’accettazione di elementi islamici da parte di un cristiano, molti
altri occidentali hanno semplicemente aderito all’Islam.
Fra questi, Abd al Wahid Pallavicini, discepolo di René Guénon e
convinto continuatore del suo pensiero. Pallavicini crede nella possibilità di aderire all’Islam « senza il
misconoscimento della religione di
origine », cioè del cristianesimo.
La testimonianza di fede islamica, infatti — continua Pallavicini —
Le adesioni all’Islam ufficialmente registrate presso il Centro Islamico Culturale d’Italia sono poco più
di un migliaio. Tuttavia, c’è chi parla di quasi centomila italiani che
hanno aderito aU’Islam. Come spiegare questa notevole diversità di cifre?
Lo stesso Pallavicini, attualmente
incaricato del Centro Islamico per
i rapporti con il Segretariato vaticano per il dialogo con le religioni
non cristiane, fa notare che per di
mica che più qualificano il credente.
Gli altri, il cui esercizio è più occasionale, sono: l’elemosina, il digiuno e il pellegrinaggio alla Mecca.
Tuttavia si registra il caso, molto frequente, di scuole di psicologia,
0 di piccole iniziative di artigianato,
1 cui protagonisti fanno riferimento
all’Islam a partire dal sufismo.
Sono gli aderenti all’Islam per
questa via che fanno salire il numero dei neofiti islamici italiani a cifre
che, sebbene difficilmente quantificabili, non sono lontane dalle centomila unità.
Del resto, anche le istituzioni islamiche più conosciute si sviluppano
in forma autonoma l’una dall’altra,
e ciascuna di esse non sempre è in
grado di contare il numero delle persone che vi fanno riferimento. A Roma, ad esempio, sono operanti due
Centri islamici: il « Centro Islamico
Europeo », e il « Centro Islamico
Culturale d’Italia ». Qualche anno
fa, sempre a Roma, si era formata
1’« Associazione Musulmani Italiani »
(AMI), la quale attualmente sembra
che abbia cessato le attività. Anche
7
obiettivo aperto 7
in altre città l'Islam assume una
presenza tangibile.
A Bari per esempio, per iniziativa
di Michele Tridente, sono sorti un
« Istituto per la Moschea » e una
« Accademia federiciana di Studi
Islamici ».
Il riferimento aU’Islam praticato
nei centri che si ispirano al suhsmo
molte volte non è facilmente definibile. In alcuni gruppi, per esempio,
non si pratica né la lettura del Co
L'Islam è cercato « come una risposta a problemi esistenziali, alla
crisi delle ideologie », afferma ancora Gaetano Messina. Anche Pallavicini sembra concordare con questa affermazione, quando asserisce
che l'Islam può essere il punto di
arrivo di una lunga ricerca « sul signihcato essenziale della vita, una
volta superati tutti i valori secondari dell’ideologia, della politica e
della storia ». A questo punto, con
'^OCCIDENTE
ti afe: si ricerca una risposta al significato essenziale
Qine dovrebbe cambiare nell’atteggiamento dei cristiani
I
e
ì
1
a
o
a,
n
r
o
le
;o
:o
IO
ta
»
ra
ire
renio né la preghiera, ma si seguono
solo alcune tradizioni, spesso proprie di gruppi esoterici, sviluppatesi
nell'Islam. Si tratti di scuole di psicologia o di cooperative di artigianato, di lavorazione di tappeti o di
iniziative culturali, ciascun gruppo
agisce nella maggiore discrezione
possibile.
Sebbene talvolta i Centri islamici
presenti in Europa siano stati accusati di fare proselitismo, la convinzione degli islamici italiani sembra
piuttosto opposta.
« Le adesioni all’Islam avvengono
per via esclusivamente personale, da
parte di persone che cercano qualcosa — afferma Gaetano Messina, registrato presso il Centro Islamico
Culturale d’Italia —. Non è l’Islam
che cerca gli italiani, ma gli italiani
che cercano l’Islam ».
Nell’Islam, molti italiani cercano
« la trasformazione interiore » con
l’aiuto della psicologia e dell’esperienza mistica; altri perseguono « l’educazione della propria sensibilità »
attraverso l’arte, l’artigianato e la
ricerca culturale.
l’Islam quello che hanno cercato:
un forte spirito religioso, indicazioni semplici ma esigenti di pratica
religiosa, e una sicurezza oggi difficilmente reperibile altrove: nella politica, nella filosoha o in progetti
messi a disposizione dell’uomo occidentale.
L’atteggiamento degli europei aderenti all’Islam costituisce perciò la
critica più efficace di molte illusioni
nutrite qualche decennio fa a proposito della secolarizzazione.
Al di là delle strumentalizzazioni
politiche del fatto religioso, e al di
là dell’uso dei comportamenti religiosi per fini di potere, si assiste anche ad una reale presenza di comportamenti e di atteggiamenti profondamente religiosi in uomini occidentali, i quali hanno compiuto
gesti concreti di ricerca di una patria religiosa rassicurante.
L’attrazione esercitata dall’Islam,
e il fatto che esso è percepito come
fonte di pace e di certezze, è lì a dimostrarlo.
Il cristiano, di fronte a questo fatto, è chiamato in causa. Non per
improvvisare nuove certezze, oltre
quelle che possiede, quanto per entrare iti dialogo con i portatori delle certezze islamiche.
Infatti, mentre l’occidentale che
aderisce agli Hare Krsna diventa un
elude Pallavicini, « uno fa una ricerca religiosa e si riconosce in questo messaggio particolare, che è
l’Islam ».
A chi ha percorso un itinerario come questo, l’adesione all’Islam dà
« una risposta di pace e di concretezza, di serietà — afferma Gaetano
Messina —. Nell’Islam si trovano
delle certezze che in altre religioni
non si danno, perché è una religione più naturale, di grande profondità e più aderente alla realtà ».
Cristianeisimo
problematico
e certezze
islamiche
Gli europei che aderiscono all’Islam, o in qualche modo fanno
riferimento ad esso, trovano nel
« diverso », e come tale « si separa »
più nettamente dalla cultura e dall’ambiente di origine, l’occidentale
divenuto islamico assume il cristianesimo e l’ebraismo in una sintesi
diversa, ma non rifiuta totalmente
la sua eredità ebraica e cristiana.
Lo spiega Abd al Wahid Pallavicini: « La testimonianza di fede islamica non è dire: Dio non è quello
del Cristianesimo; o: Gesù non è profeta. No! La testimonianza di fede
ci chiede di testimoniare che Dio è
uno, e che Maometto, oserei dire:
anche è profeta... ».
Il cristiano, da una parte non si
può riconoscere in questa visione
del Cristo, e d’altra parte non la può
ignorare. Né la deve ignorare, perché, pur essendo una concezione inadeguata del Cristo, è una concezione religiosa che non prescinde dal
Cristo. Compito difficile per i cristiani è assumere un atteggiamento corretto verso gli islamici, specialmente verso coloro che hanno avuto una
iniziazione cristiana di cui, con la loro stessa scelta, denunciano i limiti.
Non è facile — anche per il fatto
che non ci siamo esercitati abbastanza a farlo — coniugare comprensione e chiarezza.
Una soluzione adeguata potrebbe
essere trovata cercando di conoscere meglio i musulmani, e soprattutto di conoscere la dinamica spirituale di coloro che hanno aderito all’Islam dopo aver ricevuto una formazione cristiana.
Mentre la ricerca sul piano teoiogico deve procedere e non pretendere di risolvere « sbrigativamente » la
questione, potremmo aprire le porte
delle nostre chiese a quei gruppi di
islamici che hanno difficoltà a radunarsi per lo studio del Corano e per
la preghiera, in quanto, vivendo in
condizioni di diaspora, non dispongono di un locale dove potersi riunire.
L’ospitalità, l’apertura dei nostri
luoghi di culto alle altre confessioni
religiose (cristiane in primo luogò,
ma non esclusivamente, purché si
evitino i pericoli del sincretismo e
della non chiarezza nella testimonianza della nostra fede) potrebbe
dimostrare concretamente la necessaria solidarietà e comprensione verso le situazioni di chi vive la propria
fede in condizioni di diaspora, e ci
permetterebbe di conoscere meglio,
direttamente, le forme che l’Islam
assume tra di noi, e i problemi che
attraversa nel nostro contesto religioso e culturale.
Sarebbe un aprire le porte in nome di una fede che non cessa affatto
di essere se stessa con questo gesto,
ma è sensibile alla situazione del fratello che incontra delle difficoltà ad
esprimere e a nutrire adeguatamente la propria. Ma allo stesso tempo,
evitando accuratamente i rischi del
sincretismo, non impedisce la necessaria chiarezza, e di conseguenza non
porrebbe nessun problema di carattere teologico.
Cesare Milaneschi
Nelle due foto di lato in alto: il Centro Islamico di Roma. Nelle altre immagini le figure di islamici che siamo soliti immaginare. L’Islam è invece anche tra
noi.
8
8 vita delle chiese
6 marzo 1987
UN FRATELLO MAGGIORE
COSENZA E DIPIGNANO
Enrico Paschetto Gesù non si vergogna
E’ mancato improvvisamente,
a Torino, venerdì 20 febbraio,
il pastore battista Enrico Paschetto. Era nato a Roma nel
1910, da famiglia pastorale. Suo
padre, Lodovico, pastore e segretario dell’Opera Battista, è
stato uno dei protagonisti delTevangelismo italiano nella prima metà del secolo. Il nonno,
Enrico, era professore di lingue
semitiche all’Università di Roma e quindi pastore di varie
chiese battiste (fra cui quella di
Torre Pellice).
Preparatosi teologicamente a
Londra (Regent’s Park College)
e in USA (Seminario di Louisville), Enrico Paschetto aveva saputo conciliare una chiara visione barthiana della teologia con
un ardente spirito evangelistico.
Nominato pastore a Torino (Lucente) vi rimase per circa 15 anni rivelando grandi doti di predicatore e trascinatore di giovani. La comunità di Lucente ricevette un forte impulso sotto il
suo ministero, dando vita ad altre comunità nei dintorni di Torino, fra cui quelle di Venaria e
di Valperga. Enrico Paschetto fu
fra i fondatori della Scuola Teologica di Rivoli, dove insegnò
Antico Testamento per alcuni
anni. Fu anche Presidente delrUnione Battista dal 1947 al ’49.
Staccatosi dalTUnione nel 1952,
gli venne affidata la sovrintendenza de « La Spezia Mission »
in Italia, trasformatasi poi in
AMEI. In questa veste trasferì
la sua residenza a La Spezia, Firenze, Napoli, Torino, lasciando
ovunque un segno chiaro del suo
ministero. Nel 1966 era rientrato infine, con la maggioranza
delle chiese delTAMEI, in seno
all'Unione Battista.
Negli ultimi venticinque anni
circa della sua vita si era dedicato con impegno sempre crescente allo studio dei fermenti
che il Concilio Vaticano II aveva creato nella Chiesa cattolica
e al colloquio serrato e fraterno
con molti esponenti del mondo
cattolico. Prima a Firenze, dove
era stato in contatto con La Pi
ra, con Balducci e Milani, poi a
Torino dove aveva fondato il
centro ecumenico « Maranatha »
ed era ormai ben noto per i suoi
interventi e studi biblici negli incontri ecumenici e in molte parrocchie cattoliche. Da anni era
uno dei protagonisti negli incontri del SAE a La Mendola.
Personalità ricchissima e poliedrica, Enrico Paschetto aveva
ricevuto molti doni, che il Signore gli ha concesso di distribuire largamente intorno a sé.
Musicologo di valore (di lui rimane una raccolta di inni, « Alleluia », ancora molto usata), studioso, predicatore entusiasta, ha
di certo influito notevolmente su
un’intera generazione di pastori
battisti. Chi scrive queste righe,
ha usufruito forse più di qualsiasi altro di questi doni negli
anni della loro maggiore incisività, ricevendo una ricchezza
inesauribile, anche nella pur inevitabile — talvolta divergenza di pensiero. Un uomo che ha
capito che i suoi doni erano
« grazia » e pertanto li ha messi
senza riserve al servizio di Colui che è l’Iddio della grazia.
Ora è nel riposo del Signore.
Amava spesso predicare sul Regno di Dio e sul « peso eterno di
gloria » che ci attende in quel
Regno. Quando parlava di queste
cose, anche nei giorni delle amarezze (che non gli sono state risparmiate!), sembrava già pregustare il Regno, tanto grandi
erano il suo abbandono e la sua
gioia. Non piangiamo per lui.
Piangiamo per noi che abbiamo
perso un amico, un fratello maggiore. Ma per breve tempo, perché il nostro tempo viene.
La nostra simpatia e il nostro
affetto si stringono intorno a
Paimira, l’inseparabile compagna, ai figli Emmanuele e Anna,
alla sorella Letizia e ai familiari
tutti.
« Beati coloro che d’ora innanzi muoiono nel Signore, perché
si riposano dalle loro fatiche »
(Apoc. 14: 13).
Piero Bensì
di chiamarci frateili
Alcune chiusure della gerarchia non bloccano le iniziative ecumeniche in Calabria: tavole rotonde, dibattiti, settimana di preghiera
Alcuni importanti appuntamenti hanno caratterizzato la vita delle nostre comunità in questo periodo invernale.
Il 20 dicembre, a Cosenza, con
un gruppo di amici cattolici, è
stato organizzato un dibattito
sulla responsabilità dei cristiani di fronte al problema della
pace. Gli interventi stimolanti
del gesuita Mario Alberto Garau, del vice-presidente nazionale della Pax -Christi Gianni Novello e del prof. Ricca della nostra Facoltà di teologia, sono
stati l’introduzione ottimale ad
un dibattito ricco ed importante in una città dove la presa di
coscienza rispetto a questo argomento è ancora davvero debole e spesso soffocata dai problemi contingenti della vita o,
meglio, della sopravvivenza quotidiana.
La domenica 21 dicembre,
giornata comunitaria per le nostre due chiese, il prof. Ricca ha
presieduto il culto unificato a
Dipignano, predicando con la
consueta incisività sul testo di
Ebrei 2: 11: «Egli non si vergogna di chiamarli fratelli... ».
Dopo una simpatica àgape fraterna, il pomeriggio — che ha
visto protagonisti i bambini della Scuola Domenicale ed i giovani — si è concluso con una
chiacchierata con Ricca sulla
Facoltà di teologia e sulla necessità di nuove vocazioni al pastprato, che speriamo vengano
presto anche dalla Calabria,
Al prof. Ricca, ancora una volta, un grazie di cuore per la disponibilità e l’amore che — nonostante i suoi impegni — continua a dimostrare nei confronti delle chiese locali.
Il rapporto con il cattolicesimo nell’area cosentina non è cer
to facile ed è — a volte — contraddittorio. In uno dei tanti dibattiti di questi mesi sull’insegnamento della religione a scuola a cui sono stato invitato, ad
Amantea, non ho trovato l’arcivescovo di Cosenza come era
stato precedentemente annunziato. L’arcivescovo ha infatti rifiutato il dibattito per la presenza
di un pastore valdese, ha chiesto ed ottenuto di poter parlare
da solo il giorno precedente, non
è venuto di persona e — così mi
è stato riferito da alcuni insegnanti cattolici, che si sono scusati con me — il sacerdote da
lui mandato a rappresentarlo ha
avuto parecchie ’espressioni indelicate’ nei confronti dei vaidesi. Di fatto, al dibattito, cui
hanno partecipato un centinaio
di insegnanti e di studenti, tutti
gli interventi che abbiamo ascoltato sono stati durissimi nei
confronti del nuovo Concordato
e dell’intesa Poletti-Falcucci. La
presa di coscienza del mondo
della scuola su questo argomento sta crescendo anche al Sud
e la Chiesa cattolica se ne sta
accorgendo con viva preoccupazione.
— Nonostante questi episodi
spiacevoli, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è
stata organizzata con un gruppo
di cattolici cosentini, con la comunità albanese di rito grecobizantino e con la stessa commissione ecumenica diocesana.
La nostra piccola chiesa, la chie
CATANIA
Antonio Carco
A pochi mesi di distanza dalla
morte del prof. Salvatore Navarria, è scomparsa una delle
persone più impegnate nella chiesa di Catania e nell’ambiente
esterno. Aumenta così il numero
di quelle luminose figure di credenti che nel passato avevano
arricchita la chiesa di Catania,
che ora si sentirà impoverita,
anche se il ricordo di questi
scomparsi rimarrà in benedizione.
Quando giunsi a Catania nell’ottobre 1946 per un ministerio
pastorale che sarebbe durato 17
anni, Antonio Carcò era appena
tornato dalla prigionia di guerra. Ne ammirai subito la forte
personalità di credente, educato
fin da fanciullo alla fede dal padre e dalla madre convertiti dal
cattolicesimo. Nella numerosa
famiglia Carcò si respirava una
atmosfera di fede, e fu questa
senza dubbio che, oltre alla diretta vocazione del Signore, contribuì a far scegliere la strada
del pastorato ad uno dei figli,
■ Hanno collahorato a questo
numero: Archimede Bertolino - Valter Cesan - Dino Gardiol - Vera Long - Luigi Marchetti - Anna Marnilo - Paola
Montalbano - Mauro Pons Aldo Rutigliano - Franco Taglierò.
Salvatore Carcò.
Ricordiamo la collaborazione data da Antonio con la predicazione,
la cura d’anime esercitata mediante visite alle famiglie, ai malati, agli anziani, a chi era solo,
l’apporto costruttivo dato per
molti anni come anziano del
Consiglio di chiesa, la sua attù
vità come amministratore degli
stabili della chiesa, la partecipazione a convegni, incontri, conferenze distrettuali. Sinodi.
E come non ricordare con riconoscenza la stretta amicizia
che per 40 anni aveva legato la
sua famiglia alla mia? L’avevo
incontrato, sempre suo ospite,
durante le numerose visite che
avevo dovuto fare a Catania negli anni 1968-75, e più recentemente qui a Brescia. Si parlava
quasi esclusivamente della chiesa di Catania, dei suoi problemi,
dei tentativi di apertura all’esterno. Era molto sobrio, direi
quasi schivo, nel parlare delle attività alle quali si era dedicato
nell’ambiente cittadino, dopo essere entrato in pensione. Aveva
una fede chiaramente evangelica, intransigente ma non intollerante o settaria. Infatti collaborava con un gruppo ecumenico ad una radio privata, « Voce
Amica », alla quale si rivolgevano soprattutto giovani disperati
ed aspiranti suicidi. E sono state molte le persone che dalla sua
sa di rito greco-bizantino e la
grande chiesa cattolica di Loreto hanno ospitato per tre sere
moltissima gente che ha avuto
modo di conoscere meglio i vaidesi ; il dialogo ecumenico —
quello di base, con alcuni fratelli e sorelle cattolici — andrà
avanti attraverso piccole iniziative concrete (studi biblici, impegno per la pace) ed al campo
ecumenico a Bethel, in estate, ci
sarà un bel gruppetto di cattolici cosentini che davvero vogliono camminare con noi alla luce
della Parola di Dio e senza vergognarsi di chiamarci fratelli (e
non ’separati’).
La settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani si è conclusa con un ricco dibattito sull’ecumenismo presso la televisione privata gestita dalla chiesa
cattolica a Cosenza, a cui ho partecipato con un fratello di chiesa.
— Infine, in occasione del
XVII febbraio, con un gruppo
di giovani siamo stati anche
quest’anno alle Valli Valdesi, invitati dalla comunità di Rorà,
che vogliamo ringraziare di cuore e che verrà, lo speriamo, a
ricambiarci la visita in primavera. Crediamo che questo tipo
di iniziative, grazie alle quali i
fratelli si incontrano e si conoscono, sia importantissimo per
le nostre comunità, in particolare per delle chiese così diverse e lontane, che la fede evangelica rende però cosi vicine.
Gianni Genre
XVII FEBBRAIO
Per la libertà
in Sud Africa
voce alla radio hanno sentito annunziare Gesù, e molti quelli che
sono « rientrati in se stessi » ed
hanno imboccata una strada diversa da quella senza sbocco
sulla quale avevano camminato.
Collaborava anche ad un centro
di assistenza ai tossicodipendenti.
Quando un anno fa fu colpito
dalla malattia, l’affrontò con la
serena consapevolezza della fine,
sorretto da una fede che non
venne mai meno. Nella sua ultima lettera nella quale, più che
della sua malattia, parlava della
chiesa che amava tanto e che
nel passato gli aveva dato molte
gioie, mi diceva che in questi ultimi mesi sentiva con Cristo una
più gioiosa comunione che lo
sorreggeva e gli dava forza. E la
lettera terminava con questa
preghiera che è la sintesi delta
sua vita di credente fino alla fine che sentiva prossima.
« Oh Dio! Mi hai fatto camminare tanto... ho sofferto tanto
lungo il cammino e tanto ho
gioito. Grazie, Signore. Tu sei la
fonte della Vita, tu illumini il
cammino. Oh Gesù Cristo, io ho
vista la tua luce... quando giungerà il "momento", prendi la mia
mano nella tua... fammi “dormire" il sonno della Speranza che
è la Certezza della tua Resurre
zione ».
Enrico Corsani
FORANO — Domenica 15 febbraio, la Chiesa valdese ha celebrato la sua « festa del XVII
Febbraio » : la festa della libertà.
Dopo il culto della mattina e
dopo un’agape ambedue straordinariamente affollati, con la
partecipazione di sorelle e dì fratelli venuti anche da lontano, il
« culmine » della nostra celebrazione è consistito al pomeriggio
in un incontro che i membri della nostra comunità e altri cittadini di Forano hanno avuto la
opportunità di avere con Benny
Nato, il rappresentante in Italia
dell’African National Congress
sudafricano, noto alle nostre
chiese per il suo memorabile intervento durante l’ultimo Sinodo.
Si è trattato di un incontro di
oltre due ore, nel corso del quale abbiamo avu.to modo di « toccare con mano », nell’esposizione di Benny Nato, sino a che
punto l’ingiustizia e la sete di potere e privilegi di alcuni possono
tener schiavo un intero popolo,
i circa 30 milioni di sudafricani
« non bianchi ». Un incontro che
ha indignato, coinvolto, commosso tutti i presenti, e che ci ha
fatto riflettere sulla nostra condizione attuale di « privilegiati »
e sul fatto che questa nostra
condizione è anche una « vocazione » all’impegno e alla lotta
per il trionfo della giustizia e
della dignità degli uomini in Sud
Africa e ovunque nel mondo la
giustizia e la dignità sono schiacciate e conculcate.
Questa è oggi la volontà di
Dio verso le nostre chiese!
Dopo rincontro con Beimy
Nato, al quale sono intervenuti
anche diversi fratelli e sorelle
delle chiese di Roma e un gruppo di evangelici di Perugia, ci
siamo radunati, nonostante il
brutto tempo, attorno al tradizionale falò acceso dinanzi alla
chiesa.
Non è stato un gran falò: l’acqua veniva giù ”a catinelle” e la
legna stentava a prender fuoco.
Ma in quelle scintille che guizzavano tra una goccia e l’altra,
in quel nostro stare lì a cantare
il « Giuro » sfidando il freddo e
l’umidità, abbiamo tutti visto
un simbolo di speranza.
In Sud Africa l’ingiustizia è ancora grande, la potenza dei bianchi è ancora immensa (anche
per le tante complicità internazionali su cui possono contare),
e sembra poter spazzare via tutto, come l’acqua quando viene
giù fitta fitta dal cielo... Ma il
fuoco della lotta per la libertà
è ormai acceso, il canto che
esprime la speranza e la volontà di tutto un popolo si è ormai
innalzato, tante bocche e tanti
cuori, in Africa del Sud e nel
mondo, harmo « giurato »...
Sentiamo il dovere di ringraziare Benny Nato, di ringraziare
il popolo sudafricano che in
Benny Nato è stato davvero presente con le sue sofferenze e con
le sue speranze in mezzo a noi,
perché mai come quest’anno —
grazie a loro — abbiamo capito
la bellezza della libertà e la bellezza di lottare per la libertà.
Carmelina Maurizio Marchetti
9
6 marzo 1987
vita delle chiese 9
RIESI
Il significato
di essere chiesa
Id66 di vita comunitaria e ipotosi di lavoro;
assistenza, ecumenismo, ricerca dei giovani
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Rispondere aila vocazione
NeH’ottobre scorso un'Assemblea di Chiesa aveva prospettato
la possibilità di organizzare per
la giornata comunitaria, tradizionalmente dedicata alla « Festa
del XVII Febbraio », un incontro
in cui la rnaggior parte dei nosiri membri di chiesa venissero
coinvolti in una discussione ed
un confronto sul «senso» e sul
« significato » dell’essere chiesa,
espressione di una realtà comunitaria, sia partendo in generale
dai problemi posti dalla vocazione sia assumendo il fatto che la
nostra testimonianza si gioca in
un contesto particolare come
quello della società meridionale.
Il permanere, di un certo malessere rispetto ad un presente
in cui la nostra nredicazione e
la nostra presenza non riescono
ad esprimere una progettualità
che sappia farsi anche carico
della trasformazione deH’uomo
« vecchio », così come la consapevolezza che o si è in grado
di rinnovare la propria fedeltà
ad'evangelo di Cristo o tutto è
inutilmente destinato alla morte hanno spinto la Chiesa di Rie-si ad iniziare una spietata analisi delle varie malattie che la
stanno percorrendo.
Il gruppo dei predicatori locali ha preparato collettivamente,
dalla metà di gennaio in poi, una
serie di predicazioni che da un
punto di vista biblico ci hanno
permesso di focalizzare i vari
problemi che le comunità primitive hanno vissuto nel loro processo costitutivo. Queste predice.zioni tenute a Riesi, Caltanisse'.ia ed Alimena hanno costituiti il lavoro preparatorio dell’incon tro che si è svolto domenica 22 febbraio dopo il culto in
comune a tutte le comunità e
l’agape fraterna.
Per più di due ore gli interventi dei partecipanti si sono intrecciati in un dibattito in cui
ognuno ha cercato di dare il
proprio contributo innanzitutto
motivando, a partire dall’esperienza e da una concezione personale, la propria ipotesi di chiesa e di vita comunitaria. Così
c’è stato ohi ha sottolineato l’importanza di recuperare quella
certa identità ohe proveniva dall’assunzione di un attegaiamento
radicale sia nella predicazione
VENDO
IN TORRE PELLICE
P.zza Guardia Piemontese
— Alloggio mq. 78
— Monocamera mq. 48
— Negozio mq. 6S
L. 600.000 al mq. Nuovi.
Riscaldamento autonomo.
Garages varie metrature
8-9 milioni. Possibilità dilazioni - Mutuo. Telefonare ore pasti 011 /93993S9.
deH’evangelo sia nella proposta
di una vita « radicalmente » evangelica. C’è stato chi ha proposto un maggior impegno nel
sociale, là dove oggi sembra più
importante un nostro intervento
(anziani, handicappati, tossicomani, i « matti ») e dove spesso
le nostre opere diaconali sono
assenti. C’è ohi mette in guardia
contro un ecumenismo ohe rischia. di inglobarci e chi al contrario vede nelle attività ecumeniche ohe sono state intraprese
un’occasione di ulteriore riflessione sulle nostre origini e la
nostra identità. C’è ohi vuole giustamente mettere in discussione
l’attuale organizzazione comunitaria, ed in particolare il ruolo
troppo esaustivamente centrale
del pastore. Ohi vede con paura
un nostro futuro fatto di vecchi
e un aumento della disaffezione
da parte dei giovani. Tanti problemi e naturalmiente poche o
nessuna soluzione immediata.
L’importante è avere iniziato
una riflessione comunitaria che
sta coinvolgendo tutti gli evangelici valdesi del nisseno. Tra le
altre cose a questa giornata comunitaria hanno anche partecipato alcuni cattolici di Delia.
Fanno parte di un piccolo gruppo con cui siamo venuti in contatto ia scorsa estate e che, vivendo una contraddizione tra la
propria scelta di fede « militante » e la religiosità di un cattolicesimo locale oscurantista ed
autoritario, ci hanno chiesto di
poter iniziare un confronto ed
una ricerca comune in modo da
poter trovare insieme una risposta alla vocazione, alla « chiamata » che Dio ci ha rivolto in Gesù Cristo.
M. P.
SAN SECONDO — E’ stata
proprio una giornata benedetta
domenica 15 febbraio.
Il culto — a cui ha partecipato larga parte della comunità —
è stato presieduto dal moderatore Franco Giampiccoli che
prendendo come testo Matteo
14: 22-32 (Gesù cammina sulle
acque), ci ha rivolto con molta
chiarezza e profonda convinzione evangelica, un messaggio in
quattro punti: 1) ubbidire al Signore anche se non comprendiamo appieno; 2) scoprire li divino; 3) ricevere la vocazione che
ci viene rivolta; 4) la dichiarazione di fede nel Figlio di Dio.
Nel pomeriggio ci siamo ritrovati — assai numerosi — ad
ascoltare il moderatore che ci
ha comunicato la sua gioiosa
esperienza fatta visitando le comunità della Sicilia, Puglia e Basilicata; e dopo un’illustrazione
su « l’ora di religione » è passato a farci una panoramica della
situazione finanziaria.
In particolare su quest’ultimo
punto gli sono state rivolte delle
domande da parte dei presenti
alle quali il moderatore ha risposto esaurientemente e sottolineando che la Tavola darà sempre maggiori informazioni per
sensibilizzare ogni membro di
chiesa.
• XVII Febbraio — Nonostante un tempo imbronciato e qualche flocco di neve che cominciava a cadere deciso, il tempio era
gremito di membri della comunità per il culto con Santa Cena.
Il coro ha partecipato al culto
e cantato il Salmo 84 di Samuel
Liddle; l’inno 117 dell’Innario
cristiano e infime la Benedizione
(Numeri 6) di Lutkin. Ringraziamo ancora i coristi.
Il pranzo comunitario — ben
riuscito — ci ha dato l’occasione di passare alcune ore assieme in fraterna gioia. Grazie ancora agli organizzatori.
• L’il febbraio il Signore ha
chiamato a sé Frida Don ved.
Cardon. Ai familiari tutti espri
RICORDO DI UN FRATELLO
Willelm V. Oliemans
Il 14 febbraio le nostre Comunità, insieme ad una numerosa
folla di amici, hanno dato l’estremo saluto, nella fede del Risorto,
al fratello Willelm V. Oliemans,
membro della Comunità Elvetica
di Trieste.
Chiamato dal Signore dopo una
lunga malattia, Willi lascia a tutti
noi il ricordo di un cristiano la
cui fede ha combattuto la malattia fino alla fine. Credente, amante della Parola, preparato teologicamente, egli sapeva nella predicazione toccare sempre il nostro
cuore e consolarci per le nostre
prove, spronandoci a perseverare
sul cammino della fede. Così come con le sue preghiere umili,
prive di qualsiasi falsa retorica
sapeva coinvolgere veramente
tutti. Quando, tra un periodo e
l’altro delle cure cui doveva sottoporsi, lo rivedevamo al solito
posto in chiesa, il suo sorriso buono ma sofferente non lasciava
mai trasparire quel sentimento
di ribellione che spesso ci assale
in una malattia lunga e penosa.
Era un sorriso che incoraggiava
a sperare, a guardare avanti con
fede.
La sua scomparsa lascia certamente tra noi un vuoto, ma la ricchezza di una testimonianza fedele le di un esempio di fede non
ci consentono di cedere al rimpianto per una sedia vuota. Per
quello che egli è stato tra noi ci
sia concesso ringraziare e benedire il Signore, Colui che sa ogni
cosa, il perché della vita e della
morte, ed ha già vinto la morte.
m. macchierò
In un mare di verde, in un*oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58
TORRE PELLICE
Tel. (0121) 91367
miamo ancora la nostra simpatia cristiana.
Ancora sul XVII
PINEROLO — Nel ricordo
della celebrazione del 17 febbraio vogliamo ancora ringraziare il fratello Albert de Lange
che ci ha parlato del suo lavoro
presso la Società di Studi Vaidesi e dei programmi per il 3®
centenario del Rimpatrio nel
corso dell’agape.
« Un ringraziamento ai giovani della FGEI che hanno presieduto il culto del 1® marzo.
• L’EVangelo della Resurrezione è stato annunciato ad una numerosa assemblea in occasione
del funerale di Enrico Buffa, deceduto dopo lunghe sofferenze.
Alla vedova, alle figlie ed a tutti
i parenti la fraterna simpatia
della comunità.
Assemblea di chiesa
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Sabato sera, 7 cjn., nella Sala Albarin, è convocata l’Assemblea di chiesa alle ore 20.30.
Oltre all’approvazione del bilancio preventivo per l’anno in
corso si dovrà procedere alla
elezione di un Anziano del concistoro e di due revisori dei
conti.
Tutti sono cordialmente invitati ed in modo particolare i
membri elettori.
Dipartenze
POMARETTO — L’Evangelo
della speranza e della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Adelina
Baliha ved. Rossi, da tempo
ospite dell’Asilo dei Vecchi di
San Germano, deceduta TU febbraio scorso all’Ospedale di Pomaretto all’età di 76 anni; di
Enrico Tron (Enry la bruo), originario di Rodoretto e deceduto
all’Ospedale civile di Plnerolo
all’età di 86 anni, sabato 14 febbraio; di Silvia Ribet ved. Genre, di anni 79, deceduta all’Ospedale di Pinerolo sabato 28 febbraio.
Ai familiari nel dolore la simpatia cristiana della comunità.
Lutto
PRAROSTINO — Il 18 febbraio scorso è mancata la sorella Maria Maddalena Avondetto
della borgata Colombini. La comunità rinnova ai familiari la
sua solidarietà cristiana.
Sud Africa: dibattito
VILLASECCA — Il culto con
la celebrazione della Cena del Signore di martedì XVII febbraio,
è stato tenuto nel vecchio tempio di Villasecca. La predicazione dell’Evangelo è stata curata
da Pebe Cavazzutti Rossi. Durante l’agape si è svolto un serrato dibattito chiarificatore sulla situazione dell’apartheid in
Sud Africa.
La nostra filodrammatica ci
ha fatto trascorrere due magnifici momenti di comunione fraterna e di sonore risate, riscuotendo grandi applausi e manifestati apprezzamenti da tutti i
partecipanti.
Grazie a tutti quanti hanno
collaborato al buon successo del
XVII.
• L’Evangelo della risurrezione e della vita in Cristo è stato
annunciato ancora una volta in
occasione dei funerali di Emilio
Refoum e di Elvira Perro ved.
Tron. Ai familiari rinnoviamo
l’espressione della comunione
fraterna di tutta la chiesa.
• Ci rallegriamo nel Signore
per la nascita della secondogenita Monica Ghigo di Renzo e Car
la. Il Signore fortifichi questi
giovani genitori nel loro compito di educatori credenti.
Insediamento anziani
torre PELLICE - Al termine del culto di domenica scorsa, un’assemblea numerosa ha
partecipato all’insediamento di
quattro nuovi anziani chiamati
a prestare il loro servizio nella
comunità; si tratta dei fratelli
Ferruccio Bellion, Silvio Avondetto, Antonio Kovacs e Guido
Malan.
• Il culto di domenica 8 marzo sarà curato dal gruppra
F.G.E.I.
• Un’assemblea elettiva è convocata per domenica 15 marzo
per nominare i deputati al Sinodo ed alla Conferenza Distrettuale.
• Nelle ultime settimane si sono svolti i funerali dei fratelli
Clara Rìvoira, Susanna Monnet,
Enrico Màrgiuntì, Mario Jouve,
Severino Bruno. Ai familiari la
cristiana simpatia della comunità.
Comitati
e Concistoro
ANGROGNA — Tutti i membri dei Comitati {Bagnóou, ’Roociaglia’. Casa Pons) sono invitati a partecipare, sabato 7 marzo, alle 20.30 alla prima parte
della seduta del Concistoro che
si terrà al Presbiterio per fare
il punto della situazione anche
In vista della prossima assemblea di chiesa, già fissata per domenica 15 marzo, chiamata a decidere sulle modalità di gestione delle nostre strutture recettive.
Nelle riunioni quartierali di
marzo ci rallegriamo di avere
con noi la ricercatrice Bruna
Peyrot che illustra temi di storia valdese. Dopo gli incontri ai
Jourdan e al Baussan, la sua presenza è prevista al Martel, al
Prassuit-Verné, agli Odin e al
Serre.
• Siamo vicini ai parenti e alla vedova di Stefano Rivoira
(Tienne dei Bùi) scomparso all’età di 81 anni, residente a Cacet (Grangia) e al marito e parenti di Lelia Malan in Chance,
improvvisamente mancata all’età
di 60 anni, guardarobiera all’Asilo dei Vecchi di Luserna San
Giovanni, dove si sono svolti i
funerali.
Giovedì 5 marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso il centro di
incontro di via Repubblica, alle ore
20.45, prosegue lo studio del tema
- La pace nella Bibbia ».
Giovedì 12 marzo
□
COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Prosegue l'attività
con la lettura del libro dell’Apocalisse. L'incontro è previsto per le
20.45 presso la chiesa valdese di via
dei Mille 1. Si farà la lettura comunitaria dei capitoli 12-16.
Domenica 22 marzo ~
□ INCONTRI MATRIMONI
MISTI
PINEROLO — Presso la chiesa valdese di via dei Mille 1 a partire dalle ore 15 si tiene il terzo Incontro
previsto per quest'anno sul tema della
» Catechesi ecumenica ».
L'argomento è: « Dal battesimo alla
catechesi ecumenica: le coppie miste
fanno il punto » e riflessioni sugli incontri col past. B. Rostagno.
10
'P
10 valli valdesi
6 marzo 1987
Due pesi,
due
misure
OCCUPAZIONE
La Val Penice
area a scarso sviluppo?
Si farà l’autostrada
Torino-Pinerolo?
L’Ass. Gamba: « Bisogna agevolare i nuovi insediamenti industriali »
PINEiROLO — La legge finanziaria dello stato per il 1987
stanzia alcune migliaia di miliardi per le opere pubbliche. C’è
chi considera questi stanziamenti come una occasione irripeti
/Aoo. \J3lalML/Cl. DIOtJylICI ciyt/v\-/icn v-» I ì i ■ wh . -------- - uuuie uiict uuuaaiuiic iiiijjcti
Oltre 1000 i disoccupati - Entro breve tempo un’unica graduatoria Sf TTel trLpSS
del pinerolese.
Scuole chiuse, traffico bloccato, le vie del centro transennar
te, polizia, carabinieri. Emergenza? No, semplicemente passa il
carnevale!
Premetto che non ho nulla
contro la festa, e neanche contro le maschere. Mi pare che sia
necessario avere momenti nella
vita nei quali esprimere la propria fantasia, giocare, mimare,
essere diversi dal normale, uscire dalla routine. Anche la maschera può avere un valore positivo, nel senso che rivela aspetti del tuo io profondo, nascosto.
Esprimere attraverso il grottesco, il buffo, i colori del trucco
ciò che ti porti dentro, può anche essere visto positivamente
come momento liberatorio.
A Pinerolo da alcuni anni ormai è diventata consuetudine fare la sfilata dei carri allegorici.
Lasciando da parte ogni facile
considerazione di tipo moralistico, vorrei notare un paio di cose.
La prima è che la sfilata (ripetuta per due domeniche di seguito) m'è parsa piuttosto noiosa, priva di movimento e di vera allegria. Ogni gruppo rappresentava un'isola a sé, e non sono riuscito a percepire un filo
conduttore che legasse in un insieme le varie scene. E’ un dato
su cui riflettere, perché è conte se,
anche nel momento del divertimento, il nostro discorso mantenesse un carattere frammentario. La seconda è che ho avuto
l'impressione di un certo vuoto
d'idee. Qualcuno forse osserverà
che non dovevo aspettarmi nulla.
Non sono totalmente d'accordo,
perché un momento come il carnevale può anche essere l'occasione per dire qualcosa. Ma i
carri (tutti ben fatti) non esprimevano nulla di particolare, agganciato in qualche modo alla
realtà che viviamo. Quindi è come se il nostro discorso oggi,
oltre ad essere frammentario,
desse anche l'impressione di essere vuoto di contenuti.
E c'è infine un altro elemento
che vorrei notare: quando era la
stagione delle marce per la pace
abbiamo avuto molte difficoltà
ad ottenere dalle autorità competenti i permessi relativi; alla
fine li abbiamo ottenuti con molte condizioni e limitazioni. Non
si poteva bloccare il traffico su
arterie importanti, come la statale del Sestriere. Per il carnevale invece queste limitazioni
pare che non ci fossero. Due pesi e due misure? Ho proprio l'impressione di sì.
Ma è giusto tutto questo?
I consigli comunali della Val
Penice sono stati chiamati a pronunciarsi sulla richiesta di inserimento della valle nelle zone a
scarso sviluppo; la richiesta di
esaminare tale possibilità è stata
presentata dalla Comunità Montana, in particolare dall’assessore competente per l’industria,
artigianato e lavoro, Giandomenico Gamba.
Perché questa richiesta?
« Abbiamo esaminato — esordisce Gamba — i dati in nostro
possesso sulla disoccupazione;
negli ultimi mesi il numero delle
persone in cerca di lavoro è ancora aumentato, siamo cioè oltre
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall'esterno fino a
m. 35.
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
il migliaio. Siamo ai livelli di alcune regioni meridionali; dunque
il problema è incentivare le aziende a creare in valle nuovi posti di
lavoro; ciò può accadere se verrà
emesso un decreto di inserimento nelle zone a scarso sviluppo.
Dopo il parere favorevole dei
singoli comuni, toccherà al Consiglio di Comunità esaminare questa ipotesi, poi la Regione emetterà un parere ed infine toccherà
al Governo emettere il decreto
ohe sancisca il ritorno della Val
Pellioe fra le zone depresse ».
Perché si parla di ritorno?
« Fino al 1980 questa condizione esisteva, poi è decaduta ».
Vigilanza sugli apiari
Negli ultimi anni, alle valli,
l’apicoltura ha visto ima notevole diffusione; non molte per la
verità le aziende che ricavano
dai prodotti dell’alveare un reddito consistente, ma in molti casi si tratta di integrazione al
reddito, in altri più semplicemente di hobby.
Per altro negli ultimi anni si
è diffuso anche in Italia l’attacco alle api di un acaro, loro pericoloso nemico, la varroa. La difesa delle famiglie di api è assai
difficile ; l’acaro, dopo aver attraversato l’Italia (arriva infatti da
est) ha raggiunto il Piemonte.
Per evitare una rapida diffu
sione del contagio si rende necessario organizzare una vigilanza veterinaria sugli apiari e
la Regione ha reso obbligatoria
mediante decreto la denuncia,
da parte degli apicultori, del numero e della dislocazione degli
alveari in loro possesso.
Dette denunce vanno compilate su appositi moduli in distribuzione nella sera dei sabati di
marzo presso l'Associazione Apicultori della Val Pellice al Centro d’incontro di Torre Pellice,
in via Repubblica, oppure presso il comune di residenza, cui
dovranno comunque pervenire
tutte le denunce, entro il 30 aprile prossimo.
LUSERNA SAN GIOVANNI
100 milioni per le strade
Luciano Deodato
Anche il consiglio comunale di
Luserna S. Giovanni ha esaminato con esito favorevole la richiesta di inserimento della Valle nelle zone a scarso sviluppo,
secondo quanto proposto dalla
Comunità Montana. In merito il
sindaco Badariotti ci ha detto ;
« Già in passato avevamo avuto
contatti informali con aziende o
industrie per cercare di coprire
un buco occupazionale che solo
a Luserna conta circa 400 disoccupati ».
Lo stesso Consiglio ha inoltre
deciso di assumere con la Cassa
Depositi e Prestiti un mutuo di
100' milioni per la risistemazione strade; si tratta in particolare della zona del Rifugio Carlo Alberto e dei Jallà, ma altri
lavori sono urgenti e verranno
iniziati non appena si avrà la
certezza che siano ultimati i lavori di metanizzazione.
Per quanto riguarda l’asilo-nido comunale la gestione passata
ha visto una spesa di 225 milioni
ripartiti fra le varie voci ed entrate da rette di 15 milioni.
Negli ultimi mesi si è avviata
la formula dell’asilo intercomunale a Torre Pellice. Ancora il
Sindaco in merito ; « Si tratta di
una cogestione attualmente sperimentale; due puericultrici sono passate da Luserna a Torre,
oltre una dozzina i bambini che
hanno utilizzato la struttura.
Globalmente darei un giudizio
positivo ed eventualmente si potrebbe estendere la proposta anche ad altri comuni, anche se
ciò comporterebbe sicuramente
dei problemi di trasporto ».
P.R.
Quale l’utilità di questo eventuale decreto?
« Da un lato le industrie di nuovo insediamento potrebbero avere dei finanziamenti (anche se attualmente mancano i fondi); in
secondo luogo le aziende si troverebbero a non dover pagare le
tasse per sette anni ed è questo
il fatto su cui noi puntiamo ».
Rispetto al piano di sviluppo
la zona industriale è stata individuata sul territorio di Luserna S. Giovanni...
« Effettivamente le cose stanno
così, inoltre anche Bricherasio
potrebbe ospitare nuovi insediamenti artigianali ».
Attualmente in valle vi sono
circa 1.100 disoccupati, iscritti in
una unica lista presso l’ufficio
di collocamento di Luserna S.
Giovanni; questo però ha finora
penalizzato i residenti negli altri comuni della Comunità Montana ohe vengono assunti solo
dopo esaurimento delle persone
disponibili in quel comune...
« Questa è una situazione reale che fin qui ha causato vari
problemi, tra cui il fenomeno
delle finte residenze in Luserna,
in numero anche rilevante. Per
evitare ohe molte persone fossero decisamente danneggiate da
questa situazione ci siamo mossi all’interno della riforma del
collocamento nuntando ad una
unica, reale, graduatoria di Valle e proprio in questi giorni sta
per essere approvato il nuovo
regolamento che dovrebbe evitare per un futuro ormai prossimo questa ingiustizia ».
Ancora partendo dai dati disponibili aH’ufficio di collocamento emerge una seppur approssimativa suddivisione fra categorie di disoccupati, giovani fino a 25 anni, uomini e donne,
ma una reale mappa della disoccupazione (laureati, diplomati,
semplici operai) non esiste, e
questo, ci pare, dovrebbe essere un terreno di attenta analisi,
specie se la proposta della Clomunità Montana dovesse sortire
gli effetti auspicati.
Piervaldo Rostan
ARREDAMENTI
. Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 • PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Nei prossimi mesi le amministrazioni comunali saranno chiamate ad esprimersi su tre possibilità per migliorare i collegamenti su gomma con Torino ;
a) il progetto di autostrada;
b) il progetto Anas di nuova
strada di collegamento tra la
tangenziale di Torino, dallo svincolo del Drosso fino a Piossasco e poi dal bivio di Cumiana
all’attuale circonvallazione della
città sotto Riva di Pinerolo;
c) l’allargamento delle attuali statali a strade di 17/20 metri.
Tutte queste tre soluzioni hanno costi superiori ai 100 miliardi.
Parlando a Pinerolo ad una
manifestazione del PSI, l’asses
sore provinciale Trovati ha ri
vendicato al suo partito la volontà di arrivare alla soluzione
dei problemi del pinerolese affermando che PATIVA (la società di gestione della tangen
ziale) non deve venire sciolta,
ma deve gestire la nuova autostrada per Pinerolo e che l’ANAS, liberata dall’incombenza
della nuova strada, potrebbe
realizzare l’asta di valle in Val
Pellice. Ha poi affermato di ave
re avuto informazioni dal Ministro dei trasporti Signorile, che
sono già stati predisposti i finanziamenti pubblici per migliorare la ferrovia Torre PelliceTorino.
Fede e nichilismo
PINEROLO — Domenica 8
marzo si svolge una giornata di
ricerca e di confronto su « Fede cristiana e nichilismo » pres
so la comunità cristiana di base
di Corso Torino 288 a Pinerolo.
Ecco il programma: ore 9.30
celebrazione dell’eucarestia ; ore
11 relazione di Gianni Tortolone.
Dibattito. Ore 15 relazione di
Franco Barbero. Dibattito.
L’incontro è organizzato da un
gruppo di giovani della comunità di base e dalla commissione
catechesi. Esso è aperto a giovani e adulti. Per informazioni
rivolgersi alla comunità di base
o telefonare al n. 0121/22339.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
U.S.S.L. 43
CONCORSO PUBBLICO
E’ indetto pubblico concorso, per titoli ed esami,
presso l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 43, a.
— 3 POSTI DI OPERATORE PROFESSIONALE DI
1“ CATEGORIA - COLLABORATORE - INFERMIERI PROFESSIONALI.
Le domande, in carta legale, dovranno pervenire
airufficio Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston
n. .3 - Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12,00 del
16 marzo 1987. •
Per ogni altra informazione rivolgersi all Ufficio
Personale dell’U.S.S.L. n. 43 - P.za Muston n. 3 - TORRE
PELLICE - Tel. 0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico; tutti i giorni dalle ore
9,30 alle ore 12 escluso il sabato.
IL VICE PRESIDENTE
(Giandomenico GAMBA)
11
6 marzo 1987
valli valdesi 11
\
CAl VAL RELUCE
Rinnovare il Rifugio Granero
Presentato un progetto di ampliamento - Aumento da 20 a 70 posti
E’ stato presentato durante
l’Assemblea annuale dei soci CAI
Val Pedice il progetto per la costruzione del nuovo rifugio Granerò (alta Val 'Pedice) ohe andrebbe ad affiancarsi a quello
esistente ormai insufficiente a
far fronte alle richieste sempre
più numerose che pervengono soprattutto dal versante francese.
Infatti, in questi anni, oltre alla
G.T.A. (Grande Traversata delle
■Alpi) che è un percorso essenzialmente estivo, si è andato potenziando lo sci escursionistico
e gli itinerari attorno al Monviso incominciano ad essere molto frequentati. E’ stato così ammirato il modellino scala 1/10
realizzato da Umberto Burrato:
esso consta al pianoterra di un
locale di accoglienza, del refettorio e della zona servizi; al primo piano c’è la zona notte. Nel
progetto di ristrutturazione generale, oltre alla nuova realizzazione, vi sarà la risistemazione
interna dell’attuale edificio con
ampliamento dell’alloggio del custode e miglioramenti vari nella
zona servizi per gli escursionisti.
Ora il progetto verrà inoltrato
alla Regione ner le regolari au
torizzazioni. Con la nuova struttura la capienza del rifugio aumenterà da 20 a 70 posti. Non
appena sarà pervenuto il benestare verrà aperta una sottoscrizione per poter raggiungere, con
i contributi degli Enti pubblici,
la somma di 100 milioni prevista per la sua realizzazione; nel
frattempo molte sono le adesioni di soci pert'ienute per lavoro
Lettere all'Eco delle Valli
SPOSTARE
IL XVII?
Prendendo spunto dalla lettera di
Paola Geymonat, apparsa sull’ultimo
numero dell’Eco delle Valli, voglio fare alcune considerazioni.
Alcuni anni fa si era dibattuto il
problema in assemblea ad Angrogna:
spostare o meno la manifestazione alla domenica più vicina; l’esito della votazione, anche se con lieve margine,
fu di mantenerla il giorno del 17.
lo sostenevo che sarebbe statò meglio spostarla alla domenica, per dare la possibilità, a chi lo desiderava,
di partecipare, evitando la disonestà
di quei lavoratori dipendenti che si
mettevano in mutua quel giorno.
Cera un mio compagno di lavoro
che chiedeva il permesso di assentarsi quel giorno e partecipava al pranzo; poi si vantava di non contribuire
per la chiesa e non frequentava I culti: per lui l’essere valdese consisteva unicamente nell’osservanza di questa ricorrenza.
Termino con un interrogativo: i dottori valdesi possono ammalarsi quel
giorno?
Leo Co’isson, Angrogna
IL VESTITO DEL RE
Cari amici,
come qualcuno ricorderà sono stato
eletto nella lista • per una scuola laica e democratica « al Consiglio di
Circolo di Torre Pellice. Il C.d.C. —
concedetemi questa parentesi per l’ignaro lettore — è l’organismo che deve deliberare ed esprimere parere sulle più importanti questioni che regolano la vita nelle scuole materne ed
elementari di Bobbio, Villar, Torre, Lusernetta, Rorà ed Angrogna.
Questo sia detto per il pubblico,
in realtà noi sappiamo che i Consigli
sono gusci vuoti che non decidono
un bel niente; sono, quale più quale
meno, un atto rituale, mero espletamento di formalità burocratiche. H Consiglio di cui io faccio parte ha, negli
ultimi tempi, particolarmente accentuate queste caratteristiche negative
probabilmente anche come risposta
di chiusura alle mie frequenti sollecitazioni provocatorie. Detto in due
parole, l’aria è irrespirabile, il clima
gelido, tira il vento della smobilita
zione e il Presidente (tra il sollievo
della maggioranza) evita di riconvocare la seduta, (Secondo il regolamento interno il numero minimo di
riunioni annue è di 6 e noi ne abbiamo fatte 6 in due anni e mezzo.
Interrogato in proposito, il Presidente
risponde che non ci sono argomenti
da discutere).
Nella situazione l’atteggiamento che
prevale è quello delle calamità naturali: il maltempo, si sa, io manda il
buon dio, 0 si esce con l’ombrello o
ci si tappa in casa; e sperare che finisca presto!
Ma non è del maltempo che vi
voglio parlare, ma di una favola di
Andersen, ovvero porvi la questione
se sia giusto oppure no dire che II
Re è nudo. Da quel che ho potuto
capire è opinione corrente che sia
inutile perché oramai tutti lo sanno
e convenga quindi espletare nel più
breve tempo possibile le formalità
burocratiche per l'approvazione dell'abito inesistente per passare a questioni « più sostanziali ». Si dà il caso che io in tre anni non sia mai
stato chiamato a decidere sulle famose cose » più sostanziali », ma
solo sempre sul presunto abbigliamento del Re. Nessuno si irriti, dunque, se quando vengo avvicinato dalla flaccida nudità di sua eccellenza per
conoscere il mio parere sul suo vestito io gli dica: ■■ Maestà, lei è completamente nudo, mi usi almeno la
cortesia di infilarsi un paio di brache
di panno ». Inaspettatamente a corte
succede lo scompiglio; c'è chi infila
la testa sotto la sabbia, chi grida allo scandalo per l'insolenza, altri mi
guardano con sdegno rafforzandosi nella convinzione che l’abito del Re è
davvero visibile solo alle persone intelligenti.
L’esperienza mi ha così suggerito
che non sempre la conoscenza risolve il problema dell'essenza, e l'inganno del vestito continua a funzionare
anche quando tutti sanno che si tratta di una burla.
Ancora: è opportuno oppure no dire
che il Re è nudo?
Sulla seconda questione che vi voglio porre Andersen non ci è più di
aiuto perché si tratta di un problema squisitamente politico; E’ legittimo oppure no pretendere che il Re
si presenti in pubblico vestito dignitosamente?
L’opinione a mio parere più sensata che ho sentito in merito è la seguente; « Sì, è legittimo, ma il gioco
non vale la candela ». Mi pare sen
sato; il gioco non vale la candela, lo
credo anch’io. Ma per me si tratta
fondamentalmente dt una questione di
buon gusto; trovo insopportabile alla
vista pavoneggiarsi in tanta squallida
nudità.
Non ho quindi alternative; per sottrarmi all’orrendo spettacolo non mi
resta altra soluzione che chiedere le
dimissioni del Presidente oppure rassegnare al Presidente le mie dimissioni. Scegliere l'una o l’altra cosa
non è indifferente, ma implica tra
l'altro una valutazione nel merito degli organi collegiali. Bisogna cioè
chiedersi se valga o non valga la pena
di scontrarsi e lavorare per ridare funzione ai Consigli.
A furor di popolo sembra di no.
Se « no » è la risposta definitiva,
le domande che vi ho posto vanno
riformulate; non più se sia giusto oppure no dire che il Re è nudo, ma
se bisogna dirlo a palazzo oppure urlarlo in piazza. Il resto va da sé, la
piazza non chiede che il Re si vesta
degnamente, ma tira uova marce al
suo ridicolo corteo.
Andrea Salasso, Torre Pellice
IN MEMORIA
Per timore di cadere nel culto della
personalità s’ignora spesso la gratitudine, ma pur ringraziando il Signore
per le persone che ci pone accanto
e che ci sono di edificazione si dovrebbe sempre trovare uno spazio per
esprimere riconoscenza a coloro che
sono stati suoi servitori testimoniando di Lui con coerenza e fedeltà alle
sue leggi.
Per questo mi sono rallegrata nel
vedere murata sulla parete della Foresteria Valdese di Pradeltorno (nella
costruzione superiore) una modesta
lapide. Vi si legge; Questa casa testimonia come in Guido ed Edina Ribet « la fede operava insieme con le
opere » (Ciac. 2: 22).
La posa della lapide è stata fatta
senza alcuna cerimonia, ed è stata
certamente l’iniziativa di qualcuno
che ha voluto ricordare queste due
care persone che tanto hanno dato
a noi nei più svariati campi dell’opera del Signore.
Questa lapide ci ricorda Guido ed
Edina Ribet e nel contempo c’invita a
seguirne l’esempio, ad operare lì dove siamo stati posti con coerenza,
amore ed umiltà.
G. P.
Corsi
Amnesty I nternational
volontario in appoggio alla iniziativa.
L’assemblea ha poi rinnovato
il Consiglio che rimarrà in carica per un biennio. Sono stati
riconfermati; Mauro Pons, presidente, Giorgio Bertalot, Marco
De Bettini, Adriano Janavel, consiglieri a cui si è aggiunto un
nuovo eletto. Marco B'eitoni.
A. L.
Teatro
ROBA' — Sabato 7 marzo presso la
Sala Comunitaria la filodrammatica di
Villar Pellice (Pianta) presenta la commedia brillante « I morti non pagano
le tasse ».
Intervenite numerosi, llngresso libero. Inizio alle ore 20.30.
Segnalazioni
« Io sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me anche se
muore vivrà »
(Giovanni 11: 25)
E’ mancata ai suoi cari
Giovanna Adele Hahm in Bert
Ne danno il triste annuncio il marito
Edoardo, le figlie Renata col marito
Renzo Becchio Galoppo e le nipoti Daniela e Roberta; Gabriella eoi marito
Piergiorgio Brigo e le nipoti Federica
con Andrea, Nicole e Costanza; Paola,
ia sorella Renata Bounous, le cognate
ed i parenti tutti.
Vienna, 26 febbraio 1987
(( Réjouissez-vous alors et trèssaillez de joie, car votre récompense est grande dans les deux »
(Mathieu 5: 12)
Lina, Silvia, Nora Gibert Giampiccoli credono nella nuova vita luminosa dove il loro caro
Jean Cibert
allievo del Collegio valdese
negli anni ’20
ha trovato la .pace eterna. I parenti
tutti e gli amici sono uniti nel ricordo.
San Giovanni di Bellagio, 22.2.1987
RINGRAZIAMENTO
« E fattosi sera Gesù disse: passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
La moglie Emilia Gay ed i parenti
tutti profondamente commossi per la
dimostrazione di affetto e simpatia
espressa al caro
Giulio Augusto Beux
ringraziano riconoscenti quanti hanno
dimostrato di prendere parte al loro
grande dolore con la presenza ai funerali, con scritti e parole di conforto.
Un grazie particolare al doti. Mourglia per le assidue ed affettuose cure
prestate, al pastore Bellion per l’assistenza spirituale ed aH’affezionata
Paola per Taiuto dato nella triste circostanza.
Luserna S. Giovanni, 21 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
PINEROLO — Prosegue presso il
salone del Comprensorio in via Convento di S. Francesco 1, organizzato
dall'USSL 44 con la collaborazione del
Centro di documentazione AVASS, il
corso di formazione per il volontariato.
I prossimi incontri sono previsti per
venerdì 6 marzo alle ore 20.30 con la
partecipazione del dott. R. Merlo del
Gruppo Abele che parlerà su; « Emarginazione; analisi dei meccanismi di
esclusione e risposte istituzionali » e
per sabato 7, a partire dalie 15.30, con
la discussione in gruppo.
PINEROLO — Amnesty International organizza una serie di appuntamenti musicali. I primi sono previsti
nella chiesa dei Padri Qblati; alle
ore 21 di venerdì 6 marzo la Compagnia strumentale Cordero di Pamparato eseguirà musiche di J. S. Bach,
Gio. B. Buonamente, G. Frescobaldi, G.
Sammartini, G, Ph. Telemann, M. Uccellini, A. Vivaldi. Venerdì 20 marzo,
sempre alle 21 il Trio ■■ Il divertimento armonico » eseguirà musiche di J.
eh. Bach, T. Giordani, F. J. Haydn,
L. Mozart, W. A. Mozart, J. Myslivecek, 1. Pleyel.
ROBA’ — Sabato 14 marzo la Pro
Loco Rorà organizza la tradizionale
fiaccolata. Ore 20,
Iscrizioni presso Valter, negozio
tei. 93144.
Siamo riconoscenti al Signore, perché nel momento in cui Egli ha voluto
richiamare a Sé
Enrico Paschetto
abbiamo avuto con noi tanti amici e
fratelli che ci hanno mostrato quanto
gli hanno voluto bene, sostenendoci con
il loro affetto. Desideriamo ringraziarK
tutti di cuore. Palmira, Emmanuele,
Anna, Paolo, Mic'hele, Simone, Didi,
Bruno.
Torino, 24 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
(c Io stendo le mie mani verso te,
Vanima mia è assetata di te
come terra asciutta »
(Salmo 143: 6)
I familiari di
Gaterina Susanna Buffa
ved. Ghauvie
ringraziano tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore, in particolare il Doti. Bevacqua ed il personale dell’ospedale valdese di Torre Pellice.
Torre Pellice, 2 marzo 1987
RINGRAZIAMENTO
« Dio è per noi un rifugio ed
una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette »
(Salmo 46: 1-2)
AU’età dì 82 anni è tornato al Signore
Cataldo Recchia
I figli Franca, Amalia, Giuseppe, Vittorio, le nuore Maria Palaia e Carla
Spadone, le nipoti Susy col marito Carmelo, Flavia, Daniele e Loredana ringraziano i sanitari ed il personale delrOspedale Evangelico e tutti coloro che
sono stati vicini alla famiglia Recchia
in questi tristi momenti.
Torino, 20 febbraio 1987
RINGRAZIAMENTO
(( E fattosi sera, Gesù disse: passiamo alValtra riva »
(Marco 4: 35)
I familiari della cara
Giacolina Rosa Ciusiano
riconoscenti per la dimostraziione di affetto tributata nella triste circostanza,
ringraziano di cuore tutte le persone
ohe con la loro presenza e parole di
conforto hanno preso parte al loro
grande dolore.
Un ringraziamento particolare al Sig.
Gabello e a tutto il personale dell’Asilo Valdese, al Pastore Gardiol per le
sue belle parole di conforto ed in modo
particolare alla cara Elva che così amorevolmente le è stata vicina durante la
dolorosa malattia.
Luserna S. Giovanni, 5 febbraio 1987
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 8 MARZO 1987
Rinasca; FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22064.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 8 MARZO 1987
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996,
¥
12
12 fatti e problemi
6 marzo 1987
PROMEMORIA
AMNESTY INTERNATIONAL
La legge per gli stranieri Prigionieri
fÌPl ITÌ6S6
Ancora due mesi per regolarizzare la posizione degli stranieri dande- Vlwi i ■
stini in Italia - Un quadro sintetico degli adempimenti da effettuare
Il 12 gennaio 1987 è stata pubblicata la
legge n. 943 che prevede « Norme in materia
di collocamento e di trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le
immigrazioni clandestine ».
E’ prevista una sanatoria che riguarda i
lavoratori extracomunitari che si trovano in
Italia alla data di entrata in vigore della legge; 28 gennaio 1987.
Cosa si deve fare per usufruire della sanatoria:
Se si è senza permesso
di soggiorno o si ha un
permesso scaduto
QUESTURA
U.P.L.
per fare; (Ufficio
— dichiarazione Provinciale
di soggiorno Lavoro)
occupato
— domanda del —=
datore di lavoro
disoccupato
— domanda del
lavoratore
autorizzazione
al lavoro
iscrizione alle
liste collocam.
Se si ha un permesso di soggiorno
ancora valido rilasciato per qualsiasi motivo, ma non per lavoro
U.P.L.
occupato
■— domanda del
datore di lavoro
^disoccupato
— domanda del
lavoratore
autorizzazione
al lavoro
iscrizione alle
liste collocamento
— Chi si iscrive nelle liste di disoccupazione, ma entro tre mesi trova un datore di
lavoro, può essere assunto con una richiesta
nominativa all’UPL.
— I datori di lavoro che hanno attualmente o hanno avuto in passato alle proprie
dipendenze lavoratori stranieri non in regola, possono regolarizzare la propria posizione
entro tre mesi senza alcuna sanzione.
— Gli studenti, i lavoratori frontalieri, gli
artisti, i lavoratori dello spettacolo, gli stranieri occupati presso organizzazioni o imprese con funzioni o compiti specifici ed i
marittimi, possono regolarizzare la loro posizione lavorativa a condizione che svolgano
o abbiano svolto in passato attività lavorativa subordinata.
Attenzione, ci sono tre mesi di tempo, dal
28 gennaio al 21 aprile 1987, per regolarizzare la posizione, per chi non provvede sono
previste gravi sanzioni.
Per informazioni e consulenza: Servizio
Migranti FCEI, via Firenze 38, 00184 Roma,
tei. 06/4755120 - 483768 ovvero presso i patronati dei vari sindacati, le sedi della Caritas e gli uffici stranieri dei comuni.
[Questa informazione può essere fotocopiata ed ingrandita per 1 affissione]
La chiesa elettronica in USA
(segue da pag. 1)
siderato evidentemente tutto di
proprietà statunitense.
Colpisce in un’America tranquilla e un poco invecchiata, agiata e assai perbenista, invasa
dalle automobili giapponesi, l’assoluta mancanza di senso critico
in tanta parte della popolazione.
L’Irangate non sfiora nemmeno i
pensieri e i discorsi dei congressisti e l’NRB ’87 offre l’immagine di una torre dorata, fuori dalla realtà. Non tanto una nuova
edizione del sogno americano
per una società più giusta e umana nella quale a tutti vengano offerte le medesime opportunità (com'è lontana la mia amata America di Frank Capra e di
Norman Rockwell!) ma la fallace illusione che sia possibile una
inversione della storia, un ritorno a valori stravolti e falsificati
daU’ignoranza, dalla paura, dalla
miopia.
Mentre, triste in un angolo, il
gigante buono Richard Kiel si
fa fotografare con i visitatori e
cerca di vendere i suoi telefilms
per famiglie, in uno stand della
Exhibits sembra di rivivere in
versione elettronica le scene del
film « Il Figlio di Giuda » con
Burt Lancaster e nei panni della profetessa c’è oggi l’affascinante e truccatissima brunetta Grazia Dibiccari del Singing Evangelist Grâce che, nei suoi dépliants, scrive; « Da Boston a Pittsburgh, da Albany a Newark, negli stadi e nelle celle di prigione, fino al Greenwich Village —
Jerry FalwelU tra i più noti predicatori della chiesa elettronica
in USA.
famosa cucina deH’Inferno — la
notizia che può scuotervi è portata da noi! ».
In una strabiliante, strepitosa,
diffusione di carta stampata (esce ogni giorno il giornale della
NRB), tra colazioni e pranzi di
preghiera al prezzo di solidarietà di soli 25 dollari (32.500 lire
a persona!) si avverte però anche la sotterranea tensione tra
bianchi e neri, due culture e due
razze che non riescono a fonder
si malgrado i sorrisi e le pacche sulle spalle. E a proposito
di neri va detto che il Black Gospel Concert offerto nella serata
di lunedì 2 febbraio è stato straordinario per spettacolarità e
forza espressiva. Una serie di cori, di solisti, di complessi con
una professionalità assoluta e
una regia sapientissima. Ma è
stato il contorno alla pacata ma
ferma richiesta di avere un Black
National Religious Broadcasting,
non per separatismo, ma perché
l'Evangelo è anche nero!
Mentre ritorniamo aUa casa
dei nostri deliziosi ospiti, una di
quelle bellissime villette americane in legno tutte eguali e tutte differenti, sulla magnifica e
pulitissima metropolitana di Washington made in Italy (è una
Breda), la nostra guida, il pastore Frank Gibson jr., direttore
dell’AWAS (American Waldensian
Aid Society) ci spiega che esiste
un’altra America, molto diversa
da quella ohe l’NRB ’87 ci ha
proposto. E’ vero, ce ne siamo
resi conto al culto di domenica
1° febbraio nella Chiesa Presbiteriana di Takoma Park, nelle
parole del pastore George Taylor
(che ha lavorato due anni in Italia, a Torino, con Carlo Gay e
Franco Giampiccoli) su «Beati i
poveri » di Matteo 5. Una chiesa,
come parecchie altre, santuario,
rifugio per tutte le genti, denuclearizzata.
Sì, esiste un’altra America, ringraziando Dio.
Claudio H. Martelli
Nel numero di gennaio del Notiziario di Amnesty, alla pagina
dedicata, come sempre, ai Prigionieri del mese, troviamo riportati i nomi di tre paesi ; Messico, URSS, Laos. Dobbiamo
perciò fare riferimento ai governi di questi stati, se vogliamo
presentare i casi di tre cittadini
imprigionati per le loro opinioni contrarie ai regimi al potere
e se vogliamo invitare i lettori,
che hanno a cuore il rispetto dei
diritti umani, a rivolgere sema
indugio appelli per la loro liberazione, scrivendo con decisione ma in termini sempre corretti e cortesi, alle autorità dei paesi in questione, di cui diamo per
ognuno nome e indirizzo.
JORGE ENRIQUE HERNANDEZ AGUILAR ■ MESSICO
Giornalista, 31 anni. Nel maggio ’86 fu arrestato dopo aver
partecipato ad una grande e pacifica dimostrazione di contadini, che aveva lo scopo di ottenere un prezzo più elevato per
il mais. Egli era stato scelto per
la delegazione che doveva prender parte ai negoziati con il Governo centrale, ma fu arrestato,
mentre si recava nella capitale,
con gli altri delegati. Di questi,
22 furono rilasciati, ma 7 rimasero in carcere, tra cui Jorge
Enrique Hernández Aguilar. Essi furono accusati di gravi crimini mai commessi, in seguito
a false confessioni estorte con
percosse e maltrattamenti.
Scrivere in spagnolo o italiano a:
Lic. Miguel de la Madrid Hurtado
Presidente de la República
Palacio Nacional
06067 Mexico DE - Mexico.
LEONID BERODIN - URSS
Scrittore e preside di scuola,
48 anni. Fu arrestato nel maggio
’82 a Obninsk e condannato a 15
anni di detenzione ed esilio interno con l’accusa di ’aviazione
e propaganda antisovietiche’ per
aver pubblicato all’estero le sue
opere di poesia e narrativa ed
essere stato in possesso dell «Arcipelago Gulag » di Solzhenitsyn.
Egli è considerato ’recidivo’ per
aver subito già un arresto nell’80 per motivi politici; per
questo è stato destinato ad una
delle colonie in cui vige il regime più duro di lavoro correttivo ed in cui recentemente sono
morti 4 prigionieri, pare, per le
pessime condizioni di vita del
campo. Leonid Berodin è malato di ulcera e di artrite cronica.
Scrivere in russo o inglese o
italiano a;
S.A. Yemelyanov
103760 Moskva - Kuznesky
Most 13
Prokuratura RSPSR
Prokuroru, Yemelyanovu S.A.
e così quella di tutti i prigionieri di opinione sottoposti alla
’rieducazione’.
Scrivere in inglese o italiano a :
H.E. Kaisone Phomvihan
Chairperson of thè Council of
Ministers
Vientiane - Democratic People’s
Republic of Laos - Asia.
LE VOCI DEI
PRIGIONIERI LIBERATI
Si sente, a volte, dire da qualcuno ; scrivere queste lettere non
serve a nulla; persino gli appelli ufficiali di Amnesty ai Governi restano senza risposta! Eppure diverse voci riconoscenti di
prigionieri liberati ci devono
convincere del contrario ; « Le
mie speranze non sono state vane, grazie ai continui sforzi di
A.I. » (Bulgaria). «Senza speranza credo che sarei morto... come
posso dire ’grazie’?» (Panama).
« Forse devo la vita e con assoluta certezza la libertà all’azione
che avete intrapreso, proprio nel
momento in cui venni rapito nel
mio paese» (Uruguay).
E ancora un prigioniero scrive; « Dire al mondo intero che
individui sono detenuti per le
loro opinioni vuol dire spezzare
il muro del silenzio che le autorità tentano di innalzare fra essi
e il mondo esterno» (da Testimonianze, ed. Sfameni - Messina).
a cura del
Gruppo ’Val Pellice’ di A.I.
. L’Eco delle Valli Valdesi »; Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17S.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e; Mireiia
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. Oli'/
655.278.
Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
PANE RASSAVONG - LAOS
Impiegato statale presso il Governo Reale, esperto in scienze
economiche, 63 anni. Fu arrestato quando fu abolita la monarchia e fu costituita la Repubblica democratica popolare del
Laos.
E’ detenuto dal 1975 senza accusa né processo e sottoposto a
un periodo di ’rieducazione’ nella provincia di Houa Phanh. Dopo nove anni fu trasferito riell’interno del paese ad una unità
addetta alla costruzione di strade. Pane Rassavong è sofferente
per malaria cronica e disturbi
vascolari. A.I. è intervenuta più
volte presso il Governo del Laos
per ottenere la sua liberazione
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000 (posta aerea 84.000); Sostenit. 70.000;
Costo reale 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità: L. 18.000 per modulo
(mm. 49 X 53).
Economici: L. 350 ogni parola.
Partecipazioni personali: L. 450
per parola.
Mortuari: L. 400 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro: gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di soiidarìetà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
Responsabile ai sensi di legge:
Franco Giampiccoli