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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC Num. 14
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI
1 Eco: L. 1.300 per rinterno | Eco e La Luce: L. 2.000 per l’interno
/ L. 1.800 per l’estero | L. 2.800 per l’estero
Spediz. abb. postale - I Gruppo I
Cambio d’indirizzo Lire S 01
TORRE PELLICE — 1 Aprile ISöO
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
RAZZA; UMANA
Il razzismo non è morto - - La lotta delle chiese
« Razza. umana », così pare abbia risposto Einstein, riempiendo uno dei
moduli per immigrati, ai suo sbarco in America.
fronte alla selvaggia, protert^a repressione, da parte del governo del
Sud-Africa, del moto di protesta dei negri sudafricani per il moltiplicarsi delle
vessazioni discriminatorie dei bianchi al potere, quelle semplici parole di Einstein, al di là della loro punta ironica contro i moduli e la carta bollata che
cercano di imprigionare l’uomo, mostrano un valore prctfetico attualissimo.
Purtroppo il razzismo^ è tutt’altro che morto d’antisemitismo!). E non sem
pre le nazioni che ora bollano l’apartheid sudafricano hanno le mani così pui.ie
na Gran Bretagna ha dietro di sè la storia del Kenya e dei Ivlau-Mau, intri
cata fin che si vuole, ma non certo _______________________________
pura; e la cosa non va dimenticata,
anche se si deve dare atto al premier
britannico Macmillan di aver detto
chiare e nobili parole, alcune settimane or sono, di fronte al Parlamento
sudafricano. Così gli Stati Uniti: è
indubbia la volontà, nel complesso
della nazione, di superare la discriminazione razzista, ma è dei giorni scor si l’episodio odiosoi del negro di Houston 'Texas) rapito e torturato, senza ragione, da un gruppo di banchi,
che gli hanno incisoi col coltello sul
petto i tre « K » del famigerato Ku
Klux Klan; è dei giorni scorsi un dibattito al Senato americano in cui
senatori democratici — delegati degli
Stati del Sud — hanno fatto di tutto
per ostacclare l’articolo di legge che
statuisce il pieno diritto di voto dei
cittadini americani « di colore », diritto che in molti Stati è conculcato
con cavilli giuridici dai governi locali; prosegue così la polemica che gli
anni scorsi vertè specialmente sulla
discriminazione razziale nella scuola,
non ancora ovunque e del tutto eliminata, malgrado recise decisioni delle Certe Federale. Le droit de vìvre,
mensile antirazzista francese (e così
pure L’incontro di Torino), riporta
infine numerosi esempi di manifestazioni in Virginia. Carolina, Florida,
Tennessee, Alabama, in cui negri,
spesso affiancati da bianchi, hanno
occupato senza violenza locali pubblici o boicottato negozi in cui vigeva la
segregazione razziale. Lo stesso giornale dà grande rilievo al « mese del
boycott» inglese, di ispirazione laburista, durante il quale gli inglesi sono
invitati a bandire i prodotti sudafricani dai negozi e dalle tavole, in segno di protesta contro l’apartheid.
Il problema non è però limitatii
agli Stati Uniti o al Sudafrica. Il razzismo si ripresenta, forse sotto foirme
più dimesse, negli antagonismi arabo-israeliani nel Medio Oriente, ara
bo-europsi nel Maghreb, nelle tensioni altoatesine, nelle discriminazioni
contro le minoranze slovene in Austria, e in tanti altri luoghi: ci sono
un po’ ovunque, nelle nuove nazioni
asiatiche e forse soprattutto africane
tensioni e conflitti che hanno spesso
un carattere razzista marcato; per
non parlare del razzismo cinese che,
sia pure con qualche ragione, e per
ragioni politiche ha messo alla porta tutti i bianchi.
Ma indubbiamente quel che pin
sconcerta, quei che più costerna noi
cristiani, è ratteggiamento di quelle
nazioni, o almeno dei membri di quelle nazioni che si dichiarano cristiane.
L’atteggiamento di tutti noi, in fondo: chè -anche nel Bel Paese il razzismo nord-sud è tutt’altro che una
fantasia, e non manca di lasciare
qualche traccia in seno alle chiese.
Se si guarda obiettivamente ratteggiamento della grande maggioranza
delle Chiese cristiane, non si può one.
stamente non riconoscere che esse
hanno condannato, e nel modo più
esplicito, ogni forma di discriminazione razziale ; confessando non dì
rado qualche colpa del paternalismo
missionario dei decenni passati, la
Chiesa cattolica (1) e le Chiese riunite nel Consiglio ecumenico (2) hanno affermato chiaramente l’incompatibilità della segregazione razziale
con il messaggio del Cristo ; negli Stati Uniti le Chiese si sono distinte nel
promuovere una soluzione dell’annoso problema; nel Sud-Africa la Chiesa anglicana — e particolarmente
l’arcivescovo di Città del Capo Joost
de Blank — da anni lotta contro
l’apartheid nel modo più aperto e risoluto (mentre purtroppo la Chiesa
riformata di lingua olandese, nel suo
insieme, non ha ancora assunto una
posizione altrettanto chiara); e infine in tutti i campi di missione è in
atto il trasformarsi della Missione in
Chiesa indipendente indigena, in cui
non ci sono dirigenti missionari ma
«collaboratori fraterni»; e queste giovani Chiese sono un lievito prezioso
e forse la maggiore speranza per cui
in un futuro prossimo le tensioni razziali possano essere superate; alme
no neH’ambito delle Chiese, e poi, attraverso queste, nelle giovani nazioni,
nelle nuove confederazioni di popoli.
Questo atteggiamento, questo impegno delle Chiese non dev’essere taciuto nè sottovalutato, specie di fronte
a quanti amano ripetere il facile slogan che « la chiesa non la nulla ». Ma
nno a che punto siamo parte attiva
di questa Chiesa che vive e testimo
nia di Cristo Signore e Salvatore di
tutti gli uemimv In che misura reagiamo al vecchio, errato connubio:
civiltà occidentale e bianca-cristianemo? Questa identificazione è così rauicata cnt, l'Osservatore Romano
t26-3-’b0) non esita ad intitolare un
suo ampio corsivo, del resto molto
evangelicamente esplicito: «In nome
del Cristianesimo e della Civiltà ». Là
uove la unitsa non ha saputo testimoniare chiaramente e fin dal principio che « m Cristo non c’è più giudeo
nè greco, barbaro nè scita», la storni
tiimuiiucsa di q-uesti decenni (e c’è
Chi la guida) si sta occupando di abbattere gli idoli orgogliosi doro e d;
ferro e ai « avorio nero ». E' questione
ui tempo.
i-roiprio in questi giorni ho letto due
testi : Il pi'imo — che mi ha suggerito
li titolo — è la traduzione italiana di
una conferenza di Richard Wrighi
irtazza: umana. Milano 1959), un autore americano negro di cui forse vari lettori avranno letto quel romanzo
cne e un poco la sua autobiografia
d’infanzia : « Ragazzo negro ». li
wrigni, negro di razza, occidentale di
formazione e di cultura, da un lato
la parte di quelle che sono state chiamate le «mmcTanze tragiche» (éiites
ui colore di cultura occidentale, non
completamente assimilabili nè da
una parte ne dall’altra), è d’altro can.
to uno di quegli elementi che con più
profonda conoscenza di causa può fare da « ponte ». Così termina lo studio: «Oggi io dico agli Europei: Voi
stessi avete, sia pure per errore, edm
cato e istruito quelle che sono le minoranze più evolute dell’Asia e dell'Africa. voi stessi avete ispirato nei
loro cuori la brama della libertà e
ueiia ragione. Ora queste stesse mino
ranze, da voi medesimi create, sono
duramente attaccate dalla fame, dagli squilibri classisti inerenti alle loro
strutture sociali, dal sorgere di correnti di intolieianza razziale, dalle religioni tradizionali, opprimenti e ir
razionali. Voi Europei avete tentato,
senza frutto, una prima soluzione di
questo problema. Avete fallito. Ora,
io vi dico: Europei, date a quelle minoranze gli strumenti adatti e lascia
te che esse conducano a termine il
lavoro! ». Lo studio è molto interessante, non solo per quello che dice,
ma per qual che lascia trasparire: e.s
è chiaro che, per il Wright, la « chiesa » che ha potuto conoscere è stata
una chiesa conservatrice e « bianca » ;
indicative queste sue parole : « Il contenuto del mio occidantalismo poggia
soprattutto, a mio avviso, sulla mia
concezione laica della vita», e qui
« laico » è da intendere nel senso più
laicista! Non da una Chiesa crisùa
na, dunque, ma da una cultura occidentale « razionale » — areligiosa e
anzi liberatrice verso le vecchie reli
gioni indigene — il Wright sente d.
aver ricevuto il senso della sua dignità umana, il senso della libertà; una
libertà intesa però come un’orgoglio
sa autonomia dell’uomo, che trova in
sè la sua ragion d’essere. In questo
caso — e forse sono milioni di casi —
l’Occidente «cristiano» ha mancato
la sua vocazione più profonda, ha dato una forma, non un contenuto; e
molte volte ha « scandalizzato », ha
posto un serio inciampo a coloro- che
avrebbero potuto accostarsi al Cristo.
Riprova di quanto sia laicizzata e decristianizzata tanta civiltà e cultura
occidentale e bianca.
TI secondo testo è un articolo com
parso su una rivista di etica evangelica (Zeitschrift für ev. Ethik, 1-1960),
« Chiesa, Stato e Razza », dovuto a
Alan Paton, l’autore del notissimo
« Piangi, terra amata » e del meno
noto « Quand l’oiseau disparut» (forse non tutti sanno che il Paton aveva partecipato come membro della
commissione di stùdio sulle questioni
razziali aH’Assemblea ecumenica di
Evanston). Il Paton, che risiede a
Kloof nel Natal — uno dei paesi della
Federazione sudafricana — può ricordare con allegrezza la lotta della mag.
gior parte delle Chiese, in particolarè
quella anglicana, contro le «clausole
ecclesiastiche » della revisione 1957
della legge per gli indigeni, secondo
cui il Minestro degli affari indigeni
poteva proibire agli africani la partecipazione alla vita della chiesa nelle regioni, in cui essi erano indesiderati : un vero e proprio status confessionis, sostenuto con vigore e chiarezza. E il Paton ricorda l’importanza
non sopravvalutabile dell’apporto delle Clhiese alla costruzione della nuova
Africa. « I popoli d’Africa entrano
nell’età moderna, e la Chiesa deve
andare con loro, come custode e sentinella non di ciò che è stato, ma di
ciò che è eterno ». Gino Conte
(1) Va riconosdulo che, malgrado le Missioni cattoliche non siano state più esenti
che le proteistaiiti da un certo paternalismo,
le tensioni razziali si fanno sentire meno
forteniente nei paesi di oolonizzazione cat
tolico-lalina <-he in quelli di colonizzazio
ne protestante. Vero è che in certi cas
(America latina, salvo il Brasile) il proble
ma non si poneva quasi più perchè gl
iiulios erano stati in buona parte stermina
ti dai conquistadores... Tuttavia il secola
re carattere sopranazionale del cattolicesi
ino ha indubbiamente avuto peso nei rap
porti razziali (cfr. ad es. il recente « Concistoro deH’arcobaleno »).
(2) Abbiamo dato spesso notizie al riguardo. Rìcordia.mo che una delie sci sezion:, all’Assemblea di Evanston 19.14, er^
interamente dedicata a « Relazioni fra
gruppi umani. La Chiesa in mezzo alle tensioni razziali e etniche ». Nella r solnzionc
finale TAsseniblea dichiarò tra Tallro;
« ... le segregazione, in tutte le sue forme,
è contraria aH’Evanigelo. E’ incompatibile
con la dottrina or.stiana delFuomo e con
la natura della Chiesa di Cristo. L’Assemblea scongiura le Chiese . membri di rinunciare ad ogni forma di segregazione o
d| discriminazione e di lavorare ad abolirle
nel loro seno come nella .società ».
LA PASQUA
E' VICINA
La Pasqua era una delle maggiori feste religiose del popolo di
Israele. La sua istituzione risale, verosimilmente, al tempo dei patriarchi,
quando il popolo, ancora nomade, lasciava in primavera i luoghi ove
aveva svernato per trasferirsi verso i pascoli estivi.
Nel racconto della uscita dall’Egitto, quell’antica festa agreste acquista un significato storico, e diventa la commemorazione della liberazione
dalla servitù egiziana, vale a dire il ricordo dell’intervento di Dio a favore del suo popolo. Il sacrificio dell’agnello pasquale, che in origine
era una olferta tratta dai primogeniti del gregge per assicurare a uomini
e animali una felice transumanza, al tempo della uscita dall’Egitto sta a
significare il passaggio dell’angelo dell’Eterno oltre le porte delle case
d’Israele, miracolosamente risparmiate da morte per il sangue sparso
sugli stipiti e gli architravi delle stesse.
Col passar dei secoli, la Pasqua finisce per essere il segno di tutte
le liberazioni passate, insieme alla speranza di una liberazione ancora
maggiore nel futuro, quella che sarà recata dal Messia.
A questo significato si collega la Pasqua cristiana. La Pasqua cristiana si innesta, per così dire, su quella israelita, non per i particolari
rituali, ma per il concetto fondamentale della liberazione concessa da
Dio al suo popolo, nel sacrificio che l’accompagna (« La nostra Pasqua,
cioè Cristo, è stata immolata », 1 Cor. 5: 8), e nel carattere di memoriale che il rito riveste, memoriale che è al tempo stesso promessa e speranza di una più grande liberazione futura nel Regno di Dio che viene.
La Pasqua ci ricorda il grande dono dell’amore di Dio per noi (come in altri tempi per Israele); amore manifestato nell’opera di redenzione e di salvezza compiuta da Cristo con la sua morte sulla croce per
noi, e nella sua risurrezione trionfante. Cristo è per noi « l’agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo » (Giov. 1: 29), Egli è « l’agnello che è
stato immolato » (Apoc. 5: 6, 12). Il sacrificio redentore di Cristo è reso
presente, attuale per noi, in quanto partecipiamo al memoriale di esso;
è « quello che l’Eterno fece per noi » quando ci è stato dato di uscire, di
essere liberati dalla servitù del peccato per entrare nella eredità del Regno della Grazia promessa in Cristo.
La Pasqua, quale segno della nostra liberazione dal peccato e dalla
morte, è anche il segno della avvenuta riconciliazione con Dio e con il
prossimo. Perciò è anche il segno della nostra comunione fraterna. Difatti la comunione col Signore crocifisso, risorto e vivente, è al tempo
stesso il fondamento del vincolo nuovo e profondo che imisce i credenti
nella Chiesa, corpo di Cristo. Questa comunione col Signore fa di noi
tutti dei fratelli, per i quali vige il « comandamento nuovo » dato da
Gesù nella Cena ai discepoli : « Come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri » (Giov. 13: 34). Per questo i pasti familiari, in occasione dei quali i primi cristiani celebravano la Cena del Signore e l’amore
reciproco dei fratelli, portano lo stesso nome: AGAPE.
La Pasqua sia dunque per noi il segno dell’amore di Dio, ma anche
il segno dell’amore fraterno.
Giovanni Peyrot.
Sette giorni
GIOVEDÌ’ 24
I due grappi parkmeinlari DC esprimono alTunaniimità l’auigurio ohe il tentativo
del monocolore di Tambroni riesca « nel
supremo interesse della nazione ».
A Parigi Kruscev eliiede a De Canile di
cooperare a « soliiacciare la testa al milita
rismo germanico che -sta rifacen-doisi vivo ».
Conilinua la deplorazione internaz onale
della violenta repressione sudafricana; in
Sud Africa irrigidijmento del governo Verwoerd e permanere dell’a-gitazione negra.
VENERDÌ’ 25
Tambroni forma un governo in cu', tutte
le correnti DC sono rappresentale.
Kruscev e De Canile non si trovano, naturalmente, d’accordo sulle questioni atomiche, e isulPammisBione della Francia nel
lilub atomico internazionale.
Una circolare del cardinale 'Wjnszynsk:
Mivita il clero -pola-oco ad appo-ggiare lo
sforzo del governo Comulka per superare
la crisi economica e opporsi al conseguente
fermento delle masse ojteraie, di fronte alle drastiche riduzioni di salari. (Jomulka
SI sarebbe impegnato in cambio a sospendere la polemica antireligiosa.
Adenauer, arrivando a Tokio in visita
ufficiale, è accolto dai neonazisti giapponesi agitanti grandi svastiche.
SABATO 26
II governo Tambroni Ita giuralo.
A Genova la signora Roi-secco è condannata a 10 anni e 8 mesi, il banchiere De
Cavi a 8 anni e 6 mesi. La disinvolta imputata ricorre in appello e intanto non va in
prigione; fra condoni e imminenti prescriz.oni la pena potrebbe essere ridotta a 10
mesi. Per il «caso» Giuffrè si attendono
sempre i dati definitivi, il passivo si aggirerebbe sui 6 miliardi. A. Galante Garrone riferisce su La Stampa che un Procuratore generale della Corte d’appello di Genova concludeva amaramente la sua requisitoria con questi versi di Trilussa : « Le
trappole so’ fatte per li micchi — drente
ce vanno li sorcelti poveri — mica ce vanno
li sorcelti ricchi ». Contemporaneamente
viene negata a Ignazio Milone la liberi',
provvisoria.
DOMENICA 27
Fanfani si incontra con Saragat e La Malfa per discutere delle ulteriori possibilità
di un governo di centro--sinÌBlra quale quello quasi co-ncordalo, di fronte a cui Segni
si era ritratto all’idtimo momento : tale
possibilità, dopo la battuta d’arresto del
tentativo Tambroni, sussiste per i tre teaders, che del resto hanno dietro di sè Moro, il segretario, politico DC.
In Argentina si svolgono le elezioni; pare che i peronisti (fuori legge) voteranno
scheda bia-nca.
Continua la visita di Kruscev attraverso
la Francia, fra entusiasmi e polemiche;
clamorosa quella del canonico Kir, un .sacerdote cattolico, decano del Parlamento,
deputato di destra ma senza pregiudizi verso i russi, sindaco di Digione, ove contava
r'cevere l’ospite russo: l’alta gerarchia cattolica gliel’ha vietato; il Nunzio apostolico a Parigi si è allontanalo dalla Francia
in occas'one della visita -soviietica e n varie diocesi si è pregato per la « Chiesa dei
silenzio ».
LUNEDI’ 28
Macmillan incontra Eisenbower a Camp
David per -discnlere il piano rasiso per abolire le prove nucleari e accordarsi in vista
della conferenza al vertice.
Nelle elezioni argentine per il rinnovo
parziale della Camera, il governo Frondizl
— pur mantenendo nell’ins'eme la maggioranza — è stato sconfitto dalla massa
superiore al previsto di schede bianche peroniste e comuniste. Frondizi rappresenta,
non senza debolezze, il tentativo di mantenere un equilibrio democratico fra dirigisano e liberismo, nella economia argentina malconcia dopo il periodo peronista
ed esposta alla facile e sterile demagogia
comunista.
Marsiglia accoglie con entusiasmo Kruscev; a Digione il canonico Kir, sindaco
della città, è aUontanato per impedirgli di
scontrare il premier russo.
Giornata di sciopero dei negri, in SudAfrica, in segno di lutto per i sanguinosi
incidenti dei giorni scorsi. Lo sciopero, che
è stato pressocliè completo, è stato accompagnato da gravi tumulti, con morti, feriti,
in molte località. La jmlizia governativa ha
ripetutamente perquiiisito in varie città le
sedi del « Congresso nazionale africano »,
mentre il ministro della Giustizia ha presentato al Parlamento una legge per mettere al bando il Congresso e altre organizzazioni politiche indigene. Il governo pretende che i disordini sono stali causati da
negri ©he volevano punire i « crumiri ». La
situaziione permane grave.
VIARTEDI’ 29
A Camp David Eisenbower e Macmillan
concordano di proporre all’URSS una « sospens’one volontaria » per un anno, delle
esploaioni nucleari minori, mettendo a!
bando le altre, con controlli sicuri.
Kruscev a Reinis pronuncia un violento
diisrorso contro la Germania di Bonn ed
il suo rinascente militarismo.
In una località prossima al confine portoghese Franco incontra don Juan di Borbone, pretendenle al trono di Spagna: si
prepara una restaurazione monarebieu?
MERCOLEDÌ’ 30
Migliaia di negri convenuti da tutto il
paese manifestano a Città del Capo, chiedendo tra Faltro la liberazione dei 200
capi politici arrestati. All’O.N.U. intanto
si discute se le Nazioni Unite hanno voce
per intervenire; il delegato italiano è contrario; timore di danneggiare gli accordi
presi dal nostro governo con quello Sudafricano per l’accoglimento di lavoratori
italiani?
Unionisti, ricordate!
Domenica 3 aprile, ore 14.30
CONVEGNI GIOVANILI
Coppieri (Torre Pellice) e Ferrerò
2
pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
1 aprile 1960 — N. 14
Relifliosìtà e culti neirU.R.S.S.
Le conclusioni delV inchiesta condotta a Mosca
Quali sono le conclusioni di questa
brevissima inchiesta svolta a Mosca
sul problema della religiosità e dei
culti nell’Unione Sovietica? Qual’è
Tatteggiamento delle autorità civili e
aeila popolazione verso le vane cornuta i,a religiose?
Non credo si possa esprìmere un
giudizio ccirnpiessivo, vanno in ugual
iiusuid, per lune le religioni, pur esisienao un denominatore comune neliatteggiamento dello stato verso le
varie coniessiom. Esso si riassume
nelle parole delia Costituzione ; « La
chiesa neii'UHSS è separata dallo stato e la scuola dalla chiesa». Ossia,
vale per tutti il pnncipio della separazione delle cmese dalla struttura
statale. Le cniese sono « ospiti » nei
locali di culto cne appartengono allo
stato ed i ministri di culto devono
versare allo stato imposte proporzionate alle loro entrate, costitmte dai
coiiiribati volontari nei credenti. £
vale per tutti anche la separazione
uei bambini dalie chiese. I bambini
vengono tenuti lontani da qualsiasi
alleila iniiuenza ecclesiastica ed educati nelle scuole statali secondo principi ateistici. « L'istruzione religiosa
dei bambini e a cura dei genitori»;
questi sono stati i termini in cui si
sono e,spressi tutti i ministri di culto
elle no intervistato.
Ma oltre al denominatore comune
della separazione della chiesa dallo
stato e aei bambini dalla chiesa, l’atleggiamento delle autorità sovietiche
vana da religione a religione.
La chiesa ortodossa Ced il discorso
vale anche per i Vecchi Credenti) è
rientrata fra le braccia dello stato e a
ha ripreso la sua storica funzione di
« ancella dello stato », docile e servizievole.
Secoridci il marxismo, le religione è
r« oppio dei popoli » e durante la
guerra fu infatti usata dai sovietici
come anestetico contro il dolore e la
disperazione. Vi sono oggi nell'Unio
ne Sovietica più di ventimila chiese
ortodosse aperte ai fedeli; questo significa che le chiese ortodosse riaperte durante la guerra non sono più
state richiuse e continuano ad avere
una funzione nella farmacologia pomica, cervone a far stare conienti e
tranquilli milioni di vecchi fedeli ed
incrementano la produzione statale
di candele.
Lo stato sovietico non ha nulla da
temere dalla chiesa ortodossa. L’aspetto anacronistico dei suoi vecchi
popi la devozione servile delle anziane frequentatrici, che costituiscono
la.stragrande maggioranza dei fedeli,
segnano i limiti di questa chiesa, che
pare non eserciti alcun fascino sulle
nuove generazioni. E’ interessante no.
tare come ielemento ortodosso sia
stato incluso nella versione sovietica
della tradizione e cleU’epopea russa.
Ho assistito al Teatro Bolshoi ad
una magnifica rappresentazione del
« Principe Igor ». Il sipario del teatro
in rosso e oro. è di un suntucso broccato « sovietico », costellato di falci,
martelli e spighe di grano. Ma sulla
scena ondeggiava uno stendardo raffigurante una grande testa del Cristo
e nella coreografia, fra principi intre
pidi, principesse pazienti e danzatrici
tartare, facevano ottima figura i sacerdoti che tracciavano solennemente
nell’aria il segno della croce.
Anche per i Mussulmani non credo
esistano difficoltà. La loro vita religiosa è intimamente legata alle tradizioni ed alla cultura delle nazionalità a maggioranza mussulmana. I Mus.
sulmani dell’Unione Sovietica, quasi
tutti concentrati all’estremità meridionale del territorio, costituiscono
un potente anello di congiunzione col
mondo arabo.
Esiste un nesso logico fra le fiorenti
scuole coraniche di Taschkent e Buk
khara, i pellegrinaggi alla Mecca dei
mussulmani viventi in territorio sovietico ed i lavori della Diga di Assuan, compiuti da tecnici sovietici con
capitali sovietici.
Un attento osservatore cattolico che
vive da anni a Mosca ha confermato
le mie impressioni per quanto riguar
da la chiesa cattolica nell’Unione So
vietica: il problema del cattolicesi
mo vi è legato ai gruppi etnici dei
paesi baltici e dei territori ex-polacchi, e viene rigorosamente dimensionato entro l’ambitoi delle nazionalità,
tradizionalmente cattoliche. Le autorità sovietiche agiscono in modo da
impedire che l’influenza dei cattolicesimo si estenda oltre tali confini
etnici.
Per la chiesa cattolica il problema
dell’Unione Sovietica è soprattutto
quello di mantenere le posizioni esistenti. Partendo da queste premesse,
che l’osservatore cattolico ha definito « scoraggianti », ed accettando i limiti nazionali (invero difficili da ac
cettars per una religione «cattolica»),
la situazione della chiesa cattolica
nell’Unione Sovietica non è priva di
speranza.
L’atteggiamento delle autorità sovietiche verso i battisti (ed i movimenti a loro affini) e gli ebrei è più
apertamente polemico, se non ostile.
All’ultima riunione del Comitato
Centrale del Partito Comunista del
rURSS, il 10 gennaio, sono state additate ai militanti, quali correnti pericolose da combattere, la «predicazione religiosa » cui talvolta prestano
orecchio compiacente anche i giovani
ed il « cosmopolitismo ».
I movimenti come queilo battista
preoccupano.^ le autorità sovietiche,
perchè sfuggono alla loro' concezione
della religione come parte del patrimonio storico-culturale delle varie nazionalità. I battisti, che non sono legati ad alcuna particolare nazionalità, non rientrano in questo schema.
Inoltre, la semplicità dei loro luoghi
di culto, raustero coraggio con cui insegnano a sostenere e a difendere le
proprie convinzioni, l’enfasi sulla importanza assoluta dei valori morali e
lo spirito missionario che li anima,
trovano nella gioventù sovietica, educata all’austerità e al coraggio, una
eco profonda.
Sulla situazione degli ebrei nell’Unione Sovietica esistono ampie documentazioni. Le deportazioni e le esecuzioni, la liquidazione fisica dell’intellighenzia e la distruzione sistematica della cultura « jiddish » che caratterizzarono il periodo staliniano,
non avvengono più.
Tuttavia, come le chiese ortodosse
riaperte durante la guerra non furono più chiuse, così anche le misure
discriminatorie applicate in modo
violento contro gli ebrei ai tempi di
Stalin non sembra siano state revocate, ma pare continuino ad essere ap
Quest’anno comincerà a Mosca la costruzione di « palazzi
del matrimoni » in vista di dare
a queste cerimonie « una degna
cornice ». Il partito spera così
di impedire alle coppie di far
benedire il loro matrimonio dal.
la Chiesa. Un rito comunista,
accompagnato da musiche di
Ciaikowsky e Rachmaninov, sostituisce il rito della Chiesa ortodossa. A Leningrado una vecchia costruzione padronale, in
riva alla Neva, è già stata tra.
sformata in « palazzo dei mairimoni». Alti funzionari del partito hanno proceduto alla sua
inaugurazione, in sale decorate
con fasto. S.OE.P.I.
plicate in silenzio. Non vi sono ebrei
negli alti gradi dell’esercito, nell’amministrazione statale, della diplomazia e del partito. Ciò mi è stato confermato implicitamente a Mosca da
un intelligente osservatore comunista di un paese occidentale, che mi
esprimeva il suo rammarico per l’as
senza di elementi ebraici nei quadri
dirigenti dell’Unione Sovietica, ohe
veniva in tal modo privata del contributo di elementi utili.
D’altro lato non si sente parlare
di iniziative tendenti a far rifiorire
le istituzioni culturali e religiose della « nazionalità ebraica », distrutte
dallo stalinismo. Incidenti antisemiti
si sono verificati recentemente in varie località dell’Unione Sovietica, oltre che a Malachowka. E’ opinione
concorde di osservatori qualificati che
l’intensità e la frequenza delle manifestazioni di antisemitismo diminuirebbero qualora le autorità civili dimostra.ssero ufficialmente di disapprova,rle e si adoperassero per prevenirle intervenendo tempestivamente.
In questa situazione è logico che
nei giovani si risvegli un interesse
per le tradizioni religiose o fiorisca la
speranza di poter emigrare in Israele. Ma r atteggiamento dichiaratamente antisionista delle autorità sovietiche (che va anche messo in relazione con l’amicizia e la solidarietà
verso i paesi arabi) non incoraggia
certo questa speranza.
Lo stato sovietico cerca di tener ion
tani i cittadini, e soprattutto- la gio
ventù, da chiese e religioni con aue
metodi paralleli:
1) intensificando la propaganda per
l’ateismo, raccomandata agli attivisti
anche neU’ultima riunione del Comitato Centrale del Partito Comunista.
Il settembre scorso ha iniziato le pub
blicazio-ni la rivista « Scienza e Religione » edita dal Comitato per la Dii
fusione delle Dottrine Scientifiche e
Politiche, allo scopo di denunciare la
religione come in tutto simile alla
superstizione, alla magia e all’ignoranza. La Pravda del 6 dicembre e
rizvestia del 20 dicembre recano arti
coli tipici di questa propaganda.
2) ritualizzando spessci utilizzando
e incamerando vecchi temi religiosi,
lo feste e le funzioni civili. L’albero
di Natale, ad esempio, è stato sovietizzato. Non ho mai visto un albero
di Natale, o una Jolka come si dice
in russo, più grande e più splendente
di quello innalzato nel salone di San
Giorgio al Kremlino, che durante le
« vacanze d’inverno » è invaso dagli
scolaretti della città. Era un abete alto almeno venti metri, montato su
una grande piattaforma e carico di
gemme, scrmcntato da una stella rossa. Attorno vi giocavano e vi danza
vano allegri i bambini moscoviti, per
i quali erano anche stati allestiti balletti, giochi di prestigio, pantomine e
valigette colme di dolci. Una vera
i< Christmas Party ». Fuori, nelle strade coperte di neve, altri bimbi rincorrevano una grande slitta che trasportava un gigante ridente con una gran
barba bianca, vestito di panno ross3
bordato di pelliccia bianca: Papà Natale... no. Babbo Gelo, ha precisato
la mia interprete.
Ai giovani che si lamentavano per
chè la « registrazione ». o matrimonia
civile, era una formalità arida e deprimente. le autorità sovietiche han
no risposto inaugurando a Leningrado il Palazzo dei Matrimoni. I giornali « Trud » e « Russia Sovietica » il
3 novembre scorso descrivevano le
prime cerimonie solenni delle nozze
cavili con musica, discorsi, scambio
delle fedi e brindisi con champagne.
Sono stata al Mausoleo di Lenin e
Stalin. Alla luce fossa e mistica del
i interno, l’assoluta immobilità delle
sentinelle aveva qualcosa di ieratico
e lo snodarsi lento della lunga fila di
uomini, donne e bambini che passavano in silenzio e senza fermarsi aveva un ritmo processionale.
Concludendo, l’atteggiamento delle
autorità sovietiche verso le religioni
C'g^ è di riconoscerne resistenza nell’ambito del patrimonio storicoculturale delle varie nazionalità, pur continuando la propaganda in favore del.
l’ateismo.
Fa eccezione l’atteggiamento verso
gli ebrei ed i movimenti evangelici,
come quello dei Battisti.
Col nuovo clima distensivo che sì
va delineando nei rapporti fra oriente e occidente, è da sperare che anche
su costoro. Che con coraggio difendono le proprie convinzioni, si stenda
la tolleranza e la protezione delle autorità civili Tullia Zevi
Decima
Musa
UORFEO
Paroctìhi anni or eono, Jean Cocteau, oggi Accademico di Francia, spirito geniale
e fecondo, poeta, pittore, drammaturgo, romanziere, fu il regista di un « Orphée i:
moderno, accampato — è il caso di dirlo —
presso il quartiere parigino di Saint-Germain-des-Prés, la zona frequentata dagli
esistenzialisti e tVii circoli di j. P. Sartre.
Un capolavoro nel suo genere, ed anche In
senso assoluto. Lo spirito francese, fam'liare alle trasposizioni moderne dei miti
antichi ('pensiamo, per tutti, all’tcAmphitryon 38» deU’immortalc Giraudouxi, d
( ui indubbiamente Jean Cocteau è un rappresentante quanto mai fascinoiso, vi troyava una eua apoteosi. A conferma della quale, per diversi anni le « Amitiés Françaises ,) all’estero hanno messo la pellicola a
disposizione gratuita del pubblico amico.
Ed in realtà era difficile immaginare un
messaiggero meglio azzeccato del moderno
c-tire francese.
Oggi, la Francia migliore manda in giro,
per le sale cinematoigrafiohe del mondo intero, una nuova trasposizione del mito di
Orfeo, in chiave negra e sudamericana:
r«Orpiheu negro », con la firma di un Premio Nobel prematuramente sco'mparso, Albert Camus. La pellicola è a colori. E’
una delusione. Non per i colori, non per
:1 contorno delle Baccanti, che si agitanó
in un’atmosfera torbida da carnevale per
meticci e per gringos, c neppure per la trovata di far assomigliar l’infemo che ingoia Euridice ad una immensa centrale
elettrica, da cui part'rà la mortale scintilla
che afferrerà per sempre l’anima della terrorizzata fanciulla; ma proprio per una
imprecisa e insincera sovrapposizione di
molivi moderni al m'to antico, di elementi volutamente fittizi al genuino candore
della favola classica. La trasposizione qui,
è esagerata, è spesso falsa, è grottesca. La
Voce di Euridice è quella di una sconcia
megera che funge da medium, il viaggio
di Orfeo all’inferno è una visita ad una di
quelle sette religiose che hanno cittaidinanza stabile fra gli psicopatici, rorrore di Euridice per l’inferno è destato in lei da una
masohera carnevalesca che ha i contorni di
uno scheletro (orrore inverosimile appunto perchè situato in tempo di carnevale),
la morte del poeta e cantore è banale e illogica (un piede in fallo e giù dal precipi
z;o, con il corpo esamine della fanciulla
tra le braccia). Questo « Orpheu » di Camus è più vicino a Dracula, ai vampiri,
che alla serenità elleni'Ca, o ai problemi
spirituali dell’uomo moderno (ammesso
ohe ne abbia!) Non si scava nell’intimo di
una co'scienza umana sbattendole in faccia,
all’imiprovv-iso, un riflettore a luce verde.
Non si crea l’attesa spasmodica dell’oltretomba percorrendo a grande velocità una
lunga galleria illuminata al neon rosso:
la mente vi evoca soltanto le gallerie degli orrori dei baracconi da fiera.
Perchè questo « Orpheu » è, appunto, un
Orfeo da carnevale e da fiera. L’immaginazione umana è assai più sottile e più profonda di queste visioni abbacinanti.
Mascherino
Casa Valdese
dì Vallecrosìa
Vi segnaliamo il nostro progranuna di
attività per i bambini ed i cadetti, raccomandando di scrivere anche a coloro <-he
avessero a voce fatto richieste:
COLO'NIE MARINE (6-12 anni)
5-30 giugno : turno misto : posti 50
1-25 luglio: turno misto: posti 50
Avremo inoltre: turno Riv; colonia Ticiino; 3.a e 4.a colonia ginevrina.
CAMPO CADETTE: (13-16 anni)
1-25 luglio: posti 20
Iscrizione L. 1.000; quota g'ornaliera 6.50
CAMPO CADETTI: (13-16 anni)
18 agosto - 10 settembre: 20 posti
Alla domanda unire j seguenti documenti: pagella sanitaria per l’inoltro in colonia, oppure certificati vaccinaz’oni : vaiolo,
difterico, tifo, polio. Dichiarazione medica.
Gli stessi documenti sono necessari jicr i
cain'-'i degl' adolescenti.
La quota di colonia è di L. 1.003 di iscri.
zione più una offerta giornaliera libera (ed
equa).
Indirizzate le domande a: DIREZIONE
DELLA CA.SA VALDESE, Vallecrosin (Imperia).
N. B. — Le iscrizioni non si considerano
definitive fin tanto che non abb aino la ilocumentazioue relativa.
I lettori ci scrivono
L’improi/visazioni!
Caro Direttore,
mi è spiaciuto trovare sull’Eco il giudizio
su « La dolce vita » che Mascherino ha dato facendolo seguire daUa confessione di
non aver nemmeno visto il film! Come si
può dare un giudizio critico su una cosa
. emmeno vista?
Allora si potrebbe anche — ma sempre
con quale serietà critica? — recens’re un
libro senza averlo letto, descrivere una fittà senza esserci andati, giudicare una persona senza averla conosciuta, dare dal'
scientifici senza averli sper-mentati ecc.
.. fino all’infinito.
A me che ho visto il film, senza cavarne
gran che, avrebbe interessato l’opinione di
una persona competente su un giornale i-lie
mi ispira fiducia. Ma in queste condiziona..
Evidentemente la cronaca 'dei fiim non
è una preoccupazione essenziale della ni;slra stampa eccieisiastica e quindi il mio appunto non è di così grande importanza,
però mi pare ohe il caso rientri nella quest'one delia improvvisazione che sta diventando un po’ un flagello di cui ci rammariihiamo molto, anche se poi, noi, perenni
e a volle pazienti lettori e uditori, non lo
facciauio sempre notare ai nostri scr'ttori e
parlatori, per buona educazione forse...
Mi scusi mo'lto.
B. Subilia
Judas, rhomme libre
Le récit de Vonction à Béthanie (l) révèle la distance, que Judas a
prise vis-à-vis de Jésus, et comment
il est déjà sorti de sa vocation apostolique (2). En oignant les pieds de
Jésus d’un parfum de nard pur, qui
était de grand prix, et dont l’odeur
1 emplira toute la maison, Marie devance les apôtres. Elle fait ce qu’ils
feront après Pâques, quami ils rempliront le monde de la bonne odeur
de l’Evangile. C’est pourquoi Jésus
loue sans réserve la folle prodigalité
de cette femme qui glorifie ainsi la
mort prochaine de son Seigneur.
Mais Judas, qu’une telle action devrait réjouir, s’en irrite: ” Pourquoi
dilapider tant d’argent alors qu’il y
a tant de pauvres? Il disait cela, non
qu’il se souciât des pauvres, mais
parce qu’il était voleur et que, tenant
lu bourse, il prenait ce qu’on y mettait ”. Ainsi, au moment où son
maître est glorifié. Judas désapprouve. Ce n’est ni à Jésus ni aux pauvres qu’il pense, c’est à lui-même,
au profit sérieux qu’il eût tiré de ce
parfum si sottement répamlu! Cer
tes, il ne refuse pas encore de suivre
Jésus. Toutefois, il y met une condition: qu’en servant son maître, il
puisse se servir lui-même! Dès lors.
Judas est sur la pente de la trahison.
En voulant .sauvegarder ses intérêts,
préserver sa liberté, sauver .sa vie, d
.se perdra toute entier.
Et Jésus laisse cet homme .se libérer, se dégager des liens de .sa vocation; il le laisse être sage à ses propres yeux, n’en faire qu’à .sa tête...
En vérité, jamais homme ne fut plus
libre que Judas! Pas question ici de
invoquer je ne sais quelle fatalité et
de faire de cet homme un irresponsable. Judas a choisi la liberté, celle de contredire son maîtie, d’échapper à son pouvoir, la liberté de se
perdre.
Voilà pourquoi cet homme si libre
est le moins libéré des hommes. A
Béthanie, nous l’avons vu incapable
de penser à autre chose que lui-même et déjà devenu la proie de l’argent; et bientôt nous le verrons tellement libéré de Jésus qu’il tombera au pouvoir de Satan. Judas, l’hom
me que Dieu laisse fuir sans jamais
l’arrêter, même au bord du suicide..
Parlant de ses disciples à son Père, Jésus dira: ” Je les ai préservés,
et aucun d’eux ne s’est perdu, sinon
le fils de perdition...” (3). Mais il
ajoute: « ...afin que l’Ecriture fût
accomplie ».
Ainsi, cette terrible liberté, cette
infernale possibilité de se perdre
était prévue, elle était même contenue dans le plan de salut de Dieu!
’’ O profoiuleiir de la richesse et de
la sagesse et de la connaissance de
Dieu! Que ses jugements sont impénétrables et ses voies incompréhensibles! ”.
Qui eût jamais imaginé qu’en se
perdant, le fils de perdition n’abolissait pas, mais accomplissait l’Ecriture? Edmond .leanneret
(U Evangile de Jean, ch. 12, v. 1 à 8.
(2) Voir à ce propos Karl Barlh: Dogmatique II, p. 457 et suivantes.
(3) Evangile de Jean, ch. 17, v. 12.
(La Vie Protestante)
Come siamo
noi valdesi?
Ecco la domanda alla quale nessuno ha
voluto o non ha saputo dare una rispo.sla,
confesso che rarticolo mi era sfuggito una
prima volta, ma ora il titolo e l’arliiolo
che lo segue, mi spinge a dare la mia mo
desta spiegazione al riguardo, in tutta sinlerità d: coscienza.
Noi Valdesi siamo un popolo abitante
iieile Valli del Pellice e dei Chisone, di
religione Evangelica, e credo appunto che
la do'mamda si riferisca alla nostra fede,
diamo n apparenza un popolo freddo, ma
sotto questa freddezza 'Si nasconde un desiderio di vita sipirituale più abbondante,
elle non possiamo trovare nella no.stra
cli.esa, e elle ci sipimge a cercare altrove
quello ohe il nostro cuore desidera andenlementc, ma ohe per una ragione che in
sfugge non viene tollerato nella nostra comunità, la quale so'Stituisee questa vita spirituale con ogni sorta di attività iinwio
utili si imalerialmenle ma non 'spiritual
niente, ciò che sarebbe di più grande importanza. Cosi noi Valdesi ci accontenlia1110 di glor.arci del nòstro passalo eroico:
« 1 nostri padri » ma non pensiamo elle il
passalo glorioso dei padri non 'salva i figli. Così siamo ora noi Valdesi, un po'iiolo
dal co'.'io duro che non sa piegarsi al voli-re
di D.o, la nostra feide è debole e vai-iilante.
Come siamo noi Valdesi? come tuli' gli
altri; mescolali tra la folla non sappiamo
più farci distinguere come il popolo della
Bibbia, perchè non la leggiamo più la nostra Bibbia.
Siamo diventati bestemimiaiori, intolleranti della verità, ricercatori di ogni distrazione mondana per stordire la nostra
co'sc enza dal rimorso di una esistenza vana.
Ma coirne dissi più soipra a d ispetlo d.
lutto ciò ci sono dei cuori che palpitano
per una continua speranza in un domani
migliore, che vorremmo noi Valdesi trovare nella nostra chiesa senza dover andare a cercar altrove.
E questo lo potremmo ottenere sollani-i
con la preghiera e con la fede, lutti unii'
in un medesimo sentimento di amor fraterno in i-omunione con Dio.
emmebi
Una rettifica
Col nostro precedente art. apparso sul
n. 12 del 18 marzo u. s. abbiamo sfondalo
un uscio aperto, per il fatto che lo scrivente
non era a conoscenza, che esisteva un precedente, che rende inutile O'gni discussione
in merito a questo prowe'dimento. Ecco
il fatto:
Nel 1946 il Co'nc’istoro della Comunità
di Genova eleggeva onorario un ex anziano
e per di più, viice Presidente del Consiglio,
il quale rimase in carica fino alla sua morte avvenuta nel 1956.
Ora dato che la Ven. Tavola tollerò durante due lustri il fatto co'mp’uto di questa
innovazione, la questione è superata, ciò
significa che qualunque Concstoro è libero
di valersi di questa facoltà, senza chiedere
la conferma del Sinodo.
E questo sia euiggel ch’ogn’uomo sganni !
John
3
N. 14 — 1 aprile 1960
LïæO DELLE VALU VALDESI
pag
I cattolici italiani fra socialisti e cardinali
In margine
alla crisi di governo
u Questo matrimonio non s’ha da fare... »,
scrivevamo in gennaio, dopo i fulmini che
i (cardinali Ottaviani e Siri, il direttore de
L’Osservatore Romano, il Prof. Gedda e
varie alte personalità cattoliche avevano
lanciato contro ogni incauto tentativo di
« apertura a sinistra ». Niente da fare, fra
i cattolici e le sinistre (« non democratiche »?) non ci può essere nulla in comune;
e giù citazioni di encicliche. Poi, in fehItraio, la crisi del governo Segni, caduto
in parte per la sfiducia dei liberali sulla
politica estera. Laboriose trattative con il
PSDI e il FRI che sembravano ormai con
eluse — con la quasi certa costituzione di
un governo a tre di centro-sinistra — quan
do, fulmine a ciel quasi sereno. Segni ri
nimcia al tentativo e al mandato. L’Espres
so (27 marzo) illustra chiaramente le pres
sioni che all’ultimo momento Segni ha su
hito da parte della destra vaticana e di
(tuella economica, e a cui non ha sapute
resistere. Quindi le dimissioni, e susseguente incarico a Tambroni di costituire
un governo d’affari, che mandi innanzi la
più urgente amministrazione (soprattutto
l’approvazione dei bilanci).
« Ha vinto il cardinale », intitola L’Espresso, e si tratta del Cardinale Siri, presidente della Conferenza episcopale italiana, di quell’episcopato che in queste
settimane ha fatto colare fiumi d’inchiostro contro le aperture a sinistra. E il vinto, ma con onore, è Aldo Moro, il segretario DC che a partire dal Congresso di
Firenze ha condotto un’opera paziente e
difficile per tentare appunto una ragionevole e molto modesta apertura a sinistra:
la cosa pareva quasi essergli riuscita, quando la debolezza o la poca convinzione di
Segni ha buttato tutto all’aria. Ora Tambroni tenta un monocolore che raccoglie
esponenti di tutte le correnti DC; ma non
è ancora affatto sicuro che esso ottenga la
fiducia della maggioranza in Parlamento;
e mentre sarebbe molto comprensibile la
sfiducia delle sinistre, sarebbe piuttosto
grottesco che vivesse con l’appoggio dei
neofascisti un governo presieduto da un
uomo che al Congresso di Firenze si era
mostrato nettamente «a sinistra»: sarebbe un segno rinnovato e desolante della
confusione che domina sempre più sovrana
la nostra scena politica. Qualora il governo non ottenesse la fiducia, non resterebbe — pare — altra alternativa che lo scioglimento anticipato del Parlamento. Contrastano i pareri sull’opportunità o meno
di questa possibilità: da una parte si fa
notare che questo immobilizzerebbe ulteriormente la vita nazionale, dall’altra si
spera che una nuova decisione elettorale
possa rinnovare profondamente e salutarmente la nostra scena politica.
In ogni caso, una cosa appare chiara:
clic la crisi di governo, se riflette una crisi
di tutta la nazione, rispecchia soprattutto
una crisi profonda della DC. Fermenti coalanti di crisi, nel grande partito cattolico, ce ne sono, e gravi. Anzitutto il fatto
die è un partito a molte facce: volendo
essere interclassista, abbraccia le posizioni
più diverse, da una sinistra ad una destra
molto marcate, attraverso tutta una gamma di sfumature che fanno pensare alla
rosa dei venti; questo fenomeno non è
assente in alcun partito attuale, ma è esasperato nella DC proprio dalla sua volontà
di abbracciare lutto l’elettorato cattolico.
E qui si inserisce il secondo grave fermen
10 di crisi: la non-laicità del partito, il
«no essere legato agli ordini di una scuderia che ha i crismi dell’ispirata e infallibile Autorità: dopo De Gasperi, che aveva
lottato contro l’invadenza clericale, il processo di involuzione della DC a partito di
stretta obbedienza vaticana non ha avuto
soste (l’ostacolo Fanfani era stato rimosso i, e ha segnato un ulteriore successo con
11 gran rifiuto di Segni (che tra l’altro
avrebbe davvero potuto evitare di usare —
a detta dei cronisti — le ben altrimenti
gravi parole: Transeat a me calix iste...).
Ma sta pure maturando un atteggiamento
più libero, che l’attuale battuta d’arresto
non potrà indefinitamente bloccare. Non è
senza significato che Fanfani sia dopo mesi uscito dal riserbo, per incontrarsi domenica con Saragat e La Malfa discutendo
con loro delle ulteriori possibilità di un
tripartito, ed è sperabile che Moro non rinunci alla lotta.
Affinchè tuttavia non si abbia l’impressione che questa crisi interna della DC
si limiti alle alte sfere e ai grandi nomi,
citiamo due documenti della... « base ».
Anzitutto la lettera di un ex-militante di
Azione Cattolica allo « Specchio dei tempi » de I.a Stampa (18 marzo; il 22 compariva un’altra lettera simile):
Anche in questa crisi, come in quella
precedente, certi giornali e dirigenti di
Azione Cattolica brillano per la loro op
posizione a qualsiasi anche minima aper
tura a sinistra. Da 40 anni militante nel
VA. C. proprio per questo non ho più rin
novato la tessera e vorrei da queste colonne rinnovare un’accorata protesta contro
quest’atteggiamento dei miei ex-rappresen
uova pasquali
OUPER
la qualità
nella convenienza
tanti, oltretutto in contrasto con t*opinione degli iscritti che per il 90% sono modesti lavoratori e quindi tutt'altro che
conservatori. E vorrei anche, da buon cattolico quale mi sento, affermare una volta
per tutte di fronte alVopinione pubblica
che quei giornali e quei dirigenti non rappresentano, come forse si crede, tutti i
cattolici ma bensì la piccola parte e la
più retriva.
La grande massa dei cattolici, proprio
perchè cristiana, sente come e più degli
altri Vansia dei problemi di giustizia sociale e sente anche V altro grande problema
del nostro tempo che quei dirigenti sembrano dimenticare: e cioè che se è vero
che il comuniSmo e il marxismo sono dottrine da condannare è ancor più vero che
i milioni di comunisti e socialisti in buona fede sono pur sempre anime da ricuperare con qualsiasi mezzo; compreso quin
di quell*incontro■ o **apertura** che in questo momento è forse l’unico adatto. E che
Iddio ci illumini tutti!
Giuseppe Scattrali.
Il secondo documento è il fascicolo di
marzo de II Gallo, il mensile cattolico indipendente di Genova (proprio la diocesi
del card. Siri!). Varrebbe la pena di citarlo tutto, a cominciare dal corsivo editoriale ad appassionata difesa della « unità
nella diversità»:
Dire, per esempio, a proposito dei cattolici impegnati nella politica, ’’comunistelli di sacrestia” o ’’liberistucci di sacrestia”, è già intervenire con una suggestione di ordine religioso — l’eresia comunistai l’eresia liberale •— contro uomini
che qualunque scelta facciano (in questa
Italia e in questa civiltà occidentale, che
si muovono con moto pendolare tra un
liberismo che non è più attuabile nelle sue
linee pure, ed un dirigismo che entra dalla finestra quando è cacciato dalla porta)
possono essere accusati con troppa facilità
di essere degli ingenui e di ’’fare il gioco”
dell’una o dell’altra eresia, mentre il campo di battaglia economico non offre altre
alternative, e la dottrina della Chiesa non
può offrirne una terza, a meno che si pretenda dalla dottrina della Chiesa anche la
formulazione di un dogma economistico.
Anche in questo campo è molto vero
che chi semina vento raccoglie tempesta.
E il vento delle semisqualifiche pseudoreligiose, propinate a taluni uomini politici,
o a talune correnti, per costringere in una
non indispensabile unità partitica (sottolineamo noi, n.d.r.) e perfino di tendenza i
cattolici italiani, ha indubbiamente favorito l’incancrenirsi di un costume che ha
portato ai dissensi, alle imboscate e alle
squalifiche reciproche, alle quali ci fanno
assistere in questi giorni i cattolici siciliani.
I cattolici italiani del continente, d’altra
parte, hanno abbastanza buone ragioni per
guardarsi con qualche attenzione nello
specchio dell’isola.
Queste parole, scritte al principio di
marzo, sono più vive e attuali che mai,
oggi. Il fascicolo contiene pure tra Taltro
una penetrante analisi delPintegrismo cattolico, dovuta a Nando Fabro (ne riportiamo qui accanto la fine), acute note sul
viaggio di GroncJii e la distensione, sulla
caduta del governo Segni, sulla cronaca
del mese; e citiamo ancora questo corsivo:
Noi non sappiamo se i cattolici italiani
arriveranno mai ad una reale libertà di
scelta politica; non pochi già ci sono arrivati; ma la situazione è tale che molti non
sono liberi affatto, con le conseguenze che
sono sotto gli occhi di tutti. Ai cattolici
americani —> che si affidano soprattutto alla libertà civile e politica, anziché all’integrismo e alla coercizione materiale e spirituale, per annunziare il Regno di Dio
al prossimo — auguriamo di cuore che
almeno negli USA la teologia rimanga
teologia, e la politica rimanga politica, anche allora che la vita pratica si muove su
quel terreno delle ’’materie miste” dove
la tentazione degli ’’impasticciati” si fa
particolarmente sensibile e seducente. Un
partito politico confessionale americano sarebbe oggi una delle sventure più serie
che potesse toccare alla cristianità contemporanea.
Rifiuto di un partito, confessionale, necessità di una pluralità di partiti, sforzo
costante di « apertura » verso tutti, senza
opposizioni precoiuette, umiltà e serietà
d’impegno: non è rallegrante notare come
queste espressioni cattoliche sono all’unisono con quelle che possiamo trovare sulla stampa protestante, ad es. in un articolo (che riportiamo in questa pagina)
comparso su Protestantesimo nell’autunno
1957? Una volta ancora affermiamo che
nei cattolici come quelli che abbiamo citali è riposta la speranza di un rinnovamento del nostro cattolicesimo politico, e
cosi di tutta la Nazione. A noi di sentirci
fraternamente impegnati con loro. red.
INTEGRISTI
e non integristi
L’integrista cattolico, conservatone
c progressista che sia, porta entro di
sè. irresistibile, come ogni integrista
ai altra ideologia, la tendenza a condannare o almeno a squalificare il cat.,
lolico che non la pensa come lui, e
che non sceglie come lui. Non tanto
nel campo delle formulazioni definite
della verità e della dottrina, quanto
nel campo dell’opinabile e del compor.
lamento pratico, e cioè là dove la dotirina stessa della Chiesa ammette la
diversità delle opinioni e delle deten
minazioni. Che poi l’integrismo di tim.
bro progressista abbia avuto generalmeme poco rilievo e poca fortuna, nel
ta vita ueiia cattolicità, specialmente
a partire dalia Rivoluzione Francese
a vantaggio delFintegrismo conservatore, dipende da un fenomeno di ordine più generale, che riguarda il comportamento della cattolicità nel complesso-, di fronte alle rapide e profonae mutazioni sociali, politiche ed eco
nemiche di questi ultimi due secoli;
e questo fenomeno, che è molto legato, a mio avviso, almeno sul piano
psicologico, a quello della « apostasia
delle masse », richiederebbe un discor
so a parte, che non è qui il caso di
neppur cominciare.
E' inoltre da rilevare che l’integrismo cattolico, psr molteplici cause e
ragioni di ordine storico, ha trovato
il modo di vigoreggiare, e ancora vigoreggia specialmente nelle nazioni
europee, e più particolarmente nelle
nazioni neolatine. Negli Stati Uniti
d’America, ad esempio, un fenomeno
integrista come quello del senatore
Mac Carty. e della « caccia alle streghe » ( le streghe ; cioè tutte le creatu re da esorcizzare perchè non cattoli
che, o cattoliche non secondo i punti
di vista del senatore), è stato circoscritto fin dal suo sorgere, e se ha
fatto un po’ di chiasso, non ha avuto
un sèguito effettivo. Nelle nazioni neo.
latine — in ordine, seguendo l’intensità del fenomeno: la Spagna, il Portogallo, l’Italia, e perfino la Francia
Pluralismo o non pluralismo politico
Sul N. 51 di Comunità (luglio 1957) l’On.
Lelio Basso ha scritto un articolo interessante — I cattolici e la democrazia, — che
assume un particolare rilievo di attualità
non solo nei riguardi della discussa possibilità di dialogo tra cattolici e socialisti,
ma in vista delle ormai non molto dilazionabili elezioni politiche italiane.
Premesso che per lui il marxismo ha « il
senso di un’interpretazione del processo
storico e di uno strumento di lotta politica, ma non di visione totale della vita » e
riconosciuto che per contro il cattolicesimo è una religione che implica una determinata concezione del mondo, l’On. Basso
pone il problema se questa concezione unitaria sul terreno teologico-ecclesiastico debba avere dei riflessi unitari anche sul terreno politico, se cioè i cattolici, per restare
tali, debbano necessariamente raggrupparsi
in un unico partito confessionale. E ritiene di poter risolvere la questione per la
negativa. « Se fosse vero che la religione
cattolica obbliga i fedeli ad ubbidire alla
autorità ecclesiastica anche in materia politica ed elettorale, si dovrebbe necessariamente sventuratamente concludere che
la religione cattolica è incompatibile con
un regime democratico ». Anche se tutte
le dichiarazioni ufficiali del Pontificato e
dell’Episcopato e tutti i fatti che si svolgono nel nostro paese, portano a pensare
che la Chiesa cattolica neghi ai cattolici
« la maturità democratica, cioè la capacità
di scegliere liberamente il proprio partito,
i propri rappresentanti, il proprio indiriz
zo politico » e tenda a istituire un « po
tere temporale indiretto », cioè « una so
vranità pontificia sullo stato italiano eser
citata attraverso la mediazione di un par
tito politico », pur tuttavia bisogna « af
frontare il mito dell’unità dei cattolici in
un solo partito », in quanto rappresenta
(I uno degli ostacoli più gravi sulla via
dello sviluppo democratico italiano. Non
mi nascondo la gravità del compito: battersi contro l’unità politica dei cattolici
significa battersi contro le direttive politiche della Chiesa, almeno per quanto riguarda l’Italia (in Francia invece e in
altri paesi è ammesso il pluralismo, e ciò
significa che, almeno per quanto riguarda
i principi, neppure la Chiesa nega la validità dell’autonomia e della libera scelta
del cattolico) ».
Basso cioè non ignora la distinzione cattolica fra la tesi e l’ipotesi: la Chiesa tende
alla tesi, cioè alla società a forma teocratica, però se incontra resistenza « riconosce la necessità di adattarsi alle condizio
ni reali della società in cui opera, che
rappresentano l’ipotesi ». E’ necessario
quindi rafforzare questa « ipotesi », « organizzare questa spinta laica e democratica
nella società civile », nella consapevolezza
che nel mondo cattolico stesso vi sono dei
movimenti marginali ma non per questo
meno significativi, in cui il dibattito « sui
limiti dei doveri di ubbidienza è aperto »
per « rivendicare l’autonomia politica dei
cattolici ».
L’On. Basso aveva già scritto precedentemente due articoli sullo stesso argomento, suH’Auanii.^ dell’8 marzo e sul Mondo
del 30 aprile: e gli era stato rimproverato
il suo utopismo di « attendere dai cattolici
la realizzazione dello stato laico », pretendendo il loro sganciamento dagli insegnamenti della Chiesa. Basso risponde:
« non pretendo certo che il cattolico si dimentichi di essere tale nel momento in cui
adempie alle sue funzioni di cittadino.
Chiedo però che egli le adempia da cittadino di uno Stato democratico, cioè da cittadino sovrano, assumendo personalmente
la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie decisioni, che si ispireranno indubbiamente alla sua concezione cattolica
ma senza bisogno che altri gli ordini come deve agire, volare, scegliere ».
Pur senza disconoscere l’efficacia tattica
della posizione del deputato socialista nella contingenza politica italiana, vi è da
domandarsi se egli non chieda ai cattolici
questa impossibilità: di attuare una politica di ispirazione cattolica, ma incarnata
in un’etica di personalismo e di libertà di
ispirazione protestante.
E’ chiaro infatti che per i cristiani delle
due confessioni la fede non può non imprimere la sua impronta anche nel settore
politico della vita: quando questa impronta manca vuol dire che essi hanno persa
la loro connotazione cristiana specifica e
si sono assimilali a tutti gli altri cittadini
senza più distinguersene in nessun modo.
Soltanto che il cattolico in politica non
potrà dimenticare le sue impostazioni fondamentali, che tra l’altro gli additano la
Chiesa e il suo Magistero come la norma
próxima, sicura e autorevole, della sua
fede e della sua elica, e le soluzioni da
esso indicate come rivestile di un crisma
di indiscutihilità, sottratte per divina investitura alla discutibilità delle umane opinioni, quasi che la redenzione abbia prodotto anche sul piano storico il superamento della condizione attuale deH’uonio e la
anticipazione della sua condizione finale,
cosi che egli possa fruire fin d’ora della
evidenza e della, visione della verità: una
delle conseguenze di questa impostazione
è che non si dà diritto di esistenza all’opinione degli altri, all'« eresia » in campo
religioso, al partito diverso in campo politico. Il protestante si riferirà a impostazioni altrettanto fondamentali .sue proprie,
secondo cui il gioco della storia non è
ancora finito e le carte non sono tutte scoperte, la redenzione è reale ma non è
evidente, il giudizio ultimo tra la verità
e l’errore, la giustizia e l’ingiustizia degli uomini non è stato ancora pronunziato
nè può essere anticipato, neppure per incarico e per competenza di una gerarchia
ecclesiastica, e perciò il compilo dell’uomo cristiano richiede senso critico, discernimento e responsabilità ed è sempre esposto in tutti i suoi aspetti alla relatività, alla provvisorietà, alla correggibililà degli
umani atteggiamenti. Questo significa che
non possono esservi soluzioni puramente
cristiane ai problemi politici che travagliano la società, non può esistere un partito
cristiano : e che è possibile e inevitabile e
anzi feconda e stimolante la pluralità delle
soluzioni, la cui espressione è la pluralità
dei parliti. L’unità fondamentale della fede
non esclude ma implica la possibilità di
soluzioni diverse ai problemi concreti che
della fede sono espressione, sempre che
naturalmente queste soluzioni siano traduzione e non tradimento dei presupposti
della fede. In quanto l’unità è in Cristo,
non si traduce necessariamente in uniformità di concezioni teologiche, di atteggiamenti e di soluzioni concernenti l’etica sociale e la tecnica politica, perchè se queste concezioni, questi atteggiamenti e queste soluzioni porteranno tutte l’impronta
della origine da cui derivano, non potranno fare a meno di portare anche l’impronta delle inadeguatezze, degli erramenli e delle infedeltà degli uomini che tentano di pensare e di attuare la loro fede
in Cristo in mezzo alla disorientante complessità del reale.
Come ha scritto Ph. Maury, il segretario
universale della Federazione Cristiana Studenti, in un notevole articolo apparso sul
numero di luglio-settembre 1957 di Christianisme Social, tutto questo significa tra
l’altro che non possiamo « identificare nel
nostro spirito nessuna potenza o ideologia
politica con la causa di Gesù Cristo e lottare contro le potenze o le ideologie rivali come interamente malvagie... Dobbiamo sempre rimanere pronti a ricevere da
Dio delle nuove esigenze e a riconoscere i
nostri errori. Non ci è permes.sa nessuna
buona coscienza ».
« In altri termini, dobbiamo semjtre riconoscere la relatività delle nostre opzioni,
sapere che nessuna causa umana, per quanto nobile possa essere, è identica al bene,
alla volontà di Dio nella sua pienezza e
nella sua perfezione. Ogni crociata ci è
interdetta, anche perchè nessuna causa
umana, per quanto orribile possa apparirci, può essere identificata con la potenza
del Diavolo » (p. 540).
L’ampiezza e la complessità del dibattito
politico odierno richiedono fra cristiani
posti in aree politiche diverse una consultazione continua su scala ecumenica,
onde correggere a vicenda i propri assolutismi e studiare insieme, tenendo conto di
tutti gli elementi della situazione, le vie
di ubbidienza alla volontà di Dio di fronte
all’urgenza dell’impegno politico e alla necessità di esercitare un ministero di riconciliazione fra le tendenze avverse, S.
(Protestantesimo 3/1957, p. 135 ss.)
Per Agadir
P. Peyrot (Torre Pellice) 2.000; Clementina Arnoul (Berlol - Angrogna) 500; Tomasini (Torre Pellice) 1.000.
— lo .stato d’animo della « caccia alle
streghe » è invece abbastanza diffuso
e va dagli stessi integristi assoluti
che vogliono lo stato cattolico per tut
ti. il partito cattolico, la scuola cat
tòiica, la televisione cattolica e, al li
mito, le stiade cattoliche e le scarpe
cattoliche, agli integristi mitigati che
scoprono l’ispirazione della strega in
ogni starnuto laicista, e vogliono per
forza l’imità dei cattolici anche nel
campo dell’opinabile, forzando in qual,
che modo la realtà della vita, e provocando, quasi sempre, divisioni anche più accese e insanabili.
D’altra parte Tintegrismo cristiano
è nato — si può dire — con la cristianità stessa, e se oggi prende maggior
risalto sul piano sociale, politico ed
economico, è da riconoscere che ha
dato la prima evidente prova di sè,
per tutt’altre ragioni, fin dal primo
Concilio Ecumenico, Fanno 50, a Gerusalemme. E forse la cristianità —
che non può non condividere le sorti
della comunità umana presa nel suo
complesso — non ne andrà mai indenne; e altra risorsa non rimane al
cristiano non integrista, se non quella di approfondire e rendere più pra
ticamente viva e operante la propria
unione col Cristo, e continuare sere
namsnte il dialogo con i fratelli integristi, come con qualunque altra fratello, di qualunque fede e opinione,
pregando il buon Dio di tenergli una
mano sul capo, quando le squalifiche
gli piovono sulle spalle, dall’accusa
polemica, all’epiteto ironico, al sorriso di paternalistica indulgenza.
Nando Fabro
(Il Gallo, 10 marzo 1960)
Novità alla Claudiana
SANTE U. BARBIERI: Una strana
stirpe di audaci, pp. 168, 6 Ulustr.
fuori testo, L. 600. La storia delle
origini del metodismo.
Sii fedele. La Claudiana ha preparato, per le prossime confermazioni,
un elegante opuscolo illustrato do
dicato ai catecumeni. Lo raccoman
diamo vivamente alle chiese. 16 pp.,
L. 65.
Non chiesero nulla ...
Unione delle Madri. (Ferrerò) 2.500; N.
N. (Massello) 4.000; « L’amor fraterno continui fra voi» (Torre PelFce) 1.000; «Pòrtale i pesi gli uni degli altri » (Torre Pellicej l.OCO; Una lettrice napoletana 1.000;
Stefano Peyrot (Torre Pòllice) 1.000; Un
veet'hio opera’o della RIV (Villar Perosa)
2.000; « Se un metnihro (Soffre, tutte le meni,
bra soffrono con lui» 1 Cor. 12: 26 (Prarost'no) 22.0CO; E. E. A. (Ivrea) 2.500; A.
e M. (Ivrea) 5.000.
La famiglia della compianta
Maria Rostaing Ribet
ringrazia commossa quanti hanno
preso parte al suo dolore; il pastore
Luigi Marauda, i vicini di casa, ed
in modo particolare il Dr. Peyrot e
la sig.ra Elisa Long Sciarrone che tan
to si sono prodigati durante la malattia della loro cara.
Masselli, 27-3-1960
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4
pag. 4
L’EGO DELLE tALLI VALDESI
1 aprile 1960 — N. 14
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PRAMOLLO
La domenica 27 marzo abbiamo ricevuto
la graditissima visita dei giovani della
Filodrammatica e di alcuni Unionisti di
Prarostino. Li accompagnava il loro Pastore Sig. G. Peyrot. Essi ci hanno successivamente presentato, con grande abilità e
fine tatto, una commedia brillante ed una
molto divertente e gustosa farsa. Il pubblico, accorso numeroso, ha apprezzato
molto la bella recita ed ha più volte applaudito a scena aperta i bravi artisti.
Terminata la recita un simpatico trattenimento ha riunito insieme per alcuni momenti i giovani Prarostinesi e i giovani
Pramollini. Il tempo, ahimè, è trascorso
molto veloce e l’ora della partenza dei
graditi ospiti è giunta troppo presto. I giovani si sono separati con rincrescimento,
ripromettendosi però di ritrovarsi al più
presto, onde approfondire i legami di fraternità e di amicizia stretti. Speriamo che
ciò possa avvenire molto prossimamente.
Intanto rinnoviamo ai graditi ospiti il
nostro più sincero ringraziamento per la
gioia portataci e per il bel pomeriggio offertoci.
Un piccolo grazioso fiore è sbocciato in
casa di Silvio e Livia Long, dei Ribetti.
Gli è stato imposto il nome di Riccardo.
Gli porgiamo il nostro affettuoso saluto di
benvenuto ed ai suoi genitori esprimiamo
le nostre sincere felicitazioni.
E’ stata battezzata Maria Soulier, di 0reste e Vittoria, delle Case Nuove Pellenchi.
Il Signore Taccompagni con la sua grazia, insieme ai suoi genitori e padrino e
madrina, e la prepari ad essere un giorno
un fedele membro della sua greggia.
Nel tempio della Rnata sono stati uniti
in matrimonio Oreste Soulier, delle Case
Nuove Pellenchi, e Vittoria Valinotto, di
Rivoli.
Rinnoviamo loro le nostre felicitazioni
ed i nostri auguri.
Ringraziamo gli Studenti della ”Pra del
Torno” che, sabato 26 e domenica 27 marzo, hanno presieduto la riunione nei vari
quartieri e il culto nel tempio. Quest’ultimo è stalo tenuto dallo Studente liceale
Gino Long, dei Pellenchi. I Pramollini,
che' lo conoscono e gli sono molto affezionati, sono accorsi numerosi ad ascoltarlo
e ne hanno apprezzato molto il messaggio.
S’è svolta, sabato 26 marzo, la Festa degli Alberi. Presenti il Sindaco Cav. Rosia,
il Comandante la Stazione Carabinieri M<>
Marchello, il Presidente del Patronato Scolastico, un delegato della Milizia Forestale
e il Pastore, le scolaresche — accompagnate dai loro Insegnanti — si sono riunite in località Teikermà. Dopo un discorso
di circostanza, tenuto dall’Insegnante Signorina Luigia Gatti, i bambini hanno
provveduto a mettere a dimora una trentina di tenere pianticelle.
La gentile festa si è conclusa con la distribuzione di un piccolo dono offerto a
tutti i bambini dal Sindaco.
rosa
Si ricorda ai giovani il convegno dei
Coppieri d; domenica 3 aprile, ore 14,30.
Martedì 5 e mercoledì 6 aprile avranno
luogo le riunioni di chiusura rispettivamente ai Rumer e alle Fucine.
Domenica 10 aprile, alle ore 14,30, avr'i
luogo dinanzi al Conc'storo l’esame dei catecumeni di IV» anno. 11 culto di confermazione è fissato per il giorno di Venerdì
Santo. Raccomandiamo di non dare a questa giornata un carattere festaiolo...
Domenica scorsa il Past. Giovanni Bertinatii ha presieduto il culto (in francese) al
Centro; gliene siamo molto grati. Ai Coppieri è stalo battezzato Gian Remo Danna:
il Signore lo benedica con quanti lo hanno presentalo al battesimo.
Sabato sera l’Unione giovanile del Centro è'stala ospitala da quella di S. Giovanni, con la presenza di unionisti dei Peyrot
e dei Coppieri: è stata una bella serata, con
proiez One d) film, tè e giochi, e ringraziamo di cuore i cordiali ospiti. Martedì
sera sono stali invece i giovani di Villac
Pellice che s; sono uniti a quelli dei Coppieri in lieta fraternità. Ancora ai Coppieri si attende per sabato sera (ore 21) la
filodrammatica di Pinerolo, ohe reciterà
« Con loro »: cordiale invito à tutti! Ricordiamo a lutti i giovani ài Convegno giovanile ai Coppieri, domenica 3 aprile alle
ore 14,30.
In seguito alle dimissioni delTAnziano
del quartiere dei Chabriols, sig. J. D. Ayassot, date per ragioni di salute e di lavoro,
il Concistoro le ha accettate ringraziando
vivamente il sig. Ayaesot per tutto quel che
ha fatto in ben 18 anni di anzianato, nella
certezza che continuerà a sentirsi impegnato nella vita della cihiesa. Le famiiglie dei
cpiartiere sono state invitate a raccogliersi
compatte per la designazione di un nuovo
anziano ; malgrado il tempaccio, un discreto numero di membri del quartiere si
è accordalo per chiedere alFassemblea di
eleggere il sig. Silvio Bellion come anziano e il sig. Guido Poèt come diacono.
E’ stato celebrato il servizio funebre del
Comm. Giacomo Capitanio, deceduto dopo molte sofferenze. Esprimiamo ai familiari la nisolra viva simpatia fraterna, nella
ferma siperanza deUa risurrezione.
MASSEL
Nous avons eu le plaisir d’avoir parmi
nous Madame et Monsieur le Pasteur Jean
Tron de Montevideo. Jeudi 24 ils ont visité l’Union féminine et donné une causerie très intéressante sur les activités des
Unions de l’Amérique du Sud. Samedi soir
M.r Tron a présenté aux jeunes de la paroisse un tableau très apprécié et très vif
de l’histoire des Unions des jeunes de làbas depuis leur origine jusqu’à nos jours.
Enfin dimanche 27 il a présidé le Culte du
matin au temple et l’aprés-midi, dans la
salle du Reynaud, M.r Tron a encore présenté, devant une nombreuse assemblée,
quelques aspects caractéristiques de la vie
« au-delà de l’Océan » avec la projection
de plusieurs photographies en couleur, qui
nous ont fait participer, même si un peu
en retard, au déroulement de la célébration du centénaire de la fondation de la
colonie.
Nous remercions vivement le Pasteur
Tron et Madame, soit pour avoir bien
voulu diriger les activités de la paroisse en
l’absence du pasteur Tourn, soit pour nous
avoir fait sentir, une fois de plus, que
« nous sommes tous un » même si un
Océan nous sépare de nos frères de l’Amérique du Sud.
Nous prions M.r Tron de saluer ces frères de la part de notre communauté, et
en particulier ceux de sa paroisse de Montevideo, et nous espérons le revoir parmi
nous dans quelques années tout aussi vigoureux et actif qu’aujourd’liui.
Norme per
gli incendi
L’Ispettorato Dipartimentale delle Foreste di Torino, preoccupato dei gravi danni che arrecano a: bosehii gli incendi che
ogni anno si verificano con l’inizio della
stagione primaverile, richiama l’attenzione
della popolazione sulla necessità dà adottare tutte le precauz'oni e le misure atte alla
prevenzione ed estinzione degli incendi
stessi, onde limitare al massimo i dannii
al già depauperato patrimonio forestale eil
alla economia nazionale.
Parte degli incendi boschivi vengon-)
provocali dolosamente, senza misurarne,
.spesso, le disastrose conseguenze, mentre
un’altra parte dì essi hanno origine colposa, dovuta a negligenza da parte di persone che, saltuariamente od ah'tualmente,
frequentano ì boschi.
Si ritiene perciò opportuno portare a conoscenza della popolazione le principal;
norme vigenti pcr la prevenzione degli
incend' boschivi e le conseguenze a cui andrebbe incontro chi incautamente pro vocas.se gli incendi stessi:
1) L’accensione dei fuochi aH’a(i>ert„ è
vietata entro il perimetro dei boschi ed
alla d stanza inferiore a m. 50 da essi.
L’abbruciamento delle foglie e dei ricci è
consentito purché avvenga negli «piazzi ben
prevenire
nei boschi
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Un buon gruppo dei nostri catecumeni,
che confermeranno la loro personale fede
nel Signore, la domenica deUe Palme, ha
partecipato al convegno tenutosi ad Agape
sabato 19 marzo, riportandone una buona
impressione.
Domenica 27, T Unione delle Madri ha
avuto la visita mollo gradita delle Geni.
Signore Delia Bert (S. Germano) e Fernanda Comba (Frali) che sono venule per
recarci il messaggio della Federazione Femminile Valdese. Un buon gruppo di nostre sorelle ha accollo queste messaggere ;
ha gradito l’ottimo messaggio. E’ stalo un
buon pomeriggio, di cui vogliamo ancora
ringraziare le Signore Bert e tomba.
Domenica 27 un gruppo di nostri giovani si è recato a far visita alla consorella Unione Giovanile e a tutta la Comunità di Pramollo. Con i nostri fratelli di
quella alpestre Parrocchia, abbiamo passato veramente un buon pomeriggio. Ringraziamo i pramollini per la loro calda
e fraterna accoglienza.
RODORETTO
Mercoledì 23 Marzo un numeroso gruppo di parenti e conoscenti ha accompagnato al cimitero di Fontane le spoglie
mortali del fratello Pascal Giovanni Pietro
che il Signore ha chiamato a sè nel suo
79.1110 anno di età, ijopo lunghe sofferenze
sopportate serenamente.
Alla famiglia provata dal lutto giunga
l’espressione della nostra cristiana simpatìa.
rìpuUti, sotto sorveglianza fino alla completa estinzione e solo nelle giornate senza vento.
2) L’abbruc’amento delle stoppie e la
formazione dei debbi o fornelli nei fond
contigui ai boschi dovranno praticarsi ad
una distanza non minore di metri 50 da
boschi stessi e soltanto quando non spira
vento.
3) Nei mesi di luglio, agosto e isettembre
è vietalo fumare nei boischi.
4) Chiunque scopra un i-ncend'o nei boschi o tema che possa propagarsi ad essi,
è obbligato a darne immeitliato avviso a!
p ù vicino Comando Stazione del Corpo
Forestale dello Stalo o dei Carabinier: od
al Sindaco.
5) Le Autorità comunali, veniile a conoscenza ileirincendio, devono segnalarlo al
Comando Stazione del C.F'.S. e dei Carabinieri, facendo affluire nella zona colpita
tutti gli uomini idonei a partecipare allo
spegnimento. Chiunque, in oocasione di
incendio nei boschi ilfiuta il proprio aiuto al Funzionar’o ohe dirige le operazioni
di spegnimento è punito a nonna deH’art.
652 del Codice Penale e cioè con l’arresto
a tre mesi o con la ammenda fino a U. 24
mila.
6) Nei boschi incendiati, a chiunque appartenenti, sarà vietato il pascolo di qualsiasi specie di bestiame fino a quando la
.Autorità Forestale lo riterrà oppartuno.
Le infrazioni alle disposizioni suddette
saranno punite con l’ammenda varcabile
da L. 2.(KM) a L. 12 mila senza pregiudizio
del riisarrimento del danno ed, in que.sto
caso, anche di altra ammenda che va dal
tio-piiio al quadruplo del danno stesso ed
infine delle maggiori pene nei casi previsti dal Codice Penale.
Lutto fra gli evangelici
di Uaii
« 1 riscattati dalTEterno torneranno, e uii allegrezza eterna coronerà
il loro capo,; otterranno letizia e
allegrezza, U dolore e il gemilo
fuggiranno » (Is. 51: 11)
Il 15 Quarzo si è aiddormentaita nella pace
del Signore Francesca Loguercio vedova
del Pastore Roberto Teubel nata 78 anni
fa a Gravina di Puglia.
Fin dalla fanciullezza, conivertitasi all’Evangelo attraverso la testimonianza della Chiesa Evangelica Battista, il Signore
l’aveva scelta per farne un efficace strumento al servizio della causa Evangel ca:
prima come compagna di Pastore poi, r,niasta vedova, come Diaconessa.
Le Chiese di Roma, di Trieste, di Milano, e poi quando s; accompagnò alla propria figlia adoittiva, andata «posa al Pastore G. E. Castiglione, le Chiese di Corale, di Cerignola, di Taranto, di Bari la ricordano per !1 suo fedele Ministerio fatto
di zelo e di amore per i sofferenti. Ai funerali intervennero oltre ohe a rappresentanze delle su nominate Chiese di Puglia,
la Comunità Battista alla quale apparteneva, la Comunità Pentecostale e la Valdese
nel cui Oratorio si raccolse poi un imponente uditorio per l’anriunzio dalla Parola
(iella vita. Presiedette il Pastore Battista
Rosario Bagliori il quale prese lo spunto
dal testo 1 Timoteo 6; 11-12 per il niesisaggio, seguì il Pastore Ballista Filippo Tomeo di Gravina il quale, avendola conoirciula fin da giovane, sottolineò la forte
personalità di uhi viveva tutta per l’Bvangelo accoppiando ad una fede vivente le
opere dell’amore criist'ano. Infine il Pastore G. E. Castiglione volle leggere bra
ni di un Testamento morale e spirituale
lasciato ai più intimi. Le esortazioni a perseverare nel buon combattimento della fede, senza lasc'ansi divstrarre da nessuna
umana sollecitazione, commossero vivamente.
Mentre benediciamo ancora la memoria
dell’amata Scomparsa, dandone gloria all’Eterno per i doni di cui l’aveva dotata,
invochiamo sulla famiglia afflitta il balsamo delle consolazioni Celesti. V. L.
Fiori in memoria per l’Asilo dei Vecchi
di Vittoria: G. E. Castiglione e fam.,
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slan Enrico 200; Vinçon Guido 200; Ca'irus
Luigi 200; Dalmas Adelina 200; Fam. Costantin 200; Germaine Revel Bachstàdl
500; Meytre Oreste 200; Bongarzone A. 50.
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La famiglia del compianto
Enrico Balmas
nell’impossibilità di farlo personalmente sentitamente ringrazia quanti
hanno preso parte al suo dolore. Un
ringraziamento particolare ai vicini
di casa, al medico curante ed al Pastore Bert.
San Germano Chisone 19-3-1960
La famiglia riconoscente ringrazia
il Dr. De Bottini ed il personale deli’Ospedale Valdese per le amorevoli
cure prestate, i sigg. Pastori Jahier e
Sommani e quanti con la presenza
scritti e fiori hanno partecipato al fu
nerale di
Maria Guigou
deceduta in Torre Pellice il 23-3-1960.
Direttore: Prof. Gino Costabel
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