1
jjzione in abb. postale/50
'rifino
ueaso di mancato recapito
5^a restituire a:
jjSv. 15-10125 Tonno
i'Editoi'6 impegna a
¿spendere il diritto di resa.
3, ivi C(
lico. È
la del
iticoncej
liale,
lei Ru;
romano
prescim
I massi,
11 tasso
mese è
I un indi
.5 nati
mondiài
uanto
idizioni
ito sul!
[uel paes
testo sisii
isolvere
''fuppopo stenta a crederlo ma è
idelmo, in Europa si
non si fr ^ praticare la tortura.
0 nrodiS fSono certo scomparsi i vecchi
co delle! ìwe'o'i'’ come la famigerata
) Dona, ««dia» e altri strumenti di
te di col» Siippii^^n- quel lugubre
lima moi ^iWnamentario non c’è più, ma
;i delle ri, la tortura c’è; anzi, è proprio
ssili noli ® oggiornata che può
suoli Piontinuare a essere impune
nome de
mico chi
scambio,
;osto dei
decisioni
vcv.'.-V, T. ■■v.lS.iaESŒ
sono gii
attuti da
iiitema
Si SDW
iempre
\?i set1 Confone monpo: sucrossimo
, si tenà
le sullo
ratta infomenti
lei gene
ravi riattuale
.1 mon-,
i vorrà
nte la;ato da
luppoilo se è
imenlt
; vieni
ISO corisorsi
il diva
-icchi i
lisugu®'®
praticata, malgrado tutte le convenzioni internazioEjali scritte e sottoscritte che la
mietano assolutamente. Il fatto
èche «da noi tutto è diventato
jù sottile e sofisticato: i tortatori si sono scaltriti e hanappreso a tormentare senza
®ciar tracce visibili». Così
nserive Antonio Cassese, protissore di Diritto internazioS|e, che dal 1989 al 1993 ha
’^sieduto un gruppo di ispetton'internazionali creato da
23 governi del Consiglio d’
Europa, per accertare le condizioni di detenzione, per individuare e soprattutto prevenire trattamenti disumani e
degradanti, eventualmente
'faticati nei 23 paesi europei
che hanno accettato di lasciarsi «ispezionare» da un organismo sovranazionale (un fatto,
questo, nuovo ed estremamente positivo perché apre un
varco nel muro della «sovralità nazionale» dietro il quale
»possono occultare e lasciare
impunite gravissime violazioni dei diritti umani).
Il prof. Cassese ha messo
.per iscritto le sue esperienze,
impressioni e riflessioni in un
rapporto «nudo e crudo» si
olirebbe, esemplare sia per la
ricchezza della documentazione offerta e, insieme, per il
rigore critico con cui è stata
l'agliata, sia per la limpidezza
dell’esposizione avvincente
dall’inizio alla fine, sia infine
per l’alta temperatura morale
<ihe attraversa tutto il discorso, nobilitandolo, si può dire,
ad ogni pagina.
La lettura di questo rapporto (Umano-disumano, Laterza, Roma-Bari, 1994), potrà,
speriamo, invogliare molti a
occuparsi più da vicino del
fenomeno della tortura (nel
mondo ha proporzioni allarmanti) e soprattutto a impeSnarsi a combatterla. Quello
^lla tortura, si sa, è un mondo sommerso che si pfeferisoe ignoraré, proprio perché
fe niale anche solo sentirne
parlare ma ignorare il male
Significa, in pratica, legittimarlo e quasi incoraggiarlo:
Il silenzio, comunque motiS'ato, è una forma di complipuà. Il male dev’essere non
Ignorato ma vinto, secondo la
'■®gola d’oro evangelica:
^inci il male con il bene»
IRomani 12, 21).
• Tuttavia non si può vincere
*onza lottare, e la lotta più efficace è quella che si fa insieme ad altri, in organismi già
Costituiti e attrezzati come
Amnesty International, che da
tempo svolge in questo settore un lavoro di prim’ordine,
oppure l’Acat, cioè «Azione
dei cristiani per l’abolizione
della tortura», meno conosciuta in Italia e che merita di
esserlo di più. L’occasione
per parlarne ci è offerta dal
20° anniversario della sua
fondazione, celebrato a Strasburgo dal 2 al 4 settembre
scorso, con un Colloquio internazionale conclusosi con
un Appello letto nel corso del
culto domenicale nelle 1.200
chiese cristiane cattoliche,
•protestanti e ortodosse di
Strasburgo e dintorni.
L’Acat è nata in Francia
vent’anni fa; alla sua origine
c’è il pastore Tullio Vinay. Di
ritorno dal Vietnam dov’era
stato testimone delle atrocità
commesse sui prigionieri di
guerra e gli ostaggi in genere,
Vinay fece un giro di conferenze ponendo ripetutamente
la domanda: «Perché le chiese
cristiane non fanno nulla contro queste cose?». L’Acat è
sorta come risposta a questa
domanda, una risposta che
tutti siamo disposti ad approvare ma che pochi, almeno finora, hanno fatto propria, impegnandosi personalmente.
Qualcuno dirà: «Non c’è
bisogno di essere cristiani per
volere l’abolizione della tortura, basta essere persone civili!». D’accordo, ma la domanda è un’altra, e cioè:
«Come si fa a essere cristiani
(e persone civili) se non si fa
nulla per l’abolizione della
tortura, che pure si dichiara di
volere?».
ci consentono di ascoltare la voce di Dio
Il silenzio e la grazia della fede
La Parola non ci lascia soli davanti alla paura
ANNO 2 - NUMERO 35
Religioni in Russia
Difficile
coabitazione
Gli abitanti di Mosca si
oppongono alla costruzione
di un centro culturale islamico previsto nella capitale
russa. Il progetto, che com-^
prende una moschea con
quattro minareti, una biblioteca, una scuola, alcuni ristoranti, un centro commerciale, uno studio medico specializzato in «metodi di guarigione orientali» e vari impianti sportivi, dovrebbe sorgere su un’area di 6,5 ettari
nella via Ostrovitjanova, a
sud-est della città. Il luogo è
situato nelle vicinanze del
«Leningradski-Prospecte»,
uno dei parchi pubblici più
importanti di Mosca.
, Un’enorme pietra nera con
la scritta: «L’Altissimo vuole
rendere possibile qui la costruzione di un centro culturale islamico di beneficenza»
era stata posta sulla piazza.
L’indomani la pietra è stata
portata via e ritrovata nei
pressi di un grande condominio; rotta e verniciata di rosso, recava la scritta; «Fuori i
negri!». La parola «negri» si
riferisce ai caucasici, spesso
accusati di dedicarsi ad attività mafiose. L’indignazione
dei cittadini si è manifestata
con centinaia di appelli ai
giornali di Mosca e alle autorità cittadine. Il prete ortodosso della parrocchia locale
spiega che «Mosca è sempre
stata una città santa dell’ortodossia e lo rimarrà. Preghiamo Dio perché tutto si
possa risolvere pacificamente; Mosca è la terza Roma,
non la seconda La Mecca».
Circa un milione di musulmani vive a Mosca; la maggior parte è di origine tartara.
Vi sono già due moschee
nella città, ma oltre il 60%
dei moscoviti si dichiara
ostile ai musulmani. Dopo i
fatti cruenti dell’ottobre scorso, il Consiglio comunale di
Mosca aveva deciso di «ripulire» la capitale, prendendocela in particolare proprio
con i musulmani caucasici.
ANNA MAFFEI
«Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio nostro, è runico Eterno»
(Deuteronomio 6, 4-5)
T a Scrittura crepita di senso solo
I j per chi sa disporsi all’ascolto, sa
starsene zitto a lungo. Oggi pratica è
considerata una malformazione, i taciturni vengono curati con buoni risultati...
Nel chiasso di fuori e di dentro la SotL
tura tace». Lo afferma con ragione Erri
De Luca, autore di un’originale traduzione del libro dell’Esodo (Esodo/Nomi,
Feltrinelli, 1994), sul cui lavoro avremo
ancora modo di soffermarci sulle pagine
del nostro giornale.
La Bibbia, che inizia con una parola
creatrice di Dio («E Dio disse: Sia la luce. E la luce fu» Gen 1, 3) e si conclude,
per noi cristiani, con un appello al rispetto profondo della parola di rivelazione a cui nulla può essere aggiunto o
tolto (Apoc 22, 18ss), è incessante appello alT ascolto. La Riforma protestante
è fra le confessioni cristiane quella che
più di tutte col suo sola scriptura ha
preso sul serio questo accorato appello
di Dio, reiterato decine di volte nelle
Scritture ebraiche come nel Nuovo Te-stamento: «Ascolta, popolo mio», «chi
ha orecchi da udire oda», «oggi se udite
la mia voce non indurate il vostro cuo-re». È come se Dio, volta per volta, ci
esortasse a combattere un’incombente
sordità spingendoci a far tacere per un
momento il frastuono di fuori e le voci
di dentro perché la sua parola possa ancora farsi spazio in noi. C’è infatti una
sordità che viene dal troppo rumore,
dall’affastellarsi di grida incrociate, dalla confusione di ritmi diversi e la sordità
è vuoto di comunicazione è, alla fine,
solitudine.
Il silenzio obbediente e caparbiamente
ricercato è Tunica possibilità per la quale la parola di Dio, consegnata da fede a
fede e sedimentata in tanta esperienza
utnana nella scrittura, da inerte e muta
ritorni a parlarci, sia di nuovo non scritto sacro da ammirare ma parola cui accostarsi per vivere. Ma non basta: ancora De Luca riporta nella stessa introdu
zione al libro citato un’espressione dello
scrittore inglese Coleridge che trovo illuminante. Quest’ultimo a proposito
della giusta disposizione d’animo di un
lettore verso una qualsiasi opera narrativa sostiene che sia necessaria perché
l’opera riesca davvero ad avvincere il
lettore «una momentanea e volontaria
sospensione dell’incredulità». Per un
momento una storia deve diventare vera
per chi l’ascolta, un’affermazione che
mi ha fatto riflettere.
Si può leggere la Scrittura in tanti modi e per tante ragioni, abbiamo udito proposte serie e articolate a che la lettura
della Bibbia sia proposta anche nelle
scuole, eppure c’è lettura e lettura, c’è
lettura che ti lascia com’eri e lettura che
ti cambia. Dipende tutto dal come si legge, dipende tutto dalla possibilità che per
grazia e solo per grazia, la momentanea
e volontaria sospensione di incredulità
divenga permanente ascolto di fede.
Il silenzio e la grazia della fede ci
consentiranno di rientrare poi nel frastuono, ma con una parola dentro che
non ci lascia soli.
Congresso
dei battisti europei
pagina 3
All’Ascolto
Deliba Paroi^a
Rottura
e riconciliazione
pagina 6
Villaggio
Il papa e Sarajevo
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
... .. ‘¿SëHBbre 1,
Il Colloquio internazionale dell'Acat si è svolto il 2 e 3 settembre a Strasburgo
Tortura nel mondo: amnistia come amnesia?
PAOLO RICCA
Circa 400 persone, per lo
più militanti dell’Acat
(Azione dei cristiani per
l’abolizione della tortura),
hanno seguito il Colloquio internazionale svoltosi il 2 e 3
settembre nella grande sala
del Consiglio d’Europa a
Strasburgo. Così l’Acat ha
voluto celebrare il 20° anniversario della sua fondazione:
non parlando di sé ma dando
la parola a numerosi testimoni impegnati in diverse parti
del mondo nella dura e difficile (più di quel che si pensa)
lotta per abolire la tortura.
Hanno preso la parola testimoni provenienti dalla
Russia (Boris Pustincev, della
Casa dei diritti dell’uomo di
San Pietroburgo), dal Guatemala (Rodolfo Querada Toruno, vescovo cattolico di Zacapa), dal Pakistan (Maboob
Medhi, medico, direttore del
Centro di riabilitazione fisica
e mentale delle vittime della
tortura, a Labore), dal Sud
Africa (Bragalia Barn, anglicana, segretaria generale aggiunta delle chiese del Sud
Africa): le loro testimonianze
si sono impresse con caratteri
di fuoco, si direbbe, nella memoria e nella eoscienza dei
presenti.
Si resta allibiti, e quasi increduli, constatando quanta
disumanità possa albergare
nell’uomo, quanto feroce possa diventare un aguzzino che
poi, fuori del suo ruolo, potrà
anche apparire persona corretta e perbene, amante della
musica, dei bei tramonti e del
suo adorato gatto; è come se
la cosa più difficile per la persona umana fosse appunto di
essere umana. Come mai è
così ? Perché per l’uomo è così difficile essere umano?
A questa domanda il prof.
Antonio Cassese, nel suo rapporto sulla tortura in Europa
(«Umano-disumano», Laterza, 1994) dà una risposta
«sommaria e malsicura (chi
ha risposte definitive per problemi così complessi e insondabili?)», che è la seguente:
«Il senso di umanità, nell’uomo, non è innato, come non
lo sono i diritti umani. Non
c’è niente di più falso dell’affermazione che i diritti umani
sono “naturali”, ossia inerenti
alla nostra natura ma è vero
proprio il contrario.
La nostra natura biologica
ci porta alla sopraffazione, e
non al rispetto, dell’altro;
all’affermazione dell’individuo, e non alla solidarietà, e
al prevalere dell’io su^utto
ciò che gli si oppone». In altre
parole il senso di umanità non
fa parte del nostro patrimonio
genetico, non è un dato di natura ma di cultura: non basta
nascere per essere uomini. Il
mistero della condizione umana è che essa non è, a ben
guardare, una condizione ma
una vocazione: per essere uomini bisogna diventarlo.
Alternate alle testimonianze, vi sono state a Strasburgo
alcune comunicazioni di grande valore, che hanno conferito
al Colloquio una particolare
densità di pensiero e fornito
all’Acat un ricco materiale di
riflessione per gli anni che
verranno. La psichiatra uruguaiana Maren Vinar ha parlato della portata simbolica
della tortura, mentre il direttore dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (Ginevra), Sottas, ha illustrato il retroterra economico-politico
della pratica della tortura.
Charles Harper, americano,
ha documentato il bellissimo
lavoro compiuto dal Consiglio ecumenico delle chiese in
America Latina nell’ultimo
decennio, mentre il filosofo
francese Guy Coq ha sottolineato il compito della scuola
nell’opera di coscientizzazione di tutti e di ciascuno sui diritti umani. Il giudice Rettiti,
francese, ha insistito sul ruolo
della sanzione contro la tortura (per combattere la tortura
occorre punire i torturatori),
mentre l’inglese prof. Rodley
ha presentato i sistemi giuridico-istituzionali di lotta per
abolire la tortura. Ogni intervento è stato seguito da un
momento di nutrito dibattito
pubblico.
Ovviamente non è possibile
render conto, neppure per
sommi capi, di quanto si è
detto e udito. Un solo spunto
fra i tanti viene qui riferito, a
riprova della qualità dell’in■sieme. La dott.ssa Vinar ha
sottolineato (tra i molti altri)
il fatto, del resto evidente,
che le parole «amnistia» e
«amnesia» hanno la stessa radice e ha polemizzato contro
un uso 0 abuso dell’amnistia,
intesa e praticata come una
forma di amnesia collettiva,
di censura della memoria, per
cui il passato non è affrontato
né ripensato eriticamente ma
semplicemente rimosso: si fa
finta che non sia mai esistito.
Non c’è nessuna assunzione
di responsabilità né ammissione di colpa: si ricorre al
l’amnistia per provocare un’
amnesia. La memoria resta
invece fondamentale nel nostro rapporto con il passato,
non in funzione della vendetta 0 per perpetuare l’infernale
catena dell’odio ma proprio
per spezzarla.
Bisogna ricordare, non per
alimentare i risentimenti ma
per fortificare la coscienza
morale, affinché sappia resistere alla vertigine del male e
al suo fascino perverso e
mortale di cui la tortura è una
delle espressioni più caratteristiehe e più spaventose. Non
l’amnesia ma la memoria salverà l’umanità dal ricadere (o
continuare) nella barbarie.
Che cosa è l'Acat? come e quando è nata? dove è presente?
L'Acat nel mondo e in Italia
Nata in ambito protestante
francese (il suo presidente è il
pastore riformato André Jacques), l’Acat è ben presto diventata ecumenica; è, anzi, in
tutti i paesi in cui opera, uno
spazio privilegiato di azione
ecumenica. È questo l’ecumenismo al quale nessuno, pensiamo, muoverà obiezioni.
L’imperativo di agire come
uomini e donne civili, e tanto
più come cristiani, per l’abolizione della tortura trascende
tutte le differenze e divergenze dottrinali tra cristiani appartenenti a confessioni diverse, che possono essere divisi
su altre questioni ma non possono non essere uniti nella
volontà comune di combattere
per l’abolizione della tortura.
L’Acat è una pianta giovane
ma rigogliosa: in vent’anni è
molto cresciuta, anche se per
fronteggiare adeguatamente
tutte le emergenze occorrerebbero più persone impegnate e più risorse a disposizione.
L’Acat è oggi presente in
Europa (Belgio, Germania,
Gran Bretagna, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo,
Olanda, Svizzera), America
del Nord (Canada, Usa, Messico), Africa (Benin, Burkina
Faso, Camerún, Africa Centrale, Costa d’Avorio, Togo).
Associazioni prossime ad affiliarsi all’Acat e gruppi Acat
in formazione si trovano in altri sette paesi (Cile, Congo,
Ungheria, Filippine, Romania, Senegai, Zaire).
In Italia la fiamma dell’Acat è stata tenuta viva fino
ad oggi dall’associazione cattolica femminile «Rinaseita
cristiana», che sarebbe felice
di un maggiore coinvolgimento di evangelici italiani
nell’opefa: sarebbe una nuova e utilissima iniziativa ecumenica in un tempo in cui
l’ecumenismo istituzionale
langue ma soprattutto sarebbe un aiuto prezioso offerto a
quest’opera di umanizzazione della società, mettendosi
al fianco e al servizio delle
vittime della violenza e dell’
arbitrio.
La sede dell’Acat in Italia
è: c/o Rinascita cristiana - via
della Traspontina 15 - 00193
Roma. Scrivete! Aderite!
L'appello dell'Acat lanciato al Colloquio di Strasburgo
Chiamiamo tutti a impegnarsi
«In questo mondo disorientato, complesso, dilaniato dai conflitti, non possiamo
ignorare l’ampiezza della tortura. Siamo solidali con coloro che vengono martirizzati,
distrutti, perseguitati, ovunque si trovino.
- Siamo convinti che la tortura, sotto tutte
le sue forme, è una manifestazione particplarmente scandalosa e ingiustificabile del
male che l’uomo può fare all’uomo.
- Siamo convinti che il messaggio
d’amore dell’Evangelo risuona nella storia
come un appello alla giustizia e alla pace.
La speranza rifiuta ogni passività e si esprime con atti.
Il silenzio è complicità.
Essendo una forza d’opinione pubblica
che rifiuta ogni fatalità, e sentendoci responsabili del futuro noi, cristiani riuniti
nell’Acat, dichiariamo solennemente di impegnarci alla vigilanza e all’azione di fronte
a tutto ciò che permette o provoca la tortura.
Chiamiamo tutti:
- a intervenire prima che sia troppo tardi
contro gli effetti perversi della paura e contro i ritorni della barbarie razzista;
- a lottare contro la banalizzazione della
violenza;
- a denunciare l’ordine economico ingiusto e le conseguenze della vendita di armi;
- a rifiutare di confondere perdono e impunità;
- a fare di tutto perché le sentenze dei crimini contro l’umanità servano da lezione
preventiva;
- a esercitare i nostri poteri democratici di
cittadini nella prospettiva di strutture nazionali e intemazionali che siano rispettose dei
diritti umani;
- ad agire insieme ad altri, in ogni luogo,
nelle chiese e nella società civile, affinché
Tinformazione e l’azione contro la tortura
siano inserite in tutti i progetti di educazione
ad ogni li,vello, e nella costruzione di
mondo di giustizia e di pace».
un
Morte del patriarca armeno
EREVAN — Il patriarca della Chiesa ortodossa
armena, il Catholicos Vasken 1°, è deceduto giovedì 1»°^
1994 a Erevan. Aveva 86 anni e dirigeva la Chiesa H’*
da oltre 40 anni. Vasken Baldjian era nato nel 1908 a r "
ordinato prete nel 1943, nel 1951 diventò vescovo- il ?
elettorale della Chiesa ortodossa apostolica d’Armenia t ^nj^nsio, m
eletto nel 1953 «patriarca catholicos supremo di tutti gl?'' ifscorso i
ni». Durante il regime comunista, lo sforzo di Vasken n* ''
assicurare una certa libertà alla sua chiesa ha avuto"
successo. Il segretario generale della Conferenza delle
europee (Kek), Jean Fischer, ha inviato un messaggio di c
glianze alla Chiesa e al popolo armeno. Secondo Jean
membri della Kek conserveranno il ricordo dell’impegn
biancaj
“eittadina r
acin
■^'Oslo, in
menico del Catholicos e del suo profondo contributo sSì? £ non tn
alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione. Anche il seZ ilei
|tfO sciistic
to ai norv
jdo.ha OS]
,di inverna
¡0 è diver
•il mondo
no generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) K « splendide
rad Raiser, ha inviato un messaggio in cui scrive tra 1 nutrie. Atto
«Le grandi qualità spirituali di quest’uomo, la sua erudiz'! ione avevan
la saggezza dei suoi consigli, la sua sollecitudine pasto iasione di i
mancheranno tremendamente al movimento ecumenico» p tí&eddo No
data nel terzo secolo da San Gregorio l’Illuminatore, la Chi! jpi esclusir
ortodossa apostolica armena è rimasta prima estranea alla cri ^ ®
monofisita, poi ha raggiunto i secessionisti nel 495. Circa! Ittacolare '
milioni di credenti sono attualmente ripartiti tra due obbedia ^
ze: il Catholicos di Etchmiadzin, in Armenia, e il Catholicos, ‘1°'''
Sis, in Cilicia (Turchia), rifugiatosi in Libano dopo il genocid eleva penetr
degli armeni da parte dei Turchi nel 1915. “r . . .
Georgia: insegnamento
della religione a scuola
orpresa quai
iglio siamo
lo piccolo g
Ite siamo st
ile splender
p di circa
TBILISI — La Georgia sarà il primo stato dell’ex Urss a o
frire un insegnamento religioso in tutte le scuole pubbliche, »finire. Lì
capo della Chiesa ortodossa di Georgia, il patriarca Elia II, si «i quasi
congratulato per questa decisione durante un incontro con tl’opbra. Ï
ministro dell’educazione avvenuto il 22 luglio scorso. Ilgiorn ilproprio
prima, il ministero aveva preso la decisione di inserire un pni Vio nel
... bnper amr
île spettaci
■'|)rti've' o
gramma «religioso e culturale» nelle scuole del paese.
420 missionari battisti
saranno inviati in Europa
Ñon è desc:
RICHMOND, VIRGINIA (USA) — Il Comitato per le
missioni estere (Foreign Mission Board) della Convenzione
battista del Sud (Southern Baptist Convention), la più grande .
nrcani7VQv;.-,r.c a; ..V.;.:..... „1----------1;-----'I”-|■tlltotftobile
sposizior
|s,farteci;
p®o della
tistiiuropec
Ma Chii
jÿe sian
rio in a
organizzazione di chiese battiste, che raccoglie negli SlaùUni
ti quasi trenta milioni di aderenti, ha adottato una strategia am presenti an
biziosa per accelerare l’opera missionaria in Europa. Joh ^ril’Oiiioni
Floyd, direttore dell’area europea ha messo a punto un piai ^sincchi, e
per raccogliere nei prossimi tre anni i fondi necessari per in Benpo
viare in Europa missionari e volontari in risposta a «una ri WlaFede
chiesta senza precedenti proveniente dai paesi dell’Est euro J^Wsrico d
peo». Il progetto missionario prevede la fondazione di nuòvi (telCongres
chiese, di scuole e di istituti biblici con l’invio di 420 missi» *hei,con
nari, l’apertura di 1.800 stazioni di predicazione, 50.000 nuoù
battezzati e la nascita di 10.300 comunità. Il piano finanziario
approvato dal Comitato prevede il reperimento di buona parti
dei fondi grazie all’eccedenza delle contribuzioni che lecfes ^
battiste del Sud degli Stati Uniti danno per gli scopi fissati dal |
la Convenzione. Scendendo nei particolari 5 milioni di doUat
saranno auinti dall’offerta del Natale 1995 che superai
senz’altro il traguardo fissato in 100 milioni di dollari. Altrii
milioni saranno attinti dal fondo del Programma di Coope®
zione che impegna ogni anno le 40.000 chiese della Convea
zione del Sud: per il 1995 sono state preventivate entrateci
150 milioni di dollari, un tetto che verrà senz’altro supetsU;
Jack Shelby, nuovo amministratore della missione per i p^f
della Comunità di stati indipendenti (ex Urss) ha detto: «Si*;
mo veramente lieti dell’appoggio che ci è venuto dai riduci*
ìressc
,Wsta ei
^i iscritti
del Comitato per le missioni estere, e del sostegno
che ci giunge dalle chiese battiste del Sud. La potenzia
ilitài
_ ----------------- ----------------- —- ,
crescita dei paesi dell’Europa orientale ci pone una grandes®
da che siamo impazienti di affrontare».
Grecia: le autorità chiudono
una televisione protestante
ATENE — Le autorità greche hanno chiuso l’unico c
televisivo protestante della regione di Atene. La stazione - ,
leas 62, che funzionava dal 1992, è stata improvvisamente!®
vata dell’elettricità: il motivo invocato è un «mancato ps6*
mento». I dirigenti di Helleas 62 rigettano quest’accusa e p®*
sano che la loro esclusione dal paesaggio audiovisivo sia do**
ta non solo a una guerra commerciale delle onde radio
che a ragioni ideologiche. Un rapporto dei servizi segreti g*®
del 1993 includeva Helleas 62 in una lista nera di una trenti
di organizzazioni e di chiese protestanti da eliminare.
Inghilterra: capi religiosi
contro l'aborto
^^NDRA — I rappresentanti di diverse comunità ni
britanniche hanno invitato la baronessa Chalker, ministro
sviluppo, a intervenire affinché l’aborto npn venga mai cop®
derato come un metodo di planning familiare. I firmatari invi.
— _v„ -V....,., un mcivjuu ui piaiiiiing laiiimaie. i miiitticu. — ,
no il ministro a fare inserire nel documento finale della Con
....-...-uu u laic lusciiic nei uoeuiuciiiu mime uen« ~
renza del Cairo una formula secondo cui i metodi di regola^
. .. «u
■' —”** W»ixfc* »VZXllJWltt VWA l Ilix-'LV/V.XA * ■'C’
ne delle nascite possono essere scelti liberamente dalle py- .
interessate, secondo le loro tradizioni religiose e culturale | ^
matari sono monsignor Charles Henderson, presidente
mitato cattolico per il dialogo con le religioni, e rappreseti
dell’ebraismo, dell’Islam e di organizzazioni interreligiose
parti
.. rendè a
fel Med:
Ne asia
Sovietica
^ rappn
’’j®' Natu
«ione pi(
iCRegesi
Wpanti,
feleschi €
La grai
®assicci£
'Creile
«X comu
leiierosit
uiic
"attisti
Ucraini,
Nherei
Croati e
j°''gresi
oenza è
ques
Calapé
aelegdt
... sor
mfe né
intoni
propor:
■W dor
*0 la rf
3
IBRE]
1^ SETTEMBRE 1994
PAG. 3 RIFORMA
(no
r t
ijehammer/26-31 luglio: IX Congresso della Fedèrazione battista europea
ifiiTipegno: «Insieme per servire il Signore
»
fg^A COLI-AVO
è una ridente
SS monunasul la
aiiosa a circa 170 chilome......Joslo, in Norvegia. Fino
ti eh } «corso inverno era un
iken i^ ino sciistico noto soprat‘toq J 0 ai norvegesi naa da
lelle cì ido,ha ospitato le OhmOdi 2 S invernali nel febbraio
nPith Lo è diventata famosa in
peg?;P «ondo. Circondata da
ospiS; 1 non troppo elevati, dai
01 sei lei pendìi, si specchia su
' » Splendido lago popolato
juöie. Attraverso la televijone avevamo avuto l’imssione di una tipica città
Ifteddo Nord, le immagini
esclusivamente notturdi un paesaggio innevato e
Grca'Settacolare ci avevano coniti che Lillehammer fosse
»luogo dove a stento il sole
genocid ptevapenetrare. ■
Non è descrivibile la nostra
otpresa quando il giorno 26
jglio siamo arrivati in quell piccolo gioiello norvege-,
* e siamo stati accolti da un
¿splendente, upa temperala di circa 30°, una rigoiosa vegetazione e fiori a
»finire. La neve, il buio e i
jacci quasi polari? Neppu¡l’oinbra. Perché siamo an
Urssao:
bbliclie.
dialisi
tro con
ectiies
, Altri!
Panoramica di metà deii’Assembiea durante i iavori in pienaria
(Foto Epbs, Stanley Crabb)
llgioni li proprio a Lillehammer e
iunoK ff'O nel mese di luglio?
bi per ammirare e utilizzatle spettacolari attrezzature
|ftive' o per ammirare la
«posizione invidiabile,-ma
ppartecipare al IX Conso della Federazione bateuropea.
) per lei ddla Chiesa di Roma Tra-,
menzione siamo giunti in otto,
grande in aereo e quattro in
tìllni htotnobile. Per l’Italia erano
egiaam presenti'anche il presidente
a, joh delfUnione battista. Renato
in pian *...‘ ^
i per in
«una ri'
èst euro
i nuòvi
missio)0 nuovi
anziani
Maiocchi, e il fratello Domenico Benportatò che ha. avuto
Ma Federazione europea
ibcarico di curare le riprese
(lei Congresso. Erano presenti
snelle i coniugi Guarna ma in
rappresentanza dell’Albania,
dove il pastore sta svolgendo
da circa due anni un lavoro
missionario. Appena giunti al
luogo del raduno, il palazzo
del ghiaccio, dove si sono tenuti gli incontri plenari, abbiamo subito avuto l’impressione di trovarci in famiglia.
I fratelli norvegesi, malgrado 1 comprensibili problemi
linguistici, hanno fatto di tutto per darci un’ospitalità impeccabile e hanno organizzato ogni cosa con cura e tanto
amore. Sul palco allestito nella Kristin Hall risuonavano,
fin dal mattino, inni cristiani
interpretati dal coro «Con
amore» delle chiese battiste
norvegesi e dalF orchestra
magistralmente preparata e
diretta dall’inglese David
Peacock. La musica e il canto
sono stati momenti di intensa
lode al Signore e ci hanno ac-,
compagnato durante gli incontri serali che sono stap
condotti dal coinvolgente segretario deir Unione battista
della Gran Bretagna, il pastore David Goffey, che con pazienza ed entusiasmo ha cercato di coordinare i canti.
II benvenuto ai congressisti
da parte del presidente dell’
Unione battista norvegese,
del sindaco di Lillehammer,
SCHEDA
alitai
caiialt
eptf
dova
enti®*
dell’
¡onst
iviia
Il Congresso europeo
onvar
ate pi i Norvegia ha ospitato dal
T6al 31 luglio 1994 il IX
ptlgresso della Federazione
itasta europea (Ebf); 3.206
juu»'^^''®t:ritti, provenienti delle
50 Unioni battiste fa' ®nti parte dell’Ebf, che comP6nde anche diversi paesi
Medio Oriente e della
asiatica dell’ex Unione
"Ovietica; un solò paese non
rappresentato, la Giorda**1®. Naturalmente la delegarne più nutrita era quella
“^egese, con oltre 660 parspanti, seguita da oltre 400
*^schi e 196 sved^esi.
■ M grande novità è stata la
®^iccia presenza di fratelli
®*orelle provenienti dai paesi
* eomunisti, favorita dalla
p'erosità delle borse di stuS-offerte: 185 sono stati i
nttisti georgiani, 167 gli
r^ni, 160 i russi, 129 gli
^gheresi, 119 i romeni, 104i
J'oati e via di seguito. Ai
ingressi precedenti (la scanza è quinquennale) molti
questi paesi riuscivano a'
«apena a inviare due o tre
Rigati e non certo per ragio
economiche.
ìin '^°”8nessi battisti europei
n sono Assemblee decisioijJ’ incontri cui le varie
i^nttiste partecipano
n un numero di delegati
jjgP^czionato alla loro consihza, ma sono grossi conveI dove è possibile conosce^ realtà del battismo, fra
temizzare con credenti di altri
paesi, sentirsi parte di una
grande famiglia in cui differenze non solo di lingua e costume ma spesso anche di linea teologica, di impostazione organizzativa, di espressione etica individuale e sociale non impediscono la realizzazione di una comunione
viva e sincera.
Il nutrito programma di iticontri, riunioni, meditazioni,
riflessioni di gruppo e lo spazio notevole dedicato alla
musica, hanno creato a Lillehammer la sensazione palpabile che il battismo europeo .goda di buona salute e
possa rispondere positivamente al motto scelto per il
Congresso: «Insieme per servire il Signore».
Lo testimoniano, fra l’altro,
le tre grosse offerte raccolte:
27 milioni di lire per il Ruanda, 11,5 milioni per le missiohi, 17,2 milioni per le borse
di studio per il Congresso
stesso, ma soprattutto ne è
stato segno tangibile il culto
finale con Santa Cena a cui
hanno partecipato oltre 4.000
persone. Gli elementi sono
stati distribuiti da pastori e
diaconi di diversi paesi e ogni
partecipante ha potuto portare
con sé, come ricordo, la coppa in legno in cui aveva bevuto, disegnata e realizzata
per l’occasione da un pastore
battista norvegese.
della presidente e del vicepresidente della Federazione europea è cominciato con la tradizionale .sfilata dei rappresentanti delle 49 Unioni presenti alle quali è doveroso aggiungere quella di Malta, isola dalle antiche tradizioni
evangeliche, che ha chiesto di
aderire alla Federazione.
La presidente della Federazione, pastora Karlsson, indirizzandosi particolarmente ai
fratelli provenienti dall’Europa orientale, ha ringraziato il
Signore per averci concesso,
per la prima volta, di essere
insieme a loro in un Congresso intemazionale. Prendendo
spunto dal primo capitolo del
profeta Abacuc al versetto 5
ha detto: «Per molti anni abbiamo pregato perché fossero
■abbattute barriere come la
cortina di ferro, per la libertà
di proclamare l’Evangelo e
per la comunione con i fratelli dell’Est europeo, ed ora abbiamo la possibilità di vedere
la risposta: una risposta che ci
offre opportunità insperate
ma che pure ci impegna. Nel
corso di questo Congresso
vogliamo imparare a sfruttare
le opportunità che ci sta offrendo il Signore nei nostri rispettivi paesi; il nostro Signore che ci unisce, che abbatte
le barriere, che, apre le porte,
che ci spinge fuori dalle nostre quattro mura e che ci invita a seguirlo».
Filo,conduttore del Congresso è stato il capitolo 24
del libro di Giosuè dal quale
sono stati presi il tema del
Congresso «Insierpe serviremo il Signore», i messaggidei predicatori che si sono avvicendati durante le riunioni
plenarie, gli studi e i seminari. Nei seminari di studio, divisi in gruppi linguistici, sono
state confrontate le differenti
realtà che ci troviamo a vivere nei nostri rispettivi paesi e
abbiamo potuto considerare e
valutare quali siano le, porte
che si sono apqrte,- gli ostacoli ancora esistenti per la predicazione dell’Evangelo, come le nostre chiese sono influenzate dal mondo circostante e dai problemi che affliggono le nostre società, come possiamo intervenire perché il messaggio raggiunga il
massimo numero di persone.
Toccanti e particolarmente
coinvolgenti sono state le numerose testimonianze dei fratelli delle chiese dell’Est e
dei paesi dilaniati dalle guerre civili e che si sono trovati
insieme per lodare e pregare
il Signore. Dalla Siria, dal Libano, dalla Bosnia e dalla
Croazia abbiamo avuto testimonianze dell’opera del Signore e inviti alla preghiera
perché abbiano fine i conflitti
ancora in atto. Le chiese
dell’Est hanno testimoniato
di come le persone vengano a
Cristo e siano assetate della
parola di Dio e di come le comunità siano cresciute noti
appena avuta la possibilità di
professare la loro fede apertamente e di condividerla con
gli altri.
Dio sta benedicendo il lavoro di questi fratelli che ci
hanno, dato un esempio di fedeltà e impegno malgrado le
difficoltà e le disagiate condizioni in cui ancora si dibattono. Durante il culto conclusivo di domenica 31 luglio è
stata data lettura delle 5 risoluzioni con le quali il Congresso ha ringraziato il Signore per la larga partecipazione da ogni parte d’Europa
e del Mediò Oriente, resa
possibile dalle mutate situazioni politiche. È stato espresso il desiderio di vedere
l’Europa come una vera comunità includendo gli immigrati e i rifugiati; è stato riaffermato il diritto e il dovere
di ogni battista di proclamàre
Gesù quale Signore dell’Europa; è stato espresso il rammarico per il dilagare delle
guerre civili, il razzismo, il
materialismo e altre espressioni negative di nazionalismo e secolarismo; è stato riconosciuto il diritto al rispetto delle diversità culturali e
tradizionali delle persone e ri-,
conosciuta la responsabilità
di trasformare l’Europa in uh
luogo in cui la vita, la pace e
la giustizia siano protette. Si
è auspicata la ricerca .della
nascita di una speietà veramente democratica e multirazziale attraversò le elezioni
in Sud Africa, e una soluzione del conflitto fratricida in
Ruanda e in Burundi, nopché
la cessazione delle ostilità nei
territori dell’ex Jugoslavia.
A conclusione del Congresso e del culto di domenica 31
abbiamo condiviso la Cena
del Signore servita da 100 pastori e diaconi di ogni nazione presente. Pur nelle sue
molteplici sfaccettature, la
nostra identità battista è stata
messa in risalto e ciascuno di
noi è stato invitato a ritenerla
una radice preziosa, basata
sulla fedeltà alla parola di
Dio, unica nostra guida.
«Insieme serviremo il Signore» in risposta all’invito
che il Signore ci ha fatto, di
seguirlo*con fedeltà, uniti dallo stesso Spirito in uno stesso
corpo, la chiesa di Cristo, iiisieme per portare al mondo il
messaggio di amore e di salvezza di Dio- il Liberatore.
Lillehammer. In primo piano (da sinistra) Birgit Karlsson, presidente dell’Ebf, Audun Tron, sindaco di Lillehammer, Traute e Karl Heinz
Walter, moglie e segretario generale dell’Ebf, Per Midteide, segretario dell’Unione battista novergese. Alle loro spalle il pannello con le
indicazioni delle Unioni battiste che aderiscono all Ebf
(Foto Epbs, Stanley Crabb)
Convegno dei docenti teologici battisti
Come «interpretare
»
Un momento della Santa Cena che ha interessato 4.000 partecipanti:
a ognuno è stato offerto un bicchierino di legno
(Foto Epbs, Stanley Crabb)
ELIZABETH GREEN
SALVATORE RÀPISARDA
Porre al centro della riflessione teologica chi ne è
stato escluso è stata la scommessa del convegno europeo
di docenti di teologia battisti
tenutosi a Oslo dal 31 luglio
al 4 agosto. La spirale teologica, messa a punto dalle teologie della liberazione e composta di azione-analisi-riflessione-azione, è alla base non solo della riflessione teologica
di alcuni teologi battisti europei, ma anche di alcuni cambiamenti nella stessa formazione teologica in vista del
ministero delle chiese.
Nel suo intervento il prof.
Richard Kidd, decano del
Northern Còllege di Manchester, istituto all’avanguardia
per quanto concerne questi
sviluppi, ha mostrato come la
richiesta di matrimonio da
parte di una coppia di minorati si sia trasformata, grazie
a questo metodo, in/uria presa
di coscienza della chiesa locale. La coppia, messa al centro della riflessione teologica,
diventò protagonista di una
rinnovata comprensione sia
dell’antropologia teologica che del battesimo. Interpretare la realtà à partire dallo
«straniero» o dall’«altro»,
collocandolo non più ai margini ma al centro del discorso, è stato anche il metodo
adottato dalla prof. Turid
Karlsen Seim, luterana, docente di Nuovo Testamento
all’università di Oslo. Ispirandosi al pensiero di Julia
Kristeva la prof. Seim ha sostenuto, nella sua interpretazione articolatissima di alcuni
brani del Nuovo Testamento,
che la parabola del bpon samaritano rivela il sub vero significato n€l momento in cui
il lettore si identifichi non più
con il levita, il sacerdote o il
buon samaritano, ma con la
vittima dei ladroni. A monte
di tale presa di posizione teologica c’è un’antropologia relazionale che vedela-vera
identità del singolo ih quanto
.entra in rapporto con l’altro.
Questo rovesciamento di
prospettiva in cui chi era oggetto diventa soggetto, così
permettendo l’emergere della
soggettività di entrambi,, è al
la base di alcuni sviluppi
all’interno della .stessa formazione teologica. Secondo
questa ottica, la facoltà teologica va compresa come una
comunità di apprendimento
in cui il rapporto tra docente
e studente non è unilaterale,
tra chi dà e chi riceve, ma tra
due persone coinvolte in un
progetto di apprendimento
teologico comune.
Maggiore protagonismo è
accordato non solo allo studente o studentessa ma anche
alla chiesa locale che partecipa attivamente alla formazione teologica del futuro operatore. Infatti, l’istruzione teologica parte dall’impegnò
dello studente sia nella chiesa
locale che in vari settori della
società. Secondo questo modello, la prassi pastorale e la
riflessione teologica procedono a pari passo evitando uno
scollamento tra le due: lo studente non viene sradicato dal
contesto sociale né ecclesiale
in cui opera mentre i professori alternano periodi di docenza a periodi di impegno
pastorale.
Tale sviluppo all’interno
dell’istruzione teologica ha
suscitato un ampio dibattito;
ricevuto con entusiasmo da
alcuni, ha destato dubbi e perplessità in altri, preoccupati
per una possibile tendenza a
diluire la teoria nella prassi e
a privilegiare l’aspetto attentando così alla visione squisitamente protestante della «sola fide». A chi scrive queste
note, che prendevano parte al
convegno quali rappresentanti
del dipartimento di teologia
dell’Ucebi, gli esperimenti
portati avanti in Inghilterra
sono apparsi particolarmente
stimolanti specialmente per la
preparazione dei pastori locali; infatti, per .vari motivi, sono' radicati nel lavoro della
comunità locale e possono,
rappresentare un utile terreno
di prova. Allo stesso tempo,
al momento sembra prematuro abbandonare il modello tradizionale di preparazione accademica: ci si rende conto
che siamo in un processo di
sperimentazione dal quale po-tranno emergere elementi
nuovi da utilizzare anche in
Italia per la preparazione dei
ministri della nostre chiese.
4
PAG. 4
RIFORMA
Vita
Ghie:
VENERDÌ 16 SETT^p^ LrPÌ 16 •
Iniziative evangelistiche ecumeniche della Chiesa battista di Reggio Calabria
Il gran risveglio che nasce col battesimo
Durante il culto di domenica 14 agosto nella chiesa battista di Reggio Calabria sono
scesi nelle acque battesimali
tre giovani di famiglia evangelica Ezio, Gianluca, Piervincenzo e un’anziana coppia, Bianca e Mimmo, che ha
scoperto nella fede ritrovata e
testimoniata insieme nuovi
motivi di gioia e vitalità,
Nuccia, una sorella che dopo
un percorso sofferto è approdata a una fede convinta e infine Alice e Romeo, due fratelli della locale chiesa battista filippina che, con quella
di Reggio, sperimenta la pienezza dell’«essere chiesa insieme».
È stato un culto particolare,
caratterizzato dalla partecipazione della chiesa «gemella»
di Nottingham e di quella filippina. Un culto bilingue,
perciò, che è durato due ore e
mezzo e che ha accantonato
ben presto il solito carattere
liturgico e formale per assumere quello di un raduno
evangelistico con messaggi
diversi, gruppi corali che si
sono alternati, momenti di festosità prorompente e di raccoglimento toccante. Ne citiamo due per tutti: quando il
gruppo musicale della comunità ha guidato l’inno «Noi
trionferemo», dalla strofa che
dice «mano nella mano» tutta
l’assemblea ha unito le mani
ondeggiando fino alla fine in
una danza; o quando pastori e
anziani si sono stretti intorno
ai neobattezzati per invocare
su loro i doni dello Spirito
mentre le comunità cantavano: «Jesus, your Spirit is like
water to my soul» (Gesù, il
tuo Spirito è come l’acqua per
l’anima mia).
Nel corso del suo messaggio alle tre comunità il presidente dell’Ucebi, Renato
Maiocchi, ha sottolineato
quanto sia significativo vedere con gli occhi quei fratelli e
quelle sorelle di cui si conosceva resistenza per anni solo attraverso un nome. La
predicazione è stata affidata
Chiesa battista di Reggio Calabria: le comunità filippina e italiana all’uscita del culto
al past. John Davies della
chiesa di Nottingham, il past.
Italo Benedetti ha presieduto
la Santa Cena e il pastore
valdese Piero Santoro ha invocato la benedizione finale.
I battesimi sono stati amministrati dal pastore della comunità locale, Enzo Canale.
Doveva essere un culto presieduto in lingua italiana dal
pastore della chiesa, affiancato dal presidente dell’Ucebi
Renato Maiocchi con funzione di interprete per gli anglofoni, ma così non è stato,
perché Maiocchi ha arricchito
rincontro con il suo estro,
raccontando ad esempio, e
autotraducendosi, la storia di
quel nostro inno degli anni
’30 composto, per invocare la
protezione di Dio sull’Italia,
sul motivo dell’inno nazionale britannico; iniziativa questa che, realizzandosi durante
il regime anglofobo, di quegli
anni, aveva il significato di
una coraggiosa sfida.
Un gustoso aneddoto di vita evangelica dunque che voleva provocare, come di fatto
è avvenuto, la divertita rea
zione dei fratelli inglesi i
quali, quando Maiocchi ha
cantato l’inno, si sono irrigiditi scherzosamente nel saluto con la mano sul cuore ma
soprattutto una riuscita «performance» del nostro presidente, del quale abbiamo potuto apprezzare anche la robusta voce tenorile.
Quando abbiamo preannunciato ai fratelli inglesi che
avremmo assicurato loro una
cabina al Lido per i bagni, ci
hanno risposto; «Noi veniamo per fare evangelizzazione: i bagni vengono dopo», e
così è stato. A margine del
culto battesimale; ci sono state due manifestazioni evangelistiche; la prima presso la
casa di campagna del fratello
Mafrica dove, sotto un ampio
pergolato, abbiarno consumato un’agape a base di pizze
confezionate dalle sorelle,
abbiamo danzato in lode del
nostro Signore e siamo scivolati, quasi inavvertitamente,
in una Santa Cena carica di
fraterna partecipazione.
La seconda si è svolta sulla
spiaggia antistante i locali
Il pastore Vicentini salutato dalla Chiesa valdese di Verona
Emeritazione non è inattività
La Chiesa valdese di Verona, Rovereto e di tutta la diaspora ha salutato con grande
affetto e con espressigni di
viva gratitudine il pastore
Giulio Vicentini, che con il
corrente mese di settembre
entra in emeritazione.
Ricordiamo sinteticamente
il lungo e fedele servizio che
ha segnato il suo cammino
nella Chiesa valdese: dal
1959 al 1967 in Abruzzo, a
Carunchio e a S. Giovanni
Lipioni; fino al 1975 a Livorno; fino ai 1981 a Napoli;
successivamente a Bari e dal
1988 a oggi a Verona e nella
diaspora trentina; è stato inoltre nella Tavola valdese e alla
presidenza della Società di
studi evangelici.
Oggi il pastore Vicentini
lascia il ruolo attivo, ma noi
sappiamo che la nostra voca
zione non si conclude con
termine di un’attività: ogni
giorno della nostra vita appartiene al Signore ed è a lui
consacrato.
Come Consiglio di chiesa
desideriamo sottolineare che
a Verona, a Rovereto, a
Trento e anche in località più
lontane il pastore Vicentini
ha profuso i suoi carismi, in
umiltà e .spesso in silenzio,
caratteristiche salienti della
sua personalità: disponibile a
il
qualsiasi- appello, dentro la
comunità come al di fuori
(scuole, sale pubbliche, convegni, ecc.), pronto a recarsi
egli stesso nelle case dei suoi
catecumeni per venire incontro alle loro esigenze, sollecito-e fedelmente presente in
tutta la diaspora, ove celebrava puntualmente i culti presso la Sala valdese di Rovereto e partecipava a molte altre
iniziative, aperto ai contatti
ecumenici a Verona e nella
diaspora, attraverso il Sae come in altri contesti. Il pastore
Vicentini ha peraltro offerto
con generosità il suo talento
più prezioso nella predicazione. Il suo vivo amore per la
parola di Dio, la fedeltà alla
Parola, la predicazione esegeticamente rigorosa ma altresì appassionata della Parola hanno costituilo il segno
più illuminante del suo ministero fra noi.
A Verona non ha però disdegnato di trasformarsi da
predicatore in semplice artigiano, offrendo la sua assidua
partecipazione e spes.so la sua
«manovalanza» nei non facili
lavori di ristrutturazione del
tempio: anche di questo la
chiesa gli è vivamente grata.
Con sensibilità ecumenica, il
pastore Vicentini ha poi consentito che a conclusione dei
lavori la comunità, nel tempio
festosamente gremito anche
di fratelli cattolici, ringraziasse il Signore in spirito di preghiera ascoltando un concerto
di «Negro spiritual» offerto
da un gruppo di giovani cantori cattolici.
Anche se un po’ schivo e
forse talvolta poco fiducioso
nelle proprie capacità di approccio umano. Vicentini è
riuscito a suscitare intorno a
sé profondo, sincero affetto e
questo sentimento si estende
in noi alla moglie Èva, attiva
nella scuola domenicale e
nell’attività femminile, e alla
figlia Elisa, sensibile operatrice nelle attività sociali della chiesa, specie nei contatti
con i più giovani e con i fratelli neri. «Il settimo giorno
Iddio compì Topera che aveva fatta e si riposò» (Genesi
2, 2). Il Signore benedisse il
giorno del riposo e lo santificò, perché vi è un tempo
per operare e un tempo per
riposare. Noi sappiamo che il
«tempo del riposo» non sarà
per Giulio Vicentini un tempo inerte e passivo: ma a lui e
alla sua famiglia auguriamo
con^tutto il cuore che sia un
.tempo benedetto e santificato
dal Signore.
// Consiglio della Chiesa valdese di Verona e diaspora
della chiesa: la sera del 17
agosto il mare dello Stretto
appariva chiuso come un
grande lago, capace di evocare, nelle anime fanciulle, tempeste sedate e pesche miracolose e qui, in compagnia di
una foìla di curiosi, abbiamo
consumato la nostra agape
all’aperto; poi abbiamo pregato, cantato, danzato, guidati
dal grande carisma di Chris,
lo straordinario animatore
della chiesa di Nottingham.
Verso la mezzanotte le sorelle di Reggio hanno acceso
una dozzina di lampade a
olio, simbolo della nostra comunità e dono destinato a ciascuna delle famiglie inglesi
rappresentate, le hanno poste
in semicerchio sulla spiaggia,
delimitando un tratto di mare.
Infine l’annuncio: Philip, un
fratello inglese di 40 anni ha
deciso di testimoniare pubblicamente la sua fede in Gesù
Cristo e fra poco sarà battezzato qui davanti. Sua moglie
Johan, attorniata dai loro
quattro bambini, testimonia:
«Questa decisione, che Phil
ha manifestato soltanto questo pomeriggio, è la risposta
del Signore alla preghiera che
gli rivolgo da otto anni». Così
Philip, qccompagnato dal past. John Davies e dall’anziano
Vitaliano, è sceso nelle acque
battesimali, mentre sulla
spiaggia i fratelli, sostenuti da
quattro chitarre, due flauti, un
violino e dai bongo cantavano un inno importato dall’Inghilterra e presto tradotto in
italiano;
«Piova il tuo Spirito, o Padre, su tutta l'umanità/. Lascia che i tuoi figli dicati profezie d’amor/ Donaci i tuoi
sogni, svela i segreti del
cuor/ La fede. Padre, è grande./ Suoni la tromba del gran
giorno che verrà/ E un gran
risveglio nascerà da qui,/rigenerata questa terra ‘ne
sarà/ e un gran risveglio nascerà da qui./ Ed anche tu invoca Gesù e salvo sarai».
La cerimonia era terminata
da qualche minuto e ancora i
fratelli si accalcavano attorno
a Philip per compiacersi con
lui e dirgli parole di augurio,
quando Tultima delle stelle
cadenti di questo agosto
straordinariamente caldo e luminoso è venuta a solcare,
cadendo, il cielg dello Stretto
proprio davanti a quel tratto
di .spiaggia e, incredibilmente
grande e vicina, si è dissolta
con un grande bagliore prima
di raggiungere la superficie
dell’acqua. Un segno? Il sigillo di Dio su un luogo e su
un evento a lui gradito? Ne
discutiamo ancora. Come è
difficile liberarsi dalla modernità e ricordarsi di dare ascolto ai piccoli fanciulli, perché
di tali è il regno dei cieli !
La «Casetta» di Bari in piena attività Ldomc
Il «tavolone» della ires<
notte di San Lorenzo
qIORGIOJ
GIUSEPPE PLATONE
Folate di aria torrida ci investono nel giorno più
caldo dell’anno, più di quaranta gradi, un agosto record;
a mollo nel mare di Japigia
guardo la posta verso Bari.
Siamo in periferia, tra antichi
poderi ricchi di fichi, uva,
frutta che terminano sulla scogliera. Tra questo verde, ormai in parte cementificato e
tagliato in due dalla «complanare», c’è la «Casetta».
Un’oasi di tranquillità, ma
non troppo; la sera, quando la
«botta» di caldo lascia il posto a un venticello che viene
dal mare si organizza, sotto
un’ampia tettoia, una grande e
rumorosa tavolata. Ci sono
specialità albanesi anche e soprattutto in omaggio, ai sei
profughi che da tempo vivono
nella Casetta. Con loro c’è anche B. Konomé, della Costa
d’Avorio, un tipo silenzioso
ma cordiale, e tra i commensali ci sono anche alcuni campolavoristi.
Sono soprattutto loro che
hanno restituito questo magnifico podere agli sptendori
di un tempo: gli impianti fognari, idraulici, lavori in ferro
sono stati realizzati con cura
da Cataldo Ferrara di Corato,
da tempo emigrato a Torino;
Vincenzo Anelli, anche lui di*
Corato, ha messo in opera
rimpianto elettrico a norma
di legge. Intorno alla Casetta
c’è ampio posto per rizzare
tende e parcheggiare roulotte
all’ombra degli ulivi. L’idea è
proprio quella di stabilire un
dialogo, un incontro tra immigrati e gente che trascorre qui
qualche giorno di ferie dando
gratuitamente una mano per i
tanti lavori di manutenzione.
Vincenzo Terpolilli la sera
racconta le sue battaglie sindacali in Abruzzo; Gianna
Sciclone, pastora a Bari, mette in contatto i vari ospiti e
spiega entusiasta il senso del
progetto Casetta, un progetto
comunitario. Un gruppo di
giovani di Corato, con la chitarra, passa in rassegna canzoni impegnate degli anni ’60; è
tardi ma si sta bene, Pietro
Mastrolonardo è visibilmente
soddisfatto: è lui che nel 1991
ha donato questa proprietà alla Tavola valdese. Perché?
«Occorreva - spiega - „
un luogo di incontro ni.
chiese evangeliche della,!
Poi è esploso il caso Aft!
c l’immigrazione dei te
mondiali. Non potevamo,,
finta di niente».
In effetti da tre anni vi,
stabilmente nella Casetta i
gruppo di albanesi; anche
ro, in qualche modo han
contribuito a restaurare que
antico edificio immerso in
ettaro di verde: non è la n
opera sociale e neppure 1
parlamento offerto àgli i
grati. La Casetta è un pm,
d’incontro tra due mondi
nostro e quello che vive nei
miseria; la Casetta riduce
distanze, mette in comuni,
zione le persone..
Da due mesi si è costituii
un’associazione per gestire
Casetta. Tra i soci fondata,
oltre a membri delle nostii
■ 1 Sinodo
l valdesi at
» il
ine battis
Novergii
^ecipato
nanza bt
^gll’occasi
¡sentale al
jve chiese t
lÀll’origine
liese vi è
me dell’Uc
i^onari in /
niiaiocchi
domand
l’Unione i
ite inviato i
issione in.
tede il lave
aquel paes
jcontrande
iastòre Savt
pensato
le definisse
IO attuai
EdiEvangt
)n cui lavori
chiese bmv, figurano andiP®^®
|lla precarif
pni di vita,
ii cembri ,d
sente al C(
(ipeo di L
iiglio e s]
'iaasmo pi
teche hanr
(Unione'
desto e
del con
lissionai
li pastore
^ie Beli
iissunti
{testo, ins
tt|odesta
hifflomica .e
pentecostali e membri
Chiesa di Cristo, della Mi
sione cristiana, ecc. In
una cinqùantina di soci che.
incontreranno prossimamenK
in assemblea per valutarci,
prospettive reali di questa S:
golare iniziativa sociale. «iVc
qui stiamo bene - dice A
Uruci, ingegnere in Albania,
òggi tecnico in una fabbricl
di Bari - perché non ci senta^
mo isolati».
Tuttavia la sistemazione
la Casetta non può essere definitiva per nessuno, vuol essere soltanto un trampolino
per andare più in là; si tratta h®omica
di una sistemazione più che Ktiaotiia
dignitosa ma provvisoria. E ®radiesi
così è già stato per più di UM®“!
trentina di immigrati che si
sono inseriti nel lavoro a Bari
e dintorni. Rina e Giuseppe
Antonicelli, che vivono a poche centinaia di metri dalla
Casetta, si occupano volontà
riamente del nucleo di inuni;
grati. «Non facciamo nulla &
speciale, se qualcuno di loti
ha bisogno di qualcosa cerchiamo di aiutarli».
Intorno a quel «tavolone»,
nella notte di san Lorenzi
italiani del Nord e delS®,
giovani e anziani, albanesi,
africani, cristiani e islaniii
hanno vissuto l’agape dell*
diversità. Nessuno si è senti®
escluso, neppure il mattia®
del giorno dòpo.
impresi
iicililerà il ,
liesto lavor
;ni
e migi
eoli le inizi
sa. verso
Un gruppo di ospiti davanti alla «Casetta» di Bari
TAVOLA VALDESE
Còmunicato
Vacanza di chiesa
La Tavola, in base all’art. 17 RO 4 proclama la v&cs^
della Chiesa valdese di Corso Vittorio Emanuele a lO'
rino. La designazione del nuovo pastore titolare dovrà uv
venire entro iì 31 dicembre 1994, secondo gli artt. 12»
eU4R0 4.
per la Tavola valdesi
Gianni RosW^
5
SETTEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
tà ^ Renato Maiocchi, presidente delTUcebi
I tresce la missione in Albania
HifWCIO GABPIOI
1.Sinodo delle chiese
lldesi abbiamo incon
il neopresidente dell
itro y one battista di ritorno
rNovergia, dove aveva
^""“^'^‘‘Jpato ai lavori della
de?r teeanza battista europea.
evaío¡ ueiroccasione erano sta
moZ ?&chiabbiamo posto
se inviato un suo pastore
Mone in Albania. Come
.(de il lavoro evangelisti'in quel paese?
lacontrando recentemente
ijstòre Saverio Guama ho
(ilo pensato a un aggettivo
le definisse il suo stalo
imo attuale: radioso. La
di Evangelo della gente
jneui lavora in Albania è
ji forte della forza fisica e
illa precarietà delle condinidi vita. Un bel numero
pembri .della chiesa era
sente al Congresso battista
)peo di Lillehammer a fiiglio e sprizzava gioia é
siasmo per F avventura di
|:che hanno intrapreso.
L’Unione' battista italiana
^iesto e ottenuto di far
del comitato della Bapfesionary Society da cui
iil pastore Guarna che sua
” 'lie Betsy Moore sono
[»unti come missionari
>pure
àgli imi
un pn
mondi,
vive nel
■ riduce
eomunici
«entate all’assemblea le
annivi^^^hiesebattiste ^Ibane:asett All’origine di ques e nuo
vi è anche la .^deci
anche chiese VI e ancne
do t; tddiroc*. d.
inviare
ionari in Albania. A Re
Centro di Agape
Una ricerca
sull'incontro
e l'identità
Le otto chiese battiste dell’Albania si presentano alla Conferenza
costituiti
gestirei
fondatori
Ile nostià
mo ancM
nbri deli
Iella Mii
In
ìoci che
imamenti
aiutare l|
luestaSiii
iale. «ni
dice Al
Albaniaj
i fabbrici
ci sentí,
come riflesso delle tensioni
che turbano i rapporti fra le
diverse chiese cristiane in alcuni paesi dell’Est europeo,
fra accuse di proselitismo e
rivendicazioni dello status di
‘.‘chiesa territoriale”. Il pasto
re Guarna si sta muovendo
con equilibrió e apertura ecumenica. È già staip costituito
il Consiglio dei pastori .di Tirana, alle cui riunioni sono
regolarmente invitati ancjie i
preti ortodossi della città».
Nella Chiesa valdese di Torino
Chi arriva e chi parte
EUGENIO BERNARDINI
izione
issere devuol esimpolino
si tratta
tslisionia della nostra vo
pra I
isoria. E
iù di UM
ti che si
iiuseppt
no apo-'
tri dalla
li im»
nullßi
1 di
osa cer
/olone»,
.oreiizo,
lei Sui
Ibanesi,
islamici
oe delli
è senti®
mattino
Kto, insieme a una per
responsabilità
i.e amministrativa.
onò di essere compartecipi
jeU’impresa., Ciò fra l’altro
acililerà il coordinamento di
pesto lavoro missionario con
ili impegni del Servizio rifui e migranti della Feci e
le iniziative della Feci
tea verso l’Albania.
laiche problema può sor. nei rapporti fra la mis„ Mne e talune istanze della
f. liesa ortodossa autocefala.
Dopo alcuni anni di preziosa collaborazione, il
pastore Renzo Turinetto lascia Torino per stabilirsi in
Liguria dove il clima è più
.adatto al suo stato di salute.
Tutta la comunità valdese, in,
particolare la zona di via.Nomaglio, lo ringrazia per la sua
attività svolta fraternamente e
puntualmente.
Giunge da Napoli il pastore
Giorgio Bouch'ard (già moderatore della Tavola valdese e
presidente della Federazione
delle chiese) che dedicherà
metà del suo tempo alla cura
della chiesa di Susa e l’altra
metà a quella di Torino, in
particolare nel campo dell’attività culturale e della presenza «esterna». Gli auguriamo
un fruttuoso e soddisfacentelavoro anche nella nostra co
munità. Sempre in questi mesi la Chiesa valdese di Torino
dovrà procedere all’elezione
del pastore che dall’autunno
1995 sostituirà il pastore Alberto Taccia che si avvia a
concludere, secondo i nostri
regolamenti, il suo servizio
pastorale a Torino.
La prassi e la procedura
per l’elezione di, un pastore
in una chiesa «autonoma»
prevede che i candidati, interpellati dal Concistoro e disponibili alla .chiamata, tengano un-culto di presentazione (si inizierà con il pastore
Giuseppe Platone domenica
2 ottobre).
Successivamente viene
convocata un’assemblea di
chiesa che, con la presenza
di almeno la metà più uno
dei membri elettori, elegge a
maggioranza il pastore titolare della chiesa. ,
ssta della Chiesa battista di Valperga Caluso
LTvangelo nella terra canavesana
OLGA MARCINNO
pMnenicà 4 settembre,
^po una settimana di
torrenziale e di fred•rovviso, il Signore ha
¿Ha Chiesa battista di
■ga un sole splendente
[Oter festeggiare, all’anel prato adiacente il
di culto, i suoi 45 anni
.ttlionianza all’Evangelo
yerde terra canavesana..
>0 il culto di adorazione
- 0 tiel-piccolo tempio,
ip la predicazione del pauh'k Casanova e con
breve intervento del pa''6 emerito 'Vincenzo Barha trascorso vent’anè, ^"istero a Valperga, si
all’aperto un’agape
® stata espressione di ve"jjomunione fraterna.
I|, pomeriggio, sempre
àperto e sotto la tenda, do
Po
aver ristorato il corpo si è
Ite .
**ati alla gioia dello spirito
®a d 1 ^®*^hrazione della CeSignore, amministrata
pastore Barbin, la predihel pastore Massimo
HeH ^ una breve esortazio11 f pastore Vittorio Perres.
Com .^^uìpletato dai canti
1 '^uuari e dall’ascolta del
„ uaii aseoiia uci
"aria K chiesa di Ve’ che è un vero strumen
Un momento del culto tenuto dal pastore Franco Casanova
to di lode al- Signore. Per
l’occasione abbiamo avuto
anche il privilegio di ricevere
la testimonianza di una sorella in Cristo di nazionalità russa, membro di una chiesa battista di Mosca composta da
ottomila membri battezzati.
Quest’incontro ha visto la
partecipazione di circa 120
credenti di quasi tutte le comunità battiste del Piemonte,
che hanno trascorso insieme
momenti di fraterna gioia ricordando le testimonianze
del passato, ma altresì la necessità di continuare a essere
fedeli nell’annunzio dell’Evangelo nel presente.
Domenica 11 settembre si è
tenuta l’assemblea degli amici e delle amiche di Agape. E
stata l’occasione per uno
scambio di idee tra residenti e
amici circa il ruolo di Agape
nella ricerca ecumenica europea. Due sono i principali filoni di ricerca di Agape; l’incontro tra «diversi» e la ricerca dell’identità. L’incontro
non sembra andare più di moda e quest’anno Agape ha do-vuto sopprimere due campi
(quello ebrei-cristiani e quello sull’immigrazione) mentre
quello sull’identità sia fem-minile che maschile (e qui
Agape è all’avanguardia'in
Europa) che di fede incontrano sempre un buon successo
di partecipazione. Vi è poi il
tema della ricerca cristologica. Gli amici hanno Suggerito
che su questo tema (in relazione alla ricerca teologica
femminista) si tenga la prossima assemblea attorno al 1°
maggio 1995.
Bethel
Da nonni
a nipoti
ALBISOLA________Domenica 4 settembre la piccola comunità
battista ha vissuto una giornata di gioia e di festa, tre cre, denti hanno testimoniato della loro fede mediante il hattesimo. Per una piccola chiesa (sei membri) crescere del 50% e
un fatto di notevole importanza e di grande incoraggiamento per il futuro. Si tratta di un piccolo gruppo, al momento
senza cura pastorale, che si autogestisce con 1 aiuto della
Chiesa metodista di Savona. Dunque un fatto di grande nlievo; e questo hanno testimoniato le sorelle e i fratelli nngraziando Dio nel culto per quanto sta avvenendo. I battesimi sono stati amministrati dal pastore Franco Scaramuccia,
invitato per l’occasione, che ha predicato poi 1 annuncio
della salvezza, evidénziaiido come cristiani si diventi e non
si nasca e chiamando alla conversione tutti i presenti. L allegrezza della chiesa è stata ancor più grande nel vedersi
circondata dall’affetto delle chiese sorelle, che hanno ^luto condividere la sua felicità mediante rappresentanze. Oltre
alla Chiesa metodista di Savona, erano rappresentate anche
le chiese battiste di Chiavari, Sampierdarena e Rapallo.
Hanno portato una parola di saluto e di incoraggiamento un
membro del Comitato esecutivo delTUcebi e il segretano
del Coordinamento delle chiese battiste della Liguria.
MATERA________Domenica 4 settembre nella chiesa battista di
Matera, in Un clima di grande letizia spiritualè, sono state
invocate le benedizioni divine sul matrimonio dei simpatici
giovani Vita Calia e Emanuele Grieco. La cerimonia nuziale è stata ufficiata dal pastore Martin Ibarra, che ha tenuto una meditazione biblica, ispirandosi ad alcuni versetti
contenuti nella lettera di Paolo agli Efesini cap. 5 yv. 22-31.
Era presente in mezzo a noi il pastore Daniele Giaccia, cugino dello sposo e conduttore della.chiesa pentecostale madre della città, che in preghiera ha chiesto al Signore di benedire questa unione. Molto brava è stata Pinà Mola Miglio,
che ha dedicato agli sposi un canto intitolato «Tu sei carne
della mia carne», da lei interpretato. Dopo il rinnovo delle
promesse, lo scambio degli anelli e le firme sul registro di
chiesa, il pastore Ibarra ha donato alla coppia una copia della Bibbia, affermando che la comunità noti poteva scegliere
un regalo più importante e meraviglioso di quello della parola di Dio. Infine, ha augurato loro di trascorrere una vita
felice serena vissuta sempre insieme al Signore, (m.p.).
MEANA di SUSA ^— Domenica 4 settembre-la comunità ha
partecipato con parenti e amici alle nozze di Davide Saccomani e Bruna Paure, avvenute nel tempio. Hanno celebrato il matrimonio i pastori Emmanuele Paschetfo e Tullio
Saccomani.
Nel contestò della giornata,
oltre alla mostra fotografica,
è stato allestito un piccolo
bazar il cui incasso servirà
per aiutare coloro che sono in
necessità. Inoltre è stata gradita da tutti la «merenda sinoira» offerta dalla comunità,
con la quale si sono potuti assaggiare formaggi e salumi
locali, insalata e frutta.
Poco dopo il tramonto tutti
hanno fatto ritorno a casa, col
ricordo di .una giornata trascorsa fraternamente alla presenza del Signore, l’unico
grande ispiratore di tutte le
piccole cose che gli esseri
umani riescono a fare.
«Cape» pelate, più o meno
peluzzi bianchi o grigi (dipende dalla fortuna) sulla
zucca, pelle avvizzita, esseri
cascanti, non alla moda, massa di bisogni individuali; questa è. l’immagine che genericamente molti affibbiano alle
persone della «terza età», un
■ eufemismo che significa vecchiaia. Se fosse così, giunti
nella fase più avanzata del ciclo biologico, ovvero sulla
«vetta di un monte» (metafora appresa da un uomo di 75
anni), non rimarrebbe altro
che la morte, che viene percepita come manifestazione evidente della vanità delle cose
terrene.
Chi è che impone di assistere personalmente un anziano? Solo la propria coscienza
e sensibilità. A Bethel, Centro evangelico immerso nel
verde nella Sila piccola, gli
anziani non hanno la compagnia dei mass media, bensì .
del calore umano.
Sono una ragazza di 14 anni della comunità battista di
Bari e ho avuto la possibilità
di partecipare a un campo
della terza età: ho scoperto
giorno per giorno la ricchezza
spirituale dei «vecchi»; mi
hanno parlato dei loro lunghi
viaggi per arrivare al Centro:
14 ore da Torino con il treno
0 da Riesi con un pulmino.
Ricordo quando parlai con
Ercole dell’importanza di
viaggiare e di conoscere il
mondo, le lingue straniere per
essere al passo con i tempi e
•con la società in continua trasformazione.
Ho incontrato donne e uomini briosi, felici di vivere.
Le serate erano sempre ben
organizzate; si facevano giochi di tutti i tipi, dal ballo al
musichiere, al gioco con le
pigne ecc. Le testimonianze
di fede erano tante; ricordo la
dolcissima Rina, sicura del
Dio vivente, grande e operatore. Ogni sera poco prima di
mezzanotte ci incontravamo:
era l’inizio di divertentissime
nottate. Cosa si faceva? Questo è un segreto racchiuso in
un quaderno di campo. Se volete saperlo andate a Bethel e
dopo averlo letto... ci prenderete per pazzi!
POMARETTO — Roberto Bouchard e Debbie Serbak, che
si erano sposati lo scorso anno negli Stati Uniti, dove risiedono, hanno chiesto che la benedizione del loro màtrimonio
avvenisse nella nostra chiesa, da dove proviene lo sposo.
Nel corso della stessa cerimonia, che si è svolta il 3 settembre, è stato battezzato il loro primogenito, Nicolas Ryan.
' Ringraziamo il pastore Thomas Noffke, che ha amministrato il battesimo e ha fornito un servizio di traduzione a beneficio dei parenti della sposa. ,
• Il 4 settembre è stato amministrato il battesimo a Martina
Lomi, di Maurizio e di Daniela Bertetto.
• Un battesimo, la Cena del Signore, una forte predicazione
hanno segnato il saluto che il pastore Donato Mazzarella ha
dato, domenica 4 settembre, alla chiesa di Pomaretto, dove
ha servito per tre anni in. modo brillante e competente. Nel
corso di un pranzo fraterno abbiamo ringraziato Donato e la
sua sposa Rita; a loro va un augurio di buon proseguimento
del lavoro a Torre Pellice e, date le distanze non grandi, un
arrivederci a presto.
• È nato, il 7 settembre, Emanuele Tron, di Dario e di Ele
na Martin. Auguri! . '
• Una rappresentanza di fratelli e sorelle di chiesa di Pomaretto ha festeggiato, F8 settembre scorso, il novantesimo
compleanno di Mimi Mathieu, ospite dell’Asilo di San
Germano. Con molto senso dell’umorismo Mimi ci ha letto
alcune delle sue poesie, scritte in patuà, francese e italiano è
stato un momento bello e intenso.
• Il 5 settembre è stata seppellita nel cimitero di Pomaretto
Lidia Letizia Reynaud in Long. La chiesa, riunita intorno
alla parola di Dio, cerca in essa la vita e la speranza.
VENEZIA ’— Laura Leone, nuova pastora della Chiesa valdese e metodista, sarà insediata nel corso del culto di domenica 2 ottobre. Per l’occasione è stata anche organizzata
un’agape comunitaria.
• Il mese di ottobre si annuncia denso di attività per la nostra comunità: il 9 ottobre a Mestre si riunirà l’assemblea
del VI circuito, il 16 ottobre si terrà l’assemblea'di chiesa e
il 23 ottobre, presso la chiesa battista di Marghera, è convocata l’assemblea ordinaria della Federazione delle chiese
evangeliche del Nord-Est.
• L’Evangelo della resurrezione è. stato annunciato in occasione dei funerali di Salvatore Buono e Rosalba Pederenzon Bonaldo. La comunità esprime la simpatia cristiana alle famiglie e ringrazia il Signore per la testimonianza che il
fratello e la sorella deceduti hanno reso. .
FELONICA PO — Domenica 2 ottobre si terrà un culto solenne con la partecipazione di pastori che hanno esercitato
il loro ministero nella nostra chiesa, del coro della chiesa
battista di Pordenone, e delle chiese vicine. L'assemblea di
chiesa slterrà invece domenica 9 ottobre.
A
MILANO — Ha cento anni e non li dimostra Albertina Zamperini, metodista, figlia di pastore, maestra di Alberto Moravia, che ha fekeggiato il suo compleanno, il 26 luglio,
con alcuni membri della nostra chiesa.
• La chiesa metodista di via Porro Lambertenghi ringrai^ia
• la studentessa in teologia Monica Michelin Salomon che ha
sostituito il pastore dal 9 al 31 luglio.
• • Il 18 settembre il Consiglio di chiesa saluterà ufficialmen
te lo studente in teologia Marcel Cavallo, che farà uno stage
di un anno presso la nostra chiesa sotto la guida del past.
Giovanni Carrari.
• Il 24 settembre, dalle ore 9,30, presso i locali della chiesa
si térrà il Convegno monitori del VI circuito e dell’Associazione battista lombarda.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola —
ROTTURA
E RICONCILIAZIONE
JEAN-PIERRE MONSARRAT*
La diversità è un dato costitutivo dell’esistenza: è
■ iscritta nel cuore della creazione nella differenza delle
specie, dei sessi, delle generazioni, delle lingue... Tali
differenze sono la sorgente
stessa della vita e della storia:
i racconti evangelici ci dicono che anche loro hanno il loro posto nel Regno. Il giorno
della Pentecoste, la testimonianza resa a Cristo dagli
apostoli è stata sentita nelle
varie lingue del bacino mediterraneo (Atti 2) e le ricchezze dei popoli saranno accolte
nella Gerusalemme celeste
(Apoc. 22).
Ora, la creatura umana rifiuta questa diversità voluta
dal Creatore. Nei racconti biblici, essa viene vista come
una delle carattexistiche del
peccato: Caino non sopporta
suo fratello Abele e lo uccide.
Il rifiuto dell’altro porta alla
sua negazione e alla sua distruzione. L’attualità ce lo
conferma in continuazione,
dagli avvenimenti dell’ex Jugoslavia alle coppie che si lacerano, passando attraverso le
reazioni di razzismo e di intolleranza che sono la sorte
quotidiana delle nostre società. Cristo è pace e riconciliazione per il nostro mondò
sconvolto dalle violenze e
dalle ingiustizie: questo è il
messaggio del passo dell’epistola agli Efesini che sto per
commentare.
Osservazioni preliminari
Prima di entrare nel merito, vorrei fare tre osservazioni preliminari: l’epistola
agli Efesini viene di solito posta sotto l’autorità dell’apo
stolo Paolo. Personalmente,
condivido il punto di vista di
coloro che pensano che essa
non sia stata scrittta da Paolo
in persona, il che non toglie
nulla al suo interesse e alla
sua autorità; ecco perché evito
di designare il suo autore col
nome dell’apostolo.
11 comrhentario del prof.
Michel Bouttier (Labor et Fi. des, 1991) mi è stato di grande aiuto; non posso che raccomandarlo a coloro che intendono studiare quest’epistola.
Tutte le traduzioni dell’epistola hanno il loro interesse:
su un punto seguo esclusivamente la traduzione in lingua
(francese) corrente e, credo, la
traduzione esatta della parola
greca generalmente tradotta
con «pagano». Nella nostra
epistola infatti questa parolà
non designa gli adepti di una
religione «pagana» ma tutti
coloro che non sono membri
del popolo ebraico, qualunque
siano le loro convinzioni e le
loro pratiche religiose o filosofiche, anche se sono diventati cristiani.
Quest’ultima osservazione
ci introduce al primo punto
del nostro passo: per l’epistola agli Efesini, la rottura e il
conflitto maggiori della storia
delTumanità oppongono gli
ebrei ai non ebrei, e ciò è dovuto al fatto che il popolo
ebraico è il popolo dell’Alleanza e che i non ebrei sono
esclusi da questa relazione
privilegiata con Dio.
Rivolgendosi a corrispondenti che sono non ebrei, il
nostro autore fa notare loro
che essi sono incirconcisi (v.
11), quindi fuori dell’Alleanza, senza Messia (v. 12),
«Perciò, ricordatevi che un tempo voi, pagani
di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si
dicono circoncisi, perché tali sono nella carne
per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in
quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della
promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che eravate lontani siete stati avvicinati fhediante il sangue di
Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei
due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto
il muro di separazione abolendo nel suo corpo
terreno' la causa dell’inimicizia, la legge fatta
di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con
Dio in un corpo unico mediante la sua croce,
sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con
la sua venuta ha annunziato la pace a voi che
eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri
abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. Voi dunque non siete più né stranieri né
ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri
della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul
fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo
Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla
quale l’edifìcio intero, ben collegato insieme, si
va innalzando per essere un tempio santo nel
Signore. In lui voi pure entrate a far parte
dell’edificio che ha da servire come dimora a
Dio per mezzo dello Spirito»
(Efesini 2, 11-22)
quindi esclusi dal popolo del
Signore, estranei alle alleanze
della promessa (v. 12), e pertanto impossibilitati a rallegrarsi degli annunci profetici
che non erano rivolti a loro.
Essi erano dunque senza
speranza e senza Dio nel
ipondo (v. 12) benché vi fossero dèi in sovrabbondanza
(cfr. Atti 17, 22). Questa lunga enumerazione di tutto ciò
di cui sono stati privati i cristiani non ebrei ricorda,' per
contrasto, i privilegi del popolo di cui era membro l’apostolo Paolo (e che egli sottolinea
nell’epistola ai Romani): gli
israeliti, ai quali appartengono
l’adozione, la gloria, le alleanze, la fede, il culto, le
promesse, i patriarchi, e dai
quali proviene, secondo la
carne, il Cristo... (Rom. 9, 4s).
Muro di separazione
e di odio
Il fosso tra ebreo e non
ebreo è iscritto nella legge
dei comandamenti e nelle sue
prescrizioni (v. 15): essa preserva il popolo delTalleanza
da ogni assimilazione con le
popolazioni non ebraiche,
conserva la sua identità e innalza una barriera invalicabile
tra gli israeliti e gli altri. Questa barriera, questo muro di
separazione (v. 14) era materializzato dal recinto che circondava il tempio di Gerusalemme e che recava un avviso
redatto in questi termini: «Divieto ad ogni estraneo di varcare la barriera e di penetrare
alTinterno del santuario.
Chiunque sarà stato colto sul
fatto sarà egli stesso responsabile della morte che ne seguirà». La separazione tra
ebrei e non ebrei porta a
un’ostilità tra gli uni e gli altri che l’autore descrive usando il tremendo termine di
odio (v. 14, da preferire a inimicizia). Pensiamo al riguardo al libro di Ester, all’odio
per gli ebrei di Hama, il braccio destro del re dei Medi e
dei Persi, e alla vendetta che
tale odio provoca in risposta.
Pensiamo anche alla lunga,
troppo lunga, storia dell’antisemitismo.
Rottura e rifiuto,
Descrivendo così la rottura mortale tra ebrei e
non ebrei, l’epistola non si riferisce solo ad uno degli innumerevoli conflitti di questo
mondo, a un muro fra tanti altri, a un odio fra tanti altri ma
identifica la frattura che, per
l’autore, illustra e ricapitola
tutte le altre. InfafB, la rottura
tra il popolo eletto è il resto
delTumanità è molto di più
della differenza tra l’elezione
degli uni e J’assenza di elezione degli altri.
Una rottura che rivela il rifiuto che l’umanità oppone
all’amore del suo Creatore, e
questo rifiuto di vivere sotto
lo sguardo e al servizio di
Dio provoca, ineluttabilmente, i conflitti che lacerano e
divorano l’umanità stessa. La
guarigione delle rotture e dei
conflitti che schiacciano
l’umanità passa attraverso
una doppia riconciliazione: la
riconciliazione tra ebrei e
non ebrei e la riconciliazione
con il Dio dell’umanità ricostituita nella sua unità: tale è
l’opera decisiva compiuta da
Cristo.
I versetti 14-18 sono un inno composto dall’autore, probabilmente ricorrendo ad elementi che facevano parte del
la liturgia della chiesa. Il suo
intento è di celebrare l’opera
di Cristo, che apre ai non
ebrei il pieno accesso al popolo di Dio.
Qual è quest’opera? Essa
annulla la legge con i suoi comandamenti e le sue regole
(v. 15). La legge è al cuore di
ciò che differenzia ebreo e
non ebreo; la legge prescrive
la circoncisione, il Sabato e il
divieto di condividere un pasto con un non ebreo. Per T
autore, quest’apparato legale
della prima alleanza è ormai
superato e abolito, egli non
prende in considerazione il
fatto che degli ebrei diventati
cristiani possano continuare a
osservarla, come era successo
durante i primi anni della
chiesa. Tutte le disposizioni
religiose che separano, distinguono ed escludono sono superate, anche quelle che sono
al centro dell’alleanza.'Così
viene distrutto il muro di separazione (v. l5) che divide i
fedeli dagli infedeli, i credenti
dai non credenti, i puri'dagli
impuri, i giusti dagli ingiusti.
Riuniti in Cristo
L9 opera di Cristo è la riunione di quelli che sono lontani e di quelli che sono vicini (v. 13); dei due
gruppi, ebrei e non ebrei. Cristo ne fa uno solo (v. 14) per
creare nella sua persona un
unico uomo nuovo, facendo
la pace (v. 15). Per la nostra
epistola, i non ebrei npn sono
semplicemente ammessi in
serio a un popolo di cui non
erano membri. Essi sono riuniti su un piede di parità con
gli ebrei in un popolo nuovo,
fondato da Cristo crocifisso.
Questo popolo riconciliato
è Tavvenire dell’intera umanità in quanto è la somma degli ebrei e dei non ebrei. Questa prospettiva ricorda la testimonianza che ci dà il quarto Evangelo. In Giovanni 12,
32 Gesù afferma: «Io, quando
sarò innalzato dalla terra,
trarrò tutti a me». In Giovanni 11, 51, l’evangelista spiega: Gesù doveva morire per
la nazione (la nazione ebraica) e non ^olo per essa,* ma
per riunire nell’unità i figli di
Dio dispersi (l’umanità ebrai
ca e non ebraica lacerata). In
quello stesso Evangelo, citiamo ancora una parola di Gesù
che testimonia questa riunione che egli compie: ho ancora
altre pecore (i non ebrei) che
non sono di questo ovile (il
popolo d’Israele), anche qùelle devo portare; esse sentiranno la mia voce, e ci sarà un
solo gregge, un solo pastore, .
Opera di pace
Il popolo riconciliato degli
ebrei e dei non ebrei è riconciliato da Cristo con Dio.
Da questo momento ebrei e
non ebrei hanno insieme accesso al Padre in unò stesso
Spirito (v. 18) e formano la
sua famiglia. '
Nei versetti che stiamo esaminando, la parola «pace»
torna quattro volte per caratterizzare l’opera di riconciliazione di Cristo. L’autore usa
questa parola non solo perché
è il contrario del conflitto al
quale Cristo ha posto fine ma
perché è una parola che rico
pre tutti i significati del termine «shalom» e che troviamo nei passi delTAhtico Testamento che costituiscono
uno degli sfondi del nostro testo; «Pace, pace a colui che è
lontano e a colui che è vicino... io li guarirò» (Isaia 57,
19), passo che va c.oflegato
all’annuncio della venuta del
Principe della pace (Isaia 9,5
e 6) e del messaggero della
pace (Isaia 52, 7). Il dono supremo di Dio al suo popolo t
alla sua creazione, è quello
della pienezza della sua presenza in mezzo ai suoi. Il s®
amore pone fine a tutte le !>•
cerazioni, a tutte le violenze
distruttrici e omicide; la paté
è condivisione della vita stessa di Dio.
* Jean-Pierre Monsarrat èpstore emerito della Chiesa rifO'
mata di Francia, di cui alca»
anni fa è stato presidente
Consiglio nazionale.
(I - coutil
Da «Le christianisttt'
n. 439/4*
Cristiani e pagani
Gli uomini vanno a Dio nella loro miseria,
chiedono aiuto, felicità, pane;
chiedono di essere salvati dalle malattie,
dal male e dalla morte.
Tutti lo fanno, tutti, cristiani e pagani.
Alcuni vanno a Dio nella sua miseria,
lo trovano povero, dispreizato, senza rifugio
e senza pane,
lo vedono rovinato dal peccato, dalla debolezza
€ dalla morte.
/ cristiani sono con Dio nella sua passione.
Dio va verso tutti gli uomini nella loro miseria;
Dio muta il loro corpo e la loro anima con il suo panePer i cristiani e per i pagani,
Dio soffre la morte sulla croce.
E il suo perdono è per tutti, cristiani e pagani.
Dietrich Bonhoefftr
«Résistance et soumission»
(Tratto da Quando è giorno? della Cevaa, 1994)
1106.
operano
monte h
.legge chi
za: è stai
àglio re
• luglio. I
«nte al
)'ve operi
|tìazioni
|to, del
¿sanitarie
I da spem
'Tontariat
i la nuov
" quello
( somma i
■ Ilprin
indica il
, gione P
; valore s
r attività
muove
'. agevoli
to, qui
lismo,
gno ci'
Gli(
to che
, dei cc
vranne
prova
Un ve
che I
durre
È1
re un
so gl
essei
ma {
bora
7
BRE]
l^ne in abb.postale/50-Torino
mancato recapito rispedire a
Tn^^tale 10066 - Torre Penice
fife si impegna a corrispondere
[Jiwodiresa
Fondato nel 1848
Ibecine di persone, domenica scorsa, hanno voluto lanlarsi appese a una corda elastica dalla gru installata al cam)0 sportivo di Porte, sulla falsariga del «bungee jumping»
faticato soprattutto in Francia dovè ci si lancia da alti ponti
j viadotti. L’inconsueto spettacolo, organizzato nell’ambito
li tre giorni di festa con la partecipazione degli ospiti francesi del distretto di Chautagne, ha richiamato in vai Chisone
¡na folla numerosissima. Data anche la concomitanza con la
ornata del centenario dell’Asilo dei vecchi di San Germaj, migliaia di auto si sono concentrate in un breve tratto di
liie, mandando letteralmente in tilt il traffico nelle ore predali con una coda ininterrotta da Villar Perosa a Pinerolo.
VENERDÌ 16 SETTEMBRE 1994
Riprende la scuola, ricominciano vari servizi ad
essa legati, attività sportive e
di formazione rivolte in
particolare ai giovani. Con
gli anni molte iniziative sono
state assunte dagli enti pubblici a complemento di un
percorso educativo più istituzionale; molte famiglie ne
usufruiscono, oggi più di ieri. Così, succede che si formino le liste di attesa agli
asili nido, che gli scuolabus
dei Comuni più piccoli sembrano a volte' insufficienti; e
poi c’è la palestra, la piscina,
il teatro, i corsi. Non sempre
per le famiglie è facile sostenere l’onere dei servizi.
«Una volta tutte queste proposte non esistevano - si
sente talvolta dire - e i barn
SOLIDARIETÀ E SERVIZI
L'ESENZIONE
PIERVALDO ROSTAN
bini crescevano ugualmente». Certo, e (sempre una
volta) magari non ci si preoccupava troppo della fisioterapia per un anziano dopo un
incidente e certamente si iniziava a lavorare da giovanissimi: oggi è diverso.
Rispetto a molti di questi
servizi gli enti locali si sono
attrezzati perché nel caso di
situazioni disagiate ci sia un
intervento pubblico e così
avviene, con un aiuto economico o l’esenzione di una
retta. Fin che si può: perché
poi si scopre che magari chi
ottiene un certo tipo di sostegno forse ne ha meno bisogno di un altro che semplicemente non osa chiedere. Ci
sono vecchie e nuove povertà intorno a noi e non
sempre è facile scoprirle; eppure è importante sapere dire
dei sì e dei no. Nelle famiglie
con un solo reddito, come si
può pagare ad esempio la retta in un istituto per il nonrio?
Nessuno toccherà le pensioni, ci viene assicurato dal governo, ma per quelli che già
oggi percepiscono meno di
mezzo milione?
E quali prospettive hanno le
famiglie con uno sfratto incombente o senza garanzie di
poter introitare, per diversi
mesi, come all’Annovati di
Lusema e di Frossasco, i proventi della cassa integrazione? Dobbiamo costruire tutti
insieme una rete di solidarietà, come singoli e come
chiese, sapendo che né Comuni né Comunità montane potranno sostituire il nostro andare incontro alle difficoltà e
alla povertà del nostro vicino.
iti del ter
:he travia-'
'\htico Tetituiscono
1 nostro tecolui che è
che 'e vici
sarrat è fv
'Mesa I
cui ai
udente i»
- contWl
■istiamsnf
n. 439/4^
m
pane
loeffer
ssion»
1994)
legione Piemonte
ientomila
T
volontari
lanno la legge
1106.000 volontari che
Operano nella Regione Piemonte hanno finalmente una
.legge che li tutela e li valorizza: è stata approvata dal Conisiglio regionale lo scorso 27
duglie. La legge, particolarpeiite attesa in Piemonte dove operano più di 500 assodazioni nei campi della culto, dell’assistenza sociale e
aria stanzia 600 milioni
da spendere a favore del volontariato, ma l’impegno della nuova giunta regionale è
quello di quadruplicare la
■aomma nel bilancio del 1995.
. Il primo articolo della legge
indica il programma: «La Regione Piemonte riconosce il
valore sociale e il ruolo delle
uttività di volontariato, proniuove le condizioni atte ad
agevolare lo sviluppo delle
organizzazioni di volontariato. quali espressioni di pluralismo, partecipazione e irnpegno civile».
Gli organismi di volontariato che vogliono beneficiare
dei contributi regionali dovranno iscriversi a un registro
regionale, che sarà aggiornato
tonalmente. Tutti d’accordo
to Consiglio regionale ad approvare la legge, ma «esiste
•to volontariato - ha detto il
popolare Piergiorgio Peano ohe non sarà possibile condurre nelle maglie'di una leg80, troppo libero per sentirsi
rucchiuso in recinti. È forse il
Volontariato più bello».
B bene che sia co.sì: per fare un gesto disinteressato ver*0 gli altri non c’è bisogno di
essere iscritto in un registro,
to perché si agisca in collasuzione con l’ente pubblico
e bene che si conoscano i responsabili. In ogni caso il volontariato non può servire a
ogliere, con pochi soldi, le
castagne dal fuoco di uno sta^ sociale traballante. La sicu'^ezza sociale è ancora un
i^ompito che la Costituzione
®fida ai poteri dello stato.
Aumentano i bambini e le iscrizioni mentre il «Rayneri» viene accorpato al classico
Segnali contraddittori dal pianeta scuola
CARMELINA MAURIZIO
E'' un anno scolastico all’insegna dell’ottimismo, ma
anche delle tante contraddizioni, quello che per gli studenti piemontesi è iniziato già
da lunedì 12 settembre, giorno in cui hanno aperto i battenti gli istituti professionali
seguiti da tutte le altre scuole
della regione che cominceranno venerdì 16 per terminare dopo 202 giorni di lezioni.
A parte le novità in campo nazionale, tra le quali spicca
l’abolizione degli esami di riparazione a cui dovrebbe far
seguito la riforma degli esami
di maturità, a livello locale ci
sono diverse situazioni nuove.
Innanzitutto colpisce la riapertura dopo alcuni anni di
due sezioni di scuola materna, una a Villar Perosa l’altra
a Bobbio Pellice, che evidenziano una piccola ma signifi. cari va ripresa demografica,
favorita da cambiamenti nelle
scelte di vita e lavorative, per
cui sono ormai molte le coppie di giovani che rimangono
ad abitaré e spesso a lavorare
nelle nostre valli. Anche a livello di scuola elementare la
Il primo giorno di scuola è sempre emozionante
situazione alunni è buona e
va per esempio segnalato il
caso di Angrogna dove quest’anno saranno in servizio
quattro insegnanti anziché
tre. La tendenza all’aumento
del numero di alunni si fa
sentire anche per quel che riguarda la scuola media, dove
non solo non si segnalano
contrazioni di classi ma dove,
come nel caso della sede di
Lusema San Giovanni, ci sarà
addirittura una prima in più
rispetto allo scorso anno. Dal
le superiori arrivano notizie
contraddittorie, per cui da un
lato il numero degli iscritti e
delle classi prime è in costante aumento, dall’altro si sta
assistendo in questi giorni alla scomparsa come scuola
autonoma del magistrale
«Rayneri», il più antico d’Ita^
lia, che con le sue quindici
classi più le undici di linguistico è andato ad unirsi al
classico «Porporato». Allo
stesso tempo è proprio dal
rriondo della secondaria supe
riore che arrivano delle novità interessanti, per cui per
esempio partirà quest’anno il
primo corso del Liceo europeo presso il Liceo valdese di
Torre Pellice, mentre in molti
altri istituti di istruzione secondaria sono previste delle
sperimentazioni.
Per quel che riguarda l’occupazione, nel Pinerolese come nelle vallate si assiste a
una quasi nulla variazione nel
numero di insegnanti con pochi pensionamenti e scarse
immissioni in ruolo; inoltre
anche quest’anno il Provveditorato agli Studi di Torino è
in ritardo sulle nomine degli
insegnanti di sostegno per cui
molti bambini con le loro famiglie attendono di conoscerne le decisioni nella speranza
di non dover aspettare troppo
per avere la garanzia di un
normale inizio d’anno. Va
peraltro detto che sono invece
già stati nominati, sono quindi pagati e in servizio pur
senza avere le classi, i docenti di religione. Restano irrisolti anche diversi problemi
relativi all’edilizia scolastica,
a Pinerolo come a Lusema
San Giovanni.
Strumento musicale iisato nel lontano
passato sembra sia stato la «viella» o
«gironda» dei trovatori: strumento musicale a corda, che si suonava manovrando
una manovella, d’uso comune nel Medioevo. Venne poi sostituito dalla/ZeMifo,
il flauto dolce, strumento a fiato formato
da un tubo di legno della lunghezza di
meno di due spanne, con un’imboccatura
e più fori sulla medesima linea, generalmente sei, che si aprono e chiudono direttamente col polpastrello delle dita delle due mani.
Il «flauto traverso», di legno duro,
lungo circa due palmi o poco più, si suona di traverso in posizione quasi orizzontale. Esso ha diversi fori, il primo dei
quali serve d’imboccatura per spingervi
il fiato; gli altri sei si aprono e chiudono
col polpastrello delle dita di tutte e due
le mani.
Il suono del flauto è molto soave e armonioso e forse l’uso dello strumento
nelle Valli è stato introdotto all’epoca
IL FILO DEI GIORNI
STRUMENTI
TEOFILO G. PONE
delle guerre di successione, nella prima
metà del ’700. Infatti, attestano le fonti
che, nel Reggimento «la Regina», almeno tre soldati valdesi divennero flautisti.
Analogo aWafleuito è il vecchio piffero, lou pinfre, non più di legno ma di
metallo o anche di latta. 11 suo suono è
tenue e pacifico, adatto alla calma dei
pascoli e delle manifestazioni del mondo
campagnolo.
Si ritiene comparso nel XVll secolo lo
scacciapensieri, la champorgno, minuscolo strumento musicale di ferro provvisto dì una linguetta d’acciaio fissata da
un lato e libera dall’altro. Si suona te
nendo lo strumento contro i denti e facendo vibrare la linguetta che produce
una specie di ronzio, fungendo la bocca
da cassa di risonanza.
Un altro grazioso strumento musicale,
plasmato in Italia nel XIX secolo è stato
la piva, l’ocarina; strumento a fiato, di
terracotta, di forma ovoidale, provvisto
di alcuni fori e di un becco d’oca che
serve da imboccatura, e che verosimilmente le ha dato il nome in italiano. Entrambi sono preferibilmente usati in locali chiusi e in piccola brigata.
Altro strumento a fiato, in legno, è la
clarinétto, il clarino: con imboccatura a
becco, con ancia le cui vibrazioni producono i suoni dello strumento, munito di
vari buchi con chiavi che vengono manovrate dal suonatore, per ricavarne i
suoni desiderati, di natura grave e melanconica.
f
(da Vita montanara e tradizioni popolari alpine II, editrice Claudiana, 1979)
In Questo
Numero
Turismo
Si sono riuniti a Torino,
sotto l’egida della Provincia di Torino, gli operatori
del turismo di tipo «ecoculturale», che hanno illustrato lungo quali linee si
dovrebbe operare nel prossimo futuro per valorizzare
al massimo questa risorsa
del territorio.
Pagina li
Asilo dei vecchi
L’Asilo dei vecchi di
San Germano Chisone ha
festeggiato, domenica 11
settembre, il centenario
dalla propria fondazione. E
stata un’occasione per
aprire la Casa ai suoi amici, per far conoscere la
realtà dell’anziano e per riflettere sul futuro di questa
importante opera.
Pagine II - III
Fasce deboli
Una proposta di legge di
iniziativa popolare è stata
elaborata dai sindacati dei
pensionati relativa alla
riforma dell’assistenza sociale: l’idea di fondo è
quella di favorire il più
possibile la creazione di
una rete di servizi integrati
a partire da un distretto so
cio-sanitario di base.
Pagina III
Collegio valdese
Giovedì 15 settembre se
gna l’inizio dell’anno scolastico al Collegio valdese
di Torre Pellice, che vede
inaugurare i corsi del nuovo Liceo europeo, articolato nei settori delle lingue
moderne e degli studi economico-giuridici.
Pagina II
Qualificazione
Sono attivati dalla Provincia dei corsi di qualificazione per diplomati di
istituti tecnici.
Pagina IV
8
PAG. Il
Negli alpeggi della vai Penice
PER LE CAVE E LE AZIENDE AGRICOLE — I deputati
Sandrone e Malan hanno chiesto in tre commissioni parlamentari (Politiche comunitarie, Lavoro, Affari sociali) che
gli adempimenti richiesti dalla Cee per la tutela della sicurezza vengano semplificati per le aziende agricole o estrattive con meno di 10 dipendenti. Le commissioni, che devono
dare un parere sul decreto legislativo attuativo delle direttive Cee, hanno accolto le richieste dei due deputati piemontesi condizionando il loro assenso al provvedimento a una
revisione generale che dedichi, dicono i parlamentari, «una
particolare attenzione alla semplificazione degli adempimenti per le piccole aziende estrattive e agricole». Ora il
governo dovrà decidere se aceogliere le proposte delle commissioni.
L’ARTE NEL TEMPO LIBERO — La Pro Pinerolo invita
tutti coloro che dedicano il tempo libero all’arte (pittura su
tela, stoffa, eeramica, vetro, ricamo, lavori artigianali su
ferro o legno) a partecipare alla «mostra collettiva» che si
terrà presso la «saletta del Borg» in corso Torino 27 a Pinerolo dal 1“ al 9 ottobre. Le adesioni verranno raccolte sabato 17 settembre presso la sede di corso Torino 27, dalle 9,30
alle 12; gli interessati dovranno presentare un campionario
dei lavori che intendono esporre; la partecipazione è gratuita e un ricordo verrà consegnato a tutti gli espositori; saranno ammessi tutti coloro i quali non abbiano mai partecipato a mostre di carattere non hobbistico. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 0121-323066.
RIAPRIRÀ A DICEMBRE IL PALAZZO DEL GHIACCIO ? — Ci sono delle novità sulla possibile riapertura del
palazzo del ghiaccio di Torre Pellice, chiuso da due stagioni
per i lavori di copertura. Ottenuto il finanziamento di 790
milioni per la messa a norma di tutto rimpianto, comprese
le tribune che la Commissione provinciale di vigilanza giudicò non agibili, in attesa di dare il via ai lavori previsti per
la prossima primavera, si trattava di vedere se fosse possibile aprire eomunque la pista al pattinaggio, senza l’uso delle
tribune. I contatti avviati con la Commissione di vigilanza
sembrano aprire spazio a questa prospettiva se verranno
realizzati alcuni lavori ritenuti indispensabili sui servizi
igienici, sugli impianti di refrigerazione e su quello di illuminazione. La comunità montana sta verificando se l’HC
Valpellice intenda gestire per un periodo di pochi anni la
pista accollandosi i lavori iniziali mentre il Comune di Torre Pellice pare disponibile, se si riuscirà effettivamente ad
aprire il palazzetto, a intervenire ulteriormente sugli impianti di refrigerazione. La settimana in corso sarà decisiva
per il futuro dell’impianto.
UFFICI APERTI ANCHE IL SABATO — A decorrere dal
19 settembre gli uffici amministrativi dei servizi demografici del Comune di Pinerolo modificano i loro orari; di particolare interesse l’apertura anche al sabato mattina.' L’orario
settimanale, in forma sperimentale fino al 31 dicembre, prevede l’apertura dalle 9 alle 11 e dalle 15,15 alle 16 30 il sabato dalle 9 alle 11,30.
LA DIOCESI E I GIOVANI — «Giovani incontro al futuro»
è il titolo di una rassegna che si svolge questa settimana
all’Expo Fenulli di Pinerolo su organizzazione della diocesi
cattolica. Saranno giornate di incontri, dibattiti e concerti.
Giovedì sera una fiaccolata per le vie cittadine sarà conclusa da mons. Riboldi e un pastore valde.se; venerdì, alle 21,
sul tema del futuro dei giovani si confronteranno don Luigi
Ciotti e il Procuratore della Repubblica di Palermo, Giancarlo Caselli; domenica infine concerto conclusivo con «Timoria» e «Clan destino».
L* Eco Delle ’Iàlli \àldesi
VENERDÌ lóSETTF^j-^
L'Asilo dei vecchi di San Germano ricorda il centenario della propria fondazione
Una Casa che lavora e vive a pieno regime
per la migliore qualità della vita dell'anziani :he
PIERVALDO ROSTAN
INDENNITÀ COMPENSATIVA - Non sono state annunciate proroghe per i termini di presentazione delle richieste
di indennità compensativa all’anno 1994 per gli agricoltori
che esercitano un attività agricola su almeno 3 ettari di terreno in zone montane e che si impegnano a proseguire l’attività per un quinquennio. La domanda deve essere presentata con gli appositi moduli entro il 15 settembre, presso le
Cornunità montane, allegando la documentazione che certifichi l’iscrizione al Servizio contributi agricoli o all’albo
degli imprenditori agricoli.
Cento anni fa, su iniziativa
del pastore Carlo Alberto Tron, veniva posta la prima pietra dell’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone.
L’opera, ehe già allora e poi
nel corso del tempo ha riscosso consensi e ricevuto appoggi, non ha cessato di essere
sempre più un importante
punto di riferimento nel panorama degli istituti geriatrici
del territorio. Oggi si presenta
non solo rinnovato e ammodernato nella veste di cinque
anni fa, allorché fu inaugurato dopo la ricostruzione, ma
anche in piena attività, con
idee e progetti oltre a un vastissimò numero di persone
che a vario titolo si occupano
dell’Asilo e dei suoi ospiti.
Per saperne di più abbiamo
chiesto a Judith Elliott, attuale vicedirettrice dell’istituto,
di illustrarei con alcuni dati le
caratteristiche di quest’opera
centenaria. «Attualmente ci
sono 100 ospiti, di cui circa
60 uomini e 40 donne tra cui
una settantina sono non autosufficienti, mentre i restanti
sono autosufficienti e questo
significa che lavoriamo a pieno regime senza posti vuoti.
In generale si tratta di anziani provenienti da questo
territorio, con pochissime eccezioni - spiega Judith Elliott
-. Mediamente la retta va da
un milione e 400.000 lire circa per gli autosufficienti ai
circa due milioni e 800.000
per gli altri; queste rette in
diversi casi sono integrate
dai servizi della U.ssl e anche
dai doni che riceviamo dalle
chiese e dai singoli per solidarietà. Per quel che riguarda il personale abbiamo 44
dipendenti, tra cui cinque infermieri professionali, e vi
sono inoltre 12 addetti alle
pulizie con l’appalto a una
ditta esterna».
Intorno alTAsilo si muove
poi un cospicuo numero di
volontari che rappresentano
una forza operativa sia qualificata che importante. «Abbiamo fissi 10/12 volontari continua Elliott - in parte
stranieri e in parte italiani
che trascorrono periodi che
vanno dai tre mesi a un anno
e lavorano in appoggio ai vari servizi per otto ore al giorno; d’estate arrivano poi per
un mese o due diversi giovani
durante la pausa scolastica.
A questi volontari si aggiungono poi alcuni pensionati
che una o due volte a settimana dedicano parte del loro
tempo alla Casa offrendo
compagnia, aiuto e in alcuni
casi anche competenze. È il
caso per esempio dell’animazione, che quest’anno oltre
all’appoggio di una persona
a metà tempo, ha ricevuto
l’aiuto di una signora' uruguaiana. In generale questi
contributi ci consentono di
poter programmare attività
per tutta la settimana, rivolte
Collegio valdese di Torre Pellice
Il primo anno
del Liceo europeo
Per la pubblicità su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.s.
tei. 0121-32.36.08
Giovedì 15 settembre si è
aperto il nuovo anno seolastico al Collegio valdese di Torre Pellice, un anno che inizia
all’insegna della novità
dell’avvio del liceo europeo.
La scuola si era trovata nelle
condizioni di dover effettuare
delle scelte per puntare a un
rilancio nel numero degli allievi e nelle proprie capacità
di essere stimolo e momento
formativo al servizio del territorio: si è deciso per la formula che punta a una formazione
completa dello studente, basata su una buona conoscenza di
due o tre lingue straniere, a
seconda dell’indirizzo scelto.
Spiega la presidente del comitato del Collegio, Lucetta
Geymonat: «Le opportunità di
scelta sono ben tre: lingue
moderne, economico-giuridico e artistico. Delle tre possibilità la terza non verrà per
ora attivata in quanto vi sono
state richieste insufficienti.
Finalità comune ai due corsi è
quella di sviluppare una sensibilità interculturale, cioè un
atteggiamento di apertura e di
interesse verso gli altri, verso
le differenti culture. Elemento
di interesse sarà il fatto che
nel triennio una materia verrà
studiata in lingua straniera».
-C’è dunque .stato interesse intorno a questo nuovo
progetto formativo ?
«Direi decisamente di sì; in
molti si sono informati e hanno ritenuto la proposta valida.
Verranno anche potenziati i
contatti con le scuole estere,
già avviati da tempo e sempre
più avremo visite anche di insegnati di altri paesi».
- Quanti sono gli iscritti?
«In tutto si tratta di 24 studenti (l’anno scorso al Collegio si iscrissero per il primo
anno 17 giovani), suddivisi
sui due indirizzi, eon una provenienza decisamente valligiana. Ci sono già stati anche
studenti stranieri che si sono
avvalsi di corsi offerti dal nostro istituto per l’approfondimento della conoscenza della
lingua italiana».
— Quanto costa oggi iscriversi al Collegio e quali opportunità di sostegno vengono offerte?
«Gli studenti che seguono
1 indirizzo classino affrontano
una retta che è di 3 milioni
l’anno mentre per il liceo europeo la cifra sale a 3 milioni
e mezzo, in quanto in questo
caso si richiede l’apporto anche di insegnanti di madrelingua. Il Collegio ha un suo
fondo per le borse di studio
che permette a un buon numero di studenti di aecedere
alla scuola. Non vanno poi
dimenticate le borse offerte
dalla Fondazione Enrico Gardiol agli studenti valdesi delle
Valli che scelgano le facoltà
universitarie di medicina e di
giurisprudenza, né la borsa in
memoria di Sergio Toja che
arriva dal Comune di Torre
Pellice».
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249 - day ospitai
soprattutto agli autosufficienti che possono e vogliono
prendervi parte, e tra queste
ci sono canto, lettura, cucito
e maglia, lavori manuali (il
traforo per esempio)».
Di solito la partecipazione
è prevalentemente femminile
e questo, spiega la vicedirettrice dell’Asilo, sia perché le
donne sono da sempre abituate a dare importanza ai
piccoli lavori manuali, sia
perché in gran parte godono
di una salute migliore e hanno più interesse e capacità
manuali rispetto ai loro coetanei uomini. In questo senso
allora l’apporto dei volontari
significa per gli ospiti della
casa avere delle opportunità
più interessanti, che non potrebbero essere offerte dal
personale che si occupa delle
loro necessità fisiche e della
loro salute. I ritmi di lavoro
non permettono infatti grossi
dialoghi ne attività. «Stiamo
cercando anche di studiare
delle alternative da offrire
anche ai numerosi non autosufficienti, che pur non potendo effettuare spostamenti sono però interessati - prosegue la vicedirettrice -. Ci sono inoltre due obiettori; uno
lavora in ufficio, mentre l’altro sarà presto addetto all’
animazione e alla fisioterapia
e abbiamo anche il contributo di una decina di volontari
dell’Avass che a turno vengono tutte le sere».
In generale lo sforzo comu
ne del personale e dei voi
tari è comunque quello a
tare l’ospite a conserva«;Ì„occasioni
non a potenziare, la
grande autonomia che hj JasìIo de
frendogh piu opportunità;, «nano, l’A
menica scorsa a San Gen mente prc
no è sa ito anche l'.^ J'ie p.
regionale alla Sanità, E, calendari
Cucco, per la festa dei ce ivolumetto
anni e vedendo la realtà v «« a cura
e concreta dell’Asilo non L’collezi
potuto fare a meno di co, ¡(dese di S
derare la va idità di set, Jollo.
offerti su scala medio picc, j calendari*
«Anche il ministro Costat «pagine u
vrebbe venire fin.qui», ^connun
detto Cucco che per la ph Epa in cope
volta ha toccato con mano tuale dell’
senso di queste opere e «itrappone
motivazioni che stavano a iella dell’A
base della battaglia per ¡he attività :
mantenimento delle picciCdella Casa
Ussl montane.
dell
ösone
anzi!
Fra culto, interventi u:
ciali, bazar, bellissimi sp,
costruiti all’interno e fui
dell’Asilo, concerti, lo s
tacolo di marionette, si pi
calcolare in un mighaio ili
mero dei visitatori. Alcuni
essi hanno partecipatoci
gli anziani dell’Asilo allapftre Carle
sa dei primi dieci alberi Adatore d
nascente giardino. Un giaiAsello il
no che non è solo abbe^Wean-Jaa
limento della casa ma è aflistan. Ca
lalità (cur
ipia, ginna
ri svolti da
;nza relig
lite al mare
[il volumeti
jttotitolo Se
ledicato al
che un luogo da vivere,
prolungamento della casa
dunque un ulteriore puntoi
incontro tra la popolazione
gli ospiti, a conferma di ai
modo di essere che è sta
costruito in tutti questi anni
ffljlnzian
ietnbro de
Un convegno a cura della Provincia
Turismo culturale
;iore della
segretar
ian Mártir
lieve biogi
risorsa di domani
DAVIDE ROSSO
Anche quest’anno (come
già in passato) è stato
realizzato, per volontà della
Consulta delle Province del
Po, il raduno itinerante «Dal
Monviso al Delta del Po»; gli
equipaggi di caravan si sono
trovati a Paesana l’8 settembre e concluderanno il loro
viaggio nelle valli del Delta il
18 settembre.
In occasione del passaggio
della carovana a Torino sabato 10 settembre (anche in
occasione della manifestazione Caravan Europa) è stato organizzato dalla Provincia
di Torino un convegno a Lingotto fiere, dal titolo «Il turismo eco-culturale; risorsa per
“incoming”».
Nel corso del convegno Livio Besso Corderò, assessore
al Turismo della Provincia di
Torino, ha dichiarato che anche a causa della crisi occupazionale si è stati costretti
alla ricerca di settori alternativi di sviluppo e che uno di
questi è il turismo. Il turismo
su eui punta la Provincia non
è un turismo di tipo «commerciale» ma di tipo culturale, cosa che il Piemonte e
la Provincia di Torino sono in
grado di offrire anche per la
qualità dei luoghi e dei monumenti presenti sul territorio.
Bisogna però incentivare il
turismo e la sua organizzazione mentre per esempio fino a
qualche anno fa nella provincia solo il 20% delle agenzie
di viaggio del territorio proponeva viaggi 0 itinerari
all’interno del territorio la
sciando così alla libera inià^ l
ti va del turista la scoperta
gli itinerari. La Provincia, [ |
stato detto, sta cercandoli '
portare avanti un progetto i »Alcuni
sviluppo in senso turistico i fini dor.„
tipo univoco, sono stateli- Wo luog
stampate le guide turisticliti **enols (v.
si è instaurato un nuovo nf 8 del 2 s*
porto con le Apt, si è cerca® h: dal 1°
di ridurre i piccoli contriW iiugnoalti
a favore di proposte forti i» ferale mis
senso turistico. ' '
Mario Monasterolo, diretto'
re della rivista «Itinerari»,
però sottolineato come si*
importante, ai fini di uno svi'
luppo turistico, coinvolgerei*
gente che vive sul territonft
ma come per far ciò siati«'
cessario spesso che ques®
stessa gente «scopra*
1 teiti'
torio stesso in cui vive
ini'
li cl«
pan a riconoscere i segni ia storia vi ha lasciato, anc»
iva un re
_itto rispi
iti,msegn;
Ima «con p
_É,di reca
friezionar
Sstrale: i
ia vis
Jei C(
- (Alcuni le
IÜ fini doma
Vienm
*i>U’abate
cantato
'c Penice
da ui
special
parte, d
^ialmente
sono
® araicizi
Una
illa
perché questo può aiutarli *
informare e a seguire il turisi*
«forestiero» che è anc“
spesso promotore del lue?®
che ha visitato diventando ce
sì veicolo (consciamente®
no) di promozione turistica.
Questi discorsi fatti rigi*®J' • - yui
do alla provincia ovviameli ^no p,
valgono anche per il PinefiJ tsi hrm,
lese, che sicuramente ha rnc
to da offrire dal punto di vis
del territorio, ma dove spes*
ci si dimentica di guardare
messaggi segnici che il nost
territorio ci manda: c’è
bise
iciiiiuiiu Gl iiidiiua. - .j.
gno forse di invogliare di P'
la gente a scoprire (o
re) la storia e la tradizione d
proprio territorio ^ffind.
possano poi «offrirlo» '
al turista oltre che viverlo e
viamente più coscientemeo* ■
Quan..
laei voi
®Ptessioi
Sabi
Villar
menici
peri’
9
16 SETTEMBRE 1994
E Eco Delle Yalu ¥vldesi
PAG. Ili
fusilo di San Germano ricorda l'anniversario secolare con un opuscolo sul fondatore
a determinazione di Carlo Alberto Tron
-he 100 anni fa fece nascere l'Asilo
Costa
t.qui»^
3r la pi
® mano^
’pere e
avano.
;lia per
le picco!
‘'enti u|
simi sp^
IO e fuoj
- > lo sp(
;te, si pj
liaio ili
Alcuni Í
aldo ribet
- dei vo!
aellodi
’sellare n occasione del primo cenla picco] tenario dell’inaugurazione
che ha ipAsilo dei vecchi di San
«unità'I «nano, l’Asilo ha opportu‘un Gei, dente provveduto a far
l’assess -ire due pubblicazioni; un
‘Uità, E, 1 calendario per il 1995 e
u dei cg ivolumetto, Carlo Alberto
realtà i a cura di Paolo Ribet,
^'lonon fila collezione del Museo
0 di COI jdese di San Germano e
di servi jniollo.
dio picci^alendario a colori, in doici pagine una per mese, rila con numerose fotografie
Ja in copertina la struttura
ituale dell’Asilo, a cui si
itrappone in prima pagina
fila dell’Asilo vecchio) le
reattività svolte nell’ambi”della Casa, dalle cure alle
[sone anziane nelle diverse
ilità (cure mediche, fisio)ia, ginnastica, ecc.) ai lasvolti dagli ospiti, all’as¡nza religiosa, alle feste e
site al mare e ai monti.
]I1 volumetto, che ha come
ittotitolo Scritti e commenti.
Alcuni convenuti alla festa per il centenario dell'Asilo
palo cim|edicato all’attività del palo allap&re Carlo Alberto Tron,
alberi(iMatore dell’Asilo. Nato a
dn giartwsello il 9 settembre 1850
0 abbeClean-Jacques e da Susanna
ma è aiifctan. Carlo Alberto Tron
ivere, u «va un retroterra culturale
la casai fato rispetto; il padre, in; punto di ÌS,'insegnante, ebbe la fordazionet ln «con pochi altri privilema di 111 ; pii, di recarsi a Losanna per
e è stato -|Bfezionarsi nella carriera
stianni, ùtrale; uomo pio, sinda[».Inziano della chièsa,
lembro della Tavola, magiore della Guardia nazionali segretario della Valle di
ian Martino». Oltre a una
breve biografia dello stesso
lera inizialoperta deovincia, i
rcando di
irogetto Í
uristico i
3 stateri-'
turisticte
uovo rap
è cerca®
0, diretto'
lerari»,
come sii
i uno svi'
volgerei*
territorio!
lò sia ITO’
le ques®
L» il tedivive, i®’
segni
cK
Tron, il volume contiene la
relazione annua del Concistoro di San Germano per l’anno
1889-1890, un opuscolo rivolto agli amici dell’ Asilo
dal Tron ormai ottantenne,
una serie di scritti tratti da
«Le témoin» sull’Asilo e sulla colonia di valdese, un articolo tratto dalla «Nuova antologia» del 1906 del barone
Mayor des Planches, ambasciatore italiano a Washington, che ebbe a visitare Valdese, e due sermoni.
Ne deriva un ritratto estremamente suggestivo di questo pastore-manager che, come altri pastori delTepoca,
con energia oggi insospettabile, si dedicò alla predicazione esplicita, anche nelle
opere sociali, con passione e
intelligenza, ben al di là dei
termini regolamentari concernenti il servizio attivo.
Certo, il volume è datato; ma
la chiaroveggenza e la modernità dell’uomo non possono non sorprendere. Si pensi
alla fine degli anni 1880
all’idea di un asilo per gli anziani da contrapporsi, per la
qualità della vita, agli inquilini dei ricoveri per mendicità;
fu proprio la vista di questi a
Torino, nel 1880, a far sorgere in Tron l’idea che avrebbe
poi realizzato a San Germano; ma già a Torino era riuscito a mettere insieme in una
soffitta «quattro letti e quattro sedie» e a portare l’estate
«in villeggiatura» i suoi quattro vecchi a Massello.
«Non rimandando al domani il da farsi oggi» era un po’
il suo motto; non arretrare,
cioè, davanti alle difficoltà
che si frapponevano alla realizzazione dei suoi progetti.
Quando riunì nel presbiterio
di San Germano i pastori delle Valli per proporre la costruzione dell’Asilo, potendo
disporre di sole 20.000 lire,
la votazione finale risultò di
3 voti favorevoli e 12 contrari. Tron se ne assunse allora
personalmente la responsabi
)TA
la visita
Jei Cévenols
tAlcuni lettori si domandano
*®i domandano quando ha
luogo la visita dei Cé> (v. Eco delle valli n.
" del 2 settembre). Risponda! 1° al 6 maggio. Il 24
contriW pugno altri francesi, e cioè la
te forti mfeale mista «À coeur joie»
“■Vienne (Isère), diretta
"All’abate Jean Massot, han■lantato nel tempio di Tor® Penice, attentamente seda un numeroso pubblispecialmente nella secon, PSrte, di ispirazione essenhulmente religiosa. Le Alpi
" Sono dunque un ostacolo
; il turisK
è ancW
lei luog*
tando £!■■'
imente*
iristica.
ti rigasf’
viantes**
1 PinerO'
: ha mul
0 di visi*
/e spessj
ardare
il nosti«
c’è biso;
ire di P'"
riscop®
zionede
jffincP«
» megl'*’
^:erlo ovtementi'
®ucizia franco-italiana.
Liliana Ribet
Torre Peli ice
^na gita
Ugo Verde
Quante volte, guardando
’ ei volti, mi chiedo cosa
P®"sando di noi. Quei
Sor • ■dal sole, dall’eP ®ssione serena e indurita
dal tempo, che Scrutano noi
«cittadini» mentre usurpiamo
la loro terra.
È mattina presto, il rombo
della mia auto viene a irrompere nella quiete; abbiamo superato Ghigo di Prali e
la frazione Ribba, tutti paesi
letti sulla nostra guida e conosciuti in versione invernale, completamente innevati,
durante una gita con gli sci
da fondo.
Lasciamo la macchina in
un pianoro, il Bout du Col,
dove c’è un alpeggio; le
mucche che pascolano e i loro guardiani che ci osservano
incuriositi; guardandoli in viso comprendo quale sia la
vera esistenza; non la nostra
in questa orribile società cittadina ma la loro, fatta di avversità ma anche così tanto
vicina alla natura. Questa
gente trasmette all’esterno
una profonda saggezza, acquisita dal confronto con
questi monti.
Iniziamo a percorrere il
sentiero che, in questa giornata infrasettimanale, acquisisce una bellezza ancora più
intensa; siamo sole, la mia
amica ed io, non c’è davvero
nessun altro «estraneo» qui,
se non i veri abitanti di questa
Vül;
Corso per coralisti e
assemblea delle corali
Sabato 17 settembre, ore 14,30, presso il Castagneto di
^ Penice, corso con il maestro Kom, che prosegue do
Henica.
18 settembre, ore
elezione della giunta.
16; assemblea delle corali
valle; gli animali e qualche
montanaro più sotto, all’alpeggio. E interessante
scoprire questa valle, passo
dopo passo; prima i segni della primavera incalzante, la
varietà incredibile di specie
della flora alpina e poi, oltre i
2.000 metri, un ambiente più
severo, dalTaspetto imponente, rigido. Risalendo per
il sentiero si passa in mezzo
a un bosco di larici dal profumo intenso e ricco di fiori
colorati e finalmente si arriva
in una conca verde, irrigata
da diversi rigagnoli d’acqua,
dove le marmotte, ignare della nostra presenza, si scaldano al primo sole. Tutto attorno a noi le montagne ci
racchiudono in un anfiteatro
alla cui sommità splende il
cielo sereno; e al di là c’è la
Francia. Poco più avanti si
vede il rifugio, nei pressi di
un laghetto ancora ghiacciato; la neve tutto attorno è ancora molta.
In questo spazio così immenso, ma anche molto desolato, è stata per noi una sorpresa respirare il tepore di
una stufa a legna e notare la
presenza di qualcuno nel rifugio. L’accoglienza è stata
molto calorosa e in poco tempo l’atmosfera è risultata
amichevole e spontanea. Forse quassù i sapori della compagnia sono quelli veri, semplici, sinceri. E il calore più
grande ci è stato dato proprio
dalla gente di questa valle;
qualche parola, un caffè caldo
e un sorriso, che sono stati
per me custodi di un’esperienza indimenticabile.
Giusy Asaro - Torino
Il futuro è nell'agriturismo
Grandi potenzialità
per il Pinerolese
lità e facendo affidamento sui
suoi parrocchiani e mobilitando le sue numerose conoscenze in Inghilterra, in Svizzera e negli Stati Uniti, 1’ 11
settembre poteva inaugurare
la casa madre e fissare al 1°
gennaio 1895 l’apertura dell’
Asilo. Tron non mancava di
un solido buon senso e con
umorismo ringraziava il Signore «il quale mi ha risparmiato nel non permettere che
io fossi eletto Moderatore e
Presidente del Comitato»
(come aveva tentato due volte, rimanendo soccombente
per. due voti) e consentendogli così di proseguire nelle attività intraprese.
Come tutti gli uomini di
forte personalità era un accentratore; nello Statuto con
cui l’Asilo veniva posto alle
dipendenze della Tavola vi
era un articolo transitorio; «Il
fondatore comm. C. A. Tron
rimane, vita naturai durante,
presidente della Commissione dell’Asilo, composta dei
membri di sua scelta».
Nella già citata relazione
del Concistoro, alcune osservazioni sono ancora oggi tali
da far meditare, come la seguente; «In quanto alla liberalità cristiana non sarà mai
quel che vorremmo, sino a
che non si dà il decimo dei
nostri introiti non ci dichiareremo soddisfatti».
Nel sermone di dedicazione del tempio di San Germano, il testo biblico è tratto da
Apocalisse 21,22; «E non vidi in essa alcun tempio» e, se
è vero che poi si annunciano
ben sei prove per dimostrare
l’utilità di un tempio, è un testo che la dice lunga.
Prarostino
Visitiamo
il Museo di
viticoltura
Il mondo agricolo, il lavoro, le antiche tradizioni, sono
spesso raccontate e presentate
attraverso documenti; in modo più visibile e forse interessante anche piccoli musei
raccontano la storia e la vita
di un luogo, giungendo così a
sensibilizzare e coinvolgere i
più giovani su pezzi di storia
e di identità a rischio di oblio.
A Prarostino, dal 1986, è
allestito il Museo di viticoltura; posto in una struttura che
ospita anche la biblioteca comunale e il Centro di documentazione del vino e della
viticoltura, è giusto vanto per
il piccolo paese della collina
pinerolese. In fondo proprio
su questi pendii si è sviluppata una viticoltura che, seppure
oggi in crisi, ha rappresentato
un aspetto assai interessante
dell’economia locale.
«Il museo raccoglie documenti storici, reperti originali,
fotografie d’epoca e attuali
del territorio - spiega l’assessore alla Cultura, Patrizia
Giachero -. È visibile gratuitamente d’estate il sabato dalle 14,30 alle 17 e il mercoledì
dalle 20 alfe 21,30, mentre
negli altri mesi solo il sabato
dalle 14,30 alle 17. Se gruppi
organizzati, scolaresche o altri sono interessati ad una visita in altri giorni della settimana, devono prendere accordi preventivi telefonando
al numero 121-500128».
ERICA BONANSEA
L9 agriturismo sembra essere il segreto per ridare vitalità a un’agricoltura
sempre più in crisi; il prodotto agricolo diventa un nuovo
modo di fare turismo alla riscoperta delle tradizioni contadine e della natura. Delle
prospettive e dei problemi
delfagriturismo si è parlato
giovedì 1° settembre all’Expo Fenulli, nell’ambito della
Mostra dell’artigianato; gli
esponenti delle associazioni
agrituristiche hanno cercato
di dare un quadro dello sviluppo di questa attività in
Piemonte e sul territorio nazionale.
La domanda per l’agriturismo è in crescita; c’è un desiderio di riavvicinarsi a una
dimensione di vita meno
stressante di quella cittadina
e questa soluzione alternativa
offre la possibilità di vivere a
contatto con la campagna,
con l’ambiente, di recuperare
antiche tradizioni. Il 1993 ha
visto 8 milioni di fruitori di
cui il 25% stranieri e solo in
Piemonte si contano più di
200 aziende agrituristiche.
«Per far sì che questa domanda continui a aumentare
bisogna che gli operatori
agrituristici offrano sempre
più qualità ai clienti, sfruttando le risorse e le peculiarità dell’ambiente» ha sottolineato Roberta Rossi, presidente regionale dell’Associazione «Terranostra».
«Il Pinerolese - ha proseguito Rossana Turina, presidente provinciale di Terranostra - è una zona con notevoli potenzialità che possono
essere sviluppate tramite un
maggior coordinamento sia
dei singoli operatori che delle associazioni e tramite una
produzione che metta in evidenza le particolarità e la
cultura di questi luoghi». A
questo proposito sono stati
ideati cinque itinerari agroturistici che partendo da Pinerolo esplorano la ricchezza
della pianura e delle valli circostanti.
Tuttavia anche questa nuova attività che risolleva le
possibilità dell’agricoltura e
che si affianca al turismo tradizionale deve affrontare i
suoi problemi causati da una
legislazione frammentata, a
volte penalizzante, e dal fatto
che non si sa se considerare
Pagriturismo un’attività agricola o commerciale. La legge
nazionale sull’agriturismo è
del 1985 e in Piemonte ne è
stata varata una nel 1989,
che sanciva che le aziende
agrituristiche devono proporre al cliente prodotti provenienti dall’azienda stessa ma
al contempo la lavorazione
di questi prodotti deve sottostare alle norme igenico-sanitarie che la Cee sancisce
per tutte le attività di ristorazione e albergazione; cosa
che provocava non pochi
problemi e spese.
Per ovviare a queste incongruenze le associazioni agrituristiche chiedono da tempo
la promulgazione di una nuova legge; in questi ultimi
giorni è stato presentato un
nuovo disegno di legge che
favorirebbe le aziende agrituristiche allentando alcune
norme igenico-sanitarie e edilizie e alzando il numero dei
posti letto, ma che allo stesso
tempo ridurrebbe il numero
dei posti per la ristorazione a
30. Se questa legge riesce a
passare senza che il numero
dei posti coperto venga alzato, o ancor meglio eliminato
del tutto, l’agriturismo piemontese rischia una battuta
d’arresto perché la ristorazione è l’attività principale della
gran parte delle aziende.
Proposta di legge dei sindacati
Rilanciare i diritti
dei più deboli
La legge it^ vigore in Italia
che dovrebbe garantire i diritti delle persone più deboli e
in difficoltà (handicappati, famiglie e minori con problemi
sociali, anziani soli ecc.) risale al 1890.
Nel contempo le proposte
che prendono piede per la
legge finanziaria per il 1995
sembrano proporre ancora tagli alla spesa sociale e per i
più deboli; i sindacati confederali dei pensionati hanno
preparato un disegno di legge
di iniziativa popolare per la
riforma dell’assistenza sociale per la quale si stanno raccogliendo le firme. «Vorremmo una legge - dice Mariena Gaietti, presidente della «Bottega del possibile»,
un’associazione nata a Torre
Penice per promuovere l’assistenza e la permanenza degli
assistiti nel proprio domicilio
- che non ajfidi al buon cuore e alla disponibilità degli
amministratori pubblici e dei
tecnici la risposta ai bisogni
dei cittadini e che non continui a fare dell’Italia un paese
a macchia di leopardo a seconda che ci siano o meno
dei servizi sul territorio. Occorre pensare a una rete di
servizi integrati con tutte le
risorse, pubbliche e private,
presenti su un territorio, a
partire da un distretto sociosanitario di base».
Per appoggiare la proposta
di legge lanciata dai sindacati
confederali, la Bottega del
possibile ha organizzato un
tavolo di raccolta firme presso la propria sede in viale
Trento 6, venerdì 16 settembre, dalle 20,45 (occorre presentarsi muniti di documento
di identità). Un appello alla
firma è stato sottoscritto dal
presidente della Comunità
montana vai Pellice, Cotta
Morandini, dal sindaco di
Torre Pellice, Armand Hugon, e dall’assessore ai Servizi sociali di Luserna, Bruera.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2D0
FM 96.500
tei. 0121/91.507
10
PAG. IV
^ E Eco Delle Aàlli "^ldesi
VENERDÌ 16 SETTEMBR^r^^^
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA MUSETTI
Il tofu è una possibile risposta alle esigenze di
persone allergiche al latte e
ai latticini, o per chi ha necessità di un apporto supplementare di calcio. È
chiamato «formaggio di
soia» dato che questo importante legume ne è alla
base. La soia è il legume
base del contadino cinese,
come il cavolo è la sua verdura base. La soia è estremamente duttile, dato che
può essere ridotta in farina,
in formaggio, in latte; in più
è inattaccabile dagli insetti
e cresce benissimo anche su
terreni aridi.
La coltivazione della soia
è iniziata in Cina almeno
4.000 anni prima dell’era
cristiana, fu introdotta in
Giappone solo nel VI secolo d.C. e sino al 1600 era
completamente sconosciuta
agli europei, mentre ora è
coltivata quasi in tutto il
mondo. I semi rossi e gialli
vengono utilizzati per le insalate, quelli neri e verdi,
particolarmente morbidi,
per le minestre o, germogliati, in gustose insalate. I
contadini del Nord della
Cina ne ricavano anche due
varietà di «burro» chiamato
chiang. Dalla farina di soia
si ricavano paste alimentari, dolci, ecc. che vengono
utilizzate anche per la preparazione di due condimenti: la salsa di soia (shoyu) e
il miso.
presenti in percentuale alta
nei semi, tanto che se ne ricava un olio alimentare.
Confrontato alla soia il
tofu è un piatto relativamente giovane. La sua invenzione risale alla dinastia
Han che 2.000 anni fa regnò nell’Ovest della Cina.
E un piatto popolare molto
apprezzato perché offre
proteine vegetali complete
ed è molto ricco di calcio
(circa il 23% in più di quello contenuto nel latte). La
sua importanza, dal punto
di vista nutrizionale, è data
da consistenti percentuali di
ferro, potassio e fosforo oltre alie vitamine. I suoi
grassi sono del tipo insaturo, e quindi adatti a chi ha il
colesterolo" alto, mentre il
suo apporto calorico è minimo: 147 calorie in gr. 224.
Le costituenti proteiche
presenti nella soia sono di
gran lunga superiori a quelle contenute in ogni altro
prodotto vegetale, essendo
le più vicine alle proteine
animali. La digeribilità è accresciuta dagli enzimi legati
alle proteine, ai glucidi e ai
lipidi. Questi ultimi sono
Kasvi-pasteya
Ingredienti: gr. 170 di tofu fresco, gr. 280 di tegolini
cotti a vapore, gr. 150 di cipollotto fresco trattato finemente, 2 cucchiai di olio
extravergine d’oliva, gr. 80
di gherigli di noci tritati, (a
piacere) 1 cucchiaio di salsa
di soia, 3 cucchiai di yogurt, 2 cucchiaini di mostarda, 1 cucchiaino di aneto,
mezzo cucchiaino di timo,
mezzo di salvia seccata, 1
pizzico di semi di coriandolo, pepe (a piacere).
Fare appassire la cipolla
nell’olio con le spezie, aggiungere il tofu tagliato a
dadini e far cuocere altri 5’
girando bene. Mettere nel
mixer tutti gli ingredienti e
fame un paté: conservare in
un recipiente di vetro chiuso in frigo. E ottimo servito
con il pane integrale o di
segale tagliato a fette e tostato nel forno. Può essere
accompagnato con pomodoro fresco a fette.
Intervento
Proteggere la
natura: come?
GUSTAVO MALAN
Continua l’ostilità al traforo e si pone l’altemativa
con il parco in un’ottica che
guarda innanzitutto Bobbio e
Torino. In un’ottica di sviluppo sostenibile, compatibile,
durabile, come si dice nelle
varie lingue, quest’alternativa
non è proponibile, mostra una
scarsa fiducia nelle proprie
forze, nella volontà e capacità
di non farsi sopraffare, magari
dai Tir. C’è ampia esperienza
se appena guardiamo solo a
Svizzera, Francia e Stati Uniti. Ci sono diversi modi per
proteggere la natura. Non bisogna diventare una riserva
indiana. Se agli escursionisti
torinesi il Pra non andasse più
bene, perché, i civili indigeni
permettendo, non vanno sopra
Massello? Perché ne è meno
comodo l’accesso alle loro
automobili? La montagna ha
bisogno di un futuro, non solo
di un passato pre-preistorico.
E per le Valli è urgente ritenere il legame culturale e quindi
non politico con l’altro versante. È difficile farlo passando solo dal Colle della Croce.
Se si capisce questo si può andare d’accordo.
Caldo
Esiti alterni
Il Pinerolo riscatta il folle
finale della partita di esordio
col Nizza Millefonti, quando
nel giro di un quarto d’ora
passò dal 2 a 0 al 2 a 3, battendo per 3 a 0 la Colligiana
sul campo Barbieri di Pinerolo. La partita è stata a tratti
anche bella ma il risultato -si è
concretizzato nei due finali di
tempo: alla 44’ della prima
frazione ha realizzato Ceddia,
poi nel finale di partita le altre due segnature, il difensore
Benecchio all’85’ e Fabrini
proprio in chiusura. Dunque
al Pinerolo dei giovani piace
la regola del tre, quante sono
le reti realizzate con Nizza in
Coppa Italia, subite dalla
stessa formazione in campionato e ora insaccate alla Colligiana.
È invece andata male al
Luserna che pure ha pareggiato per 1 a 1 la partita in
trasferta a Barge nella Coppa
Italia di Eccellenza e Promozione; decisiva è stata la
sconfitta casalinga della settimana precedente. Domenica
alle 16 inizia comunque il
campionato; per i lusernesi,
unici valligiani impegnati nei
tornei di Promozione, è in
programma nel girone C
i’esordio casalingo con la
Carmagnolese.
La mostra di un pittore autodidatta
Lino Rostagno e i
paesaggi della valle
PIERVALDO ROSTAN
Non è noto come altri pittori eppure nel suo «cortiletto» sono passati più di
duemila visitatori; stiamo
parlando di Paolo (Lino) Rostagno, sessantenne di Luserna, una vita passata alla linotype alla tipografia Subalpina di Torre Pellice a comporre insieme ai suoi colìeghi, tra l’altro, migliaia di articoli del nostro giornale.
«Ho scoperto Vhobby della
pittura - racconta Rostagno soltanto degli ultimi anni; da
due anni sono in pensione equella che era un’attività del
tutto episodica occupa sempre più tempo nelle mie giornate. A livello di aneddoto ricordo che quando a 21 anni
andai per la prima volta a
votare trovai appeso nella
scuola sede di seggio un mio
disegno dei tempi in cui ero
allievo. “Se l’hanno tenuto
per tutti questi anni, pensai,
vuol dire che qualche capacità in disegno l’avevo’’. Poi
non successe nulla per anni;
solo recentemente ho ripreso
il pennello e nell’ultimo anno
ho avuto occasione di fare alcune mostre».
Effettivamente Lino Rostagno, autodidatta, diventa per
molti una rivelazione; su invito dei titolari dell’albergo
Centro che periodicamente
organizzano mostre, nei locali di via Caduti per la Libertà
vengono esposte le tele con i
caratteristici villaggi montani,
E questa un po’ la specialità
di Rostagno: baite, villaggi,
paesaggi valligiani; nei colori
e nella luminosità la capacità
di cogliere i particolari, la luce che entra fra le pietre dei
muri o riflette sulla neve.
Dopo la prima esposizione
il successo di quest’estate. In
un cortile di via Arnaud, fra
alcune piante ornamentali e
con una accogliente disposizione di luci, una trentina di
pezzi. Nei fine settimana di
agosto sul tradizionale libro
dei visitatori sono state apposte oltre 1.300 firme, molti di
più i visitatori e i giudizi lusinghieri, anche da parte di altri pittori, offerte di esposizioni in altri luoghi, richieste di
acquisto; ma quanti i quadri
dipinti finora? quanto tempo
per una tela? «All’inizio pochi
quadri l’anno; ora ho preso
un ritmo diverso e sono arrivato a circa 80 quadri - continua Rostagno -. Per ogni dipinto impiego in media 15 ore
di lavoro; spesso mi reco sul
posto individuato diverse volte, all’inizio e poi alla fine
per cogliere gli ultimi e decisivi tocchi di luce.
Mi è successo anche di dipingere sotto una copiosa
nevicata e con un freddo pungente». Le prospettive? «Dipingo esclusivamente per il
piacere di farlo; se riesco a
vendere qualche mia opera
mi serve a sostenere le spese
del materiale. Mi sto già attivando per individuare nuovi
angoli di valle da riprodurre
in vista di qualche esposizione per il 1995. Mi piacerebbe
molto realizzare una serie di
dipinti dedicata ai vecchi mestieri delle valli anche se in
molti mi hanno incoraggiato
a proseguire sulla strada delle borgate: si tratta di una
realtà molto particolare, in
alcuni casi destinata a sparire con l’abbandono della
montagna».
Rassegna a Pinerolo
Teatro
dialettale
Corsi attivati dalla Provincia di Torino
Migliorare la propria
professionalità
L’assessorato alla Formazione professionale della Provincia di Torino ha organizzato presso alcuni istituti tecnici del territorio 15 corsi di
formazione professionale destinati a diplomati disoccupati
che intendano conseguire
qualifiche di specializzazione
per meglio inserirsi nel mondo del lavoro. La scadenza
per la presentazione delle domande (che per alcune attività specifiche era stata limitata al 1° settembre) è stata
definitivamente fissata al 1°
ottobre.
Sei corsi sono stati riservati
a ragionieri e periti aziendali,
così ripartiti:
- 20 posti per tecnico automazione d’ufficio import-export (Itcg «B. Vinone», Chieri).
- 25 posti per tecnico automazione d’ufficio controllo
gestione (Ite «E. Vittorini»,
Grugliasco; Ite «A. Marro»,
Moncalieri; Ite «O. Romero»,
Rivoli; Ite «8 marzo». Settimo Torinese).
- 25 posti per tecnico automazione d’ufficio amministrativo (Itcg «M. Buniva»,
Pinerolo).
Altri 5 corsi sono destinati
a periti industriali:
- 20 posti per tecnico in
tecnologie microelettroniche
(Itis «G. Peano», Torino; 15
posti per tecnico multifunzio
nale (Itis «L. Da Vinci», Chivasso).
- 20 posti per tecnico sistemi di controllo (Itis «G. B.
Pininfarina», Moncalieri e
Itis «Porro», Orbassano).
- 20 posti per tecnico sistemi a' microprocessori (Itis
«Maxwell», Nichelino).
- 20 posti per tecnico organizzazione commesse azien^
dali (Itis «G. B. Pininfarina»,
Moncalieri).
Vi sono poi altri 4 corsi per
geometri:
- 15 posti per tecnico gestione territorio opere e uffici
tecnici pubblici (Itcg «Vittone», Chieri).
- 15 posti per tecnico cad
gestione opere e uffici tecnici
(Itcg «Buniva», Pinerolo).
- 18 posti per tecnico gestione informatizzata attività
territoriali (Itg «A. Aalto»,
Torino).
- 20 posti tecnico tutela patrimonio edilizio e territoriale
(Itg «Guarini», Torino).
I requisiti necessari sono,
oltre al diploma, l’età inferiore ai 25 anni (al 31 dicembre 1994) e l’iscrizione alle
liste di disoccupazione. Per
informazioni: Servizio formazione professionale della
Provincia di Torino - via G.
Ferrari 1 - tel.^011-57562710
o 57562719. È un'occasione
per migliorare la propria competenza professionale.
Il circolo culturale «Pablo
Nerudà» e il gruppo «Animazione teatrale piccolo varietà»
organizzano a Pinerolo la IX
Rassegna di teatro dialettale,
a partire da sabato 17 settembre. fino al 29 ottobre, ogni
sabato alle 21,15 presso l’Auditorium del Liceo scientifico
in via dei Rochis.
Il cartellone prevede sette
rappresentazioni, tra le quali
due sono fuori concorso; in
particolare saranno presenti il
gruppo «Alpini» di Borgata
Barella Torino, la Compagnia
«I motobin» di Villanovetto e
la Pro Loco di Sinio d’Albà
dal Cuneese, la «Dia baudetta» di Villafranca d’Asti, il
gruppo «Teatro specchio» da
Ciriè e inoltre «La trebi sonda» di Candiolo e il «Piccolo
teatro varietà» di Pinerolo
con «’1 ciabot» di Piossasco.
Gli spettacoli in programma narrano vicende a lieto fine nelle quali predominano le
figure tipiche della tradizione
popolare piemontese ma anche una certa morale e soprat-'
tutto le ambientazioni, che
quasi sempre hanno a che fare con il mondo della montagna. L’appuntamento per gli
appassionati è per sabato 17
per assistere ai due atti di Dino Belomondo dal titolo «A
l’è mej avejne doe», che promette risate e buonumore
conditi da detti paesani; per
informazioni e prenotazioni
ci si può rivolgere al numero
0121-500682.
15 settembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15,
presso l’aula sinodale della Casa
valdese, avrà luogo la cerimonia
di inaugurazione del nuovo anno
scolastico del Collegio valdese
con l’apertura della prima classe
del Liceo europeo. Ten à la prolusione il giudice Vladimiro Zagrebelsky, componente del Consiglio superiore dàla magistratura, che parlerà sul tema: «La magistratura e il nuovo assetto delle
istituzioni della Repubblica».
16 settembre, venerdì —
PRAGELATO: Fino al 18 settembre si svolgerà il ventennale
del gemellaggio con Wembach
Hanh Rohbach.
16 settembre, venerdì —
SAN GERMANO: Alle 18. nei
locali della Pro Loco, prende il
via la festa di Rifondazione comunista del Pinerolese. Fra giochi e musica la festa propone servizio ristorante da venerdì sera a
domenica 18. Domenica alle 17
Paolo Ferrerò, della direzione
nazionale, presenterà le proposte
su occupazione e pensioni. Durante la manifestazione sarà visibile una mostra sui giornali, riviste e ciclostilati minori del Pinerolese nel dopoguerra.
16 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
presso il Ciao di via Volta, prende il via un nuovo stage di danze
popolari; per informazioni 91875
e 933322.
18 settembre, domenica —
VILLAR PELLICE: Dalle 10,
al parco Flissia, si svolgerà una
gara di trial, regionale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tei. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Peilice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoii
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 1.300
invegno
USSL 42 a
CHISONE - GERMANASCÌ
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva^
Ospedaie valdese, Pomarettn
tei. 81154
Jna
p
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 18 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi e
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 18 SETTEMBRE
Bibiana: Farmacia Garello •
Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio tei
598790
«on è più >*
obbligator
pegno di
itone Itali
^ti(contatt
liO, tei- 9T
iute la neh
iento del f
¡'attività p.
jtivo future
«e sarà firn
liesa altra»,
Ito più umati
È quanto ì
SAN SECONDO
Domenica 18 settembre,
alle 15 nei locali della
Chiesa valdese, avrà luogo il tradizionale bazar
autunnale.
avo conveg
aione e del li
ada» (tei- C
(■si è tenuto
al 28 agoste
Lecristiani 01
spegno per
locratica».
Al convegni
jato 150 sac
Bile loro fa
jna volta si i
jsenza di sa
tà pastorale i
j alle temat
ento. Forse
Ila grande et
Ila stampa 1
io dell’imm
00, il vesco
ms. Mariani
pmurato di
tìmente in
Èli sulla f
latale prese
liana «coma
raver espre
■ le e fedeltà
TORRE PELLICE — Ild
nema Trento propone, venetài
16 settembre alle 21,15, e sabato
17, ore 20 e 22,10, Una figlia in
carriera; domenica 18, ore 20 e
22,10 e lunedì 19, ore 21.15, Fatai instinct.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì.
Senza pelle; sabato. Tra cielo e
terra; domenica A Beveriy
Hill... signori si diventa; martedì, ore 20 e 21,30, Festa in casa Muppet; mercoledì Tràppola
d’amore; giovedì. Una pallottola spuntata 33 e 1/3. Inizio spettacoli ore 21,15.
PINEROLO — Il cinema Italia, da giovedì a mercoledì, propone, alla sala «2cento», Wolf la.
belva è fuori feriali 20 e 22,20;
sabato 20,05 e 22,30; domenica
15, 17,30, 20, 22,20. Alla sala
«5cento» è in visione True lies,
con Arnold Swarzenegger; feriali
ore 19,45 e 22,20, sabato 19,45 e
22,30, domenica 14,30, 17,10,
19,45, e 22,20,
Personali
liffliesa catti
illibato,
Jirero ramn
'megno sen
tmne sull
e in di
cattali
l'ultima me
'.elle riguar
Kerdotale ir
¡ojukmento
1 vescovo :
litalmente,
t®là;sua «u
M compren
¡limta» per i
»■sposati,
ilicitamenti
prensioni
t}povazion
I copipiute
fsabili e
impegni /
*Wiewe assw
franco Bai
i?sbitero de
Piner
fcione intr
'®gno afferi
^ stato un
messo in
ffeotipo de
'Corina e lo
‘"¡«a tenta
hssto tempi
passata.
^ ecclesii
Catherine Chiavia ha brillantemente conseguito presso l'Università di Torino la laurea in lettere classiche discutendo una tesi
in epigrafia latina «Iscrizione
elettorale di Pompei» ottenendo
la votazione di 110 e lode con dignità di stampa.
Economici
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari.
Tel
0121-40181.
VENDO bella casa piazza m>
nicipio Torre Pellice; tanto ve
de, veduta monti, ideale per att
vità con abitazione. Tel. 0.5f
660445.
questa
^liona più.
’’‘»tesso in
LAGO DI COMO affittasi a
partire da settembre appartamento 5/6 posti letto, con giardino, io
riva al lago (San Giovanni di
Bellagio). Tel. 02-6600414.
grande bc
uomini,
Persona di
una chie
mito e più
^ battagl
yai vinta
e la fi.
J?** 0 e biso
’Ulti quei
Mi si som
^»rtare ava
di vite
¡‘»'di, che s
in
assoi
'»stiani è q
No Barbe
yerienze
y- Come
r^do e ai
^.yerienzo
ad,
\yruito
'» biblista
S«li ha
di d,
11
^ gel
Mvegno a Riccione dell'Associazione «Vocatio», che raggruppa i preti sposati
jna chiesa più democratica e comunitaria
sstiva:
naretto
ìMBRe
'tmacia
coni 6,
31000
01454
lice
sstiva:
:MBRE
ìrella •
733
996
5io, tei.
LE
SE
ESI
0
nbre,
Iella
luo
tazar
] 16 SETTEMBRE 1994
ATTL'ALITÀ
PAG. 7 RIFORMA
-Ilci
t'eaetdi
sabato
iglia in
re 20 e
15, Fa
Comaenerdì,
cielo e
Bverly
i; marI in caàppola
illottoio spet
Tia Itali, proA'olfla
22,20;
menica
la sala
je lies,
; feriali
19,45 e
17,10,
irillanl'Uniin letna tesi
izione
;nendo
:on di
l^n è più il tema del celi„obbligatono il principale
no di Vocatio, 1 assoine italiana dei preti
*3ti (contattare Mauro Del
^ tei. 0586-852001), e
ie la richiesta di reinseLto del prete sposato
l’attività pastorale. L o(ttivo futuro dell’associaL sarà rimpegno per una
liesa altra», una chiesa dal
•' umano ed evangeliÈ'quanto è emerso dall’
[avo convegno dell’Asso„¡one e della rivista «Sulla
Jda» (tei. 0532-804083),
usi è tenuto a Riccione dal
,al28 agosto sul tema «Esjecristiani oggi. Riflessioni
per una chiesa più
socratica».
'ai convegno hanno parteipato 150 sacerdoti sposati,
jnle loro famiglie: per la
(ima volta si è vista anche la
Kcnza di sacerdoti in attiiti pastorale e di laici sensi;
1 alle tematiche del movilento. Forse impressionato
illa grande eco che ha avuto
la stampa locale l’annun¡0 dell’imminente convejo, il vescovo di Rimini,
lons. Mariano De Nicolò, si
pmurato di mettere anticiitamente in guardia i suoi
¡deli sulla pericolosità di
palale presenza in diocesi.
«comunicazione», dopver espresso piena ade' le e fedeltà alle scelte dellliiesa cattolica in materia
ttelibato, esterna il suo
mo rammarico perché il
mgno sembra voler fare
ione sull’opinione pube in definitiva sulla
cattolica perché quel’dtima modifichi le sue
'rite riguardo al celibato
nrdotale inficiandone così
ìimdamento».
vescovo non manca, natalmente, di concludere
la sua «umana e cristiatcomprensione e accoltila» per i sacerdoti che si
sposati, pur avvertendo
flicitamente che «una tede
^prensione non comporta
ìpnvazione per scelte di
*ncopipiute da persone rePnsabili e consapevoli deiUmpegni precedenti libe®nente assunti».
franco Barberò, teologo e
Ksbitero delle Comunità di
di Pinerolo, ha svolto la
^taone introduttiva al con'fSno affermando che «se
stato un tempo in cui, si
’ta messo in circolazione lo
’^teotipo del prete affamato
"donna e lo stereotipo della
”tina tentatrice del prêté,
inasto tempo è davvero ac. passata. Anche l'istitu^ne ecclesiastica si accorge
fa questa “bambola” non
"ationa più. È uno stereoti^ messo in giro per coprire
^jtande battaglia di donne
Y’Uomini, in primo piano
“Persona di molti sacerdoti,
tttuna chiesa dal volto più
nobili
ri. Tel
ra mu0 verìr atti. 0.55
ttasi a
amenino, in
fini di
Il matrimonio dei prefi sarà possibile anche nella Chiesa cattolica?
e più evangelico.
^ battaglia del celibato è
Jmai vinta, manca solo la
P e la firma: della data
'^tc’è bisogno e la firma è
qiigiii gjig in questi
si sono impegnati per
ttare avanti questo orizdi vita». La fiomanda,
,'“di, che si deve porre oggi
insieme agli altri
^PPi, associazioni e singoli
stiani è questa, ha prose^.’lo Barbero: «Còme valo^^7.are questo capitale di
P^rienze umane e di speCome rendere utile af
l°ndo e al popolo di Dio
^.P^rienza che “Vocatio”,
ad altre componenti,
S^^ffuito in questi anni».
u' mblista Ortensio da Spisvolto il tema:
assi di democrazia nei pri
mi secoli della chiesa». «La
chiesa - ha affermato il biblista - è, nella mente di Cristo,
una convocazione di amici, di
fratelli e di uguali che si mettono in sintonia con lo Spirito
di Dio per testimoniare la sua
bontà verso le creature». La
comunità così intesa nasce
prima della sua organizzazione e i carismi devono emergere dall’interno della comunità e devono essere esercitati
sempre con spirito di servizio
e per orientare la comunità
stessa verso Dio. Questo ,è
l’antidoto a ogni totalitarismo
e prevaricazione.
Nella Chiesa cattolica attuale così come si è venuta
configurando durante i secoli,
invece, non ci potrà essere
mai democrazia, ha proseguito Ortensio da Spinetoli,
«perché al posto della verità
si è messo il diritto, al posto
dei carismi i titoli giuridici.
Si è creata un’impalcatura
canonica che ha dato inizio a
una chiesa gerarchica a forma di monarchia assoluta, in
cui le incombenze e i poteri
sono dati per documentazione
canonica e per cooptazione».
lì convegno nazionale dei
preti sposati dell’associazione
Vocatio si è concluso con una
concelebrazione eucaristica a
cui hanno partecipato preti in
attività pastorale e preti sposati con le rispettive mogli. A
conclusione del convegno è
stato diramato il seguente documento finale:
«Noi di Vocatio, preti sposati e cristiani in ricerca, riuniti in un convegno di riflessione e impegno per proporre una chiesa più democratica e comunitaria, salutiamo
la chiesa popolo di Dio auspicando un coinvolgimento
di tutti i credenti nella diversità di carismi e ministeri per
realizzare la fraternità evangelica. Lo Spirito, come
informavano i seguaci di Gesù e le prime comunità cristiane, ci svela che l’essenza
del messaggio evangelico non
scaturisce dalle strutture di
potere ma dalla fecondità
àeiramóre e della solidarietà, trasfusi nella convivenza degli uomini.
Ci sollecitano verso questo
obiettivo l’angoscia per una
Chiesa cattolica postconciliare attualmente troppo sorda
al richiamo di quell’originale
valore e la .speranza che il popolo del Signore saprà camminare verso l'orizzonte a cui
VEvangelo ci interpella. Auspichiamo la realizzazione
nella vita e nella pastorale
della Chiesa di una minore
idolatria del potere, di un
servizio più disponibile, di un
ascolto più attento, di un rispetto per la diversità dei carismi e dei ministeri nel segno della vera corresponsabilità e della piena parità tra
uomo e donna.
In questo contesto e per
questi intendimenti non possiamo tralasciqre di sottolineare che l'avvento del celi-baio opzionale anche nella
Chiesa cattolica di rito latino
non potrà che sospingere più
dinamicamente il popolo di
Dio verso l’ideale di una comunità di eguali e di fratelli
di fronte al comune Evangelo.
In attesa di ciò rivendichiamo il diritto, sia nell’ambito
della chiesa che in quello della società italiana, alla piena
cittadinanza e alla certezza
del diritto sul piano di una
inviolabile identità sociale a
cui competono tutte le garanzie costituzionali.
Animati dal desiderio di
trasmettere ai confratelli un
messaggio di vita, di suscitare l’incontenibile violenza
dell’animo con cui si rapinano i cieli nuovi delle beatitudini evangeliche e la terra
nuova delle speranze umane,
offriamo a tutti i preti d’Italia, ai religiosi e alle religios'e, mediante l’associazione
Vocatio un luogo di comune
incontro é di impegno creativo per contribuire, col cambiamento di sé, al rinnovamento della fede cristiana e
della società umana». '
Comunità di base italiane
Il Vaticano rilancia
gli integralismi
Le Comunità cristiane di
base (Cdb) alla vigilia della
Conferenza mondiale del
Cairo su «Popolazione e sviluppo», hanno espresso «dissenso e preoccupazione per
la diffusione, da parte delle
più alte gerarchie cattoliche,
di un messaggio, su questioni
scottanti per il futuro dell’
umanità, che assume un carattere di intolleranza religiosa e di contrapposizione
ideologica che rischia di rappresentare una visuale distorta del significato dell’annuncio di fede».
«La profezia - si legge in
un comunicato Cdb del 3 settembre - nel caso che essa sia
presente in questi documenti
vaticani e negli appelli papali,
non può confondersi con i
rapporti di forza o con trattative fra poteri istituzionali
nell’intento di far prevalere
una propria linea o una propria visuale religiosa. I successi diplomatici, il più delle
volte, si rivelano insuccessi
profetici».
«Le prese di posizione del
Vaticano - continuano le Cdb
- enfatizzano strumentalmente il drammatico problema
dell’aborto che nel documento deirOnu non viene indicato né come pratica contraccettiva, né come soluzione all’incremento demografico specialmente nei paesi del Terzo
Mondo. Vengono invece elusi, o resi marginali, problemi
essenziali quali la difesa della
salute delle donne, la lotta alla
diffusione delle malattie,
l’impegno contro la fame nel
mondo, lo sfruttamento dei
paesi ricchi sui paesi poveri
(denuncia che i paesi del
Nord non fanno per non rinunciare al loro consumismo),
la necessità di un ambiente
Indagine sugli spettatori di Giaveno
Il karaoke non si
addice alla sinistra
naturale che sia accogliente
per una qualità della vita intesa nella sua globalità».
In sostanza si intende da
parte del Vaticano, sostengo.no le Cdb, «negare il diritto
di accesso ai contraccettivi,
l’autodeterminazione della
donna, conquista culturale e
sociale che va difesa e diffusa
come l’informazione e la coscientizzazione sulle questioni della sessualità e della procreazione. Una battaglia,
quella condotta dal Vaticano,
che da un lato ha rilanciato in
modo clamoroso integralismi
e fondamentalismi in casa nostra e, dall’altro, ha mobilitato i fondamentalismi islamici,
scelta questa che non giova
alla crescita di un ecumenismo inteso come libertà, tolleranza, laicità. Infine si è
prestato il fianco nel nostro
paese a strumentalizzazioni
da parte di forze politiche che
si ergono a difesa del “pensiero cattolico’’ e che nascondono, invece, obiettivi ben individuabili».
Esiste una relazione tra la
vittoria elettorale di Forza
Italia e il successo delle trasmissioni televisive per le
masse giovanili? Per tentare
di rispondere a questa domanda un professore del liceo
scientifico di Rivoli, Giovanni Garbarini, ha chiesto ai
suoi allievi di condune un’inchiesta tra i presenti alla trasmissione del karaoke di Fiorello che si svolgeva a Giayeno (To) il 27 aprile 1994. A
143 ragazzi, presi a caso tra il
pubblico, è stata posta la domanda: «Alle recenti elezioni, ai votato o avresti votato
per la sinistra, il centro o la
destra?». La rivista Politica
ed economia (luglio 1994,
Donzelli editore) ne pubblica
i risultati.
La sinistra raccoglie appena
il 2% dei consensi, il centro il
34% e la destra il 64%.'Molti
dei sostenitori del centro sono
in realtà sostenitori di Berlusconi e quindi il successo del
raggruppamento di governo è
ancora più sostanzioso. Un
confronto con i risultati elettorali di Giaveno (dove i progressisti hanno ottenuto il
25% alla Camera e il 22% al
Senato) indica inoltre che non
si è di fronte a un’anomala
distribuzione territoriale delle
preferenze che consentono di
affermare che quella sera in
piazza si incontravano sicuramente giovani non di sinistra.
Fondamentalisti cristiani negli Stati Uniti
Uccidere il medico
abortista «è giusto»
«Il Signore sorride a chi sacrifica una vita con lo scopo
di salvare le vite dei non nati». Questa la nuova teologia
di padre David C. Trosch, sospeso dalla sua parrocchia di
Mobile (Alabama) lo scorso
anno, dopo aver cercato di
mettere inserzioni pubblicitarie sui giornali che descrivevano l’uccisione di medici
abortisti come «omicidi giustificabili».
Secondo padre Trosch le
sue convinzioni sono coerenti
con l’insegnamento della
Chiesa cattolica; per questo lo
scorso giugno ha mandato un
documertto a Roma, chiedendo al papa di abbracciare la
sua teoria di «omicidio giustificabile». Tuttavia il vescovo
di Mobile, Oscar Lipscomb,
definisce le idee di Trosch
«terrificanti» e pensa che punirlo con una scomunica ufficiale da parte della Chiesa
cattolica sarebbe solo un’ulteriore e inutile pubblicità alle
sue teorie.
Padre Trosch non è l’unico
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
3, terzo trimestre 1994 - vol..XLlX
I metodi dell'indagine sul Nuovo Testamento, □
Narratologia, Analisi retorica. Antropologia.culturale. Il Canone. Rilevanza degli scritti gnostici.
Dialogo ebrei-cristiani. Calvino esegeta. □ Scritti
di C. K. Barret, O. Cullmann, A. Destro-M. Pesce,
D. Marguerat, 41. Penna, J. Regul, |. M. Robinson,
G. Strecker, F. Vouga, W. Wuellner □ Recensioni
uomo di chiesa o religioso a
giustificare l’uso della forza
nei riguardi di medici abortisti, per difendere la vita dei
bambini non ancora nati. Il
prete di Mobile, infatti, appartiene a quel gruppo di 25 persone che hanno firmato una
véra e propria dichiarazione
di intenti contro gli abortisti:
Trosch è in buona compagnia.
Fanno parte del gruppo Paul
Hill, un ex pastore presbiteriano arrestato per l’omicidio
del dottor Britton, un medico
abortista, e il reverendo Mike
Bray, pastore della Chiesa luterana riformata del Maryland, che ha scontato quasi 4
anni di carcere per aver messo
delle bombe in cliniche dove
veniva praticato l’aborto. Un
altro componente del gruppo
dei 25, David Griffin, rischia
addirittura la condanna a morte per aver ucciso un altro medico abortista, David Gunn,
nel marzo del ’93.
A proposito dei due omicidi, il direttore dell’agguerrito
movimento antiabortista Resene America (salvare l’America), il cattolico Don Treshman, ha parlato del possibile
«inizio di una guerra civile»,
spiegando come infatti si siano creati due schieramenti,
ma fino ad ora «le perdite sono state su un solo fronte, con
30 milioni di bambini uccisi e
centinaia di madri morte o
menomate. Sull’altro fronte ci
sono solo 2 dottori morti, ma
forse la bilancia ha iniziato a
equilibrarsi».
Renato Malocchi
Franco Scaramuccia
L’Intesa battista
Claudiana lire 16.000'
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 16 SETTEMRpp
16:
Centro culturale valdese
Laicità^ una battaglia
non solo politica
BRUNA PEYROT
Giovanni Miegge
.."per una laicità del Due
1
mila» è stato l’ambizipso titolò'della giornata organizzata dal Centro culturale vaìdese a Torre Pellice il
18 agosto. L’occasione si
collocava nella serie di tradizionali incontri estivi che
hanno visto la presenza nelle
valli valdesi, gli scorsi anni,
di personalità laiche del mondo politico e intellettuale italiano, interlocutori sulle principali tematiche protestanti.
Dopo aver affrontato, sin dal
1989, il rapporto fra modernità e'^Riforma protestante
quest’anno, con un’ampia introduzione del direttore del
Centro, Giorgio Tourn, abbiamo aperto il dibattito sulle
possibili riformulazioni del
concetto di laicità.
Bisogna fare subito due
considerazioni; la prima è
che si è privilegiato un momento di discussione interna,
profittando della venuta anticipata a Torre Pellice di molti
deputati al Sinodo, e anche di
confronto fra protestanti quo-'
tidiànamente impegnati in
battaglie per la laicità. La seconda è che il clima politico
del nostro ^aese impone oggi
più che mai un ripensamento
, sul percorso fatto dentro la
laicità, da un lato, e dall’altro
sul nuovo significato che può
assumere una parola così
complessa applicata alla
realtà attuale. Giorgio Toum
ha dunque fornito un «quadro» molto interessante entro
il quale collocare pènsieri ed
esperienze; vediamone i punti principali rimandando, per
un approfondimento, a una
lettura più completa del testo,
in fase di pubblicazione a cura del Centro culturale.
Tourn prende spunto, per
porre la questione della laicità, da un intervento di Giovanni Miegge alle Giornate
teologiche del Ciabas del 2-3
settembre 1943. L’incontro
che radunava molti laici e pastori ogni anno,-si confermava a quel tempo come autorevole referente teologico; dibattiti e discussioni avevano,
spesso come tema l’impegno
vocazionale del credente, e in
quei drammatici giorni di
confusione politica e sociale,
non a.caso, avevano cóme
oggetto «Concordato e separazione dei rapporti fra .chièsa e Stato». La rivista «L’appello» ne ospitò successivamente i materiali. Rileggerli
non può che far riandare alle
difficoltà di quei giorni in
cui, e i protagonisti ancora
fra noi possono ben ricordarlo, non esistevano più punti
di riferimento certi, né confini stabiliti e tutto, in qualche
modo, veniva demandato, fino all’organizzazione della
Resistenza, a scelte della pro
pna coscienza.
Sulla traccia di Miegge
Toum pone alcune domande
su che cosa siano la natura, lo
stato e il peccato, tre categorie che attraversano il mondo
presente, ma anche, per il
credente, il «mondo veniente». Fa natura non è una semplice, categoria del pensiero:
è resistere nella storia e come tale va riorientato dalla rivelazione, alla luce della fede. Il peccato è il non essere
e il mondo presente è riferibile a quello che viene rivelato
sempre come negatività,
qualcosa che è sempre da rifare. Infine lo stato è scritto,
nel clima delle Giornate teologiche, sempre con la «S»
' maiuscola ed è inteso còme
struttura organica di relazioni, quasi un’entità a sé che
diventa referente principale
di dialogo anche per la comunità cri.stiana.
Dialogo nella separatezza,
però, e questa separatezza determina il modo laico di vedere l’organismo che presiede
alla convivenza umana su un
dato territorio. In questo solco della separatezza fra religioso e civile si situa una lunga tradizione che possiamo
far risalire all’umanesimo rinascimentale; ai padri pellegrini, agli illuministi del
XVIII secolo, ai libertini del
Seicento, alla Rivoluzione
francese.
«La laicità - dice Tourn non è ma diviene, è un lento e
faticoso cammino, un percorso, un’evoluzione, si realizza
in scelte e linguaggi. La lai- •
Giorgio Tourn
cità è oggi la categoria in cui
la società umana di matrice
giudaico-cristiana esprime e
traduce la coscienza di sé davanti all’Assoluto...». La laicità come processo mentale e
storico, si potrebbe dire, che
impedisce le totalizzazioni: se
così è, la laicità si colloca sul
terreno non solo del politico,
ma su quello, più stratificato,
della cultura. Questo rappresenta una delle maggiori difficoltà per l’evangelismo italiano, oppresso dal carattere
sostanzialmente cattolico della cultura del nostro paese,
condiziona la nostra identità e
richiede una continua attenzione, per essere ricondotti alla nostra laicità.
Da questi interrogativi potremmo tutti ripartire per
comprendere le nostre situazioni di impegno, di lavoro,
di identità. Mi sembra che la
proposta di Tourn sia* importante per la radicalità del concetto di laicità che propone:
una laicità che non si'.fermi
alle battaglie politiche, più
visibili ed esterne, seppur
fondamentali, ma penetri nelle nostre coscienze fino a diventare, oserei dire, un processo di «autocoscienza permanente» per .interrogarci sui
confini delle nostre separatezze da tutto ciò che ci totalizza
e non è Dio, il Dio incarnato
nella storia che non impone
ma chiama.
Un tema nuovo affrontato dall'annuale convegno della Società di studi valdesi Irentato
La spada e la croce: i cappellani militari Ltr
nelle guerre valdesi e nelle guerre mondìaÉlle
GIANNI MUSELLA
Il convegno della Società di
studi valdesi, dal titolo La
spada e la croce, si è incentrato quest’anno sulla figura e
sul ruòlo del cappellano militare, tema non usuale ma che
ha voluto costituire una riflessione sul ruolo della chiesa di’
fronte al problema della guerra partendo proprio da quel
particolare ministero. Il cappellano è infatti una figura di
raccordo fra la gerarchia militare e i soldati per la ricerca
del consenso e la legittimazione della guerra.
Il pastore Giorgio Toum ha
analizzato, all’inizio dei lavori, il ruolo dei pastori nelle
guerre della storia valdese;
quando i valdesi si costituirono in chiese che si ponevano
come alternative a quella romana, si pose anche il problema del cappellano militare. Se '
le guerre condotte dai valdesi
costituiscono un momento
della resistenza di una chiesa
al proprio sovrano in nome
dell’affermazione della libertà,
di coscienza, in questo contesto i pastori hanno il ruolo di
iniziare la giornata con la predica, «accompagnare» la truppa, controllarne il comportamento, rendere grazie.
Nel 1600 il Gilles racconta
delle guerre condotte dal duca
di Savoia nelle quali vengono
impiegate delle truppe valdesi; i valdesi partecipano ma
temono- di avere problemi per
l’esercizio della loro religione. Gli ufficiali ducali allora
danno loro garanzia che non
sorgeranno di questi problemi
e che i ministri potranno accompagnare la truppa. Tutta
Enrico Arnaud, «colonnello e ministro dei valdesi»
ORIANA
via Gianavello, nel suo manuale di guerriglia partigiana,
sostiene che i ministri non devono entrare in combattimento né partecipare al Consiglio
di guerra. Anche il ruolo di
Enrico Amaud e dei due suoi
colleghi sarà un ruolo di esercizio pastorale, cop la predicazione la mattina e la sera e
con ramministrazione della
comunione.
I Sinodi valdesi si esprimeranno nel corso di un secolo
con tre atti. Nel primo .viene
esaminata la richiesta di un
pastore a esercitare il proprio
ministerio nelle valli-dopo
aver lasciato il servizio di
càppellania; nel secondo si
stabilisce che i pastori della
vai San Martino e della valle
di Lusema accompagnino rispettivamente le truppe per
sei settimàne; nel terzo si precisa che gfi emolumenti dei
cappellani vengono ripartiti
tra i pastori.
Le successive relazioni dei
professori Menozzi, Morozzi
della Rocca, Franzinelli hanno condotto a esaminare più
da vicino l’atteggiamento della Chiesa cattolica nella prima guerra mondiale e il ruolo
dei cappellani. Se la causa
della guerra era il rifiuto della
società cristiana, alla devozione al Sacro Cuore veniva
pertanto affidata la restaurazione della medesima. Nel
corso della prima guerra
mondiale l’istituzione della
cappellania aveva dunque il
compito di fornire assistenza
e propaganda tra le truppe. In
seguito i cappellani vennero
impiegati come ufficiali, è
con il decreto dell’ 11
1926 venne introdotta nel?
dinamento la figura dell’
dinario militare». *
Lo scoppio della seconi
‘ guerra mondiale creò una
rie di problemi, a partire
reclutamento stesso dei cì
pedani, poiché in alcuni ca?
vescovi inviarono persone
: cui sostanzialmente volew
liberarsi. Difficile fu peni
il loro rapporto con la trùe
e coni’ordinariato, basato
relazioni strettamente buri
cratiche.
Le relazioni di Ferrucci
falla, Luciano Deodato e Si
muele Montalbano hani
messo in risalto le figure
pastori valdesi impegnati
servizio di cappellania: Coti
do falla nella guerra di Libi
Edoardo Micol, che durante
seconda guerra mondiale ei
per incarico della Tavola v;
dese in Eritrea; Ermanno R(
stan, cappellano capo valdr
che riuscì a tenere 200 culti |
tre anni, svolgere un’intei
attività di corrispondenza
scrivere un manuale per i
scritti valdesi in cui veniva tii
badita la difesa della propiii
particolarità confessionale.
Il pastore Giulio Vicentia ^5'iO-19H
si è poi soffermato sulla figu ì^tradition
ra del pastore metodista epa ' te ha sottc
scopale Giuseppe La Scab^ ¿contengo:
a serata de
studi valde
stata coni
' ;oum e, se
modifica,
la parte <
''viene tratta
edente
lenza, cor
ini, conc
10 la pubbli
Ila collana d
Ila Claudiar
§ delle Vai
jnte di b
^ione itali:
lale a fror
6enre e i:
Ivio Trivell:
¡ali i curato!
liti di area 1
[an Abry e .
Musée D
loble, che
! pubbli!
di Teofil
ito di un'
Oermanasc
11 volume, £
denti ant'
jitegralmer
■olte da M
iblicate a P
cappellano nel corso delti
prima guerra mondiale, e il
pastore emerito Davide Cie-i
lo, unico cappellano militai!
vivente delle nostre chiese,
con la sua testimonianza ha
reso partecipe l’uditorio delb
difficoltà del servizio duranl
la guerra, a causa dell’iinmenso spazio- affidatogli ii
terra d’Africa.
La tavola rotonda finale ha affrontato la famosa «lettera ai cappellani»
Don Milani e la coscienza critica dei credenti
ipopolare
secolo;
Iciale ma
lente rad
mente
soparte di
ilorifficui c
ina popoli
istizione:
ivazione n
intoni0 CI
•dato nelle
imnto di M
iitviitelev
lìttietà V
®tai hann
ALBERTO CORSARI
L9 obbedienza non è più
una virtù, ma se si par
la dell’obbedienza che dobbiamo a Dio il discorso cambia. L’ultima parte del convegno «La spada e la croce» è
stata dedicata a un riesame
della figura di don Lorenzo
Milani e della sua celebre let. tera ai cappellani (unitamente
a quella successiva, indirizzata ai suoi giudici). L’operazione era interessante non solo perché costituiva un capitolo della‘ricerca sui cappellani militari in ambito cattolico e protestante, ma perché è
stato un modo serio per discutere di una figura scomoda, oggetto l’estate scorsa di
uno di quei beceri dibattiti
(troppo spesso mossi dall’ansia di «rivedere il passato»)
che appassionano i tuttologi
delle pagine cultural^ dei nostri quotidiani.
Bruna Bocchini Camaiani,
dell’Università di Perugia, ha
inquadrato il pensiero e i testi di don Milani nella temperie culturale e so'ciale del
pacifismo cristiano nella Firenze dei primissimi anni
’60; sono stati rievocati il
pensiero di La Pira, le crisi
internazionali più inquietanti
(l’atomica sovietica, il Congo, l’Algeria), le coraggiose
sortite di padre Balducci, che
esprimeva con fermezza il
dissidio tra concetti come patria e chiesa, il valore della
coscienza. Di fronte alle condanne dei tribunali e a quelle
morali dell’ufficialità ecclesiastica, non mancarono a.
Milani, Balducqi, Gozzini,
gli attestati di stima e solidarietà (Giorgio Spini promosse raccolte di firme nell’Università, i pastori evangelici si
mobilitarono a loro volta)
anche da parte di intellettuali
cattolici (da Ignazio Silone a
Arturo Carlo lemolo a Pietro
Scoppola) e il dibattito arrivò
a investire il problema della
laicità dello stato.
Mimmo Franzinelli, ricercatore presso la Fondazione
«Micheletti» di Brescia, ha
sostenuto l’altra campana, indagando sull’atteggiamento
non univoco e più sfaccettato
di quanto non sembri, che
tenne la «categoria» dei cappellani militari. Se don Milani contestava nella sua lettera
il documento di attacco all’
obiezione di coscienza dei
cappellani militari in congedo
ritenendolo opera di pochi,
l’oratore ha fatto notare che
esso aveva la firma dei delegati di 16 diocesi toscane e
aveva quindi un valore rappresentativo. Un ulteriore
elemento di complicazione
del quadro deriva poi dal fatto che i.cappellani stessi dovettero accettare delle direttive che a un certo punto di fatto imponevano loro il silenzio sulla questione, e chi proseguì il dibattito lo fece esponendosi personalmente e in
sedi poco appropriate come II
secolo d’Italia.
Monsignor Luigi Bettazzi,
vescovo di Ivrea, già presi
dente di «Pax Christi» ha fornito il quadro di riferimento
entro cui si sono mossi, soprattutto nei loro primi anni, i
movimenti pacifisti di matrice cattolica (riferimenti obbligati la Pacem in terris di
papa Giovanni XXIII, 1963 e
il dibattito in seno al Vaticano II), per giungere infine
agli interrogativi che dovrebbero anche oggi porsi alle coscienze di credenti e non credenti: che cosa è la guerra
oggi? Ha senso parlare di am■ missibilità della guerra difen*
siva quando, andando ben oltre il dettato dell’art. fi della
nostra Costituzione, si ritiene
legittimo intervenire là dove,
nel mondo, siano minacciati
gli interessi del nostro paese?
Non dovrebbe esistere un solo esercito internazionale, in
grado di svolgere un’opera di
polizia gestita dall’Gnu? Non
è la stessa Gnu, con i diritti di
veto in seno al Consiglio di
sicurezza, un organismo poco
democratico?'
Il pastore Claudio Pasquet
ha in ultimo affrontato la personalità di don Milani sotto
tre aspetti: quello politico (la
cultura del «prete scomodo»
era illuministica, la madre
era ebrea, nessun familiare
assistè alla sua ordinazione;
un qualcosa di vagamente
marxista aleggiava nella sua
lettura della realtà); quello
teologico (Milani sembra evitare nella sua lettera i riferimenti teologici, parla della
Costituzióne più che di Gesù,
come dando per scontato phe
l’Evangelo sia contro lavio*
lenza seppur le chiese abbii-'
no stravolto spesso questi
concezione; un riferimeiSlpi'
inupri
• ifetiiento
pie, è s
•taento di
Nelle leg
•*®ti il diav
Gfollétl
ftgoni e i
biblico viene fatto inveri'
nel l’accostare gli obiettori!
là loro testimonianza che allora prevedeva il carcere al-,
l’azione dei profeti, che ob^
discono a Dio piuttosto ci
agli uomini. Mancano inveri
i 'riferimenti classici del paci
fismo, come Isaia 65)'; il ri®
'Milani, infine,-cattolico, ci
esorta i cappellani a legge*
Gandhi, una voce, dunq®
non cattolica, un pensieto
«estraneo», nella convinzioi
che anche da fuori dell’ii’*®'
gnamento della Chiesa
sero
venire indicazioni i®" venta ne
Nicolo*
portanti per il cristiano.
I successivi interventi
no posto alcune questioni^^^nale.
cui riflettere in futuro: la
manda di Dio che viene c
caserme (e il generale R®'
faello Graziani, valdese,
richiamato alla necessità!
.b»
estendere la cura spiri
anche ai «quadri» e non su*
alla truppa e di svincolarla®
e non solcanti pg
.^oitie
un ruolo esclusivamen pccolo,^
«consolatorio»), il a®”*, »"alche
Q
«anta
’60? 1
‘jcucil
'Nefors!
a sa tutto
"»n si sa
"piccoli
alleili'
itual* con]
faai, stri
pop
Piinioni j
della responsabilità che iny ^ca si
ste tutti, cittadini in ^i^*®., "®8o^i
non, di fronte alle soffere®® Porno, i
del mondo, l’urgenza’di"^®nde
dare a un riesame del fo®®" Paese
mento stesso delFobiezi®®^ ^unci
di coscienza nel momento
;osciciiza iici
cui la leva sarà la parte che li
del-aonfreq
entuf® *lié ce
importante e qualificata '
r esercitò prossimo venti ,
incentrato su corpi professi
nali e specialistici.
13
3Re IqXtkDÌ 16 settembre 1994
PAG. 9 RIFORMA
untato il volume della collana della Società di studi valdesi
intreccio fra cultura popolare e valdismo
liaielle leggende raccolte da Marie Bonnet
’ll ma,
ittai
a deÌlL
nniANA BERT
a seco,
eò una
partire
0 dei Ci
Icuni C3!
persone
Î volevi
fu perti
1 la trui
Ferrucci
dato e
no hani
: figure
Pegnati
nia: Corti
serata della Società di
ludi valdesi del 21 agoè stata condotta da Gior? fourn e, secondo una re“l£ modifica, ha visto scoria parte amministrativa
¿^ene trattata in un’appo^edente assemblea. La
'fenza, con due intervenérni, concerneva quest’
j]a pubblicazione n. 43
basato fcj collana della Ssv edita
-nte burjiij Claudiana; Tradizioni
a delle Valli Valdesi del
,onte di Marie Bonnet,
lione italiana con testo
jale a fronte, cura di ArCenre e introduzione di
Ivio Trivellin. Erano preIjti i curatori stessi e due
a di Libi) ¡piti di area francese, Chriduranteì luiAbry e Alice Jostain,
«dialees tl Musée Dauphinois di
’avola vai ^oble, che ha accolto fra
nanne Rt |jjue pubblicazioni prima
)o yald^ di Teofilo Pons e poi il
100 cultiiK|tato di un’inchiesta stilla
un ’ intensip germanasca.
3ndenzat|||yoiume, a differenza di
s per i cwLjgdentì antologie, pubblivenivaiip^tegralmente le leggende
da propnfcoite da Marie Bonnet e
fclicate a Parigi, negli anVicentiiJfi^lO-1914, sulla Revue
sullafig^^f^traditions populaires.
idista epP:
La Scali
uso delli
diale, e il
ivide Cie.i
lO militali
re chiese,
nianza/ia
datogli il
Otieha sottolineato Gente,
contengono tutta la eulIBpopolare valligiana di
Éo secolo; non la cultura
ma il sommerso,
lente radicato nel cuore
i mente dei montanari;
fejo parte di un sistema di
torio delie fori in cui confluivano meio durate ¡¡jua popolare, magismo,
i dell im' perstizione; una cultura di
«ivazione medievale. Quel
Wrimonio culturale fu trancile Valli fino all’
rato di Mike Bongiorno
iitv:i televisori regalati dalIwcietà Val Chisone ai Coi hanno messo fine al
Mento associativo delle
?|lie, è stato l’inizio del
faento dissociativo.
Nelle leggende sono presti il diavolo, i sabba, le fa'.i follétti, le streghe, gli
tegoni e i tesori nascosti. I
inti
:ro la vioese
io questi!
’erimeolt
0 invece’
ibiettorie
a che allo-'
ircere
che obW
tosto cif
no invece
del
i5)'; il
alleo, die
Marie Bonnet nel 1914 quando
pubblicò a Parigi le «Leggende»
riferimenti sono presenti anche nella Bibbia; «Non lascerai vivere la strega» (Esodo
22, 11); «Non praticherete
nessun tipo di divinazione o
di magia» (Levitico 19, 26).
È curioso che un patrimonio
così importante non sia stato
raccolto da coloro che hanno
rappresentato le colonne del
sapere ufficiale, maestri e pastori. Il Léger parla di tre
stregoni, un pralino e due
massellini; Jean dalla parla di
sorciers, presenti a Rodoretto
ancora negli anni ’30. Eli
Bertalot raccolse alcune leggende su questi argomenti a
Massello, dove fu pastore dal
1904 al 1910. Pare che nel
1669 gli stregoni si fossero
convertiti al cattolicesimo,
dato il carattere più sincretistico di tale fede.
Marie Bonnet Cimbro fu
raccoglitrice, non autrice; autori sono da considerarsi i
narratori che tenevano l’uditorio con il fiato sospeso e
che non lasciarono scritti; il
loro racconto si basava su
pause e intonazioni, dal momento che il dialetto non ha
la ricchezza delle lingue «colte». Si intravede qua e là il
carattere vivace della Bonnet,
nata con un handicap ai piedi,
poi cblta da paralisi, ma che
non perse mai il senso delPumorismo; amata da allievi
e torresi, come testimoniano
il necrologio nel 1953 e il funerale presieduto dal pastore
Ernesto Ayassot, intratteneva
con arguzia e anticonformisnio;' leggeva la Bibbia e suggeriva di leggerne non tanto i
passi consolatori ma il Cantico dei Cantici.
Il curatore Fulvio Trivellin
si è occupato di leggende
stregoniche mosso a verificaré se esìsta una diversa interpretazione delle leggende fra
l’area valdese e le aree cattoliche CQn cui questa fu in
contatto. Con la caccia alle
streghe la trattatistica inquisitoriale condusse l’attacco al
mondo valdese. La cultura
valdese, poi riformata, operò
una raziónalizzazione sul
problema della stregoneria;
pochi sabba, poche riunioni,
perché il processo di reinterpretazione del materiale folclorico ha svuotato dall’interno certi personaggi. Prevale
l’elemento femminile, ma le
donne asservite a Satana, che
causano danni al bestiame,
nelle leggende valdesi fanno
nieno paura. Il permanere del
magismo nella società contemporanea è poi di terrificante attualità; se esso esprime una dicotomia fra aree
colte industrializzate e aree
subalterne di montagna, le
leggende metropolitane testimoniano che in ambienti cosiddetti razionali, contrapposti ai montanari ritenuti creduloni, si sviluppano credenze che non dovrebbero attecchire; la dicotomia non è così
forte e non è a detrimento dell’ambiente montano.
Gli specialisti del Musée
Dauphinois hanno spesso utilizzato la raccolta parigina di
Marie Bonnet. Abry ha sottolineato «Timpressione di incubo», che paralizza chi è in
preda di qualche folletto terrificante, ora spiegata dalle conoscenze sui meccanismi del
sogno. Altre situazioni ci riportano alla malattia; allo
scopo di alleviare le sofferenze di un familiare si fa bruciare la sua biancheria per ardere lo stregone tormentatore.
Alice Jostain si è riferita al
«meraviglioso», simile a
quello riscontrabile sul versante francese delle Alpi; fate
e lupi mannari sono protagonisti di vendette per chi li
osteggia o di ricompense per
chi li aiuta.
■Giorgio Tourn si è interrogato sull’ipotesi che si possano rintracciare, nell’etnologia
rigorosa delle valli valdesi,
elementi specifici di «valdesità»; fede, presenza, realtà
valdese hanno determinato
aspetti specifici religiosi e
rielaborazioni di leggende.
L’interesse del dibattito non
è limitato al folclore, ma investe la comprensione della
nostra storia, di noi stessi, attraverso un apparato strutturale esterno, rigido contenitore-filtro di fate e folletti, come erano i pastori, i maestri e
gli anziani di chiesa dell’
epoca in cui Marie Bonnet
raccoglie il suo materiale; le
leggende narrate al pastore
Eli Bertalot a Campo la Salza
(Massello) hanno come fonte
una donna pro*veniente dal
villaggio «Piccolo Passet»,
suo figlio, che ricopriva il
ruolo di maestro, e la nuora,
proveniente da Salza. Lo
spessore umano, esistenziale,
filosofico si intreccia con
quello folclorico. Le leggende sono elaborate in remote
borgate e dietro i narratori
stanno dei complessi culturali
elaborativi, delle famiglie di
cui non tonosciamo nulla,
perché gli «elaboratori» continuano a inventare.
Raccontano o inventano?
Giocano con se stessi, con la
memoria; a noi tocca uscire
dalla lettura di un libro e cercare di fare un salto di cultura, al di là del libro stesso, per
riscoprire la creazione fabulatoria e capire come essa venisse conciliata con la ferma
predicazione domenicale. In
ultimo Tourn ha anftunciato
che la Società di studi valdesi
intende pubblicare, dopo queste Leggende, il dossier di 570
canzoni raccolte da Emilio
Tron, dal 1930 agli anni ’6Q.
1-3Casa degli angeli» ricostruisce le vicende di una piccola comunità svedese
I pìccolo villaggio sotto una breve tempesta
RENZO TURINETTO
. - gente c’era qui nel
dunqrt y ^
saremo 150... Tanto po^ forse proprio per questo
di tutti, e quello che
^ si sa si suppone o si insioni ^nta nel piccolo villaggio
, Spio* della provincia di
ienti ha» ^6ping qella Svezia meriestioni ®Wiale. Ecco la chiesa luteraro: la 1 f? Piccola e linda, inappuntaiene daa fi il pastore che, oltre ai serral® l'u, rPPi. strimpella al piano meIdesp; . 'Jhie popolari nelle classiche
tossita Anioni femminili di cucito,
immancabile tè e i com
non soj tati pettegolezzi.
"’0 si dice, il mondo è
yamea pccoio e la gente mormora, e
il buon motivo non
cheta nca sotto l’irreprensibilità;
n atta hegoiiante guarda i filmini
oftpJP j, la ragazzotta gentile
sul viottolo il fusto
el re. Paese per farci l’amore nel
'biottta^ ^mneino di lui, r immancamento c riccone vuol comandare
irte moafpttche tq chiesa, due fratelli
tequentano nessuno per^ l’hanno, con tutti, spelu 7’^ate con T eccentrico del
proprietario della «Ca
sa degli angeli», misteriosa e ■
malconcia, dove i due non
mettono piede da 30 anni. Insomma, in apparenza «un
paese incantato e sonnolento,
di fantasticherie che ondeggiano davanti aH’occhio socchiuso» (Wàshington Irving).
Tuttavia, benché già in pochi, anche qui si muore di più
di quanto si nasca; l’eccentrico della Casa degli angeli ha
appena consegnato il suo testamento al notaio e poi ha
scelto l’angolo di cimitero
dove essere sepolto, quando il
riccone a caccia di selvaggina
combina un perfido incidente
per farlo morire e comprarne
la casa a un prezzo già concordato con il notaio. «Tutto
a posto, niente in ordine», funerale in chiesa e la fossa appena fuori. Ancora c’è un infernale frastuono sul piazzale,
dove romba una Harley Davidson con l’erede del morto,
la nipote bella e equivoca, e
l’amico scostante e altrettanto
ambiguo.
Nel villaggio non si è mai
visto nulla del genere e F accoglienza sembra l’incipit di
un altro vecchio racconto
americano; «...al loro passaggio tacquero subitamente
scambiandosi sguardi significativi» (Francis Bret Harte). Il
rigetto non turba i due «intrusi», Fanny e Zac, affabili ma
determinati. Anzi, per ripicca,
Fanny non vende la casa al
riccone, la fa riattare e invadere da un gruppo di amici,
poi tutti si esibiscono nudi in
una provocatoria «performance» all’aperto.
Finora, nel villaggio, il
massimo del brivido erano i
lanci spericolati dei paracadutisti (ma con arguzia il pastore
obiettava; i lanci che faccio io
la domenica sul pulpito sono
molto più pericolosi), però
adesso altro che delizioso cicaleccio al tè del cucito, qui ci
vuole una sollevazione, quella
casa stanno per trasformarla
in un finto night che camuffa
una casa d’appuntamento, bisogna bruciarla e il moralista
più fanatico e un po’ tocco,
quello che si sciroppa i video
hard, si appresta a incendiarla
con due taniche di benzina.
Non ci riuscirà, ma stavolta il
pastore mormora perplesso;
sarò l’unico della provincia ad
La ca^ natale di Franz Kafka a Praga
Libri ' ■
Il romanzo protagonista
Parigino dal 1975, il cecoslovacco Milán Kundera, noto al
grande pubblico per L’insostenibile leggerezza dell’essere (ma
più convincenti sono altri romanzi come Lo scherzo. Il valzer
degli addii. L’immortalità) ha scritto direttamente in francese
un saggio concepito un po’ come un romanzo, e di cui il romanzo è protagonista assoluto*. L’autore, che già aveva raccolto una serie di studi critici pubblicati anche in Italia da Adelphi,
ripercorre la nascita del genere romanzo nell humour (e fa riferimento a Rabelais) e lo accosta nelle pagine che seguono
all’arte della musica, di cui Kundera stesso è esperto per tradizione familiare. Così assistiamo a una difesa appassionata di
Igor Stravinskij da quei detrattori (ahimè, anche Adorno, che
oltre a essere grande filosofo era serio musicologo, ma non
capi lo spirito del maestro «neoclassico»), a unTllustrazione
dei «tempi» lungo i quali si articola e si dipana il romanzo, e
soprattutto a una decisa stroncatura di tutte le interpretazioni
cervellotiche che hanno cercato di far dire a Franz Kafka una
parola di volta in volta religiosa, marxista, psicanalitica, ecc.
Kafka per Kundera si interpreta da sé (stupisce casomai la
mancata citazione di Maurice Blanchot, che già aveva affermato questa tesi in un volume tradotto anche in italiano. Da Kafka
a Kafka, Feltrinelli, 1983).
(*) Milán Kundera; Les testaments trahis. Paris, Gallimard,
1993, pp 324.
avere un bordello nella sua
diocesi... Fanny e Zac rinunciano al minacciato progetto,
partono per il loro giro europeo di artisti di cabaret, ma
torneranno per Natale...
Nel paese ridiscende «la
quiete dopo la tempesta», eppure nulla sarà più come prima; si sa che il padrone della
Casa degli angeli aveva una
figlia. Alice, morta anch’essa,
che era la madre di Fanny, ma
il padre chi è? Sbuca una lettera tenuta celata per una vita;
è il riccone o quel burbero
iroso che da 30 anni non è più
entrato nella casa? È per quello che non c’è più andato? E
l’ultimo (irridente) enigma. Il
sermone di oggi, proclama il
pastore la domenica, è sul libro dei Proverbi (19,4); «Casa e ricchezze sono eredità
dei padri, una moglie sensata
è dono del Signore» ma ciò
che ci ha sorpresi è la paura
del nuovo, delle stranezze,
delle diversità... È stata una
bella estate, sentenzia pensoso
il più mite del villaggio.
* La Casa degli angeli, di C.
Nutley, con H. Bergstrom, R.
Wolff, S. Woliter. Svezia 1993.
IVISTE
Per un cristianesimo .
non religioso
«Dietrich Bonhoeffer. Pour un christi^nisme non religieux
dans un monde majeur» è il titolo di un saggio di Emmanuel
Wesphal, che occupa un’intera pagina della rivista (di formato
simile a un quotidiano) La République internationale des lettres. La rivista, che è collegata alla moscovita Literaturnya Gazetta presenta in effetti, nel numero del 20 luglio scorso, una
serie di articoli dedicati a quella fase del secondo conflitto
mondiale che vide una serie di tentativi di sbarazzarsi di Hitler,
fra cui quello, appunto del 20 luglio del 1944 a opera di von
Stauffenberg. Un’introduzione-in prima pagina evidenzia che lesinistre non seppero mai parlare adeguatamente degli uomini
che, provenienti per lo più da settori conservatori della vita politica tedesca, rischiarono la propria vita e quella dei congiunti
per ridare dignità alla nazione; vengono cosi ricordati, tramite
testi autografi o rievocazioni, padre Alfred Delp, il generale
von Tresckov, la sc'rittrice Nelly Sachs e Bonhoeffer stesso.
L’articolo che presenta il pastore e teologo, e fa riferimento
a più riprese ai testi di Resistenza e resa, si concentra su una
domanda ineludibile; chi sia Gesù Cristo per noi oggi. «Criticando la religione come “mantello” del cristianesimo — scrive
Westphal a proposito di Bonhoeffer - cerca di determinare ciò
che sarebbe un cristianesimo senza religione (...), fondato su
“una realtà data da Dio”». Cristo dovrebbe essere scoperto al
centro del mondo, e per questo è indispensabile una completa
metànoia dell’uomo religioso, un suo affrancamento dalla religione. Per Bonhoeffer «Dio è al centro del mondo intero, e
non deve essere ricercato in un ipotetico “altrove”». Bonhoeffer mostra a che punto l’incarnazione ponga Dio al centro della realtà del mondo, a cui Gesù si è reso conforme; «Gesù non
si sostituisce agli uomini, ma assume davanti a Dio l’“io” di
tutti gli uomini che sono a quel punto invitati a verificare il
prezzo della grazia Caricandosi della propria croce. Questa
non è però una rassegnazione alla sofferenza; non si deve vedere in questo alcun dolorismo ma innanzitutto la fedeltà a
una realtà, un ’accettazione delia lotta, la messa in campo della responsabilità individuale». "E, con le parole del teologo
stesso; «L’affermazione che Dio .stesso è la realtà suprema
non è un’idea destinata a .sublimare il mondo {...}. Si tratta di
prendere parte oggi in Gesù Cristo alla realtà di Dio .senza
quella del mondo e viceversa».
La seconda parte delFarticolo di Westphal si sofferma sulle
indicazioni che Bonhoeffer diede a proposito della vita del credente, nell’ambito comunitario e nella preghiera, secondo la
«disciplina dell’arcano».
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 16 SETTEj^Cf^.
Agape (Frali): la Cgil-scuola si interroga sul problema del futuro della scuola pubblica
Può essere pubblica anche la scuola privata?
MAURIZIO GIROLAMI
La scuola di stato è pubblica, cioè di tutti? è da difendere? può essere «pubblica» anche la scuola privata?
Su queste e altre questioni
di rovente attualità hanno discusso ad Agape più di 50 insegnanti di ogni ordine di
scuola, provenienti da varie
località del Piemonte, sulla
base di stimolanti relazioni
introduttive, tenute da Panini,
'della segreteria del Sindacato
Scuola Cgil, da Vigli, del
Coordinamento scuole romane e da Claudio Canal, pubblicista. .
Panini si è chiesto se la
scuola di stato sia pubblica,
cioè se promuova la forpiazione deila personalità di tutti
i cittadini, e ha compiuto una
disamina impietosa delle carenze accumulate dalla scuola
in 50 anni circa di ministeri
democristiani concludendo
che, più che «pubblica», o «di
stato», meglio sarebbe definirla scuola del governo. Le
percentuali di diplomati e
laureati, nettamente inferiori
a quelle degli altri paesi industrializzati, il carattere classista della selezione e della dispersione, l’anacronismo dei
programmi e degli indirizzi
nelle superiori, l’invecchiamento delle strutture, l’àssenza di una vera ed efficace politica della formazione e
dell’aggiornamento sono dati
noti a tutti.
Negli ultimi anni nelle società industrializzate, investite dalla contraddizione fra
sviluppo tecnologico e crisi
occupazionale, appare sempre
più evidente l’importanza
strategica del fattore istruzione, ma solo il Giappone (e
parzialmente la Germania)
compie forti investimenti
nell’istruzione e nella ricerca.
Per queste voci l’Italia riesce
addirittura a spendere sempre
meno. Ma oltre' al degrado
della scuola statale, sono la
rottura del quadro politico
italiano, avvenuta negli ultimi
due anni, la sfiducia nei vecchi partiti e nella possibilità
stessa di perseguire obbiettivi
di comune interesse e la disgregazione sociale, i fattori
che offrono spazio alle manovre di rilancio della scuola
privata come via magica per
stimolare, in un regime di
concorrenza, la rigenerazione
della scuola statale.
Manovre da respingeje, secondo Panini, ponendo come
condizioni pregiudiziali di uh
eventuale finanziamento nuove norme di «parificazione»
che estendano al settore privato l’obbligo di accettare
qualsiasi studente voglia
iscriversi e di servirsi di docenti reperiti secondo le stesse procedure della scuola
pubblica, senza «sceglierseli»
in base a parametri di appartenenza confessionale o ideologica. Sulle nuove strategie
di potenziamento della scuola
privata si è soffermato Vigli,
tratteggiando lo sviluppo
dell’istruzione pubblica italiana dalla fase laica e. liberale a quella fascista, che cattolicizza la scuola e, con l’esame di stato e la «parificazióne», crea le basi per lo sviluppo del settore scolastico
cattolico. Dall’art. 33 della
Costituzione, compromesso
fra concezioni diverse, il finanziamento da parte- delio
stato non è previsto come
«diritto» dei privati ma non è
neanche escluso come atto
autonomo dello stato, sicché
elargizioni in varie forme af
II salone di Agape
fluiscono alle scuole private:
contributi agli'allievi per diritto allo studio, sovvenzioni
alle scuole materne, convenzioni con gli enti locali, partecipazione a piani o progetti
sperimentali.
Quanto alla parità essa viene incrementata con l’inseri.mento di rappresentanti della
scuola privata negli organismi collegiali quali il distretto, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione e con la
concessione, agli istituti superiori del diritto, di essere
. sede d’esame per la maturità.
Così fino a metà degli anni
Ottanta la scuola confessionale è stata uno degli strumenti
di consolidamento dell’unità
politica dei cattolici intorno
alla De, la quale tuttavia non
ha mai messo in discussione
la centralità della scuola statale, in cui operano con impegno e convinzione, oltre a
quelli di Ire, tanti insegnanti
cattolici. Dalla metà degli anni Ottanta si coagula un polo
integralista che riunisce varie
componenti. L’Opus Dei, che
dà vita alla Faes (Associazio
II principio della libertà e del pluralismo deve essere mantenuto
La scuola «pubblica»
non è necessariamente «statale»
NANDO BACCHI
Condividendo in sostanza
il documento «Nuova
idea per la scuola». Cerco di
enucleare alcune mie rifles
sioni in proposito.
1) La scuola pubblica (l’aggettivo «pubblica» non va
identificato tout-court con
«statale») deve essere pluralista e laica, nel senso più autentico del termino, e solo in
questo tipo di scuola lo stato
ha il dovere di investire più
che può le risorse finanziarie
della comunità.
2) Pluralismo non significa
neutralità ma capacità di offrire tutte le possibili .scelte
educative. Ciò perché il primo e decisivo diritto è quello
dello studente a non venire
plasmato cristiano (cattolico,
protestante o ortodosso), musulmano, libero pensatore o
altro ma messo nelle condizioni di poter scegliere liberamente e, come è stato scritto,
«lucidamente, da uomo responsabile che sa perché e
come si impegna, perché e
come altri si impegnano diversamente da lui». La libertà
di apprendimento va innestatá
su questa radice. L’educazione profonda cresce in dialogo
non in trincee opposte (eome
porrebbero essere eventuali
scuole dello stesso grado in
ogni comune a differenti
orientamenti religiosi o ideologici) con l’inevitabile con
seguenza di «iugoslavizzare»
il tessuto culturale-sociale
della nazione.
3) La scuola pubblica e pluralista non è. necessariamente
statale. Il dilemma pubblicoprivato è un falso dilemma,
come era stato giustamente
sostenuto in un convegno organizzato dalla Fondazione
«Agnelli». La scuola pubblica e pluralista può essere a
gestione statale (naturalmente'
il più decentrata e responsabilizzata possibile), come può
essere a gestione 'privata o a
sistema misto. L’importante è
che tutte le scuole, statali e
non statali, facciano proprie
le finalità, i programmi e le
strutture che garanti.scono il
pluralismo secondo i dettami
costituzionali ed escludano
quincji indirizzi «confessionali» o «ideologici» di qualsiasi
genere (contrari appunto al
pluralismo).
4) Un ordinamento scolastico conseguente a quanto
sopra richiede, ovviamente;
una revisione costituzionale.
Per esempio il «senza oneri
per lo stato» aveva storicamente, e conserva, il valore
di escludere il finanziamento
alle scuola confessionali o
ideologiche a vantaggio della
«scuola pubblica» come
scuola pluralista e di tutti.
Che la gestione di una tale
scuola sia statale o privata,
ripeto, è un altro problema,
un problema di efficienza e
di costo. Sia chiaro, comunque, il principio della libertà
della scuola deve essere mantenuto poiché scuole confessionali o ideologiche varie
costituiscono positive eccezioni, specie a livello extra
obbligo scolastico e purché
non attingano massicciamente ai fondi dello stato.
5) In attesa delle appropriate riforme istituzionali e costituzionali, di cui peraltro
tanto si parla, come procedere alla soluzione pratica
dell’annosa questione? Férmo restando che le scuole
(statali e non) partecipanti al
«nuovo sistema formativo
pubblico, nazionale e unitario
(...) accettino e pratichino
l’impegno di formare (giovani secondo i valori costituzionali, secondo gli indirizzi generali stabiliti dallo stato e
con un preciso sistema di valutazione», e fatto salvo ciò,
le proposte di «detrazione
delle tasse scolastiche pagate
dalle famiglie e il riconoscimerito per gli utenti di tutte le
scuole della possibilità di attingere ai finanziamenti degli
enti locali» mj sembrano
molto sensate. Aggiungo
un’osservazione riguardo alle
tasse scolastiche sotto e sopra
la fascia dell’obbligo (specie
nell’università): i contributi
degli studenti devono essere,
per ragioni di giustizia e di
solidarietà, rapportati al censo familiare.
ne famiglia e scuola) e Comunione e Liberazione, che
con la «Compagnia delle opere» rileva e gestisce in forma
cooperativa una serie di scuole private, religiose e non,
danno vita alla «Conferenza
delle autonomie» (1991).
Questo «polo» spinto da
difficoltà economiche dovute
al calo delle iscrizioni e della
componente religiosa del corpo insegnante, conduce un’
attiva campagna di proposte
tese a destrutturare la centralità de.lla scuola statale, le cui
tappe o conseguenze salienti
sono, accanto all’impulso dato alla-costituzione dell’Anisei (che riunisce le scuole
private non religiose), la manifestazione in Piazza San
Pietro di 200.000 persone
«per la libertà della, scuola»
(novembre 1991), l’attivazione della Cei in seguito alle
. prese di posizione del papa (e
di Scalfaro nella scorsa pri•'mavera), il, ritiro della «delega» alla De. Oggi altre importatiti forze, quali la Confindustria (interessata soprattutto all’efficienza di alcuni
settori dell’istruzione superiore) e Forza Italia, tesa a
conquistarsi l’appoggio delle
scuole private e magari, della
Santa Sede, convergono con
la Conferenza delle autonomie sull’obbiettivo dell’autonomia degli istituti scolastici.
Ógni scuola, cioè, in quanto
riconosciuta e resa autonoma
finanziariamente, amministrativamente e didatticamente, sarebbe abilitata a scegliere le strade e i metodi, gli
sponsor, magari anche gli insegnanti, per raggiungere obbiettivi formativi generali definiti dallo stato.
Con ciò scomparirebbe automaticamente la distinzione
fra scuola statale e scuola privata, rimanendo tutte egualmente «pubbliche». Questa
proposta, non facilmente realizzabile alla luce della congiuntura finanziaria" dello stato italiano, ha fatto breccia
nel fronte laico «storico», ormai sgretolato, nella sinistra,
che ci vede una buona carta
di scambio per una possibile
alleanza con il Ppi e perfino
negli ambienti evangelici, come sanno i lettori di Riforma.
Animato il dibattito, soprattuto .relativamente al problema
del pluralismo culturale, si è
so|tolineato come la scuola
statale sia stata e sia, pur con
tutti i difetti indotti dai governi De, luogo di confronto libero e spregiudicato di tutti i
punti di vista, religiosi, ideologici e scientifici.
Preoccupazione è stata
espressa nei confronti di una
prospettiva di proliferazione
di scuole ghetto (cattoliche,
musulmane, protestanti, atee),
quasi una sorta di «pulizia
culturale o religiosa», che accelererebbe le tendenze disgregatrici già operanti nella
società italiana. È emersa,
malgrado i. tempi difficili, la
determinazione a impegnarsi
a tutti i livelli affinché la
scuola di stato, che la Costituzione vuole libera, laica e
per tutti lo divenga realmente
ma il dibattito, tutt’altPo che
concluso, si profila particolarmente complesso se, come
ha fatto Canal nell’ultimo intervento, si sposta l’attenzione sulla più ampia prospettiva
dei grandi processi di muta-,
mento economico, tecnologico, culturale che investono
l’intero pianeta.
Il dibattito sul futuro della
.scuola continua. Chi desidera intervenire scriva alla redazione di «Riforma», via
PioV, 15- 10125 Torino.
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPEUiCpp
al
«I nostri appelli possono
far uscire dal carcere una
persona che vi è stata mandata a causa delle sue
idee, possono salvare la vita a una persona che un
governo ha deciso di uccidere per insegnare che non
si deve uccidere. I nostri
appelli possono fermare la
tortura e far tornare nella
sua famiglia una persona
che risultava scomparsa,
possono far ottenere giusti-^
zia alle famiglie dèlie vittime che purtroppo non potranno più tornare in vita».
Per illustrare queste affermazioni. tratte dal notiziario di Amnesty International, sezione italiana, presentiamo tre storie di violazioni dei diritti umani commesse nei confronti di uomini e donne,.che tali diritti hanno sostenuto.e difeso.
Mansur Kikhiya - LIBIA
61 anni, già ministro degli Esteri e fondatore
dell’Qrganizzazione araba
per i diritti umani; rappresentante permanente della
Libia alle Nazioni Unite.
Nel 1980 è passato all’opposizione e ne è diventato
un autorevole esponente in
esilio. Come membro del
Comitato esecutivo della
Conferenza generale dell’
Organizzazione araba per i
diritti umani, .la sera del 10
dicembre 1993 si trovava
al Cairo all’hótel Al-Safir,
quando è improvvisamente
scomparso. Le autorità egiziane hanno istruito un’inchiesta, ma non ne hanno
comunicato i risultati. Amnesty teme molto per lui a
causa'delle vigíente dichiarazioni fatte dal governo libico nei confronti degli op
positori in esilio, che da
nisce «cani randagi da
hientare». Nel 1990 er
scomparsi al Cairo alti
due oppositori del gove
libico. Amnesty ritiene ck
gli scomparsi siano tenui
in località segrete e chii
che siano resi noti i risali
ti dell’inchiesta sulla scom.j
parsa di Kikhiya. Si preJ
di rivolgere appelli a:
His Excellency Mu’han.,
mar al-Gaddafi/ Office ol
/jP/7/7/7»- r\f th, ^ n. . '
Le monache del monasitero di Garu - REPUBBLICA POPOLARE CINESE (Tibet)
Undici monache apparte*
nenti tutte al monastero di
Garu, a Nord di Lhasa, nel
giugno . 1993 sono state arrestate e rinchiuse nella prigione n. 1 della regione autonoma del Tibet, dove di
solito^ vengono incarcerati i
prigionieri politici incolpati
di reati molto gravi. Le monache sorto state accusate
di aver partecipato a una
manifestazione organizzata
a sostegno dell’indipendenza del Tibet manifestazione
che, però, non ha mai avuto
luogo. Tra le monache condannate, Amnesty International menziona: Ngawang
Chendrol, 18 anni; Gyaltsen Kelsang, 23 anni;
Ng'awang Dedrol, 25 anni.
Amnesty considera le'
undici monache prigioniere
di coscienza è chiede la loro immediatà e incondizionata scarcerazione. Si prega di rivolgere questa richiesta a:
Autonomous Regional
People’s Government/
Gyalts.en Nòrbu Zhuxi Renmin Zhengfu/ Lasashi
85000, Xizang Zizhiqu/ Repubblica popolare cinese.
thè Leader o/rùe Revolaifc®
tion/ Tripoli - Jamahirijl
Araba libica popolare so^ |ef trattare
cialista, Libia. ¿della 1 e
¿econclu
Vittime delle punlziouj é rotonda :
illegali - BANGLADESH; «pellani» di
Dal 1992 i salish, Consi- «Il pastore
gli di villaggio, infliggono iano in Lil
in base alla legge islamica astato invit
punizioni corporali, nou ha svolto i
contemplate dallo statuti) oineriggio
del paese. Le vittime, so,; »ndoilsig.
prattutto donne, vengono mandato,
fustigate, lapidate, ustiona. tìAlconve
te. Drammatica è la storia ¡illazioni c
di una ragazza di 14 anni, ¡¡pastori v;
Shetali, rimasta incinta do- parenti stre
po aver subito violenza da: ¿desi. Non
parte del proprietario loca- »nza vald
le terriero-. NeU’aprile 1992 | scarsa, tei
è stata condannata dal salii he dal 1911
sh a 100 frustate per adul-l tati una qui
ij merito
Aldo Mali
ia Società c
jppellani,
¡0forma,
LlDsig- Mr
inameno ^
regno, che
l^lo giorno
28-29-3'
ìfasa valdes
(secondo
jblicato tei
0orma)- I
è occupato ‘
Sllani vald
se 10.000
Jei. Abbia
Ìe di cappe
” tossi, co|
pticordari
iscrimir
iieligiose (]
jiitita caccir
ebrei.
terio. Anche sua madre
stata condannata a lOOftu. state perché, essendo una
donna, la sua testimonianza non ha avuto alcun valore secondo la legge islamica. Infatti l’accusa dista
prò, non èssendo stata confermata da 4 testimoni maschi, non è stata presa in
considerazione.
Di un altro dramma è rimasta vittima la giovane di
21 anni Noorjahan Begum;
era stata abbandonata
marito e aveva avutoli
permesso di risposarsi
dall’autorità religiosa dd«’0pg|.j
suo villaggio ma nel gen- lyangeiici
naio ’93 è stata accusata jscpQ
insieme al marito di matriv ¿jgUg g ^
monio illegale. Sono stati, Loabbiame
condannati ambedue alla; vedi jg g,
lapidazione dal salish-, snvegno
Noorjahan non ha sopp«-. feol, Rqs
tato la pena ed è morta.
Amnesty International ha
vivamente protestato p«
queste punizioni ed esecjzioni extragiudiziali e ha
chiesto che i responsabili
1\ cappi
Ito ricordat
lei parole
josto.
. a) La Soci
ftei voirebi
vengano processati
Nel
febbraio ’94 infatti un tribunale del Bangladesh ha
condannato 9 uomini
anni dvcarcere per aver
partecipato alla lapidazione
di Noorjahan Begum. Si
prega di unirsi alle proteste
di Amnesty scrivendo a:
His Excellency Presid&i
Abdur/ Rahman Biswas^
Presidential Secretarial;
Old Sangsad Bhaban, fé
gaon/ Dhaka, ■ Bangladesh
(Affrancatura per le if'
tere, via aerea: Asia h^i
1.250; Africa lire 1.050. Si
possono anche adoperar?
per scrivere gli appelli S'
aerogrammi acquistabili "
le poste già affrancati a ht?
850 e validi per tutti i pae«'
del mondo).
a cura di
Anna Marnilo Reedtt
Per i vostri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evartS^^ tnstanth
Librerie CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/7l021318
TORINO;
via Principe Tommaso, ».
tei. 011/6692458 «
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
ROMA;
Libreria di cultura rei
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
Via Pi
Via Fi
Erettore
'^icediret
hedattor
Busetto
rizioGir
grò, Lui
naldi, F
co Sche
GARANTI:
no Ros
*MMINISTF
^TOCOM
STAMPA; L
editore
■DUlttUlal
Inserzi
,®heclpazion
^onomici; a
c- gennaio ’
'“'ordinanza in
NÌr^o 34 de
"““■via Reiss I
15
ÍBRE]
16 SETTEMBRE 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
)NAL
)0STA
ELliJcappellania
..gerito alle critiche del
Aldo Malan al convegno
'.Società di studi valdesi
Jappellani, apparse sul n.
¡informa, devo precisare;
Iln sig- Malan ha partecilo a meno della metà del
tenui
«gno:
che non si è svolto
Lo giorno 29 agosto, ma i
28-29-30 agosto presso
,fva valdese di Torre Pel' (secondo il programma
li“a- ‘"'^bacato tempestivamente
55o'lo=,"a™
’iev i etra mondiale, ma e partito
’mahl ùpaston nelle guerre valdeolare , ^ trattare poi dei cappelDI della I e II guerra monile e concludere con una ta)UMizionl (ia rotonda sulla «Lettera ai
'ADESH Mcllani» di don Milani.
h. Consi. p pastore Cielo, già capafliggonb elano in Libia nel. 1941-42,
islamici astato invitato al convegno
tali, noj ha svolto un intervento il
0 statua ojieriggio del 29 agosto,
time, so-: landò il sig. Malan se ne era
vengono; landato.
. ustiona- {) Al convegno hanno svolta storia ¿relazioni o interventi cinM anni, ,e pastori valdesi e sei figli
icinta do- parenti stretti di cappellani
ilenza da ¡¡[desi. Non mi pare che la
irio loca- iesenza valdese sia stata conile 1992 ¡scarsa, tenendo presente
1 dal sali; ¿edal 1911 al 1945 ci sono
per adul- uti una quindicina di capmadreè, jilani valdesi di fronte a
I 100ih‘| (se 10.000 cappellani cat:ndo una Ilici. Abbiamo parlato animonian-fj di cappellani metodisti,
pdossi, copti e musulmani,
et ricordare che l’esercito
miscriminava le minoraniiélgiose (prima della sciamta cacciata di ufficiali e
»M ebrei, voluta da Mus»/Mnel 1938).
d) Il cappellano Rostain è
iovane di ito ricordato con brevi e efi Begum; jjui parole dal fratello il 30
)nata dal fcosto.
cun vali
;e islamia di stufata connoni mapresa in
nmaèn
avuto il
posarsi èsi vorrebbe documentare
r curali'
j Reedti
evi
naso,
religi®**
e) La Società di studi val
fopera di tutti i cappellani
angelici ma per questo ha
dell’aiuto delle loro
¡iosa dpi
nel gen
accusata,
di matti- g Qoirrpagni.
ano stati, gabbiamo avuto per alcuni
due allí vedi le comunicazioni al
salisi-, unvegno sui pastori Jalla,
soppor- licol. Rostan). In un collolorta.
tional ha
.tato pet
d esecaiali e ha
lonsabili
ati. Nel
ti- un triidesh ha
nini a 7
)er avei
lidazione
gum. Si
proteste
ido a:
^residei^
Bisv/as,
■etariai
>an, Té
'Jadesk
;r le leiLsia lif®
l.050.St
¡operate
ipelli gl*
tabili
ati a lite
ti i pae*'
Per favore, meno chiacchiere
La pagina dei lettori è fra quelle più
lette del nostro giornale. E una pagina importante perché rende Riforma
il giornale davvero di tutti noi.-E, potremmo dire, la tribuna libera di una
comunità di fede che contribuisce a
volte dalla diaspora alla riflessione comune. È per tutti dunque, scelta di libertà e opportunità di scambio fecondo
fra persone diverse che non trovano facilmente adeguati luoghi di dibattito
aperto e schietto sui temi che coinvolgono una realtà di minoranza come
Tevangelismo italiano.
Eppure questa opportunità viene alcune volte, forse troppo spesso, sprecata. Così la pagina dei lettori diviene
luogo dove ci accaloriamo e ci scontriamo su argomenti futili, in maniera
spesso poco rispettosa delle idee degli
altri, qualche volta con tono pretestuoso che ricrea per chi legge l’atmosfera
oppressiva e stantia delle stanze interne, delle pur protestanti sacrestie, A
volte si fa dietrologia, non di rado si
parla in generale di problemi che potrebbero essere affrontati e risolti a IL
vello personale nelle sedi opportune,
altre volte si instilla il sospetto su altri,
altre volte ancora si parla a nuora perché suocera intenda.
Manca l’aria. Ecco la sensazione che
provo a volte leggendo e credo anche
che questa sia fra le cause per cui il
giornale non riesce ad uscire se non eccezionalmente dalla ristretta cerchia
delle nostre chiese e stenti a proporsi
come strumento di informazione e comunicazione delle nostre realtà di fede
verso l’esterno. Se riusciamo ad accalorarci per settimane, mesi, e per anni,
sul femminile grammaticalmente corretto di un nome (pastore, pastora, pa
storessa, pastorella) vuole dire che abbiamo davvero perso il senso delle proporzioni.
Riforma, si dice, ed è giusto, deve
essere specchio fedele di ciò che siamo: ed è proprio questo che mi preoccupa di più- Siamo davvero così? Oppure per una curiosa forma di contagio
siamo trascinati ad esternare a catena
le opinioni più distruttive e negative
che abbiamo sul conto degli altri? O è
la forma lettera senza replica immediata che ci rende più taglienti e meno tolleranti? O anche noi, e sarebbe triste,
viviamo un cedimento al clima generale del nostro paese, per cui ci siamo
convinti che il linguaggio meno è rispettoso per le opinioni degli altri, più
ha ascolto? 0 ancora è l’etichetta «protestanti» appiccicataci addosso da altri
cinque secoli fa, a renderci così sempre
ipersensibili e puntigliosi a ribadire fino alla nausea le nostre ben fondate
convinzioni, ovviamente stigmatizzan-.
do quelle degli altri?
Se è vero che il protestantesimo ha
avuto una tale passione per la verità da
essere disposto, anche al proprio interno, spesso a sacrificare il bene pur prezioso dell’unità, siamo sicuri che la verità coincide sempre con la nostra singolare visione della stessa? Non dovremmo forse come Giovanni Battista
puntare sì alla verità, ma come una
realtà altra che non ci appartiene, che è
fuori di noi, a cui rendiamo parziiale e
insufficiente testimonianza?
Non voglio con quésta mia innescare
una nuova polemica o togliere respiro
e spazio alla nostra connaturata abitudine al confronto. Piuttosto vorrei, nello spirito evangelico della reciproca
esortazione fra sorelle e fratelli di una
stessa comunità di fede, spingere a riflettere sulla nostra comune vocazione.
Guardiamo al cuore dei problemi, chiediamoci come possiamo oggi servire
meglio quel Signore che ci ha rivolto
una chiamata alla libertà e all’amore,
interroghiamoci su come chiedere in
preghiera la passione brucianté per il
mondo «che Dio ha tanto amato», su
come vivere meglio la comunione di
fede con altri, sempre diversi da noi,
irriducibili ai nostri schemi, ma anche
per questo preziosi compagni nel comune cammino di discepolato.
Sono convinta che se il nostro interesse e il nostro sguardo divergessero
un po’ più da noi stessi e si lasciassero
guidare verso l’ampio orizzonte delle
«spighe già bianche da mietere» anche
i toni della nostra eterna polemica reciproca si smorzerebbero ma non per far
posto a una scialba uniformità di facciata quanto per affrontare insieme in
spirito costruttivo questioni cmciali per
la vita nostra e per la vita e il servizio
delle nostre chiese.
Qualche vòlta perché non esprimere
sulle pagine del nostro giornale qualche apprezzamento verso questo o quel
contributo ricevuto, un ringraziamento
per un pensiero condiviso, una testimonianza di quanto importante sia stata
per noi una parola o un gesto di fede
che ci è giunto inaspettato ma al momento giusto? Succederà pure qualcosa
di buono di cui ogni tanto rendere grazie a Dio e che valga la pena condividere con gli altri! Non è l’abitudine alla polemica e all’insofferenza reciproca che ci rende più protestanti, ma
l’ascolto attento della Parola e il servizio appassionato al mondo in Cristo.
AnnaMajfei
quio che ho avuto con il sig.
Malan il 29 agosto l’ho caldamente invitato a organizzare
una raccolta di testimonianze
di compagni del cappellano
Rostain, che la Società di studi valdesi sarà onorata di registrare, conservare, mettere a
disposizione di tutti gli studiosi. Mi auguro che il sig.
Malan non si limiti a muovere critiche ingiuste e superficiali a chi lavora, ma voglia
darsi da fare per aiutarci a documentare anche l’opera del
cappellano Rostain.
Giorgio Rochat
presidente della
Società di studi valdesi
MA
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 -fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
^RETTORE: Giorgio GardioI
"CEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
**KATT0RI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mauriio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeQto, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pien/aldo Rostan, MarW Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
BWantI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
JwMINISTRazIONE: Mitzi Menusan
®B0NAMENTI; Daniela Actis
^lOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.i. - tei. 0174/551919
Pnn!****' '■'* GInisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
ttORE; Edizioni protestanti s.r.i. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
jtalia
ABBONAMENT11995
ESTERO
'“ftlinario
■PfoiTiozionale
95.000
80.000
150.000
48.000
-ordinario
- semestraie
• via aerea
- sostenitore
£ 140.000
£ 75.000
£ 170.000
£ 200.000
■®''"'ulativo Riforma -f Confronti £ 135.000 (soio Itaiia)
abbonarsi; versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pros.r.i„ via Pio V15 bis, 10125 Torino.
^bblJcaaone settimanale unitaria con L 'Eco dalle valli valdesi:
non può mmre vendute s^reUumde
'iserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Cg^®®*Pfiioni: millimetro/colonna £ 1.800
domici: a parola £1.000
titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
oon »rHì d®io 1951, responsabile Franco Giatnpiccoli. Le modifiche sono state registrate
'“finanza in data 5 m^o 1993.
del 9 settembre 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ulficio CMC
Heiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 7 settembre 1994.
Il ministero
gratuito
dei laici
Consapevole che Riforma
viene letto anche da persone
esterne alle nostre chiese, pur
non entrando volutamente nel
merito del problema che ritengo debba essere considerato seriamente con ogni elemento di valutazione, vorrei
fare alcune precisazioni alle
argomentazioni del pastore
Piero Bensi riportate sul n. 31
del 19 agosto con il titolo
«L’assegno pastorale».
Condivido con l’estensore
della lettera che l’unico sacerdote della nostra chiesa è Gesù Cristo, ma affinché non
sorgano equivoci ritengo necessario sottolineare che anche i laici predicatori locali
sostituiscono gratuitamente il
pastore nelle predicazioni; anche i laici eletti a partecipare
a «comitati, sottocomitati, circuiti, distretti con relative relazioni» vi partecipano gratis;
anche i membri laici eletti
nella Tavola valdese svolgono
il loro servizio gratis; anche i
laici svolgono manutenzione
o pulizia dei locali gratis, laddove queste siano opportune e
necessarie; anche le monitrici
e i monitori svolgono il loro
ministero gratis così come gli
organisti, i direttori delle co
rali, i coralisti o i membri dei
Consigli di chiesa; anche i laici preparano gratuitamente
bazar e agapi; inoltre i laici
deputati al Sinodo decurtano
questo periodo dalle loro ferie
(attività gratuita, quindi); anche il coniuge di qualsivoglia
laico impegnato nella chiesa
risponde gratuitamente al telefono condividendo così le
scelte operate dal compagno.
Credo che ciascun membro
impegnato nella nostra chiesa
ritenga queste attività espressione di un modo di essere o
di vivere la comunità oggi come ieri... o sbaglio? Fraternamente
Sandra Rizzi - Venezia
Come vivere
le differenze
La lettera del pastore Bensi
su Riforma n. 31 del 2 settembre mi incoraggia a scrivere quanto avrei già voluto
fare, specie anche leggendo la
dichiarazione del Sinodo luterano di Francia (n. 28 del 15
luglio). È un problema che da
anni mi pongo e che non ho il
coraggio di risolvere; come
posso chiamarmi cristiana,
cioè figlia di Dio, quando so
che nella mia stessa comunità
(per non parlare del resto del
mondo) ci sono fratelli che
non solo hanno meno di me
(passi), ma che mancano real
II clic di prima pagina
Pace in Irlanda?
La guerra tra cattolici e protestanti,
ma non solo tra loro, data di almeno
un secolo quando (1886) i presbiteriani avevano picchiato duramente i
cattolici di Belfast, ma è dal 1969 che
la guerra ha ripreso in maniera violenta con attentati terroristici da entrambe le parti. La segregazione delle
comunità religiose è una delle questioni che ancora si debbono risolvere; l’annuncio di una tregua unilaterale da parte dell’Ira è un atto positivo
nel processo di pace.
modo per aiutare un disoccupato o inserire meglio nella
comunità un anziano o un extracomunitario. Di solito lo
demandiamo agli addetti ai
lavori, a chi ufficialmente si è
dichiarato disponibile; ma
non dovremmo esserlo tutti?
Naturalmente ogni singolo
deve prendere una decisione
per sé; tuttavia non potrebbe
esserci comunione anche
nell’aiuto reciproco a vedere
quanto occorre, nell’incoraggiamento a fare quello che si
sa che è giusto? E un’utopia’?
«Dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, là io sono in
mezzo a loro».
Jolanda Schenk - Merano
Errata
A pag. 8 del n. 34 l’articolo
dal titolo «Enea Balmas maestro di metodo storico» è apparso erroneamente privo della firma di Augusto Comba.
Ce ne scusiamo con l’autore e
con i lettori.
mente del. necessario? Che
vuol dire che cerco di dare
quanto più posso alla chiesa e
alle sue opere?
Il «quanto più posso» è
sempre il superfluo. Vivo con
parsimonia, ma spendo per
me senz’altro più dello strettamente necessario e, pur
escludendo il lusso, mi adeguo alle comodità di cui tutti
oggi godono. Perché dovrei
rinunciare a qualcosa che mi
sembra comodo o utile? Non
ho forse lavorato sodo tutta la
vita? Oppure; dobbiamo pensare a un fondo di sicurezza
per il futuro; ma davvero una
banca, delle azioni o altro sono più sicure delle promesse
del nostro Signore? Credo
che nelle nostre comunità, almeno al Nord, la media goda
del mio stesso tenore di vita,
ma posso veramente farlo «in
buona coscienza», senza preoccuparmi del fratello che
soffre? Sbaglio o, anche se
pronti a fare qualche sacrificio, non vogliamo distinguerci dagli altri attorno a noi?
Rischiamo di essere rifiutati o
per lo meno incompresi. Cristo non ci ha detto di adeguarci a questo mondo; anzi
ci ha avvertiti che chi vuole
seguirlo sarà perseguitato.
Tuttavia, la diversità potrebbe
anche essere un mezzo per attirare l’interesse o la curiosità
e permetterci di testimoniare
la fiducia nel Padre non solo
a parole, ma a fatti.
So che ci sono molti che si
sacrificano per i fratelli; ma
se ci fosse qualche «originale» in più, un gruppo, per
quanto piccolo in ogni comunità? 1 più fedeli e attivi si
riuniscono per aumentare le
proprie conoscenze, per studi
biblici e teologici, o per discussioni amministrative e finanziarie, ma tutto in maniera
un po’ generale: quanti si lasciano coinvolgere in prima
persona nella vita quotidiana?
Forse mi sbaglio, ma mi
chiedo: perché non ci riuniamo per aiutarci concretamente ad aprirci gli occhi, a prendere decisioni personali? Allora non sarebbe impossibile
«rimpolpare» un po’ la cassa
della Tavolà per gli assegni
pastorali; oppure trovare un
PARTECIPAZIONE
«Benedetto chi confida
nei l'Eterno;
sarà come un albero
che non cessa di portare frutto»
Geremia 17, 7-8
È improvvisamente venuta a
mancare
Vittoria Sarrubbi
Riconoscente al Signore per
quanto da lei ricevuto la Chiesa di
Como ricorda ia franchezza e la
costanza del suo impegno nella
testimonianza all'Evangelo di Gesù Cristo.
Como, 30 agosto 1994
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la risurrezione e la vita;
chi crede in me,
anche se muore, vivrà:
e chiunque vive e crede in me
non morirà mai»
Giov. 11,25-26
È mancato improvvisamente
Franco Guzzo
Con dolore lo annunciano i familiari e lo ricordano gli amici.
Commossi e riconoscenti per le
manifestazioni di stima e di affetto
ricevute, Rosetta Guzzo Marchioro e figli ringraziano quanti sono
stati loro vicino in questo doloroso
momento.
Trieste, 1- settembre 1994
PARTECIPAZIONE
«Gesù disse: io vi porto
la sapienza...
Temete Dio e ubbiditemi»
(dal Corano) Sura 43-63
«È Dio che versa la pioggia
con misura. Grazie a quest'acqua
noi risuscitiamo la terra morta.
È così che anche voi sarete tratti
dai vostri sepolcri»
(dal Corano) Sura 53-11
Le chiese valdesi di Taranto e
di Grottaglie, la famiglia di Odoardo Lupi con Rudin Trivari, che lo
ebbero come figlio e fratello, annunciano che
Faousi Khemiri
immigrato tunisino
è deceduto, all'età di 23 anni,
in seguito a un incidente stradale
avvenuto a Foggia il 17 agosto.
Taranto, 3 settembre 1994
PARTECIPAZIONE
Eugenia e Amalia Geymet, ricordando con affetto e gratitudine
Luisa Bendar
vedova del Landesbischof del
Baden dott. Julius Bendar, deceduta a Karisruhe il 26 agosto
1994, esprimono la loro riconoscenza per l’amore e il sostegno
dati alla Chiesa valdese e alle
sue opere e sono vicine alla figlia
Ursula e ai suoi familiari.
Torre Pellice, 8 settembre 1994
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 16 SETTEMRr^^^^
Il documento è stato reso noto in una conferenza stampa a New York nell'aprile scorso
Il «Manifesto per il terzo millennio» unisce
cattolici e protestanti conservatori americani
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Negli Stati Uniti d’America sta avvenendo una
strana forma di ecumenismo:
quella che si sviluppa tra i
cattolici tradizionalisti e i
protestanti fondamentalisti, i
cosiddetti «evangelica!». Ad
avvicinare gli uni e gli altri
non è una improvvisa conversione spirituale bensì una comune visione politica ultraconservatrice nonché un’opposizione sempre più dichiarata al principio della separazióne tra chiesa e stato che,
com’è noto, è uno dei capisaldi della Costituzione americana. I maggiori esponenti
di questo nuovo connubio sono, da un lato, il cardinale
John J. O’Connor, arcivescovo di New York, dall’altro il
telepredicatore battista Pat
Robertson, proprietario di immensi studi radiotelevisivi in
Virginia. I rapporti tra i due
personaggi erano iniziati nel
maggio ’88, quando si erano
incontrati nella residenza di
O’Connor a Manhattan alla
vigilia della campagna presidenziale (fallita) di Robert
son, Dopo mezz’ora di di
scussione sui problemi sociali, Robertson aveva dichiarato: «Siamo una sola voce».
Il 31 marzo scorso è stato
reso noto a New York un manifesto di 25 cartelle intitolato; «Evangelical e cattolici
insieme: la missione cristiana
nel terzo millennio». Il documento, che ha provocato non
poche reazioni nel mondo ecclesiastico e culturale americano, è stato preparato da due
persone: Charles Colson, ex
uomo politico, ex consigliere
di Richard Nixon, incarcerato
per il ruolo avuto nell’affare
del Watergate e che da allora
si è trasformato in attivista religioso, e il rev. Richard John
Neuhaus, prete cattolico, fondatore dell’«Istituto sulla religione e la vita pubblica a
New York City», da sempre
critico sul principio della separazione tra chiesa e stato.
Oltre a O’Connor e Robertson, il documento è stato sottoscritto dai membri più noti
della «Destra religiosa» (protestante) e della «Destra cattolica», fra cui i più convinti
oppositori della separazione
tra chiesa e stato. Fra i cattolici si notano i nomi di Keith
Fournier, capo del Centro
americano per la legge e la
giustizia, centro creato da Pat
Robertson; Dean Nathan Hatch, dell’Università Notre Dame; il vescovo Francis Rogers
di Yakima (Washington); il
vescovo Carlos Sevilla di San
Francisco; il prof. Mary Ann
Glendon della «Harvard Law
School»; George Weigel della
«Ethic and Public Policy Center»; Robert Destro della
«Catholic University Law
School»; l’arcive.scovo Francis Stafford di Denver e Michael Novak dell’«American
Enterprise Institute». Fra i
protestanti «evangelical», si
notano Bill Bright, del «Campus Crusade for Christ»; Richard Land e Larry Lewis,
ambedue responsabili della
«Southern Baptist Convention»; Brian O’Connel del
«World Evangelical Fellowship»; Kent Hill, ex direttore
dell’Istituto sulla religione e
la democrazia.
Il coinvolgimento dei due
responsabili della Convenzione battista del Sud (Sbc) non
è passato inosservato. Come
scrive Rob Boston in un articolo apparso sulla rivista
americana Church & State del
Gli ideatori del Manifesto: (da sinistra) Richard Neuhaus, Charles Colson, George Weigel e Kent Hill
maggio scorso, per molto
tempo i leader della Sbc, la
più grossa denominazione
protestante degli Usa, sono
stati estremamente diffidenti
nei confronti dei cattolici romani, considerati essenzialmente come persone da convertire alla vera religione, secondo il principio della
«Grande missione» che vuole
che i credenti espandano la
propria religione in tutto il
mondo. Negli ultimi anni
però, influenzati da esponenti
della «Destra religiosa» quali
Pat Robertson, si sono avvicinati ai cattolici più conservatori per cercare di appianare le
differenze teologiche e soprattutto per imbarcarli «nella loro crociata religioso-politica».
Il Manifesto del terzo millennio infatti è basato su convinzioni condivise dai conservatori cattolici e protestanti.
«Non abbiamo la presunzione
di poter risolvere le profonde
differenze esistenti tra evangelical e cattolici - dice il
«Manifesto» - tali differenze
non potranno essere risolte
prima della venuta del Regno. Tuttavia non possiamo
semplicemente rassegnarci
alle differenze che ci dividono gli uni dagli altri... Differenze e disaccordi votino affrontati in un dialogo disciplinato e continuativo».
Fra le questioni politiche
affrontate dal documento, c’è
cfuella del rapporto tra religione e governo. Mentre da
un lato gli autori «affermano
con forza la separazione tra
chiesa e stato», dall’altro
«protestano con forza contro
la distorsione di questo principio che porta alla separazione della religione dalla vita pubblica». «La religione afferma il «Manifesto» - che
è stata fondatrice del nostro
ordinamento legale, è .stata
negli ultimi anni penalizzata
e marginalizzata. Lottiamo
insieme per un rinnovamento
della visione costitutiva del
posto della religione nell’
esperienza americana». Il documento elenca quindi una
serie di questioni su cui si augura un’azione comune di
cattolici ed evangelical: diritto di scelta della scuola da
parte dei genitori, «educatori
primari dei propri figli»; lotta all’aborto, frutto di «un’invadente cultura di morte»;
insegnamento religioso e preghiere nella scuola pubblica,
«che deve trasmettere alle future generazioni la nostra
eredità culturale che è inseparabile dall’influenza formativa della religione, in
particolare l’ebraismo e il
cristiane.simo».
Secondo Frances Kissling,
presidente del movimento
«Cattolici per una libera scelta», un’organizzazione che
difende il diptto all’aborto e
il controllo delle nascite, questo «Manifesto» non fa che
confermare il rapporto di lunga data che si è instaurato tra
cattolici e fondamentalisti
protestanti fin dai tempi della
«Maggioranza morale», durante la presidenza Reagan.
Anche Richard V. Pierard,
battista, professore di storia
all’«Indiana State University», ritiene che questo «matrimonio di convenienza»
non è deH’ultima ora. Pierard
è un evangelical che rigetta il
programma politico della
«Destra religiosa». Dice; «Mi
dà molto fastidio quest’alleanza: cattolici ed evangelical stanno usando problemi
sociali, quali l’aborto e la
“scelta della scuola ”, per nascondere le loro differenze
teologiche che sono veramente profonde». E aggiunge:
«Questa gente ha venduto
tutto per la politica». Da parte sua, l’evangelista Ben Rogers, di Longview (Texas), ha
scritto una lettera alla
Southern Baptist Convention
per criticare vivacemente i responsabili battisti che hanno
sottoscritto il «Manifesto».
I due estensori del documento, Charles Colson e Richard Neuhaus, hanno affermato in un’intervista al New
York Times di essere molto
preoccupati per gli sconvolgi
menti provocati dalla poderosa crescita del protestantesimo «evangelica!» in molti
paesi dell’America Latina,
tradizionalmente cattolici, e
dell’Europa centrale e dell’Est, tradizionalmente ortodossi. Inoltre, a livello interno, la nuova alleanza cattoevangelical mira esplicitamente a combattere i mali
della società secolarizzata
(aborto, permissivismo sessuale, omosessualità), soprattutto da quando è arrivato al
potere il «liberal» Bill Clinton. Afferma ancora Colson;
«La cristianità è assediata da
tutte le parti: dall’Islam, da
panteisti che hanno invaso
molte aree di vita,, tra cui la
chiesa, per mezzo del movimentò New Age, e dal secolarismo aggressivo della vita
occidentale».
Il «Manifesto per il terzo
millennio» riguarda solo cattolici e protestanti fondamentalisti degli Stati Uniti ma, dopo la controversa Conferen-’
za del Cairo, c’è da augurarsi
che questo documento non diventi la piattaforma di un ecumenismo pragmatico per il
prossimo millennio. Frances
Kissling non è molto ottimista, affermando: «Temo che
questa nuova alleanza possa
durare a lungo, perché sono’
di più le cose che li uniscono di quelle che li dividono.
D’altra parte, credo che molti
cattolici conservatori leggano
la Bibbia nello stesso modo
dei protestanti conservatori».
IL VIAGGIO MANCATO DEL PAPA
CRISTO
È A SARAJEVO
LUCIANO DEODATO
La mancata visita del
papa a Sarajevo deve
essere registrata come una
sconfitta: una brutta sconfitta per la gente di Sarajevo e per la causa della pace
nella martoriata ex Jugoslavia. Era certo un viaggio
non privo di ambiguità e, se
proprio vogliamo esercitarci nel triste mestiere di fare
il processo alle intenzioni,
possiamo anche sospettare
che, servendo la càusa della
pace, il papa finisse poi per
servire la propria causa,
dando un segnale forte di
ripresa di una leadership
morale. E poiché si parla di
Sarajevo, come non pensare
a un altro papa. Benedetto
XV, tra le cui aspirazioni
c’era anche quella di diventare arbitro delle nazioni
coinvolte nel conflitto della
I guerra mondiale? Ma lasciamo da parte per un momento illazioni, sospetti,
dietrologie.
La mancata visita del papa è veramente il segno di
una catastrofe che non può
essere fermata; un meccanismo diabolico che continua ad andare avanti, distruggendo vite umane, affetti, legami di amore, solidarietà, speranze... Come si
potrà, e quando, ricostruire
tutto questo? Il guaio è che
il papa ha acceso una speranza negli abitanti di Sarajevo anzitutto e poi nel
mondo, senza rendersi conto che non poteva creare altro che un’illusione. Non
perché Milosevic o Karadzic sono cattivi o perché il
patriarca Pavle o il metropolita Jovan Pavlovic sono
degli ortodossi che non vogliono dimenticare il passato, le stragi cioè compiute
dai croati (cattolici) nel
corso della seconda guerra
mondiale contro i loro fratelli in fede.
Tutto questo c’è; e pesa
anche il fatto di un riconoscimento affrettato da parte
del Vaticano delle repubbliche croata e slovena (cattoliche), separatesi dal governo centrale serbo. Un groviglio politico insolubile.
Come ha potuto pensare
il papa di andare a Sarajevo
«pellegrino di pace» quando, come capo del Vaticano, la sua è anche una figura politica e per di più fonemente coinvolta (né potrebbe essere altrimenti) nelle
trame politiche passate e
presenti di questa sfortunata
terra jugoslava? *
Insomma, per dirla in altri termini, ciò che impedisce al papa di svolgere un
ruolo morale al di sopra
delle parti in conflitto è la
questione plurisecolare del
«potere temporale». Qui,
mi pare, consiste il nocciolo di tutta la faccenda: il papa si è scontrato con l’incongruenza sostanziale che
esiste tra il suo dirsi vicario
di Cristo e l’essere contemporaneamente capo di uno
stato. Non è un caso se nella Bibbia Gesù dice: «Il mio
regno non è di questo mondo». Non esiste infatti una
continuità tra la storia e il
regno di Dio; la Chiesa cattolica, le altre chiese e, possiamo anche aggiungere, la
somma ipotetica di tutte le
chiese, non sono l’estrema
propaggine in terra del regno dei cieli; non possiamo
confondere il piano delle
cose di Dio e il piano delle
cose degli uomini. Arriva
sempre un momento, come
è successo ora, in cui ci si
trova in un groviglio inestricabile e si devono fareiconti con i propri limiti.
Mi sia consentita un’ultima os.servazione: è giusta la
delusione degli abitanti di
Sarajevo in questo momento e deve essere tremenda
la percezione di essere isolati ancora più di quanto
pensassero. Vorrei che essi
sapessero, ma non so come
dirglielo, che la mancata visita del vicario di Cristo
non ha tolto loro nulla, perché ciò che il vicario non
può fare, l’ha già fatto Cristo stesso quando si è identificato, non per un momento, ma nell’intera sua vita,
con i sofferenti e le vittime,
gli affamati, gli assetati, i
malati e i moribondi, i profughi, i prigionieri... Cristo
già da tempo è a Sarajevo.
jpgclizions
Torino
Hcaso di r
¿pregare*
¿aPioV-l
^Editore si
jorrisponde
Svizzera: alla vigilia del referendum popolare sulla legge contro il razzismo
«Tutte le creature sono uguali davanti a Dio»
Cristiani ed ebrei della
Svizzera diranno un «sì fermo» alla legge contro il razzismo che verrà sottoposta a un
referendum il prossimo 25
.settembre. In una dichiarazione comune, i responsabili delle istanze dirigenti delle organizzazioni ebraiche e delle
principali chiese cristiane della Svizzera ricordano che gli
esseri umani, creature di Dio,
sono uguali davanti a lui e
che «il razzismo è pertanto
incompatibile con il messaggio biblico».
«Quando è in gioco il fondamento della nostra fede,
noi, cristiani ed ebrei, non
possiamo rimanere spettatori
e tacere» dichiarano i firmatari della dichiarazione. Riconoscendo le difficoltà della
vita in comune con gli stra
nieri, essi pensano tuttavia
che non è la coabitazione, tra
popoli di culture differenti a
causare la discordia, bensì il
fatto di alimentare la paura e
la xenofobia. Quando l’egoismo e l’indifferenza portano
al disprezzo e all’odio,,è necessario fissare limiti a livello
penale. Questo è l’obiettivo
degli articoli della legge contro il razzismo. «Grazie ad
essi, la maggioranza può tutelare le minoranze e preservare la pace pubblica» precisa la dichiarazione.
I cristiani e gli ebrei della
Svizzera ritengono che gli avversari della legge usano
«contro-verità» e respingono
l’argomento secondo il quale
il referendum del 25 settembre rappresenterebbe una
«adesione alTOnu dalla por
ta di servizio» mentre, ricordano, «la Svizzera ha firmato
altre convenzioni dell’Onu
senza diventare membro delI Onu stessa». Del resto; la
legge sottoposta al popolo
svizzero n.on è una «legge
museruola», come affermano
gli avversari. La libertà di
opinione in Svizzera rimane
garantita, solo gli abusi saranno punibili. L’obiettivo di
questa nuova legge, che viene
a colmare importanti lacune
nel diritto penale, consiste nel
tutelare le minoranze e nel
preservare la pace, conclude
il messaggio dei cristiani e
degli ebrei. D’altra parte, la
Chiesa cattolica e la Chiesa
riformata svizzera hanno preparato insieme un dichiarazione per affermare che i cristiani non possono che essere
contrari all’abrogazione
questa legge.
Il documento sviluppa
riflessione teologica appr°'
fondita ed è proposto a tuU^
le chiese locali perché 1°
diffondano e lo studino. Esso
consta di 7 punti con i
guenti titoli:
1) Tutti gli esseri umani sono ad immagine di Dio;
2) La diversità degli esseO
umani corrisponde alla vo
lontà di Dio;
3) Tutti i popoli vivono!
relazioni reciproche; .
4) Lo straniero è sotto
particolare protezione di
5) L’amore per il prossim
non ha confini;
6) La chiesa è responsaW
di fronte al mondo;
7) La chiesa è una com
nità multiculturale.