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«inesati
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figliolo, i tuoi peccati ti sono perati»
Marco 2, 5
UBSTO sarà ricordato come l’anno dominato dalla riflessione sulrìconciliazione. Non solo per l’evendi Graz e per tutto ciò che vi è accado intorno, ma anche perché nel nopaese e negli altri paesi europei
inte*'' numerosi, sebbene a volte conQ jj^ addittori, i segnali che portano la
j[ nte ad interrogarsi su questo argo« * ento. Basti pensare al dibattito sulla
le sari ìonciliazione delle memorie che ha
“ nel Q Venato il processo Priebke o le prese
va 0^ posizione del presidente della Caincoa o ancora le parole
el Com ^ Parigi sulle responsabilità
intinei Chiesa di Roma rispetto alla permarli» dizione degli ugonotti in Francia.
0 ¡zìi spetto a tutte questi accadimenti,
iella rii Vomente positivi, avverto una sorta
disagio: le prese di posizione dàelle
^mortalità religiose, come i tentativi
ìimediazioni politica sono volti alla
imposizione dei conflitti; obiettivo
litosissimo, ma che non prende in
'fidente considerazione la fatica
dia dimensione del perdono.
ÍL tipo di spiritualità che risponde a
questo tentativo di evitare la tral^Stmazione che sempre il perdono auI tentico porta con sé è quello rapprewkàa dal «New Age». Il messaggio di
cjìm^uovo movimento spiritual-religioso è chiaro: il superamento delle
:omitai proprie fratture interiori e dei conflitti
azione con gli altri dipendono dalle nostre ca\ la Slie pmità di «guardarci dentro», consene dive! tendo alle nostre energie positive di
•nembi emergere e di esprimersi. La nostra
ì cheli pirigione interiore e il miglioramengnia pi Modelle nostre relazioni con gli altri diirotezii mdono dalla capacità di ognuno di
ì comi Uvare quel fondamento di assoluta
¡vita pf Wtività che giace infondo a noi steszonei siedi cui dobbiamo semplicemente
(li iivenire consapevoli. Non c'è traccia
ella dimensione tragica e ineludibile
^ ^l peccato, non c'è l’esigenza di un
tnnuncio «esterno» del perdono e del^grazia; la riconciliazione con sé e
gli altri dipende dall'esercizio di
Giunzione innata in ognuno di noi.
T A Bibbia ajferma che l'unica possihbilità del perdono non posso tro^ ni dentro di me, ma posso soltanto
di 1« keverla, imprevedibilmente e immeri^tamente, dall’incontro con l'altro.
cheti ^vzi, riconosco che l'Evangelo dice
razio» ^Itosa di vero quando ajferma che il
cuore mi condanna (e tutti sapP^rno quante siano numerose le vitti"1^ delle condanne dei propri cuori) e
solo Dio può essere più grande del
v^lo cuore (I Giovanni 3, 20). La nostra
^^ssa possibilità di esistenza non dipende da una forma raggiungibile di
Vlibrio interiore e neppure di equili"tio relazionale, ma dipende esclusivamente da una parola di perdono che ci
®tcog/ie e ci trasforma rendendoci
^ve creature. Il perdono, come la rifiliazione autentica, non riconduce
fmti in causa alla condizione origi«.f prima che avessero luogo il coneia colpa, ma le trasforma. Vivere
fmdono significa vivere la risurrePerché lì perdono appartiene
j^mdine della risurrezione. Chi speri^vta anche solo una volta nella vita
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ecotidf realtà viene trasferito nella divo Essere che il Cristo
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nulf? a rendere possibile. Non vi è
don” "^^ùirale» nella forza del per?• Come la fede che nasce contro
mi^fPmirenza, come l'amore per i nebio ' realtà che dipendono da
il riflesso di Dio nella nostra
anche un solo, piccolo, fuflcieni^^mnento di questo rifles.so è sufbìie In ^ m^midere possibile e apprezzala j®’ ad assumere il passato
Attarda.
re con speranza il futuro.
Gianni Genre
;i:tiim\nam: dku.i: ( iiii.sk i:v\n(;kuchk baitisik, mktodistk, vai.dksi
Dopo una serie di fitte consultazioni il governo presenta la legge finanziaria del 1998
La difficile quadratura dei conti
Proseguire nell'opera di risanamento economico non può significare la rinuncia a un giusto
ed equilibrato stato sociale in cui i giovani possano avere la speranza di un lavoro dignitoso
DORIANA GIUDICI
Cercare di far quadrare i conti: ecco quello che fa, in questo
periodo, ogni famiglia. Ci sono i figli che tornano a scuola, qualche
«eccessiva» spesa estiva si fa sentire, soprattutto c’è da affrontare il
prossimo inverno, con le «normali»
ulteriori uscite (riscaldamento,
ecc.). La stessa cosa fa, ogni inizio
d’autunno, il governo (se è saggio)
approntando la propria «previsione» di spesa all’interno della legge
finanziaria che il Parlamento deve
varare. Quest’anno però c’è, per
ogni paese europeo, un aggravio:
va tenuto d’occhio l’appuntamento deirUnione europea, cioè ci si
deve muovere all’interno delle decisioni prese a Maastricht. L’Italia,
per parte sua, deve verificare se è
possibile, e quanto è possibile raggiungere questo obiettivo, pur cercando di mantenere le quantità di
esborso necessarie per le spese sociali, così come le conosciamo e le
prevediamo da anni.
In realtà in questa famiglia, cioè
la nazione italiana, c’è qualcosa di
più che si deve fare: dall’estero
chiedono più rigore e tagli alla spesa sociale; dall’interno gli economisti più attenti alle questioni sociali
sottolineano che un risanamento è
necessario: infatti da troppo tempo
sprechi, disordine amministrativo,
privilegi, sperequazioni hanno inquinato la struttura stessa del nostro sistema sociale. In questo confronto entrano in campo le rappresentanze dei vari interessi: da un
lato le organizzazioni imprenditoriali cercano di «cavalcare la tigre»
del risanamento e domandano riduzione del costo del lavoro e aumento degli incentivi per le imprese; dall’altro le organizzazioni sindacali intendono difendere l’attuale sistema di sicurezze sociali (ma
che spazio hanno le domande dei
giovani in merito al loro futuro?).
Di impegni europei, stato sociale
e riduzione del debito pubblico si
parla da mesi, ma solo negli ultimi
giorni, con l’appuntamento del Bilancio previsionale, si è entrati nel
Una manifestazione sindacaie a Torino
vivo del confronto, fra partiti oltre
che fra governo e parti sociali. A
portare inoltre ulteriore difficoltà
si sono aggiunte due questioni: la
qualità dei nostri servizi pubblici si
sta degradando gravemente (basti
pensare ai servizi sanitari alle condizioni delle ferrovie o della mobilità urbana) e l’impossibilità alcuna di ipotesi di manovra finanziaria che non contenga proposte certe, urgenti, concrete per favorire
l’occupazione.
La settimana scorsa si è arrivati
alla stretta finale; da giovedì 25 il
governo è impegnato in un tour de
force per tentare di concludere con
le forze economiche e sociali
un’ipotesi di legge finanziaria per
l’anno 1998 che possa rispondere
alle esigenze più urgenti del paese,
senza intaccare le conquiste civili e
sociali che hanno scandito la crescita democratica italiana, accanto
a quella economica. Non vi è dubbio che si è trattato di un lungo
braccio di ferro: il governo, all’inizio del confronto, ha proposto alle
imprese sgravi fiscali, se si insediano nelle aree a più forte disoccupazione, e ai sindacati un piano a favore dell’occupazione di almeno
4.000 miliardi. Ma il governo ha dichiarato di voler effettuare tagli alla
spesa sociale. Così la trattativa governo-parti sociali si è protratta, a
fasi alterne, per alcune giornate:
poi le organizzazioni sindacali
hanno deciso di verificare, con i
propri gruppi dirigenti, le proposte
emerse. E il governo, sabato 27, ha
fatto le proprie scelte e ha presentato la «sua» legge finanziaria. Anche se per tappe successive, la conclusione e le scelte finali sullo stato
sociale si dovranno definire in questa settimana. L’ultima parola
spetterà poi al Parlamento che, attraverso le sue due Camere, dovrà
entro dicembre decidere la forma
definitiva della legge finanziaria.
Qualcosa sta però appesantendo
(foto P. Romeo)
queste giornate di lavoro, e rischia
di trascinarsi nelle prossime settimane: lo scontro politico, soprattutto all’interno della stessa maggioranza di governo; Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, annuncia una crisi; D’Alema dichiara che l’atteggiamento di Rifondazione comunista è un «puntello» alle strategie antigovernative
del Polo di centro-destra; Nesi, responsabile economico di Rifondazione accusa: «Qualcuno vuole la
crisi per andare a nuove elezioni e
isolare il mio partito». A noi preme
sapere se, con questa manovra, lo
stato sociale rimarrà quello strumento di giustizia che deve essere, e se alle giovani generazioni viene davvero aperto uno spazio nel
mondo del lavoro. A tutt’oggi le misure che il governo intende prendere sono ancora oggetto di duro confronto. Il capitolo «Finanziaria» rimane ancora aperto. Come faremo
a far tornare i nostri conti?
Il caso di una studentessa romena di teologia
Niente visto italiano senza garanzie adeguate
Era cominciato tutto bene.
Dalla Facoltà evangelica di
teologia di Sibiu, in Transilvania, era arrivata la richiesta
alla Chiesa luterana in Italia
di far frequentare a una studentessa in teologia un anno
di studio presso la Facoltà
valdese di Roma. 11 decano
della Facoltà di Sibiu, Hermann Pitters, era stato quindi
indirizzato al professor Ermanno Genre, decano della
Facoltà valdese.
In un incontro tra i rappresentanti della Chiesa evangelica luterana in Italia, della
comunità luterana di Roma e
i professori della Facoltà valdese si era giunti all’intesa di
concedere una borsa di studio per un anno alla studentessa romena e si era anche
deciso di rivolgersi alla Federazione delle chiese evangeli
che in Italia per chiederle se
non sarebbe stato il caso di
riservare ogni anno alla Facoltà di teologia un posto per
uno studente o una studentessa proveniente dai paesi
dell’Est europeo.
La Chiesa luterana di Roma
si impegnava a versare un
terzo della borsa di studio
mentre per il resto (circa 7
milioni e mezzo, compresi i
corsi di lingua italiana) si sarebbe rivolto un appello alle
altre comunità evangeliche
della capitale. È stata dunque
inviata una lettera aH’ambasciata d’Italia a Bucarest, con
la richiesta di un visto offrendo tutte le garanzie che sarebbero state ritenute necessarie, fra cui anche quella che
la ragazza sarebbe rientrata
in patria dopo un anno. La
studentessa aveva fatto la do
manda per poter venire in
Italia ma se la era vista respingere.
Il prof. Genre si è messo direttamente in contatto con il
funzionario competente dell’
ambasciata italiana di Bucarest che ha risposto freddamente che la richiesta era
stata respinta perché a giudizio dell’ambasciata stessa
non erano state fornite sufficienti garanzie per il mantenimento della studentessa.
Ma l’iniziativa non viene
lasciata cadere. Quest’anno
la studentessa non potrà venire a Roma, perché le autorità italiane glielo impediscono, ma si cercherà ogni via
per superare gli ostacoli e ottenere che l’anno prossimo la
ragazza possa essere accolta
nel nostro paese a studiare
teologia. (elki-celi)
SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DELLE AREE TERREMOTATE
In seguito al terremoto che ha devastato parte deirUmbria e delle Marche, colpendo la popolazione e danneggiando gravemente abitazioni e edifici artistici, la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) lancia una
sottoscrizione di solidarietà. «In questo modo si legge nell’appello firmato dal presidente Fcei,
pastore Domenico Tomasetto - ancora una volta intendiamo partecipare all’opera di ricostruzione con il contributo delle chiese evangeliche
in Italia e di quanti si rivolgeranno a esse.
Quanto prima saranno identificati gli obiettivi
specifici su cui concentrare il nostro aiuto. Dei
contributi e del loro impiego sarà data informazione completa attraverso i nostri mezzi di comunicazione».
I contributi possono essere inviati sul conto
corrente postale numero 38016002, intestato a:
Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
via Firenze 38, 00184 Roma, specificando nella
causale: terremoto Umbria-Marche. Per ulteriori informazioni: Fcei, 06-4825120-483768, fax
06-4828728.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 3 OTTORi
«Io amo il Signore
perché ha udito la
mia voce e le mie
suppliche. Poiché
ha teso l’orecchio
verso di me, io lo
invocherò per
tutta la mia vita.
I legami della
morte mi avevano
circondato, le
angosce del
soggiorno dei
morti mi avevano
colto; mi aveva
raggiunto la
disgrazia e il
dolore. Ma io
invocai il nome
del Signore:
“Signore, libera
l’anima mia!”
Il Signore è
pietoso e giusto,
il nostro Dio è
misericordioso.
Il Signore
protegge
i semplici; io ero
ridotto in misero
stato ed egli mi
ha salvato.
Ritorna, anima
mia, al tuo
riposo, perché il
Signore t’ha
colmata di grazie.
Tu hai preservato
l’anima mia
dalla morte,
i miei occhi dalle
lacrime, i miei
piedi da cadute.
Io camminerò
alla presenza
del Signore sulla
terra dei viventi.
Ho creduto,
perciò ho parlato.
Io ero molto
afflitto.
Dicevo nel mio
turbamento:
“Ogni uomo è
bugiardo”.
Che potrò
ricambiare al
Signore per tutti i
benefìci che mi ha
fatto? Io alzerò il
calice della
salvezza e
invocherò il nome
del Signore...
Sì, o Signore, io
sono il tuo servo,
sono tuo servo,
figlio della tua
serva; tu hai
spezzato le mie
catene»
(Salmo 116,1-13; 16)
«NON FARE IL SORDO CON ME!»
«Ero come Giobbe dopo aver toccato il fondo del dolore senza nome... Ed al
lora riuscii a gridare: "Non essere sordo alla mia voce!". Dio mi ha ascoltato
»
SAVERIO MERLO
racconto due visioni,
le più terribili tra quelle
che ho avuto nella mia vita.
“Io guidavo la mia auto, ed
ecco una cosa quasi umana in
mezzo alla strada, stavo per
travolgerla. Era come un fantasma ma molto reale, morto
vivente inginocchiato sull’asfalto, e tendeva mani scheletrite verso di me. 1 suoi occhi
senza palpebre mi fissavano
spaventosi e insieme imploranti. Quel fantasma ero io”.
“Ero sdraiato su un letto, in
una stanza di una clinica psichiatrica, vedevo il soffitto riflettere la luce azzurra delle luci di notte. Ed ecco una figura
entra, nel buio, si piazza sopra
di me e mi fissa negli occhi.
Un teschio con gli zigomi
sporgenti, la fronte lucida, gli
occhi di un gatto. Sibilando mi
ordina di dormire. E come faccio? Non ci riesco, non ci riesco. In qualche modo passa
quella notte terribile. Devo
aver dormito. Mi affaccio alla
finestra e vedo due colline
striate dai solchi dell’aratro,
alberi spogli, un cielo lattiginoso. La prima neve ricopre la
terra. Non so dove sono. Ricompare il teschio di stanotte:
visto alla luce del giorno fa
tutt’altro effetto, è l’infermiera
del turno di notte, e mi dà il
buongiorno”».
L'esperienza
dell'angoscia
HO riconosciuto la mano
del Signore su di me
Preghiamo
Una volta Rabbi Levi Isacco, nel mezzo della
preghiera disse: «Signore di tutto il mondo, un
tempo tu sei corso qua e là con la tua piccola Torà
e l’hai offerta in vendita come meline fradice e
non l’hai potuta esitare. Chi t’ha neppur guardato?
E allora noi te l’abbiamo comprata. Perciò ora voglio fare a baratto con te. Noi abbiamo un mucchio di peccatori e di malfattori, e tu hai una
quantità di perdono e di riscatto. Così facciamo a
baratto. Ma tu pensi forse l’uno per l’altro? No
davvero! Se noi non avessimo peccati che te ne faresti del tuo perdono? Perciò per soprammercato
devi darci anche vita, figli e cibo».
quando mi ha salvato da un
angoscia mortale.
Ricordo una canzone di altri
tempi (altri?) del cantautore
Ivan Della Mea: «Verrà quell’
uomo/ con tanti altri forti e
bianchi/ ed al mio letto/ stretto con cinghie mi legherà...».
Ero considerato folle, fui dimesso dall’ospedale psichiatrico quando uscii dal buio
della mia mente. Ero carcerato, fui rimesso in libertà dopo
anni di segregazione dalla terra dei viventi. Ero molto malato e sono appena uscito dalla
malattia lunga, angosciosa e
dall’esito incerto. Ho visto la
morte da vicino. Ero come
Giona nel ventre del pesce
(l’orrore dello sprofondare e
del soffocare nella «distretta»,
nei luoghi profondi), ero come
Giobbe dopo aver toccato il
fondo del dolore senza nome,
abbandonato e maledetto anche da mia moglie.
E allora riuscii a gridare, la
mia fede gridò per me: «Non
essere sordo alla mia voce!»,
«Non fare il sordo con me»'. E
questa è la risposta, piena di
sollievo e di pace, a quell’invocazione angosciosa. Dio mi ha
ascoltato. Dio è stato misericordioso, mi ha ascoltato e mi
ha liberato dai lacci angosciosi
della morte.
bile reciprocità nell’angoscia:
disperavo che qualcuno mi ascoltasse e non riuscivo più ad
ascoltare nessuno! Ora è tutto
passato. E se anche dovesse
accadere lo stesso, non sarà
più lo stesso. «Io camminerò
alla presenza del Signore sulla
terra dei viventi». Non ho certo
eliminato l’angoscia dalla mia
vita: ho imparato a convivere
con la mia angoscia.
La conclusione (se pure è tale) del salmo non è che sia particolarmente esaltante. Non
dice: «E vivrò per sempre felice
e contento», e neppure «Sarò
felice come Giobbe alla fine
delle sue lunghe sofferenze»,
dice soltanto «Camminerò alla
presenza del Signore sulla terra dei viventi». Il camminare
sulla terra dei viventi alla luce
del sole (contrapposta all’ombra del soggiorno dei morti) è
già una sufficiente consolazione, una gioia, la mia parte nel
mondo presente.
ria e non si lascia più ingannare dall’angoscia né dalle sue
innumerevoli mistificazioni^
Reciprocità
E allora, come ricambiare un
Camminerò
sulla terra dei viventi
Un Dio che ascolta
M. Buber
(1 racconti dei Chassidim
Milano, Garzanti 1979, p. 254)
E questa la cosa più impor
f- ’---------
___( tante, la capacità che Dio
ha di ascoltare. All’opposto, gli
altri, il mio prossimo, proprio
di questo erano incapaci: di
ascoltarmi. Non perché non
volessero: non potevano, né io
potevo farmi sentire da loro.
Chi ha toccato il fondo come
me, sa che cosa voglio dire.
Mentre sprofondava, «ebbe lo
sguardo annebbiato, l’occhio
turbato in modo che non potè
afferrare, mentre affondava, la
pertica che Tizio e Caio gli
porgevano come un filo di paglia salvatore; il suo orecchio si
chiuse...»". C’era questa terri
Q DELLO che fa la differenza
fra l’esperienza del salmista e il vissuto di molti fra noi,
è che la nostra esperienza non
si presenta quasi mai così netta, precisa, concentrata in una
sola grande liberazione dagli
angosciosi lacci della morte,
dopo la quale possiamo anche
noi andare alla presenza di
tutto il popolo a «sciogliere i
nostri voti» (Salmo 116, 14). La
nostra «cognizione del dolore»
in genere è più frammentaria,
la nostra prova non è una sola
grande angoscia superata la
quale viviamo in pace e basta,
ma uno stillicidio: non un
temporale improvviso ma una
pioggerella sottile che ti entra
fin nelle ossa. L’orrore silenzioso del soffocare e dello
sprofondare, la paura antica
quanto l’uomo, una volta che
è entrata nella nostra vita ci
assedia e «ci spia sempre alla
porta». Ma il credente che ha
sentito su di sé una volta la
mano liberatrice del Signore
tiene a mente accuratamente
il passato, conosce la sua sto
dono così grande? «Che
potrò ricambiare al Signore
per tutti i benefici che mi ha
fatti?». Impossibile, ma cerca
ugualmente di farlo! Sembra
dire il Salmista. Il Signore ci ha
ascoltato, si è caricato delle
nostre miserie e della nostra
angoscia; noi, in cambio, abbiamo avuto da lui solo ascolto e liberazione: strana reciprocità! Eppure, proprio così
stanno le cose. E voler ricambiare il dono ricevuto, è iscritto in qualche modo nella nostra natura umana. Ma questo
non contraddice il principio
della gratuità, della grazia?
Certo è che il Signore non ne
ha bisogno, del nostro contraccambio; contraccambiare
serve a noi. «Noi riceviamo in
continuazione: il nostro stesso
essere è un dono in forma di
enigma; un respiro di aria fresca è un respirare grazia. La
pienezza dell’esistenza, l’essere se stessi sono raggiunti attraverso quello che noi offriamo in cambio. Come potrò
mai ripagare il Signore di tutta
la sua generosità nei miei riguardi? (Salmo 116, 12), è una
domanda naturale all’uomo.
La dignità dell’esistenza umana risiede nel suo potere di reciprocità... Divento una persona quando comprendo il significato del ricevere e del dare e comincio a contraccambiare»“'. È naturale che noi cerchiamo di contraccambiare il
Signore per tutti i beni che egli
ci ha donato; questo non vuol
dire che noi lo possiamo fare
in modo adeguato: siamo come il bambino che ha ricevuto
dalla sua mamma un giocattolo molto costoso, e ricambia
portandole un fiorellino mezzo appassito, strappato magari
sul ciglio di una strada.
Che potrò ricambiare al Signore per tutti i benefici che
mi ha fatto? «Io camminerò alla presenza del Signore sulla
terra dei viventi».
Note
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canto la preghier*nArius
rabbino dell'Ex,, prò.
Nella predicai Lanii
nell annuncio cristi n arresti
generale Uova di “non
un posto legittim,
conto, cosa cher '
Bonhoeffer scoiti
nelle regole che.
ai predicatori del
rio clandestino
walde (D. Bonhi
La parola predica
no, Claudiana, ]
63). Bonhoeffer
cosi all'uso (e air
che la teologia
ceva di storie coni,
importanti o edij
quanto quelle
bia. Oggi, invece,
Bonhoeffer e Bai
nuovamente bisi
racconti e pensii
spieghino la Bibbia;
tire dalla nostra eii
ma anche di BIbl
spieghi e orienti ia;
stessa esistenza:
colo ermeneuticoi,
E allora, perché,^,
gesi narrativa»
così poco successogfUël m
almeno in campo
riale se non ancheil
po omiletico? Foi
ché non è facile»
come procedimeni
todo di lavoro tei
richiede molto tei
risultato, nella pri
ne e nella pubbli
non sempre è soi
cente. Il racconto
grandi potenziali
appartiene a una,
ne linguistica dr
commento storici
segue leggi sue p« oscien^i
cui forse non sia« lunquer
tuati. Oppure pesa ti che coi
il vecchio consiglio, Ma è ecc
do il quale porreal rada che
conti accanto a qui oeducati!
la Bibbia equivale ìondurlo
nuire quest'ultini éhailta
munque sia, il rai k dì un
può entrare nella
zione se non altroiu
lato al discorso esi
teologico tradizioi
tipo referenziale
narrativo: il rad
cioè, non deve esi
cessariamente la
narrativa della prei
ne, ma può essere
gradiente dello sti
blico e del sermone.
Ma è necessario
idici anr
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■si la pri
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racconto sia vero
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apre un altro gros! serispor
blema: fino a cheP iòche a
nostri discorsi posso fg ]0
sere «veri» e a ot'f,|eiisione
diventano fantastio g
to di invenzione, ttomaui
dianno la narrazio
vangehea e biblica gj^^g
nerale: ci sentirei« ^ '
affermare che ogni . • ^
lo passo biblico COI c
solo verità (come P ^mtglu
ser vero l’articold
naca, ma anche Ì ®P°eqi
alla cronaca si ripn “Preche
lo stesso probleffial ^versi,
pure noi crediamo
messaggio biblico
vangelico sgorghine
Verità e, in modo'
misterioso, la conti
e la rivelino.
IHI ruh
In questi
meditazil
(1) G. Ravasi, Il >9
Salmi, Bologna,
Dehoniane, 1988,f|
(2) S. Kierkegi
concetto c/e//'an?t
renze. Sansoni,
(3) Ibidem p
(4) A. J. Mesci
l'uomo, Milano,
78-79, cit. in Glibro dei Salmi,
Edizioni Dehonian"^
Ili, p. 381.
Inoltre G. Cec
libro dei Salmi
Adelphi, 1985.
Città
'ondersi
3
ni 3 OTTOBRE 1997
E Spiritualità
Le Scritture antiche: continua la riflessione sui dieci comandamenti
La giustìzia trascende la legge
^on si può ridurre il settimo comandamento a un semplice principio di giustizia
’ formale, ma bisogna riconoscervi il disegno di fraternità rivolto a tutti noi
PAG. 3 RIFORMA
llospajj
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ba riuscito a saltare ogni
ffltro. Non gli era stato
¡Cile, data la sua notorietà
ne animoso trafficante
li arresti domiciliari. Quel
itnotion era solo. A conditetela sua disperazione
'Neanche la moglie e suo
I un puffo bellissimo di
jhi mesi- Voleva smettere
laBon sapeva come fare a
le; l’unico mestiere che
jsceva, fin dall’età del
lO'^ambino, era il commerlo^mbulante in ortofrutta.
Ijtcondanna gli aveva
l'iscrizione amminie senza autorizzazioistava solo un abusivo,
e, e così quella spile mtdedetta non riusciva a
teda. Sentiva il risucchio
5’iUecito come un implaibile condanna, un destino
irsibile e violento,
co ci sono dei punti in
la coscienza vacilla. E le
:ezze barcollano. I rapirti sembrano mescolarsi
iO a confondere le categoirali. Chi stava rubando
el momento? Era lui,
ci anni per spaccio, riifso in appello, abusivo di
ice per necessità, che ruallo stato, alla società, a
i rappresentante delle istiioni 0, al contrario, eravaio tutti noi a sottrarre a lui,
jalmente intendiamoci,
ite le opportunità per giosi la propria vita, la proavocazione, la propria
liamata? D’accordo, può
ipaiire eccessivo il roveciamentó. Anche lui ha una
sue pìoscienza morale ed è cojn sia» lunque responsabile degli
■e pesa ti che compie,
nsiglio, Ma è eccessivo dire che la
Dorreal rada che seguirà il commi
0 a qui o educatlvo di suo figlio fino
luivale londurlo sulle orme del pat'ultini e ha il tanfo di un furto le
condanna senza
nella PfcUo, di una coazione a ri
1 altror
Alla ricerca di cibo in una discarica in Brasile
petere senza errori? Dal punto di vista formale non esistono dubbi. Ruba chi viola il codice penale impossessandosi
di beni di proprietà altrui.
Bill Gates non ha rubato
nemmeno uno dei suoi 18
miliardi di dollari benché sia
più ricco dei 18 milioni di
persone che abitano l’Afghanistan, dei 6 milioni del Ciad
e dei 2 milioni del Buthan
messi assieme. O, giusto per
avere un’idea, nessuno dei
358 uomini più ricchi del pianeta ha tolto qualcosa al 40%
della popolazione mondiale i
cui beni non raggiungono il
capitale accumulato da quel
manipolo di paperoni, né
tanto meno sono da ritenersi
responsabili del 60% di popolazione complessiva che sopravvive con 2 dollari al gior
no, mietendo vittime al ritmo
di un bambino ogni 3 secondi. È insomma nelle regole, si
sancisce il reato, se si «legalizza» il furto allora smette di
costituire un reato, smette di
essere sanzionabile.
Se si riconduce il «non rubare» a un ambito di giustizia
formale, la perfida nostra coscienza occidentale è salva.
Riesce ad autogiustificarsi,
quindi autoassolversi. Non
deve nemmeno chiedersi
perché di fatto le diseguaglianze, diremmo l’entità del
furto planetario, aumentino
progressivamente fino a rendere negli ultimi 15 anni doppio il numero dei ricchi, ma
triplo quello dei poveri. La legalizzazione del furto è, dunque, una sottile tecnica per
ingannare la coscienza, per
cancellare le tracce. Insomma, con un approccio «formale» il «non rubare» è solo
una vetusta affermazione veterotestamentaria. Non ci riguarda. E invece, nel senso
della sedeqah cioè della giustizia, è rivolto a noi. A ciascuno di noi.
La misura della giustizia
tracima i perimetri della legge. Chiama in causa direttamente la responsabilità di
ciascuno nel compimento
del disegno di fraternità. È
questa la chiamata salvifica
che libera dalle finzioni con
cui ogni oppressione si legittima: «Se tuo fratello che è
presso di te cade in miseria
ed è privo di mezzi, aiutalo
come un forestiero e inquilino, perché possa viver presso
di te. Non prendere interesse
né utili: ma temi il tuo Dio e
fa vivere il tuo fratello presso
di te. Non gli presterai il danaro ad interesse, né gli darai
il vitto a usura. Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho
fatto uscire dal paese d’Egitto, per darvi il paese di Canaan, per essere il vostro Dio
(Levitico 25,35-38)».
Il richiamo alla sedeqah è
già sufficiente a svelare i limiti della legge, a ricondurre la
giustizia sul terreno concreto
dei rapporti effettivi tra gli
uomini. È poi l’annuncio
evangelico a rovesciare la negazione del divieto nella pienezza della scelta d’amore:
«Se vuoi essere perfetto va’,
vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri, ed avrai
un tesoro nei cieli: poi, vieni e
seguimi» (Matteo 19, 21). È
un linguaggio chiaro. Forse
troppo. Che riemerge ogni
volta che incontriamo un
anawim, un deprivato, una
vittima. Dimenticavo. Quel
giorno siamo riusciti a dargli
una mano con un lavoretto
saltuario. Forse non sarà sufficiente.
* sindaco di Molfetta
■ Una storia di vita vissuta indica che la realtà è più complessa dell'apparenza
volte è troppo semplice stabilire chi ruba a chi...
AMNA MAFFEI
rso I
adizioi
oziale
il raci
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Ite la
Ila prei
essere
ilio stili
irmone
essario ìRl ruba a chi? Che dovere? imanda facile! È facile so0 gres! Se rispondiamo guardando
a che P lò che appare. È come vesi posse relè cose a una sola di' con un occhio
® chiuso, si vede
a'rrazio "carica la profondità
bibli« e le conse
■ntirem f Possono essere cataleogni f che. Chi ruba a chi, è inlicoe® jjoa domanda difficile,
:omep ^™gliata come una maticolo I ® 01 lana di cui si è perso
iche q . Po 0 quando lo si cerca si
si ripi
jbletral
idiarrie
3iblid>
arghiee]
nodo
i conti
?.techecisono2, 3, locarsi, e non ci si raccala. Come in un carcere,
le cose sono in appa
renza molto facili. C’è chi è
dentro e chi è fuori. C’è un alto muro di cinta e delle sbarre, ci sono 100 cancelli, 1.000
cancelli e tutti chiusi. C’è chi
può entrare e poi può uscire,
e c’è chi entra e poi non può
più fare la strada a ritroso.
Ma anche qui non è facile,
continuiamo a guardare le
cose con un occhio solo. La
colpa e la pena non sono distribuite equamente e se si
guarda alle cose con tutti e
due gli occhi aperti ci si
confonde.
Prendiamo il caso di I.K.: è
quello che si dice un bel ragazzo. È alto e ba un sorriso
bello, dolce, disarmante. Giovane, con uno sguardo inge
Cero>'
•mi
lohrtJr contraddizioni dove la marginalità sociale rischia di
"®'^sicon la devianza
nuo che il carcere non ha ancora cancellato, I.K. era stato
catturato un giorno dalla polizia: una radiografia aveva
dimostrato senza ombra di
dubbio che aveva ingerito alcune bustine di eroina. Ladro
di vita dunque, I.K., spacciava droga nella periferia di
Napoli. La società se ne liberava finalmente e metteva fra
se stessa e lui un alto muro di
cinta e 1.000 cancelli. È già
un bel po’ che I.K. è là dentro
e pochi si accorgono del suo
sorriso unico e di quegli occhi da ragazzino che ha.
La sua è una storia qualunque, di quelle che la gente
non vuole più sentire. Eppure della sua storia, la breve
carriera di piccolo spacciatore rappresenta solo l’ultima
tappa. Il suo paese, la Nigeria, se ne era liberata prima
di noi dopo averlo partorito.
La Nigeria, paese grande e
ricco, saccheggiato dall’umana ingordigia di dentro e di
fuori, espelle i suoi giovani
che dovunque poi cercano
un posto che non li cacci via.
Chi ha rubato a chi? Chi ha
preso a I.K. la sua famiglia e il
suo paese? Le cose si complicano sempre quando una
persona qualunque che la società cancella e dimentica si
trasforma in una persona vera, unica, quando impariamo
il suo nome, e cominciamo a
incontrare i suoi occhi e ad
ascoltare la sua storia. E così
I.K. era venuto a Napoli, città
di ladri, come si dice, e di assassini, perché no. Ma, a proposito, chi ha derubato Napoli e ne ha fatto una ladra?
Chi è il ladro, chi è quello che
ha cominciato, che ha rubato
prima? Mah!
Dunque I.K., solo, giovane,
giovanissimo col suo bel sorriso e i suoi ricordi era venuto
qui per vivere ma aveva incontrato solo dei ladri di vita,
qualcuno a cui era stato rubato anche il sorriso, e aveva
cominciato a fare anche lui
come gli altri. Si fa così, gli
avevano detto, la vita puoi
solo rubarla. Ma l’hanno preso. Sono passati ormai diversi
mesi. Poggioreale è un carcere severo ma lui sono 7 giorni
che digiuna e prega, insieme
ad alcuni altri ladri di vita come lui.
Ma chi ha rubato a chi? Ma
soprattutto ci sarà alla fine
qualcuno che comincia a restituire? I.K. sa che deve restituire, non può farlo e paga
con la sua libertà. Ma per il
furto di vita ebe lui ba subito
c’è qualcuno che paghi? Chi
restituisce? Quando?
È difficile, difficile! A queste domande non so rispondere. Le risposte le cerco ogni
giorno da quando ho incontrato gli occhi di I.K. e di tutti
gli altri. Queste domande mi
fanno confondere proprio
come l’aprirsi e il chiudersi di
tutti quei cancelli, come se
stessi dentro 10, dentro 100
scatole cinesi.
La proprietà nel pensiero ebraico
Ciò che è sottratto aIKuomo
è sottratto anche a Dio
Qualunque attentato alla
proprietà è furto: ma è mia
proprietà non solo la mia
casa e il mio campo, i miei
gioielli e il mio danaro, ma
anche la mia libertà finché
non offende o tocca la libertà degli altri, nei limiti
universali ed eterni imposti
dall’economia della vita e
dalle supreme leggi della vita; è mio il lavoro e i diritti
del mio lavoro: sono miei il
sole e la poesia dei cieli e
della terra, il frutto delle
mie fatiche e il travaglio del
mio pensiero e il sogno del
mio spirito; è mio il mio popolo, il lembo della terra
che alimenta il mio corpo e
l’orizzonte della mia cultura
in cui è immersa, come nella sua atmosfera, la mia anima. Qualunque atto che sia
tale da conculcare, offendere, limitare il possesso economico, morale, spirituale
dell’uomo è furto, è violenza, è predazione commessa
contro il patrimonio sacro e
inalienabile della personalità umana. È quello che
ebraicamente si chiama
chamas, violenza, ingiuria,
rapina: ingiusta sottrazione
di ciò che è mio, di ciò che
io debbo possedere anche
se non l’ho mai posseduto,
di ciò che mi dovrebbe essere dato e non m’è dato:
oppure iniquo, non giustificato aumento di potenza, di
autorità, di ricchezza da
parte di alcuni; squilibrio di
posizioni o di condizioni
economiche, sociali, politiche a danno di una parte
grande o piccola; mancato
riconoscimento dei dirittti
degli altri alla vita. Tutto ciò
è furto, quindi è delitto contro lo spirito. Poiché, per
l’ebraismo, in sostanza, tutto ciò che è sottratto all’uomo è sottratto allo spirito
universo del mondo, a Dio,
che è il Signore degli esseri
e delle cose.
(...)
Non si tratta soltanto, secondo l’ebraismo, di non
togliere, ma anche di dare.
Si ruba anche quando non
si dà. Si ruba anche quando
non si solleva la miseria degli altri; quando non si dà
del nostro a coloro che hanno meno e non hanno nulla; quando non si coopera a
diminuire nel mondo le ingiustizie e i dolori, o quando si assiste alla rapina degli altri, sotto qualunque
forma avvenga. Si froda il
povero quando non gli si dà
quella carità che per l’ebraismo è un dovere di giustizia, quella parte di suo che
noi abbiamo, quella porzione delle cose del mondo
che ci sono state affidate,
come un sacro e grave deposito, non per noi soli, ma
per tutti gli uomini. «Non
derubare il povero, poiché è
povero». Se è povero di che
cosa si può derubarlo? domandano gli antichi maestri
dinanzi a questa massima
del Mislè che pareva inge
nua al loro acuto intelletto.
Che cosa si può togliere a
chi non ha nulla? Gli si può
togliere quello che tu sei
obbligato a dargli secondo
la Torah: le spighe cadute
nella raccolta, e i grani dell’uva non mietuti e l’angolo
del campo che tu devi riservare a chi nulla possiede e
la decima destinata ai poveri. Iddio ti ammonisce di
non derubare alcuno di costoro dei doni che gli spettano «poiché egli è povero,
e gli basta la sua miseria».
Non è sufficiente ed ricco di
essere fornito largamente di
tutto e di vivere nell’agiatezza mentre il povero soffre, che vuole anche derubarlo di quanto Iddio gli ha
dato? Cioè di quanto Iddio
ha assegnato al povero di
quello che il ricco per sua
fortuna possiede? Ora voi
capite che, se veramente si
vuole dare a queirimperativo divino: «Non rubare»
questo che ne è il significato profondamente reale e
completo secondo l’ebraismo, cioè la restituzione integrale agli altri di quello
che loro naturalmente e per
diritto appartiene e che noi
deteniamo o che noi siamo
capaci e dobbiamo esser capaci di dar loro, le cose assumono un aspetto grandioso. Poiché la misura diventa non già quello che noi
possiamo dare, ma quello
che gli altri debbono ricevere: non è un grandioso dono
che noi facciamo, proporzionato alla nostra buona
volontà, limitato a quel piccolo impulso momentaneo
del nostro sentimento, o alle cose più vicine e più semplici della vita quotidiana,
del corpo materiale, al pane
nel senso più freddo della
parola; ma è un’offerta illimitata, una dedizione dell’essere agli esseri, un travaglio senza tregua per restituire gli uomini, le società,
l’umanità nel possesso di
tutti i loro beni, nel godimento di tutti i loro diritti.
Questa è la «giustizia»
ebraica, cioè la Zedakà, che
vuol dire fornire agli altri
quanto manca loro, tutto
quanto manca loro, anche il
superfluo; che è legge, non
beneplacito; ebe è dovere,
non atto facoltativo a cui
noi possiamo sottrarci. Se io
ho dovere legale di dare e
non do, è evidente che io
rubo: se l’altro, il povero, di
qualunque povertà sia povero, dev’essere posto in
condizione di possedere ciò
che gli manca, è chiaro che
non si tratta più di quella
che noi chiamiamo carità,
elemosina, ma di quella che
si chiama giustizia, ed investe tutta la persona umana,
in tutti i suoi bisogni.
Brani tratti da II decalogo commentato in dieci discorsi, Casa editrice Israel,
Firenze, 1930, 1974. Articolo
di Dante Lattes «Non rubare», pp. 118, 122-124.
9e
gioventù evangelica
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4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 3 OTTQBRp
Per tentare di risolvere le difficoltà sorte tra il Cec e le chiese ortodosse
Prossima visita di Konrad Raiser in Russia
Il progetto della visita è stato concordato con il metropolita Kirill di Smolensk e
Kaliningrad. Avviato un processo di seria riflessione sullo stile di lavoro del Cec
Il pastore Konrad Raiser,
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), si recherà in Russia
all’inizio del prossimo anno
per tentare di risolvere le difficoltà sorte nei rapporti tra il
Cec e la sua più grande chiesa membro, la Chiesa ortodossa russa. Raiser ha dichiarato all’agenzia Eni che il
progetto di questa visita era
stato concordato nel corso di
una riunione a Ginevra con il
metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad.
La visita di Raiser potrebbe
aiutare a diminuire il sentimento di ostilità nei confronti dell’ecumenismo che attualmente si riscontra all’interno di alcune chiese membro del Cec in Russia e in altri
stati dell’ex Urss. All’inizio
dell’anno, la Chiesa ortodossa della Georgia si è ritirata
dal Cec, e il Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa
russa ha deciso di consultare
altre chiese ortodosse circa la
partecipazione al Cec. I responsabili del Patriarcato di
Mosca sono sottoposti alla
pressione di coloro che, nella
chiesa, chiedono la rottura
delle relazioni con il movimento ecumenico. Tale ostilità è soprattutto una reazione all’arrivo massiccio dei valori occidentali e del cristianesimo occidentale, protestante e cattolico romano,
dopo la caduta del comunismo. «Siamo del tutto consapevoli dei notevoli cambiamenti verificatisi nella vita
interna delle chiese ortodosse», ha detto Raiser, aggiungendo che questa nuova situazione «obbliga tutte le
chiese membro del Cec, le
autorità governative e tutti i
partner esterni, a riesaminare
il loro rapporto con le chiese
ortodosse».
Per Raiser, l’ambivalenza
della partecipazione ortodossa al movimento ecumenico
è dovuta ad un profondo dilemma interno. Da un lato, la
tradizione cristiana ortodossa è profondamente impegnata a favore dell’unità del
cristianesimo. Dall’altro, per i
cristiani ortodossi, l’unico
modello di unità è la Chiesa
ortodossa. «È un dilemma
obiettivo, e non vedo soluzioni», ha detto ancora Raiser.
Le chiese ortodosse si lamentano di essere una minoranza
all’interno del Cec, dominato
da una maggioranza di chiese protestanti. «Il cristianesimo ortodosso non può essere
una minoranza ignorata, che
viene trattata con cortesia ma
che in realtà non può influire
sull’ordine del giorno [del
CecJ», ha sottolineato il metropolita Kirill. Quest’ultimo
si è detto favorevole all’istituzione di una nuova struttura
basata sulle «famiglie di chiese». Una simile struttura, che
promuove un partenariato su
un piede di parità tra le «famiglie» di chiese ortodosse,
ortodosse orientali non calcedonesi, cattolica romana e
protestanti, costituisce la base di lavoro del Consiglio delle chiese del Medio Oriente.
La possibilità di una simile
struttura è stata proposta dal
patriarca Aram, catholicos
della sede della Cilicia della
Chiesa apostolica armena,
presidente del Comitato centrale del Cec, suscitando un
vivo dibattito, soprattutto fra
gli ortodossi. Alcuni di loro
ritengono che una tale struttura rafforzerebbe il loro ruolo all’interno del Cec e garantirebbe un partenariato paritetico con le chiese protestanti occidentali.
Il pastore Raiser ha precisato che insieme al metropolita Kirill aveva deciso «di avviare un processo di seria riflessione sullo stile di lavoro
del Cec», che tenga conto anche della possibilità di un
modello basato sulle «famiglie di chiese». Raiser si chiede però se questo modello
possa essere facilmente realizzabile neH’ambito del Cec.
Esistono di fatto, ha detto,
due rami dell’ortodossia (le
chiese ortodosse e le chiese
ortodosse orientali non calcedonesi) che, nel caso del
Medio Oriente, vengono considerati come due «famiglie».
Per meglio rispondere agli
interessi dei cristiani orientali all’interno del Cec, la nozione di «famiglia» potrebbe
essere applicata nelTambito
della Commissione «Fede e
costituzione» che si occupa
degli aspetti teologici e che
conta fra i suoi membri la
Chiesa cattolica romana e
gruppi pentecostali che non
sono membri del Cec. Allo
stesso tempo, a livello delle
istanze dirigenti, la soluzione potrebbe essere quella di
«ridurre le occasioni in cui
dobbiamo votare, dovendo
quindi stabilire una maggioranza rispetto ad una minoranza». Il Cec dovrebbe, per
quanto possibile, «lavorare
sulla base del consenso», ha
concluso Raiser. (eni)
Incontro del l'Associazione delle Accademie in Europa
L'importanza del dialogo nel lavoro dei Centri
PAUL KRIEG
Lf INCONTRO annuale delI l’Associazione ecumenica delle Accademie e Centri
laici in Europa (90 centri in
20 paesi) ha avuto luogo in
Portogallo dal 30 agosto al 9
settembre. Il Centro ecumenico RenconciliaQào (presbiteriano) di Figueira da Foz e
il Cesda (metodista) di Aveiro, i due membri portoghesi
dell’Associazione, hanno ospitato le conferenze che
hanno preceduto l’assemblea
generale ad Aveiro.
I temi delle conferenze
erano «Fondamentalismi in
Europa» e «Minoranze». I tre
centri italiani membri dell’Associazione sono stati rappresentanti da Antoinette
Steiner, Daniele Bouchard e
Paul Krieg. Di importanza
particolare sono sempre gli
scambi sui temi delle conferenze e la relazione all’assemblea, che quest’anno era
sul «Dialogo», un processo ritenuto prioritario nel lavoro
dei centri. Il relatore Albert
Brandstaetter, agapino, è di
I rappresentanti italiani insieme ad altri membri dell'Associazione
rettore dell’Accademia evangelica di Vienna. Sono sempre molto utili anche i contatti con i colleghi dei vari
Centri, l’introduzione alla vita delle chiese e dei centri
ospitanti, e gli stimoli a una
visione ecumenica oltre i nostri confini.
La prossima riunione re
gionale dei nove centri che si
trovano nel Sud dell’Europa
(Portogallo, Spagna, Sud della Francia, Italia, Grecia) avrà
luogo a fine marzo 1998 a
Monteforte Irpino. Le persone interessate al lavoro e ai
programmi dei tre centri sono invitate a prendere contatto con i responsabili.
Consiglio ecumenico delle chiese
Concorso sul tema biblico del giubileo
L’Ufficio delle pubblicazioni del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) organizza un concorso riservato ai giovani sul
tema:
Il giubileo: valenza ecumenica di un tema biblico
per la chiesa oggi
Il concorso è organizzato nel quadro della Vili Assemblea
del Cec che si svolgerà ad Harare nel dicembre 1998.
al quale potranno essere raggiunti dopo il 1“ luglio 1998.
4 - Le copie possono essere spedite per posta o per fax
all’indirizzo sottoindicato. Devono giungere a destinazione
entro il 1" maggio 1998.
Giuria
Condizioni richieste per partecipare
Il concorso è aperto a tutte le persone nate a partire dal 1°
gennaio 1964 e che non sono membri né del personale né del
Comitato centrale, né delle commissioni del Cec.
Informazioni pratiche
1 -1 saggi possono essere redatti in francese, inglese, tedesco o spagnolo. Devono contare tra 3.000 e 5.000 parole ed essere dattiloscritti con spazio doppio su carta A4, su una sola
facciata, con un margine di 2,5 cm in alto, in basso e sui lati.
2 -1 saggi non devono riprodurre un lavoro già pubblicato
dall’autore (si potranno inserire brevi citazioni di lavori anteriori a condizione di menzionarne chiaramente la fonte). I
candidati la cui lingua materna non risulta fra le lingue indicate possono utilizzare i servizi di un traduttore/trice di cui
indicheranno il nome all’inizio del loro saggio.
3 - Su un foglio separato da allegare alla copia, il/la candidato/a indicherà: cognome, nome, indirizzo, numero di telefono e di fax e, eventualmente, indirizzo elettronico. Aggiungerà una breve scheda biografica (indicante in particolare l’età
e la lingua materna). Il nome del/la candidato/a non deve figurare sulla copia. I candidati indicheranno inoltre l’indirizzo
1 -1 sag^ verranno esaminati da una giuria sulla base dei
seguenti criteri: chiarezza, originalità e visione ecumenica.
2-1 membri della giuria selezioneranno il saggio che vincerà il primo premio, ed altri dieci che riceveranno altri premi. Questi saggi saranno pubblicati in un numero di The Ecumenical Revieiv o in una pubblicazione dell’Ufficio delle
pubblicazioni del Cec.
3 - Tutti i saggi rimarranno proprietà dell’Ufficio delle pubblicazioni del Cec e non saranno restituiti agli autori. Vogliate dunque conservarne una copia.
4 - Ci dispiace di non essere in grado di comunicare per
iscritto ai candidati le decisioni della giuria.
Premio
Il/la laureato/a riceverà un invito a partecipare al programma dei visitatori accreditati della Vili Assemblea del Cec che si
terrà ad Harare (Zimbabwe) nel dicembre 1998, con la copertura di tutte le spese (iscrizione, viaggio e pensione completa
durante l’Assemblea). Gli/le altri/e dieci candidati/e selezionati riceveranno buoni per l’acquisto di libri di teologia.
Indirizzo
Bureau des publications du Coe - Concours sur le thème
du jubilé - Case postale 2100 - 1211 Genève 2, Suisse. Fax
0041-22-7981346.
Dal Mondo Cristia:
Si svolgerà a Santa Severa il «Seminai
Farei» per informatori religiosi delia T
ROMA — «Tra giubileo e millennio, la comunicazione
giosa in vista dell’anno 2000» è il tema del «Seminario F
che si terrà quest’anno a Santa Severa (Roma) presso i] *
gio della Gioventù dal 6 all’8 ottobre. Il Seminario Farei
ni alterni abbinato a un Premio, è un incontro di produì
responsabili televisivi cristiani (cattolici, ortodossi e proh
ti) dell’area latina d’Europa. Istituito da più di vent’a
proposta del programma televisivo protestante della S\
francese, il Premio-Seminario (che prende il nome da Gì
mo Farei, riformatore delle città di Ginevra e Neuchàti
subito assunse una fisionomia ecumenica, primo tra si
S/i
P
cri
erm
tel cei
visitati
ziative. Il tema scelto per quest’anno verrà introdotto
tavola rotonda sul significato di giubileo e millennio,
verrà presentato il punto di vista cattolico, protestante '
Parteciperanno mons. Aldo Giordano, segretario del coiP****® ® v
delle Conferenze episcopali europee; il pastore Giorgio
det, professore emerito della Facoltà valdese di teologia |«®'®
ma e Rossana Rossanda, giornalista. Momento importan|?®®|®'^°j^
lavori del Seminario sarà la sessione di martedì 7 ottobri®*
si svolgerà nella Sala degli arazzi della Rai, in viale Mazzi^"® a Roma, dove si terrà una tavola rotonda internazionale,
nizzata dal Seminario Farei con la direzione delle relazioi
ternazionali e il «Progetto giubileo» della Rai. Alla tavola,
da parteciperanno, tra gli altri, i responsabili delle rubricl
ligiose e culturali di Francia, Svizzera e Italia, il diretto;
«Progetto giubileo», Nuccio Fava, e Albert van der Hej
presidente mondiale della Wacc, l’Associazione mondiali
la comunicazione cristiana.
jjarola
eihehi
finte il
Ilnoir
è stor
idea di
lesa e sta
irofond
¡adelXE
Sette città lottano contro la violenza
per creare una «rete globale per la paci
JOHANNESBURG — L’iniziativa è stata lanciata dal
glio ecumenico delle chiese (Cec) all’inizio dello scorsi
tembre a Johannesburg (Sud Africa), presenti i rappresenj
delle sette città che partecipano al progetto, ciascunai,
quali evidenzia un particolare tipo di violenza: quella poi! '
Durban (Sud Africa); quella fra comunità e gruppi reli^
Belfast (Irlanda del Nord) e Colombo (Sri Lanka); lavio)
giovanile e contro le donne a Boston (Usa); la violenzadi|
da a Rio de Janeiro (Brasile); la violenza etnica a Suva
quella urbana a Kingston (Giamaica). (ru
Argentina: un giubileo internazionale
che annulli il debito estero
Ideo letti
ira; i s
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io sono,
BUENOS AIRES — È la richiesta avanzata pubblicarne;
Walter Altmann, presidente del Consiglio latinoamerica;
le chiese (Clai), organismo che rappresenta oltre 150 cl
organizzazioni cristiane dell’America Latina e dei Car
debito è stato ampiamente ripagato con gli alti interessiik: Vinet è
hanno fatto pagare - ha detto Altmann - e l’applicazion ubbio ut
principio biblico del giubileo è senz’altro il modo miglioi laggior i
uscire da questa situazione insostenibile». (m meofona
mi suoi !
Tre nuove chiese entreranno nel Cec
GINEVRA — Il Comitato centrale del Consiglio ecumi
delle chiese (Cec) ha accettato la richiesta di adesione!
chiese: la Chiesa unita della Papua Nuova Guinea, la Cl ® '
unita delle isole Salomone e la Chiesa cristiana biblica il
gentina. Quest’ultima chiesa, fondata all’inizio del secol
missionari della Chiesa pentecostale italiana di Chicago,i
mata principalmente da emigrati italiani in Argentina ed è ®® “
delle poche chiese pentecostali che aderiscono al Cec. Sal|
così a 332 le chiese membro del Consiglio ecumenico, (n®
I II prossimo cinquantenario del Cec
itire in
I. Probe
Weche p
too le s
fate all
„ è (un bt
GINEVRA — Nonostante il forzato spostamento delle .¡g
della prossima assemblea mondiale, il Consiglio ecume mala su
delle chiese (Cec) intende celebrare con rilievo il 50“ ann ; Théolo,
sario della sua fondazione (19 settembre 1948). Una «ri i mbe puì
cazione allo spirito ecumenico» sarà tenuta in forma sole mo larg
organizzata dalle chiese olandesi, significativamente il W po gli st
di questo mese ad Amsterdam, la città che ospitò 50 anni jogjg
prima assemblea del Cec. inefpena ven
Pastorali
' Amicizie ebraico-cristiane E?®*'’*
pa past
un confronto aperto sulle sfide future
ROMA — Si è svolto dal 7 all’ 11 settembre scorso a Ro® mai e
Papa (Roma), presso il Centro «Mondo migliore», il conn ìiprio e d
annuale del Consiglio internazionale di cristiani ed< Snella
(Iccj), organizzazione che riunisce le «amicizie ebraico-cn fetta,
ne» presenti in una trentina di paesi del mondo. !!• 'Slmom
dell’incontro, «L’altro come il mistero e sfida», è stato % (past
tato non solo in chiave di dialogo interreligioso, ma amftancese
partire dalle sfide costituite dalla secolarizzazione, dalnPjalette
nalismo, dal fondamentalismo, dalla globalizzazione a Ras
sviluppo tecnologico. Fra i numerosi relatori, i cardin^g[yent’a
sidy e Etchegaray; la relazione conclusiva è stata svolta ®
store Philip Potter, già segretario generale del Consigi'®
menico delle chiese. Ha partecipato all’incontro conte'"
re e animatore di un gruppo anche il prof. Daniele Gì
docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di t®.
«Il superamento degli stereotipi sull’ebraismo in
quant’anni - ha dichiarato il prof. Garrone - ha cert"
elevato il livello del dialogo ebraico-cristiano portando
un piano di eguale dignità e di confronto teologico ^
faad?
® che lo
■j^^egarlc
COSO^CllO
vo, ma non solo. All’interno del gruppo di lavoro da m® ^ ^
dinato, impegnato in un dibattito sulla valutazione dell^ _
lanciate dalla globalizzazione dei mercati, dai fonda® n.j
smi ma anche di temi in cui persistono posizioni KoM J
piuttosto distanti come ad esempio la bioetica, ho ris®®. ^
una nuova canarità Hi Hialnan tra rnliainni p miture d® ,
una nuova capacità di dialogo tra religioni e culture t
Questa possibilità di affrontare problematiche coinu®
piano di confronto aperto, partendo dalla propria esp®
culturale e religiosa, apre delle nuove strade verso
profondimento comune e costruttivo».
m
5
ì 3 OTTOBRE 1997
PAG. 5
RIFORMA
I Duecento anni fa nasceva il teologo svizzero che tanto influenzò anche la cultura laica e protestante italiana
Alexandre Vinet, ideatore del separatismo fra chiesa e stato
Si dedicò con passione e coerenza personale alla difesa della libertà di coscienza e dell'autonomia del religioso dal
politico. «Non vogliamo che vi sia protezione per lo stesso motivo per cui non vogliamo che vi sia persecuzione»
;j| cristianesimo come immortale semenza della libertà
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Citatore si troverà facO’ te di fronte al monumento dedicato ad Alexandre
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e con lo sguardo teso
l’orizzonte. Sul monusono scolpite queste
¿«iP tiarole: «Il cristianesimo
’“■■‘^^lEndo è l’immortale se,j2a della libertà». Libertà,
parola che Vinet ha amaéche ha segnato profonjnte il percorso della sua
i II nome di Alexandre Viit è storicamente legato
'idea di separatismo tra
jesae stato, che ha segnato
irofondità la storia eurodei XIX secolo. Vinet fu
litico letterario di notevole
ra; i suoi studi dedicati
¡la letteratura francese si
intarono sia verso i classii, sia verso i suoi contempolei (Victor Hugo, Lamartilateaubriand). Lo storiles Michelet ha definito
jtìca letteraria di Vinet
reto e proprio diamante»
vi è addirittura chi ha voluaragonare Vinet a Schirmacher. Vinet è stato per
igo tempo una figura simllica del cantone di Vaud,
lini che meglio di altri ha
carnato l’autocoscienza
ilturale della terra vodese;
scrittore ]. Chessex lo ha
finito «il nostro Montaile, il nostro Pascal, il nostro
ssuet». Valutazioni che
ossono apparire esagerate,
lo sono, ma una cosa è cerVinet è stato senza alcun
bbio una delle figure di
laggior spicco dell’area
icofona del XIX secolo (ali suoi scritti furono tra>tti in tedesco) e la sua inlenza pastorale si è fatta
tire in profondità anche
londo valdese italiano.
1, la Teologia pastorale e
blicai feletica di Vinet hanno
li seco! diverse generazioni
cago,è Pastori valdesi durante
na edè di un secolo, fino alla
ec. Sai] ’®“da guerra mondiale e
0. (na '^’Probabilmente nelle biMeche pastorali non si tro^ ^0 le sue opere migliori,
peate alla letteratura fran(un bel libro dedicato a
ic Pascal) e alla saggistiala sua Homilétique e la
Khéologie pastorale (enibe pubblicate postume)
largamente diffuse.
"'O gli studi di lettere e di
già Vinet fu consacrato,
®na ventenne, al ministePastorale ma non esercitò
B il ministero. La sua teoria pastorale è dunque
Lire ^*ta> nel pieno senso della
“Ola, «teoria» di un minia Ro ;^o mai esercitato in senso
I r^®" ® dunque mai verifi
ai 00, ^ nella prassi e da essa
Lico-c» Betta.
®ntiiento della grande
„f ffr! ^Pastorato o professore
rra f la sua passione
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finché, dopo
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d ttev! (1837). In
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soprattutto se si
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risc4 "‘^Ponament
cune sue affermazioni sparse
nei suoi scritti: «Pensiero pieno d’angoscia portare nelle
proprie mani i destini di molte anime, ed esercitare un
ministero che se non fa vivere, uccide!». Le sue lettere rivelano un uomo assalito dagli scrupoli, incerto, di una
modestia quasi patologica,
sempre insicuro nel prendere
delle decisioni. Riesce difficile entrare nel pensiero teologico di Vinet (forse anche per
questo Barth non ha ritenuto
opportuno di inserirlo nei
profili della sua opera dedicata alla teologia protestante
del XIX secolo) per il suo carattere eclettico, per l’assenza di un riferimento forte alla
Riforma del XVI secolo, da lui
considerata sostanzialmente
«ortodossia dottrinale», per il
suo interesse letterario più
che teologico.
Vinet nasce 8 anni dopo la
Rivoluzione francese e muore un anno prima della pubblicazione de II capitale di
Marx, per nulla attratto dall’idea socialista, anzi talmente critico verso il socialismo
(la sua ultima grande opera Du socialisme, considéré
dans son principe, è pubblicata nel 1846) da ricevere apprezzamenti da parte delle
autorità prussiane. Vinet vive
in un’epoca per lui segnata
dal Romanticismo da un lato
e dal Risveglio dall’altro lato
e fa sua la battaglia per la libertà di coscienza e per la difesa dell’autonomia del religioso dal politico («Non vogliamo che vi sia protezione
per lo stesso motivo per cui
non vogliamo che vi sia persecuzione»).
Come ho ricordato sopra
Vinet è stato l’ideatore della
Il monumento a Vinet nel centro di Losanna
concezione moderna della
relazione chiesa-stato. Come
italiani dobbiamo ricordare
che il motto cav'ouriano «Libera chiesa in libero stato»
(slogan assolutamente rivoluzionario per l’Italia cattolica del tempo) è un motto vinetiano e Cavour (la madre
proveniva da una famiglia ginevrina, De Sellon) lo lanciò
nel contesto politico italiano,
consapevole del nuovo vento
liberale che attraversava l’Europa. È in questa relazione
chiesa-stato che Vinet ha dedicato gran parte della sua
battaglia culturale e teologica, con grande coerenza, fino
alle sue dimissioni dal corpo
pastorale prima e dall’insegnamento poi.
La religione e la libertà
«Ciò che abbiamo presentato fa emergere il carattere
individuale della religione e mostra che essa non può mai
diventare un fatto collettivo. Mai, affermiamo, perché se
dei miracoli sfolgoranti operati in presenza della moltitudine convincono [prosternent] invincibilmente tutte le
persone di cui essa è composta davanti all’autore di quei
prodigi e creano, a motivo del suo intervento, un’unanimità istantanea e totale, per il fatto stesso che l’unanimità era inevitabile, e cioè che la volontà è rimasta estranea a quell’adesione e che il fatto di credervi non ha potuto essere un’az/o«e, manca l’elemento della religione;
esso non si dà che con l’individualità e quest’ultima non
esiste che nella libertà. Là dove l’incredulità è impossibile è impossibile anche la fede! I fatti straordinari di cui
abbiamo parlato possono dunque preparare una religione, ma non la costituiscono; la religione inizia soltanto
nel punto preciso in cui ricomincerà la libertà; e la libertà
suppone l’individualità ebe scompare nel trionfo irresistibile dell’evidenza. Una religione è religione ad una sola condizione: di non essere evidente».
Fonte: Essai sur la manifestation des convictions religieuses,1842.
Seguendo le tappe
di una vita troppo breve
1797. Alexandre-Rodolphe
Vinet nasce a Ouchy, presso
Losanna, da una famiglia di
origine ugonotta.
1817. A vent’anni è nominato professore di francese al
ginnasio di Basilea.
1819. Viene consacrato al
ministero pastorale. Si sposa
con la cugina Sophie de la
Rottaz. Nomina di professore
all’Università di Basilea.
1820. Nascita della figlia
Stéphanie (morta nel 1838).
Scopre di avere un tumore
che lo accompagnerà per il
resto dei suoi giorni.
1821. Nascita del figlio Auguste (handicappato mentale, sordo, epilettico).
1837. Viene nominato prò
I rapporti chiesa e stato nel pensiero e nell'azione di Vinet
Nel cantone di Vaud la Riforma era stata introdotta nel
1536 dai conquistatori bernesi; si trattava dunque di una
chiesa di stato. Dopo la rivoluzione francese e l’ascesa di
Napoleone Bonaparte i cambiamenti giunsero anche sul
lago Lemano e nel 1803 il
cantone acquistò la sua autonomia con l’adesione alla
Confederazione elvetica. È in
questa nuova realtà che il Risveglio, di provenienza tedesca, accese gli animi e quando nel 1824 il governo proibì
tutte le riunioni religiose che
non fossero quelle della Chiesa nazionale, Vinet, che si trovava a Basilea, manifestò apertamente ed energicamente il suo dissenso.
La tesi vinetiana della separazione tra chiesa e stato è già
contenuta, in embrione, in
uno scritto del 1826 (Mémoire
en faveur de la liberté des cultes), ma è nel suo noto Essai
sur la manifestation des convictions religieuses et sur la séparation de l’Eglise et de l'Etat
envisagée camme conséquence nécessaire et camme garantie du principe (1842), che la
sua posizione si chiarisce e
prende forma definitiva; questo suo atteggiamento fermo
lo porterà verso la rottura col
governo vodese.
La posizione di Vinet è
molto chiara; egli intende
creare una chiesa di tipo multitudinista separata dallo stato. Vinet ha di mira una chiesa libera, sia dalla tutela clericale sia da quella dello stato;
una chiesa in cui ognuno possa «dichiarasi» membro con
una libera professione di fede.
una chiesa che viva delle offerte dei suoi membri. È la
sensibilità del Risveglio che
Vinet ha incarnato nella sua
dimensione più nobile, la riscoperta dell’individualità
(non dell’individualismo):
l’atto di fede è autentico, vero,
quando nasce dal cuore, nell’interiorità. Di qui l’astio,
l’orrore dell’istituzione, del
confessionalismo come anche
del congregazionalismo: la fede respira universalità. Nella
chiesa di Vinet «si diventa
membri senza aver prima subito un esame di coscienza,
da parte di chicchessia».
Nel 1845 la situazione divenne esplosiva nell’intero
cantone di Vaud, politicamente guidato dall’awocato
Henry Druey, ostile all’idea
vinetiana di una separazione
tra chiesa e stato e fautore di
una linea dura dello stato nei
confronti della chiesa. Druey
propugnava, tra l’altro, l’abbandono della Confessio helvética posterior (la confessione di fede dei riformati svizzeri) a favore della nuova
«Costituzione vodese», iniziativa che non poteva che provocare la reazione dei pastori
e dei teologi. Ma di fronte alla
richiesta di approvazione della nuova Costituzione che doveva essere annunciata dai
pulpiti, Vinet si oppose energicamente e con lui 43 pastori
che furono immediatamente
dimessi dal loro incarico; a
queste dimissioni ne seguirono presto altre 148, vale a dire
più della metà dell’intero corpo pastorale vodese.
Con questa azione determinata Vinet divenne il sim
bolo della libertà religiosa dal
potere politico, una libertà
religiosa che divise profondamente le famiglie e che ebbe delle conseguenze che
neppure Vinet immaginava.
Per lui si trattava di una questione di fedeltà evangelica,
di difesa del vero cristianesimo: «Il protestantesimo è
qualcosa d’altro che la protesta permanente contro la
(falsa) autorità?»; una lettura
del protestantesimo fortemente mediata dalla sensibilità del Risveglio. Di fronte a
questa sua posizione intransigente e radicale di separatismo tra chiesa e stato, Vinet
giocò la sua battaglia personale senza guardare in faccia
nessuno e pronto a pagare
ogni prezzo («Sappiate essere, se ve n’è bisogno, nobilmente impopolari»).
Ma nessuno è profeta in
patria e neppure Vinet lo è
stato: la chiesa vodese si divise e mentre una minoranza
dette vita aWEglise libre, la
maggioranza rimase legata
alla chiesa cantonale, cioè allo stato. Il separatismo di Vinet trovò invece ascolto presso 1 riformati francesi e italiani (sia l’Eglise réformée de
France sia la Chiesa valdese
impostarono il loro rapporto
con lo stato nell’ottica di Vinet). Vinet, che pur condividendo lo spirito del Risveglio
ne aveva al tempo stesso preso le distanze, non ebbe grande seguito e morì poco prima
(1847) dell’atto di nascita della Chiesa libera del Vaud, una
chiesa di minoranza accanto
alla Chiesa nazionale: due
chiese riformate parallele che
si riunificheranno soltanto
nel 1966. Che cosa ha spinto
Vinet sulla via di un separatismo esasperato? La sua comprensione del cristianesimo
ben riassunta nel motto ricordato all’inizio; il cristianesimo.
è religione di libertà. Una libertà intesa nei limiti della visione risvegliata, che esalta
l’individuo, ma indubbiamente una libertà senza la
quale non può esserci neppure vita religiosa autentica.
fessore di Teologia pratica
all’Università di Losanna dopo aver rifiutato numerose
altre analoghe offerte (Ginevra, Montauban, Berna).
1840. Dimissioni dal corpo
pastorale della Chiesa nazionale per protesta contro l’intrusione del potere civile negli affari religiosi.
1844. Dimissioni dall’incarico di docente di Teologia in
segno di protesta verso il governo cantonale di Vaud. Accetta la nomina a professore
di Letteratura francese.
1845. 41 pastori (sostenuti
da Vinet) rifiutano di leggere
dal pulpito una circolare del
nuovo governo cantonale
(Druey) in cui si raccomanda
al popolo di votare a favore
della Costituzione cantonale.
I 41 pastori vengono sospesi
dal Consiglio di Stato, ciò che
provoca le dimissioni di 108
pastori e 40 «suffragants».
1846. Destituzione di Vinet
e di altri 7 professori rei di
aver frequentato assemblee al
di fuori della Chiesa nazionale
e di aver preso parte a riunioni per una Chiesa libera.
1847. Atto di fondazione
della «Chiesa libera» con una
propria Costituzione (l’Église
libre si riunirà alla Chiesa nazionale soltanto nel 1966 per
dar vita aWÉglise évangélique
réformée du canton de Vaud).
Vinet muore il 4 maggio.
Da sabato 4 ottobre su Rad ¡otre
Il Cantico dei Cantici
ha «uomini e profeti»
Da sabato 4 ottobre per
cinque sabati consecutivi fino al 1° novembre, dalle 12
alle 12,45, per le «Monografie» della rubrica radiofonica
di Radiotre Uomini e profeti
andrà in onda un ciclo di
conversazioni sul Cantico
dei Cantici. Interlocutore fisso di Gabriella Caramore
sarà Daniele Garrone, docente di Antico Testamento
alla Facoltà valdese di teologia di Roma. La storia del
Cantico sarà analizzata a
partire dai rapporti con la
tradizione, fino ai problemi
della composizione e delle
possibili interpretazioni. Si
parlerà inoltre dell’amore e
delle bellezza nella Bibbia.
La prima puntata ospiterà
un intervento di Carlo Sini,
che traccerà una linea di raccordo tra il Simposio di Platone e il Cantico dei Cantici.
Nelle puntate successive si
prevedono gli interventi di
Amos Luzzatto, Gaetano Lettieri, Enzo Bianchi e Biancamaria Frabotta.
Uomini e profeti mantiene
anche la sua trasmissione domenicale (sempre dalle 12 alle 12,45) basata sul carattere
di «interrogazione» ebe ha
assunto oggi l’esperienza di
fede. Si partirà dall’indagine
sulle situazioni delle chiese
in varie aree geografiche per
affrontare poi anche le nuove
esigenze di spiritualità dell’
Occidente, lasciando spazio
alla testimonianza individuale e a esperienze religiose poco conosciute.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 3 OTTOBRf
Una settimana di studio a Torre Pellice nel quadro del corso di diploma della Facoltà valdese di teologia
L^affascìnante messaggio della Riforma protestante
Il seminario, organizzato dal Centro culturale valdese, sulla storia e la spiritualità degli inizi della Riforma in Europa
e in Italia ha mostrato il valore di una «immersione totale» di studio nella cornice dei luoghi storici del valdismo
PAWEL GAJEWSKI
IL messaggio della Riforma,
nonostante tutti i processi
storici, sociali ed economici,
rimane tutt’oggi molto affascinante. Si potrebbe considerare questa affermazione
quasi priva di contenuto o
troppo generica se si trattasse
di un fenomeno globale, ma
in questo caso l’affermazione
riguarda l’Italia, paese di una
predominante e molto forte
impronta cattolica. Per confermare la tesi dell’attualità
del pensiero protestante in
Italia basta, semplicemente,
guardare l’elenco degli iscritti
al corso universitario di formazione teologica a distanza
promosso dalla Facoltà valdese di teologia: più di 150
iscritti al primo anno del nuovo ciclo sperimentale sono un
numero molto significativo.
In questo ambito si colloca
anche il corso triennale di
storia sulla storia e spiritualità protestante dalla Riforma
ai nostri giorni, organizzato
dal Centro culturale valdese
di Torre Pellice e partito quest’anno, il 30 giugno, con la
settimana di studio sugli inizi
della Riforma in Europa e in
Italia (cf. la relazione di Davide Dalmas su L’eco delle valli
valdesi, 11 luglio 1997, p. 1).
Una citazione, tratta dal libro di Alister E. McGrath II
pensiero della Riforma (Claudiana, 1995), esprime molto
bene il clima generale di questa particolare assemblea di
persone che per vari motivi
vogliono avvicinarsi alla Riforma protestante: rende altrettanto bene le preoccupazioni e le speranze espresse
non una sola volta sia dai docenti che dai partecipanti:
«Molti studenti si avvicinano
alla Riforma con un atteggiamento simile a quello dei
viaggiatori medievali in prossimità delle vaste e oscure foreste della Germania meridionale - scrive McGrath -:
con esitazione e ansietà, co
me se ciò che sta davanti a
loro dovesse rivelarsi un territorio impenetrabile o fosse,
nel migliore dei casi, un terreno in cui è molto facile
smarrirsi. Sono spesso simili
ad esploratori che si avventurano in un paese sconosciuto, incerti su quel che troveranno, sentendosi talvolta
perduti in un deserto senza
carte geografiche, e altre volte estasiati alla vista di valli e
panorami insospettati. Sono
come Dante nell’aldilà: anelano a un personaggio guida
che sia il loro Virgilio e che li
orienti nei meandri di quel
che altrimentì sarebbe praticamente incomprensibile e
certamente sconcertante».
Fortunatamente il ruolo di
Virgilio è stato svolto dai veri
cultori della materia quali
Fulvio Ferrarlo, Paolo Ricca,
Susanna Peyronel e Giorgio
Tourn. 11 programma di ogni
giornata prevedeva sei ore di
lezioni dedicate alla presentazione dell’argomento da
parte del docente, alla lettura
delle fonti e alla discussione.
Un programma
impegnativo
Non era un programma facile e leggero soprattutto per
coloro che hanno scelto di
venire a queste giornate di
studio non appena terminati
seminari e colloqui del corso
di formazione teologica a distanza presso la Facoltà valdese di teologia. Con sorpresa di tutti, il tempo delle lezioni non bastava mai e cosi
sia gli intervalli che i pasti comuni diventavano un’altra
occasione per discutere e soprattutto per creare un clima
di comune ricerca intellettuale e spirituale. Una delle
partecipanti, proveniente
della Svizzera italiana, l’ha
descritto come un clima rispettoso e di graduale, reciproca scoperta, un clima non
banale che senza forzature si
può definire di amicizia.
Lutero a colloquio con il cardinale Salviati
Bisogna subito menzionare
un fatto molto importante:
tutti i 17 partecipanti a questo corso molto impegnativo
sono venuti convinti di voler
prendervi parte. La maggioranza ha ridotto il proprio
tempo destinato al riposo
estivo. Una dei partecipanti
iscritta al corso di formazione teologica a distanza è
giunta a Torre Pellice direttamente da Roma dopo una
lunga e faticosa sessione di
lavoro. Secondo la loro testimonianza, il vantaggio che
queste giornate vengano riconosciute per il curriculum
del corso ha pesato sulla decisione di venire a frequen-'
tarle, ma anche l’ambiente e
l’impostazione dell’argomento non potevano essere considerati indifferenti per affrontare questo sforzo più
che notevole.
Un’esperienza molto interessante era quella di confrontarsi sulle motivazioni
del proprio interesse per il
pensiero della Riforma. Si è
ribadito che il motivo princi
pale non può essere altro che
l’interesse personale per la
Riforma protestante. Così per
esempio Anna, docente di
una scuola superiore di Bologna che, nonostante la sua
formazione universitaria e
una lunga esperienza didattica, ha voluto conoscere la
realtà evangelica direttamente dalle fonti e dai vari esperti
nella materia. Carla, universitaria di Bologna, studiando
per la sua tesi i movimenti
evangelici dell’800 americano ha riscontrato la necessità
di ampliare le sue conoscenze della Riforma e così trovando «per caso» nella biblioteca della sua facoltà il volantino del corso è venuta a Torre Pellice. Un forte richiamo
all’evangelizzazione risuonava nelle parole di Daniel, originario della Costa D’Avorio,
da vent’anni in Italia, predicatore evangelico. Per lui la
Riforma, il protestantesimo
non possono diventare solo
una «lettera morta», un oggetto per le dispute di tipo
puramente accademico. D’
altro canto però l’esperienza
di conversione personale nel
vissuto non può rimanere
senza lo studio di storia del
cristianesimo e di teologia.
Confronto fra generazioni
Meritano di essere evidenziate ancora due linee di confronto tra i partecipanti. La
prima riguarda il classico confronto tra le generazioni. Non
è una situazione molto abituale che un gruppo numericamente così piccolo possa
abbracciare quasi tutte le fasce d’età tra 20 e 60 anni. Nonostante esperienze differenti
e punti di vista diversi si è
scoperto che una comune ricerca intellettuale può diventare molto costruttiva anche
per il superamento dei «classici» conflitti generazionali.
La seconda linea invece, a
prescindere dall’età, passa
tra le persone che provengono dalla formazione cattolica, convertite o non al protestantesimo e quelle cresciute
e vissute negli ambienti protestanti. I primi vedono il
protestantesimo come un
modo più razionale e più
umano di vivere la propria
fede. Nelle discussioni con i
docenti si sottolineava spesso che molte pratiche della
chiesa di Roma, per esempio
indulgenze, messe a pagamento per i defunti, culto
delle immagini, contro le
quali si sono schierati i riformatori del ’500, sono tuttora
una prassi pastorale abbastanza diffusa.
I secondi, cioè coloro che
sono protestanti «per nascita», come Davide di Villar
Pellice 0 Marco di Piacenza,
vivono la stessa sensazione di
riscoprire tutta la ricchezza di
una realtà ereditata quasi inconsapevolmente dalle proprie famiglie. Il luogo favoriva una «immersione totale»
nelle vicende del protestantesimo europeo e quello italiano. Tutti i partecipanti, sia
quelli provenienti dalle Valli
art.««»
ocaso
Omltt«
(.■Editori
e dal Piemonte che queUj
per la prima volta si sonoj
vati a Torre Pellice, hai
sottolineato diversevj
l’importanza del fatto cli{
tale corso si svolga nellai
nice dei luoghi storici deli
dismo.
Impossibile esprii
adesso un giudizio flm
questo corso, che è divi
piuttosto una sorta di
tro da continuare e da
contarsi come tale. Ni
però da trascurare il
che questa iniziativa e 1
simili possono svolgen
panorama culturale e
tuale dell’Italia. Possoni
sere un fattore molto im
tante per promuoveraj
continuo rinnovamento
gioso e morale di una si
che «oscilla tra partito
cale e forze anticlericali,
pressione ecclesiale e cali
politico, svalutazione il
chiesa e superstizione,
del fenomeno religioi
compromesso col poterti
clesiastico, concordato
cismo», come scriveva
gio Tourn nel suo / vai
La singolare vicenda di
popolo-chiesa (Claudii
1981, p. 156).
Dall’esperienza persoi
e pastorale di chi scrive, i
ché nel contesto delle opi
ni e delle testimonianze
colte da questo grupp
persone abbastanza rap
sentativo per la nostra
cietà e per le nostre eli
non si può che concia
con le parole del docum
votato dal Sinodo valdei
lontano 1960: «Vi pregi
di considerare ciò die
mondo di oggi ha biso|
mondo non ha bisogno
pietà privata di chi pensaj
propria salvezza. Nepj
noi ne abbiamo bisogno,
ché Cristo ci ha pensai
provveduto. Il mondo m
bisogno del nostro succi
Il mondo ha bisogno
nuovo senso dell’esistei
di una nuova speranza».
«n
tro et
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liprei
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aUaC
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Il lat
Risi
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Le trasformazioni urbanistiche intercorse nei secoli lasciano ancora cogliere la struttura portante del centro storie
A Ginevra in cerca delle tracce architettoniche del periodo della Riforma
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MIRELLA LOIK
ERWIN Gutkind, storico tedesco dell’urbanistica europea antica, considera Ginevra uno degli esempi di impianto cittadino medievale
tra i più perfetti e ben conservati delle aree mitteleuropee,
per quel suo invariato aspetto
tradizionale e caratteristico
del tracciato viario e dalle architetture severe, che si può
riscontrare penetrando nei
quartieri storici della città. Il
merito di questa particolare
conservazione dell’ambiente
urbano si deve forse attribuire al tipico conservatorismo
elvetico e alla vecchia morale
calvinista che ancora fino al
1821 proibiva di abbellire i
giardini delle case esposti al
pubblico, anche con innocenti statue mitologiche.
Tuttavia oggi Ginevra è
cambiata molto anche nel
suo aspetto esteriore e si rivela viva e attuale. La sobrietà e
il rigore rimangono nelle trasformazioni e nelle innovazioni ginevrine, anche se il
controllo dei mutamenti urbani a volte non è risultato
impeccabilmente gestito, come dimostra la brutale distruzione della casa avita di
lean-lacques Rousseau, sostituita da un mastodontico e
anonimo grande magazzino.
Rimane comunque dell’anti
co ambiente calvinista la parte centrale, con i suoi meandri viari sulla lieve altura che
concentra le istituzioni civiche più importanti e soprattutto la chiesa di San Pietro,
la cui piazza è stata teatro
dell’adesione unanime dei
ginevrini alla Riforma.
Quasi tutta la storia edilizia
di Ginevra è ritrovabile nel
nucleo urbano che comprende le vie dalla Madeleine, du
Vieux Collège, Verdal, de 1’
Hôtel de Ville e du Petron,
nelle quali si possono osservare antichi e modesti caseggiati medievali in telaio di legno e muri di mattoni intonacati a calce; case gotiche in
pietra (lievemente decorate
con archi sagomati) dalla riconoscibile tipologia edilizia
stretta e profonda; vecchie
botteghe del Medio Evo addossate a costruzioni popolari riplasmate nel ’600; potenti
e sobri palazzi rinascimentali
costruiti dai borghesi che
hanno sostenuto la Riforma e
dai personaggi politici che
l’hanno preparata e difesa
(tale si mostra, nella sua imponente ripresa classica, la
dimora di Agrippa d’Aubigné,
l’autore del Poema tragico,
capitano ugonotto e «difensore della fede», da lui abitata
dal 1552 al 1630). È possibile
catalogare anche in ordinata
sequenza gli altri edifici che
L’«Auditoire» di Calvino a Ginevra
(foto C. Gavinelli)
giungono fino al ’900 nelle loro varie forme.
Ma il luogo certamente più
espressivo è la piazza della
Riforma, dominata dalla
massiccia chiesa di SaintPierre: contrariamente a altri
importanti piazzali, appositamente risistemati per meglio osservare, come su un
palcoscenico urbano, i protagonisti architettonici della
storia cittadina, questo raccolto e singolare ambiente è
stato mantenuto nel suo originario impianto complesso
e irregolare, in parte suggestivamente sbilenco e in pendenza, e contrassegnato più
dal folto albero dell’alleanza
che non dagli edifici circostanti, stilisticamente sobri e
moderati, compresa l’immensa (e esagerata) facciata
tardo-barocca, e già quasi
neoclassica, della cattedrale
(opera dell’italiano Benedetto Alfieri, che la eresse dal
1752 al 1756) che finisce per
annullarsi ugualmente nella
sua posizione di sbieco.
In un angolo seminascosto,
quasi in castigo, si erge la statua semplice del profeta Geremia, eseguita senza l’aspetto da eroe, ma in una posa
pensosa e riflessiva, ripiegato
su se stesso quasi a ammonire quelle storiche sventure da
lui previste per coloro che si
affidano agli uomini più che
a Dio. Davanti a Geremia,
dall’altro lato lungo del piazzale e di fianco alla parte gotica di Saint-Pierre, è collocato il volume elementare a capanna muraria deWAuditoire
di Calvino, una vecchia cappella tardo-gotica cattolica
risistemata, che era la sala di
lettura in cui il riformatore
sosteneva le proprie tesi teologiche e le insegnava ai predicatori ginevrini. Dalla parte
opposta, addossato alla cattedrale lungo un vicolo stretto, si trova il Palazzo presbiteriale, eseguito nel ’700 sopra l’antico chiostro parrocchiale dove il 21 maggio 1536
«i cittadini di Ginevra unanimemente - come attesta la
targa - hanno adottato la
Riforma».
Se il porticato claustrale di
Saint-Pierre è stato coi
tamente sostituito dalla
va costruzione protesti
l’Auditorio invece è rinii
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^caso di mancato recapito si prega restituire
Fondato nel 1848
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«IL VALDESE SI VENDE» — Con questo titolo il Centro culturale valdese di Torre Pellice riprende uno dei temi,
non certo nuovo, discusso dall’ultima Conferenza distrettuale: il mondo valdese, la sua storia e la sua cultura, come elemento essenziale di attrazione turistica nelle valli. Sabato 4
ottobre, dalle 14, nella biblioteca della Casa valdese, incontro-dibattito con due relazioni introduttive: Giorgio Tourn
parlerà su «Una situazione in divenire» mentre Gino Lusso
riprenderà il tema della «Identità valdese come apertura al
futuro delle Valli». Bruna Peyrot e Clara Bounous, assessori
alla Cultura nelle Comunità montane delle due valli, riflette,ranno sulle prospettive delle due Comunità montane.
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VENERDÌ 3 OTTOBRE 1997 ANNO 133 - N. 37 LIRE 2000
Ricominciamo le attività
piene delle nostre chiese
dopo la pausa estiva. Ancora
una volta ci scontreremo con
i problemi di chi non si fa vedere, di chi si impegnerebbe
ma crede di non essere in grado, di non essere capace, di
non avere tempo.
Il racconto della moltiplicazione dei pani vede la chiesa
(i discepoli), di fronte a una
sfida: se il Signore è presente
puoi fare più di quanto potresti immaginare. I discepoli
sembrano avere in questo racconto il ruolo del saggio che
cerca di riportare alla realtà
concreta l’idealista Gesù.
Dapprima gli dicono di smetterla con i sermoni troppo
lunghi, perché la gente ha bisogno di mangiare. E quando
LA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ
SOLO PANI E PESCI
CLAUDIO PASQUET
Gesù li sfida «date loro da
mangiare!», sono bravissimi a
fare l’inventario...delle cose
che non hanno, duecento denari, somma davvero irraggiungibile! Se lo scopo di Gesù fosse quello di stupire la
gente con i miracoli potrebbe,
a questo punto, riempire di cibo la folla che gli sta davanti.
Ma non lo fa, non ancora, prima deve spiegare alla sua
chiesa (i discepoli) che non ci
si deve arrendere se prima
non si è fatto l’inventario delle cose che si hanno.
Dobbiamo cioè parlare di
doni, di quei doni che nelle
nostre comunità abbiamo, anche se ci sembrano pochi,
miseri, insufficienti. Troppo
spesso facciamo indagini,
statistiche, progetti e poi ci
arrendiamo: mancano le persone, i denari, il tempo, la capacità. Ma è davvero così? O
Il latte in Piemonte
Rischi per
i produttori
di montagna
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esiste
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Gli interventi strutturali che
gli agricoltori produttori di
latte dovrebbero realizzare in
Nepi ■ base alle normative europee
sogno, rischiano di penalizzare in
modo pesante i piccoli produttori di montagna. È questo
il senso di una lettera scritta
[al presidente della giunta regionale, Ghigo, e al ministro
per le Risorse agricole. Finto,
dal capogruppo in Consiglio
regionale del Piemonte del
Pds, Lido Riha.
Con decorrenza 1° ottobre i
produttori di latte dovrebbero
predisporre una relazione tecnico-descrittiva del ciclo di
lavorazione, una copia auten„ dell’autorizzazione delle
dallai ¡autorità competenti allo scarirotesta eo delle acque, un referto delè ri® analisi chimiche e micrombiato biologica delle acque utilizzalestin® te, nonché documentazioni
de deii sulle emissioni in atmosfera,
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Accordo siglato per la cessione dell'azienda di Luserna San Giovanni all'elvetica Lindt
Lo storico marchio Caffarel diventa svizzero
PIERVALDO ROSTAN
Tl gianduiotto diventa
JL svizzero» hanno titolato
molti quotidiani all’indomani
della notizia dell’acquisto, da
parte della multinazionale elvetica Lindt, con sede a Zurigo, della Caffarel di Luserna
San Giovanni. Durante gli ultimi mesi si erano rincorse varie voci che volevano i proprietari della Caffarel, Carlo
Bachstadt Malan e Callisto
Audiberti, intenzionati a vendere. La scorsa settimana le
rappresentanze sindacali sono
state convocate per l’annuncio: dal 1“ gennaio 1998 sarà
il gruppo elvetico il proprietario della Caffarel. Da chi ha
venduto non escono grandi dichiarazioni sulle cause della
vendita: «Il settore del cioccolato tira» ci aveva dichiarato
pochi mesi fa Audiberti e in
effetti l’azienda lusernese
(480 dipendenti) aveva chiuso
lo scorso anno con un fatturato di 85 miliardi e 13 di utile.
L’età della pensione dei titolari, unita alTassenza negli
eredi di persone interessate a
proseguire l’attività, sarebbero
le ragioni della vendita. Di
Un settore della lavorazione alla Caffarel
chiarazioni di grande apertura,
garanzie di autonomia e indipendenza di gestione sono arrivate subito dai nuovi proprietari. La Lindt ha già in Italia uno stabilimento nel Varesino, a Induno Olona, con 540
dipendenti che diventano 700
nel periodo di punta e un fatturato nell’ultimo anno di 150
miliardi. Nascerà un gruppo di
più di 1.000 dipendenti capace
di diventare leader nel settore,
oppure si voleva soltanto acquisire un marchio prestigioso
dalla concorrenza? Anche la
Lindt è inserita in una fascia
medio-alta del mercato; mentre il cioccolato Ferrerò si trova ovunque i prodotti Lindt e
Caffarel si trovano solo in negozi specializzati o in pasticcerie: dunque si tratta di un
mercato abbastanza simile.
«A Varese è stato spiegato
ai nostri colleghi - commenta
Fedele Mandarano, della Cgil
- che la Lindt ha comprato la
Caffarel per eliminare un
concorrente. Loro sono i primi nel mercato italiano, la
Caffarel è la seconda; ne può
nascere un gruppo di grande
livello. Nel tempo vedremo
se le dichiarazioni di disponibilità dei nuovi proprietari saranno confermate».
Ci sono comunque delle
preoccupazioni. «Dal 1° gennaio ci sarà un nuovo amministratore delegato, da subito
un nuovo presidente, Antonio
Bulgheroni che verrà per “osservare” l’andamento della
fabbrica - dicono alla Caffarel -. Dopo aver “osservato”
deciderà come razionalizzare
il lavoro e un problema che
potremmo aver di fronte riguarderà i settori comuni,
dall’ufficio acquisti a quello
delle paghe; è cioè possibile
che si arrivi a degli accorpamenti e noi temiamo questo
visto che in Caffarel ci sono
circa 100 impiegati. Noi vorremmo difendere i posti di lavoro nei due stabilimenti e
magari ottenere a Luserna anche alcuni servizi che ancora
mancano, a cominciare da
quel servizio mensa più volte
richiesto. Non dimentichiamoci che la Caffarel ha realizzato un utile di 13 miliardi su
85 di fatturato, la Lindt italiana ha avuto un utile di meno
della metà della Caffarel con
un fatturato quasi doppio».
L? intolleranza religiosa che i protestanti subirono in Piemonte dopo
la restaurazione ebbe un risvolto importante, ma poco conosciuto, riguardante la
gestione dei cimiteri fuori delle Valli.
Come si sa, la Chiesa cattolica aveva rigorosamente monopolizzato i cimiteri
detti appunto «campo santo», terra benedetta da cui erano esclusi tutti coloro non
in regola con le norme sacramentali cattoliche. Questi erano sepolti fuori dalle
mura in recinti detti «acattolici», denominazione purtroppo usata ancora oggi.
Scrive a questo proposito il pastore
Amedeo Bert, addetto alle ambasciate
protestanti torinesi: «In Torino capitale,
in una illustre e popolosa città, ove potevano morire ambasciatori, nobili, ricchi
o trafficanti di ogni paese di religione
protestante, altro luogo non dovasi per
la inumazione delle loro reliquie, che un
pezzetto di terra ignominioso ove seppellivansi bambini cattolici morti senza battesimo, i ricusanti gli estremi sacramen
ILFILO DEI GIORNI
CIMITERI
ALBERTO TACCIA
ti, i suicidi o altri di tal fatta trovati caduti nelle acque o altrove», e chi, rifiutando queste condizioni piuttosto umilianti, voleva farsi seppellire in un cimitero delle valli valdesi, doveva versare
un’oblazione di 500 franchi a favore degli ospedali cattolici cittadini!
Nel 1837 il Concistoro protestante protestò presso il Comune al fine di ottenere
l’autorizzazione a dotarsi di un cimitero
per ru,so della comunità evangelica locale. La richiesta doveva apparire così
scandalosa che il Guardasigilli si arrogò
il diritto di non dar corso alla pratica.
Dovettero trasconere ancora sei anni pri
ma che il Comune, assillato dalle reiterate richieste degli ambasciatori, si decise a
recintare una zona del cimitero generale,
creando un «cimitero evangelico» (e non
acattolico!) tuttora esistente, con l’autorizzazione di celebrarvi le funzioni religiose e la concessione, per i protestanti
poveri, di godere degli stessi benefici
previsti per i poveri cattolici. Era tuttavia
stato posto un unico limite: i cortei funebri dovevano essere composti da un piccolo numero di persone e avvenire di
notte. Evidentemente lo spettacolo della
sepoltura di un eretico doveva apparire
disdicevole per i buoni cittadini devoti.
Il nuovo cimitero fu inaugurato il 15
gennaio 1846 con un culto solenne. Ma
ormai, alle soglie del 1848, la situazione
doveva cambiare sotto la spinta delle
concezioni liberali. Non solo i cortei funebri furono autorizzati anche nelle ore
diurne, ma il Comune stesso provvide ad
allestire un apposito carro funebre per i
funerali dei protestanti.
come per i discepoli manca
anche a noi la fiducia nel Signore che regge e governa le
nostre chiese?
Riscopriamo il miracolo di
una chiesa piccola ma che per
la grazia di Dio è sopravvissuta a cose inenarrabili. Di
una chiesa formata da uomini
e donne, magari piccoli, deboli, ma che per grazia di Dio
hanno fatto e possono fare
grandi cose. Anche se i nostri
doni sono pochi, solo cinque
pani e due pesci, non ci sgomentiamo, non ci tiriamo indietro. Insieme a noi cammina
il Signore e farà bastare i suoi
doni per tutti. Riprendiamo la
vita della chiesa con gioia,
nella certezza che quanto abbiamo ci basta, il Signore non
è avaro con i suoi doni.
Progetto Opra
Bobbio Pellice
nell'«Alleanza
per le Alpi»
Il 27 settembre a Bovec
(Slovenia) 23 Comuni alpini
aderenti al progetto pilota
della Cipra per lo sviluppo
della montagna hanno formalmente costituito l’associazione «Alleanza per le Alpi».
Primo presidente per il biennio ’97-99 è stato eletto il
sindaco di Naturn (Bz), Walter Weiss. I Comuni aderenti
per parte italiana sono Bobbio Pellice, Budoia (Pd), Epplan e Naturn (Bz), Treviso
Bresciano (Bs) e San Zeno alla Montagna (Vr). Gli altri
Comuni appartengono a Francia, Liechtenstein, Austria,
Svizzera, Germania e Slovenia. Finalità dell’associazione
è quella di promuovere progetti nei campi dell’agricoltura, della silvicoltura, del turismo, del traffico, delle energie rinnovabili, riconoscendo
alle popolazioni locali il fondamentale diritto di essere
promotrici dirette delle iniziative intese a garantire una sicura e redditizia esistenza umana in montagna, unitamente al rispetto e all’equilibrio
dell’ambiente e del territorio.
Un accento particolare è stato
posto sul valore della cultura
locale e sulla funzione sociale
delle attività economiche in
zone comunque scarsamente
popolate.
Al termine dei lavori l’assemblea unanime ha approvato una risoluzione da trasmettere agli stati nazionali e alla
Cee per l’emanazione di norme precise sull’agricoltura
montana. Tali norme devono
tendere a riconoscere il ruolo
complessivo dell’agricoltore,
non solo per quanto concerne
la sua possibilità di reddito
diretto e indiretto con la possibilità di trasformare, anche
in forma cooperativa, i propri
prodotti e di venderli direttamente al consumatore, ma anche per la sua insostituibile
funzione di «regolatore»
deH'equilibrio montano.
8
PAG. Il
Cl
LAVORI PER LA METANIZZAZIONE A FRALI — Finalmente anche a Frali è arrivato il metano. I lavori sembrano progredire piuttosto rapidamente (foto) mentre la lunga
conduttura viene interrata lungo la valle, in parte seguendo
la strada, in parte attraversando i campi. Si spera che il metano sappia fornire calore un po’ più a buon mercato e con
minore inquinamento. Qualche problema è venuto dai lavori, tuttora in corso, a Ghigo. I lavori di scavo non sono stati
sempre comunicati o si sono rivelati più impegnativi del
previsto, così alcune strade sono rimaste bloccate inaspettatamente. Maggiore disagio hanno arrecato i numerosi guasti
alle condotte dell’acqua e della luce tranciate dalle ruspe; in
molti hanno lamentato danni alle fognature, interruzioni
dell’acqua e dell’elettricità fin troppo lunghe.
IL METANO ARRIVA ANCHE A FERRERÒ — Si iniziano anche nel territorio di Ferrerò i lavori per la metanizzazione. La condotta principale seguirà il tracciato della provinciale e servirà tutte le abitazioni delle borgate che si trovano lungo la strada, oltre a quelle della borgata di Fian
Faetto e del capoluogo fino a via Mistral. Il Consiglio comunale ha approvato una convenzione con l’Acea per la
realizzazione degli allacciamenti e la successiva fornitura
di gas. La gestione degli impianti di distribuzione da parte
dell’Acea avrà la durata di 20 anni.
FROGETTI EUROFEI — La Comunità montana vai Fellice,
così come le altre Comunità montane del Finerolese, presenterà alla Regione Fiemonte entro il 30 ottobre prossimo
le richieste di finanziamento secondo le indicazioni del Ducup ’97, piano integrato di sviluppo delle aree turistiche.
Piccole e medie imprese, cooperative, associazioni, enti e
istituzioni della vai Fellice dovranno far pervenire al Servizio turismo della Comunità montana (responsabile sig.
Gianclaudio Magra, tei. 0121-953131) proposte o eventuali
elaborati progettuali inerenti iniziative in ambito turistico.
SI E DIMESSO L’ASSESSORE REGIONALE ANGELE
RI — La scorsa settimana l’assessore regionale al Turismo
e ai Parchi Antonello Angeleri ha annunciato in Consiglio
le proprie dimissioni; l’atto è legato alle presunte irregolarità addebitategli dal consigliere verde Pasquale Cavaliere,
il cui intervento di denuncia aveva già portato alle dimissioni l’assessore alla caccia, Matteo Viglietta. Il presidente
Ghigo ha assunto la delega personalmente; Angeleri si è dimesso anche dal gruppo di Forza Italia di cui faceva parte.
TORRE FELLICE: BIBLIOTECA CHIUSA — La biblioteca comunale di Torre Fellice resterà chiusa fino al 21 ottobre per i lavori di trasloco nella nuova sede adiacente la galleria d’arte in via D’Azeglio; è prevista un’inaugurazione
ufficiale nel pomeriggio di sabato 18 ottobre. Col mese di
ottobre saranno modificati anche gli orari degli uffici comunali; gli uffici segreteria, demografici, ragioneria, servizi
scolastici saranno aperti il lunedì dalle 8,30 alle 12,30, il
martedì dalle 10,30 alle 12,30, il mercoledì dalle 10,30 alle
12,30 e dalle 14 alle 17, il giovedì dalle 10,30 alle 12,30 ed
il venerdì dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 16.
FREMI FER I VITELLI — Da questa settimana, dalle 9 alle
12, sono in distribuzione, a cura del servizio veterinario
dell’Ausi 10 in via Martiri del XXI 110 a Pinerolo, le nuove
marche auricolari per l’identificazione dei vitelli che potranno accedere ai premi zootecnici comunitari. Per i restanti
bovini da identificare la distribuzione avverrà dall’8 al 15
ottobre dalle 9 alle 12, anche presso le altri sedi dei distretti
e sub distretti di Perosa, Torre Fellice, Airasca, Cavour, Cumiana e Vigono; gli interessati devono scegliere la località
in considerazione del proprio recapito aziendale. Per ulteriori informazioni telefonare ai numeri 0121-396839 o 396818.
SCI ALPINO SU INTERNET — A partire dal 1° ottobre è on
line, all’indirizzo http://www.sciazzurro.com, il sito ufficiale della squadra nazionale maschile di sci alpino. Il sito, in
versione italiana e inglese, ospiterà oltre ai risultati delle gare
e alle classifiche aggiornate in tempo reale, i calendari delle
gare di Coppa del mondo e Coppa Europa, le ultime notizie
provenienti dal Circo bianco, i più importanti link con siti
.sportivi e diverse informazioni sui membri della squadra. È
possibile inoltre scrivere agli atleti via Internet e iscriversi
gratuitamente al Fan club della squadra nazionale maschile.
CONTRIBUTI AGLI OPERATORI AGRICOLI — Il
Consiglio della Comunità montana valli Chisone e Germanasca ha riformulato, nella seduta del 22 settembre, la
stesura del bando per la concessione di contributi agli operatori agrieoli che intendono realizzare piccole opere di
manutenzione ambientale. Ogni intervento non potrà superare i 10 milioni e verrà finanziato al 75%; sarà data la
priorità alle domande di coltivatori al di sotto dei 40 anni
presentate entro il 31 dicembre 1997.
E Eco Delle ^lli "^.ldesi
VENERDÌ 3 OTTOBRf
Il Conferenza dei servizi dell'Azienda Usi 10 a Pinerolo
Come è cambiata la sanità?
PIERVALDO ROSTAN
Come è cambiata la sanità
pinerolese? Ma soprattutto come si attrezzerà per il
dopo 2000? A questi interrogativi ha cercato di rispondere la 2“ Conferenza dei servizi
promossa dall’Ausi 10 sabato
27 settembre a Pinerolo. La
realtà attuale, i servizi e quelli che il direttore generale,
Ferruccio Massa, ha definito
«punti di criticità» sono stati
illustrati con un filmato indubbiamente suggestivo, dove sulle immagini scorrevano
interviste con i vari responsabili di settore.
L’Ausl, cinque distretti che
potrebbero in futuro diventare
tre conta oggi su circa 1.350
dipendenti, un bilancio di 225
miliardi con uno sbilancio di
circa 10 miliardi; tra le spese
più significative 85 miliardi
per il personale, 25 miliardi
(«ancora troppi» ha detto il
direttore amministrativo, Carlo Marino) per la spesa farmaceutica. E stato più volte
sottolineato il problema della
«mobilità passiva» e cioè di
quei cittadini che per curarsi
ricorrono a strutture di altre
Usi; 50 miliardi se ne vanno
ogni anno per pagare queste
prestazioni mentre solo 10
entrano a fronte di servizi resi
a cittadini di altre Usi. Del resto se determinati servizi sono poco appetibili (qualcuno
direbbe poco rassicuranti) a
Pinerolo, è quasi ovvio che il
cittadino si rivolga altrove.
Molto spazio della giornata
è stato dedicato all’ospedale;
una situazione di elevata criticità, legata all’uso degli
spazi, al settore alberghiero
che risente della vetustà del
complesso, ai posti letto. Oggi l’Ausl io può offrire 520
posti letto, 390 al Civile di
Pinerolo e 130 fra i due ospedali valdesi di Torre Fellice e
Pomaretto. «Ci mancano dun
«A margine
Clienti
L’ospedale Cottolengo a Pinerolo
que, rispetto alle indicazioni
Oms di 4,5 letti ogni 1.000
abitanti - ha detto il direttore
sanitario Silvio Beoletto circa 60 posti letto a cui si
deve aggiungere la questione
dei lungodegenti. Una soluzione parziale al problema
arriverà dalla struttura Rsa di
Bibiana che potrà ospitare 40
persone».
Ma sulle criticità si è soffermato soprattutto il direttore.
Massa, che ha individuato fra
i problemi centrali dell’ospedale di Pinerolo quello che ha
definito il «congestionamento, interno ed esterno». All’interno per l’uso improprio degli spazi, per la mancanza di
sale per l’attesa, carenze della
mensa, delle sale operatorie;
all’esterno per lo storico problema parcheggi e soprattutto
per le difficoltà di accesso:
«Per il primo problema l’acquisto del Cottolengo rappresenta una soluzione decisiva ha affermato -; la struttura,
non piu a norma, verrà completamente rimessa a nuovo e
sarà destinata ad ospitare tutte
quelle attività non propriamente ospedaliere oggi concentrate al Civile quali ambulatori, uffici amministrativi,
day hospital ecc. In questo caso devo sottolineare la tempestività del nostro ufficio tecni
Valli Chisone e Germanasca
Agenzìa turìstica
LILIANA VIGLIELMO
Iil Consiglio della Comunità montana valli Chisone
e Germanasca ha ripreso il 22
settembre la sua consueta attività. Dopo l’approvazione
dei verbali, si è preso atto della designazione dei rappresentanti di Massello, in seguito al
rinnovo del Consiglio comunale: Willy Micol, sindaco, e
Annalisa Micol, che mantiene
l’assessorato all’Assistenza,
per la maggioranza, e Renzo
Rabellino per la minoranza.
Anche il Comune di Pomaretto ha designato Giorgio Bonis, sindaco, in sostituzione di
Paolo Corsani, che ha dato le
dimissioni dopo aver accettato l’incarico di assessore nel
proprio Comune.
In accordo con le altre Comunità montane è stato votato
all’unanimità una proposta di
emendamento al piano sanitario regionale, perché fosse tenuta maggiormente in conto
nella ripartizione dei fondi la
situazione particolare delle
zone montane, dove la popolazione è ridotta ma composta
in larga parte di persone anziane, spesso lontane dalle case di cura o dagli ospedali.
Si è ripresa la discussione
sull’Agenzia turistica della
valle di Susa e del Pinerolese,
per una modifica dell’articolo
2 dello statuto, sul quale si era
impuntata l’alta valle di Susa,
chiedendo che Oulx fosse ri
conosciuta come seconda sede e non sede secondaria rispetto a Pinerolo, e che la valle avesse piena autonomia
nella progettazione turistica.
La modifica è stata approvata,
in considerazione del fatto
che avere Pinerolo come sede
amministrativa è già un bel
vantaggio, anche se la disparità nelle realizzazioni turistiche fa pendere i contributi assai più verso le notissime località sciistiche dell’alta vai di
Susa che in vai Chisone. Per
queste considerazioni si è
creato un consorzio per la valorizzazione del Pinerolese, a
cui possono aderire enti con
scarsi mezzi come le associazioni culturali e sportive, e
privati. La quota di partecipazione è volutamente contenuta (100.000 lire) e la Comunità montana versandola potrà
aderire al consorzio in qualità
di osservatore.
Un’altra parte della .seduta è
stata occupata dalla questione
dei mezzi sgombraneve, che
vengono dati in uso ai Comuni di alta quota; si è anche
proceduto all’approvazione
dell’accensione di un mutuo
per l’acquisto di un Unimog
nuovo del costo di 164 milioni circa. Il mutuo di 160 milioni sarà rimborsato dalla
Comunità montana per 50 milioni, dalla Regione Piemonte
per il rimanente, la somma restante sarà ancora a carico
della Comunità montana.
co nel redigere i progetti di
massima della ristrutturazione. Per i collegamenti viari ci
darà una mano la recente approvazione del nuovo piano
regolatore della città che consente una bretella di collegamento con la tangenziale evitando così il passaggio nel
centro di Pinerolo».
L’ospedale Civile Agnelli è
dunque al centro dell’attività
dell’Ausl 10: la ripresa dei lavori di ampliamento, le nuove
sei camere operatorie ultimate
entro il prossimo febbraio,
nuove professionalità acquisite nel corso dei passati sei mesi, l’intenzione di realizzare
una pista per l’atterraggio
dell’elisoccorso: questi alcuni
degli obiettivi illustrati dal direttore generale. Fra le altre
azioni positive di questo primo periodo della sua attività,
il dott. Massa ha anche ricordato la convenzione che ha
permesso a Sestriere e Pragelato di avere un servizio di
emergenza, la convenzione
che regolamenta i rapporti con
la Ciov per i due ospedali vaidesi, l’istituzione di un numero verde unico per la guardia
medica. «Dovremo intervenire anche sul territorio - ha
concluso - razionalizzando i
servizi garantendone nel contempo la presenza capillare».
oppure
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Domenica 28 settembre le
monitrici della vai Fellice, assieme all’animatore giovanile
Massimo Long, si sono riunite
a Bobbio Pellice per trascorrere una giornata comunitaria e
per programmare il lavoro
dell’anno ecclesiastico che si
sta per avviare. È il quarto incontro del genere, uno primaverile e uno autunnale per il
secondo anno consecutivo,
nato da un’esigenza di collegamento e di scambio degli
stessi monitrici e monitori.
La giornata è trascorsa in
un piacevolissimo clima di
comunione fraterna. Iniziata
al mattino con un momento di
prova dei canti da insegnare
ai bambini durante l’anno e
un primo esempio di animazione è proseguita con la partecipazione al culto. Dopo il
pranzo, offerto e curato egregiamente dall’Unione femminile locale, i lavori sono proseguiti fino al tardo pomeriggio. All’ordine del giorno la
creazione di un fondo per le
scuole domenicali, che raccolga il materiale teatrale,
informativo, educativo c teologico per ora quasi esclusivamente conservato in modo
disomogeneo e approssimato
negli archivi delle singole comunità; la possibilità di ripetere l’esperienza dello scorso
anno con uno spettacolo che
coinvolga i bambini delle sei
comunità da presentare durante il periodo pasquale; mo
menti di riflessione sulla
zione e sui programmi
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uno strumento sempre pi“!
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premio qualità: quanto fa?
Vertenza sindacale in so
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^0 pagamento del premio di
dea del „¡jità promesso dalla diresce tu, “jje aziendale in base alla
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contratto interno a fornire
di sei mesi i dati riguardan
gj’^amento degli scarti e
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¿ella percentuale raggiunta
viene dato agli operai un prejuo cosiddetto «di qualità»,
che insieme al premio di proività rappresenta la parte
abile del salario. Il preio è calcolato secondo una
¡aletta; ogni punto di miioramento corrisponde a
hOOO lire per il lavoratore,
icondo la rappresentanza
idacale interna alla fabbriCiviliC prima delle ferie estive la
n «Minzione della Corcos aveva
erò diKbilito che il premio di quafe, sarebbe passato da lire
Triorii|i45.000 a 185.000, grazie a
^onoljna riduzione di scarti e man
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[lidi 1,15% pari a 4 punti,
igendo però che il risulitera stato raggiunto non
“ Ito grazie al lavoro degli
^rai, ma anche per l’intromone di nuove tecnologie,
che il pagamento del preio andava quindi dimezzale rappresentanze sindaunitarie hanno risposto di
10 alla richiesta di sconto di
1000 lire sul premio di quadovuto agli operai: non si
mò stravolgere unilaterallente un accordo a proprio
antag^O, hanno sostenuto le
re, e «saltre da parte del
ndam l’azienda veniva soltanto in
uei momento tirata in ballo
’introduzione di nuove teclologie. Al rifiuto dei sindati la Corcos ha risposto che
premio di qualità sarebbe
imunque stato di 165.000 linon per i motivi spiegati
recedenza ma perché nel
(leggio erano stati di mentiiti i «mancanti» del magaz¡10, che facevano salire la
Igrcentuale da 1,15 a 1,41 papa due punti della scaletta
il premio di qualità. Le
® reagiscono ora con la di; sullal larazione di intraprendere
mmiii iziative di lotta per il recue della ito dei soldi, sottolineando
canto, tetra l’altro la voce «rettifia Lust te di magazzino» non esiste
Itimi, ìllaccordo sulla qualità dei
Iti, i gli precedenti.
sono!
Gli operai della Corcos ritengono che non voler rispettare quanto annunciato in un
primo tempo da parte dell’azienda significhi mettere in discussione l’accordo nazionale
del 23 luglio ’93, dove si distingue tra due livelli di contrattazione, uno nazionale e
uno interno all’azienda stessa,
sottoscritto dalla direzione
aziendale e dai rappresentanti
sindacali; cedere significherebbe mettere in discussione
tutti gli accordi interni e il peso dei sindacati nella fabbrica.
Le Rsu intendono di pertanto
aprire una vertenza per violazione dell’art. 28 della legge
300 dello Statuto dei lavoratori del 1970, in cui si tutelano i
dipendenti dall’attività antisindacale dell’azienda.
Da parte sua la Corcos continua a essere intenzionata a
non pagare il corrispettivo dei
supposti 4 punti: «Alla base
c’è stata una stortura infor
mativa - afferma Giovanni
Cucco, direttore amministrativo e responsabile del personale della Corcos - le Rsu
hanno diffuso un comunicato
sui 4 punti raggiunti prima
che potessimo verificare questo dato anomalo, determinato da un errore nel conteggio
dei pezzi mancanti in magazzino. Non avevamo mai conteggiato i “mancanti” in magazzino nel calcolare il premio di qualità perché non si
erano mai verificati risultati rilevanti. Comunque, ricalcolando il premio sulla base
di questo errore di rilevazione, a luglio sono state pagate
le 20.000 lire di premio agli
operai». E per quanto riguarda l’accusa di comportamento
antisindacale? «È totalmente
insussistente: l’atteggiamento
dell’azienda è sempre stato di
massima trasparenza e di collaborazione con gli operai e
la rappresentanza sindacale».
Autunno in vai d'Angrogna, XIX edizione
Un mese di feste
dibattiti e mostre
CARMELINA MAURIZIO
Inizia giovedì 2 ottobre, con
la tradizionale fiera autunnale di San Lorenzo, la XIX
edizione dell’«Autunno in Val
d’Angrogna», manifestazione
di consuetudine ricca di molte
occasioni di incontro con musica, mostre dibattiti, sport.
«Nonostante le difficoltà economiche - dice il sindaco
Jean-Louis Sappé - grazie soprattutto al contributo volontario degli amministratori comunali, di associazioni e ristoratori locali siamo riusciti a
mettere in cantiere una ennesima edizione di “Autunno in
Val d’Angrogna”». Diamo
dunque uno sguardo al programma; musica già da sabato
4 ottobre con il concerto della
corale valdese di Torino al
tempio del Serre, alle 21, per
proseguire domenica 5 con la
gara di marcia alpina alle 9 alle Sonagliette; giovedì 9, alle
21, al tempio del Serre il primo dei dibattiti previsti, quello su «Progetto di valorizzazione turistica della Val d’Angrogna: un’idea di una politica di sviluppo per un territorio
a rischio».
Appuntamento tradizionale
per i bambini domenica 11 al
capoluogo. San Lorenzo, dove
dalle 14,30 ci saranno giochi
guidati e minilaboratori artistici; contemporaneamente
Propositivo incontro presso le scuole di Luserna San Giovanni
Adolescenza: parliamone
«Parliamone» è il titolo di
una serie di incontri destinati
a educatori e genitori di bambini e adolescenti, organizzato
dalla Comunità montana vai
Pellice. Il progetto prevede tre
appuntamenti a cadenza mensile; si è parlato infatti di favole, la scorsa settimana alla
scuola media di Lusernaper
capire la psicologia di genitori
e figli, si parlerà di sessualità
a novembre e della vita in famiglie con figli adolescenti a
dicembre; tra gli obiettivi del
progetto c’è soprattutto la volontà di creare un gruppo attivo di genitori ed educatori che
possa grazie al confronto cre
scere insieme per aiutare se
stessi e i figli, anche per prevenire il disagio minorile.
Il primo incontro ha visto la
presenza di Alba Marcoli,
psicoioga e terapeuta milanese, da oltre trent’anni impegnata in attività consultoriali.
«Lavorare con i genitori - ha
detto la Marcoli - è fondamentale in un ’epoca di grandi cambiamenti del ragazzo e
della famiglia come è quello
rappresentato dal territorio
incerto che è l’adolescenza.
Per questo è molto importante mettersi in discussione ,
parlarne, affrontare la crisi
del proprio figlio come
un’occasione di crescita per
tutto il nucleo familiare».
Una possibilità terapeutica
offerta da Alba Marcoli è
l’uso della favola, che spesso
consente di ottenere sbocchi
positivi a crisi adolescenziali;
«La favola è un viaggio, proprio come la vita. Il protagonista della favola incontra
degli ostacoli nel suo cammino, così come accade al bambino e al ragazzo poi nel corso della vita. Nella favola infine il protagonista è stimolato a trovare le risorse per
uscire dai guai, e così può e
dovrebbe avvenire nella vita
dei nostri figli».
Mauro Pons presenta la tradizionale esposizione di funghi,
e la sera alle 21 al tempio del
Serre ritorna la musica con il
concerto del duo FenoglioPonte. Segnaliamo ancora giovedì 16, alle 21, al tempio di
Pradeltorno, il dibattito sul tema «L’acqua, una risorsa della montagna. La proposta di
una centralina idroelettrica.
Altre proposte?». Sabato 18
mostra mercato alle scuole e
l’edificio comunale, con inaugurazione della meridiana, e
ulteriore apertura domenica
19 in concomitanza con un
importante appuntamento
sportivo: la XI edizione del
Triathlon Val d’Angrogna che
partirà alle 9 dal capoluogo.
Lettura, scrittura e ricerca
storica avranno il loro spazio
sabato 25 ottobre alle 21 a
San Lorenzo quando, dopo il
concerto del coro «La draia»,
saranno presentate le nuove
pubblicazioni del Centro di
documentazione; e ancora domenica 26, alle 17 a Pradeltorno dove, durante la festa
tradizionale della borgata,
sarà presentato il Quaderno n.
17 del Centro di documentazione «Vin coech e poutia:
memorie di cucina contadina»
e ancora martedì 28 alle 21 alla sala unionista dove si svolgerà rincontro con Carlo Vicentini, scrittore e testimone
della guerra in Russia. Si parlerà inoltre di «Un progetto
per la costruzione di asili in
Palestina», a cura dell’Associazione pace vai Pellice, giovedì 23 alle 21 a San Lorenzo
(sullo stesso tema è prevista
anche una mostra nei giorni di
sabato 18 e domenica 19), e
di «Quale futuro per i piccoli
Comuni?», dibattito-incontro
giovedì 30, alle 21, nella biblioteca comunale. La XIX
edizione di «Autunno in Val
d’Angrogna» chiuderà i battenti sabato 1° novembre con
il concerto dei cori Eiminal e
Bricolage, alle 21, al tempio
del Serre. «Mi auguro che la
partecipazione ai dibattiti dice Sappé - sia significativa;
abbiamo infatti cercato di toccare temi che partono dalla
stretta attualità, dal bisogno di
non dimenticare la solidarietà
e l’importanza della pace, con
l’obiettivo di creare un futuro
migliore per quanti amano la
nostra valle, desiderano viverci e conoscerla».
Nelle
Chiese
Valdesi
Il CIRCUITO — Venerdì 10 ottobre assemblea
di circuito alle 20,30 a Villar Perosa.
CORALE LUTERANA
— Dal 2 al 5 ottobre saranno ospiti della comunità di
Torre Pellice i membri della corale luterana di Fellbach, che saranno ricevuti da
quanti lo desiderano la serata di giovedì 2 ottobre davanti al tempio del centro.
La corale terrà un concerto
venerdì 3 nel tempio di
Torre Pellice e sabato 4 a
San Germano.
ANGROGNA — Sabato
4 ottobre, nel tempio del
Serre, alle 21, concerto della corale valdese di Torino
con la partecipazione della
corale di Angrogna.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 5 ottobre alle 9,15, alla sala Albarin, incontro dei ragazzi
e ragazze del precatechismo e del catechismo per
fissare gli orari degli incontri; alle 10 culto nel tempio
con consegna della Bibbia
ai catecumeni del primo
anno. L’Unione femminile
inizia le sua attività domenica 5 ottobre alle 14,30. Il
Gruppo giovani riprende le
proprie attività venerdì 3
ottobre alle 20,45, nella sala Albarin. La scuola domenicale riprende sabato 4
ottobre alle 14,30 al Centro
e alle 15 ai Peyrot.
PINEROLO — Domenica 5 ottobre, alle 10, culto con assemblea di chiesa;
relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al
Sinodo:
PRAROSTINO — Do
menica 12 ottobre, alle 10,
culto di apertura delle attività con la partecipazione
della corale.
TORRE PELLICE —
Sabato 4 ottobre, alle ore
14,30, presso il collegio
valdese, inizio delle attività
della scuola domenicale.
Domenica 5 ottobre alle 10
nel tempio del centro culto
di inizio delle attività con
Santa Cena; alle 15 in via
Angrogna incontro di ripresa delle attività dell’Unione
femminile; le sorelle che
avessero bisogno del trasporto auto possono trovarsi alle 14,40 davanti al tempio del centro dove sarà disponibile qualcuno.
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Marta Bounous, Torino;
Milena o'*S'iäno, Foggia; Scarano
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• Torre Pellice: Alda Beux
in mem. dell’amica Netty, Augusto
Comba, Antonio Kovacs, Nini
Sappè; Torino: Laudice Mariani,
Emma Beux in mem. del pastore
Nisbet, Iolanda De Filippis, Violetta Monnet e fam., Liliana Ribet; Luserna San Giovanni: Lina Revel,
Aldo Rostain, n.n.; Cecilia Tescari
Arangio Ruiz, Milano; Ernesto G.
Pini, Gorle; Ivette Bertin, San Secondo di Pinerolo; Amalia Avondet,
Prarostino; Aldo Governa, Savigliano; Ada Artus ved. Peyrot, Prali;
Elvira Felice Varese, Foggia; Èva
Rostain, Bologna; n.n., Germania;
n.n., Luserna San Giovanni; n.n.
£ 100.000: Torre Pellice: Delfina
Benecchio in mem. di suor Margherita Rivoir, Alice Jouve, Giorgio
Cotta Morandini, Alberto e Alda Cabella, Rita Morello, Ernesto Di Francesco, Giovanni e Caterina Odin, Alfredo Poét, Daniele e Luisa Rochat,
Olga Chiavia; Torino: Marcello Deslex, Matilde Turin Romagnani, Giovanni Carlo Clot, Elena Rollo in
mem. del pastore Nisbet, Caterina
Winkelmann, Renato Balma, Bianca
Guglielminotti, Renata Besson Foriero; Luserna San Giovanni: Matilde Benech ved. Rostagnol in mem.
di suor Jenne Pent, Carlo Cordin
Kramer, Sandra Bruno, Mario Contini, Lilia Jon Scotta; Marcella e Armando Ribet in mem. del caro Piero,
San Secondo di Pinerolo; Letizia Baret, Pomaretto; Attilio Forneron, Busto Arsizio; Fausto Frangoli Stallè in
mem. delle zie suor Leonie e suor
Luisa Stallè, Firenze; Enrica, Prarostino; Azzoni Fiorini, Aosta; Enrico
Felice Mourglia in mem. della mia
cara madrina Paola Rivoira, Rorà;
Chiesa valdese, Roma.
£ 108.000; Mirella Dosio, San Secondo di Pinerolo.
£ 150.000: Torre Pellice: Emilia e
Albina Odin, Renata Autolitano,
Alma Bertinat.
£ 200.000; Luserna San Giovanni:
Flora Pons, Chiesa valdese, Paola
Taccia e Ezio Cambellotti; Torino:
Mirella Poli, Iolanda Rivoiro Pellegrini, Giuliana e Luisa Giampiccoli
in mem. della mammma; Angrogna:
Delio Long e Ida Simond, Lamy e
Nelly Bertin in mem. di suor Melanie; Elio Giacomelli, Venturina;
Giulio Griglio, San Secondo di Pinerolo; Chiesa valdese, Prarostino;
n.n.. Crema; n.n.
£ 250.000: Febe Giolitto, Luserna
San Giovanni; Gruppo Sae, Verona;
Chiesa valdese, Firenze; Carlo
Trambusti, Cassina de’ Pecchi.
£ 300.000: Camilla e Lucia Mantuetto, Moncalieri; Luserna San
Giovanni: Èva Dubs, Odette Balmas
Eynard; Scuola domenicale, Prarostino; Ruben Dubs, Torre Pellice.
£ 330.000: Bianca Prochet Pontet,
Torre Pellice.
£ 400.000; Renata Bounous, Pinerol.
£ 470.000: Chiesa valdese. San Secondo di Pinerolo.
£ 500.000: Giancarlo Tagliaferro,
Canada; Elena e Maria Peyrot, Genova; Torre Pellice; Giulia Ridoni,
Nicola Bollino, Michi e Filli Cesan
ricordando tante Irene; Luserna San
Giovanni: Pio e Laura Gai, Luigi e
Adele Gai, Società di cucito; Elide
Odin, Torino; Irene Bounous, Pinerolo; Elda e Franca Coisson, Angrogna; Unione femminile. Villasecca.
£ 600.000: Long Catterina ved. Piston. Torre Pellice.
£ 700.000: MLG, Torre Pellice.
£ 750.000: Unione Femminile Valdese, Angrogna.
£ 841.600: Chiesa valdese, Milano.
£ 1.000.000: Chiesa valdese, Torino; Unione femminile valdese, Ber
gamo; Torre Pellice: Giorgio Peyrot, Susanna Long Susanna, Sandra
Theiler Ghigo; Unione femminile
valde.se. San Germano Chisone.
f 1.153.403; Chiesa ev. di lingua
italiana, Zurigo.
£ 1.300.000: Assemblea corali.
£ 1.340.500: Waldensian Church
Mission, Gran Bretagna.
£ 2.000.000; Luciana Bouchard
Dante, Torre Pellice in mem. del
marito Arturo; Unione femminile
Omega, Milano; n.n.
£ 5.000.000: n.n.
Pro bollettino
£ 15.000: n.n.; £ 75.000; n.n.
Concerti
£ 326.800 concerto White Gospel,
£ 760.000 «Eiminal», £ 954.000
concerto a San Secondo di Pinerolo,
£ 2.757.000 concerto «La Grangia».
In memoria di Franco Quattrini:
£ 2.310.000: Gli amici di sempre;
£ 1.300.000: Gli amici di Franco e
Mimma;
£ 640.000: Mimma e nipoti Franco;
£ 450.000: Gli amici del bridge;
£ 300.000: Gli amici del tennis.
10
PAG. IV
E Eoo Delle ^lli moEsi
Pinerolo
Gruppo Lend
terzo anno
di attività
Per il terzo anno consecutivo il gruppo di Lingua e Nuova didattica del Pinerolese,
che raccoglie gli insegnanti di
lingua italiana e lingue straniere di tutte le scuole presenti sul territorio, organizza un
corso di aggiornamento e formazione per i docenti dell’area linguistica. Si comincia
lunedì 27 ottobre alle 17 presso la scuola elementare Parri
di Pinerolo con il corso per
insegnanti di scuola elementare sul tema «La scrittura
creativa nella scuola elementare», corso che avrà cadenza
quindicinale e terminerà il 16
marzo 1998, per un totale di
24 ore, tra i relatori Colombo
dell’Irrssae, Brian Ayres (lingua inglese) e Augry e
Burcke (lingua francese). Il
20 ottobre a Torre Pellice
presso il Liceo europeo comincerà il corso sulla scrittura creativa e argomentativa
(totale 16 ore) dedicato agli
insegnanti delle medie e del
biennio delle superiori, con
interventi e relazioni Pozzo e
Ambel. Entrambi i corsi sulla
scrittura creativa avranno due
momenti di raccordo a marzo
1998. Non mancheranno i
corsi di formazione in lingua
inglese e francese. Tutti gli
interessati potranno avere
informazioni e potranno iscriversi lunedì 6 ottobre dalle 17
alle 19 presso il Liceo europeo di Torre Pellice.
Teatro
Rassegna
di gruppi
dia
ettali
Pinerolo apre con l’autunno
le sue porte al teatro dialettale
per la tradizionale rassegna
teatrale, giunta alla dodicesima edizione, a cura del circolo Pablo Nemda in collaborazione con «Il Piccolo varietà», compagnia teatrale pinerolese. Si comincia sabato
4 ottobre al Teatro-incontro
di via Caprini con la compagnia «E1 ciabot» di Piossasco
che presenta la commedia
brillante «Carlin Ceruti sartur
per tuti» di Amendola e Corbucci e si prosegue fino al 15
novembre, quando avrà luogo
l’ultima rappresentazione.
Sono cinque le compagnie
che si cimenteranno in questa
edizione, alla ricerca della
migliore votazione, attribuita
appunto dal pubblico. Tra le
compagnie in concorso ricordiamo oltre a «E1 ciabot», che
apre la rassegna, «La Moretta» di Alba, «A. Brofferio
J’amis d’ia pera» di Asti, «Ij
camolà» di Giaveno e il gruppo «Il nostro teatro» di Sinio
d’Alba; fuori concorso si potranno inoltre seguire la compagnia «Alfa Tre» di Torino,
il «Bagatto» di Vigone e naturalmente «Il Piccolo varietà» di Pinerolo, tra gli organizzatori. Prezzo degli abbonamenti lire 65.000, ogni singolo ingresso lire 13.000. Le
informazioni e le prenotazioni presso l’agenzia viaggi Ramognini di Pinerolo.
SKIROLL: ANGROGNA
A MAN BASSA
Giornata di successi per i
portacolori dello S.C. Angrogna sui 12 km della gara di
skiroll organizzata dalla Pro
Bobbio da Lusema San Giovanni a Bobbio Pellice. Hanno infatti vinto le rispettive
competizioni Elena Volpe
(Giovani, con Astrid Charbonnier 2°), Simone Pastre
(Esordienti, 2° Davide Giusiano e 3° Valerio Mondon
Marin), Katia De Biasi (Esordienti, con Federica Buenza
3“), Antonella Chiavia (Allieve, Katia di Buono 2“), Andrea Bertin (Seniores), Alfredo Chiavia (Master II, con
Luigi Fulco 2° e Giulio Chauvie 3°). Sul palco anche Davide Ricca, 2° fra i Giovani,
Andrea Montanari, 3° fra i
Cadetti, Lisa Sappé, 2“ fra le
Cadette e Claudia Bertinat, 3“
fra le Seniores. Primo posto
per Angrogna nella classifica
per società.
STRAPOMARETTO ’97
Si è disputata domenica 28
settembre la 12° edizione della Strapomaretto di corsa podistica; fra i maschi ha vinto
Renato Agli, davanti a Ezio
Sola e Daniele Bertocchio
mentre nella categoria femminile successo di Valentina
Richard davanti a Wenda Debemardi e Sabrina Nalin.
TENNIS TAVOLO: INIZIANO I CAMPIONATI
Sono iniziati i campionati
di tennis tavolo serie C2 e DI
a livello regionale. In C2 Malano fa la differenza contro
un volenteroso Villar Perosa
sconfitto per 5-2; i punti sono
di Malano (3) e di Piras e
Sergio Chili. In DI, malgrado
i 3 punti di Giuliano Chili, la
Valpe per 3-5 dal K2 Torino.
Sabato prossimo trasferte a
Torino, la C2 con il Cus e la
DI con lo Csain Fiat.
HOCKEY GHIACCIO:
ULTIMI ACQUISTI
Andata buca l’amichevole
prevista per sabato col Chiasso (gli ospiti non sono venuti
in valle) ultimi colpi per la
campagna acquisti dell’H.C.
Valpellice; l’attaccante Berti
dell’Aosta ha firmato per la
squadra di Torre Pellice ed è
probabile l’arrivo di un’altra
ala sempre da Aosta. Proseguono intanto gli allenamenti
in vista dell’inizio del campionato.
CALCIO
PINEROLO ANCORA KO
Il Pinerolo esce sconfitto
dal turno casalingo con T Imperia; perso Trombini per
infortunio dopo 10’ ed espulso Malabaila dopo 21’, i biancoblù hanno faticato a ritrovare un assetto di gioco.
Subita la prima rete al 31’ ad
opera di Peluffo, il Pinerolo
ha tentato di acciuffare il pareggio ma in contropiede nel
finale ha incassato la seconda
rete che ha chiuso rincontro
sullo 0-2. Sconfitta anche la
Fossanese, 1-2, sul campo
della capolista Camaiore.
Domenica il Pinerolo sarà a
Tortona e la Fossanese in casa con la Valenzana. Bene invece, in 1° categoria il Barge,
3-2 sulla Stella Azzurra, il
San Secondo, 3-2 a Carmagnola mentre il Luserna ha
perso 0-3 a Cavour.
Posta
Barriere a scuola
Il Collegio docenti della
scuola media statale «E. De
Amicis» di Lusema San Giovanni sente impellente la necessità professionale e umana
di porre all’attenzione della
pubblica opinione e degli organi competenti, se mai la
nostra indignazione e la nostra rabbia possano essere di
qualche interesse per questi
ultimi, la situazione in cui ci
troveremo ad operare nel
nuovo anno scolastico nei
confronti degli alunni portatori di handicap. In sintesi, la
circolare pervenutaci dal
provveditore agli Studi di Torino, che ha come oggetto
l’istituzione dei posti di sostegno, dispone che vengano
ripartite complessive 72 ore
di appoggio fra gli 8 alunni
certificati e attualmente inseriti nelle scuole di Luserna
San Giovanni e Bricherasio,
operando un taglio significativo rispetto alle necessità individuate da scuola e Usi; ciò
significa che ogni ragazzo
potrà usufmire dell’insegnante di sostegno solo per 9 delle
36 ore del tempo scuola.
Questa decisione del provveditore pare definitiva, in
quanto viene negata alla scuola la possibilità di inoltrare ulteriori istanze di maggiorazione di ore che prendano in considerazione le reali problematiche dei singoli alunni. Il
provveditore sembra infatti
orientato a diminuire le ore di
sostegno, particolarmente nei
confronti dei casi più gravi,
affinché siano gli enti locali a
fornire operatori esterni per
quanto riguarda l’assistenza
fisica a scuola. Di fatto ci troveremo a garantire un servizio
estremamente ridotto rispetto
alle effettive esigenze. Questo
significa dequalificare la
scuola, limitandone il ruolo
ad area di «parcheggio» per
coloro che, sia a livello intellettivo sia fisico, non sono in
grado senza il necessario aiuto di avvalersi al pari degli altri delle attività formative che
la scuola offre. Ancora una
volta e più pesantemente gli
insegnamenti, di sostegno e
curricolari, si trovano in condizione di non poter svolgere
al meglio il proprio lavoro nei
confronti di tutti gli allievi,
poiché l’impossibilità di un
intervento appropriato sull’
handicap ricade necessariamente sulla qualità generale
dell ’insegnamento.
È forse in atto una «guerra
tra poveri» per cui se la scuola decide di assegnare un numero maggiore di ore a uno
di questi alunni penalizza necessariamente gli altri, creando disuguaglianza persino tra
i deboli, i quali già vivono
una situazione di evidente
emarginazione rispetto al diritto allo studio e alla socializzazione dei «normali»?
Può darsi che altre realtà
scolastiche territoriali e genitori interessati vogliano, come
auspichiamo, offrire un seguito alla nostra denuncia. Si
riformi lo stato sociale, ma
per offrire maggiori opportunità a chi ha più bisogno e a
chi ha diritto di ricevere, facilitando una reale integrazione
e un recupero il più possibile
pieno dei soggetti in situazione di handicap. Non si tolga
loro, per esigenze di bilancio,
quello che è previsto dalle
leggi vigenti (legge quadro
per l’assistenza, l’integrazione
sociale e i diritti delle persone
handicappate n. 104 del 5 febbraio 1992) e dagli accordi di
programma stipulati fra amministrazione scolastica, azienda Usi, Comunità montana, Provincia e Comuni.
Gli insegnanti del Collegio
docenti delle scuole medie di
Lusema, Bricherasio e Bibiana
Lilia Davite
LABORATORIO ARTIOIANALE
di PASTICCERIA
di Sergio Mollea
Lilia Davite mi riporta al
tempo in cui giovanissimo insegnavo nella pluriclasse di
Chiotti e, grazie all’amicizia
che ci legava, dividevo ogni
giorno il pranzo con la famiglia Davite, in quel tempo
impegnata nella cura pastorale di quella comunità. La
bimba Lilia mi colpì subito
per la sua vivacissima intelligenza che si connotava in
parte di precocissima ragionevolezza e in parte di eccezionale sensibilità. Quanta
determinata curiosità nelle
sue domande di bimba e di
scolara!
La ritrovai insegnante ele
mentare impegnata nel capire
e nel gestire i suoi indisciplinatissimi allievi in una zona a
rischio nella periferia torinese. Un impegno molto responsabile Lilia lo mise anche nei suoi studi universitari
e nell’elaborazione della sua
tesi di laurea sui campi nazisti di concentramento. Ci vedevamo regolarmente e sempre ero chiamato a rispondere
alle sue domande, ai suoi tentennamenti, a certi suoi disagi
professionali. Ho sempre trovato in lei tensione di ragionamento unito a un rigoroso
comportamento.
Nell’ultimo colloquio di un
mese fa fu lei a incoraggiarmi
e a dirmi parole di speranza
per il mio futuro in un momento di sofferenza che attraversavo. Parole e gesti di incoraggiamento e di speranza
nel futuro che non ho potuto
ricambiare, che non abbiamo
saputo o potuto darle in un
momento certamente difficile
per lei. Dobbiamo riscoprire
che nell’ambito del sacerdozio universale, di cui come
confessanti riformati ci vantiamo, va ricompresa anche la
cura d’anime universale. Non
possiamo né cambiare il
mondo né sconfiggere la
morte, ma dovremo rendere
conto di non aver saputo, nei
confronti di Lilia e di tanti altri nostri fratelli e sorelle,
rendere accettabile la vita e
l’esperienza della sofferenza
con i nostri gesti di amore.
Franco Calvetti - Pinerolo
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Apertura al pubblico di un punto vendita al minuto di
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3 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45, nel
tempio, concerto del «Fellbacher Kammerchor an der Lutherkirche». Ingresso libero.
4 ottobre, sabato — PINEROLO: Alle 15, presso la sezione di corso Torino 18, il Pds
ricorderà la figura del consigliere e assessore comunale
Alessandro Buffa, scomparso
un anno fa.
4 ottobre, sabato — SAN
GERMANO CHISONE: Alle
20,45, nel tempio, concerto del
«Fellbacher Kammerchor an
der Lutherkirche». Ingr. libero.
4 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Dalle 14 alle
19, alla biblioteca della Casa
valdese, incontro dibattito sul
tema «Il “valdese” si vende»,
con interventi di Giorgio Tourn, su «Una situazione da divenire», Gino Lusso su «Identità valdese come apertura al
futuro delle valli». Bruna Peyrot e Clara Bounous su «Quali
prospettive per il futuro delle
Comunità montane. Presentazione dei progetti».
4 ottobre, sabato — PINEROLO: Alle 17,30, al Palazzo
del Senato, inaugurazione della
mostra «Il frutto dell’immaginazione: nature morte rese vive
dall’immaginazione», mostra di
fotografie di Mauro Cinquetti.
Orario: festivi ore 10,30-12 e
15,30-18, feriali 15,30-18, lunedì chiuso.
4-12 ottobre — PINERO
LO: Nella saletta del borgo San
Lazzaro mostra collettiva «L’
arte nel tempo libero» con esposizione di pitture su tela, stoffa,
ceramica, ricami, lavori artigianali su ferro e legno. Orario: feriali dalle 15,30 alle 18,30, festivi dalle 10 alle 12 e dalle
15.30 alle 18,30, lunedì chiuso.
4 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alla Galleria
d’arte contemporanea «Filippo
Scroppo», ore 17,30, inaugurazione dell’esposizione dei progetti delle installazioni e delle
sculture, poesie e racconti
«Monviso, re di pietra»; alle 21
concerto del gruppo «Quartetto
d’archi» di Torino, che eseguirà
musiche di Brahms, Kurtag e
Ravel; seguirà lettura di poesie
e racconti con Gisella Bein e
lettura di poesie in lingua occitana con Claudio Salvagno.
4-5 ottobre — SAN PIETRO VAL LEMINA: Sagra
del fungo a partire da sabato 4
alle 21 con serata danzante all
salone polivalente; domenica 5,
alle 14 in piazza Piemonte, ritrovo e iscrizioni degli espositori di funghi, alle 16 premiazione degli espositori, alle
16.30 distribuzione di polenta,
funghi e salsiccia
5 ottobre, domenica — LUSERNETTA: Sagra del fungo
e dei prodotti agricoli.
5 ottobre, domenica — PINEROLO: Ultimo incontro del
primo corso per il riconoscimento degli alberi sul tema
«Boschi di conifere», alle 20,45
ail Centro sociale San Lazzaro.
5 ottobre, domenica —
PRAROSTINO: I produttori
agricoli prarostinesi organizzano la «Festa dell’uva», con gara
alle bocce.
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7 ottobre, martedì — TORINO: Presso Piemonte artistico-culturale, via Roma 264, alle 18, inaugurazione della mostra di Gianni Del Bue su «Dialoghi tra le nubi»; la mostra resterà aperta fino al 22 ottobre.
7 ottobre, martedì — TORRE PELLICE; Nell’atrio del
Centro culturale valdese, per
«Una finestra su...»: «Soldati e
prigionieri nelle due guerre
mondiali. L’azione della Acdg
(Ass. cristiana delle giovani)»,
a cura di Sergio Ribct. Apertura
fino al 10 novembre.
10-11 ottobre — TORRE
PELLICE: Presso la Bottega
del Possibile seminario sul tema «Domiciliarità e handicap:
mettere in rete le risorse». Per
informazioni e iscrizioni telefax
0121-953.377.
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nerdì 3, ore 21,15, Nuvoleì lonèstat;
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BARGE — Il cinema Co
munale ha in programma, '
nerdì 3, ore 21,15 Basquaitl
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17, 19, 21 a giovedì 9 (feria!
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tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pelilo® ,,
tei. 0121-933290; fax 932«»
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatarnen
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/6
Resp. ai sensi di legge Piefa ^9' '
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
f '^nche
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11
} 3 OTTOBRE 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Mostra dell'editoria evangelica a Sant'Antonino di Susa
estiva.
>1-8115;
)bre
5rtorel|(
ÌOO707
uove forme di evangelizzazione
jjn'iniziativa che permette dì aprirsi alia cittadinanza
e di avvicinare persone interessate alla lettura della Bibbia
ADRIANO DORMA
5 all’8 settembre la
nostra comunità è stata
— mgr^sia in una mostra del
f^^Da noi tenacemente
(luta, la mostra è stata realtà in collaborazione con
to alla Cultura e la
civica del Comune
¿Sant’Antonino. L’ammini^one ha messo a disposi^ne l’ampia e moderna paannessa alla scuola
estiva;
)BRe
ia Gav.
^05
>3355
59879
estiva:
jyi’iniziativa hanno aderito
lefibrerie Claudiana e Crociataci libro cristiano di ToriIg, laide di Leumann, riven¿ri locali e alcune case editi della zona, nonché un
jvane seminarista di Sant’
Menino che, in veste di au®re, ha presentato un suo li?l)io di poesie. Lo slogan era
ijllibro, un maestro per ia vita». Scopo dell’iniziativa, almo per noi, è stato quello
Remare le persone al li0,0 meglio a quella copiosa
iratura evangelica che coisce un patrimonio cultutìeiilevante del protestantepi non solo italiano.
^ante quei giorni si sono
Iti molti contatti personali
e ci hanno permesso di
lizzare una nuova forma
evangelizzazione, sfruttan
-llciJ
ogram-io al meglio l’aspetto cultuevt^e. La scelta del periodo
lon è stata casuale, poiché ci
!aki;sifeamo inseriti nel complesso
10) dolelle manifestazioni predi20,10 toste per la festa patronale
1,15, Ilei paese. Questo fatto ci ha
irassi|)eimes80 di dialogare con un
’pvAMco tramerò so di visita
na Ci-,
Gli stand alla mostra dì Sant’Antonino di Susa
tori, stimato intorno a 1.800
persone. Un altro aspetto interessante deU’iniziativa che
va messo in rilievo è la partecipazione quasi totale dei
membri di chiesa. Il coinvolgimento è stato pressoché totale, a partire dai lavori più
umili fino a garantire una costante presenza negli stand.
Non era certo questa l’occasione per presentarci in
pubblico perché da anni la
nostra comunità si fa promotrice di iniziative culturali
evangelistiche di vario tipo.
Abbiamo però scoperto con
gioia ciò che gli altri pensano
di noi. «Vi siete presentati come una vera comunità, come
una vera famiglia», hanno
detto gli altri espositori. E ciò
è dipeso dal fatto che in alcuni momenti c’erano più
«standisti» che visitatori.
Con l’occasione abbiamo
potuto realizzare anche un
ecumenismo pratico; dal mo
mento che le librerie contattate non hanno garantito la
presenza fisica del loro personale, abbiamo gestito direttamente e con successo {oltre
agli stand della Claudiana e
della Clc già citate) lo stand
dell’editrice cattolica Ldc, di
estrazione salesiana. Confortante infine l’apporto fornito
da fratelli e sorelle di altre comunità e di chiese di diversa
denominazione evangelica.
Si è trattato di una esperienza nuova e stimolante,
che vorremmo suggerire a altre comunità, in alternativa ai
metodi tradizionali di evangelizzazione. La sera di lunedì 8 settembre, a mezzanotte, eravamo tutti esausti
ma felici, per aver dato una
testimonianza vibrante della
nostra fede, che ha riscosso,
possiamo dirlo, il consenso e
l’approvazione, di coloro che
il Signore ha indirizzati sul
nostro cammino.
Matrimonio alla chiesa battista di La Spezia
Insieme per un percorso di fede e amore
ERMINIO PODESTÀ
PENSIAMO di fare cosa
gradita ai lettori descrivendo il matrimonio avvenuto a La Spezia domenica 7
settembre fra due giovani,
Stefano Granella e Sara Venturini, membri di chiesa
molto attivi e impegnati.
Tutta la comunità e gli amici
si sono stretti attorno ai due
giovani con canti e preghiere. La liturgia matrimoniale è
stata condotta dal pastore
Franco Scaramuccia, zio di
Stefano, il quale ha accolto i
due sì degli sposi con cui
hanno dichiarato il loro desiderio di vivere assieme e di
amarsi per tutta la vita. La
corale, diretta dalla signora
Sinigaglia, ha eseguito due
stupendi inni.
Il sermone è stato tenuto
dal predicatore locale di La
Spezia e zio di Sara Massimo
Torracca, che ha preso lo
spunto dal passo della prima
lettera di Paolo ai Corinzi
(13; 1-13), per parlare dell’agape, concludendo così il
suo discorso; «Noi qui oggi
vogliamo riferirci a come
l’agape rappresenti il modo
di vivere del cristiano, la sua
vocazione, la sua risposta alla chiamata di Dio da rendere concreta in tutte le scelte e
le decisioni della vita, anche
riel matrimonio. Stefano e
Sara hanno voluto rispondere al Signore, hanno voluto
porre nelle sue mani anche
questo dono di vita insieme e
ora vogliono cominciare a
percorrere assieme questa
strada di fede, di condivisione e amore. Oggi Stefano e
Sara ci vogliono dichiarare
come anche questa scelta
rappresenti un momento in
cui il senso di responsabilità
del credente in Gesù Cristo
non separa gli aspetti di fede
da quelli concreti della vita
quotidiana, poiché tutto appartiene a Dio. Quindi non
possiamo esprimere migliore
augurio ai due sposi che
l’agape sia sempre presente
in loro e nei loro rapporti
con gli altri, ma principalmente con il Signore, e che
l’agape sia per loro forza e
sostegno nella vita in comu
ne che hanno deciso di affrontare».
Questo è l’augurio che tutta la comunità ha voluto rivolgere agli sposi affinché, ritornando dal viaggio di nozze, possano concretizzare il
messaggio dell’agape, testimoniato fra di loro ed
espresso assieme alle sorelle
e ai fratelli della chiesa di La
Spezia.
Chiesa battista di Spigno Saturnia
Anni di vita e prosperità
a chi segue il Signore
SERGIO TATTOLI
Giovedì II settembre a
Minturno si è festeggiato il compleanno della sorella Giovanna Dell’Anno,
membro della Chiesa battista di Spigno Saturnia in provincia di Latina. Ciò non sarebbe neanche da segnalare
se non fosse che la sorella ha
compiuto il suo centesimo
anno, anzi «i primi cento anni» come hanno detto scherzosamente alcuni parenti
davanti alla maestosa torta. I
parenti c’erano tutti, dai figli
Serafino e Margherita ai pronipoti.
È intervenuto anche il sindaco di Minturno, Paolo
Giuliano. Giovanna non era
sorpresa più di tanto per i
suoi cent’anni, forse memore di provenire da una famiglia longeva; suo padre è
morto a 103 anni. Giovanna
mentalmente lucida e sempre con una parola di fede
sulle labbra ha seguito il cul
to, informale ma molto partecipato, cantando a memoria gli inni dell’innario del
’22 che venivano proposti. La
predicazione è stata incentrata sul libro dei Proverbi
dove è scritto che il Signore
promette «lunghi giorni, anni di vita e di prosperità» a
chi lo segue fedelmente. Giovanna sta vivendo la sua vita
nella fede, è stato detto durante il culto, in armonia con
la volontà di Dio e quest’armonia traspare dal suo viso;
traspare in lei la lunga comunione con il Signore che,
lungi dal diventare abitudine, è per lei una condizione
apprezzata, cercata, gradita.
Giovanna si qualifica così come il membro a tre cifre della chiesa di Spigno Saturnia;
una chiesa di pochi membri,
la maggior parte anziani, la
cui fedeltà al Signore, inalterata, rappresenta comunque
un lumicino nel grigiore del
diffuso conformismo religioso locale.
ma, Vi
squali;
na Kal
ore 15,
(feriali
Ito -M
nulti»]
la sali
lan li
0,15
22,30
, 18,15,
Siamo ottimisti o pessimisti?
La prima domanda era una valutazione sulla soddisfazione
Oelle persone rispetto alla loro comunità: la vostra comunità
h>ziona...
mobil
ti vari:
< vola;
es», O'
;f. Mer
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00
I risultati di una piccola indagine svolta alla Conferenza del II distretto delle chiese valdesi e metodiste
La chiesa? Non male^ ma d vuole più impegno dei suoi membri
2% 3,1%
male malissimo
Alla scorsa Conferenza del II distretto è stato distribuito
tra i presenti un questionario conoscitivo. Questo conteneva una serie di domande di vario genere. L’elaborazione
dei suoi dati ha riservato alcune sorprese. Sono stati distribuiti circa 110 questionari; riconsegnati 98.
Gregorio Plescan
Le finanze
Questa domanda aveva lo scopo di capire come vivono i nostri fratelli e le nostre sorelle i continui appelli di carattere economico.
La domanda suonava così: a tuo parere la tua comunità contribuisce...
.pome vediamo, il livello di soddisfazione è molto alto, se
più del 90% delle persone rispondono in maniera positiva.
Pregi e difetti
Dopo una panoramica generale, abbiamo domandato quali
fossero i pregi e i difetti delle rispettive comunità:
I pregi...
buoni rapporti personali ..................................41,9%
buon livello di predicazione...............................40,5%
buon luogo per mantenere vive le tradizioni ..............8,8%
buon luogo per conoscere persone interessanti.............8,8%
...e i difetti
si impegnano .sempre gli stessi............................81,6%
qualcuno è troppo geloso del potere.......................5,8%
i discorsi sono troppo difficili/intellettuali..............3,9%
i membri sono troppo legati alle loro tradizioni..........8,7%
2% 3,1%
male malissimo
fome sarà il domani?
Meriti e demeriti
Ddato della prima domanda è confermato dalla seconda, che
onava così: Tra 10 anni, come vedi la tua comunitàl
Anche le risposte a queste domande riservano delle sorprese,
se non altro rispetto al luogo comune secondo il quale se tutto
va male è sempre colpa della Tavola.
3,1%
estinta
ESi
lerolo
3831
lice
32409
rma
meni«
Chi ha la maggior parte di responsabilità
rispetto ai pregi/difettil
Tv/Opeemi
pastori
consiglio di chiesa
membri chiesa .
. .2,5%
.20,7%
.24,8%
.52,1%
questo caso vediamo come coloro che guardano al
vcuiamu wl;uiv vv/ivzivz ---
vedon '’j*' fiducia sono la maggioranza, mentre quelli che pre- °delle catastrofi sono un’infima minoranza.
Le soluzioni
La domanda seguente era: secondo te cosa si dovrebbe fare
per migliorare la situazione! Le risposte sono state abbastanza
chiare:
più pastori.............................................8,8%
più impegno dei membri di chiesa ......................69,6%
più membri del consiglio di chiesa.....................2,4%
più soldi a disposizione................................8,0%
migliori locali a disposizione ........................11,2%
Come si vede, quelli che sono convinti di contribuire poco
sono un’esigua minoranza, mentre quasi tutti gli altri offrono
un diverso ventaglio di pareri.
Chi siamo?
Le ultime quattro domande avevano lo scopo di inquadrare i
partecipanti alla Conferenza, ma questo potrebbe essere lo
spaccato di un incontro-tipo di un gruppo di chiese valdesi e
metodiste.
Tu sei
presidente consiglio di chiesa.........................26,5%
pastore/a ............................................ 21,7%
deputato/a.............................................51,8%
partecipante ad altro titolo ........................18,1 %
Fascia d’età
sotto i 30.............................................8,2%)
30-45 .................................................20,4%
45-60 .................................................42,9%
olirei 60 .............................................28,6%
Hai già partecipato alla CD?
SI 73,5% NO 26,5%
Sesso
maschio 55,7%
12
PAG. 8 RIFORMA
»'ïiSSSÎSmi35SS<SÎ'>«
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 3 QTTOBRf
Un'iniziativa della «Casetta» di Bari con altre realtà giovanili
Albania: conoscenza e solidarietà
Al lavoro manuale si è affiancato lo studio sulla realtà politica e economica
di un paese a noi così vicino che mette a nudo tante contraddizioni italiane
SIMONPIETRO MARCHESE
IL Comitato della «Casetta»
di Bari in collaborazione
con il gruppo rover Cngei
(Corpo nazionale giovani
esploratori/trici italiani) di
Leporano ha organizzato un
campo giovani dal 1“ al 6 settembre 1997 dal tema; «Albania: conoscenza e solidarietà». Le giornate hanno avuto due momenti, uno più specifico di lavoro manuale, servizio, imbiancatura del centro, taglio siepe e uno di carattere più informativo con
lavori di gruppo e animazione. I partecipanti provenienti
da chiese evangeliche di Bari,
Corato, Rivoli e Taranto hanno condiviso con entusiasmo
la metodologia scoutistica
con il gruppo rover. In questi
tempi in cui si pratica il rimpatrio forzato dei clandestini,
è stato salutare condividere le
giornate insieme a degli albanesi conoscendo le loro storie
e abitudini. «La casetta» giovane opera e realtà associativa, rivolta sin dal ’91 all’accoglienza, diventa giorno dopo
giorno più utile a questo lavoro sociale, grazie al volontariato, al sostegno della Fcei e
al contributo dei soci.
In questi giorni abbiamo
scoperto come la classe politica in quel paese, come in altre realtà dell’Est, non sia
cambiata. I governanti hanno
diffuso l’illusione della ricchezza facile e questa è stata
la fine per la coscienza civica
albanese, piombata dal vuoto
del comuniSmo balcanico al
vuoto del capitalismo selvaggio. Le teorie sul livello zero
dell’economia che in Albania
sono state applicate su indi
La relazione di Giovanni Arcidiacono
cazione della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, hanno rafforzato negli albanesi la convinzione, già formatasi sotto la
miseria del regime, che nel
paese non ci fosse nulla che
valesse la pena di conservare.
Livello zero significa che solo
la terra ha valore; ciò che vi è
costruito sopra o che su di
essa lavora non conta nulla
perché non è un bene economico. Quando le difficoltà si
fanno insormontabili è facile
affidarsi al caso o alTawentura diventante preda delle società finanziarie o della delinquenza. Nel fervore economico degli ultimi tre anni
molti albanesi hanno migliorato la loro qualità di vita entrando in contatto con il vento dell’Occidente e molte delle risorse o della manodopera
a basso prezzo sono volate
dall’altra sponda dell’Adriatico a infiammare altri scenari
o successi in borsa. Fino a
qualche mese fa l’Albania era
il paradiso della speculazione finanziaria: chi aveva un
milione lo poteva raddoppiare nel giro di qualche mese e
la guerra in Bosnia, il traffico
illegale di carburante con il
vicino Kossovo o Montenegro, l’arrivo di capitali dall’
estero provenienti da traffici
sempre più Illeciti, hanno alimentato un ricco mercato finanziario, alle attrattive del
quale ben poche famiglie albanesi hanno saputo resistere. Lo slogan del partito democratico di Berisha era
«Con noi per guadagnare!».
L’Italia, che accoglie un
numero di migranti minore
di altri paesi europei, è «raccontata» dalla vicenda albanese. Secondo una felice
espressione di Claudio Canal
l’Albania è l’ermeneutica
dell’Italia. Operazioni come
quella Pellicano o Alba hanno rinviato un problema
piuttosto che riconoscere responsabilità e ruolo della comunità internazionale e del
nostro paese, aiutati dall’amplificazione e distorsione dei
media a leggere la realtà su
alcuni indici di sviluppo
umano e non su altri più significativi, come ad esempio
l’alta scolarizzazione o la
bassa mortalità infantile. Abbiamo assistito all’impreparazione a una migrazione diversa, diversa perché vissuta
da chi più simile a noi ed è
dunque fuori dagli stereotipi
comuni della nostra idea di
povero.
Per i nostri studi siamo stati
aiutati dal presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania, Giovanni Arcidiacono, e
da alcuni articoli dell’ultimo
numero della rivista «Gioventù evangelica». Durante
una serata abbiamo potuto
vedere il film «Prima della
pioggia» girato ai confini tra
Macedonia e Albania che è
servito come introduzione alla giornata sul problema balcanico. La domenica mattina
tutto il gruppo ha concluso
questa esperienza con un culto nella comunità valdese di
Taranto. Ringraziamo il Signore per questa occasione di
servizio, consapevoli che nel
futuro, per le nostre chiese e
associazioni, il lavoro di accoglienza avrà sempre di più un
ruolo prioritario sia come laboratorio di ricerca che come
momento di crescita.
Per in formazioni e iscrizioni all’Associazione «La casetta» di Bari rivolgersi al
gruppo Fgei di Taranto c/o
Chiesa valdese, via Messina
71, 74100 Taranto; tei e fax:
099-4774680 - 0338-6083631;
E-mail (Taranto); valdese @
freeworld.it.
Un'esperienza di lavoro all'estero per alcuni ragazzi valdesi di Palermo
Sentirsi parte di un grande popolo protestante
Siamo un gruppo di ragazzi valdesi di Palermo e vogliamo parlarvi del nostro
primo campo di lavoro all’
estero, svoltosi a Möglingen
lo scorso mese di agosto e organizzato dal pastore Christof Fröschle e dai giovani
della sua comunità, che Tanno scorso hanno partecipato
ai lavori di ristrutturazione
del Centro diaconale «La Noce» di Palermo.
Durante i 15 giorni della
nostra permanenza, nonostante le diversità linguistiche
e culturali, siamo riusciti a
comunicare e a stringere rapporti di amicizia con le famiglie che ci hanno ospitati e
che hanno mostrato infaticabile impegno e massima dedizione per la buona riuscita
del campo. Tutti, giovani e
adulti, si sono prodigati in
mille modi per farci sentire a
nostro agio, dimostrandoci
grande affetto e cercando di
prevenire e accontentare ogni
nostra esigenza e desiderio.
Il nostro lavoro consisteva nella sistemazione e puli
tura del giardino di un’antica
chiesa e anche se non eravamo abituati a lavori di giardinaggio e di muratura, l’allegra compagnia non ci ha
fatto sentire la fatica; l’attività veniva a volte interrotta da
qualche gentile genitore che
arrivava con dei graditi rinfreschi e con il piacevole invio:
«Pause!».
Ai giorni di lavoro si sono
aiternati i giorni di svago, le
visite alle città di Stoccarda,
Ludwigsburg, Tübingen, Ma
kroningen, la gita nella Foresta Nera, i picnic, le grigliate,
le nuotate in piscina, le feste
e i lunapark. Inoltre è stato
entusiasmante vivere nel
paese della Riforma e sentirsi
parte di un grande popolo
evangelico, per noi così abituati a essere una piccola e
spesso sconosciuta minoranza in un paese cattolico. Siamo tornati a casa felici di avere conosciuto un’incantevole
regione della Germania, la
sua gente e le sue tradizioni.
Ringraziamo vivamente tutti
coloro che si sono impegnati
per la realizzazione del campo e speriamo di poter rinnovare l’incontro, magari invitando la comunità di Möglingen a venire a Palermo nel
corso del prossimo anno.
Riccardo Avarello, Roberto
Avarello, Lorenza Chianello,
Daniela Leone Puntarello,
Laura Leone Puntarello,
Glenda Marsala,
Davide Mergurio
Originario di
La scomparsa
Pomaretto, legato a Agape e Riesi
di Aldo Costantìn
Era la vigilia del Sinodo
quando ci ha raggiunto la
notizia della morte di Aldo
Costantin. Quando un amico, un parente, ci lascia in
modo che a viste umane viene considerato «prematuro»,
a causa del terribile male del
RiraMA ABBONAMENTI 1997 ITALIA ESTERO
-ordinario £ 105.000 -ordinario £ 145.000
- ridotto £ 85.000 - via aerea £ 190.000
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore £ 250.000
- semestrale £ 55.000 - semestrale £ 75.000
- cumulativo Riforma -i- Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino,
secolo, avvertiamo un senso
di vuoto, di malessere, di impotenza, perché improvvisamente ci viene a mancare un
appoggio, un aiuto. Con lui
se ne va un pezzo della nostra esistenza, momenti condivisi, progetti formulati insieme, che ora sembrano
non più fattibili, comunque
non più allo stesso modo.
Aldo, emigrato dai Blegieri
di Pomaretto giovanissimo,
ha sempre mantenuto i contatti con le Valli; non in modo
nostalgico ma cogliendo dal
suo paese di origine, dalle
Valli, gli spunti che gli permettevano di tessere reti di
solidarietà tra l’antica e la
nuova patria. Come è stato
ricordato in Sinodo, ha rilanciato l’interesse per le attività
scoutistiche, accompagnando gruppi francesi e francoitaliani alle Valli, e prodigan
do consigli a chi ha ripreso le
sue iniziative fra noi.
Amico di Riesi e di Agape,
con tenacia ha mantenuto i
contatti con i due Centri, con
la Facoltà di teologia, facendo della teologia dell’agape
la sua personale teologia e
una proposta per oggi, anzi
anche per il nostro domani.
L’anno scorso ha raccolto in
un breve opuscolo le sue riflessioni sull’agape; ci piace
ricordare una sua parola,
tratta da quell’opuscolo, ricordandolo con affetto e cercando di mantenere viva la
sua ricerca di fede: «L’agape
est la théologie pour le troisième millénaire, qui nous
aidera dans nos recherches
de vérité, de paix, de justice,
de liberté et de sauveguarde
de la création. L’agape est le
moyen en même temps que
l’objectif!».
Campo studi a Tramonti di Sopra
L'Apocalittica
del Nuovo Testamento
BRUNO CORSANI
IL campo studi a Tramonti
di Sopra ha avuto quest’anno come argomento l’apocalittica nel Nuovo Testamento.
Dopo aver esaminato la presenza del linguaggio apocalittico in Giovanni Battista e in
Gesù, siamo passati ad alcune
epistole di Paolo e all’Apocalisse. In sede di valutazione,
abbiamo applicato una frase
detta da Sanders a proposito
dei vari tipi di giudaismo:
quello che fa differenza fra loro non sono i mattoni di cui
sono costruiti, ma la linea architettonica che li assembla
in sistemi che risultano completamente diversi.
Questo vale anche per gli
scritti cristiani: alcuni fuso di linguaggio sapien^
altri d’una prospettiva
ca, altri ancora di imma,
apocalittiche. Ma Timpoi
te è saper trovare, dietro
sti materiali da costruzi
le linee tipicamente cristi
del loro messaggio
Agli studi hanno sinrpatj
mente partecipato molti j janizzato
denti 0 villeggianti eva»
di Tramonti, sicché il nuj
dei presenti alle conversi
ni era quasi doppio rispa
quello degli ospiti del Ce
ecumenico «L. Meneg(
L’ospitalità è stata comes
pre cordialissima, grazie
l’impegno della famiglia
dolin (Vania, Germana, TÌ
na e Christian).
la
lugli
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patiettua
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lamento
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■ • d
I Centro Luciano Menegon a Tramonti di Sopra
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ianno peí
rae la sui
Watti sol
può assun
mite del
doser SOS
toranein^
LOSANNA— Domenica 14 settembre i valdesi emigrati ei 'n alcun
ni amici hanno festeggiato il cinquantenario della perché di
emigrazione. È stata una bella celebrazione di un’amii nostra se
così lunga e di una fedeltà indefettibile. GiorgettaBi^nmoltep
chi-Bertalmio di Pomaretto; Emma e Enrico MourglÉ®^® sulTe
Luserna San Giovanni, Stefano e Annette Deodato diGer™®.®Ftiei
va, con l’efficace partecipazione di Daisy e Rolf WasiF^tù eh
mann, vodesi ma mezzi torinesi, hanno accolto una bui
trentina di arzilli «anziani» tra cui spiccavano JacquesÌ entenuta
e Nella Pons Raymond, prarostina, venuti con altri da ;Praticai
nevra. Poesie, fotografie, reminiscenze varie oltre a ire che la
pranzo raffinatissimo hanno costituito il programmi °re di
sala del tempio di Saint-Jacques, che ci accoglie ognipn dgelica
sabato del mese per un culto celebrato in italiano dal ®ricon(
store Marchetti, è stato, con la sua terrazza sul lago,*
penda cornice per la festa. Grazie al Comitato e a tuti “e formi
intervenuti, e arrivederci fra... 50 anni, (v.f.)
«ssa in c
NAPOLI — Una donna dolce, amorevole, una credente ani ^
revole e piena di fede: così è stata ricordata FelicettaC»
gliola, membro della chiesa battista di Bagnoli-Nap
spentasi il 17 settembre scorso all’età di 74 anni. Felicff
che ha costituito, insieme a suo marito e ai suoi sei 6
una colonna della comunità, si è spenta dopo un anno ^
malattia sopportando con pazienza le sue sofferenze ed ^
tinuando giorno per giorno a confidare nel Signore e a
stimoniare della sua Parola.
Ca
Tom
fag(
MOTTOLA — Il 31 agosto è stato celebrato il matrimonio
Nunzio Loiuduce, pastore della comunità, e Julia Jablol
va. Ha condotto la liturgia e predicato la pastora Elizai
Green. Il culto è stato celebrato in parte in italiano, inp
in inglese e in russo, e così le letture hanno alternatole!
gue in modo da coinvolgere e comunicare il più possi
La comunità ha cantato inni tratti dall’Innario cristiaiij
due canti sono stati eseguiti dalla corale. La celebrazioi
stata anche arricchita piacevolmente dal canto a capf
in lingua mssa di una piccola ospite e da due brani al
loncello. Erano presenti fratelli e sorelle di diverse 'i‘’!niainpo
nità della Puglia; c’è stato un piccolo rinfresco ,dventi nj
dal tradizionale lancio del bouquet, (r.i.) '^«nziani
-^J®'«sulTec
'Die orie
1“ a
;olto a S
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lo e di
lassi, il (
la: «La
Mnicazic
initori-:
Abbonamento alla rivista
Abbonamento per l’interno
Abbonamento sostenitore per l’interno.......E ®®'|
Abbonamento per l’estero
6 0 più abbonamenti
aito stesso indirizzo (i’uno)........
da versare sul c.c.p. n. 18345223 Intestato a «Comitato Scuole Domenica^
Porro LambertenghI 28-20159 Milano_________^
'«0 che I
'anto prc
*®iperso
®Dale e r
r^attra'
“'’Dativo
'iDisire s
jDze nell,
‘'o e ne
'Dviolen
genet
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13
lì 3 OTTOBRE 1997
¡•a
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
:unifa
apietizi.
ttiva st(
'nitnaj
'impôt
lietro(
'Struzij
e crisi
Corso di aggiornamento pastorale franco-italiano a Vallecrosia
La visita pastorale nella società odierna
la nostra epoca secolarizzata tende a rifiutare ¡'«autorità» per privilegiare la
■ffìolteplicità dei punti di vista: quali le conseguenze sul piano dei rapporti umaniì
haubo pons____________
giugno, in coda ai lavori
delFultima Conferenza
l^ettuale, la Commissione
condo distretto ha orato un corso di aggiorJ^^nto per le pastore e i
nastori in servizio presso le
'¡¿g^'dell’area settentrionale^ nostro paese. Come
; da molti anni, a que
simpatij
molti j
evans
iil nu
inversi
) rispa
I enei sw'corso ha anche partecipa'ome toi® discreto numero di pagrazie store e pastori francesi proniglial Corsica, Provenza
ana,Ti
^sta Azzurra. La pastorale
f co-italiana si è svolta in
..._o al tema della visita pa
!, Tutto il lavoro è stato
rtato con efficienza e
[patia dallo staff scelto
[Commissione distret, ma certamente la parte
«leoni» l’hanno fatta il
sore François Moser,
lente di teologia pratica
Università di Ginevra, e
Rolando, psichiatra,
irimo luogo il professor
ir ha cercato di ridefinire
ificato della visita pale in una società secolaita. Al centro di questa riizione è stato messo il
èlema dell’autorità. Qual
iterio, la norma, che cairizza l’autorità? Molti
tato pensato che l’autorità
tae la sua forza dalla verità,
tetti solo chi dice la verità
rcoi
può assumere su di sé la funione dell’autorità. Invece
ter sostiene che i contem® )oranei non sono interessati
radei in alcun modo alla verità,
deJ]»Pctché <àì),che prevale nella
n’amii ’nostra sensibilità comune è
etta Ek‘^3™o^fepIidtà dei punti di vilourgli sull'esistenza e quindi,
odiGe conseguentemente, l’imposIf Was che la verità assoluta
ma bii essere completamente
quesE ®tenuta in uno solo di essi,
litri da praticamente questo vuol
□Idea |rechela/il pastora/e è poramma ®re di una verità, quella
igni pi ®gelica, a cui non può esao da! riconosciuta alcuna prio
lago.i 0 superiorità rispetto ad
! a tutti ¡ice forme di verità: anche la
ferità evangelica» può essere
lessa in discussione. Al cenate arai :
atta Coi
li-Nap
i. Felii
ti sei
in anni
nzee
oree
Un gruppo di partecipanti all’incontro franco-italiano
tro della visita pastorale non
c’è immediatamente Dio, ma
piuttosto la parola. Se vi è,
ancora oggi, una autorità che
entra in funzione nella visita
pastorale, questa è legata al
discorso, al colloquio. In questo contesto la norma dell’autorità pastorale diventa allora
la sincerità, perché la sincerità implica di per sé la democraticizzazione del fenomeno
religioso, quindi la sua riduzione a una esperienza concretamente condivisibile tra
gli esseri umani. L’unico vero
problema che si incontra a
questo livello è rappresentato
dal passaggio dal livello dell’amicizia, della fraternità (sororità), al livello in cui le competenze teologiche dei pastori devono essere attivate concretamente.
11 dato che emerge in modo
significativo nello studio del
rapporto tra forme di autorità
e società secolarizzata riguarda il superamento di alcune
di esse (autorità istituzionale
e personale o carismatica), e
il permanere di altre (autorità
professionale o simbolica).
Nella visita pastorale l’elemento che entra sempre in
gioco è quello determinato
dall’autorità simbolica. Questo elemento è fortemente
determinante nella relazione
Campo famiglie a Santa Severa
omunicazione e rapporto
ì^nìtorì e figli
rse col
preced
0 inpi i I ^ settembre si è
tatole j ® Santa Severa, orgapossil dal pastore Enrico
-ristia» L .®.dalla moglie Miriam
arazioi ^ campo famiglie sul
a cappi «La V olenza nella coani al' e nel rapporto
r'iori-figli». Il tema del
i seguito da una media
a J'd persone, in prevalen^''ziani, ha portato a rifletsull’educazione alla pace
le ® °dentamento pedagoche mira a un cambiaitem F'^°^°ndo, sia a livello
«B-T®^s°nale sia socio-relaL’a ^^^’^^^edologico.
tata è stato affron
■jbrmL- un percorso
rivo che permettesse di
tlzp "'^1 ®^’^nienti e compeitto e ^ gestione del concomunicazione
orto e anche rapOtil o fi (nonni, educa
sono stati af3ì ®’L ^ "®''a violenza nella co
^udiana
«--"-'’'f'gs Tomaso, 1 - Torino
«04-fax 011-6504394
SSgj-Hf-valdese/claudlan.htm
municazione; il pensiero bipolare amico-nemico, bianco-nero con tutte le sue implicazioni negative; il concetto di potere come possibilità
di influenzare e lasciarsi influenzare; assertività; che
cos’è il conflitto, come gestirlo partendo da noi stessi;
l’importanza dell’ascolto attivo secondo T. Gordon (Rogers) nelle relazioni genitoriali e tra adulti.
Al mattino il pastore Reato
ha proposto delle riflessioni
che mettessero in evidenza le
situazioni di violenza presenti nella vita quotidiana e i
suggerimenti biblici per risolverle, anche attraverso l’analisi di alcune relazioni tra individui presenti nella Bibbia.
Nel pomeriggio la dottoressa
Miriam Grassi ha alternato i
momenti teorici con esercitazioni pratiche e attività di
gruppo. Durante il campo sono state utilizzate le tecniche
e i molteplici linguaggi che
fanno parte del repertorio
dell’educazione alla pace; dai
giochi di conoscenza a quelli
cooperativi, dalle attività di
simulazione alle autobiografie educative.
che si viene a creare tra l’operatore pastorale e il singolo
individuo, elemento caricato
di enormi significati, e per
questo motivo estremamente
ambiguo, pericoloso per le
dinamiche relazionali che
può provocare. Infatti, anche
gli individui più secolarizzati,
vedono nei pastori un «modello» a cui chiedono di impersonificare quelle «virtù» e
quei «valori» a cui personalmente non sono più disposti
a dar credito o fiducia, ma
che desiderano «vedere proiettati» in altri/e, perché, da
questa «permanenza» nell’esistenza comune, essi trovano conforto e sicurezza. Le
pastore e i pastori si trovano
quindi «costretti» in ruoli che
pochi condividono; essi sono
obbligati a «recitare» su copioni e sceneggiature ruoli
che nessuno vorrebbe ricoprire ma, proprio perché sono cosi premoderni, essi richiamano a tutti il ruolo
del/la «padre/madre» di cui
la nostra società ha tanta nostalgia. Infatti in questo nucleo di figure culturali e sociali, come ricordava Marco
Rolando, permane la memoria del senso e del significato
profondo del senso dell’esistenza umana.
Ma nella visita pastorale
non si può mai dimenticare
che sia la persona visitata, sia
la/il pastora/e sono posti
«davanti a Dio». Vi è perciò
una distinzione fondamentale che bisogna mantenere tra
quello che rimanda alla autorità di un essere umano e ciò
che riguarda, invece, l’autorità divina, perché, mentre
nel primo caso si ha sempre a
che fare con forme di autorità
che si collocano aU’interno di
una serie di ermeneutiche
della realtà che hanno pari
dignità e legittimità, nel secondo caso, bisogna accettare il fatto che gli uni e gli altri
sono posti di fronte ad una
autorità esterna, rispetto alla
quale è necessario mediare le
posizioni reciproche e porsi
in umile ascolto. In questa
prospettiva emerge in primo
piano il dialogo che Dio ha
voluto stabilire con la sua
creatura attraverso la rivelazione biblica e la priorità/
centralità di questa rispetto
ad ogni altra relazione nella
ricerca di fede.
Ampio spazio, poi, è stato
dato alla riflessione antropologica, psicoanalitica e sociologica. Ma non solo: la pastorale è stata anche l’occasione
per un proficuo scambio di
esperienze sul campo. In
questo senso la professionalità delle pastore e pastori
francesi è emersa con un profilo preciso e notevolmente
superiore a quella dei colleghi italiani. Ancora una volta
si è dovuto toccare con mano
come la nostra Facoltà, a cui
pure tanti meriti devono essere riconosciuti e attribuiti,
presenti le sue maggiori carenze proprio nel campo della teologia pastorale. Negli
ultimi anni si sono fatti molti
passi avanti, ma il lavoro da
fare in questo campo è ancora molto lungo, quindi ben
vengano iniziative come
quelle a cui abbiamo partecipato: una «sprovincializzazione» dei nostri atteggiamenti e delle nostre mentalità non può che far del bene,
nel lungo periodo, alla vita
delle nostre chiese.
Chiesa battista di /Viottola
Evangelizzare
per le strade cittadine
NUNZIA NOTARISTEFANO
A NDATE per tutto il
AA/Vmondo, predicate il
Vangelo a ogni creatura. Chi
avrà creduto e sarà battezzato sarà salvato; ma chi non
avrà creduto sarà condannato». Queste sono state le parole che ci hanno spinto a
avere una campagna di evangelizzazione dall’8 alni settembre a Mortola, per il terzo
anno consecutivo. Grazie al
pastore David McFarlane e al
suo gruppo di inglesi e scozzesi, la comunità battista è
uscita nelle strade a cantare e
a portare l’Evangelo agli altri.
Le giornate erano così
strutturate: in mattinata, dopo un’ora di meditazione, si
usciva per le strade cantando, danzando,leggendo e
commentando passi biblici e
distribuendo volantini informativi su chi siamo e che cosa facciamo. Dopo la pausa
per il pranzo ci reincontravamo per meditare e uscire
nuovamente nelle ore pomeridiane. Alle 19,30 si teneva
un culto ricco di canti, testimonianze dei fratelli e sorelle
inglesi e un breve sermone
curato, nelle varie serate, dal
pastore Nunzio Loiudice, da
David McFarlane e da Edoardo Arcidiacono.
La partecipazione della comunità è stata molto attiva
non solo nelle serate ma anche nelle uscite, contandosi
un gruppo di 40 persone ogni
giorno. Durante le uscite la
gente si fermava a ascoltare e
leggere attentamente i volantini; molti hanno partecipato
al culto serale. C’era sempre
gente scettica, che quando ci
incontrava si scansava indispettita, ma noi non ci siamo
arresi: anzi, abbiamo continuato più convinti il nostro
lavoro, pensando che bisogna andare proprio dalle persone che ci rifiutano.
È stata un’esperienza che
ci ha molto arricchiti, perché
abbiamo potuto vedere e capire la grande fede che hanno i nostri fratelli e sorelle inglesi: che ci ha resi più ferventi nella fede, che ha riacceso la fiamma in coloro a
cui si stava spegnendo. Una
esperienza che tutti dovrebbero fare, così da poter rispondere «Ecco Signore,
manda me».
Agenda
LONATO (BS) — «Conoscere le chiese anti
che orientali armena, copta e sira» è il tema
del convegno ecumenico che inizia venerdì 3
ottobre alle ore 17, con una panoramica storica sui problemi che hanno portato alla separazione ai tempi del Concilio di Calcedonia del 451, e si conclude domenica 5 con una tavola roton
da sugli ultimi sviluppi del ditQogo ecumenico. Sarà allestita anche una mostra fotografica sulle persecuzioni subite
dagli armeni, una mostra di oggetti liturgici e una piccola
mostra di iconografia. Prenotazioni e informazioni al Centro ecumenico Abbazia di Maguzzano, tei. 030-9130182.
BARI — Alle ore 18, nei locali della chiesa
evangelica valdese in corso Vittorio Emanue
le 138, il maggiore David Armistead parlerà
della storia e dell’opera dell’Esercito della
Salvezza in Italia, e presenterà il suo libro.
Cristiani in divisa, edito dalla Claudiana.
NAPOLI — Alle ore 18,30 nei locali della Chiesa battista di
via Foria 93, l’Associazione delle chiese battiste del Napoletano organizza un «Seminario di formazione per monitori e monitrici della scuola domenicale» a cura di Janet Graves. Per ulteriori informazioni tei. 081-295775.
VEROLI — «La deriva dell’Italia del Sud: ef
fetti dei processi di globalizzazione e (ricostruzione di soggetti sociali protagonisti» è il
tema del seminario-convegno che ha inizio
alle ore 15 di sabato nella sala conferenze del
Convitto comunale. Partecipano Samir
Amin, docente di Economia all’Università di Dakar, Silvia
Boba, economista, Enrico Pugliese, docente di Sociologia
all’Università di Napoli, e Jacques Maury, ex presidente
della Federazione delle chiese protestanti francesi. Il convegno, inserito nelle iniziative promosse dalla Tavola della
Pace in preparazione alla 2« Assemblea deU’Onu dei popoli
(che si svolgerà dal 6 all’11 ottobre a Perugia e che culminerà con la marcia della pace di domenica 12 ottobre), si
chiude alle ore 15 di domenica 5; il costo del seminario è di
£ 30.000 tutto compreso. Per informazioni tei. 075-5736890.
NAPOLI — A partire dalle ore 10, presso «Casa Materna», corso Garibaldi 235 a Portici, le
scuole domenicali delle chiese battiste metodiste e valdesi si incontrano per trascorrere
insieme una giornata animata da lavori di
gruppo e giochi biblici. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Anna Maffei, tei. 081-287650.
UDINE — Alle ore 17,30, presso la chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9) si inaugura la mostra sulla Sacra Scrittura a cura di Giovanna Gandolfo Taverna, che sarà aperta
dal 6 al 31 ottobre con orario 15,30-19 (mercoledì 15,30-18).
TRIESTE — Per il ciclo dei concerti d’organo
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A. Schweitzer», nella Basilica di San Silvestro in piazza S. Silvestro alle ore 20,30 tiene
un concerto l’organista Martino Porcile. Per
informazioni tei. 040-632770.
VENEZIA — Alle ore 18 a Palazzo Cavagnis,
concerto di Jolando Scarpa. In programma
«7 sonate sopra le “Ultime sette parole del
nostro redentore sulla croce’’» di Franz Joseph Haydn. Per ulteriori informazioni telefonare allo 041-5286797.
GENOVA — Alle ore 17,30, presso palazzo
Ducale (Ala Est, p. ammezzato), nell’ambito
del ciclo Sae su Àbramo, il prof. Carmine Di
Sante parla sul tema «La chiamata, la tenda».
Per informazioni tei. 010-566694.
CARBONIA — Il gruppo femminile della
Chiesa battista organizza un convegno dal
tema «Donne che cambiano... alla ricerca di
nuovi percorsi di identificazione femminile», presso i locali della comunità. Interverranno la pastora Elizabeth Green e Anna
Lai, presidente di un’associazione culturale di donne della
città di Carbonia. Per ulteriori informazioni: Maria Meloni
(tei. 0781-24426) o Pina Mola Miglio (0781-660667).
TORINO — Alle ore 18, nel tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele II, si tiene un concerto di musiche spagnole per organo dei secoli XVI-XVIII. Esegue Massimo De Grandis.
Musiche di S. Aguilera de Heredia, A. de Cabezón, F. Correa de Arauxo, P. Bruna, J. B. J.
Cabanilles, M. Lopez, D. Xarava, N. Casanoves. Per informazioni: Colegio de Salamanca (tei. 011-835745).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 10 circa.
Domenica 5 ottobre andrà in onda: «L’impegno del Consiglio ecumenico oggi nel mondo: premio metodista per la pace alla comunità di S. Egidio; incontri: rubrica biblica». La replica sarà trasmessa lunedì 13 ottobre.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Bologna
e il Congresso eucaristico
Giovanni Anziani
Il Congresso eucaristico di Bologna {20-27 settembre
1997) è stato un’occasione, per 1 cittadini e gli evangelici
della città, per comprendere due movimenti importanti riguardo al futuro della vita nella città che nel 20Ò0 sarà
proclamata «capitale della cultura». Questi due movimenti sono rappresentati uno dalla curia arcivescovile guidata
dal cardinale Giacomo Biffi e l’altro dalle istituzioni pubbliche, con in prima fila il sindaco pidiessino Walter Vitali,
ma anche il presidente della Provincia, Vittorio Prodi, e lo
stesso presidente del Consiglio, Romano Prodi.
La curia arcivescovile ha voluto manifestare, con l’efflcienza organizzativa e con l’alta qualità del contenuto del
Congresso eucaristico, la capacità di aggregare i cittadini
e di essere l’unica a proporre, per il nuovo secolo, i punti
forti del cammino futuro. Il Congresso eucaristico ha avuto certamente il suo momento più importante delle attività svolte nella settimana conclusiva con la presenza a
Bologna delle alte gerarchie cattoliche e del pontefice
stesso. Questi ha beatificato un sacerdote bolognese del
XVIII secolo, Bartolomeo Maria Dal Monte, ha partecipato al megaconcerto di musica rock con migliaia di giovani, e ha infine celebrato la messa tra una folla di oltre
300.000 pellegrini.
Il Congresso è stato anche altro. Era iniziato nel settembre deUo scorso anno un programma di convegni con un
livello culturale alto e con la partecipazione del migliori
intellettuali italiani. I temi erano stati: «Il volto dell’uomo
alle soglie del 2000: un approccio bioetico»; «La sapienza
cristiana di fronte alla sfida della complessità»; «Una rilettura della Dottrina sociale della Chiesa»; «Giovani e generazione». Questi convegni e i momenti liturgici hanno
dato un contenuto rilevante a tutto il Congresso: in questo movimento, poche e timide le critiche in ambito cattolico, come quella del prof. Giuseppe Alberigo.
Le istituzioni pubbliche si presentano oggi in una posizione di rimorchio, a livello culturale, rispetto alle proposte della curia bolognese. Un esempio, tra i molti, ci viene
da un articolo pubblicato da «La Repubblica», nelle pagine cittadine, a firma del presidente della Provincia, Vittorio Prodi. L’autore afferma che la sua partecipazione al
Congresso eucaristico non è solo «un omaggio istituzionale, ma anche una testimonianza pubblica che rendo
nell’affermare che la motivazione del mio agire nella amministrazione pubblica e nella politica viene dall’Euctuestia». E c’è chi credeva che le motivazioni dell’agire politico, come amministratore pubblico, derivavano dal libero
voto dei liberi cittadini!
Si ha dunque la chiara indicazione che l’attuale classe
dirigente della «polis» bolognese non possiede capacità di
progettualità politica, ma solo una gestione dell’esistente.
Così anche le forze politiche in città si situano, pur con diverse accentuazioni, in questo «rimorchio» della forza
culturale cattolica. Così gli interventi scritti di vari esponenti politici non contengono il pur minimo accenno critico riguardo alla curia bolognese la quale esalta la «tradizione della maggioranza» contro le pretese di eguaglianza
delle forze religiose di minoranza, e nulla sul grande progetto culturale di una scuola privata cattolica quale unica
attrice nel nuovo progetto di riforma scolastica.
Questo è il quadro, questa la situazione nella quale, oggi, a Congresso eucaristico nazionale terminato, vivono
alcune chiese evangeliche, tra cui la comunità metodista,
come anche l’antica comunità ebraica. Dal Congresso eucaristico ci viene proposta una «sfida» per la nostra capacità di predicare l’Evangelo di Gesù Cristo. Questa «sfida»
non può essere respinta, ma deve essere accolta con
umiltà e responsabilità.
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo delia testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 36 del 26 settembre 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 24 settembre 1997.
VENERDÌ 3 QTTOBRf
Riprende il dibattito in vista di un prossimo convegno a Santa Severa
Un otto per mille «battista»?
Bisogna uscire dalla secca alternativa del l'accettare o rifiutare in blocco questi
possibilità riflettendo di più sul «come» aderirvi rispettando alcuni principi
STEFANO SICARDI
Nel prossimo dicembre i
battisti italiani si confronteranno nuovamente in
un apposito convegno a Santa Severa suH’«Otto per mille», un problema che non solo ha suscitato posizioni anche radicalmente diverse (il
che è legittimo è utile), ma
che ha pure acceso gli animi
e talora ha determinato risentimenti e malintesi (e
questo è invece davvero un
male). Proprio per contribuire a evitare questi pericoli intendo sottoporre alla riflessione alcune mie personali
considerazioni in argomento.
Sono sempre più convinto
che il punto di partenza sul
problema dell’otto per mille
sia non tanto se aderirvi
quanto come aderirvi.
No airalternativa
semplicistica
Ciò significa anzitutto liberarci dalla secca (e per me
semplicistica) alternativa
dell’accettare in blocco o rifiutare frontalmente questa
possibilità. Anzitutto credo
che sarebbe inconcepibile
accettare in blocco l’otto per
mille. Sicuramente mai dovremmo accettarlo per le
scelte non espresse (perché
gli introiti che riceviamo devono provenire da chi volontariamente e palesemente
vuole destinarceli). E credo
che neppure dovremmo accettarlo (quand’anche fosse
limitato alle scelte espresse)
per finanziare le spese relative al sostentamento dei pastori, al mantenimento dei
locali di culto, alla cura pastorale e all’evangelizzazione
perché ciò, a mio avviso, potrebbe entrare in contraddizione con la nostra ecclesiologia, fondata sull’impegno
attivo dei credenti a contribuire con specifici esborsi,
con effettive «primizie» (e
non solo con la destinazione
di una quota di gettito fiscale
già prelevato), alla diffusione
della Parola e al sostentamento dei ministri che dedicano la vita a questa vocazione. D’altro canto io credo sia
invece opportuno accettare
l’8%o per interventi di carattere sociale e umanitario.
Spese di sostentamento
e interventi sociali
Si potrebbe subito obiettare: ma non è astratto e schematico rifiutare l’8%o per le
spese di sostentamento, cura
pastorale, culto e evangelizzazione e poi accettarlo per
interventi sociali e umanitari.
LEGGO su un nostro periodico che a Roma si sta
creando un museo delle intolleranze e degli stermini,
un centro della memoria
collettiva di tutte le oppressioni e di tutti i razzismi umani. Iniziativa lodevole e
quanto mai tempestiva. Si ha
l’impressione infatti, leggendo certi articoli recenti, che
l’attesa del 2000 susciti in alcuni una sorte di euforia
umanistica, la visione di un
móndo nuovo. Sembra di rivivere la fine del secolo scorso e l’inizio di questo secolo,
quella che i libri di storia ci
raccontano come la «belle
époque», quando la vita appariva rosea, il progresso
inarrestabile anche sul piano
morale, i conflitti ormai dimenticati. Due guerre mondiali e la barbarie nazista si
sono incaricate di stroncare
queste vane illusioni.
quando invece questi due
ambiti di intervento appaiono inscindibilmente connessi? E ancora, coprendo con
l’otto per mille una parte delle spese (quelle sociali e umanitarie) che attualmente gravano anch’esse sul Piano di
cooperazione e accrescendo
quindi la fetta da destinarsi
alla cura pastorale e all’evangelizzazione, non veniamo
indirettamente a finanziare,
con un artificio un po’ ipocrita, queste ultime attività con i
soldi di tutti? Non condivido
queste due obiezioni.
Per quanto riguarda la prima, se è innegabile la connessione tra culto e evangelizzazione da un Iato e diaconia dall’altro (un pastore, come qualsiasi credente, tradisce la sua vocazione se proclama la Parola senza essere
disponibile all’amore e all’aiuto; e l’amore e l’aiuto offerti da una chiesa non possono essere solo «umani» ma
devono essere pure spirituali), è però anche vero che una
cosa è la cura d’anime e la
predicazione dell’Evange'lo (e
il sostegno di questa azione
dovrebbe provenire dalle tasche dei credenti), mentre altra cosa è l’azione {assolutamente essenziale) delle chiese (e delle loro istituzioni)
che riguarda un più generale intervento nei confronti
del prossimo, chiunque esso
sia e comunque la pensi. Le
chiese e le istituzioni «del samaritano», che assistono i
malati e gli anziani, i drogati
e gli extracomunitari, i deboli
lasciati indietro dalla società
(e che non devono fare di
questo servizio un grimaldello di proselitismo) svolgono
indubbiamente compiti di
interesse e utilità generale.
È sempre più chiaro che Io
stato sociale non può provvedere a tutto; è sempre più
chiaro che in gran parte sono
e saranno proprio le istituzioni «non profit» (come oggi si
dice) a dover svolgere compiti, davvero indispensabili, di
assistenza, accoglienza, sostegno. Perché mai dovremmo rifiutare l’8%o per lo svolgimento di queste attività?
Due rischi potrebbero peraltro profilarsi. Il primo sarebbe
quello di diminuire vertiginosamente i nostri contributi
personali per scopi sociali e
umanitari «perché tanto ci
pensa l’otto per mille». Si tratterebbe di un atteggiamento
davvero meschino ma esso
non dipenderebbe dall’aver
accettato l’otto per mille, ma
dalla nostra aridità e dal nostro desiderio di disimpegno.
Il secondo rischio potrebbe
derivare, invece, dal fatto che
Un’Assemblea battista
un’unione di chiese piccola
come la nostra resti «schiacciata» dal peso degli interventi sociali a cui dovrebbe
far fronte, rinunciando a
svolgere la sua funzione (assolutamente essenziale) di
sostegno all’annuncio e alla
diffusione della parola di Dio.
Ma questo rischio si evita, a
mio parere, non rifiutando i
soldi dell’otto per mille (che
ci aiuterebbero semmai a lavorare meglio e a riorganizzare la nostra presenza nel
sociale nel quale comunque
sia già ora impegnati, spesso
in modo logorante e non
sempre incisivo a causa delle
nostre risorse troppo esigue)
ma ricercando un sempre più
urgente e necessario risveglio
della nostra fede e della nostra esperienza di credenti,
da impegnare sul versante
della crescita spirituale e
dell’evangelizzazione.
Il principio dei vasi
comunicanti
La seconda obiezione (l’otto per mille per scopi sociali e
umanitari non costituirebbe
comunque un finanziamento,
attraverso un travaso indiretto di risorse, per le attività
prettamente di fede?) viene,
io credo, superata se resta
fermo che il bilancio dell’
Ucebi non diventa, in conseguenza dell’8%o, «a vasi comunicanti». Certo, appena affluissero i fondi dell’otto per
mille, l’effetto iniziale sarebbe, almeno in linea teorica,
quello di «liberare» una quota
degli introiti del Piano di cooperazione ipoteticamente destinabili al sostentamento dei
pastori, alla cura pastorale e
all’evangelizzazione (ma succederebbe poi davvero così
o i fondi «liberati» non verrebbero inevitabilmente utilizzati per ridurre il deficit
dell’Unione?). Anche però
ammesso che in tale momen
PIERO bensì
È vero che il progresso
scientifico e tecnologico di
questo secolo è stato maggiore di tutto il cammino
precedente dell’umanità, ma
questo non ha migliorato
l’animo umano. Questo secolo che ha mandato l’uomo
a passeggiare sulla Luna e ha
riempito il cielo di satelliti, è
anche il secolo che ha visto
le più strazianti e umilianti
sofferenze dell’umanità: la
Shoah, l’Olocausto di sei milioni di ebrei, i campi di ster
rninio nazisti, le purghe staliniane, il massacro di un milione di cambogiani, la guerra del Vietnam, le stragi etniche in Africa centrale, in Algeria e in Jugoslavia, i milioni
di rnorti per fame. Cinquant’
anni di pace (la prima volta
nella storia) fra le nazioni
dell’Europa occidentale non
possono farci dimenticare
queste realtà che molti di noi
hanno vissuto.
È indispensabile che chi
dovrà vivere e costruire il
to iniziale le cose stiano
risulterebbe ben presto cì
ro che le attività di fede
chiese (quelle che le fannoi #erle»
lì a niiinHì rìormzi /-Il «_• __«,«{
li e quindi degne di esisij
sarebbero, senza le «primij
dei credenti, destinate a(
diñare fino a spegnersi^
remmo cioè messi di
alle responsabilità che
vano dalla nostra ecclesj
già, per la quale il sosti
dei pastori così come
nunzio dell’Evangelo dii
dono davvero dal nostro
pegno e coinvolgimento,
che economico. E è proi
questa consapevolezza
occorre fare nostra e cheì
tualmente, anche senza
per mille, talora fatica
poco a manifestarsi (per
ragioni più o meno compì
sibili) nelle nostre chiese,
Laseg
0a a*
¡lodiUrf
L’arti
lianni «
ap. 10
ipontiei
mi
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toni) tei
]a#tur
Darsi sei
Il malumore
degli anni scorsi
Mi è capitato di sentire,)
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e di indi
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Je antici
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Ìo^han
ma proti
me espressione estrema |are di qi
malumori susseguenti al
stro rifiuto di qualche
addietro dell’8%o, frasi di
po: «Che cosa vengoni
chiederci con il Piano di
perazione? Bastava che
sero preso l’8%o!». Affa
zioni di questo genere
manifestano una persisi
difficoltà di rapporti tra
credenti e certe chiese
Unione) rischiano però
vero di portarci sulla si
del cambiamento dei ni
principi. Esse sembrano:
dirittura sottendere chi
remmo disposti a pagarei
stori con gli introiti deiM
nevra n
arate
5 pubi
tesin
Igiust
re etico
iella Rif
mtrap]
lucazior
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di cui p,
ìonsegui
Wa chi
del calvii
te piopo!
realtà. C
dalle scelte non espressa monmi.
che li farebbe divenitesi
pre più burocrati stiperai
con i soldi di tutti. Ciò(
davvero non dobbiamoao
gliere dell’8%o è lo slo|
tragicamente più volte
tuto anche sui mass mi
«con una firma che non
nulla...». Ebbene la propi
zinne della Parola e ilsoi
gno dei ministri, cosici
d’altronde l’aiuto del proi
mo, non può che costati
credenti. Mi ritorna alla
te quanto Davide risposai
Arauna: «No, io comprerò'
te queste cose per illi
prezzo e non offrirò al Si?
re, al mio Dio, olocaustii lia.Vipr
non costino nulla» (Il Sa® Dbia qu;
le 24, 24; e, nella versionei jo^ermi
Cronache, 21, 24). Egrave
Se l’Otto per mille, daò includi
tributo specifico e utile, ® »trmer
lizzato a interventi socir
umanitari, divenisse il pf*
sto, per 1 membri delle noi
chiese, del «non dare tiulf ^
Signore che li ha chiamaci j
convertirli e salvarli, a® |*i
veramente, sarebbe la iìnC'j
1 evasior
un reato
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consapevolezza che 1 u®'
sempre sull’orlo della b
rie; anzi, maggiore sat
progresso e più repent"
catastrofica può essere I*
duta. In una bella initn^'
dell’Apocalisse, il libi®
chiude la Bibbia,
volge al rappresentamj
una comunità molto si'
di sé con queste
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nulla! Tu non sai
sei infelice fra tutti, triis^
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consiglio di comprate
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3 OTTOBRE 1997
I La Lega Nord
e Í protestanti
la seguente lettera è stata inMtu u «Liberazione», quotidia0 di Rifondazione comunista.
L'articolo di Maso Nota‘tiano(J lianni «La tre giorni padana»
•esto ci ap. 10 settembre
feded( co^ntiene due autentiche
' faiuioi
'i esisti
«Pritniji
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¡nersi.!
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□ente,
«perle» consecutive, che non
¿¡sarei mai aspettato di trovate nel vostro giornale. Le
cito alla lettera per comodità
di chi legge: «La Lega alza i
toffl, tende ad abbandonare
Jalitura cattolica per awiciparsi sempre di più al prote^ntesimo. E lo fa riempienti suoi discorsi di contenuti
e di indirizzi sempre più vicini al nazismo».
Gli scomposti attacchi di
èpro]ÌBossi alla gerarchia della
' nhiesa cattolica rientrano
pila tradizione del più bana■ anticlericalismo italiano:
icambiarli per un segno di
ibbandono della cultura catjolica e di avvicinamento al
Protestantesimo è, per non
dire altro, ridicolo, le citazioni a sproposito che il senatore Miglio a suo tempo e Bossi
J hanno fatto della Riforentire,! ¿a protestante e in particotrema ^iare di quella di Calvino a Ginevra non sono altro che
jarate» per far colpo su di
ài pubblico che di proteitesimo sa poco o nulla.
■Ègiusto riconoscere il rigoreetico come caratteristico
della Riforma di Calvino, in
¡ontrapposizione alla diselucazione morale e civile del
lostro popolo cattolico, agfgravata dalla Controriforma
di cui paghiamo ancora le
¡conseguenze. Supporre tuttavia che le esigenze etiche
del calvinismo possano venite proposte dai capi della Lega alloro seguaci è fuori dalla
lealtà. Qù tra i leghisti abbiamomaisentito affermare che
'evasione fiscale non solo è
un reato, ma prima di tutto
un peccato, come pagare in
nero il lavoro, come non rili spettare i diritti di libertà sinlacale, come non osservare
le norme urbanistiche, come
ndurre inquinando?
L’etica protestante è fondae il soi ta, oltre che sulla solidarietà,
;osì ci '^l’assunzione di responsalel pro! lililà personale nella sfera cicostari sica come in quella economiallaiii ra. sulla preparazione profesispose donale come parte integrante
nprerò della personalità del credener il 11 ic, sullo spirito critico nutrito
) al Si? Ma conoscenza della Bib;austii Ila. Vi pare che tutto questo
II Sai® obia qualcosa a che fare con
rsioneifc^ermazioni della Lega?
E grave poi che Notarianni
e, daClP’'cluda che quanto più il
jtile, fij®®Mmento leghista rivela la
i socia
e il P<1
311 e noi
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iauiadl
-li, all{
la
sua natura razzista e intollerante, cioè di tendenza nazista, tanto più si avvicina al
protestantesimo. L’identificazione di protestantesimo e
nazismo è uno dei tanti stereotipi ricorrenti sulla stampa italiana, così disinformata
in materia di cristianesimo e
di Riforma protestante. Il
fatto che il nazismo si sia
manifestato in Germania,
paese a maggioranza protestante, non autorizza nessuno, soprattutto se scrive su
«Liberazione», a spacciare
per buona la sciocchezza
storica secondo cui le premesse del nazismo possono
essere ricondotte addirittura
a Lutero, nazionalista perché
si era appoggiato ai principi
tedeschi (per salvare la Riforma dall’imperatore cattolico), e razzista perché era
ostile agli ebrei.
Ricordiamoci che tutta la
cultura cristiana, con rarissime eccezioni, è stata antisemita fino ad Auschwitz. Le
terribili persecuzioni cattoliche nel corso della storia non
hanno nulla da invidiare al
nazismo e la Lega non ha
nessun bisogno di ricorrere
al protestantesimo per scegliere i più persuasivi modelli storici delle proprie aberrazioni razziste. La cacciata dei
mori e degli ebrei dalla Spagna nel 1492 e la secolare ossessione spagnola per la
«limpieza de sangre» sono
esempi cattolicissimi. E nella
storia recente è ben noto lo
zelo dei cattolici polacchi
nella denuncia degli ebrei ai
tedeschi: oggi non ci sono
quasi più ebrei in Polonia.
Questo volevo precisare
come valdese e come compagno iscritto al circolò «Chico
Mendes» di Rifondazione comunista di Sampierdarena.
Giacomo Quartino
Genova
i = I campi nei
Centri evangelici
Nel suo articolo relativo al
campo cadetti di Ecumene
(n. 33, p. 8), Silvia Rutigliano
conclude ponendo alcuni interrogativi, a cui intendiamo
riallacciarci. Da alcuni anni
noi mandiamo i nostri figli
presso i nostri Centri e invitiamo anche altri genitori
evangelici a fare altrettanto,
convinti come siamo che si
tratti di luoghi di incontro,
formazione, crescita. Però, riflettendo sulle esperienze
maturate siamo spinti a
muovere rilievi critici generali in merito all’andamento
dei campi. Noi partiamo dal
presupposto che un Centro
Fuori collana è appena uscito il volumetto
Umberto Stagnare
DIETRICH BONHOEFFER
Un cristiano contro il nazismo
22 pp. a fumetti, Lire 8.000
fumetto d’autore (ricordiamo i precedenti L’uomo di Wit^tg 6 Pradeltorno non deve ca> affronta uno dei personaggi più
^anti del XX secolo: il teologo prosante Dietrich Bonhoeffer, morto
^to nel 1945 per volere personaj Llitler, in quanto coinvolto nel falli
a, ?'’®dista, e l’efficacia del biancone' Wnno vivere le tensione e le ango’ ®he Bonhoeffer affronta nel corso
breve ma intensa vita, come -- .
'S®''®9lio delle Chiese durante il i wtLi|£Ì&®Onhoefferj
1° della dittatura nazista. '
> «w»*,,,
ìli ocC
issioù
netii^
m mmedfftìlce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, t -10125 TORINO
TEL, 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://wwv».arpnet.it/-val<Jese/cIaudÌan.htm
PAG. 1 1
RIFORMA
La testimonianza di due missionari battisti tornati recentemente a Tirana
La grave crisi albanese non è solo politica e economica
SAVERIO e BETSY GUARNA
SIAMO rientrati finalmente in Albania e ringraziamo Dio per il sostegno e l’incoraggiaraento che ci ha dato
e per quello che ci avete dato voi con le
vostre preghiere. Potrete immaginare
la folla di pensieri e di emozioni che ci
ha inondati mentre attraversavamo
l’aereoporto di Tirana il primo agosto.
Tornare a casa, dal popolo che amiamo
e nel paese che consideriamo nostro, è
stata un’esperienza forte, dopo Timprowìsa partenza e lunga separazione.
Gli interrogativi che affiorano dentro di
noi erano tanti che non avevamo il
tempo di pensare alle risposte.
Oggi, due settimane più tardi, ci stiamo reinserendo nella vita di Tirana.
Abbiamo il tempo e la serenità di riflettere sui tre mesi e mezzo trascorsi in
Inghilterra e il mese passato in Italia in
seguito alla nostra drammatica evacuazione dal paese a metà marzo. Abbiamo vissuto questo lungo periodo con
sentimenti misti: da un lato, la preoccupazione per l’incolumità dei credenti che ci eravamo lasciati dietro e per la
sopraTOvenza della nostra piccola comunità cristiana; la scarsità delle notizie e la loro incompletezza circa gli sviluppi interni delTAlbania; il continuo
rinvio del nostro ritorno da parte della
nostra organizzazione; l’incertezza del
futuro. Dall’altra parte la grande attenzione e il sostegno della Società missionaria battista inglese, i bei periodi di riposo e la possibilità di frequentare i
nostri figli, Carlo e Susan, che vìvono a
Londra e l’affetto e l’arricchimento spirituale ricevuto nelle nostre visite alle
chiese sia in Inghilterra che in Italia.
Tutto considerato siamo usciti da
quest’esperienza più forti per molti
versi. Ritornavano sempre nelle nostre
menti le parole dell’apostolo Paolo in
Romani 8, 28: «Sappiamo che tutte le
cose cooperano al bene di quelli che
amano Dio, i quali sono stati chiamati
secondo il suo disegno». Le stesse parole avevamo ricordato insieme ai nostri amici albanesi prima di pregare e
di lasciare in tutta fretta casa nostra
per rifugiarci nell’Ambasciata britannica il 13 marzo.
Che cosa ci riserva il futuro? Come
vanno le cose oggi, qui da noi? Siamo
prudentemente ottimisti, infatti la nostra chiesa ha continuato a incontrarsi
durante tutto questo tempo, nonostante pericoli e difficoltà di ogni genere.
Non è stato facile, né indolore, perché
la paura e la confusione hanno prevalso alcune volte e la frequenza all'attività di chiesa si è drasticamente ridotta. Gli incontri sono però continuati,
eccetto quelli della scuola domenicale
e sono emersi alcuni credenti che,
prendendosi cura delle responsabilità
ecclesiastiche, hanno mostrato di avere i doni per guidare la comunità. Abbiamo perso quasi tutti gli adolescenti,
e ciò è dipeso dalla diffusa paura presso ì genitori per il rischio deU’incolumità fisica dei figli in una città le cui vie
erano sotto una cappa di violenza.
Ora stiamo entrando in un periodo di
riflessione insieme con la chiesa per
considerare Chi e quanti siamo e inaugurare un nuovo inizio. Siamo grati a
Dio che dopo 3 anni di testimonianza
possiamo contare su una comunità di
30-40 membri adulti e giovani, decisi
ad andare avanti e sulle cui esperienze
e saggezza possiamo conta*-» umi per il
futuro. Noi stiamo vedendo il nostro
ministero in una prospettò a differente,
meno come leader e più i ome i onsiglieri e collaboratori nella chiesa. Comunque, saremo sempre impegnatissimi a sostenere i leader a fare un passo
avanti nelle loro responsabilità, a
confortare e incoraggiare chi ha rallentato la frequenza in chiesa, a riprendere
l’insegnamento biblico e a riorganizzare le diverse attività. C’è tanto lavoro
per tutti e noi faremo la nostra parte accanto alle sorelle e ai fratelli albanesi.
Al nostro ritorno abbiamo trovato le
condizioni generali del paese disastrose. A Tirana si sente ancora sparare per
le strade dopo l’imbrunire, ma il fenomeno è in diminuzione. Circolano storie dì rapine notturne a case private, di
automobili sequestrate da banditi e
atre ancora, e c’è ancora tanta paura di
stare fuori casa a causa delle pallottole
vaganti. Le elezioni politiche hanno
portato al potere l’opposizione (il Partito socialista) e il ritorno alla norma
lità procede in modo molto lento. I kalashnikov sono vista comune dentro i
negozi, nelle case e, sui tetti di edifici
pubblici e di imprese, ci sono tiratori
scelti e mitragliatrici. La città è stata
devastata e saccheggiata e si può immaginare in che situazione versino le
altre città. Viaggiare fuori Tirana è pericoloso. Le scorte di viveri sono scarse e
i costi, proibitivi per la massima parte
degli albanesi. Fabbriche e imprese si
sono fermate perché distrutte e saccheggiate quasi tutte, manca così anche quel po’ di lavoro che esse davano.
È un tempo di grave crisi, e non solo
politica ed economica: la gente è sfiduciata e disperata. Che altro possiamo
fare se non cercare consolazione in Dio
e aggrapparci alla sua promessa? Durante il culto di domenica scorsa abbiamo considerato come Geremia fu
chiamato da Dio a parlare a una nazione sull’orlo del baratro (Geremìa 1: 414): sul regno di Giuda incombeva lo
sfascio più totale, politico, economico,
sociale e spirituale. E ci siamo trovati a
chiederci, anche noi: Dio ci ha abbandonati? È impotente il nostro Dio in
questa situazione? Ma il messaggio di
Geremia offre una speranza audace: allo sradicare, al demolire e al distruggere seguirà il tempo per costruire e per
piantare; Dio è lui che inizia, guida, e
porta a compimento i processi storici.
L’ultima parola nella storia non spetta
ai potenti della terra, ma al Dio vivente.
È una parola di resurrezione e di vita,
come il ramo fiorito del mandorlo vuole indicare e come la vicenda personale
di Gesù ha concretamente dimostrato
come la sua morte seguita dalla resurrezione. Anche se siamo nel cuore di
un inverno freddo e buio, abbiamo una
promessa a cui aggrapparci, e ci incoraggia in Geremia 29, 11: «Io so i pensieri che medito per voi, pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire
e una speranza».
Vi ricordiamo tutti con affetto e vi
chiediamo di pregare per noi e per la
nostra chiesa, e perché la pace e la giustizia ritornino nel nostro paese.
(testo di una lettera circolare inviata
a fratelli e sorelle in Italia)
evangelico debba naturalmente differenziarsi rispetto
ad altri (Crai aziendali, Wwf.,
ecc.), con particolare attenzione alle regole di convivenza, favorendo la tolleranza, il
rispetto, il rifiuto della violenza nei rapporti interpersonali e così via. In altre parole,
i Centri evangelici devono sapersi rivelare tali e, quindi,
alternativi. In sintesi, questo
ci aspettiamo da chi organizza e gestisce i campi cadetti:
1) validi laboratori di manualità, scelta mirata di canti,
canzoni, storie, giochi (educativi e anche non competitivi);
2) garantire la salute dei
partecipanti e la loro incolumità anche nel piccolo (ad
esempio, prevenire e non tol
lerare episodi di bullismo,
piccole aggressioni, scherzi
pesanti; curarli nell’alimentazione e nel riposo);
3) prestare la massima attenzione al linguaggio (evitare da ogni parte le parolacce
ed equivoci giochi linguistici);
4) rispettare ìe capacità dei
ragazzi segnatamente al dato
anagrafico (essere esigenti in
quello che possono dare e fare e non già pretendere quanto è loro impossibile per ragioni di età).
Pur ritenendo ancora idealmente fondamentale la frequenza dei nostri figli presso i nostri Centri, è venuta a
mancare la fiducia e permangono pressanti alcune perplessità che richiedono una
Solidarietà
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
Prosegue in modo incoraggiante il flusso di doni per
l’opera sostenuta dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e da altre chiese
e organizzazioni evangeliche
italiane nel campo della formazione di giovani e adulti in
zone degradate di Tirana.
1 nostri lettori hanno compreso l’importanza di questa
azione che, per una volta, di
discosta dal nostro solito
modo di operare. Invece di
sostenere da soli o con pochi
altri delle azioni modeste che
non rientrano nei programmi delle grandi Organizzazioni non governative, ma
che aiutano a risolvere situazioni di necessità non meno
reali solo perché di piccole
dimensioni, questa volta entriamo con un contributo
modesto in una grande azione sostenuta da una parte significativa dell’evangelismo
italiano, naturalmente non
per dire «in Albania c’eravamo anche noi» ma per entra
re anche noi in questa azione
corale delle chiese e movimenti evangelici in Italia.
OFFERTE PERVENUTE
IN LUGLIO E AGOSTO
£ 300.000: Chiesa metodista
di Padova; Elda Coisson;
Enzo Robutti.
£ 70.000: Sauro Gottardi.
£ 50.000: M. Elisa Fiorio; Eliana Resta.
£ 25.000: NN Verbania.
Totale offerte: £1.095.000
tassa bollo
bimestrale ccp: £ 18.000
totale precedente:
£ 1.055.919
Incassa: £2.132.919
seria riflessione e adeguate e
convincenti risposte.
Francesca Colomba,
Pina D’Elia - Milano
Pentecostali
di un tempo
Gentile direttore,
ho ietto con attenzione l’articolo del pastore Samuele
Giambarresi a proposito di Liborio Naso {Riforma del 29
agosto, pag. 3). Quest’estate
ero a Torre Pellice e ho avuto
il piacere di scambiare poche
parole di stima col pastore
Giamharresi. 11 suo articolo,
involontariamente però, dà
l’impressione a chi non ha
mai avuto contatti con i pentecostali che noi amiamo l’ignoranza e che ci esprimiamo
come chi ha i piedi per aria
anziché per terra. 11 pastore
Giambarresi descrive i pentecostali di mezzo secolo fa!
Anche noi abbiamo letto e
studiato e siamo cresciuti. E
non ci esprimiamo più con
entusiasmo popolano (volesse Dio che l’avessimo conservato!). Se ricordo bene, anche
i valdesi della prima ora fecero scoppiare dal ridere perché credevano «nella madre
di Cristo»! Ma sono persuaso
che il pastore Giambarresi
non intendeva minimamente
presentare i pentecostali sotto cattiva luce.
Volto Di Gennaro - Corsico
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 102, 24
Le figlie e i familiari tutti del caro
Stefano ReveI (Tienin)
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringraziano di cuore tutti coloro che con presenza,
scritti, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice, alle dottoresse Seves e
Miozzo, ai vicini di casa, ai colleghi di lavoro di Nella e al pastore
Berutti.
Luserna San Giovanni
3 ottobre 1997
Per la pubblicità su
tei. 011-655278,
fax 011-657542
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Arturo Gente
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di affetto
tributata al loro caro, ringraziano
sentitamente tutti coloro che con
presenza, scritti e parole hanno
partecipato tanto calorosamente
al loro dolore.
Torino, 3 ottobre 1997
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telèfonare al numero
011-655278
fax 011-657542
La Tavola valdese,
via Firenze 38
Roma, comunica il
NUOVO NUMERO
DI FAX
06-47885308
16
PAG. 1 2 RIFORMA
BALE
venerdì 3 OTTOBRE
Si è tenuto a Strasburgo un convegno europeo sulTeducazione religiosa
Il contributo della religione alKeducazione
Per costruire una società più civile e democratica bisogna educare i giovani
ai valori spirituali. L'insegnamento religioso contribuisce a formare il cittadino
GRAZIELLA GANDOLFO CENSI
Dal 21 al 25 luglio si è tenuto presso il seminario
protestante di Strasburgo il
convegno triennale europeo
sull’educazione religiosa, organizzato daU’Iccs (Intereuropean Commission on
Church and School), con la
partecipazione di rappresentanti di 17 paesi europei, sul
tema: «Europa e spiritualità:
il contributo della religione
all’educazione».
Dare un'anima all'Europa
L’apertura del convegno ha
avuto luogo in una sala del
Parlamento europeo con
un’introduzione di Peter Leuprecht, segretario generale
del Consiglio d’Europa, il
quale ha affermato che non si
può costruire l’Europa solo su
basi economiche e finanziarie
ma occorre soprattutto che
esse poggino sui valori umani. A questo proposito ha ripreso il discorso che Jacques
Delors nel 1992 aveva tenuto
in Germania ai rappresentanti delle chiese: «Se nei prossimi dieci anni non riusciremo
a dare un’anima all’Europa...
allora l’intera impresa fallirà».
Per costruire una società europea più civile e democratica bisogna educare i giovani
ai valori spirituali. In particolare è l’insegnamento religioso che contribuisce a formare
il cittadino: lo educa alla tolleranza, alla solidarietà, alla
libertà dello spirito, aiutandolo a ricercare il senso interiore della vita.
Due sono state le relazioni:
una di Hans Spinder, olandese, e l’altra di Jean Lambert,
francese, professore di storia
delle religioni a Parigi. Hans
Spinder ha affrontato il tema
con l’analisi del termine «spiritualità», concetto riferito a
persone, ampio, aperto e dinamico, che può avere un
senso religioso, ma non necessariamente: può essere
collegato alla moralità, agli
ideali, alla sensibilità, alla devozione, alla creatività, alla
conoscenza di sé. La spiritualità arricchisce gli uomini, li
aiuta a comprendersi, a mettersi in relazione tra loro e
con la società.
Che cos'è la spiritualità?
Si può parlare però di «spiritualità» anche a livello politico, quando la politica non è
impostata esclusivamente
sull’economia o sugli interessi materiali, ma sul rispetto
dei diritti umani, sullo sviluppo etico e morale. Ciò che
unisce la spiritualità politica
a quella individuale è l’impegno. La domanda di maggior
spiritualità in Europa dunque
richiede un maggior impegno da parte di tutti i cittadini. Ma in quale direzione si
sta muovendo la politica
dell’Europa in campo educativo? Le iniziative finora intraprese hanno un carattere
generale: incoraggiano lo
scambio tra studenti e insegnanti, promuovono la cooperazione e lo scambio di
informazioni, lasciando però
ai singoli stati la scelta dei
contenuti educativi per ora
trascurando, se non proprio
ignorando, il fattore religioso
nell'educazione.
Le chiese sono state invitate a portare il loro contributo
all’integrazione europea e al
suo sviluppo spirituale, intensificando il dialogo ecumenico e interreligioso. La
Chiesa cattolica ha già delineato un suo programma
definendo una sua posizione
politica: la Chiesa ortodossa
sta sulla difensiva, mentre le
chiese anglicane e prote
Un gruppo di giovani davanti ai Parlamento europeo di Strasburgo
stanti hanno un ruolo ancora
poco rappresentativo presso
l’Unione europea (Ue). Solo
la Chiesa evangelica tedesca
ha elaborato un documento
nel quale sottolinea l’importanza dell’insegnamento religioso in tutto l’ambito europeo e sostiene la necessità di
sviluppare il concetto di «educazione comprensiva» per
affrontare le differenze nazionali, religiose, etiche e
culturali.
Educazione comprensiva
Hans Spinder ha sostenuto
la necessità di una presa di
posizione da parte di tutte le
chiese protestanti presso le
istituzioni europee, appoggiando e proponendo in tutta
Europa questo concetto di
«educazione comprensiva»
orientato verso la pace, la libertà, la giustizia e la riconciliazione. Esso abbraccia e sviluppa tutti gli aspetti della vita di un ragazzo, influendo
sulla sua formazione personale, sociale, culturale e professionale. Per realizzare quest’obiettivo si richiede la partecipazione di tutti: alunni,
insegnanti, genitori e dirigenti: la scuola dovrebbe diventare una comunità che impara e che vive, in cui ognuno è
pronto a prendere le responsabilità per sé e per gli altri.
Nella sua relazione, Jean
Lambert ha fatto una proposta coraggiosa ed innovativa:
insegnare in tutte le scuole
d’Europa «scienza delle religioni» in forma comparata.
Lambert è partito da un’analisi dettagliata della complessa
e contrastata situazione religiosa in Europa. Da un lato la
secolarizzazione, dall’altra la
molteplicità di rinnovamenti,
l’arrivo di nuove religioni, ma
anche di forme religiose indipendenti, selvagge, legate allo
sviluppo di sette straniere e di
nuovi movimenti para-religiosi. È necessario ripensare
radicalmente il problema della trasmissione religiosa alle
nuove generazioni perché il
mondo è cambiato. Che cos’è
una religione? È un insieme
di «risposte» coerenti ad interrogativi radicali dell’uomo
sulla vita, la morte, la sofferenza, il male.
A questi interrogativi le religioni rispondono in modo
diverso ed entrano in conflitto tra loro. Per riflettere su
che cosa si vuol trasmettere
alle future generazioni, bisogna tenere presente le finalità
politiche della scuola. Essa
ha due obiettivi: 1) cognitivo:
l’appropriazione del sapere
da parte del popolo (non solo
quello delle scienze positive,
ma anche quello dei valori
culturali): 2) pratico-etico: la
formazione dei cittadini.
Importanza della laicità
Questi due obiettivi si
integrano a vicenda, perché il
sapere e la cultura sono un diritto di ogni cittadino per diventare responsabile e democratico, per essere cioè «laico». «Laico» vuol dire «del popolo»: si è laici al di là del proprio credere o non credere, si
è ebrei e laici, atei e laici... La
laicità è la forma generale della cittadinanza democratica:
da un punto di vista pratico è
la volontà politica comune
per raggiungere la democrazia; da un punto di vista cognitivo è l’apertura completa
alla conoscenza, è un rifiuto
dell’ignoranza che fa obbedire senza sapere. La conoscenza perciò toglie alle confessioni religiose il monopolio dello
studio della religione a scuola.
«Scienza delle religioni»
La laicità fa della religione
un oggetto di studio, di osservazione, di dialogo diventando «scienza delle religioni».
Qui sta la grande svolta: inserire l’insegnamento della conoscenza delle religioni in
tutte le scuole d’Europa. Finora i sistemi scolastici hanno praticato o la strategia
dell’ignoranza o quella della
docile sottomissione alle istituzioni religiose, ma nessuno
ha messo in pratica la laicità
della conoscenza. L’Europa
deve diventare laica, nessun
paese d’Europa lo è ancora.
Uno stato laico non può non
dare tutte le conoscenze, non
può formare un cittadino democratico ignorando i fatti
religiosi o abbandonando
questo spazio così importante alle singole confessioni.
Questa nuova materia di
insegnamento dovrebbe partire dagli interrogativi comuni alle varie religioni, per poi
comprendere le diverse risposte e i diversi linguaggi
simbolici, mitici e metaforici.
A livello metodologico, Jean
Lambert suggerisce lo studio
comparato. Se si parte da un
interrogativo condiviso e si
ascolta attentamente le risposte degli altri, si arriva al
dibattito democratico. La
pluralità delle risposte è un
contributo alla democrazia.
Attraverso lo studio e il confronto si rinforza la libertà di
scelta e la decisione personale. Lambert pensa infine che
siano gli insegnanti di religione le persone più adatte ad
iniziare a stendere una «carta
comune europea» per un insegnamento della scienza
delle religioni, operando non
per se stessi o per la propria
confessione ma insieme, partendo dagli interrogativi dell’umanità e dall’esame ragionato delle risposte particolari
offerte dalla storia.
Il parere di un responsabile del Seminario battista
Non ci saranno conflitti religiosi a Hong Kong
Per alcuni responsabili di
religioni non cristiane a
Hong Kong, l’ex dominio britannico viene considerato
come «vergognoso». È quanto ha riferito Kwong Chun
Wah, del Seminario teologico
battista di Hong Kong, parlando della situazione religiosa dopo la restituzione del
territorio alla Cina. Questi responsabili religiosi sperano,
ha detto Kwong Chun Wah,
che il ritorno di Hong Kong
alla Cina porrà fine alla preferenza delle autorità per il
cristianesimo.
Molti cittadini di Hong
Kong sono buddisti, taoisti e
confuciani, ma le istituzioni
cristiane giocano un ruolo
importante. Riferendosi alle
cerimonie religiose alle quali
ha assistito nel giugno e luglio scorsi, in occasione della
restituzione, Kwong Chun
Wah ha dichiarato al settimanale in lingua cinese Christian Times che i messaggi e
le preghiere di celebrazioni
buddiste, taoiste e confuciane criticavano il regime colo
niale di Hong Kong e l’importanza data da quest’ultimo
alle religioni straniere. I credenti buddisti, taoisti e confuciani sperano, ha aggiunto,
che il ritorno alla cultura cinese seguirà il ritorno alla sovranità cinese.
D’altra parte alcuni non
cristiani hanno protestato
contro la presenza di autorità
ecclesiastiche anglicane in
occasione di alcune cerimonie dell’ex amministrazione.
Durante le celebrazioni buddiste del 1” luglio scorso, alle
quali hanno partecipato più
di 30.000 persone, Kwok
Kwong, presidente dell’Associazione buddista di Hong
Kong, nel ricordare che alcune feste cristiane sono giorni
festivi a Hong Kong, ha criticato la mancanza di giorni festivi in occasione delle feste
buddiste durante il governo
coloniale. La rivista ufficiale
dell’Associazione taoista di
Hong Kong ha inoltre rimproverato al colonialismo di
avere incoraggiato le religioni
occidentali nell’ambito del
suo sistema politico, educativo, linguistico ed economico.
A Hong Kong i servizi educativi e sociali, sovvenzionati
dal governo, sono gestiti da
organismi religiosi: buddisti,
taoisti, musulmani ma soprattutto cristiani. Le organizzazioni cattoliche romane
gestiscono circa il 40% delle
scuole e oltre il 50% dei servizi sociali, mentre i cristiani
rappresentano meno dell’8%
della popolazione (6,3 milioni di abitanti).
Per la natura «non dogmatica» del confucianesimo, che
consente una struttura sociale favorevole alla «coesistenza pacifica» con le altre religioni, il rischio di un conflitto
di religione è praticamente
inesistente, ha fatto notare
Kwong Chun Wah, a condizione che la religione non
tocchi il tema della sovranità,
argomento tabù per il governo cinese. Intanto l’Associazione buddista di Hong Kong
ha chiesto che l’anniversario
di Budda sia decretato giorno
festivo entro il 1999. (spp/eni)
Commissione «Chiesa e società»
Verso un continente europeo
riconciliato con se stesso
Si è svolta a Anversa (Belgio) dal 13 al 16 settembre
l’annuale Assemblea generale della «Commissione ecumenica europea per chiesa e
società» (Eeccs), organismo
ecumenico con sedi a Bruxelles e Strasburgo, creato dalle
chiese europee per seguire il
lavoro delle istituzioni europee. Il tema dell’Assemblea, a
cui hanno partecipato 70
persone in rappresentanza di
30 fra chiese, federazioni di
chiese e organismi associati,
era «L’allargamento dell’
Unione europea verso un
continente riconciliato con
se stesso». L’incontro si è
aperto con un intervento del
presidente della Eeccs, il pastore francese Jacques Stewart, che ha sottolineato la
necessità che le chiese elaborino una «teologia per l’Europa» a partire dal concetto biblico di «alleanza», che «costituisce un programma, suscita un’etica di responsabilità individuale e collettiva e
dà la forza di stringere e allargare alleanze fondate sulla
giustizia tra i popoli».
L’Assemblea ha esaminato
il lavoro svolto dalla Eeccs
nelle sue sedi di Bruxelles e
Strasburgo, attraverso con
tatti con le istituzioni e una
serie di gruppi di lavoro su
vari temi (bioetica e biotecoologia; questioni economiche, ambientali e sociali; rap.
porti fra Nord e Sud del mondo; relazioni tra le chiese e
l’Unione europea e legislazione comunitaria: diritti
umani), e ha dato il suo assenso definitivo al progetto di
integrazione fra la Eeccs e la
Conferenza delle chiese europee: entro il 1999 la Eeccs,
formata finora essenzialmen^
te da chiese e federazioni di
chiese dell’Europa occidentale fra cui la Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, diventerà la «Commissione per chiesa e società»
della Kek, arricchendosi così
dell’apporto delle chiese ortodosse e protestanti dei paesi centro-orientali. Il tema
dell’Assemblea, l’allargamento dell’Unione europea, è stato affrontato con una relazione di Christoph Skubizewski,
già ministro degli esteri della
Polonia, a cui è seguito un
ampio dibattito, al termine
del quale è stata approvata
una «Dichiarazione sull’allaigamento dell’Unione europea» di cui pubblichiamo il
testo qui accanto. (nev)
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Dichiarazione dell'Eeccs
sull'allargamento
dell'Unione europea
L’Assemblea generale della Eeccs riafferma il proprio impegno nei confronti del progetto di allargamento
dell’Unione europea. Esso è in accordo con lo spirito dei
trattati di fondazione dell’Unione, che prevedono «una
unione sempre più stretta fra i popoli d’Europa» nella promozione di una pace autentica fra le nazioni e nello stabilimento di una maggiore solidarietà nelle relazioni fra i suoi
membri.
Noi crediamo che questo spirito debba essere applicato
per riunire i popoli d’Europa dell’Est e dell’Ovest, del Nord
e del Sud, e che questo modello debba essere applicato
ugualmente ai rapporti dell’Unione europea con i suoi vicini e con le altre regioni del mondo.
Noi, rappresentanti di chiese all’interno dell’Unione europea e dei paesi candidati, riconosciamo le considerevoli
difficoltà di applicazione di questo spirito, specialmente in
rapporto alle questioni economiche, di coesione sociale,
ecologiche, di sicurezza, di cultura e religione.
Riconosciamo inoltre che qualunque passo venga oggi
intrapreso verso questo obbiettivo, ci saranno conseguenze sia positive che negative per coloro che sono aH’interno
dell’Unione europea e per coloro che si ritroveranno ancora fuori di essa.
L’allargamento dell’Unione europea deve andare di pari
passo con il suo consolidamento. Ciò esige un crescente
spirito di «partenariato» e di partecipazione. Per questo:
1) La gente deve essere protagonista del progetto. Nel
processo di allargamento vanno applicate le lezioni che si
traggono dal processo di ratificazione del Trattato di Maastricht, tenendo conto dell’attuale antipatia popolare nei
confronti della costruzione europea.
2) L’allargamento del mercato deve portare a una più
grande varietà e a maggiori possibilità di partecipazione alla vita economica dell’Europa: questa è una sfida per il modello prevalente, che in pratica porta all’esclusione sociale,
all’uniformità culturale e al degrado ambientale.
3) L’allargamento deve portare ad un sentimento di maggiore sicurezza reciproca in Europa perché, come ha detto
Vaclav Havel, «se l’Ovest non stabilizza l’Est, l’Est destabilizzerà l’Ovest»: è un invito a ricercare un modello di sicurezza basato sulla costruzione della fiducia, sulla prevenzione dei conflitti, sulla mediazione piuttosto che sempli'
cernente sulla forza militare.
4) La diversità culturale e religiosa in una Europa che si
sta allargando deve essere vista come una fonte di arricchimento, capace di contrastare le attuali tendenze verso il
nazionalismo, il razzismo, la xenofobia e il fondamentali"
smo.
Noi crediamo cbe l’allargamento debba promuovere le
virtù di una comunità inclusiva, in cui gli emarginati ritrovino la loro dignità, in cui venga udita la voce dei senza voce, e in cui i diritti umani siano rispettati.
Crediamo inoltre che nella ricerca di un ordine mondiale
più giusto e pacifico questa esperienza europea e le sue
conquiste abbiano qualcosa da offrire come modello per
regolare le relazioni transnazionali.
Riconosciamo che l’Unione europea e i suoi predecessori, le Comunità europee, sin dai loro inizi sono state in un
costante processo di allargamento. Perciò, qualunque cosa
accada nel futuro immediato, la prospettiva di un ulteriore
allargamento deve rimanere aperta.
(Traduzione a cura dell'agenzia Nevi
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