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Torre Pelllce, 12,
no 1941-XlX
iPORRE PELtâæ 3
VALDESI
Riguardate alla roccia onde foste tagliati !
(Isaia LI, 1)
S^Uimiiii.rajal«» dotlap'-’CüaiiessB
Nulla sla più forte della' mostra fede!
^ Gianavello)
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‘ abbonamenti
Italia e Impero .... Anno L. 15 - Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 » » 7
Estero . . . . . , . 25 - » »15
^ Commissione Distrettuale
Il Distretto
La Conferenza distrettuale avrà luo
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go a Brescia, secondo la designazione
‘dell’ultima Conferenza di Venezia del
'■'.1939, i giorni 24 e 25 giugno. Predicaf tore d’ufficio sarà il pastore Carlo Luj po. Il culto di apertura avrà luogo il
24 giugno, alle ore 20.45, nel tempio di
1-, Brescia (Via dei Mille, 4) e la Conferenza proseguirà le sue sedute alle ore
8.30 del giorno 25.
I Pastori che possono farlo sono pregati di trovarsi alle ore 17, del 24 giugno, in Via dei Mille 4, per un breve
colloquio pastorale.
Prepariamoci, in preghiera, a portare
alla Conferenza il contributo delle oroprie esperienze, e della propria fede, e
Dio benedica le ore di comunione fraterna che ci prepariamo a trascorrere
sotto il Suo sguardo.
La Commissione distrettuale;
" Tron Enrico.
Steiner Roberto.
IV Distretto
r. La Conferenza distrettuale per le
^ Chiese del IV Distretto avrà luogo, a
P; Dio piacendo, a Messina, nei giorni 17 e
^‘^18 giugno p. v.
I lavori della Conferenza avranno inizio alle ore 15 nei locali delle Attività
^^. ecclesiastiche, il giorno 17 giugno.
La sera del 17, avrà luogo alle ore 19,
nel tempio, il culto della Conferenza e
V sarà presieduto dal pastore Giuseppe E.
Castiglione.
fe- , p. La Commissione distrettuale:
s Seiffredo Colucci, presid.
Lfl DOnENICd
‘ La domenica è il giorno del riposo.
, Va da sè che il riposo suppone il lavoro e chi ha lavorato coscienziosamente
sei giorni non solo s’è procurato il pane
, anche per il settimo ma ha bisogno
d’un giorno di sosta per rinnovare le
sue energie e rinfrescare il suo spirito.
Fin dai tempi più remoti e presso i
popoli più diversi s’è riconosciuto la
necessità d’una interruzione periodica
nel lavoro ed oggi in quasi tutte le na; zioni del mondo il lavoro ed il ripos»
sono equilibrati da una legislazione sociale che si perfeziona sempre più. Pertanto non facciamo che alludere a questa necessità del riposo settimanale
tanto più che il riposo considerato come
fine a sè stesso e dal punto di vista igienico o sociale non ci interessa qui.
Il distacco che una volta alla settimana aVviene fra noi e la nostra terra
non deve suggerirci che quella terra
non la possediamo in modo assoluto, esclusivo, definitivo ? Il Signore della
terra è Colui che l’ha creata e che ha
dichiarato esplicitamente: « tutta la
terra è mia ». Della terra abbiamo fatto
la nostra schiava e al tempo stesso siamo diventati schiavi della terra. Ma
concedendo un giorno di riposo Dio lìbera l’uomo dalla schiavitù della natura e libera la natura dalla schiavitù
deH’uomo e l’uno e l’altra pone alla
sua diretta dipendenza. Nel giorno del
riposo l’uomo rinunzia ad esercitare la
sovranità temporanea che Dio gli ha
data sulla natura e rende omaggio a
Colui che è il suo Signore e il Signore
della natura la quale comprende non
solo i prati e ì boschi che la domenica
devono essere lasciati tranquilli ma anche l’asino e il bove che hanno diritto
a un giorno di riposo.
Il nostro riposo domenicale evoca il
riposo di Dio che dopo l’opera della
creazione « benedisse il settimo giorno e lo santificò perchè in esso si riposò da tutta l’opera che avea creata e
fatta ». Ricorda altresì il riposo celeste
di cui è il tipo e l’immagine. Non abbiamo qui fissa dimora. Stranieri e pellegrini sulla terra, in ansia continua
appena interrotta dal riposo domenicale, pur sempre imperfetto, noi aneliamo al riposo definitivo e totale nelFa
gioia della Casa del Padre, nella pace
del Regno dei cieli.
Ma il riposo domenicale non è fine
a sè stesso, ci è dato in vista della santificazione. Molti pensano che non lavorar la domenica sia sufficiente. Intanto sono pochissimi quelli che fanno
della domenica un giorno esclusivamente di riposo chè così sarebbe un
giorno noiosissimo; i più di domenica
interrompono soltanto i lavori più pesanti e più appariscenti ovvero si divertono. Poi non è detto che di. domenica dobbiamo rimanere inerti o possiamo fare quel che vogliamo. Anzi, il
nostro dovere non è per nessun giorno
della settimana stabilito così chiaramente come per la domenica. Quel
giorno dobbiamo santificarlo e possiamo santificarlo soltanto partecipando
con fede al culto della comunità.
Molti giovani che la domenica percorrono le montagne dicono che Dio lo
si adora meglio sulla vetta d’un monte
che in chiesa. Ma questo culto non è il
culto «in ispirito e verità»; è il culto
della natura, di carattere romanticosentimentale, di ispirazione pagana.
Nè possiamo,, come regola, celebra-,
re il nostro culto in casa, separati dai
fratelli in fede. Il culto privato è forzatamente imperfetto e impoverito di
tutti quegli elementi che si ritrovano
soltanto nella comunità dei credenti.
In cielo non adoreremo Iddio soli;
così non lo dobbiamo adorare soli sulla
terra. Una religione fatta ad uso e consumo privato non può non essere una
religione degenere. Fuori della chiesa
tutto ci divide. In chiesa siamo fratelli
perchè riuniti nel nome e per la gloria
del Padre comune.
I più attempati dei nostri lettori ricordano il tempo in cui la domenica era, per la maggioranza, il giorno del
riposo in vista della santificazione.
.Oggi non è più cosi. Oggi nell’ora del
culto v’è chi lavora, v’è chi non fa
niente, e anche questo è una colpa, v’è
chi sta sulla piazza del villaggio a parlare dei problemi ‘di questo mondo,
quando sarebbe cosi urgente intrattenersi di problemi ben altrimenti importanti.
Oggi, nell’ora del culto, ci son tante
cose da ¡fare che si dimentica la sola cosa necessaria.
Pure la campana della Chiesa invita tutti, senza distinzione.
Occorre rivalutare la domenica, occorre interrompere settimanalmente la
Direttore: Prof. GINO (OSTABEL
AMMINIST,RAZIONE: Via Carlo Alberto, t bis - Ïorre PmicE
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Peluce
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
* Cent. 30 la copia
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fatica consueta e ridurre le occupazioni domenicali al mìnimo indispensabile ; occorre fare della partecipazione
attiva al culto pubblico il dovere e il
privilegio del giorno del Signore.
Nel viaggio faticoso dell’esistenza la
domenica è una tappa, un’ora di refrigerio spirituale che Dio ci concede
nella sua bontà. Sprezzare quest’ora significa privarsi d’una gioia, precludersi
la via alle promesse dell’Eterno, vivere
fuori della grazia di Dìo.
Ma noi non disdegnamo i doni del Signore e poiché « resta un riposo di sabato per il popolo di Dio», com.e dice
rapostòlo « studiamoci d’entrare in quel
riposò ». Alb. R.
Esperienze Pastorali
Ho dovuto, in questi ultimi giorni,
aiutare i membri del mio Concistoro a
raccogliere le chntribuzioni per la Cassa Centrale della Chiesa. Brutto mestiere, qualche volta, quello del collettore !
•Entrai, un mattino, un po’ timidamente, in casa di un giovane membro
di chiesa, gran lavoratore e intelligente
per di più, che in poco tempo ha saputo farsi una discreta posizione in paese
►•'-e che ha tutta l’aria d’esser ben avviato
sulla via della ricchezza. Non m’aspettavo una offerta di tre cifre, ma speravo alm.eno in una sommetta di trenta o
quaranta lire... 'forse, se proprio dovevo
essere fortunato, un biglietto da cinquanta.
Mi accolse con un largo sorriso che
mi parve una bella promessa, rispose
con affabilità ai convenevoli ed a qualche frase che gli rivolsi prima
di venire al mìo scopo e quando, finalmente, chiamando tutto il mio coraggio
a raccolta, formulai la mia richiesta,
esclamò;
— Si si, vi darò quanto l’anno scorso...e mi mise in mano un’offerta di poche lire!
— Ma, obbiettai, non basta, la chiesa
quest’anno ha nuove e grandi necessità...
— Si, ma vedete, anch’io ho delle
spese, ho ancora delle note da pagare...
Me ne andai come un can frustato e
per quel giorno fui di umor nero, la delusione era stata troppo forte. Eh si che
non sono alle mie prime armi e che, di
offerte piccole, ne ho già ricevute tante per la mia chiesa... ma, qui, io avevo
fiducia in quel giovane sorridente e
gentile, che tutti stim,ano perchè giustamente ha buona fama, credevo ch’egli amasse la sua chiesa - anche senza
essere un gran frequentatore dei culti e che, in quest’ora di distretta per l’Opera del Signore, sapesse fare anche lui,
come tutti gli altri, un piccolo sacrificio.
La delusione era troppo grande per me!
Quella sera, nella preghiera abituale
con la mia compagna, domandammo
ardentemente al Signore di voler toccare il cuore dei nostri fratelli e di ispirar loro un più grande amore per la
chiesa.
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L’indomani mattina un bimbo mi
portò una busta chiusa. Era di una famiglia dalla quale non ero andato a col
lettare perchè sapevo ch’era stata colpita recentemente da gravissime prove e pensavo che sarebbe stato inumano, almeno per quest’anno, di andar loro a chiedere del denaro. Aprii la busta... conteneva un biglietto da cento
lire ed una breve scritta: «Per la Cassa
Centrale».
Rimasi lì, fra lo stupito e lo sgomento, mentre lacrime di commozione mi
salivano agli occhi. Non avrei voluto
accettarlo, avrei voluto respingerlo e
gridare: « Ma no, cari fratelli, ne avete
bisogno voi di questo denaro, ne avete
bisogno, per vivere, non potete darlo
alla chiesa ! » Avrei voluto aggiungervi
tanti altri biglietti di banca e rimandarlo indietro con un altro biglietto e
su scritto: « Getta il tuo pane, sopra le
acque e lo ritroverai ».
Ma no, in quel momento il min dovere era di accettare, perchè . l’Opera
del Signore predilige appunto queste
offerte. Non vive col superfluo di tanta e tanta gente, ma vive dei sacrifici
dei credenti che si privano di ciò che
sarebbe loro necessario, che si tolgono
il pane di bocca, perchè amano il loro
Signore.
Ma tutto questo è grande e incomprensibile. Così grande e strano che i
m,ieì occhi ed il mio cuore, che da molspn testimoni di questi spettacoli, non hanno ancora potuto avvezzarcisi e farsene una ragione. E, forse,
è logico che sia così, perchè tutto ciò
che è di Dio è strano e incomprensibile
per questa nostra piccola mente umana...
Da una parrocchia valdese
maggio 1941.
F. U. V.
Il soldato Valdese ha sempre fatto
onore alla secolare tradizione di coraggio dell’Esercito italiano. Ne fanno prova, in questa guerra, le numerose medaglie al valore, d’oro e d’argento, concesse ai militari Valdesi. Il vostro non
è il coraggio del fanfarone che si compiace nel descrivere cruenti fatti d’armi, eroici episodi ai quali forse ha partecipato solo... in sogno.
Siete restìi a parlare di voi stessi come quell’ufficiale decorato di medaglia
d’argento sul fronte occidentale il quale
a me che gli domandavo dell’azione cui
aveva gloriosamente partecipato, rispose: «Non me ne ricordo neanche più».
Parlate poco perchè operate molto, dimostrando così di essere perfettamente
intonati al clima spirituale dell’Italia
nuova.
Nè dipende il vostro coraggio dall’ignoranza o dalla sotto valutazione del
pericolo. Misurate perfettamente la portata del rischio, sapete ciò che implica
una guerra come questa. Ma appunto
perchè conoscete la situazione e quanto
si richiede da voi la potete affrontare
con la serenità dei forti.
Non dimenticate però che il coraggio
non sì esplica soltanto sui campì di battaglia. Aver coraggio significa, etimologicamente, aver cuore, essere cioè padroni di djueirorgano essenziale della
vita, sede delle emozioni e dei senti-
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menti, ed impedirgli di cedere sotto la
pressione degli eventi. Dovunque siate,
in prima linea o nelle retrovie, in caserma o al campo, a bordo di un areoplano o chiusi in un sommergibile (vi
son Valdesi nell’Aviazione è* nella Marina da superficie e subacquea, in ogni
circostanza, in ogni momento, siate
padroni del vostro cuore.
Il coraggio ché dimostrate al fronte
dimostratelo sempre: sappiate dominare i vostri sentimenti ed avere il controllo della vostra vita; non tutti potete partecipare ad azioni brillanti sulla
linea del fuoco, ma tutti, anche voi distaccati nella quiete d’un villaggio alpino lungi ormai dal tuono del canneté,
potete e dovete essere coraggiosi tanto .
da dominare voi stessi.
Alb. Ricca
Segnalazioni
Uua volta due buoni amici discutevano, se fosse più facile esporre in modo difficile ed astruso un argomento
pratico, o se, per caso non fosse più difficile esporre in modo chiaro e pratico
un argomento serio. Si provarono al
cimento ed ambedue si convinsero e dimostrarono praticamente con l’uso di
paroioni risonanti che è assai facile
rendere oscuro un pensiero confuso.
Pensavamo a quei due che vorremmo
conoscere per dar loro un esempio del
come un pensiero chiaro, logico, profondo, possa esprimersi con una veste
chiara, logica, semplice, senza perdere
nulla della sua profondità. Vorremmo
cioè dar loro il terzo opuscoletto della
serie arancione: Valli Valdesi: Progresso, (*) di Giovanni Miegge (Ediz. Libr.
Claudiana).
Come gli altri della stessa serie esso
costituisce un dialogo, sereno, tra l’autore e un giovane Valdese; con garbo,
fraternamente e quindi francamente,
Giovanni Miegge fa le sue osservazioni;
il giovane Valdese non parla in questo
dialogo, ma abbiamo l’impressione che
molti giovani abbiano parlato, prima,
con l’autore, con il pastore di Massello,
nelle lunghe serate di riposo invernale,
nelle lunghe giornate di faticoso oprare
estivo. Abbiamo rimpressione cioè che
{*) G. Miegge: Progresso. (Serie arancione: Valli Valdesi) L. 0,80.
Nella stessa serie ricordiamo che
sono già stati pubblicati, dello stesso
autore: L’eredità dei Padri (L. 0,50);
Sotto il sole (L. 0,80).
non si tratta di una fomia artistica scel■ ta perchè risponde meglio a determinate esigenze d’indole letteraria; ma
sentiamo che veramente è, qui, una
conversazio^je con i nostri giovani delie
nostre Chiese delle valli, vivi, in carne
ed ossa, nell’anno di grazia 1941 XIX,
con le loro preoccupazioni, con i loro
desideri, con i loro crucci, tenacemente
nascosti al giornalista per esmpio,
inesorabilmente noti alla cura d’anime.
Perciò io segnaliamo, lo raccomandiamo e ci permettiamo di insistere che
esso venga diffuso largamente in tutte
le parrocchie del nostro distretto, perchè in tutte il suo messaggio, deve risuonare. C’è forse infatti qualche parrocchia dove non si parli di progresso,
dove le maraviglie della civiltà moderna non suscitino l’entusiasmo dei giovani
e la diffidenza dei vecchi? C’è forse
una parrocchia dove illusioni e delusioni non si siano avvicendate, dove
in nome della tradizione non si segni il
passo e in nome del progresso non si
facciano delle amare esperienze?
« .... un intelligenza moderna ed un
cuore antico... »
« ... Vi è stato un tempo in cui essere
protestante significava appunto avere
10 spirito aperto, libero da pregiudizi,
moderno, attivo. Perchè non dovrebbe
significare questo per noi? Che cosa
dovrebbe impedirci di andare avanti
tenendo gli occhi dell’anima fissi al
cielo e, con l’animo pieno della visione
divina, fare tutto quello che è in noi
per rendere questo terrestre soggiorno
11 più bello possibile, il più degno del
Suo Creatore e nostro Padre, e della
famiglia di fratelli che dobbiamo essere gli uni per gli altri? »
Perchè rassegnarsi? Perchè non osare? Che cosa scegliere nel progresso, e
come, nel lavoro, nella casa, nel villaggio?
Perchè? Che cosa?
Domande vecchie come l’uomo; risposte sempre nuove, che ognuno dà,
con l’esperienza delle sue lacrime, delle
sue speranze, del suo travaglio.
Questo libriccino di Giov. Miegge è
una risposta che fa pensare, che aiuta
a pensare, e noi gli auguriamo buona
fortuna! ' C.
PERSONAUA
Scrivono aW^co..
Le nostre felicitazioni alla sig.na Ada
Pasquet, già alunna del nostro Ginnasio
che ha brillantemente conseguito il suo
diploma di professoressa di pianoforte
presso il R. Conservatorio G. Verdi di
Torino.
ARTICOLI SENZA FIRMA.
Signor Direttore e Signori Collaboratori dell’Eco delle Valli,
Siamo un gruppo di lettori e di lettrici affezionati del vostro giornale e
viorremmo chiedervi un gran favore.
Siate gentili e vogliate disporre le vostre labbra al sorriso ed il vostro cuore
al consenso !
■ Vorremo pregarvi di firmare sempre
per esteso i vostri articoli. Abbiamo
bisogno di vedere chi parla, lo stesso
come in chiesa non possiamo restar nascosti dietro una colonna che ci nasconda il pulpito.
AH’anonimo, siamo istintivamente
portati a non dare importanza, e, come
ricevendo una lettera anonima la passiamo senz’altro al cestino, cosi, spesso,
sul giornale, saltiamo a piè pari gli articoli senza firma, o con iniziali o sigle indecifrabili, considerandoli di valore trascurabile o di minore interesse.
Abbiamo torto, certamente, ma il nostro istinto è spesso più forte della ragione e perdiamo cosi la lettura di chissà quanti ottimi articoli.
Comprendiamo bene le ragioni di
modestia che trattengono molti dal firmare i loro scritti, ma ci sembra che
la vera modestia non dovrebbe consistere in queste cose. Chi scrive sul giornale della sua Chiesa, in fondo dà la
sua stessa testimonianza di credente e
di discepolo di Cristo lo stesso come un
predicatore dal pulpito: e non si sono
mai visti dei testimoni dare la loro deposizione col viso nascosto da una maschera; anzi, perchè la testimonianza
sia valida, bisogna che l’identità dei
testimoni sia sicura...
Il nostro giornale, così caro al nostro
cuore, così interessante e ben fatto sotto molti aspetti, lo diventerà ancor più
quando, dalle sue pagine, saranno bandite le voci sconosciute e vi parleranno
fratelli e sorelle in fede, a noi familiari
e, perciò, tanto più amati ed ascoltati.
Vogliate scusarci, gentili Signori dell’Eco e gradire i nostri saluti ed auguri
fiaterni ed affettuosi.
Un gruppo di lettori
e lettrici dell’Eco.
Passiamo le considerazioni del gruppo di lettori e lettrici (che peccato che
essi non abbiano firmato la loro protesta!!), ai collaboratori dell’Eco; abbiamo però l’impressione che essa non sia
necessaria perchè i nostri collaboratori
sono cosi poco numerosi, e così facilmente riconoscibili che praticamente il
problema non esiste. .Chè se anche esistesse, confessiamo di non essere ancora del tutto persuaso del ragionar qui
sopra citato. Abbiamo cioè spesso i’impressione che vi sia un briciolo, oh! anzi solo una bricioletta! di curiosità in
questo desiderio di veder in tutte lettere il nome dell’autore; e poiché la curiosità è madre di innumeri difetti, non
et sentiremmo di escludere a priori che
qualche lettore dabbene non faccia l’osservazione inversa di quella del gruppo
di lettori: peccato che quest’articolo sia
firmato da...!! E forse anche la parola
anonimo è un po’ forte: spesse volte
non basta un nome e cognome a dare
un... nome all’articolo! Chè esso, nome,
è la sintesi dei caratteri essenziali dei
singoli; esso dovrebbe balzare fuori dalla lettura... Perciò non cestinate, senza
esame, l’articolo non firmato, o firmato
con una sigla... ostrogota; ma leggete,
leggete sempre: qualcosa di buono si
può trovare dovunque.
STAMPA EVANGELICA.
Un lettore ci scrive, amareggiato,
perchè la nostra letteratura evangelica
non è abbastanza conosciuta; perchè in
certe Chiese poco si fa; a cosa serve avere molte pubblicazioni,, se poi esse
sono il privilegio di pochi lettori ? Egli
ci segnala il caso, per lo m,eno... ameno,
di un pacco rimandato dopo parecchio
tempo, senza neppure essere stato aperto da chi avrebbe dovuto curarne
la diffusione!!! Per conto nostro preferiamo segnalare invece l’attiva opera
di quel concistoro che ha deliberato di
comprare la serie degh opuscoli del
prof. G. Miegge, e distribuirli a tutti i
suoi membri di Chiesa; una spesa non
Indifferente, poiché (ài tratta di una
grande Chiesa, ma che dovrebbe dare
dei frutti benedetti.
LE « RONDINI » VALDESI.
Al pastore Alb. R. passiamo parte di
una lettera che ci selve una delle
rondini Valdesi, e non la più fortunata.
« Sono molto grata al signor Ricca
del pensiero di affetto e comprensione
che ha per noi. Fa piacere sentirsi ricordati quando si è soli in mezzo alle
mille tentazioni della vita cittadina; aiuta a mantenersi fedeli; chè certo non
vogliamo mutare pensiero anche se talvolta ci abbaglia un poco lo splendore
della città o si è, purtroppo come me,
una che non si stabilirà mai definitivamente in quelle Valli che pure amo
e da cui vengo... E grazie all’Eco che
viene ogni settimana, come un vero amico nel nome del Salvatore ».
JACOPO LOIBARDINI OTTAVA PORTATA
Il forzato per la fede
Racconto Storico
— Signore! Signore, non ne posso
più, gemeva un giorno un vecchio legato ih coppia con Giovanni Genre.
— Coraggio! — gli mormorava questi, mentre col braccio che sfiorava il
compagno, cercava di sorreggerlo, cingendogli i fianchi.
— Meglio morire! — gemè ancora il
disgraziato.
— Finché Dio ci lascia in vita, noi
dobbiamo aver pazienza, — rispose ancora Giovanni.
E il suo pensiero corre a Maria: anche per lei, povera, povera cara la
prova era ben grave! Durante tutto
quel giorno il pensiero di Maria fu più
forte di ogni sofferenza: che avrebbe
fatto la giovane? Come avrebbe sofferto
quando avesse saputo la sorte toccata
a Giovanni! Egli arrivò a dirsi che sarebbe stato meglio se ella lo avesse dimenticato, se avesse aperto il cuore ad
un cuore ad un altro amore: era tanto
sola, e povera, e bisognosa di protezione!
...Ma che strazio pensare che un giorno egli non avrebbe più avuto l’amore
di Maria!
- Eppure tutto questo potrebbe cessare! - disse una voce.
Egli guardò colui che aveva pronunciato le parole che suonavano speranza:
era un uomo di mezza età, padre di numerosi figli, ma che tuttavia rimpiangeva sopratutto i due che gli erano stati
rubati in Piemonte, tre anni prima, e
dei quali non sapeva più nulla.
- Che vuoi dire? - gli chiese Giovanni
guardandolo tristemente con un sentimento di pietà e insieme di rimprovero.
- Tu lo sai, Giovanni! - mormorò l’infelice, e continuò: - Che vita è questa
che conduciamo? E’ l’infemo questo,
ma possiamo farlo cessare quando vogliamo... Io posso rivedere i miei figli...
Quelli in Isvizzera, e gli altri due che
mi saranno restituiti. Oh! i miei figli, i
miei figli! Chi provvederà ad essi?
- Dio, amico mio: Dio che provvede
agli uccelli del cielo!
L’altro pensò un istanae, poi disse:
- Ma la nostra sofferenza? Non pensi
che potrà durare degli anni, finché non
morremo? Mentre con una parola...
- Una parola potrebbe farla cessare,
è vero? Ma quale è questa parola, che i
nostri carnefici attendono? «Abiuro!»
Oh! loro: a queste parole le nostre catene si scioglierebbero: ma a qual prezzo? Con quelle parole noi rinnegheremmo Dio, la Chiesa, il Popolo Lo puoi?
Lo puoi?
L’altro abbassò lo sguardo:
- No; non lo posso. Dio mi perdoni
d’averlo solo pensato.
Allora Giovanni intonò un salmo e la
catena continuò la preghiera sino alla
fine, non ostante i colpi delle guardie
che volevano farla smettere.
A Lione fu fatta una lunga sosta e i
condannati furono messi in un vastissimo sotterraneo dove già erano centinaia
di altri miserabili, assassini e ladri, pure
condannati alle galere.
L’aria vi era soffocante ed al primo
entrare i Valdesi sentirono stringersi
alla gola dal tanfo e dal puzzo. Furono
fatti disporre lungo un’enorme trave
alta da terra circa sessanta centimetri,
che, a distanza di poco più di
mezzo metro l’uno dall’altro, portava
degli anelli con catene di qualche decimetro di lunghezza. Queste catene furono unite a quelle che partivano dai
collari e i prigionieri furono messi nel
rimpossibilità di sdraiarsi e dì sedersi,
in una posizione incomodissima, col capo poggiato alla trave e le gambe distese nel fango puzzolente, fatto di escrementi umani, che copriva il pavimento.
Furono tolti dal sotterraneo dopo molti giorni, per ricevere il marchio. Ad
uno ad uno vennero condotti in una camera dove un fuoco era acceso: su questi un ferro arroventava. Un aguzzino
strappava dalle spalle del condannato il
cencio che lo ricopriva, un altro afferrava il ferro rovente e con esso imprimere sulla spalla denudata il marchio che
doveva segnarlo con perpetua infamia:
GAL.
Un aspro e nauseante odore di carne
bruciata era neU’aria che risuonava di
gemiti. Dal momento che il marchio era
segnato sulle carni vive, il condannato
secondo la legge, cessava di essere uomo era un galeotto, un essere spregevole, un niente.
Un giorno la catena fu ricomposta
ed i Valdesi non ebbero più nemmeno
la consolazione di essere uniti, di poter
consolarsi a vicenda, di pregare insieme. Furono frammischiati agli altri condannati, molto più numerosi, che, rei di
delitti comuni, sopportavano le stesse
pene ma cercavano un sollievo nell’odio
cieco e bestiale, nelle bestemmie e nelle
oscenità.
E finalmente giunse a Tolone ove doveva principiare la vita sulle galere a
servizio di S. M. Cristianissima, il grande Luigi XIV, il Re sole.
•> (Gontinua).
3
L’ECO CS JuE V \imS VALùSSi
: AI MILITARI.
Un Ufficiale superiore Valdese nei riguardi di uno dei messaggi pastorali ai
militari.
« Ho Ietto con viva commozione il vibrante, nobile, solenne messaggio da
Voi diretto ai nostri soldati e pubblicato
ne « L’Eco ». Vi ringrazio sentitamente
per le Vostre parole che richiamano ognuno di noi combattenti ad un sempre
più alto senso di responsabilità e ché
ci impegnano di fronte alla Patria, al
nostro popolo, alla nostra coscienza. Io
non ho veste per dire fino a che grado ì
militari Valdesi osservano la consegna
morale che deriva loro dal fatto stesso
di essere discendenti dei Valdesi antichi che meravigliarono principi ed eserciti per il loro valore e la loro fede.
Posso però testimoniare che in genere
essi hanno- saputo compiere in ogni circostanza il loro dovere come i migliori
soldati d’Italia... ».
Nessun Valdese insuperbirà certo del
dovere compiuto, ma considererà la testimonianza dei fratelli come sacro impegno di cosciente responsabilità.
Ì Si dà tutto gratis !
^ Chi ?
p Cosa ?
Dove ?
li ; * * ♦
« Potreste, Signor Pastore, battezzare il mio bambino a Pasqua ? »
« Volentieri ».
Conversazione coi genitóri.
Si tratta di una famiglia senza convinzioni molto precise; il marito è cattolico e sembra volersi scusare della
sua domanda, presso il pastore.
« Capite bene, signor pastore, da noi
non si è molto - praticanti - del resto,
il buon Dio è uno solo. A proplosito, la
madrina è cattolica. Non importa nulla, non è vero ? »
_ Il pastore sottolinea il senso religioso
del battesimo e l’importanza degli imir pegni che si devono prendere. Il padre
non sembra comprendere.
« E poi, sapete, si pagherà quello che
si deve ».
« Non c’è nulla da pagare; la cerimonia è gratuita ». '
« Ah, bene ! Grazie ! »
• Il giorno del battesimo si va a tutto
- scialo: pranzo di famiglia, confetti. Il
, pastore nulla ha chiesto e nulla ha ricevuto.
Alla Chiesa Protestante si dà tutto
gratis.
* * *
E la gente ne gode !
Dal battesimo alla prima comunione,
sono lunghi anni di scuola domenicale,
d istruzione religiosa, di catecumenato.
I genitori si scaricano sulla Chiesa che
si sobbarca, della preoccupazione di
plasmare l’anima dei loro ragazzi. A
ognuno il suo mestiere.
■ In quanto ad un atto di riconoscenza,
ad una dimostrazione di simpatia per
questa Chiesa di cui ci si serve, non ci si
, pensa neppure.
* Si ha tanto l’abitudine che alla Chie^ sa protestante si dà tutto gratis !
f * « *
Signor pastore, vi presento la mia fir danzata. Volete celebrare il nostro matrimonio il 17 ? »
« Signor pastore, mia madre è morta.
! Volete presiedere il servizio funebre ?»
« Signor pastore, mio figlio mi preoc' cupa. Volete parlargli ? »
« Signor pastore, mìo marito è senza
lavoro. Volete fargli una raccomandazione per un posto di portinaio ? »
« Signor pastore, in questi ultimi
tempi ho avuto molte traversie, e sono
stato ammalato. Volete rilasciarmi un
buono ? »
« Signor pastore, mia moglie è all’ospedale e io sono occupato tutto il giorno. Volete trovarmi qualcuno che possa occuparsi dei marmocchi ? »
« Signor pastore,..»
Il Signor pastore fa tutto quello che
può, battezza, insegna, sposa, seppellisce, fa delle visite, svolge delle pratiche, scrive, telefona, interviene, è citato talora come testimone...
E tutto gratis !
E la gente ne abusa.
Conseguenza ?
« Se il pastore ti chiede ancora dei
soldi alla colletta della scuola domenicale, tu non vi andrai più. C’è già abbastanza da pagare ! »
... La Chiesa è sempre lì per aiutarvi
del suo meglio. Essa continuerà a dare
tutto gratis.
Me se, per avventura, la sua povertà
vi offuscasse, da voi soli dipende, gratuitamente avendo ricevuto, di liberarvi del vostro debito e dare alla Vostra
volta... gioiosamente. R. F.
(Tradotto da « Vie Protestante »).
CRONflC/l V/1LDESE
PERRERO-MANIGLIA. E’ stato presentato al S. battesimo il bambino Poèt
Valdo Riccardo (Traverse) di Albeito e
di Tron Lodovica, il 18 maggio u. s.
— Le scuole domenicali di Perrero
e Maniglia hanno avuto la loro passeggiata ormai tradizionale a Massello, il
giorno dell’Ascensione. Quantunque un
po’ stanchi per la buona camminata,
tutti erano visibilmente soddisfatti della loro giornata.
— Il 25maggio i due culti a Maniglia
ed a Perrero furono consacrati alla Madre. Con molte madri erano presenti
gli alunni delle scuole .domenicali che
hanno cantato due inni e consegnato
ai presenti il simbolico mazzetto di fiori,
preparato dalle monitrici. La Colletta
per gli orfanotrofi ha avuto un buon
risultato.
— La domenica di Pentecoste .sono
stati presentati alla chiesa gli otto catecumeni che hanno terminato la loro
istruzione religiosa e che, D. v., saranno
confermati l’ano prossimo. Essi sono
stati vivamente raccomandati alle preghiere della chiesa.
— Sono stati elètti quali rappresentanti della chiesa al Sinodo il maestro
sig. Pascal Augusto e, alla Conferenza
distrettuale, i sigg. Canal Oreste e
Pons Luigi.
— Siamo lieti di annunziare che il
bazar tenuto a Perrero, l’8 corrente ha
dato un magnifico risultato m.olto superiore a quello degli scorsi anni. Quasi
tutte le famiglie hanno magnificamente
concorso con doni in denaro e soprattutto con numerosissimi doni in natura.
Li ringaziamo tutti molto cordialmente
come pure ringraziamo l’unione giovanile che ha fatto tutto il lavoro materiale e tutti coloro che vi hanno partecipato.
PRALI. Festa delle Madri. La festa
delle Madri è stata celebrata la seconda
domenica di maggio, dapprima al mattino con un culto adatto alla circostanza dove il Pastore potè rivolgersi a un
gran numero di sorelle e. i bambini offrirono un fiore alle loro mamme; quindi in un trattenimento più intimo al pomeriggio ove un gruppo di alunni della
scuola domenicale, per mezzo di inni
e recitazioni espresse, anche a nome di
tutti gli altri, l’affetto e la riconoscenza
per le loro madri.
— Bazar. Il pomeriggio della domenica 25 ma^io, ebbe luogo l’annuale Bazar, preparato, come al solito daH’Unione delle Madri e a cui tutti i Pralini, si
può dire, prestarono il loro aiuto. Il bazar ebbe ottimi risultati e i proventi ricavati aiuteranno a far fronte alle immense spese che dobbiamo sostenere.
— Battesimi: Dina Genre, di Eli e di
Enrichetta Grill, del Malzat; Franca
Peyrot di Filippo e di Grill Adele, degli
Indirìtti. Il Signore benedica queste
bimbe e quelli che le hanno presentate
al Signore.
■1 €:ult€» di faimi^lij _
(M«dita'zioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedì Lettura: Salmo 139.
16 Giugno Perciò, fratelli mie dilet
ti, state saldi, immobili, abbondanti del
continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel
Signore. 1 Cor. 15: 58.
L’uomo non teme la fatica. Teme la
fatica vana. Orbene il credente più d’ognj altro è facile allo scoramento considerando la vanità, almeno apparente,
della sua fatica. Fatica per durare e
progredire nella fede, fatica per rinvigorire «l’uomo nuovo» fatica per diffondere intorno a sè l’amore del Signore,
fatica per elevare il tono spirituale della Chiesa, fatica per portare la propria
pietra alla cesta piena d’un mondo migliore. E per tanta fatica quante volte
non si vede nessun risultato. Pure la
nostra fatica non è vana, se è nel Signore, quant’anche non ottenesse il frutto
desiderato, nel tempo e nel modo voluto.
Nel mondo fisico nulla si distrugge,
nulla si perde. Così nel mondo spirituale. Nessun lavoro compiuto nel nome
del Signore e per la sua gloria si perde.
Coraggio dunque, perseveriamo!
Martedì Lettura: Rom. 16- 17-20.
17 Giugno Or tali eravate già alcuni;
ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati, nel
nome del Signore Gesù, e per lo Spirito
dell’Iddio nostro. 1 Cor. 6: 11.
Considerando la nostra vita non ci
rendiamo conto d’un tale radicale mutamento. Su per giù siamo. sempre gii
stessi, cioè ben lungi dalla santità. Passano gli anni, ma l’uomo interiore non
cresce e saremmo indotti allo scoramento se non avessimo la certezza che Dio ci
vede in Gesù Cristo. Soltanto in Lui noi
siamo lavati e santificati e giustificati.
Uniamoci a Lui per fede. Diventiamo
una sola cosa con Lui e mentre Egli
prende su di sè i nostri peccati, noi rivestiamoci della sua giustizia, per fede.
Mercoledì Lettura: Rom. 16: 21-27.
18 Giugno Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna
alla quale sei stato chiamato e in vista
della quale hai fatta la buona confessione davanti a molti testimoni.
1 Tim. 6: 12.
«Combatti» :la parola è d’attualità e
la guerra dei popoli ci ricorda una volta
ancora che anche la nostra vita cristiana è un combattimento. Non tanto una
lenta ma sicura ascesa spirituale quanto una lotta accanita; il mondo non va
gradatamente compenetrandosi dello
spirito di Dio ma si erige sempre più
minaccioso contro Dio. Noi pertanto
non abbiamo diritto a una vita pacifica, a un seducente quanto pagano queto
vivere. Viviamo in un mondo ove la
guerra è normale anche e specialmente
per il cristiano che vede nelle guerre
fra le nazioni il risultato inevitabile
della vera guerra, quelle cioè impegnate fra Dio e il principe di questo mondo.
Il nostro atteggiamento di fronte alla
vita dev’essere un atteggiamento di
lotta, una posizione di resistenza interiore, un coordinamento di tutte le nostre energie tese verso il raggiungimento della meta: la vita eterna.
— Sono stati nominati delegati alla
prossima Conferenza Distrettuale i sigg.
Garrou Giovanni e Grill Antonio.
RODORETTO. La festa della madre
è stata celebrata la domenica 11 maggio
al culto, dopo che venne rivolto un messaggio di circostanza; tutti i bambini ricevettero un garofano che offrirono alla
loro mamma in segno di riconoscenza
e di affetto. Nel pomeriggio, in una riunione più intima presieduta dal sig.
Aldo Tron, una ventina di madri trascorsero alcune ore di comunione fraterna. Possano i messaggi rivolti in
quella bella giornata portare dei buoni
frutti.
Il 31 maggio il vice-presidente
della nostra Unione (Giovanile) sig. Aldo Tron si unì in matrimonio con la
sig.na Ivonne Pons di Massello. Agli
sposi, i nostri m,igliori auguri di felicità.
Il 20 u. s. ebbe luogo la sepoltura
del piccolo Garrou Franco, di Marcello
e di Genre Elena degli Arnaud, alla tenera età di 9 mesi; il 5 c. m. accompagnammo all’estrema dimora terrena la
spoglia mortale di Garrou Giovanni degli Arnaud, all’età di 74 anni. Alle fa
Glovedì Lettura: 1 Pietro 1: 1-12.
19 Giugno E che ogni lingua confessi
che Gesù Cristo è il Signore; alla gloria di Dio Padre. Filipp.'2: 11.
Certo Gesù è iLmaestro che ci narra
commoventi parabole e ci dà una morale che s’impone all’ammirazione di ogni
uomo onesto. Ma più di questo Gesù
è il Signore. Il Signore della nostra vita
che gli appartiene due volte, per averla
creata e per averla redenta col suo sangue. Il Signore che non tollera altri signori accanto a Luì. Il Signore che può
essere ignorato, combattuto, vilipeso
ma che avrà l’ultima parola e regnerà
incontrastato sulla nostra vita e sulla
vita dell’Universo. Discepoli di un tale
Signore non disperiamo nè del presente
per quanto sconvolto nè dell’avvenire
per quanto fosco. Ormai abbiamo trovato la nostra via e la nostra Guida. Tiriamo diritto senza nostalgie, senza
rimpianto. Il nostro Signóre ha con sè
le promesse della vita presente e della
vita avvenire. A lui la gloria!
Ueitura.- 1 Pietro 1: 13-21.
20 Giugno Per questa cagione, dico,
IO piego le mie ginocchia al Padre del
Signor nostro Gesù Cristo, dal quale è
nominata tutta la famiglia, nei cieli e
sopra la terra. Ef. 3: 14-15.
Dio il Padre! Gli uomini creati dal
Padre e da Lui ugualmente amati', i fratelli! E’ vero che i fratelli litigano fra
di loro ma l’odio omicida che regna nel
mondo è una smentita alla fratellanza
umana. Pure questa sarà una realtà,
ma soltanto quandq. gli uomini avranno
imparato a veder in Dio, nel Dio dì Gesù Cristo, il loro Padre.: Noi intanto pieghiamo le ginocchia dinnanzi al Signore
e domandiamo pietà e perdono per questa nostra famiglia umana, vittima del
peccato, del peccato che s’è accumulato
nei secoli e del suo peccato, del nostro
peccato che impedisce anche al migliore
di noi di considerare il suo vicino, il suo
parente come un fratello che si dovrebbe amare come sè stesso.
Sabato Lettura: 1 Pietro 1: 22-25.
21 Giugno Qr noi sappiamo che tutte le
cose cooperano al bene, di coloro che amano Iddio, i quali son chiamati secondo il suo proponimento.
Rom. 8: 28.
La perplqssità svegliata in noi da
queste parole diminuisce quando pensiamo che il bene di cui parla l’Apostolo non coincide sempre con quello che
noi crediamo essere il nostro bene. La
sofferenza, ad esempio, non la consideriamo mai un bene; pure, in tanti modi
impensati, può, nelle mani di Dio, concorrere al nostro vero bene, quel bene
che non si identifica necessariamente
con la nostra attuale, momentanea felicità.
Si, il nostro bene dipende dal nostro
amore per Dio, ma questo amore trae la
sua origine da Dio stesso. Lo amiamo
perchè ci ha amati per primo. Il nostro
amore s’alimenta del suo amore ed è risposta del suo amore. L’iniziativa è
sem.pre di Dio. Il nostro bene è sempre
in Dio. Crediamo in Lui.
Alb. R.
miglie colpite dal lutto, rinnoviamo la
nostra simpatia cristiana.
Domenica 8 cm. venne amministrato il battesimo a Bouvier Lidia Luisa, di Michele e di Tron Esterina. delle
Fontane. Il Signore prenda, sotto la sua
protezione questo agnellino.
A delegato alla Conferenza distrettuale è stato nominato il sig.
Enrico Pons.
RORA’. Mercoledì scorso abbiamo
accompagnato all’ultima dimora la spogUa mortale di Tourn Boncoeur Luigi
di anni 81, deceduto in seguito a Unga
e penosa malattia. Era conosciuto da
molti come assai conosciuti sono i suoi
familiari, ma quello che forse destò
maggiormente l’interesse e la simpatia
di tutti, fu la devota fedeltà e la premura instancabile con cui la sua compagna lo curò durante la lunghissima
infermità dando un esempio luminoso
del modo in cui debbono essere mantenute le promesse fatte il giorno del matrimonio. Una numerosa rappresentanza della chiesa espresse con la sua
presenza al funerale la sua affettuosa
solidarietà alla famiglia in lutto.
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Finanze. Dalla relazione Annua;
E' con un senso” di profonda ricono^
scénza a Dio e di jgiubilò grande che
giungiamo a questo'paragrafo della nostra relazione. v,*i
- La meta è raggiunta, * versiamo alla
Cassa Centrale la somma di L. 7000 che
ci era stata richiesta!
Sette, anra or sono le nostre contribuzioni erano meno di un terzo di quelle attuali ed arrivavano appena alle
2200 lire. Nel 1937,, con un altro sbalzo
coraggioso, le portarne da 2700 a 3700 L.
Tre anni più tardi, nei 1940, con un
altro salto di mille lire, arrivammo a
lire 4700. In tempi normali era, quella,
una buona contribuzione per Rorà ed
avevamo faticato non poco a raggiungerla, ma proprio in quell’anno, giunse
il fatto nuòvo della necessità per la
Chiesa di mantenersi da sè e la richiesta della Tavola di aumentare tutte le
contribuzioni del 50®/o.
In una importante seduta del Concistoro ci guardammo in faccia costernati: siccome una parte della contribuzione annua di Rorà era costituita da
entrate fìsse come l’introito del Bazar
estivo e una quota della cassa della
Chiesa, per raggiungere la mèta fissata
dalla Tavola i singoli contribuenti dovevano, per lo meno raddoppiare la loro
quota e, questo, subito dopo aver già
fatto un sensibile aumento, mentre i
tempi diventavano sempre più difficili
e cinquanta uomini erano sotto Ìe armi.
Proviamo, concluse il Concistoro, con
l’aiuto di Dio, forse, ci riusciremo.
Nessuno, in fondo, credeva la cosa
possibile, ma ciascuno era ben deciso
a fare tutto il suo dovere e., il miracolo si è avverato, i contribuenti Rorenghi hanno esattamente raddoppiato
la loro bella contribuzione di un anno
fa.
Ma quanti sacrifici, qual nobile gara
di liberalità e quali dim,estrazioni di
commovente amore per la Chiesa ! Se
tutti i Rorenghi, senza eccezione, avessero fatto il loro dovere, allora la mèta
sarebbe stata raggiunta con la relativa
facilità, ma un certo numero di essi restarono estranei al travaglio della loro
Chiesa e continuarono a dare le offerte
irrisorie del passato. Gli altri, perciò,
dovettero moltiplicare per due, per tre
e per quattro le loro contribuzioni: vi
furono dei fratelli che diedero cospicue
offerte, dei poveri che contribuirono come se fossero stati ricchi, altri si privarono del necessario e sappiamo dì alcuni che economizzarono anche sul
mangiare per portare burro e uova al
presbiterio al posto dei soldi che non avevano.
La storia di questa contribuzione merita di essere scritta a caratteri d’oro
nella storia di Rorà.
TORINO. Largo compianto ha destato
nella nostra Comunità la notizia del
trapasso, avvenuto nel pomeriggio della
domenica 1 giugno, del nostro fratello
Enrico Procket, contitolare della Ditta
Fratelli Prochet della nostra Città. Pochi giorni di violenta malattia hanno
spezzata un’esistenza che, a viste umane, pareva così necessaria ancora alla
sua famiglia !
Un’imponente folla di amici e di conoscenti ha preso parte ai funerali, che
si sono svolti nel Tempio di Corso Vittorio il 3 corrente. E le parole di consolazione e di vita eterna, pronunciate dai
pastori L. Marauda, vice-moderatore e
amico personale del caro Estinto e
della sua famiglia e dal pastore locale
scesero in cuori aperti e in anime anelanti ad una certezza di amore e di salvezza in Cristo.
Nella folla erano rappresentati non
solo gli evangelici ma altresì i ceti commerciali e industriali della Città, che
hanno voluto cosi dimostrare di quanta
considerazione fossero circondata la
persona e l’opera retta di Enrico Prcchet.
Alla vedova, signora Maria ProchetCrodino, ai teneri figliolettì, agli affe
L’ace oaixa nûijejm valdìsi
zionatissuni fratelli e sorelle rinno
viamo ancora i sensi della nostra profonda solidarietà nel loro dolore e nella
luminosa speranza della Vita Eterna.
E’ per loro come per noi motivo di profonda consolazione la divina parola del
Signor Gesù: « Chi ascolta la mia parola
e crede a Colui che mi ha mandato, ha
vita eterna: è passato dalla morte alla
“ vita » (Giov. 5: 24).
— Assemblea di Chiesa. L’assemblea
di Chiesa per l’esame della Relazione
Annua del Concistoro sì è tenuta nel
pomeriggio di domenica 8 giugno alla
. presenza di 75 membri (una partecipazione troppo scarsa per una Comunità
cosi numerosa).
Dopo una austera commemorazione
dei fratelli e delle sorelle chiamati ad
una vita più alta nel corso deH’anno
amministrativo, si sono poste in evidenza le luci e le ombre della nostra attività ecclesiastica. Ben frequentati, i
culti dalla parte vivente della Comunità, ma assenteismo deplorevole da parte
di una forte percentuale di valdesi residenti a Torino; notevole progresso
nella partecipazione alla S. Cena.
Notevole è stato lo sforzo finanziario
compiuto dalla Comunità torinese: le
offerte ordinarie per il culto sono state
aumentate dell’80 per cento, quelle della Rinunzia del 60 per cento e le offerte
per TEmeritazione sono state triplicate.
E stata svolta una notevole opera evangelistica*, si è intensificata la preparazione spirituale ed intellettuale dei
catecumeni e le riunioni serali della gioventù sono sempre state affollate ed animate.
Il Concistoro in 17 sedute si è costantemente preoccupato della vita spirituale della Comunità ed ha provveduto
a notevoli restauri dei nostri stabili.
BANCO Di ROMA
BANCA D I, I N T E R E S S E - N A Z I 0 N.A L E
SOC. ANONIMA CAPITALE E RISERUA LIL 3580Ó0.000
SEOE SOCIALE E OIREZIONE CENTRALE IN ROMA
ANNODI FONDAZIONE ISSO
170 FILIALI IN ITALIA, IN LIBIA E NELL’EGEO
16 FILIALI NELL’IMPERO - 18 FILIALI E
3 UFFICI -DI RAPPRESENTANZA ALL'ESTERO
CORRISPONDENTI IN OGNI PARTE DEL MONDO
tutte le operazioni di banca
FILIALE DI TORRE PELLICE
Piazza Vittorio emanuele h
ANGOLO VIA MAZZINI
TELEFONO NUMERO 62
SITTIIiM DI BIRDHZIA
Nona Lista:
Chiesa di Napoh, saldo
Chiesa di Torre PeUice
Tommaso Longo, Trieste
Gallo Maria Luisa, Almese
L. 20,—
» 526,r—<
» 100,—
» 10,—
100,
Doni riceiniti dal Cassiere ;;
della TaYiIa Valdese per Istituzioni varie
Per Cassa Centrale Evangelizzazione:
Doni raccolti dalla sig.na
M. L. Pons L. 114,_
Ida Jalla » 25,'—
Per Emeritazione:
Famiglia Long-Boer, in memoria del pastore A. Simeoni » 500,—
Per Collegio:
Ing. M. Eynard, in memoria pastori A. Muston e A. Simeoni
Per Orfanotrofio di Pomaretto
Prof. E. Longo e Signora »
Enrichetta Peyrot in Poet,
Villasecca »
Emma Poet in Ferrerò, Id. »
F. Peyrot q famiglia »
Alfredo Janavel, in memoria
di Nino Bosio »
Per Istituto Gould:
Zaira e Giovanni Carrozzi, Novara, in memoria del compianto genitore, nel secondo
anniversario ,
Per Ospedale di Torino:
Zaira e Giovanni Carrozzi, Novara, in memoria del compianto genitore, nel secondo
anniversario ¡j
15,
33,
16
16,
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25,
100,
100,
SosUnitori
Pons Koella, L. 5 - Revel Giulio, 3 Giai Adelina, 3 -Bonin Alberto, 3 - Fossat Dina, 1 - Forneron Alessandro, 3 Campra ved., 5 - Martinat Giulio, 3 Balmas Lidia, 3 - Balmas Augusto, 3 Gostabel Giovanni, 3 - Bouchard G.
Giacomo, 3 - Soulier Francese, 3 ’- Long
Walter, 3 - Balmas Emilio, 3 - Baret
Giovanni, 3 - Bouchard Stefano, 3 - Robert Carlo, 3 - Rostan Giovanni, 3 Travers Attilio, 3 - Vinçon Margherita,
3 - Vinçon Stefano 3 - Rostan Jenny 3 Sappè Adolfo, 3 - Bounous Lami, 3 Gènicoud Teresa, 5 - Germanet Giovanni, 3 - Ferrier Eugenia, 3 - Rostan Cesare, 3 - Lantelme Alberto, 3- Melchiorri Luisa, 3 - Bounous Alberto, 3 Vinçon Paolina, 3 - Peyronel Enrico, 3
- Vinçon Davide, 3 - Bertalmio Margherita, 3 - Jahier Melante, 3 - Rostan Susanna, 3 - Martinat Enrichetta, 3 - Grill
Davide, 3 - Beux Eliseo, 3 -Bertalot 113 - Costantin Giuseppina, 3 -Costantin Luigi, anziano, 3 - Costantin Luigi,
2 - Coucourde Ardoine, 2 - Chambon
Ernesto, 3 - Rochon Giuditta, 3 - Genre Elisa, 3 -Ribet Enrico, 3 .. Ribet Enrico, 3 - Travers Giacomina, 3.
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO.
Massimo e Ghita Pellegrini, Torino,
per il letto in memoria di Enrico Peyrot, 500 - Pasquet Alessandro, Torre
Penice, per id., 200 - Bonetto Luisa, S.
Germano Ch., 10 - Jervis Costanza,
Torre Pellice, 20 - Lidia Bouchard
Long, S. Germ. Ch., 10 - Perron, S.
Francisco Cai., 19 - Caterina Bellion, S.
Giovanni, 10 - M. P., in memoria del
marito, Id., 20 - Elisa Benech Revel, Id.,
20 - Eugenia Geymet e Elisa Gabella,
Rorà, 50 - Roberto e Bianca Steiner,
Bergamo, 100 - Maria Frizzoni, Id., 100 '
- Elena Pontet, Bobbio Pellice, in me
moria di Annetta Bertinat (rettilica),
35 - Adolfo e Lidia Comba, Torre Pellice, 5 - Carolina Decker Boringhieri,
Id., 100 - Giuseppe Pons, Id., 5 - Un’amica, S. Giovanni, 25 - P. A. D. R. A.,
in memoria di Angela, 100 - Famiglia
Marauda Bonnet e Balmas, fiori in memoria del compianto dott. Daniele Turin, S. Giovanni, 50 - Chiara Sugno
ved. Rosso, Taranto, 10 - Genre Davide,
Pomaretto, 10 - Chiesa Presbiteriana
Italiana, Baltimore, 105 - Famiglia Revel Davide, pastore, in memoria di Revel Caterina Enrichetta, S. iovanni, 400
- Norina Frizzoni, Bergamo, 25 - Rosa
Caffari Steiner, Bergamo, 50.
(Continua).
Aw. STEFANO PEYROT.
Prof. Omo Costabei., direttore responsabile
ARTI ORAFÍCHE « L’ALPINA» - Torre Pellicci