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ECO
DELLE VAUI VALDESI
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0065 TOSRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nam. 28-29 1 ABBQNAMENTI | L. 3.000 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 16 Luglio 1971
Una copia Lire 80 L. 4.000 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/'33d94
Per chi ne faccia oggetto di considerazione puramente esteriore, ciò che si
è verificato nella comunità cristiana di
Gerusalemme alla Pentecoste non è altro che un’esplosione di entusiasmo
collettivo, in cui è apparso un fenomeno, quello dei diversi linguaggi, indubbiamente singolare e infrequente, ma
purtuttavia attestato in altri ambienti.
L’intero evento pare totalmente spiegabile in base alla psicologia di massa.
Tutte le riunioni di massa rispondono
a leggi comuni. Ciò che è dato constatare in queste manifestazioni è però
spesso ignobile, subumano: l’individuo
perde ogni controllo su di sé, la sua
personalità scompare ed egli scende
spesso al di sotto del livello animale.
Diviene incapace di critica, non pensa
che per slogans rivolti contro avversari contro i quali lotta fanaticamente,
giungendo, quando la psicosi di massa
raggiunge le sue forme estreme, a lasciarsi trascinare a una cieca furia distruttrice e a una crudeltà selvaggia.
Gli istinti peggiori che così si scatenano, li attribuiremmo agli spiriti demoniaci piuttosto che allo Spirito Santo.
Dobbiamo forse, a causa di certi
aspetti comuni, includere in una valutazione di questo genere anche il resoconto della Pentecoste, secondo il
quale i discepoli sono stati riempiti
dello Spirito Santo?
E inversamente, è lecito che movimenti politici di massa, come ad esempio le agitazioni del maggio 1968 a Parigi, siano celebrati da pastori - di questo siamo stati spettatori - come la
esplosione di una nuova Pentecoste?
Analogo è il problema che si pone a
proposito delle guarigioni di malati,
che Gesù e i primi cristiani erano convinti di compiere per la forza dello
Spirito Santo. Anch’esse possono essere spiegate in modo diverso. Al tempo
di Gesù e anche in seguito esse sono
state accostate alle guarigioni miracolose per opera di magia. Il problema
si presenta già nel Nuovo Testamento,'
là dove Gesù deve difendersi dall’accusa che nelle sue guarigioni sia all’opera il diavolo (Beelzebub), mentre allo
opposto egli scorge l’apparire del Regno di Dio quando « caccia i demoni
con lo Spirito di Dio » (Matteo 12: 28).
Si riconosce apertamente, nel Nuovo
Testamento, che la sfera divina è pericolosamente vicina a quella demoniaca. Il cristianesimo primitivo, soprattutto nell’Apocalissi giovannica, lo ha
spiegato affermando che il diavolo, per
conseguire il suo scopo, imita Dio.
Tanto più bruciante, per noi, la questione del discernimento. E’ infatti altrettanto grave presentare ciò che è
demoniaco quasi fosse divino (la cosa
è particolarmente grave quando si verifica all’interno della Chiesa) e inversamente, come Gesù dice nel passo sopra citato, « bestemmiare contro lo
Spirito Santo » attribuendo le sue opere allo spirito demoniaco. Se consideriamo quale ruolo abbiano oggi, specie fra i giovani, i movimenti di massa
e riflettiamo a come ci lasciamo determinare, nel nostro pensiero e nella nostra azione, dalla psicosi di massa anche nelle sue forme più tenui, dovrebbe preoccuparci assai più, nella scuola
come nella chiesa, il problema dei segni di riconoscimento. Molti guai potrebbero essere evitati. Non per nulla
per Paolo il « discernimento degli spiriti » è fra i grandi doni concessi dallo
Spirito Santo (1 Corinzi 12: 10).
Servendosi dell’espressione « Spirito
Santo » i primi cristiani mostrano di
aver coscienza che esistono altri spiriti, simili allo Spirito Santo tanto da poter essere scambiati per quest’ultimo.
Se in tutto il Nuovo Testamento non
trovassimo altri dati relativi allo Spirito Santo, oltre al racconto della Pentecoste, sarebbe impossibile valutare
quest’avvenimento così importante altrimenti che mediante i mezzi della
psicologia di massa. Perciò è tanto importante che abbiamo nel Nuovo Testamento tante altre indicazioni relative allo Spirito Santo. Non c’è capitolo
nel quale non se ne parli ripetutamente. Quando leggiamo l’episodio della
Pentecoste, dovremmo, appunto per
comprenderlo come il fatto dello Spirito Santo, leggere contemporaneamente
altri passi, ad esempio l’importante
cap. 8 dell’Epistola ai Romani. Non ci
è qui possibile sviluppare tutta la dottrina neotestamentaria dello Spirito
Santo. Vogliamo soltanto mettere in
evidenza gli elementi essenziali della
questione che abbiamo posta: quella
dei criteri.
Spirito « Santo » significa, per cominciare, Spirito che non viene dal mondo.
lA SpiritB della Pentetoste e gli altri spiriti
Perciò ogni discorso sullo Spirito Santo non viene affatto incontro alle correnti moderne. Infatti richiamandosi
a ragione o a torto a Bonhoeffer, molti ritengono che oggi la teologia e la
Chiesa dovrebbero essere coinvolte nel
processo di secolarizzazione, nel quale
vengono desunte dal mondo « secolare » non soltanto forme espressive, ma
anche norme. Di conseguenza chi antepone oggi a qualsiasi riforma il richiamo allo Spirito Santo, allo Spirito che
non è disponibile a livello del mondo,
si espone al rischio di essere deriso,
purtroppo anche in certi ambienti teologici, quasi fosse un bigotto pietista,
distaccato dal mondo. Dovremmo domandarci, in realtà, se invece non ci
rendiamo ridicoli agli occhi del mondo
proprio quando non facciamo altro che
dire, come cristiani, esattamente ciò
che il mondo già dice, non di rado meglio di noi.
Sarebbe d’altro canto errato dedurre dal fatto che lo Spirito Santo non
ha la sua origine nel mondo, il tatto che
sia distaccato dal mondo, ad esso
estraneo. All’opposto, è nella sua natura essere la potenza creatrice, volta
quindi al mondo. Secondo la Bibbia esso era già presente, all’inizio, nell’atto
della creazione, e alla fine trasformerà l’intera creazione. Già ora, esso preme e, pur nel quadro ancora immutato
del presente, vuol pervadere ogni cosa
con la sua potenza di vita, e anche nelle forme contemporanee del mondo
plasmate dalla tecnica che naturalmente noi cristiani dobbiamo conoscere bene e accettare nella loro realtà, vuole
far irrompere la sua vita, trasformandole. « Vieni, Spirito Creatore », canta
il poeta medioevale.
Certo, lo Spirito Santo crea, per virtù propria, le forme espressive che gli
sono necessarie per rendersi comprensibile al mondo, malgrado la propria
estraneità, e per esercitare su di esso
l.i propria azione; ma così facendo non
elimina ciò che gli è proprio e che per
il mondo è sempre « pazzia » e « scandalo » (1 Corinzi 1: 24). E ciò non vale
soltanto per il mondo tecnologico, come si ama dire oggi. Infatti già ai tempi di Paolo gli Ateniesi deridevano, sull’Aeropago, una predicazione di questo
genere: eppure l’apostolo ha continuato a predicare esattamente in questo
modo e a trovare fede. Lo Spirito Santo concede l’ascolto e alla fine s’impone, appunto perché ha origine in un’altra dimensione. E’ lo Spirito di Dio e
non è a nostra disposizione come un
dato umano, in nostro possesso, ma
penetra in noi e dev’essere riacquistato ogni giorno per fede.
L’intero Nuovo Testamento concorda - ed ecco un criterio distintivo fondamentale - nell’affermare che lo Spirito Santo è donato soltanto a chi crede, cioè a chi sa che la salvezza propria
e del mondo non ha il suo fondamento
nell’uomo, bensì in Dio.
In quanto potenza creatrice di Dio,
lo Spirito Santo è, per intima natura,
vita. Nel Nuovo Testamento appare come il grande antagonista della morte.
Tutto ciò che è morte, malattia, la stessa potenza mortale del peccato arretrano fin d’ora davanti ad esso, anche
se soltanto l’evento finale - così si attende con ferma speranza - porterà la
grandiosa trasformazione della nuova
creazione.
Esso è l’elemento avvenire già all’opera nel presente. Peccato e morte
sono ancora presenti, eppure la potenza miracolosa (in greco: dynamis) che
trasformerà Tintera creazione è già fra
noi e ciò che un giorno essa compirà
nella sfera di tutto ciò che è corporeo,
lo compie già ora nel nostro « uomo interno », che essa « rinnova di giorno in
giorno » (2 Corinzi 4: 16). Perciò Paolo
definisce lo Spirito Santo « caparra »,
s’intende della risurrezione. « Il vecchio è passato, tutto è diventato nuovo » (2 Corinzi 5: 17).
Quest’idea del rinnovamento per opera dello Spirito Santo viene oggi spesso fraintesa o addirittura volutamente
deformata. Eppure è qui che, in modo
del tutto speciale, occorre evitare di
confondere l’opera dello Spirito Santo
con quella di altri spiriti. Non ba.sta,
perché vi si riconosca Tàzione vivificante dello Spirito Santo, che « accada
qualcosa », che regni il « movimento », che tutto ciò che è vecchio sia ciecamente distrutto e incessantemente
sostituito dal nuovo. Non è questo lo
elemento radicalmente nuovo, che lo
Spirito Santo crea, nella sua qualità di
potenza creatrice, di potenza avvenire;
è invece ancora una realtà vecchia.
Certo, sia dentro che fuori la Chiesa
molti vecchi elementi, un tempo vivi,
si sono irrigiditi in forme morte; ma
ciò non dipende sempre dal fatto che essi sono invecchiati, bensì dal fatto che
lo Spirito Santo se ne è allontanato. E
inversamente non basta che qualcosa
sia nuovo, perché sia veramente espressione dello Spirito Santo creatore di
vita. La moda è spesso l’opposto della
vera vita. Lo Spirito Santo trasforma
ciò che è vecchio, irrigidito, morto e lo
vivifica, e dall’interno esso creerà pure
nuove forme e nuove strutture in relazione con il piano di Dio in costante
sviluppo. In quest’azione esso può servirsi anche di elementi profani: infatti « soffia dove vuole ».
A titolo di esemplificazione significativa esso può anche assumere forme entusiastiche, com’è avvenuto alla
Pentecoste. Ma queste non possono, secondo Paolo, essere sopravvalutate (1
Corinzi 14). Lo Spirito Santo opera infatti come potenza creatrice soprattutto nella banale vita quotidiana, fin nella sfera della proprietà. La comunanza
di beni dei primi cristiani, all’opposto
di quella degli Esseni, non era né organizzata né obbligatoria bensì operata dallo Spirito. Paolo parla della
« pace e allegrezza nello Spirito Santo », e nell’Epistola ai Galati (5: 22)
egli enumera i frutti dello Spirito Santo. Questo è il criterio più sicuro che
l’evento pentecostale sia stato operato
dallo Spirito Santo: che gli fossero
collegati questi « frutti ».
In particolare lo Spirito Santo, a differenza dagli spiriti della psicosi di
massa, non annulla la personalità. Esso crea invece doni dello Spirito di natura individuale, i « charismi » ( 1 Corinzi 12: 4 ss.). Lo Spirito Santo non
opera in una linea di uniformità, quale oggi spesso si va cercando. E su
questo dovremmo riflettere anche nei
nostri sforzi ecumenici odierni. Paradossalmente, è nella sua natura mostrare la propria unità soltanto nella
molteplicità, nella suddivisione dei doni: « doni molteplici - un unico Spirito ». Certo, esso ci fa superare i no
lllllllllllllllllllllllilllllllllllllllimilMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIDIIIIIIMIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIMIIIIIIIIIIIMIIIIIIIII
Riunita a Vienna una conferenza europea organizzata dal Gruppo femminile di collegamento ecumenico
L’immagine della donna nei mass media
* L’articolo che qui riportiamo, del prof.
Oscar Cullmann, è comparso in prima pagina
della « Neue Ziircher Zeitung », la Domenica di Pentecoste (30. 5. 1971), con il titolo
Pfmgstgeist und andere Geister. Siamo vivamente riconoscenti all’autore e alla direzione
del quotidiano zurighese per il permesso, accordatoci generosamente, di pubblicare una
traduzione di questo articolo, che ci è parso
di alto interesse anche per i nostri lettori.
Con questo tema si è riunita a Vienna una conferenza europea organizzata dal Gruppo femminile di collegamento ecumenico. Le partecipanti, un
centinaio, cattoliche, protestanti, ortodosse, provenivano da tutti i paesi dell’Europa occidentale, dal Portogallo alla Finlandia, dalla Grecia all’Inghilterra, e rappresentavano molte organizzazioni femminili confessionali o no;
erano inoltre presenti un certo numero di esperti, giornaliste, dirigenti di
programmi radio o televisivi, scrittrici, ecc. Vienna era stata scelta perché
ai confini con l’Europa orientale, nella
speranza che potessero parteciparvi
anche delegate dei paesi dell’Est. Poi
nell’organizzazione qualcosa non ha
funzionato per cui erano presenti solo
una giovane giornalista croata, cattolica, e una donna pastore di Berlino. Poche delegate degli altri continenti: una
missionaria giapponese in Brasile, una
nigeriana rappresentante della conferenza delle chiese africane, un’indiana
che vive a Ginevra, alcune americane.
Fra queste ultime vi era una giornalista appartenente a uno dei nuovi movimenti femministi americani, una ragazza piuttosto aggressiva, vivace e...
giovane. Il che era piuttosto straordinario in questa conferenza di vertici
in cui erano presenti le presidenti
mondiali di alcune associazioni (YWCA
Unione mondiale delle donne cattoliche) nonché un numero imprecisato
di presidenti nazionali, di segretarie
esecutive, di segretarie generali, ecc.
Conferenza europea dunque, ma decisamente occidentale e con un carattere ben preciso dato appunto dalla presenza di tante personalità nel campo
delle organizzazioni femminili.
Piuttosto stranamente, le delegate
italiane erano protestanti: la rappresentante delTUCDG e quella del Consiglio di collegamento dei gruppi femminili evangelici; vi era inoltre una giornalista del quotidiano cattolico « L’Avvenire » e un certo numero di suore
straniere che vivono a Roma, alcune
appartenenti all’unione internazionale
delle superiori generali e altre interpreti.
Il Gruppo di collegamento ecumenico che ha organizzato la conferenza è
stato costituito nel 1968 ed è composto di 10 donne nominate in parte dal
Consiglio ecumenico delle Chiese e in
parte dalla Chiesa cattolica. Il suo scopo è stato finora quello di raccogliere informazioni su ciò che avviene nel
mondo ecumenico, soprattutto fra le
donne, e di promuovere incontri di studio. Oggi, come ha detto M. Barot in
apertura dei lavori, sembra giunto il
momento di guardare insieme verso il
mondo e i suoi problemi. In questo
modo i mezzi di comunicazione di massa (mass media) sono estremamente
importanti e dobbiamo imparare a considerarli con atteggiamento critico.
Inoltre è importante che nel momento
in cui i movimenti di liberazione della
donna s’impongono all’attenzione del
mondo, noi donne cristiane abbiamo
un’opinione su come questi mezzi di
comunicazione di massa ci vedono e su
quale immagine vogliamo dare di noi
stesse.
L’inchiesta francese
In vista di questa conferenza era
stata fatta in Francia, nel 1969-70, una
inchiesta preliminare, lanciata dal movimento « Jeunes Femmes » e dall’organizzazione di donne cattoliche. Alle
partecipanti veniva richiesto di studiare un determinato personaggio femminile presentato da uno dei mezzi di cc>
municazione di massa (radio, TV, cinema, stampa) e di definire le caratteristiche essenziali. L’inchiesta, fatta
per motivi economici soltanto sulla base di questionari scritti e non per mezzo di intervistatori che potessero interrogare di persona un pubblico più
vasto, è risultata piuttosto deludente
perché le risposte provenivano in larghissima misura da ambienti ben precisi e molto limitati. Le risposte ottenute furono 350: l’età media delle partecipanti è piuttosto elevata (41 anni),
quasi tutte sono sposate (87%; soltanto il 10% è composto di nubili perché
poche di quelle che rispondono hanno
meno di 25 anni), T83% abita in città o
in periferie urbane, il 70,3% non ha una
sua propria attività professionale e la
maggioranza appartiene ai ceti superiori. Si tratta quindi di donne appartenenti a un ben determinato ambiente
sociale e, naturalmente, le immagini
femminili che studiano riflettono largamente questo ambiente borghese.
Perciò l’inchiesta è risultata assai poco rappresentativa e utile.
Dopo uno studio su « I mass media
e il loro potere di comunicazione in
una società planetaria pluralista » in
cui venivano esaminate le prospettive
Fernanda Comba
(continua a pag. 3)
stri limiti egoistici, ma non per distruggere la nostra personalità, bensì per
plasmare la vera individualità facendoci attingere alla vera fonte d’energia.
Così appare soprattutto nella preghiera. Ciò che Paolo scrive nel cap.
8 dell’Epistola ai Romani è quanto di
più profondo si è scritto sulla preghiera. Lo Spirito di Dio ci muove a pregare. Infatti nella nostra debolezza non
potremmo, a partire da noi stessi, parlare a Dio. Quando preghiamo, è Dio
che, attraverso lo Spirito Santo, parla
in noi. In realtà nella preghiera è Dio
che ci interpella. La preghiera è Tunica attività umana nella quale siamo
elevati al di sopra della condizione
umana, senza però che vada perduta
la nostra individualità. Dove non si prega più, lo Spirito Santo è assente. Dovremmo sentire un segnale d’allarme
quando, in base all’obiezione che al seguito di Gesù dobbiamo condannare
ogni falsa preghiera e ogni pietà farisaica, non si prega più affatto ovvero
si intende per preghiera qualcosa di
completamente diverso da quel che intende Gesù insegnandoci a rivolgerci a
Dio come a un Tu, anche se questi « sa
di che cosa abbiamo bisogno, prima
che lo preghiamo ». Ci troviamo di
fronte a una delle semplificazioni arbitrarie moderne, quando vediamo
contrapporre la preghiera e l’azione
cristiana. Come se non si fossero raggiunti grandi scopi, nel mondo, là dove
si è pregato, e la solidarietà umana
( « Mitmenschlichkeit ») di cui oggi si
parla tanto non avesse nella preghiera
il suo fondamento saldo.
In questo contesto resta ancora da
dire una parola sulla teologia e lo Spirito Santo. Non intendo prolungare lo
elenco interminabile delle « teologie
dei genitivi », opponendo ad esempio
alla teologia « della morte di Dio » una
teologia dello Spirito Santo che crea
vita. Ma si deve affermare che qualunque e l’intera teologia, come pure la
preghiera senza la quale essa è impensabile, dev’essere una opera dello Spirito Santo, il quale a sua volta scaturisce dalla fede. Dio non è un oggetto
di conoscenza fra gli altri, del quale
possiamo dispoi±e. Dio viene conosciuto se e quando si dà a conoscere
nello Spirito Santo al credente. Illuminata da Lui la mente umana svilupperà e approfondirà la fede, nella riflessione. « Lo Spirito Santo investiga
tutto, anche le profondità di Dio », dice Paolo. La teologia dev’essere « d mostrazione dello Spirito e della sua
potenza miracolosa» (1 Corinzi 2:4).
Paolo, che in quanto apostolo fu anche
teologo, Tha intesa come dono dello
Spirito, come « sapienza di Dio ».
Ecco dunque: la Pentecoste è indubbiamente un evento unico nella chiesa
primitiva. Esso però si sviluppa ovunque si prega, ovunque nell’uomo interno si opera il rinnovamento quotidiano
e appaiono frutti, ovunque avviene un
lavoro di riflessione fidato dallo Spirito Santo, ovunque si opera nella chiesa e nel mondo in forza dei doni particolari che lo Spirito concede a ciascuno. L’abbondanza di questi effetti ci
permette di vedere nell’evento della
Pentecoste, con i primi cristiani, l’effusione dello Spirito Santo.
Qscar Cullmann
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Un invito del Consiglio della FCEI
Sostenere il referendum
per l’abrogazione dei reati di vilipendio
In una lettera alle Chiese e Opere
della F. C.E.I. il past. Mario Sbaffi, presidente della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, ricorda che l’Assemblea della F. C.E.I., riunita a Firenze nel novembre 1970, approvò, fra gli
altri, questo ordine del giorno per la
abolizione dei reati di vilipendio:
L’Assemblea della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia,
riunita in Firenze dal 1 al 4 novembre 1970,
RICHIAMANDOSI alTo. d. g. approvato dal Sinodo Valdese del 1969
che chiedeva una iniziativa della Federazione per l’abolizione dei reati
di vilipendio in materia religiosa.
NEL RIFIUTO del criterio in virtù del quale il pensiero e la predicazione della Chiesa possano o debbano essere difesi mediante speciale
tutela penale, come espressione della confessionalità dello Stato e della
tendenza ad integrare la Chiesa nelle strutture di potere,
RESPINGE la configurazione dei
reati di vilipendio della religione,
come respinge la configurazione di
ogni reato di vilipendio perché contraria ai principi di libertà;
IMPEGNA il Consiglio della Federazione a riaffermare tali principi
in sede di riforma del codice pena
le, rifiutando comunque posizioni
di eguaglianza nel privilegio, nonché
a sostenere le iniziative in atto nel
paese per Tabolizione di tutti i reati di opinione.
Qra, su iniziativa di « Magistratura
Democratica », è stata depositata presso la cancelleria della relativa Commissione la richiesta per la raccolta di 500
mila firme di elettori per ottenere il
referendum abrogativo di una serie di
articoli del codice penale fra 1 quali:
art. 402 - vilipendio alla religione dello Stato
art. 403 - offesa alla religione dello
Stato mediante vilipendio di persone
art. 404 - offesa alla religione dello
Stato mediante vilipendio di cose.
Sia la Commissione giuridico-consultativa come il Consiglio della Federazione, in recenti riunioni, hanno deciso
di appoggiare l’iniziativa e di segnalarla alle nostre comunità perché diano
la loro adesione alle iniziative di organismi locali o prendano esse stesse
delle iniziative in merito. Per ulteriori
chiarimenti ed eventuale materiale informativo ci si può rivolgere al « Comitato Nazionale per le libertà politiche e sindacali». Largo Argentina 11/7
00186 Roma.
Il termine per la raccolta delle
firme scade ai primi di agosto.
2
pag. ¿
N. 28-29 — 16 luglio 1971
L'INVETTIVA CONTRO I RICCHI
Guai a voi,
ricchi
...perché avete già la vostra consolazione.
(Luca 6; 24)
Sotto certi aspetti è più facile il discorso contro i ricchi che non quello in favore dei poveri. E' anche più facile tempestare contro i ricchi
anziché compiere atti di rinuncia e di umiltà evangelica. Perciò occorre
vegliare anche a questo riguardo per evitare generici giudizi.
Potremmo dire che, in generale, i ricchi non godono buona fama nelle
pagine della Bibbia; ma sempre per qualche motivo particolare. Si parla di ricchi che « signoreggiano sui poveri », di ricchi che « appassiscono
nelle loro imprese », che « ingrassano, ma le loro case sono piene di frode », che « opprimono i poveri », che « piangono e urlano per le calamità
che stanno per venir loro addosso». E si potrebbe continuare; intendiamo invece limitarci qui all’invettiva di Gesù nel sermone sul monte:
« Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione ».
Chi è il ricco? Chi osa riconoscersi tale? Da quale limite di benessere
si può parlare di ricchezza? Certo, di fronte ad un grande capitano d’industria sono piuttosto povero; ma, di fronte ad un rifugiato pakistano, sono un riccone! Ad ogni modo, quando la Bibbia parla dei ricchi, non
si preoccupa tanto della quantità dei beni di cui dispongono quanto del
loro comportamento di fronte a quei beni, cioè alle loro ricchezze, del
modo in cui le accumulano, dell’uso che ne fanno, del posto che occupano
nella vita di un uomo, tanto più se quell’uomo è im credente in Dio. L'invettiva di Gesù non è una imprecazione anarchica, un grido rivoluzionario; è piuttosto un avvertimento estremamente serio, motivato dalla
condotta dei ricchi i quali, nella loro ricchezza ed a causa della loro ricchezza, sono spinti alla sicurezza di sé, all’orgoglio, aH’oppressione, alLaffarismo, all’avarizia, all’ingiustizia, alla assenza di umanità. Concentrano il loro tempo e le loro forze nell’aumento delle loro ricchezze, non
conoscono altra gioia ed altra consolazione. All’origine dei conflitti e delle
guerre ci sono sempre vasti interessi economici e finanziari, nascosti
dietro nobili discorsi protesi verso la difesa e la grandezza dei popoli. E
le Chiese cristiane non possono neppure alzare le loro mani pure, incontaminate! . . .
L’invettiva di Gesù è giustamente severa ed ammonitrice: « Guai a
voi, ricchi, perché avete già (non avrete poi) la vostra consolazione ». Ma
quale consolazione? . , .
Evidentemente se i poveri e gli umili sono beati « perche ut loro e il
Regno dei cieli », dobbiamo riconoscere che i ricchi sono avvertiti e minacciati perché la loro consolazione è una sola e basta: quella di esser
ricchi di ricchezze terrene. Una consolazione estremamente egoista, concentrata su di un unico scopo, nei limiti di una vita umana sempre breve
che offre, fino ad un certo punto, piaceri, potenza, onori mondani, posti
di comando, un ampio margine di iniziative e di benessere terreno, accanto a non pochi tormenti. Non so come tutto ciò possa costituire um,
anzi la sola « consolazione », ma effettivamente è così, perché colui che
mette il proprio cuore nelle ricchezze terrene non cerca più altrove le ragioni ed il senso della sua vita, non cerca più l’Eterno « mentre lo si può
trovare », non invoca più la presenza dello Spirito Santo « il Consolatore », non scorge più il povero Lazzaro che giace dinanzi alla sua porta. Le
sue ' ricchezze gli sono sufficienti, lo consolano, gli danno fiducia, almeno per questa vita. Forse, un tempo, ha ricevuto la Parola, ma l’ha ricevuta «fra le spine». Ha udito la Parola; «poi le cure mondane e l inganno delle ricchezze hanno affogato la Parola e così è rimasta infruttuosa ».
Confesso di non poter leggere il « Guai a voi, ricchi » senza un senso
di profondo timore e tremore. E ciò per due ragioni. Prima di tutto, perché l’invettiva è di Cristo, al quale appartengono il giudizio e la grazia.
E’ facile lasciarsi tentare da una predicazione « contro i ricchi » sull onda del conformismo politico e sociale, come se non bastasse alla predicazione della Parola d’esser determinata dalla Parola soltanto e pnnia
di tutto. Se l’invettiva è di Cristo, la Chiesa la ripeta come venendo da
Cristo e nello Spirito di Lui, con la motivazione che Cristo le ha data:
« perché avete già la vostra consolazione ». In secondo luogo, perche non
ci sono soltanto i grandi ricchi, detentori del potere e dei tesori mondani;
esistono anche i piccoli ricchi i quali mi convincono che non occorre essere miliardari per idolatrare egoisticamente il denaro. Pur dicendo che il
denaro è soltanto un mezzo per raggiungere il fine, in realtà dimenticano
il fine e potenziano il mezzo in modo tale da farne il motivo dominante
della « loro consolazione ». =
Come già abbiamo detto meditando sulla « beatitudine dei poveri », =
così possiamo dire a proposito del discorso sui ricchi: si tratta di un di- p
scorso che dev’essere inteso prima di tutto in sede cristiana, pur sapen- ^
do che esso possiede una vasta ripercussione nella società del nostro ^
tempo, economicamente e sociologicamente così diversa da quella del ^
tempo in cui fu pronunziato il sermone sul monte. =
Il problema è scottante e coinvolge interessi personali, sociali, na- ^
zionali. Molte tensioni del nostro tempo hanno le loro radici negli egoi- ^
smi individuali o settoriali. In sede cristiana ci sarà dato di valutare il ^
problema non prima di tutto sotto un profilo politico, ma sotto 1 aspetto =
morale e con le chiare motivazioni dei profeti e di Gpù Cnsto. In questo =
senso il « guai a voi, ricchi » contiene un severo giudizio di Cristo sui rie- _
chi e sul loro comportamento di fronte a Dio, solo Signore, ^
Inoltre non bisogna mai dimenticarlo, anche se la cosa può parere ^
sconcertante, in sede cristiana ci sarà dato di comprendere che anche al =
ricco è necessario far pervenire l’Evangelo di Gesù Cristo, affinché la sua ^
vita ne sia rinnovata. Nella Chie.sa cristiana non si può fare un discorso ^
basato unicamente sulla critica del sistema, anche se molte volte il siste _
ma in cui operiamo e viviamo è giustamente oggetto di discussione e di ^
giudizio. Zaccheo era capo dei pubblicani « ed era ricco »; a molti ricchi, ^
del nostro tempo, Gesù può anche rivolgere queste parole. «Zaccheo, _
scendi presto, perché oggi debbo albergare in casa tua». j-ii_ =
I ricchi, anche i grandi ricchi del nostro tempo, i padroni delle azien- ^
de e i detentori del potere, hanno ancora abbastanza fiducia nell annun- ^
zio della Parola di Dio? =
Ermanno Rostan =
iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii'iiii"""""""""""""'""""""" iiiiiniiiiiiiiimiiimiiiiiiimimiiimiiiiimiimiimmiiiiiiii
A NAPOLI
IX Sessione di formazione ecomenica
A PROPOSITO DI UN LIBRO EDITO RECENTEMENTE DALLA CLAUDIANA
Superficialità, incompetenza e errori
nell’affrontare il problema Israele - palestinese
Dal 30 luglio al 7 agosto, presso la Casa S.
Ignazio al Vomero, Napoli, si svolgerà la IX
Sessione eli Formazione Ecumenica organizzata dai Segretariato Attività Ecumeniche
(S.A.E).
Il tema centrale della Ses.sione: « La PuroUi
di Dio » verrà cosi articolato :
« Ln parolu di Dio nella Bibbia », a) Esperienza ebraica: Prof. Elio Toaft. Rabbino Cap.i della Comunità Israelitica di Roma: b)
Esperienza cristiana: Rev. Prof. Cornelius A.
Rijk, Incaricato delle relazioni ebraico-cristiane del Segretariato per 1 Unità dei Cristiani.
« La Parola di Dio e VEcumenismo ». relatori il Cardinale Corrado Ersi, Arcivescovo di
Napoli ed il pastore dott. Glen Garfield
Williams. Segretario Generale della Conferenza delle Chiese Europee.
« La Parola di Dio nella problematica attuale delle Chiese », a} Situazione cattolica.
Prof. Carlo Martini. Rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma; fa) Situazione ortodossa.
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Archimandrita Vasilios Tsiopanàs della Chiesa Greco- ortodossa di Roma: c) Situazione
protestante. Pastore Dott. Renzo Bertalot, Direttore per ritalia della Società Biblica Britan11 ina e Forestiera.
« La Parola di Dio nel cammino degli uomini », relatore lo scrittore e giornalista. Dott.
Ettore Masina.
La Sessione si articolerà inoltre in otto
gruppi di studio per la maggior parte dei
cpiali saranno « consulenti » dei pastori e cioè.
« Parolu di Dio e Sacrnme.nlo », pastore Giovanni Scuderi; « Parola di Dio e rinnovamento della Criesa ». pasl. Mario Sballi; «Parola
di Dio e missione della Chiesa », pastore Angelo Chiarelli: « Parola di Dio e vita del cristiano », pastore Alfredo Scorsonelli; « Presenza della Parola di Dio fuori della Chiesa? ».
pastore, Archimede Bertolino. Il pastore Renzo Bertalot sarà relatore del gruppo di stuliio su c( Diffusione e studio della Bibbia ».
Un posto Jiarlicolarc verrà dato alla Celebrazione della Parola con partecipazione comunitaria che verrà guidata in aticrlura di
giornata dal consulente .spirituale del S.A.E.
Don Germano Pattaro ed alla meditazione biblica che chiuderà ogni giornata e che è stata
affidata al (laslore Mario Sbaffi.
Le iscrizioni a ijucsta Sessione di Formazione Ecumenica debbono essere indirizzate
immediatamente a « Segretariato Attività Ecumeniche ». Via A De Gasperi n. 2. 00165 Roma. E richiesta la partecipazione a tutta la
durata delFincontro.
La « Claudiana », oggi affacendata
in numerosi progetti editoriali, ha creduto di doversi occupare della questione mediorientale. Il prodotto di quesst’attività è il volumetto del quale mi
sento di dover fare una specie di controrecunsione, dopo quella molto favorevole apparsa alcuni numeri or sono
a firma di M. C. Tron.
Già prima che l’opera venga letta
compaiono vari equivoci: anzitutto il
rifiuto della « Claudiana » di un progetto del prof. V. Vinay, presentato
nel corso d’una riunione consultativa
convocata a Roma dalla stessa « Claudiana », di far scrivere un lavoro sul
tema da parte di due persone d’una
certa competenza ma d’orientamenti
diversi: uno pro-israeliano senza esser
anti-arabo, l’altro pro-arabo senza essere anti-israeliano; persone quindi capaci non solo di ricercare i fatti e di
valutarli, ma anche di ascoltare i propri interlocutori e possibilmente di
comprenderli. Ne sarebbe risultato,
sempre nella proposta anzidetta, un
lavoro espositivo delle due posizioni
ed un elenco, utilissimo per una seria
discussione del problema, delle posizioni convergenti, di quelle divergenti
ma conciliabili ed infine di quelle irrimediabilmente divergenti. In secondo
luogo l’opera s’annuncia nella reclame
sui nostri giornali come redatta con
« estremo scrupolo di obbiettività »:
che ciò non sia vero e che anzi, due autori non hanno rifuggito dal riprodurre documenti falsi, apparirà nel corso
della trattazione, il che, senza parlare
di « scrupolo », esclude il termine
« obiettività », ammesso e non concesso del resto, che un’obiettività del genere sia possibile e desiderabile. Ancora nella reclame si parla di « due ebrei
e un protestante »; ma allora perché
non aggiungere un arabo mussulmano,
un arabo cristiano ed un cattolico? E
che c’entra la confessione religiosa con
un’opera che, salvo il contributo di Aldo Comba, è essenzialmente politica
senza alcuna inquietudine teologica?
Altro equivoco è dato dalla copertina:
vi appare la figura d’una anziana donna, avvolta in uno scialle ed in lacrime; potrebbe essere una terremotata
del Belice, una donna israeliana il cui
nipote è stato ucciso nel corso di un
attacco ad un omnibus scolastico, una
donna pakistana ed anche, nelle intenzioni degli editori, una donna araba,
profuga o meno.
Il primo saggio è dovuto al!a penna
di Aldo Coaaba e si presenta conie una
prefazione; è invece un tentativo di
sintesi teologica, la chiave in cui dovremmo leggere quanto segue. A p. 6
si parla però dell’espulsione della popolazione autoctona per far posto ad
un insediamento allogeno; l’informazione è storicamente scorretta: fino al
’47-48 (e l’insediamento sionista cominciò verso il 1882) nulla che si lasci interpretare in questo senso accadde; e
quello che accadde durante la guerra
del 1947-48, voluta ed in parte comandata dagl’inglesi, è imputabile solo m
minima parte agl’Israetiari. A p. 7 si
parla di « recente popolazione palestinese di tradizione ebraica » e di
« preesistente popolazione palestinese di tradizione araba »; non è esatto:
a cavallo tra il secolo XIX-XX la popolazione araba comprendeva (inclusa
la Transgiordania) circa 300.000 anime
(cfr. del resto oltre la non sospettata
testimonianza a p. 129). Vi è dunque
stata nel corso di circa mezzo secolo
una notevolissima immigrazione araba dai paesi vicini, favorita in non piccola misura dalle nuove strutture economiche create dal sionismo. Buona
parte degli Arabi palestinesi sono dunque entrati in Palestina più o meno
all’epoca in cui vi entravano molti
Ebrei, solo che la cosa non si notava a
causa della loro rapida assimilazione
etnico-economica. Nella stessa pagina
leggiamo che «... i Palestinesi^ sono
massacrati da Hussein con l appoggio... {purtroppo) dei dirigenti israeliani. .. » e nell’ultimo saggio vengono
descritti particolari raccapriccianti di
tale operazione. Qui la complicità dei
dirigenti israeliani viene affermata,
non provata, ed in ogni caso non sembra verosimile che la maniera feroce
della repressione sia loro imputabile;
ma che senso ha parlare di repressione
se non si spiega quali ne furono le cause? In questo caso Hussein, dopo avei
tollerato per un certo tempo le operazioni dei guerriglieri dal proprio territorio, di fronte ad una serie di escalations delle loro azioni (quattro aerei
catturati c gratuitamente distrutti, aerei distrutti in volo con i passeggeri
dentro ecc.), si è trovato costretto ad
adire come ogni pac.se agirebbe nelle
sfesse circostanze: eliminare o cercale d’eliminare quello ch’era divenuto
lino Stato nello Stato (cfr. del resto
p. 149). Che poi l’abbia fatto con particolare brutalità è un’altra cosa e ci fa
intravedere come gli Arabi, così poco
teneri con i loro « fratelli », avrebbero
trattato Israele in caso di sconfitta.
Ancora: essere con gli Arabi palestinesi, dei quali nel 1960 meno del 10% insistevano sul rimpatrio, imn deve significare essere anli israeliani, spccialmeme se si proclama che anch’essi sono vittime, e viceversa naturalmente.
Ponendo false alternative, si ris'.hia di
aprire la porla a criteri irrazionali e
di scendere cui livello appunto dell’antisemitismo nei confronti degli Ebrei,
del razzismo nei confronti degli Arabi.
Infine il problema delle relazioni tra
Chiesa c Sinagoga e tra Chiesa e Stato
d’Israele è troppo complesso per poter
essere liquidato in poco più di mezza
paginetta, per « lucida » che sia: per
non parlare dei defunti P. Tillich e K.
Barth, un riferimento alla posizione di
H. Gollwitzer e dei suoi discepoli, rappresentanti allo stesso tempo l’estrema
sinistra in campo cristiano e l’accettazione dello Stato d’Israele sul piano
teologico, era a dir poco doveroso. Altrimenti inganniamo i lettori, facendo
loro credere che non vi sono problemi
là dove invece esistono e sono oggetto
di vivace dibattito.
Il saggio migliore è quello del Fubini.
Egli attribuisce tra l’altro all’integrazione nel paese di centinaia di migliaia di rifugiati ebrei provenienti dai
paesi arabi l’indebolimento delle strutture .socialiste del paese, che alcuni
storici ed economisti fanno notare. Anche gli Ebrei provenienti dall’Europa
orientale però (in epoca recente s’intende), non vogliono saperne del socialismo, per ragioni che non possiamo trattare in questa sede. Al Fubini
scappa un grosso errore quando a p.
36 parla del « programma di Baltimora » del 1942, intendendo quello dell’Hòtel Biltmore di Nuova York. In
esso, conosciute le dimensioni della
Taccuino
pastorale
Un mio caro fratello et scherza su: « ecco il nostro parroco »,
mi saluta. « Pace e bene », rispondo scherzando anch’io. Ma
forse vorremmo ’anche’ dire così sul serio tutti e due, e questo
sarebbe ’anche’ bene, se Dio ci
aiuta a essere autentici.
E una tensione senza respiro.
Giorni fa m’è capitato di passare dalla festosità di un matrimonio a un dramma in ospedale, da una bega amministrativa
in comune a una festa di giovani, e d’avere almeno tre colloqui impegnativi. Tutto in un
giorno. Se non ci fosse questo
Spirito Santo, ditemi come i pastori potrebbero dare almeno un
10% di quello che si comanda
da loro!
Il fratello YK e la sorella EK
« finalmente vedono un pastore ». Hanno ragione, perché è
da molto tempo che non ci vediamo. C’è da chiedersi, però, se
non renderemmo un migliore
servizio a quei credenti se domandassimo loro perché non si
sono fatti vedere. Qui, o qualcuno bara o si gioca a nascondino.
« Signor pastore, ho sentito
dire che lei è un comunista. Mi
dica che non è vero! ». Quella
che mi chiede se sono comunista è una creatura buona, fedele, ed è ingiusto che non la prenda molto sul serio. D’altra parte, non si può discutere una
opinione — alla luce dell’Evangelo! — che a un patto: che essa sia suffragata da fatti, scritti,
ecc. Altrimenti non ci resta che
affidare la risposta a quelli che
ritengono il pastore un conservatore reazionario...
La comunità ha una vita articolata e complessa, fatta di molti interventi, di tante collaborazioni; ogni pastore sa quanto la
chiesa sia in questo senso di tutti, e si sente ferito e frainteso
ogni volta che in bene o in male
tutto viene attribuito a lui.
S.
tragedia che aveva toccato il giudaesimo europeo ed il collaborazionismo
con le potenze dell’Asse d’importanti
nùclei dei dirigenti arabi, si chiedeva
la costituzione di uno Stato ebraico in
tutta la Palestina, nella certezza che
i due gruppi, dopo quanto avvenuto,
non avrebbero potuto convivere. La
conferenza venne organizzata dai sionisti americani (non dall’organizzazione sionista mondiale) c le tesi proposte ed accettate erano quelle di D,
Ben-Guriòn, impegnato fino a tre anni
prima in laboriose trattative con gli
Arabi- molti sionisti (tra i quali proprio Ch. Weizmann) le rifiutarono. Validissima è la tesi dei Fubini (p. 99)
che «nel Medio Qriente solo la pace
è rivoluzionaria »: lo stato di guerra
conduce infatti a coalizioni interne e
ad alleanze sul piano internazionale
spesso aberranti ed impedisce la visione dei veri problemi c quindi la
loro soluzione.
Il saggio liliale della Pf.gna c del
Visco-Gii.ardi riproduce con alcune aggiunte la Scheda sulla Palestina apparsa nel 1970 su «Gioventù Evangelica ». Si tratta sostanzialmente di un
sunto dell’opera di N. Wltnstock, Storia del Sionismo, 2 voi., Roma 1970,
tradotta dal francese c di prossima
recensione su « Protestantesimo ». Come spesso accade coi sunti, anche que
sto riproduce i difetti dell’originale
aggiungendone di propri. Affermare ad
esempio che il sionismo si è sempre
proposto la creazione di uno stato ebraico nazionale in Palestina (p. 120)
non è esatto: si parla sempre di « focolare » e di concetti similari; solo
presso alcuni estremisti dal 1925 in
poi il concetto di Stato appare con
una certa frequenza. Che le Chiese cristiane, specialmente quelle ortodosse,
siano state parte della penetrazione
capitalistica in Palestina nel secolo
scorso, attraverso l’acquisto di terre, è
falso: anzitutto l’acquisto di terre non
configura una struttura capitalistica; e
poi gli Ortodossi della Palestina (cioè
la massima parte degli Arabi cristiani)
altro non sono che i discendenti delle
popolazioni che all’atto della conquista araba non si sono lasciate islamizzare; esistono in Siria ed in Paletina da epoca immemoriale. I Cattolici romani invece (specialmente i
Francescani, ma anche i Salesiani ed
i Trappisti) fondarono ospedali, scuole agricole (evidentemente dotate di
terreni sperimentali), ospizi ed asili.
Se poi qualche sacerdote si è arricchito a scapito della comunità, si tratta di episodi locali, senza rilevanza
storica. Inoltre nell’epoca anteriore alla prima guerra mondiale le grandi
potenze non c’entrano nulla, se escludiamo episodi di alta politica internazionale come quello culminante nella
guerra di Crimea; ma sul piano locale non hanno praticamente esercitato
influenze. A p. 133 viene affermato che
la dichiarazione di Balfour era « tendenzialmente favorevole alla creazione di questo nuovo Stato » (cioè quello
ebraico); poche righe prima gli autori
segnalano giustamente il carattere volutamente equivoco della dichiarazione. Si parla poi dell’afflusso di « enormi capitali » ebraici, perpetuando il
mito dell’ebreo capitalista noto da
ben altre fonti; si critica il rifiuto dell’ebreo immigrato di voler assumere,
e quindi sfruttare, mano d’opera locale salariata; ma naturalmente se l’avesse fatto, e quindi avesse sfruttato
la popolazione locale, cosa bisognava
dire allora? Il fatto che si formassero
« paratie stagne » (gli autori vogliono
dire « compartimenti stagni ») è tipico per tutto il Vicino Oriente e non
ha nulla da vedere con la colonizzazione ebraica: le grandi città del mondo arabo hanno quartieri mussulmani, cristiani, greci, armeni ed avevano in passato quartieri ebrei; in campagna vi sono villaggi drusi e circassi, località formate da profughi dal
Marocco francese. Salvo che nei paesi
più avanzati, questi gruppi vivono socialmente separati e s’incontrano soltanto sul piano commerciale.
La guerra del 1947-48 produce molti
profughi. Israele ne riassorbe subito
varie diecine di migliaia e propone
un piano per il riassorbimento di altri 100.000, piano rifiutato dagli Arabi;
accetta la dichiarazione dell’ONU dell’il dicembre 1949 sul diritto dei profughi al rimpatrio o all’indennizzo, dichiarazione anch’essa non firmata dagli Arabi. Ciò andava detto a p. 136 sg.
non già per un rifiuto d’impegnarci,
ma proprio perché quest’impegno non
ci autorizza a sopprimere a nostro beneplacito informazioni rilevanti. Sul
razzismo e la teocrazia segnalati a
p. 137 ricordo quanto detto poc’anzi
sulle relazioni tra gruppi etnico-religiosi. Si può rimproverare se mai ad
Israele di non avere portato avanti 1
discorso in questo campo, ma in questo non si configura né il razzismo né
la teocrazia: gli Arabi di nazionalità
israeliana sono circa 300.000 (e non
50.000 come vogliono gli autori), dunque oltre il 10% della popolazione
ebraica e chi poteva provare di aver
posseduto la nazionalità palestinese
prims del 1949, 1 otteneva senzs. diincoltà, nonostante le limitazioni imposte alla popolazione araba. ^ Perché
Questa prova sarebbe Quasi impossi"
bile secondo i nostri? Gl’inglesi, durante §11 ultimi anni del mandato,
quando la repressione infuriava, avevano istituito un sistema capillare di
lasciapassare e di carte d’identità.
Nel testo abbondano affermazioni
apodittiche in campo sociologico: una
« vaga ideologia socialista » avrebbe
ispirato i primi immigranti, oggi il
paese è « eminentemente capitalista
dipendente dagli USA e dall’« alta finanza ebrea americana », una frase
quest’ultima che ho già sentito alcune
diecine d’anni orsono; non poteva
mancare la collusione con il Sud-Afi ica. Tutte queste accuse mancano di
riferimenti concreti e sono quindi
gratuite.
A pag. 146 sg. vengono accettate acriticamente le tesi di al-Fatah. È lipoitato un brano che parla di un movimento politico giunto allo stadio rivoluzionario, il cui scopo è (p. 148) reliminazione d’Israele «come entità^ politica, economica e geografica ». C’è poi
la lotta contro l’imperialismo, ma qui
il discorso si fa più vago c generico.
Tutto il programma del movimento e
generico: la formula dello Stato binazionalc con libertà per le tre religioni
aveva un senso nel 1947-48. Che poi un
cristiano possa accettare un programma che si propone la liquidazione
« politica, economica e geografica » t,i
J. Alberto Soggin
(continua a pag. 6)
3
16 luglio 1971 — N. 28-29
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Le Chiese d’Europa
e gli emigranti
Ginevra (soepi) - « Solo nella misura
in cui la giustizia può essere assicurata
agli operai emigranti provenienti dal
Sud dell'Europa, dall’Africa del Nord
e dalla Turchia e che lavorano nei paesi industrializzati d’Europa, le nostre
dichiarazioni ed i nostri sforzi per un
domani di sviluppo e di lotta contro il
razzismo saranno seriamente compresi nei paesi in via di sviluppo ».
Così scrive il pastore Blake, segretario generale del CEC in una lettera che
egli ha di recente inviato alle Chiese
membro del Consiglio in Germania,
Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera.
Insistendo sulle gravi discriminazioni di cui troppo sovente gli operai stranieri sono oggetto per quanto riguarda
il futuro del loro impiego, della sicurezza sociale, del problema dell’abitazione, dei rapporti umani, il pastore
Blake invita le Chiese a ricercare una
soluzione a questi problemi e a considerarli di primaria importanza.
Washington (Relazioni Religiose) - Clarence
C. Walton, presidente della Catholic Univer■sity, ha dichiarato che la crisi finanziaria della stia università va peggiorando. Secondo
Walton negli scorsi quattro anni le spese operative della università hanno raggiunto i 7
inUioni di dollari, mentre gli introiti sono aumentati di solo 4 milioni di dollari.
Il processo dell'lsolotto solla sceoa politica italiaoa
L'articolo che segue, che avevamo chiesto
al nostro corrispondente fiorentino, è purtroppo (la posta...) giunto troppo tardi per essere
inserito nel numero scorso. Ael frattempo,
con nostra viva gioia, il processo si è concluso
con l'assoluzione con formula piena dei 9 imputati — 5 preti e 4 laici — accusati di istigazione a delinquere: (t il fatto non sussiste ».
Pubblichiamo comunque questo scritto che
conserva tutto il suo peso. red.
Credo non si possa non riconoscere
che in Italia si viva un momento di
aspri contrasti sociali, di tensioni e incertezze politiche, di scontro fra opposti interessi di classe. La lotta per le
riforme che le forze sociali popolari
conducono sotto la direzione sindacale
e dei partiti politici di sinistra si scontra con un blocco conservatore costituito dal grande capitale e dalla piccola borghesia proprietaria, timorosa nei
confronti di un presunto comunismo
strisciante. L’asprezza della lotta sociale sul tema delle riforme porta, come ha portato, ad una radicalizzazione
della lotta politica, ad una polarizzazione degli schieramenti, ad una distinzione più netta fra le forze politiche e
sociali che vogliono le riforme e quelle
che non le vogliono. In una tale situazione non C’è spazio per le forze centriste, perdono ogni funzione di mediazione le forze della conciliazione e dell’interclassismo cattolico, entra in crisi
I lettori ci scrivono
Il vilipendio
(non ci rimangiamo
i nostri voli)
Un lettore, da Finale Ligure:
Caro direttore,
ricevo oggi il n. 26 del giornale e nella
rubrica « i lettori ci scrivono )> leggo la lettera firmala Filippo Marozzelli e la tua risposta.
Scusa la mìa franchezza se ti dico che
questa lettera mi ha lasciato sconcertato.
Davanti alla cosiddetta contestazione giovanile neirambito del nostro mondo evangelico abbiamo detto la nostra perplessità,
riaffermando il nostro convincimento che
K il principio sinodale » (come proprio tu
lo definisti sulle pagine de « L’Eco-Luce »)
manteneva ancora la sua validità. Ma ora
io mi chiedo se le deliberazioni che prendiamo nei nostri Sinodi e nelle nostre
Assemblee abbiano veramente un senso o
siano delle semplici esercitazioni accademiche; mi chiedo se ci sentiamo da esse
lealmente vincolati o se consideriamo invece gli ordini del giorno che votiamo, dei
pezzi di carta.
Mi permetto dunque ricordare che il
Sinodo Valdese 1969 ha affrontato il problema dei reati di vilipendio in materia
religiosa ed ha adottato un nobile documento cui è stato dato, giustamente, ampio rilievo nella stampa evangelica. L’adozione di quel documento implicava, mi
pare, un ben preciso orientamento della
Chiesa Valdese, espresso nella sede più
qualificata, quella sinodale appunto, in materia di reali di opinione, così frequenti in
un codice penale quale quello vìgente, varalo nei 1931 e tutto ispirato alla ideologia fascista ed autoritaria dell’epoca, come
i suoi compilatori ebbero cura di sottolineare.
Quell’o.d.g. chiedeva una iniziativa della
Federazione e l’Assemblea della Federazione del IQ'TO a Firenze non rimase insensibile alla richiesta del Sinodo Valdese, voI landò un ordine del giorno molto chiaro
nel quale, dopo la premessa che dava la
ragione teologica della decisione, si affermava che (( (l’assemblea) respinge la
configurazione dei reati di vilipendio della religione, come respinge la configurazione di ogni reato di vilipendio perché
contraria ai principi di libertà; impegna il
Consiglio della Federazione a riaffermare
tali principi in sede di riforma del codice
penale, rifiutando comunque posizioni di
uguaglianza nel privilegio, nonché a sostenere le iniziative in atto nel paese per
Vabolizione di tutti i reati di opinione »
(la sottolineatura è mia).
La proposta di un referendum popolare
abrogativo di una serie dì norme del codice penale che hanno carattere di reati
politici, di opinione e sindacali (tra i quali quei reati di vilipendio alla religione
dello stato di cui innumerevoli volte abbiamo denunciato il carattere illiberale e
discriminatorio e che hanno portato anche
dei pastori evangelici sul banco degli accusati come portano oggi su quel banco i
« nove D deirisolotto. a Firenze) è proprio
una iniziativa in alto nel paese per l’abolizione di lutti i reati di opinione. Una
iniziativa dunque che il Consìglio della
Federazione è tenuto a sostenere e che mi
aspettavo che anche la stampa evangelica,
almeno quella delle chiese federate, intendesse sostenere.
ft inutile scandalizzarsi quando un don
Milani viene perseguito penalmente per
aver espresso delle idee che noi ci accorgiamo di condividere appieno (vedi processo per la lettera ai cappellani militari),
.se poi non abbiamo il coraggio di impegnarci in una battaglia civilissima, quale
quella per il promuovimento di un referendum popolare, che mira a tradurre, in
termini più concreti dì quanto fino ad oggi non sia accaduto, nel nostro sistema giuridico quei principi di libertà che pure furono sanciti nella Costituzione.
Al fratello nella fede Marozzelli mi permetto di dire che il suo scritto manifesta
una scarsa informazione, poiché dal tono
della sua lettera (che peraltro non posso
minimamente condividere, ma qui il discorso sarebbe più lungo) mi sembra di capire che egli non conosca esattamente di
cosa trattano gli articoli del codice penale di cui si chiede l’abrogazione e quale ne
sia stata in molti casi la interpretazione
data dalla giurisprudenza. Il reato di oltraggio non è certamente un reato di opinione, ma se ne chiede l’abrogazione per il
modo come questo reato è attualmente
trattato dalla nostra legge penale. Comunque. si tranquillizzi il Marozzelli, ché anche l’eventuale abrogazione del reato di
oltraggio non lascerebbe senza tutela penale l’onore e il decoro del pubblico ufficiale! D’altra parte se la lìnea politica de
« L’Eco-Luce » è « deleteria e sovversiva »
per aver pubblicato il comunicato della
agenzia Italia, molto di più lo sono l'attuale governo della Repubblica e larghi
settori dell’opposizione i quali hanno presentato alla Camera diversi progetti di riforma del codice penale, nella linea del
referendum in questione.
Ma alFamico e fratello direttore mi permetto di dire che nemmeno la sua risposta mi convince, proprio per il tono timido
che la caratterizza nella sua prima parte.
Non nego che il progetto di referendum
abrogativo copre un’area più vasta di quella considerata dagli ordini del giorno del
Sinodo Valdese e dell’Assemblea della Federazione. Ma il cuore, il centro dell’iniziativa sono gli stessi che ci hanno mossi
quando prendemmo, ritengo pienamente
consapevoli di ciò che facevamo, quelle decisioni. Se un rimprovero va mosso, questo va, a mio giudizio, in direzione diametralmente opposta a quello della lettera
pubblicata.
Se ciò mi è consentito, vorrei quindi rivolgere invece un appello ai fratelli evangelici che siano elettori, perché diano il
loro appoggio a questa iniziativa sottoscrivendo la richiesta di referendum abrogativo.
Grazie per Tospitalila e fraterni saluti.
Franco Becchino
Familiarità o comunione?
Una lettrice, da Courmayeur:
Cara Signora Comba,
ha fatto bene a richiamarmi, nel numero scorso di « Eco-Luce », per la scorrettezza deH’aggettivo « aborrito » che ho usalo per indicare il libro L'Ami del pastore
Ch. Wagner. Mi rincresce di esserle sembrata irriverente verso un libro di fede e
di pietà.
Credo anch’io che nessuna teologia, né
di ieri né di oggi, sia quella definitiva e
completa, ma che resti sempre solo un
tentativo di parlare di Dio in un linguaggio che possa essere capito nella sua epoca. Solo mi pare che a volte la teologia
si lasci influenzare dalla sua epoca piii
che influenzarla. Non ha fatto questo nel
periodo liberal-pictista di Wagner, quando l’nomo (e il suo intimo sentimento individuale) era al centro di tutte le preoccupazioni religiose? E non lo sta facendo
ora, mentre è co.si sensibile al concetto di
uguaglianza più che a quello di autorità,
anche nei riguardi di Dio? Se poi ho accennalo al barlhìsmo è stato perché mi
pare che, dopo secoli, quella teologia aveva riscoperto la dimensione libera e grande dì Dio, la sua sovranità di amore che
ci .sostiene e ci permette, più che una familiarità con Lui. una comunione forse
meno conforme alla nostra natura, ma più
conforme all'Evangelo.
Non me ne voglia se ho espresso in modo infelice un problema che sento, e creda alla mia simpatìa fraterna.
Berta Surima
11 tradizionale politica del sistematico
immobilismo democristiano. Si impone una scelta. Non più coperta da una
impossibile apparente neutralità, la
Chiesa cattolica ufficiale si trova costretta ad esplicare la vocazione conservatrice e reazionaria della sua dottrina sociale interclassista, e a confermare nei fatti la scelta secolare delle
alleanze con i potenti. In questo quadro, l’appoggio organizzativo e ideologico dato alla campagna per il referendum abrogativo del divorzio dalla gerarchia ecclesiastica al di là della dichiarata posizione di estraneità, e la
vicenda de « Il regno » di Bologna
esprimono l’organica incapacità della
gerarchia cattolica di uscire dalla logica oppressiva della Controriforma; così come l’avere sottratto alle Adi l’assistenza religiosa dopo la loro scelta
socialista di Vallombrosa assume il significato oggettivo di una preferenza
accordata ai valori sociali ed ideologici borghesi. Che non si tratti soltanto
di simpatia ideologica, ma di una precisa scelta che tende a tutelare gli interessi materiali della Chiesa cattolica
è cosa risaputa. Altrettanto noto è che
il Vaticano è uno dei centri finanziari
internazionali più potenti. Ciò spiega la
tenace difesa dell’ordine sociale esistente da parte della Chiesa dei vescovi, l’aspra resistenza opposta a ogni
cambiamento sociale dìe minacci sia
pure da lontani/ la logica del profitto
speculativo, la .salda e santa alleanza
con la borghesia nazionale e internazionale, il sostegno dato alla politica dell’ordine antipopolare. Su questa realtà è stato steso il mantello mistificante di una teologia asettica rispetto ai
problemi sociali. L’Isolotto l'ha sollevato.
Non è stata uoa impresa facile, una
intuizione immediata di un eretico isolato, il frutto di una analisi a tavolino
di un pensatore solitario: è il risultato collettivo di una vissuta ricerca collettiva. In verità nella diocesi di Firenze c’era già stato prima dell’lsolotto
un caso analogo di vita comunitaria di
base. Mi riferisc./ ai tentativo di breve
durata che don Rosadoni fece alla Nave di Rovezzano. Ma l’esperimento non
riuscì proprio perché esso non rappresentava il naturale sbocco di una elaborazione collettiva, ma soltanto l’applicazione concreta di una visione teologica del suo iniziatore. La teologia
dell’lsolotto potrebbe invece definirsi
teologia della pras.si. In due sensi: prirno, perché essa è il frutto di una esperienza di vita acquisita lentamente e
faticosamente da tutta la comunità all’interno della parrocchia e sui luoghi
di lavoro, per cui risente fortemente
della condizione sociale dei suoi membri, in maggioranza operai; secondo,
perché essa vede nel Vangelo un messaggio di liberazione, « messaggio non
proiettato neH’aldilà ma nella vita
umana, nella società, nei problemi reali che tutti gli sfruttati vivono», come
scrive Daniele Erotti, uno degli imputati a] processo, su « Rinascita ». Non
può trattarsi, quindi, di una teologia
definita una volta per sempre, ma
solo di una visione teologica estremamente sensibile alle sollecitazioni delle esperienze politiche e sociali, le quali assurgono, sono assunte a
campo privilegiato sul quale misurare
l’impegno di fede del credente. L’impegno politico, che una tale concezione
religiosa richiede necessariamente a
favore degli sfruttati, degli opressi e
e dei bisognosi, si colloca sul piano della lotta di classe. A questo punto una
domanda potrebbe sorgere spontanea:
non è una dottrina sedicente cristiana
che parla di lotta di classe in antitesi
col cristianesimo che predica l’amore
fra gli uomini? La risposta dell'lsolotto è convincente. In realtà la lotta di
classe è vista solo come terreno di
impegno cristiano e non come espressione sociale di odio fra gli uomini da
alimentare. Essa è perciò soltanto strumento necessario per abolire l’oppre.ssione, la povertà e la schiavitù che la
esistenza di classi contraposte produce, è la via per il superamento della divisione di classe e, quindi, degli uomini. Semmai un rischio potrebbe esserci; che la solidarietà politica con la
classe lavoratrice venga ad assumere
un ruolo di elemento discriminante sul
piano religioso, per cui la distinzione
non sarebbe fra credenti e non credenti in un unico Dio ma fra credenti in
un Dio povero e credenti in un Dio borghese.
Il processo in corso a carico di nove
. membri della comunità dell’lsolotto,
al di là dei fatti specifici addebitati
agli imputati, è il riflesso giudiziario di
una contrapposizione di linee teologiche e politiche. Lo svolgimento processuale ha infatti mostrato chiaramente
la reale natura del conflitto. Le testirnonianze degli accusati hanno di solito
trattato incidentalmente dei fatti contestati, preferendo ricostruire le tappe
più importanti della loro esperienza
« ereticale » per disegnare un quadro
in cui la posizione delle parti si capovolge: se nell’aula giudiziaria l’imputato è il cattolicesimo del dissenso, nel
tribunale delle coscienze alla sbarra è
la Chiesa cattolica istituzionale. Ad
esempio Mira Furlani, una accusata
laica, ha rigettato l’accusa di istigazione a delinquere e di turbamento di funzione religiosa, chiarendo che vi fu soltanto una legittima protesta liberamente decisa dalla Comunità contro la pre
senza provocatoria di alcuni fascisti.
Don Ricciarelli invece ha tratteggiato
una immagine dell'arcivescovo Florit
tutta tesa a neutralizzare ogni discorso di fedeltà al Vangelo di rinnovamento, ed ha proseguito affermando che
« Schierarsi con risolotto significa
schierarsi da una parte ben precisa:
dalla parte degli oppressi da ogni tipo
di potere ecclesiastico, politico, economico e poliziesco ». Dalle testimonanze di don Barbieri e don Fanfani si ricava l’immagine di una Chiesa compromessa con i potenti, perché potente
anch’essa.
La posizione dell’lsolotto (e con esso
delle comunità del dissenso del Vandalino, Conversano, Prarotondo, Oregina
e altre) è quella di una contrapposizione netta e globale ad una Chiesa istitu
zionale che, per dirla con don Rosadoni, non si manifesta affatto come Popolo di Dio, ma come centro di potere
che ribadisce i privilegi dei ricchi.
Da una parte quindi il cattolicesimo
del dissenso con la sua scelta socialista a favore dei poveri e degli oppressi,
dall’altra una Chiesa tutta impegnata a
difendere i propri privilegi e le proprie
alleanze corruttrici. E sullo sfondo due
schieramenti sociali in lotta che sostengono l’uno risolotto, e l’altro il
cardinale Florit. La situazione politica
e sociale, di cui parlavo all'inizio, con
le sue tensioni e le sue incertezze, rende ancora più profondo il solco che li
separa.
S’impone una scelta. Anche per la
Chiesa Valdese.
Giuseppe Costa
iiiiiiiMiiiiii:iiiiiiiiiii!iniiiiiiiiiiiiiiiiiii<iiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
limmagine della doaaa aei aiass laedia
(segue da pag. 1)
della televisione, delle videocassette,
del cinema, della radio, ecc. e in cui
si sottolineava in particolare l’estrema
importanza che in un prossimo futuro
assumeranno le telecomunicazioni via
satelliti (possibilità di organizzare un
sistema globale d’educazione che sottragga all'ignoranza tutto quanto il
pianeta; di preparare programmi che
superino i problemi delle differenze
linguistiche che separano i popoli
usando soltanto immagini e suoni; di
trasmettere simultaneamente su frequenze diverse programmi culturali in
modo che ciascuno possa studiare la
materia di suo gradimento nel momento più conveniente; ecc.) una tavola rotonda di tre esperte affrontava finalmente il tema della conferenza. Esse
erano una giornalista tedesca, dirigente della radio di Colonia, responsabile
dei programmi per le donne e i bambini, una giornalista inglese del « Sunday Mirror » titolare di una rubrica
di problemi familiari, sociali, educativi (seguita da 10 milioni di lettori) e
una giornalista della radio austriaca.
Dai brevi interventi di queste esperte si possono ricavare alcune caratteristiche dell’immagine della donna nei
nostri paesi. Essa è prima di tutto casalinga e madre: le regine sono presentate come madri del loro popolo,
nelle sante si sottolinea sempre il loro
lato più materno e mansueto anche
quando si tratta di personalità dal carattere di ferro. Come casalinga la
donna è consumatrice e ad essa si rivolgono in modo particolare le riviste
femminili con le loro rubriche di moda, arredamento, cucina che suggeriscono sempre nuovi modelli e creano
sempre nuove necessità. Se è giovane
e carina la donna è usata come oggetto
sessuale nella pubblicità: da una parte per attirare l’attenzione degli uomini, dall’altra per offrire modelli alle
donne e spingerle a imitare l’immagine
offerta; ottima madre perché lava il
grembiulino del suo bambino con il detersivo Y; padrona di casa perfetta
perché offre ai suoi ospiti l’aperitivo
X; donna affascinante e desiderabile
perché usa il profumo Z.
La radio e la TV potrebbero essere
più libere delle riviste perché meno legate ai problemi economici di vendite; in Germania e in Inghilterra, infatti la radio, più coraggiosa della TV, offre ottimi programmi per le donne cercando di informarle su problemi diversi, compresi quelli politici. Ma sono allora le donne che spesso rifiutano questi programmi più impegnativi e i dirigenti della radio si vedono costretti
a tener conto degli indici di gradimento. Sarà necessario un lungo periodo
di sensibilizzazione e di educazione
delle donne per mutare questa situazione. D’altra parte, ammonisce la
giornalista tedesca, l’emancipazione
non deve diventare una questione di
lusso e non dobbiamo lottare soltanto
per sensibilizzare le donne dei nostri
paesi dimenticando tutte quelle che vivono in condizioni di tale miseria e
arretratezza da non immaginare neppure l’esistenza di questi problemi.
Nei paesi dell'Europa orientale la
situazione è un po’ migliorata: le donne lavorano in condizioni di maggiore
uguaglianza, non solo nei lavori più
umili ma anche a livello dirigenziale,
per cui i mass media presentano anche Timmagine della donna che lavora e che raggiunge dei posti di responsabilità alla pari con gli uomini.
I cristiani e i mezzi
di comunicazione di massa
Un'altra tavola rotonda di esperti;
tre responsabili di programmi religiosi alla radio o alla TV, un giornalista.
Questa volta quasi tutti uomini: un
abate francese, un religioso inglese, e
il pastore Chappuis, direttore della
« Vie Protestante », oltre a una dirigente della radio austriaca. Il tema era
quello indicato dal sottotitolo.
Condensando i vari interventi si può
dire che si è sottolineata la difficoltà
di trasmettere in modo efficace il messaggio delTEvangelo con programmi
radiofonici o televisivi. La radio permette più facilmente di fare discorsi
impegnati, mentre è difficile trasmettere programmi religiosi alla TV se gli
spettatori sono soltanto spettatori e
non si sentono coinvolti: meglio allora
trattare problemi etici o problemi vivi,
attuali, che toccano la gente.
Meglio ancora partecipare, in quanta cristiani, ad altri programmi non
specificamente religiosi. (E’ vero però che in Gran Bretagna la domenica
in chiesa, in tutte le chiese, vi sono
soltanto 5 milioni di persone, mentre
15-20 milioni seguono i programmi religiosi alla TV. Il problema, secondo
il pastore Chappuis, è di sapere se vogliamo servirci dei mezzi emittenti
per i nostri fini o cercare di servire
attraverso di essi. I più sensibili ai mezzi di comunicazione di massa sono i frustrati dalla società, perciò è compito della Chiesa sforzarsi di
dare la possibilità di esprimersi a coloro che di solito ne vengono privati. Ci
vuole coraggio per farlo, ma se la
Chiesa non lancerà una sfida costante perché ciò avvenga, i tnass media,
per quel che la riguarda, diventeranno futili.
Infine è stata discussa una proposta concreta di cui tutti, pur con diverse sfumature, hanno riconosciuto
la validità: la costituzione di gruppi
di ascolto comunitari, qualificati, non
necessariamente numerosi, che seguano i programmi televisivi con atteggiamento critico e selettivo; è importante
che i gruppi siano prima informati sul
funzionamento della TV perché possano esercitare meglio il loro senso
critico.
Conclusioni
Il gruppo di collegamento pubblicherà un documento conclusivo e la relazione sul lavoro dei gruppi. Per il momento sono state estratte dalle discussioni alcune raccomandazioni, distribuite anche alla stampa locale;
1. I mezzi di comunicazione di massa devono essere esortati a presentare svariate immagini positive della
donna nella diversità di ruoli richiesti da una società in trasformazione.
2. Le donne devono essere incitate
a non comprare prodotti che sono reclamizzati in un modo che umilia l’essere umano.
3. Sia esercitato un controllo su libri e giocattoli destinati ai bambini, in
modo da evitare un condizionamento
precoce in ruoli precostituiti.
4. Le donne siano esortate a prepararsi per dare un contributo attivo ai
mezzi di comunicazione di massa; sia
loro offerta la possibilità di lavorare
in tutti i campi dei mass media e a
tutti i livelli.
5. E’ necessario che scuole e organizzazioni femminili possano utilizzare i
corsi offerti dai mass media. Bisogna
sviluppare fin dall’infanzia la valutazione critica dei programmi.
6. Poiché i mezzi di comunicazione
di massa riflettono la società in cui
operano, dovrebbero presentare la
donna in tutte le più svariate circostanze: economiche, ideologiche, culturali.
La conferenza ha anche espresso la
sua preoccupazione che le donne siano presentate dai mass media come
esseri umani nella loro totale interezza, con tutte le possibilità di esprimere
le loro qualità potenziali.
Concludendo con una rapida valutazione, si potrebbe dire questo: è stata
una conferenza dove .si è lavorato molto, dove si sono avuti interventi interessanti, talvolta stimolanti, non sempre nuovi, dove si è ripetutamente sottolineato l’importanza delle associazioni femminili nell’opera di educazione,
informazione delle donne troppo spesso troppo poco impegnate, ma una
conferenza che sarebbe stata più viva
e più valida se fosse stata più rappresentativa della realtà delle nostre chiese (cioè con una maggiore partecipazione di giovani e di appartenenti a
gruppi sociali diversi) e se avesse afironlato più decisamente i problemi .
fondo.
Fernanda Comba
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Cosenza (Relazioni Religiose) - Il consiglio
comunale di Cosenza ha stanziato la .somma di
ventitré milioni di lire, per la co.slriizione della nuova chiesa del locale quartiere Popilia.
La ehie.sa .sarà intitolata a Cristo Re. Il P.C.I.
ha votato contro, sostenendo che con la spesa
si doveva dare la precedenza alle questioni pili
urgenti della città.
4
pag. 4
N. 28-29 — 16 luglio 1971
Echi delle recenti Conferenze Distrettuali
111 Distretto, a Venezia
IV Distretto, a Firenze
Due giornate di lavoro proficuo
Il III Distretto ha tenuto la sua conferenza a Venezia dal 27 al 29 giugno,
iniziandola alle 18,30 con un culto presieduto dal Pastore Salvatore Briante
eletto poi presidente della Conferenza, affiancato nel suo compito dal sig.
Guglielmo Semadeni di Zurigo, vicepresidente e dalla sig.na Orietta Cassano, segretaria.
L'accurata relazione della Commissione Distrettuale, preparata anche
sulla base di questionari statistici —
che avevano dato non poco filo da ton
cere ai vari responsabili delle comunità richiesti di compilarli — si rivela
una buona piattaforma per un esame
approfondito della situazione. A parte
la megalopoli lombarda dove sono
possibili, per varie ragioni, esperienze
nuove, le altre comunità, vuoi per la
loro piccolezza, vuoi per il peso della
emigrazione che incide non poco sulla loro vita, sembrano denunciare una
stasi, sia per la mancanza di nuove
ammissioni, sia per le attività che rimangono suppergiù sempre le stesse.
Quali ne sono le cause? E quali i possibili rimedi? Pare non vi siano più
molti giovani che entrino a far parte
delle comunità, per cui queste diventano chiese vecchie formate da vecchi! È tutto questo dovuto soltanto al
fatto che negli ultimi anni si è parlato assai negativamente della confermazione, per cui anche quei giovani
che frequentano i culti e le attività
non chiedono più di essere ammessi
in Chiesa e perciò le statistiche, secondo i nostri regolamenti, non possono
annoverarli come membri di chiesa?
Vi sono Chiese che risultano ostacolate nelle loro attività perché si trovano al centro delle città, mentre invece
ormai la maggior parte dei membri
(o dei possibili membri, come possono
essere gli immigrati nelle città della
Svizzera) abitano in periferia. O forse
i giovani non si ritrovano nelle nostre
comunità quali sono attualmente? Il
\'ero problema, sostiene qualcuno, è
è dovuto al fatto che vi è « una crisi
degli adulti, una crisi di predicazione
e una crisi di impegno e di rischio». La
F.G.E.I. sembra dibattere questi terni
già da alcuni anni. Ecco quindi venire fuori, non certo con la pretesa di
essere il toccasana miracoloso di questa situazione, ma come indicazione
per un possibile futuro proficuo lavoro, il primo ordine del giorno;
« La Conferenza del III Distretto,
riunita in Venezia il 21-29 giugno
1911,dopo aver discusso ampiamente la situazione attuale delle nostre
chiese, vi ravvisa le conseguenze
negative di una concezione della
chiesa introversa, fondata sullo status quo, segnala a tutte le comunità l’importanza del lavoro che comincia ad essere svolto dalla Federazione Giovanile Evangelica Italiana (e che viene proposto dai documenti F.G.E.I. degli ultimi anni),
lavoro nel quale stanno considerevoli possibilità future per la testimonianza di tutto il protestantesimo italiano — invita tutte le chiese
a prendere in seria considerazione
il discorso che viene condotto avanti dalla F.G.E.I., e ad appoggiarne
con ogni mezzo il lavoro a livello
locale, regionale e nazionale ».
Il 2® o.d.g. viene fuori molto rapidamente. Il comitato delle Scuole domenicali fornisce ottimi strumenti di lavoro e di meditazione che tutti apprezzano:
« La Conferenza prende atto con
gioia del lavoro che con grande serietà e coraggioso spirito di innovazione viene svolto dal Consiglio
Nazionale delle Scuole Domenicali
mediante la Rivista, gli incontri
dei monitori, i campi per bambini,
ed auspica che tutte le chiese si valgano largamente di questi strumenti che vengono messi a loro disposizione ».
Ed ecco ora il terzo o.d.g.:
« La Conferenza, dopo aver discusso la proposta di una strategia
comune avanz.ata dalla Conunissione Distrettuale per tutte le nostre
Chiese, la approva e invita tutte le
chiese a por mano alla sua attuazione; sottolinea in particolare la
necessità di dare ampio appoggio
al programma di iniziative che è in
corso nella zona di Milano e di lavorare alla ricomposizione della
diaspora evangelica in piena fraternità con le altre chiese evangeliche, senza perdere di vista la presenza di nuovi fermenti evangelici
nella situazione italiana di oggi ».
Può sembrale il più sibillino dell’intera Conferenza, se non si conosce almeno in parte l’humus dal quale è sorto, costituito da un'ampia disamina
del lavoro svolto dalle varie comunità
in collaborazione o meno con altre denominazioni, a seconda delle loro disponibilità. Viene particolarmente apprezzato il lavoro della F.G.E.I. di
Trieste che ha provveduto con diligenza e regolarità al lavoro a Pontebba e
a Forni di Sotto, ma si sottolinea la
necessità di avere dei piani organici
di lavoro, per coordinare le forze laiche e pastorali, anche nelle grandi città (vedi la solita « megalopoli ») dove
quelle locali non sono sufficienti e bisogna quindi ricorrere all’aiuto di al
tre viciniori. L’ultimo paragrafo sottolinea come l’ecumenismo non si debba
però limitare a un interconfessionalismo di marca protestante, ma possa
e debba essere esteso ovunque vi siano veramente « fermenti evangelici ».
Il III Distretto è particolarmente
provato dai frequenti spostamenti delle forze pastorali. Perché le comunità
non autonome vengono considerate
« di parcheggio » per pastori di pa.ssaggio o comunque come perpetuamente minorenni, incapaci di piani e
visioni a più o meno lunga scadenza,
per cui ci si preoccupa soltanto di dare loro dei funzionari ecclesiastici che
compiano le « funzioni sacerdotali »
senza tenere conto delle necessità di
legami fraterni e... più umani tra pastore e comunità? Il 4® O.d.g. è scaturito da una riflessione che già da anni
il III Distretto va facendo a questo riguardo:
« La Conferenza, preso atto dei risultati negativi provocati nella vita
delle piccole chiese dalla eccessiva
frequenza di trasferimenti pastorali, propone che venga adottato un
nuovo sistema di rotazione pastorale, fondato sui seguenti criteri:
— quando un pastore viene inviato in una località, la durata del suo
ministerio sia garantita per un minimo di sette anni;
— nel corso di questo ministerio
la comunità sia preparata in rnodo
tale da potere affrontare positivamente un eventuale intervallo di
uno, o al massimo due anni, pruna
dell’inizio di un nuovo n-iinisterio
pastorale ».
L’O.d.g. n. 5 può essere considerato
un prolungamento del precedente. Se
non è possibile che ogni comunità diventi autonoma, perché non perrnettere ad un gruppo di esse di riunirsi
in presbiterio acquistando così le caratteristiche di una chiesa autonoma?
Verona, Brescia, Felónica, Mantova
possono benissimo formare un presbiterio ed avere la possibilità di sce
gliersi i loro conduttori e così pure
Ginevra e Losanna, Basilea e Zurigo.
« La Conferenza dopo aver discusso la relazione preparata dai pastori Comba e Sbaffi per incarico
della precedente Conferenza circa
il progetto di costituzione dei presbiteri autonomi, la approva in linea di massima; chiede al Sinodo
di dare il suo riconoscimento di
principio alla costituzione di presbiteri autonomi secondo le linee
generali del progetto stesso ».
Ed ecco TO.d.g. n. 6 che risponde ad
un preciso invito del Sinodo, rivolto
alle Conferenze distrettuali, perché facciano sapere il loro parere circa un
nuovo progetto di composizione del
Sinodo;
« La Conferenza, dopo aver discusso la relazione della Commissione incaricata dal Sinodo di elaborare un nuovo progetto di composizione del Sinodo (A. S. 48 e 63;
Sinodo 1970) esprime il suo parere
favorevole e raccomanda al Sinodo
di accettarne le proposte ».
Sulla questione dei matrimoni misti
rO.d.g. diventa addirittura chilometrico. Ma non si può certo risolvere
con due regole ed un paio di leggine
un problema che implica due mentalità diverse, quella cattolica legalistica
e magico-sacramentale e quella protestante che rifugge da casistiche e cavilli legali.
Quattro punti : commissione d’esame,
trasferimenti pastoraii, contribuzioni
e sobrjetà amministrativa,
discussi rapporti federaii
(N.d.r.: pubblicheremo nel numero prossimo questo documento, mancandoci ora lo
spazio).
Nel corso dell’anno ecclesiastico tutte le comunità hanno studiato il problema dell’eventuale ingresso della
Chiesa Cattolica nel Consiglio Ecume
(continua a pag 5)
Bruno Costabfx
V Distretto, a Taranto
Esaminati con attenzione particolare
i temi di studio sinodali
La Conferenza del V Distreto ha
avuto luogo a Taranto dove, col consenso della Tavola, ne era stata spostata la sede, dopo che Orsara di Puglia aveva fatto sapere che, per motivi
logistici, non avrebbe potuto, come era
stato stabilito, ospitarla. I 24 membri
con voce deliberativa ed alcuni fratelli
che li accompagnavano hanno così potuto ammirare la polivalente funzionalità dei locali dell’Asilo per l’infanzia,
già in funzione da un paio d’anni.
I lavori iniziati sabato 19 alle ore
9,15 si sono protratti fino alle ore 16,30
di domenica 20 e sono stati presieduti
da un seggio composto da; Past. D.
Cielo, presidente; dep. P. Maffione, vice-presidente; Past. E. Del Priore e
dep. N. Pailadino, segretari.
II culto della Conferenza ha avuto
luogo domenica con la comunità di Taranto ed è stato presieduto dal fratello Giacomo Campanelli che, predicando sul testo di Ap. 3/7 sg., ci ha ricordato come le nostre comunità, pur
avendo poca forza, se serbano la Parola del Signore, se cioè Tascoltano come
Parola vivente, allora vedranno prodursi nella loro vita un mutamento totale che le porterà a riscoprire l’urgenza di una presenza e di una testimonianza evangeliche a cui, come nel
passato, sono oggi chiamate.
Subito dopo la lettura della relazione dalla Commissione Distrettuale, fatta dal suo presidente Past. S. Ricciardi, ne è cominciata la discussione che
ha innanzitutto passato in esame alcu
ne attività interne delle comunità:
Scuole Domenicali, Catechismi, Studi
Biblici, che, per usare le espressioni
della C. D., non sembrano presentare
grandi segni di vitalità, non sembrano
rispondere all’esigenza di una fede che
voglia chiarire i suoi contenuti, sembrano sempre di più essere neglette
da troppi membri delle nostre comunità.
Merito della C. D. è stato quello di
aver impostato la relazione in modo
tale che la discussione su queste attività, come la discussione sul culto e sulle finanze su cui si è sentito di dover
esprimere un giudizio nel complesso
più positivo, non fosse un esame fine
a se stesso, ma esame di attività che
spesso essendo carenti nel l’impostazione e nei contenuti all’interno delle comunità possono portare, e necessariamente portano, ad impegni spesso
molto carenti di contenuti veramente
evangelici.
In particolare la Conferenza ha ritenuto di dover ribadire quanto già deciso in precedenti Conferenze a proposito delle "opere sociali" del Distretto, cioè che esse sono emanazione delle comunità presso le quali esistono,
dando mandato alla C. D. di vigilare
a che questo principio sia osservato
nelTassunzione delle responsabilità da
parte delle assemblee di chiesa e degli
organi esecutivi di esse.
Particolare attenzione la Conferenza ha dedicato ad alcuni argomenti di
studio affidati dal Sinodo alle chiese.
Sul problema del Terzo Mondo e Sottosviluppo, poiché soltanto un paio di
chiese se ne erano occupate nel corso
dell’anno, si è ritenuto di doverne affrontare lo studio a fondo, per prendere concrete decisitjnj, nel corso^ del
corrente anno ecclesiastico. Si è votato pertanto il seguente o. d. g.:
« La Conferenza dà mandato
alla Commissione Distrettuale di
proporre, tramiic i canali opportuni, al Consiglio delle Comunità
Evangeliche di Napoli ed alla Giunta della Federazione Apulo-Lucana,
{continua a pag 5)
Ennio Del Priore
Scorrendo gli appunti presi durante
i lavori della Conferenza, una frase ritorna con monotona insistenza: « si
parla tanto e non si conclude niente »,
eppure — anche se a caldo, finita la
Conferenza, rimasti in pochi davanti
all’ultima tazza di thè offerta dalla Comunità di Firenze, commentavamo dicendo di non aver concluso nulla —
ora, a distanza di giorni, riesaminando il tutto si può invece pensare che
sì, qualcosa s’è pur fatto... non molto,
ma qualche o.d.g., di qualche peso, affinato da una sostanziosa discussione,
è pur sempre uscito. Rimane da chic
dersi in che modo le deliberazioni della Conferenza riusciranno ad incidere
o verranno prese in considerazione dal
Sinodo e dalle singole comunità locali.
Se tutto, come a volte succede, non
avrà altra funzione che quello di ave:'
partorito un discorso teorico che si
ferma sulla carta senza trovare rispondenza nella vita pratica della nostra
chiesa, allora sì che potremo considerare i due giorni della Conferenze,
giorni in cui ognuno di noi ha parlato
semplicemente perché amava udire la
propria voce.
Nella varietà dei temi affrontati
(troppi) bisogna, per esigenze di tempo e di spazio, operare delle scelte e
fermare la nostra attenzione su alcuni argomenti che, a parere di chi scrive, meritano una considerazione particolare: 1) Commissione d’Esame; 2)
Trasferimento pastori; 3) Finanze;
4) Federazione. Vediamo di entrare in
dettaglio.
1) La Commissione Distrettuale, nella sua relazione, ha formulato una richiesta concernente la costituztone di
una commissione che esamini l’operato della Commissione Distrettuale stessa in modo da « aiutare la Conferenza
nell’impostazione delle sue discussioni e nella formulazione di programmi
di lavoro ». Molti paventavano che la
nomina di un’ulteriore comrnissione
burocratizzasse maggiormente il lavoro anziché snellirlo e renderlo più incisivo. Alla fine s’è arrivati ad un o.d.g..
approvato dalla Conferenza, che dice
così;
« La Conferenza delibera di nominare una Commissione d’Esame
sull’operato della Commissione Distrettuale, che provvisoriamente nei
modi che riterrà più opportuni, in
accordo con la Commissione stessa,
presa visione di tutti i dccumenti,
riferisca alla prossima Conferenza
ordinaria, a commento della relazione della Commissione Distrettuale. Detta Commissione d’Esame sarà composta da un pastore e un
non pastore nominati dalla Conferenza ».
2) Il problema dei trasferimenti pastorali, sollevato dalla chiesa di Forano e portato in Conferenza dalla Commissione Distrettuale, ha suscitato un
vivace dibattito. Mentre gli uni chiedevano una regolamentazione fìssa,
che a rigor di logica non è attuabile
l’esigenza dell’opera in quanto il
per
numero delle chiese supera il numeio
VI Distretto, a Messina
La nota nuova di Riesi
Una favola rotonda su "Società dei consumi e contributi delle Chiese,,
La Conferenza del VI Distretto ha
avuto luogo a Messina il 19 - 20 giugno.
I lavori della Conferenza hanno preso l’avvio con la discussione sulla relazione della Commissione Distrettuale,
che ha passato in rassegna un anno di
vita delle nostre comunità notando
che in esse non c’è stata alcuna novità
degna di rilievo.
Nella discussione si è stati concordi
nel riconoscere ancora la mancanza
della coerenza della fede che non riesce a tradursi in una aperta confessione del Cristo risorto.
La nota nuova poteva venire dalla
relazione della comunità di Riesi, che
quest’anno ha rinunciato ad un pastore titolare assumendone la responsabilità della conduzione il Consiglio di
Chiesa. E’ stato un anno di esperimento che non ha segnato alcun passo
avanti, ma si spera che in futuro possa portare i suoi frutti.
A questo proposito perché anche altre comunità oltre quella di Riesi possano avviarsi a diventare vere assemblee di credenti, si è ritornati sull’o.d.g. presentato Tanno scorso alla
Tavola e fatto proprio dal Sinodo, cioè
sulTinvfo di un teologo itinerante, in
via sperimentale fin dal prossimo ottobre, per aiutare le comunità a ritrovare i vari ministeri.
Si sono quindi affrontati i temi proposti dalla Commissione che erano
esaminati nelle comunità e
già stati
cioè:
1) L’eventuale entrata della chiesa
cattolico-romana nel C.E.C. Questo argomento ha trovato divisi i membri
della Conferenza; per alcuni bisogna
procedere con molta cautela, in quanto l’eventuale entrata della Chiesa Cattolica potrebbe portare, ^ ti citandosi di accordi di vertici, all’esclusione del cattolicesimo del dissenso ed
alTaccettazione di un organismo che
opprime costantemente ogni soffio di
vita nuova e di libertà. Per altri potrebbe portare ad un rinnovamento del
Cattolicesimo stesso confidando nella
opera dello Spirito Santo che solo può
trasformare le istituzioni e farle portatrici di vita nuova.
2) Tavola rotonda su: Società dd
consumi e i contributi delle Chiese. La
discussione è stata introdotta dal past.
Georges Paschoud, dal Dolt. Stefano
Aloisi e dal past. Samuele Giambarresi.
Si è parlato del pericolo a cui è sottoposto l’uomo del nostro tempo in
una società disumanizzi ta che tende a
fare dell’uomo stesso un oggetto di
consumo. Questo pericolo appare molto grave in Sicilia che è soltanto lo
sbocco delTindustria capitalistica mentre i profitti ed i movimenti di capita{continua a pag 5)
P. S.
degli operai, gli altri chiedevano che,
comunque, prima di un trasferimento
si sentisse il parere del Consiglio di
Chiesa interessato ed anche della
Commissione Distrettuale athnché taluni trasferimenti non apparissero arbitrari nella misura in cui essi non
tengono in debito conto le esigenze
delta comunità locale. La Conferenza
approvava un o.d.g. in cui si propone
al Sinodo di stabilire che i pastori
vengano nominati e trasferiti dalla Tavola uditi i Consigli di chiesa e le
Commissioni Distrettuali interessate.
3) Nota dolens costante della nostra
chiesa è il problema delle finanze. Senza un impegno responsabile delle comunità avremo sempre da discutere
sui deficit che, nonostante qualsiasi ripartizione, ritornano come tema inquietante ed insolubile. Se da una parte dobbiamo considerare la generosità
cui soggiace l’offerta di motti, dall’altra va rilevato come non tutti contribuiscano per i bisogni della Chiesa. Qltre a ciò, un professore della nostra
Facoltà rilevava come la nostra chiesa
dal dopo-guerra in poi fosse afflitta dal
« mal della pietra », cioè come ci sia
stato un fiorir di opere che, obiettivamente, molto difficilmente siamo in
grado di finanziare e mantenere con le
nostre sole forze. Una conferma di ciò
è venuta la domenica stessa, extraconferenza, quando si è andati a visitare la casa del « Gignoro »; un complesso veramente bello con accorgimenti e rifiniture di rilievo che però
testimoniano di un lusso che la nostra
chiesa difficilmente si può permettere; innegabile l’utilità, ma quanti « poveri » potranno usufruirne? Il discorso però non si ferma soltanto alle opere, anche le nostre « cattedrali » devono venir rimesse in discussione. Qualcuno si chiedeva se davanti ad un’offerta di un paio di miliardi per l’alienazione di un complesso di edifici cii
proprietà della chiesa si poteva rimanere indifferenti o se non era invece
il caso di prendere in considerazione
ToiTerta e studiare un modo nuovo di
essere presenti anche senza la « cattedrale ». Due gli ordini del giorno votati dalla Conferenza su questo tema:
« La Conferenza, venuta a conoscenza che convenienti offerte relative ad alienazione efo affitto di
stabili 'di proprietà dell’opera sono
venute a cadere a causa di irrigidimento delle comunità interessate,
invita tutte le comunità ad una più
responsabile sensibilità delle necessità della chiesa ».
« La Conferenza raccomanda ai
Consigli delle chiese del distretto
di prendere in considerazione, adeguandolo alle particolari condizioni locali, l’adozione del metodo
contributivo basato sui seguenti
elementi di fondo: rendiconto preventivo particolareggiato, impegno
volontario di offerta mensile personale calcolato liberamente in misura proporzionale alle proprie entrate ed alla propria volontà di servizio ».
4) Anche i rapporti federativi hanno
avuto l’onore di un o.d.g. e il parto di
questo non è stato del tutto indolore.
Le opinioni e le posizioni contrastanti sono apparse in tutta la loro virulenza; non è facile parlare di Federazione quando la si vede come un organismo staccato e lontano dalle realtà viventi della chiesa; la burocraticizzazione di cui è permeata non sembra renderla quello strumento pulsante di vita e di iniziative come Tcntusiasmo della prima ora poteva far credere. Ma se il giudizio da più parti
suonava in senso negativo, la speranza, si sa, « è l'ultima a morire », per
cui nonostante le carenze che molti
vedono permane sempre una volontà
di collaborazione e di testimonianza
in comune; così non senza voci contrarie e contrastanti si è arrivati al seguente o.d.g.;
« La Conferenza ritiene di poter
affermare che di fronte ai problemi
della testimonianza i rapporti federativi tra le chiese possano muoversi essenzialmente sul piano del
comune impegno nell’unica vocazione di testimonianza cristiana e
segnala, principalmente, anche se
non solamente, l’impostazione d'.
nuovi metodi di presenza, da iniziare e condurre insieme, quali,
per esempio, la formazione di gruppi comunitari nei quartieri, special
mente nelle grandi città con un
messaggio evangelico aperto alla
problematica della gente, rivitalizzando al tempo stesso il senso di
responsabilità missionaria delle comunità ».
Un’ultima parola andrebbe spesa
per la discussione sul funzionamento
del Sinodo basata sulla Relazione della Commissione di cui agli Atti del
Sinodo 1970 art. 48. Due ore di vivace
dibattito per non approdare a nulla!!!
Il buon senso fa dire: « no comment ».
b. a. jr.
5
16 luglio 1971 — N. 28-29
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
L’appello del Consiglio ecumenico delle Chiese
Solidarietà col Pakistan orientale
La prima risposta dei lettori - Attendiamo nuove sottoscrizioni
Come già abbiamo pubblicato sul
n. 26, ricordiamo ai lettori che il Consiglio ecumenico delle Chiese, di fronte
alla gravissima situazione creatasi nel
Pakistan orientale a seguito della guerra civile fra questa regione ed il governo centrale che intende domare spietatamente i tentativi autonomisti degli
« insorti » che avevano ottenuto una
schiacciante vittoria alle urne, il CEC,
dicevamo, ha lanciato un appello alle
Chiese-membro perché sostengano al
massimo la sua iniziativa per partecipare all'opera delle Chiese indiane
presso i profughi, con particolare riferimento all’invio di dosi di vaccino
contro il colera, viveri e indumenti.
La settimana scorsa la Commissione
aiuti e assistenza del CEC, la CESEAR,
ha lanciato un nuovo appello per i profughi col nome « Appello India-Pakistan », il cui obbiettivo è di 4 milioni
di dollari (pari a circa 2 miliardi e
mezzo di lire).
Questi fondi serviranno a soccorrere
i 150 mila profughi disseminati in 40
campi del Bengala occidentale e dell'Assam, secondo la richiesta fatta dalla C.AiSA, l’organizzazione di aiuto delle
Chiese indiane. La CASA è finora riuscita a reclutare otto équipes mediche
occupatissime a vaccinare e a provvedere alle più elementari necessità
mediche.
Per quanto riguarda la distribuzione
di alimenti che come noto, pone al governo gravissime difficoltà, sono stati
distribuiti 81.500 kg di latte e 362.000 kg
di grano. La CASA ha inoltre elaborato
e presentato un programma quinquennale destinato a rispondere ai bisogni
di lunga durata dei profughi pakistani
in India.
Già abbiamo descritto le condinoni
disperate in cui sono costretti a vivere
milioni di profughi, condizioni rese via
via più tragiche dall’epidemia di colera,
dalla tubercolosi, dal tifo, dalla dissenteria. Tutto questo quasi fra Tindifferenza dell’opinione pubblica mondiale.
Giustamente il primo ministro indiano,
si'^nora Gandhi, ha lamentato che gli
aiuti siano del tutto inadeguati^ alla
gravità del problema ed ha soggiunto
che, se una situazione analoga fosse venuta a crearsi in Europa, governi e
opinione pubblica sarebbero stati immediatamente mobilitati per risolverla,
anche dal punto di vista politico. ^
Come già comunicato ai lettori, abbiamo deciso di orientare la nostra iniziativa permanente (parallela al « fondo di solidarietà » votata lo scorso sinodo all’unanimità) al suddetto scopo.
Notiamo che il nostro appello sta dan
iiiimiiiiMiiiiinii iiiiimmmiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiii'i'ii'i'
Pramollo
Nel breve volgere di una settimana ben tre
sorelle ci hanno lasciato. Il .30 giugno abbiamo avuto il funerale di Bounous Alice nata
Long, originaria dei Ribetti, deceduta all'Ospedale di Pomaretto dopo una malattia
lunga e penosa aU’età di i2 anni. Il 1 luglio
s'è svolto il servizio funebre di Long Irma
nata Sappé (Sappiat), morta improvvisamente
a 60 anni. Il 7 luglio abbiamo accompagnato
la spoglia mortale di Long Maria Luigia nata
Long (Chiotti), spentasi dopo una lunga infermità all'età di 89 anni.
A tutti i familiari visitati dal lutto e dall'afflizione rinnoviamo la nostra solidarietà
fraterna nel dolore della separazione ,ma anche nella speranza in Gesù Cristo, il Vivente
.Signore.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimiiiimmmniimiiiiiiMiiii
ISCRIZIONI SCOLASTICHE
Scuola Latina di Pomaretto
Gli alunni che desiderano iscriversi alla I
media per Tanno scolastico 1971-72 devono
presentare entro il 25 luglio, i seguenti docu
menti : . . tu
1) domanda di iscrizione in carta libera
controfirmata dal padre;
2) certificato di nascita in carta libera;
3) certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Diploma di licenza elementare.
I documenti possono anche essere inviati
per posta alla Direzione della Scuola.
RISULTATI SCRUTINI E ESAMI
Promossi dalla I alla 11
Bertalmio Renzo. Bleynat A. Rita, Clot Renzo, Clot Paolo, Cornila Doriana. Couoourde
Marco. Giai Angela. Giraud Vittorio. Jabier
Valdo. Meynier Ribcrlo. Micol Luciano. Pascal Nicoletta. Pastre Vera, Peyran Piero,
lV)iis Daniela. Pons Paolo. Salvai Giorgio.
Sajipé Sandro. Suppo Davide.
Promossi dalla II alla III
Bert Mara. Beiix Mariella, Beux Ugo,
Bleynat Elena. Bouchard Dorctta. Costantino
Silvia, Coiieoiirde Doretta, Coucoiirde 'Walter.
Gaydoii Renza. Girard Bianca, Long Antonella. Meyire Lorena. Monnet Ornella. Poel
Franco. Reynaud Cristina.
Licenziali
Baret Erica. Bianco DoTiiio Paolo, Costantini Daniela. Col Claudio. Coiicourde Claudio.
Davite Marco. Gardiol Emilio, Ghigo Danic1.'. Giiiliano Enzo. Martinat Ercole. Mas.sel
Fiorella, Mcmtsan Ferruccio, Pascal Donatella. Pcyronel Elvio. Peyronel Uva. PoCl
Laura. Ribet Ines. Robert Nella. Volpi Paolo.
do i primi frutti, come lo dimostra
l’elenco che segue, e rinnoviamo a tutti
la pressante raccomandazione affinché
contribuiscano con generosità e con urgenza a un atto solidale verso quei fratelli. Non appena avremo raccolto una
cifra di una certa consistenza, sarà nostra premura inviarla alla Tavola onde
a sua volta la trasmetta subito al CEC.
Ricordiamo di inviare le sottoscrizioni — per quanto concerne l’iniziativa
del nostro giornale — al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino.
Da Roma: N. Long Marey L. 3.000; G.
Conti 10.000.
Da Venezia: C. -Bocus 500; D. Ispodamia
2.500; G. Ispodamia 2.500; fam. Viti 1.000;
fam. Zecchin 3.000.
Da S. Germano Chisone: V. Vinçon Viti
(due vers.) 4.000; N.N. con simpatia 5.000,
Da Angrogna: R.MjF.C. 1.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Torino: E. Griset 20.000; fam. Caruso
500; C. Peyrot 1.000.
Da Livorno: G. Giorgìolè 2.000.
Da Torre Pellice: G. K. C. 50.000; L. Gay
2.000.
Da Ferrerò: N.N. 10.000.
Da PineroLo: B. Garro 5.000.
Da Sanremo: D. A. 10.000.
Da Bergamo: Una lettrice 100.000.
Totale L. 235.000; precedente L. 590.285;
in cassa L. 825.285.
A Courmayeur
Chi è Cristo
per noi oggi?
Una serie di quattro conversazioni sarà tenuta dal Pastore
Giovanni Peyrot nella Cappella
Evangelica Valdese (P.zza Petigax).
MA CHI E’ CRISTO?
Domenica 25 Luglio - ore 21
CRISTO IL MAESTRO?
Domenica 1 Agosto - ore 21
CRISTO IL SIGNORE?
Domenica 8 Agosto - ore 21
CRISTO IL SALVATORE?
Domenica 15 Agosto - ore 21
I fratelli Evangelici, in villeggiatura nella zona, sono cordialmente invitati a intervenire.
Luserna S. Giovanni
Domenica 1 Agosto, nella Sala Albarin,
avrà luogo il tradizionale « Bazar » della Società di Cucito « Le Printemps » a favore delle opere della locale Chiesa Valdese, con inizio alle ore 15.
Tutti sono cordialmente invitati.
Rorà
Che il Signore continui a benedire la bimba
Barbara Rivoira di Alida che è stata battezzata ultimamente. d i j
Ringraziamo il Pastore Gustavo Bouchard,
l'Anziano Aldo Varese, il Professore Emanuele Tron di Genova per i messaggi portici ai
culti domenicali.
A Dio piacendo il bazar di questa Chiesa
avrà luogo il pomeriggio della domenica 8
agosto prossimo e ringraziamo quanti collaboreranno alla sua riuscita.
Hommage des Adveotistes
BOX Vaodois
Elie. le Tishbite, Jean le Baptiste, les Vaudois du 16' Siècle...; n'était-il pas tentant de
chercher des points communs de leur histoire? C’est ce qu’a fait Mr. le Pasteur J. RSprengler, Secrétaire du Département de l’Association Fédérale Adventiste, dans le sermon
qu’il prononça au Temple du Ciabas. En suivant le fil de la pensée des Saintes Ecritures,
l'orateur déboucha sur le message du premier
Ange relaté dans le Chap. 14' de l’Apocalypse.
Et là aussi des points communs se retrouvent
entre les faits précités de l'histoire de l’Eglise et les conditions de la prédication du
Message de l’église chrétienne du 20' siècle.
Le Pasteur J. R. Sprengler dirige un Séminaire de Théologie avec le Dr. Raul Secheren, Professeur de Théologie Systématique
à l'Université d’Andrews (U.S.A.) et le Dr. Lanares. Secrétaire du Département de la ^ Liberté Religieuse, à la Division Trans-Méditerranéenne. Dans le cadre de ce Cours, une
quarantaine de pasteurs adventistes, venus de
l’Europe, des Etats-Unis, de l’Afrique, ont
tenu à rendre hommage à l’Eglise Vaudoise
en visitant les hauts lieux de son histoire. En
effet l’Eglise Adventiste estime pouvoir se
compter au nombre des héritiers spirituels de
ces témoins de l’Evangile qui assurèrent la
transmission du Message Divin à travers cette
période sombre de l’histoire de 1 Eglise^ ^
Pomaretto
Domenica 18 corr. alle ore 15: riunione ai
Cerisieri.
Domenica 25 corr. alle ore 15: riunione a
Cociauvi (Inverso Pinasca).
Gita a Saint Véran
La « Enrico Arnaud » ricorda a tutti i
partecipanti alla gita a St. Véran del 18 corrente, che la partenza è fissata per le ore 5,30
dal monumento a Arnaud, a Torre Pellice, e
raccomanda la puntualità.
PERSOMAUA
Lilly Jouve, dipendente della Tipografia Subalpina, si è sposata a Torre Pellice con Gino
Bruera. I più cordiali auguri di serena vita
insieme.
Roberto Giacone si è laureato a pieni voti
assoluti con lode e dignità di stampa presso
la Facoltà di lettere dell’Università di Torino,
dopo un periodo di perfezionamento alla Sorbona. Cordiali rallegramenti e auguri di proficua attività professionale intesa come ser
T ooe OQi; reranno aua sua
..........«..........................................
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AVVISI ECONOMICI
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Elisa - Torre Pellice. Rivolgersi; Elsa Abate viale Dante 41, Torre Pellice; oppure
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S. Secondo 70 - Torino.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Frache, Armand Ugon
e Albarea, commosse per la dimostrazione di affetto ricevuta per la improvvisa scomparsa della loro cara
Jenny Albarea in Frache
nell’impossibilità di farlo personalmente, riconoscenti ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore.
Villar Pellice, 2 luglio 1971.
{seguono da pag. 4)
III
nico delle Chiese, anche se non tutte
si sono espresse attraverso o.d.g. unìcialmente approvati dalle rispettive
assemblee di chiesa. Comunque si e
potuto raccogliere il loro pensiero nelTo.d.g. seguente;
« La Conferenza, uditi diversi pareri ed espressioni di perplessità
relativamente al ventilato ingresso
della Chiesa Cattolica nel Consiglio Ecumenico, ritiene che per
prendere posizione al riguardo si
debba prima procedere ad una revisione critica del significato attuale del movimento ecumenico e della sua concreta incidenza nel mondo d'oggi ».
Altri tre ordini del giorno che non
riportiamo qui per esteso, esprimono
la riconoscenza della Conferenza: alla
Commissione Distrettuale per il lavoro « da essa compiuto con cura, precisione, senza risparmio di forze, e lo
approva »; al Seggio della Conferenza
per la precisione e la competenza con
la quale ha diretto i lavori, ed alla Comunità di Venezia per la sua generosa ospitalità oiTertaci alla Foresteria e
con un ottimo rinfresco il lunedì pomeriggio.
La Commissione Distrettuale naturalmente è stata rieletta alTunanimità
e quali deputati al Sinodo sono stati
eletti i Signori Orietta Cassano (Trieste), Guglielmo Semadeni (Zurigo),
Sergio Uberti (Verona), Lorenzo Roux
(Milano), Angelo Maria Busetto (Venezia)' supplenti: Valdo Natali, Renato
Bandini, Dies Malagò. Sede della prossima Conferenza: Felónica Po, predicatore Agostino Garufi, supplente Einesto Naso.
Il relatore mancherebbe al suo compito se non ricordasse anche che la sera del 28 giugno il Pastore Aldo Comba ha tenuto una conferenza pubblica in una sala vicino alla grande Piazza S. Marco, su Bonhoeffer, profeta
della chiesa del futuro, che ha avuto
un numeroso uditorio, attento e interessato al tema, parte del quale è rientrato nella sala, dopo un intervallo,
per discutere l’argomento.
Il relatore non manca al suo compito se non parla di Venezia, che a quanto si dice è una bellissima città. Le
ore di lavoro sono state infatti molte
ed all’infuori della Piazza S. Marco c
del ponte di Rialto non ha avuto modo di vedere altro... Comunque il poco
che ha visto può bastare per cornermare che gli studiosi dell arte non han'
no torto nel prodigare alla Serenissima i propri elogi, e coglie 1 occasione
per ricordare ai lettori che la Foresteria Valdese a Palazzo Cavagms non
ospita soltanto i deputati delle conferenze distrettuali, ma anche i fortunati mortali che desiderano e possono
girare per Venezia quali semplici turisti!
B. C.
V
la convocazione di un Convegno inlerdenominazionale sui problemi
del Terzo Mondo e del Sottosviluppo Nel caso che non fosse possibile
convocare detto Convegno, l’argo
mento sarà proposto all’attenzione
della Conferenza distrettuale straordinaria, che si progetta di tenere
unitamente al VI Distretto ».
Per quanto riguarda il progetto di
ristrutturazione del Sinodo la Conferenza si è così espressa;
«La Conferenza, esaminato il
progetto di ristrutturazione del Sinodo preparato dalla Commissione
Sinodale, lo approva nella sua unea ecclesiologica fondamentale, ritenendo che il criterio di costituzione del Sinodo „ sia quelo delle
deputazioni delle Chiese e non del
numero dei pastori. Esam:nati i
dettagli del progetto, la Conferenza ritiene di non potersi pronunciare su di essi, che auspica siano dibattuti in Sinodo con l’ampiezza necessaria ».
Infine sul problema deWeventuale ingresso della chiesa cattolica nel CEC
la Conferenza, dopo aver ascoltato gli
o.d.g. di alcune comunità, dopo aver
udito i pareri espressi a voce dalle altre, dopo aver ampiamente discusso
l’intero problema, ha ritenuto di non
poter esprimere un proprio o.d.g. m
merito, ed ha preferito limitarsi ad inviare alla Tavola i verbali della Conferenza, dai quali emergono i vari
orientamenti. È stato comunque rilevato che, a parte alcune poche comunità che si sono astenute dal considerare il problema, solo tre hanno
espresso un parere, con alcune nserve, favorevole all’ingresso (Bari, Campobasso e Orsara), mentre le altre si
sono espresse con dei sì talmente condizionati da equivalere in sostanza a
dei no puri e semplici (Brindisi, Cerignola, Napoli-Cimbri, Napoli-Vomero,
Taranto, S. Giovanni Lipioni).
Un caloroso saluto è stato rivolto ai
Past. E. Naso ed E. Libonati, che dopo molti anni di lavoro nel Distretto
lo lasceranno prossimamente, 1 uno
per raggiungere la nuova sede di Bergamo, l'altro per godere con la sua Signora un sereno riposo al Gignoro di
Firenze.
Fra i problemi particolari si è ampiamente discusso sull’eventuale aggregazione alla Chiesa Valdese della
comunità di Erchie e un o.d.g. e stato
votato in merito che fosse d aiuto alla
C.D. sul piano operativo.
La Commissione Distrettuale è yata eletta nelle persone di: Past. Salvatore Ricciardi, presidente; Anz. Armando Russo, vice-presidente; Past. Ennio
Del Priore, segretario.
Sono stati eletti deputati al Sinodo,
nell’ordine; Giacomo Campanelli (Uerignola). Renato Scarpati (Napoli-Vomero), c Armando Russo (Taranto), etfettivi. Supplenti: Raffaele Melchiorre
(Orsara), Gennaro Pica (Napoli-Cimbri), Domenico Introna (Bari).
Sede della prossima Conferenza m'dinaria: Ccrignola. Predicatore di ulhciò: Past. Davide Cielo; sostituto.
Past. Paolo Giunco.
L’accoglienza della comunità di laranto è stata molto fraterna, calorosa
e generosa.
Nei complesso i lavori sono proceduti spediti e non hanno mai accusato fasi di stanchezza. Ciò che sopiattutto ci ha animati è stata la speranza di cogliere fra le molte parole la
chiamata del Signore al servizio della
sua Parola e che si è concretata in un
o.d.g., senz’altro molto generico nei
termini, ma che merita di essere tenu
to presente nella vita delle nostre comunità:
« La Conferenza invita le Comunità a riflettere sul fatto che il culto non può essere considerato uri
adempimento religioso staccato dalla concretezza dell’esistenz.a, ma come il momento in cui il Signore
parla alla sua Chiesa per indicarle
■ la maniera di essere un segno del
suo Regno; ed invita le Comunità a
riflettere sul fatto che la Parola di
Dio non può veramente essere ricevuta nell’ubbidienza se non in un
reale inserimento nel travaglio del
mondo ».
E. D. P.
VI
le vanno verso il Nord aumentando
sempre più lo squilibrio della vita e
l’emigrazione. _ . .
Pù aumenta il benessere e piu ci si
impoverisce per i debiti e le cambiali.
La chiesa è chiamata ad annunciare
la libertà dalla schiavitù delle cose del
mondo; ma le nostre chiese hanno la
forza di resistere a tutto ciò, o non e
anche il culto diventato un oggetto di
consumo? L’uomo è schiavo delle sue
invenzioni, delle sue produzioni utili
o inutili e l’unico modo per liberai^i e
quello di riscoprire la vera assernblea
dei credenti, ritrovare il senso dell esistenza ed una semplicità di vita volta
al dare prima che al ricevere.
3) La questione dei matrimoni mi
sono passate in rassegna le ultime prese di posizione del papa e le
norme della C.E.I., per mettere m
guardia quanti sono intei essati a
sto problema che si presenta anche
sotto aspetti ambigui.
Infine la Conferenza ha eletto la
nuova Commissione Distrettuale nelle
persone di Georges Paschoud, presidente- Ernesto Pozzanghera, vice-presidente; Samuele Giambarresi, segretario.
La Comunità Evangelica R.iformata di Poschiavo (Grigiom)
cerca per l’inizio del 1972 un pastore di lingua italiana.
Per indicazioni scrìvere al
pres. del concistoro: G. Semadeni - 7742 POSCHIAVO (Svizzera).
Vacanze estive
Sono ancora disponibili presso la Casa Evangelica in S. Marzano Olivete (Asti) alcuni posti per il periodo luglio-agosto.
Località tranquilla ed arieggiata. Scrivere subito alla Direzione :
Past. Giuseppe Anziani
14050 S. MARZANO OLIVETO
(Telef. 0141/86.030)
RINGRAZIAMENTO
Dopo una laboriosissima vita vissuta sotto lo sguardo del Signore e per
la famiglia, rendeva l’anima a Dio nel
suo 90» anno
Maria Luigia Long
ved. Long
Lo annunciano i figli: Alessandrina, Alice, Amedeo, Albino, Oreste con
l3 rispettive famiglie, porgendo i ringraziamenti più sentiti al Sig. Dott.
R. De Clementi, che così amorevolmente l’ha assistita durante la sua
lunga infermità, al Past. Sig. T. Pons
che ha saputo infonderle la preziosa
pace dell’anima, a tutti i parenti, ai
vicini di casa ed a coloro che seitipre
la seguirono con cristiana simpatia.
Pramollo, Chiotti, 5 luglio 1971.
Le famiglie Bounous ringraziano
tutti quanti hanno preso parte al loro dolore per la dipartita della cara
mamma
Alice Long ved. Bounous
Un ringraziamento particolare ai
dottori e personale dell’Ospedale di
Pomaretto per le cure e l’assistenza
prestate.
Pramollo, 28 giugno 1971.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia con il marito e
famiglia, commossi per la testimonianza di simpatia e di affetto tributata al loro caro
Fornerone Davide
Invalido di guerra
Cavaliere di Vittorio Veneto
ringraziano tutti coloro che con scritti e presenza hanno partecipato al loro dolore.
« Io mi coricherò in pace, e in
pace ancora dormirò, perciocché tu solo. Signore, mi fai
abitare sicuramente ».
(Salmo 4: 9)
Prarostino, 1 luglio 1971.
RINGRAZIAMENTO
Improvvisamente, il giorno 28 giugno 1971 è mancata all’affetto dei suoi
cari
Irma Sappè in Long
I familiari, commo.ssì per la dimostrazione di affetto e simpatia tributata alla cara Estinta, nell’impossibilità di farlo personalmente, esprimono un sentito ringraziamento a tutti
coloro che sono stati vicini nella dolorosa circostanza.
Un particolare ringraziamento al
Dott. Bertolino, ai sigg. Pastori Tourn
e Pons, alla Signora Elisa Long ed ai
vicini di casa.
Sapiatti di Pramollo, 16 luglio 1971.
6
pag. 6
N. 28-29 — 16 luglio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Crimini di guerra,
crimini contro l’umanità
Già abbiamo avuto occasione di occuparci del cosiddetto « dossier Vietnam », che avrà definitivamente aperto gli occhi a milioni di persone sulle
reali intenzioni degli Stati Uniti in Indocina. Invano il governo, dopo la sentenza della corte suprema — che non
ha fatto altro che sancire il diritto all’informazione — ha cercato in tutti i
modi (dall’appello diretto ai giornali
all’irrigidimento delle misure di sicurezza per evitare fughe di documenti)
di impedire le ulteriori rivelazioni: si
è così appreso che era anche previsto
l’uso delle atomiche in Asia nel 1964.
L’allora segretario di stato, Rusk, aveva fatto avvisare Saigon che, se la Cina fosse entrata nei confiitto a fianco
di Hanoi, gli Stati Uniti avrebbero
usato tali armi.
Dopo l’arresto (e rilascio su cauzione) di Daniel Ellsberg, incolpato della
nota fuga di documenti, abbiamo anche avuto il suo giudizio storico che
riteniamo opportuno qui riprodurre;
« Per molti anni, insieme alla maggioranza delle persone anche bene informate, io credevo che noi fossimo entrati in una guerra, che era già in corso per conto suo, e solo dopo aver letto le settemila pagine dei documenti
del Pentagono ho scoperto che in Indocina non ci sarebbe stata nessuna
guerra se noi, fin dall’inizio, non avessimo fornito i soldi e il napalm, se non
avessimo stipendiato eserciti indigeni
e infine se non avessimo mandato i nostri stessi soldati. Ci sarebbero stati
scontri fra le forze non comuniste come le sette religiose, ci sarebbero stati attacchi, assassino, una certa quantità di guerriglia, ci sarebbero state
lotte fra gruppi diversi di comunisti,
ma non ci sarebbe stata una guerra.
Noi americani abbiamo la maggior
parte di responsabilità per i morti dell’Indocina, che sono fra uno e due milioni. E nel leggere questa raccolta di
documenti la cosa più sorprendente
non è tanto scoprire le colpe di questo o di quel presidente, questo o quell’uomo di stato, ma la rigorosa continuità della nostra politica indocinese
per quattro amministrazioni diverse
e successive ».
Ma di un altro aspetto di questa
« sporca guerra » vorremmo qui far
cenno, anche perché della cosa la
stampa cosiddetta « di informazione »
non ha parlato. Alla fine del giugno
scorso si è riunita ad Oslo la seconda
sessione della Commissione internazionale d’inchiesta sui crimini di guerra
americani in Vietnam, sotto la presidenza dell’economista Gunnar Myrdal
e colla partecipazione di delegazioni e
singole personalità di tutto il mondo.
Alla consultazione dei lavori è stata
emessa una dichiarazione secondo cui
gli Stati Uniti sono colpevoli del crimine di genocidio nella loro aggressione all’Indocina.
La Commissione ha udito le testimonianze di soldati americani che hanno
colà combattuto, ha ascoltato le deposizioni delle vittime — uomini, donne, bambini — su quello che hanno
sulsìto: torture, prigioni, bombardamenti aerei e deportazioni.
Il carattere di genocidio della guerra condotta dagli USA viene denunciato anche sulla base di un’ampia documentazione che riguarda la guerra
chimica e i suoi effetti e che « concorda pienamente colle informazioni ricevute in precedenza da altre fonti,
specie da parte di corrispondenti sia
americani che di altri paesi ».
I campi sono diventati sterili e le
acque sono state avvelenate e larghe
zone una volta abitate sono ora inadatte alla vita umana. Un terzo della popolazione vietnamita è costituita da
profughi: « questi movimenti forzati
di popolazione hanno portato alla rottura della struttura familiare che è la
base essenziale della società indocinese. Lo stesso tipo di distruzione è avvenuto nel Laos per i bombardamenti
americani ».
Sono poi state denunciate le crudeli
forme di carcerazione, anche sulla
scorta delle recenti dichiarazioni di
Don Luce, il corrispondente del Consiglio ecumenico delle Chiese espulso
dal Vietnam: le prigioni sono stracolme, gli arresti arbitrari sono cosa comune e i prigionieri vivono in condizioni disumane. Inoltre « tutto sta a
indicare che la tortura è una caratteristica costante degli interrogatori dei
prigionieri di guerra e dei civili da
parte degli americani e dei saigonesi ».
A proposito dei massacri di civili la
Commissione afferma che essi « sono
molto più diffusi di quanto si poteva
precedentemente supporre » e ricorda
che quello di Song My fu reso noto
« un anno prima della sua conferma
da parte degli Stati Uniti ».
Il documento conclude ricordando
che l'America ha costantemente violato tutte le convenzioni internazionali
cui hanno aderito e che tutti i delitti
di cui la Commissione ha potuto avere la prova possono essere definiti come « crimini di guerra e crimini contro l’umanità, secondo i principi del
diritto internazionale stabiliti a Norimberga ».
Si tratta di dichiarazioni veramente agghiaccianti — anche se chi voleva informarsi in modo non unilaterale
ne era già da tempo a conoscenza —
tanto più ora, alla luce del menzognero atteggiamento dei dirigenti americani.
Ora i vietcong hanno fatto nuove
proposte per una soluzione politica
del conflitto. Gli stessi americani le
considerano un « avvenimento importante e positivo ». Sapranno finalmente cogliere questa nuova opportunità
per uscire da una situazione che costituisce una delle più grosse vergogne del nostro tempo?
Esercito: necessarie
urgenti riforme
Su L'Espresso deH’ll luglio è apparso un servizio di Giuseppe Catalano, il quale, con significative esemplificazioni, dimostra ancora una volta,
se ce ne fosse bisogno, che il servizio
militare necessita di indispensabili e
urgenti riforme per essere reso più
decente e più democratico, in conformità al dettato costituzionale che da
ormai quasi 25 anni dice che l’ordinamento delle forze armate si informa
allo spirito democratico della repubblica (art. 52).
Innanzi tutto, per quanto riguarda
il problema dell’obiezione di coscienza viene fatto notare che, mentre 160
persone sono ora in carcere per quel
« reato », la relativa legge, che doveva essere presentata prima delle vacanze estive, è stata nuovamente messa in disparte e così decine e decine
di persone resteranno in prigione qualche mese in più. Senza parlare poi
dell’assurdo che le condanne per obiezione di coscienza vengono emesse a
ripetizione contro la stessa persona;
c’è chi ha subito sei processi ed è stato in carcere per cinque anni e nove
mesi (Giuseppe Timoncini), tutto perché non vogliono imparare a sparare.
Chi spara sul serio, in confronto, se
la cava assai meglio, specie coloro che
uccidono « per motivi d’onore ».
Ma, oltre a queste « obiezioni » per
non fare il servizio militare, sempre
più numerose si vanno facendo le « ribellioni » che si oppongono alla solida tradizione del servizio di leva secondo cui i ragazzi vengono trasformati in uomini pronti ad affrontare
'«e battaglie della vita. Le caserme vanno trasformandosi da centri di perenne « ozio senza riposo » in potenziali
polveriere.
Ecco alcuni dei fatti più recenti.
Marzo 1970, CAR di Casale Monferrato: 800 reclute si rifiutano di rientrare nelle camerate per un’epidemia di
meningite. Ottobre 1970, CAR di Falconara: rifiuto collettivo delle esercitazioni per protestare contro le condizioni di vita. Gli impianti sono talmente umidi che i soldati sono costretti a spremere l’acqua dalle lenzuola e a infilarsi due, tre maglioni
per andare a dormire. La stessa cosa
succede nel novembre ad Aviano e nel
dicembre a Siena. Idem al CAR di
Trapani e di altre caserme del Sud
ove le epidemie di epatite virale vengono imputate alla mancanza d’acqua
che arriva un giorno sì e cinque no.
Ma la protesta delle nuove leve è
anche « politica ». Non si possono infatti ignorare le radicali riforme in
questo campo negli altri paesi: gli
Stati Uniti, la Svezia, la Francia, la
Germania. I soldati arredano le camerate come preferiscono, creano gruppi
politici, leggono quello che vogliono,
portano i capelli lunghi, indossano
abiti civili quando escono. Qui da noi,
nelle caserme entrano i giornali scelti
fra i meno polemici, sono proibite le
pubblicazioni troppo politicizzate, un
numero di « Potere operaio » sotto la
branda può costare mesi, se non anni,
di carcere. Per contro, sussistono i posti di privilegio e più riposanti, quasi
infallibilmente assegnati ai ceti più
elevati: furerie, l’ufficio del cappellano, il magazzino viveri, ecc.
Ma c’è di più: abbiamo già visto le
condizioni igieniche in cui versano diverse caserme. Vi si deve aggiungere
uno standard di cattivo funzionamento
a livello di assistenza sanitaria difficilmente uguagliabile. Durante il servizio militare è capitato di morire per
nefrite non diagnosticata (Roma, settembre dell’anno scorso), di tetano
non curato (Trapani), di meningite
scambiata per gastroenterite (Gorizia),
di peritonite scambiata per gastrite,
di collasso cardiaco per sforzi eccessivi. Si muore anche perché ci si impicca, si beve acido muriatico, ci si taglia
i polsi: la percentuale dei tentativi di
suicidio è elevata.
Per quanto poi riguarda la « democraticità » del codice militare basterà
qui ricordare solo due casi. L’inferiore
che ingiuria il superiore viene punito
con anni di carcere, mentre, nel caso
inverso, la punizione è di pochi mesi.
Se un soldato ha da fare un reclamo,
lo può trasmettere, naturalmente per
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
NOVITÀ CLAUDIANA
E. JilNGEL
Il banesimo nel pensiero di K. Barth
Introduzione di F. Giampiccoli (P.C.M. 20, pp. 164, L. 1.300)
La tesi più rivoluzionaria dell’ultimo Barth: il battesimo è preghiera, non sacramento.
EDITRICE CLAUDIANA - Via S. Pio V, 18 bis - c.c.p. 2/21641 - TORINQ
UNA COESISTENZA
ESEMPLARE
È quella fra Finlandia e l’URSS. Noi
non siamo degl’ingenui, né crediamo
che i rapporti fra gli Stati siano regolati dall’agàpe: vivendo nel mondo che
ha rifiutato e rifiuta Cristo, crediamo anzi il contrario. Indubbiamente
TURSS tratta la Finlandia con straordinari riguardi, calcolando su taluni interessi particolari (che non sarebbe difficile individuare).
E tuttavia crediamo anche che le
stesse teorie di Macchiavelli abbiano i
loro limiti, lieti di poter concordare
con T. Vinay (v. « Notizie da Riesi »,
del 30-5-’71, p. 7) nel riconoscere almeno in un caso, sia pure eccezionale, la
validità (oggi come in ogni tempo) dell’antico proverbio: « Non s’addicono
ad un principe labbra bugiarde y> (Proverbi 17; 7b).
« Da parte finlandese, i rapporti sono
fondati sui principi della neutralità e
del buon vicinato. Un trattato d’amicizia e d’assistenza è stato concluso nel
1948, e prorogato l’anno scorso fino al
1990. Quest’indirizzo diplomatico venne
inaugurato dopo la guerra dal presidente Paasikivi e continuato dal suo
successore, il sig. Urho Kekkonen. È
interessante osservare che, ad ispirar
fiducia, ognor crescente, al Cremlino,
sono state delle personalità di centro,
e persino di destra, mentre invece, alla
fine dell’ultimo conflitto mondiale, il
socialdemocratico Tanner era la bestia
nera di Stalin.
« È impressionante seguire l’evoluzione dei rapporti fra la Finlandia e
l’URSS durante l’ultimo quarto di secolo. Subito dopo la guerra, la Finlandia si trova alla mercé del suo gigantesco vicino, al quale essa deve cedere
la decima parte del proprio territorio:
l'i Carelia occidentale, culla della sua
epopea nazionale (il “Kalevala”; la città industriale di Viipuri, fra Helsinki e
Leningrado; il canale di Saimaa, vitale
per il trasporto del legno dalla regione
dei laghi verso il mar Baltico; il porto
di Petsano sull’oceano Artico, coi suoi
vicini giacimenti di nickel. Inoltre i sovietici creano una base sulla penisola
di Petsamo sull’oceano Artico, coi suoi
Helsinki ed esigono 10 milioni di dollari in conto di riparazioni. Infine
400.000 Careliani si rifugiano all’interno
d’un paese rovinato, ciò che rappresenta (in media) un profugo a carico
di dieci abitanti.
« È a questo punto che il popolo finlandese, il cui eroismo durante la guerra aveva suscitato l’ammirazione di
tutti i suoi avversari, effettua, nella solitudine e nella dignità, una meravigliosa virata di bordo. Nel 1952, assai prima della scadenza, la Finlandia finisce
di pagare i suoi debiti di riparazione:
Helsinki segue una politica che ispira
fiducia al Cremlino, e la questione della Carelia viene definitivamente chiusa.
Mosca dà una prova del suo spirito
conciliante, sopprimendo la Repubbli
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!iiiiiiiiiiiiii
Il Problema israelo - palestinese
Il Sudafrica
e i “Mirage,,
Pretoria (L’Unità) - Un portavoce
della « Società statale per lo sviluppo
e la produzione degli armamenti » sudafricana, l’Armscor, ha annunciato
che caccia a reazione « Mirage » di
progettazione francese saranno costruiti
in Sudafrica su licenza, per conto dell’aviazione militare di Pretoria.
Il presidente dell’Armscor ha precisato che la società francese Dassault
ha concluso con la compagnia sudafricana un accordo per la « cooperazione
tecnica e industriale » e che verranno li quantoprima » costruiti aerei supersonici Il Mirage » e « F 1 ».
L’annuncio di questo grave atto, cui
il governo francese non può essere
estraneo, è stato reso noto proprio all’indomani della conclusione dei lavori
dell’Organizzazione dell’Unità Africana, svoltasi a Addis Abeba (n.d.r. : di
cui abbiamo parlato nel n. del 2 luglio), durante i quali era stato lanciato un nuovo appello ai Paesi occidentali perché non fornissero alcun
aiuto militare al regime razzista sud
africano e dopo che l’Alta Corte internazionale di giustizia dell’Aja aveva
rivolto un appello analogo a nome
delle Nazioni Unite.
via gerarchica. Tre militari, che hanno
protestato assieme per iscritto presso
11 comandante della compagnia perché
non tornavano a casa da otto mesi, si
sono visti affibiare una denuncia alle
autorità perché i' codice militare considera « insubordinazione » la protesta
scritta fatta da più di una persona, e
l’insubordinazione prevede- anche anni di galera.
Non basta ridurre la leva da 15 a
12 mesi e abolire gli attendenti- occorrono al più presto radicali riforme che
ridiano ai giovani costretti al servizio
militare la loro personalità e dignità.
Roberto Peyrot
(segue da pag. 2)
un intero paese, una formula non usata a suo tempo neanche per la Germania nazista, è un fatto che parla
da solo.
Alla Regna ed al Visco-Gilardi non
piace il piano Rogers (p. 153 sgg.),
sebbene « tale piano costituisce uno
degli eventi (sic!) più importanti avvenuti nel Medio Oriente durante gli
ultimi anni ». A molti non è piaciuto,
non solo a loro. Ma la descrizione che
ne danno mostra ch’esso, a parte questioni contingenti come la cessazione
del fuoco e la missione Jarring, ripropone la risoluzione del Consiglio di
Sicurezza del 22 novembre 1967. Tale
risoluzione non è viziata da bizantinismi filologici, come vorrebbero gli autori: il testo inglese parla alla prima
sezione del ritiro d’Israele from occupied territories ( = « da territori occupati »), quello francese des territoires
occupés ( = «dai territori occupati»).
C’è dunque stato un tipico errore di
traduzione o di trascrizione. Si propende in genere per il testo inglese,
dato che nella sezione seguente si parla di « frontiere sicure e riconosciute », il che presuppone evidentemente
alcune rettifiche a favore d’Israele, le
cui frontiere anteriori sicure non erano. Un piano non è cattivo perché lo
propone Rogers, o buono perché lo
propone un altro, ma per il suo contenuto; e riproporre la risoluzione del
novembre 1967 è soltanto un atto coerente e certamente non favorevole alle tesi dei settori oltranzisti d’Israele.
A p. 127 l’opera riporta un « disegno
palestinese » sullo stile di « Natale oggi », accanto a p. 153 una tavola f. t.
che rappresenterebbe la possibilità
delle tre confessioni di coesistere, ma
che in realtà esprime piuttosto la frase « il potere scaturisce dalla canna
dei fucili ».
Più grave è il fatto che a p. 165 abbiamo due falsi, come ho segnalato alla fine di febbraio al Moderatore ed
al direttore della « Claudiana » e di
cui ho recentemente fornito la documentazione Nel primo viene attribui
ta a L. Eshkol la frase secondo cui
« alla vigilia della guerra » l’ammassamento delle truppe egizie nel Sinai era
di natura difensiva; il testo originario
dice invece che la notizia fu data il 15
maggio 1967, quando non era ancora
stato chiesto il ritiro delle truppe dell’ONU e la cosa non preoccupava eccessivamente; nel secondo si attribuisce al gen. Rabin l’affermazione che
Nasser avrebbe bluffato e non voleva
attaccare; essa non si trova né nella
lettera, né nello spirito dell’intervista
cui viene fatto riferimento. Chi vuole
falsificare farebbe bene a falsificare in
forma verosimile, chi è in buona fede
ma non sa, a tacere. Ma sono cose che
possiamo dire di buona parte di questo libro: abbiamo qui proprio uno di
quegli esempi di come non si deve e
non si può far politica nella Chiesa;
poiché, come ha scritto H. Gollwitzer
(e ne leggeremo presto lo studio su
« Protestantesimo »): « Se è possibile
dire qualcosa di sensato sul compito
dei Cristiani in favore della pace, uno
dei primi punti da trattare dovrebbe
essere quello della rettifica di accuse
ingiuste nel nome della giustizia, per
rendere così l’atmosfera più obiettiva ». In buona parte del libro ciò non
avviene e la cosa va classificata tra
una delle tante occasioni perdute:
questa volta per settarismo, per partito preso, per incompetenza.
J. Alberto Soggin
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BORSE DI STUDIO PER GLI U.S.A.
Anno Accademico 1972-73
Le domande di ammissione al concorso per
borse di studio per gli Siati Uniti per l’anno
aceademico 1972-73 dovranno essere presentate entro il 30 agosto p. v. Possono partecipare
al concorso gli studenti delle scuole medie superiori, i diplomati, gli universitari, i laureati
e gli artisti con o senza diploma.
Gli interessati possono richiedere gli appositi moduli ed ottenere ulteriori informazioni
presso l’ufficio USIS del Consolato Americano,
Via Alfieri 17, Torino, Tel. 513.367.
Cd Sovietica di Carelia, che ora non è
più altro che una delle repubbliche
autonome della Federazione russa
(RSFSR).
« Nel 1956, l’URSS evacua Porkkala,
in modo inatteso e senza ricorrere ad
alcun negoziato. Nel 1963 essa accetta
di affittare alla Finlandia il tratto del
canale di Saimaa da lei posseduto, che
unisce il lago di Ladoga al mare. E i
finlandesi hanno riassestato questo'
tratto di via navigabile (la cui lunghezza è di 520 km.), che da tre anni è nuovamente aperto al traffico mercantile,,
soprattutto al trasporto del legname.
« Negli ultimi anni, la collaborazione sovietico-finlandese s’è ulteriormente sviluppata sul piano commerciale e
turistico. A partire da Helsinki, le
escursioni a Leningrado e a Tallinn sono molto apprezzate dai turisti occidentali, che affluiscono numerosi soprattutto dalla Svezia e dalla Germania Federale. Quanto ai finlandesi, essi
possono partecipare a tali escursioni
con una semplice carta d’identità. Durante i mesi d’estate, il viaggio a
Tallinn è tanto più ambito, quanto più
esso fornisce al passeggero l’occasione
di consumare bevande alcooliche a
prezzi modici ».
(Da un articolo di Armand Gaspard
sulla « Gazette de Lausanne » del 26-27
giugno 1971).
GLI APPELLI DEI PRIGIONIERI
POLITICI IN GRECIA
«Trentatré prigionieri dell’isola penitenziario di Egina hanno lanciato un
messaggio.
« "Le lotte condotte dopo il 1821 pella libertà politica e l’indipendenza sono
state fermate quattro anni fa, ma ne
lo spiegamento dei carri armati, né le
parate della dittatura potranno far dimenticare al popolo greco il vero significato di quest’anniversario.
« “Nelle prigioni, nei luoghi di deportazione, nei commissariati di polizia
ed in tutto il Paese, il popolo greco
vive nella speranza della democrazia,
nell’attesa del giorno nel quale spezzerà le sue catene".
«Tra i firmatari del messaggio, tutti
militanti di "Difesa democratica",
Paulos Zannas (traduttore di Proust),
Stylianos Néstor (avvocato), Gherassimos Notaras (sociologo), Victor Papazissis (editore), Spyros Plaskovitis
(scrittore), Charalambos Protopapas
(presidente dell’Unione Socialista Democratica) e Costantino Sofulis (economista) ».
Parimenti « ventitré avvocati deportati a Leros denunciano con una lettera le gravi condizioni di vita dei detenuti nei campi di concentramento. Venti detenuti sono già morti e un altro si
è suicidato a causa delle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere
nei campi di sterminio contro le leggi
internazionali sui diritti dell’uomo.
« I deputati Dukas Paschalis, Vassilis
Nefeludis, Papadimitriu Giovanni, Papanikolau Dimitris e Sakelaris Evanghelos, anch’essi tutti detenuti nei campi di concentramento di Leros, hanno
inviato una lettera all’assemblea generale dell’ONU, nella quale denunciano
la violazione dei diritti dell'uomo dal
regime fascista dei colonnelli. Regime
che da ormai quattro anni tiene deportati diverse centinaia ancora di patrioti e di parlamentari, arrestati i primi giorni dopo il colpo di Stato ».
Ancora « agl’inizi del novembre scorso è pervenuto all’estero un messaggio
da un gruppo di confinati nel villaggio
Aghia Pelaghia dell’isola di Citerà (tutti detenuti monarchici), nel quale essi
denunciano le condizioni di vita in cui
sono obbligati a vivere dal governo
fascista. Si tratta di 25 ufficiali di polizia e dell’esercito arrestati dopo il fallito colpo di re Costantino nel dicembre del 1967 ».
(Dalle riviste: « Grecia » del maggio’71, e « Quaderni della resistenza greca » del marzo ’71).
Per parte nostra, ci preme rispondere alla domanda (che ci appare pienamente legittima): « Come pervengono,
da luoghi di detenzione ferocemente
sorvegliati, simili appelli? Come esser
sicuri della loro autenticità? » Rispondiamo che entrambe queste operazioni
sono molto diffìcili, ma possibili in
ogni caso ed effettivamente attuate.
Gli appelli vengono scritti con infinita
pazienza, con caratteri talmente minuti da non poter essere decifrati se non
con lenti d’ingrandimento, su rettangoli di carta che vengono poi ripiegati e
ridotti alle dimensioni d’un francobollo, ed infine evasi insieme con rifiuti,
o indumenti sporchi ecc. La decifrazione e le prove dell’autenticità richiedono lunghi esami da parte di competenti. Alcuni esemplari di tali ammirevoli documenti sono esposti nella
« Mostra della Resistenza Greca » attualmente in corso a Torino (Tale Mostra verrà presentata, fra alcuni mesi
anche nei locali della Chiesa Valdese
di Corso Vittorio a Torino.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - ifll\9b0
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Fellice \ Torino}