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Anno VI
numero 36
embre 1998
Spedizione 1« a. p. 45%
nrt. 2 comma 20/B legge
Filiale di Torino
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Salmo 23’
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GESÙ CRISTO
E LA CHIESA
(do sono Gesù, che tu perseguiti!»
Atti 9,5
COLUI che si manifesta sulla via di
Damasco non è per Saulo uno sconosciuto: egli lo ha incontrato nella
comunità che perseguita. Il Risorto si
identifica con la sua chiesa. Non dice
semplicemente: «La comunità che tu
perseguiti mi rappresenta», oppure:
«Perseguitando loro, è come se perseguitassi me», ma: «Io sono'Gesù che tu
perseguiti». È come se suggerisse: «Ci
siamo già visti, ricordi?». E Saulo ricorda, certamente ricorda. Ora, tuttavia, il gruppo perseguitato gli appare
in una luce nuova; gli appare, dirà
nelle sue lettere, come il corpo stesso
del Signore risuscitato.
è qui una visione della chiesa ricV ca e istruttiva, soprattutto per
orecchie protestanti. La comunità non
appare come un club nel quale si discute di religione, ma come un luogo
qualificato della presenza di Cristo. Risuona l’eco delle parole evangeliche:
«Voi siete il sale della terra, la luce del
mondo: e chi ascolta voi, ascolta me».
Anche e proprio il protestantesimo dewlasciarsi dire, da Cristo, che la chiesa
ima faccenda seria. Occorre anche,
naturalmente, evitare confusioni catastrofiche e il testo, in ciò, ci aiuta. Anzitutto, è Cristo che si identifica con la
chiesa, e non viceversa. Lui può dire a
Saulo: «Perseguitando loro, hai perseguitato me» e allo stesso modo lui soltanto può dire: «Chi ascolta voi, ascolta me». Se, al contrario, è la chiesa a
dire: «Chi ascolta me, ascolta Lui»,
l’esito è una tirannia clericale. La comunità sa che il tesoro della parola è
contenuto nei vasi di coccio della debolezza dei testimoni e annuncia ¡’Evangelo non come parola propria, ma come messaggio che le è affidato. Tocca
al Signore parlare al cuore delle donne
e degli uomini, edite: «Sì, in quella paiola, in quella comunità, in quel luogo,
io stesso ero e sono presente, come offerta di futuro e di vita». Inoltre va sottolineata la seconda parte dell'affermazione del Risorto: «Io sono il Gesù
che tu perseguiti». Egli si identifica con
la chiesa perseguitata, che paga il prezzo della testimonianza. Al contrario,
quella che si sostituisce al Signore è
tina chiesa che perseguita gli altri, o
che lo farebbe, se potesse. Ciò non significa che si debba desiderare la persecuzione, ma il rapporto con il potere
c un nodo cruciale: il Crocifisso fugge il
potere almeno con lo stesso impegno
con cui il potere evita il Crocifisso.
/NCONTRANDO il Risorto Paolo scopre che, nella comunità che perseSuitava, aveva a che fare non semplicemente con gente che parlava di Cristo, ma con Cristo stesso. Questo rende
attenti olfatto che, nel nostro rapporto
^on la comunità, è in gioco la salvezza,
yon è raro incontrare gente che si allontana dalla comunità perché ha litìSoto con qualcuno, perché non condi^tde una tesi del Sinodo, insomma per
'botivi frivoli. Naturalmente questi
tton ce Thanno con il Risorto, ma solo
la chiesa. Certo, se la chiesa è un
ctiTcolo culturale, quando il dibtittito
tton mi interessa più, me ne vado. Ma
è il corpo di Cristo, allora
atteggiamento nei confronti della
mesa si gioca il mio rapporto con lui,
^'^^sto è la misura di tutto: dell’impe5I10, della contribuzione, della pazien^ co/j /g persone. Le parole con cui
si identifica con la comunità de’’^0 aiutarci a servire Gesù nella co“mtà, e non in una comunità ideale
i7iteZ/a reale, visibile. Questo è
rac di Paolo, e la Scrittu
anlu ^ ''‘Sconta affinché possa essere
il nostro.
■— Fulvio Ferrano
iembi«’
-Sii
SEI TÍMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
In Russia è stato varato il nuovo governo che porrà dei limiti al liberismo selvaggio
L^era Eltsin è finita^ ma la crisi continua
«Dio dà il giorno, Dio dà anche il cibo» recita un vecchio detto russo che sottolinea la capacità
della popolazione di sopportare quasi tutto, anche grazie a un forte senso di solidarietà sociale
FERDINANDO PELAZZO
MOSCA — Pressoché tutti a Mosca, giornali e gente comune, concordano sul fatto che è finita un’
epoca, l'epoca Eltsin. La stessa rapidità con cui sono stati nominati,
nello stesso giorno, il primo ministro e il governatore della Banca
centrale, nonché con cui sono stati
presi i primi provvedimenti per tentare il salvataggio di quel che resta
del sistema bancario, indicano che
è finito un periodo storico, che sarà
ricordato principalmente per due
aspetti positivi: innanzitutto Eltsin
ha capito, contrariamente a Gorbaciov che in Russia non è mai stato
troppo amato, che era necessario
scegliere tra Occidente e comunismo, una terza via non era obiettivamente possibile in quegli anni.
Secondariamente Eltsin ha permesso ad alcune città importanti,
tra le quali ovviamente Mosca, di
scordare per alcuni anni le tipiche
«code» ai negozi e di ubriacarsi di
prodotti di consumo importati. La
nuova dirigenza del paese privilegerà, come era ed è necessario, gli
investimenti in beni strumentali a
scapito di quelli di largo consumo,
quindi i russi torneranno a fare i
conti con la scarsa produzione locale. Purtroppo questo è quanto avviene già ora; infatti la crisi politica
ha già comportato un aumento generalizzato dei prezzi del 15-30%,
che non accenna a diminuire nonostante il miglioramento dei cambio
rubio-dollaro. D’altronde è difficile
credere a una moneta che nell'arco
di due settimane è schizzata da 9,33
rubli per dollaro a circa 30 per poi
ridiscendere a 11; io stesso ho avuto
modo di osservare il prezzo della farina raddoppiare in due giorni.
Gli altri aspetti per cui sarà ricordata l’era Eltsin sono sostanzialmente negativi; la produzione industriale ha continuato inesorabilmente a crollare, intere città legate
a una sola industria sono passate
dalle, mani del Pcus (il Partito comunista deU’Urss) a quelle di qualche oligarca, cioè a uno di quei
gruppi finanziari-industriaii tipici
della Nuova Russia, che si è limitato
a sfruttarle senza apportare nessun
Giovani neiia metropoiitana di Mosca
tipo di investimento, salvo procedere alla chiusura dello stabilimento e al licenziamento del personale
non appena le cose hanno cominciato ad andare male. Il debito estero dei paesé è aumentato vertiginosamente senza che i fondi siano
stati utilizzati in quella che qui si
chiama «economia reale», per non
parlare delle conseguenze più gravi
di ordine sociale; i russi hanno una
capacità di adattarsi alle situazioni
che ha dell’eccezionale, per cui anche in questi giorni di crisi la vita,
almeno a Mosca, appare normale;
però la fiducia nello stato, nelle istituzioni e nei partiti è ormai ridotta
a zero. Come potrà risollevarsi un
paese dove nessuno è più disposto
a comprare un titolo di stato o a
versare i suoi depositi in banca?
D’altronde è arduo dare torto a chi
ha visto i propri risparmi continuamente taglieggiati, se non azzerati,
sia durante il comunismo che negli
ultimi anni caratterizzati da ben tre
crisi del sistema bancario.
Per i russi l’unica cosa certa è che
la crisi è solo all’inizio e, con l’inverno alle porte, l’unica reazione
logica consiste nell’incrementare le
scorte di prodotti alimentari. A Mosca, passate le prime settimane caratterizzate dall’incetta dei beni di
consumo più durevoli (patate, farina, zucchero, sale) la merce è riapparsa sugli scaffali dei negozi, anche se i prodotti locali stentano a
comparire a vantaggio di quelli importati per i quali il negoziante può
meglio giustificare l’aumento del
prezzo; questo tranquillo procedere a far provviste mi ricorda l’atteggiamento di mia madre negli Anni
60 ancora influenzata dai tempi
della guerra. Qui la guerra, però,
non c’è stata ma la gente sente
dentro di sé il bisogno di economizzare, .specie se il salario o la
pensione è pari a 50 dollari al mese.
A Mosca si calcola che vi saranno
circa 200.000 licenziamenti, pressoché tutti nel settore dei servizi; solo
le principali banche hanno annunciato tagli dal 40% al 70%.
La gente però non si infuria più
Problemi vecchi e nuovi per l'anno scolastico appena iniziato
Religione a scuola, ovvero la quadratura del cerchio
EUBENIO BERNARDINI
incominciato da pochi giorni un nuovo
anno di àcuola, con i soliti
vècchi problemi e con le
prime innovazioni alla
prova dei fatti. Come tutti, anche noi facciamo gli
auguri a chi deve insegnàre e a chi deve apprendere, sperando che ci
si avvicini un po’ di più ai
migliori standard europei. Come evangelici ci
auguriamo anche che ci si
avvicini a una soluzione
soddisfacente per la questione della religione a
scuola. Non che si tratti di
cosa semplice, soprattutto in tempi, almeno a parole, di crescente «plurali
smo religioso». E sì, perché abbiamo la sensazione che le autorità interessate sarebbero più disponibili a comprendere una
nostra richiesta di insegnamento confessionale protestante rispetto a
quello che da anni proponiamo: insegnamento aconfessionale e curricolare del «fatto religioso» e,
se proprio necessario,
spostamento fuori dall’orario scolastico dell’insegnamento confessionale.
Intanto, sulla strada
confessionale si sono
mosse anche le istituzioni
che in Italia rappresentano gli oltre 50.000 bambini e giovani islamici iscritti alle scuole pubbli
che. Le loro richieste sono: uso facoltativo dello
chador nelle aule scolastiche per le ragazze che lo
desiderino; rispetto delle
regole alimentari musulmane nelle mense, in particolare l’eliminazione
della carne di maiale e
derivati e particolari regole di macellazione degli
animali: diritto di fare
ginnastica e le attività
sportive in modo separato per ragazzi e ragazze;
studio del Corano e della
lingua araba.
Alcuni commentatori
(come Ernesto Galli della
Loggia sul «Corriere delle
sera» del 31 agosto) hanno iniziato a discutere su
queste richieste, distin
guendo tra quelle ricevibili facilmente e quelle
che metterebbero in crisi la tradizione democratica liberale occidentale
che, per esempio, proclama la piena uguaglianza
dei sessi e invita a non ostentare troppo i segni distintivi religiosi.
11 problema è certamente complesso, ma lo
è ancora di più per la tradizione culturale italiana
che preferisce cercare un
compromesso impossibile, che di fatto ammetta
la disparità fra le confessioni religiose, piuttosto
che progettare una scuola laica, casa comune di
tutti: in questo, il modello
francese è esemplare.
di tanto sia perché qui vale il detto
«Dio dà il giorno, Dio dà anche il
cibo», sia perché ci si stringe attorno ai familiari e agli amici concedendosi credito reciprocamente.
Inoltre, almeno a Mosca, tutti si
«arrangiano»; esiste addirittura un
verbo specifico, come in italiano,
che ne sottolinea il significato, anche se non altrettanto è pero possibile nella «provincia», che si estende per 9.000 chilometri di lunghezza. Qui non ci si può «arrangiare»,
si sopravvive grazie ai quattro soldi
che si guadagna, agli aiuti di parenti e amici, e alle poche agevolazioni sociali che ancora restano.
C’è purtroppo un dato in continuo
aumento, che non è falso come
quelli forniti e accettati dal Fondo
monetario internazionale, ed è
quello dei bambini abbandonati
alla «casa del bambino» perché i
genitori non vogliono o non possono più curarsi di loro.
In campo protestante la locale
Chiesa battista di Mosca mi dice
che non può fornire alcun aiuto ufficiale (la costruzione di un nuovo
tempio è in corso da oltre due anni)
tuttavia i membri della comunità si
aiutano l’un l’altro ed è stato fornito un servizio di scambio di abiti
usati, particolarmente quelli per
bambini, spesso ancora in buone
condizioni. Poi mi si ricorda che i
battisti non bevono e non fumano
e che quindi, ancorché rappresentino tutte le diverseclassi sociali, risparmiano un po’ più degli altri.
«^«Op--ORIALEI^..Q' ;
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RUessiùni di fine estate
di PIERA seìbi
WEL MONDO
H sacro monte Apache
di PAUL ROLAND
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Parola
VENERDÌ 18 SETTEMBRE
«Abramo abitava
presso le Querce di
Mamre. Un giorno,
nell’ora più calda,
mentre stava seduto
all’ingresso della
sua tenda, gli
apparve il Signore.
Abramo alzò gli
occhi e vide tre
uomini in piedi,
davanti a lui.
Appena li vide
dall’ingresso della
tenda, subito corse
loro incontro, si
inchinò fino a terra
e disse: "Mio
Signore, ti prego,
non andare oltre.
Fermati. Sono qui
per servirti. Vi farò
subito portare
dell’acqua per
lavarvi i piedi.
Intanto riposatevi
sotto quest’albero.
Poi vi darò qualcosa
da mangiare. Dopo
esservi ristorati,
potrete continuare il
vostro viaggio. Non
dovete essere passati
di qui inutilmente’’.
"Va bene, risposero,
fa’ come hai detto”.
(...) Poi quegli
uomini si alzarono.
Prima di salutarli
Abramo volle
accompagnarli per
un tratto di strada.
Guardavano
Sodoma di fronte a
loro. Intanto il
Signore si chiedeva:
"Devo forse tenere
nascosto ad Abramo
quel che sto per
fare? Proprio a lui
che deve essere il
capostipite di un
popolo grande e
forte e una sorgente
di benedizione per
tutti i popoli? Io
infatti l’ho scelto
perché insegni ai
suoi figli, e ai suoi
famigliari dopo di
lui, a seguire la via
del Signore facendo
ciò che è buono e
giusto. E io, il
Signore, manterrò
per Abramo tutto
quello che gli ho
promesso”.
Così il Signore disse
ad Abramo: "Le
accuse contro
Sodoma e Gomorra
sono tremende. Il
peccato di quelle
città è troppo grave.
Voglio andare a
vedere se queste
accuse sono proprio
vere. Voglio saperlo”.
(...) Abramo gli si
avvicinò e disse:
"Davvero tu vuoi
distruggere insieme
il colpevole e
l’innocente? Forse in
quella città vi sono
cinquanta
innocenti. Davvero
tu li vuoi far
morire? Perché
invece non perdoni
a quella città per
amore di quei
cinquanta?
Allontana da te
l’idea di far morire
insieme il colpevole
e l’innocente! Il
Giudice del mondo
eserciterà forse la
giustizia in modo
ingiusto?”»
(Genesi 18, 1-33)
LA FEDE NASCE DALLTNCONTRO
La fede si gioca attraverso la ricerca di una relazione diretta con Dio la quale
presuppone necessariamente l'incontro con lui. Quando e dove lo incontriamo?
MAURO PONS
Nel corso della sua esistenza
Abramo incontra Dio numerose volte: a Charan dove riceve la sua vocazione (Gen. 12,
1-5): al suo arrivo nel paese di
Canaan, dopo il lungo viaggio
dalla IVIesopotamia ((len. 12, 7);
a Mamre, una prima volta dove,
attraverso una visione, Dio gli
conferma con un patto la sua
vocazione e le promesse che gli
aveva fatto (Gen. 15, 1-21). Ma
nel testo di Genesi 18, per la prima volta, Dio appare ad Abramo
nella carne, sotto spoglie umane, anzi, diviso in o moltiplicato
per tre persone.
L'incontro tra Dio e Abramo
Questo incontro fra la Divinità e Tessere umano viene
presentato come se fosse la cosa
più normale del mondo: qui non
ci sono fenomeni speciali, per
esempio il roveto ardente o la
nube che caratterizzano gli incontri tra Dio e Mosè; i travestimenti con i quali i dei omerici
compaiono dinanzi ai loro protetti; la sensazione che Dio provenga da altezze o profondità.
Qui c’è solo lo spazio costituito
dalla realtà della vita degli esseri
umani: il tempo storico degli avvenimenti che si susseguono nel
loro continuo accadere sul ritmo
determinato dalTalternarsi del
lavoro e del riposo; l’orizzonte
costituito dal più familiare dei
paesaggi dove la vita si articola
in spazi ordinati per la produzione di risorse, per le esigenze
conseguenti all’abitare, al costituirsi in comunità. Per la nostra
fede questa normalità delTapparire di Dio nel cuore dell’esistenza umana è rassicurante perché,
grazie ad essa, siamo riportati alla realtà della sua presenza in
mezzo a noi, alla sua reale partecipazione alle nostre storie, alla
possibilità reale della sua incarnazione nella nostra umanità.
«Riconoscere» Dio
nella sua esistenza
La fede degli esseri umani in
Dio non è messa in discussione dalla incertezza della sua
presenza nella loro vita, perché
quasi tutti credono nella sua esistenza, ma piuttosto dal fatto
che è molto difficile farne esperienza diretta. Non esiste fede in
Dio senza un incontro personale con lui. In questo senso il problema della fede si sposta dal
piano del «credere» in Dio, al
piano del «riconoscere» Dio nella sua esistenza. La fede umana
in Dio si gioca sul passaggio
dall’ignoranza alla conoscenza
della sua esistenza, non attraverso un insieme di idee e di
concetti a cui aderire con buona
volontà, ma attraverso la ricerca
di una relazione diretta con lui,
la quale presuppone necessariamente l’incontro con Dio. Ma
quando e dove noi incontriamo
veramente Dio?
Nel nostro testo il nostro compito di riconoscere Dio è facilitato dalla narrazione dello javhista
che, fin dal principio, ci informa
che è proprio Dio che appare ad
Abramo. Per quest’ultimo il riconoscimento di Dio non è altrettanto immediato: egli vede tre
uomini e anche se, per un attimo, ammettiamo che Abramo
sia cosciente che chi gli sta dinanzi è il Signore (cfr. l’uso di tre
singolari nella formula di benvenuto (18, 3), subito dopo l’uso
del plurale ci porta piuttosto a
pensare che, per Abramo, i suoi
interlocutori sono veramente solo degli uomini a cui offrire ospitalità. Solo quando uno dei tre
annuncia la nascita di un figlio di
Sara diventa chiaro, per Abramo
e per noi, che gli uomini dell’inizio non sono esseri umani, e che
uno fra di loro deve avere una
particolare prominenza.
A questo punto del racconto i
lettori ricevono dallo javhista
una conferma diretta che almeno uno dei tre è Dio (18, 13a),
mentre Abramo ottiene un segno
obliquo, una autorivelazione misteriosa e indiretta, per cui il suo
interlocutore si rivela un essere
superiore manifestandogli le parole segrete di Sara e le vere intenzioni di Dio (18, 13b-14). Solo
Dio 0 un suo inviato avrebbe potuto parlare ad Abramo in questo
modo, eppure quest’ultimo non
elabora alcuna deduzione in
questo senso, non mostra alcuna
reazione a questa affermazione.
In verità, per tutto l’episodio,
Abramo non dà segno di sorpresa, né di paura o di entusiasmo.
Sembra preoccuparsi soltanto
che la propria ospitalità sia perfetta e accetta semplicemente le
parole che i tre gli rivolgono.
Abramo non pare interessato a
stabilire con certezza chi sia il
proprio interlocutore, a riconoscerlo (o riconoscerli) e la prima
parte di Genesi 18 si conclude
con il mancato riconoscimento
di Dio da parte di Abramo.
Questa parte della storia raccontata nel nostro testo rende
conto quindi della difficoltà del
processo di riconoscimento di
Dio da parte dell’essere umano.
Abramo che pure aveva «creduto» in Dio, tanto da abbandonare ogni cosa pur di seguire la vocazione che quest’ultimo gli
aveva rivolto, quando se lo ritrova davanti non lo riconosce
come quel Signore che gli aveva
parlato e che gli era apparso in
visione.
Dio riconosce Abramo
\ questo punto la possibilità
/\di un processo di riconoscimento diretto di Dio da parte
dell’uomo sembra definitivamente preclusa. Invece, con Genesi 18, 17-19, lo javhista ci rende partecipi di un qualcosa di
inaspettato e del tutto fuori
dall’ordinario: egli ci parla non
del riconoscimento del Signore
da parte di Abramo, come ci si
attenderebbe, ma del riconoscimento di Abramo da parte di
Dio! Infatti Dio si ricorda di avere «scelto» (yd’, cioè «conoscere» nel senso di «sapere») Àbramo, di averlo «riconosciuto» come suo strumento. Il riconoscimento divino dunque è comprensione totale dell’essere
umano, ma è anche memoria di
una «scelta» passata che si traduce in autocoscienza presente
di Dio: come può quest’ultimo
tener nascosto ad Abramo ciò
che sta per fare quando lo ha riconosciuto, trovando in lui la
sua «via» e il fine stesso delle sue
promesse, quando insomma ha
capito che Abramo gli è indispensabile, è il suo interlocutore, il suo alter ego sulla terra,
una parte di lui? Dunque Dio
conosce se stesso riconoscendo
un essere umano. Contemporaneamente i pensieri e le parole
di Dio fanno misteriosamente
scattare il meccanismo di riconoscimento da parte di Abramo.
mente, come parte di un resoconto apparentemente assai più
importante del modo in cui ci si
rivolge a Dio e lo si persuade
con la trattativa. In un attimo,
nel silenzioso processo di riconoscimento di Dio da parte del
patriarca, si coagulano: Tautoconoscenza di Abramo, che nella trattativa con Dio comprende
la propria caducità, ma anche il
proprio ruolo di alter ego del Signore per cui, grazie a questo,
può anche avere la presunzione
di trattare con lui; Tautoriconoscimento di Dio perché, facendo
appello alla sua giustizia, Àbramo la crea, ne provoca l’autocoscienza tanto che Dio, che ha
poco prima proclamato la sua
onnipotenza («vi è forse qualche
cosa di impossibile per il Signore»), scopre la giustizia e accetta
la logica di Abramo.
Divenire nella fede
Abramo riconosce Dio
IN Genesi 18, 23-32 il processo
di riconoscimento eli Dio da
parte di Abramo inizia in maniera implicita, quasi di nascosto,
quando egli si rivolge a Dio
chiamandolo «giudice del mondo» (18, 25b), e diventa esplicita
quando, nei confronti del suo
interlocutore, il patriarca usa
l’espressione «Signore» (18, 27:
Adonai), contrapponendo a lui il
proprio essere mortale. In altre
parole, quando il riconoscimento di Dio da parte di Abramo diviene finalmente esplicito, esso
viene presentato incidental
Note
omiletiche
La critica biblica ci se
gnala che gli episodi nar
rati nei capp. 18 e 19 |jÌ
Genesi sono da attribuir
alla fonte jahvistica del
bro. In essi sono stati riunì,
ti parecchi materiali tradi.
zionali che, in origine, do.
vevano essere stati indi,
pendenti tra di loro. A n«'
lettori, essi risultano cos
intimamente legati
profondità, l'unità narrati,
va impressa alTinsieme
dalla fonte ci apparata],
mente perfetta che, ab.
bandonata la rigorositj
delTesegeta, passiamo
leggere il racconto, cott»
ci avverte von Rad, con
«un'apertura di spirito
pace di interessarsi anche
ai piccoli dettagli margine,
li e di cogliere sotto sotto
certe finezze e certi accenni assai delicati» (p. 268).
Di Genesi 18, 1-33 dee
aspetti sono interessanti.!
primo è una sorta di gioco
narrativo in cui la fonte
chiama in causa sul prosce
nio di Mamre il lettore
stesso. In questo episodio
vi è un misterioso e silenzioso doppio processoli
riconoscimento grazie al
quale, da una parte, Àbramo, che vede tre uomini,
capirà che uno di essi è
Signore, dall'altra parte,
lettori, ai quali, fin dal
principio, viene detto che
«Jahweh» apparve adAbramo, riconosceranno la
verità di quell'enunciazione attraverso Abramo e la
narrazione di J. Nelle tradizioni ebraica e cristiana
il problema dell'apparizione di «tre» uomini a cui
Abramo, in prima battuta,
si rivolge chiamandoli
«mio Signore», è risolto richiamandosi all'entità divina che si manifesta come
messaggeri (angeli)oaccompagnato da unasorta
di «scorta d'onore»ùessa distinta (cfr. per ese»
pio Gen. 18, 22; 19, VTutto dipende dall'usi
dell'espressione «dn'^
che, a seconda deile voo
delle quali la si correi
può voler dire: adoi
(«mio signore»); 'adoni
(«miei signori»); 'adoni
(«mio Signore»), la forir»
particolare che viene usali
esclusivamente per Did
Anche se nel testo attua!
la frase introduttiva detó
La nostra fede è dunque il
luogo dove avviene un doppio riconoscimento: nell’Àbramo che ognuno di noi è, Dio riconosce se stesso e si rispecchia
in noi, progredendo, in questo
modo, sulla «via» da lui stesso
tracciata per noi e per gli altri
credenti; per l’Àbramo che ognuno di noi è, riconoscere Dio
significa riconoscere se stessi e
prestare a lui la nostra immagine: confessare l’abissale differenza che ci separa e nonostante
questo dialogare con lui, sondarlo, tentarne le inscrutabili
profondità ed esercitare, in esse,
la sua maieutica, facendo da levatrice a Dio.
Nella fede dobbiamo dunque
divenire come Abramo. Abramo
riconosce il suo Dio e lo fa riconoscere a se stesso perché è
pronto a riceverlo nella mortalità del suo essere. Come ogni
essere umano Abramo è poco,
ma non è nulla: niente di più,
però niente di meno. Come Dio,
anche Abramo è: incommensurabile e onnipotente l’uno, il
Giudice del mondo; infinitamente minore, ma pur resistente, l’altro. E poi, l’essere mortale,
misura minima dell’essere, sa
anche concepire la giustizia divina, quantificarla, farla lievitare: perché sa accogliere l’ospite
senza neppure, in un primo momento, conoscerlo. Abramo riconosce Dio perché è pronto ad
accettarlo: questo fatto noi non
dovremmo mai dimenticarlo.
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Giuseppe, Milan dadori, 1988. . gnpi'
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18 SETTEMBRE 1998
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
0f ^ Intervista al pastore inglese Keith Clements, segretario generale della Kek
Creare comunione tra tutte le chiese d'Europa
l'integrazione europea deve significare «l'unione dei popoli di tutto il nostro
continente^ senza mai dare spazio alle limitazioni di tipo geografico o culturale»
PAWEL GAJEWSKI
Keith Clements, pastore
battista inglese, è stato
eletto segretario generale
della Conferenza delle chiese
europee (Kek) durante la sua
XI Assemblea generale tenutasi a Graz dal 30 giugno al 4
luglio 1997. Nata ufficialmente nel 1959, la Kek è un organismo ecumenico che raggruppa attualmente 123 chiese ortodosse, luterane, riformate, anglicane, metodiste,
battiste, vecchio-cattoliche e
pentecostali presenti in tutta
Europa. Tra i più significativi
eventi promossi e organizzati
dalla Kek ricordiamo le due
Assemblee ecumeniche europee: Basilea (1989) e Graz
(1997). In un incontro con il
pastore Clements a Ginevra
gli abbiamo chiesto un breve
bilancio del suo primo anno
di lavoro nonché la sua opinione circa i più importanti
problemi legati alla testimonianza delle chiese cristiane
in Europa.
-Dottor Clements, l’unificazione dell’Europa non è più
m sogno, sta diventando una
realtà molto concreta e visibile. Quale ruolo ha la Kek in
questo processo?
«Vonei soprattutto precisare cosa intendo io per unificazione del cosiddetto vecchio continente. Per molte
persone questo processo si
riduce soltanto all’aspetto
economico, altri dicendo
“Europa”, pensano soltanto
aipaesi membro dell’Unione
ffl/opea. Credo che l’uniflcaBone debba significare unioie dei popoli di tutto il nosi corredBftro continente, senza mai
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tra le chiese e in questo campo posso dire che abbiamo
anticipato alcuni processi
politici ancora in corso. Mi riferisco ai tempi della “guerra
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Il nuovo segretario generale della Kek, il pastore battista inglese Keith Clements
dell’Europa orientale abbia- mente ritengo che uno di
mo stabilito rapporti di colla- questi aspetti sia la reciproca
borazione e di fraterna soli- apertura nei confronti dei padarietà anche materiale». esi dell’Europa centrale e o
- Una tappa importante in
questo cammino è stata la seconda Assemblea ecumenica
europea a Graz che per la prima volta ha visto una massiccia partecipazione delle chiese dell’Est europeo. I risultati
raggiunti e i problemi emersi
durante questo incontro sono
ben noti. Lei invece come giudica quest’anno, il primo di
una nuova tappa?
«L’assemblea di Graz è stata la prima manifestazione
veramente ecumenica e questo in sé è già molto incoraggiante. È naturale che questa
dimensione mette in evidenza anche i problemi realmente esistenti che forse prima
non erano abbastanza presi
in considerazione dato che
era molto difficile incontrarsi
faccia a faccia. Credo che
l’ultimo anno sia servito per
focalizzare i problemi più importanti ma anche per fare
un bilancio delle risorse e degli aspetti positivi. Personal
rientale. L’altro aspetto molto positivo è il coinvolgimento di molti giovani nel processo di riconciliazione. Durante i miei ultimi viaggi ho
notato questo fenomeno nei
punti più “caldi" del nostro
continente, come ad esempio
i paesi dell’ex Jugoslavia, dove ho visto lavorare insieme
giovani volontari rappresentanti delle varie denominazioni cristiane e di tutte le
nazioni europee».
- La riconciliazione e il dialogo ecumenico oggi significano anche apertura verso altre
religioni, ad esempio verso
l’islamismo che è in Europa la
seconda religione dopo il cristianesimo. Quali progetti e
quali tipi di collaborazione
propone la Kek per questa
nuova situazione?
«Ritengo che il nostro compito principale sia quello di
creare una nuova sensibilità
tra i cristiani stessi. Ammetto
che un dialogo teologico è
ancora molto difficile a causa
dell’enorme frammentazione
dei musulmani in Europa.
Ciò nonostante da diversi anni abbiamo avviato, in collaborazione con il Consiglio
delle conferenze episcopali
europee (Ccee) il progetto
“Islam in Europa" che serve
soprattutto per la formazione
degli operatori pastorali.
Questo elemento è anche
presente nei nostri progetti
interecclesiali riguardanti rifugiati e migranti nonché nei
programmi per la difesa dei
diritti umani».
- Come vede il nuovo segretario generale della Kek l’Europa di domani?
«Posso rispondere a come
“vorrei" che fosse l’Europa di
domani. In primo luogo vorrei vedere le persone sentirsi
sicure sotto tutti gli aspetti e
non mi riferisco soltanto ai
possibili focolai dei conflitti
militari. Vorrei vedere sempre più integrazione tra le
culture e le società, l’integrazione nel reciproco riconoscimento delle diversità e
delle complementarità».
I Dopo la decisione di lasciare il Cec
I protestanti bulgari criticano
la Chiesa ortodossa
L’Alleanza evangelica bulgara, che comprende le principali chiese protestanti del
paese, ha accusato la Chiesa
ortodossa bulgara di intolleranza, di pratiche superstiziose e di stmmentalizzazione dell’ecumenismo. Tali accuse sono contenute in una
dichiarazione del comitato
esecutivo dell’Alleanza pubblicata il mese scorso e firmata dal suo presidente, Christo Kulitchev. Il comunicato
commenta dettagliatamente
la decisione presa dalla Chiesa ortodossa nel luglio scorso
di ritirarsi dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Questa decisione, afferma il
comunicato, è una «questione interna» ma «avrà gravi
conseguenze».
Le chiese metodiste, battiste, congregazionaliste e
pentecostali di Bulgaria sono
membri deH’Alleanza. La
maggior parte di queste chiese sono relativamente piccole, ad eccezione di una chiesa
pentecostale che conta 200
mila membri. Nessuna delle
chiese protestanti è membro
del Cec, benché alcune di loro siano membro della Kek
(Conferenza delle chiese europee). La Chiesa ortodossa
bulgara è di gran lunga la
maggior chiesa di Bulgaria e
rappresenta circa l’87% della
popolazione (nove milioni).
Finora, le chiese protestanti hanno taciuto di fronte alla
crisi che sta scuotendo l’ortodossia rispetto all’ecumenismo, nonostante alcune dichiarazioni critiche di diversi
responsabili ortodossi nei
confronti del protestantesimo. La dichiarazione dell’Alleanza evangelica bulgara è
una delle prime prese di posizione pubbliche che dà una
visione protestante su questa
questione. Il comunicato
considera la decisione della
Chiesa ortodossa bulgara come «un segno di ripiegamento su se stessa, che pone fine
ad ogni possibilità di contatto con altre chiese cristiane».
«La decisione dimostra che
l’atteggiamento nei confronti
- Epworth (Usa): VI Conferenza internazionale dei giovani cristiani per l'evangelizzazione
Gesù Cristo, luce per illuminare il cammino dell'umanità nel nuovo millennio
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era quella statuni
tense: oltre ad ospitare la
conferenza, non ci dimentichiamo che circa un metodista su cinque vive negli Usa.
Le delegazioni più grandi di
paesi dove il metodismo sta
vivendo una nuova rinascita
provenivano da Brasile, Messico e Costa Rica. Numerose
le delegazioni dall’Australia e
dalle Isole Britanniche.
La conferenza aveva un tono informale e il suo obiettivo
principale era di far conoscere tra loro le varie realtà del
metodismo, il loro modo di
pregare, di adorare Dio e la
condivisione delie varie esperienze di fede. La conferenza
aveva due sessioni plenarie,
una al mattino e l’altra dopo
cena, riunioni in piccole classi (nella migliore tradizione
wesleyana) dove si affrontavano vari argomenti: dalle
prospettive di pace in Irlanda,
all’evangelizzazione, dalla
questione del debito del Terzo Mondo, fino ai problemi
più personali. Centrale nella
discussione l’annuncio del
Vangelo di Gesù Cristo che
deve essere sempre accompagnato da una certa pratica cristiana, da cui non si deve mai
separare: «Per fare beneficenza non bisogna scomodarsi
ad essere cristiani, basta iscriversi a una qualunque associazione filantropica», è stato
detto da uno dei delegati.
Gli oratori della conferenza
sono stati Frances Alguire e
Joe Hale, rispettivamente
presidente e segretario generale del Consiglio mondiale
metodista, il vescovo di Dallas John Bryant della African
Methodist Episcopal Church.
Joe Hale ha insistito sul fatto
che l’annuncio dell’Evangelo
non è un lavoro a breve o a
lunga scadenza ma è un opera continua, in quanto «anche se tutta la terra fosse popolata da cristiani, bisognerebbe sempre testimoniare la
propria fede alla generazione
futura e non dare mai niente
per scontato». Vi sono state
molte testimonianze di fede,
tra gli altri dai delegati di Kenia. Cuba, Brasile, Estonia,
Irlanda del Nord, Italia, Pakistan. Molto toccante è stata
la testimonianza di Mariela
Mihailova, una dottoressa di
Varna, Bulgaria, che raccontava come, per essere cristiana, era costretta a un culto
clandestino in uno stato etico
che si fondava, tra l’altro, sulla negazione dell’esistenza di
Dio e che perseguitava i suoi
martiri. Parlando con i dele
John Wesley in America
Epworth si trova nell’isoletta di St. Simon, un luogo molto
importante per la storia dei metodisti. Tra quest’isola e la
cittadina di Savannah, leggermente più a nord, John e Charles Wesley hanno vissuto tra il 1736 e il 1738. Un’esperienza
terribile per colui che sarebbe diventato l’inconsapevole
fondatore di un movimento in cui adesso si riconoscono oltre 70 milioni di persone nei cinque continenti e che in questo fine di secolo cresce di un milione Tanno. Wesley scappò
indecorosamente da questa isola, tornando nella sua Inghilterra, in preda a una profonda crisi di fede. Scriveva nel suo
diario: «Che cosa ho imparato io nel frattempo? Sono venuto in America per convertire gli altri. Perché, visto che non
sono mai stato io stesso convertito a Dio?». Il 24 maggio
1738, pochi mesi dopo il suo ritorno in patria, poteva scrivere nello stesso diario che sentiva il suo cuore «stranamente
riscaldato». Chi l’avrebbe mai detto che un’esperienza frustrante come quella di Wesley in America potesse portare al
rinvigorimento del protestantesimo fino ai giorni nostri ?
gati dell’Est europeo, ci si accorge con grande tristezza di
quante bugie siano state raccontate in Italia sui regimi totalitari comunisti per quasi
mezzo secolo.
Una volta a St. Simon, i delegati hanno colto l’occasione
per visitare Fort Frederica,
dove John Wesley ha abitato.
Sotto una tettoia per ripararsi
da una tempesta tropicale, si
è cantato l’inno di Charles
Wesley «O for a Thousand
Tongues to Sing», canto simbolo di coloro che, nel 700,
venivano chiamati con disprezzo «popolo cantante».
Impossibile riuscire a descrivere le emozioni e i sentimenti che un incontro del genere ha suscitato nei vari delegati. Di sicuro a noi occidentali, che viviamo ormai in
una società secolarizzata,
non capita spesso di poter
parlare così intensamente ed
apertamente del proprio rapporto personale con Cristo.
Tutti i delegati sono cresciuti
grazie all’interazione con cristiani di altri paesi, pronti a
raccontare la propria esperienza e ad apprendere dall’esperienza altrui.
Cosa dire del titolo della
conferenza che, a noi protestanti italiani, può risultare
indigesto per la nostra giusta
opposizione al prossimo giubileo cattolico? In Matteo 5,
di altre confessioni religiose
nel paese diventerà più ostile, e che le possibilità di dialogo saranno ridotte. Le chiese evangeliche del paese sostengono la tolleranza religiosa, il diritto di tutti a scegliere la propria religione e a
praticare secondo la propria
coscienza. È un diritto fondamentale, garantito dalla costituzione del paese. Esistono
forze in Bulgaria che non vogliono che tale diritto venga
mantenuto, che vogliono imporre il dominio di una sola
religione e che per questo si
servono delle aspirazioni della Chiesa ortodossa bulgara».
Le chiese protestanti della
Bulgaria, prosegue la dichiarazione, «ritengono che la
Chiesa ortodossa bulgara abbia una grande responsabilità
nella diffusione di superstizioni e di pratiche pagane fra
la popolazione bulgara. Le
chiese evangeliche si sforzano
di diffondere le verità dell’Evangelo, ma i loro sforzi sono
ostacolati da coloro che le accusano di essere delle sette».
La dichiarazione accusa
inoltre la Chiesa ortodossa di
strumentalizzare l’ecumenismo ai propri fini: «La Chiesa
ortodossa bulgara è stata
molto impegnata nel movimento ecumenico durante il
regime comunista. (...) A
quell’epoca, pretendeva di
rappresentare tutti i cristiani
della Bulgaria e affermava
che esisteva una totale libertà di religione nel paese. È
per questo motivo che le
chiese evangeliche non hanno voluto aderire al Cec.
Oggi che le cose sono cambiate e che molti paesi dell’Europa orientale si sforzano
di instaurare la democrazia,
l’adesione al Cec non reca
più alcun beneficio politico
(...). In realtà, nel paese, la
Chiesa ortodossa non è mai
stata ecumenica, né prima
né dopo il 1989 (...) ha sempre manifestato una mancanza di fiducia nelle chiese
protestanti del paese e si è
dimostrata poco disposta a
riconoscerle». Ceni)
CHRIST JESUS
THE LIGHT FOR A
NEW MIllENNIUM
Woi'SI toona
onnMiMui
14, Gesù dice: «Voi siete la luce del mondo». Ma è davvero
stato così negli ultimi duemila anni? 1 cristiani hanno davvero riflesso la luce di Cristo
al mondo? Molte persone
non credono in Cristo perché
non siamo stati degni testimoni e troppo sangue si è
sparso in nome di Dio. Il
2000 potrebbe essere visto
come un’occasione per voltare pagina. Perciò, è giusto
non abusare del termine giubileo, come invece viene fatto dalla Chiesa cattolica, ma
è altrettanto giusto non lasciarsi sfuggire questa occasione per chiedere perdono
dei peccati commessi dai cristiani negli ultimi venti secoli
e per impegnarsi a proclamare Gesù Cristo la luce che ha
illuminato gli uomini che
camminavano nelle tenebre.
Come dicevano i riformati ginevrini, «Post tenebras lux».
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 18 SETTEMBRE lOQi,
BRI Un commento del teologo svìzzero al libro della pastora Elizabeth Green
Per una teologia femminista di dialogo
Il movimento «di critica» e quello più propositivo si combinano nella felice
sintesi che permette di aprire strade nuove anche per altre tendenze teologiche
DENIS MULLER
Questo pìccolo libro* è
benvenuto: in pagine
chiare e semplici, destinate a
un largo pubblico, Elizabeth
Green riesce a presentare un
bilancio storico, sistematico e
pratico alquanto equilibrato
della teologia femminista degli ultimi trent’anni. Il presupposto di partenza della
teologia femminista sta nell’affermazione della compatibilità tra femminismo e cristianesimo: a partire dallo
sviluppo della coscienza di sé
delle donne, l’accesso alle
Scritture, alla tradizione e alla
chiesa ha subito una profonda trasformazione. La critica
al patriarcato non si limita alle strutture rappresentative e
di potere proprie del passato
ma si applica allo stesso modo, e forse anche in primo
luogo, alle proiezioni culturali ancora assai maschiliste di
cui l’ermeneutica teologica
contemporanea resta viziata,
ivi comprese le riletture critiche del cristianesimo condotte da TiUich o Bultmann.
Con grande equilibrio la
pastora Green distingue nella
teologia femminista due movimenti: un movimento di
critica e di «decostruzione»,
teso a denunciare gli stereotipi patriarcali, e un movimento di costruzione o di «elaborazione immaginativa», destinato a ricostruire le nostre
rappresentazioni dei diversi
temi centrali del cristianesimo. L’autrice affronta poi in
maniera succinta quattro temi centrali nella teologia
Cavour
Tolleranza
religiosa
in Europa
Si svolgono tra il 25 e il 27
settembre le manifestazioni celebrative della «pace di
Cavour» in occasione del
150“ anniversario dello Statuto Albertino, per l’organizzazione del Comune di Cavour,
delle Pro Loco di Cavour e
Torre Pllice e della Società di
studi valdesi. Venerdì 25 alle
20,30 nel palazzo comunale
si inaugura la mostra «I vaidesi e il Trattato di Cavour,
primo esempio di tolleranza
religiosa nelì’Europa moderna», a cura del Gruppo di ricerca storica delTAss. Pro Loco di Cavour. Alle 21 conferenza del past. Giorgio Bouchard, a cura della Società di
studi valdesi, sul tema: «5
giugno 1561: a Cavour nasce
il Piemonte moderno».
Sabato 26, alle ore 21 nella
parrocchia San Lorenzo Martire, si tiene un concerto della
corale valdese di San Germano. Domenica 27, alle 11, in
piazza Sforzini, concerto della Badia corale vai Chisone
(canti e musica del Pinerolese), e alle 11,45 corteo da
piazza Sforzini a piazza San
Lorenzo, con scoprimento
della lapide commemorativa
della Pace di Cavour e intervento delle autorità. La mostra resterà aperta il 26 e il 27
con orario 9-12 e 15-19.
Elizabeth Green
femminista: l’immagine di
Dio, il ruolo emancipatore di
Gesù, le donne nella chiesa e
infine, ma non meno importante, la chiesa delle donne.
I primi due temi occupano,
come si sa, un posto decisivo
in tutte le teologie femministe: l’autrice è assai convincente nella sua arringa per
una presa in considerazione
delle immagine sessuate di
Dio, tanto femminili quanto
maschili, piuttosto che per
una riduzione a un neutro
asessuato dell’idea di Dio.
Credo, in effetti, come lei,
che solo un allargamento
delle metafore riferite a Dio,
anche nell’ordine dei sessi e
dei generi, ci permetterà di
vincere il sessismo attuale del
nostro discorso su Dio. Non
mi trovo in difficoltà neanche
rispetto al secondo e al terzo
tema, tanto è diventato evidente che ai miei occhi che
l’azione storica di Gesù di
Nazaret comprende degli effetti emancipatori di cui dob
biamo assolutamente tener
conto nell’ecclesiologia e
nell’etica attuali.
Ammetto di trovare più difficoltà non già con il contenuto, ma con l’«intitolazione» del quarto tema. Perché
parlare di una chiesa delle
donne, quando Elizabeth
Green stessa sottolinea, nel
suo argomentare, che una tale chiesa deve essere composta in maniera uguale di uomini e donne? Tanto capisco
la necessità storica e strategica, per il movimento delle
donne cristiane, di disporre
di luoghi specifici di lotta é di
riflessione, tanto penso, come l’autrice, che dobbiamo
adoperarci in favore di comunità non sessiste. Lo slogan ambiguo di una chiesa
delle donne non comporterebbe forse il rìschio di cedere a un sessismo inverso?
Non è forse più fecondo procedere alla trasformazione
dei nostri pregiudizi reciproci, posto beninteso che secoli
di dominazione maschile
rendono tale compito ineguale per le due parti? Credo
di capire che la Green è animata da un proposito critico
tale da andare nettamente al
di là di una semplice femminizzazione della chiesa.
Per forza di cose un’opera
di sintesi e di divulgazione
deve ammettere certe semplificazioni, e tuttavia mi sarebbe piaciuto che fautrice si
fosse maggiormente schierata rispetto alle diverse forme
di teologia femminista, quelle più o meno radicali o quelle più moderate. Non è forse
INCONTRI Insegnanti protestanti
Siamo tutti minoranze
ROBERTO EYNARD
SI è svolto dal 15 al 20 luglio al Liebfrauenberg
(Goersdorf), un simpatico e
ospitale centro di congressi in
Alsazia, il Convegno della
Fédération protestante de
l’einsegnement, che si è svolta
finora ogni biennio in un
paese latino (due anni fa a
Torre Pellice e altri due anni
prima a Siena), ma che ora ha
allargato i suoi confini anche
ad altre nazioni che non si affacciano sul Mediterraneo. Il
tema scelto era «Minoranze e
identità in Europa», un tema
di estrema attualità, soprattutto con la caduta dei confini all’interno della Comunità
europea, tale da mutare certi
equilibri o addirittura capovolgere condizioni e rapporti
di maggioranza-minoranza
da tempo consolidati.
Infatti, le conclusioni a cui
il convegno è giunto è che
«siamo tutti minoranze», sotto tutti i punti di vista: a seconda del punto da cui si
guarda, ciò che per un paese
poteva costituire un elemento di «maggioranza», e quindi
di superiorità o di potere, come la religione, la lingua, l’etnia, la tradizione, all’interno
dell’Europa e raffrontato ad
altre realtà può diventare
«minoranza» e subire le conseguenze del caso.
Si tratta di una lezione difficile da accettare e da vivere.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
così sicuro, per esempio, che
tutte le teologie femministe
condividano gli stessi presupposti teologici e le stesse
basi metodologiche, come
dice la Green (p. 22): tuttavia
in linea di massima approvo
la scelta misurata dell’autrice. Basandosi sulle teorie
femministe più recenti e differenziate (come quelle di
Luce Irigaray e di Rosi Braidotti) la Green insiste con
forza sull’importanza centrale di temi come il soggetto e
l’identità, così come essi devono essere costruiti e pensati nel lavoro e nella cultura.
Aggiungerei che per me la
teologia femminista obbliga i
teologi maschi a riconsiderare e aggiornare il proprio rapporto con la soggettività, l’educazione, il corpo, le emozioni (io stesso mi sono sforzato di rileggere genealogicamente le tradizioni dell’etica
protestante nel mio L’éthique
protestante dans la crise de la
modernité. Généalogie-critique-reconstruction. ParigiGinevra, Le Cerf-Labor et fides, in corso di stampa). Il
contributo equilibrato e leale
di Elizabeth Green dovrebbe
facilitare il dialogo tra la teologia femminista e le altre attuali forme di teologia, in
modo da integrare progressivamente nella coscienza di
ogni teologo (e perché no,
anche di qualche teologa) la
necessità di ricorrere a rappresentazioni e linguaggi non
sessisti.
ma che può servire da insegnamento. Certo, essere minoranza ha potuto significare
definire meglio e sviluppare
la propria identità per non lasciarsi omologare e sopraffare; i nuovi equilibri, molto
più instabili e fluidi, non devono fare cadere questa forza
ma trovare le maniere per
conservarla e metterla al servizio di tutti, a partire dalla
scuola che già, oggi, deve sapersi confrontare con la multietnicità e la multicultura.
L’argomento è stato affrontato in varie relazioni sotto la
componente biologica (protestante), sociologica, psicologica; è mancata in parte la
riflessione pedagogica, delegata unicamente alla presentazione delle esperienze in
atto nei vari paesi presenti
(Francia, Belgio, Svizzera,
Italia), con l’arricchente novità di paesi dell’Est come
Romania, Ungheria e Repubblica ceca, con situazioni politiche, religiose, educative
assai differenti rispetto a
quelle occidentali. A parte
due simpatiche promenades
(una, interessantissima, al
Parlamento di Strasburgo
con un’ottima accoglienza, e
un’altra tra i vigneti e le abitazioni d’Alsazia, conclusa
con il culto domenicale con
la comunità), tutto il tempo è
stato dedicato allo studio e
all’elaborazione del tema del
convegno e alla reciproca conoscenza. Quanto prima, la
rivista Foi et Education pubblicherà i testi delle relazioni,
che saranno a disposizione
dei richiedenti. Con molta
probabilità, fra due anni rincontro dovrebbe svolgersi in
terra ungherese, con l’auspicio che vi partecipino anche
giovani insegnanti.
Premio tedesco per la Claudiana
Un bel riconoscimento
per le «Opere» di Lutero
ALDO COMBA
(*) Elisabeth Green: Teologia
femminista. Torino, Claudiana,
1998, p. 64.
I tedeschi, in particolare i
protestanti tedeschi, sono
giustamente «gelosi», se così
si può dire, del loro Lutero:
T«Ercole tedesco», come lo
definiva il suo biografo Roland Bainton, ma al tempo
stesso l’uomo di una profondissima devozione e di un’altissima spiritualità che per
generazioni ha animato la fede e la pietà non solo dei tedeschi ma di tutti coloro a cui
è giunto il suo messaggio.
Che i tedeschi abbiano premiato un’edizione italiana
delle opere di Lutero è dunque un fatto eccezionale e significativo. Il premio è denominato Heinrich-Bornkamm
Preiss e è stato conferito alla
collana «Opere scelte di Martin Lutero» pubblicata dalla
Claudiana, da parte del «Landesverband Baden des Evangelischen Kirchenbundes», il
cui presidente regionale è il
pastore Gerhard Koch e il
presidente regionale è il prof.
Hans-Martin Barth dell’Università di Marburgo. Si tratta
di un premio prestigioso che
costituisce senza dubbio una
soddisfazione per il direttore
della collana, prof. Paolo Ricca, ma forse ancora di più per
chi ha tradotto e curato i singoli volumi: Silvana Nitti,
Laura Ronchi De Michelis,
Maria Cristina Laurenzi, Fiorella Pintacuda De Michelis,
oltre allo stesso Ricca.
Sono otto i volumi finora
apparsi in questa collana. Alcuni sono francamente antipapali, come il testo sulla
Istituzione dei ministeri nella
Chiesa, o la Replica a Ambrogio Catarino. Su un altro ver
Paolo Ricca
art. 2 cor
intaso'
jltnitter
L'Editore
sante va notata la traduzione
del Servo Arbitrio, opera polemica contro l’umanesimo
erasmiano (oggi si potrebbe
forse dire contro il liberalismo); è la prima traduzione
completa in italiano e costituisce quindi un riferimento
culturale ineludibile.
Tuttavia Lutero non è solo
il polemista, l’«Ercole» che
mena fendenti a dritta e manca; è anche e soprattutto un
pastore di altissima spiritualità che nel Grande e Piccok
Catechismo (apparsi in italiano in questi giorni) sa condurre per mano i dotti cornei
semplici sul cammino della
fede e della scoperta delle essenziali verità cristiane.
I volumi in programma per
il prossimo futuro sono parecchi e continueranno a toccare tutti gli aspetti principali
del pensiero del riformatore
tedesco. Chi vuole davvero ritrovare le radici profonfeàd
protestantesimo non potti
fare a meno di riferirsi a questa fondamentale collana.
■ li.
FE;
teatra
togu
terizz
zione
diPir
zione
ranno
Giani
temat
incon
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^cornma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
*"caso di mancato recapito si prega restituire
¡¡mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Edilofs si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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FESTA DEI GIOVANI — Incontri, spettacoli musicali e
teatrali, stand di numerose associazioni di volontariato il tutto guidato dal tema conduttore della «testimonianza» caratterizzano la «Festa dei giovani», giunta alla sua quinta edizione, che si è aperta sabato 12 settembre all’Expo-Fennulli
diPinerolo e si chiuderà sabato 19 settembre. La manifestazione vivrà un momento importante venerdì 18 quando saranno presenti il giudice Giancarlo Caselli, don Luigi Ciotti,
Gianni Minà, Rita Borsellino per riflettere e dibattere sulla
tematica della «testimonianza», al mattino alle 10,30 in un
incontro con gli studenti delle superiori e la sera alle 21 nel
corso di un incontro con la cittadinanza all’Expo-Fenulli.
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 36 LIRE 2000
Si è chiusa non senza polemiche anche l’edizione
1998 della Rassegna di artigianato di Pinerolo: la mostra
ha segnato alla fine lo scontento di molti piccoli produttori. Si è accentuato quello
che è stato un «vizio di forma» quasi congenito alla rassegna: gli artigiani di medie e
grandi dimensioni possono
più facilmente sopportare le
cifre chieste per l’utilizzo degli spazi e diventano egemoni, i piccoli produttori o rinunciano perché ritengono
troppo il denaro chiesto o si
trovano con spazi limitati e
poco visibili. «Alla fine hanno commentato in molti prevale l’aspetto commerciale
su quello artigianale», e ancora: «I piccoli produttori versa
LA RASSEGNA DELL'ARTICIANATO
VIZIO DI FORMA
PIERVALDO ROSTAN
no all’organizzazione gli utili
ricavati nella settimana».
C’è sicuramente del vero in
queste affermazioni e tuttavia
alla base c’è un grande quesito che potrebbe diventare anche una sfida, per Pinerolo o
più semplicemente per una
delle nostre Comunità montane. Perché non organizzare
una vera e propria rassegna
dei mestieri e delle produzioni della montagna? L’Alpe
vive e produce, ma a dei costi
più alti della pianura. Le
aziende sono piccole, hanno
difficoltà maggiori nell’accesso al credito, problemi del
far conoscere i loro prodotti
eppure urgenza di emergere.
Il montanaro non è solo
«giardiniere della valle», deve sapere che quello che sta
producendo avrà un mercato.
Chi lavora in montagna può
contare, oggi molto più di ieri
qui da noi, già ieri in Svizzera
o in Austria, su macchine
agricole, attrezzature, che
consentono di coltivare dei
suoli erti e quasi inavvicinabili, abbandonati da decenni. La
tecnologia consente oggi di
fare quello che 50 anni fa si
faceva soltanto grazie a una
abbondante manovalanza
(leggasi famiglie numerose) a
poco costo. Potrebbe davvero
esserci spazio per un grande
avvenimento, in cui i produttori delle zone montane possano confrontarsi, possano verificare il funzionamento di
utili attrezzature che li possano aiutare nel lavoro quotidiano, incontrare chi ha responsabilità politiche o amministrative per presentare le
istanze che vengono dall’alpe.
Regione Piemonte
Occupazione
la crescita
£ bloccata
Non sembrano realizzarsi le
aspettative di crescita occupazionali che si delineavano per
la nostra Regione alla fine del
’97.1 dati preparati dall’Istituto di ricerca Istat e diffusi
dalla Regione Piemonte, relativi al primo semestre del ’98,
registrano infatti un bilancio
sostanzialmente in pareggio
eon quelli presentati lo scorso
anno. In Piemonte ci sono un
milione e 675.000 occupati
(lo 0,1% in meno rispetto allo
scorso anno) con un ridimensionamento degli impiegati
tiel settore agricolo (4.000
persone in meno) mentre Finj dustria presenta un saldo in
attivo di 8.000 addetti rispetto
^llo stesso periodo del ’97,
dovuto alla ripresa del lavoro
^ntonomo nel settore edile. Si
presenta più critica la situa^’one nel settore dei servizi
nei primi due trimestri
dell’
anno si sono persi me
'^ente 6.000 occupati.
19ai dati emerge in compen*0 la costante crescita della
“‘iaupazione femminile (13
da unità in più), anche se le
nnne restano sempre minori«rie fra gii occupati (il 40%
“ggi contro però il 36% del
d).^ In flessione risulta in'-a 1 occupazione giovanile,
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Le principali novità dell'anno scolastico che si è aperto il 14 settembre anche nelle scuole'del Pinerolese
Più alunni, nuovi corsi e direzioni, settimana corta
CARMEUNA MAURIZIO
V
E iniziato con diverse novità, ma anche con vecchie e nuove difficoltà in diversi casi, l’anno scolastico
1998-99 nelle scuole del Pinerolese, che come la maggior
parte delle scuole in Italia
hanno riaperto i battenti lunedì 14 settembre. Innanzitutto qualche dato: Formai noto
calo demografico comincia a
dare qualche segno concreto
di inversione di tendenza soprattutto nelle materne e in
prima elementare dove, anche
se non si assiste in generale
all’aumento di sezioni (c’è
per esempio una prima in più
a Porosa Argentina) si registra
ovunque un piccolo aumento
nel numero di bambini per
classe; stabile la situazione
generale per il resto delle elementari e per le medie, dove
in generale le classi sono più
numerose, ma a volte, come
nel caso di Porosa Argentina,
si è formata anche una nuova
clas.se; infine per quanto riguarda le superiori, quasi tutte
in Pinerolo città, si può dire
che godono di buona salute
demografica, con punte molto
alte di frequenza al «Porpora
to» e all’Alberghiero ed è
buona anche la situazione dell’istituto «Alberti» di Luserna
San Giovanni e della sezione
di operatore turistico con sede
a Torre Pellice.
A proposito di superiori segnaliamo subito alcune delle
novità che le riguardano: come è noto l’Alberghiero ha la
sua nuova sede, recentemente
inaugurata, anche se l’effettivo trasloco si svolgerà ad anno scolastico iniziato; anche
quest’anno poi diversi sono
stati gli accorpamenti, che
stanno da tempo modificando
la mappa degli istituti superiori del Pinerolese, e si registrano anche nuovi capi
d’istituto sia all’«Alberti» di
Luserna, dove è approdato
proveniente dalla media, Fulvio Gottero, e sia all’agrario
di Osasco che, accorpato
all’istituto tecnico «Porro» di
Pinerolo, sarà guidato da
Giorgio Raimondo; va inoltre
ricordato che quest’anno per
la prima volta approda il liceo
scientifico in vai Pellice: è
stato infatti attivata la prima
liceo scientifico al Collegio
valdese parificato.
Tra le novità del nuovo anno scolastico c’è anche Fin
Primo giorno di scuoia alie medie di Torre Peiiice
troduzione di nuove formule
di orario in alcune scuole medie, in particolare a Torre Pellice, dove si trova l’istituto
comprensivo con materne,
elementari e medie e dove per
la prima volta allievi e docenti avranno la «settimana corta», con possibilità di avere
anche il venerdì pomeriggio
libero, mentre alle medie di
Luserna San Giovanni dovrebbe partire il «sabato leggero», ovvero lezioni al saba
to ma solo fino alle ILA piccoli passi si fa strada anche
un’altra novità, annunciata a
livello nazionale sulla stampa
durante l’estate, ovvero una
maggiore apertura alle lingue
straniere: nel nostro territorio
è quasi ovunque diffuso, a livello di scuole delFobbligo,
lo studio di una lingua europea, ma si confermano in
molti casi il bilinguismo, anche a livello di elementari, come alla «Rodar!» di Torre
Miei cari ragazzi, è con molto piacere che ho ricevuto la vostra lettera
che esprime anzitutto i vostri buoni sentimenti verso di me (...). È vero, ragazzi
miei, che abbiamo fatto costruire una
scuola dove avete tutto il necessario per
la vostra istruzione ma la cosa principale, come avete il buonsenso di riconoscere, è che abbiamo avuto cura di assegnarvi un Regent (insegnante) capace di
istruirvi nelle diverse materie comprese
nel corso di insegnamento ordinario, ma
anche di orientarvi e condurvi nella via
del vostro benessere temporale e in
quello della sapienza eterna. A.scoltate la
sua voce, prestate un orecchio attento ai
suoi moniti, sottomettetevi con pazienza
quando è cosfretto a riprendervi con la
verga dell’autorità per il vostro bene;
siate diligenti e perseveranti, imparate a
fissare la vostra attenzione su quanto vi
viene insegnato e non distraetevi con altre cose al di fuori di quelle che vi impe
ILFILO DEI GIORNI
CARI RAGAZZI
CHARLES BECKWITH
gnano. Sapete, ragazzi miei, che si inizia
a lavorare la terra con lo spargimento
del concime e con la semina del grano e
che poi si aspetta con pazienza il tempo
della mietitura. La stessa cosa succede
con la gioventù: voi siete la terra, il
maestro è il coltivatore, ma è Dio che
favorisce la crescita.
Pregate dunque questo Dio di concedervi la grazia di sottomettervi in tutto
alla sua buona volontà, pregatelo per
mezzo di Gesù Cristo (perché senza di
lui non potete far nulla) di degnarsi di
benedire i vostri deboli sforzi di ubbidire
ai vostri genitori, di ascoltare la parola
dei vostri maestri, di rendervi diligenti,
onesti, umili, e in tutti i modi bravi ragazzi. Seguite diligentemente le istruzioni del vostro Pastore perché è capace di
darvi una solida istruzione (...). Quando
arriverete a quella parte del catechismo
dove si parla della verità della religione
cristiana, fissate bene la vostra attenzione
sul simbolo degli Apostoli, vi troverete il
sunto della vostra fede (...). Ma, ragazzi
miei, fate ben attenzione al fatto che,
quando avrete imparato tutto quello che
vi viene insegnato, saprete comunque pochissime cose. Siamo tutti dei poveri
ignoranti, grandi e piccoli, ricchi e poveri
compresi. Tuttavia Dio ci ha fatto la grazia di rivelarci le cose più certe (...).
Che il Dio di pace sia con tutti voi. 11
vostro amico sincero Ch. Beckwith.
San Giovanni, 8 gennaio 1839
(lettera agli scolari della
Grande Ecole di Angrogna)
Pellice, dove i bambini sin
dalla terza studieranno francese e inglese, e quasi ovunque
alle medie (da tempo il Pinerolese è all’avanguardia in
questo campo) e si fa strada
appunto l’introduzione in alcuni casi di una terza lingua
europea, come lo spagnolo
che già si studia a Pinerolo e
che da quest’anno sarà proposto anche ai ragazzi delle medie di Torre Pellice.
E ancora tutto da scoprire
l’apporto linguistico e culturale che potrà dare nel tempo
la presenza sempre più numerosa di cinesi nelle scuole
della bassa vai Pellice (e nelle
vicine Barge e Bagnolo, dove
si trova una delle colonie
orientali più numerose del
territorio). Tutto ancora da
vedere per quanto riguarda la
nuova maturità, che appare
lontana ma non troppo, al migliaio circa di studenti del Pinerolese che iniziano quest’
anno le fatiche dell’ultimo
anno delle superiori; e insieme alla vecchia maturità sono
andate in pensione anche le
Magistrali, sostituite dal nuovo Liceo di scienze sociali,
che conta già tre classi al
«Porporato» di Pinerolo.
Una parola sugli organici:
sembra un po’ ovunque abbastanza stabile il corpo docente, soprattutto nella scuola
delFobbligo, e questo nella
maggioranza dei casi consentirà alle scuole di partire quasi subito con orari definitivi e
mensa scolastica; per quanto
riguarda le superiori si attendono per fine settembre le nomine che dovrebbero riempire buona parte dei posti vacanti. Comincia dunque con
speranze, progetti, idee, novità in gran parte da scoprire
e collaudare il penultimo anno scolastico del secondo millennio, con una diffusa volontà, per quanto riguarda le
scuole del nostro territorio, a
mettercela tutta per andare
avanti, in una fase che non
può che considerarsi di transizione nell’evoluzione generale dell’istituzione scolastica.
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PAG. Il
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I»
VENERDÌ 18 SETTEMBRF1.)
LAVORI AL COTTOLENGO — Potrebbero durare un anno
in meno del previsto i lavori di ristrutturazione dell’ex Cottolengo (nella foto) acquistato dall’Asl 10. Il direttore generale, dott. Massa, ha infatti deciso di accorpare i tre lotti inizialmente previsti in un solo grande appalto da 6 miliardi.
Le opere prevedono la realizzazione di ambulatori, spazi
per oncologia e la fisiochinesiterapia, uffici amministrativi,
un reparto dialisi, chirurgia generale, una comunità psichiatrica, in tutto 8.000 metri quadrati. Se tutto procederà secondo le attese i lavori si concluderanno entro il 2000.
«STAZIONE ZERO» A VILLA OLANDA — Il progetto
«Stazioniamo» è stato voluto dalla Comunità montana vai
Pellice e dall’Asl 10 con l’appoggio della Regione e del ministero degli Affari sociali. E un modo per prevenire il disagio giovanile coinvolgendoli in attività culturali cercando di
renderli protagonisti. «Stazione zero» è la festa di inaugurazione del progetto «Stazioniamo», a cui collaborano alcuni
operatori della cooperativa Sister. Sabato 20 settembre, dalle
15,30 inizia la giornata; in programma, alle 17 il cabaret di
Claudio Zucca e poi musica, prima e dopo cena.
DUE MEDAGLIE D’ORO NELLO SKIROLL — Giovedì
10 settembre Antonella Chiavia e Susy Pascal, azzurre dello Sci Club Angrogna ai campionati del mondo di sldroll a
Pinzolo e Madonna di Campiglio, hanno conquistato la medaglia d’oro nella gara a cronometro sulla distanza di 19
km a squadre; con loro la valdostana Favre e la triestina
Bogatec. Due giorni dopo, sotto una pioggia scrosciante,
nella gara a inseguimento 6“ posto per la Chiavia e 11° per
la Pascal. Infine domenica, 13 nella gara a staffetta a tre,
Susy Pascal è giunta quarta con Bogatec e Zappalà mentre
Antonella Chiavia non ha partecipato alla prova.
ANCORA TRUFFE A PENSIONATI — Ogni settimana appaiono sui giornali notizie di truffe ai danni di pensionati;
l’ultima segnalazione pervenuta ai carabinieri di Luserna
San Giovanni riguarda due uomini che dopo aver suonato ad
un’abitazione di via Verdi a Luserna, qualificandosi come
dipendenti Enel, volevano controllare la validità di alcune
banconote in possesso di una pensionata; distratta la donna i
due hanno velocemente asportato un milione in contanti fuggendo a bordo di un’auto. Il giorno prima i carabinieri avevano fermato alla stazione Fs di Bricherasio due minorenni
slavi che avevano rubato oro e denaro in un’abitazione in località cascina Garola; addosso avevano ancora la refurtiva.
DUE INCIDENTI IN VAL CHISONE — Due incidenti gravi hanno funestato il pomeriggio di sabato scorso a Perosa
e Villar Perosa causando il ferimento grave di altrettanti
pensionati. A Perosa, nella mattinata, Attilio Ribet, di 71
anni, con la propria «Ape» ha investito il 76enne Riccardo
Vola mentre attraversava sulle strisele. A Villar Perosa invece Ebe Grill, 38 anni, di Pomaretto, ha investito con la
propria autovettura una pensionata, Natalina Muzzi.
Collegio valdese
Via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico
sabato 19 settembre 1998 alle ore I 5
Aula sinodale della Casa valdese
Via Beckwith 2, Torre Pellice
Prolu.sione della .scrittrice
Vivian Lamarque
Il piacere della scrittura
Seguirà un rinfresco nel giardino del Collegio
ore 21 - Omaggio alla parola
Aula sinodale
serata di lettura, recitazione e canti a cura degli studenti
Da quest'anno a Torre Pellice c'è anche il Liceo scientifico
Le ultime novità per il Collegio
LA CACCIA APRE IN RITARDO — Dal 14 settembre i
cacciatori avrebbero dovuto sparare, dapprima al capriolo
e al muflone e poi via via al camoscio e più avanti al cervo. Incertezze in Regione nella conferma dei piani di abbattimento indicati dai singoli organismi che gestiscono la
caccia hanno fatto slittare le date. È possibile, ma non ancora certo, che la caccia al capriolo e al muflone apra lunedì 21; il 1“ ottobre si dovrebbe iniziare la stagione venatoria al camoscio e il 1“ dicembre al cervo.
Inizia all’insegna di novità
e speranze il nuovo anno scolastico per il Collegio valdese, l’antica scuola secondaria
di Torre Pellice che proprio
quest’anno festeggia i 100
anni di «parificazione» e ha il
primato di essere l’unico istituto scolastico protestante nel
nostro paese. Da quest’anno
il Liceo valdese ha attivato un
corso di liceo scientifico, che
per la prima volta approda a
Torre Pellice, mentre allievi e
docenti dell’ultimo anno si
preparano alla nuova maturità. Attualmente gli alunni
sono circa 90, cifra leggermente inferiore a quella degli
anni scorsi, soprattutto a causa del calo demografico, che
si evidenzia maggiormente
nella fascia di età dei ragazzi
che hanno accesso alle scuole
superiori; i corsi attivati sono
il liceo scientifico, quello
classico e quello linguistico.
Tutti gli allievi hanno l’opportunità di accedere ai programmi di viaggi all’estero,
scambi con scuole in molti
paesi dell’Europa, periodi di
studio in scuole inglesi, tedesche, francesi, irlandesi, oltre
alla possibilità di ricevere numerose ore di insegnamento
in lingua originale, non solo
nell’area linguistica ma per
tutte le materie. Anche la
possibilità di accedere alle
borse di studio (per reddito) è
stata allargata e sono oltre la
metà gli studenti che attualmente ne usufruiscono. Sabato prossimo ci sarà il tradizionale appuntamento con la
giornata inaugurale: un pomeriggio alla Casa valdese
con la prolusione sul tema «Il
piacere della scrittura» che
avrebbe dovuto essere svolto
da Dacia Maraini ma che vedrà in sua sostituzione la
scrittrice Vivian Lamarque;
alle 21, nell’aula sinodale, gli
studenti proporranno una serata di letture, canti e recitazione. Vi saranno naturalmente molti ospiti, e fra essi
un gruppo «speciale» proveniente da Walldorf, nella regione dell’Assia.
Si possono datare agli Anni
60, col pastore Enrico Geymet, i primi rapporti ufficiali
fra i valdesi italiani e quelli
delle colonie fondate dagli italiani in Germania: dalla vai
Chisone erano partiti e con la
vai Chisone (Villar Perosa in
particolare) si strinsero i primi
rapporti. «Quando poi siamo
venuti in vai Pellice - ricorda
Amalia Geymet, professoressa al Collegio - abbiamo in
qualche modo trasportato in
vai Pellice i nostri legami di
amicizia. Dapprima ci sono
state visite estive e poi è scaturita l’offerta di borse di studio per studenti del Collegio:
diversi giovani sono stati seguiti nel corso dei loro studi
dall’inizio alla fine. E non si è
trattato di semplice erogazione di denaro ma anche di momenti di scambio e di incontro
che hanno visto i nostri giovani recarsi in Germania». Gli
scambi dunque sono via via
proseguiti al punto che oggi si
stanno muovendo i primi pas
Si ricorda a Pinerolo il 150° anniversario
La prima Società
di mutuo soccorso
FEDERICA TOURN
CASSA INTEGRAZIONE ALLA SKF — C’è diffusa
preoccupazione in vai Chisone per l’annuncio di una ventina di giorni di cassa integrazione alla Skf di Villar Perosa,
come in altri stabilimenti italiani; alla base del provvedimento la crisi del Sud-Est asiatico e la svalutazione del dollaro, due elementi che hanno messo in difficoltà il gruppo.
Fra i diversi anniversari
che si festeggiano quest’
anno, ecco un altro centocinquantenario: nell’ottobre dell’anno dello Statuto Albertino
venne infatti fondata la «Società generale fra gli operai di
Pinerolo», la prima delle società di mutuo soccorso in
Italia. A partire da mercoledì
23 settembre fino a lunedì 12
ottobre è prevista a Pinerolo,
per ricordare un secolo e
mezzo di lavoro, una serie di
manifestazioni fra cui l’inaugurazione del Museo storico
del mutuo soccorso il 26 settembre alle ore 17 in via Silvio Pellico 19 e un convegno
intemazionale sul tema «Mutualità in Italia e in Europa tra
presente e futuro» il 10 ottobre alle ore 9,30, all’Auditorium di via dei Rochis, con
l’annunciata partecipazione
del presidente della Camera
Luciano Violante.
Nata per sopperire al vuoto
di assistenza sociale ai lavoratori, la Società di Pinerolo ha
saputo con gli anni adattarsi
ai cambiamenti: «All’inizio si
versava una quota mensile per
formare un capitale comune a
cui attingere in caso di difficoltà - racconta il presidente,
Ermanno Sacchetto - vigeva
tra l’altro il principio della reciprocità fra le varie società in
Piemonte e in tutta Italia, per
cui se un socio pinerolese
aveva bisogno di aiuto a Saluzzo, per esempio, veniva assistito dalla società locale che
poi si rifaceva su quella di Pinerolo». Oltre al sostegno
economico, venivano offerti
diversi servizi: dall’istruzio
ne, attraverso corsi gratuiti di
scuola elementare per adulti,
alle cooperative di prima necessità, in cui si potevano
comperare beni essenziali a
prezzo calmierato. Esisteva
anche una cassa di cronicità,
che assicurava agli anziani
una specie di pensione quando non potevano più lavorare.
«Commissariate durante la
dittatura, che le vedeva con
sospetto per la loro indipendenza - ricorda il presidente nel dopoguerra e con la creazione dello stato sociale le società di mutuo soccorso hanno
ovviamente subito una battuta
d’arresto, perché veniva meno
lo scopo per cui erano state
create; sono sopravvissute
quelle che hanno saputo inventare altre attività». Ed è
questo il caso della Società di
Pinerolo, che oggi conta 200
soci, dove «gli iscritti possono usufruire di un sistema di
mutualità integrativa volontaria, una cosa diversa dall’assicurazione perché nel nostro
caso è soltanto il socio che
può dare la disdetta». Tutti
possono iscriversi, purché cittadini italiani; la mutua interviene fino a 50 milioni prò capite in caso di grossi interventi medici.
La celebrazione ufficiale
del 150° anniversario si svolgerà domenica 11 ottobre, a
partire dalle ore 11, con un
corteo che sfilerà per le vie di
Pinerolo. 11 giorno seguente
sarà invece dedicato ai soli
soci del Pinerolese: per l’occasione è prevista anche la
partecipazione della comunità
valdese, per ricordare la forte
presenza di valdesi nella Società sino dalle sue origini.
L’inaugurazione deiio scorso
anno scoiastico
AsI 10 Pinerolo
Nuovo
primario
di oncologia
Il dott. Vincenzo Sidot
stato nominato dal diretti
generale dell’Asl 10,
do Massa (nuovamente di
tore e non pm commissj
straordinario a seguito '
vene
si per un gemellaggio fra il
Collegio e un istituto di Walldorf, di ben 1.300 allievi.
Inoltre il prossimo arrivo di
una delegazione da Walldorf,
col sindaco e il segretario comunale (originario delle Valli) segnerà anche il primo
passo ufficiale verso un gemellaggio fra il Comune tedesco e quello di Torre Pellice. Da anni erano state avanzate delle richieste in tal senso da parte tedesca; molti anni fa erano anche arrivate delle lettere in francese alla Tavola valdese con la richiesta
di fare da tramite. Il 1998
sarà dunque l’occasione per
avviare rapporti di amicizia
anche a livello politico; una
delegazione della cittadina
ospite sarà accolta ufficialmente in municipio sabato
mattina; la visita proseguirà
con il pomeriggio al Collegio
e altri incontri domenica.
sentenza del Consiglio di|
to), primario del servizié i
Oncologia. L’assistenza!
cologica sta assumendo a
nerolo una particolare li
vanza nonché una compì
riorganizzazione logistiq
dott. Sidoti ha una esperia
di oltre 20 anni come sp« '
lista oncologo. «Dal 199]; )
biamo volto dare un forte!
pulso a questo servizio- i
detto il direttore Massa
l’anno scorso abbiamo se|
to 300 pazienti mentre gìii
cessi di pazienti sono si
3.500». Presso il servizio
oncologia dell’Asl 10 vii
svolta un’attività di diagu
e terapia medica con la pi >
in carico dei pazienti an
dopo terapie o interventi i
rurgici per diagnosticarei
immediatezza eventuali ts
dive. Il servizio prevede!
che attività di riabilitazia
nei locali dell’ex Cottoleoi
rapporti quotidiani col Cei
ricerche di Candido, un’àl
vità di prevenzione oncok
ca mammaria e, entro tei
tempo, anche la possibilità
ricovero nella struttura disi
cata di Bibiana, dovei
possono essere collocatiif
grande tranquillità.
Un accordo Torre Pellice-Ferrovie
Un parcheggio nella
zona della stazione
Si sta forse definendo formai annosa questione dei
parcheggi che il Comune di
Torre Pellice intende realizzare nell’area delle Ferrovie,
dove un tempo sorgeva lo
scalo merci e oggi soltanto
rovi. A una prima richiesta di
utilizzo la società Metropolis,
che gestisce il patrimonio Fs,
aveva avanzato una proposta
di affitto per sei anni ritenuta
troppo onerosa e priva di garanzie per il Comune. Successivamente l’amministrazione aveva anche percorso
la via dell’esproprio rivelatasi però impraticabile con un
ente come le Fs per cui, nel
corso di un incontro fra le
parti, svoltosi giovedì scorso
a Torino, si è ipotizzato il ritorno all’affitto questa volta
per 15 anni in modo da consentire al Comune di ammortizzare gli elevati investimenti che verranno realizzati, da
muri di contenimento al rifacimento della pavimentazione e ancora al posizionamento di alberi e punti luce. Si
andrebbe a creare un parcheggio utile sia come zona
di interscambio gomma-rotaia per le auto e per i pullman sia come area al servizio
del vicino palaghiaccio.
L’area interessata e di pro
prietà delle Fs riguarda c
2.000 metri che sono att
mente, come è stato liba
dagli amministratori di Ti
Pellice, in stato di totale
bandono. Se verrà raggi*
un accordo definitivo fra
tropolis e Comune di
Pellice i lavori, che si svo|.
no grazie a un contributo,
gionale concesso sulla ^
della «Legge Tognoh»,
vrebbero già iniziare nel
so di quest’anno. Nel®
dell’incontro torinese siC
che discusso della situa®
della stazione, che al nw
to presenta un aspetto <
ro deprecabile. Tale sita
ne è stata documentata a
per mezzo di un servi®!®,
grafico mostrato dal si .
Marco Armand Hugon,
sponsabile ÎÎÎ
polis, l’architetto GiaWP
Zanette: il Comune di j
Pellice potrebbe fars®"®
co e le Fs potrebbero c
dere in uso gratuito al ^
ne una parte della ,
oggi non utilizza«’^
forse l’occasione petu '
zare tutta l’area, «ag^
prendo al pubblio
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18 SETTEMBRE 1998
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DIBATTITO
Il Sinodo
invita le chiese
^ MARCO ROSTAN_________
Il Sinodo invita le
chiese a...». Questa
frase ricorre spesso nei documenti approvati quest’anno; più di quanti, ha osservatoci moderatore, siano i
mandki rivolti alla Tavola.
CredoThe sia un buon segno: significa che la riflessione, gli stimoli, gli impegni assunti dall’assemblea
sinodale, cioè dai deputati
delle chiese, possono concretizzarsi soltanto nei programmi, nelle attività che in
queste settimane le singole
comunità sono chiamate a
definire nelle loro assemblee. Ciò che i deputati al
Sinodo riporteranno in tali
assemblee non è perciò il
semplice resoconto di qualcosa che è successo altrove,
ma la trama di fondo su cui
articolare la vita della chiesa nel prossimo anno. Proviamo perciò a rileggere le
belle e esaurienti pagine che
il nostro settimanale ha dedicato al Sinodo, cercando
di cogliere i punti fondamentali di questa trama.
Il centro di tutto, ha detto
il Sinodo, è la vocazione
che il Signore ci rivolge a
testimoniare dell’Evangelo
e a viverlo nei fatti e nelle
parole. Lì soltanto va ricercatala nostra identità, il nostropunto di orientamento
ir? mezzo alle sempre più
numerose «risposte religiose», vecchie e nuove, che
vivono intorno a noi e anche dentro noi stessi e le
nostre chiese. Un aiuto a
comprendere il senso di
questo «richiamo» tipicamente protestante potrebbe
essere costituito dalla lettura comunitaria delle pagine
introduttive del rapporto
della Tavola.
Secondo punto: se il culto
è il momento centrale nella
vita delle chiese, occorre
che esso diventi sempre più
il «momento di più alta condivisione della fede comune
che si esprime nelle diverse
voci che compongono una
comunità». Dunque non serve più, ad esempio, continuare a discutere dei «giovani» e del loro rapporto (o
non rapporto) con la chiesa:
sp ci sono dei problemi, essi
^guardano tutta la chiesa.
tratta, anche e proprio nel
“-nlto, di riuscire a vivere
come comunità di diversi
“-he si accolgono, si ascoltae si raccontano. Non è
tacile, tanto più nelle chiese
delle Valli: sarà necessario
abbandonare un po’ di quel}n sicurezza che viene dalla
“indizione e daH’immobili?ttio, ma è una strada che va
'^boccata con un po’ di cotnggio e con molta fiducia.
^ n proposito di un’altra
grande «diversità», quella
gli uomini e le donne,
accorre ricordare che il
ccennio» non è stata una
‘.tiipatica parentesi e che il
ha raccomandato al“*hiese di impegnarsi per
Una
«riconciliazione tra
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promuovere varie iniziati^®^Pecifiche.
pg '.1 culto non basta:
le ok- ^Ittodo ha invitato
piaz a «uscire sulla
nieni-^’ ^ f^cuperare la distra pubblica della no—?®ntimonianza a Gesù
Cristo, alla ricerca di compagni e compagne di vocazione e di percorso, a riscoprire un’inventiva evangelizzatrice».
La testimonianza è fatta,
come sappiamo, di parole e
opere: alle Valli questa
realtà è particolarmente presente; vale perciò la pena di
sottolineare un’altra raccomandazione sinodale, quella
di dare «autorità» a tutte le
strutture in cui la fede è vissuta collettivamente e nel
territorio, ridando loro vigore: questo vuol dire impegno di tutti per dare autorità
a un’assemblea di chiesa,
innanzitutto partecipandovi
e non in modo passivo, e
poi alle assemblee di circuito e di distretto: la Conferenza distrettuale vedrà
d’ora in poi presenti i presidenti e direttori di tutte le
opere presenti sul territorio
di competenza. Una decisione che vuole rafforzare il
legame tra chiese e opere e
che dovrebbe favorire, in
tale sede, una riflessione
complessiva sulla diaconia,
al di là dell’esame dei pro-.
blêmi dei singoli istituti. Lo
stesso discorso, anche se
meno facile, vale a mio avviso per la cultura.
Qui, come viene ben spiegato nel numero di Riforma
dedicato al Sinodo, una riflessione complessiva ancora una volta non è stata possibile. Vale tuttavia la pena
segnalare a tutti i membri di
chiesa quanto il Sinodo ha
detto a proposito del nostro
giornale, e cioè la necessità
di leggsreRiforma-L’eco
delle valli settimanalmente,
di utilizzarlo di più anche
nelle varie riunioni. Soprattutto tutti quelli che, a vario
titolo, hanno un incarico nella vita della chiesa, dalla corale ai monitori, agli anziani,
non possono fare a meno di
questo strumento di informazione e collegamento con
il mondo evangelico.
Vi sono infine due importanti documenti che il Sinodo raccomanda all’attenzione delle chiese. Il primo è
quello sull’ecumenismo, arrivato dopo varie elaborazioni alla sua versione definitiva e approvato: esso costituisce un orientamento
generale, non soltanto per i
rapporti con le altre chiese
ma per la nostra fede evangelica: pertanto i membri di
chiesa lo devono conoscere.
Il secondo invece, che raccoglie vari problemi sotto il
titolo «bioetica», non è stato né discusso né approvato
dal Sinodo.
Molti si sono perciò stupiti dei titoli apparsi sui
giornali a proposito di eutanasia: si tratta, in questo caso, di organizzare degli incontri nei quali i membri di
chiesa possano dire la loro
opinione su quei problemi e
su quei documenti; le risposte saranno inviate alla
Commissione e sulla base
di questa consultazione il
prossimo Sinodo vorrebbe
assumere alcuni orientamenti. Naturalmente, data
la validità dei documenti,
essi possono benissimo essere usati anche per degli
incontri con altri, a cominciare dalla scuola, come occasione per far conoscere la
riflessione protestante e il
metodo che intendiamo seguire per esprimerci sulle
grandi questioni etiche.
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L'inaugurazione lo scorso luglio a Valdese (North Carolina, Usa)
Visitare il «Sentiero della fede»
PAG.
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ETHEL BONNET
LO scorso 4 luglio ho avuto il privilegio di partecipare a Valdese, negli Stati
Uniti, all’inaugurazione del
«Trail of Faith» (sentiero della fede) e sono grata al Signore e a tutti gli amici degli Stati
Uniti che mi hanno consentito
di avere questa bella esperienza. In quella calda giornata di
luglio centinaia di persone
affollavano il vasto piazzale
attorno al quale vi sono le riproduzioni in scala reale di
edifici, monumenti significativi e luoghi storici dei valdesi. Realizzatore di questo progetto e presidente del comitato organizzatore è T ingegner
Jimmy Jacumin, che circa 5
anni fa venne nelle valli vaidesi a ricercare il retaggio
della sua famiglia e che accompagnai a visitare i luoghi
storici. Allora gli venne in
mente di costituire in America
la replica di ciò che l’aveva
maggiormente colpito, ed è
riuscito nel suo intento.
Nell’opuscolo-guida dedicato al «Trail of Faith», Fred
Cranford, drammaturgo, scrive: «Il valdese Trail of Faith è
un sogno divenuto realtà: visitando le Valli Jimmy Jacumin
sentì un sempre più profondo
apprezzamento per i suoi antenati. Nel rivivere la sua eredità egli fu colpito nuovamente dal disperato bisogno del
nostro mondo soddisfatto di
sapere e di imparare dalla storia valdese. Come i suoi antenati prima di lui, Jimmy ha
una fede profonda e salda.
Fgli apprezza la libertà, così
spesso data per consentita in
America, di adorare Dio come
impone il nostro cuore. Per
secoli ai suoi antenati fu negato questo diritto, un privilegio per il quale combatterono,
sopportarono persecuzioni e
pagarono col sangue di migliaia di uomini, donne e
bambini. Il Trail of Faith racconta questa storia con riproduzioni in scala naturale di
edifici e monumenti, che tut
Valdese: il taglio del nastro
torà sono nelle valli valdesi in
Italia, e con autentici ricordi
dei primi insediamenti a Valdese, Usa. La passione di Jim
è stata contagiosa. Innumerevoli volontari ne sono stati
coinvolti dando tempo, equipaggiamento, materiale, lavoro e denaro a questa ispirata
mostra che rende la storia valdese più manifesta e reale».
La cerimonia di inaugurazione ha avuto luogo il 4 luglio alle 18. Dopo il bene venuto del presidente e la preghiera d’apertura, al suono di
una banda Brenda Turner ha
cantato «The Star-Spangled
banner». Hanno fatto seguito
gli interventi del sindaco di
Valdese, del commissario J.
R. Simpson, del membro del
congresso Cass Ballenger, di
John Bleynat, della sottoscritta che ha portato il saluto delle Valli, e abbiamo ascoltato il
messaggio di consacrazione di
William Franklin Graham IV,
la preghiera di consacrazione
del pastore Field Russell e il
canto all’unisono di «To God
be thè glory» (Sia gloria al Signore). Dopo il taglio del nastro inaugurale ha avuto inizio
la visita del pubblico.
Nel centro visitatori una
mappa in rilievo mostra le
valli valdesi e piccole luci si
accendono nei luoghi di maggiore interesse; da lì il visitatore può iniziare il giro, gui
dato da donne in costume
valdese. Si visitano il Collegio dei Barba, che verrà usato
in futuro per studi da parte
dei giovani della chiesa; il
monumento di Chanforan
perfettamente ricostruito; il
tempio del Ciabàs, non ancora terminato; la croce di pietra che significa il cammino
dell’esilio del 1686; il monumento di Sibaud, la scuoletta
Beckwith che attende l’arredamento interno; non è ancora stato costruito qualcosa
che ricordi l’editto del 1848.
Da lì inizia la presentazione
di edifici che ricordano l’arrivo in America dei primi coloni valdesi nel 1893; la piccola
casa Tron in legno, la prima
segheria, la casa Refour, perfetto esempio dell’architettura valdese, il forno comunitario per il pane, il gioco delle
bocce, considerato un tipico
gioco valdese. Per ultimo un
monumento commemorativo
con i nomi dei valdesi del
North Carolina che parteciparono alle varie guerre, da
quelle mondiali al Vietnam e
alla guerra nel Golfo.
Sono lieta di avere avuto
questa opportunità e vi consiglio di andare a visitare questo percorso di fede a Valdese, dove sarete accolti con
gioia da fratelli e sorelle in fede i cui antenati lasciarono le
valli per la lontana America.
Riuscita la festa dell'Asilo valdese di San Giovanni
La solidarietà degli anni 2000
ALBERTO TACCIA
Dopo la Casa delle diaconesse e l’Asilo di San
Germano, anche l’Asilo valdese di San Giovanni ha organizzato la sua festa per
aprire l’opera, farla visitare,
illustrarne le caratteristiche e
le particolarità, indicarne le
prospettive operative, fare incontrare gli ospiti con i visitatori per condividere un momento di gioia e di fraternità
e per raccogliere fondi per il
sostegno economico dell’Istituto. Il gruppo da poco costituito degli «Amici dell’Asilo» si è impegnato a fondo
per l’ottima riuscita delle
giornate. Apprezzatissima la
partecipazione del gruppo
«The Swing Low Gospel
Choir», che ci ha edificati e
entusiasmati con una rassegna di cori i.spirati alla cultura
protestante americana, dagli
spiritual in avanti.
Ma la festa dell’Asilo ha
programmato un importante
momento di riflessione sul tema: «La solidarietà al servizio del prossimo nella prospettiva del 2000». Vi hanno
partecipato il past. Paolo Ribet, presidente della Csd, il
don. Oscar Perotti dell’Asl
10, responsabile del distretto
sanitario della vai Pellice,
Pier Carlo Pazé, magistrato, e
Maria Grava del gruppo di
volontariato della Comunità
di base di Plnerolo. Il tema è
dunque stato affrontato da diversi punti di vista convergenti tuttavia su alcune questioni fondamentali, quali
l’esigenza di offrire servizi il
più possibile vicini alla gente
e rispondenti in modo efficace ai bisogni effettivi, la necessità di rispettare al massimo i diritti della persona, in
qualunque condizione essi si
trovino. La forte dimensione
umana contenuta nel termine
solidarietà è stata da tutti sottolineata, e alcuni hanno messo in rilievo il fatto che vera
solidarietà è quella che sa
esprimere al livello più alto
l’amore cristiano verso il
prossimo. Altra esigenza è
quella dello sviluppo di una
maggiore collaborazione e reciproca intesa tra gli organismi pubblici, le opere diaconati della chiesa e il volontariato che, da diverse angolature, concorrono tutti al medesimo obbiettivo.
Ribet in particolare ha rivendicato la legittimità da
parte della chiesa di esprimere attraverso le proprie opere
diaconali la vocazione di servizio che il Signore gli ha affidato. La chiesa non preten
de di occupare tutti gli aspetti
e tutti gli spazi dell’azione sanitaria o assistenziale, ma è
disponibile alla collaborazione per compiere con proprie
strutture il servizio che intende rendere adeguandosi ai
migliori livelli tecnico-professionali, a condizione che
l’ente pubblico a sua volta,
inserendo l’opera della chiesa
in un’organica programmazione di territorio, non compia azioni che ostacolino il
servizio con normative vincolanti, modificate ogni dieci
anni, che implichino spese di
ristrutturazione non recuperabili o riduzione di contributi
finanziari tali da mettere in
crisi le gestioni.
Dopo le relazioni due giovani della Comunità di base,
Ilaria e Marco, hanno portato
con parole toccanti la loro
personale testimonianza. Alcuni interventi hanno poi contribuito a sottolineare, precisare e arricchire i temi dibattuti allargando i termini di un
discorso che ormai non può
più essere esclusivo agli addetti ai lavori ma deve diventare vocazione, impegno, indicazione per ogni persona
che non voglia limitarsi a usare la società per migliorare se
stessa, ma impegnare se stessa per migliorare la società.
«La valaddo»
«Escartouns»
territori liberi
CLAUDIO TRON
T^T el nome di Nostro Signore Gesù Cristo.
Amen... hanno d’ora in poi il
diritto di riunirsi dove e quando lo vogliano, senza autorizzazione e senza la presenza di
una guardia, per i loro affari
comuni. Sono liberi... Sono
esentati da ogni imposta e tributo». Paese di Bengodi? No.
Queste sono semplicemente
due delle norme che reggevano, secondo la «Grande Charte» del 1343, gli «Escartoun»
del Brianzonese. Si trattava
delle cinque circoscrizioni
territoriali di Briançon, del
Queyras, di Oulx, di Pragelato
e Casteldelfino, che mantennero i privilegi previsti dal
documento citato per secoli.
Oggi la «Grande Charte» è
esposta nella «salle d’honneur
della Mairie» di Briançon,
che merita di essere visitata.
Una recente pubblicazione
dell’associazione culturale
«La valaddo»* ripercorre la
storia di queste circoscrizioni,
con una parte degli studi promossi nel ’95-96 in una serie
di «venerdì culturali». Le vicende storiche delle istituzioni
e la lingua occitana sono presentate dal presidente dell’associazione, Alex Berton, con
la figlia Monica; le vicende
religiose prima del valdismo e
della Chiesa cattolica sono
presentate da mons. Angelo
Blanc e da don Gian Paolo Di
Pascale; quelle relative al valdismo e alla presenza ugonotta da Giorgio Toum; l’economia dagli architetti Pier Paolo
Court, Walter Marin e Daniele Ronchail; l’alimentazione
dal dottor Paolo Laurenti.
L’opera è corredata di una
ricchissima documentazione
iconografica, con foto d’epoca, insegne e volantini pubblicitari del passato, cartine e
grafici.
(*) Aa.vv.: Lous Escartoun.
Associazione culturale «La valaddo», Alzani editore, Pinerolo,
1998, pp. 327, £35.000.
Nelle
Chiese
Valdesi
LUSERNA SAN GIO"VANNI — Domenica 20
settembre, alle 15, riunione
quartierale in via Briolera
presso la famiglia Pisani.
PRAROSTINO — Domenica 20 settembre culto
a Roccapiatta alle 10,30
anticipato di una settimana; alle 17 riunione al Roc
e cena comunitaria.
TORRE PELLICE —
Domenica 20 settembre,
alle ore 15, pomeriggio comunitario ai Coppieri.
VILLAR PELLICE —
Domenica 27 settembre alle 10, nel tempio, assemblea di chiesa; tra i punti in
discussione la programmazione per l’anno ’98-99.
VILLASECCA — Domenica 20 settembre, ore 9,
culto a Combagarino.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45 |
Luserna S. Giovanni S
tei. 0121-900245 |
3
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sport, scuola, lavoro, musica I
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Lunedì e venerdì ore 14-17 I
8
PAG. IV
Vai.!.T ìàLDESI
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 1998
Si è svolto domenica il 12° Concorso ippico internazionale
Pinerolo, città della Cavalleria
ì \
DAVIDE ROSSO
Un forte e fastidioso vento
ha caratterizzato l’ultima
giornata, delle tre in programma, del «12° concorso ippico
intemazionale di salto a ostacoli Csi-a città di Pinerolo»
che si è svolto dall’11 al 13
settembre.
La giornata di domenica 13
ha visto l’affermazione nel
premio città di Pinerolo del
cavaliere austriaco Anton
Martin Bauer in sella a Remus-Equo con l’italiano Luciano Campagnaro in sella a
Layka qualificato il sesto posto. Ma il premio d’onore
(una fiat Bravo messa in palio
dal senatore Giovanni Agnelli), che premiava il miglior
cavaliere delle tre giornate di
gara, è andato al belga Kristof Cleeren che ha preceduto
nella classifica finaìe l’irlandese Harry Marshall, mentre
il premio per il miglior cavaliere italiano è andato ex equo
a Vincenzo Chimirri e Massimiliano Comina.
La manifestazione pinerolese, che come già gli anni passati ha riscosso un notevole
successo di pubblico, ha visto
la partecipazione di 270 atleti
provenienti da 22 nazioni che
si sono avvicendati sul campo
a ostacoli predisposto come
sempre in piazza d’Armi a Pi
nerolo. «L’autorevolezza e il
valore del concorso - ha dichiarato il gen. Angelo Di Staso, promotore e organizzatore
dell’appuntamento equestre viene confermato dall’alto livello dei partecipanti, ma la
fatica organizzativa e il successo del concorso devono e
vogliono essere l’anticamera
della Scuola nazionale di cavalleria a Pinerolo, per la quale sto lavorando con tutto il
mio impegno perché si possa
realizzare nel più breve tempo
possibile». Il concorso dunque acquista valore anche come vetrina per la «città della
Cavalleria» sede della Scuola
nazionale e in quest’ottica ha
acquistato ancora maggior
importanza, a livello di imma
gine, la cornice di fiori allestita in piazza d’Armi dai floricultori sanremesi.
Il settembre equestre di Pinerolo però non è terminato
con il concorso intemazionale, sono infatti in programma
altri due appuntamenti, sempre ovviamente sul percorso
di piazza d’Armi, che il colonnello Raimondo D’Inzeo,
un grande campione del passato dello sport equestre, ha
definito uno dei migliori in
Italia per qualità tecnica del
terreno. Da venerdì 18 a domenica 20 infatti è in programma il 10° concorso ippico nazionale di salto ostacoli
mentre dal 25 al 27 sempre di
settembre si svolgerà il primo
concorso nazionale di pony.
Chiesa valdese di Pinerolo, dall'8 al 19 luglio: viaggio di studio
Sulle tracce di Martin Lutero
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IVE THEILER GARDIOL
Dall’S al 19 luglio la comunità di Pinerolo ha effettuato un interessate viaggio
che ha toccato i luoghi più significativi della vita e dell’attività di Martin Lutero ed è
culminato nella visita a Praga. Tappe del viaggio sono
state Maulbronn-Schmie, nella confortevole foresteria dove siamo stati accolti dai rappresentanti delle comunità di
Asilo storico; Erfurt, Wittenberg, Praga e sulla via del ritorno Traunstein, città gemellata con Pinerolo, per cui è
parso opportuno avviare un
gemellaggio anche sul piano
ecclesiastico.
Nel corso della prima tappa
abbiamo visitato il monastero
benedettino di Maulbronn, il
più grande complesso medievale del genere; qui incontriamo un amico, Albert De Lange, che ci fa da guida e ci accompagna alla casa-museo di
Henri Arnaud. Nel pomeriggio incontriamo la comunità
di Dürrmenz, uno dei tanti
nuclei valdesi trapiantati in
Germania. Il giorno successivo si raggiunge Worms e si
sosta davanti all’imponente
monumento alla Riforma, con
Lutero che svetta al centro
circondato da Girolamo Savonarola, Jan Hus, John Wyclif e Pietro Valdo. La visita
prosegue fino a Eisenach, con
salita alla fortezza Wartburg.
Nella seconda tappa si visita Weimar, patria e luogo di
incontri di poeti, letterati e
pittori e da qui si raggiunge
Buchenwald. La nostra prima
A Herrnhut, sede dei Fratelli Moravi, il pastore locale mostra l’urna
da cui vengono estratti I versetti che servono a redigere l’opuscolo
«Un giorno, una parola»
domenica in Germania ci trova a Wittenberg, nell’alta
Sassonia, dove partecipiamo
al culto con la comunità luterana. Qui Lutero ha vissuto e
insegnato nel monastero per
36 anni, perciò le sue impronte sono numerose e profonde.
Il giorno successivo visitiamo
Eisleben, dove Lutero nacque
e morì, e Naumburg nel cui
duomo si può vedere il bassorilievo della cosiddetta «santa
cena valdese» per l’aggiunta
del pesce, tipico elemento
della cena valdese del giovedì
santo. Dopo cena, a Wittenberg, incontriamo i membri
della comunità locale e la
conversazione si fa presto interessante. Da parte valdese si
vuole sapere di quale libertà
godesse ìa chiesa nel periodo
del regime e si risponde con
un esempio pratico; nessun
figlio di pastore poteva accedere all’università. In più di
un'occasione, nell’ex Ddr co
Pomaretto
Musiche
e danze d'Oc
L TRASPORTI ' E ONORANZE FUNEBRI
iX VAL PELLICE fSr)
di Giacotto & c. Funerali ovunque ♦ 1
Via r Maggio 8.10062 Luserna San Giovanni (To) tei, e fax 0121/954340 (notturno e festivo)
Sabato 19 e domenica 20
settembre, l’associazione turistica Pro Loco Pomaretto organizza il 1° incontro occitano «Musica e dansa sout a
Roccho Trèi Avai» presso gli
impianti sportivi. L’iniziativa
presenta gruppi di musica e
danze eccitane e propone la
degustazione di piatti tipici
delle Valli, senza rinunciare
alle passeggiate escursionistiche attraverso i vigneti del
Ramìe e le borgate di Pomaretto. Sabato 19, alle ore 17, è
prevista l’apertura dell’incontro con la proiezione del video «Valades ousitanes» con
la partecipazione degli autori,
Diego Anghilante e Predo
Valla; alle ore 18, e fino
all’una di notte, si darà inizio
alle danze eccitane con i
gruppi «la Castellado» e i
«Triolet», mentre alle ore 19
sarà aperto il punto ristoro
con prodotti tipici. Domenica
20 alle ore 14 è organizzata
un’escursione attraverso i vigneti del Ramìe e le borgate
(ritrovo agli impianti sportivi
della Pro Loco); alle ore
14,30 inizio musiche e danze
con i gruppi «Musica e danze
d’Oc» e i «Li Deiblandu»; alle 19 punto ristoro, poi seguirà fino a tarda sera la musica con «Silvio Peron e Gabriele Ferrerò».
Novità librarie
L'operazione
«Usignolo»
me nella Repubblica ceca,
quando la conversazione scivola su argomenti politici si
avverte spesso un disagio che
viene da lontano ed è ancora
causa di sofferenza per molti.
Una città relativamente vicina a Wittenberg è Dresda,
dove abbiamo trascorso una
intera giornata. 11 trasferimento a Praga avviene con
soste a Lipsia e Herrnhut, sede dei Fratelli Moravi, che ci
hanno accolto nella loro sala
di culto di un bianco abbagliante, simbolo, dicono, della purezza dell’Evangelo; ci
hanno mostrato come nasce
Un giorno, una parola, giunto alia sua 268° edizione e come avviene il sorteggio dei
passi biblici.
Praga è una città difficile
da fotografare e anche da descrivere, perché è essenzialmente un'atmosfera che si carica di suggestioni. Quelle
facciate policrome dei palazzi, tutti diversi, che compongono un’armonia di strade, di
piazze, di vicoli fanno fare al
visitatore un salto indietro di
secoli e gli regalano emozioni
sempre nuove. Infine, dopo
essere passati da Traunstein,
cominciamo il viaggio di ritorno; un grazie particolare
agli organizzatori e alle comunità che ci hanno fraternamente accolto.
Era l’estate del 1944, la
guerra partigiana nelle nostre
valli era in pieno svolgimento: i tedeschi avevano di fatto
perso il controllo di quasi tutte le Alpi occidentali, battute
dai partigiani, ben decisi a tenere duro fino alla vittoria degli alleati. È allora che i tedeschi tentano un colpo di mano, con l’obiettivo finale di
«riconquistare» la vai Chisone, per l’importanza strategica
assunta dalla strada statale a
causa dell’atteso sbarco alleato sulle coste della Provenza.
Chiusa la valle all’altezza di
Fenestrelle, i nazisti risalgono
l’alta vai di Susa, risalgono la
vai Pellice arrivando fino a
Prali, in vai Germanasca, da
cui si spostano in vai Troncea,
circondando la brigata partigiana autonoma «vai Chisone». I tedeschi però fortunatamente non riescono nell’intento di sterminare i gruppi
partigiani, che scampano nonostante le perdite ail’attacco
finale e già alla fine di agosto
riescono a ricomporre le file.
«Nachtigall» è iì nome dato
dai nazisti a questa operazione, che si svolse fra il 29 luglio e il 12 agosto del 1944,
ed è ora anche il titolo di un
libro* di Alberto Turinetti di
Priero, edito da Roberto Chiaramente. L’autore, che ha utilizzato nel suo lavoro di ricerca anche dei documenti finora
inediti, racconta «il grande rastrellamento d’agosto» e i rapporti (il primo contatto fra alienti e partigiani nell’Italia
settentrionale) fra il comando
della brigata «vai Chisone» e i
comandi dei paracadutisti
americani della zona di Abriès
e di due missioni italo-inglesi
paracadutate nella valle del
Guil al principio di agosto.
18 settembre, venerdì —
BRICHERASIO: Nell’ambito
del settembre bricherasiase, alle ore 21, la compagnia teatrale
«Veji e giovo» di Buriasco presenta la commediawChe fortuna cola grana» di A. Rossini.
18 settembre, venerdì —
PINEROLO: Nell’ambito della Festa dei giovani, alle 10,30
all’expo Fenulli «Voci di libertà, di giustizia, di speranza e
di solidarietà», incontro con gli
studenti delle scuole superiori
con don Luigi Ciotti, Rita Borsellino, Giancarlo Caselli e
Gianni Minà. Alle 21 rincontro
si svolgerà con la cittadinanza,
sempre all’expo Fenulli.
18 settembre, venerdì —
SAN GERMANO; Alle 21, a
Villa Widemann, serata sui
«Giardini storici di Scozia».
19 settembre, sabato — PINEROLO: Alle 17, nella saletta del borgo San Lazzaro, presentazione del libro di Paolo
Tornei «Attimi di silenzio».
19 settembre, sabato — PINEROLO: Alle 15, all’expo
Fenulli per la Festa dei giovani,
laboratorio; alle 19,30 grigliata;
alle 21 concerto soul.
19 settembre, sabato —
BRICHERASIO: Alle 14 gara
di bocce a coppie alla baraonda, competizione aperta a tutti
escluse le categorie A e B.
19 settembre, sabato — PINEROLO: Nei locali della sede dell’associazione «En plein
air», strada Baudenasca 118, alle 19, inaugurazione dell’esposizione «Sopra tutto»; una pittrice, Elena Dori, e sei artisti a
confronto. Orario dal giovedì
alla domenica dalle 16 alle 20,
gli altri giorni su appuntamento.
19 settembre, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 21, nella palestra comunale, serata organizzata dall’associazione «Metamorfosi nell’era
deir acquario», con «Tranneuno», il coretto di Pinerolo, i
«Malacorde» e i «Bantenco».
19-20 settembre — SAN
GERMANO: Prosegue l’iniziativa «Aspettando l’autunno» a
parco di villa Widemann. Sabato, dalle 21, collegamento via
Internet coi giardini di Parigi;
segue incontro con F. Pollano.
20 settembre, domenica —
BRICHERASIO: «Primo cross
della vendemmia», in collaborazione con la Cantina sociale: alle 9 ritrovo in piazza Santa Maria, partenza della passeggiata
di 4 chilometri tra i vigneti, alle
10,30 partenza della corsa podistica non competitiva; alle 10
inaugurazione della mostra di
pittura e arti varie nei locali della scuola media.
20 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Raduno
trattoristico della vai Pellice: ritrovo alle 9 in p. Pietro Micca.
20 settembre, domenica —
PINEROLO: Grande passeggiata ecologica autunnale organizzata dalla squadra Aib di Pinerolo. Ritrovo nella piazza di
Costagrande alle 9, ritorno ore
16. Iscrizioni lire 10.000.
22 settembre, martedì —
BRICHERASIO: Alle 21 va
in scena la commedia «’N difet
sol» di O. Barile con la compagnia «Nostro teatro di Sinio».
)ERVIZI
vai 11 '
OiiSÌONE > ^ERIUIANASCÀ
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tele!
81205
Ambuianze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 SETTEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tel. 954401 - Orario 17 alle 19
Si ringrazia l’editore per lo ^azio concesso
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Slampa: La Ghisleriana MondovI
Una copia L. 2.000
(*) Alberto Turinetti di
Priero: «Nachtigall». L’operazione «Usignolo» nelle Valli
Chisone, Susa, Germanasca e
Pellice. 29 lugIio-12 agosto
1944. Roberto Chiaramonte Edit.,
Collegno (To), 1998, pp.160.
ARREDA
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ESpOSizIONE E UbORATORiO:
vìa S. Seconöo, 5Ö '0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO (Io) '
(di FrONTF aHa CASFRMA AÌpiNi «BERARdi»)
Vetrina novità - vicolo CiuAud/poRiici vìa
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TORRE PELLICE -il
cinema Trento ha in programma, venerdì 18, ore 21,15, D
grande Lebowsky; sabato 19,
ore 16,30, in occasione
dell’apertura del nuovo aiuto
scolastico, proiezione gratuita
del film comico di Walt Disney Mr. Magoo; sabato 19,
ore 20,10 e 22,10. domenica
ore 20,10 e 22,10, lunedì 21,
ore 21,15, Arma letale 4.
BARGE — I! cinema Comunale ha in programma, venerdì 18 settembre Strade
perdute; sabato II tocco del
male; domenica, lunedì, martedì, e mercoledì Dottor Dolittle; giovedì 24, Us Marshals. Caccia senza tregua;
feriali e festivi, spettacolo
unico ore 21,1-5.
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La Chiesa valdese di Genova traccia il bilancio di un anno intero
Una chiesa aperta e in movimento
Up fruttuoso rapporto con diverse realtà cittadine e la partecipazione a molte
iziative evangeliche che si rivolgono alle persone ai margini della nostra società
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A nostra chiesa si è posta
fnmovimento e, grazie
rforzi e all’impegno del
loie e di molti membri
comunità, se ne vedono
imi frutti, che hanno perso alla nostra comunità,
Aitasi a Pentecoste della
le fede di Sara Twinn,
movere importanti passi
a via della presenza attiva
trita della città, presenza
ta, cercata e intesa come
do di rendere testimonza alla presenza del Siire nella vita di tutti noi. In
sto senso, va prima fra
aricordata l’attività della
ale: la costante e sentita
tecipazione ai culti deltpedale evangelico interinale rappresenta e conjfea il desiderio di inconI,servizio e condivisione
itutte le sorelle e tutti i
tei che attraversano montita cui la prova e la sofenza, fisica e morale, renne più angoscioso il senso
Ea solitudine e più forte il
iogno di consolazione.
Dccasioni di presenza, e
volta di «presentazione»
'esterno, si sono poi avute
n concerti come quello teto a settembre nella chiesa
San Bartolomeo di Savilone e quello di Natale,
mché conia partecipazione
l'incontro organizzato dal
entro culturale sul tema
faldo da Lione e Francesco
I Assisi: k scelta radicale
!/'£mgelo»; la corale ha
te recentemente stretto i
fetenti legami di amiciitre che di fratellanza,
! chiese evangeliche di
àedi Thun, partecipaniFrancia al culto tenuto
iasione della ricorrenza
Editto di Nantes, durante
lale ha predicato il prof.
I Ricca, e in Svizzera a un
incontro con una co
munità numerosa e entusiasta, con ciò rendendo evidente come l’appartenenza allo
stesso Dio sia strumento da
solo idoneo ad abbattere barriere di lingua e di distanza.
Significativa, anche perché
rallegrata dalla collaborazione con altre chiese evangeliche, appare inoltre l’attività
della Commissione migranti,
che partecipa al progetto
«Unione evangelica per la solidarietà» nel proposito di offrire, anche mediante la disponibilità di medici, avvocati, sindacalisti e commercialisti, un concreto aiuto alle sorelle e ai fratelli immigrati per
ciò che concerne le loro necessità circa il lavoro, l’alloggio, l’assistenza sanitaria, gli
adempimenti burocratici, gli
obblighi di legge, ecc. Insieme con fratelli e sorelle di altre chiese evangeliche inoltre
i membri della Commissione
dedicano una sera ogni settimana al recarsi per le vie della città a offrire a quanti lo
desiderino ristoro fisico (una
tazza di caffè caldo, una coperta...) e disponibilità spirituale, in termini sia di ascolto, sia di condivisione della
Parola: i fratelli e le sorelle
che partono la sera «armati»
di Bibbia e thermos sono uno
dei segni più forti dell’impegno che deriva dalla presenza
del Signore nella nostra vita.
Il Centro culturale valdese
(Ccv), nato lo scorso anno, ha
preso parte alla vita della
città, pur se su «fronti» differenti: ha collaborato, in occasione del 150° anniversario
delle Lettere Patenti, con la
Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria e
con il Centro culturale «Primo Levi», all’organizzazione
dell’incontro «1848-1998: a
150 anni dallo Statuto Albertino, quale libertà?» (19 marzo presso il palazzo della Provincia, oratore il past. Giorgio
Tourn). Il 26 aprile il Centro è
(ENTRO DIACONALE «La Noce»
Istituto valdese - Palermo
Bando per borsa di studio
Centro diaconale «La Noce» Istituto valdese, in occasione del
^Jarantennale, offre una borsa di studio di lire 2.000.000
/riioni)* da assegnare alla migliore tesi di laurea su temi regalia sua storia, alle sue attività educative e sociali, al con'(fodato in questo senso alla città di Palermo.
®^ai/a|le titolari delle prime due tesi classificate, verrà corposto un rimborso per documentate spese di viaggio e di sogfuori sede, per ricerche attinenti alla tesi, fino aH'ammonta’’t'tssimo complessivo di lire 1.000.000 (un milione)*
dorso è destinata a studenti laureandi in Filosofia, Lettere,
dell'educazione, Scienze politiche o sociali. Storia.
Centro Diaconale, a richiesta e con modalità da convenire,
® disponibile il proprio archivio per le ricerche.
Pfesente bando scade il 30 aprile 2000. Gli/le interessa®tro la data di scadenza, devono far pervenire domanda
"«doto di;
f°P'a della tesi di laurea con allegato abstract di dieci cartelle;
^tJfrlculum vitae;
certificoto universitario degli esami sostenuti con le relative
date e votazioni;
'Solcato di laurea in carta semplice oppure certificato
^Ijavvenuta consegna della tesi alla segreteria della Fa
®''®ntuali altri titoli ritenuti significativi a:
J®nfro diaconale Istituto valdese. Via Giovanni
^J'gelista Di Blasi, 12-90135 PALERMO; Tel
■ 68? 79 41/3 Fax 091 682 01 18
a bo ° ' ^'^‘^onoce@mclink.it
ttnrnisjj^ assegnata, ad insindacabile giudizio, da una
Qladicatrice mista composta da docenti universitari
I testi c Centro diaconale.
verranno restituiti. Il Centro diaconale si rittcitricg. d°ltà di pubblicare, a sue spese, i contenuti della tesi
altresì la facoltà di richiedere copia degli eiaare che utilizzeranno il suo archivio per le ricercne.
° de//e ritenute di legge
Stato rappresentato a La Spezia dal presidente Marco
Sciaccaluga per la tavola rotonda «1848-1998, il faticoso
cammino della libertà». Hanno partecipato anche il prof.
Felice Israel, docente di Letteratura ebraica nelle Università di Genova e Trieste, e il
past. Giorgio Bouchard.
Uno stimolante rapporto di
collaborazione si è instaurato
tra Centro culturale e Ospedale evangelico internazionale, non solo nella giornata
dell’Ospedale, ma anche nella
preparazione di un convegno
che riguarderà alcune delle
più importanti problematiche
connesse alla condizione dell’anziano. In una città che,
nonostante la sua proverbiale
chiusura a tutto ciò che non è
strettamente tradizionale, risponde in maniera soddisfacente agli stimoli, le attività
del Ccv vanno ricordate nel
modo in cui sorgono, ossia
come forma di testimonianza,
rilevante come ogni doveroso
tentativo di rendersi disponibili a portare il messaggio della parola del Signore.
La nostra chiesa ha, anche
quest’anno, partecipato a di
verse manifestazioni ecumeniche: il pastore Fanlo y
Cortés ha tra l’altro contribuito con la propria predicazione, insieme al vescovo ausiliare, al culto tenutosi il 21
gennaio nella chiesa luterana
di Genova-Bogliasco, in occasione della Settimana per
l’unità, e ha collaborato al
corso tenutosi presso il Ccv
tra febbraio e marzo e intitolato «L’abc dell’ecumenismo»: abbiamo anche preso
parte a uno degli incontri della serie di mini-conferenze su
«Le religioni del Libro: una visione ecumenica» presso il
Circolo Arci San Nicola, offrendo una sintesi della storia
della Riforma e indicazioni
sui differenti aspetti della
spiritualità protestante rispetto alle altre spiritualità
cristiane. La valutazione di
queste esperienze non può
che essere positiva, perché
molto dell’oggettiva incomprensione risulta chiaramente radicato nella non conoscenza, e perché qualunque
presa di contatto può, se il Signore vuole, costituire la
scintilla che sveglierà uno
spirito dalla tiepidezza.
Cronache
La comunità
ispano-americana
GENOVA — Nello spirito di
fratellanza che rifiuta ogni
forma di «normalizzazione»
abbiamo visto e vediamo crescere, cercando di sostenerne
io sviluppo, la comunità della
Iglesia evangelica hispanoamericana, ormai consolidata
da sei anni di attività. Dal
1992 la Iglesia, fondata con lo
scopo di offrire uno spazio
per la vita della loro fede ai
credenti di lingua spagnola e
non, attivamente si impegna
in un’azione sociale di testimonianza e di evangelizzazione, rifiutando ogni forma
di discriminazione confessionale e rappresentando così
una concreta espressione della vocazione della Chiesa valdese in favore dei credenti di
ogni nazionalità; è con viva
gioia che abbiamo assistito,
durante il Sinodo, all’inserimento della Iglesia nell’ordinamento valdese.
A questa giovane e «effervescente» comunità si è rivolta
non solo l’attenzione del pastore, ma anche la considerazione e il sincero affetto fraterno della comunità, che
cerca di vivere l’esperienza
con la «sorella» nei termini di
concreto esempio di come la
via della reciproca coilaborazione sia effettivamente percorribile, pur nel rispetto delle rispettive, irrinunciabili, individualità.
L’incontro con queste sorelle e fratelli, che di fatto
giungono nel nostro paese
sradicati e bisognosi d’aiuto
per l’inserimento in una società diversa dalla loro, è divenuto così nel tempo non
solo una preziosa occasione
di servizio, ma anche una sorgente di reciproco arricchimento, pur nelle difficoltà, di
comprensione e di effettivo
rispetto che derivano dalla
necessità di superare gli antichi conflitti e di riconoscere e
combattere la tentazione di
reciproca «fagocitazione».
AMateraeaMiglionico
Matrimoni nel periodo estivo
Il 5 luglio si sono sposati
nella chiesa battista di Miglionico, paese natale della sposa,
Carla Guidotti e Raffaele Lo
Signore. Il matrimonio è stato
celebrato dal fratello Giuseppe Montemurro mentre il culto e la predicazione erano a
cura della past. Elizabeth
Green. Il tempio antico e singolare (le pareti infatti sono
adorne di testi biblici) era
gremito di persone per l’occasione: la cerimonia è stata allietata dal canto di Concetta
Aquila accompagnata da Maria Petrilli, ambedue della
chiesa battista di Gravina.
Il 26 luglio, nel parco suggestivo di Villa Schiuma a
Matera si è invocata la benedizione del Signore sul matrimonio di Venanzia Rizei e
Olli-Pekka Piira. Il culto e la
predicazione sono stati curati
dalla pastora Elizabeth Green
in presenza di numerosi ospiti, molti venuti dalla Finlandia, paese natale dello
sposo, dove la coppia si stabilirà. La cerimonia condotta in
italiano e inglese è stata interamente tradotta in finlandese e arricchita da poesie e
musica del paese dello sposo.
Il 23 agosto la chiesa battista di Matera si è riunita per
invocare la benedizione del
Signore sugli sposi Silvia Papapietro e Paimiro Mancini.
Il culto è stato presieduto dalla past. Green, mentre la predicazione è stata tenuta dal
fratello Peter Fehr, pastore
della Chiesa evangelica di lingua italiana di Frauenfeld e
amico degli sposi. La sposa
infatti è nativa della Svizzera
ma ha voluto che il culto di
benedizione fosse svolto nella
chiesa di Matera, casa «spirituale» della sua famiglia e vicina a Brindisi, città nativa
dello sposo. A dare la loro testimonianza di fede attraverso la musica e il canto, anche
in questo caso, le sorelle Concetta Aquila e Maria Petrilli.
MASSELLO — A poche settimane dalla morte del cognato
Adolfo Tron, è deceduta improvvisamente all’età di 90 anni
ia nostra sorella Eugenia Pons Micol. Perdiamo anche in
lei un fedele membro di chiesa, una persona che in modo
silenzioso e umile ha rappresentato un modo di essere credenti coerente e saldo. Rinnoviamo ai familiari la nostra
simpatia e solidarietà.
RODORETTO-FONTANE — Come ogni anni, anche quest’estate abbiamo potuto avere un’attività regolare in luglio e agosto, con i culti a settimane alterne a Rodoretto e Fontane.
Ringraziamo Lucilla Peyrot, Emanuele Fiume e Flavio Micol per la loro collaborazione in queste occasioni. Domenica 12 luglio abbiamo avuto l’assemblea di chiesa a Rodoretto. Abbiamo esaminato con piacere e riconoscenza la mole
di lavoro che è stata fatta negli anni passati per la manuterizione degli stabili. La nostra deputata alia Conferenza distrettuale, Mafalda Tron, ha riferito sui lavori di quest’assemblea ed è stata eletta a rappresentarci anche nella Conferenza del 1999. Avendo dato invece le proprie dimissioni
da membro del Concistoro, è stata sostituita da Graziella
Pons Tron. Ringraziamo Mafalda per il lavoro svolto in questi anni. I suoi verbali puntuali delle sedute hanno perinesso decisivi passi avanti nel riordino dell’amministrazione
del Concistoro. Auguriamo nel contempo a Graziella un
servizio benedetto e fruttuoso. L’assemblea ha deciso l’invio alla Tavola di 500.000 lire come contribuzione per la
cassa culto per l’anno in corso. Nel periodo invernale l’assemblea ha deciso di avere lo stesso schema di attività dello
scorso anno, e cioè un incontro natalizio, uno nel periodo
del XVII Febbraio e uno nel periodo di Pasqua.
• Oltre ai culti abbiamo avuto le consuete riunioni estive: il
2 agosto, a Fontane, l’intervento del pastore Miguel Angel
Cabrerà ci ha presentato un panorama della situazione generale in cui vivono le nostre chiese del Rio de la Piata. Il 9
agosto a Campo Clot abbiamo ascoltato insieme e gustato
la registrazione di una trasmissione di Radio Beckwith con
intervista alla sorella Dorina Tron.
SAN SECONDO — La comunità augura un sereno e felice matrimonio a Bruno Rostaing e Roberta Bouchard.
• Il 21 agosto a Pinerolo è mancato il fratello Valdo Gallian.
Rinnoviamo a Bruna, a Corrado e ai familiari tutti la solidarietà cristiana della comunità.
Agenda
25 settembre
SARONNO (VA) — Alle ore 21, presso l’Aula consigliare della scuola «Aldo Moro», l’Associazione culturale protestante,
con Amnesty International e il patrocinio dell’assessorato
alla Cultura, organizzano una conferenza del past. Giorgio
Tourn dal titolo: «Libertà di fede, fede nella libertà».
MILANO — A partire dalle 9,30, nella chiesa metodista (via
via P. Lambertenghi 28), si tiene ii convegno dei monitori su
animazione, Bibbia, cultura, esegesi, formazione, ideazione,
teologia, dedicato al libro degli Atti. Relatori il past. Salvatore Ricciardi e il prof. Saverio Merlo. Tel. 02-66103996.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 20 settembre andrà in onda: «Libertà religiosa e Costituzione: si salvi chi può. Il tema della salvezza nelle varie
tradizioni religiose»; «Terza di copertina: Piera Egidi: "Incontri”». La replica sarà trasmessa lunedì 28 settembre.
Centro «Emilio Nitti» di Ponticelli
Progetto «Ragazzi in città»
SALVATORE CORTINI
E il secondo anno che il
Centro evangelico «Emilio Nitti» di Ponticelli (Napoli)
aderisce al progetto «Ragazzi
in città» che, iniziato nel corso del mese di giugno, si concluderà il prossimo dicembre.
Il programma, pensato e organizzato dall’assessorato alla Dignità, 94° Servizio del
tempo libero e politiche per i
minori del Comune di Napoli,
ha come obiettivo far conoscere e vivere la città ai ragazzi con particolare attenzione
per quelli che vivono in periferia dove il disagio sociale è
preoccupante come lo sono
le esigenze di prevenire la devianza minorile.
Hanno preso parte al progetto dieci associazioni tra
laiche, cattoliche e sportive,
coprendo tutte le zone del
quartiere. Si è sperimentato,
praticamente, un lavoro in
rete con i minori a rischio di
Ponticelli. Più di 500 bambini
e adolescenti compresi tra i 6
e i 16 anni hanno così avuto
la possibilità di avere luoghi
in cui sono state loro offerte
diverse opportunità: sport,
musica, cinema, ludoteca. Il
Centro «Emilio Nitti» ha proposto diverse attività dando
spazio maggiore allo studio
della città fino a giugere alla
realizzazione di un video. «La
presenza di un’opera sociale
ha in genere un impatto e
una dimensione di visibilità
immediata, che incide sensibilmente sulla struttura sociale del territorio» (documento «Chiesa e diaconia,
evangelicità e professionalità», approvato alla Conferenza del IV distretto nel giugno scorso). In questo ambito
il Centro ha inteso muoversi,
rispettando però innanzitutto
le linee del progetto del nuovo ente integrato «Casa miaE. Nitti» che avrà inizio a partire dal prossimo autunno.
10
PAG. 6 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 18 SETTEMRbbJ
lili
Riforma
Lucio Battisti
«emozioni» collettive
Francesca Spano
La sera della morte di Lucio Battisti sono rimasta
anch’io, come tantissimi altri, attaccata al telecomando,
per inseguire immagini, suoni e parole, sommersa da
commenti spesso irritanti ma anche dall’emozione fortissima del riemergere di ricordi apparentemente cancellati
sulla scena della memoria, allo stesso tempo privatissima
e collettiva.
Hanno parlato di canzoni così belle da far sognare milioni
di persone; qualcuno, giustamente, ha segnalato che il fascino non era solo nella musica di Battisti o nelle parole
scritte da Mogol, ma nella stupefacente alchimia che legava
quelle parole a quella musica; hanno ricordato con enfasi
l’autore delle canzoni che hanno accompagnato le esperienze fondanti di una intera generazione di italiani; hanno
detto che la grandezza di Battisti stava nel saper evocare
emozioni mentre i giovani, di destra e soprattutto di sinistra, erano invasi solo dalle aridità della politica e della violenza (a proposito: quando la si smetterà di deiirare confondendo il ’69 con il ’78, e il desiderio generoso e pieno di errori di cambiare il mondo con il progetto autoritario e pieno
di violenza di volerlo cambiare a colpi di mitragliette?).
Ma forse è più vero il contrario: forse non è stato Battisti
a far sognare una generazione e a rendere poetici quegli
anni, ma è stata quella generazione a «fare» di Battisti quel
grande venditore di sogni che era, è stata l’intensità collettivamente vissuta di quegli anni a rendere possibile quella
alchimia, così magica da essere memorizzata e riproposta
come propria dalle generazioni successive, quando l’immagine pubblica di lui era da tempo sparita dalla società
deli’immagine (sarà poi un caso che avesse deciso di togliersi dalla scena proprio all’inizio dei perfidi Anni Ottanta, quando uno come lui avrebbe dovuto cantare nella
«Milano da bere» di craxiana memoria?).
Chiunque a cinquant’anni si commuove al ricordo dei
propri vent’anni. Ma il primo bacio resta il primo bacio,
che sia accompagnato da «Mi ritorni in mente» oppure da
«Ma l’amore di no» di trent’anni prima o dal «Bandolero
stanco» di trent’anni dopo. La differenza sta, credo,
neU’intensità con cui la generazione a cui Battisti apparteneva ha vissuto i suoi vent’anni, sapendosi identificare
collettivamente in una emozione o in una prospettiva, nel
fatto che la sera del primo bacio sarà venuta dopo un corteo di migliaia di «No al Vietnam massacrato» e il primo
tradimento lo si sarà elaborato leggendo un volantino
scritto di notte con un collega di fabbrica infreddolito.
È stata, in Italia, la prima generazione che a livello di
massa ha vissuto insieme l’estate o le notti fuori di casa, ha
viaggiato in autostop, è sfuggita al familismo o al campanilismo, aprendosi a una dimensione non rigida e, per questo,
fortissima dell’identità collettiva. E allora è chiaro che le
canzonette, belle o brutte, innovative o mestieranti che siano state, non potevano più essere solo canzonette; perché
accompagnavano un modo del tutto nuovo di vivere il tempo, gli spazi, se stessi, i rapporti, il mondo; e l’evocazione di
quelle canzoni è stata così intensa e coinvolgente proprio
perché le emozioni private dell’amore, del tradimento, della
tristezza senza nome, dell’inadeguatezza di sé risultavano
tanto più forti perché vissute ne^i interstizi di altre intensissime «emozioni» collettive e politiche in senso lato.
È così che mi spiego lo strano fatto per cui anche le generazioni successive hanno continuato a emozionarsi alle
canzoni di Battisti: è il rimpianto di una modalità forte e appassionata di stare nel mondo, che manca anche quando la
si è rifiutata o l’evolversi delle cose l’ha resa ormai impossibile. Piangiamo in questi giorni, e piangono con i cinquantenni anche i giovani di trenta o vent’anni, non tanto la
morte di un grande cantante che da due decenni non cantava più in pubblico, quanto la fine di quel modo di essere che
rendeva intenso e indimenticabile ogni pezzetto di privato
presente, proprio perché immerso nella dimensione di un
futuro immaginato e voluto collettivamente.
MllTORMA
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
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inumale afMa con L*Eco delle valli valdesi
1998
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 35 demi settembre 1998 è stato spedito daU'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 9 settembre 1998.
Dal «caso Lewinsky» all'abbandono degli anziani
Riflessioni di fine estate
Nel ripetitivo frastuono mediático stagionale, le nostre
chiese danno segnali concreti di testimonianza e di aiuto
PIERA ECIDI
Estate ormai quasi conclusa, nel silenzio dei politici nostrani, finalmente in
famiglia, ai mari o ai monti, a
rilassarsi un po’, e nelle consuete litanie dei mass media;
i dati del termometro, la cappa di afa, l’allarme ozono, gli
incendi dei boschi, il grande
esodo, le code stradali e autostradali, l’altrettanto «biblico»
controesodo, morti e feriti,
l’inquinamento delle acque, i
negozi chiusi in città e le difficoltà relative di approvvigionamento, i turisti che bagnano i piedi nelle fontane delle
nostre città d’arte, il sesso facile del turismo e il turismo
del sesso, la solitudine degli
anziani, l’abbandono del micio di casa e del cagnolino:
questi sono stati i temi delle
cronache estive.
Da un anno all’altro si potrebbero anche non aprire
più i giornali. Salvo il «caso
Lewinsky», che è stata la
chicca golosa su cui si è esercitato molto voyeurismo, stavolta non propriamente nostrano, a dire il vero, ma non
certo per esercizio di patrie
virtù (vedi seguente scandalo
dei pedofili in rete), quanto
piuttosto per una più radicata consapevolezza nella nostra gente che «i panni sporchi si lavano in casa», e per
una antica struttura familistica di solidarietà. Le donne
delle nostre famiglie si sono
semprp sostenute l’una con
l’altra, in questi frangenti!
E poi, se vogliamo, una volta tanto, sarà che siamo la patria di Cesare Beccaria, dopo
secoli di Inquisizione, torture
e pubblici falò, questa riproposizione dell’uso medievale
della pubblica gogna a cui ci
si fa assistere con la sfacciata
esibizione delle personali trasgressioni sessuali di chiunque, fosse anche appunto
presidente di una Repubblica, ci ripugna non poco. Come non ci piace quella proposta talora baluginata delì’inviare a casa alle mogli le
foto segnaletiche sugli incontri in auto del relativo marito
e padre-di-famiglia con l’eventuale prostituta di strada.
La moralizzazione del paese
non si attua certo con questi
mezzi francamente delatori, e
neppure in questo modo si
combatte il racket della prostituzione, tragico fenomeno
che vede sempre più moderne schiave buttate a vendere
il loro corpo qui, nel nostro
sviluppato e cristianissimo
Occidente, da ogni parte del
Sud e dell’Est del mondo. Per
noi è indubitabile che le qualità di un politico non si valutano certo dalle «performances» del suo eros!
Mi è piaciuta perciò la ri
sposta di quella donna russa,
che ha detto chiaro chiaro,
durante la visita di Hillary a
una fabbrica, che loro sono
abituati a pensare che certi
problemi di infedeltà riguardino moglie e marito, e non
altri. Così come dal punto di
vista cristiano non si può non
essere convinti che trasgressione e pentimento riguardino unicamente la coscienza.
I problemi, del resto, di infedeltà maschile non formano
soltanto da noi la gran parte
della «clientela» delle prostimte, ma costituiscono un fenomeno anche nei molto più
puritani Stati Uniti, tanto da
determinare un movimento
di massa di peccatori pentiti,
i «promise keepers» che, battendosi il petto e facen- do
pubblica penitenza Bibbia alla mano, promettono di
mantenere la fedeltà alle mogli tradite e di non trascurare
la famiglia. Questo in un paese dove divorziare è molto
più usuale che da noi!
O forse tutta questa «bagarre» mediática vuole suggerire che non può esserci
perdono reciproco tra i coniugi? Soprattutto tra coniugi
cristiani? Speriamo di essere
giunti alla fine di questa stucchevole telenovela, in cui
perdenti e ferite, usate e stmmentalizzate sono come
sempre le donne: mogli, amanti, figlie, awenturette varie e momentanei capricci.
Intanto nelle nostre città
svuotate dall’afa si è affacciato con particolare crudezza in
questi mesi, invece, un problema che nei prossimi anni
rischia di diventare dirompente: l’abbandono degli anziani, uno scandalo, questo
sì, per ogni coscienza non dico religiosa, ma anche civile.
Le statistiche dimostrano un
allungamento notevole della
vita media, ma le strutture sociali non sono attrezzate per i
problemi concreti che questo
comporta. Così ogni anno
sempre di più le pagine cittadine dei quotidiani recano
notizie di decessi in condomini svuotati, di vecchi abbandonati a se stessi nella
torrida estate, davanti a un
televisore acceso come unico
simulacro di compagnia. Storie terribili, come quella morte atroce a Torino dei due coniugi ultraottantenni, lui sorpreso da un colpo al cuore e
lei, invalida e immobilizzata, priva di ogni aiuto, morta
dopo giorni e giorni di agonia, di fame e di sete, incapace di chiamare soccorso. Sono questi i segnali che trasmettono i mass media e che
vale la pena di cogliere, perché il credente, se non il cittadino, ne siano coinvolti.
Ma devo dire che le nostre
chiese, silenziose e umili nel
frastuono generale mediático,
scegliendo nei fatti di che cosa occuparsi e che cosa non
curare, continuano un giorno
dietro l’altro a praticare segnali anche piccoli, secondo
le nostre povere forze, di testimonianza e di aiuto. Mi è capitato così di assistere a un insolito culto, nel tempio di
Torre Pellice, la domenica dopo la chiusura del Sinodo. Ci
sono entrata «per caso» (ma il
caso esiste?), e l’ho trovato
gremito come in apertura e
chiusura dei lavori sinodali:
era un culto interamente celebrato da anziani, donne e uomini, emozionatissimi nelle
loro tremule voci a leggere la
Bibbia. Avevo visto culti di
giovani, culti di donne, mai
culti di anziani: era un fatto
particolare e nuovo per me,
ed era l’inaugurazione della
«Casa delle diaconesse» completamente ristrutturata. La
predicazione solenne era tenuta, infatti, proprio dal presidente del Comitato, il pastore Franco Davite. Ma la cosa
più coinvolgente è stata la celebrazione della Santa Cena,
quando dai banchi fino in
fondo alla chiesa tutti hanno
partecipato e sono voluti andare alla mensa del Signore,
anche i più deboli e malati,
amorevolmente sostenuti
passo dietro passo da giovani
e adulti, nella partecipazione
di tutta la comunità. È stato
un pellegrinaggio lunghissimo e commosso, ma anche
un segnale che Dio ci ha voluto inviare per indicarci un
percorso d’impegno.
U\ nosiio ascollalore, che
si definisce cattolico e
appassionato lettore della
Bibbia, ha chiesto un po’ di
tempo fa che dicessimo, su
un certo numero di punti, che
cosa pensano gli evangelici.
La prima sua domanda era
sul perdono. Nella sua lettera
egli pone un’altra domanda.
Sentiamolo: «Da noi si banalizza la messa. Ogni prete ne
dice anche 2-3 al giorno. E ai
fedeli si imbocca una piccola
ostia, senza il calice. Eppure il
Signore dice: “Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Voi come vi regolate?».
Rispondo. Intanto vediamo
tutti come le consuetudini
cambino. Il calice, sempre di
più, viene offerto anche nelle
chiese cattoliche. Tuttavia
■
----•-----.
EUGENIO RIVOIR
mi sembra che il nostro amico ponga sostanzialmente
due problemi: il primo, quello della banalizzazione («anche due o tre al giorno»; si
potrebbe dire: un po’ una
specie di rappresentazione?
Qualcosa che deve essere fatto, se capisco bene la critica
del nostro ascoltatore, senza
sapere bene perché).
Il secondo problema è quel
itu ì
[Con
ll'Oc
E il tempio?
Nell’ambito di unas
«passeggiate in città»,!,
manale della Valle dj
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sto) alla via Croce di ^ ^
Croix de viile, un
CaMn «in omaggio al
zione secondo cui il
lo del senso («chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna»). La Cena del Signore è segno della
presenza del Signore ora e
sempre, è accenno - come in
molte parabole di Gesù - al
banchetto festoso al quale
tutti coloro che lo accettano
sono invitati. Siamo chiamati, secondo le indicazioni del
Nuovo Testamento, a incon
eretico soggiornò nel
detta che ancor
il suo nome». La Croce
si deve l’attuale noa
cui, nel 1862, fu aggia
fontana sottostante)!
al 1541 e «celebra lai
Calvino dalla città e qi
vittoria del cristianesi,,^.
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ciò che più stupisce®*^
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presenza, di fronte alla
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Questione di fon» »“A
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indulgenze e contro lei uunicail
colpe vere o presuntei a;via!
curia romana, capirono amo di
era arrivato il momenti ¡q-;96,937
crearsi altrettanteciiies
propria immagineesonr^
glianza. Si arrivò coài
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(...) impostosi prima I
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con quella diWestfÌ
1648. E i principi che|
separarsi da Roma sera
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trovarono a loro dispa
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formula simile». Formi
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Libri all'indic
Il quotidiano rom
menta il 31 agosto
Giampaolo Jorio, la
zione del card. Ratzi
lativa ai libri del ges'
diano Anthony De M'
dotti da editori laici e
ci e accusati di sviare
re dalla fede. Infatti
gregazione di cui è ri« qua:
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«in ordine alla salvai Wirariac
del giusto nella fede| N®al
na». Si richiederebbe! ^ofom,
pia della Notiflcazion Kntftcl
Congregazione (resa^ Uda d
22 agosto) venisseH ^e..enn
nelle copie già stamP M iiire
relativi libri. Ma lotto, tìa lan
de: «Come potrebb
editori laici accettare l^di r,
sizionedelVaticanoi».
naie I mloMio
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cui insieme saremo
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gioia, alla comu . 'Opaciti
Per questo noi CI re W)
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Il Congo
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I Alìt l’Ocddente. E, se il nuovo
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aniectóes
pastore Giovanni Conte
uranica il suo nuovo indite', via bandi 53, 00045
izano di Roma (Rm) -tei.
06-9370722.
ax;
care la caduta di Mobutu?
Kabila vuole servire il proprio
popolo, in continuità con il
pensiero e la linea politica di
Lumumba, di cui è stato discepolo e seguace; questa è,
nella sostanza, la differenza
fra Mobutu e Kabila.
Questo nuovo modo di
pensare del governo congolese crea la rabbia della Francia
e degli Usa, che vedono perdere il proprio controllo delle
ricchezze che un tempo erano nelle loro mani. Per questo si sono schierati dietro i
Tutsi. Kabila in passato ha
aiutato altri paesi vicini nella
lotta di liberazione, ma mai è
rimasto cittadino di questi
paesi, né ha tentato di imporsi a essi. Perché dunque oggi i
Tutsi ruandesi pretendono di
diventare congolesi e comandare nel Congo?
Dopo la caduta del muro di
Berlino credevo alla liberazione dell’Africa da tutte le ideologie non compatibili con il
sistema tipicamente africano
di organizzazione dello stato,
da qualunque parte esse provenissero. Io non sono un politico e non intendo fare politica. Ho voluto solo spiegare,
a chi è disponibile ad ascoltare l’opinione di una persona
nata in Congo, quali sono le
vere ragioni del conflitto che
sta causando tante vittime in
questo paese.
Ho scritto quanto sopra
nella consapevolezza di
esprimere un parere molto
diverso da quello che prevale
sulla stampa occidentale. Mi
chiedo però perché, quando
si parla del Congo, la stampa
occidentale non manifesta
anche i reali interessi che ha
il capitale di cui è espressione, nei confronti dei paesi
africani di cui parla.
Jules Matanda-Giaveno (To)
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ià stampi Mentre gli esprimiamo
Via lori«® ®a la nostra affettuosa
potrebbi apatia e i più fervidi au
rrettareifKi ai recuperare al più
presto la pienezza delle sue
forze ci permettiamo, attraverso Riforma, di rivolgere
un appèllo generale: il pastore Bensì, che vive solo,
non è in grado di contattare
tutti coloro, singoli, chiese,
organizzazioni, con i quali
aveva contrattò impegni di
vario tipo. Preghiamo dunque coloro che ne attendevano la presenza o il contributo di provvedere a una
sostituzione. Senza dubbio
molti vorranno comunque
contattarlo per esprimere
affetto e vicinanza in questo frangente, tuttavia anche un affollamento di telefonate rappresenta in
questo momento per lui
una grossa fatica. Suggeriamo quindi a chi lo desidera
di utilizzare piuttosto un bigliettino scritto (past. Piero
Bensì, Borgognissanti 6,
50123 Firenze) e, come è
nostro costume, di ricordarlo nelle preghiere.
Renato Malocchi
presidente Ucebi
centro diaconale «la noce»
^ j ricerca un/a tecnico
'irado di assumere la gestione del settore amministrativo
afdo *^'***"®'*®- diploma di ragioneria o laurea in economia;
to W deH’informatica e dei processi amministrativi e con
festi irvifJ 9wtire autonomamente la contabilità, l’amministrazione dei
.ione "“«j personale;
d OfQanizzare il lavoro di gruppo, di favorire lo sviluppo
-e rei dei propri collaboratori e di operare in collegamento
*'>ri settori e con il Centro servizi amministrativi;
e disponibilità per un servizio in ambito diaconale.
VUi^ J Si nff.u,
prefl lem« |®: ®°rso iniziale di formazione, adeguato periodo di inserijiivi osg^j|j.,seadramento e retribuzione come da contratto aziendale.
Invi» sopralluogo e primi contatti.
^“'■'■'culum dettagliato entro il 30 settembre 1998 a:
moti! «La Noce» Istituto valdese - via Giovanni
12 • 90135 Palermo. Tel. 091-6817941Jora1 dfl#a//;c tf ,f' al venerdì, sabato 8-12); fax 091-6820118; e^oe@mclink.lt
PAG. 7 RIFORMA
Sulla revisione dell'«lnnario cristiano» in uso nelle chiese
Aggiornare il linguaggio nella continuità innologica
Le argomentazioni della sorella Renata Pampuro Busani di Genova {Riforma del 28 agosto) a proposito della revisione dei testi deUTniiario sono serie
e valide e certamente la commissione
ne terrà conto a evitare scempi e scempiaggini. Tuttavia una completa adesione al principio della intangibilità letterarià ridurrebbe il nostro Innario a una
antologia di testi belli, di difficile comprensione e fortemente datati come parole e a volte anche come pensiero.
Senza contare che non è neppure vero
che si tratta sèmpre di testi poetici di
alto valore letterario: pensiamo per
esempio al termine «ognor» usato come jolly per fare rima con amor, cuor.
Signor; oppure al «mondo edace» del
bellissimo inno 85 di cui quasi nessuno
ha mai capito il significato.
Il nostro intendimento è di conservare
le melodie, riportandole, quando necessario, alla forma originaria (operazione
già largamente compiuta nellTnnario
del 1969 rispetto a quello del 1922) e il
pensiero dei testi, salvo alcuni casi dove
si impone una modifica e di aggiornare
le espressioni desuete, badando naturalmente che i termini nuovi non siano
peggiori dei vecchi. Abbiamo a cuore la
salvezza del bambino, tanto quanto la
necessità di cambiare l’acqua (almeno
una volta ogni 30 anni).
D’altra parte il rinnovamento dei testi dell’Innario è già largamente avvenuto in occasione dell’edizione del
1922 e in misura minore nell’Innario
del 1969. Succede un po’ come alla nostra Bibbia; dalla traduzione del Diodati (di altissimo valore letterario) si è
passati afi’edizione del Luzzi, poi alla
Riveduta del 1924 e questa, a sua volta,
ha già subito, in questi ultimi anni, ben
due revisioni (per non parlare della
Traduzione interconfessionale). Lo
scopo, come per i nostri inni, non è la
conservazione di opere letterarie del
passato, per quanto degne, ma è di offrire un testo che, nella fedeltà del pensiero originario, si esprime nel linguaggio di oggi. Chi entra nelle nostre chiese e ode la lettura della Parola o il canto degli inni non deve ricevere Timpressione di essere in contatto con una
realtà di fine Ottocento, ma con credenti di oggi che «nella propria lingua
natia» (Atti 2, 8) ricevono la parola del
Signore e elevano a lui canti di lode.
L’intento, secondo le indicazioni del
Consiglio della Federazione, è quello di
mantenere TInnario 1969, aggiornandone il linguaggio, per assicurare la
continuità innologica delle nostre chiese. Verrà aggiunta un’appendice che
raccoglierà alcuni inni recuperati
dall’edizione del 1922 e in più un certo
numero di melodie classiche di antica e
recente composizione per lo più già note alle nostre corali, non contenute
nell’Innario del 1969. Inoltre, parallelamente, verrà pubblicata una nuova raccolta di inni provenienti da diverse tradizioni (spiritual, America Latina, Africa, ecc.) unitamente a composizioni di
autori moderni con stili e concezioni
melodiche del tutto nuovi: molte di
queste sono già note nei gruppi giovanili, scuole domenicali, corali. Le due
raccolte saranno presenti nelle nostre
chiese, ampliando così notevolmente la
scelta dei canti che potranno essere
adeguati a credenti di tutte le età e provenienze e alle circostanze più diverse,
non ultime i culti in comune nell’«essere chiesa insieme».
Alberto Taccia - Luserna S. Giovanni
L'«eredità
dell'ebraismo»
Rispondo alle perplessità
del pastore Carile {Riforma n.
34 del 4 settembre).
Il tema dell’incontro era già
stato scelto da parte cattolica
e subito, essendomi stata
concessa la parola in apertura, io stesso ho manifestato la
mia perplessità per il termine
«eredità» a causa della sua
ambiguità in quanto, se da
una parte esso indica una acquisizione di beni, per i quali
noi non abbiamo faticato
(Romani 9, 3-5; Efesini 2, 1113), dall’altra esso rischiava di
rinverdire una terribile eresia
congenita al cristianesimo
storico, dal tempo dei padri a
quello del cristo-paganesimo
dei cristiano-tedeschi i cui
ideologi (L. Müller e A. Rosenberg) respingevano le
Scritture ebraiche, vaneggiando di un Gesù ariano e
della morte di qualsiasi elezione e vocazione del popolo
ebraico, come del resto era
anche affermato da famosi
teologi protestanti (P. Althaus
e R. Bultmann), i quali affermavano che una eredità comporta anche la presenza di un
defunto (l’Israele spirituale);
e aggiungevano che con un
defunto non si può dialogare;
da lui al massimo si può solo
ereditare. Ormai da mezzo secolo si è attivata in campo cristiano, dopo il trauma della
Shoah, una nuova teologia
cristiana dell’ebraismo che,
partendo proprio da Paolo,
afferma che la nostra elezione
in Cristo è strettamente legata
a quella permanente d’Israele, e che ambedue procedono
verso la salvezza escatologica,
anche se con modalità diverse. E proprio di questo abbiamo parlato in quell’incontro;
non di pratiche e tradizioni
ebraiche, che come cristiani
non ci interessano.
Alla seconda perplessità
che sottolineava l’owietà del
fatto che Gesù si servisse della
Bibbia ebraica, sono d’accordo, a patto che si tenga presente che tale ovvietà non si
estende anche sul modo nel
quale se ne serviva; che era
suo proprio e di nessun altro
maestro di Israele. Infatti
quando si legge che Gesù parlava con autorità (Matteo 7,
29 e parr.) bisogna ricordare
che non sempre citava le
Scritture per confermarne gli
insegnamenti; talvolta le citava per demolirli e sostituirli
con la propria parola (Matteo
5, 21-44), cosa che nessun
rabbino avrebbe osato.
Sono convinto che ogni discorso teologico è sempre a
rischio di subire fraintendimenti; infatti non è per nulla
che ci sono tante religioni che
pretendono di richiamarsi alla stessa fonte; e peggio ancora: ci sono anche molte divisioni interne a esse; e tanto
più approssimativa, per forza
di cose, può essere la sintesi
di un incontro teologico, fatta
per la cronaca e non necessariamente da un teologo.
Fraternamente
i Quale tutela
della libertà
religiosa?
Sergio Cozzi -Monfalcone
La preghiera
per Caselli
Il pastore Giorgio Bouchard
ha pregato in apertura del Sinodo per Caselli: e perché
non anche per altri, per tanti
altri? Per esempio, per i sequestratori, per i violentatori,
per coloro che seminano stragi, che schiavizzano le donne?
Cristo proclamava di essere
venuto non per i giusti, ma
per i peccatori. A noi valdesi
di oggi piacciono però solo
coloro che noi riteniamo «giusti» e di cui condividiamo le
idee o le ideologie: e solo per
loro siamo disposti a prepre.
Abbiamo i nostri miti su
splendidi piedistalli di marmo, che noi stessi erigiamo
dentro e fuori dalle nostre
chiese. Scriviamo elaborati
articoli sulle patologie odierne, sulla famiglia, sull’etica
sessuale e su cento altri argomenti di attualità, ricalcando nuove retoriche pur di
«conformarci al presente secolo». La politica, intesa non
come libera costruzione della
polis in piena libertà di coscienza, ma nella sua accezione deteriore, ossia come
forza discriminante da un lato e di pedissequa adeguazione dall’altro, rientra nella
chiesa dalle vetrate dei nostri
templi e dalle finestre dell’Aula sinodale. Camminare
in avanti è una necessità;
purché il nostro cammino
non si risolva in una mistificatoria, desolante illusione.
Sono un cattolico non praticante e prendo spunto da
un articolo da voi pubblicato
(«Confessioni di serie B»,
Riforma del 12 giugno). Non
riuscivo a crederci; esiste veramente un’associazione dei
Testimoni di Geova per la tutela della libertà religiosa? E
che cosa chiederanno, proprio loro, ai politici?
Mi permetto di ricordare
che i capi di quella religione
disprezzano, in sostanza, tutte le organizzazioni politiche,
tutte le altre chiese e chiunque non condivida le loro interpretazioni delle Scritture.
Che intesa potrà avviare uno
stato, comunque democratico, con chi non solo ha rifiutato il servizio civile e il diritto di voto, ma contribuisce
anche a coltivare i luoghi comuni sulla politica che è
sporca e sempre sporca?
Ma quale tutela della libertà
religiosa possiamo attenderci
da chi insegna ai suoi figli
(quando ancora non sono in
grado di capire) che l’Onu è la
bestia selvaggia dell’Apocalisse, che non bisogna andare a
votare neppure sull’aborto
(straordinario per degli antiabortisti), che è meglio morire
piuttosto che accettare la trasfusione, che la Chiesa protestante e la Chiesa cattolica sono le prostitute Ooliba e Gola,
e che la prima è più colpevole
della seconda?
I bambini a cui sono state
inculcate queste e altre idee,
e che sono stati costretti a
predicare con i genitori, potranno mai scegliere in tutta
libertà di pensarla diversamente? Difficile, quasi impossibile! Capiranno molto
presto i guai che comporta la
disassociazione.
Missione
contro la lebbra
Sono grato alla redazione
di Riforma per la pubblicazione dell’articolo sulla Missione evangelica contro la
lebbra (n. 34, pag. 3), ma devo fare alcune precisazioni.
1) L’articolo non l’ho scritto io, ma si deve al pastore
Thomas Noffke.
2) Nella prima colonna si
dice: «Per motivi politici la
Missione non riesce a entrare
in alcuni paesi (...) per esempio in Sudan». Non è esatto:
la Missione lavora in Sudan
da anni.
3) Nella quarta colonna si
legge; «È stato deciso (...) di
esaminare la possibilità di
avere fondi dalla Gei». In
realtà si tratta della possibilità di avere dei fondi dalia
Cee, cosa molto diversa.
Archimede Bertolino - Terni
Grazie, pastore
Tom Noffke
Natale Pellizzer-Fonte (Tv)
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Riirokma
TARIFFE ABBONAMENTI
ITALIA
ESTERO
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
160.000
195.000
250.000
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■ cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
L’ufficio stampa dei Testimoni di Geova in Italia invia
regolarmente alla nostra redazione materiale informativo sulla loro dottrina e sulla
vita delle loro comunità. Il tono di queste pubblicazioni è
sempre sobrio, rispettoso e argomentato (anche se non abbiamo ancora visto trattare il
tema di chi Testimone di Geova non è perché magari è protestante) come l'articolo a cui
si riferisce il nostro lettore.
Ogni tanto però, riceviamo
segnalazioni, lettere come
quella che pubblichiamo in
questo numero, oppure facciamo personalmente delle
esperienze con Testimoni di
Geova non proprio sobri e rispettosi. Speriamo di crescere
tutti nei valori della civile
convivenza umana. (eh)
In attesa di dare un caloroso benvenuto al pastore Bellion e alla sua famiglia, che
verranno a svolgere il servizio
pastorale nella nostra comunità, abbiamo salutato con
rimpianto e riconoscenza il
pastore Tom Noffke con la
moglie. Lidia, e i figli.
Nove anni fa venne da noi
per rafforzarci nella fede, e
possiamo dire che l’ha fatto
con impegno e dedizione. È
stato vicino, come pastore e
come amico fraterno, a noi
tutti, in particular modo ai
malati, agli anziani, ai giovani e ai bambini. Non ha eretto dei muri ma la sua opera
ha formato delle coscienze
per la chiesa del domani.
Grazie Tom, Lidia e figli per
tutto quello che siete stati per
noi e un augurio sincero di
un gioioso e fecondo servizio
a Roma.
La comunità valdese
di Villar Perosa
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Mary Rostagno Avondetto
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dott. A. Rollo, ai medici e al
personale del reparto di Medicina dell'Ospedale civile Edoardo
Agnelli, al pastore Vito GardioI e
a parenti e amici.
San Secondo, 18 settembre 1998
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
12
PAG. 8 RIFORMA
)ALE
VENERDÌ 18 SETTEMBRf
Inviata da Torre Pel lice una lettera al presidente della Camera dei deputati
Un^aiuto agli Apache per la libertà religiosa
Il progetto di costruzione di un osservatorio astronomico sul monte Graham, luogo
sacro degli Apache, è sostenuto in Italia dal Vaticano e dall'Istituto Arcetri di Firenze
PAUL ROLAND
Malgrado la grande
importanza data al primo emendamento della Costituzione degli Usa, che fra
l’altro dovrebbe garantire la
libertà religiosa a tutti, tale libertà non esiste per quanto
riguarda un aspetto fondamentale della religiosità ancestrale dei popoli indigeni
degli Usa. Vale a dire che la
salvaguardia dei loro tradizionali luoghi sacri non è garantito per legge.
Il caso di monte Graham
Il caso di «Dzil nchaa si
an», «La grande montagna
seduta» in lingua Apache, più
nota come monte Graham,
esemplifica questo problema.
Situato nel deserto Sonora,
nell’Arizona, a pochi chilometri al sud della riserva degli Apache San Carlos, il loro
sacro monte Graham è da
anni al centro di una controversia ormai internazionale
per la costruzione di un grande complesso astronomico.
L’osservatorio intemazionale
portato avanti dall’Università
dell’Arizona, a cui partecipano tra gli altri la Specola Vaticana e l’Istituto astrofísico di
Arcetri (Firenze), quest’ultimo finanziato dal ministero
dell’Università e della Ricerca
scientifica e tecnologica per
25 miliardi, è l’oggetto di una
prolungata opposizione da
parte di numerosi associazioni e gruppi ambientalisti, nativi americani, scientifici, religiosi, e per la salvaguardia
dei diritti umani.
Ergendosi solitario e maestoso dal deserto, monte
Graham è una «Sky Island»
(isola in cielo) di eccezionale
interesse biologico. La nicchia ecologica che si è venuta
a formare dopo il ritiro dei
ghiacci dell’ultima glaciazione, 10.000 anni fa, contiene
ben cinque fasce di vegetazione. È una vera culla dell’evoluzione. un «laboratorio
biologico» vivente. Innumerevoli generazioni di Apache
vi hanno trovato rifugio nelle
torride estati dell’Arizona. La
storia orale degli Apache è
ricca di riferimenti a «Dzil
nchaa si an» e gli Apache
hanno continuato a celebrare
i loro riti sulle sue cime fino ai
giorni nostri. Esso ha un posto fondamentale nella loro
cosmologia tradizionale.'
Il progetto contestato
Ma il progetto di costruire
un complesso di sette telescopi proprio nel mezzo di
questo raro e fragile ecosistema rischia di rovesciare per
sempre il suo delicato equilibrio. Monte Graham è ormai
diventato uno dei casi esemplari delle lotte intraprese in
tutte le regioni degli Usa in
difesa dei luoghi sacri (montagne, laghi, cimiteri, sorgenti, incisioni rupestri, cascate,
ecc.), e la lotta è appoggiata
da molte associazioni e tribù
di nativi americani. Vari consiglieri tribali di San Carlos,
capi spirituali e portavoci
deÌl’«Apache Survival Coalition» e di «Apaches for Cultural Preservation» sono già venuti in Italia, di recente, per
chiedere solidarietà alla loro
lotta e per un congelamento
o ritiro dei fondi italiani e vaticani stanziati per il progetto. Ma nonostante il ritiro dal
progetto di quasi tutti i copromotori originali, una serie
di cause legali, una lunga
campagna di disobbedienza
civile (più di 500 arresti), lunghi ritardi e un budget sempre crescente, il progetto va
avanti grazie ai partner euro
li monte Graham, luogo sacro degli Apache, sorge nel deserto Sonora, nell’Arizona
pei: il Vaticano, l’Arcetri, il
governo italiano e l’istituto
tedesco Max Planck. Grazie
anche al fatto che sono state
aggirate le procedure ordinarie per valutare l’impatto ambientale e culturale di tale
progetto attraverso due esenzioni legislative speciali ottenute da una potente lobby
dell’Università dell’Arizona.
Senza tutela legale
In tal modo, i luoghi sacri
degli indiani sùl territorio
Usa (come la Foresta nazionale Coronado, che include
monte Graham) non hanno
protezione da parte della legge. Dopo decenni di repressione culturale (divieto di
svolgere cerimonie tradizionali, soppressione delle lingue indigene, ecc.), nel 1978
il Congresso ha segnalato un
presunto cambiamento sociale con r«American Indian
Religious Freedom Act», che
tra l’altro avrebbe dovuto tutelare i luoghi sacri. Purtroppo, questa legge non aveva
nessun meccanismo efficace
per far rispettare le sue buone intenzioni. E un decennio
più tardi, la Corte suprema
ha dato il colpo di grazia con
la sentenza sul caso del «G-0
Road» in California, dove il
Servizio forestale voleva costruire una strada e tagliare la
foresta intorno a «Medicine
Rock», luogo sacro di tre
tribù indiane. La Corte ha
stabilito che i popoli nativi
non hanno il diritto culturale di mantenere i legami con
un luogo indisturbato, e che
anche se un’azione del governo danneggia o distrugge
le pratiche religiose di un
gruppo, il governo non è tenuto a prendere in considerazione reclami «speciali» che
potrebbero interferire con il
funzionamento dei suoi enti
parastatali. Non c’è quindi libertà religiosa per quelli indiani che vogliono mantenere le loro tradizioni e le pratiche dei loro antenati.
Nella Convenzione sulla
biodlversità, firmata dall’Italia, ci sono articoli che fanno
riferimento alla responsabilità dei firmatari di assicurare
che le loro attività non danneggiano l’ambiente e le pratiche di comunità indigene e
locali di altri stati. D’altra
parte, l’art. 2 dello Statuto
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
recita: «La Federazione (...)
ha lo scopo (...) di vigilare sul
rispetto dell’esercizio dei diritti di libertà in tema di religione e di adoperarsi perché
la presenza delle chiese evangeliche nella società italiana
sia sentita a tutela dei perma
nenti diritti di libertà e di
eguaglianza nel mutare delle
strutture giuridiche». Visto
che il governo italiano sta
contribuendo ad un progetto
che viola sia l’ambiente di
una montagna unica sia i diritti e le pratiche culturali di
una minoranza etnica-culturale-religiosa, il recente Sinodo delle chiese valdesi e metodiste poteva essere una
buona opportunità di dare
una mano a questo popolo
nel nome della solidarietà e
della giustizia.
Una lettera-petizione
A questo proposito, una
lettera firmata da 75 partecipanti (fra cui 32 pastori) al
Sinodo chiede che venga
messa all’ordine del giorno,
discussa e approvata dal Parlamento italiano la mozione
presentata nel marzo scorso
per vincolare il finanziamento italiano al progetto dell’
osservatorio astronomico su
monte Graham. La lettera è
stata spedita al presidente della Repubblica, al presidente della Camera, al presidente del Consiglio dei ministri, ai capigruppo parlamentari della Camera, nonché al presidente degli Stati
Uniti, ai presidenti delle Università e ai senatori dell’Ohio
e dell’Arizona.
Reazioni delle chiese locali all'invio di truppe in Congo
La soluzione al conflitto non è quella militare
Il 31 agosto scorso il Consiglio delle chiese di Namibia
(Ccn) ha criticato l’invio di
truppe namibiane nella Repubblica democratica del
Congo (Rdc) per aiutare il
presidente Laurent-Désiré
Kabila a respingere l’offensiva dei ribelli banyamulenge.
Ha inoltre ammonito che la
presenza di truppe straniere
nella Rdc potrebbe provocare
un conflitto regionale. Così
come lo Zimbabwe e l’Angola, anche la Namibia infatti
ha inviato soldati nella Rdc.
Le chiese della zona sono
divise sulla delicata questione dell’assistenza militare al
presidente Kabila. Il 24 agosto scorso, il segretario generale del Consiglio delle chiese dello Zimbabwe, Densen
Mafmyani, aveva espresso il
suo sostegno all’invio di
truppe zimbabweane nella
Rdc, nella convinzione che
«le truppe zimbabweane (...)
siano in Congo per ristabilire
la pace e creare un clima favorevole a negoziati».
Il 31 agosto il pastore Ngeno Nakamhela, segretario ge
nerale del Ccn, ha sottolineato che «lo scontento provocato in Congo dalla direzione
politica deve essere risolto
dal popolo di quel paese. I
militari di altre nazioni, tra
cui la Namibia, non devono
partecipare a questa lotta... È
una faccenda puramente interna». «È fin troppo doloroso per i Namibiani - ha affermato Nakamhela - ricordare
la lotta che essi hanno portato avanti (per l’indipendenza) sui proprio suolo e di capire perché non vogliono sacrificare i loro figli per risolvere i conflitti degli altri. La
morte di un solo soldato namibiano in Congo è una
morte di troppo».
Anche nello Zimbabwe
un’organizzazione di difesa
dei diritti della persona ha
chiesto che venissero organizzate riunioni di preghiere
da parte delle chiese per fare
pressione sul presidente Robert Mugabe e per ottenere il
ritiro degli 800 soldati zimbabweani inviati nella Rdc.
Durante una riunione organizzata dall’Assemblea na
zionale costituzionale (Nca)
il 2 settembre scorso ad Barare, i partecipanti hanno dichiarato all’unanimità che
non c’era alcuna giustificazione alla presenza militare
dello Zimbabwe nella Rdc. La
Nca, che rappresenta i sindacati, il Consiglio delle chiese
dello Zimbabwe (Zcc) e altre
organizzazioni civili, contempla anche la posslbiiità (Ji
avviare un’azione giuridica
per fermare rintervetito idHitare del govOTiò, Andie la «Goffiuhità (evangelica dello Ziffibabwe» (1^),che conta 2,5 milioni di ai-'
stiani, ha chiesto il ritiro
mediato delle truppe delio
Zimbabwe e ha invitato il
presidente Mugabe a convocare una riunione dei paesi e
delle parti coinvolte ad un tavolo di negoziati. La Efs ha
aggiunto di non credere ad
una soluzione militare. Le soluzioni al conflitto «non risulteranno da questa convergenza di sforzi dispiegati dagli eserciti africani di paesi
già impoveriti per massacrare i propri popoli». (erti)
L'ultimo libro di Laura Schradei
«
Sulle strade del Kurdista
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Del Kurdistan, di solito, si
parla solo quando c’è
emergenza, come nel dicembre scorso dopo lo sbarco di
800 curdi sulle coste pugliesi.
È che questo paese di 25 milioni di cittadini ufficialmente
non esiste e ai quattro paesi
che si dividono il suo territorio (Iraq, Turchia, Iran e Siria)
non dispiacerebbe affatto che
neanche i suoi abitanti esistessero. Il Kurdistan invece è
un territorio geograficamente
unitario di circa 500.000 kmq
che dopo la prima guerra
mondiale avrebbe dovuto diventare uno stato indipendente, come prevedeva il trattato di Sèvres del 1920, ma poi
le potenze vincitrici, allettate
dalle sue enormi risorse petrolifere, optarono per l’attuale configurazione.
Quest’estate è uscito un
nuovo libro di Laura Schrader*, giornalista torinese, che
da tempo segue le drammatiche vicende del popolo curdo. È un reportage appassionato del viaggio che l’autrice
compì nel Kurdistan iracheno nel dicembre ’91 e gennaio ’92. Era all’indomani
della guerra del Golfo, dopo
che l’Onu aveva imposto a
Saddam Hussein di ritirare le
sue truppe dalla parte settentrionale dell’Iraq, cioè il Kurdistan iracheno. Accompagnata di volta in volta da un
«pesh merga» (partigiano
curdo), la Schrader si inoltra
su strade impervie, dal NordOvest al Sud-Est, fino a pochi
chilometri dalla «frontiera di
Saddam». L’inverno sull’altopiano curdo è molto duro e le
poche strade esistenti sono
coperte di ghiaccio, di buche
e di mine. Molte pagine del
libro sono dedicate alla descrizione di questo viaggio
avventuroso ad oltre mille
metri di quota dove, ad ogni
istante, si rischia di precipitare nel burrone.
È come una metafora di
quella che, il 4 giugno 1992,
diventerà la «Regione autonoma del Kurdistan iracheno»: una strada in salita, piena di curve e di insidie, col
pericolo costante di ricadere
nell’oppressione. In quei mesi il Kurdistan è ancora la
«terra di nessuno», affidata
provvisoriamente al Fronte
di liberazione per la preparazione delle prime elezioni democratiche. Ma questo nuovo Kurdistan rimane un’enclave tra i tre stati totalitari
confinanti, e continua ad essere vittima sia dell’embargo
imposto airiraq sia dei continui bombardamenti dell’aviazione turca. In questo peregrinare spericolato «sulle
strade del Kurdistan», la Schrader ci porta alla scoperta di
questo paese fantasma, rimasto per decenni inaccessibile.
Ed è una scoperta poliedrica
in cui si intrecciano (a seconda degli incontri e delle peripezie) la geografia, la storia,
la cultura e la spiritualità di
questo popolo e di questa
terra le cui origini risalgono
agli albori della storia dell’umanità (l’Eden biblico).
Scopriamo così che in al
«Ev
Ite
eva
all'inf
minai
il dite
due p
valdei
tìsta i
ferme
fletter
propr,
psta I
di rac
bisogì
.perm
mran
rkti t
trova
àll'oì
I
cune zone remote si
ancora la lingua di q!
l’aramaico, che fu lingua'
dale dell’impero me%.
siano. Incontriamo la ni(
gna in cima alla quale si
he approdata l’arca di
nonché il fiume in cui st
zano i «pesci di Abrani(hl
in questo lungo viaggi!
Diyarbakir a Sulaimania,
priamo soprattutto le ti
ancora fresche del genoi
perpetrato contro il pò»
curdo: interi villaggi ras
suolo dalle bombe e daiì
dozer iracheni, centinaia
migliaia di uomini, don®
bambini vittime della gu(
chimica scatenata daSi
dam Hussein nell’87e'
Ora, in alcuni di questi vilj
gi fantasma, la gente è toj
ta a vivere in nicchie ricas *
nelle macerie di quellet
furono le loro case. Nelle? j • «o nu
chie fortezze di Saddam,! | “t
deserte, in cui venivano l
turati anche i bambini, vii
no i partigiani, col loroi®
parabile kalashnikov.
Il Kurdistan è libero
non ha nulla da mangia
Manca tutto, perfino
trezzi più elementari, i
la benzina che si può avs
solo al mercato nero,
ricchi giacimenti di Kirit
nel Sud, sono rimasti in in
no a Saddam il quale stapf
tando avanti, indisturbato,
sua politica di «arabizzazii
ne» forzata. Ma, in queifòl
ni, gli uomini, le donne«
bambini curdi vivono, nono
stante tutto, l’euforiadelli
nuova libertà. Sperano an(t)
ra che il dittatore venga rove
sciato e che si instamfmlmente un governo democratico a Baghdad. Anmi»
sanno che i nemici d' ' ’
e di Baghdad stanno pie?i
rando la divisione del Fror
di liberazione e che Masi
Barzani, leader del Pari
democratico (Pdk), che
trolla il Nord, si lascerà
vincere ad allearsi con
dam contro lalal Talal
leader deirUnione patri!
(Upk) che controlla il centi
sud. Ma questa è storisi
cente, accennata in coti
sione, come amaro riW
aH'attualità, e che spiegai
ché tanti curdi irachenit
cano scampo in Europa.
In appendice vengono]
sentate aicune poesie in0
dei noto poeta curdo Shf
Bekas, ex partigiano, oc
esilio in Svezia, che fu®
stro delia cultura del pò
governo della «Regione ai
noma», rovesciato dalle H
pe di Saddam il 31 ago
1996. L’ultimo verso e
drammatico appello ai
dimenticare il Kurdis
Laura Schräder ci invita
punto a non dimenticare!
aiutare con ogni mezzof
sto popolo martoriato,
con la passione della tn®
te, con la competenza
giornalista e con la aP
di chi ricorda «quell at
leno che all’alba d®' ,
aveva squarciato la uu
montagne del Kurdistan ■
(*) Laura SchradebJ*
strade del Kurdistan. ,
ni Gruppo Abele, Torin >
lo
tav
titàdi
kdoi
cosas
suoi,
ma.
Ml'ic
fa, UT,
do, st
■feolo^
già», i
sto ne,
Il Sim
l'idea,
gno te
E vere
rrianà
nemrr,
«cristi
la str
però l
(juani
interri
£ 22.000.
r
Ljai
scepo,
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perdi
toipa
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dire»,
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Giace
cioè,
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Giovi
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proc
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gioia
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fatto
Famiglia di profughi sull’altopiano curdo-iracheno (Foto Se