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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCII - Num. 41 ABBONAMENTI Í Eco: L. 1.500 per l’interno 1 « Eco » e « Presenza Evangelica » \ Spediz. abb. postale - I Gruppo 1 TORRE PELLICE — 19 Ottobre 1962
1 Una copia Lire 40 1 L. 2.2(H) per l’estero | interno L. 2.200 - esiterò L. 3.200 j Cambio d’indirizzo Lire 5-0 1 Ammin. Claudiana 'l’orre Fellice - C.C.P. 2-17557
RITORNI
GIORNI A RIES
Da quando è stato annunciato il
Concilio Vaticano li, da ogni parte
cattolica si parla insistentemente del
ritorno di noi ’’fratelli separati”, e
molto spesso con ingenue parole, sia
che si giudichi un tale evento di semplice e ormai prossima realizzazione,
sia che ci si rivolga un affettuoso invito
ad entrare, sottomessi e contriti, nella Chiesa Cattolica che ci accoglierebbe come figliuoli prodighi. Dimenticando alcuni scritti della stampa cattolica per noi irritanti, dobbiamo sentirci realmente spiacenti di non poter
accogliere un così caldo invito. Ma
dobbiamo dire ai nostri ’’fratelli separati” (giacché, se noi siamo separati da loro, toro sono separati da
noi), che non possiamo ’’ritornare”
principalmente perchè siamo giti ’’ritornati”.
Quando furono abbandonate le Sacre Scritture per far posto alla tradizione umana, noi siamo ritornati nella Chie.m ove si esaminavano tutti i
giorni te Scritture, come si legge in
Atti 17; 11.
Quando .sv volle dare più valore alle opere degii uomini che alla grazia
e alta fede, noi siamo ritornati nella
Chiesa ove l’A postolo Paolo aveva
detto: ӏ per grazia che voi siete stati
salvati, mediante la fede; e ciò non
vien da vai ma èjf .doìio di
Quando il Vescovo di Roma fu
, proclamato capo della Chiesa, noi
siamo ritornati nella Chiesa di Cristo,
che è il capo supremo della sua Chiesa.
Quando si pretese celebrare la ripetizione del sacrificio di Gesù Cristo, offerto una volta per sempre, noi
siamo ritornati alla Chiesa evangelica, che si atteneva alle parole e agli
inviti di Gesù.
^ Quando si introdusse l’idolatrico
culto delle immagini, noi siamo ritornati alla Chiesa che custodiva integri
i dieci comandamenti di Dio.
In molte altre occasioni noi siamo
ritornati ancora.
Collettivamante, siamo ritornati, nel
corso dei secoli, con Pietro Valdo ed
I i Poveri di Lione, con Wyctiff in Inghilterra, con Giovanni Huss e con
Girolamo da Praga in Boemia, con
Lutero, con Calvino, con i Valdesi
d’Italia che combatterono e furono
penseguitati per rimanere fedeli alla
Parola di Dio, con gli Ugonotti di
Francia che arsero sui roghi e caddero a Wassy e nella notte di San Bartolomeo sotto il ferro di coloro che
oggi ci invitano dolcemente ad entrare nella loro casa.
Singolarmente, siamo ritornati ogni
qual volta un cristiano ha abbandonato la Chiesa Cattolica nella quale
i era nato per congiungersi agli altri
cristiani nella Chiesa Universale di
Cristo.
Molte volte e 'in molte occasioni
siamo dunque ritornati, nel corso dei
secoli. Perciò, quand’anche oggi, per
j fare una ipotesi assurda, tutti in mas! sa abbmdonassimo le nostre chiese
per entrare in quella cattolica, la Protesta risorgerebbe ancora, giacché, come ha scritto Vinet, ”la Riforma si
rifarà perpetuamente”.
Non ci rimane quindi che rivolgere, a nostra volta, l’invito cù fratelli
cattolici di ’’ritornare” anch’essi, non
pretendiamo in questa o in quella
Chiesa Riformata, ma nella Chiesa
Universale, ove il capo è Gesù ed ove
le Sacre Scritture sono integralmente
rispettate, ove potranno trovare la comunione dei Santi e potranno quindi
realizzare quella unione che anch’essi
desiderano.
E. Vie.
Gruppi comniiitari e lesHnionianza a Cristo
Comunione più profonda e vera ehe nasce dall’unione ‘‘teologia-servizio,,
Dopo Tesperienza comunitaria di Agape
abbiamo eoniineiato questa. Si può ben dire che la vita comunitaria non è un giuoco
da ragazzi. Difficoltà ce ne sono abbastanza e, tutte, inerenti alla nostra umana natura, la quale è veramente « naturaliter »
borghese. La vita insieme richiede, certo,
delle rinunzie, specialmente alla vita privala, all’angolo di pace dopo il lavoro giornaliere. Nella comunità è più facile esperiinentare il « non aver dove posare il capo » che non la quiete di chi si separa dal
mondo. Le comunità di monaci hanno, for
se, ques:a quiete, non la comunità di Agape, sia nel gruppo di Frali che in (juellu
dt Riesi.
Però v’è anche l’altra faccia della niedaglia. Vi è una pienezza di vita che non
è comune altre ve. Il viver insieme dà qud
(he la vita individuale non dà. Per dire
Incvemente ciò ehe è di maggior rilievo:
un aiuto ed un controllo recìproco a servire, una maggior capacità di lavoro, un
continuo richiamo al senso vccazionale del' esistenza, la gioia del servizio comune,
ed inline, anche, una maggior economia
nelle sp‘se, il che \ale ai lin dell’opera.
Non si deve, perciò, esagerare pensando
ai <( saciiiìci » dei comunitari. Questi la-( ¡ano una vita « per conto jwoprio » ma
ricevon dieci volle tanto su un altro piano
e quel che soprdtiutto ed innanzitutto conta, hanno la possibilità di coJnniere insieme un servizio ed una testimonianza che
aU’individuo son raramente dati.
Son più ehe mai convinto che la nostra
epoca richiede alla Chiesa di esprimere dei
gruppi comunitari se essa vuol oggi compiere la sua vocazione. E’ difficile che ognuno possa compierla per conto proprio e non
è realistico pensare che la parrocchia, eom’è oggi, sia lìcllc chiese di popolo che
in quelle di minoranza, «ia ancora capace
di questo. La parrocchia è debole per il
gran numero di membri indifferenti o non
impegnati che essa ha. £ quando si mette
in moto, quando vuoi fare cose uno.e, ries«e luit’al più a realizzare dei gruppi di
studio o di meditazione o di accoglienza,
ma non gruppi impegnati nel mondo. Si
dice che il compito dei laici è nella vita
prcfessìonale e che basta prepararli a questa. Ma quando i laici avranno fatto bene
e onestamente la loro i>rofessione avranno,
lutt’al più, reso una testimonianza a se
stessi (d’esser buoni medici, o ingegneri,
o operai, eco.) ma non a Cristo. Perché?
Perchè finiranno quasi sempre con pensare a se stessi, alla loro carriera, al loro
lavoro e questo non avrà niio scopo vero.
Ma se essi fan parte di un gruppo impegnalo, in un dato settore (università, fabbrica, strada, ecc.) e questo gruppo avrà
lino scopo preciso alla sua azione, anche
l’opera di ognuno ne sarà coinvolta ed avra
il valore di testimonianza che il gruppo
Si prefigge. Qui Petica professionale avrà
il valore di testimonianza che le è dato dalla mèta prefissa, e non da quel che essa
in se rappresenta.
Un gruppo comunitario che raccolga dieci o quindici persone, ed anche meno, con
lo scopo preciso di agire e servire in un
dato ambiente (e non pensate a Riesi, perchè (“iò vale anche a Torino come a Parigi, a Losanna come a Stuttgart) per dare
ad esso il seh'so della vita in Cristo, raggiungerà dei risultali insperati e veri. Nelle
Liniversilà si ha una testimonianza efficace
a (irisio non quando degii sludenli isolali
lentan di darla, ma quando essi sono uniti
(In incontro di anziani e diaconi
1 rappresentanti dei Concistori della Val Felice riuniti il 7 ottobre a Torre Pellice
Ci sono avvenimenti, grandi e piccini, che sembrano nati, come si suol
paganamente dire, sotto una maligna
stella. L’incontro di domenica, 7 ottobre, a Torre Pellice, tra anziani e diaconi della Valle del Pellice è uno di
questi. Assente, per giustificati motivi, il presidente della Commissione
distrettuale; il vice presidente seraficamente ignaro degli argomenti che
si devono trattare; il segretario, infine, che dà, finalmente, inizio ai lavori alle ore 15,30 con la premessa che
un o.d.g. dei lavori vero e proprio non
esiste, ma dovrebbe... emergere dalla
conversazione. Naturalmente alle 17
alcuni dei presenti devono partire!
Il solito L. A. Vaimal protesta amaramente contro la maligna stella che
egli identifica con una cronica incapacità organizzativa, dote precipua di
certi nostri ambienti ecclesiastici.
Questo inizio infelice contribuisce
purtroppo a dare un tono alquanto
amaro all’incontro.
11 pastore Giorgio Tourn, segretario della Commissione distrettuale,
chiarisce ai convenuti (poco numerosi) che essi dovrebbero pronuirziarsi
su di una proposta che gli sembra
molto semplice, chiara e fertile di fecondi sviluppi p»er il potenziamento
della vita delle nostre chiese nel n<>
stia distretto: l’istituzione di presbitèri nelle nostre Valli: proposta già
accolta favorevolmente nella Val Germanasca dove si sono costituiti (o
stanno per essere costituiti) tre presbitèri. Presbiterio, nella lingua parlata alle Valli significa comunemente;
casa d’abitazione del pastore. In questo caso, si tratta di un altro signifi
cato. La parola è sempre la stessa, ma
essa significa qualche cosa di (fiverso.
Cosa sia questo qualche cosa di diverso, lo illustra il pastore G. Tourn;
l’unione di due o tre concistori di parrocchie vicine per discutere e risolvere problemi cornimi.
Pinerolo, S. Secondo, Pramollo per
esempio possono costituire un presbiterio; S. Germano Chisone, Villar Pe
rosa, Pomaretto, un altro; Lusema S.
Giovanni, Rorà, Angrogna e Torre
Pellice un altro ancora, e co^ via.
Tutto è così chiaro e così semplice
che il pastore Giorgio Tourn rimane
sconcertato dalla improvvisa reazione.
Apre il fuoco L. A. Vaimal: qual’e
la configurazione giuridica di questo
« presbiterio »? che posto trova nei
nostri regolamenti? E’ questa la sede
per deciderne l’istituzione? Questo
rinnovamento delle strutture deve servire ad una vita ecclesiastica rinncivata, o maschera male ima crisi spirituale che sa più di cenere ohe di
fuoco vivo?
Il dott. Mathieu, di Pinerolo fa le
più ampie riserve sull’opportunità del
la configurazione topografica di questi presbitèri che finiranno con l’immiserire il raggio visuale dell’azione
dei concistori: per tanti aspetti il presbiterio di Pinerolo è costituito dalle
due Valli.
Un tema questo ohe viene ripreso
ed approfondito dal pastore E. Aime;
vi è in questa proposta dei presbitèri
il pericolo di una chiusura nell’ambito della piccola cerchia dei piccoli problemi locali.
La conversazione si fa vivace; gli
oratori dimenticano di chieder la parola, ma tutti possono dire quello che
pensano (e forse questo è anche un
bene!).
Purtroppo si procede a zig-zag e si
perde spesso di vista il punto di par
tenza ; si inseriscono cosi proposte
ruove: quella del pastore E. Aime che
vorrebbe la costituzàone di una Giunta di concistori, una specie di organo
consultivo che dovrebbe affiancare il
lavoro della Commissione distrettuale per lo studio di determinati problemi.
In un acuto ed equilibrato intervento il dott. E. Bosio osserva quanto insidiosamente il mondo, denunziato
dall’alto del pulpito, si vendichi del
pulpito introducendo i suoi slogan e
lu sua burocrazia nel linguaggio e nella vita della Chiesa.
A Giunte ed a Presbitèri i convenuti fanno negativa accoglienza.
Perchè, tutto sommato, le attuali
strutture ecclesiastiche sono veramen
te inadeguate? C’è la ferma volontà
d; farle funzionare? Su questo punto
anche si scambiano pareri contrastanti. Giorgio Tourn è radicalmente
pessimista; le Commissioni distrettua
li non possono funzionare; anche se
Più che mai la fame
regna nei mondo
Il Diri'lt(irc della F \ (I r(irnispi‘ slalisliclie
R<mui. — Ci iSo,iio aUu.i3mf.nlc nel mondo più persone eiie soffrono la faine di
quante non ve ne siano stale in alcun’akra
epoca della storia. Lo Ita dichiaralo a Ro.ma. al Convegno cattolico iniemazionaìe
della vita rurale, d’indiano Binay Ranjan
Sen, direttore generale dell’Orga'nizzazione
delle Nazioni unite per l’Ailimentazione e
r.4giricoiI'ltira (F.-tO). Affermando che il
problema della fame investe la responsahiJilà intemazionale, il dr. Sen ha preci.sato <lie fra un anilSardo e nin miliardo e
mezzo di nomimi soffrono, a gradi diversi,
di un’alimentazione difettosa e c3ie dai 300
ai 500 miilion! sono lotailimente soUoalimenlali. (sotqn)
10 volessero, non troverebbero ascolto !
Il pastore F. Sommani tenta ad un
certo punto di dare un tema concrete)
alla discussione, invitando i presenti
ari uno scambio di idee su alcuni problemi concreti che potrebbero proficuamente esser studiati: in periodici
iiicontri di concistori topograficamente vicini.
Vari interventi mettono in evidenza alcuni di questi problemi: revisione delle attuali circoscrizioni parrocchiali; unità di impostazione delle liste dei membri di chiesa ; segnalazione dei trasferimenti dei parrocchiani;
unità d’impostazione dei programmi
di istruzione religiosa.
Ma sono poi questi problemi solamente problemi particolari?
Si segnala a questo proposito l’urgenza della soluzione unitaria dell’insegnamento religioso da impartire ai
ncstri ragazzi nella scuola media che
si sviluppa ormai in tutti i comuni
con 3.1X)0 abitanti. I nostri ragazzi giocano nel cortile o vanno a casa, mentre si svolge l’ora di religione. Non è
giunta finalmente l’ora di affrontare
11 problema della eventualità di ottenere il riconoscimento al nostro diritto ad insegnare la religione ai nostri, con una soluzione analoga a quella in atto nelle scuole elementari alle
Valli? E opportuno lasciare ai singolari Concistori, per lo più restii, l’onere di impostare un problema la cui
soluzione può dipendere in gran parte proprio dalla sua impostazione?
Dobbiamo continuare a perdere occasioni preziose di lavoro? Abbiamo un
personale qualificato, oltre i pastori,
per questo compito?
Il problema non lascia insensibile
l’assemblea; il pastore Giorgio Tourn
comunica che convocherà prossimamente anziani e diaconi per studiare
questo argomento.
Poiché l’ora fatidica del thè è scoccata da molto tempo, si tenta un bilancio deH’incontro ; nessun o.d.g. in
partenza; nessun o.d.g in arrivo; però la promessa che la prossima volta
le cose andranno meglio: ci sarà l’o.
d. g. ; esso verrà comunicato tempestivamente 3 tutti personalmente; sarà
studiato anche il problema spirituale.
Però c’è anche qualcosa di più positivo, e lo mette in rilievo il pastore
s. Rostagno ; il fatto ohp si è parlato
appassionatamente ; che i problemi
tutti sono stati sentiti (magari esaspe
rati); non c’è stata atmosfera di conformismo !
Un caldo ringraziamento all’ospitalità fraterna del Concistoro di Torre
Pellice, ai suoi collaboratori, all’anziano Varese che si è sobbarcato all’improba fatica della funzione di segre
tario deH’incontro.
rep.
in gruppo per un’azione comune. Cosi se
s! vorrà fare qualcosa di vero elle segni la
presenza di Cristo nella città, occorrerà che
credenti si mettano insieme, e insieme nel
loro particolare settore di lavoro. Per esempio un gruppo di medici che crei un centro
medico, un poliarabulalorio, dove ciascuno
lavora secondo la sua specialità, ma tutti
insieme possan creare un centro di servizio
ai cittadini, sia per lo spirito e Tamore con
cui agiscono, sia per la maggior facilità
economica che l’esser insieme concede loro e che può esser messa a disposizione di
dii più ne ha bisogno. Così un gruppo di
insegnanti per agire nella scuola, di operii' della stessa azienda per esser un seguo
di Cristo nella fabbrica, e via dicendo. 11
settore preciso ed il servizio preciso sono
essenziali, perchè il gruppo non dispenda
le proprie forze ed il servizio non si risolva in diiacchiere.
Teoricameiijte si potrebbe dire die non è
indispensabile die i componenti questi
« gruppi » vivano insieme, ma solo lavoriai insieme... Però quel che occorre è rompere con la concezione comune della vita
per cui si pensa a ig) stessi o -si fa della
tamiglia il solo scopo del nostro lavoro. E
se si vuol rompere con ciò occorre uscire
dai soliti schemi e fare un passo decisivo
verso una cellula realmente comunitaria,
nella vita stessa, die operi, die sia unita e
auloconlrullaiitesì. Questo passo può scnihrare diffìcile, ma è il passo per cui si entra nell’avventura della fede, die è l’avventura della lotta contro il nostro persistente istinto di conservazione.
il gruppo comunitario die si impegna in
1111 settore definito della città, vien presto
a rappresentare nella parrocdiia stessa un
punto focale intorno al quale immancabilineiile verranno a raccogliersi le energie
vive di essa. E’ un fatto quasi quotidiano
die persone udendo Pevaiigelo desiderano
impegnarsi seriamente, ma l’attuale parrocdiia, nella sua vita introversa, non sa
come impiegare questo loro desiderio di
servire cosi che le disperde in attività interne secondarie e le perde del tutto, se
non .sanilo entrare negli schemi istituzionali.
il gruppo comunitario non solo agisce
come punto di ril'erimento e come possibilità di impiego delle energie nascoste della
parrocchia, ma sempre esercita un’attrazione verso quelli che vivono ai margini della
diiesa o fuori di essa e che rappresenlaiio,
come direbbe il Dr. Müller-Gangloffi, il terzo popolo di Dio. Si è visto ben spesso come questi gruppi comunitari abbiano possibilità di dialogo col mondo esterno alla
chiesa e die perciò rappresentano una forza viva di penetrazione della chiesa stessa
nel mondo.
Noi viviamo in un secolo in cui Taunosfera indispensabile alle attività della Chiesa è quella ecumenica. Non è più concepibile un lavoro ecclesiastico che non abbia
«respiro» ecumenico. Ora questi gruppi, come gli attuali esempi rivelano, creano una
coinunione ecumenica che, partendo da una
unità vocazionale, ha più ricche e più profonde pcissibililà di quella che sorge solo
da incontri dottrinali. (Jni teologìa e servizio sono uniti e poiché l’azione chiarifica
la fede (proprio perchè nell’azione scopriamo la continua ed operante presenza del
Sigiicre) anche la comunione che ne deriva
è più profonda e vera.
Infine, la parrocchia stessa ne ha il più
grande beneficio. Il pericolo della setta è
niiniino, poiché dove regna lo spirito di
servizio, ben poco alligna la divisione. Invece rinsieme stesso della chiesa ne lui
due innegabili vantaggi: il primo, già indiiato, é quello di avere nel suo seno dei
poli intorno .ai quali si raccolgono le sue
energie viventi per l’opera vera della Chiesa, cioè la missione nel mondo; il secondo,
die se questi gruppi si sviluppano in essa,
anche la sua vitalità ne esce arricchita.
Concludiamo. L’esperienza dei gruppi comunitari die s> ccsliluiscono non tanto iier
«far qualcosa di nuovo» ma per un servizio
preciso e ben definito, può essere una indicazione alla Chiesa per il suo futuro. Oramai, andie se pochi lo dicono lutti sanno
die la diiesa di popolo ha ben poca influenza su quel mondo che essa segue zoppicando e dallo spirito del quale spesso e
diretta. Essa sta, invece, in quest’era postcristiana diventando a poco a poco una vasta «diaspora». 1 gruppi comunitari, per il
loro serio impegno di vita posson rappresentare un'indicazione a questa diaspora
per un servizio nuovo ed una testimonianza
efficace resa al N’ienle ed ai Suo nuovo
mondo. T. V.
[dal BoUetthw
« Notizie da Riesi »)
2
P«g- 3
N. 41 — 19 ottobre 1%2
LE COSE MIE
(o.. i ' 0__L
FIlippesi 1: 12
Le mie cose vanno così così, le
mie cose vanno bene » Ecco
un’espressione che ci vien fatto di
udire e di ripetere assai spesso. Anche Paolo l’ha usata in una sua lettera dicendo : « Or fratelli, io voglio
che sappiate che le cose mie son riuscite piuttosto al progresso del Vangelo ». Certo avrebbe potuto esprimersi molto diversamente. Avrebbe potuto scrivere ai credenti di Filippi una
lettera allarmata narrando le sue difdifiBcoltà, e nessuno se ne sarebbe stupito. Carico di catene, che gli ricordavano ad ogni istante la sua condizione di prigioniero, guardato a vista,
costretto a compiere la sua opera di
testimonianza in un ambiente ostile,
circondato da alcuni uomini fidati ma
anche da molti altri che predicavano
Cristo « per invidia e per contenzione », l’Apostolo avrebbe ben potuto
dire, in un momento di sconforto, « le
mie cose vanno male », la mia esistenza è in pericolo, l’orizzonte è oscuro.
Ma non lo fa, perchè la sua esistenza
intera è così totalmente legata al suo
Signore che, prima ancora di esprimerla, Saulo vive la sua affermazione: « per me vivere è Cristo », Cristo crocifisso e risorto. Cristo che opera nella debolezza dei suoi servitori.
Anche questo servitore di Dio, come
ognuno di noi, sa scorgere le difBcoltà e le prove nè tenta di scostarle dal
suo cammino. Soltanto le sa vedere,
così come sa vedere tutta la sua vita,
alla luce dell’opera nascosta e pur ben
reale che il Suo Signore sta compiendo servendosi anche delle prove e delle afflizioni dei suoi.
che Cristo compie in noi e per mezzo
nostro.
Paolo poteva scorgere chiaramente l’azione del suo Signore e poteva rallegrarsene. Infatti non si sentiva abbandonato a se stesso bensì al
centro dell’azione stessa di Cristo.
Scrivendo ai Filippesi e rivolgendosi
a noi egli constata tutto ciò con riconoscenza. Chi imposta o meglio riceve il dono di impostare la propria vita nella scia di quella di Cristo si trova misteriosamente inglobato nella
potenza liberatrice del suo Signore ed
è allora soltanto, che le cose sue vanno veramente bene, che può valutare
la sua vita in base al progresso (perchè vi è sempre progresso) del Vangelo. Possa il Signore far sì che ognuno di noi ripeta, con riconoscenza,
una confessione di fede come quella
dell’Apostolo : « Le cose mie riescono
piuttosto al progresso del Vangelo »
e che non si tratti semplicemente di
parole pie.
Giovanni Conte
Dalla predicazione tenuta nel tempio di
Rorà la domenica 23 settembre 1962.
LETTERA AL DIRETTORE
Unione e unità
dei cristiani
Caro direttore.
Sulla Luee-Eco del 21 settembre,
noto in prima pagina la fotografìa
del dr. Visser’t Hooft e di Mons.
WUlehrands, dove quest’ultimo è
presentato nella sua qualifìea, quale
tt segretario del Segretariato vaticano
per l’unità ».
Rilevo la cosa non per fare un appunto al nostro giornale, ma per
precisare un equivoco di dizione assai diffuso anche nella stampa protestante d’oltr’Alpe. Infatti credo fermamente che ogni cosa vada sempre
indicato con il suo nome vero, perchè il nome in questi casi qualifica
la funzione in quanto esprime il significato dell’ente a cui la persona
è preposta, e dice ciò che in effetti
S-: è voluto che l’ente fosse.
II detto Segretariato infatti si denomina « Segretariato per l’unione
dei cristiani »; ed è chiaro che l’unione dei cristiani è una cosa e la
loro unità un’altra. Questa si manifesta nelle conseguenze della comune fede in Cristo Gesù, unico Signore a Salvatore; quella si ricerca nelle combinazioni di struttura umana
tra istituzioni cristiane esistenti e
divise.
Noi evangelici e riformati perse
guiamo l’unità nel tentativo di manifestarla con la nostra testimonian
za al Cristo in comune con quanti
si adoperano nel mondo nella stessa direzione. Indubbiamente l’indirizzo impresso al « Segretariato » di
cui Mons. WiUebrands è segretario,
è diverso; esso procede nella direzione dell’unione dei credenti nell’intento di mosrtrar dove essa sia
ai cristiani che la ricercano.
A me sembra sia chiaro che il probi« ma dell’unione verrà dopo ; nè
possa essere preso in considerazione
prima che quella dell’unità sia stato
dovutamente impostato neirecumene
cristiana. Forse esso potrà essere affrontato fuori di ogni equivoco solo
quando, passate alcunj generazioni,
le chiese cristiane avranno sperimentalo insieme una comune manifestazione della loro unità in una posi
zione di reciproco rispetto e di solidarietà spirituale. L’unità conduce i
(ledenti ad essere uno in Cristo,
mentre l’unione mira a salvare la
Chiesa o le Chiese nel mondo. E
(juesla ■> un’altra cosa.
Cordiali saluti
Giorgio Peyrot
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiii
Lettera dall’lnsfhìlterra
Un problema attuale per la Gran Bretagna e per
1^Europa: mercato comune e politica imperlale
Non è forse vero che, anche là
dove saremmo tentati di fare
un’accurata distinzione tra la vocazione specialissima ricevuta dall’apostolo e quella più umile (ma non di minor valore) che ci è stata rivolta, sentiamo che il quadro generale delle nostre giornate è troppo spesso fondamentalmente diverso da 4uello dell’apostolo Paolo? No; nè forse vero
che siamo disposti a « prenderlo ad
esempio », a prendere ad esempio il
suo atteggiamento proprio come tutto
ciò che, in fin dei conti, è più o meno
irraggiungibile, più o meno estraneo
al flusso normale della nostra vita?
Così la domanda inquietante rimane: non ci si domanda già se le nostre cose vano bene o male, ma ci si
domanda se nella situazione in cui ci
troviamo, o ci siamo trovati, ci è mai
venuto in mente di dire « le cose mie
sono riuscite piuttosto al progresso
del Vangelo ». Siamo veramente convinti e viviamo veramente della convinzione che quello che conta anche
per noi è il progresso del Vangelo?
Se questo è il caso dobbiamo allora
poter dire « le cose mie vanno bene »
non già soltanto quando nessuna difficoltà si fa sentire sul nostro cammino,
ma ogni volta che possiamo scorgere,
magari sotto apparenze contrarie, un
progresso nell’opera di liberazione.
Tengo a dire «.die le seguenti notizie le
ho riaissunite parte dal « (ìuaitidian », da
« Peace News», parte da disporsi tenuti
in luogo pubblico da membri del Parlamento nonché da brevi scambi d’idee avuti coni gli inglesi stessi.
A itìliiusura della Conferenza i iprinii ministri del Commonwealth hanno diramato
un comunicaito nel quale in, linea di massima è stata data l’aipprovazione al governo Maomiillan di proseguire i negoziati
intraipresi a Bruxelles. Allo stesso tempo
essi hanno soittolineata 1’imp.o.rtanza di ottenere condizioni migliori e «pecifielie
garanzie per i riapetitivi Paesi. In altre
parole si spera cihe le presenti promesse
dei Sei diventino degli accordi precisi. I
risultati delle trattative dovranno, fra tre
o (juattro mesi essere di nuovo sottoposte
all’attenzione dei primi ministri prima
che essi diano l’approvazione finale all’en.
traita della Gran Bretagna a far parte del
Mercato Europeo. Essi sono però d’accordo nel rieoinoeoere che tale decisione spetta soltanto alla Gran Bretagna.
Vo ci discordi ed esprimenti una marcarata ansietà circa la soluzione di problemi specifici si sono levate da parte dei
pirimi ministri della Nuova Zelanda, del
Pakistan, dell^India e del Canada. « Perchè quest’ansietà? » si chiederà qualcuno.
Ecco alcune ragioni. 'Dobbiamo innanzi
tutto tener presente dhe l’Inghilterra è
sempre stala attraverso i secoli una nazione marittima e che per sopravvivere
ha bisogno d’esportare e d’importare essendo povera in materie prime e in derrate alimentari. Queste le provengono da
mercati mondiali, specie dai paesi del
Coimmonwealth con i quali ha trecento
anni d’esperienza commerciale e a cui va
La Chiesa Evangelica
nel Venezuela
La prima comunità presbiteriana fu fondata a Caracas il 14 gennaio 1900; si chiamò « parrocchia del Redentore », e nel
1912 fu costruito il tempio nel centro della città. La sua attività si è sviluppata ed
ora la chiesa di Caracas è la più grande
del paese; sul piano finanziario è del tut,
te indipendente e conta più di 300 mera
bri iscritti che partecipano attivamente al
la vita della chiesa. Altri luoghi di culto
furono aperti nel diversi quartieri di Ca
racas e nei villaggi all’interno del paese
Nel 1913 la chiesa Presbiteriana del Ve
tiezuela era costituita ufficialmente. Allora
era costituita di tre parrocchie organizza
te. Oggi in questa chiesa vi sono 8 parroc
thie organizzate, ed un totale di 678 mem.
bri attivi, l pastori consacrati sono 11, di
cui 5 sono stali mandati dalla Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti ; le scuole do
menicali sono 16; vi sono una società fem.
minile presbiteriana ed un consiglio della
gioventù prestibetriana, ed ambedue han
no dei programmi di lavoro molto intensi;
La Chiesa Presbiteriana del Venezuela
si è sviluppata mollo lentamente nei primi
50 anni della sua esistenza, però negli ulti
mi 19 anni ha preso uno slancio nuovo
suscitato dal Movimento per una vita nuo
va. A.desso essa ha varcato i confini tradi
zinnali per iniziare un nuovo lavoro neUe
gittà all’interno del paese. A Baquisimeto,
(apitale dello Stalo del Lara e terza città
per importanza economica, è stala organizzata una nuova chiesa ed una sala ad Acarigua, capitale dello Stato di Portuguesa.
Nello Stato di Carahoho, precisamente a
Valencia, una nuova comunità è in formazione. E’ così che l’azione Presbiteriana,
che durante mezzo secolo si era limitata
al distretto federale e a solo 20 degli Stali del Venezuela, ora si è estesa in tre Stati
in più.
Il problema principale della Chiesa è il
fatto che manca di pastori e di competenti.
Quattro pastori presbiteriani venezuelani
sono morti senza che si sia visto un giovane venezuelano che si sia proposto per
prendere il posto di uno di loro; per ciò
tre pastori sono venuti da altri paesi dell’America Latina per lavorare nella nostra
Chiesa. Solo quest’anno dei giovani ritorneranno nel loro paese, dopo aver conseguito il diploma in teologia nelle Facoltà
di Cuba e del Guatemala, per iniziare una
attività pastorale. Si trova nella gioventù
presbiteriana un nuovo spirito, la preparazione al pastorato risveglia un interesse
maggiore ed uno zelo anche maggiore, il
desiderio di servire Gesù Cristo e la Sua
Chiesa aumenta. Questi giovani rappresentano la speranza attuale che prega costantemente per suscitare dei nuovi conduttori. *
il 49% ideJle esportazioni. La Gran Bretagna lia già da tempo etabiiito relazioni
econoniiche sia con i paesi dell’Europa
Occidentale ohe con quelli dell’Buiropa
Orientale (Urtioiiie Sovietica incliuisa). Stando ad un oipuscolo pubblicato a cura della Lega contro il Mercato Comune, noliamo, per esempio che T82% delle esportazioni dell’isola Mawritius è diretta verso l’Inghiherra, lo .stesso dicasi per il
79% della Sierra Leone, il 48,5% della
Nigeria ed il 53% della Nuova Zelanda.
Quest’ullima, ise l’Inghilterra non ottenesse a Bruxelles termini più favorevoli al
Commonwealth, potrebbe ritrovarsi nelrannientamento economico più completo.
Essa sta già cercando dei mercati in Giappone e lo stesso dicasi per il Canadá che,
a malincuore si vede forzato a stringere
legami economici più saldi con gli Stati
Uniti. Inoltre l’India, attraverso il suo
piano quinquennale, sta cercando di rialzare il tenore di vita della sua popolazione che guadag'iia in media, dieci scellini
per settimana, pari a 875 lire italiane. E’
altresì da ricordare che Flndia non ha
bisogno di aiuti, ma di mercati, e se le
tiratlalive di Bruxelles risultassero disastrose per il Commonwealth (cioè se Mac
Millain venisse meno alla promessa fatta
il 2 agosto 1961) a obi l’India potrebbe
rivolgersi per sfamare la sua poipolazione
se non all’Unione Sovietica?
« C’è poco da fare », alcuni dicono,
(( se firmiamo è la fine del Commonwealth,
ed è proiprio questo Ohe desideriamo per
ottenere poi, in pratica, un vantaggio mar
ginale deH’l%? ». « A capo del Common
weallh non vi può essere una provincia
ma soltanto una nazione sovrana ed indi
pendente ». « Dobbiamo astenerci dal fir
mare il trattato di Roma perchè restando
cosi uniti potremo seguire una linea di
condotta ohe permelterà poi di influenza
re il resto dell’Europa. Cosa è l’indipen
denza nazionale? E’ il diritto di ogni na
zione di essere padroni in casa propria
Questo Mercato Europeo equivale ad una
resa politlea e non è per niente un lega
me economico. Inoltre esso non è un’idea
inglese ma americana allo scopo di pro
muligare la guerra fredda. Ora, noi non
vogliamo diventare nè un bastione della
guerra fredda, nè dell’imperialismo americano ». « Perchè non dire chiaramente
elle il prestigio inglese nelle crisi internazionali, una volta così alto, è oggi in
declino? Percliè decliniamo? ». « Durante
gli ultimi sei mesi del 1961 la produzione
degli stali meniihri del Mercato Europeo
arrivò ad un punito statico. L’Europa continuerà a vivere anche senza la nostra partecipazione, e non continueremo ad avere
legami economici con essa, come in passato ». « Perclliè dobbiamo essere obbligati, tramite il Trattato di Roma, a finanziare di molto la produzione delle armi
tedesche contro gli interessi delle nazioni
Washington ».
A questo punto qualcuno si chiederà:
« Ma percliè il governo inglese ha dato rilievo al Mercato Europeo soltanto da un
po’ più di un anno a questa parte? » Rias.
suniendo da un articolo pubblicato dal
Forward Britain Movement, fu solo dopo
la visita del Primo Ministro a Washiington,
avvenula nel 1961, che egli cambiò improwisamente d’idea, sotto iprobabile
pressione fatta dal Presidente Kennedy
perohè gli Stati Uniti preferirebbero ohe
tutti fossero uniti con loro allo scopo di
promulgare la guerra fredda nefFinteresse del « mondo libero ». Macmillan, nei
suoi discorsi elettorali, a più riprese non
si istanicò di ripetere che mai prima d’oggi
il Paese ha goduto di un benessere materiale così elevato, etc. (Le sue famose parole sono: « You never had it so good »).
All’elettorato fu altresì ripetuto che l’econo-mia, il commercio anidavano a gonfie
vele. Però tutto questo non impedì al
Primo Ministro di cogliere roecasione della sua visita a Washinigton per prendere
contatto con il Fondo Monetario Interna
zionale, nell’ambito del quale, come si
sa, gli Stati Uniti hanno una notevole in
fluenza. Egli richiese a tale Fondo Pim
prestito di 716 milioni di sterline allo sco
po di salvaguardare la valuu nazionale
Prima che tale prestilo fosse concesso pe
rò, furono messe delle condizioni, ed una
di queste sembra essere stata la richiesta
da parte dell’Inghilterra di essere ammessa alla Comunità Europea. Ecco, forse,
perchè molti dicono che Macmillan ha
buttato la nazione a mare, e con essa il
CommonweaMi). E’ bene tener presente
che molte decisioni riguardamli la politica inglese non vengono per niente prese
a Westminsler, ma vengono poste da banchieri stranieri. Altri non si stancano di
ripetere: «Nessuno ci ha chiesto se volevamo fabbricare o no le nostre bombe atomiche, e nessuno c’interpellerà circa l’entrare a far parte dei Sei. Questo dà un’idea
dello stato ’’democratico” nel quale vi
viamo ».
Londra, 2 ottobre 1%2.
Liliana Manzi
emergenti? ». « Dovremmo smetterla di di
Casa di riposo
di Vittoria
fendere le cause perse. Siamo diventali
grassi, pigri, inefficienti ed inicompetenli.
Dobbiamo risolvere da noi i nostri problemi tramite l’attuazione di progetti specifici. Dobbiamo essere pronti a collaborare con chiunque, con qualsiasi nazione,
in pace ed in prosperità. Dobbiamo stare
in guardia e preservare la libertà di parola e le libertà civili così care e preziose a noi lutti. Se firmeremo, perderemo
questi diritti e Westminster non diventerà
che una provincia ». « Qualunque cosa
facciamo non dobbiamo scordare che in
qualità di esportatori mondiali, oltre l’89
per cento del nostro commercio è al di
fuori delTambilo del Mercato Europeo;
libri
M e il Concilio
La lettaratura, cattolica e non, relativa
al Concilio Vaticano II è sconfinata; non
parliamo solo delle notizie spicciole che
numerose sono comparse e compaiono sui
quotidiani, bensì di studi e saggi, più rapi,
di gli uni più ampi e approfonditi gli altri,
che su riviste o in pubblicazioni apposite
sono usciti a getto continuo negli ultimi
mesi. Possiamo qui soltanto accennare ad
alcune opere, più facilmente alla portata
di tutti, di varia origine, che a vicenda si
contemplano.
Vari: Un Concilio per il nostro
tempo. Morcelliana Editrice,
Brescia 1962, pp. 147, L. 700.
La Marcelliana ha, ultimamente, lanciato una collana economica d’attualità, l elJni
lùversalc Moderna Moreslliana» — 'tella
quale sono stati fra l’altro pubblicati alcuni volumi (di ortodossi) sull ortodossìa
nonché un simposio cattolico-protestante:
’’Dialogo fra protestanti e cattolici”, il che
per una casa cattolica italiana non è poco.
In questa collana è ora uscito un volumetto che raccoglie le conferenze che un gruppo di teologi e studiosi cattolici — fra cui
il Voillaume, il Chenu e il Congar — tenne ad un convegno di studi sul Concilio indetto a Parigi dall’équipe delle ’’¡nformaCatholiques Internationales” : ”Un Concilio per il nostro tempo”. Si tratta di un volumetto di valore, interessante in particolare per sentire l’attesa e le speranze con
cui cattolici impegnati guardano alla grande assise vaticana.
CARLO FALCONI : I perchè
del Concilio. Silva Editore, Milano 1962, pp. 276, L. 2.200.
difatli nel 1969 solo il 14%, delle esportazioni andò verso tale Comunità, il 44%
verso i mrecati mondiali, il 10%, circa
verso i Paesi deliFEliTA, il 19% verso gli
Stati Uniti, il 4%, verso il bloct» comuniista ed il 29%, coiii altre nazioni ».
« Che cosa ci istanmo a fare le ’’rockets”
sulle rive del Reno? Non è questo forse
un atto milinare contro rUniione Sovieti
Ritorneremo più diffusamente su questa
opera, ma teniamo a menzionarla subito,
in quanto rappresenta un’ottima documentazione per quanti desiderano comprendere
le ragioni del Concilio. Il Falconi è ben
noto per le sue analisi, ricchissime di documentazione, della vita e delle istituzioni
del cattolicesimo;; e in questo saggio ci dà
un manuale prezioso, di facile consultazione, ricco di dati nel testo e nelle abbondanti appendici. Dal sommario: L’attesa —
] dubbi — Il perchè — Le richieste —
Gruppi e tensioni — Le ’’chances” — Gli
attesi — Conclusione — Appendici.
Infine, tre studi protestanti:
« Maicmillau ha preso gli ordini da
P. BOURGUET; Opinions sur
le Concile. S. Germain-en-Laye
1961, pp. 108, L. 900.
Si tratta di un quaderno .speciale della
"Revue Réformée”, edita dalla Sociéte
Calviniste. Quest’opera del past. Bourguet,
attuale presidente della Chiesa Riformata
di Francia, si presenta umilmente come
espressione di un’opinione personale, ma
ogni riformato legge con piacere e gratitudine questa presa di posizione. Dopo aver
riferito i prodromi del Concilio, espone i
punti di vista ortodosso, anglicano, riformato e luterano, rirendosi al passato e a
documenti attuali ; si sofferma quindi a
considerare i contrastanti significati che si
danno al termine ’’ecumenico”; esamina
l’enciclica ”Ad Retri cathedram” (”un tono nuovo, delle esigenze immutate”);
avanza le ipotesi più verosimili circa le ragioni del Concilio: rinnovamento del cattolicesimo, successo del movimento ecumenico, riconquista del terreno perduto ad
Oriente; segue quindi le precisazioni che
via via sono state date circa il Concilio, fino al momento della stesura del saggio,
febbraio 1961; esamina alcuni problemi
quali il disinteresse delle masse cattoliche,
le presenze di osservatori qualificati, il malinteso fondamentale, l’atteggiamento di
Roma di fronte al Consiglio ecumenico;
dedica infine un capitolo alla preghiera per
l’unità, quella vera, scevra di motivi politici e sentimentali.
Un’opera calda e convinta, che se avrebbe bisogno di qualche aggiornamento, testa assai importante e consigLinbile, arricchita conte da numerosi documenti riportati in appendice.
E. FUCHS: Valeur des conciles
oeciunéniques. Genève 1962, pp.
18. L. 250.
L’ultimo quaderno del BuUetin du CenProteslan d’Etudes ginevrino. L’ultima parte di una serie di lezioni tenute al Centro
stesso dal suo direttore, sui grandi concili
ecumenici antichi, quando la Chiesa era
ancora realmente e visibilmente una. Uno
studio che permette di situare bene nella
prospettiva del passato dell’ecumene cristiana ancora indivisa (aiu:he se non sempre unanime), la validità delle attuali assise
’’ecumeniche” o confessionali.
Domenica 28 ottobre alle ore 10 avrà
luogo l’inaugurazione della nuova Casa di riposo per evangelici costruita a
Vittoria e che costituisce l’ampliamento dell’Asilo Valdese per Vecchi Evangelici.
Il programma della cerimonia sarà
il seguente: ore 10 Culto di dedicazione e di lode presieduto dal signor Moderatore, nel tempio; dopo il Culto
saranno uditi alcuni messaggi; ore
11,30: visita dei nuovi locali.
Un cordiale invito è rivolto a quanti potranno intervenire.
Giovanni Scuderi
R. PFISTER: Das zweite Vatikanische Konzil und wir Protestanten. Zvingli Verlag, Zürich-Stuttgart 1962, pp. 56.
A quanti leggono il tedesco non si può
non consigliare quest’agile introduzione e
presentazione dei problemi, preparata per
le comunità riformate. Si troverà una rapida scorsa sulla storia conciliare; un’esposizione largamente documentata della preistoria e della preparazione del Vaticano II,
dei principali problemi all’ordine del giorno, insieme ad un’ottima impostazione dei
problemi di fondo nel confronto confessionale. Un rapido volumetto, preciso e ricco
di dati, naturalmente pensato in modo particolare per lettori di terre a maggioranza
protestante, ma quale avremmo dovuto
tempestivamente avere in Italia...
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19 ottobce 1962 — N. 41
pag. S
La grande
parata
« La pubblicità è raoima del commercio ». Questo slogan ha ormai una
età rispettabile, tuttavia, al pari dei
proverbi più antichi e veritieri è ancor oggi quanto mai attuale. A che
cosa non si attaccherebbero produttori ed operatori dell’industria e del
commercio ,per valorizzare la merce?
Il noto campione Bartali non usò largamente di prestigiose madoime al
tempo delle sue strepitose vittorie?
Ma oggi qualcuno ha raggiunto il
massimo della raffinatezza e dell’originalità : sull’« Osservatore Romano »
è apparsa addirittura una inserzione
pubblicitaria ¡per una ditta di servizi
automobilistici ad uso dei partecipanti al Concilio, scritta in forbito latino, lingua ufficiale della chiesa cattolica. Tale inserzione è assurta immediatamente ad un alto livello attingendo autorità e serietà da quella
lingua nella quale si esprimeranno
ancora una volta i « Padri » convenuti per il grande avvenimento.
Forse si sta esagerando un poco,
ma ormai alle esagerazioni chi ci
guarda più? Un tripudio generale
aleggia dalle Alpi al mare, gli scioperi, le lotte di piazza, le condanne a
morte largite sotto il governo del cattolicissimo Franco non occupano più
che per poco la mente e il cuore delritaluuio « dabbene » preoccupato di
saziarsi mattina e sera, fino a totale
riempimento, della grande parata che
sotto il cielo dell’Urbe snoda favolose fiaccolate e riti da « Mille e una
notte » per celebrare il consesso di
uno dei più potenti stati del mondo.
Non era nostra intenzione fare
commenti oziosi alla forma esteriore
delle manifestazioni, ma non possiamo non riflettere sulla dabbenaggine
di tanti individui che si aspettano dagli eventi aperture e rivelazioni atte
a rinnovare radicalmente usi e costumi dei fratelli del mondo cattolico.
Molto, troppo è già stato detto con
la frase : « La chiesa cattoUca rimane unica depositaria della verità ».
11 Concilio Vaticano 11 è oggi l’argomento di moda della letteratura
giornalistica non soltanto delle riviste, diciamo così, importanti ma anche dei settimanali femminili. Ogni
rotocalco per donne ha arruolato il
suo bravo prete il quale prodiga consigli e informaziom alle gentili lettrici. Gli argomenti sono tra i più vari:
dal matrimonio misto alla confessione dei peccati, ai divorzio eoe. Il
Concilio è spiegato e commentato
con un fervore pari alla faziosità. Si
legge, in uno di questi settimanali,
che Lutero, con la sua spada, squarciò il corpo della Chiesa, e così di seguito. La Riforma viene additata quale
grande delitto perpetrato ai danni della Fede e della religione cristiana.
11 Concilio ha superato ogni altro
esempio precedente per la grandezza
deirapparato e il numero dei personaggi convocati. Ricordiamo, e non
senza amarezza, la favola dei nostri
anni giovanili: « Parturiunt montes... » e nacque il topolino. La lingua latina non ha servito soltanto per
le encicliche papali e le bolle di scomunica o per la pubblicità delle automobili ma anche per narrare miserie e commedie dell’umanità.
I « fratelli separati » aspettano, alcuni con fede, alcuni con speranza,
altri con scetticismo. Hanno veduto
il segnale di partenza, effettuato con
la incoronazione della madonna di
Loreto, e lungo quel viario qualche
entusiasmo si è raffreddato. Il popolo che ha offerto la corona da un milione di lire è nostro fratello, e noi
lo sentiamo tale in ogni singolo, anonimo componente. Per questo .popolo
al quale si è insegnata una preghiera
per i fratelli separati che ha tutto il
sapore di una commiserazione, noi
iiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiinmi
vorremmo accostarci con amore e ci
è di pena sapere che, per amarci,
molti, troppi di essi, aspettano le decisioni dei superiori.
In base ai galloni e al bastone di
comando le gerarchie della chiesa
cattolica romana hanno baciato rispettivamente al papa la mano, il ginocchio e U piede. Lo spettacolo è
stato perfetto da ogni punto di vista,
il mondo ne ha avuto larga visione
anche se la Fede non ci ha guadagnato.
Noi chiniamo ancora una volta il
nostro capo di peccatori e di creature mortali nel nome del mite e umile
profeta di Nazareth, figlio di Dio, che
passava con la dimessa tunica tra le
folle di popolo e di fanciulli e con
esse spezzava il pane ripetendo parole di vita eterna. Per chiamarsi « cristiano » il Concilio a questo soltanto
dovrebbe servire, a ritornare a Lui,
unico Santo Padre, Luce del mondo
a riportare gh uomini verso il solo
Dio, prima che la bestia trionfante
compia del tutto la sua opera tremenda per la distruzione del vero Cristianesimo. Marco
Convegno di laici
ad Ecumene
Nei ^iomi 6 e 7 oUolicie ha «volo luogo
ad Eìcuónene (Velletri) un Convegno di
Prediealori laici della Chiesa Metodista al
quale hanno preso parte tdeimi Pastori
ed il IVeeidente Pastore Mario Sbaffi.
L’argomeQto proposto allo studio è stato
e.gregiaiuei*te introdotto dal Dr. Franco
Becchino e si è dimostrato di reale interesse oltre che di attualità. « Parroechia o
Comunità? », questo è alato il tema col
quale si è voluto mettere in evidenza la
necessità della Oiiesa di mantenere, nei
corso della esistenza, il gineto equilibrio
fra la posizione di conservatrice dei valori
cristiani e, co.nl eniporaneamerate, il suo
pro'tendersi verso l’esterno o verso il
mondo.
Alla chiara esposizione del Dr. Becchino è seguita una viva e co^mttiva conversazione fra i non pochi partecipanti.
Il Convegno, che aveva avuto aM’inizio
una Sessione di esami per Ptedicatori laici
promossa dalla Commissione Studi della
Chiesa Metodista, si è eimcluso con un
Culto di S. Cena condotto dal Rag. Enrico Caputo che Ita predicato un edificante sermone. Il Presidente Pastore Mario
Sbaffi ha amministralo la S. Cena.
G. Anzimù
SCUOLA LATINA DI POMARETTO
Inaugurato Tanho
scolastico 1961-62
uiiimmiimiMiiiimiiiimiiiii
’’’ La gerarchia catlolico-romana del Messico ha oliiamato i fedeli della nazione ad
una campagna anticomunista. In una dichiarazioiiie, pubblicala sotto forma di un
opuscolo di una diecina di pagine, i vescovi avvertono i cattolici romani die ogni
appoggio al comunismo può esporli alla
scoinunica.
Nel teatro di PomareUo la vasta famiglia degli studenti e dei genitori era presente, in un dima sempre molto familiare.
La cerimonia, presieduta dal Pastore locale è stala ricca di messaggi: il Pastore
G. PejTot ha rivolto un vibrante discorso
traendo spunto dal salmo I con opportune
riflessioni intorno al valore della Bibbia
nella vita dell’alunno ; la lezione di religione, intesa come approfondimento dei
valori spirituali è valida per dare il tono
all’insegnamento medesimo e come elemento determinante per la formazione del
carattere futuro dello studente. La Preside, dr. Elsa Balma ha poi dato lettura della relazione offrendo un panorama chiaro
e preciso della situazione dell’anno decorso : quale seguo della SM-ietà e dell’impegno del corpo insegnante e d’una buona percentuale di alunni è stato l’assegnazione d’urna borsa di studio di L. 200.000
a Elena Tron di Massello.
La Tavola era presente quest’anno nella persona dell’aw. littore Serafino; egli
ha fatto una simpatica proposta agli alunni, intesa a stabilire un collegamento con
le coraunilà del Sud dTtalia. Ogni alunno
dovrà scrivere una lettera alla scuola evangelica o scuola domenicale d’una delle seguenti città: Palermo, Riesi e Orsara, rispettivamente da .parte degli studenti della I, II, III classe. La migliore lettera di
ogni classe sarà inviata nel Sud nella località indicata e lo scrivente riceverà un
premio da .parte e per interessamento dell’autore dell’autore della indovinala proposia; un codicillo aggiuntivo contemplerà una colletta, seppure modesta per un
caso di povertà delle conmaità meimoiiate. Siamo riconoscenti aU’aw. Serafino
per il pensiero concreto inteso a rendere
sempre più vivo d legame con le comunità del campo d’evangelizzazione.
Il capodistretto delle Valli, il Pastore
Franco Davite, ha rivolto un messaggio
augurale per l’anno scolastico con una
promessa di proiettare agli studenti il documentario suli’opera compiuta da un
campo lavoro nella sua parrocchia nel
mese di agosto.
La seconda parte del pomeriggio è stata
preparala dal Pastore A. Deodato con hupende diapositive sugli Stati Uniti; pec(-ato che il difettoso oscuramento non abbia consentito di apprezzare le imagini,
felicemente illustrate dal presentatore che
Ita passato per ben cinque volte l’oceano
per il servizio della nostra chiesa. A tutti
questi amici della Scuola Latina che hanno accettato di esswe con noi inviamo un
pensiero di viva riconoscenza.
La compagine del colpo insegnante rimane pressoché come lo scorso anno. A
tutti i docenti inviamo un pensiero augurale di buon lavoro.
Il numero degli alunni è sempre molto
alto, sui novanta, provenienti da località
diverse, compreso Ferentino nel Basso
Lazio e la Sicilia.
Ci auguriamo di veder presto restaurati
i locali con l’aggiunta di altri vani, indispensabili per la nostra Scuoletta, rimasta sempre uguale attraverso un secolo ;
per cpiesto ringraziamo l’Amministrazione
per rinteresse con cui segue in questi
tempi l’opera della Scuola Latina.
iiiinwiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiin
imiiiiiimiimiiiiiMi
MATRIMONI MISTI E FRASI FATTE
Ma il matrimonio è una cosa seria !
Le Scuole Domenicali
all'estero
Le Scuole Domenicali del Belgio,
nella lezione del 28 ottobre, dedicata
alla Riforma, parleranno di Pietro
Valdo e dei Valdesi. Le Scuole Domenicali delia Svizzera francese avranno
il 4 novembre una lezione dedicata ai
Glorioso Rimpatrio dei’ Valdesi.
Parlando con giovani, ragazze e genitori a proposito di matrimoni misti la cosa che più colpisce sono alcune frasi che ricorrono abbastanza
spesso in quelle conversazioni; frasi
dette generalmente con ingenuità e
convinzione, come argomenti validi;
frasi che però denotano una mentalità poco nutrita dall’Evangelo.
Ecco alcuni esempi:
«£’ l’uomo che porta i pantaloni...».
Con queste parole si vuol dire che
l’uomo è capo-famiglia e che perciò
in casi di matrimonio misto i figli dovranno avere la religione di lui. Dicendo cosi ,si trasforma la religione
da fatto spirituale in fatto puramente sociale, dimenticando che la fede
non dipende dall’essere uomo o donna, dall’essere capo-famiglia o meno;
dipende sempre dalla coscienza della
persona che crede. Se crede veramente, la sua fede sarà pi forte delle abitudmi sociali e saprà resistere a tutte
le pressioni dell’ambiente. Se la fede
invece si riduce a semplice tradizionalismo, non solo non resisterà alle
pressioni esterne, ma cercherà delle
scuse per giustificare i suoi cedimenti.
Il dire che la famiglia deve avere
ili religione del marito è infatti un comodo paravento dietro a cui certe ragazze e certe famiglie nascondono la
propria indifferenza o la propria deoolezza, l’incapacità di vemre a una
seria riflessione in materia religiosa,
la mancanza di un vero impegno per
la propria fede. Quella frase insulsa
e usata anche da quelle madri che,
neinmpazienza di sposare comunque
le figlie, non esitano a buttare a mare la loro religione pur di far ponti
d'oro al prima candidato socialmente
accettabile.
Ma la fede evangelica non è un abitudme di famiglia che si può abbandonare sposandosi: essa è il dono cne
Dio fa ai suoi eletti affinchè abbiano
fiducia in Lui e nel suo eterno amore ; quella fede è la luce che rischiara
1 anima nostra, orienta la nostra vita,
e guida alla salvezza eterna, ci dà fin
d’ora la gioia della oomimione col Signore. Essa è la perla di gran prezzo
che vale più di ogni altra cosa. Rinunciare a quella fede, sia pure allo
scopo di fondare una famiglia, equivale a vendere la primogenitura per
un piatto di lenticchie.
« « *
In certe zone invece l’abitudine è
che in caso di matrimoiiio misto la
famiglia segua la religione della moglie; e allora la frase fatta di cui ci
di serve è questa:
«E’ la madre che educa i figli...».
Ma quel che si è detto prima vale
perfettamente anche in questo caso:
la fede non dipende dall’essere uomo
o donna; non dipende dalle abitudini
o dalle mode di una zona o dell’altra.
Chi crede veramente non rinnega la
propria fede per nessun motivo.
«Se è destino...».
«All’amore non si comanda...».
Ecco due frasi con cui alcimi vogliono giustificare i matrimoni misti anche a scapito della fede; frasi che
passano per essere un concentrato di
saggezza e sono invece espressione di
una mentalità che si è formata non
sulle pagine della Bibbia, ma su quello dei giornali a fumetti.
La Bibbia insegna a resistere, non
.1 cedere alle tentazioni; insegna ad
obbedire al Signore e non a fare quel
che pare e piace scusandosi p>oi col
dire che era destino., La Bibbia insegna ohe il Signore non ci espone a
delle prove troppo grandi per noi.
L’amore umano quando conduce al
naufragio della fede diventa una prova, una tentazione, che può e deve venir superata con l’aiuto di Dio.
«Ma io conservo la mia religione...».
Lo dicono quelli che hanno ceduto,
che hanno promesso di lasciare che
Ij. loro famiglia sia educata in una
religione diversa da quella evangelica. Lo dicono per illudersi di non aver
compiuto un tradimento verso la propria fede quando invece, appunto per
aver preso l’impegno di non insegnarla alla propria famiglia, dimostrano
di averla rinnegata.
Per essi la religione è l’osservanza
esteriore e formale di alcune tradizioni come andare al culto alcune volte
all'anno e dare un piccolo contributo
u quelche colletta; e siccome queste
cose si possono fare anche avendo
contratto un matrimonio misto, così
essi si illudono di aver conservato la
propria religione. Ma questa non è
certo la fede cristiana di cui parla la
Bibbia, e che è affermazione coraggiosa e Gestante, con le parole e con
gli atti, dei principi evangelici; che è
una evangelizzazione fatta a sè, a cominciare dalla propria famiglia.
Credono di conservare una religione; in realtà conservano soltanto il
guscio vuoto di un’abitudine. E con
ciò dimostrano che l’idea stessa ohe
si fanno della religione non è evangelica.
«Abbiamo tutti lo stesso Dio...».
«Anche loro sono brava gente...».
Certo, dal momento che Dio è uno
solo, abbiamo tutti lo stesso Dio; e
dall’altra parte nessuno ha mai preteso che i buoni siano tutti di qua e
ì cattivi tutti di là.
Ma la gente è abile nel pronunciare
poche parole j>er dire molte cose ; e dicendo « abbiamo tutti lo stesso Dio »
in realtà vogliono dire che una religione vale l’altra, che una generica
moralità ed ima vaga credenza nell’Architetto dell’Universo è tutto quel
che ci vuole per potersi considerare
cristiani. Ed in questo modo, senza
quasi rendersene conto, relegano tra
le cose senza importanza tutto quello
che è specificamente evangelico.
I matrimoni misti son ben di rado
delle tragedie in cui un'anima soccombe alla passione; son invece delle
cose normalissime e senza alcun problema per quelle famiglie ancora
iscritte nei registri di chiesa, ma che
hanno nel cuore una vaga religiosità
e non una vera fede.
Ed il fatto che questi matrimoni
avvengano con la partecipazione entusiasta di tutti i parenti ed amici
mostra, quanto estesa sia ormai l’incredulità o, se non altro, l’indifferenza della massa dei membri di chiesa,
i quali, per timore di essere considerati « fanatici » non osano manifestare la loro disapprovazione per degli
atti in cui si esprime un sostanziale
disprezzo per la fede evangelica. Ci
sono dei momenti nella vita in cui si
deve avere un po’ di coraggio -ì dimcstrare apertamente le proprie idee ;
i»iomenti in cui si deve scegliere o la
solidarietà con i parenti irreligiosi, o
il rispetto della propria fede.
Il baiiello Everyman
coniro
gli esperimenii nucleari
lina « équipe » internazionale di pacifisti
navigherà da Londra a Leningrado (circa
3.500 kin.), possibilmente fino a Mosca, per
protestare contro la ripresa degli esperimenti nucleari sovietici. Questo battello di
protesta, battezzato Everyman III, è la continuazione dell’azione di Everyman I e II
ebe partirono alla volta dell’isola di Johnston per protestare contro gli esperimenti
americani.
La partenza è stata fissata per Q 15 settembre e il viaggio durerà circa 25 giorni.
L’equipaggio sosterà nei porti di Ostenda,
.Amsterdam, Amburgo, Copenhagen e Stoccolma, dove gruppi pacifisti locali organizgeranno manifestazieni di massa e incontri
vari con autorità governative. I componenti l’equipaggio, circa 15, chiederanno ovunque, a individui e a masse, di rifiutare la
guerra e le preparazioni di guerra: servizio
militare, lavoro nelle fabbriche di armi, tasse per la guerra ecc. e incoraggeranno, invece, di studiare e considerare un programma di resistenza non violenta per la difesa
individuale e collettiva.
Il progetto è organizzato dalla Brigata
Mondiale per la Pace e dal Comitato per
l’Azione Nonviolenla, con la collaborazione
di vari organi pacifisti nazionali e intemazionali. La Brigata Mondiale per la Pace è
stala fondata aH’inizio di quest’anno, a Beirut, da personalità del movimento nonviolenlo provenienti da molti paesi del mondo.
Oltre a questi progetti temporanei la Brigata ha aperto un centro a Der-er-Salam
(Tanganika) per educare giovani africani
ai metodi nonviolenti, sotto la direzione del
pastore anglicano Michael Scott.
«Il pastore ha fatto bene a parlarne : è il suo dovere... ».
Ecco un altro esempio di come un
fatto religioso viene trasformato in
una convezione sociale senza conseguenze per la responsabilità del singolo. La frase di cui sopra significa
infatti semplicemente che ci si aspetta che il pastore parli contro ì matrimoni misti, ma non significa affatto
che la o le famiglie in questione intendano prendere sul serio la Parola
di Dio che il pastore è andato ad annunziar loro. In conclusione, dopo tale visita pastorale tutti devono essere
contenti: il pastore i^rchè ha fatto
il suo dovere, la famiglia perchè ha
avuto una dimostrazione di stima in
quanto il pastore si è «disturbato» per
loro. Ma chi c’è che cambia la propria
vita a motivo della Parola di Dio di
cui ha ricevuto l’annunzio?
Quando si riesce a rendere la predicazione della Parola di Dio un semplice ingrediente di im rituale sociale
è segno che la fede, intesa come obbediente fiducia verso Dio, è ben morta.
« 4! *
In tutta questa questione dei matrimoni misti quello che preoccupa non
è tanto il fenomeno in sè, quanto il
fatto che esso sia il sintomo esteriore
dfill'indifferenza o della superficialità
religiosa di larghi strati della comunità evangelica. Quale sia la vastità
e la profondità di questa decristianlzzazione è difficile dire, ma 1’anaUsi
delle frasi su riportate, che sono purtroppo abbastanza comuni, dimostra
come essa si sia ormai fissata in schemi mentali, in frasi fatte, quasi In
proverbi, con i quali molti riescono
ad ottundere le pimte penetranti della Parola di Dio impedendo che essa
disturbi il conformismo generale ed
illudendosi, per giimta, di essere dei
buoni cristiani.
Indicare i rimedi a questa situazione è cosa estremamente complessa.
Ma due pensieri si presentano subito
alla mente. In primo luogo la necessità di costante sforzo di sincerità e di
cniarezza: il coraggio di chiamare xe
cose con il loro nome e di prendere
delle posizioni nette; il coraggio di
dire apertamente che il cristiano evangelico che educa i propri figli in una
religione non evangelica tradisce la
propria fede; e, quando è necessario,
li coraggio di rifiutare di partecipare
a quelle feste di nozze in cui un tale
rinnegamento viene compiuto. Bisogna che ognuno sia messo davanti alle sue responsabilità e ne porti le conseguenze : chi vuol mantenere la sua
fede lo faccia, fino in fondo; e chi
rinnega la sua fede ha legalmente
tutti i diritti di farlo, ma non deve
esser lasciato nell’illusione di poter
mascherare il suo rinnegamento dietro false apparenze.
E in secondo luogo, .se veramente
l’incremento dei matrimoi.i misti indica im progressivo affievolimento della fede nella gioventù, c’è da domandarsi se i metodi tradizionali dell’educazione religiosa adempiano ancora
alla loro funzione o se non debbano
essere largamente rinnovati nella loro stessa impostazione.
Aldo Comba
4
pag. 4
N. 41 — 19 oUobre 1%2
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
RECENSIONE
BOBBIO PELLICE
— La nostra comunità ringrazia sentitamente il Pastore eig. Giovanni Bertinatti
elle le Ila rivolto il messaggio della Parola
di Dio le domenielie 30 settembre e 7 ottobre.
— Domenica 14 ottobre abbiamo ospitato con gioia nel nostro tempio, per un culto in comune, un nutrito stuolo di fratelli
e sorelle dell’Esercito della Salvezza. Ci
sono stati rivolti messaggi dal serg. sig.
Jean Monot, dal colonn. sig. Bordas e dal
Pastore locale; abbiamo vivamente apprezzato le « meditations » della fanfara, il coro d’uomini che ha magistralmente eseguito il coro « Jerusalem » (la fanfara diretta
dal sig. Valloton, il coro d’uomini diretto
dal serg. sig. Monot) ed un «a solo » cantato da una sorella salutista. Introduceva
le singole parti del culto il maggiore Emanuele Sibille, originario delle nostre valli.
Ringraziamo i nostri fratelli e le nostre
sorelle dell’Esercito della Salvezza per
quanto abbiamo da loro udito in parola,
iti musica e canto e, lieti di aver potuto
cosi adorare insieme il nostro comune Signore, diciamo loro un cordiale « arrivederci ». e. a.
AN6R0GNA (Serra)
— Il 23 settembre, a Pradeltorno, è stata inaugurata la Foresteria Valdese « La
Rocciaglia » elegante costruzione prefabbricata gestita dalla società « Pradeltorno » il
cui presidente, Dr. Guido Ribet di Torino,
è assai noto nella nostra valle per il suo
grande amore per Angrogna, amore che, come vediamo, non si manifesta soltanto a
parole, ma a fatti; coadiuvato nella sua
opera dalla Signora. Menzioniamo ancora
qui la bella giornata del 23 settembre, per
quanto ne sia già stato diffusamente parlata su questo giornale, jier sottolineare Finipressione che la inaugurazione della Foresteria ha fatto sugli abitanti di Pradeltorno. E’ stato per essi come il segno di una
rinascita di questa remota località alpina,
insaccata nel fondo della valle! 11 funzionamento de « La Rocciaglia » significa per
Pradeltorno movimento, visite di turisti, e
pokssibilità di scambi di idee con frateUi in
fede di altre regioni e di altre nazioni. E
chi -ama la montagna, ma ama anche la comunione fraterna, si rallegra di sapere che
(Fora in poi non accadrà più di vivere per
lunghi mesi senza quasi nessuna possibilità
di contatto con dei correligionari. Non è
la prospettiva di « sfruttare » i turisti che
rallegra i Pradeltornesi bensì quella di avere molti contatti umani con il prossimo,
arricchenti la loro fede.
E vogliamo anche sottolineare la presenza, il 23 settembre, della corale di Luserna
S. Giovami, che ha rallegrato la cerimonia
di inaugurazione con le sue belle voci e i
suoi canti. La sua partecipazione è stata
quanto mai gradita, tanto più che si sapeva che non era stalo semplice per i coraiisti intervenire in un momento in cui la
Chiesa di L. S. Giovanni era impegnala in
varie attività.
— Domenica 30 Settembre, r,el corso del
culto, sono stati battezzati i due gemelli
Gaydou Ivana e Tullio di Alberto e Buffa
Nelly. Rinnoviamo per essi l’augurio di una
esistenza benedetta dal Signore.
— 11 culto di domenica 14 ottobre è stato presieduto dal Dr. Guido Ribet di Torino, che ringraziamo iier la sua gradita collaborazione.
TOBBE PELLICE
— Domenica 7 ottobre ha avuto luogo
l’insediamento del Pastore Sergio Rostagno
quale secondo pastore di Torre Pellice. Per
Fcccasione è venuto il Pastore Franco Davite. Presidente della Commissione distrettuale che Ila presieduto il culto ed ha proceduto alFinsediamento del nuovo pastore
il quale ha portato all’assemblea il messafgio della Parola del Signore.
11 Pastore Rostagno ha così iniziato il
suo ministero fra noi. Siamo spiacenti che
per un insiema di circostanze in relazione
ad altri traslochi il Pastore Rostagno non
abbia potuto sistemarsi nella casa dei Coppieri e speriamo vivamente che questo possa avvenire più presto.
— Domenica 14 ottobre abbiamo avuto
invece fra noi il Pastore Renzo Bertalot
che ha preso commiato daRa nostra Comunità. Avremmo avuto tanto piacere di rivedere anche la sua famiglia, ma la cosa
non è stata possibile trovandosi la sig.ra
Bertalot coi figli nella lontana LentelJa. 11
Pastore Bertalot ha presieduto i nostri due
culli (Coppieri e Centro). Nel pomeriggio
è stato organizzato al Convitto Valdese,
gentilmente messo a disposizione, una riumone fraterna per dar modo a tutti di salutare il Pastore Bertalot. Lo accompagnano i nostri pensieri e il nostro vivo augurio nel suo nuovo campo di lavoro a Venezia.
— Domenica 7 abbiamo ospitato, nel po
meriggio, la riunione dei Concistori didla
Val Pellice, riunione piuttosto vivace e
combattuta di cui qualcuno, forse, darà un
r-isoconlo in altra parte del giornale. Speriamo elle questo incontro ne provochi altri più efficaci cd organizzali, nei quali la
vita c le necessità delle nostre chiese possano essere studiate e che si possano mettere in allo successivamente nuove iniziative.
— Domenica 14 oltolire Ila avuto luogo
la sedut'i inaugurale delle varie società femminili riunite nella FFV. Sono state date al(une notizie sulle Società missionarie, di
cucilo e siilFUnione delle Madri. La signora Albertina Kynard, una delle delegate al
(ongresso della FFV ha fatto ini’interessanle resoconto del congresso stesso. Infine è
stala eletta Presidente della FFV locale la
signora Adelina Theiler Varese.
POMARETTO
RODORETTO
Da tempio non si verificava la celebrazione coniempioraiiica di due matrimoni
nel nostro tempio! Quest’oocasione ei è
ripotiulà sabato scorso, 6 Ottobre. Di fronte ad um folto gruppo di parenti e di amici, che Ila riempiito il nostro locale di
culto, abbiamo uimito in malirimoiiào Baruis
Oda (Fonttane) e Pous Enirico (Gairdiola),
Ricali Ivonne Margherita (Campo OWl) e
Peyrot Franco del villaggio Grange di
Bovile. Il Siignore guidi queste due nuove
famiglie che ai sono costituite nel Suo nome -affinchè l’amoiNj e la fedeltà siano sempre preeenti nel loro focolare.
Domenica 7 Ottobre la comunità ha ricevuto la gradita visita del Pastore sudamericano sig. Baret, originario della Comunità di Pomaretto, che ha presieduto
il nostro cullo. Nel ringraziaillo per il
suo vibrante meesaggio e per la sua visita, gli formuliamo i nostri auguri per il
suo soggiorno alle Valli e per il lavoro
che svolgerà fra i Valdesi nel lontano
Uruguay.
Dalla comunità di Torino
— Settimane di mutamenti, nella Chiesa
Valdese di Torino: nella seconda metà di
settembre la comunità ha ricevuto e dato
il fraterno saluto di commiato al Pastore
Bruno Corsani — che dopo otto anni di
ministerio a Torino, durante il quale profondi legami di affetto si sono stabiliti con
tante famiglie, specie nella zona di Corso
Oddone a lui particolarmente affidata, inizia ora a Roma il -suo nuovo ministero alla cattedra di Nuovo Testamento presso la
Facoltà Valdese di Teologia — e al Pastore
Paolo Ricca — che dopo il suo anno di
candidatura a Torino, durante il quale anch’egli Ila saputo cattivarsi l’affetto di tanti assume ora la cura pastorale della Chiesa di Forano. L’augurio fraterno dei membri di Chiesa di Torino accompagna il Prof.
Corsani c il Past. Ricca nel loro nuovo
campo di lavoro.
D’altra parte, la comunità ha avuto la
gioia di accogliere il Pastore Pierluigi dalla, che la Tavola, d’accordo -con il Consiglio di Chiesa, ha designato quale secondo
pastore a Torino, con la cura particolare
della zona di Corso Oddone e delle atti
vità fin qui curate in modo particolare dal
Past. Corsani (ma -bisognerà anche sostituire il Pastore Ricca! e per i prossimi due
Protestantesimo
Sommario del N. 3 - 1962
H. GOLLWITZER - La Chiesa cristiana e
l’ateismo contemporaneo.
Studi critici
J. A. Soggin - Israele e la Chiesa.
P. L. Jalla - Due tipiche interpretazioni di
Romani VII.
V. Vinay - Nuovi orientamenti nell’indagine cattolica su Lutero?
Recensioni.
Libri ricevuti.
mesi Torino dovrà pure collaborare nella
cura pastorale della comunità di Aosta,
essendo il Past. Marauda in missione in
Scozia). Egli è stato insediato dal Past. E.
Ayassot, nella sua qualità di Presidente
della Commissione distrettuale, nel corso
del cullo di domenica 7 ottobre, nel tempio di Corso Oddone - mentre a Corso
Vittorio il culto era presieduto dal Past.
Guido Miegge, Direttore della sezione ila
liana della Società Biblica Britannica. 11
Pastore Jalla ila rivolto alla comunità il
suo messaggio: «Mi propongo di non saper altro, fra voi, che Gesù Cristo, e lui
ciocifisso », poiché questa è la sola sapienzi ed è anche l’unica ragion d’essere di noi
(Olile cliiesa, nel mondo, la sronfinata prospettiva die si apre alla nostra testimonianza.
— Sabato 6 ottobre si sono avute le iscrizicni ai corsi di catechismo; marledi 9 ollolvre Ila ri.iperto le porte l’Unione giovanile; la Scuola domenicale lia ripreso la
sua attività domenica 14, la Dorcas avrà la
sua nriiiui riunione veiierdi 26 cltobre.
- -Nel pomeriggio di domenica 14, nel
liinpio di Corso Vittorio, una fanfara elve
tica dolFEsen-ilo della Salvezza (Jura) lia
dato un concerto spirituale strumentale e
vc'calc, accoinnagnalo da messaggi, dopo
die nel primo pomeriggio avevano dato un
altro concerto all’aperto, nel parco del Va
Icnlino.
- Domenica 28 ottobre, a 111 anni dalla
Ìondazioiie del tempio di Corso Vittorio,
questo sarà riaperto al culto, dopo i notevoli lavori di restauro compiuti nel corso
degli ultimi mesi — durante i quali si è
tenuto nella sala-teatro. Al culto del mallino parteciperà la Corale Valdese di Torre
Pellice. Nel pomeriggio vi sarà un Convegno delle Chiese Valdesi del Piemonte, e
nel corso del culto, alle ore 17,30, sempre
nel tempio restaurato di Corso Vittorio, il
Pastore -'Jiorgio Bouehard terrà una conferì nza sul tema: «L’èra protestante».
— Domenica 30 u. s. abbiamo celebrato
il liattesimo di Denta Graziella di Claudio
e Baret Giuseppina nonché di Serre Silvan-, di Luigi e di Ferrerò Ilda
La gioia di aver pregalo per queste creature sia resa sempre nuova nella rinnovata
preghiera dei genitori e nella luce dell’esempio, in vista della sua formazione moral-3 e spirituale di bimbi che il Signore
ha d'ijiato nel Suo Amore.
— Domenica 30 settembre, nel pomeriggio Ita avuto luogo una riunione dei Concistori della Valle; il capodislretto Franco
Davite ila fatto una breve esposizione e
(-ommenlo didla decisione della Coni’ei-niza
distrettuale concernente la creazione di
« presbitèri ». Dopo una discussione animala cui hanno preso parte laici e naslori
si è deliberalo di iniziare l’incontro di tre
« presliigri » e cioè : per l’alta valle comprendente Frali, Rodoretlo, Massello, Chiotti, Ferrerò e Pomaretto fa capo a quest’ultima co'inunità; per la media valle, Pramol
1», Villar Perosa e San Germano sono organizzali da quest’ultimo mentre per le altre uarrocchie di Prarostino, San Secondo
c i’inerolo fanno capo a quest’ultimo.
— Domenica 7 ottobre alla presenza d’un
numero notevole di amici e parenti è stalo celebrato il servizio funebre di Balme
Alimi nata Pons deceduta all’età di 86 anni e dopo un lungo periodo di infermità.
Questa nostra osrella, originaria di Masse!lo Ila lasciato un esempio di umiltà e fedeltà all’evangelo per questo il suo ricordo rimane vivo. Al marito, al figlio Enrico, alla sorella Evelina consorte del nostro
anziano Valdo Giaiero inviamo un pensiero di profonda simpatia cristiana.
— - Rcceiilemenle è stato celebralo il servizio funelire del Pastore eims-ilo Levy
Troll deceduto in Svizzera. Originario di
Pomaretto lia svolto la sua missione nei
Sud America e poi nella cliiesa elvetica.
Alla lamiglia la nostra fraterna simpatia.
— Ricordiamo le nostre prossime attività: Domienica 21 c. m. avrà luogo l’aisseinlilea di chiesa per il passaggio di gruppi alla futura comunità di Villar Perosa. Il Pastore Baret del Sud America presiederà alcune riunioni nella selliniana dal
2i al 28: Mai ledi 23: del Inverso; Mer((dedì 21: Ayniar; Giovedì 2$: Perosa; Velurdl 26: La Lausa.
— La domenica 28 i giovani e gli
adulti (uomini) della parrocchia sono
invitati per una giornata da trascorrersi a Frali Agape. L’argomento presentato da un noto sociologo il dr.
Goffredo Pofi toccherà il problema
delFindustria, miniere in relazione col
mondo agricolo che si abbandona.
Tutti perciò saranno interessati all’argomento. Cerchiamo di organizzare
un pulmann che partirà da Pomaretto alle ore 9. Ecco il programma: ore
10,30 culto nel nuovo tempio; ore 12,30
pranzo; ore 14 conversazione dell’oratore e discussione; ore 16,30 il thè e
alle 17„30 la partenza.
VILLASECCA
— Due improwiisi lulll ha,mio colpito
ila n-o-sitira Conimnità. Il mia-ttiiuo del 26 setlemlu-e il ro‘-'ro fratello Federico Menusali d-i a nini 60, dei Chioit ti, era cioilpilo da
uiua emoirraigia cerebrale e dopo dieci gior.
«li -cesisava di vivere. Uomo attivo e di
molte oapacilà, servizievole e amato dalla
popoilazioue, il suo fumerale svoltosi la
domenica 7 otit-obre è stato uma dimosirazion-e delFaffelt’O di cui c-ra circondalo ;
molle peirsome baiiiio accompagnato le sue
spoglie nel Tempio e al cimiiero del Reyii-aud.
II giorno 5 olltobre, a Grange di Bovile, il liutto è ancora giunto improwiisamente: il fratello Pietro Genre è stato rinvenuto privo di vita nella sua abitazione
da -alcuni vioinii di -casa. La soia mo-rte è
stala provocata da un infarto. Viveva solo
e la sua irepenitinia scomparsa ba creato viva inipressio-iie fra la popolazione d-el
quairtiere. Il funerale ba avuto luogo il 10
o-tilobre.
Alla vedova Ilda Ribet Momiisan e risipeltive famiglie e parenti, cd alla figliola
del fra-lelilo Pietro Geure residente a Frali
con i parenti, la Comunità esprime la sua
siiinipiatia e soliidarielà fraterna, ripetendo
le parole del Signore : « Io sono con voi
lumi i giorai ».
— Desideriamo inviare il nostro pen.siel'o riconoscente al Maestro Gia-nnì Jabier
ed al iiKislore Franieo GiainiipicKoli (die lianiio presiediuto i (oilll'i del 16 settembre c
7 ottobre, ai CliioUi.
— Doimenica 21 ottobre avrà inizio la
Scuola Donienicale. Tutti i bambini ed i
loro igenilori sono iiiviilati a partecipare al
cnllto di apertura di dolila attivilà, del
Teinpio dei Cliiiotti, alle ore 10,30. A partire dalla suddetta domenica i culli avranno luogo sempre alile ore 10,30 .secondo
l’orario -¡nvemale e la scuola domeniicale
alile ore 9.
— Domenica 4 noveinlire avrà luogo la
Assemblea di Chiesa. Tutti i iiiembri, ed
in iparlicolare quelli elettori, sono pregati
(li iriilerveiiire.
— L’Unione delle Madri avrà la sua
priiina ri-nnione la domenica 18 novembre,
alle ore 15, ai Chiotti. Sono invitate anche le unionistc della zona di Riclarelto
noiuchè tutte le sorelle di chiesa che desiderano partecipare a questa a-Uività pur
non facendone ancora parte. Sarà presentata la relazione del Congresso della Federazione Femmitiilc Valdese svoltosi a
Piiierol-o nello «corso agosto.
Emmanuel Ringelblum e gli
“Appunti dal Ghetto di Varsavia,,
Tutti sanno quel che è stato il Ghetto di
Varsavia, con la terribile agonia dei suoi
ciiiqnecentomila ebrei. Vi è stato chi, sin
dall’inizio di questa tragica pagina della
storia del popolo ebreo, si è preoccupato
di tramandare ai po-steri un quadro fedele
(Iella parabola percorsa dalla Polonia occujiala e dagli ebrei polacchi in particolare,
con la maggiore esattezza possibile.
Sono nati cosi gli Appunti dal Ghetto di
Varsavia (1), che Emmanuel Ringelblum,,
storiografo, membro autorevole del Moviiiiento Laburista Sionista, con la coopcrazione di tutto uno stuolo di informatori,
ha pazientemente compilato in quegli anni
senza pace, prima di venire egli stesso fucilalo (lai tedeschi nel marzo del 1944. Sotto le rovine dei quattrocento ettari lungo
i quali si era esteso il Glietto sono state ritrovate alcune casse e latte accuratamente
( Illuse che i lanciafiamme tedeschi non erano riusciti a raggiungere: gli Archivi di
Hingelbliini. lacob Sloan ha tradotto c
commentale per l’edizione americana quelle pagine — ora tradotte in italiano — per
nielteiidoci di rivivere gli avvenimenti di
allora .riportati quasi senza commenti. La
liedda realtà della ferocia di alcuni e hi
meravigliosa forza spirituale di un gruppo di ebrei del Ghetto appaiono in tutta
la loro forza. Percorriamo in lungo e in
hirg(> i 100 isolali del Ghetto, vi vediamo
giungere i profughi e ne vediamo partire
gli arruolali ilei campi di lavoro coatto e
i candidali alFanientaniento dei campì di
Irehiinki, di Majdanek, di Kalowice, di
Chelno ecc., realizziamo Fangoscia di chi
lede la morsa farsi sempre più stretta e la
rihcllioric di chi. i*ome Ringelblum, non
tollera di rimanere passivo di fronte a
lame atrocità.
Vediamo sorgere scuole e corsi culturali,
vediamo i -.orlili e le jiiizze tramutarsi ¡n
lampi ed in orli per ovviare alla pemiiia
estrema di rifornimenti alimentari. Assistìanin alla vita avventurosa e rischiosissima dei eontrahhandieri, clic in gran parte resero possibile a molti di non morire
(li him-‘. Ringelblum sottoli-nea inoltre
1 alteggiaincnlo ainhiguo del Consiglio
Ebraico, coiilinuamenle conibattulo tra gli
interessi del popolo ebraico e le ingiunzioni sempre più assillanti dell’occupante tedesco. Vi sono pagine -di miseria morale e
spirituale, certo le più sconvolgenti, a proposito (lei rapporti Ira ebrei ricchi, che
possono pagarsi qualsiasi cosa, anche la
esenzione dal campo di lavoro, anche il
pane bianco tutti i gicriii (almeno nei primi anni), e i poveri che, appunto perchè
tali, sono presto ridotti alla miseria più
completa, nonché a proposito di molli altri aspetti della vita del Ghetto. Pensiamo
alle violenze particolarmente ripugnanti
(Iella polizia ebraica nei confronti della
quale più volte il Ringelblum pronunzia
duri giudizi : « Quei farabutti hanno sulla
coscienza centinaia di migliaia di vittime »
(p. 323).
E ci par di udire il grido del fanciullo
quasi impazzito di fame in un campo profughi: «Voglio rubare, voglio fare il ladro, voglio mangiare, voglio essere tedesco ». « La fame Faveva spinto a dolersi di
essere ebreo », commenta sobriamente il
Nostro.
Quale orribile caos ci sta dinanzi, dove
gli stessi legami familiari si spezzano (delazioni ad cpera di parenti stretti), dove ci
si preoccupa dei morti soltanto per portar
loro via i pochi abiti che li ricoprono!
Nè può lasciarci indifferenti la fredda
cronaca ohe concerne il comportamento
dei cristiani polacchi nei confronti degli
ebrei: da un lato esempi di vera e propria
pirateria, dall’altro la consapevole decisione di rischiare la vita per attenuare, sia pure di poco, gli orrori del Ghetto. Più rara
sembra essere stata questa seconda alternativa, specie, ci dice il Ringelblum, per quel
che concerne il clero cattolico. Basti, per illustrare questo, una citazione : « In certi
ambienti (siamo nel 1942) si sta discutendo
il progetto di salvare un certo numero (diverse centinaia) di bambini ebrei melteniìoli
in monasteri disseniinali in diverse parti
del paese. Tre sono i fattori che hanno indotto gli uomini col saio a questa pro'posta:
primo Faccapparramenlo delle anime. I capi reigiosi cattolici hanno sempre approfittato dei momenti difficili degli ebrei, come
il progront, le deportazioni ecc., per fare
conversioni di adulti e di bambini... Poi c’è
stato un secondo fattore, economico. Ciascun bainliMio ebreo dovrà pagare una retta... li terzo fattore è quello del prestigio.
Sino ad oggi le guide spirituali dei polacchi
cristiani avevano fatto ben poco per soUrarre (direi al massacro... Ora però in previsione della protesta da parte del mondo intero contro lo sterminio degli ebrei pola'chi, salvare poche centinaia di figli di elirci
potrebbe essere presentato in seguilo come
la prova che il clero polacco... ha fatto tutto il possibile per aiutare gli ebrei e in modo particolare i loro figli » (p. 319).
Su tutto questo plana l’arbitrio tedesco.
Volete sapere come mai la creazione del
Ghetto di Varsavia venne ritardala di un
anno? Un certo conte Ronikier era intervenuto a favore degli ebrei c contro la creazione della zona ebraica, suscitando l’ira e
lo sdegno delle autorità. « Nel momento
cruciale, — ci dice Ringelblum — si è udito uno sbadiglio. Veniva dalle fauci di un
cane enorme. Il bestione ha sbadigliato ancora, la tensione die regnava nella stanza
si è infranta, e il decreto per la cosliluzicne del Ghetto è stato revocato » (p. 90).
Cosi la sorte di migliaia di persone era spesso legata... sbadiglio di un cane!
Perchè stampare e leggere ancora la storia di tanti orrori? Cerchiamo di comprendere perchè il Ringclhluni stesso ha voluto
ti- -I
sa I
a. I
che cosi fosse. Lo Sloan afferma: «ci troviamo di fronte ad un uomo che, dotato
d’altissimo senso morale, avverte nettamente come il suo tempo vada senapre più esaurendosi, ed è consapevole d’avere un desti- -I
110 da compiere. Di tale destino egli non è
¡.adrone; gli appunti non sono una cosa
personale... Egli è semplicemente il portavoce del suo tempo, dei suoi luoghi, del
suo popolo. Gli appunti dovranno servire
all’umaiiilà : ammonirla come l’uomo divori l’uomo quando, invece, potrebbe amarlo 1) (p. 23).
Giovanni Conte
( 1 ) EMMANUEL RINGELBLUM :
« Sepolti a Varsavia » - Mondadori
1962, p. 342, L. 1.200.
Luserna San Giovanni
Iva Maurino
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Lundi dernier, les 'vacatnees lerminées,
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a repris >&on activilé.
. Quelques couns oui eonnniencé régiillèremenl, sous la direction de M.lJe Irène
Cesan, avec l’aide piréuieuise de M.lle Madeleine Sanfelice, diplômée à rEcole Ménagère d’Etat de Marcelin-isur-Mongeis. jf
11 y a encore quelques places libres
pour les élèves de la première et de la
deuxième année.
Les inscriptions sonil encore reçues directeiiient à la direcjtiom de l’Ecole, ou
par le ni iyen des pasteurs des paroisses des
vallées vaudoises ou de révaugélisalion
en Italie, avant la fin d’Oelobre.
Neirimpossibilità di farlo personal
mente, la famiglia della cara
Carolina Jouve
nata Cougn
profondamente commossa per la dimostrazione di affetto, ringrazia tutte
ie persone che presero parte al sue
immenso dolore.
In modo particolare ringrazia Suor
Jeanne; il dott. Gardiol per le amorevoli cure ; i Pastori Sig. Sommani, Sig.
Tron e Signore; gli amici della Corale, il Sig. Alchera e tutti coloro che
r; sono prestati in questa triste circostanza.
Torre Pellice, 10 ottobre 1962
La famiglia Menusan e i parenti
dolorosamente colpiti dalla improvvisa dipartita del loro Caro
Federico Menusan
dì anni 60
avvenuta ai Chiotti il 5 ottobre, ringraziano gli amici, i conoscenti, i vicini di casa e tutte le persone che si
sono prodigate durante i giorni della
breve malattia del loro Caro, sensibili alle dimostrazioni di affetto ricevute in questa luttuosa circostanza.
« Io, l’Eterno, il tuo Dio son
quegli che ti prendo per la
mano destra e ti dico ’’Non
temere”» (Is. 41: 13)
Chiotti di Riclaretto ottobre 1962
Direttore resp.: Gino Conte
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice . c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
________n. 175, 8-7-1960 ___
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)