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^l^ione in abb. postale/50
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in caso di mancato recapito
tjnreaa restituire al mittente presso
1^0 PT Torino CMP Nord.
(icditoresi impegna a
ispondere il diritto di resa.
giRpT^OVEMBRE 1^
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATXISTE, METODISTE, VALDESI
DISCRIMINAZIONI
DIVIETO
DI LAVORO
GIORGIO GARDIOL
ei obiettore integrale, non
puoi fare il magistrato. È
¡quanto ha stabilito a maggio’tanza il Consiglio superiore
della magistratura (Csm), 1’
digano di autogoverno dei
pdici, che ha respinto il 17
¡.novembre scorso la domanda
di Marco Castellaro, testimone di Geova, che intendeva
idiventare magistrato.
Marco Castellaro aveva rifiutato di fare il servizio militare di leva e anche il servizio
..civile sostitutivo. Per questo
era stato condannato dal tribunale militare nel 1985 a un
anno di reclusione con la condizionale. Nel 1993 Castellato era stato riabilitato, ma la
cosa non è servita per la sua
partecipazione al concorso. A
ihaggioranza il Csm, con 18
voti favorevoli, 8 contrari e 1
astenuto, ha dichiarato non
|mmissibile la sua domanda,
infatti, secondo il Csm, rifiutandosi di «adempiere al servizio sostitutivo (che nulla ha
in comune con l’uso delle armi e con attività comunque
riconducibili a principi di
ispirazione militare ma si
esplica in manifestazioni di
indubbia utilità sociale spesso
caratterizzate da contenuti benefici), l’aspirante magistrato
ha rifiutato coscientemente di
adempiere un obbligo civile,
impostogli dalla legge, che
nella sostanza prescinde da
■fialsiasi riferimento ad atti di
guerra o comunque di violen.za; sotto tale profilo la sua
condotta, riconducibile ai fatti oggetto della condanna,
non si ritiene possa essere
giustificata dall’appartenenza
' nuna particolare fede religioR e presenta aspetti di cen¡surabilità tali da impedire che
( ?gli sia ammesso al concorso
I per uditore giudiziario».
! Questa decisione mi sembra particolarmente grave per
due ordini di motivi. Il primo
sta nel fatto che l’organo di
autogoverno dei giudici entra
direttamente nel merito dei
comportamenti etici delle
persone in conseguenza della
toro fede religiosa. È noto infatti che i Testimoni di Geova
^fiutano il servizio civile sostitutivo in quanto lo ritengono equiparato a quello militate. Da quando è stata approS'ata la legge sull’obiezione di
Coscienza (1970) sono alcune
^gliaia i giovani Testimoni
di Geova condannati per aver
Apposto le loro convinzioni
nache a questo tipo di servilo. In questo caso il riferintento alla fede religiosa
^giustifica» la disubbidienza
Consapevole della legge. Il
t-sm doveva giudicare se l’integrità morale dell’aspirante
Studice era tale da renderlo
^tto al ruolo che si preparan ud assolvere; in nessun
®odo il Csm era chiamato a
Incutere la coerenza o la looteuà delle sue convinzioni
religiose. Mi sembra perciò
che il Consiglio sia andato oltre i suoi poteri ed abbia in
pratica, con la sua decisione,
«condannato» tutti gli appartenenti a una fede religiosa.
La seconda questione riguarda il rapporto tra la coscienza individuale e l’autorità della stato. Certo i giudici
nella loro attività sono soggetti solo alla legge. Legge
che però prevede in molti casi
l’istituto dell’«astensione»'
cioè la spontanea rinuncia del
giudice a occuparsi di determinati giudizi quando sussistano «gravi ragioni di convenienza». Il Csm è davvero sicuro che l’aspirante giudice
non si sarebbe astenuto dal
giudicare ad esempio un caso
di reato di coscienza di un altro testimone di Geova? In
ogni caso nel nostro ordinamento esiste anche l’istituto
della «ricusazione».
Né la nostra Costituzione,
né la Convenzione internazionale dei diritti dell’uomo prevedono poi la possibilità che
lo stato vieti un mestiere, sia
pure delicato come quello di
magistrato, a uffà persona in
base alle sue convinzioni religiose. Mi auguro perciò che la
Corte costituzionale e la Corte
europea dei diritti dell’uomo
si occupino della questione e
dicano una parola chiara su
questo «caso» che riguarda
tutti noi e la nostra libertà.
Prima domenica di avvento: la natività secondo Paolo
Cristo Gesù, uomo come noi, per noi
GINO CONTE
«Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio, nato da donna...»
(Calati 4, 4)
Dice ben poco, l’apostolo Paolo, della
«natività», come del resto di tutta
resistenza storica di Gesù. È chiaro che
scrive a chiese che TEvangelo di Cristo e
su Cristo l’hanno ascoltato; ciò che vuole è che esso sia capito nel suo cuore, la
croce illuminata dalla resurrezione, e lieviti nel pensiero e nella vita. Un fatto resta: alle origini, la fede e la predicazione
cristiana non hanno manifestato alcun interesse per la nascita di Gesù; per le circostanze, voglio dire, perché il fatto della sua nascita era ovvio. Paolo condivide
e conferma questo atteggiamento, sia
quando attinge alla tradizione che già sta
elaborandosi qua e là nelle chiese, sia
quando scrive di suo. Scorrendo il suo
epistolario, quali indicazioni possiamo
trarre a proposito della «natività»? Prima
osservazione: sono brevi cenni, sempre
per inciso, il tema non è mai affrontato
di per sé. Significativo.
Lettera ai Galati: nel contesto della
grande discussione sulla «legge» Paolo
afferma: «Quando giunse la pienezza del
tempo, Dio mandò suo figlio, nato da
donna, nato sotto la legge», essere umano, dunque, ed ebreo. Nel mondo antico
correvano i miti su semidei nati da connubi divino-umani, e il rischio era che
non si riconoscesse l’umanità e la storicità di Gesù. I particolari non interessano, la discussione sulla «doppia natura»
è ancora di là da venire: ciò che conta è
che colui che è finito su di una croce e
che Dio ha risuscitato dai morti, era «nato da donna». Se Paolo sapeva qualcosa
di Betlehem, di Nazaret, di Miriam e di
Josef, non mostra di interessarsene e non
ritiene questi elementi importanti. Importante è che un disegno eterno di Dio,
in un angolo oscuro della storia umanà,
si sia compiuto.
Nella seconda lettera ai Corinzi (8, 9),
altro inciso, sia pure di peso questa volta
nel contesto del discorso sull’offerta:
«Voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per amor vostro...».
Ecco adombrata l’incarnazione: quella
rinuncia alla propria gloria, autospoliazione e dono di sé già cantati nell’
inno/confessione di fede che l’apostolo
incastona nella sua lettera ai Filippesi (2,
5 ss.), anche qui nel contesto di un’esortazione: «Abbiate in (o: fra) voi gli stessi
sentimenti che sono stati in Cristo Gesù
il quale, pur essendo in forma di Dio [di
natura divina? pari a Dio?] non consi
derò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui
aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se
stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini...».
Paolo non ha dunque una visione «adozionista», come potrebbe a prima vista
apparire se avessimo soltanto il testo di
Romani 1, 4 (ripreso anche questo da
un’antica confessione di fede): «... nato
dalla stirpe di Davide secondo la carne,
dichiarato figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito Santo mediante la resurrezione dai morti». «Gesù Cristo, nostro Signore» non è semplicemente un
uomo che Dio adotta, eleva a proprio
«figlio» risuscitandolo dai morti. Ma a
Paolo, e alla chiesa delle origini, non interessa indagare il modo di questo venire da Dio, di questa divina filialità. Essa
è un fatto, ma ciò che conta è il servizio
in cui si esplica, l’ubbidienza di questa
particolarissima vita umana, unica nel
suo inedito e irripetibile rapporto con
Dio. È per questo che Paolo pone a confronto il primo e l’ultimo Adamo (Rom.
5, 14; I Cor. 15, 22. 45), il tralignare
dell’uno e la conformità totale dell’altro
alla volontà di Dio?
Il Cristo Gesù, uomo come noi, per
noi; ubbidiente e conforme al volere di
Dio, in contrasto con noi e per noi: per
questo è venuto, è nato, ricorda Paolo a
noi che festeggiamo l’Avvento.
Elezioni comunali
Forza Italia
perde consensi
Chi si aspettava che dal test
elettorale di domenica 20 novembre scaturissero indicazioni circa il futuro del governo non sarà troppo soddisfatto. La coalizione di governo
perde il primo turno delle elezioni amministrative che hanno interessato 2 milioni e
mezzo di elettori. Lo schieramento alternativo vince il primo turno, ma dovrà passare
attraverso le forche caudine
del secondo turno in cui T
elettore dovrà scegliere il
candidato a sindaco che è
«meno peggio». Dalle urne
del 20 novembre emergono
anche esponenti del centro e
del cattolicesimo, quasi sempre «portati» dai progressisti.
A chi, nel governo, aveva
voglia di elezioni anticipate
per por fine alla litigiosità interna le urne consigliano prudenza perché il consenso sta
calando a favore di partner
scomodi a livello intemazionale, come Alleanza nazionale. E probabile perciò che la
crisi di governo sarà rimandata al 1995, dopo l’altro e più
importante test delle elezioni
amministrative di primavera e
che il futuro prossimo ci riservi solo una verifica.
Chi all’opposizione sperava
in una spallata decisiva per la
caduta del governo e pensava
che dalle urne nascesse un governo «costituente» o «delle
regole», può solo constatare
la verticale perdita di consenso del principale partito di governo, Forza Italia, ma non lo
spostamento del voto verso il
fronte alternativo. Lo schieramento di sinistra arriva poi al
voto diviso: si sono diversificate le alleanze in modo alternativo tra loro (o con il Ppi o
con Rifondazione) ma dal voto non emerge la soluzione al
dilemma. Insomma dalle urne
esce un voto molto amministrativo, dal quale è difficile
far emergere indicazioni politiche se non quelle del calo di
Forza Italia, come d’altra parte si vede nelle piazze.
.-/A ^ iK-d
Convegno delle
comunità di base
pagina 3
All’Ascolto
Della Parola
Morale
0 moralismo?
pagina 6
Intervista
a Paul Ricoeur
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 25 NQVENffiRp lÆjrypi
Intervista al nuovo segretario generale della Federazione luterana mondiale
«Per noi africani, Dio è il Dio del domani»
Il 1° novembre scorso, il
pastore Ishmael Noko ha assunto le sue nuove funzioni di
segretario generale della Federazione luterana mondiale
(Firn). Sostituisce lo svedese
Gunnar Staalsett. Per la prima volta dalla sua creazione,
nel 1947, un teologo africano
è a capo della Firn. La Federazione conta attualmente
120 chiese con oltre 55 milioni di membri. Riprendiamo
dall’ultimo numero di FlmInformation (novembre 1994)
un’intervista al nuovo segretario realizzata da Alain
Meyer.
- Pastore Noko, lei è da
poco il nuovo segretario generale della Federazione luterana mondiale, ma chi è
lei?
«Sono originario dello
Zimbabwe. Mio padre era pastore della Chiesa luterana,
così come mio nonno; aveva
iniziato la sua carriera nella
Chiesa riformata, poi era passato alla Chiesa luterana nel
1950. Ho fatto gli studi di
teologia nello Zimbabwe e in
Sud Africa. Ho poi seguito
corsi in Canada, all’Università del Quebec dove ho anche insegnato. Successivamente, ho insegnato teologia
nel Botswana.
Sono sposato, abbiamo tre
figli, due maschi e una femmina. Tutt’e tre seguono gli
studi superiori nel Regno
Unito. Faccio parte dello staff
della Firn da dodici anni e
mezzo: ho avuto varie responsabilità, tra l’altro nel dipartimento incaricato dei rifugiati in Africa, quindi nel dipartimento della cooperazione tra le chiese e infine come
direttore del dipartimento
“missione e sviluppo’’».
- Che cosa la rallegra di
più nel mondo, nelle chiese e
nella società ?
«La mia gioia più grande è
di vedere che alcune cose si
stanno muovendo, sia nella
mia vita sia nella vita degli
altri. Ho constatato molti
cambiamenti nel mio paese,
in Sud Africa, in Salvador; ho
anche intravisto cambiamenti
in Irlanda del Nord e in Medio Oriente, con le Iniziative
di pace. Ciò che mi rallegra
di più è che posso avere fiducia nell’essere umano: ho una
visione positiva dell’essere
umano».
- Che cosa la fa arrabbiare
in questo mondo?
«Ciò che mi fa arrabbiare è
che perdiamo molto tempo
per cose meschine, discussioni sterili. Credo che ognuno
di noi dovrebbe alzarsi al
mattino con la volontà di essere positivo in tutti i suoi atti; bisognerebbe prendere
questa decisione come se si
trattasse di una strategia per
la giornata. Sono infelice
quando vedo gente che si
ignora e che non presta attenzione agli altri».
- In quanto segretario generale, come vede la Federazione luterana mondiale?
«Attualmente, la Firn occupa una posizione privilegiata.
Le chiese, al Nord come al
Sud, trovano le loro radici
nella Federazione. Questo
ruolo deve essere definito in
funzione di questi .scambi; nel
passato avevamo concepito il
nostro ruolo come un intermediario tra due poli potenti,
l’Est e l’Ovest, tra le nazioni
povere e le nazioni ricche.
Oggi, il nostro ruolo è di
coordinare i progetti delle
chiese al Nord e al Sud, le
piccole chiese in Francia, in
Italia, nel Salvador, rispetto
alle chiese più importanti.
Dobbiamo inoltre creare una
piattaforma affinché le chie.se I
oggi stiamo vivendo questo
fenomeno per la seconda volta. Il pericolo viene dal fondamentalismo che si esprime
nella religione, ma che trova
la sua origine in un fondamentalismo politico. La verità è che oggi l’elemento religioso è molto forte nella nostra società; da questo deriva
la concorrenza che conoscia
II pastore Ishmaël Noko, nuovo segretario generale della Firn
prendano coscienza che non
ci sono chiese piccole o grandi; questo è molto importante,
è la sfida che dovremo raccogliere nei prossimi anni. Bisognerà creare spazi pérché i
fratelli e le sorelle possano
vivere insieme».
- Quale posto occupa l’ecumenismo in queste sfide?
«Il luteranesimo è esso
stesso un movimento ecumenico, tutto quello che ha un
carattere universale è ecumenico; abbiamo tutti le nostre
radici in pratiche religiose
differenti. Alcune delle nostre
chiese hanno dei presidenti,
altre dei vescovi; alcune hanno una tradizione liturgica;
tutte formano una famiglia
con una dimensione ecumenica.' I rapporti che la Federazione intrattiene con le altre
confessioni, i metodisti, i battisti, i cattolici romani, gli ortodossi, ecc. rappresentano il
secondo livello dell’ecumenismo. Penso che, negli anni a
venire, la vera difficoltà per
noi sarà di realizzare questo
movimento ecumenico senza
cancellare le nostre particolarità confessionali».
- Secondo lei è possibile
parlare di ecumenismo nel
nostro dialogo con le altre
grandi religioni nel mondo?
«Si può parlare di ecumenismo, se ci si riferisce all’etimologia greca della parola
ma da anni il termine “ecumenismo” viene inteso nel
senso al quale siamo abituati.
Se vogliamo parlare di ecumenismo a proposito del dialogo con le altre religioni,
non dobbiamo dimenticare
che questa parola ha una definizione più ristretta. C’è una
dimensione ecumenica nel
nostro dialogo con le grandi
religioni, l’ebraismo, l’Islam,
il buddismo: oggi, i cristiani
sono confrontati alle grandi
questioni della vita e della
morte, così come del resto lo
sono le altre grandi religioni.
È proprio su queste questioni
che dobbiamo aprire un dialogo; preferisco parlare di
dialogo piuttosto che di ecumenismo».
— Che ne è della concorrenza pacifica tra Islam e cristianesimo in Africa?
«Non è la prima volta che
ci troviamo confrontati all’
Islam in Africa. All’inizio
della nostra era, il cristianesimo era fiorente in Africa del
Nord. L’Islam è giunto per
grandi ondate che hanno
sommerso il cristianesimo;
mo oggi».
- Si può parlare di una teologia africana?
«Sì, esiste una teologia africana perché esiste una visione africana di Dio: c’è una visione “Atlantico Nord” di
Dio che è nata da esperienze
comuni e c’è un modo di parlare di Dio che trova le sue
radici nelle esperienze africane: parliamo di Dio quando
evochiamo il Dio della speranza. Nel nostro contesto
africano, nelle nostre dolorose esperienze coloniali e nelle
nostre lotte per l’indipendenza, la speranza è stata alla base di tutte le nostre iniziative;
la speranza è un valore della
teologia africana. Dio è il Dio
del domani; il continente africano sta vivendo situazioni
diverse, molte cose stanno
cambiando: penso che sia la
speranza a sostenere i popoli
e le chiese in Africa. Questo è
il contributo che le chiese
africane portano alla teologia
cristiana».
- Ma questa speranza non
è soltanto religiosa, è anche
politica!
«Certo! La speranza ha una
dimensione religiosa, ma anche una dimensione politica e
una dimensione culturale.
Quando parlo di speranza, mi
riferisco alle lotte per l’indipendenza: per via della speranza, gli africani hanno potuto battersi per la loro indipendenza e per la loro dignità. La speranza si esprime
in tutte le dimensioni della
vita, a livello religioso, politico, economico».
- Come giudica la situazione dell’Africa oggi?
«Se si getta uno sguardo
suH’Africa, si possono intravedere molti segni, segni di
disperazione e segni di speranza. Quando penso a ciò
che è successo in Namibia, in
Sud Africa, sono pieno di
speranza per la democrazia:
essa si diffonderà nell’intero
continente africano a partire
dal Sud».
Riva del Garda: Conferenza mondiale delle religioni per la pace
Le religioni possono contribuire
a riportare la pace in Bosnia
Il conflitto nell’ex Jugoslavia non è una guerra di religione; per lo meno non è nato
come tale. Lo ha affermato il
giapponese Yasushi Akashi,
rappresentante speciale dell'
Onu nell’ex Jugoslavia, durante la 6“ Conferenza mondiale delle religioni per la pace che si è svolta a Riva del
Garda dal 3 al 9 novembre.
Akashi ha sottolineato che i
responsabili religiosi della
Bosnia potrebbero contribuire
fortemente a una «politica dei
piccoli passi».
Invitato alla Conferenza, insieme ad altre personalità internazionali tra cui il teologo
della liberazione peruviano
Gustavo Gutierrez, il diplomatico giapponese nel corso
di una conferenza stampa ha
lamentato il fatto che i responsabili religiosi dell’ex Ju
goslavia non siano stati capaci
di opporsi ai dirigenti politici
i quali si sono serviti della religione per attizzare l’odio e
per portare avanti la loro
guerra nazionalista e la loro
politica di «purificazione etnica». Akashi ritiene che il passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace potrà avvenire
non attraverso rivoluzioni ma
grazie a piccoli passi, con un
riavvicinamento voluto dai
gruppi e dalle comunità che
occupano il terreno.
Le religioni, ha aggiunto,
possono giocare un ruolo
fondamentale; per Akashi è
fuor di dubbio che la situazione non cambierà se i responsabili religiosi non riusciranno ad opporsi allo sciovinismo nazionalistico che attualmente prevale: «L’aspetto
tragico di questo conflitto
ha detto - è che il potere dei
“falchi” aumenta man mano
che diminuisce quello delle
“colombe”». A suo parere, i
capi militari sono ben decisi a
risolvere la questione religiosa sul campo.
Eppure, ha detto Akashi
con ottimismo, esiste la possibilità reale di vedere le tre
grandi religioni esistenti
nell’ex Jugoslavia ritrovare la
via della convivialità; «Questa Conferenza dovrebbe servire di esempio».
Da parte sua. Gustavo Gutierrez ha affermato che ogni
spirito di guerra è contrario
alla religione, così come l’ingiustizia e la povertà. Per
Gutierrez il mondo ha bisogno di costruire una cultura
di vita: «Abbiamo il dovere
di affermare la vita... e non la
morte». (Spp)
Mondo CRisxiANldAnc
Corea del Sud: forte crescitaij
del protestantesimo
SEOUL — Anche nella Corea del Sud si sta verificand ■
fortissima crescita del protestantesimo. Lo testimonia, in J
tervista al settimanale Réforme, il pastore francese l
Alexandre, segretario generale del Defap (Servizio protesi
di missione), appena tornato da un viaggio in quel paj
«Ovunque, a Seoul e nelle altre città - dice Alexandre
dono croci luminose sui tetti; sono immense chiese o pi
cappelle o semplici botteghe adibite a luogo di culto. La d!
nica mattina, questi luoghi sono gremiti di migliaia di era
e altrettanti aspettano fuori per poter assistere a loro vp]
culto». Tutte queste nuove chiese sono evangelicali meni
altre grandi chiese evangeliche sono presbiteriane o pentì
li. Nel 1945 c’erano solo poche centinaia di migliaia di
stanti, fmtto della predicazione di missionari presbiteriani^
ricani giunti negli anni ’30 quando la Corea era unacoii
giapponese. Oggi, su una popolazione di 45 milioni di abii
il numero di protestanti evangelici ed evangelicali viene
to tra i 13 e i 18 milioni, mentre i buddisti sono tra i 20
milioni, e i cattolici 3 milioni. L’espansione protestante è
dissima; oltre alle chiese, che raddoppiano i loro membri,
due anni, sono sorte facoltà di teologia e società missioni
Vari missionari coreani vengono inviati in Africa, in Ami
Latina e nel Sud-Est a.siatico.
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Delega:
izione ecumenica
in visita nell'ex Jugoslavia
iBie temt
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fsuto e iì
ZAGABRIA — Una delegazione ecumenica di alto live!
istituita dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Q » pr
sigilo delle conferenze episcopali europee (Ccee), si è ree m Ca^a
nell’ottobre scorso nell’ex Jugoslavia. La delegazione era« ^ Menu
posta tra l’altro dal cardinale Godfried Danneels, arcivestì ¿ceno'
di Malines-Bmxelles e presidente di Pax Christi intemazioi frappoi
dal metropolita Michael Staikos, del patriarcato ecumenict inlastor
Vienna, e dal vescovo Henrik Svenungsson, della Chiesa Comodi
Svezia. Hanno incontrato il cardinale Franjo Kuharic, arcii gfaiione
scovo cattolico romano di Zagabria e il patriarca Pavle, respi ¡tuziona
sabile della Chiesa ortodossa serba. In una dichiarazione ti per es:
sciata a Ginevra Jean Fischer, segretario generale della Ket 'stìmonit
esortato i dirigenti delle chiese dell’ex Jugoslavia a impeg ¡0della
di più contro il ricorso alla forza; ha inoltre respinto le infoi
zioni secondo le quali la Kek avrebbe difeso ciecamentf
Chiesa ortodossa serba, che è membro della Kek. Ha affa
che durante colloqui privati con la Chiesa serba, la Kek
criticato l’appoggio dato da quella chiesa alla causa serba,
visita della delegazione ecumenica si inserisce nel quadradf.
sforzi permanenti compiuti dalla Kek e dal Ccee affinché
chiese cattolica romana, ortodossa, luterana e riformata
nuino a ricercare i mezzi di una soluzione pacifica del coni
|gno
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ane l’c
e e di '
far cade
ihicazio:
lil:
Croazia: prosegue la lotta
della Chiesa riformata
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ZAGABRIA — La Chiesa cristiana riformata di Croi
prosegue la sua lotta per rinascere, ricostruire i suoi edifici6|
spondere alla crisi dell’ex Jugoslavia. Non ha tuttavia diniel
cato i suoi obblighi nei confronti delle altre chiese: a Na^
Pasqua e Pentecoste ha organizzato collette speciali, ra«
gliendo 700 marchi per l’Alleanza riformata mondiale i'
Prima del conflitto, la Chiesa cristiana riformata di Croazia|
ceva parte della Chiesa cristiana riformata di Jugoslavia (
che era stata creata nel 1921 in seguito al crollo deH’impef()|
stro-ungarico. Si è costituita in Chiesa nel 1993, dopo che il
conoscimento internazionale dell’indipendenza della Croi
ha creato una frontiera che la separava dal resto della C4|
stata quindi ammessa come chiesa membro dell’Arm. Atti
mente conta circa 4.000 membri, di cui molti rifugiati.
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Estonia: resi noti i risultati
del sondaggio sulle religioni
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TALLINN — I risultati del primo sondaggio sulle relig,
in Estonia sono stati resi noti il 13 settembre scorso. Uni||
stionario era stato inviato a 1.600 persone in tutto il
sondaggio è stato organizzato dal Consiglio delle chiefj
Estonia, dalla Società biblica e dall’Alleanza per l’evangelio
zione in Estonia. Il 9% delle persone interrogate si dichiara^
dente, mentre il 52% dichiara di «essere vicino alla fe®
L 8% legge la Bibbia almeno una volta la settimana, men®
32% non la legge mai. Il 24% dichiara di essere membro di®
chiesa. Il 7% era già membro di chiesa in passato mentre i ®
VI membri rappresentano il 71%. Il 79% non ha ricevuto*
educazione religiosa a casa.
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Palestina: parità di diritt
cristiani e musulmani
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GAZA — Yasser Arafat, capo dell’Olp, ha assicurato^
I amministrazione palestinese concederà ai cristiani gli *
diritti dei musulmani, che rappresentano la maggioranza
futura Palestina autonoma. «I cristiani appartengono .k
all eredità della tradizione palestinese» ha dichiarato Ato*®,
rante una conversazione con Joachim Schroedel, presid.
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«orma.
dell associazione federale tedesca degli insegnanti
SI
istruzione religiosa. Il dirigente tedesco, in visita a Gaza
giunto di essersi accordato con il capo dell’Olp per un ••
comune sulla formazione e il perfezionamento degli inse^*
di religione. L’accordo firmato con Israele su Gaza e 0«
prevede che la responsabilità della formazione e dell’edud
ne spetti ai palestinesi.
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3RE AiEpnì 25 NOVEMBRE 1994
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PAG. 3 RIFORMA
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¿Ancona il convegno nazionale delle comunità cristiane di base
stìmonìare la non conformità della profezia
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idea che non la rassicura
[i^eno quanto la rassiiva'il «partito cattolico»,
jpre più delusa da una
chia ecclesiastica essa
sa divisa sugli interlocuda scegliere (Berluscoofini, Buttiglione o Binflando o D’Alema) e inI «che fare?» in ordilefgii interessi temporali:
(orzare situazioni di cogeine concordataria o recuspazi di libertà?
L’XI Convegno nazionale
¡Ile Cdb (Ancona 29 ottoe-P novembre) ha avuto
ime tema «La profezia e il
tro».
kQuesto tema può apparire
fratto e teorico, scisso dal
isuto e incline a concessio^pobgiche ed ecclesiologih 's ad esegesi biblico-stofefl sul profetismo - ha detto
» Castaldo aprendo i lav,of-.Niente di tutto questo: il
segno punta al concreto,
l rapporto con la realtà e
i la storia... per uscire dalifomoda pigrizia dell’asWazione e della normalità
'mzionalizzata, per rischiaI, per essere scomodi e per
ìstimoniare la njon conformità della profezia». Il congno ha dato così alle Cdb
hane l’occasione di verifiire e di verificarsi sui muri
fc&r cadere ancora, sulle codicazioni da allargare, sul
ibeitàdi
tòrmazione
S%!pmunità di base itale Pel loro XI Convegno
le (Portonovo, An29 ottobre-1° novem4994) hanno affrontato
liifeBa della funzione prolìn un tempo in cui la
icazione, degeneratiÌ^plla spettacolarizzazionella manipolazione
'¿l’informazione, non
le spazio alla riflescritica dei destinatari
Rimessaggio, il che non
■nte ài cittadini un’efa crescita democratica
to ineno favorisce quél
|«sario pluralismo su
ri fonda la nostra Costile. '
e Cdb si associano à
pe forze politiche soe culturali che denunla progressiva cotiione monopolistica
'^zzi di comunicaziopericoli che ne derido {ter la democriazia ita" la.
Sttì, la pretesa antìdeitica dell’attuale magica governativa di asTc il controllo dell’im
sistema di comunièa* radiotelevisivo rivela
precisa volontà di
"Orzare e perpetuare il
^rio potere, e così eli
ip"5^ ogni forma possibi
». 01 controllo che tenda i
•dirne abusi e degeneiì.
Cdb ribadiscono,
P> il oro impegno strabo per la libertà di
telone, e neirimnie
«to si propongono di so;^o i comitati per ÌI re‘ 'itt sulla riforma del
Mammì, aderendo
foo^po a tutte le inb'
^0 in atto da parte dei
'“'Aori.
le profezie da liberare. Gli
«stimolatori» del dibattito e
del confronto erano Beniamino Placido per la comunicazione e i mass media. Letizia
Tomassone per la teologia,
Domenico Gallo per la politica. Beniamino Placido ha
confessato la sua ammirazione per le comunità di base e
per la loro capacità di essere
piccola dose di lievito che
può diventare un’enorme
quantità di pane». Affrontando poi il tema della comunicazione ha riconosciuto, lui
personaggio di «comunicazione televisiva», che attraverso la Tv non nasce comunicazione, la quale invece esige il «contatto» diretto, quello reale e tangibile quello, per
esempio, raffigurato nella
creazione michelangiolesca.
Per Placido, quindi, il cosiddetto villaggio globale non è
il villaggio vero deU’incontrarsi e del parlarsi, è solo il
villaggio della comunicazione virtuale che crea solo protagonismi, narcisismi, squilibri, mai comunicazione.
Anche Letizia Tomassone,
teologa e pastora valdese, ha
voluto mettere in guardia
dall’illusione di creare comunicazione attraverso la profezia-spettacolo, il profeta leader. «Gesù era un uomo proprio normale — ha detto la
Tomassone -, ben noto ai
compaesani del suo villaggio
che avevano con lui un contatto reale e vissuto a parte il
fatto che le figure eccezionali
che sembrano esprimere visioni capaci di “rompere i
muri” sono quasi sempre figure maschili». La Bibbia
invece, secondo Letizia Tomassone «ci invita a considerare i passi quotidiani e i gesti comuni come il vero luogo
della profezia quotidiana: la
quotidianità, la normalità
della vita in cui la Parola si
inserisce».
Domenico Gallo, magistrato e senatore progressista, ha
indicato nella caduta del muro di Berlino un «evento
spartiacque della storia» ma
insieme ad esso sono c'adute
«utopie e speranze sopraffatte dall’ormai incontrastato
dominio del ferreo capitalismo occidentale e dei selvaggio liberismo economico del
nord del mondo». L’uno e 1’
altro ben rappresentati anche
in Italia dal fenomeno Berlusconi, fedele e oscuro esecutore di un progetto di cambiamento teso solo a cambiare le
regole a favore del più forte,
a smantellare lo stato sociale,
a impadronirsi dei mezzi di
comunicazione, a restituire al
denaro il dominio assoluto.
L’ampiezza del dibattito seguito alla relazione di Domenico Gallo rende impossibile
una qualsiasi sintesi, così come non è possibile ridurre a
cronaca tutti gli stimoli e le
provocazioni della tavola rotonda che ha visto il convegno delle Cdb trasferirsi
dall’hôtel La Fonte, dove si
era fin lì svolto, al palazzetto
dello sport per permettere la
partecipazione dei cittadini di
Ancona sia pure a un solo
momento del convegno.
Il tema della tavola rotonda, «Sentinella, quanto resta
al mattino», ha concentrato,
ancora più che le relazioni,
l’attenzione e il dibattito dei
convegnisti, stimolati dagli
interventi di Angelo Bertani,
redattore capo di «Famiglia
cristiana», del magistrato Vito D’Ambrosio, di Betty Di
Prisco, docente a Verona di
scienze delle comunicazioni,
di Giovanni Franzoni e di
Giuseppe Giulietti.
1 circa 400 convegnisti,
provenienti dalle comunità di
Giovanni Franzoni e Eni^o Mazzi, due animatori del movimento delle
comunità di base
tutta Italia, si sono trovati
durante i giorni del convegno
dinanzi a una inconsueta sorpresa: per la prima volta il
quotidiano cosiddetto dei
cattolici italiani, in effetti
della Gei, ha mandato ad Ancona un suo inviato che ha
ascoltato, intervistato e, domenica 30 ottobre, pubblicato. Per la prima volta una voce istituzionale della Chiesa
cattolica italiana ha dovuto
ammettere che le Cdb «non
sono ancora estinte» («ci sono, anche se è difficile dire
quante e dove») e che «in
questi anni sono state costantemente emarginate».
Da parte loro le comunità,
pur non avendo mai rincorso
legittimazioni o certificati di
vigenza hanno dovuto ammettere che l’attenzione loro
rivolta daU’organo della Cei
costituisce un avvenimento
non di poco conto: un altro
muro che cade?
Per la scuola pubblica
Dopo anni di silenzio di toma a parlare di scuola. Toma
puntualmente d’attualità la richiesta del finanziamento statale per le scuole private, espressamente escluso dall’articolo
33 della Costituzione ma sempre riproposto a intralciare il
cammino delle riforme. La questione interpella particolarmente la Chiesa cattolica italiana perché molte di queste
scuole sono confessionali, gestite da istituti religiosi o da
cooperative che fanno c^o a Comunione e liberazioné.
Le Comunità cristiane di base, che da sempre rifluirò Æ
riconoscere la valenza ecclesiale di tale richiesta, denunciano il carattere strumentale dell’interesse per essa, espresso
recentemente da forze politiche di destra, alTinterno di una
concezione mercantilista dell’istruzione che nega la funzione istituzionale della Repubblica in merito alla formazione
dei giovani.
Le Cdb considerano prioritaria la difesa e la riforma del
sistema scolastico nazionale perché la scuola pubblica, per il
suo carattere democratico e pluralista, è la sola adeguata a
promuovere la maturazione dell’identità culturale c, ideale
dei giovani.
Contestano che la scuola possa essere sede di evangelizzazione, convinte che solo nel vivo confronto con altri orientamenti la testimonianza evangelica sia efficace e non si riduca a proselitismo; affermano che non la scuola è per la chiesa, ma la chiesa può essere per la scuola.
La lettera del papa sul terzo millennio
Paolo Ricca: quattro
piacevoli sorprese
Il prof Paolo Ricca, decano della Facoltà valdese di
teologia e membro del Consiglio della Fcei, ha commentato la recente «Lettera apostolica» di Giovanni Paolo li
«Tertio millennio adveniente» sulla preparazione del
giubileo dell’anno 2000.
Questa lettera contiene alcune piacevoli sorprese, in
particolare quattro.
1) La volontà di voltar pagina, di rinnovarsi in profondità in vista di un nuovo appuntamento con la storia e
l’umanità, simbolicamente
collegato alla transizione dal
2° al 3° millennio e alla celebrazione di un «giubileo»,
che nella Bibbia è un anno di
remissione dei peccati e di liberazione degli schiavi, di restituzione della terra e con essa di tutte le libertà perdute,
un «anno di grazia» in tutti i
sensi, materide e spirituale. È
insomma l’idea che la chiesa
deve cambiare per poter proporre al mondo di cambiare.
2) D cambiamento comincia
dalla ammissione e confessione dei propri peccati', solo co*sì si può iniziare un cammino
nuovo e diverso. Non c’è rinnovamento possibile senza
presa di coscienza dei propri
peccati e la loro cancellazione
in Cristo. Purtroppo i peccati
riconosciuti nella Lettera sono solo quelli dei «figli della
chiesa» e non anche quelli dei
«padri», che probabilmente
sono stati i peggiori. Sovente
i «figli della chiesa» sono stati vittime, non complici, dei
metodi di intolleranza e persino di «violenza» denunciati
dalla Lettera (n. 35), utilizzati
per lo più dai «padri» (religiosi e teologi addetti all’Inquisizione, per esempio, e
persino «padri conciliari» come nel caso del Concilio di
Costanza che condannò Jan
Hus al rogo, insieme al suo
discepolo Girolamo da Praga): ecco due martiri da includere nel martirologio ecumenico che papa Wojtyla sembra
vagheggiare proprio in questa
Lettera. Comunque l’idea che
per voltar pagina occorre an
zitutto confessare i propri
peccati nella Lettera c’è ed è
espressa con efficacia e rigore, parlando di «vere forme di
antitestimonianza e di scandalo» (n. 33) offerte dalla
chiesa al mondo. Un primo
passo nella direzione giusta,
dunque, è stato fatto.
3) La visione di una chiesa
che «al termine del 2° millennio» è diventata nuovamente
(come nei primi secoli)
«chiesa di martiri», la cui testimonianza «è divenuta patrimonio comune di cattolici,
ortodossi, anglicani e protestanti», aggiungendo che
questo ecumenismo «è forse
il più convincente» (n. 37).
4) La volontà di dare alla
celebrazione del Giubileo un
carattere il più possibile ecumenico, raggiungendo «intese
ecumeniche nella [sua] preparazione e realizzazione» (n.
16). Il pontefice preannuncia
un «significativo incontro
pancristiano» che dovrà essere «proposto correttamente e
preparato Con cura, in atteggiamento di fraterna collaborazione qon i cristiani di altre
confessioni» (n. 55).
Va da sé che ci sono in questa Lettera molte cose che, in
un’ottica evangelica, non possono essere accolte. In parti-,
colare non ci sarebbe dispiaciuto se anziché insistere tanto sul Concilio (cosa peraltro
in sé molto positiva, anche dal
nostro punto di vista) il pontefice avesse insistito di più sulla Bibbia, sulla parola di Dio,
sulla Sacra Scrittura: è questa
la parola veramente ecumenica, quella che più e meglio
della parola del Concilio o di
qualunque altra parola di una
chiesa o di una confessione,
può guidarci a raccogliere insieme le sfide del terzo millennio e guidarci sicuramente
verso la comunione e la testimonianza comune alla quale
siamo chiamati.
Resta però il fatto che questa è per molti aspetti una lettera invitante, che merita non
solo attenzione ma anche una
risposta cordiale. E una lettera che avvia un discorso che
può diventare dialogo. (nev)
■■i
Chiese metodiste nel mondo
Collegamenti a
livello internazionale
Diakonisches Werk tedesco
Alla Conferenza mondiale
metodista del 1971, tenutasi a
Denver, negli Stati Uniti, fu
lanciata un’iniziativa per favorire i rapporti fra congregazioni metodiste di diversi
paesi e impegnarle insieme
nell’evangelizzazione. Questa
iniziativa prese il nome di
«World Evangelism». Il progetto è stato ripreso con maggior forza nel gennaio 1992
in Cecoslovacchia con il preciso intento di mettere in contatto fra loro comunità locali
decise a lavorare insieme per
far sorgere nuove chiese metodiste wesleyane. A questo
«progetto nel progetto» è stato dato il nome di «Connecting Congregations» (collegare le comunità).
Le chiese più numerose e
forti economicamente hanno
quindi , creato una sorta di gemellaggio con partner più deboli in paesi die attraversano
difficoltà economiche e li so
stengono non solo spiritualmente e moralmente, ma anche finanziariamente nella loro testimonianza e vangelistica. Così diverse chiese wesleyane dell’Australia, della
Corea, della Nuova Zelanda,
di Singapore e degli Stati
Uniti hanno intrecciato strette
relazioni con comunità metodiste in Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica ceca. Repubblica slovacca, Ungheria,
Brasile, Bulgaria, Russia e
Nigeria: un totale di 56 congregazioni. Nuovi gemellaggi
si stanno organizzando con
altre 31 comunità in Nigeria,
Brasile, Kenia, Costa Rica e
Indonesia.
L’iniziativa ha successo e
già diverse centinaia di persone sono giunte alla fede, nuove comunità stanno nascendo
e il movimento «Connecting
Congregations» sta creando
una rete di contatti diretti fra
le comunità metodiste.
Jürgen Gohde nuovo
presidente
Il nuovo presidente del
Diakonisches Werk (opera
diaconale) della Chiesa evangelica tedesca, il pastore Jürgen Gohde, è stato insediato
nel suo incarico il 20 ottobre
a Norimberga, nel corso di un
culto particolar«. Gohde, che
ha 46 anni, è laureato in Teologia e in Scienze dell’educazione, ha prestato servizio jn
istituti per anziani e in ospedali e ha tenuto diversi corsi
di specializzazione nel campo
dell’educazione. Dal 1988 era
responsabile territoriale per la
diaconia della Chiesa evangelica deir Assia elettoraleWaldeck. Gohde succede nell’incarico di presidenza del
Diakonisches Werk al pastore
Karl Heinz Neukamm che è
andato in emeritazione dopo
aver coperto questo ufficio
per 10 anni.
L’insediamento, che ha avuto luogo nella chiesa evangelica di San Sebaldo a No
rimberga, è stato effettuato
dal vescovo Klaus Engelhardt, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica
tedesca. Hanno presenziato
diverse personalità politiche
tedesche, tra cui il presidente
della Cdu (Democrazia cristiana tedesca), Wolfgang
Schäuble, il ministro per la
Famiglia, Hannelore Rönsch
(Cdu), e numerosi rappresentanti di chiese e di enti assistenziali pubblici e privati.
(da epd)
PROTESTANTESIMO
INTV
Replica:
lunedì 28 novembre
ore 8,25 circa - Raidue
in questo numero:
La Chiesa luterana
in Lettonia: Fede e speranza
4
PAG. 4 RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 25 NOVEMRRp i
Assemblea delle chiese valdesi e metodiste della Sicilia
«Il protestantesimo non vuole
che la conversione a Cristo»
GIUSEPPE PLATONE
ySW a crisi del protestanJ-i tesimo è crisi attuale
dei grandi fondamenti della
Riforma; solus Christus, sola
fide, sola grafia, sola Scriptura, ecclesia riformata sempre
reformanda... occorre andare
alle origini del nostro essere
evangelici rimettendo al centro la rivelazione di Dio. La
nostra crisi è soprattutto
mancanza di fedeltà all’
Evangelo. Da questa crisi si
può uscire solo convertendosi di nuovo a Gesù Cristo. Il
protestantesimo altro non
vuole che la conversione dell’uomo a Dio».
Una densa relazione, quella
di Arturo Panascia, sovrintendente del sedicesimo circuito,
di cui abbiamo citato un breve
passaggio, che ha costituito
uno stimolante punto di partenza per l’assemblea circuitale di domenica 6 novembre
svoltasi nei locali della chiesa
valdese di Agrigento. Un’ottantina di fratelli e sorelle
provenienti da Pachino, Scicli, Vittoria, Catania, Carlentini, Riesi, Caltanissetta, Palermo, Trapani, Marsala,
Grotte, si sono suddivisi (dopo il culto presieduto da chi
scrive) in gruppi di studio, affrontando tre temi principali:
essere chiesa oggi; i giovani e
le chiese; identità protestante.
Dalle varie riflessioni (interrotte soltanto e piacevolmente dal pranzo consumato
nei locali ecclesiastici) sono
scaturiti tre brevi documenti
che, insieme alla relazione del
sovrintendente, giungeranno
presto alle chiese siciliane per
continuare e approfondire la
riflessione. Sull’identità protestante si è tentato di mettere
a fuoco alcuni tratti essenziali: la distanza tra il piano divino e quello umano; il primato
della Parola in una chiesa in
cui Cristo è l’unico mediatore
tra noi e Dio; un etica di verità e di responsabilità; il rifiuto di una chiesa gerarchica,
verticistica, e l’accettazione di
una chiesa nella fraternità tesa
verso la democrazia. La nostra identità in ogni caso deve
fondarsi più in Gesù Cristo
che nella storia. Sul tema dei
giovani è stato detto che occorre rilanciare la loro formazione attraverso varie e nuove
iniziative (campi, giornate di
studio, incontro dei catecumeni...) capaci di spezzare l’isolamento. Si tratta di aiutare i
giovani a superare il disinteresse che spesso caratterizza il
loro rapporto con la chiesa.
Infine il gruppo che ha discusso r «essere chiesa oggi»,
dopo una certa autocritica, si
è suggerito di tralasciare in
genere la dimensione polemica per puntare di più su aspetti propositivi e qui non c’è
che l’imbarazzo della scelta:
dal culto ripensato e rianimato
(anche come aspetti musicali)
alle visite personali a nuove
attività settimanali che incidano nel tessuto sociale.
Inoltre, nel corso dell’assemblea, il pastore Giampiccoli ha passato in rassegna gli
atti dello scorso Sinodo sottolineando quelli di competenza
del circuito e quelli rivolti alle chiese. Dal quadro d’insieme emerge un ampio ventaglio di impegni e di riflessio
Donne battiste di Mortola
Cantate all'Eterno
un canto nuovo
VIRGINIA MARIANI
Domenica 6 novembre le
donne della comunità
battista di Mottola hanno celebrato la Giornata mondiale
di preghiera. Preparata con
grande impegno, la celebrazione si è svolta a partire dal
culto: il tema portante delle
letture in cui si sono avvicendate le sorelle con non poca
trepidazione e del sermone a
cura della sorella Speranza è
stato quello dell’acqua.
L’importanza vitale di questo elemento del creato è stata
ricordata in ogni momento
della liturgia anche attraverso
la scelta attenta di inni e canti, come per esempio «La
creazione», tratto da Cantate
alì’Eterno un cantico nuovo
(proposto dal Grume) e la
rappresentazione grafica che
colorava ulteriormente l’atmosfera del locale.
L’acqua: cristallina, pura,
così necessaria nella vita di
tutti i giorni, eppure ancora
così insufficiente e tanto «cara» per intere popolazioni; alle volte però anche pericolosa
e devastatrice quando irrazionalmente sovrabbondante, come in questi giorni nel Nord
Italia. È l’acqua della vera vita, che solo dona Gesù Cristo,
come egli stesso dice alla
donna samaritana incontrata
al pozzo, quella a cui noi tutti
dovremmo attingere per non
avere più sete.
Dopo l’agape comunitaria,
per la quale va il più .sentito
ringraziamento alla coppia
D’Elia e alla loro appetitosa
cucina, abbiamo continuato la
giornata con la lettura delle
testimonianze provenienti
dalle donne di tutto il mondo
e con intensi momenti di preghiera. Credo quindi che per
le donne della comunità questa domenica sia stata davvero una giornata particolare,
non solo perché esse sono
state unite attraverso la preghiera a tutte le altre del
mondo, ma anche perché’finalmente sono state decise a
rivestire il ruolo attivo di coloro che, avendo qualcosa da
dire, fanno sentire la propria
voce, anche .se un po’ tremante per l’emozione. Le donne
di tutto il mondo hanno parlato per mezzo loro; le donne
parlano e anzi alcune gridano
e bisogna che rispettosamente
le si ascolti e che a questo segua l’aiuto più concreto delle
nostre offerte: la comunità di
Mottola ha pertanto risposto
con la raccolta di una colletta
speciale per i lavori benedetti
dall’amore del Signore.
Regala
un abbonamento
a
RIFORMA
ni che sono posti sul tavolo di
lavoro delle nostre comunità.
Infine il presidente della
Ced, il pastore Trobia di Vittoria, ha ricordato che il quarto distretto è di fronte, per
Tanno finanziario ’95, alla
necessità di accettare un aumento globale del 20% nelle
contribuzioni. Le chiese del
circuito siciliano hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissate in tema di versamenti alla cassa centrale, rimane comunque aperta la
questione di una certa disparità tra alcune chiese nel rapporto contributi alla Tavola e
numero di membri comunicanti. Di fatto alcune chiese,
pur praticando gli aumenti
percentualmente richiesti
ogni anno partono, in realtà,
da una base troppo bassa rispetto alla loro reale consistenza e capacità contributiva. Insomma, anche su questo
punto occorrerà rivedere alcune disfunzioni.
In conclusione dei lavori
l’assemblea ha designato i
membri di propria competenza nel Comitato della scuola
per l’infanzia di Scicli nelle
persone di Cettina Briante e
Nunzio Cosentino, e ha nominato Arturo Panascia proprio
delegato alla prossima assemblea di primavera degli Amici
del Servizio cristiano di Riesi. L’assemblea dunque non
ha perso tempo, è stata anche
ben frequentata e organizzata,
il che ha incoraggiato tutti i
partecipanti a riprendere con
speranza e nuove energie il
cammino non facile della testimonianza a Cristo nella società siciliana di oggi.
Battisti a Asti
Nuovo locale
di culto
ELISA STILLITANO
Attraverso l’interessante
mostra della Bibbia, la
Chiesa evangelica battista di
Asti ha inaugurato, sabato 22
ottobre, i suoi locali; la stessa
affluenza di visitatori ha testimoniato la bontà dell’iniziativa, che ha coinvolto non solo
esponenti delle diverse realtà
evangeliche del luogo ma anche di quelle cattoliche. È
stata copiosa, poi (circa 50
persone) la partecipazione al
culto domenicale di inaugurazione: erano presenti numerosi fratelli e sorelle delle chiese battiste del Piemonte nonché membri delle Assemblee
di Dio, della Chiesa dei Fratelli, luterana, metodista, valdese e avventista.
Hanno condiviso la gioia
dell’evento il vicepresidente
dell’Unione battista, pastore
Domenico Tomasetto, il presidente dell’Associazione
battista del Piemonte, Roberto Mollica, e i pastori Massimo Romeo e Franco Casanova. La predicazione del pastore Giuseppe Morlacchetti
è stata efficace e stimolante e
di sprone soprattutto per i
membri della neonata chiesa.
Unanime l’apprezzamento
per l’atmosfera calorosa e
fraterna.
Un particolare ringraziamento va all’Unione battista
e a quei fratelli e sorelle che
ci hanno sostenuto e incoraggiato anche durante la fase
preparatoria dell’istituzione
della nuova chiesa.
Assemblea del XII circuito delle chiese valdesi e metodiste
Vivere con gioia l'essere diaspor.
ANTONIO DELLE MONACHE
Un’intera giornata è stata
trascorsa insieme, domenica 23 ottobre a Pescara, dai
fratelli e sorelle presenti all’Assemblea del XII circuito
delle chiese valdesi e metodiste. Ospiti della bella sede
della Società nazionale di
mutuo soccorso fra lavoratori
dei trasporti, il cui salone delle riunioni è stato gentilmente
concesso (e da queste colonne vogliamo dir loro il nostro
grazie riconoscente), si sono
ritrovati 30 membri delle
chiese dell’Abruzzo, del Molise e delle Marche, una rappresentante delle chiese battiste del Molise e quattro giovani credenti appartenenti a
chiese pentecostali operanti
nella zona vicina. Ospite gradito, con l’incarico di presentare la relazione pomeridiana,
il past. Giorgio Girardet, professore emerito della Facoltà
valdese di teologia di Roma.
L’incontro è stato aperto al
mattino con un culto insieme
ai fratelli e alle sorelle della
chiesa locale, condotto dal pastore Enos Mannelli, sovrintendente del circuito, che ha
introdotto un’interessante riflessione meditando sul brano
di Romani 16, 1-16. biella
predicazione è emerso come,
anche per la chiesa di oggi,
ciò che è fondamentale non
sono le strutture ecclesiastiche: Sinodi, circuiti. Conferenze distrettuali, commissioni di tutti i tipi («la chiesa che
è in casa tua...»), i grandi
personaggi (nel testo biblico
si trovano donne, schiavi,
stranieri, ex detenuti, ecc.) e
nemmeno i grandi numeri, ma
Tessere fondati «in Cristo».
Piccoli uomini e donne che
agli occhi del mondo posso
no sembrare una nullità, diventano segno efficace di testimonianza e oggetto di lode, anche per noi a 2.000 anni di distanza, perché la loro
fragile esistenza è nel Signore. Dopo una agape comunitaria al sacco, dove insieme
all’abbondanza di cibo dominava la sana allegria, nel pomeriggio l’attenzione è stata
trascinata dal prof. Giorgio
Girardet che ha tenuto una
conferenza sul tema: «Essere
diaspora evangelica oggi.
Che cosa significa?».
Il past. Girardet esordiva
leggendo I Pietro 1, 1-2 e
metteva in evidenza il significato originario del termine
diaspora come seme sparpagliato per recare frutto. In
questa interessante accezione
del termine si vedeva al primo impatto (era inevitabile!),
la realtà del nostro circuito in
quanto lo stesso conta oggi
220 membri di chiesa, distribuiti su un vastissimo territorio che da un capo all’altro
(Fermo e Campobasso) dista
circa 300 km, con una decina
di chiese o gruppi. Dopo alcuni preziosi suggerimenti,
Girardet ci portava a capire
che Tessere diaspora non è
necessariamente una sventura
che dobbiamo subire con rassegnazione e tristezza, vivendo nell’emarginazione, perché «siamo il seme sparpagliato, gettato dal Signore per
dare frutto».
Il «seme» non è disperso
per rabbia o per indifferenza
dagli esseri umani. È Dio «il
seminatore che uscì a seminare ...»! Allora tutta la chiesa di Gesù Cristo, anche
quando nelle realtà locali ha
delle percentuali di presenza
ai culti anche nel 20-30 %
superiori a quelle del XII cir
1113 novembre alla Chiesa valdese di Susa
Insediato il pastore
Con la sala di culto insolitamente affollata, domenica
13 novembre il pastore Giorgio Bouchard ha iniziato il
suo ministero pastorale nelle
Chiesa valdese di Susa. Erano
pre.senti il Consiglio di circuito, alcuni membri della Chiesa valdese di Coazze e delle
chiese battiste di Bussoleno e
di Susa, mentre la chiesa di
Rivoli ha inviato un caloroso
messaggio.
Significativa è stata la presenza del vescovo della diocesi cattolica, Vittorio Bernardetto, e del sindaco di Susa, Germano Bellicardi, che
ha anche offerto una medaglia al past. Giuseppe Baldi,
in riconoscimento del ruolo
svolto dalla Chiesa valdese
nella vita cittadina. A conclusione del culto, il vescovo
Bemardetto ha manifestato la
gioia di essersi trovato in
«profonda comunione di fede» con la comunità valdese e
per aver avvertito in quella
comunione «la presenza del
Signore».
Il culto è stato presieduto
dai pastori Giuseppe Baldi,
che terminava il suo ministero, Cesare Milaneschi come
sovrintendente di circuito e
Giorgio Bouchard che inaugurava il suo nuovo impegno
pastorale. Baldi ha curato la
parte iniziale e quella finale
del culto, salutando anche gli
ospiti. Milaneschi ha presieduto l’insediamento. Riferendosi a I Corinzi 3 e Efesini 4,
ha sottolineato il compito pastorale come fondazione di
una comunità in Cristo attra
Giorgio Bouchard
verso la sua Parola e l’azione
dello Spirito Santo.
Bouchard, riflettendo sul
dramma delTaliuvione abbattutasi da poco sul Piemonte,
ha predicato sul tema del diluvio (Genesi 7-8) proponendo su di esso la risposta della
fede, dopo avere scartato come insufficienti la risposta
laica (i cataclismi come conseguenze del cattivo uso della
natura) e la risposta farisaica
(le vittime dell’alluvione punite per i loro peccati).
Il culto e l’agape fraterna
che sono seguiti sono stati caratterizzati da una profonda
condivisione e comunione. Il
Consiglio di circuito si propone di favorire queste nuove
possibilità di testimonianza
durante alcune iniziative di
evangelizzazione che si attueranno nel maggio 1995 e che
culmineranno nella «Giornata
delle chiese evangeliche del
Piemonte», che avrà luogo il
giorno di Pentecoste.
Uscita dal culto a Villa I
bastiano
culto, deve sempre vivere
realtà di «diaspora» tanto pi
che la chiesa cristiana ha
bito, in molte situazioni,
profonda trasformazione i |hntern
andata r
jàdy Ki
Iportan
lifficoltà
identità: è divenuta una so
cietà cristiana in senso
Perciò la minoranza devei
scoprire la propria insi
bile vocazione.
Tra i numerosi interven®™zi°®‘
particolarmente graditi quel iscrimir
delle chiese pentecostali
nostra intenzione, corrisposi
dalla controparte, allacciai
con loro dei rapporti per poti ieivari
individuare le eventuali pos mni è va
sibilità di presenza e di testimonianza comune aH’unii
Signore della chiesa.
Una bella giornata checilt emminil
fatto pensare ad incontri Dimestrali in una località
sa, con un programma vanegato, per conoscerci, persti
marci di più e vivere con srenità il nostro essere dk
ra voluta da Dio.
i, per rii
ìecumen
base d
gione e
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liverse e
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NAPOLI — Il 27 novembi
presso la chiesa battista di'
Feria, si tiene il secondo appi®
tamento di «Lode dei pop
programma multietnico di i
fraternità e lotta per la giusti
Inizio alle ore 11 con il culto»
adorazione con canti di coralil
lingua inglese, francese, |
ghese e diverse lingue africai
Dopo l’agape, alle ore 15,306
vola rotonda su «Immigrazio®
problema o opportunità?»- P®
cipano Anne-Marie DupriJ^ua capa
Servizio rifugiati e migranti FcÉ oco chi
rappresentanti delTambasciaO-i ^osizioi
Capo Verde, del forum antitì | LjyQj.
zista della Campania, rappresi Entrale
tanti degli assessorati ai Servi
sociali del Comune di Napolii
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presen
ione es]
icco di
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alle Politiche e ai Servizi socia
della Regione Campania.
CATANIA — II I ° dicetuM (a
alle ore 20, in via Cantarella ih’aitjg
presso la Casa delle associazW
si tiene un incontro di studio*! lairUc'p
libro di H. Kuitert Lu M J kigrazu
stiana per chi dubita, dedicai ^ danient
dibattito sulle immagini di *
•L’8 dicembre le chiese baj
ste, metodi.ste e valdesi della® . o
cilia si incontrano in via CaJ n ‘
rella, alle ore 9, per un’as^ ^trai
blea comune dal tema «lnteg>i®ruia co
smo ed ecumenismo». I ^
saranno introdotti da due rela® ,^Ua rist
ni svolte da Alfonso MaiioccP Stra gioì
della chie.sa della «Noce» di
lermo e Raffaele Volpe,
della chiesa di Lentini.
MILANO — Si tiene i
sab#® 'franche;
dicembre presso la chiesa
00
dista (via Porro Lambert
28), con inizio alle 9,30 e chi ^perm
ra alle 17; il primo di tre inco
organizzati dalle chiese bat^ .4visa
lombarde e dal VI circuito
chiese metodiste e valdesi si
ma della secolarizzazione
incontri sono tenuti dal fappi-g!
Gianmaria Grimaldi e
prii
avrà come teologo di rifennn
Friedrich Gogarten.
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5
DÌ 25 NOVEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
[ì^ssociazione cristiana delle giovani (Ywca) ha compiuto cento anni
al servizio sociale al femminismo
San;
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f ove le donne non sono istruite, anche gli
lini con ogni probabilità
iranno molto poco. Non
,valutiamo il ruolo moltiitore delle donne: bisogna verificare il grado di
‘“Azione e la funzione soie delle donne per capire
Ilo di evoluzione di una
0».
3sì Luisa La Malfa, presi;e della Ftìism (Federaziolionale insegnanti scuolie) ha affrontato il prola sociale delFemancipae culturale femminile in
ione del centenario di
dazione delFYwca-Ucdg
dione cristiana giovani),
le si è svolto il 28 ottobre a
azzo Lascaris a Torino,
da’occasione per ricordare
lavoro svolto in questi anii,‘per ribadire la tolleranza e
jninenismo, da sempre all^ase della collaborazione
interno dell’associazione
pndata nel secolo scorso in
ilterra da Emma Robarts
Kinnaird, con lo scopo
di portare aiuto alle donne in
Wicoltà e «perseguire la lijerazione della donna senza
ipriminazione di razza, re|iOne e opinione» (dall’art.
dello Statuto).
pi tipo di servizio fornito
d vari paesi nel corso degli
inni è variato a seconda delle
liverse esigenze, ma in gene;e si è concretizzato nella
iondazione di pensionati
pmminili di accoglienza, an|)ra oggi diffusi in tutto il
lóndo, e nella collaboraziocon le varie associazioni
inili locali e le grandi
anizzazioni intemazionali
e rUnicef o la Fao.
Prati 1924; un campo della Ywca
«A Torino, negli anni ’30,
cultura era una tazza di tè e
una breve conferenza alla
domenica - racconta Frida
Malan, copresidente del centro di Torino - al foyer di via
San Secondo 70 passavano le
“Rondinelle”, ragazze che
partivano dalla montagna
per venire in città in inverno
a lavorare come colf e d’
estate tornavano a casa per
aiutare nei campi. La domenica, dato che non c’erano
altre opportunità, ci si riuniva per una riflessione e una
chiacchierata».
Era un modo per confrontarsi, come oggi ci si confronta con culture diverse
nell’accoglienza delle straniere, ma non solo: si cerca
di dare aiuto materiale, assistenza giuridica, un letto in
cui dormire, perché la casa è
un problema ancora più sentito del pasto giornaliero. «Se
gli anni ’80 sono stati gli anni delle battaglie culturali,
ovemDi
ta di viij
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popola
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giusti
I cultoi
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Chiesa battista di Livorno-via Battisti
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SILVANO PERIGOZZO
endendo gloria al Signore con un culto durante il
[naie il presidente dell’Ucebi,
‘ nato Maiocchi, ha offerto
ai presenti occasione di riflesone esponendo un sermone
icco di contenuti sull’attuapà della parola di Dio e sulla
ina capacità di moltiplicare il
iaco che mettiamo a sua diisizione, la Chiesa battista
Livorno-via Battisti (zona
itrale della città) ha inaugurato in preghiera, il 16 otto' 1 là sua sala di culto.
11 locale, nel quale per difàtsi anni è stata annunziata
Parola da una chiesa di
^tra denominazione evandica, è stato acquistato
l’Ucebi; per questo noi la
^graziamo, e questo ringralento si estende a tutte le
consorelle che, colla'fnndo al Piano di cooperatone, hanno reso possibile
‘Operazione poi completata
"’la comunità che, mediante
®2zi propri, ha provveduto
la ristrutturazione. La no
inocd“ itra gioia è resa completa dal;» di a Consapevolezza che a moti0 di questa realtà ci sarà
Possibile annunziare con
sab« ¡¡pochezza e sen a reticenze
sa ».^''angelo a tutti, poiché il
erteflP signore nella sua bontà ce lo
ech'J ;"®Permesso.
batti* m gioia è stata conto ivi ti momenti di auten
“jjul» ,j®.oomunione e di preghiegae. di oui le chiese battiste
pasl 1® Toscana, tramite i loro
il priii* „L^Pfosentanti, sono state
erinte"* /¡J^'^'ate a portare il loro
'’atributo di esortazione e di
incoraggiamento da Antonio
Di Passa, pastore e rappresentante della chiesa di Pistoia. È
stato particolarmente motivato il pastore Mauro Del Nista,
che ha annunziato l’inaugurazione, il 30 ottobre, del nuovo
locale di culto della sua chiesa, in altra zona della città.
Sono stati molto apprezzati
i fraterni messaggi di augurio
del pastore Sergio Tattoli, a
nome della chiesa di Grosseto
e di Erica Naselli del Comitato esecutivo Ucebi. Era presente la rappresentanza della
Chiesa valdese, così come
quella del circuito valdesemetodista della Toscana: Iris
Spinelli, dopo aver letto il
messaggio della pastora Ursel
Koenigsmann, ha ricordato la
collaborazione che nel passato ha unito le scuole domenicali delle nostre chiese.
Abbiamo anche avvertito lo
spirito che ci unisce alla comunità ebraica ascoltando le
parole del vicerabbino, mentre il presidente della circoscrizione ci ha rivolto uno
schietto segnale inteso alla
collaborazione. La comunità
senegalese ha risposto al nostro invito tramite un suo inviato e la rappresentante del
Sae, in un breve messaggio,
ha chiuso questi momenti
densi di speranza, speranza
sarebbe vana se al di là delle
parole non vi fosse la certezza che il nostro lavoro di seminatori viene reso fruttifero
dall’intervento del Signore.
La conclusione è stata decisamente succulenta: un’abbondante agape fraterna consumata in allegrezza.
che hanno portato anche alla
riscoperta della letteratura
femminile e alla nascita di
case editrici riservate alle
donne - puntualizza Piera
Egidi, giornalista - negli anni
’90 siamo di fronte a una rivisitazione della nostra identità che ci riporta verso Tattivismo sociale, da cui non è
esente un ritorno verso i temi
della spiritualità». •
«Post-femminismo - lo definisce Piera Egidi - perché
le nuove generazioni non sentono più lo scontro con il sistema patriarcale». Per questo, conclude la giornalista,
forse non dovremmo più insistere sulle differenze tra uomo e donna, come si è sempre fatto nel dibattito degli
anni passati, per non rischiare
di incontrare nelle ragazze
una certa diffidenza e creare
un’indesiderabile incompren, sione fra generazioni.
Tendenza all’assimilazione, rifiuto dell’alterità e, in
molti casi, anche fastidio per
il dibattito politico tout-court.
Che questo sia davvero il
frutto dell’esito positivo delle
lotte femministe in Italia o un
riflusso d’interesse per la lotta per i propri diritti, non si
può dimenticare che una certa segregazione formativa
esiste ancora. Lo ha fatto presente Luisa la Malfa: per
esempio, ancora dieci anni fa
il 34,6% delle, ragazze si
iscriveva a Lettere, il 15% a
Giurisprudenza, il 2% ad
Agraria e il 5% a Ingegneria.
«Le ragazze scelgono di solito indirizzi formativi lunghi e
sono soggette alla dispersione meno degli uomini, ma il
tempo della scuola è un luogo di gratificazione che spesso continua a fermarsi alle
soglie del mondo del lavor
ro». Per una resistenza di tipo psicologico ma soprattutto
per le solite difficoltà, prime
fra tutte la maternità e la
doppia presenza.
Chiese battiste del Molise
Dario Saccomanì
è il nuovo pastore
CARLETTO CARLONE
A distanza di due anni dalla partenza del pastore
Sergio Tattoli per la sede di
Grosseto, le chiese battiste
del Molise (Campobasso, Ripabottoni. Macchia Valfortore) hanno un nuovo conduttore nella persona del pastore
Dario Saccomani, proveniente da Varese.
Dopo un incontro preliminare avutosi in estate tra le
comunità e il pastore, che ha
permesso un primo sommario
scambio di vedute sulle esigenze e sulla realtà delle tre
chiese, e dopo che era emersa
sintonia tra queste e il pastore
Saccomani, le comunità ne
designavano la nomina a conduttore delle stesse. Lo scorso
16 ottobre, con il culto di insediamento presieduto dallo
stesso Saccomani, la comunità dava il benvenuto al pastore e a sua moglie Isabella,
con l’augurio di una buona
permanenza in regione e di
un buon lavoro con le chiese.
Il pastore Saccomani, dopo
la partenza del pastore Mannelli per le comunità di San
Salvo-Vasto e del circondario,
è ora l’unico pastore in attività, nell’ambito Bmv, presente in Molise e si occuperà
anche della cura della comunità valdese cittadina, nel
quadro di quella collaborazione territoriale emersa nell’Assemblea-Sinodo del ’90 e sviluppatasi negli anni successi
Darlo Saccomani
vi. In seguito alla vacanza pastorale nelle chiese battiste
molisane dal settembre ’92 al
giugno ’94, questa novità si
era già sperimentata con discreto successo e in quell’occasione era stato il pastore
Enos Mannelli che, con estrema generosità, si era occupato
delle comunità battiste.
In questa ottica si è così stilato un primo programma di
lavoro comune, concernente
le predicazioni, gli studi biblici, le scuole domenicali, i
gruppi giovanili. Questo primo mese di attività, dedicato
principalmente ad approfondire la reciproca conoscenza,
ha già fatto emergere la piena
disponibilità e la profonda
dedizione del pastore e di sua
moglie per il lavoro nelle
chiese. Che il Signore guidi
Dario e Isabella nella loro
opera e guidi le comunità nel
loro lavoro di evangelizzazione nella parte d’Italia dove
sono state collocate.
RIESI — L’assemblea di chiesa di domenica 13 novembre ha
dato il via a una sottoscrizione prò alluvionati nell’Italia
settentrionale attraverso manifesti in città e volantini nei negozi. All’iniziativa si sono subito associate le chiese di
Agrigento e Caltanissetta. I fondi raccolti saranno versati d
fondo di solidarietà della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Sempre in assemblea si è deciso di mettere in
cantiere una serie di attività con i giovani collegati con il
pastore Stephan Mùhlich che da quest’anno lavorerà, pur
risiedendo a Riesi, nella diaspora nissena e agrigentina. Il
pastore Mùhlich (il cui insediamento è avvenuto già nel settembre scorso) si è ben inserito nel lavoro pastorale, grazie
a una piena padronanza della lingua italiana.
• Sta per iniziare una parte di lavori concernenti il restauro
completo del tempio. Sul retro dello stesso verrà demolito
un vecchio piccolo stabile ormai pericolante, e al suo posto
si realizzeranno due minialloggi con garage che avranno accesso diretto al cortile interno della casa pastorale. Il passo
successivo è costituito dall’opera vera e propria di restauro
del tempio, per il quale siamo sempre in attesa di vendere
un terreno della chiesa per investire in questi lavori non più
rinviabili a lungo.
PINEROLO — Ci siamo rallegrati con Claudia e Piero Collinq, Anna Maria e Piero Bertin e Marina e Giorgio Rostart in
occasione del battesimo dei loro piccoli Maurizio, Davide
e Monica, e con Silvia Pastore e Massimo Buzzelli per il
loro matrimonio. Ci siamo però tutti rattristati per la perdita
del nostro anziano e cassiere Roberto Mathieu. Non lo incontreremo più tutte le domeniche all’uscita dal culto e non
lo rivedranno più tutte le famiglie del suo quartiere che, come anziano scmpoloso, visitava più volte all’anno per la distribuzione del Vincolo, la circolare della chiesa, ma lo ricorderemo a lungo come cassiere preciso, sempre presente,
sia nei momenti di gioia che in quelli tristi della comunità;
non disdegnava di dare il suo contributo neppure nei lavori
più umili di pulizie e riparazioni varie del tempio. Sentiremo a lungo la sua mancanza e in questo momento diciamo
tutta la nostra solidarietà cristiana alle sorelle Fernanda e
Maria Luisa, al fratello Nanni e alla sua famiglia.
POMARETTO — Una folla numerosa ha voluto radunarsi attorno alla famiglia del nostro fratello Valdo Micoi, deceduto all’età di 67 anni. Possa la Parola dell’Evangelo recare
. conforto a tutti coloro che sono nel dolore.
MATERA — La presentazione di un bambino al Signore è
sempre fonte di benedizione e allegrezza per la chiesa battista; un motivo in più per fare festa. In un clima di gioia
quindi domenica 30 ottobre, durante il culto'di adorazione,
è stato presentato al Signore il piccolo Marco Ambrosecchia, figlio di Francesco Paolo e Chiara Virginia Perrone.
Nonni, parenti e amici erano presenti per partecipare con
giubilo alla felicità di questa famiglia. Anche i giovanissimi
Rosanna all’organo elettrico e Emanuele, voce solista, hanno contribuito alla liturgia con due interventi musicali,
esprimendo il loro amore e la loro tenerezza per i fratellini,
cantando due inni di lode al Signore. Le benedizioni divine
sono state invocate dal pastore Martin Ibarra, il quale attraverso l’annuncio della Parola ha ricordato la difficile responsabilità che comporta l’essere genitori oggigiorno, con
l’esortazione pratica all’impegno dei genitori per l’educazione cristiana dei propri figli confidando nell’aiuto di Dio
e con il sostegno della comunità.
TRAPANI-MARSALA — Domenica 23 ottobre le chiese si
sono rallegrate nel dare il loro benvénuto al pastore Giuseppe Ficara proveniente, insieme alla moglie Anna Maria, dalle chiese di Riesi, Agrigento e diaspore. Con riconoscenza le chiese di Trapani e Marsala ricordano if proficuo
lavoro svolto dalla pastora Laura Leone e augurano a Giuseppe e a Anna Maria un periodo fecondo e benedetto dal
Signore.
• La sorella Alessandra Trotta di Palermo, membro del
Consiglio del XVI circuito, ha presieduto il culto di insediamento ricordando al pastore l’importanza di svolgere il suo
ministero con dedizione, impegno e fedeltà, mentre ha invitato le comunità a essergli vicine nel lavoro intrapreso sia
con la loro presenza che nella preghiera.
MONDOVÌ — Le immagini diffuse dai mass media hanno
portato le drammatiche notizie nei vostri salotti: case danneggiate, villaggi semidistrutti, città invase dal fango. Questa è la la realtà della valle del Tanaro e di alcune valli laterali. In contrasto con il disastro causato alle abitazioni,
l’agricoltura e le industrie, i locali di culto di Cuneo e
Mondovì non hanno subito danni. Tutti i nostri membri di
chiesa e amici, inclusi coloro che sono nella diaspora di
Bra e Alba, non hanno sofferto che la paura che l’acqua
potesse arrivare più in alto o che la macchina potesse essere sepolta del tutto. Qualcuno tuttavia si trova momentaneamente senza lavoro. Le nostre comunità si sono allora
rivolte a vari Comuni per sentire le loro necessità e, possibilmente, offrire un primo aiuto: abbiamo quindi potuto fare qualcosa per il Comune di Farigliano. La situazione globale in provincia sembra invece richiedere un aiuto a lungo
termine. L’intervento di emergenza (sotto forma di viveri,
vestiario, ospitalità ecc.) è ormai stato esaurito. Il nostro
sostegno diventerà nuovamente importante quando coloro
che hanno perso casa e averi riavranno un alloggio. Allora
potremo intervenire con aiuti per l’acquisto del mobilio indispensabile (cucina, stufa, lavatrice, ecc.). L’aiuto più prezioso in questo momento sembra essere la raccolta delle offerte, per poter già da adesso garantire un sostegno finanziario per la fase della ricostruzione. Questo, oltre a lasciare tempo alle chiese per fare un’analisi più approfondita di
come e dove intervenire, serve per tranquillizzare le vittime
dell’alluvione, assicurando loro che anche tra alcuni mesi
non saranno dimenticati.
MILANO — L’assemblea della Chiesa valdese, riunita domenica 13 novembre, ha confermato nel Concistoro il diacono
Gioachino Pistone e ha proceduto all’elezione di due nuovi
diaconi, Giovanni Comba e Giorgio Bleynat, che sostituiscono Piero del Pesco e Eugenio Novara che ringraziamo
per il lavoro svolto.
6
PAG. 6 RIFORMA
lÄiSÜSSliHiilÜI
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UNA PREDICA MORALE CONTRO IL MORALISMO - 2
DIO TI LIBERA
DALLA TUA INFEDELTÀ
GERD THEISSEN
E incontestabile che oggi
esistano diversi modi di
vivere, uno accanto all’altro.
E molti dubitano che si possano formulare delle norme
vincolanti per ogni tipo di vita. Bisogna forse riformulare
il settimo comandamento come ha fatto la teologa femminista Elga Sorge che lo ha
trasformato in due permessi
contrapposti? «Tu puoi commettere adulterio, infatti non
puoi farne a meno, perché
ogni donna che guarda un uomo diverso dal suo con desiderio, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Naturalmente però, puoi anche essere
fedele!».
La fedeltà coniugale
è un dovere?
Che cosa si può dire in
proposito? È lecito essere fedeli o si deve essere fedeli? Queste formulazioni mi
danno fastidio, entrambe, perché sono formulate senza tener conto del consenso del o
della partner. Perché, a prescindere dal tipo di vita che
abbiamo scelto di vivere, per
tutti c’è un comandamento
che dice: «Sii fedele a ciò per
il quale vi siete accordati reciprocamente».
Ci sono coppie che hanno
che la morte non le separi. Io
trovo buono che molti fra noi
appartengano a questo gruppo di persone. Quello che
conta non è ciò che uno formula astrattamente come norma o come permesso, come
un assoluto «Tu devi» o «Tu
puoi»; ciò che importa è raccordo reciproco che abbiamo
preso con il nostro partner.
Anche il matrimonio tradizionale può così diventare un
impegno reciproco assunto liberamente. Per questo mia
moglie ed io, 22 anni fa, abbiamo scelto di esprimere la
nostra fedeltà con le parole:
«Tutto è vostro, ma voi siete
di Cristo». Con «Tutto è vostro» noi volevamo dire che
il matrimonio era l’espressione della nostra decisione. Abbiamo scelto questo modo di
vivere, ben sapendo che ci
sono altre forme del vivere
insieme.
Rimanere fedeli
a noi stessi
Con questo naturalmente
volevamo dire anche
molto di più: un matrimonio
celebrato in chiesa è qualcosa
di più della dichiarazione
pubblica di un obbligo reciproco. Dove sta questo di
più? Che cos’è che ci indica
«Nessuno dunque ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto vi appartiene: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la
vita, la morte, il presente, il futuro, tutto
è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è
di Dio»
(I Corinzi 3, 21-23)
«Quand^anche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amor mio
non s’allontanerà da te, né il mio patto
di pace sarà rimosso, dice l’Eterno, che
ha pietà di te»
(Isaia 54, 9-10)
«Non angustiatevi di nulla, ma in ogni
cosa fate conoscere le vostre richieste a
Dio in preghiera e supplicazione, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri
in Cristo Gesù»
(Filippesi 4, 6-7)
deciso di mantenersi fedeli
socialmente ma di lasciarsi libere reciprocamente dal punto di vista sessuale. Anche
questo è un obbligo alla fedeltà. Non voglio incitare
nessuno a fare questo tipo di
scelta: è troppo rischiosa e
spesso in promesse del genere ci si sopravvaluta troppo.
Ci sono altre coppie che si
sono lasciate, ma conservano
una forma di fedeltà che consiste nel non recar danno al
ricordo dell’altro, non rivelare ciò che si conosce dell’altro, nel preoccuparsi dei figli
che si .sono avuti insieme.
Ci sono infine persone che
si sono accordate per restare
fedeli Tuna all’altra fino a
qualcosa che va oltre la nostra decisione? Questa indicazione ci viene dal quarto
cartello.
Il settimo comandamento
vuole che noi rimaniamo fedeli a noi stessi e rinnoviamo
continuamente il nostro legame con la vita. So che adesso
mi intrometto indiscretamente in quel dialogo segreto che
ognuno di noi ha con se stesso. Io posso solo parlare per
me stesso, riferirmi alla mia
vita e alle mie esperienze, e
io spesso mi dico: questa vita
non l’abbiamo scelta noi. Siamo venuti al mondo senza essere interpellati; nessuno ci
ha permesso di scegliere i genitori che abbiamo e neppure
il corpo che ci ritroviamo; e
poi dobbiamo imparare ad accettare noi stessi, la prima
volta che non sappiamo più
quando è stata e poi sempre
di nuovo, tra il primo vagito e
il silenzio della morte. E il
«sì» che noi diciamo è la risposta alla volontà del creatore: non c’è momento in cui io
senta più chiara la sua volontà come in questo sì alla
vita. In questo sì sento il
combattimento contro altre
forze, quella della morte e
della disperazione: ecco perché spesso questo sì è un sì
forzato, faticoso, pieno di
rancore.
C’è tuttavia un’esperienza
nella quale questo sì può trasformarsi in un sì riconciliato
con la vita, è l’esperienza dell’amore. Questo amore ha
molti aspetti, la sessualità e il
matrimonio ne sono solo una
forma particolarmente intensa, una delle molte possibilità
di trasformare un sì estorto in
un sì riconciliato. E ancora:
noi non abbiamo potuto scegliere noi stessi, ma il nostro
partner lo abbiamo scelto. Il
nostro corpo lo abbiamo dovuto accettare e ne siamo legati per tutta la vita. Quello
del nostro partner lo possiamo accettare sempre di nuo-,
vo, interamente, e possiamo
rendere tutte le tenerezze del
corpo portatrici di un niessaggio che dice sempre la stessa
cosa: sì. Sì a una vita che si è
legata volontariamente alla
nostra, e che pure ci appartiene in maniera indissolubile
come il nostro proprio corpo.
Il nostro sì
e il sì di Dio
E ancora: noi non abbiamo
scelto noi stessi, ma il
nostro partner lo abbiamo
scelto e siamo stati scelti da
lui. Qualcuno ci fa comprendere: io dico sì a te e a tutto
quello che sei, a quello che
un giorno sei diventato, con
tutte le tue caratteristiche e
stranezze. Questa è per noi
una possibilità di trasformare
il sì alla vita che ci è stato
estorto, il sì a molte necessità
cieche, in un sì riconciliato,
un sì nella libertà, attraverso
l’amore.
Questo sì ci può unire davanti a Dio fino a che la morte non ci separi. Devi soltanto
chiederti: puoi accettare l’altro in maniera così totale come accetti te stesso? Hai in te
la stessa forza di sopportare e
superare le inevitabili crisi
nel rapporto con lui o con lei,
che hai nel rapporto con te
stesso? Hai la volontà di accettarlo altrettanto liberamente come sai accettare sempre
te stesso, e cioè per tutta la
vita? Verso di lui hai la stessa
tolleranza che devi avere verso te stesso, se non vuoi distruggerti? Sei pronto nella
tua relazione con l’altro a lavorare infaticabilmente come
lavori con te stesso, per tutta
la vita? Se hai pronunciato
questo sì e lo ripeti di nuovo
ogni giorno, esso non potrà
che es.sere un’eco del grande
sì che Dio ha iscritto nella
nostra esistenza e che noi riusciamo a decifrare solo in
parte nonostante ci impegniamo per tutta la vita. Certo il
nostro è un sì incompleto, ma
è tuttavia l’eco del sì di Dio.
Certo è un sì condizionato,
eppure è il riflesso del sì incondizionato di Dio.
gpedizl
mease
al initt«
L'Editoi
Il diritto
Marc Chagall: «Il gallo rosso e gli sposi» (1939)
Che le relazioni possano
spezzarsi, dobbiamo accettarlo tutti: è qualcosa che non si
può sopprimere. Ricordati
però che quando ciò avviene
è una parte di te che si perde:
se sei cosciente di questo non
agirai con leggerezza rompendo un matrimonio o iniziando una relazione esterna
o mettendo fine a un legame.
In ogni caso sappi che andrai
incontro a una crisi profonda:
è come per la morte. Ma il
tuo sì a te stesso sarà stato
rinnovato perché non è fondato solo su te e sull’altro, ma
è l’eco di un più grande sì che
hai sentito prima che tu potessi rispondere. Lo hai potuto trasmettere in modo incompleto a un altro essere
umano, e lo hai accolto attraverso di lui ma, indipendentemente da ciò, ha per te una
validità eterna. Perché prima
che tu ti legassi a un altro essere umano, Dio ha stretto un
legame con te, legandoti in
modo irrevocabile alla vita.
Dio non rompe
i patti.
Proprio in questo legame
spesso ci troviamo nella
situazione di quel Mendel di
cui abbiamo parlato nel precedente capitolo. Noi andiamo da Dio e protestiamo, non
per il fatto che è scomparso
i’ombrello, ma per qualcosa
di più: per il fatto che noi non
troviamo più noi stessi, che
siamo lontani da noi stessi.
Noi reclamiamo le nostre relazioni. Reclamiamo il no.stro
corpo, i nostri genitori, i nostri insegnanti, i nostri simili.
Forse dovremmo fare come
Mendel e riprendere in mano
«il Libro», nel quale possiamo leggere del dialogo di Dio
con gli uomini e le donne, di
come egli si interessi sempre
di loro, di una umanità di collo duro, che rompe i patti.
Di uomini e donne che nelle
loro relazioni spesso si umiliano e si feriscono. Di uomini
e donne che sono infedeli, che
falliscono nei loro rapporti.
Con questi uomini e queste
donne Dio stringe un patto
per la vita: con uomini come
Karl Barth e Paul Tillich, con
esseri umani come te e me.
Con esseri umani che, secondo le affermazioni degli
scienziati, sono nati per l’infedeltà. Con uomini e donne
che però, attraverso l’amore e
la fedeltà, sempre e di nuovo
si sottraggono a quanto i sociobiologi e gli etnologi hanno creduto di poter stabilire.
Verso il regno
della libertà
Ogni anno in più nel quale
tu hai mantenuto la tua
fedeltà è un piccolo passo che
ti porta fuori dal regno della
necessità verso il regno della
libertà. E in questo tu segui la
chiamata di Dio che ti vuol liberare da ogni forma di schiavitù, anche da quella della tua
infedeltà e della tua incostanza. Su questo cammino spes
so zoppicherai e arranchem,
protesterai e ti rifiuterai di
proseguire ma non disperare! =
Dio ha stretto con te un patto i
per la vita, e non lo annullerà, ;
Egli ti parla nel suo «Libro». ■
Egli non parla a delle persone
ideali, ma a uomini e donne
che esistono realmente, quando dice a tutti noi: «Anche se
i monti si allontanassero e i
colli fossero rimossi, l'amore
mio non si allontanerà ài te,
rté il mio patto di pace sarà
rimosso» {ìsaia 54, IO).
«La pace di Dio. che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri
pensieri in Cristo Gesù» (R‘
lippesi 4, 7).
(Studio tratto da Lichtspuren, Kaiser Verlag, München,
1994).
Di Gerd Theissen, l’editrice
Claudiana ha pubblicato recentemente un volume di prc'
diche intitolato La porta
aperta (£ 28.000).
(2 -fine. Traduzione
di Emmanuele Paschetto)
Preghiera
Grazie, Signore
Grazie, Signore, per la gioia di questa mattina.
Grazie per la felicità di ritrovare
delle persone amate.
Grazie per il dono di riconoscere in loro
la tua presenza.
Grazie perché sei il Risorto, il Vivente,
Colui .che ama ciascuno di noi,
affinché possiamo portare un po ’ di amore,
un po * di gioia, un po ’ di speranza,
nel nostro mondo.
da «Prières pour mon village»
(Tratta da}n attesa del mattino, de/fa Cevaa, 1991)
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1994
ì in abb. postale/50 - Torino
M caso di mancato recapito si prega restituire
' gl mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
i, Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Nella suggestiva atmosfera di una Prarostino che emergeÍÍ va nel sole da un imponente mare di nebbia, si è svolta do'imenica scorsa una giornata per ricordare l’eccidio perpetrato dai nazifascisti al Eric, nel novembre del 1945, Nella sala
/valdese il commosso ricordo degli avvenimenti si è mescolato ai canti proposti dal Gruppo teatro Angrogna, poi il
breve ma intenso messaggio del sindaco ha preceduto l’intervento del parlamentare europeo Rinaldo Bontempi il quale, considerando i segnali di chiusura e razzismo che vengono da molte parti d’Europa, ha ribadito la necessità di conservare la memoria di ciò che ha rappresentato la dittatura
nazifascista nel nostro paese ribadendo anche l’importanza
dell’impegno per la democrazia.
VENERDÌ 25 NOVEMBRE 1994 ANNO 130 - N. 45 LIRE 1300
Tra tutti i progetti che le
chiese valdesi portano
avanti alle Valli non c’è nulla, a mia conoscenza, che riguardi le tossicodipendenze.
Eppure sappiamo che anche
alle Valli il «problema» c’è;
ci sono consumatori e consumatrici di droghe, familiari
coinvolti e anche persone che
si impegnano singolarmente
nei vari gruppi sociali esistenti. Le chiese sembrano
però impermeabili alla questione. Tre sono le ragioni
specifiche: la prima sta in
una mal compresa idea di
personale responsabilità nelle
questioni etiche che porta le
chiese a ritenere che ogni
credente sia in grado di affrontare la sua vita senza mediazioni ecclesiastiche. Il ri
LE CHIESE E LE TOSSICODIPENDENZE
UNA SFIDA
ERIKA TOMASSONE
sultato è la solitudine in cui
sono lasciati tutti coloro che
vivono situazioni problematiche; la stessa ragione scoraggia a cercare il sostegno della
comunità e del pastore.
La seconda ragione sta in
un non sempre chiarito rapporto tra le competenze della
chiesa e quelle dello stato
(enti pubblici): noi ci muoviamo in un impegno sociale
di singoli più che di chiesa e
spesso però l’impegno dei
singoli non ha ricadute sulle
comunità. La terza ragione è
una saturazione nei progetti
diaconali.
Vorrei fare tre proposte: cominciamo concretamente a
proporre a gruppi all’interno
delle chiese dei percorsi di
crescita della consapevolezza
attorno a tematiche concrete.
Tramite riunioni, con diversi
approcci, magari attraverso
Roletto
‘«tei
Problemi
di liquidità
per l'Olimpo
■ Ém
' Un’altra fabbrica del Pine■rolese sembra non godere di
buona salute: è l’Olimpo dell’arte, di Roletto, che produce
sostanzialmerne cornici. Per
• diversi giorni i dipendenti
. hanno scioperato: una decina
di operai devono ancora riscuotere il saldo degli stipendi di agosto, altri parte dello
K, stipendio di settembre, molti
! di ottobre.
L’azienda, di proprietà del
, sig. Mario Seu, ha assunto so' lo negli ultimi anni una dimensione considerevole; pre,, sente infatti da una decina di
f anni sul mercato, è rimasta fi
■ no ai primi anni ’90 a livello
I artigianale. «11 mercato - dice
I la proprietà - “tira”, le com
■ messe ci sono sia dall’Italia
che dall’estero; il problema è
la liquidità».
La Cgil sta seguendo la fabbrica con il signor Radin da
quando è cresciuta la dimen, sione della produzione; oggi i
, dipendenti sono circa 120, in
. buona parte giovani, assunti
negli ultimi mesi. «Nella fase
bi espansione - spiega Radin
f ~ ci sono state frequenti visite
■ da parte dell’Inps, dell’Ussl,
. ■iella Finanza e sono state ri’ . scontrate varie irregolarità. Le
multe che sono arrivate in
conseguenza sarebbero alla
base della carenza di liquidità.
L’è da dire che per agosto restano da versare 12 milioni e
Olezzo e dunque sarebbe bastato un gesto di buona volontà da parte della proprietà». Diversi giorni di sciopero hanno portato a una
trattativa serrata con un consulente aziendale che segue
però unicamente i rapporti
' con i dipendenti; «Si è deciso
r.[‘entrare in fabbrica mar®d| 22 a fronte dell’impegno
Uella proprietà di pagare entro
23 gli arretrati di settembre,
; ri 30 novembre quelli di
' Sosto, al 5 dicembre un aconto di ottobre e al 15 dicnibre il saldo di ottobre».
A colloquio con Piercarlo Longo, che da poco ha acquistato J'azienda dolciaria
Il futuro della Morè è nello stile artigianale
ERICA BONANSEA
Il marchio della fabbrica
Morè,. produttrice di caramelle, è tradizionalmente legato alla realtà di Torre Pellice. In questi ultimi anni
l’azienda, gestita a distanza
da un gruppo milanese, era
entrata in fase di crisi; l’acquisto della Morè da parte
dell’architetto lusernese Piercarlo Longo fa sperare in un
rilancio.
L’azienda è nata nel 1886
per iniziativa del pasticciere
Giuseppe Morè che decide di
aprire una confetteria sulla
piazza principale di Torre
Pellice e inizia a produrre i
«fondants». La ditta resta in
mano alla famiglia anche dopo che le verrà affiancato un
laboratorio in viale Trento, fino al 1949, anno in cui muore
Isidoro Morè. Da allora in poi
la gestione sarà in mano a diverse aziende del Torinese e
infine di Milano, che tenteranno di trasformare la prqduzione da artigianale in industriale lasciando via via
scadere il marchio.
«II successo della Morè
ricercarsi essenzialmente in
tre fattori: la conduzione familiare, la produzione artigianale e l’immagine commerciale,della ditta legata alla
storia e alla tradizione della
vai Pellice. Le caramelle, i
fondants e i fruttini della
Morè sono considerati il
“prodotto valdese” per eccellenza e sono conosciuti in
tutto il mondo».
Tentare di trasformare la
produzione da artigianale in
industriale era stato un grave
errore e nella primavera di
quest’anno la fabbrica rischiava il fallimento o per lo
spiega Piercarlo Longo - è da
Quell’anno - era il 1882 - fu memorando per la nostra cittadina. Venne
inaugurato il tronco ferroviario PineroloTorre Pellice. Prima i viaggiatori che
non facevano la strada a piedi e non possedevano un mezzo proprio di locomozione, si servivano della diligenza.
V’erano di quei veicoli due imprese rivaleggiami, la Vigliarli e h Degiorgis. Gli
abitanti di Torre parteggiavano chi per
Luna e chi per l’altra.
Si parlava, quasi scherzando, di due
fazioni opposte. La Mamma, quando si
recava a Pinerolo per qualche spesa autunnale o primaverile, optava per la Vigliani. Bisogna dire che i suoi carrozzoni
erano forse meno traballanti di quelli
della Degiorgis. Io allora l’accompagnavo. Inutile l’osservare ch’era una gran
festa per me.
La Vigliarli era pure incaricata del servizio postale. Il cocchiere raccoglieva i
sacchi sigillati agli Airali, al ponte di Bibiana, Bricherasio, al bivio di San Se
meno la dislocazione in altra
zona; è stato allora che l’architetto Longo ha deciso di
acquistare la ditta. Piercarlo
Longo per altro è noto nel Pinerolese per essersi occupato
di urbanistica e di politica;
cosa l’ha spinta a fare questo
salto nell’imprenditoria? «Ho
deciso di compiere questo
passo, anche se la conduzione
di un’azienda è una cosa del
tutto nuova per me e per la
mia famiglia - afferma Longo -, per salvare questa parte
della tradizione di Torre Pellice e perché l’azienda ha
buone potenzialità. Bisogna
recuperare quanto perso nel
tempo: le caramelle non dovranno più essere vendute come sottomarca».
La ditta sarà dunque gestita
da una nuova società chiamata «Morè-La Tour» i cui
amministratori saranno Paolo
e Matteo Longo, figli dell’architetto. Il primo passo sarà
recuperare a pieno il mercato
del Pinerolese e la distribuzione in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Si cercherà quindi
di rivedere i contratti con la
grande distribuzione tramite
Perugina e Alemagna che per
il momento vendono caramelle Morè senza marchio.
«Adesso che le trattative
sono appena terminate - conclude Longo - è difficile fare
previsioni certe, ma siamo ottimisti perché la Morè ha potuto salvare l’attuale occupazione mantenendo i suoi 12
dipendenti e perché il mercato dolciario italiano gode di
buona salute; resta da affrontare il problema della sede: l’attuale edificio non potrà mai essere nostro e bisognerà pensare a un eventuale
trasferimento a Torre Pellice,
naturalmente».
IL FILO DEI GIORNI
LE ULTIME
DILIGENZE
_______CIOVANNI ROSTAONO_
condo. Altrettante fermate di cui egli approfittava per cioncare, l’inverno sotto
pretesto di riscaldarsi e l’estate di smorzare la sete. Nell’andata i tre cavalli correvano spediti: s’era in discesa. Ma nel
ritorno era un altro paio di maniche; le
salite erano faticose. La peggio era quella di Bricherasio. Quando ci s’arrivava
l’automedonte saltava invariabilmente
giù di cassetta, e rivolgendosi ai viaggiatori: «Se i moussu veulou caler, lassou
ma en drinta le madame». Io, manco a
dirlo, mi consideravo per la circostanza
come un «moussu» e scendevo allegramente per fare cogli uomini quel pezzo
di strada a piedi.
Ma torniamo all’inaugurazione. Il mattino di quel fausto dì la nostra Compagnia si trovava in bell’ordine schierata
sotto la pensilina della stazione, aspettando che giungesse il treno inaugurale
colle autorità torinesi e pinerolesi. Non
eravamo mai stati così puliti e ripuliti,
così inappuntabilmente composti. Le
scarpe (quelle della domenica) erano lucide che parevano specchi; lucidi i bottoni della giubba, lucide le canne dei fucili. I tamburi facevano udire ad intervalli i loro rulli concitati.
L’attesa non fu lunga. Ben presto si
sentirono in lontananza, poi sempre più
vicini e impetuosi, gli sbuffi della
locomotiva.
(da Le mie memorie, Claudiana,
Torre Pellice, 1946, pp 78-79)
dei dossier preparati, giungere
a dipanare il nodo delle nostre
paure, competenze, possibilità
per non continuare a sapere
senza vedere. La seconda proposta riguarda i catechisti:
perché non riflettere sui ragazzi e ragazze «a rischio» e
sulle nostre possibilità di
intervento? In terzo luogo pastori e pastore potrebbero
riflettere sulle questioni di
fondo e mettere in comune le
loro esperienze nella relazione d’aiuto. Il disagio sociale
di cui è parte anche l’uso di
droghe va affrontato ed è uno
dei fronti di cui le chiese devono prendere coscienza, non
tanto perché bisogna cavalcare tutte le questioni sociali ma perché se un membro
soffre tutti soffrono con lui.
In Questo
Numero
Sinodo diocesano
Dopo 52 anni si tiene
nuovamente una sessione
del Sinodo della diocesi di
Pinerolo. II primo argomento che sarà affrontato
nelle prossime settimane è
quello della famiglia, per
preparare il quale è stata
realizzata un’inchiesta a
cura del Censis.
Pagina II
Scuola
La Cgil-scuola si è espressa anche nel Pinerolese in materia di legge finanziaria e di pensioni,
sottolineando anche la necessità di garantire l’omogeneizzazione di trattamento delle varie categorie. Nel frattempo sono
mobilitati anche gli studenti pinerolesi.
Pagina II
Rio DE LA Plata
Un recente viaggio organizzato dal Centro culturale valdese ha portato una
quarantina di persone alla
scoperta delle località in
cui sbarcarono gli emigranti delle Valli tanti anni
fa, È stata l’occasione per
incontrare fratelli e sorelle
a cui siamo legati dalla fede e, per alcuni, anche dai
vincoli familiari.
Pagina III
Teatro
Si chiama «Café Liberté» l’ultimo lavoro del
Gruppo Teatro Angrogna,
di cui sono appena iniziate
le repliche. Il «Café» è un
locale in cui sfilano le rievocazioni dei fatti di 50
anni di storia italiana, dalla
Resistènza alTattualità politica più vicina a noi, e il
valore della rievocazione
scenica sta nel costringere
a riflettere su questi fatti
prima che se ne perda la
memoria e la conoscenza.
Pagina III
8
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Cronache
GLI STUDENTI CHIEDONO IL PULLMAN — Numerose
firnie sono state raccolte dai genitori di una ventina di ragazzi che quotidianamente devono da Torre Pellice raggiungere Lusema per frequentare l’Istituto tecnico. «Esiste
il servizio di pullman intercomunale che da quest’anno collega anche i Chabriols, solo che la corsa del mattino dovrebbe essere anticipata di una decina di minuti. In questo
modo si eviterebbe che molte auto percorrano quotidianamente la provinciale già così intasata», dicono le famiglie.
11 Comune di Torre Pellice ha già dato formale assenso alla
proposta coinvolgendo ora il Comune di Lusema e la Sdav
che gesti.sce il .servizio.
E Eco Delle moEsi
VENERDÌ 25 NOVEMBREjl^,[
LUSERNA: CAMBIA IL VOLTO DELLA PIAZZA —
Proseguono i lavori per la rotonda sulla provinciale e con
essi il disagio alla circolazione ma anche ai negozi che si
affacciano sulla strada, da settimane ridotta a cantiere.
L’abbassamento stradale arriverà fino al cavalcavia sulla
ferrovia ma le novità più grosse riguarderanno la circolazione e piazza Partigiani; nel corso della settimana sono stati
abbattuti gli annosi ippocastani (malati per alcuni, da salvare per altri) che costeggiano corso Matteotti. L’amministrazione assicura che nuovi alberi verranno piantati in sostituzione di quelli abbattuti.
IL TAR: STOP AI POLLI DI TORRE PELLICE — La
presenza di un allevamento di polli a pochi metri dal centro
abitato di Torre Pellice, di un supermercato e dell’asilo nido, dovrebbe entro breve venir meno. Questi gli effetti della
sentenza del Tar del Piemonte che ha comunicato in questi
giorni le decisioni assunte a seguito della riunione in camera di Consiglio del 1° giugno scorso. L’allevamento aveva
avuto autorizzazione nel febbraio del 1968 ma, col tempo,
l’area dell’ex stamperia Mazzonis si era trasformata da industriale a residenziale. Da tempo i cittadini residenti nella
zona avevano avuto modo di protestare con l’Ussl e con il
Comune di Torre Pellice per gli odori che T allevamento
produceva; un odore particolarmente sgradevole e avvertito
in tutto il paese a seconda delle correnti d’aria. Ancora nei
giorni scorsi una nuova petizione sottoscritta da un centinaio di cittadini chiedeva notizie al sindaco. Quest’ultimo,
con due successive ordinanze, nel 1992 aveva prima chiesto
al titolare dell’allevamento, Mario Orsina, di eollocare
nell’allevamento un impianto in grado di eliminare totalmente l’emissione dei prodotti volatili e delle polveri; non
avendo ottemperato TÒrsina una successiva ordinanza revocava la concessione per l’attività avicola. Contro le ordinanze l’azienda, aveva presentato ricorso al Tar che ora lo
ha rigettato rendendole, a tutti gli effetti, valide.
VILLAR PEROSA: UN CENTRO FEDERALE DELL’
HOCKEY? — Il Consiglio comunale di Villar Perosa ha
deliberato giovedì scorso un intervento di circa 450 milioni
per la messa a norma del campo di hockey su prato; costruito qualche anno fa, il campo necessita di spogliatoi, servizi,
docce in modo da poterlo omologare per competizioni di alto livello. La struttura, gestita in convenzione e a costo zero
per il Comune dalla società sportiva, potrebbe diventare in
futuro un centro federale per T hockey su prato, ospitando la
squadra nazionale, incontri intemazionali e stages di formazione. Un buon stmmento di richiamo per Villar, ed è per
questo che l’amministrazione ha deciso l’intervento, in parte coperto con finanziamenti propri e in parte con un mutuo
al Credito sportivo.
INVERSO RINASCA: L’EFFETTO DELL’AUTOVELOX
— «Abbiamo notato una forte riduzione nella velocità
nell’attraversamento di Inverso Rinasca»; questo commento
del sindaco, Erminio Ribet, evidenzia il primo effetto positivo della decisione di noleggiare l’apparecchiatura in grado
di fissare su una fotografia le autovetture con la velocità del
momento. Posto in zone abitate (Pian dei Maurin e Fleccia)'
l’apparecchio ha dato modo di registrare spesso velocità
superiori ai 100 km/h; anche alle easse comunali arriverà un
beneficio: è infatti previsto un introito in multe di alcune
decine di milioni.
ANGROGNA ACQUISTA NUOVI CASSONETTI — Fa
parte dell’applicazione dell’avanzo di amministrazione (circa 25 milioni) la decisione del Consiglio comunale di Angrogna, svoltosi mercoledì 16 novembre, di acquistare nuovi cassonetti per la raccolta rifiuti per un importo di 7 milioni e mezzo; tre milioni dell’avanzo andranno a incentivare
il fondo prò alluvionati istituito dalla Comunità montana
vai Pellice presso le banche locali. Fra la variazioni di bilancio il Consiglio si è rallegrato che la Regione Piemonte
abbia concesso un contributo per la strada che conduce
all’alpe Sella. Mirella Malan sarà la rappresentante della
maggioranza consiliare in seno alla consulta per la sicurezza sociale della Comunità montana; la minoranza, rappresentata neil’occasione dal solo Paolo Adorno, ha chiesto di
soprassedere per il momento. Il Consiglio ha infine confermato la pianta organica delle farmacie che permetterebbe
ad Angrogna la possibilità di aprirne una, ma fin qui nessuno ha ritenuto l’ipotesi remunerativa.
Chiesa cattolica: aperto a Pinerolo il sesto Sinodo diocesano
Cinque anni di riflessione
per portare la chiesa nel futuro
DAVIDE ROSSO
Il vescovo di Pinerolo, Pietro Giachetti, ha indetto il
sesto Sinodo diocesano del
Pinerolese. Sono trascorsi ormai 54 anni dal precedente
Sinodo, che era stato convocato nel 1940 dal mons. Gaudenzio Binaschi.
«Da allora ad oggi i tempi
sono profondamente mutati dice iì vescovo di Pinerolo in
un messaggio sul Sinodo diocesano - vi è stato un Concilio ecumenico, c’è un cammino pastorale delle chiese in
Italia, abbiamo l’esempio e
l’impegno di Giovanni Paolo
II die ci spinge a una nuova
evangelizzazione. Non possiamo rimanere fermi a contemplare il passato ma nel
solco di questo passato guardiamo al futuro in cui siamo
già immersi». Questa e altre
considerazióni hanno spinto il
vescovo a convocare il Sinodo diocesano che è ora in corso, nella chiesa cattolica pinerolese,e che si svolgerà a temi
e a tappe.
«Ogni anno, per la durata
di cinque anni - dice il vescovo - si affronteranno i cinque
aspetti fondamentali della nostra chiesa particolare. Quest’anno si rifletterà, si pregherà, si assumeranno impegni sul tema della famiglia.
Diverse ragioni ci hanno indotto a cominciare con una riflessione sulla famiglia; Tanno intemazionale della famiglia; la proposta del papa di
eelebrare. quest’anno in tutta
la chiesa; il fatto che essa è il
primo nucleo vitale deU’intera comunità ecclesiale ecc. Vi
è inoltre un altra ragione particolare, Taver effettuato in
diocesi l’inchiesta sulla famiglia, proposta dal Censis alle
diocesi del Piemonte: attraverso quell’inchiesta infatti
Il vescovo Pietro Giachetti
conosciamo in modo più approfondito la situazione della
famiglia nel Pinerolese. Nei
prossimi anni si toccheranno
temi come l’evangelizzazione, i sacramenti e i ministeri,
l’impegno al servizio del
mondo, l’ecumenismo».
I delegati al Sinodo diocesano sono 337 e comprendono chierici, religiosi e laici, e
non più solo clero e religiosi
come accadeva col Codice
del 1917; si ha quindi un aumento della partecipazione e
dei contributi ai lavori sinodali. Oggi oltre al vescovo
sono presenti tutti i presbiteri
(86) e i diaconi (6), gli studenti di teologia del seminario (3), 20 delegati designati
dai religiosi e dalle religiose
insediate nella diocesi. Sono
ben 167, poi, i delegati laici
designati dalle 62 parrocchie
della dioeesi mentre altri 55 o
provengono dal corpo degli
evangelizzatori o sono stati
designati dalle associazioni o
dai movimenti ecclesiali presenti nella zona.
«Sinodo - dice il vescovo
Pietro Giachetti - vuol dire
camminare insieme (dal greco sun-odos) e per far ciò.
ogni componente della vita
Valli Chisone e Germanasca
La politica richiede
nuove energie
«C’è bisogno di un recupero di energie alla politica, di
persone che si impegnino con
costanza su alcuni problemi
delle nostre valli»; così ha
concluso una breve intervista
il presidente della Comunità
montana Valli Chisone e Germanasca, Erminio Ribet, sentito in merito a un Consiglio
di comunità montana informale che si svolgerà venerdì
prossimo a Perosa. Ci sono
alcuni argomenti più contingenti, altri che comunque si
dimostreranno presto importanti; in qualche modo è in
discussione anche il ruolo che
le Comunità montane potranno giocare ora che vien meno
la coincidenza territoriale con
TUssl. Quale sarà il dopo Ussl montane?
«Siamo preoccupati circa il
futuro di taluni servizi - dice
Ribet - e dovremmo presto
incontrarci sia con la Comunità montana vai Pellice che
con il Comune di Pinerolo.
Sarà senz’altro un impegno
molto arduo il riuscire a mantenere tutti i servizi e nel contempo ci troviamo un’Ussl
che ci chiede di aprire in valle un canile: è un’esigenza
veramente sentita e dove troveremo i fondi?».
I fondi sono anche il problema dei mondiali di sci al
Sestriere; chi si era illuso di
veder nascere superstrade in
vai Chisone dovrà presto ricredersi. Ribet è molto cauto:
«Ci assicurano che si faranno
le circonvallazioni di Porte e
Perosa, ma io aspetto di vederle». Sul tappeto ci sono
anche altri nodi; uno studio
sui ampi magnetici, visto che
la valle verrà attraversata da
linee ad alta tensione, ma
all’ente locale non viene
nemmeno chiesto un parere, e
poi l’assetto del territorio:
«Questa volta ci è andata bene, ma è praticamente dall’alluvione del ’77 che non si taglia più la vegetazione nel
Chisone; più volte abbiamo
contattato il Magistrato del
Po e anche la Prefettura: attendiamo ancora risposta».
diocesana dovrà portare un
contributo necessario e insostituibile. Tutta la chiesa
locale nelle sue comunità
(parrocchiali, religiose, familiari, associative, di gruppi e
di movimenti) e nelle sue
persone (sacerdoti, religiosi e
iaici) deve sentirsi impegnata nel Sinodo che tuttavia
non deve interrompere le altre attività pastorali le quali
troveranno nel Sinodo motivi
e richiami di maggiore autenticità in ogni presenza, e di
più intensa ecclesialità in
ogni iniziativa pastorale».
Le tappe del Sinodo diocesano, ci spiegano alla curia
vescovile, prevedono un’assemblea generale articolata in
tre sessioni (con caratteristiche di convegno) che hanno
come tema la famiglia, una di
stampo sociologico (che si è
tenuta martedì 15 novembre
a Pinerolo), una pastorale
(che si terrà venerdì 25 novembre) e una etico-sociale
(che si terrà il 4 dicembre
sempre a Pinerolo). Gli atti
elaborati dall’assemblea generale verranno poi discussi
ed elaborati nelle comunità
parrocchiali e negli incontri a
iivello zonale (la diocesi è divisa in quattro zone: urbana,
pianura, vai Pellice e valli
Chisone e Germanasca) per
arrivare quindi a una assemblea plenaria di tutti i delegati al Sinodo diocesano in cui
si discuteranno le proposte a
livello operativo. Il risultato
di questo iter arriverà al vescovo che legifererà in materia; i delegati quindi hanno
un valore consultivo ma che
si carica di un forte valore
propositivo.
Ai lavori del Sinodo diocesano sarà con tutta probabilità
invitata anche lina rappresentanza della Chiesa valdese in
veste di osservatore.
Alluvione
Tagliare le
spese militari
Meno missili, più ricostnji
zione. Il Consiglio regionali
del Piemonte ha approvai/
un ordine del giorno, propo.
sto dai Verdi Mario Miglio,
e Walter Giuliano, in cui si
chiede al governo di usard
per la ricostruzione delle z/
ne alluvionate fondi del ministero della Difesa.
L’ordine del giorno, muovendo dalla considerazione;
che il governo intende reperi,
re per intervenire nelle regioni alluvionate 3.000 miliardidal fondo destinato al rimborso del «fiscal drag», dal
Fondo di solidarietà del ministero per il Coordinamento;
delle politiche avarie e dal
fondi già stanziati per la ricostruzione nei territori colpiti’
dalle precedenti alluvioni del
1993, individua nei residui
passivi del bilancio della Difesa una possibile fonte di fj.
nanziamento.
Si potrebbe attingere poi ai
fondi previsti per attuarci
programmi «Tornado», «Sommergibili nuova generazione»
e «Elicotteri medi», nonché ai!
fondi per le commesse degl
aerei «Harrier», dei caccia:
«Efa», dei missili «Fsaf» è
«Nm90». Inoltre, scrive i}
consigliere Miglio nel documento, «è necessario investire maggiori risorse finanziarie per dotare la Protezione
civile del personale e dei u
mezzi utili a poter realmente;|
operare».
Il Consiglio regionale ha
invece respinto un altro ordine del giorno dei Verdi, in cui
si chiedeva al Parlamento di
modificare il decreto legge
sulTalluvione tenendo conto
delle linee di intervento definite dall’autorità di bacino
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del Po, che prevede fondi ireemeri
adeguati per una manutenzione ordinaria, dal momento
che in molti casi si rivela>
controproducente quella stra-1 ® di 90.0
ordinaria fatta in seguito a calamità.
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Ite le reli
^Vengono
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Pinerolese: lavoratori e studenti
Scuola in fermento
sulla Finanziaria
Dopo il successo e la massiccia partecipazione allo
sciopero nazionale del 14 ottobre la Cgil-scuola di Pinerolo ha diramato un documento
per ribadire le ragioni della
protesta. In particolare viene
auspicata la separazione netta
della previdenza dall’assistenza, affinché il peso di quest’
ultirna non ricada sui fondi
pensioni bensì sulla fiscalità
generale. Irrinunciabile, secondo la Cgil-scuola di Pinerolo, è anche il limite di 35
anni di lavoro, visto che molte
funzioni e molti lavori sono
particolarmente usuranti e
stressanti e richiedono particolari condizioni psicofisiche.
Il sindacato pinerolese si pone
poi a favore dell’omogeneizzazione del trattamento di tutte le categorie, come contributo notevole verso
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di Luca Regoli & C. s.n c.
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Infine nel documento si; Puhechi
parla dell’evasione fiscalei^ /^9ue
che ormai ha superato f
100.000 miliardi, contro la . »Comf
quale il governo fa ben poco-# prezzo
«Siamo indignati - si legg®
nel documento - anche perche- ^e dovi
questo governo ha fatto scein-' rione <
pio della fiducia internaziona- ve ann
le, provocando un aumento
ni»l r*r\cfr\ rliarìQfn P dì COfl' j ' ^0 ì
r J» IJ]
il filane Í
"il Sud,
pianura
nel costo del denaro e di conseguenza degli interessi su
debito pubblico per oltre
30.000 miliardi di base annua/ _
compensati da 11.000 miliardi jascolo,
di tagli alle pensioni». I lav^’
ratori della scuola di Pinero 1
si augurano soprattutto chf -i , P*' ^
mobilitazione dei cittadi .
continui fino a ottenere il f'”
ro o la modifica sostanziale; tjmente
della legge finanziaria. i c
Sul documento sono stato® ferro
raccolte circa 400 firme; a j | no,
che gli studenti sono però
SI m piazza contro le sc^ tea °
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negato
ior biblii
l’Amerii
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piazza .......
del governo Berlusconihanno fatto venerdì 18 ' ¡»aripK- ’
vembre scorso, e gli 'H*'';
guanti delle varie scuole ^ a ¡^- e
die e superiori cercano
coordinamento fra di loro p v
Pascolo
cercando di spiegare le ragif
ni delle loro lotte.
ponendo nuove iniziative ®
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' 25 NOVEMBRE 1994
ri
E Eco Delle "\àlli Iàldesi
iJiiviagS'^ tra settembre e ottobre dal Centro culturale valdese
mozione di scoprirsi eredi dei valligiani
le emigrarono verso il Rio de la Piata
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quanto è piacevole
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lometri, durante il maviagglo organizzato
'entro culturale valdese
_iita alle chiese valdesi
ritt i ìRio de la Piata, che ha
», dai^i tó luogo dal 18 settembre
mini- ì ¡(l'ottobre e a cui hanno
nento.i pipato 39 persone provee dai ! Iti in massima parte dalle
irico-t Uipldesi ma anche da
mlpitil ea,Torino, Genova e dalla
nidel J pra.
ìsiduil l'faltà è stato veramente
la Di-;'^ ao e piacevole incontrare
di fiiid ite comunità valdesi sparii nArgentina e Uruguay
poi aia te,P®lr avevamo notizie:
rare ìf to conto è leggere le noti<Som- i eijn altro incontrarle, sen:ione».:; jp commozione l’affetto
chéai.l filega alle Valli, alla padegli i lisitana. Infatti durante il
accia „i iio ci siamo fermati in 27
laf» el tìtà (13 in Argentina e 14
ivefla teuay) dove esistono
docu'l se, scuole, comunità valivesti- :3 Ìifte lavorano con entusiaanzia- \ (per mantenere accesa la
zione ì dell’Evangelo, che cantae dei ! on gioia e si dedicano a
mente ^ ate attività sociali.
! lozionante è stato l’arride hai I Buenos Aires dove,
I ordi-1 scita dall’aeroporto, un
in cui I petto ci attendeva con
nto t \ pacione su cui era scritlegge : fienvenidos valdenses».
conto ' Mos Aires siamo andati
I defi- la Facoltà di teoloacino ^det: nella biblioteca il
fondi Wte emerito Ricciardi ci
enzio- piegato che essa è la
nento t jor biblioteca protestan•ivelai ii’jtoerica Latina, ricca
I stra- di 90.000 volumi, im, aca- ®teper dare una cultura
tele religioni. Alla Fajvengono studenti da tutWM. Wati, fra cui molte donobiamo anche visitato
ittente «Radio libertà»
tdiiesa protestante.
|Ameriea Latina stava
Oziare la primavera: è
'bello e interessante vele piante germogliare e i
prati. Poco sapeva*11 emigrazione in quei
^ paesi, iniziata verso la
‘del secolo scorso e pro®la sino gl 1951. Essa era
enti e tipi: quella individuafondi. jana persona recatasi
Ito SI: , che chiama poi parenti
scale, e quella programmaato 1 ^Colonizzare dei terreni
tro la ^Compagnia offriva «
pocO' (spesso antici
leggC; “affondi); era un’emi,erché “ae dovuta alla sovrapsceffl
— e al succedersi
dona- wve annate agricole i
nenie ^
ico“;, J®i*o in pullman da
si sul 7 Bianca ci recavamo
oltre d Sud, prima nell’im
innoa; ^Pianura coltivata o adiiliardti ¿pascolo, poi nella pam
lefo Sfa fattorie circondate
helaijaaiipt, g
adini
9UI giunte,
state? J|af(
Ci ao ■ solo bassi ar
eucalipti, fu
'""ÌÌ' Cco^'' emigranti;
■ i iitìch^ "isierne, e la
'me
^ ”^il '*''idn chiesa,
"^rn- 'etto
"^lo- ^’’ato r Valdesi hanno
amore
J’^colare, amore al
Un gruppo dell’Unione femminile a Colonia vaidense; sullo sfondo il tempio e ii museo valdese
lavoro, amore all’istruzione e
all’educazione. Un pastore
disse ai valdesi: Cercate sempre di mantenervi intellettualmente e spiritualmente molto
superiori alla gente che vi
circonda. Se sarete uguali sarete assorbiti, se inferiori sarete i loro servi».
A Colonia Belgrano un pastore accenna alla situazione
difficile matérialmente, moralmente e spiritualmente e
invita a leggere la Scrittura, a
essere religiosi senza essere
settari, a essere laici senza
perdere Dio, a vivere la libertà dell’Evangelo senza essere schiavi di noi stessi e legge il confortante versetto 12
di Ebrei 12: «Come dice la
Bibbia: rialzate le vostre mani .stanche, fortificate le vostre
ginocchia indebolite, camminate su strade diritte...».
All’inizio vi erano le cosiddette templo-escuela, ma anche ora vicino al tempio c’è la
scuola. Così a Jacinto Arauz
nel Sud, così al E1 Sombrerito
a più di 1.800 chilometri verso Nord, nel Chaco argentino,
dove ci siamo recati la sera
del 27 settembre. È stato un
incontro commovente in questa piccola località sperduta,
dove il sig. Geymonat ha riassunto 122 anni di storia e il
pastore Charbonnier ha letto il
Salmo 91 mentre calava la
notte e le stelle dell’emisfero
australe brillavano su di noi.
Anche a San Gustavo abbiamo avuto un incontro serale
con la comunità che conta circa 200 membri attivi. Era bel
lo vedere Vasado con cuero
cuocere sulla brace nell’oscurità della notte.
A Alejandra, cittadina gemellata con Rorà, siamo stati
accolti in municipio dal sindaco Toum e poi nella chiesa
metodista; la popolazione è
quasi tutta di origine piemontese. Lì abbiamo avuto il piacere di assistere alle evoluzioni di dieci gauchos nel loro tipico costume: uno di loro
era valdese. Qui, come altrove, si accenna alla difficile situazione economica, ai problemi del Mercosur (sorta di
Cee in Sud America). Coltivazioni un tempo molto redditizie, come il cotone, o l’allevamento ovino per la lana
sono in crisi mondiale: si devono tentare nuovi indirizzi,
dedicarsi ad altre colture.
Sono rimasta favorevolmente colpita nel vedere come molte comunità si occupino con impegno di attività sociali a favore di bimbi, anziani e gente che vive nelle periferie. A La Paz (Argentina) la
pastora Claudia Tron segue
un gruppo di indios Toba visitandoli ogni 15 giorni a 800
chilometri di distanza! In
Uruguay, vicino a Rosario,
visitiamo El Pastoreo, centro
di servizio sociale che da 34
anni si occupa dei bimbi,
donne e giovani di un barrio
(quartiere) della città, basandosi sul principio che dobbiamo «servire per amore gli uni
agli altri» (Calati 5, 13).
A Juan Lacaze vi sono due
opere nei quartieri; nei pressi
di Colonia VHogar Nimmo
accoglie bambini con difficoltà famigliari; a Colonia
Vaidense VHogar para ancianos assiste 110 persone
molte delle quali hanno gli
abuelos (i nonni) italiani, e
parlano ancora francese e patuà; il Centro ecumenico Emmanuel, aperto a studi e incontri con altri gruppi evangelici del Rio de la Piata, ora
si interessa anche di agroecologia. Siamo anche andati a
El Sarandi, un bel posto in
mezzo ai campi, in cui sono
ospitati 32 ragazzi affetti da
turbe nervose e psichiche e al
Parque 17 de Febrero, che è
r «Agape» sudamericana.
Dappertutto l’accoglienza è
stata calorosa e la gioia di incontrare parenti e amici, uniti
dallo stesso vincolo religioso
e patrio, indescrivibile. E pure stato bello cantare insieme
gli stessi inni e recitare,
ognuno nella sua lingua, il
Padre Nostro. È stato molto
positivo vedere queste realta
e riallacciare vincoli stretti
con questi hermanos coraggiosi che hanno portato al di
là dell’oceano tanta fede, laboriosità, comunione fraterna
da tutti apprezzata.
Nella piazza centrale di
Ombues de Lavalle vi è il monumento dell’architetto Armand-Hugon: rappresenta il
vomere di un aratro che apre
la via alla colonizzazione: auguriamoci che essa possa continuare nel futuro e costruire,
come fecero i primi coloni,
una vera comunità di fede.
Una risoluzione che sollecita un'iniziativa governativa
Per lo sviluppo della montagna
Un gruppo di parlamentari
italiani, tra cui Magda Negri
del gruppo Progressisti federativo, ha presentato alla XIII
Commissione agricoltura della Camera dei deputati una risoluzione che impegna il governo ad assumere urgentemente le opportune iniziative
per lo sviluppo delle zone di
montagna, così come previsto
dalla legge n. 97 del 1994, finora disattesa. Nel testo della
risoluzione, così come è stata
recepita, si rilevano le potenzialità delle zone montane,
che pure non sono esenti da
notevoli difficoltà sul piano
degli insediamenti umani e
produttivi, e quindi la necessità di dare il via alla «serie di
disposizioni particolari e di
specifici incentivi idonei a
consentirne il rilancio», descritti nella legge n. 97 del
’94 già citata.
In particolare si è rilevato
come non sia stato ancora determinata l’entità del fondo
nazionale per la montagna,
previsto dall’articolo 2 della
legge, e che non ha ancora
trovato applicazione la disposizione relativa alla riduzione
del sovrapprezzo termico sui
consumi elettrici, come è detto all’articolo 10. La risoluzione ricorda ancora che, sulla linea dei regolamenti dell’
Unione europea, gli aiuti per
lo sviluppo deH’imprenditoria
giovanile sono limitati ai Comuni montani del CentroNord con meno di 5.000 abi
tanti, come prevede il decreto
legge n. 331 del 31 maggio
1994.
Inoltre è di nuovo possibile,
come stabiliva il comma 1
dell’art. 16 della legge n. 97
soppresso in un secondo tempo, per i piccoli imprenditori
commerciali dei Comuni
montani con meno di 1.000
abitanti e dei centri abitati
con meno di 500, accedere al
concordato fiscale. Con delibera Cipe dell’aprile scorso è
stato anche istituito, «con il
compito di garantire una
coordinata attuazione della
legge in oggetto», un comitato interministeriale per la
montagna per ora non ancora
operante e di cui si sollecita
la costituzione.
L'ultimo lavoro del Gruppo teatro Angrogna
Al «Café Liberté»
50 anni di Italia
CARMELINA MAURIZIO
V
E appena andata in scena
l’ultima proposta del
Gruppo teatro Angrogna
«Café Liberté», che ha debuttato sabato 19 presso la sala
unionista di Angrogna. La
rappresentazione è stata curata e allestita per circa un anno dai vari membri del gruppo con la consulenza e la regia di Claudio Raimondo.
«Volevamo riflettere insieme
sulla storia d’Italia negli ultimi cinquant’anni - racconta
Fiammetta Cullo, da anni impegnata nelle produzioni teatrali del gruppo - tenendo
conto che molti di noi hanno
vissuto gli eventi più significativi di questo arco di tempo
quando eravamo ancora
bambini o grazie alla memoria di altri e ai libri».
Lo spettacolo questa volta
nasce senza copione e cresce
man mano proprio attraverso
le discussioni, i ricordi, le riflessioni tra i membri del
Gruppo teatro, che per arrivare a produrre «Café Liberté»
hanno consultato volumi e
filmati. «In molti casi le battute e le situazioni sulla scena sono nate dall’improvvisazione, dal modo in cui ciascuno di noi aveva vissuto
quel periodo storico che stavamo rappresentando - spiega Paola Grand, anche lei da
sempre impegnata nella ricerca, nella creazione e nella
realizzazione degli spettacoli
del Gruppo - e il nostro
"Café libertà’’ vuole essere il
luogo d’incontro del pubblico e del privato, del personale e del politico, è secondo
noi lo spazio che custodisce
affetti e ricordi, esperienze e
utopie; “Café Liberté” è in
Piemonte ma al tempo stesso
è un caffè d’Italia, dove si ritrovano di volta in volta gente comunè, partigiani, nazisti, terroristi, manager, generali e brigadieri, giovani di
oggi e di ieri». Un’altra novità di questo spettacolo è
che ciascuno degli attori interpreta più di una parte,
ripercorrendo attraverso gli
anni la storia individuale e
collettiva degli italiani.
«Questa volta per me è il
vero debutto - dice con emozione Chantal Rivoira, 15 anni, la più giovane delle attrici
del gruppo - e recitare in
uno spettacolo dove si parla
della storia che io conosco
solo attraverso i libri mi affascina molto». Il senso di questa produzione ’94, secondo
le intenzioni del Gruppo teatro Angrogna, vuole es.sere
proprio quello di parlare ai
più giovani per raccontare le
speranze di una generazione
che, come scrivono collettivamente attori, tecnici e autori di “Café Liberté” «ha cercato di lottare per una società più giusta, dove potessero trovare posto le aspirazioni ad una vita in cui uguaglianza sociale, solidarietà e
libertà di espressione ne fossero le fondamenta».
Cinquant’anni di storia recente dunque, dall’esperienza della Resistenza fino a
Forza Italia, rivisitati attraverso le vicende di un piccolo caffè di provincia, proprio
perché è necessario raccontare la storia prima che altri la
stravolgano, affinché i valori
di una generazione non vadano perduti. «Questa nostra
proposta - scrivono nella
premessa allo spettacolo i
membri del Gruppo teatro
Angrogna - vuole essere un ■
tentativo di riappropriarci
della nostra storia, della nostra vita, del nostro futuro
che spesso per pigrizia o per
eccesso di fiducia abbiamo
delegato ad altri; speriamo
che questo nostro lavoro
possa servire per aprire un
dibattito affinché la nostra
fatica, neanche in questa occasione, sia stata vana».
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10
PAG. IV
E Eco T)F.ÏI,F. VAI.IJ mOESI
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Il miele
Gli esseri umani si sono
accorti di quale dono prezioso fosse il miele sin dalla più remota antichità: la
raccolta del miele selvatico
da parte dei cacciatori alla
fine della glaciazione è stata un’attività molto importante; la sua diffusione è
documentata sia da disegni
tracciati su pareti rocciose
deir Africa meridionale che
da graffiti rupestri in Spagna, alcune pitture tombali
raffigurano le varie fasi
dell’apicoltura preso gli antichi egizi. Il miele selvatico era considerato particolarmente prezioso, tanto
che il faraone Ramsete III
aveva istituito uno speciale
corpo di arcieri per scortare
i raccoglitori: era anche
elemento indispensabile nel
processo di mummificazione, che secondo la religione
egizia garantiva la vita ultraterrena. Gli antichi romani spesso iniziavano la
giornata con una colazione
a base di pane, fichi e miele, ed era considerato alimento indispensabile per i
gladiatori.
Sia Virgilio che Columella descrissero nei loro trattati sull’agricoltura alveari
di vario genere: i migliori e
più rari erano considerati
quelli di sughero per le loro
capacità isolanti, ma più sovente erano di vimini o di
corteccia. Questi ultimi alle
Valli sono stati di uso alquanto comune, come è documentato da un bell’esemplare presso il Museo val
dese di Torre Pellice. Nell’
antica Grecia il miele era un
elemento base anche per
scopi medicinali. Soprattutto i medici legati al' culto di
Asclepio (che come Ippocrate e Galeno era un medico deificato) prescrivevano
medicinali a base di miele,
considerato la «rugiada divina» inviata dagli dei sui
fiori durante la notte. Secondo la mitologia greca il
cibo degli dei, nettare e ambrosia a base di latte e miele, conferivano immortalità
e incorruttibilità. Presso il
popolo ebraico il miele non
subisce il processo di divinizzazione tipico dei popoli
pagani; nella Bibbia è spesso citato: dall’episodio in
cui Sansone ne fa oggetto di
indovinello all’Apocalisse
dove è metafora della parola di Dio, citato appunto ma
mai divinizzato o considerato un elemento magico.
Così vi invito a provare
questo buon dono di Dio
per una ricetta che farà felici grandi e bambini.
Croccante francese
Ingredienti: miele 500
grammi; mandorle non sgusciate 250 grammi.
Metti il miele in una pentola d’acciaio e fallo sciogliere a fuoco lento, aggiungi le mandorle spezzate
grossolanamente. Continua
a cuocere mescolando sempre, per evitare che il croccante si attacchi sinché il
miele non è diventato bruno. Rovescialo su un piano
di marmo unto e pareggialo
bene con un coltello.
Tacabanda
«Nassara»
e la musica
africana
Tacabanda ’94 approda,
nella sua ultima tappa, a Torre Pellice, alla Foresteria valdese, sabato 26 novembre alle
ore 21. E anche una novità:
per la prima volta le Valli
ospitano in queste rassegna la
musica dell’Africa occidentale. «Nassara» è il nome di un
gruppo composto da cinque
musicisti originari dei paesi
africani che si affacciano
sull’oceano Atlantico (Camerún, Gabon, Costa d’Avorio)
residenti nell’area torinese; la
loro musica ha una forte carica ritmica e sviluppa un
sound fondato su percussioni
originali accompagnate da
chitarra e basso.
Nassara è il nome con cui è
conosciuto Richard Mbakop,
fondatore del gruppo, originario del Camerún, dove si è
perfezionato ancora giovanissimo nell’uso delle percussioni africane e che vanta
collaborazioni con Toni
Esposito. Nassara è anche
voce solista che si esprime
nella lingua «bamileke» diffusa nel paese natale.
Torre Pellice
Un duo
pianistico
per l'Unitré
CRISTINA RICCA
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Pel: 82352-249 - day ospitai
Giovedì 17 novembre 1’
Università della terza
età ha ospitato i pianisti Ciro
Noto e Simone Samo, un duo
affiatato già conosciuto a
Torre Pellice per aver vinto il
IX concorso nazionale «K.
Kzemy».
In programma musiche di
Mozart, Schubert e Dvorak.
Dosando sapientemente, leggerezza celestiale e fiero vigore nella sonata in re maggiore di Mozart, il duo ha offerto un esempio di quell’unicità che Barth attribuiva al
musicista, mentre eseguendo
la fantasia op. 103 di Schubert ha fatto rivivere una pagina tarda di meditazione matura e molto romantica sulla
forma sonata. Le danze slave
di Dvorak hanno infine permesso agli esecutori di rivolgere l’attenzione alle rielaborazioni colte di suggestioni
della tradizione popolare, intenzione confermata anche
nel bis (prima danza ungherese di Brahms, non a caso importante figura di riferimento
per il compositore ceco). Il
pubblico ha apprezzato il
concerto e si è augurato di
aver presto occasione di
ascoltare nuovamente i giovani musicisti.
Le squadre di pallavolo di Pinerolo
Volley: quale futuro?
ERICA BONANSEA
N el campionato dello scorso anno la squadra femminile di pallavolo di Pinerolo era riuscita ad approdare in
serie A2, ma con grande delusione dei tifosi aveva dovuto
sciogliersi per problemi economici. Cosa fanno adesso le
giocatrici? Quale il futuro della pallavolo pinerolese?
Gran parte delle componenti del Pinerolo sono confluite
in altre squadre: Sara Biancalana, di Viareggio, gioca ora
in una squadra toscana di B1
e anche la veneta Cristina
Compri ha trovato posto in
una squadra della sua regione,
sempre di Bl, De Lorenzi,
Pizzighiello, Porchietto e Secco sono state chiamate da
squadre piemontesi della B2,
mentre la Galanti ha abbandonato la sua attività agonistica
e la Tosello è passata ad allenare una squadra di under 16.
«Anch’io - spiega Daniela
Mourglia, di Bricherasio - ho
preso in considerazione l’idea
di smettere di giocare da professionista perché volevo dedicarmi di più ai miei studi
universitari, poi ho deciso di
accettare l’offerta del Piossasco, che gioca in CI e che già
due anni fa mi aveva proposto di entrare in squadra. È
una buona formazione che ha
delle possibilità: forse non
riusciremo a passare in B2
ma credo che potremo piazzarci nelle zone alte della
classifica». Per il momento il
Piossasco ha disputato tre
partite e le ha perse, ma sempre con onore. Sabato 12 novembre, a Orbassano, ha giocato il derby con la squadra
CI di Pinerolo, perdendo per
3 a 0 ma facendosi strappare
con fatica ogni set.
A mantenere alto il nome
di Pinerolo nella pallavolo
resta appunto la squadra femminile della Cl, composta
con le stesse giocatrici dell’anno scorso e allenata da
Claudio Mina. Anche la formazione maschile gioca attualmente in Cl.
SCI: A FRALI ARRIVA
LA NAZIONALE — Dopo
l’apertura di domenica scorsa, le piste e gli impianti di
Prali accoglieranno in settimana gli sciatori delle nazionali di slalom gigante e speciale comle era già accaduto
in passato. Possibile, durante
l’inverno, anche le nazionali
di Spagna e del Principato di
Andorra.
La stazione pinerolese si
sta muovendo su diversi interventi; il rinnovamento della pista baby Alpette, con un
impianto completamente rifatto, la rastrelliera a muro
sulla pista Oro ed altri lavori
da completarsi l’anno prossimo: un investimento di oltre
un miliardo.
SABATO IL VIA AL
MONDIALE DI SCI AL
SESTRIERE — Stanno lavorando anche con gli elicotteri per portare la neve sulla
pista Sises del Sestriere dove
sabato dovrebbe aprirsi la
coppa del mondo di sci alpino
con uno slalom gigante; se la
temperatura si manterrà sotto
10 zero non vi saranno problemi pe un buon innevamento:
prima manche alle 10, seconda alle 13. Domenica slalom
in notturna: una novità per il
circo bianco, che dovrebbe
garantire anche un maggior
pubblico televisivo.
PALLAVOLO: BENE
LA Cl FEMMINILE —
Continua il buon avvio del
Magic Pinerolo nel campionato di Cl femminile: quattro
partite, quattro succesi, nessun set subito. Sabato le pinerolesi, ovviamente al comando della clasifica, hanno superato per 3 a 0 la Magenta.
Battuta d’arresto invece per i
ragazzi dell’Arredacasa,
sconfitti per 3 a 0 a Voltri con
parziali assai netti.
Anche quest’anno il 3S Luserna organizza un torneo
amatoriale maschile di pallavolo, il torneo «Storello», che
nella scorsa edizione ha visto
11 succesvso del 3S Nova Siria.
Assenti i campioni in carica,
quest’anno parteciperanno
Riccio Bricherasio, Lennon
pub Pinerolo, Volley Villar
Perosa, Arredacasa Pinerolo,
Volley Villafranca; il via al
torneo questa settimana, conclusione a metà marzo dopo
due gironi all’italiana di andata e ritorno.
Nel torneo «Baudrino» 3S
Lusema (3 a 1 a Bagnolo) e
Pablo Neruda A (3 a 1 a Cavour) guidano la classifica
dopo tre turni davanti a Barge
e Porte.
In seconda divisione il 3S
allenato da Andrea Ricca è
stato sconfitto in casa per 3 a
2 dalla Polimatica.
Il San Secondo ha superato
il 3S Lusema per 3 a 0 nella
categoria ragazze under 16.
IL PINEROLO PERDE
IN CASA — Il Pinerolo ha
perso in casa con la titolata
Biellese nel confronto di sabato scorso e così è stata raggiunta a 14 punti dalle vittoriose Valenzana, Chatillon, e
Savona. I «lanieri» di Paolo
Sollier hanno realizzato a pochi minuti dal termine con
Rossi, ma in altre occasioni si
erano resi pericolosi; per i
biancoblù uno stop che nopn
vanifica il bel campionato fin
qui disputato: sabato trasferta
a Voghera.
Domenica prossima intanto,
dopo la sosta imposta dall’alluvione che ha colpito il Piemonte, riprederanno anche i
campionati minori: in Promozione, girone C, il Lusema
sarà intrasferta ad Airasca.
APERTURA LIMITATA
PER IL PALAGHIACCIO:
— La Comunità montana vai
Pellice ha deciso di dare in
uso, per lo stretto periodo
della stagione agonistica poiché altri lavori consistenti sono alle porte, la pista di
pattinaggio su ghiaccio all’
H.C. Valpellice, squadra che
prima della chiusura per i lavori poteva contare su un
centinaio di atleti divisi fra le
varie categorie. L’apértura
sarà limitata ai soci, in attesa
che lavori di adeguamento
della struttura alle normative
vigenti consentano l’uso del
palazzetto per pubblici spettacoli: intanto al «Manfroi»
si toma a pattinare.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non pub essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisieriana Mondavi
Una copiai. 1.300
24 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE; Alle 15,30,
nel salone della scuola Mauriziana, l’Unitré organizza un incontro con diapositive sull’epoca
classica della storia dell’arte.
25 novembre, venerdì — PINEROLO: Presso il Centrò sociale di via Podgora, alle 20,45,
Gustavo Buratti (Tavo Burat),
del Centro di studi dolciniani di
Biella, parlerà di «Dolcino e
Margherita»; si tratterà di una serata di informazione sul percorso
storico e sul pensiero dell’eretico
piemontese massacrato nel 1307.
25 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: «Bambini
in prima pagina» è il titolo di un
incontro organizzato dalla Bottega del possibile per verificare come vengono considerati i diritti
dei bambini rispetto all’informazione; interverranno rappresentanti dei giornalisti e operatori dei servizi sociali; modererà il giurista e docente universitario Rodolfo Venditti.
25 novembre, venerdì — PINEROLO; All’auditorium di
corso Piave Nonsoloteatro propone, alle 21,15, lo spettacolo
comico «Sovrappensiero».
25 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Entro questa data dovranno pervenire le
iscrizioni all’incontro, previsto
per sabato 3 dicembre, sul tema
«Il racconto di sé, il racconto degli altri» proposto dalla Bottega
del possibile. L’intento è duplice: ripensare al proprio modo di
essere operatore sociale e ricostmire, attraverso le storie personali e familiari, l’identità dell’anziano. Il corso, che verrà
condotto dalla psicologa Patrizia
Taccani, sarà gratuito per gli
operatori provenienti dalle zone
alluvionate.
25 novembre, venerdì — PINEROLO: Presso il salone dei
cavalieri in via Giolitti 7, alle
16,45, Grado Merlo, ordinario di
Storia medievale della chiesa e
dei movimenti ereticali all’Università statale di Milano, interverrà su «Pinerolo e il suo territorio: dalle origini all’epoca medievale». Successivamente Ezio
Giai illustrerà il lavoro del Centro arti e tradizioni popolari.
26 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 17, presso la sede della comunità cri.stiana di base in corso Torino 288. Franco
Barbero svolgerà una riflessione
su «Quando legge il Cantico de'
Cantici chi ha ferite d’amore».
26 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Il Movimento federalista europeo propone, alle 15,30, presso la sala consiliare del municipio, un incontro
pubblico sul tema: «Il Parlamento europeo: quale ruolo per l’Europa e per i cittadini»; interverrà
reuroparlamentare Rinaldo Bontempi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Martedì 29 novembre, alle 20,30, riunione quartierale ai Gonin.
PINEROLO — Giovedì 8 dicembre, alle
14,30, si aprirà il tradizionale bazar. L’Unione femminile ha deciso che il ricavato andrà in parti uguali al Rifugio Re Carlo Alberto di Lusema San Giovanni e alla biblioteca della Facoltà di teologia di
Roma. Tutti sono invitati a
contribuire alla buona riuscita dell’iniziativa.
TORRE PELLICE —
Domenica 4 dicembre si
svolgerà il secondo dei
cinque incontri di preghiera comune fra le chiese
evangeliche di Torre Pellice; ¡’appuntamento è per
le 15,30 alla Casa unionista. Tema della riunione: i
versetti da 7 a 13 del 3° capitolo dell’Apocalisse.
26 novembre, sabato__«Am
SECONDO: Alle 21, nel tempi!
valdese, concerto dell’Union
musicale di Inverso Rinasca i
retta da Alessandro Coucourde'
la serata è a favore della Comu!
nità alloggio di Torre Pellice.
26 novembre, sabato — an
GROGNA: Alle 21,15, pressoi
sala unionista, si replica lo i
taccio «Café Liberté».
' spet
27 novembre, domenica -,
CUMIANA: Verrà ricordato il i
50" anniversario della lotta di L|.)Ì
lo /-»rvrvi —___ • ? 1
Ignavi
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berazione; la commemorazionei' Liconl
dei caduti partigiani della divi-j
sione «Val Chisone Adolfo Serafino» verrà effettuata, alle 10,45
a borgata Verna, dalfavvocàto)
Ettore Serafino. Interverrà il vicepresidente del Consiglio regionale, Antonio Monticelli.
27 novembre, domenica —
PINEROLO: Alle 10 alla comanità di base, si celebra l’eucaristia meditando un testo del prò
feta Ezechiele.
jina visti
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Ìigùra, i
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28 novembre, lunedì — pi. j 10 in lui i
NEROLO: Inizia l’apertura di) '
un ufficio informazioni perii/
pagamento della seconda rata ’
delfici; lo sportello aperto fmo'i
al 20 dicembre presso il munici- ,'
pio osserverà il seguente orario:
9-12 dal lunedì al venerdì.
30 novembre, mercoledì —
PINEROLO: Alle 16,45, presso
il salone dei cavalieri in via Giolitti 7, l’architetto David Terracf
ni (caposettore urbanistico al Comune di Pinerolo) parlerà sugli
sviluppi urbanistici del territorio
comunale. A seguire Dario Soglie presenterà l’attività del museo di arte preistorica.
2 dicembre, venerdì — VIL- ’ 6iupi del
LAR PEROSA: Alle 21, nell’al- ■: èia del 1
bergo, si svolgerà un concerto di
musica latinoamericana con
«Saudade do Brasil
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Guardia medica:
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Ospedale valdese, Pomaretto, ma visita
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Guardia farmaceutica:
DOMENICA 27 NOVEMBRE
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Perosa Argentina: Farmacia ia ha den
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Croce verde, Porte : tei. 201454
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TORRE PELLICE — H cinema Trento propone, giovedì et
venerdì, ore 21,15, Una pura
formalità, di Giuseppe Tornato- , [jjjj j.
re; sabato, ore 20 e 22,20, dome- uj
nica, ore 16, 18, 20 e 22, 10 e lunedì, ore 21,15, II mostro.
PINEROLO — Il cinema Italia propone, alla sala «2cento»
Forrest Gump; feriali 19,45 e
22.20, sabato 19,45 e 22,30, domenica 14,30, 17.10, 19,45 e
22.20.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, giovedì
Le nuove comiche; venerdì, Bj
puffo; sabato. La bella vita; '
domenica a giovedì, escluso rn6(" j
coledì, li mostro. Orari ferialff
21; domenica: 15, 17. 19, 21. è
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I ijfunì 25 NOVEMBRE 1994
il
PAG. 7 RIFORMA
IL PAPA A CATANIA
PURCHÉ CAMBI
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ARTURO PANASCIA
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jognava trovarsi a Catana il 4 e 5 novembre per
jfsi conto di cosa signifi¡„ja visita del papa: una
sconvolta, paralizzata da
senza totalizzante. La
locale e nazionale, le
jrità, molti intellettuali
®pi!) si prostrano o tac*^^dinnanzi a tanta grane ognuno cerca in queJ|gùra, in questa visita,
iiionferma delle proprie
lioni: i conservatori ve
- PI. ì 0 in lui il sommo pontefira di j iJStode e difensore della
«r #' Eione; i progressisti una
rata i ^contro i mali della sofino , ità e la mafia. Eppure la
mici- jsa cattolica ha comincia
i ' ad «accorgersi» del proble\ itnafia e a inserirlo nei diGfiifficiali soltanto a parì dalla visita del papa ad
iigento, poco più di’ un anfà, proprio in concomitan:ion la scomparsa della De¡lazia cristiana. In onanista per una trasmissione
Rai 3, il pastore Pietro
lo Panasela ricordava che
mpi della sua aperta deICia del fenomeno mafionegli anni ’60, la Chiesa
4 tolica palermitana, rappretata allora dal cardinale
— J fini, taceva, mostrando di
; (orare il problema, o lo
inuiva. Un’accesa polemifon il cardinale provocava
**• intervento diretto della
anta Sede, che lo invitava a
J^ottovalutare la voce del
éire valdese ma, ancora
1 11982 come diceva il pa:iva: j re Panasela, in occasione
■etto, I ma visita ufficiale a Palerii papa non disse una sola
ola sulla mafia,
iuesta volta a Catania il
la ha denunciato, pur con
i pacati, la criminalità ma® ma le sue parole, estraate dal contesto dei discorrono state amplificate a disura e «sbattute» in prima
'ina anche da giornali naaali. Insomma, si è proprio
■la l’impressione di una
hocultura, di un’Italia
■formista e papalina. Era
Ilio rendersi conto, in
all’esaltazione collettiva,
® viviamo in un paese in
' p tentq in tutti i modi di
lare che c’è un solo moessere cristiani, quello
lOlico. L’arcivescovo di
Ila ha tenuto a precisare,
dell’evento, che questa
non aveva scopi sociali
^elusivamente pastorali:
— veniva come vicario
I °
^ chiesa ufficiale prende
lo distanze da implicazio
3RE
lacia
, tei.
ni sociali mentre la base, la
chiesa reale, soffre e paga di
persona (don Puglisi). Lo
stesso papa si è paragonato
all’apostolo Paolo, salvo i
continui riferimenti alla madonna, di cui a Siracusa ha
inaugurato un santuario. Il papa ha anche dato una spiegazione alla lacrimazione della
«Madonnina delle lacrime»,
avvenuta nel 1953: un segno
di dolore per l’Olocausto e
per l’affermazione del comunismo ateo. La Chiesa cattolica ha dimostrato in quest’occasione di possedere la capacità di mobilitare grandi masse, e questo riesce meglio nei
momenti di grande crisi,
quando la gente non sa a chi e
a cosa aggrapparsi, quando
tutto si gioca sulla spinta
emotiva, sulla forza di un personaggio qual è il papa, un
mito della società di oggi, sorretto com’è dai mass media.
Solo che, attraverso tutto
ciò, si vuol far passare un integralismo che non si concilia con la nostra visione laica
della fede. Eppure, al di là
della pompa, del cerimoniale,
al di là dei discorsi ufficiali
messigli in mano dall’apparato, è apparsa l’immagine di
un uomo stanco, di un vecchio malato portato in giro
come simbolo di una potenza, di una grandiosità e di
un’autoglorificazione che
non hanno alcun riscontro
nell’Evangelo di Gesù Cristo;
ma quando parla a nome della chiesa, sostenuto da tutto
l’apparato, la sua voce diventa forte, autorevole, egli stesso prende coraggio e sappiamo tutti quale indirizzo abbia
dato al suo pontificato che si
è posto con caratteri di rigidità dogmatica e pretese di
universalità.
Noi ci auguriamo che
quanto di positivo possa essere emerso da queste giornate, nel senso della speranza,
possa realizzarsi ma ci sembra, a distanza di alcuni giorni dalla visita, che tutto sia
tornato come prima e nulla
appaia mutato: le autorità, il
clero, passato il momento
emotivo legato alla grandiosità dell’avvenimento, hanno
ripreso il loro atteggiamento
di prima e ognuno è tornato a
calarsi nel proprio ruolo. Non
vorremmo che ancora una
volta la Sicilia viva ciò che è
avvenuto altre volte nella sua
storia e che è condensato nella frase gattopardiana secondo la quale «bisogna che tutto cambi, se vogliamo che
tutto rimanga com’è».
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Europa
Una carta
per la laicità
Il bollettino trimestrale Europe et laïcité (luglio 1994) e
il «Centre d’action européenne démocratique et la’ique»
(Caedel) hanno organizzato il
22 ottobre scorso a Parigi un
confronto laico europeo in
occasione del 40° anniversario della fondazione del Caedel stesso, che è stato fondato
nel 1954 affinché le «istituzioni comunitarie in gestazione non finissero sotto influenze solo clericali e fossero
conformi alle esigenze della
democrazia».
Alla presenza di uno dei
fondatori del Caedel, Pierre
Lamarque, di militanti e responsabili di associazioni laiche, il presidente, Etienne
Pion, ha chiesto che dette
proposte fossero sottoposte
all’attenzione dei partecipanti
all’incontro. Si tratta di nove
articoli: di notevole interesse
l’art. 2: Diritti delle donne e
dei bambini; l’art. 3: Mutua
tolleranza e identità dei diritti
e dei doveri; l’art. 4: Indipendenza dalle chiese e dalle religioni; Part. 8: Libera diffusione dei valori laici; l’art. 9:
La laicità, pegno per l’Europa
di pace civile e armonia.
Il presidente ha poi invitato
i delegati giunti da Irlanda,
Belgio, Turchia, Romania a
presentare e confrontare le loro concezioni sulla laicità.
Per l’Italia il dott. Franco
Cai vetri, delegato del Comitato torinese per la laicità della scuola, ha puntualizzato e
commentato la situazione
dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola
pubblica italiana.
Assemblea milanese delle associazioni di volontariato
Stop al razzismo montante
______MANFREDO PAVONI_______
Nascerà anche a Milano,
la città meno accogliente
tra le varie capitali europee,
un forum, una piattaforma
cittadina dell’immigrazione?
A rispondere a questo interrogativo hanno provato i più di
100 partecipanti all’assemblea cittadina promossa da diverse associazioni impegnate
sul fronte della solidarietà, il
25 ottobre presso la Camera
del lavoro.
L’assemblea, indetta dalla
Filef (il sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate), da «Stop razzismo» e
da altre organizzazioni di base, rappresenta il tentativo di
rimettere in campo la miriade
di organizzazioni, di progetti
e di conquiste che in questi
ultimi due anni di governo leghista della città si sono persi, frammentati, non riuscendo così a ostacolare l’attacco
spietato della giunta comunale ai lavoratori e alle lavoratrici immigrati.
Dopo una breve introduzione di Carlo Cuomo, presidente della Filef lombarda ed ex
assessore comunista, che ha
ricordato le potenzialità positive della presenza di culture
e esperienze diverse, che oltre
ad arricchirci di fatto sono
produttori di ricchezze e del
nostro benessere, l’assemblea
ha analizzato le emergenze
fondamentali dei cittadini immigrati milanesi, in particolare sul versante abitativo, sanitario e scolastico.
Su questi punti fondamentali si sono espressi con passione e rabbia decine di im
migrati che hanno raccontato
la drammatica situazione milanese, tra chiusure di centri
di prima accoglienza, sgomberi, assenze di strutture sanitarie, di mediazione interculturale, in una giungla d’asfalto e ostilità, costretti a vivere
nell’invisibilità e nell’emarginazione. Ciò che si è diffuso
in questi due anni di amministrazione è un clima di paura,
di sospetto, un immaginario
negativo rispetto ai cittadini
immigrati, visti come qualcosa di indefinito, di sporco,
portatori di malattie e potenziali criminali. Da questo insieme di egoismi, grettezza e
arretratezza culturale, bisogna
ripartire per diffondere e affermare una controtendenza,
una controcultura che restituisca a Milano un volto più
umano e accogliente.
Proprio perché gli immigrati non sono portatori di
strane e pericolose malattie
esotiche, ma purtroppo si ammalano per le vergognose
condizioni abitative e di vita
in cui sono costretti a vivere
e lavorare, è necessario cominciare a risolvere la questione abitativa utilizzando
quei fondi regionali già messi
a disposizione dell’amministrazione comunale e che invece deliberatamente vengono tenuti inutilizzati dalla
giunta Formentini.
L’assemblea ha deciso
dunque di chiedere alla giunta comunale l’iscrizione al
Servizio sanitario nazionale
per gli immigrati con regolare permesso di soggiorno e
l’apertura di ambulatori e
l’accesso libero ai servizi ter
ritoriali (quali Not, consultori, ecc.), come avviene in altre città italiane, per coloro
che ne sono sprovvisti. Sul
piano scolastico l’assemblea
cittadina si muoverà per spingere la giunta leghista a promuovere l’accesso libero ai
bambini e alle bambine straniere nella scuola pubblica, e
a consentire che questo luogo
diventi un laboratorio didattico nel quale si impari ad affrontare i temi dell’immigrazione, del razzismo e della
xenofobia.
Infine è indispensabile riattivare, come previsto dal
nuovo Statuto comunale, la
consulta cittadina sull’immigrazione, facendole assumere
le funzioni di un Consiglio
degli stranieri come avviene
per esempio in alcune città
tedesche, che esprima pareri
non vincolanti ma obbligatori. Membri di questo Consiglio dovrebbero avere la possibilità di partecipare ai lavori del Consiglio comunale
senza diritto di voto, ma almeno di parola.
Così a Milano, mentre si fa
sempre più acuto il conflitto
sociale, la guerra tra poveri,
e la Lega promuove agitate
assemblee su «immigrati e
ordine pubblico», l’asserablea cittadina vuole dare un
segnale diverso al clima di
questa città, che ricorda i
tempi cupi degli Usa, quando
i neri non pott;vano nemmeno sedersi sui bus dei bianchi. Con riaggravante che
oggi tra noi mancano figure
profetiehe e profondamente
umane come Malcom X e
Martin Luther King.
Nasce a Napoli un nuovo movimento degli studenti per cambiare la scuola
intreccio scuola-lavoro-dìsoccupazìone
__________LUISA NITTI________
Diverse ore dopo gli scontri fra polizia e studenti
il corso Umberto portava ancora i segni della guerriglia
urbana. I passanti sbalorditi
guardavano i resti di cestini
bruciati, cassonetti rovesciati
in più punti della strada a formare vere e proprie barricate,
cocci di vetro e poi un autobus di linea uscito di strada e
danneggiato in modo vistoso.
Non si poteva credere che
fossero i resti di una delle numerose manifestazioni che in
questo periodo vedono scendere in piazza studenti e studentesse delle varie facoltà
occupate assieme a studenti
delle scuole superiori. Eppure
le tracce non lasciavano dubbi, e poi la zona era proprio
quella, fra il corso Umberto e
via Mezzocannone; a sinistra
la Facoltà di Lettere e Filosofia (occupata da diverse settimane), a pochi passi l’Istituto
orientale... di lì a poco i vari
telegiornali ci avrebbero
informato in modo dettagliato
su quello che è accaduto il 14
novembre a Napoli fra polizia
e studenti: le versioni, inutile
dirlo, non coincidono.
Per il questore la carica della polizia è stata conseguenza
di gravi provocazioni da parte
degli studenti; ma alcune e alcuni di loro (era una manifestazione di studenti medi: forse i più grandi sfioravano i
vent’anni!) testimoniano invece di essere stati attaccati
in modo indiscriminato, rincorsi, trascinati per terra e
picchiati. E il bilancio degli
scontri è sotto gli occhi di tutti: decine di persone ferite, un
ragazzo di 22 anni (Salvatore
Manifestazione studentesca a Napoii
Franco, che adesso si trova in
ospedale con gravi fratture)
investito da un’auto della polizia impazzita di velocità fra
la folla, otto persone fermate
in questura per ore e sottoposte (secondo la loro testimonianza) a violenze e abusi assolutamente gratuiti.
Raramente negli ultimi anni
a Napoli abbiamo assistito a
scene di violenza così estrema. Al di là delle versioni dei
fatti, come si è visto a tratti
discordanti, ciò che lascia
sbalorditi in questa vicenda è
lo squilibrio delle forze in
campo e riuso spropositato
della forza rispetto alla situazione reale. Perché un impiego così massiccio delle forze
dell’ordine per una manifestazione che, come tante altre
in questi giorni, poteva concludersi serenamente così come era iniziata? Perché l’ordine di caricare, se non gra
tuito certamente sproporzionato rispetto a ciò che effettivamente stava succedendo?
Quello che più colpisce nei
racconti dei giovani coinvolti
in questa giornata di scontri è
il senso di sconcerto e quasi
di sorpresa di fronte allo scatenarsi improvviso della violenza.
Si ha riimpressione che la
questura di Napoli abbia voluto dare una prova di forza,
uno scossone violento contro
coloro che in queste settimane protestano con energia
contro l’aumento delle tasse
scolastiche e universitarie e,
più complessivamente, contro
la manovra finanziaria del
governo. I metodi usati fanno
pensare a un gesto «preventivo» volto a scoraggiare, facendo uso del linguaggio universalmente comprensibile
della violenza, ulteriori proteste; ma il risultato più ovvio è
stato solo l’inasprirsi del conflitto: la stessa mattina del 14
novembre l’assemblea di Lettere e Filosofia aveva deciso
di mettere fine all’occupazione; dopo i gravi scontri del
pomeriggio la protesta è ripresa, l’Università ora è di
nuovo occupata e la tensione
è in crescita.
Non si può sottovalutare il
fatto che tutto questo sia successo a Napoli, città carica di
contraddizioni fino ad esplodere, dove il disagio sentito
dai giovani rispetto al loro
presente di studenti e al loro
futuro di probabili disoccupati si intreccia con quello delle
numerosissime persone che
disoccupate lo sono già oggi,. .. non è un caso che buona
parte delle manifestazioni per
il lavoro vedano la partecipazione di studenti e, viceversa,
molte manifestazioni studentesche si aprano spontaneamente alla partecipazione di
operai e disoccupati. L’intreccio studio-lavoro-di soccupazione rischia di diventare
sempre di più, per Napoli come per altre città, un pericolosissimo luogo di conflitto
fra le parti sociali.
Il giorno dopo una grande
manifestazione ha attraversato ancora una volta le strade
del centro. C’erano anche i
disoccupati, per ri appunto, e
proprio da loro provenivano
gli slogan più duri: «Un milione di posti di lavoro: non è
vero! non è vero!». Nonostante l’atmosfera molto tesa,
dato il ricordo ben fresco degli scontri del giorno prima,
tutto è andato per il meglio.
Una ragazza distribuiva delle
rose rosse. Non c’era l’ombra
di un poliziotto...
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 25 NOVEMBRp
UN CORTOMETRAGGIO DI ANTONIONI
VITA SUL PO
Ora che la paura è passata anche nella Bassa Padana, possiamo rievocare un documentario che uscì nel 1947 come prima regia di Michelangelo Antonioni. «Gente del Po» raccontava, nella breve durata di circa 9 minuti, dell’accanita tenacia
di chi viveva e lavorava, tra Emilia e Veneto, nel tratto navigabile del Po. «Una vita - dice lo speaker - sempre uguale, ma
chi dai campi guarda passare il convoglio [di barche] pensa
forse alla felicità (...). Il mare è là, infondo al viaggio».
m
Due libretti di «Stampalternativa» ripropongono vicende di persecuzioni e Inquisizione
I tristi simboli deirintolleranza religiosa
MARCO FRATINI
La storia, si diceva una
volta, è «magistra vitae», ma quando non la si impara o non la si vuole imparare, alla storia, sfortunatamente, resta poco da insegnare. Cosicché ogni tanto spuntano qua e là facili e pericolosi tentativi di «revisionismo»; è quanto accade recentemente a proposito dell’Inquisizione. Voci autorevoli
(non ultima la rivista dei gesuiti «Civiltà cattolica») hanno tentato di riabilitare il tribunale del Sant’Uffizio che,
dopotutto e nonostante qualche clamorosa svista (Galileo
su tutti), avrebbe svolto una
funzione encomiabile.
Il tribunale dell’Inquisizione è soltanto uno dei tanti
simboli dell’intolleranza religiosa: non è stato il primo né
sarà certamente l’ultimo.
Quindi tanto vale ripassarla
un po’ questa storia, rileggere
pagine talvolta anche spiacevoli, che si è tentato di rimuovere dalla memoria (individuale o collettiva). A ricordarci alcuni episodi ci
pensano ora due «libelli» che
certo non portano nuovi contributi alla ricerca storica ma
hanno invece come obbiettivo, grazie al prezzo decisamente irrisorio, la diffusione
presso un pubblico il più ampio possibile.
Si comincia con Gli albigesi', romanzo storico pubblicato nel 1824, anno della morte
del suo autore, il pastore anglicano Charles Robert Maturin, di cui viene proposto il
solo racconto intitolato «De
Monfort’s Tale». A narrare la
vicenda è il protagonista conte Simon de Monfort, persecutore degli «infedeli» all’
epoca del Concilio di Montpellier (1215).
Durante una battuta di cac
Appuntamenti
Sabato 26 novembre — FIRENZE: Alle ore 16, presso
villa ArriVabene (piazza Alberti
I/a), M. Balene!, F. Chiacchio
e G. Tomai parlano sul tema:
«Collaborazione e sostegno alle
famiglie con soggetto a rischio»,
a conclusione del ciclo di formazione per operatori socio-sanitari organizzato dal Centro sociale evangelico. Introduce il
past. Alfredo Sonelli.
Giovedì 1° dicembre — MILANO: Alle ore 18. presso la
sala attigua alla libreria Claudiana. in via Francesco Sforza 12a,
il prof. J. Alberto Soggin terrà
una conferenza sul tema: «Il vicino Oriente oggi; proposte e
speranza di pace».
Giovedì 1° dicembre —
MODENA: Alle ore 17,30,
presso il Centro studi religiosi
della Fondazione Collegio San
Carlo (via San Carlo 5). Mario
Cantilena (Università di Venezia), nell’ambito del ciclo sulle
voci della preghiera, parla sul
tema: «Appunti sulla preghiera
nella Grecia antica».
Venerdì 2 dicembre —
CHIAVARE Alle ore 17.30,
presso la chiesa battista (via Garibaldi 54), il prof. Paolo Ricca,
decano della Facoltà valdese di
teologia, parla sul tema: «Senso
e non sen.so della sofferenza».
Venerdì 2 dicembre —
FERMO: Alle ore 18,30 il
gruppo locale della Chie,sa me
todista di Palombaro-Pescara
organizza una conferenza del
prof. Domenico Maselli sul tema: «Protestantesimo in Italia
oggi». Per informazioni tei.
0734-623142.
Sabato 3 dicembre — CATANIA: Alle ore 20, in via
Cantarella 6, il giornalista Michele Cambino parla sul tema:
«1980-1994: dal Caf al Bfb».
Domenica 4 dicembre —
ROMA: Alle ore 16, presso le
Suore francescane missionarie
di Maria (via Giusti 12), nell’
arnbito del ciclo di incontri su
donne e uomini per una nuova
cultura della comunione senza
frontiere, organizzato dal Sae, la
saggista Giuncarla Codrignani. l’islamologa Anna Melinelli
e Lisa Palmieri, storica dell’
ebraismo, parlano sul tema:
«Culture e religioni: oltre la tolleranza». Introduce il teologo
Carlo Molari.
Sabato 10 dicembre — NAPOLI: Alle ore 15, presso l’Ospedale evangelico Villa Betania (Ponticelli), si tiene una conferenza a cura della Cappellania
evangelica. Al saluto del presidente dell’ospedale, Sergio Nitti segue l’intervento del prof.
Ermanno Genre (Facoltà valdese di teologia) sul tema: «La
visita del malato: aspetti teologici e psicologici». Introduce e
modera il cappellano past. Massimo Aprile.
eia il conte si trova di fronte
a un’«adunanza di eretici pestilenziali, più di duecento
miscredenti, in mezzo ai quali, posto più in alio, un predicatore o barba [sic], come lo "
chiamano loro». Alla domanda su come li avesse affrontati il conte, con un sorriso, risponde: «Domandi come un
cacciatore affronta un branco di lupi - maschio, femmina e cucciolata — tutti indifesi
e prigionieri dei colpi e degli
sfregi della sua arma?».
Assimilare l’eretico al lupo
(animale altamente simbolico
dal Medioevo fino a oggi) ha
il risultato di raffigurare la
crudeltà di quella belva che è
invece l’uomo. L’immagine
finale del massacro, pur nella
sua mancanza di descrizioni
particolareggiate, è assai significativa: «era già alto il
sole quando i cacciatori ripulirono le loro lance». La strage degli eretici che, inginocchiati, non oppongono alcuna
resistenza, diventa emblema
della crudeltà umana, salvo
poi cóstringeme l’autore a essere perseguitato dall’incubo
di un ricordo che la memoria
difficilmente cancellerà.
In appendice Romolo Legna tratteggia la storia dell’
Eresia medievale come scelta
di libertà di pensiero e di parola. Libertà di pensiero e di
parola: ecco due diritti fondamentali che continueranno a
essere negati. Pochi anni dopo le vicende narrate nel romanzo nasce ufficialmente il
tribunale dell’Inquisizione^
con il benestare di Gregorio.
IX. Stavolta, nel bestiario antiereticale, il lupo è sostituito
dalla volpe: «Il dovere del
governo che ci siamo assunti
ci esorta a catturare le piccole volpi, ovvero gli eretici che
sono blanditi, nelle tortuose
tane delia Borgogna, a distruggere la vigna del Signore, ed estirparli definitivamente da quella».
Da questo momento in poi
gli inquisitori avranno mano
libera nella loro attività di
giudicare e reprimere forme
di dissidenza non solo religiosa, al punto da ottenere il
permesso, talvolta, di scavalcare l’autorità civile preposta
a tali funzioni. Ai documenti
pontifici fanno qui seguito i
verbali stesi dai «confortatori» della Venerabile Confraternita di S. Giovanni Decollato della Nazione fiorentina
in Roma (istituita nel 1488)
che accompagnano i condannati a morte per «riconciliarli» con Santa Madre Chiesa.
«Nell’imminenza delle esecuzioni s’ingaggia una battaglia impari tra sventurati sul
punto di perdere tragicamente la vita e fanatici addestrati
alle controversie in materia
di fede Desta stupore che, in
quei terribili frangenti, tante
persone abbiano trovato le
energie per ricusare siffatta
assistenza e rifiutare i conforti spirituali» (G. Olmi).
A questa punto non sorprende più di tanto la freddezza dei resoconti stesi dai
«confortatori», tra i quali
spicca quello dell’esecuzione di Giordano Bruno. Per
esempio possiamo leggere
che un tale Bartolomeo Bartoccio di Città di Castello,
«eretico pertinace et ustinato, quale perseverando nella
sua pessima ostinazione, non
gli valse persuasione di theologi ne di dottori, ma sempre
più ostinato si dimostrò, alfine (...) non si potendo fare
profitto nessuno, fu abruciato
vivo, presenti quasi tutto il
popolo di Roma».
Se le bolle pontificie privilegiano gli aspetti teologicogiuridici e i verbali della
Confraternita narrano con burocratica freddezza le esecuzioni capitali, non abbiamo
ancora sentito la viva voce
delle vittime. In questo ci
soccorrono i verbali relativi a
interrogatori e torture di Tomaso Campanella fra il 1599
e il 1601. Il frate calabrese,
fintosi pazzo per scampare
alla pena capitale, viene sottoposto a vari supplizi ma
persevera nella sua ostinazione e resterà in carcere ancora
per una trentina d’anni. In
prigione scriverà fra l’altro la
sua opera più famosa, La
città del sole.
Appare chiaro dunque come nel corso del tempo le cose non siano molto cambiate
dalle repressioni anticatare
all’Inquisizione romana; ma i
fantasmi del passato a volte
ritornano e la storia, di un
passato anche troppo recente,
deve essere sempre lì apposta
a ricordarcelo.
(1) C. R. Maturin, Gli albigesi, a c. di S. Sibilio, postfazione
di R. Cegna. Roma, Stampalternativa, 1993, pp30,£ 1.000.
(2) G. Olmi (a c. di). Il santo
rogo e le sue vittime. Roma,
Stampalternativa, 1994, pp 62, £
1.000.
Pronunciamento europeo sul cinema L'int
Censura religiosa
oppure integralista?
[ici
:Come
imp
mne
Ha destato reazioni preoccupate il prbnunciamento della Corte europea dei diritti
umani in materia di censura
cinematografica. Secondo la
Corte sarebbe infatti legittimo
vietare la programmazione di
pellicole che offendano la
sensibilità religiosa di un popolo: si adombra forse il ritorno di una «religione di stato», ciò che si sperava di evitare nel nostro paese con il
nuovo Concordato del 1984,
ciò che non si vorrebbe da
nessuna parte, ciò che si rimprovera ai fondamentalismi
come quello islamico?
Una decina d’anni fa la bestemmia televisiva (gratuita e
inutile) dell’attore Leopoldo
Mastelloni, nei cui confronti
si ipotizzarono pesanti provvedimenti; finì molto prima
la raffigurazione grottesca
che Renzo Arbore e Ani
Luotto davano di Allah infl
programma peraltro inte^
gente come Quelli della nc
Arbore si scusò con glj j,
mici in Italia nel corso
puntata successiva perch3
suo attore, nei panni di J
improbabile sceicco, seni
ziava frasi dal suono vai
mente arabo, in cui a vom
evocava invano e a sproi
to il nome di Dio.
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Due pesi e due misud
Speriamo di non dover assi
stere anche in Europa a pJ
vedimenti che denotano )
sensibilità per la laicità t
stati. È opportuno ricordi
infatti, che garantire libeffl
pari dignità alle religioni!
una cosa; tutelare i sentin
religiosi di una maggiori^
è invece pratica avvilente!
chi ha a cuore il pluralismi
po all’u
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CENTRO CULTURALE VALDESE
Mostre
d'arte
I Siam
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M’Aids.
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lasòcietà
Stello chi
FRANCO CALVETTI
Nel febbraio 1993 la
fondazione «Centro
culturale valdese» in Torre
Pellice ha iniziato un’attività che è apparsa fin dal
suo nascere come nuova e
originale rispetto ai filoni
culturali privilegiati e valorizzati da .sempre dalla tradizione valdese. Accanto
alle attività collegate alla
biblioteca e ai musei, al di
fuori delle iniziative di corsi, convegni, seminari rivolte a insegnanti, a studiosi e in generale al mondo
delle comunità evangeliche, si è pensato di avviare
una testimonianza culturale
valdese in un nuovo spazio: l’arte nelle sue espressioni grafico-pittoriche e
scultoree. Grazie alla disponibilità di un bellissimo
salone al primo piano completamente ristrutturato,
accanto all’entrata del Museo a percorso didattico, si
è potuto iniziare un’attività
espositiva di pittura e scultura contemporanea.
Un Comitato a-rtistico
composto attualmente da 6
persone (di cui 4 artisti, un
critico d’arte e un collezionista) ha da quel 20 febbraio 1993 presentato nella
sala (opportunamente dedicata al pittore Paolo Paschetto) ben 20 mostre accompagnate da performances, da interviste agli artisti, da visite guidate a cura
di molti critici d’arte.
Il 5 novembre scorso il
Gruppo Tetramero di Torino ha inaugurato una applauditissima mostra dei
suoi ultimi lavori, la ventesima. Per dovere di cronaca e per riconoscenza
verso gli artisti che hanno
creduto ed entusiasticamente accolto il nostro
progetto dobbiamo ricordare qui i loro nomi in ordine di cronologia delle loro mostre: Bertola e Vitacchio. Maggia e Tuninetto,
Maggiora, Badariotto e
Beltramo, De Leo, Vigant,
Albano, Montà, Usai, Mottura, Silombria, Bogliancino. Ametista, Rivoir, Ceriana Mayneri.
A queste mostre che s
no state aperte per 10giorni occorre aggiungevi
le mostre monotematichej
delle opere di Paolo Pa<
schetto affidate al Gentto|
culturale dalla Tavola valdese e la prima mostra dopo la scomparsa di Filippot
Scroppo, la cui famiglia hai
donato 24 opere al Centrt(|
culturale valdese.
Abbiamo assistito a?
un’incredibile risonanza;
della sala Paschetto e dell’attività espositiva che vi
si svolge a livello naziona-.
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-Profe
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mondo dell’arte. 11 Comita-|
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so contatti di collaborazifri lljyiej-1
ne con Tucci Russo, il gal-) mo dì qy
leri.sta che ultimamente ha"
aperto una galleria d’arte
Torre Pellice e con l’associazione «Amici della civi-'
ca Galleria d’arte conteffl-s
poranea di Torre Pellice»!
Una lunga lista di artisti hf
avanzato domanda per p(
ter esporre nella galler*
«Paolo Paschetto», hfi
consci dello spirito fanii)'^'
re, culturale e senza fini
lucro che ci caratterizza.
Per concludere una noi
di rammarico e una nota ®]
grande gioia. 11 rammand
è che in tutte le inaugura
zioni la Sala Paschetto pwj
contenere a stento gli
venuti fra i quali tuttavia
notano solo pochissirni
ligiani (a ragione FilipP'
Scroppo parlava dei vmdf
si come impermeabili
fermento dell’arte);
gioia, e questa è veranien
grande, è che al
dell’inaugurazione de
mostre ci ritroviamo tu
alla Foresteria valdese
un’agape fraterna. In <
momenti, oltre a gpd®L
della calorosa ospitalii
collaboratori della caj
tutti possono venire a
noscenza, spesso per la.P
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ÎE 25 NOVEMBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
3 Ifì'intervista allo studioso riformato che ha da poco lasciato l'insegnamento
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licœur teologo e filosofo senza discepoli
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,Come si svolge la gioma'(■ un professore-filosofo in
isìone?
0 la fortuna di avere il
sifflo di tempo per i miei
ri personali. Lavoro alla
opera soprattutto al mat; il pomeriggio, dopo una
¿eggiata, leggo le opere
,]i altri. (...) Leggo moltisio: mi sforzo di allargare le
jeletture al di là della tecniitàfilosofica. Leggo molti ligi scienze politiche, di soilogia, di storia contempolea; sono un appassionato
[pittura e di scultura. La seidopo cena, ascolto musica.
10 un fanatico delle trassioni tematiche della rete
¡visiva Arte» (...).
Perché adesso si occupa
^fìjuestioni di giustizia soM?
(Sono partito da una conitazione: nell’insegnamendella filosofia e neU’eduione filosofica dal liceo
all’università, il diritto
pha il posto che si merita.
„) Siamo sempre coinvolti
problema della giustizia;
ld esempio, la contaminaziole degli emofili dal virus
lell’Aids. Siamo in uno stato
li diritto ed è il diritto che innadra la nostra vita quotidiaa, che limita la violenza nela società; è il diritto che crea
Bello che i giuristi chiamano
na giusta distanza tra gli uo[lini. D diritto non ci raggiun¡e solo quando siamo sotto
•ocesso, da accusati o da acisatori».
- Professore Ricoeur, lei ha
^cepoli?
:«Sono molto contento di
lon avere discepoli, ma ho si■amente inlluenzato molte
^ ione tramite l’insegnamenFe la scrittura. Credo di poidire che non ho mai esercito seduzione o intimidazio® 0 costrizione nei confronti
li qualcuno. Sono molto feli«di avere relazioni amiche
che VI gli con varie generazioni che
izionana nu3ghi cf
•e net
omitatrapre)razio-:
il gal- :
nte ha
’arte i
l’asso-1
a»no di avere una certa ricoiscenza nei miei confronti,
pero di aver trasmesso a
lesti studenti l’autonomia
K io stesso ho conquistato
li confronti dei miei maestri,
llivier Abel è sicuramente
to di questi, ma è anche co
lui al quale devo un’interpretazione eccellente del mio
pensiero; vorrei segnalare anche Olivier Mongin. Molti dei
miei ex studenti sono oggi
professori universitari; ho rapporti affettuosi con loro, non
rapporti di dipendenza, ma di
reciprocità. È una delle cose
che più mi rendono felice».
- Io abito a Nanterre. Questa città le ricorda qualcosa ?
«Certo: avevo lasciato la
Sorbona per Nanterre perché
alla Sorbona non avevo un
posto dove ricevere i miei
studenti; due anni dopo il
mio arrivo a Nanterre, scoppiò il Maggio ’68. Per gli studenti rivoluzionari, Nanterre
è apparsa come un anello debole della catena dell’istituzione universitaria (...). I ribelli del ’69 non erano della
stessa qualità di quelli del
’68. Nel ’68 gli studenti avevano un “progetto folle”: nel
’69 era un “progetto nullo”...
Non ho mai analizzato il significato del maggio ’68: non
so se sia stato un grande gioco o una minaccia reale per
le istituzioni»..
- Ha l’impressione che gli
avvenimenti del maggio ’68
abbiano modificato qualcosa
nella società francese?
«Credo che nessuna istituzione (economica, sociale, industriale) in Francia pratichi
rautorità allo stesso modo di
prima. Bisogna dire che, sotto
parvenze ugualitarie, la società francese rimane ancora
molto gerarchica. (...) C’è un
lato clandestino del potere che
non coincide con l’affermazione dei grandi principi».
- Si sa che lei è molto legato alla chiesa locale: è membro della Chiesa riformata di
Robinson. In che cosa si differenzia il Centro protestante
di Robinson dalle altre chiese
riformate?
■ «Il Centro protestante di
Robinson è una chiesa dell’Erf. In quella chiesa c’è un
lato moltitudinista che viene
compensato dalla fedeltà di
un nucleo: ciò fa sì che la
chiesa sia confessante. Sono
molto sensibile ai due volti di
questa chiesa ma si tratta di
un’esperienza ancora in atto,
con successi e sconfitte».
- Professore, lei ha scritto
molti libri, viene citata da
molti intellettuali, non ha discepoli ma persone che riconoscono in lei il loro «maitre
à penser»... Oggi, esiste per
lei un problema filosofico
non risolto?
«Quello che mi assilla è il
problema del male. Cerco
sempre il conforto della riconciliazione nell’assillo; sono molto sensibile alle mancanze del protestantesimo che
noto attraverso la mia vita di
chiesa. Queste mancanze sono il silenzio, l’adorazione, la
liturgia; qualche volta cerco e
trovo questi aspetti a Taizé o
in qualche monastero cattolico, sulla strada delle mie vacanze (...). La filosofia si occupa della vita terrena
dell’uomo, e per essa il problema del male è praticamente vuoto, il che non vuol dire
assente: non cerco di fare della teologia il tappabuchi della
filosofia, portando le prove
dell’esistenza di Dio. Nella
teologia ricerco l’aspetto meditativo e sono molto sensibile al radicamento pieno di lode dei Salmi. In Occidente,
l’eccesso di controversie cristologiche ha mascherato la
pneumatologia; le nostre
chiese sono troppo centrate
sulla predicazione e sulla parola, e non abbastanza sul silenzio e l’adorazione. Anche
Scontri tra polizia e studenti a
Parigi nel maggio 1968
altrove ci sono ricchezze; bisognerebbe sempre porsi la
domanda: che cosa ci manca
ancora?»
- Che cosa le manca ancora?
«La mia vita è compiuta,
riuscita ma cosparsa di mali:
in particolare la perdita crudele di mio figlio, sei anni fa.
Che cosa mi manca? Ebbene,
mi manca di aver portato il
lutto fino in fondo... la domanda più difficile alla quale
sono stato confrontato è la seguente: Che cosa hai fatto del
male dell’altro? Lo hai riconosciuto, questo male, nella
sua profondità? Come lo hai
conciliato con le tue gioie,
senza abolire la sua parte di
ombra? Parlavamo di legami
familiari e, a volte, delle sue
sofferenze: non le separo
dall’incredibile massa di sofferenze attuali in Africa o nei
paesi dell’Est ma siamo colpiti dalla sofferenza fino a un
punto in cui rimaniamo del
tutto senza risposta.
Qualche tempo fa ho scritto
un saggio intitolato “Il male,
sfida per la filosofia e la teologia”: il problema filosofico
è di tentare di spiegare il male, e falliamo in questo tentativo. E falliamo ancora di più
quando tentiamo di spiegarlo
con la teologia. Il vero problema è di sapere come vivere
col male e che sorta di patto
possiamo stringere con esso.
In definitiva, il male è prima
di tutto la ferita dell’umanità
ma anche di ognuno di noi.
Sono andato molto avanti in
questa riflessione: quarant’anni fa ho scritto sul male-peccato, oggi sono iriolto più turbato dal male-sofferenza.
Alla morte tragica di mio
figlio ho trovato una grandissima consolazione nel leggere
il piccolo commentario sull’
Ecclesiaste, di Jacques Ellul.
Posso essere talvolta in disaccordo con le sue formulazioni
intellettuali ma ero in perfetto
accordo con lui nella prossimità ecclesiale. E ho avuto
modo di dirglielo prima della
sua morte».
Estratti di un ’intervista a cura
di Mulongo Mulunda Mukena,
pubblicata sul n. 463 di Le Christianisme.
jn utile strumento per i corsi di catechismo e di scuola domenicale
■ar conoscere Gesù Cristo ai più piccoli
_CARMINE BIANCHI_______
Scontrare Gesù Cristo ogè diviso in tre parti,
prima gli autori danno
P'zie di carattere storico'°8tafico e culturale sul
, 'Po di Gesù; si soffermano
^®vemente sulle attese di
®^le, su Nazareth, sulla viQUotidiana, le feste, il tem’ *1 thessaggio e le opere di
In poche pagine viene
riassunta la vicenda di
dalla nascita fino alla
perla della tomba vuota,
la storia della chiesa
P®riendo dai primi cri\ol ’ la figura di
to Persecutore conver^egli evangelisti che
’ loro messaggio ci of
pon
jfrio «quattro ritratti di Ge‘ così come essi hanno
n
;oder'„
lità dd j
casali
i! nri'ì ''Ila e il suo
exiuf' tetrez£
river^g Pagina intitolata «Per
.Tsu» Bette in
ita su« e onp«' ehe nonostanile pel' ¿i 2*0(5^^^' abbiano
in ni j essi risuonainodo nuovo a ogni ge
ae, perché «lo Spirito
di Gesù non è morto: egli ci
può aiutare a scoprire in modo nuovo quello che il Vangelo vuole dirci oggi».
La seconda parte del volume comprende 40 capitoli in
cui si esaminano altrettanti
episodi della vita di Cristo,
dalla nascita alla Pentecoste.
Ogni capitolo è presentato
secondo lo stesso metodo e
scherria: inquadramento dell’avvenimento al tempo di
Gesù; inquadramento nel
tempo dei Vangeli per mostrare come lo stesso fatto sia
stato riletto dal redattore; testo del Vangelo (testo di uno
dei quattro evangelisti con
domande per guidare la riflessione e l’approfondimento, personale o di gruppo);
«per vivere oggi», applicazioni per la vita del credente;
una preghiera. II libro si conclude poi con un piccolo
glossario biblico.
Lo scopo del volume non è
quello puramente catechetico, né quello di uno studio
approfondito della Bibbia
ma, come dice l’arcivescovo
di Strasburgo Charles Amarin Brand nella prefazione.
l’opera «permette di gettare
un primo sguardo per vedere
chi è veramente Gesù e come
viene considerato da coloro'
che l’accolgono».
Si tratta dunque essenzialmente di un tentativo di evangelizzazione nel senso proprio del termine, cioè presentazione della Buona Novella
a coloro che non si sono mai
avvicinati ai testi biblici o che
sono scarsamente informati
sulla persona e il messaggio
di Gesù. Infatti è lui che rivela la tenerezza e la presenza
di Dio come un dono per tutti
gli abitanti della Terra.
È un lavoro che non è un
testo destinato agli «addetti
ai lavori», tuttavia può essere
usato proficuamente per lezioni di catechismo, riesce a
essere semplice ma allo stesso tempo stimolante e di facile lettura. Scritto per un pubblico cattolico interpreta i
Vangeli secondo un’ottica
cattolica: per esempio nell’
episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci dell’Evangelo di Marco, pur mettendo in risalto l’importanza
della condivisione legge nel
testo un’eco dell’eucarestia
in cui non solo si spartisce il
pane ma si condivide anche il
corpo di Cristo (p. Ili ). Troviamo ancora delle affermazioni un po’ equivoche, come
la seguente: «Scrivendo il
suo Vangelo [Luca] vuole
mostrare che all’inizio della
vita di Gesù ci sono Maria e
Dio» (p. 24).
Tuttavia, a parte qualche
frase discutibile, l’attenzione
è portata sul fatto biblico, e
anche le figure di Maria e di
Pietro sono trattate in maniera sobria; così pure l’episodio
dell’ultima cena, in cui viene
enfatizzato l’aspetto del memoriale. La veste grafica è
agile e accattivante, ogni pagina presenta dei bei disegni
a colori, anche se mancano
notizie biografiche sugli autori sia dei testi che dei disegni.
Si può certo consigliare ai
monitori delle nostre scuole
domenicali per attingere qualche spunto interessante.
(*) Charles Singer-Albert
Bari: Incontrare Gesù Cristo
oggi. Una lettura del Vangelo.
Bologna, ed. Dehoniane, 1993,
pp 246, £ 32.000.
Il filosofo Paul Ricoeur
L'enigma Robespierre
Incontro-dibattito molto vivace quello che si è svolto a Reggio Calabria su Robespierre: l’enigma della virtù, in occasione
del bicentenario della morte del personaggio e del crollo del
suo progetto di «rigenerazione nazionale». Un tema di grande
interesse in cui si è vista subito la complessità di un personaggio con cui l’utopia etico-politica della Grande Rivoluzione
(mirante a «fondare sulla virtù la prima repubblica del
mondo») è sfociata nella sospensione dei più elementari diritti
e è finita in un massacro.
Un tema, inoltre, che ha offerto l’occasione per interrogarsi
sulle attuali tragedie che si consumano sulla scena del mondo e
anche su certi fatti, anch’essi drammatici, della cronaca nazionale. Il dibattito ha saputo cogliere quest’ultimo aspetto fino al
punto che qualcuno, più o meno scherzosamente, ha fatto notare
la curiosa somiglianza dei nomi di Antonio Di Pietro («De Pierre») e quello di Robespierre. Emilio Argiroffi, poeta e sindaco
di Taurianova, ha compiuto un’appassionata ricognizione delle
idee e dei programmi del leader giacobino, che restano ancora
un paradigma per quanti aspirano a una repubblica fondata sulla
virtù e non sul censo. Don Antonio Denise, segretario diocesano
per l’ecumenismo, ha indagato sull’educazione del giovane Robespierre per individuare le radici cristiano-cattoliche della sua
utopia e delle sue scelte personali, rigorose fino all’ascetismo.
Enzo Canale, pastore della chiesa battista, si è soffermato sulla
categoria nitzscheana del «risentimento», per individuare il
meccanismo etico-psicologico capace di spiegare come il programma elevato e generoso dei giacobini si sia trasformato in
quella sorta di «genocidio dei reprobi» che fu il «Terrore».
È seguito un dibattito vivace e appassionato dinanzi a un
pubblico attento di esperti e studenti. Con questo dibattito il
circolo «Nuovo umanesimo» ha finalmente cancellato il pregiudizio secondo il quale sui grandi temi dell’etica si debba
consultare solo un-sacerdote cattolico e non anche rappresentanti di una chiesa evangelica.
L/IIBRI
La pietruzza del ricordo
Esiste un’usanza ebraica che consiste nel deporre una piccola
pietra («Even») sulle tombe, come segno di un passaggio e di
una memoria (se ne è vista la raffigurazione anche nelle sequenze finali di Schindler’s List): si tratta quindi di una «pietruzza del ricordo» degli ebrei che vissero le persecuzioni, come in altre zone anche nel Cuneese; a questi ebrei è- appunto
dedicato il volume che porta quel nome*. L’aspetto più insidioso della tragedia deiranti.semitismo fascista sta certamente nella «normalità» attraverso cui si è consumato passo dopo passo,
mentre la vita scorreva come sempre, tra l’indifferenza tranquilla di chi non era direttamente coinvolto e la passiva mortificazione di chi era colpito. Per questo deportazioni, eccidi, violenze che si susseguirono a ritmo convulso dopo l’occupazione
tedesca sono potuti apparire erroneamente come prodotto improvviso della ferocia nazista, a cui sarebbero stati estranei gli
italiani. In realtà se si scende ad analizzare il primo periodo a
livello di piccoli casi, pratiche burocratiche magari locali, provvedimenti governativi, si scopre che questi comportamenti denotano precise responsabilità. In genere è più facile esaminare
la fase successiva: a questi temi è dedicata la prima parte del libro, dal censimento del 1938, che apre formalmente l’antisemitismo di regime, fino all’armistizio; l’autrice entra nel vissuto
delle comunità ebraiche esistenti nella provincia e esamina anche le reazioni del contesto sociale a quelle situazioni di persecuzione. La seconda parte ijarra invece del periodo più tragico
che coinvolge anche gli ebrei che erano sfollati o erano profughi o costretti al domicilio coatto, e quanti poi furono partigiani. Alcune vicende individuali vengono di volta in volta ritagliate in primo piano rispetto al racconto generale che si dipana
sullo sfondo: storie di persecuzioni, di ordinaria burocrazia, di
fughe a lieto fine o tragiche. Il libro inaugura, fra l’altro, una
collana (Contemporanea. Storia, memoria, società) curata con
gli istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara e Vercelli.
(*) Adriana Muncinelli: Even, pietruzza della memoria. Ebrei
1938-1945. Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1994.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 25 NOVEMBRf ■
erdì
Dopo il testo comune per i matrimoni interconfessionali
A Torino inizia la sperimentazione
della nuova celebrazione
ALBERTO TACCIA
Il «Testo comune di studio
e di proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni
interconfessionali», ancorché
non formalmente approvato
dal nostro Sinodo, è stato tuttavia raccomandato all’attenzione e allo studio delle nostre-chiese che sono state anche invitate a s’perimentaflo e
ad applicarlo là dove sia possibile.
In attesa che anche la Conferenza episcopale italiana lo
prenda in considerazione e si
esprima, a Torino è stata avviata una prassi che, senza
modificare in alcun modo gli
ordinamenti delle due chiese,
tiene conto di tutto quanto,
allo stato attuale, risulta applicabile del testo suddetto.
L’assemblea del IV circuito
ha discusso il problema e ha
avvertito la necessità di fornire alla componente evangelica della coppia alcune indicazioni semplici e chiare
sulle procedure che devono
essere seguite nel caso della
celebrazione di un matrimonio interconfessionale che voglia essere riconosciuto anche
dalla Chiesa cattolica. Questo
per giungere a stabilire un
modo uniforme di comporta
mento e non essere obbligati
ogni volta, partendo da zero,
ad inventare atteggiamenti diversificati a seconda delle richieste più b meno «ecumeniche» del parroco o della curia
di competenza.
IV CIRCUITO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
INDICAZIONI PER LA CELEBRAZIONE
DEI MATRIMONI
Nel caso della celebrazione di un matrimonio interconfessionale (o misto, secondo
la terminologia cattolica) che sia riconosciuto da entrambe le chiese, le indicazioni da
seguire sono le seguenti:
1) I nubendi sono innanzitutto invitati ad
assumere una approfondita consapevolezza
del valore di un matrimonio vissuto «nel Signore» e del diverso significato che le loro
chiese di appartenenza gli attribuiscono.
2) In seguito a matura riflessione i fidanzati decidono in quale delle due chiese intendono celebrare il loro matrimonio. Dovranno intanto prendere insieme contatto sia
con il pastore che con il parroco in vista di
una adeguata preparazione del loro matrimonio.
3) La parte cattolica si rivolgerà al proprio
parroco per l’espletamento degli adempimenti previsti e trasmetterà i documenti richiesti. Al parroco rivolgerà domanda ai fini
dell’ottenimento della licenza per la celebrazione di un matrimonio misto. Nel caso gli
sposi avessero deciso la celebrazione in
chiesa evangelica, la parte cattolica dovrà
anche ottenere la dispensa dalla forma canonica. La parte evangelica rimarrà intanto in
contatto con il proprio pastore per i chiarimenti e le informazioni necessarie inerenti la
posizione della propria chiesa.
4) Nel colloquio con il parroco la parte
evangelica non è tenuta ad alcun adempimento particolare, non essendo in alcun modo soggetta alle disposizioni canoniche, ad
eccezione della consegna di un certificato di
battesimo (rilasciato dal proprio pastore) e,
eventualmente, di un certificato di stato libero (rilasciato dal Comune), ove il parroco
non raggiunga in modo diverso la consapevolezza di assenza di precedente matrimonio.
5) La parte cattolica è tenuta, davanti al
parroco, a firmare una dichiarazione in cui
assume l’impegno di «allontanare i pericoli
di abbandonare la fede» e a promettere «di
fare quanto è in suo potere perché tutti i figli
siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica». Assumendo tali impegni la parte
cattolica è consapevole che il partner evangelico è portatore di una fede cristiana autentica e, per quanto riguarda eventuali figli,
ha gli stessi diritti e doveri in ordine al loro
battesimo e alla loro educazione religiosa.
Alla parte evangelica inoltre è richiesto di
prendere atto della dichiarazione del partner
cattolico, senza obbligo di adesione. Tale
presa d’atto può essere fatta con dichiarazione verbale, senza obbligo di firma.
6) Il parroco è tenuto ad accertare che entrambi i nubendi non escludano quello che,
con terminologia canonica, sono definiti
«natura, fini e proprietà essenziali del matrimonio» (unità, indissolubilità, procreazione)
e che il documento del Sinodo valdese sul
matrimonio definisce come «stabile comunità di vita, aperta alla possibile formazione
di una famiglia».
7) Il parroco, dopo avere adempiuto alle
suddette procedure, rivolge alla curia la richiesta di licenza e (eventualmente) di dispensa dalla forma canonica, per la celebrazione di un matrimonio misto. Mentre la parte cattolica dovrà recarsi in curia, tale obbligo non è richiesto alla parte evangelica.
8) La richiesta di pubblicazioni matrimoniali presso r Ufficiale dello stato civile dovrà precisare se si tratta della celebrazione
di un «matrimonio concordatario» (se è fatta
in chiesa cattolica) o di un «matrimonio secondo l’ordinamento valdese» - art. 11 legge 449, 1984 (se è fatta in chiesa valdese).
9) La celebrazione avverrà nella chiesa
scelta dai nubendi secondo la liturgia propria di quella chiesa. Non si dà luogo ad alcuna «concelebrazione», ma alla celebrazione potrà essere invitata (se gli sposi lo desiderano) una rappresentanza dell’altra chiesa
per una possibile partecipazione alla liturgia
(lettura biblica, preghiera, messaggio). Se la
celebrazione avviene nella chiesa cattolica
non vi sarà liturgia eucaristica.
10) La coppia è invitata ad essere attiva
nell’una e nell’altra comunità onde favorire il
dialogo, il confronto e rincontro in spirito di
ricerca fraterna. Essa rimarrà fortemente radicata nella fede dell’unico Signore e Redentore Gesù Cristo. Questa sarà la forza e la base della loro unione al di là delle differenze
confessionali delle chiese di appartenenza.
11) La coppia cercherà inoltre di mantenere contatti e rapporti con altre coppie che
vivono la sua stessa situazione, favorendo e
promuovendo incontri regolari di coppie interconfessionali, alla presenza di un rappresentante incaricato delle due comunità, al fine di proseguire la ricerca e approfondire e
chiarire i problemi legati alla sua condizione, in particolare per quel che riguarda il
battesimo e l’educazione religiosa dei figli.
Queste procedure sono state
inviate per doverosa conoscenza ai vescovi delle diocesi comprese nel territorio del
nostro circuito e sono qui offerte all’attenzione di quanti
possono essere interessati.
Preoccupazioni per un progetto del Consiglio d'Europa
Un inquietante spettro si aggira
per l'Europa: l'eugenetica
Lo spettro dell’eugenetica
si affaccia sull’Europa? Sembrerebbe di sì, a giudicare da
quanto si legge da una bozza
di convenzione di bioetica
elaborata dal «Comité directeur pour la bioethique» (Cdbi) di Strasburgo che, in caso
di approvazione da parte degli
stati del Consiglio d’Europa,
potrebbe aprire le porte a sperimentazioni su persone incapaci, embrioni e quant’altro.
Nonostante il titolo rassicurante, «Progetto di convenzione per la protezione dei
diritti dell’uomo e dellà dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina»
il documento, elaborato a luglio da otto esperti ma reso
noto di recente, contiene infatti alcuni articoli (per ora in
corsivo e tra parentesi quadre, trattandosi di un progetto
ancora suscettibile di modifiche), che appaiono estremamente pericolosi.
All’alt. 6, dopo aver affermato che un intervento non
può essere effettuato su persone legalmente incapaci o su
persone che, pur legalmente
capaci, hanno una ridotta capacità di discernimento, se
non per loro beneficio diretto
e nelle condizioni di tutela
previste dalla legge, il progetto dichiara che «a titolo eccezionale e conformemente alla
legge, laddove si possa avere
un beneficio significativo e
possa essere garantita una
sufficiente tutela dell’incapace, possono essere effettuati
interventi su un soggetto incapace senza beneficio diretto per lui» quando si verifichino due condizioni. La prima quando si tratta «di una
ricerca medica che rappresenta un rischio trascurabile
e un gravame minimo per la
persona interessata»; la seconda quando si tratta del
«prelievo di tessuti rigenerativi per scopi di trapianto tra
persone tra le quali esista
una stretta relazione familiare o personale, e sempre che
non vi siano donatori pienamente capaci o metodi alternativi equipollenti». L’incapace, insomma, può essere,
seppure in circostanze delimitate e con alcuni limiti, oggetto di quelle sperimentazioni
che non si possono fare su
animali o con altri metodi e
una sorta di banca di organi.
Altro articolo discutibile è il
15, che prevede la possibilità
di effettuare sperimentazioni
su embrioni in vitro, anche se
non oltre i quattordici giorni
di sviluppo. Interventi sul genoma umano, poi, sono ammessi (art. 16), ma solo «per
ragioni preventive, terapeutiche o diagnostiche». Cosa che
condurrebbe, inevitabilmente,
a una sorta di preselezione dei
nascituri, data la vaghezza dei
termini utilizzati.
Poche sono state in verità le
voci di protesta contro la
za di convenzione, a cui
no lavorato Micheal Ad*
(Gran Bretagna), Jean'
chaud (Francia), Stefan ’
ter (Germania), Perene 6l
frank (Ungheria), Salvati
Puglisi (Italia), Henriette
scam Abbing (Paesi Ba
Goran Hermerén (Sveziai
Ruth Reusser (Svizzera). '
In Italia è stato Teurot
tato verde Alexander LangS
mettere in guardia contee
documento «inaccettabili
elaborato in gran segreM
già prontamente rifiutato
governo di Bonn nella pei
na del ministro di giustii
Sabine Leutheusser-Schni
renberger. I Verdi al P
mento europeo, riferisce
ger, hanno scritto ad
componente deH’Assembì
per informarlo sui rischi ii
in alcuni articoli della ho:
«Bisogna - dichiara lo
Langer - che i membri itaS
ni dell’Assemblea parlen
tare si attivino, e che il
no dica chiaramente la sm
ministro Guidi dimostri la ti
sensibilità. Ci si attenderei
anche una parola autorevò
da parte di Giovanni Berli
guer, presidente del cornità
di bioetica».
In Germania, dove il rico!
do degli orrori nazisti
nato la sensibilità verso'
questioni di bioetica, l’o|
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volmente coscientizzata.
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Il saluto di Maria Vingiani airAssemblea della Federazione
L'obiettivo comune è quello
di «essere cristiani insieme»
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MARIA VIMGIANI
Grata dell’invito a questa
X Assemblea della Fcei,
vado con la memoria alle
precedenti e alla prima, a cui
ebbi la gioia di essere presente, e mi colpisce lo spessore
del lavoro fatto e il bel clima
comunitario che vivete come
«chiesa insieme» in Italia. È
un cammino che, da cattolica, ho seguito con vivo interesse e cuore fraterno e che
con me ha coinvolto il Sae,
l’associazione interconfessionale di laici che rappresento,
voluta proprio a servizio di
tutte le chiese nella fatica del
dialogo e del rinnovamento
ecumenico.
Per questo è piena la solidarietà al vostro programma
di dare priorità all’impegno
ecumenico «ad'intra», alla ricerca cioè di una intesa più
ampia, nella fede e nella
prassi, fra tutte le espressioni
del protestantesimo storico ed
evangelicale, per rendere
concorde e significativa la
vostra testimonianza comune
nel vostro paese. A mio vedere è altrettanto urgente (e mi
permetto di richiamarlo perché è quasi assente nelle vostre prospettive programmatiche) l’impegno ecumenico
«ad extra», quello che è
orientato a promuovere la riconciliazione e l’unità di tutte
le confessioni cristiane, valore biblico fondamentale e irrinunciabile per la stessa credibilità dell’Evangelo. Mi riferisco particolarmente al rapporto tra evangelici e cattolici
che (in fedeltà biblica) già abbiamo radicato insieme nella
riscoperta e nel recupero delle relazioni religiose con
Israele, e che è sempre più
esigenza diffusa alla base delle nostre comunità.
E vero, leggo e condivido
le vostre riserve su certo costume cattolico, espressione (come voi dite) di cultura
vandeana, «controriformista»
o «di potere», che ignora o
rifiuta il dialogo, del resto
come certo fondamentalismo
evangelico; ma non si può
misconoscere che il cattolicesimo ufficiale e di base è largamente conciliare se è vero
che per fedeltà al rinnovamento ha pagato il prezzo di
uno scisma: lo scisma di Lefebvre.
E il cattolicesimo nel quale
è stato possibile condividere
la traduzione e la diffusione
della Bibbia interconfessionale, la collaborazione al Servizio rifugiati e migranti, l’istituzione della commissione
mista per la pastorale dei matrimoni interconfessionali, la
partecipazione di esponenti
protestanti ai sinodi diocesani
di Firenze, Roma, Milano,
nonché l’avvio di alcuni Consigli di chiese, già in atto e
con buon esito, a Venezia e a
Milano, che dovrebbero incoraggiare la costituzione, anche in Italia, di quel Consiglio delle chiese cristiane, lar^ gamente presente all’estero e
' da tempo proposto dalla Cei
ma ancora senza risposta. Dai
vostri documenti sembra lo si
tema come possibile luogo di
scontro ecclesiologico o di
condizionamento magisteriale
esterno, ma andrebbe verificato perché, in fondo, il suo
igian
po
compito non è di confroiil l^spa
dottrinale ma di attenzioi
pastorale, ecumenica, ai p
blemi del vivere e del tesi
montare insieme la fe
nell’odierna, complessa, si
cietà radicale.
L’esperienza, una volta
viata, consentirebbe quel i
so di qualità che ci farebl
meglio superare le logie
del pregiudizio, dell’inira"
zia e della contrapposizi'
proprie del nostro costa
storico non ancora purifiera
A mio vedere è qui uno L
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presto, per favorire quel,
esperienza di conciliaritàj
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chiese, «cristiani insie®
senza perdita per nessUi
della propria identità ma ':
guadagno per tutti del da“
della reciprocità.
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spirituale, etico, sociopol®
è «a rischio» anche nel no*
paese; occorre affrontarlo
tanto in atteggiamento di
sistenza» che, pur testi®
niando, isola ma con la
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tura, promuovere “‘“‘“‘'(»v ;
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Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
spello
per
|n deposito
ìt bagagli
Sei maggio del 1991 è staerto a Torino, per iniziaServizio migranti del»¿iese valdesi e battiste
i città, un servizio di dedto bagagli per immigrati
acomunitari. Questo serj viene svolto da volontaé"folontarie in locali gentilInte messi a disposizione
Chiesa battista di via
salacqua 12, e il suo scoilo di offrire un aiuto
sone senza fissa dimora,
Venienti da paesi lontani,
«do la possibilità di deposi; il loro bagaglio a un mino costo, notevolmente in|ofe a quello proprio delle
^tture pubbliche (ferrovie).
’inizio dell’attività il
nero delle persone che
no depositato i loro bagastato di oltre 300, con
enza all’aumento, fino ad
, nell’anno in corso, a
) utenti con circa 400 colli
esitati.
servizio ha inoltre conjntito di raccogliere dati sul
|sso degli immigrati straIri in città; alla presenza
Ivalente di nord e centroai durante il primo perioi Siè sostituita, in seguito.
Iella di persone giunte
l’Europa orientale e in
ticolare dalla Romania.
^Purtroppo le difficoltà non
ncano: alla crescente donda del servizio (che testimonia la validità dell’iniziatici è di recente aggiunta la
a, da parte della coniti locale, di rientrare in
«sesso di parte dei locali.
1 ciò deriva la necessità di
erire con urgenza un’altra
; in città e in zona preferinente non troppo decenLo spazio occorrente è
■ca 150 mq e i locali pobbero essere anche sotteriiei, purché non umidi. Ri|llgiamo pertanto un caldo
elio a chi disponesse di un
¡spazio affinché lo ceda in
lai servizio deposito baga
LA VERSIONE RIVEDUTA DELLA BIBBIA
«
»
MARIO CIONONI
^ Y^ Suprema Sacra Congregazio
ne del Santo Officio, a cui spetta la tutela della fede, crede necessario
richiamare l ’attenzione dei fedeli sopra
il disposto del canone 1.399; n. 1; del
Codice di diritto canonico, secondo il
quale le versioni, in qualunque lingua,
della Sacra Scrittura, fatte o edite dagli
acattolici, sono proibite ipso iure. Sotto
tale sanzione pertanto cadono certamente le versioni italiane della Bibbia
di Giovanni LuzzU pastore valdese, che
si vanno disseminando anche tra i cattolici; le quali, oltre esser infette dei
soliti pregiudizi protestantici e razionalistici, tendono evidentemente ad insinuare la massima ereticale che le diverse comunioni cristiane^ benché separate tra loro e dalla Sede Apostolica
Romana, devono considerarsi di pari
diritto come altrettanti rami dell’ùnica
vera Chiesa di N. S. Gesù Cristo».
La Bibbia comunemente detta del
Luzzi non è una traduzione, ma la revisione della Diodati fatta, su testi originali, da un comitato presieduto da Gio
vanni Luzzi, pubblicata dalla Società
biblica britannica e forestiera nel 1924.
Più correttamente dovrebbe quindi essere indicata come la Riveduta (Luzzi).
La Bibbia del Luzzi porta quindi in sé
la storia plurisecolare della Diodati, nata nel rigore deU’accademia calvinista
ginevrina (1607), intrisa del sangue
spàrso nelle persecuzioni contro i valdesi, divenuta materiale di contrabbando
nell’800, pubblicata durante le «Repubbliche» risorgimentali come segno di libertà, religiosa e civile, matrice di migliaia di conversioni. Figlia di una Bibbia che è stata sequestrata e bruciata,
anche la Luzzi ha conosciuto le ire di
Santa Romana Chiesa, anzi è l’ultima
versione dei protestanti italiani ad avere
sofferto il monito del Sant’Uffizio, a essere bollata come «infetta», a essere
condannata come eretica.
Forse è anche per questo che ci risulta
particolarmente cara. È leggendo questa
versione che abbiamo conosciuto il Dio
dei padri e ancora di più abbiamo creduto in Gesù Cristo: è stata uno strumento^ privilegiato di trasmissione della
fede. È per avere letto le sue pagine che
siamo stati considerati diversi e siamo
stati emarginati perché abbiamo ritenuto di essere anche noi, pur con tutti i difetti, parte dell’unica chiesa di Gesù
Cristo.
Ancora il 30 aprile 1934 Pio XI, in
un’udienza «benignamente concessa»
vietava traduzioni della Bibbia fatte dai
testi originali (ebraico e greco): si poteva tradurre solo, dalla vulgata latina approvata dalla Chiesa. Tutto questo accadeva 60-70 anni fa, altri tempi, altro clima, certo: ma quando si legge sui quotidiani di grandissima tiratura che è la
Chiesa cattolica ad aprire oggi la Bibbia
agli italiani e a farne conoscere il contenuto viene spontaneo di pensare che
un’informazione più seria non guasterebbe. Perché, sia detto con tutto il rispetto e con tutta l’umiltà necessaria,
sono stati gli evangelici e nessun altro
che nel demolire tutte le sovrastrutture
hanno posto solo la Bibbia (Diodati e
Riveduta) sul pulpito, una Bibbia stampata in italiano, pubblicata senza commento e aperta al libero esame di libere
coscienze. i
gli, con ovvio impegno, da
parte nostra, di non arrecare
alcun fastidio o danno.
Giovani chiese evangeliche
di Torino
Niente
politica
Da diverso tempo desideravo esporre alla direzione alcune mie rimostranze in qualità lettore del giornale, al
quale sono stato abbonato sin
dal suo primissimo numero.
Sotto la testata avete specificato: «Settimanale delle
chiese evangeliche battiste,
metodiste, valdesi» e cose
inerenti le varie chiese e di
religione io mi aspettavo di
leggere, non certamente una
propaganda così palese verso
la sini.stra. L’ultimo articolo,
in prima pagina, è a firma
Maurizio Girolami. Ma si
rende conto che il giornale su
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubbiica, 6 -10066 Torre Peiiice - tei. e fax 0121/932166
LETTORE: Giorgio GardioI
CEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanueie Paschetto
|EDATT0R1; Stelo Armand-Hugon, Ciaudio Bo, Aiberto Bragaglia, Danieie
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fuivio Ferrario, MauIzio Giroiami, Anna Maffei, Miiena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca NeOto, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paoio Ricco, Giancarlo Ribaldi, Fuivio Rocco, Pietro Romeo, Marcò Rostan, Piervaido Rostan, Marra Scheiienbaum, Federica Tourn, Fiorence Vinti, Raffaeie Voipe
"ANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Brubo Rostagno
UlNlSTRAZIONE: Mitzi Menusan
roONAMENTI; Danieia Actis
^OCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
E: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
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^l>t>onarsi: versare l’importo sui ccp n. 14548101 intestato a Edizioni PrO'
vestf ■ s-r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino
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'nte®* ìÌhb! '*'*®bzioni pubblicitarie: a moduio (42,5x40 mm) £ 30.000
' -.»inJ millimetro/coionna £ 1.800
^'^'®*^omici; a parola £1.000
iti 1**1 P no ■' ’'*®° della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
j: responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
di banza in data 5 marzo 1993
- ^ - ........................—_______
' Ili I*®' Ib novembre 1994 è stato consegnato per l’inoltro postale aH'Ufficio CMP
egli ™ss Remoli 44/11 di Torino mercdedi 16 novembre
11994.
cui scrive non è L’Unità e
nemmeno 11 Manifestai E
voi, redazione, siete ¡sicuri
che tutti i fratelli in Cristo accettino di buon grado queste
sollecitazioni?
E questa è soltanto l’ultima
(almeno per me) fastidiosa
lettura, avendo già rilevato, in
precedenza, non una sola ma
diverse volte, articoli firmati
da altri ma sempre propagandistici. Se proprio di politica
aveste voluto scrivere (e forse
non sarebbe stato necessario)
la vostra informazione non
avrebbe dovuto essere unilaterale, ma completa, e avrebbe dovuto specificare chiaramente quanto è stato fatto e
non da governo e opposizioni.
A quali lettori pensate di rivolgervi? Scrivendo in questo
modo date a intendere che i
vostri lettori debbano pensare
in una sola direzione, e lì voi
vorreste indirizzarli. Non
avete mai pensato che facendo una politica disgustate gli
uni e facendone un’altra disgustate gli altri? Avreste dovuto tenere presente che tra i
vostri lettori ci possono essere quelli che non accettano la
vostra spiccata propaganda
(perché io così interpreto tanti articoli). Non sarebbe meglio che come chiesa lasciaste
da parte la politica (mestiere
che altre persone bene e male
cercano di fare) e vi occupaste completamente di tutto
quello che meglio si addice al
vostro molo?
Capisco che il dirigere un
giornale sia cosa alquanto ardua per mille ragioni e guadagnare anche un solo lettore
sia motivo di soddisfazione e
deludente' sia perderne: l’anno prossimo non rinnoverò
l’abbonamento proprio per
questo modo di far politica su
un giornale che di politica
non dovrebbe scrivere. Mi
meraviglio che la Tavola abbia assecondato questo modo
di fare, su un mezzo che
avrebbe dovuto essere il fiore
all’occhiello del protestantesimo in Italia.
Luigi Mase iati - Torino
Due luoghi
di culto
Ho seguito con molto interesse il programma «Tg 2
dossier», una trasmissione
dove si parlava dell’India, e
mi sono rimaste particolarmente impresse le immagini
di un tempio dove i fedeli
adoravano i topi: numerose
persone nutrivano gli animali
e adagiavano loro accanto i
bambini affinché la divinità li
benedicesse.
Poveri bambini denutriti
venivano distesi sul pavimento, tra gli escrementi di grassi
topi, esposti a tante malattie,
tra cui la terribile peste polmonare. Queste immagini
hanno mostrato con forza come in questo «luogo di culto»
fosse presente tutta la miseria, l’ignoranza, la superstizione e l’idolatria dell’uomo:
in questo «luogo di culto» era
obiettivamente difficile individuare la presenza di Dio.
Subito dopo ho pensato al
«nostro» luogo di culto e ho
visto una chiesa piena di persone ben vestite, ben nutrite,
persone che conoscono e adorano il vero Dio; tra le altre
cose, e non mi sembra un particolare trascurabile, nessuno
di noi corre il rischio di morire di peste polmonare. Considerando tutte queste benedizioni, spirituali e materiali, è
abbastanza facile immaginare
la presenza di Dio nel nostro
locale di culto; ma è proprio
così? Volendo separare con
un coltello i ricchi dai poveri,
i normali dai diversi, gli oppressori dagli oppressi, i religiosi e i pii dai peccatori e
Clic di prima pagina
Il braccio del robot
Il robot col suo braccio meccanico
sostituisce sempre di più il lavoro
dell’uomo. Lo sviluppo della tecnologia non crea nuovi posti di lavoro, li
sopprime. C’é perciò preoccupazione
sul futuro del lavoro dei nostri figli. In
Europa le chiese hanno cominciato a
interrogarsi intorno alla nuova concezione del tempo libero e del lavoro
che comporta la modifica di molti nostri comportamenti quotidiani.
dagli idolatri, siamo proprio
sicuri di trovare Dio dalla
parte dei più fortunati?
Allora ho chiuso gli occhi
per cercare di vedere meglio,
al di là di quello che possiamo «immaginare», dove fosse Dio effettivamente; scoprii
che Gesù era presente in tutti
e due i luoghi di culto, ma
con qualche differenza. Gesù
camminava nella nostra chiesa, lo sguardo pieno di amore
ma gli occhi un po’ tristi, severi, come se volesse rimproverarci qualcosa, forse la nostra apatia, la nostra eterna
scontentezza, le inutili divisioni, le discussioni... Poi sono andato a vedere nell’altro
luogo di culto, quello indiano. Gesù era seduto sul pavimento sporco di escrementi
di topi, era circondato di
bambini denutriti, lo sguardo
pieno di amore ma i suoi occhi non erano tristi e non rimproveravano nessuno.
Ines Rostagno Favout (Eugene, Oregon, Usa) ricorda la sua
diletta cugina
Laura Primo Jon-Scotta
con tanto e grande affetto.
Eugene, 18 novembre 1994
La Ciov, l'Associazione Amici
dell'Ospedale di Torre Pellice e il
personale degli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto
esprimono il loro cordoglio per la
scomparsa di
Roberto Mathieu
ricordandone con riconoscenza
i'impegno neila raccolta dei doni
in favore deil'ospedaie.
Torre Pellice, 18 novembre 1994
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Valdo Micol
nell'impossibilità di farlo personalmente ringraziano parenti,
amici e tutti coloro che con scritti,
parole di conforto e presenza
hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al dottor Maina, ai sigg. medici e
personale tutto dell'Ospedale valdese di Pomaretto, al dott. Rol,
alla Croce Verde di Perosa Argentina, all'Avis di Pomaretto, alla
pastora Lucilla Peyrot e ai compagni di lavoro dei figii.
Pomaretto, 25 novembre 1994
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione
e la vita; chi crede in me,
anche se muoia vivrà;
e chiunque vive e crede in me
non morrà mai»
Giovanni 11,25
I familiari della cara
Sebastiano Maiellaro
Portici (Na)
Ai lettori
Per assoluta mancanza di
spazio siamo stati costretti
a rinviare al prossimo numero numerosi articoli progrmmati
Maria Mondon
ved. Charbonnier (Manetta)
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che con scritti, parole di conforto
e presenza hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutto il personale dell'Ospedale
valdese di Torre Peiiice e al reparto chirurgia deil'Ospedaie civile di Pinerolo, ai pastori Pasquet
e Rutigliano e ai vicini di casa.
Bobbio Pellice, 25 novembre 1994
I necrologi
si accettano entro le
ore 9
del lunedì.
Telefonare al
numero 011-655278
fax 011-657542.
Fondo Di Solidarietà
Teniamo una finestra aperta
sul mondo anche se quella
che dà sul no.stro cortile ci offre in questo momento una
visione di fango, distruzione
e di molti morti. Non vogliamo certo intralciare la raccolta di fondi organizzata dalla
Eederazione delle chiese
evangeliche per gli alluvionati, ma pensiamo che proprio
questa catastrofe così vicina a
noi ci aiuta a capire in modo
più vivo e concreto i bisogni
e l’impegno di tanti fratelli e
sorelle in paesi lontani.
Vi ricordiamo perciò i programmi del Fondo aperti in
questo momento: 1) L’aiuto
alle vittime del ciclone «Geralda» in Madagascar.; 2) La
bottega artigiana per la lavorazione dei ritagli di marno,
sempre in Madagascar; 3) 11
contributo per l’acquisto di
un trattore alla cooperativa
agricola di Manzir nel Mozambico.
Vi ricordiamo il ccp su cui
versare le vostre offerte: n.
11234101 intestato a «La luce - Fondo di solidarietà».
via Pio V 15 - 10125 Torino,
e vi segnaliamo le offerte pervenuteci nei mesi di settembre e ottobre.
£ 250.000: Chiesa valdese,
Trieste.
£ 100.000: Giuseppe Di Gesù; Delia Fontana; Mirella
Argentieri Bein.
£ 70.000: Sauro e Sara Gottardi.
£ 50.000: Lucia Rossi Bradaschia; Maria Corbo; NN Verbania (2 versam.).
£ 45.000: Anonimo venezia
no.
£ 25.000: Primo Violo.
£ 16.000: NN Trieste.
Totale: £ 856.000.
Tot. precedente:
£2.411.999.
In cassa: £ 3.267.999.
Fra le iniziative del Fondo
di solidarietà non rientrano
offerte per il Ruanda e gli
alluvionati dell’Italia settentrionale. Chi vuole contribuire per questi scopi è pregato di inviare le offerte alla
Fcei, via Firenze 38 - Roma,
ccp. n. 38016002.
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RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 25 NOVEMBRE iqq^
Il fenomeno coinvolge migliaia di zingari in tutti i paesi europei
Una grande ondata dì conversioni
Attualmente, nel mondo, si
sta verificando un’ondata di
conversioni religiose in seno
alla popolazione zingara, e alcuni cristiani zingari affermano che tali conversioni erano
state predette in una parabola
dell’Evangelo di Luca.
I responsabili di questo movimento di zingari «cristiani
convertiti» dichiarano infatti
che questi sono la prova vivente di una profezia del
Nuovo Testamento che afferma che gli zingari si sarebbero convertiti al cristianesimo
poco prima del secondo avvento del Cristo. Grandi raduni di zingari si svolgono regolarmente. 44 paesi sarebbero
interessati a questo nuovo interesse degU zingari per il cristianesimo.
Intervenendo alla Bbc il 23
ottobre scorso Jackie Boyd,
pastore britannico della chiesa degli zingari «Luce e vita», nel Kent, nel Sud dell’Inghilterra, ha detto che la parabola dell’invito al pranzo di
nozze mostra come gli ultimi
invitati a riconoscere il Cristo
sarebbero stati quelli «delle
strade», cioè gli zingari di
tutto il mondo. In Francia,
dove il movimento è più forte, su 280.000 zingari residenti i «cristiani convertiti»
sono oltre il 25% ma «tutte le
famiglie zingare d’Europa
sono state toccate da questo
fenomeno» precisa il pastore
Boyd.
Le interpretazioni sull’origine del popolo zingaro variano; sarebbero originari
dall’India, avrebbero quindi
attraversato l’Egitto (di qui il
nome di gitani) prima di iniziare il loro viaggio attraverso il mondo. Secondo la leg
Veduta aerea delle Saintes-Maries-de-la-mer, con al centro la chiesa
in cui viene custodita ia statua di santa Sara, patrona dei gitani
genda sarebbe stato uno zingaro ad avere portato i chiodi
per la croce di Cristo. Nel
Medioevo questo genere di
leggende veniva utilizzato dai
cristiani, dando loro un pretesto per perseguitare i gitani.
La spiritualità tradizionale
degli zingari si fonda ampiamente su una cultura considerata come superstiziosa dagli
stranieri. Alcune espressioni
che potrebbero «portare iella»
sono state eliminate dalla
conversazione, e «dire la buona ventura» era un inodo comune di guadagnarsi il pane.
Un grande raduno degli zingari europei si svolge ogni anno alle Saintes-Maries-de-lamer, nel Sud della Francia. In
quell’occasione essi si recano
in processione verso il mare,
portando la statua nera di santa Sara, patrona dei gitani.
Generalmente gli zingari
hanno adottato, almeno pub^
blicamente, la religione dei
paesi che li ospitano: musulmana nei paesi islamici, cat
tolica romana o protestante, a
seconda della Chiesa dominante, negli altri paesi. Secondo Boyd, queste conversioni hanno provocato cambiamenti radicali nella vita
degli zingari.
«Conosco zingari che hanno buttato alle ortiche la loro
sfera di cristallo e hanno rinunciato a dire la buona ventura. Altri hanno cominciato
a fare commercio su basi più
oneste, mentre in passato non
esitavano a giocare con la
legge - dice ancora Boyd -.
Oggi, quando faccio affari e
dico di essere uno zingaro
cristiano, la gente è più disposta a fatmi fiducia. Abbiamo attraversato secoli di
diffidenza e di persecuzione;
migliaia di zingari sono state
mandati da Hitler nelle camere a gas. Ci prepariamo
oggi per il ritorno di Cristo;
prima è venuto per gli ebrei,
poi per i gentili e oggi, come
ha predetto Luca, viene per
gli zingari». (Eni)
Riforma
VOSJ
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Lo afferma l'arcivescovo cattolico romano della città bosniaca
I musulmani controllano Sarajevo
Per l’arcivescovo cattolico
romano di Sarajevo, Vinko
Puljic, la capitale bosniaca è
diventata «una città interamente sotto il controllo musulmano», il che pone gli abitanti non musulmani in una
situazione difficile.
«Il governo della città ha
proibito l’alcol su richiesta
dei capi musulmani. Gli
alunni devono imparare
l’arabo come prima lingua
straniera, anziché l’inglese,
il francese o il tedesco — dice
l’arcivescovo Puljic, che
chiede gli stessi diritti per
tutti i gruppi etnici della Bosnia-Erzegovina -. Ciò che ci
occorre è un sistema politico
che permetta ad ogni comunità etnica di preservare la
propria identità».
Secondo l’arcivescovo, la
Federazione dei musulmani e
dei croati in Bosnia, anche se
non è «una soluzione felice»,
è «l’unica che abbia un certo
futuro», lì suo successo dipenderà dalla sua accettazione
da parte delle autorità militari
e civili locali, e dalla pressione degli Usa che hanno elaborato questo piano all’inizio
dell’anno. «Sarà perché ho il
cuore rotto che mi esprimo in
questo modo, ma ho l’impressione che i paesi occidentali
siano abbastanza contenti che
questa guerra vada avanti»
ita sottolineato Puljic.
L’armullamento della visita
del papa a Sarajevo nel settembre scorso ha provocato
un «nuovo sentimento di insicurezza», ha aggiunto l’arcivescovo il quale ritiene poco
«realistico» prevedere una visita del papa a Sarajevo in un
prossimo futuro. Puljic ha
detto di ignorare le ragioni
che hanno spinto il patriarca
Pavle, responsabile della
Chiesa ortodossa serba, a invitare il papa a partecipare a
preghiere ecumeniche per la
pace a Sarajevo, nella primavera scorsa. L’arcivescovo
Puljic, 49 anni,' originario di
Banja-Luka, nominato alla testa dell’arcidiocesi cattolica
romana di Bosnia nel dicembre 1990, ha predetto che sarebbe difficile per i musulmani di Sarajevo accettare un invito ortodosso, dato che essi
«rimproverano ai vescovi
serbi di collaborare con gli
aggressori e di non condannare i crimini di guerra commessi dai serbi». Puljic ha
precisato che i politici musulmani locali avevano appoggiato il rifiuto dell’imam Mustafa Ceric, capo musulmano
della capitale bosniaca, di assistere a un incontro di preghiere all’aeroporto insieme
al patriarca ortodosso russo,
Alessio II, e al cardinale
Franjo Kuharic di Zagabria
nel maggio scorso. «È diffici
le dire fino a che punto qu^.
st’atteggiamento rispecchi
l’opinione pubblica dei mu,
sulmani di Sarajevo - ha prò.
seguito 1 arcivescovo
ma
quell’incontro non era nulla
di più che un’occasione pcf
fare alcune foto e, ad ogni
modo, esso non ha approdato
ad alcuno risultato pratico»
L’arcivescovo ha precisato
che i responsabili religiosi
non potevano avere che
un’influenza «limitata suipo.
litici e i capi militari». I rg.
sponsabili religiosi «non hanno alcun media a disposizione e le loro voci non possono
essere sentite». Puljic ritiene
che progressi potrebbero essere compiuti se ogni parte
accettasse di ricominciare a
partire «da ciò su cui siamo
d’accordo, nel rispetto delle
tradizioni, dei valori e dei bisogni dell’altro - ha concluso
-. Se riconosciamo e accet-\
damo le nostre basi comuni,
riusciremo a regolare i problemi che ci dividono».
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sostenitore £ 200.000
- semestrale £ 48.000
■ semestrale £ 75.000
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