1
) Boano)
) fantaue istiminuirindia
ja resinóme a
azze le
itudini,
itto ciò
3ssiede
scuola
'ridata,
re: per
à favolo mono, in
ra una
e riforma pa’.n afrita e al'iovani
iparire
) llanto
ctter!»
idre di
"ossia1 di un
; : bere
frica»)
e‘'"ricevei
""" Tratte
roO"“
ulW
o ope‘
»‘»»'lèi'“
Ìnu“*
'’''‘'idi'“"
fÄ
.„«e#*'
e»nc’
ed« ‘‘¿„Si
eolcdjie«';
id‘
dd”’ Si.«
,dC»'%,eo
sce «I d»
pe<Sna'
edd°Ì»dl
.1 «'".„da
a”'“:."»'
«Sèi"
Bibbia e attualità
NELL'ORA DECISIVA
«Sei tu colui che doveva venire... ?»
Matteo 11,3
'■ A domanda del prigioniero Gioj j vanni Battista riassume molte nostre domande. Anche quelle di chi è direttamente confrontato con la morte.
Lo stesso Battista alla fine della sua vicenda carceraria verrà giustiziato;
unica sua colpa: aver detto la verità al
potente di turno. Molti di noi hanno
letto nei giorni .scorsi l’angoscioso appello del condannato a morte Joseph
O’Dell in cui. tra l'altro, si afferma che
«lo Stato non può permettersi di riconoscere il suo errore, perché in questo
modo spalancherebbe la porta ad altri
casi. Ma chi ha il potere finale, il popolo, mi ha dimostrato sostegno...».
Anche noi, via Internet, dagli uffici
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, abbiamo inviato negli
Usa un nostro appello per fermare
l’esecuzione di O'Dell constatando,
con amarezza, come nell’America protestante si esegua la pena di morte andando contro l’insegnamento biblico e
in particolare quello di Gesù.
^ UARDANDO tuttavia oltre il caso
Jdrammatico (dal quale trapela
un forte senso religioso), l’approssimarsi dell'ora decisiva diventa, per
molti, occasione per riflettere sulla
realtà di Dio. E alcuni si convertono.
Solo in questo anno che si chiude, a
memoria, ricordo d’aver letto un appassionante dibattito tra il cardinal
Marlini e il giornalista Scalfari che ai
toni laicisti e volteriani sostituiva un
incredibile tensione spirituale. Anche
il consumato attore Vittorio Gassman,
notoriamente lontano da questioni di
fede, é finito sotto la lo^ia del papa a
leggere preghiere e testi sacri. Per non
dire del buon Bocca, gran scrittore,
spregiudicato e mangiapreti, che ha
aperto un capitolo nuovo nella propria esistenza. Scrive infatti: «C’è ancora nella chiesa una generosità disinteressata che nei partiti è scomparsa.
La Ch iesa fa quello che lo Stato non fa
0 non vuole fare (...). Il bello dei religiosi è che predicano l’inferno ma noti ci
credono, il loro Dio è ottimista e misericordioso». Anche il filosofo Vattimo
ha rilanciato il tema del credere in Dio
parlando della propria esperienza religiosa. E l’elenco potrebbe continuare
con attori, attrici, cantanti, politici,
giornalisti, uomini di cultura, per non
dire delle conversioni in articulo mortis di Curzio Malaparte, Renato Guttuso, Enzo Tortora, Leonardo Sciascia
sino a Natalia Ginzburg la cui ultima
battaglia fu la difesa del crocifìsso nelle scuole (fonte: L’Espresso n. 51/96).
Insomma, la spinta verso il religioso
conosce, in questa fine secolo, un singolare rilancio che è destinato a irrobustirsi ulteriormente come le prossime vicende della Sindone e poi del
Giubileo-Anno Santo dimostreranno.
CERTAMENTE l’approssimarsi
dell’ora decisiva pone molte domande essenziali. Ma ciò che conta
sono le risposte. Quella di Cristo al
Battista è un invito a partecipare pienamente, senza riserve, alla realtà di
quel regno in cui i ciechi recuperano
la vista, i sordi odono e l’Evangelo è
annunciato ai poveri. Non un invito a
cercare Dio nei cieli della religione,
ma nel concreto di una testimonianza
personale e collettiva che abbia in Cristo il suo riferimento. La relazione diretta con Cristo è fonte di risposte risolutive. Sostituire questa relazione
con altri valori, personaggi, riferimenti, proposte, significa dilatare
all’infinito il senso di angoscia e di
abbandono. Di fronte alla sfida della
morte, spesso Tunica risposta è un ipotesi religiosa. La fede, invece, inizia là
dove tutto sembra finire per sempre.^ E
qui sta la forza insostituibile dell Evangelo di Cristo.
Giuseppe Platone
F/m.MANALK DKLU-: C IIIKSK KVANCKUC'HK n VlTISTK, Ml.lODlSTK,
I Torna la politica pacifica e civile nella martoriata ex Iugoslavia
Belgrado in piazza contro Milosevic
«Ci hanno rubato tutto: ¡a patria, i soldi, il futuro. Adesso ci hanno rubato anche i nostri voti
l'ultima cosa che ci è rimasta». Il regime ha fatto delle concessioni, ma la protesta non si ferma
Sulle recenti manifestazioni che
stanno portando in piazza migliaia
di oppositori al governo di Milosevic,
abbiamo chiesto una corrispondenza
a una giornalista dell’agenzia Beta di
Belgrado, una delle poche fonti di
informazione indipendente nel territorio ex jugoslavo.
LJUBICA MARKOVIC_________
Fra le tante disgrazie avvenute
con la divisione dell’ex Jugoslavia c’è anche il problema della democrazia in Serbia: questo è stato
ben confermato nelle ultime settimane, con l’esito delle elezioni locali. Nessuno poteva prevedere che
l’opposizione serba, dopo le tre
sconfitte elettorali negli ultimi sei
anni, avrebbe potuto raggiungere
un successo serio. L’opposizione ha
vinto in 15 delle 18 grandi città serbe. A Belgrado l’opposizione ha ottenuto 70 dei no posti nell’Assemblea municipale. La vittoria è stata
soprattutto della coalizione «Zajedno» (Insieme), formata dai diversi
partiti dell’opposizione (Partito democratico, Movimento del rinnovamento serbo. Alleanza civica). I loro
leader hanno superato le diffidenze
reciproche, offrendo agli elettori un
messaggio chiaro: cambiamento.
Tuttavia la festa per la vittoria a
Belgrado e in altre città è durata solo due giorni. Il regime del presidente Slobodan Milosevic ha incitato i giudici a falsificare i risultati
elettorali. In risposta centinaia di
migliaia di cittadini sono scesi nelle
strade, sono seguite settimane di
protesta, e la fine non è ancora vicina. Molti in Serbia sono stati presi
di sorpresa da pna tale reazione
delle masse, considerate apatiche e
immobili dopo più di tre anni sotto
le sanzioni internazionali, una massiccia emigrazione e una crisi economica sempre più grave. La gente
ha visto il disastro del recente passato di guerra e di nazionalismo.
Ogni giorno a Belgrado una folla
tra 100 e 200.000 cittadini protesta
in modo pacifico, soprattutto nei
confronti degli edifici della televisione statale e del quotidiano «Politika», vicino al regime. I media uffi
Le «donne in nero», le prime a manifestare a Belgrado (foto Milena Zulianello)
ciali hanno iniziato una forte propaganda, accusando l’opposizione
di essere «fascista» e «terrorista»
ma lo scenario di proteste non è
cambiato, anzi ha preso piede anche in altre città considerate fortezze del Partito socialista di Milosevic: Nis, Leskovac, Smederevo,
ma anche Novi Sad, Phot, Kragujevac, Cacak, Valjevo, Kraljevo, Loznica, Sabac e persino Podgorica,
capitale del Montenegro. «Ci hanno rubato tutto: la patria, i soldi, il
futuro. Adesso ci hanno rubato anche i nostri voti, l’ultima cosa che
ci è rimasta», dice Vesna Pesic di
«Alleanza civica», il partito che è
sempre stato forte oppositore del
.nazionalismo e della guerra nell’ex
Jugoslavia. Forse la più grande sorpresa di questi giorni sono gli studenti e la loro protesta separata, dichiarata «fuori dai partiti politici».
Quotidianamente decine di migliaia di giovani, con i loro «index» (i libretti universitari) in mano, camminano per le strade di
Belgrado, chiedendo la formazione
di una commissione indipendente
che dovrebbe investigare sull’esito
delle elezioni, e le dimissioni del
rettore e del vicerettore dell’Università di Belgrado che hanno condannato la loro protesta.
Il regime ha fatto piccole concessioni: si è dimesso il capo del Partito socialista a Nis, Mile Ilic, e il regime sembra disposto a cedere in
questa città. Si è dimesso anche il
ministro serbo dell’Informazione,
Aleksandar Tijanic, dopo la chiusura delle due radio indipendenti di
Belgrado, B92 e Radio Index, le uniche che trasmettevano lo svolgimento delle proteste. Le due radio,
dopo le pressioni dall’estero, hanno
ripreso i ioro programmi. In seguito
alle pressioni statunitensi, Milosevic ha invitato la commissione
dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
(Osce) a visitare la Serbia per informarsi sulle elezioni municipali. Ma
sembra che queste concessioni non
bastino, e la gente non si stanca: le
gite pacifiche nelle strade delle diverse città sono diventate quasi un
happening di liberazione dalla paura e dal passato pesante e amaro.
Queste proteste non hanno niente in comune con la rivolta populista della fine degli anni ’80,
quando Milosevic indirizzava il
malcontento del popolo verso il
nazionalismo e la guerra. E una
protesta di massa dei cittadinielettori, che sono stati privati del
loro diritto di base. L’uscita dalla
situazione attuale non si vede ancora. Alcuni operai si sono uniti ai
dimostranti, ma finora sono poco
organizzati: la maggioranza di loro
rimane a casa, in vacanza forzata,
perché poche fabbriche funzionano. Il regime è fortemente scosso,
ma non cede. La comunità internazionale manda messaggi poco incoraggianti a Milosevic, ma lo considera ancora il fattore indispensabile per la realizzazione degli accordi di pace di Dayton. Essendo
un opportunista di prima classe,
Milosevic si dimostra sicuro di poter sopravvivere a queste proteste
di massa; lui stesso ha peraltro iniziato la sua carriera come comunista, trasformandosi in un demagogo nazionalistico. Nonostante
il suo contributo sia stato decisivo nella guerra in Bosnia, è riuscito
a trovarsi dalla parte del «peacemaker»: ma questa volta le cose
potrebbero cambiare. La gente in
strada, la stessa che lo ha portato al
potere dieci anni fa, adesso rappresenta una minaccia al suo potere.
Di giorno in giorno egli perde un
aitro pezzo della sua invincibilità.
IL PRIMO NUMERO DI «RIFORMA» DEL 1997 PORTERÀ
LA DATA DEL IO GENNAIO
Una protesta della Fdei
Ignora le evangeliche la
«politica al femminile»
In occasione del recente insediamento della nuova presidente della Commissione nazionale «Pari opportunità»
presso la presidenza del
Consiglio dei ministri,
on. Silvia Costa, la presidente della Federazione
donne evangeliche italiane (Fdei), Doriana
Giudici, le ha inviato
una lettera in cui stigmatizza il fatto che, da
anni, la Commissione
ignori l’esistenza di una
cultura e di una realtà
come quella delle donne evangeliche. Infatti
non sono mai state coinvolte nel lavoro di analisi e di elaborazione
per una politica «al femminile» in Italia.
Considerando che da
gennaio spetta all’Italia
la presidenza della Commissione europea per le
«Pari opportunità», è stato sollecitato un incontro, affinché Fon. Costa
possa presentare all’e
stero la varietà delle elaborazioni culturali, presenti nel nostro paese.
In particolare la lettera
della presidente della
Fdei sottolinea la necessità di strumenti legislativi idonei a stroncare la
scandalosa «tratta di
persone» da paesi stranieri per sfruttarle sessualmente. fttenj
Il nostro settimanale
È terminato il 4“ anno di
«Riforma»: abbonatevi!
Con questo numero
concludiamo il quarto
anno di «Riforma» in cui
abbiamo ridisegnato
parzialmente il giornale,
ritornando anche alla
carta bianca, avuto un
cambio di direzione, trasferito la sede de «L’eco
delle valli valdesi» da
Torre Pellice a Pinerolo e
raddoppiato, per ora in
via sperimentale una
volta al mese, le sue pagine. Come l’anno scorso, siamo riusciti a contenere il deficit di bilancio a una cifra che dovrebbe essere accettabile e sostenibile dalle nostre chiese (i dettagli li
daremo nel mese di a
prile quando sarà approvato formalmente il bilancio) soprattutto grazie ai molti lettori e lettrici che ci hanno sostenuto con il loro abbonamento. Nel ringraziarli
chiediamo loro di confermare il loro abbonamento, presto, senza
constringerci a faticosi
(e costosi) solleciti, e a
chi ci legge saltuariamente (comperandoci in
edicola o leggendo la copia di un vicino o di un
parente) chiediamo di
fare il salto, di abbonarsi. In fondo, l’abbonamento ordinario costa
soltanto 8.750 lire al mese! Non ne vale la pena?
I MALI DELLA POLITICA. La versione italiana del sistema politico bipolare
sembra proporre ogni giorno due soli
giochi: quello del non capirsi e non
ascoltarsi e il gioco degli schieramenti.
Si genera così un clima cupo e astioso,
in cui l'intelligenza e il ragionamento
sono mortificati dalle molte grida e
tifoserie contrapposte. Il risultato è
che il cittadino si sente sempre più in
una babele, e quando si schiera non lo
fa in seguito a una valutazione serena
della proposta politica ma in base ad
altri messaggi e simboli. (pag.6)
LA CODA AVVELENATA DEL NUCLEARE. Una recente risoluzione approvata dalla Nazioni Unite invita i paesi
membro ad avviare iniziative concrete
per il disarmo nucleare totale. I paesi
che detengono l'arma nucleare e i loro alleati, tra cui l'Italia, hanno votato
contro perché non vogliono rinunciare a questo tipo di deterrenza. In ogni
caso, bisognerà affrontare giganteschi problemi per mettere in sicurezza
i materiali altamente tossici ed esplosivi derivanti dallo smantellamento
dell'arsenale militare nucleare a livello mondiale. (pag.6)
2
PAG. 2 RIFORMA
«Vi era in
Gerusalemme
un uomo di nome
Simeone;
quest’uomo era
giusto e timorato
di Dio, e aspettava
la consolazione
d’Israele; lo Spirito
Santo era sopra
di lui; e gli era stato
rivelato dallo Spirito
Santo che non
sarebbe morto
prima di aver visto
il Cristo del Signore.
Egli, mosso dallo
Spirito, andò nel
tempio; e, come
i genitori vi
portavano
il bambino Gesù
per adempiere
a suo riguardo le
prescrizioni della
legge, lo prese in
braccio, e benedisse
Dio, dicendo: “Ora,
o mio Signore, tu
lasci andare in pace
il tuo servo, secondo
la tua parola;
perché i miei occhi
hanno visto la tua
salvezza, che hai
preparato dinanzi
a tutti i popoli
per essere luce
da illuminare le
genti e gloria del
tuo popolo Israele”.
Il padre e la madre
di Gesù restavano
meravigliati delle
cose che si dicevano
di lui. E Simeone li
benedisse, dicendo a
Maria, madre di lui:
“Ecco, egli è posto
a caduta e a
rialzamento
di molti in Israele,
come segno di
contraddizione (e a
te stessa una spada
trafiggerà l’anima),
affinché i pensieri
di molti cuori siano
svelati”. Vi era anche
Anna, profetessa,
figlia di Fanuel,
della tribù diAser.
Era molto avanti
negli anni; dopo
essere vissuta con
il marito sette anni
dalla sua verginità,
era rimasta vedova
e aveva raggiunto
gli ottantaquattro
anni. Non si
allontanava mai dal
tempio e serviva Dio
notte e giorno con
digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in
quella stessa ora,
anche lei lodava
Dio e parlava
del bambino
a tutti quelli che
aspettavano la
redenzione di
Gerusalemme»
All'As
Della Pai
VENERDÌ 27 DICEMBRE 1^^
L'EPIFANIA... AGLI ANZIANI
Invecchiare significa diventare estranei al mondo che cambia. Ma la storia
di Anna e Simeone ci dimostra che la testimonianza dei vecchi è insostituibile
TEODORA TOSATTI
Nella tradizione cristiana
(Luca 2,25-38)
occidentale, per Epifania si
intende in pratica la manifestazione di Gesù ai Magi; la tradizione bizantina le accosta le
manifestazioni del Cristo al battesimo e alle nozze di Cana. Ma
il Vangelo presenta anche altre
epifanie: quella ai pastori e questa agli anziani, che il nostro lezionario ci propone per l’ultima
domenica dell’anno, dato che al
suo «nascere» e «morire» vengono tradizionalmente paragonate
la vita e le civiltà dell’uomo.
Infatti invecchiare (non per
nulla ci fa tanta paura) implica
che si divenga estranei al mondo che cambia; non se ne parla
più la lingua e non se ne domina
la tecnica; in ogni caso, si esce
di scena. Certo, al tempo di Gesù era un po’ diverso, perché gli
anziani avevano un loro ruolo e
dignità, ma non bisogna idealizzare troppo: anche per loro il
tempo era la grande spugna che
spazza via tutto ciò che si è; in
uno dei suoi libri più disincantati, la Bibbia stessa dice: «Va’
dove ti porta il cuore, prima che
sopraggiungano gli anni in cui
dirai “non provo gusto”; tutto è
vanità!» (Qoelet 12,1-10).
Quando siamo in vena di ottimismo, nel vecchio che tiene in
braccio il bambino, o nel succedersi delle stagioni, ci piace vedere un segno della vita che si
perpetua e rinnova; ma altrettanto (per quanto ne sappiamo)
essi potrebbero indicare un inutile girare a vuoto: «Una generazione va, un’altra viene, quel che
è avvenuto, ecco, avverrà, quel
che è accaduto, ecco, accadrà:
non c’è niente di nuovo sotto il
sole. Nessuno si ricorda degli antichi, e lo stesso accadrà a coloro
che verranno» (Qoelet 1,4.9.11).
Certo, molti pensatori ci propongono di accettare la fine come il limite sereno e naturale di
una vita umana pienamente realizzata. Anche questa non è
una novità: l’Antico Testamento
stesso considera l’addormentarsi «sazi di giorni» come un riposo dopo la fatica. Ma questo lusso supremo di vivere fino alla
vecchiaia e quello (pagano) di
realizzarsi pienamente sono
concessi a pochissima gente, e
per quei pochi si paga un pesante prezzo in sofferenze inutili,
vite sciupate troppo presto, gente che la morte se la porta dentro. E in fondo, aver contribuito
a mandare avanti il mondo ed
essersi realizzati è davvero una
spiegazione esaustiva, o ci lascia
in bocca un sapore di incompiuto che non si può liquidare ricorrendo alla «legge delle cose»?
I miei occhi hanno visto
la tua salvezza
trati, il loro passato diventa vocazione realizzata, e il domani
non sarà più un estraneo. Perciò
Simeone canta, non il canto di
una persona stanca o delusa, ma
quello di chi ha trovato tutto il
senso della propria vita.
tra famiglia, lavoro, questione di
soldi, ma soprattutto a rimpiangere o a fantasticare.
Vivere nel presente...
Fino alia giovinezza ci agr—’— ’■
Vecchi ben vissuti
Questa consuetudine al dia1
Jlogo con l’Eterno, bisogna
dirlo, ha permesso ad Anna e Simeone un’impresa difficilissima: invecchiare bene. Simeone
continua a dar credito alle parole inaudite di Dio; Anna, anziché
inacidire sul perché della sua vita bruciata, serve Dio giorno e
notte (servire Dio, nella Bibbia,
fa pensare a tutt’altro che a una
baciapile); entrambi rivelano
simpatia e accoglienza per la
gente che si reca al Tempio, sanno guardarsi attorno; vecchi come sono, sanno capire il presente e riconoscere fra tanti bambini che incontrano la presenza
del Signore.
Qualunque sia la nostra età,
siamo invitati...
giungiamo gli anni, poi cominciamo a calarli; così sprechiamo il tempo a rimpiangere
il passato o sognare il futuro
(entrambi fuori dalla nostra
portata), e sprechiamo il presente, dove forse il Signore ci affida un compito.
Naturalmente esiste anche un
«carpe diem» pagano, disilluso e
disperato, ma quello cristiano è
l’esatto contrario: proprio perché il tempo non gira a vuoto
verso il nulla, diventa essenziale
riconoscere quando e dove il Signore passa, dove la storia dà
una svolta e si apre una via all’Evangelo. Sono parecchi gli appuntamenti che abbiamo mancato (penso al movimento operaio, al femminismo...) e altri ancora rischiamo di farcene passare sotto il naso (nuove povertà,
immigrazione, rigurgiti di antisemitismo, pena di morte...).
Anche Anna e Simeone soI
Preghiamo
Signore, potente, infinito, creatore e vincitore,
un anno per te è come un attimo.
Per noi sono 365 giorni
larghi e profondi, incalcolabili.
Tu sei il Signore degli anni,
noi, inquieti servi del tempo.
Signore, ogni anno
ci porta più vicini a te.
Gli uomini diventano più vecchi ogni anno,
e i cristiani più giovani.
Un anno è metro a noi, passato;
Signore, ogni giorno nuova
è la tua grazia. Amen.
(preghiera dal Ghana, cit. in J. Zink, Come pregare,
Claudiana, 1988, p. 92s. Riduzione dell’autore)
no vecchi e prossimi a finire
nel grande tritacarne del passato. Ma un incontro, quello con
Gesù che passa nel Tempio, getta sulla loro vita e vecchiaia una
luce inattesa. Prima di tutto perché Dio compie le sue promesse. Quelle severe sulla vanità
delle cose, ma anche quelle piene di speranza, di un amore
eterno, che non sarà distrutto;
dar credito alla sua Parola non è
stata una scelta da illusi.
Poi perché questo bimbo viene a tirar le file di una lunga storia e ad annunciare il definitivo
regno di Dio. Già con la sua stessa presenza è Dio con noi, l’Eterno che sposa l’avventura delle
creature che vivono nel tempo.
Perciò la nostra storia è sì conflittuale, ma ha un’origine e uno
scopo, e noi vi siamo inseriti ciascuno con il suo tempo e la sua
vocazione. Gli anni corrono, ma
non verso il nulla; apparteniamo
all’eternità sia perché Dio ci promette la vita eterna, sia perché
chiamati a costruire fin d’ora
qualcosa di definitivo: «Beati i
morti che da ora innanzi muoiono nel Signore, perché le loro
opere li seguono» (Ap. 14,13).
Tutto questo conferisce ai due
vecchi una nuova dignità; dal
momento in cui Dio li ha incon
' ESTIMONE è chi ha visto di
J. persona. Anna e Simeone, i
vecchi, che non avrebbero più
niente di interessante da dire,
diventano profeti, cioè donna e
uomo della parola. Prima di tutto il racconto invita a riscoprire
gli anziani. La testimonianza
che rendono al Cristo è semplicemente insostituibile: siamo in
molti a poter spiegare la Bibbia,
ma soltanto un vecchio può testimoniare che il Signore è vero
e fedele dal profondo di un’
esperienza lunga, dopo essersi
confrontato con quanto sembra
contraddire la parola di Dio, e
mentre gli orizzonti della vita
quotidiana si restringono e si
aprono quelli che solo Dio ci
promette. Ma è anche, per tutti,
un invito a rivedere la nostra
cultura, la nostra idolatria della
giovinezza (che vive di incredulità davanti alle promesse di
Dio), per costruirci una mentalità nuova, che accetti la vita in
tutti i suoi aspetti e dove tempo,
anzianità o morte abbiano diritto di cittadinanza, con tutte le
conseguenze che ciò comporta
nel modo di vivere la nostra età
e quella degli altri...Qualcuno ha
detto: la vita è quella cosa che ti
passa davanti mentre tu sei impegnato a far altro. Caspita se è
vero! Siamo sempre impegnati.
e far credito a Dio
del domani
PER i due vecchietti del Tem
...
pio il Salvatore è ancora un
enigma; avevano creduto alla
promessa del Messia senza sapere che volto avrebbe avuto, e
d altra parte croce, resurrezione
e nuova creazione sono ancora
lontane e loro non ne sanno un
bel niente; sono lì per riconoscere Gesù, per annunciare che
egli è la discriminante della storia umana; come questo avverrà, non riguarda loro.
Spesso il nostro impegno di
lunghi anni risulta sterile perché
ci siamo aggrappati a un passato
glorioso, 0 perché vogliamo modellare il futuro su di esso... (per
esempio, perché non accettare
che un’opera abbia compiuto il
suo servizio, che un modello sia
da abbandonare per dare spazio
a impegni più rispondenti alle
attuali possibilità di evangelizzazione?). Anna e Simeone cantano e profetizzano: la salvezza
di Israele verrà; la loro è già manifesta; con il loro canto, possiamo concludere anche quest’anno: non lo consegnamo al nulla,
ma al Dio della storia. È stato un
anno nella storia della salvezza;
Signore, rendici attenti e fedeli
nel prossimo...
Note
omiletiche
Questo incontro di
sù con Anna e Simeone
esclusivo di Luca. Volei,.
do, si può farlo precedere
dal racconto della presen.
tazione di Gesù al Tempio
(vv. 21-24), cui si accenna
anche nel v. 27, ma in
questo caso bisogna tener
presente che la circostan.
za non è affatto così chiara. Che un bambino venia,
se presentato al Tempii
non era richiesto né dalia
legge di Mosè (che preve.
deva invece il riscatto, di
cui qui non si parla, cfr,
Es. 13, 2-15), né dalle tradizioni rabbìniche: l'offer
ta di cui si fa menzione al
V, 24 riguarda infatti la
purificazione di una madre troppo povera per offrire un agnello (cfr. Lv,
12, 2-8); tale termine includerebbe, ma certo in
modo moto improprio
anche il riscatto di Gesùi
oppure Luca insinua che
Gesù non è mai stato «riscattato» alla vita di tutti i giorni? Vi si può vedere anche un'allusione a
Samuele, presentato al
Tempio fin da bambino
(cfr. 1 Sam. 1, 11; 22-23),
oppure a Malachia 3, I-4
dove il Signore entra nei
suo Tempio per compiere
la purificazione dei figli
di Levi... tutti spunti molto ipotetici.
Di Anna e Simeone non
sappiamo altro, anche se
alcuni hanno voluto identificare il secondo con un
Simeone figlio di Hillel,
menzionato nel Talmud.
Il canto che gli è attribuito riecheggia diversi testi
anticotestamentari (specialmente del E'euteroisaia), come dei resto i
canti di Maria e di Zaccaria; è difficile che a comporli siano stati proprio
quei personaggi: più probabilmente, Luca esprime
con sue composizioni i loro sentimenti; in questo
caso, alcuni hanno anche
pensato a un antico inno
giudeocristiano. Su questo testo, particolarmente
ricco, si potrebbero sviluppare diverse lìnee di
predicazione: io ho scelto
quella dell'epifania aile
persone anziane, sempre
troppo trascurate (usando
intenzionalmente il termine «vecchi», proprio
perché spesso suona dispregiativo) e de! passare
del tempo perché il testo
veniva proposto per la
fine dell'anno. Un'altra
traccia interessante potrebbe essere data dai v.
34-35 (Gesù segno di contraddizione), o dallo Spirito che conduce i due anziani a riconoscere Gesù...
Infine, data l'importanza
di abituarci a rispettare le
diverse scelte esegetiche,
e a non vedere rischi dove
non sono: si potrebbe
quindi introdurre anche
un minimo dì accenno alle diverse posizioni circa il
genere letterario di questi racconti: cronaca o midrash di teologia narrativa molto diffusa all'epoca, e quindi facile a riconoscersi come lo sono per
noi le parabole.
veneri
Per
approfondire
Sui Vangeli dell'infanzia, chi riuscirà ancora a
procurarsi Ch. Perrot, /
racconti dell'infanzia di
Gesù (Gribaudi, Torino,
quaderni di Bibbia-oggi)avrà un testo piano, esauriente e colmo di suggerimenti.
Più ampio è Ortensio da
Spinetoli, Introduzione 3Ì
Vangeli dell'infanzia, Brescia, Paideia 1966.
Più complesso (richiede un certo dominio della materia ma, per quanto ne so, a tutt'oggi veramente esaustivo) è P'
Brown, La nascita del Messia secondo Matteo e Lucb
(ed. it. Assisi, Cittadella,
1981), 798 pagine.
§.■
Da
dai
Da m
scher è
stanti s
nel catT:
In occas
compia
so, è stt
agenzie
alcune}
presa c
delle ch
re Sppparole <
come le
«Esat
parte di
ca dell’
ritrovai
sto al d
tirali, cl
ra supe
questa
in cui
nel 19^
che SOI
grossi I
misura
so;-si ]
aperti 1
ne il fa
negare
stende
sioni c
a volte
tolinee
tradizi
certo ri
- L’h
domar.
«Api
cano II
guagg
parte,
sere in
to ecu
una cc
è un’a
sempi
unità,
sempi
perche
assiste
diviste
far fre
diviste
rano :
tra le
fonti I
esse I
esseni
do da
menti
mai fi
-3(
il Cor.
seguii
tore?
»
Tn
MARI
«I
surre
bene
Non
tetof
cura
eserc
sato,
ratio
gno»
dal 1
moii
Bout
Fuelstore
dent
Prov
sica
apet
che
nove
L’
Prei
quei
be, 1
sa, c
offri
dò»
pati
stoe
incii
3
ì 27 DICEMBRE 1996
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
I!«
al
'tro di Gj.
Simeone i
<:a- Voler,,
precedere
Ila presere
al Tempio
si accenna
U, mai,,
>gna tener
circostan.
» così chia.
)ino venie
al Tempio:
0 né dalla
:he preve
¡scatto, di
aarla, cfr,
dalle traie: l'offer.
unzione al
infatti la
una ma'ra per of3 (cfr. Lv,
rmine in
1 certo in
»proprio,
' di Gesù,
5inua che
stato «rifa di tutDUO vedeusione a
»ntato
bambino
1; 22-23),
ila 3, 1-4,
entra nel
compiere
dei figli
unti mol
eone non
anche se
uto idem
0 con un
di Hillel,
Talmud,
attribui
rersi testi
ari (speleuteroi
1 resto i
di Zaccae a comproprio
più proesprime
rioni i loT questo
IO anche
fico inno
Su queI armante
)ero svilinee di
IO scelto
mia alle
sempre
(usando
:e il terproprio
iona dipassare
! il testo
5 per la
Jn'altra
nte pera dai V.
) di conilo Spiridue ane Gesùortanza
atta re le
gotiche,
chi dove
itrebbe
a anche
anno ali circa il
di que:a o minarratiall'epo: a ricoono per
idire
l'infanicora a
arrot, /
nz/a di
forino,
i-oggi)5, esauuggeri
nsio da
ione a/
ia, Bre
richielio delquan]| vera
) è P.
el MeseLuca
adella/
Intervista al teologo svizzero Lukas Vischer in occasione dei suoi 70 anni
Una vita dedicata alla ricerca dell'unità
Dal tempo del Concilio Vaticano II, L Vischer si chiede se «le chiese formano
davvero una comunità all'interno della quale esse ricercano l'unità nel Cristo»
Da molti anni, Lukas Vischer è uno dei teologi protestanti svizzeri più influenti
nel campo dell’ecumenismo.
In occasione dei suoi 70 anni,
compiuti il 23 novembre scorso, è stato intervistato dall’
agenzia Apic. Pubblichiamo
alcune parti dell’intervista, ripresa dall’agenzia stampa
delle chiese protestanti svizzere Spp. Ecumenismo, unità:
parole chiave per un teologo
come lei?
«Esatto. Ho dedicato gran
parte della mia vita alla ricerca dell’unità della Chiesa, a
ritrovare l’unità data dal Cristo al di là delle divisioni attuali, che non abbiamo ancora superate. I 50 anni spesi in
questa ricerca, fin dall’epoca
in cui ero ancora studente,
nel 1946, mi mostrano oggi
che sono stati compiuti progressi notevoli e inattesi. Nel
misurare il cammino percorso;-si può dire che si sono
aperti nuovi orizzonti. Rimane il fatto che non si possono
negare le contraddizioni e
stendere un velo sulle divisioni che permangono e che,
a volte, a forza di volere sottolineare l’importanza delle
tradizioni, vanno fino ad un
certo ritorno indietro».
- L’unità quindi non è per
domani?
«A partire dal Concilio Vaticano II si è sviluppato un linguaggio comune. Da ogni
parte, tutti dichiarano di essere impegnati nel movimento ecumenico. Ma realizzare
una comunione tra le chiese
è un’altra cosa. Assisteremo
sempre a manifestazioni di
unità, ma l’unità è e resta
sempre da rifare. È proprio
perché essa è vulnerabile che
assisteremo sempre a nuove
divisioni alle quali dovremo
far fronte. Non sono solo le
divisioni storiche che ci separano attualmente. I conflitti
tra le chiese hanno le loro
fonti nella testimonianza che
esse rendono oggi. L’unità
essendo sempre un traguardo da raggiungere, il movimento ecumenico non avrà
mai fine».
- 30 anni dopo, come vede
il Concilio Vaticano II che ha
seguito in qualità di osservatore?
«Avevo 35 anni quando il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) mi chiese di rappresentarlo al Concilio. In
realtà non era scontato che il
Cec avrebbe accettato l’invito, soprattutto a causa della
reticenza apertamente manifestata da alcune chiese. Per
questo fu deciso di inviare
qualcuno che non fosse troppo in vista. Non fui dunque
scelto per il lavoro compiuto.
Potei così approfittare del
fatto che ero relativamente
“insignificante”... A Ginevra
c’era molto scetticismo. La
data del 20 novembre 1962
rimane impressa nella mia
Lukas Vischer
memoria, quando il papa decise di ritirare il progetto della “Costituzione sulla Rivelazione” e di ripartire con un
nuovo orientamento. Fu un
grande evento, che mi permise di capire che qualcosa stava per incominciare a cambiare all’interno della Chiesa
cattolica romana. Da quel
momento, le mie grandi questioni sono state le seguenti:
la Chiesa cattolica vede se
stessa come il centro, e considera che le altre chiese sono alla periferia, e che girano
intorno ad essa come dei satelliti? Le chiese formano
davvero una comunità all’interno della quale esse ricercano l’unità nel Cristo?».
- Come risponde a queste
domande?
«L’idea che una chiesa arrivi a considerarsi come il centro non porterebbe da nessuna parte. Tutte le chiese devono convergere verso il Cri
sto, nucleo centrale. Durante
il Concilio, ci furono momenti in cui la Chiesa cattolica riconobbe che era necessario
andare in quella direzione.
Ma, dobbiamo dirlo, il dramma dell’impegno cattolico
nel movimento ecumenico
ha per origine le tensioni tra
queste due immagini.
Uno dei momenti importanti durante il Concilio? La
modifica, apparentemente
senza importanza, di una frase. Si stava parlando di principi di ecumenismo cattolico.
La frase fu cambiata in “principi cattolici di ecumenismo”. Si riconosceva così che
l’ecumenismo è più grande
di una sola chiesa. Ogni chiesa può avere dei principi per
partecipare a questo movimento che porta verso il Cristo e che interpella l’insieme
delle chiese. Il Concilio Vaticano II ha fatto questo passo.
Troppo spesso è stata dimenticata quell’opzione presa nel
decreto sull’ecumenismo.
Per me, non fa alcun dubbio
che, da allora, la Chiesa cattolica è cambiata enormemente, senza per questo rimettere in discussiope la
propria unità».
- La sua valutazione
dell’Assemblea di Basilea?
«L’Assemblea ecumenica
di Basilea del 1989 è stata
una manifestazione di unità
insperata ma, dobbiamo pure ammetterlo, un momento
di unità molto fragile... qualche mese prima della caduta
del muro di Berlino. Ciò che è
successo da allora ha complicato enormemente le cose.
Sono rispuntati vecchi demoni, in particolare quelli del
nazionalismo, con la guerra
nella ex Jugoslavia, i conflitti
nella ex Unione Sovietica, le
tensioni sociali in Europa occidentale e altrove nel mondo. Quel momento di unità
avrebbe dovuto spronarci a
far fronte. Non ne siamo stati
capaci. Occorrerà ricostruire
la comunione a Graz».
- Vuol dire che Basilea è
stata solo un’illusione?
«Basilea è stata una “prima”. L’Europa non aveva mai
conosciuto un raduno di quel
genere. È difficile rimproverare a Basilea di non aver sa
puto costruire. Siamo stati
semplicemente abbagliati da^
quel momento di distensione;
e dalla possibilità di rapporti,
inesistenti prima, che quell’
appuntamento lasciava intravedere. A Graz occorrerà far
fruttare questo “dono” di Basilea e impegnarsi. Il mio timore? Che le chiese si preoccupino troppo di se stesse.
Quando si è preoccupati dai
propri problemi, ci si espone
al ripiegamento. Ci vorrà un
notevole superamento, accompagnato da uno sforzo
spirituale. Sono sempre stato
meravigliato dalla spiritualità
di Giovanni XXIII. Non badava alle complicazioni. La sua
preoccupazione era l’apertura agli altri. Per Graz, abbiamo bisogno di quello spirito».
- Il suo parere sul Giubileo
dell'anno 2000?
«Si fanno dei piani... e poi
si invitano le chiese a partecipare. Un semplice sbaglio? È
una cosa così radicata nelle
mentalità che probabilmente
è qualcosa di più che uno
sbaglio. Anche noi infatti abbiamo cose da dire sul contenuto di questo anniversario.
In questo senso lamento l’assenza quasi totale, nelle ultime encicliche e nella lettera
sull’anno 2000, di riferimento
alla crisi ecologica e alla responsabilità delle chiese nei
confronti delle future generazioni. Se si vuole celebrare
l’anno 2000, non lo si può fare senza porre l’accento sulle
generazioni che vivranno nel
nuovo millennio.
Non è intorno al papa che
bisogna raccogliersi per festeggiare l’evento, ma intorno al Cristo. È chiaro che
L’Europa soffre un tantino
della propria “cristianità”.
Abbiamo una tradizione cristiana, che è una fonte di ispirazione ma che nello stesso
tempo è un peso, con tutto
quello che è successo nel corso degli ultimi secoli, con tutti i compromessi che le chiese
hanno accettato. L’Evangelo
ha quella meravigliosa capacità di rinnovare delle vite,
anche se le chiese hanno
spesso tradito questo Evangelo. Se la nostra speranza fosse
fondata solo nella chiesa, non
avremmo molto futuro».
Dal Mondo Cristiano
V. V > •'- - ii.. ' - Ä ■
Ä Venezuela: I protestanti sono circa
un milione e mezzo
CARACAS — In Venezuela i protestanti sono circa un milione e mezzo (su una popolazione di 21 milioni) e ogni domenica oltre due milioni e mezzo di fedeli vanno al culto nelle chiese protestanti. Le cifre, fornite dal pastore Jacobo Garcia, presidente del Consiglio protestante del Venezuela, specificano
inoltre che le chiese evangeliche sono circa 10.000, le organizzazioni denominazionali 140 e che oltre 600 comunità, per lo
più pentecostali, sono in attesa dell’autorizzazione governativa per iniziare un’attività di evangelizzazione. (nev/alc)
Germania: verso un Kirchentag
in comune tra protestanti e cattolici
FRANCOFORTE — I cattolici e i protestanti della Germania
pensano di dare un chiaro segno ecumenico progettando di
organizzare fra il 2002 e il 2004 per la prima volta un Kirchentag in comune fra le due confessioni. Questa idea che le due
chiese in Germania sembrano disponibili a realizzare non sarebbe altro che l’accoglimento di una proposta da tempo formulata da diversi gruppi di base e da circoli fortemente impegnati sul versante ecumenico. Le due chiese hanno dichiarato che la questione non è ancora stata discussa riei partico- .
lari, ma che in ogni caso i grandi incontri ecumenici che verranno realizzati nei prossimi anni saranno molto utili per
mettere a punto l’organizzazione di questo Kirchentag interconfessionale. (Reformierte Presse)
Russia: fede ortodossa e bomba atomica
per difendere «la santa patria»
MOSCA — La Chiesa ortodossa russa si è espressa per la
«difesa senza condizioni della santa patria russa». Il metropolita Girini ha detto che a questo fine sono necessarie «la fede
ortodossa e la bomba atomica russa» e ha affermato che la
Russia può affrontare «l’apocalisse solo come superpotenza
atomica», aggiungendo che «bisogna combattere decisarnente
l’ingannevole pacifismo che vuole far perdere al popolo il suo
amore per le benedette armi atomiche». Le testate atomiche
non sarebbero da accettare solo se durante la loro fabbricazione non venissero pronunciate delle opportune preghiere. Il
metropolita ha anche proposto di nominare come santo patrono per l’arsenale atomico russo san Serafim, che visse
neU’VIII secolo nella zona dove ora si trova il Centro di ricerche atomiche di Arzama. (Reformierte Presse)
■ Sudan: le chiese chiedono la pace
KHARTUM — Le organizzazioni ecclesiastiche del Nord e del
Sud del Sudan hanno fatto per la prima volta una dichiarazione
comune chiedendo la fine della guerra civile che dura ormai da
trent’anni, e si sono impegnate a sviluppare un processo di pace nel paese. Insieme hanno pubblicato un documento dal titolo: «Lavoriamo uniti per la pace» dove si chiede, fra l’altro,
che venga affrontato il problema dell’autodeterminazione della
parte meridionale del paese o mediante un refereiidum o attraverso un processo che permetta comunque agli abitanti del
Sud di esprimere le proprie scelte. (Reformierte Presse)
- Glamaica: quattro donne anglicane
hanno ricevuto l'ordinazione pastorale
KINGSTON — Per la prima volta nella storia della diocesi,
quattro donne hanno ricevuto l’ordinazione pastorale nella
cattedrale anglicana di Kingston, il 22 dicembre scorso. «Un
momento importante per la vita delle nostre chiese locali - è
stato detto - chiamate così ad affrontare sia le reticenze che
ancora sussistono che le grandi ed entusiasmanti prospettive
che si aprono per la nostra testimonianza». (neviale)
■±. Si è svolto a Hyères il Sinodo regionale Provenza-Costa Azzurra-Corsica della Chiesa riformata di Francia
Tre attese: solidarietà tra le chiese, formazione biblico-teologica, animazione per i giovani
.. 1. *1 __:_j: r» ’Q7 T o rÌiii
MARIE-FRANGE MAURIN COÌSSON
.. T L perdono è uno dei più
1 grandi miracoli di resurrezione di cui possiamo
beneficiare o essere attori.
Non solo trasforma il presente togliendo la colpa, ma assicura il potere senza pari di
esercitare una presa sul passato, per ricrearlo, trasfigurarlo e aprire la strada del Regno». Questa citazione, tratta
dal recente libro «Les méinoires nécessaires» (Michel
Boutier, André Dumas, Erich
Fuchs) è stata ripresa dal pastore Louis Schloesing, presidente del Consiglio regionale
Provenza-Costa Azzurra-Corsica, nel suo messaggio di
apertura al Sinodo regionale
che si è tenuto dal 15 al 17
novembre scorso a Hyères.
L’opuscolo variopinto di
preparazione iniziava con
queste parole: «Mi piacerebbe, mio Dio, che la tua chiesa, che è la nostra chiesa, mi
offra tutto quello che non le
dò» (A. Dumas). Il Sinodo ha
parlato a un pubblico più vasto del solito, con le brevi ma
incisive parole rivolte alle au
torità della regione e ai rappresentanti di altre chiese da
parte della moderatrice della
sessione, la pastora Isabelle
Parlieri. La relazione introduttiva conteneva fra l’altro
«alcune riflessioni sul ministero pastorale visto da donne». In esse, due pastore hanno proposto una riflessione
sulla propria immagine; cercando di far fronte sia al ministero sia alla vita di famiglia, e nella consapevolezza
dei propri limiti, hanno suggerito di riequilibrare le responsabilità in ogni comunità, formando nuovi laici.
Vale la pena segnalare le
ricerche di collaborazione tra
diverse città aventi in comune una «dominante» o alcune «convinzioni» come rinsaldare il tessuto parrocchiale, aprirsi verso l’esterno,
l’ecumenismo, il turismo, la
presenza in ambiente universitario (per Gavaillon e
Lourmarin è stata citata la
storia valdese). Positivo anche lo scambio tra Consigli
di diverse regioni.
Un’inchiesta effettuata dal
Consiglio regionale fra le co
munità ha introdotto il dibattito sulla vita regionale nell’
orizzonte 1998-2000. Dall’inchiesta risulta che sono state
sperimentate varie iniziative:
culti nei quartieri periferici,
culti mensili intergenerazionali, formazione per animatori di culti, accoglienza di
bambini alla cena del Signore, costituzione di «ecclesiole», responsabili dei vari settori, luoghi permanenti di
accoglienza, bollettino gratuito per tutti, informazioni
sulla stampa locale, scambi
di giovani con il Camerún,
ecc. Attualmente nella regione, dopo anni di calo della
popolazione protestante, c’è
stabilità e le comunità vivono su un nocciolo duro intorno al quale vanno e vengono persone sempre più
mobili. Ma per ora la chiesa è
ancora poco visibile nelle periferie delle città.
Due esperti precedentemente contattati dal Consiglio, un sociologo ricercatore
e un consulente del territorio, hanno partecipato all’Assemblea con una conferenzadibattito sui cambiamenti
presenti e futuri della zona,
ad esempio nei poli intorno
agli aeroporti e nell’evoluzione urbana. Tre le attese principali delle comunità nei
confronti della regione: messa in relazione e animazione
di solidarietà interparrocchiale, formazione biblicoteologica e riflessione socioeconomica per un ampio dibattito pubblico con testimonianza protestante, animazione per la gioventù. Per vivacizzare questo impegno il
Consiglio ha proposto che
vengano organizzate delle
«équipe regionali» (gioventù,
missione, catechesi, formazione, diaconia, liturgia, finanze, ecumenismo); inoltre
gruppi di lavoro su «Islam»,
«Bibbia», ecc. e un coordinamento fra le due commissioni già esistenti («Edificare e
formare» e «Testimoniare e
servire»), che esistono anche
a livello nazionale.
La commissione regionale
delle missioni, che risponde a
ogni richiesta di animazione,
si è rallegrata perché esiste
un corrispondente in quasi
ogni comunità; per il soste
gno a progetti di sviluppo nei
paesi in difficoltà verrà creata
anche a livello regionale l’associazione «Società cooperativa ecumenica di sviluppo»
(Scod). D’ora innanzi la commissione catechesi lavorerà
in più stretto contatto con
l’équipe nazionale di catechesi e con la regione vicina
(Gevenne) ed è disponibile
un nuovo materiale per presentare la catechesi protestante ai giovani genitori. Il
problema della complementarità tra ministri «generalisti», attesi dalle comunità, e
«specializzati», è allo studio
anche a livello concistoriale (i
nostri circuiti), con tipi di ministeri fuori comunità, il che
presuppone un’organizzazione in «settore».
Alla fine del Sinodo una
lettera alle chiese ha insistito
sulla condivisione laici-pastori, sui ministeri di «prossimità», sulla formazione biblico-teologica, sul dialogo interreligioso. In vista del Forum nazionale su «Straniero,
stranieri», che avrà luogo nel
1998, è stato richiesto un impegno regionale e locale pri
ma di Pentecoste ’97. Le due
regioni francese e italiana vicine (Provenza e II distretto)
stanno preparando la prevista Pastorale comune che si
svolgerà dal 9 all’ll giugno
prossimo a Vallecrosia, sul
tema della «visita pastorale».
Il Sinodo ha avuto il privilegio di avere come predicatore il pastore Michel Bertrand, presidente del Consiglio nazionale della Chiesa
riformata di Francia. Ogni
giorno Bertrand ha approfondito l’immagine biblica di
una pianta mediterranea come quelle che ci circondavano a Hyères: la palma utilizzata per acclamare Gesù
(«Scarta, Signore, le palme
dei nostri orgogli»), il fico al
quale Gesù chiedeva frutti
quando «non era la stagione
dei fichi» («Siamo una chiesa
che non sa cambiare stagione?»), l’olivo di Noè («Prendere la parola per arricchire i
silenzi, dire l’audacia della
vita, riconciliare non per parvenza di unità... Vivere la Parola in atti, per colmare le solitudini e aprire un cammino
di speranza»).
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 27 DICEMBRE iQg
dizione In a
* 8 549/9
Una delegazione valdese in visita alla Chiesa evangelica del Baden
La diaconia nasce dall'obbedienza a Cristo
latódi ma’'
Il «principio di sussidiarietà», cioè che lo stato interviene solo dove le chiese e i
cittadini non arrivano, dà alle chiese tedesche una grande responsabilità sociale
PAOLO RIBET
DOPO una settimana passata nell’Hessen-Nassau, su cui ha riferito Andrea
Ribet, la delegazione della Chiesa valdese si è spostata nel Baden. Anche con la
Chiesa evangelica del Baden
abbiamo da tempo stretti legami di fraternità e subito ce
ne siamo accorti, quando il
vescovo Engelhardt, che è
anche presidente della Chiesa evangelica tedesca (Ekd),
ci ha invitati a cena a casa
sua, la sera del nostro arrivo.
A qualcuno potrà sembrare
un fatto assolutamente banale ma a me ha dato il senso
della profonda comunione di
fede e di intenti che esiste tra
le due chiese; da un lato il
presidente di una chiesa con
milioni di membri, che è una
potenza nel paese più potente d’Europa, e dall’altro i rappresentanti di una piccola
realtà protestante, che vive e
opera nel paese del papa e il
cui governo col cappello in
mano chiede di entrare nell’unità monetaria.
Non era detto che personaggi così diversi, secondo le
valutazioni correnti nel mondo di oggi, dovessero incontrarsi. Se questo è avvenuto, è
perché esiste una dimensione entro cui le chiese si muovono, la dimensione di Cristo, che permette di superare
le differenze che in qualunque società sarebbero insormontabili e discriminatorie.
E così, sorseggiando un bicchiere di vino rosso (produzione speciale per ricordare i
175 anni della fondazione
della Chiesa evangelica unita
del Baden), abbiamo affrontato i temi che avrebbero poi
dominato i due giorni di colloqui: l’ecumenismo e i problemi di una grande chiesa di
massa che sta vedendo diminuire rapidamente il numero
dei suoi membri e le sue possibilità finanziarie.
Più volte cifre per noi impressionanti sono rimbalzate
nelle nostre discussioni: in
un anno si sono persi per decessi e minori nascite quasi
18.000 membri di chiesa (più
o meno l’equivalente di tutta
la Chiesa valdese); se a questo dato uniamo il fatto che
in una società secolarizzata
molti, per non pagare la tassa
ecclesiastica, si fanno cancellare dai registri e che l’immigrazione muta rapidamente
la composizione religiosa e
culturale della società, si vede come i problemi da affrontare in prospettiva siano
grandi e difficili. Ci è stato
detto chiaramente: nel 2025 i
protestanti del Baden saranno, secondo le statistiche, il
trenta per cento in meno.
Ciò significa che per i prossimi trent’anni i bilanci dovranno essere tagliati dell’
uno per cento annuo, e questo fatto comporterà certamente dei sacrifici: dovranno
diminuire i posti pastorali,
con delusione degli studenti
in teologia che vedono allontanarsi il posto di lavoro, e
molte iniziative che segnano
la presenza di questa chiesa
nella società. Paradossalmente, questo comporterà
dei sacrifici anche per noi italiani, che in passato abbiamo
ricevuto molti aiuti per la Facoltà di teologia e per le opere sociali e abbiamo accolto
dei pastori che, pur restando
dipendenti dalla loro chiesa,
venivano a lavorare per alcuni anni da noi e poi potevano
riprendere il loro posto in patria: ora tutto questo non
sarà più possibile, e non si
potrà più sperare di coprire
con una certa facilità la man
Lavoro con i più piccoli alla «Noce» di Palermo
canza di pastori italiani con
colleghi tedeschi.
Quando ci si confronta con
le chiese evangeliche di Germania si incontrano cifre e
problemi assolutamente non
paragonabili a quelli a cui siamo abituati, quando pensiamo alla realtà italiana. La
chiesa, nella dimensione tedesca, e questo vale sia per la
Chiesa evangelica che per
quella cattolica, è una struttura molto articolata e complessa, talvolta molto pesante
ma, soprattutto essa è veramente una componente di
quella società; dalle chiese dipendono quasi tutte le scuole
materne, il cinquanta per
cento degli ospedali e una
quantità incredibile di case
M Rapallo
Apertura
al dialogo
ENRICO REATO
SABATO 7 dicembre si è tenuta in una sala pubblica
una conferenza della pastora
e teologa Elizabeth Green sul
tema «Riconciliazione. Verso
l’Assemblea ecumenica di
Graz». L’oratrice ha messo
bene in evidenza che «riconciliazione» non significa cercare di coprire o nascondere
le diversità di ognuno, ma
piuttosto accettare queste diversità e dialogare rendendosi disponibili anche a mettere in discussione se stessi.
Nonostante non ci fosse una
presenza numerosa, la conferenza è stata ascoltata da diverse persone che prima non
erano mai venute in contatto
con il mondo evangelico.
La Chiesa cristiana evangelica di Rapallo è sempre stata
una comunità aperta al dialogo ecumenico o alla testimonianza del Vangelo in diversi
ambiti, sia attraverso l’impegno sociale sia attraverso l’accoglienza. In questi ultimi anni nella nostra comunità si
sono aggiunti un buon numero di credenti filippini: regolarmente la domenica mattina il culto viene tradotto in
lingua inglese e il pomeriggio
il pastore tiene degli studi biblici in inglese.
Domenica 8 dicembre è
stata una giornata di gioia: oltre al consueto culto del mattino, in italiano con la predicazione della pastora Green,
nel pomeriggio tutta la comunità di Rapallo, insieme con
alcuni membri della chiesa
battista di Chiavari, si sono
uniti in un culto internazionale durante il quale abbiamo cantato inni in inglese, in
italiano e in filippino, abbiamo ascoltato la predicazione
in inglese di Elizabeth Green;
infine una sorella filippina ha
testimoniato la propria fede
con il battesimo in acqua.
per anziani e di attività sociali
di vario tipo. Tutto ciò avviene per un’impostazione dello
stato sociale di cui sentiremo
parlare spesso, ora che si entra in Europa: il «principio di
sussidiarietà». Tale principio
afferma che il cittadino, le associazioni private e gli enti
ecclesiastici devono provvedere ai problemi sociali emergenti nella vita locale; se nessuno di questi soggetti può
prendere l’iniziativa, e solo in
quel caso, lo stato interverrà
con le proprie strutture.
Una tale impostazione fa sì
che le chiese si siano fatte
promotrici di interventi, anche molto impegnativi, nel
settore sociale e d’altro lato le
ha legate a doppio filo con la
politica sociale statale, con
però dei problemi il primo
dei quali è comprendere il
senso della diaconia della
chiesa. Se ne discute anche
da noi in Italia, dove la realtà
diaconale, pur piccola, qualche volta ci pare di un peso
insopportabile. È molto istruttivo, allora, dibattere con
coloro che da più tempo di
noi si confrontano su questo
tema. Qui accanto riproduciamo dieci tesi proposte dal
dott. Schneider, presidente
della struttura diaconale del
Baden; esse forniscono comunque una base di riflessione anche per le chiese italiane in un momento in cui il
settore della diaconia è chiamato a una grossa riorganizzazione; soprattutto ricordano alle chiese che la diaconia
non nasce né dalla pietà per i
miseri né dalla volontà di difendere lo stato sociale, ma
dall’obbedienza al Cristo.
In quei dieci giorni, belli e
faticosi, che la delegazione
della Chiesa valdese ha vissuto in Germania, abbiamo sperimentato l’affetto di cui godiamo, la fraternità che ci circonda e che è ogni anno testimoniata dal gran numero di
ospiti stranieri che vengono
al Sinodo, e abbiamo visto
una chiesa viva e attiva che
vuole testimoniare del Cristo
in un mondo che cambia, e
cambia in fretta.
Chiesa ispano-americana di Genova
«Entregados» a Cristo
TEODORO FARLO Y CORTÉS
Qualche tempo fa sono
stati celebrati sette battesimi nella Iglesia Hispanoamericana e altri fratelli si
stanno preparando per questo avvenimento.
Nel mondo evangelico sudamericano, sia nelle chiese
di impronta riformata (Iglesia
evangelica del Perù) sia nelle
chiese propriamente evangeliche, il battesimo dei credenti per immersione si impone in maniera dirompente.
Il battesimo segna un momento trascendentale nella
vita del credente, che ricorda
la data del battesimo con
grande precisione in quanto
essa significa la testimonianza pubblica della nuova nascita, dell’incorporazione alla
morte e alla resurrezione di
Cristo. Il battesimo dell’acqua rende manifesto che il
nuovo fratello o sorella si è
convertito a Cristo; o, come si
dice nel gergo, entregado a
Cristo (entregar = consegna
re, arrendersi, abbandonarsi). È chiaro che il battesimo
dell’acqua è ad opera della
chiesa, mentre quello dello
Spirito è opera di Dio.
Il battezzato prende coscienza di far parte del corpo
di Cristo e si impegna, nella
sua nuova vita, a servire il Signore dentro la chiesa locale,
a continuare la sua formazione nel discepolato di Cristo e
a contribuire con la sua decima. Per questi nostri fratelli la
forma si rivela quasi sostanziale ed essi fanno molta fatica a capire il battesimo dei
bambini, in quanto la dottrina della grazia di Dio, che
previene ogni nostra decisione, è assente nella loro riflessione teologica. Neppure usano la parola «sacramento» e
preferiscono chiamare ordenanzas il battesimo e la cena
del Signore, in quanto sono
ordini, o mandati, del Signore, perché attraverso la loro
celebrazione vengono sigillate e confermate nei credenti
le promesse del Nuovo Patto.
Spunti di riflessione per le chiese
Dieci tesi sulla diaconia
kjitorBsi WP
¡ritto di resa
1)
2)
3)
4)
5)
La diaconia della chiesa vive della diaconia di
La diaconia è manifestazione della vita e deirL
senza della chiesa, come la predicazione dell'Èva
gelo e l'amministrazione dei sacramenti.
«La carità è mia come la fede» (Wichern).
Una chiesa senza diaconia perde la sua competa
za in un settore essenziale e diventa irrilevaii
per gli uomini.
Una diaconia senza culto e predicazione perdeL
propria identità, diviene superficiale e non si di
stingue più da un qualsiasi altro servizio sociale.
Nessuna comunità deve fare tutto, ma ogni comu
nità dovrebbe avere un suo specifico impegno dtl
conale. *
Un impegno diaconale acquista la propria identl
soprattutto da coloro che vi lavorano.
8) Diaconia è fare teologia con le mani.
9) La teologia e la «teologia fatta con le mani» j,
possono imparare. Come può la diaconia formarl
operatori e operatrici per la chiesa?
10) La diaconia non può essere usata come paravento!
da una chiesa che non è in grado di farsi capire.
6)
7)
Iniziativa pubblica a Ivrea
storia e modalità
deireducazione alla fede
CINZIA CARUGATI VITALI
IL 5 dicembre, nel quadro
della presentazione del
gioco «Cerca la storia», recentemente uscito a cura della
Società biblica, il pastore Gregorio Plescan ne ha illustrato
i contenuti e le finalità e ha
introdotto un incontro-dibattito organizzato in una sala
cittadina dalla nostra chiesa e
da quella cattolica su «La formazione cristiana attraverso
la Parola». Gli oratori, uno
protestante e uno cattolico,
hanno esposto con diverse
dialettiche diverse gli scopi
dell’istruzione religiosa e le
diverse forme di catechesi.
Daniela Santoro, relatrice
evangelica, ha parlato rifacendosi alla Riforma e alle
sue prime forme di catechismo, nate per rispondere alle
grandi domande del tempo,
per chiarire la comprensione
di Dio, la consapevolezza del
rapporto personale con lui, il
senso di autonomia e quello
di responsabilità nei rapporti
comunitari. I catechismi, in
forma di domanda e risposta, contenevano delle enunciazioni che, attraverso i testi
biblici, mettevano direttamente l’uomo in relazione
con Dio e permettevano di
esporre chiaramente la fede
e la speranza cristiana. Certo, il progetto di formazione
non si esauriva con il catechismo, ma proseguiva in un
processo continuo soprattutto con la partecipazione alla
predicazione.
Ora i tempi sono cambiati
ma le richieste di chi si appresta a entrare in una comunità
sono sempre le stesse e anche
oggi il programma di formazione dei bambini comincia
verso i 5 anni alla scuola domenicale, con monitori e monitrici preparati teologicamente ma anche preparati
nelle tecniche di animazione
e intrattenimento. La Parola
rimane la base dell’insegnamento che dura 5-6 anni; segue il catechismo per altri 5
anni circa, nel corso dei quali
vengono affrontate anche
problematiche storiche, sociali e politiche, sempre con
ottica cristiana e con riferimento alla Parola.
Dopo il battesimo o la confermazione ai giovani sono
offerti altri spazi per una formazione permanente. Gli
strumenti per trasmettere la
Parola ai bambini sono, oltre
la lettura e la riflessione, anche quelli espressivi, come la
drammatizzazione, la mimica, il gioco, il canto, Timmedesimazione, tutto per far
comprendere che ciò che è
accaduto tanti anni fa parla
ancora oggi.
Anche in questo mondo
secolarizzato il problema re-,
ligioso è sempre attuale e la '
testimonianza biblica sem-:
pre importante. Per questo lai
scuola domenicale e il catechismo rimangono il fondamento nella preparazione
per la vita del credente. Cer-,
to, ha concluso Daniela Santoro, la formazione non è,
sufficiente per la fede, che
resta un dono di Dio, ma essa può nascere solo attraverso un processo di comprensione e apprendimento che '
permetta di instaurare una i
relazione con Dio sulla base
della sua Parola.
Don Luca Mainardi ha sottolineato come gli obiettivi |
siano comuni nelle due confessioni e il processo oateche- ;
tico quasi simile e ha poi ri- ;
percorso i diversi catechismi ;
della Chiesa cattolica, a partire da quello del Concilio di
Trento. Con il Concilio Vaticano li cambia soprattutto la '
terminologia e si tende sempre più a considerare la scrittura come la fonte principale i
della catechesi, che diventa il
mezzo per far risuonare la
parola di Dio nei ragazzi in
vista della loro formazione.
In Italia ci sono attualmente
diversi testi di catechismo
che coprono tutta la formazione dei credenti: un primo
testo per genitori cristiani e
bambini fino ai 6 anni; un altro per la preparazione dei
bambini aH’incontro con la
prima comunione; un altro
per la preparazione alla cresima e ancora altri per il dopo
cresima e il catechismo dei
giovani e degli adulti.
1 sacramenti scandiscono
ancora i vari passi della formazione catechetica, ma il fine da perseguire è quello della preparazione all’incontro
con Dio, che governa tutta la
vita, che parla attraverso il testo biblico e attraverso gli avvenimenti della storia. La
Bibbia viene o dovrebbe venire prima di ogni catechismo, ma spesso si utilizzano
maggiormente i vari testi di
catechismo che non la Scrittura. Certamente la preoccupazione di formare i giovani
alla vita cristiana è molto
sentita; gli strumenti ci sono
e sono qualificati. Forse il
cammino da percorrere deve
essere quello di condurre i
ragazzi alla lettura personale
della Parola e all’incontro
con Dio, che dà senso alla
nostra esistenza e ci dona la
sua salvezza.
Con ut
tedi 17 d:
ria di Pin
nistrazioi
sono ini2
frequenzi
gnifico I
come siti
ci vede s
numero i
aerale ar
aggiunto
vegna traguardi
Luisa C(
un territc
Realizz
tapi
di Lu
nel n
5
Fondato nel 1848
lerde
'n si
:iale.
i com
modi,
r
< A
Yaui
lani»
orman
avento
aire.
i6 cheé
fa parla
mondo i
lema re-'
uale e la,
ca sem-|
questola’
il cate- [
11 fonda-í
razione j
ate. Cer-<
ela San-!
e non é,
■de, che |
ma es- ¡
attraver)mprennto che ;
are una ;
illa base |
1 ha sot»biettivi
ue con;ateche
1 poi ri
echism
a parti
icilio d
io Vati
ttutto la
de serala scrit
smo
1 aidei
n la
Itro
mo dei
iscono
Ila forna il filio deicontro
:utta la
io il tegli avia. La
be vetechiizzano
esti di
1 Scrit
30CCU
iovani
molto
i sono
)rse il
5 deve
urte i
sonale
ontro
0 all3
ona la
Con una sobria cerimonia si è aperto ufficialmente rriartedì 17 dicembre l’anno accademico della scuola universitaria di Pinerolo. 1 corsi di laurea breve in Economia e ainininistrazione delie imprese e in Gestione dei servizi turistici
sono iniziati già da alcune settimane. Per i 120 studenti la
frequenza è oiàoligatoria e questo, è stato ricordato dal Magnhico Rettore, prof. Rinaldo Bertolino, «va sottolineato
come situazione positiva rispetto al mondo universitario che
ci vede spessvi fare lezione nei cinema a causa dell’elevato
numero di siudenti e della carenza di strutture». «Se m generale arriva ìp. tempo alla laurea il 20% degli iscritti - ha
aggiunto il pi eside della facoltà di Economia, Daniele Ciravegna - ci aiìgLiriamo che qui almeno l’80% raggiunga il
traguardo». La"presidente del consorzio universitario. Maria
Luisa Cosso, ha ricordato il legame fra questa istituzione e
un territorio che ha fortemente voluto i corsi universitari.
VENERDÌ 27 DICEMBRE 1996
Parliamo spesso di inquinamento: ci si lamenta
del crescente problema delle
auto nelle città, sempre più
rumorose e puzzolenti; si
guarda alle grandi industrie,
responsabili di morie di pesci
e uomini; si pensa ai veleni
dei pesticidi, alle scorie nucleari, alle discariche abusive... il tutto mille miglia lontano dal nostro «lindo» ambiente locale. Eppure, al di
sopra delle nostre teste, in
barba al consumo intelligente, alla dottrina del non spreco e chi più ne ha più ne metta, un potente fascio di luce
multiplo, rivolto verso il cielo e il nulla, sembra guidarci
a un nuovo e più moderno
«presepe». Altro non è che
inquinamento «da fotoni»:
ANNO 132 - N. 50
LIRE 2000
INQUINAMENTO LUMINOSO
E LA LUCE FU?
MASSIMO GNOME
una forma di eccesso luminoso assolutamente evitabile.
La magica trovata dei «raggi laser» (a proposito, come
si chiamano in realtà?) è già
vecchia di qualche anno: a
Riva si può ammirare da tempo il mostruoso gioco notturno di quattro scie bianche.
Ecco che questa «moda» arriva anche in vai Pellice: una
nuova pizzeria ha pensato bene di sfruttare questo segnale
tecnologico per condurre la
clientela verso le sue fumanti quattrostagioni. Niente di
male davVero se non fosse
che, oltre a non piacere a me
e, attenendosi ai latrati dei
cani, a molti altri abitanti della valle, questa forma di pubblicità non è tassabile in alcun modo; non è legale né illegale. La legge ignora codesti raggi. Se per affiggere un
segnale pubblicitario, anche
di modeste dimensioni, occorre fare richiesta e pagare
una concessione, per proiettare nel cielo mille e più metri
di luce è sufficiente che ci si
munisca di una grossa torcia
e la si punti verso l’alto, per
poi aspettare nella grotta, sotto la propria cometa, gli affamati re magi in arrivo.
Questa volta è soprattutto
l’inutilità, lo spreco, la tendenza al superfluo che mi
colpiscono, non tanto l’estetica, fattore comunque soggettivo. Alcuni potrebbero affermare che i raggi siano addirittura carini; tutto è possibile, a Natale. In ogni caso,
credo sia doveroso che qualcosa di concreto venga fatto,
nel 1997, per rimediare a questo pesante vuoto legislativo.
Realizzato un video
La pietra
di Luserna
nel mondo
Luserna San Giovanni riscopre la sua pietra; il tradizionale gneiss lamellare che
proprio dalla cittadina della
vai Pellice prende il nome
rappresenta un indubbio fatto
economico, grazie ai cospicui
diritti di escavazione che ogni
anno concorrono a coprire
una importante fetta del bilancio comuniile, ma da qualche anno si stanno muovendo
varie iniziative, in quel micro
comprensorio formato da Luserna, Bagnolo e Rorà, per
valorizzare l’immagine del
prodotto e riscoprirne la storia che è una storia fatta di fatica, di sudore ma anche di
soddisfazione, di opportunità
di lavoro: questo emerge dalle testimonianze raccolte in
un breve quanto riuscito filniato presentato giovedì scorso alla popolazione,
«Abbiamo voluto riscoprire
e trasmettere un’emozione ha detto Gabriele Isaia, dello
studio omonimo che ha realizzato il marchio e il video -;
chi sceglie pietra di Luserna
trova primordialità, calore,
patura ma deve trovare anche
i pensieri, i sogni, la cultura e
l’anima di chi l’ha plasmata»,
«Al mondo di graniti ce ne
sono migliaia - dice uno degli intervistati nel video -; di
questo colore, per fortuna,
tton ce ne sono tanti, anzi non
^^e n’è nessuno...» ed è questa
la ricetta che ha fatto conoscere al mondo la pietra di
Luserna. Ci sono coperture
provenienti da questa valle in
estremo Oriente come a Vancouver, a Roma e Parigi cojt|e a New York: questa visioilità intemazionale, che parte dalle montagne di Rorà, di
Luserna e di Bagnolo è destittata a diventare, nelle aspettative degli amministratori di
Luserna e degli altri centri
coinvolti, esposizioni, fiere,
^che concerti ed ogni genere
Pinerolo: si sono conclusi i lavori della seconda sessione sinodale, dedicata quest'anno all'evangelizzazione
Il Sinodo diocesano rilancia la fedeltà alla Bibbia
w
________BRUNO BELLION_________
Domenica 15 dicembre,
nella cattedrale di San
Donato a Pinerolo, si è chiusa
la seconda sessione del Sinodo diocesano. È il momento
culminate ma, come afferma
il vescovo mons. Giachetti
nella sua omelia, non conclusivo, di un lungo percorso di
riflessione e di studio, di impegno e di mobilitazione. Il
tema di questo percorso è «La
comunità cristiana annuncia il
Vangelo». Sia nel documento
approvato dall’assemblea, sia
nell’omelia del vescovo si avverte un costante desiderio di
ascolto della Parola, visto non
come momento occasionale,
ma come «esercizio costante». «Prima di essere un nostro dovere, l’ascolto è una
grazia che ci viene largita»,
recita il documento.
«Sono ancora troppo pochi,
nelle nostre comunità, i gruppi biblici, intesi nella loro
centralità e non come attività
laterale, così da costituire il
primo nucleo di evangelizzatori all’interno della comunità
stessa», anche se si sta diffon
dendo l’abitudine di molti
credenti a leggere con regolarità la Scrittura e si auspica
che diventi norma l’uso della
Bibbia nella catechesi. Anche
la predicazione dal pulpito deve ritrovare «la sua natura originale di annuncio delle mirabili opere di Dio nella storia
della salvezza, rinunciando a
divagazioni e astrattezze a
scapito della fedeltà al testo e
alla radicalità evangelica».
Perché questo esercizio di
ascolto porti frutto, occorre
che vi sia spazio per la conversione, a cui tutta la comunità e i singoli credenti sono
chiamati, riscoprendo, anche
nelle forme istituzionali come
la Caritas parrocchiale o interparrocchiale, l’apertura della
comunità a coloro che sono
«ultimi», perché essi «sono
amati, accolti, ospiti della
mensa del Signore il quale
concede loro fraternità».
Il Sinodo ritiene «necessa
rio invitare tutte le comunità
della diocesi ad adottare la
prassi dei servizi religiosi gratuiti, responsabilizzando diversamente i membri di chiesa nei confronti delle esigenze
economiche della comunità»,
perché gli «apostoli hanno testimoniato con l’esempio personale che il dono di Dio, che
è gratuito, va trasmesso gratuitamente».
«La comunità cristiana è
povera, se non cerca la gloria
della terra, la protezione dei
potenti, il condizionamento
delle culture dominanti, i primi posti, l’onore del potere,
l’esercizio arrogante della sua
autorità, ma al suo interno si
riveste di umiltà e di spirito di
servizio nella fraternità di tutti
i suoi membri, nel rispetto dei
diversi carismi e delle varie
responsabilità. La forza della
chiesa non è né la sua organizzazione né i mezzi umani
di cui si serve né la brillantezza della sua cultura né il patrimonio artistico che ha finora
espresso né la solidità del suo
radicamento sociale, ma la
santità che le viene dal dono
dello Spirito e da ciò che il
evento valido per la pro
mozione della pietra
In una nota di alcune settimane or sono
abbiamo pubblicato il manifesto elettorale di Giovanni Paolo Vertu che raccomandava di scegliere per il delicato
compito dell’assemblea persone che fossero probe, colte, amiche dell’ordine e
del governo. Esaminando i risultati di
quelle elezioni, si scopre con un certo interesse che tra i 157 eletti nell’assemblea
dell’«arrondissement» di Pinerolo, beri
16 sono sacerdoti e 4 pastori valdesi II
numero dei sacerdoti è superato so amente da quello dei sindaci, che sono 8,
mentre i notai non sono che 15. A Villafranca, centro che non doveva avere una
popolazione particolarmente numerosa,
sono ben 6 i sacerdoti che vengono eletti a fronte dei due canonici di Pinerolo,
dèi due di Castagnole, mentre Perosa,
Villar, Bricherasio, Volverá, Pinasca e
Prarostino ne hanno uno ciascuno.
Altrettanto curioso è rilevare che i pastori provengono due dalla vai Pellice
(Ben di Torre e Rostan di Bobbio), e due
dalla Valbalsiglia (Alessandro Rostaing
IL FILO DEI GIORNI
INCARICHI
di Villasecca e Giovanni Rodolfo Peyran
di Pomaretto, moderatore), mentre i pastori delle chiese della vai Chisone non
si candidano. I sindaci vengono eletti a
Pinerolo, Cumiana, Cantalupa, Oliva,
Volverá, Perosa, San Giovanni, Villar
Pellice, Porte, Bobbio, Torre, Traverse,
Prarostino, Cavour, Bricherasio, None,
Mentoulles e Piossasco e i vicesindaci a
Pragelato, Cumiana, Osasco e Bricherasio. Tra i valdesi Cipriano Appia, commissario di polizia, e Pietro Geymet, sottoprefetto, vengono eletti nella circoscrizione di Pinerolo.
Nei territori dove la popolazione valdese è presente con una percentuale consistente, cioè all’interno del vecchio
«ghetto». Torre Pellice fa la parte del
leone, con 12 eletti, tutti valdesi, ad eccezione di Giuseppe Alfas, ufficiale del
genio in pensione. Anche Jean Daniel
Peyrot viene eletto in quanto già membro del Consiglio generale del dipartimento. Da San Germano viene Giovanni
Isacco Durand, commerciante; da Perrero Giovanni Battista Roux, notaio; da
Prarostino il sindaco, Giovanni Rostagno; da Bobbio, oltre al già citato pastore Rostan, Stefano Rostagno, proprietario e Giacomo Lausarot, sindaco; da Villar Lorenzo Salvay, negoziante, insierne
e Giovanni Giraudin, sindaco, e Giorgio
Reymond, curato; dalla Valbalsiglia ne
vengono 4 e precisamente i già menzionati Peyran moderatore e Rostaing pastore a Villasecca, insieme a Filippo Richard, consigliere municipale e Giovanni
Enrico Frayria proprietario.
Ancora una volta si assiste a una distribuzione assai diversa tra le varie
chiese valdesi, che pure si considerano
come un unico corpo, probabilmente per
la diversa conformazione geografica.
mondo stima debolezza».
Un’attenzione particolare viene riservata alla catechesi,
che deve essere disponibile a
eventuali esperienze di collaborazione. Tale catechesi non
va pensata solo per i giovanissimi, ma viene raccomandato alle comunità un programma di evangelizzazione
e di catechesi anche per adulti, «tenendo conto delle esigenze di un popolo composto
in gran parte da giovani e
adulti che hanno richiesto e
ricevuto i sacramenti della
iniziazione cristiana per ragioni di convenienza sociale
e per tradizione culturale, ma
non hanno superato lo stadio
di una religiosità generica o
dell’indifferenza e del soggettivismo morale».
Nella sua omelia, mons.
Giachetti ricorda che «si avvicina il giorno in cui dovrò
rimettere il mio mandato secondo le norme vigenti della
chiesa». Vent’anni di servizio
nella diocesi di Pinerolo lo
hanno visto impegnato con
tenacia per un rinnovamento
della chiesa sulla base della
Sacra Scrittura, con una sfida
lanciata non soltanto alle comunità cattoliche ma anche
alle comunità valdesi. Certo,
accanto a queste straordinariamente belle aperture, rimane la constatazione che ci si
muove all’interno di un mondo di pensiero su cui da parte
valdese rimangono molte riserve. Nella lettera pastorale
del vescovo viene sottolineato che nel 1997 vi saranno
due avvenimenti importanti a
cui la diocesi parteciperà:
l’assemblea ecumenica di
Graz su «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita»
e il Congresso eucaristico nazionale a Bologna. È difficile,
per una sensibilità protestante, mettere sullo stesso piano
questi due avvenimenti.
il prossimo numero de
«L’eco delle valli» porterà la data del 10 gennaio 1997
6
PAG. Il
POMARETTO: LA MINORANZA NON VA AL CONSIGLIO — Annunciata via fax, al Consiglio comunale di Pomaretto dello scorso 17 dicembre, si è fatta notare la mancanza della minoranza consigliare. Alla base della scelta di
non partecipare ai lavori l’eccessivo accentramento nella
giunta dei livelli decisionali e la limitata possibilità di intervento da parte del Consiglio. La rapida riunione ha fra l’altro portato a votare due deleghe alla Comunità montana; la
prima per la gestione dei servizi socio-assistenziali e la seconda per una convenzione con la Lega del cane di Bibiana.
BOBBIO PELLICE: I SERVIZI ALL’USL 10 — Col voto
contrario della minoranza il Consiglio comunale di Bobbio
Penice ha deciso venerdì 20 dicembre si affidare all’Usi 10
la gestione dei servizi socio-assistenziali. I costi di un affidamento alla Comunità montana (come hanno fatto gh altri Comuni tranne Bricherasio) sarebbero, secondo la maggioranza,
troppo elevati. A seguito di un intenso dibattito è stato messo
a yerbale un impegno ad esaminare in prospettiva la possibilità di un ritorno alla delega alla Comunità montana.
FERROVIA: INCONTRO AL MINISTERO — Su iniziativa dell’on. Giorgio Merlo, si è svolto venerdì 20 dicembre
un incontro con il sottosegretario ai Trasporti, Sorriero, a
cui ha partecipato anche il consigliere regionale Bellion,
circa i ventilati tagli alla linea ferroviaria Pinerolo-Torre
Pellice. Sul tappeto le scelte della Finanziaria (che vuole tutelare le linee secondarie) e quelle delle Fs (che sembrano
invece voler tagliare in questo settore). «Abbiamo ricevuto
rassicurazioni - dice Giorgio Merlo - sul futuro della linea;
anche il progetto di collegamento transfrontaliero a cremagliera ha suscitato un certo interesse». Continua intanto la
mobilitazione dei pendolari che stanno raccogliendo firme a
sostegno di una richiesta di potenziamento delle linea.
PIANO ASSUNZIONI DELLA PROVINCIA — La Provincia di Torino ha presentato al ministero della Funzione
pubblica una proposta di piano assunzioni per il 1997: sulla base delle proposte dei dirigenti e dopo un confronto
con i sindacati sono state proposte le assunzioni di 100
laureati e di 200 diplomati da impegnare in particolare nel
settore ambiente e nella politica legata al territorio.
APERTO IL TESSERAMENTO SOCI ALIDADA —
L’associazione culturale cinefonim Alidada di Pomaretto
ha dato inizio al tesseramento; le tessere sociali costano
10.000 lire e danno diritto a ottenere sconti sui biglietti dei
concerti di «Musicanti, musica popolare e dintorni» e sulle
quote di partecipazione ai corsi di fotografia e di conoscenza e degustazione del vino previsti da Alidada per la
prossima primavera, a partecipare a incontri e proiezioni
video di vario genere, come il festival Cinemagiovani e ad
essere informati sulle attività culturali della zona. Il tesseramento è comunque obbligatorio per fare l’abbonamento
al cinefonim che inizierà a gennaio. Si possono acquistare
le tessere presso la Biblioteca comunale di Villar Perosa,
tutte le sedi di corsi o spettacoli Alidada e il negozio Foto
ottica Ganglio in piazza Marconi a Perosa Argentina.
PROGETTO DI INCREMENTO DELLA CANTINA SOCIALE DI BRICHERASIO — Le comunità montane
delle valli Pellice, Chisone, del Pinerolese e del Po hanno
presentato un proposta di rilocalizzazione e incremento
della produzione della Cantina sociale di Bricherasio, al fine di una valorizzazione delle attività agricole locali. Per
portare a termine l’operazione, le Comunità montane hanno fatto richiesta alla Regione di 750 milioni, come previsto dal progetto speciale integrato, sostenuto dal finanziamento previsto dalla legge regionale 28/92.
PRESENTATO IL BILANCIO PREVENTIVO 1997 DELLA PROVINCIA — Il bilancio preventivo della Provincia
per il 1997 ha chiuso con 434 miliardi a pareggio (296 per
spese di funzionamento, 64 per investimenti, 73 per le spe.se in conto terzi); nella colonna delle entrate sono in forte
aumento quelle derivanti da tributi diretti (che passano dal
28% del ’96 al 40,3 del ’97) con un corrispondente calo dei
trasferimenti dello stato, che scendono da 189 a 164 miliardi. Per gli investimenti si provvederà contraendo mutui per
43 miliardi, emettendo Buoni ordinari provinciali per oltre
8 miliardi e utilizzando risorse correnti per 10 miliardi (la
situazione economica del bilancio ’97 presenta infatti un
avanzo pari a tale cifra). Le spese correnti ammonteranno a
281 miliardi di cui 109 p>er il personale.
E Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 27 DICEMBRE
Valli Chisone e Germanasca
La Comunità montana
si prepara ai Mondiali
LILIANA VIGLIELMO
LUSERNA; INAUGURATA LA NUOVA SCUOLA MEDIA — Con una grande partecipazione di cittadini, di amministratori e di ragazzi curiosi di vedere la loro nuova
scuola, è stata inaugurata sabato 21 dicembre la nuova
scuola media «Edmondo de Amicis» di Lusema San Giovanni. Attesa da anni (la scuola in cui si sono svolte fin qui
le lezioni porta la data del 1936), la nuova scuola offrirà alla popolazione studentesca di Lusema spazi adatti, laboratori e aule luminose.
Una nutrita serie di punti
all’ordine del giorno ha
caratterizzato la seduta del
Consiglio della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca venerdì 20 dicembre. Tra le deliberazioni di
routine, due mozioni hanno,
rivestito un carattere più marcatamente politico: l’appoggio ai minatori della Luzenac
che chiedono di riavere il
trattamento pensionistico dovuto a chi svolge un lavoro
particolarmente gravoso in
sottosuolo e ai lavoratori della Cascami Seta, minacciati
di licenziamento.
Ha raggiunto la soluzione
definitiva il riparto del contributo di 100 milioni che la
Comunità montana destina al
trasporto degli alunni della
scuola dell’obbligo: si è tenuto conto dell’incidenza dei
costi del trasporto rispetto al
bilancio complessivo del Comune e del contributo ricevuto dalla Regione, a condizione che il contributo assegnato
ad ogni Comune non superi la
somma effettivamente spesa.
In due soli casi si raggiunge
la parità, ma si tratta dei Comuni di Salza e Massello che
hanno il minor numero di
alunni trasportati ed entrate
piuttosto scarse.
È anche stata approvata la
bozza di convenzione con
l’Ausl 10 per il trasferimento
alla Comunità montana del
servizio socio-assistenziale.
La quota a carico dei Comuni
è di 17.000 lire prò capite e
dovrà essere versata in due
rate, a giugno e a dicembre.
Ancora pieno di incognite il
futuro della piscina di Perosa
Argentina: il presidente della
Comunità montana sarà commissario straordinario per altri sei mesi, l’attività e le tariffe rimarranno quelle dell’anno in corso. La spesa prevista per l’adeguamento delle
strutture alle norme di sicurezza e il rifacimento delle
parti rovinate ammonta a 700
milioni.
Un anticipo su programmi
predisposti per il prossimo
mese di febbraio, come contorno alle gare di sci del Sestriere, è stato fornito dagli
assessori Bounous e Bourlot.
L’associazione «Ousitanio vivo» preparerà un video sulle
valli Chisone e Germanasca,
in seguito vi sarà un nutrito
programma di manifestazioni
folcloristiche e musicali, che
impegneranno gruppi locali,
cori e corali. I tre Comuni
dell’alta valle saranno attrezzati per le visite turistiche:
Pragelato con il museo delle
genti alpine, Usseaux con il
riadattamento del forno e del
mulino e Fenestrelle con il
forte illuminato. Il programma verrà comunque presentato a gennaio in ogni dettaglio.
In ultimo si è ancora parlato dell’acquisto dei mezzi attrezzati, che prevede una spesa di 520 milioni; l’appalto è
andato a vuoto perché le ditte
concorrenti non avevano le
condizioni richieste, perciò
sarà necessario ripetere nuovamente la procedura.
Primo Consiglio comunale a Pinerolo
Seduta polemica
DAVIDE ROSSO
.-T> isogna lavorare tutti
M w I
con spinto propositivo, perché siamo tutti dichiaratamente impegnati a fare di
Pinerolo una città migliore».
La consigliera Anna Bermond (a cui è toccato il compito di presiedere inizialmente il Consiglio) ha introdotto
con queste parole il primo
Consiglio comunale di Pinerolo dopo le elezioni amministrative, che si è tenuto lunedì
16 dicembre alla presenza di
un folto e interessato pubblico. Quello di lunedì è stato
tutt’altro che un Consiglio
tranquillo in cui l’aria delle
recenti elezioni non era ancora totalmente dimenticata.
Dopo aver provveduto alla
nomina di Armando Piccato,
consigliere della lista Progetto Pinerolo, come presidente
del Consiglio comunale con i
voti di tutti i gruppi politici
ad eccezione della Lega Nord
che avrebbe voluto che tale
carica fosse assunta da un
rappresentante della maggioranza, il Consiglio si è confrontato sul programma presentato dal sindaco, Alberto
Barbero, così come prevede il
nuovo statuto comunale.
Il programma, che peraltro
ricalca le linee di azione già
espresse da Barbero nel corso
della campagna elettorale, vede tra le priorità il problema
dell’occupazione, la lotta all’evasione, la prosecuzione
dei progetti iniziati dalla pas.sata amministrazione. «L’idea
è quella di un Comune per il
cittadino - ha detto il sindaco
di Pinerolo - un Comune però
non solo erogatore di servizi,
ma un’istituzione democratica
dove ha una grande importanza la partecipazione». Indicate
le deleghe per i diversi assessorati il 12 dicembre il sindaco ha inoltre assegnato una
delega per il concorso ippico
e per la creazione deH’Agenzia di promozione turistica al
consigliere Angelo Distaso
(già assessore allo Sport nella
passata amministrazione).
Diverse le critiche al programma che si sono levate
dai banchi dell’opposizione
che lo ha bocciato unanimemente. Duri gli interventi di
alcuni consiglieri della minoranza come Pietro Rivò (lista
Insieme per Pinerolo) che dopo aver attaccato il Polo («di
nuovo nella destra non c’era
proprio nulla») e l’alleanza di
maggioranza («non si capisce
come il Pds e Rifondazione
abbiano fatto ad allearsi con
la lista Dini») ha giudicato il
programma del sindaco «condivisibile, ma una cosa sono
le affermazioni e un altro
conto è metterle in pratica».
Duro anche l’intervento di
Stefano Drago (Lega Nord)
per il quale «sono cambiati i
burattini ma non i burattinai».
In generale comunque la critica che arriva dalle opposizioni è quella di un’eccessiva
genericità: «È un programma
a livello elettorale non a livello amministrativo» a detto Elvio Rostagno (Ppi). La maggioranza ha risposto parlando
di un programma che necessariamente non può scendere
in tutti i dettagli, ma che dà
una cornice allo spazio in cui
realizzare i progetti.
Su tutto il territorio (iella Ausi 10
Gratuita la chiamata i
«118» per l'emergenz)
Dal 16 dicembre tutta la
popolazione dell’Ausi 10 (46
Comuni comprese le valli
Chisone, Pellice e Germanasca) per ogni necessità legata
all’emergenza sanitaria potrà
comporre il numero telefonico unico e gratuito « 118» e la
Centrale operativa regionale,
dislocata a Grugliasco, farà
intervenire l’ambulanza libera più vicina o, in casi di particolare gravità, le postazioni
di soccorso avanzato: la prima di queste a partire è quella
dislocata a Pinerolo presso il
Pronto soccorso dell’ospedale
Agnelli.
Il nuovo importante servizio per il Pinerolese è stato
avviato dall’Ausl 10 dopo
aver ricevuto dalla Regione
Piemonte la relativa autorizzazione e il finanziamento
necessario e dopo la sottoscrizione, avvenuta il 13 dicembre, della relativa convenzione con la Croce Verde
di Pinerolo, associazione che
gestirà la parte operativa con
mezzo di soccorso, barelliere
e autista. L’Ausl 10 utilizza i
fondi ricevuti assicurando i
medici necessari, i farmaci e i
presidi sanitari e attrezzando i
luoghi di stazionamento dei
mezzi 24 ore al giorno, nonché finanziando la nuova
convenzione che, per la postazione di Pinerolo, è stata
stipulata con la Croce Verde,
come si è detto, la quale percepirà un apposito rimborso
per le spese e l’ammortamento del mezzo impiegato e per
le attività di propria pertinenza, compreso il turno a rotazione dei militi volontari e
dei barellieri.
Di fatto l’avvio del servizio
di soccorso avanzato « 118» a
Pinerolo rappresenta la fj,
sperimentale di un progej
molto più ampio messo a p^.
to dall’Ausl in collaborazL
con l’assessorato alla Sante
in particolare con il Conso^
Piemonte emergenza, che pj
vede dai primi mesi del l)5j
un «ombrello» di coperti|
per l’emergenza su tutto ilt|
ritorio di competenza, conpt
stazioni di soccorso avanzjj
a Perosa Argentina, ToiJ
Pellice, Pragelato (speriniaj
tale per 6 mesi) e recentetnej
te a Vigone.
La popolazione del Pinep
lese e valli avrà enormi vai
taggi, soprattutto in terminij
qualità dei servizi forniti: 'i
tanto un coordinamento def
chiamate attraverso il nume»
unico e la relativa centrai
operativa, poi la possibilità!
utilizzo dell’ainbulanzal
soccorso avanzato, che noni
limiterà al solo trasporto!
emergenza ma porterà pralii
camente parte della rianinii
zione direttamente sul posloj
dove arriverà l’intera équiptj
Il mezzo sarà dotato anche |
un defibrillatore e di un moii!
tor per rianimazione, e del nei
cessarlo per un intervenll
qualificato immediato.
Le postazioni di soccorsi
territoriale che presto si aji
giungeranno a quella appelli’
avviata a Pinerolo sono dish
cate in modo da coprire tutti
46 Comuni dell'Usi (che di
1° gennaio saranno 47 coi
Sestriere), in tempi di percori
renza non superioii ai 20 minuti anche per le localiti
montane più decentrate, dove
però resta determinante aache l’utilizzo dcll’eliambilanza, specie durante il periti
do di innevamento.
;ta
Solidarietà
tra chi?
Non saranno certo sfuggite
le immagini della visita dei
segretari sindacali al papa,
con tanto di genuflessioni e
bacio dell’anello, o di personaggi di potere che fanno la
fila per un’udienza in San
Pietro. Non c’è dibattito televisivo che affronti qualche
problema sociale senza la
partecipazione di almeno un
prete, il quale in nome della
sua chiesa distribuisce giudizi
e indica la strada della verità.
Le cose non sono di certo diverse sul piano locale: la notizia dell’eiezione di un sindaco viene puntualmente affiancata dall’elenco dei vari «padri spirituali» che l’hanno e
lo accompagnano nel tragitto
terrestre.
Un tempo era consuetudine
l’incoronazione dei potenti da
parte del papa, oggi lo stesso
atto simbolico non viene ripetuto in forme diverse? È poi
così diverso il fine di chi dà e
di chi riceve l’unzione cattolico romana? Quale caratteristica ha questo connubio tra politica e cattolicesimo? Da una
parte intellettuali e pensatori
si interrogano sul presente e
lo collocano nel postmoderno,
dall’altra da una prima lettura
pare che chi governa la società sia interessato piuttosto
a garantirsi un posto in prima
fila per le celebrazioni del
giubileo.
Questo è di certo solo l’aspetto più vistoso del comportamento in politica, spesso si
scambia per strategia ciò che
invece è conseguenza di uni
revisione del l’agire politico!
dei suoi valori. La creazione
dell’Ulivo ne ha di certo accelerato il processo, e i cocchieri dell’operazione di revisione sembra seguano attentamente le tecniche di governo
consigliate dai gesuiti Botem
e Ribadeneyra.
La laicità è stata una bandiera per la sinistra, un valore
che ha accompagnato le richieste di maggiore democrazia, ha fondato nuove proposte per una riforma scolastica
seria, ampi .settori del mondo
cattolico la riconoscevano come una giusta esigenza per la
comunità civile; oggi pare essere relegata, quando compare, all’ultimo posto nei prO"
grammi dei politici.
I termini più usati in questi
programmi sono solidarietà e
volontariato, una sorta di contenitori che accomunano visioni diverse e principi contrastanti. C’è da domandarsi
la solidarietà tra chi? La spiy
gazione viene forse dal termine che immancabilmente l’aO'
compagna: sacrificio. Anche
per il volontariato è spesso
difficile capire quanto sia fuO'
zionale al controllo sociale e
quanto sia un metodo di espiazione delle colpe: viene n
sospetto che sia più finalizzo;
to alle esigenze confessionali
che rispondente all’etica dello
responsabilità. Questi sono
al
cuni elementi che evidenzilo
come oggi più che mai sia importante riaffermare la necessità di una forza politica autenticamente laica.
Entr
fatt
nee per
zione e
tare un’
anche t
sempre
contro c
vere tui
frontars
(o più ri
(o men
di noi, I
tato me;
comuni
tubile. 1
no esse:
per le i
tura, sp
versi ec
più pei
abitudi
del gru
(anche
be evit
altre p
prender
valori,
consap
modo I
davven
Entra
sciando
testo al
un gra
come I
passa c
alla SCI
essere
dà la p
una pe
che si
ricreare
che si è
si può
a inter
nascere
una COI
sti. Le
dicano
compc
nulla d
na è d
viene si com
godevi
deve c
era gir
compi
ricomi
eia vo
Mauro Meytre - Pomaruim
perse
come
butii
colla
tare
che
vizi
te e
zioii
l’oc
se
Polla
Villar
Ospe
M i
OFl
7
^tfNERDI 27 DICEMBRE 1996
PAG. Ili
ínzi
nta la fjj
Proge|
lesso a pn
iaboraziojj
Ila Sanit|(
1 Consoni
^a, chepij
si del 155|
copertili,
tutto liti,
iza, coiipj.
•o avanzn
ina, Tori
(sperimeli
ecentemeii
del Pinem
normi vai
1 termini Í
forniti: ii
nento deli
> il numeri
a centrai
rssibilità^
»ulanzai
che noni
asporto!
•terà prati
a rianimi
sul postai
ma équipe
;o anche!
li un morie, e del ne
nterventi
ito. j
i soccor*
.'Sto si agi
Ila appe®
sono dish
prire tuttif
d (che di
IO 47 COI
di percoli
i ai 20 mie localitl
trate, dove
mante an’eliambate il perio
iza di una
politico e
creazione:
certo acI, e i cecie di revi10 attentai governo
iti Boterò
in questi
idarietà c
ta di coninano vicipi coti’
riandarsi
’ La spif
lai termiente rat0. Anche
è spesso
0 sia fun
sociale e
ido di e: viene il
finalizza;
iessionali
tica della
1 sono aldenziatio
ai sia imla neceslitica au
omaretto
DIBATTITO
^anziano
nella comunità
E Eco Delle valli
Incontro «a tutto campo» con il senatore di Pinerolo Elvio Passone
Istituzioni: attenti alla confusione dei ruoli
JUDITH K. ELLIOTT____
Entrare in una comunità
fatta di persone eterogenee per storia, status, educazione e cultura può rappresentare un’occasione di crescita
anche a 80 anni. Tendiamo
sempre a difenderci dall’incontro col diverso. Si può vivere tutta la vita senza confrontarsi con chi è più povero
(o più ricco), con chi ha di più
(o meno) strumenti culturali
di noi, con chi la vita ha trattato meglio o peggio di noi. In
comunità il confronto è inevitabile. Tutte le abitudini devono essere passate al vaglio sia
per le imposizioni della struttura, spazi diversi e orari diversi eoe., ma anche e forse di
più per il confronto con le
abitudini degli altri membri
del gruppo. Dover assistere
(anche se spesso si preferirebbe evitare) a dei conflitti tra
altre persone, costringe a
prendere coscienza dei propri
valori, porta a una maggiore
consapevolezza del proprio
modo di essere. Può essere
davvero un nuovo inizio.
Entrare in una comunità, lasciando !a propria casa e contesto abitativo, significa fare
un grande cambiamento. E
come quando un ragazzino
passa dalla scuola elementare
alla scuola media; il fatto di
essere visto con occhi nuovi
dà la possibilità di diventare
una persona diversa da ciò
che si era prima. Se si vuole
ricreare negli altri l’immagine
che si è avuta in precedenza lo
si può fare, ma se si è disposti
a interagire con gli altri può
nascere una nuova identità. In
una comunità si è molto esposti. Le nuove conoscenze giudicano la persona in base ai
comportamenti quotidiani,
nulla del carattere della persona è dato per scontato, come
viene visto dipende da come
si comporta qui e ora: se fuori
godeva della stima di tutti, ora
deve conquistarla; se prima
era giudicata male per azioni
compiute in passato qui può
ricominciare, se ne ha la forza
e la volontà.
Infatti capita spesso che
persone descritte dai familiari
come depresse, ingrate e scorbutiche si rivelino gentili e
collaborative, pronte ad accettare con gratitudine i servizi
che ricevono e a rendere servizi a altri. L’uscire anche fisicamente dal proprio ambiente e dai meccanismi di relazione creati in passato, offre
l’occasione per riflettere, per
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa; tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249 - day ospitai
ottenere la necessaria distanza
dalle cose e dalle persone per
operare un vero e proprio
cambiamento. Segue anche un
cambiamento nei confronti
dei figli e parenti in generale.
Forse per la prima volta nella
vita la persona si trova a essere circondata dalle cose e dalle persone che hanno rappresentato una responsabilità: pulire la casa, fare la spesa, stare
dietro alle richieste dei figli
anche se ormai grandi, può essere un modo per fuggire dai
propri pensieri; stare lontano
da casa permette di prendere
le distanze da tutto e da tutti.
È chiaro che si viene a creare un vuoto, che normalmente viene considerato negativo ma in molti casi è proprio questa condizione che
permette di riconsiderare tutti
i rapporti e stabilire delle
priorità diverse. Per esempio,
i figli sono equidistanti mentre prima forse era uno di loro a dominare nella routine
e dunque anche nello spazio
dei pensieri. C’è il tempo per
pensare a ciascuno; questo
avviene in un ambiente neutro
dove i richiami di tutta una
vita vissuta sono quelli del
cuore e non quelli rimandati
da oggetti e da spazi fisici.
In una società come la nostra che nega la morte e di
conseguenza la preparazione
alla morte, si può creare il clima utile perché questo possa
invece avvenire. La distanza
dalle cose materiali è di per
sé, per quanto dolorosa, il primo passo. Le nostre cose materiali ci danno sicurezza anche se sappiamo che non possiamo portarcele dietro, ma ci
distraggono e ci confondono
rispetto a quello che abbiamo
nel cuore. Ed è con il cuore,
con le emozioni che dobbiamo fare i conti: fare il bilancio della propria vita non può
fermarsi alla conta degli oggetti posseduti o degli affetti
vissuti per forza di abitudine.
Si dice che per morire bene
non bisogna lasciare cose in
sospeso. Se ci sono conflitti
irrisolti bisogna affrontarli.
Bisogna però avere lo spazio
vuoto intorno per liberarsi dal
superfluo, per non perdersi
nei dettagli. Certo anche in
una casa di riposo è possibile
evitare se stessi. È possibile
passare la giornata sparlando
degli altri, cosa che succede
spesso: proiettare le parti negative di noi stessi sugli altri
non conosce età. Di solito è
chi sta fisicamente (o mentalmente) peggio di noi a attirare le maggiori critiche: ancora una volta l’attacco è la miglior difesa. Valutare gli altri
è sempre un valutare noi stessi e più siamo rigidi nel fissare i criteri di valutazione, più
duri siamo con noi stessi.
DEC€KAÌI€NI
VINCCNIC CACRECA
Via Bert, 2-10066 TORRE PELLICE
Tel. 0121- 932641
Beurop assistance
soccorso seri
SERVIZIO
24 ORE SU 24
soccorso stradale
GEYMONAT VALDO
OFF. TEL; (0121) 73868021160-NOT.EFES'nVQTEL (0121)71984
80UJM)
VIEROE
OFFICINA AUTORIPARAZIONI - ELETTRAUTO
ASSETTO RUOTE - TESTER MOTORI
Via S. Pietro vai lemina. 44 Tel. 73868/321160 PINEROLO (TP)
PIERVALDO ROSTAN
Le elezioni di aprile hanno
determinato, nel Pinerolese, l’elezione di due parlamentari dell’Ulivo, un Ulivo
talvolta irrequieto, progetto
politico che ha sempre bisogno di nuova linfa e di occasioni di riflessione. Al Senato
la nostra zona è rappresentata
da Elvio Passone, noto a tutti
per la sua precedente attività
di magistrato e per questo definito da alcuni «uomo prestato alla politica». È possibile fare un bilancio dopo
questi primi mesi di attività?
«L’insieme delle nostre istituzioni - afferma il sen. Passone - presenta forti distorsioni; nessun potere fa quello
che gli è tipico ma fa qualcosa
di un altro potere: il governo
legifera (in sei mesi il Senato
ha approvato pochissime leggi e ha invece convertito in
legge moltissimi decreti governativi; ci sono decreti che
sono arrivati alla 24“ edizione). D’altra parte il governo
legifera perché in Parlamento
non ne è in grado; c’è un’elevata faziosità, opposizione
preconcetta. Il Parlamento alla fine si trova ad assolvere un
ruolo di amministrazione; la
stragrande maggioranza dei
parlamentari ritiene di dover
assolvere prioritariamente alla
funzione di “parlamentare di
collegio”. Un eletto dovrebbe
avere sostanzialmente tre funzioni: quella di competenza,
quella di indirizzo politico e
quella di collegio. Parlamentare di competenza, secondo
me, dovrebbe essere la funzione tipica: si arriva a Roma
con qualche competenza specifica e si cerca di fare il meglio in quel particolare setto
re. Il deputato di collegio è
quello che fa da mediatore
con le esigenze che emergono
dal territorio che l’ha eletto;
moltissimi svolgono questo
ruolo. Accanto a questo di solito viene esercitata un’attività
“di movimento”, cioè costituzione di comitati, denunce, dibattiti che hanno pochissimo a
che fare con il proprio impegno di legislatore. A queste
storture si aggiunge la magistratura che produce effetti
politici a seguito delle proprie
iniziative. La recente sentenza
della Corte Costituzionale,
ponendo la mannaia sui decreti legge ha bloccato questa
attività impropria del governo: il problema è, ripeto, la
difficoltà del Parlamento a legiferare. In questo senso è essenziale la riforma istituzionale».
- In questo quadro si situa
l’attività del senatore Passone, parlamentare di competenza, per usare la sua definizione, e perciò approdato alla commissione Giustizia...
«Gli esperti veri, nelle rispettive materie sono davvero
pochi; anche nella commissione Giustizia si lavora molto
sull’onda dell’emotività e su
sollecitazioni di quanto accade nel Paese. Personalmente
ho partecipato al lungo dibattito sulla riforma del reato di
abuso d’ufficio da parte dei
pubblici amministratori; ho
cercato di oppormi a quella
sorta di depenalizzazione che
è stata poi realizzata per le
pressioni unanimi dai due
fronti. Mi sono poi impegnato
parecchio sulla questione della separazione delle carriere;
le molte posizioni si sono poi
ritrovate intorno ad un disegno di legge che io ho redatto.
Questo disegno di legge
parte dalla considerazione che
la separazione delle carriere
sia un evento negativo perché
rischia di portare il Pubblico
ministero fuori dalla cultura
delle legalità; sia accettabile
una distinzione di funzione
come uno dei capitoli che
compongono l’innalzamento
della professionalità della Magistratura: per questo si insiste
molto sull’istituzione della
scuola della Magistratura».
- Tornando al Parlamento,
qual è il peso delle lobby?
«Devo dire che provo una
certa sorpresa nel vedere nei
corridoi delle persone di cui
ignoro l’identità ma i cui effetti poi sento; talora sono
lobby buone; il parlamentare
non potendo essere competente su tutto è bene che
ascolti degli esperti di un determinato argomento e inoltre
riceviamo molta corrispondenza che ci segnala problemi inerenti un argomento in
discussione».
- Nelle scorse settimane è
stata approvata la riforma
Bassanini sulla pubblica amministrazione; qual è la rilevanza di quell’atto?
«È un provvedimento di
grandissima importanza. Oggi
si parla molto di federalismo;
in realtà c’è un forte bisogno
del rilancio delle autonomie e
di forte semplificazione. Alcuni aspetti potranno andare
in vigore al più presto; certo
dovrà farsi strada anche un
“cultura dell’autonomia” che
credo voglia dire anche “cultura della responsabilità”. Sono da un lato contento, dall’altro preoccupato allorquando un’amministrazione comunale potrà fare sostanzialmente quello che vuole senza essere controllata».
- Anche se la sua scelta
privilegiata pare essere quella del parlamentare di competenza, è indubbio che ogni
eletto riceva molte sollecitazioni su problemi locali...
«Effettivamente è così; mi
è parso subito di dover interpretare questo ruolo non tanto come di colui che riceve
raccomandazioni, richieste
personali, ma come di una figura che può essere punto di
coordinamento dei vari enti
che operano sul territorio. In
questa prospettiva sono partito dal fatto che il Pinerolese
ha bisogno di un serio progetto di rilancio: Giorgio Merlo
ed io abbiamo messo la viabilità al centro della nostra
azione per sbloccare la questione del completamento
dell’autostrada; ritengo che il
problema si sia sbloccato.
Analogamente vorremmo che
la ferrovia possa essere potenziata puntando anche su
quel progetto, appena abbozzato, di collegamento con ferrovia di montagna col Queyras; tutto questo nelTipotesi
di un rilancio economico e
produttivo della nostra zona».
Nelle Chiese Valdesi
-- r 1
GRUPPO MADAGASCAR — Domenica 29 dicembre alle 20,30 a Maniglia, al Centro di incontro, proiezione
diapositive con il gruppo che ha visitato
il Madagascar.
CAMPI INVERNALI AD AGAPE
— Dal 1“ al 5 gennaio campo di formazione sul tema «Giocare, giocarsi», sul
gioco e l’animazione. Il 2° circuito mette a disposizione delle borse per sostenere quanti vorranno partecipare a questo campo.
POMARETTO: CONCERTO DI
NATALE — Sabato 28 dicembre alle
21 nel tempio di Pomaretto concerto natalizio delle corali della vai Germanasca
e della vai Chisone.
MONITORI I CIRCUITO — Sabato 11 gennaio alle 16,30 incontro a Torre Penice per i monitori e le monitrici
delle scuole domenicali.
COLLETTIVO TEOLOGICO «G.
MIEGGE» — Incontro alle 17,30 nella
sala della chiesa di San Secondo, domenica 12 gennaio.
ANGROGNA — Martedì 31 dicembre al Serre alle 20,45 culto di fine anno
con cena del Signore. Domenica 5 gennaio alle 15 alla sala del capoluogo la
corale offre, in particolare alle persone
anziane, un pomeriggio fraterno di canti
natalizi e popolari. Martedì 7 gennaio,
alle 20,30, riunione quartierale a Pradeltorno. Venerdì 10 geiinaio, alle 20,30,
riunione nella scuola grande del capoluogo per discutere sulla situazione della «Rocciaglia».
BOBBIO PELLICE — Domenica
29 dicembre culto in francese presieduto
dal pastore Aldo Comba. Domenica 5
gennaio alle 10,30, nella sala, culto di
inizio del nuovo anno con Santa Cena.
Martedì 7 gennaio, alle 20,30, riunione
quartierale al centro.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica 29 dicembre, alle 9, culto
agli Aitali; alle 10 culto alla sala Albafin. Martedì 31 dicembre alle 21 culto di
fine anno alla Sala Albafin.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì
31 dicembre culto alle 20,30. L’Unione
femminile si ritrova martedì 7 gennaio.
Riunione quartierale giovedì 9 gennaio
alle 15 località Baissa.
PINEROLO — Domenica 29 dicembre, alle 10, culto con Santa Cena. Mercoledì 1° gennaio, alle 10 culto di capodanno.
POMARETTO — Domenica 29 culto a Pomaretto alle 10. Martedì 31, alle
20,30 nel tempio, culto di fine anno con
Santa Cena.; alle 22 incontro fraterno
all’Eicolo granfio. L’Unione femminile
si riunisce mercoledì 8 gennaio a Pomaretto e venerdì 10 a Inverso; inizio ore
14.30. Lunedì 6, ore 20, riunione ai
Masselli; mercoledì 8 gennaio, ore 20,
riunione ai Pons.
PRALI — Mercoledì 1° gennaio, alle
10.30, culto di Capodanno. Incontro di
lettura dell’Apocalisse mercoledì 8 gennaio alle 20,30 al presbiterio.
PRAMOLLO — Domenica 29 culto
al presbiterio alle 10. Mercoledì 1° gennaio alle 10 culto al presbiterio con cena
del Signore.
PRAROSTINO — Domenica 29 dicembre alle 10 culto di fine anno nel
tempio di San Bartolomeo. Mercoledì 1°
gennaio, alle 10, nel tempio di San Bartolomeo, culto di Capodanno con Santa
Cena e partecipazione della corale. A
partire da domenica 5 gennaio il culto si
terrà nella sala del teatro invece che nel
tempio
RORÀ — Domenica 29 dicembre,
alle 10, culto nella sala M. Motel. Martedì 31 dicembre nella sala del teatro, il
gruppo cucina organizza un cenone di
Capodanno. Prenotazioni presso Luciana
Motel, tei. 93118. Studio biblico giovedì
9 gennaio alle 20,30 nella sala Motel.
SAN GERMANO — Domenica 29
dicembre alle 10 culto normale. Martedì
31 dicembre, alle 20,30, culto di fine
anno con Santa Cena.
SAN SECONDO — Martedì 31 dicembre alle 20,30 culto liturgico di fine
anno con Santa Cena. Mercoledì 1° gennaio 1997, alle 10, culto di Capodanno.
Riunione quartierale giovedì 9 gennaio
ai Barbé, alle 20,30.
TORRE PELLICE — Domenica 29,
alle 9,30, culto ai Coppieri; alle 10 culto
al centro; alle 10,30 culto agli Appiotti
con S. Cena. Martedì 31 dicembre, alle
21, nel tempio del centro, culto con Santa Cena. L’Unione femminile si incontra
domenica 5 gennaio alle 15 con Laura
Nisbet che terrà una conversazione sul
lavoro diaconale. Riunione quartierale
martedì 7 gennaio alle 20,30 all’Inverso.
Culto serale: riprende in forma nuova il
culto serale, che durerà circa 50 minuti,
e si svolgerà a partire da venerdì 10 gennaio alla Casa unionista alle 18.
VILLAR PELLICE — Martedì 31
dicembre, alle 20,30, culto di fine anno
con cena del Signore; durante il culto
verranno ricordati gli atti liturgici della
chiesa nel corso del 1996. Riunione
quartierale il 10 gennaio, alle 20,30, al
Serre. Sabato 11 gennaio, alle 17, nella
sala unionista primo incontro per ragazzi e bambini dagli 11 ai 18-19 anni per
creare insieme a Cristina Pretto, che da
anni dirige il coretto di Torre Pellice, un
gruppo di canto e di musica.
VILLAR PEROSA — Domenica 29
alle 10 culto al convitto. Mercoledì 1°
gennaio, alle 10, culto al convitto.
VILLASECCA — Martedì 31 dicembre alle 20 culto di fine anno ai
Chiotti seguito da agape fraterna. Domenica 5 gennaio alle 10 culto di inizio
anno ai Chiotti. Martedì 7, ore 20, riunione a Serre Marco. L’Unione femminile si riunisce il 9 gennaio alle 14,30.
8
PAG. IV
E Eco Delle "\àlli "^àldesi
_______VENERDÌ 27 DICEMBRE 19% i ^^ERDÌ
Ricette di Gisella e Walter Eynard
Un libro racconta
Cantica cucina
PIERVALDO ROSTAN
.."I^nciulin di mostardele», «Prustinenga valdese» «Salam murson e rape
fritte»: sono solo alcuni dei
numerosi piatti tipici le cui ricette sono contenute nel libro
«Supa barbetta e altre storie...». Gisella e Walter Eynard, titolari del rinomato Flipot di Torre Pellice, dopo
averle raccolte, riprodotte in
centinaia di occasioni nella
cucina del loro ristorante,
hanno infine deciso di rendere pubbliche le «loro» ricette
attraverso questo libro, edito
da Vivalda e presentato nei
giorni scorsi, che lo stesso
Walter Eynard ci illustra.
«L’idea iniziale è nata dal
piacere che abbiamo sempre
avuto, Gisella ed io, nel riscoprire vecchie storie riguardanti la cucina raccontate da personaggi della valle.
Nella nostra valle si incontrano storie e piatti che altrove
non si trovano; l’amicizia
con Mario e Teresa Dalmaviva ha fatto il resto: abbiamo
voluto fotografare una realtà
culturale che rischia di scomparire e che noi abbiamo avuto la fortuna di vivere direttamente».
- E un libro di storia locale, e di tante ricette, talvolta,
come le storie, raccolte qua e
là nella valle...
«Abbiamo cercato di mantenerci fedeli all’origine, ma abbiamo anche voluto presentarle in modo che tutti oggi possano cercare di riprodurle».
- C’è sempre un tocco di
fantasia, quasi di mistero,
dietro la realizzazione di una
ricetta culinaria...
«lo credo che il “tocco” sia
semplicemente quello di “pulire” il piatto: è difficile realizzare un prodotto come veniva fatto cent’anni fa; dobbiamo ridurre le calorie, cercare di utilizzare solo prodotti
locali e usare meno grasso».
- Esiste una concreta possibilità di trovare materie
prime in valle, in modo continuativo ed in quantità?
«Abbiamo in valle chi ha
ripreso determinate produzioni; penso al grano saraceno, ad un mais lavorato in
modo naturale, ai formaggi
che rappresentano una caratteristica della valle: ci sono
“sairas del fen” e tome veramente unici».
- Il fatto di avere a Pinerolo una scuola come l'Alberghiero rappresenta un momento di formazione anche
sulla cucina tipica oppure offre ancora una formazione
esclusivamente tradizionale?
«Proprio da quest’anno c’è
l’idea di fare un programma
specifico per i due anni terminali, improntato a incontri
ùiSCLLA c Walter Eynaro
f E ALTRE STORIE...
LA CUCINA DELLE VALLI VALDESI
con persone del settore. Io
credo che 1 ristoranti, come
determinati negozi, possano
essere anche una vetrina della
valle, e in qualche modo anche uno stimolo alla valorizzazione di determinate produzioni».
- Il ristorante Flipot è uno
dei pochi a comparire anche
sulla famosa «Guida Michelin»; che cosa rappresenta
questo risultato?
«Sicuramente è un motivo
di grande soddisfazione; si
tratta di una forma di riconoscimento del nostro lavoro e
di un premio per le nostre
scelte».
Gisella e Walter Eynard: Supa barbetta e altre
storie... Torino, 1996, Vivalda, pp 125, £ 15.000.
ricordi di un pastore emerito
Le visite a Prarostino
GUIDO RIVOIR
Quando ero pastore a Prarostino, fra la prima e la
seconda guerra mondiale, vi
era l’abitudine di fare la colletta per la chiesa nelle famiglie una volta l’anno. Il pastore, accompagnato dall’anziano del quartiere, visitava tutte
le famiglie e la visita era annunciata al culto domenicale
precedente. Era una bella occasione per visitare tutte le famiglie parlando di problemi
che ognuno aveva, ma... vi
era un pericolo. A Prarostino
si coltiva la vigna e in ogni
casa si offriva, un bicchiere di
vino, poi prima che me ne andassi, un secondo bicchiere
con la .solita frase: «Vu ndà pà
via sop»), nel senso che ci
vuole un bicchiere per ogni
gamba. Immaginatevi visitare
da venti a trenta famiglie bevendo una cinquantina di bicchieri... Conscio del pericolo,
premettevo sempre che pur
essendo di origine prarostinese ero astemio (ed era vero) e
ciò significava un lavoro in
più alle signore che mi offrivano il caffè. Tutti furono
comprensivi tranne un signore
che, quando mi accomiatai
dopo aver cortesemente rifiutato il vino, mi disse: «Lei
non ha onorato la mia casa,
non mi vedrà mai nella sua (il
tempio) la domenica».
Ricordo ancora i giovani
che si mobilitarono per la costruzione della saletta di San
Bartolomeo collettando alberi
che portavano a Pinerolo per
trasformarli in assi per il pavimento, e ricordo ancora la generosità del podestà di San
Secondo, che allora aveva fagocitato il Comune di Praro.stino, quando mi convocò e
per ordine del prefetto mi
chiese di far propaganda per
dar l’oro alla patria: col mio
carattere impulsivo molto imprudentemente gli risposi che
se si trattava di costruire
scuole o ospedali lo avrei fatto volentieri, ma non per
bombardare. Lui mi guardò e
disse: «Io dirò al prefetto che
ho adempiuto ai suoi ordini
ma lei non ripeta fuori quello
che ha detto a me», prova che
gli italiani non erano tutti fascisti, e fra i miei parrocchiani
non lo era quasi ne.s.suno.
Valli Chisone e Germanasca
I luoghi di lavoro
nel Pinerolese
FRANCO CALVETTI
iniziato il 14 dicembre
scorso il ciclo di incontridibattiti «Aspetti di vita e cultura delle valli Chisone e Germanasca», organizzato dal
Centro culturale valdese e
dalla Comunità montana con
sede a Perosa Argentina. Il
presidente del Centro culturale, Giorgio Tourn, ha aperto
la T edizione degli incontri
(iniziati nel marzo del 1990)
ricordando l’obiettivo che ci
eravamo dati: presentare e discutere insieme quegli aspetti
della vita e della cultura passata e presente nelle nostre
due valli che ci possono aiutare a capire meglio come impostare il programma di «sviluppo sostenibile», in una valle che conosce oggi difficoltà
di identità e di prospettive.
Un programma ricco e molto stimolante dal titolo «I luoghi del lavoro nel Pinerolese»
ci ha introdotti in una serie di
tematiche molto pertinenti
agli obiettivi che ci siamo dati
in tutti questi anni nel promuovere gli incontri. Era presente l’assessore alle Risorse
culturali della Provincia, Walter Giuliano, che ha presentato a grandi linee il progetto
del suo assessorato tendente
alla valorizzazione della «cultura materiale» del territorio.
Il progetto quadriennale prevede la realizzazione di un inventario dei «luoghi d’interesse» in modo da creare una rete di informazione prima e di
definizione sociale, turistica,
economica poi. I progetti, secondo l’assessore, vanno portati avanti in una doppia prospettiva: quella di avvicinare
la gente alla cultura del territorio (si parla di riappropriazione) e quella di lavorare per
un pacchetto di proposte vendibile all’esterno.
Gino Barai, della Comunità
montana, anche avvalendosi
di suggestive vedute delle vallate, ha ripercorso i risultati
dell’impegno che la Comunità
montana ha profuso in questi
anni: il progetto «Miniere»,
che sta diventando sempre più
visibile e fruibile, l’attrazione
numero uno delle nostre valli
è rappresentata da queirimponente complesso che è il
Forte di Fenestrelle, la peculiarità di tanti musei valdesi
disseminati in bassa valle. Oltre a presentare le tappe di
questo itinerario che dovrà
portare all’apertura (si spera il
più presto possibile) del Museo dell’industria tessile a Perosa, le due relatrici non hanno mancato di lanciare appelli
sia alla gente perché riconosca in quel museo un pezzo
importante della storia dei lavoratori e lavoratrici di Perosa
e di Pomaretto, sia alle istituzioni pubbliche perché sostengano con opportuni incoraggiamenti (anche di natura
economica) l’iniziativa che,
nata dal basso, deve trovare
conferma nella rete di musei
attivi che si va creando. Una
vera soddisfazione è data dal
fatto che Perosa e Valli sia già
inserita nell’itinerario della
via della seta messo a punto
dalla prof. Patrizia Chierici.
Clara Bounous, che ha «legato» i vari interventi, ha assicurato che il suo assessorato in Comunità montana intende porre la massima attenzione nel seguire e incoraggiare tutte le iniziative avviate, contribuendo per la parte
di sua competenza alla realizzazione di un Ecomuseo diffuso che si presenti come associazione di strutture indipendenti ma correlate fra loro, tese tutte all’obiettivo comune di concorrere in maniera attiva e vincente all’esaltazione del patrimonio ambientale e culturale.
Consiglio regionale del Piemonte
Per le politiche
di cooperazione
Il Consiglio regionale ha
chiesto alla Giunta di impegnarsi nel proprio bilancio di
previsione, a partire dal
1997, a destinare lo 0,025%
dello stesso (circa 6 miliardi)
in favore di politiche di cooperazione con i paesi in via
di sviluppo, dove ancora la
sofferenza per denutrizione e
le malattie colpiscono ogni
giorno centinaia di milioni di
persone. Con questa iniziativa, la Regione auspica di collaborare con Comuni e Province, che hanno deciso di
utilizzare lo 0,8% del proprio
bilancio per politiche di aiuto
al Terzo Mondo.
La mozione tocca un problema urgente: la situazione
di disparità tra Nord e Sud si
sta infatti aggravando, come è
stato messo in evidenza nel
vertice mondiale della Fao tenutosi a Roma il mese scorso.
Negli ultimi 30 anni le nazioni con il 20% di popolazione
ricca hanno aumentato la
quota di Pnl mondiale dal
70,2% all’82,7%, mentre
quelle più povere hanno visto
crollare la loro quota dal 2,3
all’1,4%. In più, all’interno di
cia.scun paese esistono ancora
profonde disparità tra indivi
dui ricchi e poveri che questa
rilevazione basata sul reddito
prò capite non riesce a mettere in luce (in Brasile, ad
esempio, il 20% di ricchi riceve 26 volte il reddito del
20% di poverissimi). Come
se non bastasse il Nord, con
un quarto della popolazione
mondiale, consuma il 70%
dell’energia del pianeta, il
75% dei metalli, l’85% del
legno e il 60% del cibo, mentre la sovraproduzione alimentare degli Stati Uniti e
dell’Europa induce alla vendita sottocosto dei prodotti
sovvenzionati ed economici
dei paesi poveri, spesso mettendo in posizioni di svantaggio o escludendo del tutto dal
mercato i produttori locali.
Senza considerare l’enorme
uso di pesticidi, in gran parte
vietati in Occidente, a cui
l’Organizzazione mondiale
dell’agricoltura obbliga i paesi in via di sviluppo.
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari'
tei 0121-40181.
m
28 dicembre, sabato — PINEROLO: Nella chiesa di San
Domenico, alle 21, concerto del
gruppo Ensemble Hypnos, musiche di Marais, Bach, Gorelli.
L’ingresso è a offerta libera, il ricavato sarà devoluto alla copertura delle spese dei giovani musicisti e al sostegno del progetto
della Missione Brasile.
28 dicembre, sabato — BIBIANA: Nella chiesa parrocchiale, alle 21, concerto della
Corale baiolese di Baio Dora, un
gruppo sorto trent’anni fa nel
Canavese per dedicarsi alla ricerca e raccolta della tradizione orale, che collabora anche con alcune scuole per far conoscere ai
giovanissimi la realtà culturale
locale. Ingresso gratuito.
28 dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle 21, concerto del coro
Monte Massone della vai Strona
presentato dalla corale Badia vai
Chisone. Le offerte saranno devolute alla ristrutturazione della
Casa delle diaconesse.
30 dicembre, lunedì — BOBBIO PELLICE: Alle 21, nella
sala polivalente, gospel e musica
leggera del gruppo «Tranneuno».
Ingresso gratuito.
2 gennaio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
21, nella palestra comunale, concerto della filarmonica San Bernardino di Bricherasio.
3 gennaio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Presso la sede dell’Associazione
«Arcobaleno», via Roma 41, a
partire dalle 20,30 serata di diapositive «Immagini di animali
della vai Pellice», con estrazione
finale dei premi della lotteria.
3 gennaio, venerdì — ANGROGNA: Nel tempio valdese
del Serre, alle 21, concerto di
canti popolari e tradizionali delle
valli con il coro «Les Harmonies». Ingresso gratuito.
4 gennaio, sabato — LUSERNETTA: Presso le scuole
elementari alle 21 musiche e balli occitani del gruppo «Mouzico
e dansa d’oc». Ingresso gratuito.
4 gennaio, sabato — ANGROGNA: Presso la biblioteca
comunale, alle 14, inizia il corso
di patchwork, che si svolgerà in
sei lezioni; alle 16,15 inzierà invece il corso «bambole e pupazzi
di pezza», con cadenza settimanale, che terminerà l’8 febbraio.
Per informazioni rivolgersi a Valeria Fusetti, tei. 0121-944405.
5 gennaio, domenica — VILLAR PELLICE: Nel tempio, alle 21, insieme di flauti con Sergio Bounous, David e Piero Ceste, Davide Sanson e Ivan Vollero. Ingresso gratuito.
6 gennaio, lunedì — PERO
TORRE PELLICE — Il cine
ma Trento ha in programma, venerdì 27, ore 21,15, Le onde del
destino; sabato 28, ore 20 e
22,10, domenica 29, ore 18, 20 e
22,10 e lunedì 30, ore 21,15, Michael Collins; domenica 29, ore
16, Balto (cartoni animati).
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 27
e sabato 28; Ritratto di Signora;
domenica 29 (16, 18,30, 21) e lunedì 30, ore 21 Michael Collins;
martedì 31 (ore 21) e mercoledì
1° gennaio (15, 17, 19, 21) Una
promessa e una promessa; giovedì 2, ore 19,30 e 21 I muppets
nell’isola del tesoro; venerdì 3 e
sabato 4, ore 21, Trainspotting;
domenica 5, ore 14,15, 16,30,
18,45, 21 Tin cup; da lunedì 6
(15, 17, 19, 21) a giovedì 9 (feriali ore 21) A spasso nel tempo.
BOBBIO PELLICE — Saba
to 28 dicembre, alla sala polivalente verranno posti in visione,
alle 20,15, Flipper e alle 22 Two
much.
PINEROLO — La multisala
Italia propone, alla sala «Scento», fino al 3 gennaio II gobbo
di Notre Dame; feriali 20,20 e
22.20, prefestivi 20,20 e 22,30,
festivi 14,30,16,30, 18,20, 20,20,
22.20, A seguire Sono pazzo di
Iris Blond di Carlo Verdone. Alla sala «2cento», fino al 3 gennaio, è in visione DaylightTrappola nel tunnel; feriali 20 e
22.20, prefestivi 20 e 22,30, festivi 15, 17,30, 20 e 22,20. A seguire Fantozzi, il ritorno.
SA ARGENTINA: Termina,
presso la palazzina mostra della
Comunità montana, la personale
d’arte di Paola Lusso.
8 gennaio, mercoledì — pj;
ROSA ARGENTINA: Presso la
sede della Comunità montana
via Roma 22, dalle 16,30 alle
18,30, terzo incontro per il corso
di formazione per gli insegnanti
sull’orientamento scolastico sul
tema «L’orientamento alle scelte: uno strumento per gli insegnanti». Relatrice Paola Bosa,
del Ciofs di Cumiana.
8 gennaio, mercoledì — P],
NEROLO: Per il cinefórum
proiezione di «Eloise la figlia di
D’Artagnan», regia di B. Tavernier, al cinema Ritz alle 20,45.
9 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Per l’Unitrè, alle
15,30, alla Casa valdese, confe.
renza del dottor Danilo Mourglia
sul tema «Lo strumento “cerve!
lo” istruzione per l'u.so».
10 gennaio, venerdì — P£.
ROSA ARGENTINA: Presso la
sede della Comunità montana,
via Roma 22, alle 16,45 perii
corso «Leggere il territorio» incontro sul tema «Gli Escartons»,
relatore Alex Berton.
10 gennaio, venerdì — TORINO: Alle 18, nella sala valdese, incontro della scuola di pace
«E. Balducci».
10 gennaio, venerdì — PINEROLO: Presso il Teatro Incontro alle 20,45 va in scena il
recital «Milly voce noti urna», di
e con Raffaella De Vita.
11 geimaio, sabato — PINEROLO: Alle 21,30 a Stranamore,
via Bignone 89, concerto del
gruppo «Perturbazione», rock
moderno con il sapore de! sixty.
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 DICEMBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Naz. 29, tei. 51017.
MERCOLEDÌ is GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261.
DOMENICA 5 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
81205.
LUNEDÌ 6 GENNAIO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei.
51017.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 29 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031.
MERCOLEDÌ GENNAIO
DOMENICA 5 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374.
LUNEDÌ 6 GENNAIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
L'Eco Delle Valli Valdesi
Viadei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422: fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisteriana Mondovì
Una copia L. 2.000
II
nel t(
GUAI
La frati
italiani
nelle chic!
nanzitutto
de comuni
stante i eh
le sltuazio
che negli i
essersi rin
la nostra
una fede \
sto di mi
Uruguay,
Argentina
uio. Esse
quelle pai
che esser
minoranz
indios, gl:
del paes
olandesi,
svizzeri, e
compone
difendere
cità 0 chi
stmggere
moderno :
e la difficc
nostri fra
sorelle st:
vogliono
sentarsi
deU’Evan
cietà. Ant
da un cep
sono prati
nari delle
che non i
cità da dif
Nelle ir
abbiamo
lavoro e i
comunità
ne princi
era sempi
monianz;
coloro chi
ne valdes
so 1 valdei
riti. Una
disincarr
blemi de
in cui si \
incidere r
quotidian
Credo t
pazione s
glbile del
desi, a oj
figli e Agl
storia. D
zione in
passati qi
storia prt
chiati tui
almeno ii
valdese v
a un «poi
l’apporto
viene da
con noi li
sta fede
suta in n
preoccu{
delle sof
che ti cir
de ha un
una stori
rare. Dal
alla Rifot
verso i r
impari a
de con il
mi si co
bota: or
divisione
stra stori
Rifornì
non re
Italia (
studia:
rioplai
capito!
Tutt
sono V
crete,
fra lor
sono il
todic
le riop
fi a no
vantoi
veniva
sone,
fievàni
cogno
E poi
elberi
9
27 DICEMBRE 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
erraina
:tra delh
»ersonale
i — PE. ■
Presso la •
lontana,
'>30 alle
' il corso
'Segnanti '
stico sul ,
'Ile scel- I
gli insela Bosa, I
ì - PI. I
leforuni |
figlia di I
Taver- !
10,45. j
— TOR.
itrè, alle
confe
►lourglia
“cervel
— PE
’resso la
lontana,
5 per il
irlo» inlartons»,
— TO
a valdedi pace
— Piatro Inscena il
ima», di
PINE
n amore,
■rto del
», rock
! sixty.
IASCA
estiva:
I. 81154
liIBRE
eia De
51017.
NAIO
irmacia
coni 6,
lAIO
rmacia
) I, tei.
IO
eia De
79, tei.
31000
01454
istiva:
UBRE
li: Parma 19
MAIO
AIO
eia Inaud 8,
IO
FerraI 83/4,
1355
598790
;si
jrolo
831
409
lente
/60
idi
vi
I Racconto di un viaggio tra i valdesi delTUruguay
La faternità oltre POceano
Il legame tra fede e storia si esprime in un'identità inserita a pieno titolo
nel tessuto sociale. L'importanza delle relazioni familiari mantenute nel tempo
CLAUDIO PASQUE!______
La fraternità con cui noi
italiani siamo stati accolti
nelle chiese rioplatensi è innanzitutto simbolo di una fede comune, che resiste nonostante i chilometri, le lingue e
le situazioni sociali diverse e
che negli ultimi anni sembra
essersi rinsaldata. Come nella nostra realtà, si tratta di
una fede vissuta in un contesto di minoranza, sia nell’
Uruguay, paese laico, che in
Argentina, paese cattolicissimo. Essere minoranza da
quelle parti è molto diverso
che esserlo qui da noi: li le
minoranze pullulano: dagli
indios, gli abitanti originari
del paese, agli emigranti
olandesi, gallesi, tedeschi,
svizzeri, ecc., molte sono le
componenti che cercano di
difendere la propria specificità 0 che se la vedono distmggere da! modificarsi del
moderno stile di vita. La forza
e la difficoltà della ricerca dei
nostri fratelli e delle nostre
sorelle sta nel fatto che essi
vogliono innanzitutto presentarsi come testimoni
dell’Evangelo nella loro società. Anche se provengono
da un ceppo etnico occitano,
sono praticamente tutti originari delle valli valdesi, sanno
che non è questa la specificità da difendere.
Nelle molte chiese visitate
abbiamo spesso parlato del
lavoro e dei l’impegno della
comunità e la preoccupazione principale che emergeva
era sempre quella della testimonianza: aìl’esterno, verso
coloro che non sono di origine valdese, e aH’interno, verso i valdesi ciré si sono smarriti. Una testimonianza non
disincarnata, legata ai problemi del momento storico
in cui si vive, preoccupata di
incidere nella realtà della vita
quotidiana.
Credo che questa preoccupazione sia il segno più tangibile del fatto che tutti i vaidesi, a ogni latitudine, sono
figli e figlie di una medesima
storia. Dalla prima emigrazione in .Sud America sono
passati quasi 150 anni, ma la
storia precedente ci ha marchiati tutti indistintamente,
almeno in tre modi: 1) essere
valdese vuol dire appartenere
a un «popolo» non chiuso all’apporto di gente nuova che
viene dall’esterno a vivere
con noi la stessa fede; 2) questa fede non può essere vissuta in modo settario, senza
preoccuparti delle miserie e
delle sofferenze del mondo
che ti circonda; 3) questa fede ha un passato, delle radici,
una storia che non puoi ignorare. Dal valdismo medievale
alla Riforma, passando attrayerso i roghi e le sconfitte,
inipari a coniugare la tua fede con il mondo presente. E
lai si consenta una piccola
upta: ormai la tradizionale
divisione in tre parti della nostra storia (il Medioevo, dalla
Riforma al 1848, dopo il 1848)
non regge più. Credo che in
Italia dovremmo imparare a
studiare la storia dei valdesi
Boplatensi come un quarto
capitolo della nostra storia.
Tuttavia la storia e la fede
sono vissute da persone con^t^te, che hanno dei legami
ha loro, e i legami familiari
®nno il simbolo più immedia1° di come i fratelli e le sorel•e rioplatensi si sentano lega' 3 noi. Ogni volta che arrivat^arno in una nuova comunità
''univamo circondati da per^'^ne, mai viste, che ci chie3v&no quali fossero il nostro
P fihpme e il luogo d’origine.
,P°i, tentavano di risalire gli
dnri genealogici per vedere
Il tempio di Dolores
se fosse possibile ristabilire
dei contatti. Queste relazioni
familiari credo vadano trattate con rispetto e non con sorrisi di sufficienza, perché sia
la fede che la storia vissuta si
incarnano in persone fisiche,
concrete. E quando una sorella o un fratello del Sud
America cerca il legame familiare che lo unisce a te, e magari scopri con gioia che questo legame esiste, tocchi con
mano come tu, piccola pedina sulla scacchiera del mondo, hai ricevuto da Dio un
compito ma anche degli aiuti, delle persone che camminano al tuo fianco.
Con questi fratelli e queste
sorelle abbiamo condiviso
molti momenti di intensa fraternità e di profonda gioia.
Impossibile enumerarli tutti,
ci rimangono in mente le occasioni di incontro con le famiglie e la comunità di Colo
nia Vaidense, la giornata passata a Dolores, la comunità di
Ombùes de Lavalle, Tarariras. Colonia Miguelete, Colonia del Sacramento, Rosario,
Colonia Cosmpolita, Juan Lacaze, Montevideo, La Paz.
ovunque siamo arrivati, siamo stati accolti, invitati a
pranzo, coccolati. Non potremo mai scordare l’impegno
profuso dai fratelli e dalle sorelle di Colonia Vaidense che,
oltre a organizzarci il viaggio
nelle varie comunità uruguaiane, hanno sempre fatto
sì che ci fosse uno di loro ad
accompagnarci. E così anche
gli imprevisti, come quella sera in cui il piccolo autobus su
cui viaggiavamo ha deciso di
esalare l’ultimo respiro, sono
stati facilmente superati.
Mi si permetta di concludere rievocando il viaggio di 5
giorni con 30 fratelli e sorelle
di Colonia Vaidense che ci ha
portato, in autobus, fino a
Santiago del Cile. Il solo viaggio di ritorno (no stop) è durato 33 ore (provare per credere); all’andata per fortuna
avevamo fatto una tappa a
Mendoza, ai piedi delle Ande.
Bisogna sottolineare che gli
emigranti di Mendoza e di
Santiago, avvertiti dalla «famiglia piemontese» di Colonia Vaidense, di hanno invitati (eravamo in 45) a due cene.
E poi il Cile, il palazzo della
Moneda, dove nulla ricorda il
colpo di stato e l’assassinio di
Allende, il violento contrasto
tra una povertà diffusa e una
ricchezza che traspare qua e
là in modo violento. La guida
che ci faceva visitare la città
di Santiago ci ha anche mostrato la «cattedrale protestante», perché ormai la città
è evangelica per il 14%. Sono
soprattutto presenti e diffusi i
pentecostali, che evangelizzano in continuazione.
Purtroppo al ritorno dal
viaggio in Cile abbiamo dovuto separarci dai valdesi rioplatensi, era arrivato il momento di rientrare. Mi rendo
conto di aver tralasciato molte cose, ma spero di avervi
trasmesso il profondo senso
di solidarietà con cui mi sono
legato alla parte sudamericana della nostra chiesa. E se
qualcuno decidesse che vale
la pena di intensificare i contatti, ospitare i nostri fratelli
e le nostre sorelle quando
vengono a trovarci, o di fare
un viaggio per andarli a trovare, sappia che ne vale davvero la pena.
(fine-ultimo di 3 articoli)
Conferenza alla Chiesa metodista di Milano
Il Vangelo e lo scopo della vita
MARINA SERRA
La Chiesa metodista di
Milano ha deciso di aprire ogni mercoledì sera il tempio per un ciclo di conferenze sul tema «Il Vangelo e lo
scopo della vita». Il relatore
per questo primo ciclo è Calogero Falcone, direttore della Libreria ecumenica che a
Milano ha due sedi (piazza
Missori e piazza San Babila).
Nelle librerie è possibile trovare una grande quantità di
libri non solo su protestantesimo, cattolicesimo e ortodossia, ma anche su ebraismo, Islam, sulle religioni
orientali, sul buddismo, confucianesimo, sui Veda, in un
assortimento di pubblicazioni veramente notevole.
Nei primi due incontri, nonostante il tempo inclemente, si è avuta un’affluenza di
circa 60 persone, grazie anche allo spazio che la stampa
cittadina ha riservato in cronaca. A Falcone, persona dotata di una preparazione «interreligiosa», è stata chiesta
una prima impressione sul
fatto che la grande maggioranza dei presenti fosse di
estrazione cattolica; dalle sue
parole è uscito un quadro
rappresentativo di un segmento della società milanese, etichettata come cattolica,
ma in posizione critica verso
la religione dominante. Queste persone, oggi senza famiglia, senza un contesto in cui
operare, se decideranno un
domani di avere un impegno
di fede nella loro vita, potrebbero trovare la nostra comunità pronta a accoglierle. Infatti molti oggi sentono la necessità di realizzare una trasformazione radicale della loro vita; per questo alcuni si
rivolgono alle religioni orientali; altri, che rifiutano il Magistero ma sentono di non
11 Comitato del
Rifugio Re Carlo Alberto
cerca
un/una direttore/direttora
evangelico/evangelica per la conduzione
dell’Istituto.
Inviare la domanda con dettagliato curri'
culum vitae a:
Presidente del Comitato
Rifugio Re Carlo Alberto
Loc. Musset, l - 10062 Lusema San Giovanni (To)
poter ricominciare da zero e
che l’arricchimento della
propria spiritualità non può
partire dal «fai da te», si rivolgono alle chiese evangeliche.
In queste prime serate, con
sano pragmatismo milanese.
Falcone ha legato le sue osservazioni al tempo in cui viviamo, riconducendo al messaggio cristiano tutti i collegamenti possibili. Interessanti le risposte a due domande, su Tangentopoli e sul
Giubileo. L’oratore ha richiamato la responsabilità dei
mass media, ebe dipingono
Milano come capitale di Tangentopoli, mentre il problema è diffuso dappertutto. Occorre poi un ricupero della
responsabilità individuale
anche sul piano del lavoro e
dell’economia: su questo il
messaggio che ci proviene
dal Nuovo Testamento è limpido, bisogna nascere di nuovo mediante conversione.
Sul Giubileo del 2000 le risposte sono state più articolate. Partendo dalle lettera di
Giuda (vers. 3, «combattere
per la fede perché la fede è
stata trasmessa per i santi») e
rifiutando un cristianesimo
esoterico, fatto di acquisizione di concetti e quindi di sicurezze (se uno segue l’Evangelo avrebbe la sicurezza
della salvezza). Falcone ha
indicato quale possibile risposta una frase di Paolo
«Provate ogni cosa, ritenete il
bene»; poi ha invitato tutti a
cogliere ogni occasione per
manifestare la propria presenza e la propria diversità,
ricordando che il cristianesimo non è nato nel XVI secolo
con la Riforma, ma con la
Pentecoste: bisogna pertanto
farsi carico di tutta la sua storia, nel bene e nel male.
Agenda
BRUSIO — Il Centro evangelico di cultura di
Sondrio e la Chiesa riformata di Brusio propongono una conversazione del pastore Peter Rudolf, già missionario e docente in teologia in Nigeria, che informerà, con l’aiuto
di diapositive e dati raccolti nel suo ultimo
viaggio in Nigeria, su «Nigeria. Islam e società». L’incontro
si svolge nella sala parrocchiale di Brusio alle ore 20,30.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 081-8465207.
ROMA — Alle ore 16, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12) il
gruppo Sae, nell’ambito degli studi su «Gesù
fondamento e meta del cammino ecumenico» propone un intervento del prof. Daniele
Garrone sul tema «Gesù e “le genti’’». In apertura riflessione biblica di Benedetto Tuzia. Tel. 06-5374164.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale con il patrocinio del Comune di
Santa Margherita, alle ore 17 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Vignalo 25, il pastore Stefano Fontana tiene una conferenza su «La Riforma radicale».
ROMA — Alle ore 17, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), in
occasione della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, si tiene un incontro di
preghiera del gruppo Sae sul tema «Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio (II Corinzi 5, 20)». Intervengono V. Benecchi,
I. Benedetti, E. Gente, J. Jonescu, C. Riva, B. Ruddock.
SANTA MARGHERITA LIGURE — Per gli incontri «Protestanti perché?», organizzato
dalla Federazione delle chiese evangeliche
in Liguria e Piemonte meridionale con il patrocinio del Comune di Santa Margherita, alle 17, alla Biblioteca civica «Amalia Vago» in
via Vignalo 25, la prof. Ninfa Raggi Quartino conduce un
incontro di lettura biblica sulla lettera di Paolo ai Calati.
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura
propone la conferenza «Graz 1997, seconda
assemblea ecumenica europea. Verso la riconciliazione, terra promessa, terra sconosciuta», che Paolo Ricca terrà presso la sede
del centro in via Malta 16 alle ore 21. Per
informazioni tei. 081-8465207.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 8,15 circa.
Domenica 29 dicembre (replica lunedì 6 gennaio) sarà trasmesso: Semi di speranza.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Chiesa battista di Mottola
Culto al femminile
per la Missione europea
Nella chiesa evangelica
battista di Mottola il culto di
domenica 1° dicembre è stato dedicato alla Missione battista europea, organizzato
come sempre dalle donne
dell’Unione femminile. La liturgia curata dalla sorella Pinuccia De Crescenzo ba offerto l’opportunità di ascoltare voci un po’ tremanti e altre
più sicure nell’alternarsi di
letture bibliche e informazioni sulla missione.
La meditazione a cura della
sorella Santina Speranza ha
messo in evidenza i problemi
che ci assillano quotidianamente e che viviamo poi da
anni. Persone segregate, abusi e violenze su bambini e
donne, il grave problema dello Zaire, omicidi e suicidi
sempre crescenti non fanno
altro ebe creare nella nostra
mente tanta confusione impedendoci di vivere una vita
serena e libera. E allora sopraggiunge la paura: paura di
affrontare la vita, di assumere
responsabilità, di non riuscire nella carriera, di non avere
abbastanza soldi, di sposarsi
e mettere su famiglia, di cadere nella droga, di essere
contagiati da malattie infettive, e cosi via. Il credente non
è esente da queste paure per
ché fa parte di questo mondo
e ne subisce tutte le avversità.
Ma nonostante i turbamenti,
le difficoltà, le paure, a queste persone Gesù non si stanca di ripetere «Non temere».
In mezzo al mondo della
paura risuona costantemente
l’affermazione di Gesù: «Non
temere, abbi solo fede». Sì:
«non temere» perché Gesù ha
già spianato la via che noi
percorreremo: «Solo abbi fede», fede in quel Dio ebe si è
sacrificato attraverso Gesù
Cristo sulla croce, prendendo
su di sé non solo tutti i nostri
peccati, ma anche tutte le
nostre paure, perché sappiamo di essere soli e sole, ma
c’è il Signore che ci guida, se
noi lo vogliamo.
La liturgia è stata rallegrata
dai canti gioiosi della raccolta
«Cantate all’Eterno un cantico nuovo». Questo culto è
stato poi condiviso anche
con la diaspora di Martina
Franca, la quale è sempre resa partecipe a tutti i programmi svolti dall’Unione
femminile. Le sorelle e fratelli
ci accolgono sempre con
simpatia ed entusiasmo, anche perché noi portiamo un
tocco di allegrezza con la nostra partecipazione e con i
nostri sorrisi.
10
PAG. 6 RIFORMA
Riforma
I mali della politica
Eugenio Bernardini
Cresce in noi la preoccupazione per i mali strutturali
che affliggono la politica del nostro paese. Mali che vengono da lontano, basta rileggere quanto scriveva nel luglio 1967 Giorgio Peyrot nella sua «Relazione annua
dell’Ufflcio legale del Consiglio delle chiese evangeliche e
della Tavola valdese» denunciando «lo scarso senso della
funzione di Stato avvertita e denunciata nello stesso ceto
dei funzionari e nella magistratura; un senso generalmente diffuso di insoddisfazione; il ripetersi degli scandali
grandi e piccoli ad ogni livello della vita pubblica del paese; un certo decadimento qualitativo della classe dirigente, forse anche una certa stanchezza per l’andamento
stesso delle cose, una non convincente gestione del pubblico denaro in certo settori; elementi tutti questi che generano malcontento, rilassatezza e indifferenza per i’andamento della vita politica del paese. Taluni severi interventi operati dallo stesso capo dello Stato in seno al Consiglio superiore della magistratura nello scorso luglio e in
occasione del messaggio augurale alTinizio dell’anno, sono un segno evidente che anche nelle sfere più elevate la
situazione generale non appare rispondente alle attese ed
alle necessità di rinnovamento di cui ü paese abbisogna».
Trent’aimi dopo, la situazione politica generale ci sembra, se possibile, ancora più confusa, temiamo anche per
come viene vissuta l’impostazione ormai bipolare della
politica italiana che sembra proporre ogni giorno due soli giochi: quello del non capirsi e non ascoltarsi e il gioco
degli schieramenti. Mi spiego; su qualsiasi argomento in
discussione è ormai una costante il gioco del non capirsi.
Non del non essere d’accordo, che è più che legittimo, ma
proprio quello del non capirsi. Si parla e si risponde su
piani diversi, spesso su questioni che andrebbero mantenute distinte, anche quando sono correlate tra loro. Questo gioco è causato soprattutto daUa volontà di proporre
solo le proprie certezze senza alcun reale desiderio di
ascolto, di ascolto vero, e di confronto. Così si tende a demonizzare l’avversario e a scatenare, praticamente su
tutto, guerre di ideologie o di religione.
Da qui il secondo gioco. La versione italiana del sistema
politico bipolare sembra acuire il vecchio vizio nostrano
della polemica sterile e gratuita e della spaccatura, prima
che sulle cose concrete, sulle pregiudiziali, sulle impostazioni dei problemi, proponendo agli italiani il gioco degli
schieramenti {o da una parte o dall’altra, senza sfumature, senza distinguo). Si genera così un clima cupo, astioso,
in cui l’intelligenza e il ragionamento sono mortificati
dalle molte grida e tifoserie contrapposte e in cui si tende,
quasi tutti, a uscire dai limiti del proprio ruolo. Il risultato
è che il cittadino italiano si sente sempre più in una Babele, non capisce, squalifica sempre di più la politica ma
non rinuncia a schierarsi. Solo che si schiera non dopo
una valutazione serena e complessiva dei contenuti della
proposta politica ma in nome di altri messaggi, di simboli,
di simpatie verso questo o quel leader.
Mali che vengono da lontano, dunque, e che possono
essere superati solo con un processo di moralizzazione o,
se si preferisce, di conversione della vita politica. Non solo
per quanto riguarda l’onestà materiale (la politica è chiamata a governare i processi economici e sociali, meglio se
nell’interesse comune, non a produrre arricchimenti illeciti), ma anche quella intellettuale. Come insegna Gesù,
che il parlare sia onesto (il sì sia sì, e il no sia no), che si sia
umili (non guardare solo la pagliuzza nell’occhio dell’altro, ma anche la trave nel tuo), e, come insegna il profeta
Geremia, che si preghi e si lavori per il bene della città,
«poiché dal bene di questa dipende il vostro bene» (29,7).
Finché tutto questo non si realizzerà, dovremo riconoscere che la politica come composizione civile degli interessi
e dei conflitti e come servizio svolto per il bene comune, al
di là della lodevole onestà e della lealtà di singoli individui, rimane un obiettivo ancora lontano.
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto. Jean-Jacques Peyronel, Pienraldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c, Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 49 del 20 dicembre 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 18 dicembre 1996.
venerdì 27 DICEMBRE
Una risoluzione dell'Onu chiede il disarmo
La coda avvelenata del nucleare
Nonostante le ripetute dichiarazioni di disarmo nucleare
i paesi dotati di quest'arma non vogliono rinunciarvi
GIORGIO NEBBIA*
Le chiacchiere sulla distensione internazionale
e sulla pace nascondono una
realtà ancora molto drammatica e preoccupante. Nonostante le ripetute dichiarazioni di disarmo nucleare, negli
arsenali delle grandi potenze
ufficialmente «nucleari» (Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina) e in quelli di
potenze minori come India,
Israele, forse altre ancora, ci
sono decine di migliaia di
bombe nucleari a fissione e a
fusione, con una potenza distruttiva mille volte più grande di quella di tutti gli esplosivi usati durante la seconda
guerra mondiale. L’esplosione, anche accidentale, anche
solo di una piccola frazione
di tali armi nucleari è sufficiente a spazzare via la vita,
non solo umana, in vaste zone del pianeta.
Originariamente pensate
come deterrente per evitare
uno scontro fra i paesi capitalisti e l’Unione Sovietica,
oggi le armi nucleari continuano a essere uno strumento di ricatto politico e militare e di violenza. La salvezza
della vita umana e della biosfera può venire soltanto dallo smantellamento totale di
tali armi; l'articolo VI del
Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (firmato e ratificato dalla maggior
parte dei paesi, anche nucleari) prescrive esplicitamente azioni per il disarmo
nucleare totale ma le grandi
potenze non hanno fatto, e
non vogliono fare, nessun
passo in questa direzione.
I paesi non nucleari, allora,
incalzati da decine di associazioni ambientaliste, pacifiste, nonviolente internazionali e da milioni di cittadini della Terra, che sollecitano
il disarmo nucleare, hanno
chiesto che intanto le armi
nucleari siano dichiarate illegali, come lo sono le armi
chimiche, biologiche e batteriologiche. Per questo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo un primo
tentativo fallito dell’ottobre
1993, nel dicembre 1994 ha
chiesto un parere consultivo
alla Corte internazionale di
giustizia sulla legalità delle
armi nucleari. A tale richiesta
si sono opposte, fortunatamente senza successo, le potenze imperiali e anche il governo italiano, allora di Berlusconi, Previti e Martino.
Hiroshima: dopo ia bomba
Nel 1995 la Corte internazionale di giustizia ha cominciato la consultazione e le audizioni dei paesi membro delle Nazioni Unite: anche in
questa occasione i paesi nucleari e, dietro di loro, il governo italiano, questa volta
quello di Dini e della signora
Agnelli, hanno sostenuto con
fermezza che le armi nucleari
sono perfettamente legittime.
Nel luglio 1996 la Corte internazionale di giustizia, a stretta maggioranza e sia pure con
alcune bizantine riserve, ha
espresso il parere che l’uso e
la minaccia di uso delle armi
nucleari sono illegali e, all’unanimità, ha ricordato
l’impegno per un disarmo
nucleare totale, contenuto nel
già citato articolo VI del Trattato di non proliferazione.
Per smuovere le acque la
Malaysia ha presentato, nel
novembre 1996, una proposta di risoluzione con la quale
l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite invita i paesi
membro ad avviare iniziàtive
concrete per il disarmo nucleare totale. Naturalmente
ancora una volta le potenze
nucleari hanno votato contro
e ha votato contro anche il
governo italiano, questa volta
di centrosinistra e verde, di
Prodi. È sbalorditivo che di
tale governo facciano parte
forze che si dicono cristiane,
che si dicono verdi e pacifiste, e forze di quella sinistra
che guidava, giustamente, i
cortei contro le armi nucleari
appena pochi anni fa. Per
fortuna il 14 novembre 1996
la risoluzione è stata approvata dalla Commissione disarmo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Il cammino verso il disarmo nucleare potrà avere
qualche successo, però, soltanto se continuerà senza tregua un’attenzione e mobilitazione sul più grande problema del nostro e del futuro secolo. Infatti, anche se venisse
avviato un concreto disarmo
delle attuali bombe nucleari,
restano giganteschi problemi
per la sistemazione e il controllo degli «esplosivi» nucleari, materiali altamente radioattivi, tossici e pericolosi,
che devono essere sottoposti
a controlli internazionali per
evitare la contaminazione radioattiva delle acque e degli
esseri viventi, per evitare furti
e contrabbando verso paesi o
gruppi criminali che cercano
di impossessarsene per fini di
ricatto politico o di soldi.
La coda avvelenata di mezzo secolo di corsa agli armamenti nucleari può essere
neutralizzata soltanto con
grandissimi investimenti e
sforzi e impegni di ricerca e
di lavoro per centinaia di migliaia di persone: chimici,
biologi, ingegneri, tecnici,
operai. La salvezza può venire soltanto da una diffusione,
nelle scuole, nei gruppi ecclesiali, nei partiti, nei sindacati, di una informazione e
pedagogia sui pericoli che
abbiamo di fronte, da una
continua e decisa protesta e
pressione, su questo e sui futuri governi, perché assumano una posizione autonoma
e coraggiosa per il disarmo
nucleare, nel nome della salvaguardia della vita.
* professore emerito di Merceologia e Ecologia: già deputato e
senatore della Sinistra indipendente.
Il caso O'Dell e il problema generale della pena di morte
Ora pensiamo a tutti i condannati
«La condanna a morte di
una persona, quale che sia il
crimine commesso contro
altre persone o contro la società, è sempre un’aberrazione, quindi sempre e comunque inaccettabile». Così inizia la dichiarazione che la
giunta della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
ha diffuso il 17 dicembre
scorso, nell’imminenza della
decisione che sarebbe stata
presa dalla Corte suprema
americana (la quale ha poi
sospeso l’esecuzione del
condannato Joseph O’Dell in
Virginia). La giunta della Fcei
si richiama al testo biblico
del «segno su Caino» (Genesi
4, 15) e sottolinea che, benché nella Bibbia esistano testi che di per sé non escludono la pena capitale, «la radicalizzazione del comandamento “non uccidere” ope
rata da Gesù dovrebbe costituire, per i cristiani, un dato
ineliminabile»: il testo infine
esprime tristezza per il fatto
che «un paese profondamente radicato nella Bibbia, come sono gli Stati Uniti
d’America, possa non solo
tollerare l’esistenza della pena di morte nel suo corpo legislativo, ma anche eseguirla». La giunta auspica che
prima della fine del millennio la pena di morte sia bandita dai paesi civili e basati
sui valori cristiani.
Dieci pastori delle chiese
evangeliche di Milano (avventisti, battisti, luterani, metodisti e valdesi) avevano nel
frattempo espresso al governatore della Virginia la loro
preoccupazione, rifacendosi
al testo di Proverbi 24, 11-12;
«Libera quelli che son condotti a morte (...); Se dici:
“Ma noi non ne sapevamo
nulla!” Colui che pesa i cuori,
non lo vede egli? (...) E non
renderà egli a ciascuno secondo le opere sue?».
La momentanea sospensione dell’esecuzione di
O’Dell, in attesa di valutare il
ricorso presentato dai suoi
legali, non deve far dimenticare che la battaglia è più
grande: il caso in questione è
particolare poiché alcuni elementi non recepiti dal dibattimento sembrano ora provare la non colpevolezza dell’
imputato. Il rifiuto della condanna a morte deve essere
netto tuttavia anche per quei
casi (la maggioranza) in cui
manifesta sia la colpevolezza
dell’imputato. Anche di fronte all’efferatezza non può esservi, per nessun credente,
giustificazione a un atto irreparabile e di arbitrio.
Araire
Protestantesimo liberali
L Centro n
mene os]
Inserito in una serie i
cata al progetto cultura^|“naio 19
della Chiesa cattolica, un aj, [jternaziona
ticolo di Antonio Staglia^ „vista dell
(24 novembre) denunciai .e-lo segna
carattere «privatizzato>.t esse che sui
moralistico in cui vive il fat| inazione e '
religioso in epoca «postino, io affronta
derna» (in proposito pagia| organiz
assai interessanti ha scritti nondiale m
mons. Paul Poupard, ndt)i rangelizzazi
«... il cristianesimo appare ri/ ni. L’Istitut
dotto a istanza moralizzatril lipartimenti
ce o riserva etica di una sol lei Consigi'
cietà incoerente: Gesù di Nal odista e si
zaret non può essere descritl aborazion
to come l’annunciatore dì eologica de
una idea di paternità e di unri ¡¡ty di Atlani
fratellanza universale; i Vani iresente co
geli, infine, sono presentabilj lenti e profe
come deposito dei classici lerale del
valori etici comuni (e mini-i (Proclamare
mi). Ma tutto questo rienti^ a a tutta la c
in una operazione cultural® iffrontato ii
che ha del sapore arcaico:! lunto di vi
protestantesimo liberale dell’j ¡vangeliche
800, infatti, l’aveva elaborate! nate a anni
come un emblema spirituale! o in paesi
e teologico. Ciò che si va^ ;attolica. Ev
poco a poco perdendosi è li laese a maj
forma cattolica del crederi ;a: quali pr
cristiano».
reco del chisone
Cattolici e valdesi
itrategie? qi
apporto fn
le e ecumei
Saranno
J lenti e prof
dei e paste
mia, Porto
che del settimanale pinerolel P^gna, Liti
se è stato anche direttore, M Irían
il punto sulla storia dei rapi 'erinania. (
porti ecumenici nella diocesi enunari s
di Pinerolo e sulle prospetti-j ^ologi e res
ve dei rapporti stessi, anchs I^^on
tenendo conto della scaden- r;ne
za rappresentata da Graz ’97.1 ’oratori di
L’articolo, sul numero delà 'finzzazion
dicembre, presenta una seii| mtrodc
di citazioni di passi biblici,® ®
testi storici (Gonne!) e di ara /ravisto un
ticoli di taglio ecumenico! j
(per esempio Paolo Ricca).* -uhi nelle d
Una considerazione interes-, Lerquant
sante viene svolta invece! ‘ Seminan
sull’origine del movimento ** evangeli
valdese; «Credo che da part^ ‘ominazioi
cattolica ci sia un pieno coni iscriver
senso con le conclusioni del-p"° l™ita
la storiografia valdese che I
linee fondanti della proposL.
e della spiritualità dei "Pove-}
ri di Lione” (...) siano statele: * ®
seguenti: 1) la riscoperta del’ ”
Vangelo (...) in lingua volgare; 2) la povertà vissuta comunitariamente; 3) la predicazione missionaria e itinerante; 4) il rifiuto della violenza. Si può dire, dunque¡
che Valdo ha preceduto:
Francesco d’Assisi (...). L’esi
to diverso fra la proposta val-l
dese e la proposta francescana si spiega con una diversa
attenzione da parte della
Chiesa cattolica».
ioni dei se¡
aente di ui
netterà ai i
> te nelle pr
luanto rig
netodisti e
li viaggio
leU’Istitutc
lista. Le c
imv inter
ontributo
Î10 a Ecumi
a al pasto!
Ricordiat
il manifesto
brade C,
Cattolicesimo anomalo
Un interessante articolo d
Michelangelo Notarianni
dicembre) sul nuovo bisognil
di «soggettività collettive» e i
culture dell’«agire solidale» di
prende le considerazioni cM
il Censis (istituto di ricerc|
sociologica di ispirazione ca1
tolica) fa a margine del sui
rapporto annuale: «“il secoli
del primato del soggetto (■•
sta probabilmente cedendo
passo a un periodo di minolj
vocazione aìl’onnipotenza srij
se stessi e sugli altri (...). Il P^'
tere e la morale si misurano
più nel permettere, nel condividere, nel prendersi cura delj
le cose (processi, luoghi l
nuovi soggetti che siano) vi|
via che essi si affermano”. '■
cultura cattolica, quella d’i
queste righe. Anche se tutt’al'f
tro che convenzionale (.■■)■
Non è una riflessione da far®
dietro gli steccati». Non si pU“
che condividere il commento :
e considerare lo stimolo. ‘
11
fedì 27 DICEMBRE 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
Incontro internazionale a Ecumene
Proclamare la Buona Novella
VALDO BENECCHI
liberale
: L Centro metodista di Ecu‘fie ded mene ospita dal 7 al 15
ttlturalj ennaio 1997 un seminario
un ai. jternazionale di formazione
'taglianj n vista dell’evangelizzaziolunciaj ,e' lo segnaliamo per l’inte
zzato»È ’ ' ----
veilfattj
<postmo.
u paginij
la scritte
rd, ndr);
ipparerii
■alizzatri|
i una sol
sù di Na|
e descri^
latore dii
i e di Uni
le; i Vani
ìsentabilij
i classici)
(e mini
0 rientij
culturali
ircaico: i|
itale del)
ilaboratoj
spirituale]
e si va
idosi è 1
1 crederi
ione
Jesi
ento de
Mercot
pinerolei
ettore, '
dei rap
a diocesi
irospetti-*
si, anch^
I scaden
ero delSÌ
una seriej
biblici, di
) e di arJ
imenico'
) Ricca)!
' Ínteres-,
1 invece
vimentó!
da partà
eno coni
doni deI-(
se che
ei "Pove
0 state le
perta del
ra volga*;
;suta cola predi
1 e itinelella viodunque,
eceduto
..). L’esi-i
)osta val-|
ancescaa diversa.
te della
to
ornalo
esse che suscita per la partejpazione e i temi che saran10 affrontati. Il seminario
■arà organizzato dall’Istituto
nondiale metodista per l’elangelizzazione e dall’Opceni. L’Istituto metodista è il
iipartimento più importante
lei Consiglio mondiale meodista e si avvarrà della colaborazione della Facoltà
ieologica deH’Hmory Univerlity di Atlanta (Usa), che sarà
iresente con numerosi stuienti e professori. Il tema gelerale del seminario sarà
(Proclamare la Buona Novela a tutta la creazione», e sarà
iffrontato in particolare dal
lunto di vista delle chiese
ivangeliche che sono chianate a annunciare l’Evange0 in paesi a maggioranza
attolica. Evangelizzare in un
laese a maggioranza cattolia: quali problemi? quali le
itrategie? quali sfide? quale il
apporto fra evangelizzaziole e ecumenismo?
Saranno presenti delegaioni dei seguenti paesi: stulenti e professori da Atlanta,
aici e pastori da Brasile, Poania, Portogallo, Slovacchia,
pagna, Lituania, Repubblica
eca, Irlanda, Inghilterra,
lermania. Gli argomenti dei
eminari saranno offerti da
eologi e responsabili di chicle. Si lavorerà nei gruppi di
itudio che saranno anche la
Graz ’97.* loratori di progetti di evan¡elizzazione. Ogni giornata
larà introdotta dalla meditazione e dalia preghiera. È
irevisto un giro turistico di
bma e la partecipazione ai
tltulti nelle clriese della città.
Per quanto riguarda l’Italia,
1 seminario è aperto a tutti
li evangelici delle varie delominazioni. È ancora possilile iscriversi anche se i posti
ono limitati. Si tratta certattente di un evento che pernetterà ai partecipanti di vi'ere un’esperienza molto aricchente anche in vista di
niziative di evangelizzaziole nelle proprie chiese. Per
luanto riguarda i battisti, i
netodisti e i valdesi le spese
li viaggio saranno a carico
lell’Istituto mondiale metolista. Le amministrazioni
linv intervengono con un
contributo per vitto e allog!Ìo a Ecumene.
L’adesione va subito inviaa al pastore Valdo Benecchi
(tei. 06-4814811, fax 064743695) oppure al direttore
di Ecumene, diacona Ornella
Sbaffi, presso il Centro (069633310, fax 06-9633947). Ai
delegati che partecipano al
seminario, il Cp Opeemi ha
inviato il seguente schema di
riflessione.
1) Storia del movimento
evangelico nel paese di cui si
tratta. IMomento storico delle
origini se risalente al tempo
della Riforma, quale storia attraverso la Controriforma, se
più tardivo, quali relazioni
intessute con altre presenze
evangeliche preesistenti: date
significative; ostacoli alla
espansione e successi.
2) Situazione attuale: a)
quantificazione della presenza odierna, rapportata al quadro generale nazionale e alla
chiesa maggioritaria, descrivendo se si tratti di chiesa di
stato o legata allo stato da regime concordatario, b) Qualità della presenza: rispetto
alla situazione socio-politica
del paese e ai suoi problemi:
nei rapporti con lo stato e le
leggi per quanto concerne il
libero esercizio del culto, l’accesso ai mezzi di comunicazione, l’istruzione scolastica,
le finanze; nei rapporti pratici
con la chiesa maggioritaria
per quanto attiene agli orientamenti e alle scelte che concernano l’intero paese; quali
collaborazioni con le altre
chiese evangeliche e, se ve ne
sono con movimenti di tipo
carismatico, fondamentalista
0 anche settarie; quale percezione critica del movimento
ecumenico in loco e mondiale e quale coinvolgimento in
esso: quali relazioni con
l’eventuale presenza di religioni non cristiane.
3) Valutazione di appartenenza e di similarità: Percezione ecclesiologica di sé: peculiare ai proprio paese e
quindi: a) slegata da più vasti
contesti territoriali; si riconosce solo nella generale realtà
confessionale protestante nel
più ampio senso della chiesa
universale, oppure b) si sente
parte di una comunione denominazionale nel mondo.
Individuazione di comuni caratteristiche e problemi di vita in paesi con situazioni sociologiche simili.
4) Presen te e futuro: quale
evangelizzazione e quali strategie: a) come leggiamo e come predichiamo la Bibbia: in
modo fondamentalista o meno; ecumenicamente o meno:
nell’attualizzazione come
rapportiamo fede e politica,
come pratichiamo il sacerdozio universale di donne e uomini. b) visibilità e fedeltà
evangelica: come si concretizzano: quali i modi dell’evangelizzazione e a chi si rivolge;
quale il senso di «missione» e
«apostolato» oggi.
Il pittore Bolley per l'Unicef
L'arte per aiutare il prossirrio
Eugenio Bolley, l'artista \ J A
evangelico che vìve e lavora
dividendosi tra i monti della
vai di Susa (Torino) e il Giappone, ha realizzato recentemente 1.500 magliette la cui
vendita andrà a finanziare
l’attività deirunicef (Fondo
delle Nazioiti Unite per l’infanzia). Le magliette saranno
disponibili presso il Centro
commerciale «Le Gru» di Grugliasco (To), nell’atrio della
stazione ferroviaria torinese di
Porta Nuova e a Bardonecchia
in uno spazio che sarà curato
daU’àutore. Ancora una volta
quindi l’arte si sposa all’impegno civile (che nel caso di Bolley è anche e innanzitutto
l’impegno di un credente) per cercare di portare aiuto a chi è penalizzato dalle difficoltà della vita. Ogni anno muoiono ancora 15 milioni
di bambini per malnutrizione, malattie e guerre; il nostro
aiuto non sarà mai sufficiente. Nello stesso tempo Bolley
ha anche realizzato una «scultura mobile» nei pressi della stazione ferroviaria di Oulx, che è stata rinnovata in vista dei prossimi campionati mondiali di sci alpino di febbraio. La scultura, che si potrà avvalere dei «contributi»
meteorologici (si muoverà, cioè, a seconda dei venti), è
stata definita un «omaggio alla natura». Il linguaggio pittorico di Bolley è largamente importato àùU’hfilizzd è
sulla «reinvenzione» del segno grafiGO: alfabeti^ humeri,
simboli musicali fanno da filo rosso a uh discorso che
tuttavia non è freddo né «matematico»; lo squarcio poetico si fa strada fra i grafismi e esprime [’emozione della
vita, della natura e della profondità deirimpegno.
Posta
Contro la
violenza
sessuale
L’associazione «Luna e l’altra», che ha sede presso il
Centro donna di Trieste, da
alcuni anni promuove incontri e riflessioni per valorizzare
l’identità della cultura femminile e per l’affermazione
dello specifico femminile nel
campo della salute, della giustizia e dei diritti. Questa volta l’incontro doveva dare occasione soprattutto alla parola degli uomini, ma di uomini
se ne sono presentati ben pochi, soltanto i relatori e pochissimi altri.
«L’ampio dibattito maturato in tutti questi anni nel movimento delle donne intorno
alle questioni della violenza
sessuale - si legge in un documento diffuso dall’associazione - ha determinato il
crescere e il consolidarsi di
Ricordiamo che sono disponibili, presso l'Editrice o presso le Librerie Claudiana di Torino, Torre Petlice, Milano e la Librerìa di
cultura religiosa di Roma:
Valli Nostre 1997
Il Calendario delle Chiese
valdesi e metodiste
13 il).ni a colori, Lire 9.000
con l’utilissimo indirizzario della chiese
membro della Fcei,
delle chiese di lingua italiana nel mondo e
dei pastori emeriti.
Un giorno una
parola
Letture bibliche quotidiane per il 1997
pp. 250, L. 12,000
La nuova edizione dei famosi testi moravi
preparati ogni anno dal lontano 1730 per
permettere una lettura regolare e continuata della Bibbia in comunione con milioni di
credenti in lutto il mondo.
VIA prìncipe TOMMASO, 1 » 10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
htt|>V/www4irpnet.it/~valcte8a/o)audian.htm
una “cultura del genere”, che
ha ricondotto il fenomeno
della violenza sulle donne alle sue vere coordinate storico-sociali, fuori dalla logica
della autocolpevolizzazione.
Che il fenomeno vada letto
come naturale conseguenza
di una cultura che vuole la
“donna” in quanto corpo,
merce di scambio del “contratto fra uomini” (sin dall’
antichità le donne sono state
considerate “bottino di guerra” o “pegno di pace”(Badinter) e quindi non come
trasgressione ma come conferma della “norma sociale”
(Ventimiglia), rappresenta
un dato acquisito per tutti.
Questa consapevolezza, se
da un lato ha significato una
conquista per le donne, contemporaneamente si è posta
come contraddizione forte
dell’agire-essere femminile
nella famiglia e nel sociale,
dal momento che ha fortemente scosso il sentire-pensare della madre. Contraddizione che solo ora appare in
via di superamento, avendo
avuto le donne capacità e coraggio di assumere come
propria la questione dell’essere in quanto madri, depositarie e mediatrici della cultura del padre».
L’intenzione era di far parlare questi studiosi, di ascoltare le loro parole sulla violenza sessuale, ma questi
hanno più volte proclamato:
«Dobbiamo farci imprestare
le parole dalle donne per parlare di noi perché, mentre le
donne sono anni che fanno
parlare i propri silenzi, il nostro silenzio è sempre più
forte e pesante». Questo è dovuto al fatto che proprio per
l’appartenenza al genere
femminile, che è quello che
storicamente ha subito la
violenza sessuale, le donne
hanno sentito la necessità e
l’emergenza di affrontare il
problema e di elaborarne i
contenuti.
Fino a qualche tempo fa la
violenza sessuale rientrava
nei reati contro la morale e
non contro la persona: si può
anche comprendere dunque
il perché della «preparazione» delle donne in materia.
Sembrerebbero disarmati e
disorientati gli uomini, perché c’è una realtà che li mette in discussione a tal modo
da non far trovare loro più
l’incontro con la donna. Ma
allora questi uomini sono
proprio soli con se stessi? Lo
spostamento dei ruoli, l’emergenza della soggettività
femminile, il crollo delle certezze e della trasmissione automatica del «dividendo patriarcale» per gli uomini ha
significato ridurli alla solitudine, alla perdita degli spazi
di potere che ereditavano dal
padre; così oggi si sentono
«spostati più in là» in spazi
senza potere, è stato detto. I
mutamenti sono dovuti non
soltanto all’affermazione
dell’autosufficienza delle
donne ma anche a fattori
esterni alla soggettività maschile e femminile e al muta
re dei comportamenti nella
convivenza civile.
Quello che però gli uomini
non accettano è essere incolpati di qualcosa che non riconoscono; così scelgono di
parlare di «violenze» (al plurale) piuttosto che di «violenza sessuale». «Come posso
essere responsabile di qualcosa che non conosco? Facendo parlare le donne sono
riuscito a ricostruire la violenza maschile. Per parlare
di noi dobbiamo far parlare
le donne» ha detto tra l’altro
Carmine Ventimiglia (Università di Parma). Tutte queste parole e riflessioni per ritentare l’incontro tra uomini
e donne, per superare le violenze la violenza sessuale o
forse per ricostruire un’«egemonia» di genere?
Antonella Caroli - Trieste
Dov'è finito il
liberalismo?
fcei
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Care sorelle, cari fratelli,
la Federazione ha dato l'adesione alla campagna internazionale sulle
variazioni climatiche provocate in particolare dai «gas di serra». Negli
aitri paesi le Chiese si sono attivate nella raccolta di firme che accompagnerà la presentazione della petizione ai rispettivi governi nazionali, In Italia la Fcei si è fatta promotrice di questa iniziativa ed è già stato pubblicato su Riforma (nel periodo estivo) il testo della petizione
con le sue motivazioni e i modulo per la raccolta delle firme.
Nel frattempo stiamo predisponendo il testo del documento teologico che accompagnerà la petizione e che sarà firmato dai responsabili deile Chiese evangeliche, dagli ortodossi e dalla Cei. Poiché la raccolta delie firme si dovrà concludere entro il 25 gennaio 1997, vi
chiediamo di ricordare alle vostre chiese che, in occasione delle festività (stagione di presenze ottimali nelle chiese), si adoperino per raccogliere il maggior numero di firme possibili. Non è il caso di dilungarmi con voi sull'importanza e il senso della petizione.
Contando sulla vostra collaborazione. Vi saluto molto cordialmente.
Vostro in Cristo Domenico Tomasetto
presidente Fcei
Signor direttore,
diceva Mao al suo intervistatore Snow che il fascismo
sarebbe ritornato in Cina, e
poi di nuovo battuto. Io spero che qui neanche ritorni,
ma fa una certa impressione
leggere fra le lettere che pubblicate, credo per fair-play,
quella di un lettore che difende gli uomini di Salò e,
come dire, demonizza la Resistenza [«Democratici e antifascisti», pag. 11, n. 46, ndr]
o quella di un altro prote
stante, che vorrebbe i fulmini divini e il carcere per Bossi
e i suoi compagni [«Secessione improponibile», pag. 11,
n. 48, ndr]. Dove sono finiti
gli insegnamenti liberali di
inglesi e scozzesi di tre secoli
fa, di cui si vanta l’origine
dalla Riforma?
Gustavo Malan
Torre Pellice/La Tour
7 Giusta presa
di posizione
Desideriamo esprimere il
nostro più vivo apprezzamento per l’articolo «Non
scherziamo con il fumo» publicato sul n. 47 del 6 dicembre. Complimenti per la lucida e incisiva esposizione, per
la coraggiosa e civile presa di
posizione contro l’ipocrisia
del perbenismo. Grazie.
P.S. Non siamo fumatori,
neppure di tabacco!
Roberto e Marialuisa
Mollica - S. Mauro (To)
I pastori Massimo Aprile e
Anna Maffei comunicano che
il loro nuovo indirizzo è: via
dei Cimbri 8, 80138 Napoli. Il
nuovo numero telefonico è:
081-287650.
3e
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1997
normale....................L. 45.000
sostenitore....................90.000
estero........................ 60.000
«3 copie al prezzo di 2»......90.000
cumulativo GE/Confronti....... 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
12
r
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 27 d:
ICEMBR^
La massiccia presenza dell'esercito cinese garantisce il controllo del paese
TibeC una colonia cinese alle soglie del Duemila
ERBERTO LO BUE
I A AGOSTO 1996. Al moX inasterò Ghelùkpa di
Trascilhiinpo (Tibet sudoccidentale) un monaco mi informa che nella città monastica
risiedono attualmente ottocento religiosi: una riprova
del fatto che, malgrado la
perdita del loro predominio
politico, l’ordine religioso del
Dalai Lama continua a essere
meglio organizzato e a disporre di maggiori mezzi rispetto agli altri.
Come i Dalai Lama, così
anche gli abati di Trascilhùnpo vengono nominati in base
al sistema della reincarnazione, un criterio che, al di là di
una semplicistica lettura in
chiave esotica e romantica, si
presta facilmente a intrighi e
giochi politici dei quali sono
stati vittime inconsapevoli
fanciulli, come il VI Dedai Lama. Oggi coesistono due XI
Pancen Lama: uno è riconosciuto dall’Associazione buddista cinese e dal governo di
Pechino: l’altro, riconosciuto
dal Dalai Lama e dal suo ordine religioso, viene custodito dalle autorità cinesi in una
località segreta. Non meno
complicata è la questione della successione del XVI abate
dell’ordine Karmapà, insediato a Tsurphu (Tibet centrale)
nel 1992. Questa volta Dalai
Lama e Associazione buddista cinese erano d’accordo
sulla scelta della reincarnazione, ma un gruppo di Karmapà esuli in India riconobbe
come XVI abate un altro fanciullo, insediandolo al monastero di Rumtek (Sikkim): le
fazioni opposte si scontrarono violentemente a Nuova
Delhi nel marzo del 1994.
Durante una visita al villag
gio di Katsèl, a nord-est di
Lhasa, rivolgo a una contadina tibetana la domanda che
faccio di prammatica in tutti i
centri periferici del Tibet: c’è
una scuola? I bambini imparano a leggere e scrivere il tibetano? La risposta è, ancora
una volta, affermativa. La liberalizzazione del Tibet, dopo la repressione esercitata a
partire dal 1959, prima con
l’occupazione militare e poi
con la Rivoluzione culturale,
iniziò nel maggio del 1980 in
seguito alla visita del segretario del Partito comunista cinese nella Regione autonoma
tibetana e alla successiva rimozione del segretario del
Partito comunista tibetano.
Questa destituzione e la caduta della Banda dei Quattro
significarono che i tibetani
furono nuovamente liberi di
professare la loro religione e
di studiare la loro lingua.
Dall’inizio degli anni Ottanta,
in Tibet, in varie province tibetane e nella stessa Pechino
sono stati pubblicati numerosi testi tibetani tradizionali
di argomento religioso, storico, medico, astrologico e
grammaticale, ai quali si aggiungono dizionari, riviste e
anche un quotidiano, tutti in
lingua tibetana. La scrittura
tibetana appare sulle banconote cinesi, e le scritte e i cartelli in Tibet sono generalmente bilingui.
Tuttavia queste concessioni non significano ancora
piena libertà di parola, di
stampa e di associazione. Ho
constatato che la maggior
parte della gente ha paura di
esporre le proprie idee politiche in pubblico e su certi temi tace completamente. Le
contestazioni sui luoghi di lavoro e le rivolte nei monasteri vengono oggi sedate mediante l’invio di funzionari di
partito che obbligano i ribelli
al dialogo e alla discussione.
In questo genere di incontri
alcuni tibetani hanno trovato
la forza di accusare la Cina di
«imperialismo», esponendosi
tuttavia a loro volta all’accusa di «separatismo», con la
quale viene bollata qualun
Battelliere sul Brahmaputra
(foto Carla Castaido)
que opposizione all’occupazione cinese: secondo il governo cinese Tibet e Cina sono inseparabili.
Oggi i tibetani contribuiscono alla creazione di una
nuova ricchezza nel loro paese, al tempo stesso beneficiando dell’introduzione di
innovazioni inimmaginabili
prima del 1959: scuole, ospedali (anche di medicina tradizionale), strade carrozzabili, veicoli e macchinari a motore, energia elettrica, telegrafo, telefono, radio, televisione e perfino gabinetti
pubblici. Tuttavia i principali
centri urbani del Tibet centrale e meridionale come
Lhasa, Scikatse e Tsethàn,
sono divenuti meta ambita
dei coloni della Cina occidentale e sono dunque fortemente sinizzati.
Secondo la tradizione tibetana il Giokhàn fu costruito
sul cuore di un’irrequieta demonessa, personificazione
del suolo tibetano, le cui
membra furono immobilizzate mediante l’erezione di
templi buddisti. Oggi la demonessa è trafitta da decine
di caserme e basi militari,
per lo più discretamente occultate, che ospitano migliaia di soldati cinesi. La Cina riesce a mantenere il controllo del Tibet grazie all’apparato del Partito comunista
e alla massiccia presenza del
suo esercito. Tuttavia l’occupazione militare, la Rivoluzione culturale, le repressioni, la colonizzazione e la modernizzazione del Tibet non
sono riusciti a cancellarne la
fede buddista e hanno nel
contempo provocato la nascita di un moderno nazionalismo tibetano.
(2 - fine)
Cartoline dal Sud Africa
Manzini, fermata degii autobus
ADRIANO BOANO
(foto Adriano Boan
GRAHAMSTOWN (Eastern Cape Province): una jamsí¡
Sion al Festival annuale di luglio. Un unico progetto sono:
coinvolge una fisarmonica bianca e una chitarra nera, u
canadese al trombone affiancato a un disperato sax afro,
cui si uniscono jungle drums e un pianoforte. 11 concerto
tiene su una collina, dalla parte opposta alla township. D
toni forti di quelle emozioni non solo musicali emerge un
cascata di note etniche. Alla frontiera con lo Swaziland
uomo chiede un passaggio per riunirsi ai tre figli, che vivi
no a 70 km di distanza: sollecitato a scegliere una stazion
radiofonica, egli va alla ricerca del country statunitens
mentre noi eravamo ammaliati dal raggamuffin ' locale.
È difficile per il Rainbow People evitare di delegare la
stione dei propri gusti ai colonizzatori; gli attuali sottomèi
si non hanno imposto i prodotti della propria cultura, pei
ché i bianchi l’hanno smantellata completamente. Con
frontando lo Swaziland con il Sud Africa, si evidenzia ñ fa
to che ormai qui non si può fare a meno di alcuna compo
nente, perché la colonizzazione non aggiunge conoscem
alla civiltà preesistente. In un documentario sulla flora del
la penisola di Cape Town trasmesso dalla tv, fu pronunciati,
questa frase illuminante: «Sono state importate pianti
dall’Europa, ma soprattutto si è corretta la flora indigenai,
che evidentemente sbagliava; l’intervento è stato eseguite
con rigore, tanto che ora non si può immaginare il futuiij
del paese senza la componente bianca, che ha tagliato li
radici africane alla Nazione.
Uno dei risultati del colonialismo è nelle bamboline fabbricate dalle donne Ngoni: non sono tradizionali, ma risalgono a non più di dieci anni fa; rivestono un ruolo palingenetico, inserite nel museo etnografico di Durban, Nonèut
caso che siano costituite di perline, che rappresentant
esattamente ciò che gli africani immaginano sia il prototipi
del prodotto che i bianchi si aspettano dalla loro civiltà.
(Ultima di una serie di 4 «cartoline» dal SudAjria
Riforma
oun»er®"„
del IO **“
k i Al
intervista a Konr fV\SUai»U
Per un con
libello processo c s' '
'...V HSHbi
„Noni««-:'.; "„teconllW“"
ton.."'
—-—"■—” iin pCUlÙ'
\ nelinp',' ^ esiguo .'“["ariea.
role ad “"„I Boise ■ »' p „
“La chiesa e sempre in riforma”
(Martin Lutero)
Ogni settimana vi abbiamo aiutato a riflettere su avvenimenti piccoli e grandi del nostro tempo.
Con il vostro sostegno e la vostra partecipazione
potremo continuare a farlo.
Abbonatevi o rinnovate subito il vostro abbonamento, utilizzando il c.c.p. n. 14548101 intestato a: Edizioni Protestanti s.r.l. - via San Pio V, 15 bis - 10125
Torino, oppure il bonifico bancario sul conto n.
10/15867 presso l’Istituto bancario San Paolo di Torino, Agenzia 2, via Sant’Anseimo, 18, 10125 Torino
(cod. ABI 01025 - CAB. 01002).
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it; Uri: http://www.aipcom.it/riforma
\ lo SSiiA che ol
\ i»„ (no» fr’è la P”** : ^„113 oace)\ ^ com« I«
\ Wt rompa«® mos'^a"« ‘ jip„e
\ import««' rinum»« i
\ non P^®P 9 nemicosoim^
«del prtS'0^'"„:omoziou*
prese«“' , .¡p per I« P
1 I
„roposlo P" J r,i,„ gf
ABBONAMENTI 1997
ITALIA ESTERO
- ordinario
- ridotto*
- sostenitore
- semestrale
f 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
£ 145.000
£ 190.000
£ 250.000
£ 75.000
- cumulativo Riforma -i- Confronti £ 145.000 (solo Italia)
* Coloro che hanno un basso reddito familiare possono utilizzare questo abbonamento.