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Anno XCII - Num. 35
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI
Si rinn
invano
le prospettivè missionarie
Due erano state le « novità » fondi
Delhi : la fusione del Consiglio interini
ecumenico delle Chiese, e l’ingresso n
ortodossia orientale; due «novità» in
è noto che le Chiese ortodosse hanno
sa assai diversa dalle Chiese d’Occide
smo. Era dunque logico che, in quest
dopo Nuova Delhi, il problema scottante della missione fosse affrontato,
senza facile unanimità di facciata e
di comunicati ufficiali.
La missione avrebbe oggi grandi
possibilità nuove, ma sembra che le
Chiese siano incapaci di scoprirle e
di valersene.
Il vescovo Lessile Newbigin, che dirige il nuovo Dipartimento delle Missioni e dell'Evangelizzazione del C.E.C.,
dopo essere stato a lungo missionario
in India e segretario generale del
C.I.M., ha rivolto alcune domande
brucianti ai responsabili di Chiese
riuniti a Parigi.
Perchè l’avanzata missionaria è tanto lenta? perchè le forze missionarie
della Chiesa sembrano consumarsi nel
solo sforzo di conservare le piosiziom
conquistate? per quali ragioni i missionari inviati dalle Chiese membri
del C.E.C. sono in numero decrescente in rapporto al totale degli effettivi
missionari nel mondo? perchè la parola « missionario » ha risonanze antipatiche in parecchie cerehie cristiane?
Si è tardato troppo ad ammettere
che il periodo storico che conobbe il
grande trionfo delle irrissioni moderne è concluso. Si è rimasti troppo a
lungo attaccati ad idee e a metodi missionari superati.
Occorre aiutare le Chiese a prender
coscienza del fatto che il campo missionario non si trova in tre ma in sei
continenti; a disfarsi di ogni sorta di
vincolo con l’età colonialista; a dimostrare che una vera comunità cristiana è fedele alla missione affidatale eia
Dio nel suo ambiente immediato e fino alle estremità della terra. Troppi
sono ancora sorpresi quando si parla
della responsabilità dei cristiani d’A
frica nei confronti dei pagani d’Europa.
Il vescovo Newbigin ha chiesto con
insistenza alle Chiese membri del
C.E.C. di curare la «passione missio
naria » e ha ricordato loro che il mo
vimento missionario, come il Consi
glio, esistono « grazie alla fedeltà di
milioni di credenti che donano e ohe
pregano per la conversione del mon
do (...). Se non sappiamo adattarci al
le nuove situazioni, le missioni diveri
teranno una pia sopravvivenza di una
altra età. Se non siamo più sensibili
al passato, i nostri piani per Tavveni
re potrebbero essere degli assegni sco
perti ».
Fra gli ostacoli alla missione della.
Chiesa, si può notare la sopravviven
za di certe cattive strutture datanti
deirepoca conclusa in cui l’Occidente:
dominava tutta la storia umana; co
sì pure il fatto che non abbiamo ar.
cora imparato a vedere il compito mis
sionario come il compito comune
tutto il popolo di Dio: le Chiese devo
no imparare ad agire insieme. I cri
stiani dovrebbero essere ovunque in
coraggiati a pregare non solo per
missione sostenuta dalla loro Ohiesà,
ma per l’evangelizzazione del mondo
Infine il vescovo Newbigin ha reso
noti alcuni piani d’azione nel campo
missionario — per cui occorreranno
uomini e denaro — e di conferenze or
ganizzate da Chiese e società missionarie che si riuniranno a Madras, Sin
gapore e Tokio nel 1963, per studiarli
questi problemi.
« Il mondo è affamato e non lo
sazierà che con un pane vdvente: Gèsù Cristo. Impariamo dunque, poich^
formiamo una sola famiglia umana,
dividere questo pane con tutti colorò
ohe vogliono riceverlo».
Il Comitato centrale ha chiesto al
le Chiese membri di prendere in con
siderazione quest’azione comune si
scala mondiale: «Siamo convinti eh
Dio .scopre oggi nuove prospettive al
la missione. C’è nella Chiesa moltq
disfattismo, più o meno cosciente,
riguardo, ma per la fede avversità
ostacoli possono essere occasione
una testimonianza conquistatrice ».
Fra i progetti di azione comune:
— un appoggio ecumenico a sosti
gno dello sforzo missionario ovunquè
le situazioni lo richiedano; una messa
a disposizione di mezzi, uomini e dorine ohe si consacrino a esperienze oif
ginali e significative;
— una ricerca volta a far compre^
dere il comipito missionario attuale i:
termini nuovi che esprimano la rea]l
t^ del nostro tempo;
sementali della III Assemblea di Nuova
azionale delle Missioni con il Consiglio
Bl C.E.C. di un’importante sezione della
un certo senso contrastanti, in quanto
na concezione della missione della Chiente, di cui riprovano spiesso il proseliti
■a prima sessione del Comitato centrale
SI
al
di
ECO
DELLE YAUJ VALDESI
Prof.
APE!AI,’D HUGON AUGUSTO
Case Nueve
torre pellics
Settimanale
della Chiesa Valdese
{Eco: L. 1.300 per rintemo
L. 1.800 per l’egtero
« Eco Bea Presenza Evangelica »
inlemo L. 2.000 - estero L. 2.800
Spediz. abb. poetale ■ I Grappo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE PELUCE — 7 Settembre 1962
.Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
UN CAMPO ECUMENICO AD AGAPE
Dinsnzi ad un apostolato comnne
— un impegno dei cristiani, dovunque, a pregare per l’evangelizzazione
del mondo.
II programma di azione comune ricorda anche la testimonianza cristiana verso gli ebrei. Finché essi soffriranno ingiustizia o discriminazione, il
primo dovere dei cristiani sarà quello
di condurre senza soste una lotta coraggiosa contro l’antisemitismo.
Il Comitato centrale si è pure preoccupato di un problema essenziale per
la. vita delle giovani Chiese : la formazione teologica. Nel 1958 è stato costituito un « Fonde per l’insegnamento
teologico », di 4 milioni di dollari ; nei
tre anni successivi sono state efferte
sovvenzioni a 12 collegi teologici ; ma è
necessario intensificare questi aiuti
agli istituti indigeni di formazione
teologica, nonché le borse di studio
nelle Facoltà europee e americane;
inoltre il Dipartimento delle Missioni — ohe terrà la sua prossima sessione a Città del Messico nel dicembre
1963 — è invitato dal Comitato centrale ad esaminare il modo di rendere più elastiche le fonne del ministero, in modo da potervi includere anche persone che continuano ad esercitar.e un’attività profana; ad incoraggiare lo studio delle possibilità di sviluppare i mezzi di appello, di formazione e di aiuto ai laici che vogliono
compiere un’opera missionaria all’estero, pur continuanido a svolgere la
loro professione; infine tutte le Chiese sono invitate ad appoggiare la creazione di centri che studino le religioni non cristiane, considerate nel loro
cc.iu'fto sociale.
Il lì Caniiio Internazionale di Agape
irfmi 23 agosto al 1“ seti.] ha avuto carattere di incontro ecumenico- Il tenta era:
"Cattolici, ortodossi, ungticani e protestanti dinanzi ad un apostolato comune .
Dopo una conferenza introduttiva del
¡xist. francese Michel ICagner. che ha tracciato il quadro della situazione di crisi in
cui si trova oggi la Cristianità, esponendo
i motivi che. l’hanno causata e indicando
alcune linee della rispostif cristiana a questa si uazione, gli oratori delle varie confessioni si sono avvicendati nell’esame dei
metodi tradizionali della missione cristiana
all’interno e all’esterno, e delle nuove
strutture che- deve assumere nel mondo secolarizzato a cui il Cristianesimo è chiamato a portare oggi il messaggio evangelico. La linea protestante è stata presentata dal doti. Williams del C-E.C-, dal
pastore M. Wagner e dal missionario
Roberto Coisson: quelli cattolica romana dal canonico prof. Moeller dell’Università di Louvain e dal padre domenicano
R. Beauitère; il pensiero ortodosso è stato
espresso dal vescovo ortodosso Emilianos
Timiadis e quello andioano dal rev. W'ilsoti. Il past. svizzer.i Markus Koelbing
(che ha diretto il cavillo insieme con il
past. Girardet) e il prof- don Giovanni Rolando, del Seminario teologico di Rivoli,
hanno curato gli studi biblici. Il culmine
dell'interesse è stato raggiunto nelle ’’panel dijcussions’’, cui lu.nno preso ¡iurte tutti gli oratori, rispondendo alle questioni
poste dai partecipanti al campo. Fi sono
stati momenti di viva tensione, dato che
nel campo erano presenti giovani provenienti da paesi (come ’Irlanda, la Spagna,
il Katanga, oltre, ritalii) in cui Ut tensione
confessionale è forten.e.nte sentita. Vivamente avvertito è sttiti .il bruciante problema dei matrimoni tristi, che sarà certamente trattato nel prossimo Concilio Fiilicano II. Su questo CoieUio ha parlato in
umi conferenza fuori j^gramma il canonico Moeller, facendo imprendere le vivissime speranze che U correnti progressiste del Cattolicesimo (komano) (certo minoritarie ma la cui imp^tanza non va sotto
Questo secondo campo d’incontro fra cattolici, ortodossi, anglicani e protetanti si potrà difficilmente dimenticare. Per me e per quelli che, come me, non
hanno partecipato al primo campo nel 1961 l’impressione è forse ancora più
forte. Questo giudizio, per altro, non vuole e non può essere U facile giudizio
che è dato nel momento della commozione e dell’entusiasmo. La commozione
e l’entusiasmo ci sono stati, soprattutto a mano a mano che ci si avvicinava alla
fine del campo e poi in modo intensissimo neH’ultimo giorno, nella gioia dell’incontro con il Signore intorno alla ________________________
valutata) ripongono in
questo Concilio.
Maria Girardet
Sua mensa, pur velata dalla tristezza
per la separazione dai fratelli cattolici e ortodossi, e nella tensione degli
ultimi incontri, degli ultimi dialoghi,
delle ultime riunioni. Ma questa commozione e quest’entusiasmo devono
essere, com’è chiaro, vissuti dal cristiano nel discernimento della fede, in
sottomissione alla Parola di Dio che
sola giudica, e senza pretesa di imprigionare nei nostri sentimenti e nelle
nostre reazioni psicologiche l’avveni
mento inafferrabile, ^ure reale e
sconvolgente, dello Spirito Santo.
Perciò la nostra valutazione del
campo (valutazione di fede, s’intende,
che è quella che qui ci interessa) non
può basarsi solo su sentimenti e su
reazioni psicologiche; deve, quasi tremando e pur nella gioia, tornare in
preghiera alla Parola, e saper vivere
nella tensione mai quieta, eppure paradossalmente serena, della fede. Questo implica che la nostra valutazione
non è un giudizio sul campo e sui suoi
risultati: è una valutazione che deve
rimanere disponibile all’azione di Dio
e al giudizio di Dio, che possono sconvolgere ogni nostro pensiero, azione,
giudizio. In questa luce problematica,
e tuttavia illuminata dalla certezza
della fede (luce problematica che d’altra parte non ci deve sottrarre alla
nostra responsabilità, ma anzi la rende più acuta) è possibile, mi sembra,
dire il nostro gioioso sì airesperienza
complessiva vissuta nel campo, dire sì
a quei segni d’amore e di grazia che
Dio ci ha permesso di cogliere, e infine esprimere certi dubbi e certe ri
L’esperienza missionaria è per la Chiesa
nna costante esigerza di rinnovamento
Ridimensionare
il pastorato?
E’ assai interessante notare come la maggior parte dei .probleimi dibattuti a Parigi
dai membri del Comitato centrale del CEC
siano assai intimamente coUegati fra loro,
come interdipendenti sono i vari dipartimenti. Ad esempio, nel quadro della ricerca di un’atliivilà missionaria più vasta e ar.
tlcolata, è affiorato andie qui il problema
se sia tempo di riesaminare le forme ed i
metodi del ministero (ipastorale) ; una volta ancora, è l’esperienza missionaria che
pone alla Chiesa un problema, e al tempc stesso un’esigenza di rinnovamento.
Quest’anno, si è riunita a Arnoldsheim
(Germania) una consultazione, organizzata
dal Dipartimento delle Missioni e dell’Evangelizzazione del CEC, studiando il problema e presentando imi al Comitato centr.
un rapporto che contiene queste trai;
La Chiesa è una comunità missionaria;
il ministero è dunque apostolico, e oggi
riscopriamo che la Chiesa non è ima realtà statica ma piuttosto, osservata dal punto
di vista missionario, una spedizione. La
Chiesa, comunità e apostolato, avrà sempre
bisogno del servizio a pieno tempo di nn
« clero » professionale. Ma è assai importante che questo fo-rmi, guidi, aiuti dei pastori a tempo parziale. E’ essenziale rendere più elastiche le forme del ministero.
Proporre una nuova rifleraione al riguardo,
significa tornare ad una comprensione più
biblica del pastorato e della vocazione al
pastorato. . ,
11 rapporto sottolinea che nella società
moderna e nelle regioni non ancora evangelizzate, là dove la Chiesa deve agire rapidamente, occorre modellare nuove for
me di ministero. Alcuni tentativi;
A Hong Kong diversi uomini ^no stati
consacrali a un ministero ausiliario, sebbene continuino la loro attività professionale.
In India alcuni cristiani lianno ricevuto
formazione e consacrazione di diaconi
si tratta di conciatori, di legnaioli, ecc.
e continuano ad esercitare il loro mestiere.
Nella regione in cui essi si trovano il numero delle comunità è quadraplicato in
dodici anni: un a'umento cosi rapido sarebbe stato impossibile se avesse dipeso dal
reclutamento di peroiiale reinuncralo supplementare. « Il lo» ministero è stato efficace perchè non iono separali dalla comunità che servon da un fossato sociale
o economico ».
In Africa orientje rinsieme delle Chiese non romane noj po.ssiede che due Africani consacrali al ùinistero aventi una formazione universifria classica. Eppure vi
sarebbero là laici cristiani in grado di servire come pastori Consacrati non professionali e il cui conorso sarebbe prezioso.
Non si vuol celo dire che il tempo del
ministero pastora) professionale sia concluso. Al conlTari), queste nuove vie non
si sarebbero discliise se lutto il lavoro non
fosse stato integrlo nella vita della Chiesa con il suo « (Ero » tradizionale di vescovi e di pasto! a pieno tempo. Ma —
aggiunge il rappofo — siamo convinti che
ci si debba domidare se la mobilità pastorale può esseri ritrovata finché dominerà in modo quasissolusivo il ministero pastorale nelle forfè assai istituzionalizzate
e professionalizzai che son divenute tradizionali. La testiiBnianza delle Scritture e
dei Padri incorala a credere che è giusto porre il prolema e rispondervi non
solo con lo studi, ma con razione.
Un punto diente :
il Ghana
I
Non di rado ijssioni e Cltiese incontrano difficoltà t on governi delle giovani nazioni, specie coli più nazionalisti, naturalmente, o con [uelli in cui altre religioni — esseriziahiinte l’Islam -- sono religioni di Stato, kttualmente si ha notizia
di attriti e eofasti particolarmente nel
Pakistan e a Cflon; quasi sempre i con
irasli vertono problema della scuola e
sulla formazioni della gioventù: questo è
anche il caso jell’ukimo punto dolente
manifestatosi, ip-hana. Sembrava, questo,
un paese passai con relativa tranquiìlltà
dalla siluazionefoloniale aH’indipendenza;
e il presidente [^wame Nkumah, uno dei
maggiori leadeiflfricani attuali, aveva ripetutamente ralifestato il suo apprezzamento riconosdte alja Missione e alla
Chiesa. Ma uluamente è scoppiato un
aspro contrasto nel Ghana erano stati in
fatti cosliluitì i t( giovani pionieri v>, un
raggruppamenlo giovanile affiliato al partilo (li Nkrumalì, die è stalo qualìfica.o
« empio » dal vescovo Roseveare di Accra,
capo della Cliiesa anglicana del Ghana.
Quest^opposizione ha causalo l’espulsione,
per ordine del presidente Nkrumah, del vescovo Roseveare, e il rifiuto del visto di
ingresso nel pácese all’arcivescovo anglicano Pattersone, della Chiesa della Provincia deH’Africa occ., membro del CEiC.
Dopo un esame dettaglialo della situazione — di cui non vengono però coniuni(aii i>articolari — il Comitato centrale lia
approvalo airunanimiià il seguente messaggio rivolto al governo e alle Chiese del
Ghana.
(« Il Comitato centrale Ita appreso con
profomlo dispiacere che ¡1 vescovo d’Accra
è stalo espulso dal Ghana e ' he il permesso di visita è stalo ritiralo all’arcivescovo
della Chi(‘sa della Provincia dell’Africa oc(identale. Chiesa membro del Consiglio ccumenico. Ri ifFerma la sna convinzione
che, per il bene della stessa nazione, ognuno deve poter godere di una completa lihertà d’espressione nelle questioni in cui
ii> fede influisce sulla vita della società. E’
s(qìrallu*to importante che coloro che assumono nella Chiesa responsabilità pastorali abbiano il diritto ed il dovere di illu.
minare l’opinione pubblica su questioni di
interesse generale. 11 Comitato centrale domanda rispettosamente al governo del Ghana di rivedere la decisione eoncernente i
due vescovi,
« I membri del Comitato centrale asisiciirano le Chiese del Ghana, e in paiiicoìare la Chiesa anglicana del Ghana, che
pregano affinché Dio accordi loro la grazia di rendere una testimonianza fedele al
Cristo, pur servendo il loro paese e continuando a contribuire al suo sviluppo ».
Nel corso del dibattito assai vivo, il prof.
Baeta, del Ghana, e il pastore M’Timkulu,
della Rliodesia del Nord — segretario doglia Conferenza panafricana delle Chiese —
hanno alTermato che i cristiani d’Africa attendevano una chiara presa di posizione del
C.E.C.: «Le Chiese africane sono divenute membri del Consiglio ecumenico per
trovarvi una solidarietà nella testimonianza cristiana e una vera comunità ».
serve su taluni aspetti di queste giornate.
Incominciamo dall’ultimo punto. Si
può dubitare fortemente che si sia arrivati, nel campo, veramente al centro della disunione, alla linea che divide le confessioni, linea che d’altra
parte, almeno per quel che riguarda
protestanti e cattolici, ma forse anche
protestanti e ortodossi, rimane ben
netta. Da un lato non sembra che si
sia mai arrivati a formulare chiaramente in che cosa consista questa linea, che pure mi pare abbia fatto sentire la sua presenza. D’altro lato da
parte degli ecclesiastici cattolici presenti, espertissimi e (oltre tutto) simpatici e cordiali, si è avuta più volte
l'aria di dire che i grandi temi centrali della Riforma sono, sì, stati illuminati con particolare potenza dai Riformatori, ma appartenevano e appartengono al patrimonio della Chiesa
cattolica, al suo insegnamento almeno implicito, alla sua tradizione.
Il canonico Moeller, sulla profondità della cui fede e della cui competenza teologica non è possibile dubitare,
ha detto a un certo momento ohe la
distinzione riformata fra giustificazione e santificazione esprime, in un linguaggio e con categorie diverse, quello ohe voleva esprimere originariamente la dottrina medioevale della
grazia ; il che potrà anche essere (con
tutte le riserve) vicino alla verità dal
punto di vista dei concetti, ma (mi
sembra) confonde e oscura il senso
profondo di quel che la Riforma ha
voluto dire, in imo sforao di fedeltà
alla Parola. Ci si domanda se non rischi di avvenire oggi l’inverso di ciò
che avvenne nei secoli passati: prima
i diversi linguaggi, le diverse categorie usate, han fatto credere certe
enunciazioni cattoliche più lontane da
quelle protestanti di quanto non fossero nel loro significato più vero e
reale; oggi i fratelli cattolici sembrano usare, certo in perfetta buona fede e senza consapevole diplomazia, un
linguaggio di categorie mentali tali da
dare l’illusione che il pensiero della
Riforma e un Cattolicesimo illuminato e purificato possano convergere.
Nel gruppo di studio in cui mi trovavo, addirittura un teologo cattolico
italiano disse che, approfondendo il
pensiero del Concilio di Trento, vi si
può riconoscere la giustificazione per
fede di Lutero e Calvino! Il òhe p>otrà anche essere (dobbiamo riconoscere che spesso l’ignoranza protestante
nei confronti dei cattolicesimo è state quasi grande quanto quella cattolica nei confronti del protestantesimo); ma in quel caso si deve anche
dire che le formule e i concetti usati
per c.apire il pensiero dei Riformatori
(formule e concetti magari ingenuamente accettati dagli stessi interlocutori protestanti) non sono sufficienti
a cogliere il senso profondo di ciò che
li. Riforma ha inteso dire.
Più in generale ci si deve rallegrare che i nostri fratelli separati si sforfino, in contatto con la Scrittura e rinunziando ad antichi pregiudizi e ad
antiche paure, di purificare il cattolicesimo, di presentarlo in ima luce che
è immensamente lontana da quella,
certo in parte inautentica, che conosciamo nella nostra quotidiana esperienza, soprattutto italiana. Ma ci si
deve domandare anche, con tutta la
carità e umiltà possibili, se anche
questo cattolicesimo purificato, rinnovato, essenzialmente privo di intolleranza e di autoritarismi, non rimanga alla fine legato a ciò che invece il
Protestantesimo è chiamato a condannare: alla pretesa di rinchiudere la
inafferrabilità della Parola e della grazia nella controllabilità e nella definibilità dell’istituzione storica o della
struttura psicologica.
Queste riserve, e forse altre, non
possono però indurre a una svalutazione del carni» in quel che è stato
il suo valore più profondo. Direi anzi che proprio nel contrasto fra certe
impressioni ragionate e i segni che
Dio ci ha concesso di intravvedere sta
il valore più profondo di questa esperienza di otto giorni vissuti nella preghiera, nella meditazione e nel dialo
(contintui a p. 4)
E. Maggioni
2
pag. 2
N. 35 ^ 7 settembre I9fij
Í
'>-n
Giovanni 4, 10
Si parla molto, quest’anno, di quelle di Rousseau. Quando Jean
Jacques si accusa, lo fa per umiltà o per segreto orgoglio? Requisitoria o difesa? C’è in ogni uonto, un avvocato della propria causa, e
passiamo il nostro lemjto a giustificarci, il che prova che siamo colpevoli.
Infatti le « memorie », i romanzi, le filosofie, le raccolte di pensieri, le opzioni politiche, le teorie apparentemente più oggettive e
più impersonali, e anche certe teologie non sono altro, nella loro essenza, che delle difese « pro domo ». V’è dunque un accusatore? Certamente. Chi è?
Ascoltate Mosè: tc Qual’è il mortale, chiunque egli sia, che ahhia
udito la voce dell’Iddio vivente e sia rimasto in vita? » (Deuteronomio 5: 26). Udite S. Paolo: «Tutti hanno peccato e sono privi della
gloria di Dio » (Romani 3: 23). Ma questo giudice non rassomiglia ad
alcun altro giudice di nostra conoscenza, perchè non condanna se
non per poter salvare.
Come il chirurgo incide le carni jrer estirpare il tumore maligno
e far vivere il paziente, il Dio tre volte santo non condanna se non
per guarire. « Ha dato il suo Figlio unigenito affinchè chiunque crede
in lui non perisca, ma abbia vita eterna ».
Mentre le religioni umane suscitano delle élites spirituali, abbandonando il popolino dei peccatori alla sua incurabile miseria, la Parola di Dio si è fatta carne, il Cristo è disceso dal cielo per portare
ad ogni creatura, anche a (juella giunta all’ultimo grado di decadimento, ad ogni pecora perduta, la liberazione e il perdono, e la vita
eterna. Pascal, meditando sul mistero della Passione, fa dire a Gesù :
« Ti sono più amico che il tale e il tal altro, perchè ho fatto per te
più di loro, ed essi non sarebbero capaci di soffrire ciò che mi hai
fatto soffrire nè morirebbero per te nel tempo delle tue infedeltà e
malvagità, come ho fatto e sono pronto a fare io ». M. DP.
(Da La Vie protestante)
Brandezza e miseria deU'uomo
Senza VEvangelo, Vavventura umana è un vicolo cieco
La stampa di tutto il mondo ha tributato le più alte espressioni di ammirazione verso i cosmonauti sovietici che hanno compiuto una così stupenda ùnpresa. Essa infatti segna una
nuova tappa nella conqtiista dello
spazio. Uno dei due cosmonauti, come
si sa, ha compiuto 64 orbite intorno
alla terra, pari a 2.600.(X)0 Km. in quattro giorni, ad una velocità che, si calcola, consentirebbe di coprire la distanza tra Roma e Milano in 2’.
Sembra che oramai nulla si opponga al disegno dell'uomo che si propone di svelare id mistero deH’universo,
accertarsi se vi siano altri mondi abitati, ove eventualmente egli possa stabilire la sua dimora.
Si rimane stupefatti dinanzi a delle
dimostrazioni così grandiose dell'intelligenza, dell’ardimento, del coraggio dell’uomo. Le scoperte scientifiche,
le conquiste della tecnica procedono
così rapidamente che il più delle voi
te non ci si rende neppure conto della portata che esse avranno, in un
avvenire non troppo lontana, per i destini del mondo.
E’ di poche settimane or sono la
trasmissione televisiva dagli U. S. A.
per mezzo del satellite Telstar, messo
in orbita allo scopo di assicurare un
collegamento televisivo da un continente all’altro. Abbiamo assistito allo
spettacolo e ascoltato con emozione il
canto di alcuni inni a noi familiari,
come l’inno di Lutero : « Forte rocca
è il nostro Dio...».
Dobbiamo riconoscere che queste
imprese sono indubbiamente un segno
della grandezza dell’uomo, creato ad
IL CATTOLICESIMO
di fronte ai suoi templi
Or non è molto ho letto con interesse
una rassegna pubblicata nel n. l-’62 della
rivista Poi et Vie e dedicata ad un quaderno contenente alcune conferenze lette in
occasione di una sessione del Centro cattolico di Pastorale Liturgica, tenutasi a Versailles pel I960. 1 vari studi sono stati ora
raccolti in un quaderno e l’autore della
rassegna in parola ci permette di conoscere
il contenuto generale di quest’opera tutta
volta a trattare l’argomento « Co®truire ed
arredare chiese ». Val la pena che i nostri
lettori siano informati di questa ricerca che
si sta svolgendo in campo cattolico.
l.anciando8Ì in uno studio come questo
era inevitabile di chiarire innanzitutto il
significato del tempio. Uno studio è infatti dedicato a « Il mistero delle nostre chiese ». In esso è detto, fra l’altro, « In
quanto sono le case del popolo di Dio e in
quanto questo popolo è il tempio vivente
del Dio vivente, si può dire delle nostre chiese che sono case di Dio. Solo il
Cristo, e con Lui la comunità dei fedeli
che gli è unita, costituisce il tempio del
vero Dio ». Affermazioni co>me questa non
possono che rallegrarci perchè sembrerebbero voler indicare un allontanarsi dal concetto di tempio-edificio sacro di per sè, per
porre l’accento -sulla casa di Dio che è degna di tal nome soltanto in quanto vi alberga lo Spirito e in quanto popolata da
coloro ohe sono da Lui riuniti. Tale concetto, secondo il liturgisti cattolici, dev’essere sottolineato anche da determinati elementi dell’arredamento del tempio, atti a
suscitare nei presenti il sentimento di far
parte di un’unica assemblea, unita nell’adorazione e nell’ascolto. Così si mettano al
bando le sedie, soistituendole con dei banchi. Questo per scoraggiare l’individualismo di chi prende la propria sedia e si
raccoglie -per conto suo, magari isolandosi
dietro ad una colonna. Si rifugga poi dal
costruire dei templi a pianta circolare con
l’altare in mezzo, perchè il santuario deve
sempre essere disposto in modo che « il
corpo deU’asscmblea come tale sia orientato verso il suo capo ».
Per quel die concerne Voltare si vuol
salvaguardare (o restaurare?) la sua unicità in ogni tempio, eliminando qualsiasi
altare secondario a favore di quello principale. « Possiamo benissimo onorare santa
Rita o sant’Antonio da Padova senza consacrar loro un altare. Una .statua, un porta-ceri, qualclie inginocchiatoio sono sufficienti ». Buona l’intenzione anclie se, a
nostro avviso, prima che una simile mentalità ai faccia effettivamente strada fin
nella più -piccola chiesa -parrocchiale ci
vorrà parecchio tempo. Il popolo troverà
sempre -più -pratico di adorare direttamente
il santo tale o tal’altro piuttosto che onorarlo avendo in mente in realtà di adorare
il Signore. Anche così non possiamo fare
a meno di pensare che... l’arredamento dei
templi cattolici sarebbe estremamente semplific.ato ed il culto pure se, semplicemente, si eliminassero i santi. Altrimenti, con
tutte le buone intenzioni, certi templi
avranno tante statue e tanti ceri ai lati dell’altare centrale che quest’ultimo sarà ampiamente -sommerso, alla maggior gloria
del o dei santi locali ma non del Signore.
Quanto alla forma dell’altare stesso si
ricorda die si tratta della tavola per un pasto. Questo contrariamente a certe tendenze che vorrebbero un altare a forma di
tomba. « Questo significa far passare in
primo piano un aspetto secondario deU’al
tare, e soprattutto rischiare di dare alla
messa un aspetto funerario che le è estraneo ».
E’ caratteristico che si senta il bisogno
di ricordare che l’altare è una tavola per un
pasto. -Noi ci dumandiamo: lo è veramente
nel quadro della celebrazione -della messa,
specialmente quando i fedeli non prendono parte alla comunione? O non si è piuttosto perso o messo in penombra quel che
dovrebbe essere il significato vero della
Cena, a favore di un’atmosfera da sacrificio giudaizzante?
Interessanti anche gli accenni al fatto che
non si conserva il sacramento per adorarlo.
A detta dei liturgisti lo si è fatto « prima
di tutto per essere -sempre in grado di portare il viatico ai morenti ». L’adorazione
delle specie conservate dopo la messa si
sarebbe svilu-ppata come reazione contro la
Riforma che fa della presenza di Cristo
nella Cena una presenza attiva, dinamica
durante l’atto della comunione. Vorremmo
soltanto che ci si spiegasse, se effettivamente Tintenzione non è di adorare o far adorare le specie, perchè esiste il giorno di
Corpus Domini e perchè si tollerano in
quel giorno tutte le processioni connesse,
con relativa adorazione del sacramento.
Abbastanza gustosa la critica fatta al malvezzo di trasformare il tabernacolo destinato a contenere l’ostia in una scatoletta sorpresa, capace di girare su se stessa, di
scomparire in un apposito pozzetto, di spostarsi silenziosamente su rotaie. Si ricorda
elle il tabernacolo non deve avere « la forma di uno chalet, di un tempio greco, di
una fortezza. E’ 1’
te. Non è la case
Infine ci viene
tutti 1 costi ; e.sst
carattere -proprio,
le -nel quadro del
La soluzione del
Abitazione del Dio viventa del piccolo Gesù ».
detto che il tempio non
Finalmente
sposi
I
Sta facendo il giro del mondo la notizia che la Corte Suprema spagnola ha
concesso a due fidanzati battisti di jtotersi unire in matrimonio coti rito civile.
I nubendi (che probabilmente si sono
uniti in {matrimonio quando appare questa notizia) sono Mario Garralon Sevilla
e Carmen Carda Sanchez che hanno
asjieiuito tre anni per vedere riconosciuto il toro diritto ad unirsi in matrimonio con rito diverso dal cattolico-romano.
Si deve sapere che, secondo le leggi
s/Mignole, i battezzati nella chiesa romana
devono sposarsi con rito cattolico, a ¡meno che il Wescovo della diocesi non di
chiari che non sono più cattolici e posso
no, quindi, sposarsi con rito civile. I ve
scovi, in genere, non danno questo per
messo anche .per non facilitare chi ha hi
sciato la Chiesa iomana, così che i con
vertiti all’evangelo o devono sposarsi col
tolicaimente o intraprendere una lunga
e costosa pratica legale. I due fidanzati
meritano veramente, per la loro costanza
di essere segnalati come due campioni
della libertà religiosa. Quanti fidanzai
delle nostre chiese avrebbero fatto altre!
tanto ¡ter salvare la loro libertà di co
.scienza? {Da II Messsaggero evangelico)
dev’essere un edfeio insolito, originale a
deve tuttavia avere un
che lo rende riconoscibiquartiere o del villaggio,
empio al pianterreno di
un edificio è coisiderata infelice. Sentite
la giustificazione ^di questa affermazione:
« Rischia di apparire come chiesa di una
tale casa o di un determinato gruppo di
edifici, luogo di uaa comunità chiusa come
quelle chie-se-cluh di certe congregazioni
protestanti o di sete diverse. La gente dei
quartieri vicini, a-i-che se sta a due passi,
non ci verrà ». Il die, riconosciamolo, può
qualche volta cogl ere nel segno, per quel
die -concerne la nentalità di certe nostre
comunità. D’a-ltra sarte non è la forma o
la posizione delTelificio che fa la menta
lità della comunità Specie in città vi pos
sono -del resto essere dei motivi meramente
economici che consiglino di adottare que
.sta soluzione. Ma leggendo questa afferma
zione li doinandavanp un’a-lt-ra cosa: come
inai, in certe zone cane la Spagna, esisto
no precise clausole eie vietano agli evan
gelici di costruire o -li adattare un tempio
in modo tale ohe il suo aspetto denunci
diiaramente alTe-stemi la sua natura di
luogo di culto? In questo caso si è proprio
voluto che le comunià evangeUche rimanessero delle « commità chiuse » in un
glielto che -per non esere circondato da
muri non è meno reai-. E’ vero che non
.si tratta di templi ca-ttlici... Non dimentichiamo del resto che 1 documento di cui
abbiamo dato un rapito resoconto emana
da ambienti del cattdicesimo francese.
Questo ci fa subito dir una cosa: molte
delle novità propugnate in esso troveranno
per molto tempo ancori lutti i valichi alpini sbarrati in qualsia! epoca dell’anno
in direzione del nostro laese.
Ma quello che trovimo interessante è
che, proprio delle proioste come quelle
di cui siamo andati parando, e che se at
tuate susciterebbero nottole scalpore tra.,
quanti si rattristano pr la scomparsa d
santa FiJomena fino a pco tempo fa feli
cernente regnante, moirano i limiti d
quella effettiva lendenzariformista che esiste in seno al cattolicesiao.
Prendiamo un tempii nel quale siano
stati rispettali tutti i priicipi auspicati dai
liturgisti romani: sarà spoglio, semplice,
permetterà un certo recoglimento, darà,
più di quanto non avvaga ora anche nei
casi più felici, il senso <i essere la casa di
una comunità, non avrà una decina di altari ma -si limiterà ad aerne uno solo dedicato al Signore, il o isanti si accontenteranno di stare ai lati, ’insieme altare-tabernacolo farà meno pesare a riti strani
e più alla presenza di Io ed al sacrificio
non cruento della messa Ci sarà forse un
po’ più di dialogo tra scerdote ed assemblea, compatibilmente co quanto stabilisce la liturgia e -col famgerato latino. Ma
fondamentalmente non siiarà ancora smosse una .s-jla -pietra di quea che è e rimane
l’eresia romana. Eresia ce è più evidente
proprio al momento delbmessa, «contraffazione della Cena del Si^re », come ben
dice il non ancora traion-tato Giovanni
Calvino tPetit traité de la Sainte Cène),
mes.sa che è il pernio attmo al quale gravita l’architettura ■ religioi e tutta la vita
riiltiiale romana.
IiovANNi Conte
immagine di Dio, destinato a dominare la terra e a rendersela soggetta. Sar
rebbe certamente fuor di luogo esprimere da im punto di vista religioso
delle riserve, o fare addirittura delle
critiche. Tutt’al più possiamo esprimere l’augurio che queste imprese che
cl parlano della grandezza dell’uomo,
abbiano poi anche tm corrisjtettivo sul
piano morale, religioso, politico. Lo
spettacolo che infatti hanno dato al
mondo le due astronavi, viaggiando
nello spazio ad una cosi alta velocità,
così ravvicinate e con una sincronizzazione cosi perfetta, dovuta a calcoli ohe solo delle prodigiose macchine
elettroniche potrebbero consentire,
non può non destare la nostra ammi
razone.
Ma perchè poi gli uomini che portano i destini dei popoU, sul piano della più concreta realtà umana, non riescono in alcun modo ad armonizzare
i loro pensieri, i loro interessi, le loro
ideologie per una pacifioa convivenza
delle nazioni e per la soluzione dei
problemi che assillano rumanità?
A quella altezza e di fronte a delle
conquiste così geniali deU’uomo, come
dovrebbero sembrare meschine le questioni di confini, di influenze politiche, di predominio su questa piccola
terra che l’uomo può sorvolare in moda così prodigioso.
Da parte nostra come non rioonosceire, non ammettere la grandezza
deU’uomo, soprattutto se egli riesce a
compiere i destini che gli sono stati
assegnati da Dio? Sembra che un gior
nalista abbia chiesto ad uno dei cosmonauti quale libro egli avrebbe desiderato avere con sè a quelTalte-zza.
Pensavamo che egli potesse risponderci: La Bibbia. Non sappiamo neppure se egli ne abbia conoscenza e se
gli siano venute in mente, durante il
volo nello spazio, le parale del Salmo
«. « Quando io considero i tuoi cieli,
opra delle tue dita, la luna e le stelle
che tu hai disposte — che cosa è l’uomo che tu ne abbia memoria e il figliuol deU’uomo che tu ne prenda cura? Eppure tu l’hai fatto poco minor
di Dio... ».
Tuttavia la grandezza deU’uomo è
solo un aspetto della realtà umana. Si
potrebbe parlare a lungo anche della
miseria dell’uomo. Per una strana
coincidenza, proprio in questi giorni
in cui si esalta la grandezza umana,
un’altra notizia diffusa ampiamente
dalla stampa, ha provocato in tutti
una dolorosa e penosa impressione.
Mi riferisco alla nascita di bambini
deformi, mallormati, in qualche caso
addirittura mostruosi, dovuta alla ingestione di tranquillanti da parte delle gestanti. Il fenomeno si è verificato
in varie parti del mondo e con una
notevole incidenza numerica.
Sembra incredibile che mentre da
una parte la nostra civiltà è in testa
nelle più alte conquiste, dalTaltra rischia di cadere tanto in basso creando degli esseri mostruosi e infelici.
Gli scienziati più avveduti ci avevano avvertiti ohe le oontaminazioni
dell’atmosfera dovuta alle esplosoni
termo-nucleari avrebbero potuto produrre delle gravi alterazioni fisiologiche sulle nuove generazioni. Ma chi
avrebbe potuto pensare ohe il pericolo più grave ancora si nascondeva in
un apparentemente innocuo tranquillante, destinato a dare un po’ di tre
iiiiiiliiiiiiimiiniimiiiii
iiiiiiiiiiimiiiimiiiii
Pubblicata la seconda edizione
libri
«PER UNA FEDE»
di Giovanni Miegge
La casa editrice Comunità lia provveduto settimane or sono alla doverosa ristampa dell’opera del prof. Miegge: «Per una
fede ». Ristampa doverosa che acquista
particolare significato a un anno dalla
scomparsa dell’autore; è un riconoscimento della no.stra cultura italiana ad una figura fra le più significative del nostro
evangelismo. Doverosa ristampa anche per
il valore intrinseco di quelle pagine.
11 significato ed il valore del volume aumentano eoi passare del tempo anziché di
ininiiire. Aumentano percliè Giovanni
Miegge ha fapulo intuire il problema del
la nostra generazione e delle prossime ge
ncrazioni : il crepuscolo del cristianesimo ;
lo ha saputo guardare in faccia da credente
serenamente onesto : le pagine della pre
messa sono a questo riguardo di una ohia
rezza che lascia perplessi. Miegge ha capi
10 che « la fede cristiana nella sua integri
t'i è sempre stata di pochi »; ha scritto di
conseguenza un libro per quei -pochi, quegli uomini che hanno ancora secondo la
celebre espressione di Agostino « il cuore
inquieto » nella ricerca di Dio e della sua
verità.
Ma il valore del « Per una fede » sta altresì nel modo di concepire la fede stessa,
la ricerca di Dio. 11 crepuscolo del cristia
nesimo non significa la fine, il crepuscolo,
11 declino deUa fede in Gesù Cristo. Questa
realtà eterna è pur sempre nuova, vivente,
moderna, è pur possibile e grande vivere
della fede in Gesù Cristo nel nostro mondo contemporaneo ira la fede liberal-occidentale e la fede marxista, tra il materiali
gua al dolore, un po’ di serenità e di
tranquillità di spirito? Grave errore
davvero pensare che una compressa
preparata ohimicainiente possa dare
pace e serenità all’uomo, nel suo dolore e nel suo travaglio diuturno. San
Paolo ci indica il segreto della pace:
fi Giustificati per fede, abbiamo pace
con Dio... ».
Sotto certi aspetti davvero la nostra
civiltà è creatrice di mostri. Ma come
è stato giustamente osservato, i veri
mostri non sono quelle povere creature che, senza loro colpa, nascono senza braccia e senza gambe, ma quelli
che avendo delle braccia se ne servono per fare il male e avendo dei piedi se ne servono p>er spargere sangue.
Meglio essere monchi o zoppi, come
diceva Gesù, che non avere cuore e
non avere cervello. Pascal diceva già
che poteva concepire un uomo senza
mani e senza piedi, ma che non poteva concepirlo senza testa. Una madre scriveva che non esiterebbe nella scelta tra un figlio deforme e un
figlio criminale.
Purtroppo il progresso morale della
umanità non va di pari passo con
quello scientifico e per questo la grandezza dell’uomo, come possiamo fácil- ¡
mente ccnstatare, naufraga nella sua
stessa miseria; non appena l’uomo si
solleva e sembra ohe possa raggiungere il più alto dei cieli, precipita al
di sotto del suo stesso livello umano.
L’uomo non deve perciò mai dimenticare i suoi limiti di creatura e riconoscere, in ogni istante della sua ascesa e delle sue conquiste, che deve rendere onore e lode all’Altissimo. Perciò
egli non dovrebbe nella euforia del
suo successo e nell’orgoglio delle sue
conquiste concludere : « Ho esplorato
il cielo, ma Dio non Tho trovato », ma
elevare un inno di lode ; « O Eterno,
Signor nostro quant’è magnifico il tuo
nome in tutta la terra! ».
Inoltre di fronte alle meravigliose
conquiste della scienza, in un mondo
che progredisce con una velocità vertiginosa, in una società in continua
trasformazione, talvolta la Chiesa Cristiana dà lo spettacolo di un immobilismo, di una incapacità di rinnovamento e di aggiornamento che la fa
apparire come una istituzione sorpassata, non più rispondente alla mutata
situazione e alle esigenze del tempo
presente. Questo non significa indubtiamente che la Chiesa debba conformarsi a questo secolo, ma signlflc.i che
debba dire la parola giusta e possa
essere la guida saggia ed illuminata
di una umanità alla deriva nonostan
te i suoi trionfi.
Infine i credenti non devono lasciarsi ptendere da un senso di sgomento, come talvolta avviene. Può
sembrare ohe ia fede, la morale, la
rivelazione cristiana, Taldilà, il Cristianesimo, i’Evangelo siano residui di
un passato che non ritorna, superstizioni di cui bisogna sbarazzarsi se si
vuole procedere con successo nei mondo Ma purtroppo, come anche resperimento ci insegna, senza Dio e senza
rivelazione, il mondo rischia di finire
in un vicolo cieco, di cadere neiia
dosperazione, di non potere risolvere,
nonostante tutta la sua sapienza, la
sua intelligenza e le sue meravigliose
conquiste, i più semplici, fondamentali problemi della vita individuale e
della vita associata. P. V. Panasela
i-nio pratico e le liorie spiritualistiche; è
possibile ma occorre essere uomini loutemporanel e non pezzi da museo. Perchè
la nostra fede sia vera ed efficace, perchè
rechi qualche speranza e qualche consolazione occorre che sia vissuta e pensaci da
uomini di oggi. Non si tratta, e molto opportunamente lo dice Miegge, di conciliare la fede in Cristo con la vita moderna,
le esigenze ideali o storiche del nostro tempo; il callolicesinio segue da secoli questa
via, cerca da secoli di adattare il cristianesimo alla vita moderna ottenendo il risultato di spegnere la vita del cristianesimo e
di apparire sorpassato nel mondo moderno.
Si tratta di vivere da cristiani nel tempo
moderno, cioè da uomini del 1962 die credono in Cristo. A questa ricerca, a questo
tentativo Giovanni Miegge ha dato un insostituibile contributo nel suo insegnamento e nei suoi sentii, iiriino fra tutti
questo « Per una fede ».
A leggerlo attentamente a distanza di 10
anni dalla sua prima edizione si comprende che la via tracciata da Giovanni Miegge
neU’impostare questo libro era la via giusta e ci si domanda come la lettura di
quelle pagine non abbia invogliato la nostra « élite >; evangelica a fare della teologia in modo più serio di quanto ha fatto
fino ad ora. rie i nostri intellettuali protestanti avessero fatto di quel lesto una lettura devota sia pur non servile, non starebbero a navigare nelle fantasie gnostidie
o nelle divagazioni sociali.
Ciorgio TOlirli
Etl. Comunità, Milano 1962, L. 1.500.
3
r
7 settembre 1962 — N. 35
pa«. 3
I lettori
scrivono
Caro Signor Celli,
la Sua lettera mi ha lietamente
sorpreso. Essa mi dimostra elle con.
linua a leggere «La Luce» e mi dà
l'occasione di una spiegazione eon
Lei, sieuro che potremo intenderci.
Lei (e non è il solo) sostiene che
la politica divide. Ciò è vero: la po*
litica divide gli uomini, i quali vi
mettono tulla la loro morbosa uas<
sione umana. Però non può e non
deve dividere i cristiani, i quali, a
mio avviso, debbono prendere parte a tulle le vicende di mondo, ma
con quel dislacno che consenta loro
< iò {‘he ad altri non è possibile: di
continuare a stimarsi ed amarsi.
Personalmente, debbo dirLe die
non posso sentirmi pago della religione che professo, soltanto ascoltando un bel sermone e cantando
digli inni, mentre la gente attorno
a me si scanna o anuore di fame.
Ed oggi più che mai, costretto a vi.
vere in una città aueridionale. Venga a trovarmi e vedrà, sotto la finestra del mio ufficio, una vera Corte
dei miracoli', storpi... sposati con
numerosa prole, che chiedono l’elemosina, ecc. ecc- Una miseria materiale e morale, alla quale non posso
assistere senza indignazione verso
( Ili ha governalo fino ad oggi il nof.iro paese, anche a costo di essere
giudicato Un comunista.
Lei scrive, nella Sua lettera: « se
dairUn-gherìa cì trasportassimo in
Italia. In situazione perfettamente
])ara11ela ed analoga, ed io (non per
sentito dire ma per esperienza aceriiamente sofferta), mi azzardassi ad
arcennare gli orrori commessi dagli
italiani insorti contro il governo faM-ista, non crede Lei che coloro i
punii, sulla Luce c altrove, scrìvono
elle la Resislenza è stato un secondo
‘lorioso Risorgimento d’Italia, mi
lacccrehhero di bieco fascista? ».
Lhhenc. Lei che scrive così non dorehhe t’rainlendermi. Se, come Lei
liiasima le sono con Lei d’accordo)
della nostra storia recente si ricordano oggi soltanto gli scempi commessi da una parte, alreUanlo avviene quando si parla dei paesi dominali dalla Russia. Che a scannare
un altro uomo sia un comunista o
patriota, a ,me interessa relalivamenle. giacche quello che vorrei è che
hicinila anni dopo il Sermone della
Mmilagiia certi orrori non sì verì(icassero più. Ecco perchè ho citalo
i massacri co-umiesisi dagli ìnsorli
ungheresi, massacri ben documentali. Che siano stali commessi «contro rinriocente e inerme govemo co.
mnnisla» è. me lo permeiti, una arbitraria aggiunta della Sua lettera
io. e (luanli altri scrivono su «La
Luce», non abbiamo mai affermalo
i lie il g<»verno comunista ungherese
fosse innocente ed inerme, ma, come crisliaiii, non dovremmo accettane che dei poliziotti, sia pure comuniti, sia pure re.siponsabilì di efferale colpe, vengano torturali e
^(nmmariainenle giusliziati da un popolo per quanto a ragione insorto.
Io credo che tutto dipenda da una
confusione che alcuni fanno, dal
non saper distìnguere cioè l’azione
dei sìngoli dal valore di un fatto
storico. Così avviene che alcuni presentino gli abusi commessi dai parirgiani per negare il valore morale
della Resistenza (e di qui la reazione degli antifascisti), mentre non
accettano che si possa parlare di
abusi commesisi dagli irnsortì ungheresi, interpretando un tale linguaggio come una negazione del valore
di quella insurrezione. E’ proprio
rohieltìvità che ci deve portare dunque a distìnguere le azioni dei singoli dai falli storici nei loro moventi e nelle loro finalità.
La politica non è e non deve essere solíanlo lolla di fazioni. Come
cristiani, non dovremmo trovarci in
disaccordo almeno su questi punti:
pace alTinterno e tra le nazioni; pa.
ne e casa per tutti; istruzione estesa anche a chi non ha mezzi; ospedali ben funzionami. E l’elenco potrebbe continuare. Possiamo essere
divìsi su un tale propramma che è
politico e, nello stesso tempo, a me
sembra, ispirato al Vangelo: beati
quelli che si adoperano alla pace,
la verità vi farà liberi, paralmla del
Ivuon Samaritano, ecc.?
Lei esorta, nella chiusa della Sua
lettera, a «smetterla di parlare di
polìtica». Io mi permetto dirLe, invece: Cominciamo a parlare dì polìtica, come fanno, ad esempio, i
nostro fratelli riformali d’oltralpe.
Smettiamola piuttosto di essere dei
sepolcri imbiancati. E «mettiamo
iinche dì aocu^sare di comunismo, o
magari dì para — o filo — comunismo, Hii vuole la pace e la giustìzia sociale. Non credo che il Mac<*arllìi«nio po'ssa conciliarsi con lo
spirilo del cristianesimo, ohe è spirito di verità. Se la base della nostra fede è l’amore e la verità, se
veramente crediamo e sentiamo che
Cristo ci unisce, percltè tanta paura
di parlare di politica? E se noi
amiamo realmente il prossimo come noi stessi, come possiamo esimerci dal guardare la faccia di questa
terra, ove gli uomini muoiono e soffrono per odio ed egoismo?
Con molli cristiani saluti. Suo
Eros Vicari
UNA DOMANDA DA FARCI
Regali, perchè?
doppio
taglio
I multjfortai iiit«ree6ì del dott. Paul
Tournier rhanno portato ad occupar«! di
nn fenomeno esteoo, ricco di dati buoni e
meno buoni, d^a nostra società: quello
dei regali (1). Il dare e ricevere regali
occupa una parte forse insospenatamente
ampia del nostro tempo. Si>ecialmen«e se,
col Tournier, si intende per regalo non
soltanto il giocattolo, il libro, roggello
donalo ma una gamma molto più estesa
di doni che va dai tempo <die si concede
alla propria compagna, malgrado il ritmo
intenso del lavoro, alla passeggiata col
bimbo mai stanco di far domande, al «sì»
detto al momento del matrimonio, a lutto
ciò che xHiò in qualdie modo dimostrare
e significare il nostro affetto ed il nostro
interessamento alla persona che riceve.
Certo nesstm dono ornano è perfetta
espressione d’amore. L’egoismo di un dono fatto ad altri pensando in realtà a se
stessi, le molte deformazioni, talvolta penose, dell’atteggiamento dei genitori di
fronte ai figliuoli o dei coniugi l’uno nei
confronti dell’altro, fanno sì che spesso il
dono scada da atto di amore a mezzo di
espiazione, a tentativo di tranquillizzare
la propria coscienza, a lezione data, in
modo più o meno esplicito, a chi lo riceve. Vi sono dunque molti lati oscuri in
questa corsa sempre più accentuata ai regali. E sono molto vive e stimolanti le
pagine nelle quali l’A. si sofferma ad esaminare con esempi concreti questa situazione talvolta assai deficitaria. Questo senza mancare, però, di indicare tante possi
bilità che rimangono aperte per un dono
veramente degno di tal nome, capace di
sottolineare il nostro attaecamento alla
persona che ci è cara. Il dono è un « test
d’amore » (p. 16) per i fancinlli ma anche
per gli adulti.
Ma perchè questa possibilità sia una
possibilità reale, perchè noi possiamo con.
siderare come realistiche le parole del
Tournier quando afferma : «non disprezzate la gioia di dare e U gioia di ricevere... che indicano nello stesso tempo la
gioia di amare e di essere amati » (p. 42),
è necessario che il nostro punto di parten.
za sia un dono unico ed ìrriipetibile. Agli
ocelli del credente ogni dono parla, non
fosse che come ropposto, del dono perfel
lo, gratuito, completo di (Jesù Cristo. Do
no che si riflette, iUniiflnandolo, su ogni
più umile dono clic viene da noi. Se com
prendiamo questo «godiamo come dei fan
ciulli di tutti i piccoli doni della vita ter
rena, e vi vediamo altrettanti segni del
gran regalo definitivo che attendiamo »
(p. 58).
Con queste parole termina questo volumetto ricco di spunti, che si serve della
psicologia senza, ci pare, lasciarsene sopraffare.
Giovanni Conte
(1) Paul Tournier: Des cadeaux,
pourquoi? Genève, Labor et Fides,
Collezione « Croire, Penser, Espérer »,
p 58.
Il popolo di Algeri dimostra per le vie
gridando: «Xe abbiamo avuto abbastanza
di seue anni di guerra. Fatela finita e meu
televi d’accordo ». Sette anni di guerra
combattuti per un ideale. Per un ideale si
soffre, si va in prigione, si muore. Ma,
raggiunto l’ideale, ecco che affiorano, so.
piti nel tempo della lotta, tutti gli egoismi,
tulle le ambizioni, tutte le meschine rivalità, tutti i miserabili interessi umani. Degli ideali ben poco rimane. E, frattanto,
chi continua a soffrire è la povera gente.
Non diciamo: gli algerini sono immaturi. E’ questa una vecchia storia. Quale popolo della terra Ita saputo mostrarsi maturo? Pochi, per lo meno.
K continua a non metterai d’accordo con
K. (Come si prestano bene, queste due
Identiche iniziali, a confondere nn nome
con un altro!). La Conferenza per il disarmo a Ginevra continua così senza interesse
e senza novità sul tranquillo lago Legnano.
A quante conferenze per la pace hanno assistito le acque del Iago Lemano?
Ma, se a Ginevra non si trova la maniera
di mettersi d’accordo, Ely Colbertson, il
famoso teorico del bridge, ha trovato un
progetto di pace perpetua e si è fatto capo
di un Consiglio della Pace Mondiale
(World Peace Council). Il suo progetto è
molto semplice, e si riassume in questa
proposizione: «Poiché la maggior 'minaccia di distruzione totale del mondo viene
oggi dalle bombe atomiche e turbonucleari, noi, popoli del mondo, dobbiamo veda.
itiner;^ri siciLi;ikNi
Pachino “terra senza chiese,,
« Pachino. Paese senza preti e senza
chiese ! Paese di Protestanti I ». Era ed
è ancor questo per molti il vezzo di
rappresentare Pachino. Ed in realtà
era vero quindici anni fa quando venticinque mila abitanti erano spiritualmente assistiti in tutto da quattro
preti in due parrocchie con un solo
Istituto femminile per l’infanzia e le
fanciulle.
Questo squallido panorama non esiste più...
Dopò tutto questo il vecchio vezzo
per Pachino protestante senza chiese
e senza preti è un anacronismo.
« Digitus Dei est hic ». Questo proclama di Monsignor Vincenzo Spiraghi, arciprete di Pachino da noi parzialmente citato, elenca pure in dettagli le opere compiute; chiese, asili
ed istituti vari castruiti recentemente
grazie ai contributi statali coi quali
le chiese sono sorte in Italia nel do
poguerra con rapidità estrema.
Nonostante questo massiccio iiitervento di uomini e opere la missione
Valdese continua a far la sua multitorme attività soprattutto per mezzo
dell’Asilo infantile: non dimentico
quella schiera di bimbi, raccolti nel
modesti locali della chiesa, il loro canto gioioso, l’impegno di un’anziana
maestra che ha speso tanti anni p«r
Topera del Signore nonché l’entusiasmo delle collaboratrici per questa
grande missione. L’asilo evangelico è
un vivaio di futuri membri di chiesa,
di creature ohe vi trovano la Luce della salvezza. Non dimentichiamoci di
quest’opera intesa a portare a Cristo
molti bimbi della ciìttà ed a recare un
sollievo materiale a».creature abbandonate. Non penso che monsignor Spiraghi sia dispiaciuto di questa mano
tesa, di questo gesto indicato da Cristo nel suo messaggio del giucMzio:
«ebbi fame e mi deste da mangiare;
fui forestiere e mi accoglieste... ed in
La Chiesa Valdese riconosce
il pastorato femminile
Ci dispiac« di non poter dire die la Chiesi, Valdese, attraverso i suoi rappresentanti,
è stata unanime in questo riconoscimento.
La .ste-ssa perplessità e divisione di pareri
verificatasi in quasi tutte le assemblee di
cliiesa e le conferenze distrettuali, si è riflessa anche nella discussione sinodale.
(Jualiiino si può forse diiedere se, studiando - ma per davvero — ancora un ami.)
il problema, chiarendolo e maturandolo
nella coscienza di tutti, non si sarebbe potuti giungere ad una votazione più unanime ; ma inon è ora il 'Caso di recriminare,
bensì di vedere in che senso si può utilmente seguire la linea indicata nettamente
dalla votazione sinodale.
L’atmosfera della discussione si è abbastanza scaldata, ma non è giunta al grado
rovente raggiunto altri anni, e il dibattito
è stalo sereno. 11 'pa-st. Neri Giampioooli,
presidente della Commissione per i Mini•Sleri ha presentalo nn quadro chiaro delle
risposte delle Conferenze Disti'eltuali : il I»
distr. Ita discusso il proiblent'a ma non si
è pronunciato ; il II** si è pronuncialo favorevolmente, pur riconoscendo che non vi
si no indicazioni chiare nella Scrittura, c
i-lic il problema va inquadrato in tutta una
riforma del paslorato stesso; il III® riconosce le difficoltà pratiche ma pensa die d^hano essere superate in nome della parità
di fronte alla Serittura; il IV» esprime perplessità e chiede chiarimenti e notizie 'Circa
1 attuazione in altre Chiese; il V» e il VI»
c.fpriniono ancli’essi perplessità ma si pro
nunriano favorevolmente, a lieve maggioranza: il VII» (Rio de la Piata) non si è
espresso, poiché la Conferenza Distrettuale
si lietie in marzo: esso però attua già, .praticamente, il pastorato femminile. Buona
parte della discussione seguita a tale esposizione è stata costituita da^i interventi di
quanti chiarivano e interpretavano, talora
in modi assai contrastanti, i vari voti
espressi • è t'Osì risultato che una certa con
fusione e incertezza regna ancora nell animo di molti ed è peccato, ripetiamo, che
non si isia gituili alla votazione su di un
punto di questa importanza senza Mntirc
sempre e in tutti una convinzione cristallina (di fede, naturalmente, e non di.... pregiudizio). La votazione dell’odg è awenulii per appello nominale, con 57 sì, 42 no
.■ lo astenuti:
Il Sinodo, udita la relazione della
Commissione ¡renminenle per i Minisle
ri sul pastorato lemminile, prende atto
che le Conferenze Distrettuali e le As
semblee di Chiesa alle tjuali è stata sot
loposla la relazione sul pastorato fem
minile, in ottemperanza a quando di
sposto dalVart. 48 degli A. S. 1961, si
sono, nella maggioranza, dichiarate, iti
linea di principio, favorevoli al pasto
rato femminile, sia pure con alcune ri
serve attinenti principalmente alle con
crete modalità di impiego ed a situa
zioni che devono trovare la loro oppor
lumi soluzione e disciplina in sede di
sistemazione del campo di lavoro e di
regolamenti; che unica voce d’incerlez
za è quella espressa dal /F® Distretto
che il VID Distretto non ha potuto fai
pervenire il suo parere in proposito so
lo per non aver avuto il tempo di pren
dere in esame il problema; riconosce
nelle sorelle che siano state a questo
chiunuile la piemi validità del ministero
della Parola; attende entro l’anno in
corso il parere motivato del VID Distretto, e, nel contempo, dà mandato alla Commissione permanente per i Ministeri di studiare Vatiuazione pratica
del pastorato femminile e di riferire al
prossimo Sinodo.
Accettato, dunque, il principio del pieno
ministero pastorale femminile, se ne studieranno quest’anno le modalità pratiche.
Se ci è lecito conmientare brevemente
tutta la discussione nella Chiesa e il voto
in Sinodo, pensiamo die il rapporto di
studio sottoposto alle comunità non fosse
pienamente rispondente alle necessità: non
si 'può infatti dire che esso dicesse parole
definitive, per quanto riguarda il problema
esegetico, scritturale; sarebbe stato, a nostro avviso, necessario die la discussione
sul pastorato femminile fosse più nettamente e rigorosamente inquadrata, anche e soprattutto sui piano dello studio biblico, nella discussione sul pastorato stesso, così come si configura oggi di fatto nelle nostre
« parrocchie » : che, doè, si desse alle nostre comunità una vera e approfondita teologia della chiesa e dei ministeri, e non
importa se ci sarebbe voluto un po’ più di
tempo a studiarla e meditarla (male hanno
[continua in 4« pagina)
quanto l’avete fatto ad uno di questi
miei minimi fratelli Tavete fatto a
me ».
Non dimentico la numerosa comunità raccolta nel tempio, lUncontro
con una sorella neo-convertita; essa
ha trovato nell’ora del lutto (la dipartenza d’un caro figliuolo) ima serenità
ed una fiducia commoventi. Brevi incontri ricchi di insegnamenti preziosi
per me viandante, per quanti scoprono il miracolo dello Spirito ohe si rinnova ogni giorno per i cercatori del
Regno.
Il dinamico collega Giambarresi mi
guida nella sua vasta diocesi; ad Avola visito il novello locale dove s’incontra la comimità, composta di sottoproletari, per lo più di spazzini ai quali è dato di compiere la grande missione: ripulire i cuori dalle spazzature del peccato nel segno d’una umile
e fedele testimonianza. Incontriamo
lungo la strada alcune bimbe con le
mamme nei pochi minuti di sosta, si
canta con gioia e si prega nel vano di
una cucina accanto a grandi sacchi di
mandorle: quivi il Signore era silen
zioso testimone del nostro breve culto.
Sostiamo a Priolo dove stanno sorgendo industrie notevoli e ohe in breve trasformeranno vita e costumi della zona : si profila una nuova esperienza evangelistica ; a mezzo d’un nucleo
evangelico formatosi di recente e con
metodi antichi e nuovi si spera di
portare il messaggio al nuovo tipo di
uomo industriale del sud; per questo
la funzione della preghiera è essenziale per preparare qualunque azione
evangelistiva ; nella strategia moderna si rischia di lasciarla da parte e
allora non si può sperare, senza Tinvocarione collettiva dello Spirito, nel
miracolo della conversione. Molti secoli fa ad Efeso, per la potenza dello
Spirito, la predica continua durante
tre mesi aveva scardinato ogni resistenza : « la Parola di Dio cresceva potentemente e si rafforzava».
Perciò non dimentichiamo di intercedere tutti, sin d’ora per questa missione affinchè la grazia di Dio sia nota e accolta per mezzo dei suoi ambasciatori, nell’umiltà e neU’ubbidienza.
A Priolo accanto all’attività normale il colportore De Caro ha compiuto
un’opera capillare nel paese cor. buoni risultati. L’antica strategia valdese appannaggio ora delle comunità
non ufficiali è ancora valida e non sa
rà certo abbandonata nell’opera che
si sta compiendo a Priolo, seppur con
metodi nuovi e aggiornati.
Sostiamo pure a Noto dove ci accedile una famiglia della diaspora: in
questa città l’Evangelo stenta a penetrare nonostante gli sforzi compiuti
nel passato. Tempo fa a làborio Na
so non fu possibile parlare nel teatro a causa della pesante reazione del
clero che aveva mobilitato l’Azione
cattolica per impedire al nostro auda
ce colportore di recare il msssiggio
della Salvezza. Anche a Siracusa c è
un gruppo vivente di fratelli e sorelle che testimoniano della speranza.
Dovunque la grazia di Dio è operante a mezzo di fedeli che irradiano con
gioia la Luce del Signore.
Il viandante
PERSONALIA
Si sono sposati a Luserna San Giovanni U Rag. Sergio Gay e la Signorina Gisella Elena Ribet. Rivolgiamo
loro il nostro augurio più cordiale.
mare un armamento nucleare mondiale ».
Qnando anche la Repubblica di San Marino e il Principato di Monaco avranno la
loro scorta di bonbe atomiche, i due grandi colossi che oggi minacciano la pace del
mondo saranno paralizzati. Vecchia tesi
questa: si vis ¡tacem para belluml Lo dicevano anche i Romani, che di guerre se
ne intendevano e ne hanno fatte parecchie
nel corso della loro storia. Se il progetto di
Cnlbertson venisse attuato, non la pace
verrelbe assicurala, ma certmnenle sarebbe difficile alla Fran-eia aprire un Casino
in Corsica facendo concorrenza a Monte
Carlo ed all’Italia far destitnire un governo in San Marino, anche con l’aiuto del
Console degli Stati Uniti. Tutto si ridurrebbe quindi a portare il giuoco dei due
blocchi al livello di tutti gli Stati.
Più serio, sull’argomento, ei è parso il
discorso di Slr John Crockeroft, premio
Nobel per la fisica nel 1951 ed ex presiden,
te della commissione atomica britannica.
«La recente messa a punto di bombe che
per il solo effetto del calore possono distruggere tutto in un raggio variante da 30
a 50 chilometri, — ha detto Sir Crockeroft
— ha fatto compiere al mondo un nuovo
passo sulla via della distruzione ». Altro
che: si vis ipacem para bellum! Ma ciò
che più ci ha interessalo del discorso di
Sir Crockeroft è die egli ha accusato gli
scienziati di essersi messi al servizio del
prestigio politico. Sono essi infatti i veri
responsabili. Gli uomini politici sono indotti, dalla loro stessa formazione culturale e mentale, a vedere tutto in funzione
di potenza politica, ma gli scienziati, che
dovrebbero muoversi su un piano universale e disinteressato, do-vrebbero avere una
più sensibile coscienza e non dovrebbero
prestarsi ad essere fornitori di mezzi di distruzione. Poiché, mentre si può impedire
che un cervello funzioni, non si può obbligarlo a funzionare; se gli scienziati non
si prestassero a soddisfare le richieste dei
governi, questi non si troverebbero nelle
mani 'mezzi tanto terribili di distruzione.
E pensare 'cbe vi sono scienziati i quali
■sacrificano la propria vita per cercare un
rimedio ad una malattia.
Il terremoto si è fatto risentire nell’Ilalia meridionale, seminando di nuovo panico tra le popolazioni già colpite una settimana prima.
Fortunatamente, nè la prima nè la seconda volta si sono avute molte vittime.
Le case però sono crollate. Ma quali case?
Case deUa povera gente, costruite con le
proprie mani, fragili come le case che i
baimibini costruiscono con le carte da giuoco, vetuste, prive del più essenziale conforto. Già un altro più forte terremoto,
treivtadue anni fa, era passalo su quelle
case, e quelle che, bene o male, avevano
resistito, erano rimaste. Si potrebbe dire
che .questo terremoto sia stato, sotto certi
aspetti, provvidenziale. Ma si farà reai
mente qualcosa di serio? Lo vogliamo ape
rare, dopo tanti discorsi e tante dichiara
zioni ufficiali.
Frattanto, l’appcUo alla solidarietà ha
funzionalo bene. Ce ne rallegriamo. Però,
ci sia consentila una considerazione. Il forte contributo dato dall’Istituto Nazionale
della Previdenza Sociale ci porla a osservare che, o i contributi ¡pagati sono superiori al necessario (e perchè allora far pagare tanto?) o esso non presta una adeguata assistenza ai propri iscritti. Comunque sia, poiché riNPS ha già una finalità
sociale, avremmo preferito non veder stornati i suoi fondi. I terremotali (secondo la
bruita parola oggi impiegala dai giornalisti) debbono, sì, essere assistili, ma da fon.
li die non servano già alle necessità di altra povera gente. Per lo stesso motivo vorremmo (chiediamo forse troppo?) che le
soiitime raccolte 'per le zone colpite dal terremoto servissero esclusivamente ai fini per
l'ui vengono raccolte, giacché pur1.roppo
niialchc esempio diverso non manca.
E. V.
Consiglio della Val Pellice
Dflncoi'su liorse di studio
Il Presidente rende noto che, con bando
in data odierna, viene indetto pubblico
concorso per l’assegnazione delle borse di
studio annuali istituite da questo Consiglio
di Valle, e precisamente:
L. 30.000 per alunni licenziati dalla 5“
classe elementare e die si iscrivano alla
prima da..sse d! una scuola secondaria iiife.
riore;
L. 40.000 per gli alunni die si iscrivano
alla 2» e 3“ das.se di una scuola secondaria
inferiore;
L. 60.000 per alunni iscritti a qualsiasi
classe di una scuola secondaria superiore.
Gli aspiranti debbono risiedere in uno
dei Comuni facenti parte del Consiglio di
Valle (da Bridierasio a Bobbio Pellicel.
appartenere a famiglia particolarmente bisognosa (con riguardo al numero delle persone a carico del capofamiglia e della residenza disagiata) ed avere riportato una me.
dia di voli pari a 8/10 per i licenziati dalla
scuola elementare ed i 7/10 per gli altri.
Le domande debbono essere presentate
entro il 25 settembre p. v. alla Direzione
Didattica od a! Capi Istituto competenti.
Per informazioni rivolgersi alle suddette
Autorità Scolastiche od alla Segreteria del
Consiglio di Valle (Segreteria Comunale di
Torre Pellice).
Il bando è 'pubblicalo presso i Comuni
della Valle e le Scuole ed Istituti iuteres.sa.
salì.
Il Presidente
Dr. Proc. Ettore Ben
4
pag. 4
N. 35 — 7 settembre 1%2
Agape, dal tf al ¿2 settembre: torso breve sulle migrazioni
Per un impegno cristiano verso gli
immigrati nelle regioni industriali
Ancora ultimamente, in una riunione dei pastori valdesi di
Torino, sentivo viva nei colleghi — come lo è in molti membri del
Consiglio di Chiesa e della comunità — la preoccupazione di cura d’anime verso il numero sempre crescente di immigrati; e non più soltanto dalle Valli valdesi, ma in misura sempre maggiore anche dal
meridione. Chi confronta i vari nuclei zonali della comunità torinese
odierna con quella dì un decennio u due fa, si rende conto di quanto
essa sia rapidamente mutata. Il che non vuol dire, però, che la situazione spirituale ed ecclesiastica sia ottima, che Tinserimento degli
immigrati evangelici sia totale e armonioso; soprattutto, che l’evangelizzazione fra le masse di ’’sradicati” sia quale dovrebbe essere. La
situazione di Torino si ripete in tutte le maggiori città al nord, sebbene nella metropoli subalpina, data la consistenza della comunità
evangelica e l’attrazione mas.siccia dell’industria, i problemi si pongano con particolare acuità. Si fa sentire, indubbiamente, la necessità
di un ministero pastorale più numeroso e diversificato; ma è pure
indubbio che un pugnetto di uomini, per consacrati che siano, non
possono far pienamente fronte alle molteplici necessità di una situazione che evolve in modo tanto rapido. La Chiesa vivrà intensamente e porterà realmente il messaggio della Signoria di Cristo ai tanti
senza fede e senza speranza, soltanto se si sentirà tutta mobilitata, se
saprà scoprire e curare nel proprio seno i doni particolari che lo Spirito Santo suscita. Per questo mi pare estremamente viva ed attuale
la preoccupazione che ha mosso gli organizzatori del ’’campo” ad
Agape, che Franco Giampiccoli presenta qui, e a cui si augura fin
d’ora la migliore riuscita. Anche il Sinodo 1962 ha mostrato di essere
assai sensibile a questo problema. Gino Conte
In queisii ultimi anni il probleima degli
aposlamenti di poipolazione in Europa si
è fatto sempre più vivo e pressante. Migliaia di italiani, spagnoli, greci, vengono
a<SfSotibiti ogni anno dalle grandi industrie
tedesche e olandesi, dalle imprese edili
svizzere, dalle miniere belghe. Per ciò che
l i riguarda più da vicino le città industriali del nord Italia sono la meta ambita di
un numero sempre crescente di meridionali. Si potrebbe parlare di una gran corsa
dal Sud al Nord, dal Sud della disoccupazione e della povertà, che spingono ad
evadere, al Nord dell’inidùstria, del « pane
e lavoro » che diventa una realtà; una
coirsa che non è rallentata dall’ignoto, dal.
l’incomprensibilità e anche dall’ostilità del
Nord, sia esso Milano, Düsseldorf o Liegi.
Questa corsa crea dei problemi per tutti
e anche jier la Chiesa. Possiamo ignorare
la presenza e i problemi di tanti fratelli
sradicati dall’unico ambiente che conoscono e gettati alla rinfusa come cose nel gran
calderone dell’industria moderna (ma ignorare non è molto diverso da rifiutare, cosi come rifiutano i cartelli che si vedono
qua e là a Torino : « affittasi fuorché meridionali »), oppure possiamo considerare
questo fenomeno sociale come una precisa
vocazione del nostro tempo rivolta alla
Chiesa che deve saper trovare nuove forme per essere presente nel mondo di oggi, il mondo della immigrazione, con la
predicazione dell'Evangelo e con una concreta incarnazione dell’amore di Cmto.
In questa seconda via ci spingono e ci
aiutano le sempre più frequenti richieste,
che giungono dalla Germania e dalla Svizzera, di uomini che si preparino per un
lavoro di evangelizzazione e di servizio tra
gli emigrati italiani. Ma non si può pensare a questo come ad un lavoro « estero » :
oggi perfino le Valli, per non parlare delle
grandi città, sono costrette a guardare in
larcia questo problema per la presenza di
minatori sardi e manovali calabresi.
11 Centro di preparazione per laici di
Agape ha organizzato un corso di due
settimane per studiare i problemi della immigrazione nelle zone industriali e per ricercare un impegno concreto di servizio in
questo senso. Il programma del corso, che
riportiamo qui, comiprenderà i seguenti
PROGRAMMA
DOMENICA 9 SETTEMBRE
Pomeriggio: Arrivo - Culto di apertura.
SETTIMANA DAL 10 AL 15
Manina: Dr. Goffrew) Fofi: Ragioni economiche e politiche della immigrazione
nelle zone ad alto sviluppo industriale (sei lezioni).
Pomeriggio - Ore 16: Prof. Bruno Corsami: La missione secondo il messaggio del
Nuovo Testamento (sei lezioni). i
Pomeriggio o sera: Informazioni sulle migrazioni in Eurofpa.
DOMENiICA 16 SETTEMBRE
Mattina: Cùlto nella chiesa di Frali.
Pomeriggio: Libero.
Sera: Incontro con la Commissione per i ministeri.
SETTIMANA DAL 17 AL 22
Mattina: Dr. Holger Samson: La situazione dell’iimmiigrato (sei lezioni).
Dr. B. Ch. Sjoixema e Past. Giorgio Girardet: Missione e servizio nella
chiesa di oggi (sei lezioni).
Pomeriggio ■ Ore 16: Past. Franco Giampiccoli: Letture bibliche comunitarie.
Pomeriggio o sera: Informazioni sulle migrazioni in Europa.
Le informazioni sul lavoro svolto e da svolgere, e su situazioni particolari saranno
date dai Past. R. Hardmeier e L. Naso, oltre che Samson e Sjollema.
fAngue del corso: Italiano e francese. Sarà provveduio alle traduzioni.
Dinanzi ad un apostolato comune
Borse di studio
{segue da pag. 1)
go. Questo contrasto fra i nostri umani pensieri e discorsi da un lato e i
segni di Dio dalTaltro sembra fare
del campo quasi un’umile parabola
della storia della Chiesa: storia della Chiesa ove appunto lo Spirito del
Signore sconvolge le direzioni di pensiero e di azione che gli uomini credono controllare.
Ma quali sono stati questi segni? E’
chiaro come tentare di fissarli sia rischiare di irrigidire e definire quel
che travolge ogni irrigidimento e ogni
definitone. Eppure, oltre al segno centrale della S. Cena che ci ha uniti,
ma pure ci ha fatto sentire dolorosamente divisi, altri segni lo Spirito di
Dio oi ha donati nell’attimo inafferrabile della sua grazia e della sua irruzione sovrana. Forse questi segni ci
sono stati donati quando abbiamo parlato col fratello delTaltra confessione? O quando abbiamo visto il vescovo ortodosso Emilianos Timiadis cantare gli inni dei culti accanto a sacerdoti cattolici e a pastori? O quando abbiamo, dopo i culti delTanglioano rev. Wilson e del vescovo Timiadis, sperimentato la gioia di ascoltare
la predicazione e le preghiere del padre domenicano' René Beaupère? O
quando ci siamo ritrovati nell’ultima
riunione serale di preghiera?
Dio lo sa. E se a noi è inibito di
imprigionare la grazia di Dio in dati
afferrabili, in prove disponibili, è d’altro lato comandato di fondare in
quella grazia l’impegno di essere fedeli alla vocazione cui Dio ci ha chiamati. Su questo piano di impegno e
di vocazione non possiamo evadere
nell’indeterminato per evitare le nostre responsabilità. Proprio da questo
punto di vista è sembrato a molti,
forse a tutti, di trovare nel campo un
altro aspietto positivo: le conclusioni,
verso cui tutte le densissime e intense
giornate hanno confluito ci forniscono una direzione concreta, un’indioar
zione di preghiera e di azione a cui
siamo chiamati a non sfuggire. Dobbiamo (ci è stato detto) centrare sempre più intensamente la presentazione del messaggio evangelico sulla Risurrezione di Cristo, pienezza della
rivelazione divina che oi unisce senza
impoverire la Parola; dobbiamo sempre più intensamente guardare alla
Bibbia, sentendoci « servi inutili » nelle mani del Signore in vista di una
unità che Dio ci ha già donata in
Cristo; non dobbiamo tollerare ohe
alcuno, neppure i nostri pastori, ci
parli superficialmente di una confessicne diversa dalla nostra; dobbiamo
sforzarci di vedere nel nostro ambiente, nella nostra Chiesa locale, quell’ex
eumene che qui, in alcuni istanti, abbiamo intravisto; dobbiamo pregare e
agire nella consapevolezza che Dio vede in Cristo « ima » quella realtà ohe,
sul nostro piano, è divisa, cosi come
vede in Cristo puri e rinnovati quei
peccatori che noi siamo.
Che Dio ci dia la forza di ricordarci concretamente di tutto questo, e di
obbedire a ogni suo comando, quando
saremo tornati nelle nostre città e
relie nostre comunità.
Ernesto Maggioni
PRIMO DISTRETTO
La Coinimi»sione Distrettuale del I Distretto comunica che i giovani ohe intendono fruire di una delle Borse di Studio
assegnate dalla Commissione stessa sono
pregati di fare pervenire le loro domande
entro il 15 settembre al vice presidente della Coimmissione stessa Sig. G. Pontet, via
Ronipicollo, Ton-e Pellice.
Le domande devono essere corredate dai
seguenti docnimenti:
a) certificato degli studi compinli e delle
votazioni ottenute nell’anno scolastico
1961-62;
b) stato di famiglia;
c) dichiarazione da cui risulti di quali altri sussidi o borse fruisce eventualmente
il candidato.
Sono tenuti a fare domanda anche i giovani che avendo ottenuto borse di studio
nell’anno 1961-62 intendano ottenere la
stessa Imrsa per l’anno 1962-63.
Im Commissione Distrettuale
Abbiamo ricevuto...
...per la famiglia Bianco Prevot di Meana di Susa: Matilde Claudi (Napoli) lire 1.0(M), trasmesse. Grazie.
AVVISI ECONOMICI
CONIUGI SOLI cercano cuoca, otlimo
irattamento, massimo stipendio, inverno
Torino e estate Valli. Rivolgersi alla direzione del giornale.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
E’ in preparazione un rapporto
ciclostilato sul Campo, con il resoconto delle conferenze e delle discussioni. Coloro che avessero interesse a riceverlo possono prenotarsi presso la Segreteria di Agape
- Frali (Torino).
LU8ERNA S. GIOVANNI vendesi sei camere con giardino. Gay, via Pralafera 5 Torre Pellice.
FAMIGLIA di tre adulti cerosa persona
pratica lavori casalinghi, cucina, fissa o
dalle ore 8 aUe 17. Torino. Zona Crimea.
Rivolgersi alla direzione del giornale.
libri
L’eclissi del sacro
nella cii/iltà industriale
temi di studio che saranno svolti ciascuno
in una serie di lezioni:
1) Ragioni economiche e politiche della
immigrazione nelle zone ad alto sviluppo
industriale. 2) La situazione delPimmigrate. 3) La missione secondo il messaggio del
Nuovo Testamento. 4) Missione e servizio
nella Chiesa di oggi. 5) Letture bibliche
còmunitarie.
Oltre a queste cinque serie di studi avremo delle conversazioni con pastori e laici,
residenti specialmente all’estero, che sono
già impegnati in un lavoro tra gR immigrati e che porteranno un contributo di
esperienza al corso. Potremo avere ad
Agape per questa occasione il Dr. Holger
Samson, laureato in teologia e impiegato
in un’industria chimica tedesca, il quale
da anni vive e lavora con gli operai italia
ni della zona di Francoforte.
Pensiamo ad una ricerca in seno alle connmità di coloro che hanno le possibilità
e i doni per prepararsi ad un lavoro di
servizio ; tanto persone ohe potrebbero dedicare un anno della loro vita per prepararsi e lavorare poi in questo senso all’estero, quanto persone che non hanno questa possibilità ma che potrebbero comunque riportare nelle loro comunità, specialmente in città, queste preoccupazioni, in
vista di un lavoro locale di un gruppo di
servizio. Il problema, ripeto, non riguarda soltanto (c gli italiani all’estero », ma
tutti gli immigrali ohe vivono « alla porta
accanto » delle nostre comunità evangeliche del nord. Pensiamo soprattutto ai giovani che hanno bisogno oggi di una vocazione precisa e la nostra speranza è che
le comunità possano delegare qualcuno a
questo corso, e non soltanto a questo corso, in modo che | partecipanti non rappresentino solo un interesse personale ma anche la preoccupazione e Fimpegno della
loro comunità per questa vocazione rivoltaci dalla società moderna in cui siamo cliiamati a testimoniare di Cristo.
Franco Giampiccoli
Sabino S. Ac^uavìva: L’eclissi del sacro nella civiltà industriale. Ed. Co
munità, Milano 1961; pp. XI 323
L. 2.000.
« E’... evidente che Fumanità è entrata
in una fase della sua essitenza in cni non
sembra esservi molto posto per il sacro, in
una lunga notte di cui, per quanto scrutiamo le tenebre, non scorgiamo la fine, e
che con il procedere delle generazioni si fa
sempre più oscura, in guisa tale che non
sappiamo quasi più se, in qualche luogo,
esiste veramente, o è mai esistilo qualche
cosa di diverso » (p. 235). Questa è la conclusione dell’autore. Ad essa egli giunge
prendendo atto di quella die sembra essere
un’evidenza storica: Fedissi del sacro.
L autore nota tre fasi fondamentali: La
prillila fase in cni la vita umana è essenzialmente un’esperienza religio'Sa; una selonda fase in cui si nota un intreccio di
sacro e di profano mentre si profilano indipendentemente le esigenze dell’uno e del.
l’altro; una terza ed ultima fase in cui il
sacro tende irreversibilmente a laicizzarsi
attraverso al mutamento dell’ambiente e
della psicologia collettiva. Se il mito e il
rito rappresentano il punto di incontro ira
sacro e profano si potrebbe dire che il processo di desacrazione si svolge attraverso
una diversa interpretazione di queste nozioni chiave. Un tempo esse esprimevano
Fattualizzazìone del sacro radicalmente altro dall'umano; oggi invece indicano la
sublimazione di valori profani.
Vuol questo dire che l’esperienza reli
La Lliiesa Valdese riconosce
il pastorato feniuiiiiile
RODORETTO
Il culto di domenica 26 agosto è stato
presieduto dall’insegnante sig. Franco Gal.
veni di Pomaretto, a cni esprimiamo la no.
stra viva gratitudine per il 'SUo buon messaggio cristiano e la sua collaborazione.
giosa è vicina alla sua scomparsa assoluta?
0|)pure siamo di fronte ad un’eclissi mccamenle esterna mentre una sensibilità diversa, e pronta a risorgere, si forma nel.
Finconscio? L’interrogath'o deve rimanere
aperto alla discussione, anche se l’analisi
storica lascia perplessi, in quanto che la
csjnoscenza laica è altrettanto dubbia nei
suoi presupposti quanto quella religiosa.
Entrambe adoperano modi figurativi per
esprimersi, i quali potrebbero rivelare una
loro unità fondamentale. Questa unità implicherebbe non la scomparsa del sacro,
ma il suo travasamenlo in forme laiche.
In appendice, molto ricca di suggerimen.
li. Fautore discute il metodo della sociologia religiosa. Si IraHa di una scienza che
non ila ancora rivelato le sue teorie e le
sue leggi, bisognerà quindi avvalersi della
collaborazione di altre discipline (filosofia,
storia delle religioni, psicologia ecc.) per
poter sondare con profitto questo nuovo
campo.
E' interessante notare al riguardo Follimisaio di un altro studioso di sociologia
religiosa, lo Tinger, il quale atferma il carattere nermanente del fenomeno religioso
Fin qui la parola della scienza e le sue
osservazioni. Queste pagine in quanto si
rivolgono alla forma esteriore della nostra
vita cristiana, pur non intaccandone il
cantenuto, costituiscono per ciascuno di
noi Un serio avvertiiuenlo ed un rinvio alle parole del Signore: «Ma quando il Figliuol deirUoiuo verrà, troverà egli la fede
sulla terrai)) (Luca 18: 8).
Renzo lìertdiot
COAZZE-SUSA
(.segue da pag. 3)
latto lo coiimmilà silenziose o pigre...): la
decisione sarebbe stata tanto i>iù cosciente
e serena. Inoltre, è stala pure carente la
inlormazione circostanziata sui risultati nelli Chiese in cui già si è riconosciuto il pasioralo femminile; lo diciamo sapendo
quanto tempo e lavoro tale materiale di
studio avrebbe certo richiesto.
In linea generale, non si imò dire che
i u contrari » fossero degli antifemministi.
Nessuno nella nostra Chiesa contesta Fallo
valore del ministero femminile o pen.sa che
lina donna non possa annunciare la Parola
del Signore: la perplciS.silà, a nostro avviso, proviene dal fatto che — non soltanto
per ragioni pratiche — non si vede la donna perfeliamente inseribile nel quadro pastorale che cono.sciamo. Infatti, più o meno
(oscienle, è diffuso in molli il sentimento
che se si può riconoscere alla donna il dono della predicazione e delFinsegnamento,
non aJtreltainto si può dire per il dono di
governo, che .allo stato attuale delle cose
la ancli’esso parte del pastorato; affiora cosi la necessità di rivedere la concezione e
la pratica del pastorato nel suo insieme.
Indubbiamente, è la Parola di Dio che guida la Chiesa, e quindi il ministero della
Parola lia una funzione di guida e di go
verno; ma il « governo » della comunità in
senso .stretto spetta collegialmente al Consiglio di Chiesa, e a questo si deve effellivamente tornare. Sembra infatti che mentre
l ei liberi ministeri carismatici dei primi
temipi della Chiesa la donna aveva posto,
anche se numericamente limitato, essa scompare appena questi ministeri tendono ad
islilnzionalizzarsi, e il dono della predicazione tende a fondersi con quello di governo. Naturalmente confluiscono qui clementi svariatissimi e talvolta contrastanti: pure, di fronte alla nuova sittiazione che si
era venuta creando — e la cui validità teologica è contestabile — la Chiesa, magari
confusamente, aveva avvertito che la donna non era più pienamente al suo posto.
Ci siamo permessi queste note; ma la discussione è lungi dall’essere esaurita. Intanto ci rallegriamo del voto sinodale e ci
auguriamo che, forse dopo la definizione
« reigolanientare » della questione, molte
sorelle trovino una nuova via di servizio.
Come già alle lelebrazioni del centenario della Chiesa di Ivrea, anche a quelle
del centenario della Chiesa di .Aosta ha
presenzialo un gruppo-rappresentanza della
Comunità di Susa. Cinquanta e più mcndiri
delle due Conuinilà erano presenti alFinangin-azione del nuovo Tempio di Piali.
Il nostro fratello Piero Gallo di .Alíñese, grande invalido del lavoro, ha segnilo
con profitto a Torino un regolare corso di
imi.ssaggialore riportando il massimo dei
voli e lode sia per la parte teorica sia jicr
quella pratica ed ha coiiiincialo a lavorare
eoli piena i.soddi'sraz!one di eoloro che ricorrono alle .sue rtire.
Le due Coiiinnità ricordano con alTclln c
con riconoscenza il Pastore Velia c la Signora, li ringraziano cordialmente della loro visita c di avere presieduto ini Cullo
do menicale. Esse ringraziano pure di mito cuore i Pastori ed i Predicatori laii i i
quali, di tanto in tanto, la domenica mallina, porgono loro il iinessaggio (Tisliano.
come ancora l’Unione delle Madri di Piaroslino e di San Giovanni che, con i loro
Pastori, sono venute in gita in questi
paraggi e hanno fraternizzalo con loro.
TORRE PELLICE
-Si è svolto con vivo successo, a Torre
Pellice, l’annunciato incontro PiemonteProvenza: esso ha avuto un notevole rilievo, per l’intervento di un gruippo di una
quarantina di provenzali delFBscolo d'ia
largo di Tolone, nonché di numerosi studiosi di filologia romanza e di poeti dialettali. Un pubblico numeroso e interessato
ha seguito il programma sia al mattino
che nel pomeriggio, e lunedì mattina «La
voix de la Vallee» e il «Gazzettino padano»
hanno dato notizia della bella manifestazione, traismeltendo pure la registrazione
di un’intervista. La prossiima settimana daremo maggiori particolari.
Le famiglie Dalmas-Fontana profondamente addolorate per la dipartita
della loro cara mamma
Dalmas Maria ved. Dalmas
di anni 87
ringraziano sentitamente quanti si sono uniti al loro dolore in questa triste oirccstanza.
Torre Pellice, 20-8-62
« Fattosi sera Gesù disse : Passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
visitate
lArtivalli
ARTIVALLI
• TORRE PELLICE
TESSITURA A MANO Di
TAPPETI
SCIARPE
TESSUTI MODA
TESSUTI ARREDAMENTO
vi troverete certamente qualche oggetto interessante
TORRE PELLICE — Corso Fiume 6