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Anno 120 - n. 7
17 febbraio 1984
L. 500
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10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
UNA PREDICAZIONE SUL TESTO DI MARCO 14: 3-9 PER IL 17 FEBBRAIO
Come passerà alla storia Yuri
Andropov, il leader sovietico dal
breve momento di potere che ha
lasciato senza risposta quanti ancora si interrogavano sulla direzione che avrebbe dato al secondo paese del mondo una volta
emancipatosi dalla pesante figura, ancora incombente, del suo
predecessore?
E’ diffìcile dare una risposta
per Tinterno del suo paese. Ma
mi sembra certo che aU’esterno
sarà ricordato come il detentore del potere politico e militare
che abbatté il Jumbo sud-coreano causando la morte di 269 persone. Non che l’ordine distruttore sia partito da lui. A suo tempo circolò anzi la voce che il
bottone omicida fu premuto per
metterlo in difficoltà e si dice
che la notìzia deU’abbattimento
gli provocò un collasso. Sta di
fatto che sua è la responsabilità, per parte sovietica, del non
aver saputo ammettere un tragico errore.
In questo, Androftov non è
certo un’eccezione. Il suo antagonista, per fare un solo esempio, si è appena dovuto ritirare
dal Libano come conseguenza di
una politica sbagliata. Ma pur
di non ammettere l’errore, per
giorni e giorni ha cercato di coprirlo martoriando con la più
spaventosa artiglieria del mondo
il suolo del paese che in teoria
intendeva proteggere e pacificare.
La politica non è certo diversa
dagli altri campi dell’azione umana ed è perciò soggetta all’errore. Ma in questo campo più
che in ogni altro sembra vigere
la regola del non ammettere mai
ì propri errori, nella convinzione
che sia necessario « salvare la
faccia » a qualsiasi costo davanti
alla propria base politica dalla
quale, in forme diverse, il potere politico deve trarre la propria
legittimazione.
Eppure ovunque la base politica è fatta di uomini e di donne
che invariabilmente, quando nei
loro rapporti interpersonali si
trovano di fronte ad un individuo
che non sa ammettere i propri
torti e investe il massimo del suo
impegno nel costruirsi una facciata di impeccabilità, provano
non ammirazione, bensì rabbia e
disgusto. Che cosa induce dunque
gli uomini politici a pensare che
1’« uomo pubblico » sfugga a questa regola ed anzi ottenga favore politico in misura proporzionale alla facciata di impeccabilità
che sa erigere? Forse la convinzione che il potere politico consente di manipolare la realtà e
l’informazione in modo da nascondere gli errori. E così è in
effetti. Senonché succede che
neppure il potere basti a nascondere gli errori e che prima o poi
nella gente non resti che rabbia
e disgusto.
Avverrà mai che degli uomini
politici, in qualsiasi regime, investano il massimo del loro impegno nella verità anziché nella
facciata, trovando il coraggio di
ammettere i propri torti in caso
di errore e riscuotendo così dalla gente comune un capitale di
fiducia durevole di incalcolabile
valore?
Franco Giamplccoli
I nuovi gesti delia fede
Nel riconoscere Cristo come Colui per il quale vale la pena di dare tutto senza risparmio, la
donna di Betania compie un gesto profetico - Anche noi siamo chiamati a seguire il suo esempio
Befania è l’inizio della fine.
Marco, l’evangelista, indugia sull’ultimo episodio di Gesù, apparentemente secondario. Dopo di
allora le parole, le immagini, le
azioni rotoleranno verso la tragica conclusione: il martirio, la
morte e la risurrezione di Cristo.
Ma prima di voltare pagina, prima di Gerusalemme c’è Betania
ovvero una breve succosa vicenda che Marco ci consegna nei
suoi tratti essenziali.
Certo che se andiamo a leggere
questo episodio anche negli altri
Evangeli possiamo facilmente arricchirlo di nuovi particolari. C’è
per esempio Lazzaro, anche lui
di Betania, già sospinto — volente o nolente — sulla strada del
martirio e della persecuzione: è
il destino di chi è stato salvato
da Cristo e vuole vivere per
l’Evangelo. E questo destino non
riguarda soltanto i personaggi
biblici. Succederà anche nella
storia successiva. La scoperta
dell’Evangelo prelude sovente a
una vita difficile, evoca immagini di violenza, di testimonianza
sofferta. Così per esempio il martirio del popolo valdese nasce
dalla scoperta dell’Evangelo ’’bollata” di scomunica, esattamente
800 anni fa, dal Concilio di Verona del 1184. Anche il rogo di
Huss è stato acceso contro la sua
scelta evangelica. E dalla rivolta
anabattista del 16° secolo sino a
quella dei neri di Martin Luther
King c’è tutta una storia di lacrime e sangue dettata da un’esigenza evangelica di giustizia ed
eguaglianza che è stata regolarmente ricacciata indietro, martirizzata, violentata.
Ma fermiamoci, per un istante, anche noi a Betania, dove la
fine violenta, il martirio per i discepoli costituisce (malgrado Cristo ne abbia già parlato a più riprese) un’ipotesi lontana. È’ un
pensiero da cacciare via. Il Golgota è ancora lontano, è vicino
solo geograficamente.
A Betania c’è ancora tempo per
ascoltare, con intensità, Rabbi
Gesù nella casa di un lebbroso.
C’è anóhe una donna. Una volta
di più è in mezzo ai « diversi »
del suo tempo, a coloro ohe socialmente fanno numero ma in
realtà non contano nulla, che Gesù vive la sua giornata: insegna,
mangia con la gente, instaura una
atmosfera diversa, che ciascuno
di noi vorrebbe vivere anche solo
per un minuto.
Ma qualcuno rompe l’incantesimo: è una donna che rompe il
cerchio maschile intorno a Rabbi
Gesù. E questo è già un primo
fatto scandaloso perché la regola che attribuisce al maschio la
sinagoga e alla donna la famiglia,
non è regola da infrangere. Ma
c’è di più. La donna, forse una
prostituta, dopo aver rotto il flacone di una preziosissima essenza, la versa sui capelli del Maestro. In un minuto, insomma,
brucia tutti i suoi risparmi. Un
gesto non previsto da nessuno.
Ma ohe si carica immediatamente di diversi significati.
Intanto un gesto antico. L’« unzione » non era solo un capriccio
dei ricchi. Era un sesto riservato
ai re. Attraverso questo gesto
praticamente la donna dice, senza
LE AMBIGUE PRESE DI POSIZIONE DI UN SINODO IN SUD AFRICA
Le mezze misure del razzismo
Per tenere a bada l’opinione
pubblica mondiale contraria al
regime segregazionista dell’apartheid qualche presa di posizione
ecclesiastica può tornare utile.
Ed è per questo che la stampa
ufficiale sudafricana ha ingigantito alcune prese di posizione della Nederdmitse Gereformeerde Kerk (NGK) una delle
due chiese riformate olandesi del
Sud Africa che nell’ultima Assemblea dell’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) sono state
espulse dall’ARM stessa che ha
dichiarato l’apartheid un peccato di eresia incompatibile con
l’Evangelo. Ed è così che su
qualche agenzia anche italiana
è comparsa la notizia che la
NGK aveva respinto il principio dell’apartheid.
In realtà, come informa il bollettino delTARM, le novità sono
molto limitate e riguardano decisioni di un Sinodo regionale
( Capo occidentale ).
Questo Sinodo ha dichiarato
categoricamente che i culti dovranno essere in futuro aperti a
gente di ogni razza e ha fatto
appello ai consigli di chiesa che
in passato hanno proibito l’ingresso ai neri in culti ordinari
di ritornare sulle loro decisioni
« per rendere onore a Dio ». Si
tratta di un passo avanti rispetto al Sinodo generale che nel
1982 ha condannato l’esclusione
dai culti per motivi di razza ma
solo per ciò che riguarda occasioni speciali come per esempio
i funerali. Il Dr. Allan Boesak,
presidente delTARM ed esponente di una delle tre NGK riservate ai non bianchi ha riconosciuto la novità ma ha osservato che in pratica questa decisione è vanificata dal Group
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Il Dr. Allan Boesak, presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale.
Areas Act, la legge che prescrive la separazione delle aree residenziali nere e bianche. Oltre
a questo la NGK ha mostrato
di continuare ad àòcettare chiese divise sulla base della diversità etnica.
Il Sinodo del Capo occidentale ha anche dissociato se stesso
dagli sforzi che vengono fatti
per giustificare l’apartheid, o
sviluppo separato delle razze,
sul terreno biblico. Si tratta della prima ammissione ufficiale
del fatto che la NGK giustifica
l’apartheid teologicamente. Il Sinodo ha dunque condannato l’apartheid? Ha rifiutato ogm forma di razzismo e di discriminazione e ha affermato che se l’esercizio dell’apartheid in pratica ha significato razzismo e di
scriminazione, allora l’apartheid
è un peccato. Il Dr. Boesak ha
detto che finché la NGK continua a subordinare la ripulsa dell’apartheid alla parola « se », essa continua ad accettare l’apartheid praticato dal governo. A
riprova di quest’affermazione sta
un doppio rifiuto di 2 mozioni
proposte al Sinodo da un membro: la convocazione di un Sinodo straordinario per discutere
la definizione delTARM dell’apartheid come eresia e l’unificazione delle 4 NGK; Taccettazione della reciproca legittimazione
dei pastori nelle 4 chiese.
Ancora, il Sinodo del Capo
occidentale ha dichiarato contrario alle Scritture e alla norma etica cristiana il Mixed Mar(contimia a pag. 12)
dirlo: Tu per me sei il Messia. A
Gesù non parla, gli offre soltanto tutto quello che ha. Certe volte i gesti contano più defie parole. Certo il significato di questo
gesto è anche legato alle sensazioni di quello che verrà dopo:
una morte violenta non permette lo svolgersi del rito funerario
giudaico. Sicché anche l’unzione
del cadavere è àhticipata.
I ragionieri
della fede
Quanti significati in un semplice gesto e quante reazioni!
Non è un gruppo di moralisti o
reazionari quello che ^ « freme »
contro la donna. Qui si tratta di
gente impegnata, che ha già compiuto delle scelte coraggiose di
vita ma che salta su perché non
accetta quello spreco: il valore
di quel raro profumo poteva essere investito per la causa cc>
mune. All’unisono esplode così
la logica di una giustizia che non
è quella di Dio. Anche Lutero ha
vissuto questa abissale differenza
tra la nostra giustizia e quella di
Dio. E’ ovvio, in una situazione
molto diversa: il convento, la
preghiera delle ore, le veglie, i digiuni, la negazione di sé fin quando nel fondo di questo baratro
Dio gli dice, come aveva detto
all’antico patriarca: «Io farò passare davanti a te tutto il_ mio
amore». Ed è solo quando 1 aniore di Dio interseca la nostra giustizia che si può cominciare a
risalire dal baratro verso la luce.
Ma a Betania la reazione dei
presenti sarebbe stata anche la
nostra? Perché sprecare tutto
quel bene (equivalente, dicono
certi commentatori, ad un anno
di salario medio d’operaio) per
im uomo solo, per un gesto plateale, per un momento di entusiasmo? In fondo anche per noi
quel gesto è stato assurdo. Ed è
assurdo per tutti i ragionieri della fede. Per tutti coloro che computano le proprie ore di testimonianza. Ohe sovente è testimonianza noiosissima, ripetitiva,
conformista, arida, priva del minimo entusiasmo, cieca. Evidentemente per entrare nel Regno ci
vuole qualcosa di più.
I gesti della fede
La donna compie un gesto profetico. Tutto il resto sono chiacchiere, un rumore di fondo destinato ad essere dimenticato. E’ un
gesto d’amore quello della donna
che riconosce Cristo come Colui per il quale vale la pena di
dare tutto senza risparmio.
L’Evangelo, nei suoi numerosi
racconti, c’insegna che chi riconosce Cristo è anche subito riconosciuto da Cristo stesso. Dico
subito perché Cristo riconosce
immediatamente i gesti autentici
della lede.
Noi invece riconosciamo i grandi gesti della fede, se va bene,
Giuseppe Platone
(continua a pag. 6)
2
2 fede e cultura
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17 febbraio 1984
ROMA: CONFERENZA STAMPA SUL NUOVO CONCORDATO
LA SPEZIA - CENTRO EVANGELICO
Una galleria di cornici
Nell’attuale clima di firma del
nuovo concordato, il Centro culturale p>er rinformazione religiosa (COIR) ha organizzato a Roma, a fine gennaio, una confereru
za stampa per dare agli informatori religiosi italiani un quadro
della situazione che per molti
versi rimane controversa. « Si
tratta di un accordo quadro —
ha detto l’On. Minervini della sinistra Indipendente — che prevede una serie di miniconcordati
che dovranno essere fatti successivamente per regolamentare
i singoli settori » (ad esempio un
accordo tra il ministero della
Pubblica Istruzione e la CEI
per regolamentare l’insegnamento della religione nelle scuole
ecc.). Rifacendosi ad una immagine prastronomica, è stato detto
che questo concordato rassomiglia un po’ ad un formaggio coi
buchi, e tutto starà nel vedere
come questi buchi verranno
riempiti.
« Il concordato si farà perché
è tutto rinviato ad altra sede »,
aggiunge ironico ii proi. Peyrot;
« e come se si chiamasse un ministro per inaugurare una galleria d’arte dove, invece dei quadri,
ci sono solo le comici ».
Sulla possibile definizione dei
contenuti, la discussione si fa più
accesa. « Una condizione essenziale per la conclusione di questo processo di revisione è la sistemazione del caso lOR », insiste rOn. Minervini suscitando
qualche polemica. «Lo lOR è
sottratto ad ogni controllo bancario e valutario, non è soggetto
alla normativa CEE, non è nemmeno sotto il controllo dello stato vaticano. Agisce come ma banca italiana senza esserlo, e di fat
to è una mina vagante per lo sta^
to e questa situazione deve finire ».
Si entra così nel vivo della cliscussione, che ha per tema proprio « La revisione del concordato tra risvolti finanziari e pace
religiosa ». C’è poi anche una questione di privilegi, ricorda Giorgio Peyrot, perché una parte del
bilancio dello stato viene distolto dai fini propri, istitiizionali,
per essere devoluto ad una istituzione che ha fini diversi.
Ma quanto costa allo stato questa situazione concordataria?
Vengono fatte alcune cifre: 149
miliardi nel 1983, 271 nel 1984 ma,
come ricorda il Prof. Bellini, ordinario di storia del diritto canonico all’università di Roma, non
è possibile quantificare il costo
con esattezza. « L’economia concordataria è per lo più rm’economia sommersa », ribadisce.
Certo ci sono dei costi diretti
per lo stato, come le congrue,
che sono aumentate in modo eccessivo anche rispetto airtnflazione, o gli stipendi e le pen.sioni per gli insegnanti di religione,
i capoellani ecc.
Da pie ad empie
Ma ci sono tante altre voci che
pesano sui bilancio statale, come i sussidi e le sovvenzioni che,
ricorda Bellini, spesso incontrano un occhio di particolare favore nei confronti di enti ed associazioni cattoliche. Ne sia un esempio il fatto che, a dtfferenza
di quanto accade con tutti gli altri enti, lo stato provvede alla
manutenzione degli stabili ecclesiastici (restauri ecc.). E poi c’è
la giimgla retributiva a rovescio,
cioè quella delle esenzioni fiscali. « Il costo per lo stato non è
quantificabile, perché non è possibile stabilire quanto non entra
nelle sue casse ».
Al tempo dello stato risorgimentale si parlava delle cosiddette « frodi pie », cioè l’intestazione di opere ecclesiastiche a
dei prestanome compiacenti, che
ne gestivano il patrimonio e poi
devolvevano i proventi all’ente
ecclesiastico soppresso. Oggi si
verifica il contrario, per cui bisognerebbe parlare di « frodi em.
pie », ironizza Bellini, perché ricchi imprenditori (ed in altra sede sono stati fatti lanche alcuni
nomi) devolvono il patrimonio
ad un ente ecclesiastico che lo
gestisce alle condizioni agevolate accordategli daH’attuale regime concordatario, e che poi passa parte delle rendite al privato.
Questo DOtrebbe spiegare il prodigioso moltiplicarsi di enti ecclesiastici, nei confronti dei quali lo stato italiano non ha mai
effettuato controlli.
Valutazione sostanzialmente
negativa, dunque, del nuovo Concordato. « La ratifica in bianco di
un accordo che dovrà avvenire
in futuro — conclude il Prof.
Bellini — potrebbe rappresentare non solo un arretramento risnetto al Concordato del 29, ina
un ulteriore danno, diffìcilmente
quantificabile ». Ad ogni modo,
conclude Giorgio Peyrot rifacendosi ad un’altra immagine culinaria, «questa frittata è in cucina
ormai da otto anni, ed il fatto di
cuocerla resta comunque un passo avanti ».
Scuola pubblica
e insegnamento
religioso
Marco Davlte
Un buon numero di persone,
si sono ritrovate, nonostante l’inclemenza del tempo, nei locali
della Chiesa Metodista, il 27 gennaio U.S., per dibattere il problema dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche.
Relatori sono stati il Past.
Franco Giampiccoli, che ha affrontato il tema da un punto di
vista giuridico e il Segretario
FGEI Paolo Naso che ha dato al
problema religioso un taglio decisamente antropologico.
Giampiccoli ha osservato che,
stando alle dichiarazioni in sede
parlamentare del presidente Craxi, l’insegnamento della religione
cattolica rimane, seppure a richiesta; ciò costituisce un « passo indietro », almeno per quanto concerne la presenza della religione nelle elementari che, nella riforma auspicata dalla « Commissione Fassino », non era più
vista come un insegnamento confessionale, ma come un fatto di
rilevanza culturale e sociale. Naturalmente anche la « proposta
Fassino » lascia i credenti evangelici alquanto perplessi; infatti, ha sottolineato sempre Giampiccoli, l’istruzione religiosa è
affidata in primis ai genitori e alla comunità dei credenti.
Paolo Naso gli ha fatto eco,
parlando della riflessione portata avanti dalla nostra Federazione Giovanile a livello di catechismo e quindi nella prospettiva
RISPOSTA A EMILIO NITTI
I caratteri del momento celebrativo
Pubblichiamo l’essenziale della risposta che Mario Cignoni, autore di '7 Valdesi a Roma », ci ha fatto pervenire a
seguito delle critiche mossegli da Emilio Nitti (cfr. Eco-Luce
5/3.2.’84).
Caro Nitti,
il fatto che lèi si rammarichi
più volte che non si parli — nel
mio opuscolo — degli altri evangelici in Roma, mi induce a pensare che evidentemente non ha
rivolto sufficiente attenzione al
titolo: « I Valdesi a Roma », né
alla nota a pag. 6 in cui è chiaramente indicato, a scanso di
equivoci, come « questo opuscolo non intende affrontare (...)
l’impatto che gli evangelici nel
loro complesso hanno avuto nella capitale. Vuole descrivere a
grandi linee la vicenda dei Vaidesi in Roma... ». Questo libretto vuole essere dunque solo una
descrizione-narrazione, a grandi
linee, della vicenda dei soli vaidesi in Roma e nuP’altro, in questo quadro certe sue osservazioni appaiono pertanto fuori luogo.
Nella Roma dei ’70
Riguardo alla questione del
cane che, come leggo, lei vuole
assolutamente rivendicare alla
sua famiglia, ricorrendo anche
ad un non pertinente reato (abigeato). mi consenta dirle che, a
parte la battuta, il problema non
è di semplice soluzione. La questione su chi furono i primi colportori ad entrare in Roma è
controversa, come anche la proprietà del cane, ma il fatto è che
né Ciari, né Luraschi erano vaidesi e pertanto non rientravano
nei limiti di questo opuscolo. E’
innegabile comunque che F.
Mondon passò per la breccia il
20 (secondo alcuni) o il 22/23' (secondo altri) settembre 1870 con
questo cane. Ciò è dimostrato
dalle memorie del figlio del Mondon che hanno servito di base
allo scritto di D. Koenig, F. Mondon: Colporteur and Evangelist
at Rome 1870, in « Church History » 35 (1966), pubblicazione della quale mi sembra all’oscuro
nonostante sia citata in nota al
mio opuscolo (p. 15, n. 38L Tra
l’altro lei mi cita Vinay, che parla di Luraschi e Ciari, ma dimentica per esempio che invece
Tourn parla del solo Mondon
(G. Tourn, 7 Valdesi, Torino 1981,
p. 213).
Quanto al primo culto in Roma liberata, quello di M. Prochet del 9 ottobre 1870, pur non
avendo il ^sto dei primati, è
ciò che si ricava dalla documentazione (per es.: la Relazione al
Com. di Ev. della chiesa di Roma nel 1871; poi AA. VV., Cento
anni di Storia Valdese, Torre
Pellice 1952. p. 143 da me citato
a n. 10, n. 6). Né la lettura della
Bibbia, né alcune preghiere, né
una S. Cena, possono essere
scambiate per un culto che, come lei sa, è altra cosa ed è composto di varie parti.
L’evangelismo romano, composito non andava proprio d’amore e d’accordo, le critiche reciproche c’erano, ed è vero che
secondo i valdesi di allora le altre denominazioni evangeliche
« rendono il lavoro difficile e
fanno inciampare alcuni cattolici », citazione tratta dalla Relazione della chiesa valdese di
Roma al Comitato di Evangelizzazione nel 1875 (come da me
citato p. 13, n. 24). Questa citazione non ha da essere commen
tata dal momento che mi pare
chiara e rispecchia fedelmente le
posizioni dei valdesi di Roma di
allora rispetto alle altre denominazioni.
La discussione tra tre ministri
evangelici e tre prelati cattolici
non vuole essere rivendicata ai
soli valdesi, infatti si parla di
evangelici e si citano i nomi di
questi ministri che, essendo
molto noti. (Ribetti valdese, Sciarelli e Gavazzi) non possono dare adito a dubbi. Anche i nomi
di Società Biblica Britannica e
Forestiera e di Società Biblica
Italiana, indicano chiaramente
come non si tratti di società vaidesi (ma di società delle quali
i valdesi facevano parte),
Che i valdesi nella gran maggioranza in quel periodo storico
fossero monarchici e costituzionali è notorio e mi pare inutile
ribadirlo in questa sede. E’ altresì vero che i valdesi in grande maggioranza erano distanti
dalle « mire repubblicane degli
altri evangelici », come scrivo a
pag. 13. Il termine « mira », cioè
« scopo da raggiungere, ecc. »,
come la informerà qualsiasi buon
vocabolario, non ha di per sé al-,
cun significato negativo, a meno
che vi si voglia leggere quello
che non c’è scritto e fare un processo alle intenzioni.
Il ’68
Quanto alla problematica del
1968 non l’ho volutamente affrontata più a fondo di quel che
ho fatto, sia per la brevità del
mio opuscolo, sia per evitare che
tale occasione si traducesse in
motivo di scandalo per alcuni
fratelli e sorelle senza alcun risvolto positivo. Quindici anni in
questo caso, a mio avviso, sono
storicamente molto pochi (la
di « una testimonianza evangelica in vista della fede ».
Sono intervenuti, nel dibattito,
i responsabili del « settore scuola » del PSI, del FRI, del PCI ed
un dirigente locale democristia
Le chiese evangeliche locali
hanno assicurato una buona presenza di genitori e catecumeni,
tutti coinvolti nel problema scuola ed insegnamento religioso. Qltre ai battisti e metodisti, erano
presenti membri delle chiese avventiste e delle Assemblee dei
Fratelli di La Spezia e Marina
di Carrara. Una breve nota dell’incontro è apparsa nell’edizione
domenicale, cronaca spezzina, del
noto quotidiano « Il Secolo XIX »
di Genova e nel giornale televisivo dell'emittente dell’episcopato
spezzino, « Teleliguria Sud ».
Il giorno precedente. Paolo Naso ha incontrato i giovani delle
due comunità, in vista di un lavoro di animazione biblica in collegamento con la FGEI ligure.
Eugenio Stretti
Zwingli
Al Centro Evangelico di cultura di Ivrea, stradale Torino
217, il 24.2, ore 21, il past. Ermanno Genre terrà una conferenza su Ulrico Zwingli, umanista, teologo e uomo politico.
stessa legislazione archivistica
— disciplina nella quale mi sto
specializzando — prevede che
passi un numero di anni molto
superiore a quindici per la pubblicazione di certi documenti e
quindi per la trattazione di certi argomenti). Sono del parere
che in un opuscolo del genere
per un centenario, che ha diffusione sia interna che esterna,
certe cose non si possono ancora scrivere, perché sarebbero
fuori luogo ( « La carità non si
comporta in modo sconveniente », I Cor. 13: 5). D’altronde le
frasi che ci sono descrivono bene la situazione sia per chi la
conosce, sia per chi non la conosce. Resta comunque il fatto
oggettivo che la comunità di Via
IV Novembre negli anni che seguono il '68 « non nega la sua
consistente solidarietà finanziaria alla Cassa Centrale (come
invece succede altrove) », e ciò
si può verificare facilmente confrontando il bilancio e le contribuzioni della comunità in quegli anni con quelli delle altre
chiese valdesi.
Sono in debito. di un ultimo
commento alla chiusa della sua
lettera che. con molta sincerità,
non mi trova assolutamente consenziente non solo per il contenuto, ma anche per la forma che,
a mio avviso, si evidenzia per
il tono, non condivisibile, di falsa modestia. In un opuscolo che
arriva fino ai nostri giorni bisogna necessariamente citare alcune persone che sono ancora vive, ciò è stato fatto molto sobriamente. Chi è citato non è
stato descritto affatto, come è
parso a lei, « in modo elogiativo » né fatto passare « per vanaglorioso, di quelli che si innalzano ». In un momento celebrativo come questo non c’è proprio nulla da nascondere, né
tanto meno da vergognarsi nel
ricordare fratelli e sorelle che
sono stati punti di riferimento
spirituale e di testimonianza e
che si sono fatti carico, nel passato e nel presente, pur anche
con le loro debolezze umane, dell’annuncio dell’Evangelo nella
chiesa valdese di Roma. In questo contesto è evidente che il
termine prestigioso non presuppone alcuna graduatoria ^di merito e di valori con altre comunità, ma piuttosto è inteso a
qualificare, in termini umani, le
caratteristiche storiche di questa chiesa di Roma. Mi dispiace
inoltre che la riflessione dal
contenuto piuttosto insinuante,
che certe persone siano state
menzionate « perché nel numero di quelli che hanno commissionato il lavoro », mi porti a
credere, tra l’altro, che lei non
abbia compreso il gratuito contributo che personalmente ho
voluto dare, con sacrificio di
tempo ma anche con gioia, alla
mia comunità in occasione del
centenario.
Per non chiudere con una sterile polemica, interessante sarebbe avere un fraterno incontro su alcuni spunti di tutta la
vicenda, ed in tal senso mi dichiaro fin d’ora pienamente disponibile.
Fraternamente
Mario Cignoni
PROTESTANTESIMO
in TV
LUNEDI’ 20/2 - RAI 2
ore 23.30 circa
LUTERO E LA
RIVOLUZIONE BORGHESE
Numero speciale dedicato
sia a un bilancio dell’« Anno
Luterano » che alla ricerca
condotta insieme a Paolo Ricca e Mario Miegge sulle conseguenze sociali ed etiche del
pensiero teologico del Riformatore.
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fede e cultura 1
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IMPORTANTE CONVEGNO DI STUDI SUGLI EBREI DELL’EUROPA ORIENTALE A 40 ANNI DAL GHETTO DI VARSAVIA
Ebrei, dall'utopia alla rivolta
La Storia degli ebrei diventa storia d’Europa e pone il problema di
quale sia la funzione centrale del l’ebraismo moderno - Due risposte
L’occasione: il 40° anniversario
della insurrezione del Ghetto di
Varsavia. Gli organizzatori: l’istituto di studi storici « G. Salvemini », il dipartimento di storia
della università e la comunità
israelitica di Torino. Il tema: gli
ebrei dell’Europa orientale dalla
utopia alla rivolta — mezzo secolo di storia.
Due domande
Un’esperienza culturale ricchissima, ma certo anche frammentaria, forse proprio nella grande
varietà di contenuti e approcci
proposti. Mi sono cioè chiesta:
di che cosa si è veramente parlato in quei due giorni? Di quale
storia?
Certo, storia di un mondo ormai svanito, perché la grande
concentrazione di popolazione
ebraica che caratterizzava molte
regioni dell’Europa orientale non
esiste più: lo sterminio nazista e
la conseguente massiccia immigrazione dei sopravvissuti verso
gli USA e Israele hanno provocato anche una ristrutturazione radicale della presenza ebraica nella
geografia mondiale. Una realtà
perduta, dunaue, che sembra rivivere solo nel canto degli artisti o nelle analisi di storici e antropologi, per confortare con la
memoria di sé « l’anima ebraica
che ancora oggi cerca, infranta,
un equilibrio nuovo, un luogo'in
cui radicarsi e un punto da cui
tornare a specchiarsi nel processo di mutamento di cui è parte » f
Ma forse questa rievocazione
storica infrange il dato antico
che vuole gli ebrei entità « altra »
da sé; voglio dire che forse, nel
convegno di Torino, si è parlato
in sostanza della storia europea
in quanto tale. La storia degli
ebrei diventa in qualche modo
storia d’Europa tout court se è
vero, come dice angosciosamente un poeta polacco cantando la
rivolta del ghetto, che gli insorti
di Varsavia « han forse riempito
altra tomba che non fosse la nostra? »
Non credo che questa sia una
questione peregrina e rimanda
comunque ad un’altra: qual è la
funzione centrale dell’ebraismo
moderno?
Quella di rappresentare un interlocutore inquietante della cultura del nostro tempo?
O quella di costruirne il terreno fondante di pensiero, di discorso, di ricerca?
La prima ipotesi mi suscita
una reminiscenza letteraria precisa: un dialogo di Isaac Singer,
scrittore di cultura jiddisch di cui
molto, ovviamente, si è parlato
durante il convegno.
« In cosa consiste il vostro
ebraismo? Cosa sono gli ebrei in
sostanza? ».
« Un popolo che non può dormire e che non lascia dormire gli altri ».
« Magari è perché hanno cattiva coscienza ».
« Gli altri non hanno coscienza
addirittura » L
La seconda ipotesi rimanda invece all’insieme dei temi affrontati a Torino e che non è possibile riassumere neanche schematizzando; mi limiterò dunque
ad uno solo dei nodi culturali
più importanti emersi in quella
sede.
Mondo ebraico e
movimento operaio
Il convegno ha avuto il grande
merito di riproporre aU’attenzione di un pubblico più ampio del
nucleo di studiosi delTargomen
to, l’esperienza del Bund, la Confederazione generale dei lavoratori ebrei di Lituania, Polonia
e Russia.
Emarginato in Russia, dopo la
vittoria dei bolscevichi, definitivamente distrutto dal massacro
nazista in Polonia (dove tuttavia
fino al '39 conservò la maggioranza dei voti nelle elezioni interne
alle comunità ebraiche)*, il Bund
rappresentò una esperienza importantissima all’interno del movimento operaio dell’ Europa
orientale, nel suo confronto scontro con le due correnti ohe
risultarono poi maggioritarie, e
cioè i marxisti e i sionisti socialisti.
I primi avevano in qualche
modo ereditato la vecchia prospettiva liberale della assimilazione ( « al singolo ebreo sono dovuti tutti i diritti, agli ebrei in
quanto gruppo nessuno »). Prevedevano inoltre, una volta esaurita la funzione economica che
aveva reso l’ebreo « diverso » nella società medioevale, l’esaurirsi
parallelo della stessa identità
ebraica. Dal giovane Marx, autore di un testo sul tema tanto famoso quanto male interpretato,
fino a Leone Trotskij, che alla
provocatoria domanda se si sentisse più russo o più ebreo, rispondeva sbrigativamente « mi
sento socialdemocratico e basta », i marxisti erano tutti convinti che la liberazione della
umanità oppressa contenesse in
sé la liberazione delle masse
ebraiche e che scindere le due
prospettive fosse fuorviante.
I sionisti socialisti, come tutti
i sionisti, ponevano invece l’accento sulla salvaguardia della
identità culturale ebraica: identità rafforzata tragicamente dal
passato di discriminazioni e pogrom e minacciata attualmente
proprio dalla prospettiva della
assimilazione, per cui l’ebreo è
accolto e inserito nella società a
patto che smetta di essere ebreo.
I sionisti proiettavano la soluzione della questione ebraica in Europa nel « là e domani » della rinascita palestinese.
I bandisti ebbero il merito di
condividere, con i sionisti, la volontà di salvaguardare questa
identità minacciata; e di porsi
nello stesso tempo, come i marxisti, l’obiettivo di una soluzione
« qui ed ora » del problema ebraico, alTinterno di una società liberata dallo sfruttamento.
Esperienza importantissima
dunque quella del Bund, ohe si
risolse nella tragedia, comune a
tutte le posizioni presenti nel movimento operaio, di fallire il compito principale: quello di prevedere e impedire l’annientamento
fisico del popolo ebraico. Fallimento che li accomunò tragicamente all’altro grande filone del
l’ebraismo orientale, quello religioso, ohe si consegnò « inerme
al massacro, privo di capacità di
risposta, se non l’illusione che la
tragedia che si profilava alTorizzonte potesse avere un senso nella mente recondita di Dio » h
Francesca Spano
* Dalla relazione di D. Meghnagi al
convegno.
^ Citato nella relazione di Pietro
Marchesani.
^ I. Singer, La famiglia Moskat.
* Dalla relazione di Roberto Pinzi.
^ Ancora Davide Meghnagi. Le relazioni saranno pubblicate insieme alle
testimonianze dei sopravvissuti in una
pubblicazione curata dal cc Salvemini ».
CONSIDERAZIONI IN MARGINE AL CONVEGNO
L'enigma dell'Identità
E’ ormai noto che ciasotmo recepisce, nelle esperienze culturali
che vive, in modo molto soggettivo e parziale i contributi che
gli vengono proposti. Per tutto
il convegno dunque si è agitata
dentro di me la coscienza di partecipare a quella ricerca attraverso il filtro dopnio della mia
storia personale: è ebraica l’origine della mia famiglia materna e protestante la mia convinzione di fede personale. Ho la
speranza ohe questo doppio filtro, che mi ha coinvolto emotivamente in modo così intenso da
rendermi in parte incapace di
comprendere quello che ascoltavo, mi abbia anche offerto alcune chiavi di lettura forse non
inutili per i lettori — protestanti — del nostro giornale.
Protestanti ed ebrei
La prima è il problema del rapporto tra protestanti ed ebrei. I
protestanti sono conoscitori affezionati ed attenti del testo veterotestamentario, e questo li rende frequentatori non sprovveduti delle fondamenta della cultura ebraica. Spesso tuttavia accade che il riferimento al testo biblico ci appaia esaustivo della conoscenza dell’ebraismo, o che
perlomeno pensando a « Israele »
(prescindendo ovviamente dalla
realtà statuale sorta in Palestina) ci si riferisca essenzialmente all'universo biblico; che invece per un ebreo non è che il primo, seppure centralissimo, di almeno altri auattro momenti di
una storia unica; e cioè l’ebraismo talmudico, quello medioevale, quello che si confrontò, come
TORINO
Lutero e la chiesa
Organizzato dalla facoltà cattolica di teologia si è svolto a
Torino presso il seminario di
Via XX Settembre un ciclo di
lezioni sul tema « La Chiesa e
Lutero ». Gli incontri, a cui ha
partecipato un pubblico molto
numeroso, sono stati presieduti
da Domenico Maselli (l’il gennaio) su « L’esperienza religiosa
di Lutero », da Don Renzo Savarino (il 18 gennaio) su « Lutero
e la Chiesa », da Don Antonio Rimoldi (il 25 gennaio) su «La
Chiesa cattolica e Lutero ». Ampiamente commentati dal settimanale cattolico torinese « La
Voce del popolo » i tre incontri
sono il segno di un interesse che
continua, anche dopo Tanno del
V centenario della nascita di Lutero, sull’opera del riformatore
tedesco. Il fatto stesso che la
prima lezione fosse stata affidata a un teologo evangelico ci
sembra confermare il desiderio
di apertura della facoltà teologica cattolica.
abbiamo visto, con la prospettiva della assimilazione e con
l’esperienza dello sterminio, e
quello attuale, caratterizzato dalla dialettica tra l’ebraismo vissuto nella diaspora e quello vissuto nella realtà dello stato
israeliano, (dialettica tra l’altro
che va mantenuta come tale, anche nella sua fatica e nella sua
contraddizione, evitando la facile scorciatoia della sovrapposizione).
Sono convinta che un confronto più serrato con l’insieme di
questa storia, che una conoscenza dell’ebraismo ohe non si limiti ai profeti o agli interlocutori di Gesù, sarebbe importante
in ambito protestante, ad un livello più diffuso di quello degli
studiosi; nelle comunità, nei
gruppi giovanili, nei collettivi
teologici ecc. Sono, il protestantesimo riformato e l’ebraismo
complessivamente inteso, due
modi di pensare, di sentire, di
reagire verso il mondo moderno
che presentano analogie inquietanti e differenze profonde nello
stesso tempo. Non credo che vada delegato ad un ristretto gruppo di appassionati della materia
l'approfondimento di un terreno
di ricerca così importante e così
foriero di conseauenze.
Chi siamo?
La seconda chiave di lettura è
quella della identità, schematicamente riassumibile nelle domande « chi siamo? cosa ci unisce tra noi? cosa ci differenzia
dagli "altri”? ».
E’ una domanda che, nella storia specifica dell’ebraismo, specie
di quello moderno, ha travagliato per secoli ebrei e non
ebrei: minoranza etnico-nazionale? ma qui sorgevano tutti i
problemi legati, per esempio, all’assenza di una lingua comune,
perché è innegabile che fino alla
costituzione di Israele e alla rinascita della lingua ebraica, un
ebreo polacco che parlava jiddisch poco comunicava con un
ebreo marocchino di madre-lingua araba.
Minoranza religiosa?' resta inquietante ma indubitabile il fatto
che molti ebrei continuino a considerarsi e a dichiararsi tali anche dopo aver consumato la separazione, magari da generazioni,
dalla religiosità giudaica. Un dato reso ancor più complesso dalla constatazione che molti ebrei
non credenti (io ne ho personalmente conosciuti decine) conti
nuino per qualche inspiegabile
motivo a, per dirne una, digiunare il giorno di Kippur.
Oppure è valida Tipotesi sartriana: « un ebreo è un uomo
che gli altri considerano un
ebreo »? La rottura dei legami di appartenenza al gruppo, tramite
l’assimilazione, non si sarebbe
dunque verificata a causa del
perdurare o addirittura del riacutizzarsi dell’antisemitismo : la
identità ebraica troverebbe dunque proprio nella persecuzione,
che ha per poco faUito Tannientamento fisico generale, il suo
caposaldo centrale. Come si vede
la questione è complessa e certamente unica nel suo genere.
Tuttavia essa riguarda il protestantesimo, o per meglio dire
la diaspora protestante in Italia,
molto da vicino, la interroga, le
si accosta negli itinerari di riflessione che percorre. Anche i protestanti italiani (penso più specificatamente alla realtà valdese,
che conosco meglio e che mi è affettivamente più vicina) si sono
chiesti, con particolare intensità
in questi ultimi anni, « chi siamo? cosa ci unisce? cosa ci rende diversi? ». La risposta prima,
spontanea, comune a tutti è evidente; la nostra particolare impostazione teologica di credenti
cristiani, l’ecclesiologia e i modi
di sentire e di vivere che ne derivano. Tuttavia le letture e i sottintesi che si accompagnano a
questa risposta comune hanno
travagliato non noco il dibattito,
interno. C’era chi sottintendeva ■
che il riferimento cristologico do;
veva essere assunto in termini
così totalizzanti e intensi da rendere decisamente secondari i ricordi, le radici, le tradizioni, i
modi di essere o di organizzarsi
e stigmatizzava come pericolosissimo il richiamo a tutto questo, proprio perché lesivo della
centralità della teologia, base
unica della identità protestante.
E c’era chi (sono costretta a
schematizzare all’osso) in quel
richiamo individuava invece il
segno tangibile, concreto, non
evanescente di quella stessa identità. Popolo-chiesa, è stato detto:
siamo sicuri di essere tutti d’accordo col non-detto di questa
espressione che ha fatto fortuna?
Approfondire con lucidità e
spregiudicatezM il nodo della
identità protestante in Italia è
compito che ha annassionato e
appassiona molti: forse il confronto con il percorso intrapreso
dai fratelli di Israele su questo
ci potrebbe aiutare.
Francesca Spano
4
4 vita delle chiese
17 febbraio 1984
APPELLO DELLA COMMISSIONE 1» DISTRETTO
XVII Febbraio
lavoratori della
i solidarietà coi
Fiat di Villar
Solidarietà per gli operai della FIAT di Villar
Perosa. Le nostre chiese stanno celebrando il 17
febbraio, che da alcuni anni consideriamo come
occasione per interessarci di tutte quelle situazioni in cui è in gioco la libertà, anche se non
sono di carattere strettamente ecclesiastico.
Quest'anno non possiamo disinteressarci di
una situazione che tocca da vicino la nostra popolazione: il grave e preoccupante calo dei posti di lavoro nel Comprensorio di Pinerolo. La
volontà della FIAT di chiudere lo stabilimento di
Villar Perosa si inserisce in una situazione già
molto deteriorata, come dimostrano i casi della
Talco e Grafite, della RTVSKF e della Filseta.
E’ chiaro che soprattutto gli operai, colpiti in
prima persona, si mobilitano per opporsi a questo processo di smantellamento economico. Ma
essi hanno bisogno del sostegno attivo della popolazione, dato che la situazione interessa la pos
sibilità di vita e sviluppo di tutta la zona.
Come chiesa abbiamo, il 11 febbraio, un’occa
stone per esprimere concretamente la nostra solidarietà.
Gli operai della FIAT di Villar Perosa, di cui
molti sono valdesi, stanno presidiando lo stabilimento per impedirne io smantellamento e la
conseguente chiusura.
Questo fatto potrebbe essere sottolineato nel
corso del culto o del pranzo comunitario.
Per il pomeriggio, invitiamo tutti i valdesi che
hanno a cuore questo problema, a trovarsi alle
ore 17 davanti ai cancelli della FIAT Villar (Tupini) per incontrare gli operai e discutere con
loro quali potrebbero essere le ulteriori forme
di sostegno da parte della Chiesa Valdese.
La Commissione Esecutiva
Distrettuale del I Distretto
Società
di Studi
Valdesi
Opuscolo del XVII Febbraio
GIORGIO GIRARDET
La chiesa al bivio,
Barmen 1934
in vendita presso le nostre
chiese e presso le librerie
Claudiana.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Pace e impegno delle chiese cristiane
TORRE PELLICE — Tra le iniziative più importanti delle chiese evangeliche in Italia, impegnate per ¡a pace, c’è il collegamento con le realtà estere, occupate con queste tematiche.
Conoscere le scelte e le iniziative che le Chiese evangeliche
estere promuovono è imo dei
punti caratteristici degli evangeUci in Italia.
Avere dei fratelli evangelici all’est — ad esempio — ci consente di superare le barriere politiche che l’uomo ha costruito, in
quanto Cristo — Signore della
pace — ci insegna a demolirle
negli incontri e nella meditazione
della sua Parola, fonte di vita e
speranza.
Questo è il motivo dell’iniziativa della Commissione pace della nostra comunità che ha organizzato per la settimana del
17 febbraio a Torre Pellice e nella Valle un incontro con giovani
pacifisti stranieri.
Saranno infatti fra noi Inkoi
Bauer membro dei comitati pace d’Olanda e Francis Rivers inviato dalle Chiese Metodiste Unite degli USA che lavorano per la
pace in Sicilia.
Questi ventenni avranno una
fìtta rete di contatti e conferenze in Val Pellice e nel Pinerolese. Inizieranno giovedì 16 febbraio dove daraimo un m^saggio dopo il falò. Il 17 febbraio
interverranno alla festa per l’emancipazione dei valdesi nelle
comunità di Bobbio Pellice e Rorà partecipando all’agape. La sera saranno ospiti della comimità di Angrogna. Sabato pomeriggio saranno ad un convegno
FGEI a Torino.
Sabato e lunedì, 18 e 20 febbraio, sono riservati agli incontri con gli studenti delle Scuole
medie e superiori della valle e
del pinerolese.
Per domenica sera è in programma a Torre Pellice una con
ferenza sul tema; « Quali le prospettive dei movimenti per la pace per sfuggire alla catastrofe
nucleare ».
Altri incontri sono previsti con
i locali movimenti pace.
C’è da augurarsi che negli incontri Bauer e Rivers possano
dare quella giusta informazione
ai giovani e adulti, riportando la
convinzione che anche alle Valli
Valdesi la gente crede nella pace.
• L’Assemblea di chiesa del
12 febbraio ha eletto i deputati
al Sinodo nelle persone di Anna
Bosio e Ade Theiler Gardiol. Per
la Conferenza Distrettuale sono
stati eletti Maria Tamietti, Antonio Kovacs e Claudia A. Ugon.
Come revisori del conti della nostra chiesa sono stati riconfermati Gianfranco Mathieu, Luciano Panerò e Laura Eynard Reinaudo.
• L’Unione Femminile ha avuto una bella riunione con il gradito intervento di Erica Tomassone, che ha presentato un interessante studio biblico su un passo del libro dei Giudici. Il gruppo si augura di avere presto una
altra visita della sorella Tomassone.
• La comunità esprime tutta la
sua fraterna solidarietà alla famiglia Nisbet, e in particolare al
pastore Roberto Nisbet per la
scomparsa della sorella Alice Rostan in Nisbet.
Evangelizzazione
e pace
ANGROGNA — Subito dopo
l’agape del XVII prenderà la pa
lli CIRCUITO
Tirare o spingere?
Nella « lettera circolare » delle chiese della Val Germanasca
in occasione del XVII febbraio
c’è, come in o^ni numero, una
serie di simpatiche vignette che
non solo rendono più leggibile
questo foglio, ma al tempo stesso trasmettono dei messaggi visivi. Vorrei qui riprendere ciò
che l'occhio coglie in due di queste vignette per far rilevare un
problema importante e che abbiamo difficoltà a situare in modo corretto. So bene che l’irnpresa è ardita, perché descrivere
delle immagini... ci provo lo
stesso.
ed ora qualche commento.
Collegio Valdese
Avviso
Sono aperte le Iscrizioni alle cinque classi del Liceo Classico Pareggiato ed alle prime tre classi del
Liceo Linguistico.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al
COaEOIO VALDESE
via Beckwith, 1
10066 TORRE PELLICE (To)
Telef. (0121) 91.260
Orario segreteria:
Lunedì-sabato ore 8.30-11.30
Ecco il contenuto delle due
vignette in questione: la prima
descrive il povero pastore intogato (ma in Val Germanasca chi
usa la toga?) che si trascina dietro un carretto con sopra la chiesa con un gruppetto di persone
allegre e spensierate. La seconda descrive invece la chiesa sul
carretto con le stesse persone
non più sedute ma che tirano e
spingono il carretto. A tirare non
c’è più il pastore ma alcuni laici; il pastore, sempre in toga,
è dietro con altri a spingere, senza più sudare come nel primo
caso! Sotto le due vignette "parlanti" questo commento: « In
margine alla discussione sul BEM
(Documento del Consiglio ecumenico delle chiese su Battesimo, Eucarestia e Ministero) ed
in particolare sul ruolo del pastore ». Fin qui la descrizione.
Innanzitutto: il BEM è ben
lontano da questa prospettiva
ed è bene non creare equivoci!
L’unico riferimento tra queste
vignette ed il BEM è proprio la
toga del pastore, cioè il segno dell’ordinazione (nell’ottica
BEM), ma la proposta del BEM
rispetto al posto del pastore non
è né la prima né la seconda. Per
poter situare il ruolo del pastore nell’ottica BEM bisogna trovare un’altra immagine, quella
del carretto non funziona. Ma
non è questo che mi preme sottolineare.
davanti o dietro, né è la stessa
cosa sudare o dare la spintarella, una mano fra altre. Che
ne è del ministero della parola
in questa chiesa? Qual è il suo
posto? Per noi è chiaro che non
sta “sopra” o a scapito di altri
"posti" che hanno pari dignità,
ma la predicazione è paragonabile alla spintarella del pastore
della seconda vignetta?
La seconda osservazione è questa: la seconda vignetta, che intende contestare la prima (e ne
ha ben motivo), la contesta sì,
ma va a sua volta contestata.
Perché? Perché né nel primo caso, né nel secondo, si è situato
il pastore al suo posto; in altre
parole, io sostengo che il posto '
del pastore non sia dietro a spingere ma davanti a tirare! Intendiamoci: non voglio difendere la
prima vignetta... è la seconda
che non situa il ministero del
pastore al posto giusto. Il pastore non è uno qualsiasi che dà
una spintarella al carretto; è la
prospettiva che è sbagliata: il
pastore va situato "davanti", a
tirare, certo, non dietro a spingere. Davanti non vuol dire "da
solo” e senza i laici. Perché non
è proprio la stessa cosa stare
Ermanno Genre
# Hanno collaborato a questo
numero: Niso De Michelis,
Dino Gardiol, Italo Pons,
Gigi Ranzani, Iole Sabadini,
Franco Taglierò, Letizia Tomassone.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 dei lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Venerdì 17 febbraio
□ LUTERO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 20,30 presso il Tempio Valdese, il
gruppo del XVII presenta il lavoro
teatrale di John Osborne.
La recita sarà replicata sabato 18
alla stessa ora.
Sabato 18 febbraio
n CONVEGNO
FGEI -PIEMONTE
TORINO — Inizia alle ore 14.15 presso i locali della chiesa valdese dì Corso Oddone il convegno della FGEI (Valli e Torino) sul tema « Riflettiamo teologicamente sul problema deM’identità».
Al convegno che si concluderà domenica 19 febbr. partecipa Yann Redalié.
rola il pastore Kuntz sul tema
della solidarietà con il Terzo
Mondo. Nella serata organizzata dalla Corale, inizio alle 20,30,
tra i canti verrà proiettato un
film suU’America Latina e ascolteremo una testimonianza sull’impegno per la pace.
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
• Sabato 18 tutti i catecumeni
si incontrano alle 15 al Presbiterio con il pastore Gianna Scìclone, che illustrerà un progetto
di evangelizzazione. Alla sera,
alle ore 20, a Pradeltorno culto
con Gianna Scidone e dibattito.
Domenica 19 febbraio
Q RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
• Ringraziamo il pastore Ernesto Ayassot che ha predicato
in francese al Capoluogo e due
sorelle dell’Unione Femminile
che hanno presieduto, sempre
domenica 12, il culto al Serre in
assenza del pastore invitato a
Ginevra dall’« Union Vaudoise ».
□ ASSEMBLEA DEGLI
AMICI OSPEDALE
VALDESE
DI TORRE PELLICE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 nella
sala della Casa Unionista - via Beckwith 5 è convocata l’assemblea annuale
dei soci.
Giovedì 23 febbraio
□ RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Plnerolo, con inizio alle ore 20.30.
Domenica 4 marzo
n GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
Qui noi parliamo di “davanti”
e “dietro”, non di “centro" o
“punto focale" di unità della
chiesa come dice il BEM, ma
facciamo attenzione a non perdere di vista la prospettiva. Stare davanti significa anche sudare ed una chiesa senza sudore è
una chiesa che non mi piace
troppo, come non mi piace^ sudare da solo. Ma... stare dietro
a dare la spintarella mi piace
ancora meno! Il ministero della
parola è un po' più impegnativo...
BOBBIO PELLICE — Le Unioni Femminili delle Valli terranno la Giornata
Mondiale di Preghiera quest'anno presso la Sala valdese di Bobbio con inizio
alle ore 14.30.
La liturgia è stata preparata dalle
donne svadesi ed è centrata sul racconto dell'incontro di Gesù con la donna samaritana.
Prossimamente daremo informazioni
più dettagliate sull’incontro. Chi avesse
bisogno di altre copie della liturgia
può farne richiesta a: Katharina Rostagno, Villar Perosa, Tel. 51372.
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17 febbraio 1984
vita delle chiese 5
COLONIA VALDENSE: L’IMPEGNO PER GLI ANZIANI
XIV CIRCUITO PUGLIE-LUCANIA
Un asilo compie 50 anni BEM: acque agitate
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t
Riprendiamo questo articolo dal n. 2 di « Reencuentro »,
il mensile^ delle chiese valdesi in Argentina che ha iniziato la
pubblicazione l'anno scorso.
Questa nota è una breve rassegna della storia della Casa per
Anziani di Colonia Vaidense in
Uruguay. E’ una collaborazione
del pastore Carlos Negrin, che
ha attualmente 85 anni e risiede nella Casa dal 1967, dove ha
vissuto gli ultimi anni insieme
a sua moglie, che oggi è scomparsa. Attualmente partecipa alle attività di carattere più diverso, tanto a quelle che sono connesse alla sua attività pastorale,
ricreazione, canto, predicazione,
quanto ad altri impegni come
lavoro nell’orto, lavoro d’ufficio,
ecc. Don Carlos Negrin è una
persona pienamente felice perché ogni nuovo giorno cerca di
capire il senso di come viverlo.
Origini
Il 21 agosto 1929 moriva serenamente a Colonia Vaidense (Uruguay) una guida venerata delle prime comunità valdesi trapiantate nel Rio de la Piata, il
pastore emerito Daniel Armand
Ugon.
Vedendosi curato dai suoi numerosi figli e figlie (alcuni di
essi medici, farmacisti, avvocati, insegnanti), il veterano pastore pensava a tutti i molti anziani che aveva visitato durante
il suo ministerio, che dovevano
passare gli ultimi anni della loro vita terrena soli, o con l’unica compagnia della loro fedele
consorte. Allora in seguito a
Questo chiese ai suoi familiari
che non sprecassero il denaro
per corone o monumenti funebri che non significano niente,
ma che pensassero molto di più
a costruire una casa dove persone in queste condizioni potessero trovare un luogo confortevole con persone che li aiutassero e una compagnia veramente adeguata.
E’ il suo genero, il past. Ernesto Tron, che raccoglie l’idea e
la presenta al concistoro della
Chiesa di Colonia Vaidense, dove è studiata dall’Assemblea e,
considerata la sua importanza e
dimensione, la passa come pro
posta alla Conferenza della Chiesa dell’anno dopo (che sarebbe
oggi il nostro Sinodo), che ha
luogo a Cañada de Nieto nel Dipartimento di Soriano, il primo
giorno di marzo del 1930. Questa
Assemblea approva la proposta
all’unanimità e nomina una commissione che ha il compito di
iniziare i lavori preparatori ed
è presieduta dal past. Tron.
Le finanze — Il past. Tron comincia immediatamente una colletta per iniziare i lavori (colletta che suscita anche incomprensioni) visitando personalmente
le famiglie delle Chiese valdesi
del Rio de la Piata e valendosi
dell’efficace collaborazione di
sua moglie, doña Ana Maria Armand Ugon.
La costruzione — I piani sono studiati attentamente e approvati e il preventivo è presentato dall’architetto Bartolomé
Traverso ; Tedificio principale fu
costruito durante gli anni 1931-32
da un’impresa di costruzioni del
sig. Luis Lovazzano.
Funzionamento — Il 15 giugno
1933 la nuova Casa per Anziani
apriva le sue porte ospitando 5
persone; subito dopo se ne aggiunsero altre 14, sotto la direzione competente della Sig.ra
Esther Giuni de Ganz. infermiera diplomata della Casa delle
Diaconesse delle Valli valdesi
(Torre Pellice) e con molta esperienza di casi simili (ospedali,
asili per anziani) in Italia. L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 12 ottobre dello stesso anno, con la presenza di numeroso pubblico che veniva dal dipartimento di Colonia e da altri dipartimenti vicini, da Montevideo e da B. Aires. Questa
data poi sarebbe stata designata come « Giorno della Casa per
Anziani ».
Nuovi ospiti, ampliamenti —
Subito cominciarono ad arrivare nuovi ospiti; nel 1958 essi arrivarono ad essere circa 60. Subito fu necessario cominciare ad
occuparsi dei primi ampliamenti interni; si dovettero trasformare in camere da letto alcune
dipendenze dedicate inizialmen
te ad altri usi. Il 12 ottobre 1962
fu inaugurato il padiglione « Ernesto Tron », che si chiama così
per l’importante contributo dato dal pastore Tron all’opera nei
primi anni dell’attività assistenziale. In un settore separato dell’edificio centrale si costruirono
più tardi due appartamenti completi che potevano essere occupati da coppie. La capacità attuale dell’Asilo è di 100 ospiti,
anche se a volte ci sono state
più persone, dato il gran numero di domande. Ci sono continuamente candidati in lunghissima lista di attesa.
Nonostante gli sforzi realizzati continuamente per coprire le
necessità, c’è un settore della
popolazione anziana quello delle
persone non autosufficienti, che
richiede certe prestazioni che
non possono essere date dalla
Casa per Anziani. Perciò la Commissione Centrale degli Istituti
e Opere Sociali (CCIOS), congiuntamente con la Commissione della Casa per Anziani, sta
lavorando per l’elàborazione di
un progetto di Centro Geriatrico da costruirsi come annesso
aH’edificio attuale.
Durante questo mezzo secolo
di attività la Casa ha prestato
i suoi servizi a circa 850 persone
e sempre tutti i posti sono stati
occupati.
Assistenza medica e sociale —
C’è nella Casa un’assistenza medica volontaria da parte dei medici della località; c’è anche una
assistenza farmaceutica e ci sono apparecchi per la riabilitazione e trattamenti speciali. A
partire dal mese di giugno di
quest’anno presta i suoi servizi
nella Casa un’assistente sociale.
Una parte importante della
Casa è costituita anche dalla vicina fattoria che dà la possibilità di avere prodotti della campagna, frutta, verdura, ecc.
Nell’atrio dell’ingresso della
Casa si trova una lapide di marmo nella quale si legge;
« Casa per Anziani costruita
da Valdesi e Amici in ricordo di
Daniel Armand Ugon.
OMNIA IN GLORIAM DEI.
MCMXXXIII ».
Carlos Negrin
E’ stato uno dei collettivi teologici più frequentati dai membri delle chiese valdesi e metodiste del XIV circuito.
Organizzato nella giornata di
sabato 21 gennaio presso la locale chiesa valdese di Bari, ha
avuto anche una numerosa partecipazione di fratelli e sorelle
della chiesa battista, apostolica
e dei Fratelli di Bari.
Tema all’ordine del giorno :
Ecclesiologia paolinica e giovannea a confronto, con particolare
riferimento ai ministeri.
Abilmente presentato dal prof.
Bruno Corsani della Facoltà
valdese di teologia, il tema si è
inserito ottimamente nel corso
di una riñessione che le chiese
del XIV circuito conducono sui
documenti di Lima. Tormai famoso BEM (Battesimo, Eucarestia, Ministero).
Questi documenti hanno riaperto e ravvivato il confronto
tra le chiese e posto una serie
di interrogativi non soltanto sull’essere della chiesa, ma anche
su quello che sia bene e necessario per la sua funzione nel
mondo. Esaminare il BEM ha
significato non solo essere presenti sul fronte delle relazioni e
incontri ecumenici ma anche e
principalmente una ricomprensione e riformulazione del proprio essere chiesa in una situazione socio-economica caratterizzante il mezzogiorno d’Italia.
Per ben quattro ore, su questo terreno fertile ma sempre
da dissodare, il prof. Corsani ha
reso un buon servizio.
Dagli scritti del N.T. emergono diverse ecclesiologie ma anche numerosi dati unificanti.
Tra questi è da evidenziare in
prima istanza l’invocazione e il
riconoscere su tutto e tutti l’unica signoria del Signore crocifisso e risorto, la grande passione per l’annuncio dell’Eyangelo.
Su questo sfondo si elevano
le ecclesiologie paolinica e giovannea. L’una vive e procede secondo il regime dei doni (carismi) e del servizio (diaconia),
alimentati da una sempre ricercata e mai posseduta creatività
dello Spirito e della Grazia del
Signore. L’altra sì delinea con
una ricchezza di immagini (gregge, casa, vigna, etc.) che riconducono non a sistematizzazioni
CORRISPONDENZE
Milano: due chiese incontrano un partito
Si è svolto in gennaio presso
la Federazione milanese del PCI
un incontro di reciproca informazione e di valutazione sulla
realtà culturale e religiosa milanese tra una delegazione delle
Chiese metodista e valdese (composta dal pastore Valdo Benecchi e da alcuni rappresentanti
del Consiglio di chiesa delle due
comunità), ed una della Federazione provinciale milanese del
PCI. NeU’incontro sono state affrontate in primo luogo le questioni inerenti al testo delle Intese.
« La discussione », dice un comunieato comparso alcuni giorni dopo sull’Unità, « si è poi sviluppata intorno alle problematiche relative all’impegno per la
pace ed alla necessità di una riflessione sull’identità spirituale
dell’Europa ed alle sue matrici
culturali ed ideali, rispetto alle
quali si è concordemente convenuta la possibilità di ulteriori incontri per dare luogo insieme
ad altre forze di diversa ispirazione ideale e religiosa ad iniziative comuni di rilevante interesse culturale».
Questo incontro, preparato da
una piccola commissione, si riallaccia al dibattito suscitato dall’intervista fatta all’onorevole
Berlinguer da Adista (dicembre
’82) sulla questione cattolica.
Come già segnalato sul nostro
giornale Eco-Luce n. 1 del 7 gennaio ’83, in quell’intervista l’onorevole Berlinguer parlò anche
del diverso rapporto fra lo stato e le chiese valdesi e metodiste da realizzarsi tramite le Intese. Stralci di questo intervento
comparsi sul NEV (notiziario
evangelico) furono poi distribuiti a tutte le sedi del PCI di Milano e provincia dalla Federazione delle Chiese Evangeliche
Lombarde.
Elezioni
ROMA P.za Cavour — Domenica 15 gennaio, al termine del culto si è svolta un’importante Assemblea di Chiesa.
AU’ordine del giorno la nomina
di un anziano e di im diacono.
Le votazioni si sono svolte senza difficoltà e fin dal primo scrutinio sono risultati eletti la sorella Lidia Ventura Luci quale
anziano e il fratello Paolo De
Pral quale diacono.
NeU’esprimere ai neoeletti il
nostro grazie per la loro disponibilità a servire la comunità e
raugurio di buon lavoro, desideriamo comunicare la nostra profonda gratitudine ai fratelli Giovanni Conti, anziano, e Osvaldo
Piscini, diacono, che dopo tanti
anni di servizio hanno dovuto,
per regolamento, lasciare il loro
impegno ufficiale ma, ne siamo
certi, non la loro presenza attiva.
Lidia Ventura Luci e Paolo De
Prai già rappresentanti al Concistoro, rispettivamente per la
scuola domenicale e per la FGEI,
saranno sostituiti in questi incarichi da altri rappresentanti di
queste attività.
Albergo di 2“ categoria - camere con servizi privati
Casa Valdese
Borgio Verezzi
La Casa valdese di Pietra Ligure - Borgio Verezzi riapre
con la sua attività dal 1° aprile fino al 15 ottobre 1984.
Le tariffe per il soggiorno marino a pensione completa sono le seguenti: aprile e maggio: L. 25.000 per ogni persona adulta; giugno: L. 27.500; alta stagione (dal 1°.7 al 15.9) L.
31.000; dopo il 15.9: L. 27.500.
Sono previste riduzioni per famiglie che occupano una
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Si offrono inoltre soluzioni agevolate per gli Operai della
chiesa e le loro famiglie.
Per ogni informazione scrivere a: Casa Balneare Valdese - Corso Italia 110 - 17022 PIETRA LIGURE (SV) oppure telefonare al n. 019/611907.
ecclesiastiche ma all’unica signoria del Cristo che è e rimane Pastore, Padrone, Vignaiuolo
per un culto di adorazione in
Spirito e Verità per una lede
fortemente eticizzata. Quello dei
doni e del servizio, è stato precisato, è un felice raccordo tra
una dimensione verticale e orizzontale neH’eoonomia della fede
che annovera sempre nuove possibilità di ministeri e servizi lontana da ogni forma che limiti,
concentri, schematizzi l’operosità e la creatività della grazia
del Signore.
Una serie di interventi hanno
sollecitato e favorito rma veloce
ma esauriente replica da parte
del prof. Corsani sulla ecclesiologia delle lettere pastorali. Luca - Atti.
E’ apparso evidente che a questo punto la navigazione sulla
rotta ecclesiologica avveniva in
acque agitate da venti provenienti dalla terra ferma, feudo di
altre signorie diverse da quella
del Signore.
Parole d’ordine come predicazione, proclamare, apostolo, si
trasformano, chissà per quali
esigenze storiche, in insegnamento, insegnare, maestro e dulcis in fundo sì parla di ministri
e di tradizione.
Nel dibattito, forse in modo
troppo frettoloso ma sincero,
qualcuno ha suggerito, all’interno del canone del N.T., la scelta di un canone per navigare di
nuovo con una giusta velocità
di crociera.
I risultati dell’incontro, stando anche al dibattito avutosi sono stati ottimi.
Lo studio del BEM, certamente verrà proseguito alla luce di
una sentita esigenza di ricomprendere uhà giusta ecclesiologia
neotestamentaria, non dimentichi della testimonianza dell’A.T.
circa la Santità di Dio che non
viene ceduta a nessuno.
Francesco Carri
IMPERIA
Una nuova
chiesa
si presenta
IMPERIA — La Conferenza del
II distretto dello scorso giugno
ha riconosciuto il gruppo di Imperia come « Centro di Evangelizzazione » rallegrandosi per questo sviluppo dell’oi>era evangelica sulla Riviera di Ponente. Ora,
per la costituzione di questa
nuova Chiesa valdese, che ha
sede in via Argine sin. 8, 1° piano,
si svolgeranno alcune manifesta^
zioni in città:
— dal 23 al 29 mostra grafica
di presentazione del libro di Umberto Stagnerò « L’uomo di Wittenberg. Lutero e la nascita della
Riforma protestante », nella Galleria civica « Il Rondò », piazza
Dante a Oneglia;
— venerdì 24, ore 21, dibattito
promosso dalla Società Operaia
di Mutuo Soccorso S. Lucia, sul
Concilio Vaticano II, con la partecipazione del prof. Paolo Ricca in via S. Lucia;
— sabato 25, ore 16.30, culto
di inaugurazione presieduto dai
pastori G. Peyrot di San Remo
e Paolo Ricca di Roma, nei nuovi
locali.
Hai rinnovato
l’abbonamento?
6
6 prospettive bibliche
17 febbraio 1984
(segue da pag. 1)
solo dopo un attento e, soprattutto, prudente e lungo esame
della filigrana della storia. Così
per esempio 50 anni dopo possiamo dire con chiarezza che quel
« sì » a Cristo — pronunciato nella clandestinità di Barmen —
da quel gruppo di teologi protestanti (tra i quali Bonhoeffer,
Barth, Niemòller) fu un salutare « no » al dominatore di questo
mondo che faceva scrivere sui
cinturoni delle proprie milizie
« Gott mit uns », Dio con noi.
Quel « sì » che stonava con la
generale acquiescenza dei « cristiano-tedeschi » al regime di
morte fu un gesto profetico. Dopo quel gesto inizia il martirio
della Chiesa confessante sotto il
nazismo. Ma 50 anni fa la Chiesa
tacque.
La storia del cristianesimo è
ricca di gesti della fede che hanno rivendicato la libertà della testimonianza al di là dei conformismi, del « laissez faire ». Anche
la storia valdese ha conosciuto
alti momenti di resistenza interna ed esterna per poter arrivare
ad esprimere liberamente la
I nuovi gesti deila fede
Uberi da calcoli
propria testimonianza senza lasciarsi condizionare dagli avvenimenti del giorno. Una ricerca
quindi di libertà che non si è conclusa nel febbraio del 1848 con
la liberazione dal ghetto. Quella
liberazione politica di 136 anni fa,
per cui abbiamo motivo di riconoscenza a Dio, è stata soltanto una
tappa sulla strada più grande del
•sentiero-della nostra storia e che
conduce alla liberazione di tutta
l’umanità dalle catene della fame, dell’opnressione e deiringiustizia. Su questa strada che è di
tutti noi siamo chiamati oggi a
compiere, con il coraggio che fu
di una donna senza volto e senza
nome di Betania, i nuovi gesti
della fede.
Ma quali sono? Non c’è un
prontuario. Proviamo a parlarne,
almeno a parlarne. Io credo che
l’impegno per la pace sia fondamentale. Ma quando questo diventa piatto conformismo, di
scorso standard, vuotezza assoluta allora rivendico la libertà dì
essere diverso. Capisco di più, in
una prospettiva evangelica, l’individualismo protestante che non
il conformismo delle grandi masse. L’altro giorno un operaio Riv
mi diceva, nel pieno del concerto
positivo degli organi di stampa
sulla discussione dei rapporti tra
Chiesa e Stato, che « un valdese
non può accettare che la libertà
di una chiesa venga condizionata
da un particolare rapporto con
lo Stato ». Era una voce stonata.
Ma io credo ohe sia importante,
anche nel rispetto dell’eredità di
libertà che abbiamo ricevuto dal
passato, continuare a sentirci liberi di dire quello che altri non
vogliono sentir dire. Purché tutto questo derivi da una nostra
profonda convinzione.
Ad un livello diverso dobbiamo sentirci liberi di dire che
amiamo le Valli Valdesi e senza
farcene un idolo possiamo dire
che amiamo questa terra, questa gente per la sua storia tragica di ieri, e che oggi abbiamo
paura di non trovare più domani
un posto, un prato, un bosco, un
quartiere dove andare per un
grande raduno popolare in cui
cantare, mangiare e pregare insieme perché questa terra se la
sta comnrando la speculazione
immobiliare.
Ad un altro livello, senza tema
di parere diversi, dobbiamo anche sentirci liberi di dire che il
pacifismo salottiero e fumoso ci
ha stancato: solo un impegno
preciso sui temi della giustizia e
della solidarietà con il nostro
prossimo nuò mutare la situazione in cui viviamo. Un gesto da
condividere è quello di anrire le
nostre porte al popolo dei diseredati, a coloro che vivono in
mezzo a noi nella miseria e nell’insicurezza.
11 gesto antico di una donna è
stato un grande sesto di amore
di cui Gesù dice: « dovunque sarà predicato l’Evangelo, anche
quello che costei ha fatto sarà
raccontato in memoria di lei ».
iPer vivere con Gesù Cristo
abbiamo bisogno di compiere i
nuovi gesti della fede. Per fare
una comunità di credenti l'ordinaria amministrazione non basta.
Per seguire il Maestro occorre
esprimere una testimonianza liberata da calcoli, e opportunismi sapendo che la nostra fede
non si esaurisce nelle opere che
compiamo — nell’opera sociale o
nell’azione politica — ma che va
al di là. Alla ricerca dell’incontro
liberatorio e salvifico con Gesù
Cristo per cominciare a costruire
non solo la nostra libertà ma la
libertà di tutti. E lo possiamo
fare sostenuti anche dalla fiducia
che soltanto Colui ohe è morto
sul Golgota può darci ogni giorno.
Giuseppe Platone
TRIVENETO
5. La preghiera
deirintercessione
UNA TRACCIA PER UN DIALOGO CON DIO
Animazione
biblica
Simone, Simone, ecco, Satana
ha chiesto di vagliarvi come si
vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede
non venga meno (Luca 22: 31-32).
Sette preghiere
Si è tenuto nei giorni sabato
21 e domenica 22 gennàio presso
i locali della comunità valdese di
Venezia, un incontro di studio
biblico organizzato dalla Federazione giovanile regionale.
Sono stati presi in esame alcuni passi del Nuovo Testamento
tratti dall’Evangelo di Matteo e
di Luca. Ma particolare attenzione è stata posta soprattutto
sul metodo usato per lo studio,
che ha cercato di coinvolgere
tutti 1 partecipanti.
Purtroppo la partecipazione è
stata eccessivamente scarsa; in
parte a causa, forse, degli impegni scolastici dei giovani che in
questo periodo sono più numerosi; in parte perché, a detta di
alcuni pastori, rincontro ha coinciso con altre iniziative della settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani. Per il futuro si è
auspicato un maggiore e più diretto coinvolgimento dei pastori
e delle singole comunità in iniziative di questo genere, anche
per verificare quale sia, al di là
degli impegni c intingenti, l’effettivo interesse suscitato da queste iniziative
A. B.
Preghiamo non solo per noi,
ma preghiamo anche per altri,
per chi ci sta a cuore. Anche qui
le richieste possono essere tante, ma quale quella fondamentale? Il dialogo di Gesù con Pietro apre un prezioso spiraglio
sulla preghiera di Gesù per il suo
discepolo.
L’immagine di Satana a cui è
permesso di mettersi in agguato
come chi passi al setaccio il grano per vedere, e afferrare, ciò
che vi resta sopra può non rispondere al nostro modo di rappresentarci il pericolo. Ma è un
fatto che di lì a poco Pietro sarà esposto al pericolo più grande che si possa immaginare:
quello di perdere non la salute, gli averi, la vita stessa, ma
la fede, il legame vivente col
Signore. E questo a causa dell’ipotesi estrema, eppure vicina a chiunque, come lo è stata
al primo dei discepoli: quella
del rinnegamento che fa sprofondare in un abisso di rimorso senza ritorno.
Ma io ho chiesto che la tua
fede non venga meno. La fede,
piccola o grande, debole o solida, spesso incerta, contraddittoria, talvolta nascosta sotto il
rifiuto adirato, talvolta afferma
ta con troppa baldanza, sempre
difficile da inquadrare in schemi prefissati, mai comunque
corrispondente airiscrizione in
registri ecclesiastici. Che non
venga meno questa linfa vitale
dell’essere, è la richiesta fondamentale che possiamo imparare
da Gesù per coloro che ci stanno a cuore e che portiamo in
preghiera davanti al Signore.
6. La preghiera
della consacrazione
Poi udii la voce del Signore
che diceva: « Chi manderò? E
chi andrà per noi? ». Allora io
risposi: « Eccomi, manda me! »
(Isaia 6: 8).
Se ci limitassimo ad imparare dalla Bibbia la risposta
del profeta proponendoci di
imitarla non avremmo la minima possibilità di riuscire. Potremmo anche trovarci a fare
cose impensabili, ma non saremmo mandati da altri che
da noi stessi. Per imparare questa preghiera, la preghiera che
non chiede ma risponde, è necessario ascoltare sempre di
nuovo la richiesta di Dio nella
nostra vita. E qui dobbiamo fare i conti con la nostra istintiva difesa dalla minaccia di
Dio. Molto spesso questa difesa
consiste nel mettere una grande
maiuscola alla vocazione che
Dio rivolge: quella del Profeta e
dell’Apostolo, del Pastore e del
Predicatore, quella cioè rivolta
ad altri e a cui altri hanno da
rispondere.
Ma non c’è fede senza vocazione, senza chiamata ad un servizio e ad una testimonianza, anche ai compiti più umili e più
scomodi. Riconoscere ciò che ci
è chiesto spesso non è facile, è
esposto al rischio della distruzione, della confusione, dell’autoinganno. Per questo è necessaria la preghiera della ricerca
e dell’ascolto per poter percepire la voce del Signore per noi.
Solo allora è possibile la benedizione di una risposta piena di
umiltà e determinazione.
E’ una preghiera anche questa, perché è un grido rivolto al
Signore. Gesù, svegliato nella
barca in pericolo, risponde ma
rimprovera i discepoli per la loro poca fede. Eppure il pericolo
era reale, la barca stava riempiendosi d’acqua. A volte, è vero, la nostra ansia nasce da un
nonnulla o è il sottofondo indotto in noi dal nostro modo di
vivere collettivo. Ma a volte ci
troviamo di fronte a situazioni
di angoscia, il pericolo che minaccia la nostra vita ci appare
assolutamente reale, il Signore
ci sembra così assente e lontano,
vorremmo scuoterlo, chiamarlo
e magari prorompiamo in questo grido che da preghiera si fa
accusa...
7. La preghiera
dell’ansia
Maestro, non ti curi che noi
periamo? (Marco 4: 38).
Forse il difetto di questa pre.shiera così umana è che invece
di essere l’ultima, spesso diventa la prima e l’unica. Bisogna
lasciarla per ultima. Spesso è
tremendamente diffìcile. Ma se
la disciplina della preghiera ci
aiuta a lasciarla per ultima, può
darsi che quando ci arriviamo
ci accorgiamo che si è ridimensionata o addirittura che è diventata superflua, che sentiamo
il Signore presente nella nostra
vita per cuanto apparentemente
assente come chi dorme. Allora
l’ansia e il pericolo possono non
scomparire, ma ci è concesso di
riversare la preghiera dell’ansia
in quella della riconoscenza, della confessione, della richiesta,
dell’intercessione, di parlare cioè
al Signore anziché sgridarlo.
Franco Giampiccoli
L’AMORE, VITA IN DIO
1 CORINZI 12: 31 . 13: 13
Siamo così giimti alla terza e ultima
parte del capitolo 13. Essa è racchiusa e
come tenuta insieme da due affermazioni
fondamentali: « L’amore non verrà mai
meno» (v. 8) e «queste tre cose durano:
fede, speranza e amore; ma la più grande
di esse è l’amore» (v. 13). Dietrich Bohhoeffer, il pastore e martire della Chiesa
evangelica tedesca sotto il nazismo, si
chiede: Perché l’amore è più della fede e
della speranza? E risponde: Perché la fede è vivere davanti a Dio, la speranza è
vivere in vista di Dio, l’amore è vivere in
Dio e vivere in Dio è di più che vivere
davanti a lui o in vista di lui.
a cura di Gino Conte
grande, e Dio non è fede, Dio non è neppure speranza, Dio è amore. E comprendiamo anche perché la via indicata da
Paolo alla Chiesa di Corinto è la via per
eccellenza, la via maestra: pierché è la Via
di Dio, è Dio stesso che si fa via dell’umanità.
Concludiamo la pubblicazione dello studio sull’« inno all’agape » dell’apostolo
Paolo, tenuto dal prof. P. Ricca al convegno del SAE alla Mendola, nel 1981. In questa
«via maestra», che è la via di Dio, si è visto che l’amore ha molti nomi — è anche lotta — e che non possiamo decidere noi che significa amare: è l’altro che ce
lo deve insegnare.
Solo l’amore dura
per sempre
La fede esprime una certa distanza tra
noi e Dio, la speranza esprime una
certa attesa di Dio, l’amore attua
invece la presenza di Dio: e la presenza
di Dio è di più che la sua attesa e la sua
vicinanza. La fede ci rende giusti, la speranza ci rende fiduciosi, ma l’amore ci
rende servitori: e nell’Evangelo non c’è
nulla di più grande del servizio, secondo
la parola di Gesù: « Il maggiore fra voi
sia come colui che serve ». Per questo l’amore è più grande.
Ed è più grande per un altro motivo
ancora: perché l’amore dura anche oltre
la durata della fede e della speranza. Tre
cose durano: fede, speranza e amore. Ma
solo l’amore dura per sempre. La fede,
un giorno, diventerà visione: quando vedremo Dio faccia a faccia, non sarà più
necessario credere, la fede cesserà. La fede giunge fin sulla soglia del Regno di
Dio, ma non vi entra. Nel Regno la fede
sarà sostituita dalla visione. Così pure la
speranza, un giorno, si realizzerà, e ciò
che sarà realizzato, non sarà più necessario sperarlo. Allora, anche la speranza
cesserà: non perché sarà delusa ma perché sarà adempiuta. La speranza giunge
fin sulla soglia del Regno, ma non vi entra: nel Regno, essa sarà sostituita dalla
realtà.
Quando fede e speranza saranno finite,
non ci saranno più, l’amore ci sarà ancora. La fede deve cedere il posto alla visione, la soeranza deve cedere il posto all’adempimento, ma l’amore non può cedere il posto che a se stesso. Dopo l’amore, non Ci può essere àltfo che di nuòvo e
ancora l’amore. L’amore non ha da lasciare il posto a nient’altro. L’amore è definitivo. « L’amore non verrà mai meno ». I
nostri amori vengono meno. La nostra
vita è piena di amori finiti, dimenticati,
abbandonati, traditi. Quanto è facile che
i nostri amori vengano meno. Se l’apostolo pensasse a noi e ai nostri amori, non
direbbe: « L’amore non verrà mai meno ».
L’apostolo dice questo perché pensa a Dio.
L’amore non verrà mai meno perché Dio
non verrà mai meno.
E comprendiamo infine perché, proprio
in questo contesto, l’apostolo introduca il
discorso del fanciullo che diventa uomo.
« Quand’ero fanciullo, pensavo da fanciullo... ma quando sono diventato uomo ho
smesso le cose da fanciullo» (v. 11). Il
che vuol dire: è l’amore che ti fa crescere e ti fa diventare uomo. E’ bello e significativo che Paolo dica « quando sono diventato uomo », e non « quando sono diventato cristiano ». E’ un messaggio certamente cristiano nella sostanza ma assolutamente laico nel linguaggio; e può essere revangelo per il nostro tehlpo anche
se, certo, per riceverlo occorre la fede.
Solo chi ama è un uomo
L’amore di Dio è definitivo
La fede e la speranza durano, ma non
durano per sempre. L’amore invece sì. Per
questo è più grande: perché dura di più.
La via di Dio
Dunque: finché non ami, non sei ancora diventato un uomo. Solo l’amore ci
rende umani. L’amore è la più grande forza di umanizzazione della storia. Perciò
possiamo concludere riprendendo e completando una affermazione precedente: avevamo detto che solo chi ama, è. Ora
possiamo completare questa frase dicendo: solo chi ama è un uomo.
E qui diventa del tutto chiaro perché
l’amore è più grande: perché Dio è più
Paolo Ricca
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17 FEBBRAIO: UNA PAGINA DI STORIA DELL’EVANGELIZZAZIONE PER L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERTA’
Dalla Fontana, il colportore «grande peste»
« ...rarmonium è rovinato, la Bibbia sul pulpito manca delle lettere di Paolo, i cantici in pessimo stato, le sedie sono
spesso portate da casa dai fedeli... »-Le vicende di un colportore della Chiesa metodista nei duri anni del fascismo,
« Grande peste », così fu « battezzato » il cbìpiclrtore A^onìo
Dalla Fontana nel romanzo « Leila » del Fogazzaro. Il libro è scritto ai primi del ’900 quando Dalla
Fontana compie la sua prima
missione evangelistica nella sua
terra natale di Arsiero, Velo d’Astico e Posina in provincia di Vicenza. Lo scrittore è colpito dalle avventure dell’evangelista
quando a Posina è preso a sassate, sballottato duramente da
un gruppo di giovinastri, istigati dal prete e poi accolto
in casa d’un prete modernista.
L’arciprete brucia le Bibbie protestanti ed affibbia al colportore
il nomignolo di « grande peste »,
o « pestagran » mentre il popolino lo chiama « carnesecca » per
la sua grande magrezza ed anche
perché nelle sue prediche cita
spesso « Carneseochi », il riformatore italiano, indubbiamente
sconosciuto ai niù. L’autore di
« Leila » parla normalmente di
« Cameseoca » ed il Dalla Fontana si riconosce in quel personaggio e corrisponde per un certo
tempo col Fogazzaro ricevendo
poi in omaggio una copia del romanzo.
Queste notizie le ho apprese di
recente dalla biografìa del Dalla
Fontana scritta da Enrico Meyer
di Domodossola; il documento è
ancora allo stato di manoscritto
ed è tratto da documenti originali; ci fa scoprire periodi affascinanti della missione di questo
coraggioso evangelista con interessanti riferimenti alla Chiesa
metodista da cui dipendeva, nel
difficile periodo fascista.
Da operaio a evangelista
Dalla Fontana è nativo di un
centro in provincia di Vicenza;
trascorre un’infanzia difficile in
casa ed un’adolescenza molto dura in officina. A seguito d’una ingiustizia subita emigra in Svizzera dove continua a fare l’operaio. Una sera tornando dal lavoro riceve da una « colportrice »
un opuscolo sulla vita di Gesù;
il racconto lo appassiona a tal
punto da spingerlo a frequentare la comunità evangelica italiana dove conosce tra gli aitri
ring. Jervis, un valdese emigrato
per motivi di studio. Il nostro
migliora la sua cultura con corsi serali e medita molto sui testi della Scrittura; diventa ben
presto propagandista della Parola ottenendo in seguito ii libretto di colportore da parte della
Società biblica britannica e forestiera.
Compie un breve tirocinio a Milano ed è inviato subito dopo nella sua terra d’origine, nella zona
agricola del ViòentinO' dove il
clero detta legge. Frequenta fiere e mercati ed arringa le folle
nelle piazze; attacca il clero con
duri toni polemici provocando
situazioni anche drammatiche di
cui parla il Fogazzaro nel suo
romanzo. Certamente l’ignoranza
sul terreno biblico è grande al
punto da farlo esclamare; « oh
Italia, oh Roma, chi ti libererà
da questa catena di morte? ».
Il colportore è insofferente del
regolamento della sua Società
per cui dopo alcuni richiami è
licenziato nonostante la fraterna
intercessione di amici pastori
valdesi e metodisti quali; Baimas, Simeoni, Silva, De Michelis,
Prisinzano, Della Torre ecc. Rifiuta ottimi posti di lavoro perché si sente chiamato per l’annunzio dell’Evangelo; emigra
nuovamente in Svizzera ed è
assunto dalla missione evangelica per gli italiani a Basilea. Sempre pieno di iniziative crea scuole e doposcuola per gli emigranti. s’interessa alle opere sociali
metodiste di Napoli e Intra e
stabilisce contatti con emigranti
di altre città’ svizzere; purtroppo la sua missione si esaurisce a
motivo della politica fascista che
non facilita il lavoro aU’estero.
In Sicilia, mafia e miseria
E’ interessante seguire nella
biografia del Meyer il Dalla Fontana in Sicilia, à Palazzo Adriano, dove è trasferito per conto
della Chiesa metodista. Trova
purtroppo una chiesa in abbandono dove; « rarmonium è rovinato, la Bibbia sul pulpito manca delle lettere di Paolo, i cantici
in pessimo stato, le sedie sono
spesso portate da casa dai fedeli... ». Il quadro è un po’ l’immagine deH’ambiente sociale del
paese dove la miseria è immensa ed il denaro manca per buona
parte dell’anno. Il colportore è
sensibile al tema sociale; già nel
1898 aveva seguito i moti di Milano quando il”cannone sparava
contro il popolo in rivolta. Qui il
dramma è meno visibile ma esiste. Egli ritiene che una delle
cause maggiori della situazione
sia l’ignoranza e la superstizione
unite alla coalizione del ceto ricco con la chiesa cattolica e la
sudditanza a questa dei suoi
compagni di lotta.
Nonostante tutto la comunità
si risveglia, frequenta le adunanze anche nel periodo dei lavori
più pesanti, tenuto anche conto
delle distanze e dell’ostilità implacabile del clero. H nostro crea
anche qui scuole, corsi serali per
analfabeti. A piedi, poiché la bicicletta e rimasta al Nord, per
corre le zone maggiormente influenzate dalla mafia nella contrada di Burgio e Refusi, questa
ultima « borgata sperduta tra i
monti dove il capo dei briganti
mafiosi è Tarciprete don Vincenzo Baiamonti... ».
Quivi la predicazione e la testimonianza della chiesa portano
dei frutti; « nella zona di Palazzo Adriano non ci sono più stati
delitti mafiosi da qualche tempo » — osserva il Dalla Fontana
in una sua lettera al sovrintendente. Purtroppo se la mafia arretra anche per gli interventi del
prefetto Mori, la chiesa cattolica
si fa audace nel clima fascila con
i,soprusi, calunni^, denunce, a tal
punto'che gli evangéli distribuiti dall’evangelista sono definiti
« sterco » da parte del prof. Giorgio Serchia. Dalla Fontana reagisce e con prontezza ammonisce
i suoi avversari; « una momentanea ragion politica vi dà di spiegar la vela. Siate prudenti, non
gonfiate troppo, potrebbe (la vela) lacerarsi un’altra volta... »;
egli allude probabilmente alla divisione della chiesa.
L’evangelista è sempre molto
vicino ai contadini quando i loro interessi sono lesi, accettando
la delega per vertenze varie come quella dell’ex feudo di Sant’Adriano.
Insofferente
alla disciplina
Inspiegabilmente Dalla Fontana viene trasferito a Roccapietra
in provincia di Novara. Anche qui
egli mette a frutto i suoi doni di
evangelizzatore; predica nelle osterie, percorre le ripide mulattiere nelle zone più disagiate ed
è persino costretto una notte a
dormire aU’addiaccio; nel clima
di questo straordinario attivismo
è in tensione continua con le autorità della sua chiesa ora per
essere autorizzato a celebrare la
Santa Cena ora per la tenuta dell’archivio, al punto di scrivere al
suo capocircuito; « E’ strano
che mentre lei è più bravo di me
per la tenuta dell’archivio, a Fara, dove l’archivio funziona non
ci sono più anime... » (cioè la
zona dove operava il capocircuito
probabilmente).
Nonostante queste difficoltà
burocratiche il Signore opera ed
apre una porta a Vintebbio dove
il Dalla Fontana ha distribuito
degli opuscoli; un gruppo di cittadini invoca la venuta dell’evangelista il quale predica nella
piazza al popolo; nasce così una
comunità nel 1928, che, sotto la
guida del Dalla Fontana, costruisce un tempio nonostante la profonda crisi economica. Trova anche il tempo di visitare dei Vaidesi che lavorano alle falde del
Monte Rosa per la costruzione
di grandi bacini. Purtroppo il clero è vigilante ed usa come sempre rarroa della calunnia; con
pretesti politici crea grosse difficoltà alla giovane comunità la
quale resiste molto bene; infatti
in una lettera l’evangelista scrive; « minacciati non rispondono,
calunniati non si ribellano, licenziati dal lavoro sopportano... ».
Guerra di
religione
Nonostante una lunga malattia Dalla Fontana è sempre in
prima linea. Durante la sua convalescenza a Giulianova (Teramo) mentre un giorno egli predica in piazza, il podestà istigato da un padre gesuita, gli intima, frusta in mano, di interrompere il suo discorso.
Ma il predicatore non torna a
Vintebbio; egli infatti è stato trasferito a Domodossola dove lo attendono altre battaglie. Qui, si
insegna nelle scuole a non salutare le insegnanti evangeliche reputate traditrici della vera fede
e « iperché adorano persino le
vacche ». Alcuni operai sono licenziati ed altri sono minacciati
della stessa sorte. Una signorina
Anna Buffa di Lusema San Giovanni, in servizio alla stazione
per làil,protezione della giovane
viene calunniata ‘ per far posto
ad un’altra, cattolica, naturalmente. L’evangelista interviene e
scrive alle autorità, j)ersino al
ministro dell’istruzione ed a Mussolini. Ci sono quindi nemici di
fuori ed anche, ahimè, dentro la
chiesa dove serpeggia il pettegolezzo e la divisione.
Da Domodossola il colportore
è trasferito a Cerchio nella Marsica, nella zona del lago Fucino
in Abruzzo diove lo attendono
nuove lotte ed umiliazioni; si dà
subito da fare per l’acquisto di
un locale interessando il figlio
Guglielmo al quale scrive: « sto
facendo il compromesso per
Antonio Dalla Fontana
nato a Velo d’Astico (Vicenza)
il 13.1.1873, morto a Milano
il 6.1.1942.
comprare il locale ma debbo far
presto perché se il prete lo sa,
addio... Qui ci sono fratelli poverissimi e stracciati cóme orsi... ». La situazione politica, anche qui incoraggia la chiesa cattolica alla denuncia con conseguente chiusura di vari locali di
culto tra cui quello di Villa S.
Sebastiano, mentre quello nuovo
di Cerchio non è ancora approvato sotto pretesto che « gli evangelici e cattolici debbono percorrere la stessa unica via per
accedere alle rispettive chiese... ».
C’è quindi la paura della ’’contaminazione”. Le autorità spiegano che la mancata autorizzazione è dovuta al fatto che revangelista ha messo in cantiere
un vasto programma di lavoro:
scuole per ansilfabeti, conferenze, acquisto di nuovi locali, visite, ecc. Tutto ciò, essi dicono, urta i cattolici i quali diventano
sempre più minacciosi pregiudicando l’ordine oubblico...
Ancho Pio XII s’interessa alla
« causa » antievangelica ed invia
una medaglia ad una ragazza, Olivetta De Grandis, perché rimasta cattolica sebbene di famiglia
protestante. L’Osservatore Romano poi si diletta nel bollare
gli « eretici » definendoli « bolsoevichi, appestati ».
Commenta l’evangelista; « l’inquisizione impera ed il vaticano
comanda ».
L'ultima difficile tappa
Dalla Fontana prende possesso deH’ultima sede: Vicobelligiano in provincia di Mantova dove
rimane dal 1933 al 1941. Gli avvenimenti politici condizionano
pesanterhente le chiese evangeliche. Le « sanzioni » ad esempio
emesse con l’approvazione delrarcivescovo di Canterbury sono
facile pretesto per colpire la
Chiesa metodista che è di origine
anglosassone. Quando poi c’è la
dichiarazione di guerra nel ’40 la
situazione economica diventa
drammatica; le calunnie del clero
aumentano per mettere in cattiva
luce l’evangelista e la sua chiesa. Dalla Fontana non s’arrende
ed intenta un processo ai suoi
accusatori e la spunta, grazie anche alla mediazione di Farinacci «... dato che anche il Fascismo in quel caso non avrebbe
fatto una bella figura... ».
Enrico Meyer si diffonde in
dettagli per presentare il clima
di tensione dell’evangelista con
le autorità metodiste ricordando tra l’altro la battaglia perseverante per conferire a laici ed
evangelisti pari diritti nelle assemblee di Conferenza.
Soltanto in chiusura del suo
ministero ebbe il riconoscimen
to ufficiale di ministro di culto da
parte della chiesa.
Dalla Fontana ha scritto molti
opuscoli tra cui imo su Lutero;
ha avuto corrispondenza con varie personalità coinè il Luzzi proprio prima della morte, avvenuta
a Milano; ha serbato affettuosa
amicizia coi pastori Ferreri, Carrari, Emanuele Sbaffl, De Michelis.
La biografia del Meyer riporta
molte notizie sulla famiglia Dalla Fontana formata da Guglielmo, Adelaide, Elisa, Germana e
Cipriano; la figlia di quest’ultimo, Ivana, è mèmbro fedele delle comunità di Sestri e Sampierdarena.
Sono grato a Enrico Meyer che
per mezzo di Ivana m’ha fatto
scoprire l’appassionante vicenda
di Antonio Dalla Fontana e
quindi d’ima pagina importante
del colportaggio, ormai « in estinzione » ed al quale sono debitrici
la maggior parte delle nostre
chiese evangeliche di diaspora.
Mi auguro che la biografia riveduta in alcuni punti possa essere
pubblicata per essere di stimolo
a laici e pastori per la riscoperta d’un tema sempre attuale: l’Evangelizzazione.
Gustavo Bouchard
XVII FEBBRAIO
Come ogni anno nelle chiese valdesi e metodiste l'anniversario dell'emancipazione delle minoranze avvenuta nel 1848 è ricordato con il suo
messaggio di libertà che è rivolto al presente e alle situazioni in cui esso
rappresenta sfida e richiamo.
La colletta del culto del 17 febbraio sarà dedicata come già è avvenuto negli ultimi anni, ai valdesi del Rio de la Piata come testimonianza di
vincolo fraterno e di solidarietà. In particolare sarà dedicata a finanziare
opere per la formazione e l'educazione cristiana.
L'opuscolo del 17 febbraio edito dalla Società di Studi Valdesi lascia
quest'anno il consueto filone che illustra episodi di storia e vita delle
chiese in Italia per presentare la vicenda della Chiesa confessante nella
Germania nazista a cinquant'anni dal suo Inizio con il Sinodo di Barmen.
Giorgio Girardet, La Chiersa al bivio; Barman 1934, L. 1.500.
8
8 ecumenisnio
17 febbraio 1984
RIVISITANDO LA VI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO - 5
STRASBURGO - SEMINARIO EUROPEO
La chiesa nel mondo
L’assemblea di Vancouver è stata sollecitata a prender posizione su
oltre 50 situazioni di tensione - Ha scelto di pronunciarsi su 14 di esse
Nella señe di retrospettive su Vancouver dedichiamo due
articoli alle maggiori prese di posizione su problemi politici
mondiali.
Tradizionalmente, ogni Assemblea o Comitato Centrale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese prende posizione su taluni
probleitó mondiali di bruciante
attualità. E’ sempre diffìcile decidere quali sono i più importanti: il Comitato Centrale del 1976
aveva cercato di stabilire alcuni
criteri per aiutare il Consiglio
Ecumenico a discemere le questioni su cui pronunciarsi. Hanno_ priorità, per esempio, le aree
e i problemi di cui il Consiglio
Ecumenico si è occupato per
nioltp tempo; oppure le questioni intemazionali su cui è necessario richiamare l’attenzione delle chiese affinché esse intraprendano delle azioni; oppure situazioni politiche idifflcili su cui è
utile che il Consiglio Ecumenico
faccia sentire la sua voce spirituale e morale; e altri criteri ancora.
Non si tratta di regole ferree,
ma di tentativi di delimitare le
questioni, poiché è impossibile
prendere posizione su tutto. L’Assemblea di Vancouver ha dovuto scegliere fra oltre 50 proposte
di possibili dichiarazioni, proposte che andavano dal Ku Klux
Klan all’Kiopia, dalle caste in India alla religione in Albania. 14
sono state le prese di posizione,
sotto forme diverse.
La più importante è quella sulla pace e la giustizia. Non ci
torniamo, poiché iniettori delraco-Luce hanno potuto leggerla
nella sua integrità. Vorremmo
sottolineare però che non si tratta solo di un documento ampio
e dettagliato, interessante da leggere, ma che contiene anche una
serie di proposte di azione per
IN BREVE
Sette
e politica
Ripresa di interesse per il proliferare di sette fondamentaliste
di origine nordamericana in Centro America, con evidente conseguenza di effetti politici. Ne
parlano Jesus e il Resto del Carlino.
Su Jesus si conclude anche l’interessante studio a più voci sulla riscoperta di Paolo da parte
della chiesa cattolica.
E da varie fonti:
— un, come sempre, ottimo articolo di Gino Conte sul Gallo
circa il concetto di « immagine» nel culto cristiano;
■— commenti su varia stampa ai
processi di Galileo e di Paolo
Sarpi;
— altro buon articolo di N. D’Amico sul Corriere a proposito della realtà protestante in
Italia, comprensivo anche di
un prospetto di tutte le confessioni « evangeliche » presenti nel nostro paese;
— ripresa della lotta fra cattolici e protestanti nell’Irlanda
del Nord con nuove vittime,
questa volta protestanti;
— rievocazione sul Gazzettino di
una attività benefica a Padova (Cucine economiche) iniziata da protestanti e poi assunta da cattolici per questioni di disponibilità finanziarie;
— notizie su Settimana circa l’inasprimento di ostacoli alle
attività religiose in Russia.
N.D.M.
le chiese. Tutte le chiese membro
che, mediante i loro delegati,
hanno votato il documento sono
moralmente vincolate a tradurlo
in azione, secondo le loro possibilità.
Le due dichiarazioni sui Diritti
Umani e sull’Africa australe ribadiscono prese di posizione del
Consiglio Ecumenico ormai note
da anni. In particolare l’Assemblea ha fatte proprie le dichiarazioni di Comitati Centrali di anni precedenti contro l’uso della
tortura (1977), contro le esecuzioni extragiudiziarie (1982 - cioè
contro gli assassini, senza processo, degli oppositori) e a favore del diritto alla terra dei popoli
indigeni (1982 - indios canadesi,
americani, aborigeni australiani,
ecc.).
La fame e le
risorse mondiali
Importante è anche il documento sul « Disordine alimentare intemazionale ». Esso analizza la situazione mondiale, che
negli ultimi anni ha visto un aumento considerevole della produzione alimentare, mentre al tempo stesso la fame e la denutrizione hanno raggiunto livelli molto
alti nei paesi poveri a causa dello spreco e della cattiva distribuzione mondiale delle risorse
alimentari. Per esempio, in molti
paesi dell’emisfero Sud i finanziamenti e le ricerche sono dedicati a migliorare i raccolti destinati all’esportazione invece
che a produrre più cibo per la
gente, mentre i ricchi paesi industrializzati tentano di limitare
la loro produzione alimentare
per mantenere alti d prezzi.
I paesi poveri perciò dipendono troppo per la loro sopravvivenza dal mercato mondiale, e
talvolta il cibo è stato usato come arma politica e negato, sul
piano intemazionale, a paesi considerati ostili o strategicamente
poco importanti. « Noi affermiamo con forza, dice il documento
di Vancouver, che il cibo non
deve essere usato come arma politica. Ogni persona ha un diritto umano fondamentale e incondizionato a un vitto adegruato.
Inoltre, ogni nazione ha diritto
aU’autodetemiinazione e all’autosuiiicienza, e in nessuna circostanza rifornimenti di cibo devono essere usati per controllare o limitare tale diritto ».
Memori dei racconti del Vangelo e dell’esempio di Gesù, i delegati affermano di « credere che
U cibo è un dono di Dio... che
serve per^manteneie la vita, nella sua piraezza... ». « Ma dobbiamo anche confessare il nostro
fallimento. Il fatto che ci sono
tanti affamati dimostra che non
siamo stati degli amministratori
fedeli e responsabili della creazione di Dio ».
Perciò le chiese sono chiamate
a rafforzare le strutture ecumeniche che permettono di intervenire in casi di emergenza e a
breve termine con aiuti alimentari, a stabilire programmi di
studio sulle cause della fame e
del disordine alimentare internazionale, a impegnarsi a ogni livello per combattere contro le
strutture che mantengono questo
disordine. Inoltre le chiese devono partecipare alla costruzione di im sostegno ecumenico per
le soluzioni a Ixrngo termine e a
favore delle comunità, dei movimenti, dei gruppi che agiscono
per alleviare e risolvere questi
problemi.
Aldo e Fernanda Comba
Circa una trentina di partecipanti provenienti da molti pq.esi delTEuropa occidentale (soprattutto quelli scandinavi) hanno dato vita ad un seminario
organizzato dal Movimento Cristiano Studenti e dal Consiglio
d’Europa presso il Centro Europeo della Gioventù di Strasburgo. In questo incontro si è discusso di neofascismo e autoritarismo, e della discriminazione
sessuale esistente nella nostra
società.
Per quanto riguarda il neofascismo è stata analizzata maggiormente la situazione dei movimenti neonazisti tedeschi e del
nord Europa, mentre quasi nulla è stato detto a proposito dei
movimenti neofascisti nei paesi
mediterranei (Italia, Francia,
Spagna, Grecia).
La situazione tedesca, da noi
in gran parte sconosciuta, sembra essere quella più preoccupante, poiché le organizzazioni
che fanno esplicito riferimento
al regime nazista si sono moltiplicate in questi ultimi anni, attirando soprattutto gli strati più
giovani della popolazione. Le
cause di questo fenomeno sembrano essere, a prima vista, la
disoccupazione giovanile, la conseguente avversione nei confronti dei lavoratori stranieri ed un
acceso nazionalismo. Sono stati
proiettati dei documenti filmati
assolutamente sconcertanti, che
testimoniavano come parate,
campeggi paramilitari per bambini e ragazzi, esercitazioni con
armi vere sono avvenimenti
sempre più frequenti, che accadono sotto gli occhi di tutti.
Coloro che organizzano queste
manifestazioni (per esempio la
Viking Jugend o , giovani del
Partito Nazional-Democratico)
cercano di aggregare le nuove generazioni non solo utilizzando
sistemi come il cameratismo o
il corporativismo, ma anche
coinvolgendo le masse giovanili
Echi dal mondo
cristiano
prima di tutto alla volontà di
Dio.
a cura di Renato Ooiason
Vita sociale più
giusta e solidale
(BIP) — La Commissione Nazionale Giustizia e Cappellania
nelle Prigioni della Federazione
Protestante di Francia invita le
Comunità a sviluppare una riflessione ed una azione per ima vita
sociale più giusta e più solidale.
della delinquenza e della violenza, deve allearsi alla nostra fede
in Dio appassionato creatore di
vita di riconciliazione e di futuro. In questo modo potremo
mettere in moto una dinamica
di liberazione nelle nostre città
che sono sempre più chiuse nell’egoismo e nella paura.
Nel messaggio che il vescovo
Wilson ha inviato al Consiglio
Ecumenico delle Chiese viene
espresso il voto che questo atto
di perdono e di generosità del
governo del Nicaragua abbia effetti positivi in vista della riconciliazione nazionale e nei confronti dell’estero dove è necessario porre termine alla campagna denigratoria portata avanti
dal governo degli Stati Uniti con
lo scopo evidente di preparare
le condizioni per giustificare un
intervento armato come è avvenuto per Grenada.
Un vescovo cinese
visita il CEC
La Commissione è infatti preoccupata delle ideologie e delle
reazioni di rigetto e di esclusione che colpiscono i più deboli e
disadattati nella nostra società.
Le prigioni sono di nuovo sovraffollate. Gli immigrati e molti giovani vengono designati come i fautori dei disordini per
cui la necessità di neutralizzarli. I cristiani — ricorda la Commissione — hanno, partendo dalle parole di Gesù, un servizio
da compiere per impedire alla
ingiustizia di prevalere e per far
nascere nel cuore e nello spirito
di tutti gli uomini il senso del
perdono, la gioia della solidarietà, il gusto dell’amicizia e
dell’aiuto, perché non è possibile avere pace fra gli uomini se
i diritti di ciascuno non sono rispettati. La lucidità che permette di comprendere i meccanismi
Nicaragua: amnistia
per i Miskitos
(Soepi) — In un gesto di
« generosity rivoluzionaria » il
governo dèi Nicaragua ha annunciato una amnistia totale per
i delitti commessi dai Miskitos
dopo il 1“ dicembre 1981. Questa amnistia tocca 306 Miskitos
in prigione che saranno soccorsi dal CEPAD (Comitato di aiuto evangelico per lo sviluppo).
Il vescovo moravo Wilson che
da decenni lavora fra i Miskitos
ha qualificato l’amnistia come
«primordiale e storica», e l’ha
paragonata al giubileo dell’Antico Testamento. Ha anche detto che era conforme alla dichiarazione dei principi della rivoluzione, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e
(FLM Inf.) — Dopo una assenza di 32 anni il vescovo Ding
Guang Xun è ritornato a Ginevra per parlare dei cristiani del
suo paese. Egli ritiene che il
cristi^5tósimo cinese ha superato le denominazioni, il Movimento delle Tre Autonomie dimostra che le chiese in Cina vogliono essere cinesi e non una
importazione occidentale. Vogliono conservare la loro originalità ma aspirano ad avere legami con le altre chiese. Il vescovo ha parlato dell’allentamento delle restrizioni ricordando
che recentemente ben 2.000 chiese sono state riaperte. Questo
non è dovuto alla buona opinione che il governo può essersi fatto nei confronti delle chiese, ma
alla necessità di poter contare
su tutte le forze per la ricostruzione della Cina.
Fascismo
e sessismo
con nuovi metodi quali i concerti di musica rock.
Nei paesi scandinavi il problema presenta aspetti diversi e
non trova quella base di consensi che esiste in Germania.
Inoltre è estremamente importante notare come questi gruppi vengano usati strumentalmente da alcuni governi occidentali per contrastare l’avanzata di partiti od organizzazioni
comuniste nel loro paese.
Di fascismo e neofascismo in
quanto tale non si è detto molto
perché i partecipanti provenivano da paesi in cui proliferano
gruppi di stampo nazista. Esistono comunque delle differenze tra neonazismo e neofascismo
che sarebbero interessanti da
analizzare alla luce dei riferimenti religiosi ed etici delle diverse popolazioni nelle quali questi fenomeni si sono sviluppati.
Il compito delle nostre chiese
dovrebbe essere soprattutto quello di combattere il sorgere di
idee e comportamenti di estrema destra, con una predicazione ed un’opera educativa rivolte
principalmente ai giovani.
Discriminazioni
sessuaii
Sono stati inoltre dedicati due
giorni a tematiche riguardanti
le discriminazioni sessuali all’interno della nostra società. Nell’affrontare quest’argomento, uomini e donne si sono riuniti in
due gruppi distinti, ed essendo
circa i due terzi dei partecipanti donne, l’incontro ha assunto
un aspetto nuovo e interessante. Per esempio: mentre le donne, dopo una giornata di lavoro
al « femminile », desideravano
avere uno scambio con gli altri, il gruppo uomini ha imposto, o meglio, chiesto di avere
ancora una mezza mattinata di
discussione autonoma. E’ stata
un’esperienza nuova per la maggior parte dei ragazzi, per la prima volta coinvolti in un esperimento del genere. I risultati
che ne sono scaturiti ci sono
sembrati altrettanto interessanti: per esempio la ricerca da
parte di molti di una nuova
identità « al maschile ». Avendo
notato che molte donne, per imporsi in questa società, hanno
dovuto adottare caratteristiche
« maschili » quali l’aggressività,
la forza, la violenza, ci si è chiesto se è necessaria l’esistenza di
queste due caratteristiche, il «maschile » e il « femminile » per entrambi i sessi. Infatti devono gli
uomini sentirsi ridicoli nel parlare dei loro problemi o nell’esprimere i loro sentimenti? Riuscire a superare questi schemi
mentali è iri realtà molto difficile, ma molto importante.
Si è infine cercato di analizzare i temi ritardanti le donne nella tradizione cristiana.
Ultimo argomento dibattuto,
ma non per questo meno importante, è stato il problema del
rapporto tra le chiese e le organizzazioni giovanili, come l’MCS
o la FGEI. Ci si è chiesti in che
misura esse possano collaborare con le comunità, contribuendo al loro rinnovamento. Le risposte a questo interrogativo
sono state molto discordanti,
condizionate da un lato dalle situazioni contingenti delle varie
comunità d’origine, dall’altro dalle diverse tradizioni delle singole denominazioni.
E’ difficile dare una valutazione complessiva di questi giorni
di discussione: si è trattato comunque dell’inizio di un lavoro
che adesso dovremmo approfondire nella realtà in cui viviamo e operiamo. In ogni caso,
un buon inizio.
Daniele Bouchard, Alberto
Bragaglìa e Nora Tapini
1
9
17 febbraio 1984
cronaca delleValli 9
i
Wi'V
COMITATO PER LA PACE DI PINEROLO
Riprende l'iniziativa
In breve
L’ultimo contro i missili
Come ogni anno nel mese di
febbraio, giungono puntuali alle
valli valdesi le feste commemorative del XVII. La popolazione si
riunisce per i vranzi comunitari
e le recite, ascoltando con un
certo compiacimento il pastore
ripetere come tutti siamo stati
chiamati a libertà e certamente
molti si ripromettono di farne
buon uso.
Il nostro giornale si occupa
spesso anche di altro genere di
commemorazioni e giustamente,
poiché esse sono le occasioni in
cui gli uni incontrano gli altri e
di cui si ama leggere. Come succede ogni volta che si vorrebbe
comunicare esprimendo il meglio
dei propri buoni sentimenti, si
usa nelle commemorazioni un
linguaggio retorico che finisce
con l’essere invece lo specchio fedele della nostra realtà vera.
Quale realtà sembriamo esprimere noi valdesi in alcune delle
nostre commemorazioni sulla nostra stampa? Sarebbe interessante fare una analisi degli aggettivi che vengono usati in tali occasioni. Senza la pretesa di saper
fare questo lavoro di tipo linguistico, vorrei comunque sottolineare alcune espressioni che il
nostro giornale si è trovato a
dover stampare molte volte e
che secondo me, colpiscono e fanno male alla comunità dei credenti ed anche alla loro fede.
Il caso ha voluto che molte
di esse fossero contemporaneamente presenti in un articolo
pubblicato di recente, ma si potrebbero trovare- comodamente
disseminate qua e là negli scritti del passato.
Le nostre chiese sarebbero
chiese che « danno vita a vigorose personalità », « esprimono alcune figure di buone capacità »,
sono prestigiose grazie « all'elevato livello sociale e culturale di
alcuni », esprimono la loro fedeltà e generosità dando alla evangelizzazione « grandi » pastori,
numerosi membri di comitati e
della Tavola.
Oppure, (con linguaggio dal significato analogo, anche se apparentemente opposto) chiese dalle quali provengono membri impegnati negli istituti ad assistere e curare chi ne ha bisogno,
che lo fanno con dediz.ione « dal
primario aZZ'ultimo degli inservienti ».
Per definire chi non è primario, o « famoso » pastore, si usano in genere aggettivi che nessuno riferirebbe mai a se stesso
neppure in un periodo di depressione, come « umile », « ultimo »,
« silenzioso ».
Non si può negare che le valli
siano ancora piene di valdesi più
o meno anziani che non appartengono affatto ad un « elevato
ceto sociale » e che d’altra parte
non riconoscerebbero se stessi in
queir « ultimo » di cui parlano
gli articolisti.
« Le parole sono pietre » avverte una frase famosa. Le pietre,
quando vengono fatte rotolare
dall’alto, non si sa mai dove andranno a battere, è meglio essere prudenti. E se la pietra, rotolando in modo deep, andasse a
colpire proprio i piedi della statua? Gesù ci ha ricordato che cosa potrà succedere al servo che
ha seppellito l’unico talento che
aveva ricevuto, ma facciamo in
modo da non indurre nessuno,
con l’uso di queste parole, nella
tentazione di dire: «Non mi chiedete questo impegno, io non sono in grado... lo faccia lui, che è
più capace... ».
Se ciò succederà (e già sta succedendo) porteremo tutti insieme
il peso di questa colpa.
Graziella Tron Lami
I Comitati per la pace, a livello nazionale, stanno rilanciando
in questi giorni iniziative di mobilitazione, tenendo presente che
la data del 16 marzo è quella fissata per l’installazione dei missili Cruise a Comiso.
In diverse regioni verrà ripresa la raccolta delle schede del referendum popolare autogestito
lanciato dai Comitati la scorsa
estate. Come Comitato per la pace e il disarmo di Pinerolo, abbiamo ritenuto di non riproporre la
raccolta del referendum nella
zona, dopo essere già stati presenti nelle più diverse occasioni
durante il 1983. Durante tali raccolte hanno votato 4.563 persone
con i seguenti risultati:
1) Sei favorevole alla installazione dei missili nucleari a Co
TORRE RELUCE
3,5 miliardi
da spendere
Il consiglio comunale di Torre
Pellice, convocato per lunedì 6
gennaio, non presentava punti di
particolare interesse: di ciò si
sono accorti anche parecchi
consiglieri che non si sono presentati alla seduta.
Argomento più importante era
la presentazione dello schema di
bilancio per T84 che pareggerà
su una cifra di circa 3.340.000.000:
fra le uscite ricordiamo il miliardo e mezzo per le spese correnti,
gli investimenti nell’edilizia sovvenzionata, nell’adeguamento degli edifici scolastici alle norme
anti incendio, per la viabilità.
E’ stato presentato il rendiconto della gestione dell’asilo-nido
comunale che ha visto una spesa
di 145 milioni in parte coperta
dalle rette delle famiglie (una
ventina di milioni di lire), in parte dal contributo regionale (28 milioni), ma per 96 milioni gravante sulle casse comunali.
Tra gli altri atti assunti ricordiamo l’aggiornamento delle tariffe per la pubblicità, pubbliche
affissioni con aumento del 10
per cento, l’autorizzazione al personale dipendente a compiere lavoro straordinario, la richiesta di
anticipazione di cassa fino ad un
massimo di 200 milioni.
Anche il comune di Torre ha
fornito la propria adesione alla
gestione consortile della piscina
comunale di Luserna S. Giovanni che ha messo la struttura a
disposizione dei ragazzi residenti
sul territorio della Comunità
Montana per le mattinate dei
giorni feriali.
P. V. Rostan
miso e sul territorio nazionale?
Sì 93; no 4.422; schede bianche
20; nulle 28.
2) Ritieni che la decisione suprema sulla installazione dei missili nucleari in Italia debba essere presa dal popolo, mediante un
referendum indetto dal Parlamento?
Sì 4.239; no 233; schede bianche 63; nulle 28.
Il Comitato di Pinerolo, anche
in vista della gravissima scadenza della installazione dei missili,
è impegnato in questo periodo
nelle sedenti manifestazioni, a
cui invitiamo i cittadini a partecipare:
— Lunedì 20 febbraio, alle
20,45, presso il salone del quartiere S. Lazzaro (via dei Roohis,
3 - Pinerolo), si svolgerà un incontro-dibattito con 2 pacifisti
stranieri (un olandese ed uno
statunitense) che attualmente lavorano presso il Comitato unitario per la pace di Comiso e pres
so il Centro di documentazione
per la pace di Catania. Essi ci
parleranno dei movimenti per la
pace dei loro paesi e della situazione a Comiso.
— Venerdì 2 marzo, serata con
monsignor Hilarion Capucci, che
ci parlerà della situazione dei Palestinesi e del Libano, nella serie
di lezioni-dibattito organizzate
assieme all’Assessorato alla Cultura di Pinerolo.
— Sabato 17 marzo, nelTambito di una giornata di mobilitazione a livello nazionale, si pensa
di organizzare una manifestazione nel pinerolese (ancora da definire).
— La prossima riunione del
Comitato di Pinerolo si svolgerà
venerdì 24 febbraio, alle 20,45,
presso la Camera del Lavoro (via
Demo, 8). Ordine del giorno: 1)
manifestazione del 17/3 nel pinerolese; 2) assemblea nazionale
del 23-24-25/3.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Tutela
salute
della
mentale
Una riunione di addetti ai lavori con pochissimi « utenti »
non è forse il luogo più adatto
Iter una proficua discussione ricca di critiche e proposte. Così
l’ultimo incontro dedicato al
PAS (piano di attività e spesa)
dell’USSL 42, che ha avuto luogo il 7 febbraio si è concluso
quasi in sordina. Una commovente richiesta di aiuto è venuta
soltanto da una famiglia per la
propria figlia mentalmente debole.
Infatti, uno dei temi proposti
era appunto il progetto per la
tutela della salute mentale, presentato dal dott. Angelo Grillo,
responsabile del servizio. Questo servizio, nato sette anni fa,
si propone la prevenzione, la cura e la riabilitazione dei disturbi
mentali, evitando per quanto è
possibile il ricovero in ospedale
e la somministrazione in dosi
massicce di farmaci. Secondo il
medico, è un pregiudizio infondato che i malati di mente siano
socialmente pericolosi e che vadano isolati. Non devono beninteso essere abbandonati a se
stessi o gravare eccessivamente
sulle famiglie spesso ridotte alla
disperazione, ma usufruire di
servizi adeguati.
Perciò un obiettivo dell’USSL
è la ristrutturazione dell’ex Convitto Gùtermann per offrire uno
spazio destinato al lavoro e alla
socializzazione.
L’altro tema dell’incontro ri
guardava la medicina integrativa
di base, ossia l’assistenza specialistica affidata all’ospedale di
Pomaretto e al poliambulatorio
di Villar Perosa. Pur essendo presente una larga rappresentanza deiréquipe dell’ospedale, gli
scarsi « utenti » non hanno richiesto informazioni o manifestato dissensi. Il dibattito si è
quindi orientato su di un argomento che non metteva certamente in causa nessuno: l’opportunità o meno di rivolgersi a
specialisti esteri j>er avere cure
mediche o interventi chirurgici
non attuabili in Italia, conclusione un po’ deludente di un confronto che poteva essere molto
più interessante.
Ldliana Vlglielmo
Manifestazione
lavoratori Fiat
a Torino
Giovedì 9 febbraio si è svolta a Torino una manifestazione
dei lavoratori FIAT dello stabilimento di Villar Perosa che la
direzione FIAT ha deciso di
smantellare.
Trecento dimostranti hanno
percorso le vie di Torino, e dar
vanti alla sede de « La Stampa »
hanno rivendicato correttezza di
informazione.
Nella sede del consiglio regionale i lavoratori hanno incontrato l’assessore Tappare e esponenti del PCI, PdUP, DO, PSI,
esponendo i motivi della loro
protesta. Il consiglio regionale
ha poi approvato un ordine^ del
giorno di condanna dell’azione
della FIAT e di solidarietà coi
lavoratori.
Sono intanto ripresi i blocchi
ai cancelli con la partecipazione
a turno degli amministratori dei
comuni della vallata. Per venerdì 17 è prevista la partecipazione di membri delle chiese vaidesi.
Arrivano
i computerà
VILLAR PELLICE — Il comune ha deliberato di acquistare in comunione col comune di
Bobbio Pellice un computer per
realizzare la contabilità dei due
comuni. Costo per il comune di
Villar 60 milioni, per quello di
Bobbio 40 milioni.
Perosa: direttivo
Pro Loco
PEROSA — Il nuovo Consiglio Direttivo della Pro Loco di Perosa Argentina
ha assegnato le cariche sociali per M
biennio 1984-85: Presidente: Comba
Dino; Vice-Presidente: Gaydou Franco:
Segretario: Sorbino Giorgio: Cassiere:
Gratis Gino; Revisori dei conti: Caggiano Nino, Di Giovanni Egidio, Richiardone Ugo. Inoltre: Delegato per I rapporti con il Comune: Gaydou Franco;
Rappresentante presso Consulta Sport
Tempo libero del Comune: Comba Dino, Gaydou Franco, Sorbino Giorgio,
Cagglano Nino; Rappresentante presso
Commissione Edilizia del Comune: Gratis Gino: Rappresentante presso Consiglio Biblioteca del Comune; Botto Marcello; Assistenti al Consiglio Direttivo
e alia Segreteria: Micol Laura e DI
Giovanni Egidio; Presidente Onorario:
Caggiano Nino.
PINEROLO
Automobilisti maleducati
ARREDAMENTI
Mobilificio
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(dì fronte Caserma Alpini « Berardi »)
A due anni circa dall’esistenza degli scivoli e parcheggi riservati a persone inabili, rileviamo
la scarsa sensibilità degli automobilisti nel rispettare tali normative del codice stradale.
Troppo sovente gli utenti, cioè
le persone non deambulanti, trovando il parcheggio riservato
agli handicappati occupato da
automobili prive di contrassegno, sono costretti a parcheggiare lontano da dove devono
recarsi, determinando una ulteriore difficoltà a quella che già
normalmente si ha per spostarsi.
Situazione analoga si registra
per gli scivoli, e qui il numero di
utenti danneggiati aumenta, perché una macchina parcheggiata
davanti a uno scivolo, o sul marciapiede, non impedisce solamente il transito a una persona
in carrozza, ma anche ad un anziano, a chi spinge una carrozzina per bambino, a chiunque
abbia difficoltà a camminare.
Questa « diseducazione » stradale costringe a delle peripezie
che mettono a rischio la propria
incolumità, e quella del mezzo
su cui si viaggia.
Quando si trova l’uscita del
marciapiede ostruita da una
macchina, si è costretti a fare
il viaggio a ritroso dove si riesce a svoltare, oppure si deve
scendere il gradino del marciapiede, con immaginabili effetti
fisici, nonché psicologici!...
,, invitiamo quindi tutti gli automobilisti a porre maggior attenzione, e ai vigili urbani a fare osservare queste normative
del codice urbano nel reciproco
rispetto del diritto che ognuno
ha di vivere lo spazio della propria città.
Il Gruppo di Base Handicappati si impegna in quest’opera
di sensibilizzazione degli automobilisti distribuendo a vasto
raggio un volantino.
Gruppo di Base
Handicappati
10
10 cronàca delle Valli
17 febbraio 1984
VAL PELLICE
XVII FEBBRAIO
Problemi di caccia e pesca
Il 2 febbraio 1984, convocata
dalla Comunità Montana Val
Penice si è tenuta, presso il Salone del Bocciodromo di Luserna San Giovarmi, Tarmunciata
assemblea sui problemi inerenti
la Caccia e la Pesca alla luce
delle ultime deliberazioni provinciali che introducono notevoli cambiamenti nel modo di gestire gli sports citati.
Ad un foltissimo pubblico,
l’Assessore alla Caccia e Pesca
della Provincia di Torino sig.
Fenoglio, ha illustrato il contenuto delle delibere e le modalità
di gestione previste sia per le
acque demaniali sia per i comparti alpini.
Sono intervenuti per la pesca
il sig. Guglielmone che, a nome
delle società dei pescatori che
operano in Valle, ha presentato
un documento, votato aU’unanimità dai presenti che si può così riassumere:
1°) Accordo sul dettato della
delibera provinciale per quanto
riguarda la gestione delle acque.
2°) Richiesta alla Provincia
perché eviti qualimque forma di
subappalto delle acque stesse.
Il sig. Rolando evidenziava la
necessità di seguire particolarmente il problema dell’inquinamento delle acque che rappresenta il maggior pericolo per la
fauna ittica e può rendere nullo
ogni sforzo compiuto per il ripopolamento dei nostri fiumi.
Rispondevano ai quesiti posti,
anche da altri presenti, il prof.
Fomeris esperto di ittiologia
dell’Università di Torino e l’Assessore Fenoglio che si dichiarava d’accordo con il documento presentato e metteva l’accento sulla democraticità della gestione che veniva realizzata at
TORRE PELLICE
Nasce
il Comitato
per l’Unione
europea! I
Il Parlamento europeo ha approvato, nella seduta del 14 settembre 1983, una proposta politica per un’ampia riforma della
Comunità. Questa proposta ha
già raccolto un largo consenso
fra le forze politiche europee,
rappresentate nell'Assemblea, e
sarà ora trasformata in un progetto di Trattato d’Unione europea da sottoporre al voto del
Parlamento europeo nel febbraio
1984, prima che il progetto sia
trasmesso ai governi ed ai parlamentari dei paesi membri per la
successiva rn,tifica.
Tuttavia, affinché il progetto di
Trattato d’Unione acquisti anche
piena legittimità giuridica ed entri in vigore fra i Paesi membri
della Comunità, è necessario che
in ciascun Stato siano messe in
moto e portate a concliisione le
procedure nazionali per la ratifica.
Allo scopo di organizzare una
crescente pressione deU’opinione
pubblica sul Governo e sul Parlamento affinché si esprimano a
favore del progetto, il M.F.E. ha
preso l’iniziativa insieme ad altre
forze politiche, di costituire dei
Comitati per l’Unione europea.
In Val Penice, promosso dalla
locale sezione del M.F.E., è sorto
un Comitato al quale hanno già
dato la loro adesione alcune delle forze politiche rappresentate
in zona quali il PCI, la DC, il
PSI, il PR e il PRI.
Chiunque voglia aderire o comunque avere informazioni e
chiarimenti potrà intervenire il
giorno 5 marzo alle ore 21 presso il Centro d’incontro di Torre
Penice, dove si riunisce la sezione del M.F.E.
traverso la partecipazione diretta dei pescatori nominati dalle
associazioni quali componenti
della Commissione di gestione.
Dichiarava inoltre:
1”) Le ottomila lire di tesserino provinciale si intende farle
pagare solo quest’anno, in seguito con il solo tesserino governativo sarà possibile pescare in
tutte le acque della Provincia
di Torino.
2“) Chi oggi intende pescare
nelle acque libere non deve pagare alcuna quota. La si deve
pagare per pescare nelle acque
ex-Mps.
Chiusa la parte dedicata alla
pesca, il sig. Creste a nome della Federcaccia rivolgeva alcune
domande all’Assessore e al Consigliere Provinciale Cotta Morandini volte a puntualizzare la
situazione ed a capire se veramente nel 1984 si attuerà la delibera e entreranno in funzione
i Comparti Alpini.
Le risposte ai quesiti posti
anche da altri cacciatori si possono così, sintetizzare:
1”) I Comparti Alpini si faranno sicuramente, saranno funzionanti per la stagione 1984.
2°) Le autogestite di pianura
entreranno in funzione probabilmente per la stagione 1985.
3”) L’accesso dei cacciatori al
Comparto oltre al parametro
(1 cacciatore ogni 90 ettari), potrà tenere conto della consistenza faunistica e sarà comunque
deciso dal Comitato di gestione
di ogni Comparto.
I soci delle ex Riserve Comunali Alpi accederanno di diritto
al Comparto Alpino.
4”) La Provincia con apposita
delibera fisserà un minimo e un
massimo di quota, entro questi
livelli il Comitato di Gestione
di ogni Comparto determinerà
la quota di partecipazione.
5°) In tempo saranno comunque, comunicate tutte le notizie
utili tramite appositi manifesti
e giornali.
UREMICI IN PIEMONTE
Difficoltà per i trapianti
In Piemonte oltre 500 uremici
cronici potrebbero sfuggire alla
schiavitù della dialisi artificiale,
se solo potessero avere trapiantato un nuovo rene.
Più di trecento potrebbero essere operati subito. C'è un "ma”:
la carenza di organi e, in parte,
l'insufficienza di alcune strutture sanitarie.
Ancora una volta si è fatto il
punto della situazione, presso
l’Ospedale Maggiore di Novara.
Ancora una volta si è verificato
l’unanime appello per trovare
sempre nuovi e più numerosi
donatori. Medici (tra gli altri il
prof. Vercellone, coordinatore
dell’équipe trapianti delle Molinette che comprende i proff.
Ferrerò, Curtoni, Maritano, Sesia) e pubblici amministratori
(con l’assessore regionale alla
sanità. Sante Bajardi), hanno
elencato dati e problemi.
I primi evidenziano come in
25 mesi di attività il centro torinese abbia superato i settanta
trapianti, con un tasso di mortalità di appena 1,2 per cento
(peraltro il paziente morì per
infezione polmonare), contro il
22% delle casistiche europee riguardanti il primo anno posttrapianto.
La cifra è però ancora molto
bassa: una decina di trapiantianno per milione di abitanti,
contro la media nordeuropea di
25. Bisogna fare di più. Occor
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Tempo secco:
falò sì, ma con prudenza
roño strutture adeguate alla mole di lavoro, per evitare che talvolta i candidati al trapianto tali debbano restare pur in presenza di reni disponibili, in quanto non vi è numero sufficiente
di posti letto post-operatori.
Bisogna trovare maggiore collaborazione da parte delle strutture sanitarie periferiche: solo
un terzo dei Centri di rianimazione ha segnalato situazioni di
coma depassé, cioè di persona
non più recuperabile ma i cui
organi possono essere utilizzati
per trapianto.
Occorre poi maggiore sensibilità da parte di ogni cittadino
perché preveda o almeno non
neghi la possibilità di donare
parti del proprio corpo o di
quello di parenti, in caso di morte; le associazioni AIDO e ANED
stanno già facendo molto, ma
moltissimo si può ancora fare
per ridare serenità di vita a centinaia di persone nel solo Piemonte.
Questo è il pressante appello.
In primo luogo di chi soffre per
l’uremia. E poi di amministratori pubblici ed operatori sanitari, questi ultimi avviati verso
nuovi traguardi come il trapianto su pazienti uremici-diabetici,
la donazione tra viventi apparentati, l’utilizzo di un formidabile farmaco anti-rigetto come
la Ciclosporina.
Nella foto: l'allestimento del falò a Luserna S. Giovanni
negli anni '50.
Finanziamenti agii artigiani
Continuano anche per il 1984 ad essere operativi i finanziamenti
agevolati tramite Artigiancassa. Dalla disponibilità di fondi assegnati al Piemonte per il 1983 residuano infatti circa 94 miliardi di
lire con cui è possibile agevolare ulteriori richieste di intervento per
un monte finanziamenti di circa 350 miliardi di lire.
INIZIATIVE FINANZIABILI E LIMITI
lim. min. fin. durata
— laboratori
— macchinari
— scorte
lim. max. fin.
60 milioni
60 milioni
20 milioni
10 milioni
5 milioni
5 milioni
10 anni
5 anni
3 anni
tasso ag. annuo
11%-13%
11%-13%
15%
Nel caso di consorzi e di società consortili, costituiti anche in
forma di cooperative, il limite massimo di finanziamento è dato dal
prodotto del limite concedibile ad una singola impresa artigiana per
il numero delle imprese consorziate.
Per quanto concerne le operazioni di locazione finanziaria agevolata è sospesa, con decorrenza 6 gennaio 1984, la presentazione delle
domande di contributo in base alla legge regionale 28 luglio 1978
n. 47, mentre saranno rese operative nel corso dell'anno le procedure
per il leasing agevolato tramite Artigiancassa (art. 23 - 1° comma
legge 21-5-1981 n. 240). Valgono, in questo caso, gli stessi limiti di
finanziamento prima ricordati per i laboratori e macchinari, con
esclusione delle scorte che non è possibile finanziare attraverso il
leasing.
Per la presentazione delle domande di contributo occorre rivolgersi o alla banca con cui si opera o ad una società di leasing, a seconda del tipo di operazione prescelta, facendo espressa richiesta di
voler usufruire delle agevolazioni Artigiancassa.
La concessione dei contributi è subordinata all’esame preventivo
circa la finanziabilità delle iniziative di investimento e viene disposta
dagli organi competenti delTArtigiancassa soltanto dopo la decisione
della banca o della società di leasing.
Ulteriori e più dettagliate informazioni possono essere richieste,
oltre che agli istituti di credito e alle società operanti nel settore
della locazione finanziaria, alle Associazioni di categoria, all’Artigiancassa (C.so Re Umberto n. 77 - Torino - tei. 011/59.71.62) e alla Regione Piemonte - Assessorato Artigianato (Via XX Settembre n. 88 Torino - tei. 011/57.17 int. 2675).
Per gli allevatori di Angrogna
Si informano tutti gli allevatori interessati che il giorno martedì
21 febbraio c.a. alle ore 21 si terrà presso la Sala sotto le Scuole Angrogna Capoluogo, una riunione nel corso della quale verrà trattato in particolare il tema:
CRITERI GENERALI NELL’ALIMENTAZIONE DEL BESTIAME
a cura del Veterinario Dott. Stefano Gatto, incaricato dalla Comunità Montana Val Pellice dell’attuazione del Piano di Assistenza Zootecnica in Valle.
i::ì
11
sr.
17 febbraio 1984
cronaca delleValli li
CATTOLICESIMO LOCALE
PRO LOCO DI
TORRE PELLICE
li
i:
Concordato e scelte da rivedere Rinnovato
il Direttivo
Dalla comunità cattolica di San
Lazzaro a Pinerolo, che da anni
conduce una ricerca sui temi dei
rapporti stato-chiese, riceviamo
e volentieri pubblichiamo questo
importante contributo sul « nuovo Concordato ».
In questa settimana si parla
con insistenza di una possibile
conclusione della trattativa per
la revisione del Concordato tra
lo Stato Italiano e la Santa Sede. La discussione al Senato e
alla Camera e la successiva votazione hanno dato via libera al
Governo Craxi, anche se non è
stata resa pubblica la bozza predisposta dalle due parti.
Ciò che ci rammarica maggiormente come cattolici è che
non ci sia stata alcuna consultazione delle chiese locali (regioni ecclesiastiche, diocesi, comunità) e che quindi anche questo
Concordato passi sulla testa della Chiesa italiana mortificando
ancora una volta il popolo di
Dio.
Per quanto riguarda i contenuti riteniamo che la Chiesa deve porre la sua fiducia unica
Conferenze
TORRE PELUCE — Organizzato dagli
Assessorati Cultura e istruzione del
Comune di Torre Pellice e dalla Commissione Pace della comunità valdese,
con l’adesione del Comitato Pace Val
Pellice, domenica 19 febbr. alle ore 21
presso il Salone comunale di Viaie Rimembranza si terrà una conferenza
sul tema: « Quali ie prospettive dei
movimenti per la pace per sfuggire aila catastrofe nucleare ».
Parteciperanno Inkoi Bauer (Olanda),
Francis Rivers (USA), Saverio Merlo
(FGEI) e J.-J. Peyronel (Eco delle valli
valdesi).
Segnalazioni
Dibattiti
mente nello Spirito Santo e nel
Vangelo di Gesù, rinunciando a
tutti i privilegi e a tutti gli appoggi finanziari, che in qualche
modo possono limitare la sua
libertà oppure offuscare la sua
testimonianza.
In relazione al Concordato e
anche al di là del Concordato
stesso la nostra comunità negli
anni passati ha maturato alcune
scelte, che dovranno essere riprese, riviste e ridiscusse:
1. — Dal 1970 abbiamo rinunciato alla « congrua », che è un
assegno mensile pagato dallo
Stato ai parroci, ai canonici, ai
vescovi. Un parroco percepisce
attualmente intorno alle 600 mila lire mensili: per questi assegni di congrua lo Stato ha speso per il 1983 circa 149 miliardi,
mentre spenderà 271 miliardi
per il 1984 (cfr. « Avvenire », 1-21984, p. 2). La nostra comunità
va avanti con l’autofinanziamento sulla base di offerte libere ed
anonime.
2. — Abbiamo rinunciato all’insegnamento della religione
cattolica nella scuola (comprese
le « 20 lezioni integrative » previste nelle scuole elementari)
per rispetto alla natura laica e
democratica della scuola stessa,
che è scuola di tutti, e non solo
dei cattolici. Siamo sempre disponibili per una collaborazione
con la scuola, qualora ne siamo
TORRE PELLICE — Il .. Centro d’incontro » desidera ringraziare tutti coloro
che hanno fino ad ora contribuito alla
sottoscrizione aperta nei confronti del
Sig. Levi Eynard che ha avuto la sua
abitazione semidistrutta da un incendio.
La somma raccolta fino ad oggi ammonta a L. 1.541.000 e l’assistente sociale del Comune ha provveduto a far
pervenire al Sig. Eynard una prima
somma di L. 1.000.000.
La sottoscrizione verrà chiusa il 29
febbraio e vogliamo ancora ricordare
che le offerte si raccolgono presso il
■■ Centro d’incontro » (sotto i portici
del Comune) tutti i .giorni (domenica
esclusa) dalle ore 10 alle ore 12.
Chi volesse prendere visione dell’elenco delle offerte può farlo presso
il « Centro d’incontro » stesso.
TORRE PELLIOE — Martedì 21 febbraio, alle ore 21 presso il salone del
Convitto Valdese, via Angrogna 18, si
terrà un dibattito pubblico sul tema
« Vecchio e nuovo Concordato ». introducono Franco Barbero, della comunità
di base di Pinerolo e Giorgio Cardio),
di Democrazia Proletaria,
richiesti e senza pretendere alcun compenso. Ci impegniamo
comunque a dibattere l’argomento, perché la situazione dell’insegnamento della reli^one nella scuola è quanto mai fluida e
incerta.
3. — Per quanto riguarda il
matrimonio suggeriamo ai membri della nostra comunità l’opportunità di scindere il matrimonio religioso dal matrimonio
civile.
4. — Ci sembra di non poter
condividere l’ambiguità di una
chiesa, che da una parte fa dei
bei discorsi sulla pace e dall’altra mantiene i cappellani militari nell’esercito, con relativi
« gradi » e « stipendi ». Ci dispiace in modo particolare che un
parroco della diocesi sia stato
distaccato come cappellano militare delle caserme pinerolesi
e che questo sia avvenuto senza
discuterne e senza informare la
chiesa locale.
Dal canto nostro ci impegneremo, come già si è detto, a riprendere tutti questi argomenti
in comunità e ci auguriamo che
se ne possa parlare nelle Commissioni, nel Consiglio Pastorale,
nel Consiglio Presbiteriale, nelle
riunioni presbiteriali di zona e
nell’Assemblea diocesana.
Il Coordinamento
della parrocchia di S. Lazzaro
TORRE PELLICE — Dopo
l’Assemblea di cui avevamo dato
notizia si è riunito (mercoledì. 8
febbraio) il Direttivo che al suo
interno ha fatto reiezione alle
varie cariche sociali.
Il Direttivo della Pro Loco risulta cosi composto : Presidente ;
Sibille Giampiccoli Clara; ’VicePresidente: Ghidella Carlo; Segretario: Charbonnier D'avit Anita; Cassiere: Raselli Franco;
Consiglieri : Porneron Pellegrin
Frida, Poet Amato, Detachetis
Paola, Romeo Pietro, Angelini
Ernesto, Prochet Pollone Vera,
Novena Quattrini Olimpia, Ughetto Barberis Nicoletta, Melica Walter, Coisson Osvaldo,
Frache Bruno, Bertalot Rinaldo ;
Revisori dei conti; Della Valle
Sergio, Perolini Virginio, Grand
Stefano.
Il Direttivo ringrazia l’assemblea dei Soci per la dimostrazione di fiducia, i Consiglieri
uscenti -per la piassata collaborazione ed augura ai nuovi Consiglieri un fattivo impegno ed un
proficuo lavoro.
125° anniversario
dell’Istituto Rayneri
In occasione del suo 125° anniversario dalla fondazione, l'Istituto Magistrale Statale « G. A. Rayneri » di Pinerolo,
comunica ai lettoni del Suo giornale la
organizzazione di una serie di iniziative
che vanno da una Mostra Museo a un
Convegno-dibattito sulla scuola nonché
alla pubblicazione di un fascicolo-annuario per la prossima primavera.
Tramite il Suo giornale, l’Istituto Magistrale chiede ai lettori, ex alunni, insegnanti ed ex insegnanti dell’Istituto
di far pervenire eventuali cimeli, testimonianze, ricordi, fotografie ecc. al
fine di poter arricchire la mostra.
Per eventuali informazioni rivolgersi
alla Preside dell’Istituto Magistrale
Prof.ssa Lidia Locana.
Distinti saluti.
La Preside
Innocenti Locana Lidia
Né migliori
né peggiori,
ma differenti
Caro Direttore,
ringrazio il prof. Gönnet per avermi
inviato una sua lunga lettera che ben
volentieri ospiterò su uno dei prossimi
numeri di Arnàssita Piemontèisa assieme ad una replica di Franco Costa,
ingiustamente criticato e insultato in
modo poco urbano da Coisson (cfr. La
Luce del 20 gennaio) solo perché ha
espresso un motivato dissenso su un
gemellaggio troppo affrettato e ohe, a
quanto pare, non a tutti è piaciuto.
Chiedo, dalle colonne della Luce, a Costa di farmi avere una sua lettera perché ho l’impressione che Coi’sson abbia preso un abbaglio: è « razzista »
chi vuole il bene della propria terra e
combatte la mafia? Ma se oggi tutti
dicono (perfino Pertini) che quello mafioso è problema prioritario!
Gönnet ha ragione quando dice che
si è voluto contrabbandare per « valdismo » una operazione eminentemente
politica: non c'è confusione ..però quando ricordo che l'Evangelismo Valdese è
fatto anche da Piemontesi di zone diverse dalle tradizionali Valli.
Coisson mi tira pesantemente in ballo chiedendosi/mi se siamo sicuri, noi
di Arnàssita d’essere senza peccato.
Non posso (proprio sulla Luce evangelica!) peccare di presunzione, e faccio
pubblica ammenda... ho da farmi perdonare qualcosa.
Due anni fa, con Coisson e Bronzati, mi sono sobbarcato alcune centinaia
di chilometri faticosi per andare a
Guardia Piemontese per una assemblea
dell'AlDLCM (Associazione Difesa Lingue e Culture Minacciate), partecipare
ai lavori di quel convegno di studi, sollecitare la gente a valorizzare il proprio linguaggio « occitanico », riscoprire le proprie radici valdesi... questo il
mio peccato, se di peccato si tratta.
Ma dalla valorizzazione di ogni parlata locale e di ogni tradizione religioso-culturale al gemellaggio ce ne corre: difendere il diritto alla diversità non
vuol dire mistificare ed inventare affinità che, oggi come oggi, non ci sono.
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ic Io SO in chi ho creduto »
(II Timoteo)
Il 7 febbraio è improvvisamente
mancato alTaffetto dei suoi cari
Italo Papini
Lo annunciano con grande dolore la
moglie Gioietta Jahier, i figli Valerio
e Chiara, la sorella Salda; Bibi, Marco
e i nipotini Emiliano, Paolo e Elena.
Roma, 7 febbraio 1984.
Uccio e Mirella Cossi Jahier con le
figlie Cristina, Silvia ed Elena ed i
generi Robi, Daniele e Carlo, profondamente uniti a Gioietta, Valerio e
Chiara, non dimenticheranno l’esempio di semplicità e dolcezza della generosa vita di
Italo Papini
9 febbraio 1984
« UEterno e buono; c una, Jor~
tazza nel giorno della distretta,
ed Egli conosce quelli che si
confidano in Lui »
(Nahum 1: 7)
Il 6 febbraio a Vallecrosia il Signore
ha richiamato a sé
Alice Nisbet nata Rostan
Lo annunziano il marito, i figli e
le figlie con le rispettive famiglie e i
parenti tutti.
La famiglia desidera esprimere la
propria gratitudine a tutti coloro che
l’hanno circondata con il loro affètto,
e in modo particolare i pastori Tourn,
Zotta, Bellion; il dr. Sappé, il personale dell’Ospedale Valdese e la Casa
delle diaconesse.
Eventuali doni in memoria siano devoluti all’Ospedale Valdese di Torre
Pellice.
Torre Pellice, 8 febbraio 1984.
(CoTsson se ne ricorderà) i guardioti (I
cui antenati originari delle Valli erano
obbligati dairinquisizione a sposare
solo calabresi) ci ricordavano che parlavano « occitano » ma erano calabresi.
A la Tor si parla (sempre meno, purtroppo) un patois di tipo provenzaleggiante che potrà anche un poco essere
affine al vetero-dialetto di Guardia, ma
la nostra Gente è Piemontese.
Tuta n'aotra còsa: né migliori né,
credo, peggiori. Solo differenti.
No al razzismo dice Coisson e io lo
grido con lui: No al razzismo anti-piemontese che ci inonda e ci sommerge,
anche pretendendo di appiattirci e gemellarci da Lampedusa al Brennero. No
al razzismo di chi vorrebbe vederci
tutti diventare un popolo di eroi, santi
e navigatori... e lo dico nello spirito
di quella Carta di Chivasso che Coisson non dimentica certo e che si opponeva al « motto fanfarone di Roma
doma »; lo stesso che noi di Arnàssita
Piemontèisa oggi osteggiamo.
Ringrazio per l’ospitalità, distinti saluti,
Roberto Gremmo, direttore
di Arnàssita Piemontèisa, Ivrea
AVVISI ECONOMICI
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Le Diaconesse e il Comitato della
Casa partecipano affettuosamente al
lutto del pastore Roberto Nisbet, per
molti anni direttore della Casa.
Torre Pellice, 7 febbraio 1984
Ricordando Alice
Non credo di aver mai saputo dirti
cosa sia stata per me la tua discreta,
assidua, premurosa, rasserenante presenza in un tempo difficile della mia
vita, quanto mi abbia aiutata e dato
fiducia e speranza. Io sono ancora qui,
e vorrei farti giungere la mia riconoscenza mentre tu sei nella gioia e nella
pace del Signore nel quale hai creduto.
Arrivederci, cara amica.
Laura
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Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice; telofeno 91.996.
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17 febbraio 1984
REPORTAGE DAL NICARAGUA
Per salvare la pace
in Centro America
Malgrado la pressione esterna esercitata dagli Stati Uniti, il governo sandinista ha emanato due provvedimenti di amnistia politica
Gli avvenimenti storici della
seconda metà di questo secolo
in^ America Latina confermano
ciò che scriveva più di 150 anni
fa Simon Bolivar, eroe deU'indipendenza sudamericana: « Gli
Stati Uniti sembrano destinati
dalla Provvidenza a ricoprire l'America di miseria in nome della
libertà ». Un esempio classico è
il Cile, dove il Governo popolare
di Allende fu rovesciato grazie
all’aiuto degli Stati Uniti, per
far posto alla... « libertà » del
dittatore Pinochet! L’attuale politica di Reagan giustifica qualsiasi intervento, anche armato,
. pur di allontanare il comuniSmo
da quei paesi che si trovano nel
« cortile di casa » degli USA;
basta _ citare l’invasioné di Grenada in seguito alla quale il Nicaragua vive momenti di forte
tensione, per paura di subire la
stessa sorte. Il blocco navale da
parte della flotta degli Stati Uniti, le manovre militari congiunte USA - Honduras, le continue
aggressioni dal confine nord
(Honduras) e le dichiarazioni di
Reagan non promettono nulla di
buono per il Nicaragua.
Il presidente americano accusa i Sandinisti di aver fatto del
Nicaragua uno stato satellite di
Cuba e deH’URSS. Invece il Nicaragua è un paese non allineato che riceve aiuti finanziari e
tecnici da Cuba, ma che chiede
di avere scambi economici ugualmente ripartiti tra USA e paesi
occidentali. URSS e paesi socialisti e America Latina.
Che poi il Nicaragua rappresenti un pericolo per la pace in
Centro America è smentito dai
fatti. Il 19 luglio '83, il Coordinatore della Giunta di Governo Nicaraguense Daniel Ortega dichia
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rava a Leon che ì Sandinisti sono disposti a discutere con chiunque tutto quanto sia necessario
per pacificare il Centro America.
Le proposte
del Nicaragua
Il 15 ottobre ’83 il Governo nicara^ense presentava 4 progetti di accordo agli USA e al
gruppo di Contadora (formato
dai ministri degli esteri di Messico, Venezuela, Colombia e Panama). Erano proposte concrete
per una soluzione negoziata di
tutti i problemi dell’ America
Centrale: impegno a non aggredirsi reciprocamente, garanzie
per l’indipendenza dei vari Stati, garanzie i>er il traffico di navi
e aerei USA negli spazi territoriali del Nicaragua. Ancora a novembre una proposta di arresto
della corsa agli armamenti e di
allontanamento dei consiglieri
militari da tutto il Centro America. Seguono poi fatti concreti.
Molti fconsiglieri, medici, insegnanti cubani presenti nel paese
vengono rimpatriati.
Quanto poi al pericolo che l’esempio del Nicaragua contagi i
paesi vicini, come disse Tomas
Borge, ministro deH’Intemo:
« le rivoluzioni non si esportano ». Se in qualche altro paese
dell’America Latina i popoli si
solleveranno contro chi li governa sarà perché sono stanchi
di subire oppressioni ed ingiustizie. Però altri « fatti concreti »
sono i bombardamenti dei porti
di Corinto e di Puerto Cabezas,
ad opera dei nemici del Governo
Sandinista; le incursioni aeree
e navali provenienti dal territorio dell’Honduras; gli attacchi
delle bande di ex-somozisti che
sono aiutati direttamente dai
Governi dell’Honduras e degli
Stati Uniti; tutto ciò crea enormi problemi al popolo del Nicaragua per far fronte alle aggressioni.
AH’intemo poi vi sono oppositori, specie nella gerarchia cattolica e tra la borghesia; hanno
come portavoce « La Prensa »,
un quotidiano che da sempre sostiene di non potersi esprimere
liberamente. L’arcivescovo di
Managua, Obando y Bravo, sta
svolgendo una vera e propria
azione antisandinista denunciando quella che secondo lui è « una
serrata persecuzione religiosa in
atto nel paese ». Sull’aggressione
subita dal Nicaragua invece mantiene un silenzio assoluto. Obando y Bravo va spesso negli Stati
Uniti o riceve esponenti del Governo Nordamericano a Managua: segno che gli Stati Uniti
contano molto su di lui e sul suo
« gregge » (che riunisce quasi un
terzo di tutti i fedeli nicaraguensi) per destabilizzare il regime
sandinista.
CATANIA: RICORDATO G. FAVA
Una voce coraggiosa
soffocata dalla mafia
Due decreti
306 amnistiati già rientrati alla
metà del dicembre scorso.
Il decreto di « amnistia ristretta » riguarda i cittadini nicaraguensi che lasciarono il paese
dopo il 19 luglio 1978 anche per
partecipare ad attività controrivoluzionarie, comprese quelle armate. Le garanzie offerte a chi
rientra sono: diritto di partecipare alle prossime elezioni, indennizzo per le terre occupate
o confiscate, possibilità di partecipare alla distribuzione di
terre del programma della Riforma agraria. L’amnistia è ristretta nel senso che non riguarda i capi rivoluzionari che hanno richiesto l’intervento straniero contro il Nicaragua o hanno
accettato fondi da una potenza
straniera per finanziare le loro
azioni di guerra. Sono esclusi
dall’amnistia anche gli ufficiali
della Guardia e del Corno di sicurezza di Somoza, perché la base del programma della Giunta
di Governo era il « non ritorno
al Somozismo ». Il decreto è rivolto soprattutto ai contadini
che hanno appoggiato la controrivoluzione ner paura o ner inganno: col loro ritorno si risolverebbe in parte il problema
della scarsità di manodopera nella zona di frontiera. Un’altra
notizia recente è la conferma
che le elezioni avverranno nel
1985, ma potrebbero anche essere anticipate al 1984, la data
esatta sarà fissata il 21 febbraio.
Intanto è al lavoro una commissione (formata da: Croce
Rossa. Comitato Internazionale
per l’emigrazione. Chiesa Morava e Chiesa Cattolica) che coordinerà il rimpatrio dei nicaraguensi che si avvarranno del decreto di amnistia. Il ministro
della Difesa ha fatto un bilancio
delle conseguenze delle attività
di guerra dell'anno 1983: 35 milioni di dollari i danni all’economia, 514 contadini sequestrati, 2 morti al giorno tra soldati
e civili nicaraguensi.
La nostra solidarietà ed il n<>
stro sostegno materiale al Nicaragua in questo momento deve essere non solo un impegno
umanitario ma l’aiuto a mantenere in vita un originale progetto rivoluzionario ner la costruzione di una società nuova.
Enrico Costantino
(3 - fine)
Come è noto ai lettori della
Luce il 5 gennaio u.s. è stato assassinato dalla mafia il prestigioso giornalista-scrittore Giuseppe
Fava — fondatore e direttore della rivista « I Siciliani » periodico
mensile anticonformista ed indipendente — voce unica e nello
stesso tempo isolata di un giornalismo nuovo, capace di mettere a nudo scottanti verità del
mondo politico, sociale, imprenditoriale - amministrativo della
città di Catania e dell’intera Sicilia. Più volte e a gran voce non
mancò di denunciare apertamente l’intima collusione fra mafia
e potere politico.
Nessim altro giornalista ebbe
il coraggio civile e morale di sostenere attraverso le pagine della sua rivista che « la mafia è
dentro lo stato e che le sue colonie si trovano a Roma come
a IVIilano a Torino a New York
a Chicago, che la mafia governa
migiiaia di miliardi, le banche,
la droga, i grandi crimini, gli appalti, non poche elezioni di deputati regionali e nazionali e persino la designazione degli uomini di governo... » e che « i mandanti del delitto Dalla Chiesa potevano essere ricercati fra quei
pochi ma potenti imprenditori
siciliani che temevano che il generale potesse rovistare anche
nei loro imperi finanziari ».
Lo stesso giornalista non ha
mai cessato di lottare contro la
mafia, il clientelismo, la corruzione dilaganti in Sicilia tuonando
contro la speculazione edilizia,
contro rimmobilismo istituzionale ed amministrativo, contro l’insatabiamento delle inchieste giudiziarie.
Il popolo di Catania — accorso in massa ai suoi funerali —
gli ha tributato un lunghissimo
applauso.
A meno di un mese dal suo
assassinio la città di Catania e
la Federazione Nazionale della
Stampa l’han voluto ricordare
in maniera solenne nei locali del
Palazzo di città per due giorni
consecutivi presenti uomini politici, sindacalisti, magistrati, studenti, professori, cittadini. Assenti ingiustificati i rappresentanti della curia, ignari o immemori della lezione del cardinale Pappalardo di Palermo.
Gli oratori intervenuti nel
corso della prima giornata sono
stati solidali nell’affermare che
la mafia uccide anche a Catania
in quanto le disfunzioni amministrative e politiche della città
giocano a favore della crescita
e dell’esoandersi del fenomeno
Doni Eco - Luce
Proprio mentre le tensioni crescono nel paese, il Governo ha
emanato due decreti di amnistia all’inizio del dicembre scorso. Il decreto di « amnistia totale » riguarda gli indios Misquitos della Costa Atlantica. Tutti i
Misquitos che hanno abbandonato il territorio del Nicaragua
dal 1979 in poi per passare in
territorio honduregno o per aggregarsi alle bande controrivoluzionarie, sono completamente
amnistiati e possono ritornare
tranquillamente alle loro famiglie e alle loro terre. Le notizie
da Managua parlano di 223 dei
SOSTENITORI
S. Secondo: Rivoiro Adolfo, Gardiol Remo — Angrogna: Coi'sson Elda
— Arenzano: Sasso Ennio — Campalto:
Falbo Dario — Abbadia Alpina: Costantino Costante — Cinisello: Rostan
Marco — Perrero; Tron Arnaldo — Saluzzo: Gay Lionello — Cándelo: Sorelle
Peraldo Bert — RIclaretto: Rostagno
Emma — Pinerolo; Garro Edoardo, Costantino Marco, Long Luciano, Serafino
Ettore, Giraud Edoardo, Pons Gianni,
Rivoira Luciano, Fornerone Graja Jole
— Torre Pellice: Falchi Cornelio MJIca,
Peyrot Roberto, Longo Adriano, Tamietti
Renato, Pontet Giovanni, Lausarot Aldo,
Ribet Anna, Rostagno Avondetto Laura — S. Maria Capua Vetere: Storino
Mario — Moncalieri: Grandi Carlo —
Grottaglie: Terranova Trani Maria —
Aosta: Antonloli Carlo — Prarostino:
Grill Bleynat Mariuocia, Bertoli Giulia
— Roma: Vezzosi Giovanni, Del Buono
Siri — Parma: Palazzina Armando, Zaino Enzo — Torino: Georgetti Mario,
Operti Franco, Mussano Irma, Turchi
Laura, Berutti Alice, Gandolfo Sergio,
Crespi Giorgio, Beux Fiorello, Gai Cor
mafioso in tutti i gangli della
vita pubblica (giudizio peraltro
non condiviso dal Sindaco d.c.
di Catania).
Durante i lavori della seconda
giornata non pochi interventi erano intesi a fare un’analisi approfondita della mafia affermando che la mancanza di impegno
civile e morale congiunto ad uno
scadente spirito critico dell’informazione contribuisce a determinare Tappiattimento della professionalità giornalistica e al suo
deterioramento specialmente nel
meridione dove le amministrazioni locali sono sempre in crisi.
Altri hanno auspicato uno stabile
contatto fra giornalisti del Nord
con giornalisti del Sud e di raccogliere l’eredità del giornalista
scomparso e di continuarne l’opera. Molti hanno lamentato l’assenza alla manifestazione del Prefetto De Francesco.
Un rappresentante delTA.N.P.I.
ha letto una letisera di solidarietà del Sindaco di Marzabotto, la
città martire della Resistenza.
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Sicilia e Calabria
ha inviato un messaggio di partecipazione e di condoglianze auspicando assieme al CEDIP', Centro di Documentazione e di iniziative per la Pace e il Disarmo,
la costruzione di alternative democratiche sociali e politiche al
sistema vigente.
Ettore Panasela
I lettori che avessero interesse a conoscere il periodico « I Siciliani » possono rivolgersi alla
direzione: Via Umberto 41 - S.
Agata Li Battiati (Ct) - Tel. (095)
21.20.27.
Mezze
misure
(segue da pag. 1)
nello, Ribet Aldo, Pecoraro Jean, Fiori
Peyronel Margherita, Botturi Guido, Baima Renato, Balma Roberto — Felonica
Po; Barlera Livio — Taranto: Valentini
Gaetano — S. Giovanni di Bellagio:
Gibert Nora e Jean, Giampiocoli Lina
— Pieve Ligure: Gay Lili — Firenze:
Gay Arnaldo — Milano: Bellini Roberto,
Rollier Rita, Manzoni Elvina — Catania: Santagati Maria ved. Leotta — Luserna S. Giovanni: Rostan llda. Asilo
Valdese. Barbiani Maria, Gobello Livio,
Turin Riccardo, Longo Piercarlo — ivrea: Tamietti Corrado — Livorno: Baldi Gianfranco — Bergamo: Rivoir Alma — Perosa Arg.: Micol Laura, Prelato Bruno — Inverso Pinasca: Gialero
Valdo — Reggio Cai.: Sagripanti Francesco — Condove: Bufalo Olindo —
Albisola Sup.: Gottardi Sauro — Svizzera: Rostan Edoardo — Serravalle Sesia: Dellavalle Amelia — Pomaretto;
Jahier Vitale, Garrou Silvio — Pino
T.se: Armand Pilon Mario — Genova:
Perrona Emilio, Peyrot Elena e Maria,
Ispodamia Bruno — Lucca: Ciafrei Brina — Porto S, Giorgio: Trincherà Salvadori Guido.
riages and Immorality Act, la
legge che vieta i matrimoni e i
rapporti sessuali tra membri di
gruppi etnici diversi. In questo
ha contraddetto il Sinodo Generale che ha definito « non desiderabili » questi matrimoni pur
non trovando obiezioni teologiche. Ma perché allora non chiedere al governo l’abolizione di
queste leggi, se sono contrarie
alla Scrittura? — ha osservato il
Dr. Boesak. Finché esistono leggi come questa il loro rifiuto da
parte delle chiese è privo di
senso.
Si potrebbero anche vedere le
cose sotto un profilo diverso e
considerare le decisioni del Sinodo regionale sudafricano come dei positivi, limitati, nassi
avanti sulla strada dell’abolizione dell’apartheid. Ma in un campo così, minato come quello del
razzismo non ci sono mezze misure; o si è contro o lo si favorisce anche con decisioni apparentemente ardite che fanno il
gioco del regime dell’apartheid
che non a caso le utilizza per
dare di sé un’immagine in movimento verso l’abolizione mentre l’obiettivo è di mantenere
ferma la situazione.
Mentre trascriviamo queste
note apprendiamo dal bollettino
della Federazione « nev » che anche la Federazione Mondiale Luterana, nella sua riunione a Ginevra all’inizio dell’anno ha dichiarato di ritenere «necessaria
l’esclusione delle chiese bianche
del Sud Africa dalla FLM se esse
non prenderanno iniziative specifiche per porre fine alla discriminazione razziale nella vita
di chiesa e a favore dell’uguaglianza ».
La lotta ner la libertà sotto
il cielo australe continua.
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