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Anno 120 - n. 47
7 dicembre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedir»,
a : casella postale - 10066 Torre Peliice
Si
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1Q0d6 torre Pc-LhloE
delle valli valdesi
Oltre il muro della diffidenza
in
Undici anni fa dal porto di
Montevideo partiva una nave carica di uruguayani che, per motivi politici ed economici, dovevano lasciare ii paese. Insieme a
tanti altri fuorusciti iniziavano
la dura avventura delTesllio. Chi
rimaneva a terra poteva leggere
un cartellone su tutta la lunghezza della nave; « l’ultimo che va
via spenga la luce »; e vedere,
dietro ai parapetti, migliaia di
facce tristi, piene di lacrime.
Chi ha avuto la possibilità di
vedere il telegiornale della sera
del 24 novembre avrà visto anche qui una nave piena di uruguayani, ma questa volta tornavano in patria. Di nuovo si vedevano migliaia di occhi pieni
di lacrime, ma non c’era quel
funesto cartellone, c’erano invece
bandiere, tamburi, gente che ballava. Si tornava per « accendere
la luce » democratica spenta 11
anni prima da una delle dittature più feroci dell’America Latina.
Insieme alla mia famiglia provo emozione e allegrezza indescrivibili, insieme a nostalgia per
Timpossihilità di partecipare al
« carnevale della libertà » che si
sta vivendo per le strade del nostro paese. Ma insieme tristezza
per ciò che non si può dimenticare: tanti amici e compagni
morti sotto la repressione e la
tortura; famiglie e persone distrutte; un q^uarto della popolazione in esUio.
Ma parliamo delle elezioni del
25 novembre. Qualcuno mi chiede perché dopo tanti anni di dittatura la maggioranza dei voti
sono andati al centro-destra ( «Color ados » il 38%; partito «Bianco » progressista il 33%; « Urente
Amplio », coalizione di sinistra
il 21%). Vediamo lo sfondo su
cui si collocano queste elezioni.
Gli ultimi 100 anni di vita politica uruguayana sono stati segnati dalla dicotomia di due
partiti, il « colorado » e il « bianco ». DopO' undici anni di dittatura il « tornare alla democrazia » in un certo senso voleva
dire tornare a questa dicotomia,
e così è stato.
Il fatto che il partito « bianco » si fosse spostato, in questi
anni, verso posizioni più progressiste (il suo massimo dirigente ha vissuto anni di esilio
e ora si trova in carcere nel paese) probabilmente ha « spinto »
il voto «militare» (con la militarizzazione del paese questo voto rappresenta più di un 10%)
verso i « colorados » che rappresentano Vaia più « dialogante » de! campo politico.
Il Urente Amplio è nato soltanto 14 anni fa, pertanto il
21'’o è un trionfo tenendo conto
che il suo leader Liber Seregni
non ha ottenuto dai militari il
permesso di candidarsi.
Infine, ci sono ancora 500.000
uruguayani fuori dal paese (15
per cento). A chi sarebbero andati i loro voti?
Le percentuali delle ^ elezioni
non dicono dunque ciò che il
popolo uruguayano ha voluto
esprimere: il desiderio dj poter
vivere in piena libertà ricostruendo nell’unità questo piccolo
paese distrutto da una totale
dipendenza dal capitale internazionale, tradotto in loco in una
dittatura militare fascista. Un
nuovo cammino dunque, nella
speranza che la « luce » democratica in Uruguay non sì spenga più.
Ruben Artus
Accolti ovunque inizialmente con sospetto, i due rappresentanti della Federazione GiovanÌrLngehca Italiana hanno poi incontrato vivo interesse per ipotesi di cooperazione
La lettera del Consiglio nazionale della FGEI « ai fratelli e
alle sorelle dell’Est e del Sud» - già fatta propria da numerose
chiese e organismi evangelici italiani — è stata recapitata il
scorso alle realtà consorelle della Palestina e dell’Isola di Cipro da
Sergio Velluto, del gruppo FGEI di Catania, e da Francisco Rivers,
volontario della Chiesa Metodista Unita degli USA in servizio
presso il CEDIP (Centro di Documentazione e di Iniziative per la
Pace) della città etnea. Li abbiamo intervistati al rientro dalla
loro missione, domenica 25 novembre.
— Entrambe le regioni da voi
visitate sono state negli anni
scorsi devastate da sanguinosi
conflitti: la parte settentrionale
di Cipro è stata invasa e messa
a ferro e fuoco dall’esercito turco nel 1974, mentre la Palestina
è da trent’anni il principale luogo di scontro fra i paesi arabi
e lo Stato d’Israele. In quali condizioni vivono, oggi, i nostri fratelli ciprioti e palestinesi?
Sergio — In Palestina, dove i
cristiani in genere e i protestanti in particolare costituiscono
una minoranza numericamente
trascurabile, la situazione rimane gravissima, soprattutto nei
territori occupati da Israele nel
1967. In Cisgiordania, dove sia
mo giunti il giorno dell’uccisione di due studenti palestinesi
nel corso di pubbliche manifestazioni, abbiamo incontrato i
pastori di due piccole comunità
protestanti, la cui denominazione e ubicazione preferiamo non
pubblicare per ragioni di sicurezza. Con entrambi, all’inizio,
il colloquio è stato molto difficile, non solo perché minato dal
sospetto (non sapevano dell’esistenza di protestanti in Italia e
non sembravano gradire la nazionalità di Francisco), ma anche perché i contenuti della lettera della FGEI, ih un primo
momento, erano apparsi mille
miglia lontani dalla loro situazione. Alla possibilità di un olocausto nucleare mondiale sono
.. /■" I
Una bambina palestinese impara l
scarsamente sensibili, poiché già
vivono in condizioni disperate.
Fatti come l’uccisione dei due
studenti palestinesi di cui riferivo prima sono quasi quotidia
AVVENTO
Gesù non trova posto
«...non c’era posto per loro nell’albergo» (Luca 2; 7)
Un colportore volontario si avvicinò ad uno dei 400 e più
“stands” di una fiera, offrendo
l'Evangelo di Gesù Cristo; la risposta fu chiara: «Qui non c'è
posto per Gesù Cristo! ». (Non
tutti però gli addetti agli 'stands'
risposero cos) duramente).
Anche Luca l'Evangelista scrive la stessa cosa nel Vangelo
(capii. 2, vers. 7): « Non c'era
posto per loro nell'albergo ». Gesù infatti nacque in un caravanserraglio, e una mangiatoia fu
la sua prima culla!
Ma in quanti altri posti Gesù
non trovò posto!
« In casa .sua, i suoi non l'hanno ricevuto » (Giovanni 1: 11).
Infatti più tardi è chiaramente
scritto: « neppure i suoi fratelli
credevano in Lui » (Giov. 7: 5).
Quindi anche in casa sua non
trovò posto.
Nella sinagoga, di Nazaret non
trovò Vaccoglienza che Gli spettava (Marco 6: 1-6) e si giunse
al punto di volerlo uccidere (Luca 4: 29).
Anche nel paese dei Gadareni
(o Geraseni) Ge.sù non trovò
posto nei cuori della gente (Matteo 8: 34). Gli fu rivolta una
strana preghiera: « che si allontanasse dai loro confini ». Eppure Egli aveva guarito un indemoniato! Ma quei semipagani
(allevare porci per gli Ebrei non
era segno di fedeltà alla Legge
mosaica) ebbero paura di altre
perdite, oltre a quella dei porci.
Ma fu a Gerusalemme che Gesù trovò la resistenza maggiore;
Egli non trovò posto in quella
città che più volte cercò di lapidarlo, e alla fine fu arrestato,
■flagellato, deriso, e condotto fuori della città per esservi crocifisso. Vollero far tacere quella
voce, fermare quei piedi che andavano attorno facendo del bene, e quelle mani che avevano
con il loro tocco aperto degli occhi e delle orecchie, guarito dei
malati, purificato dei lebbrosi,^
benedetto dei piccoli fanciulli
(Marco 10: 16).
Si può vedere che aveva ragione l'Evangelista Giovanni quando scriveva: « Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non L'ha
conosciuto» (Giovanni 1: 10).
Oggi, dopo circa venti secoli
di predicazione dell'Evangelo,
ha Gesù Cristo trovato un posto degno di Lui nei sedicenti
cristiani?
Nell'Occidente che si vanta di
essere cristiano c'è benessere e
anche lus.so. e si preparano « le
grandi manovre » di Natale, con
presepi e alberi di Natale arricchiti da regali tanto lussuosi
quanto inutili. Ma se si pensa
che altri cristiani e non cristiani nel mondo (i due terzi) soffrono penuria di cibo o muoiono di fame, dovremmo risparmiare il denaro speso nei regali
e mandarlo per sfamare milioni
di persone in diverse parti del
mondo!
Trova posto oggi Gesù Cristo
nei bilanci delle multinazioriali
che non badano se commerciando i loro prodotti provocano la
morte di tanta gente? Esemplificare è inutile, poiché la stam
pa ha già scritto abbastanza su
questo argomento. Intanto vediamo che mentre c'è gente che
muore di sete (oltre che di fame) o che beve acqua inquinata, noi possiamo fare un bagno
al giorno e anche profumarlo
con essenze diverse!
A fine settimana comincia
ovunque, in qualunque stagione
■— anche nel periodo dell'Avvento — l'esodo di chi va fuori città
a cercare dei luoghi ove c'è una
cucina squisita e dei vini prelibati, mentre nell'emisfero sud si
raccolgono ogni giorno le persone morte di fame e d: dissentet'^ei!
Trova posto oggi Gesù Cristo
nelle menti ottenebrate da errori e superstizioni, rimasugli di
un paganesimo ancestrale?
Trova posto il Signore Gesù
nei cuori di tutti coloro che portano delle croci d'oro o d'argento al petto, ma dentro non
contengono un po' d'amore per
il Salvatore?
Trova posto oggi il Signore
Gesù Cristo nelle coscienze di
coloro eh" pur credendosi cristiani, cioè seguaci di Cristo, vivono di sfruttamento palese o
nascosto, di imbrogli, di furti
sempre più grandi?
Potrei continuare ma ognuno
dei lettori può da sé allungare
la lista di coloro che si chiamano cristiani e non danno un posto a Gesù Cristo né nella vita
interiore né in quella esteriore
nella prassi cotidiana.
Preghiamo Dio — e qui non
ci resta altro che pregare — affinché Cristo nasca e sia formato in tutti i cristiani (Gal. 4; 19).
Liborio Naso
'alfabeto arabo all'asilo (foto CECì
ni, per non parlare della quasi
totale assenza di diritti civili per
i Palestinesi, a partire dal diritto al lavoro e allo studio. Urio
dei due pastori non può più
espatriare. La moglie dell’altro,
che ha studiato all’Università
ebraica di Haifa, porta al collo
da allora una croce ugonotta,
solo perché meno riconoscibile
di altri simboli cristiani. La posta di entrambi viene regolarmente aperta. A noi stessi, del
resto, è stata sequestrata nel
corso di una perquisiziorie una
valigetta contenente quasi tutto
il nostro materiale di documentazione.
Francisco — A Cipro la situazione è molto diversa, almeno
nella parte rimasta indipendente. I Ciprioti raccontano ancora
con orrore delle atrocità del ’74.
Altrettanto vivo è anche l’odio
popolare per il governo americano, che avrebbe negoziato la
invasione coi Turchi, allo scopo
di trasferire su Cipro la progettata costruzione di una base aerea USA, oggi operativa a Lefkoniko. L’economia cipriota ha
tuttavia mantenuto un buon livello, soprattutto grazie all’assunzione di quel ruolo di « Svizzera del Medio Oriente», di capitale finanziaria, cioè, che sino
al 1975 aveva rivestito il Libano. E’ significativo, a questo
proposito, che la comunità ortodossa di Larnaca, una delle più
numerose ed attive in un paese
dove è ortodosso r80°'o della popolazione, si distingua — come
ci ha riferito il suo vescovo —
per i fondi che riesce a raccogliere contro la fame in Etiopia. Non è un caso che qui sorga il maggior Centro giovanile
ecumenico del Medio Oriente :
1’« Ayia Napa Conference Cantre ». diretto dal responsabile
per la gioventù del Consiglio Ecumenico del Medio Oriente
(MECO, Riad Jarjour, di cui
siamo stati ospiti.
— Tornando alla ben più
drammatica situazione palestinese, come riescono le nostre
chiese- a testimoniare la loro fea cura di
Bruno Gabrielli
(continua a pag. 2)
i-hl
2
2 fede e cultura
7 dicembre 1984
Oltre il muro della diffidenza
oolociuto
(segue da pag. 1)
de in un ambiente caratterizzato da un conflitto etnico cosi
forte, essendo oitretutto una
piccoiissima minoranza reiigio
sa?
Sergio — In casi del genere,
prima di tutto, il solo fatto di
continuare ad esistere e di opporsi all’emigrazione perpetua,
rappresenta una testimonianza
di valore incalcolabile. Esse devono far fronte non solo all’aperta ostilità dei sionisti più intransigenti per il fatto di essere palestinesi e alla diffidenza
dei musulmani per il fatto di essere cristiani, ma anche ai deliri
teologici di alcune sette di « evangelicals » d’importazione che
concordano con alcuni sionisti
nei giustificare l’eliminazione dei
Palestinesi, identificandoli con i
« Cananei » del nostro tempo.
Ciò nonostante, l’impegno nel
sociale di queste piccole chiese
è spesso assai notevole e va dall’istruzione impartita ai ragazzi palestinesi — per la quale i
fondi stanziati dallo Stato d’Israele sono del tutto insufficienti •— alla rivendicazione dei diritti umani;
no dei confini del ’48, piena sovranità dei Palestinesi sulla Cisgiordania e su Gaza, Gerusalemme città libera e frontiere
aperte fra i due stati. Ma è l’opinione di un intellettuale, che
non ha riscontro alcuno a livello popolare. Proprio per questo
i più lavorano per costruire le
basi di una pacifica convivenza
e collaborazione allo sviluppo
fra le diverse etnie e componenti religiose della regione.
Tuttavia le difficoltà, anche in
questo campo, sono enormi; al
Centro di Shaham lavorano anche molti arabi, ma solo perché non hanno la possibilità di
costituire un centro proprio.
o futura collaborazione fra chiese europee e chiese del Medio
Oriente sta il riconoscimento e
l’interesse reciproco per l’altrui
identità storica e culturale e per
le altrui esigenze, senza facili
commistioni.
In secondo luogo, abbiamo incontrato un vivo interesse per
ipotesi di cooperazione allo sviluppo, soprattutto con l’Europa meridionale. E’ in questa forma, del resto, che il Consiglio
Ecumenico delle Chiese esercita
da anni la propria solidarietà
con le chiese del Medio Oriente.
BAZAR: CONTRIBUTO
POSSIBILE DI TUTTE
— A quanto avete detto, sembra che le proposte contenute
neUa lettera della FGEI non abbiano avuto molto successo. Ritenete che la strada di una collaborazione per la pace con i
nostri fratelli del Medio Oriente ci sia preclusa?
— Potete dare qualche indicazione più concreta e immediata
per i gruppi FGEI e per le chiese che volessero impegnarsi in
questa direzione?
— Avete già accennato alla
base militare americana recentemente costruita a Opro. Quali altri aspetti della militarizzazione del Mediterraneo avete riscontrato?
Francisco — Anche a questo
riguardo la situazione della Palestina e dei territori confinanti
è assai più grave e complessa
di quella di Cipro: la psicologia
dello stato assediato, dello stato permanentemente in guerra a
non più di qualche decina di km.
di distanza dalla loro casa condiziona pesantemente la mentalità, la vita, le attività quotidiane degli Israeliani (che vengono periodicamente mandati a
combattere, uomini e donne, dai
18 ai 55 anni) e degli altri gruppi
etnico-religiosi della regione. Ma
la vera sorpresa, per noi, è stata la scoperta di una presenza
militare straniera di cui, dopo
la partenza della Forza multinazionale dal Libano, si parla troppo poco. A Gerusalemme siamo
stati ricevuti dal Ten. Col. Franco Ricco, comandante in capo
deU’UNTSO, un contingente delrONU che ha il compito di sorvegliare tutti i confini di Israele
e di segnalare sconfinamenti. E’
un contingente assai piccolo,
per la verità: vi sono impegnate 190 persone, per la maggior
parte civili e comunque disarmati.
Sergio — Affatto. Se è vero
che siamo stati quasi ovunque
accolti con diffidenza, è altrettanto vero che in molti casi, alla fine, siamo riusciti a spiegarci e a fraternizzare. Non si può
dimenticare che partivamo da
zero, anzi; dovendo fare i conti
con odi secolari nei confronti
del Nord del mondo, per altro
del tutto comprensibili. Tarik
Mitri, un dirigente del MECO
che, per essere stato molti anni leader del Movimento Cristiano Studenti (MCS) conosce
decine di membri della FGEI,
ci parlava di un vero e proprio
« communication gap », di una
grossa difficoltà a capirsi fra arabi ed europei. Citava ad es.
gli anni da lui impiegati per capire, attraverso la lettura del libro di Giorgio Tourn, che i vaidesi hanno una storia per molti
aspetti simile a quella delle Chiese protestanti in Medio Oriente.
Secondo Tarik e molti altri, alla base di ogni possibile dialogo
Sergio — Tanto per cominciare, è necessario incontrarsi. Per
l’estate prossima sono già previste tre scadenze importanti :
dal 5 al 20 luglio si svolgerà in
Medio Oriente un campo studi
e lavoro dal titolo « Giustizia e
Pace », organizzato insieme dalla Commissione per la Gioventù del MECC e dal Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa
(CEGE); ad Adelfia, in Sicilia,
dal 2 al 12 settembre si terrà il
Campo CEGE « Mediterraneo,
ponte per la cooperazione fra
Nord e Sud», con la partecipazione di cinque o sei delegati
dal Medio Oriente. Subito dopo,
a Cipro, si aprirà l’Assemblea
della Federazione MCS. Inoltre,
l’aspettativa provocata dalla
lettera della FGEI non va delusa: le comunità, i gruppi giovanili, i centri che abbiamo visitato attendono inviti che sono
pronti a ricambiare. Tra i loro
primi interlocutori potrebbero
esserci il Servizio Cristiano di
Riesi (per via del suo impegno
nell’agricoltura e nell’educazione) e, per affinità analoghe, alcune altre opere e chiese evangeliche meridionali.
a cura di Bruno Gabrielli
Caro Direttore,
nella trasmissione televisiva su le
« Donne evangeliche » una giovane
donna con piglio deciso ha condannato i famosi « Bazar ■ delle varie Società di Cucito e Unioni femminili: so
che molte persone nella nostra Chiesa
la pensano come lei.
Come responsabile della Società di
Cucito di Torre Pellice (erede diretta
della «Soclété de Couture des dames»,
fondata il 1° ottobre 1835 che, secondo 1’« Histoire de l’Eglise de La Tour »
di Jean Jalla, « n'a cessé, depuis lors,
d'exercer un ministère bèni au sein
de notre paroisse ») desidero far notare quanto segue. Nelle nostre comunità molte sono le donne con un reddito minimo che non consente loro una
grossa contribuzione alla Chiesa ma
possono invece sempre dare il lavoro
delle loro mani e contribuire in modo
tangibile alle necessità finanziarie delle loro Chiese e dei nostri Istituti,
senza contare la gioia di stare insieme e, specie nei piccoli centri, trascorrere ore serene nella meditazione,
nel lavoro e nella preghiera. Come dice Augusto Armand Hugon ne “ La
donna nella storia valdese », possiamo dire senza tema di smentita: esse
furono fra le attività più costanti e impegnate che svolsero un immenso lavoro materiale e morale e quello che
fu iniziato ieri continua la sua validità anche oggi.
Ade GardioI Theiler, Torre Pellice
DISACCORDO
SU LOMA LINDA
Caro Direttore,
EDIZIONI CLAUDIANA
Una bimba e 8 nonne
Sergio — In Libano, invece,
contrariamente a quanto comunemente si crede, di italiano
non sono rimasti soltanto gli
ospedali da campo di Beirut Ovest. Nel sud del paese, presso
Nakoura, opera una base per
elicotteri leggeri dell’esercito,
presidiata anche da militari della marina e dell’aeronautica. Alla missione « dimenticata » del
Sinai partecipano ancora tre
dragamine italiani, trasformati
in perlustratori, con relativo
equipaggio.
Giusi; una bimba di sei anni
vispa anziché no, allegra anziché
no, birichina come tutti i bimbi, ma, c’è un ma... ha ben otto
nonne, caspita direte voi, otto
sono proprio tante...! e tante sono le emozioni che prova Giusi
ora con l’una, ora con l’altra: si
canta con nonna Alleluia, si
chiacchiera con nonna Bisa, sottile, sottile che diventa sempre
più vecchietta e Giusi scappa con
le sue caramelle un po’ stantie...
i capelli al vento e via... da un’altra nonna, quella che ha il marito pittore e lei aspetta questo
quadro, aspetta, aspetta... arriverà mai?
Ma Giusi non è fatata, non vive
solo... di nonne allegre sì... ma
sempre nonne... va a scuola come tutti i bimbi e aspetta... che
qualcuno la venga a prendere come capita a tutti.
— C’è ancora, in Medio Oriente, qualcuno che osa sperare in
una soluzione pacifica del conflitto fra Israele e i paesi arabi?
Francisco — Si, anche se la
tendenza più diffusa, fra musulmani, cristiani ed ebrei pacifisti è quella di rinviare tale speranza a un futuro piuttosto lontano. David Shaham, direttore
deirinternational Centre for
Peace in thè Middle East — un
centro studi che lavora per l’educazione alla pace e contro il
razzismo, sovvenzionato dal Partito Laburista Israeliano — sostiene per la questione palestinese la « Soluzione dei due Stati », sostanzialmente coincidente con la proposta dell’OLP di
Arafat; che vorrebbe dire: piena sovranità di Israele all’inter
PROTESTANTESIMO
IN TV - RAI 2
Lunedì 10 dicembre
(ore 23 circa)
L’argomento della puntata
è ; « Appunti sull’America protestante ». Si vuole indagare,
a poco più di un mese dalla
rielezione del presidente Reagan, quali sono stati gli orientamenti elettorali del protestanti americani, soprattutto
rispetto al richiamo che è
stato fatto, durante tutta la
campagna elettorale, alle radici puritane. Interviste e
schede documentative.
Finita la scuola va in vacanza
in montagna con zia Sofia e lì le
giornate diventano tutte un
happening, per questa bimba
moderna, vispa e allegra. C’è la
scoperta del verde dei prati, delle belle passeggiate alla ricerca di
lamponi e mirtilli e poi... la conoscenza della ragazzina che
porta le mucche al pascolo... e
ancora lo scoiattolo che balza
qua e là con la sua lunga, folta
coda e che dire dello sciopero
della zia Sofia, e già, anche le
zie scioperano... ma questo non
ve lo racconto, è tutto un divertissement... questa giornata fatta
di lavori di casa... di corse... di
mugolii da parte di tutti perché
manca la « motrice » principale...
e poi Giusi in questa bella verde
vallata sogna e si sa i sogni piacciono ai bambini e forse anche ai
grandi... e poi... si corre per le
vallate, si respira l’aria pura e tra
una capriola e l’altra dove arriva
la nostra piccola protagonista...
ma? Forse tornerà da nonna Coc
ho letto con interesse e attenzione,
ma devo dire anche con stupore, sia
la tua meditazione nel n. 44 dell’-Eco»,
ohe quella del pastore Giorgio Tourn
nel n. 45 a proposito del fatto di Lorna Linda. Spero di non sembrarti troppo presuntuoso, ma mi sembra giusto
dire in che cosa non sono d'accordo
con quanto da voi scritto.
lo non credo che rendere funzionante un organo equivalga a far « sopravvivere » un uomo portatore di un handicap, ma sia dargli la possibilità di
vivere fisicamente per poi vivere evangelicamente, se crede. Perché la questione sta in questi due momenti: vivere biologicamente e vivere evangelicamente, annunziando il Regno di Dio;
la sofferenza e la menomazione fisica
possono essere ostacoli a questo annunzio: se la scienza e la medicina
possono rimuoverli, ben vengano. Ricordiamoci le parole di Gesù stesso:
Matteo 10: 7-8 e Luca 10: 8-9. La medicina ha allungato la vita dell’uomo:
questo fatto mi sta bene e mi ralle
gra. Stiamo attenti però: di questa vita cosa ne facciamo? Ci serve per dominare più a lungo sui popoli? Per accumulare ricchezze su ricchezze? Oppure per servire gli umili e i dannati
della terra? Quale senso diamo alla
nostra vita? Questo secondo me è il
problema centrale.
E non mi trovano consenziente neanche alcune affermazioni contenute nella meditazione dei pastore Giorgio
Tourn. Parto dal versetto che egli ha
scelto: « lo ti ho posto davanti la vita
e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, onde
tu viva » (Deut. 30: 19). Non so se
ho letto finora in modo corretto questo testo; non ho mai inteso che parlasse di vita e di morte in senso biologico, ma l'ho sempre interpretato
come un’esortazione a scegliere di vivere nel modo giusto: messo davanti
a due stili di vita io devo far si che
la mia sia una vera vita, e non qualcosa di vuoto che equivale ad una
morte. Questa secondo me è la vera
scelta davanti alla quale siamo posti.
Qra è chiaro che questa non era la
scelta che poteva fare Baby Fae. Come possiamo affermare che le è stata
fatta violenza? I genitori hanno scelto
per lei di fare il possibile per assicurarle la vita biologica; se fosse vissuta, lei in seguito avrebbe potuto fare la grande scelta, quella di come
vivere.
Altra cosa: non escludo certo la presenza di orgoglio, carrierismo, ecc.
nel mondo scientifico, il peccato è certamente dovunque; ma non è giusto
condannare ogni tentativo per debellare il male, come se questo fosse
sempre dettato dall'egoismo. E mi
sembra eccessiva la levata di scudi
fatta intorno a questo caso, quando
tutti noi accettiamo per esempio come
cosa ottima e normale ormai la pratica della vaccinazione, cioè di quello
che fu da parte di Pasteur un tentativo fatto su un bambino. La mia perplessità di fronte a questi due articoli
autorevoli viene dal fatto che mi sembra che essi più che fare chiarezza
possono generare confusione. Una pratica operatoria di una certa difficoltà
viene presentata come una scappatoia alla morte e addirittura come determinata dal voler vivere a tutti i costi.
In quanto poi alle ineguali possibi
lità offerte dal progresso scientifico
ai bambini dei mondo, questo è un
altro discorso; merita una riflessione
seria e profonda e non solo una parola di denuncia. Forse è arrivata I ora
di vedere chiara questa ingiustizia e
di rimuoverne veramente la causa. E
non credo che una pratica chirurgica
dispendiosa a favore di una bambina
debba necessariamente andare a danno di un’altra, ma può andare a suo
vantaggio nel tempo, sempre che noi
impariamo a volerlo.
Fraterni saluti.
Naivo Ratsimba, Torre Pellice
cola e dalle sue otto nonne? o..
a voi DÌccoli lettori la sorpresa
del racconto... e delle bellissime
pagine colorate che incantano
ancora prima di leggere il contenuto e l'allegria frizzante di questa storia ci rimane dentro conte
l’azzurro, il verde, i colori incantati della montagna che allarga le nostre menti spesso offuscate dalla nebbia della città.
Libro da leggersi tutto d’un fiato, e al più presto seguendo il
suo brillante ritmo.
Rina Lydia Caponetto
Edmondo De Amicis
ALLE PORTE D’ITALIA
Le Valli Valdesi e la
Pinerolo di fine '800 in un
"reportage” eccezionale.
Lidia Mauri Gastai.di. Una bimba e
otto nonne, disegni di Silvia Chiarenzi. Claudiana. 1984. L. 14.000.
ristampa
integrale
del volume
originale
Un prestigioso libro
strenna con elegante
custodia e volumetto
introduttivo.
pp. 420 - 172 illustrazioni
L. 89.000.
Albert Meynier Editore
c. Sommeiller, 21 - Torino
3
■i-a
fede e cultura 3
7 dicembre 1984
UN LIBRO DI ALESSANDRO GALANTE GARRONE
1184: LA DECRETALE DI VERONA
«I miei maggiori»
Una serie di profili di personaggi che con la loro vigile coscienza e
il loro rigoroso senso etico sono stati autentici maestri di vita
Valdesi: condannati
e sopravvissuti
Fedele a uno siile di vita che
rifugge da ogni esteriore gratificazione, fedele a un partito glorioso che però non c’è più, il
Partito d'Azione, Alessandro Galante Garrone non ha avuto, per
il compimento dei suoi 75 anni
— momento che segna per un
docente universitario la conclusione ufficiale della missione
personaggi, e più d’una volta,
evidentemente, nel momento in
cui dalla vita si sono accomiatati e chi li ha avuti cari è stato
costretto a cogliere l’essenziale
della loro lezione.
Ferruccio Farri e Livio Bianco, dirigenti piemontesi e azionisti della Resistenza, furono per
ciò stesso molto vicini al mondo
co-fascista. Ahimè, allorché nel
1926 di tale difesa avrebbe potuto essere ringraziato, chiamandolo, come si pensò di fare, a
inaugurare il monumento ad A_rnaud a Torre Pellice, era già
chiaro che il regime lo avrebbe
emarginato. E i valdes: lo lasciarono da parte.
Profondamente religiosa.
■“‘deifa "missione ciò stesso molto vicini al monQo Profondamente reii^giosa per ^ “j;“ re- te
solenni festeggia- valdese; Piero Calamandrei rac- a vena giansenista presente figioso^olitica per la Riforma
_____Ha nn ima narte del voti a sua formazione e fan nei suoi u cr.
Il professor Gönnet ci ha fatto
entrare con la finezza delle sue
osservazioni nell’ambiente storico in cui si deve collocare la decretale di 'Verona del 1184.
Papato e Impero, che si mostrano qui uniti nella condanna
degli eretici, hanno da poco terminato la lotta per le investiture. Il Concordato di Worms del
1122 è il risultato non tanto dell’alta diplomazia curiale e re
didattica
dava le radici nella riforma gregoriana; la decretale mette insieme senza distinzione i vari
movimenti e senza distinzione li
colpisce con l’anatema.
Alla decretale di Verona risale la funesta fondazione del tribunale dell’Inquisizione col compito di individuare gli eretici e
di consegnarli al braccio secolare perché li condanni al bando,
alla confisca dei beni, alla mor
menti. Ma, a nome dei suoi allievi istituzionali e di quelli non
istituzionali, che tuttavia hanno
ricevuto da lui non minori insegnamenti, sia lecito qui a un
componente della seconda categoria cogliere questa occasione
per ricordare l’importanza e l’efficacia del suo magistero universitario. Il quale, per fortuna,
da tempo si è allargato, e continua, in quanto magistero civile; e questo ufficio è stato ed è
tale da fare di lui non solo,
com'è giusto e tutti sanno, un
ascoltato maître à penser,^ ina
anche un autentico — com’è più
raro e difficile, e possono saper
bene, per necessità, soltanto coloro che gli stanno vicino —
maitre à vivre.
coìse'da noi una parte dei voti la sua formazione e fin nei suoi
cfae lo portarono alla Costituen- ultimi lavori, l’ispirazione di
te e in parlamento; Arturo Car- Ruffini. Affatto laica, anche ne!
lo Temolo ha avuto una parte senso ideologico del termine,
essenziale nella vicenda che do- quella di Ernesto Rossi, che nel
— „i: Hiffi/.'iii Hf^i fascismo- la battaglia anticlericale cui de
Proprio il fatto di meritare
una tale qualifica rappresenta il
comune denominatore di coloro
che egli ricorda come suoi
« maggiori » in un volume tesié
uscito h Seno Francesco Ruffini, Adolfo Omodeo, Luigi Einaudi, Luiai Salvatorelli, Gaetano
Salvemini, Piero Calamandrei,
Arturo Carlo Temolo, Ernesto
Rossi, Ferruccio Farri, Livio
Bianco, e « tre giudici »; Alessio
Alvazzi Delirate, Giuseppe Manfredini, Domenico Riccardo Pei-eui Griva. In buona parte si
tratta, come si vede, anche di
personaggi di grande rilievo, di
pensatori illustri; quello che però lutti li accomuna è uno stile
di vita, che per tutti indistintamente, trattandosi di nersone
orientate nell’esistenza da una
coscienza assai vigile, ha comportato difficili prove e aspri
scontri con l’ambiente circostante. E questo lato etico dell’evocazione risulta chiaramente dal
volume, che raccoglie una serie
di profili e commenti scritti « a
caldo » da Galante Garrone in
varie epoche, in relazione a momenti nodali della vita dei suoi
po gli anni difficili del fascismo
regime e del regime democristiano-centrista ha portato gli
evangelici italiani all’attuale situazione d’inserimento giuridicamente chiaro nello Stato di cui
sono cittadini; e certamente di
ciascuna delle figure citate si potrebbe rievocare un qualche
aspetto per noi particolarmente
interessante. Ma qualcosa vorrei
brevissimamente esplicitare, in
fatto di riflessi verso questa minuscola componente del panorama italiano che rappresentiamo
noi, nel caso di due figure che
considero in certo modo emblematiche e complementari: Francesco Ruffini ed Ernesto Rossi.
Francesco Ruffini
e Ernesto Rossi
Francesco Ruffini è ricordato
da Galante Garrone come docente esemplare, come esponente
del gruppo di professori che rifiutarono il giuramento fascista,
come oppositore del Concordato, come figura centrale, insieme
al figlio Edoardo e alla nipote
Nina, di quell'élite ' liberale che
con gli Albertini, i Carandini, i
Cattaui e i Croce, ebbe in comune certi legami piemontesi (anzi canavesani), un’ispirazione ben
più che nazionale, una capacità
di orientamento che ancora si
fa sentire nella parte migliore
della nostra classe politica.
Quando, negli anni venti, l’intellighentzia valdese era compattamente liberale, essa ebbe in Ruffini Un ispiratore e anche un difensore di fronte alle prirne prevaricazioni che davano indizio
del costituirsi del regime cleri
dicò buona parte della sua attività negli ultimi anni (tutti ricordano libri come II manganello e l'aspersorio e la sua edizione commentata del Sillabo), reagiva quasi solo e con impareggiabile energia all’ atmosfera
plumbea dell’integralismo democristiano. Mi ricordo le lettere
di lui, firmate col caratteristico
pupazzetto sotto la firma, che
ho visto nell’archivio di Mano
Alberto Rollier: iniziatore, con
Altiero Spinelli e pochi altri, del
movimento federalista. Rossi è
stato certamente fra coloro che
hanno ispirato, attraverso uomini come Rollier e Lo Bue, le prime esperienze politiche tipiche
del valdismo postbellico. E oggi,
poiché viviamo pur sempre, dal
punto di vista della libertà religiosa, in anni meno plumbei,
possiamo pur dirgli grazie anche di quelle sue battaglie che
« in pravi secoli » ha saputo
combattere, e hanno contribuito a rendere l’Italia più civile, e
più serena la vita delle nostre
comunità.
Augusto Comba
1 Alessandro Galante Garrone. J
miei maggiori. Ed. Garzanti, pp. 342,
L. 18.000.
ligio’so-politica per la Riforma
della Chiesa, messa in moto il
secolo prima, nel corpo della
società, da papa Gregorio VII.
A questo papa va ascritto il
merito di aver inferto il primo
colpo al clero feudale, quando
ordinò ai laici di disertare la
messa dei preti simoniaci e concubinari, perché il sacramento,
da costoro amministrato, non
era valido. . .
Il fervore religioso dei laici,
però, non si esaurì nella questione dei preti indegni, ma si
dilatò fino a toccare tasti delicatissimi quali l’ordinarnento e
l’insegnamento della chiesa.
A questo punto il Papato fece
marcia indietro e assunse un atteggiamento simile a quello seguito dalla Chiesa di Roma dopo
il Concilio Vaticano IL Non si
potè comunque impedire che la
riforma gregoriana partorisse
quelle eresie che nel 1184 saranno condannate. Gli eretici infatti vanno visti come coloro che,
nello spirito della Riforma gregoriana, vogliono riportare la
Chiesa alla semplicità e alla purezza dei tempi apostolici, non
come coloro che mirano a fondare una nuova Chiesa.
Per questo motivo rientrano
tutti, tranne i Catari, nel filone
evangelico e nel filone della povertà.
La decretale di Verona purtroppo dimostra l’incapacita
della Chiesa di Roma di capire il
Le città italiane del 1184, trascinate dalla moralità della riforma gregoriana, pullulavano di
eretici sia che fossero guelfe, sia
che fossero ghibelline. L’eresia
attecchiva preferibilmente nella
classe medio-alta del Comune,
anche fra i dirigenti. La classe
medio-alta delle città, durante
la lotta delle investiture, aveva
scelto o la parte guelfa o la
parte ghibellina non per lealismo al papa o all’imperatore,
ma in forza di considerazioni
di ordine politico ed economico.
Dopo il Concordato di Worms,
però, fra Papi e Imperatori c’è
una tregua, anzi intorno al 1184
fra Lucio III e Federico I, il
Barbarossa, pare esserci animo
concorde sul problema degli eretici. Stando così le cose, la borghesia, che è la classe dirigente
sia nei comuni guelfi che in quelli ghibellini, decide di noii compromettere con l’eresia i suoi
interessi di classe e quelli della
propria città e ritorna nel conformismo religioso. Molti movimenti per la riforma della Chiesa si spegneranno cosi, sotto la
pressione di interessi materiali.
Solo il movimento valdese pare
non essere toccato da queste
preoccupazioni e deciso a portare avanti la sua testimonianza di una prassi evangelica che
conduce sempre più addentro
alla teoria.
Maria Rosa Serafino
Un saggio su Zwingli
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— La fortunata serie di « libri fotografici » della Claudiana sulla storia, le tradizioni popolari e il folclore delle
Valli alpine si arricchisce con questo importante volume dedicato all’alta vai Chisone, una valle ex-valdese accomunata
alle nostre da tanti avvenimenti e vicende.
— L’inconfondibile impronta francese non si esprime
soltanto nelle belle fontane e nelle meridiane, ma nelle tradizioni originali dei « compliments », dialoghi e sceneggiate,
che animano i vari momenti dei riti nuziali e delle feste.
— Avvincente come un romanzo, il volume è arricchito
da una vasta scelta di illustrazioni antiche e moderne. Uno
splendido libro regalo.
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10125 Torino
Siamo grati alla rivista « Protestantesimo » che nel suo ultimo numero ci presenta un saggio di E. Genre, alla portata anche dei non-teologi, sulla chiesa
militante di H. Zwingli.
Di questo saggio segnaliamo
in particolare le tesi conclusive
che Genre propone all’attenzione
dei lettori circa il dibattito sulla
chiesa oggi. Segue una documentata rassegna dello storico Gönnet sulle celebrazioni luterane.
Inoltre, sempre in questo numero, possiamo leggere un contributo di spiccata attualità ecumenica. Si tratta di appunti
anglicani sul papato di ocnti; può
il papa essere il primate universale? L’articolo discute una serie
di affermazioni del documento
finale della Commissione Internazionale Anglicano - Cattolica.
Ventiquattro recensioni di importanti opere teologiche o storiche italiane e straniere, completano questo numero.
Protestantesimo, trimestrale
della Facoltà Valdese, Anno
XXXIX, Via Pietro Cossa 42,
00193 Roma. Abb. 1985: interno
17 000, estero 19.000 su c.c.p.
14013007.
sier” sull’ultima assemblea delle guono quasi integralmente tl lichiese battiste svoltasi nel cen- bro degli Atti degli Apostoli
io di Santa Severa (Roma). ■‘'«’-le di
Sottolineiamo anche l’intervista
rilasciata dal direttore dell’Eco/
Luce riguardo all’inizio di collaborazione tra i due periodici. In
effetti si tratta di qualcosa di
nuovo e di importante su cui,
anche da queste colonne, torneremo in seguito.
Altri interventi, tutti brevi e
leggibili (il Testimonio si lascia
caratterizzare da un "taglio popolare) su tematiche di attualità,
concludono un numero particolarmente ricco di firrne, di foto,
di riflessioni. Tra i diversi articoli ci ha colpito quello su Predicazione e audiovisivi” di E. Canale che esamina un punto di interesse per tutte le comunità
evangeliche.
Il Testimonio, mensile delrUCEBl, Anno 101, Borgo Ogui*santi 6, 50123 Firenze. J985;
rinnovo 17.000, nuovo 19.000 su
c.c.p. 16551509.
Presenta poi una serie di diapositive sugli Atti degli Aporioli stessi e una su Martin Luther
King. , , ,
Oltre una recita, due schede
di attività espressive, due di
canto e le consuete recensioni,
contiene anche un articolo di Ri;
ta Gay dal titolo: « Perche i fagli
si ribellano? ».
Per maggiori informazioni e
abbonarsi rivolgersi a una ddle
librerie Claudiana di Milano, forino e Torre Pellice, o direttamente presso il Servizio
zione Educazione, via della Signora 6, 20122 Milano.
il testimonio
La scuola
domenicale
Il numero di novembre del
mensile « Il Testimonio » del
II numero due della rivista
«La Scuola domenicale », di circa 130 pagine, uscito in questi
giorni, contiene le « note bibfa
mensile «Il Testimonio» del- giorni, coiu.ciic .y »
l’Unione Cristiana Evangelica che » e le spiegazioni didattic
Battista d’Italia offre un ”dos- su la « Chiesa pi imitiva » che se
PESCARA — Venerdì 7 dicembre ore
16.30 nella Sala della Provìncia: « Dissociazione dal terrorismo: che riparazione oggi è possibile » con Franco
Ottaviano (Dir. naz. PCI) e Paolo Ricca
(Facoltà valdese di teologia): moderatore Egidio Marinaro, presidente del
Consiglio regionale Abruzzo. Organiz
zano il Circolo culturale 12 dicembre
e la Chiesa evangelica metodista.
TORINO — Domenica 16 dicembre i
partire dalle ore 9 in via Perrone 3
Seminario regionale dei comitati paa
e disarmo. Lavoro a gruppi e in piena
ria per la definizione dei programm
per il 1985.
4
4 vita delle chiese
7 dicembre 1984
PRIMO DISTRETTO
PROTESTANTI E PACE
Laboratorio di teologia La nonviolenza
Confrontarsi con il rilancio di un cattolicesimo falsamente conciliante - L’identità protestante sotto esame: il problema del rito
Domenica 25 novembre, una
cinquantina di persone si sono
incontrate a San Secondo per
proseguire la riflessione in vista
della nascita di un collettivo teologico nel 1“ Distretto. Il pomeriggio si è articolato in due momenti ben distinti: una discussione a partire dall’articolo di
H. Kiing, Perché nonostante tutto io rimango cattolico?, pubblicato su 'Panorama Mese, ed un
confronto sulle prospettive e sui
programmi del collettivo.
Il primo momento è iniziato
con una introduzione di G. Platone, che ha riassunto le tesi più
significative espresse da Kiing
nel suo articolo a cui è se
guita una discussione vivace ed
appassionante. Giorgio Peyrot,
per esempio, ha sostenuto che
nel suo articolo Kiing si limita a
fare, tra cattolicesimo e protestantesimo, delle semplici distinzioni metodologiche, ma non accenna minimamente ai nodi cruciali e problematici di ciò ohe
costituisce e caratterizza la cattolicità: 1) l’onnicomprensività
della chiesa cattolica; 2) il magistero gerarchico con il relativo
problema della presenza del papa; 3) la mariologia; 4) la permanenza di un forte senso sacramentale e non solo rispetto all’ordinazione sacerdotale; 5) l’ambiguità di certa subordinazione
alle esigenze di una pietà popolare che esalta una emozionalità
ohe non ha nulla di cristiano. Il
problema, ha concluso, è che dietro a questa iniziativa editoriale
c’è una grossa operazione di recupero della chiesa cattolica in
una situazione di sua evidente
difficoltà.
Altri hanno osservato che dieci anni fa un articolo di questo
tipo non avrebbe suscitato alcun
interesse, forse non sarebbe stato nemmeno pubblicato. La realtà cattolica sembrava più articolata, ma soprattutto era una
realtà in movimento: il riferimento alle comunità di base è
stato esplicito.
Forse l’articolo di Kiing corrisponde al livello dei contenuti
e delle forme alla delusione di
molti cattolici rispetto alle esperienze vissute a contatto con le
chiese protestanti. Questa è la
tesi di Claudio Tron che vede
nel nostro modo di essere chiesa l’incapacità di rompere l’immagine sostanzialmente omogenea alla Chiesa cattolica. Il nostro richiamo alla Riforma implicitamente ci definisce come
ima chiesa che promuove una
continua riforma, una chiesa in
movimento insomma. La realtà
è che siamo attestati su posizioni che è difficile da mettere e
mantenere in movimento, e si sa,
il troppo immobilismo non attira nessuno.
Altri ancora hanno sottolineato
ohe il problema non è solo quello
di differenziare il nostro modo
di essere chiesa, ma anche il nostro stile di vita. Oggi purtroppo
molti protestanti hanno assunto
nella loro vita valori di chiara
matrice cattolica.
Il secondo momento è stato
dedicato invece alla scelta del
programma per il proseguimento del lavoro del collettivo teo
logico. Da una parte è stato proposto il tema della ritualità, cioè
l’analisi del significato di alcuni
momenti centrali della vita ecclesiastica (p.e. il battesimo,
confermazione, festa del XVII
febbraio, assemblee di chiesa,
concistori, sinodi, ecc.) come momenti di espressione di ritualità.
La coscienza della non perfetta
adesione tra ciò che viene espresso o cercato dalla maggioranza
dei valdesi nella vita della chiesa e ciò che viene proposto da
chi gestisce la stessa, o il limite
di una critica teologica al rituale
ohe non riesce a renderne esplicite e comprensibili le motivazioni, rende obbligatorio « capire le cause profonde ohe hanno
determinato intoppi, ritardi e resistenze inesnresse a che il discorso teologico della Riforma
della chiesa fosse assunto e interiorizzato dal corpo reale delle
nostre comunità ».
Dall’altra si è proposto il tema dei rapporti tra chiesa/società, dalla particolare angolatura
delle forme dei rapporti interpersonali, articolato in due momenti: una informazione storica dalla solidarietà nelle comunità paoline alle intese ed il concetto di integrazione dei servizi,
passando, solo per citare alcune
tappe, per la Riforma, per il pietismo, il metodismo, ecc. e una
riflessione teologica su una serie
di testi. Dopo una lunga discussione si è scelto il tema della ritualità. Mauro Pons
1 Cfr. G. Platone, Luce, n. 43, 9
novembre 1984, pp. 1 e 12.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Studi biblici ecumenici
iPIOSSASCO — stanno suscitando buon interesse gli studi
biblici quindicinali che coinvolgono oltre ai nostri membri e
alla Comunità di Base, anche
altre persone. Il prossimo incontro lo terremo giovedì 6 dicembre alle ore 21.
• Domenica 9 alle ore 9, culto mattutino mensile.
• Domenica 23 dicembre celebreremo in forma comunitaria
il Natale del nostro Signore. Il
programma è il seguente: ore 17
incontro con i bambini con giochi e riflessioni. Ore 18.30 culto
natalizio. Ore 19.30 cena comunitaria. Speriamo in una buona
partecipazione per poter vivere
realmente in comunione tra di
noi e col nostro Signore quel
momento così importante nella
nostra vita di fede.
• Gruppo giovani. E’ partito
con entusiasmo il gruppo giovani, grazie anche alla visita di un
gruppo di giovani di Torino. In
questi momenti si stanno preparando per partecipare al conve
gno dei giovani del IV Circuito
che si terrà a Rivoli a gennaio.
Il prossimo incontro locale si
terrà lunedì 10 alle ore 19 (dopo il catechismo), con pranzo
al sacco.
• Per la Scuola Domenicale
ed il catechismo il prossimo appuntamento è lunedì 10 alle ore
17.30.
• Il Comitato per la Pace continua a trovarsi nei nostri locali
tutti i lunedì alle ore 21.
ziosa opera della chiesa.
Infine, alle ore 21 nel tempio,
i gruppi giovanili presenteranno
una serata rievocativa della flgura di Ulrico Zwingli, in occasione del 500° anniversario della
nascita. Diapositive, dialoghi e
letture cercheranno di inquadrare l’opera e il pensiero del Riformatore di Zurigo.
« E’ deceduto il fratello Davide Eynard. La comunità esprime alla famiglia la sua simpatia cristiana.
Zwingli attuale
TORRE PELLICE — Domenica 9 dicembre si terrà l’Assemblea di chiesa dedicata alle questioni finanziarie; verrà discusso il preventivo 1985.
Nel pomeriggio, alle ore 15 alla Foresteria, avrà luogo il tradizionale Bazar delle Società
Missionarie di Torre Pellice.
Tutta la comunità è invitata ad
intervenire per dare un sostanzioso contributo a questa pre
A cena dal pastore
PRAMOL.LO — Il pastore invita tutti i giovani della comunità a partecipare ad una cena
in comune sabato 8 dicembre.
E’ un’occasione in più per stare
insieme, quindi sarebbe bello ritrovarci in tanti.
I soldi e la fede
La Ditta
GIANNI GAY
# Casalinghi
# Articoli per regalo
# Forniture alberghiere e per comunità
# Liste sposi
Augura Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Piazza Cavour, 22
Via Savoia, 45
10064 PINEROLO
Tel. 0121/22066
ANGRO'GNA — Nelle riunioni della settimana (Capoluogo
10, Martel 11, Prassuit-Verné 12,
Odin-Bertot 13) prosegue la riflessione sulle questioni finanziarie della chiesa, specchio della nostra realtà spirituale. Alle
ore 20.
• L’Unione femminile si incontra al Serre domenica 9 alle 14.30.
Nuovo telefono
Il telefono, dopo anni di attesa, è
finalmente arrivato anche alla casa pastorale di Pramollo. Il numero del
past. Thomas Noffke è 0121/58020.
Sabato 24 novembre si è svolto
a Pinerolo un incontro sul tema:
« la cultura protestante e la nonviolenza », organizzato nell’ambito del progetto « cultura della
pace e protestanti nel Pinerolese », che, ormai avviato da un
paio di mesi, dovrebbe essere
noto ai lettori del settimanale.
Questo progetto — costituito
essenzialmente da quattro gruppi
di lavoro, 1) Educazione alla pace, 2) Cultura protestante e cultura della disobbedienza civile,
3) Ricerca teologica sulla pace,
4) Informazione alle comunità —
prevede alcuni momenti di incontro sia per tutte le persone in
esso impegnate, sia per altri
eventuali interessati, allo scopo
non tanto di raccontarsi a vicenda ciò che ogni gruppo fa, quanto piuttosto per approfondire un
tema particolare di volta in volta.
Abbiamo cominciato con un
tema che rientra nella sfera di
riflessione del secondo gruppo, il
quale si è incaricato di « animare » il pomeriggio, cioè di adoperare alcune tecniche che permettano il più possibile a tutti di
esprimersi al meglio.
Abbiamo provato dapprima a
delineare la personalità del nonviolento così come lo vediamo
noi; la difficoltà maggiore consisteva nel fatto che raramente,
qui alle Valli, è possibile confrontarsi coi non-violenti, in verità non tanto numerosi. I circa
venticinque partecipanti hanno
riconosciuto al non-violento di
essere una personalità positiva,
che affronta i conflitti, fa le sue
lotte, è animato da forti principi morali vissuti nella prospettiva del cambiamento della società, è molto attento ad usare dei
metodi di lotta coerenti con i
fini: la giustizia sociale, la democrazia, la pace. Sono apparse
anche osservazioni ironico-critiche sul non-violento, come vittimista, élitario, un po’ ostentatore della propria scelta.
Abbiamo poi confrontato questo non-violento da noi delineato
con il non-violento quale emerge
dagli scritti teorici dei non-violenti stessi: i due tipi coincidevano, a parte ovviamente le critiche ironiche nostre, però risultava chiaramente che noi non
conosciamo se non superficialmente i metodi di lotta, molto
ricchi e vari, dei non-violenti, e
neppure il loro impegno in campi come la formazione, l’educazione ecc. Forse una maggior
conoscenza da parte nostra dell’esperienza non-violenta in questi settori potrebbe arricchirci
utilmente.
Definito meglio il tino non-violento, ci è toccato di definire il
protestante come dovrebbe essere, nei suoi principi etici, nel
suo habitus mentale ecc.; come
prevedibile è comparso un tipo
fortemente responsabile delle
proprie azioni, critico, indipendente nei giudizi, impegnato nella società... ma con alcuni aspetti
controversi, fra i quali: per il
protestante, la vita è un valore
assoluto? Nei casi estremi, usa la
violenza? . . -i
Su questi due interrogativi il
gruppo dei partecipanti si è
spaccato fra i « sì » e i « no », le
argomentazioni oro e contro non
sono mancate, le divergenze sono rimaste: ciò può voler dire
che è urgente approfondire il dibattito sul valore della vita e
sull’uso della violenza. Se è corretto — per un protestante —
dire che l’etica non è definibile
una volta per tutte in una casistica di comportamenti « giusti »
e « sbagliati », è altresì necessario inquadrare problematiche
così importanti nel confronto
con la Parola di Dio, nostro interlocutore fondamentale.
Nel dibattito avutosi in serata,
del quale proponiamo alcuni
aspetti, Giorgio Tourn ha preso
spunto dalla domanda « la vita
è un valore assoluto? » per farci
riflettere sui dilemmi sempre più
gravi cui la coscienza collettiva
deve oggi rispondere. Certo, l’indisoutibile rispetto per la vita
intesa come presupposto dato al
soggetto per progettare il suo essere nel mondo, non va contuso
con l’attuale idolatria della sopravvivenza biologica, deU’uorno
come meccanismo da far funzionare a tutti i costi e con qualunque mezzo, indipendentemente
dal senso che una sopravvivenza del genere può avere o meno. Però sempre più la medicina è in grado di gestire la vita
e la morte, che sempre meno si
presentano come fatalità, dalla
fecondazione artificiale al prolungamento della sopravvivenza per
chi fino a qualche anno fa sarebbe sicuramente morto. E’ in
grado la specie umana di sostenere con equilibrio la responsabilità di decidere a questi livelli?
Come si può credere che i progressi della scienza, dalla medicina alla genetica, vengano gestiti responsabilmente, quando pensiamo all’irresponsabilità con cui
ad esempio la fisica nucleare ha
lavorato nella prospettiva della
bomba?
« Qgni salto di conoscenza è un
salto nel peccato; ogni strumento in più per la scienza costituisce un salto che sempre meno
si può controllare » ha, forse
provocatoriamente ma cor. fermezza, sostenuto Tourn; « mima
o poi la coscienza umana crollerà sotto il peso delle sempre
maggiori responsabilità — rispetto alla vita e alla morte — che
deve sostenere ».
E’ fondato trasformare quest’ultima affermazione in domanda?
Furio Rutigiiano
Hanno collaborato a questo
numero; Ruben Artus, Renato Coisson, Ivana Cosiabel,
Alfred Janavel, Antonio Kovacs, Anna Marullo, Franco
Taglierò, Mauro Pons.
Sabato 8 dicembre
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Foresteria valdese ha luogo il
corso di formazione per operatori del
settore « minori ». Tema della giornata: « La vita in comunità ».
Domenica 9 dicembre
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30
presso la Foresteria valdese ha luogo
il corso di formazione per operatori del
settore « minori ». Tema della giornata:
« La vita in comunità ».
Lunedì 10 dicembre
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — Alle ore 9.15
presso la casa unionista si tiene l’incontro pastorale. Argomento: esame
del libro di Fuchs « Desiderio e tenerezza ». Introduce E. Genre. ,
Martedì 11 dicembre
□ INCONTRO
RESPONSABILI
ISTITUTI VALDESI
TORRE PELLICE — Alle ore S presso gli uffici della CIOV si tiene un
incontro di responsabili degli Istituti
valdesi. L’incontro termina alle ore 18.
Pranzo in Foresteria.
uV
oS
(5.:
5
7 dicembre 1984
Vita delle chiese 5
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE
ROMA
Verso la VII assemblea Network
iniziative
Ad Ecumene il 25 novembre si è svolto un Consiglio allargato
della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI). Rivolgiamo in proposito alcune domande al pastore Aurelio Sbaffl, presidente della FCEI.
— Perché questo incontro?
— All’ultima assemblea della
FCEI a Vico Equense (Na) si
decise di avere tra un’assemblea
e l’altra, che si svolgono a scadenza triennale, un incontro annuale tra il Consiglio della FCEI
e gli esecutivi delle chiese membro, a cui avrebbero dovute partecipare anche una rappresentanza della FGEI, della FDEI e delle federazioni regionali della
FCEI. Accolta questa decisione
nello Statuto della FCEI, essa è
diventata immediatamente operante e rincontro di quest’anno
è già il secondo della serie. Lo
scopo di questi incontri è duplice: le chiese membro della
FCEI vengono informate delle
iniziative che la FCEI va assumendo e realizzando, e a sua
volta il Consiglio della FCEI è
informato dei problemi e dei suggerimenti delle chiese, in modo
da poterne tenere conto nella elaborazione e realizzazione dei
suoi programmi.
— Su quali temi e problemi
vi siete soffermati?
— In particolare le questioni
affrontate hanno riguardato i
rapporti ecumenici, il Servizio
Stampa-Radio-Televisione, il Ser
mo non è secondario. Su questo
punto particolare la FCEI concentra i suoi sforzi per ottenere una collocazione più idonea,
od anche formule alternative,
che permettano effettivamente
un ascolto della trasmissione
stessa da parte di tutti e non
soltanto di quelli che si possono
permettere di fare le ore piccole.
— Cosa sta succedendo al Servizio Migranti?
— In alcune città la rilevanza dell’immigrazione dall’Africa
e dall’Asia è tale che molte nostre comunità ne sono investite
in termini spesso assai problematici.
Il Servizio Migranti sta cercando di definire i propri compiti e
per far questo deve cercare di
sviluppare i suoi rapporti con i
rappresentanti degli immigrât’
ma anche con le forze politiche
e sindacali del nostre paese. Questo si è iniziato a fare con un
convegno svoltosi il 29 settembre scorso, a cui hanno partecipato sia i primi che i secondi.
La FCEI, in occasione del prossimo XVII febbraio, durante la
settimana per la libertà — il cui
tema generale è dedicato a questo fenomeno — preparerà un
vizio Migranti, e si è iniziata la apposito manifesto? Il' problema
4 wv 4 rrv* Q +-5 ■ri/*vr^
discussione in vista della prossima assemblea della FCEI.
— Perché e in che modo la
FCEI si occupa di ecumenismo?
— I rapporti con gli organismi ecumenici rimangono un ambito di azione specifico per ogni
chiesa, ma non di rado la FCEI
è chiamata a prestarsi come tramite all’interno di questi rapporti. Per esempio nel recente
convegno organizzato dalla Conferenza europea delle Chiese
(KEK) a Riva del Garda ', tutto
l’aspetto organizzativo dell’iniziativa è stato assunto dalla
FCEI.
In particolare in questo nostro incontro del 25 novembre
abbiamo ascoltato la valutazione
scritta del prof. Paolo Ricca proprio su questo convegno. Inoltre Gioele Fuligno, membro del
Comitato centrale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEO,
ci ha informato sui problemi e
sulle prospettive d’intervento di
quest’ultimo dopo l’assemblea
di Vancouver.
— Sul Servizio Stampa e Radio-Televisione si accumulano i
maggiori problemi attuali della
FCEI, specialmente per quanto
riguarda la rubrica televisiva
’’Protestantesimo”. E’ vero che
la trasmissione rischia di non andare più in onda?
— Non vi è alcun pericolo per
Protestantesimo, ma questo non
vuol dire che non ci sono problemi. Si sta già lavorando per
risolverli anche in seguito ai molti contributi emersi dal convegno organizzato il 6-7 ottobre
scorso proprio sulla trasmissione. Questi contributi hanno sottolineato l’esigenza di una ristrutturazione della trasmissione
che tenga conto di nuove formule espressive ed anche della necessaria qualificazione tecnica
dei suoi contenuti.
In questi giorni poi è in atto
una trattativa tra la FCEI e la
Rai per arrivare alla definizione
di una nuova convenzione, in cui
vengano determinate le responsabilità della Rai e della Federazione stessa rispetto al prodotto televisivo, ma anche per
arrivare ad una soluzione soddisfacente per l’orario di trasmissione. Infatti il problema
rappresentato dall’orario della
messa in onda di Protestantesi
costituito dagli immigrati non
si risolverà in tempi brevi, anzi
le nostre chiese saranno chiamate nei prossimi anni a dedicarvi molte energie e molto impegno. Siamo di fronte ad una
grande sfida.
— Fra un anno si svolgerà la
prossima assemblea della FCEI.
Quali temi si dibatteranno?
— La data della prossima assemblea della FCEI è già stata
stabilita: dal 31 ottobre al 3
novembre 1985. La località non
è stata ancora scelta: tutto dipende dagli sviluppi tematici
con cui si vorrà caratterizzare
quella assemblea.
Il tema generale proposto dal
Consiglio della FCEI prende
spunto dalla lettera alla chiesa
di Filadelfia nel libro dell’Apocalisse, dove si dice: « Ecco, io
ti ho messo davanti una porta
aperta, che nessuno può chiudere, perché pur avendo poca forza, hai conservato la mia parola, e non hai rinnegato il mio
nome » (Ap. 3: 8).
Infatti siamo convinti che nonostante la debolezza delle nostre chiese, esse alla fine risultino significative per il nostro
paese. L’impegno nelle zone terremotate ed in generale nel mezzogiorno, l’impegno per la pace,
la lotta — tramite l’Intesa e l’impegno contro l’insegnamento
della religione nella scuola —
per I’affermazicne di uno stato
laico, indicano la nostra rilevanza rispetto al paese. Tutti questi
temi e problemi dimostrano che
davanti alle nostre chiese sono
aperte le porte per la testimonianza evangelica.
Di questo discuteremo tutti
insieme, per interrogarci e comprendere bene quali sono le vie
che il Signore ci indica e ci apre
per una testimonianza sempre
più fedele ed efficace.
ed editoria
deila FCEI
Continua l’attività editoriale
della FCEI e dello SPAV nel
settore dei mass media. Proseguendo nell’iniziativa, avviata lo
scorso anno durante il 50ff anniversario della nascita di Lutero con la registrazione di conversazioni su alcuni aspetti della biografia e della teologia del
riformatore, vengono presentati
due nastri di 60 minuti, contenenti ciascuno quattro conversazioni su II corale protestante
(Lutero riformatore del canto.
Il canto nelle chiese protestanti, Il corale: fede e preghiera. Il
corale nella storia della musica)
e su Zwingli e la Riforma a Zurigo (La Riforma a Zurigo e Fede e politica di E. Campi, I sacramenti di G. Tourn, La concezione della chiesa di E. Genre).
Questi materiali registrati si
prestano alla diffusione radiofonica, ma costituiscono anche
materiale didattico ad uso delle
comunità, dei pastori, dei catechisti o monitori.
Chiunque sia interessato alla
iniziativa può rivolgersi alla
FCEI, via Firenze 38, 00184 Roma o allo SPA’V, via Monte
Bianco 91, 00141 Roma. Il costo
di ogni cassetta è di L. 7.000.
' Cfr. T. Soggin, Luce, n. 40, 19 ottobre 1984, pp. 1 e 8; P. Ricca, Luce, n.
43, 9 novembre 1984, p. 8.
Su iniziativa della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (FCEI) — informa l’agenzia di stampa nev della FCEI —
si è costituito a Roma un centro di raccolta, elaborazione e
distribuzione di materiali e programmi radiofonici ad uso dei
gruppi evangelici impegnati nella predicazione attraverso i
mass media. Sorto in seguito ad
un convegno che ha visto la par
tecipazione di molti operatori
radiofonici evangelici, del Servizio di produzione audiovisivi dell’Unione battista (SPAV) e di
emittenti «non-stop» come Radio Trieste Evangelica e la catena di radio Voce della Speranza della chiesa avventista,
questo « network » si propone
di creare le strutture di comunicazione necessarie alla distribuzione di programmi completi e
di materiali non elaborati ad
uso dei gruppi evangelici.
Da un’indagine svolta in questi anni dalla FCEI è infatti risultato che l’impegno degli evangelici nel campo dei mass media è svolto nella maggioranza
dei casi da piccoli gruppi o da
singole persone che dispongono
di uno spazio in una radio locale, e lavorano in totale isolamento senza la possibilità di offrire ad altri gruppi i loro programmi più riusciti, né di riceverne in cambio. Programmi
completi e brevi schede sonore
su argomenti specifici, prodotti
sia dai gruppi locali che dal
Servizio stampa-radio-televisione della FCEI in collaborazione
con lo SPAV, verranno fatti circolare sulla base delle richieste
inoltrate dagli operatori radiofonici, che si potranno avvalere
di un bollettino periodico, diffuso dalla FCEI, che li informerà sulla disponibilità di questi
materiali. Il primo numero del
bollettino, che uscirà a dicembre, conterrà l’elenco di programmi radio di alcuni gruppi
evangelici e la prima serie di
schede sonore, composte in questo caso da brevi meditazioni
bibliche.
CORRISPONDENZE
Fuori delle mura ecclesiastiche
Il problema della pace e della giustizia può diventare anche
in una realtà minoritaria e debole, composta da molti anziani
e pochi giovani, un’occasione
per mobilitarsi e per uscire dal
limitato ambito ecclesiastico.
La chiesa metodista di Rapolla e Venosa ha deciso di muoversi organizzando in alcune cittadine lucane dei momenti e degli spazi di discussione sui temi
del disarmo e della pace. A Maschito, in una piccola piazza del
centro storico, e a Melfi, in una
piccola rientranza posta a lato
del corso principale, è stato
montato un telone bianco su cui
sono state proiettate diapositive sugli armamenti e sulle spese militari. Gli interventi, anche
delle autorità locali, ed il seguente dibattito sono stati seguiti da un pubblico numeroso,
coinvolto efficacemente.
A Barile e a Rionero in Vulture l’iniziativa è stata portata
nelle locali biblioteche comunali
e non ha visto invece un’ampia
partecipazione di pubblico.
Dopo alcune settimane si è ritornati in queste piccole realtà
cittadine, muniti di un tavolino,
un’urna e delle schede, per un
sondaggio d’opinione circa Tavvenuta installazione dei missili
a Comiso e in Europa. A Melfi
su 1131 votanti il 95'’/o si è dichiarato contrario alTinstallazione dei missili. A Maschito su
711 votanti il 90%. In entrambe
le località il 3,7% dei votanti ha
ritenuto giusto sia l’installazione dei missili, sia l’operato del
governo italiano.
In un tempo in cui Timpegno
per la pace e la giustizia nel
mondo deve essere rilanciato, in
un tempo in cui le chiese si confrontano con queste situazioni
che le collocano su nuove frontiere, la testimonianza dei credenti fuori dal loro solito ambiente ecclesiastico e sociale,
diventa irrinunciabile per chi è
chiamato ad annunziare la nuova realtà dell’avvento del Regno
di Dio inaugurato in Cristo.
Un’assemblea su
pace e disarmo
GENOVA — Domenica 14 ottobre 1984 si è svolta una assemblea di chiesa sul tema « Pace e disarmo » in relazione alle
prese di posizione sinodali. La
commissione pace locale ha introdotto la discussione generale
ripercorrendo la storia della
corsa agli armamenti dal 1945
ad oggi e analizzando, comma
per comma., l’Atto 74 votato al
Sinodo dei 1982.
I tre membri della commissione hanno poi evidenziato, a partire dal proprio punto di vista,
le diverse posizioni che Tatto
sinodale ha suscitato all’interno
delle nostre comunità. Così uno
ha criticato il Sinodo che, nella
sua opzione pubblica a favore
del disarmo unilaterale, ha coinvolto tutti i membri della chiesa valdese, pretendendo di forzare le loro personali e libere
scelte politiche, senza per altro
riuscire a convincerli che questa
scelta sia significativa rispetto
alla confessione di fede in Cristo.
Gli altri due hanno dichiarato
di riconoscersi pienamente nell’atto sinodale e che, di fronte
allo spreco astronomico di energie e denaro nella corsa agli ar
mamenti ed il parallelo crescere
atroce della fame nel mondo, la
lotta per il disarmo universale
sia Tunica risposta possibile e
necessaria.
La discussione delTassemblea
si è concentrata su quanto siano
vincolanti gli atti sinodali. Alcuni li ritengono vincolanti per i
singoli membri e per le chiese.
Altri sono portati a distinguere:
il Sinodo può imporre una unifcrmizzazione della tenuta dei
registri, o anche lo studio capillare, nelle comunità, di un dato
tema, sulla base di una relazione
raccomandata dal Sinodo, o la
formazione di un comitato locale, in ogni chiesa, su « pace e
disarmo », ma non può imporre che tutti optino per il disarmo unilaterale, trattandosi di
questioni molto controverse,
squisitamente politiche, in cui la
fede pur essendone coinvolta può
dare risposte molto diverse. In
questo senso i sinodi dovrebbero
cercare il consenso e non imporre una posizione di maggioranza.
Ricordo di P. Zaceara
NEW YORK — Il 13 novembre nella Prima Chiesa Presbiteriana della Fifth Avenue ha avuto
luogo un servizio commemorativo alla memoria del pastore Pasquale Zaceara deceduto il 5 novembre in Florida all’età di 75
anni. Il doti. Zaceara. Patty come
affettuosamente tutti lo chiamavano, fu pastore per 23 anni di
chiese evangeliche ifra gli immigrati italiani.
Durante la guerra fece parte
della direzione del Comitato na
zionale di soccorso per l’Italia;
fu in Italia e visitò le valli nei
primi giorni della liberazione. In
seguito ed in merito a questo fu
decorato Cavaliere della Repubblica Italiana ed insignito della
Croce delTOrdine di Cipro.
A noi è specialmente caro ricordarlo quale presidente della
Waldensian Aid Society, un presidente solerte e geniale, eloauente, dalla parola calda, suadente,
direi affettuosa all’indirizzo dei
valdesi all’opera in Italia.
Ammiratore entusiasta di Agape si ispirò a quelTesempio; quando diventò vicepresidente della
City Mission mi confidò: « fondiamo una Agape in America »
ed effettivamente fondò e sviluppò l’opera di Camp Charparoon,
un vasto campo estivo per ragazzi, di cui i pastori Bertalot e
Giampiccoli potrebbero fornire
più ampi dettagli.
Il past. Zaceara fu pure un tenace propugnatore per i diritti
dei neri ed attivamente cooperò
alla costruzione di un centro giovanile nelTHarlem.
Nel 1973 in seguito alla sita
emeritazione andò a stabilirsi in
Florida, dove continuò a svolgere un lavoro pastorale prima nella chiesa di Tesquesta ed in seguito fino alla sua morte nella chiesa «Ti'e Cappelle » a Palm
Beaeh.
Con la dipartenza del past.
Zaceara anche la nostra Chiesa
Valdese tutta perde un grande
amico. Ma è poi veramente una
dipartenza quando tanto rimane
di una vita così dedicata, così
amichevole e così fruttuosa?
• A Ulster Park è deceduto Emile Grill originario dei Chiotti di
Riclaretto. Il servizio funebre ha
avuto luogo a Kingston il 2 novembre. Alla famiglia ed ai parenti in Italia ed in Francia va
l’espressione della nostra simpatia cristiana.
6
6 prospettive bibliche
7 dicembre 1984
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE - 4
Un piccolo universo poetico
Il libro dei Salmi, questo piccolo universo poetico, è, da diversi punti di vista, uno dei libri
più complessi dell’Antico Testamento e questo si ripercuote
inevitabilmente sulla traduzione
e richiede molta cura. Innanzitutto è necessario calarsi nella poesia d’Israele, della quale non conosciamo bene tutte le leggi, e
che si basa sul cosiddetto parallelismo, per cui ogni verso si
compone in genere di due parti
appunto parallele. La seconda
parte riprende la prima, esprimendo la stessa idea con termini
sinonimi o per contrasto. (Alcuni
esempi, tutti citati nella versione TILC : Sai. 6,2 : « O Signore
non rimproverarmi con ira / non
castigarmi con collera » ; Sai.
6,6 ; « Nel mondo dei morti non
sei ricordato (tu o Dio) / laggiù nessuno ti può lodare»;
Sai. 1,6; «Il Signore protegge
il cammino dei giusti / la via
dei malvagi finisce nel nulla»).
Sappiamo poi che i Salmi costituivano per così dire l’innario
d’Israele e avevano quindi profonde radici nel culto e nella
pietà, le cui modalità però possiamo ricostruire solo in modo
abbastanza ipotetico. Vi sono varie famiglie di Salmi, ognuna
con la sua caratteristica struttura, le sue formule, il suo tono,
ognuna legata ad un determinato momento di culto. Anche in
una traduzione bisogna cogliere
ed evidenziare queste caratteristiche comuni, senza per questo
«appiattire» e livellare!, e far
risaltare Ja struttura del Salmo
(che rimanda alla sua funzione
o alla sua intenzione).
Anche il lettore più distratto
è colpito dalla ricchezza di immagini concrete dei Salmi: anche questo aspetto va molto curato durante la traduzione ed
ogni immagine è in effetti stata
oggetto di discussione. (Un esempio: nei Salmi si parla spesso di Dio come di una roccia,
di una rocca. Ci siamo chiesti se
l’immagine parlasse con immediatezza ancora oggi o se non
andasse invece resa esplicita in
termini di rifugio, protezione ecc.
A seconda dei contesti si è adottata runa o l’altra soluzione).
Continuamente ci si è trovati di
fronte al problema di rendere
immagini o espressioni difficili
in lingua corrente, senza banalizzare, senza togliere al testo
la caratteristica della poesia di
evocare più che descrivere.
cologo, liturgista e stilista, abbiamo cercato di avere versi divisi in frammenti di uguale lunghezza e con accentuazioni non
troppo discordanti. Quante discussioni tra sostenitori delle
priorità esegetiche e difensori
dell’andatura ritmica.
ni m’han circondato / uno stuolo di malfattori m’ha attorniato... »).
Alla fine del v. 18 si è reso
esplicito il compiacimento dell’osservare dei nemici, messo in
rilievo da tutti i commentari :
si è tradotto « mi stanno a guardare soddisfatti » l’ebraico « mi
fissano e mi guardano ». Al v. 19
un « Già » prima di « si dividono i miei vestiti / e la mia tunica tirano a sorte » evoca il valore di anticipazione della morte
che ha il dividersi le vesti di un
moribondo. Una chiarezza maggiore che in altre traduzioni è
Daniele Garrone
{continua a pag. 12)
Salmo 22: 1-22
Un esempio
A tutti questi problemi, se ne
aggiungeva un altro, derivante
da una specie dì scommessa:
cercare di avere un testo italiano per lo meno non refrattario
ad essere associato al canto. Non
abbiamo tentato una versione
poetica ma, con l’aiuto di musi
Come esempio prendiamo la
prima parte del Salmo 22.
Il Salmo 22 parla ripetutamente di animali (cani, tori, leoni,
ecc.), non si tratta di animali
veri che minacciano fisicamente il salmista, ma di immagini
per indicare i nemici che si compiacciono delle sue disgrazie. Ai
vv. 13-14 la traduzione in lingua
corrente lo rende esplicito, aggiungendo la parola « nemici »
che non c’è in ebraico ed evidenziando il paragone : « I nemici mi circondano come mandrie di tori / mi accerchiano come bufali enormi; / ruggiscono
come leoni feroci / contro di me
spalancano la bocca », La stessa
chiarezza è ottenuta al v. 17 semplicemente invertendo la prima
e la seconda metà del verso rispetto all’ordine ebraico ed esplicitando il paragone; «Una banda di malvagi mi circonda / mi
accerchiano come un branco di
cani...» (Riveduta; «Poiché ca
1 Per il direttore del coro. Sulla me
[lodia « La cerva dell’aurora ».
Salmo di Davide.
2 Dio mio, Dio mio, perché mi hai ab
[bandonato?
Perché rimani lontano e non mi aiuti?
Perché non ascolti il mio pianto?
3 Di giorno grido, mio Dio, e tu non
[rispondi;
anche di notte e non trovo pace.
4 Eppure tu, il Santo, abiti fra noi,
in mezzo a Israele, popolo che ti loda.
5 in te sperarono i nostri padri,
hanno sperato e li hai condotti in sal
[vo;
6 ti chiesero aiuto e li hai liberati,
si sono fidati e non sono rimasti delusi.
7 Ma io sono un verme, non sono più
[un uomo;
la gente mi insulta, tutti mi disprezza
[no.
8 Ride di me chiungue mi incontra,
storce la bocca, scuote la testa e dice:
9 « Metta la sua fiducia nel Signore,
10 salvi lui, lo liberi, se lo ama dav
[vero! »
10 Signore tu mi hai tratto dal ventre
[di mia madre
e tra le sue braccia mi hai fatto ripo
[sare.
11 A te sono stato affidato fin dalla
[nascita,
fin dai ventre di mia madre tu sei il
[mio Dio.
12 Non stare lontano da me,
sono in pericolo e non c'è chi mi aiuta.
13 I nemici mi circondano come man
[drie di tori,
mi accerchiano come bufali enormi,
14 ruggiscono come leoni feroci,
contro dì me spalancano la bocca.
15 Le mìe forze se ne vanno
come acqua che scorre,
le mie ossa sono tutte slogate,
il mio cuore si scioglie come cera.
16 Sono inaridito come terra secca
e la lingua mi si attacca al palato:
mi hai portato ad un passo dalla morte.
17 Una banda di malvagi mi circonda,
mi accerchiano come un branco di carni hanno legato mani e piedi. [ni:
18 Sono ridotto a pelle e ossa:
mi stanno a guardare soddisfatti.
19 Già si dividono ì miei vestiti
e tirano a sorte la mia tunica.
20 Signore, non stare lontano da me:
sei tu la mia forza, corri in mio aiuto.
21 Difendi la mia vita con la spada,
strappala dalle unghie di quei cani.
22 Salvami dalla bocca dei leoni,
liberami dalle corna dei bufali.
Signore mi hai ascoltato.
INCONTRI - 2
Luca 7: 36-50
E’ un incontro a tavola. Lo sappiamo,
un invito a pranzo, a cena può essere una
bella occasione d’incontro, di conoscenza, di conversazioni anche serrate e interessanti; e sono correnti i « pasti di lavoro » in cui si affrontano questioni anche rilevanti.
Nel quadro giudaico nel quale ci trasporta questo racconto evangelico, c’è
in più il significato comunitario e religioso del pasto. Un credente, un fariseo invitava a mangiare a casa sua solo persone di cui conosceva la giustizia e la religiosità: a tavola si dicevano preghiere,
prima e dopo il pasto; si osservavano un
certo numero di prescrizioni rituali. Ecco perché il pasto aveva anche il carattere di una comunione di fede; ciò non
significa che fosse per questo meno lieto, festoso; ma aveva comunque questo
carattere di serietà comunitaria.
Chi ha occhi per vedere...
a cura di Gino Conte
Eccoci di fronte a un altro degli incontri di Gesù. Anzi, è un doppio incontro, da
un lato, infatti, Gesù incontra due persone, il fariseo Simone e la prostituta innominata, e dall’altro uno degli incontri è programmato, l’altro inatteso.
Due mondi a confronto
L’invito è venuto da Simone ii fariseo.
La località ci è ignota. I farisei, i « separati » erano il gruppo che aveva maggiore influenza nella Palestina del tempo di
Gesù. Movimento laico, contavano fra
loro molti scribi e studiosi della Torah e
costituivano l’elemento stabile e portante dei partecipanti alle riunioni delle sinagoghe. Attaccati alla Legge e alla « giustizia della Legge » — come la chiamerà
Paolo — sono stati gli avversari più decisi e costanti di Gesù. Ma proprio quest’episodio mostra che non c’era sempre
e soltanto scontro frontale. Qui c’è un
fariseo che lo invita a pranzo, e Gesù
accetta senza riserve. L’incontro avviene,
senza pregiudizi reciproci.
L’invito è stato cortese. Forse, Simone
non si è sbracciato, non è andato oltre
la normale cortesia, ma la sua ospitalità
è stata perfettamente corretta: né la lavatura dei piedi né il bacio di salute né
l’olio profumato per i capelli rientravano in questa ospitalità normale, erano
manifestazioni di affetto e di onore particolari e non è a tanto che Simone si
spinge, né del resto Gesù glielo rimprovera affatto. Va benissimo com’è stato
fatto: Simone e Gesù sono l’uno di fronte aU’altro, sia pure in mezzo a un gruppo di convitati; e due mondi si affrontano o, almeno, si confrontano.
caricatura di questo Simone. Non faremmo forse, del resto, che una caricatura
di noi stessi... In che mondo vive, Simone? E’ uno di quelli che prende sul serio
la fede dei padri, e non era cosa ’’scontata” nella Palestina di allora, come non
10 è per noi oggi. Nella società ebraica
di allora, divisa dalle tensioni fra collaborazionisti (economico-politici e culturali) e oppositori, fra paganeggianti
(quanto a ideologia e a prassi) e a zelatori, con la massa disorientata e sbandata, i farisei erano il nocciolo duro dell’ebraismo, della fede e della vita giudaica (e sociologicamente erano più vicini
al popolo che alla casta sacerdotale al
potere); più tardi, sarà grazie a loro che
11 giudaismo sopravvivrà al collasso della
nazione e alla fine del Tempio. Sono
gente dalla fede solida, fondata sulle
Scritture, sulla Legge. Simone è dunque
uno che, sulla base della Legge e dell’osservanza dei suoi precetti, traccia frontiere nette.
Gesù rimescola le carte
Nel giudaismo, chi non viveva secondo
la Legge, era un peccatore: modi di vita,
addirittura mestieri che impedivano l’osservanza scrupolosa della Legge, anche
rituale, e in particolare del precetto sabbatico, come ad es. quello dei mandriani
seminomadi, mettevano automaticamente
fuori-Legge (i pastori di Bethlehem sono
dei ’’marginali”, dei peccatori di questo
genere). Peccatori per eccellenza sono i
’’pubblicani” (abbiamo parlato di uno di
loro, Zaccheo, la scorsa settimana) e le
prostitute. La donna, anonima, che a un
certo punto entra nella sala del banchetto era evidentemente una prostituta locale ben nota. Simone sa chi è: essa non
ha nulla a che fare con il suo mondo,
non c’entra, fra loro e i loro mondi c’è
un abisso.
Il solido e serio mondo
di Simone
Niente ci porta più lontano dalla realtà
e dalla portata della scena, che fare una
Non è moralismo bacchettone, l’atteggiamento di Simone, è la manifestazione
del suo modo di capire e vivere la sua
fede: il Dio della Torah è un Dio di ordine, nemico del disordine, in lotta fin dal
principio con il caos, per l’armonia della
sua creazione, del suo popolo, secondo i
suoi comandamenti benefici e benedetti,
amico dunque di coloro che li osservano
per condurre una vita che, in pace (shalom) con lui, «giusta», abbia un fine e
sia utile agli altri; e nemico dei trasgressori.
Quest’uomo, questo credente invita
Gesù, di passaggio per il suo paese. La
gente ne parla e Simone vuol sapere che
pensare di lui. Se non IL Profeta (ma,
chissà...), è, almeno, uno di quei profeti
che secondo la tradizione Dio manda al
suo popolo ad annunciargli cose importanti? Rientra, Gesù, nel mondo di Simone, nel suo sistema di pensiero e di vita
(dato ovviamente per indiscutibile), o
no? Simone è dunque in cortese aspettativa. L’incontro è programmato; non è
una trappola, è un incontro sincero... solo che Gesù rimescola le carte, ed è
l’entrata della prostituta a porgergliene
il destro.
L’entrata sembra passare inavvertita.
Ci stupisce che Simone non l’interpelli
caustico e non la faccia subito mettere
alla porta dai servi. Invece no. Fra le
occhiate che possiamo immaginare (ma
che Luca, non a caso, non riferisce) e
qualche mormorio, la donna si avvicina,
di dietro, al solo dei convitati cui presti
attenzione, coricato come gli altri sul divano, con le gambe all’indietro. Sguardi
e mormorii non la toccano, è come calamitata da Gesù. In tutta la scena, non
dice una sola parola; parla con tutta se
stessa, con il suo gesto, con quello che
fa, e dove e come lo fa. Ha evidentemente già incontrato Gesù — a tu per tu, o
no? non sappiamo — ma ne ha comunque ricevuto l’annuncio, ha sentito il perdono dei peccati, ha scoperto che, per
Gesù, per Dio, non era condannata a trascinare la vita di prima: per lui non c’è
segregazione fra giusti e ingiusti peccatori.
Non che il peccato sia relativizzato:
MAI Gesù lo relativizza e sminuisce, e
questa donna non è una « dama delle camelie » del I secolo su cui riversare le
lacrime romantiche di Dumas figlio o
di Verdi. Non è e non sarà mai indifferente essere ladro o onesto, evasore fiscale o no, adultero o fedele, persona
senza parola o di parola e così via. Ma
quello che Gesù chiarisce, con il suo atteggiamento quanto con le sue parole,
è che anche i giusti, qualunque sia la loro approssimazione ai vari aspetti della
giustìzia, hanno bisogno deH’amore e del
perdono di Dio e magari faticano più
degli altri a capirlo, ad accettarlo.
Simone, dunque, non interviene; parla
poco anche lui, osserva. Anzi, per quanto spiacevole, l’ingresso della donna servirà da ’’rivelatore”: Gesù dovrà scoprirsi. Quella donna è per lui un oggetto
insignificante, lui guarda Gesù, osserva
come si comporta. Osserva e giudica; applica le coordinate del suo mondo, del
suo sistema di vita (convinto com’è che
sia quello di Dio), e il risultato è chiaro: un uomo che si comporta come Gesù non può essere un profeta. Con Simone, Gesù non passa l’esame. L’ospitante resta cortese, ma per lui Gesù, di
fatto, è liquidato. Non vale neanche la
pena di discutere con lui l’incidente, sarebbe anzi spiacevole, metterebbe a disagio sia Gesù sia lui, e tutti. E poi potrebbe anche essere rischioso. Simone si è
informato, ma non s’impegna.
E la donna? Anche Gesù tace, non le
dice nulla; ma la lascia fare, e non potrebbe essere più eloquente di cosi, davanti a tutti. L’accetta; o meglio, rincontro è già avvenuto, e questo gesto ne è
una manifestazione, un traboccare.
Poi, dopo tutte le cose serie e meno
serie che si son dette finora a tavola, ecco che Gesù ingaggia rincontro vero. Si
rivolge a Simone: « Ho qualcosa da dirti... ». E Simone, cortese: « Rabbi, di’ pure... ». Secondo il suo solito, Gesù racconta una storia; non fa una conferenza
né un corso accelerato di morale, racconta una storia tratta dalla vita economica, una di quelle tipiche parabole ebraiche che forzano a riflettere, che ti tiran
fuori da dentro la risposta, la verità viva. E Simone dà subito la risposta logica: è chiaro che di due debitori, il cui
debito sia condonato, il più grato è chi
ha avuto il condono più alto! Giusto,
Simone: e non ti accorgi che stai parlando di Dio, di te, di questa donna? Non
ti accorgi die, forse per la prima volta,
stai incontrando Dio: Dio com’è, nella sua
santità e nel suo amore?
Gesù non si difende; difende la donna
(senza per questo dire che non è una
peccatrice, anzi). Non si difende Dio, è
lui che difende, libera, perdona e salva
noi. Quella donna l’ha capito, e ne trabocca di riconoscenza e di gioia. « Le sono rimessi i suoi molti peccati, perché
ha molto amato ». E’ un « perché » non
causativo ma spiegativo: l’amore della
donna non è la causa del perdono, ma
spiega, illustra, manifesta che essa lo ha
ricevuto, ha capito l’amore di Dio e ne
trabocca, la parabola lo dice con tutta
chiarezza. Il suo gesto di amore e gratitudine è la risposta all’amore di Dio che
le è giunto, che l’ha incontrata per mezzo mio — dice Gesù —, lo capisci. Simone? E noi, le capiamo? Ce ne andiamo
veramente, seriamente, gioiosamente « in
pace »?
Gino Conte
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7 dicembre 1984
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DOPO LE ELEZIONI PRESIDENZIALI NEGLI STATI UNITI D’AMERICA
NON E' PERSO IL TRENO DELLA LIBERTA’
L’appello di Jesse Jackson a collegare tra loro tutti gli svantaggiati in America e nel mondo indica I esigenza ^
movimento che lavori alla trasformazione del sociale senza affidarsi al processo elettorale - ruo o e a c lesa
Airindomani delle elezioni presidenziali americane, diversi quotidiani italiani hanno sottolineato che l’elettorato
nero era uno dei pochi gruppi a non avere « abbandonato »
il candidato democratico. Più volte, nel corso della campagna elettorale i giornali si sono occupati di questo elettorato e del responsabile del suo considerevole aumento: il
candidato alla nomination democratica, Jesse Jackson. Uno
dei suoi slogans era: « Sta per arrivare il treno della libertà,
prendetelo, ma per salirci dovete iscrivervi alle liste elettorali » ed ha spesso convinto tanto che il 20% di neri hanno
votato per la prima volta \ Capire che cosa ha significato
la candidatura di Jackson non è una cosa facile per noi,
soprattutto non è facile capire come essa si inserisca nella
variegata realtà della popolazione afro-americana (per usare un termine di James Cone che riferisce la denominazione
dei neri alla loro identità) e dei vari movimenti che la attraversano. Ad alcuni di noi questa candidatura può aver ricordato le leaderships carismatiche di Malcolm X o di Martin Luther King senza però poter costruire un vero e proprio paragone tra i tre.
Per cominciare ad orientarci in queste non semplici
questioni, è utile ricorrere, anzi è indispensabile, ad alcune analisi all’interno del movimento nero americano l
Jackson: un salto di qualità
Secondo Cornei West, la
candidatura di Jesse Jackson
ha segnato un salto di qualità nel coinvolgimento dei neri nella vita politica americana. In primo luogo in
quanto superamento del « nazionalismo » nero.
L’ideologia nazionalista nera negli anni ’70 aveva portato un avanzamento della visibilità dei neri nella vita politica: grandi centri urbani,
come Cleveland, Newark, Detroit, Gary e più tardi, Atlanta, Los Angeles, Birmingham
e Philadelphia, hanno avuto
dei sindaci neri a partire da
quegli anni. Questo tuttavia
ha avuto come risultato la
creazione di una classe borghese nera spesso alleata nei
suoi interessi con la borghesia bianca e di conseguenza
l’estendersi del fossato all’interno della comunità nera
tra una élite e i poveri i cui
interessi non erano mai tutelati. Jackson non ha cercato
una maggiore rappresentanza di neri a qualunque costo,
ma ha convogliato tendenze
diverse aH’interno della comunità nera e non, attraverso le sue prese di posizione
internazionali (ad esempio il
rifiuto dell’ anticomunismo,
la condanna del governo di
Marcos, la denuncia delle situazioni di vita dei Palestinesi in Israele e nei territori occupati, la solidarietà espressa con il regime sandinista in
Nicaragua) e la sua attenzione verso le persone marginali rispetto alla economia del
paese (nuovi poveri).
Jackson ha raccolto così i
Il motto di
Martin Luther King —
« Ho un sogno » —
sul volto teso di una
ragazza -afro-americana.
consensi di latini, asiatici, indiani, con la sua campagna
si è rivolto alla base dei diversi movimenti neri e li ha
raccolti almeno per questo
scopo elettorale (persino il
movimento dei Musulmani
Neri ha rotto il tradizionale
astensionismo).
Caleremo
il sipario?
Ma ora che il treno della
libertà pare sia stato perso e
non ovviamente per la mancata nomination di Jackson
che nessuno sembrava aspettarsi, cosa può succedere?
Forse anche noi ci interesseremo dei neri solamente per
la break-dance, il jazz o gli
spirituals (dipende dal livello e dal tipo di giornale) e
caleremo anche noi il sipario
su questo elettorato uscito
sconfitto dall’elezione del
candidato che promette cose mai viste. C’è tuttavia
qualcosa che può e deve continuare nel movimento nero
per la libertà.
Lo illustra bene James Cone quando si riferisce all’appello di Jackson a costituire
una coalizione che includa
tutti gli svantaggiati in America e nel mondo. Se perciò
ingenuamente noi ci siamo
fermati aH’appello a iscriversi nelle liste elettorali, come
programma per il movimento nero americano, Cone e
Harding sono li per farci vedere come vi sia in esso la
coscienza della necessità di
considerare il processo elettorale come un livello minimo della lotta. Per andare oltre è necessario cambiare radicalmente l’analisi di ciò
che significa libertà per i neri e dei metodi per conquistarla. In questa prospettiva
riscriversi nelle liste elettorali non significa in fondo
prendere il treno della libertà che sta arrivando ma fare
un atto minimo di non-delega
del proprio futuro. Lo scopo
di un movimento per la libertà deve inoltre significare di
più che una condivisione o
parità nell’attuale sistema capitalistico americano; fare un
programma di lotta significa
di più che cercare di non morire per il razzismo o per i
mali del capitalismo; significa smettere di morire a motivo delle proprie illusioni.
Malcolm X e Martin L. King
non sono da accantonare o
da rinnegare come non sono
da venerare come i santi dei
tempi gloriosi del movimento. La loro eredità va portata
avanti arricchendola delle
visioni che essi non poteva
II pastore battista
Jesse Jackson.
Con lui, per la prima
volta nella storia
degli USA, un nero
è stato candidato
alla presidenza.
no avere. In questo senso la
proposta che emerge è quella
di un lavoro organizzativo
per la mobilitazione di una
coalizione che raccolga e colleghi le istanze di lotta dei
« poveri » non solo in America ma anche nel Terzo
Mondo, che abbia una attenzione alla discriminazione
sessista (questo è un discorso abbastanza nuovo per il
movimento nero), che non
abdichi a finanziamenti o ingerenze della borghesia bianca.
La coalizione dei poveri
Questa coalizione dovrebbe essere lo scopo del lavoro di un gruppo di lavoro
composto di persone rappresentative di tutta la comunità nera la cui iniziativa dovrebbe essere presa dalla
chiesa nera, l’unica organizzazione con un certo seguito che non ha dipendenze
economiche da gruppi bianchi. Pensando a questa coalizione in vista della costruzione di un ordine sociale
giusto, Cone mira a distruggere il settarismo delle varie
componenti del movimento,
ma anche a riscattare i frarnmenti di storia che il movimento si porta dietro. Così
ponendo l’accento sull’unità
nera, attraverso una affermazione del valore della storia
e della cultura nera, si sottolinea quale sia la forza ma
anche la reinterpretazione
possibile della tradizione nazionalista; ogni frammento
di storia (una storia marginale e oppressa e perciò tanto preziosa nelle sue varie
componenti) deve essere
sfruttato perché i neri diventino i protagonisti della costruzione di un nuovo ordine.
Forse possiamo leggere dietro queste proposte anche il
richiamo all’esigenza più vera e urgente di questi prossimi anni: un movimento che
lavori alla trasformazione
sociale senza troppo affidarsi al processo elettorale, ma
superandone le esigenze.
La chiesa nera è parte importante, quasi fondamentale di questo lavoro di mobili
tazione; la fede, il suo linguaggio, le predicazioni, le
scuole domenicali, sono secondo Harding il luogo dove
bisogna raccogliere la sfida
di Martin L. King espressa
nell’affermazione che bisogna trovare un modo di organizzare una mobilitazione
in vista di un radicale cambiamento nei valori della nostra vita e nelle strutture
della società che causa ingiustizia.
Si tratta di recuperare la
pericolosità di Martin L.
King, ciò che in fondo lo ha
portato a morire. Da queste
riflessioni, emerge come la
popolazione afro-americana
non sia solo l’elettorato rimasto a Mondale — il quale
secondo una espressione inqualificabile di un editoriale
di Repubblica si è, poveretto,
« ridotto a rappresentare negri, chicanos, portoricani, poveri e disoccupati », — ma
sia una forza in grado di potere e volere ancora costituire parte della cosiddetta « altra America » che ci fa sperare anche al di là della
rielezione di Reagan.
Erika Tomassone
^ Negli USA rinvio del certificato
elettorale non è automatico come da
noi; per votare Telettore deve manifestarne il desiderio e iscriversi alle liste.
2 Questo articolo prende spunto da
alcuni articoli: Cornel West: «Blach
politics will never be the same» Christianity and Crisis 44, N. 13 agosto ’84.
James H. Cone: «Toward the mor.
ning » Sojourners 13, N. 9 ottobre ’84.
Vincent Harding: «Struggle and
transformation; the challenge of Martin King » Sojourners 13, N. 9 ottobre
1984.
8
8 ecumenico
7 dicembre 1984
QUARTA SESSIONE DEL SINODO EVANGELICO SVIZZERO
Il punto suU'ecumenismo
Divisioni anche interne, ospitalità eucaristica, patto tra le chiese
per la pace e la giustizia sono stati i temi principali discussi
La quarta sessione del Sinodo
evangelico svizzero (SES), svoltasi a Olten da venerdì a domenica 18 novembre, aveva in
primo luogo l’obiettivo di verificare la posizione delle Chiese e
comunità evangeliche nel movimento ecumenico.
Dalla discussione, condotta nei
venti gruppi di lavoro sui diversi aspetti della questione ecumenica, sono emerse tre indicazioni
principali.
La prima riguarda la convinzione dei partecipanti secondo
cui il discorso sul movimento
ecumenico inizia proprio da noi
stessi e non si esaurisce semplicemente nella pretesa che le altre Chiese facciano i dovuti passi
verso di noi. Il cammino dell’ecumenismo può diventare concreto
quando ogni Chiesa si sforza di
chiarire quali sono il suo contributo e la sua funzione all’interno di tale movimento. Tutte le
Chiese devono quindi mettersi
in marcia.
A Olten si è constatato Che la
divisione fra i cristiani non tocca soltanto la Chiesa cattolica e
le Chiese riformate, ma è dolorosamente presente anche all’interno delle stesse denominazioni
evangeliche. Le esperienze derivanti da questa realtà sono chiaramente negative. I delegati hanno perciò auspicato un sensibile
ravvicinamento tra le Chiese e le
comunità protestanti attraverso
la preghiera in comune e la riflessione sul significato del termine « evangelico » in relazione
all’unità fra i cristiani, alTevangeUzzazione e alla missione, come pure alla lettura della Bibbia.
Ospitalità eucaristica
Un secondo punto messo in
evidenza dalla sessione di Olten
è stata l’insistenza sui passi da
compiere in vista di arrivare a
praticare l’ospitalità eucaristica
e a celebrare insieme la cena del
Signore. Questa profonda aspirazione dei partecipanti ha trovato
poi una realizzazione pratica nel
quadro del culto di chiusura che
si è svolto nella chiesa cattolica
cristiana della città ed è stato officiato da rappresentanti di diverse comunità cristiane. La parrocchia cattolica cristiana di Olten ha accolto con gioia fraterna
i membri del Sinodo evangelico
svizzero, celebrando con loro
l’eucaristia secondo la liturgia
preparata a Lima dalla Commissione « fede e costituzione » del
Consiglio ecumenico delle Chiese.
In terzo luogo si è fatta strada
l’idea di im patto tra le Chiese
in favore della pace, della giustizia — lotta contro la disoccupazione, la fame e la tortura, da
una parte, difesa dei diritti umani, dall’altra — e della salvaguardia dell’ambiente naturale.
Per facilitare la discussione nei
gruppi era stato distribuito in
precedenza a tutti i delegati un
memorandum sull’ ecumenismo.
Si trattava di un rapporto provvisorio e quindi non definitivo.
In base alle osservazioni e ai suggerimenti fomiti, questo documento verrà ora rielaborato dal
gruppo «ecumenismo» e sottoposto nuovamente all’assemblea generale del SES in una prossima
sessione.
Questi alcuni aspetti da approfondire; l’universalità della
Chiesa, il rapporto tra « unità »
e « diversità », gli obiettivi del
movimento ecumenico (comunione con i cristiani del mondo intero o comunione con tutta l’umanità?), le relazioni con le altre
religioni.
Momenti vivaci
Echi dai mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Sri Lanka: liberato
un membro dei CEC
line (circa 60 milioni di lire) e
la campagna di ricerca fondi va
ancora avanti.
La signora Annathaie Abayasekera, membro del Comitato Esecutivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che era stata arrestata assieme a suo marito
Jeffrey con una pretestuosa accusa di terrorismo, è stata liberata perché le accuse erano infondate.
Bibbie in
Unione Sovietica
Nuovo Testamento
in dialetto bernese
(EBP) — Una traduzione del
Nuovo Testamento nel dialetto
di Berna « Das Nòie Teschtament
barndiitsch » apparsa nel marzo
di quest’anno ha avuto un notevole successo di vendita tant’è
che le prime 10.000 copie sono
già state tutte esaurite e se n’è
dovuta fare una seconda edizione. L’iniziativa editoriale è stata
sostenuta grazie agli aiuti della
chiesa riformata bernese.
(EBP) —• La Società Biblica
Unita di Stoccarda sta sostenendo un notevole sforzo per
spedire 10.000 Bibbie in Unione
Sovietica alle congregazioni battiste di questo paese. Il permesso di importare Bibbie nelrURSS è stato accordato dalle
autorità di questo paese in luglio, l’ultima autorizzazione di
questo tipo risale al 1978 quando furono fatte entrare in Unione Sovietica 25.0(X} Bibbie.
mentre nuovi pastori saranno
inviati in zone urbane ad alta
concentrazione demografica. La
chiesa organizzerà un corso di
formazione per laureati (non
teologi) che desiderano diventare pastori. La chiesa farà anche
dei corsi di formazione teologica per quei laici che lavorano
come diaconi in uno dei vari
servizi della chiesa. La chiesa ha
anche istituito dei ministeri a
tempo parziale, per rispondere
alla domanda in questo senso
di teologhe o di coppie pastorali, ma i ministeri parziali non
saranno dei sovrappiù in quanto andranno in sostituzione di
tempi pieni pastorali.
La chiesa del cantone di Vaud
ha inoltre sollecitato le comunità a dedicare una domenica
all’anno alla riflessione sui ministeri nella chiesa.
Le chiese svizzere
e il Nicaragua
Cantone di Vaud:
ministeri nella chiesa
Battisti inglesi e
fame nei mondo
(EBP) — Una colletta speciale
dei battisti inglesi in favore delle
popolazioni che muoiono di fame in Africa, lanciata nel mese
di luglio, ha già dato dei risultati molto superiori alle più rosee previsioni. A tuttora sono
state raccolte circa 25.000 ster
(SPP) — La Chiesa evangelica riformata del cantone di
Vaud (Svizzera) sta iniziando
una nuova riflessione sulla situazione dei ministeri della chiesa. Il Sinodo riunitosi il 30-31
ottobre scorsi ha nominato una
nuova commissione sui ministeri che dovrà affrontare vari problemi. Questa commissione dovrà, entro il 1990, definire una
nuova strategia globale riguardante il servizio nella chiesa.
Nel frattempo il Sinodo ha stabilito alcune norme transitorie:
non saranno rimpiazzati i pastori in alcune comunità minori,
no alle sessioni i propri osservatori, come la Chiesa cattolica romana, la Chiesa cattolica cristiana, il Consiglio ecumenico e il
Centro ortodosso del Patriarcato
ecumenico. Dei 20 osservatori
presenti a Olten ben 8 erano stati inviati dalla Conferenza dei
vescovi svizzeri, segno questo di
come da parte cattolica si segua
molto da vicino i lavori del SES.
Oltre ai delegati e agli osservatori hanno assistito alla sessione
un’ottantina di partecipanti liberi il cui contributo è sempre molto apprezzato.
Nel 1985 sono previste due altre sessioni del SES: la prima a
Winterthur, dal 16 al 20 maggio,
che tratterà la tematica « Chiesa e società », la seconda in novembre a Neuchâtel. In quella
occasione si parlerà di come vivere la fede cristiana in un paese ricco come il nostro.
Otto Rauch
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Cultura protestante
I momenti vivaci della sessione sinodale sono stati molteplici: il « mercato delle proposte »,
nel corso del quale sono stati
esposti e illustrati i risultati del
lavoro nei gruppi; una festa ecumenica con la presenza di un
gruppo di evangelici coreani, in
Svizzera ce ne sono 400, e di alcuni ospiti provenienti daH’Africa centrale e dalla Nuova Caledonia; la notte liturgica itinerante tra il saibato e la domenica con
istanti di preghiera, di meditazione e di musica; l’orientamento e il dibattito sull’iniziativa popolare « Sì alla vita », dove è
stata sottolineata ancora una
volta la tremenda solitudine della donna quando deve affrontare
una maternità imposta e non desiderata. E’ sempre lei, e mai
l’uomo, a portare le conseguenze.
Del Sinodo evangelico svizzero,
che comprende 200 membri, fanno parte tutte le Chiese riformate cantonali, alcune Chiese libere, come l’Esercito della salvezza, e un certo numero di movimenti giovanili e opere diaconali.
Altre Chiese o istituzioni invia
Sempre più frequente è nella
stampa il ricorso, sui più svariati argomenti, a espressioni
come « onestà protestante » o
« rigidità calvinista ». Possiamo
forse interpretare questo fatto
come un più ampio riferimento
ad una « cultura protestante »
sempre più diffusa anche in Italia, magari con riferimento a
concetti un po’ passati di moda
in altre culture? Dovremmo comunque preoccuparci della cosa,
sia a livello personale che a
quello delle nostre amministrazioni, per conservare un patrimonio culturale che i nostri padri hanno lasciato per noi e per
il mondo in cui viviamo.
I due argomenti di cui la stampa si è largamente occupata e
che ci interessano a vario titolo
sono stati l’insegnamento religioso nelle scuole e gli accordi
economici tra stato e chiesa a
completamento del nuovo concordato.
Per il primo la situazione è
in qualche modo inquinata dal
fatto che le nuove disposizioni
hanno avuto l’approvazione del
Senato, ma non ancora quella
della Camera. Il che ha dato
luogo ad una certa confusione,
mettendo a confronto Presidi
che già accettano di discutere
l’attuazione delle nuove regole
e Presidi che restano attaccati
alla applicazione delle vecchie
(c’è perfino ancora chi insiste
sulla richiesta di esenzione in
bollo!). Il nostro giornale si è
già ampiamente occupato della
cosa e non c’è molto da aggiungere. Anche perché la stampa in
genere non ha prestato grande
interesse a questa vicenda un
po’ misteriosa.
Per il secondo, invece, l’interesse è stato molto più ampio e
vivo. Anche la stampa più strettamente economica non ha mancato di rilevare che, attraverso
la franchigia fiscale concessa ai
sussidi alla chiesa fino a due
milioni annui, e allo 0,8 di imposta da destinare, su richiesta,
alla stessa, lo stato finisce col
ridare a sue spese parte non indifferente di quanto aveva tolto
con l’abolizione delle congrue.
Fra l’altro non risulta chiaro,
allo stato dei fatti, se tali bene
fici sono riservati alla sola chiesa cattolica o a tutte le confessioni organizzate in Chiesa. E’
comunque un « vulnus » non indifferente inferto allo spirito
laico con cui il nuovo testo concordatario era stato formulato
e presentato.
Altro argomento di cui tutta
la stampa si è in vario modo occupata, che a noi interessa per
la valutazione da dare al futuro
deH’ecumenismo, è l’attività di
papa Wojtyla e del card. Ratzinger (vedi al riguardo l’intervista di costui a V. Messori su
Jesus), sempre più caratterizzata da un ritorno ad una chiesa
controriformista, che sta poco
a poco cancellando quanto di
nuovo avevano portato papa
Roncalli e il suo Concilio Vaticano II. Il ritorno alla messa in
latino, che non pare aver avuto
tuttavia grande accoglienza nelle varie Conferenze episcopali,
e soprattutto la esaltazione di
quel grande controriformista
che fu Carlo Borromeo hanno
dato la stura a vari commenti.
Da ricordare quello di G. Bocca su Repubblica che ha rievocato i fatti storici che a Carlo
Borromeo si riferiscono. Sembra giusto tuttavia sottolineare
che non tutto il mondo cattolico sembra seguire questa linea,
e che anzi l’antico monolitismo
cattolico si va sempre più differenziando al suo interno. Da vedere ad esempio l’ampio resoconto del Gallo ai sette incontri ecumenici, molto ampi negli
argomenti e nella loro presentazione, svoltisi a Genova con la
partecipazione dei past. Gino
Conte, Gustavo Bouchard e R.
Bertalot. E varrà anche la pena
di seguire le proposte e le realizzazioni della Settimana di Preghiera per l’Unità prevista nel
prossimo gennaio.
I preti sposati insistono, nelle loro riunioni, (ne è prevista
una per la quale viene proposta
la qualifica di «sinodo») nel chiedere un riconoscimento del loro
stato neH’ambito della chiesa
cattolica. Come la penseranno
al riguardo il card. Ratzinger e
il suo diretto superiore?
Niso De Michelis
(SPP) — «Sottolineiamo con
insistenza il diritto di ogni popolo alla sovranità sul suo territorio... Invitiamo i cristiani a
fare uno sforzo di informazione
per meglio comprendere le sofferenze e le gioie dei loro fratelli d’America Latina. Invitiamo
le comunità cristiane a cercare
i mezzi per testimoniare ai cristiani del Nicaragua una autentica solidarietà fatta di accoglienza e di dialogo critico. Invitiamo i cristiani a sostenere i
loro fratelli che negli USA fanno pressione sul loro governo
per impedire la destabilizzazione economica e politica del Nicaragua ».
Questi sono alcuni estratti di
un documento firmato tempo fa
da una cinquantina di cattolici
ed evangelici della Svizzera remanda, i quali sono responsabili di chiese o lavorano in vari
organismi ecclesiastici ed ecumenici.
Appelli urgenti
Nei mesi scorsi la CEvAA ha trasmesso alle chiese membro due appelli urgenti: uno a favore del Mozambico e l'altro a favore del Madagascar.
Nel Mozambico la siccità sta devastando le regioni meridionali e la gente muore di fame. La chiesa evangelica faceva appello per I Lnvio di medicinali per affiancare un piano del governo nel campo sanitario (vedi EcoLuce n. 6 del 10.2.84 e n. 8 del 24.
2.84).
A questo appello hanno risposto;
Chiesa Pomaretto L. 212.000; Chiesa
Milano 100.000; M. Pascal 100.000; N.
Gullotta 100.000; Di Toro 50.000; Tomassini 50.000; M. Beni 50.000; N. N.
50.000; L. Chiarella 50.000; S. Pasqui
50.000; N. N., Colleferro 30.000; R. Salerno 20.000; N. N.. Ravadera 10.000;
M. Marmicano 10.000; N. N., S. Germano 10.000; M. Jourdan 15.000. Per un
totale di L. 907.000.
L'appello per il Madagascar era per
aiutare le popolazioni delle regioni settentrionali dell'isola alla ricostruzione
dei danni causati da un terribile ciclone (vedi Eco-Luce n. 37 del 28.9.84).
Un centinaio di edifici della Chiesa
Evangelica (chiese, centri comunitari,
edifici di opere) avevano subito danni
al 70% per un ammontare di oltre cinque miliardi di lire. In una situazione
economica disastrata la chiesa evangelica faceva appello alla solidarietà
della comunità.
Hanno risposto: A. Fisini 250.000:
Chiesa Pomaretto 151.350; Cazzano Murialdo 50.000; C. Tomassini 50.000;
Chiesa Rocchenere 25.000; E. Palmieri
20.000; A. Kovacs 10.000. Per un totale
di L. 556.350.
Queste somme sono già state inviate direttamente alle chiese interessate
tramite la CEvAA. Le sottoscrizioni
rimangono ancora aperte fino alla fine
dell'anno.
R. C.
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©r.
9
7 dicembre 1984
cronaca deUeì^Ui ^
Un nuovo
giornale
AL CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ’ MONTANA VAL RELUCE
Sceneggiata democristiana
E' possibile un rilancio del nostro giornale? A rispondere a questo interrogativo ci hanno provato una trentina di corrispondenti in un riuscito convegno,
svoltosi di recente a Villar Perosa. Ovviamente, da bravi protestanti, nel convegno non è mancata una dose massiccia di autocritica; sul giornale apparirebbero troppi commenti e troppo poche notizie, molti articoli ■— si
è detto — sarebbero troppo lunghi e contorti. C’è anche chi si è
dichiarato a favore di un ritorno ad un « Eco delle Valli » tutto
locale, che potrebbe diventare un
inserto de « La Luce ». Ma su
questo non spetta alla redazione
decidere. E’ un problema più
vasto, che coinvolge il Sinodo.
La redazione, invece, può e deve
decidere su quali linee muoversi
per rendere il nostro giornale
meno bollettino parrocchiale e
più strumento di informazione e
di formazione.
Nel convegno, accanto ad un
esame realistico della situazione,
ed al di là di talune velleità come quella di chi vorrebbe fare
la concorrenza al locale e diocesano « Eco del Chisone » (per la
sua capillare diffusione può essere ormai paragonato, in zona, ad
un quotidiano) o di chi vorrebbe
fare solo un foglio di opinione
è emersa, e questo lo registriamo
volentieri, una volontà effettiva
di ripresa e di rilancio del nostro antico periodico. L'idea, per
quello che riguarda l’area delle
4 pagine dedicate alle Valli Vaidesi, è quella di raggiungere un
maggiore equilibrio tra notizie e
commenti e di riqualificare tutti
i nostri interventi. C’è però una
condizione da rispettare — ha
detto qualcuno — ed è quella di
inviare un numero maggiore di
informazioni su avvenimenti
successi o in programmazione,
di carattere civile o ecclesiastico.
Senza questa nuova, abbondante
quantità di notizie non si migliora la qualità. Per potenziare
lo scambio tra redazione e corrispondenti si è deciso, sempre
in questo convegno, di avere
ogni giovedì a Pinerolo, nei locali della nostra chiesa, tra le
17 e le 20, una seduta redazionale aperta in cui discutere la
programmazione, sollecitare interventi, avviare inchieste tentando, di settimana in settimana,
di "decifrare” il sociale in cui viviamo qui alle Valli e nel pinerolese.
A questi incontri aperti di redazione sono invitati fin d’ora
tutti coloro che ritengono possibile un salto di qualità (e di diffusione) del nostro settimanale
immettendo in questo progetto
anche le proprie energie. Osiamo
sperare che a questa piccola
scuola di giornalismo verranno
coloro che vogliono vedere rispecchiata un po’ meglio la realtà in cui viviamo. I lettori vogliono leggere su queste colonne
meno prediche di buone intenzioni, meno commenti personali
e più fatti, notizie e approfondimenti. Rispondere a questa giusta esigenza dipende da noi. Da
tiAtti coloro che intendono collaborare a costruire insieme il
giornale della nostra chiesa. Il
materiale non manca, il progetto
c’è già. Si tratta d’iniziare i lavori in modo nuovo. Vi aspettiamo!
Giuseppe Platone
Con l’approvazione del Conto
Consuntivo 1983 nell’Assemblea
del 27 novembre, l’U.S.S.L. 43
esce dalla critica situazione che
caratterizzò l’andamento finanziario della gestione sanitaria
negli anni precedenti. Il Ministero del Tesoro ha assicurato
anche la copertura delle spese
pregresse, anche di quelle ereditate dalle disciolte mutue.
Sull’assestamento del Bilancio
1984, che avviene di norma in
novembre, è stata provocata una
artificiosa discussione dal consigliere Bonansea di Bricherasio
circa la destinazione al fondo
ristrutturazione sede U.S.L. di
lire 180 milioni, derivante da
una maggiore entrata della Regione, che aveva lo scopo di conoscere le intenzioni del Comitato di gestione su ipotetici corposi finanziamenti per la nuova
sede.
La presidente ha dovuto ricordare che il Comune di Torre
Penice aveva messo a disposizione deirU.S.L. il palazzo di
sua proprietà, adiacente il Municipio in cui hanno già trovato
sistemazione, a pianterreno, Pro
Loco e telefono pubblico, ma
che richiede per il suo utilizzo
una ristrutturazione la cui spesa è calcolata in 400 milioni. Ciò
non impedisce alla Comunità
Montana di cogliere le occasioni che si presentino per valutare l’opportunità di acquisire a
nuova sede, con finanziamenti
« ad hoc », fabbricati disponi-.
bili.
L’Assemblea ha dato via libera al progetto di ricerca sulla salute dei contadini finanziato dalla Regione con 150 milioni di lire. Il piano attuativo procede per fasi. La prima prevede
incontri intercomunali e definizione di una prima mappa di rischio ; la seconda concerne la
individuazione delle aziende in
cui effettuare l’indagine ambientale e la redazione di un piano
di bonifica ambientale e infrastrutturale; la terza fase infine
consisterà nel predisporre un
progetto di educazione sanitaria.
Tra una discussione e l’altra
e le votazioni che sono seguite
la Presidente ha comunicato che
le ospiti del Padiglione Psicogeriatrico dell’Ospedale Valdese
sono finalmente nella nuova sede di Villa Olanda.
La Comunità Montana alle
TORRE PELLICE
Orario dei negozi
Quando l’anno sta per finire
ogni amministrazione è impegnata a mettere a punto le ultime spese. Si vanno quindi a rivedere i consuntivi dell’anno
precedente destinando le somme che in diversi settori non
hanno potuto essere impiegate
per coprire le spese urgenti che
si sono evidenziate nell’anno in
corso. E’ così che l’amministrazione di Torre Pellice ha devoluto oltre 82 milioni (residuo dell’83) ad una miriade di lavori
che attendevano un completamento.
Altro argomento, questo di interesse pratico per la popolazione, gli orari di apertura degli
esercizi commerciali. Secondo la
nuova normativa regionale, d’ora
innanzi il Comune non fisserà
più gli orari di apertura _ e di
chiusura ma i limiti entro i quali ciascun esercizio potrà ricavare il proprio orario. Questa
possibilità dà una certa elasticità; potrebbe anche significare
un orario continuato con apertura o chiusura anticipata. Si
potrebbe inoltre effettuare l'apertura domenicale rientrando
Torre Pellice nella fascia delle
zone montano-turistiche. Naturalmente c’è da augurarsi che vi
sia una certa coordinazione per
ciascun settore; l’argomento verrà quindi ancora discusso dalle
categorie interessate, esistendo
ora la possibilità di sperimentare e di apportare modifiche.
Il consiglio ha poi recepito la
normativa relativa al contratto
di lavoro per il personale degli
Enti Locali e ha determinato
nuove qualifiche alTinterno del
personale sia tecnico che amministrativo con adeguamenti degli stipendi. A. L.
22.30 ha proseguito i lavori. Nulla lasciava prevedere la « sceneggiata » seguita all’annuncio,
plateale e imprevedibile, del voto di astensione della minoranza da parte del neo capogruppo DC Claudio Bonansea (sostituisce ufficialmente Celeste Martina) sulla deliberazione di «Adozione delle varianti n. 1 al
Piano Regolatore Intercomunale avanzate dai Comuni di Luserna S. Giovanni e Bricherasio ». Tale dichiarazione ha stupito persino gli stessi consiglieri di minoranza Maurino e Crosto. Non meno meravigliati sono apparsi gli architetti-urbanisti presenti in quanto invitati a
illustrare le varianti apportate
al piano. Non si potevano comprendere le ragioni della sorprendente posizione assunta con
la dichiarazione di voto dalla
minoranza che contraddiceva
palesemente i deliberati dei comuni di Luserna e Bricherasio
che avevano approvato le varianti. Né felice è stata la giustificazione trovata dal Bonansea
che si è trincerato dietro la ’cattiva’ legge regionale n, 56/77 che
detta norme in materia.
Saggia la proposta di sospendere il Consiglio. Questo fatto
ha almeno permesso un’immediata e concitata consultazione
fra gli stessi consiglieri di minoranza da una parte e di maggioranza dall’altra seguita da incontri dei capigruppo.
Per sbloccare T«impasse» la
maggioranza ha proposto il rinvio "dell’argomento al prossimo
Consiglio. Come effetto si è avuta subito la ritrattazione della
dichiarazione di astensione da
parte del consigliere Bonansea
che ha proposto di votare la variante. I consiglieri Crosto e
Maurino nell’interesse del Comune di Luserna S. Giovanni
hanno espresso la volontà di approvare la deliberazione presentata dalla Giunta per avere operante nel loro Comune il Piano
Regolatore. L’epilogo si è avuto con il voto unanime del Consiglio. ^
A. K.
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10 cronaca delle Valli
7 dicembre 1984
UN LIBRO DELLA CLAUDIANA
Val Pragelato
La vai Pragelato, o alta vai
Chisone, con la sua storia, le
sue tradizioni e il suo folclore,
è l’argomento del libro di Mauro Perrot e Remigio Bermond,
edito dalla Claudiana. E’ il frutto di una lunga ricerca, come
dimostra anche la ricca bibliografìa, ed è corredato da un interessante materiale fotografico,
non sufficiente però alla pubblicazione di un terzo volume « Come vivevano », con le stesse caratteristiche dei primi due riguardanti la vai Penice e le valli Chisone e Germanasca.
Gli autori, entrambi originari
dell’alta vai Chisone, avevano
già scritto alcuni libri di carattere storico e folcloristico (Perrot) e sui problemi della montagna (Bermond).
Il libro « La vai Pragelato »,
che è il risultato dell’unione delle loro competenze, è stato presentato sabato 1 dicembre a Pinerolo, nei locali della Pro Loco, dal prof. Gianfranco Antonelli e da Gustavo Buratti (Tavo Burat) di Biella, alla presenza degli autori e del direttore
della Claudiana, Papini. Erano
inoltre presenti il sindaco di Pinerolo, l’assessore alla pubblica
istn^ione e alcuni rappresentanti della « Pro Pinerolo ».
Il prof. Antonelli, presentando la parte storica dell’opera
curata da M. Perrot, ha sottolineato il suo valore come risultato di una ricerca su documenti autentici, ma specialmente
perché non considera la vai Pragelato né come « il centro del
mondo, né ai confini del medesimo », come spesso gli autori
di storiografia minuta sono portati a fare. Ampio spazio è dedicato ai Valdesi della valle nel
periodo della Riforma, mentre
la storia degli ultimi due secoli,
che conosciamo meglio, è trattata più brevemente.
Tavo Burat ha invece presentato la seconda parte del libro,
di R. Bermond, che raccoglie un
gran numero di elementi della
tradizione e del folclore locale,
e si è soffermato soprattutto ad
elogiare la notevole quantità di
espressioni tipiche o rituali, ri
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valutando il patrimonio linguistico di questa comunità. Tutto ciò
è stato possibile all’autore, grazie alla sua capacità di calarsi
all’interno di questa comunità
e alla sua conoscenza della lingua locale.
Infine Papini ha spiegato come l’interesse della casa editrice Claudiana per questo genere
di libri debba essere considerato un piccolo servizio reso alle
popolazioni alpine, per fronteggiare la crisi dello spopolamento e per rendere possibile il recupero delle tradizioni, che si
stanno perdendo.
A questo intervento è seguito
un dibattito, durante il quale gli
autori hanno potuto rispondere
alle domande del pubblico, che
si è dimostrato molto interessato agli argomenti di questo nuovo libro.
Elisa Campaci
Mauro Perrot e Remigio Bermond, «Val Pragelato» (storia
tradizioni folclore), pp. 360, con
28 illustrazioni a colori e 150 in
bianco e nero. Claudiana editrice, L. 28.000.
PROGRAMMI
RADIO BECKWITH
FM 91,200
Giovedì 13 dicembre; ore 11: Progr.
ecologico: 12.30: « E mi chantu » (Folk
nel mondo): 16: Nero su bianco (invito
alla lettura): 18.30: Al di là del bene
e del male: 19: Teleocchio (informazione spettacoli).
Venerdì 14 dicembre: ore 11: Teleocchio (R): 16: «Alle valli» (rassegna
di stampa locale): 19: Programma ecologico (R)
Sabato 15 dicembre: ore 10.30: « L'oppio dei popoli »: 11: « Bla-bla-bla »
(Quattro chiacchiere con...) (R): 18.30:
«In copertina» (Novità in libreria).
Domenica 16 dicembre: ore 10.30:
Culto evangelico: 11: Classica: 12.05:
« Fra le righe » (rassegna stampa):
18.30: Meditazione biblica.
Lunedì 17 dicembre: ore 11: «Alle
valli » (R): 18.30: « L’oppio dei popoli »: 19.30: « Fra le righe » (R).
Martedì 18 dicembre: ore 11: Nero
su bianco (R): 18.30: Bla-bla-bla (R).
Mercoledì 19 dicembre: ore 11: «In
copertina » (R): 19: Culto evangelico.
Rubriche fisse giornaliere: ore 11.30:
« Classica mix »: 12: « Il carnet di
Mr. Beckwith », notizie, appuntamenti:
12.30: « Remember » musica anni '50'60: 17.30: « Beethoven and Co. •; 18:
Il carnet di Mr. Beckwith: 20.30: « Classica mix » (R): 21.30: « All the jazz ».
CRONACA
GIUDIZIARIA
Gentile Direttore,
come evangelici e come cittadini siamo stati sfavorevolmente colpiti dall'incriminazione del capo delle Guardie
di Torre Pellice. Ci pare per lo meno
strano il fatto che il Comune non si
sia costituito parte civile e desidereremmo saperne di più. Come mai il
vostro giornale non ha dedicato neppure una riga ad un argomento che a
nostro parere è di fondamentale incidenza nella vita del paese?
Saluti.
Italo Pons, Piervaldo Rostan,
Paolo Cerrato, Mauro Monnet,
Maria Donatella Ciesch, W.
Rocca, Erica Scroppo, Richard
Newbury, Torre Pellice
La costituzione di parte civile ai
sensi delle vigenti leggi può essere
fatta alVapertura del processo, che ancora non e avvenuto. Per quanto ci
riguarda non siamo intervenuti nella
vicenda non avendo le necessarie informazioni per una serena valutazione
dei fatti che sono alVesame della magistratura. Sono solo questi i fatti che
turbano i cittadini di Torre? (g-g.)
AMNESTY - DISTR. SCOLAST. 43
Celebrazioni per l’Anniversario
della Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo
TORRE PELLICE
Salone comunale
Viale della Rimembranza
Giovedì 13 dicembre 1984 - ore 17
Relatore: Roberto Eynard, psicopedagogista e direttore didattico.
Tema: La scuola e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Interverrà: Massimo Novarino,
membro del Coordinamento nazionale scuola A.l.
Tema: L'impegno di Amnesty per
la scuola.
Segnalazione
TORRE PELLICE — Il Gruppo « D »
(per la prevenzione delle tossicodipendenze) invita chiunque sia interessato, ad intervenire venerdì 7 dicembre
alle 20.45, presso la sala della Pro
Loco di Torre Pellice (g.c ), per la riorganizzazione del gruppo stesso e la ripresa delle attività.
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dicembre 1984
cronaca delleValli 11
INTERVISTA A FABIO LEVI
4
#
Lidea del buon padre
Si è svolto, organizzato dalla Società di Studi Valdesi, un dibattito per la pubblicazione del libro sulla storia della famiglia Mazzonis. Abbiamo intervistato l'autore di un volume che farà discutere.
Fabio Levi è l’autore di un libro sulla storia di una grande industria familiare, molto conosciuta nelle nostre valli, la Mazzonis. Passando in rassegna i documenti d’archivio, si è delineato un quadro sociale che non riguarda solo la gestione economica di un’azienda, ma i rapporti
aU'esterno, con gli enti locali, le
comunità valdese e cattolica, il
contesto torinese della nascente
borghesia, le connessioni con una
antica nobiltà. Al centro, fuoco
irradiatore, rimane però il potere Mazzonis, molto alto perché
produttore di posti di lavoro e
di possibilità di scambi economici e commerciali...
— Perché hai scelto di indagare proprio questa famiglia?
— E’ stato un caso, sapevo che
c’era questo archivio Mazzonis
all'archivio di stato, sono capitato lì nel momento in cui avevano deciso di metterlo in ordine e, seguendo il lavoro di riordino, ho deciso di studiarlo. È un
caso anche il taglio del lavoro.
Pensavo ci fosse più materiale,
per es. sui rapporti con gli operai, invece c’era poco e l’ho utilizzato nel capitolo sugli scioperi.
Quel che invece è venuto fuori è
la storia della famiglia e l’azienda con sullo sfondo il contesto
sociale in cui erano inserite.
— Il titolo mi sembra significativo, cosa vuol dire in pratica?
— L’immagine del buon padre
c Fimmagine che caratterizza il
comportamento, la vita dei padroni di questa azienda sia rispetto alla propria famiglia che
aH'azienda, sia nei rapporti con
le maestranze e, in genere, con
la valle. In particolare, nella valle l’idea del buon padre si lega
strettamente alla struttura familiare che costituisce il tessuto
connettivo sul quale i Mazzonis
puntavano per controllare la situazione. E’ un’idea perché fino
agli anni 30, a Ettore, era un principio attivo che consentiva di governare la situazione. Per Giovanni è slegata dalla realtà, non
tanto della vai Pellice, quanto
torinese ed italiana. Altri sono i
criteri a cui rifarsi per governare una azienda anche se bisogna stare attenti perché ad es..
Vailetta, alla FIAT, si rifaceva
a principi simili, usati nei confronti della città, degli operai...
Per i Mazzonis erano così interiorizzati da essere presenti nei
rapporti familiari stessi.
— Sembra di respirare il destino inevitabile della dinastia...
— Sì, infatti un altro dei problemi di questa vicenda è il rapporto fra i destini degli individui e la loro libertà individuale...
E’ il peso del passato, che sta addosso e che impedisce di prendere iniziative. Lo stesso Giovanni
certamente ha commesso degli
errori, forse in parte spiegabili
in relazione alla sua storia.
— Quale rapporto c’era col
mondo valdese? Diverse volte fai
dei piccoli flash...
— E’ una 'delle cose che non
ho capito bene, per cui ho accennato a delle ipotesi, non è un
caso che ne parli poco, perché è
una cosa tutta da indagare. La
sensazione è di una famiglia, un
potere che cerca di utilizzare tutte le occasioni e gli strumenti di
coesione sociale che già esistono.
La chiesa valdese è una grande
occasione di unità e di stabilità
nei rapporti con la gente in vai
Pellice per cui i Mazzonis fanno
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valdese e il mondo cattolico, fra
l’altro collocati in due zone un
po’ diverse della valle, il mondo
valdese più verso l’alta valle,
quello cattolico verso il basso. I
Mazzonis non si sbilanciano mai,
tendono ad avere rapporti buoni
con tutti, a partire dal fatto che
controllano le risorse fondamentali della valle. Sarebbe interessante capire sul versante valdese
quale era l’atteggiamento verso
Mazzonis. Secondo me c’è sia il
rispetto per il potere costituito,
sia una affinità per certi aspetti,
ad es., il rifiuto di ostentare la
ricchezza.
Ci sono affinità anche con la
mentalità contadina, la sobrietà,
il mantenere la parola, la famiglia come riferimento base... C’è
da un lato questo riferimento
alla mentalità contadina e dall’altro la presenza di un’azienda
con posti specializzati, di grande
responsabilità come alla Stamperia, forse anche in questo, c’è,
se vuoi, un riferimento al lavoro
come ricchezza e qualità alta.
C’erano un sacco di valdesi che
andavano a lavorare lì, a Torre
Pellice ho visto dal censimento
che erano metà e metà. Magari i
valdesi non erano tanto d’accordo
ohe le donne andassero in fabbrica, probabilmente ce n’erano
di meno perché gran parte erano a Luserna.
— Un’altra cosa da indagare
mi senibra essere questo senso
di inevitabilità che tu hai colto
in tutte le lotte e negli atteggiamenti verso i Mazzonis, il fatto
che contro di loro ci fosse poco
da fare...
— I motivi sona tanti. Il potere dei Mazzonis era diventato
qualcosa di naturale, che fa parte del quadro, legato al fatto che
c’è e non si può cambiare. I M?'
zonis c’erano sempre stati a memoria di uomo, 100 anni sono
tanti, non pochi; poi il riferimento alla famiglia, se vuoi, accentua il carattere di naturalità, poi,
c’è anche un altro aspetto, soprattutto alla fine, cioè la paura
del cambiamento che fa sì che
duri sempre, ci si aggrappa, si
tende a non vedere che le cose
sono caduche.
— Mi sembra poi che anche il
rapporto col contesto torinese,
con gli altri imprenditori sia stato sempre un po’ difficile... per
es. questa idea del far da sé in
contrasto con esigenze di coordinamento...
— Sì, forse fino all’inizio del
’900 i Mazzonis sono stati come
tanti altri, anzi fra i più attivi,
poi succedono una serie di cose
che li isolano progressivamente,
sia al di fuori che nella cerchia
familiare. Per es., la inabilitazione
di Ermanno Leumann e la morte
di Ernesto. L’inabilitazione segna
un fallimento nella ricerca di un
contatto con il pubblico, col
mondo torinese, con la politica.
Poi seguono le rotture in famiglia. Ciò significa anche l’incapacità di aprirsi aU’esterno anche con investimenti in altri settori produttivi.
Man mano che passa il tempo
incide sempre di più il fatto di
essere industriali che hanno le
loro basi nelle valli, in ambienti
contadini, arretrati... i metodi
sono quelli di Pralafera a Torre
e di Pont. Torino sta andando
invece in tutt’altra direzione, la
città si trasforma, il settore tessile perde di importanza e si sviluppa la monocultura meccanica, la FIAT. Gli industriali tessili, specie nel secondo dopoguerra, quelli che non sono stati in
grado di rilanciarsi, sono spinti
ai margini. Altri elementi ancora: l’occupazione delle fabbriche,
il fatto che i Mazzonis sono i primi a subirla e reagiscono secondo i vecchi metodi isolandosi così
dal mondo industriale, anche perché, secondo me, sapevano di poter vincere. Ragionando come padroni della vai Pellice sapevano
che avrebbero vinto.
— Qual è il personaggio che ti
è stato più simpatico?
_ Ma, il mio atteggiamento è
stato di stacco nel senso che ho
avuto difficoltà ad identificarmi
con chi aveva il ruolo di industriale, nello stesso tempo un sentirmi in qualche modo coinvolto
in una mentalità non cosi lontana dalla mentalità in cui sono
vissuto, con cui ho avuto a che
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fare. Sono nato e vissuto a Torino, ciò mi consente di percepire tale mentalità come tipica non solo degli industriali,
ma di un retroterra più ampio... Io poi tengo sempre
per quelli che perdono, forse,
tendenzialmente... ma, non Paolo
il fondatore, né Ettore, l’amministratore del patrimonio acquisito, senza grandi visioni, quello
che perde invece è Giovanni, òhe
alla fine constata il disastro.
Bruna Peyrot
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Il fratello Enrico, 'la sorella Ilda, il
cognato Alberto e il nipote Elio del
compianto
Alberto Clot
ringraziano sentitamente coloro che
hanno proso parte al loro dolore. Un
ringraziamento iparticolare ai vicini di
casa, al medico curante, ed al pastore
C. Pasguet.
Luserna San Giovanni, 26 nov. 1984
RINGRAZIAMENTO
a Amatevi gli uni gli altri »
(Giov. 13: 34)
I familiari di
Davide Eynard
di anni 82
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con la loro presenza e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al
past. Severino Zotta.
Torre Pellice, 1 dicembre 1984
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Emma Tourn wed. Saiwagiot
ringraziano tutte le genti'li persone che
con la presenza, scritti, fiori, hanno
partecipato al loro lutto.
In modo particolare ringraziano il
dott. Scarognina, la sig.ra Emma Melli-Andreon e il pastore Bellion.
Luserna S. Giovanni, 3 dicembre 1984
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Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
e»
12
12 uomo e società
La parola a chi disdice
■ ■■
E difficile che i lettori di un
giornale, quando disdicono l’atabonamento, abbiano anche voglia di spiegare il perché. Tanto
più apprezzata, perciò, dalla nostra redazione, è stata la risposta-ai questionario che avevamo diffuso fra coloro che non
avevano rinnovato l’abbonamento all’Eco-Luce nel 1983 e nel
1984. Dei circa 500 questionari
distribuiti, quasi un centinaio è
ritornato indietro, spesso con dei
commenti in aggiunta alle risposte: quindi innanzitutto, grazie a quanti ci hanno scritto,
anche perché alcune osservazioni sono probabilmente condivise da altri che, pur rinnovando
fedelmente l’abbonamento, gradirebbero che il giornale rispondesse di più alle aspettative
personali.
Le risposte sono equamente
divise fra maschi e femmine,
mentre per quanto riguarda l’età, quasi la metà delle risposte
viene da coloro che hanno oltre
50 anni (e un buon numero da
ultrasessantenni). Fra questi il
15% non è più in grado di leggere la Luce per via della vista
e dei caratteri di stampa troppo
piccoli. Un fatto di cui forse si
potrebbe tener conto, stampando il giornale, almeno in parte,
con caratteri più grandi e di conseguenza con articoli più brevi,
cosa anche questa probabilmente gradita a molti lettori tuttora
abbonati.
Poche sono invece le persone
che non rinnovano per via del
costo e quanti lo affermano
spesso aggiungono che il prezzo è alto non in assoluto ma per
loro (come alcimi pensionati).
Un 3% circa aveva ricevuto il
giornale in omaggio e non lo ha
rinnovare personalmente l’abbonamento.
La risposta più frequente (oltre il 44% ) è dunque stata « per
ragioni diverse non riesco più a
leggerlo»; e queste ragioni, oltre a quelle di salute o di età,
sono in genere il ritardo o l’arrivo molto irregolare, il fatto di
trovare più comodo comprarlo
e alcune volte di leggere la copia di un’altra persona.
Pochi dissensi totali
Piuttosto limitato il numero
di risposte che dice chiaramente di non essere d’accordo con
il giornale in parte o su tutto.
Solo 6 persone su 94 dicono
chiaro e tondo: non mi interessa: '7 non sono d’accordo che
sul giornale delle chiese si parli
anche di politica e ci sono complessivamente 15 critiche o alla
linea del giornale sul cattolicesimo, o a quella politica o a
quella sociale ed etica (alcune
persone hanno fatto più di una
critica). Una considerazione interessante che probabilmente
documenta la notevole trasformazione fra le generazioni, anche a distanza di pochi anni: le
critiche alla linea politica provengono quasi tutte da chi ha
meno di 30 anni.
Dal punto di vista confessionale, le critiche non vengono
dai cattolici, che pure costituiscono circa il 10% delle risposte, ma da valdesi (4,4%), metodisti (2,2%), battisti (1,1%) e
soprattutto altre confessioni
(4,4%): quest’ultimo gruppo di
lettori costituisce quasi il 18%
delle risposte, rispetto al 55%
delle risposte di valdesi e al 7,7
— —00-- VAV/IXC X CU vaxU'
trovato interessante al punto da per cento di metodisti.
Ma, più ' dei numeri, può essere interessante sentire qualche
commento. Un uomo, valdese,
di 45 anni, dice che La Luce
«parla solo delle Valli e di Torre Penice »; una donna metodista di 78 anni protesta per l’eccesso di propaganda e ’’réclame” di dubbio gusto; una donna
valdese di 44 anni, in riferimento alle meditazioni bibliche dice
che ’’essendo troppo lunghe e
difficili, di esse mi rimane ben
poco”.
La richiesta di un giornale che
possa esser letto facilmente
’’anche da chi non ha studiato”
è indubbiamente tra le più serie.
C’è anche chi vede il giornale
troppo rintanato ’’nel ventre
della balena”: ”La Luce — scrive un settantatreenne valdese —
è come Giona, che invece di predicare contro le malvagità nel
mondo, tace (dorme) o fa solo
dei discorsetti che interessano
i piemontesi”! E un quarantatreenne scrive che il giornale
’’assomiglia sempre più ad uno
scadente bollettino parrocchiale
cattolico”. Le critiche di unilateralità riguardano soprattutto
il tema della pace o ”il continuo
citare teologi tedeschi come
Solle, Gollwitzer o altri” che, secondo una lettrice luterana ’’non
sono i soli rappresentanti delle
chiese tedesche”.
Ancora un dato statistico: circa il 13% di quelli che hanno
risposto ritengono che ’’nel giornale ci sia poca riflessione biblica e spirituale”. Infine vai la
pena di segnalare che qualche
lettore, dopo aver ricevuto il
questionario, ha deciso di riabbonarsi e qualcun altro ha ringraziato per la possibilità di esprimere le sue osservazioni.
Marco Rostan
...ed ora a chi sostiene!
Per sostenere un giornale il primo
impegno riguarda fa diffusione. Agli
abbonamenti disdetti — di cui si parla in questa pagina — è necessario
sostituirne di nuovi. E’ un ricambio
che avviene ogni anno; ma perché il
saldo non sia passivo occorre l'impegno delle chiese — nel far conoscere
il giornale a nuovi membri, simpatizzanti, famiglie ai margini — e dei singoli — per esempio con abbonamenti
« dono di Natale » a parenti e amici.
Il secondo impegno riguarda l'importo dell’abbonamento. Tutti sanno che
il prezzo dell'Eco-Luce è un prezzo politico. Il costo reale supera le 35.000
lire. Chi può integri perciò l'abbonamento con un dono, piccolo o grande, sempre importante.E ohi può offra al giornale l'aiuto pieno di un abbonamento
sostenitore. Ai sostenitori invieremo
in omaggio — come l’anno scorso —
due stampe della serie « i templi delle
Valli valdesi » di Marco Rostan: Villasecca (riprodotto qui accanto) e Torre
Pollice Coppieri.
Riportiamo qui di seguito l’ultima lista di doni dell’84 e... aspettiamo quelli dell'85 con riconoscenzai
«mSi’i'
7 dicembre 1984
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1985
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SOSTENITORI
Villar Pellice: Garnier Gioele — Riminl: Van Raaj Giovanni — Campo di
Giove: Santoleri Gianfranco.
DONI DI L. 10.000
Francia: Gaydou Humbert — Torre
Pellice: Eynard Franca.
DONI DI L. 3.000
Genova: Zotta Piero — Malori: Torino Pasquale — Orsara di Puglia: Cibelli Adelina.
DONI DI L. 1.000
Chivasso: Luongo Tommaso — Colleferro: Veneziano Elisabetta.
ALTRI DONI
Inghilterra: Burston C. E. L. 20.000
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I prigionieri
del mese
AMNESTY Universo
poetico
(segue da pag. 6)
Sul Notiziario mensile di Amnesty International sono riportati, ogni mese, i casi di tre prigionieri per motivi di opinione. Il
significato della definizione « prigioniero per motivi di opinione »
è chiaramente illustrato dall’art.
2 dello Statuto di Amnesty International, secondo cui « il fine
di A.I. è di adoperarsi perché
in tutto il mondo sia rispettata
la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo, a) impegnandosi, indipendentemente da considerazioni politiche, per il rilascio e l'assistenza delle persone
che... siano state incarcerate e altrimenti sottoposte a restrizioni delle libertà personali a causa
del loro credo politico, religioso, per altri motivi di coscienza,
oppure a causa della loro origine
etnica, sesso, colore o lingua, a
condizione che non abbiano usato violenza o non ne abbiano
promosso l’uso (queste persone
saranno chiamate qui di seguito
’’prigionieri per motivi di opinione”)... ».
Posta questa premessa, presentiamo qui i casi dei tre prigionieri proposti dal Notiziario
di A.I. del mese di settembre
per un appello ai rispettivi governi, perché vengano liberati.
Wachiira Kamoji - KENIA
Professore di geografìa al Kenyatta University College, Nairobi, 39 anni. Fu arrestato, sebbene non fosse politicamente attivo, nel giugno 1982, contemporaneamente ad altri 5 docenti
universitari in un periodo di
particolare tensione politica in
Kenia. Il governo motivò la sua
detenzione in base all’Atto per il
Mantenimento dell’ordine pubblico, ma l’accusa non aveva alcun fondamento. Non è stato mai
processato.
Si prega di inviare lettere cortesi chiedendo il suo rilascio a:
His Excellency the Hon. Daniel
arap Moi
President of the Republic of
Kenya
P.O. BOX 30510
Nairobi - KENIA - AFRICA
Popadyuk Zoryan - URSS
Ucraino, era studente all’Università di Lyov quando fu arrestato nel 1973. lùi accusato di appartenenza ad un’organizzazione per la promozione di un referendum sull’appartenenza dell’Ucraina all’Unione Sovietica.
Fu condannato a 7 anni di prigionia e 5 di esilio interno « per
agitazione e propaganda antisovietica ». Si ammalò di tubercolosi e di gravi depressioni.
Durante il periodo di esilio interno fu arrestato di nuovo e
condannato ad altri 15 anni tra
prigionia ed esilio interno. Sebbene ammalato, si trova in una
colonia di lavoro a regime duro
nella regione di Perm.
Si prega di scrivere lettere
cortesi, chiedendo il suo rilascio
a:
The Procurator of Perm región
Ul. Lunacharskego 60
61400 RSFR - URSS
Beltran Crispin - FILIPPINE
Dirigente sindacale, segretario
generale del Movimento Primo
Maggio (KMU) fu arrestato nell’agosto 1982 con altri sindacalisti dello stesso Movimento e
della Confederazione sindacale
indipendente (P.M.C.). Crispin
Beltran fu accusato di « incitamento alla sedizione e alla ribellione e di cospirazione ».
Il processo è proseguito con
molti rinvii e non ha ancora avuto termine.
Si prega di inviare lettere cortesi chiedendo il suo rilascio a:
President Ferdinand E. Marcos
Malacanang Palace
Metro Manila - Filippine.
stata ottenuta al v. 16 dove l’ebraico « mi hai posto nella polvere della morte » è stato tradotto con « mi hai portato a un
passo dalla morte » (« tomba »
sarebbe anche stato possibile, e
così « fossa ») e al v. 18 dove
« posso contare tutte le mie ossa » è diventato « sono ridotto a
pelle e ossa ». Un altro esempio
di esplicitazione di un senso che
doveva essere immediato per il
lettore antico si ha al v. 4, dove
traducendo letteralmente si legge : « Eppure tu, il Santo, siedi
(fra le) lodi d’Israele ». L’espressione si riferisce alla presenza
del Signore in mezzo al suo popolo e in particolare al culto di
lode che gli viene rivolto, evidentemente al Tempio, il luogo
da lui scelto per manifestarvi la
sua presenza e in cui il popolo
si riuniva per le solennità. Durante il culto è come se Dio sedesse in trono in mezzo ai popolo che lo acclama. Di qui la
nostra proposta ad equivalenze
dinamiche : « Eppure tu, il Santo, abiti fra noi, in mezzo a Israele, popolo che ti loda ».
Ancora un esempio: al v. 13
si traduce solitamente « ...mi accerchiano potenti tori di Basan ». Basan è una regione della
Transgiordania allora famosa
per i suoi allevamenti di bovini.
Evidentemente in questo contesto non si Intende fornire un’indicazione geografica o zootecnica (sarebbe pedante!), ma alludere ai più maestosi bovini conosciuti, un po’ come per noi dire « vetro di Murano » significa
alludere a nrezioso cristallo.
Proprio per non distogliere il
lettore dall’intenzione del paragone, abbiamo tralasciato « Basan » nella nostra versione ed
abbiamo parlato di « enormi bufali ».
Le soluzioni proposte sono il
risultato dello sforzo comune di
essere fedeli al senso del testo
originale e di comunicarlo effettivamente al lettore di oggi. Del
risultato giudicheranno i lettori.
Daniele Garrone
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
rribunale di Pinerolo N. 175.
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