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T
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 8
Una copia Lire 40
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Eco: L. 2.000 per l’interno
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TORRE PELLICE. 19 Febbraio 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Chiamati a libe^rtà lunga ed universale la lotta
per la libertà religiosa e civile
Un meissaggio del Moderatore E. Rostan, in occasione del XVII Febbraio
Fratelli e Sorelle Valdesi,
vi scrivo in un breve periodo di
pausa dalla costa occidentale degli
Stati Uniti, precisamente dalla città
(li Portland nello Stato delFOregon.
1 ra poche (sre sarò impegnato in
ima conferenza sulla « Chiesa Valdese e il Concilio Vaticano »; eppure
tento di jireparare un breve messagluo per voi in occasione della celeht izione del 17 Febbraio.
V questo proposito mi tornano in
i; etile con ima certa insistenza le
|- -ole deU’apostolo Paolo: a FraIcili, coi siete stati chiamati a liberI ; n. Se togliessimo queste parole
( el loro contesto potremmo inter¡retarle in diversi modi e, quasi
I immite, il loro contenuto origi: de 'Comparirebbe sullo sfondo delI misire aspirazioni o delle nostre
! o l■|)l■l•npazioni umane. Nel loro con
o m\( le, esse significano qualI a (li [ireciso e di perennemente
l( incile se le situazioni sono
I (111 tempo in cui l’apostolo
i ■ lo polemizzava con i cristiani
II ( disia o, più precisamente,
( !,!i coloro i quali « sovvertivano VE
niielo di Cristo y> con una predica/ ine non aderente al messaggio
apostolico della salvezza « mediante
la !ira~ia di Cristo ».
Qui l’apostolo parla innanzi tutto
delia libertà cristiana in opposizione ad uno stato di servitù di fronte
(il iirecelti ed alla legge del giu
1 l'ino. Non possiamo ora adden( i lici in quella polemica; tuttavia il
iicbiamo dell’apostolo è valido an( : ' jier noi e per la nostra genera/ ne: (( Cristo ci ha affrancati per( (■ ' fossimo liberi »; con la sua ve1, ile con la sua opera redentrice
f II! ci ba tratti fuori da una condi/ ■.((■ (Il -.ervitù e di dipendenza dalI.' nostra povera giustizia umana, e
ci ba c( chiamati a libertà » in vista
di nn servizio reso a Dio ed agli uoiiiini, nella riconoscenza, nell’amore e nella fede. Non potremo mai
dimenticare ciò che Gesù Cristo ha
falto per noi. Non dovremmo mai
formulare pretese e diritti dinanzi a
Lui, perchè nessun diritto umano,
nessuna ubbidienza, nessuna osservanza (li jirecetti, nessun nome di
famiglia, nessuna appartenenza ad
una denominazione ecclesiastica potranno mai sostituire il dono della
grazia e la grazia della Sua chiamata
ad esser « figliuoli di Dio » nella libertà. davanti agli uomini e in mezzo airli uomini del nostro tempo.
Tuttavia non posso non riferirmi
anche alla data del 17 Febbraio rileggendo le parole dell’apostolo:
(( Fratelli, siete stati chiamati a libertà ».
Quella (lata segna la fine di un
lungo periodo di persecuzioni e di
intolleranza verso la Chiesa Valdese.
Anche in questo senso si può dire
che Dio ci ha « chiamati a libertà »
concedendo alla nostra Chiesa tempi di maggior respiro e di più ampia e libera testimonianza all’Evangelo di Cristo. Non bisogna pertanto
dimenticare quella data; essa ha un
significato preciso nella storia del
Protestantesimo e, in particolare,
della nostra Chiesa.
La commemorazione di una data,
però, può diventare un po’ alla volta una cosa sterile e morta; dobbiamo pertanto avvertire il pericolo e
reagire con una viva consapevolezza
della nostra missione oggi, nel tempo particolare in cui Dio ci chiama
a vivere e ad operare. La libertà del
la Chiesa, come del resto la sua unità, non è fine a se stessa, ma è in vista dell’ubbidienza a D o e del servizio. Vale per la Chiesa, come per
i singoli credenti, ramraonimento
apostolico: « Voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della
libertà un’occasione alla carne, ma
per mezzo dell’amore sprvite gli uni
agli altri ».
A questo riguardo potremmo fornnilare alcune domande per noi vaidesi e per la nostra Chiesa, per
esempio queste: « In qual misura la
nostra Chiesa è libera e disponibile
per un fedele servizio nella comunità ecclesiastica ed in quella civile
s’intende per un servizio che sia i
riflesso della nostra fede e del no
stro amore cristiano? In questi ann
di maggior libertà e persino di dia
logo ecumenico la nostra Chiesa, va
le a dire tolti noi, ha essa una voce
abbastanza chiara e ferma per prò
clamare che « Cristo ci ha affralì
cati perchè fossimo liberi » e pe
confessare il nome e la verità di Cri
sto di fronte alla ancor massiccia
autorità della Chiesa Cattolica Ro
malia o di fronte alle ideologie tota
litarie del nostro tempo? E se Dio
ci ha « chiamati a libertà », in optai
misura ;|uesta « libertà cristiana »
è essa condizionata o minacciata dai
nostri egoismi individuali o familiari, dalle comodità o dalle scelte della nostra esistenza, dalle nostre prese di posizione in campo politico o
sociale? ».
Le domande potrebbero moltiplicarsi con riferimento ai problemi
ecclesiologici e sociali che la nostra
Chiesa intende affrontare. Dobbiamo essere grati a Dio anche della
« emancipazione » che Egli ha concesso al nostro popolo ed accettare
quel dono come una continua opportunità di servire il Signore ed i
fratelli, nella libertà della fede,
« pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda
ragione della speranza che è in voi,
ma con dolcezza e rispetto, avendo
una buona coscienza ».
I tempi cambiano e nuove responsabilità s’affacciano all’orizzonte. I
Valdesi di oggi sono chiamati a vivere in circostanze diverse da quel
le dei n i Ir; del 1848 o dei secoli
precedenti. Ogni generazione che
sorge deve assolvere il proprio compito e inserirsi nella trama delle vicende umane di cui Dio soltanto conosce veramente il senso ed il contenuto.
L’essenziale è che rimaniamo fedeli alla chiainata ricevuta per la
grazia di Gesù Cristo. L’essenziale
è che non ci prendiamo troppo sul
serio, come se i destini della cristianità dipendessero da noi, e che uinilinente sappiamo ascoltare la Sua voce e quella degli uomini in vista di
un servizio libero, generoso, véramente donato a Colui che si è dato
a noi per primo, con totale sacrificio (li sè. f/essenziale è che ci muoviamo non sulle sabbie mobili delle
¡larole e delle ideologie umane,
« sballotta’i e portati qua e là da
ogni vento di dottrina », ma che riiiiitniamo sul terreno solido della
Parola di Dio capace di riformare
del contili IO la (ihiesa, anche la nostra (ihiesa Valdese.
Dio ci guardi dal vivere soltanto
))in nel passato o di investigare troppo un avvenire che appartiene a Lui
solo. Ci conceda Egli di gustare ogni
giorno il dono della Sua grazia:
una grazia che fortifica e che non
verrà mai iiieno, jieri'hè Egli è fedele.
Georges Richard Molard scriveva
tempo addietro queste parole nel
settinianaìe ’"Réforme”: « Que Dieu
nous épa'-gne la sévérité des censeurs, Bible sous le bras, pour nous
im iter à un joyeux voyage, la Parole an coeur. Peut-être pourrions
nous tous ainsi mesurer la chance
qu 11 nous offre aujourd’hui. Celle
d’être protestants et de savoir pourquoi ».
(( Si(‘te stati chiamati a libertà »:
nessuno di noi pensi di essere al centro dell’attenzione del mondo e nessuno si isoli tra i ferri vecchi. Ognuno di noi, ogni nostra parrocchia si
renda conto della vocazione ricevuta. Essere testimone di Gesù Cristo
è una gran cosa ed è cosa necessaria.
Dio ci aiuti ad esserlo oggi, lasciando a Lui il compito di guidare la
Sua Chiesa nei sentieri che Egli conosce e nei quali ci aiuterà pure a
camminare. Ermanno Rostan
E’ diffìcile, quest’anno, celebrando l'anniversario del 17 febbraio 1848 e considerando lo stato attuale del problema della libertà
religiosa, no i ripensare alla macchia nera
sul Concilio Vaticano li: la discussione su
questo problema, e il modo con cui è stata
praticamente, almeno per questa sessione, autoritariamente soffocata. Certo ricorderete
che ne trattammo ampiamente, lo scorso ottobre, sulle nostre colonne. Oltre al rinvio
della votazione — imposto da una minoranza a cui i' pontefice ha comunque dato
il proprio ippcggio — altri elementi negativi avevamo notato, pur sospendendo il giudizio definitivo fino all’avvenuta (speriamo)
formulazione c promulgazione del decreto
conciliare relrtivo : a) anzitutto, una quasi
totale carenza di argomentazione biblica, sia
nel rapporto sia negli interventi; secondo
quanto le fonti ci hanno dato di conoscere,
i (f padri )) conciliari non hanno presentato
alcuna caratteristica motivazione cristiana
deH’esigenza uella libertà religiosa, nè hanno
parlato, come sarebbe più giusto, di ’libertà
di coscienza’ : e c’è una ragione, poiché data
la coiigiuntun ’spirituale’ si accetta il diritto di una religiosità, anche non cristiana,
ma moralmente si continua a rifiutare il diritto all’irreligiosità; b) un certo tatticismo;
si ha cioè Eiinpressione che, salvo isolate e
belle eccezioni, questo problema sia stato imposto airattenzione della Chiesa romana dalla situazione, non è sorto in lei spontaneamente da una tensione di maggiore fedeltà;
si sente che la gerarchia cattolica è ’pastoralmente’ preoccupata per la situazione dei
suoi fedeli in paesi che hanno una diversa
religione di Slato, non di rado intollerante,
o che sono retti da regimi dichiaratamente
antireligiosi; sicché se qualche voce ha richiesto la separazione delia Chiesa dallo Stato, v’è pure stato chi ha richiesto la « separazione fra Stato e ateismo »; insomma, la
libertà che una parte considerevole della gerarchia romana richiede è una libertà per sè,
prima che per gli altri.
E scrivevamo, in ottobre : « E' sempre con
sconcertato stupore che constatiamo come il
cattolicesimo sia costituzionalmente incapace
di confessare le proprie colpe ecclesiastiche,
dogmatiche e pratiche. Un paio di fugaci accenni a intolleranze passate; anche qui, ’aggiornamento’ non ravvedimento. Non vedremo monumenti espiatori in Colombia, sui
luoghi ove e\angelici furono assassinati e distrutti i loro luoghi di culto; non udremo
applicare alla circostanziata situazione dei
protestanti sjiagnoli e portoghesi le dichiarazioni generiche contro ogni discriminazione ».
Il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, riunito per la sua annua
sessione a Enugu (Nigeria) a metà gennaio,
ha e.spresso sostanzialmente la medesima valutazione, con un senso di delusione che comprendiamo st teniamo presenti le speranze
(a nostro avviso mal riposte e fondate sentimentalmente più che dottrinalmente) che
animano nei confronti del cattolicesimo romano parecclii settori e numerose personalità del mondo ecumenico.
Il segretario del Dipartimento ’Fede e Costituzione’, pasl. Lukas Vdscher, uno degli
osservatori lei C.E.C. al Vaticano II, in merito kIIo schema sulla libertà religiosa ha
dichiarato ^ra Taltro, nel suo rapporto : a II
primo paragratn di questo schema cerca (...)
di dare la prova della continuità storica.
Avanza la pretesa che la Chiesa cattolica romana resta, nel campo della libertà religiosa, in completa continuità con il passato »;
il che. come si può ben immaginare, ci
riempie di speranza e di fiducia.
Il problema della libertà religiosa è stato
vigorosament*. imposto all’attenzione dei
membri dell assemblea di Enugu da Sir Kenneth Grubh. presidente della Commissione
delle Chiese pei gli affari internazionali (la
CCAI è un dipartimento del C.E.C.); egli
ha sottolinealo che l’atteso e annunciato statuto, che doMcbbe permettere alle chiese minoritarie e non-romane una maggiore libertà
religiosa in Spagna, non è stato adottato dal
governo di Madrid, sicché « l’alleviamento
delle penose condizioni che gravano sulla vita
dei protestami spagnoli si rileva per ora
temporanea, come temevano alcuni fra noi ».
Sir K. Grubb ha citato un testo ufficialmente approvalo da’ vescovo di Barcellona, che
sollecita una pura e semplice « risurrezione
della santa Inquisizione ». « Saremo costretti
a considerare oggi la santa inquisizione come contribu f a un dialogo ecumenico autentico? ».
Il pasl. Vi.sser ‘l Hoofl, segretario generale
del C.E.C.. ha dichiarato in seduta plenaria,
a questo riguardo : « La menzione della Spagna nel rapporto di Sir Kenneth Grubb è
salutare. La situazione, là, è infatti seria. E’
tragico che il governo spagnolo non abbia
ancora adottilo una legge che accordi diritti
elementari ¿die chiese non-romane. Occorre
tuttavia consideiare un altro aspetto delia situazione. Secando informazioni sicure, infatti, la maggioranza dei vescovi cattolico-romani
spagnoli sono ora in favore di una legislazione che applichi i principi della libertà
religiosa contenuti nell’ultimo progetto di
schema sulla libertà religiosa. Questo fatto
incoraggiante è degno d’attenzione... ».
In 2.a pagina presentiamo in modo più
ampio la situazione spagnola, alla quale è
fatto qui riferimento. Vivendo in un paese
libero (purtroppo le virgolette sono necessarie, a segnare le riserve che conosciamo e
che nessuna retorica deve indebolire) e quali
membri di ciiACse che hanno uno statuto giuridico di jjt cm libertà, ricordando le « patenti di grazia » del 17 febbraio 1848 che
segnano la prima e modesta lappa del processo del nostro affrancamento giuridico e
civile, non possiamo dimenticare i fratelli di
un paese che vive sotto la dittatura civile e
che nella loro qualità di protestanti, giuridicamente, quctPi non esistono, non essendo in
alcun modo riconosciuti.
Ma non nella sola Spagna o Colombia la
libertà di coscienza è conculcata.
Spesso il problema è complicato da tensioni politiche, etniche, razziali; e accenniamo
soltanto alla guerra santa araba contro Israele; airìntpll.ifanza religiosa nel Sudan, non
solo con l’espulsione di centinaia di missionari, ma soprattutto con l’oppressione del
sud ’pagano’ e negro da parte del nord semita e musulmano; accenniamo alle tensioni,
nellTndìa, fra indù e cristiani, fra indù e
SEGUE
IN TERZA PAGINA
PREPARIAMOCI AL CONGRESSO EVANGELICO > 3
Di fronte allo Stato itolìano
Il documento che qui riassumiamo
è intitolato « il problema dei rapporti
Chiesa-Stato ed è stato preparate da
due magistrati evangelici, il dottor Al0 Ribet della Chiesa Valdese ed il
dottor Franco Beochino, della Chiesa
Metodista, i quali, sono anche due
■alci impegnati nella vita della loro
Chiesa: esso non è quindi soltanto il
lavoro di due « specialisti », ma il contiibuto di due credenti.
Il documento fa parte del primo
gruppo di studi dedicato alla nostra
vocazione in Italia e segue le altre
quattro relazioni, riguardanti la situazione religiosa italiana e la situazione sociale. Questo documento quindi non ramina il problema dei rapporti fra lo stato e la chiesa a sè, ma
inserito nel più vasto quadro della voca-zione della Chiesa nella società in
cui vive. Questo pensiero è espresso e
chiarito nella premessa con cui il documento si apre e che trascriviamo
quasi interamente.
« Portare la nostra attenzione sui
rapporti fra la Chiesa e lo Stato — o-,
se vogliamo essere più concreti, fra le
nostre Chiese e lo Stato italiano — significa avere riguardo ad un aspetto
particolare dei più generali rapporti
fra la Chiesa e la realtà sociale in cui
essa è posta a testimoniare deil’Evangelo.
« La prospettiva, l’attenzione, lo studio e l’azione delle Chiese evangeliche
in Italia nel settore dei rapporti con
lo Stato sono stati sin qui prevalentemente, se non esclusivamente, condiz’onati da una preoccupazione: la rivendicazione e l’applicazione dei dirit
ti di libertà religiosa, per i singoli credenti e per le Chiese ed i movimenri
ininoritari.
« Coniiizioni storiche, ambiente politico e si'oaàoni giuridiche ben prejìse giustificano tae impostazione: occorreva prima d’ogni altra cosa aver
la concreta possibilità di predicare
l’Evangelo liberamente.
« Ma per quanto tale aspetto ron
da neppur oggi trascurato e per quanto sia indisiiensabile che tutto ciò che
ha attinenza alla libertà religiosa nell’ordinamento dello Stato sia oggetto
di continua ed attenta vigilanza, la
prospettiva deve essere ampliata, ove
alla Chiesa ed ai credenti si riconosca
la funzione di sale della terra, di lievito che ha da far lievitare la pasta.
« In tale prospettiva i rapporti Chiesa-Stato ci interessano non di per sè.
ma nel quadro della nostra presenza
nella società italiana.
« Orbene, è indubbio che della organizzazione sociale lo Stato è l’espressione più visibile e concreta, raspetto
immediatamente percepibile e dal
quale non si può prescindere. Per il
solo fatto che la Chiesa è inserita e
SI muove in una determinata realtà
sociale, le nostre organizzazioni ed istituzioni ecclesiastttiche — strumento
per la predicazione della Parola di Dio
— non possono non venire a contatto
con lo Stato esistente nel luogo e nel
tempo dove esse operano e nei confronti di tale concreto ordinamento
giuridico statuale assumere atteggiamenti, instaurare determinati rap
porti ».
LA TENTAZIONE
DEL CONCORDATO
Il documento prosegue con una pr;
ma parte dedicata all’esame dei rapporti fra le nostre Chiese evangeliche
e Tordinamento italiano.
Questa prima parte si apre con un
sintetico excursus storico che ricorda
il vario atteggiarsi del problema delle minoranze religiose in Italia di
fronte alle leggi dello Stato partendo
dallo Statuto albertino del 1848 e
giungendo fino all’entrata in vigore
della Costituzione della Repubblica
nel 1948.S1 esamina quindi la problematica aperta dalle nuove norme costituzionali e si sottolinea il contrasto
fi fondo esistente nella legge fondamentale del nostro Stato, la quale, accanto ai noti articoli che stabiliscono
un trattamento paritario delle varie
confessioni religiose, attraverso il non
men noto articolo 7, mantiene in vita
■; Patti Lateranensi che concedono alla Chiesa Cattolica una posizione di
supremazia e di privilegio: questi patti inoltre definiscono espressamente
lo stato italiano come uno stato confessionale (nel concordato infatti si
afferma che la religione dello stato è
quella cattolica apostolica romana; il
che significa che lo stato italiano professa una «sua» religione). Il documento ricorda come questo contrasto
di fondo si sia risolto a danno delle
minoranze subito dopo l’entrata in vigore della Costituzione, mentre in
tempi a noi più vicini la situazione
della libertà religiosa è assai miglio
SEGUE
IN TERZA PAGINA
2
pag. 2
]N. 8
19 febbraio 1965
Emanuele Sbaffi
Neita Spagna catioHca e franchista
Visse le speranze e la sete delVecumenismo^ amò il suo popolo
La libertà è per domani
ha
All’età di 82 anni il pastore Emanuele Sbaffi la sera del 5 febbraio era
richiamato dal Signore. Lo circondava
la sua famiglia, la Chiesa Metodista
pensava a lui in preghiera e le comunità evangeliche romane erano unite
spiritualmente intorno al ricordo della
sua persona e della sua opera. Domenica 7 febbraio nel tempio metodista
di via XX Settembre a Roma, ci siamo
raccolti nella meditazione della Parola
della vita numerosi, attenti, nel ricordo, nella gratitudine, nella speranza. TI
Pastore Pier Paolo Grassi ha annunziato la certezza della fede cristiana,
il Vice Presidente del Comitato Permanente della Chiesa Metodista d’Italia Dott. Teofìlo Santi, ha tracciato le
linee dell’opera del defunto, il pastore
Carlo Gay ha portato il saluto del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia e della Tavola Valdese
e il Prof. Valdo Vinay ha ricordato
la figura del docente e dell’animatore,
che diede sè stesso alla causa dell’evangelismo italiano.
Non si può parlare del pastore
Emanuele Sbaffi senza pensare che
egli ha partecipato al tramonto ed ai
sorgere di varie generazioni evangeliche italiane. Non è offesa dire di lui
che non è stato solo, ma è stata una
delle voci di un coraggioso coro di
credenti. Egli udiva ancora gli echi
della predicazione del Guicciardini,
del Ferretti, del Paolo Geymonat e del
Rev. Enrico Piggott, partecipava alle
speranze della faticosa e non avverata
nascita della Chiesa Evangelica Italiana, e la sua voce man mano si univa
a quella di Ernesto Giampiccoli, dei
prof.ri Emilio e Ernesto Comba, a
quella dei Prof.ri Edoardo e Alfredo
Taglialatela, a quella di Carlo Maria
Ferreri, a quella di Giovanni Miegge.
Lo abbiamo visto partecipare ai
Campi delle Unioni Cristiane dei Giovani di Forni di Sotto, di Villar PelUce, lo abbiamo visto dirigere con sapienza e vigore le Assemblee Metodiste, prendere parte ai nostri Sinodi
Valdesi, infaticabile. Lo abbiamo conosciuto come contemporaneo che era
giunto prima di noi, ma che era con
noi e non era mai invecchiato. Non è
mai stato un vecchio. La sua fede è
stata sempre fervida, ardente, attenta
ai segni, la sua attività sempre piena
e attuale. Portava il peso, i dolori e le
delusioni delle prime generazioni evangeliche italiane, ma ne portava altresì
Tentusiasmo e la speranza. Abbiamo
avvertito in lui qualcosa della statura
•di uomini, che vivono le loro visioni
di fede, anche se non si compiono, si
nutrono delle promesse di Dio, anche
se il compimento resta all’orizzonte.
Di lui, come dei tanti credenti dei quali abbiamo ricordato il nome, si poteva dire : « In fede morirono tutti costoro, senz’avere ricevute le cose promesse, ma avendole vedute e salutate
da lontano » (Ebrei XI: 13).
Non è nostro costume esaltare le
virtù umane, perchè sappiamo che
ogni uomo porta nella sua vita anche
i segni della grande lotta con l’Avversario, ma in tutta sobrietà e ben
sapendo che ogni uomo vive di sola
grazia davanti al Signore, possiamo
ricordare alcuni tratti della sua figura.
Visse la speranza e la sete dell’ecumenismo. Si sentiva allo stretto nelle
nostre denominazioni; veniva da una
generazione che chiamava « missioni » le amministrazioni, ad indicare la differenza fra le organizzazioni e
la chiesa, il popolo dei credenti. Egli
era leale verso la sua chiesa, ma portava sempre la speranza che le visibili frontiere fra le nostre denominazioni sarebbero cadute, infrante dalla
passione di una testimonianza comune, dall’ardore di un comune servizio
reso al nostro solo Signore. In questo
la sua figura si erge nella nostra storia
accanto ai pastori Ugo Janni e Guglielmo Del Pesco. Più sensibile agli elementi che uniscono, più diffidente verso quelli che dividono, sentiva l’unione più che come riflessione teologica,
come uno slancio di amore e di servizio, ma quando all’unionismo ed al
pancristianesimo successe l’ecumenismo, lo seguì con rinnovata gioia. Lo
ricordiamo nel 1948 ad Amsterdam,
alla Prima Assemblea Ecumenica :
con quanta attenzione e eon quale zelo
seguiva i lavori, le decisioni, i dibattiti, le frementi ansie e speranze di
quella straordinaria assemblea, che ha
posto nelle nostre chiese dei segni, che
non saranno mai più cancellati!
Emanuele Sbaffi amò il suo popolo!
Non nell’esaltazione fatua del nazionalismo, ma nella certezza che l’Evangelo può liberare la nostra gente da
superstizioni secolari e restituirlo al
culto in ispirito e verità. Egli condivideva con la prima generazione evangelica del Risorgimento la convinzione
che è potenza di « riscatto » fermento
atto a trasformare la nazione. Per questo avrebbe voluto che la nostra gente
non trovasse, nel suo travaglio, anche
le separazioni evangeliche ostiche a
chi non ne conosce la motivazione storica e dogmatica, ma trovasse delle comunità animate dal solo Vangeio e
da quello illuminate, riscaldate, redente, quasi primavera di un mondo, che
dovrà riprendere il suo vigore al soffio
dello Spirito Santo.
Infine il «Presidente», come lo chiamavano non solo i Metodisti, ebbe
viva la preoccupazione del sano insegnamento evangelico. Vissuto in un
tempo, nel quale imperversavano in
conflitto implacabile il fondamentalismo e il liberalesimo, le sintesi più discutibili e gli estremi più radicali.
Emanuele Sbaffi seppe gustare il sapore della libera ed ispiratrice parola
della Bibbia; la Bibbia e il suo messaggio dovevano ispirare gli Evangelici nella loro fede e nella loro lotta
per la Verità di Cristo.
Fermo nella sua fede fino all’ultimo
il pastore E. Sbaffi è passato, lasciandoci oltre che il ricordo di una non
comune fermezza e di una serenità
evangeliche, ben tre figli pastori in attività nelle nostre chiese. Non lo sentiremo come un uomo, che ha finito,
perchè la promessa di Dio rimane, ma
come un viandante assetato dell’attesa
della città, « che ha i veri fondamenti
e il cui architetto e costruttore è Dio ».
Egli, che sentì sempre troppo anguste
le nostre case ecclesiastiche, non perse mai la certezza che il Regno di Dio
sta venendo.
C. G.
L’IlIustré Piotestant. mensile lionese,
pubblicato nei suoi ultimi due numeri, un
interessante reportage di uno dei suoi redattori, Yves Chabas, sulla situazione del protestantesimo spagnolo, una situazione sempre precaria e ai limiti della legalità, anche
Sfc in questo momento, nel complesso, pare
che i pubblici funzionari interpretino con
i na certa liberalità le prescrizioni restrittive.
Giuridicamente, l’unico appiglio, e tenue,
pei gli a-cattolic- è il famoso articolo del
Fuero de los Españoles (costituzione del
1945); « La professione e la pratica della re1 gione cattolica, che è quella dello Stato, godono della protezione ufficiale. Nessuno sarà
molestato per le sue credenze religiose nè
per l’esercizio privato del suo culto. Cerimonie e manifestazioni esteriori diverse da quelle della religione cattolica non saranno tollerate ». Ribadiva questa situazione un articolo del Concordato che nel 1953 il Vaticano firmò con il regime franchista : « La
iiligione cattolica, apostolica e romana continua ad essere l’unica religione della nazione spagnola »
Quindi, nella migliore ipotesi è riconosciuto soltan o l’esercizio privato del culto.
Non si sono contati i rifiuti dell’autorizzazione di aprire tempii e cappelle (che comunque non devono risultare tali all’esterno, nè
portare cartelli indicatori), gli arresti e le
multe per la distribuzione di letteratura evangelica, i blocchi aU'importazione di S. Scritture, la chiusura del Seminario teologico di
Madrid, le difficoltà che i neo-protestanti
incontrano per la celebrazione del loro matrimonio. L’applicazione restrittiva delle di
rettive summenzionate non è affatto cessata;
tuttavia si può notare, negli ultimi tempi,
parallelamente a un maggiore interesse di
una parte .lei clero e della gerarchia cattolici iberica per l’ecumenismo, e per i prob.emi della libertà religiosa, una certa liberalizzazione : che si manifesta in un modo
latino che conosciamo e comprendiamo bene!
li.fatti, pur non essendo mutato assolutamente nulla nelle leggi, parecchie autorità, ad
ogni livello, paiono meno rigorose nell’applicarle; cosi jl esempio, il seminario teologico chiuso a Madrid è stato riaperto, più o
meno clandestinamente, a Barcellona; qua e
là sono aperte, da mesi, cappelle e sale di
c-aito per cui non si è ancora avuta l’autoriazazione; appaiono opere teologiche protestanti in spagnolo e cosi via. Si che i protestanti
spagnoli possono parlare di « libertà clandestina ». E -la un lato sorridono quando fratelli dall’estero chiedono notizie della situazione persecutoria in cui essi paiono vivere;
mentre daU’altu. affermano, con una fermezzi e coerenza che sono d’esempio, che ciò che
essi desiderano e chiedono non è una piccola
libertà su misura delle minoranze religiose,
mr la liberta, semplicemente, per tutti gli
spagnoli.
Questa è la ragione per cui parecchi evangelici spagnoli sono sempre stati assai riservati nei confronti del progetto di statuto giuridico che '1 governo aveva formulato, e di
cui abbiamo già altre volte parlato. Questo
jjrogetto di legge su « La condizione giuridica delle cinfessioni non-cattoliche in Spagna e dei loro membri », sembrava imporsi
in quanto, finora, nessuna chiesa o organiz
Tornano alla
i “ Comitati
ribalta
Livici
Città del f aticano. — L’ultima udienza
accordata dal Papa ai Comitati civici, con
alla testa il piof. M. Luigi Gedda, risale al
26 ottobre 1957. Fu Pio XII, che nel 1948
incoraggiò la fondazione di questa organizzazione a carattere strettamente cattolico e anticomunista, ad accordare questa udienza. Il
prof. Gedda ^ra un amico personale di Papa
Pacelli ed era l’unico laico ad essere ricevuto,
di frequente, dal Papa.
Giovanni XXIII non ricevette mai il prof.
Gedda; anzi, gli tolse la presidenza dell’Azione Cattolica, la quale, durante il pontificato
di Papa Giovanni, andò assumendo un altro
ruolo, mentre la funzione dei Comitati civici andò sempre più diminuendo fino a perdere ogni mordente nella vita politica italiana e aH’interno del movimento cattolico e
della stessa Democrazie cristiana.
Paolo VI, ricevendo sabato 30 gennaio i
Comitati Civici e lo stesso prof. Gedda, ha
voluto, da una parte, ammonire i dirigenti
de a superare divisioni e personalismi, e, dall’altra, rilanciare una forza di riserva, pron
ta, aU’occorrenza, a intervenire come strumento di pressione sui cattolici e di alternativa alla D.C. Non va dimenticato che, nel
1952, esistevano, sul piano organizzativo,
22.000 Comitati civici con 700.000 iscritti.
Fu questa forza a far cadere il Gabinetto De
Gasperi e mons. Montini, allora pro-segretario di Stato, disapprovò i metodi dei Comitati Civici. Oggi ha cambiato idea? Il rilancio dei Comitati Civici, sia pure con una
impronta piu religiosa che politica, dice poco.
Staremo a vedere.
(da un comunicato di « Religioni oggi »)
La nostra stampa
vi interessa 7
SOSTENETELA
DIFFONDETELA
CACCIA e PESCA
Tatticismo
nei due campi?
Ultimameme il Kommunist. organo ufficiale del Partito comunista dell’URSS, invitava i suoi membri a rivedere il proprio atteggiamento ver.so la religione e la chiesa.
Il redattore deirarticolo, Mchedlov, parla di
« profondi mutamenti » all interno della
Chiesa, di cui la critica marxista deve tener
conto. « Saremmo imprevidenti (cosa incompatibile con il marxismo) — scrive — se
ignorassimo ciuesti mutamenti e non prendessimo in cr nsiderazione la seria crisi della
dottrina religiosa con cui la Chiesa cerca di
rinnovarsi, c i tentativi con cui essa si sforza di uscire dall’epoca delle ‘crociate’ e della
‘caccia alle stieghe’ m.
Parlando del libro « La base scientifica
delLateismo >•. edito l’anno scorso dall’Istituto pedagogico di Jaroslav, il Mchedlov
constata fra ^’altro: «Alcuni autori, per pigrizia, persistono nel criticare abitudini del
loro avversario ideologico, che questi ha ormai abbandonate ». Così, a suo avviso, « l’idca che le rdazioni fra il Vaticano e ambienti dirige'ói degli Stati Uniti e della Repubblica federale tedesca avrebbero il puro e
semplice scodo dì favorire l’esecuzione di ordini dati da una piccola cricca d’industriali »
è « prova di un modo di pensare davvero primitivo ».
Lo scopo degli studi marxisti dev’essere
« un’analisi obiettiva della realtà ». « Il clero, se non vuole, alla lunga, perdere il controllo sul popolo della Chiesa, dovrà trovare
nuove soluzioni e nuove possibilità di dialogo con il mondo, e sarà obbligato a fare
concessioni alh esigenze del nostro tempo e
a rivedere i propri valori ». Esempi caratteristici di questo sforzo: l’opera di Giovanni XXIII, « Latteggiamento realistico della
gerarchia cattolico-romana in ciò che concerne guerra c pace » e la coscienza che una
coesistenza fra i diversi sistemi sociali e politici è necessaria. Esistono tuttavia nella
Chiesa romana gruppi che si oppongono radicalmente a questa evoluzione. Paolo VI
terrebbe la « via media ».
L’autore dell’articolo ricorda ai teorici
marxisti che riforme in seno alla Chiesa corrispondono a un processo che Lenin definiva
’purificazionc e che egli considerava una
’Chiesa purificata’ « tanto più pericolosa ».
« La dialettica del rinnovamento nella Chiesa consiste iicl fatto che, da un lato, rivela
(attraverso ’a necessità di una riforma) la
debolezza deila Chiesa, ma che, d’altro lato,
dà tuttavia alle Chiesa un mezzo per estendere la propria influenza ».
La Chiesa., la religione sono contro-rivoluzionarie? « Di futlo, la religione non ha nulla a che vedere con la formazione di una
coscienza rivolu/jonaria. La storia prova, con
esempi numerosi, che tale formazione è al
contrario indebolita e intralciata dalla religione. Ma vi sci li pure esempi, nella storia,
che mostrano ebe una folla nutrita unicamente di un regime religioso esprime i suoi
interessi fondamentali in una forma religiosa » : com’è ogg' in una serie di giovani nazioni, nelle quali certi movimenti popolari,
nonostante la loro apparenza religiosa sono
profondamente progressisti.
« Perciò l’assenza deirelemento rivoluzionario nell’ideologia religiosa e in particolare
noli’« aggiornamento n non fornisce argomenti contro una stretta collaborazione fra
comunisti c ciedenti nella lotta per il progresso c rumanità ». « Nella situazione attuale, un gran numero dì ragioni politiche
e sociali moltiplicano le possibilità (di una
tale collaborazione), soprattutto il nuovo
orientamento dei preti, resosi necessario. La
pratica, nell’Unione sovietica c in altri paesi
socialisti, dimostra in modo chiarissimo la
possibilità e la necessità di un’azione comune di ateisti e di credenti, non solo nella lotta
contro gli intrighi dei nemici della libertà
del popolo, ma anche per l’edificazione di
una nuova Società... ».
(da un comunicato del B.I.P.)
Febbraio
11 ◄-►17
Sul 71. de L'Osservatore Romano deU'll
febbraio è comparso questo corsivo redazionale, che commentiamo altrove.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 21 FEBBRAIO
Pastore Gino Conte
DOMENICA 28 FEBBRAIO
Pastore Bruno Saccomani
La data deH’ll Febbraio, col ricordo dello
storico avvenimento del Laterano che sancì
la pace religiosa fra la Chiesa e l’Italia, conferma la validità di quei Patti che hanno
superato la prova di anni turbinosi, sono rimasti fondamento inalienabile della rinata
società italiana ed operano neirarmonia delle due Potestà, garantita e sancita nel principio e nel fatto, al bene effettivo della società italiana.
Nella nostra età caratterizzala dall’instabilità e dalla inquietudine, gli Accordi delril Febbraio rappresentano un incontro stabile di libera c pacificata convivenza tra le
due auguste Partì, in armonia col genuino
sentimento e la millenaria tradizione cattolica del popolo italiano. Nel contrasto che
distingue e divide gli stessi cittadini nei popoli in travaglio, il Trattato e il Concordato
indicano esemplarmente i presupposti di una
convivenza libera per Tesercizio di una missione elevairice distinta ma comune alla
Chiesa e allo Stato.
La importanza e saggezza della Pace del
rii febbraio ron è stata contestata in que
sti anni. E’ indire apparso agii occhi di tutt
il positivo contrìbulo civile recato dai catto
lici italiani alla costruzione della rinata so
cìetà italian.T, alle sue garanzie costìtuzìona
li, al suo progresso morale, polìtico e sociale
Cosicché l’apporlo di positivo riflesso dell’in
segnamento morale della Chiesa sul piano
della convivenza storica è apparso incontestabile. L’ora nuova che suona sulla comu
nità dei popoli aperti al messaggio della Chic
sa del Concaio apportatore di pace, dì
contro e dì speranza senza distinzione di stir
pi o dì terre, conferma la immensa impor
lanza dei Patii deH’ll Febbraio per la Na
zione italiana, sede dì questa libera assise e
di questo secolare magistero.
La pace religiosa deH’ll febbraio resta
operante e provvida senza ombre o penombre sull’intangibile storico evento.
zazione non-cattolica era giuridicamente ricftnosciuta; pe- lo Stato, semplicemente, non
esisteva: non poteva acquistare, possedere,
vendere (tutti gli immobili sono intestati a
privati, spesso stranieri, il che sembra falsariente convalidare l'idea che il protestantesimo sia una pura importazione straniera a
sud dei Pirenei), trattare ufficialmente con
lo Stalo, eco. Il progetto di legge in questione, presentato dal min, Castiella (ex-ambasciatore in Vaticano) e approvato il 10 settembre 1964 dal consiglio dei ministri, aveva
poi ricevute tramite l’episcopato spagnolo,
’ approvazione cattolico-romana, e doveva ai
più presto essi're presentata-per Tapprovaziont alle Cortes (parlamento). Ma finora non
ne è stalo nulla, e il Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, riunito a
metà gennaio a Enugu (Nigeria), si è fortemente preoccupato di questo rinvio, che perpetua una situazione apparentemente insostenibile.
una
ancora
a casi
Quali pressioni frenanti si sono esercitate?
IndubbiameiUe, come ogni episcopato nazionale, anche quello spagnolo è assai diviso;
se e vero che si è potuto notare — con un
certo stupore — che una parte notevole di
c&so è in linea di massima favorevole
liberalizzazione, non mancano certo
oggi le voci accesamente contrarie, l
.già citati in passato aggiungiamo, a mo’ d'esempio, quello dì mons. Cantero, vescovo di
Saragozza (e rappresentante in Spagna de!
Segretariato per l’unione dei cristiani!), il
quale ha dichiarato : « La Spagna non è matura mentalmente, psicologicamente e socialmente per iVsercizio della libertà religiosa >
Indubbiament; anche le esitazioni e il rinvio, neH’ultima sessione del Vaticano II,
proposito delio schema sulla libertà religìc
sa. avranno avuto in Spagna il loro contraccolpo. Si sono poi aggiunte complicazioui
polifiche: la destra spagnola è divisa in un;
frazione franchista e una carlista (monarch ■
ci opposti alla scelta, da parte di Franco. -V
Juan^ Carlos come eventuale successore), c
quest ultima ha svolto e svolge un'attiva cauu
pagna, minacciando la secessione, il che se rdibe grave m quanto l’attuale unità polilit ;
si fa (con 1 aiuto di un apparato poliziesco
duro e alienatissimo) attorno alla Falange a: due partiri monarchici. Alla politica :ì
mescola infine anche l’economia : il paese
ha sete di turismo (e il regime ha sete ù
un appoggio diplomatico che per ragioni taì
tiche i governi occidentali non gli ham. :
lesinato); orbene, la situazione deH*evang{ lisino spagnolo è ’scandalosa’ per i luri.su
centro- e nord-europei che calano a sud i! ^
Pirenei; cosi il ministro degli affari esteu.
Castiella, e quello dell’Informazione e d.c
Turismo, Fraga, avevano preso l'iniziati^ ^
del progetto di legge, tanto più che essi a],
partengono all ala liberale del governo. Tutto
è, comunque, ancora sul tappeto.
Del resto, ij testo stesso di questo progi?'
t(.- di legge non è ancora conosciuto se mu
per via di indiscrezioni non ufficiali; es-.>
porrebbe i tre principi fondamentali: libertò
di coscienza, ni associazione, di organizzazii»essi implicherebbero dunque la liberti,
Ci vuole una bella faccia tosta.
del culto pubblico, ma vi sarebbe allora con
trasto col menzionato art. del Fuero. Aneli;
1 più aperti alla speranza pensano che non
si tratterebbe comunque di accordare ulteriori libertà, .ina di dare uno stato di diritto
a ciò che già esiste di fatto; e naturalmeni *
niversi sono x protestanti spagnoli che già si
laJlegrerebbera assai di questa situazione, p
che guardano con speranza alla possibilità di
avere, ad es., scuole protestanti, in un paese
elle ha ancora un livello medio d’istruzione
così basso: e noi sappiamo quale meravigli«
se strumento d testimonianza sono state le
scuole durante Tevangelizzazione del secolo
scorso, pnma ilio lo Stato si assumesse, sia
pure in modo insoddisfacente, la responsabilità dell educazione scolastica.
Ma forse piu numerosi sono coloro che sostengono una posizione diversa: anzitutto,
essi notano clic lo statuto sarebbe loro accordato dall alto, unilateralmente (come le « patenti di grazia» del 1848, agli acattolici piemontesi!): ira, se accordo deve esserci, deve
essere bilaterale, In secondo luogo, ciò che si
esige non è la codificazione di certi diritti
limitati, ma il diritto di annunciare senza
restrizione e:i sorta l'Evangclo. (« Questa libertà, abbiamo da conquistarcela » ^___ è sta
lo detto). Infine, non pochi protestanti spagnoli non cogliono una semplice libertà « religiosa»: vogliono la libertà, semplicemente,
e per tutti : la libertà ampia di un diritto comune, senza discriminazioni religiose, favorevoli o sfavorevoli. Quest'ultimo elemento ci
pare particolarmente importante. Da un lato,
infatti, mostra come questi protestanti sono
veramente spagnoli, inseriti nella loro vita
nazionale e « presenti », con la loro testimonianza particolare, nel loro paese. Dall'altro, ci pare tuli altro che privo di interesse
anche per noi, ora che, in vista del Congresso evangelico, discutiamo sul modo di procedere sulla via delle « intese » con lo Stato,
sulla quale ci siamo incamminati, valendoci
di un'opportunità offertaci dall'art. 8 della
Costituzione; si pone infatti alle nostre chiese — secón.(o il documento preparatorio a
cura dì F. Becchino e A. Rìbet — il problema di fonde « se si desidera che ì nostri
iTpporti con lo Stato siano regolati in base
a un'intesa globale (...) o se si desidera invece continúan a operare neH’ambito del diritto comune e delle norme costituzionali
(.-.), riservando le intese e la relativa legge
solo per quei casi e quelle materie particolari per i quali è imprescindibile l'accordo
con lo Stato ».
E’ tempo che la finiamo di pensare ai protestanti spagnoli con un senso di commiserazione per prveri fratelli perseguitati: in
seno ad un popolo di 32 milioni di uomini,
1? grande maggioranza dei quali soflre per
la mancanza di libertà, i 30.000 protestanti
sono una presenza viva, lievitante, tutt’altro
che contratta, che lotta per la libertà perchè
già la vive. g. v.
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19 febbraio 196r*
N. 8
pag. 3
Prepariamoci al Congresso
Evangelico
CONTINUA DAT LA prima PAGINA
rata e non si presenta più con gli acuti problemi con i quali si presentava
alcuni anni fa.
Il documento richiama però forte
mente l’attenzione sul fatto che questo ccntrasto di fondo, questo vero
equivoco giuridico, sussiste sempre e
permane, e qualsiasi azione le nostre
Chiese intendano intraprendere nel
campo dei rapporti fra lo Stato e la
Chiesa ncn può trascurarlo o dimenticarlo-.
Il documento passa quindi ad esaminare un problema particolare che
resta sul tappeto e chè è quello posto
dall’ultima parte deH’art. 8 della Costituzione. Detto articolo, dopo avere
affermato che le confessioni religiose
diverse dalla cattolica haimo diritto
n: organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano, dichiara
che i loro- rapporti con lo Stato sono
regolati per legge sulla base di intesa
con le relative rappresentanze. In proposito il documento osserva che:
« .. La grossa questione che questo
articolo pone alle nostre Chiese, una
velia che la legge sui culti ammessi
dei non ci sbarra più la strada
per essere quasi integralmente caduta
in seeuito alle sentenze della Corte
Cosiituzionaie, è se si desidera che i
nosi rapporti con lo Stato siano rei,ol n b is ; ad una intesa globale, e
quHTiis ad una legge organica generale. Í se SI desidera invece continuare
ad rare neirambito del diritto comusi: e delle norme costituzionali relaii - : alla libertà religiosa sopra menzio e come oggi praticamente acca
i r\ ndo le intese e la relativa
li c It into per quei casi e per quel
le 1 ne particolari per i quali è impt libile l’accordo con lo Stato
la n p o : modiñoazdoni all’attuate ■ ema matrimoniale; istituzione di
as - ' mza malattia in forma di assicu:. .none cbbligato-ria a favore dei
m d culto; e simili).
!( .1 scelta fra le due soluzioni non è
di .. .ve momento, poiché scegliere la
pri .1 significa sostanzialmente aderire 0 un principio concordatario (che
pò. ìinmo definire « minore », rispetto
a I olio «maggiore» che riguarda lo
Si -.- italiano e la Chiesa Cattolica)
re od ottenere una speciale lene ecclesiastica per la vita e
roi la delie nostre Chiese, mentre
SCO nere la seconda significa mantener,-! coerenti al principio della separazi-cne fra la Chiesa e lo Stato che
aoDiamo fino ad oggi generalmente
sostenuto.
« Per questa ragione, i presentatori
a questo documento ritengono che la
scolta del Congresso — se riterrà di
pr -nunciarsi in merito, cerne è, auspica oile — e delle nostre Chiese dovrebbe essere nel senso dì un rifiuto di
un;> intesa globale ed in conseguenza
di -ma legge organica generale. Ciò
an.ne perchè, fatalmente, quando- le
nc re Chiese affrontano i problemi
dei ioro rapporti con il nostro Stato.
Ira • o.sa viene di solito percepita e risol rv come una estensione dei p-rivileg- rii CUI godono- il clero e la Chiesa
cattolica nel nostro ordinamento al
'! clero protestante » ed alle Chiese
Evangeliche. E ciò accade in ima prospettiva secondo la quale il latto religioso è visto come una sorta di « servizio pubblico» alla quale anche lo Sti1 è in qualche modo interessato e deve in qualche modo provvedere (si
pensi ad esempio alla esenzione dei
locali di culto dal tributo fondiario
ohe dovrebbe ricevere come logica giustificazione e corretta spiegazione la
improduttività del locale stesso, mentre riceve quella dell’interesse pubblico che la destinazione del locale ha!).
Il pericolo di questo sfasamento nei
rapporti fra le nostre Chiese e lo Stato sussiste peraltro anche per le intese
su particolari materie, e si dovrà porre molta attenzione perchè questi rapporti ricevano sempre una corretta
impostazicne al di fuori di qualsiasi
ricerca od estensione di privilegi. La
battaglia per la libertà religiosa si
conduce perchè l’Evangelo possa essere in ogni momento ed in ogni luogo Uberamente annunciato, ncn per
egoistico interesse di miglioramento
ji una situazione ecclesiastica ! ».
LA CHIESA EVANGELICA
NON E’
UN ’SERVIZIO PUBBLICO ”
A questo punto ha inizio la seconda
parte del documento- che è dedicata
alla vocazione profetica della nostre
Chiese nei confronti dell’ordinamento italiano. Questa parte del documen^0 ci sembra, sotto un certo profilo, la
più interessante. Essa infatti contiene degli spunti abbastanza nuovi
rispetto a quello che è stato fin qui il
discorso di solito tenuto fra noi in materia di rapporti fra Stato e Chiesa.
« I presentatori di questo documen' o ritengono che nel contesto dei rap
porti Chiesa-Stato, accanto alle que
stioni che riguardano la posizione del’e nostre Chiese nei confronti dello
Stato, si debba porre quella che abb amo chiamato la vocazione « profetica »
1 auesie Chiese nei confronti del
l’ordinamento italiano. L’ordine giuridico rappresenta infatti il momento
cui una «politica» (intendiamo la
parola nel suo senso originario e letterale) diventa concretamente operante per la società diventando « legge »
-'’he tutti sono chiamati a rispettare.
Orbene, se la Chiesa deve essere presente con la predicazione della Parola
di Dio, cerne lo erano in modo chiaro
ed efficace i Profeti antichi, nel momento politico, questa sua presenza
non può mancare nel momento giuridico. Tacere di fronte a certe leggi che
esistono nel nostro stato e che possono essere modificate o ad altre che .=i
vogliono introdurre nel suo ordinaimento può essere infedeltà al mandato di testimonianza aU’Evangelo. Supponiamo (si tratta di una semplice
ipotesi esemplificativa, ma che si prospetta per la paiticolare efficacia di
mesi rati va) che domani si voglia introdurre nuovamente nel nostro ordinamento giuridico la pena di morte ;
possono le nostre Chiese rimanere insensibili e disinteressarsi di ciò?
« Ed il problema dell’cfoiszione di co
Ringraziamento
.scienza al servizio militare, sul quale
recentemente molte delle nostre Chiese hanno portato la loro attenzione,
non si risolve in ultima analisi nel
problema del riconoscimento giuridico da parte dello Stato Italiano di
una tale obiezione?
« In certi casi si tratterà di dover
prendere una posizione coraggiosa ed
un impegno concreto, senza timore di
compromettersi troppo (si pensi ancora ad un progetto per la reintroduzione nel nostro ordinamento della
pena di morte); in altri casi sarà suf
fidente un indirizzo di carattere generale e meno inapegnativo.
LE LEGGI INGIUSTE
« Ci pare però che in questo campo
le nostre Chiese dovrebbero procedere
il più possibile unite, perchè anche
questa è una occasione per manifestare quella comune vocazione evangelica che le nostre Chiese hanno ricevu
to in Italia.
« Il Consiglio Federale — sia che es
so resti con le attuali strutture, sia
che venga trasformato e potenziato
dopo il Congresso — potrebbe diventare l’organo- adatto per stimolare l’attenzione delle Chiese Evangeliche sulle più acute questioni che riguardano
la trasformazione dell’ ordinamento
giuridico italiano (che è oggi in atto)
e per raccogliere e coordinare, una
volta che le Chiese abbiano dibattuto tali questioni ed abbiano preso posizione in merito, questi pareri e que■sti orientamenti, presentandoli alla
società italiana nel mondo più acconcio (e così, a seconda della importanza della materia, attraverso un docu
mento ufficiale, attraverso un comunicato stampa, attraverso una inter
vista, ecc.). Si potrebbe così, giungere
ad un orientamento comune, e conosciuto dall’opinione pubblica del no
stro paese, delle nostre Chiese su problemi di questo- tipo.
« Ci sembra che questo potrebbe essere un fatto abbastanza nuovo, la
cui importanza non dovrebbe essere
sottovalutata dal Congresso ». F.B.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Ilda Bosio, Pinerolo. L. 500; Abele Ghigo,
Torre Pellice, 500; L. Schopf, Basilea, 700;
Lisa Coggiold, Pelosa Canavese, 500; Anto
nio Revelli, Pservi. 500; Carla Rostain Zavariti, Bergamo. 500; Lidia Massel ved.
Poet, Perrero. 500: Glena Mosca Toba, Brin
disi. 300: .Maria Prochet, Luserna S. G-,
1.000: Sr. Leonia Stalle, Torre Pellice, 500;
Schmid. Zu 2.200; Ernesto Peyrot, Tor
re Pellice. 200; Ferdinando Ribet, S. Secondo, 1.000; Aurelio Maero, Inverso Porte,
1.000; Roberto Turin, Torino, 1.000; Luigi
Micol. Ma.ssello, 200; Giorgina Mancini, Roma. ,300; Alina Stringari Pons, Torino, 500;
Davide Caruso, Vasto, 300; Savino Paradiso,
Foggia. 500: Diener Otto. Schio, 600; Levi
Massel. Ponarctto, 200.
Grazie. (continua)
Natale è passato da più di un mese
ed è tempo che mi faccia viva per ringraziare quanti hanno contribuito al
« Natale dei carcerati».
In modo speciale, da queste colonne, desidero esprimere la mia •viva riconoscenza ai donatori anonimi, che
non ho potuto ringraziare direttamente. Essi sono; E.M.C., Torre Pellice
(L. 2.(KK) in due volte); N.N. e N.N.,
Torre Pellice (L. 6.005); N.N., Bergamo (L. 10.000); A.L.T., Pinerolo (lire 10.000).
Grazie ai vostri doni, cari Amici conosciuti e anonimi, ho potuto inviare
70 vaglia, 10 pacchi e pacchetti, 3 panettoni, 50 copie del numero speciale
di Natale del Grido di Guerra, 32 copie del Calendario «Buon Seme» (dono del «Messaggero Cristiano» Valenza Po, a mezzo del Sig. Paolo Benevolo), 30 Lettere natalizie dono della Società «Christmas Letters to prisoners» di Londra).
Dalle moltissime lettere ricevute ri
sulta chiaramente quanto questi doni
siano stati apprezzati, e non soltanto
per il dono in sè, ma come si esprime
uno dei corrispondenti ; « è più commovente in questo Santo Natale sapere che c’è chi ci pensa con amore ».
Grazie ancora a tutti!
Rendo noto che il mio indirizzo è
sempre: Via IV Novembre 107, Roma.
Con saluti fraterni
Selma Longo
LIBRI RICEVUTI
PATRICIA ST JOHN; Tesori fra la
neve. Pagg. 234, L. 800. Ediz. Centro
Biblico, Napoli 1964.
I-anciulli della Bibbia. Pag. 96 con 13
disegni in due colori e solida copertina in quadricromia, L. 450. Ediz.
Centro Biblico, Napoli i964.
(iimiiiiiiiiniiiimi
iiniiiiiiimimiiiiiinii
iiiiiiiiiiiiiimmmiiimiiimiiiimiiiii»
Per la libertà
religiosa e civile
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
pakistanesi musulmani; accenniamo all’intransigenza del cinico profeta dell’islamismo
che pretende di essere Sukarno; alle tensioni
fra cristiani, buddisti e comunisti nell’Indocina; agli aspetti religiosi della discriminazione razziale nel Sud-Africa e negli Stati
Uniti (specie, ma non unicamente, nel deep
South).
E consideriamo la situazione nei paesi
orientali. Auzilutto, non possiamo e non dobbiamo dimenticare che Tantisemitismo, specie nell'Unione sovietica, è sempre ben desto.
Più generalmente, se Tatteggiamento tattico
dei regimi cemunisti varia da paese a paese;
se cì si avvia (v. l’Ungheria) verso i concordati con la S. Sede; se, dopo l’apertura giovannea, i ])ae«i orientali, URSS in testa,
sembrano pronti a tener diplomaticamente
maggior conto della potenza vaticana; se, infine, alti dignitari ecclesiastici orientali sono
in contìnua spola al di sopra della cortina e
partecipano a innumeri conferenze ecclesiastiche internazionali e interconfessionali, resta pur tuttavia un fatto la pressione antireligiosa (v. Lclla pag. accanto una citazione
del Kommunist, che riconosce la necessità di
un aggiornanunto) e la limitazione della libertà di coscienza alla sfera privata.
A Parigi, W Comitato d’informazione sulla situazione dei cristiani nell’Unione sovietica ha inviato una lettera al presidente Kossighin, esprimendo lo stupore di non aver
mai ricevuto risposta a una precedente lettera inviata nel maggio 1964 a Kruscev. La
prima lettera esprimeva le inquietudini dei
firmatari di fronte alla situazione della Chiesa ortodossa russa; rilevava: «in meno dì
tre anni migliaia di chiese e circa la metà
dei monasted e dei seminari sono stati
chiusi, preti sono stati oggetto di vessazioni,
credenti e sopratutto giovani sono in vari
modi impediiì dal praticare la loro religione». La seconda lettera, inviata ora, aggiunge: «Le informazioni che ci pervengono
dall’Unione sovietica ci convincono che la
nostra presa di posizione rimane attuale».
Queste due lettere sono state firmate dai
membri del comitato, compc^to da personalità cattoliche (François Mauriac, Jean Danìélou, Andre Liège, Jacques Chatagner,
Jean-Marie Domenach, Jacques Madaule,
Henri Marrou, Pierre Pascal, Pierre Emmanuel), protestanti (JeanBosc, Georges Casali
André Dumi), René Rognon, Albert Finet)
e ortodosse (Olivier Clément, Paul Evdokimov, Nikita Struve), la maggior parte delle
quali non può essere sospettata di preconcetti di « destra » Ovunque nel mondo, la libertà dei cristiani è strettamente legata, nel
suo esercizio esteriore, alla libertà di coscienza, anzi, alla libertà tout court. 0 piuttosto, ricordando che un uomo, un cristiano
possono vivere liberi anche se la loro libertà
viene contestata, magari con la violenza, diremo che il riconoscimento della libertà religiosa è strettamente legato al riconoscimento di
ogni libertà, della libertà. Una libertà dì tutti che implica necessariamente, nella società
umana pluralistica, il rifiuto di ogni privilegio per qualsiasi religione e per qualsiasi
chiesa : sappiamo perciò che cosa pensare del
'fioretto’ che I ^Osservatore Romano (11 c.m.)
senza la minima sfumatura o riserva, senza
neppure accennare alle pur reali tensioni
presenti, con totale ottusità verso le aspirazioni più vive che si esprimono in seno allo
stesso cattolicesimo, dedica all’infausta ricorrenza della cosidetta Conciliazione, dei Patti
lateranensi vaticano-fascisti. Pubblichiamo
nella rubrica ’Caccia e pesca’ questo fioretto,
e ci aiuterà a commentarlo l’articolo sui documenti preparatori al Congresso evangelico,
che questa volta è dedicato al problema dei
rapporti Stato-Chiesa.
Non ni febbraio, nodo equivoco nella trama sociale italiana, spuria e interessata stipulazione di un privilegio, ma il 17 febbraio dovrebbe essere, per l’intero popolo italiano,
l’annua celebrazione della libertà di coscienza: poiché ciò che nel 1848 cominciò ad essere così ricorosciuto, su suolo italico, è il
frutto, lungamente sudato e sofferto, che piccole minoranze, come la nostra valdese, hanno tratto da un suolo duro.
Gino Conte
I LETTORI CI SCRIVONO
Un delizioso clima
di libero pensiero?
Il pasL D. Giani, da Stoccarda, ci
scrive rispondendo alla lettera con la
quale un lettore napoletano, Paolo
Olivieri, rispondeva a un suo ampio
intervento sul prossimo Congresso
Evangelico e sulla partecipazione di
delegati di sette e movimenti che egli
giudireva non protestanti. Anche questa nuova lettera è assai ampia, e non
possiamo riprodurla integralmente,
tanto fjih che vari elementi sono già
stati da noi toccati o in note redazionali 0 nel condensare un articolo di
Vittorio Subilia sul concetto neotestamcinario di unità della chiesa. Stralciamo soltanto alcuni punti:
Sulla TRADIZIONE, anzitutto :
« Quelli che pretendono di chiamarsi
’chie-jj per il solo fatto che si riferiscono aiich'essi alle S. Scritture, considerandosi però avulsi dalla storia della Chiesa e che nutrono un sacro terrore pei i termini ’tradizione’ e ’storicità c continuità della Chiesa’, non
dimentichino che le S. Scritture non
sono piovute loro direttamente dal
cielo, ma che la Chiesa le ha tramandate fin.:i a noi, stabilendone anzi la
canonicità, nel II-III sec., dopo profonda e laboriosa scelta, in base al criterio della paternità apostolica (...)•
Chi vuol considerarsi chiesa al di fuori della realtà storica, per coerenza
dovrelibe rifarsi da sè un proprio canone delle S. Scritture (...). I Riformatori non vollero fondare nuove
chiese, ma riconfrontando la loro chiesa con le Scritture, vollero purificarla dagli errori accumulatisi durante
lunglii secoli ».
« AU'obìezione ; Perchè la maggior
parte delle cosiddette sette non dovrebbero avere il diritto di chiamarsi 'evangeliche' o 'protestanti?, rispondo:
Per la medesima ragione per cui non
hanno il diritto di chiamarsi, ad es.,
’ortodosse’! (...) Non si tratta qui nè
di orgoglio nè di mancanza di carità
cristii na verso le sette, ma di semplici
e seri molivi storici. Ma pare che fidea di riconoscere alle sette la definizione di ’protestanti’ o ’evangeliche",
nasca dal medesimo pregiudizio razìo
nalistico che fa affermare a taluni che
il ’principio basilare’ della Riforma
sia sialo quello del 'libero esame : e
pensare che Marlin Luther ha scritto
un intero libro (il « De servo arbitrio », 1525) contro la pretesa di Erasmo del ’libero arbitrio’, che in sede
d’interpretazione delle Scritture si manifesta come ’libero esame’! V'immaginate che cosa sarebbe avvenuto se la
chiesa antica fosse stata larga nel tollerare le eresie e se, in un delizioso
clima d' democrazia e di libero pensiero, ciascuno dei suoi predicatori
avesse insegnato : ’’Secondo me la
Scrittuia non intende dire questo ma
quest’altro”, come se l’essenziale non
fosse la fedeltà alla Parola a[)Ostolica,
e ognuno potesse insegnare liberamente i'. frutto deile sue fantasìe su
questo o quel passo della Scrittura?
Ben diverso fu l’atteggiamento dell
Chiesa apostolica : di Paolo verso
(( quelli della circoncisione », ad es.,
o di Giovanni verso gli gnostici. Paolo
raccomanda tra i principali ’carismi’
della chiesa il discernimento degli spi
riti (...) ».
Quindi il Giani rifiuta, su questa
base, l'accusa di fare di ogni erba un
fascio, e contesta ¡'accusa di criptocattolicesimo rivolta dairOlivieri alla
Chiesa luterana, pensando che in quesfo nindizio « trapela quello spirito razionalistico e spiritualistico che è caratteriiUco di molli evangelici italiani. per cui si confondono i traiti esteriori di una tradizione ecclesiastica con
il messaggio cristiano di cui è portatrice »
Ho già espresso il mio largo — ma
non CAunpleto — accordo con Vimpostazione che il Giani dà del problema,
e sebbene occorra pur dire che. almeno finora, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia ha lùssiito come una
chiesa largamente straniera, in genere
poco associata alla vita del Protestantesimo italiano, è veramente peccato,
anzi è un assurdo ^hc essa non partecipi (•' Congresso che vuol affrontare la vocazione del Protestantesimo
italiano". Di questa assenza essa porta. ma non da sola, la responsabilità:
ha ' ipuito comunque negativamente.
credo, i carattere abbastanza pubblico
che late Congresso avrà.
D'altro lato, mi pare che il carattere
'settario' di questa o quella chiesa o
movimento non sia generale e uniforme: ft rme restando le origini settarie
— e spiritualistiche — di queste chiese e movimenti, che nelVorizzonte ecumenizo costituiscono la ''quarta forza",
accanto al cattolicesimo, all’ortodossia
e al prctestantesimo (ovvero la ’’terza”, accanto al cattolicesimo — romano e ìior romano — e al protestantesimo), credo che si possa obiettivamente constatare almeno in alcuni di
essi un desiderio e uno sforzo sincero
di svpei are il proprio settarismo ecclesiastico. teologico, culturale, vocazionale. E’ una cosa che ci rallegra
profondamente. Perciò penso che, se
sapremo evitare la retorica pan-evangelica e i discorsi prematuri sull’unione di un non meglio definito ’’evaligelisnu italiano, il confronto del
prossimo Congresso potrà essere fecondo pe. tutti. g. c.
Deamicisìano, ma
senza svenevolezze
Un iriiore. da Napoli:
Caro Direttore,
vorrei rispondere, se mi è permesso, -dia lettera delfamico G. Manfredi pubblicata nel n. 4 de « L’EcoLuce » sotto il titolo (( Pietà per ì
deamìcisiani ».
Sono anch'io uno di quei pastori
(anzi, per fesattezza, un « apprendista
pastore )•) che, aJfoccorrenza, non
mancano di mettere in guardia le comunil'i conlro il pericolo di risolvere
il messaggio natalizio in un'accozzaglia di sentimentalismi svenevoli. Ma
pure li racconto incriminato: «Due
barlumi ». di A. Guadalaxara, non mi
era affatto dispiaciuto. Con tutto il
suo stile deamicisiano, con tutte le
Omaggio a Edmondo De dmicis
Una Iciirice, da Milano:
C'è una parola in uso da qualche
temuo il: scritti leggeri, la quale, con
findulgente ironia degli animi superiori, vuol caratterizzare un certo modo di pensare e di sentire, ispirato da
cose di cui non si parla più (pur essendo ancor vive). Nè sto a elencarle
E' di moda e dobbiamo sopportarla;
ma dov » non vorrei vederla, dove non
la ropporto — e con me certamente
molti lettori — è sui fogli valdesi:
deamìcisiani! Ah no, non in quel senso su fogli valdesi! Perchè il De Amicis è l'unico vero scrittore italiano che
abbia presentato i Valdesi (gl’iguorati
« haJ,etti »!) al suo pubblico italiano
numerosissimo a quel tempo; e presentati con deferenza, con ammirazione, cor* amore... forse assai più di
quanVj meritassero (e questo è quanto
gli «si rimprovera ora!). Egli era poeta
neH'animo e guardava i loro monti e
!a loro storia col trepido affetto di chi
scopre una cosa bella, buona, ammirevole fino allora non supposta. Sì,
attraverso occhiali di poeta! Ma quante intuizioni, evocazioni, scene palpitanti fatte rivivere! (« La ghieisa de
la Tana »!). Un briciolo di riconoscenza, Ma!.. I bisnonni gliela dimostrarono : gh hanno innalzato un piccolo
monunicnlo (« A Edmondo De Amicis
— il (¡¡desi riconoscenti »). Quasi lutti que; delle nuove generazioni o hanno dimenticato o irridono. Ma almeno
se avete sangue o animo valdese quando volete dir quella tal cosa prendete
il voci lolario c cercatevi una men
troppi ingrata parola!
E giacché ci sono voglio aggiungere : un libro di quell'autore tradotto
in 18 lingue ha portato in 18 paesi la
immagine di una famiglia italiana
onesta e amorosa e figure di ragazzi
italiani coraggiosi, generosi, nobili,
buoni. Altro che Gian Burrasca!!
Ohimè, questo paragone può esser forse simbolico dei tempi!
Ada Meille
salmodialure in milanese, con tutte le
sdolcinature che gli si possono imputare, mi pare contenesse im messaggio valido.
Non è forse vero (dimissioni di sìndaci i parte), che Natale provoca una
specie di gara fra le città per le illuminazioni più belle (?) e più sfarzose? E non è forse vero che chi trova
i soldi pe» accollarsi tale spesa, difficilmente sborserebbe un decimo della
sommi per pagare una bolletta di luce
a una Lmiglia povera? Non è forse
vero ( he a Natale amiamo « pulirci
la cosc.cnza » con un po’ d’elemosina
a chi in altra occasione rimanderemmo a mani vuole? Non e forse vero
che i « pranzi per i poveri » organizzati i ‘ allo loco sono troppo spesso uu
alibi per i ricchi che ignorano la miseria altrui 12 mesi l'anno?
Ermo questi i fraintendimenti natalizi che mi è parso il racconto volesse fustigare. E se a ragione vi sono
dei « sermoni unanimi nello spogliare
il Na>al: da ogni falso senlimentali•^mo ». almeno con altrettanta ragione
è neei>'sario far piazza pulita di questa solidarietà d'occasione. Anche se il
lingueggio che si adopera può esser
sorpassalo.
L'amico Manfredi afferma che lo
'< faiiDc un po ridere certe raffigurazioni del ricco malvagio imbottito di
\Todk« e caviale, nelle braccia di Mammona, e del povero, calunniato, zoppo,
paralitico, balbuziente e magari anche rrdiieddato, chiuso hi una baracca
di latta ». Si mette forse anche a ridere quando legge Le. 16: 19 sgg.?
Molli cari saluti.
S. Ricciardi
4
pag. 4
N. 8 — 19 febbraio 1965
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
La Commissione Distrettuaie
e ia crisi economica neiie Vaiii
Venerdì 12 febbraio, su richiesta della
Commissione distrettuale, ha avuto luogo un
incontro fra il Sig. Nanni Mazzonis, ammi^
nisiratore delln Soc. Mazzonis e la Commissione distrettuale. Erano presenti anche il
Delegato della Tavola Valdese per il Distretto ed i pastori di S. Giovanni e di Torre Pellice.
La Commissione Distrettuale ha richiesto
questo colloquio perche ha ritenuto suo dovere indicare ai Sig.ri Mazzonis la necessità di
impostare i problemi gravi dell’ora presente
riguardanti la loro industria, nella luce delle
responsabilità che gli uni hanno verso gli
altri. Il Sig. Mazzonis ha esposto il suo punto di vista sulle difficoltà tecniche e commerciali in cui la Ditta si è venuta a trovare
in questi tempi, dicendo inoltre che è volontà della Ditta mantenere e possibilmente rafforzare l’attività della Stamperia di Torre
Pellice.
La Commissione Distrettuale ha consegnato ai Sigg. Mazzonis il seguente documento:
Frali, 9 Febbraio 1965
Alla Famiglia Mazzonis
Egregi Signori,
ci presentiamo a voi quali rappresentanti
della Chiesa Evangelica Valdese che, come
sapete, ha nun'.erose comunità nella Valle
del Pellice e della Germanasca.
Da tempo seguiamo con attenzione preoccupata e sofferente gli sviluppi della situa
zìone industriale del Pinerolese ed in particolar modo della Valle del Pellice che, ci
ci pare al momento attuale, la più colpita.
Questa attenzione è resa in noi più viva
per la visione delle progressive difficoltà di
vita a cui molte famiglie deOe nostre Valli
vanno incontro; non soltanto, ma per la totale mancanza di prospettive di soluzione in
cui esse sono costrette a vivere.
Abbiamo seguito gli sviluppi della situazione non solo attraverso ai normali mezzi
di informazione e contatti con le Autorità
locali, ma ancli^' e soprattutto per mezzo delia conoscenza diretta dei membri delle Comunità Valdesi che si trovano in tali difficoltà. Con questo non pretendiamo di cono
scere tutti i termini, soprattutto tecnici, dì
questo problema, nè riteniamo di essere particolarmente chiamati a questo.
Sentiamo invece che è nostro preciso compito, come membri responsabili delle nostre
Chiese, di richiamare tutti alle proprie responsabilità. Siamo convinti di dover ricordare in quest’ora grave che quel che ognuno
possiede (sia il capitale che la capacità di lavoro) va considerato non in una cornice di
semplice egoismo e vantaggio personale o familiare, ma nella cornice più ampia della
società in cui viviamo.
Ogni nostra decisione ha delle conseguenze sulì’avveulre di numerose altre persone
o famìglie, conseguenze che non possiamo nè
ignorare nè sottovalutare. Nel passato la Ditta Mazzonis ha trovato utile e vantaggioso
concentrare nei suoi stabilimenti la maggior
parte delle forze di lavoro della Val Pellice,
ne consegue che le decisioni che vengono
attualmente p:ese concernono la maggioranza della popolazione.
Fino ad ora, dobbiamo pur dirlo, non siamo riusciti a riscontrare nell’atteggiamento
della Ditta Mazzonis, di fronte alla crisi presente, questa presa di posizione responsabile, che invece si può riscontrare altrove
A noi è parso che la preoccupazione che ha
guidato finora l’atteggiamento dei Signori
Mazzonis sia stata troppo unilaterale.
Nella grave situazione attuale non abbiamo riscontralo dei veri ed efficaci tentativi di
ricerca di ai; piano che tenesse conto non
solo degli interessi padronali, ma anche di
quelli della maestranza.
E’ evidente che può esservi una tensione
tra gli interessi delle due parti, ma appunto
per questo, la soluzione va ricercata a nostro
parere tenenuo presenti le responsabilità e le
esigenze reciproche, mentre allo stato attuale
delle cose la mancanza di decisioni responsabili da parte della Direzione impedisce anche
alle maestranze di esplicare responsabilità
concrete.
Noi auspichiamo il raggiungimento di una
rapida soluzione concordata, ben lieti se potremo renderci utili, in queste linee, al superamento delle attuali difficoltà.
La Commissione Distrettuale
Distretto c( Valli Valdesi
La situazione e le cause
Questa lettera, finora non pubblicata, e
stata inviata al direttore de La Stampa :
Signor Direttore,
abbiamo letto con interesse quanto viene
pubblicato sulla Stampa del 6 febbraio a
proposito de'ia manifestazione dei « sospesi »
della Riv di Villar Perosa, e in particolare
deH’accenno relativo alla visita di una delegazione degli stessi al « capo della comunità
valdese di Torre Pellice ».
Vorremmo a tal proposito precisare qualche punto. Effettivamente una delegazione
dì operai della Riv si è recata da uno dei
Pastori di Torre Pellice per richiedere la solidarietà della Chiesa Valdese.
Ora la C'iicsa Valdese segue da tempo con
vigile e preoccupata attenzione il progressivo deterioramento della situazione economica nelle Valli del Pinerolese, deterioramento che c tento più grave in quanto la
economia locale non offre che scarse alternative di lavoro.
A prescindere dai molteplici interventi diretti già effettuati presso gli industriali e le
autorità locali e delle opere di soccorso intraprese nelFambito delle Comunità, tutti i
Pastori hanno partecipato recentemente a
una riunione a Pinerolo con elementi sindacali e industiiali, nonché del Consiglio di
V^alle della V’^al Pellice e, in precedenza, a
una riunione d* « sospesi » di Pralafera con
rappresentanti di industriali svizzeri e delle
opere di emigrazione.
In complesso noi riteniamo che la situazione nelle V alli Germanasca e Chisone sia
seria e vada seguita con estrema attenzione,
affrontando opportuni provvedimenti contro
iiiimiiiiiiimiiiimiii
QUADERNI F. U. V.
Questi quaderni, editi dalla FUV in collaborazione con altri movimenti giovanili evangelici italiani (GEM, MGB, MCS), hanno già avuto un notevole successo; e
mentre continua la pidrhlicazione di nuovi fascicoli, devono essere ristampati alcuni
numeri andati rapidamente cauriti. Precisiamo che, se questi « quaderni » sono stati
pensati e redatti ad uso particolare delle unioni giovanili, per il loro livello e per la
loro ricchezza di contenuto essi possono interessare — e cosi è stalo — ogni membro
di chiesa desideroso di approfondire la sua conoscenza biblica o di questo o quel problema connesso con la sua fede.
Serie biblica
S. Rostacivo — Geremia. Pagg. 40, L. 200.
G. Tourn — Il sermone sul monte. Pagg. 46, L. 200.
G. Tourn — / problemi della comunità cristiana (Ep. Corinzi). Pagg. 36, L. 200.
Serie « Storia del Cristianesimo »
G. Bouchard
G. Bouchard
Sette e movimenti evangelici (in ristampa).
Le cinque grandi chiese evangeliche. Il ediz., pagg. 44, L. 300.
Serie « Teologica »
S. Rostacno - F. Giampiccoli - M. Miecce - G. Girardet — La grande svolta ■. dal
protestantesimo liberale al rinnovamento teologico. Pagg. 98, L. 500.
Serie « Problemi di vita italiana »
G. Rochat
G, Rochat
G. Rochat
Lo questione meridionale. Pagg. 40, L. 200.
La lotta politica in Italia. Pagg. , L. 200.
■ Storia recente d’Italia (19 -1945). Pagg. , L. 250.
LUSERNA S. GI0VAMI|II
Verso Valtra riva. — In pochi giorni quattro sensibili \uoti si sono fatti ancora nella
compagine della comunità. All’alba del 1°
febbraio, quasi contemporaneamente sono
stati richiam ili dal Signore due suoi fedeli
servitori : l’ex comandante dell’« Esercito
della Salvezza » Signora Maria Susanna Revel-Scavia, da anni inferma presso il Rifugio
Re C. Alberto, in età di 87 anni, e il nostro
attivo anziano Giovanni Bonnet degli Stai
liât, in seguilo ad inesorabile e pur così paziente sofferenza, in Ospedale, in età di 75
anni; il 10 febbraio, rispondeva fiduciosa al
supremo appello in età di 69 anni la nostra
sorella Lidia Bastia Bonnet della Cartera; e
il 12 febbraio un’altra caratteristica, sorridente figura nella famìglia del nostro Rifugio si dipartiva improvvisamente da noi,
Alessandrina Monnet ved. Simondet, in età
di 72 anni.
Il Signore sostenga ed illumini nella dura
prova le famiglie nel duolo.
Il nostro XVII si svolgerà con il programma consueto: ore 9,30 nel tempio, celebrazione per i nostri scolaretti; ore 10,30: culto
commemorativo con partecipazione della Corale; ore 12,30: àgape fraterna nel gran salone della nostra Casa Valdese. Prezzo di
congiuntura (L. 900), menu del nostro ’chef’
Charletou; ore 21: serata preparata dai nostri bravi fi-Vclrammatici unionisti.
La lettera circolare della comunità raccomanda vivamente a tutti i responsabili di
voler dolcemente persuadere i nostri molti
« artiglieri in erba » che il XVII febbraio
è celebrazione seria, religiosa dì un popolo
riconoscente a Dio per il grande dono della
Libertà e non la continuazione del pagano
carnevale che la precede nel calendario.
MILANO
ui. suo eventuale ulteriore deterioramento,
ma che nella Val Pellice essa abbia, in molti
casi, già ormai assunto un aspetto di estrema gravità.
Di fronte a questa situazione, noi riteniamo che sia necessario renderne edotte tutte
le persone e gli ambienti suscettibili di dare
un contributo positivo, intervenire nei casi
più gravi 0, soprattutto, creare delle nuove
possibilità di lavoro all’interno o all’esterno
delle attuali industrie. In questo senso i Pastori Valdesi delle Valli del Pinerolese stanno moltiplicando i loro interventi dovunque
ciò appaia possibile.
Quanto alle cause che hanno determinato
la situazione attuale, noi esprimiamo e non
d? ora un giudizio critico, in base all’Evangelo, sulla idolatria del profitto, ma questo
è un discorso che va molto al di là della situazione locale e presente.
Grazie se Lei vorrà pubblicare quanto sopra e molte cordialità.
Un gruppo di Pastori Valdesi
del Pinerolese.
ó febbraio 1965
Gruppi di studio stanno esaminando attivamente e con vivo interesse i documenti
preparatori ai Congresso Evangelico. I venerdì 26 febbraio e 5 marzo, alle ore 21, si terranno due Assemblee di chiesa che esamineranno le due grandi parti dei medesimi, sulla base dei questionari finalmente giunti.
Fra le notizie degne di nota delle ultime
settimane menzioniamo un bazar, organizzato con cura t amore dalla Lega Femminile,
e assai ben riuscito malgrado i tempi duri;
il 17 gennaio, una conferenza del past. Giorgio Bouchard (cIk ha pure presieduto il
culto) sui +cnii del prossimo Congresso evangelico, di aito interesse e di cui gli siamo
assai grati; nella settimana deU’unità (una
delle poche attivi!.! in comune delle Chiese
evangeliche milam-d), quattro riunioni di
meditazione e di pioghiera, nelle varie chiese, di cui VuUjma particolarmmte siguificaiìva perche abbiamo celebrato insieme la
S. Cena, nella Chiesa Protestante di Via de’
Marchi. Molli, sempre, gli ottimi collaboratori; e menzioniamo in modo particolare
l’apporto della Corale diretta dal dr. Franco
Gay.
COMO
Alla radio-televisione
della Svizzera Italiana
Domenica 21 febbraio: Radio della Svizzera
Italiana — Conversazione evangelica alle
ore 9,15 — Pastore Guido Rivoir.
Domenica 28 febbraio: Televisione della Svizzera Italiana — La Parola del Signore, circa alle ore 22 — Pastore Guido Rivoir.
:iiiiiimmtiHitiiiii'
libri
Novità Claudiana
Esperienze e prospettive
del Protestantesimo italiano
Il secondo Congresso Evangelico Italiano, che si terrà a Roma alla
fine del maggio 1965, ha suscitato vivo interesse e forte aspettativa in
larghi settori delle comunità evangeliche, che vi si stanno preparando
seriamente sulla base del materiale raccolto e diffuso dal Comitato preparatorio. Alcune comunità, poi, hanno dedicato cura particolare al
l’analisi dei problemi comuni delTevangelismo italiano; cosi, le chie.ss
evangeliche di Napoli, che durante la scorsa primavera hanno organi?,
zato una serie di pubbliche conferenze su tali temi (forse i lettori ricorderanno che ne demmo a suo tempo notizia sulle nostre colonne).
La Claudiana in collaborazione con il Consiglio dei Pastori delle Chiese evangeliche napoletane, ha pensato di offrire agli evangelici italiani,
alla vigilia del loro Congresso, ulteriore materiale di studio e di meditazione, pubblicando il testo di questa conferenze, al quale è stato conservato lo stile parlato con cui sono state preparate e pronunciate. A qnest’agile pubblicazione si augura di cuore una rallegrante diffusione.
Eccone il sommario:
DOMENICO MASELLI: Le origini storiche delle denominazioni evangeliche italiane.
GIORGIO BOUCHARD: L’opera di evangelizzazione in Italia: esperienze del passato.
GIORGIO PEYROT; Presenza e condizione giuridica del Protestantesimo in Italia.
FULVIO ROCCO; Prospettive della stampa evangelica in Italia.
Un fascicolo di pagg. 45, L. 350. Presso la Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, Torino (o a Torre Pellice) e presso la Libreria di Cultura
Religiosa, Ehazza Cavour 32, Roma.
PERSONALIA
Un ex allievo del Collegio Valdese
di Torre Pellice, il prof. Italo Eynard,
delTUniversità di Torino, ha superat:j
1 6 febbraaio scorso a Roma gli esami di Libera Docenza in Coltivazioni
Arboree. Egli ripartirà fra breve per
Rio Negro (Argentina), ove sta svolgendo studi per incarico della P.A.O.
i rallegriamo vivamente con lui e
gli formuliamo i più cordiali auguri.
RINGRAZIAMENTO
« Io do loro la vita eterna e
non periranno mai, e nessi' s >
le rapirà dalla mia man ».
(Giov. 10: :'3)
In occasione della dipartita per ia
Patria celeste di
Maria S. Revel Scavii
Direttore resp. : Gino Conte
Ufficialessa
dell’ Esercito della Salvezza
Keg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pelliee rtoi
I familiari dei compianto
Giovanni Stefano Giordan
ringraziano sentitamente i vicini dì
casa, gli amici, la Società Operaia,
nonché tutte le persone che furono
vicine di presenza con scritto, in
occasione della dipartita del loro caro.
la figlia Graziella desidera esprirn’: . e
tutta la sua proionda riconoscenza ;1
Dr. Gardiol, alla Direttrire Suor b;.;sanna, alla Sigma D. Potrai, al per^ onale tutto del Rifugio Carlo Alber, )
per le amorevoli ed indefesse cure pròstate alla sua Mamma, come pure a
tutti 1 cari Compagni, parenti d
amici che furono di conforto airEst.j.v
ta durante la sua lunga malattia 'd
a coloro che le resero' Testremo orv- 'tgio in occasione dei suoi funerali.
Luserna S. Giovanni, 1 febbraio L'> 5
Lieto e intenso, come sempre, è stato il
periodo di line d’anno. La domenica 20 dicembre la nostra comunità è stata visitata
dalla comunità di I.spra-Varese, che ci ha
pure allietati con un gentile messaggio musicale.
Per tre giovedì consecutivi due gruppi di
studio hanno esaminato, in casa Lupo e in
casa Soggin, ^ documenti preparatori al Congres.so evangelico, e 1 11 si sono riuniti e
hanno confrontato i risultati del loro lavoro,
in vista deli‘assemblea di chiesa del 21. c. m.
Facendo seguito a un appello della nostra
Assemblea di chiesa per l’edificio di S. Fedele dTntelvi — appello pubblicato sul bollettino comune del presbiterio lombardo ■—
abbiamo inviato alla Tavola Valdese un piano affinchè lo approvi e possiamo dare il via
ai lavori consentitici dai fondi in nostro possesso.
Nella scttuniina del XVII febbraio, oltre
all'agape tradizionale che si terrà la domenica 21 (il culto sarà presieduto dal prof. J.A.
Soggin) sono in programma due pubbliche
conferenze : una del prof. Giorgio Spini, la
domenica 14, all’associazione culturale « Carducci », e una del prof. J. A. Soggin, nella
nostra sala (con larga distribuzione dì inviti
ad estranei), venerdì 19, sulla terza sessione
del Concilio Vaticano li.
Per il venerdì 26. alle ore 15,30, è prevista alla Lega femminile una conversazione,
illustrala da diapositive, sull’opera del Servizio cristiana a Riesi.
« Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbata la fede. Il
Signore è stato meco e mi
ha fortificato »,
Torre Pellice. 13 febbraio 1965
Il giorno 4 febbraio ha terminato la
sua giornata terrena
Giovanni Sila Peyronel
Angosciati, ne danno il mesto annuncio; la figlia Germana col marito
Jahier Edmondo; la sorella Adele e
famiglia; i nipoti e parenti tutti.
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La famiglia ringrazia quanti hanno preso parte al suo dolore.
« E fattosi sera, Gesù disse :
passiamo all’altra riva ».
(S. Marco 4; 35)
3. Germano Chisone, 4 febbraio 196.5
RINGRAZIAMENTO
I figli Arturo e Gustavo Gay e famiglia tutta di
Caterina Gay nata Gardiol
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Fra le pubblicazioni della <c Société des
Missions Ev \ngéliques » :
H. Roux; Eglise et Mission. Paris 1956,
L. 420.
A. Roux: La priore pour la Mission. Paris
1956, L. 470.
L. Neweigin: La mission mondiale de lEglise. Paris 1959, L. 450.
— Mission et Eglise à New-Delhi. Paris
1964, L. 500.
R. Mkhl: Décolonisation et missions protestantes. Paris 1964, L. 1.100.
H. Clavier: Thomas Arbousset, pionnier.
(Missione protestante nell’Oceania, nel
centenario dell’evangelizzazione a Tahiti).
Paris 1964, L. 1.650.
commossi dalla grande dimostrazione di stima e di affetto tributata alla
memoria della loro cara Genitrice e
Parente, ringraziano quanti hanno
partecipato alle esequie di persona o
per iscritto ed in particolare il pastora emerito Pascal coi pastori Bouchard di Pomaretto, Jahier di S. Giovanni, Deodato' di Pinerolo e Genre
i S. Secondo, Maria Tourn e fetmiglia dei Malanot, i Dottori Gardiol e
Quattrini, Suor Melania e Suor Arcangela col personale degli Istituti
Ospitalieri di S. Giovanni e di Pomaretto per l’affettuosa assistenza prodigata alla cara Estinta nei lunghi ani della Sua dolorosa infermità.
R. H BAINTON - Notre Eglise a deux
mille ans. Labcr et Pides, Genève
1964, pagg. 224, L. 1.700.
San Secondo di Pinerolo.
Malattie
orecchio, naso e gola
Il doti.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro ) tutti i venerdì dalle
13,30 aUe 15.
a TORINO (via Ristagno 20 S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 aUe 16.