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INFERNO
PURGATORIO
PARADISO
pp. 64
L. 5.000
cod. 329
m mmedhrice
cÊaudÊana
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% • art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 9 - 3 marzo 2000
Lire 2000-'Euro 1,03
lECO DELLE V^liUHill
Donne, famiglia e lavoro
di FEDERICA TOURN
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BIBBIA E ATTUALITAI
CON GESÙ
«Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e, fermatisi fuori, lo mandarono a
chiamare. (...) Gesù rispose loro: “Chi
è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su coloro che
gli sedevano intorno disse: “Ecco mia
madre e i miei fratelli! Chiunque avrà
fatto la volontà di Dio, mi è fratello,
sorella e madre”»
Marco 3,31.33-35
IL Cristo ha appena cominciato a
predicare e la sua famiglia, avendo
udito questa notizia, si preoccupa
per lui. Sua madre. Maria, e gli altri
figli e figlie che ella ha avuto da Giuseppe, vanno da Gesù e lo fanno
chiamare. Pensano di avere su di lui
quei diritti che derivano dalla parentela di sangue, forse pensano di poter
ricevere delle spiegazioni intime e
particolari del proprio comportamento, quelle che si danno solo ai
propri familiari. Gesù risponde a
questa richiesta con una domanda,
un’affermazione e una sfida.
La domanda: «Chi è mia madre e
chi sono i miei fratelli?», sottolinea la nostra comune lontananza da
lui. Se neanche quelli del suo sangue
hanno avuto particolari diritti su Gesù, allora non li può davvero vantare
nessuno. Nessuno su questa terra
può affermare di essere più vicino a
Cristo di altri. Non c’è rito indulgenziale, chiesa, luogo, persona che possa farti affermare: «Io sono più vicino
di te a Gesù». L’affermazione: «Girando lo sguardo su coloro che gli sedevano intorno disse: Ecco mia madre e i miei fratelli!». Qui viene invece sottolineata la nostra comune vici^
nanza a lui. Gesù volge lo sguardo a
coloro che gli sedevano intorno. Non
guarda in alto (i potenti), non guarda
dentro (i sapienti), non guarda altrove (i pochi eletti). Guarda a coloro
che gli si assiepano intorno e hanno
bisogno di bere da lui. Non esclude
ma chiama, non rifiuta ma abbraccia,
non umilia col rifiuto ma innalza con
amore. Innalza tutti al livello di parenti di sangue che, in lui, è il sangue
stesso di Dio. La sfida: «Chiunque
avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre». Abbiamo festeggiato nelle scorse settimane la libertà concessa, il 17 febbraio 1848, a
quella parte della famiglia di Gesù
che è la nostra chiesa. Ma per rimanere parte di questa famiglia bisogna
accettare la sfida che consiste nel fare
la volontà di Dio. Non conta il sangue, anche se alle volte sentiamo affermare «non vado in chiesa, non
leggo la Bibbia, ma mi sento valdese
(o metodista o battista)». Non conta
l’orgoglio per il passato, se non come
insegnamento per vivere oggi la nostra fede. Non conta neppure l’orgoglio per l’oggi, perché apparteniamo
a una bella chiesa libera e democratica, perché siamo diversi, perché facciamo tante cose.
L) UNICA cosa che conta davvero,
1 e conterà in ogni generazione, è
la disponibilità a rimanere seduti atiorno a Gesù, ascoltare i suoi insegnamenti e cercare di fare la volontà
<li Dio nello spazio di vita che è dato
a ciascuno e ciascuna di noi. A noi
tutti, adottati da Gesù e inseriti a
pieno titolo nella sua famiglia, viene
Scordato che, proprio come nelle fa
■niglie carnali, vivere insieme e cercare di vivere di comune accordo è
una battaglia che si combatte ogni
1 &orno, nel presente e nel futuro.
Claudio Pasquet
Per la bioioga Anna Rollier la clonazione riproduttiva deH'uonno è inaccettabile
Responsabilità biotecnologiche
¿0 vero preoccupazione è che la ricerca sia rivolta soprattutto al raggiungimento
degli immensi profitti del settore più che al miglioramento della qualità della vita
EUGENIO BERNARDINI
Nei giorni scorsi l’organizzazione
amnientalista Greenpeace ha
denunciato la registrazione avvenuta
l’8 dicembre scorso presso l’Ufficio
brevetti europeo (Epo) di Monaco di
Baviera, un organismo indipendente
dalle istituzioni comunitarie in
quanto promosso anche da paesi
non aderenti all’Unione europea
(Ue), di un brevetto che consentirebbe la manipolazione di cellule embrionali transgeniche animali e umane per la riproduzione in laboratorio
di tessuti e organi. Secondo Greenpeace si tratterebbe dello spiraglio
per lo sfruttamento commerciale dei
processi di clonazione umani che sono vietati dalla Direttiva europea approvata dal Parlamento di Strasbur
go il 12 maggio 1998 e che entrerà in
vigore il prossimo 30 luglio. Il nostro
paese non ha ancora recepito questa
Direttiva: d’altra parte, all’epoca della votazione a Strasburgo, l’Italia si
era astenuta insieme al Belgio, mentre l’Olanda aveva votato contro,
mettendo in evidenza la preoccupazione che la Direttiva fosse comunque troppo aperta agli usi commerciali delle invenzioni biotecnologiche
(vedi Riforma del 22 maggio 1998).
L’Epo di Monaco si è difeso dichiarando che si è trattato di un errore
(di che tipo non si sa, ma è utile sottolineare che questo organismo vive
dei proventi delle registrazioni dei
brevetti e che nel 1998 le sue entrate
sono state di 1.300 miliardi di lire).
L’Ue si sta comunque muovendo per
bloccare questo brevetto.
Quasi nessuno scalpore, invece,
per la notizia che un mese fa l’Ufficio inglese dei brevetti ha approvato
una richiesta per un processo di clonazione messo a punto dal Roslin
Institute (dove è stata clonata la pecora Dolly) brevettando così tutti gli
embrioni animali e umani clonabili
con la tecnica in questione e lasciati
sopravvivere fino al sesto-settimo
giorno di vita. Notizie di questo tipo
rafforzano comunque la diffusa
preoccupazione riguardo la possibile
attuazione di esperimenti di clonazione umana e, più in generale, verso
un campo di applicazione della ricerca scientifica su cui si concentrano
interessi economici enormi a livello
medico, farmaceutico e agro-alimen
Segue a pag. 10
•I Primato del papa
Ma l'iniziativa
vaticana non c'è
In Egitto il papa, in nome dell’unità dei cristiani, ha ribadito la sua
disponibilità a discutere del primato
pontificio: «Rinnovo l’invito a tutti i
responsabili ecclesiali e ai loro teologi
a instaurare con me un dialogo fraterno, paziente, nel quale potremmo
ascoltarci al di là di sterili polemiche». La disponibilità del papa si era
già espressa nella sua enciclica del
1995 Ut unum sini alla quale avevano
risposto diverse chiese (anche il Sinodo valdese del 1995). Da parte vaticana, però, non sono state proposte iniziative significative, come per esempio l’apertura ufficiale di un tavolo di
discussione. Nonostante gli appelli
del papa, dunque, continua a valere
la dottrina del Vaticano II: ogni comunione con il papa è una comunione gerarchica sotto di lui. (e.b.)
A 400 anni dal rogo
Giordano Bruno
icona di libertà
Il 17 febbraio del 1600 Giordane!
Bruno viene bruciato sul rogo a Roma. Al momento della sentenza di
morte disse: «Forse tremate più voi
nell’infliggermi questa sentenza che
io nell’accoglierla». L’anima inquieta
di Bruno continua da allora a girare
per l’Europa come lui stesso, in vita,
aveva fatto: era stato a Chambéry, Ginevra (e qui frequenterà gli esuli italiani calvinisti), Lione, Tolosa, Parigi,
Londra, Oxford, e poi ancora Londra,
Parigi, Magonza, Marburgo, Wittenberg, Praga, Tubinga, Hemstedt,
Francoforte, Zurigo e infine Venezia.
Qui, nel 1592, viene arrestato dall’Inquisizione per delazione del nobile
Mocenigo che voleva rubargli il segreto della sua memoria prodigiosa.
X Valli valdesi
Incrementare
il turismo
G. Platone, P. Egidi e G. Bouchard a pag. 5
Il nodo fondamentale per lo sviluppo e la crescita del turismo alTinterno del territorio dell’Azienda turistica locale delle valli di Susa e del
Pinerolese (Atl 2) rimane sicuramente l’unità di intenti e la volontà di
programmare iniziative comuni. A
due anni dalla nascita dell’Atl, la
presentazione del documento programmatico di bilancio si è trasformato in un momento di riflessione
su queste tematiche. I soggetti pubblici del Pinerolese hanno posto
all’attenzione dell’Atl un documento
che poneva questioni che riguardano lo sviluppo delle «aree a debole
vocazione turistica». In sostanza si
propone un’attività progettuale
maggiormente orientata sull’offerta.
L'8 MARZO
DEL 2000
Segue a pag. il
Fare il punto sulle vittorie o sulle
sconfitte delle donne, dopo le battaglie
del secolo scorso, sembra, quest’anno,
molto difficile. Da qualche tempo sono
entrati in campo non solo sociologi e filosofi, ma anche femministe e studiose
della condizione femminile, per sottolineare che, forse, noi donne siamo andate troppo oltre. Rivendicando la nostra liberazione da ruoli prefissati, abbiamo puntato a raggiungere l’uomo;
abbiamo così voluto l’uguaglianza e la
parità... ed eccoci rinchiuse in una nuova gabbia: siamo di genere femminile
ma ci comportiamo, o peggio ancora
pensiamo, come degli uomini.
Nello stesso tempo, non volendo
rinnegare noi stesse, puntiamo sempre a piacere e a conquistare. Nasce
cosi quell’ibrido fra uomo e donna che
è la donna «di potere», piena di arroganza. Per altro verso si alza, anche,
qualche voce delle «nuove» generazioni di donne che rimproverano le loro
madri di avere scardinato il vecchio,
tranquillo ordine delle cose. Chi dipinge così le donne non riesce a cogliere
le novità, anche positive, insite nell’attuale situazione: sbaglia sia chi guarda
indietro con nostalgia sia chi accusa le
donne di essere diventate solo delle
brutte copie del maschio.
Come sempre le cose sono più complicate. In verità la grande maggioranza delle donne non vorrebbe né potrebbe tornare indietro. Tuttavia si fatica a trovare un nuovo modello di
comportamento che riesca a coniugare diversità di genere con responsabilità e autonomia personale. Soprattutto manca un confronto serio e un dialogo nuovo e «complice» sui temi fondamentali del rapporto di coppia, con
gli uomini. C’è la sensazione che questa crescita della coscienza femminile
li abbia, inizialmente, irritati; ora, arresisi, cercano di barcamenarsi.
Eppure oggi le donne sono, nel
mondo del lavoro e dell’economia, delle protagoniste, creative e innovative, a
volte indispensabili e uniche, nel risolvere conflitti e problemi. Nella famiglia, scegliendo se e quando diventare
madri, sono delle compagne sicure e
affidabili per i loro mariti. Nel volontariato rappresentano la maggioranza
dei partecipanti, sia nelle attività più
tradizionali (assistenza ai malati, cura
dei disabili) sia in quelle più a rischio,
come nelle zone sconvolte da guerre.
La loro crescita culturale e professionale ha arricchito la società e ha permesso loro di valorizzarsi. Eppure contemporaneamente si mantiene, o forse
addirittura si rafforza, da parte degli
uomini, la scelta di un «machismo» antiquato e sordido. Ne sono la prova le
migliaia di giovani, o giovanissime,
schiave del mercato del sesso che rappresentano, per tanti «machi» nostrani, l’ultima sponda di una fraintesa virilità, in realtà impastata di violenza,
disprezzo {o paura?) per le donne.
Noi donne abbiamo certamente sbagliato, in molti passaggi del nostro
percorso verso una nuova dignità, ma
ci piacerebbe leggere qualche presa di
posizione da parte di filosofi e sociologi in merito all’uomo e alla sua coscienza di sé. Come vive i suoi sentimenti? Che posto ha la famiglia nella
sua vita? Accoglie e valorizza le donne
nel lavoro? Chissà se questo 8 marzo
del 2000 d regalerà qualche analisi o
qualche riflessione di uomini, su dove
intendono andare e come intendono
collaborare con le donne...
Doriana Giudici
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERO) 5 MARZO 2onn
quell
istante, mentre
Gesù parlava
ancora, arrivò
Giuda, uno dei
dodici, e insieme
a lui una folla
con spade e
bastoni, inviata
da parte dei capi
sacerdoti, degli
scribi e degli
anziani.
Colui che lo
tradiva aveva
dato loro un
segnale, dicendo:
“Quello che
bacerò, è lui;
pigliatelo è
portatelo via
sicuramente".
Appena giunse,
subito si accostò
a lui e disse:
“Maestro!" e lo
baciò. Allora
quelli gli misero
le mani addosso
e lo arrestarono.
*^Ma uno di
quelli che erano
lì presenti, tratta
la spada,
percosse il servo
del sommo
sacerdote e gli
recise l’orecchio.
*^Gesù, rivolto a
loro disse: “Siete
usciti con spade
e bastoni come
per prendere un
brigante.
*^Ogni giorno
ero in mezzo a
voi insegnando
nel tempio e voi
non mi avete
preso; ma questo
è avvenuto
affinché le
Scritture fossero
adempiute".
^Allora tutti,
lasciatolo, se ne
fuggirono.
Un giovane lo
seguiva, coperto
soltanto con un
lenzuolo; e lo
afferrarono;
^^ma egli,
lasciando
andare if
lenzuolo, se ne
fug^ nudo»
(Marco 14,43-52)
UN RAGAZZO FUGGE NUDO
«Ho compreso chi fosse veramente il Cristo soltanto dopo essere rimasto nudo di
fronte a lui Bisogna spogliarsi di se stessi e lasciarsi interrogare e chiamare da lui»
PAOLO MBET
IL caldo era arrivato presto,
quell’anno, a Gerusalemme.
Era soltanto il mese di Nisan,
ma la primavera era esplosa in
tutti i suoi colori e i profumi della fioritura riempivano le stradine della città, colma di gente venuta da tutte le parti del mondo
per festeggiare la Pasqua.
La Pasqua a Gerusalemme
Anche ì1 piccolo Marco aveva compiuto il pellegrinaggio ed era giunto col padre dalla
nativa Antiochia, in Siria. In
realtà. Marco non era così piccolo. Era minuto e tutti lo trattavano come un bambino, ma
aveva già compiuto i tredici anni ed era stato accolto nella comunità attraverso la cerimonia
del Bar-Mitzvà. Per questo suo
padre gli aveva permesso di accompagnarlo e di vivere così
l'esperienza, fondamentale per
ogni ebreo, della Pasqua a Gerusalemme. 11 viaggio era stato
tutt’altro che facile, soprattutto
nelle zone più desertiche, in
quanto molte bande di predoni
stavano in agguato per assalire i
pellegrini: per questo, spontaneamente, si formavano delle
colonne di gente che consentivano a questa folla di muoversi
in maggiore sicurezza.
Via via che si avvicinava alla
meta, la carovana si ingrossava.
Marco ricordava soprattutto che
durante il passaggio attraverso
la Galilea si era unito un gruppo
di giovani che seguivano il loro
maestro, un certo Gesù di Nazareth. Molti, nella carovana, li
avevano criticati per il loro modo di fare; ma a Marco erano
piaciuti subito e aveva preso a
frequentarli, anche se suo papà
non era d’accordo perché, diceva, i galilei sono tutti delle teste
calde. Quei giovanotti andavano
a Gerusalemme come si va a
una festa e dicevano che il loro
maestro avrebbe compiuto meraviglie, avrebbe portato il regno
di Dio in terra.
Marco lo aveva visto soprattutto al passaggio attraverso Gerico, quando un mendicante
cieco si era messo a gridare con
quanto fiato aveva in corpo,
chiamando il Rabbi «figlio di
Davide» e chiedendo di recuperare la vista. Ebbene, Gesù si era
fermato, lo aveva chiamato accanto a sé e l’aveva guarito. Si
può immaginare lo scalpore che
il miracolo aveva destato in tutta
la carovana: aveva fatto aumentare il fermento e man mano che
si avvicinava la città santa la febbre saliva tanto che. quando il
Rabbi entrò nelle mura, tutti
quanti, seguendo l’esempio dei
suoi discepoli, cominciarono a
fare una festa incredibile, agitando rami di palma e d’ulivo e
cantando «Osanna».
Nell'orto del Getsemani
Preghiamo
Signore,
Tu che fai piovere la tua luce solare su tutti
ma che ti riveli a chi sta chhio e attenuto,
scaldaci con la tua presenza
avvicinati a noi ,
e coprici coi mantello dei tuo amore.
Signore,
Tu che spargi la tua presenza di vita a tutti
ma che ti volgi a chi sente fuggire la vita,
penetraci col tuo essere
appressati a noi
e afferraci con le braccia della tua grazia.
Signore,
Tu che disseti con la tua acqua tutti noi,
ma che preferisci chi è disseccato dalla prova,
inonda il nostro cuore
accompa^iati a noi
e immergici ne&’oceano della tua pietà.
Franco Calvetti
Variazioni enigmatiche
DOPO quelle giornate così
eccitanti. Marco aveva perso un po’ di vista il Maestro di
Nazareth e il suo gruppo, finché
non li vide ricomparire nella locanda presso cui era alloggiato,
dove avevano affittato una sala
per celebrare la Pasqua tutti insieme. Li udì cantare e recitare i
salmi poi, ad una certa ora, li
sentì uscire. Marco era già a letto, accanto al suo papà; ma, come senti le voci del gruppo passare sotto le sue finestre, si alzò
per seguirli. Nel buio, prese quel
che gli venne sottomano per
mettersi addosso qualcosa.
E così, solo con una tunichetta addosso, si avventurò nella
notte tiepida alla ricerca di quella che credeva fosse soltanto
un’allegra compagnia. Presto si
sarebbe accorto che si stava infilando in mezzo a una tragedia
che avrebbe segnato profondamente la sua vita. Li ritrovò poco fuori delle mura, nell’orto del
Getsemani. Stava per raggiungerli quando, aH’improvviso,
sentì un vociare di persone che
stavano arrivando di gran car
riera. Erano armate e come ad
un segnale convenuto, si gettarono addosso al Rabbi. Fu questione di un attimo e in quell’orto si scatenò il finimondo. Marco vi si ritrovò in mezzo, in modo assolutamente inaspettato.
Accanto a lui, nel buio della notte, vide uno dei discepoli di Gesù tirare fuori la spada e ingaggiare battaglia. Due colpi secchi
di spade che si scontrano e uno
degli aggressori cadde a terra
con un grido mentre il sangue
gli usciva da una ferita alla testa.
Lo scontro stava diventando serio; ma in quel momento il Rabbi parlò ai suoi. Se ne videro alcuni reagire con rabbia e altri
con smarrimento.
Poi tutti fuggirono, lasciandolo solo, ed egli si consegnò spontaneamente, senza reagire, alle
guardie venute ad arrestarlo.
Mentre cercava di capire che cosa stesse succedendo, Marco si
sentì strattonare da dietro: qualcuno lo aveva afferrato per la camicia e lo stava trascinando via.
Pieno di spavento cominciò a
divincolarsi, tanto che la tunichetta si sfilò, restando in mano
all’aggressore e lui. nudo e libero, potè fuggire. Corse come un
disperato in mezzo agli orti, saltando i muretti, finché, stravolto, si gettò dietro una siepe. Rimase per un po’ nascosto nel
suo rifùgio, piangendo silenziosamente per non farsi sentire
dalle guardie che pensava lo
stessero ancora cercando. Poi
tirò fuori la testa: gli uomini avevano acceso delle torce e così
egli potè vedere degli energumeni che si accanivano contro il
prigioniero, che pure continuava a non opporre resistenza.
Poco più in là, il discepolo che
aveva condotto fin lì le guardie e
aveva loro indicato il suo Maestro, si agitava come un ossesso.
Piangeva e gridava, lo implorava
di far qualcosa, di reagire. Ben
presto, un paio di servitori del
Sommo Sacerdote gli andarono
incontro brandendo due grossi
bastoni e facendolo così scappare. Mentre il discepolo si perdeva nella notte, il Maestro fu legato per le mani e trascinato via,
come una pecora menata allo
scannatoio... Presto ritornò il silenzio sull’orto del Getsemani e
Marco, sfinito, si addormentò.
Era ancora buio, quando il canto
di un gallo lo svegliò. Un fatto
strano, segno di grandi eventi.
Ed allora, ancora turbato, tornò
alla locanda, nudo com’era, e si
infilò nel letto. Il padre dormiva
pesantemente, aiutato in questo
dalle numerose coppe di vino
che la liturgia pasquale imponeva, e non si era accorto di nulla...
Nudo di fronte al Cristo
SOLO dopo molti anni Marco
tornò a Gerusalemme. Faceva parte di una delegazione di
comunità cristiane sparse per
tutto il bacino del Mediterraneo
che si recava in Palestina per verificare che cosa fosse successo
della chiesa madre dopo la tragica rivolta antiromana che aveva
portato alla distruzione della
città santa e del Tempio. Per la
prima volta si incontravano cristiani provenienti da varie parti
e tutti rimanevano favorevolmente colpiti nel vedere tra di
loro anche Marco, il cui Evangelo era stato da poco pubblicato
ed era arrivato in molte comunità. Ognuno aveva qualche domanda da fare per chiarire questo 0 quell’episodio. Filippo, uomo colto e predicatore profondo
proveniente da Alessandria d’
Egitto, sembrava l’unico a non
essere particolarmente interessato dalla presenza di Marco e
quando qualcuno gliene chiese
la ragione, rispose semplicemente che a lui il libro non era
piaciuto: lo aveva trovato «ruvido», troppo centrato sulla croce
e non rendeva conto dell’alto insegnamento filosofico del Cristo.
Quando le critiche furono riportate a Marco, questi non si
scompose più di tanto: lui non
era un uomo di lettere e soprattutto aveva voluto rendere una
testimonianza. In questi quarant’anni, disse, ognuno si era
ritenuto autorizzato a raccontare di un «proprio» Gesù, secondo il suo gusto, secondo quanto
aveva capito. «Per questo, concluse Marco, ho deciso di mettere insieme le tradizioni più solide e lasciare a tutte le comunità
il lieto messaggio del Cristo. E
ho anche voluto ritagliare una
piccola icona nel racconto della
passione e narrare della mia
esperienza: in realtà io ho compreso chi fosse veramente il Cristo soltanto dopo essere rimasto
nudo di fronte a lui. Nudo di
dentro e di fuori. Ed è la stessa
esperienza che richiedo ai miei
lettori, se vogliono comprendere
chi sia veramente Gesù: spogliarsi di se stessi e lasciarsi interrogare e chiamare da lui».
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
In realtà rtoi non san.
piamo né chi fosse l'evan.
gelista noto sotto il nome
di Marco, né chi fosse i|
ragazzo che fugge nudo
al momento dell'arresto
di Gesù. Il legame tra i
due personaggi è dato
però da una tradizione
molto antica, dettata da
questo curioso aneddoto
che gli evangelisti Matteo '
e Luca hanno tralasciato, '
L'episodio in genere viene I
assai poco considerato da- |
gli esegeti. Lo Schweizer, i
ad esempio, così commenta: «Anche il piccolo epi. !
sodio del giovane contri- I
buisce a rendere più evi- |
dente l'atmosfera da "si
salvi chi può", mentre sullo sfondo emerge la tranquillità e la sobrietà con i
cui Gesù percorre II pm- j
prio cammino». Esso ha
invece colpito la mia fantasia, diventando para- I
digma del nostro rappor- i
to col Cristo: noi credenti |
pensiamo di poter giungere a comprendere Gesù '
attraverso le nostre cono- ^
scenze e di poterlo inchio- |
dare ad alcune formule ,
dogmatiche che dovrebbero spiegare ogni cosa e '
una volta per tutte. I
In realtà, ed è questo I
ciò che ho tentato di mostrare attraverso i quattro studi biblici, egli sfugge a ogni inquadramento: siamo noi che debbia- I
mo convertirci a lui, non |
è lui che deve restare fis- ^
so e chiuso entro i nostri
schemi logici. I discepoli,
fossero questi Pietroo I
Giuda, avevano una loro 1
visione del Messia e lari- |
versarono su Gesù; ma ,
alla prova dei fatti rima- '
sero spiazzati- Di qui la I
fuga o il tradimento. Sol- I
tanto chi rimane nudo di ,
fronte al Cristo e da lui si,
lascia rivestire, può pensare di averlo in qualche
modo conosciuto- Pro-1
prio l'esperienza del gio-1
vane ci dice, inoltre, die |
tale nudità non è un fatto programmabile. È I
spesso la vita che ci lascia |
nudi, orfani delle nostre |
sicurezze e soltanto da
tale livello noi possiamo
allora pervenire ad un incontro nuovo col Cristo, |
«Chi sono io per voi?»: la
risposta a questa domanda dipende sovente dal
«vestito» che indossia- i
mo. Ma l'apostolo Paolo
ci ha avvisati: dobbiamo
lasciarci rivestire di Cri
sto. Per terminare, è necessario apportare alcune l
note di carattere storico |
ed esegetico: , |
• In genere gli esegef
ritengono che l'evangdi' I
sta Marco provenisse da un ambiente estraneo al- |
la Palestina. Per questo
l'ho descritto proveniem
te da Antiochia. Si è tnol- I
to discusso inoltre sulla i
data in cui l'EvangeloW ^
composto; recentemente
alcuni ritrovamenti archeologici sembrano avvalorare la tesi che |
essere stato scritto prir”^ |
della distruzione di G®;
rusalemme da parte dm 1
Romani, avvenuta nell
anno 70 d.C. .. ;
• Che cosa indossava «
ragazzo? Nelle traduzioni di solito leggiamo che
VENE!
¡SwK
,. I
ma il Pesch fa notare che
il termine più esatto sa
rebbe «sottoveste» o
«ca
micia». lo avrei detto rto
«T-shirt»; non potenocjl
fare, ho usato l'espressione «tunichetta».
Per
approfondire
Marco, voi. Il, Paideia,
'82
Nella foto: Gerusal«^
me, la collina del G®*
mani così come si P
senta oggi
5c
que
V
barn!
nunci
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PAG. 3 RIFORMA
Dio ci chiede di scrivere la sua Parola per viverla e portarla sempre con noi
«Scriverai le mie parole...»
Scrivere è l'atto capace di fermare nel tempo un evento, un'emozione, un patto. Scrivere è
quel gesto capace di strappare la parola al pericolo della dimenticanza. Ma anche Dio scrive
DEBORAH D'AURIA
X tersa volani, scripta
y manent. Ricordo che da
bambina questo detto, pronunciato spesso dalla mia insegnante che ci incoraggiava
nei nostri primi tentativi di
scrittura, richiamava nel mio
immaginario qualcosa di simile a un’incomprensibile
formula magica, di quelle
contenute nei vecchi libri dimenticati in soffitta. È con il
passare degli anni che ho scoperto la profondità contenuta
in quelle misteriose parole.
Quotidianamente noi compiamo il gesto di «mettere
nero su bianco». Per molti è
indispensabile annotare su
agende di ogni dimensione e
colore gli impegni di lavoro,
le cene con gli amici, o le fastidiose scadenze di pagamento. Per altri il voler fissare i sentimenti, belli o tristi
che siano, su un foglio di diario 0 di una lettera diventa
un momento catartico e liberatorio. E che dire del peso
che il semplice scrivere il
proprio nome e cognome acquista in situazioni come atti
notarili o giuridici? Fondamentalmente scrivere è quell’atto capace di fermare nel
tempo un evento, una emozione, un patto. Scrivere diventa quel gesto capace di
strappare la parola al pericolo della dimenticanza.
Si scrive per ricordare la
propria storia, per fissare la
propria identità. È stata questa, ad esempio, l’esperienza
^vissuta dal popolo eletto.
Abraham J. Heschel ha scritto che «dalla distruzione del
Tempio di Gerusalemme,
Israele è vissuto in un paese
di pergamena». Per secoli infatti il popolo errante è riuscito a sopravvivere proprio
grazie alle Scritture che ricordano l’inizio di una relazione privilegiata che il Creatore ha voluto cominciare
con la sua creatura, quando
un uomo fu chiamato a lasciare la sua casa per incamminarsi verso «una terra dove scorre il latte e il miele».
Nel corso dei secoli Israele
ha custodito, difeso, meditato, narrato e amato queste
Scritture.
Ma anche Dio scrive. Scrive
perché la casa d’Israele non
dimentichi il suo patto, il patto cominciato sul Sinai. Lì
Dio non si era limitato ad «affidare» le sue parole a Mosè,
ma le aveva anche «scritte»
sulle dieci tavole perché l’oblio e il passare del tempo
non le cancellassero. Le scritture anche per noi, popolo
innestato sul tronco antico di
Israele, diventano scrigno
contenente pietre preziose e
perle di gran valore. Come
quel breve versetto nel libro
del profeta Geremia che contiene una promessa che è parola creatrice per tutti quelli
che da essa si lasciano coinvolgere: «Questo è il patto
che io farò con la casa di
Israele, dopo quei giorni, dice
il Signore, io metterò la mia
legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò
loro Dio, ed essi saranno mio
Una lezione di tolleranza
Parola di Dio
e interpretazione umana
Queste due brevi storie rabbiniche, tratte dal volume curato da
Jakob J. Petuchowski «I nostri
maestri insegnavano...» pubblicato dalla Morcelliana in seconda
edizione nel 1986, esprimono i
due principi che da sempre caratterizzano il pensiero ebraico: la
pluralità delle varie interpretazioni dei testi della Scrittura, come risultato della divina volontà,
e il principio della tolleranza e
dell’apprezzamento per le diverse
interpretazione degli altri.
Nella scuola di Rabbi Ishmael si è fatto riferimento al
seguente versetto della Scrittura;
«La mia parola non è forse
come il fuoco,
dice il Signore,
e come un martello
che spezza la roccia?»
(Geremia 23, 29)
Che cosa avviene quando il
Cartello urta contro la roccia?
Sprizzano scintille.
Ogni scintilla è il risultato
del colpo di martello sulla
roccia; ma nessuna scintilla è
l’unico risultato.
Così anche da un solo versetto della scrittura possono
derivare diverse dottrine.
(da Talmud babilonese
Sanhedrin 34a)
Parole del Dio vivente
Tre anni durò un dibattito
fra le scuole di Shammaj e di
Hillel. Questi insistevano che
la legge doveva essere stabilita secondo la loro opinione;
e quelli insistevano che la
legge doveva essere stabilita
secondo la loro.
Infine risuonò una voce
celeste; «Le opinioni sia di
questi che di quelli sono parole del Dio vivente! Tuttavia
la legge deve essere stabilita
secondo le disposizioni della
scuola di Hillel!»
Ma come è possibile? Se
queste come quelle sono le
«parole del Dio vivente», che
cosa autorizzava la scuola di
Hillel a stabilire la legge soltanto secondo le sue determinazioni?
Questo avvenne perché i
saggi della scuola di Hillel
erano cordiali e modesti.
Studiavano non soltanto le
loro tradizioni ma anche le
tradizioni della scuola di
Shammaj. Anzi, addirittura,
tramandarono le dottrine
della scuola di Shammaj, prima di tramandare le proprie
dottrine.
(da Talmud babilonese
Eruvin 13b)
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popolo» (31, 33). Dunque,
dove scrive Dio?
Dio scrive sul cuore, sceglie
quel luogo perché forse è la
parte del nostro essere attraverso cui passano le emozioni, le gioie, i dolori, la fede. E
mentre contemplo questa
piccola perla posta nel prezioso contenitore, ecco che
un’altra ancora attira il mio
sguardo: «Vi metterete dunque nel cuore e neH’anima
queste mie parole; ve le legherete alla mano come un
segnale e vi saranno come
frontali tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figliuoli parlandone quando te ne starai
seduto in casa tua, quando
sarai per viaggio, quando ti
coricherai e quando ti alzerai;
e le scriverai sugli stipiti della
tua casa e sulle tue porte»
(Deuteronomio 11,18-20).
Questa volta Dio non solo
ci chiede di scrivere ma ci
suggerisce anche dove farlo:
sugli stipiti delle porte. Perché la porta? In una casa
ogni elemento architettonico
ha una sua funzione specifica; il tetto ci protegge dalle
intemperie: le finestre ci
danno la possibilità di guardare fuori; i muri delimitano
il nostro spazio. La porta è
l’elemento attraverso cui noi
raggiungiamo l’ambiepte
esterno. Ogni qual volta decidiamo di vedere ciò che c’è
fuori dalla nostra casa, noi
attraversiamo una porta.
Scrivi le mie parole sugli stipiti delle porte, perché così
le attraverserai e le porterai
con te ogni qual volta entri
ed esci; è questo l’invito di
Dio. Forse sugli stipiti delle
nostre porte dovremmo scrivere quelle parole più care
che da sempre ci guidano
anche nei momenti più bui,
e accanto a quelle dovremmo aggiungere le altre, quelle che stentiamo a comprendere, quelle che sono difficili
da attraversare, e portare
proprio quelle con noi, chiedendo al Signore di avere pazienza e spiegarcele lungo il
cammino.
Gli stipiti, le porte, il cuore... Non è forse il cuore simile a una porta che in momenti della nostra vita può
essere terribilmente serrata?
Sul versetto di Geremia Rabbi Mendel di Kozk riflette così: «Sta scritto “E queste parole che oggi ti raccomando
riposino sul tuo cuore”. Il
versetto non dice “nel tuo
cuore”. Ci sono infatti momenti in cui il cuore è chiuso. Ma le parole giacciono
sopra il cuore, e quando
quello nelle sante ore si apre,
le parole affondano nelle sue
profondità».
Dio ci chiede di scrivere la
sua Parola per non dimenticarla, attraversarla, portarla
con noi perché continui a
parlarci. Ma poi essa deve
affondare in noi, deve attraversare noi, diventare parte
della nostra vita, rigenerarci:
«Ecco io sono alla porta e
busso: se qualcuno ascolta la
mia voce e apre la porta, io
entrerò da lui e cenerò con
lui ed egli (o ella) con me»
(Apocalisse 3, 20).
I nostro rapporto con Dio
Parola e ateismo
nella tradizione ebraica
È scritto che l’universo è
stato creato dal nulla con le
parole della Torah eterna e
come l’Eterno inafferrabile,
che dall’eternità e per l’eternità. Si scrive con fiamme nere sul bianco fuoco del grembo divino. Essendo fiamme,
le lettere con le quali la Torah
è composta, si agitano e con
ardore cambiano costantemente la forrna dei propri
riccioli, per cui quel che è
scritto appare in continuo
mutamento e solo il grembo
divino 0 i pochi eletti che
nell’estasi mistica sono giunti
a contemplarle, ne afferrano
il profondo e amoroso significato di eterna verità.
Un grande Maestro vi ha
colto un giorno le seguenti
parole: «Dio convincerà della
La storia delLebraismo fra libro e cultura della memoria
Un viaggio verso il senso della vita
OTTAVIO DI GRAZIA
UN adagio ebraico afferma: «Dio ha creato l’uomo per udire raccontare storie». Insieme a questo adagio
è possibile ricordare anche
quanto ci tramanda la tradizione midrashica. È scritto
infatti che l’universo è stato
creato dal nulla con le parole
della Torah eterne e che essa
è scritta con fiamme nere sul
bianco fuoco del grembo divino. Il fuoco bianco allude
ai tempi messianici e pertanto le sue parole potranno essere intese solo allora. Quelle
nere rimandano al nostro
tempo, umano troppo umano, e la mobilità delle fiamme che cambiano direzione
continuamente ci rimanda
ad una scrittura in continuo
mutamento che solo un appassionato cercare può cogliere fino in fondo. Perché
scrivere, perché lasciare tracce? Rispondere a queste domande significa penetrare il
mistero stesso della nostra
esistenza e avvertire urgente
il senso del ricordare, della
memoria.
La profonda unione di esistenza e scrittura è, come voleva lo scritto re Edmond
Jabès, tesa a circoscrivere il
vuoto e a evocare un senso
integro della vita nonostante
le offese e le dure repliche
della storia. Le parole e la
scrittura, raggelate, aggredite,
intaccate, vinte, talvolta annientate e perciò bisognose di
essere salvate ci ricordano
che bisogna cercare di mantenere in vita ciò che resta.
Scrivere, perché per tutti può
sorgere una notte che non arriviamo a varcare o può nascere un rifiuto; può formarsi
un fondo d’orrore, può lampeggiare un ricordo che stentiamo a placare. Scrivere, per
dipanare il groviglio inestricabile e il dolore per ciò che è
stato, per consegnarlo a chi
leggerà perché vi sia ancora
speranza. Scrivere diviene in
un certo qual modo un pretesto per un viaggio verso il
senso stesso della vita, dunque della memoria. Un aggirarsi tra «una fitta trama di
voci e di sensibilità», sfondo
per la caparbia esigenza di
continuare a pensare ed evocare il valore della testimonianza di una condizione storica, culturale, religiosa, quella dell’ebraismo, che rivendica assolutezza e parzialità,
identità e differenza.
C’è una domanda che è diventata ineludibile necessità
storica: come e perché scrivere dopo Auschwitz? Ma qui
le domande si moltiplicano e
le risposte non sfiorano neppure un barlume di verità.
Infatti come sì può storicizzare l’inaudito, l’impossibile,
il dolore, la morte, il tentativo di cancellare milioni di
donne, uomini, bambini, in
nome di quel principio di
identità e di totalità che ha
nutrito il delirio d’onnipotenza di una cultura che si è
costruita e sedimentata sulla
sistematica cancellazione
della diversità in nome di
una virtuosa ragione, di cui i
campi di sterminio rappresentano «solo» la logica conclusione? Scrivendo e raccontando incessantemente,
appunto. La storia dell’ebraismo, in particolare di quello
postbiblico, è una storia costruita interamente sullo studio e sulla memoria.
Una scrittura e uno scrivere che si devono saldare in
un itinerario dove impegno
personale e chiarezza etica
tentano di arginare le ambiguità e le reticenze di un
mondo dove dilaga l’incon
sistenza, il vuoto, il silenzio
agghiacciante: dove non c’è
più spazio per la parola interrogante, ma solo per parole assertorie, ultimative,
autoritarie, volgari. La vertigine che ci coglie di fronte a
quanto di improvviso sta
scompaginando le carte del
mondo, ci rende attoniti, al
di là dello stupido coro mediático che amerebbe risolvere tutto con un temibile
embrassons-nous. Di questo
ogni scrittura deve essere
consapevole. Scrivere per
santificare? Che cosa? Il tempo della vita, della responsabilità, dell’incontro con l’incatturabile volto degli altri.
propria onnipotenza perfino
il più scettico degli atei, nel
momento in cui acconsentirà
a creare un masso di tali peso
e dimensione che neanche
lui sarà in grado di sollevarlo». Gli atei continuano ad
essere scettici, eppure neanche Dio sembra in grado di
sollevare l’immenso e pesantissimo masso che è il suo
creato dall’ingiustizia in cui
va sprofondando sempre di
più. Non è in grado o sollevarlo non è nei suoi disegni?
Aprire il cuore a Dio
Dice Rabbi Nachman di
Breslav che ogni persona dovrebbe avere una camera tutta sua dove chiudersi ogni
tanto in perfetta solitudine
per aprire il cuore a Dio. Siccome uno spazio solo proprio
non è dato a tutti, specie se si
è molto poveri, con serenità
chassidica Nachman consiglia ai suoi discepoli di crearsi
questo spazio chiudendosi
nel tallet. Avvolti nel manto
della preghiera, e soprattutto
soli, si può dire quel che si
vuole, ascoltare quel che si
riesce a udire, parlando conoscersi e sentendo conoscere.
Gli avversari di Nachman,
attaccati alle chiassose e collettive preghiere del chassidismo, lo accusavano di essere
presuntuoso, individualista e
pazzo; ma non è forse passando l’intera vita a gridare
in compagnia che, resi falsamente forti dal numero, si diventa presuntuosi, e confusi
dal continuo vociare si perde
il senno?
(da: L'ombra allo specchio di
Giacoma Limentani, La Tartaruga edizioni, 1988, Milano, p.ll e
p.ll3)
^ Una dichiarazione di Moni Ovadia
La parola di Dio
non è una realtà statica
Le parole che generalmente un ebreo scrive su una
piccola pergamena arrotolata in un astuccio che poi viene messo sulla porta è lo
Shemà Israel, il testo recitato
ogni giorno dagli ebrei osservanti, contenuto in Deuteronomio 6, 4-5; «Ascolta Israele; il Signore, il nostro Dio, è
l’unico Signore. Tu amerai
dunque il Signore, il tuo Dio,
con tutto il tuo cuore, con
tutta l’anima tua e con tutte
le tue forze». Lo ha detto Moni Ovadia a un gruppo di giovani durante un’appassionante intervista collettiva ai
margini del suo spettacolo
«Oylem Goylem» che ha avuto diverse repliche al teatro
Mercadante di Napoli dal 10
al 20 febbraio scorso. Centro
dello spettacolo la riflessione
sull’esistenza ebraica come
esistenza esilica. «Ma anche
la parola di Dio - ha detto
Ovadia - non è mai esperimentata dagli ebrei come
una realtà statica.
La Parola è sempre in movimento. Essa è rappresentabile come una capanna, in
ebraico "suchà”, qualcosa di
sempre aperto e un po’ precario». D’altra parte la Torah,
anticamente trasportata nell’arca deH’alleanza, era sempre in viaggio. «Nel carattere
di apertura della parola di
Dio germina il genio ebraico
- ha aggiunto Ovadia - che
affianca alla Torah consegnata sul Monte Sinai, l’altra Torah, quella talmudica consegnata alla bocca dei credenti
quale risposta dell’uomo alla
parola di Dio».
4
PAG. 4 RIFORMA
CUMENE
VENERDÌ 3 MARZO 2000
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Dopo otto mesi il Vaticano ha scelto il vescovo Cormac Murphy-O'Connor
Il nuovo capo dei cattolici britannici
Le congratulazioni dell'arcivescovo anglicano di Canterbury, George Carey
Per succedere al cardinale
Basii Hume, deceduto nel
giugno 1999, il Vaticano ha
scelto il vescovo Cormac
Murphy-O’Connor, che ha
svolto un grande ruolo nella
Chiesa cattolica romana d’
Inghilterra e nella promozione del dialogo ecumenico.
Murphy-O’Connor sarà il
nuovo responsabile degli oltre 4 milioni di cattolici in Inghilterra e Galles. La nomina
di questo vescovo di 67 anni
come arcivescovo di Westminster pone fine a settimane di speculazione sulla
stampa laica e religiosa. Alcuni cattolici inglesi e gallesi
hanno tuttavia lamentato il
fatto che ci siano voluti otto
mesi al Vaticano per giungere
a questa nomina.
11 giornale cattolico Tablet
descrive Murphy-O’Connor
come «il vescovo favorito di
tutti, umano, geniale...». Non
gli sarà facile però raggiungere lo stesso livello di popolarità del suo predecessore. II
cardinale Hume infatti era
riuscito a guadagnarsi il rispetto dei conservatori e dei
progressisti della sua chiesa.
Era molto ammirato per il suo
approccio umile e pastorale.
In una dichiarazione resa
nota dopo l’annuncio della
nomina Cormac Murphy-0’
Connor, che fu vescovo di
Arundel e di Brighton per 22
anni, ha lanciato un avvertimento contro le tentazioni di
Mammona e ha promesso di
promuovere i rapporti con
altre chiese. «C’è molta buona volontà e bontà nella nostra società, ma va detto che
la pratica e il messaggio cristiano hanno conosciuto un
certo calo in Inghilterra e nel
Galles in questi ultimi anni ha detto -. Vi è fra l’altro una
crescita della cultura del consumismo. Vi è la tentazione
di pretendere che tutto possa
essere comprato e venduto e
che anche gli esseri umani
sono giudicati per quello che
hanno e non per quello che
sono. La fede cristiana, ritiene la Chiesa, è la forza che ci
permetterà di liberarci da
una visione del mondo che ci
riduce in schiavitù. Inutile dire che vorrei cooperare con i
miei amici della Chiesa anglicana e delle chiese libere in
Londra: la cattedrale di San Paolo
tutti i modi possibili per
diffondere l’Evangelo oggi.
Riconosco inoltre il posto
delle altre religioni e la necessità di dialogare e di cooperare. A questo riguardo,
credo che la comunità cattolica abbia un ruolo distintivo
e vitale da svolgere e lo compiremo con tutta la generosità di cui siamo capaci».
Il vescovo Murphy-O’Connor ha collaborato attivamente ai dialoghi internazionali
tra chiese, in particolare come
copresidente, dal 1982, della
Commissione internazionale
anglicano-cattolica romana
(Arcic). L’arcivescovo di Canterbury, George Carey, capo
della Comunione anglicana,
si è congratulato della scelta
del Vaticano: «Sono felice di
aver appreso la nomina del
vescovo Cormac MurphyO’Connor alTarcidiocesi di
Westminster, e del vescovo
Vincent Nichols all’arcidiocesi di Birmingham - ha dichiarato -. Ho avuto la fortuna di conoscere questi due
uomini per i quali ho la massima stima. Il vescovo Murphy-O’Connor opera senza
tregua da molti anni per il
potenziamento dei rapporti
ecumenici, e apprezzo la sua
energia, la sua tenacia e la sua
capacità di fare andare avanti
le cose in :modo costruttivo.
Ho avuto il piacere l’anno
scorso di riconoscere questo
suo impegno conferendogli il
primo titolo di dottore honoris causa in teologia di Lambeth, il primo ad essere conferito a un vescovo cattolico romano fin dai tempi della
Riforma». Secondo l’emittente Bbc News Online, «il nuovo
arcivescovo di Westminster è
un difensore energico dell’insegnamento tradizionale sulle
questioni morali e si oppone
vigorosamente all’aborto e
all’eutanasia». (eni)
Per Milan Opocenskij «contribuiscono all'unità dell'unnanita»
Il ruolo dei dialoghi teologici bilaterali
Il pastore Milan Opocenskij, segretario generale deH’Aileanza riformata mondiale
(Arm), che fra poco andrà in emeritazione, ha
affermato che i dialoghi teologici bilaterali
«contribuiscono all’armonia e all’unità dell’umanità. In se stessi, essi rappresentano un
avvenimento culturale».
L’ultimo incontro di questo tipo ha avuto
luogo a Musselburgh, in Scozia, dall’11 al 15
gennaio scorso. Vi hanno partecipato 17 responsabili di chiesa e teologi di chiese riformate e ortodosse non calcedonesi. La tradizione
ortodossa non calcedonese comprende chiese
che hanno le loro origini in Medio Oriente o
altrove, come la Chiesa ortodossa copta, la
Chiesa ortodossa siriana di Antiochia, la Chiesa ortodossa etiopica Tewahido e la Chiesa ortodossa siriana di Malankara in India.
Milan Opocenskij ha presieduto l’Incontro
insieme al metropolita Bishoy della Chiesa
ortodossa copta. All’ordine del giorno c’era
un tema sul quale le due famiglie di chiese
hanno vedute radicalmente divergenti: i sa
cramenti. «La Riforma - ha detto Opocenskij
- è stata una lotta contro il sacramentalismo
della Chiesa [cattolica romana]». Egli ha rico
nosciuto una «certa divergenza» con le chiese
ortodosse non calcedonesi su questo punto
Ma, ha detto, «siamo giunti a una migliore
comprensione... anche se siamo in disaccor
do, anche se ci sono momenti difficili». Opocenskij ha aggiunto che i sei incontri tra le
due chiese erano stati estremamente utili e
istruttivi per le due parti.
La settima sessione del dialogo avrà luogo
a Antelias, in Libano, dal 23 al 28 gennaio
2001, e sarà accolta dal catholicos Aram della
Chiesa ortodossa armena, il quale è presidente del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
¡Timor Est
Prosegue Timpegno
dell'agenzia awentista Adra
Prosegue a Timor Est l’impegno dell’agenzia awentista di
soccorso Adra. Anche se i mezzi di informazione dopo un primo momento di grande attenzione non seguono più gli awenimenti sull’isola, la situazione è ancora molto difficile. Secondo Adra, oltre 60.000 persone vivono in campi di accoglienza totalmente inadeguati a fronteggiare l’imminente stagione delle piogge. L’agenzia ha quindi orientato il proprio
impegno a fornire piccole unità abitative a chi è disposto a lasciare i campi per tornare ai propri villaggi distrutti, (nev/apd)
I Stati Uniti
27 vescovi pentecostali Usa in Vaticano
ROMA — «Siamo parte del corpo di Cristo e vogliamo avvicinarci alle altre parti dePsuo corpo»: con questa motivazione un gruppo di 27 vescovi pentecostali di colore degli
Usa ha partecipato a un seminario iri Vaticano, alla messa e
all’udienza papale della domenica. «È tempo di costruire alcuni ponti e di abbattere alcuni muri» ha dichiarato Celano
Ellis, organizzatore del pellegrinaggio. (nev/alc)
Svizzera
All'Istituto ecumenico di Bossey
un milione e mezzo di dollari
GINEVRA — Cerimonia ufficiale il 15 febbraio scorso per
la consegna di una donazione di un milione e mezzo di dollari (circa 3 miliardi di lire) all’Istituto ecumenico di Bossey
(Svizzera) da parte della Chiesa metodista unita degli Usa. La
somma servirà per l’istituzione di una cattedra di missiologia. L’Istituto di Bossey è un centro internazionale di formazione ecumenica strettamente correlato all’Università di Ginevra e al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). (nev/cec)
I Svizzera
Un concorso per un nuovo cdogo»
dell'Alleanza riformata mondiale
GINEVRA — L’Alleanza riformata mondiale (Arm), comunità di oltre 200 chiese riformate, congregazionaliste e presbiteriane di circa 100 paesi di tutto il mondo, ha lanciato
un concorso internazionale per trovare un nuovo «logo»
«...che trasmetta un’immagine delTArm decifrabile per tutte le culture e religioni». Informazioni sul concorso (dotato
di un premio di 1.000 dollari) possono essere richieste entro la scadenza del 28 febbraio 2001, scrivendo a: Alliance
Réformée Mondiale, 150 route de Ferney, CP 2100, CH 1211
Ginevra 2; e-mail: warc@warc.ch. (nev)
ft Brasile
Una singolare proposta della
(fChiesa universale del Regno di Dio»
RIO DE JANEIRO — Singolare iniziativa del pastore Barros
della controversa Chiesa universale del Regno di Dio. Barros
che è anche parlamentare, ha presentato un disegno di legge
per dichiarare Cristo «patrono» del Brasile. «Cristo è l’unico
santo che è risorto - ha dichiarato - ed è quindi il più adatto a
risuscitare la nostra economia ormai morente». Barros chiede
che il giorno dedicato al «patrono» sia il 1” maggio, (nev/alc)
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11 punto di vista di un pastore evangelico tedesco sulla recente «dichiarazione congiunta» firmata il 31 ottobre scorso 1
Cè davvero unità tra luterani e cattolici romani sulla dottrina della giustificazione?
THOMAS BERKE*
Retroscena e informazione sulla
«dichiarazione congiunta sulla
dottrina deila giustificazione»
Il 31 ottobre 1999, giorno della
Riforma, la Federazione luterana
mondiale e la Chiesa cattolica hanno sottoscritto una «dichiarazione
congiunta sulla dottrina della giustificazione» con «accertamento ufficiale congiunto» e «appendice».
La «dichiarazione congiunta sulla
dottrina della giustificazione»
esprime una forte pretesa: vorrebbe
chiarire teologicamente questo
punto, sul quale non esisteva unità alcuna fra cattolici e luterani,
quando nel 1530 ad Augusta, Filippo Melamene presentava davanti
all’imperatore Carlo V la Confessione di fede augustana.
Augusta, quale città simbolo, venne scelta come luogo per questa firma, in modo che la presentazione di
questo documento apparisse quale
importante pietra miliare dell’ecumenismo.
Come è stata accolta In Germania
la «dichiarazione congiunta sulla
dottrina della giustificazione»
La solenne cerimonia non deve
però far credere che la «dichiarazione congiunta» non continui ad essere contestata nelle chiese evangeli
che in Germania. Più di 250 professori di teologia evangelici hanno diffidato dal firmare la «dichiarazione
congiunta». Questo voto negativo
viene quindi sostenuto dalla metà di
tutti i professori di teologia che insegnano in Germania. Nei quotidiani
nazionali, prima fra tutti la «Frankfurter Allgemeine Zeìtung», è scattata un’ampia discussione critica, che
ha sensibilizzato il pubblico su questo modo di procedere.
La «dichiarazione congiunta» non
è valida per il mondo riformato
in generale e viene contestata
fra i luterani stessi
La Chiesa evangelica in Germania
è un’alleanza di chiese, composta
dalle varie chiese luterane, unificate
e calviniste. Le chiese membro della
Federazione luterana mondiale rappresentano solo il 40% della Chiesa
evangelica in Germania. Le restanti
chiese regionali non hanno firmato
la «dichiarazione congiunta» e non
erano in alcun modo partecipi. Non
è per loro di alcun valore.
Nell’ambito delle chiese regionali
luterane si manifestano resistenze
sempre più crescenti da prendere in
seria considerazione, che però non
hanno potuto imporsi contro le direttive dominanti. I vescovi luterani
in Germania hanno detto sì a questo
documento per ragioni di diploma
zia delle chiese, e questo contro le
numerose e fondate resistenze. Non
si voleva abbandonare la linea della
Federazione luterana mondiale, che
per svariati interessi cerca un accordo con Roma.
Come si è arrivati alla
«dichiarazione congiunta »
Una commissione segreta luterano-cattolica ha cominciato a metà
degli Anni 90 ad elaborare a Worzburg, passando attraverso diverse
bozze preliminari, una stesura definitiva della «dichiarazione congiunta», che a fine 1997 è stata presentata alle chiese membro della
Federazione luterana mondiale.
Già nella fase di sviluppo e fino alla
redazione finale si nota sempre di
nuovo un ulteriore cedimento sui
punti importanti nei confronti della
parte cattolica.
Sino al maggio 1998 i Sinodi delle
chiese membro della Federazione
luterana mondiale dovevano decidere circa l’accettazione del documento. Nella consultazione si sono
avuti, soprattutto in Germania, nuqierosi fondati dubbi se accettare.
Ma sia i vescovi che la dirigenza della chiesa non hanno ammesso questi dubbi, rimandando al fatto che
la versione finale era definitiva. Proponendo delle modifiche non si voleva dare alla parte cattolica il pre
testo di uscire dal progetto. La procedura di consultazione nelle chiese
membro della Federazione luterana
mondiale è stata chiusa con un risultato nient’affatto univoco, in
quanto i risultati positivi poggiavano solo su piedi d’argilla. Ognuno si
aspettava un sì da Roma, ritenendo
che la versione finale sarebbe stata
lì accettata dai massimi vertici. Sorprendentemente il cardinale Josef
Ratzinger esprimeva invece (il 25
giugno 1998, giorno di commemorazione della Confessione di fede Augustana) pesanti dubbi sulla versione finale della «dichiarazione congiunta». La Federazione luterana
mondiale avrebbe in quel momento
dovuto dichiarare decaduto il progetto di «dichiarazione congiunta»,
perché Roma aveva abbandonato la
comune base degli accordi.
Ma così non fu. Nonostante questa rottura della fiducia vennero formulate in trattative segrete una «appendice» e una «definizione ufficiale congiunta» in cui si è tenuto conto delle successive richieste del cardinale Ratzinger. In breve: i dubbi
giustificati sul contenuto da parte
luterana non potevano, in considerazione della non modificabilità
della versione finale, essere fatti
rientrare, e a Roma venne permesso
di approntare successivamente la
«definizione ufficiale congiunta», la
'fj
cui versione finale comunque tende
verso Roma, con altri importanti
fattori unilaterali romani. La versione definita così corredata di «appendice» e «definizione ufficiale
congiunta» non è stata più sottoposta a consultazione.
Con uno sguardo retrospettivo va
detto: una Federazione luterana
mondiale divenuta incerta in questa
sua faccenda non era all’altezza dei
sotterfugi teologici e diplomatici di
Roma. Fatale è stato che per parte
luterana intorno al tavolo delle trattative non sedevano i massimi livelli, ma solo teologi di secondo e terzo piano. Inoltre è evidente che una
«sciagurata alleanza» di luterani, sia
liberali sia socialmente motivati sia
rigidamente ecclesiastici, ha cercato
per interessi del tutto diversi una
intesa con Roma a qualsiasi prezzoI criteri biblici della Riforma sulla
giustificazione sono stati sepolti
lungo il cammino.
(I - continua)
* Thomas Berke è pastore a Mulheim-Mosel in Germania.
quentato Tanno di studio alTester
nel 1984-85 presso la Facoltà valdes
di teologia a Roma ed è membro della redazione di «Homiletisch-Liturgischen Korrespondenzblatt», un
serie di meditazioni e di sermon
della stampa luterana, diffusa i
tutta la Germania.
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smerdi 3 MARZO 2000
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Sono passati 400 anni dal rogo inquisitoriale che pose fine alla sua vita errante
Giordano Bruno, icona della libertà
Sullo sfondo della sua condanna c'è il processo a Galileo e a tutti quei teologi e intellettuali
che, in nome della libertà di ricerca, non rientrano nel pensiero unico della chiesa romana
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Dove importa l’onore,
l’utilità pubblica, la
dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti
smuovi per terrori che minacciano morte». Così Giordano Bruno nel suo Spaccio
deila bestia trionfante riassume la propria posizione che
manterrà inalterata sino alla
fine. Sino al 17 febbraio del
1600 quando verrà bruciato
sul rogo a Campo dei Fiori a
Roma. La sua ultima fulminante perorazione, rivolta al
notaio che gli leggeva la sentenza di morte, la dice lunga
sul personaggio che alzatosi
dall’inginocchiamento previsto per i condannati d’eresia
dall’inquisizione gridò: «Forse tremate più voi nell’infliggermi questa sentenza che io
nell’accoglierla».
L’anima inquieta di Giordano Bmno continua da allora a girare per l’Europa e anche a Torino, dove del resto
soggiornò un paio di volte
senza riuscire a trovare, neppure qui, una sede accademica in cui essere accolto e valorizzato. Più o meno era
successo anche negli altri
luoghi in cui visse, scrisse, litigò, insegnò e sbalordì con
la sua memoria da Pico della
Mirandola. Un memoria fotografica la sua, che fece di
lui per alcuni momenti la
massima espressione dell’uomò rinascimentale. Dal giorno in cui gettò la tonaca di
domenicano alle ortiche, inizia per lui un periplo europeo
che lo porterà a Chambéry,
Ginevra {e qui frequenterà gli
esuli italiani calvinisti), Lione, Tolosa, Parigi, Londra,
Oxford, e poi ancora Londra,
Parigi, Magonza, Marburgo,
Wittenberg, Praga, Tubinga,
Hemstedt, Francoforte, Zurigo, e poi ancora Francoforte
e infine Venezia.
A Venezia, nel maggio del
1592, viene arrestato dalla
Santa Inquisizione per delazione del nobile Mocenigo.
Quest’ultimo voleva rubargli
il segreto di tanta memoria,
ovvero l’incredibile capacità
del Bruno di leggere una prima e unica volta un libro e ricordarlo perfettamente a memoria. Non riuscendoci, il patrizio che lo ospitava lo scaricò al Sant’Uffizio che, trasferitolo a Roma, lo espose a
torture e vari interrogatori per
circa sette anni. E alla fine,
come tanti altri, lo condurrà
sul rogo per bruciarne per
sempre la memoria. Ma quella damnatio memoriae, per
una sorta di transustanziazione all’incontrario, si è via via
trasformata in un riscatto della memoria. Giordano Bruno
non cessa di affascinare per il
suo coraggio di indagare con
passione l’intima essenza
dell’universo, di Dio e quindi
di ciascuno di noi.
Di questa attualità di Giordano Bruno abbiamo avuto
chiaro esempio, TU febbraio
a Torino, nel salone valdese
dove, sotto gli auspici del
Centro culturale «Arturo Pascal» di fronte a un folto pubblico, Giovanni Franzoni, l’ex
abate di San Paolo fuori le
mura di Roma, ha ripercorso
i caratteri salienti dell’eretico
rinascimentale. E per una
sorta di ironia del destino
quel 17 febbraio è lo stesso in
cui si accendono i falò nelle
Valli per ricordare l’uscita dal
ghetto. E Bruno, come i vaidesi, diventa spesso icona
della libertà.
Franzoni ha ripercorso la
concezione bruniana dell’infinito dove non c’è più un
centro ma soltanto un atrio in
cui accedere per giungere alla
stessa conoscenza dell’infinito. E Dio stesso,è infinito,
senza confini. Lo spazio è
senza limiti, in esso abita una
pluralità di mondi in cui vivono un infinità di essere dotati
di anima. Bruno è il navigatore solitario di questa corrente
naturalistico-cristiana dove
Dio non si rivela solo nella
Bibbia ma nella natura. Per
queste e altre ragioni non fu
mai realmente protestante.
Era in sostanza un erasmiano, ma rispetto al maestro di
Rotterdam molto più passionale, collerico, inquieto. I
protestanti furono scandalizzati dalla condanna al rogo di
Bruno. E questa morte cruen
Roma: il monumento che ricorda Giordano Bruno in mezzo al caratteristico mercato di Campo dei Fiori
ta Finirà con l’indirizzare ancor di più il mondo cattolico
in senso anticopernicano.
Sullo sfondo di quel rogo c’è
il processo a Galileo. Quest’
ultimo è stato riabilitato dal
papa. Bruno non ancora. Ma,
come notava Franzoni, la
Chiesa cattolica condanna
oggi i roghi di ieri ma non
riabilita le persone. I processi continuano: Boff, Kùng,
Schillebeeckx ce lo ricordano. Non si accende più lo zolfanello ma la repressione è
sempre attiva nei confronti di
chi non rientra nel pensiero
unico della chiesa romana.
Nel dibattito, animato dal
pastore Giorgio Bouchard,
che è seguito alla brillante
esposizione di Franzoni, si è
notato che tra le categorie
dei repressi c’è oggi anche
quella degli insegnanti di religione nelle scuole di stato.
Se divorziano o abortiscono
o infrangono in qualche modo l’etica cattolica vengono
licenziati in tronco. Assumere a simbolo la memoria di
Bruno significa oggi divulgare nomi e fatti di chiunque,
non solo ieri ma anche oggi,
subisce repressione, emarginazione per il suo pensiero.
In quest’ultima prospettiva è
nata a Roma l’Associazione
che intende organizzare e
promuovere corsi, seminari,
incontri, manifestazioni sulla
libertà di pensiero e di ricerca. A presiedere il comitato
scientifico della nuova associazione è stato chiamato il
teologo valdese Paolo Ricca.
Per saperne di più si può
consultare anche il sito web:
tiscalinet.it/cdfiori 2000.
I giudici dell’inquisizione
misero a Giordano Bruno la
mordacchia, il bavaglio affinché non potesse più parlare.
Ma, come l’affollata serata torinese ha ampiamente dimostrato, anche se l’hanno bruciato vivo, egli parla ancora.
GIORDA:
NO BRVNO
P^olano.
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Al molta illujlre et eccellente C4udlhero,Signor Phillipfo
Stdneo.
PARIGI,
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Il frontespizio degli «Eroici furori», neiia prima edizione parigina
dei 1585
Uno spettacolo sul filosofo
Su quel rogo rischiò di
morire il libero pensiero
PIERA ECIDI
Luoghi chiusi, cupi, sotterranei, per raccontare
una delle tragedie della storia: L’ultima notte di Giordano Bruno, già significativamente rappresentata la scorsa estate nella miniera Paola
di Prali in vai Germanasca, è
ripercorsa oggi dall’Assemblea Teatro tra le mura luttuose dell’antico carcere della Cittadella a Torino. Un
luogo segnato da tante sofferenze: luogo di detenzione e
torture, tra l’altro, di centinaia di valdesi lì imprigionati
dopo l’eccidio del 1686. In
quello stesso spazio oscuro e
asfittico, tra le spesse mura di
una cella, è messo in scena
un altro dramma della libertà
itti J
Giordano Bruno
j Bruno Gambarotta modera un dibattito alla Galleria d'arte
Roma, Campo dei Fiori, 17 febbraio 1600:
moderna di Torino sull'ex frate filosofo
un rogo che brucia ancora
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CIORCIO BOUCHARD
Ly ASSEMBLEA Teatro, ben
I nota nel nostro ambiente per il magistrale spettacolo
Fuochi, ma attiva a largo raggio su tutta la scena teatrale e
culturale, ci ha dato una memorabile «giornata di studio»
dedicata al tema II pensiero
di Giordano Bruno (Torino,
Galleria d’arte moderna, 15
febbraio). Egregiamente presieduta da Bruno Gambarotta, la giornata ha visto alternarsi alla tribuna numerosi
studiosi ed esponenti del
pensiero laico, cosa rarissima
in questa Italia che sembra
vivere in una sorta di perpetuo «Il febbraio dello spirito»*; ma anche per chi, come
me, vive in un costante clima
da «17 febbraio», la giornata è
stata salutare e stimolante.
Campano di Nola, Giordano Bmno (1548-1600) diventa
presto frate domenicano e
studia a Napoli, in San Domenico Maggiore, ma la filosofia
aristotelica in cui viene immerso non può soddisfarlo:
perciò egli prende la via deli esilio, e a Ginevra passa al
protestantesimo; ma anche la
dttfa ortodossia calvinista non
»fatta per lui, e Bruno passerà
■epoca più felice della sua vita nel mondo anglicano di Elisabetta 1; almeno lì l’aristote
lismo
- conta ben poco e viceversa la cultura, la scienza,
nrte moderna premono alle
porte. Ma dopo un relativamente sereno soggiorno nella
Germania luterana (che anch’essa però lo considera come eretico) Bruno cadrà vittima dell’eterna tentazione di
tutti i filosofi: fare la storia, e
non soltanto interpretarla.
Accetta perciò una chiamata a
Venezia dall’uomo che lo tradirà (il Mocenigo): forse spera
di diventare professore a Padova dove insegna Galilei
(che però si tiene a debita distanza); soprattutto coltiva
l’eterna speranza di tutti i novatori cattolici: che l’arrivo di
un nuovo papa apra degli
spazi inediti alle novità del
pensiero e della prassi.
E invece sarà proprio sotto
il nuovo papa che avrà luogo
il lungo e terribile processo di
Giordano Bruno. Per otto anni egli resiste agli interrogatori, alle proposte di compromesso (ritirarsi in convento):
si troverà perfino di fronte il
grande leader della Controriforma: il cardinal Bellarmino. Ma Bruno non è disposto
a cedere: vuol vivere o morire
con tutta la sua filosofia, con
tutta la sua libertà. E morirà
sul rogo, a Roma, in piazza
Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600, rifiutando il crocifisso che i suoi aguzzini gli
offrono mentre le fiamme già
lo stanno bruciando. «Quel
rogo arde ancora», ha detto
giustamente Bruno Segre: ma
a dire il vero, è da poco più di
un secolo che si è tornati a
parlare ampiamente di Giordano Bruno (Anna Foa); prima, egli era un intellettuale
sostanzialmente rifiutato da
tutta l’Europa (Eugenio Costa) a motivo del suo panteismo: Bruno, certamente, non
è un pensatore cristiano.
Forse non è il caso di seguire l’esempio di Bertrando
Spaventa che in clima risorgimentale lo collocava nella
scia di Prometeo e di Socrate
(Enzo Baldini), ma è quasi
certa la sua influenza sul
poeta elisabettiano Marlowe
(Gilberto Sacerdoti) e si possono riscontrare pure talune
analogie con le opere successive di Shakespeare. Bruno,
oltre che filosofo, è anche un
notevole scrittore, liberamente ma profondamente
radicato nella grande tradizione letteraria italiana: ce lo
hanno dimostrato Giorgio
Bàrberi Squarotti e Guido
Davico Bonino. Aldo Busi ha
concluso la giornata con un
intervento piuttosto provocatorio, ma non si può non
concordare con la sua lapidaria valutazione: l’italiano medio di oggi non è figlio del rogo di Giordano Bruno: è figlio
dell’abiura di Galileo.
Poiché (cosa rara anche
questa) per la giornata era
stata espressamente richiesta una partecipazione evangelica, mi sono permesso alcune precisazioni. Come cre
denti nel Cristo crocifisso e
risorto, noi non possiamo
condividere il panteismo di
Bruno, pur riconoscendo che
una venatura panteista ha
accompagnato per secoli il
moderno pensiero cristiano.
E anche se ci rechiamo spesso in «pellegrinaggio morale»
a Campo dei Fiori, noi leggiamo con occhio affettuosamente critico la lapide che vi
fu eretta più di un secolo fa:
«A Bruno/ il secolo da lui divinato/ qui,/ dove il rogo arse». Il «secolo da lui divinato»
doveva essere l’Ottocento,
l’età del Progresso e del positivismo. Certo, quel secolo
ha poi prodotto la prima
guerra mondiale e tante illusioni: ma tuttavia, come ha
detto il grande Hegel, la storia è storia di libertà: e di
questo cammino di libertà,
tortuoso ma inarrestabile.
Giordano Bruno è sicuramente un martire.
(♦) Per chi, beato lui, non lo sapesse, ricordiamo che l’il febbraio 1929 venivano firmati i Patti Lateranensi.
Una relazione sulla fine del filosofo sul rogo
di pensiero, quello che portò
quattrocento anni fa al rogo
di Giordano Bruno, l’eretico
pensatore reo di null’altro se
non di anticipare, con la sua
rivendicazione estrema dell’indipendenza della ricerca
filosofica e scientifica, il percorso di Galileo Galilei, di
Newton e di quanti altri, credenti o no in una fede religiosa specifica, osarono praticare la libera speculazione e il
confronto delle idee oltre gli
steccati posti dall’intransigenza della tradizione e dal
principio di autorità.
Tre attori si alternano e
dialogano negli spazi bui e
claustrofobici: un uomo-simbolo, nella sua nudità, della
sofferenza e del pensiero imprigionato, un Giordano Bruno che sanguignamente si
batte per il diritto all’esistenza, non solo di se stesso, ma
della sua visione del mondo,
e un inquisitore la cui umanità è imbalsamata e seppellita sotto le rigide tonache
della gerarchia e dell’autorità. Bravissimi tutti e tre gli
interpreti: Giovanni Boni,
Andrea Tidona e Andrea Fazzari, per l’intensa regia di
Renzo Sicco e Lino Spadaro.
Uno spettacolo forte ed emozionante a cui speriamo assistano in molti, e che consigliamo soprattutto ai giovani,
affinché possano confrontarsi con uno snodo fortemente
simbolico della storia reale e
di quella di ogni tempo.
FRATELLI
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Tal. 05B5 856262
Fax 0585 50301
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 3 MARZO 20nn ' VENERI
In occasione dell'8 marzo segnaliamo un volume della Fondazione R. Franceschi
Essere donna, essere cittadina
Le affermazioni solenni, contenute in molti documenti e dichiarazioni di principio
devono concretizzarsi nella vita di tutti i giorni nella società e nelle diverse culture
MARIA ROSA FABBRINI
La Fondazione Roberto
Franceschi, intitolata allo studente della Bocconi ucciso nel 1973 durante uno
scontro con la polizia, ha
mandato in stampa nel 1999
la sua quarta pubblicazione,
Dei diritti della donna e della
cittadina. Rigoberta Menchù
Tum (Premio Nobel per la
pace) e Lydia Franceschi
scrivono, rispettivamente, la
prefazione e l’introduzione.
Due donne che con voci diverse, ma uguale impegno e
sensibilità, riaffermano la sfida di eliminare il concetto di
superiorità o di inferiorità
dell’uno o dell’altro sesso e
di costruire società fondate
sulla giustizia, l’equità, lo sviluppo e il rispetto della diversità.
Con questo volume, ispirato come gli altri tre pubblicati dal 1997 alle idee del figlio
ucciso, Lydia Franceschi intende stimolare una riflessione sugli atteggiamenti e i
condizionamenti che non
hanno consentito, pur in
presenza di una rilevante
componente femminile nella
docenza scolastica, di educare nuove generazioni alla
completa libertà da pregiudizi, consuetudini, ruoli stereotipati. Pensato come strumento di verifica della coincidenza tra i principi solen
nemente proclamati nelle sedi istituzionali e i contenuti
dei percorsi formativi, il libro
si apre con la «Dichiarazione
dei diritti della donna e della
cittadina», pubblicata nel
1791 da Olympe de Gouges,
prosegue con la Convenzione di Seneca Falls del 1848
(Dichiarazione dei sentimenti) in cui per la prima volta
negli Stati Uniti venne posta
la rivendicazione del voto;
seguono la cronistoria del
suffragio femminile e dati
statistici riguardanti le donne nei Parlamenti del mondo
e in quello europeo.
La seconda parte è dedicata ai documenti: Dichiarazioni e Convenzioni promulgate
«Le intellettuali» di Molière in scena a Milano
Rivendicazioni femminili del '700
PAOLO FABBRI
Può apparire strano ma
più di 300 anni fa, nel secolo inaugurato dal rogo di
Giordano Bruno e caratterizzato dal rigoroso maschilismo di cui il Concilio tridentino era stato interprete, si è
sviluppata una qualche forma di organizzazione dell’
emancipazione femminile
nella Parigi di Molière. Si
trattava solo di un gruppo di
intellettuali, che si muoveva
nei limiti posti dai costumi
dell’epoca e cercava di sfuggire allo strapotere maschile
senza sovvertire le regole della stmttura sociale, ma semmai soggiogando i mariti oppure sublimando il sesso nel
godimento della poesia e nel
piacere di una lingua logicamente perfetta nei suoi contenuti semantici e nelle sue
regole sintattiche, ma era comunque un gruppo visibile.
Molière, con un atteggiamento benevolo ma indubbiamente conservatore, osserva divertito queste pulsioni, le avvolge con il suo
sguardo ironico e le mette alla berlina con il classico procedimento del teatro consistente nell’estremizzare le situazioni. Alla berlina però
non vanno solo le donne con
le loro aspirazioni, ma anche
gli uomini quando sono intellettuali vuoti e litigiosi e il
potere che si cela dietro la
cultura. La vicenda si svolge
nella casa di Crisalo (Toni
Bertorelli), un benestante
succube di una moglie auto
ritaria (Valeria Giangottini),
che guida la cognata Belisa
(Giannina Salvetti) e la figlia
maggiore Armanda (Nicoletta Bertorelli) in una ricerca
culturale astratta, compietamente estraniata dalla concretezza dei sentimenti come dalla gestione degli affari
di famiglia, che arriva a provocare il licenziamento
dell’ottima serva Martina
(Maria Laura Rioda) per il
suo parlare impreciso (peraltro vivacissimo nella felice
scelta, da parte del regista
Toni Bertorelli di proporlo in
vernacolo veneto).
Cerca di sottrarsi a tutto ciò
la figlia minore Enrichetta
(Barbara Chiesa) che si innamora, ricambiata, di Clitandro (Mauro Mandolini), a sua
volta respinto da Armanda a
causa del suo scarso amore
per la cultura, e vuole fermamente sposarlo. Il padre è
d’accordo ma la madre, nel
suo delirio culturale, ha deci
so invece di farla sposare a
Trissottani, un intellettuale
fatuo, interessato più che altro al patrimonio della ragazza. Un espediente del fratello
del padre farà emergere la
reale figura del pretendente
fasullo e i due innamorati potranno coronare il loro sogno.
È straordinaria l’attualità di
questo testo, che in Italia non
veniva rappresentato dal
1978, nel cogliere la volontà
di emancipazione della donna, espressa splendidamente
da una scintillante Valeria
Ciangottini, cui si accompagna un misurato Bertorelli nel
disegnare una figura che ricorda quella analoga del Tartufo, mentre Walter Mramor
è bravo nel rappresentare
l’intellettuale fatuo e litigioso
i cui versi sono pure esercitazioni formali. Tutta la compagnia ha comunque presentato un ottimo spettacolo guidato da una valida regia.
Milano, teatro San Babila
Un momento dello spettacolo
dalle Nazioni Unite, dalla
Comunità europea e del governo italiano. Conferenze
mondiali (con ampio spazio
riservato a quella di Pechino
del 1995) ed europee, direttive del presidente del Consiglio italiano. La serie di documenti si conclude con il
Rapporto del giugno 1999
curato dal Dipartimento pari
opportunità e presentato dal
nostro governo alle Nazioni
Unite per informare sulle
azioni intraprese in Italia, sugli ostacoli incontrati e sugli
impegni futuri rispetto alle
12 aree di crisi individuate
alla Conferenza di Pechino, e
con il Codice di autoregolamentazione Polite (Pari opportunità nei libri di testo)
del maggio 1999, che esprime l’impegno degli editori
italiani associati all’Aie.
Nell’ultima parte, il libro
propone alcune brevi riflessioni di studiose (tra cui Siena Bein Ricco, Anna Finocchiaro. Margherita Hack) insieme ad altre testimonianze
sui temi di maggior attualità.
Si segnala infine l’interessante webgrafia che fornisce
gli indirizzi di siti Internet
istituzionali e di altri particolarmente significativi (esempio sulle donne in Iran, sulla
situazione in Bangladesh, Algeria, Afganistan, America
Latina, Africa, ecc.). Il libro
non è in vendita, ma può essere richiesto direttamente
alla Fondazione’*.
L’invio sarà gratuito a chi
proporrà l’elaborazione di
un progetto di ricerca (anche
in sede scolastica) sull’argomento trattato.
(’) Fondazione Roberto Franceschi, via Emilio De Marchi 8,
20125 Milano. Telefono e fax
num. 0266-981302; sito Internet:
http://users.iol.it/fondazrf email: fondazrf@iol.i
Svezia
E morto
lo scrittore
Tunstrom
È morto il 5 febbraio scorso Goran Tunstrom, uno dei
più importanti letterati scandinavi, più volte candidato al
premio Nobel per la letteratura. Nato nel 1937 nella regione svedese del Vàrmland,
figlio di un pastore protestante, che nel tempo libero
si dedica alla divulgazione
della letteratura (i suoi nomi
di riferimento sono soprattutto Thomas Mann e, in
ambito scandinavo, Selma
Lagerlòf) anche nella stessa
sua cittadina di Sunne. Questa attività segna nel profondo la formazione di Goran,
che perderà il padre in tenera età.
Il debutto letterario è del
1958, e la sua attività darà alle stampe una ventina di libri
tra opere in prosa, raccolte di
poesie e radiodrammi. Il romanzo più famoso, di cui
Riforma si è occupato nel
1996 in occasione dell’edizione italiana (Iperborea) è
L’Oratorio di Natale, che narra le vicende di una comunità
cittadina in cui si allestisce
un’esecuzione pubblica della
celebre opera sacra di Bach.
Sempre pubblicati da Iperborea sono il romanzo Chiarori
e la raccolta di racconti Im vita vera, mentre si attende la
pubblicazione dell’ultimo romanzo Uomini famosi che
hanno visitato Sunne.
LIBRI
Cattolicesimo Un secolo
~ di Giubilei
Il «potere papale» nel secolo XX è al centro del libro di
Marcello Vigli {I giubilei del Novecento, Datanews, 1999, pp.
157, £ 22.000), già promotore di «Com-Nuovi tempi». L’indagine condotta nell’ambito del volume attraversa l’atteggiamento tenuto dal papato
nel corso degli anni, di fronte a eventi ecclesiastici e non; dai rapporti con il liberalismo e la crisi modernista a quelli con il fascismo e, poi, con l’anticomunismo. Un posto centrale è riservato ai rapporti fra papato e Concilio e, all’approssimarsi di quest’
ultimo giubileo del millennio, a quella che
l’autore chiama «restaurazione».
Società
Normalità
e follia
Trieste frontiera fra culture, fra Italia, mondo slavo, Austria; quanta letteratura si ispira a questa particolare condizione. Ora Trieste rivive anche quell’aspetto di frontiera legato all’intuizione di Franco Basaglia, che
più di vent’anni fa intese superare la cura
del malato di mente come repressione e
sorveglianza. Il carattere costrittivo del
trattamento sanitario era per lo psichiatra
parte del problema. Fabrizia Ramondino
(Passaggio a Trieste, Einaudi, 2000, pp. 319,
£ 30.000) racconta dal vero del Centro donna salute mentale i suoi contatti con un
mondo al confine tra normalità e follia.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 5
marzo, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Le nuove schiave;
politica delle chiese contro il traffico di donne in Europa»;
«Terza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì 6 mar
zo alle ore 24 e lunedì 13 marzo alle 9,30 circa.
Comunità ebraica di Venezia e Chiesa valdese e metodista
Centro culturale Palazzo Cavagnis
Comune di Venezia
organizzano un convegno nazionale su
Fecondazione assistita: una questione aperta
Giovedì 6 aprile 2000
VENEZIA ' Auditorium di Santa Margherita
(campo Santa Margherita, vaporetto n. 1: Ca’ Rezzonico)
Programma
ore 9;
apertura dei lavori; saluto delle autorità;
introduzione del rabbino Roberto Della Rocca.
Interventi di Marco Bouchard, Anna Rollier, Carlo
Flamigni. Te.stimonianze da parte dei Servizi Venezia'
ni (Maria Pia Cosmo, Alessandra Ceccbetto). Intervento di Munirà Mohamed Alamin. Partecipa Anna
Pedrazzi, sotto.segrctario ministero Pari CàpportunitaModera Franco Macchi.
tavola rotonda su «Fecondazione assistita: etica «
società». Partecipano: Sergio Rostagno, Riccardo D'
Segni, Franca Bimbi. Mixlera Corrado Viafora.
Per informazioni e prenotazioni:
Centro culturale Palazzo Cavagnis, tei. 041-5286797; fax: 041"
2416238 - martedì e giovedì (h. 15-18), tei. 041-5239745
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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Riuscita manifestazione a Torino in occasione della «Settimana della libertà»
Gesù Cristo, il liberatore
Tanti ospiti e partecipanti all'incontro promosso dalle chiese evangeliche. Le testimonianze
éel sindaco Castellani, di Paolo Ricca, della pastora Lidia Giorgi e del filosofo Gianni Vattimo
MARCO DI PASQUALE
1 ^ febbraio 2000. Una daI ta come un’altra? Qualunque cosa se ne pensi (fine,
0 inìzio di un millennio? Giubileo, o Anno Santo?), la cifra
di quest’anno non può passare inosservata. E anche per gli
gyangelici, quest’anno l’acanto non può non cadere su
Itiella cifra tonda, prima ancora che sul 17 febbraio. Ne è
segno evidente il tema scelto
pesta volta per il consueto
fascicolo pubblicato dalla
Fcei in occasione della SettiI mana della libertà, a cui ora si
I è affiancata l’Unione italiana
I delle chiese cristiane awentiste del 7“ giorno: «Gesù, il liberatore». Un incontro di ri' flessione e téstlmonianza sul' la figura di Gesù, incentrato
I culla domanda che egli stesso
rivolge ai suoi discepoli («...e
voi chi’dite che io sia?» Marco
8, 29), si è svolto sabato 19
febbraio nel tempio valdese
di Torino, con la partecipazione di Valentino Castellani
(sindaco di Torino), del prof.
Paolo Ricca (docente di storia
del cristianesimo), della pastora battista Lidia Giorgi, del
prof. Gianni Vattimo (docente di filosofia teoretica ed europarlamentare), dell’ing.
Davide Valente (esperto di
archeologia biblica, membro della Chiesa dei Fratelli),
del pastore pentecostale Ernesto Bretscher (Chiesa della
Riconciliazione), e del coro
Goin’ Gospel; introduceva il
pastore Giuseppe Platone.
Nel suo intervento. Ricca
I ha saputo sintetizzare efficaI cernente analisi dottrinale e
I testimonianza personale. AfI frontando la domanda: «Perché credo in Gesù?», ha onestamente riconosciuto di
non potervi rispondere, se
non ponendola in questo
modo: «Perché Gesù mi convince?», arrischiandosi nel
campo delle «ragioni» della
fede. «Mi convincono le sue
' parole, sono parole che è difficile contraddire, perché
hanno in se stesse una "forza”. Sono assolutamente vere e assolutamente impossibili (“Amate i vostri nemici”).
Esse rovesciano il mondo e
lo trasformano (“Gli ultimi
saranno i primi”), sono autenticamente rivoluzionarie.
(...) Mi convince la sua vita,
perché è stata una benedizione (“Andava attorno, facendo del bene”). 11 senso
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041
II coro Goin’Gospel nel tempio di Torino
della vita è di essere una benedizione per chi ti sta attorno. (...) Mi convince la sua
morte, perché è stata una
morte vera, non un gioco
(“Dio mio, perché mi hai abbandonato”). Gesù muore
innocente, come tutti i grandi martiri, testimone di grandi valori (libertà, giustizia,
tolleranza). Ma egli muore
anche per me, che non sono
un grande valore. (...) Mi
convince la sua resurrezione,
a cui nessuno crede: né i discepoli, né le donne, né voi,
né io. Alla fine, però, i disce
poli si accorgono che non è
la loro intima nostalgia a risuscitare Gesù, ma che è invece Gesù a risuscitare loro.
Gesù sa che i motivi per
piangere sono tanti (“Donna,
perché piangi?”), ma egli ce
ne offre uno per non piangere, e per non piangere più».
Il breve intervento di Vattimo, seguito alla lunga e toccante testimonianza di Lidia
Giorgi, ha messo in luce alcune motivazioni di un credente laico per una fede «secolarizzata» in Gesù di Nazareth.
«Il pensiero laico, moderno.
europeo, è stato possibile grazie alla tradizione cristiana.
Quindi, in questo senso: “Non
possiamo non dirci cristiani”
(B. Croce). In tale contesto.
Cristo è per me la possibilità
di dare un senso alla mia vita,
e questo vale sia per la mia infanzia e adolescenza, sia per
la maturità, anche se ciò che
ne pensavo da giovane è assai
mutato». In questo mutamento, per Vattimo, sta tutto il significato della secolarizzazione della fede. Se, all’inizio,
egli pensava Dio come la
struttura metafisica necessaria del mondo, ora egli tende
piuttosto a pensarlo come
«evento». Dio si fa evento e,
dunque, «evento storico, secolare. Se Dio entra nella storia (e appunto di questo si
tratta nell’incarnazione), allora Dio ha una storia, in senso
essenziale, e Gesù Cristo è la
storia di Dio». Allora il problema diventa il linguaggio. «La
vita, la morte, la resurrezione
di Cristo, sono credibili soltanto se il linguaggio non è
più inteso come una semplice
descrizione di “oggetti”, e diviene invece interpretazione
di “eventi”, dischiudendocene il significato e permettendoci di abitare in essi».
! Chiesa battista à\ Lentini
Discutiamo di Gesù
liberatore delle coscienxe
PAWEL CAJEWSKI
Lf ASSENZA dell’indiviI duo come categoria
mentale fa sì che, a livello di
comportamento, l’italiano
non avverta la portata della
coscienza. Il termine, che pur
esiste nel vocabolario comune, non ha alcuna rispondenza nel vivere quotidiano»,
scrive Giorgio Tourn nel libro
Italiani e protestantesimo
(Claudiana, Torino, 1997, p.
114). Traendo ispirazione da
queste parole la Chiesa cristiana evangelica battista di
Lentini ha deciso di affrontare nel corso della Settimana
della libertà 2000 il rapporto
tra la coscienza individuale e
il vivere quotidiano in riferimento al tema proposto quest’anno dalla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia e dall’Unione delle
chiese awentiste..
Venerdì 18 febbraio è stata
quindi organizzata nei locali
della chiesa una tavola rotonda intitolata «Gesù, il liberatore delle coscienze», alla
quale hanno preso parte l’avvocato Enzo Pupillo e Alfio
Bosco, rispettivamente pastore evangelico e presidente
dell’esecutivo delle Congregazioni cristiane pentecostali. L’avvocato Pupillo ha impostato il suo intervento so
li falò del XVII Febbraio nei dintorni di Alessandria
Pietra Marazzi e i valdesi tra '800 e '900
ROBERTO FOCO
IN provincia di Alessandria,
a Pietra Marazzi, esisteva
a cavallo tra l’Ottocento e il
Novecento una comunità valdese di un certo rilievo. L’emigrazione ha compietamente disgregato questa
realtà. Oggi di quella antica
comunità non è rimasto più
nulla, se non nella memoria.
Due famiglie evangeliche ora
presenti attestano una storia
comunitaria che può ricominciare: anche questo un
motivo che ha portato a riunirci in questa località per testimoniare la nostra presenza
attorno al falò dqlla sera del
16 febbraio. È stata un’occasione, per la comunità di
Alessandria e per il gruppo
biblico protestante «La via»
di Valenza, per parlare di diritti, solidarietà, lotta alle ingiustizie, ma anche di progetti e iniziative sul territorio per
una conoscenza reciproca.
È stata proprio una bella serata. Tutti intorno al falò per
un XVII febbraio che ci invita
a non dimenticare, anzi a impegnarci per le troppe persone che ancora oggi, non sono
libere, per ricordarci che «la
libertà degli altri è la nostra libertà» non deve essere solo
uno slogan, ma un impegno
costante e quotidiano. Per
questo hanno portato la loro
testimonianza persone che
dedicano tempo, energia e
spazio a chi non ha voce. Barbara Lavaggio, coordinatrice
della Campagna per la messa
al bando delle mine antiuomo, ha illustrato la drammatica situazione delle vittime
provocate da questi micidiali
ordigni sulle popolazioni.
Un esponente dell’Associazione per la pace è poi intervenuto presentando i progetti
di solidarietà per il popolo
palestinese, l’obiezione di co
scienza e la nonviolenza. La
comunità evangelica ha vissuto la serata accogliendo riflessioni e meditazioni proposte dalle ragazze e dai ragazzi che hanno letto poesie
e preghiere e dalla monitrice
che ha ringraziato tutte le
giovani «risorse» della nostra
comunità. Il parroco e il diacono della comunità di Pietra
Marazzi hanno condiviso con
i protestanti questo significativo momento. Le note solenni della musica «Lux lucet in
tenebria» e «Il Giuro di Sibaud» ci hanno accompagnato. L’ebraico del salmo 23 «Il
Signore è il mio pastore», ci
ha ricordato che quella del
XVII Febbraio è una festa civile, che ci accomuna agli
ebrei e che non eravamo soli
a condividere la gioia di quel
1848; una festa a carattere sì
civile, ma che non dimentica
di celebrare la benedizione
del Signore nostro Dio.
Intorno al falò di Pietra Marazzi
prattutto sull’aspetto filosofico della norma giuridica. «A
prescindere da qualsiasi credo religioso, bisogna constatare che l’uomo, facendo affidamento soltanto sulle proprie forze, non è in grado di
assicurare un determinato
ordine sociale e questo presupposto sta alla base di ogni
sistema giuridico», ha affermato Enzo Pupillo, che ha
inoltre ricordato la fondamentale differenza tra la legge e la morale: «La legge fornisce gli strumenti necessari
per giudicare un atto compiuto, la morale, e quindi la
coscienza, danno la possibilità di valutare anche le intenzioni».
Secondo il pastore Bosco,
che ha concentrato la sua relazione sulla centralità di Cristo, una profonda conversione interiore è l’unica base solida per una completa, libera,
e vissuta anche nel rispetto di
tutte le norme giuridiche e
sociali: «Non c’è vera e unica
libertà al di fuori di Cristo. È
lui infatti che rende capace
l’uomo, nella sua totalità, a
superare tutte le contraddizioni interiori ed esteriori».
Termiate le due relazioni
introduttive, si è aperto un
lungo e stimolante dibattito.
Bisogna notare con soddisfazione che, nonostante le divergenze di carattere teologico, erano presenti alla tavola
rotonda i rappresentanti di
quasi tutte le comunità evangeliche operanti sul territorio
lentinese. È impossibile sintetizzare in questo spazio del
giornale una serie di dodici
interventi del pubblico, più le
risposte dei relatori. Due affermazioni sono diventate
una sorta di denominatore
comune di questa vivace discussione: la necessità di testimoniare apertamente il
messaggio cristiano e la particolare responsabilità degli
evangelici per la costruzione
di una società fondata sulla
legalità e sulla solidarietà.
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MARZO 2000
Sviluppo
Un debito da cancellare. Sul serio
Intervista/Scalfaro
«Lo Stato è la casa di tutti»
Giordano Bruno
Il riscatto della memoria
Ebraismo
I roghi del Talmud
Zingari
Un’alterità inconciliabile?
Confrorai: u«a cbpia Mr« 8 000; aiàmuattem a»»«» Mie
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È uscito nella collana «Piccola biblioteca teologica» il n. Si
Esther de Boer
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emergere il ritratto della Maddalena affascinante come discepola, apostola, testimone della
resurrezione e leader della chiesa antica.
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I CRONACHE CHIESE I
TORINO — Durante l’assemblea della chiesa valdese del 20
febbraio sono stati eletti quattro nuovi membri del Concistoro: Giovanni Valè, Daniela Recchia, Silvia Ribetti e
Giampiero Salmasi, che hanno sostituito Lea Vinay, Cristina Rostan, Adriano Coìsson e un posto che era rimasto
vacante in rappresentanza della zona di corso Oddone.
Sono stati confermati per un altro quinquennio Massimiliano Cambellotti, Piero Imazio, Enrico Mariotti, Paolo Zebelloni, Cataldo Ferrara, Roberto Giavara. Inoltre,
sono stati eletti deputati al Sinodo Cathrine Chiavia e
Paolo Zebelloni, mentre i rappresentanti alla Conferenza distrettuale saranno Cristina Ferrara, Daniela Recchia e Gilberto Bugni. L’assemblea ha deciso di appianare il deficit dell’anno 1998 (circa 17 milioni) con una parte dell’attivo della gestione stabili 1999, mentre per il
nuovo deficit dell’anno 1999, circa 44 milioni, si è pensato di aprire una «sottoscrizione prò deficit» chiedendo a
ognuno di contribuire per almeno 25.000 lire. Per il 2000
si prevede un aumento delle spese locali, perché con la
nuova configurazione del corpo pastorale avremo più
stabili di servizio a carico della chiesa. Ci sarà invece una
piccola riduzione del versamento alla cassa centrale della
Tavola valdese (2 milioni in meno rispetto al ’99, 343 invece di 345 milioni). Infine, l’assemblea ha chiesto alla
commissione stabili di fare il possibile per anticipare i lavori di ristrutturazione del tempio di corso Vittorio previsti per l’autunno, in modo che il tempio sia utilizzabile
per poter celebrare il culto di Natale.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il past. Stefano Mercurio
per la predicazione di domenica 23 gennaio.
• Ci rallegriamo per la nascita dei gemelli Remy e Maieoi
di Nadia Michelin Salomon e Riccardo Mondon Marin.
• La comunità rivolge un pensiero fraterno alle famiglie
di Adèle Frache e di Angelina Gaydou che ci hanno lasciato dopo lunghi periodi di difficoltà e di sofferenza.
PRAROSTINO — In queste ultime settimane si sono celebrati i funerali di Aldo Fornerone, di Roccapiatta, e di
Guido Valdo Codino, di Prarostino centro. La comunità
invoca per le loro famiglie il conforto del Signore.
Oltre 20 radio commerciali ed evangeliche trasmettono
in tutta Italia dal lunedì al venerdì una serie completa di
meditazioni della Parola di Dio, dalla Genesi all’Apocalisse.
(sito Internet http://blbbla.lombardla.com)
CRC - Centro di Radiodiffusione Cristiana
Casella Postale, 14 - 20050 Macherio MI tei. 039-2010343;
E-mail: mailto;crcrcb@tin.it - Web: http;//bibbia.lombardia.com
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PAG. 8 RIFORMA
Appunti di viaggio nel Rio de la Piata del moderatore della Tavola valdese
Essere valdesi in America Latina
Le riunioni del corpo pastorale e del Sinodo e la visita in chiese e istituti locali mostrano come
sia possibile vivere un'intensa fraternità pur nella dispersione e nelle difficoltà economiche
GIANNI ROSTAN
IL 4 febbraio, prima in una
saletta assai calda e afosa e
poi piacevolmente in giardino, si riunisce il corpo pastorale della Chiesa valdese del
Rio de la Piata, sotto la presidenza del pastore Sergio Bertinat, presidente del corpo
pastorale stesso. Una prima,
notevole positiva differenza
fra l’organizzazione della nostra chiesa nel Rio de la Piata
e in Europa. Chissà che alla
fine non riusciamo anche noi
a modernizzarci separando la
figura del moderatore da
quella del presidente del corpo pastorale, cosa che è stata
particolarmente utile nella
difficile crisi con la chiesa di
Tarariras e con il suo pastore
Gerald Nansen; le questioni
disciplinari, ovviamente più
critiche, sono state trattate
dal moderador, quelle pastorali dal presidente del corpo
pastorale. Non è poco!
Si è iniziato l’esame di fede
della candidata Caròla Tron
con la lettura della sua lettera
di richiesta di essere consacrata, poi sono seguite le informazioni sul curriculum
scolastico e di servizio pastorale (nel Rio de la Piata alcune
e alcuni studenti iniziano il
loro ministero, anche a tempo
parziale, prima della consacrazione e anche prima della
consegna della tesi...). Molte
le domande, poi ridotte a
quattro. Sinteticamente: come predicare oggi l’Evangelo
in -una situazione di crisi economica (la crisi nel Rio de la
Piata esiste veramente, con
forti impatti sulla vita della
chiesa): che cosa la candidata
ha riportato dal suo anno
all’estero a Princeton; le difficoltà di una pastora madre e
moglie di pastore e, infine, se
la centralità della salvezza in
Gesù Cristo rappresenti o meno un ostacolo nell’evangelizzazione. Dopo l’indicazione
delle domande, una sosta e,
per fortuna, il resto dell’esame di fede è avvenuto fuori,
sotto una piacevole ombra e
un lieve venticello che ha attutito la calura estiva.
11 sermone di prova ha avuto luogo nel tempio di San
Pedro, circa mezz’ora d’auto
da Colonia del Sacramento,
la sera alle 21,30. Tempio pieno, rimesso in ordine in modo simpatico, piacevole semplicità, un culto completo
condotto dalla candidata con
grande padronanza emotiva
e notevole capacità comunicativa. Poi i commenti, da
parte di tutti, pastori e laici.
Positivi, un appunto teologico su una frase («la chiesa è
Gesù Cristo nel mondo»), tutto il resto benissimo e candidata accettata a pieni voti.
Nelle sedute successive si
trattano problemi assai simili
ai nostri: lo spostamento di
pastori e pastore (laggiù la
chiamano «itineranza»), complicata dall’impossibilità di
circolazione della manodopera intellettuale fra Uruguay
e Argentina (una insegnante
argentina non può insegnare
in Uruguay, e viceversa), problema della raccolta delle valutazioni sui candidati, problema della valutazione dei
pastori/e: momento significativo, perché le comunità
pretendono (e il corpo pastorale ha accettato) che periodicamente pastore e pastori
vengano giudicati dalle comunità e/o dai presbiteri
(all’incirca i nostri circuiti). È
stato discusso anche quale
sia il momento più opportuno per tenere il sermone di
prova, la tendenza è di lasciarlo al momento del corpo
pastorale che precede il Sino
Qui sopra e in basso: culto a Fray Bentos
(foto M. Hintermüller)
do. Una alternativa è di anticiparlo alla seduta del corpo
pastorale di luglio (ne fanno
due l’anno).
Si è parlato molto del problema degli studenti, oggi lasciati troppo a se stessi con il
risultato che gli studi durano
troppi anni, della necessità di
un loro accompagnamento,
del prolungamento del periodo di prova. Mi sembrava di
sentire parlare Ermanno Genre e Giorgio Girardet nell’aula
sinodale di Torre Pellice...
Anche il corpo pastorale lavora a gruppi. Uno era sugli
spostamenti e sulle assegnazioni pastorali, specie per le
coppie in cui entrambi sono
pastori. Si è riconosciuto che
il principio degli spostamenti
non si tocca né si discute. È
un fatto riconosciuto da tutti
come positivo per il ministero
pastorale e per la vita delle
chiese. I pastori/e devono
adeguarsi. È stato escluso il
ricorso al part time «esterno»,
per la ricerca dell’equilibrio
finanziario della famiglia pastorale. È stato rilevato come i
libri della Claudiana siano
fondamentali per la preparazione e l’aggiornamento teologico delle pastore e dei pastori. È un argomento da riprendersi nelle sedi adeguate.
Non poteva mancare un
accenno al problema econo
mico: gli assegni pastorali
sono assai incerti, la raccomandazione è stata «poco
ma certo». Il «poco» è poi diventato, durante il Sinodo,
un «meno cinque per cento»
che sommato all’inflazione
(in Uruguay attorno al 4%, in
Argentina praticamente nulla) significa una perdita del
potere di acquisto della famiglia pastorale in Uruguay
di circa il 9 per cento. In Sinodo poi sono stato il solo a
oppormi al taglio, l’appello
alla responsabilità dei laici è
caduto nel vuoto più assoluto (l’economia delle nostre
chiese nel Rio de la Piata è
essenzialmente agricola, e la
crisi si sente in particolare in
quell’area).
L’ultimo argomento trattato dal corpo pastorale è stato
l’accompagnamento psicologico e fisico, la cura della
loro salute. Il tema sarà da
riprendere, ma per intanto
tutti sono stati d’accordo nel
sottoscrivere una dichiarazione con la quale ci si impegna a utilizzare il sostegno
psicologico là ove la Mesa o
il presbiterio o il Concistoro
lo ritengano utile e opportuno. Sullo scambio pastorale
fra Miguel Angel Cabrerà e
Sergio Ribet vi è stato un bel
rapporto di Miguel Angel, e
un giudizio molto positivo.
Si tratterà ora di vedere come continuare.
Ombues de Lavalle, cittadina che vive di agricoltura
L'ospite che porta l'attesa pioggia
Passiamo da Miguelete a
salutare il pastore David Baret e sua moglie Annie, gallese (ricordiamo ancora i dolci
squisiti che ci ha offerto nel
1996, a Bahia Bianca). La casa è nuova, ha circa 10 anni, a
fianco del tempio, ha delle
belle stanze e una grande cucina. Un po’ dietro, sul terreno donato dalla chiesa per
iniziativa del pastore Aldo
Comba che è stato qui per alcuni anni, c’è il Centro Esperanza, un centro diurno per
una trentina di disabili. Un
po’ più in là, il Liceo, anche
questo su teneno donato dalla chiesa, e l’Ospedale che in
realtà è un ambulatorio a
orari fissi. Attorno, e dando
ragione all’intuizione del pastore Comba, sono sorte diverse case per cui il nostro
tempio non è più isolato in
fondo al viale. Qualche foto, e
poi via di corsa per Ombues.
L’appuntamento è per le
19, arrivano prima le sorelle e
i fratelli che devono preparare la cena e la sala e poi, sotto
la pioggia che finalmente è
arrivata a interrompere cinque mesi di siccità (qui ne arrivano 52 millimetri, a Fray
Bentos 72), tutte e tutti gli altri, giovani inclusi. In tutto
poco più di 40 persone. Il pastore Carlos Delmonte mi
presenta, siamo i benvenuti
(anche) perché abbiamo por
tato la pioggia, cosa che per i
nostri membri di chiesa, per
l’ottanta per cento agricoltori, è cosa importantissima,
anche più della visita del moderatore. Ma è il moderatore
che ha portato la pioggia, e
quindi lo si va a ringraziare!
Parlo della situazione italiana, delle nostre chiese, dei
nostri problemi. Molte domande: dall’insegnamento
della religione cattolica nelle
scuole al fatto (cbe li indigna)
che i professori di religione
siano pagati dallo stato, dalle
cooperative in Italia alle proteste degli agricoltori dell’Uruguay contro i sostegni economici che l’Europa dà ai
propri agricoltori, rendendo
quindi non competitivi i cereali, la carne, il latte prodotti
nel Sud America. La povertà
del paese, in questo caso
dell’Uruguay, viene quindi
imputata alla responsabilità
dell’Europa, e anche dell’Italia. Che cosa fa la Chiesa valdese per aiutare a risolvere
questa situazione, vissuta
come profondamente ingiusta? Si parla poi di fecondazione assistita (tradurre non
è stato facile!), di aborto, di
eutanasia. Poi di droga, si
chiede se nelle Valli se ne
faccia uso e perché, del problema dell’alcol, dei giovani,
dell’omosessualità, (g.r.)
* Un problema per le chiese
L'urgenza di rinnovare
il parco macchine
Qui le automobili sono quasi tutte da museo. Il pastore
Daly Perrachón, che ci ha
gentilmente ospitato a casa
sua, ha anche provveduto ai
trasporti con la sua Volkswagen azzurra, senza una traccia
di ruggine, che ha 23 anni.
Abbiamo viaggiato spesso
nelle automobili di altri pastori, tutte con una gloriosa e
lunga carriera alle spalle e per
le strade si vede di tutto, vecchie Chevrolet, Ford degli Anni 50, Fiat Seicento, qualche
auto degli Anni 40...
Si tratta di un buon termometro della situazione economica del paese ma, e questo ci interessa di più, anche
delle famiglie dei nostri pastori e delle possibilità della
Mesa a contribuire a questo
essenziale mezzo di lavoro.
Perché solo in pochi casi la
circoscrizione della chiesa
locale ha un raggio di qualche decina di chilometri, in
altri casi si tratta di centi
naia, qualche volta di migliaia di chilometri, spesso su
strade di terra battuta, con i
sassi che spuntano fuori e
fanno tremare e vibrare tutta
la carrozzeria, mettendo a
dura prova gli ammortizzatori che qualche volta, ovviamente, sono un po’ sfiatati.
Una macchina piccola o
media, per esempio una Citroën AX, costa, nuova, dai 15
ai 18.000 dollari Usa (qui tutto quanto è importato viene
espresso in dollari Usa, ci vogliono circa 12 pesos per fare
un dollaro Usa). Il problema
quindi è serio e meriterebbe
attenzione anche da parte
delle ricche chiese europee,
come del resto è avvenuto
anni fa quando una chiesa tedesca ha fornito un lotto delle
famose Volkswagen. Ci vorrebbe qualche esportatore di
vetture usate, ma in buono
stato, per ideare un cinque
vetture all’anno per cinque
anni... chi si offre? (g.r.)
VENERDÌ 3 MARZO 2000 VENERO*
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La facciata dell’Istituto teologico Isedet a Buenos Aires
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Giornate di intenso e proficuo lavoro
Lo svolgimento
della sessione sinodale
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cativa.
La giornata sinodale inizia
con un breve culto in assemblea plenaria alle 8,30. Il Sinodo è costituito da 22 pastori in servizio attivo e da 7 pastori emeriti, tutti con voce
deliberativa (questo farà certamente piacere a qualcuno e
a qualcuna), quindi in tutto
29, e da 40 laici. Ci sono anche i rappresentanti delle
opere, e molti invitati. Dopo
la lettura dell’introduzione
della relazione della Mesa (la
Tavola del Rio de la Piata), si
inizia subito il lavoro per
commissioni.
Per ognuno dei cinque
gruppi di lavoro ci sono due
capigruppo che si alternano
durante le giornate di lavoro
e un segretario/a. Si leggono
dapprima le parti della relazione della Mesa che riguardano il tema scelto dal gmppo, poi si leggono quelle della
Commissione d’esame. La relazione preparata da questa
Commissione comprende
una breve parte discorsiva e
la bozza di uno o più ordini
del giorno. Si discutono soprattutto le bozze degli ordini
del giorno (che poi diverranno gli atti del Sinodo) mentre
il segretario prepara contestualmente una breve relazione delle discussioni svolte,
che diverrà il «verbale» della
riunione e apparirà poi negli
atti del Sinodo. Il tutto viene
riletto insieme e approvato a
maggioranza. In ciascun
gruppo vi sono membri con
voto deliberativo e membri
con solo voce consultiva, e
parlano tutti, e tanto. Il lavoro in gruppo è molto intenso,
molto partecipato e costituisce una buona metà del lavoro sinodale.
In assemblea plenaria i
cinque gruppi presentano il
risultato del loro lavoro e gli
ordini del giorno, che talvolta
si sovrappongono. In questo
caso si rimandano alla Commissione proposte, che sistema i «doppioni» e ripropone
un testo definitivo alla assemblea. 11 lavoro è abbastanza veloce e produttivo,
due giorni per il lavoro a
gruppi, un giorno e mezzo
per le sedute plenarie.
Le votazioni finali procedono in modo diverso da quanto avviene nel Sinodo della
zona europea. Una piccola
scheda (la carta costa, e le
schede sono sempre piccolissime e sono distribuite volta
per volta tra i banchi, dietro
presentazione della «scheda
rossa» che qualifica la qualità
di membro del Sinodo con
voce deliberativa) serve per
l’elezione del moderatore,
una scheda per gli altri quattro membri della Mesa, tutti
insieme e infine una scheda
per i due supplenti, che pos-.j
sono essere scelti anche (o so ‘
prattutto?) al di fuori dei candidati alla elezione della Me-!
sa: i membri non eletti nellal
votcìzione per la Mesa non diventano automaticamente
supplenti. Sono gli scrutatori
che di volta in volta comunicano l’esito delle votazioni.
Lo stesso avviene per 1?
Commissione d’esame, e pei I
le altri maggiori CommissiO' i
ni sinodali, quella «fiscal» (fi‘ |
nanziaria), quella per le no? |
mine («nombramientos») ch< ^
entra in carica alla fine del Sinodo e si mette subito alla rl< I
cerca delle candidature peri I
Sinodo successivo. Altri |
Commissioni sinodali sonff.
«designate» semplicemente
per lettura dei nomi proposti
dalla Commissione nomine, '
e per alzata di mano. Pochi i I
cambiamenti, accolti veloce-1
mente per alzata di mano. |
Fra i temi trattati segnalo j
velocemente solo i «titoli»:
volontariato, decentramento '
del lavoro della Mesa e riva- ^
lutazione dei presbiteri, stra-1
tegia della Mesa, maggiori |
informazioni alle chiese, |
scambi con l’Italia, regola- ^
menti (non all'ultimo giorno!), Facoltà di teologia di I
Buenos Aires (Isedet), desti-1
nazione dei pastori, proble-1
ma della chiesa di Tarariras ^
(lo riprenderemo più avanti), ^
situazione degli studi dello
studentesse e degli studenti l
in Facoltà, ruolo pastorale,
rapporti chiesa-stato, lun-,
ghezza anno ecclesiastico
(oggi la chiusura è al 31 ottobre e la proposta - respinta
era di portarlo al 30 noverti' |
bre), molti saluti (e naturai-,
mente anche quello dello ^
chiese dell’area europea, il
primo giorno) concetto di autonomia delle chiese locali;
discipline valdesi, patto di
unione, distribuzione dello
contribuzioni fra i presbited
e le chiese, finanze, debita
decisione di diminuire l’asse;
gno pastorale, decisione di I
diminuire le contribuzioni
gestione delle opere.
Come si vede, un elenO
molto simile a quello dei Sinodi della zona europea-1
Chiusura con il pranzo de
giovedì, dopo giornate di id'
rappre
stalism
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tenso lavoro, spesso sino
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sera tardi, (g.r. continua)
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i^NERDI 3 MARZO 2000
Vita Delle Chiese
Il movimento pentecostale-carismatico si sviluppa in tutte le confessioni cristiane
Una sfida per la teologia e per le chiese
, In un convegno a Bari, promosso dalla Consulta carismatica italiana, si sono confrontate
' 500 persone provenienti dalla Chiesa cattolica e da quasi tutte le chiese evangeliche italiane
PAG. 9 RIFORMA
oro
ROBERTO BOnAZZI
PER la prima volta a questo
convegno erano presenti
tutte (0 quasi) le componenti
(jeU’evangelismo italiano: la
parte introduttiva dedicata ai
^titi ha visto tra gli altri l’intervento del pastore Domenico Tomasetto, che ha recato
un ampio e articolato messaggioda parte della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (espressione in larga
parte delle chiese del protestantesimo storico); e l’intervento del pastore Romolo Ricciardiello, che ha comunicato
assai vivacemente il senso
della presenza collaborativa
di un’altra delle componenti
del movimento evangelico
pentecostale-carismatico
(l’Associazione delle chiese
evangeliche in Italia). Il messaggio recato dal rappresentante deU’Alleanza evangelica
(espressione dei credenti
dell’area «evangelicaie» e più
tonservatrice) è stato un po’
incolore, ma la sua presenza è
stata almeno di fatto significativa. Per quanto riguarda
rappresentanti del pentecostalismo classico (cioè Assemblee di Dio), erano rappresentati soltanto da uno dei relatori, un docente americano
che ha recato un contributo
estremamente suggestivo.
Il confronto con i cristiani pentecostali e carismatici è
un’esigenza vitale, percepita ormai assai bene da una larghissima parte dei credenti appartenenti alle tradizioni ortodossa, cattolica e protestante. E chi, fra questi ultimi, ha partecipato al recente convegno di Bari indetto dalla Corisulta
carismatica italiana, ha tratto da tale incontro ulteriori positive motivazioni alla reciproca conoscenza, al dialogo, alla
collaborazione. «Il movimento pentecostale-rcarismatico: una
sfida per la teologia e per le chiese», questo il tema deU'«8° ritiro per un dialogo fraterno» svoltosi appunto a Bari, nei
giorni 18-20 febbraio, presso l’Istituto di teologia ecumenica
San Nicola, con l’organizzazione locale adopera della cattolica Comunità di Gesù. La Consulta carismatica italiana è
un’iniziativa ecumenica, espressione di una componente del
movimento evangelico pentecostale-carismatico, e di una
componente del movirpento cattolica Rinnovamento nello
Spirito. Il «ritiro per un dialogo fraterno», egregiamente condotto dal pastore Giovanni Traettino (Chiesa evangelica della
Ricorwiliazione) e dal prof Matteo Calisi (Comunità di Gesù), ha visto la partecipazione di circa 300 persone provenienti dalla Chiesa cattolica e da pressoché tutte le chiese
evangeliche italiane, e l’intervento di diversi rappresentanti
istituzionali del mondo cristiano.
La qualità delle relazioni, il
loro susseguirsi in maniera
opportunamente concatenata, il prestigio di tutti i relatori, hanno conferito al convegno un tono di grandissimo
rilievo, e l’unica perplessità
derivava proprio dalla constatazione che un incontro di
questo tipo avrebbe meritato
la partecipazione totale da
parte di numerosi esponenti
delle diverse chiese e della
teologia, oltre al pubblico dei
credenti delle varie comunità
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cemente
proposti
nomine, ' Il vescovo Giuseppe Chiaretti con il pastore Domenico Tomasetto
ecclesiali coinvolte. La prima
giornata ha visto due relazioni introduttive, svolte con due
stili comunicativi assai diversi
ma entrambe estremamente
stimolanti: l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, presidente
della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della
Gei, ha riflettuto acutamente
sulla sfida che il movimento
pentecostale-carismatico
propone per. l’unità dei cristiani nella chiesa (cattolica)
italiana. Il prof. Paola Ricca,
presentato come l’«uomo del
dialogo», riscuotendo un calorosissimo consenso da parte del pubblico ha indicato
molto creativamente sia le sfide che il mondo pentecostale-carismatico porta ai riformati, sia le sfide che lo Spirito
Santo stesso porta a tutte le
chiese, anche quindi al movimento che vi si appella.
La seconda e la terza giornata hanno proposto quattro
relatori: il prof, loan Sauça
(del Patriarcato ortodosso di
Bucarest, segretario per gli
studi e le relazioni ortodosse
al Consiglio ecumenico delle
chiese, nonché docente all’Istituto ecumenico di Bossey) in due relazioni di notevole interesse ha presentato il
rapporto tra ortodossia e
pentecostalismo e il rapporto
tra movimento pentecostale
carismatico e movimento
ecumenico, indicando in maniera pertinente le questioni
relative alla dialettica tra
identità e confronto fra le
chiese. Il prof. James Puglisi,
direttore del centro Pro Unione di Roma, ha sviluppato interessantissime considerazioni sull’impatto dell’esperienza pentecostale sul fare
teologia, con una discussione
di ciò che questo può significare anche per alcuni specifici punti della teologia cattolica, quale quello relativo alla
mariologia. Juan Usma Gomez, del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità
dei cristiani, ha offerto un resoconto critico circa il dialogo internazionale Vaticanopentecostale, svolgendo alcune penetranti riflessioni sulla
metodologia del confronto
fra queste due realtà. Il prof.
Stanley Burgess, infine, docente alla Southern Missouri
State University, pentecostale
storico, autore tra l’altro del
Dizionario internazionale di
riferimento sul movimento
pentecostale e carismatico, in
due relazioni ha affrontato il
tema di come viene vissuto il
dialogo nel mondo penteco
stale, e il tema del rapporto
tra pentecostalismo, ecumenismo ed evangelizzazione
nel terzo millennio.
Un bilancio? Tutti i partaci
panti al ritiro, anche chi vi si
affacciava per la prima volta
provenendo daU’esterno del
movimento pentecostale-carismatico, sono stati accolti
con grande calore; il servizio
d’ordine nel centro storico
della città è stato impeccabi
le. Il convegno ha dato la
soddisfazione di ascoltare relazioni di qualità eccellente
(fatto non usuale), e la positi
va constatazione che l’opera
dello Spirito Santo può colle
gare in maniera autentica
movimento pentecostale-carismatico e movimento ecumenico. In aggiunta a tutto
ciò diversi momenti comuni
tari di lode hanno procurato
un’esperienza spirituale che
sicuramente non ha lasciato
immutati né la mente né il
cuore dei partecipanti.
Pochi i I
ra-1
La questione sociale in una mozione del Sinodo rioplatense
L'impegno dei cristiani di fronte a una situazione di crisi
Il Sinodo della Chiesa
evangelica valdese, riunito a
Colonia del Sacramento dal 6
al 10 febbraio, ha vissuto una
serie di giornate di intenso
lavoro in relazione con la sua
aiissione di proclamare l’Evangelo di Gesù Cristo con la
parola, il servizio diaconale
dei suoi istituti e centri di
servizio nel quartieri, e con la
presenza attiva dei suoi
Membri nelle società di ArSentina e Uruguay, dove vivono e lavorano.
In questa occasione voglia®o esprimere la nostra preoc*Mpazione per le varie probleMatiche sociali a cui dobbiamo dare attenzione, immersi
M un processo di globalizzazione e mercantilizzazione
•’un solo delle attività econo•Piche ma anche dei rapporti
umani, della valorizzazione
delle persone e persino delle
Pj^ifestazioni della cultura.
Poitudini, costumi, tendenze
consumistiche sono manipoda sofisticati sistemi di comunicazione dettati dai centri
m potere, cosa che comporta
^a specie di colonizzazione
«ella cultura e dei costumi più
mi che compongono la noidentità.
Ustioni economiche, fles
sibilità nel lavoro, «stranierizzazione» della terra e delle
industrie agricole e altre, dei
servizi pubblici, sussidi per
la produzione agricola nei
paesi industrialmente sviluppati, concorrono a una
diminuzione nel prezzo finale dei prodotti, e questo funziona come elemento di
espulsione dei nostri agricoltori dalle loro fattorie. Lo
spopolamento della nostra
campagna e la coiiseguente
agglomerazione di famiglie
nelle cinte urbane o suburbane delle grandi città, chiudono questo circolo di ingiustizie strutturali. Da esso
traggono beneficio piccoli
gruppi di investitori, lasciando come contropartita produttori rurali sprovvisti delle
loro fonti di lavoro, delle loro
terre e della propria identità.
Se non produciamo alimenti, dove ci approvvigioneremo? Se togliamo loro gli
strumenti di lavoro con questo sistema apparentemente
irreversibile, dove andranno
a finire i nostri produttori e
le loro famiglie? Ci adatteremo a servire i turisti occasionali e a ospitare investitori
stranieri che hanno soltanto
un interesse economico, e
chiuderemo ogni possibilità
a quelli che hanno lavorato
la terra e hanno dato la loro
impronta alla cultura e alla
condizione di paesi produttori di alimenti?
Noi membri del Sinodo qui
riuniti, con una forte componente di produttori agro-alimentari.,e/o con attività connesse, affermiamo tuttavia
che i processi storici ed economici non sono forze cieche, autonome, ma che possono essere orientati con criteri diversi. E ancor più confidiamo nella capacità dei
nostri popoli, insieme alle
autorità dei governi, affinché
con senso di giustizia e solidarietà si possano prendere
misure che mirino a correggere gradualmente questa situazione; piani governativi
che privilegino la produzione, politiche fiscali che diano
benefici ai gruppi sociali
maggioritari e di minor red
AGENDA
3 marzo
dito, cercando così maggior
giustizia nella distribuzione
dei beni prodotti da tutta la
società, sostegno ai settori
della salute e dell’istruzione
come mezzi per valorizzare e
sostenere quegli aspetti che
più portano alla pienezza
della vita.
Come seguaci di Gesù Cristo che «non è venuto per essere servito ma per servire»,
offriamo il nostro contributo
per dare impulso a queste
espressioni di impegno con la
vita e di servizio ai settori meno protetti. Ma non vogliamo
ridurre il nostro ministero
semplicemente a servire i meno favoriti, pretendiamo anche di essere, insieme ad altri
gruppi della società, a istituzioni non governative e non
ufficiali che hanno preoccupazioni simili, costruttori di
una società più giusta, capace
di dare opportunità a tutti e
ciascuno dei suoi figli.
TORINO — Alle ore 18, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11 /h), la past. E. Green parla su; «Dio “al femminile’’».
ALBANO —-Alle ore 18,30, nella Comunità evangelica ecumenica (via Risorgimento 87), si tiene un dibattito su Giordano Bruno. Relatore Giovanni Franzoni.
4 marzo
TORINO — Alle ore 16, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11), don Carlo Collo, il past. Giuseppe Platone e padre I. lonascu parlano del tema: «La salvezza in Cristo» nell’ambito
del ciclo di incontri «Le chiese cristiane si confrontano».
VARESE — Alle ore 21, nella chiesa battista (via Verdi 14),
organizzato dal gruppo giovanile, si tiene un concerto di
musica cristiana per giovani.
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «Pier
Martire Vermigli» (via Manzoni 19/a-21), Giorgio Vola e Giovanni Carrari presentano il libro di Franco Chiarini «Storia
delle chiese metodiste in Italia 1859-1915» (Claudiana). Moderatore Giorgio Spini, sarà presente l’autore.
MILANO — Alle ore 17, alla chiesa cristiana protestante (viaDe Marchi 9), in occasione del 150° anniversario della chiesa
stessa, Domenico Maselli, Ernesto Galli Della Loggia e Indro
Montanelli parlano sul tema; «Protestanti e società italiana
oggi». Modera l’incontro Wolfgang Müller.
TORINO — Alle ore 15,15, nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23, la pastora Elizabeth Green parla sul tema; «Cristianesimo e violenza sulle donne».
VERCELLI — Alle ore 11, nell’androne del Municipio, la «Ca’
de studi dossinian» - Centro di studi dolciniani invita a una
cerimonia di fronte alla lapide che ricorda il martirio di fra
Dolcino e Margherita. Interviene l’on. Domenico Maselli.
6 marzo
ROMA — Alle ore 17, all’Associazione amicizia ebraico-cristiana (V. Calamatta 38 - p. Cavour), la prof. Lea Sestieri parla sul tema: «Il messianismo nell’ebraismo postbiblico».
7 marzi^
ROMA — Alle ore 16, alla Facoltà valdese di teologa, si tiene
una tavola rotonda sul tema: «Quale mondo per l’uomo e la
donna nel 2000? Il manifesto delle donne protestanti». Partecipano Bruna Peyrot, Sergio Rostagno, Tullia Zevi, Maria
Vingiani, Eleonora Barbieri Marini.
8 marzo
ROMA — Alle 16,15, alla chiesa metodista (v. Firenze 38),
Franca Long parla su; «Femminismo oggi: parità e differenza».
GENOVA — Alle ore 17, a palazzo Tursi (nella sala del Consiglio vecchio), si tiene un incontro sul tema: «8 inarzo. Le
donne delle e nelle minoranze». Intervengono Luigi Garbato,
Piera Egidi, Pupa Garribba.
9 mano
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala di via Pio V 15,
per il corso di formazione per adulti sul tema: «“Chi dite voi
che io sia?’’. Cristo il liberatore», il past. Eugenio Bernardini
parla su: «Cristo e la teologia della liberazione».
BERGAMO — Alle ore 17,30, alla Fondazione «La Porta»(via
viale papa Giovanni 23“, 30), per il ciclo di incontri sulle
«Prospettive giubilari per l’oggi», Giorgio Guelmani parla sul
tema: «La remissione dei debiti - Levitico 25,14».
BIELLA —Alle 20,30, all’Università popolare (via Macallè 54),
11 past. Jonathan Terino parla su; «La Riforma protestante».
12 marzo
ROMA —Alle ore 16, alla casa delle suore francescane Missionarie di Maria (via Giusti 12), il gruppo Sae organizza un
incontro sul tema: «Una “magna Charta” per l’ecumenismo
in Europa: verso un documento comune sui “diritti e doveri
ecumenici fondamentali”». Intervengono Vittorio lanari e
Luca M. Negro. Introduce Maria Vingiani.
La nuova Mesa
In seguito a quest’ultima sessione sinodale, la Mesa vaidense è state eletta nelle persone di:
Hugo Armand Pilón (moderador), Ariel Rostan, Valdo
Machuca, Alberto Berton e Sergio Bertlnat membri.
La Foresteria valdese di Torre Pellice
organizza per l’estate 2000 dei soggiorni per famiglie e persone singole
nelle seguenti date:
dai 28 giugno al 15 luglio 2000
dal 17 luglio al 4 agosto 2000
Le prenotazioni per i soggiorni sopra indicati sono apette a partire dal 1° marzo.
Verrà data precedenza alle famiglie evangeliche
e agli ospiti abituali degli anni ptecedenti
Per le famiglie con bambini sono previsti prezzi agevolati
Per informazioni supplementari telefonare al n. 0121-91801
nei giorni feriali dalle 8,30 alle 12,15
Per prenotare scrivere o inviare un fax a;
C.S.D. - Foresteria valdese - via Arnaud 34 - 10066 Torre Pellice (To)
fax (39) 0121-950049
N.B.: Al di fuori delle date sopra indicate verrà data ospitalità secondo le disponibilità,
ma precisiamo che a causa della programmazione con i gruppi stranieri e le attività ecclesiastiche, che sono (rrioritarie da statuto, non vi sono altri periodi superiori alla settimana a disposizione da giugno a settembre.
.A»'
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
I
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 5 MARZO 20(Ki
IL DEBITO ESTERO
DEI PAESI POVERI
LUCA MARIA NEGRO
«Un miliardo di persone nel
pianeta vivono con meno di un
dollaro al giorno, non stanno
tentando di battere nessun record e non hanno fatto voto di
povertà; la loro realtà non è una
scelta ma la loro unica possibilità...»: il «rap» di Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, è riuscito
a mettere al centro del Festival
di Sanremo, e quindi a porre
all’attenzione di milioni di italiani, il problema del debito internazionale e le richieste della
campagna «Jubilee 2000», una
coalizione internazionale che
(questa si!) intende battere un
record raccogliendo 23 milioni
di firme per la
cancellazione del
ripagato in quanto «odioso»,
cioè contratto da regimi totalitari e utilizzato per alimentare la
corruzione, la repressione, il degrado sociale e ambientale.
L’impostazione della Campagna Cei è stata fortemente criticata in ambito cattolico, e in
particolare dalla Conferenza degli istituti missionari in Italia
che ha chiesto alla Cei di insistere sul «condono globale» piuttosto che su una «riduzione» del
debito. Anche la «conversione
del debito» (cioè il «riscatto» da
parte dei donatori di quote del
debito) per i missionari italiani
«crea molte perplessità, fìno a
trovarci contrari». Infine, le voci
debito dei paesi raqione Jovanotti, cattoliche critiche
più poveri. ^ sono perplesse
Al di là della ¡1 ((Odioso» Ctie ^“»’«PPOctunità
rissa pohtica sca- di lanciare una
tenata dal «rap»
di Jovanotti, già
alla vigilia del
Festival la sponsorizzazione di
«Jubilee 2000» (e
del suo referente
italiano, la camp^na «Sdebitarsi») da parte dei
conduttori non è stata esente da
polemiche. Il quotidiano II Giornale, parzialmente confermato
dal cattolico Avvenire, ha ipotizzato una certa irritazione negli
ambienti della Conferenza episcopale italiana (Cei), che avrebbero gradito la presenza della
«Campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero dei
paesi poveri», promossa appunto dalla Cei. «Abbiamo scelto
“Sdebitarsi” - ha spiegato Fabio
Fazio - perché si tratta di un cartello in cui sono raggruppate
un’ottantina di associazioni, sia
laiche sia cattoliche». Aggiungiamo che la campagna è stata lanciata in Gran Bretagna dall’organizzazione Christian Aid (legàta
alle chiese protestanti e anglicana) e fortemente sostenuta da
tutte le chiese cristiane e dagli
organismi ecumenici sia a livello
internazionale (Consiglio ecumenico delle chiese. Conferenza
delle chiese europee) sia in Italia
(Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Fcei).
Va inoltre precisato che la «filosofia» delle due campagne,
pur avendo molti punti in comune, non è identica. Le parole
chiave della campagna Cei sono
la «riduzione» e la «conversione» del debito, mentre «Jubilee
2000» e «Sdebitarsi» insistono
sulla «cancellazione globale» di
un debito che in buona parte è
già stato ripagato (per via delle
oscillazioni degli interessi e delle valute forti) e in parte non va
schiaccia molti popoli galSesS”^;;
va cancellato. Ma la
Cei ha un'altra idea
gna
vece di sostenere
le iniziative già in
corso, e chiedono
una maggiore collaborazìone a livello ecumenico.
A questi rilievi aggiungiamo
una preoccupazione di ordine
teologico: per noi evangelici
l’impegno nella campagna «Jubilee 2000» è la traduzione concreta dell’istanza biblica del Giubileo (Levitico 25): un’istanza
radicale che non può essere ammorbidita. L’anno del Giubileo è
l’anno della cancellazione (non
della riduzione) dei debiti, è
l’opportunità di un nuovo inizio
per gli «impoveriti» (non semplicemente «poveri») a causa
dell’ingiustizia del sistema economico globale. Le remissione
dei debiti non è una questione di
carità, ma di giustizia: «È nostro
dovere rinunziare a questi crediti» (Neemia 5,10), suonava il
versetto biblico scelto dalla Fcei
e dall’Unione awentista per la
«Settimana della libertà» 1999,
dedicata a questo tema.
Ci auguriamo perciò che Fon.
D’Alema presti attenzione al
«rap» di Jovanotti: sarebbe un
peccato se l’Italia rispondesse
alla sfida del debito con un
provvedimento limitato alla
cancellazione di debiti già considerati inesigibili e quindi inadeguato ad affrontare la situazione
drammatica dei 52 paesi poveri
altamente indebitati. Il dibattito
parlamentare sul provvedimento governativo per la riduzione
del debito dei paesi più poveri,
previsto nelle prossime settimane, sarà dunque un banco di
prova importante per la credibilità del governo, del Parlamento
e dell’intero paese.
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http://www.rtfofma.it
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Tonno, tei. 011/655278 - fax
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Maffei. IN REDAZIONE: Altierto Corsani, Maria D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benerxhi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio. Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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valli valdesi) £ 30 000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1,000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrafe il 6 dicembre 1999).
Il numero 8 del 25 febbraio 2000 è stato spedito dall’LIfticio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 febbraio 2000
2000
AtaocMoalls
Union« Mampa
parlodtca Italiana
DALLA PRIMA PAGINA
Responsabilità
biotecnologiche
tare. Parliamo di questi problemi con Anna Rollier, docente di biologia alla Facoltà
di medicina di Milano e
membro del «Gruppo di lavoro sui problemi etici posti
dalla scienza» costituito dalla
Tavola valdese.
«In primo luogo è utile fare
presente che gli organismi
clonati finora sono rappresentati da pecore, topi, vitelli,
mentre i tentativi di clonare
maiali non hanno ancora dato risultati positivi: allo stato
attuale della ricerca, dunque,
non si sa se sia veramente
possibile arrivare a clonare
l’uomo. Ammettendo comunque che ciò fosse realizzabile, chi potrebbe avere interesse a una ricerca di questo genere? Non le coppie
sterili, poiché la procreazione
medicalmente assistita è
molto meno complessa e meno rischiosa della clonazione
riproduttiva. E l’idea che si
possano riprodurre indmdui
identici, oltre che insensata,
è frutto della pura fantasia: si
tratterebbe comunque di
persone identiche solo alla
nascita e che, in seguito, acquisterebbero ciascuna la
propria individualità. Per fare
la necessaria chiarezza su
questa materia è anche necessario distinguere fra clonaggio riproduttivo e clonaggio terapeutico.
Il primo porta alla produzione di un intero animale a
partire da una singola cellula
somatica per riproduzione
asessuata, mentre il secondo,
definito in termini tecnici
“uso terapeutico della sostituzione del nucleo cellulare”,
permette, mediante la sostituzione del nucleo di cellule
somatiche con quello di ovociti (dello stesso individuo o
di un donatore), di produrre
colture di cellule staminali
indifferenziate (quindi in
questo caso non si parla di
embrioni) che, con l’ausilio
di appropriati fattori di crescita, potrebbero poi differenziarsi nel tipo di tessuto
necessario per la terapia
dell’individuo malato.
Di questo secondo tipo di
esperimenti, dunque, piuttosto che della eventualità di
futuribili quanto inaccettabili tentativi di clonazione riproduttiva, è necessario e urgente discutere per analizzarne le molteplici implicazioni sul piano tecnico, etico
e sociale. Ma agitare dei fantasmi di "mostruosità" che
scatenano, a torto o a ragione, l’emotività collettiva è
una tecnica estremamente
utile per mascherare e fare
passare le manipolazioni indebite e le "piccole mostruosità” che sono già una realtà
quotidiana nel mondo delTindustria biotecnologica.
Perché preoccuparsi tanto
per i due brevetti sopra citati?
Per quel che ci è dato sapere,
il primo riguarda cellule transgeniche, owerossia elementi
del corpo umano che, come
dice la Direttiva europea, sono stati isolati con un procedimento “che la natura di per
sé non è in grado di compiere” e in quanto tali sono brevettabili: il secondo brevetto,
che autorizza la manipolazione di embrioni umani clonati
nei primi stadi del loro sviluppo per ottenere cellule utilizzabili per trapianti (procedimento vietato sia dalla Direttiva europea che da una
specifica legge inglese del
’90), per esplicita dichiarazione del prof. Griffm (il “padre”
della pecora Dolly) che lo
aveva richiesto, verrà utilizzato soltant9 per manipolare
cellule animali in ottemperanza alla legge inglese.
Di questioni veramente
preoccupanti nel settore delle
biotecnologie e della biomedicina ne esistono peraltro
tante. Potremmo citare, per
esempio, il problema dell’intreccio sempre più stretto tra
ricerca di base e ricerca applicata e della collusione sempre più evidente tra ambiente
scientifico e logica economica che porta a chiederci se la
ricerca sia rivolta al raggiungimento di immensi profitti
da parte delle industrie del
settore (il fatturato mondiale
stimato per il 2005 è di oltre
265.000 miliardi di lire) piuttosto che al miglioramento
della qualità della vita degli
esseri umani. Oltre a questo
esiste anche il problema
dell’assoluta mancanza di
trasparenza nella diffusione
dei risultati, delle difficoltà e
dei fallimenti che sono inevitabilmente connessi all’applicazione delle nuove tecnologie che genera aspettative
esagerate e sottovalutazione
delle difficoltà e dei rischi
connessi. Quante persone, tra
i non addetti ai lavori, sono al
corrente del fatto che sia nella pecora Dolly che negli altri
cloni come lei sono presenti
caratteristiche che inducono
a dubitare della sua purezza
clonale e della sua reale origine da cellule adulte, o che negli Stati Uniti varie centinaia
di pazienti curati con la terapia genica hanno sofferto di
gravi effetti collaterali derivanti dalla terapia stessa?
Forse, come dice Ernesto
Galli della Loggia {Corriere
della sera del 10 febbraio
scorso), è venuto il momento
di ripensare “all’idea di libertà e di insindacabilità della ricerca scientifica elaborata 400 anni fa, quando la ricerca riguardava stelle e orbite planetarie” e di domandarsi “se è moralmente giustificabile che gli sviluppi della
scienza siano totalmente sottratti a ogni valutazione da
parte di chiunque sia estraneo ai suoi statuti”. Sono anche d’accordo con Sergio Rostagno quando, in un bellissimo articolo pubblicato dalla
rivista Reset di novembre-dicembre ’99, afferma che esiste un limite invalicabile conseguente alla nostra responsabilità verso l’umanità e che
esso è costituito dall’essere
umano, poiché “ci siamo accorti che se non possiamo
definire in positivo leggi per
l’umanità, possiamo almeno
definire limiti verso la non
umanità”».
Eugenio Bernardini
ASSEMBLEA DEGLI
AMICI DI ECUMENE
L’Assemblea è convocata il giorno
11 marzo alle ore 11
in via Firenze 38 a Roma
Ordine del giorno: 1) situazione del Centro :
2) esame del bilanci: 3) campi e progetti.
Coloro che hanno necessità di ospitalità possono rivolgersi al coordinatore del Centro, Marco Molinari, ai seguenti
recapiti telefonici: 06-9633310; 06-9633947.
Il presidente del Comitato generale, Valdo Benecchi
CONFESSO che non seguo
il Festival di Sanremo, ma
sono rimasto colpito nel leggere sui giornali la polemica
suscitata da una canzone fuori concorso che ricordava l’insostenibile problema del debito del Terzo Mondo, chiedendo l’interessamento del
nostro capo del govèrno per
l’azzeramento del debito.
Un’iniziativa, fra l’altro, sorta
circa tre anni fa nell’ambito
delle chiese protestanti e del
Consiglio ecumenico di Ginevra. È stata simpatica l’idea di
richiamare l’attenzione di
tanti milioni di telespettatori
su questo tragico problema
umano, in mezzo alle frivolezze e ai miliardi di Sanremo. Invece, apriti cielo!, sono
subito scattate le proteste di
alcuni deputati dell’opposizione che hanno accusato il
cantante (e quindi la Rai) di
complotto, di propaganda
PIERO bensì
per la maggioranza di governo, di usare armi surrettizie
per favorire il presidente del
Consiglio, di infrangere la
legge sulla par condicio.
Insomma un gran baccano
per una cosa che viceversa
andava sostenuta da tutti: un
pensiero serio fra tante banalità. Persino il segretario generale dell’Gnu ha espresso il
suo plauso. Ma, si sa, per certi politici nostrani ogni pretesto è valido per polemizzare.
Sembra che non abbiano al
SUI GIORNALI^
COBRIERE DELLA SERi
Lezioni di stile
Il numero del 1° febbraio
riporta nelle pagine interne
la notizia che Valdo Spini,
presidente della Commis’
sione Difesa alla Camera, e
proveniente dai Laburisti, è
stato nominato alla presidenza della direzione dei
Democratici di sinistra,
successivamente al recente
congresso. «Un valdese ai
vertici di Botteghe oscure?
E proprio nell’anno del gin.
bileo? Chissà in Vaticano...». Questo il commento
scherzoso di Maria Latella,
Spini, uno dei cinque parlamentari evangelici di questa legislatura, viene definito «...un valdese colto e capace di rifiutare una nomina a sottosegretario per dare una lezione di stile».
arvrva
Ecumenismo e indulgenze
venere
I
Rispondendo il 31 gennaio alla lettera di una lettrice, la teologa cattolica Adriana Zarri chiarisce il proprio pensiero in materia di
indulgenze e Anno Santo.
La lettrice esponeva il caso
di una sua amica protestante alla quale, interpellata
sulla dottrina in questione,
avrebbe risposto risentita;
«“Si vede proprio che sei
un’eretica”». La teologa afferma: «Riguardo poi all’aspetto teologico ti dirò che
condivido in pieno le riserve degli evangelici sulle indulgenze. I cattolici di una
certa apertura e formazione
ecumenica speravano che,
in questo Anno Santo, non
si parlasse di indulgenze,
che hanno una brutta storia
e sono una delle cause della
Riforma protestante. Invece
purtroppo se ne riparla e
ciò farà fare dei passi indietro al dialogo interreligioso.
A parte la storia e la gestione corrotta che, delle indulgenze, si fece al tempo di
Lutero, nemmeno io vedo la
legittimità di questa prassi
cattolica. Non sta scritto da
nessuna parte che la Chiesa
abbia la potestà di amministrare e conteggiare la misericordia di Dio. Per questo
motivo io non chiederò l’indulgenza giubilare». E se
non bastasse, la Zarri chiarisce ulteriormente il proprio pensiero: «...sia chiaro
che non si perde la fede
qualora si perda l’indulgenza: e si può essere cattolici
osservanti anche senza seguire quelle indicazioni del
Papa che non sono comandi e non mettono in discussione la disciplina della
Chiesa (...). Siamo nell’ambito delle pratiche accessorie, lasciate alla libera scelta
di ciascuno: così come nessuno è tenuto a recitare il
rosario (io, per esempio,
preferisco recitare i Salmi)»
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sport
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mani
tro da fare. Il dibattito politico è una garanzia per uno
stato democratico. Quando
però il dibattito si trasforma
in un litigio da scolaretti è segno che la nostra politica è
scesa molto in basso, tanto
da farci vergognare.
Sono oltre due miliardi nel
mondo le persone che sono
costrette a vivere (e a morire)
in condizioni subumane. Soltanto per pagare gli interessi
dei debiti contratti, i paesi
poveri devono versare an
nualmente il 40% del lor®
prodotto e quindi vivere (si®
per dire) con il restante 60>
Azzerare il loro debito vuol
dire permettere lo svilupi^®
la vita. Uomini politici: siatf
veramente uomini. La Bibo*
vi dice: «Cercate il bene dell8 ,
città dove il Signore vi ha cor ^
locati». Per questo siete sta®
eletti, per questo siete paga®
profumatamente con le nostre tasse, per questo dovei
impegnarvi e non per n|^
schini personalismi e diatni^
da locanda medievale. No
preoccupatevi sempre e sotanto di voi stessi e della
stra immagine: pensate al b
ne della città e del mono .
che è il bene di tutti.
(Rubrica «Un fatto, unco^
mento» della trasmissione di ^
diouno «Culto evangelico»
dalla Federazione delle chi
evangeliche in Italia andata
onda domenica 27 febbraio)
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PAG. 11 RIFORMA
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^ Avrà una capienza di oltre 200 posti
Nuova sala a Villar Pellice
Sono a buon punto i lavori per la realizzazione della nuova
sala voluta dal Concistoro della Chiesa valdese nei terreni
adiacenti il tempio e la Casa Miramonti. «Speriamo che la sala
sia utilizzabile in vista deU’assemblea battista di fine agosto»,
annuncia il pastore, Gianni Genre; la sottoscrizione lanciata a
suo tempo ha avuto una buona risposta (ma lo sforzo deve
proseguire) e molte iniziative sono in programma a sostegno
del progetto. Oltre 200 posti a sedere, un parcheggio per quasi
40 auto. Una sala insomma per le attività della chiesa locale
ma anche per il territorio e per l’evangelismo italiano, che potrà rispondere a esigenze diverse, per le quali in tutte il circondario le sale adeguate continuano a scarseggiare.
1# Una conferenza del past. Giorgio Tourn
I valdesi a Bricherasio
Con una conferenza del pastore Giorgio Tourn dedicata al
17 febbraio 1848 si è concluso il ciclo di incontri che la nuova
amministrazione di Bricherasio, in collaborazione con la biblioteca comunale, ha voluto dedicare ai valdesi. Dopo la presentazione del libro di Paola Geymonat e rincontro del 16, tenutosi alla cascina della Gioietta, a cui ha preso parte la Chiesa
valdese di Pinerolo, la serata conclusiva presieduta dal sindaco, Luigi Bosio, con ottinia partecipazione di pubblico, prendendo le mosse dal ’48 si è significativamente proiettata
sull’attualità e sui problemi che le società europee devono affrontare perché le identità e le diversità culturali e religiose
possano coesistere e cooperare in un quadro di piena laicità.
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I Fondato nel 1848
L'azienda turistica delle valli di Susa e del Pinerolese si guarda allo specchio
Il turismo richiede progetti comuni
Oltre olle proposte sorte sul posto per i forestieri, gli operatori e amministratori dei due comprensori
puntano anche sull'inserimento di numerose offerte locali in manifestazioni più ampie
DAVIDE ROSSO
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IL nodo fondamentale
per lo sviluppo e la
crescita del turismo all’interno del territorio
dell’Azienda turistica locale delle valli di Susa e
del Pinerolese (Atl 2) rimane sicuramente l’unità di intenti e la volontà di programmare
iniziative comuni sulle
quali far confluire risorse. A due anni dalla nascita dell’Atl delle valli di
iSusa e del Pinerolese, la
presentazione del documento di bilancio dell’azienda si è trasformato in
un momento di riflessione e di proposizione su
queste tematiche.
11 documento che è stato presentato la settimana scorsa all’assemblea
del consorzio dell’Atl presenta un bilancio che si
chiude con un avanzo di
circa 7 milioni e che mostra le varie iniziative
condotte nel corso dell’anno dall’azienda e i
progetti previsti. Si tratta
innanzitutto di azioni rivolte a offrire dei pacchetti di visita da proporte ai turisti: si va dai percorsi enogastronomici a
quelli di valorizzazione
dei beni culturali (come
chiese, borgate, costruzioni militari), dal progetto di messa in rete di musei alla creazione di pacchetti turistici legati allo
sport e all’ambiente. L’azienda punta molto anche sulla comunicazione
0 sulla partecipazione a
manifestazioni nazionali
Anche la pesca facilitata (nella foto il laghetto di Bobbio) fa parte di una proposta turistica
e internazionali. Prima
però della presentazione
del bilancio i soggetti
pubblici del Pinerolese,
tra cui le Comunità montane della vai Pellice, delle valli Chisone e Germanasca e il Comune di Pinerolo, hanno posto all’attenzione dell’Atl un
documento che poneva
alcune questioni che riguardano lo sviluppo delle «aree a debole vocazione turistica». In sostanza i
soggetti pinerolesi propongono un’attività progettuale più orientata
sull’offerta data al turista
che non sulla domanda
che da questo arriva: «Il
nostro territorio - si legge
nel documento - è stato
fino a oggi coinvolto marginalmente nelle dinamiche turistiche promosse
dall’Agenzia per limitazioni oggettive: l’insufficienza delle strutture e
delle infrastrutture, una
cultura dell’accoglienza
ancora insufficiente, un’
offerta turistica formata
da episodi in gran parte
ancora da scoprire».
La proposta è quindi
quella di una messa in
rete dei vari soggetti pubblici e privati presenti sul
territorio al fine di procedere unitamente allo sviluppo complessivo dello
stesso. In sostanza il
messaggio inviato all’Atl
dal Pinerolese sembra dire vogliamo più visibilità
ma anche più programmazione che miri a far sì
che quanto vi è di non
ancora valorizzato venga
messo in rete anche con
il contributo dell’Atl. «Il
documento è alla nostra
attenzione - dice il presidente dell’Atl 2, Luigi
Chiabrera -. Mi pare comunque che il problema
per il nostro territorio sia
quello di far venire i turisti e questo lo si raggiunge realizzando unitariamente un prodotto forte
e investendo in modo
coerente senza dispersione di fondi. Occorre ragionare in maniera unitaria andando oltre il proprio campanile».
La scomparsa deir«Awocato»
Il palaghiacdo di
Cotta Morandini
PIERVALDO ROSTAN
L> ULTIMO ricordo che
ho dell’avvocato Cotta Morandini è al «suo»
palaghiaccio durante un
raduno della nazionale
under 20 nello scorso novembre. Pochi giorni prima aveva gioito, fino alla
commozione, per la storica vittoria del Valpellice
sul Bolzano. Poco più che
82enne, Cotta ha attraversato da protagonista
tre quarti del XX secolo;
oltre alla professione di
avvocato, il suo nome si
lega alla vita politica della
valle fin dall’immediato
dopoguerra quando, ritornato dalla prigionia
dei campi nazisti, venne
eletto in Consiglio comunale a Torre Pellice. È stato sindaco di Torre Pellice, presidente della Comunità montana, assessore provinciale; attivo in
moltissime associazioni,
testardo ma capace di dare e di darsi per gli obiettivi che ha saputo porsi.
Cotta ha legato il suo nome alla seggiovia della
Sea, una realizzazione
che ha conosciuto una
breve e florida stagione
negli Anni 60-70; e proprio in quegli anni prendeva il via un’opera, il palaghiaccio di Torre Pellice, da lui fortemente voluto, da altri osteggiato, e
oggi vanto di tutta la valle. Su quella patinoire si
sono esibite migliaia di
appassionati, giovani di
mezzo Piemonte e atleti
di tutte le migliori squadre italiane: la serie A degli Anni 70, come la nascita dell’HC Valpellice,
sono legate al suo nome.
Anche per questo, insieme al collega Daniele Arghittu de L'eco del Chisone, vogliamo proporre
che il palaghiaccio di Torre venga intitolato a Giorgio Cotta Morandini.
ICONTRAPPUNTOI
PER CANTARE
UN CANTICO NUOVO
ALBERTO TACCIA
«Cantate di cuore a
Dio sotto l’impulso della grazia»: così Paolo
esortava i colossesi. Da
sempre, nella chiesa di
Cristo, il canto ha rappresentato la manifestazione corale dei più
alti sentimenti di fede,
gioia, lode, di riconoscenza e di invocazione di aiuto e —»»»»»
di perdono.
Non c’è elemento della
fede cristiana
che non possa trovare nel
canto la sua
espressione
compiuta e
adeguata. E
sappiamo
inoltre anche
quanto la Riforma protestante abbia contribuito a restituire il canto
alle assemblee dei credenti come partecipazione attiva all’adorazione e alla lode.
Malgrado tutto ciò nelle nostre comunità si
canta sempre meno e,
spesso, sempre peggio.
Ancora oggi (dopo oltre
30 anni!) alcuni non cantano perché non conoscono gli inni del «Nuovo Innario» (sic). Ma
questo Innario, ormai
esaurito in libreria, sta
per essere sostituito da
una nuova edizione che
dovrà comparire in autunno. Pur tenendo fermo l’impianto generale
della raccolta la commissione, su incarico
della Federazione evangelica italiana, ha proceduto a un’attenta revisione dei testi, cercando
ogni volta che è stato
possibile di sostituire le
parole desuete, le espressioni eccessivamente retoriche o scarsamente significative.
Ha pure cercato di apportare opportuni aggiustamenti in relazione al
ritmo poetico e musicale, agli accenti e alla rima. Inoltre la raccolta
sarà integrata dal recupero di diversi inni dell’Innario del 1922, e dall’
aggiunta di nuovi canti
tratti dal repertorio classico e moderno, dal testo
dei salmi della Riforma
di Emanuele Fiume e da
recenti produzioni, come per esempio quelle
composte dal maestro
Ferruccio Corsani.
Ma che fine farà l’innario così rinnovato e
arricchito? Si continuerà
a cantare soltanto quella
decina di melodie a tutti
note? Quali procedure si
potranno adottare per
estendere la conoscenza
e quindi la più vasta
fruizione di nuovi inni
nelle nostre liturgie cultuali 0 nei nostri incontri comunitari?
Mi permetto, tra le
tante proposte che si
potrebbero
In autunno uscirà la
nuova edizione
dell'«lnnario
cristiano». Ne *■
faremo buon uso?
formulare,
di suggerire
alcune indicazioni: a)
reinserire
lezioni ed esercitazioni
di musica e
di canto nel
curriculum
della facoltà
di teologia,
della Commissione permanente studi, del Centro per la formazione
diaconale e della Commissione permanente
per la formazione pastorale: b) poco prima del
culto, con la collaborazione della corale, ove
esista, si potranno esercitare gli inni che saranno cantati durante il
culto stesso e insegnare
nuove melodie; c) chiedere ai pastori di iniziare ogni lezione di catechismo e ogni incontro
di studio biblico con il
canto e l’apprendimento di un nuovo inno; d)
inserire, ove ritenuto
possibile e opportuno,
inni dell’Innario anche
tra i canti insegnati nelle
scuole domenicali, affinché i bambini inizino
a conoscere gli inni della
comunità: e) valorizzare
maggiormente le corali
non solo per l’arricchimento spirituale ed estetico dei «culti speciali», ma per contribuire
all’insegnamento dei
nuovi inni.
La futura pubblicazione della nuova edizione
dell’Innario cristiano è
stata preceduta dal testo
«I salmi della Riforma»
di Emanuele Fiume e
sarà affiancata da una
raccolta di canti a carattere decisamente moderno, tratti da diversi
repertori di chiese estere, africane, sudamericane, gospel e altre, a
cura del Gruppo musica
della Fcel.
Queste tre raccolte
consentiranno alle nostre assemblee di «cantare di cuore, sotto l’impulso della grazia, salmi,
inni e cantici spirituali»
(Colossesi 1,16).
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle vao.i moESi
VENERDÌ 5 MARZO 20Qn
INVERSO RINASCA: APPROVATO IL BILANCIO —
Nel corso del Consiglio comunale di Inverso Rinasca (nella foto il municipio) che si è tenuto la
scorsa settimana è stato approvato il documento
programmatico di bilancio per l’anno in corso. È
un bilancio che pareggia intorno al miliardo,
con le spese di funzionamento della macchina
comunale che pesano circa per il 60%. Sono comunque pochi gli aumenti che colpiranno i cittadini (cresce l’addizionale Irpef, che arriva allo
0,4 come previsto peraltro già dalla programmazione dello scorso anno, e la tassa sui rifiuti). Fra
i progetti sono previsti interventi di asfaltatura,
miglioramenti degli arredi urbani (è prevista la
costruzione di un area attrezzata per i bambini
di fronte al municipio e altri interventi migliorativi sulla struttura che ospita il Comune), e la ristrutturazione della scuola elementare.
CONVEGNO SULLE LINGUE — Grande partecipazione per la giornata di festa organizzata dal Comune di Roccavione, nei pressi di Cuneo, per festeggiare l’approvazione della legge sulle minoranze linguistiche che comprende fra le altre
l’occitano e il francese. Moltissimi gli interventi
al convegno di sabato pomeriggio che ha visto la
presenza di ben nove parlamentari fra cui il ministro Livia Turco. Molte anche le delegazioni di
altre minoranze e del mondo occitano del sud
della Francia e della Spagna.
INCENDIO A CAMINO — Alte fiamme si sono levate
nel primo mattino di giovedì scorso dal camino
di un’abitazione di proprietà di Attilio Sibille, in
via Armand Hugon a Torre Pellice. Il pronto intervento dei vigili del fuoco ha impedito alle
fiamme di causare danni ulteriori.
ASSEMBLEA ALP — L’associazione lavoratori pinerolesi, Alp, avrà la sua assemblea sabato 4 marzo, dalle 14,30 al salone dei Cavalieri in via Giolitti a Pinerolo. È la quinta assemblea, «occasione per riflettere sulle lotte sia locali (Beloit,
scuola, poste, Skf) sia su temi più generali riguardo lo stato sociale, l’ambiente, i rapporti fra
mondo ricco e aree povere», dice il presidente
Enrico Lanza.
PREMIO BRUNO AGLÌ — Il circolo Mûris di Torre
Pellice, per ricordare il suo presidente, istituisce
un premio assegnato ogni anno a enti, associazioni o persone che si siano distinte in campo
sociale, culturale o sportivo; la qualità del premio sarà decisa di anno in anno. Le segnalazioni
di candidatura devono pervenire presso la sede
del circolo, in via Rossenghi 9 a Torre Pellice, entro il 31 maggio 2000.
CONCERTO POLIFONICA FRIULANA JACOPO TOMADINI —11 concerto per coro e organo è organizzato dall’associazione coro polifonico «Turba
Concinens» per sabato 4 marzo alle ore 21 nel
tempio valdese di Pinerolo. La Polifonica friulana
è composta da 40 elementi ed è conosciuta a livello internazionale; l’ingresso è libero e il programma prevede brani di Palestrina, Saint-Saens,
Cajkowskij, Grieg, canto gregoriano, inni, mottetti e antifone, intervallati da esecuzioni all’organo.
MOSTRA DI PITTURA E SCULTURA ALL’EXPO FENULLI — Nell’ambito della manifestazione
«Porte aperte allo sport per tutti», l’assessorato
allo Sport di Pinerolo organizza per il 6 e il 7
maggio 2000 una mostra di pittura e scultura sul
tema «L’arte nello sport». Alle prime 30 domande di adesione (entro il 31 marzo 2000) sarà consegnato un buono di 50.000 lire da utilizzare per
l’acquisto di tele, pennelli, colori e materiale vario in un negozio di Pinerolo. Informazioni
aH’ufflcio spor, tei. 0121-361272.
SERATA SULLA LETTERATURA CINESE — Il gruppo degli Amici della biblioteca civica «C. Levi» di
Torre Pellice organizza una serata sulla letteratura cinese, venerdì 3 marzo, alle 21, nella biblioteca, su «Una muraglia di libri», con la scrittrice e
giornalista Marisa Musu. Nei mesi di marzo,
aprile, maggio in biblioteca saranno esposti per
la consultazione e il prestito circa cento volumi,
saggi e romanzi, sulla Cina contemporanea.
L'Asilo valdese
di Luserna San Giovanni
ricerca un'infermiere/a
professionale
Per informazioni contattare i seguenti numeri telefonici; 0121-900285 celi. 0333-2524476 o inviare
curriculum al num. di fax 0121-954386 o recarsi
presso l’Asilo valdese in via Malan 43, Luserna San
Giovanni, e chiedere del direttore, doti. Tullio Parise, o del sig. Roberto Charbonnier.
L'8 marzo tra le professioni e la vita familiare
Schemi rigidi per ie donne
FEDERICA TOURN
Ly 8 marzo si ricorda
I dal 1910, ma con gli
anni sono forse rimasti in
pochi a sapere che la «festa della donna» non è
una ricorrenza commerciale come San Valentino
0 le feste del papà e della
mamma, ma una data
con una valenza sociale e
politica, che voleva sottolineare la protesta per lo
sfruttamento del lavoro
femminile, sottopagato,
non tutelato, condotto in
condizioni sanitarie e di
sicurezza inaccettabili.
In Occidente la battaglia per i diritti delle donne anche in questo campo è stata lunga, ha dato i
suoi frutti, ma non è conclusa. In particolare, se
negli ultimi dieci anni la
crescita dell’occupazione
femminile è davvero rilevante, in tutta Europa (a
parte la Gran Bretagna)
sono sempre le donne a
registrare il maggior tasso
di disoccupazione. Inoltre non è diminuita la se
gregazione occupazionale: secondo dati Istat, oggi
come all’inizio del secolo,
il 76% delle donne sono
collocate in meno del
15% dei lavori. Come a
dire che le donne continuano a fare certi lavori e
sono di fatto escluse da
altri, con conseguente disparità di retribuzione
economica, di opportunità di formazione e di
carriera rispetto agli uomini, senza contare la
difficoltà di raggiungere
posizioni manageriali o
di autorità. Il tutto, si intende, a pari (se non superiori) condizioni di
scolarizzazione.
Tra le mansioni che si
ritengono tradizionalmente femminili c’è sicuramente la cura della
persona, e lo verifichiamo anche sul nostro territorio. «Sono gli uomini
a non scegliere i lavori di
assistenza ai minori, agli
anziani, ai disabili: su 10
Adest, 9 sono donne, e
anche fra gli educatori il
personale femminile è
preponderante - spiega
Claudia Jalla, direttrice
dell’Uliveto di Luserna
San Giovanni e della Comunità alloggio di Torre
Pellice non si riesce a
uscire dagli schemi, ed è
un peccato perché uomini e donne sono portatori
di modi educativi diversi,
entrambi necessari».
Difficilissimo poi, per
una donna, gestire i ruoli
che le sono affidati, soprattutto se non vuole
sottrarre ai figli attenzione, ascolto, «qualità» del
tempo passato insieme
ma al contempo nel lavoro mette passione e
impegno. In questo senso il movimento delle
donne ha portato in Italia
un grande cambiamento
negli ultimi trent’anni, e
lo si vede nel mondo della scuola: mentre nei primi Anni 70 le donne andavano a insegnare per
uscire di casa o avere
un’occupazione che lasciasse comunque spazio
alla priorità della famiglia, con il tempo hanno
acquistato consapevolezza dell’importanza del
proprio lavoro e delle sue
conseguenze. «È riconosciuto a livello internazionale che le materne e
le elementari sono le
scuole più qualificate in
Italia, e sono compietamente in mano alle donne - dice Pinuccia Corrias, insegnante di Pinerolo - questo successo è
dovuto al fatto che le
donne, quando non sono
poste in condizioni di rivalità con l’uomo, danno
il meglio di sé: il movimento delle donne ha
contribuito molto a far
nascere un atteggiamento di valorizzazione e collaborazione reciproca».
Le donne che lavorano
hanno quindi oggi più
stima di se stesse e una
certa volontà, se ne hanno la possibilità, di adeguare il lavoro alle proprie esigenze. Così il
part-time può non essere
un ripiego ma una scelta
consapevole di una vita
equilibrata tra lavoro
svolto con piacere e famiglia, relazioni, studio e
altri interessi. Le difficoltà (e le disparità) rimangono, ma a queste
continuano ad opporsi la
preparazione e la tenacia
delle donne nel lavoro;
con questa doppia consapevolezza festeggiamo
anche questo 8 marzo.
Fa discutere la gestione faunistica a Massello
No alla caccia a pagamento
Cacciare a pagamento
in un’azienda faunistica?
Era la proposta del Comune di Massello ed è
l’incubo di molti suoi
abitanti che da quando la
proposta è stata avanzata
sono sempre più perplessi. Una proposta di
delibera regionale in materia ha risvegliato l’attenzione su questo progetto, deliberato dal Comune di Massello nel ’97
e finora non attuato. E
per questa mancata attuazione il sindaco. Micol, ha recentemente
«esternato» una «prima
stima dei danni derivati
al Comune e alla collettività di Massello in caso di
mancata istituzione dell’azienda faunistico-venatoria». Il calcolo considera i 40 milioni l’anno
che l’azienda avrebbe
dovuto versare, più la
mancata assunzione del
personale previsto, le
mancate presenze alberghiere, la mancata realizzazione di un centro didattico che l’azienda faunistica si era impegnata a
realizzare: tutto ciò indicizzato Istat. Risultato; se
non verrà autorizzata
l’azienda, su 9 anni. Massello perderebbe 2 miliardi e 189 milioni!
Di «svendita e rassegnata incompetenza a
gestire il proprio territorio» parlano invece i contrari all’azienda, che ancora recentemente hanno con forza ribadito la
loro contrarietà in una
lettera. Scrive infatti un
gruppo di cittadini di
Massello e Roure che si
definisce un «gruppo di
protesta all’istituzione di
aziende faunistico venatorie private»: «Le aziende faunistica-venatorie
ricoprono interi territori
la cui fauna, sottratta ai
Il municipio di Massello
cacciatori del luogo, è of
ferta a ricchi forestieri a
suon di centinaia di milioni, proponendo le briciole ai Comuni. Le terre
ricomprese vengono frettolosamente vincolare a
una a una, abusando della fiducia e, in caso di
controversia, spodestate
con legale diritto di “inclusione coattiva" (atto
che però va incontro a
grave conflitto di incostituzionalità) e solo a chi
subisse questa sorta di
"esproprio privato" è previsto un indennizzo. I direttori-concessionari
hanno diritto ai “più ampi poteri" in parte anche
al di fuori delle loro aziende; per contro sono
escluse nel territorio “occupato" le guardie volontarie di qualsiasi associazione a eccezione delle
stesse guardie giurate del
concessionario, e della
giunta regionale (che ha
dato la concessione). La
gestione dell’azienda potrà dunque impostare
l’indirizzo venatorio sul
territorio, basandosi su
leggi e delibere che favoriscono inaccettabili restrizioni a operare scelte alternative, a fruire dell’ambiente per fini naturalistici, per non parlare di
agricoltura e pastorizia! E
non si può escludere che
questi Comuni divengano
imlnerabili trovandosi di
fronte a un vero e proprio
ricatto, poiché è il concessionario che gli “rimpolpa le casse".
Questo è per noi prò
porre l’abbandono e la
svendita delle terre. È la
rinuncia a promuovere
attività nel territorio: è
diseducazione alla manutenzione del patrimo
nio ambientale. Taluni
articoli delle delibere regionali sulle aziende faunistico venatorie non sono esenti da sospetti di illegittimità e su alcuni
punti si è già espressa inequivocabilmente la Pro
cura generale di Torino
Il silenzio e talora una vera e propria disinformazione finora opposti da
qualcuno, forse intendevano fugare dubbi e in
certezze che potevano nascere fra la gente ma sappiate che la reticenza può
generare un effetto più
pericoloso: la curiosità
Ed è ciò che ha permesso
di scoprire questi e tanti
altri aspetti di un mondo
sommerso, lucroso e sen
za scrupoli dal quale, ora
che c’è documentazione
siamo più che mai consa
pevoli e ancora in tempo
a guardarci!».
Approvato a Pinerolo
Centro intermodale
per i trasporti
La giunta comunale di Pinerolo ha recentemente
approvato il progetto definitivo del nuovo centro intermodale che sorgerà nei pressi della stazione ferroviaria. L’amministrazione si pone l’obiettivo di migliorare l’integrazione tra il trasporto su gomma e il
trasporto su rotaia ma anche «di riqualificare l’intera
area anche con l’apertura di un collegamento ciclopedonale verso la zona degli istituti scolastici e sportivi». Il costo complessivo previsto dei lavori è di circa
un miliardo e 245 milioni che saranno finanziati in ’
parte attraverso il Patto territoriale. In sostanza la
nuova struttura prevede la costruzione di una nuova
autostazione (con sala di attesa e servizi di biglietteria
e bar che saranno ricavati nel fabbricato dell’ex scalo
merci), la costruzione di un parcheggio per circa 140
posti auto e un passaggio pedonale verso la zona delle
scuole. «L'intervento programmato - dice l’assessore
all’Urbanistica, Flavio Fantone - si cala in un progetto
più generale di valorizzazione dell’area comprendendo in prospettiva anche il recupero di altri edifici. Va
sottolineato come l’operazione avviata permetterà di
garantire un percorso più immediato verso le scuole
all’area sportiva. Finalmente i pedoni potranno evitare il lungo giro attraverso corso Torino».
A San Gernnano Chisone
Un bilancio povero
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DAVIDE ROSSO
Erano molti i punti all’ordine del giorno del Consiglio comunale di San Germano, venerdì 25 febbraio. Tra i punti discussi la previsione di bilancio per
l’anno in corso e la convenzione con il Comune di
Villar Porosa per la gestione delle scuole medie. La
riunione di Consiglio è trascorsa tranquilla per tutta
la sua prima parte in cui si è discusso della possibile
vendita dell’ex scuola dei Garossini e di vari altri punti che in qualche modo si presentavano come preliminari all’approvazione del bilancio. Qualche perplessità da parte della minoranza sono state manifestate riguardo all’aumento dell’Irpef causato dalle ristrettezze di bilancio del Comune, che per coprire
l’aumento di alcune spese si è visto costretto ad apportare modifiche all’addizionale.
Sul documento di bilancio vero e proprio, che non
vede particolari investimenti in progetti ma prevede
un aumento della collaborazione con le associazioni
del territorio, un primo intervento suH’edificio delle
scuole e l’attivazione di una collaborazione con la Comunità montana valli Chisone e Germanasca per l’organizzazione di Estate ragazzi, la minoranza ha
espresso alcune riserve. «È un bilancio povero - ha
detto Renato Ribet, capogruppo della minoranza - ma
ci rendiamo conto che mancano i soldi. Noi però
avremmo preferito se si fosse puntato maggiormente
sulla valorizzazione delle borgate e sul lavoro, cose
che non vediamo nel documento programmatico che
potrebbe forse contenere di più». Per questi motivi
nella votazione la minoranza si è astenuta. Il Consiglio si è concluso con la comunicazione del sindaco,
Clara Bounous, della nomina del consigliere Giampaolo Banonico nel ruolo di assessore in sostituzione
del dimissionario Roberto Redini. Per parte sua la minoranza ha comunicato le dimissioni come capogruppo di Renato Ribet sostituito dal consigliere Bealera.
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NUOVA SALA INCONTRI
Sabato 4 marzo ore 17
Carlo Polliotti (Nemo) e
Renzo Tibaldo presentano
«ROMA RIBELLE
LA RESISTENZA NELLA
CAPITALE 1943-44»
di Marisa Musu e Ennio Polito
editrice Teti
Sarà presente l’autrice.
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TEL/FAX 0121-393960
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L'otto per mille nelle opere della Chiesa valdese
Ristrutturazione all'Uliveto
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Inizia questa settimana un viaggio
del nostro giornale negli istituti e nel' le opere delle Valli interessate dal con' tributo 8%o assegnato alla Chiesa valdeIsenegli ultimi anni. Un percorso che
vuole soprattutto conoscere le diverse
realtà, capire Timportanza di queste
strutture sul territorio e informare sulle
attività e iniziative. Questa rubrica intende essere uno spazio di opinioni,
' confronto e riflessione, uno sguardo che
‘ non può essere esaustivo per ovvie ragioni ma che, cogliendo lo spunto
I di’8%0 e nella sua parzialità, vuole ofI ftlreuna panoramica sulla presenza
diaconde e culturale nel Pinerolese.
‘ Spassato un po’ di tempo dal 1993,
anno in cui le chiese valdesi e metodiste
dedsero, con qualche tensione, di accedere alla riscossione dell’8%0 dell’Irpef,
I enelle dichiarazioni presentate nel 1996
I ricontavano 210.423 firme nella casella
I della Chiesa valdese per un totale di 8
E Eco DELLE ^LLI mOESI
Miniere in vai Germanasca
Un nuovo sito
aperto ai turisti
Dopo la pausa invernale mercoledì 1° marzo ha riaperto i battenti lo «Scopriminiera» in vai Germanasca.
L’ex miniera di talco della Paola, diventata oggi parte
di un progetto museale (lo Scopriminiera appunto),
ha ospitato lo scorso anno più di 27.000 visitator-i riscuotendo un successo notevole che ha spinto i responsabili del museo a estendere l’attività di accoglienza dei visitatori, tra l’altro prevedendo dei percorsi di visita preparati appositamente per le scuole.
La novità maggiore di quest’anno è sicuramente rappresentata dall’apertura dei cantieri per il recupero a
livello museale anche di un altra miniera della vai
Germanasca «La Gianna». Il «nuovo» sito che si trova
a circa 70 metri sotto il livello della Paola dovrebbe
essere aperto al pubblico tra un anno e verrà collegato ai due chilometri di galleria già oggi visitabili.
Consiglio comunale a Prarostino
L'ampliamento
della scuola
DANIEU GRILL______
PAG. 13 RIFORMA
miliardi e 328 milioni. Come ci informa
Isito Internet della Chiesa valdese
' (www.chiesavaldese.org), per quanto ri^guarda i fondi ricevuti e incassati nel
I \999 (anno 1995), «per ogni 100 lire as! stanate dai cittadini all’Opm 95 lire soI no andate alle destinazioni finali» e in
I particolare sono arrivati quasi due miÌaidi per Case di riposo, sanità e assi^ stenza soltanto in Piemonte. Il nostro
I viaggio comincia dall’Uliveto, istituto
1 per l’assistenza a portatori di handicap
aLuserna S. Giovanni, un'opera che dal
11998 vive, amministrativamente, con la
Comunità alloggio di Torre Pellice.
L’Uliveto nasce nel 1964, ma solo negli Anni 80 si è trasformato in quello
che è oggi, una struttura che accoglie
persone con handicap plurimo, sia psichico che fisico di grado elevato. «In futuro - spiega la direttrice, Claudia Jalla,
da 18 anni all’Uliveto - il personale
sarà interamente composto da educatori professionali: il volontariato, soprattutto straniero, deve essere qualcosa “in più”, non “al posto di”. All’Uliveto possono vivere 20 persone: tutta la
nostra progettazione è legata al singolo
e alle sue esigenze. Il problema maggiore rimane la relazione con quello
che vorresti fare e quello che invece
puoi fare. Anche se le risorse sono poche, rimane un bilancio positivo dei
sogni di questi anni».
La ristrutturazione attualmente in
corso risponde alla normativa del Piano
sanitario regionale: «È un’occasione per
ripensare completamente gli spazi continua Jalla -: il salone e la palestra
rappresentano una grande possibilità di
apertura all’esterno». Ci sarà anche un
anfiteatro per le attività all’aperto. Al
momento i lavori sono quasi finiti, almeno per quanto riguarda il lotto costruito ex novo: «Ci sono stati alcuni
problemi - spiega il vicedirettore. Guido
Genre - ma adesso siamo soddisfatti,
anche se i lavori nella parte vecchia sono rallentati». Nel prospetto dell’8%o
del 1999 risultano assegnati all’Uliveto
90 milioni, soldi che servono per l’apertura di credito in banca, mentre la spesa
reale è necessariamente superiore.
Tempo di bilanci comunali: difficoltà a mmitenere i servizi offerti e promuovere nuove iniziative:
problema di molti Comuni compreso Prarostino.
«L’impegno più importante è l’ampliamento della
scuola elementare e materna - spiega il sindaco. Luca Veltri -, intervento reso necessario dall’aumento
della popolazione scolastica; inoltre bisognerà adeguarsi alla riforma della scuola pubblica italiana.
Stiamo ancora aspettando una risposta dalla Regione
Piemonte riguardo a un nostro progetto, che speriamo venga accettato». Anche il Comune di Prarostino
si prepara ad affrontare un incremento della tassa
per la raccolta rifiuti, dovuto alla necessità di sostenere un’iniziativa deU’Acea, tesa a migliorare radicalmente la raccolta differenziata e il sistema di smaltimento. Importanti novità sono in vista per il «Museo
della Viticoltura» di San Bartolomeo che verrà ampliato negli attuali locali grazie a una ridistribuzione
degli spazi interni; anche le associazioni di Prarostino potranno trovare un’unica sede sopra il museo. Ci
sarà spazio, infine, per la Cooperativa dei produttori
agricoli, che oltre che a San Bartolomeo, vedrà nascere un punto vendita anche a Pinerolo.
RADIO
BECKWITH EVANGELICA
'fM 91.2CD-96.55.0. Tel. 0121-954194
redazione.rbe@tpellice.tiscaliinet.it
NELLE CHIESE VALDESI
SCOUT — Sabato Ile domenica 12 marzo, ad Agape, week-end scout. Prenotarsi al più prestopresso animatori e animatrici (costo: lire 50.000,
40.000 secondo fratello, 30.000 terzo).
AGAPE — Venerdì 3 e sabato 4 marzo, incontro degli animatori di campi cadetti e precadetti.
ANGROGNA — Martedì 7 marzo riunione a Buonanotte. Giovedì 9 marzo, nella scuola grande, alle
21, il pastore Giorgio Tourn parlerà su «I valdesi
e la teologia calvinista».
BOBBIO PELLICE — Domenica 5 marzo, per la
giornata della Egei, culto preparato dai giovani
con l’animatrice giovanile Cristina Pretto; la colletta sarà a favore della Egei. Martedì 7 marzo
riunione alla borgata Cairus, alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Martedì 7 marzo, alle
20,45. studio biblico al presbiterio su «Siede alla
destra di Dio, Padre onnipotente». Riunione alla
borgata Peyrot, giovedì 2 marzo, alle 20,30.
MASSELLO — Lunedì 6 marzo, alle 14, riunione
quartierale al Roberso.
POMARETTO — Mercoledì 8 marzo incontro
delTUnione femminile a Pomaretto. Venerdì 10,
culto al Centro anziani di Perosa. Riunioni quartierali: lunedì 6 marzo, alle 20, ai Masselli, giovedì 9 marzo, alle 15, all’Inverso Clot.
PRATI — Domenica 5 marzo, alle 10,30, assemblea
di chiesa per l’elezione del pastore; si ricorda
che affinché la votazione sia valida è necessaria
la presenza della maggioranza assoluta dei
membri elettori.
PRAMOLLO — Ai Pellenchi, riunione quartierale
giovedì 9 marzo, alle 20, al museo. Sabato 11
marzo, alle 20,45, la filodrammatica di Torre
Pellice presenterà la commedia «Non tutti i ladri
vengono per nuocere».
PRAROSTINO — Lunedì 6 marzo, alle 20,30, nella
saletta del presbiterio, inizio della serie di studi
biblici sulla passione di Gesù.
rORÀ— Sabato 11 marzo rappresentazione de «La
brocca rotta», allestita dalla filodrammatica di
San Secondo.
SAN SECONDO — Sabato 4 marzo, alle ore 20,45,
rappresentazione teatrale della filodrammatica
della chiesa di Luserna San Giovanni «L’uomo,
la bestia, la virtù». Domenica 5 marzo, culto alle
ore 10; nel pomeriggio incontro delTUnione
femminile alle ore 15. Martedì 7 marzo, alle
20.30, studio biblico sulla «Passione di Gesù».
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 7
marzo, ai Simound, mercoledì 8, ai Chabriols,
venerdì 10, agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Venerdì 3 marzo, alle 19, riunione quartierale al Ciarmis.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 2
marzo, a Marasso, mercoledì 8 marzo a Trussan, giovedì 9 marzo a Pian Faetto. Tutte le riunioni inizieranno alle ore 20.
i Valli Chisone e Germanasca
Bilancio approvato
ULIANA VICLIELMO
'P'
te alTordine del giorno
presentato nella seduta
del Consiglio della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca,
lunedì 21 febbraio, è stato l’esame con approvatone finale del bilancio
^¡previsione 2000, del
Slancio pluriennale e
della relazione programmatica 2000-2002. Il bi
l^cio di previsione era
8'à stato presentato in
una precedente seduta
tufopnale, per cui si è discusso più che altro sui
progetti e sui finanziamenti possibili per re?®zarli, con una serie di
mterpellanze dei due
^riippi di minoranza e le
successive risposte.
.Richieste di informa^uni sono state espresse
“^gruppi «Indipendenti
m sinistra» e «Lavoro e
Ptugresso», in modo parucolare sui progetti riddanti il centro spor^ di Perosa Argentina,
Che prevedono la costrujone del bocciodromo
mfre alla ristrutturazione
eUa piscina di valle, e
più in generale sulla siUazlone del turismo,
.^siderato un’imporfonte di reddito per
I ®due valli. Sul primo
,^fo ha risposto il pre^ente, Roberto Prinzio,
^curando l’impegno
Al teatro Sociale di Pinerolo
I lavori procedono
della giunta nella realizzazione delle opere, soprattutto per la piscina
che rischia la chiusura,
ma anche perché si possano utilizzare al meglio
le strutture già esistenti.
L’assessore Marco Bourlot ha poi illustrato il
progetto «Gianna 2000»,
che avrà un finanziamento di 2 miliardi nelTambito di «Scopriminiera». L’investimento è
giustificato dall’interesse che riscuote la visita
della miniera, dimostrato dalle 8.000 prenotazioni già registrate per
l’apertura dopo la chiusura invernale; un altro
grosso investimento riguarderà gli impianti turistici e sportivi di Frali,
per un finanziamento
iniziale di 4 miliardi.
Dopo queste e altre
precisazioni, i gruppi di
minoranza hanno dichiarato l’intenzione di
astenersi nella votazione
«per dare un segnale di
disponibilità, ma - come
ha precisato Sergio Pera,
per il gruppo «Lavoro e
progresso» - di concedere la fiducia solo quando
si vedranno realizzazioni
concrete dell’operato
della giunta». In seguito,
è stata nominata la commissione consiliare per
la revisione dello Statuto
della Comunità montana, presieduta da Laura
Zoggia, sindaco di Porte.
DAVIDE ROSSO
E Stato abbattuto il
muro dell’ex teatro
sociale di Pinerolo che
dava su via Trieste. I lavori di ricostruzione dello stabile che hanno preso l’avvio a inizio anno,
dopo le polemiche iniziali legate allo sgombero
di alcuni locali dello stabile (un alloggio e un
paio di negozi), stanno
procedendo. Dopo questo primo momento, legato alla demolizione
delle parti dell’edificio
non conservabili (nei
prossimi giorni verrà abbattuta anche la parte
superiore dello stabile
che si affaccia su piazza
Vittorio Veneto, il vecchio ingresso del teatro),
la struttura verrà completamente ricostruita dalTinterno mantenendo
però nella parte esterna
l’aspetto che aveva un
tempo. «Certo sarebbe
stato più semplice abbatterlo completamente dice ring. Castiglione,
dell’ufficio tecnico del
Comune di Pinerolo asportando le colonne, le
modanature esterne e
quant’altro fosse stato
necessario salvare per
poi in un secondo tempo,
a lavori ultimati, ricollocarli al loro posto. Ma la
Sovrintendenza ha voluto che la facciata che è visibile da piazza Vittorio
Veneto fosse conservata
così com’è e quindi dobbiamo procedere mantenendola in piedi. Attualmente si sta procedendo
alla rimozione delle macerie dovute alTabbattimento del muro di via
Trieste e a seguire si procederà all’eliminazione
della parte superiore del
muro che dà sulla piazza.
Quindi si procederà con i
lavori di ricostruzione veri e propri». Al posto del
vecchio edificio verrà costruita, con una spesa totale che si aggira, come
indicato nel preventivo,
intorno ai 10 miliardi una
nuova struttura che potrà
contenere circa 400 persone e che sarà destinata
oltre che alle manifestazioni teatrali anche a
centro incontri. Una
struttura che i pinerolesi
aspettano da tempo.
Incontro con il (direttore regionale (delle Poste
Il futuro degli uffici postali
CLAUDIDTRDN
Martedì 22 febbraio
nel Salone delle associazioni di Rinasca si
sono incontrati il direttore regionale delle Poste e
gli amministratori della
zona del Pinerolese.
Le Poste sono ormai
una spa e quindi sono
preoccupate della quadratura dei loro bilanci
più che delTefficacia del
servizio; o, meglio, l’efficacia del servizio è vista
più in funzione della quadratura dei bilanci che
della soddisfazione dei
cittadini. Può sembrare
brutto, ma è così. Pertanto è necessario incrementare il numero e il tipo
delle prestazioni che possono dare un incasso redditizio. A questo scopo il
direttore regionale ha
presentato le varie ipotesi
a breve e a lunga scadenza: gestione della tesoreria dei Comuni, recapito
delle comunicazioni degli
enti pubblici e dei certificati elettorali, servizi bancari più appetibili di
quelli delle banche stesse. Nel Cuneese si sta sperimentando con successo
l’affidamento al servizio
postale anche della consegna dei medicinali.
I problemi di bilancio
possono sùggerire la
chiusura o la trasformazione di piccoli uffici e
l’apertura di nuove sedi.
Comunque su questo
punto il discorso è ancora interlocutorio e la formula presentata dal direttore regionale è questa: «Se dovremo chiudere qualche ufficio, non significa che il servizio sarà
ridimensionato: anzi,
porteremo i servizi di
sportello a casa dei cittadini, affidandoli ai postini o a nuovi operatori polivalenti, responsabili sia
delTufficio, sia della distribuzione».
Gli amministratori si
sono fatti interpreti delle
necessità della popolazione. Particolarmente
incisivi gli interventi dei
sindaci di Ferrerò e Frali,
i quali hanno notato come le privatizzazioni si
traducono sempre in un
maggior costo per gli
utenti i quali non si vedono, come contropartita, ridurre le tasse. Allora,
se prima le tasse servivano a ripianare i bilanci
deficitari delle Poste,
adesso dove andranno a
finire? Inoltre è troppo
facile sottolineare i costi
dei servizi in montagna
quando contemporaneamente le risorse della
montagna stessa vengono espropriate per legge
senza nessun indennizzo, come è avvenuto recentemente per le acque
attraverso la legge Galli.
L’ufficio postaie di Bobbio
sarebbe l'unico a rischiare
una riduzione d’orario
L oreficeria TeSl & DdltUIStrO
Ricorda che le crotì ugonotte di sua produzione
le librerie aaudiana di Torre Pellice, Torino, Milano
e la Ubttria di cultura religiosa di Roma
Per uiteiMMonrnizkMB tdefmmre al numero
0339-7101925
14
PAG. 14 RIFORMA
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SPORT
HOCKEY
GHIACCIO
Il Valpellice acquisisce
matematicamente il di->
ritto a disputare lo spareggio fra le migliori seconde per accedere ai
play off della serie A:
match dell’anno sabato 4
marzo al Filatoio, arriva
il Como. È il miglior risultato di sempre; arriva
però in coincidenza con
la morte dell’avvocato
Giorgio Cotta Morandini,
fondatore del Valpellice
negli Anni 30 e per tantissimi anni presidente,
oltre che vera e propria
«anima» della società.
Un grande striscione
«Grazie Avvocato», un
minuto di raccoglimento
su tutti i campi della serie A, il lutto al braccio
per i giocatori.
Sabato 26, a Torre Pellice rAppiano si è dimostrato ancora una volta
la «bestia nera» del Valpellice, obbligando per
la terza volta in questa
stagione i biancorossi a
disputare il supplementare e battendoli, come
all’andata, ai rigori. Ma è
stata una partita tesissima, malgrado le premesse del ricordo dell’«Avvocato» e malgrado la vittoria non servisse a nessuno. Dopo 3’35” gli
ospiti erano già in vantaggio ma soprattutto
l’arbitro Gagliardi aveva
già avuto modo di espellere Tremolaterra per 2’,
De Zordo per 4’ e Scapinello, che aveva protestato, per 10’; la rete arrivava in tre contro cinque, esattamente come
all’andata ma questa
volta, malgrado altre penalità a De Luca, Stevanoni (3 volte) e Tremolaterra, il Valpellice si riportava sotto grazie a
due reti di Marziale.
Chiuso sullo 0-0 il secondo tempo, nel terzo ecco
la rimonta: primo pareggio con Martini, poi bella
rete di Branzanti e, a 10”
dalla fine, decisivo pari
di Kaslatter. Inutile l’over
time e, ai rigori, zero reti
per il Valpellice, una per
l’Appiano che si porta a
casa i due punti. Altri tre
punti erano arrivati battendo facilmente in trasferta il Val Venosta per
6-2 (parziali di 2-0; 3-0;
1-2): stadio deserto poiché non agibile, avversari
«morbidi» e senza più
velleità. La settimana
propone ora tre impegni,
martedì 29 in casa con
l’Alleghe, giovedì in trasferta col Renon e sabato
con il Como: squalificati
Scapinello (1 giornata) e
De Zordo (2).
VERSO TORINO 2006
VOLLEY
Continuano gli appuntamenti della manifestazione «Verso Torino
2006» promossa dal Coni; il terzo meeting era
previsto per lo scorso fine settimana a Pragelato,
ma la mancanza di neve
ha obbligato gli organizzatori a spostare le gare a
Claviere. Oltre 200 allievi
degli istituti superiori
della provincia si sono ritrovati per una giornata
promozionale di sci nordico: una opportunità
per dei giovani alla prima esperienza e per altri
abituali frequentatori
delle piste bianche che
hanno effettuato una
piccola gara. Alla fine ha
prevalso il liceo di Oulx
fra i maschi e quello di
Ivrea fra le ragazze.
Decima vittoria su undici gare per il Body Cisco Pinerolo in B2; vincendo, seppure al tie
break, sul campo del
Concorezzo, si sono ulteriormente avvicinati alla
zona play off. Perde invece il Cerotti in B2 femminile che tuttavia ha saputo sottrarre un set
all’Astra Piossasco, quarta in classifica. Nel campionato allievi il 3S Pinerolo è stato superato per
3-0 dal Sant’Anna Pescatori; sconfitte pure (1-3)
la júniores del 3S Pinerolo in semifinale contro lo
Sporting Parella, la seconda divisione (2-3 dal
Carignano), le allieve (03 dal Piossasco) e le ragazze di terza divisione
(0-3 dal Bonsai Perosa).
Hockey Ghiaccio - Risultati
gruppo B
Val Venosta-Valpellice 2-6; Renon-Alleghe 2-7. Valpellice-Appiano 3-4 (rigori); Alleghe-Val Venosta 11-1.
classifica:
Alleghe 39, Valpellice 25, Appiano 16, Renon 14, Val
Venosta 6.
gruppo A
Vipiteno-Bolzano 2-3 (rigori); Fassa-Asiago 3-7. Bol
zano-Merano 8-2; Asiago-Vipiteno 8-2.
classifica:
Asiago 43, Bolzano 35, Merano 29, Fassa e Vipiteno 25
gruppo C
Como-Zoldo 9-2; Varese-Brunico 4-3 (supplementare). Brunico-Como 9-5; Zoldo-Auronzo 4-8.
classifica: Brunico 34, Como 24, Varese 11, Zoldo 10,
Auronzo 0.
Monica Magnarini, una delle protagoniste alla Festa dello
sci nordico di Clavière (Speed foto)
POSTA
Indulgenza plenaria
nell'ospedale pubblico
Non avrei mai pensato di sorridere di gusto in un letto di ospedale, immobilizzato com’ero per
un intervento di microchirurgia
cardiaca nel reparto di Unità di terapia intensiva cardiaca (ottima e
avveniristica) all’ospedale Santa
Croce e Carle di Cuneo. L’episodio
mi ha messo di buon umore e mi
ha aiutato a superare quel momento difficile. A differenza che in
Marco liostan l’antiecumenica
questione dell’indulgenza, che
crea in lui giusto disappunto e
simpatica seccatura (vedi il suo
«Ne abbiamo, quasi, basta» in
Riforma del 4 febbraio 2000), ha
prodotto in me tanta ilarità da trasformarsi in buonumore.
Già nel pomeriggio, svegliandomi dal dormiveglia che segue di
solito un intervento, avevo trovato
sul comodino accanto al mio inseparabile Un giorno una Parola
due foglietti amabilmente posizionati, immagino, dal cappellano
ospedaliero: un volantino a firma
di don Sergio con l’intestazione
«Comunità cristiana» (perché non
scrivere cattolica?) dell’ospedale,
in cui si annunciava che l’il febbraio 2000 Maria Immacolata di
Lourdes invitava aH’VIIl Giornata
mondiale del malato segnalando
che in ospedale ci sarebbe stata la
concelebrazione giubilare alle ore
20 alla presenza del vescovo Natalino Pescarolo. Insieme all’invi
to quattro pagine stampate a colori su Gesù e la sofferenza umana che riportavano, fra citazioni
bibliche di alta spiritualità, tante
amenità, quali: «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alla creatura che
ha bisogno di una purificazione,
sia quaggiù, sia dopo la morte.
nello stato chiamato Purgatorio».
Don Sergio concludeva la sua circolare scrivendo: «Il Giubileo lascierà (sic!) un segno indelebile
dandoci neH’Ufficio Diocesano di
Pastorale Sanitaria un modello di
"servizio e lievito” per ogni comunità civile, religiosa, familiare e di
assistenza».
Già quella lettera mi strappò
qualche sorrisetto, ma veniamo al
fatto ilare. Ore 9,40 dell’11 febbraio. I dottori sono appena usciti
dalla mia camera singola: entra a
quel punto un uomo aitante col
camice bianco che scambio a prima vista per un medico, ma noto
subito che ha sulle spalle una stola
da celebrante e in mano un oggetto luccicante. Senza salutare viene
ai piedi del mio letto e con fare
spigliato, già col braccio proteso,
dice: «Vuole l’indulgenza plenaria
per i malati?» È un attimo e la mia
risposta è pronta: «Sono valdese:
la mia indulgenza è Cristo». Per
niente interdetto risponde con tono alto: «Ma indulgenza è carità».
Sento il cuore piangere ma rispondo anch’io in tono alto: «Noi non
abbiamo porte da aprire o chiudere». E lui di rimando: «Ma Cristo è
la porta». E io con la stessa rapidità: «Ma è una porta che non si
chiude mai».
Capisco di aver colpito nel segno. Interdetto, chiude nel pugno
il suo cofanetto luccicante e dietrofront, vedo solo più le sue spalle possenti e la sua stola svolazzante lasciare la camera. Come in
un racconto per bambini mi piace
immaginare che stia ancora scappando... Guardo il monitor alla
mia destra: una selva di semirette
impazzite, segno che il mio cuore
ha fatto le capriole. Per fortuna giro ancora un po’ la testa, vedo dal
finestrone lo stupendo arco delle
alpi Cozie innevate e recito ad alta
voce (beati i tempi in cui si studiavano i versetti a memoria!): «Io al
zo gli occhi ai monti/ donde mi
verrà l’aiuto?/ l’aiuto mi verrà
dall’Eterno/ che ha fatto i cieli e la
terra»... Ringrazio quel sacerdote
(fratello separato, io? Lui?) perché
la mia lettura biblica di quel giorno (Pietro 1, 9) si era arricchita.
Ore 13, stesso ospedale, stesso
giorno. Un giovane infermiere abbassa la veneziana della mia camera e mi invita al riposo pomeridiano. Saputo che sono di Pinerolo mi questiona sui valdesi e saputo che lo sono mi dice del 17 febbraio, dei falò, dice di aver seguito
un corso biblico dai valdesi a Torino, di voler avvicinarsi a «Noi siamo chiesa» nonostante non sappia se il movimento esista in Cuneo. È un parlare fitto fitto di dieci
minuti: Taizé, Bose, Adista, Riforma, 11 foglio dei cattolici di base di
Torino: gli racconto dell’episodio
occorsomi al mattino, ridiamo insieme, così come ridiamo del fatto
che di venerdì a mezzogiorno tutti
i malati siano tenuti d’ufficio a
mangiare pesce (pessimo!). Vuole
sapere se i valdesi sono ecumenici, mi sembra dispiaciuto che gli
dica che l’ecumenismo popolare è
facilone per cui si dice che tutti
siamo uguali, Dio è uno solo, che è
difficile anche per noi vivere la differenza come ricchezza; e ancora
del suo parroco fermo su posizioni
tridentine, su un parroco che cita
Barth e Bonhoeffer.
Deve scappare richiamato da
monitor che reclamano la sua presenza, ci stringiamo la mano da
fratelli, ci ripromettiamo di rivederci (al culto? A messa? Non importa). Abbiamo la netta sensazione, che è anche certezza, che siamo sulla strada di Emmaus dove
riconosceremo che Cristo è il nostro silenzioso compagno di viaggio. Passò così dall’ilarità del mattino alla gioiosa attesa di tempi
benedetti, nel primo pomeriggio.
Franco Calvetti - Pinerolo
APPUNTAMENTI
2 marzo, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15, alla Casa valdese, per
l’Unitrè, concerto del duo «Giorgio Sogno e Giorgio
Spriano»: musiche di Dvorak e Brahms.
3 marzo, venerdì
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Giuseppe,
concerto con voce recitante, canto e pianoforte «Unter den linden», con Ellen Kappel, Domenico Brioschi, Diego Mingolla. Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Conferenza su «automedicina»,
alle 21, con l’iridologo F. Peyrot, all’Assodazione «Metamorfosi nell’era dell’Acquario», via Bouissa 13/3.
4 marzo, sabato
PINEROLO: Alle 21, nel tempio valdese, concerto
per coro e organo della «Polifonica friulana Jacopo
Tomadini», ingresso libero.
BAGNOLO: In via Cavour, agli impianti sportivi, alle 21, festa mascherata.
LUSERNETTA: Nella sala polivalente, alle 20,45, serata di balli occitani con i danzatori dell’associazione
Kalendamaia.
FENESTRELLE: «Carnevale 2000»: alle ore 14,30 ritrovo in piazza della Fiera per la partenza dei carri allegorici, alle 18 chiusura della sfilata con cioccolata
calda e bugie in piazza della Fiera e alle 20 grande
spaghettata e serata danzante alla Bocciofila.
VILLAR PELLICE: Alle 21, nel tempio valdese, concerto dell’unione musicale di Inverso Pinasca.
TORRE PELLICE: Alle 10,45, nella biblioteca della
Casa valdese, la scrittrice e giornalista Marisa Musu
incontrerà studenti e cittadini su «Resistenza: come
parlarne ai giovani?».
9 marzo, giovedì
TORINO: Alle 20,45, al Centro evangelico di cultura
«Arturo Pascal», incontro su «Cristo e la teologia della
liberazione», con il pastore Eugenio Bernardini.
10 marzo, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20, 45, alla Casa valdese. Maria Rosa Fabrini parlerà su «Il linguaggio dell’architettura in Piemonte nell’epoca di Carlo Alberto», per
il gruppo di studi vai Lucerna.
PINEROLO: Nel Salone dei Cavalieri, alle 21, incontro con Lidia Menapace su «Per una politica di pace»,
con la presentazione della convenzione permanente
di donne contro le guerre.
PINEROLO: Alle 21, nella sede del Wwf, via Brignone, 1, incontro su «I comportamenti da tenere per
non danneggiare la natura», con Leone Ariemme della Provincia di Torino.
11 marzo, sabato
CUMIANA; Alle 21,15, nella sala «Carena», la compagnia «Associazione Nuova Rampa» propone
«L’anatra all’arancia», ingresso lire 12.000.
PEROSA ARGENTINA: Nella sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, presentazione
del romanzo di Giorgio Bert «Come foto sbiadite»,
presente l’autore.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, va
in scena «Acqua nera», proposta dalla compagnia
«Centro iniziative teatrali», di Manola Nifosi. Ingresso
lirel5.000, ridotto lire 12.000.
A Torino dal 7 a! 17 marzo
Cinema delle donne
settima edizione
FEDERICA TOURN
E arrivato alla settima edizione il Festival internazionale Cinema delle donne: dal 7 al 12 marzo a
Torino, nelle sale Valentino 1 e Valentino 2 del Teatro
Nuovo, registe di tutto il mondo proporranno il loro
sguardo sulla condizione femminile. Uno sguardo a
tutto campo, che va dalla storia alla politica, dall’integrazione multietnica alle relazioni personali; quaranta
opere, quattro sezioni (lungometraggi, cortometraggi,
documentari e «speciale scuole», in cui una giuria di
ragazzi e ragazze sceglierà il miglior film), molte ospiti
attese per l’occasione e interessanti iniziative collaterali. Fra queste, vale la pena mettere in evidenza, venerdì 10 marzo alle ore 16,30, la proiezione del documentario Des Marelles et des petites filles (Il gioco della
settimana e le bambine) di Marquise Lepage (Canada,
1999), una testimonianza delle discriminazioni subite
dalle bambine nei paesi più poveri del mondo, a cui
farà seguito un dibattito su «La condizione e i diritti
delle bambine nel mondo». Fra gli altri documentari,
segnaliamo il lavoro della regista australiana musulmana Kay Rasool, My Journey my Islam, (Il mio viaggio nell’Islam, Australia 1999) un viaggio tra le donne
musulmane indiane e pachistane con un’intervista a
Benazir Bhutto; la proiezione è prevista il 9 marzo alle
ore 21 e il giorno seguente alle 14,30.
Il festival di Torino registra però una singolare assenza: neanche un nome italiano, infatti, figura fra le
registe di lungometraggi, e il nostro paese sarebbe del
tutto assente in questa edizione se non fosse per il
cortometraggio Take it again Sam (Provaci ancora
Sam) della regista Giulia Galeotti. La scarsità di proposte italiane ha fatto riflettere le organizzatrici del
festival sulle reali opportunità offerte alle registe italiane di realizzare le proprie idee: in questo senso l’il
marzo alle 9,30 è prevista una tavola rotonda sul tema
«Professione regista», in cui si discuterà di prospettive
e ipotesi realistiche con le registe ospiti del festival.
Il festival sarà inaugurato martedì 7 marzo alle ore
20,30 nella Sala Valentino 1; per il programma dettagliato si può consultare il sito web members.
tripod.it/festivalcinemadonne
SERVIZI
CHISONE ^GERMANASCfc* ^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva. I
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica: I
(turni festivi con orario 8-22) |
DOMENICA 5 MARZO
Fenestrelle: Grippo,
Umberto 11, tei. 83904
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 5 MARZO
Bibiana: Garella - via Pine,
rolo 21, tei. 55733 1
SERVIZIO EUAMBULAlQÿ
telefono 118
CINEMA
BARGE — 11 cinema *
Comunale propone, ve-1
nerdì 3 marzo, alle 21,
The acid house; sabato 4’
ore 21 Incontriamoci a
Las Vegas; domenica 5, '
ore 15, 17, 19 e 21, lu'
nedì, martedì e giovedì,
alle ore 21, Il mistero di
Sleey Holly.
TORRE PELLICE-Il 1
cinema Trento ha in pro-1
gramma, giovedì 2 e venerdì 3, ore 21,15, Rosetta, commedia dei fratei
Dardenne; sabato 4, ore *
20 e 22,30, domenicaS,
ore 15,30, 17,45, 20e '
22,30, lunedì 6, martedì I
7, ore 21,15, American 1
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PINEROLO — La tmil |
tisala Italia propone alla |
sala «5cento», Three
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22,30, domenica 15,15,1
17,40, 20, 22,20. Alla saia|t«2cento» è in programma |
The beach: feriali 20 e 1
22,20, sabato 20 e 22,30;,
domenica 15,15, 17,40,'
20 e 22,20. I
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— Oltre 1200 cittadini del
Pinerolese, in gran parte |
anziani con problemi di ^
incontinenza, da unpo ^
di tempo non devono piu
recarsi in farmacia pef ^
procurarsi i pannolont
un corriere specializzato
si reca presso le abitazioni delle persone che han- ^
no questa necessità con
una consegna all’incirca
trimestrale. Meno sposta- 1
menti per la consegna e
minor burocrazia: oggf u
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basta una prescrizion®
annuale. I destinatari de
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e 816 nel resto del territorio; la maggior parte ha
un’età compresa fra i 7®*
i 100 anni. L’Asl ha quaU'
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Come tanti altri anch’io
conservo un ricordo particolare di Michele. L’ho incontrato la prima volta nel 1972,
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Qregina-Genova. Ero stato
invitato a Santa Severa a tenere delle conferenze in occasione di un campo famiglie
per far conoscere l’attività
¿elle comunità di base. Michele teneva delle meditazioni al mattino. 11 nostro incontro si è subito svolto su un
piano di fraternità.
Ma a un certo punto Michele mi disse: «Perché non ti
iscrivi alla Facoltà valdese
per diventare pastore?», lo
non avevo ancora preso una
decisione del genere perché
non conoscevo la Chiesa battista. In seguito mi avvicinai
alla Chiesa battista perché
conobbi Matilde, della chiesa
battista di Sampierdarena,
che in seguito sarebbe diventata mia moglie e nel 1975
iniziai a frequentare la Facoltà dove rividi Michele che
divenne mio professore. Devo a lui se sono riuscito a
concludere gli studi perché
mi ha sempre spronato a farlo. Inoltre, siccome era stato
nominato pastore di La Speda ma non poteva abbandonare per tutto l’anno le lezioni, si mise d’accordo con la
comunità di La Spezia affinché io mi recassi ogni quindici giorni a tenere il culto domenicale con il viaggio pagato, per poter venire a trovare
a Genova la mia famiglia. Così conobbi la comunità di La
Spezia a cui sono ancora intensamente legato. E, diven
tato pastore, ebbi sempre riconoscenza per quello che
Michele ha fatto per me.
Desidero citare un brano di
Isaia che servì a Michele per
tenere, nella chiesa battista
di Roma Teatro Valle, un sermone che mi colpì molto:
«Egli giudicherà tra nazione e
nazione e sarà l’arbitro fra
molti popoli, ed essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro, e delle loro
lance roncole: una nazione
non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra» (2, 4).
Michele concluse il sermone
dicendo: «Mi auguro che un
giorno le parole di Isaia si
realizzino e che ci sia pace e
serenità in tutto il mondo».
Ricordando Michele l’augurio e la speranza è che ci sia
in noi il desiderio della pace e
della fraternità per vivere
continuando la testimonianza di questo caro fratello.
Erminio Podestà - Genova
La solitudine
dello studioso
«Mosè non è il primo profeta di Israele, si differenzia
da questa come da tutte le altre categorie: ma i profeti di
Israele, gli uomini dello spirito, nel senso della “parola”
ispirata, continuano la sua
opera, ognuno la riceve di
nuovo e tutte le novità saranno solo restaurazioni» (Martin Buber, «La fine di Mosè»,
commento a Deuteronomio
34). Queste parole illustrano
l’esperienza di fede di Michele Sinigaglia, pastore e professore incaricato di Antico
Testamento alla Facoltà di
teologia. Giovane pastore
dell’Associazione missionaria
evangelica italiana, i battisti
inglesi con sede a La Spezia,
aveva sentito la chiamata a
servire il Signore: «Così dice il
Signore», la formula tipica
delle Scritture ebraiche, egli
la applicò alla propria vita.
In tempi di povertà vende
mobili e poi studia da autodidatta l’ebraico; quando la
voce del Signore ti chiama,
bisogna obbedire. Questa è
la lezione di fede e quindi la
vita del fratello Sinigaglia.
Ma le parole di Buber, nel
prosieguo, ben descrivono la
solitudine del profeta: «E ora
Mosè sale sul Nebo, solo come è sempre stato, più solo
di quanto non sia mai stato
prima. Mentre si incammina
verso il colle e di lì prosegue
verso la cima piatta, ricorda
un nobile animale che si allontana dal branco per morire da solo. Dal Nebo si vede
tutta la valle del Giordano e
oltre, con il cielo limpido a
Nord fino alle nevi del Chermon; a Ovest fino alle colline
del Mediterraneo, Canaan».
La solitudine può essere
variamente interpretata:
quando si tratta di uno studioso come era il fratello Michele Sinigaglia la si attribuisce al carattere. Ma non è così. Nella Bibbia il silenzio è il
tempo dell’attesa dell’intervento decisivo del Signore:
«Sta’ in silenzio davanti al Signore, e aspettalo» (Salmo
37). Questo versetto prediletto da Giovanni Calvino sofferente e morente descrive la
situazione del credente di
fronte al Signore. Talvolta
sembra che, nelle relazioni
familiari, in quelle ecclesiastiche e più in generale in
quelle sociali, il «peccatomancanza di comunione con
iato 20e!
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0 e 22,30;
Passatempo
(D. Mazzarella)
5, 17,40,
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acquista
i-anticlii
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I
1 Torino
mobiliato
chiesa di
>692838.
24. Foglie del pino
26. Un profeta minore
28. Dea della caccia
30. Antiche misure
di capacità
31. Vocale ripetuta
32. Nome d’uomo
Verticali
1.
3.
4.
IO
Orizzontali
I. Sollevata
6. Una moglie di Giacobbe
9. Un profeta dell’Antico
Testamento
II. Sigla di Siracusa
12. Un papa non legittimo
14. Grosso serpente
15. Pari in pera
16. Offeso, violato
18. Rude a metà
19. Moneta spagnola
20. Un punto cardinale
21. Sigla di Ragusa
22. Vi sorge un famoso
monumento valdese
13
15
16
17
19
20
23
25
27
29
Nome di un malvagio
re di Israele
Termine dialettale per
indicare una donna
nubile
Dei della mitologia
nordica
Vengono battuti per
essere puliti
Spiazzo colonico
Esercito della Salvezza
Il condottiero del
«Glorioso Rimpatrio»
. Presso... in italiano
antico
. Prestito a pagamento
. Colti, dotti
Arnese del calzolaio
La regina di questo paese
fece visita a Salomone
Famoso museo di Madrid
Stato africano
. Padre... aramaico
Simbolo dell’ara
'. Antico istitutore
. Inizio e fine di Amos
Un evangelista pentecostale morto a Mauthausen ner44
Antonio Brunetti, martire della fede
fRANCESCO TOPPI
NELL’ARTICOLO apparso su Riforma
dell’11 febbraio dal titolo «Dove sta andando l’Austria?», il past. Giuseppe Platone
ha giustamente ricordato, menzionando il
campo di sterminio nazista di Mauthausen,
il predicatore evangelico Jacopo Lombardini,
che in quel luogo orribile affrontò un’atroce
morte. Può essere interessante per la storia
della testimonianza evangelica italiana di
quel periodo sapere che nello stesso campo
di sterminio ha concluso la propria testimonianza di fede anche l’evangelista pentecostale Antonio Brunétti (1887-1944). Era nato
a Spinazzola (Bari) il 21 luglio 1887. Si era
convertito all’Evangelo nel 1920 per la testimonianza di un emigrato dagli Stati Uniti.
Nel 1926 lo ritroviamo a Palermo, membro
della piccola comunità pentecostale; qui si
unì in matrimonio con Costanza Mandala,
conia quale si trasferì a Torino dove trovò
lavoro presso lo stabilimento Fiat del Lingotto. Questa coppia di credenti iniziò un’opera
di evangelizzazione personale e delle riunioni private curate dallo stesso Brunetti. Quando nel 1935 il Movimento pentecostale fu
messo al bando e iniziò la persecuzione, fu
più volte tratto in arresto. Durante il secondo conflitto mondiale gli aweniinenti precipitarono perché spesso fu scambiato per testimone di Geova, e il 2i< novembre fu «diffidato a continuare la propria attività religiosa
perché in contrasto con le direttive del regi
me» e sottoposto a sorveglianza speciale e
allontanato dal lavoro, mentre la consorte fu
confinata per diversi mesi.
Siamo venuti a conoscenza della storia
del suo arresto, della sua deportazione e del
suo martirio dalla moglie Costanza Mandala soltanto nel 1958, mentre era ospite
della Casa di riposo evangelica di Vittoria,
che in una lettera scriveva: «Il 1944 di notte
una squadra è venuta a prendere mio marito destinato a Mauthausen dove è morto il 5
aprile 1944. Sono stata più di un mese a non
ricevere notìzie perché era vietato scrivere:
ma quella direzione di campo di concentramento mi partecipò la morte deU’innocente... mio marito che fu fedele fino alla sua fine al Signore».
Mentre è noto a tutto il mondo evangelico
il martirio del predicatore Jacopo Lombardini, il quale ripetutamente è stato ricordato
in vari scritti dal prof. Giorgio Spini, la figura di Antonio Brunetti, un operaio e umilissimo evangelista pentecostale è stata sconosciuta per moltissimi anni perfino
nell’ambito dello stesso movimento. Soltanto nel 1958, quando il sottoscritto faceva
delle ricerche sull’inizio dell’opera pentecostale a Torino, si è venuti a conoscenza della
nobile testimonianza di quest’altro martire
evangelico che merita di essere ricordato
insieme a tanti ignoti credenti che hanno
sofferto e hanno resistito fino alla fine non
per un ideale umano, ma per aver seguito
fedelmente Cristo secondo l’Evangelo.
il Signore» sia la parola pi ù
forte. Ma non è così. Le contraddizioni che inevitabilmente segnano la vita dei
profeti ne marcano la vocazione: ciò che deve rimanere
è l’annuncio della Parola.
In un protestantesimo o
evangelismo italiano fortemente segnato da venature
moralistiche e da troppe letture bibliche scontate, non
dimenticheremo facilmente il
dono della Parola esercitato
con umiltà, ma anche con
fermezza, dal fratello Michele Sinigaglia. Forse anche
Michele si è fermato sul monte Nebo, o almeno ha avuto
questa sensazione. La parola
del Signore sia per Anna Maria e i figli, per le chiese barriste in cui ha esercitato il suo
ministero pastorale e per tutti
noi la vera consolazione: «lo,
dice il Signore, ti conosco per
nome e hai trovato grazia agli
occhi miei» (Esodo 33,12b).
Eugenio Stretti - La Spezia
I diletti
dell'Eterno
«Cosa di gran momento è
agli occhi dell’Eterno la morte dei suoi diletti». Ero una
ragazzina di sedici anni ed
era la prima volta che avevo
un contatto diretto, emotivo,
coinvolgente con la morte:
era mancata mia nonna. Fu il
pastore Sinigaglia, che sarà
poi determinante nella mia
formazione e in quella della
nostra comunità, a indicarci
questo versetto del Salmo
115 per il manifesto funebre.
Oggi questo versetto è costantemente nel mio pensiero. La sua famiglia e tutti noi
che Tabbiamo conosciuto
siamo ora di fronte alla «cosa
di gran momento». Questa
espressione biblica, nel suo
significato originale, vuol dire che l’andare verso la morte
dei suoi fedeli, non lascia indifferente il Signore, ma è per
lui una cosa grave e non senza prezzo viene a mancare il
suo prezioso testimone.
Così è anche per tutti noi:
la comunità battista assiste
sgomenta e sconsolata alla
scomparsa del suo pastore;
con lui se ne va un pezzo
della nostra storia, momenti
irripetibili scritti anno dopo
anno dalla sua competenza
teologica, dalla sua profonda
conoscenza dell’Antico Testamento e dell’ebraico,
dall’efficacia e dall’originalità della sua predicazione.
Ringraziamo il Signore che
ha dato alla nostra comunità
il dono del suo ministero,
un’occasione così preziosa
di crescita tramite suo.
Ad Anna, sua moglie, diciamo con due parole dall’ebraico tanto care a Michele,
Eben-Ezer, fin qui l’Eterno ci
ha soccorso.
Rossella Saccomani
per la Comunità battista di
La Spezia
Nuovo indirizzo
Il pastore Vittorio Perres
comunica il proprio indirizzo
di posta elettronica: vperres@tiscalinet.it
AFFITTASI
Privato affitta alloggio
ammobiliato (quattro posti letto) in Andora (Savona) in villetta sul mare.
Telefono 011 -599795.
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«lo so in chi ho creduto»
lITim. 1-12
I familiari di
Guido Codino (Guido Cit)
di anni 75
ringraziano commossi per la
grande dimostrazione di affetto ricevuta da tutti coloro che con
presènza, fiori, scritti e parole di
conforto hanno partecipato al loro
dolore. Un particolare grazie ai vicini di casa, all’équipe del 118, alle associazioni Anpi sezioni di Porosa, Inverso Rinasca, Pinerolo e
Luserna San Giovanni, e al pastore Vinti,
Prarostino, 22 febbraio 2000
RINGRAZIAMENTO
L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà. Egli
mi fa giacere in verdeggianti
pascoli, mi guida
lungo le acque chete»
Salmo 23,1-2
La moglie Anita e i familiari tutti
del compianto
Federico Ribet
di anni 86
ringraziano per ia grande solidarietà ricevuta durante la malattia e
in questo momento di sofferenza.
Un ringraziamento particolare al
doti. Broue, ai medici e al personale del reparto di traumatologia
dell’Ospedale civile di Pinerolo e
dell'Ospedale valdese di Pomaretto, alle signore Rina e Vittorina
per il loro aiuto e affetto. Un grazie al pastore Deodato per le parole di consolazione.
San Germano Chisone
26 febbraio 2000
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì
Äasgio della Gioventù
lungomare Pyrgi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
lei.! 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villaggi@tin.it
Il «Villaggio della gioventù»
in occasione della «Festa dei 50 anni»
bandisce un
Concorso
Inviate le foto, incluse tutte
nell’albu^^^rafico del villagsio.
Indicate per ogni foto: data, persone, situazione.
Le foto devono arrivare entro il
31 marzo 2000
Per Informazioni rivolgersi alla direzione
La Casa balneare
valdese
di Borgio Verezzi
(Savona)
ricerca personale volontario che abbia compiuto il
18° anno di età per l'animazione e la cura dei ragazzi e ragazze del soggiorno marino per i seguenti periodi:
US- r turno: dall'11 al 24 giugno, età 7-9 anni;
«s- 2° turno: dal 24 giugno al 7 luglio, età 10-12 anni.
Le persone interessate devono fare domanda entro il 15 aprile alla Commissione per la Casa balneare valdese di Borgio Verezzi, presso la Chiesa valdese di Torino, via San Pio V 15, tei. 011-6692838.
AGGIORNAMENTO DONNE
PASTORE E DIACONE BMV
dal 27 al 29 marzo
al Centro evangelico battista di Rocca di Papa
Inizio: lunedì 27 marzo ore 15
Fine; mercoledì 29 marzo col pranzo
Per informazioni e iscrizioni;
Anne Zeli 0323-402653 - Gabriela Lio 06-9321842
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail:
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tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
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PAG. 16 RIFORMA
Qui e sotto immagini del «Merryland Playcentre», la scuola gestita dalla Chiesa metodista in Sud Africa
Relazione annua della scuola di Pietermaritzburg (Sud Africa)
Andare a scuola al Merryland Playcentre
ISOBEL JACOB*
Nel corso del 1999 la nostra scuola ha continuato la sua opera di istruzione
prescolastica con programmi
di sviluppo per bambini nella
fascia di età fra i 3 e i 6 anni.
Il personale è fortemente impegnato a dare il meglio, così
che il servizio offerto ai bambini e alle loro famiglie possa
essere sempre ottimo. L’aver
potuto realizzare classi più
piccole si è dimostrato utile
sia per le insegnanti che per i
piccoli allievi. Nel 1999 abbiamo avuto un totale di 118
alunni; 92 fra i 3 e i 4 anni, 26
fra i 5 e i 6 anni.
La scuola si apre alle 6,30 e
chiude alle 17,30, dal lunedì al
sabato. 1 programmi di routine che le insegnanti mettono
in atto hanno come fine il
coinvolgimento di tutta la
persona del bimbo, per favorirne la crescita armoniosa fisica, mentale, emotiva, spirituale, morale e sociale. Comprendono l’introduzione all’aritmetica, la lettura, la scrittura, la creatività, il gioco, la
ginnastica e le abilità manuali. I bimbi di 5 e di 6 anni vengono preparati a quei programmi scolastici che dovranno affrontare più avanti. La
scuola offre un pasto completo e merende di frutta, panini,
bevande calde e fredde.
Il Playcentre è stato visitato
dall’infermiere e dall’ispettore dell’assessorato municipale alla sanità. Ogni bimbo ha
la sua cartella clinica e viene
seguito con attenzione. Tutti
sono stati sottoposti alle vaccinazioni e in marzo un operatore sanitario li ha intratte
nuti sui comportamenti per
la sicurezza della salute e
contro gli incidenti domestici. In maggio lo stesso operatore ha parlato della pericolosità dei rifiuti abbandonati.
In agosto membri dell’assessorato municipale al traffico
hanno istruito sui pericoli
della strada. Queste conversazioni sono sempre molto
interessanti, per i bambini
come per gli adulti.
Sempre in agosto abbiamo
avuto un veterinario del dipartimento di stato che ha
insegnato ai bambini la cura
degli animali domestici, quali
pericoli vengono dagli animali randagi, e quali sono i
rimedi quando si è morsi da
un cane affetto dalla rabbia. I
bambini si sono cimentati
nel disegnare animali domestici, del circo, da soma e da
lavoro, e hanno imparato di
quali cibi si nutrono. Con
materiale riciclato è stato costruito un modellino di fattoria con gli animali che vi vivono. Al termine ognuno ha
ricevuto un adesivo con la
scritta: «Combatti la rabbia fai vaccinare il tuo cane».
In settembre membri della
polizia a cavallo del Sud Africa ci hanno raccontato il loro
lavoro e come curano e addestrano i cavalli. 1 bambini
hanno anche imparato che
devono avere rispetto per gli
animali e non devono provocarli, anche quando sembrano tranquilli. Alla fine tutti
hanno potuto fare un giro a
cavallo. In settembre abbiamo avuto anche la visita della Unità cinefila che ha dato
una dimostrazione del lavoro
dei cani. I bambini hanno
così ammirato la bellezza e
l’intelligenza di questi animali e con stupore hanno visto come sanno rispondere
agli ordini, con prontezza e
precisione.
Dal 23 al 31 agosto ci siamo occupati del riciclaggio. I
genitori, i bimbi e le insegnanti sono stati tutti impegnati nel programma. L’utilità del riciclaggio è stata esaminata con lezioni, conversazioni e la produzione di
oggetti, i più svariati, fatti
con materiale riciclato: giocattoli, vasi da fiori, veicoli,
bidoni, secchi, ecc. Abbiamo
fatto una raccolta di giornali,
carta e cartone, bottiglie e
contenitori di plastica, che
sono stati venduti dalla chiesa locale a favore di un Fondo che tutti i giorni dà una
minestra ai poveri della città.
Nella giornata mondiale
per l’acqua un genitore ha disegnato una mappa dettagliata dei cicli dell’acqua. I
bambini hanno discusso i
molti modi in cui usiamo
l’acqua. Sono stati disegnati
tanti fogli per illustrare l’acqua in casa, in viaggio, per il
cibo, per lo sport, per l’agricoltura, per gli scarichi, e l’inquinamento e il riciclaggio
dell’acqua. 1 bambini hanno
imparato anche le forme
dell’acqua: la neve, il ghiaccio, la grandine e il vapore.
In settembre abbiamo festeggiato la primavera. I
bambini hanno portato tanti
fiori e tante piantine. Abbiamo pregato, cantato, ballato,
e recitato poesie sulla primavera. Abbiamo piantato 12
palme e altri cespugli. Abbiamo usato la scuola per allestire una bella mostra di fiori
e ogni alunno si è fatto un copricapo che ha indossato con
molta fierezza, disegnato con
fiori primaverili, farfalle, alberi in fiore e uccellini.
Continua la cooperazione
con il programma cittadino
denominato «Tieni Pietermaritzburg pulita», per cui i
bambini si impegnano tutte
le mattine a ripulire dai rifiuti
il terreno tutto intorno alla
scuola e i marciapiedi adiacenti. Anche quest'anno la
nostra scuola ha ricevuto, in
una manifestazione indetta
dalla municipalità, l’ambito
premio «Golden Elephant» e
un attestato d’onore per il
contributo dato per tenere
Pietermaritzburg pulita.
Anche il nostro «progetto
orto» funziona bene. Abbiamo piantato fagioli, spinaci,
altre verdure ed erbette; abbiamo fatto un ottimo rac
VENERDl 3 MARZO 2000
Lettera di Konrad Raiser al segretario generale dell'Onu
Bisogna togliere l'embargo contro l'Iraq
lEAN-IACQUES PEYRONEL
IL 18 febbraio scorso il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha
inviato una lettera molto ferma al segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, relativa alla questione delle sanzioni contro l’Iraq, decise
dall’Onu dopo la guerra del
Golfo del 1991.
Com’è noto, il 20 maggio
del 1996 il Consiglio di sicurezza dell’Onu decise di togliere parzialmente l’embargo
contro l’Iraq per motivi umanitari nei confronti dei 22 milioni di iracheni, e in particolare dei bambini, che stavano
pagando duramente sulla
propria pelle il prezzo delle
sanzioni economiche contro
Saddam Hussein. Così fu lanciato il programma «Petrolio
contro cibo», che autorizzava
una parziale ripresa delle
esportazioni di greggio a patto che il ricavato di tali esportazioni venisse usato per fornire cibo e medicinali a una
popolazione stremata da oltre
cinque anni di stenti. Ora, dopo altri quattro anni, la situazione non è sostanzialmente
cambiata, tanto che due funzionari dell’Onu hanno appena rassegnato le proprie dimissioni per protestare contro il fallimento del programma «Petrolio contro cibo» e
contro l’immorale perdurare
delle sanzioni contro la popolazione civile irachena. I due
funzionari sono Hans von
Sponick, coordinatore degli
aiuti umanitari dell’Onu, e
Jutta Burghardt, responsabile
del programma mondiale per
l’alimentazione in Iraq.
Nella sua lettera a Kofi Annan Konrad Raiser, muovendo da queste due significative
dimissioni, denuncia ancora
una volta, a nome dell’intero
Cec, l’illegalità delle sanzioni
che non hanno minimamente scalfito il potere del dittatore iracheno ma che, in
compenso, hanno ridotto alla
fame un intero popolo. Cita
la dichiarazione di Hans von
Sponick per giustificare la
propria decisione: «In quanto
ufficiale dell’Onu, non potevo tacere di fronte a quello
che considero una autentica
tragedia umana alla quale è
urgente porre fine».
Raiser, ricordando le numerose prese di posizioni del
Cec sulla questione, scrive: «È
incoraggiante vedere che persone di qualità come questi
due impiegati dell’Onu, hanno agito secondo la loro coscienza, a prezzo di un potenziale sacrificio personale. Essi
fanno onore all’Onu e al ruolo di funzionari pubblici internazionali». Raiser dà ragione ai due funzionari che, nelle loro motivazioni, affermano che le sanzioni equivalgono a una violazione, da parte
dell’Onu, della sua stessa
Carta dei diritti fondamentali
e della Dichiarazione universale dei diritti umani. «È stato
ampiamente documentato scrive Raiser -, da parte di
Agenzie competenti dell’Onu,
del Comitato internazionale
della Croce Rossa, e di altre
organizzazioni internazionali
non governative, che alla
maggioranza della popolazione irachena viene negato il
semplice livello di sussistenza
necessario per vivere una vita
di dignità umana».
Raiser ricorda che nel 1995,
il Comitato centrale del Cec
adottò una risoluzione che
stabiliva i criteri per una giusta ed effettiva applicazione
delle sanzioni. Tale risoluzione stabiliva, tra l’altro, la necessità di un «chiaro e limitato obiettivo». «Le sanzioni veniva affermato - dovrebbero avere un obiettivo chiaro e
definito e dovrebbero essere
stabiliti criteri espliciti per determinare le condizioni secondo le quali questo obiettivo sarà ritenuto raggiunto e le
sanzioni saranno tolte». La
lettera di Konrad Raiser si
conclude affermando che «il
Consiglio ecumenico delle
chiese crede che sia giunto il
tempo che il Consiglio di sicurezza ponga fine, con effetto
immediato, a tutte le sanzioni
che hanno conseguenze dirette e indiscriminate sulla popolazione civile dell’Iraq».
Grazie all'otto per mille della Chiesa valdese
Altre due opere a favore dei bambini
FEBE CAVAZZUm ROSSI
IL contributo determinante che la Tavola
valdese offre con l’8 per mille alla nostra
scuola di Pietermaritzburg ci permette di
convogliare parte delle offerte che giungono
dall’Italia per il sostentamento di altre due
opere a favore dei fanciulli: il servizio ai
bambini di strada, condotto nei locali della
Chiesa metodista, di cui abbiamo già riferito
e che procede con successo, e una istituzione per gli orfani e per i bambini in gravi situazioni familiari.
Si tratta del «Sos Children’s Village». Questo villaggio è stato aperto grazie all’interessamento di Desmond Tutu, che lo ha inaugurato nel 1998. È un’opera privata, non politica, non denominazionale, che offre ai
bimbi abbandonati una nuova casa e una
famiglia. Si fonda su quattro principi;
a) ogni bambino riceve una mamma,
quindi un nuovo riferimento da cui poter dipendere con certezza;
b) maschietti e femminucce di varia età
crescono insieme come fratelli e sorelle.
Bimbi che provengono da una medesima famiglia non vengono separati;
c) ogni famiglia così composta ha la propria casa;
d) la casa è parte integrante del villaggio.
Questo tipo di organizzazione dà ai bambini
un senso di appartenenza e radici culturali.
Il Villaggio ospita attualmente 107 fanciulli
dai 3 ai 17 anni; sono suddivisi in 13 case, ognuna con la sua Mamma. C’è in atto un progetto per riuscire a mettere su altre due case
che raccolgano adolescenti dai 12 ai 17 anni.
Ogni casa crea un ambiente simile a quello della famiglia, con una madre che provvede ai figli che le sono affidati tutto l’affetto e
tutte le cure necessari. Tutti frequentano le
scuole: alcuno quelle di lingua inglese, se ne
sono all’altezza, altrimenti quelle zulu. Dal
lunedì al giovedì degli insegnanti volontari
aiutano nei compiti di scuola e cercano di
colmare le lacune nell’apprendimento. Di
fondo, si tratta di una comunità religiosa. I
bimbi frequentano i culti di tanto in tanto,
quando la madre è in grado di accompagnarli alla loro chiesa. Non tutti e non sempre ci riescono, perché mancano i mezzi di
trasporto. Alcuni membri della nostra comunità metodista hanno cominciato a dedicarsi a questi bambini.
colto di spinaci, fagioli ed erbe profumate che usiamo
quotidianamente in cucina. I
bambini hanno passato una
giornata al circo con grande
divertimento per le esibizioni degli animali, dei clown e
degli acrobati. In marzo abbiamo la giornata dei nonni; i bambini offrono il tè e
un mini concerto e i nonni
ne sono deliziati. In giugno
abbiamo la giornata dello
sport: i bambini gareggiano
in diversi giochi ginnici e alla
fine ognuno riceve una medaglia e un sacchetto di dolci; anche i genitori si impegnano molto per la buona
riuscita di questa giornata. In
settembre, per un giorno, la
scuola è stata aperta ai genitori, che possono vedere i lavori scolastici e discutere con
le maestre sui progressi dei
loro bambini. Una dottoressa ha tenuto una lezione sugli alimenti e la nutrizione
nell’infanzia.
La scuola offre anche attività extracurricolari; «monkey gymnastic», nuoto, recitazione, musica e danza. In
dicembre abbiamo avuto
una giornata di gala con gli
esami di nuoto e recitazione.
I bimbi e il personale hanno
raccolto un contributo per il
Fondo «Feed thè babies»
(Dai cibo ai più piccoli). La
scuola è riuscita a raccogliere 3.800 rand (circa 1 milione
e 200.000 lire). La scuola è
stata pubblicamente lodata
per l’impegno nella beneficenza. Il 7 dicembre abbiamo
fatto la festa di Natale. Tutti
hanno ricevuto un sacchetto
di dolci e un regalino dalle
mani di Papà Natale. Quest’
anno abbiamo potuto festeggiare la chiusura, con la consegna del diploma finale, nella sala dell’Istituto tecnico di
Northdale. I bambini hanno
offerto un concerto e i genitori sono rimasti molto impressionati dalla bravura dei
suonatori. 26 alunni sono
stati ammessi alle scuole
pubbliche.
* Amministratrice della
scuola Merryland Playcentre
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