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LA BUONI NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
pnczzo D’ASSOCI AXIOKE
(i domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L,7,00
— per Sfi mesi » 4,00 » 4,S0
Per le proy;ncle e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, « S,20
Alr,BsCiovTC{ <Js Èu àydnn
Spgucndo la verilà nella carità
Efes. IV. 15.
L’Ufficio della BUONA NOVKI.LA è in
Torino, presso l,i libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpelto al CalTò Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso Ufiìc‘0.
tìl$ Assocta/i delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
mmmùjnm
Le Pasque piemonlesi 1. — Lettere al mio Parroco li. — It digiuno dei Cattolici
e quello degli Evangelici.—Una nuova scoperta. — Notizie religiose.—-Cronachetta
politica.
LE PASQUE PIEMONTESI.
•———
1.
Con questo nome è dilaniata nella
storia dei Valdesi l’orribile carnificina
accaduta nelle Valli nella Pasqua del
1655.
Il giovanetto Carlo Emanuele II
duca di Savoia regnava allora in
Piemonte; egli era un principe buono
e clemente per sua natura, ma lasciandosi condurre per eccessiva bonlà dalla sua madre e da altre persone che lo circondavano, le quali a
loro volta si lasciavano condurre dai
preti e dai gesuiti, cadde nella debo
lezza di permettere ai fanatici una
strage che può dirsi il s. Bartolomeo
in miniatura. I preti ed I gesuiti,
istigati dalla corte di Roma, aveano
stabilito in Torino il consiglio de
Propaganda Fide et exstirpandis
Hwreticis. Questo consiglio si componeva dei più alti personaggi della
cortei le sedute si tenevano all’arcivescovato; lo scopo era di cattolizzare, a qualunque mezzo si fosse , i
Valdesi, e di distruggere gli ostinati.
I Valdesi, fino da tempo imme-
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morabile, aveano fissalo la loro resistenza a s. Giovanni, Bricherasio ,
Bibbiana e Campigliene. Il dottore
Gastaldo da Moncalieri era stato spedito con piene facoltà alle Valli, ed
avea fissato la sua residenza a Luserna. Egli trovò cosa pessima che i
Valdesi abitassero nei paesi sopra
nominati, ma siccome lo scopo della
Propaganda non era di restringerli
ma di esterminarli, così Gastaldo anziché invocare le antiche 'eggi per
ricacciare i Valdesi nei luoghi ove
erano tollerati, incominciò ad opprimerli con vessazioni e con ingiustizie per risvegliare fra essi il malcontento ed eccitarli alla rivolta, onde
così avere un plausibile pretesto per
sorprendere la religione del Sovrano.
I Valdesi non furono abbastanza accorti, e noi non vogliamo giustificare
alcune mormorazioni, e specialmente
alcune vie di fatto, sempre riprensibili in qualunque circostanza, e che
In questa specialmente diedero occasione a Gastaldo ed ai suoi soci della
Propaganda di accusare i Valdesi di
ribellione e domandare il loro esterminio.
Però Carlo Emanuele volle conciliare la sua clemenza con quella che
i propagandisti chiamavano giustizia,
e diede ordine a Gastaldo, siccome a
speciale suo luogotenente nelle Valli,
di rimettere in vigore l’editto già ab
brogato del 15 maggio 1650. Ga"
staldo in forza di quest’ordine comandò a tutti i capi delle famiglie
protestanti sparse nei varii Comuni
di rendersi immediatamente nel perentorio termine di tre giorni nei
Comuni di Bobbio, Villar, Angrogna e
Porà, e ciò sotto pena della vita e
della confisca dei beni ; ordinò inoltre che nel perentorio termine di 20
giorni vendessero ai Cattolici tutte le
loro possessioni, e stabilì che nei
Comuni protestanti si celebrasse pubblicamente il culto cattolico, e pena
la vita a chiunque dei Valdesi avesse
ardilo turbarlo, o avesse sconsigliato
uno dei loro correligionarii dal farsi
cattolico. Un tale ordine fu dato nel
cuore deH’inverno, c'oè il 25 gennaio.
I Valdesi obbedirono, ma indirizzarono una supplica al Sovrano, la
quale fu presentata ed appoggiata dal
conte Cristoforo di Luserna, cattolico
ma non fanatico. 11 duca di Savoia
rispondea cbe avrebbe volontieri accondisceso alla tolleranza, ma che i
nemici dei Valdesi non lo lasciavano
un momento in pace.
Intanto il parroco di Fenile fu assassinato e la colpa ne fu data ai
Valdesi. Una deputazione di essi si
presenta alla Corte a Torino ; non è
ricevuta ma è mandata invece al consiglio della Propaganda : il consiglio
finge farsi scrupolo di trattare con
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una deputazione valdese e ricusa di
ascoltarla. I Valdesi incaricano un
procuratore cattolico di parlare per
loro, il quale è ammesso ne'la cala
delle deliberazioni, ma è obb'igato a
parlare genuflesso ed a restare in
quella umi'iante positura Dno a che
piacque a monsignore Arcivescovo.
Non sapendo però cosa rispondere
alle ragioni de< procuratore dei Valdesi, per prendere tempo d-ssero che
avrebbero .ascoltato i deputati che
fossero stali autorizzati legittimamente
dal popolo. I Valdesi inviarono i loro
deputati, ma siccome il loro mandato
portava di non* sottoscrivere nulla
che fosse contrario alle concessioni
ricevute ed ai privilegi in vigore, il
consiglio del'a Propaganda non volle
trattarè con essi, ma volle altri de'
putali con pieni poteri, e come suol
dirsi, carta bianca. I Valdesi elessero
una nuova deputazione, la quale autorizzarono ad accettare tutte le condizioni che sarebbe piaciuto a sua
Altezza Reale d’imporre, purché lasciasse loro la libertà di coscienza, e
nel caso che sua Altezza non volesse
accordare neppure questa, doveano
domandare il permesso di espatriare.
Questo mandato così chiaro imbarazzò alquanto la Propaganda, la
quale fece sapere ai deputati che se
la iuLendessero col marchese di Pianezza, il quale avea pieni poteri per
trattare. Dopo molte dilazioni, finalmente il marchese fissò il giorno 17
aprile per ascoHare la deputazione.
Par ben tre volte i deputati si presentarono in quel giorno all’udienza,
ma con varii pretesti furono respinti,
e poscia fu loro detto di presentarsi
il giorno vegnente. Ma nella notte
dal 16 al 17 aprile il marchese di
Pianezza avea lasc'ato Torino per
prendere il comando di un’armata
che si dirigeva sulle Valli, e mentre
i deputati erano alla sua porta per
trattare, egli alla testa della sua armata si presentava alla Torre. Oltre
le genti armate che erano già nelle
Valli, egli aveva con sè ancora quattro
reggimenti, ed il 17 aprile mandò un
messaggio alla Torre, ed ordinò ai
Valdesi di preparare l’alloggio per
ottocento fanti e trecento cavalli. I
Valdesi aveano già, a tenore dell’editto di Gastaldo, sloggiato dalla
Torre, e vi andavano soltanto nel
giorno per larorare le loro terre,
onde risposero al messaggiero che
non avendo alloggio per loro stessi
non potevano darlo ai militari. Il
marchese a tale risposta, che ben si
aspettava, dispose le sue truppe per
prendere di assalto la Torre. I Vaidesi non sapendo cosa si fare, domandarono almeno il tempo materiale
per preparare alla meglio gli alloggi,
ma ogni dilazione fu loro ricusata.
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Ridotti così alle strette, elevarono
delle trincee alla meglio, barricarono
il ponte, e si prepararono ad una difesa divenuta necessaria.
Erano le dieci della sera. La luna
brillava come in una sera di aprile
nel bel cielo delle Valli ; il marchese
di Pianezza ordina l’attacco che durò
per tre ore, ma finalmente un reggimento costeggiando il fiume Peli ice
entra nel borgo dalla parte opposta:
coglie alle spalle i difensori, i quali
si salvano lasciando sul campo tre
soli morti e pochi feriti. L'esercito
vincitore entra gridando Viva la santa Chiesa romana, viva la santa Fede, guai ai Barbetti] I reverendi
padri Missionarii cantarono il Te
Deum, ed i soldati passarono il resto
della notte nella crapula.
Il giorno 18 era la domenica delle
Palme ; i soldati sentirono di buon’
ora la messa, e poscia si sparsero
per divertimento nelle montagne alla
caccia dei Valdesi, e quanti ne incontravano, tanti ne uccidevano a colpi
di fucile, e dopo di avere uccisi nelle
case che sono sulle montagne i proprietarii , appiccarono barbaramente
il fuoco alle medesime. In una memoria conservata negli Archivi, di
Corte, non scritta certo dai Valdesi,
si leggono queste parole = Andarono
scaramucciando per quelle montagnuole, rentrezzando gli eretici, am
mazandone molti et abruciando qui
sue case o cassine che possono prendere. —
Nella sera di quel’a memoranda
domenica giunse ancora un rinforzo
all’armata che divenne di circa quindici mila uomiui, I Valdesi allora non
dubitarono più che la loro uccisione
era stabilita. Conobbero allora qual
Pasqua gli era preparala; cercarono
quindi a raggranellarsi alla meglio, e
prepararsi ad una disperata difesa:
aveano preso tutte le alture, od avevano stabilito di difenderle, ma erano
male armati, e peggio ancora organizzati : erano uno contro cento, ma
aveano il coraggio che nasce dalla
giustizia della causa e dalla confidenza in Dio. Il lunedi, il marchese di
Pianezza fece dare un assalto generale alle montagne, ma non riuscì
alla santa armata di forzare neppure
un posto dei Valdesi; non poterono
ucciderne neppure uno, ma anzi furono respinti vergognosamente, e lasciarono molli morti sul campo. Il
giorno dopo il Marchese divise in
due colonne la sua armata, e ne diresse una contro i Valdesi di S. Giovanni trincierati nell’ altura del castello, e l’altra contro quella di Tagliareto, ma 1’ una e 1’ altra furono
respinte con grave perdita.
11 Marchese vedendo che non riusciva colla forza, ricorse alla perfidia.
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11 mercoledì santo sul fare del giorno
mandò araldi sotto i posti dei Vaidesi per invitarli ad una capitolazione
a nome di sua Altezza. I Valdesi
mandarono i loro deputati, ed il Marchese li accolse con grande gentilezza, li ritenne a pranzo con lui,
disapprovò in loro presenza, e deplorò
coi termini i più ipocriti i disordini
dei suoi soldati ; li assicurò che non
avrebbero avuto nulla a temere, e che
sarebbero ritornati a godere degli antichi privilegi, e che sarebbe stato
annullato l’ordine di Gastaldo del 25
gennaio, purché le loro Comuni ricevessero pacificamente i suoi soldati
che sarebbero entrati come amici e
fratelli.
Due soli deputati, cioè il pastore
ed istorico Leger, ed il famoso Gianavello, compresero Ja perfidia del
Marchese, e si opposero a tali pretensioni, ma gli altri deputati avvezzi
alla lealtà, e non comprendendo come
un capitano, un nobile, un uomo che
affettava sentimenti religiosi potesse
scendere a simili iniquità, credevano
esagerazione 1 timori dei due avveduti. La maggioranza vinse. 1 Vaidesi abbandonarono i loro posti, che
furono immediatamente occupati dai
soldati, L quali nella stessa sera si
sparsero nei villaggi. Non appena i
cannibali della sanla Propaganda si
videro in possesso delle alture, che
incominciarono a violare, e saccheggiare, e bruciare quanto loro si parava dinanzi, I Valdesi si avvidero,
ma Iroppo tardi, del tradimento; misero il grido della disperazione che
si sparse come scintilla elettrica per
tutte le Valli. Intanto la soldatesca
scendeva come torrenti dalle montagne e si gettava sui villaggi. Le feroci
grida dei soldati da un lato, le disperate grida dei Valdesi fuggiaschi dalr altro, erano ripetute dall’ eco di
quelle Valli, e rimbombavano chiedendo vendetta innanzi a Dio e innanzi all’umanità. 1 vecchi, le donne,
i fanciulli che erano raggiunti per via
dai soldati erano massacrati crudelmente: ma il Marchese volle mostrare
di disapprovare i suoi soldati, e presa
la posizione di Angrogna, fece fare
alto; finse disapprovare gli eccessi
della soldatesca, promise di stare ai
patti, fece ben trattare le mogli e i
fanciulli che trovò in Angrogna, e le
impegnò a richiamare i loro mariti
fuggitivi acciò tornassero, promettendo di non far loro alcun male.
Alcuni di essi furono così semplici a
fidarsi, e furono uccisi prima di arrivare nel paese dai soldati imboscati
a tale effetto.
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LETTEKE AL MIO PARROCO
Letteha II.
Slimatissimo sig. Parroco,
Nella prima mia lettera non ho potuto
proporre a V. S. lutti i miei dubbii intorno a quello che mi diceva altra volta
contro il cambiar religione: perciò mi
(rovo coslretto d’intrattenermi sullo slesso soggetto anche io questa seconda.
Dopo che V. S. mi diceva che gli evangelici son persone iminoi'ali, io volli osservarli da vicino, e mi accertai che le
sue erano, per lo meno, esagerazioni. Ma
quando mi diceva che uon credono nulla
e che insegnano la immoralità, io non mi
sapeva persuadere come persone rispettabilissime, uomini di una probità sopra
ogni eccezione potessero essere tali quali
Lei me li descriveva. Supponiamo di fatti
per un niomenio la verilà della sua asserzione; nc verrebbe che gli evangelici insegnerebbero una religione alla quale non
credono essi stessi; inculcherebbero una
fede che essi nel loro cuore deriderebbero; predicheribbero il Vangelo non
credendovi. Ma su Lei, sig. Parroco, che
SK tal cosa fosse veragli Evangelici sarebbero gl’ipocriti i più detestabili della
terra?
Ma tanto è, iu non voglio contraddirla;
V. S. è uu prete e non credo voglia mentire; perciò invece di negare la sua proposizione, mi limilo a proporle qualche
mia diflicollà, alla quale la prego rispondere. Se gli evangelici non credono al
Vangelo, come è che lo osservano assai
meglio dei ealtulicii’ Perchè fra essi vi è
più religione, più morigeratezza, e sopratluto più carità che non vi è fra i cat
tolici? Se mi dice che fra loro vi possono
essere degli increduli, ne convengo, come ve ne sono almeno il novanta per
cento fra i cattolici; ma il dirmi in tesi
generale che gli evangelici sono increduli
non posso ammetterlo, se Ella non me ne
dà delle buone ragioni.
Non appena V. i. mi disse che gli evangelici insegnano le immoralità, che
volli accertarmene da me stesso. Andai
la domenica alla loro predica la mattina
alle 9, e senili ima spiegazione chiara,
netta e molto edificante del Vangelo: dissi fra me che non doveva essere quella
la predica della immoralità: andai a quella delle dieci e mezzo, e sentii un sermone in francese pieno di cose ottime;
andai allora a'Ia predica delle 3 dopo
mezzo giorno, feci molta attenzione a lutto; ma non mi riuscì di sentire alcuna
cosa che non fosse della più alta moralità. Allora tenni per certo che la immoralità s’insegnasse nelle riunioni notturne,
ed andai alla riunione delle otto di sera,
e neanche in quella riunione potei scoprire nulla. Seppi che vi erano delle riunioni particolari nella settimana e vi andai, ma sempre inutilmente. Pure non
poteva persuadermi che il mio Parroco
fosse un calunniatore: e lale diffatti sarebbe se avesse dello una tal cosa sapendo che era falsa. All’uscire delle riunioni mi avvicinava ora all’uno ed ora
all’altro, mi univa con loro, e cercava
con bella maniera di scuoprire se vi erano
altre istruzioni più segrete, nelle quali
s’insegnasse quello che non s’insegnava
in pubblico: tutti mi assicurarono che
non vi era niuna islruzione segreta, ma
che tutto si esponeva pubblicamente, che
tutli erano ammessi, che venivano so-
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%enle nascostamente persone di polizia,
e cbe quasi tutte le sere vi erano dei
preli travestiti. Dopo tali assicurazioni io
volli accertarmi ancor meglio: andai da
tulti i ministri separatamente, mi trattenni a lungo con ciascuno di essi, e trovai io ognuno di loro sentimenti profoudi
di religione e della più alla moralità.
Stando cosi le cose, la pregherei a volermi indicare chiaramente quando, dove,
in quali circoslanze i valdesi insegnano
le iramoraliià; e se non mi risponde categoricamente io non potrò levarmi dalla
mente il pensiero che Lei sia un calunniatore: e se ciò fosse, vede bene che io
non potrei io coscienza avere alcuna stima di un uomo che calunnia i suoi simili, nè della religione cbe Ella predica,
se per sostenersi avesse bisogno di ricorrere alle calunnie.
Lei dice cbe « tutti i cattolici cbe si
fanno evangelici sono la feccia della nostra Chiesa». Neanche questa cosa, veda,
non posso bene capirla, raa mentre lo
dice, sarà. Però la pregherei a spiegarmi
il perchè i preti fanno tanta opposizione
agli evangelici: se il proselitismo evaugelico non facesse che spazzare la Chiesa
cattolica togliendo via tutta la feccia, i
preti non solo non dovrebbero impedirlo,
ma dovrebbero promuoverlo; ma poiché
si danno tanto moto per impedirlo è segno che gli evangelici non tolgono ìa feccia, o è segno che i preti amano di ritenerla nella loro Chiesa. Se mi dirà che i
preti si oppongono per zelo delle anime,
avrei da domandarle se per lo zelo delle
anime è lecito mentile e calunniare? E
poi domanderei perchè tanto zelo contro
il protestantismo, e tanta condiscendenza
contro l’ateismo, la incredulità, lo scel
ticismo religioso, la indifferenza? Un
g'orno che feci ad un Valdese questa domanda, mi rispose che ciò accadeva perchè gli atei e gl’increduli in ultima anrlisi fanno gl’interessi dei preti, ma coloro
che mettono il Vangelo nelle mani del popolo rovinano la bottega. La pregherei
di UBO schiarimento in proposito.
Io ho tanta stima di Lei cbe non vorrei per tutto l’oro del mondo convincermi che il mio Parroco è un bugiardo e
un calunnialore, e che mentisce e calunnia anche quando è sul pulpito da dove
dovrebbe insegnare la verilà; ma queste
cose che Lei mi ha detto sono in contraddizione con quello che io ho veduto.
Quando Lei mi diceva cbe la feccia della
società si fa evangelica, io andai subito
a domandare se D Crignaschi, D. Abbo,
Mottino, Gasparone e tante altre celebrità simili si fo.ssero falli di questa religione; domandai se gli evangelici andavano a far proseliti nelle galere; e la
prima sera che entrai nella cappella valdese, teneva sempre ìe mani iu tasca per
timore della borsa e dell’orologio; ma
quando vidi quel raccoglimento, quel
silenzio incognito affatto nelle nostre
chiese, quella modestia che non si vede
fra noi, io restai scandolezzalo delle sue
calunnie. Mi sono poi voluto informare a
fonti sicure intorno alla condotta dei
nuovi convertiti, ed ho trovato che se
qualcuno mentre era cattolico era bestemmiatore, ubbriacone, compagnone,
giuocatore come sono pur troppo un numero sterminato dei nostri, non era ricevuto fra gli evangelici se prima non aveva dati segni di conversione: di fatti la
condotta di quei nuovi convertiti mi sem
I bra mollo edincante.
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Queste osservazioni rni conducono a
credere che si sieno falli evangelici per
convinzione; percbè io non posso coniiprendere come si possa cambiare intieramente di condotla senza una profonda
convinzione. La più parte di essi sono
perseguitali nelle famiglie, sono derisi
nelle botteghe, sono ridotti a miseria, gli
è negato il lavoro dai bigotti e dagli increduli intolleranti, eppure soffrono con
rassegnazione: io non credo cbe tali sofferenze si passano tollerare senza una
profonda convinzione : e Lei cosa ne
pensa?
« Quei cbe si fanno Valdesi sono comprati, » Lei diceva: Ma sa Lei che se questo fatto fosse vero sarebbe l’alto della
più orrenda immoralità? Io stupisco cbe
i preti i'quali asseriscono questo falto
non lo provino; percbè provato questo la
propaganda evangelica sarebbe finita: il
governo dovrebbe punirli severamente.
Ma se vuole che le parli sinceramente, io
credo che in questo fatto i preti calunniano sapendo di calunniare. Ditlatti se quei
che si fanno Valdesi sono venduti, sono
ipocriti e senza alcuna convinzione religiosa, ed allora non possono essere fedeli al loro partilo: ma in questo caso
non si avrebbe che a lasciarli fare e lo
abbandonerebbero. Però quando vedo
cbe i preti si affaticano tanto per persuadere questi venduti, io argomento che
essi non li credono venduti. E poi la prego a spiegarmi dove i Valdesi prenderebbero tanti danari per comperare lante
centinaia di proseliti? Si è dello dall’Inghilterra: ma mi dica, è il governo inglese, oppure i particolari? Se il governo inglese, mi spieghi perchè non comprerebbe le persone per farle anglicane? Perchè
comprerebbe i piemontesi, e lascerebbe
poi che gl’inglesi si potessero liberamente
fare caltolici? Se i particolari; la prego a
spiegarmi quale è il loro scopo? Religioso
no, perchè comprando farebbero degli ipocriti; politico no, perchè i valdesi non si
mescolano per nulla di politica.
A questo proposito voglio raccontarle
quello che è accaduto a me. Io sono andato da uno dei minislri, ed ho usato
tutta la furberìa per iscuoprire se facendomi evangelico ne avessi potuto sperare un qualche vantaggio. Appena il ministro si avvide ove io tendeva, cangiò
tuono, e prendendo un’ aria seria e corrucciata mi disse che egli si vergognava
di parlare con uno scellerato mio pari
cbe ardiva di vendere la sua anima; poscia mi mostrò la porla, e mi disse che
non sperassi mai di essere ricevuto se con
mesi e forse anni di prova non avessi distrutto interamente quesla cattiva impressione che il mio discorso gli aveva
prodotto: che lutto il vantaggio che poteva ritrarre dal farmi evangelico sarebbe
stato d’incorrere l’odio dei preti, e di soffrire persecuzioni e miserie.
E questo che è accaduto a me è accaduto a tanti altri ancora. Combini ora
queste cose con quello che Lei dice ehi
chi si fa evangelico è venduto.
In un’allra mia incomincierò ad esporle i motivi per cui mi sento tentato di
lasciare il cattolicismo per farmi evangelico.
Mi creda suo servitore
Filiberto.
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IL Diclino DEI CATTOLICI
E QUELLO DEGLI EVANGELICL
L’Evangelista s. Luca al Capo V, dice
che gli Scribi ed i Farisei mormoravano
contro i Discepoli di Gesù Crislo, percbè
essi non digiunavano come i Farisei fingevano digiunare, e ne facevano un’accusa contro lo stesso Gesù Cristo. Il Fariseo ipocrita , del quale è parlalo nel
Capo XVIII di s. Luca, si vantava di digiunare due volte alla settimana. Lo
stesso rimprovero vanno ripetendo a
piena bocca in questi giorni i clericali
contro gli Evangelici. Essi dicono che
questi hanno abolito il digiuno e che
la Chiesa cattolica romana ne è sempre stata gelosa custode ; e siccome
una tale asserzione tante volle ripetuta
può trovare credito presso coloro che
non conoscono bene la Chiesa evangelica,
ci crediamo in dovere di mettere in confronto i digiuni che si praticano nella
Chiesa romana con quelli che si praticano nella Chiesa evangelica, affinchè
ognuno pos3a giudicare chi ritenga la
vera dottrina del digiuno.
In che consiste il digiuno della Chiesa
romana ? Lo fanno consistere in primo
luogo nell’astinenza dalle carni, ma se il
papa dispensa dall’astinenza, come avviene continuamente, allora si può mangiare ogni sorta di cibo. Non ci fermeremo per ora ad indicare le innumerevoli
leggi e le infinite questioni che si fanno
tra teologi sullamaleria del digiuno, scenderemo soltanto ad indicarne la pratica
e non già la pratica degli uomini moderni ed irreligiosi, ma di coloro cbe si
dicono maestri In Israello.
E ntriamo dunque la un giorno di di
giuno nella casa di un cardinale o di un
vescovo. Alla mattina appena delta la
messa si presenta il cameriere con una
gran tazza di Gioccolalte : sua Eminenza
prende dei biscottini o del pane abbrustolito per aguzzare l’appetito, e santamente ne intinge una buona doso e li
mangia; allorché è quasi satollo prende
ancora un bi.scollino in mano, e poscia
si arresta facendo lo scrupoloso, ma il
canonico segretario presente toglie lo
scrupolo, e sua Eminenza cede. Dopo
finge volersi astenere dal sorbi re la ben
succolenta limonala, ma il canonico segretario con un liquida non frangunl,
giunge a convincere il già persuaso padrone.
Giunge l’ora del desinare; sua Eminenza si asside a desco, e trova imbanditi dei piattini composti di acciughe, caviale, olive verdi, ed aUre bagattelle aite
a stuzzicare 1’ eminentissimo appetito.
Viene il desinare composto di otto o dieci
pialli dei migliori pesci, e preparati con
tale squisitezza di intingoli e di salse da
fare invidia al grande mangiatore Vitellio. Quando sua Eminenza è obbligalo a
sciogliere i bottoni di sua sottana dinnanzi allo stomaco, viene il dessert e spumeggia lo sciampagna ed altri vini |)relibati. Due ore almeno dura il pranzo del
digiuno, poscia si prende il caffè con
delle pastine. Si narra del cardinale VIdoui, che uscendo da un pranzo di digiuno per andare alla sua trottata incontrò sulle scale un povero che gli domandava l’elemosina , dicendo cbe moriva
dalla fame. Sua Eminenza mandando un
gran sospiro dal profondo dello stomaco ;
Beato te, esclamò, che puoi aver fame !
Ma non è ancor finito il digiuno eccle-
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siaslico ; la sera vi è la coiezione o refeziuDcoia, nella quale si possono mangiare
piccoli pesci, erbe, legumi accomodati
in maniera appetitosa, fruita secche e
fresche di ogni sorta. E così si fa ia Quaresima; così si pretende di osservare il
digiuno, e questi poi sono coloro cbe
gridano contro gli Evangelici cbe non digiunano.
Ma quello che il popolo non sa, ma
che pare ci bisogna manifestare per smentire gli ipocriti, è la pratica del digiuno
presso i PP. Gesuiti, ed altri fraii e monache lu generale. A|iu matlina _si prende ii ciocculalle, o la mescolanza di cioccolalie e catlé con un mezzo pane ; a
mezzogiorno al pranzo ordinario, si aggiunge nei giorni di digiuno u'i piatto di
più ; alla sera, la refezione è composta
di un ¡buon p atto caldo, di frutta, di
pare e di viuo. Se si osservano le loi-o
faccie rubiconde, la loro circonferenza
più che ordinaria, si vede obiaramente
quali sono gli efletti del digiiino in quei
reverendi.
Ora vediamo qual è il d'giuno degli Evangelii'i.
Noi crediamo che il digiiMio religioso
consista in un’astinenza totale, non solamente da ogni cibo, ma ancora da O’ni
lavoro, e da ogni discorso inutile o mondano, da Ogni divertiiiienio, e da qualunque piacere di senso. Nè quesia dottrina
la prendiamo dai teologi, ma bensì la troviairo nella parola di Dio (Giosuè VII, 6,
Giudici XX, 20).
Questa è la parte corporale o materiale del digiuno die non la crediamo meritoria, ma la osserviamo semplicemente
siccome un mezzo ordinato da Dio per
disporre le nostre anime ad esercizi più
spirituali e più solenni, i quali consistono
iu una profonda umiliazione davanti al
Signore a cagione dei nostri peccali, nella
confessione innanzi a Dio dei medesimi
(Gioel. 11, 12), nella fervente preghiera
per ottenere quello che forma il soggelio
del nostro (’igiuuo (Salmo XXXV, 13).
Noi sappiamo che presso gli Israeliti
vi erano dei digiuni prescritti in alcuni
ten^pi determinati, ma sappiamo altresì
che nel Nuovo Testamen.o noo troviamo
neppure una purola per istabilire l obbligaziooe di alcLoi determinati giorni di
digiuno, anzi leggiamo : » Che il regno
di Dio non è vivanda, nè bevanda, ma
giustizia, e pace e letizia nello Spirito
Santo, che il mangiare non ci commenda
a Dio : perciocché, avvegnaché noi mangiamo, non abbiamo però nulla di più;
ed avvegnaché non mangiamo, non abbiamo però nulla di meno (Roman. XIV
17,1' ai Corinti Vtil, 8)«. Vogliamo però
ripetere ai clericali, che gridano alla crociata contro di noi a cagione del digiuno,
le memorabili parole di s. Paolo (Colos. Il, 16). Niuno adunque vi giudichi
in mangiare od in bere, a per rispetto
di festa, a di calendi, o di sabbati; le
quali cose sonofimbra di quelle che dovevano avvenire; ma il corpoé di Cristo.
Ma se i digitini non sono prescritti nel
Vange'o siccome obbligatorii, sono però
consigliali e raccomaDoati, siccome mezzi
per esercitarci nella pietà, Infatli Gesù
Crislo interrogato dai Farisei perchè i
suoi Discepoli non digiunavano, disse
che avrebbero digiunato quando lo sposo
sarebbe loro toUu (Matt. IX, 15). Nel suo
discorso sulla montagna diede oiiime direzioni ai suoi Discepoli per regolare il
loro digiuno tutto in opposizione a quello
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dei Farisei (Mail. VI, 16-18), e noi vedianio cbe gli Apostob ed i primitivi GriEtiaiii digiunavano quando re vedevano
il bisogno (<*Ui XIII, 1-3, XIV, 23 ecc.)Da qui coDciudiamo, cbe non appartiene
nè alla Chiesa, nè ai suoi condjlloi'i, nè
ad uomo alcuno di prescrivere un digiuno obbligatorio; ma cbe, se coi senliamo il bisogno per mortificare i nosiri
corpi, per eccitarci al pentimento, per
ottenere alcune grazie iu tempo specialmente di pubblicl'en di [iriva.e caìaniilà,
quesi'atto l'i nu.itra umiliazioni! è aggradevole a Dio, purcliè si agisca per nostra
parte par ispiriio di adozione e di libertà cristiana, e non per ua vano formalismo, 0 per meritare qualche cosa
dinanzi a Dio (Esdra Vili, 21-23. Ester IV. 16. Mail. XVII, 21. Galat. V, 1.
II» ai Corinti HI, 17).
Noi crediamo però che la Chiesa, sebbene nnn ha dritto di obbligare al digiuno, ba però il dritto d' invitarvi i fedeli in alcuni tenipi di pubblica calamità,
o in altri tempi che giudica convenevoli.
La Chiesa Valdese invita i fedeli a digiunare nel venerdì innanzi Pasqua , nel
quale si fa la commemorazione de'ia
morte del Signore, e questo digiuno si
chiama da noi digiuno pubblico. Il digiuno privato poi 0 particolare è lasciato
alla devozione o ai bisogni degli individui 0 delle famiglie, ma seguendo le
istruzioni di Gesù Crislo al Capo VI di
s. Matteo, di non far cioè apparire il
nostro digiuno agli uomini.
Quello poi che noi crediamo intorno alla
astinenza da alcuni cilii, si è che una
lale astinenza imposta come legge, è condannata formalmente nella parola di Dio
(Coloss. II, 20-23. I* a Timot. IV, 1-5.
I‘> ai Corini. X, 25). In quanto poi alla
pratica del digiiiuo, noi crediamo che essendoci utile, siccome un mezzo e non
siccome uu dovere, dobbiamo digiunare
con disrernimenlo, con prudenza, e con
ijtiera liberlà. Qrindi il migliore digiuno
per ciascuno è f|uel'o che a giudizio delia
sua coscienza innanzi a Dio rende lasua
anima più propria a disporsi ali’umiliazione, al raccoglimento, al'a preghiera,
alla contrizione. Ecco il digiuno cte ci
reude mignon, più devoti, e soprattulto
più cariiatevoli. Quindi noi esortiamo i
fedeli della nostra comunione allorché
vogliono digiunare a leggere il capo cinquautotto del ptofeta Isaia, e legolare i
loro digiuni sopra ([uegli insegnamenti.
Ora cbe abbiamo esposto il digiuno
deiCattolicie degl' Evangelici, preghiamo
i prudenti lettori a giudicare cbi dispregi
il digiuno, noi che st>an'o semplicemente
alla parola di Dio, o gli eminentissimi
digiunatori alla Sardanapalo.
MOVA SCOPERTA
Chi accusa i clericaii di retrogradi, di
oscurautisti non sa cosa si dice : anche
essi ai nostri giorni vengon fuori eoa
nuove pr eziosissime scoperte di ogni genere. 11 Cattolico nel suo numero di martedì, in un articolo intilo'ato II Cattolico K ir. Razionai.ista , ci comunica
una scoperta in futio di storia ecclesiastica. La scoperta è la seguente che noi
trascriviamo colle stesse parole del Cattolico per non essere accusati di averla
menomamente alterata, l Discepoli e gli
Apostoli facevano approvare i loro libri
dall' Apostolica sede; così s. Pietro ap-
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provò l’Evangelo di s. Marco; così son
Paolo approvò l’Evangelo di s. Luca. È
quesla una nuova scoperta che frullerà al
rev. leol. Bofeani, aulore di quell’arlicolo, un vescovado o almeno almeno un
canonicato del duomo.
En'alira preziosa scoperta istorica ci
è indicata in quello stesso articolo. Gli
Apostoli, dice il leol. Boreani, predicavano, ma esigevano che la loro dottrina
fosse ricevuta dai fedeli sotto pena di non
essere più considerati come fìgliuoli della
Chiesa. È proballile che in queirarticolo
vi sieno ancora allre scoperte dello stesso
genere ; le due da noi riferite sono in sul
principio, e poi, lo confessiamo, non abbiamo avuto il coraggio di leggere più
oltre. Da ciò argomeclino i noslri letiori
quali sono I campioni del callolicismo fra
di noi.
NOTIZIE RELIGIOSE
Torino. — Ci si dice chela famosa socielà delle Letture cattoliche, per opporsi
ai progressi dcH’Evangelo in Piemonte,
abbia cessato dalle sue pubblicazioni. Noi
non possiamo prestare piena fede ad una
tale notizia, percbè neH'uItima pubblicazione di gennaio la pia società diceva che
il numero degli associali alle letture cattoliche era sempre crescente; ed in quella
stessa pubblicazioneriportava una lettera
del cardinale Antonelli scritta a nome del
papa per incoraggiare l'opera e benedirla;
perciò non ci possiamo persuadere come
quell’opera sia cessata appena ricevuta
la benedizione pontificia. Il fatto sta però
che mentre era in obbligo di dare due
fascicoli al niese, nel mese di gennaio
non ne diede che uno, e nel mese di febbraio e marzo non ne ha dalo ancora veruno. Vogliamo sperare che il ritardo sia
stalo cagionalo soltanto dalle seriissime
occupazioni di D. Bosco scrittore di quei
fascicoli, il quale ha dovuto faticare orribilmente sul teatro per mettere in iscena una sua commedia in difesa della s.
religione cattolica apostolica romana.
— Alcuni giornali religiosi stranieri si
sono formala una idea esagerala intorno
agli ultimi dibattimenti avvenuti nella Camera dei Deputati sul progetto di legge
Rattazzi per una riforma nel codice penale. Alcuni di quei giornali han detto
chiaramente che la Camera ha deciso cbe
le disposizioni del codice penale non sono
più applicabili ai culti tollerati. Noi ci
sentiamo in dovere di reltiQcare un tale
errore, pubblicando il lesto degli articoli
che riguardano tale materia, come sono
stati approvati dalla Camera.
« Art. 1.1 reati contemplati negli ari.
ICi, les del codice penale, se commessi
con mezzi diversi da quelli di cui aH’art.
1“ della legge 26 marzo 1848, saranno
puniti cogli arresti, e con multa estensibile a lire 500.
« Le disposizioni di quegli articoli non
sono applicabili agli atti spettanti all'esercizio pubblico dei culti tollerati.
(Non dice l’articolo, come vuole qualche giornale straniero, che le disposizioni
degli art. 164, 165 non siano più opplicabili ai culti tollerati-, ma soltanto agli
alti spettanti all’esercizio dei culli tollerati: vale a dire che un ministro dei culli
tollerati se dal pulpito attacca o direttamente 0 indirettamente la religione dello
Stalo, non possono essere a lui applicate
le disposizioni dei suddetti articoli).
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« Art. 11. I mìaistri dei culti che nell’esercizio del loro ministero pronuncino
in pubblica adunanza un discorso contenenie censura delle istituzioni e delle leggi
dello Stato , saranno puniti col carcere da
tre mesi a due anni.
« La pena sarà del carcere da sei mesi
a tre anni, se la censura siasi fatta per
mezzo di scritti, d’istruzioni, o d’altri documenti di qualsivoglia forma, letti ia
pubblica adunanza, od altrimenti pubblicati.
« In lutti i casi dal presente articolo
contemplali, alla pena del carcere sarà
aggiunta una multa, che potrà estendersi
a lire due mila.
« Art. III. Se il discorso o lo scritto
mentovati ne'l’ arlicolo precedente contengono provocazione alla disobbedienza
alle leggi dello Stalo, o ad altri alli della
pubblica autorilà, la pena sarà del carcere non minore di tre anni, e di una malta
non minore di lire duemila.
«Ove la provocazione sia susseguitada
sedixione o rivolta, l’autore della provocazione sarà considerato e punito come
complice.
« Art. IV. Qualunque contravvenzione
alle regole vigenti sopra la necessità dell’assenso del Governo per la pubblicazione
od esecuzione di provvedimenli relativi
ai culli, sarà punita, secondo i casi, col
carcere estensibile a sei mesi, e con multa estensibile a lire cinquecento, i
>1 Art. V. Non varranno di scusa al colpevole dei reali previsti nei tre articoli
precedenti, nè la stampa non incriminata
del discorso o dello scritlo, nè l’ordine
del suo superiore sia esso nello Stato od
«Il’estero ».
Ginevra. — Mercoledì scorso fu aperta
la nuova serie di conferenze sui principii
della fede riformata. Il ministro Bungeoer
che fece la prima conferenza trattò in essa
della Chiesa in generale, e del papismo.
La pia impazienza dei ginevrini nell’accogliere queste conferenze è stata tale, che
un’ora prima di cominciare il servizio il
vasto tempio della Maddalena era pienissimo: più di tremila persone erano là in
grande silenzio e religioso raccoglimento.
Per dare poi sfogo a tutti coloro cbe non
possono assistervi per mancanza di spazio nel tempio, sì è stabilito che lo stesso
giorno e nella stessa ora che si farà la se •
conda conferenza alla Maddalena si ripeterà la prima nel più vasto tempio di s.
Gervasio.
Francia. — L’Imperatore ha nominato
cappellano maggiore dell’armata d’Oriente
il P. Parobére gesuita.
— L’Ami della religión annunzia che
l’imperatore Napoleone III promise ad
una deputazione di onorevoli persone di
s. Etienne di far riaprire il collegio di
Montaut dei gesuiti, chiuso per decreto
imperiale del 20 dicembre 1833.
Londra. Leggesi nella corrispondenza
del Parlamento quanto segue :
Vi diceva nell'ultima mia che la Chiesa
anglicana è alla vigilia di una riforma.
Secondo le abitudini e il temperamento
della nazione, questa riforma progredirà
lentamente, con misura e circospezione,
ma tutto annunzia che è certa ed inevitabile. Nel Parlamento e fuori del Parlamento , dai suoi avversari come dai
suoi amici, dagl'increduli e liberi pensatori (free Thinkers) come qui si chiamano, e da credenti e ortodossi, si ri-
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conosce la necessità di niellerà la Chiesa
nnzionais più in accordo coi bisogni del
tempo, di i itrodurvi un nuovo spirito,
una nuova disciplina, e ricondurla all’oggetto della sua missione, che è la
cura delle anime. Come ve lo faceva osservare nell’ultima mia, le riTorme che
saranno proposte per Oxford e Cambridge
colpiscono benché indirettamente la Chiesa anglicana. Fin qui la validità dei ieEtamenti è stata giudicata dai tribunali
ecclesiastici. Lo bill è stato ullimamente
presentato dal lord cancelliere alla Camera dei lords che loro toglie questa
giurisdizione e la trasferisce ai tribunali
civili.
Altre volte la Chiesa amministrava ì
suoi beni, e disponeva a suo senno delle
sue rendite. Ora è lo Stalo che ne amministra una gran parte, che paga ai
vescovi UD salario fisso, e che usa del
soprappiù nella guisa che egli stima più
confacente al bene della Chiesa. Ma queste riforme non sono che i segni precursori d’altre più estese e più radicali,
e un giornale è stato ultimamente fondato (il primo numero fu pubblicato il
4 del mese correnle), che ci fa a un di
presso conoscere qual sarà la lor natura
e importanza. Il titolo del Giornale è :
Il Corriere n Gazzetta della Riforma della
Chiesa, che ha per oggetto uno riforma
interamente conservatrice della Chiesa, la
Riforma delle nostre leggi sociali e l’opposizione la più decisa al Papismo e all'Infedeltà (Popery and Infidelity. Qui gl’infede'i SODO gl’increduli e per alcuni i
liberi pensatori). Il Giornale ba pubblicato un programma o progello di Legge
di Riforma da cui osiraggo i punti più
importanti.
1” Nessun ecclesiastico dovrà avere
più d’un Benefìcio, ed inoltre lutti dovranno risiedere nella loro cura ; S’ le
dignilà d’arcivescovo, decano, decano di
campagna, arcidiacono, canonico e prebendato saranno abolife, e le loro rendite impiegale pel bene della Chiesa ;
3" i vescovi cesseranno]d’appartenere alla
Camera dei lords ; 4'’ ogni diocesi sarà
divisa in quattro sinodi, ed ogni sinodo
sarà presieduto da un vescovo suffraganeo ; S” vi sarà un concilio generale
ogni anno composto di vescovi, duesuffraganei, e tre delegati laici inviati da
ogni sinodo diocesano. In questo concilio generale si discuteranno tutte le materie di dotirina , disciplina e governo
della Chiesa; 6' i benefizi che ora sono
conferiti dalla Corona, dai vescovi o altri dignitari della Chiesa, saranno in futuro conferili dal sinodo dei luogo a cui
il Benefizio appartiene; 7“ il sinodo diocesano nominerà i vescovi e suffragaoei
e il concilio generale li deporrà allorché
la loro condotta non è conforme agli
articoli della Chiesa, alla fede cristiana,
tal qual è professata e insegnata dal
suddetto concilio; i beni della Chiesa
saranno amministrati da una Commissione composta interamente di laici, nominata dal governo, e sottomessa all’esame e giurisdizione del Parlamento;
9“ tutli i tribunali ecclesiastici saranno
soppressi e la loro giurisdizione sarà
trasferita ai tribunali civili. Questi sono
i tratti principali del programma che
esporrà e difenderà il Corriere.
Stati Uniti.—Leggesi nell’ficod’/ialia.— Il senatore Cass volendo far penitenza della sua precipitata difesa pel famigerato Bedini, ha proposto alle Camere
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che ¡1 governo degli Stati Uniii ollenga
dai governi esteri pei cittadini Americani gli stessi diritti religiosi che godono i
loro sudditi ia questa repubblica.
Vienna. — ministro della pubblica
islruzione ha emanato un ordine per il
quale è proibito ai fanciulli caltolici di
frequentare le scuole dirette dagli evangelici, se non che colle restrizioni espresse
nel decreto, e sono 1" quando nella cillà
non vi è che un ginnasio protestante senza esservene uno cattolico; 2» quando i
parenti cattolici non possono mandare il
Gglio a studiarti fuori di paese in un ginnasio cattolico; 3° quando si poirà provvedere che i fanciulli catto'ici nelle scuole prolestanti abbiano una completa e
perfetta islruzione cattoi'ca, e possano
seguire lutti gli esercizii di loro religione.
CRONACHETTA POLITICA
Piemonte. — Fu cominciata colla seduta dei 21 alia Camera dei Deputali la
discussione di un progello di legge per
un nuovo prestilo di trentadnque milioni, reso necessario così dalla scarsezza
generale dei ricolti, che dai grandi avvenimenti occorsi recentemente in Europa,
avvenimenti che recando grave incaglio
all’industria, uocquero immensamente altresì alle finanze. La destra della Camera
col.se questa occasione per esternare la
sua opposizione alla politica deli’alluale
ministero; ma la legge sarà volata perchè
indispensabile.
Francia. —Il Morning-Chrunicle annuncia che l’ultimo ullimatum dcH’lnghillerra e della Francia è stato respinto
daH’imperatore di Russia. I corrispon
denli deirOpinione e del Parlamento tornano a ripetere che la risposta dello czar
è giunta a Parigi in sensi così alteri, che
non lascia più alcuna speranza alla pace.
Gli apparecchi di guerra sono spinti e*
nergicamenteavanti. La [lartenza del maresciallo Arnaud è sempre fìssala per il 29.
Si crede che la sottoscrizione nazionale
darà per lo meno 300 milioni invece di
250.
Si dà per certo che agli inviali prussiani, incaricali di farenuove proposte pacifiche, i galtinelti di Parigi e di Londra
abbiano risposto essere troppo tardi.
Vuoisi che la formazione di un corpo
d'osservazione di ÌO,000 uomini sul Reno
ed a St.-Omer sia già stata decisa.
iNGiii'.TEr.RA. — Londra 17 marzo. —
Alla Camera dei lords, lord Clarendon
presentò la corrispont’enza |confidenziale
tenutasi fra la Russia e il governo di S.
M. relativamente alla Turchia.
Alla Camera dei Comjni lord Russel
presentò copia dei trattali fra la Turchia
e la Russia.
— Ci scrivono da Portsmouth in data
del IC che la Regina si recò a Spilhead a
visitare la squadra dell’ammiraglio Corry.
Essa fu accolla fra le acclamazicini degli
equipaggi, ed apjiena finita la rivista, il
Nepfuneed il Bull-dogg, i soli navigUche
fossero in istato di prendere il niare, ricevettero l’ordine di partire.
— Scrivono da Malta in data del 14 che
gli arrivi di truppe continuano. Il totale
dei reggimenti giunti nell’isola è di circa
8,000 uomini. Queste truppe dopo un breve soggiorno dovevano riprendere il mare.
Rl'ssia. — Le tere d Pietrobu' go assicurano l’art'or bellicoso essere pari a
quello del 1812. 1 doni pratriottici con-
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tinuano; la nobiltà della provincia di Catberinodilaff ha offerio una sonnma di
30,000 riib'i per il manteplmenlo di alcune soldatesche. Lo czar, letto ii rapporto in cui gli si parlava di quest’alto, vi
scrisse sopra di proprio pagro : —« Ringraziare co'dialraente per queslo fatto
degno d’elogi ».
ToucmA. — 11 tiattato definitivo tra la
Francia, l’Inghilterra e la Turchia sarebbe stato firmato l’8, ed I punti principali sarebbero 1 seguenti :
1° La Porta si obb''ga a non mal
trattare con la Russia sema 'a partecipazione de'le potenze occideoiali ;
2“ Ridorme nella condiz!o:;e dei cristiani. Queste riforme saranpo paitlco'arizzaie in una converzioce ¡^pc' iale, e
consisterebbero: 1“ Nel'a soppressione
del haradsch (tassa di capliaz'one), imposta speciale sulla pupo'azione cris ianj;
2’ Neirammessiope dei crisliari a fartestimoQ cnza in giudizio ; 3" Nel diritto
di possedere beni slabili ; 4“ Final ccnte
neirammessione dei cristiani cell’esercito e negli impieghi civili.
La decisione quan'o all’impiego delle
forze ang'o-francesi apparterrà al su'tano.
— Si aupuncia c>’e la Porta ha proibito l’esportazione doDe granaglie.
DISPACCI ELETTRICI
Parigi, 22 marzo, ore 8 m. 53.
(Ricevuto a Torino il 22 slesso,
ore 10, 30).
Copenaghen. — Napier sbarca al momento. — La flotta è in vista; il re di
Danimarca riceverà l’ammiraglio.
Parigì. — Bukarest 7. L’Austria ha
richiamato il maggiore Toms che era
presso il generale Gortzakoff.
Berlino 21. — Il Governo Prussiano
proibisce assolulamente il transito delle
armi. Questa dichiaraxioae è comunicata
agli Stati della lega doganale.
Trieste, 22 marzo, ore 8, m. 40.
(Ricevuto a Torino il 22 stesso,
alle ore 2, m. 30).
Costantinopoli, 13. — La floìta ancorata a Bejcos è stata aumentata dal Marengo. 11 vapore francese Cacique è andato in crociera sulle cosle della Circassia.
L’IngbiUerra domanda Gallipoli, stazione io’-tificala, come condizione dello
sbarco delle sue truppe.
Ate.ne 17. — Giannina bloccata resiste.
G'i Albanesi furoqo baituj a Domotto. Il
patriarca ha pubb'icato una leltera pastorale, invitando a desi.itere dall’insurrezione (i preti dappertutto rinnegano la
patria).
A Tessalonica i cristiani fanno resistenza contro il reclulamento.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domenico gerente.
IL
CRISTIAIV'O FILOSOFO
TRIONFANTE DELLA MORTE
RELAZIONE
DELLE UL TIME SCENE DELLA VITA
del dott. in medicina
WILLIAM GORDON, F. L. S.
DI KlNGSTON-l'POH-HOLL
DI NEWMAN HALL, B. A.
Traduiione dalVìnjlete.
TIP. SOC. DI A. PONS B COMP.