1
LA BlIOAIA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PKIiaaO B’AStSOCIAZlOXE
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei raesi ...» 4 »
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via d^ Valentino, n" 12, piano 3'^.
Le associazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetia.
Origini e dottrine della Chiesa Voldese (Articolo decimosettimoj. — I Confessori
di G. C. in Italia nel secolo XVI. Pietro Martire Vermigli. — Della proibizione
de’libri. — Che risponde il Cattolico? — Notixiereligiose:—Genova— Firenze—
Boma—Stati-Uniti d’America--Cronachetta politica.
OIUGLM E DOTTRLXE DELLA CUIGSA VALDESE
Pr^fessioBl di fede quando oecessarie. — I Vaidesi calunniati al pari degli antichi cristiani. —
Monsigoore Charvaz. — Sue ricerche sui Valdesi. Suo giudizio su Claudio, vescovo di TorinOv*- Come lo giudicò diversamente il cardiaàle Slai. — Professione di fede dei Valdesi.
— E scmpUcemcntc evangelica.
235. Ad ogni buon cristiano basta
per tutta sua istruzione e direzione
spirituale a salute il Verbo ossia la
parola di Dio: perciocnhè tutti coloro
che la ricevono e credono, acquistano
dritto a divenire figliuoli di Dio. (Jo.
I. 12). Quando pertanto una chiesa,
Articolo deeimosettimo.
una nazione, o un popolo tiene e riguarda come, regola e norma della
sua credenza e della sua condotta il
sacrosanto Evangelo, che è parola di
Dio, non ha bisogno di far altra professione.
256. Si danno però circostanze e
casi in cui, oltre al custodire fedelmente iu cuore la parola di Dio, è necessario di manifestarla solennemente
in pubblico colia bocca, e in questo
caso si, trovarono pei primi i sant*
Apostoli come incaricati di predicare
2
alíe genti la nuova Jegge. Furono è
vero accusati al sinedrio, condannati
dalla sinagoga, e battuti a colpi di
verga, ma non cessarono perciò dall'evangelizzare dicendo di dover obbedire a Dio piti presto che agli uomini. Att. c. V. 29. Ael medesimo
caso furono poscia tutti quanti i Martiri ed i Fedeli nel tempo che infierirono le persecuzioni de’ Gentili ; e nel
caso istesso trovasi sempre il gregge
di Cristo, quando sorgono a divorarlo
sotto sembianza di agnelli i lupi, o
vengono Pseudo-Cristi ed ippocriti
con teorie nuove e peregrine ad oscurare la luce della verilà evangelica.
257. La chiesa valdese del Piemonte dal secolo xiv in poi come
abbiamo notato (254) fu bersaglio
alle ire curialesche di Roma, e verso
la fine del secolo xvii avea sostenuto
intrepida e vinto ben sedici persecuzioni. I suoi nemici non paghi di tormentarla ne’corpi col ferro e col fuoco
della sacrilega Inquisizione, la vollero
anche deturpar nella fama colle calunnie. A tutli sono conte le accuse
onde gli antichi pagani difTamavano i
primitivi fedeli. Minuzie Felice racconta che nel terzo secolo parlandosi
de’ cristiani < donde viene, diceasi,
Il cotesto nuovo Iddio predicato da
« loro. Essere solitario ed unico; Chi
« è egh mai? E quale? Dov’è il poli polo libero, dove sono i sudditi di
Il un re che l’abbiano mai conosciuto?
Il I Romani tuttoché superstiziosi nou
« ne hanno avuto mai sentore. I soli
Il Giudei, popolo di sciagurati, hanno
« adorato un Iddio unico, ma pubbliII camente, ma eoa suntuosità di temII pio, da sopra ricchi altari, con oblaII zione di vittime, con cerimonie di
Il rito. Eppure quest’iddio medesimo
Il sfornito di forza e di potere è oggi
Il schiavo col popol suo degli Dei ro« mani ». La taccia principale con
cui venivano il più denigrati i seguaci
di Cristo era quella di faziosi e di cospiratori. Lo stesso Minuzio ci narra
come nei discorsi del volgo passassero per uomini di condizione abiettissima, ignoranti e corrotti che congiuravano del continuo contro la maestà degli Dei, ne profanavano il tempio,
ne' sprezzavano i sacrifizi, ne deridevano il sacerdozio, e miserabili e nudi
si tenevano dappiù dei senatori e dei
Cesari. Schivando la luce si adunavano la notte, e digiunavano insieme
a pasti inumani. Si riconoscevano a
certi dati segni segreti, e sotto pretesto
dì culto religioso faceano setta e adunanza e tramischiamento di età e di
sesso oltraggiando il pudore, e commettendo delitti. I novelli proseliti doveano trucidare di pugnale un bambino e tracannarne il sangue e divorarne le membra.
Questo spacciavano de'i cristiani i
3
gentili, e non meno di questo dissero sul conto dei loro avversari i
curiali egli intjuisitori di Roma. 1 Vaidesi del Piemonte tuttoché viventi
nella semplice osservanza della legge
evangelica, c di null’altro curanti che
di professare la fede viva e pura di
Cristo, dovettero anch’essi subire la
cotestoro maldicenza, e vennero ad
essi atlribuite dottrine le più mostruose, e iniquità le più nefande, e sedizioni, e ribellioni, e congiure, e turbolenze continue. Ne portarono innocenti la pena finché non era modo in
Europa di schermirsi dalle empie e
prepotenti persecuzioni di Roma. Appena però la Reai Casa di Savoia fece
loro abilità di parlare, mandarono
fuori quella prolession di principi, e
di articoli, che li manifesta per quelli
che sempre furono e sono, vale a dire, non bestemmiatori, non empi, non
settari, non eretici, non cupidi, non
dissoluti, ma semplici e puri cristiani
alla evangelica, quali erano in origine i primitivi fedeli d’Italia dei tempi
Apostolici.
268 Noi riportiamo qui di buon
grado i principali articoli di quella
profession di fede dell’anno 1655.
perchè dall’un canto si persuadano
i nostri lettori, che i Valdesi del Piemonte non si gloriano d’altro che di
professare l’unica vera fede evangelica
di Gesù Cristo senza imbratto di tra
dizioni 0 innovazioni umane; e dall’altro canto comprendano come sia
inescusabile l’autore delle Recherches
historiques sur la veritable oriyim
des Vaudois et sur le caractère de
leurs Doctrines Primitives, il quale
si è compiaciuto di ripetere, (juasi
fossero verità storiche, le infamie tutte
inventate dagl? inquisitori a carico
dei Valdesi, senza fare alcun caso dei
documenti che pure non poteva, nè
doveva ignorare.
259. Il signor di Charvaz cx-vescovo di Pinerolo, e per conseguenza
ancor delle chiese papali fabbricale a
dispetto degli abitanti evangelici nelle
valli del Piemonte, quando ii dispotismo religioso potea ciò che volea, ha
dettato quest’opera con tutta l’ira di
l>arte. Senza tener conto di nissuno
insegnamento di critica, nè dei lumi
modernamente acquistati dalle storiche discipline, vi ha affastellato tutto
il male che è stato mai detto dagli
innocenti Valdesi, aggiungendovi del
proprio quel fare cinico, e quella ironia sardonica che sta sempre male
sul labbro d’un ministro ecclesiastico,
massime contro gente addolorata ed
oppressa quale era il popolo Valdese
quand’ ei la- scrisse. Non rispettò
nemmeno la virtù del vescovo Claudio,
che parve tanto rispettabile perfino a
suoi nemici, che avendolo straziato
ne’ modi più villani, non seppero in-
4
colparlo di un vizio che intaccasse in
lui la santità del costume.
Quanto al sapere lo accomunò coi
declamatori d’ogni secolo , quando
gli stessi scrittori più divoti a Roma
ne ammirano l’ingegno e la coltura,
a’ tempi suoi più singolare che rara.
Oltre la testimonianza del P. Berti
{{là da noi citata (93)* gli conti’apponiamo quella più recente, e assai più
competente del dottissimo Cardinale
Mai, che nel suo Spicilegium Romanum, ultimamente da noi consultato,
parla con tutta stima della erudizione
di Claudio, delle sue esposizioni scritturali, che si rallegra di avere egli
pel primo scoperte tutte quante in codici ben conservati nella Biblioteca
Vaticana. Gli gode anzi l’animo di
pubblicare pel primo il prologo di una
catena (ossia unione di testi di SS.
Padri Latini e Greci) sopra l’Evangelo
di S. Matteo, della quale niuno ha
fatto mai parola prima di lui, avendosi solo favellato del suo commento
sopra S. Matteo, che è tutt’altra cosa,
come fecero il Tritemio ed il Baronio,
e si chiama ben fortunato d’averla
rinvenuta sopra un codice bellissimo
del secolo ix col nome dell’autore.
(Codicem... integrum atfjue permirum,
litteris priscis scriptum, ipsi auctori
coevum nactus sum, cum auctoris nomine atque erudito prolixo prologo,
quem quidem prologum quomiuus
statini ederem, nullam moram interponeiidam putavi; catenam fortasse
deinde daturus, si Deus vires et otium
suppeditaverit. Tom. IV. Edit. Prsef.
pag. XIII. S- 10).
La miserabile arte di togliere iniquamente credito ai meriti letterari o
morali degli avversari si può tollerare
in un retore e in un sofista che agogni far mostra d’ingegno, non in
alcuno che presume chiarire la verità.
I Gesuiti, gli inquisitori, i curiali ne
fecero uso per più d’un secolo contro
Lutero e Calvino, ma con qual prò?
Impedirono forse che proseguisse in
suo cammino il protestantismo? 11
signor Charvaz abusò di un tempo in
cui non era permesso ai Valdesi il
difendersi, e si pensò di aver vinto,
ma versava in errore. 1 Valdesi non
conosciuti da lui per veri cristiani, come sentono di èssere e sono, furono
da lui dipinti con falsi colori. Ma la
profession di fede, che noi qui riportiamo nelle sue parti principali, se non
potrà giovare a trar lui d’inganno,
servirà senza meno ai nostri lettori
per giudicare la chiesa valdese beu
diversamente da lui, e mostrarla fida
depositaria e custode integerrima di
quella schietta dottrina evangelica, la
quale ebbero succiala in fin dai tempi
apostolici i primitivi fedeli d’Italia.
5
260. Professione di fede delle
Chiese valdesi del Piemonte.
« Noi crediamo ;
« Che vi ha un solo Iddio, essenza
« spirituale,eterna, infinita; perfetta
« sapienza, misericordia, e giustizia;
« che vi ha tre persone in questa so« la e semplice essenza, Padre Figli« uolo e Spirito Santo;
« Che questo Dio si è manifestato
(I agli uomini colle opere sue tanto di
« creazione che di provvidenza, e con
« la sua parola rivelata a principio
« con oracoli in diverse maniere, poi
Il ridotta in iscritto ne’ libri che si
« chiamano la Santa Scrittura;
« Che bisogna accettare, come noi
« accettiamo, questa Santa Scrittura
« per divina e canonica, vale a dire
» per regola di nostra fede e di noli stra vita ; e che essa è tutta quanta
Il compresa nei libri dell’Antico e del
« Nuovo Testamento; che nell’Antico
«I Testamento vanno computati solali mente i libri da Dio consegnati alla
« Chiesa degli Ebrei, e da questa stati
Il sempre approvati e riconosciuti per
<1 divini, vale a dire: i V libri di Mosè,
<1 il Giosuè, i Giudici, il libro di Ruth,
« il I e II di Samuele, il I e li dei Re,
« il I e II delle Croniche, ossia Parali lipomeni, il I di Esdra, quello di
Il Neemia, di Esterre, di Giobbe, i
« Salmi, i Proverbi di Salomone, l’Ec« desiaste, il Cantico dei Cantici; i IV
« Profeti maggiori e i Xll minori;
<1 che nel Testamento nuovo deb« bono computarsi i IV Evangeli,
« gli Atti degli Apostoli, le Epistole
« di san Paolo , cioè una ai Roti mani, due ai Corinti, una ai Gali lati, una agli Efesi, una ai Filippesi,
« una ai Colossesi, due ai Tessaloni« cesi, due a Timoteo, una a Tito,
« una agli Ebrei, un’Epistola di san
u Giacomo, due di san Pietro, tre di
Il san Giovanni, una di san Giuda, e
<1 r Apocalisse;
« Che noi riconosciamo la divinità
« di questi libri sacri non solamente
Il per la testimonianza della Chiesa,
Il ma principalmente per l’eterna e
(I indubitabile verità della dottrina
Il che vi è contenuta; per l’eccellente
Il sublimità e maestà affatto divina
« che vi apparisce, e per opera dello
(I Spirito Santo die ci fa ricevere per
Il vera la testimonianza della chiesa
« e ci apre gli occhi a discoprire i
Il raggi della celeste luce che risplende
Il nella scrittura, e rettifica il noslro
<1 gusto a discernere questo cibo pel
« divino sapore che ha-,
« Che l’uomo creato puro e santo
0 a immagine di Dio si è per sua colpa
Il privato di questa condizione felice
Il assentendo alle ingannevoli sedali zioni del Demonio.
Il Che tutta fa schiatta di Adamo è
« colpevole in lui della sua disobbe« dienza, tiene della sua corruzione
« ed è caduta nel la medesima calamità
6
infili dal ventre della madre, d’oiide
nasce il nome di peccato originale;
« Che Gesù Cristo essendo stato
I per decreto eterno preordinato da
Dio a divenire il solo salvatore e
l’unico capo del suo corpo che è la
Chiesa, l’ha riscattata coi suo pro
I prio sangue nella pienezza de’tempi,
1 e mediante il Vangelo le offre e
comunica tutti i suoi doni;
>i Che vi ha due^ Nature in Gesù
• Cristo, la divina, e Fumana, vera
I mente in una medesima persona
c senza confusione, senza divisione,
I senza separazione, senza alterazione,
■ conservando ogni natura le pro
■ prietà distinte; e che Gesù Cristo è
" tutlo insieme vero Dio e vero uomo.
« Che Iddio ha tanto amato il
I mondo, che' gli ha donato il suo
.( figliuolo, perchè ci salvi colla sua
1 perfettissima obbedienza, segnata
I mente con quella che ha mostrato
( sofferendo la morte maledetta di
a croce, e colle vittorie che ha ripor( tate sopra il demonio, il peccato,
« e la morte;
« Che Gesù Cristo avendo intera.» mente espiato i nostri peccati col
» suo sacrifizio perfettissimo, olTerto
» una volta in croce, non si può nè
i< si deve reiterare tal. sacrifizio sotto
« qualsisia pretesto;
« Che nostro Signore Gesù aven» doci pienamente riconciliati a Dio
« col sai]gue della sua croce, noi siali mo assoluti e giustificati davanti a
a Lui non per alcuna delle opere nos« tre, ma per solo merito suo.
« Che noi siamo uniti a Cristo, e
« partecipiamo a’ suoi benefizi per la
Il fede, che si fonda sulle promesse di
« vita che ci sono fatte nell’Evangelo;
« Che questa fede proviene dalla
if operazione gratuita ed efficace dello
Il Spirito Santo, che illumina le
Il anime nostre, e le conduce ad ap■I poggiarsi sulla misericordia di Dio
« per applicarsi il merito di Gesù
» Cristo ;
<1 Che Gesù Cristo è il nostro vero
Il ed unico mediatore non solamente
<1 di Redenzione , ma beu anche di
« Intercessione, e che pe’ suoi meriti
Il e per la sua mediazione noi abbiamo
Il accesso appo il Padre, per involi cario con santa fiducia di essere
Il esauditi senza che occorra di ricor« rere a verun altro intercessore fuori
« di lui;
Il Che come Dio ci promette la riti generazione iu Gesù Cristo, coloro
Il che gli sono uniti in fede viva deb
II bono darsi, ed effetlivamente si
« danno a far opere buone;
" Che le opere buone sono così
« necessarie ai fedeh, che essi non
« possono pervenire al regno de’ celi
« senza farle, essendo vero che Iddio
Il le ha preparate come le vie dove
7
■ ci convieu camminare; che dob« biamo per conseguenza fuggire i
« vizi e praticare le cristiane virtù,
<1 facendo uso dei diginni e di tutti
0 gli altri mezzi che possono servirci
» a così santo fine;
« Che quantun(iue le opere nostre
•< non possano avere alcun merito, il
“ nostro Signore non lascierà di ri« compensarle colla eterna vita me« diante una continuazione misericor« diosa della sua grazia, ed in virtù
« della immutabile l'ermezza delle pro'< messe che cl lia fatte.
Il Che Iddio si è comporta uua
« Chiesa nel mondo per la salute degli
Il uomini, e che questa Chiesa non lia
« che un solo Capo e Fondamento
'I cbe è Gesù Cristo.
" Che questa Chiesa è la società
« dei fedeli i yuali essendo stati eletti
« da Dio avanti la fondazione del
« mondo e cliiamati con uua santa
« vocazione si uniscono per andar
« dietro alla parola di Dio credendo
« quanto EgU c’insegna, e vivendo nel
» suo timore;
<1 Che Iddio nou c’istruisce solali mente colla sua parola, ma ha di più
• istituito dei sacramenti per aggii^
Il gnerli a quesla parola come mez*
« di unione con Gesù Cristo, e di
« partecipazione a’suoi benefizii; e
« che non vi sono che due sacrameuli
Il comuni a lutti i membri della Chie
•sa del nuovu Tostaunnito, vale a
dire il Battesimo e la Santa Cena;
« Che Egli ha istituito il Sacramento del lìatlesimo come testimonianza della nostra adozione; e che
noi vi siamo lavati dai nostri peccati col sangue di Gesù Cristo, e
rinnovati nella sanlità della vita;
Il Che Egli ha istituilo il Sacramento della santa Cena o Eucaristia per alimento deU’anima nostra,
acciocché mediante una fede vera
e viva e per la incomprensibile
virtù dello Spirito Santo mangiando
effettivamente la sua carne e bevendo il suo sangue, e unendoci
strettamente e inseparabilmente a
Cristo, noi abbiamo in Lui e per
Lui la vila spirituale ed eterna ;
« Che è necessario abbia la Chiesa
i suoi pastori, i quali vengano da
I coloro che ne hanno il diritto giù
I dicali abili per isiruzione e per
‘ buona condotta non tanto a predi
I care la parola di Dio, quanto ad
I anmiiiùstrare i sagramenti, e a ve
I gliare sul gregge di Gesù Cristo
I secondo le norme d’una buona e
I s!mta disciiilina, d’accordo cogli an
I ziani e coi diaconi secondo la pra
I tica della Chiesa antica;
I' Che Iddio ha stabilito i Re e i
1 Magistrati pel governo de’ popoli, e
1 che in virtù di (jnesto ordinamento
i popoli, non già per timore , ma
8
« per coscienza debbono star som« messi ed obbedienti a loro in tutte
« quelle cose che sono conformi alla
« parola di Dio, che è il Re dei Re« gnanti, e il Signor dei Signoreg« gianti.
261. Vegga il Signore Charvaz, e
veggano quanti altri si dilettarono di
attribuire ai Valdesi del Piemonte
dottrine sovversive e ribelli ad ogni
ordine religioso e civile, se in questa
profession di fede vi ha una sola massima, la quale non sia puro e pretto
evangelo. Più si studieranno le origini, le credenze, e le storie della Chiesa
Valdese, e più sempre si farà manifesto che essa non è' che una chiesa
primitiva, rigorosamente e puramente
evangelica, quale ancor era nei primi
tre secoli la vasta diocesi d’Itaha, che
dall’alpi Cozie stendevasi al di là dell’Adige.
I CONFESSORI DI G. CRISTO
in 3tolitt.
NEL SECOLO XVL
PIETRO MARTIRE VERMIGLI.
I.
Durante l’epoca della Riforma un
nome italiano superiore ai colpi dell’invidia, è quello di Pietro Martire.
Questi si collega cogli eventi più strepitosi che seguissero in quel tempo,
ed ha sempre riscossa somma riverenza. Ed invero in lui si deve riconoscere un’anima aperta a tutte le
ispirazioni del bello e del buono, e
gagliarda nei principii di quella fede
che salva, fondata qual trovasi sulla
roccia dei secoli. Le sue geste e le
sue opere Io collocano tra i pii e savi,
i quali procacciarono che la Europa
risorgesse colle glorie del rigenerato
cristianesimo. La vita di lui si distingue in varie fasi da svolgersi a lor
volta, non senza acconci riflessi, i
quali spieghino i principii evangelici
nel racconto enunciati. Questi cenni,
comunque brevi rispetto all’ importante soggetto, valgono agli amici
dell’Evangelo per rinfiammarli nelle
credenze, su le quali testimoniò il
personaggio di cui favelliamo.
Pietro Martire naci^e in Firenze
nel dì 8 settembre 1500 da Vermigli
e da Maria Fumantini, amendue appartenenti ad oneste e ricche famiglie,
ed ebbe quel cognome per un voto
fatto da’suoi genitori, cattoliconi di
buona fede, a quel s. Pietro Martire
milanese, che fu spento in odio della
Inquisizione di cui era crudele ministro. Sua madre, di buon’ora lo
ammaestrò nelle lettere latine in
cui era sperta, e Marcello Virgilio
finì di dargli variata e solida istruzione. Avendo Martire sortita ua’indole seria e grave, il desiderio di darsi
9
al monachiSmo, per ischivare la corruzione del secolo, tosto lo vinse, e
nell’età d’ anni sedici lo trasse tra i
Canoniciregolari di s. Agostinoa Fiesole, malgrado i parenti che avevano
poca fiducia verso la santità di quel
chiostro. Dopo il noviziato, i suoi
studii si perfezionarono nell’università di Padova, dove, insieme con la
fllosofia, apprendea sopratutto la lingua greca, che gli valse da principio
in Vercelli per interpretarvi Omero.
Il soggiorno a Bologna, in cui ottenne
l’uflìcio di sotto priore, gli diede agio
di studiarvi la lingua ebraica che molto
giovavagli nella scienza biblica. Roma
e Bologna stessa, Pisa, Bergamo, Venezia ed altre città d’Italia, ammirarono la sua eloquente e gagliarda predicazione, e restarono stupite di quello
zelo, che egli dimostrava nell’annunziare l’eterhe verità. Spoleto ebbelo
per tre anni superiore nella ricca abbazìa; quindi i suoi meriti lo portarono
nel 1530 alla carica di proposto nel
collegio di s. Pietro a Napoli.
Ivi la grazia di Colui, che indirizza
ogni cosa in vantaggio de’ suoi, lo
aspetta. Tra le profonde sue meditazioni la Chiesa si offre a Martire in is-,
quallida sembianza, e mostra le ferite
che ne piagano il seno. Roma, immersa fra i più tristi disordini e fatta
asilo di pubblica ambizione, a lui apparisce incapace di rigenerare il Cris
tianesimo. 1 ritratti della Corte pontificiapennelleggiatida Petrarca e da quel
di Certaldo, e l’anatema pronunziato
dal Savonarola contro i sacerdotali
costumi, gli stanno dinanzi, qual
immagine pur troppo vera. La Bibbia
gli ha dato nuovi lumi, e lo ha innamorato delle incorrotte credenze. Ciò
lo porta a conoscere in sua purezza la
religione di quel D io, che un giorno
disse, siccome la verità ci avrebbe francati. Intanto vaghezza di leggere vari
scritti di Zuinglio e di Bucero lo piglia,
e questa concorre a più disvelargli
quello che la sua mente avea potuto
sospettare. Si aggiungono a- confermarglielo le sue conferenze con Giovanni Valdez spagnuolo, con Marcio
Antonio Flaminio, con Bernardo
Ochino e con Giovanni Molio, che in
allora costituivano il flore di una
chiesa evangelica iniziata dal primo,
e vantavano ijella lor sequela illustri
nomi. La pietà, che sempre animava
i colloquii, lo trae ad abbracciar quella
celeste sapienza, cui il divin Maestro
annunziò al mondo, e a professare
quei principii, cui gli Apostoli consacrarono colla voce, cogli scritti e col
sangue. Ecco le vie cliQla Provvidenza
segui verso quest’ uomo per convertirlo ; esse, comunque il più sovente , diverse in ogni individuo,
riescono sempre nello scopo di condurre gli uomini alla verità ; fa
10
d’uopo segnalarle con devota meraviglia.
Quando Martire divenne gagliardo
nella dottrina evangelica e incrollabile
ad ogni ventò di contraria dottrina,
il sacro arringo portavaio a spiegare
le lettere di s. Paolo, nelle quali si
racchiude il succo dell’Evangelo. La
moltitudine muovea ansiosa per udirlo, e parea che frutti di fede e di
pietà rispondessero a’ suoi sudori.
Ma invidia muoveva il mantice contro di lui, quando gl’ interessi di
molti, parvero compromessi. Ciò accadde , allorché nell’ interpretare jl
terzo capitolo della prima epistola ai
Corinti, egh combatteva il Purgatorio,
dimostrando differente il senso delle
allegoriche parole usate dall’Apostolo
nell’accennarci alla prova del fuoco.
La guerra mossagli dai monaci per
pretesa audacia riportò dal Vaticano
un ordine che gli divietava il predicare: ma le potenti amicizie dei cardinali Contarini, Gonzaga, Polo, Bembo e Fregoso protessero Martire sì, che
l’ordine venia richiamato. Il trionfo fu
rivolto non a rappresaglie, ma ad acquistarsi altre anime; onde siccome nelle
rocce privilegiate dell’Alpi italiane,
così anche in mezzoallapiùbella città
deimondo per sorriso dicielo, la grazia
dell’Eterno spiegò le sue misericordie.
Niun timore lo stornò dall’annunziar
tutto it consiglio di Dio, e i seguaci
del Cristo, ogni giorno crescendo per
le sue fatiche alle quali univansi quelle
d’altri operai, diede abbondanza dj
quei frutti che maturansi in vita
eterna.
Ma, dopo tre anni di dimora in
Napoli, i suoi pregi innalzarono Martire al grado di visitator generale
dell’ordine nell’Italia. Eccolo adunque
intento a’ suoi obblighi con zelo ma si
intemperante, che suscitò querimonie
e mormorazioni, massime per parte
dei tristi che non vogliono patire
mai freno alle loro sregolatezze.
Togliere di mezzo la tirannia dei
pochi, proibire il lusso, porre in
briglia il vivere rotto a lussuria, restaurar le cessate regole, è il segno
cui tendono i suoi provvedimenti.
Coll’appoggio del cardinal di Mantova
che proteggeva l’ordine, alcuni vengono deposti dalle dignità, varii condannati, insieme col superior generale, a perenne prigionia nelle isole
Tremili, ed altri sottoposti a diversi
castighi 0 ripresi. Quindi l’aboirimentodei corrotti monaci procaccia
a Martire la nomina di priore di San
Frediano a Lucca. Questa città è un
luogo a cui la Previdenza lo destina
per ispargervi un' altra semenza che
saràbenedetta di celesti grazie. Ei visi
porta qual apostolo che cerca un nuovo
campo pei suoi sudori, e volge alla
maggior gloria di Dio la malizia degli
11
uoiuini. Noi lo seguiremo in questo
nuovo stadio cui egli percorre da operaio dell’Evangelo. (Continua).
DELLA PROIBIZIONE DI'/LIBRI
. . . non fu mai trovato il
più bell’arcano per adoperar la religione a far
gli uomini inseosali.
Sabpi.
Un movimento previdenziale si va da
secoli operando nella coscienza de’ popoli:
lempi di confusione e ignoranza avevano talmente aflievolito la conoscenza
della legge evangelica annunziata al
mondo dal Divin Redentore, che pochi
più leggevano la sua divina Parola, e
minifitrl astuti valendosi della comune
credulità dissero alle genti ; « non vi cu« rate d’imparare la Religione da voi ;
« l’apprendiamo noi in vostra vece, noi
t la dobbiamo studiare pei voi, e sulla
.( nostra parola riposate sicuri, perchè
« non vi possiam ingannare, non potendo
« Iddio permettere che noi c’inganniamo».
Credettero per grande sventura le genti,
eje corruttele e i disordini giunsero al
segno che si potea dir coll’apostolo «Sic■1 come ci è scritto, non v’è alcun giusto,
n non pure uno. Non v’è alcuno che abbia
« intendimento, non v’è alcuno che ricer« chi Iddio. Tutli son diviati, lutti quanti
« son divenuti da, nulla : non v’è alcuno
Il che faccia bene, non pure uno. La lor
« gola è un sepolcro aperto : hanno usata
Il fraude colle lor lingue : v’ è un veleno
« d’aspidi sotto alle lor labbra : là loro
« bocca è piena di maledizione e d’amarifudine : i lor piedi son veloci a spsn
« derc il sangue: nelle lor vie vi è roti vina e calamità : e non hanno conosciuta
« la via della pace; il timor di Dio non è
Il davanti agli occhi loro, n {Uom. cap. IH.
10. seq ] ». Il Reale Salmista avrebbe potuto ripetere quelle tremende parole « non
Il capiscon più nulla questi operatori d’i« niquità, che mangiano il mio popolo.
Il come se mangiassero del pane, e non in« vacano Iddio (Sai. LUI. 4] ».
Postacheebbero gli uomini la propria au
lorilà in luogo di quella di Dio, polerono
liberamente sfogare ogni più rea libidine,
poterono introdurre impunemente l’orribile tribunale dell’inquisizione, poterono
impunemente straziare le carni, e versare
il sangue dì mille generazioni, facendo
credere che fossero a ciò stimolati dalla
Ispirazione del cielo e dall’amore di Dio.
Mentitori e sacrileghi ! Iddio che circoscrisse i confini alle acque del mare,
pose anche un termine a colante scelleratezze. Mandò alla Cerm.inin un Lutero,
alla Francia un Calvino, all’Elvezia un
Zuinglio, airiiighilterra un Larince, alla
Scozia un Knox, a Milano un Borromeo,
e all’Europa un Guttemberg, e colla voce
dei riformatori e coi lumi della stampa
fulminò da tutte parti gli iniqui, e la coscieuza di non pochi popoli del Nord fu
all’iuquisituriale servaggio sottratta, e
cessò in molti paesi lo scandaloso e tiranno
predominio del clero. J.a stampa mandò
fuori da’suoi mille torchi tante fiaccole di
verilà inestinguibili, quanti erano gli
esemplari della Bibbia che I riformatori
apprestavano in diverse lingue a comodità
dei fedeli ; correvano quoiti a verificar
coi loro occhi se quanto predicavano i
riformatori, corrispondeva alla parola
scritta di Dio, e con grande fruito spiri-
12
tuale deU’anime loro rinnovarono l’esempio dei ciltadini di Berea die esaminavano tuttodì ie scritture per certificarsi
della veracità di Sila e di Paolo, che venivano loro annunziando il Vangelo (Att.
XVII. 11).
L’uomo tuttoché fondato sopra un possesso che durava da secoli, e tuttoché
agguerrito dalla forza d’imperadori e di
re devotissimi ebbe a lasciarsi cader di
mano lo scettro d'una autorità divenuta
impossibile, e il mondo intero gli chiese
ragione de’pretesi suoi dritti e fu tratto
a comparire al tribunale de’popoli. In alcune parti deli’ Orbe Cattolico , non gli
riuscì di giustificare pur uno dei tanti
dritti che egli appellava legittimi, e la Sassonia, e la Boemia, e la Svezia e la Danimarca, e l’Oianda e l'Inghilterra, e la Scozia, e le provincie Elvetiche, e gran parte
delle Alemanne, si divisero da lui dichiarandosi indipendenti ; le regioni d’Europa
che non abolirono del lutto (luell’ordine di
credenze e di cose, lo ebbero però modificato per modo, che va di giorno in
giorno abolendosi per sè, e forse uon è
lontano il dì, che i nostri nipoti lo ricorderanno come una storia dei tempo antico. Il Concilio di Trento benché padro,
neggiato dal Papa non giunse ad esimersi
da molte riforme di privilegi ed abusi
che faceano ricca la gerarchia di Roma,
senza che tenessero edificato l’ovile di
Cristo. CoDluttociò l’edifizio dell’uomo
reggeva sedendovi a guardia co’suoi crudeli tormenti ed ingegni la Inquisizione.
Lo spirito della riforma accompagnato
dai lumi deUa crescente civiltà uon restava d’abbalterlo ; arme potente d’offesa
e di vittoria era la stampa; se ue avvide
l’inquisizione, e nel 1588, ottenne dal re
Filippo di Spagna che si riconoscesse
come legge del regno il catalogo de’libri
proibiti, da lei pubblicato. Ecco il primo
indicé di libri proibiti apparso nell’orbe
cattolico ; non è dunque una istituzione
del Vangelo, non è una tradizione apostolica, non è un uso de’primi tempi cristiani, non è un ricordo lasciato dai primi
Martiri della Chiesa, non è un insegnamento de’Padri, ma una invenzione tutta
nuova del secolo XVI caduta nella mente
dei più crudeli ministri che sieno mai
stati dati alla religion crisliana. Invenzione e istituzione di esecrata origine, la
quale accolsero subito di lieta voglia i
pontefici, e l’anno dopo papa Paolo IV
mandò fuori dal suo prediletto sant’Uffizio un Indice di libri proibiti fulminando
contro chiunque osasse tenerli, spacciarli,
0 leggerli la scomunica laice sentenlicB, la
privazione d’offìcii e beneficii, la infamia
perpetua, ed altre pene speciali ad arbitrio.
Cotanta severità inudita ai secoli anteriori colpiva tre classi di libri, la prima
di quelli che si proibivano in odio dell’autore, fosse 0 non fosse eretico, la seconda
di quelli che erano particolarmente nominati senza che venissero perciò proibili
gli altri dello stesso autore, la terza di
quelli che scritti dopo il 1SI9 non portavano nonne d’autore, fossero pur di materie innocenti, fosse anche un manual di
cucina: perchè anonimo, era proibito in 3»
classe.
Venivano poi nello stesso indice proibiti sotto egual pena per regola generale
tutti gli antichi scrittori anonimi, onde
restavano interdetti autori, che per 100,
200 e 300 anni erano corsi liberamente
per le mani di tutti.i letterati della chiesa
latina e greca,
13
Oltracciò vi erano vietate assai opere
di moderni benché stampate con approvazione dei Padri Inquisitori, e commendate con breve dai Papa, come accadde
delle annotazioni di Erasmo al nuovo testamento lodate d» Leone X con breve
del 10 settembre I5i8.
Appresso, vi si notava un buon numero
di libri giuridici e canonici, dove si difendevano le prerogative dei regnanti,
dei concilii, e de’vescovi conlro ie prelensioni della corte di Roma.
Infine si registravano 62 stampatori ammonendo i fedeli dell’uno e dell’altro sesso
a dovere considerar come proibite tutte
le opere di qualunque genere, arte, o
idioma, o scienza stampate nelle costoro
tipografie, o in quelle di stampatori simili ad essi.
Gli stes.si storici papali narrano che
questi così eccessivi decreti non sortirono
altro effetto, che dì suscitare un mal umor generale, gridando tulli che per tal
modo volevasi adoperar la religione a tenere gli uomini sotto il giogo d’una ignoranza perenne.' Pio IV sottopose questi
decreti al giudizio del Concilio di Trento,
ed uno di que’ padri lì chiamò stranamente rigidi, e inosservabili, nè il Concilio nulla decise in proposito. Beo decisero poscia diverSfe chiese cattoliche, le
quali non hanno voluto mal riconoscere
nel pontefice di Roma la facoltà dì promulgar decreti proibitivi di libri fuori dei
confini della sua diocesi.
Le chiese di Germania e di Francia non
ebbero mai fin qui per accettate le proibizioBÌ che su queslo particolare sì pubblicano nell’indice di Roma. Niuna legge
di >'apoli, di Toscana, di Milano, di Venezia, e della Rcal Casa di Savoia ha mai
autorizzato raflissione o l’esecuzione di
simili decreti, ai quali (anche stando ai
cattolici più scrupolosi ) manca il vigore
di obbligar le coscienze perchè manca la
promulgazione e raccetlazione.
Se pertanto una sìmile proibizione di
Roma si tiene da ogni illuminato cattolico per non obbligatoria in coscienza,
veggono bene i nostri lettori che molto
meno dovrà, turbar l’andamento della
Buona Novella che essendo caUolica secondo il Vangelo non riconosce altro salvatore che Gesù Cristo, non ha altra fede
che quella del suo salvaior Gesù Crislo,
nè altro superiore, e direttore, e maestro
fuorché il Vangelo dì Cristo.
(Continua).
CHE RISPONDE IL CATIOUCO?
I giornali di Germania annunziano che
in occasion della morte di S. A. R. il
Gran-Duca di Baden Leopoido Federico,
tulle le chiese del culto callolico-papale
hanno celebrato le solite messe di requie
senza badare che l’augusto defunto era
protestante, come sono e debbon essere
per legge del paese i Regnanti colà. 0
dunque non è vero che i preli catiolici-papali hanno tutti le medesime credenze
come asseriscono del continuo VArmonia,
il Cattolico , e consorti ; o sbagliarono a
Torino quando vollero negare gli onori
funebri al ministro Sanlarosa, o per le
determinazioni religiose non hauno (juella
norma infallibile ed invariabile di cui sì
vantcìno, ed è giustificato il sospetto che
nel caso del Sanlarosa abbiano agito per
ira di partilo, e non per zelo dì religione.
Se credono infatti dì potere tuia conscientia pregare a Baden, per JJanimo di
14
un Protestante, che non ammette purgatorio, nè valor di suffragi e orazioni dopo
morte, perchè credettero a Torino di tradir la coscienza e mancare a’ior doveri
pregando per l’anima di un Cattolico ?
nrOTlZlE REIilCilOSE
Genova.—Il Cattolico annunzia che
un’intera famiglia ha abbracciato la religione evangelica , e parecchi cristiani
si sono dati seriamente a leggere e meditare le sacre scritture.
Firenze. — Ci scrivono di colà: La
condanna dei coniugi Madiai è tuttavia
il soggetlo dei discorsi famigliari fra il
|)opolo. In vece di allontanare gli animi
dallo studio della verità evangelica , li
ha grandemente inflammati nel desiderio
di leggere la Bibbia. Un solo libraio ne
ha venduto più di 50 copie in un giorno.
A Pisa, a Livorno, a Siena e a Lucca
«i è destato un fervore per la lettura
della Bibbia, che non se ne ricorda il
simile. Il vangelo nelle persecuzioni ha
sempre guadagnato terreno, e la mano
del Signore Iddio non si è abbreviata.
Se uon temessi di compromettere la pace
di moltissime famiglie , vi potrei mandare un lungo catalogo di migliaia di
fedeli evangelici, che sono sparsi per
tutta Toscana e pregano la divina bonlà,
che alTrelti il momento in cui liberamente testimoniare ia loro fede, come
avete voi la felicità di poter fare in
Piemonte.
ItoMA. — È stata celebrata dal Papa
colla solita pompa degli altri anni la festa
di s. Pietro. Un frate gesuita per nome
Claver è stato decoratp del titolo pomposo di«apostolo degli Etiopi, e sopra
miracoli incontrastabili ( per quanto si
dice dalla congregazione dei riti) promosso al grado di Beato, e come tale
esposto in eflìgie sugli altari alla venerazione de’fedeli.
— Il cardinale Paleizi ha ingiunto (vocabolo dell’invito sacro) alle 28 arciconfraternile di Roma di recarsi processionalmente e cantando litanie a visitare
certe chiese nell’ottava di s. Pietro promettendo a ciascun fratello la ricompensa
di sette anni' d’indulgenze ed altrettante
quarantene. Agli altri che non son fratelli e visiteranno le medesime chiese
verrà distribuita ima indulgenza di soli
cento giorni.
La verità intorno ai pretesi progressi del Cattolicismo Romano negli
Stati Uniti d’America.
Non è gran tempo (Vedi B. N.
numero 30) con vm calcolo quanto
semplice ed altrettanto inconfutabile,
noi abbiamo dimostrato come si riducessero i progressi tanto decantati
del Cattolicismo negli Stati Uniti d’America, ad una perdita effettiva di
piìt milioni d’anime in pochi armi.
Il seguente brano -di lettera scritta
d’America, da uno dei più zelanti
preti cattolici di quel paese, quindi di
fonte non sospetta, e pubblicata nel
Dublin Tablett precipuo organo della
Chiesa Romana in Irlanda, porrà chiunque il voglia, in grado di sincerarsi
della verità delle nostre osservazioni.
« Se non tenete i Cattolici a casa, scrive
n quel prete al suo corrispondente irlan-
15
« dese, si porteranno essi tutti quà, e si
■I faranho protestanti appena giunti. Co« raggio dunque, e teneteli nel vostro
" paese, ove care vi siano le anime loro.
tl 11 calcolo è di molto assai al dissotto
Il della realtà, sebbene ella sia di già una
« sorprendente rivelazione che, 2,000,000
n [principalmente Irlandesi Cattolici) sian
tt di già stati perduti per la Chiesa, in
« meno di un quarto di secolo. E, alTmchè
« possiate intendere come sia il mio calli colo di mollo inferiore alla realtà, vi
X darò una grandissima autorità, un uomo
«I la cui fede, il cui zelo, e gli eminenti
■1 talenti, gli hanno meritato una imperili tura fama. Il dbtt. England venne con'I sultato dalla giunta Centrale per la proli pagazione della fede, addì 19 agosto
" 1836, iiUorno ai progressi del Cattoli« cismo negli Stati Uniti. Una copia autt teatica della sua lettera, scritta in set" tembre di quell’anno, è ora innanzi a me,
It dalla quale ricavo i seguenti brani :
tt — Sulla popolazione acquistata mercè
tt la emigrazione o dietro cessione di ter't ritorii, possiamo calcolare almeno una
'I metà essere stati Cattolici ; e suppo'( nendo cbe i figliuoli dividessero la fede
It de’loro genitori, ove non fossero’perdut tl, avremmo per lo meno 4,000,000 di
'I Cattolici da quelle sorgenti senza tener
'I conio di quelli cbe erano Cattolici già
Il 50 anni addietro, e il loro accrescimento
• e i molti convertili colle famiglie loro.
Il Se dico dietro i surriferiti dati, che do'I vremmo avere, supposto nessuna per'< dita, 5,000,000 di Cattolici, e che ne
tl abbiamo (nel 1836) meno di 1,250,000,
I egli si ha da riconoscere una perdita di
II 5.750,000 almeno, e gli individui di
“ cui bassi in tal guisa a deplorare la per
« dita, si ritrovano fra le varie sette,
t< nell’ammontare di tre volte il numero
K della popol. Cattolica romana o di tutto
tt il paese. — Parlando della propria diottcesi, (Charleston), ei dice: Dai 30,000
tl ai 50,000 della popolazione d’allora non
t< Cattolica, erano i discendenti di Padri
I- Cattolici, i quali in tal guisa colla loro
« progenie, furono perduti per la Chiesa,
n Non dubito (scriveva il santo Vescovo)
tt che de’milioni furono perduti per la
« Chiesa di Roma negli Stati Uniti, e nou
Il mi credo che un tale fatto sia stato esat
« tamente riferito. Il Dott. Nughes invitò
t( lo scrittore di questa lettera ad accetti tare l’ospitalità a casa sua, e in propoli silo gli chiese, se la Chiesa Cattolica
« aveva in fatti guadagnato colla emigrati zione. Ei rispose che non si sapeva ben
» bene qual fosse il vero stato degli ett migrali, essendo migliaia di essi dispersi
Il nelle grandi città, mentre nel Contado la
tl fede andava morendo fra le moltitudini.
Il A Charleston v’incontrai il dott. Raytt noids, il degno successore del dolt.
tt England. Quando stavamo per partire,|e
tt per riecevere ginocchioni la benedizio
II ne del Santo Vescovo, ei ci prese perle
tl roani, e stringendole disse: Signori, vi
tl auguro molto successo; voi siete impeti gnati in una grande opera di Carità ;
II ma voi servirete molto più la causa della
tl religione, con portarvi al ritorno vostro
Il iu Irlanda, dall’una aU’altra paroccbia,
It e con dirvi ad ognuno di non perdere
Il le loro anime immortali col venir qua.
CROSACHEm POLITICA.
Toui.No. — Nella tornata del 5 luglio
la Camera dei Deputati ha compiuta la
16
discussione della uuova legge sul matrimonio civile. Yi furono introdotli diversi emendamenti, che non ne hanno
però alterata la sostanza. A proposta
dell’onorevole sig. deputato Valerio, fu
dalo pubblicamente il voto, per mezzo
del sì 0 del no, all’ ullinao articolo ,
che Biabilisce dover questa legge aver
efletto dal 1“ gennaio del 1853. L’articolo
venne approvato.
Si passò quindi allo squittinio segreto
sul complesso della legge, che fu approvata con 94 voti faverevoli contro 3o
coutrari.
— Nella tornata del 6 fu autorizzato
Io stabilimento di un telegrafo elettrico
fra Torino e la Francia per la Savoia.
— La legge della imposta mobiliare
che incontrava molte difficoltà nel Seuato
venne fin da ieri ritirata dal ministero.
7 luglio.—Leggesi nella Gazz. Piem.:
« Ieri mattina , verso le ore 8, S. M. la
Regina ha dato alla luce un Principe, nel
Reai Palazzo di Stupinigi ; non visse che
pochi istanti ; potè pertanto ricevere l’acqua battesimale. Questa mattina venne
1 augusta salma trasportata e tumulata
nelle Reali tombe della basilica di Soperga.
« Lo stato di salute di S. M. la Regine
è soddisfacente ».
Roma. LaCameraapostolica nella vigilia
e nella mattina della solennità fbenchè il 29
fosse giorno festivo) ricevette i canoni e
tributi dovuti (?) alla Chiesa romana. Per
quelli che non furono presentati, il S.
Padre rinnovò le consuete proteste, E qui
non sarà forse inutile rammentare come
fra i debitori morosi che lasciano andare
in protesto le sacre cambiali, sia in prima
liriiP!! il Governo di Napoli. Sin dal 1776
Ferdinando IV, sovrano religioso e niente
affatto demagogo, negò-di presentare la
chinea e gli aurei ducati che la Curia romana pretendeva come censo dovutole per
diretto dominio sul reame delle due Sicilie. I successori del marito di Carolina,
seguendo in tutto Torme avite, fecero
sempre orecchio da mercante ai ridami del
S. P. e non vollero pagargli un carlino.
Ora il Papa acciò non gli si possa opporre
la prescrizione, rinnova ogni anno le sue
proteste, che portano scomunica lata sententifs, contro il re di Napoli.
Lo stesso pratica contro ia Corte di
Parma, che pur non paga il suo tributo
come feudo della S. Sede.
Forlì. Sono .«itati fucilati come rei di
omicidio per rissa quattro infelici, due
de’ quali erano innocentissimi perchè nemmeno presenti alta rissa. Queslo legale assassinio ha colpito di tanto stupore e terrore i Cittadini, che ne fecero cordoglio
tenendo chiuse le botteghe e non uscendo
di casa. Il governo clericale come se la
vita degli uomini non meritasse rispetto,
ordinò si aprissero le botteghe. Non fu
obbedito. Ricorse allora al governo austriaco, il quale minacciò multe a chi non
avesse ubbidito. I più pagarono le multe.
Velleti'I. Il Card. Macchi legato apostolico della citlà e provincia, impose gabelle che niuno volle pagare. Ebbe ricorso
ai bersaglieri i quali ricusarono di voltar
l’armi contro il popolo, ed egli dovette
fuggire.
Londra 1* luglio. — S. M. la Regina
in occasione della prorogazione del parlamento ha pronunziato tm discorso, da
cui togliamo i passi seguenti :
E mia intenzione di sciogliere senza
indugio il parlamento attuale: e il mio
voto più ardente si è che, nell’esercizio
delle alle funzioni le quali, in conformità
della nostra libera costituzione, stanno
per essere conferite ai diversi corpi elettorali, possano, mercè le ispirazioni della
divina sapienza, scegliere rappresentanti,
i cui lumi e il cui patriotismo m’aiutino
negl’incessanii miei sforzi a sostener l’o
nore e la dignità della mia corona, a
mantenere le islituzioni protestanti del
paese e la liberlà civile e religiosa che
ne è la conseguenza naturale, estendere
e migliorare l’educazione nazionale, sviluppare e incoraggiare l’industria, l’arte
e la scienza , migliorare la condizione
morale e sociale del paese, e contribuire
così ad aumentare il benessere e la felicità del mio popolo.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip, Soc, di A. Pom e C.