1
I99d
Anno rv
numero 12
del 22 marzo 1996
, L. 2000
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si prega restituire al mittente presso l'Uf
j|| ficio PT Torino CMP Nord.
• ’ L'Editore si impegna a
orrispondere il diritto di resa.
■jhR
Bibbia e attualità
UNICO
O DIVERSO
TA emergendo progressivamente
una pesante deriva semantica:
^uropa, senza scomparire del tutto
|far discorsi pubblici, non viene più
Chiaramente indicata come il progetto
colitico atto a dare qualche slancio
^polare alla nostra languida fine di
hecolo. Moneta unica, tassi d’interesse,
mercati finanziari, movimenti oscillamri delle Borse, criteri di convergenza,
Mata di entrata in vigore della futura
moneta: tutti questi termini tornano
¡nelle dichiarazioni e nelle interviste
dei dirigenti e dei tecnocrati totalmente tagliati fuori dalla vita della gente.
Ì5r ha la sgradevole sensazione di esse;Te governati secondo la logica di un
f^binetto di ragionieri: alla giornata,
henza altro orizzonte che l’economia
mberale da preservare da ogni catastrofe. E pazienza se la disoccupazione
ipcomincia a salire! Queste astuzie da
fbottegai vengono percepite, a seconda
Idegli ambienti, con rabbia, rassegnandone o... divertimento.
\ j7CCOCI infatti nuovamente affascipD nati dall unico. Come gli uomini
idi Babele (Genesi 11) che, in mancan'm di moneta unica, parlavano un linpiaggio unico e, probabilmente, si accontentavano, come oggi, di un pensiero unico. È talmente più semplice. A
dire il vero, prima ancora di costruire
Una qualunque torre, i nostri politici,
economisti e sindacalisti nuotano in
piena cacofonia. Non c’è bisogno che
alcun elohim scenda dall’alto per
(confondere le loro parole. È già fatto.
(Secondo la buona teologia biblica, è
Punico solo il Figlio proveniente dal Dio
¡unico. Padre dell'umanità. La ricerca
Mi un’unità ad ogni costo, in politica,
\in economia ed anche nella Chiesa,
[potrebbe rivelarsi al meglio come una
(carenza di immaginazione, al peggio
come una certa forma di bestemmia.
¡Mi si dirà che la teologia non c’entra
fnulla con la moneta unica che è divenf tata la panacea di tutti i mali presenti
i e futuri. Non ne sono così sicuro. Fissapii su questo schema di un obiettivo da
raggiungere ad ogni costo, come se fosse l’obiettivo supremo e non un umile
mezzo, confondendo testardaggine e
intelligenza delle situazioni, i nostri
dirigenti dimenticano ogni saggezza.
CERTO, mi rendo conto che non è
facile pilotare uno stato in tutte le
sue componenti. Può sembrare meschino lamentarsi per la perdita di un
punto d’interesse sul libretto di risparmio mentre bisogna già pensare a colmare il vuoto giuridico delle autostrade dell’informazione e a preparare il
disarmo nucleare. Temo che una volta
di più, tanta timidezza nelle misure
prese non inciti molto alla fiducia necessaria per intraprendere un grande
cantiere europeo: un ambizioso progetto di civiltà che prenda il sopravvento sull’economicismo esacerbato,
tnassacratore di uomini e di valori positivi. Molti infatti temono per il futuro dei loro figli e preferiscano la calza
di lana al rinnovamento degli elettrodomestici. Chi potrebbe dargli torto?
POSSIBILE consigliare alle élite
che ci governano di ispirarsi alla
preghiera del re Salomone (1 Re 3,
5-14)? Il sovrano, appena salito su
trono di Davide, consapevole delle sue
schiaccianti responsabilità, chiede al
Signore ciò che si potrebbe chiamare
«una saggezza di stato». Né ricchezza.,
né lungo regno, né la morte dei nemici. Semplicemente la saggezza «perché
chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così
numeroso?» (v. 9). Questa modestia è
ben lontana dall’arroganza di coloro
che pretendono di sapere tutto.
Pierre Merlet
(da Réforme n. 2652)
ORMA
Protestanti e società nella Germania 450 anni dopo la morte di Martin Lutero
La Riforma continua ad essere attuale
Le chiese stanno scoprendo l'attualità del messaggio e della predicazione di Lutero e fanno
l'esperienza che la Parola predicata trasforma gli individui^ gli stili di vita e la società
EMMANUEtE PASCHBTTO
Rolf Hanusch è il direttore
deH’Accademia evangelica di
Berlino-Brandeburgo. Lo raggiungo telefonicamente e lo intervisto in occasione del 450° anniversario della morte di Martin
Lutero.
- Qual è la situazione della
Chiesa evangelica in Germania a
cinque secoli dalla Riforma. Che
cosa vive ancora dell’eredità di
Lutero?
«Per quel che riguarda le strutture, l’impronta di Lutero e del
luteranesimo è assai evidente. I
contenuti della Riforma sono invece, a mio parere, molto meno
vivi. Sono rimaste, per esempio,
le strutture delle chiese territoriali, che rispecchiano ancora la
struttura feudale della Germania.
Poche e di scarsa entità sono state le novità in questo settore: cito
come esempio la Chiesa del
Nord-Elba che ha unificato un
certo numero di piccole chiese
luterane di Lubecca, dello Schleswig, di Amburgo. In altri casi ciò
non è avvenuto; la Chiesa di
Braunschweig esiste tuttora, sebbene il territorio di questa città da
tempo sia stato inglobato nel
Land della Bassa Sassonia.
Un’altra eredità della Riforma è
la suddivisione in chiese luterane,
chiese dell’Unione prussiana e
chiese riformate, incomprensibile
per chi non vive aH’interno di
queste chiese. Ai tempi della Repubblica democratica tedesca
(Ddr) c’era una Federazione delle
chiese della Ddr, in cui queste divisioni erano praticamente scomparse. La Chiesa evangelica dell’Unione e la Chiesa luterana unita di Germania stavano per fondersi. La caduta del muro nel
1989 ha arrestato questo processo
di chiarificazione e oggi, anche
nella ex Ddr sono presenti entrambe le chiese. Collegata con
questa struttura era la Chiesa di
Stato, l’unione di trono e altare.
Sulla base di questa costruzio
Dopo la caduta del Muro si sono aperti nuovi problemi per la vita spirituale in Germania
ne esistevano strane situazioni,
come in Baviera dove fino al
1918, il re, cattolico, era il capo
della Chiesa luterana. Solo dopo
il 1918, con il primo serio tentativo di creare una repubblica di
tutta la Germania sono iniziati alcuni cambiamenti. Le nuove regole introdotte allora, che concedono tuttavia notevoli privilegi,
sono valide tuttora. Posso citare
diversi esempi come le Facoltà
teologiche nelle università statali,
l’insegnamento della religione
come materia ordinaria nelle
scuole pubbliche, la tassa ecclesiastica raccolta dall’amministrazione statale, le cappeUanie nelle
forze armate, negli ospedali, nelle
carceri.
Il carattere originario delle
chiese tedesche, soprattutto della
Germania occidentale, che sono
strutturalmente chiese di popolo
perché gran parte o la maggio
ranza della popolazione è legata
da una appartenenza formale alla
chiesa, non sarebbe comprensibile senza il luteranesimo. Questa
struttura però va sempre più
svuotandosi di significato perché
sottoposta alla stessa crisi di legit-timazione che ha colpito in questi
ultimi anni altre grosse strutture,
in particolare certe istituzioni statali o gli stessi sindacati. Non possono più contare sul credito automatico della gente, devono rinnovarsi per riacquistarsi la fiducia
persa e spesso non ci riescono.
Alla Riforma di Martin Lutero
come persona si riallacciano invece alcuni contenuti che hanno
segnato la storia dell’umanità e
hanno conservato la loro validità.
L’impulso antistituzionale contro
il dominio del papa, dei preti e
dei monaci, l’affermazione della
SEGUE A PAGINA 3
Società bibliche riunite
Traduzioni della Bibbia
in 2.123 lingue diverse
Secondo l’ultima relazione delle Società bibliche riunite (United bible societies), nel 1995
alcune parti della Bibbia sono state pubblicate per la prima volta in
ben 33 lingue. Sale così
a 2.123 il numero delle
lingue che possiedono
la traduzione di tutta la
Bibbia o parte dì essa.
Decisivo è il ruolo che la
traduzione della Bibbia
svolge nella vita e crescita di una chiesa. Più
efficace, infatti, è la testimonianza quando la
chiesa utilizza nei culti e
nelle sue attività la lingua madre.
Inoltre la pubblicazio
ne della Bibbia non solo
incoraggia molti ad imparare a leggere, ma stimola anche lo sviluppo
di altri tipi di letteratura,
aumentando così lo status della lingua. Di solito grande enfasi è data
al numero delle lingue
in cui, per la prima volta, avvengono le traduzioni bibliche, ma non
vanno trascurate le numerose revisioni di precedenti, a volte poco rigorose, traduzioni. Rendere la Parola di Dio disponibile a tutti nella
lingua che ognuno parla
e comprende: è questa
la missione delle Società
bibliche.
Consiglio ecumenico
Mettiamo al bando
le mine antiuomo
In vista della Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
(Onu) sulle mine antiuomo (Ginevra, dal 22 aprile al 3 maggio) il Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e la Federazione luterana mondiale
(Firn) hanno lanciato
una campagna chiedendo alle loro chiese membro di adoperarsi per il
bando delle mine stesse,
che nel mondo sono responsabili di 800 morti al
mese. Secondo gli esperti, dal 1991 più di cinque
milioni di mine sono state disseminate in Jugoslavia e Ruanda. Altri
paesi particolarmente
colpiti dal problema sono l’Angola, l’Afghanistan e la Cambogia. In
quest’ultimo paese un
abitante su 236 ha subito
l’amputazione di un arto
a causa dello scoppio di
una mina. La Conferenza
deU’Onu è chiamata a rivedere le leggi internazionali che regolano il
commercio di mine antiuomo. Cec e Firn chiedono alle chiese di adoperarsi per una legge internazionale che metta
al bando queste armi, di
condannarne la produzione e l’uso e di collaborare attivamente con
tutte le forze che com
battono questa piaga.
DIRITTI DEGLI IMMIGRATI. «Affermare
i diritti degli immigrati; costruire la
convivenza per tutti» è stato lo slogan della manifestazione nazionale
che si è svolta a Roma sabato 16 marzo e che ha visto la partecipazione di
80.000 persone, in gran parte immigrate. Tra gli organizzatori la Federazione delle chiese evangeliche in Italia. La manifestaziqne aveva lo scopo
di chiedere la modifica del decreto
Dini sull'immigrazione e in particolare la «regolarizzazione del lavoro
precario e autonomo; la tutela sanitaria e la protezione sociale di base per
tutti, la piena uguaglianza dinanzi alla legge e alla giustizia e l'abolizione
del reato di soggiorno irregolare».
ANIMALI IN ESTINZIONE. Gli ambientalisti cristiani degli Stati Uniti sono in
agitazione per la possibile decisione
del Congresso di limitare l'applicazione della legge di protezione delle
specie animali in via di estinzione.
Hanno scritto a tutti i membri del
Congresso una lettera nella quale, ricordando il Salmo 24, affermano che
«la terra è del Signore e cosi tutte le
sue creature, che noi siamo chiamati
a tutelare in ogni modo».
L'ASSEMBLEA MONDIALE LUTERANA
A HONG KONG. Si terrà regolarmente nelle date previste (luglio 1997)
l'assemblea della Federazione luterana mondiale (Firn). La data dell'assemblea coincide con il «ritorno» di
Hong Kong alla Cina. Il segretario
della Firn, Ishmael Noko, ha però
escluso il rinvio perché «l'assemblea è
importante per l'affermazione della
libertà religiosa». Rimane in forse la
partecipazione dei rappresentanti
delle Chiese luterane di Taiwan.
CATTOLICI E PROTESTANTI INGLESI.
Una petizione per mettere fuori legge
il commercio delle armi è stata lanciata da organizzazioni cattoliche e protestanti in tutto il Regno Unito. La petizione circolerà in tutto il paese fino
a Pentecoste. Coihpletata la raccolta
delle firme la petizione sarà consegnata al Parlamento per una sua decisione. Secondo un sondaggio l'8% degli inglesi è contrario al commercio
degli armamenti, anche nel caso ciò
comporti perdite di posti di lavoro.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 22 MARZO
«Vi ricordo, fratelli, il Vangelo che vi
ho annunziato,
che voi avete anche ricevuto, nel
quale state anche
saldi, mediante il
quale siete salvati,
purché lo riteniate
quale ve Vho annunziato; a meno
che non abbiate
creduto invano.
Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come Vho
ricevuto anch’io,
che Cristo morì
per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo
giorno, secondo le
Scritture; che apparve a Cefa, poi
ai dodici. Poi ap^ )
parve a più di cinquecento fratelli
in una volta, dei
quali la maggior
parte rimane ancora in vita e alcu
ni sono morti.
Poi apparve a
Giacomo, poi a
tutti gli apostoli; e,
ultimo di tutti, apparve anche a me,
come alVaborto;
perché io sono il
minimo degli apostoli, e non sono
degno di essere
chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa
di Dio. Ma per la
grazia di Dio io
sono quello che sono; e la grazia sua
verso di me non è
stata vana; anzi,
ho faticato più di
tutti loro; non io
però, ma la grazia
di Dio che è con
me. Sia dunque io
o siano loro, così .
noi predichiamo,
e così voi avete
creduto»
PASQUA, FONDAMENTO DELLA FEDE
L^dpostolo Paolo fonda la fede su un preciso evento del passato e afferma
che senza quel passato la fede è vana e senza fondamento
ITALO BENEDETTI
La Pasqua è l’evento centrale
della fede cristiana, è un
(I Corinzi 15, 1-11)
centro che irradia in tutte le direzioni, dando luce, significato e
senso al passato, al futuro e al
presente. Quest’ordine eccentrico è dovuto al fatto che nel Nuovo Testamento è chiaro che i discepoli di Gesù compresero subito che ciò che era accaduto a
Pasqua era «secondo le scritture», cioè secondo ciò che era
stato tramandato loro dall’Antico Testamento. Il messaggio di
Pasqua pertanto, per i.discepoli,
non cominciava con il «presente» delle apparizioni di Gesù,
ma con l’evento della sua morte
e resurrezione che era già nel loro passato. È quel particolare
evento del passato che fonda e
dà senso alle apparizioni. Il passato raggiunge il presente sotto
forma di memoria: «Lo Spirito
Santo... vi rammenterà tutto
quello che vi ho detto».
Il presente, nel Nuovo Testamento, è comprensibile solo se
illuminato dalla memoria e dalla
promessa; il presente non può
essere compreso senza il passato
Incontro, un albero
Un pino.
Un tronco. Una chioma.
Rami asciutti e recisi.
Un lembo di tèrra per fare radici.
L'albero cresce da sé, dalla terra,
erige e sostiene se stesso.
Abita un luogo e si nutre.
Con le radici esplora la terra,
if.. ricerca l’acqua e l’assorbe.
La linfa sale, su, verso il tronco,
si spinge in alto, su, verso i rami
a costruire germogli e ciuffi di teneri aghi.
Poi l’albero fiorisce e dà frutti.
Le pigne verdi diventeranno brune,
solide e mature v
e poi cadranno.
Nuovi germogli cresceranno sui germogh
di anno in anno,
nuovi ciuffi di agjii e frutti nuovi.
Fino a che vNe l’albero cresce
nelle radici ènei rami.
Se smette di crescere, è morto.
Un giorno, qui, sarà vuoto:
una parte delTalbero sarà diventata
parte di questa terra. A
Ma per ora c’è e lo guardo: ^
vorrei capirlo di più.
p, lorgZink
■
(da Come pregare, Claudiana 1988, p. 31)
(e ciò ci è facilmente comprensibile), ma neppure senza il futuro. Pensate a Matteo (27, 51-54)
che per far comprendere la portata di ciò che stava avvenendo
sul Golgota, narra subito ciò che
lui sapeva dovesse avvenire alla
risurrezione di tutti i morti. Senza quel futuro il presente non sarebbe stato compreso appieno
per ciò che veramente era: un
evento escatologico che trascende la storia umana e che è nei
piani di Dio. II futuro penetra il
presente come attesa, l’escatologia non è semplicemente l’ultimo capitolo della dottrina cristiana ma illumina, interpreta e
dà senso al presente sotto forma
di promessa.
Memoria e promessa, infine,
si intrecciano nel presente. Non
sono possibili fughe indietro o
in avanti. Chi torna così indietro
da perdere di vista il futuro, la
sua promessa e la sua speranza,
trova una enigmatica tomba
vuota. Chi corre così avanti da
perdere di vista il passato, la sua
memoria e il suo fondamento,
trova una fuorviante apocalisse.
Memoria e promessa illuminano il presente con i suoi dubbi, i
suoi problemi, le sue scelte, i
suoi dilemmi e il suo servizio.
I Credenti vivono in tre dimensioni del tempo: nel passato, attraverso la memoria; nel futuro,
attraverso la promessa e nel presente attraverso l’ubbidiènza.
Come può la nostra relazione
con Gesù Cristo influenzare il
nostro vivere nel passato, nel futuro e nel presente? Il Nuovo Testamento risponde con queste
tre parole: con la fede, con la
speranza e con l’amore. Paolo
àncora la fede a un preciso evento del passato e dice che senza
quel passato la fede è vana, senza fondamento. La fede, però,
conduce alla speranza. Per Paolo
la resurrezione di Gesù Cristo ci
dischiude il nostro futuro come
un futuro nelle mani di Dio. Il
nostro futuro è legato al suo futuro. Cristo è la nostra speranza.
Fede e speranza, poi, trovano
espressione nell’ubbidienza,
nell’oggi, nell’amore.
Un evento storico
nascosto a tutti
■ NTERPRETARE la Pasqua co
T' ------
JLme memoria di un evento dato nel passato, significa parlare
della-Pasqua come evento storico. Ma la Pasqua, come evento
storico, è nascosta a tutti. È nascosta a noi che siamo lontani
dagli eventi e che fondiamo lì la
nostra fede attraverso la Scrittura, ma era nascosta anche ai discepoli. Nessuno scrittore del
Nuovo Testamento racconta la
resurrezione. Persino Matteo,
che racconta una piccola apocalisse in 28, 2-4, non racconta la
resurrezione; per questo bisognerà attendere il vangelo apocrifo di Pietro. .
I Vangeli parlano della resurrezione di Cristo come di-un
evento già accaduto che nessuno ha visto. L’apostolo Paolo
stesso, che scrive prima degli
evangelisti, non fornisce «prove
storiche» al riguardo, anzi sembra proprio che il suo interesse
per le prove storiche sia scarso e
la cosa per lui sia di relativa importanza. Per Paolo la rivelazione di Dio non proviene dalla storia, bensì vi penetra daH’esterno
per dare origine, nella storia, a
qualcosa di nuovo; la comunità.
Non esistono, vestigia storiche
eloquenti. Paolo parla di una
morte e di alcune apparizioni,
che sono di per sé mute. La resurrezione di Gesù non è una
realtà dimostrabile come tutti gli
altri avvenimenti storici, al contrario è una realtà dimostrabile
solamente dalla fede, perché essa non è un evento della storia,
non è un prodotto della vicenda
umana, ma è un intervento di
Dio da fuori della storia, è un
evento che accade nella storia.
Paolo ne offre una testimonianza di fede e dice che la resurrezione di Gesù è il fondamento
del Vangelo che ha annunciato a
Corinto. Anzi, la resurrezione di
Gesù è quell’Evangelo. La Pasqua è il fondamento della fede.
La Pasqua è il fondamento che
non può essere rimosso e che
deve essere annunciato, è il fondamento dell’esistenza del credente e della comunità, è il fondamento della speranza della
nostra resurrezione, è il fondamento della nostra salvezza, è il
fondamento di ciò che crediamo, della nostra dottrina.
II fatto che la fede nella resurrezioiìe è nata non dalla constatazione dell’evento storico della
resurrezione, ma dall’incontro
dei discepoli con Gesù risorto,
non vuol dire che i discepoli ab
■ biano semplicemente avuto una
esperienza interiore e che la loro
fede è stata fondata su questa
esperienza, corroborata dalle
Scritture di Israele. Questo significherebbe dire che l’evento
della resurrezione sarebbe accaduto solo nell’esperienza dei di
scepoli, non a Gesù. La resurrezione, invece, è accaduta a Gesù; «Il Signore è davvero risorto».
Anche se la sua origine è inevitabilmente fuori della storia, nelle
mani di Dio, il suo accadere ha
davvero incontrato la storia modificandola. Forse è vero che
non esiste fede senza esperienza
personale, soggettiva. Nel senso
che davvero Gesù è morto per
me, che l’appello alla conversione è rivolto a me, che nel battesimo sono io che confesso Gesù
Cristo come mio Signore e Salvatore e che quando professo la
fede dico: «Io credo...».
L’esperienza soggettiva della
fede è senz’altro importante, ma
non può essere quell’esperienza
soggettiva il fondamento della
mia fede. La fede non è mai fondata su me, su ciò che è mio o su
ciò che è accaduto nella mia vita; è la mia fede che è fondata su
Cristo, su ciò che Cristo ha compiuto e su ciò che è accaduto a
Cristo. Già nell’Antico Testamento il credente non trova certezza nel «fondo del proprio
cuore», ma solo nell’azione di
Dio nella storia."
Ciò è perché i credenti hanno
bisogno gli uni degli altri. Una
fede personale non è una fede
individualista. Bonhoeffer scrive:
«Ma Dio ha posto questa Parola
in bocca agli uomini, perché vengakrasmessa da un cristiano
all’altro. Quando uno è stato da
essa raggiunto egli la dice al
prossimo. Dio ha voluto che cercassimo e trovassimo la sua Parola viva nella testimonianza del
fratello, sulla bocca dell’uomo.
Perciò il cristiano.ha bisogno del
cristiano che gli dica la Parola di
Dio, rie ha sempre bisogno quando è incerto e scoraggiato; perché
non può aiutarsi da solo senza
defraudarsi della verità. Ha bisogno del fratello quale portatore e
nunzio della Parola salvifica di
Dio. Ha bisogno del fratello solo
per Gesù Cristo. Il Cristo nel proprio cuore è più debole del Cristo
nella parola del fratello; quello è
incerto, questo è certo».
La Pasqua, gli eventi della
morte e della resurrezione del
nostro Signore Gesù Cristo è ilfondamento certo e incrollabile
della nostra fede. Essa è ancorata al passato, non come nostalgico ritorno ai bei tempi passati,
non come ritorno ad una mitica
«età dell’oro», ma come ritorno
al suo fondamento che non può
essere smosso.
(prima di tre meditazioni - segue)
Note
omiletiche
L10 novi
ittera e
mio A
ito il V
il gii
1116
ito u
den
mtrale
dell’an
le il car
F, àe fanr
Per quanto, riguarn.
progetto generale d,
serie di tre meditazioni
seguito il seguente cri
rio, peraltro spiegato m
parte iniziale dello stui
Ho cercato di contesto
zare la Pasqua in ciò
pretende di essere: |'e\
to centrale della fede
stiana; pertanto la Pa.
nel suo significato nei
sato, nel futuro e nel
sente (quest'ordine, le
è suggerito da Calvino
suo Catechismo del 1541
Nel Nuovo Testamei
discepoli di Gesù coi
sero che ciò che era
duto a Pasqua era «sei,
do le Scritture» e che la
de in Cristo non comini
va con le apparizioni!
Gesù, ma con i;eventd|^
mai passato della sua m« C
,te e resurrezione. È qu Ì, ^ c„„ri
particolare evento del fi;
sato che fonda e dà sen
alle apparizioni. Matt.] ni.'Qù®rio
51-54, per far compreni ilsuolavon
re il Golgota, narra sul sioni:.teol(
la sua-promessa futuraq ^rale, eci
fissa come un evento e» sodale, pe
tologico nei piani di D per il diale
L'escatologia interpreti ffilìmo pc
dà senso al presente. ^ iAlti di
moria del passato e pj «izzativo
messa del futuro, insiei^^A,„,, ,
interpretano il preseti™^ ’
Non sono possibili fui
indietro o in avanti seri
trovarsi di fronte a ul
muta tomba vuota 0 a
disorientante apocalisse!
presente problematico
chiarisce solo con quei
du^punti luce. ^
Walter Rauschenbusi
(Faith, Hope, Love) sosi
ne che i credenti vivono
tre dimensioni del temi
nel passato come mei
ria; nel futuro come prj
messa e nel presente ci
me servizio.
Paolo fonda la fedeij
un preciso evento del pi
sato e dice che senza qui
passato la fede è va/a]
senza fondamento. La’fi
de conduce alla speranti
Per Paolo la resurrezlql*
di Gesù Cristo ci dischiul tari il Co
il nostro futuro cornei» ddlton.
futuro di Dio, per questi
Cristo è la nostra speranS i. l^cOCII
Fede e speranza trovai , _
espressione neli'ubbidieii Levito
za, nell'oggi, nell'amoti smiiecumi
Questi accostamenti som calo era u;
fruttuosi per la contestua ptécipan
lizzazione della Pasqua. , evadetto
Voler fondare la fede# stata daw
un passato «dato» si scoH di n
tra contro il dato eseget ’presentar;
co che manca una desci ^
zione della resurrezioni col papa
Ma la resurrezione noni
per definizione un prodd
to della vicenda umana
io-cultu
is medi
lO-gero
[ei giorr
imitate
la prir
ireilpui
Me COI
itepre
10^
_ iti'fraterr
i'Ea Wuto i
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medico di
MaiCom
della Fede
diale, I
lemetoi
enico
c
dettomi
salHel sii
la litu:
no state ir
bensì qualcosa che vien ^^^gorosa
da fuori della storia e di ^enzac
la incontra. Arrivare all Botato
conclusione che gli incori WTocazù
tri dei discepoli con il Cd ^Óteziom
sto risorto erano esperie# Illazione
ze soggettive, intime, no* ¡'
trova riscontro nel NuovK ^
Testamento. Paolo in I Cn
rinzi, parla comunque c
la resurrezione di
Un
grup
come fondamento delli
fede che può raggiunge^
i credenti attraverso la ili'
fedele trasmissione. 09
altro fondamento della fr
de è una tentazione che*
indebolisce.
■* feS; o
Cris» «ttonnei
Per
approfondire
Oltre ai commentari
Corinzi (ll-D. Wendian*
Le lettere ai Corinti,
---------- ......... ,a .A^6rqu{
deia), consiglio la lettm* (ftianjQ g
di una introduzione
Nuovo Testamento (Bn^'J
Corsani, Introduzione
Nuovo Testamento, ClL
diana), per capire rnegw
la situazione di O.or\r^^°
cui Paolo si riferisce.
comando di leggere le^
ci; Amore, Fede,
mento. Memoria, Prorn^
sa. Servire, Speranze,
à
un dizionario biblico
Vv. Dizionario dei eon^^
biblici del Nuovo Tei\
mento, Dehoniane).
timo raccomando la If^
ra del breve libro di P'® :
eh Bonhoeffer, La vite
mune, Queriniana.
filori dalle
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Verso il giubileo del 2000. Diario di due giorni in Vaticano
È possibile una collaborazione ecumenica?
Anche se il giubileo è il Giubileo della Chiesa cattolica è possibile viverlo
in comunione con le altre chiese nel rispetto delle loro identità e esigenze
fUVäTORE RICCIARDI
-L10 novembre 1994, con la
lettera apostolica Tertio
tigmio Adveniente, il papa
¡lato il via alla preparaziodel giubileo dell’anno
-, Il 16 marzo del ’95 si è
ito un Comitato preparo denomihato «Comita■ntrale del grande giubi,0 dell’anno 2000». Lo preiede il card. Roger Etchegar, ne fanno parte i cardinali
'''entd(|gnullo Ruini, Francis Arinze,
'sua mn ¡dvfard Cassidy e Virgilio
Segretario generale è
Sergio Sebastia
dà se«
Matt Comitato articola
mpreiii ¡18“° commis
rra sui sioiil: teologico-storica, pauturae strale, ecumenica, liturgica,
mto es sociale, per i nuovi martiri,
ni di D perii dialogo interreligioso.
isono poi, con impegni e
ente. I^jnplti di tipo piuttosto or® P'^fezativo: un comitato tecjco, ‘ima commissione arti;Co4julturale, un comitato
is inedia, un comitato rolo-gerosolimitano.
i giorni 15 e 16 febbraio,
itato centrale ha tenu,a prima riunione intesa
fe il punto sul lavoro svoldalle commissioni nella faitepreparatoria». Vi hani||prtecipato alcuni «deleitìftaterni» che il Comitato
^luto invitare, in rappreSanza del Patriarcato eculetiicb di Costantinopoli,
Comunione anglicana,
ìlla Federazione luterana
, del Consiglio monlejmetodista, del Consiglio
lenico delle chiese. Così
aduto che io spendessi
imi in Vaticano, nelle
lenbusj
fe) sosti
vivonO'
el temi
e mei
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ì fede
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enza qui
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jrreziofj sal^el sinodo, a rappresendischiudi tarili Comitato esecutivo
a iill I
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trovaiìl
jbbidiee
L’iovito rivolto agli organiamoti smilcumenici che ho elen;nti soni calo era un invito esplicito a
ontesM Jpfécipare, non ad assistere;
eva detto che l’accoglienza è
stata davvero cordiale: cia» si set» scuno di noi ha avuto agio di
P^Nntarsi all’apertura dei
lavori e scambiare un saluto
papa alla loro conclusione. Le liturgie quotidiane sono State molto- sobrie, anche
se rigorosamente in latino. La
lenza di non cattolici non
evitato numerosi richiami
eteocazioni a Maria, alla cui
protezione è affidata la prel^one del giubileo.
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rrezioni
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lienza ecumenica
Le commissioni
Un gruppo di problemi inìnnessi fra loro è venuto
dalle relazioni presentate dalle commissioni teologif°;WSorica, liturgica, pastora“ ed ecumenica.
Si cerca di dare al giubileo e
^3 sua preparazione un’imfortemente biblicoeologica, sia con espliciti o
'^'^jstenti richiami all’anno
subtiare dell’Antico Testa®ento, sia con la sottolineajj^-deirincarnazlone, chiave
- per la comprensio“®del dogma trinitario.
Per quel che riguarda il rilanio alla nozione biblica
giubileo, va da sé che non
^ ne pu5 fare un richiamo di
e la Chiesa cattolica
; megl* rortemente impegnarsi
sociale, innanzi
j,. ° irnniendo sulla banca
essP , ® ® 8^* organismi ad
He j^^®8nti per la remissioPovp delle nazioni
® poi evidenziando la
Der ifimpegni concreti
du»i contro la pro
pne e il commercio deUe
I Contro l’uso della dro
Da A U.9V/ viciia \ju\j
aj '^'^^ole dare attenzione
®^"2a orizzonti e
" lavoro, alle categorie
Piazza San Pietro
deboli, riproporre il valore
«famiglia».
Questo programma va sostenuto con l’intercessione,
con la collaborazione nei termini possibili, con la critica
ove necessaria. Due note mi
sono sembrate stonate: la
prima sta nel progetto di far
conoscere e caldeggiare queste direttive in maniera capillare, ivi comprese le scuole,
le carceri, gli ospedali, le convivenze in genere: il fatto che
queste istituzioni possano (e
debbano!) essere considerate
laiche, e che quindi la predicazione vada rivolta alle persone in quanto tali, raggiunte
casomai nelle loro case, se le
vogliono aprire, non ha sfiorato la mente i nessuno dei
circa 150 presenti; la seconda
sta nel fatto che, prevedendo
notevoli costi, si è dichiarato
unanimemente che si accetteranno sponsorizzazioni solo da donatori non criticabili.
Per quanto concerne l’orientamento trinitario, si proporrà a tutte le realtà cattoliche nel mondo, e anche alle
altre chiese, di centrare la
propria riflessione e la propria catechesi nel 1997 sulla
cristologia (collegata con l’eucaristia sul piano sacramentale), nel ’98 sulla pneumatologia (collegata col battesimo);
nel 1999 su Dio padre (collegato con la penitenza).
Quattro linee di riflessione
Fanno da supporto all’
orientamento teologico altre
4 linee di riflessione, ispirate
al Concilio Vaticano II: il primato della Parola di Dio (come è enunciato dalla Dei Verbum), l’ecclesiologia di comunione (Lumen gentìum), la
vita liturgica (Sacrosanctum
Concilium), il dialogo col
mondo (Gaudium etspes).
La penitenza
Sottolineando il desiderio
di qualificare il 2000 come
«anno della pace», si è esplicitamente dichiarato che la
Chiesa cattolica dovrebbe riflettere su alcuni avvenimenti e posizioni del passato; in
particolare l’antisemitismo e
le inquisizioni, che potrebbero costituire motivo per un
atteggiamento penitenziale.
Questi due temi scomodi,
toccati con grande chiarezza
dal Comitato, hanno suscitato nell’assemblea reazioni
«curiose»: nessuno ha clùesto
di parlare dell’antisemitisrno,
e chi è intervenuto sulle inquisizioni ha affermato piuttosto serenamente che e ora
di demitizzarle, di riscoprire
una verità storica molto più
piccola di quanto non sia stata sbandierata, e di mettere
piuttosto in luce le sofferenze
e le persecuzioni che la Chiesa (cattolica) ha sofferto e
soffre tuttora in diverse parti
del mondo. i
Le sette e l'incontro
pancristiano
Il proliferare delle sètte
preoccupa parecchio la Chiesa cattolica. Grazie a Dio
qualcuno ha suggerito che
sarebbe da chiedersi dove si è
mancati e quali spazi lasciati
vuoti le sètte stiano occupando , mentre nei confronti delle chiese evangeliche storiche
si ritiene necessario ed auspicabile aumentare la collaborazione, specie sul piano della preghiera, della ricerca biblica e delle traduzioni interconfessionali.
Fermo restando, come ha
sottolineato Cassidy, che la
Chiesa cattolica è una chiesa
una e non una federazione di
chiese, per cui il giubileo è il
Giubileo della Chiesa cattolica, sia pure vissuto in comunione con le altre chiese (per
quanto possibile), nell’attenzione alle loro esigenze. Si
può parlare quindi (e si può
lanciare la proposta) di affiancare al giubileo un incontro pancristiano, nel quale «i
cristiani professino pubblicamente e solennemente la loro fede comune in Gesù Cristo e neya santissima Trinità». Questo è il quadro in
cui i rappresentanti delle «altre» chiese e comunità ecclesiali sono stati invitati. Bisognerà che ne teniamo conto,
e che riflettiamo sull’utilità,
sulla portata e sui limiti di
questa operazione che si presenta come un’operazione
offerta anche alle altre religioni, perché possano condividere i nostri sforzi verso il
bene dell’umanità ed associarsi fin dove possibile. In
questo quadro, la sottolineatura dei due poli del giubileo
(Roma e Gerusalemme) acquista, per gli organizzatori,
un valore particolare: e con
«Gerusalemme» si intende
anche la Terra Santa e il luogo della nascita di Gesù.
Il martirologio
Altra proposta è quella di
aggiornare e arricchire il
martirologio, con la proclamazione di nuovi beati: di
persone che hanno dato la
loro vita per la causa del Vangelo, anche se di militanza
diversa dalla cattolica. Qualcuno ha sottolineato la necessità di accertare che chi si
vuole beatificare sia morto
per la confessione del Vangelo e non a causa di un impegno politico «di parte». Se da
una parte questa idea (considerando il concetto di «santità» che vige nel cattolicesi
DALLA PRIMA PAGINA
La Riforma continua ad essere attuale
mo) è segno di una grande
apertura di credito verso i
protestanti, dall’altra è uria
mossa ecumenicamente indelicata, visto che noi interpretiamo la «santità» in un altro modo e non beatifichiamo nessuno, neppure per interposta Chiesa cattolica. Per
fortuna, l’orientamento che
sembra farsi strada è quello
di «limitarsi» alla compilazione di una lista di persone da
segnalare al rispetto e al ricordo per la loro esemplarità.
Lina soluzione di compromesso che non ci soddisfa.
L'ecumenismo
Una parte della seconda
giornata è stata dedicata ai
gruppi di studio. Ho fatto
parte di quello ecumenico: di
quello cioè riservato ai «delegati fraterni», in compagnia
del cardinale Cassidy, per rispondere a domande tipo:
come prepararsi insieme
all’anno 2000 o come ottenere la collaborazione delle comunità cristiane. Nell’insieme, abbiamo sottolineato la
necessità di evitare i trionfalismi, di accentuare l’aspetto
penitenziale, di non dare lo
spettacolo di un’unità che
non esiste ancora come di
una divisione che non è più
irrimediabile.
Considerazioni
È indubbio che, progetti
martirologici e citazioni mariane a parte, la Chiesa cattolica parla un linguaggio sempre più biblico, e credo che
non possiamo che rallegrarcene. È altrettanto indubbio
che la Chiesa cattolica ha la
straordinaria capacità di mutare rimanendo però sempre
(uguale a) se stessa: ho avuto
una volta di più l’impressione
di trovarmi di fronte a una
realtà che tutto ingloba, comprende, metabolizza, aggiunge, sviluppa. Che fare? Rifiutare una collaborazione, un
diaiogo non è possibile, e non
solo per motivi «diplomatici».
Ci sono nel progetto cose positive che non possono essere
rigettate solo per il quadro in
cui si collocano. Ma è’apptìnto il «quadro» a fare problema. Come lo affronteremo,
cioè come coglieremo anche
questa occasione per testimoniare dell’Evangelo di Cristo in modo che la chiesa
possa essere davvero riformata, può essere il tema della
nostra prossima preghiera.
ERRATA - Nel numero 10 abbiamo erroneamente scritto che
Salvatore Ricciardi e Maria SbafB
fanno parte del comitato preparatorio del Giubileo. Mentre partecipa ai lavori solo il prof. Paolo
Ricca. Ci scusiamo con gii interessati e con i lettori. ,
responsabilità dell’individuo
contrapposta ai meccanismi
di sicqrezza collettiva, sono
realtà che hanno un indubbio
impatto ancora oggi. E molto
di più nella società che non
nelle chiese. Qui affondano le
loro radici Raffermarsi del
concetto di “individuo”, ma
anche il sorgere dello «spirito
del capitalismo» nell’assunzione responsabile del principio della proprietà privata come fondamento di una creatività autonoma. Oggi però si
tende a ignorare i legami che
questi aspetti della vita moderna hanno con la Riforma e
con la chiesa. All’interno delle chiese invece il messaggio
della giustificazione della singola persona da parte di Dio
come presupposto per una
vita libera è rimasto come
una formula che trova una
realizzazione molto limitata.
Ci sono singole comunità,
singoli progetti di lavoro, talvolta movimenti politici in
cui questa eredità viene rielaborata, ma la chiesa nella sua
gestione normale si limita
piuttosto a fornire adattamenti del sistema religioso».
- La giustificazione per fede
non sembra essere più un pomo della discordia fra protestantesimo e cattolicesimo. È
vero questo? Che cosa si è modificato nell’uno e nell’altro
campo?
«Sì, è vero, la giustificazione non è più un motivo essenziale di divisioné fra evangelici e cattolici. La linea di
separazione corre più sulla
diversa comprensione della
chiesa. Qui il problema principale è sempre quello dell’
autorità del papa. E c’è una
diffidenza crescente verso un
sistema troppo gerarchico.
Dal punto di vista teologico
gli SA^uppi della “mariologia”
nel XIX e nel XX secolo costituiscono un altro elemento
decisivo di divisione. A ciò si
aggiungono le diverse prese
di posizione della Chiesa cattolica nel settore dell’etica
sociale e individuale, non da
ultimo in tema di etica sessuale. Qui il celibato continua ad essere un criterio di
distinzione notevole.
In tutti gli altri settori non è
facile segnare le divergenze.
Molte delle posizioni cattoliche si rintracciano anche fra
le chiese evangeliche o sono
appoggiate da evangelici.
D’altra parte certi movimenti
di riforma o di opposizione
interni al cattolicesimo, come
per esempio quello della
“chiesa dal basso” si trovano
a coincidere con analoghi
movimenti all’interno delle
chiese evangeliche. 11 processo conciliare ha favorito tutto
ciò in questi ultimi anni e
probabilmente ce ne renderemo maggiormente conto a
Graz l’anno prossimo. Si può
dire che la Germania si stia rivelando una zona particolarmente interessante per l’ecumenismo cattolico-evangelico. L’equilibrio numerico e di
forza fra ie due confessioni
nell’ex Repubblica federale
ha favorito un dialogo nel
quale sono cadute la diffamazione dell’altra parte e l’esaltazione della propria. Nei
nuovi Lander la Chiesa evangelica è ormai una minoranza
e i rapporti con la Chiesa cattolica, minoranza nella minoranza, si sono evoluti verso lo
smussamento delle contrapposizioni.
Per quarito riguarda la giustificazione, la domanda classica di Lutero: “Come posso
ottenere la grazia di Dio?” resta un problema esistenziale
per ben poche persone. Per
essere concreti riguardo ai
contenuti teologici della dottrina della giustificazione, si
può dire che essa offre un
sollievo in una società avvelenata dalla pretesa del rendimento. La dottrina della
giustificazione può tradursi
in un messaggio per gli uomi
ni che non ce la fanno più,
che vivono nello stress, che
non hanno riconoscimenti, e
che vorrebbero semplicemente essere trattati come
esseri umani. Per questa
umanità una attualizzazione
della dottrina della giustificazione potrebbe essere di
grande aiuto. La loro vita è
legittimata a prescindere dal
loro rendimento».
- Quali sono i grandi temi
che dividono ancora le due
confessioni?’ Ci sarebbe spazio, oggi, per un moderno Lutero?
«Come ho già detto, questi
"grandi temi” non sojio temi
che toccano reaimente la vita
della gente. I grandi temi sono, per esempio, la questione
di che cosa sia la giustizia in
una società postmoderna dominata dai media, il problema di una crescita e di uno
sviluppo compatibili con la
sopravvivenza del pianeta e
della vita ad esso collegata o
la necessità di raggiungere la
convivenza pacifica sulla terra o almeno, per il momento,
nei Balcani. Questi grandi
problemi vengono affrontati
o magari accantonati allo
stesso modo dalle due chiese. ,
Quando singole comunità,
gruppi, movimenti o magari il
Kirchentag ’o il Katholikentag
riescono ad articolare in modo chiaro e concreto questi
temi si hanno sempre degli
echi positivi. In questo momento le due grandi chiese
hanno scoperto con una certa
sorpresa che una parola comune sulla situazione economica e sociale in Germania
ha un enonhe impatto. Ma è
perché si tratta di una parola
che non rimane impigliata
nelle formule teologiche e nei
luoghi comuni della politica,
ma cerca di coniugare la
competenza economica con
la riflessione teologica, non
vuole tanto fare dellq affermazioni quanto porre degli
interrogativi e mantener viva
l’attenzione. Che cosa è avvenuto? Che sindacati e imprenditori, gruppi e comunità
hanno preso molto seriamente questa parola. C’è da sperare che ne nasca un movimento politico che sappia
portare qualcosa di nuovo nel
dibattito e nell’impegno sociale in Germania.
Un nuovo Lutero si schiererebbe senz’altro a fianco di
questo nuovo movimento.
Ovviamente ci si domanda sé
nella società dei media un
singolo che vuole rimanere
realmente autentico, senza
piegarsi al loro strapotere,
possa avere il successo che
Lutero ha avuto. Storicamente ci si può chiedere se non si
debba giudicare in modo
completamente diverso da
quanto è stato fatto sinora il
legame tra il messaggio di Lutero e il “medium” della
stampa che si era affermato
da poco. L’esempio di singoli
che riescono a dominare i
mezzi di comunicazione per
esercitare la loro influenza è
così lampante in Italia, che
non ho bisogno di spiegarlo.
Ma conto molto di più su movimenti politici che si propongano come movimenti
che indicano uno stile di vita.
Attraverso un modo di vivere
coerente é convincente e una
analisi intelligente delle relazioni sociali del nostro tempo
si potrebbero generare dei
cambiamenti che salgono dal
basso. E qui vedo meglio un
Francesco d’Assisi che un
Martin Lutero».
La Chiesa battista
• di Lugano
céroa un pastore
Chi può dare una mano si
rivolga per favore a:
f Paolo Schmitt,
; via Carosìo 12, CH 6963
PREGASSONA
4
f
I'
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 22 MARZO
I
Verso le Assise della «Comunità evangelica di azione apostolica» (Cevaa)
La Chiesa metodista della Costa d^Avorio
Fondata 70 anni fa, la Chiesa conta oltre un milione di membri. È ben inserita
nel paese dove gestisce varie opere diaconali: ha ottimi rapporti con lo stato
La Chiesa protestante metodista si è impiantata in
Costa d’Avorio grazie aH’arrìvo del profeta liberiano William Wadé Harris nel 1913.
Rimpatriato nel 1914, la sua
azione fu portata avanti dai
missionari inglesi (il primo
dei quali, John Platt, fu l’artìgiano principale della missione in Costa d’Avorio), dal
francese Pierre Benoît, e da
catechisti giùnti dal Dahomey nel 1924. Nel 1926 giunse il pastore inglese Deaville
Walker, ma i missionari inglesi incontrarono difficoltà
perché la Costa d’Avorio era
una colonia francese. Per
questo motivo, il pastore
Jean Keller venne nominato
delegato generale presso il
governatore generale a Dakar
nel 1940 per attestare che la
loro presenza era soltanto religiosa e non politica.
Nel 1943 venne creata la
Federazione delle missioni
protestanti in Africa occidentale francese (Aof), in vista di
un’azione concertata delle
varie opere missionarie. Il
campo missionario della Costa d’Avorio diventò circuito,
facente parte del distretto
deir Aof presieduto dal pastore Edmond de Billy. Nel 1964,
il circuito diventò distretto ed
ebbe come primo presidente
il pastore Samson Nandjui.
Nel febbraio 1985, il distretto
della Costa d’Avorio diventò
autonomo e si trasformò in
Conferenza, suddivisa in due
distretti; Dabou e Grand-Bassam. La Conferenza conta
oggi cinque distretti; pabou,
Grand-Bassam, Abidjan e i
due distretti missionari di
Daloa e di Bouaké.
Attualmente la Chiesa metodista è in piena trasformazione. Conta oltre un milione
di membri, con 72 pastori e
29 assistenti di chiesa.
Le attività
Sul piano medico-sanitario, la Chiesa gestisce l’ospedale protestante di Dabou
(con servizi di medicina generale, pediatria, chirurgia,
prevenzione), e una maternità a Bécédi. In collegamento con l’Istituto (cattolico) di
comunicazioni per l’Africa
occidentale (Icao), è stato avviato un programma di educazione di lotta contro l’Aids,
grazie ad un montaggio di
diapositive destinato alle
scuole e ai centri di cure.
Sul plano deU’istruzione, ci
sono due collegi a Dabou e a
Abidjan, 36 scuole elementari, la cooperativa agricola degli studenti del collegio di
Dabou, e la cooperativa agricola giovanile di Ahouanou.
A livello sociale operano
l’orfanotrofio di Dabou e,il
Foyer cristiano, centro di formazione e di riflessione su
tutti i problemi della famiglia
(preparazione al matrimonio,
rapporti genitori-figli, condizione femminile, corsi di economia domestica). Ad Abidjan troviamo il Centro Croce Blu, la Casa dello studente
e il ministero urbano e industriale. 1 principali problemi
incontrati sono l’alcolismo, la
disoccupazione, la prostituzione, gli handicappati, la
droga, l’influenza e il numero
crescente delle sette.
Vita della chiesa
La vita della Chiesa protestante metodista è caratterizzata da un movimento di
donne molto attivo, presente
in ogni comunità, con animatrici che visitano i villaggi,
e un ministero presso i malati. I movimenti giovanili sono
raggruppati in un dipartimento. Gli scout sono attivi
Dakar; manifestazione in occasione dei cinquantènario deiia chiesa
soprattutto in città dove aiutano i malati e le persone anziane. L’Associazione cristiana degli alunni e degli studenti protestanti della Costa
d’Avorio incoraggia i giovani
all’evangelizzazionè. Nelia
maggior parte delle chiese
sono presenti le scuole domenicali. Esiste tuttora una
certa reticenza a usare strumenti musicali tradizionali
durante il culto. Vi sono però
feste di canto e di musica,
con corali e fanfare, organizzate dall^associazione per la
promozione della musica
protestante nel paese.
La spiritualità
Aperta ai carismi, con la
sua dottrina evangelica wesleyana, fondata biblicamente sulla fede in Cristo, la
Chiesa metodista confessa
Gesù come Signore e Salvatore di tutti gli uomini. Pone
l’accento sulla santificazione
senzà la quale nessuno vedrebbe il Signore.
1 suoi membri vengono formati per mezzo di studi biblici organizzati nelle classi metodiste, luoghi di condivisione e di testimonianza. La maturità spirituale della chiesa è
confermata dalla sua autonomia. La Chiesa metodista è
pertanto una chiesa missionaria. La formazione dei pastori avviene presso la Scuola
di teologia di Porto-Novo
(Benin), presso le facoltà di
teologia di Yaoundé in Camerún, di Strasburgo, Parigi e
Montpellier in Francia, di Ginevra in Svizzera.
Le prospettive
Dopo 70 anni di esistenza,
la Chiesa metodista deve rinnovare le sue infrastrutture.
Deve inoltre intraprendere
l’evangelizzazione per potersi
espandere nel paese ed aprire
nuovi campi missionari. Per
poter mantenere i suoi impegni spirituali e sociali, la
Chiesa si trova confrontata a
problemi finanziari. In questo
momento sente l’urgenza di
costruire e di attrezzare tino
studio radio per rilanciare la
sua presenza nei media e per
promuovere l’evangelizzazione tramite i mezzi di comunicazione sociale e religiosa.
Sul piano religioso, la Chiesa metodista intrattiene buoni rapporti con tutte le confessioni del luogo, in particolare con i cattolici romani, e
rappresenta tutte le chiese
protestanti del paese nei confronti dello stato. La Chiesa
metodista vive nell’ambito
del pluralismo politico e in
uno stato democratico. I metodisti hanno ottimi rapporti
con lo stato. La chiesa interviene sui problemi del paese
e ha una buona «audience»
sia presso il popolo sia presso
il governo.
Il paese
Le principali risorse della
Costa d’Avorio sono l’olio di
palma, il cacao, il caffè, il legno, il cotone, il petrolio, il
caucciù, le industrie alimentari. Il prodotto interno lordo
prò capite è di 770 dollari per
una popolazione di circa
11.600.000 abitanti. La superficie è di 322.463 kmq.
Le lingue parlate sono il
francese, il manding, il baoulé, il kru, il senufo, lo yoruba, l’ebrié, l’attié, l’adjoukrou, Lagni, il wobé, il guéré,
10 yacouba, il dida, l’abouré,
l’abbey.
Sul piano religioso, le chiese protestanti rappresentano
11 4,8% della popolazione, la
Chiesa cattolica romana il
10,2%, la Chiesa africana
l’8,5%, i musulmani il 24%, la
religione tradizionale il 44%.
(Cevaa)
Al Sinodo della Chiesa luterana di Lettonia
Confermato l'arcivescovo anti donne pastore
Il Segretario generale della .
Federazione luterana mondiale (Firn), Ishmael Noko, ha
dichiàrato che il problema
dell’ordinazione al ministero
pastorale delle donne nella
Chiesa luterana della Lettonia deve essere affrontato
apertamente. Dopo una visita a Riga, Noko ha affermato
il 22 gennaio a Ginevra che la
Chiesa lettone dovrebbe riflettere sulla questione senza
che le vengano posti limiti di
tempo. Come è noto l’anno
scorso la Chiesa luterana della Lettonia, dopo quasi quarant’armi dail’ammissione
delle donne al pastorato, è ritornata su questa decisione,
suscitando numerose prote
ste in tutto il mondo. «Dobbiamo tener conto dei 50 anni di isolamento forzato» che
hanno lasciato il segno nella
vita di quella chiesa, ha detto
Noko.
La Chiesa evangelica lettone,, che conta circa 250.000
membri, in seguito ai problemi sollevati dalla sua decisione, ha deciso di organizzare,
sotto l’egida della Firn, una
consultazione sulla questione del pastorato femminile. A
questa consultazione parteciperanno sia i sostenitori sia i
contrari all’ordinazione delle
donne. Per quanto riguarda
la questione occorre ricordare che esiste comunque, fra
le 122 chiese membro della
Firn, una minoranza contraria al ministero pastorale
femminile.
Nel frattempo l’arcivescovo
luterano della Lettonia, Janis
Vanags, che nell’aprile del
1995 aveva abolito il pastorato femminile, è stato riconfermato nel suo incarico al
Sinodo tenutosi a Riga lo
scorso 18 gennaio. Non c’erano altri candidati perché secondo la locale costituzione
ecclesiastica, dopo un primo
triennio non si procede ad
una elezione dell’arcivescovo, ma solo alla sua eventuale
conferma. Su 308 votanti Vanags ha ottenuto 248 voti favorevoli, 42 contrari e 18
astenuti. (epd)
■ I La proposta di un professore di teologia di Tübingen
Protestanti e cattolici dovrebbero riunificarsi
Per Norbert Greinacher,
professore di teologia all’
Università di Tübingen, «le
differenze fondamentali che
hanno portato alla Riforma e
che hanno influenzato gli ultimi 500 anni (...) non sono
state eliminate, ma non costituiscono più un ostacolo
tale da dividere la Chiesa». Lo
ha dichiarato in un’intervista
al giornale Evangelischer Kirchenbote, di Speyer, in Germania. «È necessario che ci
sia unà forma di autorità ec-'
clesiastica a livello mondiale,
ma non dovrebbe essere un
"ministero di Pietro” come
quello esercitato da papa
Giovanni Paolo II», ha sottoli
neato. «Le due tradizioni cristiane, cattolica romana e
pfotestante, devono riflettere
insieme, in uno spirito ecumenico, su questioni come
l’edificazione di un nuovo ordine mondiale», ha aggiunto.
Un esempio positivo di una
simile collaborazione è stato
il documento finale del Raduno ecumenico europeo
«Pace e giustizia», organizzato nel maggio 1989 dalla
Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Consiglio
delle Conferenze episcopali
europee (Ccee). Per il teologo
luterano tedesco Wolfhart
Pannenberg, i protestanti dovrebbero essere pronti ad ac
cettare il vescovo di Roma
come «primus inter pares». 11
ruolo del papa è da sempre
considerato come un punto
delicato nelle relazioni tra le
varie chiese.
Alcuni responsabili ortodossi hanno espresso una
certa volontà di accettare che
il vescovo di Roma giochi il
ruolo di «primus inter pares»,
e non un ruolo di autorità, in
una chiesa unita. Tuttavia la
recente enciclica del papa
sull’unità «dava l’impressione - ha aggiunto Pannenberg
- che il Vaticano fosse più interessato al dialogo con la
Chiesa ortodossa che non
con i protestanti». (eni)
Christival 96: raduno di giovani evangeli
DRESDA— Gli organizzatori dell’incontro giovanile
stivai 96», che si terrà dai 15 al 19 maggio a Dresda, nell’ex (
mania orientale, stimano in circa 20.000 i possibili parteciti
ti alla manifestazione. Il convegno, che avrà come motto;«
me follow Jesus» dovrà, secondo Wolfgang Freitag, vicepn
dente del comitato organizzatore del grande raduno, spino
i giovani a «inserirsi attivamente nella società», e per far q
sto occorre «creare una cultura giovanile orientata cristia
mente». Fra le varie manifestazioni previste dal programm
«Christival 96» ci sono, fra l’altro, 40 culti, 170 seminari e
shops su diversi temi fra cui principalmente l’ambiente, lat
logia, la società. Nel centro di Dresda è prevista una «z.
creativa» in cui i giovani stessi potranno usufmire di appi
spazi in cui condurre programmi musicali e teatrali. I costi
convegno saranno di circa 4 miliardi e mezzo di lire e verrai
coperti per metà dai contributi dei partecipanti. Altri 5001
boni sono stati già reperiti dal comitato organizzatore, tnei
la Chiesa evangelica di Sassonia ha promesso 60 milioni, d]
mirato organizzatore del «Christival 96» è costituito da giov
appoggiati da diverse chiese luterane, riformate e libere e]
numerose opere ecclesiastiche. («
BRU
Usa: scandalo ecclesiastico-finanziario
NEWARK — Ellen F. Cooke, ex responsabile delle finj
della Chiesa episcopale (anglicana) degli Stati Uniti dal nov
bre 1986 al gennaio 1995, ha riconosciuto di avere rubato
chiesa oltre 1,5 milioni di dollari. Ellen Cooke, che è compj
davanti al tribunale di Newark (New Jersey) il 24 gennaio si
so, >i è dichiarata colpevole; ha riconosciuto il trasferirne
del denaro mbafo al di là dei confini dello stato, nonché lai
de fiscale, e tutto ciò durante un periodo di cinque anni,
ammesso di avere approfittato della sua posizione per trasf
re fondi appartenenti alla Chiesa episcopale su conti batti
privati e per coprire spese familiari. Ha inoltre riconosciuta
non avere pagato tasse su una somma di 310.000 dollari
aveva sottratto alla chiesa nel 1993. Per giustificarsi,
Cooke ha avanzato motivazioni di disturbi di natura psichia
ca. Il tribunale dovrebbe pronunciare la sua sentenza il 29
le prossimo. La Cooke rischia una pena massima di 10
prigione e una multa di 250.000 dollari per .trasferimenti
fondi fuori dello stato, e cinque anni di prigione e 100.0001
lari di multa per frode fiscale. Edmond Browning, vescovo
sidente della Chiesa episcopale, ha detto che il Consiglio
rivo della chiesa ha «attentamente esaminato le circostai
quest’affare, e adottato le misure necessarie perché questo!
si ripeta mai più». La Chiesa episcopale è parte civile contro]
len Cooke e suo marito, Nicholas Cooke, ex prete, per otter^
la restituzione dei fondi appartenenti alla Chiesa. (sppl^
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Germania: campagna di evaneelizzazioBfc&
1 |. i* X- • . II*. ’^fa»idde
degli avventisti via satellite dipnoi
BERLINO — Diverse chiese awentiste in Germania stai
mettendo a punto un programma di evangelizzazione via sì
lite. La campagna, che verrà trasmessa via satellite dal pasi
Marc Finley a Orlando (Florida), dovrebbe iniziare il 6 otti
prossimo e concluderai il 10 novembre. Le Unioni delle chif
awentiste in Germania consigliano fin d’ora alle loro comi
locali di procurarsi antenne paraboliche, ricevitori adal
proiettori video. La conferenze trasmesse da Orlando verri
tradotte in più lingue, fra cui il tedesco. Nella primavera li
una campagna analoga era stata condotta dallo stesso pasi
a Chattanooga (Tennessee). Ogni sera le conferenze biblichì
Marc Finley, che riunivano circa 3.000 ascoltatori, venivano
strasmesse via sattelite in 676 località americane. spplai COfJ ì
Traduzione della Bibbia in 349 lingue
STOCCARDA — La Bibbia completa esiste ormai in 34?
gue. È il libro più tradotto nel mondo. 11 numero di lingue èi
montato di otto rispetto allo scorso anno. Il Nuovo Testamei
esiste in 841 lingue. A questo si aggiungono estratti della Bil
in 933 lingue. Testi della Sacra Scrittura esistono in 2.123 lini
mentre nel mondo se ne parlano circa seimila. Con 601 vei
ni, l’Africa arriva in testa alle statistiche. (spplaì
Laséono
lesege!
•taoaiuto
Usa: le chiese protestanti preoccupate p'
llnvecchiamento dei loro membri
NEW YORK — 1 responsabili di diverse chiese protestanti]
evangeliche degli Stati Uniti manifestano una certa preoC
pazione di fronte all’invecchiamento dei loro membri-.
Chiesa presbiteriana, ad esempio, conterebbe soltanto il !■
di membri di chiesa nella fetta di età compresa tra i 18 e 1
anni, mentre quella stessa fetta rappresenta il 36% della po|
lazione totale. Un terzo dei presbiteriani avrebbe più di 65®
ni, ossia il doppio della media di età del paese. Per quanto
guarda la Chiesa metodista, i suoi membri di età superici*,
50 anni sono passati dal 49% del 1986 al 61 % del 1994.
(If
Inghilterra: campagna delle chiese
il commercio delle armi
LONDRA — Le principali chiese della Gran Bretagna hai®
lanciato il 21 febbraio scorso una campagna comune conti®
commercio delle armi. Fino a Pentecoste (26 maggio), leoi?
nizzazioni ecclesiali e le parrocchie sensibilizzeranno la poj
lozione e le autorità locali per invitarle a fare pressione sul*
lamento britannico affinché si preoccupi di questo probi*]®
Vi è un nesso evidente tra le armi e la violenza. La vendita d*
mi non può essere considerai «orne un commercio ordini
ha ricordato il cardinale Basii Hume, presidente della Coi
renza dei vescovi cattolici d’Inghilterra e del Galles. Non si
neanche giustificare la produzione di armamenti con la s®
guardia di posti di lavoro in Inghilterra, ha sottolineato lOj
Hume. Un recente sondaggio rivela che l’80% dei britanni*
contrario alla vendita di armi a paesi totalitari, anche se
dovesse portare a un aumento della disoccupazione, (sj
Ito dell
5
ì 22 MARZO 1996
' Cultura
PAG. 5 RIFORMA'
Le interpretazioni del Nuovo Testamento nel libro di Gerhard Barth
La croce non fu un segno del destino
Secondo Paolo Gesù muore non tanto in sostituzione del peccatore
ma perché il peccato stesso sia sconfitto per sempre
ino
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BRUNO COSTABEL
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I analisi che fa Gerhard
1 ®arth* delle interpretali della morte di Gesù che
avano nei Vangeli e nelle
natole ei aiuta a comprenjré che la morte di Cristo è
Ito centrale della missione
jmpiuta per rivelarci conÈtetamente l’amore di Dio
¡¡ert’tmianità peccatrice. Il
ssia doveva soffrire queste
se prima di entrare nella
_l|foria (Luca 24,25-26). Si
Wla insomma di un «carattere necessario» della morte
¿Gesù, nel senso di una necessità divina, non già di una
Ssità etica o naturale,
spare qui un momento
efla realtà divina che per
està misteriosa, incomsibile. Non si tratta del
IO, secondo il concetto
); a cui anche gli dei soi&ttomessi. Tale concetto
i^nciliabile con l’idea bica di Dio, siamo piuttosto
(fronte a una concezione
littica. In questo ambirsi parla di un misterioso
litere necessario» di ciò
leve accadere, di «quello
ìiitiverrà negli ultimi gior!))(pp 42-43).
^esta certezza che la pasane e la morte di Cristo corIpndano alla «volontà dità» fa sì che, nella chiesa
tiva, si parli di confortale Scritture, «senza che
vnoscibile un passo prelacui si faccia riferimenti. 43). Piuttosto tardi
lenirne comunità si fa_ no più precisi riferimenti
'^à^iddetti «inni del Servo
del^gnore» di Isaia che effeltiromente sembrano una
tecfizione della morte di
feu,ièosì corrispondente alche più tardi alcuni
studiosi sosterranno che essi
siano alla base della costruzione letteraria se non addirittura un’invenzione della figura di Gesù!
Ma l’autore del libro, meno
fantasioso nelle sue ipotesi,
sostiene che sqlo la fede post-pasquale della comunità
ha potuto vedere legate insieme, nel libro del profeta
Isaia, la missione del Messia
e quella del servo sofferente,
che di fatto in Isaia sono separate. Il Messia è visto venire in gloria e non per subire
una morte ignominiosa.
Sacrificio espiatorio?
L’idea del sacrificio espiatorio di Cristo, nel senso che
la croce è «il prezzo del riscatto per molti» (Marco 10,45) si
precisa poco a poco nel cristianesimo. La Bibbia non ci
autorizza a trarre dalla dottrina della morte espiatoria di
Cristo l’idea che Dio sia sottoposto al destino come un
nume greco o comunque a
una volontà superiore e più
potente che lo domina e a cui
egli dovrebbe pagare un
compenso per liberare i peccatori.
Nel Medio Evo invece si
ipotizzava addirittura che
Dio avesse pagato con il sangue di Cristo il riscatto al diavolo che aveva diritto di
prendersi le anime dei peccatori. In certi quadri si raffigurava Satana che stava aspettando di portarsi via una coppa che ai piedi della croce si
stava colmando goccia a goccia del sangue grondante dalle ferite del crocifisso.
Pare altrettanto assurda e
certamente non biblica Tipotesi che tutto il dramma della
salvezza si svolga al di fuori
del coinvolgimento divino e
umano. La partecipazione alla morte e resurrezione di
Cristo nei solo rito del battesimo (secondo una lettura
forzata di Romani 6) ridurrebbe il cristianesimo a una
religione misterica e «mistagogìca» di tipo greco, dove la
divinità muore in autunno e
risorge ogni anno in primavera, e il neofita si appropria
delle potenza del nume tramite il rito purificatore del
bagno sacro.
Paolo parla non tanto di
ttiorte vicaria in sostituzione
del peccatore, ma dice che
«Dio, mediante questa morte
ha condannato il peccato» (p.
160). Il peccato è già vinto
quindi e noi siamo chiamàti
a vita nuova, a essere uniti al
Cristo vivente. «Anche se dovete ancora morire non ubbidite più ai vostri desideri perversi (...) Offritevi come strumenti di bene al servizio di
Dio» (Roniani 6,12-13).
Morte e resurrezione
C’è la nuova vita che è presente e ci coinvolge facendoci
tutti morti al peccato con Cristo, partecipi e compartecipi
della nuova vita a cui la Resurrezione ha dato inizio., La
teologia giovannea vede addirittura, come spiega Barth,
già ora la potenza che risuscita Cristo all’opera nella passione stessa di Cristo, per cui
descrive la croce come innalzamento, elevazione del Cristo crocifisso a salvezza dell’umanità (Giovanni 3,14).
Secondo Kasemann negli
scritti giovannei «la vita terrena di Gesù è usata solo come sfondo per il cammino del
Figlio di Dio attraverso il
rriondo degli umani e come
spazio dell’irruzione della
gloria celeste»', «la passione
avrebbe una funzione soltanto come ritorno di Gesù nella
gloria celeste» (p. 199).
Tuttavia Barth fa giustamente notare che il quarto
Vangelo non dimentica affatto la crudeltà della morte di
Cristo e a lui appartiene anche l’affermazione che Gesù
«è l’agnello di Dio che porta i
peccati del mondo» (Giovanni 1,29).
Gli agnelli pasquali e
l'agnello di Dio
Sembra proprio che Giovanni, che nel suo Vangelo
presenta Gesù che muore
proprio nello stesso momento in cui vengono immolati
nel Tempio gli agnelli pasquali, sostenga quindi la
teoria della morte espiatoria.
Che la morte e la resurrezione di Gesù siano centrali nel
Vangelo di Giovanni è indubbio, che con essa e per mezzo
di essa Dio mostri tutto il suo
amore, che cioè egli è amore
e questo sacrificio il mezzo di
redenzione dell’umanità è indubbio, ma è proprio necessario parlare di sacrificio
espiatorio? A noi pare che anche per TAtttico Testamento
il sangue dell’agnello pasquale sparso sugli stipiti delle porte degli israeliti fosse il
segno della grazia divina e
della potenza salvatrice del
suo popolo, ma di perdizione
per coloro che non lo credevano capace di salvezza.
Ma gli' agnelli non morivano al posto degli israeliti, non
subivano una morte vicaria al
loro posto.
(*) Gerhard Barth: Il significato della morte di Gesù. L’interpretazione del Nuovo Testamento. Torino, Claudiana, 1995, pp
259, £32.000.
M II centro della fede cristiana
Mistero divino^ logica umana
Il sacrificio di Cristo è il
centro della fede cristiana e
come tale ineliminabile, ma
non è sempre afferrabile e
spiegabile con la nostra logica umana. Tuttavia se siamo
invitati a fare i conti con essa
e a provare di afferrare l’inafferrabile, non possiamo né
dobbiamo adagiarci nella comoda poltrona dell’irrazionale senza prima aver lottato
con esso, anzi contro di esso.
Come hanno fatto i vari autori del Nuovo Testamento,
quando per esempio contestavano, come Paolo, un’interpretazione della morte di
Cristo che faceva sì che alcuni cristiani si credessero già
trasportati dalTeffetto della
morte del Cristo «al di là del
bene e del male e quindi si
davano a una vita non certo
degna dell’amore di Cristo».
L’apostolo corregge queste
idee: è sufficiente leggere i
primi versetti di Romani 6
per rendersene conto. Questo sforzo di comprensione
_della portata salvifica di Dio
In Cristo è stato portato avanti anche dagli ¿tri scrittori dei Nuovo Testamento, come per esempio l’autore
dell’Epistola agli Ebrei con il
paragone con i sacrifici e gli
usi sacrificali nel culto sacerdotale ebraico nel tempio di
Gérusalemme (pp 210-221).
Così hanno fatto anche altri
autori che in base a teologie
diverse, -forse influenzate
dall’ellenismo e da antiche
tradizioni, hanno collegato la
morte di Cristo con la discesa
agli inferi di cui si parla anche
nel credo apostolico (I Pietro
3,19). A questo punto la conclusione di Gerhard Barth,
che vedi caso cita Karl Barth,
ci sembra più che legittima:
«La circostanza che nel Nuovo
Testamento ci venga fatta effettivamente più ¿U una proposta per l’elaborazione sistematica del "pro nobis”, può ricordarci in modo salutare che
noi nella dogmatica non pgssiamo parlare dall’alto dei
cieli nella lingua di Dìo, ma
dobbiamo parlare sulla terra
nel modo più rigoroso ed esatto possibile, in una delle Un- •
gue umane come hanno fatto
gli stessi scrittori dell’A. T. e la
difformità delle loro affermazioni e dei loro concetti ne è la
prova. La teologia in tutti i
suoi aspetti può parlare soltanto per approssimazione»
(p. 224). A nessuno di noi è
quindi lecito dire che il compito è troppo gravoso o arduo
o che si tratta di fatica inutile.
Sottrarci a quel compito
equivarrebbe a sotterrare iU
proprio talento, come fa il
servo pigro della parabola
(Matteo 25,24-28).
-,
Correggio: «Deposizione e compianto sui Cristo morto»
comu
■i adati
I verta
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50 pasti
liblich^
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LUn volume edito dalla Queriniana
La «Storia dell'esegesi»
con i suoi pregi e difetti
faéonoscenza della storia
all'esegesi costituisce un otn 349 B tìmo aiuto nella comprensioigueèa M dei problemi odierni rela;stam^ ^ alTinterpretazione della
;lla Bibl TObid: questa è l’idea, larga123 lini TOnte condivisibile, che co01 veri |titbtece il motivo condutto(sppmf J® di un conciso libretto, reP^^mente edito dalla Que
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Pt L’àutore intende mostrare
1q sviluppo storico della
i^cienza biblica permette di
■haxe il significato e la leiniità del metodo storico®co, nonché la sua Imporla per la chiesa e la teolo^'«iitroppo, però, lo svolgente concreto di questo
^ffitoima è alquanto parse lo schizzo delTese^tica e di quella medie«letiesce a rendere l’idea
dell'
evoluzione dei metodi, e
, pinf dedicate alle ori;Ontf^^J*eicentesche della critica
^ederna (Simon e Spinoza)
i iì°.®'^ggestive, tutto il resto
lUanto lacunoso. Il signie della Riforma e del suo
^ I *o»tri acquisti, par gli rììbonamantì al parlottici avangellel
Librerie CLAUDIAI
principio scritturale è frainteso e banalizzato; anche il
Settecento riceve scarsa attenzione; la critica biblica
dell’Ottocento e del Novecento è quasi ignorata; l’autore sembra aver fretta di arrivare a quelle che per lui sono le vere svolte, cioè l’enciclica Divino afflante Spirita
di Pio XII e la costituzione
dogmatica Dei Verbum del
Vaticano il.
È chiaro che il testo si rivolge a un pubblico cattolico, di
fronte ài quale vuole legittimare l’esegesi moderna. Ma
proprio lo sviluppo di quest’
ultima, dal Settecento ad og-,
gi, non viene raccontato. Il
lettore che desideri un quadro globale della storia dell’esegesi biblica non potrà
dunque limitarsi a queste pagine. Ulteriori letture, in ogni
caso, sono segnalate da R. Fabris nelle pagine introduttive.
(*) P. Gibert: Breve storia
dell’esegesi bibiica. «Giornale di
teologia», 238. Brescia, Queriniana, 1995, pp 226, £ 30.000.
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Sfoòa, 12^'st AVia
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TORINO
tei. 06«
Viktor FrankI
Dio e la
ricerca di senso
In due interviste e due brevi saggi (pubblicati per la prima volta in volume, in tedesco, nel 1982) vengono presentate, in un recente volumetto della Queriniana*, le
grandi linee del pensiero di
Viktor FrankI, nato nel 1905,
allievo di Freud e Adler, deportato nei lager nazisti, fondatore della scuola psicoterapeutica nota come logoterapia. Secondo FrankI l’essere,
umano, oltre che pulsioni e
fattori psichici inconsci, ha
anche una sorta di spiritualità
inconscia, un bisogno di
«senso» (Logòs), con il quale
la psicoterapia deve confi"ontarsi. FrankI mira quindi a
un’analisi globalmente esiStenzide, che aiuti il paziente
a rispondere alla propria esigenza di senso. In questa prospettiva, la logoterapia accetta il dialogo con la filosofia, e
non rimuove il problema di
Dio e quello della fede, pur
presentandosi come tecnica
psichiatrica, in se stessa neutra rispetto al tema teologico.
Il fatto che il libretto esca
nella collana Giornale di teologia potrebbe far pensare a
un’attenzione particolare al
rapporto logoterapia-teologia, ma non è il caso. I quattro testi sono introdotti da
Eugenio Fizzotti, dell’Ateneo
salesiano di Roma.'
(*) V. E. Frankl - F. Kreùzer:
In principio era il senso. Dalla
psicanalisi alia logoterapia.
«Giornale di teologia» n. 237.
Brescia, Queriniana, 1995, pp
134, £20.000.
Una mostra dedicata alle «suggestioni televisive»
Il mondo di segni di Eugenio Bolley
esprime la poesia del mondo e della fantasia
ALBERTO CORSARI
La pittura può scendere a
patti con la televisione?
La fantasia può conciliarsi
con l’uniformità ebe la comunicazione di massa richiede e impone allo stesso
tempo agli spettatori? Sono
domande legittime per chi si
accosti alla nuova mostra di
Eugenio Bolley (Torino, libreria Dante Alighieri, di
fronte a Porta Nuova, fino al
30 marzo) dedicata al calendario Rai 1996 da lui realizza
to. Ma sono anche domande
che appaiono mal poste appena si comincia a girare fra i
quadri. Sono doniande Che
non hanno più senso: la contraddizione, evidentemente,
è stata superata nel momento stesso in cm Bolley ha cominciato a riflettere sul mon|do dell’etere, della trasmissione televisiva, del varietà,
dei segni che circolano intorno a ognuno di noi.
Così quelle lettere elettroniche, quei simboli che siamo abituati a vedere nelTan
«II corrispondente estero»
golino del nostro teleschermo (Raiuno, Raidue, Raitre)«
tanto familiari alle nostre serate, diventano in prima persona «soggetti parlanti» da
queste opere tutte basate su
campi colorati e linee che rimandano a numeri e lettere,
su spaziature che segnalano,
come nel Corrispondente
estero, mondi lontani eppure
vicini grazie alla televisione.
Bolley è anche uomo di
montagna (natò a Gap, appena al di là delle Alpi, vive a
Bardonecchia), come appare
dal «ritratto» del monte Colomion, 0 nel Giardino con neve.. C’è il profilo familiare del
monte, ci sono i segni di riconoscimento (come la manica
a vento), ma ci sono anche linee e accostamenti di colori
che si pongono al confine con
l'astrazione).
E soprattutto Bolley è un
uomo di fede, che non esita a
mettere i suoi talenti artistici
(a prima vista poco «figurativi» se non proprio astrattii in
realtà parlanti a chi si mostri
altrettanto sensibile) al servizio delle opere della fede. Così è in preparazione una «cartella» con la riproduzione di
un suo lavoro che nell’estate
prossima andrà a beneficio
delTUliveto di Luserna San
Giovanni. Sarà anche un’occasione per incontrarlo e
parlare con lui di omini, simboli, cieli stellati e spazi aperti, delimitati dentro le comici
e aperti, apertissimi nel cuore
dì ognuno.
6
PAG. 6 RIFORMA
m
VENERDÌ 22 MARZO m
Forum delle donne
Da Pechino a Graz
Il 24 febbraio scorso rappresentanti di vari movimenti di donne evangeliche
italiane si sono incontrate a
Roma per fare il punto dell’impegno delle donne evangeliche all’interno del movimento delle donne dopo i
due eventi mondiali che
hanno coinvolto decine di
migliaia di donne in tutto il
mondo, con i convegni di
Pechino e Huairou. Erano
presenti una ventina di donne rappresentanti la Federazione delle donne evangeliche in Italia, l’associazione
delle donne protestanti per
la ricerca teologica So/la,
donne legate ai movimenti
femminili denominazionali,
del Collettivo donne di Confronti, di Cassiopea, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e alcune rappresentanti della rete nazionale donne migranti
L’incontro, che si proponeva di essere in continuità
con la consultazione ^lle
donne evangeliche di Santa
Severa del giugno ’94 alla vigilia degli incontri mondiali,
ha cercato di tracciare le linee dell’impegno delle donne evangeliche da Pechino a
Graz, quest’ultimo l’appuntamento ecumenico europeo
che si terra in Austria l’anno
prossimo. E)ue sono stati gli
interventi principali dell’incontro, quello della pastora
Anna Maffei che ha riferito
sul senso e sui contenuti della presenza delle donne-del
Consiglio ecumeriico delle
chiese al Forum e all’Assemblea mondiale di Pechino, e
della pastora Giovanna Pons
che ha proposto una riflessione su diritti delle dorme e
identità di genere fornei^do
alcuni esempi di applicazione di questa riflessione nel
campo della ricerca scientifica e della bioetica.
La giornata è proseguita
nel pomeriggio con il lavoro
di tre gruppi che hanno approfondito le questioni della
economia e lavoro, della violenza e della riconciliazione
coordinati rispettivamente
da Doriana Giudici, Tatiana
Gutierrez e Marie France
Maurin. I gruppi hanno elaborato alcune proposte operative che saranno portate
avanti nel prossimo futuro
nelle sedi opportune. In conclusione è stata ripresa l’ipotesi di dar vita a una rete,
una struttura leggera di collegamento fra organizzazioni e singole donne evangeliche le quali siano così stimolate a consultarsi con periodicità annuale su temi di interesse generale per il mondo cristiano e laico.
Passando per Torino
«Migranti e native: cittadine del mondo». Questo è il
tema del forum nazionale
previsto per il 22, 23 e 24
marzo a Torinn organizzato .
da un composito gruppo
operativo di donne. È una
significativa iniziativa scaturita daH’esperienza del Forum delle Organiz;zazioni
non governative (Ong) delle
dorme a Huairou (Pechino)
nell’agosto scorso. Uno dei
problerfri emersi negli incontri della delegazione italiana era stato proprio il fatto che in Italia non esisteva
nessun collegamento fra
movimenti di donne italiane
e di donne immigrate. A parte qualche eccezione, il femminismo italiano non aveva
mai stretto legami di solidarietà con donne straniere.
Questa presa di coscienza ha
dato i suoi frutti. Già a Pechino, nell’incontro con la
delegazione governativa le
donne italiane e immigrate
hanno sostenuto emendamenti comuni che affermavano i diritti delle donne migranti. Poi a Bologna quando le donne riunite «per portare a casa Pechino» firmarono insieme una presa di
posizione sul tema dell’immigrazione.
Il forum di Torino si presenta come un appuntamento rilevante per il movimento
delle donne in Italia. Si prevede una partecipazione di
donne, per metà italiane e
metà migranti. Per quanto
riguarda i contenuti la pro
posta di programma valorizza i diversi approcci: costruire insieme un’analisi delle
singole realtà e della pluralità di situazioni e contesti,
comunicazione di esperiènze e desidèri, elaborazione di
proposte alle istituzioni per
migliorare le condizioni di
vita e di lavoro, inventare
linguaggio, strumenti e sedi
stabili di comunicazione e
agire comune.
Il forum prevede un giorno intero di lavoro in gruppi
sui temi: appartenenze e
convivenze: ledami o estraneità verso i paesi d’origine;
fauniglia e famiglie: diritti di
cittadinanza e relazioni sociali; salute, sessualità, maternità: libertà e costrizione
nei lavori, indipendenza
economica e ruoli sociali;
pratiche politiche, politiche
istituzionali. Ogni gruppo
sarà condotto da un’immigrata e un’italiana. L’ottica
scelta è quella della riflessione collettiva sulla critica alla
globalizzazione dell’economia con la conseguente tendenza all’appiattimento culturale e all’aggravamento
del divario Nord-Sud.
Le donne evangeliche ita-,
liane hanno deciso di partecipare al forum di Torino e
pubblicizzarlo nelle chiese.
Per adesioni e informazioni
telefonare a Arme-Marie Dupré, al Servizio rifugiati e migranti della Fcei, Roma, tei.
06-4825120, fax: 06-4828728,
o a Antonella Visentin, Torino, tei. 011-6505646.
PASQUA AD AGAPE
Il Centro ecumenico di Agape organizza nel periodo delle vacanze pasquali (4-9 aprile
'96) due incontri di studio per adulti/e.
Campo donne Pasqua
CORPO A CORPO COL MONDO
Il nostro corpo è fonte di saperi diversi, la cui traccia a volte è cosi dolorosa che ci co- '
stringe ad operare una separazione tra testa e corpo, a fermare la percezione e la consapevolezza a livello della mente,
La nostra cultura, del resto, non ci aiuta ad affrontare il problema dell'integrazione fra le
parti, il bisogno dello psicosoma di essere intero, ma anzi spesso nega l’esistenza dei
corpo, l’ascolto di questo e dei suol saperi.
Per le donne sembra esistere un’impossibilità di prescindere dal corpo, che costituisce
una sorta di pensiero materiale. Come recuperare e valorizzare, come dare statuto e autorità di teoria - ^nsiero che interpreta il mondo - a questa nostra capacità di pensare
attraverso l'esperienza del corpo e dell’ascolto di altri corpi?
Campo Pasqua
LE CITTÀ COLORATE
La città, luogo del conflitto e dell’emarginazione non solo di stranieri e immigrate. La
città, luogo dell'Isolamento e della solitudine in mezzo alla folla. Ma anche... la città,
terreno di costruzione della convivenza sociale, insieme variopinto di significati, culture, emozioni.
Per ricevere i programmi dettagliati e le quote di partecipazione ai due campi, scrivere
0 telefonare a: Segreteria di AGAPE -10060 FRALI (TO) - tei. 0121-807514.
W Due ricerche sulla religiosità degli italiani
Solo un terzo segue le indicazioni della
Chiesa cattolica e i «protestanti» aumentano
«Negli italiani è ancora forte il bisogno di Dio, anche se
spesso si avverte l’inadeguatezza della propria fede di
fronte alle ingiustizie e alle
sofferenze del mondo». Lo ha
affermato Clemente Lanzetti,
dell’Università cattolica, durante il convegno che si è
svolto nei giorni scorsi a Milano sul tema «La religiosità
in Italia», per iniziativa dalTUniversità cattolica. Durante il convegno sono stati analizzati i dati della ricerca sulla
«Religiosità in Italia», condotta su 4.500 soggetti di età
compresa tra i 18 e i 74 anni,
curata dall’Università cattolica e presentata in occasione
del convegno ecclesiale nazionale di Palermo dello
scorso novembre. «A seguito
di un crescente impegno delle chiese in azioni concrete
per eliminare ingiustizie e
sofferenze nel mondo - osserva Lanzetti - si registra, da
una parte, un arricchimento
del concetto di salvezza che
trova una sua diretta espressione nell’agire quotidiano;
dall’altra, questa enfasi sugli
aspetti immanenti,può indurre a trascurare la dimensione trascendente della salvezza. Il riscontro empirico
consente comunque di rilevare che, almeno pM ora,
l’impegno caritativo non solo
non è scisso dalla dimensione spirituale, ma anzi svolge
spesso una funzione di
rinforzo nei confronti di quest’ultima».
Secondo Lanzetti, «il modo
in cui i nostri connazionali
vivono la propria religiosità
presenta numerosi elementi
di continuità coJ*passato; circa il 30%, ad esempio, frequenta assiduamente la messa. Inoltre, la maggioranza
degli italiani continua a definirsi cattolica e a credere in
Gesù Cristo (84%). Solo il 5%
si dichiara ateo. E poi, i credenti che non fanno riferimento alla religione cattolica
sono tuttora una piccola minoranza, che si può distinguere in due gruppi; coloro
che appartengono ad un’altra confessione (2-3%) e coloro che credono in Dio o in un
Un’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana
essere superiore ma non si
sentono parte di nessuna re-.
ligione specifica 9 sono semplicemente in ricerca».
Lanzetti rileva anche la
presenza di alcuni grossi elementi di cambiamento, legati
all’emergere di «due formazioni sociali» un tempo quasi
insignificanti. La prima è costituita da coloro che, pur
non dichiarandosi atei, non
approdano a una specifica
confessione e connotano in
modo molto soggettivo il loro
«essere credente» (9%), dimostrandosi predisposti all’esplorazione di vie inconsuete nel campo religioso,
come l’esoterismo, la magia
0 forme dj sincretismo. «La
seconda formazione sociale
emergente - continua Lanzetti - si colloca all’interno
del mondo cattolico ed è
molto più consistente della
prima perché interessa poco
meno di un italiano su tre. Si.
tratta di coloro che, pur dichiarandosi cattolici e credenti in Gesù Cristo, prendono le distanze dalla Chiesa
cattolica in modo molto marcato, esprimendo in maniera
personie e soggettiva il loro
senso religioso».. Infatti, aggiunge Lanzetti, «solo il 28%
degliàntervistati dichiara di
aderire agli insegnamenti
della Chiesa cattolica senza
riserve e il 31% mostra addirittura parecchie riserve. Per
la confessione, ad esempio, è
in atto una tendenza alla
“protestantizzazione”; 11 28%
pensa infatti che basti pentirsi davanti a Dio». Un’altra ri
cerca sulla religiosità degli
italiani è stata pubblicata rei centemente da Franco Angeli
con il titolo «Fedi di fine secolo».
Commentando le due ricerche su «l’Unità», Giampiero
Comolli osserva che ,si tratta
di due ricerche «ampiamente
convergenti». L’espandersi
del sentimento religioso in un
mondo descritto come «desacralizzato» è dovuto al fatto
che «sulle cose ultime, sul
senso del vivere e del morire,
■la cultura attuale laica o tecnologica che sia, non offre risposte, rimane afasica. Un futuro sempre più imprevedibile su una terrà sempre più
piccola e affollata ha messo in
crisi la dimensione deÙ’orizzonte, cioè la prospettiva di
uno sviluppo positivo e progressivo che si possa realizzare con certezza in questo
mondo, nel prossimo avvenire. È la sensazione di vivere in
un sistema al tempo stesso
schiuso e à rischio, a mantenere vivo il bisogno di un’
apertura al trascendente, di
un senso altro e alternativo,
, che la religione riesce a offrire, mentre il pensiero laico
no. Fattasi troppo brutta e
angosciosa, la società realizzata l’uomo fatica a trovare
solo in essa il proprio senso scrive Comolli -. Proprio lo
sviluppo della tècnica favorisce la supposizione che, al di
là delle molteplici dimensioni
dell’universo, possa esistere
una dimensione ultima manifestata dalle religioni».
\ ^ Rigorosa applicazione della legge a Qualiano
Vessazioni per via amministrativa
Gli immigrati costretti a lasciare le loro abitazioni da una
iniziativa del Comune basata sul decreto sull'Immigrazione
ANNA MAFFEI
E proprio pesante l’atmosfera che si respira nel
confronti degli immigrati nel
Casertano. Questa volta non
abbiamo da segnalare aggressioni a danno di migranti
evangelici ma un’iniziativa
deH’amministrazione comunale di Qualiano che ha effettuato nei giorni scorsi accertamenti in 35 appartamenti
occupati da migranti da cui
sono scaturite sanzioni amministrative ai proprietari.
L’iniziativa ha avuto un effetto devastante per gli immigrati che stapno prepararido
la documentazione per ottenere il tanto sospirato permesso di soggiorno, perché
uno dei requisiti indispensabili è avere la residenza.
Dopo gli accertamenti del
Comune molti proprietari,
pensando di evitare la multa,
mandano via gli occupanti.
Le conseguenze sono gravi
non solo perché gli immigrati non sanno dove andare ma
perché se hanno già dichia
rato la residenza in questura
questa risulterà non veritiera. L’attuale decreto sull’imfnigrazione prevede che entro tre mesi i proprietari di
appartamenti dati in affitto a
extracomunitari illegali non
debbano essere soggetti a
sanzioni per l’ospitalità non
dichiarata. L’iniziativa dell’
amministrazione è, oltre che
inutilmente vessatoria, anche sbagliata.
Il problema di alloggi inadeguati, sporchi e indecenti,
dati in affitto per cifre esorbitanti a migranti che non hanno alternative, è effettivamente un problema da affrontare seriamente ma la
maniera scelta dall’amministrazione e soprattutto i tempi appaiono solo repressivi. 11
coordinamento evangelico
migranti del Napoletano ha
organizzato su questi temi
un’assèmblea a Qualiano che
si terrà nelle prossime settimane. Certo è, ed è triste riconoscerlo, che se il Comune ha
cercato goffamente di mandare via i lavoratori stranieri a
colpi di multe ai proprietari di
case, l’ha fatto non solo per la
propria scarsa o nulla sensibilità alla nuova realtà della società multiculturale, ma anche per la forte pressione della gente che subissa i suoi uffici di proteste contro i «negri
brutti e cattivi».
A volte chi cerca di operare
in questo settore si sente scoraggiato e impotente soprattutto perché ha continuamente a che fare con l’ignoranza e i pregiudizi. Ma la vita a Qualiano è difficile anche
per ^i italiani e questo, bisogna riconoscerlo, non aiuta a
sviluppare un reale senso di
solidarietà. Per questo è urgente la nascita di un senso
politico nuovo che riesca a
unire in una solidarietà senza
frontiere coloro che il mercato e le sue leggi schiacciano
senza pietà. Aspettiamo che
qualcuno ponga la giustizia,
quella vera, quella che guarda i problemi dalla parte degli ultimi, al centro del proprio programma politico e
elettorale.
ljgpedizl<
al mlttu
L'iditor
P il diritto
Diritto al ripos(||
sabbatico
Il pretore di Bologna ha r
conosciuto il diritto di 1
voratore avventista, Pieti|
Lanzarini, a godere del
ho di riposo il sabato con
previsto dalla legge di Inte^
tra lo Stato italiano e l’Un
ne avventista (legge
1998). Il pretore ha anche a3
colto l’istanza di urgenzapJ
sta dagli avvocati del Lan2aif
ni, in quanto la non 1
vanza del sabato potrebfe
essere di ostacolo per un i
ritto della persona quale ¿ji
diritto alla libertà di religiol
ne. Lanzarini, che è dipeaj
dente della Sab, la sociei
che gestisce l’aeroporto boi«
gnese, lavorerà la domenica,|
È la prima volta che ciò a
cade in un tribunale italiano!
Intervistato dall’agenzia Nei
ii pastore Domenico Barbili
scia, rappresentante awen^
sta nella Commissione 1
chiese evangeliche per i 1
porti con lo stato, ha affen
to: «Nei decenni scorsi moli
lavoràtori hanno perso il pai
sto di lavoro per coerenzq
con la loro fede. Sia prin
dell’intesa del 1988 che dopil
la Chiesa avventista ha aiute
to centinaia di membri e i
studenti a ottenere il sabai
libero; solo in due casi,
fronte al rifiuto dei datorii]
lavoro, i dipendenti dilor|
iniziativa si sono rivolti al
magistratura per vedere tutej
lato il loro diritto. Ora la leg
è fatta rispettare. Questa!
una vittoria della fedeltàl
Dio e del rispetto della liberi
di religione nel nostro paesal
liiez
'Ne
Ora di religione]
Nonostante la legge, le àcolati del ministero e nunsí?
rose sentenze dei tribunaH,i, -i
diritti degli allievi e delle femiglie alla libertà religi08i|
stentano ad essere riconói
scinti. Questa volta è statoìl|
preside dell’Istituto tecnii
commerciale «VespuccL
Livorno a diffondere capili®
mente in tutte le classili
«messaggio» della Cel per li
scelta dell’insegnamento della religione cattolica.
Di fronte a questa iniziati
va tutte le chiese evangeli™
livornesi hanno scritto uni
lettera al Provveditore rii
vando oltre il fatto cheli]
scuola pubblica italiana noi
è confessionale, «non è coa-|
sentito da parte di un funai
nario pubblico come il pra|
de sollecitare la scelta degl
allievi verso l’insegnatnenti
della religione cattolica, 1®
quanto c’iò costituisce q® |
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nei riguardi delle altre co®'
fessioni religiose».
Fondamentalismi
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Promosso dalle riviste Cd®"
fronti e Qol, il 23 e il 24 W®®'
zo avrà luogo a Reggio Eiff'
Ha, nella sala Rosebud
Medaglie d’oro Resisten»
34) un convegno sul tf®
«Uccidere nel nome di Dio*All’incontro partecipe®®'!
no studiosi del fenomeno ,
fondamentalismo nelle vs®
tradizioni religiose ma ani^ L )•, delfr
esponenti delle comuni
ebraiche, cristiane, ed ìsm
che. Il convegno prevede ®
lezioni di Enzo Pace e P*®
De Benedetti; sono inoltre ,
programma comunicazi'
di Roger Friedland* G®*®
paolo Anderlini, Paolo
Abdulkheir Breggheiche> ®
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Giancarla Codrignani. P®
mattinata di domenic*
marzo (ore 10) è
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' In caso di mancato recapito si prega restituire
^ si miitarite presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
' L'Editore si impegna a corrispondere
^ il diritto di resa.
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Si
La domenica senza calcio professionistico ha cancellato il
rito della passeggiata con la radiolina all’orecchio, magari
anche lungo impervi sentieri di montagna. Ma domenica 17
è stata anche la giornata dei festeggiamenti a San Secondo
dove, malgrado una pioggia insistente quanto fastidiosa, si
sono esibite la banda musicale e le majorette di Torre Pelliee, e moltissima gente si è affollata per le strade del paese
dove l’attrattiva maggiore è stata ancora una volta il mercatino delle antichità e dell’usato. Gran folla anche lunedì alla
fiera di San Giuseppe, fra 1 banchi e le macchine agricole.
VENERDÌ 22 MARZO 1996 ANNO 132 - N. 12 LIRE 2000
C5 è preoccupazione intorno alla sanità nel Pinerolése; gli interrogativi sono tanti, i problemi non mancano e occorrerebbe un grande sforzo di progettualità.
L’unione delle tre Ussl pinerolesi, la nomina di un direttore generale che dopo pochi
mesi è stato rimosso a causa
della decisione del Tar che ha
accolto il ricorso degli esclusi, la nomina di un commissario, l’attesa per le nomine che
tardano- drammaticamente a
venire, non fanno che lasciare
il quadro della sanità nella più
totale incertezza.
Si rincorrono le preoccupazioni e gli episodi di funzionamento non certo ottimale, i
dipendenti vengono spostati
dalla vai Pellice a Pinerolo
IL PINEROLESE E LA NUOVA USL
SANITÀ AL BIVIO
PIERVALDO ROSTAN
impoverendo servizi che ben
funzionavano, ai Comuni
giungono segnalazioni che i
tempi per molte pratiche si
sono allungati rispetto al passato, circola la voce di una
unica lista di attesa per le case di riposo per cui una persona da Angrogna potrebbe
finire a Vigone ma più realisticamente potrebbe accadere
il contrario, con buona pace
della logica del mantenimen
to di una persona, specie se
anziana o malata, il più possibile nel proprio ambiente.
Dalla Regione arrivano segnali contrastanti; delle nomine dei direttori si sa poco:
non saranno gli attuali commissari e neppure i vecchi direttori nominati dalla precedente giunta. Quale indirizzo
può allora avere una Usi che
,cambia dirigente tre volte in
tre anni- e spesso senza che vi
sia una continuità fra i tre
soggetti? Continuano a prevalere le piccole lobby interne a
questo o quell’ospedale o settore di attività?
E gli ospedali valdesi come
si collocheranno nella sanità
futura? Alla recente giornata
dell’ospedale di Torie Pellice
si è parlato di tutto meno che
del ruolo degli ospedali; l’ente ospedaliero è unico per Pomaretto e Torre Pellice ma c’è
questa consapevolezza nel
personale, a partire dai vertici
sanitari? E ancora: nella sanità
che paga a prestazione e che
porta a occupare i letti con lo
stesso malato per il minor
tempo possibile come rispondere alla dicòtoinia: regole
della competitività é funzione
della diaconia evangelica?
;ionfl
Ï, lè 0I-I
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DunJii
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lezioni
Nessuna
irpresa nel
^inerolese
Non c’è stata la sorpresa
|3ell’ultima ora: i gruppi e le
il^|iMe per le prossime elezioni
’'^i del 21 aprile sono state conTjfermate secondo le previsioni
' non c’è stata neppure la
isQorsa frenetica per la raccolta
I delle firme; un po’ alla volta
nei cittadini si fa chiaro il
||;^concetto che per poter pre%vS®ntare liste e candidati oc||:i?orre raccogliere le firme di
'i4ottoscrizione per cui le dil^terse aree politiche contattaÍ no paese per paese quella
l'yentina di persone fidate diPi sposte a sottoscrivere.
^ Per quanto riguarda il colle? 19 della Camera e per il 9
Tìi-del Senato (Pinerolo-Piossasco e Pinerolo-Susa), si con^».ritonteranno gli uscenti Lucio
’ r Malan e Claudio Bonansea
con i candidati dell’Ulivo:
Giorgio Merlo alla Camera ed
Elvio Passone al Senato. Sul
, maggioritario non dovrebbero
'1 esserci molte alternative, ad
eccezione della Lega Nord
che, avendo deciso di correre
:itia sola, proporrà Daria Puño iEese per il posto a Monteci
)ud (vì>E y torio e Ettore Micci per Pa¡istent'ft ' ’ lazzo Madama. Dunque dopo
ul te®*f ' 1 molti valdesi di appena due
jiDio». S anni fa, questa volta l’area di
ipet^ L l^ntro-sinistra punta sul monleno^ do cattolico mentre i due valile : desi saranno schierati col Polo
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Un livello regionale e uno locale affiancato dagli operatori per la promozione turistica
Chiudono le Apt, maggior peso alle Pro Loco
ADRIANO LONGO
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® libertà e con la Lega.
- Potrebbero essere una quindicina le liste sulla quota prottorzionale della Camera.
Non sarà della partita invece un altro ex onorevole, Riccmdo Sandrone, di Torre PelEoe, eletto nel ’94 a Nicheliho per la Lega Nord da cui
pi uscì per formafe con Marno, Costa, Benetto e altri i
; federalisti liberali. «C’è stata
'i- “■ commenta Sandrone - una
Specie di “pulizia etnica”
w interno del Polo cercando
® limitare al massimo le presenze centriste; due soli nostn rappresentanti sono stati
‘msì ripresentati».
Le aziende di promozione
turistica (Apt), venti in
tutto il Piemonte, avranno vita breve: messe in funzione
dopo l’approvazione della
specifica legge regionale nelT87, verranno quasi certamente soppresse entro l’anno.
Ne ha dato comunicazione il
dottor Viotto, amministratore
straordinario dell’Apt pinerolese, durante un’assemblea di
Pro Loco svoltasi venerdì 15
marzo a Pinerolo.
Le Apt sono state vissute
come elementi di scarsa responsabilizzazione, di notevole rigidità operativa e soprattutto con distacco e marginalità sia dagli enti pubblici
che dagli operatori economici; di qui la decisione e l’impegno della Regione a ridefinire l’assetto e l’organizzazione in un disegno di legge
attualmente in discussione.
La gestione del turismo dovrebbe diventare un «sistema» in grado di coinvolgere
effettivamente gli enti pubblici e i privati; la Regione in
quest’ottica manterrebbe i
compiti di indirizzo e coordi
L’ingresso a Ghigo di Praii
namento della promozione turistica ma dovrebbero essere
gii operatori ad essere coinvolti più direttamente, insieme alla Provincia e alla Camera di commercio finora
escluse. È in quest’ambito
che le singole Pro Loco saranno chiamate, dal basso e
con gli altri soggetti esistenti
sul territorio, a gestire le nuove «agenzie locdi di informazione turistica».
«È un giusto riconoscimento di un ruolo propulsivo
svolto in questi anni - commenta Nanni Vignolo, re
sponsabile del comitato piemontese delle Pro Loco -;
dovremo però batterci perché
vengano erogati i finanziamenti nécessari per un buon
funzionamento dei servizi di
accoglienza affinché non accada che quanti svolgono effettivamente il servizio siano
penalizzati».
Sono previsti per il futuro
due livelli: l’agenzia regionale per la promozione turistica
e l’agenzia locale di accoglienza turistica che dovrà
coinyolgerè tutti i soggetti interessati. L’agenzia regionale
dovrà favorire Tanalisi dei
mercati turistici per fornire
informazioni sullo sviluppo
del settore e stabilire le strategie operative, puntando su
campagne promozionali di
informazione sia verso la
stampa che nei confronti degli operatori. All’agenzia locale, verrà affidato il compito'
dell’informazione e dell’assistenza turistica in loco, compresa la prenotazione dei servizi ricettivi e turistici; ciò
dovrà avvenire promuovendo
le iniziative e le risorse locali. Molto dovrà essere realizzato sul piano della sensibilizzazione degli operatori,
degli amministratori e della
stessa popolazione affinché si
riesca finalmente a diffondere la necessaria «cultura dell’
accoglienza» e con essa vere e
proprie proposte di pacchetti turistici da far circolare e
conoscere fra gli operatori di
fuori zona.
Durante l’incontro Fabio
Castagna, delTAscom di zona, ha presentato la proposta
di agenzia «Pineroltour», per
promuovere le iniziative pubbliche e private oggetto della
proposta di legge regionale.
iNQuism
Le chiese valdesi vivono, oggi molto
più che in passato, grazie all’impegno volont^o di molte persone, che vi
esercitano gratuitamente un servizio. Dico più che in passato perché fino all’800
vi erano sostanzialmente due figure che
operavano per il buon funzionamento
della chiesa e per la formazione: il pastore e il maestro di scuola, che aveva anche
funzioni prettamente ecclesiastiche, come la guida del canto durante il culto o il
presiedere ai funerali in assenza o nella
indisponibilità del pastore. Credo, ad
esempiq, che siano ben poche le chiese
che danno una regolare retribuzione ai
loro organisti o ai direttori della corale,
mentre il maestro riceveva dalla chiesa
un regolare trattamento economico.
In assenza di un trattamento economico la chiesa offre, talvolta, un piccolo segno di riconoscenza e gratitudine a questi suoi collaboratori. Così, mi è stato segnalato, il dono che la scuola domenicale
di Lùsema San Giovanni, più precisa
IL FILO DEI GIORNI
MARY JONES
BRUNO BELLIOM
mente dei Bellonatti, offrì nel 1904 a una
sua monitrice. Si tratta di un opuscoletto
di 32 pagine, in cui si narra la storia di
Mary Jones, una ragazzina del Galles
vissuta a cavallo tra il ’700 e T800, figlia
di un tessitore di lane, assai povero. Non
mi interessa qui analizzare la descrizione
della sua vita di ragazzina, né lo stile in
cui questo è narrato. Quel che mi preme
evidenziare è come, attraverso un semplice dono che esprime riconoscenza, la
chiesa in realtà abbia favorito la formazione e Tinformazione dei suoi collaboratori. Perché credo non vi sia dubbio
che questa monitrice, dopo aver letto il
libretto in questione, ne abbia ricavato un
indirizzo per il suo impegno anche nella
scuola domenicale.
In un’epoca in cui la Bibbia era un libro raro, in cui solo poche famiglie agiate se ne potevano permettere una copia,
una ragazzina, Mary Jones appunto, prova un desiderio irresistìbile di possederne
una copia, per poter ogni giorno leggervi
le meravigliose storie dell’amore à Dio
per ogni creatura umana. Una ragazzina
che si impegnerà in ogni modo a risparmiare, a lavorare con piccoli impegni che
le permettano di guadagnare qualche
spicciolo, finché non avrà racimolato la
somma necessaria. Ma anche allora, trovare una copia della Bibbia sì presenta
difficile, perché non ce ne sono in commercio, non se ne trovano proprio. Ed
ecco che il pastore a cui si è rivolta, vedendo il suo grande desiderio, si prefigge
di rendere facile l’accesso alla Bibbia per
tutti; nasce così, nel 1804, la Società Biblica Britannica e Forestiera.
Piano urbanistico
In base alla nuova legge
regionale sulla montagna e
alia constatazione dell’inadeguatezza dell’attuale
strumento urbanistico intercomunale, la Comunità
montana vai Pellice si
muoverà nella direzione di
una «carta di uso del territorio», che fornirà un quadro preciso con il quale i
vari Comuni potranno av- ^
viare i propri progetti.
Pagina II
Contratto alla Skf
L’azienda ha fatto registrare unu sorta di «boom»
nel corso del 1995, e ora
ha firmato con i sindacati il
nuovo contratto integrativo
di lavoro; si tratta di un
contratto per certi versi innovativo rispetto alle vecchie relazioni industriali,
anche se non ihtuicano le
perplessità da parte di alcu-.
ni settori del sindacato.
Pagina n
San Bartolomeo
In occasione dei lavori
di rìstruUùrazione dei tempio di lòiarostino ripercorriamo la storia di quella
comunità e de! suo locale
di culto. Nella stessa pagina proponiamo un incontro
con il sindaco Renzo Costantino, e uno sguardo alla produzione agricola e
vinicola locale.
Piero Gobetti
In febbraio a Parigi è
stato ricordato Piero Gobetti. A margine del dibattito, organizzato con il
Centro culturale valdese,
che ha riproposto un altro
incontro a Torre Pellice il
18 mtÙTio, si è potuto vedere uno spettacolo teatrale
dedicato alTepistolarìo intrattenuto da Gobetti stesso ctm la moglie.
Pagina I\f
8
PAG. Il
E Eco Delle Vai.o moESi
venerdì 22 MARZO
Cronache
TRASPORTI: ARRIVA «FORMULA», CON TANTE
PERPLESSITÀ — Arriverà per il 1° aprile «Formula», il
sistema tariffario integrato dei trasporti che ha lo scopo di
offrire un servizio di più facile utilizzo e con maggiori soluzioni per le esigenze dei viaggiatori. Questi gli intenti di
Regione, Atm, Provincia, Fs; in realtà i pendolari della vai
Pellice e di Pinerolo pagheranno in gran maggioranza un
servizio che non utilizzano essendo per lo più fruitori del
solo treno. Né sono previste convenzioni con le autoìinee
locali per offrire davvero opportunità in più ai viaggiatori;
Satti e Atm infatti non operano né a Pinerolo né in vai Pellice. Le Fs non aumenteranno per ora da parte loro il costo
del biglietto. Intanto gravi disagi per chi lunedì 18 viaggiava verso Pinerolo: un treno bloccato di prima mattina a Bricherasio costringeva a ricorrere al bus sostitutivo (uno), risultato già insufficiente fin da Luseraa. Di conseguenza sono saltate inevitabilmente le coincidenze per Torino.
ANGROGNA: SOSTITUITI DUE CONSIGLIERI — Il
Consiglio comunale di Angrogna, riunitosi la scorsa settimana, ha preso atto delle dimissioni di due consiglieri: Vincenzo Piccione, della maggioranza, e Luciano Franchino
per la minoranza. Ai due dimissionari subentrano i primi
esclusi: Frida Simond, già consigliere comunale nella passata tornata amministrativa, e Albino Pons. Essendo Piccione anche rappresentante in Comunità montana la consigliera Simond subentrerà anche in questo incarico.
ACCORPAMENTI SCOLASTICI: ULTIMO ATTO? —
Lo scorso 14 marzo il Consiglio scolastico provinciale ha
preso una decisione: il provveditorato dovrebbe appoggiarla
passando la palla per la decisione definitiva al ministero. In
vai Chisone verrà attivato un polo verticale a Perosa Argentina con le medie di Perosa e Fenestrelle e le elementari
dell’attuale direzione di Perosa meno Pinasca e Pomaretto;
a Villar Perosa resteranno sia la presidenza per le medie
(Villar più Perrero) che la direzione didattica (situazione
precedente più Pomaretto e Pinasca). L’ipotesi di accorpamento delle medie di Villar Perosa con la Brignone di Pinerolo aveva scatenato vibrate proteste nel mondo della scuola e negli enti locali che avevano avanzato ulteriori proposte
affinché, nel nome della razionalizzazione, non venisse ancora una volta penalizzata una zona che già non conta alcuna scuola superiore. Non si dovrebbe muovere nulla invece
per la vai Pellice, almeno per un anno: manterrà la sua autonomia l’istituto tecnico Alberti di Lusema, resteranno invariate direzioni didattiche e presidenze.
PONTEVECCHIO — Per ricordare il 52° anniversario della
battaglia di Pontevecchio il Comune di Lusema San Giovami, l’Anpi e la Comunità montana vai Pellice organizzano per sabato 23 e domenica 24 marzo una serie di iniziative. Sabato si comincierà con 1’ 11° trofeo di bocce «Staffette
partigiane» presso il bocciodromo; seguiranno gli omaggi ai
monumenti ai caduti a Torre Pellice e Lusema San Giovanni. Alle 20 partirà la fiaccolata dalla frazione Cañavero di
Lusema Alta. Domenica 24 partenza alle 10,15 per Pontevecchio, dove si svolgerà la cerimonia. L’orazione sarà a
cura del comandante partigiano Gianni Dolino.
ALP IN PIAZZA A PINEROLO — Per protestare contro lo
squilibrio della ricchezza e del mercato, per ridare potere
d’acquisto ai salari degli operai, Alp, l’associazione lavoratori pinerolesi,^ organizza una manifestazione in piazza Pacta a Pinerolo sabato 23 marzo alle 10,30.
GIONATA DEI PLANETARI — È giunta alla 6“ edizione la
«giornata dei planetari» che si svolgerà domenica 24 marzo
in molti paesi d’Europa e d’Italia. A Lusema San Giovanni,
presso l’osservatorio del Bric del Colletto, l’associazione
Urania proporrà osservazioni del cielo, proiezione di diapositive, storia dell’astronomia, visita alla sede; inizio ore 14.
croci ugonotte in oro e allento
tesi
& delmastro
(già Bomo)
via trìeste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
Comunità montana vai Pellice
Una «carta dì uso
del territorio»
MARCO ROSTAN
Gli Stimoli lanciati con il
convegno del giugno
scorso sul recupero e la valorizzazione delle bbrgate di
montagna, insieme alle indicazioni contenute nella legge
regionale sulla montagna e al
comune riconoscimento cl\e
l’attuale stmmento urbanistico intercomunale della vai
Pellice (Prgi) risulta inadeguato per gestire le trasformazioni del territorio (avendo
fra l’altro subito una serie di
varianti da parte dei singoli
Comuni) sono alla base di alcune linee programmatiche
che l’assessorato alla pianificazione territoriale e urbanistica sta elaborando e proponendo ai Comuni.
Secondo la legge regionale
sulla montagna, la Comunità
montana deve infatti, entro il
1996, adeguare e aggiornare
il proprio piano di sviluppo
socio-economico, con particolare attenzione all’ambiente naturale, alla valorizzazione delle risorse umane e culturali, allo sviluppo delle attività economiche. Insieme a
tali adempimenti dovrà predisporre una «carta di uso del
territorio» che fornisca un
quadro generale di riferimento per la pianificazione dei
singoli Comuni.
È evidente che sarà indispensabile, per definire questa «carta», la partecipazione
e la proposta dei singoli Comuni: questi infatti dovranno
poi obbligatoriamente inserire nei propri piani regolatori
le indicazioni e i contenuti
della carta stessa. In particolare, per quanto riguarda le
borgate di montagna, l’idea a
cui si sta lavorando è di arrivare a proporre una sorta di
«istruzioni per gli interventi»
che i singoli Comuni dovrebbero adottare: istruzioni che
offrano maggiori possibilità
ai proprietari, superino l’osservanza di norme spesso insensate ma al tempo stesso
siano rigorose per tutelare
l’ambiente, le tipologie costruttive, i materiali.
Verranno altresì presentate
alla Regione delle possibilità
di intervento concreto sulle
attuali borgate, che si colleghino anche alla valorizzazione turistica o agricolo-pastorale. L’assessorato della Comunità montana ha anche avviato il programma che permetterà di avere sul computer
tutte le informazioni necessarie per leggere e capire il territorio, dalla cartografia di
base al catasto: gli uffici tecnici comunali avranno in tal
modo un valido servizio.
Per il prossimo mese di
giugno si stanno programmando, da parte della Comunità montana e altri enti, vari
momenti di confronto, mostre, laboratori, che avranno
come tema unificante quello
della valorizzazione delle
borgate e più in generale del
vivere in montagna: essi permetteranno di raccogliere materiali e idee per proseguire in
modo concreto, anche finanziariamente, questa attenzione al territorio.
Valli Chisone e Germanasca
Sì parla dì viabilità
LILIANA VIGLIELMO
E passato senza grosse discussioni il consuntivo
1995 che la giunta della Comunità montana Chisone e
Germanasca ha presentato
nella seduta del Consiglio di
venerdì 15 marzo. I consiglieri della minoranza si sono
astenuti in blocco. Più interessante, invece, l’assestamento del bilancio ’96 nel
quale è stato inserito' l’avanzo
di amministrazione di oltre
511 milioni, su un giro complessivo di entrate e uscite
che supera i 4 miliardi.
Il progetto miniere ha un finanziamento di 2 miliardi e si
spera di aprire i percorsi al
pubblico nel 1997, in coincidenza con i campionati mondiali di sci. Una grossa spesa
inevitabile sarà affrontata per
il cambio degli automezzi di
proprietà della Comunità, che
sono ormai in fase di declino.
Altri contributi sono destinati
alla sistemazione dell’area intorno all’ospedale di Pomaretto e all’integrazione delle spese sostenute dai Comuni per il
trasporto scolastico. Quest’ultima voce ha raccolto il consenso della minoranza, composta in larga parte da consiglieri dei Comuni di Perrero,
Salza e Prali, i quali da sempre trovano eccessive le spese
per i trasporti degli alunni e
che sulla possibilità di farsi finanziare dalla Comunità montana avevano anche impostato
la campagna elettorale.
La Comunità montana è
inoltre interessata alla ristrutturazione del padiglione Tina
Nasi, nel Centro di soggiorno
di Pra Catinai, dove si svolgono corsi di educazione ambientale per alunni e insegnanti. Mentre il primo padiglione è ristrutturato e funzionante da molto tempo, il secondo edificio va lentamente
in rovina ed è veramente auspicabile che lo rimetta in sesto. Il consorzio che ne ha assunto la gestione, che comprende anche Comuni importanti come Torino e Asti, si
dividerà le spese alle quali la
Comunità montana farà fronte, per quanto le compete, con
un mutuo ancora da definire.
Il Consiglio si è occupato
ancora una volta della viabilità in vai Chisone, in seguito
ad una comunicazione del
prefetto di Torino che fa il
punto sulla situazione. Come
si sa, i punti cruciali sono due:
il completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo, avversato dai Comuni della cintura
torinese, già serviti dal primo
tronco, e l’allargamento della
provinciale che va da San Secondo a Pomaretto, come variante alla statale 23, avversato a sua volta dalla Sovrintendenza ai Beni ambientali.
Sembrano invece fuori discussione le opere di consolidamento delia zona di transito
tra Fenestrelle e Usseaux, dove è più elevato il rischio della caduta di slavine. 11 Consiglio ha approvato un ordine
del giorno dove si richiedono
tutti questi interventi, ritenuti
indispensabili anche solo nella prospettiva del traffico normale da e per Sestriere, soprattutto per dare sicurezza
agli abitanti dei paesi attraversati dalla rischiosa statale 23.
L'azienda è in crescita dall'anno scorso
Le novità
dei contratto Skf
N. SERGIO TURTULICI
Nel settore di fabbricazione dei cuscinetti (gli organi di guida e sostegno per i
pezzi mobili delle costruzioni
meccaniche) forniti all’industria automobilistica, la Skf
Spa è leader in Europa e conquista spazi di mercato sempre più ampi nel mondo. Consociata italiana del gruppo
svedese Wallemberg, la Skf,
che ha stabilimenti di produzione a Villar Perosa, Pinerolo, Airasca, Bari, Cassino e la
sede centrale a Rivoli, nel
1995 ha avuto una crescita
boom, passando da 4.896 a
5.233 addetti. Il 31 gennaio di
quest’anno la società ha firmato con le organizzazioni
sindacali confederali Firn,
Fiom, Uilm e con la Fall, il
sindacato interno aziendale, il
contratto di lavoro integrativo
a quello collettivo nazionale.
«Si tratta - dicono Bizzarri e
Tron, della Fim-Cisl di Pinerolo - di un integrativo che
segna nel settore del lavoro
metalmeccanico un orientamento innovativo».
Luciano Lenotti, direttore
generale della Skf, lo aveva
presentato alla stampa a febbraio come coerente «ai modelli organizzativi della fabbrica snella». L’integrativo
Skf di validità quadriennale è
legato, in questo sta la novità,
al premio di risultato, già previsto dal Ceni, il collettivo nazionale. La somma dei, premi
annuali in precedenza erogati
in forma fissa, consolidati alla
data 30 giugno 1994, e i punti
di produttività quadriennale in
precedenza calcolati costituiscono ora l’importo globale
del premio annuale fisso di lire 1.642.000. Il premio verrà
largito nella misura di lire
1.242.000 per gli anni 199|
1999 e 400.000 lire saran
detratte per essere poi largii
con criteri di flessibilità conw.
incentivo di produttività-effil^
cienza.
Allo scadere dell’accordo dii
4 anni la quota di lire 400.00fl|
sarà comunque pagata e salirà I
a lire 500.000, secondo datef
scale di variabilità, qualora)
l’obiettivo di produttività-effi.f
cienza convenuto nel ’96 traJ
l’azienda e i lavoratori veng/
raggiunto. Si tenderà in defi|
nitiva a una nuova e più sné
organizzazione produttiva, ì
un ruolo flessibile e poliva-}
lente degli addetti nel proces-L E cosi, a
so produttivo, a una crescitajaando e pre
di professionalità e conse«(jellaFgei; q
guentemente di retribuzione
jptrs chies
aguisa di n
lancio, ali(
grosso
dei lavoratori.
La scala di attività in fabfi|jfe periodi
brica sarà così articolata in
quenza: conduzione dellai
macchina, cambio di tipo, a%f
tomanutenzione, controllo
qualità. Le performance ottel^..
nute lungo questa scala determineranno la progressione di
ruolo e di paga. Avere sotto'
scritto un tale accordo inte«^
grativo è segno di crescita nei
sindacati di cultura industriai
le, di superamento delle veci
adfcumeni
se SI
anni afflnch
ipsone sia
le attività
lOcrazia
Sarà dunqu
chic logiche che vedevano nelf diisi ciò chi
salario una variabile indipen-||nezzo, racc
dente dalla produzione. E in;|tche si è sb£
fatti l’accordo in alcuni stabi-j; da^men
limenti non è passato col vot»|. per ii futuro
di tutti, a Villar Perosa noa| zioniéollet
c’è stata maggioranza di si| ogniipngn
nell’assemblea dei la voratori,
«L’erogazione della viaggi#
ranza di premio - dice Lui|,j clima U
Fenoglio del sindacato alter-i
nativo Alp - in gran parte noi 'dipende dal rendimento dei;} Watizi '
lavoratori; in un anno di forti!;
profitti si poteva avere di piin
é non sappiamo che cosa ac-s 9®''® ia pro]
cadrà nei prossimi 4 anni». ‘ ®® ®IÌ6 gen
-sano esser
!■ alle genera
Posta
Ciao Amira
’ite vengano
{lever
4!iiostri
espe
Ciao, Amira.
Speriamo che sia solo un
arrivederci. Dopo due anni
esatti dal tuo arrivo in vai
Pellice te ne tomi alla tua Sarajevo. Chi ti ha conosciuta,
chi ti ha incontrato sulla sua
strada non ti dimenticherà e
tu e i tuoi bambini lasciate in
questa valle montana un ricordo indelebile.
Chi non vi ha conosciuti,
chi non sapeva chi fosse quella giovane donna che puliva i
locali della banca, quella signora magra e carina che
spesso scendeva da Angrogna
- dapprima con un’Ape, poi,
presa la patente con impegno
e coraggio, con una Uno per lavorare, per far compere,
a volte sola, a volte con i
bambini, ha perso un’occasione. Ha perso la possibilità
di conoscere una ragazza sensibile e intelligente, con una
storia drammatica alle spalle,
in fuga da una terra amata,
che in molti hanno cercato di
aiutare, a volte con successo
a volte sconfitti.
Quando siete arrivati tu,
Mersad e Amina avevamo
certo molte speranze e forse
qualche illusione di troppo.
Noq era stato difficile trovare
un alloggio, i bambini hanno
cominciato a frequentare la
scuola a Angrogna e tu hai
cominciato a lavorare; la solidarietà ti è stata di aiuto per
diverso tempo. Ma non tutto
è andato liscio, i problemi di
un’Italia che pure ti è stai
amica sono ricaduti anche su^
di te, un lavoro a tempo pie-'
no non è mai arrivato; hai te;;
nuto duro, hai trovato degl}
amici, hai passato momenti
di sconforto, hai sentito spesso in modo fortissimo la nostalgia per la tua Sarajevo,
più volte hai pensato di tornarvi. Ma forse per te, e per
chi ha cercato di aiutarti e ti
ha voluto bene, lasciare questa valle significava una rinuncia, un dire addio a una
speranza, e così sono passati
i mesi, gli anni.
Adesso quel momento molte volte temuto dai tuoi amici
e così spesso da te annunciato
è arrivato davvero (ma siamo
in molti a non crederci anct}"
ra). Torni dai tuoi familiari’
nella speranza, così dici, cho
la tua terra ti possa riaccogliere, te e i tuoi bambini, eli®
non parlano più la loro li®'
gua, nonostante tu abbia continuato caparbiamente a iistil'
la con loro; che qui lascianUi
nonostante i loro pochi anni»
ricordi e amici.
Ciao Amira, speriamo senza retorica che in un giorn®
non lontano la tua bella Sti'
rajevo possa essere per
noli
meta di vacanza, per poter*'
ritrovare più serena e feli®^
- ■ ;c(»l
Ciao Mersad e Amina, pm*
amici: una guerra cattiva
ignobile ha messo sulle vesti®
piccole spalle una vita già
ca di partenze, arrivi, sepm®
zioni. Arrivederci a SarajeVC'
Carmelina Maurì^
Torre Peli'®*
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malora I
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
96 tate
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1 dei
snell
NA FGEI IN CAMMINO
;iva,i
oliva- i
Toces- J E,oosì, ancora una volta, ci stiamo avvici■escMnando e preparando ad un nuovo Congresso
onseifidellafgei; questo sarà il dodicesimo e si terrà
izionej|j(||tìumene dal 5 all’8 aprile. È tipico delle
chiese di minoranza il fatto di organizn fab-M^ars periodicamente dei momenti “forti” in cui
in se#ij'^pora si ritrova, si ricompatta e si carica,
aguisa di molla, per poi ritornare, con nuovo
idoio, alle proprie occupazioni abituali. Il
iresso è una di queste opportunità e aciisce una valenza particolarmente importante se si pensa al lavoro fatto negli ultimi
anni finché l’attenzione alle relazioni tra le
ine sia un presupposto trasversale a tutte telttività; affinché la Fgei sia un luogo di
^ocrazia reale e di solidarietà autentica.
|Sarà dùnque una grossa emozione ritrovarsi.
>0, ató
)llo
; otti
detep
one
sotti
) Intel
ita nd)
ustri;
e v(
no nelf-dirsi ciò che si è fatto negli ultimi due anni e
dipen-MBzzo, raccontarsi ciò che si è imparato e ciò
E iniji che si è sbagliato. Ma non potremo andar via
aggife
Luigj
alter*?
tenoa
to deh
irmene senza aver tracciato delle linee
per il futuro e senza aver prodotto delle IntuizionSollettive: in fondo, la scommessa di
ogni ingresso è proprio quella di riuscire a
lare delle trasformazioni, in linea con la
le comprensione della nostra vocazione
0\a. Ma per fare ciò occorre guardare
izi tutto sarà bene guardare oltre la
nostra generazione, nelle nostre chiese. Quedi piiì'|®’°^i*'ca che chi sta nella Fgei deve rivolisa ac-ij propria attenzione con uguale tensioli». Msalle generazioni più giovani, affinché possano essere coinvolte nella Fgei in futuro, e
alle generazioni meno giovani, affinché queste sano il luogo in cui quasi spontaneamente vengano riversate le nostre acquisizioni e i
ÌHJstri esperimenti. In particolare vi è molto Incesse da parte delle chiese nei confronti
della ricerca di fede e del lavoro di animazio
' biblica svolto all’Interno della Fgei: anzi, vi
che sujf
^o delle vere e proprie aspettative,
hai anche a livello ufficiale, perché tale
deglil^^O'^io possa essere condiviso su più larimentiv® Occorrerà pertanto capire in che
> spes*Ì,'"°'i° questa condivisione possa diventare sila no*v®^3tica e con quali strumenti possa essere
ajevo, libata avanti.
a tor- j’.- Si pone però anche un problema di coesie pfl|[^nzadi generazioni all’Interno della Fgei. La
'i ha infatti la prerogativa di rigenerarsi abvelocemente, almeno rispetto ad al
rti etil
e qu^
otganizzazioni del mondo evangelico: nel
di cinque anni (ovvero due mandati con. suali), il ricambio può coinvolgere fino al
oi-i P®’’ cento delle persone iscritte. Ebbene,
^ jpid segnali fanno presagire che al pros
inciato,!;"”® Congresso il ricambio sarà particolarsiaoK>i!!' "’®'^f®^''idente, al punto che le persone preanco* 15; copriranno uno spettro di età ampio una
d’anni: occorrerà pertanto arrivare al
:i, cbi, ^PSresso aspettandosi di vedere molte “faciaccO'fif^ove”, ma il convincimento è che nuovi
ni, cW I ^ sono fonte di arricchimento e non mo•o lini’"'Odi timori.
a co®' -V ’dovremo inoltre imparare a guardare contir oltre i confini dei nostri gruppi costi
Va corcare la relazione con altri e altre gioi an 1 ni evangelici e evangeliche, già organizzati
9ruppi propri e 0 non. Nel campo dell’agiorno ‘ dsiu^'®'^® giovanile, la Fgei ha sviluppato
0 sen-,f!9iega2jc
la°S«‘‘ che non può tenere solo
er no‘j|i dig^’ ®c’°' ona se si conviene che l’idea
noterbii |g ^*^® rete di relazioni sia una possibifelice.;; nostra vocazione di credenti,
piccoli "’eri si può fare a meno di cercare
®®* ooloridere tale rete. Sul piano
va detto che alcune recenti espeest dimostrato quanto sia irnportanflessibili: a volte si ottengono ottimi
«va - i
vosb*';
!iàfi^:
ijevo
luriifO
Pellic«
risultati reinventando compiti, composizioni e
prerogative delle tipiche strutture fgeine (le regioni, le giunte, i convegni...). Per altro è da
sottolineare quanto il momento sia favorevole,
visto che molti pregiudizi che in passato hanno pesato sulla Fgei sono venuti meno 0 si
sono comunque ridimensionati. È dunque vitale riflettere sulle motivazioni e sulle strategie
di un’azione in cui i destinatari sono al di fuori
dei nostri gruppi e, possibilmente, compren
dono giovani evangelici ed evangeliche non
appartenenti alle chiese BMV o giovani non
evangelici ed evangeliche (0 interessabili) alle
nostre attività.
Infine, dovremo imparare a guardare oltre i
confini del nostro Paese, sia nella riflessione
politica che in quella di fede. Quanto alla prima, siamo spesso portati a credere che la situazione politica italiana, con le sua diPramiche, le sue vicende di partito e di governo.
FEDERAZIONE GIOVANILE
EVANGELICA ITALIANA
XII CONGRESSO
ECUMENE 5-8 APRILE 1996
arrivi, ore 19.30
sera
Apertura del XII Congr^so
ed elezione del Seggio
Presentazione di Libera
mattino
Plenaria: i centri giovanili
mattino
Culto d'apertura
Presentazione del Consiglio
Relazione dei/lle revisor-i/e
Gruppi: I
(mattino e pomeriggio)
- Notiziario
-GE
- Formazione
- Rapporti internazionali
- Scuola
- Differenza di genere
- Musica
- Finanziamento progetti
- Bioetica
- Riconciliazione: Graz '97
Plenaria:
analisi del mandato,
stato della federazione
pomeriggio
Gruppi tematici:
1) Noi e la società
2) Noi e la fede
3) Noi e i/le giovani evangelici/che
4) Noi e le chiese
Plenaria: presentazione e
discussione delle mozioni
sera
Culto di Pasqua
Festa ^
mattino
Plenaria:
rapporti con i gruppi non federati
sera
CAO
Interviste e racconti su
linguaggi e gesti della fede
Plenaria:
discussione e
approvazione delle mozioni
pomeriggio
Iscrizioni presso Silvia Rostegno,
telef. 06/99.10.186
- Treni consigliaB- laer i'arilvo 18 45 da Roma Tannini per Veltetn; per la partenza
ore 19,38 da Velletri che arriva a Roma
Tenninl alte 20,25.
Elezioni del Consiglio, dei/lle
rappresentanti nei centri giovanili,
dei/lle revisori/e LÌ'.'V'
Culto finale
Partenze, ore 18.3Cy~^|
costituisca qualcosa di unico e (possibilmente) non ripetibile in Europa e nei mondo. Ciò
non solo è falso, ma rivela una visione fortemente contaminata deile spinte centrifughe
rinvigoritesi in Europa negii uitimi anni: spinte
che, nel peggiore dei casi, si sono tradotte in
nazionaiismi e regimi autoritari, ma. che più
sovente si sono manifestate in un atteggiamento di attaccamento ai proprio “particulare”
e di indifferenza verso tutto ciò che vi ruota
attorno. Così, dopo la caduta della cortina di
ferro del 1989 e il consolidamento dell’Unione
europea nel 1992, sembriamo essere tornati
indietro mille miglia, al punto che una sanguinosissima guerra nel Balcani è potuta durare
per quattro anni, nell’indifferenza quasi generale, e il processo di unificazione europea
sembra destare più scetticismi che speranze.
Su scala mondiale, poi, è quasi superfluo ricordare l’accentuarsi del baratro tra paesi di
Nord e Paesi del Sud.
Anche sul piano della ricerca di fede a volte siamo un po’ provinciali e siamo portati a ritenere che tale ricerca abbia caratteristiche
legate imprescindibilmente al contesto di una
gioventù evangelica di minoranza in un paese
mediterraneo in costante crisi politica ed economica, dominato dalla presenza della chiesa
cattolica: cioè l’Italia! Nell’Ecumene europea
si stanno muovendo alcuni importanti treni
che faremo bene a non perdere, primo tra tutti
quello che porterà all’Assemblea di Graz sul
terpatlella Riconciliazione, nel 1997: a questo
e ad. altri processi possiamo dare un apporto
originale, imparando cose nuove ed allargando I nostri orizzonti. (
Guardare oltre, guardare avanti: ciò comporta necessariamente l’attivarsi sul piano
della quotidianità. Nel passato recente, abbiamo posto molto l’accento sulla necessità di rivedere i fondamenti della politica e della teologia; inoltre ci siamo dati dei metodi per riflettere, nell’ottica del pluralismo e dell’ugua.^glianza; il passo che ci manca è capire come
tutto ciò possa essere speso nella dimensione pubblica delle città e dei paesi in cui viviamo. Vero è che tale passo va compiuto con
un atteggiamento di ascolto; ascolto di chi ci
sta accanto e del Dio vivente che, attraverso
chi ci sta accanto, ci parla e ci sorregge.
^ Dunque l’imminente Congresso si preannunzia come un grande spazio di libertà e di
creatività; per sfruttarlo al massimo occorre
innanzitutto esserci e convincere a venirci
chiunque manifesti anche un solo vago interesse! Inoltre occorre attrezzarsi; in questo
tempo di pre-congressi e di attività nei gruppi
è bene preparasi mettendo a fuoco idee, strategie, progetti in modo che al Congresso si
potrà cominciare a lavorare partendo da una
solida base.
Curiosamente il Congresso si tiene in un
periodo per noi non indifferente. Esso si svolge nei giorni di Pasqua, nei giorni cioè in cui
ricordiamo l’evento che sta aH’origine della
cristianità e che continuamente ci scandalizza, ci interroga e ci dà speranza. Per altri versi il Congresso si terrà in piena fase di campagna elettorale, a due settimane di distanza
dalle elezioni politiche, in un momento molto
delicato della vita politica del Paese. Pur con
pesi e valenze indubbiamente molto diversi,
possano essere questi due fatti degli elementi
di tensione attorno a cui far ruotare i lavori dei
Congresso e le attività preparatorie.
Giorgio Bonnet (Sesto San Giovanni)
10
V. 11 WÍÍ
HotiziQríofgei
'' ■ r
/
II pre-congresso Triveneto/Lombardia si è
riunito a Venezia (Foresteria valdese) il 2/3
marzo scorsi: circa 30/35 partecipanti, da chi
di anni ne ha 16 a chi è sulla soglia dei trenta... allietati dallo splendido sole e dalla gioia
di ritrovarci, abbiamo “giocato” a fare i| Congresso (a cosa serve, da chi è compósto e a
quale titolo), ci siamo suddivisi in 4 gruppi tematici che hanno lavorato in modo approfondito.
Due gruppi prendevano spunto dalla specifica realtà Triveneto/Lombardia, dove i rapporti tra gruppi, federati e non, sono proficui convegni regionali e Koinonia in Triveneto, il
coordinamento giovani e l’Informagiovani in
Lombardia - e dove si è svolto un percorso di
riflessione sulla ricerca di fede - quattro convegni sul tema a Venezia. Glia altri due gruppi, liberamente ispirati a una delle proposte
presenti nella relazione del Consiglio, proponevano una riflessione sulla testimonianza, rispettivamente verso l’interno delle chiese e al
di fuori di esse.
In un secondo tempo il “fantacongresso” si
è ritrovato in plenaria, dove sono state presentate, discusse e votate delle mozioni provenienti dai gruppi e dagli spunti emersi in
quella sede; se da un lato il momento della
condivisione del lavoro svolto nei gruppi è
stato forzatamente sintetizzato nella stesura e
discussione delle mozioni, dall’altro la “simulazione” è decisamente riuscita: molti e molte
si sono sentiti più vicini e partecipi del meccanismo democratico congressuale che si esprime per mozioni e ordini del giorno.
Non sono naturalmente mancati momenti
di gioco, canto, passeggiate notturne per Venezia (scusate se è poco...!); abbiamo condiviso il culto con l’accogliente comunità di Venezia-Mestre. In conclusione, un bel pre-congresso, vivace e, speriamo, propositivo in vista del XII Congresso; accludiamo le mozioni
che abbiamo discusso e votato. Arrivederci a
presto, ci vediamo tutti e tutte ad Ecumene!!!
Nicola Rochat
/
Mozioni approvate dai pre-congresso
Fgei Triveneto/Lombardia
1) Rapporti gruppi federati e
non federati
Considerato che negli ultimi anni sempre
maggiori sono stati i contatti costruttivi tra
gruppi federati e non federati e vista la nuova
linea prospettata dalla relazione del Consiglio
che ci propone di perseguire e rafforzare un
atteggiamento interlocutorio e di apertura nei
confronti dei non federati, indipendentemente
dalla ricerca della adesioni; poiché crediamo
in un modo costruttivo di rapportarci con gli
altri e le altre che si fondi su dialogo, confronto, arricchimento reciproco,
diamo mandato al Consiglio di:
a) Indire un censimento sulla presenza di
gruppi evangelici su tutto il territorio nazionale
con l’aiuto delle comunità locali;
b) stimolare i gruppi federati a ricercare
rapporti con altri gruppi evangelici non federati, non necessariamente BMV;
c) stimolare la conoscenza della Fgei come servizio e collegamento per le giovani e i
giovani evangelici convinti e comunque che
frequentare la Fgei ed essere coinvolti e coinvolte nei suoi lavori significa farsene carico
sia a livello decisionale che finanziario.
Approvata con 28 favorevoli e 2 astenuti
2) Ricerca di fede
Il pre-congresso valuta positivamente
l’operato delgru.la.teo e con grande dispiacere prende atto della fine del suo operato; auspica che tutti i gruppi giovanili sappiano trarre maggior profitto dal lavoro sin qui svolto
daipartecipaM ai setpinari di formazione organlàzati d&ponsi§ììpf come da m^datq.^
dello scorso wdgressp/
Invita il Cor^Ì'0io a éùStenere il lavoro éàlle
persone che sì renderanno disponibUl aid organizzare incontiì di studio e momenti di ricer-,
ca permettendoci di continuare il nostro cammino di fede don più stimoli e motivaziohi.
Confrontandoci qui ed ora e ripensando a
tutto il percórso fatti insieme sentiamo necessario ed arricchente continuare a discutere e
parlare liberamente di Dio, consapevoli che
tutto ciò può portarci più dubbi che certezze,
più confusione che chiarezza, più paura che
sicurezza. Abbiamo pariato di Dio, abbiamo
parlato con Lui e di Lui tra noi. Lo abbiamo
immaginato Padre e Madre, Onnipotente e vicinissimo a noi, grande che ci tiene tra le sue
braccia e piccolo tanto da stare attenti a non
perderlo ed allontanarlo da noi, ma ci sono
ancora molti dubbi e molte domande che vorremmo poter condividere ancora una volta:
dove cercare Dio? Dove trovarlo? Lo cerchiamo prima in noi stessi o negli altri?
Invitiamo pertanto la Federazione a approfondire l’argomento a livello regionale e/o
nazionale; invitiamo il Consiglio ad incoraggiare il lavoro in questa direzione.
Approvata con 21 favorevoli e 5 astenuti
3) festimonTàhsta^airintéf^o
%
me chiesa
Avendo 0scóhtratophe ali’interno delle no
a ì&^rar§:;sul teìna della testimonian,
nèmd^ mótpento fondante della vita ¡jl
'ècreómiè.
W
stre comunUà esiste una difficoltà di comuni-,,
cazione tre generazioni, ^ '
■ ‘ avendo notato come i vari gruppi giovanili
trovino problemi ad esprimere la propria fede
alla comunità perché manca l’abitudine al
confronto e sì ha un certo timore ad esporre
liberamente le proprie idee,
avendo riscontrato che spesso i giovani e
le giovani tendono a sottrarsi ai doveri di partecipazione attiva a tute le attività della chiesa
(assemblee, consigli di chiesa, circuito, distretto, sinodo),
il pre-congresso invita i gruppi giovanili a
ricercare degli spazi aH’interno delle attività
comunitarie, ad esempio nel culto domenicale
cercando di concordare con il pastore di volta
in volta una diversa collaborazione.
Invita altresì i gruppi a trovare delle occasioni di incontro come lo studio biblico dove
bypilttendp dafU considerazione che
ultimi anni la riceìcq teologica della
,, coinvolto un numerò sempre maggiore dì
■ vani, aprendo uno spazio dì confronto in
parlare delle nostre immagini di Dio e dd
stro modo di vivere la fede,
llpreci
e'i
ti (um
bria.
libere ¡
ìignanc
ijgdi asst
¡¡ella.Fgei
jg Federa
0fìza, il
gemesti,
éone sull
U
proporre delle animazioni per coinvolgere
maggiormente la comunità; suggerisce caldamente a tutti e tutte gli aderenti e le aderenti
alla Fgei di partecipare attivamente secondo
le loro possibilità alla vita della chiesa senza
timore di assumersi delle responsabilità in prima persona.
Appro\/ata con 19 favorevoli e 8 astenuti
c) riconoscendo il fatto che, se da un ln^
all’interno dei vari momenti di incontro
Federazione riusciamo a parlare del
rapporto con Dio, dall’altro non riuscian
fare lo stesso verso l’esterno con persone»
non hanno fatto il nostro stesso percorso,
d) riconoscendo la nostra comune con
zione di peccatori davanti al Signore, coi
pevoli del fatto che spesso le nostre
sono in una condizione di difficoltà nel farei
stimonianza,
il pre-congresso invita la Federazione aj
flettere e discutere sulla testimonianza api
re da una riflessione teologica, per poi cer
re di comprendere come esprimere la nos
fede nella vita di ogni giorno.
Approvata con 18 favorevoli, 7 asteni
contrario
Hi
verso
4) Testimonianza
l’esterno
a) Riscontrando la disponibilità e l’interesse dì molti giovani evangelici ed evangeliche
pie
ìécipt
into pi
tei
timoni
Alcun
into ti
ire «di
ppc
1:
1C^^À^ÍÀ è LÀ2I0
CasaCac^
INiimiÓ 1996
Un camino, la legna che arde e scricchiola,
una chitarra che suona, un comodo divano: la
descrizione di un incontro galante? No, soltanto l’epilogo di una serata al precongresso
Fgei Centro. Delusi? Deluso può essere solo
chi non ha potuto unirsi ad altri 30 fgeini e
fgeine che in appena 24 ore (tra sabato 24 e
domenica 25) hanno condiviso momenti da ricordare. Parole, volti, suoni, luoghi, emozioni
si affollano nella mia mente; possibile tanti ricordi di un’esperienza durata appena un giorno? Questi incontri non finiranno mai di stupirmi: sulla carta potrebbero sembrare sempre
uguali, anche le persone potrebbero, più o
meno, essere sempre le stesse, eppure ogni
volta si riparte per casa con i polmoni pieni di
aria nuova, con la mente aperta a nuovi pensieri o a vecchi “tormentoni” che si trasformano in stimolanti dubbi.
f“W'‘
Nel pomeriggio di sabato ci siamo divisi in
tre gruppi tematici: testimonianza, liturgia, giovani e chiese. Ho preso parte al primo e di
questo voglio parlarvi. Si è cominciato con il
fotollnguaggio; anche qui ho avuto paura di
trovarmi in situazioni già viste, già vissute.
Niente di più falso: sono stato smentito.
Ognuno di noi ha scelto una o più immagini,
tra quelle disposte da Pasquale su un tavolo,
che meglio si prestavano a visualizzare il nostro concetto di testimonianza: poi ognuno ha
illustrato i motivi della sua scelta. Devo confidarvi che in tutte quelle descrizioni ho trovato
poco delle considerazioni che avevo fatto
guardando le immagini sul tavolo. Ognuno
aveva visto qualcosa che gli altri non vedevano, non c’era odore di luoghi comuni; questo
mi ha fatto pensare: spesso alla cultura
dell’Immagine diamo dei connotati negativi,
ancor spesso la contrapponiamo a quella
scritta 0 a quella orale; la prima, così ricca,
tende a saturare i nostri sensi, la seconda lascia spazio alla mente e alla fantasia di cogliere nessi e pensieri che la comunicazione
non ci offre esplicitamente. Non è forse questo un luogo comune? Non è tanto il nostro
atteggiamento verso il messaggio, qualunque
esso sia, ad essere passivo o attivo piuttosto
che la forma e il mezzo con cui esso viene
proposto?
Si è anche parlato di testimonianza; ma
non c’era un dato certo di partenza, non si
era nelle condizioni di pensare modi per darla
o viverla: si era in una sorta di stato confusionale. Pasquale stesso ci ha chiesto, in modo
chiaro, di parlare di una nostra esperienza in
cui abbiamo ricevuto testimonianza e noi, invece, abbiamo parlato del nostro tentativo,
spesso spaurito e incostante nel tempo, di
darla. Pasquale ci ha ascoltato, ci ha ringraziato delle nostre parole ma ci ha infine fatto
notare che avevamo completamente capovolto la domanda: segno della nostra confusione, stanchezza, incapacità di intendere? Fate
voi, ma a noi questo stravolgimento di gruppo
non è sembrato privo di significato.
La mattina di domenica è stata in gran parte dedicata ad una animazione biblica sul testo di I Samuele 17 che narra dello scontro
tra Davide e Golia. Si è lavorato in 4 gruppi
che facevano riferimento ai 4 personaggi
chiave del racconto e della nostra animazione: Davide (il giovane cristiano), Eliab (il
conformismo), Saul (la Chiesa), Golia (il nemico esterno, il mondo). Sono venute fuori
delle piccole scene, dei cartelloni, brevi riflessioni. È stato interessante notare che il gruppo su Golia ha presentato il proprio personaggio non come l’antieroe, bensì come un archetipo di uomo - i cui caratteri sono la pesantezza, la chiusura, la grandezza come de
bolezza - che si contrappone a Davide, i
connotati sono la leggerezza, l’aperturà;
piccolezza come forza. Anche Saul è sti
presentato in modo inconsueto: un capo
dopo 40 giorni di battaglia, è chiuso nella
tenda e si chiede se Dio sia davvero dalla
parte in questa guerra, se Dio voglia nuOi<
mente salvare il suo popolo. E cosa direi '
Davide? Quanto c’è in questo personaggi!
così sicuro della protezione del suo Dioi
spingersi ad affrontare un gigante, che pd
siamo ritrovare nel nostro modo di essere gii i
vani cristiani?
Altro ancora si potrebbe condividere, n>
forse conviene usare le ultime righe per aid '
ringraziamenti. A Claudia, Laura e Pasqu^
per aver investito del loro tempo per orgaflii r
zare questo pre-congresso; ad Alessan#
per II suo messaggio nel culto domenica
costruito suH’immagine di un muro che nodi
simbolo di separazione e occultazione d
luogo di incontro, dove le parti costituenti m* >
hanno tutte la stessa identica forma ma ogd
na sia diversa e capace di modificarsi pel®
costarsi ed aderire a quella vicina.
Un saluto a chi c’era e uno più grande ■
chi è mancato: l’occasione per rimediare^
vicinissimo Congresso.
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11
I ; ¡jpfecongresso Sud si è tenuto a Catanzai e 25 febbraio. Buona parte dei partecipti (una ventina in totale) proveniva dalla
itria. È stata una buona occasione per
^ere I rapporti con i gruppi di Catanzaro e
gnano (CS) che hanno espresso il deside^di essere più collegati alla realtà nazionale
¡fglla fgei e che probabilmente aderiranno alIg Adorazione. Speriamo di rivederli al Con
I tèmi in discussione sono stati la testimo^za, il Mezzogiorno, giovani e chiese. Oltre
{¡¡questi, è stato proposto un gioco di simulasene sulla scuola.
me testimoniare? E che cosa? Qui le opinioni
cominciavano ad essere diverse.
Alcuni hanno detto che l’oggetto della testimonianza è il nostro incontro con Dio (che si
ripete) e che testimoniare vuoi dire ricordare e
raccontare. Ma come avviene questo «racconto»? Abbiamo dato molte risposte. Secondo alcuni/e la testimonianza è legata sempre
ad un fare: chi testimonia deve «parlare con
la propria vita» e dare testimonianza delia
propria fede con con dei gesti concreti. Questa posizione esprimeva il desiderio di rendere pubblica ia nostra fede e coinvolgeva tanto
ll/la credente singolo/a quanto la chiesa: testimoniare vuol dire... parlare, aiutare, essere
presenti neila vita politica deila città, avere
una condotta «giusta», uscire dalle mura della chiesa. In altri casi si ricercava una modalità più sommessa di testimonianza: testimone
è anche colui o coiei che resta in siienzio, che
ascolta chi non crede o ha una fede diversa,
che cerca di capire i bisogni della realtà in cui
vive, che si Umita a raccontare ii proprio incontro con Dio... e voi come ia pensate?
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^STIMONIANZA
iiUn piccolo gruppo (visto i’esiguo numero di
fiecipanti) ha approfondito questo argolento partendo dalia propria esperienza: chi
fèUa testimone? Che cosa significa per me
Smaniare? La testimonianza non è limitata
|Vad,à/ct/ne persone, perché ogni credente in
ìhto tale è anche testimone; né bisogna
' «doti» particoiari per essserio: su questi
upposti eravamo tutti/e d'accordo. Ma co
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tUp^simpatico gioco di presentazione ha
dato inizio alle attività, seguito dall’Intervento
di fusolo Ferrerò che ha testimoniato l’espesereg^ i danza fatta dalla Fgei degli anni 70-’80 nel
politico all’Interno delle comunità. Si
lere, nf d poi aperta una discussione per individuare
eralcd tifino achei punto, nella vita di un credente, fe
I rands I
liare
RIA, VALUE tJ'AOSTA f r. ,
Perosa à-a.mafzo 1996.f^
e politica siano indipendenti o si condizioy,, jO invece a vicenda.
temi affrontati nei laboratori sono stati: la
Politica, l’aspetto giovanile, l’identità sessuale
ia. Al momento della plenaria sono
asqiiil
organi
ssani
enicaH
le noifi
one i* state discusse le istanze prodotte dai singoli
entind 9fuppi; per quanto riguarda l’aspetto politico è
ia ogid ,-‘-®fnersa l’esigenza di riflettere sul rapporto fra
j perdi ‘fede e politica, in particolare sul ruolo della
, '^9ei nell’ambito politico italiano, il rapporto
’ le sinistre, il valore che potrebbè avere
'^h’eventuale apertura a destra o ad altri
®d®ntamenti.
, Vesigenza di discutere dell’identità ses(Ron# ^uale è stata espressa con vivo interesse: saf6bbe più che utile riconoscere un’identità di
Henere e capire cosa significhi e cosa com1/porti essere oggi donna 0 uomo in modo conciente e libero da influenze culturali del passato.
Se gj è parlato in modo ampio di questi
oe aspetti, non meno ampia è stata l’atten®one data al problema giovanile, sollevato
ella Fgei-Piemonte e non pienamente senti° Ideile Valli, il nodo del problema nasce
pii liWifferenza mostrata dai giovani nei con^hti delle comunità: ciò si rileva non solo
iie presenza di gruppi non federati, ma daldispersione di ragazze/i dopo la conferma¡one, dalla mancanza di proposte aggregacnali e dalla scarsa partecipazione alla vita
della comunità. La Fgei di Torino, sulla base
di incontri e lavori al riguardo, propone che la
Fgei possa farsi interprete presso la chiesa
evangelica affinché si crei^ una vera e propria
politica d’incontro e apertura alle nuove generazioni, a partire dal modo di fare catechismo
offrendo ai giovani non solo un’infarinatura religiosa, ma anche occasione di aggregazione.
Inoltre non è stato solo decorativo il cartellone-millepiedi su cui ciascuno era invitato ad
esprimere opinioni e suggerimenti relativi ai
diversi argomenti che si discuteranno al prossimo Congresso nazionale.
Il pre-congresso Nord-Ovest si è concluso
con un culto in cui si è cercato di restituire alla
Santa Cena il suo significato di comunione: è
stato proposto che ognuno portasse su un tavolo un oggetto, materiale 0 simbolico, che gli
sarebbe piaciuto condividere con gli altri.
Michela Bellino, Cristina Ferrara
e Paolo Montesanto
5)))
TESTIMONIANZA
Ancora nella splendida cornice dell’ormai
mitico Campo Sardegna, si è svolto il precongresso 1996, ^confortati dai bellissimi ma soprattutto «asciutti» locali del nostro campo.
Ospiti d’eccezione la supercalifragilestichespiralidosa segretaria di tutte le segretarie:
Silvia Rostagno, la cui fama mondiale rasenta
ormai anche quella europea. Insieme a Silvia,
una delle firme più celebri della stampa mondiale: parliamo ovviamente di Lula Nitti.
Attraverso alcuni giochini abbiamo sviscerato, sventrato, squarciato, trattato due argomenti: la testimonianza e il rapporto tra giovani e chiese.
Riguardo la testimonianza è emerso che
per alcune e alcuni di
noi essa non riguarda
solo la fede ma, con
grande sorpresa, anche valori che sembrerebbero scomparsi ed
invece sono una realtà
del vivere quotidiano
della young generation. La testirhonianza,
per alcuni/e di noi, è
un discorso che supera i concetti di credente/non credente.
La nostra discussione è poi passata al
«chi» testimonia e
«che cosa» testimonia. Inutile dire che le
posizioni espresse sono state molte, ben più dei partecipanti! La
parola testimonianza (così mi ha detto Silvia
Zerbinati!) vuol dire ricordare, aver visto personalmente e confermare la veridicità di un
avvenimento. Siamo aliora giunti alla conclusione che ciascuno di noi è testimone di un
vissuto. Ma allora la domanda nasce spontanea (Lubrano): si può sempre dire che un quaisiasi atV V to di solidarietà - per esem
■ ■ pio - sia conseguenza di un
" " atto di fede? È lecito che i
credenti e le credenti spieghino i sopraccitati atti come
segni di fede? E in che modo, se può, un credente deve ricevere testimonianza da un atto umanitario di un non credente? È giusto intenderlo
come segno dell’amore di Dio 0 non è un atto
rischioso di «invadenza» da parte di chi crede?
E se questo non fosse altro che proselitismo?
i
Gianluca Puggioni,
Nadia Palumbo (Cagliari)
GIOVANI E CHIESE
Giocando ancora siamo giunti al rapporto
fra giovani e chiese. Un rapporto forse tormentato ma circondato, a dire il vero, da una
serie di pregiudizi poco produttivi! Ciò è dovuto forse al fatto che in gran parte delle comunità giovani e meno giovani restano due correnti che non si incontrano. Da qui nascono i
vari se, ma, forse...
Si sa, i giovani non sono mai parte maggioritaria in una comunità ed è anche vero
che non hanno grossa parte dal punto di vista
delle contribuzioni economiche; ma è giusto
pensare che un giovane sia un buon credente
solo se «va spesso in chiesa»? E non è forse
vagamente vergognoso pensare che sia ancora migliore se contribuisce alla vita economica della comunità (qualcuno ha raccontato
proprio esperienze di questo tipo!)?
Certo, è anche vero che non ci si può definire credenti solo perché si organizzano campi e feste delle scuole domenicali, ma bisogna
riconoscere a chi fa ciò, che anche questo è
testimoniare Dio.
0 forse stare in un campo non è stare con
Dio?
Vorrei poter dare delle risposte alle do
mande nate al nostro precongresso, ma non
mi è possibile, anche perché non Sono un
membro effettivo di una comunità...
Mi sembra di avvertire dalla parte giovane
una carenza di fiducia nei loro confrónti, che
spesso induce ad arrendersi in partenza. Credo sia abbastanza limitativo guidare i/le giovani ih una direzione prestabilita (culto, studio
biblico ecc.), considerando che possono e
sanno fare anche altro. Perché non provare a
far condurre loro una studio biblico,, magari
con una loro animazione? È stato bello poter
partecipare attivamente ad un culto, perché
non ripetere l’esperienza in uno studio biblico?
È molto importante che giovani e meno
giovani si tengano in stretto contatto; solo il
confronto può arricchire entrambe le parti.
Concludo con un dubbio: dov’è la componente intermedia delle chiese (le persone fra i
trenta e i cinquanta)? Si sarà estinta?
Non lo so. Dimmelo tu.
Gianluca Puggioni (Cagliari)
Mezzogiorno chiama
Itaiia risponde
(Cronaca di una rinascita annunciata)
Siamo partiti 'da Catania, Riesi e Lentini
con molte speranze e poche persone; siamo
ritornati in pochi, ma con moltissime speranze, maturate in quei due giorni, il 9 e 10 marzo al Servizio Cristiano di Riesi dove abbiamo
affrontato temi scottanti di rinascita deila
FGEI Sicilia, con proposte nate lì per lì da
portare al Congresso. Abbiamo anche una
sorpresa, ma per adesso deve rimanere tale.
La problématica del Mezzogiorno ha riscosso notevole successo, come la voglia di
fare rinascere Adelfia e di avere un rapporto
più intenso con le chiese. Interesse dal quale
sono scaturite svariate proposte che verranno
illustrate nel documento da presentare al
Congresso.
Ci siamo anche divertiti, abbiamo conosciuto tanta beila gente, come d’altronde nello
spirito della FGEI.
Si sono svolte le elezioni della nuova Giunta, che vedono come giuntarole/i: Elisa Spada, Emanuele Rizzo, Nadia Scuderi, Giuseppe Licata.
per la FGEI Sicilia
• Emanuele Rizzo
Slf^ECONCRESSI ^ PRECONGRESSI PRECONGRESSI ^ PRECONGRESSI ^ PRECONGRESSi
12
SARANNO FAMOSI
f ¿ruppi alla ribaltai
Non mi sarei
mai aspettato di
pezzop*rl)ri
tare il gruppo giovanile di Udine%^(iizi
meno fino a ieri sera. Inaspettata è stata infatti la telefonata della redazione del Notiziario e
richie
IW#ltJ^o^0Am^^iKe già dal 1989,
mentre per Gorizia occorre fare un altro discorso. Bisogna premettere che a Gorizia i
giovani sono tre e avendo
avuto per molti anni il pa-| l^f MCT ^^XDi 7IZX
stare in comune con Udi-wl»/ll lli**WWril4Lirj
ne, la scelta più logica è
stata quella dì incontrarsi con i giovani udinesi
(le due città distano una tr|
runa dall’altra). Diciamo cR
questo legame è diventato^
ci si frequenta molto, anche oltre l’ambito dellajchiesa. Il gruppo è formato da una quindicina di giovani la cui età varia^ra i 17 e i 28 an
todo di animazione che più preferisce. Il gruppo pg si occupa dei bazar delie due chiese,
bbiamo un banco vendjta con materialostra fattura. Nell’ultimo bazar il ricavadif nostro banco è stato offerto a Villa
Olanda, considerando l’ottimo rapporto |;J’amicizia con il grupm i§ì Torii^ §
Siamo attivi Jhcfi^ pt il
culto Fgei, tenuta^’ MesSocffnenrca fmma a
Gorizia e poi a Udine.
Anche se non siamo iscritti alla Fgei (lo
eravamo qualche anno fa) partecipiamo attivamente ai convegni regionali, ai seminari di
formazione, ai Congres
„ |tri l^iy^iyi^cata di discutere
su tèmi riguardanti la Bibbia. Quest’anno, a
turno, una persona del gruppo sceglie un tema e propone la discussione seguendo il me
si e campi: dove si può
jtare in compagnia e divertirsi c’è sempre
ualcuno di noi! , ®
lochi per la gio^£Ì^^l^^^^^^^^ole
domenicali del Triveneto. La voglia di fare e di
divertirci non ci manca, nonostante tutti i nostri impegni riusciamo sempre ad incontrarci.
Spero di avere dato un’idea delle nostre attività e invito chiunque ne abbia la voglia di venirci a trovare; non se ne pentirà! Ciao a tutti.
Mario Colaianni (Gorizia)
CHI L'HA CRISTO?
Convegno Fgei sulla Cristologia,
Bobbio Pollice 27-28 gennaio 1996
Ci siamo trovati nel pomeriggio di sabato
nella sala davanti al tempio e abbiamo iniziato
con un bel gioco di presentazione, in modo
che i nuovi arrivati si sentissero subito a proprio agio. Dovevamo dire, oltre al nostro nome, la prima cosa che ci veniva in mente su
Gesù Cristo. E già qui si sono sentite cose interessanti. Il bello è venuto quando si è trattato di scrivere in mezz’ora un breve racconto
che avesse come personaggi almeno due
persone: l’autore e Gesù. Anche qui sono
emersi diversi rapporti tra noi e il Messia: chi
lo vedeva come un amico, chi come un fratello, chi come un passante per strada... Certo è
che la gamma di proposte era davvero molto
vasta: da qualche racconto più divertente si
passava ad altri che facevano riflettere molto.
È poi giunto il momento del gioco di schieramento che ci ha tenuto mentalmente molto
impegnati fino all’ora di cena. Il bello di questo gioco è che è capace di smontare tutte le
tue certezze come se nulla fosse e allora cerchi di far valere le tue convinzioni, più o meno
radicate, lottando con le unghie e con i denti.
Dopo cena è iniziato il momento più ludico
del convegno. Divisi accuratamente in due
gruppi, siamo stati resi partecipi, una volta
tanto, di quello che si prova nei quiz in TV.
Certo, quello a cui abbiamo partecipato noi
era molto fazioso, ma anche più divertente. A
domande del tipo “Quanti libri ci sono in totale
nella Bibbia?” si alternavano mimi, prove di
disegno, giochi tipo Taboo (far indovinare una
parola senza pronunciare le cinque che meglio la spiegano che sono scritte su un foglietto) e ancora prove di retorica e dialettica applicate. In un minuto bisognava preparare un
convincente discorso di cinque minuti che
trattasse argomenti di scottante attualità come il dogma secondo cui Dio avrebbe scelto,
per suo imperscrutabile disegno, di salvare
soltanto le persone brune e di dannare i biondi.
La serata è poi proseguita con giochi a tema e non, fino a quando, sul far dei giorno, ci
siamo decisi di andare a dormire.
Dopo aver avuto il tempo di sdraiarci comodamente nel sacco a pelo, ci siamo dovuti
alzare, perché era il momento di seguire una
relazione di Serena Ribet sulla cristologia e
su tutti i nodi che nascono affrontando un simile problema. Dopodiché tutti al culto, dove
abbiamo anche cantato uno spiritual “per la
gioia” dei membri della comunità. Dopo il
pranzo ci siamo dovuti impegnare in un altro
momento di grande impegno mentale: tre
gruppi su tre problemi legati alla figura di Cristo.
Qui ci siamo accorti che non si può trattare
un simile argomento senza tirar fuori altre decine di difficoltà connesse e abbiamo finito
per analizzare la metà delle centinaia di cose
che ci sono venute in mente. D’altra parte
non avremmo potuto andare avanti ancora
per molto, visto il copioso fumo dalle orecchie
di qualcuno per surriscaldamento di materia
grigia.
In ogni caso è stato come sempre un insieme di bellissimi momenti di socializzazione affiancati da interessanti riflessioni che poi ti lasciano qualcosa dentro.
Che ne dite? La prossima volta siete dei
nostri?
Carla Necchio Claudia Cardon
¡M
Chi sei tu?
Nella luce del giorno i suoi capelli
avevano I riflessi delle piume dei corvi. Non avevo mai sentito tanto intensamente ia presenza di una petsonk.
Ogni suo gesto era comunicativo,
rassicurante, lento e preciso: Sapeva.
Semplicemente sapeva. La sua'sicurezza serena mi affascinava, mi trsdnava, mi divorava la voglia di chiedere, di sapere chi era... Indecifmbìie.
Le intuizioni che avevo di lui erano
vaghe, troppo vaghe, volevo di più,
volevo delle risposte, qualcosa che
mi togliesse ogni dubbio sulf’origine
dei suo carisma...
Por arrivò gente. Tanta gente. Lo
spingevano, lo gettavano a terra. La
sua espressione, I suoi movimenti
non erano cambiati. La sua pace andava oltre. “Tu (àìi credi che io sìa...?"
Sarah Piras
r
K
Per la prima volta nella storia delia Fgei ci sono stati 6 pre-congressi! Uno per la Sicilia, uno per la Puglia, Calabria é Campania, uno per la Sardegna, urio per il centro
Italia, uno per ii Nord-ovest e uno per il Nord-est Speriamo che questa dislocazione
abbia potuto raccogliere un maggior numero di persone. Aspettiamo con ansia il Congresso per sentire le proposte di lavoro per i prossimi anni.
La raccolta delle adesioni quest’anno è andata molto'bene: alla fine di febbraio erano arrivate le schede di due terzi dei gruppi Fgei. Per quanto riguarda le iscrizioni al
Congresso vi prego di ‘muovervi’ affinché troviate ancora posto.
Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie ha indetto ’’Giornata nazionale per la memoria e l’impegno" il 21 marzo, l’inizio della primavera.
Quest’anno la manifestazione si terrà a Roma, sulla piazza del Campidoglio, con la
partecipazione del presidente Scalfaro; per tutto il giorno verranno letti in piazza i nomi
di tutte le vittime di mafia. La memoria e l’impegno sono idee molto presenti nelle nostre priorità, ma questa volta le condividiamo con moltissimi altri movimenti e questo ci
dà più forza. Forse questo momento serve per ricordarci che non tutto si è fermato per
aspettare il Congresso Fgei (!), ma che anzi è proprio il mondo civile a stanarci.
\ Silvia Rostagno
hi passa
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Eeairinteni
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uve che cì
ion'wo cei
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atti
103. Si nomina Luciano Kovacs rappresentante del MCS.
106. Si approva il preventivo 1996.
111. Si nominano Michela Bellino, Cristina Ferrara, Manuela Molinari, Paolo Montesanto, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro Romeo membri della Redazione torinese del Notiziario.
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Al CONFINI DELLA VITA
On thè Edge of Life: questo è stato il tema
della conferenza del WSCF (World Student
Cristian Federation) tenutasi a Strasburgo dal
18 al 25 febbraio scorso presso lo Europian
Youth Center. Erano presenti studenti di ogni
parte d’Europa, in genere non più di un partecipante per stato.
Siamo arrivati quasi tutti da soli dopo un
lungo viaggio in un centro dove non conoscevamo nessuno e dove si parlava una lingua
diversa dalla nostra. La cosa positiva è stata
che non è occorso molto tempo per aggregarsi: dopo qualche difficoltà iniziale dovuta principalmente alla poca confidenza con l’inglese,
siamo subito riusciti a dialogare.
Abbiamo trascorso una settimana intensa,
ricca di discussioni e di interventi.’ I temi trattati erano diversi, ma per come era stata organizzata la conferenza non è stato possibile
prender parte a tutti.
Tutti i giorni ci dividevamo in piccoli gruppi
di 6/7 persone. Ogni gruppetto trattava un tema diverso e gli spunti della discussione erano dati da alcuni partecipanti, contattati pochi
giorni prima della conferenza e incaricati di
leggere alcuni testi proposti dagli organizzatori. Temi quali: eutanasia ed etica medica, sui-'
cidio, vita oltre la morte, reincarnazione, la
morte nei mass-media, giochi con la morte,
pena di morte, aids, aborto ed altri che ora
non ricordo e a cui non ho avuto occasione di
partecipare. L’unica nota secondo me
va è che non c’è stato un momento in cui di-i
scutevamo in plenaria ciò di cui avevamo di-| Per il seco
scusso nei gruppi; certamente però sarebbdfeo^errà
stato riduttivo e forse poco proficuo. In effetli^rivamenti
tutti i temi trattati non erano certo allegri ffliì“''®o Priist
questo non è stato un problema, non è ora a
cata la parte ludica: la sera dopo la oonsuetìjP®*6se e
meditazione (una sera c’è stata anche un3^
funzione ortodossa per i defunti) avevamo i'
disposizione un locale insonorizzato molto aoi
cogliente provvisto di bar dove abbiamo ino Praro'si
tuta trascorrere momenti spensierati lontanisi 24 ^
simi dai problemi della vita, dei confini dellSj iedìijj^mg
vita, della morte e della vita dopo la morte, larà infatti
Una delle cose più interessanti è stato el ttiattino,
nascere i diversi punti di vista di protestanti e be aftonte
di ortodossi provenienti da diversi nazioni.^ *te'intèires
volte nei gruppi di discussione è mancato* ®®Jo; grazi
confronto con il punto di vista cattolico. Abbi*' Wficati t
mo potuto sopperire a questo quando, vi*', «1
tando il parlamento europeo, abbiamo avuto ssiti».
la possibilità di incontrare il rappresentanti;
dello stato vaticano il quale è stato bersagli*
to di domande.
Per concludere mi preme dire che è
una esperienza veramente esaltante e fo^
mante per me e che consiglio a chiunque <>
provare.
Giorgio Casorio (Castiglioncello)
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15,10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Max Cambellotti, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso, Manuela Molinari, Paolo Montesanto,
Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro Romeo. a Napoli Deborah D'Auria.^arta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Nunzia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri
HANNO COLLABORATO A OU^A NUMERO:^^io Bonne^^udia Card^Giorgio CasjK, Mario Co|^ni, Enzo M^ale, Carla Neróhio, Nadia Palombo, Sarah Piras,
Emanuele Rizzo, Nicola RochatjÄia Rostagno
^CORRISPONDENTI REGIQHf(Wr Cristina^^ll^ilEono, L§yfir^^orlo, lutj^^Rgrosi, Saj^TI/lartinelli, M^tJfMazzarell^pTnluca Puj|^l^, DonatelJ^ostagno,OrJàBrSoullier, Paolo Testi
'•SOQ
13
)ì 22 MARZO 1996
E Eco Delle Iàlli \àldesi
PAG. Ili
¡lavori al tempio di Prarostino forniscono l'occasione per rileggerne la storia
in Bartolomeo^ dalla grangia al santuario
j
molamontalbano
Ili passa in questi giorni
¿avanti al tempio di San
njomeo vede i muratori
■are attorno ai vecchi mu^all’iBte™o> per nulla conati del freddo polare e della
-jveehe cade incessante,
flan atno certo queste le condoni atmosferiche che posLdanneggiare l’edificio,
ja»tre b?n più violente e ripetute ne hanno segnato la
e richiesto urgenti retauri,(Oggi come in passato,
a àoria di questo edificio è
iiolto ricca; già dopo il rimatrio fu eretta a San Bartolojeo una capanna con tetto di
aglia intrecciata, un tipico
iciabàs», termine con il quale
^vano indicati tutti i templi
b1 }600. Sia che rispondesse
¡jlepgenze delle milizie valdesithe presidiavano la Vaceerao'i^lla popolazione della
Ml^a e Costalungia (quegli
ai quali Vittorio EmaWell autorizzò il culto proli^ con uno speciale edit,todelJ699), non venne ricofcoscitóa ufficialmente che
^onf^tto del 1730. Il pastoire tuttafia era obbligato a risiedere à&occapiatta che, con
tino, formava una sola
lunità citata nell’accordo
„Jibtirdel 1561, che conisaitiva il culto solo a Roccapiatta.^el frattempo si provvide all^jàcquisto in zona San
Bartl^eo dei terreni neces-.
/ sariperla costruzione del preI sblerii', quasi di fronte alla
®il724 un violento temdistrusse il tetto di
fu allora sostituito
E», ma anche l’edifiatto in muratura e inalcuni documenti
^ìa grangia di San BarQui i culti vennero
li regolarmente fino al
m
(|||l :
i •’ ' .ii”
I
I lavori di restauro al tempio di Prarostino
la metà del secolo per paura
di perdere il diritto di predicarvi. Purtroppo ancora nel
1752 un temporale scoperchiò
in parte il tetto e visto che 1’
editto delrf730 che fissava la
condizione dei valdesi nell’
ambito dello stato sabaudo,
vietava di ingrandire o restaurare i templi delle valli, i culti
si dovettero tenere per circa
trent’anni a Roccapiatta.
Come ai tempi del rimpatrio furono i pastori svizzeri a
dare il loro aiuto perché i vaidesi potessero avere i loro locali di culto, così nel 1783 fu
possibile ricostruire il tempio
di San Bartolomeo grazie
all’intervento del rappresentante britannico presso la corte sabauda; a detta di alcuni
benefattori della Chiesa valdese i lavori comportano delle
spese «rovinose». I culti tornare a celebrarsi regolarmente
a Prarostino, scontentando gli
abitanti di Roccapiatta.
In quell’occasione o forse
più tardi, fu costruita sul lato
meridionale una piccola stalla
con sopra un loggione comunicante con r interno del tempio per mezzo di un’apertura
ad arco. La tradizione racconta che questa costruzione fu
voluta dal capitano Antonio
Gay al quale venne affidata la
direzione dei lavori. Spostandosi sempre a cavallo poteva
assistere al Culto della loggia;
questa ormai è di proprietà
del Concistoro di Prarostino
sin dagli anni ’30 del nostro
secolo ma mai più utilizzata.
La comunità si ingrandì al
punto che si pensò di dover
ampliare il tempio; già nel
1822 si mossero i primi passi;
ma solo nel 1827 si ebbero
tutte le autorizzazioni: fortunatamente, perché il tetto aveva subito seri danni a causa di
forti piogge. Due anni dopo il
reverendo W. S- Gilly in visita vide i lavori ultimati e «un
bell’edificio con le caratteristiche di un santuario». Non
più le piogge ma una tempesta di vento tornò ad accanirsi
sul tetto che dovette essere riparato! Nel 1844 l’inglese
Anderson in visita riferì del
bell’aspetto del tempio e del
curioso stemma valdese a tredici stelle (il numero delle
parrocchie che all’epoca costituivano la Chiesa valdese).
Fu all’incirca in quegli anni
che si propose di abolire i
vecchi banchi di famiglia, cosa che fece molto discutere la
comunità. I Concistori succedutici da allora e nel clima di
emancipazione civile concessa da Carlo Alberto nel 1848,
hanno affrontato diversi altri
lavori di manutenzione e introdotto via via dei miglioramenti: le due grandi stufe a
legna, l’armonium del 1905,
rimpianto di illuminazione
elettrica nel 1928, l’organo
nel 1958 (anche per quest’ultimo è previsto il restauro).
Questa la storia del tempio
di San Bartolomeo, storia legata a quella della comunità
valdese del luogo che come
tutte le altre comunità testimonia con il tempio la sua vita religiosa e culturale mentre
dà significato all’edificio.
Tutta la comunità sta seguendo questo progetto di ristrutturazione, tra l’altro molto
impegnativo dal punto di vista
finanziario. Alla somma già
accantonata a tale scopo, si
aggiungeranno le offerte dei
membri di chiesa, in risposta
ad un appello rivolto dal Concistoro il 17 febbraio scorso.
Un'itìÌziativa unica nel Pinerolese per promuovere una qualità tipica
Il Comune imprenditore per produrre vino
culi
mo di’l Perii secondo anno a Prarojrebbi^o verrà presentato e suceffeliysavamente posto in vendita
gri rnar''inoPrustinenc; l’iniziativa
j rnan-^P®f ora almeno, unica nel
nsuel8Kf°*®so e vede il Comune
le unaff^n^tore» e propositore
amo ar ’®’8ttività economica legatilo territorio. Per la
di presentazione del
*ao Prarostino ha scelto dolca 24 marzo per una seihòmenti qualificanti; ci
spazio, dalle 10
n per un convegno
;^^™.fe^^onterà diversi temi di
i^?'®^i'osse enologico e vigrazie alla presenza di
Abbifj^ificati oratori si parlerà
3, visi' atti di «Lotta integrata ai
»fwassiti», dei problemi dei
no pO"
ntanis'i
avuta
ntanta ^
sagiis'
efof
que I
nei
iella)
;
«Residui di fitofarmaci nell’
uva e nel vino», di «Ambiente, tecniche colturali in vista
della qualità». Poco prima del
pranzo vi sarà la presentazione vera e propria del nuovo
vino e nel pomeriggio le conclusioni.
«Rispetto all’anno scorso spiega il consigliere delegato
all’Agricoltura, Eric Avondetto - sono raddoppiati gli
agricoltori coinvolti e la produzione è aumentata di circa
il 50%. C’è poi una novità
assoluta: il Prustinenc rosé,
un vino gioviale e allegro e
destinato, speriamo, a riscontrare grande favore. Entrambi -i vini sono ottenuti dalla
vinificazione delle uve barbe
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ra, freisa, bonarda, neretto e
doux d’Henry selezionate nei
vigneti di Prarostino».
Anche l’etichetta è interessante; più riunioni dell’apposita commissione hanno portato ad un mutamento rispetto
all’anno scorso: dai locali del
museo della viticoltura sono
venute diverse idee che alla
fine hanno portato alla nuova
immagine. Non sarà per tutti
facile indovinare l’oggetto
raffigurato, ma dopo aver
vuotato la bottiglia, sul retro
dell’etichetta e dunque in trasparenza, ne apparirà il nome
e l’uso. Intanto è andata la
vendita del primo anno: «Abbiamo potuto contare - spiega
Eric Avondetto - sull’appoggio della cooperativa locale
ma anche sui ristoranti del
Pinerolese e speriamo di poter diffondere ulteriormente il
nostro prodotto; resta il fatto
che l’anno scorso abbiamo
comunque esaurito tutte le
bottiglie». Ed ecco dunque
che l’attività diventa addirittura redditizia per p Comune;
inizialmente l’ente locale anticipa il pagamento dell’uva ai
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - ^ 0121/201712
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FA VIVERE LA TUA CASA
produttori ma allà fine dei
conti nella casse comunali è
rimasto un sia pur lieve utile.
C’è una prospettiva Doc
per il Priistinenc? «Siamo stati inseriti nel Doc pinerolese
- precisa Avondetto noi
avevamo chiesto di essere riconosciuti come sottozona in
quanto realtà diversa da Bricherasio, Pomaretto o Frossasco ma forse non sarà possibile. La commissione nazionale si sta riunendo in questi
giorni a Roma». Se l’iniziativa del Priistinenc andrà avanti bene, coinvolgendo al massimo gli agricoltori locali,
portando sul mercato un marchio nuovo, sarà dunque merito anche dell’amministrazione comunale che su questo
progetto si è spesa molto: «E
anche un modo - conclude
Avondetto - per rilanciare la
coltivazione della vite che
dall’incendio dell’89 subì un
durissimo contraccolpo: le
ferite prodotte dal fuoco sono
ancora ben visibili e la terra
non coltivata rappresenta un
costante rischio di frane e di
degrado del territorio».
Intervista al sindaco, Renzo Costantino
Progetti a Prarostino
A cavallo delle valli elùsone e Pellice, in quella che è
stata più volte descritta come
la «conca verde del Pinerolese», si trova Prarostino: tanti
vigneti, molti artigiani edili,
un rapporto stretto con San
Secondo che la Regione vorrebbe veder accorpato.
La difficile ricostruzione
del dopo incendio 1989 n»n è
ancora terminata ma a soffrirne non sono solo o tanto le
case (quasi sempre ricostruite
con grande tenacia e pochi
aiuti) quanto il territorio. La
grande frana di due anni fa è
frutto dell’incendio: dove è
passato il fuoco la vegetazione ha difficoltà a ricrescere e
senza alberi la terra di-venta
fragile. Anche piccole strade
interpoderali sono state cancellate dalle frane.
Prarostino ha anche importanti progetti; ne parliamo col
sindaco, Renzo Costantino.
«Abbiamo dei progetti abbastanza ambiziosi il più importante dei quali è la nuova
scuola materna: siamo in
precarietà essendo l’attuale
sede in edifici vecchi - spiega
il sindaco -. L’edificio, come
la mensa, sarà collegato con
la scuola elementare: il costo
è per noi molto alto in quanto
si aggira sul miliardo. Coller
gata all’agricoltura c’è la ristrutturazione del vecchio
municipio dove vorremmo
ospitare un’enoteca e dare
più spazio alla cooperativa.
Anche il nostro edificio polivalente necessiterebbe di interventi risolutivi in modo da
renderlo agibile per tutte le
manifestazioni».
La scelta di costruire una
nuova scuola materna dice di
un andamento demografico
positivo; nuovi insediamenti
(il piano regolatore prevede
la costruzione di una nuova
borgata in zona Rocco e ci
sarà posto per una ventina di
fanùglie) dovrebbero garantire nuovi bambini alle scuole.
Per poter mettere le necessarie cifre in investimento Pici
rimarrà al massimo cioè al
6%o; in compenso molto lavoro volontario, compreso quello degli amministratori, consentirà al Comune di ridurre
al massimo i costi della ristrutturazione della casa comunale in corso in questi
giortù; gli impianti sono stati
rifatti, i pavimenti levigati e
lucidati, i mobili cambiati ma
il bilancio ne risentirà in misura molto limitata.
C’è poi, poco lontano dal
municipio, un altro cantiere
aperto: a Prarostino sorgerà
infatti una pubblica casa per
anziani voluta a suo tempo
dairUssl 44 e ora appaltata
per conto dell’Usi 10. «Il Comune - continua il sindaco ha messo a disposizione il
terreno; ci saranno 60 posti
per anziani ed altrettanti operatori: dunque accanto all’
impegno sociale vanno sottolineate anche le opportunità
occupazionali che la casa offrirà al territorio. I lavori sono andati avanti abbastanza
lentamente a causa del maltempo ma entro un paio d’anni la struttura dovrebbe essere funzionante».
Prarostino si trova a cavallo
di due Comunità montane (vai
Pellice e vai Chisone) ma in
realtà è situata in una terza
(Pinerolese); in passato, i rapporti con il Pinerolese pedemontano non sono stati eccezionali ma ora, col nuovo ese-,
cutivo, sono migliorati. Non è
che la proposta di fusione fra
Prarostino e San Secondo alla
fine ha fatto migliorare i rapporti fra i due enti potenziandone la collaborazione? «Probabilmente è proprio così conclude il sindaco Costantino collaboriamo in molti ’
settori, dalle scuole medie, al
consorzio per le acque reflue,
alla scuola materna in prospettiva. Per il futuro abbiamo in mente anche una collaborazione per taluni uffici comunali senza che per questo
venga meno la rispettiva diversa identità».
Marina Parisa, coltivatrice
Occorre tutelare
Pagricoltura montana
Marina Parisa, coltivatrice
di Prarostino impegnata tra
l’altro nella gestione della locale Cooperativa agricola, è
stata riconfermata nella giunta Provinciale della Confederazione italiana agricoltori
(da) di Torino. Alla seconda
esperienza in questo ruolo
cosi la coltivatrice traccia un
bilancio della sua attività
nell ’associazione- di categoria sul giornale della Confagricoltori.
«Far parte della giunta non
mi è parso un ruolo né fondamentale né determinante
nell’azione di indirizzo politico e amministrativo della Cia.
Purtroppo spesso le forze disponibili sono piuttosto concentrate su aspetti burocratici
che seppure importanti e necessari per supportare le
aziende agricole distolgono
l’attenzione da aspetti di carattere tecnico e sindacale. A
livello personale mi rammarico di non aver svolto forse
come avrei voluto un incarico
a cui ero, per designazione
naturale, preposta ossia la cura dèi settore femminile.
‘Spero che non mi si consideri solo rappresentante delle
donne ma una rappresentante
come gli altri del inondo
dell’agricoltura, di quella di
serie B, di quella montana,
chiamata a resistere, nonostante le difficoltà ogni giorno in aumento e che nessuno
sembra voler prendere in considerazione né tantomeno aiutare concretamente.
Molto interessanti i 'vari
convegni e conferenze che si
sono susseguiti, tuttavia sono
pochi gli effetti o i benefici
specifici sulla realtà agricola.
Per fare un esempio, nella
mia zona, nonostante si siano
fatti sforzi notevoli con la
cooperativa agricola per fornire delle condizioni economiche favorevoli alle produzioni agricole locali, in particolare nel settore del latte, le
aziende stanno irrimediabilmente e irreversibilmente
esaurendo il loro ciclo produttivo anche a causa di un
inesistente ricambio degli addetti, proprio perché le condizioni di vita e produzione sono indubbiamente molto diverse da quelle delle vicine
zone di pianura».
servizi a cura di
Piervaldo Rostan
14
I '
PAG; IV
Nelle .
Valdësi
I CIRCUITO — Il 22 marzo si svolgerà a Rorà rincontro
di catechisti e precatechisti.
Ili CIRCUITO — Il gruppo che andrà in Madagascar
nell’agosto ’96 si ritroverà sabato 30 marzo aH’Eicolo
Orando, alle 20,30.
ANGROGNA — Riunione quartierale il 26 marzo, alle
20,30, al Martel e il 29 agli Appiotti, Foyer villa Elisa.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 24 marzo si
svolgerà l’assemblea di chiesa: si parlerà di identità valdese e si procederà all’elezione dei deputati al Sinodo e
alla Conferenza distrettuale. Le prossime riunioni saranno il 26, alle 20,30 in località Vigne e il 29, ore 20,30,
agli Appiotti. Mercoledì 27, ore 20,45, studio biblico sul
libro degli Atti.
PRAROSTINO — Sabato 23 marzo alle 14,30 ultimo incontro di catechismo per i ragazzi del 4° anno, che alle
17 incontrano il Concistoro. Domenica 24, alle 9, culto
al Roc e alle 10,30 a Roccapiatta. Riunioni quartierali
mercoledì 27, alle 20, alla scuola del Collaretto e giovedì
28, alle 15, nella scuolettà dei Gay.
PINÉROLO — Giovedì 21 il prof. Bruno Corsani parlerà
all’Unione femminile sul tema: «Sacerdozio universale»;
la riunione è aperta a tutti.
POMARETTO — La prossima riunione quartierale sarà il
22 marzo, alle 20,30, a Perosa Argentina. L’Unione femntìnile si trova al Clot il 28 marzo.
PRALI — Domenica 24 marzo, durante il culto, sarà presente il nuovo direttore della Foresteria valdese di Torre
Pellice,_ Marco Bellora, che parlerà del lavoro svolto da
questa opera nella diaconia della chiesa. Mercoledì 27
marzo, alle 15, al presbiterio, avrà luogo un incontro del
comitato del museo con il pastore Giorgio Toum.
RORÀ Giovedì 21 marzo, alle 20,30, riunione di studio
biblico. Alle 20,30 riunione quartierale alle Fucine.
TORRE PELLICE — Domenica 24, alle 15 alla Casa
unionista, assemblea di chiesa sugli istituti e le opere
nell’ordinamento valdese. Riunioni quartierali martedì 26
all’Inverso e venerdì 29 agli Appiotti; inizio ore 20,30. Il
Collettivo biblico ecumenico si ritrova mercoledì 27, alle
21, presso il Centro incontro di via Repubblica, sul libro
di O. Cullmann «La preghiera nel Nuovo Testamento».
VILLAR PELLICE — Domenica 24 marzo alle 12,30 ritrovo presso il salone dello stabile di piazza Jervis con
pranzo al sacco per quanti sono interessati ad organizzare un viaggio in Francia (Luberon) per la prossima estate. Riunione quartierale martedì 26, al Centro. Il gruppo
giovanile invita ogni mercoledì alla visione di un film:
per il 27 marzo è previsto «Pulp fiction» di Q. Tarantino,
alle 20,45 presso la saletta del Concistoro.
VILLASECCA — Domenica 24 marzo, alle 21, i giovani
di Frali presentano lo spettacolo «Guerra non più guerra». Il culto del 24 marzo sarà presieduto dalla pastora
Daniela Di Carlo, che presenterà il tema dei problemi
morali legati alle scoperte scientifiche del nostro tempo;
seguirà un’agape comunitaria offerta dal Concistoro per
esprimere la propria riconoscenza a tutti coloro che negli
ultimi anni hanno dato lavoro volontario in varie iniziative di manutenzione stabili. Riunioni quartierali, alle 20,
martedì 26 a VilÌasecca e mercoledì 27 a Serre Marco.
TORRE PELLICE — Il
comitato territoriale vai Penice dell’Ulivo organizza per
venerdì 22 marzo, ore 21, alla
sala operaia di via Roma 7,
un incontro con Bruno Manghi coordinatore regionale dei
comitati «L’Italia che vogliamo» per presentare le proposte dell’Ulivo in vista delle
prossime elezioni politiche.
L'Eco Delle Valu Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Speri, in abb. post./50
PubbUcazkm« unitaria con Riforma
non può aaaara venduto separatamente
Reg. Tribunale di PInetolon. 175/60
Resp. Franco Qiampipcoli
Slampa: La Qblslenana Mondavi
Una copia L 2.000
Inverso Rinasca
Arriva l'Emilia
a «Cantavalli»
Inizierà da Inverso Rinasca
sabato 23 marzo, con un concerto del gruppo emiliano «La
piva dal Carner», la decima
edizione di «Cantavalli», la
rassegna di musica popolare
che annualmente percorre le
valli Chisone e Germanasca
portando ogni sabato sera in
una località diversa gruppi fra
i più affermati nel settore da
tutta Italia e dall’estero. Quest’anno la rassegna, organizzata dalla «Cantarana» in collaborazione con la Comunità
montana, la città di Pinerolo,
le Pro Loco e l’Apt, consta di
9 tappe e si concluderà il 25
maggio a Ferrerò passando
per i principali Comuni delle
due valli e per Pinerolo.
CHIESA VALDESE DI SAN GERMANO
Bazar
Domenica 24 marzo, con inizio alle ore 15, ha luogo
l’annuale bazar organizzato dalle sorelle delTUnione femminile. Tutti sono invitati a partecipare a questo lieto momento di incontro della comunità e di collaborare alla sua
riuscita portando lavori e dolci o acquistando quanto prodotto da altri.
Vai.!.! moESi
Sport
CORSA CAMPESTRE — Buona prova globale degli atleti
del gruppo sportivo Pomaretto alla gara di Chianocco, valida per il campionato regionale Uisp di corsa campestre, disputata domenica 17 marzo. La società si è classificata al
secondo posto nelle categorie giovanili in virtù di numerosi
piazzamenti e del successo di Patrizia Bourious fra le Esordienti; 2“ in questa gara Elisabeth Porporato. Sul podio anche Luana Breuza fra le Ragazze, Andrea Barrai fra i Cadetti, Elena Breuza 2“ fra le AW 20, Daniele Bertocchio 2°
fra gli AM 30 e Santa Doina 2“ fra le AW 40. Molti altri
atleti valligiani sono giunti nei primi dieci.
PALLAMANO — Netta sconfitta per le ragazze del 3S in serie
B; opposte in trasferta aTFerrarin Milano, le pinerolesi hanno perso per 11 a 37. Del resto le milanesi fanno parte di
quel gruppo di squadre che emerge nettamente nel campionato e dunque a nulla sono valse le buone prestazioni individuali di alcune atlete e in particolare del portiere Consaga.
Sconfitta anche per la formazione Under 18 opposta al
Leardi Casale: il 33 a 11 è maturato attraverso un buon inizio vanificato però da rrìoltissimi errori (cinque rigori sbagliati) che hanno consentito ai padroni di casa di dilagare.
PALLAVOLO — Tornano al successo le due formazioni di
Pinerolo impegnate in CI e B2 di volley. La squadra maschile, opposta in casa al Recco, ha vinto con un netto 3 a 0;
con lo stesso punteggio le ragazze del Magic in B2 hanno
vinto in trasferta con il Cassano. Nulla è però mutato in testa poiché le capoliste Trecate e Vigevano hanno a loro volta vinto e restano quattro punti davanti alle pinerolesi.
Intanto due delle formazioni del 3S hanno ottenuto con un
turno di anticipo la qualificazione ai play off nel settore Allievi; la squadra A guidata da GardioI ha superato il Valli di
Lanzo per 3 a 0 e la squadra B guidata da Bresso ha vinto
per 3 a 0 sul Con Voi A; sconfitta invece il 3S C ad opera
del Con vói B per 2 a 1. Perde il 3S per 3 a 2 ad opera del
Parella Torino nel campionato di terza divisione maschile e
vince per 3 a 0 sul Candiolo nella terza divisione femminile.
Uno spettacolo in margine al convegno
Il pensiero personale
di Piero Gobetti
FRANCO CALVETTI
La'gioraata-seminario dedicata nel febbraio scorso a Piero Gobetti dall’Istituto italiano di cultura di Parigi
per segnare, culturalmente
parlando, i 70 anni dalla sua
morte si è conclusa molto opportunamente con lo spettacolo «Nella tua breve esistenza», curato dall’Eti e dal Teatro Stabile di Torino. Molto
opportunamente perché durante la giornata siamo stati
tutti coinvolti nel rivisitare i
tratti salienti della personalità
eccezionale del giovane intellettuale torinese.
Ci mancava però l’avvicinamento ai sentimenti, ai
pensieri di intimità di Gobetti, visto come fidanzato, marito, padre. La corrispondenza
fra Piero e sua moglie, Ada
Marchesini, edita a cura di
Ersilia Alessandrone Perona
presso Einaudi nel 1991» è
servita da base per l’allestimento teatrale. I due attori,
Lorenzo Fontana e Viola Fornaio, hanno letto circa 25 lettere che rappresentano una
chiave interpretativa della relazione sbocciata tra questi
due giovani intellettuali torinesi nel settembre del 1918.
Dal 1918 al 1926 si svolge
la vicenda che li vede amici,
fidanzati, marito e moglie, genitori di Paolo nato nel 1925.
È certo che, conoscendo la
breve esistenza della coppia, e
soprattutto la fine tragica e re
pentina di Piero, lo spettatore
subisce forti emozioni quasi
indipendentemente dal testo.
Un testo sempre controllato,
serio, impegnato, che solo in
parte ci fa intravedere quel
sodalizio di sentimenti e di intesa profonda venutasi a creare fra i due.
Air interno e al di sopra di
questa relazione di coppia vi
è sempre il Progetto alto, irenico di Piero Gobetti e di sua
moglie Ada, tutto teso a capire dove sta andando il paese e
quali possono essere gli estremi rimedi ai mali estremi che
si vanno manifestando. Accanto ai programmi socioculturali che i due giovani si
pongono come obiettivo, accanto alle fugaci concessioni
di affetto (il nomignolo di Didi, la preoccupazione per la
sistemazione logica e per la
salute), c’è sempre un guardare in alto, una presa in carico di quell’idea che, travalicando i piccoli guai quotidiani, potrebbe far grande l’Italia
proteggendola dalla perigliosa china a cui sembra avviarsi
pericolosamente.
La stupefacente rassomiglianza dell’attore a Piero
Gobetti, la lettura fatta con
poche forzature emotive, l’allestimento sobrio ma efficace, la presentazione dello
spettacolo a cura del prof.
Guido Davico Bonino hanno
contribuito ad assicurare alla
vicenda esemplarmente vissuta il meritato successo.
Edizioni protestanti - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
COMUNICATO
Elezioni politiche del 21 aprile 1996
In conformità di quanto prescritto daH’art. 3 del Decreto
legge del 16 gennaio 1996 n. 19 (Gazzetta ufficiale n. 14 del
18 gennaio 1996) e del Regolamento del Garante per la radiodiffusione e l’editoria del 26 febbraio 1996 (Gazzetta ufficiale n. 48 del 27 febbraio 1996), si comunica che questo
settimanale non intende pubblicare avvisi pubblicitari a
pagamento o gratuiti per le elezioni, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica per la cui votazione è fissata la data del giorno 21 aprile 1996.
L’editore
VENERDÌ 22 MARZO le
21 marzo, giovedì — PINEROLO: Alle 21, al Circolo sociale di via Duomo, conferenza
«Sahara, impressioni di un viaggiatore» con proiezione di diapositive, a cura del dr. Giancarlo
Turco, collaboratore scientifico
del museo Cràveri di Bra.
22 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle ,21, presso la sede
dell’associazione Nexus in via
Vescovado 6, la psicoioga Silvia
Bonino parlerà^ su: «Delle madri,
delle figlie e del tempo: relazioni
familiari in mutamento».
22 marzo, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 17,30, alla
biblioteca della Casa valdese, via
Beckwith 2, il gmppo Lend pinerolese, che riunisce gli insegnanti
di lingua straniera della vai Penice, vai Chisone e Germanasca e
di Pinerolo, presenta ufficialmente la sua attività. Saranno
presenti esponenti del Lend nazionale è linguisti. Seguirà rinfresco presso il Liceo europeo,
via Beckwith 1.
22 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 17, presso la sede
dell’Associazione generale degli
operai, via Silvio Pellico 19, presentazione di «Se Trèi Avai
parlóse... Se punta Tre Valli parlasse» di Guido Baret e «Voucasioun, mede e proufesioun de ma
gent. Biografie di uomini e donne delle nostre Valli» di Ugo
Flavio Piton, a cura di Pier Carlo
Pazè e Clara Bounous.
23 marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 20,30 db piazza
Montenero (e da Luserna San
Giovanni, piazza Partigiani alla
stessa ora) partenza della fiaccolata per ricordare i bambini di
Cernobil che si concluderà di
fronte al tempio valdese. Seguirà
concerto del coro «La gerla» di
Torino e del gruppo vocale «Improvvisando vocalist» e letture a
cura del gruppo «Il ritorno della
Nilde». Saranno raccolti fondi
per finanziare l’arrivo e la permanenza di un gruppo di bambini di Cernobil, ospiti della Val
Pellice nel prossimo ottobre.
23 marzo, sabato — SAN
SECONDO: Alle 21, nella sala
valdese, il Gruppo teatro Àngrogna propone lo spettacolo «Café
Liberté».
23 marzo, sabato — PINEROLO: Alle 20,45 al Teatro-incóntro di Pinerolo si inaugura la
rassegna corale di primavera
«Cantincoro». Parteciperanno la
corale pinérolese diretta da Umberto Neri, il gruppo corale «Eco
della valle» di Caraglio diretta da
Giovanni Bottero e il coro «Le
chardon» di Torino diretto da
Franco Barbero. Ingresso libero.
25 marzo, lunedì — PINEROLO: Presso il Centro sociale
San Lazzaro, alle 18, incontro
con Luciano Caro, rabbino di
Ferrara, su «Il Deuteronorriio
nella vita e nella preghiera degli
ebrei».
26 marzo, martedì — PINEROLO: Presso la scuola infermieri, alle 20,45, incontro a cura
dell’associazione «Anapaca» sul
tema «Vissuto del malato nei
confronti della malattia» e su «Il
triangolo malato, assistenti, famiglia» a cura del dottor Berruti.
26 marzo, martedì — PINEROLO: Alle 20,45, nella chiesa
Madonna di Fatima, via Caprini,
incontro su «La chiesa italiana si
interroga», dopo il convegno di
Palermo, con padre B. Sorge.
27 marzo, mercoledì — PINEROLO: Alle 16,45, alla
scuola media San Lazzaro, via
dei Rochis 29, seconda parte e
conclusione del seminario per insegnanti «Nazismo e sterminio».
28 marzo, giovedì — PINEROLO: Il Circolo pinerolese
astrofili «Polaris» organizza
presso il Museo di scienze naturali, Palazzo Vinone, un incontro
sul tema «Le stelle e la loro evoluzione», alle 20,45, nell’ambito
del 3“ Corso teorico-pratico di
astronomia.
29 marzo, venerdì — LI)*
SERNA SAN GIOVANNI: Alle
21, presso la Sala mostre, incontro dibattito su «La sicurezza tra
tecnologia e politica» con Giancarlo Tenaglia, conferenza Pugwash di Roma, e Giovanni Del
Tin, del Politecnico di Torino,
dipartimento Energetica.
30 marzo, sabato - TO:
PELLICE: Alle ore 21, nel
pio valdese, il quartetto d’ard_
«Soli Deo gloria» esegue la coi^
posizione «Le sette ultime
di Cristo» (trascrizione d’àui
dall’originale per orchestra)
iniziativa dell’Associazione pef,
la pace e dell’associazione «fji
bottega del possibile». La
posizione musicale, alle cui
è intercalata una serie di
bibliche sul tema della Passii
sarà preceduta da una preseal
zione del magistrato Rodolfi
Venditti, autore anche di libri
argomento musicale.
LUC
con
SEI
letti«
)ERVIZI
VALLI
jna'sùl Í
vuole, li
linfilO;
ivangelie
pon'ieelli
jjlute P®ïS^ttal’
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 811
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 24 MARZO^ |volfaaur
San Germano Chisone:
macia Tron , tei. 58787
Fenestrelle: Farmacia Gripi
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000'(|
Croce Verde, Porte : lei. 201454.,
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva,
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 24 MARZO
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macia Savelloni - Via F. BlafH|l « 12,477)
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900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 5987!
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PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva,
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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presso
dalle ore 8 alle 17
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBUL
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE —
cinema Trento ha in programma, giovedì 21 e ve-,
nerdì 22, ore 21,15 Al di 1»[
delie nuvole; sabato 23, oi«i
20 e 22,10, domenica 24, ortj
16, 18, 19, 21 e lunedì 25^
ore 21,15, bracala, mortoti
contento.
BARGE — Il cinema Cfri
munale propone, giovedì 2lj
Va’ dove ti porta il cuortf
venerdì 22 La pazzìa di B*
Giorgio; sabato 23 FaccianWl
Paradiso; da domenica (!*'
17, 19, 21) a giovedì, Drac '
la, morto e contento; f®rl'
ore 21, mercoledì chiuso.
PINEROLO — La mull^)
sala Italia propone, alla sa»;
«2cento» Condannato >i
morte; alla sala «5cento*j
Casinò con De Niro e Ston®]
feriali e sabato ore 21, dotf^
nica 14,45, 18,21.
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0121-51372.
15
pi 22 MARZO 1996
PAG. 7 RIFORMA
coni.;
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Ospedale Villa Betania a Ponticelli
In buona saluté per i
malati
d'5 t\ieH995 le attività hanno registrato un notevole incremento
nelle prestazioni e nella qualità del servizio
LUCIANO DEODATO
. ner il trascorso anno, hanno
*®*'''®'iE>o<>íúnto la ragguardevole
Grippi
3904 '
EBBE godere di ottica salute, e invece cam'aul filo fiol rasoio o, se
iiMole, la sua vita è sospesa
' un filo- Alludo all’ospedale
‘ 0 Villa Betania di
ntlcelli (Napoli). Ottima
Iute perché nel corso del
15 tutta l’attività ha registraìiOtevole incremento; prejietà invece perché i crediti
iccuroulati in questi ultimi
i con l’ex Usi 45 ammonio a ben venti miliardi e la
Ito riscossione co
Jge a corrispondere alle
iche onerosi interessi che,
La preparazione del Kirkentag per il! 997
Nel sentiero della giùstizia sta la vita
un motto e un programma
GIUSEPPE PLATONE
81000'i
101454:
S’IsfXInn miliardo!
Il panorama dell’attività
RZO Jjvolta'durante il ’95, sulla baie- Far4 relazione del Comi’ iato direttivo aH’Assemblea
delle «biese membro della
todazione Betania» (apo:i)lica, awentista, battista,
dstiana del Vomere, lutera^jaetodista, valdese e 1’
eìcito della Salvezza) svoltasi lo scorso 26 febbraio è
itessionante. Ecco alcuni
da’ti: le prestazioni erogate
iimio aumentate, rispetto al
Bstiva;j[,'94, disirca il 30%, passando
da 5.733-a ben 7.395. Gb esa; mi di patologia clinica sono
t aumentati del 67% (da
J125.651 a 209.786); quelli di
li: Farsi ladioiogia dell’83% (da 6.744
-. Blan-l!a 12.477). Le prestazioni di
n)' l®!*pronto soccorro hanno avuIto unIncremento pari al 68
, |er«ento, raggiungendo un
i3355 fetale di 18.478, molte delle
59875^ (pii (2,804) nel settore ostetóco, A.questi pochi dati, suferò a indicare la vaquesto servizio e la
suattità nel territorio in cui
, bisogna anche agtfungere che per mantenere
altoUHvello di cura e di diagnosi dei reparti nel solo ’95
sono state acquistate àppafeteWature per 845.000.000.
Cfej^ifica che l’ospedale è
stato in grado di adeguarsi
SI è svolta a Firenze, la
scorsa settiipana, la pri
L’ospedale Villa Bètania a Ponticelli
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54
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24, ore]
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na Co*ä
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cuori!
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rapidamente alle nuove disposizioni in materia di assistenza ospedaliera.
Anche per quanto riguarda
l’aspetto spirituale si nota un
incremento: oltre all’«Ora
dell’Evangelo», il culto settimanale tenuto a turno dai
pastori di Napoli, si sono aggiunti momenti di studio biblico mirati soprattutto ai degenti e incontri con il personale per creare un clima di fiducia e collaborazione.
La direzione dell’ospedale
si è anche preoccupata dell’
assistenza a extracomunitari
privi di permesso di soggiorno, e ciò sulla base di due
motivazioni: la prima di carattere umanitario alla quale,
come si legge nella relazione
del comitato direttivo, «una
istituzione come la nostra
non può sottrarsi», e la seconda di carattere sanitaria,
«perché in tal modo abbiamo
ritenuto di avere tutelato la
salute di tutti». Gli interventi
operati nel ’95 hanno condotto a un esborso pari a circa 100 milioni. Non molto,
ma indubbiamente un segno
qualificante e importante.
La salute'dell’ospedale è
dunque buona; rimane però
il rammarico per le enormi
energie e risorse disperse a
■causa dei ritardi nei pagamenti da parte delle istituzioni pubbliche. Una situazione
logorante e assurda che fa diventare eroico lo sforzo di
portare avanti quotidianamente questo servizio a beneficio della collettività.
ma riunione preparatoria
della delegazione italiana al
prossimo Kirchentag (giornata delle chiese) tedesco che si
svolgerà a Lipsia dal 18 al 22
giugno 1997.-Il motto del
grande incontro è tratto dal
Libro dei Proverbi, capitolo
12, versetto 28: «Nel sentiero
della giustizia sta la vita».
Ai primi di aprile a Lipsia
verranno assunte una sessantina di persone per curare
tutti gli aspetti organizzativi
di questo grande appuntamento soprattutto giovanile
per il quale si attendono circa
130.000 persone.'La città di
Lipsia, che conta 450.000 abitanti, si prepara cosi a ricevere per una settimana il popolo evangelico che la invaderà
per scoprire il ricco programma del Kirchentag e visitare,
molti per la prima volta, una
città del dopo muro che attualmente si presenta come
un grande cantiere edilizio.
L’80% degli abitanti di Lipsia
non appartiene a una chiesa
e da tre generaizioni ha vissuto, sino al crollo del socialismo realizzato, nel clima dell’ateismo di sfato.
Ci sono ovviamente molti
problemi logistici, di accoglienza e di strutture da risolvere ma d’altra parte, come
assicura Margot Kaessmann,
segretaria generale del Kirchentag, c’è molto entusiasmo e voglia di realizzare al
meglio questo importante appuntamento che si svolge
ogni due anni, dal dopoguerra, in diverse città tedesche.
Anche il prossimo Kirchentag
avrà una sua dimensione internazionale. Per l’Italia, in
particolare, le chiese rappresentate dalla Tavola valdese
saranno presenti con uno
stand al grande «mercato delle possibilità» (diviso in quattro sezioni: fede e chiesa; vivere insieme; un solo mondo;
futuro) e si organizzerà un
«punto di informazione» in
centro città su attività delle
La scenografia di un Kirkentag di qualche anno fa
Rimane aperta l’ipotesi,
avanzata dal teologo Paolo
Ricca, uno degli oratori di
nostre chiese, in particolare si
faranno conoscere le attività
dei centri giovanili delle chie- ■
se della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia.
Non mancheranno, come
sempre, proposte culturali,
musicali, spirituali e di riflessione biblica che raccolgono
sempre l’interesse di migliaia
di persone. Al «punto di informazione» italiana probabilmente si riproporrà la formula già adottata al Kirchentag di Amburgo del 1995 in
cui, grazie ad un’équipe costituita dal Centro diaconale
di Palermo e dal Servizio cristiano di Riesi, si diede vita,
tra le altre cose, a una spaghetteria italiana serale. E
dopo cena seguivano dibattiti su realtà, e prospettive del
protestantesimo in Italia.
Con opportuni adattamenti
la formula verrà ancora riproposta così come ci si sta
già attivando per invitare
l’Assemblea Teatro di Torino
a proporre lo spettacolo
«Fuochi» sulla storia valdese.
La Tavola ha intanto nominato nelle persone del diacono Marco Jourdan e del pastore Bruno Gabrielli i suoi
rappresentanti alla prossima
edizione del Kirchentag; chi
scrive è membro del Comitato internazionale di preparazione. Occorre dire che la
presenza italiana al Kirchen•“tag è andata in questi ultimi
anni aumentando: malgrado
le difficoltà linguistiche, sono comunque previsti studi
biblici in inglese e francese.
®i L'esperienza di un gruppo giovanile
Uno spettacolo teatrale sulla
^ria di Ruth la moabita
silvana masella
jf 23 dicembre noi ragazzi
23, riformata di
oÀ nref, abbiamo organizza“hinatto teatrale che, visto il
pande successo, abbiamo
,!»luto
ripetere il giorno 13
iaio.
„ Per la prima volta ci siamo
^vvero impegnati in un lache non avevamo mai
ci siamo tuffati in una
Pcrienza che per noi era
ca e un po’ sconosciuta.
Draf';]L^“faniente non siamo un
; L,PPc professionale, ma
50. .k!* ® semplicità abbiamo
I fi Signore. Par
ila sa**lsuth° ‘^“fi^ storia biblica di
iato *ifar T'’ siamo impegnati a
cento»! Qupi ijiersonaggi di
Stoni!
È’ stato difficile
; dome- lanciarsi
»f acoltà del compito, ma
«■«le all’armonia e all’impe
gno siamo riusciti a mettere a
punto ogni cosa: i disegni, gli
abiti e ogni particolare. Così
con tanta emozione quel
giorno abbiamo tenuto il nostro spettacolo, e ancora una
volta con successo! La partecipazione del pubblico è stata ottima; per l’occasione era
presente anche il parroco
della Chiesa cattolica di Carpino, don Antonio Criscuoli,
incaricato dal vescovo della
diocesi di Manfredonia-Vieste per l’ecumenismo, diventato nostro grande amico.
Insomma, la storia di Ruth
la moabita ha commosso e
fatto riflettere sulla situazione che questa donna ha vissuto, spi fatto che ha deciso
di seguire sua suocera in un
paese straniero senza perdersi d’animo, ha lavorato con
amore e pazienza e l’Eterno
ha benedetto la sua vita.
La Spezia: una pagina di storia poco conosciuta
La Riforma dei '500 nella Lunigiana
ELISABETTA SENESI
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Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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L
Venerdì 1° marzo U collettivo culturale della
chiesa metodista di La Spezia
fia organizzato la sua seconda conferenza-dibattito su
un tenia, questa volta, piuttosto inedito; «La Riforma del
’500 nella Lunigiana»; relatore il professore di storia moderna all’Università di Firenze Aldo Landi. Il professore,
autore di diversi lavori di ricerca stòrica sull’argomento,
ha ricostruito in modo molto
minuzioso alcuni aspetti di
questa presenza riformata in
Lunigiana che, peraltro, aveva attecchito un po’ in tutte
le regioni d’Italia, come si apprende dal libro di Salvatore
Caponetto «La Riforma protestante nell’Italia del ’500».
Si fratta purtroppo di una
storia di repressione, ricostruibile solo attraverso la vo^e del vincitore, attraverso
cioè i processi intentati contro coloro che aspiravano a
riforme radicali, non in linea
con l’ortodossia della chiesa
di Roma.
In Lunigiana le prime avvisaglie di un atteggiamento
riformato si hanno intorno al
1529, anno della Dieta di Spira, quando in seno alla cristianità c’erano ancora speranze di riconciliazione, anche se si avvertiva in modo
diffuso il fastidio per il formalismo religioso e la necessità di un ritorno alla Parola;
lo stesso problema dell’autorità Unica della Chiesa era
oggetto di forti contestazioni
da parte di molti teologi. È
appunto nel 1529 che a Fivizzano (in Lunigiana) si ritrovano tracce di processi contro frati agostiniani. Nel 1530
risulta oggetto di persecuzione un certo frate Zaccaria
della Lunigiana, forse di Fivizzano, importante centro
commerciale, dove giungevano mercanzie di ogm tipo,
anche libri provenienti dal
Nord Europa.
Se dall’interno ci spostiamo
sulla costa, a Framura troviamo notizie di un non meglio
identificato «prete fiorentino» che «...andava istmendo
la gente e dicendo cose non
troppo cattoliche». Il doge di
Genova fa presente il fatto al
capitano di La Spezia e gli
chiede di consegnare il prete
all’inquisitore. Negli anni ’40,
1 quando le divisioni si fanno
più nette e le parti, ormai irrigidite, non danno più spazio alla conciliazione, i casi
di «eresia» diventano più numerosi, il fenomeno più generale, anche per una maggiore organizzazione dell’inquisizione.
Nel 1550 si ha traccia a Fivizzano di due falegnami.
provenienti da Lucca, ¿•osso
centro di diffusione di idee
calviniste, che negano la presenza reale di Cristo nell’eucarestia e denunciano la inutilità del culto dei santi. I dati,
pazientemente ricostmiti, diventano più minuziosi: da
Giulio Robolini, di Trebiano,
processato per violenze, a
Luca de Santi, di Levanto, denunciato al doge di Genova, a
Bartolomeo Bartocci, proveniente dalla Calabria, dove si
erano perpetrate le stragi
contro i valdesi, al medico Simone Simoni, di Vagli, a un
altro medico. Contardo, facente parte di un gruppo di
eretici processati a Genova
nel 1568, reintegrato nel suo
ufficio solo 13 anni dopo da
papa Gregorio XIII.
Da questa attenta e rigorosa ricostruzione di documenti emerge un vissuto religioso
significativo, soffocato dalla
chiesa di Roma quasi sul nascere; testimonianza però,
secondo lo storicp, di un
martirologio che ci pone di
fronte ad una pagina di storia
nazionale poco conosciuta,
da cui emergono atteggiamenti di coerenza e di dissenso religioso su cui vale la
pena ancora oggi di riflettere.
Una vita religiosa vivente
non può non interrogarsi sul
suo passato, per poter progettare il proprio futuro.
spicco della manifestazione,
di creare vari angoli linguistici in una sorta di «villaggio
ecumenico» che potrebbe
europeizzarla di più e meglio. L’idea è affascinante
ma, pare, al momento di difficile attuazione. Il giorno
dopo la fine del Kirchentag
di Lipsia inizierà a Graz, in
Austria, il grande incontro
ecumenico europeo sul tema
della «Riconciliazione». Un’
estate, quella del ’97, ecumenicamente vivace e densa di
avvenimenti.
. .. Firenze
Nuovo gruppo
ecumenico
PIERO BENSÌ
/
IL gruppo ecumenico misto
r • " ■ "
fiorentino, formato dalla
commissione diocesana per
Fecumenismo e i rappresentanti delle chiese evangeliche
membri della Federazione,
ha dato vita a una nuova iniziativa: ogni terzo mercoledì
del mese nel centro di Firenze verrà aperto al pubblico
un locale ecumenico. Non vi
si svolgeranno, sia ben chiaro, né culti né messe: soltanto letture bibliche, canti e
preghiere libere.
Un’iniziativa da tempo richiesta da cattolici e protestanti, la prima del genere,
crediamo, in Italia centrale.
Proseguirà senza interruzioni
anche durante Testate. L’ecumenismo fa passi avanti. Intanto abbiamo conosciuto,
da una parte e dall’altra, credenti sinceri òhe pur in cornici ecclesiologiche divèrse,
crédono fortemente in Cristo
e amano la'parola di Dio. I
messaggi che abbiamo udito
in gennaio durante la Settimana di preghièra per l’unità
sarebbero stati inimmaginabili solo 20 anni fa. La massiccia rivalutazione della figura e del pensiero di Lutero
da parte della teologia cattolica è certo un fintto non indifferente degli incontri ecumenici. Il fatto che cattolici e
protestanti, insieme, si lascino interpellare dalla parola di
Dio, obbliga ciascuno a rinunziare alla propria arroganza spirituale pur senza
rinnegare le pròprie profonde convinzioni di fede.
Questo non è ecumenismo
di vertici o di teologi o delle
istituzioni: è l’ecumenismo
delle persone semplici alle
quali il Vangelo parla. Non è
sempre indispensabile vedere
frutti immediati per iniziare
un’opera buona. L’antico salmista cantava: «Ben va piangendo colui che porta il seme
da spargere, ma tornerà con
canti di gioia quando mieterà
i suoi covoni». Il cammino
ecumenico è sempre irto di
difficoltà, ostacoli, diffidenze;
ma siamo certi che darà i suoi
fmtti quando Dio vorrà e nel
modo che vorrà.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
La vita di un pastore evangelico che sapeva parlare a interlocutori diversi
Ernesto Ayassot, infaticabile propagatore della Parola
BRUNO CORSANI
Ernesto Ayassot era nato a Roma, dove il padre
era professore di francese;
dalla madre, Rosie Sariders,
ereditò un’ottima padronanza della lingua inglese. Dopo
aver frequentato le medie a
Roma, continuò gli studi al
Collegio di Torre Pellice, dove prese parte all’attività giovanile e alla società studentesca «Fra del Torno»: da qui
sviluppò il suo grande interesse per le missioni e forse
anche la sua decisione per il
pastorato. In Facoltà di teologia dal 1929 al 1932, proseguì anche gli studi classici ottenendo la laurea in Lettere.
Concluse gli studi teologici in Scozia, al New College
di Edimburgo, nel 1933-34.
Sposato con Ernestina Jalla,
ebbe cinque figli: Marco seguì il padre nell’attività pastorale.
Il servizio dell’Evangelo lo
vide all’opera a Roma come,
candidato in prova, a Felonica Po (1935-37), a Venezia
(1937-46). Fu eletto a Torre
Pellice nel 1946 e vi rimase fino ^ 1954. Passò a Torino per
un quattordicennio, fino al
1968. Furonò anni di grandp
attività, segnati dalla ricostruzione dell’Ospedale evangelico prima e dell’edificio di vìa ,
Pio V poi: anche la Casa valdese (Ù Borgio Verezzi veniva
ristrutturata. Sul piano delle
attività ecclesiastiche si sviluppava molto la comunità di
lingua inglese, e nasceva la
comunità di via Nomaglio, in
Barriera di Milano.
In seguito continuò a occuparsi della comunità di lingua inglese insieme alle comunità di Biella-Vercelli, finché fu eletto a Villar Pellice.
Nel 1980 si ritirò a Torre Pellice, ma questo non segnò la
cessazione di ogni attività: tra
l’altro, si impegnò nei, corsi
all’Università popolare di Torino, attività inconsueta, almeno allora, per dei pastori
evangelici. (Questo dimostra
la sua apertura alla testimonianza fuori dei nostri ambienti e il prestigio di cui godeva nella città. L’immobilità
forzata venne nel 1989 quando fu colpito da ictus e fti co
stretto su una poltrona a rotelle, senza peraltro perdere
la sua lucidità di mente. Continuò a interessarsi degli avvenimenti nazionali e jnondiali attraverso la televisione
e della vita della chiesa attraverso le visite di. amici.
Le nostre strade si sono incontrate due volte: la prima
nel 1950, per una sostituzione di tre mesi quando Ayassot, allora pastore a Torre
Pellice, era stato incaricatodalia Tavola di una lunga
missione in Gran Bretagna,
per rinnovare l’interesse delle comunità del posto per la
nostra chiesa. Così, appena
consacrato, mi ritrovai sulle
spalle, da solo, tutta la chiesa
di Torre Pellice. Lì potei apprezzare l’impulso che Ayassot aveva dato alla collaborazione di anziani, predicatori
e catechisti.
La seconda occasione fu la
nostra collaborazione a Torino, dovè lavorai accanto a lui
conducendo la chiesa di corso Principe Oddone dal 1955
al 1962. Anche lì ebbi modo
di apprezzare la prodigiosa
quantità di lavoro che riusciva a svolgere: dal 1952 al 1959
fu anche direttore de La luce.
E oltre a Torino visitavamo
regolarmente le chiese di Cliivasso. Terrazza e Asti, aiutati
poi dai pastori Zotta e Baldi.
Fino alla creazione della
Cevaa Ayassot si occupò di
missioni e dei rapporti con la
Società missionaria di Parigi.
Sulla scia di questo interesse
scrisse il fortunato libro su
Albert Schweitzer II medico
della giungla. Ha lasciato anche scritti sui protestanti in
Italia, sulla Sindone, sui due
templi valdesi di Torre Pellice, su Gioffredo Varaglia (Un
rogo a Piazza Castello) e altri.
Fra i suoi doni pastorali va
ricordata soprattutto l’efficacia della sua parola nella predicazione, nelle conferenze
evangelistiche defia domenica pomeriggio e spesso in tavole rotonde e dibattiti, fin
dalla fine della guerra. Nel
servizio funebre tenuto a
Il pastore Ernesto Ayassot
Torre Pellice il 15 marzo, il
pastore Bruno Rostagno ha
ricordato i doni fatti da Dio
alla chiesa attraverso la persona e il ministero dì Ernesto
Ayassot. Si sono associati alla
testimonianza il pastore Sergio Ribet a nome della Tavola, i pastori di Torino e Villar
Pellice, e con telegrammi il
moderatore, il presidente
dell’Ospedale evangelico di
Torino e altri.
Un'iniziativa per ricordare il XVII Febbraio a Bari
Il tempio: un luogo o un evento cristiano?
Il tempio: luogo o evento?
Da questo interrogativo si è snodata la serata del 17 febbraio organizzata dalla chiesa valdese di Bari per ricordare l’einancipazione del 1848 e
il 450“ anniversario della
morte di Lutero. Una introduzione storica sui valdesi, a
cura di Giuseppe Mascanzoni, è stata rivolta soprattutto
ai numerosi ospiti non valdesi (avventisti, battisti, cattolici, mormoni) per far conoscere loro, almeno sommariamente, le vicende. , ¡
Lorenzo Scornaienchi si è
soffermato sul significato di
«tempio», dando solo uno
sguardo alla questione terminologica e approfondendo
la questione del significato '
dato al tempio nelle diverse
religioni: egli ha individuato
due modelli estremi: la staticità dello spazio, luogo sacro
delimitato spazialmente e
nel quale è racchiuso il divino; e'la dinamicità dell’evento, concezione per la quale la
presenza di Dio è un accadimento, non legata a nessun
luogo.
Nel primo caso Dio viene
confinato, imprigionato, reso
disponibile solo attraverso
l’intermediazione sacerdotale; nel secondo caso viene
sottolineata la libertà e la trascendenza di Dio. Questi due
modelli sono rintracciabili
nell’Antico e nel Nuovo Testamento, così come lo sono
nella storia del cristianesimo.
I riformatori del XVI secolo
pongono come punto centrale non il luogo, bensì l’evento
della grazia che giustifica il
peccatore; non mostrano
molto interesse per il luogo
di culto, che deve essere solo
funzionale e semplice.
A questo principio si è riallacciata Evelina Vigliano per
una conversazione sui templi
valdesi: partendo dai predicatori itineranti, dalle «case
valdesi» e dagli spazi aperti
ove ci si riuniva per ascoltare
i predicatori, si arriva dopo il
Sinodo di Chanforan alle prime costruzioni apposite, poi
distmtte dai poteri dominanti, fino alla relativa libertà dal
1848 in poi. Semplice all’
esterno, austero e ftmziotiale
all’interno, il tempio valdese
è ancora oggi considerato solo un luogo in cui la comunità si raduna attorno al pulpito dal quale viene proclamata la parola di Dio.
A conclusione della serata
Roberto Pantaleo ha offerto
un panorama delle critiche
rivolte all’architettura sacra
da Erasmo, Lutero, Bullinger,
Moibano e Ory, e ha parlato
dell’architettura moderna e
contemporanea per quanto
riguarda l’ambito sacro.
Ricordiamo che
è il sostegno dei nostri abbo'
I
nati che ci consente di essere un
giornale libero, indipendente ed
evangelico»
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ITALIA
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numerata, è curata da un editore
d*arte specializzato.
Par abbonarsi: versare rimporto sul ocp n. 14548101 intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
VENERDÌ 22, MARZO-1
Giornata monciiale di preghiera
Milano: acqua sorgiva per
tutti coloro che sono assetai
Domenica 3-marzo, presso
la Chiesa metodista di via
Porro Lambertenghi, ha avuto luogo la «Giornata mondiale di preghiera delle dònne», con la partecipazione di
gruppi femminili di Milano e
Varese a livello interconfessionale, che ha coinvolto anglicane, battiste, cattoliche,
salutiste, metodiste, awentiste, luterane, valdesi.
La liturgia, preparata quest’anno dalle donne di Haiti,
è stata seguita con viva attenzione dalle sorelle e dai fratelli che hanno gremito il
tempio: la corale metodista e
il gmppo di trombettieri hanno contribuito validamente.
La meditazione, ricca di
spunti stimolanti, è stata tenuta dalle sorella valdese Jolanda De Bernardi, mentre la
sorella Santina Briante ha
fatto precedere il culto da
una breve presentazione sulla simazione odièrna di Haiti
per quanto riguarda lavj
sociale, economica e poiitj,
una situazione precaria el f
sperata.
È stato evidenziato a ca^ |
teri cubitali il proverbio h _ ,n te
tiano: «Sorge il sole e splg C „
su.tutto il mondo/Tace ¿¿wpn
sorgiva scorre per tutti»,
spirito di letizia, di fratertì t^ore
e di partecipazione ha tra • u i
to la sua naturale conclus iall
ne nella celebrazione de Wi-o tei
Santa Cena. La colletta è 5 S Hai
ta di quasi 1.300.000 lire. ^
L’incoraggiante parteci||*(nina
zione di nutrite rappresS^ttimi
tanze dei vari gruppi fem^^ntate
nili delle diverse chiese
geliche spinge a un imp^ .di^oc
jsesso ui
de in Di
maggiore per gli anni fii®
in modo da far considers
questo tipo di incontri oci politica?
sioni sempre più valide p idipipl
una testimonianza e un'
pegno veramente ecumet
dentro e fuori le singole
nominazioni.
senti in
isic
¡òdi sto
ma,l'Illi
;olo.
Napoli: Anm'wé!
Un centinaio circa di donne provenienti da varie chiese, non solo evangeliche, del
Napoletano hanno vissuto insieme, venerdì 1“ marzo nella
chiesa battista di Napoli via
Foria, momenti di intensa comunione attraverso la liturgia
preparata dalle sorelle delle
chiese di Haiti per la «Giornata mondiale di preghiera»
1996. Al centro dell’ineontro
la riflessione sulla chiamata al
discepolato che nel travagliato contesto di Haiti, paese
percorso da forti tensioni e
attanagliato da gravi problemi di povertà, diviene vocazione alla resistenza e alla
speranza.
Il testo diffuso in italiano, a
cura della Federazione delle
donne evangeliche in Italia,
ha offerto l’occasione per una
preghiera che univa idealmente soprattutto donne, ma
anche uomini, di tutti i continenti in un unico grido di
aiuto che nella lingua di Hai
ti, abbiamo imparato si estì
me con «Anm’wé!», un gn
d’allarme usato molto s]
dal popolo haitiano.
Quando qualcuno ode
dare «Anm’wé» deve rispòi
dere e non può rimanere i|
differente. Così si è duni
espressa la preghiera da oj
angolo della terra, come
accorato appello rivolto aDi|
perché accorra in aiuto a>
affonda in un senso di
strazione, di miseria e di
gogna, ma anche appellai
volto a tutti noi perché «ilnt
stro ministero sulla terrljf
sponda all’urgente chii
d’amore» rivoltaci da Dio.^
Il testo al centro della
nata, quello della chiamati
Geremia (Geremia 1, 4-ir
stato commentato dalla
Ioga cattolica Nerina Ro(
A Napoli era la prima ve
che la giornata mondiale^
preghiera fosse organiz:
vissuta insieme da crederi
confessioni cristiane diven
L’etica
sUnm(
lard h;
ièil’etìct
ideila Rifi
teñe:
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'Sa fede
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<%ulti
Battisti di La Spezia
Nasce un coro
ecumenico per la città
UMBERTO DELLE DONNE
Da qualche anno si è costituito a La Spezia, sulla
spinta della sorella Anna Maria Sinigaglia, un coro ecumenico. Questa iniziativa si
inserisce in una serie di attività ecumeniche e di testimonianza che vogliono Tafforzare l’opera della comunità nel contesto cittadino e
nel rapporto con le altre realtà religiose e culturali presenti in città.
Il coro è ecumenico nel vero senso della parola, in
quanto costituito da persone
provenienti non solo da alcune comunità evangeliche (assemblee dei fratelli, battisti),
ma anche da cattolici. Questa
esperienza, grazie anche alla
maestria della direttrice, ha
fatto segnare un momento significativo nelle varie attività,
specie dopo rincontro sulle
religioni monoteiste, voluto
dalla federazione delle chiese
liguri e dal Centro evangelico, che è stato fortemente caratterizzato dall’entusiasmo
suscitato dal coro: quest’ultimo attraverso il canto ci ha
imposto una riflessione importante sul significato dell’
unità nell’amore e nella co
munione fraterna. Voglia^
per questo ringraziare la^ /y\TC
relia Anna Maria e mtti ti ‘yj;\ p
risti, auspicando che il la yd'diFet
servizio per le chiese ®lca, co
dare un contributo alla d B^e ft
scita e al progresso de i^o.e
Evangelo. Chissà che atti '#iiito S
verso il canto non si conso ^Bn'em
di un rapporto nuovo tt^ 1^
varie comunità cristiane, con
le porti a proporre tutte^ wniare
sieme un messaggio che » Wtro u
do gli steccati della® ;?Beedi
perendo gli
visione le possa istradare .
cammino dell’unità in Crisi 0 e l’in
AVVISO
Per eventuali richìei
dei seguenti due volu.
iLie donne nella BibI
Medaglioni antipa
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• 18« S* C(
del prof. Bruno Cic®
felli, si prega di rivol^ so
si direttarhentê all’iS^
re, il cui recapito è: '"
r via Pacinotti 8(^4
-.'^5r95122 Catania,
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litante.
17
I 22 MARZO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Giorgio Bouchard e Pàolo Flores d'Arcais a confronto
Quale rapporto tra etica e fede?
la lavj
:poUti(
aria e
i3 Riforma afferma /'etica della libertà e della responsabilità
ma i laici hanno anche un'etica, senza fede
LUISA NITTI
IUL tema «Etica e fe.de» si
' Ssono confrontati in una
«tóerenza pubblica il pasto
:utti», ■ '
teworgio Bouchard e il proFrateri |fegore Paolo Flores D’Arho il 1° marzo, a Caserta,
3nclu8 all’Istituto di studi stodé e teologici «G. F. Alois»
^ si jije dal mese di settembre
stasoguendo un fitto proima di conferenze, tutte
àttimo livello e molto freiBtate.
In che modo i protestanti
'di epoche diverse hanno
iO in relazione la loro fede in Dio con la storia e la
politica? Con una relazione
difittpio respiro il pastore
ichard ha coinvolto i prein una ricostruzione
sionante di alcuni pe^odi storici chiave: la Riforma, riUuminismo, il nostro
ilo.
L’etica della chiamata: così, in modo sintetico, Boulard ha definito l’essenza
,’etica protestante nell’età
¡Ideila Riforma. Alla fonte delienza religiosa c’è una
ata, che fonda la nostra fede e la nostra etica e si
;za attraverso la lettura
te della Bibbia e l’attività Jiròfessionale.
0Ì.IÌ due settori cruciali
’Ètica protestante della
a sono stati individuatida Bouchard nella vita fatare e nella politica. Per
i^too riguarda quest’ultilaa, è stato ricordato il concetto di «patto», introdotto
tì!||Ìvinisti, su cui si fondano la Convivenza civile e la
tSfea: quest’ultima è vista
comeiana «santa comunità»,
^lata ad assumersi la respoBsabilità della storia.
Petica della chiamata, fondata'sulla Bibbia, diventa
3 SI esi
ungi
to so
falla ^ conllllluminismo «etica del1 RodiBd^tertà», che si fonda sulla
ma v(®Rjenza ed esprime un inndial^fcduo responsabile. «Nella
inizzatBIferienza dei protestanti
redend^de^ ultimi tre secoli - ha af: divefr
fermato Bouchard - l’etica
non si fonda più sulla chiamata ma sulla libertà; e il focolare a cui si alimenta questa etica è la coscienza».
Con la grande crisi del ’900
questo sistema di valori crolla. Bouchard ha individuato
due tendenze principali espresse dai protestanti nel
nostro secolo: da un lato le
vecchie chiese, che tentano
un’etica dell’interpretazione
mettendo in rapporto la Bibbia e la storia (due grossi esempi: la Chiesa confessante
e la predicazione di Martin
Luther King); dall’altro le
chiese della Pentecoste, i cosiddetti fondamentalisti, che.
mettono al centro della propria predicazione la Bibbia e
lo Spirito. «Sono due tendenze marcatamente diversificate - ha concluso Bouchard ma anche in dialogo fra loro».
Il punto di vista
del non credente
Il tema etica e fede è stato
analizzato dal prof. Flores
D’Arcais dal punto di vista di
un non credente e in relazione alla fede cattolica. Più
precisamente, al centro del
suo intervento stava il rapporto fra etica e «pretesa di
Verità». «È convinzione diffusa - ha affermato il relatore che senza Dio anche l’etica
venga meno, che solo la religione possa dare vita a
un’etica della tolleranza.
Tanto più oggi, dato che assistiamo a una ripresa di religiosità di ogni genere».
L’ipotesi di Flores D’Arcais
è opposta: se si pone una Verità unica come orizzonte
della convivenza è evidente
che chi non aderisce a tale
verità è nemico della convivenza stessa. Convivere e
aderire a questa verità diventano allora lo stesso processo. Mettere al centro del proprio sistema etico l’adesione
a una Verità non giova nemmeno alla coesione sociale.
perché' il risultato sarà sempre il conflitto fra verità opposte, oppure il conflitto fra
diverse interpretazioni della
stessa verità; Secondo Flores
D’Arcais «è la logica dell’Uno
che non può funzionare»,
perché essa contiene sempre
come rischio il totalitarismo.
Come uscire dalla «logica
dell’Uno»? «Abbandonando
la pretesa di Verità - ha affer-,
mato D’Arcais - e riconoscendo che nel campo della
convivenza umana abbiamo
a che fare solo con opinioni
di cui ognuno è responsabile». Così facendo restiamo
nudi di fronte alla nostra responsabilità e assumiamo
tutti i rischi del fatto che la
nostra è una convivenza fragile, contro natura, basata su
regole che noi stessi decidiamo. Riconoscere che non esiste una verità significa certamente mettersi in una conrii-''
zinne difficile di fronte ad
ogni forma di prepotenza.
Eppure, non poter fondare
una Verità non significa dire
che tutte le opinioni sono
uguali. «Se accettiamo un’etica senza fede - ha concluso
Flores D’Arcais- sappiamo
che la scelta prima non è garantita, né può essere fondata, ciò nonostante può essere
compiuta: ciascuno ne ri-.
spenderà responsabilmente».
Non sono mancate obiezioni
a questa impostazione del
rapporto fra etica e fede: durante il dibattito è stata criticata l’idea di fondo dell’intervento di Flores D’Arcais, che
assimilava con troppa facilità
la fede ad una «pretesa di Verità»: «Piuttosto che ancorarci ad una verità data per sempre - è stato detto - la nostra
fede ci pone di fronte àll’alterifà (di Dio e dell’altro) e ci
rende consapevoli della necessità di vivere pienamente
dentro la contraddizione etica. La fede non ci deresponsabilizza, al contrario ci spinge a vivere come soggetti etici, laici, nella società».
Forano
Emozioni forti
EUGENIO RIVOIR
Quando un amico se ne
va si vivono emozioni
forti: il 7 febbraio, in occasione del funerale di Orlando Di
Maulo, la chiesa valdese era
piena di gente; tutto il paese,
valdesi ma anche cattolici, ha
voluto rendere omaggio al
fratello, o semplicemente al
compagno di viaggio. Sulla
lapide nel cimitero di Forano
la famiglia metterà le parole
che Orlando spesso aveva
pronunciato: «Per me vivere
è Cristo, e m.orire guadagno».
La vita del paese intanto
continuava con le sue caratteristiche di confronto (a volte scontro a volte incontro)
tra valdesi e cattolici. Siamo
passati da un bel momento di
ricerca comune, nel tempio
valdese, in occasione della
Settimana di preghiera per
l’unità della chiesa (con una
duplice predicazione, del pastore e del parroco locale) a
utio dei motivi di grosso àissenso: le processioni in occasione della commemorazione di San Sebastiano, prima,
e San Biagio pochi giorni dopo (in queste occasioni si festeggia alla grande, con grandi fuochi d’artificio e sfilata
della banda comunale). Sembra impossibile che le feste in
onore dei due santi possano
convivere con il dialogo tra
cattolici e valdesi; eppure
questo sta succedendo, come
succedono gli incontri di
informazione ecumenica (in
gennaio Sergio Rostagno, in
febbraio Renzo Bertalot, il
prossimo mese Carlo Molari
nei vari paesi della Sabina).
Naturalmente, in pieno periodo di carnevale, un altro
oggetto di stupore poteva essere il falò di domenica 18
febbraio sul piazzale davanti
alla chiesa valdese (e intorno
molta gente che cantava,
proveniente dai posti più impensati). Una domenica un
po’ speciale e tutta volta a
scoprire la dimensione mondiale della nostra testimonianza: il culto, al mattino,
con partecipanti dall’Africa,
dalle due Americhe, da molti
paesi d’Europa; poi l’agape
comunitaria.
Battisti e valdesi a Felónica
Insieme per ricordare
la libertà dei credenti
ii^ miUELE GIAMBARRESI
/ogliaO
ire la^ ,,|LT01 qui riuniti, nel notuttt i» rne del Signore, battile il la ,®wPerrara e valdesi di Feloise Bica, Confidando non sulle
all^ “ forze ma nella fedeltà
>so dC ^^0 e nella presenza dello
he atO Pttito Santo, rinnoviamo soi conso A^emente l’impegno del
IVO tri ^ro battesimo e della noianB’ ® tta confermazione di testitutte® ^niare che Gesù Cristo è il
3 chel wtto unico Signore e salvaI vivere e morire nella
adareo ^eltà alla sua Parola». Quein Cn» 0 e timpegno che hanno as——^ ifc?l° <Ionienica 25 febbraio a
5, t^wifica un centinaio di cre
‘11 che intendono comin
^6 così una nuova stagione
¡¡¿apporti fraterni, in vista
^evangelizzazione.
^T^to in comune è stato
^^duto dal pastore Piero
m ® che ha predicato su RoDel Perl’occasio
comuni^ battista di
si è trasferita a Felo' sospendendo il culto a
.. ara, per la prima volta
sutn storia. Abbiamo vis^Olenti di grande fraro drf ^ gioia. Forte l’invii»> Prirp Bensi a risco
tesUn^’ ^°™ato da senso di
—^ ponsabilità, impegno, di
rittura di vita e coerente testimonianza della propria fède.
Le due corali di Ferrara e di
Felónica hanno dato il loro
valido contributo per la riuscita di un incontro entusiasmante. Con i ferraresi c’era
un gruppo di ragazze asiatiche; da Poggio Rusco è arrivato un pentecostale nero
dello Zaire è c’era anche un
cattolico carismatico venuto
da Moglia. Dopo il culto abbiamo mangiato insieme
quanto Je sorelle di Felónica
avevano preparato e l’atmosfera della festa si è prolunga-^
ta fino al pomeriggio.
Ci rivedremo in autunno a
Ferrara, per il culto della Domenica della Riforma. Ma nel
frattempo i due Consigli di
chiesa avranno delle riunioni
in comune per programmare
altre attività. Riteniamo che
questo sia il modo migliore,
almeno qui da noi, di dar seguito alle decisioni dell’Assemblea-Sinodo della scorsa
estate a Torre Pellice, e spe
riamo che tutto questo ci por
ti a rendere più incisiva la nostra testimonianza. Con gioia
abbiamo potuto constatare
che le due comunità sono
cresciute negli ultimi anni.
Chiediamo al Signore che ci
aiuti a crescere ancora di più.
Evangelici di Napoli
Impariamo a conoscere
i fratelli musulmani
ANNA MAFFEI
COME preparare noi stessi
e le nostre chiese a una^
società multiculturale e religiosamente pluralista? Ecco
uno degli interrogativi che ci
siamo posti qualche mese fa
in sede di Coordinamento
evangelico migranti del Napoletano. Prima di tutto conoscere, ci siamo detti, sapere di più di culture e religioni
altre, prima fra tutte l’Islam,
che fra le fedi viventi è forse
quella che in Italia è maggiormente misconosciuta,
oggetto di pregiudizi e sommarie schematizzazioni. Così, sabato 17 febbraio a Napoli presso i locali della chiesa di via Foria, sì è tenuto un
incontro pomeridiano a cui
sono state invitate tutte le
chiese evangeliche della città
sul tema «Islam: conoscere
per dialogare» con la presenza del pastore Giuseppe La
Torre.
La presentazione del pastore La Torre, esperto islamista e autore dell’omonimo
libro della Claudiana, attualmente in ristampa, ha ripercorso le tappe storiche delle
origini e dell’espansione dell’Islam dando conto delle
successive scissioni e ramifi
cazioni che hanno condotto
all’odierna situazione di
grande frammentazione del
mondo islamico. La presentazione, ricca e documentata,
ha permesso ai presenti di
avere una panoramica dell’
esistente con qualche flash
sull’organizzazione interna,
più oligarchica e gerarchica
quella della minoranza shiita,
più laica e comunitaria quella della grande maggioranza
sunnita, ma soprattutto ha
consentito di demolire la falsa identificazione operata dai
mass media dell’Islam con
l’integralismo islamico toutcourt. Quest’ultimo è sì un
pericoloso movimento trasversale formato da frange
spesso violente che intende
unificare l’Islam a partire da
un’ideologia intollerante e
pericolosa, ma questo non è
l’Islam: operare questa identificazione rappresenta un
falso storico e sociologico
che fa torto alla grande maggioranza dei musulmani.
Il dibattitò è stato seguito
con grande partecipazione
da una cinquantina di presenti e ha costituito la prima
tappa di un percorso di conoscenza e approfondimento
che consideriamo necessario
proseguire nel futuro.
Agenda
RIOMARINA — Ha inizio l’annuale assemblea dell’Unione predicatori locali dedicata all’aggiornamento teologico e storico
(relatore il past. Giorgio Bouchard) e
all’esame dell’andamento dell’Unione. L’assemblea si conclude il 24 marzo. Informazioni tei 06-5895333 o 06-66941416 (Mario Cignoni). Per
iscrizioni: Casa valdese tei. 0565-962141, fax 0565-962770.
FIRENZE — «La preghiera nella tradizione ebraica, islamica e buddista» è il tema dell’incontro organizzato dal
Centro «Pier Martire Vermigli». Modera il past. Mario Affuso: ore 17, presso i locali di via Manzoni 21.
MILANO — «Tra passato e futuro: il popolo cristiano si
confessa» è il titolo di un ciclo di incontri organizzati dal
Centro culturale protestante. In quest’ambito il past. Fulvio
Ferrario parla sul tema «Il popolo di Cristo nel suo rapporto
con il mondo e la storia»: ore 17, nella sala attigua alla Libreria Claudiana in via Francesco Sforza 12“. Per informazioni 02-76021518.
TRIESTE — Nell’ambito dello studio sull’Evangelo di
Luca, promosso dal Gruppo ecumenico, il pastore Renato
Coi'sson parla sul tema «Beati voi che siete poveri»: ore
18,30, in via Tigor 24. Per informazioni 040-303715.
ROMA — Presso la Facoltà valdese di teologia si tiene rincontro dell’associazione
delle donne protestanti in Italia per la per la
ricerca teologica «Sofia». Tema dell’incontro «Avere corpo, essere corpo». Per ulteriori informazioni tei. 06-3215128.
TRIESTE — Paolo Urizi parla sul tema «L’unità
dell’islamismo». Organizza il Gruppo ecumenico: ore
18,30, in via Tigor 84. Per informazioni tei 040-303715.
PALERMO — «La scuola di domani: pubblico più privato?» è il tema del dibattito organizzato dal Centro «Giacomo Bonelli» a
cui partecipano Anna Maria Abramonte,
Franco Calvetti, Giovanni Puglisi: ore 18,
nella sala delle capriate, Palazzo Steri, Piazza Marina. Per ulteriori informazioni tei. 091-580153.
TORINO — «Diritti umani e nuove prospettive laiche della tolleranza» è il tema di un convegno organizzato dal Comitato per la laicità della scuola: relazioni di Michelangelo
Bovero, Carla Gottardi, Carlo Ottino, Franco Becchino,
Francesca Corrao, Stefano Levi Della Torre. Ore 9-18 presso la sala dell’Istituto bancario San Paolo di Torino in via
Santa Teresa Ig. Per informazioni tel.01-6687258.
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di incontri organizzati dalla Facoltà valdese di
teologia e dal Centro evangelico di cultura e
dedicati al tema «I cristiani e lo stato al
tempo dell’imperatore Costantino», il prof.
Giancarlo Rinaldi parla sul tema «E dopo Costantino?»:
ore 18, presso l’aula magna della Facoltà in via Pietro Cos
sa 40. Per informazioni tei. 06-3215128.
TORINO — I diritti sociali in Europa sono il tema di un
ciclo di incontri organizzati dalla Commissione «chiesa e
società» della Chiesa valdese. In quest’ambito Riccardo
Bellofiore parla sul tema «Il trattato di Maastricht»: ore
20,45, nella sala valdese di via Pio V 15 (1° piano). Per
informazioni tei. 011-6692838.
TRIESTE — Il Centro «Albert Schweitzer» organizza un
dibattito sul tema: «Teologia: verso quale futuro. Un esame
di coscienza fra miscredenza e letteralismi». Intervengono i
proff. Sergio Rostagno, Marino Qualizza e Mario Ruggenini. Introduce Dario Fiorensoli: ore 17,30, presso la Basilica
di San Silvestro. Per informazioni 040-632770.
MILANO — «Tra passato e futuro: il popolo cristiano si confessa» è il titolo di un
ciclo di incontri organizzati dal Centro culturale protestante. In quest’ambito il prof.
Paolo Ricca parla sul tema «Dinnanzi al futuro: senza illusioni ma con una fede rinnovata»: ore 17,
nella sala attigua alla Libreria Claudiana in via Francesco
Sforza 12a. Per informazioni 02-76021518. ;
PADOVA — «I Sud dentro i Nord» è il titolo di una conferenza di Antonio Riboldi
che si tiene nel quadro dell’iniziativa «Lunedì con il Sud del mondo»: ore 20,45, presso il Cuamm in via San Francesco 26.
RIMINI — Ha inizio il Convegno delle
chiese «africanè» del Veneto e del Servizio
rifugiati e migranti della Fcei sul tema
dell’evangelizzazione. Relatori i pastori
Massimo Aprile, Salvatore Rapisarda, Bruno Tron. Il convegno si conclude 1’8 aprile
con gite autogestite. Costo del Convegno 135.000 lire
(bambini 2-12 anni 90.000). Per informazioni e iscrizioni
tei. 0532-904308 (past. Carmine Bianchi).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
della Federazione delle chiese evangeliche
trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle
23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle 9,30. Domenica 24 marzo (replica 1" aprile): l’Europa delle fedi, la
scelta del volontariato, incontri con protestanti nel mondo.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
Pagina Dei Lettori
Inondazioni
a Manzir
A Manzir tutto dovrebbe
andare bene. Il bestiame è
arrivato: 8 buoi e 2 mucche
(le mucche forniscono anche
latte e vitelli, ma costano di
più), i campi sono stati arati
in numero maggiore. Un dono inviato dalla Chiesa valdese di Trieste ha permesso
l’acquisto delle sementi necessarie. Dopo anni di siccità
la stagione delle piogge è arrivata puntuale all’inizio di
febbraio. 'Così i campi sono
stati seminati promettendo
un buon raccolto. Ma una
lettera del pastore Oriente Sibiane, del 20 febbraio, porta
cattive notizie: le piogge non
si sono fermate.
Chi conosce l’intensità delle
piogge tropicali capisce quel
che significa: i fiumi Maputo,
Inconate e Limpoo, che attraversano queste immense pianure, sono usciti dal loro Ietto
e hanno trasformato in palude tutto Ü paese. Queste alluvioni non sono una novità,
ma in tempi passati queste
terre erano pascoli e l’inondazione faceva più bene che
male. Con l’aumento della
popolazione sono sorti villaggi nuovi e molte praterie hanno dovuto essere coltivate; il
prezzo da pagare è molto alto.
Il villaggio di Manzir, situato su un rialzo di terreno, è
diventato un’isola, persone e
bestiame sono salvi ma i
campi sono sott’acqua e le
semine perdute. In tutta la
regione sono circa 2.000 le famiglie senzatetto e i morti
non mancano. Altre organizzazioni non governative stanno intervenendo, ma il disastro è grande. Ci sembra significativo continuare a dare
il nostro aiuto a Manzir per
riparare i danni e riseminare
in modo che la presenza del
bestiame da noi fornito possa
trasformarsi in un buon raccolto. Inviare le offerte a ccp
11234101 intestato a «La luce»-fondo di solidarietà, via
Pio V15,10125 Torino.
Renato Co'isson
Franco Davite
Notìzie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
•• Dibattito sulla Sindone: una storia ignorata
La chiesa antica disse «no» alle immagini
Ben prima degli iconoclasti la chiesa antica,aveva chiaro il pericolo
dell'idolatria insito nel culto delle immagini sacre
CARLO RAPINI
La lotta del cristianesimo
antico contro le «icone»
nelle chiese è durata nove secoli e non due (come dice G.
Piacentini), ed è una storia
largamente ignorata.
Presentare al culto dei fedeli un’immagine «sacra»
(tanto più se «miracolosa») li
espone a un serio pericolo di
idolatria. Questo non lo hanno detto soltanto Giovanni
Calvino e i protestanti, ma lo
ha solennemente dichiarato
innanzitutto il Dio d’Israele
(e nostro) nel Decalogo consegnato a Mosè: «Non farti
immagine alcuna delle cose
che sono lassù nei cieli (...),
non ti prostrare dinanzi a tali
cose e non servir loro...» (Esodo 20,4-5).
La Chiesa cattolica ha ritenuto di avere il diritto di sopprimere questo secondo comandamento perché i cristiani non correrebbero più
questo rischio. Ma ne è proprio sicura? In primo luogo la
distinzione, sempre invocata,
per cui quel che si adora non
sarebbe l’immagine in sé ma
la persona raffigurata, è
un’idea tipicamente greca,
platonica e dotta, che ha ben
scarsa presa sugli incolti. Infatti, le folle che accorrono
oggi a Civitavecchia per la
«Madonna che piange» (e ieri
a Medjugorje per la «Madonna che parla») vogliono proprio vedere quella statua lì,
molto concreta, e non la Madonna in genere (che potrebbero invocare da casa), perché da quella statua sperano
di ottenere il miracolo. E non
parliamo del «sangue» di San
Gennaro e simili.
Anche la sottile distinzione
tra «venerare» e «adorare»
(culto di dulìa e latria) non
ha alcun valore dal punto di
vista psicologico del fedele
inginocchiato. Del resto, perfino nelle fonti ufficiali cattoliche si fa spesso confusione
tra i due termini. Nell’870 il
rv Concilio di Costantinopoli
(8“ ecumenico) decreta che
«la sacra icona di nostro Signore Gesù Cristo deve essere
adorata (adorati decemimus)
con onore pari a quello dei
santi Vangeli» (can. 3)'; e papa Giulio II, neH’istituire la
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 Via dei Mille, 1 10064 Pinerolo
fax 011/657542
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Gli abbonati sostenitori ricevono in omaggio la riproduzione di un’opera di Paolo Paschetto
Per aUxmarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via Pk> V15 bla, 10125 Torino.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del 1‘ gennaio 1951, responsabile Franco Giarr^ticcoll. Le modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 11 del 15 marzo 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio. CMP
Nord, via Reiss Romoll 44/11 di Torino mercoledì 13 marzo 1996.
Rambo e Gesù sul mercato delle immagini
Messa della Sindone (1506),
scrive: «Ci sembra cosa degna
e dovuta che si debba venerare e adorare la Sacra Sindone
in cui fu avvolto il Signore
Gesù...». Se fanno confusione
concili e papi, figuriamoci i
fedeli! Certo le «immagini» da
venerare vanno tenute distinte dalle pitture delle catacombe di soggetto biblico,
che sono tollerate fin dal III
secolo perché possono diventare una «Bibbia dei poveri» per gli illetterati, dato
che in tal caso il pericolo di
idolatria è quasi nullo.
Bisogna riconoscere che la
dura lotta iconoclasta (700900) fu una logica reazione a
una «innovazione» ritenuta
pericolosa e che sovvertiva
una lunga e ininterrotta tradizione di oltre sei secoli. Oggi si tende a dimenticare che
la Chiesa antica ha tenacemente impedito per secoli,
sia in Oriente che in Occidente, l’ingresso di «icone»
nelle chiese, e che queste apparivano quindi nude e spoglie perché prive di immagini. Scrive un esperto, ij prof.
Hans Georg Beck di Monaco,
che «si deve constatare una
decisa avversione paleocristiana per le immagini», che
si protrae almeno ìfino al VI
secolo^
Solo pochi esempi:
1) Nel 303 il Sinodo di Elvirq (Spagna) ordina: «Le immagini nelle chiese sono proibite; sulle pareti non deve venir rappresentato quel che
[nel culto] viene venerato e
adorato» (can. 36).
2) Ancora nel 692 U Concilio di Costantinopoli detto
Quinisesto (non accettato dal
papa di Roma solo per motivi
di politica ecclesiastica)
proibì di raffigurare Cristo
sotto forma di simboli (l’agnello, il pesce, ecc.) (can.
82). Infatti, i simboli non possono esprimere la pienezza
neotestamentaria del Figlio, e
fanno dimenticare che nella
Chiesa esiste già l’autentica
immagine di Cristo: l’eucaristia, l’unica ad avere un contenuto reale.
3) Innumerevoli i Padri che
prendono posizione contro le
immagini: si può parlare di
una tradizione costante da
Clemente Alessandrino, Tertulliano (che giudica pittura e
scultura un’invenzione del
demonio), Origene, Eusebio
di Cesarea, Epifanio di Cipro
ecc.^ fino a Gregorio Magno.
Molto interessante la lettera
che questo papa scrive nel
600 al vescovo di Marsiglia,
Sereno, che aveva fatto distruggere tutte le icone della
sua diocesi: «Certo noi lodiamo pienamente che tu abbia
proibito di adorarle, ma non
approviamo che tu le abbia
spezzate. Infatti sono cose diverse adorare una pittura e
irnparare dal racconto della
pittura che cosa si debba adorare [...]. Proibisci dunque in
ogni modo di adorare le immagini e ammonisci [i fedeli]
perché, dalla visione del fatto
[raffigurato], si prostrino umilmente soltanto nell’adorazione della onnipotente e santa Trinità»^
Tuttavia, a partire dalla
metà del VII secolo, le chiese
sono sommerse da moltissime icone «non dipinte da
mano d’uomo», che suscitano un’ondata di grande fanatismo e poi da un’offensiva
dei monaci capeggiati da
Giovanni Damasceno, il terribile fustigatore degli ebrei. La
reazione dei difensori della
tradizione non si fa attendere
e purtroppo si mescola a dure lotte di potere.
Nel 754, per chiudere la
spinosa questione, l’imperatore Costantino V Copronimo convoca nel suo palazzo
di Hieria, presso Calcedonia,
un Concilio ecumenico, a cui
partecipano ben 338 vescovi
da tutte le regioni d’Oriente,
ma non i legati del papa, pur
invitati (questo però allora
non bastava a contestarne
Tecumenicità perché ciò accadde anche al 1 Concilio di
Costantinopoli, del 381, che
pure è considerato il secondo ecumenico). Al termine,
nella chiesa di Santa Maria
delle Blacherne a Costantinopoli, fu letta solennemente la definizione dogmatica
che condannava l’uso e il
culto delle immagini richiamandosi alla tradizione costante della Chiesa. La questione era risolta.
Soltanto 33 anni dopo,
l’imperatrice Irene (una «pia
cristiana» che per ambizione
di potere fece uccidere il proprio figlio) convocò un nuovo
Concilio (il II di Nicea, 787)
che non esitò a capovolgere
le decisioni del precedente
approvando il culto delle icone secondo l’espressa vo
lontà della sovrana. Purtroppo decise anche di distruggere tutti gli scritti degli avversari (can. 9), per cui possiamo conoscere i decreti di
Hieria e i trattati degli iconoclasti solo dalle confutazioni
degli avversari. È proprio vero che la storia è fatta dai vincitori! Ma la battaglia non era
finita. In Oriente vi fu ancora
un rovesciamento di fronte e
in alcune regioni, come in Armenia, il divieto delle icone
sopravvisse molto a lungo.
In Occidente Carlomagno
rifiutò di accettare la «svolta»
di Nicea II, fece scrivere forse
da Teodolfo i Libri Carolini
contro il culto delle immagini, e convocò un Concilio occidentale a Francoforte nel
794 (a cui parteciparono anche i legati del papa), che
condannò i decreti di'Nicea
IL Quando sei anni dopo papa Leone III, sorprendendo il
mondo cristiano, incoronò
Carlo Magno imperatore d’
Occidente, sapeva benissimo
che questi non avrebbe mai
acconsentito all’ingresso delle icone nelle chiese del suo
impero. Sarà poi il figlio Ludovico il Pio che, oltre vent’
anni dopo, per ragioni politiche, finirà per accettare i decreti di Nicea IL Ma questa
nuova «svolta» non sarà accettata dal vescovo di Torino
Claudio, che resterà fedele fino all’ultimo al suo primo
imperatore.
Gli evangelici di oggi pos-sono dunque richiamarsi a
una nobile e antica tradizione, molto più antica di quella
a cui si richiama la Chiesa
cattolica, e che ricupera le
nostre radici ebraiche. Pia;
centini termina dicendo: «È
proprio attraverso la conoscenza di Cristo secondo la
carne che conosciamo lui secondo lo Spirito», invece
Paolo scrive proprio il contrario: «D’ora in poi noi non
conosciamo più alcuno secondo la carne; e, se anche
abbiamo conosciuto Cristo
secondo la carne [durante la
sua vita terrena], ora però
non lo conosciamo più così.
Se dunque uno è in Cristo egli
è una nuova creatura» (II Corinzi 5, 16-17), che tra l’altro
non ha più bisogno di «vedere» per credere.
(1) Cfr. Denzinger, Enchiridion, ed. 1995, n. 653, p. 374.
(2) Storia della Chiesa, a cura
di H. ledin, voi. Ili, p. 94, Milano, Jaca Book, 19'78, un’opera
cattolica.
(3) Cfr. Clemente Alessandrino, Miscellanea VI, 16, 147; Tertulliano, De idolatria 3; Origene,
Contro Celsum 7, 64; Eusebio da
Cesarea, Lettera all’imperatrice
Costanza, moglie di Licinio:
«Cristo non pud essere rappresentato in forma pittorica» (Migne, PG 20,1545-48); Epifanio di
Cipro (PG 41,373).
(4) Cfr. Denzinger, op.cit., n.
477, p. 267.
Quando un vescovo strappava
le immagini della chiesa
.. S. Epifanio, vescovo di Salqmina (315-403), scrive al vescovó Giovanni di Gerusalemme (anno 394);
«Giunto nella città di Anablata, nell’atrio della chiesa
Bethel, trovai un drappo che pendeva dall’alto, tinto e dipinto con Timmagine di Cristo o di qualche santo, non ricordo più bene. Appena lo vidi] condannai apertamente
l’ardire di appendere Fimmaginè di un uomo nella chiesa
di Cristo contro l’autorità delle fritture. Io staccai e consigliai quindi ai custodi del luogo dì usarlo per avvolgere il
capo di un morto in povertà. , '
Ma alcuni mormorarono contro queste mie parole dicendo: «Se proprio lo si voleva togliere, era meg^o darlo
ad altri e fare uno scambio». Così promisi tee {...). Poi
mandai a loro quel che potei ottenere. Ti prego ora or. diñare al prete di quella località di non appenttere mai
più rtella chiesa di Cristo quadri di quel genere, che contravvengono alla nostra religione». , .j. ;
Alberto
Jacovìeilo
ARI
des
^tjevate
Sftfttito
gono s
fermo <
[Stic
Éltolic
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non sii
déirìni
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ti partii
•’“-ioni
Nei giorni scorsi i gioì
hanno dato notizia dèi
morte di Alberto Jacovie]
lo hanno commemorai
Giornalista dal 1947, doi
pochi anni entrò aH’«U
di cui fu a lungo corrisi
dente dall’estero quindi,è
1980, fu a «Repubblica», d^ teiterr
ho preso a seguire i suoi apÌttaHstic
coli, stimolato anche dal
nostra breve conoscenj
personale, con la speranza
avere occasione di incont®
lo nuovamente, il che noi ^
avvenuto.
Nell’anno accademico
42 io ero matricola all’U]
versità di Roma (la città
versitaria era allora nuovaj
fresca, senza alcun sospel
dei futuri graffiti...); frequi
tavamo, in cinque o sei,
corso libero sull’etica dei
sofi greci, tenuto da C;
Diano, allora libero docei
poi andato in cattedra,
pare, a Padova. Jacoviello,
po’ più anziano del resto
gruppo, incuteva in noi
istintiva soggezione: pi
l’espressione seria e un|
misteriosa, per il foulard
seta nera che copriva larnij
lazione del braccio desti
per la sua accuratissima e
ganza. La frequentazione s i
icesi I
dpro
pioniar
stafede
e|«nsc
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rimanale finì per propizi! ¡^ne e
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re).se s
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;«1) Pa
itran
sto liara,
tiendo
so àvan
co la pi
|iosa.L
la conversazione, e se|^
qualcosa di lui ma in fatte
opinioni politiche tutti era)
mo pmdenti: la guerra giri*
male, le spie imperversa
no, ogni tanto si sapeva di
lenziosi arresti, come qui
del professor Guido Cali
ro. Nel commentare la sii
zione, Alberto era sommi
contenuto, ma pungente.
Come è noto, la sua les|
di militante comunista è sa
ta messa più volte alla pr4
Aveva visto ed espresso, i
1956 e in seguito, alcuni
quelle realtà che il suo pi ■“
ha recepito soltanto mi
anni dopo. Quindi ha subì
talora provvedimenti pesi
senza venir meno alle si
scelte di fondo. Era, insi
ma, una persona seria. Ep
ché nella categoria dei gii
nalisti (in cui, in posizione
complemento, mi metto
ch’io) non tutti lo sono,
che la sua lezione non va
menticata.
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jfebia]
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ciptoca
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L'ortografia
italiana
.»ocazio:
la fede,
certifica
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aventpa
^¿c.eno
È buona norma indicai* t5etop» a
nomi geografici nella ling* ìf’ol.Sii
in cui si parla o si scrive, sei »^costituì
pre che esista la relativa W Parte ca
duzione. Ora noto che ti» . ar^e
gli autori che scrivono a pt ^catc
posito dell’ex Jugoslavia
cano correttamente la capi Ptis]
le della Croazia come TÀ ^azio
della Venezia Giulia venga ^zzi u
indicate, chissà perché, ®
l’attuale nome croato, fra’
tro spesso con grafia etra ^tti
Così non leggiamo Fiume , ?he
Rjeka (l’esatta grafia è Ri]** J^co r
non Fola ma Pula, non Ha ,, di
"ani Sor
gno ma Rovyni (l’esatta g^ —
è Rovinj). Vorrei doman^ ^Pau,
a quegli autori se scrivaijWesp^^
bero: «Mio figlio studia a 'jo di
don», «Mia figlia è in viOT i
di nozze a Paris», «Ho traS^ mo ci
so il Capodanno a Wien»,
Per venire a un argom,
più vicino alla nostra sen J ni
lità di protestanti, in ^ ^
colo di Ermanno Genie C
forma» 13/10/95,
letto la frase «...cor
culturale aU’ambasciai*
Francia presso la S. ¡
Non sarebbe stato
scrivere: «...presso la lh
Vaticano»?
Cordialmente,
Marta Elisa Fiorio ■
19
019
22 MARZO 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
m
ipniTO - DIBATTITO - DIBAHITO - DIBATHTp- DlWniTO
I credenti, la Sindone e la coperta di Linus
marco pi pasquale
ia dell TJfARLO come cristiano valovieM rX dese. Le impressioni rimorati ! cevute dallo svolgersi del di
QìriHrvnc» mi •«rc»n
’«Unii
rrispo
indi, d
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5uoiat]
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airUii l
:ittà mi
nuova
sospet
freque
0 sei, a
idei Sii
da Cai
docei
edra,
viello,
resto
1 noi
jfalttito sulla Sindone mi ven-gono soprattutto dai toni;
fermo e appassionato, talvolta «tridulo, il tono protestanteiÌBimo n pacato, più paternsfistico che fraterno, quello
Ì^tolico. Visto che oggi non
è in gioco altro interesse che
non sia la comune ricerca
dell’incontro con la Verità,
•anchele polemiche su aspetti particolari delle nostre tradizioni religiose e i loro toni
jaecesi possono essere accolti
^procamente come testiméjiianze della realtà di questaMe e elementi di gioiosa
ejfnsosa riflessione a partire da essa. È la fede a dover
comprendere (non a giudicare),se stessa e il mondo, anche^uello delle reliquie.
l);Parte del cattolicesimo
distrano, per quanto si è viTto ora, mostra di star comfendo qualche effettivo pas
ne: pi so avanti, almeno nel modo
e unp di presentare al gran pubblimlardi ¡colapropria tradizione reli■ iosa. La messa in chiaro dell|p:ande differenza tra «adorane», il culto a Dio, e «ve^zione», ovvero la devoaone e la cura verso le testimonianze della rivelazione
¡ihbia) e della storia religiosa (santi e reliquie), è un elem^to importante per la reciproca comprensione e per
pédere gli stereotipi che ci
sièi^struiti degli altri a prohso. Il passo avanti non
'stato un qualche mutamento dflla dottrina cattolica,
ina|iuttosto nel sincero tentavo di evitare questa volta
i,esaltazione sentimentaatetica nel parlarne e
ìasi introduzione, sotto
ole, di contenuti diversi
letto intendimento delle
stesse. Si è consentito così a
tutti di comprendere con
ilamii I
) desti
sima el
none SI
ropizii
e sep
n fatto
Itti
fragili
•versa?
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rive, sei
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¿disaccordo e quindi della
“‘lenza nei rispettivi modi
iTerelafede.
^2) È stato profondamente
eMto il continuo riferimentòi da parte cattolica, alla
raaltà del Cristo risorto, unico,Salvatore, nel quale contesto è stata inserita, elemento fra gli altri, la questione
Ma Sìndone: «segno», «pro%azione», «occasione» per
*®fede, non condizione o
.eertfflcazione di essa. Si deve
partire dal Cristo per dare un
ei^en^ale senso alla Sindoae, e da questa per «dar
ndicait fsensp» al Cristo.
è dovuta notare una
Whtuzionale» reticenza da
parte cattolica ad ammettere
SI
lAv*-- . - etcì anuiiCLi
che tUj a reale possibilità che il oi
^cato delle estensioni del— »Un „®t^t)ne, pur nella fiducia e
la capij aatt auspicio di una sana preparazione ad esse, che sia
® da un cattolicesimo
ll’Ist^ j^ttt^inato», venga senza
I ven^ ,'^2zi termini distorto dallo
rchéi ^potere di mass media in:o, fratj astuti, interessati alt® i ni.^^^^'atento dell’«evetito»
l’U che all’offerta di un auèRiP pressaggio spirituale.
L lian- * protestanti ita
atta 0 ^ Sono seriamente preocri ® prescindere dalla
'^'■’'^*1/ dell’autenticità o
n C8rti° Sindone, è la ri
in vi^ pastorale su tutto il
Ptras^ aZ?di una tale,
*^^rrte possibile dirgo'^j del messaggio: il ti
riguarda tanto le
” “"(1 fo Acanto il lo
come molti
)ag;5 '¿istanti si sono spesso
reotiZ!j.“”’™'”®girie ste*ie ato ® gra
Niàs superficiale dei
'pISTh?*’ ^ cat
Vq viv d® P.®*' stesso motiilo cattolicesi
quale è asbio se abbiano com
0 niel
a Cittì
preso effettivamente il messaggio cristiano (non parliamo poi della sua prospettiva
ecumenica).
Il nostro timore insomma è
che l’unico risultato ottenibile, pur con le migliori intenzioni, sia quello di ritrovarci
tutti entro un corpo cristiano
genericamente esteso, paganeggiante, inconsapevolmente fanatico con la cópertura di questo povero panno.
La mancanza anche'ora di
un pronunciamento forte e
inequivocabile da parte dei
vescovi nella loro collegialità
sul significato che la Sindone
può avere per il cattolicesimo e sui limiti di questo significato, anche in considerazione del restante popolo
cristiano non cattolico e dei
risultati scientifici ufficiali,
fin ora non positivi, sulì’autenticità storica della reliquia, aggravano il timore.
4) I toni canzonatori con
cui si è aperta la polemica da
parte protestante potevano
essere evitati se non si fossero voluti mescolare aspetti
molto diversi del problema,
quali il giusto biasimo per
certe trasmissioni televisive
scandalosamente faziose, la
questione-dell’autenticità
della Sindone, con argomentazioni scientifiche esposte in
poche righe e infarcite di valutazioni personali, le ipotesi
sulla possibile produzione artificiale dell’immagine sul lino, la polemica sulle immagini e sul loro uso. Tutti argo
sensi, mi pare un buon approccio a un oggetto comunque carico di storia e anche
di storia cristiana. Espressioni come queste aiutano a liberarsi da una visione che
rende «sacri» luoghi e cose,
impedendo spesso a chi vi si
accosta di riconoscere la vera
realtà sacra, a cui essi possono solo «rimandare». In fondo, con presupposti molto
diversi da quelli cattolici, anche per i protestanti la Sindone può essere «un caro ricordo» di una realtà che è passata, nella luce e nella prospettiva di una diversa realtà che
non passa: la realtà dello Spirito, nella quale soltanto siamo realmente in comunione
con Dio.
L’odierno dibattito sulla
Sindone, più che una disputa,' mi pare teneramente simile a uno di quei litigi fra i
personaggi dei fumetti di
Schulz, dove Linus viene dispettosamente privato della
sua .inseparabile coperta, in
cui vede la sua fonte di sicurezza e di affetto, dalla spavalda Lucy, ch^ vi vede solo
un segno d’infantilismo (come se anche lei non fosse
una bambina!). Istintivamente siamo portati a dire
che Lucy è crudele, perché
Linus è Linus soltanto con
quella coperta, e tuttavia
sappiamo che questo vale
soltanto nel fumetto; entrambi in realtà devono crescere se vogliono diventare
credibili come adulti.
Particolare della Sindone
La fede non è soltanto
sentimento religioso
ALDO CIANCI
Linus e ia sua coperta
menti meritevoli di approfondimento se inquadrati e
sviluppati in un contesto più
ampio. Credo però che sia
ora di smetterla da parte nostra con le invettive iperboliche «contro» gli altri, e di
concentrarci piuttosto sul
contributo alla testimonianza
delTEvangelo da dare «insieme» con gli altri. Ciò non
vuol dire affatto rinunciare a
ribadire quello in cui fermamente crediamo. Accettare
che altri, nel credere in un
certo modo, possano avere
ragioni sincere, non significa
convincerci della giustezza di
queste ragioni. È bene però
che impariamo a cohfrontarci dove è possibile «nella fiducia», poiché è Dio, non
noi, il garante della Verità.
11 risultato più bello, in occasione delle prossime estensioni, lo stiamo vivendo o^gi.
Non sempre il Signore agisce
quando e come-vorremmo: a
volte lo fa prima e, se siamo
accorti, possiamo partecipare di questo agire e goderne.
La felice espressione di don
Ghiberti, in un incontro del
Gruppo ecumenico teologico
di Torino, che definiya la Sindone, autentica o no che sia,
come «un caro ricordo» la cui
sola funzione è quella di rimandare alla realtà del Cristo
risorto, cioè alla fede e non ai
N on credo sia più il caso
di dilungarsi sul problema dell’autenticità della Sindone: ritengo che esso sia
stato definitivamente risolto
da esperimenti scientifici accurati ed attendibili, come
già detto in precedenti interventi. Però, poiché anche da
parte cattolica la questione si
va spostando sul piano più
generale delTortodossia della
venerazione delle immagini
(forse la parola culto non è
appropriata), vorrei fare alcune riflessioni e porre alcune domande su questo
aspetto.
Mi pare indiscutibile che la
Chiesa cattolica dia grandissima importanza alTawenimento delTostensione della
Sindone, a cui viene data la
massima risonanza sui mass
media (su questo stesso giornale forse non si sono mai
avuti tanti interventi di cattolici come su questo tema,
con inviti a confronti e dibattiti ecumenici in altre sedi
pubbliche).
' Qui sorgono le prime do
Più che un'immagine
è una presenza
NATALE CERRATO
Egregio direttore, seguo
con interesse U dibattito
in corso nel vostro settimanale sulla Sindone di Torino.
Gli argomenti portati da
Carlo Rapini sono degni di
considerazione, ma mj sembrano insufficienti a concludere che «noi sappiamo ormai tutto sulla Sindone di
Torino, cioè quando, dove,
come, perché e da chi è stata
prodotta», come egli ha affermato {Riforma del 19 gennaio). 1 punti oscuri non
mancano anche dopo gli,
esperimenti al C14, come
ammette quel prof. Luigi Gonella che Papini cita in favore
della propria tesi basandosi
su una sola parte del suo discorso {Famiglia cristiana n.
9, p. 69, ripreso da Riforma
delT8 marzo).
A dire ilyero, Papini aveva
già citato in modo affatto
monco anche il comunicato
del card. Ballestrero, dando
l’impressione che dopo le
perizie dei laboratori dell’
Arizona, di Oxford e di Zurigo, il cardinale avesse considerata chiusa la questione
dal punto di vista scientifico,
il che non è affatto vero (si
veda il testo completo del comunicato in La civiltà cattolica n. 3321 del 5 novembre
1988, p. 263).
Purtroppo gli interventi di
Papini farebbero dubitare
che chi non la pensa come
lui non possa essere che un
ignorante o un falsario e che
chi approva la venerazione
della Sindone di Torino sia
un mercante del sacro.
Ora senza voler considerare ineccepibili gli argomenti
portati contro le tesi di Papini, vorrei solo richiamare al
fatto che, mentre nessun cristiano che si rispetti basa la
sua fede nella resurrezione
sulla Sindone di Torino io,
fra i tanti, ho sempre ricavato
da questa immagine illuminazione e conforto. Vorrei
unirmi a Paul Claudel nel dire di questo misterioso lino:
«Plus qu’une image c’est une
présence».
mande: se la venerazione
delle immagini per la Chiesa
cattolica aiuta, ma non è di
importanza fondamentale
per la fede, è proporzionata
l’importanza che vi viene da^^
fa nella pratica? Non vengono forse incoraggiate alla
mobilitazione tantissime
persone e non si misura il
successo dell’operazione del
maggiore o minore afflusso
di popolazione? Se la vera fede conosce ü Cristo secondo
lo Spirito e non secondo la
. carne, non dovremmo essere
più contenti se a queste manifestazioni partecipino
sempre meno persone, prmlegiando altre espressioni di
testimonianza di fede?
Riguardo all’argomento
che il culto delle immagini
avrebbe un sostegno nel fatto che il Signore stesso si è
incarnato, facendoci conoscere Dio nella materialità
della sua esistenza storica,
quasi creando un ponte tra il
visibile e l’invisibile, osservo
che quando i Vangeli affermano che chi vede Gesù vede il Padre, non lo dicono
certo in senso matériale secondo la carne, ma nel senso
dello Spirito e della Parola.
Sicuramente Gesù ci rende
più vicino e comprensibile il
mistero della salvezza e ci rimanda al Padre, ma lo fa con
la predicazione e la testimonianza: a volte per diventare
discepoli di Gesù non bastava neppure avere udito le sue
parole ed esserne stati miracolati, figuriamoci se bastava
solo averlo visto fisicamente
qualche volta nella ■vita. Che
cosa ha a che fare un oggetto
inanimato con tutto ciò? Non
c’è un rischio di feticismo e
un desiderio di appropriazione e gestione fisica del divino? A questo si aggiunga che
per molte persone la fede si
identifica con il sentimento
religioso legato totalmente a
questo tipo di manifestazioni, senza una sufficiente conoscenza dell’insegnamento
cristiano e della Bibbia; a
quale fede può mai portare
la venerazione delle immagini slegata dalla conoscenza
della Parola?
Nel dialogo ecumenico
dovremmo fare tutti uno
sforzo shteero per ascoltare e
capire meglio le motivazioni
e la sensibilità degli altri alla
luce deH’insegnamento del
Signore: dobbiamo farlo noi
evangelici, ma dobbiamo rispettosamente chiederlo anche agli altri.
Posta
8 Grazie!
Per espresso desiderio di
mio fratello, pastore Giuseppe Mollica, che è stato sottoposto al trapianto del cuore il
9 febbraio, desideriamo ringraziare tutti coloro che con
affetto hanno partecipato soprattutto con le preghiere
che invochiamo anche per la
delicata e lunga convalescenza. Un ringraziamento particolare al presidente dell’Ucebi. Renato Maiocchi.
Roberto Mollica
San Mauro Torinese (To)
«Non temere,
perché io sono con te»
Isaia 43, 5
È tornata alla,casa del padre
llmes Rostan ved. Garro
deceduta all'età di 88 anni in Torre Penice.
Ne danno partecipazione la figlia Renata con il marito Ettore
Serafino e i figli Luigi, Adolfo, Andrea e la nipotina Alice, il figlio
Edoardo con la moglie Miriam
Bounous e figli Fabrizio ed Enrico.
L'ultimo saluto alla scomparsa,
che ora riposa nel cimitero di Ghigo di Frali, è stato dato nel tempio
di Frali il 16 marzo.
Prati, 16 màrzo 1996
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
La moglie, i figli e i familiari del
caro
Ernesto Ayassot
pastore valdese
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrazione di affetto
tributata al loro caro, nell'impossibilità di farlo singolarmente, rir?graziano quanti si sono uniti al loro dolore.
Rivolgono un ringraziamento
particolare a: Alessandra, René
Musset, Florinne, Antonio, Barbara e a tutti coloro che in questi anni di prova lo hanno assistito con
amore: a Carla e Marisa e tutto il
personale del Servizio domiciliare
Usi 10 e all'amico dott. Giancarlo
Debettini. ,
Torre Pe///ce, 20 marzo 1996
RINGRAZIAMENTO
«Vegiiate dunque, perché
non sapete né ii giorno né l'ora»
Matteo 25,13
I familiari del compianto
Adolfo Barai
commossi e riconoscenti, non potendolo fare personalmente, ringraziano tutte le persone che
hanno partecipato al loro lutto.
Un sentito ringraziamento al
dott. Vivalda, alla pastora Lucilia
Peyrot, alla Società «E. Agnelli»
Rif-Skf di Villar Perosa, al Soms
di Perosa Argentina, all’Anpì e
Avis locali, alla banda musicale di
Inverso Pinasca, 'alla.Società
sportiva 1973, alle maestre e
alunni della scuola elementaré di
Inverso Pinasca.
Inverso Pinasca, 22 marzo 1996
Ci ha lasciati la nostra sorella
Elena Re'ynaud
ved. Bouchard
ospite da diversi anni dell'Asilo
dei Vecchi di San Giovanni.
Ai figlio, che ha assistito la
mamma sofferente da parecchio
tempo con profonda dedizione,
vada il pensiero fraterno della comunità tutta che gli ricorda che
solo in Cristo si trova la vera consolazione.
Luserna San Giovanni
22 marzo 1996
I necròiogi
sì accettatalo entro
le ore 9 del lunedi,
tei. 011>B55278
fax 011-657542.
20
PAG. 1 2 RIFORMA
A quattro mesi dalle elezioni che hanno confermato il presidente Zéroual
In Algeria la democrazìa è ancora lontana
Dopo le elezioni sono ripresi gli attentati dei terroristi islamici. Il potere militare
ne approfitta per allargare la sua egemonia e per negare ogni apertura politica
JEAN-JACOUES PEYRONEL
Le speranze suscitate in
Algeriadall’esito delle
elezioni presidenziali del 16
novembre scorso sono rimaste lettera morta. A quattro
mesi dalla vittoria elettorale
non si è ancora verificato il
solenne impegno preso dal
generale Liamine Zéroual di
operare una «rottura» totale
con il vecchio sistema, per ridare un po’ di fiducia e di
speranza a una popolazione stremata da quattro anni
di una guerra civile che finora ha causato la morte di oltre 40.000 persone.
L’ultimo attentato prima
delle elezioni era avvenuto il
29 ottobre 1995 (6 morti, 83
feriti), a Rouiba, a circa 15 km
a est di Algeri. Ma, meno di
un mese dopo le elezioni, il
12 dicembre, un nuovo attentato ad Algeri faceva 15
morti e 35 feriti. L’anno^1996
è iniziato con 5 morti e 25 feriti a Elida, il 15 gennaio; 5
morti e 22 feriti in un ospedale vicino ad Algeri, il 5 febbraio: 10 morti a Miliana, il 7
febbraio; 40 feriti nel quartiere di Bab el Oued l’il febbraio e, lo stesso giorno, un
micidiale attento contro la
«Maison de la presse» ad Algeri che ha fatto almeno 18
morti e una cinquantina di
feriti. Quest’ultimo attentato
conferma che uno dei bersagli privilegiati dei terroristi
islamici sono i giornalisti, accusati di sostenere il governo.
Dal maggio 1993 sono stati
uccisi 48 giornalisti, di cui
undici della televisione.
Eppure, recandosi in massa aJle urne nonostante le minacce e le intimidazioni dei
partiti di opposizione che
avevano lanciato la parola
d’ordine del boicottaggio delle elezioni, la popolazione civile algerina aveva manifestato il suo profondo desiderio
di porre fine a questa situazione infernale e di giungere
a una soluzione politica del.
conflitto tra le forze armate,
al potere dal gennaio 1992, e i
militanti islamici. Ma per
giungere ad una soluzione
politica, occorrerebbe dimostrare una reale volontà politica da ambo le parti. Prevale
invece, come prima, }1 ricorso
sistematico alla violenza armata, alla ricerca illusoria di
Dopo uno dei tanti attentati ad Algeri
una soluzione militare. Il presidente Zéroual, dopo avere
ottenuto con notevole successo la legittimazione popolare alla quale aspirava, ha
dato solo timidi segni di apertura politica nei confronti
dell’opposizione. Continua a
prevalere la volontà egemonica del potente apparato
militare, sordo a qualsiasi
compromesso.
Intanto comincia a sgretolarsi la coalizione dei partiti
dell’opposizione che, un anno fa a Roma, firmarono la
«piattaforma di contratto na
zionale» per una soluzione
politica della crisi algerina.
Dopo l’ex Fis (Fronte islamico
di salvezza), anche il Fin
(Fronte di liberazione nazionale), ex partito unico, ha deciso di ritirarsi dalla «coalizione» che si era riunita presso la
comunità di Sant’Egidio. La
decisione è stata presa dal
nuovo segretario generale del
Fin, Boualem Benhamouda,
subentrato a Abdelhamid
Mehri, messo in minoranza
dal comitato centrale del partito nel gennaio scorso. Benhamouda non è uno scono
sciuto: è stato ministro dei
presidenti Houari Boumediènne e Chadli Bendjedid,
Dopo un tempo passato all’
opposizione, l’ex partito unico si è quindi riavvicinato al
potere. A questa mossa non
sembra essere estraneo il presidente Zéroual la cui tattica è
di dividere e indebolire i principali partiti di opposizione,
in particolare quelli che hanno sottoscritto la «piattaforma» di Roma. Anche nei confronti del maggior nemico, il
Fis, ora legalmente sciolto,
viene usata una doppia tattica: da un lato, la repressione
più feroce, dall’altro il tentativo di associare i suoi dirigenti
incarcerati a colloqui più o
meno segreti; il che ovviamente porta ad una crescente
divisione interna.
Da questa politica derivano due conseguenze opposte: da un lato, l’appoggio del
Fondo monetario internazionale, che ritiene di avere le
garanzie politiche necessarie
per avviare il suo piano di aggiustamento strutturale;
dall’altro, la crescente pauperizzazione dei ceti popolari e delle classi medie, con
tutti i rischi di disperazione
sociale che ciò comporta.
Non è questo che gli algerini
avevano chiesto con il loro
voto del 16 novembre.
Fino alla fine, ricevette aiuti dall'Olp e dalla Libia
25 anni fa il golpe di Amin Dada in Uganda
ANGELA GOTTSCHE
IL presidente dell’Lfganda,
Milton Obote, stava rien
trando in patria in aereo da
una conferenza del Commonwealth tenuta a Singapore, quando dalla radio di bordo ebbe la notizia della sua
destituzione. Alla testa dei
golpisti che presero il potere
Q 21 gennaio 1971 c’era il capo dell’esercito. Idi Amin, di
46 anni, più volte campione
di boxe tra i pesi massimi.
Negli otto anni di dittatura
che seguirono, il suo nome
divenne famigerato in tutta
l’Africa come simbolo di arbitrio e terrore. Il presidente
della Tanzania, Julius Nyere
■1 In un incontro svoltosi il 10 febbraio
Il presidente del Congo
sollecita l'aiuto delle chiese
Il presidente Pascal Lissouba, che è sempre alla ricerca
di un consenso n^ionale sulla pace interna e sullo sviluppo economico del Congo, ha
organizzato, il 10 febbraio
scorso, un incontro con una
decina di responsabili di
chiesa. Il capo dello stato ha
espresso nei confronti delle
chiese le sue aspettative circa
l’aspetto economico di quello
che chiama «la democrazia
partecipativa» di fronte alla
crisi che sta attraversando il
Congo.
«Il paese è sinistrato, costruiamolo insieme per alleviare le nostre popolazioni
dalla miseria e dalla povertà
crescenti», ha dichiarato il
presidente Lissouba, che d’
altra parte ritiene che «le
chiese, che già rappresentano poli di inquadramento
spirituale, dovrebbero altresì
servire di quadri di mobilitazione e di educazione delle
popolazioni per uno sviluppo
umano vivibile». A questo riguardo Lissouba si è impegnato a prendere in considerazione, nella sua politica di
sviluppo, i vari progetti messi in piedi dalle organizzazioni di chiese che rispondono
ai bisogni delle popolazioni.
Pascal Lissouba ha inoltre
interpellato i suoi interlocutori sulla proliferazione delle
«sette» che, secondo lui, costituiscono attualmente un
ostacolo alla libertà di coscienza e all’ordine pubblico
nel paese. I responsabili di
chiesa hanno ricordato al capo dello stato l’ampiezza
dell’opera diaconale intrapresa dalle chiese al servizio
delle popolazioni fin dall’
epoca coloniale e hanno riaffermato la loro volontà di
proseguire nella lotta contro
la povertà con le scarse risorse di cui attualmente dispongono. (spp/eni)
re, lo definì «Hitler africano».
AH’inizio tuttavia molti ugandesi inneggiarono entusiasti
all’ex sergente dell’esercito
coloniale britannico e molti
governi occidentali tirarono
un sospiro di sollievo. Gli inglesi in particolare erano soddisfatti di vedere che Obote
aveva perso il potere, proprio
mentre si accingeva a statalizzare l’economia dell’ex colonia ed esercitava una fortissima critica alla politica britannica in Sud Africa.
Idi Amin cominciò dunque
con l’appoggio dell’Occidente, ma ben presto si schierò
contro i paesi industrializzati
proclamandosi antimperialista. Il gigantesco dittatore (1
metro e 93) si faceva portare
in lettiga da inglesi e faceva
circolare per il mondo fotografie dove si vedevano dei
bianchi inginocchiati davanti
a lui. A molti africani faceva
piacere che Amin respingesse
tutto quello che europei e
nordamericani gli chiedevano e non importava che avesse un equilibrio psichico instabile. La confisca dei beni e
l’espulsione della minoranza
asiatica composta da oltre
50.000 persone, che esercitava un notevole potere economico, fu salutata con favore
dalla grande maggioranza
degli ugandesi.
Contemporaneamente
però iniziarono, in questo
paese deU’Africa orientale,
uccisioni sistematiche all’interno dell’esercito. Poi cominciarono azioni brutali rivolte particolarmente contro
gli appartenenti alle tribù dei
Langi e degli Acholi. Soprattutto esponenti politici, religiosi, intellettuali subirono
azioni terroristiche che si allargarono via via a uomini e
donne di ogni strato sociale
con torture, assassini! brutali,
massacri. Secondo stime di
Amnesty International circa
300.000 persone sono state
uccise dal dittatore, dal suo
esercito, dai gruppi terroristici. Migliaia sono fuggiti all’
W Tutte le chiese si sono mobilitate
Combattere la violenza
e la criminalità in Sud Afric
estero.Sul piano internazionale Amin fu isolato solo parzialmente.
Nel 1975 i paesi dell’Africa
lo nominarono presidente
dell’Associazione degli stati
africani, il che valse loro più
tardi la forte critica dell’attuale presidente deH’Uganda,
Yoweri Museveni. Per molti
anni il dittatore ricevette aiuti
per lo sviluppo del paese dalla
Germania, che non affrontò
mai seriamente il problema di
un boicottaggio dell’economia ugandese. Solo nel 1978,
un anno prima che Amin fosse spodestato, gli Stati Uniti
praticarono il boicottaggio
contro l’Uganda per gravi violazioni dei diritti umani. Fino
alla fine Amin ricevette aiuti
dall’Olp e dalla Libia. Quando
neH’aprile del 1979 l’esercito
della Tanzania e gli esuli
ugandesi cacciarono il dittatore militare e radio Kampala
annunciò che il «fascista e
razzista Amin» era stato finalmente spodestato, l’economia ugandese era a pezzi. Il
piccolo commercio e l’artigianato, dopo la cacciata degli asiatici non esisteva quasi
più. La maggior parte degli
intellettuali erano morti assassinati o avevano lasciato
la «Perla d’Africa», così definita da Winston Churchill. Idi
Amin si rifugiò prima in Li
bia, poi se ne andò in esilio
nell’Arabia Saudita.
Dopo una serie di governi
di transizione instabili, tornò
al potere Obote. In una sanguinosa guerra civile le sue
truppe uccisero decine di migliaia di civili. L’Uganda, che
conti circa 18 milioni di abitanti è riuscita a raggiungere
una certe pace solo con T’attuale presidente Yoweri Museveni, al potere del 1986.
Museveni è riuscito ad avviare una modesta ripresa economica e, se si può dar credito alle sue dichiarazioni, vuole indire elezioni democratiche entro l’estate. L’Uganda
resta comunque uno dei più
poveri paesi del mondo, (epd)
Dopo la fine dell’apartheid,
le chiese del Sud Africa hanno oggi un nuovo nemico da
combattere: l’escalation della
violenza e della criminalità
nel paese. Le chiese metodista, anglicana, cattolica romana, congregazionalista e
presbiteriana di Johannesburg hanno lanciato una
campagna di quattro settintane contro il crimine.
«Questa campagna ha come
obiettivo di invitare i membri
delle nostre chiese a rivedere
i loro criteri morali ed etici e
a chiedersi se questi aiutano
oppure ostacolano la lotta
contro il crimine», ha sottolineato il vescovo metodista
Peter Storey. Essi devono interrogarsi sul loro atteggiamento di fronte «alla disonestà, all’evasione fiscale, al
commercio di merce rubata,
e agli altri modi di coprire attività criminali».
Secondo il vescovo Storey,
questa iniziativa mira ad incoraggiare i membri di queste
chiese ad aiutare la polizia,
formando gruppi di quartiere; l’iniziativa invita inoltre i
membri del clero a portare il
loro sostegno psicologico al
personale della polizia. Per
questo «quattro studi biblici
accompagneranno questa riflessione sull’etica e sui valori
morali cristiani».
«La moltiplicazione dei crimini, e in particolare dei crimini violenti, ha raggiunto livelli drammatici nell’agglomerazione di Johannesburg e
l’edificazione di un nuovo
Sud Africa è minacciata dai
criminali - scrive il vescovo
cattolico romano Reginald
Orsmond, di Johannesburg,
in una lettera indirizzata a
tutte le parrocchie della sua
diocesi -. Dobbiamo adoperarci a ridefinire i criteri etici
e morali di tutti i nostri membri, a riscoprire i valori dell’
onestà e dell’integrità... perché pensiamo che i fedeli,
con un’azione comune, potranno togliere ogni iniziativa
ai eliminai e ristabilire la dignità e la sicurezza all’interno delle nostre comunità».
Il crimine è ormai diveni
to la maggiore preoccupazit
ne dei poTitici e dei cittadii
superando il problema de)
violenza politica. Secondo
media che citano fonti u®.!
ciali, oggi in Sud Africa vietie*
commesso un delitto ogni tre
minuti mentre ce n’era uno,
ogni ora 110 anni fa. Secondo
un rapporto, «nel 1994 sono
state compiute oltre 800.000
azioni violente, di cui 18.000
assassini, 67.000 attacchi a
mano armata, 150.000 aggressioni e 30.000 stupri».
Un secondo rapporto indica che tra il 1993 e il 1994 è:
raddoppiato il «crimine col
colletto bianco». Secondo
esperti, «la tendenza si spiega:
per via del traumatismo subito dai bianchi delle classi me-;
die che hanno perso i loro
tradizionali poteri». Gli esperti rammentano inoltre che lamoltiplicazione dei delitti
viene amplificata da proble-^
mi di una società che sta attraversando un periodo d!,i
sconvolgimenti, così come in'
Russia dopo la caduta del có»il
munismo. Prima il crimini '
veniva tenuto a bada dalle!
leggi repressive deH’aparth-eid: l’impunità con la quale;
l’ex polizia sudafricana s{j
comportava, senza dover rW
spendere dei propri atti, dis-i]
suadeva i potenziali criminali,?
Va sottolineato però ufi
punto positivo: oggi, i cittadini partecipano edTa lotta contro il crimine. In passato, la’
polizia e le altre forze di sic«-;,
rezza erano odiate perché]
rappresentavano il sistemi
dell’apartheid e della repri
sione. Oggi, sotto la direzioni
del capo della polizia nazii
naie, George Fivaz, il nuovi
servizio di polizia ha in li
parte cancellato questa inP'
magine, sostituendola coi
quella di una polizia protettrice e amica dei cittadini còli
il risultato che, oggi, anche ^-i
abitanti neri sono sempre pii
numerosi ad avvisare la
zia quando persone sospetti;
cercano di nascondersi,*
perfino a consegnarle
polizia.
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La denuncia di un Centro di ricerca
In Guatemala continuano
le violazioni dei diritti umani
Secondo le dichiarazioni di
alcuni organismi che operano in difesa dei diritti umani
nel 1995, in Guatemala, sono
state giustiziate 450 persone
senza aver subito alcun processo. Il «Centro di ricerca,
studio e difesa dei diritti
umani», che non ha una colorazione politica, ha denunciato in un libro bianco pubblicato nello scorso gennaio
a Città Guatemala, che in
questa repubblica centroamericana le violazioni dei diritti umani sono in aumento
e non vengono minimamente punite. I casi più gravi di
violazioni sono aumentati rispetto al 1994. Il Centro ha
prodotto la documentazione
di 800 casi singoli.
Anche Jorge Maria Garcfa,
incaricato ufficiale dello stato per la salvaguardia dei diritti, ha dichiarato che «la situazione, per quanto riguarda la violazione dei diritti
umani è peggiorata^). Il suo
ufficio ha raccolto durante il
1995 16.000 denunce, 2.000
in più rispetto all’anno precedente, e i casi di esecuzioni
capitali senza processo sarebbero circa 200.
Le varie organizzazioni che
si interessano di questi problemi sottolineano come an
I
che altri diritti essenziali (nfi
trimento, salute, lavoro, ab''
tazione) vengano costant^
mente negati. L’80% dm“
popolazione vive sotto il*’'
vello di povertà, la
pazione na superato il 40w
mancano un milione di
tazioni per i più di 10
e mezzo di abitanti.
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■ Messico-Usa
Cento morti
al confine
Secondo l’agenzia/
press Service, che ha di»“
la notizia il 3 gennaio sco^
a Città del Messico, nei
Grande, il fiume che div*„,
gli Stati Uniti d’America
Messico, sarebbero
lo scorso anno oltre c® ’
persone nel tentativo di P
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Si tratta per la stragr^j|,
maggioranza di messic .
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