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T
BELLE
t f ^Pètt. albiijtj
f (Torino)
'¿«3 S
Tonne peluce
Settimanale
della Chiesa Valdese
Armi atomiche e
speranze umane
Nella trama degli avvenimenti che
si svolgono sulla scena del mondo,
alcuni episodi ci sembrano degni di
essere annotati.
Sul piano internazionaie c’interessa innanzi tutto una dichiarazione
del capo della Difesa civile americana, Peterson, fatta dinanzi al Congresso. Egli ha detto che il missile
intercontinentale armato di bomba
airiiirogeno, capace di colpire con
notevole precisione un’obbiettivo a
8.00Í» chilometri dalla base di lancio,
sarà una realtà entro il 1960.
Tutto sta a vedere chi per primo
riuscirà a costruirlo. Dicono gli scienziati ed i tecnici che i missili sono
Tanna di domani per le eventuali
nuove guerre. Già ne esistono tanto
negli Stati Uniti quanto in Russia,
ma sono di tipo inferiore. Secondo lo
Staio maggiore americano, i Russi
sono in netto vantaggio sugli Stati Uniti nella costruzione dei missili. Non
per nulla Eisenhower ha chiesto ed
ottenuto quasi duemila miliardi di
lire, nei prossimo anno fiscale, per
lo studio e la costruzione dei razzi
teleguidati.
Contro questi nuovi e diabolici ordigni non c’è, per ora, protezione alcuna nè si pensa di poterla fornire.
Quelli che già sono in uso volano a
160 Km. di altezza e alla velocità di
8.000 Km. ora, e non si può quindi
abbatterli. Eppure essi sono più che
modesti di fronte al missile intercontinentale, progettato ma non ancora
costruito. Enormi difficoltà e incognite non ancora risolte si oppongono alla sua realizzazione, ma migliaia di
esperti le affrontano e centinaia di
miliardi sono spesi per costruire l’arma assoluta con cui, affermano i tecnici, sarà possibile colpire Mosca da
New York o viceversa, senza che la
bomba possa esser vista o intercettata.
Dal canto suo, Jules Moch, già ministro della difesa e ora delegato
francese alla Commissione deU’ONU
per il disarmo, ha tenuto una conferenza stampa a Roma ed ha fatto
alcune terrificanti dichiarazioni sulle
conseguenze cui può condurre la coi>
sa agli armamenti, in questa èra atomica. Secondo l’oratore, per distruggere la Francia basterebbero oggi sedici bombe termonucleari ; per distruggere l’intera popolazione italiana, il numero delle bombe si ridurrebbe a dodici !
Si può uscire da questa atmosfera
di incubo? E’ il caso di allarmarci,
quando si sa che al tempo stesso si
spendono cifre enormi in vari paesi
per costruire nuove centrali atomiche e sfruttare l’energia nucleare per
scopi di pace e di grande benessere
materiale? Perchè non pensare alla
speranza di un disarmo atomico o,
meglio ancora, come molti lo affermano, alla impossibilità di impiegare le formidabili armi atomiche del
nostro tempo per il fatto che i due
grandi biacchi politici, 1 Oriente e
l’Occidente, avranno paura luno dell’altro, l’uno della bomba dell’altro?
Non intendiamo gettare lailarme
attorno a noi, sopratutto con questo
modesto fogiio settimanaie. Non formuliamo alcun pronostico per il domani. Prendiamo soitanto nota di un
fatto reale e indiscutibile: l’enorme
sviluppo delle armi atomiche, la loro possibilità di terrificanti distruzioni. Molti scienziati hanno già rivolto all’umanità seri avvertimenti
in proposito e, fra i primi, il grande
Einstein prima della sua morte. Altri affermano che certe profezie bibiiche sulia distruzione di questo
mondo terrestre « in cui gli elementi
infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse » non sono per nulla irreali.
Basterà la paura reciproca a trattenere gli uomini dall’uso di nuovi ordigni distruttivi? Non lo crediamo.
Se gli uomini avessero veramente
paura della morte, sarebbero già diventati più savi. La fonte delia saviezza non è la paura, ma il timore
dell’Eterno.
A molti, torse, è passata inosservata (perchè lontana da noi e dal nostro mondo europeo) la cerimonia che
si è svoita ad Accra per la celebrazione deli’indipendenza del nuovo
Stato africano di Ghana, l’ex Costa
d’Oro. Sulla scena del mondo politico internazionaie, dove i due grandi
blocchi si scrutano, si sorvegliano e
si muovono in base a determinati interessi, la cerimonia non è stata un
episodio marginaie, uno spettacolo,
diciamo cosi, di colore.
L’Inghilterra vi era rappresentata
daiia Duchessa di Kent e gii Stati Uniti addirittura dai Vice Presidente
Nixon. Anche la Russia e la Cina
erano presenti con i ioro delegati uffìciaii. E’ possibiie che queste personalità si muovano soltanto per augurare un prospero avvenire ai nuovo
piccolo Stato negro? No ; la presenza
di Nixon, in modo speciale, ed il suo
viaggio di tre settimane nel continente africano sono un indice rivelatore dei tempi. Essi significano che
il risveglio dei popoli africani e il loro passaggio da un regime coloniale
all’indipendenza nazionale non devono ripercuotersi in senso antioccidentale.
La nostra epoca assiste a grandi
mutamenti ed a eventi che accentrano l’interesse delle grandi nazioni del
mondo. Dopo l’Asia ed il Medio O
riente, divenuto in questi ultimi mesi teatro di grandi opàrazioni strategiche, ora è la volta ^dell’Africa, con
i suoi 200 milioni di ^nùni. L’impoiv
tanza delTAfrica nel campo economico è attestata dalle pseguenti cifre:
essa possiede il ,25 pei cento delle riserve mondiali di rame, stagno e
manganese, la metà d^a produzione
aurifera, F8Ó per centb quella del
cobalto, una elevata %iantità di uranio, fonte priìicipale Itetfenergia atomica. Inoltre sembr^ che sotto le
sabbie del Sahara vi mano imponenti giacimenti di petrolio. E si sa qual
sia il peso delTinterifsse economico
nel gran giuoco della- fòrze politiche
che'pretendono, ciasetóa a modo suo,
di difendere la giustizia sociale, la
pace, la libertà.
Proprio in questo |?an giuoco, che
non è senza gravi iùcognite, il piccolo Stato d’Israele jta facendo in
questi giorni amare esperienze. Costretto a ritirare le sue truppe dalla
penisola del Sinai dov’erano penetrate in ottobre, avrebbe voluto mantenerle almeno nella bfi>lica Gaza, già
territorio egiziano. Ha dovuto invece
promettere di evacuare la città, di
fronte alle energiche pressioni degli
Stati Uniti, e iasciarc il posto alle
truppe dell’ONU incaricate di presidiare quel lembo di _^;rritorio conteso.
Ma, alla partenza :4eUe truppe i
sraeliane, una tensione carica di allarmanti avvisaglie è venuta a gravare sulta striscia dì Gaza. Elemen
ti nazionalisti arabi-;hanno reclamar
to il ristabiilmento Completo dell’aotorità egiziana, vari incidenti si sono verificati, la folla ha inscenato
una tumultuosa dimostrazione da
vanti al Comando del gen. Burns, comandante deUe truppe delTONU e
queste hanno dovuto sparare in aria
per far sgomberare la piazza.
La tensione rimane acuta in quei
la zona e, in genere, nel Medio O
riente. Si annunzia, intanto, che è
stato aperto il transito nel canale di
Suez alle navi di 500 tonneilate. Si
vorrebbe poter aprire il transito a speranze di tempi migliori. Si vorrebbe so
prattutto vedere realizzarsi la profezia biblica: «L’Eterno degli eserciti
li benedirà, dicendo : Benedetti siano l’Egitto, mio popolo, TAssiria, operà delle mie mani, e Israele, mia
eredità ».
Ermanno Rostan.
C’est le 24 Février que les Vaudois
de Marseille ont célébré l’anniversaire de l’Edit d’Emancipation. Disons
tout de suite que cette fête fut particulièrement réussie. Pour fixer les idées, nous ajouterons même que certains ont déjà parlé de «local trop
petit»! Si nous rappelons que notre
salle, inaugurée il y a un an seulement, a plus de 250 m2 de superficie,
vous conviendrez qu’il y avait du
monde ce jour-là.
Déjà le matin, au culte, nous pouvions découvrir parmi l’assistance de
nombreux visages amis de membres
de notre Union et même quelques
gracieuses Vaudoises en costume. Par
leur présence autour de M. le Pasteur Micol, revenu parmi nous pour
présider ce culte, ces Vaudois prouvaient une fois de plus leur attachement, non seulement à leurs chères
vallées, mais — et c’est encore plus
important — à Dieu qui sut toujours
leur venir en aide au cours de l’Histoire. M. Micol nous montra la tâche
que doit affronter l’Eglise Vaudoise
en Italie pour répondre à l’appel de
ceux qui ignorent encore l’Evangile.
Ce service religieux fut célébré dans
le principal Temple de Marseille,
toujours aussi aimablement mis à
notre disposition par M. le Pasteur
Marchand et les Pasteurs de Marseille: nous les remercions ici publiquement, ansi que la Chorale qui
chanta le Psaume des Batailles cher
à nos ancêtres.
A 13 heures, plus d’une centaine de
convives se retrouvèrent dans notre
salle autour d’une table abondamment garnie et dans une joyeuse
ambiance. Mais le repas se terminait à peine que' déjà les candidatsspectateurs à notre matinée récréar
tive se pressaient à la porte d’entrée
Deux cents personnes se joignaient
ainsi aux cent déjà présentes: quand
nous vous disions quil faudra pousser les murs!
Cette assistance nombreuse écouta
tout d’abord le message que notre
Modérateur avait confié à M. le Pasteur Micol. Ce fut l’occasion de
montrer que les problèmes de notre
Eglise ne nous laissent pas inclinérents et de nous réjouir de voir inaugurer à Colleferro un nouveau Temple à la gloire de Dieu.
Passons au programme de cette
fête. Il comprenait, cette année, une
surprise: une chorale, déjà bien au
point, qui sut prouver que les Vaudois savent aussi chanter. C’est amsi que nous avons entendu : « Charles
Albert et la Liberté » et diverses
vieilles chansons de nos montagnes.
Et pour demeurer dans l’ambiance
du « pays », notre présentateur ra^
conta en patois quelques légendes
vaudoises toujours aussi appréciées.
Nous féliciterons enfin tous nos enfants qui tinrent la scène la plupart
du temps, en récitant, entre autres,
une poésie de Mme P. Bert : « Vive
le XVII Février».
Et nous terminerons ce compt^
rendu en signalant que le soir cent
vingt personnes se retouvèrent a
nouveau autour de la teble poiu: finir
ensemble cette belle journée.
En marge de ce XVII Février, M.
Micol, accompagné de notre Président, a rendu visite aux Vaudois isolés: deux réunions ont eu Heu aux
environs de MarseUle. L’une se tint
aux Pennes Mirabeau, chez la f^
mille Berton, l’autre au Tholonet,
chez le famille Rivoire.
De plus, le Mercredi 27, au cours
d’une réunion tenue dans notre local, M. Micol nous parla de Collefen
ro et nous fit faire un tour aux Vallées avec ses merveilleuses photos en
couleurs. Nous le remercierons fia
pour tout ce qu'il nous a apporte,
et en souhaitant qu’U revienne encore parmi nous, une de ces prochaines années. ,
Et maintenant, je rappellerai bnévement que notre Union s’était aussi
manifestée au cours de l’hiver;
— par une Assemblée Générale qui
désigna un nouveau Comité, toujours
préside, bien sûr, par notre cher M.
Henri Poet, à qui nous devons tant;
— par un Ar'Dre de Noel magnifique, grâce aux généreux donateurs
et à l’ambiance apportée, par nos
tout-petits ;
____par une réunion autour du Gâteau des Rois, groupant une centaine
de membres et amis.
En conclusion, nous reinercierons
Dieu de toutes les joies qu'il nous a
données et aussi tous ceux et tou^
celles qui se dévouent sans compter
pour la plus grande prospérité de
l’Union Vaudoise de Marseille. F.
Elargizione benefica
Il Cotonificio V. 'Widemann di S.
Germano Chisone nella persona del
suo Titolare, dei Sigg. Impiegati e
delle Maestranze ha elargito L. 63.000
nella ricorrenza del 17 febbraio a beneficio degli ospiti dell’Asilo per Vec
chì.
Ai generosi oblatori e in modo particolare al Sig. Widemann vada la
espressione della più profonda riconoscenza dei ricoverati.
o. t.
Il futuro della nastra Chiesa ueirAmerica del Sud
Chi desidera rendersi conto della situazione della Chiesa Valdese in Uruguay ed Argentina leggerà con interesse e con profitto l’articolo del prof.
Soggin, apparso su «Protestantesimo»
(N. 4, 1956). Il suo lavoro alla Facoltà
di Teologia di Buenos Aires a contatto con studenti valdesi provenienti daT
le diverse colonie, i suoi lunghi viaggi
in Argentina ed Uruguay, le letture, la
partecipazione a Commissioni e a Conferenze Distrettuali, gli hanno permesso di rendersi conto del cammino che
le nostre Chiese sud-americane hanno
percorso in un secolo di vita, di valutarne la situazione attuale e di suggerire quale ne sarà il probabile sviluppo. Come dice egli stesso, certi fatti e
certe sfumature forse gli sfuggono per
la brevità del suo soggiorno cola, ma
la sua analisi ci pare sostanzialmente
esatta. Dissentiamo tuttavia su un punto : dov’egli dice che « la Chiesa era
solo uno dei tanti elementi della Colonia e spesso neanche il principale». Riteniamo invece che la Chiesa sia stata
elemento non unico, certo, ma principalissimo di coesione e di elevazione
della Colonia. Ancor oggi si osserva
che chi abbandona la Chiesa, prestissimo perde tutti gli altri elementi che
lo distinguono come valdese.
Tutti i gruppi di europei che si sono
trasferiti in America meridionale fondandovi delle colonie agricole sono
passati per tre successivi stadi di sviluppo: dapprima il gruppo straniero
è rimasto chiuso in sè e separato dal
resto del paese, poi ha cominciato a
trattare con gli abitanti, a prenderne la
lingua e alcune abitudini, infine si è
del tutto mescolato colla popolazione
locale in modo da non poterne essere
distinto, e solo il cognome può rivelare che uno degli antenati è venuto dall’estero.
Anche al gruppo di famiglie valdesi sbarcate laggiù cento anni fa e via
via ingrossate da successive emigrazioni, è successo lo stesso. Sono arrivati
in America con la loro lingua, le loro
abitudini, la loro razza, la loro Chiesa,
e per un certo tempo tutte queste cose
sono state rigidamente conservate, poi,
a poco a poco, nel contatto prolungato
colla gente del paese la lingua o i dialetti delle Valli sono stati dimenticati,
le abitudini portate dall’Europa sono
sparite, i matrimoni con gente del luogo si sono fatti più frequenti, e ci si
chiede: della Chiesa, che cosa succederà? Sjmrirà anch’essa come tutte le
altre cose importate dal di fuori?
Se si osserva U destino di altri gruppi di emigrati (tedeschi, inglesi, ecc.)
ci sarebbe da essere terribilmente pessimisti; decine di migliaia di tedeschi
evangelici raramente raccolgono in
Chiesa più di duecento membri.
Oggi la nostra Chiesa in Uruguay
ed Argentina si trova a passare per im
momento particolarmente importante;
le nostre colonie sono al punto di transizione tra il secondo ed U terzo stadio
e stanno fondendosi e mescolandosi
sempre più con la popolazione locale.
La Chiesa deve scegliere tra due vie;
la prima è quella di rimanere in modo
esclusivo la chiesa dei Gönnet, dei
Geymonat, dei Baridon, cioè la chiesa
di quelli che sono valdesi per il sangue, anche se talvolta non hanno più
la fede; per questa via la Chiesa finirà
per diventare con^rvatrice, folcloristica: un oggetto da museo.
L’altra via è quella di diventare la
Chiesa di quelli che sono valdesi se
condo lo spirito, di quelli cioè che hanno la fede della Chiesa Valdese, anche
se si chiamano Pérez o Quintana o
Montes de Oca. Per questa via essa si
differenzierà forse sempre maggiormente da noi delle Valli nei dettagli
secondari, ma sarà una Chiesa vivente. Per seguire questa via sarà necessario rinunciare a mantenere il contatto
con quelli che son valdesi di nome ma
non di fede.
Essi sono già oggi un cospicuo
numero, ed il Soggin nel suo articolo
suggerisce che, quando il processo sia
compiuto, forse solo la metà della popolazione valdese sud-americana rimarrà nella Chiesa valdese. Ed egli
aggiunge che anche cosi la nostra situazione sarebbe molto migliore di
quella di molte chiese di origine straniera. Al tempo stesso sarà necessario
mettersi risolutamente sulla via della
evangelizzazione. Quello che si fa a
San Gustavo in Argentina, a Clardona
ed a Nueva Paimira in Uruguay, sembra indicare che la Chiesa si dispone a
mettersi su questa via.
' E non possiamo non rallegrarcene
perchè è la via giusta. ^
2
2 —
L’ECO DELLE TALLI VALDESI
r
I matrimoni misti
In questo secondo articolo della serie “I matrimoni misti,,
l’autore espone il pensiero della Chiesa Evangdim - Il prossimo articolo tratterà dell’atteggiamento della Chiesa Romana
Inutile dire che nessuna Chiesa è
soddisfatta di celebrare dei matrimoni misti e, da parte evangelica,
come vedremo meglio in seguito,
questo non deriva tanto da considerazioni riguardanti il prestigio della
Chiesa, o dal timore del confronto
quotidiano delle diverse fedi religiose o ancora da preoccupazioni di
V. pol4ti|ca » ecclesiastica, quainto
dalla conoscenza delle inevitabili
difficoltà che esso crea nella famiglia, nei momenti più delieati della
sua esistenza ed a proposito di problemi già non facilmente risolvibili
per se stessi.
Altre Chiese, invece, aggiungono
a questa, altre preoccupazionii di
carattere teologico o polemico e
giungono quindi ad una forma di
disciplina ecclesiastica matrimoniale particolarmente stretta.
Questo è il caso della Chiesa di
Roma.
Essa, per principio, condanna
ogni matrimonio fra un cattolico ed
un protestante con delle espressiori
la cui violenza non permette alcun
dubbio, come quelle di Benedetta
XIV che fanno testo nel diritto ra.itrimoniale cattolico: « Quanto a
que.i matrimoni che.., sono contratti da cattarci con eretici, sia che
un uomo cattolico sposi una eretica,
sia che una cattolica sposi un eretico, Sua Santità è prima di tutto addolorato che fra i cattolici vi siano
di quelli che, vergognosamente resi
senza senno da un amore insensato
(insano amore turpiter dementati),
non aborriscano nell’animo loro e
non si astengano da questo detesta^
bile matrimonio che la Santa madre
Chiesa ha condannato e proibito per
sempre ». La dichiarazione prosegue invitando vescovi e sacerdoti a
« costringere con le più severe pene
spirituali, i cattolici a non unirsi
con gli eretici con questo matrimonio sacrìlego ». (Dalla dichiarazioi
ne (c Matrimonia, quae in locis » del
4 XI 1741).
Ma siccome non ostante queste
raccomandazioni e le condanne ri-.,
petute i matrimoni misti continuano ad esistere, le diverse Chiese
hanno assunto un atteggiamento c
preso delle decisioni di fronte alle
varie forme con cui questi matrimoni possono essere celebrati.
Descriveremo rapidamente queste
forme e questi provvedimenti.
Quando un Pastore celebra un matrimonio misto, egli ,che prima si
è incontrato con gli sposi, come anche per tutti gli altri matrimoni, e
con loro ha parlato del passo che
stanno per compiere, non chiede alla parte cattolica alcuna dichiarazione, Orale o scritta, che vincoli la
fede del coniuge cattolico o che possa offenderla, nè nel eolloquio privato, nè durante la eelebrazione in
Chiesa.
Od RTTO^fiQ
La fede di ciascuno è un dono di
Dio di cui dovremo rendere conto
davanti a Lui quando ne sarà il momento, ed allora nessuno potrà rispondere per noi e giustificarci per
delle decisfilpni che cii sono state
strappate o per la libertà che ci
siamo lasciati togliere soggiacendo
a pressioni o minacce.
Per questo nessun uomo ha il dir
ritto di vincolare la fede del suo
fratello o di deformarla secondo il
suo punto di vista o le sue convinzioni personali o ecclesiastiche.
Al cattolico, la Chiesa Evangelica
chiede unicamente di vivere come
un marito od una moglie cristTani.
Non si parla di confessione reLgio■a, noti si chiedono degli impegni
a Ciuesto proposito.
Ecco 'nfatti quanto è richiesto allo sposo:
« N. N. dichiari tu, dinnanzi a Dio,
di prendere, neNa pienezza della
tua libertà, la qui presente N. N.
per tua legittima moglie e prometti
tu di voler vivere con lei nel santo
stato del matrimonio; di volerla
amare, aiutare e proteggere nella
prospera come nella avversa fortuna; di serbarle inviolata la fede; di
voler essere in tutto un marito cristiano secondo i precetti della Parola di Dio? »
Ed alla sposa:
« N. N. dichiari tu, dinnanzi a Dio,
di prendere, .nella pienezza della
tua libertà, il qui presente N. N. per
tuo legittimo marito, e prometti tu
di voler vivere con lui nel santo stato
del matrimonio; di volerlo amare,
curare e assistere; di voler essere la
sua buona compagna nella prospera come nella avversa fortuna; di
serbargli inviolata la fede; di voler
essere in tutto una moglie cristiana,
secondo i precetti della Parola di
Dio? »
(Liturgia Valdese: Matrimonio).
Ecco quanto è chiesto ai 'cóiifugi
Evangelici come ai Cattolici, e non
vi sono delle differenze nello svolgimento della liturgia fra matrimoni misti o no.
Questo matrimonio, celebrato da
tm Pastore delegato dell’Ufficiale di
Stato Civile e per questo riconosciuto dallo Stato, è valido a tutti gli
effetti civili per i quali, sull’apposito modulo, non è neppure richiesta l’indicazione della fede religiosa degli sposi.
Non vi è quindi, in questo campo, alcuna differenza legale fra un
matrimonio misto o no.
Talvolta, nelle zone di evangelizzazione, dove gli Evangelici sono
poco conosciuti vien fatto intendere
che un matrimonio di questo genere non è riconosciuto dallo Stato e
quindi non è valido; ma affermazioni di questo genere fanno parte
di quelle intimidazioni e di quella
propaganda poco onesta che non
torna certo ad onore di chi la fa.
Franco Davite.
STATI UNITI
Problemi razziali
Il 10 febbraio daU’alto di migliaia
di pulpiti negli Stati Uniti è stata
letta una dichiarazione che contiene
tra l’altro queste affermazioni : «Se vogliamo rimanere fedeli alTEvange’o
di Gesù Cristo n(Oi avremo tregua nè
riposo finché là segregazione razziale non sia sparita da tutti i campi
della vita americana».
La nostra prima reazione è di dire
«meglio tardi che mai»; ci pare infatti che la ChiesjS C’^istiana avrebbe
dovuto prendere¿.tma chiara posizione sul problema razziale moltissimo
tempo fa, e fare da guida all’opinione
pubblica e non ldfe"larsene, anche se
solo in parte, lin^chiare.
Ma prima di gettare la pietra nell’orto del vicino pensiamo che è molto facile parlare di problemi razziali
a noi.. che non ne abbiamo. Lasciamo perciò tacere la critica e ralleio comniuto vei^d Tabolizlone della
griamocl che un passo avanti sia stasegregazione.
ROMANIA
La vita religiosa in sviluppo
Cinque ecclesiastici danesi, tornati
da una visita in Romania, durata 18
giorni, hanno r’ferito che la vita religio'-a in ruel pa°se ohre cortina di
ferro è in pieno sviluppo, nonostante
i coni rolli governativi. I predetti, rappresentanti della Chiesa Luterana di
Danimarca, sono stati i primi eccleclesiastioi occidentali non Ortodossi
a visitare la Romania. Essi hanno
informato che tutte le Chiese romene sono soggette al Dipartimento per
gli Affari Religiosi, il quale ha il compito, fra gli altri, di vigilare a che
nelle varie chiese non si faccia propaganda contro il regime comunista.
I visitatori hanno potuto constatare
una larga partecipazione di fedeli ai
servizi religiosi, sre-ialmen'-e di eio
vani. Secondo la relazione da essi
fatta, dei 18 milioni di abitanti della
Romania, 14 milioni sono membri della Chiesa Ortodossa Romena. —
(Christian Advócate).
INDIA
Unione di Chiese
E’ stato approvato dalla 12« Assemblea Generale i-fdella Chiesa Unita
dell’India del Nardun un progetto di
unione della Chiesa Anglicana con
altre denominazioni evangeliche dell’India settentrionale e del Pakistan.
Vi sono interessati cinque corpi ecclesiastici: la Chiesa Unita dell’India del Nord; la Chiesa dell’India,
Pakistan, Birmania e Ceylon (Anglicana); la Chiesa Metodista (americana) dell’Asia Meridionale; le Società Missionarie Metodiste britannica ed australiana e la Chiesa Battista (ramo inglese). Il progetto sarà
presentato dal 'jComitato Paritetico
alle Chiese interessate dopo la prossima riunione del Comitato stesso,
che avrà luogo 'in aprile. Se approvato, la nuova Chiesa sarà denominata Chiesa dell’India del Nord e
del Pakistan. Già la Chiesa Unita
dell’India del Nord — che conta 400
mila membri — è il risultato della
fusione dei Congregazionalisti d’America, Evangelici e Riformati, Presbiteriani d’America e d’Inghilterra
e della Missione della Chiesa Unita
del Canada. (Christianity Today)
Inaiigurazione della Chiesa di Colleferro
Il giorno 24 febbraio per grazia
rii Dio abbiamo inaugurato la nuova Chiesa. Mezz’ora prima dell’inizio del culto, non vi era più neanclie
un posto in piedi. Benedetto e rjiigraziato sia il Signore che ci ha concesso di giungere sin qui e di poter
cantare e pregare, fratelli con fratelli, finalmente in un nostro locale
di culto.
Si sono uniti a noi nella gioia e
nella preghiera una buona rappresentanza dei fratelli di Ferentino, di
Forano Sabina ed abbiamo rivesto
con piacere il volto di diversi fratelli di Roma.
In questa occasione ci siamo rallegrati per avere anche avuto fra noi
il Moderatore, il Capodistretto e d
Pastore Roberto Comba.
Qualche fratello tra i più autorevoli ci ha promesso di visitarci di
nuovo. Che il Signore ci conceda vera::,ente questa gioia.
Il tempio che è sorto in via Carpinetana Sud è un segno tangibile
della presenza evangelica in Colleferro; esso è indubbiamente un
segno della grazia ed uni opera di testimonianza. E ciò non
vuol dire che noi abbiamo raggiunto qualche cosa di compiuto, di stabile. Per noi avere oggi un locale di
culto aperto al pubblico significa un
*^taggiore impegno ed una maggiore
responsabilità per l’opera fedele di
testimonianza cristiana.
Guai ai fratelli di Colleferro se un
giorno, soddisfatti della posizione
raggiunta, perdono la spinta evangelistica e non testimoniano più del
Signore Gesù Cristo. Il segno di grazia visibile diverrebbe allora un
inesorabile segno di giudizio. A
fianco dell’opera in muratura non
deve mai mancare la fedele testimonianza del credente. Altrimenti il
tempio diventa un monumento che
ricorda la condanna di Dio alla Sua
chiesa infedele. '
Fatta questa Considerazione, dobbiamo dire che la Comunità, nei
tempio celebra il culto come per div’ersi anni ha fatto di casa in casa
(preghiera fatta a turno da un membro del Consiglio per invocare lo
Spirito Santo sul predicatore e sugli
ascoltatori della Parola; lettura del
Decalogo fatta da un Anziano; lettura biblica fatta a turno da fratelli e
.sorelle; preghiera del pastore per la
colletta; preghiere spontanee dei
fratelli e delle^ sorelle prima del
« Padre mio » e del Credo ripetuti
insieme).
Queste brevi note vogliono essere
il principio di una serie di cronachenotiziario della vita della nostra Comunità. Anche per questo impegno
invochiamo l’aiuto e la benedizione
Roma evangelica visla
con i profughi ungheresi
Una delle prime iniziative prese
dal Consiglio dei Pastori di Roma, a
favore dei Profughi ungheresi di tede evangelica ospitati nel Centro della Croce Rossa di Via Vallombrosa
(sulla Cassia), è stata quella di una
visita alla Roma Evangelica.
Martedì 13 febbraio un grande pullman da turismo è andato a prelevare, nel loro Centro, i 50 e più profughi evangelici che vi sono ospitati
i quali, preventivamente avvisati dalla direzione del Centro stesso erano
tutti già pronti ad attenderci. Oltre
ai pastori Mathieu, Roberto Comba,
Mario Sbaffi ed Hessing (della Chiesa Luterana) facevano gli onori di
casa e soprattutto fungevano da interpreti — un gruppo di signore e
signorine di origine ungherese residenti in Roma ed in contatto con le
comunità evangeliche. Sono state visitate le Chiese delle varie denominazioni, italiane ed estere, dalla
Chiesa Anglicana all’Esercito della
Salvezza e sono state fornite notizie
storiche o liturgiche sulle varie Chiese sia durante il viaggio che nelle
brevi soste nei Templi. Il canto final
mente sgorgato da questi profughi
verso il termine della nostri visita ai
vari locali di culto ha segnato un
momento di vera commozione per
noi, ma soprattutto per essi che certo da molto tempo non univano le
loro voci per lodare il Signore. li gi
rc della Roma evangelica — assai interessante anche per noi che in essa viviamo — è stata intramezzata
dalla visita ad alcuni monumenti
della città e da un rinfresco offerto
in un pubblico locale. Al termine di
questo pomeriggio turistico tutto particolare, i nostri fratelli profughi
hanno voluto esprimere la loro gratitudine e la loro gioia per questo
contatto con l’evangelismo romano.
Sempre ad iniziativa del Consiglio dei pastori di Roma, questi 50
profughi ungheresi evangelici verranno invitati a turno, dalle Chiese
evangeliche di Roma, di lingua italiana e straniera, ogni due domeniche, per assistere al culto; e dopo il
culto la Chiesa ospitante offrirà loro
un pranzo fraterno.
Altri problemi di più difficile soluzione sono allo studio per venire in
aiuto a questi nostri fratelli che col
passare dei mesi sentono sempre più
gravare su di essi il peso degli interrogativi per il loro domani. Ci aiuti
Iddio. (Voce Metodista)
SPAGNA
Studi teologici
I pastori spagnoli potranno continuare i loro studi in Renania «Germania Occ.); così è stato deciso dalla « Associazione Gustavo Adolfo »
Il Seminario evangelico di Madrid è
ormai chiuso da più di un anno per
ordine delle autorità.
La parola della vita
del Signore.
Riccardo Mortari
Fuoco e martello
« La mia parola non è essa come il fuoco, dice
l’Eterno, e come un martello che spezza il sasso? »
(Geremia 23: 29).
Tutti Siam pronti a dichiarare che amiamo la Parola di Dio e che,
da buoni evangelici, l’accettiamo come «base della nostra fede e regola della nostra condotta ». Pur dicendo ciò, rimaniamo talvolta in una
situazione equivoca. Possiamo cioè continuare ad avere delle vedute
tutt altro che cristiane, una «forma mentis» che persiste ad essere
pagana; ricerchiamo quella Parola per puntellare i nostri preconcetti,
per rendere Dio complice delle nostre incredulità più o meno palesi,
per tranquillizzare la coscienza cercando di spingere Dio, come fanno
1 pagani, ad approvare o quasi ad esaltare ciò che noi siamo. Si crede
allora che la nostra Bibbia sia parola di pace: ma, in quel senso, si
tratta di una falsa pace.
« « *
La Parola dell’Eterno, per bocca di Geremia, ci dice proprio il
contrario. Quella parola è «un martello che spezza il sasso», «un fuo
co» che deve consumare l’impurità del nostro essere naturale.
Solo dopo che il martello della Parola ha spezzato il nostro orgo
gio possiamo capire che vi è per noi una buona novella di grazia;
dopo che II fuoco ha consumato le scorie della nostra incredulità ci è
possibile comprendere l’Evangelo dell’amore di Dio, e lo scandalo
ella croce; solo dopo che Dio ha frantumato in noi gli idoli dell’egoismo, dell’avarizia, della presunzione, vi può essere per noi una vita
cnstiana reale.
Il cuore naturale dell’uomo è indurito, è come la pietra; la Parola di Dio e davanti a noi per spezzarlo, per riformarlo, per sostituirlo.
Il giorno della prima Pentecoste cristiana i 3000 convertiti non si
scandalizzarono della Parola che per bocca di Pietro era stata un
atto di accusa, un martello ed un fuoco; ma «compunti nei cuore»,
fecero parte della « comunità di quelli che erano sulla via della salvazione» (Atti 2: 37-47).
E’ necessario, per aver pace, che prima di tutto il nostro orgoglio
naturale abbia ricevuto il colpo salutare inferto dalla Parola del Signore: «Tu dici: Io sono ricco e non ho bisogno di nulla, e non sai che
u sei infelice e miserabile e povero e cieco e nudo. Io ti consiglio
di comprare da me dell’oro affinato col fuoco affinchè tu arricchisca »
(Apoc. 3: 17).
* * ♦
Molti si scandalizzano della Parola, si allontanano da Cristo, disertando la Chiesa, i culti, perchè quella Parola ch’essi volevano fosse
I pace e di tranquillità, ha forse un giorno messo il dito sulla piaga,
ha ferito il loro orgoglio. Fanno il broncio: purtroppo quell’orgoglio
e stato più forte del salutare avvertimento della Parola che deve
infrangere l’idolo di pietra per poi dare, non un narcotico, ma una
vera sicurezza: quella di Cristo.
Gesù, spiegando la parabola del seminatore dice che fra i molti
che hanno udito la Parola vi è «chi non la intende» (il seme sul sentiero, nei luoghi rocciosi, tra le spine), mentre «chi la intende» porta
frutto come il seme caduto in buona terra: è chi ha capito che
la Parola è proprio per lui peccatore, la riconosce anche come «buona
novella»: annunzio di salvezza da parte non di un «buon Dio», frutto
della nostra immaginazione, ma dell’Iddio vivente che per riscattarci
dal nostro peccato ci ha donato il Suo proprio Figliolo.
p. m.
3
T
L’ECO DELLE VMM VALDESI
— B
Una bella istituzione valdese
Il Rifugio Carlo Alberto nacque da
un’esperienza pastorale dell’anno 1896.
Il giovane pastore di Luserna San
Giovanni, Guglielmo Melile, si trovava a Villar Pellice. La moglie del suo
collega gli espose il caso di una povera creatura, quasi deficiente, alla quale
un terribile cancro stava lentamente
divorando la faccia. Giaceva, quasi imnvobile in fondo ad una stalla, sulla
paglia. Alcune persone caritatevoli le
portavano i resti del loro cibo. 11 suo
aspetto era ripugnante ed il suo carattere reso impossibile dalla sofferenza
e dalla malattia.
Pochi giorni dopo un uomo, ancora
giovane, bussava alla porta di G. Medie. Ormai senza mezzi di sussistenza,
quell’uomo veniva lentamente consumato dalla tisi. Gli ospedali lo avevano respinto perchè giudicato incurabile. Se fosse stato cattolico lo avrebbero ricoverato presso un ospizio di Torino. « Dovrò morire nella strada? »
diceva quel povero giovane angosciato,
rivolgendosi direttamente a G. Medie.
Quei due casi pietosi turbarono profondamente il giovane pastore che
aveva un animo sensibile alle miserie
umane. Egli vide chiaramente che il
suo preciso dovere era di mettersi risolutamente all’opera. Affittava così
duo stanze, le arredava semplicemente, prendeva al suo servizio una domestica zoppa a cui affidava le funzioni
di cuoca e di infermiera. Una signora
caritatevole accettò subito di sovraintendere al buon andamento dell’opera
nascente. Così G. Medie iniziò modestamente la sua opera. Ma evidentemente bisognava fare di più. Bisognava pensare seriamente alla fondazione
di un istituto vero e proprio per dar
ricovero ai tubercolotici, ai malati di
cancro ed agli epilettici che erano assai numerosi, in quel tempo, alle Valli Valdesi.
Sulla bella collina
di San Giovanni
Il giovane pastore non desiderava tuttavia fare un’opera personale. Ricordiamo i suoi interventi al Sinodo del
1896, rimasti memorabili: ase il Sinodo, egli esclamava, non può deliberare ufficialmente in proposito, può
approvare l’iniziativa privata; la chiesa deve jare qualcosa per i derelitti
che le appartengono ». Egli invitava
pertanto la Commissione degli Istituti
Ospitalieri a prestargli i suoi medici
ed a fornirgli le medicine. Il presidente della Commissione rispondeva in
modo affermativo, ma riconosceva, in
pari tempo, di non avere la possibdità
di fondare l’Istituto di cui si sentiva
l’assoluta necessità. Del resto i nostri
ospedali cercavano già di venire incontro ai derelitti avendo ricoverato,
poco tempo prima, per un periodo di
3 mesi, 12 ammalati cronici.
« E penoso, — esclamava allora il
past. C. A. Tron che due anni prima
aveva fondato un asilo per vecchi in
San Germano Chisone, — che ammalati valdesi siano costretti all’abiura se
vogliono venire ricoverati in taluni
ospedali non nostri, od abbiano da perire miseramente. Siamo cristiani e
dobbiamo dimostrarlo con opere buone ».
Quell’intervento appassionato fu
decisivo e la discussione sinodale venne chiusa con la seguente dichiarazione impegnativa: « Il Sinodo accoglie
con plauso l’idea di un Istituto per incurabili sottoposta dal sig. G. Melile
all’assemblea, gli assicura il suo appoggio morale e lo raccomanda per
l’esecuzione materiale alla liberalità
delle Chiese ».
Tre persone furono subito sensibili
a queirinvito e diedero al Medie un
segno della loro solidarietà con una
offerta in denaro: si trattava di uno
scozzese (100 franchi), uno svizzero
(50 franchi) ed una signora valdese
(10 franchi): in tutto 160 franchi.
Nel 1897 il Medie, accennando alla
deliberazione sinodale, annunziava
che 0 l’Asilo per incurabili era già stato aperto sotto il nome di Re C^lo
Alberto. Erano già stati ammessi 16
ammalati, con 1860 giornate di presenza ».
Frattanto sulla collina di S. Giovanni era stata acquistata una casa di
campagna che aveva subito opportuni
adattamenti ed era circondata da ampio terreno. La nuova sede si era rivelata subito adatta per ospitare gli ammalati. Essi potevano finalmente go
dere un po’ di pace a contatto con la
natura, malgrado il travaglio delle loro sofferenze...
Nel 1902 il Rifugio è eretto in « Ente Morale » ed acquista così i privilegi
della personalità giuridica.
Il 2 aprile 1911 è una data particolarmente importante e segna d giorno
dell’inaugurazione del Padiglione Arnaud, dovuto alla generosità degli amici del Rifugio. Quella nuova casa, che
viene ad aggiungersi alle altre due, fu
costruita secondo i piani dell’architetto Gharbonnet ed è un modello nel suo
genere. Esso permise di aumentare ancora la capacità del Rifugio riservando un certo numero di letti agli ammalati di tubercolosi. La nuova costruzione era costata L. 70.127,75.
Nel 1956 tre amici hanno ricordato
il nostro Istituto con un legato. E’ stato dotato il primo letto del dopoguerra alla memoria di Eddberto Cavallo
di Torino con un capitale di L. 2 milioni e 600.000 ed è in via di dotazione
un secondo letto alla memoria di Jean
Daniel Bonjour, spentosi recentemente in America.
Realizziamo che la nostra opera è
più che mai necessaria. Possiamo anzi
dire che è giunto il tempo in cui dobbiamo pensare seriamente ad aumentare le nostre possibilità di lavoro.
Non vogliamo dimenticare, terminando, coloro che hanno dedicato tutta la loro vita all’assistenza dei nostri
ammalati. Ci sia permesso di inviare
un pensiero ricono.scente alla memoria
di Suor Alice Beney e di Augusto
Pons che per più,di 40 anni hanno lavorato con dedizione nel nostro Istituto. Nè vogliamo dimenticare i nostri
medici che hanno alleviato tante sofferenze.
La nostra attuale direttrice — Suor
Susanna — ed i suoi collaboratori
(Suor Margherita totalizza 40 anni di
servizio) inviano un saluto riconoscente e memore a tutti i benefattori che
haiino validamente sostenuto la nostra
opera .Noi sappiamo che essa vive
mediante la loro generosità, espressione di fede in Dio che è l’ispiratore di
ogni opera buona.
(Dall’opuscolo recentemente
pubblicato dalla C.I.O.V.)
Il Mugió' Carlo Alberto di Luserna San Giovanni
RICORDANDO IL PASSATO...
Vecchi divieti nei riguardi dei Valdesi
Anche per il matrimonio vigevano
delle draconiane disposizioni di legge
Erano assolutamente proibiti i matri
moni misti e se questo avveniva, il co
niuge valdese doveva promettere di
cattolizzarsi. Se poi uno dei coniugi
sposati valdesi si fosse fatto cattolico,
figli e figlie dovevano « battezzarsi ed
allevarsi indistintamente nella religione cattolica ». (R. Vigl. di V. A. II del
17 lug. 1720).
Sono notissimi i casi di bambini
tolti ai loro genitori, valdesi, con lo
specioso pretesto ebe'* essi- avessero
espresso il desiderio di cattolizzarsi,
anche se erano in ancora tenera età.
La mostruosità della disposizione
rimase pur dopo l’Editto di Carlo
Convegno magistrale
siculo - calabro dell' A. I. C. E.
Si è svolto, nei giorni 10 e 11 febbraio, un convegno dell’A.I.C.E. (associazione insegnanti cristiani evangelici) della zona siculo-calabra, a
Messina.
Più di 40 insegnanti vi hanno partecipato sia della scuola elementare
che media, accolti cordialmente dal
Pastore Briante e Signora che si so
no prodigati con entusiasmo in favore della riuscita del convegno, e dà
membri della comunità di Messina
che hanno ospitato i convenuti.
I lavori hanno avuto inizio nella
serata di domenica, nella sala della
Università popolare, cortesemente
concessa dal Direttore Silvio Longo,
Vice presidente regionale dell’associazione siciliana della stampa.
La pubblica conferenza del Dott.
Giorgio Peyrot, docente di diritto
ecclesiastico all’Università di Roma
ha trattato del tema: « Scuola di stato, scuola di tutti.
L’esauriente trattazione sul piano
giuridico del Peyrot, che ha già dato
valido contributo con i suoi scritti
sull’argomento e di cui non riportiamo che schematiche linee, si è conclusa con l’affermazione che secondo
la Costituzione, la cuoia di Stato è
scuola di tutti ed a tale scopo essa
deve svilupparsi in clima squisitamente democratico e di assoluta libertà dello spirito e ricerca critica.
Una vivace e vasta discussione costruttiva è seguita tra i presenti a
cui ha dato particolare contributo il
prof. Spini che ha diretto lo svolgimento della conferenza.
I lavori diretti dal Prof. Peyrot
sono stati ripresi la mattina del lunedì nei locali attigui al teinpio Valdese con una meditazione iniziale del
Pastore Dott. Corsani sul passo di
Isaia 8 versetti 9-21, che ha avuto
l’effetto di ben chiarire, come ha osservato il Prof. Spini, il sigmficato
concreto di una indicazione generale
' per cui oggi la soluzione dei problemi non può venire che dalla Parola
di Dio. . . .
II Prof. Giorgio Spini, ordinano di
storia all’Università di Messina, ha
trattato del tema, «Compito e vocazione dell’insegnante evangelico nel
la sua opera di educatore ».
La scuola non può acquistare credito se non diviene scuola di servizio,
di tutti, che forgia i cittadini. L’insegnante deve essere vivo, con i caratteri cristiani scritti sul volto per una
realtà che impegni per tutta la vita.
Ciascun insegnante affronti la sua
vocazione, di cui renderà conto immortale ed eterno ed abbia fiducia
in Dio non timore degli uomini. L’insegnante, strumento di un grande disegno, trovi nella posizione di umiltà
i suoi limiti. Nella nostra associazio
ne bisogna lavorare per essere migli^
ri insegnanti nel senso tecnico e migliori testimoni della vocazione cristiana.
E’ seguito a tale conferenza lo studio presentato dal Pastore Briante
sul tema: «Attività di ieri e possibilità di oggi delle comunità evangeliche nel campo pedagogico ». L’oratore tratta innanzitutto della posizione
del I. periodo della Riforma in Europa per ciò che riguarda la scuola e
cioè del valore che i Riformatori diedero all’insegnamento e sulle necessità di esso, come dall’analisi degli
scritti di Lutero, di Calvino, di Melantone. Il vasto excursus storico ha
interessato vivamente i convenuti,
come anche la seconda parte dello
studio riguardante le possibilità di
oggi che sono limitate per il fatto che
le scuole evangeliche del passato,
configurazione particolare rispondente ai bisogni di oggi, a cui non
hanno potuto tener dietro molte delle scuole evangeliche del passato.
E’ stato letto un alto messaggio
spirituale del direttivo dell’A.I.C.E. da
Torre Pellice, sulle attività e possibiiità dell’A.I.C.E., augurante un prospero avvenire di esso. Al termine
dei lavori si è costituita la sezione
calabro-sicula dell’AICE, incaricata
di un lavoro di riordinamento e di
svolgimento di vari compiti.
A far parte della sezione sono stati chiamati i professori Navarria,
Panascia e Vitale anche in vista dell’organizzazione del prossimo convegno della sezione.
Navarria Salvatore
Em. II del 18 ag. 1655, che ordinava
non potersi sforzare alcuno della religione pretesa riformata ad abbracciare la religione cattolica, apostolica romana, nè i figliuoli potranno essere tolti ai loro parenti, « mentre che sono in
età minore, cioè li maschi di dodici, e
le femmine di dieci anni ». Come se a
dieci e dodici anni si potesse già possedere il discernimento e la maturità
di giudizio necessari per compiere un
atto così importante e così pieno di
conseguenze, co'm’è quello della conversione. .
Verso il 1830 i Valdesi erano ancora sotto le leggi restrittive del passato :
per le quali essi non potevano, come
s’è detto, ereditare, comprare, acquistare o comunque possedere al di là
dei vecchi limiti. Ciò che li costringeva
a vivere miseramente in un territorio
troppo ristretto e nel complesso poco
produttivo, del tutto insuflficiente al loro sostentamento, che veniva ancora
insidiato con l’appoggio che dava il
governo clericale a chi, dagli stati sardi volesse stabilirsi nei già ristretti limiti abitati dai Valdesi, a tutto scapito
di questi ultimi. Ed il tenore di queste
leggi era tanto più vessatorio per i Vaidesi quando si pensi che essi, negli anni intercorsi fra la Rivoluzione Francese e la caduta di Napoleone, avevano goduto della stessa libertà degli altri cittadini piemontesi.
Così im ordine del mese di novembre 1872 ordinava a quattro Valdesi
stabiliti a Pinerolo di « sgombrare »
senza indugio dalla città, sotto la minaccia di gravi pene. L’ordine, a dire
il vero, venne più tardi « sospeso ».,
ma non revocato, per mantenere in
ansia i Valdesi fuori dei limiti e per
smorzare in altri l’eventuale desiderio
di uscire dal loro miserabile ghetto.
Anche quei Valdesi che nel periodo
Napoleonico avevano ottenuto la laurea di medico chirurgo o di avvocato
e l’avevano esercitata con un certo successo, non potevano oramai più esercitare nessuna professione che dipendesse da una laurea, e si vedevano quindi
precluse tutte le professioni liberali superiori.
♦ ♦ ♦
Sotto pena di ammenda e di prigione, i Valdesi non dovevano lavorare
durante le feste della Chiesa Cattolica,
ad arbitrio dei parroci locali: il che
si risolveva spesso in pura ingiustizia
per la popolazione valdese che non era
tenuta a conoscere tutte le feste e cerimonie cattoliche che godevano del
privilegio suddetto. Così vennero inflitti tre mesi di prigione ad un valdese che non aveva tenuto scoperto il
capo abbastanza a lungo, durante il
passaggio del SS. Così si era dovuto
procedere ad un cambiamento d’orario del culto a Rorà, perchè il canto
dei Salmi disturbava il parroco locale.
Era pure assolutamente vietato ai
Valdesi di stampare qualsiasi libro nei
limiti dello Stato sardo. E se il Governo permetteva sotto certe condizioni,
di fare venire dall’estero i libri necessari al culto ed alla istruzione religiosa dei giovani, le difficoltà pratiche di
questa importazione erano così grandi,
le spese di porto, i diritti di entrata, il
prezzo stesso dei libri all’estero, la pastoie doganali, le vessazioni presso gli
uffici di svincolo erano cosi notevoli e
frequenti, che i vantaggi erano ridotti
ad una cosa ben misera ed aleatoria,
per r beneficati. Ma era pur meglio
che niente.
* * *
A chi pensasse ad una esagerazione
da parte nostra nel ricordare — e non
tutti •— i divieti a cui erano sottoposti
prima del 1848 i Valdesi, ricordiamo
che il rappresentante del Governo sardo presso la Corte di Londra nel 1855,
U liberale Emanuele d’Azeglio (figlio
di quel gran cuore che fu Roberto, al
quale va tributata la nostra più profonda riconoscenza per la sua opera
appassionata a favore di tutti i derelitti), in un memorandum destinato al
conte Clarendon, Ministro degli Esteri inglese e a sua richiesta, dichiarava
in data 13 aprile 1855 che ü Governo
piemontese, « interpretando largamente l’art. 1.0 dello Statuto, permetteva
che si erigessero nuovi templi fuori
dei limiti precedentemente fissati dalla
legge sabauda in vigore all’epoca m
CUI era stato promulgato io Statuto ».
Asseriva però che « m virtù della vecchia legislazione non abrogata dallo
Statuto, un Pastore protestante non
può insegnare nè predicare in pubblico, ad li fuori dei liimti desunati al
culto da lui professato ».
E quando il Mmistero aveva voluto
l’anno precedente « modificare m senso più liberale questo ricordo dei tempi passati », con la proposta di a una
legge che proclamava m via di massima la libertà di culto », a ...il progetto,
passato alla Camera dei Deputati, fu
modificato dal Senato che non volle
ammettere che la disposizione seguente : a Ogni atto relativo an esercizio
dei culn tollerati nei locali oestmati
ai detti culti, non sarà passione di alcuna pena ».
« ...Ciò che rimane poibito dalla legislazione in vigore è la propagcmda
praticata al di fuori dei Templi e dei
locali consacrati al culto... come ad es.
la pubblica distribuzione di opere polemiche... le predicaztoni pubbliche...ì>.
a Di fatto, conclude il memorandum
del d’Azeglio, la libertà di culto non
ha altri limiti se non quelli imposti da
considerazioni di ordine pubblico » :
a fomentare il qiale (si dimentica di
annotare U diplomatico piemontese)
c’era però sempre qualcuno che era
pronto e disposto, come aveva dimostrato tre anni prima il caso del cap.
Pakenham. T. G. Pons
4
4 —
L'ECO MLLE TAMJ TIILDESI
f
Notizie dalle nostre Comunità
Massel
Le jeudi 7 mars nous apprenions
avec douleur le décès de notre soeur
Pons Alessandrina du Chabers à l’âge de 70 ans, que la maladie avait
durement éprouvée ces dernières semaines. Sa présence silencieuse et
discrète nous manquera, que sa coiffe, une des dernières, signalait régulièrement dans nos assemblées. Nous
renouvelons à sa famille l’expression
de notre sympathie chrétienne.
Pinerolo
L’Unione giovanile ha ricevuto la
gradita visita delia consorelia dei
Coppieri, sabato sera 23 febbraio. I
giovani delle due Unioni hanno trascorso insieme una lieta serata. In
tanto i pinerolesi ringraziano i loro
amici dei Coppieri ed augurano loro
una buona attività in seno ali’Unio
ne e alla Chiesa.
Sabato sera, 2 marzo, la sala delle
attività a San Secondo si è riempita
di pubblico accorso per salutare ed
applaudire il gruppo niodrammatico
dell’ Unione Giovanile Valdese di Luserna S. Giovanni. Gli artisti hanno
rappresentato con distinzione il
dramma « Profonde sono le radici »
e la loro fatica è stata premiata. A
nome di tutti il Pastore Rostan ha
loro rivolto un cordiale ringraziamen
Giovedì 7 marzo l’Unione Femmi
nile di Pinerolo ha ricevuto la gradita visita della Signorina Selma Congo. L’Unione è stata vivamente in
teressata dalla conversazione della
Sig.na Longo sul lavoro tra i carce
rati e le esprime ancora la sua gratitudine.
Domenica 17 marzo, le sorelle in
fede di Pinerolo sono invitate alla
riunione oi^nizzata sotto gii auspici dell’Unione Femminile alle ora
14,30 per trascorrere insieme alcune
ore del pomeriggio.
Domenica 24 marzo la Chiesa riceverà la visita del Past. Silvio Long,
proveniente dalle Chiese dell’Uruguay. Egli presiederà il culto a Pinerolo e una riimione la domenica sera a San Secondo alle ore 20,30.
R o r à
Mutua del bestiame: Un buon
gruppo di membri della mutua del
bestiame si è riimita domenica 3
Marzo nella sala delle attività per discutere alcuni argomenti all’ordine
del giorno ed ascoltare la conferenza
d’un inviato della scuola d’agricoltura. Purtroppo l’assenza del conferenziere, ripetutasi per ben due voPe,
ha lasciato un po’ delusi i nostri fratelli contadini... ai quali era stata annunziata da parecchio tempo la conferenza. Peccato, molto peccato! La
discussione s’è imperniata intorno agli articoli di regolamento ed alle
patate da semina e s’è dato l’incarico ad un socio di provvedere.
Dipartenze. Recentemente sono stati celebrati i servizi funebri di Goss
Stefano di 84 anni e Morel Fiorina
di 65 anni, ambedue del quartiere di
Piamprà. L’alpestre villaggio perde
così due sue unità, divenendo sempre
più esigua la popolazione di quella
zona: desideriamo inviare alle due
noTGReLLe ncRicoLe
1 concimi
I fertilizzanti minerali offerti dall’industria all’agricoltUTa sono assai ntuncroei e
sovente si verifica fra gli agricoltori un cer.
to disagio od un imbarazzo nella scelta del
concime più adatto e più conveniente.
Se si adoperano prodotti non adatti al
momento ed alla cultura, avviene a volte,
non solamente di non ‘ottenere il risultato
sperato ma si può giungere a rovinare lo
stesso raccolto. E’ necessario che l’agricoltore si renda conto che non si possono adoperare questi concimi come si adopera il
letame ma che occorre seguire le indicazioni per il loro uso. La più gran parte degli
agrìcoltort che attualmente non adopera
questi concimi negandone l’utilità praiiàca è
data da quelli che avendone provati alcuni,
senza un giusto criterio, hanno avuto risultati contrari a quanto speravano.
II valore di un concime è dato dai suo
contenuto in sostanze nutritive, generalmente espresso in percehtuale.
I concimi fosfatici, cosi chiamati perchè
contengono come elemento utile il fosforo,
avranno una certa pe een'.uale di anidride
fosforica ed il loro valore sarà tanto più
alto quanto più alta è la percentuale. I prodotti commerciali più noti sono il Perfosfato minerale 16/18, il Perfosfato d’ossa
18/20, le Scorie Thomas 20/21.
I concimi fosfatici devono essere sparsi
sui prati durante l’inverno o mescolati al
terreno nei lavori di preparazione alle semine di tutte le principali culture. Hanno
lo scopo di migliorare la produzione di tutti i semi, di accrescere lo sviluppo delle
ràdici e di rendere la piante più resistenti
al 'freddo od alle malattie parassitarie.
I-concimi potassici avranno la perccntualer in ossido di Potassio: fra i più comuni
avremo il sale potassico, il solfato ed il cloruro potassico. Il potassio in essi contenu
to accresce la velocità di sviluppo delle
piante e migliora in qualità ed in quantità
la resa dei tuberi e dei frutti. Anche questi
concimi devono essere intimamente incorporati ai terreno nei lavori preparatori per
le semine.
I concimi azotati hanno la percentuale
espressa in azoto e possono essere a base
di nitrati, di effetto immediato sulla vegetazione, opptu-e di sali ammonici, di effetto
più lento. Comuni sono il solfato ammonico, molto usato ma non consigliahEe per i
ierreni di tutte le nostre Valli, il nitrato di
sòdio e il nitrato di calcio, molto utili, specialmente quest’ultimo ed il nitrato di ammonio che raduna in se le proprietà dei sali
ammonici e dei nitrati con il vantaggio di
una forte concentrazione di sostanza utile.
L’azoto regoila l’accrescimento delie parti
verdi delle piante. E’ Telemento che dà effetti visibili più importanti ma non deve
essere adoperato senza cautela. Un eccesso
di enneimi azotati provoca un accrescimento anormale, specie se non corretto dalla
presenza di fosforo, potassio e calcio, che
nelle culture di cerràli ad esempio provoca
l’aiEettamento dielle piante non sufficientemente resistenti.
In questi ultimi anni si nota la tendenza
a mettere in commercio concimi complessi
ossia prodotti che contengono contemporaneamente due o tre elementi utili. Sono
di applicazione molto comoda avendo gli
elementi nelle proporzioni che sono generalmente utili nelle principali culture. Il
loro valore commerciale dipende dalle percentuali dei singoli elementi. Ogni agricoltore può con un semplice calcolo vedere se
è più conveniente comprare il concime
complesso o spargere direttamente i concimi semplici.
e. o.
famìglie in lutto la nostra simpatia
cristiana, già espressa nei messaggi
e nella larga partecipazione della popolazione locale alle cerimonie funebri.
Torre Pellice
Nei giorni 9 e 10 Marzo il Piccolo
Teatro Francesco Lo Bue ha offerto
alla cittadinanza di Torre Pellice
uno spettacolo estremamente interessante: due atti unici di Vittorio
Calvino, « Notte sulla nuvola » e
« Confessione a Francesca ».
Le difficoltà tecniche, dovute al fatto che le due opere erano state concepite come radiodrammi, sono state
superate brillantemraite dalla ottima
regia della Prof. Elena Ravazzini.
Bravi tutti gli attori ma vogliamo ricordare in particolare il Prof. Giuseppe Casini che nei due lavori ha
sostenuto la parto principale in modo veramente enedmiabilé.
Molta gente è intervenuta sia il
sabato sera che la domenica pomeriggio. Abbiamo notato anche numerose persone venute da Pinerolo e da
Torino.
I proventi sono dedicati alla for
mozione di borse di studio per studenti bisognosi del Collegio.
I Giovani dell’Unione dei Coppieri
sono al lavoro!
Un grappo di Signorine, ha da tempo iniziato un lavoro di visite a vecchi e malati nei quartieri di Chabriols, Coppieri e Tagliaretto. Queste
visite sono compiute per lo più durante la domenica pomeriggio e sappiamo che sono molto apprezzate. Lavoro modesto e silenzioso ma veramente prezioso.
I giovani invece stanno lavorando
alTinterno del tempio: si sta proce
dendo al rifacimento del pavimento
di le^o. Si tratta non solo d’una sostituzione, ma di creare una camera
d aria che non esisteva, sotto il pavimento che sarà rifatto completamen
te. Si spera di avere il lavoro ultimato per la Settimana Santa.
Doni perii rifugio
Re Carlo Alberto
Maria e Luigi Martinat L. 1.000; Società
di Cucito della Chiesa Valdese di Napoli
5.000; Alda Toselli Albarin in memoria di
Luciana e Giorgio 1.000; Bonino Salvarani
Matilde 1.000; Sorelle Jon Scotta 2.500; Magliana Lidia 500; Èhiesa Valdese di San
Remo 3.000; Lidia Bass 1.000; Ekna Cavallo 10.000; Semele de Fernex 15.000; Elisabetta da Pianta 2.000; Renato Giampiccoli 1.000; Edoardo Hahn 1.000; Ruggero
Ilenking 1.000; Elisabetta Leumann Bass
5.000; Edmée Malan 1.000; Matilde Melile
1.000; Fernando Pellegrini 15.000; Cléanthe Rivoiro Pellegrini 10.000; Coisson Alice 250; Dott. Mazza in memoria della Mamma 5.000; Gino e Giorgina J^ier 30.000;
Buffa Albertina, in mem. del figlio Carlo
Allio 1.000; Emanuele Beux 1.000; Maria
Luisa Pons 500; Deglon Frache 5.145; Soc.
Cucito Chiesa Valdèse di Via IV Novembre 15.000; F. ImmOvilli 1.000; Lidia Pons
1.000; Chiesa Valdese di Corate 2.000;
Fam. Mansuino in memoriam 2.000; Chiesa Valdese di Sampierdarena 3.000; Immovilli in mem. Dante Argientieri 2.000; Soc.
Cucito Chiesa Valdese S. Remo 10.000;
John D. Bonjour 125.000; W. Annibali
62.500; Van Oostveen 12.000; Armando e
Severino Gozzelino 20.000; Signor e Signora Geona 10.000; In mera. P.E.R. 1.000;
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Gardiol L. 1.700.
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Gli Uffici di Presidenza e di Amministrazione della Commissione degli
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Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955.
La famiglia del compianto
Luigi Arnoui
riconoscente per il conforto e le dimostrazioni di affetto ricevuti nella
dolorosa malattia e in occasione del
la morte del caro congiunto, ringrazia il Dott. De Bettini, la Direttrice
dell’ospedale di Torre Pellice, le Suore e le infermiere per le cure prestate ;
il Past. em. Bertinatti e quanti hanno offerto cosi gentilmente il loro aiuto.
Redattore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
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