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Anno 117 - N. 37
11 settembre 1981 - L. 300
Spedizione in tbbonamento poitale
1* Gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
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La prima reazione del governo
provvisorio, nominato dopo il recente attentato di Teheran in cui
hanno perso la vita il presidente
Rajai e il primo ministro Bahonar, com’era prevedibile ha prodotto un inasprimento della repressione esercitata da quello
che resta del vertice islamico nei
confronti degli oppositori al regime deirimam. Le quasi 800 esecuzioni degli ultimi due mesi, le
carceri strapiene di detenuti politici, l’appello dell’Imam ai genitori di denunciare i figli che
militano nelle fila dei « mo jahedin » ( « i combattenti del popolo
dell’Iran », l’organizzazione della
resistenza più numerosa) non
hanno assottigliato le fila della
opposizione che sembra sempre
più forte.
L’aspro conflitto di tendenze
che la rivoluzione khomeinista
aveva sollevato si è trasformato
in una guerra civile aperta. Se
due anni fa la completa islamizzazione dell’Iran voluta dall’Imam pareva un giusto programma di riscoperta dell’identità religiosa nazionale accompagpiato dal bisogno di affrancamento dal giogo americano, oggi, che la spirale di violenza è
diventata insostenibile, francamente più nessuno si sente di
condividere, in Europa, la politica teocratica del vecchio e malato Khomeini. C’è già chi fa i
paragoni e sostiene che tutto
sommato era meglio quand’era
peggio. Ma in realtà oggi si pagano le conseguenze del dispotismo dei tempi dello Scià. Soffocato per troppi anni ogni processo di democratizzazione, occidentalizzata dall’alto e con i soldi
del petrolio l’anima religiosa
islamica, l’Iran del dopo-Scià si
sta riprendendo con furia fanatica quello che per lungo tempo
gli era stato negato. In effetti,
chi oggi giudica negativamente
lo sviluppo distorto e sanguinario (e chi potrebbe non farlo?)
della rivoluzione khomeinista
non dovrebbe dimenticare le corresponsabilità che l’Occidente ha,
sino a ieri, avuto nel sostenere
la dittatura dello Scià. Ancora
una volta violenza chiama violenza. « Chi oggi arresta i processi di democratizzazione in
America Latina, in Asia o in
Africa — osserva acutamente
François de Vargas su ”La Vie
Protestante” — non fa che preparare la strada a dei Khomeini,
dei Pol-Pot, dei Mengistu ».
Solo una logica politica diversa, basata sulla distinzione tra
sfera religiosa e sfera politica,
sulla non-violenza, sul dialogo an.
ziché sullo scontro, sulla giustizia anziché sulla vendetta, potrà
sorreggere l’autonomia dell’Iran.
Ma andando avanti di questo passo gli ayatollah di Khomeini finiranno per riconsegnare al gioco delle superpotenze il Paese
del Profeta con tutto il suo petrolio. Vediamo: da un lato il
conflitto con l’Irak è tutt’altro
che risolto, dall’altra, come già
detto, la battaglia contro 1 « traditori della rivoluzione » ha ormai creato spaccature insanabili.
A tutto questo s’aggiunge un tasso d’inflazione che tocca il 600
per cento. Man mano che la situazione precipita diventa sempre più reale e drammatica l’iPotesi di un intervento esterno
che renderebbe internazionale la
guerra civile dell’Iran. In questo
senso la disgregazione del governo di Teheran interessa tutti.
Giuseppe Platone
Vecchia, logora armatura di Dio
Nell’arsenaie a cui la fede dei credenti può attingere, l’impegno perseverante per la pace rappresenta l’arma più urgente e necessaria per contrastare ”le forze spirituali della malvagità”
C’è stato un tempo in cui filosofi e gente comune erano uniti
nel ritenere che « solo ciò che è
razionale è reale ». In base ad
una tale rassicurante semplificazione doveva certo esser considerato irreale un discorso come
quello che l’apostolo Paolo apre
in Efesini 6: 10 ss. Che realtà
poteva avere parlare — non nel
I ma nel XIX o XX secolo — di
insidie del diavolo, riferirsi a
principati, potestà, dominatori di
questo mondo di tenebre, sapendo che con questi termini si indicavano un tempo i poteri angelico-demoniaci soggioganti la società e la storia degli uomini?
Ma poi venne la Grande Guerra a dimostrare brutalmente la
realtà dell’irrazionale, e il dopoguerra con fascismo e nazismo
a fondare un’intera società sull’irreale. E nel periodo tra le due
guerre il teologo tedesco Paul
Tillich, emigrato in America, parlava del « demonio » presente
neH’esistenza umana, mentre un
altro teologo e pastore Dietrich
Bonhoeffer restato in Germania
scriveva lucidamente nel 1932 durante il processo di nazificazione
del suo paese: « I demoni stessi
hanno preso il potere e possono
scatenarsi da un momento all’altro ».
Il linguaggio così corposamente demonico di Paolo ridiventava dunque comprensibile nella
dimensione ultra-umana individuata nel male. E durante la seconda guerra mondiale, come
non riconoscere le forze spirituali della malvagità che sono nei
luoghi celesti a cui si riferisce
Paolo in una situazione in cui si
si assisteva ad una esplosione di
folle brutalità in Germania e di
folle idiozia in Italia, in cui tutta
l’Europa era sopraffatta dal
caos?
Ma anche quel tempo è passato e il ricordo di esso si stempera sempre più. Ed insieme si è
sfocato il linguaggio e il messaggio di Paolo mentre passavamo
attraverso gli anni della ricostruzione, gli anni ’50, ’60, in parte
'70, anni di una nuova razionalità, molto più fragile e insicura
di un tempo, ma tanto più desiderosa di fondare su un crescente benessere economico una realtà materiale, con l’ilusione della
concretezza, della affidabilità...
Nuova comprensione
E oggi? Mi domando se oggi
non siamo di nuovo in grado di
capire questo testo di Paolo. Abbiamo sempre più la sensazione
che la nostra lotta non sia contro carne e sangue, contro persone, ma abbia una dimensione
paurosamente globale, quando
sperimentiamo come in questi
tempi una così profonda degenerazione del potere politico, del
costume sociale, dei modelli e
dei comportamenti.
Abbiamo la sensazione di cosa
significhi oggi forze spirituali della malvagità quando siamo posti
di fronte al male spaventoso che
sembra tagliare la spina dorsale
a tanti giovani privandoli di ogni
tensione e prospettiva, della voglia di lottare per qualcosa.
Questione morale
Dopo il Sinodo si è tenuta a Torre Pellice una tavola rotonda sulla « questione morale » con la partecipazione di
Gianni Baget Bozzo, Vladimiro Zagrebelsky e Giorgio Spini.
Una sintesi a p. 5. (foto R. Ribet)
Ci balena improvviso davanti
agli occhi cosa possa essere il
giorno malvagio quando la consueta eventualità del disastro
atomico con cui abbiamo imparato a convivere ridiventa di colpo minaccia reale e urgente.
E’ proprio qui, di fronte agli
aspetti odierni della potenza del
male, che possiamo ricevere il
messaggio positivo dell’apostolo
Paolo. Egli ci avverte che questa
nostra vita così esposta è una
lotta che si può affrontare solo
ULTIMO COMITATO ESECUTIVO DELL’ARM PRIMA DI OTTAWA
Un ritorno a Barmen
A Wuppertal, in Germania,
negli stessi giorni del Sinodo si
è tenuta la seduta annuale del
Comitato Esecutivo dell’Alleanza Riformata Mondiale.
Wuppertal, cioè « valle della
Wupper » ha un seguito di cittadine industriali collegate dal fiume omonimo e organizzate in
una amministrazione comunale
unica. Il più famoso di questi
centri è Wuppertal-Barmen, nella cui « Gemarke Kirche » nel
1934 fu emessa la famosa dichiarazione di Barmen che diede inizio alla lotta della Chiesa Confessante contro il nazismo. Nella stessa chiesa {distrutta dai
bombardamenti alleati e ricostruita in stile moderno) si è
aperta la seduta dell’Esecutivo
dell’Alleanza Riformata con una
predica del suo presidente, il
prof. James I. McCord di Princeton e con un discorso del prof.
W. Niesel, uno dei pochi testimoni oculari ancora viventi di
quelle giornate di Barmen.
Nel centro della valle, a metà
strada tra Barmen e Elberfeld (i
due centri maggiori) si eleva una
collina boscosa dove, accanto all’orto botanico e al parco pubblico, c’è il vasto terreno e gli
edifici della Missione Evangelica
Unita e della Kirchkiche Hochschule (una scuola di teologia ecclesiastica, a differenza delle normali facoltà teologiche che sono
statali). In questo quadro, e in
voluto e puntuale riferimento al
la situazione dei riformati tedeschi, l’Alleanza Riformata Mondiale ha tenuto il suo ultimo Comitato Esecutivo prima dell’Assemblea Generale di Ottawa (Canada) dell’agosto 1982.
L’Assemblea di Ottawa ha naturalmente dominato i lavori e
le deliberazioni: l’organizzazione,
il finanziamento, l’articolazione
dei temi, dei culti, dei gruppi di
lavoro, sono state lungamente
studiate, ma particolarmente importante è stata la deliberazione
tendente ad allargare la presenza all’Assemblea di giovani e di
donne.
Il Dipartimento di Teologia,
oltre ad avere una parte di primo piano nella preparazione del
materiale di studio di Ottawa, ha
riferito sullo sviluppo dei numerosi dialoghi interconfessionali
attualmente in corso con luterani, battisti, anglicani, cattolici,
ortodossi... Il titolare del Dipartimento, il pastore scozzese Richmond Smith, si ritirerà tra due
anni e immediatamente dopo la
Assemblea di Ottawa comincerà
la ricerca di chi gli succeda.
Nel Dipartimento di Cooperazione e Testimonianza tre deliberazioni hanno avuto particolare rilievo. Senza modificare la
politica attuale di esercitare l’assistenza inter-ecclesiastica attraverso il Consiglio Ecumenico si
è chiesta al Dipartimento una
azione più incisiva nel segnalare
ai donatori riformati i progetti
di chiese riformate minoritarie.
Le altre due deliberazioni riguardano la costituzione di due sottosezioni nell’ambito del Dipartimento, una per il lavoro delle
donne, l’altra per le libertà religiose e civili. Se le chiese riformate all’Assemblea di Ottawa
non forniranno all’Alleanza Riformata maggiori finanziamenti,
queste due sottosezioni rimarranno poco più che un’intestazione sulla carta da lettere. Ma la
decisione di costituirle indica come si vada precisando il programma del Dipartimento di
Cooperazione e Testimonianza
in varie direzioni: informazione
e pubblicazioni, assistenza tra le
chiese, organizzazioni femminili,
libertà religiose e civili. Il Comitato Esecutivo ha deciso di
rinnovare il mandato all’attuale
titolare del Dipartimento, il pastore Aldo Comba, fino all’autunno 1985.
Il Comitato Esecutivo dell’Alleanza Riformata è di solito assai parco nelle sue prese di posizione su problemi internazionali. Quest’anno, essendo riunito
nel giorno anniversario della
bomba di Hiroshima, il Comitato Esecutivo ha lanciato alle
Chiese un appello a lavorare per
la pace e il disarmo. Con le nuove ammissioni decise quest’anno
il nùmero delle chiese appartenenti all’Alleanza Riformata sale a 149.
a.c.
con l’equipaggiamento di Dio.
Possiamo pensare che quando
Paolo parla in dettaglio di questo equipaggiamento, della cintura della verità, della corazza
della giustizia, dei calzari alati
dell’Evangelo della pace, dello
scudo della fede, dell’elmo della
salvezza e della spada dello Spirito, faccia della letteratura.
Ma Paolo scrive essendo carcerato, ambasciatore dell’Evangelo
in catena. E allora come non
pensare che nel descrivere l’armatura di Dio egli abbia concretamente davanti agli occhi l’armatura del potere del suo tempo, l’elmo e lo scudo, la spada
e gli schinieri del soldato romano che lo custodisce?
Allo stesso modo una quarantina di anni fa chi leggeva questo
brano in Europa — al nord come
al sud, all’est come all’ovest —
poteva aver davanti agli occhi gli
stivali e l’elmetto, il pettorale e
il cinturone delle SS nazista.
Che vi sia o meno nel nostro
futuro l’eventualità che noi abbiamo a rileggere queste stesse
parole avendo davanti agli occhi
un’altra divisa, domestica o straniera, un altro simbolo del potere umano, è questo il contrasto
stridente che emerge da queste
parole: da una parte la realtà del
potere umano aggressivo e spietato, dalla tecnologia sempre più
avanzata per rispondere via via
alle condizioni richieste per l’esercizio del dominio; dall’altra
la vecchia, logora armatura di
Dio, consunta da venti secoli di
storia del cristianesimo, di uso
e di abuso che è stato fatto della
sua cintura della verità, della sua
corazza della giustizia, del suo
scudo della fede...
Eppure, è proprio in presenza
di questo contrasto netto tra la
efficienza del potere umano e la
disarmata e contradditoria forza di Dio, che abbiamo la possibilità di realizzare cosa sia la fede: la persuasione contro ogni
evidenza che solo questo equipaggiamento può farci restare in
piè’ dopo aver compiuto tutto il
dover nostro, solo l’armatura di
Dio può permetterci di resistere
nel giorno malvagio senza cadere, senza rassegnarci, senza venire a compromessi sul piano
della verità, della giustizia, della
fede.
Franco Gìampìccoli
(continua a pag. 10)
2
IL DIBATTITO SUL NOSTRO SETTIMANALE
Il Sinodo ha deciso
di ampliare l’Eco-Luce
Dal 1= gennaio ’82 il giornale avrà 12 pagine formato tabloid - Le decisioni della Tavola per redazione e prezzo dell'abbonamento annuo
TORINO: ARTIGIANELLI VALDESI
Note marginali
ad un concorso
Il nostro settimanale è in movimento, è in una fase di crescita; questa l’impressione che si
è ricevuta dal dibattito sinodale
e, prima ancora, dal rapporto
della Tavola e dalla relazione
della commissione d’esame.
Ebbene, dato che l’Eco-Luce
non è il giornale di un gruppo
redazionale, ma delle nostre
chiese, valdesi e metodiste della
cui vita vuole essere lo specchio,
mi sembra di poter dire che abbiamo ricevuto alcuni segnali interessanti e positivi.
1) È in costante aumento il
numero degli abbonamenti e
quindi dei lettori. Sulla base dei
risultati dell’inchiesta condotta
dalla redazione e delle osservazioni fatte pervenire alla redazione dai gruppi di lettura sull’intera annata 1980, è possibile
affermare che ci si abbona all’Eco-Luce non solo per ragioni
sentimentali o per solidarietà,
ma perché lo si ritiene sempre
di più un insostituibile strumento di informazione, ma soprattutto uno strumento di evangelizzazione. E questo per la sua impostazione pnerale, per lo sforzo che vi si compie di affrontare i problemi di attualità in una
visione evangelica, per la pubblicazione di inserti su argomenti
specifici.
Dell’ultimo inserto s.ul protestantesimo sono state richieste
14.000 copie. Non a caso durante il dibattito sinodale è stata richiesta una rubrica fissa che informi sulle iniziative evangelistiche che le chiese organizzano e
la pubblicazione periodica di
una pagina che sia suscettibile di
affissione murale.
Un segnale: l’Eco-Luce uno
DALLE CHIESE
Visita in
Germania
BIELLA — Il 23 giugno un
gruppo di fratelli e sorelle della
Comunità di Biella è partito per
la Germania per una visita alla
chiesa sorella di Dornholzhauser
(Assia-Homburg) nei pressi di
Francoforte sul Meno. Questa Comunità fondata da Valdesi e Ugonotti nel 1699 è gemellata con
quella di Biella.
Fraterna e generosa accoglienza da parte dei fratelli tedeschi
che ci hanno ospitati nelle loro
case, rendendoci piacevole il soggiorno, con un nutrito programrna di visite ai luoghi storici, al
piccolo museo con vecchie Bibbie, registri e documenti dell’epoca che ci hanno fatto meditare
sulla fedeltà all’Evangelo. Momenti di intensa fraternità che
sono culminati con il culto con
S. Cena, nella chiesa costruita nel
1724, in cui ci siamo sentiti veramente membra dello stesso Corpo. Siamo grati al Signore di
questo incontro e vogliamo ancora ringraziare i nostri fratelli
tedeschi di questa concreta manifestazione di amor fraterno.
F. Claudi Galletti
FORANO — Il giorno 27 luglio
si spegneva nella sua abitazione,
confortata dai suoi familiari all’età di 90 anni la sorella Fanny
Claudi ved. Galletti. La comunità
insieme a chi la amava e stimava si è raccolta per l’ascolto della vivificante parola del Signore
che ricorda: « Mille anni son come un sogno; son come l’erba
che verdeggia la mattina, la mattina essa fiorisce e verdeggia,
la sera è segata e si secca »; pensando a queste parole i presenti
hanno ricordato la sorella Fanny.
Da parte della comunità tutta
vadano le più sentite condoglianze alla famiglia in lutto.
strumento di evangelizzazione
per delle chiese che evangelizzano.
2) Ampio spazio nel dibattito sinodale sul giornale è stato
dedicato al problema della « carenza riscontrata di un’ottica meridionalista », come si legge in
un ordine del giorno del IV distretto. È stato ben chiarito che
non è solo questione di dare più
spazio alle notizie sulle attività
delle chiese del sud che più o
meno già ci sono sul giornale. Si
tratta di dare maggiore spazio
ai problemi del sud con i quali
le chiese si confrontano quotidianamente nella loro predicazione e questi problemi vanno posti ed analizzati appunto in una
ottica meridionalista.
Questa preoccupazione è stata
condivisa dalla Tavola, dalla redazione del giornale, dagli interventi che si sono succeduti nel
dibattito. Mentre si è ritenuta
per ora prematura una redazione
del sud, che rimane comunque
1 obiettivo. Tavola, redazione e
maggioranza del Sinodo si sono
espresse per un ampliamento
della redazione con una rappresentanza fissa delle chiese del
sud che possa contribuire all’impostazione stessa del giornale e
all’intensificazione dei collegamenti con quelle chiese.
Un segnale: l’Eco-Luce uno
stramento che aiuti le nostre
chiese a tradurre la loro crescente presa di coscienza del fatto
che oggi bisogna più che mai
sforzarci di comprendere la vocazione della predicazione dell’Evangelo non in un’ottica provincialistica, ma in quella di un più
ampio contesto, cioè l’intero Paese con tutti i suoi problemi.
3) È stata sottolineata fortemente la necessità di una maggiore collaborazione delle chiese
e dei circuiti per un’informazione tempestiva e fresca.
Il progetto dei corrispondenti
di circuito tarda purtroppo a
realizzarsi. Occorre dunque un
rnaggiore impegno di responsabilizzazione se si vuole che nelle
pagine del giornale palpiti la vita delle nostre chiese e che non
si rischi di fare solo della crona
ca distaccata delle esperienze che
esse vivono.
Un segnale: L’Eco-Luce un giornale vivo per delle chiese che vivono, un giornale che le aiuti a
vivere in vista della comune vocazione, nel nord come nel centro e nel sud, cioè la predicazione dell’Evangelo al nostro Paese.
Valdo Benecchi
Il Sinodo, preso atto del risultato favorevole deU'ampliamento dell’Eco-Luce e concordando sulla opportunità di modifica del formato,
delibera I aumento a dodici pagine
del giornale e l’adeguamento del
prezzo di abbonamento per avvicinarlo al costo reale. (25/SI/811.
NUOVO
ABBONAMENTO
Nelle sue recenti sedute
la Tavola Valdese ha proceduto alla nomina del comitato di redazione dell’Eco-Luce. Appare im solo
cambiamento : il nome di
Marco Rostan al posto di
Luciano Rivoira. La Tavola si riserva, prossimamente, di procedere ad altre
nomine specie per quel che
riguarda la rappresentanza del meridione nella composizione redazionale. E’
stato altresì, deciso il prezzo dell’abbonamento all’Eco-Luce per il 1982:
Abb. annuo 14.000
Abb. semestrale 7.500
Estero 25.000
Sostenitore 30.000
Abb. cumulativo
per le chiese
(almeno 4) 12.000
Stiamo calcolando il costo reale del nostro giornale che con ogni certezza
sarà superiore alle 20.000
lire. Ciascuno quindi faccia i suoi conti e si metta
una mano sulla coscienza...
E’ apparso su « La Luce » del
5.6.1981 l’annuncio: « Concorso
Artigianelli Valdesi ». Lo abbiamo letto con gioia, perché l’Istituto fu per lunghi decenni la storia di ragazzi valligiani o meridionali, ai quali fu insegnato un
mestiere, che li educò alla vita
di tipo artigianale, conferendo
una indipendenza economica e
morale, dopo un duro tirocinio.
Con l’Istituto Professionale Comandi sottolineò una linea di
collaborazione intelligente fra
giudici, imprenditori, artisti, medici e futuri falegnami, meccanici, artigiani, carpentieri, mobilieri, restauratori, agricoltori.
I tempi sono cambiati, l’artigianato è vissuto per decenni nei
languori, e rivive con difficoltà
in tempi di cassa integrazione
o simili.
Parlare quindi di nuove forme
di vita di un’opera tanto sofferta
quanto amata è, come abbiamo
detto, motivo di gioia.
II concorso si rivolge a ragazzi, le cui famiglie attraversano
anni di difficoltà. E questo è bene. Si estende alle ragazze e questo è sevno dei tempi.
La notizia può diventare motivo di ricerca e di dibattito. Iniziandolo, saremmo grati a quanti esprimeranno il loro parere,
in modo anonimo, in modo da
ragionare sui fatti e non sulle
sensazioni, anche a rischio di avventurarsi in ricerche apparentemente premature ed inopportune.
Le osservazioni sono tre:
LA che cosa deve tendere oggi un comitato come quello detto
« Artigianelli Valdesi »? Deve suscitare interessi e preferenze fra
gli adolescenti. Deve cioè essere
formato da persone, che vivono
i problemi dei giovani disoccupati e, nella conoscenza del mondo
dell’arte, dell’industria e della rivoluzione tecnologica, avvertono
e trasmettono idee, tentativi, speranze. Avere occhi ed orecchi per
una visione almeno europea della situazione dell’apprendistato.
Più che corsi « ordinari » il comitato potrebbe segnalare corsi
di aggiornamento, di specializzazione artigiana o professionale;
corsi di tre mesi in Italia o all’estero, con fini precisi.
2. Quali rapporti fra questa
iniziativa e le esigenze sociali? E’
giusto che il comitato indichi la
ricerca di infermieri, analisti, e
simili, in vista di lavori nel campo ospedaliero, assistenziale? Perché no? Ad una condizione: se
alcuni, dopo l’esperimento, desiderassero lavorare in quelle poche opere connesse con la responsabilità della chiesa, siano
incoraggiati a farlo ma con una
prospettiva di lavoro nel settore
pubblico. Credere di essere martiri o eroi perché si lavora nelle
strutture ecclesiastiche è sommamente diseducativo. Siano giustamente ricompensati ed abbiano diritti e doveri di tutti i lavoratori.
3. Il concorso dovrebbe essere
rivolto ai giovani e non alle famiglie dei giovani. Tutta la ricerca sul patrimonio o non patrimonio, le dichiarazioni fiscali, i confronti che il comitato dovrebbe
fare, accentuano troppo il passato. In genere i giovani attirati
nell'« avventura » del loro avvenire potranno avere circa sedici
anni. Il Comitato si rivolga a loro: facciano la domanda, dicano
i loro piani, facciano le loro proposte, abbiano colloqui con i
membri del Comitato, risponda
no con la loro responsabilità per
sonale all’impegno, che il comi
tato assume per loro. Ogni occa
sione di paternalismo sia evitata
In questa prospettiva, perché
impedire che alcuni giovani accettino la « borsa » a condizione
di restituirla entro un decennio,
senza che questo implichi alcun
impegno giuridico, nel caso di
non raggiungimento delle mete
prefisse dal giovane stesso? Un
atto di solidarietà quale risposta
ad un atto di solidarietà.
Per le ragioni già dette, non
firmo queste note.
L’esonero
dalla religione
Per facilitare la compilazione della dichiarazione
di esonero dall’ora di religione (da presentare all’inizio dell’anno scolastico)
pubblichiamo a pagina 8,
in questo numero, facsimili che possono essere
ripresi dagli interessati su
carta libera.
RACCONTANDO IL SINODO
Le nostre chiese si muovono?
Nei due numeri precedenti abbiamo riferito sulle principali discussioni e delibere del Sinodo
1981. Alcune importanti delibere
mancano tuttavia per completare
il quadro generale di questo Sinodo: ci proponiamo di riportarle e illustrarle brevemente in alcuni articoli.
Evangelizzazione
Anzitutto sul tema dell’evangelizzazione ; la discussione è stata ampia e non priva di riferimenti a situazioni ed esperienze
locali. Tuttavia è stata un po’
lo specchio dell’attuale condizione delle nostre chiese in cui, in
questi ultimi anni qualcosa si è
mosso e d’altra parte l’evangelizzazione è ben lungi dall’essere
l’interesse, la passione e l’impegno dominante delle chiese. Al
termine del dibattito il Sinodo
ha votato il seguente ordine del
giorno:
Il Sinodo, nella consapevolezza
della necessità imposta alla Chiesa
in ogni tempo e in ogni circostanza di adempiere al comandamento
di Gesù Cristo di evangelizzare
(Matteo 28: 19-20, Marco 16: 15,
Luca 24: 47) guardando alle molteplici realtà del nostro paese e contemporaneamente allo stato reale di
evangelizzazione all'interno delle nostre comunità, in linea con quanto
affermato dall'atto 19/SI/80 invita
le chiese locali ad un rinnovato
impegno in questo senso in modo
che esso diventi preminente nella
loro vita e nel loro pensiero.
A questo fine sollecita i circuiti,
anche in accordo e collaborazione
con altre denominazioni, affinché
promuovano, stimolino, coordino,
sperimentino, iniziative evangelistiche e attuino una serie di programmi specifici per la preparazione
dei ministeri evangelistici allo scopo di animare una partecipazione
corale a questo prioritario compito
della Chiesa. (11/SI/81).
Rapporto con altre
chiese evangeliche
Un momento di gioia e di riconoscenza ha rappresentato la
approvazione di due ordini del
giorno con cui il Sinodo ha stabilito un rapporto con alcune
chiese evangeliche. Nel corso della discussione si è precisata la
diversa configurazione di questo
rapporto.
La Chiesa Evangelica di lingua
italiana di Vevey (Svizzera) entra in collaborazione con le chiese valdesi e metodiste mediante
un’estensione dell’accordo di base stretto l’anno scorso con le 4
Chiese libere della Campania,
Avellino, Napoli Berlingieri, Torre del Greco e Volla. Il Sinodo
quindi, constatato che la trattativa è avvenuta nel rispetto dell’art. 14 dell’accordo, relativo all’estensione dell’accordo stesso
ad altre chiese.
approva in ogni sua parte il nuovo accordo e lo mette in esecuzione rallegrandosi di questa nuova
opportunità di collaborazione con
una chiesa sorella. (21/81/81).
La Chiesa Apostolica Italiana
di Firenze-Prato entra invece in
un rapporto più diretto con il
Sinodo. Con essa la Tavola ha
stilato una convenzione accompagnata da una dichiarazione bilaterale (approvata debitamente
dall’Assemblea della CAI/FP, ratificata dalla Tavola e dall’OPCEMI). Il Sinodo ha approvato
tale convenzione
accogliendo con gioia la richiesta
dell'inserimento di quella chiesa
nella giurisdizione sinodale ai sensi
dell'art 8 di RO 4. (23/SI/81).
Si tratta quindi di una chiesa
che mantenendo la sua denominazione, il suo ordinamento locale ed avendo ricevuto garanzia
su alcune clausole particolari,
viene a far parte della comunione di chiese che sono unite nel
Sinodo e sono rappresentate
dalla Tavola valdese. Ci proponiamo di tornare su questo argomento per presentare ai nostri lettori la Chiesa di FirenzePrato.
Sempre in tema di collaborazione con altre chiese c’è da segnalare che la Chiesa di Basilea
è servita attualmente dal pastore Christian Gysin (che è anche
sovrintendente del circuito di
cui fa parte la Chiesa di Basilea).
dipendente dalla Chiesa del Cantone di Basilea. Il Sinodo, ravvisando in questo servizio una
analogia con la situazione della
prima fase dell’integrazione valdese-metodista quando pastori
valdesi servivano in chiese metodiste e viceversa, ha ritenuto
opportuno provvedere in ugual
modo ed ha perciò chiamato il
pastore Gysin a far parte del
Corpo pastorale computandolo
perciò in futuro ai fini della
composizione del Sinodo.
Rio de la Piata
Abbiamo già riferito sul dibattito, le decisioni e sul messaggio
dato da Marcelo Dalmas. Resta
da citare la lettera che il moderador Mario Bertinat ha inviato
alla sessione europea del Sinodo.
In essa, dopo aver ringraziato le
Chiese valdesi e metodiste per
lo sforzo finanziario realizzato
per le Chiese del Rio de la Piata
in occasione del 17 febbraio,
menziona il termine del lavoro
del pastore Giambarresi nella zona rioplatense ringraziando per
questa collaborazione ed esprimendo la speranza che qualche
altro pastore dell’area europea
«vorrà raggiungerci presto qui
in Uruguay e Argentina nel compimento delle nostre responsabilità, con lo scopo di render testimonianza della nostra fede in
Gesù Cristo ».
Proseguendo con un pensiero
di gratitudine per l’apporto dato
dal prof. Alberto Ricciardi al la
F. G.
(continua a pag. 10)
3
11 settembre 1981
ESPERIENZE TRA I NOMADI
Sulle rive del Piave
la missione tzigana
I PREGIUDIZI IN CUI VIVIAMO
Incontri alla Fiera
Dal 9 al 12 luglio vicino a Spresiano (Treviso) lungo le rive del
Piave s’è tenuto il secondo convegno tzigano italiano con un migliaio di partecipanti evangelici
e non credenti; esclusi dalla fiera di Treviso con una decisione
del sindaco democristiano di Treviso gli Tzigani hanno trovato
rifugio in una radura al prezzo
di un mezzo milione di lire per
pochi giorni; sarebbero stati più
numerosi se dalla Francia un certo numero di « roulottes » non
fossero state fermate alla frontiera e respinte nonostante i documenti, perché Tzigani e perciò
diversi, indesiderabili.
La tenda
della Speranza
La tenda di cui si è fatto cenno nell’ultimo mio articolo era
già pronta e perfettamente sistemata; l’acquisto è stato fatto con
la fiducia dei fanciulli con un
grosso risparmio di alcuni milioni per la fatica di frère Jacob
e dei suoi collaboratori; la cifra
totale non è stata ancora raggiunta e non so se il mio appello
dell’ultimo articolo ha dato qualche risultato; vi segnalo comunque l’indirizzo: Missione Evangelica tzigana d'Italia, via Giatti 8,
10078 Venaria (To) C.C.P. num.
28433100. Mi ha peraltro commosso l’offerta d’una mia parrocchiana, penso la più povera
della comunità, la quale ha capito l’importanza della missione
tra gli Tzigani e mi ha dato l’offerta della vedova con gioia, col
■sorriso dipinto sul volto. Sotto
la tenda capace di più di cinquecento persone sono intervenuti
gli Tzigani e gli abitanti del paese vicino; non dimentico il canto con accompagnamento delle
chitarre, le corali della chiesa
pentecostale indipendente di Venaria, di Mestre e Porto Marghera, l’appello commovente del responsabile della chiesa di Mestre.
Consacrazioni,
battesimi
e presentazioni
Durante il Convegno sono stati
tenuti studi sulla preghiera, la
santificazione e dati vari messaggi nel corso delle quattro
giornate; commovente il momento della consacrazione dei diaconi, interamente dediti al servizio pratico: li ricordiamo con
gioia: Ciccio, Branco, Lolia, Romano, Bruno, Giordan, Lalo; poi
l’imposizione delle mani sui predicatori Tosha, Mile, Ghigo e i
Incontro
Tramonti
Il Centro Evangelico « L. Menegon » di Tramonti di Sopra ha
ospitato per una settimana la comunità di base « La Porta » di
Verona e alcuni fratelli evangelici; in tutto venticinque persone.
La comune volontà di ricercare la propria fede partendo dalle
Scritture e la omogenea condizione sociale ha permesso una esperienza felice sia di studio biblico
che di confronto esistenziale con
particolare attenzione alla educazione dei bambini.
Lo studio si è svolto sui primi
capitoli della Genesi, seguendo
un commentario, di non facile
lettura che sottolinea la necessità di penetrare la cultura semitica per una corretta comprensione dei testi dell’Antico Testamento.
n campo si è concluso con il
culto e la celebrazione della Santa Cena, occasione per riflettere
insieme sulla necessità della preghiera come momento per costruire la propria fede.
Tutti i partecipanti hanno auspicato il ripetersi, l’anno prossimo, di questa occasione allargandola a tutte le comunità del
Tnveneto.
candidati Stefano e Lado. Si era
ben lontani dallo stile della consacrazione pastorale di Torre
Pellice; nel clima della spontaneità e della sobrietà cerimoniale lo Spirito Santo è stato invocato su questa pattuglia di testimoni della fede; anche per i battesimi e le presentazioni era presente la folla degli Tzigani e dei
Gadji; le corali contribuivano al
china di gioia con cui erano accolti i neofiti.
Oltre ai predicatori, diaconi e
candidati ricordiamo i fratelli
Jacob e Tchiquet veterani della
missione in Francia, Vincenzo e
Bertilla Buso responsabili di
« Vita e Luce » e preziosi per l’opera di evangelizzazione, specialmente per le sorelle e i bambini
curati con amore dalla infaticabile Bertilla. Non posso dimenticare Tosha, Ghigo e Mile e tutto il gruppo che ha contribuito
alla buona riuscita del convegno.
Interessanti le frequenti visite
degli estranei e in particolare
di studenti incuriositi dal radicale cambiamento etico e spirituale di questi reietti della società.
La Kriss
Il termine si riferisce all’idea
del tribunale, del giudizio che
viene esercitato dagli Tzigani sui
colpevoli; proprio nel tempo del
convegno sono sorti contrasti
tra Tzigani non credenti del campo e altri non credenti tzigani
che provenivano da zone vicine;
la tensione era molto forte ed
allora è avvenuta « la Griss » cioè
si è formato come un tribunale
che deve giudicare i responsabili; gli anziani in questo caso hanno un posto determinante; eppure sono rimasto colpito dalTinfluenza decisiva d’un credente
che è riuscito a mettere la pace
e la riconciliazione tra i non credenti per opera dello Spirito del
Signore.
Per queste giovani comunità
di nomadi i problemi di natura
etica si affacciano con frequenza
ed è importante essere loro vicini, guidarli; infatti è stato molto
utile il dibattito sul tema della
santificazione; non dimentichiamo inoltre che la situazione del
nomade in Italia non è cambiata;
ne fa fede il divieto di tenere il
convegno alla fiera di Treviso, il
blocco delle « roulottes » alla
frontiera, le scritte frequenti
« vietato ai nomadi » come se
fossero terroristi... Dio ci domanda conto del come ci interessiamo degli ultimi che hanno accolto con gioia l’appello di entrare nella vigna del Signore.
Ringraziamo gli organizzatori
per la loro affettuosa accoglienza, per l’agape domenicale dove
erano ospiti d’onore il gruppo
di Renato Maiocchi della TV
evangelica in vista della trasmissione del 17 agosto.
Gustavo Bouchard
« La Luce » ha dato notizia
della « esposizione di pannelli
sulla storia valdese » ad opera di
Umberto Stagnerò in occasione
della Fiera del Libro a Galleria
Mazzini in Genova ; ho fatto parte anch’io del gruppo dei collaboratori per illustrare la storia
valdese e distribuire volantini e
Nuovi Testamenti; è stato per
me un privilegio anche se non
faccio ufficialmente parte della
chiesa valdese esser assegnata ai
vari turni per poter testimoniare di Gesù Cristo ed essere parimenti arricchita negli incontri.
Per questo sono grata al Signore ed alla comunità per le esperienze fatte e per la gioia che ho
ricevuto di poter parlare di Gesù.
Sono ormai passate alcune settimane ed i « personaggi » che
ho avvicinato si sono un po’ sfumati anche se il ricordo rimane
incancellabile : è una scoperta
meravigliosa parlare del Signore
per la strada, in un momento
qualsiasi della giornata, con passanti ansiosi, in ricerca d’una risposta ai loro drammi quotidiani; è importante testimoniare di
quel Dio che cammina con noi,
che vuole essere partecipe della
nostra umanità sofferente... in
questa missione non si è soli perché il Signore è vivente e quindi presente con il conforto d’una
comunità che ti segue.
Ho capito che moltissimi passanti avevano bisogno d’una Parola diversa, d’un confronto sul
piano della fede. Ricordo il passaggio d’una Scuola media con
gli insegnanti incuriositi della testimonianza secolare del popolo
valdese ; non ero molto sicura
ADELFIA
Primi echi del congresso FGEI
Si è concluso domenica 30,
col culto e la Santa Cena, il vi
Congresso nazionale della FGEI,
riunito ad Adelfla dal 26 agosto,
che ha visto la partecipazione di
ben 180 giovani tra delegati (una
sessantina), osservatori, invitati.
Malgrado la capienza limitata
del Centro di Adelfia (che è di
60 posti), malgrado il sole e il
mare invitante, il Congresso ha
funzionato perfettamente impegnando tutti per 7-8 ore al giorno durante quattro giorni intensi di discussione, di dibattito e
di scambi. Sono stati discussi ed
approvati numerosi ordini del
giorno all’attuazione dei quali
saranno impegnati i gruppi
FGEI nei prossimi anni. Pubblicheremo i più importanti in un
prossimo numero del giornale.
Il Congresso è stato preceduto
da un «giro» della Sicilia in
pullman, attraverso le nostre
opere ed alcune realtà sociali ed
economiche significative. Una
sessantina di giovani vi ha partecipato: per la maggior parte di
loro è stata l’occasione di scoprire non solo aspetti della realtà meridionale ma anche di prendere direttamente contatto con
le maggiori opere della nostra
chiesa (La Noce a Palermo, il
Servizio Cristiano di Riesi) che
pochi conoscevano realmente.
Significativamente il Congresso si è svolto al Sud: i problemi
del Mezzogiorno d’Italia, drammaticamente riportati alla ribalta dal terremoto in Irpinia, sono — è stato detto in un pubblico dibattito svoltosi a Vittoria —
un « banco di prova » per la trasformazione del paese e per la
predicazione evangelica. Proprio
questo binomio di lotta per la
trasformazione democratica del
paese e di predicazione dell’Evangelo ha caratterizzato in modo dominante le discussioni e le
mozioni volate dal Congresso.
La lotta per la pace e la democrazia, per l’occupazione e per
un lavoro non alienato, per i diritti degli handicappati, la solidarietà internazionale per i popoli
in lotta per la loro autodeterminazione, come il popolo di E1 Salvador, ed ancora un impegno di
lavoro nelle zone terremotate,
sono stati individuati come momenti di mobilitazione della
FGEI. Inoltre il tema di una
nuova proposta etica che affronti le problematiche del rapporto
uomo-donna, vita-morte, uomo
natura, con esperimenti concreti
di vita comunitaria è stato individuato come costitutivo dell’intera FGEI.
In un Congresso che si è svolto ad una decina di chilometri
da Comiso, che è stato indicato
come sede per una base di missili nucleari, non poteva mancare una iniziativa militante per
la pace e il disarmo. Così il Congresso ha diffuso tra la popolazione di Vittoria un volantino
che dice no all’installazione dei
missili e prende posizione per
il disarmo.
AI termine dei lavori congressuali, è stato eletto il nuovo Consiglio della FGEI che risulta così composto: Paolo Naso (designato nuovo segretario), Francesca Spano, Eugenio Bernardini,
Giuseppe Crucitti (rieletti). Maria Bonafede, Domenico Aquilante, Stefano Meloni (eletti per
la prima volta).
Escono dal Consiglio Ermanno
Genre (ex-segretario), Aldo Visco-Gilardi e Paolo Fiorio.
J.J.P. e G.G.
su questo tema e mi sono rivolta
al mio collega di missione, fratello in fede, timido, riservato,
che si schermiva di fronte alla
mia domanda di soccorso; invece ha rivelato veri tesori di conoscenza storica, biblica offerti
con garbo e convinzione.
Purtroppo spesso le domande
degli interlocutori rivelavano una
profonda ignoranza; eccone alcune: Ma chi sono questi Valdesi? Che cosa hanno fatto? Sono
Italiani? Ma come, ce ne sono
ancora? Non sono stati tutti sterminati? Sono preti valdostani?
Un vigile urbano chiede ansiosamente una Bibbia valdese perché
la ricerca da tempo... non riesce
a capire che la Bibbia non ha
un’etichetta denominazionale.
Sono rimasta turbata dalla risposta d’una giovane a seguito
della mia offerta del Nuovo Testamento : « non m’interessa »,
ha esclamato quasi fuggendo...
Negli incontri avvertivo il mondo di pregiudizi in cui vive ancora il nostro popolo per il quale non esiste alternativa al potere della chiesa cattolica ; è difficile far capire che Dio non è legato al tempio, alla chiesa istituzionale e non è legato ad una
certa fumosa teologia... Quello
che importa è scoprire la propria origine raccontata nell’Evangelo.
In questa esperienza di « colportrice » mi sono sentita povera come coloro che passavano;
rientrata a casa ho riaperto la
Bibbia, la meravigliosa ricca perla che da poco tempo ho scoperto; ho riflettuto su I Co. 9:16
laddove parla dell’offrire gratuitamente Tevangelo e dell’urgenza
dell’annunzio : « guai a me se
non evangelizzo » ! Infatti comunicando il messaggio si dimentica se stessi e si vive veramente
una vita nuova, interessante ed
a beneficio degli altri.
Carla Gambaro
Hanno collaborato per questo numero: R. Castellani Aldo Comba - Dino Gardiol Raimondo Genre - G. L. Giudici - Luigi Marchetti - Roberto Peyrot - Aldo Rutigliano - Maria Tamietti - Guido
Mathieu.
TRIBUNA LIBERA
Ecumenismo in sordina?
Giuseppe Platone titolava il
suo servizio giornalistico sulle
varie attività che si erano svolte
in alcuni centri d’Italia durante
la nota settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani così: Ecumenismo in sordina? (La Luce,
n. 6 del 6/2/’81). E concludeva ii
reportage con le parole di un
partecipante protestante da lui
contattato all’uscita di un incontro ecumenico: « In verità oggi
molti cattolici si mettono a leggere la Bibbia con costanza e noi
la dimentichiamo nel cassetto.
Loro sentono il bisogno di parlare con gli altri cristiani in spirito di conversione mettendosi
per primi in discussione, e noi ci
isoliamo nella nostra orgogliosa
certezza, perché il nostro è il solo modo giusto di intendere il
messaggio evangelico. Loro cercano il confronto e noi « snobbiamo » la settimana per l’unità,
non per estenderla a tutto Tanno, ma per dimenticare il problema in questa settimana e in
tutte le altre che seguiranno ».
(Jrazie al Signore quello che
noi chiamiamo lavoro ecumenico
non si è svolto tutto in sordina
e il recente convegno nazionale
del SAE al Passo della Mendola
ha visto una massiccia presenza
di partecipanti (oltre 400) di ben
sette denominazioni rappresentate con una forte percentuale di
presenza evangelica (oltre a ortodossi ed ebrei).
La recente celebrazione del
trentennale di Agape ha raccolto
cattolici di curia e delle comunità di base che insistentemente
hanno chiesto di poter continuare il confronto biblico con gli
evangelici; lo stesso sinodo ha
visto la presenza, sia pure per
poche ore, del vescovo cattolico
di Pinerolo, segno di stima, ma
anche desiderio di voler continuare un dialogo proficuo con le
comunità valdesi (il vescovo Giacchetti era reduce dalla Mendola).
A Verona l’Istituto Francescano
di S. Bernardino ha iniziato corsi a livello di università sulTecumenismo sia in città sia in due
sessioni estive al Passo della
Mendola invitando docenti protestanti (Ricca e Vinay) a far
parte dello staff. Per non citare
i gruppi ecumenici del Triveneto
sempre numerosi ad ogni convegno.
Per non parlare della stampa
in generale che quasi ogni giorno, ora su questa ora su quella
testata, riporta notizie dal mondo evangelico o dal Consiglio Ecumcnico delle chiese, compreso
Il Popolo, giornale partitico della D.C., l’Osservatore Romano e
la Radio Vaticana!
Ricorderò l’intervista di Mons.
Magrassi, vescovo di Bari, rilasciata al mensile cattolico di Brescia « Madre » ove sostiene che
i cattolici debbono diventare più
protestanti, cioè più dediti alla
Parola (vedi la Luce del 10/7/’81,
rubrica di Niso De Michelis).
Ma è da ora, dalle riprese delle varie attività ecclesiastiche
che occorre aprirsi verso gli altri, la settimana di preghiera del
gennaio 1982 non deve essere una
meta da raggiungere o da snobbare bensì la manifestazione
esterna, o pubblica, di un percorso in atto. Tutto ciò senza
tralasciare il grande tema della
evangelizzazione verso coloro che
pur battezzati nella chiesa di Roma non hanno praticamente nessun contatto con essa vuoi per
un viscerale anticlericalismo,
vuoi perché non vedono in essa
rispecchiato Tevangelo, vuoi per
motivi personali (magari col parroco!). Non dimenticando, dove è
possibile, il contatto con comunità evangeliche fondamentaliste
che, come a Mestre o Padova, sono di stimolo alle stesse chiese
riformate per una vita cristiana
più sentita, o come a Torino e
Genova per una evangelizzazione
che definirei più popolare, o come a Firenze per un’opera di
concreta testimonianza sociale
tra gli emarginati ed i poveri.
Tenendo ben presente il fondamento della fede che è Gesù
Cristo Figlio del Dio Vivente e
che ogni cosa deve essere fatta
affinché i] mondo creda in Lui e
renda Gloria a Dio Nostro Padre
che è nei cieli.
G. L. Giudici
del gruppo ecum. S.A.E.
4
11 settembre 1981
IL DIRITTO NELLA NOSTRA CHIESA - 1
La legge e lo Spirito
La redazione ritiene di grande importanza un dibattito
sul tema del diritto nella nostra chiesa e pertanto nel pubblicare questo primo contributo del fratello Jouvenal lo esorta
senz’altro a contitiuare, chiedendogli di farlo nel modo più
divulgativo possibile in modo che il dibattito possa essere
aperto a chiunque e non ai soli specialisti. Gli interventi del
dibattito che giungeranno saranno pubblicati via via che arriveranno o al termine di questa serie.
Nell’ultimo Sinodo la commissione d’esame sull’operato della
Facoltà di teologia ha scritto
che « nella chiesa la legge frena
lo Spirito, che i carismi vengono imbrigliati e soffocati dai regolamenti ». La frase è attribuita, come pensiero, a due candidati che vorrebbero diventare
pastori in un modo attualmente
non consentito in modo chiaro
dai regolamenti organici. In realtà questo è il pensiero dei firmatari della controrelazione e,
purtroppo, di larga parte della
chiesa.
Vorrei, con questo articolo, iniziare una serena chiarificazione
ed una ragionata analisi sui rapporti tra « legge » e « Spirito »,
rivolgendo, nel contempo, un appello a tutti i membri di chiesa
interessati al diritto per aprire
un dibattito sul fondamento teologico delle nostre norme regolamentari. Ciò servirebbe da un
lato a chiarire se nella chiesa
debba esserci un ordine e quale
e dall’altra a fornire alla chiesa
stessa un ricambio di servizio
in un campo (quello delle discipline ecclesiastiche) che, al pari
di quello della storia valdese, si
sta rapidamente inaridendo.
Le considerazioni che svolgerò
non hanno altro scopo che quello di gettare alcuni semi per
una riflessione sulla natura (e
quindi sul valore) delle discipline ecclesiastiche; non vogliono
essere altro che una introduzione filosofica a] diritto ecclesiastico. Se ci sarà risposta da parte di interessati il discorso potrà
continuare e svolgersi secondo
una linea programmata che, all’incirca, traccerei così: 1) natura
del diritto nell’interno della
chiesa; 2) la Legge e le norme;
3) lo Spirito e l’interpretazione;
4) norme sovraordinate e norme
regolamentari; 5) natura giuridica del Sinodo; 6) Tavola, Sinodo
e deroghe; 7) rapporti tra esecutivo e legislativo nel nostro ordinamento giuridico; 8) ordine,
caos e libertà come grazia; 9)
prassi sinodale tra urgenza decisionale e doverosità d’informazione; 10) il potere permanentemente revisionante del Sinodo;
11) ricerca di alcune linee di
comportamento che dovrebbero
essere costantemente applicate,
individualmente, dai singoli
membri del Sinodo; 12) rilievi
fenomenologici sulla de-pastoriz
zazione sinodale di questi ultimi
anni e considerazioni positive e
negative che se ne possono trarre.
Chiesa e diritto
Cominciamo dal primo argomento: natura del diritto nell’interno della chiesa. Procederò su
due piani: dottrinale e fattuale;
cercherò, cioè, di definire (dottrina) ed esemplificare (riferendomi ai fatti). Il diritto è regola
di comportamento, quindi si fa
diritto anche quando non si vuole farlo, esattamente come con
la politica. Pertanto chi sostiene
che «la legge frena lo Spirito ed
i carismi vengono imbrigliati e
soffocati dai regolamenti » dice
solo che « quella data legge » non
gli sta bene perché frena « quella
data interpretazione dello Spirito » che egli dà e dice che « quel
regolamento » soffoca « quel suo
carisma », cioè quel suo preteso
dono che egli si attribuisce. Ma il
diritto, come regola di comportamento, non è solo un «fare» (cioè
una indicazione di azione) ma anche una giustificazione del comportamento (cioè deve sottintendere anche il perché si agisce in
quel modo e non in altro).
Ci possono essere due ragioni
per giustificare un complesso di
norme: 1) la conformità di esse
alla natura umana (giusnaturalismo), 2) la loro sistematicità intrinseca (positivismo giuridico).
La prima dottrina (cioè il giusnaturalismo) presuppone una concezione ottimistica della natura
umana ed in pratica vuole che le
norme di comportamento obbligato (lo iussum) siano cogenti,
vincolanti, solo se conformi alla
coscienza (unica interprete della
iustitia).
Due vie impraticabili
Come riformati protestanti
dobbiamo respingere questa dottrina perché crediamo che il peccato che è in noi ha distrutto
ogni possibilità di conoscere la
« iustitia »: le nostre norme di
comportamento sono e saranno
sempre « ingiuste ». Quindi è anche ingiusto il comportamento
della Commissione d’esame che
ha giudicato ingiusto che la norma soffochi lo Spirito e che il
regolamento imbrigli il carisma.
Così giudicando la Commissione
d’esame ha implicitamente giustificato il suo agire in base a dottrina giusnaturalistica, dottrina
che, in fondo, è cattolica perché
reputa che la coscienza sia in grado di esprimere la giustizia.
Come credenti dobbiamo però
anche respingere la seconda giustificazione del nostro comportamento, cioè la dottrina positivistica. Questa dottrina, infatti, è
agnostica, non crede in alcuna
« giustizia » e pensa che le norme si giustifichino solo in base
ad un criterio di conformità formale alla fonte di emanazione.
Se una norma è legittimamente
emanata essa è pure giusta.
Quindi sbaglierebbe la Commissione delle Discipline (o commissione dei regolamenti) se criticasse la commissione d’esame
sostenendo che una innovazione
dei regolamenti, per il fatto di
violare la norma regolamentare
già esistente, sia ingiusta. Il nostro ordinamento giurìdico ecclesiastico non è e non può essere
né giusnaturalistico (perché non
è cattolico) né positivistico (perché non è agnostico). Da noi ciò
che viene comandato è giusto solo nella misura in cui, prima di
giudicare, è giudicato dalla Parola di Dio. Il fondamento del diritto ecclesiastico valdese è teologico. Perciò chi non è giurista,
nel nostro ordinamento ecclesiastico, non è neppure teologo: un
errore di interpretazione giuridica è anche e sempre un errore di
teologia. O, meglio, una non
aderenza della norma precettistica alla giustizia è una non aderenza solo nella misura in cui
quella norma non è fedele alla
Parola.
Sulla « giustizia » interna all’ordinamento giuridico valdese
cade il « giudizio » di Dio: ma
la « giustizia » di Dio è la Sua
misericordia. La norma non è
mai la Norma (che è Grazia):
la norma è una specie di maledizione che siamo costretti a
esprimere ogni volta che vogliamo « eternizzare » un comportamento, ma non possiamo non
formulare « norme », altrimenti
sostituiamo alla « norma » sinodalmente decisa, la nostra norma che non è certamente la Norma anche se siamo fortemente
portati a crederlo per non mortificare il preteso carisma
che crediamo di avere.
Cosa tutto ciò implichi e significhi per i nostri regolamenti lo
vedremo, se ci sarà stato interesse a proseguire, nelle prossime
volte.
Roberto Jouvenal
TRA LE EDIZIONI DELLA CLAUDIANA
Gli “Amici della Verità”
I Quaccheri? Quei tipi col cappello a larga tesa, faccia lunga
un po’ arcigna, che si vedevano
nei film sulla vecchia America
o sulle scatole dei fiocchi d’avena (quaker oats)? Questo è quanto più o meno si sa comunemente da noi sui Quaccheri. Eppure
la società degli « Amici » — anzi,
degli « Amici della Verità », che
così vollero denominarsi — rappresenta una delle esperienze più
esemplarmente evangeliche della
storia occidentale. Ed è ben scelto il sottotitolo di questo volume che ha inaugurato felicemente la collana « Riforma protestante nei secoli » della Claudiana: eversione e nonviolenza.
Eversione: perché la predicazione di George Fox (1624-1691),
nel pieno della crisi rivoluzionaria che travagliò l’Inghilterra a
metà del ’600, fece presa su frange estreme come quelle dei ranters («esaltati»: portatori di un
anarchismo avanti lettera) e dei
seekers («cercatori» silenziosi
della vera fede fuori da ogni inquadramento ecclesiastico). Dei
seguaci di Fox e dei suoi primi
compagni (detti quakers, « tremolanti », per le loro manifestazioni emotive), dicevano gli avversari di quel tempo che « è lo
ro opinione che non sia lecito rivolgersi ad alcuno col titolo di
padrone o signore... » e che « aspirano con impudenza alla perfezione più assoluta... ». Eversori
che disconoscevano l’autorità delle istituzioni, tenevano il cappello in testa davanti ai potenti e
gli davano del tu, non volevano
giurare...
Nonviolenza: dopo esser stati
più o meno bistrattati al tempo
di Cromwell, quando nel 1660
venne restaurata la monarchia
degli Stuart i Quaccheri furono
atrocemente perseguitati; ma,
convinti della forza intrinseca
del loro messaggio, affrontarono
impavidi, senz’altra difesa, carceri e torture. Non solo nella vecchia, ma anche nella Nuova Inghilterra, oltre oceano, dove cominciavano a propagarsi, erano
stati perseguitati anche più durarnente. Ma qui, per ragioni giuridiche, la loro condizione cominciò ad alleviarsi dal 1660 (in patria, dopo l’avvento di Guglielmo
d’Qrange, beneficiarono dell’editto di tolleranza del 1689), finché
poi l’America divenne per loro la
« terra promessa », quando il
quacchero William Penn, di ricca e potente famiglia, mise a loro disposizione quelle terre del
New Jersey che divennero la
Pennsylvania, in cui sorse la città dell’amor fraterno, Philadelphia, e in cui essi poterono condurre il « sacro esperimento » di
una società ordinata secondo
« un avanzatissimo progetto democratico, ove le libertà civili e
religiose erano finalmente assicurate e la giustizia esercitata
con equità e moderazione ».
Dopo i testi profetici del movimento, e quelli che registrano
le sofferenze dei suoi martiri, il
volume presenta i testi istituzionali di questa fase matura. E, anche col chiaro apparato bio-bibliografico, il libro si colloca opportunamente come un contributo specificamente protestante
nell’ampia produzione che anche
l’editoria italiana, sulla scia del
rinnovato interesse storiografico
specialmente anglosassone, ha
dedicato in questi anni alla rivoluzione inglese del ’600. Del che
Va ringraziato il nostro Giorgio
Vola, inseritosi validamente fra
i pochi studiosi italiani che conoscono bene l’argomento.
Augusto Comba
Giorgio Vola (a cura di), I Quaccheri. Eversione e nonviolenza (16501700). Gli scritti essenziali, Claudiana, Torino 1980, pp. 254, L. 6.800.
La tavola rotonda sulla questione morale che si è tenuta
a Torre Pellice V8 agosto — di cui riportiamo una sintesi nella pagina accanto — ha provocato due reazioni che pubblichiamo. La questione morale rimane un tema centrale del
dibattito, della ricerca e dell’azione nelle nostre chiese, aperto
al contributo di chi, concisamente, voglia intervenire.
SFIDA DIMENTICATA
Gentile Direttore,
nel dibattito di sabato sera 8 agosto
nella sala del Sinodo sulla questione
morale, mi pare ci si sia lasciati prendere la mano da problemi che si riferivano sostanzialmente alla presenza
di un sacerdote cattolico. Tutti gli interventi, dopo quelli del tre protagonisti, si sono dimostrati "paternamente”
e puntigliosamente desiderosi di avere
da Baget Bozzo delle precisazioni che
erano sostanzialmente di carattere personale, relativamente alla sua posizione nella chiesa cattolica e alla responsabilità di essa chiesa nella questione
morale. Tutti presi da questa ricerca
mi pare si sia persa di vista quella
che a mio parere era stata invece la
proposta centrale del dibattito: la necessità della confessione di responsabilità e la funzione delle minoranze nei
grandi momenti di svolta nella storia,
avanzata da Giorgio Spini.
E mi ha meravigliato che nemmeno
Giorgio Bouchard abbia colto e rilevato
la centralità di questa indicazione offerta da Spini alla discussione perché,
in fondo, essa non era altro che la rilettura di un non dimenticato intervento del Moderatore di circa due anni fa,
e al quale lei giustamente diede grande
rilievo sul giornale, quando egli lanciò
quella sfida che mi era parsa affascinante della ■< Minoranza significativa ».
Questa idea è ricomparsa (almeno
nelle discussioni alle quali ho assistito) qualche volta anche nel dibattito
sinodale, rilanciata da qualche isolato,
ma senza alcun successo. È rimasta
tenacemente neH’ombra e non è stata
raccolta e tanto meno approfondita,
così non ha potuto essere un argomento che coagulasse consensi dando la sensazione di non essere questo,
oggi, il fatto centrale della testimonianza protestante, e valdese-metodista
in particolare, nelle vicende morali della società italiana.
Questa sensazione è stata nuovamente confermata dal dibattito oggetto di questa lettera, tanto che Giorgio
Spini è stato l'unico relatore che non
ha avuto interlocutori.
Mi chiedo quale ragione può aver
bloccato sul nascere e condotto addirittura a ignorare una intuizione nella quale mi pareva di aver sentito la
presenza dello Spirito, quale ragione
può aver impedito ohe prendesse piena
forma e piena capacità di aggregazione
una idea tanto carica di potenzialità
spirituali, di rinnovamento, di partecipazione.
Mi pare ohe oggi la strada della
presenza operante della minoranza evangelica in Italia, nel compito del riordino morale del paese, passi proprio e
solo attraverso questa presa di coscienza: i valdesi, appunto, co'me minoranza significativa, come fatto esemplare, come riconoscibile riferimento.
Ogni altro percorso non affermerà mai
il valore e il significato « confessante »
della presenza della minoranza evangelica nel complesso universo della realtà italiana.
A mio parere, infatti, può essere
solo una minoranza con questa carica
che potrà dare corpo e senso credibili
alla apertura verso problematiche, apparentemente non nostre ma fortemente aggreganti se affrontate da una certa ottica, come quelle dell'lrlanda, del
Salvador, dell’Afghanistan, del i-isveglio
Islamico, della fame nel mondo, della
pace, delle armi nucleari di cui ha parlato Baget Bozzo e, mi è parso, con
una visione giustamente funzionale al
suo progetto di ricostruzione della morale caduta.
Problematiche e realtà queste che,
volere o no, tendiamo tutti a rimuovere
a ignorare a dimenticare.
Mi pare quindi che il suo giornale
dovrebbe farsi promotore di un proseguimento di quel dibattito, dal quale
tutti ci aspettavamo tanto, che l'ora
tarda e le confessioni personali hanno
interrotto, rilanciando, magari con un
primo intervento del Moderatore, i
temi delle sue intuizioni ormai lontane
ma estremamente attuali.
Giorgio Spini, da storico di fama
quale è, ha voluto rifarsi ad esempi
consacrati per dimostrare la capacità di
trasformazione e di rinnovamento delle
minoranze nei momenti bui delle vicende umane. Quelle citazioni sono il
massimo a cui si possa fare riferimento.
Ma se ci guardiamo attorno e interroghiamo la realtà Italiana di questi
anni (e lo ha fatto di recente « Repubblica ») scopriamo un fenomeno, che
non cito per altro in un’ottica negativa, e cioè Comunione e Libera
zione. Si tratta di un movimento integralista e in quanto tale principi e
metodi sono certamente da rifiutare: è
tuttavia esemplare e significativa la
sua posizione centrale e spesso preminente nella scuola e nell'università.
Nel mondo della cultura gode di simpatie anche in settori tradizionalmente lontani dai suoi problemi e la sua
casa editrice è fiorente di progetti, di
titoli e per qualità di produzione.
Se ci chiediamo cosa era C.L. e chi
erano i suoi membri, all’inizio degli
anni 70 quando rifluivano le speranze
e le attese deluse dal Sessantotto, scopriamo le possibilità delle minoranze
oggi in Italia. Del resto quanti titoli
della Jaca Book sono in vendita anche
nelle librerie Claudiana? Quello che
mi imbarazza nel giudicarli è la forza
della loro presenza e il loro porsi spesso come segno di contraddizione nei
problemi chiave della società italiana.
Non deve essere tutto questo, gentile Direttore, motivo di attenzione e
di preoccupata riflessione? Proseguiamo dunque il dibattito.
Carlo Bassi, Torre Pellice
GENERICITÀ’
Caro Direttore,
Spero vorrai ospitare una breve notazione in margine alia tavola rotonda de
“ La questione morale », che ha cosi
degnamente concluso la giornata dell'8 agosto dedicata aH'Eco^Luoe.
Indiscutibile essendo il successo decretato dal pubblico attento che gremiva letteralmente il bel salone della
Casa Valdese (a proposito: perché non
usarlo più frequentemente per tali « incontri »?), personalmente ritengo di
avanzare un rilievo, d’altronde sotteso
al tema stesso: la genericità delle proposizioni. Né poteva essere diversamente, giacché, se ad analisi seria deve corrispondere progetto d’ampio respiro, allora il livello e il tono del discorso doveva essere quello avviato
da Baget Bozzo (e sinceramente converrai che così non è stato); ma, se nell’usura di una serata tanto non era
concepibile se non per accenni (fine
di un’epoca, che Farneti definiva dicìannovismo, dei grandi scontri ideologici, e quindi di una cultura, di una
morale, etc.), allora ritengo si doveva
considerare e approfondire di più ciò
che tanto pubblico, giovane soprattutto
ma non solo, si attendeva. Dico dell'hic et nunc: Italia e adesso. Cosa
che soltanto Zagrebeisky mi pare abbia fatto e con la prudenza del magistrato, ovviamente.
Cosi il pur bell’incontro ha lasciato
risposte a mezz’aria alle domande e
alle attese legittime cui risponde ben
più il vostro documento sinodale. Voglio dire che, nonostante le interessanti
repliche di Baget Bozzo e di Zagrebeisky, rimane quel senso di delusione colto nelle amare parole del « lavoratore
laico », ligure direi dalla cantata. E
ciò perché tra le « tante morali » che
fermentano, « in mancanza del cambiamento corposo di cui non s’intravvede ancora un disegno », citate nel lucido e fascinoso dire di Baget Bozzo,
ce n’è pur una di cui troppe volte le
tavole rotonde moralistiche si dimenticano: la morale del lavoro, impersonata da quel « popolo vivente » che all’EUR qualche anno fa tentò di farsi carico di tutti. A quel popolo che chiede
pressantemente ragione di un Sistema
di potere corrotto e corrompente, il
quale continua ad avere al centro la
D.C., non si può rispondere soltanto
con progetti di mobilitazione di minoranze credenti (quasi fossimo nell’era
del mulino, al più del vapore e non
dell’elettronica e dell’energia nuoleare),
o di futuri impegni internazionalistici
che diano fiato e forza aggregante e
mobilitante alTinterno del Paese. Anche
perché quel popolo vivente si è sempre mobilitato e continua generosamente a farlo per le grandi cause e la sua
rassegnazione non è colpevole, come
vorrebbe una delle battute dello Spini,
ma frutto della trentennale constatazione che LA LEGGE, IL PATTO, di tutti
credenti e non. dico la COSTITUZIONE, è da applicare e da rispettare prima di accennare ai suoi limiti da superare: così bene ha fatto Zagrebeisky a
citarne l’articolo 3 .—■ fondamento della
Giustizia — (e qui un discorso sull’Immunità parlamentare che ormai s’è fatta impunità per il potere, ci voleva).
Se no, mentre le varie tavole rotonde
discutono sul futuribile, la rassegnazione continuerà a dilagare finché la rabbia evocherà il furore al tavolo della
storia.
Con la consueta cordialità
Gianni Dolino, Torino
5
11 settembre 1981
A TORRE PELLICE L’8 AGOSTO UNA TAVOLA ROTONDA HA CONCLUSO LA « GIORNATA DELL'ECO DELLE VALLI..
Cattolici, laici e protestanti
di fronte alla questione morale
peMa‘'Xestaz“nfdeiniSi?r®'l^^^ '“‘’'’''9° ''i combattere
p a contestazione dell illegalita — Il Smodo ha indicato ai credenti il compito di dare sapore come il sale
Parlare della questione morale è facile e difflcile
nel medesimo tempo. Facile perché se ne parla
tanto e dopo che il Comitato centrale del PCI ha in certo modo
ufficializzato il problema, questo
tema è entrato a far parte della
pubblicistica del nostro paese.
Ma proprio quando lo si vuole
analizzare in riferimento alla situazione italiana, immediatamente si vede come la questione morale non investa solo questo paese ma sia un problema di assai
più vaste proporzioni.
La fine delle
società chiuse
Potremmo dire che esso rappresenta la fine delle società
chiuse in cui il vivere associato
era concepito come un tutto organico diviso in parti e ruoli che
trovavano la loro forza non tanto in una sanzione esterna quanto nel facto di essere vissuti, accettati, interiorizzati. I ruoli di
padre, di madre, di Aglio, di datore di lavoro, di professionista,
di uomo di stato, ecc., prima di
essere scritti nelle leggi erano
in qualche modo sanciti nella
pratica, predeAniti da un consenso sociale generale, erano appunto ciò che la gente si attendeva
che fosse il ruolo di padre, di
Aglio, di lavoratore e così via.
Noi oggi ci troviamo in primo
luogo di fronte alla crisi di questo modello di società. L’emergere del problema della donna, e
cioè il riAuto di quello che era
il ruolo più deAnito, è simbolo
di questo mutamento profondo
che tuttavia non investe soltanto
questo campo ma ogni sfera della vita. Pensiamo a come cambia
il lavoro nel passaggio da una
cornice artigianale ad una industriale e post-industriale, nella
perdita di una sua situazione deAnita, nel ritrovarsi ad essere
lavoro di un uomo che non può
più interiorizzare il suo ruolo a
partire dal lavoro stesso. Pensiamo a quanto è poco interiorizzabile oggi il mestiere del soldato, che per secoli fu un mestiere onorato, in un Occidente che
se anche ha immensi poteri militari non riesce più a reggere
un costume militare.
Siamo quindi usciti da un vecchio mondo in cui nessuno di
noi accetterebbe di rientrare; basta pensare al fatto che l’Europa ha conosciuto due guerre
mondiali con le stragi di milioni
di uomini che le hanno caratterizzate proprio all’interno dei
ruoli morali, obbedendo alle sacre leggi della patria. E siamo
entrati in un mondo nuovo che
1 uomo costruisce a sua immagine ma senza dargli un progetto,
un mondo che non può essere
né condannato né assolto in partenza perché in realtà non è ancora pienamente conosciuto, un
mondo che sAda il nostro senso dell’avventura ma che se richiede attenzione, prudenza e
senso critico, tuttavia non può
mai essere incanalato in uno
schema razionale preciso. Possiamo dire che questa grande avventura, questo star di fronte
all’incertezza del futuro, è una
sAda in cui noi possiamo abitare
Gianni
Baget Bozzo
anche grazie alla fede, quella fede che ci pone continuamente di
fronte ad un andar oltre noi
stessi e quindi capaci di aArontare meno traumaticamente la prova del grande cambiamento senza confondere la fede con la
querimonia sui limiti del tempo.
Credo sia proprio un compito
del credente entrare nella drammatica avventura del nostro tempo con quello che è il volto più
attuale della fede e cioè la speranza: speranza che la terra non
La questione morale è sentita oggi come un problema
di fondo nel nostro paese.
Lo dichiarano gli ambienti
politici stessi da cui ieri partivano tante irrisioni al «moralismo»
— per esempio di un Gaetano
Salvemini — e tanti riAuti categorici di considerare i problemi della coscienza come fatti di
rilevanza sociale, anziché strettamente privati. Lo avvertono i
nostri concittadini con sgomento di fronte alla sAducia dilagante nelle istituzioni, nei governanti, nei partiti o nei sindacati. È
chiaro che per uscire da questa
crisi che travaglia l’Italia non è
sufficiente sostituire un gruppo
politico dirigente ad un altro:
non basta varare delle leggi di
riforma. Quasi che uno degli
aspetti di fondo della questione
morale non fosse appunto l’uso
perverso del potere e delle leggi È evidente che occorre incidere profondamente nelle coscienze; v’è dunque una responsabilità precisa per i credenti cristiani.
In questa visione si colloca
l’ordine del giorno votato dal Sinodo sulla questione morale. Non
va interpretato come un appello nostalgico al ripristino di
un ordine « cristiano » perduto.
La crisi morale dell’Italia attuale
è in buona parte l’eAetto del fallirnento di una pretesa « società
cristiana ». L’ordine del giorno
del Sinodo va interpretato alla
luce della Scrittura che parla
del sale, il quale dà sapore al
cibo: dunque, nella prospettiva
di una minoranza cristiana che
dia sapore e senso nuovi alla società circostante. Non per caso
l’ordine del giorno del Sinodo
usa l’espressione « contrastare i
mali più frequenti del loro temno ». È una espressione tratta
dall’originario impegno dei metodisti wesleyani; sta a indicare
un preciso esempio nella storia.
Giacché la storia è ricca di esempi di nuclei di credenti che impressero un nuovo corso alla storia, non esclusa la storia politica
o quella economica, ancor
sarà distrutta, che i problemi
delle grandi differenze tra nord e
sud, est e ovest possano essere
composti, speranza inAne che è
speranza, non ragione né certezza, ma, per chi la usa, potenza di Dio.
Ebbene credo che questo sia
l’atteggiamento giusto con cui
guardare in primo luogo alla crisi della morale che è caratteristica di tutto il mondo, occidentale
e orientale. Sappiamo infatti che
essa investe tutto il mondo della
cultura post-moderna e che essa
si ritrova quindi con gli stessi
caratteri in Russia e in Polonia,
in Giappone e in America, in
Francia e in Italia. Poiché siamo
arrivati — e questo è il secondo
aspetto del grande cambiamento
alla cosmopoli, alla dimensione mondiale, e comprendiamo
come in fondo una regola fatta
per le patrie, cioè per le società
chiuse, sia insufficiente in una
società che oggi ha per la prima
volta nella storia umana un respiro mondiale.
(continua a pag. 10)
Giorgio
Spini
ché non si proponessero altro
che una strenua militanza cristiana. Pensiamo alla risposta
che Benedetto da Norcia e i suoi
seguaci dettero alla crisi della
società romana; pensiamo alla
risposta che il calvinismo ginevrino dette alla crisi della società del Rinascimento e all’inffazione del sec. XVI; pensiamo alla
risposta di Wesley e del metodismo alla crisi scatenata nella
società inglese dalla rivoluzione
industriale.
Anche oggi, in Italia, è urgente contrastare non tanto « il male » in astratto, ma «i mali più
frequenti nel nostro tempo »: per
esempio, l’uso perverso del potere a Ani personali o di partito;
per esempio lo scatenamento degli egoismi corporativi senza pietà per i deboli e i sofferenti; per
esempio, la fuga nel privato, che
si traduce in pratica nel fare il
proprio comodo senza compassione per il prossimo. Il nostro
paese ha un bisogno tremendo
di una chiara e forte predicazione cristiana in questo senso. Ma
ancora più ha bisogno di cristiani che sappiano dare l’esempio
con impegno personale e comunitario al tempo stesso. Forse,
su questo si giuoca la ragione
stessa di esistere degli evangelici italiani.
E non ci si venga a dire che
un appello alla coscienza cristiana sarebbe fuori del «realismo
politico ». Giacché il più grande
maestro del realismo politico fu
Niccolò Machiavelli, il quale si
illudeva che quella specie di grosso ladro di polli di Cesare Borgia potesse salvare l’Italia. E viceversa morì nel 1527 senza mai
avere dato segno di essersi accorto che in Europa c’erano ormai
la Riforma, il proto-capitalismo
dei Fugger e gli effetti della scoperta dell’America, cioè senza
avere capito un’acca dei fenomeni che davvero stavano incidendo
nella realtà del tempo. Con tutto
il rispetto, messer Niccolò prese
dei granchi davvero colossali.
Ma che ci volete fare? Era un
grande realista politico...
Il quadro amplissimo delineato da Baget Bozzo per mostrare quanto complessa sia
la « questione morale » e come possa risultare riduttiva una
interpretazione legata soltanto
alla situazione italiana che ha
dato causa al relativo dibattito
politico, mi trova del tutto consenziente, Trovo essenziale una
impostazione che impedisca di
credere che tutto si riduca ad
identiAcare e cacciar via alcuni
o tanti disonesti. Tuttavia non si
può prescindere dal fatto che la
« questione morale » è stata posta ed è profondamente sentita,
anche perché una serie di scandali ha coinvolto numerosissime
persone che in qualche modo si
legano alle istituzioni e, quindi,
le rappresentano.
Non è necessario esempliAcare,
poiché tutti hanno presente quanto frequentemente siano attendibilmente accusati di abusi personaggi del mondo politico o di
grande rilievo economico. E che
non si tratti solo dello sfortunato ritrovarsi di alcuni corrotti
in posti chiave della politica,
della amministrazione pubblica
o della economia, è dimostrato
dalla percezione che degli scandali ha avuto l’opinione pubblica.
A me sembra che quella mancanza di progetti, finalità, valori
da realizzare che Baget Bozzo ha
segnalato soprattutto per gli individui e per le formazioni sociali,
sia un aspetto della « questione
morale » che riguarda anche le
istituzioni. Manca o non è percepibile un progetto politico attorno al quale si possa uniAcare
la nostra società per dare uno
scopo alla Repubblica ed alle
sue istituzioni.
In mancanza di uno scopo da
realizzare è impossibile valutare la correttezza delle singole
condotte delle istituzioni o degli
individui. Il criterio discutibile,
ma in qualche misura realistico,
per cui nell’agire dello Stato il
Ane giustiAca i mezzi non ha
modo di essere utilizzato, proprio perché non si conoscono
o non esistono Ani alla luce dei
quali la condotta possa essere
giudicata. Resta allora la frequente immoralità di fatti e condotte, che sono criminosi e toccano il « minimo etico » che qualunque Stato dovrebbe garantire.
La difficoltà poi di identiAcare
uno scopo delle istituzioni che
sia diverso dagli scopi di puro
mantenimento del potere dei singoli, spiega perché la gente accomuni nel giudizio di immoralità le istituzioni e le persone
che, abusandone, le rappresentano.
Ho parlato di progetto politico
generale. La espressione è generica e potrebbe essere riempita
di contenuti diversi, anche in relazione al complesso di valori
morali e religiosi che ciascuno
condivide. Io vorrei qui segnalare che la Costituzione della Repubblica indica uno scopo cui
le pubbliche istituzioni sono vincolate. L’art. 3 della Costituzione, dopo avere stabilito che tutti sono eguali di fronte alla legge, mdipendentemente dalla diversità di sesso, razza, religione, condizione sociale, impone a
tutte le istituzioni della Repubblica di operare per rimuovere
le condizioni di fatto che impe
Vladimiro
Zagrebelsky
discono ai cittadini di pienamente godere dei diritti che sono formalmente loro riconosciuti. È
chiaro che in quelTart. 3 c’è un
progetto politico di riscatto di
settori della nostra società dalle condizioni economiche, culturali ecc. che li discriminano rispetto ad altri. Si potrebbe pensare alla questione meridionale,
per fare un esempio.
Fino a che un simile progetto,
che rappresenterebbe tra l’altro
la realizzazione di quanto sta
scritto nella Costituzione, non
viene prospettato e messo -in
opera, è difficile tenere distinte
le istituzioni della Repubblica
dagli scopi di privato interesse
di chi le gestisce. Si spiega allora
perché sia possibile sentire da
parte di responsabili politici dure critiche ad interventi della
magistratura penale che, colpendo esponenti politici o della pubblica amministrazione o della
economia e finanza, vorrebbero
salvare le istituzioni punendo chi
ne abusa e sono invece visti come indirizzati direttamente contro la Repubblica e l’assetto fondamentale della nostra società.
Quando accade che l’applicazione della legge penale, che ha
un evidente contenuto morale,
viene additata come un attacco
alle istituzioni, allora è evidente
quanto la immoralità abbia contagiato il modo stesso di concepire le istituzioni. In un certo
senso, la misura della situazione
presente può essere data dalla
vicenda del ministro Tanassi. Costui, condannato per corruzione
alla Ane di un processo che poté concludersi anche perché di
risonanza (ed origine) internazionale, non ha potuto essere a
lungo trattenuto in carcere, così
come la condanna avrebbe richiesto. Con una motivazione di
cui ora non posso discorrere, Tanassi è stato, con i suoi complici,
rapidamente scarcerato. Qui mi
interessa dire che « non era possibile » che Tanassi fosse tenuto
in carcere, in un quadro dì immoralità nelle istituzioni come
quello che ho delineato. Non era
possibile perché ogni giorno la
carcerazione di Tanassi avrebbe
ricordato la occasionale punizione di un corrotto accanto alla
diffusa impunità di tanti altri.
Dall’imbarazzo della situazione
si sarebbe potuti uscire con una
rigenerazione morale che prendesse spunto emblematico dalla
vicenda del ministro Tanassi. Ne
siamo invece usciti nella direzione sbagliata.
Io non credo, per quanto ho
detto, che la situazione possa essere signiAcativamente modiffcata senza un profondo rivolgimento anche sul piano politico e sociale. Credo però che a tutti,
singoli e collettività, incomba
l’obbligo di combattere giornalmente una battaglia che sia di
contestazione della illegalità, anche spicciola, che viene praticata
nella vita sociale, pubblica e privata. Non bisogna tollerare la
assuefazione che rende «normale » la pratica illegale ed immorale.
Naturalmente nessuna contestazione del genere che ho detto è possibile, se non da parte
di chi sia per suo conto a posto,
quanto ad osservanza delle leggi
dello Stato e della morale.
6
11 settemore 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
TORRE PELLICE: AL CONVEGNO DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
La palina Scrivere la storia dei Valdesi
Il Concistoro di Torre Pellice
aveva deciso di porre davanti al
tempio una palina che indicasse
l'orario dei culti. La palina ha
resistito poco: appena 48 ore, poi
qualcuno ha pensato bene di abbatterla. Si tratta di un piccolo
atto da collegare ad altri della
stessa fatta: abbattimento di cartelli stradali, scritte sui muri, telefonate anonime, come quella
fatta una sera mentre la gente
stava tranquillamente ballando
alla rotonda: "attenzione, c'è una
bomba!". Fortunatamente non
era vero.
In un piccolo paese non è difficile sapere prima o poi chi sono
gli autori di queste bravate, quasi sempre i soliti. Si può fare
qualcosa nei loro confronti?
Alcuni vorrebbero ricorrere a
severe punizioni, ma sarebbe una
soluzione poco accettabile: una
denuncia sarebbe accolta come
un diploma che apre una brillante carriera. Non vanno dimenticati quei casi in cui dei giovani
comparsi sulla scena della cronaca nera per piccoli atti di teppismo ricomparvero anni dopo
come protagonisti di rapine ed
omicidi ricevendo condanne di
qualche decina d'anni di reclusione.
Bisogna inoltre tener conto che
spesso gli autori di questi gesti
provengono da situazioni familiari non sempre facili in cui manca
l'autorità nell'educazione dei figli da parte di genitori che
non sono in grado di ricoprire
un ruolo che peraltro è ovunque
difficile da svolgere nella società
odierna.
Ma è soprattutto la caduta di
diversi poli di aggregazione, vivi
alcuni anni fa, a determinare
oggi il sorgere di gruppi di gio.
vani annoiati e alla ricerca del
mito del superuomo proposto
spesso dal cinema e dalla televisione. Compaiono allora i giubbotti neri con qualche distintivo
straniero che magari ricorda i
tristi tempi dell’asse Roma-Berlino e costituisce una coreografia
che dà solo fastidio e ripugnanza.
Ma se non è sufficiente invocare una maggior durezza repressiva e una più attenta sorveglianza da parte delle forze dell’ordine, è necessario andare oltre le
constatazioni e proporre delle
alternative. Penso alla comunità
valdese: le sue attività giovanili
sono spesso di fatto riservate a
coloro che vivono in situazioni
agiate, circondati da stimoli culturali positivi. Al contrario, una
opera andrebbe condotta verso
i meno privilegiati, tenendosi
pronti ad affrontare i rischi con.
seguenti. Penso alle strutture
comunali: tempo libero e sport
sono settori a cui non vanno
grandi finanziamenti. Occorre a
questo proposito una pressione
politica per modificare questa
situazione. Valorizzare dal punto
di vista turistico un paese non
significa dimenticarsi di coloro
che spesso non hanno altri mezzi
per manifestare la loro presenza
se non la distruzione di qualcosa.
Abbattere un cartello forse significa esprimere questo: "ci siamo
anche noi, non dimenticateci!".
Far finta di non sentire sarebbe
grave.
Italo Pons
a Telepinerolo
ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANGELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Storiografia valdese contemporanea e religiosità popolare: due temi
al centro di un dibattito vivace che appassiona anche i non-specialisti
Per il Convegno di quest’anno
la SSV aveva indicato due temi,
quello della storiografia valdese
contemporanea e quello della religiosità popolare; il che non significava peraltro interrompere
la gradita consuetudine, invalsa
in questi convegni, di lasciare liberi i relatori di scegliere argomenti attinenti ai loro « lavori in
corso » e di proporli liberamente all’attenzione degli studiosi e
degli uditori.
Religiosità
popolare
Si può dire tuttavia che un collegamento con uno dei due temi
non sia mancato in alcuna fra le
com micazioni, tutte di vivo interesse, che abbiamo ascoltato.
Assai specificatamente dedicata
al secondo tema era la relazione
di Romolo Cegna, venuto anche
quest’anno a darci notizie delle
scoperte storiografiche che la
sua collocazione di addetto culturale, prima a Praga e ora a Varsavia, gli consentono di fare circa la storia religiosa europea,
che nel medioevo è per gran parte anche storia valdese. Nella fattispecie, scostandosi questa volta
dal medioevo e dalla storia fatta
di testi e documenti, Cegna si è
presentato con una documentazione figurativa: caratteristiche
statuette raffiguranti un Cristo
seduto, meditante con tristezza,
col volto appoggiato a una mano,
mentre l’altra mano è posata sul
ginocchio; espressione popolare
dell’intuizione di una rinnovata
sofferenza del Signore, diffusa un
tempo (XVI sec.) nell’Europa occidentale, poi concentratasi in
Polonia, dove continua a costituire il tema d’infinite variazioni.
E così partivano da un tema
originariamente radicato in un
grande movimento di religiosità
popolare, quello destato a Firenze dal Savonarola, le vicende
cinquecentesche di processi inquisitoriali e di conflitti fra pontefici, cardinali e grandi ordini
religiosi, argomento delle affascinanti ricerche di Simoncelli e
Firpo: perché Savonarola venne
riprocessato post mortem nel
1558, per precisi fini di politica
antiereticale romana, come rivela il raffronto col processo del
Carnesecchi (sullo sfondo, la dura lotta fra il cardinal Morone e
gli altri fautori di una scelta conciliare, da un lato e l’apparato
inquisitoriale, alfine prevalente
con i pontificati di Paolo IV e di
Pio V, dall’altro).
Verifica
storiografica
Si collocava invece dal lato della verifica storiografica la pregevole relazione di Gilmont, studioso dei « martirologi » protestanti
del XVI secolo: raccolte di biografie di predicatori della Riforma vittime dell’inquisizione, a
loro volta basate su documenti
inquisitoriali o più spesso su lettere scritte ai fratelli in fede dagli stessi inquisiti, inviate quasi
come epistole, più volte ricopiate e diffuse, infine raccolte e ri
Telegramma di Spadolini
Ringraziandovi per l’invito a prendere parte ai lavori della seduta straordinaria del Seggio nel centenario della attività della Società di Studi Valdesi, rammaricandomi per non poter essere presente, vi invio i miei migliori auguri di buon lavoro. Non occorre
che io ricordi che il programma del governo prevede la concreta
attuazione delle intese raggiunte con le confessioni rappresentate
dalla Tavola Valdese e che in sede di replica nel dibattito programmatico lo scorso 1 luglio in Senato ho indicato la necessità di uno
« sforzo di sintesi che non può non richiedere anche nei rapporti fra
Chiesa e Stato, fra Società civile e Società religiosa, il più fermo richiamo ai lavori della tolleranza, del mutuo rispetto, della fede nel
dialogo e nel confronto, valori che di per sé trascendono gli steccati
fra clericalismo e anticlericalismo, sempre considerando lo Stato,
come diceva il nostro grande amico Arturo Carlo Jemolo, casa comune di credenti e non credenti ».
Credo che questo orientamento ideale troverà piena rispondenza nei lavori del Seggio. Invio il più cordiale saluto.
Sen. Giovanni Spadolini
Presidente del Consiglio dei Ministri
prodotte a stampa. Ne veniva data un’interessante esemplificazione con le biografie dei nostri
Pascale e Varaglia, nei « martirologi » dati alle stampe nella seconda metà del ’500, da Jean Crespin. E così costituiva una verifica di motivi interpretativi avvertibili anche nella più recente
storiografia del valdismo medioevale, a complemento delle sue
poderose rassegne di fonti, lo
studio dedicato da Gönnet all’interpretazione del valdismo medievale di Ugo Janni e di Ernesto Buonaiuti. Di quest’ultimo,
la Giorgi documentava, con la
rassegna di recenti pubblicazioni,
il complesso rapporto con l’evangelismo italiano, pur nella fedeltà alla sua scelta di sacerdote
cattolico.
L’800 e 900 valdese
Argomento centrale per il convegno, e occasione di un ampio
dibattito, l’excursus di Maselli e
di Rochat nella storiografia dell'800 e del ’900 valdese, direttamente rapportato all’ampio volurne di Valdo Vinay che, trattando
l’epoca contemporanea dal 1848
al 1978, conclude la nuova Storia
dei Valdesi della Claudiana. È
un’opera, questa, di vasto impegno che ha affrontato il rischio
di narrare la vicenda valdese delle
epoche più recenti, svoltasi in un
contesto che condiziona ancora
attualmente la nostra struttura
politica e sociale (com’è il caso
della storia del Risorgimento e
dei primi 90 anni d’unità italiana) o in una fase che addirittura
è in rapporto di omogeneità e
continuità con la nostra realtà
odierna (come il periodo 19451978). Chiaro invito, dunque, a
vigorosi esami critici, che i relatori non hanno mancato di fare.
Maselli si è soffermato specialmente su due serie di argomenti:
la necessità di approfondire, con
ricerche che sono ancora in gran
parte da fare, le varie realtà locali che hanno costituito la sostanza di gran parte dell’evangelismo italiano ottocentesco; e,
quanto ai criteri di interpretazione, l'esigenza di approfondimenti nei confronti delle posizioni teologiche meno affini a quelle
prevalenti nell’ambito valdese,
spesso rapportate a spunti provenienti da lontano nel tempo e
nello spazio (come nel caso del
millenarismo che permea più o
meno tutto il nostro evangelismo
dell’800, e del problema dell’unità per cui bisogna risalire alle
Visita dei geografi italiani
L’Associazione Italiana Insegnanti di Geografìa (A.I.I.G.),
terrà a Torino — dal 21 al 25 settembre prossimo — il XXVI
Convegno Nazionale.
L’Associazione raggruppa sia
insegnanti di ogni ordine e grado di discipline geografiche sia
cultori di queste.
Gli scopi dell’Associazione sono, fra gli altri, quelli di favorire rincontro degli insegnanti di
geografia, di « promuovere il perfezionamento, l’aggiornamento
scientifico e didattico... » e di
« promuovere la conoscenza e la
tutela dell’ambiente nel quadro
di una corretta educazione geografica ed ecologica, in funzione
di una più razionale gestione del
territorio ». Art. 2 comma a, b, f.
In relazione a questi fini l’Associazione, tra le altre attività,
organizza ogni anno un Convegno Nazionale; quest’anno l’organizzazione del XXVI convegno
è stata affidata alla Sezione Piemonte il cui comitato ordinatore
ha deciso di effettuare ben tre
escursioni nelle Valli Valdesi.
Il Comitato ordinatore intende così non solo far conoscere la
morfologia e la struttura petrográfica di queste valli, ma soprattutto mostrare a insegnanti,
che provengono da ogni parte
della penisola, le caratteristiche
umane, storiche e religiose di
questa comunità che ha tanto
combattuto per mantenerle vive.
Ad una di queste visite parte
ciperà il Presidente Nazionale
dell’A.I.I.G. Prof. Valussi, insegnante presso l’Università di
Trieste.
TORRE PELLICE - GUARDIA PIEMONTESE
Gemellaggio significativo
Il 26 e 27 settembre si svolgeranno a Torre Pellice le manifestazioni in occasione del gemellaggio fra questo comune e quello di Guardia Piemontese. Si
tratta di un gemellaggio significativo che vede ufficialmente unite la « Ginevra italiana » e quella
cittadina calabrese dove la persecuzione anti-valdese ha ferocemente cancellato ogni presenza
dei seguaci di Valdo. Ma, a distanza di secoli. Guardia Piemontese conserva ancora qualche
traccia, nel suo dialetto e nei
suoi monumenti, dell’antica presenza valdese. Il gemellaggio contribuirà senz’altro a mantenerne
vivo il ricordo.
Sabato 26 settembre;
— Arrivo previsto ore 10 della
delegazione di Guardia Piemontese in P.za Pietro Micca.
Ore 15: visita al Museo Valdese
e alla Galleria di Arte Contemporanea.
Ore 20.45 : serata corale con gruppi locali presso il salone « Opera Gioventù »; coro Alpino Val
Pellice - Corale Valdese - Coretto.
Domenica 27 settembre:
Ore 8.30: ritrovo per escursione
nei luoghi storici della Valle Angrogna - Gheisa d’ia Tana Chanforan.
Ore 11 : inaugurazione via dedicata a Guardia Piemontese cerimonia del gemellaggio ufficiale.
Ore 15.30 : sfilata per le vie cittadine con la Banda Municipale e il gruppo degli sbandieratori di Asti.
Ore 20.30: spettacolo del gruppo
folkloristico presso il salone
« Opera Gioventù ».
posizioni prese dal Newman nel
1830-31).
Centrato su motivi politici anziché teologici Fesame di Rochat,
che ha ripreso e approfondito le
considerazioni già da lui espresse sul significato di scelta politica e non puramente interna alla
problematica ecclesiastica e teologica della conduzione della
Chiesa valdese nel ’900 e specialmente nel periodo fra le due
guerre; con notazioni assai penetranti anche sul secondo dopoguerra, che, come si diceva, hanno stimolato un dibattito assai
vivace.
La SSV in seduta
straordinaria
Fra la prima e la seconda giornata del Convegno, i partecipanti sono stati invitati a visitare la
mostra centenaria della SSV. E
la Società stessa ha tenuto, la
sera del 28, una seduta straordinaria, in cui, oltre a completare
le deliberazioni associative assunte nella precedente seduta ordinaria, ha concluso le celebrazioni centenarie eleggendo alcuni
membri onorari (in aggiunta a
G. Spini e A. Molnàr): V. Vinay,
G. Gönnet, F. Davite e (come presidente onorario) Teofilo Pons.
Discorsi augurali hanno espresso il prof. Viora della Deput. Subalpina di St. patria e i colleghi
del Luberon, in particolare lo
storico Gabriel Audisio. Fra i
messaggi augurali, notiamo quello molto significativo del Presidente del Consiglio (di cui riportiamo il testo) e quello dello storico Giuseppe Galasso.
Augusto Comba
Chi ha parlato
Venerdì 28 agosto;
Apertura dei lavori (G. Tourn).
Nomina di due presidenti del
Convegno : Giorgio Spini e Giovanni Tabacco.
Près. Giorgio Spini, poi Giovanni Tabacco.
Relazioni ;
Domenico Maselli, La storia
valdese dell’800 nel quadro della
storia del protestantesimo italiano.
Giorgio Rochat, La storia valdese contemporanea : problemi
d’interpretazione e ipotesi di ricerca.
Dibattito :
Interventi di Augusto Comba,.
Giovanni Gormet, Giorgio Peyrot, Cesare Milaneschi, Giorgio
Spini, Giorgio Bouchard, Giorgio Tourn. Repliche dei relatori.
Relazioni :
Jean-François Gilmont : Jean
Crespin, la storiografia protestante e i valdesi.
Dibattito ;
Interventi di Giovanni Gönnet,.
Antonio Dal Pino, Aldo Stella.
Replica del relatore.
Sabato 29 agosto:
Près. G. Spini, poi G. Tabacco.
Relazioni ;
Romolo Cegna : Il « Christus
Frasobliwy » nella religione popolare del Centro Europa dal
’500 all’800.
Paolo Simoncelli - Massimo
Firpo; I processi inquisitoriali
contro Savonarola (1558) e Carnesecchi; una proposta d’interpretazione.
Dibattito ;
Interventi di Giovanni Gönnet,
Franco Dal Pino, Susanna Peyronel Rambaldi, Aldo Stella,
Giorgio Spini. Repliche dei relatori.
Relazioni :
Giovanni Gönnet; Il valdismo
medievale secondo Ugo Janni e
Ernesto Buonaiuti.
Lorenza Giorgi; Nuove notizie
biografiche su Buonaiuti e gli
evangelici.
Dibattito :
Interventi di Cesare Milaneschi, Lea Falchi, Frida Malan,
Emanuele Tron. Repliche dei relatori.
7
11 settembre 1981
CRONACA DELLE VALLI
TORRE PELLICE: INIZIO’ LA SUA VITA NEL 1831 INCONTRANDO SUBITO GROSSE DIFFICOLTA’
Il Collegio ho 150 anni
Alla riunione annuale dell’Associazione Amici del Collegio presentato
un opuscolo di Enrico GardioI e votato un odg per sostenere la Media
Come ormai da alcuni decenni, in una delle domeniche di fine agosto, si sono riuniti (il 23
agosto), prima per un pranzo in
comune al ristorante della Seggiovia del Vandalino, poi nella
sala del Sinodo per la seduta annua, i membri della Associazione
Amici del Collegio Valdese, quasi
tutti ex-allievi del Collegio stesso.
Si ritrovano gli amici, molti vengono anche da lontano per questa occasione, si ricordano gli
anni della gioventù; è un tuffo
nel passato, già remoto per i più
anziani, recente per i più giovani. Ogni anno viene particolarmente ricordata una IV ginnasio
di 50 anni fa e la stessa di 25
anni fa. Non tutti sono purtroppo presenti, taluno ha interrotto
precocemente il cammino della
vita, ma il ricordo rimane fra gli
arnici che si sono seduti con loro
sui banchi del nostro vecchio
Collegio.
Una storia da fare
Riunione particolarmente sentita quest’anno in cui si celebra
il 150° anniversario di questo
istituto, in un momento in cui,
come già altre volte in passato
incombe 1 incubo di una chiusura almeno parziale, dovuta alla
solita cronica mancanza di fondi.
Per l’occasione l’Associazione
ha distribuito un opuscolo, curato dal Dr. Enrico GardioI; « I 150
anni del Collegio Valdese di Torre Pellice, 1831-1981 » in cui viene segnalato e riassunto quanto
e stato scritto sulla storia del
Collegio. L’Autore, nella prefazione, si augura che qualche ricercatore, sulla traccia di questo
primo sommario, voglia sobbarcarsi la fatica di un volume che
illustri la storia del nostro Collegio. Teniamo tuttavia presente
che, all’inizio, uno storico c’è
stato e di valore, quale era Davide Jahier, con la sua: « Histoire
du Collège Vaudois de la Tour »
(citato da GardioI), purtroppo rimasta ferma alla: « Première
Partie: La Fondation », cioè per
il periodo 1831-1837, e, a parte
questa, il resto della storia è an
cora tutto da scrivere. Giustamente GardioI indica, come fonti da consultare i rapporti della
Tavola al Sinodo e i verbali dei
Sinodi, ma a questi sono da aggiungere due altre fonti importanti che sono l’Archivio della
Tavola Valdese e l’Archivio del
Collegio stesso (rimasto fortunatamente intatto, almeno per i registri scolastici, malgrado che
gli uffici della presidenza siano
stati saccheggiati dalle truppe tedesche di occupazione, come si
legge nel rapporto del Preside al
Sinodo del 1945).
Problema ricorrente
Nelle varie vicissitudini della
vita del Collegio, l’incubo più
frequente (e di nuovo di attualità quest’anno) è quello della
chiusura per mancanza di fondi.
E’ un problema ricorrente in
molti dei rapporti della Tavola
al Sinodo, da cui stralciamo alcuni appunti, limitandoli a questo ultimo cinquantennio.
1931 - Viene chiusa, per mancanza di fondi, la Scuola Latina,
gli allievi provenienti dalla Val
Germanasca, per continuare gli
studi, devono spostarsi al Collegio di Torre Pellice.
1936 - Il deficit è sempre elevato e la Tavola prevede la chiusura del Liceo. Davanti a questo
pericolo la reazione a Torre Pellice è vivace, specie fra gli studenti liceali e i giovani universitari da poco usciti dal Liceo.
L’animatore ne è in particolare
il giovane professore Gustavo
Vinay, quell’anno supplente di
lettere al Liceo. Sotto il suo impulso si forma un comitato e si
comincia a raccogliere fondi.
Il rapporto al Sinodo commenta: ...Allo scopo di sventare il pericolo di una forzata chiusura,
sia pur temporanea del Liceo
per ragioni finanziarie, è sorto,
alla fine di maggio, un Comitato
Giovanile, e successivamente un
Comitato Amici del Collegio, la
cui fervida e pratica attività nel
sollecitare offerte e sottoscrizioni impegnative per il Liceo ha
avuto il felice risultato di assicurarne la vita per un triennio...
1939 - ...campagna finanziaria...
efficace. I risultati... possono dirsi considerevoli per ciò che riguarda il Collegio le cui condizioni hanno cessato di essere allarmanti dal punto di vista economico.
Ma, nello stesso rapporto, legr
giamo anche: ...il conto del Collegio, che se non è ancora minaccioso, potrà presto impensierire a motivo della fine degli impegni triennali dei suoi sostenitori.
1942 - ...colletta «Pro Collegio »... ci ha tolto, per quest’anno, di trovarci di fronte ad altro
considerevole deficit.
1943 - Il bilancio (del Collegio)
si è chiuso con un avanzo (grazie
ai doni speciali « prò Collegio »).
1947 - Il Collegio costituisce,
come del resto per il passato, un
grave problema finanziario, che
per quest’anno ha potuto esser
risolto con l’assegnazione di doni straordinari ricevuti.
1950 - Le contribuzioni hanno
segnato un aumento del 25%, ma
la quasi completa mancanza di
doni, specialmente per il Collegio, ha reso particolarmente grave la situazione di cassa.
1956 - Il Sinodo nomina una
Commissione ad referendum per
il Collegio che riferirà al Sinodo
del 1957.
1957 - La Commissione presenta il suo rapporto al Sinodo fermando in particolare la sua attenzione sulla situazione nel campo didattico e amministrativo.
Pur riconoscendo che non esistono soluzioni miracolistiche,
suggerisce di cercare di aumentare il numero degli allievi. Di
istituire presso la Facoltà di Teologia e le Università borse di studio per allievi provenienti dal
Collegio. Ricercare offerte di
amici ed Enti sia in Italia che all’estero. Ottenere contributi da
parte della popolazione e delle
Chiese delle Valli. Aumentare le
tasse di frequenza. Valorizzare
maggiormente l’apporto degli
Istituti di istruzione alla vita
della Chiesa.
Una critica al Comitato
Un interessante ed istruttivo
libretto, edito dall’Associazione
« Amici del Collegio », dimostra
ampiarnente che, nei suoi 150 anni di vita, il Collegio ha sempre
avuto una vita finanziaria difficile: mancavano i soldi per costruirlo, per ampliarlo, per trasferirlo, per farlo vivere, ma tutte le difficoltà sono sempre state
superate: a quei tempi, i dirigenti Valdesi si preoccupavano
soprattutto di tenere in vita il
Collegio, piuttosto che di preoccuparsi delle spese: è stata una
questione di fede: i soldi, richiesti, sono sempre arrivati!
Anche i dirigenti di un passato assai recente, si sono sempre
adoperati per cercare denaro e
per trovarlo, in Italia o all’estero: l’attuale Comitato per il Collegio, con tutto il rispetto dovuto a persone che conosco ed apprezzo, non l’ha tatto o non l’ha
fatto in maniera sufficiente;
riunioni coi parenti degli allievi
e in alcune parrocchie, senza insistere a sufficienza sulla validità del Collegio e sulla indispensabilità di un contributo sostanzioso per la sopravvivenza di
un’opera, che proprio quest’anno compie 150 anni.
Alla nascila del Collegio, le
parrocchie delle Valli tardavano
a versare le cifre per cui si erano impegnate, tanto da far irritare il generoso col. Beckwith,
tanto da farlo recedere dal tentativo di creare il Collegio. Alcuni si adoperarono a far versare
i contributi stabiliti e il colonnello ci ripensò e mise mano al
portafoglio.
Certo, oggi, non esistono più
i colonnelli Beckwith, ma i redditi dei Valdesi sono assai maggiori di 150 anni fa!
L’attuale Comitato, dopo un
anno di gestione discutibile, si
presenta al Sinodo con un deficit di 100 milioni e non sente
neppure il bisogno di presentare dimissioni irrevocabili. Il Sinodo approva il bilancio, annota che bisogna « chiudere » la
scuola media e decide... di riaffidare la gestione del Collegio allo
stesso Comitato!
Questo Comitato non ha idee,
non sa dove reperire denaro, non
si adopera per reperirlo dove è
possibile, non « sensibilizza » i
Valdo-Metodisti di tutta Italia
sull’importanza del Collegio e
quindi anche della scuola media;
non sensibilizza neppure il Sinodo e la Tavola con altre soluzioni, si limita a fare da notaio alla
chiusura!
La scuola media è il luogo in
cui nascono le prime amicizie
degli adolescenti, amicizie che
resteranno nel cuore per tutta
la vita. Per amicizia e per nobile gara, i ragazzi continueranno nel Collegio le scuole superiori.
Infine da parte degli Enti responsabili c’è il « veto » a ricevere contributi statali: ora, però, i ragazzi Valdesi andranno
comunque ad una media statale,
con contributi statali, non era
meglio accettare qualche contributo e continuare ad avere una
media nostra; senza diventare
media « privata » si poteva chic
dcre un contributo per riscaldamento ai parenti dei ragazzi, contributo più che giustificato dalla grave crisi energetica, che ha
fatto triplicare in due anni il
prezzo del gasolio.
Ma, si dice, lo Stato è obbligato a provvedere all’istruzione
fino a 14 anni, ma perché i Vaidesi non si sentono obbligati a
mantenere in vita una scuola,
che ha iniziato la formazione di
decine di pastori e di buoni cittadini? Nessuno continui a raccontare la favola della scuola di
« élite » perché, mi ricordo, 40
anni fa nella mia classe c’erano
sette figli di operai, quattro di
contadini, su 19 alunni! E così
è sempre stato! e tutti hanno
sempre pagato una sia pur minima retta.
Termino con un brutto pronostico: chiusa la media, tra qualche anno un Comitato di perso
ne apprezzate, per gli stessi motivi, presentandoci un enorme
deficit di bilancio, ci illustrerà la
necessità di chiudere il Collegio.
Bisogna che ci rimbocchiamo
le maniche, se non vogliamo continuamente piangere su quello
che si sarebbe dovuto fare e non
si è fatto e se vogliamo, soprattutto, smettere di essere i Notai del fallimento delle nostre
opere.
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1963 - 7 contributi giunti da varie parti per il Collegio e la solidarietà « Amici del Collegio »
hanno migliorato assai quest’anno il bilancio dell’istruzione secondaria.
1964 - Il bilancio dell’istruzione media e superiore (Collegio e
Scuola Latina)... si chiude quest’anno con un saldo passivo di
circa 13 milioni.
1965 - ...Continuano a gravare
sulla situazione finanziaria due
voci particolari, quella dell'Istruzione Secondaria e quella del
mantenimento di Villa Olanda...
Il Sinodo (art. 52) delibera una
previsione di deficit di 20 milioni
sul conto istruzione.
1966 - ...il deficit è stato contenuto in L. 10.093.317.
1968 - ...deficit meno grave di
quanto apparisse in febbraio...
Il Sinodo nomina una « Commissione ad referendum » sulla
Istruzione Secondaria.
1969 - La Commissione riferisce al Sinodo con una lunga relazione di 35 pagine a stampa e
la Tavola aggiunge un suo commento di 8 pagine. Il Sinodo nomina un « Comitato per il Collegio Valdese », che al Sinodo seguente, 1970, presenta la sua prima relazione.
L’ultimo decennio
1971 - Il Comitato si occuperà
anche della Scuola Latina.
1973 - Preoccupazione del Comitato in campo economico per
la retribuzione degli insegnanti.
1974 - Nell’autunno 1973 sono
stati aperti i locali nel nuovo
edificio a fianco dell’Aula Magna
che ospita le classi del GinnasioLiceo lasciando alla scuola media tutto il vecchio edificio.
1975 - ...piccolo saldo attivo...
1976 - Gestione equilibrata grazie ai doni dall’estero e dalle
Chiese.
1977 - Le scuole medie non riescono ad accogliere tutte le domande. Discreto il ginnasio-liceo.
Il Comitato è preoccupato per
il problema economico. Pur aumentando gli stipendi si è lungi
dal trattamento statale. Le Chiese dovrebbero versare al Comitato il 14% delle entrate della
cassa culto, ma molte se ne dimenticano.
1978 - Riportando le retribuzioni ai livelli di quelle statali,
il costo aumenta di 30 milioni,
difficilmente reperibili. Viene
prospettato di ridurre le scuole
medie abolendo la sezione B, ma
per ora il Comitato non lo ritiene opportuno.
1979 - Si accenna al problema
della riforma della scuola secondaria superiore. Orientamento
verso un indirizzo linguistico.
1981 - La situazione economicofinanziaria ha raggiunto oramai
una gravità tale da richiedere
impegni o decisioni non procrastinabili. Si prevede un introito
di circa il 50% della spesa per
cui la differenza è di oltre 150
milioni. (La Commissione d’Esame prevede un deficit di 100 milioni per il 1981, 160/180 per il
1982, 200/220 per il 1983).
Il dibattito sinodale si conclude con una delibera il cui testo è riportato in altro articolo
di questo giornale ed è stato oggetto di ampio dibattito durato
circa tre ore durante la seduta
dell’Associazione, con interventi
appassionati di diversi oratori e
qualche critica al Comitato accusato di non avere sufficiente
grinta. Seduta terminata con la
approvazione dell’ordine del giorno qui sotto riportato.
Osvaldo Coisson
OdG dell'Assemblea
degli Amici del Collegio
L’Assemblea della Associazione Amici del Collegio riunita il 23
agosto 1981 nella Sala Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice;
sentita la relazione del Presidente dott. Enrico GardioI; esaminata
la delibera sulla media adottata dal Sinodo; sentito il Presidente
del Comitato per il Collegio Avv. Marco Gay; dopo ampia discussione, dà mandato al Consiglio Direttivo perché, d’intesa con la
Commissione per il Collegio:
1°) attui un’azione di ricerca sulla validità della Scuola Media
e del Liceo tra la popolazione delle Valli e possibilmente anche fuori
delle Valli;
2”) promuova nella popolazione delle Valli ed in Italia una
azione conoscitiva del Collegio affinché ognuno possa rendersi conto
della entità del bilancio occorrente per il funzionamento della Scuola Media e della Media Superiore e partecipi aH’offerta e raccolta
di fondi perché il Collegio continui nella sua attività.
Fa voti che la Scuola Media venga mantenuta e che la Scuola
Media Superiore ed il Liceo vengano potenziati in considerazione
della loro insostituibile funzione sociale per Torre Pellice e la sua
Valle.
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8
CRONACA DELLE VALLI
Il settembre 1981
INTERVISTA A GINA GAY
LA RELIGIONE A SCUOLA
Tra rime e pennelli
L’ora dell’esonero
Ho conosciuto la Sig.ra Gina
Gay in agosto, mentre esponeva
i suoi quadri nel salone del cinema teatro Piemont di Perosa
Argentina; è una persona cordialissima, aperta, tranquilla,
con la quale si parlerebbe per
delle ore. Vive a Pinerolo, lavora alla Fiat come impiegata, è
sposata e ha un figlio di 16 anni.
— Quando ha cominciato a dipingere?
— Beh, dipingere e scrivere
poesie sono due cose che ho nel
sangue, mi ci dedico da sempre
e non riuscirei a farne a meno.
E’ il mio modo di esprimere me
stessa e di comunicare con gli
altri. Ho iniziato a partecipare
ai concorsi e alle mostre undici
armi fa, poco dopo la morte di
mia madre. Tra noi c’era un rapporto davvero meraviglioso,
quand’era viva mi incoraggiava
sempre ; « Fai vedere i tuoi quadri a qualcuno » ripeteva « sono
così belli ! », ma io non osavo,
uno strano pudore mi bloccava,
non avevo fiducia in me e continuavo ad ammucchiare dipinti
in soffitta ; adesso ho superato le
mie remore, ho vinto diversi premi e mi sento realizzata, certo
mi dispiace che la mamma non
sia più qui a rallegrarsi.
— Ha avuto qualche insegnante, qualcuno che le ha rivelato
i segreti del pennello?
— No, assolutamente. Sono autodidatta e ne sono orgogliosa;
rifacendoci agli insegnamenti di
altri e alle correnti pittoriche
precedenti non si dà mai vita a
opere originali, nostre. Io ho
scelto di seguire soltanto la mia
ispirazione: ammiro la natura, i
fiori, e cerco di riprodurne i colori, le luci, le forme, come posso.
— Vedo qui parecchi paesaggi
della Val Germanasca.
— Si,, amo moltissimo le Valli
valdesi e la Val Germanasca in
particolare : parto a piedi col cavalletto e i colori per dipingere
laghetti, borgate, baite dal vero...
In quei luoghi mi pare di rinascere, c’è una quiete, una pace!
Ho dipinto il Serre Giors, Roccia Linsardo, il Lausun... Tutti
mi conoscono su di li, ho anche
una casetta a Roccia, vicino a
Perrero e d’estate ci vado appena posso.
— Come riesce a conciliare tutto: la casa, l’impiego, la pittura?
— Con l’entusiasmo e la buona
volontà si fa ciò che si vuole.
Inoltre ho avuto la fortuna d’incontrare un uomo comprensivo
e moderno : mio marito è fiero
dei miei successi e mi aiuta perché mi rimanga del tempo libero
da dedicare ai miei hobbies. Ha
capito che per me scrivere e dipingere è vitale e non ha mai
cercato di trasformarmi in un
angelo del focolare, sa che chiusa in casa non resisterei. Anche
mio figlio approva le mie attività.
— Sul suo cammino ha mai incontrato delle malignità, delle invidie?
— Oh, non sono certo mancate: parecchi pittori uomini hanno espresso pareri negativi sui
miei lavori, mi hanno accusata
di dipingere in modo infantile.
In realtà si tratta di maschilismo
bello e buono, questi signori considerano l’arte appannaggio maschile; i miei lavori piacciono
proprio perché sono semplici,
accessibili a tutti e io non mi
sento affatto infantile. Non è
detto che per essere in gamba
occorra dedicarsi a soggetti
astratti e complicati, a volte la
gente è stanca di complicazioni
e almeno guardando un quadro
o leggendo dei versi vuol rilassarsi, trascorrere un momento
sereno. Invidia ne ho trovata
tanta anche nel mio ambiente di
lavoro, ma un po’ per volta ho
imparato a superare le piccole
contrarietà quotidiane; quando
un critico come Giuseppe Ñasillo esprime un giudizio favorevole sulle mie opere non vado
a cercare altro, le voci cattive
basta non ascoltarle.
— Certo ha avuto molte soddisfazioni...
— Davvero. Quest’anno in occasione del festival del cinema
a Cannes ho partecipato al concorso « La donna nell’arte », vincendo la targa d’argento; a Cannes ho conosciuto tanta gente, è
stato interessantissimo. Alcuni
Doni Asilo San Giovanni
PERVENUTI NEL MESE DI GIUGNO
L. 5.000: Russo Visenfin Maria, in
mem. di Russo Gennaro (osp. Asilo);
Reynaud Lea (osp. Asilo); Alma e Nida Pons, ricordando i loro cari (Pinerolo); GlanassI Revel Emilia (Ivrea).
L. 10.000: Caffarel Una; Armea Jardella, in mem. di Lidia Fini; Reynaud
Lea (osp. Asilo): Girodo Ester, in memoria di Mario Rolla (Ivrea): Bertarione Bice, in mem. di Mario Rolla (Ivrea); Bertarione Bice, in mem. di
Gianassi Revel Emilia.
L. 15.000: Past. Silvio Long (Viganello - Svizzera); Salvarani Matilde, in
mem. di Pons Onorino Maria, di Tron
Maria e di Perotti Anna (Osp. Asilo);
Longo Giuseppe e Rita, in mem. di
Mario Rolla (Ivrea); Longo Giuseppe e
Rita, in mem. di Gianassi Revel Emilia (Ivrea).
L. 20.000: Albarin Aurora, In mem. di
Maria Pons ved. Rivoir; Long Monti
Emilia, in mem. di Pons Onorine Maria
ved. Rivoir (Ospite Asilo): Febe Giolltto Mollica, riconoscente al dr. Peyrot
Giovanni: N. N., in mem. di Anna.
L. 25.000: Ricca Elsa (To); Long Monti Emilia, in mem. di Tron Maria (Osp.
Asilo): Idem, in mem. di Perotti Anna:
Ollearo Maridon Dina (Ivrea).
L. 50.000: Chiesa Valdese di Bari, in
mem. di Nicola Zonno: Chiavla Stefano (osp. Asilo).
L. 10O.CO0: Union des Vaudois de
Genève, in ricordo di Louis Rivoira; Jolanda Rivoiro Pellegrini, in mem. del
suo caro papà (Torino).
L. 113.000: Jenny A. Bounous (Washington) .
L. 400.000: Pfawamt Oberbottigen
(Berna - Svizzera).
L. 500.000: Corlando Perside, ricordando i genitori e le sorelle Febe ed
Elisa Maiotti (Ge-Pegli).
L. 4.8C2.800: I.C.A. - Tramite Tavola
Valdese.
Errata-corrige: Elenco mese di febbraio c.a.. Leggasi: Unione Femminile
di L.S.G., in mem. della Sig.ra Elena
Gönnet ved. Creato... invece di Elena
Geymonat.
dei miei quadri sono tuttora
esposti in Francia; è bello constatare che si incontra il favore
del pubblico anche all’estero.
— Recentemente ha vinto anche dei premi per le sue poesie, l’ultimo le è stato conferito
a Barge il 2 agosto, dall’Assessorato al Turismo di Torino. Scrive sempre in piemontese?
— Sì, è la lingua che ho imparato dai miei genitori, quella che
sento più mia; molti si vergognano di parlare in dialetto, ma
è come rinnegare i nostri avi, le
nostre radici.
■— Pensa che nella società
odierna si dedichi sufficiente attenzione alla poesia, alla musica,
alle arti in generale?
— No, già a scuola il disegno
e la musica vengono spesso considerate materie di serie B. Del
resto le arti richiedono costanza, tempo, applicazione e queste
doti al giorno d’oggi non sono
più molto diffuse; la premura
e il desiderio di guadagnare soffocano la poesia, i sentimenti, i
veri valori.
a cura di Edi Morini
’’Giornata Eco-Luce”
Elenco dei numeri vincenti dei
biglietti della sottoscrizione a
premi « Pro Eco delle Valli »,
estratti l’8 agosto 1981, dal 1“ al
50” premio.
N. 22, vince il 1” premio ; n. 148
2" premio; 2476, 3” premio; 2774
4” premio; 1584, 5“ premio; 2668
225; 1811; 172; 1038; 403; 2653
5634; 6005; 2320; 2407; 505; 865
2300; 1448; 1508- 2116;1867; 2099
213; 2018; 2370; 756; 2314; 5595
1818; 989; 1982- 139; 1348; 118
398; 283; 1629; 506; 2373; 1750
2286; 2492; 5514- 1391; 2245; 5007
1356 ; 5701.
I premi si possono ritirare
presso il dr. Cericola, tei. 91.990.
Coloro che non li ritirano entro settembre sono considerati
rinunziatari.
L’anno scorso in questo periodo che precede la riapertura
dell’anno scolastico entrava nel
vivo la mobilitazione contro la
« tassa sulla coscienza », il bollo
di L. 700 che una errata interpretazione della legislazione intendeva imporre alle dichiarazioni
di esonero dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
superiori. Come è noto, la battaglia portata avanti durante
l’inizio dell’anno scolastico si è
conclusa, non senza strascichi
anche recenti, con la « soluzione
all’italiana» di una norma particolare emanata alla fine del 1981
(quasi che vi fosse da correggere
un principio o sancirne una deroga) al posto dell’ammissione
dell’errore compiuto nel non tener conto di un principio di libertà religiosa chiaramente sancito dalla Costituzione.
Comunque sia, questo problema non si pone più quest’anno.
Ma non per questo deve diminuire la mobilitazione per l’esonero e la sensibilità delle chiese
e delle famiglie nel curare con
attenzione ogni singolo caso,
provvedendo a dare ogni necessaria spiegazione alle autorità
scolastiche, agli insegnanti, e soprattutto ai bambini e ragazzi
affinché riconoscano nell’esonero
non un motivo di discriminazione ma un diritto e una manifestazione di libertà.
In particolare sarà necessario
non lasciarsi intimidire da disposizioni come quella, già segnalata, che affermano che le dichiarazioni di esonero che pervengano dopo l’iscrizione non saranno prese in considerazione. Tali
disposizioni sono illegali in quanto la legge prescrive che la dichiarazione venga fatta all’inizio
dell’anno e non all’atto dell’iscrizione. Faremo bene a inoltrare
al più presto le dichiarazioni, ma
non lasceremo che vengano illegalmente rifiutate se perverranno alla scuola dopo l’iscrizione.
Purtroppo mobilitazione e sensibilità non vengono aiutate dal
fatto che non si è pensato a ristampare i moduli di esonero
(l’anno scorso pubblicati in un
inserto deH’Eco-Luce). E’ vero
che una semplice lettera al direttore o preside dell’istituto è
sufficiente per dichiarare la propria volontà in questo senso, ma
sappiamo quanto sia di aiuto a
tanti un modulo stampato. Trascriviamo quindi i fac-simile delle domande per le elementari e
per le medie e superiori che gli
interessati potranno copiare su
carta libera. Gli studenti maggiorenni avranno cura di trascrivere in prima persona la domanda del genitore.
F. G.
Al Signor Direttore della scuola....
Egregio Signor Direttore
con la presente la informo che non desidero che a mio/a figlio/a....... iscrit
to/a alla classe.... sez... di codesto
Istituto per l’anno scolastico... ven
ga impartita l’istruzione religiosa cattolica ricompresa nei programmi scolastici, e pertanto le dichiaro che intendo
valermi per mio/a figlio/a della dispensa dall'insegnamento della religione cattolica, a norma delle vigenti disposizioni di legge. In conseguenza
mio/a figlio/a sarà esonerpto/a dail’assistere alle lezioni di religione, non
parteciperà a pratiche religiose cattoliche nel corso dell’orario scolastico e
non gli/le saranno assegnati compiti di
carattere confessionale.
Con i migliori saluti
(completare con data e firma).
Al Signor Preside della scuola.......
Egregio Signor Preside
con la presente la informo che non
desidero che a mio/a figlio/a venga
impartita l'istruzione religiosa cattoìica
ricompresa nei programmi scolastici,
e pertanto le dichiaro che intendo valermi per mio/a figlio/a della dispensa
dall’insegnamento della religione cattolica, a norma delle vigenti disposizioni
di legge.
Con i migliori saluti.
(completare con data e firma e la
dizione) :
Comunicazione relativa a...........
iscritto/a alla classe..... sez.. per
l’anno scolastico....
LETTERE ALL’ECO DELLE VALLI
PER IL FONDO DI SOLIDARIETÀ'
L. 5.000: Reynaud Lea; Rostain Eva.
L. 10.000: Ricca Elena; Tourn Ernestina; Bertin Stefano; Chauvie Geymonat Elena (2 versamenti).
L. 15.000: Balmas Juliette, in mem.
del marito.
L. 20.000: Chauvie Laura; Odetto
Yvonne.
L. 25.000: Dr. Peyrot Claudia.
L. 50'.000: Monti Long Emilia; Farolfi
Dino e Dina; Famiglia Danna Tiziano;
Codino Costantino Yvonne: Salvarani
Letizia.
L. 60.000: N. N.; Past. Schar, per la
Comunità di Berna.
L. 84.000: Bertetto Lina.
L. 100.000: Soc. Dorcas, in mem. di
Alberta Jahier Faldella.
MESE DI LUGLIO 1981
L. 5.000: Reynaud Lea (osp. Asilo);
Visentini Maria, in mem. del marito
(osp. Asilo).
L. lO.C'OO; Geymonat Elena, per riconoscenza (osp. Asilo).
L. 20.000: Ines Malanot-Riva, in ricordo della cara Signora Tinette Bertin;
Elena Capuzzo Cattaneo.
L. 25.000: Famiglia Bodoira e Almani,
in mem. dei loro cari.
L. 30.000: In mem. di Luisa Pontet, i
nipotini Gianni, Claudy e Enzo; Fleurs
en souvenir de M.me Tinette Bertin,
Eveline L. Albarin; Ines Malanot-Riva,
in ricordo dei cari Malanot William e
Margherita.
L. 50.000: Grill Esterina in Bonjour;.
Elsa Comba ved. Cendola, in mem. del
marito: Elena Michelin Girando (Bibiana): Anna Malanot Alliaud, in mem. dei
suoi cari.
L. 100.000': Renata, Lillina e Neretta,
ricordando il loro carissimo Guido Bounous (Torino): N. N., in mem. di Mariot.
L. 500.000: In mem. di Planchón Paolo, la moglie Alverone Albina ved. Planchón.
L. 5.000.000: Renato Don, in mem. del
figlio Bruno e della moglie lima Avondetto-Don (S. Secondo di Pinerolo).
IL PIEMONTESE
Caro Direttore,
nel numero del 31 luglio deH’Eco/Luce vengono pubblicati i risultati dell'inchiesta fra i lettori sul contenuto del
giornale. Una parte è riservata ai problemi linguistici, ed è su questi che
vorrei brevemente soffermarmi.
Si parla, in pratica, di tre lingue
che i lettori vorrebbero veder usate sul
giornale; francese, occitano, piemontese.
Nulla da dire sul francese: c'è solo
da sottolineare come esso sia stato
in passato lingua di cultura per la Comunità Valdese delle Valli e, pertanto,
debba trovare ampio spazio sul giornale, anche per « europeizzarlo - il più
possibile.
Il commento redazionale a proposito
dell'Occitano è decisamente inaccettabile; ammettiamo pure che nelle Valli
ben pochi oggi lo sappiano scrivere,
ma se così fosse sarebbe solo un motivo in più per spingere il giornale a
fare opera di promozione culturale per
salvare la lingua d'OC nelle varianti
locali dalla scomparsa definitiva. Perché, ad esempio, non creare una rubrica « Guida all’apprendimento della scrittura della lingua d'Oc » ed affidarla ad
un sicuro specialista come il prof.
Genre dell'Università di Torino, che ha
pubblicato il Vangelo in Occitano?
Il Piemontese: lettori delle Valli
(sottolinea la stessa redazione) ne hanno chiesto l'uso. A questa necessità
manifestata dai lettori la Redazione non
risponde, cambia semplicemente discorso. Sarebbe stato come, dire, a proposito del francese, « e se ci chiedessero l'uso dello spagnolo o dell'inglese? »
(il ché sarebbe anche potuto succedere, magari da parte dei Valdesi del
Sud America o degli Evangelici che seguono i culti in inglese a Torino). Ma
così non è stato, particolare essenziale. mi pare.
Perciò, poiché nessuno ha chiesto
articoli in veneto o lombardo, per ora
il problema non si pone. Si pone invece qui e adesso il problema della richiesta di articoli in Piemontese. Poiché è certo difficile negare che manchi chi lo sa scrivere (lavo Burat, ad
esempio, collaboratore biellese del
giornale, è uno scrittore capace e valido) allora perché non si dovrebbero
accettare i suggerimenti dei lettori delle Valli che chiedono articoli in lingua
Piemontese, visto che è assurda ed
indimostrabile la contrapposizione patois-piemontèis?
Infine: se questa lettera tosse stata
scritta in Piemontese sarebbe stata
pubblicata? Se no, perché?
In attesa di una risposta della redazione sul giornale, ringrazio ed invio
cordiali saluti.
Roberto Grammo (Direttore di
« Arnàssita Piemontèisa »
La risposta è: sì, ma traducendola in
italiano, il che ci avrebbe valso un la
varo extra. Ringraziamo perciò il lettore di aver inviato la lettera in italiano. Per chi legge il nostro giornale dovrebbe essere chiaro che da un lato
siamo favorevoli al radicamento locale e alla valorizzazione del patrimonio
linguistico ed etnico delle Valli e in
questo senso cerchiamo di dare spazio
a manifestazioni culturali in questa
direzione: dall’altro siamo un giornale
che va in tutta Italia e vuole interessare chiunque e non rendersi ostico a
chi è estraneo a determinati ceppi linguistici. E’ per questo che evitiamo patois e piemontese e riduciamo al minimo anche il francese che pure è stato per secoli la lingua ufficiale della
Chiesa valdese.
IL BLOCCHETTO
Caro Direttore,
Piena di buona volontà come si conviene a chi per una settimana ha seguito con attenzione le sedute del Sinodo, m'incamminai sabato scorso verso i
giardini di Piazza Muston, al festoso
appuntamento con l'Eco-Luce. Fui accolta da grandi cartelloni invitanti i
partecipanti a sottoscrivere un abbonamento. Mi diressi fiduciosa verso il banco del giornale per rinnovare il mio
abbonamento. L'addetto mi accolse con
un radioso sorriso, ma non era al corrente, si sarebbe informato del nuovo
prezzo... sarebbe meglio ch’io andassi
in tipografia; in ogni modo, lui non
aveva il " blocchetto », Rimasi un po'
perplessa.
Martedì, con buona volontà meno
palese ma per dovere, andai in tipografia. 'L'addetto si grattò pensosamente la testa, frugò in vari cassettini e
finì col dirmi, dispiaciuto, che lui non
aveva il « blocchetto », che andassi in
Claudiana. Solo più spinta ormai dal
desiderio di liberarmi da quel piccolo
dovere, mi recai in Claudiana. Mi fu
risposto, con molta gentilezza, che da
cinque anni, loro il « blocchetto » non
l'avevano più, che andassi in tipografia!
Sbottai, ma tutta d’un blocco, mica in
« blocchetto », stia certo.
Tornando a casa, perplessa, comprai
per consolarmi l’ultimo numero del
giornale e tutto mi parve chiaro alia
lettura del titolo su quattro colonne
« Scompare dal nostro Sinodo l'ordinaria
amministrazione ». capii che dall'Eco
era scomparsa l'amministrazione tout
court.
Scherzi a parte, incontrai poco dopo
una persona di Ginevra che non era
riuscita neppure lei a rinnovare l'abbonamento. Che ce ne siano ancora altri? Quella di sabato non doveva essere
anche una campagna promozionale?
Da anni e anni, noi che viviamo all'estero, ci s'approffitta del soggiorno
estivo alle Valli per rinnovare gli abbonamenti, tempo fa in Claudiana, da
qualche anno in tipografia. Che fosse
troppo semplice?
Con molta cordialità
Jolanda Fuhrmann, Mendrisio
Ammettiamo volentieri la mancanza di organizzazione per ciò che riguarda "il blocchetto" (la cui esistenza
tuttavia, malgrado l’occasionale assenza è indice di sana amministrazione!).
ma se anche vi fosse stato lo strumento per dare regolare ricevuta dell'abbonamento. per che cosa si .sarebbe
fatta la ricevuta? All'inizio di agosto
non si conosceva ancora l'importo delVabbonamento per il 1982. Tra chi paga ad agosto per Tanno in corso (dopo che il suo abbonamento è stalo sospeso per ritardo) e chi vuol pagare
in anticipo per Tanno successivo, non
sarebbe possibile trovare una via di
mezzo a dicembre? In tutta Europa
esiste un comodissimo ’’mandato postale internazionale’’...
9
11 settembre 1981
Elena Di Pillo
Lunedì 10 agosto, presso l’Asilo Valdese per Anziani di Luserna San Giovanni, amorevolmente assistita, all’età di 84 anni, ha
serenamente chiuso la sua esistenza terrena Elena Di Pillo.
Il servizio religioso presieduto
dal pastore Bruno Bellion ha
avuto luogo il giorno seguente
alla presenza di buon numero di
ospiti della Casa e di intime amiche di Roma e d’altrove. Il pastore emerito Guido Mathieu ha
in seguito tratteggiato brevemente la molteplice attività svolta
da Elena Di Pillo in collaborazione con la sorella Adelia a favore
della Comunità Valdese di RomaVia IV Novembre di cui ha fatto
parte; ed ha manifestato viva riconoscenza per quel prezioso servizio reso volonterosamente e
con tanto amore fino a quando,
rimasta sola e ormai anziana, si
è trasferita a Torre Pellice dove
è stata circondata da nuove amicizie che le sono state di valido
aiuto nel susseguirsi di infermità
e sofferenze che hanno presto
minato il suo fisico e messo a
dura prova il morale.
Da ricordare anche che Elena
Di Pillo, insieme con sua sorella
Adelia, ha provveduto volonterosamente per i primi anni alla
TORRE PELLICE
• È deceduta l’8 agosto presso la casa delle Diaconesse la sorella Alice Marauda, ai familiari
esprimiamo la nostra fraterna
solidarietà.
ANGROGNA
• Il Concistoro s’incontra alle
ore 20,30 di sabato 12 c. m. per
programmare le attività.
Il messaggio della resurrezione
e della salvezza è stato annunziato in queste settimane alle famiglie nel lutto: sono stati accompagnati alla loro ultima dimora
terrena i fratelli Umberto Tron
di Pomaretto; Adriano Canonico
di Perosa Argentina; Ardoine Rostaing in Charrier di Pomaretto;
Renato Tron di Perosa Argentina,
oriundo di Rodoretto; Lily Lageard di Inverso Pinasca; Evelina Collet in Baret di Combavilla
(Inverso Pinasca); Attilio Tron
di Pomaretto (oriundo di Rodoretto), membro del Concistoro
di Pomaretto.
Il Concistoro di Pomaretto
esprime alla famiglia Tron le
sue sentite condoglianze per la
immatura perdita del fratello
Attilio Tron. Membro del Concistoro prima di Rodoretto e quindi di Pomaretto, egli ha lavorato
in silenzio svolgendo attivamente
le sue mansioni, in seno al Concistoro e per la comunità a cui
apparteneva.
Alle famiglie dei fratelli scomparsi giunga la simpatia cristiana della comunità tutta.
• Sono stati presentati al battesimo: Stefano Coucourde di
Guido e Collin Ornella di Pinasca; Barbara Alasia di Loris e
Serre Nadia di Inverso Pinasca.
Che questi bambini crescano in
statura ed in sapienza davanti a
Dio ed agli uomini. Gli auguri
sia ai bambini sia ai genitori.
• Diego Lageard è venuto a
portare gioia ai suoi genitori,
Giorgio e Peyrot Livia a Inverso Pinasca. Gli auguri della comunità tutta.
• Sono stati benedetti i matrimoni di; Paolo Simondi di San
Germano Chisone con Gabriella
Prot di Perosa Argentina; Ugo
Tourn di Torre Pellice con Elena Bleynat di Pomaretto; Ugo
Beux di Pomaretto con Silvia
Laggiard di Perosa Argentina;
Erminio Ribet di Inverso Pinasca con Erica Baret di Pomaretto. Che lo Spirito del Signore accompagni questi sposi, durante
tutta la loro nuova vita familiare.
• Ringraziamo il pastore Guido Mathieu per il messaggio recato alla comunità.
• In vista della ripresa delle
attività, il Concistoro è convocato, D. V., per il 19 settembre alle ore 20.30 presso il Presbiterio
a Pomaretto.
pubblicazione dattiloscritta, alla
raccolta in volumi annuali, e,
(con la collaborazione anche della compianta signora Letizia Girardet) alla spedizione del culto
evangelico radiodiffuso dalla RAI.
Per tutto questo, quando il feretro si è mosso per trasportare
la salma al Cimitero del Verano
in Roma in vista della tumulazione nella tomba di famiglia,
spontaneamente ci sono tornate
alla mente e ci sono parse vere
come non mai le parole della Sacra Scrittura: « La memoria del
giusto (del giusto secondo l’Evangelo) è in benedizione ».
Rivolgiamo un pensiero di simpatia ai nipoti di Elena Di Pillo
e un ringraziamento a tutti quanti, a Villa Elisa, all’Ospedale di
Torre Pellice e all’Asilo Valdese
per Anziani di Luserna S. Giovanni, l’hanno assistita e aiutata.
PRIMO DISTRETTO
Attività femminili
Giovedì, 17 settembre ore 15-17
a Villar Perosa nei locali del
Convitto della Chiesa valdese
riunione delle Responsabili delle
attività femminili e delle sorelle
che desiderano prendervi parte.
La Federazione femminile
evangelica valdese metodista ricorda questo incontro preparatorio per il corso per animatrici
di Unioni femminili, aperto alla
partecipazione di tutte le persone interessate, che si terrà a Villar Perosa nel prossimo mese di
ottobre (giovedì pomeriggio 1, 8,
15 e 22) come emerso dal questionario compilato al termine
di quello dello scorso anno. Raccomandiamo caldamente a tutte
le Unioni di essere presenti a
questa attività d’insieme.
Anno
scolastico
1981-82
COLLEGIO VALDESE
Torre PeUice
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1981-82 avrà
luogo il
16 settembre alle ore 15
nella Sala Sinodale.
Il pubblico è cordialmente invitato. Gli alunni
dovranno trovarsi a scuola alle ore 14,45.
SCUOLA LATINA
Pomaretto
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1981-82 della
Scuola Latina di Pomaretto avrà luogo nel teatro del
Convitto
mercoledì 16 settembre
alle ore 15.
Tutti sono cordialmente
invitati.
SCUOLA MEDIA
STATALE
« LEONARDO DA VINCI »
Torre Pellice
I genitori degli alunni
iscritti alle classi prime
sono invitati a trovarsi
lunedì 14 settembre
alle ore 10
nei locali della Scuola in
occasione del sorteggio per
l’assegnazione delle classi
stesse alle varie sezioni e
per comunicazioni varie.
Si avverte che le lezioni
di mercoledìi 16 settembre,
primo giorno di scuola, si
svolgeranno dalle 9 alle 12.
VILLASECCA
POMARETTO
Riaperto il sentiero
del Ciàtèl
Il sole eccezionalmente splendido non è stato motivo sufficiente, sabato 4 luglio scorso, a
convogliare a Balziglia i potenziali volontari che da tutta la valle dovevano rispondere all’invito
della Società di Studi Valdesi inteso a riaprire lo storico sentiero che sale al Ciàtèl, teatro della storica battaglia del maggio
1690 tra un manipolo di valdesi
e le truppe francesi del gen. De
Peuquières. Carenza organizzativa? Assenza di interesse tra i nostri giovani per i fatti che hanno segnato la storia del popolo
valdese? Difficile dirlo. Rimane
il fatto che il numero dei convenuti a Balziglia era veramente
esiguo per cui non è stato possibile eseguire tutto il molto lavoro che era stato preventivato.
Fortuna che alcuni abitanti di
Balziglia (persone anziane, ma
sempre valide e disponibili) avevano già riaperto un primo tratto del sentiero che sale, tra roc
ce a strapiombo e faggi centenari, verso le poche casupoli del
Ciàtèl 1490 m, adagiate su una
stretta sella erbosa posta sul
lungo crostone dei Quattro Denti.
E’ stato così possibile decespugliare l’intero sentiero, riattivarne qualche breve tratto e costruire un ponticello sul rio Ghinivert in modo da consentire un
percorso ad anello con ritorno
sulla facile mulattiera che scende dalle bergerie del Ghinivert
a Balziglia.
Purtroppo molto lavoro rimane da fare: migliorare il sentiero, ripulirlo dalle erbacce, dotarlo della necessaria segnaletica
sul terreno e verticale... Il sentiero è comunque agibile e consente una interessante escursione di circa un’ora in un luogo
quanto altri mai legato alla storia della nostra valle e del nostro popolo.
erregi
Incontri monitori
Il E IN CIRCUITO
Secondo gli accordi presi nell’ultimo incontro di primavera, il corso di preparazione dei monitori, in vista della ripresa dell’attività delle Scuole Domenicali, avrà luogo domenica 20 settembre dalle ore 9 alle ore 22 a SAN GERMANO
CHISONE.
Il tema; la sequenza «Verso Gerusalemme» Marco capp.
9 a 12. Al mattino; esame del materiale e questioni didattiche; al pomeriggio; elementi di introduzione e teologia.
Pranzo e cena al sacco. Le monitrici di Pomaretto si offrono di preparare una pastasciutta. I responsabili delle varie
Scuole Domenicali sono pregati di comunicare entro venerdì
18 settembre il numero dei monitori e delle monitrici partecipanti a Tron Anita al Convitto (tei. 81.273).
I CIRCUITO
Sabato 26 settembre alle ore 14.30 alla Casa Unionista
di Torre Pellice avrà luogo il Convegno monitori della Val
Pellice. Il programma verrà reso noto in seguito.
Alcuni responsabili del gruppo
CEvAA hanno partecipato al culto di domenica 30 agosto, presieduto da Silvia Rutigliano che ringraziamo. Le notizie ricevute sul
loro lavoro, non privo di difficoltà, ci hanno resi maggiormente attenti sulla necessità di ricevere informazioni sempre più
ampie e aggiornate sulle attività
della Communauté Evangélique
d’Action Apostolique di cui la
nostra chiesa valdese è membro
costituente.
• Esprimiamo agli sposi Sebastiano Sfrasaro e Marisa Peyronel la viva gioia di tutta la nostra comunità invocando sulla
loro nuova vita in due la benedizione del Signore. La liturgia
del matrimonio con effetti civili è
stata svolta nel tempio dei Chiotti.
• L’Evangelo della speranza e
della resurrezione è stato annunciato in occasione della morte di
Clot Lìdia Margherita.
Ai familiari va l’espressione
della solidarietà fraterna di tutta la comunità. Ringraziamo il
pastore Cipriano Tourn per aver
sostituito il pastore titolare.
• Domenica 29 settembre, ore
15, avrà luogo la riunione a Bovile. In questa occasione saranno
raccolte le offerte in natura e in
denaro a favore del nostro asilo
di San Germano.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il Concistoro, in vista deH’inizio delle attività, è convocato al
presbiterio martedì 15 c. m., alle ore 20.30.
Comunità Montana
Val Pollice
BALZIGLIA
Piano Regolatore
Generale
Intercomunale
Il Presidente
Vista la deliberazione consiliare n. 25 del 6 luglio 1981 con la
quale il Consiglio della Comunità Montana esaminava le osservazioni e le proposte al progetto
preliminare del Piano Regolatore Generale Intercomunale ed
adottava il P.R.G.I.
Ai sensi ed agli effetti di cui
all’art. 15 della Legge Regionale
5 dicembre 1977, modificata ed
integrata dalla Legge Regionale
20 maggio 1980, n. 50;
rende noto
che il P.R.G.I. è pubblicato all’albo pretorio presso il Comune
di Torre Pellice per trenta giorni consecutivi e precisamente dal
1“ settembre 1981 al 30 settembre 1981;
che il P.R.G.I. è depositato presso l’Ufficio di Piano della Comunità Montana (P.za Muston ,3 Torre Pellice).
Chiunque interessato potrà
prenderne visione e chiedere informazioni e chiarimenti presso
l’Ufficio di Piano della Comunità Montana Val Pellice.
Il Presidente:
Coìsson Prof. Franca
Il Segretario:
Borgarello Dott. Ezio
RINGRAZIAMENTO
« Vegliate, state fermi nella fede ». (I Cor. 16: 13).
Il marito e la famiglia della loro
cara
Evelina Collet in Baret
non potendo farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che con partecipazione al funerale, scritti e fiori hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al signor pastore
Coìsson.
Inverso Pinasca, 11 settembre 1981.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Umberto Tron
profondamente commossi e rìeonoscenti per la dimostrazione di stima tributata al loro caro estinto, ringraziano
quanti si sono uniti al loro immenso
dolore.
Un ringraziamento particolare al
personale medico e ai Dottori Baschera
e Picco deirOspedale Valdese dì Pomaretto e al Pastore Renato Coìsson.
Pomaretto, 30 luglio 1981.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, i figli ed i familiari tutti
del compianto
Lill Lageard
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima ed affetto ricevuta nella dolorosa circostanza, nella
impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano di cuore tutte le gentili
persone che in qualsiasi modo hanno
preso parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano le
Associazioni A.N.A., A.N.P.I. e A.V.
LS. di Pinasca ed Inverso Pinasca, il
Pastore Coìsson, i Medici ed il Personale deirOspedale Valdese di Pomaretto e del Reparto Chirurgia delPOspedale Civile di Pinerolo.
Inverso Pinasca, 25 agosto 1981.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed io
vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28).
Dopo lunghe sofferenze è entrata nel
riposo del Signore
Elisa Hugon
Con profonda tristezza danno il doloroso annunzio — a funerali avvenuti
— i fratelli Italo con Ines, Carolina,
Aldo, Jenny con Marcel, cugini e parenti.
Torre Pellice, 7 settembre 1981.
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10.
11 settembre 1981
TORINO: IN MARGINE ALLA VICENDA DEL DOTI. PARKER
Razzismo italiano
Nella lotta contro ogni forma di discriminazione dobbiamo badare a
non cadere nel paternalismo o nel vittimismo
Obiettori in carcere
E’ capitato ad un panamense,
Mario Parker, medico chirurgo
della Saub, la spiacevole sorpresa di trovare la porta d’ingresso
imbrattata da scritte razziste firmate da nazi-fascisti. Il doti.
Parker — che conosco personalmente — compie il suo lavoro in
modo molto serio ed onesto perché non vuole dare appigli ai
suoi detrattori: si rifiuta per
esempio di rilasciare certificati
di malattia non veritieri ai suoi
clienti, cosa che purtroppo oggi
è molto frequente. Ma essere
onesto, sembra, non è da negro.
Questi soprusi non sono purtroppo una cosa nuova, è la nostra memoria che è spesso corta; quante volte sentiamo o vediamo che una tomba israelitica
è stata profanata da scritte di
marca fascista o una chiesa protestante è imbrattata da scritte
provocatorie. Sono tutti fatti che
lasciano indignata la nostra coscienza di credenti cristiani, sono fatti che non ci devono lasciare inerti nella nostra ipocrita pace e tranquillità quotidiana.
La stampa nazionale, la radio
e la televisione hanno tratto lo
spunto per ampi servizi sul fenomeno dell’intolleranza razziale
nel periodo di ferragosto in cui
le giornate scorrono pigramente.
Per lui, dott. Parker, non è la
prima volta che queste cose avvengono e posso capire, pur non
condividendole tutte, le sue reazioni. Anni fa, quando aveva già
subito vari atti di prepotenza,
gli dissi che aveva diritto di lavorare in Italia, come un europeo lavora in Africa o in America Latina; doveva però essere
pronto a sopportare vessazioni.
Le difficoltà ed i sospetti che accompagnano il suo lavoro di medico sono il frutto della letteratura sui negri.
Dire che Torino è una città
razzista è una affermazione semplicistica; è vero che Torino è
piena di scritte contro i meridionali ma non credo che Torino
differisca tanto da Milano o da
Roma o dalle altre città europee.
Il fatto che la convivenza sembri tranquilla inganna; in genere
il diverso subisce o minimizza
il sopruso che è frutto di ignoranza o di mancanza di informazione. Che in Italia manchi una
informazione corretta sui paesi
del terzo mondo è un dato di
fatto chiaro a tutti; quando si
crede di fame ci si ferma al bizzarro comportamento di un capo di stato che ha la mania di
grandeur o al rito tribale molto
pittoresco. Ci si dimentica, o meglio si ignora completamente, il
popolo che lavora duramente più
dell’operaio di una qualsiasi fabbrica dell’occidente e guadagna
miseramente. E’ ora di finirla
una buona volta con il mito che
in Africa tutto costa meno: forse
è vero per chi fa del turismo ma
non per chi ci vive e deve mandare avanti la famiglia con quel
poco che guadagna. Sentendo
parlare solo della ricchezza delle
materie prime, nella testa del
popolo medio c’è un’identificazione automatica dell’arabo o del
negro con la causa prima della
crisi del suo bilancio familiare.
Si ignora che molto più che qua
in Europa la ricchezza della ter
ra è in mano ai potenti che comandano, e che la grande massa
è emarginata da questo benessere.
Ci sono poi i vari settimanali
d’informazione cattolica, tipo
« Primavera missionaria », così
capillarmente distribuiti, che
parlano solo di miseria cronica
ed endemica. Non è che questa
non ci sia, ma è la sua causa che
non verrà mai detta ai parrocchiani, essendo una dura verità:
la spogliazione e lo sfruttamento
a prezzo irrisorio delle materie
prime e l’alto prezzo del manufatto di ritorno, che hanno per
conseguenza l’indebitamento fino
alla bancarotta del terzo mondo.
Chi trae profitto da questo stato
di cose tace per non turbare la
pace parrocchiale ed i sentimenti dei contribuenti. In Europa,
quando si cercano le cause dell’arretratezza o del sottosviluppo di uno stato si dà la colpa
al malgoverno o alla mancanza
di volontà politica, quando invece si parla dell’Africa si trasferisce ad altri la colpa: qui è il
popolo che non vuole, o meglio
non può evolversi per natura, in
quanto negro. Certi sociologi, sui
libri dei quali si studia all’università, spiegano come è stata
facile la colonizzazione grazie alla particolare dipendenza psicologica del negro. Un negro deve
comportarsi secondo un cliché;
da qui deriva la difficoltà per un
bianco di capire che un negro
possa avere un posto di responsabilità e svolgerlo all’intemo di
una società che fino a questo
momento è stata la padrona,
rompendo qualsiasi legame di
tipo paternalistico e clericale e
affidandosi solo alle leggi dello
stato che garantiscono ai cittadini uguali diritti.
Tutto questo è importante per
spiegare un comportamento, ma
non deve costituire un alibi per
atteggiamenti che facilmente ne
conseguono: come ho detto all’inizio, tutto questo deve far riflettere soprattutto noi credenti
e deve aiutarci a non cadere in
un paternalismo da una parte,
o in un vittimismo e forse desiderio di rivalsa dall’altro.
A. Ratsimba R.
Due altri giovani, che avevano
regolarmente presentato la domanda per il servizio civile alternativo a quello militare, sono
in carcere, avendo il Ministero
della Difesa respinto la loro richiesta senza ragionevoli motivi.
Si tratta di Massimo Valentini,
arrestato a piazza Navona a Roma al termine della marcia antimilitarista del maggio scorso e
rinchiuso a Forte Boccea, e di
Andrea Taddei arrestato a Verona il 19 maggio e detenuto nel
carcere di Peschiera. Questi giovani, in coerenza colle loro idee
nonviolente, anziché presentarsi
alle armi, hanno preferito scegliere la via del carcere.
Il Valentini, poco prima del
suo arresto (come riferisce il
periodico « Notizie radicali ») ha
rilasciato una dichiarazione scritta che fra l’altro dice: « ...Lo
Stato deve riconoscere a chiunque il diritto di crescere, di mutare opinione, e non può sindacare la coscienza individuale, né
può penalizzare certe scelte. Lo
Stato, se è democratico, non può
considerare l’imparare ad uccidere e ad obbedire come robots
cosa migliore del dedicare una
parte della propria vita a soddisfare bisogni sociali ed alla ricerca per una pace reale e duratura, non fondata sul terrore di
una catastrofe. Ho deciso di
presentarmi oggi per sottolineare la connessione ìneliminabile
Questione morale
(segue da pag. 5)
La situazione italiana
Patta questa premessa, che ritengo indispensabile per avere
un atteggiamento che dirò creativo di fronte alla attuale crisi,
veniamo ora agli aspetti più concreti della questione italiana. Al
di là degli aspetti comuni alla
situazione generale, ve ne sono
invece di specifici che legano la
questione morale italiana alla
dissoluzione della realtà pubblica dello stato e dei partiti. È
infatti certamente un elemento
specifico della nostra realtà il
fatto che in questo paese la democrazia sia stata legata per
tanto tempo alla gestione di un
solo partito e che ciò sia stato
consentito dalla dimissione del
sentimento collettivo della vita
italiana. La DC ha assunto il potere in un momento in cui il paese, prostrato da due guerre, desiderava aver cura del privato e
affidare ad altri la gestione del
suo pubblico così questo ha
comportato una decadenza graduale del livello di tutta la vita
politica perché è mancato il momento che faceva di questo popolo una nazione, come soggetto
autonomo, e anche un popolo
come soggetto partecipante.
E la decadenza del politico è
avvenuta drammaticamente nella forma dell’occupazione graduale da parte del politico di
tutto lo spazio amministrativo:
il politico si è cioè decomposto,
si è disgregato nel suo interno
ed ha occupato, disgregato, l’apparato dello stato, ha fuso insieme partito, enti e pezzi di stato, determinando la decomposizione ad un tempo, nel partito
di governo, dello stato e del partito. Questa decomposizione, che
certamente ha il suo epicentro
nel fatto democristiano, si è poi
estesa tranquillamente e gradualmente mediante alleanze a quasi
tutti i partiti, all’insieme della
vita politica del paese.
Naturalmente a questo punto
risolvere questa crisi è estremamente difficile, perché trovare
un’alternativa politica, un cambiamento effettivo di personale
e di metodo di governo — il che
vorrebbe dire ridefinire le alleanze, il ruolo dell’Italia, la sua
realtà popolare — esigerebbe
un cambiamento che nessuno è
ancora in grado di provvedere.
Il procedere dei due maggiori
partiti della sinistra sotto questo
aspetto è infatti molto lento e
cautelato, perché in realtà questa alternativa non nasce da una
spinta popolare e nazionale di
vita, ma dalla disgregazione, dal
venir meno di un sistema. Se
nascesse da una grande spinta
popolare vi sarebbe una reale
alternativa morale e civile del
paese. E invece abbiamo una
politica faticosa, pezzo a pezzo,
in cui le capacità migliori si
spendono in mediazioni e contromediazioni.
Anche sotto questo aspetto noi
non possiamo vedere provvedimenti immediati se non in modo
astratto. Potrei dire che riterrei
opportuna una nuova costituente, un ripensare cioè ex novo il
problema dello stato dopo che
quello nato nel ’46-’48 ha finito
il suo corso. Ma mi rendo perfettamente conto di quanto sia
difficile, in una situazione in cui
appunto non c’è più la spinta
popolare, che siano le forze politiche ad impostare un radicale cambiamento; quanto sia dif
Le nostre chiese si muovono?
(segue da pag. 2)
voro di preparazione dei pastori
rioplatensi, la lettera conclude:
« Da ultimp vogliamo evidenziare l’importanza dell’unità delle nostre due aree non solo per
noi, ma anche pensando all’apporto che, come Chiese valdesi,
possiamo dare al movimento
ecumenico. E’ nostro desiderio
di collaborare, nella misura delle
nostre possibilità, all’approfondimento e sviluppo ecumenico
che nei nostri paesi latino—americani è in cammino come lo è
in tutto il mondo. L’unità delle
nostre due aree, che desideriamo
fermamente mantenere, serve —
ne siamo certi — a questo scopo ».
Alleanza Riformata
Pur senza poter dedicare spazio ad una più ampia informazione e discussione sull’argomento, il Sinodo non ha trascurato
di considerare la prossima scadenza dell’Assemblea di Ottawa
1982 e ha votato il seguente ordine del giorno:
Il Sinodo, in vista della prossima
convocazione delTassemblea dell'Alleanza Riformata Mondiale (Ottawa, Canada, 17-27/8/1982),
richiama l'attenzione delle chiese
sull'opera di tale alleanza e le invita e servirsi degli studi biblici
predisposti in vista dell'Assemblea
fiche lo stesso pensare il modo
di un cambiamento radicale di
fronte ad un popolo che proprio
in questo momento di grande
cambiamento è in qualche modo
in crisi di identità. È un popolo
di individui, in cui ciascuno cerca di costruire la sua vita, che
vive come folla solitaria, che
quindi non ha la forza di esistere come popolo. Inutile illuderci:
non basta « volere » che questo
popolo esista; non abbiamo la
capacità di far uscire Lazzaro
dalla sua tomba, di rianimare
come popolo un popolo che come
popolo in questo momento non è.
La speranza
che saranno pubblicati su l'Eco-La
Luce;
affida ai distretti l'esame dei temi deH'Assemblea, tenendo conto
della necessità che le posizioni riformate. a cominciare da quella della « ecclesia semper reformanda »,
siano espresse con chiarezza anche
in sede ecumenica; in conseguenza,
invita le Commissioni Esecutive Distrettuali a nominare uno o più relatori che introducano il dibattito nelle Conferenze Distrettuali e queste
ultime a destinare un tempo adeguato per lo studio dei temi dell'assemblea e a trasmettere tempestivamente le eventuali risoluzioni adottate alfa TV per la loro utilizzazione
da parte della nostra delegazione
all'Assemblea di Ottawa.
(41/SI/81).
F. G.
(continua)
Ma perché allora ho invocato
la speranza? Perché la speranza
è ciò che fa andare avanti quando tutte le altre luci sono spente, quando cioè la ragione stessa
deve dichiarare forfait, in una
situazione storica che si è così
determinata, e però la vita stessa urge. Così credo che se malgrado tutto qualcosa può far
lentamente crescere il paese fino
al suo livello di essere popolo,
non sono i grandi discorsi astratti né di principio, né di carattere religioso o morale: sono invece, come in tutti i grandi momenti storici, le necessità immediate: cioè il salvare la vita, la
pace, sentire la causa degli altri
come propria. Quando il paese
sente in qualche modo come propria la causa del Salvador, quella della Polonia, quella dell’Irlanda, o quella della pace, quando qualcosa di questo passa nel
cuore della gente, in quel momento esiste un popolo. Un popolo esiste là dove c’è una causa gratuita, dove non c’è causa
necessaria, quando c’è la capacità di appassionarsi per una
causa che in un certo senso non
interessa nessuno. Sono convinto che se una nuova morale potrà nascere, essa si fonderà su
motivi estremamente semplici
che riguardano il valore dell’altro, di colui che per me non è
nessuno, ma che, nel momento in
cui diventa per me qualcuno, fa
esistere me come qualcuno. Questo vale per i singoli e questo
vale anche per il popolo.
Se sarà, sarà una moralità insieme estremamente universale e
semplice, l’unica che potrà far sì
che noi possiamo affrontare il
problema di esistere come stato
e come società senza vergogna.
Questo è quel Vangelo che può
essere politicamente detto e può
essere capito anche da persone
che col Vangelo scritto non vogliono aver rapporto. E credo
che questa sia l’intelligenza che
la speranza dà: perché un popolo capace di avere passione per
gli altri può avere cura di sé, ma
un popolo non capace di avere
passione per gli altri perde la
cura di se stesso.
Gianni Baget Bozzo
fra libertà, socialismo, lotta per
il disarmo, obiezione di coscienza, e ricerca di più giusti equilibri economici fra paesi poveri,
perché la nostra lotta possa arrestare lo sterminio per fame
di milioni di persone ogni anno ».
R. P.
Armatura
(segue da pag 1)
I calzari delia pace
Ognuna delle parti di quest’armatura andrebbe analizzata ed
esplicitata, ma non ne abbiamo
qui lo spazio. Vorrei solo sottolineare l’elemento che mi pare
oggi più urgente: i calzari della
pace. Che sia urgente lo abbiamo
visto quest’estate con particolare evidenza. Potremmo riferirci
qui ai missili dell’est e dell’ovest,
alla bomba N e agli incidenti aerei. Ma ciò che maggiormente
mi pare aver dato l’impressione
di estremo rischio a cui siamo
esposti è il congresso che si è
tenuto a Erice, in Sicilia, sulle
prospettive di una guerra atomica.
Un tempo si diceva che la guerra atomica aveva la sua garanzia
nella distruzione totale che provocherebbe. Oggi invece scienziati e tecnici militari si siedono
a congresso e parlano di percentuali di distruzione. Che sia il 60
o il 90 poco importa: nel momento in cui si discute su quanti moriranno si getta la maschera e
si fa conto apertamente sulla
guerra atomica.
Ora di fronte a questa minaccia appare in tutta la sua urgenza il debito di impegno per la
pace che abbiamo come credenti. C’è nel testo di Paolo l’idea
della rapidità e della prontezza
con cui si devono muovere i piedi di chi annuncia l’Evangelo della pace, anzi, come è detto in
Isaia 52: 7, di chi è messaggero
di buone novelle, che annunzia la
pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che
dice a Sion: ’il tuo Dio regna!'
(Isaia 52: 7).
Questo è il compito pieno di
urgenza che ci è affidato come
credenti: cogliere con prontezza
tutte le occasioni per l’annuncio
della pace. Insieme a tutti coloro
che invocano la pace, credenti o
non credenti, agire per la pace,
finché c’è temoo. Ma farlo annunziando non già i nostri equilibri
e le nostre formule (come potremmo fare se si trattasse di
lottare contro carne e sangue,
contro individui malvagi e popoli bellicosi), ma l’unico fondamento reale e razionale della pace: l’accettazione di quel regno
il cui contenuto, manifestato in
Cristo, non è dominio ma servizio, non è potere ma è amore.
Franco Glampiccoli
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