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LA BUONA
GTOKNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE TTALIxVNA
. Seguendo la verità nella carìUi. — Kìes. VI. Id.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE S LK ASSOCIAZIONI SI ItICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione]____ £. 3 00 J In Torino airUffizio del Giornale, via del Principe
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All’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyraeis, me Rivoli ;
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SOMMARIO
L’apostasia UT (redi num. 15 e 16 agosto) — Le traduzioni della Bibbia. — I preti ai bagni. —
Cronaca della quindicina. — Annunzii.
UAPOSTASIA
III
§ 7.
Com’egli è vero die l’apostasia ha il suo esordio coi primordj
della verità evangelica predicata nel mondo, così è pur vero ch’essa
non deve nascere e sussistere in una chiesa \'isibile a parte, ma prima del suo trionfo, dev’essere inerente e confusa con quella di Cristo.
Il divino Maestro parlandoci dei falsi Cristi e del falsi profeti, predice che quelli verranno nel suo nome (Mat. xxiv. 5). Verranno nella
vera chiesa, si imiranno ai veri fedeli per traviarli dalla sana dottrina,
e per riuscire nel loro mistero d’iniquità affermeranno di venire sfitto
il nome di Cristo. Fingeranno pur essi di esser veri cristiani, a\Tanno
Cristo ed il santo Vangelio sulle labbra, per coprire la seduzione
che tramano, sebbene in realtà insegneranno dottrine contro Cristo,
ed awanno orrore e spavento del santo Vangelo di lui; anzi per cotal
guisa l’apostasia resterà inerente alla chiesa cristiana, che ciascuno
di quei falsi profeti, soggiunge Gesù, dirà; “ lo sono il Cristo”. Pre-
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tenderanno uella chiesa cristiana, in cui sono venuti, di avere una
eguale autorità con Cristo, e questa autorità venendo riconosciuta
dai fedeli ne sedurranno molti: molti, cioè secondo il linguaggio biblico la massima parte. Non saranno i molti che andranno ai falsi
Cristi ed ai falsi profeti, e che prenderanno il nome di chiesa falsa,
ma sono i falsi Cristi ed i falsi profeti che verranno ai molti, i quali
insensibilmente resteranno sedotti. La chiesa visibile, senza cangiamento di denominazione, resterà sempre la stessa ed al suo luogo, ma
diversa ne sarà la fede e la pratica cristiana.
Gesù per farci intendere come la seduzione pressoché generale deve
nascere e s^^lupparsi non in chiese a parte, ma, senza variazione di
nome, nella medesima sua chiesa, nello .stesso capitolo di S. Matteo
soggiunge: “ E molti falsi profeti sorgeranno e ne sedurranno molti ”.
(vers. li). Non alcimi, mà molti falsi profeti devono sorgere, cioè
gennogliare e crescere nella vigna del Signore’. Questi molti che
hanno da sorgere, non fuori ma nella chiesa di Cristo, sono quelli che
devono aspettare la grande apostasia. Se la massima parte dei ministri traviati di mente e di cuore non si unissero e non sorgessero
come un sol uomo, non potrebbe giammai sedurre i molti che formano la massima pai-te dei fedeli, i quali, abbandonate le divine
Scritture e rimettendosi all’autorità dei ministri, crederanno trovarsi
la verità nella maggioranza di essi.
Paolo scrivendo ai Tessalonicesi dell’apostasia, la chiama “ Mistero d’iniquità ” (2 Tess. ii.7). Mistero è ciò che non può spiegarsi nè
intendersi, quindi l’apostasia deve insinuarsi nella chiesa in maniera
che non si possa intendere, e sussistervi senza che si possa spiegare
come. La sua venuta non ammette violenza, nè alcuno strepito, ma viene con silenzio e secretezza, senza che si conosca nella sua origine, nel
suo modo, senza avvedercene, un mistero. Di piìi l’Uomo del peccato,
il Figliuolo della perdizione, il quale colle sue menzogne e coi suoi
falsi mii'acoli avrebbe sedotto la chiesa cristiana, l’Apostolo non dice
che debb’esser fuori del cristianesimo e formare vin’aperta divisione
tra i suoi ed i fedeli di Cristo, che anzi ci assicura dover egli sedere
“ nel tempio di Dio ”, (2 Tess. ii. 4), cioè in mezzo al popolo di
Cristo. Finalmente nelle predizioni che fa quest’apostolo agli anziani
di Efeso, non dice loro che i lupi rapaci, i quali farebbero scempio
della greggia di Dio dovessero sorgere dagli Ebrei o dai Gentili, ma
“ fra voi, egli profetizza, e d’infra voi stessi sorgeranno degli uomini
che proporranno cose perverse per trarsi dietro i discepoli ” (Atti
XX. 29, 30). La radimanza è una sola, è sempre quella che porta il
nome di Cristo. In mezzo di questa chiesa cristiana sorgeranno degli
apostoli, pastori e dottori, i quali dovi’anno proporre cose perverse e
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trarsi dietro i discepoli. Questi uou cangieraniio nome, nò farauuo
divisioni di ciñese, ma cangieranno soltanto dottrina, lasceranno la
v erità per credere alle cose perverse, cesseraimo di seguire Gesù jK^r
andar dietro ai .seduttori.
Pietro egli pure ci scrive: “ vi fiirono dei falsi profeti fra il popolo,
come altresì vi saranno fra voi dei falsi dottori. ” (2 ii. 1). I falsi
profeti dell’Antico Testamento hanno potuto seduiTe tutto il popolo
e gittarlo nella più completa apostasia. Basta citare i tempi d’Elia
e di Cristo per conoscere di che furono quelli capaci. Ma forse che,
malgrado la generale infedeltà, gli scribi tristi ed i fiirisei ipocriti, i
falsi profeti ed il popolo sedotto non vantavano Remjìre Mosè, i salmi
ed i profeti? For.se che non pretendevano di essere figliuoli di Abraam
e di Giacobbe? Che non si credevano di costituire sempre il pojiolo
di Dio, la vera cliiesa, la nazione santa ? Conservavano sempre le stesse
apparenze, ma era diversa la legge ed il culto ; ben erano tutti
d’Israele, ma non tutti erano Israele. Così fra i cristiani vi saranno
dei falsi dottori, i quali colle loro menzogne sedurranno i discepoli
del Salvatore, discepoli e dottori che pretenderanno di esser membri
della vera chiesa, che si vanteranno di costituire il popolo di Dio,
che a^Tanno il Vangelo, che conserveranno le apparenze e la denominazione di Cristiani, ma cho> avranno una legge diversa da quella
scritta nel libro di Dio, e praticheranno rm culto diverso da quello
insegnato da Cristo.
Osservammo di fatto più sopra, che nella cliiesa di Corinto si defezionava dalla A-erità ])er ciò che concerne la dottrina e la pratica
della comunione, uno dei due sacramenti instituiti dall’Autor della
grazia. Forse che quella chiesa avea cangiato denominazione, e pretendeva meno di essere cristiana? Sebbene la defezione fosse generale, la seduzione non restava nella medesima assemblea? Così le
chiese della Galazia non erano divenute apostate seguendo, come
dice Paolo, un’altro Evangelio? Eppure tutte pretendevano di essere
cristiane, sebbene la seduzione si trovasse in mezzo di loro. E l’Apostolo, il quale cerca colla parola di Dio di richiamarle alla verità
non chiama i loro seduttori ñilsi bensì, ma fratelli ed apostoli? Questi vocaboli non valgono forse a persuaderci che, almeno esternamente, avevano comunione colla chiesa che traevano a perdizione, e
che vi esercitavano uuo dei primi ministeri? E per dii- tutto in poche
parole, nelle epistole da Cristo dirette alle sette cliiese dell’Asia, sebbene troviamo l’apostasia più o meno dominante in Efeso, in Sardi,
Smirne, Pergamo, Tiatiri, Filadelfia e Laodicea, non rileviamo però
che il male esisteva nel seno di ciascuna assemblea, senza separazione
di sorta ?
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Da queste dottrine e da questi fatti che risultano dal liUro di Dio
è d’uopo conchiudere, che l’apostasia la quale secondo le divine predizioni deve invadere il mondo cristiano, l’invaderà in modo misterioso, insensibilmente confondendosi colla chiesa di Cristo, che sarà
senza avvedersene assorta, e vi resterà ostinata, verificando&i il detto
di Paolo: “ Perciocché nou han dato luogo all’amor della verità per
essere salvati; e però Iddio manderà loro efficacia d’errore affinchè
credano alla menzogna ; acciocché sieno giudicati tutti coloro che
non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella iniquità ”
(2. Tess. II. 10-12).
Cristo, mi direte, ha detto, che le porte dell’inferno non possono
prevalere contro la sua Chiesa (Matt. xvi. 18) ; ora se fosse vero, che
nella Chiesa cristiana .si potesse insinuare l’apostasia e pervertire la
massima parte de’ fedeli, egli mancherebbe alle sue promesse.
Cristo non manca mai alle sue parole, e se disse che molti falsi
profeti sedurranno molti, e che al suo ritorno non troverebbe piii fede
sulla terra, queste parole devono avverarsi assicurandoci Egli, che il
cielo e la terra ti’apasseranno, ma che le sue parole non trapasseranno (Matt. XXIV. 35). Come la paroia del Salvatore non trapasserà
a questo riguardo, così non trapasserà la promessa che le porte
deU’inferno non prevarranno contro la sua Chiesa.
E’ universale errore credere che per far parte della Chiesa di Cristo
bisogni avei’e una determinata professione d’esterno cristianesimo ed
essere incorporati a qualche Cliiesa come gi'èca, armena, romana o
riformata. Sebbene l’una si dica ortodossa, l’altra cattolica, e questa
evangelica, e tutte si affatichino e pretendono di essere più cristiane
delle altre, non per questo i relati^^ membri tutti fan parte' di quella
Chiesa di cui parla Gesù. Un’altro eiTore è quello di credere che la
promessa di Cristo si rivolga alla esistenza e visibilità, cioè alla
corteccia di una chiesa. Egli è perciò che la greca, l’armena, più antiche della latina, la romana e l’evangelica tutte pretendono che per
sè particolarmente il di-vàn Maestro abbia fatta la promessa, perchè
tutte dagli Apostoli esistono fino a noi, malgrado le tante vicende del
mondo che hanno dovuto traversare co’ secoli. In questo senso .Inche
la Chiesa apostata può usurparsi la promessa di Cristo, perciocché
essa esiste dai tempi apostolici, e secondo le predizioni di Dio dovette svilupparsi, crescere e trionfare sulla terra.
La promessa è fatta non sulla esistenza e nsibilità, ma sulla fede,
sullo spirito di Cristo, e quella Chiesa che possiede questi doni, è
quella che le porte deU’inferno non iiofranuo vincere.
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Hav’vi nel mondo uua Chiesa di fedeli clic sono di Dio, e come
ilice l’Apostolo, da lui conosciuti, fruenti della vita interna di Cristo.
E’ questa l’assemblea, non dei molti chiamati, ma dei poclii eletti, di
eid gli imi sono già in cielo, gli altri combattono ancora in terra, ed
i terzi non sono ancor nati, ma che secondo il consiglio del divino
beneplacito sono arruolati |.)er la guerra futura, e destinati ad ottener la vittoria. E’ dessa, composta della gente santa, della generazione eletta, del reai Sacerdozio, del popolo di acquisto (1. Piet.
II. 9). E perciocché la Scrittura insegna che gli eletti sono scritti nel
libro della vita, ed i loro nomi scritti in cielo, l’apostolo li cliiama
ruuiversale raunanza, la Chiesa dei primogeniti, che sono scritti nei
cieli (Ebr. xii. 23). E’ questa la Chiesa sovente da Paolo chiamata
il corpo di Cristo, a cui come capo sono i suoi membri congiimti e
fra loro connessi insieme per le giunture della fede, per i legami
dell’amore, e da cui ciascuno prende l’accrescimento, aU’edificazìone
di sè stesso, in carità. (Ef. iv. 16). E’ pur detta la sjiosa di Cristo,
santificata da lai, avendola lavata col lavacro dell’acqua, nella virtù
della parola, per farla comparire davanti a sè gloriosa, non avendo
macchia, uè crespa, uè cosa alcuna tale, ma acciocché fosse santa ed
irreprensibile (Ef v. 27). Per conseguenza da essa sono esclusi i
falsi cristiani, i peccatori, i profani, e quelli av'venturati che ne fanno
parte sono visibili in quanto sono uomini creati a buone opere dallo
Spirito Santo, e professante la loro fede in Cristo, non già in quanto
eletti, perciocché l’elezione non è soggetta all’occhio nò ad alcimo dei
sensi. Egli è a questa Chiesa che Gesù fa le sue promesse, e contro
cui non prevarranno mai le porte dell’inferno ; quindi Egli atì'erma,
che negli ultimi tempi, quando l’Apostasia sarà nel suo apogèo, capace
a sedurre se fosse possibile anche gli eletti, nella sua vista li guarderà,
e per loro ragione saranno abbreviati quei giorni malvagi (Matteo
XXIV. 22).
Questi membri viventi in Dio costituiscono l’assemblea universale,
(Eb. XII. 23) non solo perchè conservano la fede mia volta insegnata
ai santi, ma ancora perché abbraccia individui di qualunque qualità
e condiziono, Ebrei e Greci, e servi e franchi, tutti essendo battezzati
e abbeverati di un medesimo spirito, per essere un medesimo corpo
in Cristo; ed ancora perchè essi si trovano sparsi nelle diverse chiese
visibili, sedicenti cristiane, ed in ciascuna parte del globo, quantunque
concentrati tutti in Cristo loro capo, e vita.
Tutte le altre chiese, a qualunque denominazione appartengano,
sono soggette a prevaricare, anche completamente, sebbene pretendano di conservare la rivelazione divina. Le chiese di Corinto, della
< Jalazia.c doll’Asia ce ne porgono irrecusal)ile prova; e come nel nuovo,
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così neH’antico Testamento troviamo chc la gran chiesa visibile d’Israele più d’una volta cadde nella più completa Apostasia. Tale fu
in Egitto professando l’idolati’ìa; ai tempi di Acabbo, Achaz, Manasse, ed Uria sommo Pontefice, i quali o fecero chiudere il tempio,
cessare il sacrificio, riempiere tutte le città dTdoli, o profanare il
tempio, innalzando altari secondo 1 Gentili (Ger. xx. 7. 8; ii. Cron.
XXIX 6, 7. 2° Re xvi). In questa gi-au chiesa apostata il Signore avea
però sempre i suoi pochi eletti.
Isaia che paragona la prevaricata chiesa d’Israele ad un corpo, in cui
dalla pianta del piè fino alla testa non v’è sanità alcuna, ci assicura che
dalla universale apostasia erano preservati alcuni giusti e fedeli. “ Se
il Signore degli eserciti, egli dice, non ci avesse lasciato alcun piccolo
rimanente, noi saremmo stati come Sodoma, saremmo stati simili a
Gomorra, (Isaia i. 1-9). ” Ed ai tempi d’Acabbo, avendo tutti i figliuoli d’Israel abbandonato il patto di Dio, disfatti i suoi altari, uccisi i profeti, ed Elia dicendo al Signore “ io sono restato solo fedele,
eppur anche cercano di tormi la vita ”, il Signore non gli risponde
forse, che dalla universale prevaricazione egli avea riserbati in Israel
settemila uomini, che son tutti quelli, le cui ginoccMa non si sono
piegate a Baal, e la cui bocca non l’ha baciato? (1 Re xix. 14, 18).
Questo piccolo rimanente, questi settemila Israeliti, cioè credenti, il
Signore si conserverà sempre, anche nella nuova alleanza, nella generale apostasia, ed è contro questa piccola chiesa, ma santa ed irreprensibile, corpo e sposa di Cristo che le porte dell’inferno non potranno prevalere in eterno, perciocché è in mano di Cristo, e nessuno, come dice Gesù, potrà rapirla di sua mano (Giov. x. 28).
( Continua )
LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA
(LA BIBLK ET LA VERSION DE LEMAISTRE DE SACY — pav Pozzy pastcur)
Paeis, Grassart éditcur, 1858.
“ La Bibbia è una cosa; le traduzioni della Bibbia ne sono un’altra. ”
Dovrebbe tale assioma, nella mente di tutti, in luminosi caratteri essere
scolpito, imperocché dalla confusione delle versioni colla Bibbia stessa, nacquero forse la massima parte degli errori che afflissero la Chiesa e che tuttora nel mondo sono accreditati. Quante false interpretazioni, quanti erronei
pensieri, quanti assurdi sistemi e quante eresie sarobbcrsi risparmiate senza
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quella sostituzione, per tutti funestissima delle versioni agli originali, dell’umano al divino pensiero. Non già che non si debba tradurre la Uibbia ;
anzi, più sono abbondanti le traduzioni, meglio è; ma per l’appunto, essendo
la traduzione opera umana e fallibile, viene alla legge del progresso sottoposta, può essere perfezionata, può essere superata, epperò non deve mai
col testo essere confu.sa.
Tale confusione fu motivo che por lungo tempo furon creduti biblici i
cosi detti libri Apocrifi, perchè ricevuti nella versione greca dell’Antico
Testamento detta dei lxx, cd insieme cogli altri deU’originalc ebreo mescolati. Così crede Roma anche ai dì nostri. B perchè? Perchè a favore di
un’altra confusione, concede alla traduzione latina di S. Girolamo, detta
Volgata, fatta bensì sugli originali, ma contenente anch'essa gli Apocrifi, la
medesima autorità, anzi più, ohe al testo stesso (1). Ognuno sa cho la questione degli apocrifi da circa trent’anni è risoluta.
Ma sorge oggidì un’altra questione, quella cioè delle versioni Cattoliche.
Si domanda se possono le protestanti Società Bibliche spandere, senza essere alla loro missione infedeli, le traduzioni cattoliche-romane, fatte sulla
Volgata e com’essa zeppe d’errori. Convien sapere che fra le Società Bibliche, la sola Britannica c forestiere le spande insieme colle protestanti. Le
tre altre Società inglesi : La Società per il progresso dellu fede cristiana, la
Società hihlica trinitaria, e la Società hihlica di EdAmlnirgo, hanno per
sommo principio di non ispandere che le tradizioni fedeli della divina Parola (2). Nondimeno in varj paesi si vendono numerose copie delle versioni
cattoliche; in Francia, di quella di Lenmistre cfc Sacy; in Ispagna, di quella di
Scio, ed in Italia, di quella di monsig. Jlartiui. — Risposta chiarissima a tale
quistione è l’opuscolo testé indicato, opera eccellente, sì polla natura del
soggetto, come per il modo profondo ad un tempo e popolare con cui viene
trattato. L’autore vi dimostra in breve spazio di pagine 56, che le versioni
cattoliche e quella in ispecie del de Sacy sono in varj ed importanti punti
agli originali infedeli, che non valgono a sostenerne la diifusione i più sottili
argomenti, perché'tutti vengono ad infrangersi contro questo fatto: Cotali
versioni non sono la parola di Dio, e che conseguentemente devono cessare
di spanderle i cristiani. Persuaso di questa verità che “ una cattiva traduzione è il peggio dei commentarj, perchè col testo confondendola le si attribui.sce la medesima autorità, ” il signor pastor Pozzy entra neiresamc dei
(1) Si osservi che codesta autorità non fu mai ai libri Apocrifi, nè dai ixx, nè da
S. Girolamo attribuita, ma che invece da tutta la primitiva Chiesa era fatta non
lieve distinzione tra essi e la Bibbia, che Girolamo stesso li dichiara apocrifi e non
regolari, cioè non canonici e dice “ Lcgantur ad ajdificationem, non ad auctoritatera, ” e che Koma stessa avanti il tridentino Concilio non ammetteva la confusione, anzi diceva col vescovo Gajetano ‘‘ Hi libri non sunt canonici, idest, regulares
non sunt ad confirmandam ildem. ” (S. Girolamo Introduz. ai libri di Salomone.
Gajetanus Epistola dedicatoria a Clemente VII),
(2) La Società biblica trinitaria nacque, nel 1831, da una scissione accaduta nella
iiocietà britannica e forestiere, perchè questa voleva spandere le cattoliche versioni.
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passi tutti in cui viene.dal de Sacy alterato il senso dell’originale, paragonando la sua traduzione con quella protestante di Martin, alla lettera ed
all’idea biblica più conforme (1). Siffatto paragone alle versioni italiane del
Diodati e del Martini puossi applicare, fra le quali corrono le medesime
diversità, e tranne alcuni passi nei quali il Martini traduce meglio del de
Sacy, abbiamo trovati questi due ultimi eguali del tutto, ed era forza, la
traduzione dell’arcivescovo fiorentino essendo fatta anch’essa sulla Volgata,
non curandosi perciò degli originali, e dovendo fatalmente negli errori in
cui caddero tutti i cattolici traduttori essere trascinato, e sanzionare così,
di secolo in secolo, i medesimi sbagli, coH’attribuir loro l’infallibilità.
Tali diversità essendo alla lettera originale, sì dell’A, come del N. Testamento contrarie, e non reggendo alFesame d’imparziale e fedele critica,
risulta che sono mera invenzione del clero fatta con religioso fine o meglio
irreligioso ; ad ingannare i semplici ed a rendergli vieppiù schiavi di Roma,
E Roma in ciò il suo colpo non falla, onde, nel veder delle anime che agognano la verità acciecata l’innumera folla, dobbiamo col poeta esclamare:
“ Tremendo inganno che non mai s’inganua ! ” .,, imperocché tali traduzioni, senza combattere apertamente il vero, assai lo velano e riescono ad
afi&evolirlo per serrà di puntello alle cattoliche eresie ed alle clericali pretenzioni, e per legittimare, in faccia alle nazioni tutte, le romane novità.
Grato ci sarìa il potere esporre ai nostri lettori tutti quei passi e quelle
alterazioni, ponendo in confronto l’una coll’altra le due versioni italiane, e
l’una e l’altra col testo. Ma ci vien meno lo spazio; basti una qualche indicazione generale, atta a condurre chi vuol confrontar da sè; pei dettagli
rimandiamo all’opuscolo del sig. Pozzy (2). Dall’infrascritto quadro facilmente rilevasi che è basi al sistema romano l’alterazione del testo, e che in
(1) ÌTon confondere Martin e Martini. Martin è autore d’ una versione francese
protestante ; Monsignor Martini arcivescovo di Firenze, nello scorso secolo, è autore
d’una versione cattolica italiana,
(2) I principali errori delle cattoliche traduzioni possono comprendersi nei capi
seguenti ;
A, — IXTOraO AL CULTO
a) Culto delle immagini — Vedi Esodo xx, 5; Salmi xcviii, 5; Ebr. xi, 21. — Nel
])rimo di quei passi i cattolici traducono “ non prestar loro il culto sovrano ” per
iscusare il culto che chiamano di dulia. Negli altri passi s’insegna apertamente
l’adorazione della materia. Martini non altera il senso di Esodo xx. 5, come il de
Sacy, ma la contraddizione riesce più evidente negli altri passi e specialmente in
Ebr, XI. 21.
b) Culto ddla Vergine — V, Gen in, 15; Matt, i, 25; Lue, i, 22. Nel primo passo i
cattolici traducono : “ Ella (la donna) schiaccierà la tua testa, mentre l'originale
porta “ Egli (il seme, cioè G. C,) schiaccierà la tua testa. ' In Lue. i. 22; traducono
“ piena di grazia ” la parola Ke-j^apÌThifiivr) che significa ricevuta in grazia ” ed In
quel modo si appoggiano i dommi necessarj alla mariolatria. Altra contraddizione
di Martini che traduce Lue. i, 22. “ Dio ti .salvi, piena di grazia. ’’ Se è piena di
grazia, a che prò la salute ?
(■) Culto degli angioli. — V. Col, li. 18. in cui i cattolici scusano il culto degli
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seno a quella conuxioiie nacquero i pi-iiicipali cattolici errori, E tanto 6 vero,
chc lo confessano i cattolici stessi, spacciando pelle lingue originali, l’ebreo
ed il greco, più che sovrano disprezzo, e solo preoccupandosi di trovare ap
angioli condannandone solo il culto superstizioso, mentre l’apostolo ne vieta “ ogni
servizio. ”
B. — INTORNO ALLA SALUTE
a) Merito delle Òpere. — V, Dan, iv. 24. dove traduce il Martini: “ Riscatta colle
limosine i tuoi peccati e le tue iniquità, col far misericordia ai poveri ”, mentre il
testo porta “ Interrompi il corso dei tuoi peccati ” ecc. Confessiamo che lo versioni
protestanti cadono nel medesimo errore,
b) Penitenza. — Son frequentissimi i passi dell'A, come del N. Testamento in cui
la parola Pentimento, o Conversione vien dai cattolici tradotta per Penitenza, il cui
senso è assai diverso, ed è fondamento al cosi detto preteso sacramento. [Vedesi
in 21 passi. Matt. in. 8. 11; Marc. i. 4: Lue. iii. 3. 8, v. 32, xv. 7, xxiv. 47; Atti v.
31. XI. 18, XIII. 24. XIX. 4. xx. 21. xxvi. 20; Rom. ii. 3; ii. Cor. vii. 9, 10; n, Tim. ii.
25: Ebr, vi. 1, 6; ii. Pi. in. 9], Più numerosi i passi in cui si traduce la voce Pentirsi
o Convertirsi per far penitenza ". [34 passi — in. Regi vm, 47, (nel Diodati, i. Regi
vili. 47); Giobbe xlii. 6, 70; Gerem. viii, 6, xviii. 8, xxxi. 19; Ezech. xviii. 21, 30;
Matt. m. 2, iv. 17. xi. 20, 21. xil. 41 ; Maro. i. 14. vi, 12; Lue. X. 13; xi. 32. xiii. 3 5.
XV. 7. XVI. 30; Atti ii. 38. ni. 19. vm. 22. xvii. 30. xxvi. 20; ii. Cor. xii, 21, Apoc.
li, 5, 16, 21, 22, III. 3, IX. 21 xvi. 9, 11]. — Si noti una patente contraddizione in
Gerem. xvm. 8. in cui la medesima parola vien tradotta pentirsi se si riferisce a
Dio, e far penitenza se si riferisce alluoino.
C. — IXTOKNO AL MINISTERO
a¡ Sacerdozio — Dicia.sscttc pa.s.si nei quali la parola irpeff/juT-tpf/j che signi
fica “ anziano ” è tradotta ^^^^Rolici coUa voce “ prete ” (la quale corrisponde
piuttosto al greco (fpfue^^HjKtore, sacerdote), idea giudaica, e nel N. T. applicata solo a G. C. unico s^^Mote, ma che appoggia-molto bene il cattolico clericalismo. [Si veda Atti xi, 30. xv. 4, 6. 22, 23; xvi. 4; i. Tim. iv. 14, 19. v. 17. Atti xiv,
22. XV. 2. xx. 17, 18; Tito l. 5; Giac v. 14; i. Pi. v. 1, 5; ii. Giov. 1. ni Giov. 1]. Si
osservi inoltre che in questi varj passi il Martini traduce ora seniori, ora sacerdoti,
ora presbiterio ed ora prete, senza motivo veruno.
6) Celibato — A legittimare la teoria del celibato clericale, sono alterati i seguenti
passi: i. Tim. ni. 2; Tito i. 6; i. Tim. in. 12. nei quali dice il testo “ che il vescovo
o il diacono sia marito di una sola moglie ’ e dove traduce Martini “ che il vescovo
otl il diacono sia sialo marito d'una sola moglie. " Così quei passi che sono contrarj
alla poligamia, si faimo contrarj al matrimonio.
D. — INTORNO AI SACRAMENTI
Il matrimonio a sua volta è fatto sacramento a favore di Efes. v. 32, dove Martini
rende la voce fjtvarr}piov (mistero) jjer sacramento. Si noti che per ben 37 volte che
quella parola vien impiegata nel N. Testamento, questa è la sola in cui le sia dato
quel signilìcato.
E. — INTORNO AL MONDO FUTURO
*
La favoli del Purgatorio — Si liasa su l’alterazione di i. Pi. m. 19. Il greco dice;
pel quale andato, predicò agli spiriti ecc. Martini traduce “ Pel quale andò a predicare agli spiriti, chc sono in prigione, cioè andò nella prigione, nel purgatorio, men-
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poggi aJ crollante loro edifizio: strana condotta in cui è difficile il diic se
più vi regna l’ignoranza o la sfacciatagine.
Or dunque si chiede ; son desse cotali traduzioni la Parola di Dio ?
Questione capitale, dalla cui soluzione risulteranno gravissime conseguenze.
Epperò se le traduzioni cattoliche sono la Parola, di Dio, tutte le dottrine
romane sono in quella Parola contenute ed insegnate. Tutt’ i punti speciali
del cattolicismo, il culto delle Immaghii, quello della Vergine, quello degli
Angioli, il Merito delle opere, la Penitenza, le Indulgenze, il Sacerdozio ed
il Sacrifizio della Messa, il Celibato dei preti, il Matrimonio sacramentale,
ed il Purgatorio; tutti quei punti sono dommi cristiani, sono verità, e la
Chiesa Romana è, conforme lo pretende, la sola vera Chiesa cristiana.
Inoltre se le versioni cattoliche sono la Parola di Dio... le altre, le protestanti non lo sono, e tutt’ i punti speciali del protestantesimo ... l'adorazione cd il culto di Dio solo, la Salute per la Fede, senza il merito delle
opere, la conversioue del cuore senza la sacramentale penitenza, il perdono
senza indulgenze, il ministerio senza sacerdozio nè celibato, i due soli
sacramenti del Battesimo e della Cena, senza i cinque altri, ed infine dopo
la IMortc il Giudizio, senza Purgatorio ... tutti quei punti sono dommi anticristiani e falsi, e tutte le chiese che li credono sono chiese anti-cristiane.
Non basta — se le cattoliche traduzioni sono la Parola di Dio ... errarono non solo i dotti d’ogni secolo che compendiarono e commentarono i
greci ed ebraici canoni, ma errarono bensì i dotti cattolici che ne attestarono r.autenticità, l’integrità e la purezza, ma errò il primo dei Padri della
Chiesa, S. Girolamo, stesso il quale non solo non ammette l’autorità degli
apocrifi, ma spesso viene dai moderni cattolici traduttori alterato.
Logiche sono quelle conclusioni e tremende por Roma stessa. Difatti
non sono complete, e dobbiamo fare un passo di più. Se le versioni cattoliche sono la Parola di Dio, errarono gli originali stessi, e quegli antichi
documenti, indegni ormai della nostra fiducia, devono essere stimati al pari
delle favole, giacché nè il popolo Ebreo cui furono confidati gli oracoli di
Dio (Rom. III. 1), nè la Chiesa cristiana conservatrice del N. Testamento,
non ci hanno fedelmente tramandato il sacrosanto deposito della Verità, da
Dio stesso nelle loro mani consegnato. Dunque non c’è testo, non c’è rivelazione scritta, e la Bibbia cattolica è la vera Parola di Dio! ... Bene! ma
di che è dessa la traduzione in quel caso? Può ella nominarsi traduzione?...
No davvero! Non è più traduzione, ma bensì composizione. E s’è composizione, abbiamo il diritto dì domandarle d onde viene ? Ma Roma ha anche
risposto... e la risposta è tutta in uua parola: Tradizione!.... Quello che
non è traduzione, dice ella, è tradizione.
tre Pietro accenna qui alla predicazione dlGesù ai contemporanei di Noè, (i quali ora
sono incarcerati), e per mezzo di Noè stesso.
Di tutte queste diveisità tra il testo e le cattoliche versioni non è fatta parola nel
pomposo “ saggio di varie lezioni tratte dal testo greco ” che termina la voluminosa edizione del Martini, e non ci possiamo persuadere, cho. come Io dico " non sia
nè volontario nè «UnKato il suo mancamento.
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Per l'appunto è quello che vogliamo provare, e alla preoedcnte questione rispondiamo col signor Pozzy: “ Le versione cattoliche non sono la
pura Parola di Dio! ”
Iu una parola, l'opuscolo del sig. Pozzy può restringersi in questo dilemma
ch'egli mette in bocca ad un cattolico, e che i cattolici possono infatti presentarci. “ O le versioni cattoliche sono la Parola di Dio, e allora siamo noi
“ la vera chiesa cristiana, e voi protestanti dovete tutti quanti abbracciare
“ il cattolicismo, ovvero le dette traduzioni non sono la Parola di Dio, e in
quel caso non dovete stamparle, non dovete spanderle, non dovete distri'• buire alle cattoliche popolaxioni stesse, il veleno che le fa morire. ”
A tale argomentazione non c’è risposta, e risulta dalla natura delle co«e
che il dovere dei seguaci della Parola di Dio è di non più spandere mai, in
qualsiasi paese, le cattoliche traduzioni.
Non valgono a combattere siffatta conclusione le meglio scelte obbiezioni.
Non vale il pretendere che riesce impossibile lo spandere, fra le nazioni
cattoliche, altre versioni che le romane. Quando ciò fosse, non dovremmo
spandere l’errore. Cristo e gli apostoli non l’avrebbero fatto; noi stessi noi
faremmo por mezzo della predicazione; perchè farlo adunque per mezzo
della stampa? “ Non si dee far il menomo male per ottenere il maggior bene,
dice Pascal, quantunque si trattasse di convertir tutta la terra; la verità di
Dio non ha bisogno della nostra frode. ” Ma la supposta difficoltà non esiste.
Fu abbondantemente seminata in Italia la ver.sione del Diodati, e gli agenti
delle diverse Società bibliche sono d’accordo per dichiarare, che non solo
si spandono facilmente le protestanti traduzioni, ma che anche il popolo le
proferisce alle cattoliche. Così in Italia ed in Ispagna, e quello che si
può nei paesi cattolici per eccellenza, si può in Francia .... tanto più che
la traduzione del de Sacy non è approvata dall’intiera gallicana chiesa,
anzi da molti è considerata come quasi protestante ed eretica, perchè fatta
da un giansenista (1). — Non rogge il timore che proibiscano le autorità
ogni colportaggio, se insieme colle protestanti non ai spandono le cattoliche
traduzioni. Quand’anche accadesse, esclameremo col signor Pozzy: “ Periscano il colportaggio e l’evangelizzazione, piuttosto che di farli complici in
simile compromesso. ” Ma non accadrà. La Società biblica di Bdimbui’go
che non ispande le versioni romane, lavora in Francia da più di dieci anni
in qua, e non ha incontrato il menomo ostacolo, per parte dell’autorità.—
Non basta il ripetere: una cattiva traduzione può nelle mani di Dio essere
istrumento pella salv.-izione di molti, l’esperienza lo prova, e Lutero fu
convcrtito per mezzo della Volgata ! — Sì ; egli è vero. Iddio può dal male
ritrarre il bene, ma questo è segreto suo, non è regola per noi. Questo non
ci obbliga di spandere versioni, le quali mentre possono far del bene possono anche far del male. Se fanno del bene, certo non è per mezzo dei loro
orrori, e quel bene che fanno, le altre posson farlo. Se può essere utile uua
(l) Leraiiistre de Bacy era membro della Sociotà, di Tort-Roj al, fondata da Giansonio.
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cattiva traduzione, quanto più una buona, e si scanza il pericolo. Inquanto
a Lutero, se per mezzo della Volgata conobbe la verità, egli sentì nondimeno
il bisogno di tradurre lui stesso la Bibbia, e ne diede fedele e bellissima
versione, conforme gli originali... Lnitianiolo.
Infine, non conclude l’obbiezione dei dotti, chc G. C. cioè e gli apostoli,
citando l’A. Testamento, adoprano la versione greca dei lxx, quantunque in
varj punti erronea. Che l’adoprino, è un fatto, ma non conclude, perchè il
greco essendo la lingua contemporanea, era uso di leggere l’A. T. in quella
lingua, ed era nelle sinagoghe adottata la traduzione dei lxx fatta dagli
Ebrei d’Alessandiia; inoltre non c’era in quel tempo versione migliore e
non potevano gli apostoli nè G. C., nel loro ministero, servirsene: Infine si
osservi che citando quella dei lxx non riproducono i suoi errori, anzi colla
inas.sima libertà la maneggiano, ora perfezionandola ed ora correggendola,
e non pochi sono i passi in cui affatto l’abbandonano per conformarsi al
testo ebraico (1).
Il solo che regga fra tutti gli argomenti inventati a sostenere la diflfusione
delle traduzioni cattoliche ed a combattere le conclusioni del signor Pozzy,
gli è quello che ricavar si può dalle disposizioni di Roma stessa. “ Roma,
dicesi, pennette la diifusione delle sue versioni, e non quella delle protestanti. ” Davvero? Caso serio! Dunque ... dobbiamo obbidire senz’altro? ...
dunque, giacché è volontà drfUa santa Sede, dobbiamo cessare di spandere
le nostre bibbie per ispandere le sue? Ci maraviglia codesta logica ! Ma
non vedete che appunto iu questo sta la questione, e che se regge Targo
mento, gli è per confermare anziché per rovinare la nostra tesi ? Infatti
dall autorità clericale è permessa la diffusione e la lettm-a delle cattoliche
versioni, mentre la lettura e la diifusione delle protestanti vieu severamente
proibita. Indizio non vago del favore che godono appo la romana corte
quelle versioni che pajono e non sono la Bibbia, e che senza opporsi alla
verità, assai favorizzano il cattolicismo per essergli quasi possente baluardo
e sostegno. Epperò dovrebbe bastar questo ad aprirci gli oechi, ma il disse
G. C. “ Son più cauti i figli del secolo non che i figli del mio regno ”. —
monsignor Martini pubblicando la sua traduzione diceva nell’avviso al lettore. “ Intorno alla versioìie italiana del Diodati, toma in acconcio ch'io
dica che non solamente le annotazioni spirano il Calvinismo per ogni parte,
ma dello stesso veleìio ancora è infetta la traduzione (2). senza notare l'affettata ambizione di questo autore di allontanarsi anche senza motivo, e talor
contro ragione della Volgata per seguir quello ch'ei crede senso del greco... qual
pecca ai primi e più antichi protestanti è comune.....ecc.” E l'arcivescovo
attuale di Firenze pubblicando una piccola edizione del Martini dice, nell’ancssavi pastorale. “ Non già Fuso, ma l'abuso delle Scritture proibisce ai
(1) Hobne nella sua introduzione allo studio ci-itico della Bibliia ne annovera di
tali 117.
(2). Convien sapere che esiste del Diodatl una voluminosa edizione, con note.
Rare ne sono le cofiie superstite.
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suoi fttjli la Clilcsa, pvoihemh la lettura di quelle traduzioni dwjli erelii i
mutilate. Guardatevi da loro, diletti fratelli. Esse vi farehlxiro sviare dalla
fede. Rigettatele come le rigetta la Chiesa, sola incaricata della vostra istruzione. ” — Quel modo di fare in apparenza contradittorio, dice il signor
Pozzy, si spiega facilmente. L’arcivescovo Fiorentino alla diffusione ed alla
lettura delle versioni protestanti si oppone, perchè condannano i romani
errori, ma lascia libero il passo alla traduzione di Martini, perchè tali errori
vi sono rispettati. — Roma è sempre conseguente. Crede false le nostre
versioni, e le rigetta. Imitiamola in questo, e se crediamo erronee le suo
traduzioni, rigettiamole! ... Ab hostc disce pugnam! (1)
t^n fatto narrato dal signor Pozzy mi pare degno deU’attenzionc dogli
italiani, per cui terminerò quest’analisi col riferù-lo. Il capitano d'un vapore
italiano, uomo istruito e pio, imbattondosi un giorno in un colportore inglese,
agente della Società hihlica hritannica e forestiere lo interrogò sulla diffusione delle versioni cattoliche e gli disse: “ Voi altri Inglesi amato gl’italiani, e cercate il loro bene; ma perché mandarci delle versioni della Bibbia
che insegnano le romane dottrine? ” Il colportore ignaro del fatto respinse
l’accusa. L’Italiano allora gli citò alcuni passi e specialmente Gen. tit. l.'i
onde ricava Roma il culto della Vergine, e Lue. xtii. 3 dove appoggia il suo
domma della penitenza. “• Concedete, diceva egli, un punto solo ai cattolici,
e su quel fondamento, innalzeranno l’intiero edifizio delle loro superstizioni ”.
Il signor Pozzy termina il suo libro dicendo : Una sola parola risolve la
quistione come risolve quella degli apocrifi: Non è la parola di Dio! e basti
quello a rimoverci da ogni patto eoll’errore. Ma noi aggiungeremo un pensiero
cd agli agenti delle diverse Società bibliche lo rivolgeremo. “ Se noi, come
diceva quel capitano di vapore, se noi amiamo gl'italiani, e se agogniamo di.
procacciare a quella cara Italia, nostra patria, la vera libertà, deh! non più
distribuirle il veleno di Roma più sottile e più funesto nelle cattoliche versioni
che altrove, ma seminiamo in quei campi la pura semenza della Parola di
Dio ; ed allora conforme le nostre speranze e le divine promesse, abbondante
sarà la messe, e nimieroso esercito di soldati di Cristo d’infra quelle diserte
pianure, vivo e possente sorgerà.
0. C.
(1) E se dalle nostre parole si argomentasse che dobbiamo pure rigettare lo versioni protestanti perchè non sono perfette, anzi contengono degli errori, risponderemmo: no ... perchè quegli errori e quelle imperfezioni le quali confessiamo, siamo
tuttora pronti a coiTeggerle, essendo le nostre versioni tutte fatte con riserva, e come
l'abbiam detto, alla legge del progresso sottoposte, perchè non mai col testo identificate.
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I PRETI AI BAGNI
Queireccellente giornale, che è il Glaneur Savoyard, stampava, in
uno degli ultimi numeri, la seguente lettera di un suo abbuonato,
che non è soltanto spiritosa ma piena di senno:
Sig. Redattore,
Da qualche anno a questa parte mi è toccato, o per la propria salute o
per quella dei miei congiunti, di dov^ermi recare ai varj bagni dei nostri
dintorni: Aix, Brides, S. Gervais, Evian, Coumiayeur, e sui confini Louèche, AUevard, Uriage. Di questi bagni ho io esperimentato od osservato
ottimi effetti; ciò nullameno non sono sempre efficaci, prova ne sia quella
quantità di persone, che daU’uno all’altro vengono, senza risultato apparente,
rimandati, ogni anno.
Ma una cosa ha sempre destato in me gran maraviglia, e questa è il gran
numero di preti che vi si recano, onde trovarvi la guarigione od un alleviamento ai loro mali. Buon por noi, che apparteniamo a quel volgo che piii non
crede ai miracoli di moderna fabbricazione, c che semplicemente pensiamo
avere le acque minerali ricevute daDio, come la china, il rabarbaro o la camomilla, alcune proprietà confacenti al nostro organismo. Ma i preti 1 essi che
tengono a loro servigio tanti santi e sante, la di cui intercessione caccia
istantaneamente tutti i malanni i più inveterati ed anche incurabili, come
di continuo lo strombazzano nei loro pomposi annunzj, che cosa, io ve lo
domando, vengono essi mai a lare ai bagni ? Perchè esmplicemente non si
recano, od a nostra signora di Myans, od a nostra signora di Fourvière, od a
tante altre ? Perchè nou si procacciano una bottiglia d’ acqua della Salette,
da essi tanto decantata, e della quale accertano non esservi rimedio efficace
cd pari di questo? La cosa sarebbe assai più orv’ia, più pronta, più sicura
e......più economica ! Forse che, per avventura, essi stessi non vi credono?
Ma se essi, che dicono di aver missione e fticoltà di discernere il vero che
comiene alle loro pecore, non vi credono, chi sarà adunque che vi ponga
fede?
In qual concetto avreste mai un’uomo, il quale pretendesse di possedere nel
proprio cortile una fonte inesauribile d’acqua freschissima, e che scorgereste, ogni giorno, andando ad attignere, in lontananza, alla comune cisterna,
un’acqua stagnante ed insalubre? Per fermo, esclamereste che quell’uomo è
un mentitore ; che l’acqua da lui decantata non vale nulla, o che non esiste
neanche.
E tutte queste sottane nelle quali v’imbattete nei bagni, non vi parlano
forse il medesimo linguaggio ? Quaado li vedete che vengono ad attignere,
al pari di voi, alla stessa comune s irgeute, non fa questo lo stesso come se
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vi sussurrassero nell orecchio : “ Amico mio, quando il vostro parroco vi
“ raccomanda, per guarirvi, novene e pellegrinaggi a questa o quella Ma“ donna, ovvero l'acqua della Salette, sappiate ch'ei si burla di voi e non
“ crede verbo di quanto vi dice ” I preti, se travagliati di febbre, mandano
per la china alla farmacìa, c si recano ai bagni di Aix, se soffrano di reumatismo, assolutamente come voi cd io, e non fanno assegnamento sopra
veruna madonna per guarirli. In quanto a me, sig. Redattore, se fossi Sua
Santità il papa, farei una bolla (che chiamerebbesi la boUa in Bahieis) per
divietare a qualsiasi abate, prete, monaco o vescovo di porre il piede in uno
stabilimento balneario, o di tranguggiarvi un sol bicchier d’acqua; c li rimanderei puramente e semplicemente a sauta Petronilla per le febbri, a
santa Chiara per le oftalmie, a sant’Onofrio per i tumori freddi, a S. Rocco
per la peste, e per tutti i malanni incurabili all'acqua miracolosa di......
madamigella della Merlière.
Compiacetevi, signor redattore, nel caso che dividiate il mio mo<Io di
vedere, parteciparlo a Monsignore, perchè vada a dirlo a Roma.
N. N.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Le velleità intolleranti del sig. Prefetto della Sarthe, in Fhancia pare
sieno state in alto, luogo oggetto di qualche seria ammonizione al rugiadoso
magistrato, poiché dallo stesso veniva, pochi giorno appresso, diramata un
altra circolare, la quale dicc presso a poco il contrario della prima di cui facemmo cenno nel nostro numero antecedente. A Maubeuye dipartimento del
Nord, un altro Prefetto, altrettanto bramoso di far piacere ai preti, dietro
persistenza di un pastore evangelico a valersi dall'autorizzazione del municipio per celebrare il culto in questa località, lo ha fatto incarcerare
insieme a due membri di quella chiesa, uno dei quali era il sott’ intendente
militare. Speriamo che anche di questo lo zelo verrà alquanto rintuzzato da
chi di dritto — Il dì 26 agosto si apri al Vigan (Gard) il Sinodo dell’i/nione delle chiose evangeliche di Francia, le di cui sedute si protrassero
fino al mercoledì 1° settembre. Al servizio d'apertura presiedeva il signor
de Pressencè, il di cui discorso rimarchevole per molti versi sarà fra poco
dato alle stampe, e come al termine della sessione, venne celebrata dopo
questo servigio la S. Cena. I dibattimenti che portarono sopra punti importanti piuttosto che no, furono dal principio alla fine improntati di uno spirito di sincerità e di carità die* fa la gloria di quelle chiese che ne danno
1 esempio; e tutti gli astanti, membri del Sinodo e forestieri, sene tornarono
portando seco le più soavi rimembranze di quelle belle giornate.
Da Basilea (Svizzera) ci giunge l’infausta notizia della morte testé avvenuta del sig. Merian, uuo dei più insigni benefattori di questa illustre città.
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Egli, all’ infuori delle tante e così cospicue beneficenze praticate meutre
viveva, lascia, per testamento, alla sua città natia, per essere ascritte ad
opere di pubblica utilità e beneficenza 500,000 fr., colla clausola che questa
somma abbia da essere portata al doppio alla morte della sua vedova, e
200,000 fr. alla Società delle Missioni di Basilea, aUe stesse condizioni —
senza parlare di parecchi altri lasciti fatti a .società e persone diverse.
In Irlan^da mentre S. E. il Cardinale Wiseman, con un ciarlatanesimo di
cui non si avea ancora esempio prima di lui, va in traccia di ovazioni popolari, e permette che la sua carrozza sia tirata da uomini, e che il Tablet
paragoni quel trionfo all’entrata di Gr. Cristo in Gerusalemme, l’Evangelo
ch’egli combatte progredisce, e ultimamente ancora sono state registrate
parecchie conversioni, fra cui quella di una giovane di distinta famiglia, e
parecchie altre si stanno maturando.
L’unica notizia di qualche interesse religioso che abbiamo da dare intorno al Piemonte si è la pubblicazione dell’ anno sesto di quell’ ottimo
almaìicuxo popolare ch’è VAmico di casa, il quale in sì breve spazio di
tempo, e ad onta degli sforzi pretini per opporvisi, ha saputo cattivarsi talmente l’affetto delle nostre popolazioni, che gli editori hanno stimato di
portarne, in quest'anno, la edizione a 16,000 copie.
Domenico GroBBO gerente.
ANNUNZI
Ricordiamo ai nostri lettori che la solenne dedicazione
al Signore del Tempio Evangelico Valdese di Genova, avrà
luogo, a Dio piacendo, il Oiovedì 14 del corrente mese,
alle undici ant.
L’AMICO DI CASA
ALMANACCO POPOLARE ILLUSTRATO
AÌVIVO VI. — 1S159.
Trovasi vendibile dai principali Librai, ed al De^msito
dei Libri Religiosi, via Principe Tommaso.
TORINO — Tipogvafln CLAUDTAN-A, divctla (la li, Tromlietta.