1
5RE2002
in
nza paloganatore gèlos, datati im
10 dalla
i di essi
ossesso-^,
3que, le'
11 a
polizia
:a dellQ.
ili della
no affi.:
Copro-s
tà
lica
il partialleato
¡i si opnte, la
ita mene. «Se
:zato la
quen^i'i
questi?
ibberó ì
ha agi- ‘
asmet- ■
)n han-;
re eoa
i detto.; ;
ti della
itati tev
3. IM9;'t
tidiano l
iferito
\mado
al carricevunmondollail
icaziossegni
Ivador
3 delle
presi;arcere
issegni
gare la
scorso
morale
erta di
erreno
lagua.
che le,
jrigiO'
hbero
ndiniini 80.
in se:heletri
lo preli fare
¡segni,
otenecesi di
) circa
iberfjttora(perii
asso il
iiretto
0 deleardistato
ettore
jadel
Rivas.
apreìletto>rl del
e egli
ssere
(eni)
I
WWW
l’informtaione
evangelica in rete
E CHIESE E
Spedizione in a. p. 45% -aiti comma 20/B legge 66^6 - Filiale di Tonno
In rnen Al tnnnrMn rornniin roethiiìrit /il fiìift/mt» nraccn fllffìrin PT Tnrìnn rMPhinrA
Euro 1,14
Anno IX - numero 45 - 22 novembre 2002
■EDITORIALI
I colpa della tivù?
idiaiSABETTARIBET
■PRIMO PIAN
Le nostre scelte etiche <e l'Evangelo
BIBBIA E ATTUALITÀ ■
PAURA
DEL FUTURO
di regno dei cieli
è simile a un tesoro...»
Matteo 13,44
Rientrando a casa nei tardo
pomeriggio accendo la televisione e, nonostante cambi canale,
sempre mi ritrovo immerso in programmi di quiz che assicurano vincite fantastiche a chi è in grado di
rispondere a tante domande che
non conducono a nulla. Milioni di
euro sono le mete di molti che cercano il colpo di fortuna, un colpo
grosso, per assicurarsi il futuro con
una vincita favolosa. C’è chi attende
la vittoria o per sposarsi, o per sistemare i figli, o per fare un grande
Viaggio, o per garantirsi una vecchiaia di tutto riposo. Pare che il futuro debba essere legato solo a una
abbondante sicurezza economica
quale risultato di una inattesa vittoria della lotteria. Non si parla più
del lavoro onesto e neppure delle fatiche di lavoratori migranti, ma solo
del risultato per il «colpo grosso».
IL brano biblico ci parla di un
contadino il quale, mentre lavora,
ha la fortuna di trovare un tesoro
nel campo del suo padrone. Egli non
può credere di aver finalmente trovato la soluzione per ogni problema
riguardante il suo futuro. Ora potrà
offrire una dote a sua figlia, potrà
impedire che il figlio cerchi lavoro
emigrando, potrà assicurarsi una
vecchiaia serena con sua moglie. Ma
quel tesoro non può essere preso,
non è suo perché fa parte del campo.
La sua scoperta non è il grosso colpo
di fortuna, ma l’inizio di una serie di
decisioni da assumere per avere un
futuro. Egli vende ogni suo patrimonio e compera il campo con il tesoro
nascosto in esso. Egli non trafuga,
ma impegna se stesso con il sacrificio
di ogni suo avere. Così è del regno di
Dio, afferma Gesù. Esso è da te «tro
vaio» e a te chiede solo di abbando
nare il tuo passato, tutto quanto è
Veramente tuo, per avere solo questo
«tesoro» che ti apre a un futuro di
allegrezza. Il tuo futuro è così aperto
non dalla tua fortuna, ma da un do
no che ti fa essere nuovo e ti condu
per una via mai percorsa, nella
quale incontri i frutti dell’amore
della pace e della speranza.
T L futuro. Io credo che per molti
■L questa parola costituisca spavento
soprattutto perché sembra assumere
sempre più la figura di dolori e di
sofferenze. In questo modo, anche
quanto di bello accade nel presente
sembra non essere gustato con rico
noscenza e vi è necessità di trovare
f'unze per attenuare la paura
®1 domani. Gesù sembra dirci che
questa angoscia che è in molti di noi
non ha più ragione d’essere perché
^uo, il regno di Dio è davanti e in
^zzo a noi come un tesoro prezio
n> pronto per essere preso, per farci
/'camminare verso un domani di
Q '’’atta di «vendere tutto
qne lo che si possiede», cioè di ab
an onare le nostre vie di vanità i
pretesa per garantire il futuro con
nostre fortune. Esse risultano
illusorie e chiudono la no
sen "" presente fuggente .
nia^^ P^ap^filve di pace per il do
ni- Qui e ora ecco il regno di Dio.
Giovanni Anziani
CHIESI
Viaggio nei Molise terremotato
di MAURIZIO GIROLAMI '
¡ECO DELLE VALLII
A Prati è arrivata ia neve
di DAVIDE ROSSO
Perplessità degli evangelici suH'intervento di Giovanni Paolo 11 in Parlamento
Ritorno a Roma
Il discorso del papa, il fatto che fosse seduto al posto del presidente della Camera
e le reazioni dei parlamentari fanno riflettere sull'autonomia dello stato italiano
DOMENICO MASELLI
IL papa è andato in Parlamento e
l’evento è stato enfatizzato da molti. Non sono mancati, peraltro, alcuni
parlamentari, come Giorgio La Malfa
e i Comunisti italiani, che hanno preferito essere assenti. A me, laico e
protestante, ha dato fastidio vedere
Carol Wojtyla seduto sullo scranno
che fu di Umberto Terracini, Sandro
Pertini e Nilde lotti. Poi, il suono degli inni nazionali ha chiarito che si
rendevano gli onori a un capo di stato e ho ricordato la visita del re di
Spagna. L’ambiguità della triplice
qualifica, vescovo di Roma, capo del
cattolicesimo, sovrano dello Stato Vaticano, è emersa una volta di più. In
quale veste il papa ha visitato il Parlamento? Il fatto che si sia suonata la
campana di Montecitorio solo per
l’arrivo e la partenza del presidente
della Repubblica, mi ha convinto di
essere ancora cittadino di uno stato
sovrano, mentre l’improwido termine usato dal telecronista di «baciamano» per l’incontro tra il papa e alte
cariche dello stato, mi ha lasciato
perplesso e spero che si sia trattato di
un lapsus linguae del cronista e non
di una disposizione del cerimoniale.
Passando al contenuto del discorso, non sono mancati passi che condividiamo completamente, come
quando ha affermato che si deve cercare l’essere e non l’avere, o quando
ha chiesto di contribuire alla pace e
ha invocato solidarietà per i più deboli e per gli immigrati. Vi sono stati,
però, anche accenni a vecchi temi
cari al clericalismo, come la parità
tra scuola pubblica e scuola privata.
Mi chiedo se si riflette che questa
non vuole più dire scuola dello stato
e scuola della Chiesa cattolica, ma
può indicare che ogni religione e
ogni etnia ha la facoltà di crearsi un
proprio campo di azione che, fatalmente, diventerà un ghetto. La scuola pubblica, invece, deve essere il
luogo dove ci si incontra e si impara
a conoscere l’altro. Epfiure egli stesso ha espresso l’augurio che le religioni lavorino per la pace e ciò non
può essere fatto pienamente in nessun campo come in quello dell’educazione delle nuove generazioni.
Due altri temi, molto delicati, presenti nel discorso del papa sono stati
quello del calo delle nascite e delTe
Segue a pag. 7
E3 Le reazioni alla visita del papa a Montecitorio
Un cerimoniale troppo fastoso
Secondo il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei), Gianni Long, ha riferito
l’agenzia Nev, «l’intervento del poritefice Giovanni Paolo II a Montecitorio non ha destato sorprese, toccando i temi che già erano stati coiitemplati nelle previsioni della vigilia. Molte delle affermazioni papali
appaiono largamente condivisibili.
Così l’invito a valorizzare le differenze di opinione, in una società che
sarebbe impoverita da forzate uniformità; così l’invito alla solidarietà, al di là delle differenze ancheterritoriali, e a vincere la povertà che
affligge tante famiglie italiane e di
immigrati nel nostro paese».
«Qualche perplessità suscita invece
- ha aggiunto Long - Revocazione del
rischio di una alleanza tra deniocrazia e relativisipo morale, già richiamato nell’enciclica Veritatis Spleridor,
nella democrazia ciascuno può difen
dere le proprie concezioni morali; è
semmai la mancanza di libertà che
invita al relativismo della paura. Ma
soprattutto restano perplessità sul fastoso cerimoniale, con tanti esponenti dello stato italiano prostrati di fronte al rappresentante di una, seppur
maggioritaria e autorevole, confessione religiosa. Non sembra proprio che
la laicità dello stato sia più un valore riconosciuto, come garanzia dell’eguaglianza dei cittadini».
L’on. Valdo Spini, in un’intervista
su «La Stampa» del 15 novembre, ha
dichiarato che «Una volta era la De
che mediava con il mondo cattolico.
Ora il mondo cattolico si presenta
con le sue richieste. Sono preoccupato». E ha aggiunto: «Sarebbe stato
il giorno giusto per varare la nuova
legge sulla libertà religiosa che abolisce la legislazione fascista».
Altri commenti a pagg. 10 e 12
^ Valli valdesi
Due bei cortei
per gli ospedali
Una partecipazione corale ha contrassegnato la giornata di sabato 16
novembre, dedicata per iniziativa
delle Comunità montane (vai Pellice
e valli Chisone e Germanasca) alle
manifestazioni in solidarietà con gli
ospedali valdesi in un momento di
grande difficoltà. Sotto la pioggia al
mattino (da Luserna a Torre Pellice),
con condizioni migliori nel pomeriggio (da Perosa a Pomaretto) i cortei
hanno accolto operatori degli ospedali (che hanno consegnato le 25.000
firme di sostegno fin qui raccolte),
associazioni, forze politiche, sindacali, chiese, amministratori locali e
soprattutto cittadini. I presidenti
delle Comunità montane, Claudio
Bertalot e Roberto Prinzio, hanno
entrambi rivolto i loro messaggi.
A pag. 11
L'OPINIONE
NUOVA
SPIRITUALITÀ
Tutti viviamo le stagioni «culturali»
che la storia inesorabilmente ci propone e ogni stagione è contrassegnata da
un modello culturale all’interno del
quale ciascuno trovava la propria collocazione. L’illuminismo, il romanticismo, l’idealismo, il liberalismo, il
marxismo e la modernità hanno costituito paradigmi culturali diversi, ma
ognuno con i suoi pipiti di riferimento.
Ora è l’epoca del post-modernismo,
modeUo culturale che nega Resistenza
stessa di punti di riferimento, per cui
ciascuno è obbligato a cercare i propri.
Ma questo processo si espone a due
cortocircuiti mortali: il ripiegamento in
se stessi, o il lasciare che siano altri a
proporre i modelli, assumendoli pigramente.
Mi sembra che si possa tracciare un
parallelo con la nostra vicenda cristiana. Sono finite le grandi stagioni
dell’ortodossia e del pietismo, della ricerca storico-critica e della riflessione
teologica, ma nel contempo siamo insoddisfatti della proposta biblicistica e
revivalista, quando non fondamentalista, e non disponiamo ancora di chiavi
di risposta per le nuove domande collegate ai mutamenti della società. Ultimamente si percepisce la richiesta di
una nuova (o rinnovata) spiritualità,
che corrisponda a esigenze più profonde di partecipazione selettiva. Su questo versante noi chiese protestanti siamo carenti, diversamente da altre chiese evangeliche che invece hanno coltivato questo aspetto nel corso del tempo. Le due ali della chiesa, nel tentativo
di identificarsi con chiarezza, hanno
esaltato l’uno o l’altro dei due aspetti.
Ora c’è un ripensamento generale.
Per chiarire guardiamo fuori di noi,
ma non troppo lontano: il cattolicesimo
ha i suoi riti e le sue liturgie con i quali
esprimere pubblicamente la sua spiritualità. I musulmani hanno i loro riti: la
preghiera giornaliera (che spettacolo
vedere tutte quelle persone ben allineate e prostrate verso la Mecca!) e, in questo periodo, il digiuno di ramadan, anche questi pubblicamente professati. Il
protestantesimo ha. rifiutato riti appariscenti considerandoli atti formali e
non impegnativi. Abbiamo interiorizzato tutta la nostra espressione pubblica della fede (per senso di pudore? per
pura incapacità? per deficit spirituale?)
al punto che la nostra spiritualità non
riesce più a esprimersi pubblicamente
se non parzialmente. Per esempio: siamo ben attrezzati per il canto, meno
per la preghiera pubblica o liturgie più
partecipate. La spiritualità deve essere
pubblicamente esercitata per rafforzarsi. Siamo confrontati con la domanda: è
corretto rinunciare alle manifestazioni
esteriori della nostra appartenenza religiosa e confinare l’intera vicenda spirituale nel segreto della coscienza? Come possiamo recuperare una spiritualità che si renda visibile?
Non possiamo rifugiarsi nell’identi
ficazione fra testimonianza e spiritua
lità: si tratta di due cose che rispondo
no a esigenze diverse e hanno radici diverse. La spiritualità costituisce uno
stile di vita, un «habitus» che diventa
testimonianza. Poiché nessuno manca
di una qualche spiritualità personale, il
problema consiste nel come manifestare in segni, atteggiamenti e parole
quella spiritualità, che pur coltiviamo
nell’intimo e nel privato, e che corrisponda all’Evangelo che ci è stato annunciato. 0 ci siamo ridotti a una reli
giosità del privato e dell’interiorità?
Domenico Tomasetto
2
PAG. 2 RIFORMA
tra nazione
e nazione e sarà
Varbitro fra molti
popoli; ed essi
trasformeranno
le loro spade
in vomeri.d’aratro
e le loro lance in
falci; una nazione
non alzerà più
la spada contro
un’altra, e non
impareranno
più la guerra»
(Isaia 2, 2-4)
<^Annunziate
questo a tutte
le nazioni:
“Preparatevi alla
guerra santa,
chiamate i
guerrieri, riunite i
soldati e avanzate.
Trasformate
i vostri vomeri in
spade e le vostre
falci in lance.
Anche i deboli
abbiano
il coraggio
di combattere»
(Gioele 4, 9-10
traduzione Tile)
«'^Poi Gesù, giunto
nei dintorni di
Cesarea di Filippo,
domandò ai suoi
discepoli: “Chi dice
la gente che sia il
Figlio dell’uomo?”.
'^Essi risposero:
“Alcuni dicono
Giovanni
il Battista;
altri Elia;
altri Geremia
o uno dei profeti”.
^^Ed egli disse loro:
“E voi, chi dite
che io sia?”»
(Matteo 16,13-15)
ROLA
VENERDÌ 22
(^Avverrà, negli
ultimi giorni,
che il monte della
casa del Signore
si ergerà sulla
vetta dei monti,
e sarà elevato al
di sopra dei colli;
e tutte le nazioni
affluiranno a esso.
^Molti popoli
vi accorreranno,
e diranno: “Venite,
saliamo al monte
del Signore, alla
casa del Dio
di Giacobbe;
egli ci insegnerà
le sue vie, e noi
cammineremo per
i suoi sentieri”.
Da Sion, infatti,
uscirà la legge,
e da Gerusalemme
la parola
del Signore.
^Egli giudicherà
TRASFORMARE LE SPADE IN ARATRI
Bisogna impegniard con decisione perché la fede religiosa si separi in modo netto
dai meccanismi dell'identità che una fede di tipo sacrale le ha imposto al suo Inizio
FABRIZIO OPRO
E quasi normale oggi, se si
parla di guerra santa, di giustificazione religiosa della violenza, pensare al mondo musulmano. La guerra santa è dellTslam, la jihad non ci appartiene
ed è estranea culturalmente e
storicamente ai nostri orizzonti.
Il seme religioso
della violenza
Eppure proprio perché il
nostro sforzo di cristiani è
di essere facitori di pace e di
riaffermare con ogni mezzo i
valori della vita contro quelli
della morte, dovremmo interrogarci con sincerità e severità
per vedere se il seme religioso
della violenza non riguardi anche noi. Per accorgerci di quanto il nostro spirito religioso non
sia stato immune da violenze
basterebbe non tanto ricordare
le infedeltà della chiesa (le ci;ociate e l’inquisizione vengono
molto facilmente alla memoria)
ma aprire direttamente la Bibbia e ripercorrere non solo determinati eventi storici che vi
sono narrati ma concentrarci
sugli insegnamenti prescritti,
sulle norme che il popolo ebraico doveva seguire in determinate circostanze.
Per delimitare il campo scegliamo quel momento di storia
biblica che più ci ha appassionato nel recente passato come
paradigma di liberazione, cioè
l’esodo dall’Egitto e la realizzazione della promessa della terra.
Fu un evento complesso: liberazione dalla schiavitù, costruzione di un popolo nuovo tra mille
insidie e infedeltà, necessità di
una legislazione che potesse da
re un’identità forte al popolo
che si costruiva per diventare
nazione e poi stato, necessità
conseguente che questa identità
assumesse carattere religioso e
sacro. Ebbene, durante questo
appassionante processo di liberazione, si trova enucleata nella
Bibbia la nozione, coerentemente applicata, della guerra di
sterminio. Guerra di sterminio
che non è solo narrata ma prescritta come volontà di Dio.
Preghiamo
Signore nostro, la Parola che abbiamo
appena letto ci mette in grande difficoltà,
da un lato Isaia ci annuncia un tempo
in cui la guerra sarà dimenticata,
dall’altro Gioele esorta alla guerra santa.
Il nostro tempo purtroppo ci pone ancora
una volta di fronte a questo problema
ed esige responsabilità e impegno.
Fai in modo che il tuo Spirito ci dia intelligenza
di giudizio e coraggio nell’annuncio.
E tu che sei U Dio della vita allontana da noi il
fascino sacrale e tremendo del vuoto della morte.
Amen
La guerra di sterminio
COME troviamo nel secondo
capitolo del Deuteronomio,
per guerra di sterminio si intende soppressione di ogni forma
di vita presente nella città destinata alla conquista. Dice il popolo di Dio in questa occasione: «Il Signore nostro Dio ha
abbandonato in nostro potere
Sicon re di Chesbon, e noi uccidemmo lui, i suoi figli, e tutta la
sua gente. In quel tempo abbiamo occupato tutte le sue città e
destinato allo sterminio i loro
abitanti: uomini, donne, bambini. Non lasciammo superstiti»
(Dt 2: 33-34). La città di Gerico
viene destinata allo sterminio:
«Tutto quel che si trova all’interno della città appartiene al
Signore (...) state bene attenti:
tutto deve andare distrutto», e
quando al suono delle trombe
le mura di Gerico crollarono «i
soldati entrarono nella città e la
conquistarono. Essi applicarono la legge dello sterminio: uccisero uomini e donne, giovani
e vecchi: ammazzarono anche i
buoi, i montoni, gli asini» (Gs 6,
y) (si salvò solo la prostituta
Raab, progenitrice di Gesù secondo la genealogia di Matteo).
Tutte le città conquistate da
Giosuè (eccetto Gabaon) furono conquistate con le armi. I loro abitanti avevano voluto opporsi in tutti i modi agli israeliti.
La loro ostinazione era voluta
dal Signore (era Dio stesso cioè
che rendeva ostinati i nemici
del suo popolo) «ed egli li condannava così allo sterminio e li
destinava ad essere uccisi tutti,
senza pietà. Era quello l’ordine
dato dal Signore a Mosè» (Gs
11, 20). «Senza pietà», senza
quell’elemento così consolante
e umano che accompagna nella
Bibbia l’invocazione di Dio, Dio
di misericordia, di tenerezza e
di pietà. La pietà sembra essere
sconosciuta, e non solo nei
confronti dei nemici politici ma
anche, e da un certo punto soprattutto nei confronti di coloro che all’interno del gruppo
della comunità si allontanavano dall’identità religiosa stabilita. In Deuteronomio 13, 18 le
leggi del Signore prescrivono
che se una persona è idolatra
l’occhio dell’israelita non può
avere pietà di lei, anzi la deve
uccidere senz’altro: «Devi essere il primo a lanciare il sasso e
poi tutto il popolo getterà sassi
per farla morire».
te prescrizioni bibliche sono
state date al popolo. Bisogna
percepire l’azione di Dio nella
storia come un processo non
traumatico e drammatico, ma
piuttosto come partecipe delle
nostre debolezze, inclusa la nostra propensione all’odio per il
nemico; un’azione che vuole
cambiare il mondo insieme con
le nostre coscienze, come il lievito che fa fermentare la pasta.
Il Dio della vita
L'odio per il nemico
Lf ODIO in questi casi nasce
t da questioni religiose (non
solo da questioni politiche o da
contrapposizione di interessi
economici), fa parte del rafforzamento della propria identità
e della propria sicurezza di fede. Non solo nel primo Testamento, anche nell’Apocalisse è
presente un linguaggio che unisce salvezza e violenza, come se
la violenza fosse una indispensabile manifestazione dell’azione salvifica di Dio. Quando si
parla della distruzione della ricca Babilonia (e se si legge tutto
il cap. 18 si rimarrà impressionati dalla somiglianza con lo
scenario della New York delTll
settembre; si provi a leggere il
capitolo sostituendo al nome
Babilonia il nome New York) si
conclude: «Potente è Dio che
l’ha condannata». Sono superficiali e secondarie le somiglianze con quanto dicono gli integralisti islamici alla notizia di
una catastrofe del nemico: «Allah è grande». Ma, allora, noi
che abbiamo nella Bibbia il nutrimento del nostro spirito, gli
annunci che aprono alla speranza, e nell’esodo del popolo
ebraico l’archetipo della nostra
liberazione, possiamo essere
credibili se richiamiamo i nostri
motivi religiosi per annunciare
la pace e per realizzarla con il
nostro impegno?
Io credo che questo sia ancora profondamente possibile se
riusciremo a fare nostro quel
coraggio mostrato da Gesù
quando con creatività spirituale
mostrava che le antiche leggi
date da Dio al suo popolo non
erano la perfezione ma un tentativo che Dio ha fatto per raggiungere noi che abbiamo un
cuore duro. È a causa della durezza del nostro cuore che mol
E tempo che ci impegniamo
con decisione più forte perché la fede religiosa si separi
con forza e in modo netto dai
meccanismi dell’identità che
una fede di tipo sacrale le ha
imposto al suo inizio. Il cristianesimo non è ancora terminato, e non è un tesoro da custodire nella sua intangibile purezza. Anche noi oggi possiamo
delinearne il carattere. I fatti
gravi che oggi ci circondano richiamano le questioni ultime
della vita e della morte, quelle
grandi realtà e quei grandi valori che la religione ha sempre riconosciuto come suoi. A causa
della gravità di questi fatti i cristiani di oggi sono chiamati alla
responsabilità di decidere il
proprio cristianesimo, a dare
della fede un’immagine che resterà nella storia, che potrebbe
condizionarne il corso. Non è
sempre vero, non è del tutto vero che la storia viene fatta dai
potenti, o dai grandi interessi
economici e politici.
Questi interessi ci sono ma
vengono sempre ricondotti a
valori, a immagini del mondo.
Si può essere terroristi per la
gloria di Dio e si può decidere
una guerra perché trionfi il Bene. Il consenso e la motivazione
delle azioni vengono sempre
cercati nel linguaggio dei valori.
I cristiani possono agire su questo, possono agire sui valori e
sulla loro percezione collettiva.
Come nei grandi momenti della
storia siamo chiamati a decidere il nostro cristianesimo. La fedeltà a Dio implica sempre una
decisione per lui. Il compito è
straordinariamente difficile ma
la responsabilità è drammaticamente ineludibile. È un forte rischio ma siamo noi a dover dire
chi è il nostro signore. «Voi chi
dite che io sia?». Speriamo che
lo Spirito ci suggerisca, nella risposta, il Dio della vita.
Note
omiletidM
tema della
biblica, che vie'ne'a!!'’
frontato, richiedeÆ
attend
catore alcune
L'immagine di un Din
lento» va naturali
storicizzata e contS
lizzata (ambiente^
teronomista e ainbi^^
sacerdotale, cenni su|h^
dazione dei documel
blici ecc.) ma nontf
punto di cancellare!
sturbo e persino lo se
dalo che tale immjj
öau^
¡ùccia
provoca in un
mento religioso trai ledi
lizzante. Lo scopo di ' “
predicazione su
ma non
e quello di ni cl
accusa il Dioj^ ■
Bibbia, quanto quell,,
re sotto accusa il Diodi
riconoscere i semi reli ® ^
dell'intolleranza ed*
violenza anche quaiì giorno i
trovano nelle nostretr,
zioni. Oggi con moltafe
lità il fondamentalisii
appare solo islamico.'
Un'attenzione pai|||
lare è necessaria per,
non si colleghi con 1*
diatezza questo disc«
con la politica dell'at^
Stato d'Israele. Il con|
mediorientale ha assi*
negli ultimi anni unaca
notazione anche religi
Ma approfondire qui
solco per prendere pi
zione significherebi
centuare la tragedia
Icontr
dotti
sta mia
dalla C
pio aviti
la Comi
blioteca
verso un operazione i atmpi
lei trovi
le oper
storici {
buon I
quelle (
gronorr
siasi al
ché, dii
loro la <
gi, che
Avevar
, Forni
dato ari
lein Ci
me. Riflettere sui caratli
religiosi della violenti)
ve servire come autoi
si, deve aprire all'ur
alla rinuncia alle posi|
di forza e a capire clw
spetto a questo probi
politico solo l'attei
mento laico di dialogj
compromesso e di trai
va sono adeguati a
spirito che con inquìi
ne ricerca nella fede,
La riflessione deve spi
gere a coraggiose pre^
posizione su Dio in cm
no di noi. Al fondodi
problema della violeni
religiosa non posslam
non sentirci ancora W
rogati dalla domanclÉ
sempre: «Voi, chi diteti
io sia?». Attraverso p»
ghiere e incisi durani
culto è forse possibili
pire che la risposta è(
dallo Spirito insieitiea)
nostra ricerca ., ,
ta e sempre inquieta.1
voce dello Spirito e lati
della nostra decisioni
ranno sempre in
feconda contraddizioS
per cui più ché delW
mentazione discorsiva»
sermone questa dojnaw
ha bisogno degl
ampi della preghiera
della meditazione.
nari ci
mepra
Guidoti
necess
stiana.
due me
sono 1
compii
dentro
tempi i
Eul
Per
approfondii
- Allievi, Bidussa,
Il libro e la spada,
na, 2000, indispens;
introduzione dei
trattati in questa pagi" '
-Th. Römer,//aß«“
di Dio. Claudiana, 2" '
analisi compiuta da u „
Iteli
blista sulla violen«
Antico Testamenti ^
spiega fin
non sempre qn'"’,
fica, questo eie««
scandaloso che
que il merito ui
limiti di un discorso.
gico I
- P. Partner, H
eserciti, Einaudi,.
indagine g
rica sulle
di guerra santa ''“ 'L
nesimoenell'is«
- M. Walzer, /¡a
zione dei santi,
; i santi e'Vi
• 11^ rtlll
dell'epoca
1996, dove i santi e
religione europO^
al mondo mode(®a3
verso sistemi tfP|jjKiodi profetici, richw«
calittici
Luther Bl'ss«®^
naudi, 2000.
dove I espei'
bertà, incfn^faiß^i
forma del '¡pfofr
violenza di fedj
zia e di speranza.
ALC
ilun
hanno
piano
de di (
da am
da sol
Paesi I
verse t
iigiose
mezzo
geche
Instai
mento
nitiad
^proi
lizza il
ché se
esame
miche
termir
tiasia
te uni
non ce
Posizii
se, pe
quanti
pubbl
agostc
mlof
3
¡22 NOVEMBRE 2002
i^—g
Primo Piano
PAG. 3 RIFORMA
etiche
®','a violen
Viene q,p
? attenjJ
^noy
laturaliM
e contai
'“'ented,
* ® ambia,
cenni suHj,
documerii
® i^on fìito
ncellareiij
fsino Iosa
le imras^
un attsL
'OSO tranj
scopo di
' su quest'elio di ma,
isa il Diodi
nto quellj
semi religi
■anza e dd
:he quatti
2 nostre*
on molta
amentalis,
slamico,;(
ione pare,
ssaria petd
|hi con ini,
esto disc*
:a dell'atil
le. Il coni
le ha assi
anni unan
iche relig^
ndirequi
■endere p»
icherebi^
ragediaiti
arazioneinl
e sui cacai
3 violen^
me autoj
ire aH'umill
alle posisi
capire dei
isto probi
0 l'attei
di dialogit
3 e di tratti
‘guati a 01
)n inquids
Ila fede,
ne deve spi
glose pres
Dio in di
VI fondo!
ella violeni
)n possian
ancora inta
domant&l
, chi dite di
;raverso p»
isi durante
possibiléi
sposta è|
insieme^
py Due modelli di pensiero per rispondere ai molti interrogativi del nostro tempo
Le nostre scelte etiche e l'Evangelo
pa uno porte c'è chi chiede di approfondire di più il nesso tra quel che crediamo e quel che
1001710, dall'altra c'è chi propone II «bisogno» del prossimo come parametro fondamentale
^CIO ROSTACNO
T contributi dei dottori Guidetti e Pomari (come quei mia nota) sono stati voluti
Ma Commissione per la
Letica. Essi sono un riflesso
Me discussioni che abbiaL avuto durante i lavori delà Commissione. Sottolineo il
fatto che sono due membri
della chiesa, a porre domande
e a tentare risposte. Ricordo
sempre che Berta Subilia un
florno mi disse che nella BiHioteca della Facoltà valdese
di teologia dovevano secondo
lei trovare posto non soltanto
le opere dei teologi e degli
storici (ne abbiamo infatti un
buon numero), ma anche
quelle dei medici, giuristi, aLnomi, architetti (o di qualLsi altra professione), perché, diceva con ironia, sono
toro la chiesa e non voi teologi, che credete di esserlo.
Aveva ragione.
Pomari e Guidotti ci hanno
dato argomenti su cui riflettete in Commissione. Mi limito
a un piccolo commento. Fornari ci mette davanti l’esame pragmatico dei problemi.
Guidotti si appella invece alla
necessità di elaborare con
maggiore evidenza l’etica cristiana. Dietro di loro stanno
due modelli di pensiero che si
sono fronteggiati e talora
completati a vicenda fuori e
dentro il cristianesimo dai
tempi dei tempi. Guidotti dà
voce a una richiesta che viene
da molte parti: descrivere più
esattamente l’etica evangelica, documentare meglio il
nesso tra quel che crediamo e
quel che facciamo, tra predicazione e azione. Una prima
risposta può venire dal documento del sinodo 2000, almeno come base di discussione.
-Fornari, in questo testo, e in
molte altre occasioni, mette
l’accento sul fondamentale
pensiero etico della Riforma,
che guarda direttamente in
faccia il «bisogno» del prossimo e prende come parametro
basilare la persona concreta
con le sue necessità. Questo
pensiero appare per esempio
nella tesi 6 della Confessione
Tetrapolitana del 1530 e prima ancora nella Libertà del
cristiano di Lutero del 1521.
Quanto alla richiesta di
Guidotti di rendere più esplicito il legame tra le scelte etiche e l’Evangelo, temo che la
cosa sia in pratica più diffìcile
di quanto non si possa pensare. La richiesta è certo legittima,, se pensiamo che l’elaborazione di un’etica nel suo
rapporto con l’Evangelo è un
compito rilevante e durevole
dei credenti. Ma si tratta veramente di costruire un’etica,
cioè di trovare le migliori soluzioni al caso concreto e non
di applicare deduzioni da
principi astratti.
L’etica evangelica, nella sua
costante elaborazione, resta
una risposta umana alla parola di Dio. Ogni tentativo di
qualificare i nostri atti come
intrinsecamente evangelici e
quindi puri, cristiani, a differenza di altri, non potrebbe
che condurre al perbenismo e
chiudere la comunità cristiana su se stessa. La scelta opposta è più difficile e promettente. Non ci deve importare
proprio nulla se proponiamo
soluzioni (soluzioni a casi
concreti) che anche altri umanamente propongono. In
ultima analisi, l’elaborazione
etica del credente non deve
per niente tendere a rendere
evidente ed esplicito il legame con la fede, anzi questa
strada deve risultare addirittura impossibile da percorrere, se il credente cammina
per fede e non per visione.
Al credente basta l’immenso campo della vita concreta
dove avrà mille volte spazio'
per testimoniare la sua fede e
dove, soprattutto, potrà collaborare con chiunque altro
per trovare le migliori e più
utili soluzioni ai problemi etici. Tuttavia, anche la tesi della concretezza ha i suoi limiti.
Se si pensa ai problemi oggi
posti dal grande sviluppo delle scienze, che hanno completamente cambiato il nostro quadro mentale, si vedrà
che essi richiedono una riflessione profonda sul sènso delle scelte che si compiono.
Più riflessione teologica
sui temi dell'etica
Eutanasia, questione da affrontare con pragmatismo
GIANNI FORNARI
inquieta;|
irito elafi
decisione^
e in deniJ:
itraddlzW
:hé dell'ai
discorsiva^
sta domai*
egli ot\BO>
preghief*
:ione.
fondín
idussa, Na»
adagia#
dispensaba
dei probl®*^
«sta pagi"®'
diana, 20»
jtadaunÇ
iolenzan»
amento tl'
love poV
quindi gi"Ì
) elemef
le ha ...
di
iSCOlìO.
M/Oiod«;
;di,2ÿ
[anela»
ìSÌf!
Ile
iderhOÆ
repre*®".
00 è
de, dir
iza.
Alcuni paesi, in realtà
una esigua minoranza,
haimo offerto una risposta sul
piano legislativo alle domande di eutanasia provenienti
da ammalati cronici e afflitti
da sofferenze intrattabili. I
Paesi Bassi e il Belgio, con diverse tradizioni culturali e religiose, hanno approvato, per
mezzo del Parlamento, la legge che legalizza l’eutanasia.
Instato dell’Oregon è, al momento, l’unico degli Stati Uniti ad avere una legislazione,
approvata nel 1997, che legalizza il suicidio assistito. Poiché sono del parere che un
es®é pragmatico dei problemi che insorgono nel periodo
. rtiùnale di una grave malatda sia l’unico modo per offrimuna risposta adeguata e
don condizionata dalle nostre
posizioni filosofiche e religioso, penso sia utile analizzare
n emerso in un articolo
pubblicato nel numero del 22
sosto del New England Jour'^ofMedicin-.
91 persone in Oregon hanno usufruito del suicidio assistito fra il 1998 e il 2001. Dal
1997 si sono verificati da 6 a 9
suicidi assistiti ogni 10.000
morti. Nonostante molti pensino che il suicidio assistito
venga invocato in assenza di
cure palliative, l’articolo dimostra che il 78% erano attivamente assistite nel prò- gramma di «hospice» e i 19
che sono morti per assunzione di farmaci letali nel 1999
hanno usufruito del programma per un tempo medio
di 6 settimane. 397 infermiere e assistenti sociali impegnati nel programma di «hospice» hanno risposto al questionario inviato dall’Oregon
Health and Science University
e da Oregon Hospice Association. 179 hanno assistito una
0 più persone che hanno fatto esplicita richiesta di suicidio assistito.
Nonostante il 26 pe cento
di loro sia contraria alla legge, solo una ha risposto che
si sarebbe attivamente opposta alla richiesta del mo
rente. Il 98% delle infermiere
ha discusso con altri lavoratori coinvolti nel programma
la richiesta dei pazienti; nella maggioranza dei casi il
malato è stato valutato da
psicologi, psichiatri o infermiere di servizi mentali. L’età media dei pazienti era di
63 anni; nel 68% dei casi la
malattia incurabile era tumorale, nel 12% cardiovascolare e nel 9% neurologica.
L’indagine è stata rivolta a
infermiere e assistenti sociali
nell’ipotesi che le risposte dei
medici avrebbero potuto essere poco attendibili e viziate
da convinzioni personali. È
stato pertanto chiesto quali
erano, secondo loro, le ragione della richiesta di suicidio
assistito. Ognuno ha identificato l’importanza delle motivazioni su una scala da 1 a 5.
Le motivazioni più importanti
(punteggio massimo = 5) sono
risultate: il desiderio di controllare le circostanze della
morte, il desiderio di morire a
casa, il sentirsi pronto alla
morte, la mancanza di senso
STEFANO GUIDOni
nel continuare a vivere, la
paura di perdere il controllo e
la dignità. L’importanza della
depressione, dell’assenza di
supporto sociale e della preoccupazione di essere economicamente di peso è risultata
molto minore (punteggi = 2 o
1). Al dolore è stata attribuita
una media importanza.
È interessante citare come
le persone che hanno fatto
richiesta di suicidio assistito
ma hanno poi cambiato idea
fossero, secondo le infermiere, mediamente più depresse
rispetto a quelle che hanno
portato a termine il suicidio
e come la qualità della morte
sia stata giudicata migliore
nelle persone che hanno assunto farmaci letali. Le famiglie delle persone decedute
mediante suicidio assistito
sono risultate più attive nel
fornire assistenza ai malati
rispetto alle altre e con minori problemi economici, in
confronto alle famiglie di chi
non ha mai richiesto farmaci
letali. Dall’articolo, pure con
i limiti di una simile indagine, si deduce che la depressione e la mancata assistenza
sono poco importanti per la
richiesta di suicidio assistito.
Emerge invece il desiderio di
mantenere dignità e autonomia al momento della morte,
pure in condizioni di estrema sofferenza.
Il suicidio assistito e l’eutanasia sembrano essere dunque una risposta adeguata alla richiesta di evitare sofferenze considerate inaccettabili in riferimento alla valutazione personale di libertà,
piuttosto che, come spesso si
afferma, una scelta obbligata
per la carenza di cure palliative, per la scarsa assistenza
offerta dalla società, per la
mancata disponibilità economica e interesse al malato da
parte della famiglia.
(♦) Ganzini L, FIarvath TA, et
AlExperiences of Oregon nurses and social workers with hospice patients who requested assistance with suicide. N Engl I
Med, 347:582-588,2002.
Nei nostri ambienti si sta
diffondendo un modo, a
mio parere, molto originale
di affrontare i problemi che
la realtà circostante pone all’
attenzione. Siamo così presi
dal voler affrontare in modo
laico i problemi, che spesso
dimentichiamo chi siamo, da
dove veniamo e dove vogliamo andare. Quando ci interroghiamo su problematiche
come quelle poste a esempio
dalla bioetica, ma il discorso
si potrebbe estendere anche
ad altri campi, facciamo di
tutto per stemperare, per far
scomparire le posizioni da cui
prendiamo le mosse. È un atteggiamento facilmente spiegabile, determinato dal dover
fare i conti con una chiesa
cattolica romana che assume
le sue posizioni, pretendendo
anche di imporle agli altri, in
base ad una presunta scelta di
fede. Se la Chiesa cattoUca romana sbaglia, il giusto atteg^
giamento non è quello di sterilizzare la fede, confinandola
in un angolo della nostra vita,
per lasciare poi campo libero
alle altre nostre idee quelle
che in definitiva sarebbero
poi quelle che contano, quelle
che sono utili ad affrontare la
realtà mutevole.
Il giusto atteggiamento è
quello di far giocare alla fede
il ruolo che le spetta. Questo
vuol dire che quando assumiamo delle posizioni dobbiamo rendere palese quale
rapporto intercorra fra la posizione assunta e la nostra fede o, per meglio dire, deve
essere palese come la nostra
fede si esprime nella concretezza della quotidianità. L’etica, per un cristiano, non
può essere una questione che
riguarda esclusivamente la
convivenza civile. L’etica nel
cristianesimo ha sempre avuto una valenza tutta particolare e questo è testimoniato
in primo luogo dal contenuto
dell’epistolario paolino e, in
secondo luogo, dal fatto che
nelle facoltà di teologia, fra
cui la nostra, vi è, guarda caso, un insegnamento d’etica.
Attenti però a non prendere un abbaglio: dire che nelle
scelte etiche la fede gioca un
ruolo, non vuol dire andare a
cercare «la legge». L’etica deve essere elaborata in relazione alle diverse epoche storiche, l’etica è sempre un’etica
incarnata, un’etica che si
esprime nell’agire concreto
che può assumere valenze di
verse in diverse situazioni.
Ma deve rimanere in ogni caso inscindibilmente legata alla consapevolezza che l’etica
cristiana prende le mosse da
una Parola rivelata. Farò due
rapidi esempi per far capire
come il fondamento che sta
alla base di una scelta etica
faccia la differenza. Il primo
riguarda il concetto di libertà.
Il laico, o per meglio dire, il
non credente, fonda la nozione di libertà individuale su
un proprio diritto, acquisito
con la nascita. In questo caso
l’anelito alla libertà coincide
con la realizzazione di sé
stesso, la libertà è un predicato del proprio io. Il cristiano vive la libertà come dono
di Dio, conseguentemente
non è un attributo proprio,
ma è un attributo di Dio che
rivela all’umano che cosa sia
la libertà, che cosa voglia dire
essere liberi: in questo caso la
libertà è vissuta come dono.
Il secondo esempio è quello del rispetto del prossimo.
Il non credente rispetta il
prossimo perché ritiene che
questa sia l’unica opzione
possibile per non scatenare
la guerra di tutti contro tutti.
Il credente rispetta il prossimo perché non può fare altrimenti, perché questo è ciò
che Dio gli richiede. Anche
se, ipoteticamente, si dimostrasse che non è conveniente rispettare il prossimo, nondimeno il credente non potrebbe fare diversamente. Per
il non credente il rispetto del
prossimo è una necessità, invece per il credente, l’imperativo del rispetto del prossimo è inscindibilmente legato
all’opera che Dio, per mezzo
di Gesù Cristo, ha fatto per
tutta l’umanità e per ogni
persona singolarmente.
Concludendo ritengo che,
proprio perché non si può fare affidamento su una legge,
un cristiano oggi ci abbia bisogno di più teologia per affrontare i problemi d’etica e
nello specifico di bioetica.
Per far sì che l’esercizio della
responsabilità, caro al mondo protestante, non diventi
arbitrio o più semplicemente
non corrisponda al proprio
tornaconto, è necessario che
sia saldamente ancorato alla
Scrittura. Quindi per affrontare i problemi etici in generale e quelli di bioetica in
particolare, diversamente da
quello che pensano alcuni,
abbiamo bisogno di più teologia operativa e non già di
meno teologia.
4
PAG. 4 RIFORMA
CUMENE
VENERDÌ 22
La cerimonia si è svolta a Ginevra domenica 3 novembre, festa della Riforma
Il nome di Valdo sul Muro dei riformatori
/ nuovi nomi incisi sul monumento sono quelli di tre precursori della Riforma: Valdo di Lione,
Wycliffe e Hus. Il quarto nome è quello di Marie Dentière, teologa e storica della Riforma
LUCA MARIA NEGRO
Domenica 3 novembre,
in occasione della Festa
della Riforma, sono state inaugurate a Ginevra quattro
nuove iscrizioni sul «Muro dei
riformatori». I nuovi nomi incisi sul monumento, uno dei
simboli della città adottiva di
Calvino, sono anzitutto quelli di tre precursori della Riforma: Valdo di Lione {circa 1140-1217), John Wycliffe
(1329-1384) e Jan Hus (13691415); il quarto nome è quello
di una donna; Marie Dentière
(1490-1561), teologa e storica
della Riforma. Inaugurato nel
1909, in occasione del quarto
centenario della nascita di
Calvino, il monumento illustra la storia della diffusione
della Riforma calvinista. Al
centro del Muro campeggiano
quattro grandi statue di riformatori (Farei, Calvino, Beza e
Knox). Ad esse si affiancano
sei statue di minori dimensioni, che raffigurano statisti appartenenti ai paesi in cui la
Riforma ginevrina ha avuto
maggiore influenza (Federico
Guglielmo di Brandeburgo,
Guglielmo il Taciturno, l’ammiraglio Coligny, Roger Williams, Olivier Cromwell, Stefano Bocskay). Fra una statua
e l’altra, sei bassorilievi accompagnati da iscrizioni, che
illustrano i momenti salienti
dell’affermazione del protestantesimo riformato, dall’Europa fino cd nuovo Mondo.
L’iniziativa di aggiungere al
Muro quattro nuovi nomi è
iìBHUii
Ir ì
à»
Inaugurazione dell’iscrizione del
trice della Compagnia dei pastori
nome di Valdès di Lione al Muro dei riformatori. A destra, la modera, pastora Isabelle Graessié, con i bambini della scuola domenicale
partita da un comitato promotore, presieduto da Olivier
Barde, uno svizzero la cui famiglia è in parte di origine
valdese. Tra i membri del comitato ricordiamo lo storico
Olivier Patio, il pastore della
Cattedrale (riformata) di Ginevra, William McComish, e
la moderatrice della Compagnia dei pastori e dei diaconi
della Chiesa protestante di
Ginevra, Isabelle Graesslé.
I nomi dei precursori sono
stati incisi sul grande blocco
di pietra che, posto a sinistra
del Muro, recava finora solo il
nome di Lutero. Il nome di
Marie Dentière è stato invece
inciso sotto il nome di Zwingli, sul blocco situato sul lato
destro. La cerimonia di inaugurazione è stata presieduta
dalla pastora Graesslé che, in
occasione del quarto centenario della «Escalade», ovvero
del fallito tentativo del duca
di Savoia di occupare (e cattolicizzare) Ginevra, ha evocato
la figura del successore di Calvino, Teodoro di Beza, all’epoca delTEscalade (1602) moderatore della Compagnia dei
pastori. Un folto gruppo di
bambini delle scuole domenicali, reduci da una sorta di
«caccia al tesoro» alla ricerca
.delle tracce dell’opera di Beza
a Ginevra, ha poi raggiunto i
convenuti al Muro dei riformatori. E sono stati proprio i
bambini a inaugurare le nuove iscrizioni, rimuovendo il
drappo che le copriva e illustrando brevemente la vita
dei quattro testimoni della fede evangelica, ai cui nomi potrebbero in futuro aggiungersene altri perché, come ha affermato la pastora Graesslé
incontrando la stampa, «la
Riforma è un movimento
sempre vivo. Per questo spero
che nei prossimi anni si aggiungeranno al Muro dei riformatori altri nomi. C’è ancora molto spazio!».
In vista del centenario della legge di separazione che avrà luogo fra tre anni
Francia: le chiese esaminano i loro rapporti con lo stato
Nell’approssimarsi del centenario della legge del 1905
che, in Francia, regola il regime dei culti, i rapporti tra
stato e chiese sono nuovamente oggetto di riflessione.
Tuttavia le chiese protestanti
e cattolica romana divergono
su questa questione. Da parte protestante si ritiene che la
legge del 1905 debba evolvere. La Chiesa cattolica invece
afferma che non è necessaria
alcuna «cosmesi».
La legge di separazione
del 1905
Le chiese protestanti auspicano chiaramente un, «adeguafnento» della legge del
1905 che istituì il regime della separazione tra le chiese e
lo stato. Da due anni, la Federazione protestante di
Francia (Fpf) sta portando
avanti una riflessione su
questo jiunto: «Il regimq di
separazione e di laicità ci
conviene perfettamente.
Non si tratta assolutamente
di rimetterlo in discussione.
Tuttavia, un certo numero di
punti fanno oggi problema
nell’applicazione pratica •
della legge del 1905», sottolinea il pastore Jean-Arnold de
Clermont, presidente della
Fpf. La fiscalità o lo statuto
dei ministri di culto figurano
tra questi punti difficili.
Le proposte della
Federazione protestante
All’inizio di dicembre la Fpf
consegnerà .ufficialmente un
rapporto al governo francese.
Esso contiene un certo numero di proposte in vista di
adattare la legge. Per ora, i
presidenti delle chiese membro della Fpf stanno esaminando il rapporto per apportarvi eventuali modifiche. Fra
le proposte, la Fpf auspica
soprattutto che Ja funzione
delle associazioni cultuali
(che fanno da inquadramento giuridico alle religioni in
Francia) venga allargata. Attualmente, la legge del 1905
prevede che le associazioni
cultuali si limitino unicamente all’esercizio del culto.
Per cui non è teoricamente
possibile che le chiese, ad
esempio, sostengano finanziariamente attività di solidarietà o di educazione. «Il posto delle religioni in una società non può ridursi al solo
aspetto cultuale. Questo vorrebbe dire in particolare dimenticare la dimensione diaconale», sottolinea ancora
Jean-Amold de Clermont.
Nel suo rapporto, la Fpf
suggerisce inoltre la creazione di un’istanza consultiva
presso i pubblici poteri circa i
nuovi movimenti religiosi,
proposta già presentata da
alcuni sociologi delle religioni. Il suo ruolo sarebbe di
consigliare le autorità di
fronte alle domahde di accesso allo statuto di associazioni
cultuali formulate da diversi
gruppi religiosi, a volte sospettati di essere delle sette.
«Attualmente è il fisco che
decide di concedere o meno
10 statuto di associazione cultuale. Il che ci sembra poco
coerente», commenta il presidente della Fpf. La questione si pone in particolare per i
Testimoni di Geova che contano oltre 200.000 membri.
Essi stanno portando avanti
un’intensa battaglia giuridica
per farsi riconoscere lo statuto di associazione cultuale,
statuto che dà diritto a vantaggi fiscali e che è stato loro
contestato dal ministero
dell’Economia. D’altra parte,
11 gruppo religioso era stato
incluso in vari rapporti parlamentari fra le sette considerate «pericolose» in Francia.
La posizione
della Chiesa cattolica
Da parte sua la Chiesa cattolica romana ha fatto parte,
nel corso dell’Assemblea annuale dei vescovi a Lourdes,
all’inizio del mese, della sua
posizione ufficiale circa la
legge del 1905. «Non auspichiamo una revisione, né una
cosmesi - ha affermato monsignor Claude Dagens, vescovo di Angouléme -. Molti
cattolici hanno fatto propria
la separazione della chiesa
e dello stato e sanno che un
conto è la fede, un altro conto è la presenza sociale».
In questo contesto, 1 vescovi hanno aperto un’ampia
riflessione sul posto della
Chiesa cattolica nella società
francese di oggi: «Siamo capaci di più presenza reale nella società di quanto pensassimo», ha sottolineato monsignor Dagens. «Non cerchiamo una visibilità rassicurante
ma vogliamo un riconoscimento sociale che permetta
un servizio di tutti senza
.^esclusiva», ha dichiarato da
parte sua mons. Jean-Pierre
Ricard, presidente della Conferenza episcopale.
Di fatto, la Chiesa cattolica
ha scelto di privilegiare i negoziati bilaterali con il governo per tentare di risolvere le
questioni attualmente in sospeso. Alcuni gruppi di lavoro, formati da esperti cattolici
e da rappresentanti di diverse amministrazioni, sono stati istituiti su questioni come i
ritmi scolastici, gli edifici adibiti al culto o il segreto
professionale del preti. Tali gruppi sono stati istituiti
dopo l’incontro al vertice che
ha avuto luogo nel febbraio
scorso tra la Chiesa cattolica
e il governo presso la sede del
primo ministro.
Il Concordato in Alsazia
Lorena e Mosella
Tuttavia la Chiesa cattolica
e le chiese protestanti sono
sulla stessa lunghezza d’onda
per quanto riguarda il futuro
del regime di concordato tuttora vigente in tre dipartimenti francesi. Al momento
della promulgazione della
legge di separazione del 1905,
i due dipartimenti dell’Alsazia e quello della Mosella
(dove vive un’importante minoranza protestante) erano
infatti annessi alla Germania.
Questo regime concordatario
permette in particolare la remunerazione dei preti, pastori e rabbini da parte dello
stato in questi tre dipartimenti. «Il concordato non è
contrario alla laicità nella misura in cui rispetta il principio di neutralità e di indipendenza tra le religioni e lo stato - afferma Jean-Arnold de
Clermont non sembra pertanto necessario, secondo
noi, chiederne l’abrogazione». Posizione condivisa dalla Chiesa cattolica.
Non svegliare
il can che dorme
Sia da parte cattolica che
protestante, si procede con
una certa cautela su questa
questione, per timore di suscitare alzate di scudi in alcune frange ultralaiciste dell’òpinione pubblica francese,
come la massoneria o alcuni
sindacati di insegnanti. Da
parte loro i partiti politici
hanno evitato finora di aprire
il dibattito. «Non ci sarà un
grande dibattito pubblico sulla legge di separazione delle
chiese e dello stato. In Francia, le questiorìi confessionali
rimangono tuttora impregnate di passione», osserva il pastore de Clermont. (eni)
Giornata del dialogo cristiano-islamiq
Costruire insieme
la casa di tutti i cittadini
Si terrà il 29 novembre, ultimo venerdì di Ramadan, la
Giornata ecumenica per il
dialogo cristiano-islamico:
un’iniziativa promossa dall’
Ufficio politiche della multietnicità del Comune di Roma e dalla rivista interreligiosa Confronti. «La giornata del
29 novembre rappresenta
una occasione di vitale importanza per tutta la città - ha
detto Franca Coen, delegata
alle politiche della multiculturalità del Comune di Roma, nella conferenza stampa
di presentazione in Campidoglio -. Per dialogare è necessario prima conoscersi: è
un percorso lungo, ma iniziative del genere ci aiutano a
rendere il Comune la casa di
tutti i cittadini romani, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa».
Negli ultimi mesi centinaia
di personalità del mondo delle religioni e della cultura
hanno sottoscritto l’appello
per l’istituzione della Giornata di dialogo cristiano-islamico: tra gli altri, i vescovi Antonio Forte e Raffaele Nogaro, i
teologi cattolici Carlo Molari,
Brunetto Salvarani, Paolo De
Benedetti; fra i primi firmatari
anche il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Gianni
Long. «È una iniziativa che accogliamo con gioia - afferma
Omar Caminetti, del Centro
culturale islamico di Roma -:
speriamo che servirà a facilitare la conoscenza reciproca e
che sia preludio di numerosi
altri incontri. Sull’Islam manca ancora in Italia una sufficiente informazione; noi speriamo che questa iniziativa favorisca un vero incontro con
la società italiana».
Sono numerose le realtà
iprn
Ì0tt
CIO
Noce
tNo(
Ixvii
cattoliche, evangeliche
miche, che a livello loc
preparano a celebrareiJ
Giornata del 29 noventb#^
Roma si terrà una tavolL
tonda in Comune, coniai^
tecipazione del sindaco^ .a—
troni e di vari esponenti ^ Firenze
diverse confessioni reM urtà d
coinvolte. Nel pomeri^ promo«
prevista una visita alK rispetto;
schea; al tramonto verrà cìIì Centro <
brata la fine del mesedU p M. V
giuno per il Ramadan,ebraico
buona collaborazione frac» ne era d
munirà di fede - questo il fd ne del p
ero dell’iniziativa, nellepa libertà i
le del direttore di Con^ dal setti
Paolo Naso - ha importar Spini e
ricadute anche sulla cresi (compri
della società civile». GU,fai putato (
la pastora Maria Bonafel lo, Ma
vicemoderatore della Tai nomi d
valdese: «Conoscere erÌ8| Lesto
tare l’altro nella sua dive® i
t diven ga à or:
religiosa costituisce unjj ecoinc
portante premessa per te dei r
insieme da cittadini adn italiani
Dialogo non è sincretis^ noranz
ma conoscenza dell’altrdsaj etano
che attraverso la discui
su ciò che divide».
L’iniziativa del 29 novi
bre, secondo don Fràn.
De Lucia, responsabilìl
Centro Astalli che si oca
di accoglienza degli i
ti, è anche un’occasio„
credenti di diverse fedi
interrogarsi «sulla cos;
ne del bene comune. L’i
tro con l’Islam - ha de,
per noi del Centro Astallij
sa soprattutto attraversi
valigia dell’immigrato!
giunge in Italia. Solo mol^
cando queste occasioni ‘
contro concreto, e accetti
il cambiamento che dei
dall’incontro stesso, po
lavorare insieme come uoi
ni e donne di fede per una
•cietà più giusta». fi
DAL MONDO CRISTIANO
Riconoscimento al Children's Book Award 2001
C'è voi
Concor
nostri p'
to dell’e
della so
sua cult
87, unp
bacosì]
sotto la
con il c
Giuliani
Intani
italiano
mente i
airivani
Premiato «Il popolo della Bibbia»
coedizione della Claudiana
NORD AMERICA — È stato assegnato al volume «Il popol
della Bibbia» (coedizione della casa editrice cattolica Elledit
e della protestante Claudiana), il Children’s BookAwari
2002 della Catholic Press Association degli Stati Uniti e Canada: un premio annuale che viene assegnato a tre libri di
argomento religioso scelti tra quelli pubblicati nel corsa
delTanno nei due paesi del Nord America. «Il popolo della
Bibbia», di Silvia Gastaldi e Claire Musatti, è formato da 50
schede tematiche illustrate su pagine affiancate, di cui 25
collegate alle vicende dell’Antico Testamento e altrettantta
quelle del Nuovo Testamento. Il volume, a cura del Servfflf
istruzione ed educazione della Federazione delle chiesi
evangeliche in Italia, invita a viaggiare nel mondo della Bib- j
bia esplorando usi e costumi dell’antico Israele fino ai tempi
di Gesù, spaziando tra storia, sociologia, geografia, tecnolb':
già. In due anni «Il popolo della Bibbia», ha superato»
15.000 copie, con traduzioni in 8 lingue eli edizioni, fi*®
Le
Incontro interreligioso a Ginevra
Aram: i credenti devono abbattere
la muraglia dell'appartenenza religiosi
GINEVRA — È meglio prendere atto delle differenze cb
esistono tra cristiani e musulmani e discuterne apertaiL .
te, piuttosto che ignorarle ipocritamente. È il parere
Catholikos ortodosso Aram che, nel corso di un
terreligioso svoltosi a Ginevra nella sede del Consiglio^
menico delle chiese, ha sottolineato come l apparteli^
religiosa sia un legame che supera anche i vincoli
culturali divenendo la principale causa delle
ni tra i popoli. «È fondamentale per noi credenti
questa muraglia», ha concluso.
Programma prodotto dalla Chiesa awentista
Bolivia: sperimentato un programma
di evangelizzazione via satellite
LA PAZ — È stato definito «senza precedenti» da^ ® ^
organizzatori il risultato di un programma evangelisdp^pf.
smesso via satellite in ottobre dalla Bolivia. «Gesù v®
ranza» era il titolo della serie, durata sette giorni, cheh» p.
to come risultato il battesimo di circa 10.000 persone.
gramma è stato prodotto da Adsat, un’organizzazione a^,
tista che opera in Sud America, collegata al sisterna ^ ^
zionale satellitare Atn della Chiesa awentista.
pEM
L fot
bre nel
le sue
^Wgisi
testan
rocon
'lotte 1
Bperò
rotale i
base pt
orinato
lavoro
trenne
della id
secolo,
bpteso
dei COI
della V
Seenne
eoinuti
aia Un
luello
periva
di un (
Ornilo
Ma
'^oinio
sernpe
ria via
oioine
Stando
"rigine
otitico
Pure n
Sica d
bella c
Volti
Ha fi
■HI
ùeo
to par)
nel!
‘Otlelt
‘trotto
5
EMBREjj ^PRPÌ^OVEMB'^E2002
PAG. 5 RIFORMA
1.A
•lamii
IC(
HI
liche,
lo loc4
ebtare
>vembi5
tavola
adacajij
nenticli
ti rolli
iterila
a alla'
verrà c4
lese di A
adan,
me fra »1
testo il ij
nelle Pi
Confa
mpoi
Ila cti
'• Gli fa
Bonafi
Jllali
■e e risi
la divi
:e unii
per
ini adì
icretisi
ll’altroi
iSCU!
29 nov{
Francia
sabiiedì
si 0«
iii
astoni
e fedii
cost
e. L’inèj
tra ded_
\stallipi
ravers|"
grato^
0 mold
noni dii!
tcceti
he ded
), pot
)meuo
>erunas
fn
^ Gli atti di un convegno fiorentino pubblicati nei Quaderni del Circolo Rosselli
La libertà di religione in Italia
¡1 progetto di legge presentato fin dal settembre 2001 dall'on. Valdo Spini e da altri guaranta
¿otari tiene conto del recente accentuato pluralismo determinato anche dall'immigrazione
2001
CIOBCIOJOyCHARD__
IfM occasione dello scorso
1^1 Febbraio si è tenuto a
'Lnze un convegno su La liZià di religione in Italia.
Imotori, tre gruppi di tutto
•‘netto: il Circolo Rosselli, il
fentro culturale protestante
p M Vermigli e l’Amicizia
braico-cristiana. L’occasione era data dalla presentazione del progetto di Legge sulla
libertà religiosa, avanzato fin
dal settembre 2001 da Valdo
Spini e da altri 40 firmatari
(compresi Giorgio Merlo, deputato del collegio di Pinerolo, Maccanico e molti altri
nomi di rilievo).
La storia del progetto di legoe è ormai abbastanza lunga,
ecoincide con la storia recente dei rapporti tra Repubblica
italiana e confessioni di minoranza. Finché le minoranze
erano prevalentemente evangeliche, questi rapporti sono
stati definiti in termini di Intese, sulla base dell’art. 8 della
Costituzione. Non è stato facile, nell’Italia democristiana,
ottenere le Intese: un’intera
generazione di giuristi e dirigenti evangelici si è logorata
nel vano tentativo di asserire
l’autonomia di questa norma
costituzionale rispetto alla
massiccia presenza d’una «religione di stato» degli italiani.
C’è voluta la revisione del
Concordato (1984) perché i
nostri politici prendessero atto dell’evoluzione pluralistica
della società italiana e della
sua cultura. Negli anni 198487, un primo gmppo di Intese
k così potuto essere definito,
sotto la presidenza Craxi, e
con il contributo decisivo di
Giuliano Amato.
Intanto, però, il pluralismo
italiano si era venuto rapidamente accentuando: stavano
arrivando in massa i musul
[1 popol
1 Elledii
k Awari
liti e Ca
e libri di
el corso
Valdo Spini
mani (e gli ortodossi dopo la
caduta del Muro), il proselitismo mormone, buddista e
perfino induista raccoglieva
lusinghieri successi, e i Testimoni di Geova si imponevano come una vera e propria
«chiesa di opposizione», ben
radicata e strutturata. Né
mancavano religioni nuove,
esplicitamente non cristiane,
come Scientology. Di fronte a
queste nuove realtà le leggi
fasciste del 1929-30 si dimostravano sempre meno accettabili, ma la prospettiva di stipulare decine e decine di Intese spaventava qualcuno,
dalle due parti del Tevere. Fin
dal governo De Mfta, si affacciò dunque l’idea di sostituire
le leggi del 29-30 con una legge tutta nuova, e nel ’93 il governo Andreotti formulò una
prima bozza di progetto.
Allora, la_reazione degli
evangelici italiani fu negativa: si riteneva che una legge
sulla libertà religiosa fosse un
modo per scansare Tobbligo
costituzionale di stipulare Intese e per mantenere qualche
forma di controllo sulle nuove chiese. La situazione era
però destinata a evolversi rapidamente: alcuni gruppi re
ligiosi non desideravano affatto un’intesa, e in compenso i problemi si facevano urgenti: assistenza spirituale,
spazi cimiteriali, usi alimentari, tempi di preghiera, istruzione religiosa, riti (e norme)
matrimoniali esigevano qualche chiarimento giuridico.
Con il contributo determinante di Domenico Maselli, il
governo Prodi rielaborava e
migliorava notevolmente il
disegno di legge, e lo presentava alle Camere: le nuove
elezioni e il cambio di maggioranza ne impedivano la
rapida approvazione. Valdo
Spini lo ripresentava però nel
settembre 2001, e nel marzo
2002 il governo stesso lo sottoponeva, con alcune modifiche, al Parlamento, dove giace in placida attesa.
Il convegno fiorentino del
18 febbraio ha raccolto un po’
tutto il Gotha delle minoranze
e dei giuristi, e ha registrato
un ampio consenso sulla proposta di legge Spini: lo si desume dal volume degli Atti\
pubblicato dal Circolo Rosselli e arricchito da alcuni interventi di rilievo (intervista al
prof. Margiotta Broglio, articolo di Massimo Bracchitta
sui rapporti tra protestantesimo e Partito d’Azione) e da
una pregevolissima III parte,
che raccoglie le due proposte
di legge oggi sul tappeto, le
Intese con buddisti e Testimoni di Geova, la Dichiarazione universale dei diritti
umani (Onu, 1948), nonché
alcuni estratti della «Dichiara-.
zione islamica universale dei
diritti dell’uomo» e della «Carta di Nizza» dell’Ue.
Il Quaderno è molto ricco, e
merita di essere letto attentamente: credo che esso ci accompagnerà durante i prossimi anni, svolgendo un ruolo
per certi versi simile al volu
me curato nel 1970 dalla Federazione delle chiese evangeliche^ anche quello frutto
di un convegno. Le differenze
sono però notevoli: quel libro
si muoveva in una prospettiva essenzialmente evangelica, mentre ora la prospettiva
si fa multireligiosa: significativi, a questo proposito, gli interventi di Alfredo Jacopozzi e
di Stefano Ceccanti, che delineano con chiarezza le problematiche interne ed esterne
del mondo islamico.
Ci sia consentita solo una
piccola «nota a margine»: come succede quasi sempre in
Italia (e nell’Europa continentale), la storia dei diritti
umani e della libertà religiosa
si fa risalire alla Rivoluzione
francese. In realtà questa storia ha delle radici molto più
antiche: gli anabattisti del
tempo della Riforma, i quaccheri, i battisti delle colonie
americane, la tolleranza della
«Gloriosa rivoluzione» inglese (1688), la separazione tra
chiese e stato dopo la rivoluzione americana, ecc. Proprio a causa di questa lunga e
tormentata storia, le chiese
evangeliche non hanno avuto
bisogno di aspettare il secolo
XX per accettare la bontà della libertà religiosa: prova ne
sia il «monumento espiatorio» eretto a Ginevra nel 1903
sul luogo dove Calvino fece
bruciare Serveto. Dico questo
non per stolido orgoglio confessionale, ma solo per ricordare che il mondo protestante
ha «scelto la libertà» da almeno due secoli e ne ha anche
pagato il prezzo.
(1) La libertà di religione in
Italia. «Quaderni del Circolo Ros
selli», Firenze, nuova serie, n
1/2002.
(2) La posizione delle chiese
evangeliche di fronte allo Stato.
Torino, Claudiana, 1970.
Una libro della Claudiana
Gli aspetti inquietanti
del Dio di Israele
SALVATORE RAPISARPA
IL lettore della Bibbia, specialmente dell’Antico Testamento, si imbatte in brani che presentano Dio con
tratti che ce lo fanno apparire squisitamente maschili,
crudele, guerriero, vendicativo, capace di adirarsi e di
punire con stermini e deportazioni. Allo stesso tempo, però, capita di incontrare un Dio pietoso, lento all’ira, imprevedibile, pronto a
perdonare. È possibile riconciliare immagini così
contrastanti? Da dove nascono queste rappresentazioni così diverse?
Thomas Römer, docente
di Antico Testamento a Losanna, ha affrontato simili
questioni in un corso pubblico, nel 1996, il cui testo
viene ora pubblicato dalla Claudiana*, con la traduzione di Fernanda Jourdan
Comba. L’autore chiarisce
dall’inizio (p. 5) alla fine (p.
89) che «i testi dell’Antico
Testamento che possono
scandalizzarci sono stati elaborati in circostanze storiche
ben precise». Questa osservazione, che è il «leitmotiv»
del libro, vuole mettere in
guardia da qualsiasi strumentalizzazione dei testi a
scopi impropri: giustificazione della guerra, maschilismo, razzismo.
L’autore ci dice ancora che
i testi risentono tanto delle
vicende storiche conosciute
da Israele quanto della cultura religiosa e politica che
condiziona la sua vita. Siamo
in presenza di una lettura
storico-critica dei testi. Questi nascono «dal basso», dalla riflessione continua portata avanti da diversi circoli
teologici. Römer ricorda in
particolare i deuteronomisti,
i sacerdotali, i sapienziali. A
questi si potranno aggiungere quelli profetici, apocalìtti
I Con bella sensibilità la Società del Quartetto organizza un concerto legato al «31 ottobre»
Le parole d'ordine della Riforma espresse nelle cantate bachiane
PAOLO FABBRI
to da 50
li cui 25
atlante a
ServizitlÌ
e chiese
ai tempi
tecnolO'orato le
inze ol'®
rtainen
rere del
mtroi»'
dio ec“'
tenete
etnici®
jrenriC"
Sta
na
tico Oírla sp®'
ha a’'"’
;avt^
intero^
ietti
T> emozione è stata molto
^ forte la sera del 31 ottone nel sentire il coro aprire
le sue voci a dire Ein feste
ist unser Gott, che i proestanti italiani tradusseiccon splendida incisività:
‘corte rocca è il nostro Dio»,
però la musica del secondo
corale quella che ha fornito la
®se per l’inno omonimo eliI dall’Innario. Il capolavoro musicale di Bach dij n”? elemento distintivo
Identità tedesca nel XIX
colo, per essere addirittura
preso come sigla di apertura
j ì',*^°”'unicati radiofonici
.. ® Wehrmacht durante la
econda guerra mondiale, e
“tnunque avuto in Germaaiioi'i*' 5*Snificato simile a
Deri Giuro di Sibaud
di 1,« ** significato cioè
Dina” ehe afferma un
do di essere della fede,
cui nf appunto evangelica, il
°do è stato ed è Ecclesia
viarH^^ '^^f^ftoanda, che ha
via trovato nei secoli 1 suoi
topici, come nel
"riuino "iptdraento che diede
critirn ^PPtoccio storicoPure n^l!^ Sacra Scrittura op?ica evoluzione teoloDellarA'^' Barth o ancora
Volta confessante.
Solili^ Bute
^la fiderò Sratia,
Op. tjae. Sola scrintum SnU
ro
te nella vr*" '-‘^“creuzzaziodelti incessante di
Blorin'r" ^^'tpiura, òoii
Dänin Covavano una loì nella concretizzazio
^tdeltà incessante di
“■ttto cn^i! ^'‘■^tigelo che il
rnporta. La cantata.
che risale al 1744-47, si apre
senza i clangori da fanfara
che erano d’uso ancora alcuni anni fa, prima che la ricerca filologica evidenziasse il
carattere mottettistico del
primo corale, che afferma
non tanto la forza di Dio
quanto quella dell’appoggio
che egli dà. L’aria successiva
sviluppa la lotta titanica fra il
bene e il male, che prende
forma nelle schiere di demoni che incalzano gli esseri
umani, una lotta che si conclude con gli insistiti vocalizzi su geboren e auserkoren
(«Tutto ciò che da Dio è nato/ alla vittoria è scelto e destinato»), evidente riferimento alla predestinazione. Il
dolce richiamo del basso al
sangue di Cristo apre alla calda esortazione del soprano
che nell’aria successiva chiama a dimorare nel cuore di
Gesù, enfatizzato dai vocalizzi su Herzenhaus. Il secondo
corale (n. 5) ci dona la melodia più sopra richiamata con
il rinnovarsi dello scontro fra
bene e male in una vera e
propria tempesta di archi e
legni, con l’oboe da caccia
che chiama a raccolta i credenti per il combattimento
mistico secondo una antica
tradizione medioevale. Un
recitativo simile al precedente invita nuovamente a mantenere salda la fede poi cede
il campo a uno splendido
duettò contralto/tenore cui si
accompagna la coppia oboe
da caccla/violino. L’ultima
strofa dell’inno di Lutero
chiude la cantata in un corale
che riafferma con forza il Sola Scriptura con la melodia
del corale precedente (n.5).
La seconda famosa cantata della Riforma in programma è la Bvw 79 Gott der Herr
ist Sonn und Schild (Dio Signore è sole e scudo, 1725),
anch’essa caratterizzata da
un’atmosfera guerresca che
ha il valore di un rinnovato
ardore nella lotta contro il
peccato e le deviazioni dall’Evangelo. Una grandiosa
pagina vocale e strumentale
apre la composizione alternando due temi, con un contrappunto tra archi e legni
l’uno, a organico pieno con
timpani e corni l’altro, cui si
sovrappone la sezione vocale molto complessa a sua
volta suddivisa in diverse sezioni. Succede al coro una
aria colorata di azzurro in
cui l’oboe traduce ineffabil
mente in linguaggio divino
la lode cantata dal contralto
rammentandoci i sospiri
ineffabili con cui lo Spirito
Santo interpreta le nostre
preghiere (Romani 8, 26). Il
corale che segue esprime il
ringraziamento dei credenti
al Signore per le grandi cose
che fa, riprendendo uno dei
temi di apertura con lo slancio enfatico dei corni in una
melodia che richiama quella
dell’inno n. 46 del nostro innario, attribuita a Johann
Crùger (1647), per poi lasciare al recitativo del basso il
compito di formulare le dissonanze che dicono nei suoni il peccato delle donne e
degli uomini. Il duetto fra soprano e basso prosegue la
preghiera a Dio di non abbandonare i suoi figli e figlie.
Il corale ampio chiude la
cantata e la preghiera.
Il direttore Ton Koopman
Ancora è stata eseguita la
cantata Bwv 192 Nun danket
alle Gott (Ora tutti ringraziate Dio), eseguita per la prima
volta nel 1730 in occasione
della Festa della Riforma.
L’orchestra con ampio respiro prepara il coro, fortemente esortativo e gioioso con
un vivace contrappunto delle voci. Segue un duetto soprano/basso, che sviluppa la
preghiera, poi gli archi si distendono in una serena melodia che assevera le parole
del coro. Ha completato la
serata l’esecuzione della
cantata Bwv 42 Am Abend
aber desselbigen Sabbaths,
brano solo strumentale, considerato probabile elaborazione di un concerto scritto
in precedenza. L’esecuzione
della Amsterdam Baroque
Orchestra and Choir, diretta
da Ton Koopman è stata
straordinaria per quanto riguarda il coro, mentre l’orchestra ha lasciato qualche
perplessità soprattutto nei
fiati (corni, oboi). Ottima
e forte la prova del basso
Klaus Mertens, espressivo e
incisivo nei momenti opportuni, buone le prove del soprano Sandrine Pian, del
contralto Bogna Bartosz, del
tenore Joerg Duermueller.
Un plauso particolare alla
Società del Quartetto per
l’apertura culturale e la Sensibilità dimostrata nelTaprire il 18° ciclo delle cantate
Bach con le composizioni
dedicate alla festa della
Riforma proprio nel giorno
in cui questa si celebra.
ci, cultuali ecc. Questi circoli
danno vita a un dibattito e a
una ricerca continua che è
capace di ripensare le affermazioni precedenti così da
riformularle in modo più attuale, maggiormente ancorato alla sensibilità delle
nuove generazioni.
Vengono così rivisitate le
esperienze storiche del passato e le relative elaborazioni
teologiche. All’occorrenza
queste vengono riformulate
e, se necessario, contraddette. Centrale e mai smentita
rimane la visione di Dio creatore e salvatore. Ma che dire dell’unicità di Dio, della
presenza di divinità femminili, del rapporto Dio-popolo? Dove, come e quando nascono determinate affermazioni e quali sono le idee che
vengono combattute (perché la letteratura d’Israele
nasce spesso in un contesto
«confessante»)? L’autore
conduce per mano il lettore
in un percorso biblico che
per grandi linee (il testo utile
consiste di poco più di 85
pagine) gli fa toccare con
mano la genesi del monoteismo, della precisazione e
delle implicazioni della visione di Dio come maschio,
padre, guerriero, legislatore.
Circa la supposta crudeltà
di Dio Römer ci propone delle interessanti letture di Genesi 22 (sacrificio di Isacco) e
di Giudici 11 (figlia di lefte),
nonché di Genesi 32 (lotta
con l’angelo) e di Esodo 4
(Sefora circoncide il figlio e
salva Mosè). Anche interessante appare come l’autore
inquadra la genesi della guerra santa (termine che viene
applicato alla guerra che, in
alcuni testi, Yhwh combatte
per il suo popolo, non già alla
guerra che il popolo combatterebbe per Dio).
Egli è chiaramente un esperto della materia e mette la
sua conoscenza al servizio di
una iattura della Bibbia che
sappia cogliere la problematicità delle formulazioni teologiche e che sappia, di conseguenza, evitare fondamentalismi e settarismi. Ogni affermazione categorica dovrà,
dunque, fare spazio al ripensamento, al dialogo, alla creatività. Il Dio della Scrittura ci
interroga e ci stupisce (p. 91).
Come notazione critica finale diremo che, in un testo
che parla di contesti culturali e di «autori biblici» (p. 55),
si rimane sorpresi nel leggere «Dio chiede ad Abramo»
(p. 43); «Rimane tuttavia il
fatto che la condotta di Dio
sembra crudele...» (p. 57);
«sarebbe anche teologicamente scorretto rifiutare il
Dio bellicoso dell’Antico Testamento e opporlo al Dio
d’amore del Nuovo» (p.59).
Queste formulazioni sembrano fuori luogo in un testo
che maneggia così bene gli
strumenti della lettura storico-critica.
(*) Thomas Römer: I lati oscuri di Dio, Crudeltà e violenza
nell’Antico Testamento. Torino,
2002, Claudiana, pp. 99.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
Pubblicati gli atti di un convegno dell'Istituto ligure per la storia della Resistenza
Lager, totalitarismo, modernità
La descrizione, in termini esausùvi anche se concisi, del sistema concentrazionario e il nesso
che lo lego inscindibilmente e intimamente al totalitarismo nazista. Perpetuare la memoria
«Meditate che questo è stato:/ Vi comando queste parole./
Scolpitele nel vostro cuore/ Stando in casa andando per via,/
Coricandovi alzandovi:/Ripetetele ai vostri figli./ O vi si sfaccia
la casa,/ La malattia vi impedisca,/1 vostri nati torcano il viso
da voi». Sarebbe sufficiente questa poesia di Primo Levi,
Shemà, a riassumere con estrema incisività ed efficacia gli Atti
del convegno genovese Lager, totalitarismo, modernità (29 novembre-! ° dicembre 2001), curato dall'Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ora in libreria*.
Il volume è articolato in quattro parti informate al duplice intento del convegno stesso: da un lato, rappresentare in termini
esaustivi seppur concisi il sistema concentrazionario e, dall’altro, documentare l’intimo e inscindibile nesso che lo lega al totalitarismo nazista. Una ricerca, insomma, sull’identità e sulla
storia dell’universo concentrazionario.
SERGIO RONCHI
La prima («Genesi del lager nell’esperienza nazista») analizza storia e caratteri del nazionalsocialismo,
partendo dalle vicende della
Repubblica di Weimar («la
speranza di tenere sotto controllo la condotta di Hitler
grazie a una maggioranza di
partiti conservatori presenti
all’interno del gabinetto si dimostrò un’illusione» scrive
Hans Mommsen) per giungere al profilo del Nuovo ordine
europeo («formula unificante
- spiega Claudio Natoli - per
una molteplicità di progetti
diversi, ma nel loro insieme
convergenti sul terreno di
una radicale riorganizzazione
dell’Europa occupata all’insegna del predominio politico, economico e razziale delvla Germania nazista»), passando attraverso le sei diverse fasi del razzismo antiebraico nel regime nazista («il
genocidio era iniziato con'
l’umiliazione e l’esclusione
della minoranza attraverso la
propaganda, il terrore e i decreti legislativi» conclude
Wolfgang Benz) e il processo
cbe portò dall’eutanasia alla
soluzione finale.
La seconda («Fenomenologia del lager») esamina le cinque fasi del sistema concentrazionario nella Germania
nazista («i campi di concentramento non furono il risul
tato di eccessi del sistema;
non furono istituzioni di
emergenza ma parti organiche, componenti normali del
sistema» puntualizza Enzo
Collotti); i campi di sterminio
nazisti nella storiografia (ricorda, fra l’altro, Liliana Picciotto: «Lo stato nazista si avvalse di un sistema repressivo fondamento del quale erano i campi di concentramento»): il lavoro forzato nel sistema concentrazionario nazionalsocialista («come la
storiografia ha ampiamente
dimostrato - afferma Brunello Mantelli -, lo sforzo bellico
tedesco è stato reso possibile
soltanto dall’impiego progressivamente sempre più
massiccio di braccia straniere»); prigionia di guejra e
sterminio («si può affermare
- scrive Gerhard Schreiber che nel più grande crimine di
guerra commesso dalle forze
armate germaniche si riflettono componenti ideologiche, energia criminale, attitudine all’assassinio, disprezzo
dell’umanità e indifferenza
per la vita dell’altro, ma anche mancanza di competenza specializzata e azioni di
pressante costrizione»); la
geografia della deportazione
italiana e le sue destinazioni
(«727 vagoni avrebbero coinvolto in quel periodo [19431945] alcuni compartimenti
ferroviari dell’Italia centrale e
tutti quelli dell’Italia setten
trionale» rivela Italo Tibaldi).
La terza («Lager, totalitarismi, modernità») considera
gli usi e gli abusi del concetto
di totalitarismo («il concetto
di totalitarismo - spiega Enzo
Traverso - è necessario per
conservare la memoria di un
secolo che ha conosciuto Auschwitz e la Kolyma, i campi
di sterminio nazisti e i gulag
di Stalin»): la comparazione
fra lager e gulag («nel caso tedesco il lager vive un processo di trasformazione che lo
reca alle dipendenze della
milizia di partito più legata al
progetto razziale. Nel caso
sovietico il gulag conserva
una maggiore stabilità e centralità istituzionale [anche
produttiva] come luogo terminale di una repressione di
massa» sintetizza Giovanni
Gozzini); gli aspetti e la peculiarità del sistema concentrazionario fascista («la “filosofia ispiratrice” deH’internamento civile fascista - puntualizza Spartaco Capogreco non mirava, in linea di principio, allo sfinimento degli
individui. L’obiettivo perseguito era la messa al bando
degli elementi “indesiderabili” e “pericolosi”»).
La quarta («La trasmissione
della memoria») include la
memorialistica («gli autori di
memorie scritte e orali - sottolinea Adele Maiello - si presentano soprattutto come i
testimoni, e talvolta anche i
responsabili, della dissoluzione della maggior parte di quei
valori di umanità sulla base
dei quali, per esempio i resistenti partigiani, avrebbero
voluto costruire il mondo
nuovo»); la memoria della
Shoà nella ricerca storica
(«dentro un’apparente rivendicazione di libertà assoluta
del lavoro storiografico che
avoca a sé una sorta di diritto
iconoclasta a spezzare verità
consolidate e a rendere "riconoscibile” il passato e a separare nettamente la storia dal
la memoria - sintetizza Alberto De Bernardi -, si produce
esattamente il contrario e il
passato diventa un campo di
battaglia tra le memorie divise»); la problematica di una
didattica posta dinanzi alla
sfida della Shoà e della deportazione nei lager nazisti («insegnare la Shoà è un’impresa
certamente difficile. Tutti noi,
volenti o nolenti, sostiene
Paolo Battifora, siamo figli del
dopo Auschwitz.
Solo facendo 1 conti con
Auschwitz potremo sapere
veramente chi siamo e per
quale futuro spendere le nostre vite»); la perpetuazione
della memoria attraverso la
cinematografia (Aldo Viganò
parla di «responsabilità dello
sguardo»), i musei e gli archivi dei lager («nei luoghi della
memoria - sottolinea Barbara
Distei - viene preservata la loro [dei sopravvissuti] identità
e raccontata la loro storia»), il
Centro di documentazione
ebraica contemporanea, l’Associazione nazionale ex deportati («in cinquant’anni di
attività ha dato vita a una vasta serie di iniziative per far
conoscere la realtà della deportazione politica e razziale
italiana nei campi di sterminio nazisti» scrive Aldo Pavia), l’Associazione nazionale
ex internati («l’associazione chiarisce Stefano Caccialupi intende trasmettere i valori di
sacrificio consapevole, mediante un’azione concreta alla cui alacrità nulla toglie il
trascorrere degli anni»), gli
Istituti della Resistenza («la
formula dell’istituzione mette in evidenza Laurana
Lajolo - è decisamente originale perché si dà una struttura territoriale federativa e
perché programmaticamente
propone l’intreccio tra documentazione, ricerca storica e
impegno etico-civile»).
Convegno a Palazzo Cavagnis
L'enigma Paolo Sarpi
fra religione e politica
ALDO BOGO
confronti del protestanti
stero dei
nel camp
latino tr
parenti (
campagli
deEafami
iriamour
sorelle de
sta.Qnas
no potut
commos
(*) AA. W.: Lager, totalitarismo, modernità. Milano, B.Mondadori, 2002, pp. 320, euro 21,90
Anche ì1 centro culturale
Palazzo Cavagnis ha ricordato e riflettuto sul significato dell’opera e dell’attività politica di Paolo Sarpi,
uno dei veneziani più geniali
e famosi, in occasione del
suo 450“ anno della nascita.
Questa ricorrenza ha spinto
varie istituzioni cittadine a
dar vita a interessanti iniziative, fra le quali è da ricordare
un ciclo di conferenze e un
convegno di studiosi organizzato dall’Ateneo veneto. La
personalità del frate servita,
uomo poliedrico, ma anche
estremamente problematico,
è stata al centro di una conferenza con relativo dibattito,
che il membro di chiesa della
nostra comunità Aldo Bogo,
introdotto da Federica Ambrosiani, ha tenuto a Palazzo
Cavagnis alla presenza di un
numeroso pubblico.
Il relatore ha presentato
con linguaggio adeguato al
tema, sapientemente calibrato sulle caratteristiche dell’uditorio presente, le tappe essenziali della vita di Paolo
Sarpi, la sua attività di consi. gliere ufficiale della Repubblica di Venezia e gli interrogativi teologici che i suoi scritti
hanno lasciato aperti, specialmente per quanto riguarda la
posizione che egli ebbe nei
mo. Dalla descrizione delfe tome del
•PJi’ ■ Una raccolta di studi di Piero Bolognesi, valido materiale di studio per le chiese
L'ecclesiologia evangelica fra Bibbia e attualità
Nell’ambito della teologia
evangelica italiana le pubblicazioni di carattere ecclesiologico non sono particolarmente numerose. Gli studi sulla
chiesa sono piuttosto sparsi e
possono essere ricondotti per
lo più ad approcci di carattere
storico o pastorale. Il libro II
popolo dei discepoli*, invece,
affronta la riflessione sulla
chiesa innanzitutto in una
prospettiva biblica e teologica,
senza essere tuttavia un manuale di carattere sistematico.
PAWEL GAJEWSKI
IL curatóre del volume, Leonardo De Chirico, ha voluto
presentare il percorso di ricerca ecclesiologica compiuto
finora da Pietro Bolognesi,
presidente dell’Istituto di formazione evangelica e documentazione di Padova. Tale
percorso, incentrato sul concetto di popolo, si articola in
tre sezioni: il popolo convocato e mandato, il popolo confessante e celebrante, il popolo ammaestrato e accompagnato. A queste tre sezioni
corrispondono le 3 dimensioni in cui si muove la riflessione di Bolognesi: biblica, simbolico-liturgica e pastorale.
La dimensione biblica trova
le sue coordinate principali in
due brani del Vangelo di Matteo: Mt. 18, 20 e 28, 16-20.
L’accento è posto sull’assemblea dei discepoli riunita in
torno al Signore Gesù. Il ruolo
dei discepoli non può tuttavia
ridursi soltanto all’ascolto
delTEvangelo. In una prospettiva biblica non è possibile ammettere la separazione
tra kerygma e martyria, tra
sapere e agire. Non è un caso
che proprio in questa prima
parte del libro si trovi un interessante saggio dedicato alla
relazione tra Evangelo e cultura (pp. 45-60). Il mandato
missionario, rivolto dal Risorto ai discepoli, è al tempo
stesso un mandato culturale.
«Se la chiesa di oggi saprà far
propria questa prospettiva afferma Bolognesi - ci sarà
una possibilità di consegnare
alle generazioni future un
progetto per cui combattere e
sperare, ma se non accadrà
sarà veramente difficile pensare che la cultura laica e cattolica non riusciranno a stritolare o neutralizzare la presenza evangelica» (p. 60).
Il presupposto biblico trova
la sua attuazione nella dimensione simbolico-liturgica della ricerca. Vi si possono individuare due luoghi particolari. Il primo di questi è la confessione di fede, intesa come
simbolo che sintetizza e dichiara inequivocabilmente la
dottrina alla quale il credente
obbedisce e che professa. Il
secondo luogo è il culto incentrato sulla predicazione e
orientato alla celebrazione di
Dio. La visione di Bolognesi è
in entrambi i casi dichiaratamente teocentrica. La chiarezza di una confessione di fede basata sulle Scritture equivale a «essere sottratti all’incertezza e all’instabilità proprie del soggettivismo religioso e attingere la propria sicurezza alla sola verità di Dio»
(p. 89). La celebrazione di Dio
significa viceversa riconoscerlo per ciò che egli è, affermando con tutto lo svolgimento
dell’azione liturgica che il culto è la sua iniziativa e non soltanto un’opera umana.
In queste due dimensioni si
inserisce la terza, quella pastorale, delle ricerche di Bolognesi. Gli scritti contenuti
jieirultima sezione della raccolta sono quindi abbastanza
densi sotto l’aspetto dell’ar
PIETRO aOLOONESt
C>5&
IL POPOL.O
0«l OISCEPOU
gomentazione teologica, chiari ed espliciti nell’esposizione
dei problemi. Forse è proprio
questa la parte più interessante e più discutibile dell’intero volume. Tali sono, ad
esempio, le «Tesine riassuntive sul ministero femminile»
(pp. 141-144). Bolognesi elabora un ampio spazio di impegno pastorale al femminile,
includendovi persino l’amministrazione della cena del Signore. Lo spazio è però circoscritto dal ministero diaconale. Il ministero di anziano, ovvero quello della conduzione
ecclesiastica, secondo le «Tesine», rimane accessibile ai
soli uomini. D’altro canto sono particolarmente degne di
attenzione le osservazioni sulle funzioni e sull’autorità degli anziani. Bolognesi, in sintonia con la teologia riformata
classica, mette in risalto la
collegialità di tale ministero
che deve essere esercitato
sempre in una prospettiva autenticamente pastorale.
In tutta la riflessione ricorrono spesso due pericoli che
minacciano la chiesa: il pericolo di eccessiva istituzionalizzazione e il pericolo di spiritualismo, tendente a ridurre
la chiesa soltanto alla condivisione delle esperienze spirituali. A queste possibili malattie il libro propone due rimedi, che applicati congiuntamente sono in grado di eliminare entrambi i pericoli. 11
primo rimedio è la retta predicazione. Una delle principali notae ecclesiae (criteri di
ecclesialità), riscoperte dalla
Riforma del Cinquecento, è
per Bolognesi la vera linfa vitale e l’evento fondante della
chiesa. La predicazione si inserisce in una triade particolare: «Prima la parola, poi la
verità, quindi la libertà» (p.
125). Il secondo rimedio è la
sottomissione alla Signoria di
Dio: «La forma sotto la quale
si compie l’edificazione della
chiesa non è solo una questione formale o istituzionale,
ma sfida la realtà della fede
confessata, il rapporto tra Dio
e l’uomo. Il modo in cui, la
chiesa vive questa sua fede,
deve esprimere la Signoria
dello Spirito dello Spirito di
Dio su di essa» (pp. 160-161).
Gli auspici da esprimere
dopo la lettura de «11 popolo
dei discepoli» sarebbero almeno due. Il primo, che il volume trovi un’ampia diffusione in tutta la galassia delle
chiese evangeliche in Italia,
suscitando pure ampi e partecipati dibattiti su un argomento cbe finora è stato
piuttosto trascurato. Il secondo, cbe questa serie di contributi possa trasformarsi presto in uno studio organico
sull’ecclesiologia evangelica.
(*) Pietro Bolognesi: Il popolo
dei discepoli. Contributi per
un’ecclesiologia evangelica. Alfa
& Omega, Caltanissetta, 2002.
tappe fondamentali della via
del frate servita più famosjil
Venezia è emerso quanto va.
ria, ricca, problematica e sostanzialmente ambiguasi),
stata la sua attività di uon
religioso e di uomo politil
Fu al servizio della Chii
cattolica, ricoprì carich||
grande responsabilità nelsi»
ordine, lavorò per il card, Calilo Borromeo di Milano, eblé
un rapporto di stima eonj
gesuita card. Bellarmin^nia
anche con scienziati inni
tori e di primo pianoj ifri
quali Galileo Galilei.
Quali furono però le sm
preoccupazioni principi
li? Quelle della difesa di
Chiesa cattolica o quelledi
indipendenza politica del
Repubblica veneziana^
cenda dell’interdetto coi
nato da Paolo V a Veni
1606 e della resistenza
nezia, che in questa
ebbe come principale ci
gliere e stratega Paolo Sj
pi, non lascia dubbi stifi
che l’autore de II Cork
Trento, una poderosa e pi
tigliosa ricostruztó
grande evento cattolii
bia ritenuto necessario
dere l’autonomia del poti
politico dall’invadenza
quello ecclesiastico. Ciò m
chiarisce automaticamei
ha sottolineato Aldo Bogl
quale fosse il reale peni
religioso di Paolo Sarpi.
È vero che, specialmi
nei tempi difficili dell’inti
detto, egli tenne strettì rag
porti con la Francia di ”
IV, con il ginevrino rifònn^
Diodati, con potenze pollòche dello schieramento protestante come le Provine«
unite d’Olanda e con
narchia inglese, ma quo*®
non è sufficiente per affamare che il suo desiderio
a Venezia «si predicasse
Evangelo» corrispondes^^*
una sua intima adesione
teologia protestante,
in tempi di nicodetnisM^
libertinismo, di rivendicaziR
noiraci
scosse, cl
per esseri
prie abita
ètica di I
maledigi
ne di str
rietà. Un
si’amoi
a e coesi
situazior
Égraziai
di fratelli
li passa
portanza
latestim
nel paesi
)-] f erg
W VJtrarl
ni di stampo gallicano e ò
ipossibile
con certezza quale
ro orientamento
Paolo Sarpi. C’è chi m
tito ha ricordato
studiosi ipotizzano 3“®^'
ra che in realtà il
neziano potesse essere ai, Dalla relazione e
tito che ne è seguito
certamente la compie®
questo uomo reli^osoeP
tico, ma anche l’iiòiP°'|K
di conoscerlo bene, peren',
sua vita e la sua
velatrici non solo jjjlj
ambiguità, ma onche^
drammaticità degli eveo“ ^
costrinsero lui, in®* .ji’f.
molti altri personaggi o. poca, ad assumere
menti sfuggenti ed em^.
ci. Una lezione che pu® >
re a capire ...v-B-fe-nep«
aspetti del rapporto
religioso e potere
la società contempei ,j
non solo in quella ocO'
e di tradizione Cristian“
»lando
iividoni
dô che i
iuesto i
^oinunit
liaaffro
novemi
PUppo
cattolic;
aambin
wea. So
aindica
per awi
remplie
aa> passi
Pertrov;
e prose
apontan
*'*lla pai
iaoprire
si cei
dantem
*là dove
'“dscon
‘'“inmi
,Idue.
a il roc
P'occio
“arriéra
'“U ch(
““»cent
ed
esci
!i“«ato
““pite
“'Pare
ta. Il
m
gr
7
pi 22 NOVEMBRE 2002
Vita Delle Chiese
Una delegazione Ucebi visita le conrìunità di Ripabottoni e Macchia Valfortore
Viaggio nel Molise terremotato
poura delle scosse che continuano, una quotidianità stravolta, la fatica di mantenere una
0[j]ole dignità in mezzo a tanti disagi. Ma anche la solidarietà, non solo degli evangelici
PAG. 7 RIFORMA
CIROLAMI
R- ipaBOTTONI, domenica
10 novembre, mattino,
abbagliante. Qui non vi
1^0 state vittime. Dei 600
'Enti, tutti sfollati, 200 oc
i^panole35 tende del minilo degli Interni piantate
el campo sportivo. Gli altri
hanno trovato asilo presso
aranti o amici iri case di
Lpagna. In una di queste,
Sa famiglia Catione, inconliamo una decina di fratelli e
sorelle della comunità battista Quasi altrettanti non sopotuti venire. Abbracci
____„commossi, saluti, anche a
ne dell jome dell’Ucebi, e comincia
stant^
della viK
tanto vaicaeso,
dgua
no ¡racconti. Paura delle
scosse, che seguitano, disagio
per essere sradicati dalle proprie abitazioni, per lo stravol• della quotidianità, la
li nomi pca di mantenere una norpoliti male dignità in una situazioI Chielne di straordinaria precairichedi rietà. Una breve riflessione
nels» siil’amore di Dio, che dà forme coesione anche in questa
situazione, una preghiera di
ringraziamento per lo spirito
di fratellanza che ci unisce e
si passa a discutere dell’importanza di mantenere viva
la testimonianza evangelica
nel paese e sulla carenza di
ard.Caii
no, ebl»
la coni
iino,im
innpi||
no, jfn
pastori nella regione. Si è coscienti che la messe è grande
per i pochi operai disponibili.
Ci vengono offerti dei dolci
locali e ci disponiamo alla visita del paese.
Vari membri della comunità sono attivi nelle strutture che gestiscono l’emergenza. Lucia ci fornisce il permesso e una guida per entrare
nel paese. Cerchiamo con lo
sguardo i segni della scossa
del 9° della scala Mercalli:
massi di pietra staccatisi dalla chiesa cattolica, muri crollati, crepe vistose, stabili puntellati per creare percorsi sicuri, edifici transennati, come
la scuola elementare. Nelle
scuole non vi sono state vittime ma una recente indagine
del ministero dell’Istruzione
evidenzia come il degrado interessi la maggior parte degli
edifici del Sud. Un’altra indagine, di Legambiente, dice
che un edificio scolastico su 5
è fatiscente. Le norme dal
1990 sulla sicurezza delle
scuole imponevano di concludere il risanamento entro il
1993. Il termine è stato prorogato 4 volte e ora spostato al
2004. Oggi, pensiamo, si punta sul ponte sullo stretto.
Entriamo nella casa pastorale e nella piccola cappella.
a questi
ler affet’
derio cite
ridesse a
¡ione alla
e, Siaiae
lismOtiH
tu
ano e ri'
ffennat«^
le alcriri
■rvitave
lessiti f
ioepoj;
¡lerctii'?
1 sonori'
ielle
he dell»
"enticl>»
sie»«
impo^
ttt
u<
iheiri'
ta
iiico
-ideata
la.
■ Chiesa valdese di Chivasso
La ricerca di Dio
neirincontro ecumenico
_mario radaelli
camenffi
do Bogsi
pensiffli
rpi. '
ialmeni
leU’in^
retti n
diEnrii
rifòrmi
ze politi;nto pie
’rovinca
inlainoj PERCARE Dio per incona nuestol V nella preghiera, la*i^do da parte le cose che
«yidono e pensando solo a
che avvicina a lui. È stato
juesto il tema che la piccola
utilità valdese di Chivasso
“aattrorrtato venerdì sera 8
"wembre, incontrando un
1 tli credenti di area
?’ accorsi con i loro
Iv- J^ai nella chiesa di Via
3ina- stati proprio i bibi
■ndicare ai grandi la strada
a Dio, con la
'®Pl>cità che li caratterizI passaporto indispensabile
Td ' incontro che
Canf preghiere
sulla ttnnti, meditazioni
sconri^"^”^^i®’ facendoci
lo ,i tnsieme che quando
ai fa trovare,
Cov quella promessa
>aiispn,? ° P*it persone si
toin m ° nome io so
l5/^azzoaloro».
lo il rn itanno superal’toccin primo ap
*'^iera’Haf'^'l° superato la
«5ii chp ® ”t:he cosa dire» e
toiicpmvparlare» per
esri, i’attenzione solo
cosa ^'vamente su «che
l’ortatn serata ha
l’osDi,„‘.^^t)i buoni frutti e
desiderato è
’^‘Pare ^ u parte
ta.iuf“"'utnente alla seraS^tiPpo valdese ha poi
Carlo fotografa scrupolosamente le crepe. La guida, un
commerciante di Bergamo, ci
confessa che prima di venire
non sapeva neanche dove
fosse il Molise. Una recente
ricerca dice che un italiano
su 5 lo ignora. I volontari,
tecnici, carpentieri, responsabili della mensa, sono lombardi. Gentili, efficienti, assai
ben accetti alla popolazione
locale, dalla quale provengono gli altri volontari. Visitiamo una tenda in cui alloggia
una famiglia evangelica. Otto
letti, alcuni bambini, tutto
ordinato, quasi accogliente; il
presidente del Consiglio di
chiesa ci avverte, sorridendo:
quando piove è molto triste.
Il problema dell’inverno,
col freddo e la neve, si spera
di scongiurarlo: un albergo,
ristrutturato a tamburo battente e la parte alta del paese,
meno danneggiata, dovrebbero incominciare ad accogliere a brevissima scadenza
le famiglie attendate. La Regione Lombardia ha «adottato», mi dicono, Ripabottoni e
in effetti, sottolineano le sorelle della comunità, non
mancano generi e servizi di
prima necessità: derrate alimentari, coperte, la mensa, i
gabinetti chimici (il bar all’aperto, il tabaccaio e l’edicola li hanno allestiti i cittadini del paese). Fondi sono stati raccolti anche dai dipendenti della Regione Lombardia, a cui si aggiungeranno
quelli raccolti dalla Federazione delle chiese evangeliche e dall’Unione battista. La
solidarietà sembra concreta.
Qualcuno, ricordando vi
cende recenti e lontane del
nostro paese, invita alla vigilanza suU’uso dei fondi. Sapevate, chiedo a un fratello di
chiesa, che il Molise è zona altamente sismica? Qui non lo
sa nessuno, mi risponde. E
certamente in Italia, quasi
tutta a rischio sismico, quelli
che lo sanno e lo scrivono
non sono gli stessi che devono agire. Avevo visto, 3 giorni
prima, la carta sismica dell’Italia, pubblicata nel 1995
dal Dipartimento della Protezione civile: la zona dei paesi
colpiti dal terremoto è zona a
rischio medio-alto (scosse del
9-10“ grado). Gli stessi comuni figuravano «ad alto rischio
sismico» in un’ordinanza della Protezione civile del 1998.
La riclassificazione sismica
del territorio era stata consegnata nel 1999 al governo. La
successiva delega di questa
materia alle Regioni e agli enti
locali ha creato un conflitto di
competenze che ora trova il
ceto politico e amministrativo
inadempiente, o ignorante.
Proseguiamo il viaggio a
Macchia Valfortore, dove riusciamo a incontrare solo 2
membri della comunità, che
ci parlano della fuga dei giovani dalla regione, della crisi
dell’agricoltura tradizionale è
della difficoltà di annunciare
l’Evangelo in modo efficace,
in un tessuto sociale che sta
ricevendo dai fenomeni economici (come la crisi Fiat) ulteriori lacerazioni. Quando
partiamo (io, Susanna Nicoloso e Carlo Zibecchi) il tempo
si è rabbuiato, comincia a
piovere. Però sul cielo grigio
c’è un enorme arcobaleno.
festeggiato un altro momento
di ecumenismo pratico, concreto, incontrando domenica
pomeriggio, nella piccola
chiesetta valdese di Terrazza,
un gruppo di cattolici guidati
dal parroco don Tarcisio, di
origine africana e forse più
abituato di noi a considerare
la sostanza delle cose.
Un altro incontro di preghiera comune, intenso, toccante, coinvolgente, un momento di vita cristiana vera,
vissuta ha caratterizzato il
pomeriggio torrazzese. Forse
è il sistema migliore per
mettere in moto la macchina
dell’ecumenismo, quello vero, partendo dalla base, dai
credenti che, al di là delle
molte cose che dividono,
sanno concentrare la mente
solamente su quanto unisce.
Il past. Jonathan Termo si è
detto soddisfatto quanto
don Patrizio: «Lo scopo di
questi incontri è la ricerca
esclusiva di Dio a cui indirizzare la preghiera comune dei
credenti e abbiamo visto che
è più facile di quanto immaginavamo.Chi partecipa sa
cogliere l’attimo affascinante
di un incontro di fede che lascia il segno e questo ci basta
per pensare ad una cosa fatta nella giusta maniera».
Gli incontri dei valdesi con
gruppi di preghiera e di credenti proseguiranno almeno
con cadenza mensile.
Lavori di punteilamento a Macchia Vaifortore
Ripabottoni: sopra, ai centro dei gruppo, Susanna Nicoloso. Sotto,
una veduta sulla tendopoli nella zona sportiva
(tutte le foto sono di Carlo Zibecchi)
L’OTTICO EVANGELICO
(Ittica^ pärQla
di Antonio Trovato
Corso G. Cesare, 62/f
10154, Torino.
Tel. 011-851789
20% riservato ai fratelli
Ritorno a Roma
ventuale indulto per i carcerati. È certamente importante
che lo stato aiuti le famiglie
ad accogliere nuove vite, ma
non si può dimenticare che la
terra è afflitta da un superaffollamento che non si combatte certamente con un aumento indiscriminato delle
popolazioni dei paesi più ricchi. Infine la richiesta di un
provvedimento di clemenza
per i carcerati che ha molte
giustificazioni, ma che riprende con insistenza una domanda di due anni fa, pone problemi molto delicati al Parlamento italiano in un momento in cui la prima richiesta dei
cittadini è la certezza della
pena per i reati che solo apparentemente sono minori perché intaccano la libertà personale di ciascuno.
Sul piano deH’accoglienza
del discorso da parte dei parlamentari, è risultato evidente come i vari brani siano stati accolti, alternativamente,
dall’una ò dall’altro schieramento alternandosi gli applausi dell’una o dell’altra
parte. Condivido il parere
delTon. Bertinotti che si sia
trattato di un errore perché si
è accolto il discorso di un
estraneo come se fosse stato
il programma di un primo
ministro in carica. È proprio
questo il mio timore, che si
giunga a una eteronomia del
Parlamento che cerchi fuori
sé quella ispirazione e quel
programma di rinnovamento
che il popolo italiano aspetta
dagli uomini che ha eletto liberamente a rappresentarlo! Come giustamente scriveva su Riforma, la settimana
scorsa, Sergio Rostagno, uno
dei pericoli maggiori per la
nostra democrazia è la tendenza del Vaticano a occupare spazi che vengono lasciati
da una politica italiana priva
di autentici valori morali.
Il Cardinal Montini che divenne poi Paolo VI, durante
il pontificato di Giovanni
XXIII, aveva affermato che il
20 settembre 1870 era stato
utile non solo all’Italia, ma
anche alla Chiesa cattolica
perché l’aveva liberata dal
peso del potere temporale e
aveva considerato, inoltre,
che il Tevere non divide, ma
unisce le due realtà. Perché
questo avvenga, però, è necessario che il Vaticano non
estenda surrettiziamente il
suo campo di azione e che il
cattolicesimo dialoghi su un
piano di parità con le altre
forze spirituali, cristiane e
non, in uno spirito realmente
ecumenico. Lo,stato sovrano,
attraverso i suoi organi elettivi, deve armonizzare le vttrie
voci e i contributi più svariati
e indirizzarli un fine comune, che può essere la pace e
la solidarietà.
Domenico Maselli
Unioni femminili del I distretto
Con le nostre mani...
Mani che si aprono per azioni di amore, rnani che si
chiudono per azioni di violenza, mani che si congiungono per pregare, mani che si
alzano per lodare, mani che
si protendono per supplicare,
mani che si allargano per benedire, mani che si intrecciano in varie relazioni tra persone, mani che in mille modi
esprimono con gesti dei sentimenti, dei pensieri, delle
volontà, delle capacità lavorative, creative... Se i discepoli toccarono, udirono, videro e contemplarono in Gesù (I Giovanni 1,1-3) la realtà
di Dio, a noi oggi, come e cosa è reso possibile?
«Con le nostre mani» è
l’argomento del seminario
biblico delle Unioni femminili delle chiese valdesi del I
distretto, che il 16-17 novembre alla Foresteria di Villar
Perosa ha riunito oltre 60 sorelle delle Valli, una sorella
da Dipignano membro del
Consiglio nazionale Ffevm e
un’altra da Torino. L’incontro ha ricevuto un’accoglienza calorosa e confortante delle sorelle villaresi della locale
Chiesa valdese e del Concistoro che ha affidato la conduzione del culto domenicale
alle Unioni femminili.
Questo argomento, non è
un’idea peregrina. La parola
«mano-mani» è molto ricorrente nel nostro linguaggio e
sovente, con uso figurato, anche nella Bibbia; una parola
che spesso viene usata per
esprimere la forza: mano come primo mezzo di potenza.
L’appartarsi per la ricerca biblica è fecondo per gli impegni comunitari e anche nella
dispersione di ognuna nella
vita personale. Siamo molto
grate della disponibilità di fratelli e sorelle che ci guidano
nella ricerca biblica, e delle
circostanze e opportunità favorevoli che ci consentono di
continuare ad avere annualmente questi seminari avviati
nell’autunno del 1978. (v.t.)
8
PAG. 8 RIFORMA
- Vita Delle Chiese
venerdì 22
• f i
Incontro-dibattito delle chiese valdesi di Reggio Calabria e Messina
Scuola pubblica e laicità dello stato
Con il pretesto di salvaguardare tradizioni e culture nazionali, si continua a ostacolare una
pluralità necessaria alla crescita di una società sempre più multiculturale e multi etnica
LUCIANO SIGNORINO
Mercoledì e novembre
le comunità valdesi di
Reggio Calabria e Messina, a
conferma della tradizione che
vuole tutti i valdesi schierati
in prima linea ad affrontare
le problematiche sociali più
scottanti, hanno ospitato
nella chiesa di via Possidonea a Reggio Calabria un incontro-dibattito sul tema «La
scuola pubblica e la laicità
dello stato», durante il quale
sono state ampliate situazioni e prospettive «Per una formazione laica nella scuola
pubblica». Relatore è stato il
preside prof. Giovanni Lombardo, membro della Tavola
valdese, esperto conoscitore
del mondo scolastico e della
sua problematica, che ha calamitato l’attenzione di un
pubblico molto interessato
alTargomento.
L’intervento del prof. Lombardo è stato preceduto da
una breve ma interessante
presentazione da parte del
pastore valdese Jens Hansen
che ha illustrato agli intervenuti il rapporto fra stato e
chiesa nel Nord Europa, con
particolare riferimento alla
Germania prima e dopo la
riunificazione. Lombardo ha
esordito con una attenta e
approfondita analisi del progetto di legge Moratti di riforma dell’ordinamento scolastico raffrontandolo con la
precedente proposta di riforma Berlinguer. Ne è emersa
una critica suU’«aziendalizzazione» della scuola nel modello Moratti, che oltre a favorire la scuola privata a discapito di quella pubblica,
mina alla base didattica; quest’ultima, infatti, non può essere gestita secondo una logica aziendale ma deve adattar
si alle molteplici esigenze di
soggetti molto diversi tra loro
con la necessaria elasticità.
Citando direttamente la costituzione italiana. Lombardo
ha puntualizzato che di fatto
la «religione cattolica di stato»
è in netto contrasto con gli articoli della Carta costituzionale che riguardano la laicità dello stato e il rispetto di
quelle minoranze che si esprimono in maniera difforme su
temi di pensiero religioso. In
proposito il relatore si è soffermato sui problemi che il
Concordato ha creato nel
mondo della scuola consentendo l’inserimento nel corpo
docente di persone designate
dai vescovi per l’insegnamento di un’unica religione. Con
il pretesto di salvaguardare
tradizioni e culture nazionali
(vedi la polemica sul Crocifisso nelle aule e negli uffici), è
stata ostacolata l’espressione
di quella pluralità necessaria
alla crescita multiculturale in
un paese che si proietta, volente o nolente, verso una società multietnica.
Non si può volontariamente ignorare che il confronto
fra diverse culture e pensieri
religiosi, nel contesto scolastico, arricchirebbe la dialettica e il confronto, perché siamo ormai destinati alla convivenza con questa diversità e
solo uno stato veramente laico può garantire una civile
convivenza con le minoranze
etnico-religiose senza che si
creano tensioni e ghettizzazioni. In chiusura si è aperto
un vivace dibattito che ha
sottolineato il desiderio dei
partecipanti di accrescere il
valore della laicità di uno stato che deve rappresentare
tutti i cittadini e che tuteli la
libertà di pensiero, di cultura
e di confessione religiosa
La scomparsa a Civitavecchia
Ermanno Spuri tra arte e
predicazione deirEvangeh
BUSCO RAMIREZ
La mattina di sabato 9 novembre, alle ore 8,20,
nell’ospedale di Civitavecchia, si spegneva il pastore
Ermanno Spuri. Aveva 75 anni, e aveva servito per 39 anni
nelle chiese battiste di Venaria, Livorno, Sulmona, Pordenone, Reggio Calabria e
Grosseto. Il funerale ha avuto
luogo lunedì 11. La chiesa era
gremita di fratelli, sorelle e
amici di Civitavecchia, sua
città natale, e di altri credenti
venuti dalle comunità dove
egli aveva svolto il suo ministero, lasciandovi il profondo ricordo di una vocazione
spesa con mitezza, umiltà e
gioia, insieme alla moglie Valentina Tuzzi, conosciuta durante gli anni di studio teologico a Rivoli, e i figli Fabio,
Irene e Sandra.
Il pastore Spuri, accanto alla predicazione della Parola,
coltivava l’interesse per l’arte, e più precisamente per la
pittura. Aveva sviluppato uno
stile caratterizzato sia da
pennellate decise, nette, scure, sia da colori che sembrano esplodere in una composizione cromatica più gentile
e che tuttavia soggiacciono al
tono dominante delle pen
Conferenze, musiche e spiritualità a Cagliari
Le religioni siano al servizio della pace
HERBERT ANDERS
Nello spirito di voler diminuire il potenziale di
angoscia inerente ai conflitti,
la Chiesa battista di Cagliari
ha organizzato il suo 3“ ciclo
di conferenze, musiche, incontri e spiritualità all’interno della settimana Martin
Luther King. «Religioni di
guerra, religioni di pace;
contributi religiosi al conflitto israelo-palestinese» è stato il titolo di tre sere di dibattiti a voce alta, incontri tesi e
relazioni contrastate. Come
potrebbe essere diversamente quando si incontrano israeliani con palestinesi,
rappresentanti dell’ebraismo con quelli dell’Islam, i
no global con le forze dell’associazione Italia-Israele.
In tre serate una storica-politica con Paolo Naso e Ottavio di Grazia come relatori,
una poetico-musicale sostenuta da gruppi locali che volevano dare il loro appoggio
agli stimoli di pace per il Medio Oriente, e infine una dedicata a una tavola rotonda
con un rappresentante mu
Martin Luther King
sulmano e un rappresentante dell’ebraismo, si è cercato
di analizzare i limiti e3e possibilità dell’apporto delle religioni al conflitto. Non siamo giunti a nessuna conclusione in particolare, se non
quella che Paolo Naso ha bene espresso con la frase:
«Ogni persona che si schiera
in maniera netta da una o
dall’altra parte, trascura le
ragioni dell’opposizione e
aggiunge un nuovo nemico a
una guerra in cui le ragioni e
i torti sono presenti in en
trambi i campi». Siamo invece riusciti a dar voce alla
causa palestinese di fronte a
un agguerrito gruppo di filoisraelaini. Siamo riusciti a
trasmettere il desiderio ebraico per la pace a chi percepiva gli ebrei solo come
guerrafondai. Abbiamo, da
una parte, chiarito concetti
come sharia e jihad, la pretesa della «terra promessa» e
la posizione ebraica italiana
nei confronti della crisi,
dall’altra. Molta gente anche
dopo la fine delle manifestazioni si è fermata sotto il
portico della chiesa con acqua e pane Carasau per discutere ancora.
Non so se abbiamo tolto
un po’ di angoscia all’immenso potenziale violento
del Medio Oriente, presente
anche qui nei tanti appassionati sostenitori dell’una o
dell’altra causa. Abbiamo
però dato spazio di affermazione a personalità, pensieri,
credi differenti tra loro; abbiamo provocato-ascolto e
sostenuto lo sviluppo del
confronto. Di fronte alla
guerra si può fare di più?
Comunità ecumenica di Albano
Parlare del creato? Come
bere un bicchier d'acqua
ILARIACIRIACI
ACQUA: storia di pozzi e
di sete; storie di doni e di
guerre, storie che si intrecciano e si rincorrono, che attraverso le generazioni diventano simbolo. Storie del popolo
della Bibbia. Giacobbe; suo
figlio, Giuseppe, viene imprigionato dai fratelli in una cisterna, un contenitore d’acqua ormai vuoto e screpolato; lì la vita ha finito di dimorare e così anche la dignità
dell’uomo, di quell’uomo che
sarà lo strumento nelle mani
della misericordia di Dio.
Giacobbe; nella sua discendenza il pozzo sarà il punto
d’incontro tra Gesù e la samaritana, incontro tra due
popoli diversi, due entità distinte e divergenti unite dalla
medesima misericordia e
gratuità di Dio. L’incontro
avviene attorno a un bisogno.
La benedizione di Dio segna
la fine dello stato di bisogno;
«Ma chi beve dell’acqua che
io gli darò, non avrà mai più
Borsa di studio
Rosina Pavarin
e Arnaldo GardioI
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di due borse di studio intestate a
Rosina Pavarin e ad Arnaldo GardioI, di 500 Euro
Luna, nell’anno accademico 2002-2003.
Le borse saranno destinate prioritariamente a studenti o a studentesse di teologia provenienti dalle
valli valdesi, che frequentino la Facoltà valdese di
teologia. Le domande per le borse devono essere
debitamente motivate: bisognerà indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di
iscrizione alla Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si fruisce o si è fruito in passato di altre
borse di studio, se si è in regola con gli esami da sostenere, e quante altre notizie si ritenga possano essere utili per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare la richiesta agli uffici
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2002. Farà fede la data del
timbro postale.
Borsa dì studio
Carmelo Mollica
e Giuseppe Mollica
Pastori evangelici battisti
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di una borsa di studio intestata a
Carmelo Mollica e a Giuseppe Mollica, di 500 Euro
Luna, nell’anno accademico 2002-2003.
Le borse saranno destinate a studenti o a studentesse che frequentino la Facoltà valdese di teologia.
Le domande per le borse devono essere debitamente motivate: bisognerà indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di iscrizione alla
Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si
fruisce o si è fruito in passato di altre borse di studio, se si è in regola con gli esami da sostenere, e
quante altre notizie si ritenga possano essere utili
per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare la richiesta agli uffici
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2002. Farà fede la data del
timbro postale.
sete» (Giovanni 4, 14a), e diventa l’eco di una promessa
più antica, l’annuncio della
gratuità del Regno: «Voi tutti
che siete assetati, venite alle
acque (...). Venite, comprate
senza danaro, senza pagare,
vino e latte!» (Isaia 55, 1). Un
mercato quanto meno insolito per la nostra società fondata su solide basi economiche e «logiche di mercato»
che non sempre riusciamo a
controllare, a gestire in prima
persona, in cui tutto si può
avere a condizione che...
Acqua: non solo elemento
chimico. In una situazione
storica nella quale non è più
considerato un bene comune
ma bene economico, nella
quale si comincia a parlare
di «petrolizzazione» dell’acqua, questo elemento diviene
merce di scambio, oggetto di
ricatto, ulteriore arma nelle
mani dei potenti che possono ancora una volta decidere la sorte dei più poveri, una
ulteriore sconfitta al diritto
all’autodeterminazione di
tutti e di ciascuno che passa,
in primo luogo, per quello alla sopravvivenza. Ed è fatale
che dove l’ingiustizia diventa
sistema e struttura organizzata la prima vittima sia la pace.
Sono queste e altre ancora
le riflessioni condivise lo scorso 20 ottobre nell’ambito della giornata dedicata al creato
dalla comunità evangelica ecumenica di Albano (Roma)
che ha visto protagonisti della
riflessione, oltre ai fratelli e
sorelle della comunità, numerosi amici e simpatizzanti,
compagni di strada della Rete
ecumenica dei Castelli romani, giovani studenti della Facoltà valdese di teologia, i
bambini della comunità che
hanno curato un significativo
gesto simbolico, Michelle
Charbonnier, curatrice della
suggestiva liturgia, il pastore
Franco Giampiccoli e Mariangela Fadda, esperti conoscitori della problematica specifica
relativa all’acqua. Acqua e pace, acqua e relazione, acqua e
gratuità, acqua e dignità: vita
e promessa per il popolo di
Dio per ogni generazione.
neilate. L’effetto finalèi
quadro dà la sensazioj “
una lotta tra un pittore
Te
m
locol
to e mite e la sua
non vuole lasciarsi doi
perché tesa a esprimetéf
sprimibile, intenta a ri
dare a una realtà che noi,
fa afferrare né dal talea
dalla vocazione che il Sii
gli aveva donato per es,
mersi. Alla fine, il si]
del quadro sembra npc™
al di fuori del dipinto S
così come, del resto, è ^
vita del credente. Infatti'
che viviamo, sia chea*
mo, siamo del Signore
mani 14,8).
Forse questa tensione tui
sua persona e la suaartij
stato anche il segno disti
vo della testimonianza
de del pastore Spuri, cioi
l’aver racchiuso in sé il
derio di operare conei^
mente per la gloria di Di
ma con la sensibilità di un#
tista consapevole di pot®
vere soltanto nella pa^
attesa del giorno in c*
Grande Artista porterà a i
mine il suo capolavoroj ai
cipatoci in Cristo crocifH
risorto. Si tratta di’^
stessa attesa che il lingu^
teologico indica con flìÉi
tra il «già» e il «non ancoà
Aosta
Castagnata
comunitari!
CAMILLA DI T0MMA«)
Nell’i
taallec
sidente
sonato,
me inf'
terrem
ottobre
le chies
Dalle p
Biazior
vigili d(
todue
di cultc
non rit
perieoi
di Ripa
dichiar
none s
accerta
cale di
pastora
ha agg:
peraltn
unproi
geologi
mogià
compe
fl locai
Valforti
ne lesit
tello di
neUa te
Ilprf
in attes
di sopr
zioni d
vello d
proprif
niale, si
certo ci
di Cam
mani.
Domenica 27 ottobri
Chiesa valdese diW
ha organizzato una
ta a Tor de Fot (Verrayesl'll
la casa di Sergio Denabi^
Vanda Monaja. In molte»
casioni Sergio e Vanda W
ospitato la comunità: ¥0^
mo ricordare soprattutP
bellissima e indimentieal
festa del Triangle de l'c
con le chiese di Marti]
Chamonix, svoltasi lo scoi
giugno. La castagnata^
organizzata per i bambi#*:
bambine della scuola dotin'
nicale e per le ragazze delo;
techismo proprio all’inW
del nuovo anno di attivitìb
Le ragazze del corsp calo
chistico hanno collabora®
per la buona riuscita ^
festa, affiancando le monW
ci e la pastora,
bet, la quale ha orgi
insieme alle catecuir.—^
milla. Serena e Daniela d®
attività ludiche a sl
dai classici giochi ^dal®
sati su testi biblici o‘suR®j,
ratteristiche degli
queste attività, oltre
lievi della scuola doineii
di Aosta, hanno parted^'
alcuni bambini della
chia di Saint-Marcel. cj)
quale è iniziata una bel ,
lazione grazie a un
mo «ecumenico». I
erano accompagnati
genitori, dal parroco e
catechista.
Se per i più
un pomeriggio di
li ha fatti anche ri»
senza l’assillo so
gli adulti che li accoffll
vano è stata una bell
sione per ritrovarsi e
biarsi notizie, inson® ^
occasione per ^ ’ ■“
sti ultimi poi hanno ah
le castaene e prep®,*^ i
le castagne e ug
grande merenda ^
chiuso il gioioso,
comunitario. Quand®
do poi si è
«Al
di Rii
cupa
e del
tante
atto
mo f
male
rigua
di eri
Vedii
tivej
inan
Ci
paga
Non
non
carie
fiitui
tratti
si ini
comi
Re
lupp
buor
bene
AS:
per in
ë'Urizii
Il/la vi
do/ad
cominciato a
bambini sono entr
sa, e insieme agli ®
--.'Sii:
bendante spunti^
finito in poco tempd*
Atlei
[«gaz
librane
'Oche
Dero
domar
do Gì,
ne
f^onìte
PìJQ Qf
i'I'Jstra:
9
li 22 NOVEMBRE 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
^ Dalla circolare alle chiese battiste del presidente dell'Llcebi, Aldo Gasonato
Terremoto, diaconia, rapporti con lo stato
Raccolta di fondi per le chiese battiste terremotate del Molise, monitoraggio delle iniziative
locali di «diaconia leggera», gli elenchi dei ministri per le visite in caserme, ospedali e carceri
merel’k
che noni
taleotA
BilSij*
pei
sigi
a ripoi
nto sti
è poi
[nfattli
■he moiji
noreidfe
sione tm
sua ai
IO distii
anzadii
’uri, cio>
séilifej
concreti
:ia di]^
li pot^
a padai
’ in cuti
fteràati
vorói ani
;roi
di q
hni
m iìvivi
anco)
fjell’ultima circolare invia„ alle chiese battiste dal prendente dell’Ucebi, Aldo Caonato, si hanno alcune prime informazioni relative al
terremoto che lo scorso 31
ottobre ha interessato anche
le chiese battiste del Molise.
Ddle prime sommarie informazioni raccolte si sa che i
vigili del fuoco hanno rilevato me forti lesioni nel locale
di culto di Campobasso, ma
aon ritengono che vi siano
pericoli immediati. Il paese
di Ripabottoni invece è stato
dichiarato inagibile, per cui
non è stato ancora possibile
accertare le-condizioni del locale di culto e dell’alloggio
pastorale. «Il locale di culto ha aggiunto Casonato - era
peraltro già compromesso da
un processo di dissesto idrogeologico per il quale avevamo già da tempo coinvolto le
competenti autorità». Infine
il locale di culto di Macchia
Valfortore ha riportato alcune lesioni e si sa che un fratello di chiesa è stato accolto
nella tendopoli.
Il presidente informa che,
in attesa di ricevere i verbali
di sopralluogo e le dichiarazioni di accertamento del livello dei danni subiti dalle
proprietà dell’ente patrimoniale, si sta studiando, di concerto col pastore della chiesa
di Campobasso, Dario Saccomani, la possibilità di far
IMASOJ
ottobi
e di
icasi
rayes)
lenabii
molte»
ndaluai
ità: wp
rattutl^
lentie^
de
i lo scotìi
ata
imbiniik
zzedelft
all’inia»
rttivitài
orso catt
illaborrt
citar
meneù’
o'suUe»
animali"
reagii"
ameniii*
irtecipa»
.ei,coni‘
a bella
"l rag|
ti
eoe
riocW^
istict).
li e
) aitO'“^
P
giungere sul posto aiuti mirati. Nell’immediato l’Unione battista ha messo a disposizione uno dei conti correnti bancari intestati all’ente patrimoniale per la raccolta fondi di solidarietà. Le offerte vanno inviate alla Banca popolare di Novara, Roma-Agenzia 1; Gin Y, Banca
05608, Cab 03201, n. conto
1048; causale: «Aiuto alle
chiese battiste del Molise».
Nella stessa circolare vi è
l’allegato «speciale Diaconia
leggera». Si ricorda che l'ultima Assemblea generale, dopo un ampio dibattito sulle
proprie istituzioni diaconali
la cui gestione desta preoccupazione «per la tendenza
peggiorativa dei bilanci medesimi, soprattutto di fronte
alla necessità di pesanti interventi strutturali e di adeguamento che le normative
in vigore impongono di effettuare con urgenza presso le
nostre strutture» (Mozione
sulla diaconia. Atto 38/AG/
2002), ha dato mandato al
Comitato esecutivo di effettuare un accurato monitoraggio delle iniziative locali di
diaconia leggera e di «fornire
in tempo utile alle chiese, che
si riuniranno in un’Asseniblea straordinaria da convocare entro il 2003, un piano
generale e realistico di ristrutturazione delle attività
diaconali, che consenta di
valutarne la prosecuzione,
l’eventuale trasformazione o,
£d limite, anche la dismissione (...)» (Atto 38).
Per realizzare quanto richiesto dall’Assemblea generale Casonato incoraggia vivamente tutte le chiese a comunicare le informazioni relative alle iniziative di diaconia leggera che le chiese e i
singoli membri delle stesse
svolgono, entro e non oltre il
31 dicembre 2002. «Il Comitato - si legge nella circolare sta predisponendo, in vista
dell’invio preliminare a tutte
le chiese, la documentazione
relativa alle istituzioni per
ciascuna delle quali è in preparazione un “libro bianco”
contenente tutte le informazioni dal punto di vista tecnico, finanziario e patrimoniale, elaborate partendo dalle
situazioni di fatto e offrendo
alla riflessione delle comunità alcuni punti di prospettiva che possono contribuire a
fare sì che si arrivi all’annunciata Assemblea straordinaria
con il maggior numero possibile di informazioni atte a
orientare le scelte che saremo chiamati a compiere».
Infine nell’allegato «speciale Rapporiz con.lo stato» il
presidente dell’Ucebi richiama le chiese a procedere a
una revisione periodica, meglio se annuale, degli elenchi
dei ministri designati all’assi
stenza spirituale agii appartenenti alle forze armate, ai ricoverati, ai detenuti, nonché
per coloro che sono designati
alla celebrazione dei matrimoni, secondo quanto prevede l’Intesa della Repubblica
italiana con l’Ucebi. La legge
116 del 1995, infatti, stabilisce che un ministro (che sia
iscritto nei ruoli pastorali o
meno) rimanga tale per un
determinato servizio finché
una chiesa locale ne mantiene la designazione. Dunque
la comunicazione dell’Unione allo stato non vale a vita
ma dura finché la chiesa locale lo (itiene opportuno. La
cancellazione dagli elenchi,
con il ritiro e restituzione del
tesserino di riconoscimento
rilasciato dall’Unione, di chi
non esercita più il ministero,
(ciò riguarda anche i pastori/e e non che si trasferiscono
in altra regione), è segno di
correttezza verso gli organi
statali. «Questa procedura conclude Casonato - non è
dovuta a un vuoto formalismo o addirittura a servilismo
verso lo stato ma vuole essere
un atto di lealtà con il consiglio della Parola che ci invita
a fare le cose “con dignità e
con ordine” (I Corinzi 14, 40):
non è solo il timore di essere
trovati in difetto, ma è anche,
volontà di procedere con
chiarezza e trasparenza fra
noi e verso l’esterno», (m.d.)
Ama il tuo prossimo
come te stesso
«Ama il prossimo tuo come te stesso». Le chiese cristiane
di Riesi, cattolica e valdese, apprendono con grande preoccupazione la crisi di lavoro di 350 operai/e del settore tessile
e delle confezioni. La situazione in cui vengono a trovarsi
tante famiglie, e per giunta giovani, ci induce anzitutto a un
atto di fede verso il Signore Dio, che non abbandona i suoi
figli, anzi ne ha cura e provvede loro il cibo. Ci interroghiamo poi sulle responsabilità sociali e individuali, perché il
malessere che il fatto genera, direttamente o indirettamente
riguarda tutti, tutto il paese. Si prospetta una nuova ondata
di emigrazione forzata, con tutte le conseguenze connesse?
Vediamo che l’entusiasmo suscitato da queste nuove iniziative produttive, di appena qualche anno fa, si sta cambiando
in amarezza, in disinganno.
Ci rammarichiamo che deve essere quasi sempre il Sud a
pagare. Noi alziamo la voce per amore dei nostri fratelli.
Non ci è stato chiesto, ma con forza interiore sentiamo che
tton possiamo sottrarci a questo compito di fratellanza, di
caricarci il peso di chi soffre e pena perché vede a rischio il
fitturo. Con attenzione abbiamo seguito l’andamento delle
trattative ancora in corso. Abbiamo appreso che a vari livelli
intende trovare una soluzione, come è apparso dal vari
comunicati stampa del 1° novembre.
Resteremo vigili sul prosieguo e delle trattative e degli svimppi, che ci auguriamo positivi. Ci sorregge la fiducia nel
tion senso, la fede in Dio, la speranza che Dio protegge e
cnedice ogni gesto di buona volontà. Osiamo sperare!
Le Chiese cattolica e valdese di Riesi, 4 novembre 2002
Chiesa valdese di Riesi
I lavoratori cristiani
in difesa dell'occupazione
La nuova
Associazione Protestante Cinema
«Roberto Sbaffi»
indice un concorso per il suo
logo
j e per spedire i bozzetti (entro il 20 dicembre)
ll/lj^'°®tin.it - Gianna Urizio - via Firenze, 38 - 00184 ROMA.
rin/,'j'^n,'’‘°tc/trice sarà premiato con la nomina a socio/a onoria"“«deli’Associazione
Per le scuole domenicali
Attenzione: errata corrige
f' quaderno per i
iGrandii' ci parla»
Co elio r, '■“titiene un errore grafiPercor°^ Psrmette di realizzare
'*°i'anda° giusta alla
'i'i Giot, vuole Dio
Ce ne •* ® i'tiiicia in Lui.
"tenitori ' t°g°zzi e
Peò corr' ' “nona volontà
HiJnea“ ''''
Che cosa vuote Dio
da Giosuè?
grandi c^>acità \
fiducia in Lui
che non segua gli
insegnamenti di Mi
Da circa cinque anni Riesi
ha vissuto un piccolo boom
economico con sbocchi occupazionali che nell’entroterra siciliano non sono all’ordine del giorno. Di questo
hanno parlato diversi giornali, riviste, e anche una trasmissione di Protestantesimo
(aprile 2001). Mentre l’economia per decenni, specie
dopo la chiusura delle miniere di zolfo e la conseguente
ondata di emigrazione, è stata dominata dal comparto
agricolo, affiancato da alcune
piccole imprese e soprattutto
dal commercio, da poco si è
sviluppato un polo tessile
che, sotto forme diverse, ha
dato e in gran parte sta dando tuttora lavoro a circa 350
persone, e che produce e confeziona soprattutto per ditte
dell’Italia settentrionale, ed è
sorto anche grazie a cospicui
fondi regionali.
Per ragioni macroeconomiche, per ritardi di erogazione dei contributi, per rendimento non sempre sufficiente delle persone impiegate, e per altri motivi ancora,
dalla fine del 2001 sta salendo la preoccupazione circa
un ridimensionamento del
comparto con sede a Riesi. Il
personale delle ditte del polo
tessile, in maggioranza donne, ha dovuto attendere il pagamento di diverse mensilità
nel 2001, cosa che si sta ripetendo nuovamente da quest’estate. Sia nel 2001 sia nel
Regala
un abbonamento
a
le ultime settimane vi sono
state anche azioni di protesta
messe in atto da parte del
personale. Da ottobre, interpellato il prefetto di Caltanissetta, interessatisi i sindacati
(soprattutto) confederati, aumentata la preoccupazione
generale, si sta cercando di
correre ai ripari per poter ottenere, semmai, un ridimensionamento deH’attività attraverso il ridisegno del piano industriale, evitando per
lo più il licenziamento di personale attualmente assunto e
migliorando il rendimento
delle imprese coinvolte.
Il gioco delle cifre che riguardano le persone eventualmente in esubero è poco
chiaro: tra 30 e 60, dice la ditta; tali cifre riguardano soprattutto il settore confezionamento che sottostà a regole di imprese artigianali mentre,non riguarda, per lo più, il
settore della produzione tessile, organizzato in forma industriale. Sembra ora che a
Roma si sia riusciti a ottenere
che una ditta a partecipazione statale entri nel polo tessile per garantirne la presenza
sul nostro territorio. Intanto
molte famiglie attendono le
mensilità arretrate; in parecchi la fiducia nel prosieguo
della presenza del comparto
tessile è abbastanza intaccata; i sindacati cercano di ottenere il meglio possibile pur di
evitare licenziamenti.
Su questi fatti è nato l’appello congiunto che pubblichiamo qui a sinistra, la cui
idea è nata aH’interno della
«Segreteria ecumenica», in
cui rappresentanti delle comunità cattoliche e valdese
di Riesi si incontrano abbastanza regolarmente per parlare di questioni ecumeniche
e per promuovere e organizzare incontri, liturgie, (l’il
ottobre 2001 anche una manifestazione per la pace).
AGENDA
23 novembre
CATANIA — A partire dalle 9,30, nella chiesa valdese (via
Cantarella 6), si tiene il primo incontro del corso di aggiornamento per predicatori locali valido anche per il Corso di formazione teologica a distanza. Roberto Bottazzi parla sul tema «L’arte di comunicare, anche in chiesa. Regole di comunicazione per una predicazione più efficace». Per informazioni rivolgersi a U. Eckert, tei. 338-8913160.
MILANO —Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il pastore Giorgio Tourn e Emanuele Piano, già
presidente della Comunità ebraica, parlano sul tema «Minoranze parallele, ebrei e valdesi a Milano».
BERGAMO —Alle 17, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55, primo piano), U maestro Valeriano Bacchierò con
gli studenti dell’Istituto musicale «Donizetti» propone «Il corale luterano», ascolti ed esecuzioni dalle cantate e dall’opera organistica di Jhoann Sebastian Bach.
FIRENZE — Alle 16, all’auditorium Stensen, Roberto Marchesini, Dario Antiseri e Paolo Raineri discutono il tema
«Tecno-scienze e trascendenza»; Ruggero Fariello, Tito Areechi e Fabrizio Desideri «Neuroscienze e trascendenza».
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14/r), Marco Ricca, Arnaldo Nesti e Eugenio Stretti presentano il libro di E. Stretti e Enzo Pace «Il pluralismo delle fedi:
i nuovi movimenti religiosi» (distr. Claudiana).
24 novembre
ROMA —Alle 16, alTistituto San Filippo Neri (via Don Orione 8), il gruppo Sae organizza una lezione biblica di Carmine
Di Sante sul tema «Dialogo con Dio, dialogo tra credenti,
dialogo tra gli uomini».
GROTTAGLIE (Ta) — A partire dalle 9,30, lungo viale Matteotti, la Chiesa valdese organizza una raccolta di firme sul
tema «No alla guerra in Iraq» e sul diritto d’asilo.
25 novembre
TRIESTE — Alle 18, alla sede della Comunità luterana (via
San Lazzaro 19, primo piano), il past. Giovanni Carrari e il
sacerdote Giampaolo Muggia discutono il tema «Il Convegno ecclesiale della diocesi di Trieste».
BARI — Alle 20, nella chiesa San Pietro apostolo (via LapiraBari Modugno), si tiene un incontro di catechesi ecumenica
a cui interviene la pastora Teodora Tosatti.
26 novembre
MILANO —Alle 18,30, nella libreria Claudiana (v. Sforza
12/a), la pastora Anne Zeli, Cesare Soletto e don Albino Bizzotto presentano con l’autore, Davide Melodia, il libro «Introduzione al cristianesimo pacifista».
IMANTOVA — Alle 21, all’Università della terza età (v. Mazzini 28), il Sae organizza il secondo studio biblico condotto dal
past. Grimaldi sul tema «Zaccaria e Michea profeti».
27 novembre
VENEZIA — Alle 17,30, a Palazzo Cavagnis, l’omonimo Centro culturale organizza una conferenza di Adele Salzano sul
tema «Henry Roth: un romanziere ebraico».
29 novembre
FIRENZE — Alle 17,15, nel Salone dei Duecento (Palazzo
Vecchio), Enzo Biagi, Pierluigi Ballini e Mario Miegge presentano il libro di Giorgio Spini «La strada della liberazione»
(ed. Claudiana), presente l’autore.
30 novembre
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «P. M.
Vermigli» (via Manzoni 21), il prof. Fulvio Ferrarlo parla sul
tema «Scienza e fede. Incontri e scontri tra linguaggi del nostro tempo». Modera il past. Piero Bensi.
1** dicembre ^
TORINO — Alle 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele, per la serie «Musica e preghiera», il coro valdese
di Torino (dir. Flavio Gatti) e l’organista Chiara Cassin eseguono musiche di J. S. Bach, Gatti, Fauré, Dumflé, Haendel.
CRONACHE DALLE CHIESE
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 10 novembre, durante il culto al tempio del Bellonatti, sono stati insediati i
nuovi anziani Stefano Danna, Daniele Gardiol e Marco
Pasquet, e il diacono Enrico Fratini. La comunità ringrazia di cuore i membri del Concistoro uscenti Paolo Gay,
Franca Recchia, Piergiorgio Resini e Marcella Stalé per il
lavoro svolto con passione e impegno in questi anni.
TORRE PELLICE — Domenica 17 novembre, durante il culto, è stata presentata alla comunità la pastora Daniela
Santoro che la Tavola ha assegnato alla chiesa di Torre
Pellice dal 1° novembre al 31 agosto 2003. Chiediamo al
Signore di benedire il suo servizio in mezzo a noi.
• Siamo vicini ai familiari di Mario Rivoir, che ci ha lasciati.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 24 novembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «L’ospedale della
Speranza, un’iniziativa coraggiosa di una donna medico battista tra i profughi birmani in Thailandia», «Dietro le parole»,
rubrica biblica. La replica sarà trasmessa lunedì 25 novembre* alle ore 24 e lunedì 2 dicembre alle 9,30 circa.
• attenzione la replica del lunedì notte potrebbe slittare al martedì
mattina seguente intorno alle 9, sempre su Raidue, fino a marzo, data
in cui termineranno i collegaiiienti per l’American Cup’s.
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 22 NOVEMBgii^ ¡,
TUTTA COLPA
DELLA TIVÙ?
ELISABETTA RIBET
Su alcuni quotidiani ha trovato posto il rapporto annuale di
Eurispes e Telefono azzurro sui
«piccoli», tra i sei anni e la cosiddetta maggiore età. Come
sempre un quadro triste: il 55%
dei bambini fra 7 e 11 anni ha la
tv in camera, quasi il 70% ritiene di essere stato colpito da scene violente in tv e più del 20%
dei maschi dice di avere già picchiato un compagno. Come
sempre ne deriva un attacco di
tutti contro tutti: colpa della tv,
di Internet, della violenza e della
pornografia.-1 media ribattono
che la colpa è dei genitori e di
chi lavora con adolescenti e
bambini: avete solo da controllare che cosa __________
guardano, i vostri figli e figlie,
indifese creature che proteggete. Negli stessi
La televisione nel
rapporto annuale
per i quali il mondo della «Mtv
generation» [dal nome dell’emittente tv specializzata in video
musicali] è carne da marketing,
campionario su cui testare i
trend di musiche, bibite e colori.
Adulti che vedono solo il loro o
la loro adolescente, come se non
interagisse con altre persone,
come se fosse l’unico, l’unica al
mondo. Adulti che semplicemente non li vedono, gli esseri
umani di un’età inferiore alla loro: parlano un’altra lingua, vivono su un altro pianeta, o sono
come gli aborigeni australiani.
E se non fosse vero che non li
si ascolta? Se invece le domande,
le esigenze che hanno oggi l’infanzia e l’adolescenza fossero
troppo forti da
sopportare per il
fragile e disorientato adulto con
giorni, anche in (jj EUOSpeS 6 TelefonO temporaneo? Se
Francia il rapporto sulla violenza in televisione presentato
al ministro della
Cultura, Alilagon, dalla «commissione Kriegel» ha sollevato lo stesso dibattito. La televisione ha degli effetti sui giovani: «L’abbassamento
dell’inibizione e del senso di colpa, l’acquisizione di stereotipi,
l’imitazione pura e semplice»
{Le Monde, 14 novembre).
Grottesco, un commento sul
Corriere della Sera: «se non altro, sono tutti più sportivi!».
Meno male, i campi da calcio,
nuovo mezzo di livellamento di
massa, «tengono lontani i giovani dalla televisione». E mi è tornata in mente una barzelletta
sul calciatore Totti che girava
nei giorni in cui il belpaese ha,
come ogni volta, ritrovato unità
e armonia davanti ai megaschermi che ci portavano dalla
Corea la Coppa del mondo di
calcio. Ma prima di sparare a zero su «chi ha quali colpe» dello
stato di cose, prima di dire la
mia rabbia su questa malattia
del nostro millennio che come
niente riduce a numeri e statistiche ogni cosa e poi grida,
nuovo paladino della giustizia,
«i giovani non si sentono ascoltati», faccio qualche domanda.
Siamo poi così sicuri che a
«loro», a queste povere vittime
del non ascolto, della «violenza
in tivù», interessi qualcosa di ritrovarsi o meno in una statistica? Che sia questo l’unico modo
in cui U mondo degli adulti riesce a concepire la relazione con
le persone più giovani di loro, il
loro linguaggio, i loro miti? For
azzurro sui minori
tra i6ei 18 anni
preferissimo far
finta di non sentire, perché le risposte non le abbiamo nemmeno
HiiWiMiw li lai noi? Se le risposte
che abbiamo fossero troppo scoraggiate per poterle condividere
con le giovani generazioni? Credo che le nostre chiese, il nostro
modo di tentare di essere cittadini e cittadine, possano avere delle risposte alternative. Credo che
ricominciare a far pensare insieme adulti e giovani possa partire
dalle nostre comunità. Sono convinta che se si riprendesse il sentiero del reciproco (e sottolineo
provocatoriamente reciproco)
ascolto tra chiese locali e Fgei,
Agape, Ecumene, Movimento
cristiano studenti e centri vari,
potremmo fare un passo verso il
possibile «mondo diverso». Certo, sto generalizzando.
Certo, ci sono benedetti casi
di incontro, scontro e dibattito.
Ma non mi si racconti che è la
norma. Credo che la chiesa possa essere non solo il luogo di
istruzione alla Bibbia ma soprattutto uno spazio di creatività, di ascolto e di sUenzio. Un
luogo aperto a chi critica e non
vuole entrare subito nel gioco.
Aperto a chi è curioso, a chi ha
paura, a chi è vittima di ore ed
ore di televisione violenta non
solo di esplosioni e pornografia,
ma anche di veline, di politici
che si gridano addosso e di abbronzati presentatori che vengono prima delle informazioni
sullo stato di salute del pianeta.
Credo che le nostre chiese abbiamo molto da dire sulle nuove
generazioni, e da sognare insieme a esse. Credo che un dialogo
se non è l’unico: ci sono adulti possa esistere, eccome.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V. 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino0riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli0riforma.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro0tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn,
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armànd-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-viaS, Pio V, 15 bis -10125 Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
^ ordinarlo: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr: euro 30,00;
sostenitore: euro 105,00.
Italia
Estero ordinario Europa: euro 90,00; prioritario Europa: euro 112,00; or
dinarlo Americhe: euro 103,00; prioritario Americhe: euro 127,00.
Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L’eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 44 del 15 novembre 2002 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 13 novembre 2002.
2001
AuocMo alla
Unione stampa
periodica Italiana
Un discorso alto ma non profetico, e con molti limiti
Il papa a IVIontecitorio
Diritti umani, solidarietà verso i poveri, clemenza per i carcerati
ma anche accostamento della democrazia al relativismo etico
SALVATORE RAPISARDA
Buona parte dei discorso
che il papa ha letto davanti al Parlamento italiano il
14 novembre risente di quel
brano evangelico in cui si
legge: «Ebbi fame e mi deste
da mangiare..., fui in prigione e mi visitaste». Fa sempre
bene sentire riecheggiare le
parole di Gesù, specialmente
in un’Aula in cui si votano
leggi che hanno influenza su
milioni di cittadini, italiani e
non. Come si sa, il brano di
Matteo 25 fa di quel «ebbi fame..., fui in prigione» una
questione di vita o di morte,
di salvezza o di dannazione.
Nel discorso del papa non si
avverte altrettanta drammaticità, altrettanta urgenza.
L’appello ai diritti umani, alla
solidarietà verso i poveri e gli
immigrati, alla clemenza verso i carcerati ripercorre sentieri già battuti, scontati per
chi vuole fare un discorso che
voli alto. 11 papa non ha mostrato una verve profetica, ma
quel che ha letto non è stato
un discorso di basso cabotaggio; non si è abbassato a
chiedere soldi per la scuola
cattolica, non ha combattuto
alcuna battaglia contro la
legge 194 o la pillola RU 486,
ha parlato di cristianesimo e
non di cattolicesimo. Per chi
è sensibile ai discorsi squisitamente cattolici, non ha invocato né la Madonna né alcuno dei molteplici santi di
nuova nomina. A conclusione del discorso ha invocato il
Redentore e Dio.
Tuttavia, nel rispetto di un
paese che vuole essere riconosciuto come laico, in cui si
ribadisce indipendenza e autonomia per la chiesa e lo
stato, ha ancora senso parlare di «santi patroni d’Italia»?
Avere le città, le scuole, gli
ospedali, i punti paesaggistici
costellati, se non proprio invasi, da statue, altari, crocifissi, tutti simboli della religione cattolica, è ancora segno
di rispetto per la laicità dello
stato, per la sensibilità dei
cittadini? Queste domande
contrastano con l’asserita
esigenza di «valorizzare le
differenze», a meno che col
discorso della solidarietà non
si voglia mantenere lo status
quo dei privilegi acquisiti.
Questa preoccupazione non
ci viene tolta nemmeno a
proposito del discorso sui
mass media. Non c’è richiesta di pluralismo e la prassi
dimostra come esponenti
cattolici tendano a occupare
tutti gli spazi disponibili. Come fa chi non è cattolico a liberarsi da questo apartheid,
da questa invadenza così
massiccia di bombardamenti
mediatici tutti volti a far pas
A BEIAMO seguito il Soditi
Forum di Firenze dal 6 al
9 novembre scorsi e dal pun•vto di vista folcloristico dobbiamo dire che sono stati
ampiamente smentiti tutti i
profeti di sventura, gli esagerati allarmismi nonché un
certo giornalismo isterico che
vedeva già Firenze rasa al
suolo. Da un lato sia i 40.000
manifestanti delle prime
giornate di dibattiti e discussioni, sia l’oltre mezzo milione dei partecipanti al corte
della pace si sono comportati
con assoluta correttezza, senza nessun atto di violenza.
Dall’altro lato la popolazione
della città ha dato prova di
maturità e di notevole disponibilità. Pochi i negozi chiusi
nei primi tre giorni. Per il sabato c’è stato un comprensibile accordo fra i commercianti: alcuni più paurosi
Il pubblico che assiste al dibattito a Montecitorio
sare per normale e giusto che
le minoranze non abbiano
voce e siano invisibili?
Che il capo di uno stato
estero e il capo di una chiesa
si segga sul seggio più alto del
Parlamento italiano, abbia al
suo fianco i due presidenti di
Camera e Senato e parli dall’alto in basso al presidente
della Repubblica, appare poco rispettoso della laicità dello stato e delle sue istituzioni.
Uh ospite, per quanto prestigioso, rimane sempre un
ospite, occupa il posto che
spetta all’ospité, altrimenti si
mescolano i ruoli e si fa confusione. Nella nostra Repubblica non ci debbono essere
troni, altrimenti si va verso
una pericolosa involuzione.
Condivisibile, ma non originale, è la parte del discorso in
cui si sostiene che l’Europa
non finisca per ridursi all’affermazione di aspetti economici, politici e consumistici.
L’Europa ci piace come luogo
in cui vengono abbattute le
barriere al fine di avere uno
scambio culturale e umano
senza pregiudizi. Nell’Europa
c’è molto cattolicesimo, ma
c’è anche protestantesimo: ci
sono realtà di maggioranza e
realtà di minoranza. Ci piace
parlare di spazi aperti per
ascoltare la voce di tutti, ivi
compresi ebrei e musulmani,
e uscire così dagli stereotipi,
dal provincialismo e dalla
pretesa di superiorità.
Non ci piace l’accostamento tra democrazia e relativismo etico come se ciò fosse
un disvalore. La democrazia
non è un valore positivo in
assoluto e così neppure il relativismo etico è un disvalore
assoluto. La pretesa di possedere valori assoluti è fonte di
integrismo e di guerre di religione. Ben accetto è, dunque, l’appello alle religioni
perché si spendano per creare la pace, ma ci piace immaginare religioni che operino
in dialogo e non in compartimenti stagno. Non vogliamo
che, come avvenne all’indomani dell’incontro Assisi,
venga l’appello a giudici e
avvocati a non collaborare
con chi vuole divorziare.
OFFERTA SPECIALE DEL SIE
Tutti i numeri monografici della Rivista
a 3,00 euro l’uno
11 numeri insieme a 25,00 euro
Da ordinare al SIE, 20159 Milano, via Porro Lambertenghi 28
PIERO bensì
hanno voluto ricoprire le serrande con pannelli di compensato che in poche ore sono stati ricoperti da scritte
ironiche per cui i fiorentini a
buon diritto sono maestri.
1 dibattiti, frequentatissimi,
hanno ribadito la necessità
che il nostro mondo occidentale cambi stile di vita. Non è
più possibile accettare che i
poveri della terra diventino
sempre più poveri mentre i
ricchi diventano sempre più
ricchi. Non è più accettabile
che milioni di bambini muoiano ogni anno di fame e di
malattie. E non possiamo
continuare a parlare e dibattere questi temi senza che i
governi si muovano. La varietà delle idee e delle proposte è stata veramente notevole e speriamo che produca
una globalizzazione della solidarietà e non dello sfruttamento. È giusto che l’Europa
abbia la sua Costituzione, ma
Buonaiuti ricuperi
Nelle pagine della cult
(12 novembre) Giorda^,
Bruno Guerri rivendici¡1
merito di avere contribiÀ
in maniera decisiva alla Ì
scoperta di Ernesto Buó;
naiuti. In effetti Guerri ai/ai
va scritto il libro Eretic0(
profeta. Ernesto BuonaiiM
un prete contro la Chi^
(2001), a cui ora fanno seguito altre iniziative edito,;
riali, come quella dell’editii./
ce Newton Compton che ripubblica la Storia del cri-,
stianesimo (1946) e gli EtUi
tori riuniti stanno per pub* "
blicare Pellegrino di Rami
L’articolo dice fra l’altro:
«Ho vinto perché ho riportato nel circuito della vita
uno dei più grandi pensatori
religiosi del Novecento"(,.,),
Ho vinto perché la Chiesa,
che chiede scusa a tutti sS"
un passato ormai digeritOj
non riesce ancora ad affiori-'
tare un passato recente; una
Chiesa che continua (attraverso la scomunica, la privazione della cattedra, l’esclusione) a perseguitati
teologi che hanno la stei
fede in Gesù di Buonaiu^
escludendo a priori intei
pretazioni del Vangelo che"
non siano dei suoi dogmie
delle sue dubitabili verità», i
CORRIERE DELLA SESÌ
Shakespeare in Purgatoi^d
Un elzeviro di Sergio Perosa (10 novembre) dedii
to allo studio del più gn
de drammaturgo della storia, e che interpreta in chiave purgatorale la compì
dei «fantasmi» nei suoi
drammi, distingue fra i diversi atteggiamenti che i
paesi cattolici e quelli protestanti hanno avuto neiconfronti della relativa dottrina, dal medievista Jacj
ques Le Goff fatta risalire
Xll secolo. Leggiamo dun-i
que che nei paesi «della
Riforma protestante (...) h
credenza viene violenti,
mente attaccata ed estirpa»
ta, perché su di essa faceva;
perno il sistema dei suffiaf i
e il commercio delle india* I
genze. Neanche tre secoftjj
in quei paesi, anche se ia
casistica delle apparizioBia
particolarmente viruleiiW^
L’interesse di ShakespeSfi
per le apparizioni qualuD'^
que «anima in pena (■.•;);
che espia orribilmenttl
propri peccati» attesta secondo l’autore dell’ardcoB
«un caso evidente nel qu^
la credenza religiosa proiW
ta si muta in motivazione«
funzionalità teatrale».
più import.'inte è che c
direzione di vita rifluì' ,
la servitù al dio
Rilevante la presenza
chiese sia cattolica sia P^
stanti, impegnate nel pon®
avanti questo discorso.
Imponente e
nante i corteo in favOj
la pace e contro la gà®
cui hanno partecipata
500.000 persone ventf
ogni parte d’Europa.^
uno spettacolo straor
la presenza di tanfi ^
(almeno il 75%)
nel rifiuto della guei%
strumento per la soUf
dei conflitti. Sono voi
grandi della terra f^ne a tenere presenti
(Rubrica «Un fattOi^M
mento» della trasmiss^^^^
diouno «Culto evan^‘^
dalla Fcei andata in ot>""
alca 17 novembre)
L
eco,
SONI
vai ]
Gennai
re, sabi
all’inv
due Co
locali a
la «salv
vizi san
dere gl
si». C’e
te tutti
muni V
della pi
moltissi
ni, sind
che la (
quella
denti d
cuni co
e provi
mentar
era près
ri Fasse
no date
pur noi
présent
prattut
tanti cit
La Cgil
comuni
tale di E
di 1.00
contate
•ori sok
della m
notasi a
KPeUi,
•orrenz
erano e
présent
Pomare
che er;
"hgliori
Nei le
h Ugual
•etto, i
delle c
je, eia
noberti
nianifei
Pazione
usua pc
cituazio
li
11
yfMERPl22 NOVEMBRE2002
PAG. 11 RIFORMA
ino se' editol’edifd^
cheri’^
iel- crigliEdi3r pub‘
l’altro?
I ripoiIla vita
ìnsatod
ito‘(.„),
tutti su
¡gerito,
af&onIte; UM'
(attiala piiIra, resulti
l StK
inaiul
i intt^
elo che
logmie
srità».
Giornata mondiale di preghiera
Spiritualità sull'IsIam
Sarà il dr. Gabriele Mandel, esperto di sufismo, a introdurre
il tema «Spiritualità e amore neil’Isiam» argomento sceito dai
gruppo di iavoro per la Giornata mondiale di preghiera del Pinerolese, valli Chisone e Torre Pellice, che ha pensato di partire da questo tema nell’incontro che si terrà il 1° dicembre alle
14,30 nei locali delia chiesa valdese di Pinerolo per prepararsi
alia Giornata mondiaie di preghiera del 2003 la cui liturgia è
stata preparata, come spiegano al gmppo pinerolese, da sorelle libanesi «appartenenti cioè a un paese martoriato da una
lunga guerra civile e dall’occupazione da parte di Israele. Ora il
Libano è ansioso di ritornare alla normalità ma ha bisogno di
ricostruire un’economia e di sanare le sue ferite».
ra Indagine sui bovini in Piemonte
Ispezionati gli allevamenti
«Nell’inchiesta in corso su presunte contraffazioni nella macellazione di bovini non risulta coinvolto alcun veterinario
dell’Asl 10 di Pinerolo», La precisazione è della stessa Azienda
sanitaria, che inoitre rileva come ci sia stata piena collaborazione con la Procura della repubblica di Nola (Napoli) e i carabinieri dei Nas nelle ispezioni in due alievamenti a Pinerolo e
Airasca che risultavano acquirenti di bovini provenienti dagli
allevamenti sospettati di frode. Se per i’Asl 10 «tutti i test per
individuare l’utilizzo illegale di eventuaii anabolizzanti e altre
sostanze vietate hanno dato esito negativo», durante l’ispezione negli allevamenti pinerolesi sono stati comunque rinvenuti
alcuni farmaci ad uso veterinario non autorizzati.
Riforma
V
]) <1 A
y
I Fondato nel 1848 H
ùgraiHI
Ha stoin chia-j
mpais|
i suoi
ra i diti che i
illiproIto nei
iva dotta'Jacsalire al
IO dun«dèllai
jlentO;
“Stirpaci
I faceva
sufflè
; indulsecoli
le se la
izioniè
ilenta»i'
lualun
a(.-);
rente 1
!sta se
proibì
rione®
re Ci
iza dell®
ia prote1 portai®
ipei
rracjl
oluzif
oci,^
Grande partecipazione alle due manifestazioni promosse dalle Comunità montane
Gli ospedali valdesi vanno difesi
La tutela della salute nei distretti móntani non può dipendere unicamente dalle disponibilità
economiche. Appello alla Regione, all'AsI di Pinerolo e alla Chiesa valdese. Raccolte 25.000 firme
DAVIDE ROSSO
SONO stati in tanti in
vai Pellice, Chisone e
Gemianasca a rispondere, sabato 16 novembre,
all’invito rivolto dalle
due Comunità montane
locali a manifestare per
la «salvaguardia dei servizi sanitari, e per difendere gii ospedali valdesi». C’erano praticamente tutti i sindaci dei Comuni valligiani e molti
della pianura pineroiese,
moltissime ie associazioni, sindacati, presenti anche la Chiesa cattolica e
quella valdese, i dipendenti degli ospedali, alcuni consiglieri regionali
e provinciali, dei parlamentari solo l’on. Merlo
era presente ma i senatori Passone e Malan hanno dato la loro adesione
pur non potendo essere
presenti fisicamente. Soprattutto però c’erano
tanti cittadini e cittadine,
ha Cgil pinerolese, in un
comunicato, parla in todi 5.000 persone, più
or 1.000 ne sono state
eontate dagli organizzaon solo alla prima parte
ella rnanifestazione te«asi alla mattina a Tor“ellice sotto un acqua
orrenziale. Sicuramente
ano di pi^ jg persone
L^hi al pomeriggio a
jomaretto con il tempo
2 era intanto un po’
“agliorato.
u^aii a Torre e Poma
delp r presidenti
j. p[-°rnunità montali LA^udio Bertalot e
Prinzio, hanno
PazinÌfla preoccu£^®*egli enti locali e
'“ertone sociale e sani
taria che si va delineando nelle nostre valli, alla
luce di nuove normative e direttive entrate in
vigore, o proposte, che
fanno temere ulteriori
impoverimenti delle rispettive reti di servizi». I
presidenti hanno poi posto l’attenzione sulla situazione degli ospedali
valdesi e rivolgendosi
agli «organi competenti
della Chiesa valdese» e
alla Regione, secondo i
rispettivi compiti, hanno
chiesto che «vengano
salvaguardati gli ospedali nelle loro funzioni al
servizio delle popolazione; che vengano realizzati i distretti montani
potenziati alle effettive
esigenze del territorio;
che a queste esigenze
siano date risposte non
condizionate da problematiche gestionaii e finanziarie non prioritarie
rispetto alla tutela della
salute in situazioni ambientali e sociali che non
possono e non debbono
essere ignorate o dimenticate». Infine Bertalot e
Prinzio hanno rivolto
una richiesta anche alla
Asl 10: «Consideri, nella
propria programmazione, gli ospedali valdesi
quali risorse disponibili,
essenziali, non sostituibili e, quindi, presidi da
garantire ai cittadini delle valli pinerolesi».
I dipendenti degli ospedali hanno dal palco
ricordato che 25.000 persone hanno «già espresso
la loro solidarietà verso
gli ospedali attraverso
una raccolta firme promossa dai dipendenti,
esprimendo così la fiducia verso queste stmtture,
i loro operatori e coloro
che sono stati chiamati a
gestire la ripresa». Poi i
dipendenti hanno chiesto
di continuare a garantire
il sostegno che «riteniamo determinante almeno
quanto le decisioni e i risultati che si otterranno
presso gli organismi sanitari locali e regionali». Infine sono state consegnate simbolicamente ai presidenti delle Comunità le
firme raccolte in questi
mesi: la raccolta comunque continuerà fino al 30
novembre.
La società mista in vai Pellice
L'Agess rinnova
le sue cariche
Ricambio al vertice per
Agess Spa, la società a
capitale misto pubbiico e
privato che ha nelia Comunità montana vai Pellice il suo socio di maggioranza. Il 6 novembre
scorso la Comunità montana Jia presentato una
lista unica per il rinnovo
del Consiglio d’amministrazione che è stata votata all’unanimità dalla
assemblea dei soci. Prima notizia la riconferma
a presidente di Agess
dell’editore di Torre Pellice Riccardo Lorenzino.
Fanno parte del nuovo
cda Giacomo Lombardo,
Sergio Ruggero Bertin, il
sindaco di Bricherasio
Luigi Bosio, Lilia Garnier, Roberto Delladonna e Paolo Vaschetto (assessori rispettivamente a
Luserna San Giovanni e
Angrogna).
Intanto, martedì 12
novembre, si è tenuto un
incontro fra TAgess e albergatori e ristoratori
della vai Pellice. Lo scopo era di valutare l’attività ricettiva del Villaggio
Crumière dopo i primi
quattro mesi di operati
vità. Quasi tutti provenienti dall’alta vai Pellice, gli opieratori che hanno partecipato alla riunione hanno smentito
che Tapertura del nuovo
ristorante e albergo abbia determinato un calo
di presenze nei propri
esercizi. Anzi: secondo la
maggior parte degli operatori la nuova struttura
ricettiva, soprattutto nei
mesi estivi, avrebbe contribuito all’aumento di
nuovi flussi turistici.
Quindi niente concorrenza sleale? Non proprio: alcuni hanno rilevato come la qualità del
servizio al ristorante
Crumière risuiti essere
eccessivamente superiore rispetto al prezzo pagato dai clienti. Dali’incontro è emersa anche la
necessità di lavorare in
rete, affidando alTAgess
un più attivo ruolo di
coordinamento, rafforzando le collaborazioni e
lo scambio di esperienze, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza
e la gestione di gruppi
che intendono soggiornare in vai Pellice.
ICONTRAPPUNTOI
OSPEDALI E TERRITORIO
UN SOSTEGNO RECIPROCO
STELIO ARMAND-HUCON
«L’ospedale (la sanità) di
valle non si tocca, lo difenderemo con la lotta». Questo slogan che non fa nemmeno rima è risuonato
però efficacemente sia in
vai Pellice sia in vai Chisone dove una marea mai vista di gente si è mobilitata
per affermare Tinderogabi'le necessità di mantenere in
valle i servizi
sanitari garantiti dagli ospedali valdesi.
Una formula
per accomunare sia l’appoggio agli ospedali di Torre e
Pomaretto che
come si sa navigano in acque difficili,
sia per sottolineare che i
numerosi tagli già messi in
atto nell’assistenza sanitaria pubblica e altri probabili che si stanno approntando non sono accettabili e
compatibili con le «difficoltà in cui ci si dibatte in
realtà particolarmente difficili come le zone montane», come hanno ricordato gli oratori che sottolineano anche come siano in pericolo «le strutture costruite con fatica, nel corso degli
anni, dalle due Comunità
montane» che come è noto
si occupavano, prima delle
Asl e prima ancora delle
strutture di base (Saub),
anche della sanità pubblica.
Grigio e soprattutto bagnato il corteo di Torre Pellice, più visibile e rumoroso quello di Pomaretto, con
banda musicale cittadina,
megafoni, fischietti e bandiere al vento; presenti anche i costumi tradizionali
della vai Chisone, di Pragelato, e il costume valdese
che non hanno certo fatto
folclore ma hanno testimoniato di un passato di fatica, di difficoltà, di lavoro;
tutti sono andati col pensiero alla temperie nella
quale sono nate e cresciute
opere «impossibili» come
gli ospedali. E nemmeno
avrebbero fatto folclore un
paio di diaconesse: ce n’era
una, autentica, ma in «borghese» e così nessuno l’ha
vista e nessuno a pensato a
loro, al loro Instancabile lavoro che tanta parte ha
avuto nella sanità alle Valli.
Credo che la notevole affluenza dimostri alcune cose. Intanto il legame degli
ospedali (valdesi sì, ma di
tutti) con il territorio, e viceversa: un (condizionato)
apprezzamento di un’opera, in un tempo di generale
sottolinearne il pregio. Poi
la solidarietà con il personale (a volte accusato di abbandonare la nave in difficoltà dimenticando che si
tratta di lavoratori con alle
spalle una famiglia e non di
martiri) che vede al momento un futuro buio e traballante. Solidarietà, anche, con la chiesa che tutti
sanno essere
Continuerà la
mobilitazione per
la salvaguardia
della salute nelle
valli valdesi
in gravi difficoltà a motivo degli ospedali stessi.
Infine la coscienza di essere oggi in
balia di una
«riforma globale» che pare avviata irreversibilmente vèrso la negazione di
tutti quei valori morali e
sociali per cui ci si è spesi
nel tempo, anche con lotte
non metaforiche, e che richiede un ricompattamento
(anche guardie e vigili urbani per l’occasione sono
diventati intercomunali e
intercomunitari).
Tuttavia mi pare di vedere ancora qualcos’altro,
una precisa richiesta: «Va
bene, caro ospedale, voglio
fidarmi di te, ti ho appoggiato oggi e lo farò ancora,
ma tu devi farmi sapere le
cose come stanno. Non stai
giocando tu, caro ospedale,
ma non stiamo giocando
neppure noi». La grande assente finora è stata l’informazione. Dopo un paio d’
anni in cui tutti avevano avuto sentore del «c’è qualcosa che non va» malgrado
le affannose e affannate
conferenze pubbliche e nelle assemblee di chiesa per
affermare che «tutto va bene», passato il Sinodo 2001
(anch’esso non adeguatamente informato tant’è vero che ha tenuto una posizione attendista quando già
era tempo di drastici interventi), questa primavera
«scoppia» (nel senso che
non si poteva più tenere nascosto) il supermiliardario
«buco» di bilancio. Si arriva
fino al Sinodo 2002 sapendo
che il «buco» cresce di 50
milioni al giorno. Visto che
in un dibattito i valdesi tutti erano stati descritti metaforicamente «azionisti»
degli ospedali, in Sinodo un
deputato ha affermato che
si potrebbe pensare a un ripianamento «a condizione
che il rubinetto che perde
venga chiuso». È stato fatto? Ancora non si sa. Ma gli
«azionisti» devono sapere,
il personale deve sapere, gli
disfattismo, non può che utenti devono sapere.
12
PAG. 12 RIFORMA
20 ANNI DI MIRAMONTI — A 20 anni dalla costruzione della Casa di riposo Miramonti di Villar
Pedice, domenica 1° dicembre sarà una giornata
di festa e di ricordo, con testimonianze, incontri
con chi vi lavora e con gli ospiti. Ci sarà anche
un pranzo comunitario (prenotazioni entro il 28
novembre al numero 0121-930900).
POTATURE E INNESTI — La Pro Loco di Angrogna
organizza un corso di potature e innesti in collaborazione con la scuola Malva Arnaldi di Bibiana. Il primo incontro a carattere teorico avrà
luogo venerdì 22 novembre alle 21 nella sala delle associazioni ad Angrogna. Sono previsti altri
appuntamenti a febbraio e visite nei campi sperimentali della Malva a Bibiana.
TRE PARCHI INSIEME — I tre parchi naturali delle
valli Chisone e Susa, Orsiera Rocciavré, vai Troncea e Salbertrand hanno deciso di lavorare sempre più in stretta collaborazione. Verranno attivati servizi comuni a cominciare da un unico ufficio tecnico; altri accordi riguardano informazione, promozione turistica e promozione.
L’esperimento è il primo in Piemonte e si pone
come obiettivo il risparmio di risorse per attivare
nuove opportunità di intervento.
LABRATORIO TEATRALE — La comunità montana
vai Pellice realizzerà un laboratorio teatrale per
adulti in collaborazione con la compagnia Stilema di Torino e in particolare con l’animatore
teatrale Marco Bricco; il corso inizierà martedì
26 novembre alle 21 al Ciao di via Volta 5 a Torre
Pellice. Per informazioni tei. 0121-91556.
TRENT’ANNLDI GRUPPO TEATRO ANGROGNA —
Un percorso a ritroso nei ricordi, ma anche una
riflessione sulle prospettive della compagnia.
Non sono mancate le emozioni nell’incontro di
sabato 16 al teatro del Forte dedicato alla celebrazione della pluridecennale attività del Gruppo teatro Angrogna. Sono interventuti giornalisti
ed esperti e, in. serata, è stato portato in scena
l’ultimo spettacolo, «La bicicletta di Yang».
QUI NESSUNO È STRANIERO — Successo per l’iniziativa organizzata sabato 16 dal Valpellice Social Forum presso la biblioteca civica di Torre
Pellice. Tra percussioni tribali e una rappresentazione teatrale, è intervenuto Renzo Dutto della
comunità Mambre di Saluzzo, che si è soffermato sul tema dell’immigrazione individuandone la
causa principale nell’immenso e «colpevole» divario economico fra Nord e Sud del mondo.
NO ALL’«AFFISSIONE SELVAGGIA» — Si affida al
«senso di responsabilità» di cittadini ed esercenti», affermando comunque che «la vigilanza sarà
intensificata» e i responsabili puniti con «contravvenzioni piuttosto onerose», il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, ritornando su quello
che definisce «improprio utilizzo» di bidoni per
la spazzatura, pareti e paline di segnalazione come luogo di affissione di piccoli avvisi commerciali, comunicazioni sociali e politiche o per lo
smarrimento di oggetti e di animali, un comportamento che «non solo contravviene alla normativa, ma deturpa la città danneggiando i muri».
SALONE DEL VINO AL LINGOTTO — La seconda
edizione del Salone del vino si terrà al Lingotto
di Torino dal 22 al 25 novembre. In quell’occasione Provincia e Camera di Commercio realizzeranno una serie di iniziative volte alla valorizzazione della produzione vitivinicola.
MOSTRA FOTOGRAFICA — È visitabile fino al 30 novembre la mostra di fotografia di Alberto Crivellati «Spirito di un viaggiatore» inaugurata sabato
scorso al Centro polivalente di San Secondo.
C£^e' dä finte
tumiMBa n’^2 ut 0I2I-93ÌI70
Q^ahato 23 c^òvemhre
a!k ere 16,30
assaggiarne il
(^>e6[i4fi0lais óKhupeaii
del Jbrte
e
chiót di 'ai^a carni
Q^i aspettane in via (^£puhblica
E Eco DELLE YALU ^LDESI
venerdì 22
novembre 2002
Cè un certo ottimismo per la stagione invernale
A Frali la prima neve
Si sta concretizzando un impegno, da parte della Regione
che consentirebbe la riapertura delle seggiovie
DAVIDE ROSSO
La settimana scorsa la
neve ha fatto la sua
prima comparsa stagionale sulle montagne delle
Valli. A Prali si è guardato
con soddisfazione alla cosa anche se la situazione
delle seggiovie, per il momento ancora ferme in
attesa del via libera della
Motorizzazione, continua, o almeno continuava fino alla settimana
scorsa, a lasciare un po’
l’amaro in bocca. Subito dopo la neve però, è
giunta in alta vai Germanasca un’altra notizia
che, se non fa proprio
sorridere quantomeno fa
tirare, per il momento, un
sospiro di sollievo. Le novità sono che molto probabilmente quest’inverno a Prali si potrà andare
in seggiovia. Stando infatti die notizie che arrivano da Torino la Regione si sarebbe impegnata
in qualche modo a fare
da garante per gli interventi, che si dovranno fare il prossimo anno, che
dovrebbero portare d rifacimento dell’intera
struttura delle seggiovie
praline. Questo significa
che, con la garanzia della
Regione, dovrebbe arrivare da qui a un po’ anche il
via libera dell’ufficio deOa
Motorizzazione.
A questo punto infatti
la Motorizzazione, dopo
aver fatto la necessaria
perizia sull’attuale impianto, dovrebbe poter
dare la proroga di un anno dl’attude impianto in
attesa che a Roma venga
approvata la Finanziaria
e con essa i finanziamenti
alle opere connesse e
quindi al rifacimento della seggiovia di Prdi. Que
sto perché l’intoppo che
ha portato d fermo attuale dell’impianto era proprio il fatto di non avere
sulla carta il finanziamento definitivo per il
suo rifacimento cosa che,
essendo rimpianto in
scadenza, ha fatto sì che
si imponesse da una parte la chiusura e dall’altra
il non poter avere la proroga di un anno prevista
ddla legge per quegli impianti che, seppur funzionanti e a norma, non avessero garantiti i fondi
per il loro rifacimento. A
questo punto la situazione sembra sbloccata e
l’ufficio che dovrebbe
concedere la proroga, potrà fare la perizia e se è
tutto a posto gli impianti
potranno ripartire.
Per il nuovo impianto
invece si dovrà aspettare
il prossimo anno: infatti
se non ci saranno ulteriori sorprese, appena la Finanziaria sarà approvata
dovrebbe partire la progettazione definitiva della nuova seggiovia che
dovrebbe essere redizzata la prossima estate.
11 programma della Regione
Il territorio diviso
in consorzi irrigui
MASSIMO CNONE
T
X canali irrigui sta tutto
nelle mani del programma di riorganizzazione
avviato dalla Regione. Il
primo passo di questa
iniziativa prevedeva la
creazione di 35 «comprensori di irrigazione»
definiti «omogenei sotto
il profilo idrografico e
funzionale». In pratica si
è trattato di suddividere il
territorio in aree delimitate; in seguito ogni «contenitore» dovrà essere gestito da un unico «consorzio irriguo di secondo
grado», così come prevede la legge regionale.
Nei propositi della Regione questo nuovo organismo dovrebbe diventare «una struttura fortemente rappresentativa
delle realtà irrigue del
comprensorio, salvaguardare l’autonomia gestionale dell’irrigazione da
parte dei consorzi di base, perseguire obiettivi di
economicità di gestione
ed efficacia dei mezzi
Metalmeccanici: la partecipazione nel Pinerolese
Buona adesione allo sciopero
PIERVALDO ROSTAN
IL mondo del lavoro, anche nel Pine
I
rolese, vive all’insegna deU’incertezza sul futuro degli stabilimenti Fiat e,
con un preoccupante «effetto domino»
sulle ricadute che la crisi del settore
auto avrà anche sull’indotto. Così venerdì scorso a livello nazionale è stato
proposto uno sciopero unitario nel
settore metalmeccanico. Unità ritrovata in una stagione di alta conflittualità? Non pròprio, anche se la volontà
di non inasprire le tensioni si coglie.
La manifestazione di venerdì è stata
effettivamente unitaria «Buona come
adesione, anche se non eccezionale
benché la stessa industria torinese
ammette un 40% di scioperanti», dice
Enrico Tron della Fim-Cisl.
Si sta organizzando per venerdì prossimo una nuova giornata di mobilitazione con scioperi e manifestazioni. Intanto la Cisl propone per venerdì sera,
alle 20,30 al salone deU’Istituto Murialdo di Pinerolo, un dibattito su temi di
stretta attualità: «Finanziaria, Olimpiadi 2006, crisi Fiat e indotto: che cosa sta
succedendo?»; intervengono i senatori
Lucio Malan ed Elvio Passone, Fon.
Giorgio Merlo e il segretario generale
della Cisl di Torino, Nanni Tosco.
tecnici ed esprimj..
un’alta progettualità ali
vello comprensoriafea.*!
centro delle preoccujfc
zioni regionali, esptS
dall’assessore all’AgrS
tura, Ugo Cavallera,ci^
rebbero «le costanti crin,
cità idriche che limita®
la produzione agricoa
ma soprattutto i cresca
costi di gestione dell’nj|:
ro sistema. Si compr^
l’importanza dell’ope^
zione se si consideia'clie
il riordino interesserà
oltre il 99% del 448^
ettari complessivi.
Dei 35 comprensori il.
dividuati dalla Regioi|
in collaborazione coni
Province e gli stessi g«.
stori di irrigazione colla,
riva, 9 sono in provini
di Torino e 3 nel Pinnj^
lese; uno per il bacino del
Chisola-Lemina, il seepa'
do per la vai Chisonèei
terzo per vai Pelbce e ara
del Cavourese. È intérêt
sante rilevare come proprio i comprensori deie
Valli siano quelli più.;^
chi in quanto a numea
di gestori di ifrigazlofl
coinvolti, soprattutto se
si tiene conto della miniH
re superficie irrigabSèrispetto alle zone di pi»
ra. Rientrerebbero io'
unico consorzio di secondo grado ben 72 coi-j
sorzi in vai Chisone,!'
in vai Pellice e Cavoureri
e 32 nell’asse Chisolà-i|
mina. Fra gli utenti loci|
c’è già chi si preoccui
per i risultati di questi
gica riorganizzativ?) temendo limitazioni e
aggiuntivi per Futi
dell’acqua. Contempo]
neamente, i rappresi
tanti dei diversi
di irrigazione coÌlel_
stanno partecipando ai®
tavolo di lavoro per lab
tura costituzione del co®
sorzio di secondo livellò;*
Im
[onse
Sichii
pinerolc
è una di
vità del
annunc
rimana,
nainent
dal 18 r
cembre
mensile
utilizza
mental'
te e le I
urbane
La nuoi
se, con
fermate
200 coi
compre
Burlasi
Frossasi
SCO, Pin
Roletto
Lemina
Pinerolc
u
PIN
■r
L'opinione dei due senatori del Collegio di Pinerolo sull'intervento del papa in Parlamento |
Malan: un visita Passone: forte appello morale
risultata positiva
Ritengo che la visita di
Giovanni Paolo II al Parlamento italiano sia risultata positiva. Non era
la prima volta di un capo
di stato, e penso sia un
bene che anche da noi
incontri con personalità,
istituzionali e non, avvengano più spesso. Il
fatto poi che papa Wojtyla sia anche il capo della
chiesa nella quale si riconosce la grande maggioranza degli italiani e dei
loro rappresentanti, non
toglie certo ma aggiunge
valore a questa giornata.
Non mi sembra che il
principio di separazione
tra lo stato e la Chiesa
cattolica o della loro «indipendenza e sovranità»,
nella formula costituzionale, sia stato intaccato,
anche grazie al grande rispetto mostrato dall’illustre ospite al Parlamento,
al quale ha rivolto un «saluto deferente» in quanto
«sede prestigiosa, nella
quale l’intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato». Rispetto che si è espresso anche
nel non aver ricordato la
propria forte contrarietà
ad aborto e contraccezione, che sarebbe stato improprio menzionare in
quanto il Parlamento ha
su questi temi assunto
posizioni ben diverse.
Certo, non andava usata la formula «santo padre», poiché per molti
cittadini tale non è, ma
l’espressione è da molti
considerata protocollare
e cioè formale, un po’ come la parola «onorevoli»
che non implica certo
l’apprezzamento unanime dei cittadini per tutti
i senatori e deputati. In
ogni caso, stanteMl rispetto mostrato dal capo
della Chiesa cattolica per
il Parlamento, toccherà
se mai a quest’ultimo
mantenere la non confessionalità della Repubblica nel proprio agire
quotidiano.
Istituzionalmente, ho
molto apprezzato la citazione della Gaudium et
Spes: «La comunità politica esiste in funzione di
quel bene comune nel
quale essa trova significato e piena giustificazione». La frase che ho trovato più toccante è stata
quella finale, la stessa con
cui in Usa i politici chiudono i loro discorsi più
solenni ma che qui, nel
«centro della cristianità»
non si sente mai: «Dio benedica l’Italia!». Non sarà
molto «laica», ma come
non condividerla?
sen. Lucio Malan
C’è una singolarità e
un’asimmetria evidente
nella parola di un pontefice nel Parlamento, poiché non sarebbe pensabile il reciproco (Ciampi a
un Sinodo cattolico), né il
medesimo evento in un
altro paese. Tuttavia, il
fatto che l’idea sia scaturita nella legislatura dell’Ulivo (e sia pure prontamente perfezionata da
questa maggioranza) suggerisce di pensare che
l’ohiettivo non fosse
quello di rinsaldare un atteggiamento confessionale, ma quello di realizzare un momento di forte
innesto simbolico dell’universo della moralità in
quello della politica.
Troppo spesso infatti
la politica, nel rivendicare la sua autonomia, si
pretende autonoma anche dai valori morali, vi
sti con ossequioso rimpianto ma con realistico
distacco, quasi che le
leggi economico-sociali
la dispensassero da questa assidua ricerca. L’invito fatto allora poteva
forse anche tradurre la
ricerca di un consenso in
un momento politicamente difficile, specie
per i cattolici dispersi in
molti schieramenti, ma
esprimeva comunque la
ricerca di un ponte. La
politica non può prescindere da un impegno etico, la religione non può
ignorare la dimensione
sovraindividuale.
Il punto critico era l’esigenza che il Pontefice
fosse pienamente rispettoso dell’autonomia delle
due sfere. E lo è stato, a
costo persino di una certa
ovvietà di molte proposizioni, di una certa debolezza in talune affermazioni. Comunque il «no»
a un modello consumista
e a una politica usata a fini privati, il «sì» all’accoglienza e alle diversità,
pur essendo cose non
nuove, hanno significato
altrettante sconfessioni
di chi si professa paladino della Chiesa e razzola
diversamente. Nel far risuonare queste parole,
papa Wojtyla ha inevitabilmente toccato due tasti delicati. Ha indicato il
cristianesimo come deposito al quale attingere
per realizzare, nell’ambito politico, il compimento della persona umana,
e ha condannato ogni relativismo morale, in nome di una verità immutabile e perenne, della
quale la Chiesa cattolica
reca l’annuncio.
Il primo richiamo può
essere accettato facilmente, perché da tempo
anche la cultura laica riconosce che «non possiamo non dirci cristiani», e tutto il cammino
delle istituzioni aspira
(anche se con limiti e ri
tardi) a orientarsi ve»
la tutela della digw
della persona e la soW
rietà tra uguali, chen»
cristianesimo hanDfl®
radice. Il secondo
mo, invece, è destinai,
suscitare qualche p»
tualizzazione, come»
te le affermazioni fon^
te su una perentona«^
rità» (nozione lata; a
quale si possono H i
durre molti altri conj
fondativi come la &
zia, il bene comi^'
guaglianza, il
molti altri simili)La Chiesa cat^J
pensa che la veritó^j
univoca e definita,
essa chiesa ne è la j
sitaria. Il relativjs®^
vero bersaglio del 5
fice, pensa che la5,
non esista e chela^^^j,.
cerca sia illusoria
siero laico pc**®® 'e
dldw ICliV/V.» fi' 3 *fl
verità (e
bertà e affinO^slJ,
tendere, senza
di averli mai
che essa sia for»
illuminata dai vr
stiani, ma che a' ^
si possa solamem I
cinare per approj^itizione, attrave ^^5.
spetto reciproco ® ^ 5.
fronte. Letto co»
ni, e ricevuto co^gap
precisazioni, 11 pjp»
pello morale a .hiWojtyla può ess®
tatopositivarnent^
Elvtol^
sen. ‘
Noi
«Nel
riguard
Común
zione, ri
codiBo
Charboi
ai partí
gresso r
toli Coi
si é ten
vedi 14
vembre.
lionnier
gazione
to Coni
se a esí
líeeting
wiafoli
Ptoveni'
se. «Na(
genze d(
sono nu
oro e s]
elogich
Sarà
Perdi 2<
S,aRÍ
'entro c
sulla
^“tator
Hrad
>id
í'^lizza
ItlOl
J' e G(
spei
>(di
di
viaj
13
gricol¿
^fCSC6Il[5
dell’inte.
mpreni
ll’opera
deraclie
ssereb¿
448.94S
i.
insoriij.
16 C0Bl(
tessi ge,
le colla,
irovinif
iPir
acino i|'
il secoli
isoneei
ice e ara
5 inter»!
ime pto.
ioti delle
i più rii
nume«!
ittuttose
illa mini
gabilei
i\ 22 NOVEMBRE 2002
ibero il
io dì se
n 72 conisone, 65
lavoures
lisola-K
mtil
reoccu^
questale
ativa, temi e cosi
l’utilira
ppresi
d gesl,
alletti
andò a ut
per lafr
e del COI
0 livello.
nto ■
le
irsi vetM
i, chenil
hanno 1*
do riel#
che puf
;ome totni fon#
toria«!*;
lata
no ticof,
i cono
la gl“;,
nunftlf
:ogres
catto#
verità«;
lita«
b
ivis#'
ielPon!^
«lave#
la
la
izi8i «
si P'"
ad essi]
entef'^
•rossi
■rso
oeilf
>n<
forte ^
di
sere*
flte.
io
^ _ Le nuove tariffe per i trasporti dei pendolari
Formula «Area vasta»
¡nuovi abbonamenti (settimanale, mensile, annuale)
consentono di utilizzare i vari mezzi per raggiungere Torino
si chiama Area vasta di
Pjjierolo, in breve Pin, ed
una delle principali novità dell’estensione, già
o0nunciata la scorsa settimana, di tariffe e abbonamenti «Formula», che
dal 18 novembre (da dicembre per il «Formula»
mensile) consentono di
utilizzare indifferentemente le autolinee private e le linee ferroviarie
urbane ed extraurbane.
La nuova area pineroleje_ con un centinaio di
femate, servita da oltre
200 corse giornaliere,
comprende i territori di
Buriasco, Cantalupa,
Frossasco, Macello, Osasco, Pinerolo, Prarostino,
Roletto, San Pietro Val
Lemina e San Secondo di
Pinerolo, e nel conteggio
delle zone per il calcolo
ddì prezzo degli abbonamenti vale due scatti.
In pratica, con in tasca
un solo titolo di viaggio
settimanale, mensile o
annuale, si potrà viaggiare, come ormai dal 1996,
sui mezzi Atm, Satti e
Trenitalia, ma anche sulle autolinee extraurbane
come le nostrane Cavourese e Sapav. Con il nuovo «Formula», ad esempio, si potrà andare da
Torino a Pinerolo (e viceversa) sia con il servizio
ferroviario sia con l’autobus, potendo così scegliere Talternativa più
comoda. Restano tagliate
fuori le valli Germanasca
e Chisone (Porte compresa), mentre per la vai
Pellice continua a valere
la stessa proposta, che
permette di utilizzare il
«Formula» per il pullman
sostitutivo (in attesa dell’auspicato ritorno del
treno) e non per il servizio della Sapav.
Le tariffe non cambiano e sono le stesse entrate in vigore a ottobre. Per
muoversi da Pinerolo a
Torino serve il «Formula»
a 6 zone che costa 16,90
euro (settimanale), 61 euro (mensile) e 549 euro
(annuale). Per lo spostamento da Torre Pellice (o
Luserna San Giovanni) a
Torino bisogna acquistare l’abbonamento a 6 zone, con l’aggiunta di due
tratte Trenitalia: il prezzo
è di 19,70 euro per il settimanale, 71,20 per il mensile e 641 per l’annuale.
PIN
Area urbana Torino vale 2 zone
Area Vasta Pinerolo vale 2 zone
Í Linee su gomma
I Linee Trenitalia
^LLI "^ÀLDESI
Museo telematico della Provincia
La scienza arriva
anche in Internet
PAG. 13 RIFORMA
DAVIDE ROSSO
VISITARE un laboratorio di ricerca standosene comodamente a
casa propria, avere la
possibilità di accedere a
un sito Internet (www.
torinoscienza.it) con numerose sessioni dove si
trovano notizie, informazioni, approfondimenti,
recensioni di carattere
scientifico, e poi poter
entrare, tramite visite
guidate e percorsi didattici, in alcuni dei laboratori più avanzati del Torinese. Tutto questo è il
nuovo Science center
realizzato dalla Provincia
di Torino, anche grazie a
un cofinanziamento della Gommissione europea
e con la collaborazione
delTuniversità di Torino.
«L’area torinese - dicono in Provincia - è stata
tradizionalmente caratterizzata da un’eccellenza
scientifica fatta di ricerca
e di applicazione di nuove tecnologie e storicamente si è posta l’attenzione anche alla divulgazione del sapere scientifico. Partendo da queste
premesse abbiamo da un
paio d’anni attivato un
progetto per la realizzazione di uno Science center». Scopo di questo
centro, che per semplicità potremo chiamare
museo della scienza, è
quello anche di rendere il
pubblico «più consapevole del ruolo culturale,
economico e sociale della
scienza e della tecnologia
nella vita quotidiana e
per il futuro».
Progetto ambizioso
quindi quello della Provincia che si è tradotto
per il momento nella
creazione di un sito Internet su cui è possibile:
visitare virtualmente alcuni laboratori di ricerca,
come quello dell’Alenia
spazio e quello della fondazione per le biotecnologie; accedere materialmente ad alcuni dei laboratori dell’istituto Galileo
Ferraris e di altri centri di
ricerca torinesi; novità di
quest’anno, un progetto
didattico su «Biotecnologie: nuovi contenuti e
percorsi per la didattica»
rivolto ai ragazzi delle
scuole superiori, aperto
da poco e i cui posti disponibili sono già stati
tutti prenotati.
«L’idea - spiega l’assessore alla Gultura della
Provincia, Valter Giuliano
- è che il Science center
torinese non deve essere
generalista ed è per questo che abbiamo scelto in
particolare tre aspetti su
cui concentrare l’attenzione: le macchine, la comunicazione e le biotecnologie. La itostra convinzione è che sulla ricerca si giocherà il futuro del
paese ed è per questo che
riteniamo che il centro
possa avere un ruolo importante anche, e soprattutto, di indirizzo dei giovani a cui sono rivolte
molte nostre iniziative».
Uno strumento in più per
informarsi.
' Nel 2003 per i piccoli Comuni
Non ci saranno tagli
«Nel 2003 i tagli non
riguarderanno i piccoli
Comuni». La rassicurazione, riportata dal sindaco di Bobbio Pellice, Aldo
Charbonnier, è stata fatta
21 partecipanti al Congresso nazionale dei piccoli Comuni d’Italia che
21 « tenuto a Roma giovedi 14 e venerdì 15 no¡'«mbre. Il sindaco Char“onnier guidava la delegazione di Bobbio, l’uni0 Comune del Pinerole^ a essere presente al
in compagnia di
^na tolta rappresentativa
, *"^®l^iate dal Canave“«■ «Naturalmente le esi«nzedei piccoli Comuni
L 2 ®olto differenti tra
le In ^ prevalgono
¡ ogiche politiche e non
tori
"ferimento-comèsta2^^^'‘l’onnier -, ma
blea a buona assemciatn'^T ^ annunHon Finanziaria
¿diminuirà gli introiti
®uni con meno di
3.000 abitanti». Soddisfazione è stata espressa da
tutti i presenti.
Tra gli altri argomenti
affrontati c’è la richiesta
di modifica della legge
che impedisce a tutti i
primi cittadini di essere
eletti per una terza volta
consecutiva. La proposta
approvata non convince
Aldo Charbonnier: «Al
Congresso è passata la richiesta di abolire il vincolo del terzo mandato per
tutti i Comuni - dice quando invece l’abolizione dovrebbe riguardare
soprattutto i piccoli Comuni nei quali si registra
un’evidente difficoltà a
individuare una persona
disponibile». Inoltre, per
il sindaco di Bobbio, «è
un’assurdità imporre dei
limiti che non valgono in
altri casi», d’altra parte
«un ricambio è comunque salutare». A Roma interviene anche Fon. Giorgio Merlo che promette il
suo interessamento.
^Laboratorio a Ruà di Pragelato
Studiare meridiane
15, a ?.''^mbre. alle
Pmgelato il
He sull“ °°cumentazio>>otafÌ •"'®"diana e la
Hran"? «L’
ùo di j ® l^nipo». Il cen
fealiz,““''“mentazione,
‘>itàmonta Comu
agjnontanavaUi chiso
euro (di®® m circa 49.000
prove
6S10 attraverso gli
orologi solari e le meridiane delle valli Chisone
e Germanasca aperto alla
fruizione sia di scolaresche che di adulti e prevede anche una sezione
interattiva. La direzione
scientifica del centro è affidata all’associazione
Horologium mentre la
gestione vera e propria è
affidata alla fondazione
Guiot Bourg, che si occupa già del museo del Costume di Pragelato.
Una fetta di storia ripercorsa da Lorenzo Tibaldo
L'onda delle Adi nel Pinerolese
MARIA ROSA FABBRim
VIENE incontro come
un’onda questa storia delle Adi pinerolesi*
che Lorenzo Tibaldo ha
ricostmito pazientemente, efficacemente. Un’onda che trascina un tempo
denso, una geografia storica incessantemente
scomposta e ricomposta
dalla politica nazionale e
internazionale, dalle trasformazioni economiche
e sociali degli anni che
vanno dal 1945 al 1972.
Un passato prossimo in
cui è cresciuta una storia
di uomini e donne che
hanno ripensato la libertà, Thanno riempita di
contenuti reali. Ma un
passato che si salda a un
altro più remoto dal quale non si può prescindere
per capire, per entrare
nel cuore delle motivazioni forti che hanno orientato l’impegno.
Una radice: l’eterna
lotta tra ricchi e poveri,
l’eterna rivendicazione
egualitaria attualizzata
dagli antagonismi sodali
del XIX secolo. Un nodo
centrale, frutto del pensiero politico più passionale, riassunto in una sola parola; socialismo. È
contro questa parola, temuta per la sua prospettiva sovversiva, irreligiosa e anticlericale che si
scatenarono le difese di
un fronte cattolico dall’anima moderata e conservatrice, tuttavia fortemente motivato da tendenze sodali. Il punto di
incontro si troverà saldando i tratti del ruralismo biblico con un populismo antiborghese e
con la critica della so
cietà industriale a dimensione unica. Seguendo questa linea, a distanza di più di un secolo, le
Adi hanno tentato un
processo di allargamento
della cerchia degli influenti, hanno aggregato
la domanda di ceti subalterni, ma hanno dovuto
lottare su più fronti per
far emergere una propria
definitiva identità che
desse al processo di presa di coscienza una caratterizzazione non contrapposta, ma parallela a
quella della cultura socialista. Questo è il punto
di partenza, lo sfondo da
cui nascono gli eventi
che il libro racconta.Ma allo sguardo generale, ai temi politici e sociali, si affiancano storie
di localismi nei quali ciascuno potrà trovare vari
pezzi della propria storia.
Quello delle Adi di Torre
Pellice è un capitolo a cui
è opportuno riservare
un’ulteriore attenzione.
Perché bisogna ricordare
che in questa realtà non
si può svoltare l’angolo
senza urtare in un’eccezione. E subito si capisce
che questa storia, obiettivamente riferita, era carente di un raccordo. Se
da un lato, infatti, la contrapposizione si assestava tra materialismo (implicito nel fronte socialista) e spiritualismo (rivendicato in esclusiva
dal fronte cattolico), dall’altro niente lasciava intuire che l’impronta religiosa, ispiratrice della
passione sociale, dovesse
essere confrontata e condivisa con l’altro fronte, quello valdese, attivo
nello stimolare cuori e
coscienze, nel produrre
un associazionismo altrettanto impegnato e instancabile proprio in
quegli stessi anni. Basterebbe leggere le analisi
attente e le cronache che
da entrambe le parti sono state prodotte per
rendersi conto che punti
di intersezione attraversavano continuamente le
due strade, ma spesso
veniva operata una sorta
di negazione.
Tra la gente comune,
quella che fa la storia
senza saperlo, questa
differenza, che è poi un
dato culturale, non'veniva considerata essenziale. Si semplificava affermando che alle Adi erano iscritti molti valdesi,
ma in quel contesto si
diceva «valdese» con la
valenza di qualsiasi altro
attributo non determinante: un atteggiamento
più attinente a un’esigenza di omologazione
che di riconoscimento di
un’identità costituita da
precisi caratteri confessionali e storici.
Il libro di Tibaldo si
muove con agilità in
questo panorama di letture multiple. Mantiene
il rigore di un saggio storico e la piacevolezza di
un racconto appassionante. Un percorso non
facile, compiuto tra documenti d’archivio e interviste, sostenuto da
un’ottima bibliografia.
Anche questa storia,
anello di una lunga catena, è una storia delle idee
e di uomini.
(*) Lorenzo Tibaldo: Una
società giusta. Le Adi pinerolesi 1945-1972, Pinerolo, 2002, Alzani Editore.
NELLE CHIESE VALDESI
POMERIGGIO CEVAA — Domenica 1“ dicembre, a
partire dalle 14,30 alla Eoresteria di Torre Pellice, pomeriggio di solidarietà con la Cevaa, organizzato dal
Gruppo missioni Cevaa: tutti sono invitati.
ANGROGNA — Studio biblico al capoluogo (Scuola
grande ore 20,45) martedì 26 novembre. Prima tappa
di tre incontri che, partendo da diversi testi biblici e
passando attraverso la dogmatica protestante, giungono al documento sull’eutanasia che il Sinodo ha
mandato alle chiese, tra alcune polemiche e perplessità, perché lo studino e si esprimano.
■ BOBBIO PELLICE — Martedì 26 novembre, ore 20,
riunione ai Campi. Domenica 24 culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 28 novembre
alle 20,30, riunione alle Vigne.
MASSELLO — Venerdì 22 novembre a Reynaud,
ore 20,30, riunione quartierale con introduzione
all’ebraismo.
POMARETTO — Venerdì 22 novembre, alle 20,30
riunione quartierale a Perosa; mercoledì 27, ore
20.30, riunione quartierale ai Maurini.
PRAROSTINO — Domenica 24 novembre alle 9 culto al Roc e alle 10,30 culto a Pralarossa; giornata comunitaria della scuola domenicale a partire dalle 10.
RORÀ — Giovedì 21, alle 20,30, riunione quartierale
alle Fucine. Giovedì 28, alle 20,30, riunione famigliare
da Vanda e Adolfo: interverrà Karola Stobaeus che
parlerà sulla opere diaconali nel Sud Italia.
SAN GERMANO CHISONE — Domenica 24 novembre culto con assemblea di chiesa per la possibile rielezione del pastore Luciano Deodato.
TORRE PELLICE — Martedì 26, alle 20, riunione ai
Simund; mercoledì 27, ore 20,30, riunione ai Bouissa.
VILLAR PELLICE — Martedì 26 novembre, alle
20.30, riunione all’Inverso.
VILLASECCA — Prossima riunione quartierale: 22
novembre, ore 20, a Villasecca.
Itinerari e guide a Pramollo
Apostrofi e sentieri
Il nome esatto sarebbe
Las Arà, letteralmente «i
solchi», cioè le trincee del
campo permanente che il
generale Le Feuillade installò nel 1704. Questo
colle, situato sui pianori
della cresta che scende
dal Gran Truc e separa il
vallone di Pramollo dalla
vai Germanasca è importante; nel 1686 vi transitarono le truppe di Catinai per invadere Pramollo, nel 1690 lo attraversarono i valdesi sfuggiti
alTassedio della Balziglia,
prima di conquistare la
Ruà. Con la mania di italianizzare i nomi, Las Arà
è diventato, nelle cartine
e nelle guide Lazzarà, e
pazienza. Ma che addirittura su di un cartello situato poco dopo il tempio della Ruà ci sia scritto
L’Azzarà (con l’apostrofo), mi pare esagerato,
sintomo della perdita di
ogni memoria. Speriamo
che i pramollini provvedano: basta un piccolo
colpo di pennello per
cancellare l’apostrofo.
Anche partendo dal Lausun, un cartello di legno
indica Azzarà. Qualche
volenteroso ci aggiungerà una L? (m.r.)
Discussione nella diocesi
Vita delle parrocchie
Nella riunione congiunta del Consiglio presbiteriale (solo i sacerdoti) e del Consiglio pastorale che si è svolta a Pinerolo il 15 novembre è stato presentato il frutto
della discussione nelle
tre zone (vai ChisoneGermanasca, vai Pellice,
Pianura) della diocesi,
dopo i due giorni dell’Assemblea che aveva messo
al centro della riflessione
la parrocchia nei suoi aspetti sociologici e della
missione. Sono state presentate numerose mozioni; sull’accoglienza, sia
interna alla parrocchia
sia nei confronti dei turisti, con particolare attenzione a quelle di montagna anche in vista delle
foture Olimpiadi; sull’impegno per la pace, per la
giustizia sociale, sui giovani, sulla centralità della
lettura biblica, con la
proposta che ogni anno
la diocesi coordini la lettura di un libro della Bibbia, sulla famiglia come
luogo privilegiato dell’esperienza dell’amore e
della trasmissione di fede. È stata sottolineata la
centralità della parrocchia e degli oratori, dicendo anche che sono
una delle possibilità di
servizio fra molte altre; si
è detto che per i giovani
non servono solo animatori ma che è essenziale
far conoscere loro Gristo
e la sua Parola. Interessante la breve discussione circa l’opportunità o
meno di mettere in votazione emendamenti e
mozioni: dobbiamo abituarci a parlare, discutere, votare, ha detto qualcuno: per altri non siamo
in un Parlamento e sarà il
vescovo a valutare i suggerimenti emersi. In effetti il vescovo ha concluso la riunione riassumendo i punti emersi, che saranno indicati nella prossima lettera pastorale come piste per il lavoro comune. Inoltre un fascicolo speciale conterrà le relazioni sulla parrocchia
presentate all’assemblea
diocesana, i verbali delle
riunioni e le mozioni.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle %lli "äldesi
VENERDÌ 22 NOVEMBRE
SPORT
VOLLEY
Vince con un netto 3 a 0 in serie
C maschile il Volley Pinerolo, contro la formazione di Mondovì. Partita facile per i pinerolesi, che rispetto agli incontri delle precedenti giornate mantengono l’attenzione e la costanza per tutto il
match, chiudendo i set senza permettere agli avversari pericolosi
recuperi di punti. Qualche difficoltà in più per gli ospiti, a causa
anche dell’assenza del palleggiatore titolare. Sabato prossimo il Volley Pinerolo affronterà fuori casa
la Volley San Damiano. In classifica i pinerolesi si trovano ora a una
sola lunghezza dalla Blockbuster
Video Chisola, a quota 16 punti.
Il derby pinerolese di serie D
maschile premia invece la Galup
Pinerolo vittoriosa per 3 a 1
(parziali;21-25; 25-23; 25-23; 2513) contro un 3S Nova Siria che ha
tuttavia dimostrato di saper lottare e mettere in difficoltà gli awer
sari. Con la Galup che si aggiudica
il primo parziale, senza sbagliare e
mantenendo la lucidità fino al
venticinquesimo punto. Molto
equilibrio poi tra i due sestetti nel
secondo e nel terzo set: sul 23 pari
in entrambe le occasioni è l’esperienza dei padroni di casa ad avere
la meglio e a, realizzare le due palle
set. Ultimo parziale invece, a senso unico con la Galup che chiude
25 a 13. Sale così a quota 12 punti
la Galup Pinerolo Vbc, terza posizione; rimane invece a quota 4 il
3S Nova Siria Pinerolo. Sabato
prossimo appuntamento a Carmagnola per il Vbc, e sfida casalinga
per il 3S, che ospiterà l’Alba.
TENNIS TAVOLO
PALLAMANO
Nell’under 16 maschile Piemonte il 3S Luserna ha superato l’Atletico Pinerolo per 18-14, mentre
nell’under 18 femminile Piemonte
e Lombardia il Valdhandball ha
battuto il 3S Pinerolo per 26-15.
L’inesperienza gioca ancora un
brutto scherzo alla Valpellice in
B2: a Novara i pongisti valligiani
giocano bene però manca sempre
il guizzo risolutivo. In C2 la squadra A perde 3-5 sul campo del
Crdc con un punto a testa di Giuliano Ghiri, Andrea Girardon e Andrea Sambuelli, mentre la squadra
B vince a Pinasca per 5-2 con 3
punti di Lioy e uno a testa di Sergio Ghiri e Rossetti. In DI vittoria
nel girone D a Giaveno (5-1 con 2
punti di Peracchione e Cesano e
uno di Odino) e sconfitta a Verzuolo (3-5 con 2 punti di Battaglia
e uno di Geuna). Buone prove nel
settore giovanile al Grand Prix di
Verzuolo; 3“ Paolo Geuna e più indietro Jacopo Lorenzino, Luca
Chioni, Pietro Milanesi, Alessandro Cogno, Davide Màlan, Gianluca Rigano. I prossimi incontri venerdì 22 alle 20 alla palestra di via
d’Azeglio di Torre Pellice.
Il 25 novembre per Tacabanda
Dall'America Latina
Penultimo appuntamento col Tacabanda,
sabato 23 novembre, alle
21,15, a Torre Pellice dove nel tempio si esibirà il
Trio Araguaney (America Latina), un trio costituito nel 1998 da tre musicisti attivi nell’area di
Cremona, che interpreta
principalmente la musica tipica delle pianure
(«Uanos») del bacino del
fiume Orinoco, tra il Venezuela e la Colombia, il
cosiddetto joropo, legato
alla vita nomade degli
allevatori di bestiame,
semplice sul piano armonico ma dall’intricata
base ritmica.
L’arpa llanera e il cuatro, chitarrina dal carat
teristico suono squillante, sono gli strumenti più
diffusi nella zona, a cui il
gruppo, che prende il
nome dall’albero nazionale del Venezuela, ha
accostato il più moderno contrabbasso, sviluppando uno stile personale che qualifica una riproposta del repertorio
llanero sfociata nella loro
prima incisione, «Mi Venezuela», e che dal vivo
si estende a brani del son
cubano e della vicina
area caraibica. Il trio è
composto da Enzo Prassi
(contrabbasso), José Manuel Pena Perez {cuatro,
voce) e Jaime Antonio
Vargas (arpa llanera). Ingresso 6 euro.
«Laboratorio» a Porosa Argentina
Teatro delle esigenze
Si è aperto giovedì 14
novembre, in via Chiampo 16 a Perosa, il laboratorio teatrale, «Il teatro
delle esigenze» a cura di
Nonsoloteatro e del Progetto giovani vai Chisone
e Germahasca. Si tratta di
24 incontri sul teatro,
aperti a tutti i ragazzi dai
15 ai 19 anni, che si terrarmo fino al 24 giugno al
giovedì dalle 17,30 alle
19,30. «Il teatro delle esigenze - spiegano gli organizzatori - parte dai suoi
partecipanti. Il gruppo si
conosce, cerca di trovare
un’armonia e di far esprimere le emozioni di tutti i
singoli. Nelle fasi successive, con l’aiuto di Guido
Castiglia e di Alessia Co
lombari, verranno scelti
i contenuti e gli stili comunicativi più adatti al
gruppo e vi sarà una messa in scena finale di una
performance teatrale».
Il progetto «Teatro delle esigenze» è inserito
nelle iniziative della Comunità montana per i
giovani ed è in continuità
con la ludoteca di valle.
Le iscrizioni al corso sono
ancora aperte. Costo di
partecipazione: 10 euro.
Per informazioni ci si può
rivolgere all’ufficio Informàgiovani di Perosa, ogni
martedì dalle 10 alle 13 o
giovedì dalle 13,30 alle 17
tei 0121-802517, e-mail
chisone.sportello@reteunitaria.piemonte.it.
! APPUNTAMENTI I
21 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese,
TUnitrè propone un incontro con Mario Marchiando
Pacchiola su: «Van Gogh e dintorni».
PINEROLO: Alle 16, nella sala riunioni del Circondario della Provincia in via dei Rochis 12, conferenza «Le
discipline sportive del ghiaccio, approccio, regole, i
giochi olimpici del 2006»; partecipano Francesco Aceti, presidente Lega nazionale sport ghiaccio. Massimo
Da Rin, allenatore di hockey, Giorgio Comploi e Christian Alderucci, giocatori di hockey, Micaela Lomartire, atleta di pattinaggio. Fino al 30 novembre, nello
stesso luogo è visitabile la mostra «Immagini sul ghiaccio», 56 riproduzioni e stampe dal XV al XIX secolo.
22 novembre, venerdì
PINEROLO: Alle 21, alla sede del Cai, per il corso di
speleologia, serata dedicata a «Topografia e rilievo».
23 novembre, sabato
'^m SERVÌZI
GUARDIA
notturna, prefestiva,]!
telefono 800-233111
TORRE PELLICE: Alle 15, nella biblioteca del Centro culturale valdese, assemblea degli Amici della biblioteca valdese.
SAN GERMANO CHISONE: Alle 21, nella sala del
teatro valdese. Assemblea Teatro presenta «Frullalero»; ingresso 5 euro.
BRICHERASIO: Alle 21, all’oratorio di San Domenico, in via del Portone 6, il Gruppo teatro Angrogna
presenta «La bicicletta di Yang»; ingresso libero.
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro di via Caprini, la compagnia Piccolo varietà presenta la commedia brillante «Col’antriganta mare madòna».
TORRE PELLICE: In occasione del primo decennale
del gruppo Diapsi (Difesa ammalati psichici) della vai
Pellice giornata di riflessione alla Foresteria valdese.
La giornata prevede: alle 12 pranzo, alle 15 Livia Gay,
psichiatra all’ambulatorio psichiatrico dell’Asi 4 di Torino parlerà su «La pratica dei servizi territoriali nel
confronto con chi soffre di problemi psichici», seguirà
dibattito. Alle 17 è previsto un momento conviviale.
24 novembre, domenica
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, per la rassegna «Domenicaintre», alle 16, la compagnia «Walter
Broggini», presenta «Pirù Pirù», omaggio alla tradizione itàiana dei burattini «a guanto».
26 novembre, martedì
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte,
Nonsoloteatro presenta «Vibrazioni»; replica mercoledì 27 e giovedì 28, sempre alle 21,15.
PINEROLO: Alle 21, nell’accademia di musica di viale Giolitti 7, esibizione del «Danilo Rossi jazz quarte!».
28 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, TUnitrè presenta Patrizia Salvini che al
pianoforte eseguirà musiche di Chopin e Schuman.
GUARDIA FARIM
(turni festivi con orario^
DOMENICA 24 N0VE||Q^
Torre Pellice: Intemaàii
- via Arnaud 8, tei. 9137!^
Pragelato: Doglia-viaiv
Novembre 4, tei. 780^
Pinerolo: Corti - via Lem,
2, tei. 322624 ^
SERVIZIO INFERMII
presso i dista
SERVIZIO ELIAM
telefono 118^
CINEMA
TORRE PELLIGEii
Cinema Trento propgij
giovedì 21 e venerea
ore 21,15, La locandadi
la felicità di ZangYni«
sabato, ore 20,15 6 22,2)
domenica, ore 16 e ^
e 21,15 e lunedì, ore 21
15, Signs con Mei Gibm
VILLAR PEROSANuovo cinema comùn
presenta, sabato 2||oi(
21.15, domenica Zi®
21.15, lunedì 25, alle 01
21.15, Red dragonjè
menica, ore 16,30, Pi»
chio; martedì 26 alleoii
21.15, Samsara.
BARGE — Il ciaa
Comunale proponi vt
nerdì 22 novembri^
21, La forza delpa^
sabato 23, alle ore 21,1
grand bleu; domeni|2l
ore 15, 17, lunedì ei|
tedi ore 19,30, Poltt
domenica 24, ore l8,fi
21, lunedì, martedì
vedi ore 21, Red
no. Tal
panti a
scarica
noialtri
Quas
te alla
siappr
che un
tra loc
.fin di \
gnore,
sta volt
parte,
tervem
cola, h
sto, chi
deve gl
subito
discoli
Olti
cate, i
cora I
cendi
nistì»
visto I
nator
che q
ripeti
critic
lettoi
che I
spazi!
menti
mo.C
tiamo
vetee
lette)
menti
critic
Lafn
ben s
fratei
argon
possi
levo!
piace
gere 1
seguii
verde
pisello
verde
bottiglia
energìa •ambiente
verde
ramarro
Via Vigone, 42
Pinerolo (TO)
Tel. 0121.2361
c
Numero Vorde
800-808055
1
FOI
OSI
Nell',
dell'C
la Fo
della
L’“UMIDO”: UNA NUOVA RACCOLTA DIFFERENZIATA
ai ser
aioni
Gli a<
229/
'iDif
2| Es|
''a, te
''ate,
tale
tacnic
Costit
Pual,
la Foi
mente
l^írelti
4
VERDE SACCHETTO
E’ IN DISTRIBUZIONE CON
LA COLLABORAZIONE DI ^
Associazione
Commercianti
ed Esercenti
del Pinerolese
i
Associazione Macelui Associazione
i/e-/della provincia di Torin*
dalla
Il Con
''rann
rnand
15/0
°PP0i
laoltr,
'anner
15
11
OVEMBii
1- 91374^
»■via IV
78030
viaLequi
ener(ll2j
canda¿
ingYmoit
15 6 224
16el8iB
di, orea,
leí Giba
lOSA-l
coimi^
ito2a*|s
ica 24,1
!5, alie OH
agón; do
,30,Piw
26 alle^
i.
II cineí:
apone, vf
¡mbréiít
ore 21,,1
ledi ew
,PolUÉl
ore 18,451
rtedle^
10
h
te
Ì
rA
t*
m
inoi
epNERPÍj2 novembre 2002
en«
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
P Troppo comodo
accusare Dio
Dopo il terremoto in Molise
pia conseguente «strage degli
Locenti», com’è stata defi
ita la morte dei ventisei
bambini morti nella scuola
crollata, in molti si sono chiesti dove fosse Dio in quel momento. Come dire; perché
non è intervenuto? Aveva forse la faccia girata da un’altra
parte? Aveva altre cose cui
pensare? Queste e altre simili
lenità si sono sentite dire
subito dopo la tragedia; particolarmente al «Maurizio Costanzo show» del 4 novembre
sera. Dove si discuteva circa
le ragioni del terribile disastro
esilile eventuali responsabilità da attribuire a qualcheduno. Taluni dei geniali partecipanti allo show, cercavano di
scaricare le responsabilità di
noialtri su Dio!
Quasi contemporaneamente alla strage di San Giuliano,
si apprendeva dai mass media
che un feroce pitbull, in un’altra località, aveva ridotto in
fin di vita una bimba. E il Signore, vedi caso, anche questa volta, guardava da un’altra
parte. Insamma, non era intervenuto a proteggere la piccola. Ma che Dio è mai questo, che non guarda mai dove
deve guardare, si sono chiesti
subito gli sciocchi ni. Capito il
discorso? Uccidono i propri
«Pianisti»
Oltre quelle già pubblicate, abbiamo ricevuto ancora altre lettere sulla vicenda dei cosiddetti «pianisti» in Parlamento che ha
visto coinvolto anche il senatore Lucio Malan. Dato
che queste ulteriori lettere
ripetono sostanzialmente
critiche già espresse dai
lettori precedenti e dato
che dobbiamo lasciare
spazio anche ad altri argomenti, non le pubblicheremo. Ce ne scusiamo e ripetiamo il nostro invito: scriveteci pure, ma scriveteci
lettere brevi e, possibilmente, esprimete le vostre
critiche con toni fraterni.
La franchezza evangelica
ben si accompagna con la
fraternità dei toni e delle
argomentazioni. Così sarà
possibile pubblicare tutte
le vostre lettere e sarà un
piacere per tutti poter leggere questa pagina molto
seguita del nostro giornale.
Il direttore
_____Eugenio Bernardini
simili in nome di Dio, sono
terroristi spietati, combattono
guerre sanguinose, commettono disumane stragi, torturano, lapidano, distruggono la
Terra, corrompono, imbrogliano, truffano, violentano,
stuprano, sono oscenamente
carnali, figliano come conigli... e chi ne ha più ne metta.
E a sentir loro, di tutto l’artefice è Dio. Aveva ragione Montanelli quando affermava che
è una sofferenza vivere in un
mondo popolato in maggioranza da emeriti stupidi, (sia
pure disegualmente forniti di
dosi di idiozia).
Giampaolo Caria
Quarto Sant’Elena (Ca)
La vera
trascrizione
Non sono un esperto di
giornalismo, quindi non so
quale responsabilità abbia
Riforma nel riportare notizie
da altre fonti, ma quella che
ho letto nella rubrica «Dal
mondo cristiano» riguardo la
Nigeria (Riforma n. 42 del 1°
novembre) offende la mia
sensibilità di cristiano per la
superficialità, disinformazione e faciloneria che caratterizzano il trafiletto. Cominciamo dal modo con cui è
trascritta la parola che designa la norma dettata da Dio
al suo Profeta e che costituisce la legge cui si deve attenere ogni credente (muslim). Vi
sono diversi modi di traslitterare questa parola, vedi Giuseppe La Torre L’Islam: conoscere per dialogare Claudiana
(sciaria) o a cura di Giovanni
Eiloramo Islam Laterza (shari’a). Nel trafQetto la parola è
scritta saharia. Nel primo caso la pronuncia corrisponde
a quella dell’italiano scibile,
nel caso del trafiletto alla parola sibilo. La differenza nel
suono ed eventualmente nel
significato denuncia la poca
familiarità con la cultura islamica dell’autore dell’articolo.
Come controprova ho digitato in Internet con Google la
parola sciarla e ho trovato diversi articoli riguardanti la
legge islamica, mentre digitando saharia ho trovato il
nome di una popolazione che
vive in India nello stato di
Madhya Pradesh!
Veniamo ora alla la frase:
«Un terzo dei 36 stati che formano la Nigeria ha adottato
la legge islamica della Saharia, provocando oltre mille
morti tra i cristiani, 80 villaggi distrutti, oltre 100.000 profughi». Che cosa significa
fondazione evangelica betania
OSPEDALE evangelico VILLA BETANIA
PONTICELLI- NAPOLI
un programma di riorganizzazione apicale
^®|j'ambito di ... .......... ____________.
Lp *P®dale evangelico Villa Befania, irComitato direttivo delondazione evangelica Befania ha deliberato l'istituzione
figura del
DIREHORE GENERALE
°i sensi del Decreto legislativo n. 502/92 e successive modificagoni e integrazioni.
229/¥^'‘°"1Ì/ ai sensi dell'art. 3 bis del Decreto legislativo num.
Il “°’''''anno essere in possesso dei seguenti requisiti:
fliploma di laurea.
Va almeno quinquennale di direzione amministrati
a sanitaria in enti, aziende, strutture pubbliche o prihqI ' '^posizione dirigenziale apicale, con autonomia gestiotecni L responsabilità sulf'utilizzo delle risorse umane,
e finanziarie.
s SBor'’'?' preferenziale l'attività svolta nel settore sanitario
Q '"datamente, nell'area dell'ospedalità classificata.
Iq selezione di cui sopra dovesse dare esito negativo,
mento °^'°ri®, ai sensi dell'art. 2, comma cinque, del Reg^laD|i-gu si riserva la facoltà di attribuire le funzioni di
*fQtrici^^ 9®nerale a un membro facente parte delle chiese fondalln J- se non in possesso dei requisiti specifici previsti
11^^ 'gente normativa.
^ranno^°^° direttivo esaminerà i curricula dei candidati, che do"'eidafn *ede della Fondazione, a mezzo racco
f5/04/ono'i°r^'^° ricevimento, entro e non oltre la data del
'»PDoitr, fede, a tal fine, il timbro dell'ufficio postale
*9l116nír^tJ P'I’^ride dovranno contenere l'autorizzazione al trat-Illil^^ersonali, ai sensi della legge n. 675/96.
«provocando»? Non metto in
dubbio che tali atrocità siano
state commesse, ma come si
può imputare alla legge di
Dio tali responsabilità? Se in
un articolo di giornale venisse imputata al Decalogo la
responsabilità per stragi e attentati compiuti in Irlanda
del Nord, nei Paesi Baschi, o
in Palestina lo riportereste
acriticamente?
Faccio parte di una comunità in cui la predicazione, lo
studio biblico e le iniziative
culturali sono caratterizzate
dalla più scrupolosa analisi e
dalla critica comprensione
dei testi tale da coinvolgere
nelle nostre attività anche
uomini e donne non evangelici che per loro stessa ammissione vi partecipano perché sono caratterizzate dalla
più scrupolosa professionalità e al tempo stesso da una
sincera fraternità. Quale contrasto con la superficialità
che caratterizza il trafUetto.
Umberto Broccoli - Bologna
Il lettore ha ragione sulla questione della grafìa: sharia è la
traslitterazione italiana più comune ed è quella che useremo
in modo omogeneo anche noi.
Quanto alla conseguenze dell’applicazione di questa particolare
legge Islamica, il lettore esprime
la sua opinione personale.
Un culto con
addobbi
l'importanza per i giovani del Centro battista di Santa Severa
Il Villaggio della Gioventù ci manca
Scrivo come segretario della Federazione
giovanile evangelica italiana (Egei) per
esprimere la mancanza che la chiusura del
Villaggio della gioventù di Santa Severa sta
determinando per l’aggregazione e la formazione giovanile. In questi ultimi anni la direzione e il comitato sono stati impegnati nella cura del Centro e nel rilancio della presenza giovanile al Villaggio. In questa operazione la Egei è stata coinvolta sia per la sua
presenza nel Comitato sia per la partecipazione ai campi. Il Villaggio della gioventù ha
rappresentato, insieme agli altri Centri, un
imprescindibile luogo per la formazione e
per l’aggregazione giovanile e la sua chiusura sta pesando gravemente sulla vita della
Federazione.
Infatti il campo formazione del Villaggio ha
rappresentato un momento prezioso per imparare a organizzare uh campo e a gestire la
vita dei gruppi nelle loro potenzialità, ma anche nei loro conflitti. Inoltre il campo formazione è stata una fucina di idee e di progetti
che si sono intrecciati con la Egei arricchendo tanto l’uno quanto l’altra. Per molte e
molti di noi i campi estivi del Villaggio sono
stati un’esperienza indispensabile per stringere delle amicizie durature, per capire il significato della fratellanza e della sororità e
per incontrare persone che nelle chiese e nella vita quotidiana non avremmo mai potuto
conqscere. Dallo scorso anno tutto questo
non c’è più, venendo così a mancare il patrimonio di formazione e più ancora di relazioni che nel Villaggio si stava raccogliendo.
So bene quanto siano complesse e serie le
ragioni che stanno ritardando l’apertura del
Centro e nelle quali non entro perché non
sono di mia competenza. Tuttavia scrivo per
affermare la rilevanza che il Villaggio ha per
la Egei e più in generale per l’aggregazione e
la pastorale giovanile e per due ragioni. La
prima: purtroppo alla chiusura di quel Centro non è corrisposta una maggiore partecipazione ai campi giovani né al Centro né al
Sud. Indubbiamente possono essere individuate più responsabilità, e la Egei ha la sua
parte, ma sta di fatto che la partecipazione
giovanile negli altri centri (penso a Ecumene
e a Bethel per esempio) è stata disarmante.
La seconda: non mi sembra, e spero di
sbagliarmi, che alla chiusura del Villaggio
corrisponda una progettualità perché il lavoro del Villaggio, anche se in altra forma,
sia portato avanti. Così il vuoto apertosi con
la chiusura dei cancelli di Santa Severa non
è colmato. Nella misura delle sue forze la
Federazione giovanile sosterrà la riapertura
del Centro e si augura che questo avvenga
quanto prima: al momento constatiamo una
dolorosa mancanza.
Alessandro Spana-Lentini (Sr)
troppi
Sono poche le occasioni
durante Tanno in cui il culto
evangelico viene trasmesso
in televisione. Questo si caratterizza per la preghiera,
l’annuncio della parola di
Dio e i canti di lode e di ringraziamento al Signore, e si
differenzia dalle molteplici
«parate religiose» per la semplicità dell’arredo del locale
di culto, affinché l’attenzione
sia tutta rivolta al messaggio
evangelico della Salvezza.
Qualche chiesa, disponendo
di lire o euro, ma principalmente di franchi nella vicina
Svizzera, addobba qualche
vetrata con disegni e colori.
Nella chiesa dalla quale è stato trasmesso il culto della
Riforma, domenica 3 novembre, traspariva tanta opulenza con tutte le pareti affrescate, tali da poter distogliere
Tattenzione dei presenti e
certamente di molti telespettatori. È stata solo una mia
sensazione?
Sebastiano Giuffrida
Augusta
Ermanno Spuri
pastore battista
A distanza di pochi mesi dal
fratello Luigi, anche il pastore
Ermanno Spuri ci ha lasciati,
dopo anni di malattia. Era ricoverato all’ospedale di Civitavecchia.. DalTinizio di questo millennio un grande vuoto
si è verificato nel corpo pastorale battista, cori la scomparsa in breve tempo di cinque
pastori nati negli Anni 20: Nicola Leila, Michele Sinigaglia,
Vincenzo Barbin, Luigi Spuri
e ora Ermanno. Un grande
vuoto anche nel mio cuore:
coetanei, insieme abbiamo
predicato TEvangelo per quarant’anni, amicizie profonde
che non si rimpiazzano.
Avevo conosciuto Ermanno a Civitavecchia, dove ero
giunto come pastore nell’autunno del 1948, avendo terminato i miei due anni di prova
alla chiesa di Torino. Avevo 25
anni e la mia sposa 23: venimmo subito afferrati dal caldo
abbraccio del gruppo giovanile che contava oltre 40 membri. Ci riunivamo tutte le domeniche sere con ima effervescenza e una vivacità ignote a
noi che venivamo dal Nord.
Fu amore a prima vista fra noi
e questi giovani, che è rimasto
intatto attraverso gli anni, an
LA CHIESA EVANGELICA
VALDESE
DI LUSERNA SAN GIOVANNI
CERCA
Un/una direttore/direttrice
Onius,
per l'Asilo valdese per persone anziane ■
di Luserna San Giovanni
La posizione richiede:
a) conoscenze tecniche, professionali, attitudini umane e personali, di livello adeguato alla gestione di una casa di riposo con
oltre 100 ospiti e circa 75 dipendenti;
b) la condivisione dello spirito diaconale e di servizio, espresso
dalla diaconia della Chiesa valdese;
c) il possesso, minimo, del diploma di scuola media superiore o
titolo equivalente.
Costituisce titolo preferenziale il ricoprire o Taver ricoperto
mansioni similari o comunque con responsabilità gestionali significative.
È previsto l'inquadramento di cui al Ceni (Contratto collettivo
nazionale di lavoro) enti, opere, istituti valdesi.
Gli/le interessati/e sono invitati/e ad inviare domanda, corredata da dettagliato curriculum vitae, in busta riservata all'Asilo
Valdese, via G. Malan n. 43, 10062 Luserna San Giovanni,
all'attenzione del presidente del Comitato di gestione, oppure
all'indirizzo e.mail: s.malan@tiscalinet.it.
Saranno prese in esame le domande pervenute entro e non oltre il 20 dicembre 2002.
che quando siamo diventati
nonni, carichi di anni e di acciacchi. Fra quei giovani del
1948 emergevano i due fratelli
Spuri, con i quah nacque una
simpatia mai venuta meno.
Ermanno, nato nel 1927 a
Civitavecchia, aveva fatto domanda per andare a studiare
teologia alla nostra scuola
che si stava organizzando a
Rivoli. Era assetato di conoscenza e aveva letto quello
che aveva trovato in lingua
italiana (molto poco a quel
tempo), ma si rendeva conto
che la teologia doveva avere
una diversa dimensione, che
gli sfuggiva. Perciò, quand’
era libero dal lavoro, veniva
spesso a fare delle lunghe
conversazioni con me (particolarmente sulla teologia di
Barth) e a prendere in prestito qualche volume della mia
scarna biblioteca. Era un giovanotto molto prestante e
forte fisicamente, nonché
formidabile nuotatore.
Ermanno fece parte del
gruppo di studenti che dopo
Rivoli entrarono nelTAmei (T
altra organizzazione battista
operante in Italia) e fu pastore
a Venaria, nel Canavese e a Livorno. Quando TAmei entrò
nell’Unione battista, Ermanno esercitò il suo ministero a
San Benedetto dei Marsi e
Sulmona, a Pordenone, a Reggio Calabria e infine a Grosseto, lasciando ovunque un
buon ricordo del suo lavoro.
Particolare l’impegno svolto a
Reggio Calabria, dove era riuscito a raccogliere un bel manipolo di giovani impegnati.
Era sposato con Valentina
che; oltre a insegnargli il piemontese, gli diede tre figli
(Irene, Sandra e Fabio); a tutti
e quattro esprimiamo la solidarietà e la simpatia dei battisti italiani. Ermanno Spuri era
anche un buon pittore paesaggista e guardando i suoi
quadri ci pare di vedere lui
una persona limpida e sempre disponibile per gli altri:
nessun sacrificio gli sembrava
troppo grande per quel Signore che lo aveva chiamato.
Piero Bensì - Firenze
Ricordo di
Anna Sinigaglia
È un altro brutto colpo per
la Chiesa battista di La Spezia; dopo il pastore Sinigaglia
anche Anna, sua moglie, ci
ha lasciato. Ancora nel pieno
delle sue forze, incurante delle avvisaglie della sua malattia, Anna non si risparmiava
mai, era lei a governarla e
Tha sovrastata fino all’ultimo. Era al culto quella domenica, come sempre, ha suonato fino alla fine, non ha dato a vedere niente del suo
malessere, ha detto; «Vado
uri attimo su in casa». Ha fatto appena in tempo ad aprire
la porta lasciando sulla serratura le chiavi e la borsa per
terra, ma non ce Tha fatta a
prendere la medicina, è stramazzata al suolo, mentre noi
tutti eravamo ancora in chiesa per salutarci alla fine del
culto. Se n’è andata in silenzio Anna. Questa volta non ci
ha avvisato né fatto partecipi
delle sue decisioni.
Con lei se ne va un prezioso testimone delTEvangelo.
Con lei se ne va uno stimolo
incessante per la Comunità
di via Milano. Con lei se ne va
un’indomita presenza sempre pronta al servizio di tutto
quello che poteva essere la
testimonianza delTEvangelo alla città. Indomita e caparbia sono gli aggettivi che
più la caratterizzano. Indomita sempre: in famiglia, nella comunità, nel gruppo ecumenico, nel sociede. Caparbia
nell’organizzare cori tra i pochi e non sempre intonati
membri delle comunità, infaticabile nel contattare chiunque avesse voglia di canto e
musica tra il popolo ecumenico, per preparare inni di lode
nelle occasioni liturgiche di
insieme. La pienezza della sua
personalità, l’intensità del suo
lavoro, l’abbondanza dei frutti che portava saranno ancora
per parecchi anni eredità preziosa per la nostra comunità.
Rossella Saccomani
La Spezia
Il romanzo «giallo»
su Guardia Piemontese
Il romanzo di impianto poliziesco Un mistero, occitano per
il commissario Abruzzese, di Massimo Siviero, pubblicato
dalla Claudiana nella collana del Centro culturale valdese, è
nei primi 15 libri selezionati per partecipare al concorso per
il premio «Scerbanenco» nell’ambito del «Festival del noir»
(cinema e letteratura) che si tiene a Courmayeur dal 10 al 16
dicembre. I primi cinque titoli saranno i finalisti, ospiti del
Festival stesso, e tra loro verrà scelto U vincitore. La selezione avviene tramite voto per posta elettrònica, chiunque può
partecipare, mandando la propria preferenza al sito del Festival (www.noirfest.com) entro il 30 novembre.
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 22 NOVEMBRE 200ì
Sono circa 300.000 e vivono soprattutto nelle periferie delle città patagoniche
La resistenza dei Mapuche argentini
Molti sono minacciati di sfratto dalla multinazionale Benetton, proprietaria di un milione
di ettari e bramosa dei pochi ettari semideserti che i Mapuche hanno rivendicato occupandoli
TAVO BURAT
1 Mapuche, detti anche araucanos (da rau, terra cretosa, e co, acqua) per la loro
autodesignazione del luogo,
quando gli spagnoli conquistatori fondarono sulle sponde del rio Mapocho la città di
Santiago, dedicata al santo
invocato «ammazza-mori»
nella Iberia visigotico-cristiana, e «ammazza-indios» nelTAmerica invasa, furono oggetto di feroce persecuzione:
contro di loro si scatenò la
guerra più lunga dell’umanità, dal 1536-1540 al 1885,
con la conclusione del trionfo dell’economia occidentale e del suo militarismo.
300.000 Mapuche
Oggi in Argentina sono valutati circa 300.000. Vivono
soprattutto nelle periferie
dèlie città patagoniche, oltre
che neU’immensa periferia di
Buenos Aires. In queste condizioni hanno perduto quasi ■
completamente le proprie
radici. Soltanto pochi di loro
hanno resistito al richiamo
delle città e continuano a vivere nelle comunità rurali seguendo uno stile di vita contrapposto a quello occidentale. Tuttavia, da circa un decennio si denota una forte
inversione di tendenza, specie nelle giovani generazioni.
Appena possono, dalle città
fanno ritorno alle campagne;
altri restano in città, ma danno vita a organizzazioni per
la tutela della propria identità culturale.
mare una comunità nel pieno rispetto della natura. Pillán Mahuiza ha un’estensione di 150 ettari, a 1000 m.
slm, a 25 km dalla frontiera
tra Argentina e Cile, in pieno
territorio andino. Il paese più
vicino è Corcovado, di appena un migliaio di abitanti; la
città più vicina è Esquel, da
dove, appunto, provengono i
componenti della comunità.
Fino agli Anni 30, in quel territorio viveva una comunità
mapuche, poi estromessa
dall’esercito. Per lunghi decenni è stata possesso della
polizia di frontiera, che faceva largo uso dei boschi. Due
anni fa venne la decisione di
occupare il posto per installarvi una comunità mapuche,
che costituisce una «scommessa» e una sfida.
Moira Millàn
Moira Millàn è la vulcanica
promotrice del progetto; con
ben quattro figli a carico, si è
sempre esposta per difendere
i diritti della sua gente in quei
luoghi. Ha anche rischiato
molto, e continua a rischiare.
Negli ultimi tempi ha anche
ricevuto minacce di morte, da
parte degli ambienti legati alla
polizia locale, che non ha mai
accettato quell’occupazione.
Sistematicamente, all’inizio di
ogni inverno la polizia procede a diboscare diversi ettari di
terreno, e nel frattempo si
susseguono le azioni giudiziarie. Un paio di settimane fa,
Moira ha avuto un colloquio
con una sorta di Prefetto locale, il quale le ha annunciato
che' presto si procederà allo
sgombero forzato della comunità. Per questo motivo, i Mapuche hanno organizzato un
blocco stradale, di cui ha dato
notizia la stampa locale.
Un grave fatto si è verificato lo scorso 2 ottobre. Una
dozzina di agenti della provincia patagónica di Chubut,
armati e con i cani, sono
comparsi nel fondo chiamato
Santa Rosa, bonificato dai
coniugi Attilio Curifianco e
Rosa Rua Nahuelquir. Gli
agenti usi ad agire con prepotenza, hanno intimato a
Rosa di abbandonare il luogo, ma la lamuen (sorella mapuche) ha cercato di non farli
entrare nel suo umile abituro; in quel momento Attilio
era fuori in campagna. Il vicecommissario Pérez, che dirigeva l’operazione, avvertì
Rosa che se avesse continuato a resistere l’avrebbero portata via in manette.
La comunità Pillán Mahuiza
Per esempio, la comunità
Pillán Mahuiza (collina sacra)
è un esempio emblematico
in Argentina (altri ve ne sono
in Cile, da dove originariamente provengono i Mapuche), della tendenza a lasciare la città per ritornare a for
Moira Millàn e altri Mapuche della comunità Pillán Mahuiza alle prese con la polizia argentina lo scorso 11 ottobre
Contro la multinazionale
Benetton
Tra il sarcastico e il compassionevole, le disse: «Nessuno può mettersi contro di
loro [i Benetton], perché sono quelli che hanno più soldi». La precaria abitazione
dei Curifianco, fatta di lamiere di zinco, è stata immediatamente demolita dai poliziotti, che sono poi passati a
sequestrare tutte le cose di
Attilio e Rosa: strumenti di
lavoro^ la coppia di buoi e
l’aratro. Alla fine hanno installato un presidio di polizia,
innanzi al cancello, composto di due agenti in divisa e
da un tipo in borghese, non
appartenente a corpi di polizia conosciuti, e presumibilmente quindi della polizia
privata dei Benetton. Ad ordinare l’operazione di prepotenza, ironicamente chiamato «perquisizione domiciliare», è stato il procuratore di
Esquel, José Oscar Colabelli.
È singolare la celerità con
cui il magistrato è intervenuto in questo caso, mentre le
molte denunce presentate
dalle comunità mapuche
contro i latifondisti rimangono da anni nei cassetti del
medesimo tribunale. A pochi
km da Santa Rosa si trova la
comunità mapuche Vuelta
del Rio, anch’essa presa di
mira dallo stato. Infatti la famiglia Fermin sta per essere
È stata eletta dalla XV Assemblea svoltasi a Aegina (Grecia) dal T al 3 novembre
Annemarie Dupré è la nuova moderatrice della
Commissione delle chiese per i migranti in Europa
È Annemarie Dupré, coordinatrice del Servizio rifugiati
e migranti della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia (Srm-Fcei), la nuova
moderatrice della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Cerne). È
stata eletta nel corso della XV
Assemblea generale, che ha
avuto luogo ad Aegina (Grecia) dal 1° al 3 novembre. È la
prima volta che una donna
del Sud Europa viene eletta a
ricoprire tale incarico.
L’Assemblea è stata introdotta da una conferenza a cui
è intervenuto Tarcivescovo
d’Atene e di tutta la Grecia,
Christodoulous, che ha posto
due domande precise al governo greco, rappresentato alla conferenza dal ministro
deirinterno: in primo luogo la
garanzia dei diritti umani per
tutte le persone indipendentemente dal loro status legale,
in particolare per gli immigrati irregolari. Questo comprende l’accesso alla procedura di
riconoscimento come rifugiato. In secondo luogo l’arcivescovo ha sottolineato la problematica della chiusura troppo rigida delle frontiere e la
politica «dell’immigrazione
zero», che porta a un incremento deH’immigrazione irregolare e delle attività ambigue e in molti casi criminali
che sfruttano i flussi migratori
irregolari. L’arcivescovo ha
quindi sottolineato la necessità della tutela del diritto di
vivere in famiglia e, infine, ha
criticato i vincoli eccessivi che
attualmente vengono proposti insistentemente da vari governi europei in vista di una
direttiva Ue in merito.
I temi toccati dall’Assemblea sono stati la legislazione
europea in materia di asilo,
immigrazione e razzismo; la
tutela dei diritti umani dei mi
granti irregolari e i problemi
di una politica migratoria
troppo restrittiva; la presenza
di migranti cristiani, la loro
esigenza di poter esprimere la
loro fede e la necessità delle
chiese nel paese ospitante di
rapportarsi con loro in modo
fraterno; il crescere dei fenomeni di razzismo e xenofobia
in tutti i paesi europei e la necessità che le chiese si facciano carico di combattere que
sti atteggiamenti. L’assemblea
ha trattato inoltre la questione della collaborazione tra i
vari organismi ecumenici, in
particolare tra la Conferenza
delle chiese europee (Kek) e il
Cerne, auspicando di aprirsi
sempre di più a nuovi membri
dell’Europa centrale e dell'
Est. Durante l’assemblea sono
stati ricevuti nuovi membri
dall’Austria, dalla Repubblica
ceca e dalla Romania. (nev)
■ Lo chiedono diversi responsabili cristiani del paese africano
Restituire i soldi «rubati» alla Nigeria
Diversi responsabili cristiani della Nigeria chiedono il
rimpatrio immediato dei milioni di dollari depositati
all’estero dall’ex dittatore, il
generale Sani Abacha, morto
nel 1998. Questi soldi che, secondo 1 responsabili religiosi,
sono stati «rubati» al popolo
nigeriano, avrebbero dovuto
essere restituiti alla Nigeria
secondo un accordo concluso all’inizio di quest’anno tra
il governo e la famiglia del
generale Abacha. Ma i religiosi affermano che il figlio
del generale, Mohammed,
non ha rispettato l’impegno
legato alla sua liberazione,
nel settembre scorso, dalla
prigione in cui era detenuto
dopo essere stato incolpato
di truffa.
Secondo la Bbc, conformemente all’accordo concluso,
la famiglia Abacha poteva tenere 100 milioni di dollari, a
patto che Mohammed Abacha firmasse i documenti che
consentissero alle banche
straniere di restituire alla Nigeria la somma restante di un
miliardo di dollari. Ma, dopo
essere stato liberato, Mohammed Abacha avrebbe detto
che non si era impegnato a
fiVmare alcun documento. «Il
presidente Olusegun Obasanjo è stato mal consigliato
nel liberare Mohammed Abacha. Avrebbe potuto fargli
rimborsare il denaro rubato
prima di liberarlo», ha fatto
notare il vescovo anglicano
Michael Ipinmoye della diocesi di Akure, nel sud-ovest
del paese, durante una conferenza stampa tenuta ad Akure
nello scorso ottobre.
Il pastore David Ugolor,
coordinatore della Rete africana per la giustizia ecologica
ed economica, ha deprecato
l’awenuta liberazione di Mohammed Abacha prima della
restituzione del denaro. «L’
Assemblea nazionale e il popolo nigeriano avrebbero dovuto essere coinvolti nell’elaborazione di una legge che
avrebbe permesso la restituzione dei fondi rubati», ha affermato. (eni)
Toba
■
Mataco Wichì
Pilagé i
Chiñguano Qisn¿ i®' ■.
Mb’ya
Chorote
Coya
■ Diagulto Calchaq|(f
Tehuelche
Mocovi
Le attuali comunità indigene argentine
cacciata. L’il ottobre, per iniziativa deU’organizzazione
«11 de Octubre» di Esquel, i
Mapuche delle varie comunità minacciate di sfratto si
sono riuniti all’entrata dell’estancia e del museo Leleque di proprietà dei Benetton; nella mattinata del giorno seguente, i Mapuche hanno tenuto un ngellipum (cerimonia tradizionale) per riaffermare i loro diritti e denunciare pubblicamente i Benetton, proprietari di un milione
di ettari e bramosi dei pochi
ettari semideserti che i Mapuche hanno rivendicato occupandoli, e ciò malgrado la
multinazionale veneta voglia
presentare in tutto il mondo
un volto democratico, progressista, pluriculturale. Il
comunicato della «11 de Octubre» [Casillo de Correo 34,
A-9200 Esquel (Chubut)
termina con queste parole]
«Questa storia non finisci
qui. Noi, Mapuche e nonMÌ
puche, abbiamo Eopporti}?
nità di scrivere un altro fea#
le: i Curiñanco faranno ritoà
no nel loro terreno e tufi
avranno un mondo più respi\
rabile. La resistenza dei
poli oppressi è il limite deitt- ‘
ranni»; e invita a boicottare la
Benetton in tutto il monda
e-mail:
- Organizzazione MapUi
Tehuelche «11 de Octub;
puelmapu@terra.com.ar;
- Campagna contro Benetton: pancalsta@interfree.it;
- Comunità Pillán Mahuit]]
za: horneros epa@yahoo.coj
(Mariela); 'ì
- hersdan@data54;C0m
(Hernán); ' J
- stefano@sindominio.net|!
• Nuovo rapporto statistico dell'Acnur
Il 70% dei rifugiati si trova
nei paesi in via di sviluppo
Secondo il nuovo rapporto
statistico pubblicato dall’Alto
commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Acnur) e
presentato l’8 novembre,
nell’ultimo decennio l’86%
dei rifugiati di tutto il mondo
è stato generato da paesi in
via di sviluppo. Allo stesso
tempo, questi paesi sono stati anche d’asilo per 7 rifugiati
su 10. Da cinque anni (19972001) il numero di rifugiati si
attesta intorno ai 12 milioni,
dopo essere diminuito di circa un quarto rispetto al quinquennio precedente (19921996). Dalla metà degli Anni
90, i paesi dell’Asia hanno sia
generato che ospitato un
maggior numero di rifugiati,
mentre in Africa queste cifre
sono diminuite.
Nel 2001 gli afghani costituivano un terzo della popolazione rifugiata di tutto il
mondo e la principale nazionalità di richiedenti asilo nei
paesi industrializzati. Nel
2002, oltre 1,7 milioni di rifugiati afghani hanno fatto ritorno alle proprie case e il
numero di domande di asilo
inoltrate da cittadini afghani
è notevolmente diminuito. Il
massiccio processo di rimpatrio degli afghani nel 2002 ha
inoltre invertito la tendenza
alla diminuzione del numero
di rimpatri, che nel 2001 avevano raggiunto il minimo degli ultimi 10 anni. Dai primi
Anni 90 il numero dei fe®|
di rifugiati è diminuito <ld
38%. La pubblicazione comunque sottolinea cofflc
«sebbene un minor nuffl®*®
di persone attraversi ffotìO®^
re internazionali, la condia®*
ne degli sfollati interni è pi®'
babilmente peggiorata»*^
cune fonti stimano in 25
lioni il numero di
sfollate a causa di confliW
tutto il mondo. .
Nel 2001 il numero di oo;
mande d’asilo inoliai®
paesi industrializzati e .
sciuto dell’8%.
paesi industrializzati noD
ropei (Canada,
Australia, Nuova Zela ’
Corea del Sud e Giappd,
hanno ricevuto il
mande in più e quelli d®".. .
ropa centrale il 33%
15 paesi dell’Unione eu
SI dell unione *
hanno cornplessivamem ^
gistrato una diininu^^jj j
eisirato una
dell’1%. In termini genet^
rapporto rileva che «d® ¿
il numero globale dei n
è diminuito, 1 .po
trati nei propri P?®*‘ jano
stati più di quanti n
fuggiti e la dime«sio;èdinuovi flussi di „ota®
minuita», ma fa dnch
che nonostante Q“® ,/pei
gressi «non è abbastaJJJjg j
gressi «non è „oitfl«
compiacersi». H
consultabile sul sito . j])/
consuitamie sui .
dell’Acnur (wtvw.unn<j _
«C
quist
-y
ché i
posi
disc
oggi
per
tern
di
ia ci
spei
cost
scia
re c
idea
esis
una
via
per
mol
pos
cad
to í
pac
za(
to.
roL
no
noí
ca»
re I
c
coi
voi
qu
aiti
ni.
«C
fat
Tu
tu:
ie
rie
bu
of
SCI
co
lu:
so
ne