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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Yaldese
Anno xeni - Num. 2 ABBONAMENTI / Eco: L, 1.500 per l’iiUerno « Eco a e (Í Presenta Evangelica a | Spedii, abb. poetale - I Gruppo 1 TORRE PFJ.LirE, 11 Gennaio 1963
Il n a copia Lire 4C \ L. 2.200 per Testerò inferno L. 2.500 - L. 3.700 | Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
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ìN COLOMBIA
Per ì giorni che verranno
Nel libro dell’Ecclesiaste, come in
altri libri dell’Antico Testamento, ricorre spesso la parola « sapienza ».
Non bisogna, tuttavia, confondere
quella sapienza con la scienza umana
o semplicemente con un notevole grado di cultura acquisita sui banchi della scuola o deirUniversità. La sapienza di cui parla l’Ecclesiaste è di un
ordine diverso; riguarda da vicino la
esistenza umana nella sua realtà e nei
suoi rapporti con Dio, è per così dire
la manifestazione pratica della nostra
fede in Colui che è il Signore di tutta
la nostra vita. « // timore dell’Eterno
è il principio della sapienza », diceva
il salmista; e la lezione ohe l'Ecclesiaste ci dà oggi consiste appunto nel
saper discernere la presenza di Dio
nei giorni sereni come in quelli temliestosi della nostra esistenza.
Quand'egli dice; « Nel piamo della
prosperità, podi del bene: e nel piorno deH’avvirsHù. rifletti ». l'Ecclesiaste non fa una considerazione banale, dettata semplicemente dal buon
senso umano. Egli si lascia guidare
da altri motivi e proietta sul nostro
cammino una luce nuova, la luce di
quella sapienza che, s’econdo Tapostolo Giacomo, non c « terrena, carrxile. diabolica, ma da alto: prima pura, Più pacifica, mite, arrendevole,
piena ili misericordia e di bitoni fratti » (Giac. 3; 15-17).
I giorni del bene e della prosperità
non mancano mai nella nostra vita;
eppure sipesso non sappiamo riconoscerli e, a causa della nostra ingratitudine o della nostra inquietudine,
non riusciamo ad apprezzarli. Passano senza lasciare una traccia profonda in noi, senza che possiamo dire
sinceramente; « Benedici, anima mia
l’Eterno, e non dimenticare alctmo
dei suoi benefici ».
Eppure rEcclesiaste ha ragione di
dire: a Nel giorno dei la prosperità,
podi del bene ». Non è necessario
pen.sare subito a qualche grosso colpo di fortuna, perchè non c aiì'atto
detto che quella situazione s’identitìchi con un tempo di prosperità, nel
senso migliore di questo termine. Pensate invece al dono della salute o di
un discreto benessere umano; ricordatevi che ci sono dei momenti di
gioia e di consolazione che rendono
prospera la nostra giornata e ci aiutano a compiere il nostro lavoro quotidiano. Quando non ci sono motivi di
ansietà o di grave turbamento, quando si può lavorare con l’animo aperto
verso il prossimo e poi ritemprare le
proprie energie negli affetti di famiglia o nella comunione dei credenti,
« cantando di cuore a Dio », come dice S. Paolo, non c’è in realtà posto
per l’irritazione o per l’ingratitudine.
« Nel giorno della prosperità, godi
del bene » ; gioisci di ciò che il Signore ti dà e riconosci che la tua vita
dipende da Lui. Non aver l’animo supcrfìc.ale, non esser troppo sicuro di
te, delle tue caipacità o dei tuoi successi. « Gcrdi del bene » ohe Dio ti offre e apri Lanimo tuo alla carità. Ricordali che non hai quaggiù una dimora stabile e che il giorno delia
prosperità può essere improvvisamente seguito da quello dcH’avversità.
Tosto o tardi quel giorno viene per
tutti; è il giorno in cui siamo chiamati a conoscere la vita e la storia
umana nei suoi aS'petti dolorosi, talvolta tragici. Può essere il giorno della prova che sconvolge la nostra vita
di famiglia; può essere un tempo di
dura fatica e di difficoltà, senza che
una via sembri aprirsi dinanzi a noi.
Quei giorni possono essere giorni
di amara tristezza e di induramento
spirituale. L’avversità non è sempre,
Nel giorno della prosperità, godi del bene; e
nel giorno dell’avversità, rifletti (Eccits. 7: 14)
Nuove prospettive
dì libertà religiosa
come talvolta si afferma, una scuola
di eroismi; è soprattutto una tentazione, l’ora in cui si rischia di perdere
le profonde ragioni della fiducia e
della speranza. I>obbiamo avere molta comprensione per chi lotta, silenziosamente o meno, nel tempo dell’avversità. Ma non dobbiamo mai dimenticare l’esortazione dell’Ecclesiaste; li Net giorno dell’avversità, rifletti ».
C’è qualcosa di solenne in questa
parola ; « rifletti! », vale a dire, rientra in te stesso, considera la tua vita
nella sua realtà e mettiti dinanzi a
Dio, in umiltà di spirito. Lascia che
il Signore ti faccia comprendere se
in qualche misura, non sei tu stesso
responsa'bile della avversità che ha interrotto il tuo benessere. Nella vita
degli uomini c dei popoli, anche delle
nazioni più sicure di sé, è talvolta
possibile discernere una relazione tra
ciò che si miete e ciò che si è seminato. L’Eterno diceva al popolo di
Geru.salemme per bocca di Geremia ;
« beco io fo venire sa questo popolo
ima calamità, fratto dei loro pensieri ». In tal caso rumiliazione è
sempre necessaria e vivificante.
E se l’avversità è misteriosa, se la
sua durata è lunga e inspiegabile, pure la parola dell’EEcclesiaste rimane
valida per noi; rifletti ancora! C’è
una solidarietà umana nella sofferenza e nella speranza; però ricordati che
« l’Eterno non ripudia in perpetuo;
ma se affligge, ha altresì compassione, secondo la moltitudine delle sue
benignità ». Ridetti e imparerai a giudicare la tua vita, anche l’avversità,
dal punto di vista di Dio e delle sue
promesse. Gesù Cristo rimarrà sulla
scena della nostra vita ed in mezzo
alle nostre avversità, quand’anche l’orizzonle dovesse o-scurarsi in modo
drammatico.
Riflettere, rientrare in noi stessi,
curvarci umilmente davanti a Dio e
attendere la sua liberazione, non significa aggravare la nostra situazione.
Significa affrontarla, senza esserne
travolti, sulla via sempre aperta per
il ritorno al Padre, in quella fiducia
che faceva dire al salmista; n Quanto a me. il mio bene è d'accostarmi
a Dio: io ho fatto del Signore, dell'Eterno, il mio rifugio v,
$■
Ermanno Ro,stan
Tutti coluro che si preoccupano della così difficile situazione dei protestanti colombiani — porta una nota
da Bogotá del S.OE.P.I. — sono stati
incoraggiati dalla lettura di un rapporto (pubblicato in parte) che il procuratore generale Andrés Holguin ha
sottoposto recentemente al presidente
della Colombia. Lo Holguin dichiara
che la libertà religiosa riconosciuta
dalla Costituzione è una libertà totale che dev’essere riconosciuta su tutto
il territorio della repubblica e che non
può essere limitata dalle autorità civili. a meno che non se ne faccia un
uso contrario alla morale e alle leggi.
Inoltre il procuratore generale ha
denunciato come incostituzionale un
documento antìprotestante redatto da
Pabon-Nurez, ex-ministro sotto la dittatura militare (1953-57). Egli fa poi
notare che il Concordato relativo alle
Missiones, elaborato fra la Colombia
e il Vaticano e firmato nel 1953, non
è stato ancora sottoposto aH’esamc
del Congresso. Questo concordato non
potrebbe comunque essere ratificato
nella sua attuale stesura, perchè contravviene in molli punti alla Costituzione.
La Commissione delle Chiese per
gli Affari Internazionali (CCAI), che
da molti anni segue assai da vicino il
problema della libertà religiosa in Colombia, considera il rapporto del procuratore generale come un « passo importante » nella direzione della giustizia e della libertà.
Ci spiace sinceramente di dover dire molto nettamente, che non è un
passo cattolico. Non lo è nella circostanza particolare; temiamo di dover
affermare che non lo è neppure nello
spirito. La situazione colombiana non
è — come qualcuno potrebbe obiettarci — un’escrescenza anacronistica fuori del corso vitale della storia cattolica; il Concordato è stipulato con la
S Sede! — essa è piuttosto l’espressione, certo estrema, di una tattica
cattolica che ben conosciamo (il che
non vuol dire che tutti i cattolici la
approvino, tutt’altro). E i più sinceri
e cordiali amici cattolici non ci daranno torto se diciamo che questo proietta una luce equivoca sugli ufficiali
« nuovi climi ». Davvero Roma li suscita, o cerca solo di inglobarli, quando questi s’impongono con l’irresistiLilità della storia? Attendiamo, anche
su questo tema della libertà religiosa,
una parola chiara dal Concilio — e
dovrà essere una parola netta di confessione di peccato e di pentimento,
una parola ufficiale, che faccia da onesto contrappeso a tutto il parlare delle chiese del silenzio. Ma, date le premesse romane, è possibile, questa parola?
(Leggere in 3" gag. esimili (lei docunienli diati. Pensiamo che queste injormazioni e questi documenti rispon
llano ampiamente ad una ’’intervista"
puhhlicata qualche settimana fa siifZ’Eco
del Cliisone, neìla quale un vescovo callolico cidomhiano dichiarava inventale
naie le informazioni sulla persecuzione
religiosa in Colombia).
Avremo paura delle nostre preghiere?
I cristiani di confessioni diverse si
ritrovano sempre più numerosi per
pregare insieme per l’unità di Cristo;
non è, questo, un segno di speranza?
L’inquietudine provocata dalle scissioni della cristianità va chiaramente
crescendo. Si diffonde sempre più l’idea che, restando divisi, viviamo in
contraddizione con la volontà di Cristo e siamo di ostacolo all’opera dello Spirito Santo. Gesù Cristo ha fatto
dei suoi discepoli un popolo; come un
popolo li ha inviati nel mondo, e vuole farci vivere insieme. La forza della
riconciliazione non può spiegarsi in
modo da suscitare la fede, se non dimostriamo che siamo un popolo, malgrado le nostre diversità. Negli Atti
degli Apostoli è detto della comunità
primitiva; «Tutti coloro che aveva
no creduto erano insieme e avevano
ogni cosa in comune... ogni giorno,
tutti insieme, erano assidui al tempio e spezzavano il pane nelle case ».
I( testo prosegue; «E il Signore aggiungeva ogni giorno alla Chiesa quelli che erano sulla via della salvezza ».
C’è uno stretto rapporto fra queste
frasi, poiché Dio vuole servirsi, per la
sua opera di salvezza, di un popolo unito in Lui e che non si lascia separare
da Lui in alcun modo. Non è dunque
cosa ricca di promesse che i cristiani
d’oggi, ap'^rtenenti a tutte le confessioni cristiane, possano almeno pregare insieme perchè l’unità data in Cristo sia manifestata più chiaramente
fra loro? Non è incoraggiante vedere
le porte delle chiese, finora chiuse, aprirsi per lasciare entrare i cristiani
d; altre confessioni, per pronunciai^’;
insieme questa preghiera comune? Essere in comunione nella preghiera non
significa evidentemente ancora raggiungere l’unità che Cristo ci chiede.
Ma è un segno che i cristiani sono disposti a lasciarsi chiamare all’unità.
E il segno ohe essi vogliono sottomettersi insieme alla verità e alle diret
tive di Dio. Pregare in comune sign:
fica prepararsi all’opera che Dio deve
compiere in noi.
La preghiera comune per l’unità si
è considerevolmente generalizzata nel
corso degli ultimi anni, specie nel
quadro della settimana di preghiera
per l’unità, dal 18 al 25 gennaio (c,
per molti paesi, nella settimana precedente Pentecoste). L’opuscolo pub
biioato dal Dipartimento di Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese è stato utilizzato da molte
chiese in molti paesi; viene tradotto
ogni anno in nuove lingue. Con sernpre maggior frequenza comunità cri
stiane, vissute finora senza rapporti
partecipano a culti in comune, e le informazioni relative attestano che in
tal modo esse hanno superato molte
prevenzioni che le separavano. Sono
per noi seri motivi di riconoscenza.
Ma al tempo stesso si pone inevitabilmente un problema: se dei cristiani
pregano per l’unità, come mai siamo
separati? perchè non procediamo più
rapidamente? perchè siamo sempre
cesi lungi dal formare un solo popolo? Il Cristo ha detto ai suoi discepoli ; « Se voi sapete dare buone cose
ai vostri figlioli, quanto più il Padre
vostro che è nei cieli darà lo Spirito
Santo a coloro che glie lo domanda
nità, di quanto non lascerebbero supporre le nostre preghiere?
Vi è infatti una certa contraddizione; sarebbe però falso parlare di malafede. Le ragioni per le quali non sia
mo maggiormente uniti sono profonde. Siamo vincolati dalla nostra coscienza. Vediamo la necessità di reridere visibile in un modo nuovo l’unità di Cristo, ma al tempo stesso sentiamo che le confessioni che ci separano sembrano escludersi a vicenda.
Come uscire da questo vicolo cieco?
Certo, l’unità vai la pena che le si
consacrino i nostri sforzi; ma è chia
ro che sola unità valida è quella che
risulca da un’obbedienza a Dio, e nes
Un articolo del proL Lukas Uischer, segretario del
Dipartimento “ Fede e Costituzione „ del Consiglio
ecumenico delle Chiese e suo osservatore presso
il Concilio Vaticano II, in vista della Settimana
di preghiera per l’unità
no» (Luca 11: 23). In tali condizioni,
i’. rinnovamento di questa cristianità
smembrata non dovrebbe essere imminente? la confusione e la divisione
non dovrebbero sparire, davanti alla
potenza dello Spirito Santo, come nebbia al iole? Invece, in realtà, non c’è
ancora un grande miglioramento. S;
può indubbiamente parlare di una
atmosfera mutata. Ci accostiamo a vicenda più amichevolmente. Ma appena si tratta di provare concretamen,e l’unità in Cristo nella vita quotidiana, inciampiamo nelle nostre divergenze e nei vecchi ostacoli che non
riusciamo a superare. Pensiamo alle
trattative d’unione fra chiese, in corso in parecchi paesi, che procedono
lentamente. Consideriamo con quaie
fatica, in genere, procede la collaborazione fra diverse comunità che vivono l’una accanto all’altra. E non
dimentichiamo che oggi ancora si op>elano nuove divisioni. Non c’è dunque
dEt stupirsi se molti cominciano a spa
zientirsi. ’Tutto questo discorrere del
l’unità non sarebbe, in ultima analisi,
altro che semplice chiacchiera? o un
niodo per ingaimarci sullo stato reale dei fatti? Dietro la facciata di una
fraternità ecumenica, non rimaniamo
fondamentalmente centrati su noi
stessi, come al tempo delle polemiche
confessionali? In fin dei conti, non
siamo assai meno preoccupati dell’u
suno può abbandonare ciò che crede
di dover confessare in obbedienza al
proprio Signore. Ciò che ci separa non
è l’intransigenza di qualche teologo,
le idee ristrette, l’ignoranza o i pregiudizi negativi: in definitiva, siamo
separati proprio nella nostra obbedienza a Dio, e non vediamo ancora
la via che dobbiamo seguire per obbedire restando uniti. Può essere utile
ricordarlo, in un’epoca in cui l’unità
rischia di diventare uno slogan. Ohi
vuole mettersi al servizio della vera
unità deve fario nell’obbedienza a
Dio. Chi agisce secondo gli slogan e la
propaganda, rischia di spiacere a Dio.
Non si può, però, riconoscere in noi
una reticenza che non viene dalla nostra obbedienza ma che è provocata
piuttosto dalla paura? Forse aboiamo
cercato d’incontrare altri cristiani
Abbiamo trovato in loro degli amici,
dei fratelli. Abbiamo avuto delle conversazioni e, oooasionalmente, abbiamo collaborato con loro in una comunità che ci ha dato gioia e ci ha arricchiti. Ma alTimprowiso sono sorte
le difficoltà. Abbiamo constatato che
questa comunione esigeva da noi un
passo di più. Avremmo dovuto rimettere in questione questa o quella delle nostre convinzioni, oppure rinunciare ad un uso a cui tenevamo. Allora abbiamo cominciato a resistere, rifiutando di riflettere maggiormente
su queste cose, scaricando sull’altro il
dovere di cambiare. Non facciamo forse spesso questa esperienza nelle nostre preghiere? Quando ci presentiamo davanti a Dio, egli ci mostra un
tratto di cammino da percorrere. Non
vediamo il termine, ma, molto chia
rumente, il prossimo passo da compiere, e ci pare di aver compreso benissimo come farlo. Ma quando ci ritroviamo nel nostro ambiente quotidiano, questa visione svanisce. Le nostre opinioni di sempre ci trattengono e quando dovremmo passare all’azione sdamo paralizzati. Abbiamo paura di andare forse contro la volontà
di Dio; abbiamo paura di abbandonare qualcosa del passato ben noto e di
lasciare ad altri l’onore della vittoria.
Abbiamo paura deH’incontrollabile,
del rischio, dell’inusitato. Temiamo
la critica e le sue conseguenze. Ora,
la paura è la grande nemica dello Spirito Santo, che non ha ostacolo più
funesto da vincere per compiere la
sua opera.
Quest’armo la settimana di preghiera ha per tema «Egli è la nostra pace » (Ef. 2; 14). Esso è stato scelto per
ricordarci il punto di partenza da cui
deve crescere l’unità. Egli è la nostra
pace. La settimana di preghiera ci
chiamerà tutti, ciascuno al suo posto,
a radicarci in Cristo. Più saremo ripieni della sua pace, più limpido sarà il nostro atteggiamento malgrado
l'insolubile tensione in cui ci troviamo, noi cristiani divisi. Se abbiamo
in noi la sua pace, non ci lasceremo
sviare da un moto superhciale verso
l’unità nè immobilizzare dalla paura
di lare un passo avanti. Più saremo
radicati in Lui, meglio distingueremo
ciò che non è se non pensieri, desideri e disegni umani, ansietà ed esitazioni umane. Nella sua pace saremo
diventati uomini liberi. Può darsi che
non distinguiamo più nettamente la
via dell’unità totale in Cristo. Ma avremo il coraggio di lare il passo avanti che Dio ci indica oggi. Non si
può mettere in dubbio che il movimento ecumenico abbia bisogno di uomini pronti a fare essi stessi un passo decisivo, senza attendere che altri
prendano l’iniziativa. Sulla via dell’unità viviamo, per molti rispetti, ciò
che capitò ad Abramo, che sì mise in
cammino verso una terra che soltanto più tardi gli sarebbe stata designata. Poiché partì, fu guidato. Bisogna
che anche noi ci mettiamo in cammino, se vogliamo essere testimoni dello Spirito Santo all’opera in mezzo a
noi. Lukas Vischer
2
P«f- 2
N. 2 —11 gennaio 1%3
UM LETTERA DEL PASTORE ZELLER
nostre „
e la storia valdese
Gli affanni di
nell’Italia
Marmidone
cattolica
Il pastore Ludwig Zeller, ben noto «/iche alle Valli per essenti venuto a di ver*
se riprese, e presidente della Deutsche Waldenservereinigung (Associazione dei Valdesi di Germania) ci scrive una lunga lettera a proposito delVedizione 1963 del Calendario Valli Nostre. Egli si coniplimenla della bella jotografia del tempio di
Schonenberg, ed è a proposito della didascalia che egli ja alcune osservazioni che
riteniamo utile rendere pubbliche.
Anzitutto egli rileva giustamente che il
villaggio di Schonenberg non è nel Baden,
ma nel Württemberg, regione geograficamente ben delimitata della Germania Occidentale. Dopodiché egli osserva che la
fondazione di quella colonia valdese è del
1699, e non delVanno precedente, in cui
i Valdesi del Pragelaio furono esiliati, nut
si fermarono in Svizzera in attesa di raggiungere le toro sedi tedesche. La chiesa
di Schönenberg p.on è la chiesa di Enrico
Arnaud, ma la chiesa Enrico Arnaud, ed
è questo Vunico esempio in Gernumia di
chiesa che porti il nome di una persomi.
Il condottiero valdese, quando .giunse sul
posto, iniziò la costruzione del villaggio
con la sua casa, che ancora sussiste, trasformala in Museo e prossimamente in
centro comunitario: tanto è vero che essa
porta ancora oggi nel catasto il numero
uno. Quanto al tempio, Vattuale fu costruito solo nel 1883 sul sepolcro di Enrico Arnaud, dopo che Vantico luogo di
culto in legno era stato distrutto. Sicché
la dicitura esatta, dice il pastore Zeller,
dovrebbe essere: Chiesa Enrico Arnaud,
costruita nel 1883 sopra la tomba di Enrico Arnaud.
Egli vi era morto nel 1721, a 80 anni,
dofH> aver esercitato là il suo ministerio
¡Mstorale tra la venerazione e^l il rispetto
dei suoi fedeli, che lo consideravano come il padre dei coloni. LHscrizione latina
**Cernis hic Arnaldi ciñeres...** rievoca la
sua vita e la sua missione tra i l aldesi del
Piemonte e quelli della Germania, lui che
era francese d*origine e di madre valdese.
Ringraziamo il pastore Zeller delle sue
osservazioni, e soprattutto dell*affetto e
dèli*interesse che egli porta alla nostra
comune storia e alla sorte delle colonie
valdesi di Germania.
A. Huijioin
Capila di rado, &uUa stampa italiana, di
leggere pagine come quella die « Marmi*
done » ha scritto eiñPEuropeo (23-12-1962),
nella rubrica riuscitissima <c 1 nostri aflan*
ni », rispondendo alla lettera di un lettore che dal Lussemburgo deplorava il silenzio di quasi tutta la stampa italiana redativainenle al Concilio Vatieano — salvo che
per la coreografia dell^assise cattolica —
silenzio ohe contrasta violenteimenLe con
quanto avviene in duii paesi.
E Marmidone risponde die « rìnditlerenza della stampa non è ohe un riflesso
dell’indifferenza del pubblico », fatto che
nessun baccano di propaganda riesce evidentemente a nascondere, da noi. Altrove
è diverso; in America, ad esempio; «la
vita religiosa americana è in continuo fermento e subbuglio. Lo dimostra la varietà
delle confessioni e la loro combattività,
nonché il mo-ltiplicarsi delle sette. Ognuna
delle quali rappresenterà un’eresia, ma leslimonia rinquietudine delle coscienze e
la sete dì Dio che le anima ». E in Francia « c’è stato e continuano ad esserci dei
resti di protestantesimo, degli slras<Ù4hi di
gianisenismo e degli atteggiamenti gallicani
che tengoino viva la polemica e obbligano
lo stesso clero cattolico a farle fronte. Que
iiiiiiiiiiiiiiiliiUKm
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG - XII
I santi sacramenti
Che cosa sono i sacramenti?
Sono santi segni e suggelli, visibili, stabiliti da Dio affinchè, mediante l'uso
di quelli, ci faccia comprendere ancor meglio e suggelli per noi la promessa
dell'Evangelo : che cioè egli, per amor dell'unico sacrifìcio di Cristo, compiuto sulla croce, ci dà per grazia il perdono dei peccati e la vita eterna.
Dio vuole essere concreto per noi e vuole portarci al
concreto. Perciò la Parola è stata fatta uomo, è diventata
concreta come lo è la nascita di un bambino, la vita e la
morte di una persona, I sacramenti sono segni di questa
concretezza divina. Dio « ti condurrà dove non vorresti »
(Giovanni 21: 18). Vorremmo infatti restare nel regno
dello spirito, del pensiero, delle idee. Ma con esse restiamo nel vago e brancoliamo nel buio. Dio combatte la
nostra tendenza ad astrarci dalla realtà, a tradurre l’Evangelo in idea e ci conduce là dove non vogliamo: all’incarnazione. La maggior minaccia portata al Cristianesimo, fin dal suo sorgere, è quella di trasformarlo in idea,
in filosofia, in sapienza religiosa. Ma un Evangelo che
diventi ideale ed evanescente e non sia più adempimento
storico, è un Evangelo snaturato. L’Bvangelo è un fatto,
non un’idea, e Dio si dimostra in tutta la Bibbia « eccellente operaio » (Calvino). I sacramenti ci sono dati affinchè l’Evangelo non divenga per noi « interessante » —
oggetto di curiosità intellettuale o di divagazioni spirituali, e la fede non si riduca a una somma di pensieri su
Dio. I sacramenti ci sono dati per documentare la realtà
dell’Evangelo come fatto accaduto, opera di un Dio instancabile che interviene nella vita e nella storia degli
uomini.
Chi dice in preghiera : « Non rimanere muto e inerte,
o Dio! » (Salmo 83: 1) sa che Dio non è un idolo immobile e passivo, una divinità oziosa, una specie di statua
celeste che non parla, non vede, non ode, non agisce, non
giudica, non salva; sa che Dio non è oggetto ma soggetto!; sa che Dio è lun « Dio che risuscita i morti » (2 Corinzi) 1: 9) e che « opera fra voi dei miracoli » (Calati 3 ; 5).
La Bibbia parla di un Dio che agisce e di uomini che reagiscono: « meravigliose sono le tue opere e Tanima mia
lo sa molto ibene » (Salmo 139: 14) e «O Eterno, tu mi
hai rallegrato col tuo operare» (Salmo 92: 4). 1 sacramenti rientrano in questa attività di Dio: essi non sono
quindi dei riti magici che agiscono automaticamente, ma
delle opere visibili di un Dio dinamico. Non sono delle
cose sacre di cui siamo i proprietari, ma delle azioni di
Dio di cui siamo i destinatari.
Dio agisce mediante la sua Parola. Per Dio, tra il dire
e il fare non c’è di mezzo il mare : « Egli m’ha parlato,
ed egli l’ha fatto » (Isaia 38: 15). 11 nostro parlare è spesso un chiacchierare senza forza nè efficacia, che documenta la nostra impotenzii e copre il vuoto dell’azione: possiamo tutti diventare dei parolai della religione che « dicono e non fanno » (Matteo 23: 3). Quando Dio parla, la
cosa succede. La realtà dei fatti corrisponde qui (e solo
qui) alla realtà delle parole. Questa reale Parola di Dio
è l’Evangelo, la buona parola detta e adempiuta da Dio
per noi. E se è vero che « senza TEvangelo siamo tutti
inutili e vani... senza l’Evangelo ogni ricchezza è povertà,
ogni saggezza è follia davanti a Dio, ogni forza è debolezza, ogni giustizia umana è dannata da Dio » (Calvino),
allora vediamo come l’essenziale della nostra vita, ii nostro « essere o non essere » dipende dalla Parola annunciata, udita e creduta, da quello che Lutero chiamava
« l’Evangelo vocale ». E la Parola è veramente il lievito
della vita perchè è sempre parola creatrice, mai sterile,
parola efficace che produce quello che annuncia, che « non
torna a Dio a vuoto » (Isaia 55: 11), parola incisiva « che
penetra fino alla divisione dell’anima » (Ebrei 4: 12), parola autorevole ed energica che plasma gli uomini e le
coscienze Perciò a chi gli diceva: « Beato il seno che ti
portò e le mammelle che tu poppasti » Gesù rispondeva :
« Beati piuttosto quelli che odono la .parola di Dio e l’osservano » (Luca 11; 27-28). Ora, «quello che Dio dice
alle nostre orecchie con la sua Parola, lo ripete dinanzi ai
nostri occhi con i sacramenti » (R. de Pury). 11 sacramento è, .per così dire, una parola visibile. Non è quindi un
mistero o qualcosa di ineffabile: al contrario è una parola chiara, un annuncio alto e forte fatto alla Chiesa e
al mondo. « E’ un altro aiuto simile alla predicazione dell’Evangelo » (Calvino): ha un valore più profetico che
simbolico. Battesimo e Santa Cena sono testimoni evidenti della grazia di Dio che ci è data neirEvangelo, un
segno concreto della salvezza in Cristo che Dio ci annuncia nella sua Parola. Ma quando si diventa orecchianti
della Parola, anche i segni diventano muti.
I sacramenti, dice il Catechismo,,« sono santi segni e
suggelli... della promessa deH’Evangelo ». Segni della grazia, dunque, non essi stessi grazia. Perciò non creano la
fede, la raffermano. Non sono la medicina, ma la ricetta
della medicina : non è la ricetta che guarisce ma la medicina. La medicina è rBvangelo: i sacramenti attestano
che questa medicina è veramente data agli uomini, non è
solo promessa. La ricetta non è nulla in sè: è un pezzo di
carta; così l’acqua, il .pane e il vino non son nulla in sè:
son proprio solo acqua, pane e vino. Ma come la ricetta
è importante perchè descrive la medicina e ci orienta verso di essa, così gli « elementi » sono importanti perchè
parlano, ciascuno a modo suo, dell’unico sacrificio di
Cristo e ci orientano verso di esso. « Perciò riteniamo
questa conclusione, che i sacramenti non hanno un compito diverso da quello della Parola di Dio, che è di offrirci
e presentarci Gesù Cristo: e in lui i tesori della sua grazia celeste » (Calvino).
Testimoni del sacrificio di Cristo, suggelli visibili della « parola della croce » (I Corinzi 1: 18), i sacramenti
sono quindi segni del nuovo .patto « nel mio sangue »
(I Corinzi 11: 25), il « patto migliore » (Ebrei 8: 6), il
patto eterno che « non sarà rimosso » (Isaia 54: 10), « Ecco
il segno del patto che io fo tra me e voi » (Genesi 9: 12):
il battesimo è il sacramento dell’inizio del patto e Tinizio non può esser che da Dio, è il suo amore che arriva
per primo, ci .precede ed anticipa; la Santa Cena è il sacramento della continuità del patto, della fedeltà di Dio,
del suo amore che non vien meno ma accompagna la
Chiesa e il singolo fino alla fine.
Ma forse appunto perchè son così concreti e visibili,
i sacramenti diventano, nelle nostre mani, motivo di divisione nella Chiesa. Ci ison dati « per farci comprendere
meglio », dice il Catechismo, e invece sembra che comprendiamo meno e ciascuno comprende in modo diverso.
Ci son dati iper rafforzare, con la loro nuda eppur eloquente evidenza, la nostra fede, e invece rafforzano le
nostre velleità polemiche. Ci son dati dalla misericordia
di Dio per farci capire quanto siamo deboli, per farci toccar con mano quanto è « rozza la nostra sensibilità sipirituale » (Calvino), sono quindi un invito alTumiltà, e invece rinfocolano la nostra aggressività confessionale. Ci
son dati per condurci tutti insieme all’essenziale; «l’unico sacrificio di Cristo » e invece ci perdiamo nei dettagli.
Così i sacramenti, che dovrebbero unirci, ci dividono, perla nostra confusione. Eppure v’è per tutti « lo stesso cibo
sipirituale » e « la stessa bevanda spirituale » (1 Corinzi
10: 3); c’è « un solo battesimo » (Efesini 4: 5), « un unico pane » (1 Corinzi 10: 17) e un solo « calice del Signore » (I Corinzi 10; 21), Il fatto è che anche per la partecipazione ai sacramenti vale la parola del Magnificar dove è detto : Dio « ha ricolmato di beni i famelici ed ha
rimandato a vuoto i ricchi » (Luca 1: 53). Il criterio per
la retta partecipazione ai sacramenti è di aver fame e
sete, quelle che « il Signore manda nel paese » (Amos
8: 11). Qui non c’è divisione. E s’adem.pie la beatitudine
evangelica: « Beati voi che ora avete fame, perchè sarete
saziati » (Luca 6: 21).
Paolo Ricca
sio clero è collo, e da «eeoli vive in un
Paese a regime libero, un regune che lo
ha obbligato ad affrontare la discussione in
caiupo aperto con i laici ». In Gerntania
c’è il confronta e la competizione con i
luterani. « In questi Paesi la gente è abilula a porsi un problema religioso anche
perdio spesso si trova a dover fare la scelta fra le due confessioni. In Italia, no. In
Italia si nasi'e cattolici, si vive da calloilici. si muore da cattolici. Ma' a porsi seriamente il problema del cattolicesimo sarà
una persona su mille ».
La responsabUità è dell’ottusa inlransi
genza, epesso ignorante e grossolana, di
buona parte del dero nostrano; «è proprio questo secolare atteggiamento esclusivista, questo testardo rifiuto di un libero
e aperlo colloquio con i fedeli, da co.scienza a coscienza, ad avere ingeneralo i|iiel
massiccio disinteresse per il problema della religione, di cui tuttavia i migliori di
loro si lainciitauo denunziando le scadimento della Fede, nel nostro Paese, a un
l'alto di pura osservanza rkualistica, .senza
nessuno slancio, senza nessuna aulemica
partecipazione di animo. Si legga che cosa
Ila scritto Don Milani, relegato in una specie di confino in montagna appunto per
(.ver denunziato la scristianizzazione della
no.slra società. S’interroghino alcuni parroci die si rifiutano di misurare la F>de
del loro gregge dal numero delle litani;
I lic alcune donnette recitano maccbiinalmen
le... Andie da noi, grazie a Dio, comincia
ad esserci un basso clero che, per la su i
vicinanza al popolo, ha preso coscienza
deU’rnfimo livello cui è scaduto il sentimento rdigioso in Italia e si pone il problema di resuscitarlo accettando il dubbio
inve.ie di limitarsi a condannarlo, solleci
tando la inquietudine invece di ostracizzarla, e stimolando il dialogo invece di rifiutarlo con la poco cristiana presunzione
che solo gli « esperti » di teologia banim
diritto d’intavolarlo. Questi poveri piccoli
preti, cui forse le cure della parrocchia
non lasciano inolio margine di tempo da
dedicare a S. Tommaso, sanno lultavia he
nissimo che Telà della Fede, in Italia, fu
(|iiella in cui vi fiorirono le eresie, perché
la ricerca di Dio, anche per strade sbagliate, è sempre più meritoria delTindill'eronz-a. Di;ipo la Riforma, in Italia, di erc.sic
non ce ne Curono più, salvo le solile ei-cczioni. Ma non c’è più neanclic scic di Dio,
c qiiiiinli non c’è più Dio ».
Aperture altiiali? aperlurc ciiiiciliari?
<( Ma a che cosa? Almeno in llalia la Ghiesi! sembra disposta ad aprire a Inllo, fuorché alla libertà di coscienza (...). L’apertura è isolo verso certe esigenze sociali, sia
pure indilazio'tiabili e sacrosanle; noli alla
libertà (...). 11 t>nnlo di partenza è, sempre lì: nel rifiuto da parie del elero italiano, a riconoscere i diritti di una coscienza
libera, cioè nel soffocamento di questa coscienza. Lo dice anche il suo vocalrolario
dove ”i cittadini” sono divenlaill ”il gregge”, cui non si riconosce nemmeno la fa
coltà di porsi il problema di Dio perchè la
verità rivelata (in -latino) deve has:argli. £
così seguiteranno a succedersi generazioni
su generazioni di italiani scettici e conformisti, i quali crederanno di essere lilreri
solo perchè riusciranno a conservare un po'
di anarchia, completamente dimentichi del
latto che non c’è libertà che non discenda
da quella di eoseienza, cioè che non abbia
ut. foindamento religioso... ».
Le note redazionali deU’O.s.serro/ore nomano <‘ontinueranno a fare di Marmidone
uno dei propri bersagli preferiti (.sebl»ene
regolarmente mancati). Ma noi La ringraziamo, Mainnidone; non per aver « date
addosso » al cattolicesimo nostrano, evi.
denteniente, ma per aver dato voce - e gu
iiuale pubblica piazza! — all’anelito ad
una vita cristiana più genuina e intensa; e
per averci fatto sentire, una volta ancora
con rinnovata chiarezza, la nos;ra si-liiacciante ma stupenda responsabilità di imfi.
ma minoranza protestante in Italia: quella
di additare un’alternativa alla pretesa via
romana al Regno di Dio, nella misura in
cui vive in noi l’ardente spirito di ricerca
dell’antica « eresia » am orato .tile certezze
vive i-onquistaìe-donalc all’apoca della Riforma. g. c.
noTizie
in BRBue
Il rapporto sui problemi deJrarmamen.
to Jiuclieare, del disamilo e della paiN' adoliato dal Sicnodo generale delJa Cliiesa rifoirmata olandese nel giugno scorso, è stato poibblicato. Si traila di un opu-^i'olo di
90 pagine, e respìnge ogni forma irarniamenio miicleare, cliiedemlo ai erisiiani di
assnimere la reaponisabìlilà di rischiare per
la eaiisia delllla pace.
-A La Società WiliLiaim Tempie, ( he raccoglie laici anglicani britannici, j)iir rlcoiv)scendo che la noimìina dì vescovi da parte
dellìa corona siu racconiandazionc del ])riino iiiiniisitro « lia dato Vuioni vescovi ».
pmva un certo disagio nel vc(]cr(‘ clic
« tanti veacovi •provenigoiio dairalla borghesia »; chiede perotiò che ri potere dei
pniimo miiiieiiro sia irasferìlo alla chiesa,
pur lasciando alla corona, se lo il<‘sidera,
una semplice fiiinzìoiu* Hi ralilica, senza
diritlo di veto.
PERSONALIA
Partecipiamo vivamente al dolore
delle famiglie Bertolè c Rostan per la
scomparsa del sig. Domenico Lodovico Bertolè, uniti ad esse nella ferma
speranza in Cristo.
Potenza e debolezza
deir informazione
IjH stampa quotidiana e la RAl-TV hanno dato grande rilievo, il 4 geniuiio, ad un
jntio di cromica certo eccezionale. Un
gruppo di trentadue ’’crislimio-evangelici”
— così li dejinivn E. Bettiza, corrispondente da Mosca de "La Stampa" — dopo
aver percorso circa 5.000 km. dalla località siberiana di Cernogor.sk, loro patria,
hanno chiesto asilo all’ambasciata americana di Mosca. La loro richiesta non ha
potuto essere accolta, ed essi sona stati riconsegnati alle autorità sovietiche, che al
momento del "passaggio” hanno dato proha di correttezza e umanità, senza che
il gruppo apparisse però mollo rassicuralo.
L’episodio ci pare meritare qualche riflessióne.
In primo luogo, non possiamo non notare umi volta di più la profonda ignoranza di cui da noi si dà continuamente
prova in fatto di questioni religiose. Il
Bettiza, ad esempio, afferma nella sua
corrispondenza: ”H culto dei cristiano
ni LBTTORI
Riceviamo spesso lagnanze per l’ir
regolarità e i ritardi nel recapito del
settimanale, specie in certe zone. Tali
reclami sono divenuti coro nelle ulti
me settimane. Teniamo a precisare ai
nostri lettori che la stampa e la spedizione sono avvenute regolarmente
(salvo li ritardo di un giorno, date le
festività di Natale e di Capodanno)
La responsabilità dei ritardi o dei numeri dispersi ricade pienamente sui
servizi postali. Comprendiamo tutti
quale dev’essere stato l’ingorgo di fine
d’anno (per quanto ci si potrebbero
attendere misure di emergenza). Ci
auguriamo comunque che torni al più
presto la regolarità, e che i disguidi
lamentati in passato, nei periodi «normah», diminuiscano sensibilmente.
Gli abbonamenti continuano a pervenire, con varie offerte : grazie ! Teniamo a segnalare il caso esemplare
di Rodoretto, il cui pastore ha già
raccolto e versato la totalità degli abbonamenti.
evangelici è fondalo sull'Antico Testamelilo e sjyecinlmente iti certi paesi dell'Europa orientale conserva forti residui ili giudaisma arcaico e a momenti quasi ri si
confonde”. La confusione è veramente
grande! Da questi pochi dati - ma quanto
attendibili? — verrebbe fatto di ¡teiisare
che si tratti di qualche setta giudaica o
giudaizzanle: la TV parlava di Testimoni
di Geova, i quali peraltro non sono cristiani; in favore di quest’ultima ipotesi potrebbe giocare il fatto che i Testimoni di Geova
sono obiettori di coscienza al servizio militare, e tale loro obiezione non è certo
ben vista da un regime autoritario iiunTè
quelto sovietico. Tuttavia non si esita a
perpetuare le confusioni, e a fare un fa.scio di ogni erba che non sia cattolica. Ad
un articolo di prima pagitui su un gratule
quotidiano come ”La Stampa” si è in diritto di richiedere una maggiore precisione, ci pare.
In secondo luogo, lo zelo e il modo diffuso con cui si è presentato questo fatto
di cronaca — che ha certamente un aspetto drammatico — ci è piuttosto sospettoNon giustifichiamo, s’intende, in alcun
modo le limitazioni materiali o morali alla libertà religiosa e di coscienza che purtroppo si fanno sentire oltrecortina ( non
soltanto là): le condanniamo apertamente,
e simpatizziamo profondamente con questo gruppo nel suo angoscioso e vitale
problema di coscienza. Ma premieremmo
sul serio certe corrispondenze e certi notiziari .solo se dessero lo stesso rilievo
ad altri casi consimili, sotto altri cieli e altre bandiere. Quanto agli obiettori di coscienzii, non li cucciamo in prigione nnche noi? forse per questo non è stalo dello esplicitamente questo lato della prolesta del preteso gruppo ’’cristiano-evangfTico”?
Resta, al di là di ogni utilizzazione propagandistica, il crudo fatto che uomini e
donne sono perseguitati per la loro credenza o per la loro fede, sotto ogni cielo.
Bisogna serbare ben vivo questo ricordo
questa coscienza. E, forse, il solo modo
di aiutare i casi lontani — o, almeno, di
contribuire a renderne non vana la sofferenza — è di lottare perchè ai più vicini,
al nostro iproaiiiimo più immediato sia veramente riconosciuta questa e ogni libertà,
3
963
jl gennaio 1963 — N. 2
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VITA E MISSIONE DELLA CHIESA, OSSIA
I cristiani e la rivoluzione
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Ufflcialmente la Conferenza si intitolava «Vita e Missione della Chiesa», ma avrebbe anche potuto intitolar¿ « i cristiani e la rivoluzione », perchè tale era in realtà il problema fondamentale dei partecipanti, anche se
probabilmente soltanto i più preparati ne avevano chiaramente coscienza.
La chiesa evangelica in America latina ha vissuto fino ad ora al margine della vita politica. I suoi fondatori sono stati a volte degli evangelici
immigrati dall’Europa ma nella maggior parte dei casi dei missionari statunitensi i quali, apprmto perchè stranieri, non volevano immischiarsi in
questioni politiche che conoscevano
male e che non li riguardavano direttamente. L’atteggiamento dei fondatori ha perdurato nella chiesa che,
nella sua predicazione, ha insistito
particolarmente sulla conversione personale e suH’osservanza di norme morali che controbattessero alcuni dei
più crassi vizi sociali diffusi in America latina (prostituzione, gioco d’az
zardo, ubriachezza). Questa predicazione ha avuto la sua ragion d’essere
e si potrebbero ricordare infiniti oasi
di persone e famiglie per le quali l’accettazione dell’Evangelo ha significato al tempo stesso Tabbandono dei
vizi ed in conseguenza una vera e propria redenzione e riabilitazione sul
piano umano e sociale. Questa particolare accentuazione del messaggio
evangelico tende però a produrre un
atteggiamento moralistico per cui la
chiesa si rinchiude in sè diventando
il ghetto dei « puri », separati ed indifferenti a quanto accade nel mondo. D’altronde anche il fatto di essere una chiesa di minoranza (5'lo in
America latina) e di reclutare i propri membri principalmente neirambiente popolare, ha contribuito a tenere la chiesa evangelica lontana dalla politica in un continente dominato da piccole aristocrazie di latifondisti e militàri, collegate spesso all’alto clero cattolico.
Ma oggi la situazione deH’America
latina sta cambiando. Essa non solo
è un continente estremamente giovane (il 50"(j della popolazione al diso,.to dei 19 anni) ed estremamente arretrato (90"/o di analfabeti a Haiti,
701(1 in Brasile, ecc. ecc), ma è un continente in cui le masse popolari che
sono state tremendamente sfruttate
in qualità di braccáianti agricoli da latifondisti possessori talvolta di milioni (sic!) di ettari, stanno spostandosii verso le città che si industrializzano e vi si adcampano nelle « favelas »
brasiliane, nei « pueblos callampa » cileni e nelle mille altre varietà di baracche di cui anche noi abbiamo un
piccolo esempio alla periferia delle nostre città industriali. Questa gente costituisce una massa immensa di « déracinés » pronti a qualsiasi avventura purché intravvedano la possibilità
di sottrarsi alla miseria a cui è stato
costretto' f)er secoli il bracciantato agricolo da cui provengono. Le condizioni propizie a qualche grosso rivolgimento sociale e politico stanno dun
que maturando rapidamente.
Il continente latino-americano è stato considerato il continente delle rivoluzioni perchè neH’Ultimo secolo e
mezzo ha visto centinaia di colpi di
stato. Si tratta però soltanto di « cuartelazos » : liti in famiglia airinterno
del gruppetto dei latifondisti e gene
rali. Tre sodi paesi hanno conosciuto
una vera rivoluzione (quella, cioè, che
implica ridistribuzione di ricchezza e
di potere e sfruttamento' delle risorse
naturali a beneficio della collettività
anziché di un gruppo, indigeno o stra
mero che sia) e sono il Messico al
principio di questo secolo, la Bolivia
dopo rultima guerra e Cuba recentemente. Ma in tutti gli altri paesi si
nota un’impazienza crescente delle
masse diseredate contro i governi dittatoriali ed anche contro quel governi che, pur essendo formalmente democratici, finiscono per sottostare al
controllo del gruppo dei possidenti.
La chiesa evangelica latino-americana, a causa dell’origine popolare dei
suoi membri, sente benissimo questo
fermento ma la sua tradizionale astensione dalla politica tende a farle
considerare anche la lotta rivoluzionaria come qualche cosa ohe non riguarda la fede. Il rischio è grave perchè pone il credente nella situazione
di sentirsi diviso tra la solidarietà con
il proprio popolo che reclama giustizia e la solidarietà con una comunità
cristiana che pur proclamando ideali di giustizia non vuol « sporcarsi le
mani » per metterli in pratica. In quella situazione c’è chi, entrando nella
vita politica a motivo degli ideali che
la chiesa stessa gli ha insegnato, finisce per separarsi da lei; e c’è chi
invece, per rimanere unito alla chiesa finisce per diventare indifferente
alle aspirazioni popolari e collocarsi
quindi in una posizione marginale ed
insignificante nella vita della nazione.
Ma si tratta di un falso dilemma, a
cui la chiesa non deve costringere i
propri membri ; essa deve rendersi
conto, invece, che lo stesso Evangelo
che l’ha obbligata fino ad ora a lottare contro quei vizi che degradano
l’uomo, la costringe oggi a lottare contro quelle forme di asservimento eco
nomico e politico che sono non meno
degradanti.
Questa lotta non è esente da pericoli per la fede; sono diversi, ma non
sostanzialmente maggiori dei pericoli
a cui la fede si espone necessariamente ogni volta in cui cerca di incidere
nella realtà storica. In concreto: come la chiesa evangelica latino-americana nella sua sacrosanta lotta contro
i vizi sociali ha rischiato di trasformare ^vangelo in moralismo, così se
entrerà in campo contro lo sfruttamento economico rischierà di confondere l’Evangelo con una dottrina politica; è un rischio contro cui bisogna
stare in guardia, ma che è necessario
r'
J jn Federazione Universale del
Movimento 'Cristiano Studenti
assieme con l’Unione Latino-AmeriI rana delle Gioventù Evangeliche ha
organizzato a Città del Messico nella prima quindicina di dicembre una
Conferenza continentale dal titolo
generale ’’Vita e Missione della Chiesa”.. Vi lumno partecipato circa centocinquanta giovani latino-americani
ed un gruppo di studenti statunitensi e canadesi. Tra gli organizzatori
ed oratori si notavano il Past. Valdo
Galland, segretario universale del
Movimento Studenti, il Dr. Albert
vati den Heuvel del Dipartimento
della Gioventù del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Prof. Ariel
Zambrano ed il Dr. Thomas Liggett
dei Seminari Evangelici Uniti di
Messico e di Portorico, i Prof]. A.
Villegas e Lapoldo Zea della Università Autonoma di Messico ed il
Prof. Georges Crespy della Facoltà
Teotogica Protestante di Montpellier.
A dirigere gli .studi biblici è stato
chiamato il Past. .‘lido Comba che.
di ritorno dal Messico, ci dà le sue
impressioni .sulla Conferenza.
affrontare. Se per evitarlo la chiesa
si astiene daU’entrare nella lotta viene ad assomigliare a quei farisei del
Vangelo che preferivano lasciare il
malato con la sua « mano secca » piuttosto che correre il rischio di violare
i precetti sul sabato guarendolo in
quel giorno.
Queste sono state, in termini generali, le preoccupazioni soggiacenti alla
Conferenza. Essa però si è articolata
su una serie di studi biblici, conferenze, discussioni e seminari in cui la
questione dei rapporti di Cristo con
il mondo, di Cristo con la chiesa e
della chiesa con il mondo è stata lumeggiata ampiamente. Se infatti la
chiesa deve prendere posizione in campo politico, ciò non deve avvenire per
motivi di tattica proselitistica o per
suggestione del momento, ma per un
convincimento meditato e fondato
teologicamente.
Terminata la Conferenza è rimasta
in me una preoccupazione: e cioè che
la lentezza con cui le idee nuove penetrano nella chiesa sia troppo sproporzionata alla rapidità con cui sembra evolvere la situazione politica latino-americana. Riuscirà la chiesa a
comprendere in tempo quel che accade intorno a lei, in modo da poter
recare a quel mondo in trasformazione una parola illuminante da parte
del Signore? L’aiuto che i cristiani
europei possono dare alle comunità
deirAmerioa centrale e meridionale
consiste soprattutto nel contribuire a
metter quelle chiese in grado di produrre un proprio gruppo dirigente iniormato ed aggiornato, e ciò sia per
quel che riguarda i pastori che i laici. Scambi di studenti o di pastori,
« fraternal workers », borse di studio,
invio di teologi per periodi anche brevi per partecipare a corsi di aggiornamento per laici e pastori: queste so
no le forme in cui potrebbe concretarsi mi aiuto fraterno tendente a dare
alla chiesa evangelica latino-americana un mag^or numero di uomini preparati, responsabili e di ampia visione, che possano guidare le comunità
in un tempo che si preannuncia cruciale per TEvangelo, ma anche difficile. imprevedibile e pieno di responsabilità e pericoli.
Ho tralasciato di proposito tutto ciò
che costituisce la cronaca spicciola
della (Conferenza: la Ivmghissima serata di folclore latino-americano che,
cominciata alle sette di sera è finita
parecchio dopo la mezzanotte con ma
gnifiche danze tipiche messicane; la
visita alle piramidi di Teotihuaoan
dove due o tre di noi hanno potuto
osservare un gruppetto di archeologi
francesi al lavoro su quei formidabili
monumenti delle civiltà pre-colombia
ne; l’accoglienza solenne e fraterna
offerta ad un pastore riformato colom
biano ed al pastore valdese nella modernissima chiesa presbiteriana « E1
Salvador » di Città del Messico ; l’aver
ritrovato amici e conoscenti già incentrati anni fa al Rio de la Piata o
a Bossey ed ora all’opera in Argentina ed in Messico, in Brasile, in Uruguay ed a Portorico; tutto ciò mi ha
dato personalmente molta gioia ma
non può avere che im limitato interesse per i lettori del giornale.
Vorrei concludere queste impressioni sulla Conferenza di Messico ricordando un curioso dato statistico emerso durante una delle discussioni
serali: si è chiesto quanti dei presenti proveni^ero da fandglie non evangeliche ed ii dieci per cento ha alzato la mano; poi si è domandato ioro
quali fossero state le circostanze che
ne avessero determinato la conversione, ed un terzo ha dichiarato di essersi convertito per opera delle scuole
evangeliche, un terzo perchè colpito
dalla testimonianza indiretta della vita cristiana di qualche evangelico, ed
i restanti hanno indicato chi la stampa, chi il culto-radio, chi il casuale ingresso in un tempio evangelico, chi
gli opuscoli e chi le campagne di evangelizzazione. E’ diffìcile trarre delle
conclusioni generali da un grui>po cosi. ristretto di persone, provenienti da
un solo .settore della chiesa, tuttavia
quei dati paiono sottolineare la grande importanza della testimonianza
« laica » che si estrinseca in una presa di posizione cristiana nei problemi
economici, professionali, politici che
la vita ci presenta ogni giorno. Aiutarci gli uni gli altri a discemere ed a
mantenere quelle prese di posizione è
una delle cose di cui più abbiamo bisogno e di cui dovrebbe occuparsi la
chiesa. Questa convinzione ha ricevuto a Città del Messico un’ulteriore
conferma. Aldo Comba
Sulla libertà religiosa
in Colombia
Estratti di un rapporto sulle « Garanzie costituzionali, con
particolare riguardo airatnbito della religione »
I. IJ BERTA’ DI COSCIENZA
1. La Costituzione «aranlisc.! la libelli di coscienza.
2. Gli accordi internazionali < oncluai dalla Colombia con gli Stali Uniti, il
Canada, la Gran Bretagna e l’Olanda garantiscono aiK-li’essi la libertà di coscienza
totale e illimitata.
3. La Dichiarazione universale dei diritti deU’uomo, promulgata nel 1918 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, stipula ancli’essa la libertà di pensiero
e di coscienza.
4. La garanzia di libertà di coscienza è dunque stabilita dalla Costituzione, da
trattati internazionali legaimenle vincolanti j>e;- la Repubblica, e dalla succitata
Dichiarazione delle N. U. Iinpcst.i nioralnieiilc alla nazione, concerne tutti gli
abitanti del paese, nazionali o s:ranieri. e si e.stende a lutto il territorio nazionale.
Si tratta quindi di una liliertà assoluta
li. LIBERTA’ DI CULTO
1. La Costituzione garantisce jier tulli la libertà di cullo quando questa non
è contraria alla morale cristiana o alla legge. Gli atti contrari alla morale cristiana
0 tali da turbare l’ordine pubblico, eoiiiiuessi in oi ea.sione o dietro pretesto di un
servizio religioso, sono perseguibili d.alla legge.
2. I trattati internazionali sopri, citati, conclusi dalla Colombia con la Gran
Bretagna, gli Stati Uniti, l’Olanda e il Canada, garanli.scono e.spressamente la 1:
berla di culto ai cittadini di questi paesi residenti in Colombia. Possono celebrare
1 loro servizi religiosi in pubblico o ,n privato, a casa loro o in loro cappeUe o
luoghi di culto destinati a quest’uso.
3. Poiché la Costituzione, ii, consegvenza di questi trattati, estende la garanzia della libertà di culto a lutti i culli non contrari alia morale cristiana e alle
leggi, questa disposizione costituzionale e attualmente in vigore, su lutto ¡1 territorio nazionale e per tutti gli abitanti, nazionali o stranieri. La Cosliluzioine non
fa distinzione fra cullo pubblico e cullo privato, ma ii garantisce piena'inente entrambi.
4. Il governo non può vietare il culto pubblico non cattolico sul territorio nazionale. Disposizioni quali quelle contenute nel documento ministeriale del governo del 24 ottobre 1953 — secondo cui i pastori non cattolici « non possono fare
proselitisano nè celebrare il culto pubblico » — sono apertamente anticostituzionali
e violano i trattati internazionali die il paese è tenuto a rispettare.
Non voglio terminare il mio rapporto senza esprimere l’urgenza con cui, a mio
avviso, il governo nazionale, coiiformemente all’obbligo che gliene fa la Costituzione, deve sottoporre allo studio del Congresso il Concordato del 1953 sulle Missioni, stipulalo fra la Colombia e la .Santa Sede. Mentre questo Concordato non
li.-i ancora ricevuto l’iudispensabile ralibca del Congresso nazionale, che la Costituzione esige, le sue disposizioni sono tuttavia già applicale.
Andres Holguin
Procuratore generale della Nazione.
Un messaggio dei responsabili della C.C.A.I.
Sono stale rese pulibliclie recentemente le più iniporta'titi raccomandazioni di
un rapporto die .1 procuratore generale Andres Holguin ha so'lto.poslo al presidente
della Colombia lirca le «Garanzie costituzionali, con particolare riguardo all’ambi'to della religione ». Tal: dichiarazioni hanno attiralo l’attenzione dei membri
della Commissione delle Chiese per gli Altari Internazionali (iCC.Al), i quali da
molti anni seguono il problema della libertà rd'igiosa in Colombia.
Il r.ipporto preparato dal proc. Holguin contribuisce in modo eccellente ad
eliminare le limitazioni legali e amministrative imposte ai cristiani evangelici circa
dieci anni fa, al momento di un tragico intermezzo della storia della Ccdombia.
Queste limitazioni hanno colpito la libertà della minoranza religiosa nel campo
dell’evangelizzazione e del cullo, minaccialo la libertà dell’inecgnamenla nelle
scuole pubbliche e messo in pcricido l'esistenza del proleslaittesimo su circa due
terzi del territorio nazionale.
Mostrando le implicazioni delle garanzie costituzionali, il procuratore generale
ha ehiaramente dimostralo il carattere incostituzionale di tali limitazioni. Questo
rapporto segna un progresso importante verso la loro siparizione, rendendo un servizio di prim’ordine alla giustizia e alia libertà, nell’altesa di un’armonia e di una
concordia più completa airiiUerno del paese. Fa nascere la speranza di una migliore comprensione fra il poj)o.lo della Colombia e le altre nazioni.
Kenneth G. Grubb
presidente della OC AI
liichard M. Fagley
segretario esecutivo della CGAI
libri
VITA DI UN PRETE OPERAIO
Apparsa nel 1958 per le Editions dii
Seuil sotto il iLtolo « Itinéraire d’Henri
Perrin prêtre-ouvrier 1914-1954 », questa
« Vita » non è e non vuol essere una biografila, ma piiuttosito un doi’umenio autentico, ima vera e propria lestiinonianza di
quelila ohe è staila l’esperienza dei preti
operai ; doicunnento e tesLimonianza ohe
Ilanino lo scopo, conie è dello nella InIroduizione all’edizione ilaliania redatta dagli lanxici dì H. P., di indiicare, agli occhi
della gerarchia eoclesiasiica, « lo scandalo dei rapporti umani die tradiscono la
paternità universale di Dìo, la fraternità
evanige'lica e la vocazione a ricevere il fermento dello Spirito Santo ». Ciò ohe vi è
di particoiLamienjte tipico neJil’iiinerario di
questo prete operaio non è tanito la sua
personalità di rilievo, la sua ricerca tormentosa di una predicazione « incarnata » déHl’Evangeilo, la sua esperienza di
operaio e di sindacalista, quanto forse il
novità Giautiiana
ERNESTO AYASSOT
11 medico della giungla
Vita e opere del Dottore Alberto Schweitzer
Premio Nobel 1953 per la pace
La 'prima edizione di quest’opera del Paist. E. .Ayassot, u»pila ne! 1954, si è rapidamente esaurita. Soliamo oggi la Claudiana ha jvotiito procedere ad una nuova
edizione, rispondendo in tal modo alle molte riichicste ricevute. Se infatti non mancano, anche in lingua italiana; biografie di .Alberto Schwelizer, nessuna (in italiano),
salvo quella dell’Ayassol, tiene veramente conto deir/iitmus protestante nel quale
affonda le radici questa grande personalità, seblrene si sia i'titlubbiamente sviluppata in modo assai autonomo.
Per questa nuova edizione l’Autore ha apportato diversi ritocchi ai vari capitoli,
aggiungendone uno interamente nuovo dediiato alla lotta inqregiiala dallo S< liweilzer,
a fianco di altri, contro Tarmammlo atomico.
La Claudiana esprime raugiirio che questa seconda edizione, la quale si presenta anche tipograficamente in veste lolalmente rinnovala, incontri il medesimo
favore della prima, e anche maggiore.
Un volume di pp. 128, con sette tavole fuori testo, L. 800. Richiederlo alla
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino; ovvero ai depositi pres.so le comunità
valdesi (Ivrea, Biella, Milano, Bergamo, Genova, Firenze) o amora pres.so le librerie
evangeliche, in particolare presso la Libreria di Cultura Religio.sa, Piazza Cavour, 32,
Roma, presso la quale lo Glaudiatia con ¡1 U gennaio 1963 ha aperto una rappresentanza.
suo singola.re destino: Henri Perrin moriva in un iiiicidontc stradale quasi iuespJicabile proprio nei gioimi an.gusriosi in
cui avrebbe dovuto decidere se piegarsi
alli|| decisioni dellia gerarchia o rinunciare
al sacerdozio. La sua figiura acquista così,
inoprio in virtù di questa violenta Inlerinzione, una più toilaie e eoiniereta aderenza al dramma dei preti operai e nello stesso leirupo quasi un valore emhlemalieo,
uin segno <'lie la vera scolta e il vero giudizio apiparlenigono al mistero di Dio.
L’itiuerarlo di H. P. è comunque, più
che interessante, appassioiuante. E»o dimotslira eonie l’ubbidienza alla chiamala
dello Spirito di Dio sia raweutnra atta
ad aprire i cammini più iinpenisati. Nato
n'O'! 1914 nei Vosgi, Henri è ordinato prete
nel 1938; dopo aver combattuto in un reggimento di tiratori algerini, uel 1940 è
novizio della Comipagnia di Gesù. Nel
1943, partito per la Germania come cappellano clandestino del Service du Travati Obligatoire, per la iwinia volta si
rendie conto delJ’abis.so che separa la Chiesa di Cristo dal mondo operaio. Arrestalo
e poi espulso, lavora all’Aieiion Populaire:
nel 1945 pnibblica il « Jonmal d’un prètre-oo\TÌe,r en AUemagne » {tradotto in
italiano) e riiTrende gli studi teologici,
cO'Haboraiiido in pari tempo a vari movimenti giovanili. Dal 1947, la parte di una
équipe di Ire Padri mandati dairAelion
Populaire nel 13” quartiere, si oceupa
coniorelamcnite di prohlemi sociali, lavora in officina, partecipa agli scioperi del
marzo 1950. Dopo un anno di ritiro, abbandona la Compagnia di Gesù lomando
nel clero secolare per una specie di « incompatibilità vocazionale » (« «i è maturata lentamente la convinzione che ¡n me
era mollo più forte la vocazione di appartenere al mondo operaio che alla Compagnia»); ha inizio allora la cruciale, grande esperienza: Henri raggiunge come prete operaio i cantieri di costruzioiie di dighe in .Savoia, dove la sua attività si svilupi>a pienamente, sopratlullo sul piano
sindacale, specie in occasione degli scioperi del liunniel Isère-.Aiic nel 1952 e ’53.
Nel 1954, quando la Chiesa pone il suo
uiit-ant, la morte.
E’ un itinerario densissimo di esperienze.
Ora non vogliamo lomare a illustrare le
tappe del viaggio bruscamente interro'tilo
dei preti operai, cosa ohe del resto è già
stata fatila S(U queste colonne, nè dare un
giudizio aiulla loro esperienza e sul loro
flestiiuo (tra l’altro, dopo aver letto certe
pagine di questo libro, soprattutto quelle
riguardanti Fattività .sindacale di H. P.,
ci si rende co-nto ohe una diecisione favorevole ai preti oi»erai avrebbe presupposto nella Chiesa oattolica nn coraggio die
credo nessuna delle Chiese storiche possegga). Vorremimo invece mettere in luce
la prohlemaitica autenliicamente cristdaina
di queste pagine, affla ricerca di quel ministero di « servizio » della Chiesa verso
il mondo, che costituisice anche per noi
O'ggi il motivo 'Centrale di (una ricerca sia
sul piano teologico die su quello pratico.
« ...Agli occhi del mondo pagano, il cristianesiino non ha più alc-un valore, è una
cosa ormai superata, venerabile ina insufficiente, attività modesta di gente tranquilla, gestita da preti ai quali non si
rimprovera di guadagnarsi la vita come
possono. La comunità cristiana attuale,
spesso non è die un’orrenda e penosa caricatura deiffla Chiesa die amiamo. Ci vorrebbe una siplendida riforma, ma non la
laociamo per non derogare alle tradizioni
e alile abitudini. La nostra religione, così
come adesso è, non risponde più all’ailtesa degli uoiminii... Dov’è la ’’buona novella”? Sderoisi delle istituzioni, ritualismo sacranientBle, isolamento del doro...
« ...Voler trattare il pro-blema con i
mezzi di una missione di tipo tradiziona'le, j>er quanto bene intenzionata, mi
sembra un risdiio e uno scherno. Non si
riuscirà ad essere lievito cflScace, a meno
die non si vada fino in fondo alTineamazione. La prima ed essenziale esigenza
della religione è il servizio del prossimo.
« Prima di essere culto rituale e, ancor
meno, codice, la religione è do(no, cioè rivelazione e trasmissione di un amore efficace e senza limiti. Al di fuori di questo amore, al di fuO(ri di questo deno ehe
rende gli uni simili agli altri e die unisce intimamente (coloro ohe si 'amano, non
c’è religione, e il rito e il codice non
servono a nulla; diventano, al contrario,
uno scandalo ».
Come si vede, il libro è lungi da'll’aver
perso la sua attualità. Consigliamo a ehi
può di leggerlo nell’edizione francese,
giacdiè quella italiana è notevolmente ridotta, e la traduzione defo'rma a volte il
significato del testo. Rita Gay
Vita di un prete operaio. Testimonianze su Henri Perrin raccolte da un
gruppo di amici. Einaudi, Torino,
1962. Lire 1.500.
4
w- *
'N. 2 — li gennaio 1Ç>63
VILUR PEROSA
iiimKiiiimiiiiMi lini imimi inni im
In memori
a
Verena Schweikhart
In mezzo alia Ueta e copiosa corrispondenza natalizia scorgo una grande busta
biariica, orlata di nero, da Karlsruhe. L’altro ansioso: Verena, figlia maggiore del
pastore Gerhard Schweikhart di cui sono
stalo ospite alcuni anni or sono per una
’’tournée di collette”, allora studentessa
in teologia ed ora pastoressa, di 24 anni!
Formavano tutti insieme. — v’erano anche due altri figli più giovani •— una famiglia magnifica per la quale avevo provato una vera ammirazione: Papà e Mamma vivevano nella più intensa consacrazione al loro lavoro e i tre figli intendevano tutti consacrarsi al servizio del Signore: ^vevo assistito al loro culto di famiglia, avevo udito i figliuoli pregare e
cantare con fervore e ne ero rimasto commosso... Avevo suggerito io .stesso alla
sig.na Verena di frequentare un semestre
alla nostra Facoltà Valdese di Roma e le
avevo scritto un biglietto di presentazione.
Alcuni mesi più tardi l’avevo riveduta
laggiù tra i nostri studenti e mi ero stupito di udirlo esprimersi già molto bene
nella nostra lingua. Avevo poi saputo del
suo ritorno a Heidelberg dove aveva sostenuto or ora gli esami finali che la promuovevano Vietwia di chiesa.
Ed ora, ecco, ho sotto gli occhi questa
grande jfarteci¡razione biatuta orlala di nero... E in fondo ad essa leggo ancora delle parole che mi fanno proprio .salire le
lacrime agli occhi:
Per desiderio dell’Estinta si prega di
devolvere i ’’fiori in memoria” in un
dono per quella Chiesa Evangelica
Valdese d’Italia che essa ha tanto
amalo.
Le vie di Dio sono imperscrutabili e
noi dobbianu) saperle accettare; ma io mi
sento profondamente turbato e commosso
dinanzi all’esempio di questa fanciulla di
24 anni e vorrei poter trovare parole di
simpatia adeguate per la cara famiglia
Schweikhart, da parte di quei Valdesi d’Italia che la loro figliuola ha tanto amata.
Enrico Giiymel
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
La deaideralia eap{>ella non è ancor
giunta perchè dei molivi tecnici alleati col
Ireddo e con la neve non l’hantio peieneaso.
Anche il censimeinto dei membri non è
ancora uMiraato. Il Paciere continua le
&ue visite ai Parroochiaini ed è già a buon
punto. Le vane altività, tuttavia, si svolgono nomiailiraente.
L’Uraione Giiovanile coanprende oltre 20
giovarli, ma ai apera diventeranoo più numerosi; ha eletto il suo seggio (près. Genre Enmanno, segr. Carlo Beux, cassiere
Piero Peliasero). Sabato sera 15 dScemhre,
nolegigiato un autobus, tutta TUnione si
è portata a Perrero dove Ita trascorso con
quei cari giovani e col loro Pastore una
riuacita serata.
Il giorno 21 dicembre 1962, col cortese
consenso della Direzione della RIV e proseguendo rinizialiva .presa già 13 anni or
sono dal Pastore U. Bert abbiamo rivolto
un messaggio natalizio nei Refettori degli
Stabilimenti RIV. Alle ore 10,30 col pastore Fr. Davile, alle ore 12 col pastore
Bert, alle ore 18,30 col pastore G. Bouoliard. Favorevole e gentile l’atteggiamento dei numerosi uditori.
L’Albero di Natale, organizzato con entusiasmo dai monitori, è stalo acceso nel
ristorante Olivero gentilmente concesso. Il
pubblico non ha potuto esser contenuto
tutto nel salone predisiposto. Una trentina
di alunni hanno svo.ko un lungo programma, molto gradito dagli astanti. I pacchi
dono sono stali una sessantina, ma in avvenire dovranno essere di più.
Il culto di Natale con Santa Cena è stalo celebrato nell’Albergo Vinçon gentilmente concesso ed ha riunito poco meno
di duecento fratelli e sorelle.
Sul tavolo apprestato per la Sacra Mensa facevano bella mostra di sè due luaguifici calici d’argento donati con procedura
di urgenza etraordinaria, l’uno dal fratello
Carlo Osterero di Torino e l’altro ordinalo solo la pre vigilia (lalTuinaiano Aldo
Chambón di Vivian.
L’ullima sera dell’anno il culto è stalo
presieduto alle Olienevièies, in un locale
gentilmente messo a disposizione dal prof.
Griiset, dal Pastore Seiffredo Colncci di
Villa Olanda die qui riingraziamo sentitamente. Doipo il culto e nello stesso locale
è stato servilo un pranzo organizzato dalla
gioventù per oltre trenta commenisali. La
Assemblea, molto lieta, si è sciolta quando il nuovo anno si era ormai salidamente
insediato sul suo stallo.
La passerella per l’Inverso. Esistevano
una volta alFaltezzu delle Clicnevières e
di Vivian una strada e un ponile che li
eollegavano direttamente con la zona Noni
del Villar ove ora sono il presbiterio e la
cappella in costruzione. Una piena del
Chisone, però, pareoehi anni or sono, ave.
va distrutto il ponte per modo che il tragitto die si faceva una volta in dieci minuti e in zona non pericolosa per i bimbi, ne costava adesso 40 in gran parte in
mezzo al traffico pauroso della via del Sestriere. Questa situazione durava da oltre
10 anni con grave disagio della popolazione. Ora è avvenuto uu miracolo. Alcuni
anziani e giovani fratelli nostri si son dato
appuntamento un giorno e — malgrado
die piovesse in quel moinento — lianno
fabbricato una passerella di fortuna che
petmelterà di nuovo .il tragitto in dieci
minulti. Ci siamo vivamente rallegrati di
questo significativo atto di interesse per
la loro .dltiesa dato da questi cari fratelli
e ci auguriamo die molti ne axiprofittino.
PQMARETTO
Reientomente abbiamo celebrato i bailtesinii dii Ornella Collet di Gino e Griot
Bruna, di Andrea Sieve di Davide e Losano Regina, Galliano Dario di Bruno e
Gilly Bruna. Ringraziamo il Signore per
il dono die Egli Ila fatto ai genitori e
oliiediamo a Lui di illuminarli perchè siano di esempio nella pregliiera, nell’educazione cristiana delle .loro crea.ture. Invochiamo su questi teneri agnelli la benedizione celeste.
— Il giorno 2 gennaio abbiamo celebralo il matrimonio di Refonrn Italo e Revel
Emilia alla presenza d’un follo numero
di amici e parenti. Gli sposi lasceranno
Pomaretlo per trasferirsi a Torino. La corale perde così due elementi preziosi; in
compenso potranno dare il loro valido
aiuto a quella di Torino. Agli sposi inviamo un augurio fraterno da parte dell’Unione e della Corale ed invochiamo su di
loro le benedizioni del Signore.
Nel .tempo del Na.tale .abbiamo avuto
la collaborazione del Pastore Davide Baret che ha presieduto un cullo al Clol Inverso e a Pomaretto coU'aboraudo anche
al cullo del Natale con la celebrazione
della Santa Cena. Il nostro collega del
Sud America Ita pure rivolto uu messaggio ai Cerisieri in occa.8ione della festa
tradizionale della sera di Natale ed ha celebrato un battesimo. Ringraziamo caldamente il nostro collega per la sua affeiluosa collaborazione e per d buoni messaggi che ci ha rivolto. Il Signore lo benedica e lo assista sempre con la potenza
del Suo i^irito.
Nel periodo natalizio abbiamo avuto
le varie losliociole per i bimbi e jter gli
adulti : a Pomaretto, Cloi Inverso, Cerisieri, O'spedale valdese. Asilo infantile.
Ringraziamo .caldamente tutti i collaboratori e le collabora.trici ebe con impegno e
con sacrificio di tempo hanno preparato
i bambini, foriniio gli alberi, preparato i
(Ioni, diretto i cori. La .nostra corale ha
cantato l’inno di circostanza per il Natale.
La mi.ssionaria Anita Gay terrà delle riuliioiii importanti sulle missioni in Africa
nelle seguenti località : Martedì sera 15
gennaio alla Paiola e Giovedì sera 17 gennaio alla Causa. Si farà una ecllelta prò
missioni. Tulli sono cordialmente invitati.
11 16 dicembre abbiamo lavuto il piacere di avere con noi il nilssionario sig. Roberto Coisson. Tutta la giornata è stata
consacrala alla causa delle missioni in terra pagana. Il eiig. Coisson ha parlato ai
bimbi, aU’assemblea racco.lta per il culto
domenicale ed ha presieduto una rìuuione pomeridiaina con proiezioni lumi.n.ose.
Lo ringrazi aitilo per la sua viisìta ed i suoi
messaggi.
Le celebrazioni natalizie e di Capodanno
hanno lasciato in lutti un buon rico’rdo.
Rinigrazìa'ino la Corale per la sua apprezzala collaborazione e per aver guidato efficacemente gli inni d’insieme (tra i quali
il nuovo inno « in dulcd tubilo »).
I bimbi delle Scuole Elementa.r? e delFAsilo Infantile lianno iniziato le loro vacanze natalizie con una simpatica festiceiol'a nel corso della quale lianno ricevuto
un gradilo dono da parte della signora Widemann. Le .persone anziane o inferme sono state allietaile da! tradizionali canli^ natalizi^ eseguiti dalla nostra Corale per le
vie del paese.
II 26 dirembre un foltissimo pubblico
gre'iniva la Nuova Sala per assistere alla
lesta di Natale dei bimbi della S.D. Abbiamo cericalo di dare alla nostra festa
un earailere nuovo assicurandoci una vasta collaborazione. 11 programma è stalo
accurataniente preparato dalle insegnanti,
da.lle monitrici e da una équipe di volenterosi che ringraziamo sentitamente. Abbiamo diistribuilo la cartolina natalizia
edita dalla F.F.V. cercando di far comprendere Fatto di soilidarietà compiuto
verso i bimbi dell’Africa e dell’Asia.
Funerale. — Si è spento al Caslellazzo,
dopo luiiigbi mesi di penosa infermità, Bertalol Giulio di anni 57. Esprimiamo ai familiari la nostra simpatia cristiana.
— Le oelebrazioni del Santo Natale e
di Capodanno si sono svolte con la partecipazione attiva dei membri della nostra
comunità ai quali si sono uniti fratelli di
altre parroocbie venuti a Ira-scorrere le
feste roi familiari quivi residenti.
Un buon numero di fedeli si è acrOkStato al Tavolo della Santa Cena c ]a Corale, diretta dalla signora Genre, Ita dato
un apprezzato contributo coti inni e cori
d’tMrasioue otti maini ente preparali.
M diacono Dino Alb. Gardiol ha collaborato col pastore presiedendo il Culto
dell’ultima domenica deH’anno e rivolgendo ai nutnero.si presenti un Jiie.ssaggio
di cirroislanza.
Il culto liturgico di Santa Cena, celebra:o la sera del 31 dicembre. Ita rivestilo,
come sempre, un particolare carattere di
soilenuità in un’atmosfera di preghiera, di
rirortlo e di speranza nei riguardi di coloro clic durante l’anno ci hanno lasciato
per raggiungere le celesti dimore del Padre. Mentre il itaslore Genre pronunziava
ad alta voce i loro nomi l’Asseniblca in
piedi Intonava l’inino della speranza cristi ama.
La festa dell’Albero .per i bambini della
Scuola Domenicale ha avuto luogo il giorno dopo Natale t-d ha avuto un esito lii
sioghiero. Bravi i numerosi bambini che
hanno recitato poesie e dialoglù e brave
le monitrici die non si sono risparmiate
nel preparare o.gni cosa. Un grazie particolare a quanti si sono intereasati per l’offerta, il trasporto e l’adidobbo del magnifico abete ohe ha portato la gioia a tanti
bambini.
— 11 Santo Battesimo è stato amministrato a] piccolo Griglio Roberto di Ettore e di Avondetto Elda. U Si'gnore faccia
crescere questo tenero agnello sotto la Sua
protezione e conceda ai parenti di mantenere fedelmente sempre le promesse che
hanno fatto.
— Giovedì 27 dicembre nel Tempio è
stato celebrato il maitrimonio di Richaud
Delia e del doti. Botturi Guido di Torino.
Desideriamo inviare agli sposi i più sinceri auguri di una vita felice e benedetta
sotto lo sguardo del Signore, guida e Salvatore in Cristo Gesù.
— I-a filodraimanatica dell’Unione di
Villar PeMice ha recitato sabato sera, sul
pateoscenico della Scuola Umberto I, il
dranuma di Perico « La notte del vagabondo ». I bravi attori hanno ottimamenle recitato ed LI pubblico presenle li ha a lungo aipplauditi. Ai nostri amici di Villar
un grazie sincero ed un fraterno arrivederci.
— Ringraziamo sentitamente il doti.
Emilio Fattori ohe, accompagnato dalla sua
gentile consorte, ha tenuto una interessante conferenza di medieina alle signore dell’Unione Femminile. Il doli. Fattori è
molto conoisoiulo nella nostra comunità e
siamo certi che egli vorrà ancora acceltare
altri inviti. d.n.g.
VILI ASECCA
Il periodo natalizio è trascorso sereiiu
nella nostra Comunità e le varie «ipruzzaline di neve caduta a diverse riprese in
quel giorni non hanno sensibilmente in
iluito sulla Jtarlecipazione alle attività di
quei periodo.
- Domenica 23 ha avuto luogo, nel tempio di Villasecca, la festa dell’albero, dopo
un breve culto presieduto dal , Pa.slore.
L’albero donato gentibnente dal Comune
era stalo adornato da Piera Clot con Faìuto
ili diversi catecumeni che ringraziamo. Dai
vari quartieri della Parrocchia alcuni ragazzi hanno, con le loro poe.sie, completalo U programma di Cbiolli e Villasecca
cimposlo (li varie reciie e canti oltre alla
scena biblica: 1 testimoni di Natale. Ringraziamo le insegnanti di religione ed in
particolare la Sig.na Rosina Garilioil per la
cura posta nel ¡treparare questa fesliceiola
natalizia.
— Il giorno di Natale in occasione del
culto con Santa Cena nel teanpio di Chiotti
è stato inaugurato il nuovo riscaldamento
ottenuto con un generatore d’aria calda Siro'C. Sebbene le condizioni del tempo fossero assai severe con —7 fuori e 0 nel tempio al momento dell’accensione, si è ctlenuta una temperatura gradevole all’interno
durante il culto. I lavori di riparazione del
tempio, ebe eliminerauno le fessure e miglioreranno l’isolamento termico del locale, miglioreranno la resa del riscaldamento
e la copertura del generatore diminuirà
ancora il non molto sensibile ronzio delFapparecchic. Speriamo così di poter con
siderare risolto Formai annoso problema
di riscaldare convenientemente il grande
tempio di k-liiotli. La grande stufa, tolta
dal tempio, servirà a riscaldare meglio a
Villasecca.
T.a colletta in favore della Cimade ha
fiut ato la somma di L. 24.000, ebe seno
■state .subito spedite.
- Culto di fine anno il 31 sera, abbastanza ben frequentato dopo il quale l’Unione
Giovanile ha organizzato una serata fraterna per attendere Fanno nuovo cui ha
partecipato una quindicina di giovani e"ra
gazze della Cemunìtà. Desideriamo ringraziare l’Avv. Serafino die ha gentilmente
pieslalo alcuni interessantissimi documentari di montagna girati sul gru^xpo del Viso e in altri luoglii delle Alpi italiane t
francesi. Ringraziamo anche Liliana Vi
glìeluio e Piera Clot che lianno curato la
¡larte gastronomica della serata.
— 11 primo dell’anne ci ha ancora visti
riuniti intorno alla Parola di Dio per inaugurare il nuovo anno alla presenza e sotto
la protezione del Signore. Nel corso della
settimana sono pure state tenute le riunioni straordinarie a Trossieri (venerdì 4i
ed al Giullierso (domenica 6).
-- La Corale, dopo Pinterruzione forzala dell’auuo passato, lia potuto essere ricomposta <on elemenli veodii e nuovi, ed
ha cantato a Natale ed all’ultimo deU’annc e precisamente i cantici n. 370 e 365 del
nuoco innario.
- Le celebrazioni di Natale e Capodanno lianno avuto inizio la domeiiiea 23 dicembre coti la festa dell’albero, alle ore
10. Tempio gremito di bambini ed adulti.
Messaggio del Pastore, indi un milrito
programma di renile e eanti centrati sul
messaggio del Natale. La Corale ha eseguito iiin inno di cir-eoslanza. Poi circa 170
pat’iilii-idiono ben fomiti sono stali distribuiti at banibinii della comunità. Il pomerigigio: proiezione cinematografica gratuita per i bimbi. Riiugrazìauio qui aiiieora il
Cotiiiunc c la Forestale per la conce-ssioiie
del magJiiifico abete, i giovani Unionisti
per averlo trasportalo dalLi comba della
Biava al tempio, gli insegnanti per il
buon programma preparalo, noiicbè lutti
coloro che baniiio contribuito alla buona
riuiscita della fei.sta. Una -collella è in cor■so nei quartieri per coprire le spese della
le.sla ilell’albero e del dono di Natale che
■sarà ni pel uto in occasi one del 17 febbraio.
Anche il giorno di Natale il nostro tempio era gremito da una assemblea raccHilla
che Ila ascoltato con viva attenzione la
proclainazione dell’Evatigelo. Ottima la
parteelipazione alla Santa Cena. La Corale
ha esegiiiito lodevolmente due inni di circostanza. 11 pomeriggio di Natale: nuova
proiezione cinematografica gratuita per i
hiiinhi.
La donienica 30 dicembre, buona la fre([ueiilazione del culto, in lingua francese.
Il ipoinerigigiio : cinema gratis per i bimbi.
11 giorno (li Capodanno nna minierosa
e folta assemblea di fratelli e .sorelle è
convi^nuta al tempio per il culto, .nel corso
del quale abbiaiuio pure ricordalo i fratelli e le sorelle cilie il Signore ha richiamalo da questa vita terrena tluratiile Fanno
testé tiraiscorso etl .( nomi dei bambini nati
MR I IVOSTKI
EMIGRAFUTf
In Germania e in Svizzera abbiamo
quasi un milione e mezzo di italiani.
Secondo le statistiche ufficiali fra questi lavoratori dovrebbero esserci circa
1.500 evangelici, mentre abbiamo solo
un paio di centinaia di indirizzi! Perciò torniamo a pregare i colleghi e le
famiglie interessate di voler mandare
gli indirizzi della Germania al Past.
Guido Colucci, Via del Minatore 3 A,
Verona, e quelli della Svizzera tedesca occidentale al sottoscritto (Martinskirchplatz 3, Basilea - Svizzera).
A tutti gli emigrati auguro fraternamente un anno benedetto dal Signore.
Liborio Naso
iiiiimiiimiioiiiii
cuccili e pesco
Gli ** albori ,,
e II ** muro ,f
Le autorità di Berlino-Ovest hanno deciso di non disporre come Fanno passato
un gran numero di alberi di Natale illuminali lungo il (( muro » della città, in segno
di solidarietà con i cittadini di BerlinoEst. Ne cono stati rizzati soltanto alcuni.
M. Helbìoli, sovrintendente della Chiesa
evangelica di Berlino-Ovest, aveva notato
pubblicamente ohe questo spiegamento di
alberi nel 1961 aveva avuto un effetto deprimente su coloro che si trovavano dall'altra parte del muro. Da parte loro i dirigenti ecclesiastici di Berlino-Est disapprovain che si rizzino alberi di Natale con
intenti poililicì, mentre per i cristiani l’albero di Natale è senupre stato simbolo di
pace e di riconciliazione. E così ha da essere, anche se nelle città occidentali l’or
già natalizia, (( alberi » compresi, non è
sempre e per lutti un tale simliolo...
O.NsU.
o oonirollo dello nascite
La se>'cnda commissione dell'Assemblea
delle N. U., a New York, ha deciso di
adottare una diohiarazione secondo la quale i paesi potranno ottenere presso questa
(Uganizzazione un’assistenza suscettibile di
aiutarli a risolvere i problemi demografici posti dall’aumento della popolazione.
Gl sig.a Lindslrìim (Svezia) ha sostenuto la dichiarazione, ricordando che se la
popolazione mondiale è attualmente di ol
tre 3 iniliardii, tale cifra cresce annualmente di 54 milioni. Le N. U. devono preoc(upar.si di quest’« esplosione » ohe ininac( ia la pace del mondo e ne ostacola il progresso .
Molli paesi a maggioranza callolico-roiiiana hanno disapprovato tale dichiarazione; il delegato irlandese, Cullen, ha alferiiiaii;; «E’ morabnente odiosa al popolo
irlandese ». Dopo un lungo e animalissimo
(lihaltilo, la votazione ha dato questo risultalo: -13 sì, 14 no, 42 astensioni; fra i
ni, quallro paesi deM’Amecica Ialina, la
Grecia, la .Iugoslavia, il Regno Unito e la
;naggior parte dei paesi del Commonwealth
(il Canada si è astenuto), dodici paesi africani ; fra \ no, la Liberia, la Francia. Non
ci è noto il volo italiano, sebbene lemianio
(li conoscerlo.
Filatelia
Le po.slc turebe hanno emesso un francobollo speciale con la Vergine e la casa
(li Efosa nella quale la tradizione vuole ohe
essa abbia terminato la sua vita. Se i francobolli di tema a cristiano » sono piuttosto
frequenti in alcuni paesi (e 'l’Italia è fra
questi!) i filatelici notano elle è invece raro clic un paese musulmano emetta francobolli relativi a temi cristiani. Re.sta il
fatto che la regione di Efeso è stata visitala Fanno scorso da 70.000 peHegrini. L’einis.sione coincideva con la festa dell’Immacolata Concezione, F8 dicembre. Una modesta « presenza cristiana », invero...
nello stesso periodo nella coimiinilà. Non
mo-ho numi^rosa, purtroppo, la partecipa,
/ione (lei fedeli alla S. Cena. La Corale
ha eseguito un inno di oirocelauzai e la
ringraziamo qui per la sua partecipazione
ai eul-li delle festività. Nel pomeriggio;
proiezione cinematografica gratuita per i
bambini. ^
Sabato 5 gennaio, circa una quarantina
di Uni-orrìsli hartno trascorso insieme una
piacevo'le e fraterna serata di fine d’a-uno
e d’i'Uizio di anam nuovo organizzando
preparando e servendo una cenella durante la quale non è mancato davvero il buon
umore. Ci siamo scambiali doini elle ci
hanno proeurato in qualdie caso vere sorprese! Un grazie a ohi ha organizzalo,
preparato, servito il IraUenimendo ed a
tulli coloro ohe hanno contribuito alla
sua ultima riuscita.
— Un fratello ed una sorella oì hanno
lasciati in queste ultime seltimane: Pontet
Stefano fu Paolo, deceduto alla frazione
Payanl il giorno 30 dicembre alla età di
anni 72, dopo lunga malallia sopportala
con pazienza; e Mondon Anna ved. Pontet
(leceduta al contro. Via Maestra, il giorno
5 gennaio alla età di anni 75. Benché la
sua salute fosse assai fragile, nulla lasciava presagire che ella ci lasciasse così, dopo pochi giorni di malattia; eravamo stali
ancora a vederla il 31 diceinbre e FavevaLiio trovata alzata e riconoscente verso Dio
che fino a quel giorno l’aveva sostenuta.
Ai familiari ed ai parenti tulli di questo fratello e di ciuest-a sorella che sono
neirafflizione ridiciamo la nostra viva e
fraterna .simpatia cristiana doina-mlamlo al
Signore vincitore della morte di far scendere su loro lutti le stie xireziose (onsola
zioivi. e. II.
COAZZE-SUSA
l noslrì luoglii (li rullo hanno aiirlie acriollo i ]>arhH’iipanli alla l'osia d<‘ir,Albero
d- \alalr r’m l(i rerile e i ranli dei hindd.
A {'oazze erano presemi due amiri venuli
da! Bra-iile: nri alunno die ri ha iiarlalo
<ìi roiue vi(*ne relelorala lale iVsla nella sua
Sriiola doiiienirale di San Parlo e un Mo’
nilore della sleasa rive ri ha rivollo im mesvsniígiü di ( irroslan/ea lutlo parliroiarr. Ai
n'^slri rari A. e C. Boero rlie sono l ilornal| lìell’Amerira ihd Sud dopo un breve sog{giorno in Italia, grazie, auguri i' antivederci presto a... ('oazze. A Susa i haiubini
hanno avuto la vìsita di Baldvo ^atale ron
lanío di roslume e di sarro voluminoso e
per loro la Doll.^sa V. Annone di VisrheTorino Ila proiellaio aìrune lilmim“ mollo
belle e assai inleressanti.
Direttore resp.: Gino Conte
Beg. al Tribunale di Pìnerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
avvisi economici
('ERGASI per un anno a Parigi presso due
Tainiglie Svizzere abitanti il moflesimo
stabile due {jersone di servizio delle quali uuo evangelica l’altra di qualsiasi conlessione. Per informazioni rivolgersi al
pastore Guido Rivoir - Viale l’ninsrini
Il • Lugano (Svizzera).
Le famiglie Bertolè e Rostan annunciano la dipartenza del loro caro
Domenico Lodovico Bertolè
avvenuta in Torre Pellice il 31 dicem
bre 1962 all’età di 85 anni.
Ringraziano sentitamente quanti
hanno preso parte al lo>ro dolore; in
modo speciale quanti lo hanno assistito con affetto durante alcuni anni: il Dott. Enrico Gardiol, la Direttrice, ìe diaconesse ed il personale
della Casa, l’infermiere Giovanni Benech.
Casa delle Diaconesse - Torre Pellice, 2 gennaio 1963.
« Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati» (II Cor. 4: 8)
L’Onnipotente Iddio ha preso .seco
r ei Suo Regno celeste la Sua figliola
che tanto volentieri Lo avrebbe servito quaggiù, la nostra amatissima figlia, nipote, sorella, figlioccia e cugina
Verena Lore Schweikhart
-Aiuto Pastore (Vikarin)
nata il 12 luglio 1938
dopo grave, acutissima sofferenza sopportata pazientemente.
In profondo dolore:
Gerhard Schweikhart, Pastore
Sig.ra Lore Schweikhart nata Bacher
Wittig
Familiari e congiunti tutti.
Karlsruhe (Baden) 21-12-1962
In nome dello nostra Vreni chiediamo d>
offrire, in vece di corone, una somma /ter
la Chiesa Valdese in Italia, che essa ha
tanto amato.