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T
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xeni
Una copia
- Num. 5
Lire 4 C
ABBONAMENTI
Eco: L. 1,500 per l’inlerno
L. 2.200 per l’estero
« Eco » e « Presenza Evangelica »
interno L. 2.500 - estero L. 3.700
Spediz. abb. postale - I Gmppo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORKK PELLICE, 1 Febbraio 1963
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Le dimensioni
deii^E vangeio
Può darsi che talvolta ci agiti un
senso d’insoddisfazione, se non addirittura di rivolta, nei confronti di una
vita ecclesiastica che scade ad angusto tran-tran parrocchiale, quieto vivere di una più o meno veneranda associazione essenzialmente preoccupata di conservare sè stessa, apparentemente tagliata fuori dalle grandi correnti del pensiero e del vivere associato, perennemente a rimorchio e costituzionalmente in ritardo sui tempi.
Non sono soltanto i giovani a conoscere, prima o poi, quest’onda di protesta; vi sono cristiani che a tutte le
età, con diversi riflessi psicologici, la
sentono profondamente; cristiani che
cioè si sentono in qualche modo stranieri anche nella « patria » spirituale
nella lorc chiesa. Difficile è deflndre
fino a che punto questa protesta è
giusta rivolta contro un’assurda e angusta « parrccchietta », e quando invece vi si infiltra, sottilmente mascherato, il vecchio « scandalo » dell’uomo di fronte alla sconcertante discutibilità dell’opera di Dio nel mondo, e nella chiesa in particolare, quel
suo presentarsi e agire, in genere,
« non così da attirar gii sguardi ».
Tuttavia nessun cristiano può restare sordo ad una tale protesta, e
mUi noi sappiamo bene — è la nostra. confessione di ogni domenica —
quale distanza vi sia fra ciò che la
chiesa dovrebbe essere e ciò che la
chie.sa in realtà è; tutti noi ci sen
tiamo talvolta oppressi dai limiti troppe angusti dei nostri orizzonti ecclesiastici, consideriamo un po’ sconcer
tati tutto l’agitarsi delle nostre « attività », e ci vien fatto di chiederci
che cosa avverrebbe se, per una qualsiasi ragione, il ritmo di questa vita
ecclesiastica fosse bruscamente interrcl to o variato dairesterno. C’è in tutti noi la sete di una vita cristiana di
più -ampio respiro.
Dobbiamo esser fedeli e fermi nelle
diffìcili piccole cose comuni, sempre
uguali, di tutti i giorni: perchè così è
la nostra vita, ed in questa vita si incarna ia fede che il Signore ci ha suscitato in ciiore. Tuttavia è anche
giusto e buono che ricordiamo le dimensioni sconfinate deirEvangelo —
e la domenica delle missioni» può
essere stata un’occasione per questo.
Guardiamoci attorno: pur essendo
ben lungi dalTesser stato offerto « ad
ogni creatura », rEvangelo di Cristo il
Signore è annunciato ovunque nel
mondo-; e malgrado le sue più o meno gravi divisioni, malgrado diversità
e separazioni che appaiono irriducibili, ovunque nel mondo si raccoglie nel
nome di Cristo una comunione dì uomini e di donne uniti da legami infinitamente più stretti e profondi di
quelli che costituiscono le unità linguistiche e etniche, le alleanze militari, le comunità economiche e quelle
politiche. E’ una comunione piena di
ombre, di lacune, di contraddizioni ;
pure è reale e profonda, e nella misura in cui questi cristiani — e le
chiese che essi costituiscono — vivono, pensano, operano coerentemente
con la loro fede, tale comunione, più
forte delle innumeri barriere, non
manca di avere effetti concreti tutt’altro che indifferenti. C’è comunque il
benefico influsso' vitalizzatore che la
vocazione missionaria ha sempre eser
citato sulla chiesa, scuotendola dal
suo torpore e dalla sua soddisfazione
di sè, e additandole costantemente il
suo orizzonte: ogni creatura, fino alle
estremità della terra. Ogni più piccola comunità locale può, deve sapere
che non è una pia conventicola, ripie
gaia su sè ste^a e isolata : è « la chiesa che è in... », è parte integrante del
corpo di Cristo che vive, soffre, si ralegra, lotta, conquista, perde, cade e
s’ risolleva, da Boston a Pechino, da
Roma a Kyoto-, da Lambaréné a S.
Paulo, da Stoccolma a Gjakarta, da
Rorà a Trani, da Tahiti a Montreal.
I monarchi spagnoli dicevano orgogliosamente che sui loro domini non
tramontava il sole. Ma le unità umane durano- quanto l’uomo. Il sole di
Dio non tramonta, neppure geo-grafi
camente, sulla chiesa che egli si sta
suscitando, chiamandola dai quattro
canti della terra, ed è una comunione
che, per volontà del suo Signore, regge i secoli e i millenni.
Se infatti le dimensioni dell’Evangelo e della chiesa sono universali
geograficamente, la prospettiva si fa
ancora più grandiosa quando conside
riamo le cose storicamente ; e non tanto guardando al passato, pur secolare,
bensì alTavvenire: nella prospettiva
biblica, infatti, il senso della storia è
la salvezza ohe Dio vuole per tutti gli
uomini. Il mondo vive soltanto perchè e finché ad ogni uomo sia annunciato l’amore di Dio. Questa è Tincredibile audacia della testimonianza apostolica, e quest’audacia stessa — oggi più grande e difficile che mai — è
richiesta alla chiesa. Tutto questo travaglio della storia umana, il sorgere
e il cadere di civiltà, i contrasti etnici,
le lotte di classe, il progresso tecnico
e le sue servitù, la lotta contro la malattia e contro la morte, le sbalorditive conquiste delTuomo e il suo ritrovarsi sempre « a terra », tutta la sofferenza e le speranze degli uomini, i
loro sforzi meglio intenzionati, i loro
programmi e piani, tutto questo non
ha alcun senso in sè : « tutto è vanità » ; si può guardare in faccia questa
cruda verità, si può coraggiosamente
lottare per il valore reale di ogni attimo di gioia e di speranza di ogni singolo uomo, ma nella prospettiva finale, la vanità rimane. Tutta la storia
umana ha senso soltanto perchè è il
tempo, concesso da Dio a questo mondo, affinchè la chiesa — cioè la comunione di coloro che ovunque hanno
creduto e conosciuto Tamore redentore di Dio in Cristo — annunci al mondo intero questo amore e questa salvezza dalla « vanità ».
Chi non crede in Cristo-, chi considera la chiesa e il suo messaggio soltanto da un punto di vista sociologico, non può ohe sorridere, nella migliore ipotesi, di questa visione che
gii appare singolarmente ingenua, se
non orgogliosamente illusa; e così sarebbe -se 1-a chiesa ponesse se stessa al
posto deU’Evangelo, facesse di sè stessa il senso della storia umana, il suo
orizzonte, il suo’ fine : quando ciò avviene, il suo sale diventa insipido e
il suo messaggio è gettato via e calpestato dagli uomini. Ma c’è anche posto, nel nostro- mondo, per una chiesa
che vive veramente quale straniera e
pellegrina, attendendo gioio-sainente
il mondo nuovo di Dio; c’è posto per
una chiesa ohe non si lascia confina
re neU’angustia delle sue sagrestie,
una chiesa ohe « vede grande », perchè il suo Signore non cessa di dischiu
derle davanti il gran campo del mon
do, e le ricorda ohe la messe è grande e già biondeggia, e la conferma
nella certezza che questo mondo passa ma che la Sua promessa di vita dura in eterno e avrà il suo pieno adempimen-to
Non orgoglio, quindi, ma coraggio e
audacia, quali furono nei primi testimoni, i quali in faccia ai poteri e alle culture osarono proclamare la sapienza di Dio e la potenza di Dio manifestate in Cristo»
Non vergognamoci deU’Evangelo :
esso è jootenza di Dio- per ognuno che
crede. Non sotterriamo il nostro talento: esso rappresenta la possibilità
della fede e della speranza per qualcuno almeno intorno a noi, non fosse
che uno solo. E’ la nostra parte nella
storia del mondo. La parte migliore,
che ci è stata donata e non ci sarà
tolta. Gino Conte
VOIOIARI DELIA PACE
li ASIA E li AFRICA
« Volontari della pare » prolesianti sono
professori in una scuola cattolico-romana
di Borneo. Altri volontari, cattolici e ebrei,
ini-scgnano in scuole africane dipeiiden-ti da
missioni protestanti. E’ convenuto fra il
Corpo dei volontari della pace (USA) e il
governo che accetta ¡1 servizio di questi
lu mini c di queste donne, che questi saranno accidti. qualunque sia la loro religione;
che essi possono essere chiamali a lavorare
in scuole confessionali, dove non ve ne siano altre, ma che non sono tenuti a dare
lezioni di religione.
Lo si ricorderà, il presidente Kennedy
aveva firmato nel settembre 1961 l’atto costitutivo dell’U, S. Peace Corps, il cui scopo è quello di « promuovere la pace mondiale e l’amicizia mettendo a disposizione
di -paesi e regioni interessate, uomini e
donne formati per il servizio all’estero, volontari disposti a servire, se necessario in
dure i-ondizioni, e aiutare gli abitanti di
questi paesi a soddisfare le proprie necessità ili mano d’opera qualificata come pure
a promuovere una migliore comprensione
del popolo americano ». {soepi)
Perchè “ tutti siano uno „
Anche ora che la " Settimana di preghiera per l'unità " è passata
La settimana di preghiere per l’unità delle Chiese è terminata. Abbiamo pregato, nei piccoli e nei grandi
centri, in fraterna unione con le comunità delle varie denominazioni, come sempre ogni anno di questi tempi.
La rigida stagione non ci ha impedito di intervenire, più o meno numerosi. alle riunioni effettuate in questa
o in quella chiesa.
E’ veramente bello e invitante, una
volta l’anno, questa serie di assemblee che ci permette di recarci da un
capo all’altro della città, per vie che
nel corso della vita quotidiana non ci
è mai dato di percorrere, e ritrovare,
in fondo ad un vicolo, a metà di una
via del centro o miracolosatnente intatta tra alcio.e case diroccate, la
chiesa di altri fratelli evangelici; entrare e pregare con loro, stringere mani che per un anno non stringeremo
più, vedere volti dei quali la memoria
non serba che un ricordo vago, nebbioso, sì che al momento del saluto
il sorriso che ci viene alle labbra sembra dire: ”mi sembra di ricordarmi di
te, ci siamo già visti, credo l’anno
scorso, qui o in un’altra chiesa evangelica”.
Viene fatto di pensare a quale fosse l’incontro dei fratelli cristiani, quasi duemila anni fa, quando accadeva
ad essi di peregrintAfe da una città all’altra e nel turbine dei tempi, nehe
vicende politiche che si susseguivano
plasmando il destino delle nazioni,
riuscivano, attraverso distanze, per
quell’epoca favolose, ad annodare il
filo' di una comunanza spirituale, stabilendo a collegamento delta fraternità nel nome di Gesù Cristo Salvatore.
Erano chiese lontane, separate oltre che dalia distanza, dalla autonomia amministrativa e dagli ordinamenti che ne regolavano la vita e le
manifestazioni di culto, ma la separazione non divideva i cuori nè gli animi. non costituiva scandalo agli occhi dei pagani nè a quelli di Dio.
Abbiamo pregato. L’anno prossimo
pregheremo ancora: una sera nella
chiesa di via tale, un’altra sera in una
chiesa, diversa, parlerà il pastore X.
poi il pastore Y, concetti bellissimi,
parafrasi evangeliche, inni in comune. Poi ognuno ritornerà a casa, le
comunità si richiuderanno nel loro
guscio, la vita delle chiese continuerà
quasi guardinga sulle posizioni proprie, ognuna per sè e Dio per tutte.
”Il nostro gruppo giovanile ha un
suo proprio statuto”, disse un giorno
un pastore al giovane fratello di un’altra chiesa evangelica che gli aveva
proposto di organizzare una specie di
fusione tra i diversi gruppi giovanili
per incontri periodici di ricreazione e
di preghiera.
Forse le settimane annuali .sono un
po’ troppo dilazionate per creare un
maggior contatto di vita attiva e fattiva. La preghiera è una bellissima
cosa ma probabilmente il vecchio proverbio ’’aiutati che Dio ti aiuta” non
è del tutto sbagliato. Nella nostra
ignoranza di mortali osiamo ritenere
che Dio preferirebbe, in certe (Kcasioni, che gli ’’statuti propri” fossero
sacrificati ad una intesa piena e fraterna. feconda di iniziative e soprattutto esempio chiarissimo di unità.
Certo, a questa settimana di preghiere, la chiesa cattolica romana non
si è unita materialmente con i suoi fedeli nella comunanza sui banchi delle nostre sale; il terrore dell’eresia
séguita ad allontanare dalle nostre soglie i ’’fratelli separati” (ci sia permesso di usare questa espressione così
’’nostra”). D’altra parte, se unità ci
dev’essere, non la invochiamo da Dio
solamente per le Chiese evangeliche.
ma per tutte quelle indistintamente
che accettano Cristo come Redentore
e Salvatore dell’umanità. Per questo
l’ideale .tarebbe che in ogni chiesa e
in ogni località, si pregasse tutti uniti
affinchè superati gli ostacoli della burocrazia teologica ogni cristiano di
questo nome sapesse risalire, accanto
al fratello, verso l’unica Verità e l’unica Luce.
Ma può apparire ozioso dilungarci
su questa necessità che è al tempo
stesso un imperioso dovere: ritorniamo a considerare l’aspetto interiore
del gesto ecumenico compiuto da noi
tutti per la circostanza sopra detta.
Che cosa potrà scaturire di nuovo e
di più fraterno, quest’anno, dalle nostre assemblee? Oltre alle più .strette
e fattive organizzazioni interdenominazionaU, alle unità d'azione svolte
in questo o in quel senso, che cosa
potrà dimostrare che l’ecumenismo
aleggia su di noi e anima di spirito vivificatore la nostra pratica religiosa?
Natale è passato; dalla coltre di neve di questo inverno rigido e lungo
sorgerà tra poco il volto ridente della
prinuivera. Sarà Pasqua: ritornerà nel
rituale cristiano l’anmincio gioioso
della Resurrezione; ogni chiesa risuonerà di inni echeggianti la gratitudine
per il dono sovrannaturale e rievocanti la dolorosa via al Calvario. Nel
giorno del giovedì precedente la mattina della gloria soffermiamoci q raccogliere l’appello di Gesù Crocifisso
che ritorna a parlare dal Suo trono
di amore e di sofferenza: ...Quando
il pane romperete... ricordatevi di me.
Come prova di fraterno spirito cristiano, di supremo riconoscimento è
di sincero amore, perchè non ci im
contriamo tutti, come in queste sere
di preghiera, qualunque sia la nostra
Chiesa, al tavolo della Santa Cena,
riuniti in un solo culto, a ricordarci
di Lui, di Lui che chiede ancora, dopo 2.000 anni, di essere ’’tutti Uno”?
Marco
Breviario per Funità
Convinti come siamo che Vavvenìre
della Chiesa cristiana è un avvenire ecumenico e che Vecumenismo è un imperativo della fede a cui non ci si può sottrarre senza diventare infedeli; convinti
d'altra parte che — come scrive il Prof.
F. Subilia nel suo libro 11 Movimento
Ecumenico, Roma 1948 p. 95-96 è
un ’non posso altrimenti della confessionalità: dobbiamo essere confessionali, con senso di provvisorietà, certo, ma
anche con deciso e convinto realismo "
- spinti dunque da questa duplice con'
vinzione iniziamo la pubblicazione di
questo ’’Breviario per l’unità”. Esso
vuole essere essenzialmente un contributo di chiòrezza nel dialogo ecumenico
in cor.so. Oflriremo via via alla riflessione: dei lettori, protestanti e non protestanti, alcuni testi, soprattutto dei Riformatori, che ci paiono importanti per
orientarci ecumenicamente e per farc'i
comprendere le ragioni profonde, cioè
le ragioni permanenti della Riforma.
Ad alcuni spiriti delicati del nostro
tempo certi testi, come quello odierno,
potranno parere eccessivamente duri: li
a cura di Paolo Ricca
leggeranno con un senso di insofferenza.
Certo, V atteggiamento dei Riformatori
mal s’inquadra in quella ’’gara di cortesie” jra le diverse confessioni cristiane, cui alludeva Gino Conte. Altri tempi,
si dirà. Altre tempre d’uomini, piuttosto. Altro rigore evangelico, soprattutto.
E’ ovvio, comunque, che questi testi
vanno letti tenendo presente il loro contesto storico. Del resto, quello che ci
sta a cuore non è in primo luogo il lato polemico della verità evangelica, ma
la verità stessa: nel testo pubblicato qui
appresso, ad esempio, ci importa sopì attutto la prima parte ( che lui il ritmo
di una solenne, ma vissuta, confessione
di fede ed aimnce per essere tutta cosi perfettamente equilibrata in Cri.sto).
a l’ultima frase, che nell’odierna congiuntura ecumenica acquista un sapore
d'attualità affatto particolare.
Il nostro ” Breviario per l’unità” si
apre dunque con una pagiiui di Calvino,
tratta dalla Prefazione al Libro degli
Atti che è del 1“ Agosto 1560 ed è indirizzata al ”très illustre Prince Monspianeur Nicolas Radziwil”.
La vera anima della Chiesa
Or com’è possibile, che Cristo eontinui ad essere il Signore se lo
si è spogliato di tutta la sua potenza, destituito del suo dominio e privato del suo onore? Il Padre celeste lo ha costituito capo della Chiesa
a questa condizione: elle lui solo .sia sacerdote per renderci del continuo il Padre favoìevole, dojio averne sedato l’ira una volta col sacrificio della sua morte; che la sua morte sia un purgamento perpetuo
dei nostri peccati, il suo sangue sia il nostro unico lavacro e che nella sua obbedienza troviamo piena e totale soddisfazione per le nostre
colpe; che sia lui l’unico intercessore a motivo del quale le nostre
[»reghiere siano esaudite; ciie sia lui il nostro protettore e fedel difensore per tenerci sotto la sua salvaguardia; che domando e mortificando i vizi della nostra natura ci riformi in giustizia e santità; e che I.
solo cominci e porti a eompiniento in noi la vita beata.
Se di lutto i|uesto i Papisti gli han Li.scialo qualcosa, ammetteremo volentieri ohe essi lian la Chiesa dalla loro jiarte. Ma se è co.s'
che il Papa, opprimendo le eo.seienze con una tirannia jiiù ohe crudele e barbara, ha tolto l’impero a Gesù Cristo; se, ha introdotto una
forma di governo del tutto contraria alla dottrina dell’Evangelo; .stila inventato un sacerdozio nuovo ed estraneo [all’Evangelo], per cui
un uomo mortale si intromette presentandosi come, mediatore tra Di
e gli uomini; se ha inventato dei sacrifici quotidiani che ha messe
posto della morte di Gesù Cristo; se ha inventato mille modi per ottenere il riscatto dei peccati; «e ha tratto dal pantano infernale delle
purificazioni fatte a .suo piacimento per disseccare il sangue del Figlio
di Dio; se ha messo al posto di lui un numero infinito di avvocati; se
ha innalzato il libero arbitrio degli uomini al posto dello Spirito Sante — dobbiamo ora dubitare che il vero Gesù Cristo sia stato cacciato
ben lontano dal papato?... 1 Papisti... pur avendo spento la dottrina
dell’Evangelo, che è la vera .anima della Chiesa e sola la vivifica, van
magnificando e lodando a gran voce non so quale ombra di Chiesa
che esiste solo nella loro fantasia... Ma prima di ogni altra cosa bisognava esaminare la dottrina, onde potere, per mezzo d’essa, riconoscere la Chiesa. Calvino
2
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N. 5 — 1 febbraio 1%3
(Leggere Luca 6; 46-49)
La parabola della casa fondata (o non fondata) sulla roccia, come
tutti sanno, termina il Sermone sul monte di Gesù: ne è come la conclusione finale, l’appello e l’applicazione pratica.
In quel discorso, il Signore ha posto le basi del suo insegnamento
p>er una vita autenticamente cristiana : è come un programma, una parola d’ordine che Egli pone davanti ai suoi discepoli di ogni tempo.
Però bisogna ricordare che quelle parole del Sermone sul monte, come
tutto l’Evangelo, impegnano ciascuno di noi nella obbedienza e nel servizio... perchè non è sufficente chiamare, con riverenza, Gesù « Signore,
Signore », ma bisogna « fare quello che Egli dice » (v. 46).
La Parola di Gesù Cristo va presa sul serio!
Quando un servitore riceve un ordine dal suo padrone, vi è per lui
un solo modo di obbedire : prendere quell’ordine sul serio e alla lettera,
convinto che tutto ciò che è contenuto in esso è buono e deve essere
fatto. Ma se egli, pur ascoltando le parole del suo padrone con riverenza
e accompagnandole con esclamazioni di apparente rispetto (« Signore,
Signore »!!), non è però poi disposto a metterle in pratica, allora, inconsaf>evolmente forse, ma chiaramente, egli si allontana, si separa dal suo
padrone, non perchè non ascolta le sue parole, ma pverchè non le vuole
mettere in pratica.
Se il cristiano vuole rimanere unito a Cristo, deve prendere sul serio
la Sua Parola... ma, per prendere sul serio la Parola di Cristo, bisogna
« fare » ciò che Gesù Cristo dice neH’Evangelo, bisogna edificare la propria vita sulla Parola di Dio.
Questa « parola del Signore » deve essere intimamente legata, radicata, alla nostra vita come una casa, edificata sulla roccia, fa « corpo
unico » con questo saldo fondamento. Se non è così, inutilmente avremo
udito, e inutilmente continueremo a udire, la Parola di Gesù... Le prove
e gli inganni, che si abbattono come tempeste, sulla nostra vita, spazzeranno via quella Parola dalla nostra esistenza come una casa, pur solidamente edificata nelle sue strutture esteriori, ma non fondata sulla
roccia, è spazzata via dalla piena dei torrenti e dalla furia dei venti.
Se invece noi perseveriamo (e (perseverare vuol dire conservare, nutrirsi, vivere di...) nella fedeltà alla Parola di Cristo, così tenacemente
come la casa è tenacemente legata alla roccia del suo fondamento, allora, siamone pur certi, nessuna prova, nessuna tempesta, nessuna forza
e nessuna volontà al mondo potrà mai separarci da quella Parola e, in
definitiva, da Cristo e dal suo amore!
Tutta la radicale opposizione sta qui: ascoltare e mettere in pratica, o ascoltare e non mettere in pratica la Parola del Signore.
S. Giacomo dice : « Siate facitori della Parola, e non soltanto uditori, illudendo voi stessi » (1: 22). Ci sono, purtroppo, molti che vivono
nella più grande illusione riguardo alle questioni religiose, anche nelle
nostre chiese: quelli che pensano sia sufficente dire « Signore, Signore »,
ascoltare saltuariamente la Sua Parola, leggere di tanto in tanto la Bibbia (quando se ne ha il tempo!), frequentare occasionalmente i culti.
Tutto ciò non è certo prendere sul serio la Parola di Cristo, non è un
edificare la propria vita sul fondamento saldo... Ma, diciamolo pure, anche quando si leggesse la Bibbia tutti i giorni e non si mancasse a un
solo culto, ciò non vorrebbe dire ancora di per sè che la Parola del Signore sia presa sul serio : ci vuol altro! Si prende sul serio la Parola del
Signore quando « si fa quello che Egli dice »!
Abbiamo quindi tutti bisogno di riudire sempre e di nuovo questo
richiamo a non illuderci nelle parole, ma a vivere nella pratica dell’Evangelo, perchè vi è sempre nel nostro cuore la tendenza al « grande
divorzio » tra la professione di fede cristiana a parole e la pratica della
vita a fatti. In teoria, siamo tutti convinti di essere « buoni cristiani »,
ma è nella realtà concreta della vita cotidiana che il Signore saggia la
veracità della nostra fede e del nostro amore per Lui.
Il profeta Ezechiele diceva degli israeliti del suo tempo (ma la stessa cosa potrebbe essere r.petuta anche per molti cristiani del nostro
tempo): « Dicono: venite ad ascoltare qual’è la parola che procede dall’Eterno! E vengono da te come fa la folla, e il mio popolo si siede davanti a te, e ascolta le tue parole, ma non le mette in pratica; perchè,
con la bocca fa mostra di molto amore, ma il suo cuore va dietro alla
cupidigia. Ed ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore d’uno che
abbia una bella voce, e sappia suonar bene; essi ascoltano le tue parole,
ma non le mettono in pratica... » (33: 31-32).
« Non chiunque mi dice ’Signore, Signore’, entrerà nel regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli » (Matt. 7: 21).
Giovanni Peyrot
REniFICHE
Per una spiacevole svista nel numero
scorso parlando dei missionari emeriti, abbiamo tralasciato di menzionare il Past.
.Alessandro Tron e la Signora, attualmente
residenti neU’Isola d’Elba, dopo un lungo
ministero nella iMissione svedese in Eritrea, dove ora ha preso il loro posto il figlio Bruno; e la Signorina Vittoria Spelta,
a Torre PelUce, dopo aver lavorato a lungo per la Mission de Pari® a Tahiti.
Ci scusiamo della svista involontaria, e
uniamo questi amici nel pensiero e nell’augurio affettuoso che abbiamo espresso agli
altri nostri missionari, la scorsa settimana.
* * *
11 Sig. Franco Falchi ci fa notare che,
contrariamente a quanto avevamo scritto,
pubblicando lo schema di meditazioni e
pregliierc ;per la « settimana idelli’unità »
(preparato e diffuso dal Consiglio Eicutnenico) ne è stata pubblicata pure una versione italiana, a cura della sezione milanese di « Unitas ». Tirato a 3.000 copie, l’opuscolo (« Egli è la nostra pace ») è stato
inviato a tutte le parroccliie, i colleglli,
gli istituti religiosi della diocesi di Milano; questo testo è quasi identico a quello
ginevrino, ma sono stale aggiunte alcune
note introduttive e le « intenzioni », che
non menzionano il gran ritorno ma la santiUciizione delle varie confessioni cristiane.
11 fatto è rallegrante; ma bisogna essere
chiari quando si parla di sofferenza per la
divisione: la separazione del XVI sec. non
è infatti cosa di cui dobbiamo pentirci davanti a Dio, noi protestanti, al contrario,
è Roma che, allora, non ha voluto ascoltare la Parola del suo Signore.
Spigolature di attualità
‘‘S. V. Ill.ma
Un amico che ha dovuto trasferire il
figliolo nella scuola della nuova città
di sua residenza è stato invitato a rivolgersi al Preside, secondo il modello che
gli è stato consegnato; la domanda —
in carta bollata, naturalmente — ha obbligato il padre dell’alunno a scrivere
"mi permetto chiedere alla S. V. Ill.ma
il trasferimento” ed a concludere con
’porgo deferenti ossequi”.
E’ già molto che il ’’modello” della
domanda (anzi, della istanza) si sia limitato a termini così moderati, perchè
al ¡Hidre dello scolaro poteva imporsi
un formulario come questo: ’’Ardisco,
oso rivolgermi alla S. V. Ill.ma”, per
farlo concludere con ”mi prostro in
profondi inchini”.
Incensarci vicendevolmente: è l’uso.
Non c’è fra noi chi non abbia ricevuto l’invito a partecipare ad un concerto, ad una mostra d’arte, ecc-, col cartoncino dall’immancabile appellativo di
”S. V. Ill.ma”; nel più frequente e banale scambio di incensamenti, il meno
che ci possa capitare è la definizione di
’’Egregio Signore”. ’’Egregio” — dice,
il dizionario — significa ’’fuori del
gregge, che esce dall’ordinario, che ha
pregi singolari”.
Siamo dunque tutti dotati di pregi
singolari; e se un tizio, indirizzandomi
la sua brava epistola, mi definisce
’ egregio”, posso io — povero ometto
— essere meno riguardoso di lui, quando gli rispondo?
Il più accetto, perchè più pomposo, è
l'attributo di ”S. V. Ill.ma”.
Quando lo si legge, seguito dal proprio nome e cognome, la vanità è solleticata e ci scorre dai precordi un brivido di compiacimento; poi si fa vedere il biglietto alla moglie ed ai figlioli,
col sorrisetto di chi si sente giustamente stimato ed onorato. ’’Vedete, figlioli,
come si rivolgono al babbo? Voi siete
talvolta impertinenti con me; ebbene,
guardate; mi chiamano S. V. Ill.ma”.
Signoria... illustrissima...
In un Paese che trabocca di Eminenze, di Eccellenze, ecc.. Signoria Illustrissima vale ancora qualcosa; egregio
ormai, conia poco, perchè è il minimo
fra i convenevoli d’uso, cosi come è ine
zia scrivere ’’spettabile” quando ci si
rivolge 11 società industriali o commerciali.
A lungo andare, però, anche Signoria
Illustrissima diverrà troppo trito per
lellicare il nostro amor proprio; dovremo studiare nuovi epiteti.
Se cominciassimo col chiamarci vicendevolmente ’’venerabile”, come il
Sinodo? Alberto Guadalaxara
MlllinlIKItlllllHII
INFLUSSI ILLUMINISTI ALLE VALLI
Rousseau, Voltaire e i jiValde
In un recente numero del nosorc
giornale, sono state dedicate due pagine alla commemorazione del grande
niosofo J. J. Rousseau, m occasione
del 2° centenario della pubblicazione
del « Contrai Social » e dell’« Emlle »
e del 250° annivensario della nascita.
La piresentazione eccellente che ne è
stata fatta potrebbe essere completa
va dalla visione deHInfluenza cne le
idee del grande ginevrino eeercitarono
sui Valdesi dell’epooa ; iniatti il problema dei rapporti tua 1 valdesi e il pensiero d’oltralpe non sembrerà ozioso
o fuori luogo, se si pensa che tutti i
pastori valdesi passavano allora diversi anni della loro vita, tutto il corso
di stiUidi superiori e la teologia, presso
le facoltà straniere, e in particolare
Ginevra e Losanna. E' ovvio pertanto
che essi resjdrassero a pieni polmoni
la cultura dei tempo, e che poi, di ritorno alle Valli, ne fossero i banditori e gli strumenti; sicché le vicende
della teologia e della spiritualità valdesi sono strettamente legate alle vicende del mondo protestante svizzero.
In tal senso, non possiamo dissociare dal nome e dall’azione di Rousseau,
anche quello del suo coetaneo Voltaire, ohe esercitò del pari una grandissima influenza sul pensiero contemporaneo e che naturalmente fu « importato» alle Valli coi bagaglio inteillettuale dei giovani studenti valdesi.
E se è vero che la seconda metà de’
‘700, per quanto riguarda la storia valdese, è singolarmente muta, almeno
fino alla Rivoluzione, perchè non illustrata da grosse vicende, questo noii
vuol dire ohe in quei decenni non si
stesse verifìoando una grande trasformazione nella tradizionale vita e nella
compagine raccolta dei nostri trisavoli: essi furono, senza avvedersene.
miimimiiiiimiiiiiiiitiimmiiiiiiiiiiii
Dd incontro tra giovani cattoiici e protestanti
« Credo di non sbagliarmi dicendo die
questa è la prima volta die avviene un incontro giovanile del genere ». Così il past.
Bruno Rostagno ha introdotto ed aperto il
programma di incontro tra un gruppo di
giovani cattolii-i e protestanti (circa 5(<)
svoltosi alla Villa Annunziata - Casaglia
(Milano).
1 convenuti erano di Busto \. - Gallarate
. Varese - Milano (da parie catloHca) e di
Milano (12) Ivrea-Aosta (6) e Torino (3)
di parte protealainle (battisti-valdeai-fratelli). Erano rappresentali studenti, lavoratori, laici ed ecclesiastici (oltre al past. Rostagno erano presenti tre sacerdoti: un professore di teologia, d. Asnaghi, e due assistenti di giovani scout).
Dopo la pre,seTitazione e la cena in comune (il sabato 19 genn.) abbiamo ascoltalo
una breve ma esauriente relazione del giovane Cartoedo Achille (capogruppo del
Clan di Scout di Gallarate) sul panorama
del dialogo ecumenico negli ultimi anni. Il
dibattilo a cui avrebbe dovuto fare seguito
si è limitato a qualche intervento informa
livo. Ha fatto seguilo la lettura comunitaria della Preghiera per l’Unità (tratta dalla Comunità di Taizé) ed il canto comunitario di alcuni salmi di Gdineau. Prima
della buona notte un bel gruppetto si è subito affiatato nel canto di alcune canzoni di
montagna.
L’indomand c’è stato il seguente programma: Relazione del Past. Rostagno sulla situazione del protestantesimo in Italia
(sulla quale non ci dilu-nghiamo). Dopo alcune domande è la volta delle relazioni su
impegni di servizio cristiano in alcun!
aspetti della nostra società. Abbiamo così
sentito parlare di Agape, Riesi, Centro di
Solidarietà, Comunità di Taizé, e poi (da
parte cattolica) della G. S. (gioventù sludcntescal e dei loro punti principali: educazione alla comunità, carità, missione, (raccolta ’’decime” nelle scuole per l’aiuto ai
brasiliani) preghiera comunitaria, iniziative culturali, ecc. Una ragazza Ila presentato i Piccoli fratelli di Gesù, i quali cercano
di condurre la vita di Gesù alla lettera su
ispirazione del p. Foucauld. Un altro giovane ci ha presentato il lavoro di « Testiinonianza » la rivista fiorentina <be fa rapo a p. Bakluci-i, con attività di studio hililic'i, incontro, preghiera nel ’’cenacolo”,
dibattiti ecc. Ed infine abbiamo sentilo parlare di ebeveto-gne ,la comunità che si trova in una situazione di apertura ecumenica,
pur restando ealtolici integrali ; seguono il rito latino e quello greco-slavo-bizantino e sono impegnati nell’ecumenismo in
molti campi e particolarmente con la pubblicazione delia rivista ’’Irenikon”. Ha seguilo per ciascuna e.s,posizione forse il maggior numero di domande, il che del resto
è normale considerando la novità o quasi
per entrambi le parti di queste notizie.
Nel pomeriggio abbiamo avuto un ’’giornale parlato” sul Concilio Vaticano II, nei
quale Donatella Gay, e*l un gruppo di giovani cattolici, hanno esposto le due posizioni ’’ufficiali” dinanzi al Concilio, con
qualche considerazione personale.
In particolare la relazione di Donatella
Gay (che ha ravvivalo un po’ l’incontro) ha
soltolirteato ”-la mancanza di interesse delle ma.sse cattoliche dinanzi al Concilio” ; Ita
citato due e.sempi di anti-ecumenismo, nelli stampa e nella televisione (come quello
dell’emittente tedesca di R. Vaticana sulla
intervista all’ex pastore Max Lackmann e
sulla trasmissione in onda sul 1° canale la
sera del 9-12-62, a proposito dell’opinione
degli osservatori, fatta da J. Guitton, laico
cattolico, anziché da uno di loro). La sua
relazione ha poi messo in luce un malinteso circa la ’’nostalgia” dei protestanti di
tornare nella Chiesa Romana (vedi Enciilica ”ad Petti Cathedram” del giugno
1939) ; ha detto anche che l’ecumenismo rat
tolli-o è fermo al suo dogmatismo e net
suni fini, ed infine che ’’non possiamo iden
tificare la Chiesa di Roma con la Chiesa di
Cristo”.
Non si è parlato quindi di una nostra risposta .ill’invito di ’’tornare”, ma di una
controproposta alla chiesa cattolica, per incominciare seriamente il ritorno alla vera
Chiesa dei Padri; allora sarà possibile fare
ir.fienie questo cammino.
Dopo l’esposizione catlolk-a, die ha pre
sentalo j punti di vista del Card. Bea, del
papa stesso, di altri importanti teologi oaticlici sul tema, è seguito un dibattito sulla
relazione di D. Gay, -che ad alcuni è semiirata un po' ’’dura”. Dibattito concluso“!
con un’affermazione dello stesso don Asnagbi a favore della relazione, e invitando i
cattolici presenti a riflettere su quanto c
stalo detto.
E’ difficile dire se rincontro è stato positivo: possiamo senz’altro affermare che un
incontro del genere ci voleva, che tutti erano contenti di avere potuto conoscere il
parere di altri giovani, con altri principi di
fede, e che quasi tutti hanno pensato alla
necessità di un prossimo incontro che senz’altro si farà. Paolo Turin
una singolare testa di ponte, al di qua
delle Alpi, del pensiero contemporaneo, e se Tiiluminismo da loro rivissuto non fu comunicato ai conterranei
piemontesi, lo si deve soltanto alla loro situazione di minoranza relegata
nell’antico ghetto delle Alpi e tagliata
fuori dalla vita del Piemonte.
Questo limita, senza dirranuirlo, l’interesse della ricerca storica in questo
senso; e chi voglia analizzare più da
vicino il problema, si troverà di fronte a tutto un processo di formazione
di una borghesia valdese, di cosmopolitismo', di attività commerciale ed induistriale, di decadimento della morale, sul quale non possiamo qui soffern arci, e davanti ad almeno quattro figure di esponenti del mondo valdese
ohe esprimono assai bene la nuova atmosfera spirituale e intellettuale.
Gli otto figli dei pastore di Prarosti
no Davide Monden furono chiamati:
Leonide, Socrate, Aristide, Syrone, Euridice, Oleonice, Petronilla, Romilia
Cheilonide. Di quest’ultima l’atto di
nascita, scritto dal padre stesso, è così stilato : Chélonide Mondon, fille de
David pasteur de cette paroisse, est
née le 23 nivoise an XI et le 25 pluvoise elle a reçu le S. Baptême, lui
ayant été assigné pour parrain l’exemple de ses vertueuses ayeules et pour
marraine la mémoire des dames romaines qui prirent le demi à la mort
du premier Brutus ».
Gli è ohe Davide Mondon, come oi
dimostrano questi elementi, aveva respirato in pieno il razionalismo teologico (o antiteologioo) del suo tempo;
e per lui il vangelo, nel suo messaggio di redenzione e di salvezza non
aveva più grande significato. Cristo
era considerato soltanto uno dei grandi uomini della storia, e Platone con
Socrate avevano avuto « d’aussi saines idées sur la morale que notre
évangile, et ont concourru à son établissement». Quanto alla morale, le
sue idee erano evidentemente abbastanza larghe, e la parabola del figliol
prodigo gli servirà a stabilire che la
danza se non raccomandata, è per lo
meno aiinmessa dalla Bibbia!
In Davide Mondon evidentemente
si fondono vari elementi di cultura,
non sempre facilmente individuabili;
in Giacomo Brez, morto a 27 anni a
Middelbourg in Olanda, è più facilmente ravvisabile l’influenza del Rousseau. Appassionato dello studio della
natura e degli insetti in particolare
(pur coltivando gli studi teologici),
egli afferma che « pour un philosophe,
c’est à dire pour un homme raisonnable, rien n’est inutile dans la nature ». e persino gli insetti furono « la
sagesse de l’intelligenice universelle » :
ed eccolo a studiare « les rapports des
insectes avec la philosophie»! Ne!
suo volume dedicato alla storia valdese, il Brez insiste sul fatto che i
Valdesi sono dei veri e puri cristiani,
perchè « sont aussi près de la nature quo Ton peut être dans l’état de
société»: la ben nota affermazione
del Rousseau che l’uomo per natura
è buono e la società lo ha corrotto
e trasportato di peso alla visione della storia valdese. Inoltre egli afferma
che « la voix de l’Evangile ne saurait
être contraire à la voix de la nature »,
che la religione « est la science du
bonheur » e che la « philantropie fait
Tessence du Christianisme»: tutte
espre.ssioni derivate direttamente dalle opere e dal pensiero di Rousseau.
Naturalmente anche per il Brez,
Cristo è un grande uomo, ma non il
figlio di Dio che ha salvato il mondo.
Perciò nel .suo programma di studi
per un Collegio alle Valli, egli vede il
maestro « développer les beaux modèles de prédication que Jésus et ses
apôtres nous ont laissé dans leurs discours». Cristo ridotto ad esempio di
retorica !
Altro rappresentante tipico dei giacobinismo valdese e delTlnnuenza di
Voltaire fu il colonnello Giacomo Marauda: dopo una giovinezza movimentata trascorsa in giro per l’Europa come precettore, egli era tornato alle
Valli ricco di esperienza e anche fornito ai un bel gruzzolo. Ciò che gli
permise di avviare delle specutazioini
commerciali e inidustriali assai uiteressanti, e di soddisfare il suo carattere ambizioso. Questo avvenne soprattutto durante il periodo napoleonico, in cui egli fu vioe-comanaante
aeiie milizie valdesi e poi chef de brigade. La sua penna fu attiva, e si dieae alla polemica e alla storia in particolare ; fu ferocemente antiolerioale, come del resto era di moda aiiora.
e per mi « la religion est la fiUe ae la
peur, pendant que la morale est la
mere ae la piété. L’experience prouve
que la première a plus d’empire que
l'autre sur Thomme faible, ignorant
ou méchant... tandis que le docte qui
se conduit suivant la maxime d’une
saine morale ne craint ni le présent
ni l’avenir...».
« Dieu nous a crée raisonables avant
que de nous rendre obrétiens. La Ré
vélation qu’il nous adresse suppose que
nous sommes doués de raison, et que
nous en faisions usage... Un des plus
grands privilèges de la Raison et en
même temps un de ses plus indispensables devoirs est de guider la Foi et
de lui montrer la route qu’elle doit
suivre: car si la Foi n’est conduite
par la Raison, il est évident qu’elle ne
peut être qu’une persuasion téméraire et une aveugle témérité ». L’autore
di queste righe così tipicamente illuministiche, era Rodolfo Peyran, per
molto tempo moderatore valdese e
considerato « pére des Vallées ». Egli
fu un uomo di straordinaria cultura
e di grande versatilità, come dimostrano i suoi numerosissimi manoscritti, che ancora si trovano alla Biblioteca Valdese, nei quali è trattata
ogni sorta di a:rgomenti, storici, religiosi, polemici, culturali, letterari, eoe.
Anche in lui il razionalismo del tempo fu abbastanza sentito, per quanto
egli cercasse una via di conciliazione
tra le esigenze del Vangelo e le pretese della filosofia ; ma come abbiamo
visto nelle parole citate, con la vittoria delia « Raison », e con la maiuscola, com’egli scrive; davanti ad essa la
definizione di S. Paolo, per cui la fede è certezza di cose che si sperano
e dimostrazione di quelle che non si
vedono, perde tutto il suo valore...
Dopo la presentazione, estremamente sommaria, di quattro personaggi su
cui il secolo dei lumi e la voce di Rousseau e Voltaire avevano lasciato profonde tracce, dovremmo concludere
che tutto il corpo pastorale valdese
fosse allineato su simili posizioni? Non
lo crederemmo del tutto, ma sarebbe
interessante poter trovare anche delle reazioni o delle riprovazioni, private o sinodali, a simili posizioni; esse
non ci risultano, e invece troviamo
quel singolarissimo atto del sinodo
1801, in cui Cristo è definito « le seul
et véritable ami des hommes». Il che
è assai poco, e indica un latitudinarismo ed una insensibilità teologica velamente sorprendenti...
Ci vorrà il Risveglio del secondo
quarto dell’800 per ricondurre i Valdesi alla riscoperta della perenne vitalità dell’EvangelO' e della sua forza rivoluzionaria. A. Armand Hugon
3
1 febbraio 1963 — N, 5
pn- 3
brìcioli
Un
nuovoOinno voi
Coscienia (e timbri)
In questo periodo deU’anno si parla molto di coscienza-, non della coscienza in sè, ma delle coscienze varie: per esempio della coscienza fiscale. (Come è noto l’Italia è un simpatico paese che rifugge dalle astrazioni per scendere al concreto in tutti i campi, particolarmente in quello religioso (e morale). Cosi l’Italiano non parla semplicemente della Madonna, ma della Madonna di
Loreto, del Sacro Monte, della Madonna Nera, delle grazie ecc. Similmente parla di una coscienza politica, sociale, morale nonché fiscale).
Quando proprio non può farne a
meno, ricorre al simbolo.
Fra tutti i simboli, uno dei più
ragguardevoli, da molti venerato, da
tutti temuto, il timbro è sempre suiili altari.
Come tutti sanno, timbro è un
francesismo condannato dai puristi,
ma che regna felicemente nei sacroromano impero della Burocrazia
(cioè nella vita politica - sociale morale - fiscale dell’Italia nostra).
Senza il timbro nulla si fa; col timbro tutto si può fare. Modesto aggeggio di gomma, insignificante e
sporco d’inchiostro, cade brutale, autcritario sul modesto foglio di carta,
e gli <iù un significato e un valore.
« Ma dica, Lei, non capisce che
se noi; porla il suo timbro, non posso dai corso alla pratica? Il timbro
dell’K ìUc ci vuole ! Senza timbro non
si fa i.seiUe! ». Già. La mia persona,
la mui parola, la mia firma, tutto
questo non conta: conta il timbro...
n Le t is[)oste dovranno esser munite
del timbro p della firma ».
Dalie capaci tasche deirumile
mortale esce il timbro. Si spiana la
Ironie aggrottata del FunzionarioAustero. La sua coscienza è a posto.
perelic il timbro è a posto (e non è
cosa ria poco, perchè i casi di coscienza sono molti e i timbri sono
vari).
Coseienza (e decreti)
Avere la coscienza a posto (espressione molto diffusa, che va analizzata nei quadro delle diverse circostanze e nei diversi ambienti nei quali viene formulata) nella sua burocratica interpretazione equivale al
principio fondamentale della morale burocratica: aver le spalle sicure;
questo principio, come a tutti è noto, diventa concreto ed operante nel
sacrosanto modo dell'operare burocratico : rinsaccarsi nelle spalle.
« Ma cosa vuole che le dica ! Per
me, Lei può anche aver ragione; anzi, sa cosa Le dico? Lei ha ragione!
Ma, capisce, io sono un Funzionario
e quando... (— pausa più o meno
lunga, secondo il tempo che il signor Funzionario impiega per insaccarsi nelle spalle —-)... quindi io devo avere le spalle sicure, perchè noi.
Funzionari, la coscienza a posto ce
l’abbiamo sempre... Guardi cosa dice il testo :
E l’umile mortale legge :
« Visto il decreto legislativo n. 1172
7-VI-1948, ratificato con legge 24-VI1950 11. 465; ... Visto il decreto Ministeriale 2-VII-1949; ... Visto il decreto Ministeriale l-IV-1950; ... Visti i decreti del Presidente della Repubblica nn. 1152 e 115.5 del 27-XII1958; ... Vi.sto il decreto del Presidente della Repubblica n. 874 del
19-VI-1961; ... Viste le accluse deliberazioni... Decreta... Registrato
alla Corte dei conti Marzo 1962, registro n. 15, foglio n. 304 ».
Coscienza (e pagani)
Penso a quel formulario di preghiere che era in uso presso gli antichi pagani. Supplicavano la loro
divinità con tutti i titoli che venivano loro attribuiti: « Ti invochiamo,
e sommo Giove che sei adorato a
Olimpia.., » (— poi seguiva tutto
l’elenco dei titoli e santuari —)...
Poi, per timore di offendere la divinità dimenticando un titolo, aggiungevano; « e con qualsivoglia titolo
ti piaccia esser invocato ».
Cosi la coscienza era. a posto e le
spalle erano sicure.
Oggi indubbiamente un progresso
c‘è: per ogni dubbio c’è un « fo
3) Rinnova in noi, Signor, volere ed operar,la fiamma del Tuo amor nei cuori fa' brillar.
Padre, di noi mercè! Perdona, dacci ascolto;
fa' sopra noi levar la luce del Tuo volto.
Onore e gloria a Te, Signore e Creator;
sia lode a Te, Gesù, Maestro e Salvator.
Sia lode e gloria a Te, Consolator verace ;
per Te noi conosciam perdóno, vita e pace.
Pubblicato a cura della Commissione Canto Sacro.
N. B. - La 4“ strofa può essere cantata da sala, quale
dossologia, ad esempio per il XVII febbraio. Le prime
strofe possono essere invece cantate quale inno pasquale.
Le Corali o Comunità che desiderassero copie del presente inno (stampato in formato tale da poter essere inserito nell’innario) possono chiederle alla Libreria Editrice
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino (per te Valli,
a Torre Pellice). Prezzo: L. 10 la copia.
iiiiiiiMimiiiiiiiimiiimiiiimiiiiimii
ALCUNE TESI DEL PROF. JACQUES DE SENARCLENS
Sul ministero della donna
Dal Service d’informations de la Fédération Suisse des Femmes,, n. 9-1962
1. L’uomo e la donna non sono solíanlo
lompleiinenlari, ma realmente unili, al
punto da formare insieme l’essere umano.
Questa stiruittura sia mascltile olie temminl.
le, non è valevole soltanto per la coippia.
ina anelile per la iiliiesa e la società.
2. lina tale associazione suppone una
differenza tra i due elementi congiunti,
differenza di cui Dio vuole lare profittare
tutta la vita sulla terra.
3. In Genesi 2, la donna è data aill’uomo per sottrarlo alla isolituidine. In lei, è
il prossimo che penetra nella sua vita, al
prezzo di una sofferenza. Egli è privato
di una ooslola, poiohè la scoperta dell’altro esige sempre una riniuncia. Ogni comunità risulta da questa prima unione.
4. La lenlazlone deU’uoimo caduto è di
dominare. Quella della donna è di abbandonarsi aba ipaissivilà ed anc.be al servilismo. Tutta la pisicologia dello sfruttamento (autorizzato!) della donna si trova
riassunto in Genesi 3.
5. Per ristabilire requilibrio, la storia
della salvezza non cessa di preconizzare
rahbassamento dell’uomo e Pelevazione
della donna. La .messa da parie di Giuseppe ne è l’espressione più chiara.
6. La « sotlomiissione » di Efesini 5 non
deve essere interpretata nel senso della
paissività di Genesi 3. Essa è invece un atteggiamento di ricettività attiva, una resp'onsabilità, tanto per la donna die per
il cristiano ed il ciicladino.
7. L’anailo'gia tra Criisto e la cbiesa da
una parte, e l’uomo e la donna dalTallra
I Efesini 5: 2.3) significa ohe l’iuomo è indirettamente rappresentante di Gesù e la
donna deUa chiesa. Nel suo giusto atteggiamento spirituale, la donna è una parabola della cbiesa nella sua posizio.ne che
le conviene davanti a Cristo. Per cui l’importanza della .testimonianza femminile.
8. L’istituzione ecolesiaslica, installata
nella società, sembra essere piuttosto di
tipo maschile, mentre la coiniun.ilà cristiana sarebbe di tipo femminile.
9. 11 minislero della donna è precisato
da differenti testi: esse sono le prime testimoni della resurrezione ; esse si danno
al Signore in un abbanido.no totale (Giov.
12: 1-8); Maria fa ciò .ohe è assolntamente
necessario : eill.a ascolta ; le due sorelle di
Lazzaro occupano un posto centrale nel
passo di Giov. 11 ; tutto il destino della
Samaria si riflette nella vita della samaritana (Giov. 4); la donna fenicia illustra la
giusta reazione che la venuta di Gesù
sveglia tra gli uomini (Marco 7). Gesù si
comporta in modo diveirso nei loro riguardi; egli non le prende a parte; .non con
giio n
« I
per ogni ca.so di coscienza, un
decreto Ministeriale ».
Ma .'1 paganesimo rimane: abbiamo trasferito la nostra coscienza nell’ossequio servile della legge; e ¡1
Decreto Legge ha pervertilo il no.stro senso di responsabilità; il noslro si ed il nostro no sono diventati
ni.
Non discutiamo i principii. ma
sguazziamo nei: visto..., consideraalla ricerca della scappatoia;
lo
farsi furbi,
L. .4. Vaimai
ferisce 'loro potere di fare miracoli ; non
le Invia in missione. Tra i dodici e la
folla, esse figurano la chiesa.
10. La donna è dunque un segno ed un
testimonio della attitudine che ogni essere umano è ohiamalo ad adottare davanti
al Cristo (vedi Maria al momento della
aninunziazione). E’ cosi che ella santifica
non soltanto suo marito, ma la chiesa
il Pietro 3: 2 ss.). .
11. Per rendere la sua testimonianza, la
donna non vive soltanito secondo la verità, ella deve ancihe parlare. Priscilla profetizza ; Evodie e Syntiohe sono le collaboratrici di Paolo. In 1 Cor. 11, Paolo
non mette in questione il fatto die le donne iprofelizzino : ciò ohe gli importa è che
10 facciano alla loro maniera, cioè in quanto donine.
12. Il silenzio della donna, ordinato dalFaiposlolo in 1 Cor. 14 e 1 Timoteo 2 si
apiega nel contesto. Di fronte all’eceesso
della igiloasodalia nella comunità di Corinto, l’apostolo vuole condurre questa diiesa a maggiore sobrietà nell’ascolto e la
proclamazione delPEvanigelo. Ecco perdiè
chiama le donne a reaigire contro questo
straripamento di parole confuse dando l’esempio di un silenzio pieno di attenzione
davanti alla Parola del Signore. E’ uno
dei carismi della donna di richiamare senza sosta la chiesa a questo atteggiamento.
13. Nei .due casi — che ella profetizzi
o che faccia silenzio — la donna illustra,
secondo le circostanze, ratteggiamento
della chiesa fedele. Che cosa sarebbe una
profezia non ri dicala nel silenzio e un silenzio che non si esprimerebbe mai?
14. La forza della donna sta nella sua
debolezza (2 Cor. 12: 9 - 1 Cor. 1: 27). Là
ancora è una lezione per tutta la chiesa.
15. Il suo minislero è quindi capitale
dal punto di vista della comunità: esso
mette spontaneamenite in evidenza le esigenze che sono tra le più autenlHhe per
la sua vita in Cristo.
16. Come attribuire un ruolo inferiore
a tale ministero? Come non desiderare
che l’aUeggiamenlo di Maria, la madre di
Gesù, di Maria, la sorella di Lazzaro, della fenicia e della samaritana sia rappresentalo tra le responsabili di una parroeoliia?
Se Dio l i manda tali donne, rifiuteremo lor.> il mezzo di influenzare la comunità?
17. 1 ministeri sono al servizio della Parola e dello Spirito: si può pretendere che
la Chiesa possa privarsi di questo contribuio o relegarlo ad un livello inferiore,
senza impoverirsi e rischiare di cacciarsi
in una via di infedeltà? Dopo il loro lungo silenzio, non si dovrebbe desiderare
che le donne prendano ora la loro parte
di responisabililà, nelTumihà e nella riconoscenza, aflSnichè la Chiesa modifichi
11 suo orienlamento sovente troppo maschile? A condizione, ben inteso, die esse
lo facciano alla loro maniera (1 Cor. 11).
18. Il fatto die il gruppo degli apostoli
non conta che degli uomimi non è determinante per Forganizzazione de'lla chiesa, poidiè noi non siamo sul loro stesso
piano e non dobbiamo rimpiazzarli. I discepoli devono conservare anche su di noi
la loro autorità di testimoni diretti di Cristo. Anche gli anaiani fqnno quindi parte
della Chiesa, di cui la donna è il tipo. In
una comunità aperta ai doni dello Spirito,
non si vede per quale ragione biblica il
ministero femminile non dovrebbe essere
riconosclnto parallelamente al ministero
masdiile c per completarlo. E’ una questione di proporzione, che può variare secondo le circostanze, e la donna stessa
dovrà sentire che una certa riserva è parte
della sua vocazione speciale (1 Tim. 2: 12).
19. Il ruolo deJla donna pastore si giustifica per le stesse ragioni. Questa non
doppierà Fuomo, ma rimanendo fedele
alla sua propria maniera di profetizzare,
ella vieterà che la forma maschile del ministero impronti esclusivamente la vita della comunità. Ella contribuirà attivamente a
stabilire l’equilibrio, che è un aspetto del.
la santità della Chiesa.
20. Dal punto di vista ecnimenico, rapporto dei riformati dovrèbbe essere nella
linea di una ecclesiologia agile, aperta e
umana. La partecipazione di donne fedeli
non può che rinforzare la nostra testimonianza, che, su questo piano come sugli
altri, è quella dii una comunità confessante, conformemente alla definizione fondamentale della Ohiesa come corpo e come
sposa di Gesù Cristo.
ASSISTENZA AI CARCERATI
Ringraziamento
Con profonda riconoscenza posso dire
che la Colletta «pro Natale dei Carcerati»
di quest’anno ha ancora superato la cifra
raggiunta l’anno scorso. E’ stato veramente di anno in anno un crescendo rallegrante ed incoraggiante.
Ed è stato veramente provvidenziale,
perchè anche il numero degli assistiti è
andato aumentando.
Abbiamo cosi potuto inviare: 70 vaglia e
30 paix'lii ; 32 Calendari « Il Buon Seme »,
dono del Sig. Paolo Benevolo di Valenza;
50 copie del numero speciale di Natale del
« Grido di Guerra »; e sono stali fatti pure vari abbonamenti a giornali evangelici,
E questo è stato possibile grazie a voi,
ai vostri doni: in denaro, indumenti, libri
e riviste. Grazie ancora Hi vero cuore a
lutti.
Ma in modo speciale desidero ringraziare da queste colonne coloro che hanno inviato il loro dono sotto il velo dell’anonimo, e che perciò non sono stati ringraziati
subito, direttamente, come gli altri. Essi
sono, in ordine cronologico: "Benedici
anima mia l’Eterno'’, Torre Pellice, L,
1.500; P. P„ Torre Pellice, L. 1.000; B.,
Torre Pellice, L. 500; A. L. T.. Pinerolo,
L, 10.000; A. 0., Torino, L. 2.000; L. O.
S., Torino, L. 5.000; S. B., Torino, L.
5.000; E. G., Sanremo, L. 2.000; B. E. T.,
Torino, L. 3.000.
Abbiamo ancora una buona rimanenza
che servirà per i doni pasquali e per le varie necessità die continnamente -si preianlano.
Quest’anno diversi fra i careeutii assistiti usciranno, e che cosa li aspetta? .. Potranno trovare subito una sistemazione ed
un lavoro, o avranno bisogno di essere aiutali almeno in un primo tempo?.,.
Auguri a voi tulli di un nuovo anno be.
nedeuo nel Signore, con rinnovati ringraziamenti e fraterni saluti,
Selnui Longo
Gasa Valdese
Torre Pellice (Torino)
Notìzie oiissionarìG
dall’ irìtrea
Da una lettera di Embaie Habtesghi, gerente della libreria evangelica della Missione Svedese ad Asmara, in data 29 novembre u. s-, al Pastore Alessandro Tron,
il Post. Emilio Corsani ha spigolato le seguenti notizie:
U nostro lavoro qui va sempre miglioranao. Quest’anno abbiamo fatto
stampare di nuovo la breve storia sacra in lu.uoo copie, e la grande in 5.000
copie. Ed io, oltre all’esercizio della
nostra libreria ed alla correzione delle
bozze, ero occupato alla traduzione dei
libro « Manna per i tigli di Dio » di M.
Lutero. E’ un bel libro: non ho mai
avuto occasione di studiare la dottrina della grazia così come in questo libro.
La vendita dei libri sacri è assai
soadisiacente, specialmente quella della Bibbia, di cui da gennaio aq ottobre 1962 si vendettero 2167 copie in
lingua tigrigna. Durante la costruzione della nuova e bella scuola secondaria andavo ogni tanto per vedere i lar
vori e jiarlavo con qualche operaio delia religione cristiana. Uno di essi mi
domandò di acquistare una Bibbia e
dopo di lui altri 18 la comprarono,
malgrado l’alto costo di essa e la
loro piccola paga. Ecco un altro esempio. Nella scuola tecnica in Asmara
aboiamo avuto due dei nostri bravi
giovani che avevano Tabitudine di fare il culto ogni giorno nella sala dove
lavoravano come infermieri. A questi
si aggiunsero altri loro compagni.
Questi due giovani furono accusati
per aver trasformato l’infermeria in
una sala di riunione religiosa. E ai
direttore che l’interrogava un rispose
cosi '. Se agli altri è stata data una
sala da bailo anche noi dobbiamo a\ere una sala dove pregare. Il direttore permise loro di continuare le loro
nunioni e altri giovani si aggiunsero
così che la sala fu gremita e 38 di essi
acquistarono una Bibbia ciasouno.
Qui ad Asmara abbiamo dei buoni
fclemtnti che dirigono le scuole domeiiioali frequentate da circa 300 bambini. Uno dei dirigenti andrà in Am^
rica Ilei alcuni mesi per perfezionarsi.
Tre degli studenti preparati per 3
anni in Belesa hanno cominciato li
lavoro nei diversi distretti. Un altro
andrà in Svezia per continuare gii
studi teologici e una giovane che ha
iiinto la scuola magistrale in Adua
andrà pure in Svezia per prepararsi
ad insegnare ai so'rdoanuti in Keren.
Per l’anno prossimo aspettiamo altri
due leviti che stanno ultimando il lc>
ro terzo anno nel seminario (facoltà
teologica) di Addis Abeba dove abbiamo mandate altri due giovani, appunto quei due che sono stati motivo
del risveglio spirituale fra gli studenti della scuola tecnica.
E da ogni parte abbiamo richieste
di aprire scuole, ma purtroppo se la
messe è grande, pochi ancora sono gli
operai.
Il Sinodo di quest'anno sarà in Adi
Ugri dal 14-16 dicembre. Pregate anche per questo che Iddio diriga il no.stro Sinodo, affinchè tutte le decisioni siano per il Suo regno e la Sua
gloria.
libri
MANUEL GÀLVEZ; «Mercoledì Santo ». Universale Cappelli, L. 300.
Poto conosciuto in Italia, l’argentino
Manuel Gàlvez è consideralo uno dei migliori rappresentanti del naturalismo letterario affermatosi anche in Argentina sul finire del secolo scorso, sulla scia di Zola e
dei Goncourt. Questo suo breve romanzo,
che ritrae Fultima giornata terrena di un
confessore, ci sembra appunto presentarsi
come l’analisi di una particolare esperienza umana e la descrizione di una determinata società, condotte secondo i canoni tipici del realismo di stampo ottocentesco.
Padre Eudosio Solanas, sacerdote dalla
figura corpulenta e dalla vita solitaria, dedito alle penitenze in una lotta costante
contro le tentazioni, è destinato a non avere quasi altro contatto umano che quello
con una enorme folla di penitenti. Il mercoledì della Settimana Santa egli deve confessare, dal mattino alla «era, innumerevoli persone, ciascuna col suo dramma, i
suoi abissi di miseria, la sua fuga davanti
a Dio e la sua sete di perdono. Ma proprio
quel giorno il confessore sente il peccato
risorgere in lui, la potenza del Maligno
farsi evidente e beffarda, creargli attorno
una rete di allucinazioni. La lotta interiore e la sofferenza fisica hanno infine ragione di lui, fulminato da una sincope come se un enorme vampiro s’impadronisse
di lui.
Ci sembra difficile poter sostenere, con
Francesco Casmati, autore della prefazione, che questo romanzo è « un monumento elevato all’eroismo e alla santità del sacerdozio I) e che è da qualificarsi senz’altro cattolico in quanto vi sarebbe nell’A.
la preoccupazione costante dì inserire i fatti narrati in un orizzonte ideale che li trasfigura. Basterebbe il finale a smentire questa tesi, e a ridimensionare l’opera entro
le sue caratteristiche, e i suoi limili.
Come lettura, è alquanto scorrevole: non
diremmo piacevole, anzi semmai lievemente repellente come sempre lo è — credo —
per dei riformati italiani l’indugiare su
quelle che ci sembrano le caratteristiche
deteriori o addirittura morbose del cattolicesimo latino. R. G.
4
r
pag
ri. 5 — I febbraio 1963
26 gennaio - F. De Marchi nel suo libro « Sesso
e civiltà » traccia una visione iniuale quanto mai
idillica delle consuetudini sessuali delle popolazioni
primitive: i giovani subiscono senza scosse il passaggio dall’infanzia alla pubertà educati ed opportunamente istruiti dai loro anziani, i costumi assolutamente Uberi tra i giovani di entrambi i sessi prima della costituzione della famiglia creano un equilibrio perfetto di costumanze e di moralità nonché
di equilibrio fisiologico. Questa visione del rapporto
sessuale libero da ogni costrizione morale e da ogni
inibizione Come fonte di sedute psichica e fisica è
teorizzata da molti occidentali ed il De Marchi stesso non nasconde la sua simpatia per questa tesi. Basterebbe attuare nella nostra società questa libertà
di costumi per ristabilire requilibrio in ogni settore
e ridare al itostro giovane la spontaneità e la pienezza di espressione che gU mancano.
E’ la tesi del "bon sauvage” di cui la civiltà oì:l,dentale dall’lllumnismo in poi fa largo consumo
quando non si sente di assumere pienamente la sua
TACCUINO
vocazione Cristiana. Che
vi sia una forma di spontaneità e di ingenuità nelt'uonuj primitivo nessuno
lo nega, che l’adulterio o la prostituzione siano sconosciuti in molte tribù africane o polinesiane è altrettanto indubbio. Che la civiltà occidentale abbia
significato per molti di questi popoli la catastrofe
etica è una colpa di cui non ci potremo mai liberare. Ma oggi nessuno può più tornare alla semplicità primitiva, oggi occorre rinnovare la natura umana col messaggio della grazia.
Ed in quanto a tabù il De Marchi non si domanda e non se lo domandano molti studiosi ledei,
perchè proprio la civiltà polinesiana, che offre uno
spettacolo tanto idillico in etica sessuale, sia stata
la civiltà che ha fatto dei tabù la struttura stessa
della vita. Sessualmente liberi certo e spontanei,
senza inibizioni, ma uondni alienati nella totalità
del loro essere. La libertà dell’uomo, la conquista
della dignità umana non passano per la libertà sessuale ma attraverso la fede.
Giorgio Tourn
BOBBIO PELUCE
Sabato 26 gennaio abbiamo invoeato
la ]>ene<]izione del Signore ani matrimonio
di Dnvk Dnniele, nostro vice-sindaco (Via
Beckwitht e Roslagnol Susanna, infermiera presso il nostro Ospedale Valdese di Torino (Martinals.l. 1 nostri auguri più affettuosi seguono gli sposi <Jie si stabiliscono
a Torino, domandando a Dio di essere l’ospite cosíante del loro focalere domestico.
— Lunedi 28 gennaio Ita avuto luogo il
servizio funebre della nostra sorella Geymoma Annetta coniugata Artus, deceduta
la sera del 26 gennaio, dopo breve malat
tia, alla frazione Malpertus, all’età di anni 81. Ai familiari ed ai parenti tutti rinnoviamo l’espressione della nostra viva e
ila erna simpatia cristiana, fidenti iti Colui
clic ha vinto la morte e ci consola efficacemente nei nostri lutti. e. «.
La famiglia Tessere commossa e riconoscente della grande dimostrazione di -stima e di affetto tributata alla
sua cara mamma
Valentina Tessere
nata Freyria
sentitamente ringrazia le vicine di casa che generosamente furono d’aiuto
nella sua breve malattia e nel momentr della luttuosa circostanza e tutte
le gentili persone che con scritti, parole di conforto, presenza ai funerali
presero parte al suo dolore.
Ferrerò, 17 gennaio 1963
La famiglia del compianto
La cappella di Trani
A riparazione di un’omissione sulTindirizzario in appendice a « Valli nostre
1963 I), .segnaliamo tdie a Trani (Bari) il
gruppo valdese si riunisce in una sua cappella .sita in Via Simone De Brado 140.
Long Eli
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ringrazia di cuore tutti coloro che le
sono stati di aiuto e di conforto nel
lungo periodo della malattia e nel momento della dipartenza del loro Caro.
In modo particolare la Direttrice, la
Sigma Zullo, e li personale tutto dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
I pastori Sig.. Sommani, Micol e Pons,
I dottori Gardiol e Pellizzaro.
Pramollo 21-1-63.
Nei primi giorni della scorsa seltimana
abbiamo avuto TaWesa e gradita visita del
Past. Franieo Davite, in veste di Capo Dislretto, per la visita ufficiale di Chiesa. La
mattina della Domenica 20 Gennaio il
Pasl. Davate ba presieduto la Scuola Domenicale, aUa quale purtroppo mancavano diversi allievi impeignati, per nma sfortunata coinicideuiza, nella gara di sci, organizzala alle Bariole dalla Società Sportiva.
Più tardi il Pagi. Davite teneva il Culto
nel Tempio predicando sul testo previsto
dal programma della settimana di prcgliiera per l’unità della Chiesa: Beati quelli che si .adoprauo alla pace, pernliè essi
saran ehi ama ti figlioli di Dio (M-att. 5: 9).
Il giorno seguente il Past. Davite partecipava alla riunione conigiunta dei Concistori del Capohioigo e del Serre, parlando
dei problemi posti dal cambiamento strutturale dell'e Valli nei rispetti dell’azione
e della presenza della Chiesa e insistendo
sulla necessità di sviluippare una collaborazione sempre più initenisa tra le Comunità i cui confini hanno ora uti valore molto
relativo dato il condinno nioviinenlo delle
popolazioni.
Il Capo Distretto Ita pure presieduto
la riuniotie del Martel e si è inoltre intrattenuto con i giovani dell’Unione in
una serie di giochi, bruscamente interrotti
da una lamentevole mancanza di corrente
elelirica. Il Past. Davite ha esaminalo i
registri eoclesiastici rallegrandosi di averli trovati quasi perfettamente in ordine!
Siamo stati veramente lieti delle giornate
trascorse col nostro Capo DislreUo, per
noi ha rappresentato un contatto e un
maggior inserimento con il lavoro e i problemi di lutto -il Distretto.
La sera del 13 Gennaio ha avuto luogo
nella sala del Teatro un incontro giovanile tra le tre UGV di Anigroigna (Martel,
Prassuit, Serre). L’incontro bene organizzato daill’UGV del Martel, è veramente ben
riuscito: ci auiguriamo che a questo ne seguano altri al fine di sviluppare e approfondire Paffiatamenlo tra le tre Unioni.
Tra i temi delle Unioni di quartiere, di
particolare interesse è stata la proiezione
di filmine a colori sulla struttura c l’attività del Consiglio Ecumenico delle Chiese
c sulla Assemblea di New Delili.
POMARETTO
In gennaio abbiamo avuto la collal>orazione del maestro Franco Calwetli e dell’anziano Levy Peyron-el i quali hamio
IM-osied'Uto il culto rlispettivamente al Centro ed all’Inverso nei giorni 6 e 13 Gennaio; ringraziamo di cuore i nostri predicatori laici per l’opera che essi compiono per la loro Conmnità.
Recenileinente sono stati celebrati d servizi funebri di Lidia Pons nata Micol originaria di Maniglia e di Federico Ferro,
originario di Chiolli e da poco tempo nella
nostra parroccjhia. Rinigraziaino il Pastore
Rivoira per aver presieduto il pritno servizio; alle famiglie iniviamo il nostro pensiero di profonda simpatia irisliana.
La cappella di Peroea, se piace a Dio,
sarà restaurata: una «»iinimissione è stala
nominata per Porosa e si -sta procetlendo
alla nomina d’una coimimissione per Pomarello. Non appena la circolare « ad
hoc » sarà pronta le due Coniniissioni passeranno nelle famiglie. Siamo certi che
lutti e due i quartieri daranno un’offerta
generosa per la Cappella dove l’opera nostra si compie a beneficio delle famiglie
di Peroea e di quelle trasferitesi di recente. Acuigliele lietamente i messaggeri che
sono siali nominali. Grazie.
Se piaee a Dio alla cappella ilei dot
avrà luogo un culto il 10 lebhraio alle
ore 10,30.
Ricordiamo a tulle le lamiglie che il
cassiere attende le buste della colletta di
settembre. Grazie.
Le iscrizioni per il pranzo del 17 Febbraio si possono fare presso gli anziani e
i diaconi, nomebè presso i negozi di JaItier Ernesto e Beux Frida con il versamento di lire 1.000. Le iscrizioni si chiudono improrogabilmente il 10 febbraio.
Sabato 19 corr. m. è deceduto dopo
lunghe sofferenze all’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, dove era stalo ricoveralo
dieci mesi or sono in seguito a grave malattia, il nostro fratello Long Eli dei Ciotti, all’elà di 51 anni. Il servizio funebre,
che ha avuto luogo lunedi pomeriggio 21
corr. m. al Cimitero delle Murisc con la
partecipazione del Pastore sig. Edoardo
Micol, ha riunito un numeroso gruppo di
amici e di oonosceuti che hanno voluto
e.sprimere ai familiari in lutto la loro ftaleina siniipalia. Rinnoviamo alla vedova,
ai figli ed a tutti i parenti la nostra più
viva solidarietà ‘cristiana ed iinvochiamo
su di loro le eonisolazioni della fede nel
nostro Signore Gesù Cristo. Ringraziamo ¡1
Pastore sig. Micol per la sua partecipazione prima all’Oispedale di Torre Pellice
e poi ai Cimitero delle Murise.
— Sabato 19 genuaio l’Unione Giovanile
Ita avuto la gioia di accogliere l’Unione
conisorella di Torre Pellice, accoimpagnata dal suo Presidente e dal Pastore Sig.
Franco Sommani. Alla parte religiosa,
presieduta dal Pastore locale ed ai saluti
portati dai due Presidenti Sig. Attilio Sibille e Sig. Enrico Bouissa, ban seguilo
una parte ricreativa ed un piccolo rinfresco. Un’ottima serata, traiscorsa molto presto, e che ha lasciato in tulli un vivo ricordo.
Speriamo in altri prossimi incontri simili; rinnoviamo intanto agli amici di
Torre Pellice il nostro grazie sincero per
la simpatica e molto gradila visita.
— A principio gennaio la nostra Corale, col suo gruppo filodraininatico, si è
recata a S. Secondo per un incontro con
gli amici di quella Comunità. Essa è stala
accolta in maniera cordialissima e le ore
sono state presto passate, tanto che al ritorno a Villar non erano solamente le ore
piccole, ina piiccolissiime.
Grazie, amici Sansecondesii, e arrivederci — come ce lo avete promesso — a
Villar Pellice,
— Si direbbe che finalmente il tempo
stia rimettendo un po’ di giudizio. Dopo
tre 0 quattro lunghe settimane di freddo
siberiano, la colonnina del mercurio senihra dinu’ovo infatti tendere al rialza e
l’aria sembra essere un po’ meno tagliente. Era ora; la ‘Cosa cominciava a diventare pintloslo fastidiosa ed anche un po’
preooonpanle.
Ti salutiamo con gioia, gennaio (<i geneiràs », come qualcuno t’iia giustamente
cliiamato) che te ne vai; sei stalo davvero severo quest’anno con i tuoi 10, 12, 15
e persino 18, pare, sotto zero. Ma ci ricorderemo ancora di le, con le nostre
provviisle di carbone esaurite anzitempo
e con i nostri nuitnerosi rubinetti gelati.
Chissà che guaio quando i tuoi rigori saranno definiitivamcnte sparili e i tuoi geli
si scioglieranno!
— Nella sua ultima seduta il nostro
Concistoro ha provveduto alla nomimi
delle sue varie Commissioni. Sono stali
eliianiali a far parte della Commissione
Miramonli: i Sigg.ri Stefano Cairn«, Dino Cesdì, Carlo Cordin, Paolo Fruclio,
Stefano Geymonat e Umberto Pascal; della CommisMone Asilo Infantile: i Sigg.ri
Giov. Giacomo Bonjour, Enrico Bouissa.
Lidia Frarhe, Paolo Frache, Stefano Cairus, Alberto Lazier e Geraldo Malliieii;
della Commissione Stabili: i Sigg-ri Pietro Calalin, Stefano Fontana e Paolo Frache, della Commissione XVII Febbraio:
i Sigg.ri Enrico Bouissa, Stefano Cairus,
Stefano Fontana, Paolo Fradte e Ailollo
.lalla.
— L’influeniza ba cominciato a fare d:
qua e di là iivei vari villaggi le sue prime
vitl.imc. Essa è «lata però fino ad ora abbastanza benigna. Se proprio non le è possibile passare senrz’altro oltre e vorrà continuare a sostare ancora per un po’ ili
tempo tra di noi, ebbene sia con Utili
così ‘demente come lo è stala finoTa.
Intanto ai colpiti i nostri migliori auguri di pronta guarigione.
LUSERNA S. GIOVANNI
Gennaio. — Dopo le celebrazioni e le
grandi aissemblee di fine e inizio d’anno,
la vita della comunità ha ripreso il isuo
ritmo abituaile. L’inverno eccezionalmente
rigido, che incide sulla frequentazione dei
culti nei due leniipli, sembra favorire invece le più intime riunioni serali nei
quartieri, fin qui ben popolate. .Aniclic i
diversi gruppi societari sono in pieno fervore di attività. L’Unione Femminile ita
iniziato il mese con la tradizionale riunione-visita ai lieti o‘spiti dell’Asilo dei Vecchi. La Corale, rinsanguata in extremis da
volonterosi giovanissimi elementi, si prepara per le prossime celebrazioni ei'desiaslidie. L’Unione Giovanile, pTesied‘Ula
da Guido Ribet, ba offerto ai propri nienibri un’interessantiissáma serie di istudi e
conferenze con il generoso concorso di diversi fedeli amici die hannuo trattato con
iiilelligiibile competenza vari argomenti
loro proposti : il prof. G. Coslabel tsiil
fenomeno 'Settario; il doti. Pallori sul...
lalidoiniiide ; l’avv. Mario Gay sulPeutanasia, in commento al processo di Liegi e
il doni. P. Scarognina sul suo recente
viaggio in India illustrato da un bcllissinio film a colori.
Elezioni. — L’ultima Assemblea elettorale di Chiesa ha oonfermalo con buona
votazione ‘nella loro ©arica gli Anziani
Eugenio Long e Alberto Pons e i diaconi
Gino CoslabeL Yvonne Alilo ed Enuna
Gonin e nominato il giovane Roberto
Bonn-el diacono per il quartiere DannaMonnet a sostituire il Diacono Beniamino
Pons idini'iissionario per ragione di residenza lontana.
Il mostro grato saluto a dii parte e un
caldo benvenuto al nuovo collaboralore in
questo vasto ica'inpo del Signore.
Il iiioslro caldo benvenuto va pure al
nuovo membro della Commissione amministrativa dell”Asilo, il nostro giovane Massimo Paris'j c'ietto dal Concistoro.
Gradite visite. — La comunità, che serba il più (grato ricordo ideila visita e della
vivace parola del Moderatore in fine dicembre, lo ‘Segue ora con affettuoso pensiero nell’importante missione che egli sta
svolgendo oltre oceano. Un vivo grazie
rivolgiamo pure al Pastore Seiffredo Colucci per le sue predicazioni e la isua fraterna collaborazione.
Dipartenze. — Nuovi dolorosi vuoti si
sotto prodotti nel seno della comunità con
la dipartenza di sette fratelli e sorelle dei
quali ricordiamo li cari nomi; Paolo Friischia dei Boeri, il 17 dicembre in età di
61 anni; Maria Borelli, infermiera volontaria presso il Dio'Stro Asilo il 12 gennaio
in età di 78 anni; Amalia Soulier ved.
Pellegrin il 13 gennaio in età di 67 anni ;
Enrico Serotti, il 14 gennaio in età di 88
anni; Giuseppina Pons Ved. Bertin il 19
gennaio, in età di 67 anni ; Rosa Rostagno
il 25 gennaio in età di 80 anni; il 27 geiiinaio aljbiamo acoompagnalo airullima dimora terrena le spoglie mortali di un
umile e grande benefattore della loiiiunilà e della Chiesa tutta, Roberto Revei di
Vallombrosa, deceduto il 25 u. s. all’età
ili 88 anni.
Alle famiglie nel dnolo rinnoviamo la
espressione della nostra fraterna simpalla
nel dolore comune, nella riconoscenza e
nella comune radiosa speranza. J.
FRALI
— Il giorno 9 gennaio Ita avuto luogo
la sepoltura del nostro fratello Stefano
Grill (Sap), dei Pomieri, deceiluto il giorno precedente alPetà di 82 anni dopo un
Itreve aggravamento della sua declinante
salute e doipo sofferenze sopportate con
pazienza e fede. Ai figli, alle figlie ed ai
parenti rinnoviamo Pespressione viva c
fraterna della nostra simpatia cristiana.
— Anche quest’ann'O durante i mesi invernali si celebra un culto quindicinale il
giovedì sera alle ore 19 nelle settimane
in cui i minatori lavorano di giorno. A
questo culto soino invitati a partecipare
tutti i membri di chiesa e i catecumeni ed
in particolare colioro che, impiegati alla
Seggiovia o agli alberghi, non sono in
grado di partecipare regolarmente al culto domenicale.
— Domenica scorsa, 20 gennaio, abbiamo avuto il privilegio di ospitare per tutta la giornata il missionario Past. R. Coisson. Al mattino nel Tempio egli Ita presieduto il cullo di adorazione e, meditando Matiteo 18: 1 ss. egli ci ha fatto vedere
come i piccoli fanciulli isiano anclic le
popolazioni delle terre di missione per le
quali esiste la ‘possibilità dello scandalo
da parte nostra. Egli ha voluto ricordare
anche il Pastore Giovanni Conte e Signora l ite Itati lasciato Rorà per lo Zambesi e
per i quali ha esortato la nostra CiMiiunità
a pregare il Signore affinchè dia loro forza
e coraggio per il non facile compito di missionario.
Nel po-meriggio il ‘Paist. Coieson ci ha
ancora intrattenuti nella sala delle attività
con la proiezione di bellissime diaiposilive a colori die -ci hanno permesso dii vedere il luogo e l’ambiente dove la Mi.ssione svolge la propria attività ed i risultati dell’opera stessa.
Vogliaimo segnalare a tutti die il Past.
Coisson Ita iscritto l’oipuiscolo « I Yaldesi
e I 0‘pera missionaria » in cui ci fa vedere
come i Valdesi si siano interessali all’opera delle Missioni fin dal secolo scorso
partecipando attivamente in terre lontane.
L( opusicolo sarà distribuito in occarsione
del -WII Febbraio: una copia per famiglia
al prezzo di L. 80.
Si ricorda a tutti i membri comunicanti che nel Tempio è stato affisso da alcune settimane l’elenco dei membri eleilori. Quelli die hanno compiuto il 21"
anno fa'Cciano domanda al Coinciistoro per
essere inclusi nel nuovo elenco.
Presso il Pastore sono in deposito
delle copie dell’Innario Criistiano con la
aiggiunta della raccolta ‘degli « Inni Nuovi » al prezzo di L. 1.008 la copia.
— Al presbiterio l’Unione delle Madri
ita avuto la tsua iseduta ordinaria domenica 20. Ci siamo vivamenle rallegrati nel
Signore di rivedere fra di noi la Presidente Siig.ra Marie Mo'rel, aissente fi-nora
per malattia ed anche per altre Madri
co.n‘venute da zone lointaine dal Centro.
Durante la sediuta suno state prese alcune
decisioni iciirca l’agape frailerna del prossimo XVII Febbraio.
Tutte le Madri che fanno parte dell’Unione (Fucine, Rumer, Centro) sono cortesemente convocate tper Doineiiica 10 febbraio alle ore 14.30 al presbiterio per
prendere importanti decisioni sulla prossima attività del XVII Febbraio.
— Ricordiamo a tutti che domenica
prossima 27 corr. il cullo .mensile con
S. Cena avrà luogo alle ore 10,30 come di
l'oinauelo e non più alle ore 10 iconie per
il paissaito. Alle Fucine invece il cullo
mensile con S. Cena avrà luogo domenila 3 febbraio alle ore 15.
— Rinnovate il vostro abbonamenio a
L’Eco! Il Pastore è sempre disposto a
loinpiere l’operazione del rinnovo presso
la Claudiaina.
— Domenica prossima 27 corr. il Concistoro è convocato al Presbiterio uer le
ore 15.
— Vogliamo rinnovare .i nostri più cari
c fraterni auguri agli laposi Valdesina
To'um, figlia del nostro Anziano Aldo, c
Adolfo Morel, figlio del nostro Sindaco,
i quali lianiuo voluto suggellare la loro
unione davanti al Signore e alla Coinuniilà ricevendo la benedizione dallo stessi)
zio della sposa Paist. Cipriano Tourn.
avvisi economici
CERCO persona mezza età referenziala vo.
lonlerosa per assistenza persona anziana e
disposta piccoli lavori ca'Saling,bi. Assicuro ottimo trattamento. Telefonare 520.852
Albanese, via General Cantore 6, Torino.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
La famiglia Ferro ringrazia sentitamente tutti coloro ohe hanno preso
parte al suo dolore, in modo particolare il Dott. Peyrot ed i vicini di casa. in occasione della dipartenza dei
caro Papà
Federico Ferro
« A chi ce ne andremo noi? Tu
hai parole di vita eterna »
Pomaretto, 21 gennaio 1963
La famiglia Odino lingrazia sentitamente tutti coloro che vollero prendere parte al suo grande dolore per
la dipartita della cara Mamma
Adelina Godine
ved. Odino
Ringrazia, in modo particolare, il
Dott. Ross, il Pastore Genre, i vicini
ed i parenti.
S. Secondo di Pinerolo ( Bernardi)
21 gennaio 1963
Le figlie ed i congiunti della compianta
Giuseppina Pons
ved. Bertin
ringraziano di vero cuore quanti, in
ogni modo, hanno preso parte al loro lutto'.
Luserna S. Giovanni 23 gennaio 1963
Nel!’annunciare la dipartita del caro zio
Roberto Revei
di .anni 88
la nipote ringrazia sentitamente tutti
coloro che hanno dimostrato la loro
simpatia in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
cara Emma, al Pastore Jahier, al E>ottor Pellizzaro, e a tutti quelli che hanno prestato il loro aiuto,
Luserna S. Giovanni, 27 gennaio 1963
M. Ernest Bounous a la douleur de
annoncer la mort de son cousin
M. Léon Bounous
âgé de 59 ans
.originaire du Crouset de Prali
décédé à Grenoble le 11 novembre 1962.
'< Jésus dit : Je suis la résurrection et la vie, celui qui croit
en moi vivra, quand même R
serait mort »
(EV. de Jean 11 ; 25)
Prali, Janvier 1963
PROF. DOTT.
fiAMBETTA GIUSEPPE
Docente in malattie
urinarie e genitali
PINEROLO
presso l’Ospedale /livile « E.
Agnelli » :
— martedì dalle 10 alle 12
— giovedì damile 8,30 alle 10
— sabato dalle 10 alle 12.
TORINO
Corso G. Lanza 110 (su appuntamento telefonico) tei.
n. 653.563.