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Anno 114 - N. 17
28 aprile 1978 - L. 200 BIBLIOTÈCA VALDESE
Spedizione in abbonamento postale 10066 TOÈRL P“ILICS
1° Gruppo bis/70
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Diventare discepoli di Gesù
Nel difficile momento attuale una parola di speranza a partire da una
pagina antica in cui leggiamo la nostra storia
QUI si racconta come degli
uomini sono diventati discepoli, cioè seguaci, di
Gesù. La maggior parte
di noi o forse tutti noi ci consideriamo, più o meno, discepoli di
Gesù. Perciò in questa pagina
dell'evangelo dovremmo poter
leggere la nastra storia. Un giorno dev’esserci capitato qualcosa
di simile a quello che qui capita
ad Andrea, Pietro, Filippo, Natanaele. Dovreirumo poter sostituire i nomi di Andrea, Pietro, Filippo, Natanaele con i nostri nomi. Sì, questa dovrebbe essere la
nostra storia. E io credo profondamente che è la nostra storia.
Non so se noi tutti abbiamo trovato Gesù ma sono certo che
Gesù ci ha trovati tutti. Non so
se noi tutti abbiamo cercato Gesù, ma sono certo che Gesù ci ha
cercati tutti. Non so se noi tutti
abbiamo chiamato Gesù, ma sono certo che Gesù ha chiamato
noi tutti. Sì, questa è la nostra
storia. È -certamente la sua storia con noi. « Gesù stava passando » dice l’evangelista. Gesù è
certamente -passato e -ripassato
nella nostra vita. Forse non ce
ne ricordiamo, forse non ce ne
siamo accorti, forse dormivamo.
Qui l'evangelista si ricorda molto bene, anche dopo tanti anni:
« Era circa la decima ora », cioè
le 4 del -pomeriggio. Noi forse
non ricordiamo né l’ora, né il
giorno, né il -mese, né l’anno.
Questa è sì la nostra storia, ma
una storia che abbiamo dimenticato. Siamo sì, discepoli di Gesù,
ma discepoli che dimenticano di
esserlo. Così oggi l’Evangelo ci
ricorda che cosa è successo nella
nostra vita, se già siamo cristiani, e che -cosa può succedere, se
non lo siamo ancora. E del resto,
fratelli, il nostro essere cristiani
non è forse anche sempre un esserlo -poco e male? Così mentre
diciamo; « Io sono cristiano »
pensiamo subito: « Sì, lo sono e
non lo sono »; « lo sono già e non
lo sono ancora »; « lo sono ma
devo diventarlo o ridiventarlo ».
L’evangelo di oggi ci dice come
si diventa o ridiventa cristiani,
discepoli di Gesù. E noi vogliamo ascoltare questo evangelo a
partire da tre domande: 1) cosa
significa diventare discepoli di
Gesù; 2) come lo si diventa;
3) cosa succede quando lo si diventa.
TROVARE
1) Cosa significa diventare discepoli -di Gesù? Qui è detto chiaramente: significa trovare Gesù
« Abbiam trovato il Messia », dice
Andrea. « Abbiamo trovato! » Ecco un verbo importante — « trovare » — che però si trova -poco
sulle labbra dei cristiani e in generale della nostra -generazione.
Noi non siamo una generazione
che ha trovato ma una generazione che ha perduto. Penso alla generazione della -Resistenza, la generazione che ora ha cinquant’anni. Aveva trovato, ora ha perduto. Ma penso anche alla generazione -più giovane, quella del ’68,
che ora ha trent'a-nni. Anch'essa
ha perduto. E oggi ci troviamo
« ci siamo
perduti, o
per lo meno
sperduti, in
un mondo,...
«in ricerca », come si -dice. Dobbiamo di nuovo cercare tutto
perché abbiamo perduto, se non
tutto, molto. Non solo abbiamo
perduto ma ci siamo anche perduti o per lo -meno sperduti, i-n
un mondo, in una società che non
ci sembra neanche più nostra. In
realtà, -son solo i più coraggiosi
che sono in ricerca: ricerca di
valori nuovi, di speranze nuove,
di Coraggio -nuovo. Ricerca anche
di una -chiesa nuova — perché
no? — di un cristianesimo nuovo
e quindi anche -di una fede -nuova. Ma in -mezzo a tutte queste
ricerche di una generazione delusa ma non sconfitta come la
nostra, disillusa ma non disperata, in -mezzo a tutte ques-te ricerche, ce n’è una, nascosta, segreta, di fondo, che sorregge tutte
le altre: la ricerca del Signore.
Perché si può vivere senza aver
trovato il Signore, ma non si può
vivere senza cercarlo.
Ma -dobbiamo e, io credo, possiamo fare un passo -di più e
chiederci: siamo proprio soltanto gente che ha -cercato e che cerca il Signore? Non possiamo pro
prio essere altro che dei cristiani « in ricerca? ». In mezzo a una
generazione che ha perduto tutto
e deve ritrovare tutto, siamo anche noi soltanto gente che cerca? Non abbiamo dunque ancora
trovato nulla? Non abbiamo la
possibilità di dire con Filippo e
Andrea: « Abbiamo trovato? ».
Non dobbiamo forse dire ai nostri compagni d’umanità, in quest'ora critica e amara della nostra storia; « Stiamo cercando,
non perché non abbiamo trovato
ma proprio perché abbiamo trovato »?
Fratelli, io vorrei chiedervelo
apertamente: Che cosa non ab
biamo trovato, che cosa non avete trovato in Gesù Cristo? Non
avete trovato chiarezza? Non avete trovato verità? Non avete
trovato libertà? Non avete trovato misericordia? Non avete trovato perdono? Non avete trovato
pace? Non avete trovato una guida, un senso della vita, un orientamento? Che cosa non avete trovato in Gesù Cristo? Sì, certo,
noi cerchiamo tutte queste cose,
ma le cerchiamo proprio -perché
le abbiamo trovate in lui. « Abbiam trovato il Messia ». « Abbiam trovato colui che cercavamo ». Il Cristianesimo comincia
con questa scoperta.
...in una società che non
ci sembra
neanche più
nostra ».
SUD AFRICA: Quando una Chiesa si confonde totalmente con lo Stato
Abuso della Bibbia
Del fallito incontro Olanda-Sud
Africa tra le delegazioni delle rispettive chiese riformate (cfr.
Eco-Luce n. 15/14.4) emergono
ora i retroscena in un articolo
della rivista ecumenica One
lAforld a firma Alder Schipper.
L’articolo, pur avendo il taglio di
un rapporto sui fatti, ha il tono
reciso della denuncia e si chiude
col commento del capo della delegazione olandese, il past. Cas
Mak, al ritorno dalla visita in
Sud Africa: « La chiesa in Sud
Africa abusa della Bibbia per
giustificare un sistema inumano».
Eppure, -se c’era ancora una
possibilità di indurre la Nederduitse Gereformeer-de Kerk (La
Chiesa riformata olandese in Sud
Africa - NGK) a rivedere la propria -posizione in merito all’apartheid questa era nelle mani della
Chiesa riformata in Olanda: è
l’unica chiesa facente parte del
Consiglio Ecumenico delle Chiese che sia ancora in contatto con
la NGK, la chiesa bianca che raggruppa il 90% della popolazione
Afrikaans, di cui fanno parte tutti i -membri del governo di Vorster eccetto uno, la chiesa che
fornisce all’apartheid una base
teologica.
Certo negli ultimi tempi questo rapporto tra le -due chiese, si
è teso sempre più. Nel 1973 il
Sinodo olandese raccomandava
ai propri membri il Fondo speciale -del programma del CEC
per la lotta contro il razzismo. I
sudafricani consideravano quest’atto come un'aggressione e decidevano di troncare le relazioni
con le chiese olandesi se queste
non si fossero ritirate completamente dal programma. Dopo che
una richiesta di consultazione
(con le chiese sudafricane sia dei
bianchi che -dei neri) fu respinta, una sessione speciale del Sinodo olandese -decise di venire
incontro in parte ' alla richiesta
degli Afrikaans e ritirò la raccomandazione del Fondo speciale
senza tuttavia ritirarsi compietamente dal programma di lotta
contro il razzismo. Il rappresentante della NGK -presente al Sinodo olandese fraintese il senso
di « porta aperta » di questa decisione e credette che le Chiese
olandesi fossero mature per
scendere a compromessi con la
sua chiesa. Nell’estate -del 1977
giunse quindi un invito alle Chiese olandesi per un incontro con
la chiesa sudafricana (Solo queL
la bianca). Il Dr. O’Brien Geldenhuys —direttore degli affari ecumenici della NGK — spiegò in
tale occasione che sperava di
« convincere i dirigenti delle
Chiese olandesi che le recenti misure del governo sudafricano
(messe al bando, la violenza e la
preparazione di uno stato ancor
più autoritario) erano necessarie
per resistere contro il comunismo e il liberalismo e per separare perfettamente i gruppi etnici del Sud Africa ».
Non un centimetro
Contro il parere di molti, i dirigenti delle Chiese olandesi non
vollero perdere quest’ulti-ma occasione di confrontare i sudafricani faccia a faccia. La delegazione olandese, composta di 6 persone fu accolta nel modo più cordiale e ospitale possibile, ricevu
ta nelle case dei massimi dirigenti della NGK. Ma quando dopo un paio di giorni i colloqui
ufficiali iniziarono, le due delegazioni constatarono la reciproca volontà di non recedere neppure di un centimetro dalle rispettive posizioni sulla questione
centrale dell’apartheid. La richiesta avanzata dagli olandesi fin
dal primo incontro di organizzare una tavola rotonda di discussione con le chiese riformate nere, incontrò il testardo e persistente rifiuto della chiesa bianca.
Alla fine dei colloqui durati due
giorni le due delegazioni non riuscirono neppure a concordare
una dichiarazione comune.
Al suo ritorno dal Sud Africa,
il past. Gas Mak, moderatore del
Sinodo olandese ha dichiarato:
« Questa chiesa è talmente intrecciata col Partito Nazionale e
con la Broederbond (la società
segreta dei ’’fratelli”) che i suoi
dirigenti non si sognano neppur
lontanamente di mettere in questione le leggi che soffocano o^i
libertà. Quando abbiamo battuto
e ribattuto sulla necessità di districare la chiesa dal governo, essi hanno reagito dicendo ”11 governo? Ma non siamo noi? E come è possibile aprire un dialogo
con se stessi?” ».
E di questi giorni la notizia
che anche una delegazione delle
Chiese svizzere si preparano a
incontrare la NGK e le agenzie
ecumeniche si chiedono « Riusciranno gli Svizzeri là dove gli
Olandesi hanno fallito? ». Ma dopo lo scacco olandese, le speranze di una conversione della NGK
sono, a viste umane, ormai nulle.
F. G.
PORTARE
2) Come si diventa discepoli di
Gesù? Anche qui -il testo parla
chiaro. Di questi cinque primi
discepoli, solo uno, Filippo, è
chiamato direttamente e personalmente da Gesù: gli altri quattro sono portati a Gesù da altri
uomini. Giovanni Battista«porta»
a Gesù Andrea e un altro discepolo senza nome; Andrea porta
Pietro; Filippo porta Natanaele.
Così è sempre stato e continua a
essere, così sarà sempre: per diventare cristiani bisogna che
qualcuno ci porti a Cristo. Eccezionalmente si può anche essere
chiamati direttamente, come Paolo sulla via di-Damasco. Ma normalmente bisogna che qualcuno
ci orienti, ci indirizzi, ci conduca
a lui. Non si tratta di « portare
Cristo agli uomini » come spesso
si dice; ma di portare gli uomini a Cristo. Non è la stessa cosa.
Cristo non è un oggetto che possiamo portare in giro, come se
fosse nelle nostre mani. Ma possiamo percorrere con i nostri
compagni di umanità la strada
che porta a Cristo. Dobbiamo
dunque essere portati a Cristo.
È come se da soli non trovassimo la strada. Dobbiamo essere
aiutati, dobbiamo lasciarci aiutare.
Certo, non basta essere portati
a lui, bisogna poi che lui ci parli, e Gesù parla a tutti; parla ad
Andrea, parla a Pietro, parla a
Filippo, parla a Natanaele. Non
basta essere nei paraggi di Gesù,
deve cominciare un dialogo. Ma
intanto è essenziale questo essere portati a Gesù. E essenziale
che qualcuno dica con Giovanni
Battista: «Ecco l’Agnello di Dio».
E essenziale che qualcuno dica
con Andrea: « Abbiam trovato il
Messia » e con Filippo: « Abbiam
trovato colui del quale parla Mosé nella legge, ed i profeti ». Tanto più è essenziale, in quanto Gesù stesso non lo dice, Gesù non
dice nulla di sé. E un fatto strano — proprio nell’Evangelo di
Giovanni — ma non è difficile da
capire: Gesù non dice nulla di
sé perché dobbiamo dirlo noi!
Ed è questa la funzione della
chiesa e di tutta la sua testimonianza, con la parola e con le
opere. E questa la funzione della
Scuola domenicale e del catechismo, è questa la funzione dei
genitori credenti verso i loro figli, e di una generazione verso
quella isùccessiva. Ogni credente
è un Giovanni Battista che addita il Cristo a chi gli sta vicino
dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio».
E questa è anche, ovviamente, la
funzione della Facoltà di teologia e di ogni pastore. Ogni pastore è un Giovanni Battista che addita il Cristo dicendo: « Ecco
l’Agnello di Dio ». E questo il segreto del ministero pastorale, è
questa la speranza che ti fa diventare pastore: riuscire in qualche modo ad additare il Cristo
alla nostra generazione. E per
questo non è inutile la chiesa e
non è inutile il ministero pastorale e tutta l’attività della chiesa. Non è inutile come non lo è
Giovanni Battista.
COSE MAGGIORI
3) Infine ci chiediamo: Che cosa succede quando si diventa cristiani? Che cosa succede quando
Paolo Ricca
(continua a pag. 2)
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28 aprile 1978
DALLE CHIESE
Meridione evangelico
AGRIGENTO
e GROTTE
Il pastorato pendolare non
giova alla comunità di Agrigento e con difficoltà si stanno portando avanti le riunioni settimanali e il catechismo.
Abbiamo avuto in occasione
della visita delle sorelle collaboratrici ecclesiastiche della zona del Württemberg, il 24 marzo, un culto e un’agape fraterna.
CATANIA
La riunione femminile a Vittoria ha molto interessato e stimolato alcune signore della Società di cucito di Catania^ sia
per l’interessantissimo studio
della sorella Moncada sul problema dell’energia nucleare, sia
per lo scambio di idee con sorelle di altre comunità che perii
contatto con il lavoro della Casa di Riposo.
COSENZA
Dal 21 al 23 aprile presso l’Università di Arcavacata (Cosenza) il fratello prof. Giovanni
Gönnet terrà due seminari su i
« Valdesi » in generale e sui
« Valdesi della Calabria » in particolare; vi sarà una gita di 40
studenti universitari per visitare i luoghi storici : Cosenza,
Montalto, S. Sisto dei Valdesi,
Fuscaldo e Guardia Piemontese.
Vi sarà una conferenza pubblica a Cosenza su « Presenza
evangelica nel passato e nel presente : I Valdesi ».
Nella Diaspora Cosentina a
Dipignano nello studio biblico
del giovedì, abbiamo discusso
sul culto nella storia, da Gesù
ad oggi, in vista d’un rinnovamento liturgico.
Un gruppo di 5 giovani si prepara a Dipignano per fare la
sua professione di fede.
MESSINA
Segnaliamo l’attività dei giovani, che ogni sabato sera riunisce regolarmente una dozzina
di giovani e talvolta anche 16 e
18. Finora il programma ha incluso studi biblici (il credente
e lo stato), storia valdese, fllms
(due documentari girati da un
membro di chiesa e l’Evangelo
secondo Matteo di P. P. Pasolini), un paio di serate ricreative.
Di recente all’Unione giovanile si è programmato il lavoro
di primavera e sono stati indicati argomenti di attualità, fra
questi: il divario tra il Nord e
il Sud, la disoccupazione giovanile.
PACHINO
Ricordiamo innanzitutto l’accresciuto impegno nella radio
locale. Oltre alla trasmissione
settimanale, autogestita, del mercoledì dalle 11 alle 12 (Presenza evangelica), da qualche settimana si sono aggiunte altre due
trasmissioni. Una va in onda
tutte le sere alle ore 19.45 (Ascolta, il Signore ti chiama) e consta di una meditazione dell’Evangelo di Giovanni curata in
collaborazione con la chiesa cattolica.
Il sabato dalle 18 alle 19.40 va
Sostenere
l'Eco - Luce
La Tavola e il Comitato permanente, dopo aver esaminato
il lavoro svolto in questi mesi
dal settimanale Eco-La Luce; ravvisano in questo giornale uno
strumento prezioso d'informazione, di dibattito e di formazione
biblica per ì membri e simpatizzanti delle nostre chiese ; ritengono che il giornale possa anche
essere valorizzato come strumento di testimonianza all'esterno
delle nostre chiese. Pertanto incoraggiano tutte le chiese e i circuiti a partecipare con decisione
alla campagna di diffusione del
g emale stesso. In particolare invitano te chiese a verificare che
tutti i credenti impegnati nei vari settori della vita comunitaria,
a cominciare dai membri dei concistori e consigli, siano regolarmente abbonati.
1
in onda « Cento minuti per parlare di...», un programma ideato e curato dal pastore nel corso del quale, in studio con la
partecipazione delle forze culturali e politiche, della città, si
dibattono problemi di attualità;
abbiamo già parlato di: concordato, aborto, sufficienza garantita a scuola, referendum radicali.
REGGIO CALABRIA
Uno dei primi progetti della
comunità e del nuovo pastore
Bruno Tron, è stato quello di
far risorgere l’Unione Giovanile. Qualcosa si è ottenuto, ma
occorre ancora che i giovani imprimano anzitutto un maggior
impegno ai loro incontri e, quindi, a svolgere come meglio A^redono, un loro programma di lavoro. Costante è invece l’attività dell’unione femminile, ottimo
il frutto del loro lavoro. Altro
segno positivo dà lo studio comunitario del venerdì, dove studiamo la I e II Tessalonicesi. Interessanti le introduzioni che il
pastore fa ad ogni capitolo, onde dare poi l’avvio ai vari interterventi.
Abbiamo avuto con un gruppo ecumenico cattolico un incontro di studio su « Lavoro ed
escatologia nelle lettere ai Tessalonicesi ».
RIESI
La nostra sorella Cali Francesca ha avuto il .grande dolore
di perdere la figlia. Possa questo tempo di angoscia essere rischiarato dalla luce della resurrezione.
In marzo, nel « Teatrino », il
past. Aldo Sbaffi, Moderatore,
si è incontrato, in spirito fraterno, con la nostra comunità.
Recentemente presso il Centro Dibattiti il prof. Sergio Rostagno ha parlato sul tema :
« L’esistenza della Chiesa » ; il
giorno dopo in via Faraci ha
presentato il tema : « L’educazione cristiana in vista della fede ».
SCIGLI
L’asilo ha purtroppo dovuto
salutare la sua insegnante, sig.ra
Grana, che, vistasi offrire una
supplenza nella scuola statale,
ha rinunciato al nostro impiego. Se questo da una parte non
ci deve scandalizzare, in quanto
offrendo un assegno simbolico
non possiamo pretendere che il
personale rinunzi ad offerte più
allettanti e sostanziose, pure pone in modo drammatico il problema del servizio e della vocazione. Così come l’asilo non è
un parcheggio per i bambini,
non deve nemmeno essere inteso come parcheggio per insegnanti e assistenti.
Prossimi
appuntamenti
7 maggio: Assemblea del XVI
Circuito, probabilmente a Palermo.
27 e 28 maggio: Conferenza
del IV Distretto a Napoli.
Le notizie di questa rubrica
sono tratte dal n. 2 del bollettino di collegamento tra le Chiese Evangeliche della Sicilia e
Calabria: Meridione Evangelico.
Quest'ultima testata sostituisce
la precedente « Sicilia Evangelica » (vedi Eco-Luce n. 2 - ’78)
dello stesso bollettino.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il numero è stato dedicato alla
diffusione di una serie di notizie:
la prossima assemblea deirUCEBI
(Unione Battista), con un’intervista al pastore Spuri, che ne ha presentato i temi principali; la situazione del Libano, con un’intervista a
Giovanni Franzoni e il rinvio al libro di Sergio Ribet, pubblicato dalla Claudiana; l’impegno delle chiese contro gli armamenti, in vari
astratto dal concreto : gli impegni
delle chiese non si limitano alla
perpetuazione di riti e forme religiose ma affrontano i problemi cruciali del nostro tempo; la violenza,
il disarmo, anche se il fondamento
del protestantesimo tutto — e non
solo della Chiesa dei Fratelli — è
la (( libertà della Parola ».
In secondo luogo la trasmissione
lasciava vedere che è di stile prò
Problemi cruciali
settori e, anche qui, con la raccomandazione del recentissimo volumetto del Gollwitzer contro la bomba c< N »; la domenica della Facoltà Valdese di Teologia e il lavoro
dell’Istituto; l’impegno degli Avventisti contro la violenza; la chiesa dei Fratelli come risulta dal
quadro del recente libro di Domenico Maselli, con un’intervista all’autore.
Non riprendiamo nei dettagli le
notizie; vorremmo soltanto cercare
di analizzare brevemente il quadro
che ne emerge come modo protestante di informare.
Innanzitutto le scelte di campo :
non si è escluso nessuno : ha trovato spazio la vecchia e venerabile
Chiesa Valdese, come la meno vecchia ma quasi altrettanto istituzionalizzata Unione delle Chiese Bat
tiste italiane, ma non sono stati
esclusi i Fratelli né gli Avventisti,
come espressione tipiche del nostro
multiforme mondo evangelico che
non si riconosce nella Federazione
delle Chiese. Si è cosi dato ampio
spazio, senza a gerarchizzare » l’ordine delle notizie sulla base di una
presunta maggiore o minore importanza delle Chiese, alia realtà del1’« altra Chiesa » in Italia; ma non
per questo l’informazione è stata di
tipo intraeoolesiastico, bigotto e
testante accettare che la chiesa si
lasci mettere in questione dai problemi del momento o dalle « scoperte » cosiddette profane. Nella presentazione deU’Assemblea dell’UCEBI e in quella della Facoltà di
Teologia si metteva in risalto la
scoperta da parte delle Chiese della
validità dei ministeri femminili.
Non c’è da vergognarsi né da temere di voler essere troppo « à la page » accettando umilmente di rivedere il proprio passato e di riformarlo se gli stimoli del nostro tempo sono positivi e mettono il dito
su piaghe e ingiustizie che sono
■state condivise o addirittura sostenute anche dalle Chiese.
Un’ultima osservazione positiva :
la trasmissione è andata in onda
pienamente secondo l’orario previsto, anzi, addirittura in anticipo.
Peccato che non sia sempre così.
Si vuole forse, con un orario molto
variabile, distogliere i teleutenti distratti da una trasmissione che sarebbe più attraente se fosse sempre
puntuale? Oppure si vuole, con la
osservanza « una volta ogni tanto »
dell’orario previsto, coprire con pretestuosi motivi « tecnici » un ritardo frequente e seccante anche per
i più interessati alla trasmissione?
m. c. tron
Chiesa, fede e politica
In molti scritti apparsi su « La Luce )) in questi ultimi anni, e segnatamente in alcuni di Tullio Vinay, è stato affermato che la Chiesa ed i cristiani non possono esimersi dal fare
politica e coloro che dichiarano o mostrano di non farne in realtà operano
a favore del potere costituito.
Ritengo preliminare ad un approfondito dibattito sui temi <c Chiesa e
politica » e « Fede e politica », che sono due cose ben distinte, riflettere sulla fondatezza o meno di tali asserzioni.
Quanto alla Chiesa, dato per indiscusso che essa ha la missione di convertire il mondo all’Evangelo ed il
compito conseguente di far sì che i
fedeli ne mettano in pratica gli insegnamenti, non si vede che cosa potrebbe fare di più e di meglio.
Perciò sarebbe opportuno, credo, che
coloro che propugnano, in teoria ed in
maniera assai vaga, le tesi suesposte,
dessero ai lettori chiare indicazioni
sul come la Chiesa potrebbe in pratica
svolgere una attività politica.
Paolo Ricca ha affermato (La Luce
11-2-1972 n. 6) che la Chiesa deve convertirsi alla politica, per non cadere
nel disimpegno ed ha precisato che deve fare la politica dei poveri che. a
suo parere, sono oggi i proletari. Orbene, per definizione, proletari sono coloro che non dispongono di beni all’infuori della loro capacità di lavoro, manuale od intellettuale. Sono quindi
compresi in tale categoria impiegati
che guadagnano 500.000 lire al giorno,
professori universitari che percepiscano 167.000 lire al mese, operai che
guadagnano cinque volte tanto; c’è insomma una incredibile gran varietà.
Tullio Vinay insiste sulla politica
dell’aga|>e ma non dovrebbe ignorare
che l’amore in politica è anche più raro che negli altri campi deU’attività
umana, tant’è vero che la varietà, o
Pingiustìzia o la giungla di cui sopra
è il frutto dell’egoismo umano mimetizzato nei raggruppamenti sindacali o
corporativi.
Stupisce quindi che egli affermi che
vi sono milioni di uomini (un partito?)
che non vivono per se stessi « e che, in
qualche modo, sono portatori dell’aga
pe di Cristo risorto ed operante ».
Sembra che il vice-moderatore Giorgio Bouchard non concordi su questo
punto, poiché egli dice (La Luce 27
gennaio 1978 n. 4) che « si deve predicare fedelmente la parola di Dio a
quegli stessi uomini in mezzo ai quali
intendiamo operare per la giustizia
(quel partito?). Ad ogni modo anche
lui pensa, anzi dichiara esplicitamente
che la Chiesa si accinge ad operare politicamente. Penso che, al pari di me,
molti lettori si domandino : « Come,
dunque, e con chi ci comprometteremo? ».
Quanto ai membri di chiesa, se ricordiamo che essi hanno un preciso
comandamento riguardo ai loro rapporti con il prossimo, è indubbio che
se essi sonò capaci di osservarlo non
hanno più particolare necessità di fare
politica e questa, se mai, viene per
loro in secondo luogo e non in primo,
come per i giovani della F.G.E.I. (...).
Il vero cristiano bene può fare a
meno della politica. Valgano gli esempi di Bernardo Cottolengo, Albert
Schweitzer e Raoul Follerau, l’indomito apostolo dei lebbrosi, morto pochi
mesi or sono. A queste ed alle altre
figure di cristiani ben note, si devono
doverosamente accomunare tutti coloro
che hanno dedicato la vita all’umanità
sofferente negli ospedali e nei ricoveri
ed anche nella vita privata, ignorando
tutto della politica ed ignorati da tutti.
Per meglio chiarire la veridicità di
questo concetto è opportuno determinare la differenza tra condotta cristiana
e condotta politica.
Abbiamo visto tempo fa che il direttore di questo giornale ha giudicato
atto cristiano specifico la visita fatta
dal prof. Gollwitzer ai carcerati di
Stammheim, mentre dallo stesso scritto
di quel teologo risulta che egli si è
preoccupato essenzialmente di far presente ai terroristi, colà rinchiusi, il
loro errore strategico del tutto contro
producente per il buon esito della lotta antimperialista!
Non si può convenire eon Tullio Vinay quando afferma che tutto è politica. Quando egli predica « la morte
e la resurrezione di Cristo », in chiesa o in piazza, egli compie un atto evangelico: se disquisisce su a La Luce » sulla differenza tra la dittatura del
proletariato e la dittatura sul proletariato fa politica; quando si è interes
sato per la liberazione di Kappler, malato da morire, ha compiuto un atto
cristiano; allorché dopo la fuga del
predetto, ha reagito parlando di « rigurgito di fogna » si è comportato da
politico ed ha anche usato un’espressione squisitamente politica: quando
è andato a Mosca per il a Forum mondiale delle forze della pace » ha fatto
politica : se avesse rifiutato rinvito
perché in Russia non c’è libertà per
l’Evangelo avrebbe compiuto un atto
specifico cristiano. Come ha fatto il
vescovo Helder Camara.
Atto politico è stata pure la partecipazione del proÌ. Rioca al « Conve- '
gno mondiale delle religioni » svoltosi
a Mosca lo scorso anno, come ha riconosciuto egli stesso nella sua relazione.
L’attentato di Via Rasella, del quale
si continua a parlare, è stato un atto
politico (e tale sarebbe rimasto anche
se gli attentatori si fossero autodenunciati): l’olocausto della vita di Salvo
D’Acquisto è stato un atto evangelico.
La cosiddetta « scelta di sinistra » è
un atto politico, che solitamente non
comporta gravi sacrifici personali, e
poco ha a che fare col « Sommario della Legge ».
Alcuni anni fa, « La Luce » pubblicò un documento, redatto in un’assemblea delle chiese valdesi di Torino. In
TRIBUNA LIBERA
esso, a proposito di un caso di occupazione di alloggi sfitti e conseguente
(c iniquo » intervento della polizia, i
firmatari riconoscevano di essere impotenti a risolvere il problema della
« drammatica situazione di contrapposizione tra ricchi e poveri » nella lotta per la casa.
Questo documento è un atto politico, ma il cristiano, se si dichiara pubblicamente tale, deve fare ben altro;
deve mettere a disposizione del prossimo che non ha dove posare il capo, la
sua casa, od almeno le sue stanze in
soprannumero o le sue Ville disabitate
(« Il digiuno di cui mi compiaccio non
è egli questo... che tu meni in casa tua
gli infelici senza asilo? » Isaia 58 :
6-7).
Il cristiano non può dire a nessuno:
quel che è mio è mio e quel che è tuo
è dei poveri.
Se è vero che non sono capaci di
tanto, i cristiani evangelici, a mio pa/rere, devono evitare di mettere innanzi
nell’attività politica, la loro qualifica
religiosa; ci sono già i democristiani e
forse mai il nome di Cristo è stato
proclamato così ripetutamente e così
sfacciatamente invano.
Renato Paschetto
Diventare discepoli
(segue da pag. 1)
Gesù diventa importante nella
nostra vita, tanto importante che
gli andiamo dietro? Gesù non dà
degli ordini, non dice: Ora dovete far questo, questo e quest’altro. Gesù dà una promessa: « Tu
vedrai cose maggiori di queste »,
dice a Natanaele e a noi.
Natanaele è quello che aveva
detto: « Che cosa può venire di
buono da Nazareth? ». La conosciamo bene questa domanda. Ci
gira tutti i giorni nelTanimo. Che
cosa può venire di buono dalla
chiesa, dal cristianesimo, dal nostro stesso esser cristiani? A cosa serve esser cristiani? A cosa
serve lottare, a cosa serve amare, a cosa serve credere? Conosciamo queste domande, conosciamo questo scetticismo. Gesù
con la sua promessa, vuole tra.sformare il nostro scetticismo in
speranza. « Vedrai cose maggiori ». Questa parola è molto utile
per noi valdesi che pensiamo
sempre che le cose maggiori sia
no nel nostro passato. Ma è molto utile a tutti i cristiani che vedono il futuro del mondo sempre più scuro, sempre più pagano. « Vedrai cose maggiori »: diventare cristiano significa credere questa promessa. « Vedrai il
cielo aperto, e gli angeli di Dio
salire e scendere sopra il Figliuol
delTuomo »: vedrai il cielo e la
terra che si incontrano in Cristo,
vedrai gli angeli; gli angeli potranno posare il piede Bu questa
terra di Caino; insomma, ancora
una volta, un nuovo mondo, una
nuova umanità riconciliata con
Dio e con se stessa. — Questo
vedrai dice Gesù a Natanaele,
questo vedrete cristiani del 20”
secolo —. Che splendida promessa! Contro tutte le predizioni fosche, cupe, tristi della fine del
rnondo si erge questa promessa
di Gesù. Non la fine del mondo
ma l’inizio del mondo. Questa è
la speranza che Gesù ci mette
nel cuore, e non lasciamocela
■Strappare da nessuno.
Paolo Ricca
3
28 aprile 1978
FOSSOMBRONE
L’IMPEGNO DEI GIOVANI NELLA SOCIETÀ’ E NELLA CHIESA
Un carcere più umano
Attività della FGEI
Ho visitato recentemente il
carcere speciale di Fossombrone. E possibile avere una prigione sicura, dalla quale non si
può in alcun modo evadere ed
al tempo stesso trattare umanamente i detenuti. Il confronto
con l’Asinara, vero inferno dei
vivi, è stato immediato. A Fossombrone il cibo è buono (lo ho
assaggiato come ho assaggiato
quello deirAsinaral), l'aria data
secondo le leggi e non in celle
senza tetto e non in tre alla volta, come all'Asinara, ma in un
vasto giardino dove molti, quaranta o cinquanta, sono insieme. All’Asinara tutti chiedono il
trasferimento, qui nessuno, tranne un mafioso che voleva essere
rimandato in Sicilia, non a Favigliana o a Termini Imerese,
ma airUcciardone di Palermo!
Ed è facile intuirne la ragione.
I detenuti, contrariamente alla
Asinara, tutti sono soddisfatti
del trattamento, migliore che in
altre carceri già sperimentate.
Insomma, se dall’Asinara sono
tornato profondamente turbato,
da Fossombrone ho avuto il pensiero che è possibile, anche nella situazione attuale, offrire un
trattamento umano a queste
persone che varie vicende della
vita hanno portato al delitto. Lo
stesso vale per le guardie carcerarie: all’Asinara queste hanno
una vita impossibile, a Fossombrone le troviamo più serene e
distese. Per queste vi sono sempre dei miglioramenti cui provvedere, specialmente per quel
che concerne l'orario di lavoro.
Nel discorso programmatico del
Presidente del Consiglio è pre
visto un aumento adeguato del
loro organico. Il fatto del vetro
inumano che separa nel parlatorio i carcerati e le loro famiglie (sicché i figli non possono
abbracciare i padri e le spose i
mariti) può anche esser risolto:
il direttore del carcere di Fossombrone ci diceva che sarebbe
sufficiente avere un « detector »
valido, come quello degli aereoporti, e non approssimativo come quello in dotazione: in quel
caso il vetro potrebbe essere
abolito. Del resto miglioramenti sono in programma: un altro
giardino, una sala di riunione,
ecc.
L’atmosfera di questi giorni,
specialmente dopo il rapimento
di Moro e l’eccidio del suo corpo di guardia, non è molto favorevole a discorsi di umanizzazione del trattamento dei detenuti, specialmente se « terroristi », ma è proprio di fronte a
simili evenienze che occorre avere i nervi a posto e non lasciarsi guidare da ragionamenti viscerali. Guai se lo Stato reagisse con spirito di rappresaglia, e,
anche incoscientemente, si lasciasse trascinare sullo stesso
terreno di quelli che esso condanna. Il pericolo della democrazia sarebbe proprio questo:
ricorrere a leggi repressive le
quali, non sortendo ad alcun risultato, ne richiamerebbero altre più dure ancóra. La forza sta
nell’amare anche chi non ci
ama, non nella legge « occhio
per occhio e dente per dente »
che Cristo ha denunciato.
LOMBARDIA:
SULLA VIOLENZA
Tullio Vinay
Riteniamo importante esprimerci come giovani evangelici di
Milano, in merito alla situazione
creatasi nel paese negli ultimi
giorni. Il rapimento di Moro ha
posto con tragica evidenza il problema del terrorismo e della violenza alla attenzione di tutti.
Rifiutiamo nel modo più assoluto il terrorismo e la pratica
quotidiana di violenza come strumento di lotta politica. Noi, che
ci riconosciamo in un progetto
di trasformazione della realtà in
senso socialista, pur nella differenziazione delle scelte politiche
personali, riteniamo essenziale
che le lotte anticapitalistiche abbiano per soggetto le masse popolari. Riteniamo che il terrorismo e la pratica violenta e minoritaria dell’autonomia operaia si
muovano oggettivamente contro
questo progetto. Se si è potuta
consolidare, anche se parzialmente, un’area che teorizza forme di
lotta violenta è perché i problemi delle masse giovanili in primo luogo, non sono stati risolti
dalle forze politiche di maggioranza. Al contrario la crisi del
sistema ha innescato un processo di disgregazione economica,
sociale e ideale le cui vittime più
colpite sono state i giovani. Basti
pensare alla situazione nelle
scuole e nelle università o alla
disoccupazione giovanile. Finché
non si interverrà adeguatamente
su questi problemi, ogni affermazione sulla precarietà, sulTinconsistenza ideale delle giovani generazioni è puro moralismo.
Notizie daii’ltaiia evangelica
a cura di Alberto Ribet
CHIESA CRISTIANA
DEI FRATELLI
— Dal 28 aprile al 1“ maggio
è convocata a Napoli una « Assemblea generale straordinaria
delle Assemblee di Dio in Italia ». È all’ordine del giorno di
dare precise direttive ai rappresentanti delle Chiese Pentecostali nella Commissione per le
« intese » collo Stato. Il problema delle « intese » infatti è oggi
posto sul tappeto non solo per
le varie Chiese eva-ngeliche, ma
anche per la Sinagoga ebraica.
Certamente i risultati ottenuti
dalla Chiesa Valdese e Metodista aiutano gli altri gruppi religiosi italiani a tracciare la loro strada nei rapporti con lo
Stato.
— L’Assemblea Generale delle
Assemblee di Dio in Italia ha ribadito la posizione già assunta
dal Consiglio Generale delle
Chiese che sconsiglia « l’uso della traduzione del Nuovo Testamento in lingua corrente in
quanto, detta versione, non essendo una traduzione letterale
dei testi originali, ma utilizzando il metodo linguistico delle
’equivalenze dinamiche’ ( traduzione a senso, secondo regole
linguistiche speciali) è in contrasto con la dottrina, professata dalle A.D.I. della ispirazione verbale e plenaria delle Sacre Scritture. Per il motivo suddetto la traduzione citata viene
decisamente respinta come testo da usare per l’edificazione e
diffusione a scopo evangelistico ». Viene poi riconfermato
l’uso della Diodati e della Riveduta.
Il rifiuto della nuova versione
non intacca però la stima e la
riconoscenza dovuta alla Società Biblica B. e F. per l’opera
centenaria compiuta a pro della diffusione delle Sacre Scritture anche in Italia.
vegno per lo studio del problema : « La sessualità nella Bibbia ». Le relazioni presentate in
quella occasione sono state pubblicate in un interessante « quaderno » ed in appendice sono
state aggiunte alcune statistiche
di una notevole e coraggiosa inchiesta svoltasi fra i 125 presenti in grande maggioranza fra i
20 ed i 30 anni.
— Notevole il programma dei
prossimi incontri : alla fine di
aprile vi sarà un convegno nazionale di monitori, al principio
di maggio avrà luogo un « Convegno di fratelli rappresentanti
le Assemblee Italiane ». All’ordine del giorno tre studi: «Approfondimento sistematico delle
Scritture nella Chiesa locale »,
« Preparazione morale e spirituale dei giovani », « Le Sette,
loro dottrina e nostre relazioni
con loro ». Saranno trattati anche argomenti di carattere più
amministrativo : « Problema con
la Società delle Sacre Scritture », « Accesso alla radio nazionale» , « Nostri rapporti con lo
Stato ». Le spese del convegno
saranno coperte da oblazioni volontarie anonime.
— Di notevole interesse per
noi il programma di un « Incontro tra Fratelli e Valdesi» che
avrà luogo dal 28 aprile al 1”
maggio ed il cui scopo è di «conoscerci meglio ». Parleranno i
fratelli Biginelli, Artini e Barbanotti ed i valdesi Sommani,
Giorgio Bouchard, Santini e Gino Conte. Ci rallegriamo di questa iniziativa e ci auguriamo sia
seguita da un’altra riunione alla Foresteria di Torre Pellice.
In questo quadro, evidentemente complesso, in cui il disorientamento sembra prevalere sulla
necessaria chiarezza politica, ci
sembra di dover ribadire:
— la necessità di una attenzione maggiore di tutte le figure sociali (casalinghe, giovani, anziani, disoccupati, ecc.) a quello che
sta succedendo. Si sta scatenando contro i giovani, contro settori del movimento anticapitalistico, contro quadri sindacali, una
chiara campagna repressiva che
può essere battuta solo con la
mobilitazione e Tallargamento
degli spazi democratici, contro
questa gestione dell’ordine pubblico. In questo momento il nostro pensiero -va ai compagni uccisi a Milano, accoltellati a Salerno, vittime del clima di linciaggio fisico e morale che la stampa
borghese ha provocato contro i
militanti della sinistra.
— La necessità di riproporre la
importanza delTimpegno politico
nei partiti, gruppi di base, collettivi, per intervenire nel sociale
e chiarire in questo clima di disorientamento i termini della situazione.
— Il senso della nostra predicazione evangelica: crediamo che
oggi predicare TEvangelo significhi individuare nel messaggio di
Cristo un motivo di speranza e
portarlo a chi più subisce questa
situazione, fiduciosi che ai nostri
sforzi e sulla nostra lotta, cojnunque necessari, si intrecci la
prospettiva del Regno che viene.
VISITA ALLA
SICILIA DEL SUD
tamente sociale, in una zona
particolarmente depressa. Allo
studio dell’ultima Assemblea è
stata posta anche l’istituzione di
un « ospedale diurno » : i malati
che durante il giorno sono curati in ospedale, alla sera possono ritornare a casa loro per
passare la notte in famiglia.
Ricordlanio che TOspedale è
dovuto ad una iniziativa del pastore Deodato allora pastore a
Napoli che raccolse fra le truppe americane soggiornanti in
Italia i primi fondi necessari
alla costruzione dell’ospedale
che rimane legato alla Chiesa
Valdese che ne garantisce la
funzione ecumenica ed autonoma. La direzione dell’Ospedale
è affidata ad un comitato in cui
sono rappresentate tutte le Chiese Evangeliche di Napoli.
— Dal periodico apprendiamo
che per la prima volta il pastore valdese Carco, Presidente del
Consiglio delle Comunità Evangeliche di Napoli, è stato invitato ufficialmente a sedere fra le
autorità nella seduta di apertura dell’anno giudiziario. L’invito è stato rivolto al pastore quale rappresentante di una forza
sociale attiva, per vocazione impegnata nel contesto della società napoletana.
Dal 19 al 26 marzo una delegazione della FGEI ha compiuto una serie di visite e di incontri tra le comunità della Sicilia
sud-orientale.
Al giro hanno partecipato un
gruppo di fratelli e compagni
della FGEI che avevano già maturato uria" serie di rapporti e
di contatti in Sicilia in seguito
ad una attiva partecipazione ai
campi del centro di Adelfia.
Scopo principale della settimana
di incontri è stato quello di ricucire una serie di contatti di
lavoro tra la FGEI nazionale e
i giovani siciliani oltreché tra i
giovani siciliani stessi. Inoltre
partendo daH’ipotesi che un rilancio dalla attività giovanile in
Sicilia possa svilupparsi intorno
al riferimento che il centro di
ADELFIA può rappresentare
nella realtà siciliana con i suoi
campi e le sue strutture, parte
degli incontri sono stati dedicati a questo problema.
Iniziando dalla comunità battista di Catania e continuando
poi con Vittoria, Riesi, Pachino
e Scicli siamo venuti in contatto
con diversi giovani e ragazzi
aventi diverse esperienze ed esigenze, ma animati tutti da una
sincera volontà ad aprire un dialogo con gli altri fratelli e la
realtà circostante.
Il quadro che è emerso da
questi primi incontri è stato
quello di una realtà giovanile
(tra l’altro con un’età media
molto bassa) molto problematica ed aperta ai problemi della
chiesa, del nostro tempo e del
prossimo.
D’altra parte le difficoltà ad
iniziare un lavoro e portarlo
avanti sono molte. I giovani fratelli siciliani non hanno mai esitato a dirci quali e quanti siano
i condizionamenti della realtà
familiare, dell’ambiente dei paesi, e la grossa difficoltà derivante dalla loro inesperienza dovuta ad una società che non fornisce all’individuo gli strumenti
per conoscere la realtà ed intervenire a modificarla.
Oltre agli incontri giovanili
si sono avuti due momenti di
visita, rispettivamente all’Asilo
per Anziani Evangelici di Vittoria e al Servizio Cristiano di
Riesi.
A conclusione di questo giro
di visite ci si è trovati tutti a
Scicli il venerd’i 24 e il sabato
25 per discutere in un convegno
delle prospettive del lavoro
FGEI in Sicilia e della organizzazione del prossimo campo
giovani ad Adelfia. Gli oltre 30
giovani convenuti hanno avuto
così modo di trascorrere due
giornate interamente insieme
conoscendosi e discutendo.
Questo convegno rappresenta
un momento estremamente positivo poiché oltre alla validità
oggettiva del lavoro svolto, si è
potuta verificare la possibilità
di utilizzare convegni di questo
tipo come strumento di scambio e di lavoro per i giovani siciliani.
A Scicli inoltre, preparato da
una serie di studi biblici, condotti assieme ai giovani della
locale comunità metodista, si è
tenuto il culto comunitario della domenica di Pasqua; un ulteriore momento di fraternizzazione tra gli altri, con le comunità che cosi, caldamente ci han- no ospitato.
CULTO RADIO
“Non esiste etica cristiana”
Di solito si reagisce con la penna in mano solo quando non si è
d’accordo con qualcosa, e anch’io
ho fatto così domenica 2 aprile a
proposisto del culto radio. Ora
mi sembra necessario, per onestà, continuare il discorso e ringraziare il medesimo pastore per
il suo messaggio della domenica
successiva. Vorrei solo aggiungere un piccolo commento: Taffermazione che « non esiste etica
cristiana » — avanzata in questo
secondo culto radio — mi pare
giusta e, direi, necessaria, ma an
CHIESA APOSTOLICA
DALLE CHIESE
PENTECOSTALI
— Un vasto podere, appartenente alla Chiesa, è stato a Poggio Ubertino, adattato a centro
di incontri. (5uivi nel novembre
scorso, ha avuto luogo un con
L’Araldo Apostolico, mensile
edito dalla Chiesa, ci ricorda lo
sviluppo della Chiesa Apostolica nel napoletano: punto di partenza la testimonianza di un
membro di Chiesa a Castellamare nel 1949, punto di arrivo
una Chiesa a Napoli e sei gruppi in provincia.
— Il periodico mette anche in
evidenza il lavoro compiuto a
Napoli - Ponticelli dall’Ospedale
evangelico « Villa Betania ». È
una istituzione di carattere al
NOVITÀ’
DOMENICO MASELLI
Libertà della Parola
storia della Chiesa cristiana dei Fratelli (1886-1946)
(Collana «Storia del movimento evangelico in Italia» diretta
da Giorgio Spini, n. 4)
pp. 186 -1- 16 tav. f. t. con 43 ill.ni, L. 5.300
Vasta ricerca che — proseguendo le linee di Tra Risveglio
e Millennio (1836-1886) — completa la storia di una delle componenti originarie, e tipicamente «italiane», del movimento
evangelico in Italia, condotta su fonti interne ed esterne (rapporti di polizia, questura ecc.) in particolare nel periodo fascista.
Libro essenziale per la migliore conoscenza di un movimento evangelico tuttora tra i più attivi e per riscoprire un
po’ delle proprie ’radici’.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino - ccp 2/21641
che difficile da cogliere nel suo
vero valore da parte di tutti gli
ascoltatori, data la difficoltà di
seguire tutte le sfumature di un
discorso necessariamente molto
condensato e che si può leggere
solo parecchio tempo dopo su
« Culto evangelico » (fra parentesi: non si potrebbe accelerare
la pubblicazione deH’utilissimo
foglietto?).
L’affermazione citata mi sembra voglia dire che i credenti non
hanno il privilegio di un’etica
perfetta, come, secondo me, Dio
non ci ha fornito i moduli perenni di una pedagogia o filosofia, o
politica, o magari musica, specificamente cristiana. E invece proprio questa mi pare sia la tentazione continuamente rinnovata
della nostra cristianità: fare un
bel blocco compatto della nostra
fede e delle nostre idee e accusare di empietà verso Dio tutti
quelli che non sono d'accordo
con noi. Al contrario, tutto quel
che possiamo fare è cercare di
vivere il più onestamente possibile, per quel che ci è dato di giudicare con la nostra povera ragione umana, un’etica che, pur
condizionata dal tempo e dalla
situazione in cui siamo nati e cresciuti, ci permette, o ci impone,
delle scelte in cui Tunica guida
valida per un credente è l’amore
di Dio e del prossimo. Se riuscissimo a seguirla con piena coerenza, tutte le nostre idee sbagliate
non potrebbero indurci a torturare gli altri o a lasciarli morire
di fame.
Marcella Gay
i
4
A cura delia Federazione
Femminile Valdese
Toscana evangelici
Foto
Paola Ade
Tanto per intenderci,
ia Toscana...
A quei tempi, probabilmente, per
creare la Toscana, si impiegò un
giorno intero: la magma primordiale affiorò tutto quello che ci vuole per fare un continente ; purtroppo andava già alla deriva, e fini
col saldarsi alla penisola italica:
per questa malaugurata congiunzione, forse, « siamo tutti italiani » !
La gentè di Toscana non rompe
mai il cordone ombelicale che la
lega alla terra-madre, anche in paradiso è convinta di vivere in esilio. Una volta c’è stato il funerale
d’un uomo deceduto in America:
nel portafogli gli avevano trovato
un foglietto che all’incirca diceva:
« in qualunque posto muoia, sono
un fiorentino evangelico, riportatemi a Firenze». L’Alighieri, lo si sa,
schiumava rabbia contro i fiorentini solo perché non gli permettevano di tornare a casa.
Il toscano è la risultanza, dosata male, di stratificazioni e impasti: prima liguri ed etruschi, poi
latini, quindi goti; non è una razza e difficilmente fa razza; ha enormi qualità non trasmissibili che
fanno bene da contrappeso ai suoi
vizi: ora le città, e Firenze in specie, sono invase da stranieri che le
inquinano e le avviliscono, ma nei
paesi e in campagna, dalla Maremma alle Apuane, dal Senese all’Aretino, il toscano è ancora cosi. E
quando hai l’aria di insegnargli a
vivere in casa sua che si è fatta
da sè, in secoli di affinata razionalità contadina, non ti sente nemmeno; è preso dalla malinconia di
sentirsi italiano. Una sua qualità
tipica che l’estraneo a volte afferra
tardi? Un bisogno di spazio libero,
creativo, per cui si sente pari a
chiunque e non sa subire intimidazioni o ricatti né dagli amici né dai
nemici. Prato («in Toscana», come dicono loro), una città giovane,
di villan rifatti, ha un detto di origine contadina che è bellissimo:
«Son di Pra(t)o, voglio essere risi^tta(t)o, e posa i(l) sasso!».
Cioè: ragioniamo da pari a pari, e
non pensar nemmeno d’avvantaggiarti con l’intimidazione, l’avvertimento di un ’sasso’.
Da P. M. Vermigli
a Jacopo Lombardini
Il Riformatore italiano da mettere sulla linea di Calvino e compagni, fu un fiorentino, naturalmente: Pietro Martire Vermigli.
Ma « non vi è stata una chiesa ita
liana abbastanza forte per coltivare la sua memoria come di un padre fondatore » e « la comunità
protestante italiana è troppo piccola e troppo preoccupata di altro » scriveva due anni fa un valente storico della teologia vermigliana, J. P. Donnelly. E così, sulla metà del secolo scorso, il messaggio della Riforma tornò in Toscana mediato dal « risveglio » evangelico anglo-ginevrino: prima dell’unità d’Italia, prima dell’arrivo
delle varie « missioni » si formarono delle piccole comunità protestanti (Firenze e dintorni. Rio Marina, Pisa, ecc.) che regolarmente
passarono al vaglio della persecuzione. Col 1861 Firenze divenne
punto di riferimento del protestantesimo in Italia e qualcuno comprese che bisognava ritrovare le
matrici indigene del movimento di
protesta e vivere da protagonisti
— sia pure in secondo piano —
l’avventura della nuova Italia. E di
quegli aniii la Biblioteca della Riforma italiana del sec. XVI curata da Emilio Comba. L’iniziativa
restò purtroppo senza risposta in
un Valdismo culturalmente imbambolato da tutto ciò che era
valligiano e scritto in francese, ma
su piani diversi l’esigenza di radicarsi aveva una risposta. La Chiesa Cristiana dei Fratelli, la Chiesa
Libera e l’appassionante abbinata
tosco-piemontese di G. Comandi e
P. Geymonat ne fanno fede.
La fine del secolo vedeva, per
quanto concerne metodisti e vaidesi, la penosa agonia dei resti delle comunità « libere » già guidate
da A. Gavazzi ed ora nella ■ spirale
massonizzante : i metodisti wesleyani salveranno il salvabile (Firenze,
Pisa, Carrara, ecc.), mentre i valdesi seguiteranno metodicamente a
organizzare, istituzionalizzare, tentar di fare anche le comunità toscane a immagine e somiglianza di
quelle del Plnerolese. Allora furon
gettate le premesse di una erosione
senza compensi. Unica splendida
eccezione: Paolo Geymonat e la
sua libera comunità evangelica,
unita ai valdesi, senza subire intimidazioni, composta di contadini e
operai, partigiani del luogo. Quando, nel 1922, la Facoltà di Teologia
emigrerà a Roma, la chiesa valdese ufficiale — quella di via Serragli — sopravviverà a lungo per la
situazione nata col trasferimento
dell’Istituto Gould e . l’eccezionale
servizio di un pastore-direttore indigeno, Virgilio Sommani; poi le
cose volsero alla soluzione già de
Tra i mercanti
livornesi
filata nel ’21 : la formazione di una
sola chiesa col centro comunitario
in via Manzoni.
Sempre a Firenze, la fervente
comunità di via de’ Benci, passava
per una infilata di sigle: Chiesa libera, evangelica italiana, metodista
wesleyana, evangelica metodista.
Però, a dimostrazione di certa labilità delle nostre sigle a confronto col carattere delle popolazioni,
la chiesa di via de’ Benci restava
uguale a se stessa, pronta a utilizzare anche le sigle pur di salvaguardare uno spazio proprio per
esprimere i doni, le qualità e le
rissosità che ancor oggi la fanno
la più indigena delle comunità fiorentine.
Ma la Toscana è grande, anche
se valdesi e metodisti hanno appena sfiorato le province settentrionali : Pistoia, Lucca, Livorno, Pisa
e Massa-Carrara. A Pisa i valdesi
hanno un punto di riferimento. Nata durante la clandestinità del secolo scorso, la comunità pisana è
di riferimento per famiglie e gruppi della Versilia, della Garfagnana
e di Lucca. Da Livorno invece sono curate delle famiglie sparse sulla costa meridionale e all’isola di
Elba, vecchia e splendida base dell’evangelizzazione valdese. Siena fa
parte a sé, con i suoi gruppi familiari arroccati in antiche (e un po’
soffocanti) cittadine della provincia. Per completare il cenno sui
valdesi, bisogna ricordare il ceppo
dell’Alto Pistoiese (che ha dato
non poche famiglie alla chiesa di
Firenze) ed i nuclei del Valdarno
superiore come di quello inferiore,
da Arezzo a Empoli-Pontedera. I
metodisti hanno impiantato la loro testimonianza, oltre che sulla
direttrice Firenze-Pistoia, su quella
di Massa-Carrara e La Spezia: comunità e gruppi dal passato ricco
di memorie in benedizione, con riferimenti anche nelTentroterra, come a Gragnana, la terra dell’indimenticabile Jacopo Lombardini.
Quella che invece diremmo la
’diaspora fiorentina’ della chiesa
metodista va da Pontassieve a Pistoia. Questa città che conobbe la
evangelizzazione con Alessandro
Gavazzi e la Chiesa Libera, ha una
storia particolarmente tormentata
ed esemplare per quanto concerne
il non immaginabile accavallarsi di
denominazioni, sette e movimenti
che fraternamente hanno fatto i
furbi a spese degli altri, senza
peraltro accrescere granché la somma degli evangelici pistoiesi.
La chiesa valdese di Livorno si
inserisce in ima situazione tutta
particolare in Toscana.
Sin dalla sua origine la città era
un porto franco e per potenziarne il
commercio erano stati invitati commercianti di tutti i paesi. Si erano
così costituite in Livorno colonie di
commercianti anche provenienti da
paesi protestanti: inglesi, tedeschi,
olandesi e svizzeri. Era stata concessa a queste comunità una certa libertà religiosa. Al principio del secolo passato operavano a Livorno
una chiesa anglicana, una scozzese,
una alemanna olandese.
Pastore della chiesa scozzese era
R. W. Stewart, grande amico dei vaidesi, che aveva raccolto intorno a
sé un gruppo di livornesi simpatizzanti evangelici. Quando, nel 1861,
con la costituzione del Regno d’Italia, ebbero valore anche in Toscana
le leggi concernenti la libertà religiosa, lo Stewart fece pervenire alla
Tavola valdese una petizione che
chiedeva l’invio di un pastore. La
domanda fu accolta e giunse a Livorno il giovane péistore Giovanni
Ribetti.
L’ardente parola del Ribetti contribuì al rapido progredire di questa comunità che ben presto contò
200 membri. Il suo inserimento nella città ebbe un grande rilievo anche dal punto di vista culturale.
Si aprirono infatti, nel 1861, una
scuola elementare maschile, due anni dopo una sezione femminile e la
scuòla materna, che durarono fino
al 1911. Sempre nel 1861 fu fondata
una società evangelica del « mutuo
soccorso » che si occupò degli evangelici bisognosi. Dal 1862, con l’acquisto di un carro funebre, la Confraternita di carità della chiesa valdese, potè provvedere ai funerali degli evangelici. Fu pure istituito un
servizio notturno di infermieri volontari, detti i « nottanti » che accorrevano ovunque fosse richiesto
il loro aiuto.
Nel 1868 si chiuse il porto franco
e la successiva diminuzione della
popolazione straniera portò alla
chiusura delle chiese anglicana, olandese e scozzese. DeH'edificio di
quest’ultima, costruita nel 1848 dallo Stewart, in puro stile gotico scozzese, e comprendente la chiesa e la
abitazione pastorale, prese possesso, nel 1911, la piccola comunità Valdese.
Ci fu la seconda guerra mondiale.
Per l’evacuazione forzata della città, la Chiesa valdese dovette sospendere ogni sua attività che riprese,
nel dopoguerra, ma in forma ridotta. Non si ebbero più 200 membri di
chiesa come alla fine del secolo passato, ma appena una cinquantina di
fratelli.
Oggi si sta guardando intorno per
cercare la maniera migliore di impostare la nostra evangelizzazione.
Non si sta però con le mani in mano. Il lavoro viene fatto molto a livello personale, attraverso gli organismi a disposizione (consigli di
classe, di circolo, sindacati). Si lavora nei quartieri e fsiamo presenti
nel Consiglio comunale con un assessore valdese;
La chiesa ricomincia a essere viva tra la « gente ». In particolare è
simpatico che da due anni le scuole
nel loro giro « per conoscere il quartiere » hanno voluto visitare e far
conoscere agli scolari anche la nostra chiesa. Sempre più di frequente gli insegnanti di storia ci chiedono di parlare alle loro scolaresche
di quella parte di storia italiana di
cui i testi non fanno cenno.
Non siamo molti e non possiamo
fare delle opere grandiose, ma speriamo che le aperture che si sono
rese possibili in questo tempo ci
permettano di portare il messaggio
dell’Evangelo dove non è ancora arrivato e che questo porti frutto anche nello sviluppo della nostra comunità.
Lìdia Noflke
La Facoltà
di Teologia
Quando il 17 febbraio 1848 uscì,
l’Editto di Emancipazione dei vaidesi (Le Lettere Patenti firmate
da Carlo Alberto) ancora non esisteva nelle Valli una Facoltà di
Teologia della quale tuttavia i Vaidesi cominciavano a sentire la necessità. L’art. 40 degli Atti del Sinodo di quell’anno, raccomandava
alla Tavola Valdese « l’istituzione
della Facoltà di filosofia e teologia, onde formare come si conviene i ministri della Parola».
valdesi, quali quelle di Pisa, Livorno, Rio Marina, Siena, Lucca, Viareggio ecc. è perché la « Storia »
dell’opera dello Spirito Santo si è l
manifestata nelle iniziative di quel
Comitato sinodale dell’Evangeliz- '
zazione, sostenute dalla lede e svolte in queiritalietta, combattuta tra
lo slancio dì ispirazione democratica e il freno di un clericalismo
stantio.
Inaugurata finalmente ai primi
di ottobre del 1855 a Torre Penice, la Facoltà iniziò i corsi di insegnamento delle varie discipline. L’esito della guerra del 1859, con l’annessione al Piemonte delle provincie dell’Italia centrale, allargò gli
orizzonti alla chiesa Valdese, dandole un nuovo e forte impulso
evangelistico. Fu istituito un Comitato di Evangelizzazione e il Sinodo votò il seguente o.d.g.: «Il Sinodo, convinto della necessità che
la chieva Valdese divenga sempre
più una chiesa missionaria, decide
che la Scuola di Teologia sia trasferita da qui a Firenze all’apertura dei corsi» (art. 35).
Luigi Santini
La decisione sinodale fu attuata
con entusiasmo, talché nell’anno
1860 troviamo la Facoltà trasferita
a Firenze e sistemata provvisoriamente nei locali della Cappella
Scozzese del Limgarno Guicciardini. Dall’ottobre del 1861 la Facoltà
potè stabilirsi a Palazzo Salviati di
via dei Serragli, dove rimase ininterrottamente fino al 1922, anno in
cui fu trasferita a Roma.
Nella nostra Toscana (cosi come
lungo il percorso della Penisola) se
esistono, oltre a quella più numerosa di Firenze, piccole comunità
Già dal 1848 alcuni giovani pa
stori valdesi tentarono le prime ai
due prove di evangelizzazione il
Toscana, collegandosi con i gruf
pi locali, dove spiccava la figura d
Piero Guicciardini. Il trasferimeti
to della Facoltà a Firenze che pri
sto sarebbe diventata la capitai
del secondo regno d’Italia, avev
un grande valore, proiettato nell
tematica dell’o.d.g sinodale : « È ne
cessarlo che la Chiesa Valdese di
venga sempre di più una Chies
missionaria ».
Una Facoltà che non coltivi 1
teologia come disciplina meramei
te teorica, ma che sia una palestr
di fedeli ed efficaci operai nel rti
nistero della Parola di Dio.
Le nostre comunità toscane r£
stano un simbolo di un appassii
nato fervore evangelistico di que
gli operai — professori, pastor
anziani evangelisti, itineranti, di£
coni, colportori — che si sono sei
titi chiamati all’impegno di un
fede viva, nell’ubbidienza di qu£
solo Signore e Salvatore che pr<
cede e guida il suo popolo per
sentieri di giustizia : « Andate, ave
maestrate tutti i popoli... Io son
con voi tutti i giorni fino alla fin
dell’età presente ».
Luciano Cattai
5
tí
: antica e nuova
^ Pastore SANTINI, lei conosce
^to bene la storia evangelica delIfoscana, per lunghi anni ne ha
KQto e tuttora ne vive le yicen|Come immagina i prossimi an
t
^ L’impressione che si ha del
jtestantesimo toscano servito da
^isti e valdesi uniti non è esalate; non è nemmeno seccamente
«ativa. È di una mediocrità ge^e, che su certi piani è preago(a e su altri propone opposte
^pettive.
^ Come le sembra che proseira il lavoro di evangelizzazione?
^ Quello di Toscana non è terno facile per la evangelizzazione,
(se non lo è mai stato. Da una
¿agine verrebbe facilmente fuori
)e— almeno a Firenze e tra valgi— ben poche sono le famiglie
le non siano di immigrazione, ma
^mobilità della popolazione è semre a svantaggio di chi non ha un
npio radicamento. Si parla spes) di abbandono delle diaspore, ma
lesta è una illusione: noi siamo
¡¡spore anche in città e in Tosca1, come ovunque, la predicazione
la testimonianza sono soprattutI affidate alle riunioni domestile, all’assidua cura d’anime e aldiaconia.
^-Non crede che, tutto sommali d sia una certa vitalità nelle
liese? Una ricerca di vita comuItaria da un lato, un desiderio di
ipegno sociale dall’altro?
-'Avrei l’impressione piuttosto
i un istintivo ripiegamento delle
liese in piccoli ghetti molto frami, come per fare la conta dei
8tì, mentre sempre più si delega
le intelligenti iniziative di piccoli
uppi diaconali, il compito di man»ere un dialogo con la città teraia, gettare dei ponti, stabilire
ea presenza. Forse ciò avviene
jrehé le comunità invecchiano,
jpure perché noi siamo restati
ferenti a schemi mentali e prati logori. Forse questa è un’opione parziale, anche per scarsa
noseenza delle comunità della coÍ.: Altri contributi la correggeran) è completeranno. È sempre difille dire della propria madre.
Al signor GATTA! chiediamo :
' Come vede la situazione delle
munità toscane?
- Numericamente sono ferme.
Prospettive
A nome deiie Unioni femminili abbiamo chiesto alcuni pareri sul
futuro deile nostre chiese in Toscana al pastore Santini, direttore
della Casa di riposo «Il Cignoro », al diacono della chiesa valdese
Luciano Cattai, al pastore Alfredo Sonelli.
Alcune ridotte a pochi mèmbri in
età avanzata che a viste umane
non intravvedono il ricambiò, col
grave problema dei giovani pressoché scomparsi. Se paragoniamo
il nostro passato pionieiistico — in
cui avevamo un unico mezzo di
presentazione; la predicazione —
alla ricchezza dei mezzi di oggi:
culti alla radio, programmi televisivi, pubblicazioni ottime della
Claudiana, concludiamo che le nostre comunità vivacchiano e languiscono un po’ dovunque.
— Lei intravvede qualche prospettiva nuova?
— Io ho una grande speranza nella integrazione delle chiese valdese e metodista. Ritengo che abbia
valore inestimabile, perché verranno rimesse in movimento le forze
laiche della chiesa che sentono l’imperativo di un impegno e di im impulso evangelistico in prima persona. E mi auguro che queste attività laiche, ancora in fase di « timido esperimento », possano offrire
il ricambio a quelle piccole comunità toscane che vediamo declinare.
— Ma questo impulso evangellstico, questo impegno laico che oggi sembra morire, può essere creato e messo in movimento per mezzo di una « istituzione »?
— Io vedo questa svolta come
un’altra autentica tappa di nuove
frontiere di evangelizzazione, dunque, in continuità con la tematica
sinodale di ieri: Ubbidire alla vocazione missionaria della chiesa.
— Pastore SONELLI, quali sono
i problemi che le saltano agli occhi in questo suo primo affacciarsi alla Toscana evangelica?
— Il problema che sento di più
è quello della necessità di una ri
qualifìcazioné deH’evangelismo in
Firenze. Le denominazioni presenti qui sono molte, però non presentano un pluralismo nell’unità, quale dovrebbe essere la realtà storica della chiesa, cioè esse camminano parallelamente, ma danno alle loro caratteristiche denominazionali — che sono assai marginali
nei confronti dell’Evangelo — più
peso che al compito fondamentale
dell’annuncio.
Così, piuttosto che costituire per
i cattolici uno stimolo verso un
rinnovamento evangelico, rischiano
di creare confusione, e per chi,
fuori del cattolicesimo cerca una
alternativa di fede, rischiano di
presentare un provincialismo denominazionale che impoverisce il
messaggio evangelico. Con una
maggiore coscienza unitaria (proprio di una unità diversa da quella autoritaria e gerarchica del cattolicesimo ufficiale) i vari doni potrebbero confluire in una testimonianza più valida a vari livelli.
— Che cosa pensa del problema
giovanile?
— Per troppo tempo ai giovani
si è dato il facile alibi della « chiesa dei vecchi » per scusare il loro
disimpegno. I difetti degli adulti
sono ormai proverbiali, ma le responsabilità dei giovani non cessano di essere reali e serie, non certo per il mantenimento di « ghetti
religiosi », ma per i loro rapporti
verso il Signore che li chiama e al
quale non rispondono. Ai lamenti
di Samuele, che si sentiva rifiutato dal popolo che aveva chiesto un
re, Dio risponde: ’Essi hanno rigettato non te, ma me, perché io
non regni su di loro’ (I Sam. 8, 7).
E Samuele non era certo molto più
simpatico delle nostre comunità
di adulti! Queste cose bisogna
dirle.
Congresso dello FFV
f^oggio Ubertini (Firenze) 19-21 maggio
Tema : Il culto.
Venerili 1!) in .serata: arrivi; formazione dei gruppi di
studio.
Sabato 20, ore 9: apertura del congresso; relazione del
Comitato nazionale. Ore 17.20; studio in gruppi sul
tema II culto. Ore 20.20: Relazione dei gruppi di studio.
Oomenica 21. culto comunitario presieduto da Lietta Pascal - Avarie e votazioni - Pomeriggio: Ventesimo anniversario della Federazione (19,58-78).
Lunedì 22: Visita a Firenze e agli Istituti evangelici.
Ringraziamo i nostri interlocutori per le loro parole di critica e di
speranza ed esprimiamo la fiducia
che'Dio .«può fare infinitamente al
di là di quel che domandiamo o
pensiamo » ( Ef. 3,20 ).
Così cominciò all’Elba
Giovanni Cignoni, capitano maritino, incontrò a Nizza nel 1853,
fencesco e Rosa Madiai, esuli per
®tivi di fede e dopo alcuni inconi, si convertì alla fede evangelica,
¡tornato a Rio Marina, parlò sefetamente ai suoi amici di quello
ìe aveva sentito dai Madiai. ...E
>sì ha inizio la comunità di Rio
Wna, nell’Isola d’Elba.
Uopo alcuni anni di esistenza
Bndestina, con l’unione della Toal Regno d’Italia nel 1861, il
Ittiolo gruppo poteva finalmente,
le nuove leggi di libertà religiofe professare apertaimente la sua
Un tempio venne inaugurato
j 1864, e nel 1865, a causa di diffità sorte per i funerali evangelici
Icimitero comunale, fu inauguraGuello che ancora oggi serve co• cimitero per la piccola comui.
TO tardi venne aperta una scuoihe funzionò fino al 1931. Come
«e altre la comunità di Rio MaI_iu colpita duramente con l’emitione. Infatti oggi troviamo faÌie originarie di Rio Marina neStati Uniti, nell’Australia e in vacittà d’Italia (Torino, Milano, Liio, Roma, ecc.).
¡tirante la seconda guerra monle la comunità ha sofferto molUna bomba cadde su una casa,
Idendo 7 evangelici. L’intolleraniel clero ha reso estremamente
Cile l’evangelizzazione. Un solo
Spio; le suore aprirono una
Ila troprio davanti alla nostra
hcitarono i genitori non evangea togliere i figli dalle nostre
ile, perché « il diavolo li avrebpresi ».
>n gli anni questa intolleranza
fé più stata coisì aperta, ma non
b caso se solo da quest'anno le
tbe frequentano la scuola pub^ e non più la scuola delle suo
re; ma l’asilo comunale è ancora tenuto dalle suore.
Oggi la scuola valdese si è trasformata in una casa per ferie e
svolge un’attività estiva offrendo una pensione a prezzo modesto ed
una vita comunitaria a persone,
specie a famiglie, che non potrebbero permettersi altrimenti una vacanza al mare. La nostra ambizione
è che si possa vivere una esperienza comunitaria, impossibile nella
città, lavorando, studiando la Bib
bia e parlando di problemi religiosi
e sociali. Vivere insieme così, ci aiuta a rinnovare il nostro impegno di
lavoro nelle nostre comunità di origine.
La comunità di Rio Marina ha solo più una ventina di membri, ma
continua fedelmente la sua testimonianza evangelica. Anche senza pastore, la comunità continua ad avere il culto ogni domenica.
Lidia Noffke
Il tempio „
di Rio Marina UrI
Unioni
Femminili
a Firenze
Qualche malizioso non esiterà
nell’affermare che Gesù è apparso
alle donne, perché... ciarliere come
sono, avrebbero subito propagato
la notizia della sua risurrezione!
Ma noi sappiamo bene che le donne, quando prendono coscienza di
se stesse, possono essere di fermento nella comunità e nella società dove sono portate ad operare .
Non perché abbiano minori impegni, esse sono in maggioranza ai
culti, agli studi biblici, nelle riunioni di quartiere; sono le più sensibili a determinati problemi sociali, anche se difficilmente riescono a raggiungere cariche di rilievo.
Ogni mese le donne evangeliche
di Firenze, delle varie denominazioni si incontrano per studi biblici o per dibattere i temi proposti
dalle Federazioni. In tali occasioni
si lanciano calorosi appelli alle comunità, annunciando che le riunioni sono aperte a tutti, ma spesso avviene che l’unico rappresentante dell’altro sesso, la volta successiva non si presenta, perché si
sente troppo solo... Comunque, dinanzi ai problemi attuali si sente
l’esigenza di una maggiore inforniazione, di un più ampio dibattito
e scambio di idee per una più chiara presa di posizione, per una denuncia di quanto viene fatto non
« in nome e per l’amore di Dio »,
ma in nome del potere e secondo la
volontà dell’uomo.
Si sono dibattuti terni di interesse molto ampio: la situazione
degli Istituti psichiatrici, il nuovo
Diritto di famiglia, il problema dell’emarginazione (anziani, handicappati), della emigrazione e disoccupazione, della situazione della donna in Italia, il Terzo mondo ed ultimamente dell’ecologia.
Si tratta sempre di mettersi nelle condizioni migliori per rendere
nella vita di ogni giorno una testimonianza efficace e di operare delle scelte che siano conformi all’Evangelo.
Violetta Sonelli
Il presente
Per comprendere la posizione delle chiese valdesi della Toscana di
oggi si devono tener presenti almeno tre avvenimenti degli ultimi 1520 anni. - . * •
Anzitutto la presenza di nuove
denominazioni sorte ispesso da missioni d’oltre oceano; poi i cambiamenti avvenuti nella cliiesa cattolica in seguito al Concilio Vaticano
II e il costituirsi di coni unità di
base, entro le quali si svolge ora
una ricerca biblica che una volta
era esclusiva degli ambienti protestanti; infine la situazione generale
di orisi, seguita al 1968 che ha creato una instabilità di orientamenti
e richiede alle chiese nuovi modi di
presenza nella società.
L’evangelizzazione oggi avviene
diversamente dal passato. Quella
classica è operata dalle nuove denominazioni con risultati che àncora
non si possono valutare, essendo
queste chiese alla prima o seconda
generazione. La presenza del protestantesimo tradizionale si effettua
spesso per opera di singoli credenti o di gruppi specializzati. Si* cerca
di fare una statistica del numero
dei membri di chiesa presenti negli
organismi amministrativi (Clomimi,
Provincie, Regioni), nei sindacati,
negli organi collegiali delle scuole.
Questo tipo di presenza, considerevole, se si pensa che il numero dei
membri di chiesa della Regione è
ben al di sotto dell’l per mille, coinvolge tutte le chiese, anche quando
— come spesso accade — la maggioranza dei membri non ne è al corrente; infatti chi agisce per sua responsabilità al di fuori è pur sempre sostenuto dalla comunione di
fede delle chiese; riceve molto anche quando forse pensa di non ricevere.
Inoltre le chiese sono presenti sul
piano delTecumenismo: innanzi tutto airinterno delle denominazioni
evangeliche, dove spesso il contributo delle chiese valdesi tocca i
problemi nazionali di maggior rilievo.
I rapporti con i cattolici sono significativi, anche se non sempre facili. A Firenze è apprezzata la partecipazione valdese alle attività dell’Alleanza ebraico-cristiana. Sempre
a Firenze le varie denominazioni
mantengono un contatto attraverso
rincontro mensile delle Unioni femminili; attraverso rincontro mensile dei pastori i quali fanno da tramite tra le comunità; insieme si collabora alla rubrica Riflettiamo insieme, sul Canale 48, sottoponendola costantemente a esame critico e
tenendo presenti i giudizi dati dai
membri di chiesa.
Come per il passato la presenza
valdese — e più in generale evangelica — si realizza attraverso le Qpere. A Firenze ci sono II Ferretti, Il
Gould, Il Gignoro che non soltanto
svolgono il loro servizio specifico,
ma costituiscono punti di contatto
con la realtà cittadina, anche a livello di quartiere. Va segnalata l’attività del Centro Ev. di Solidarietà
con la Scuola G. Barberis. Il Centro
è un esempio tipico di collaborazione e presenza interdenominazionale.
Nori si può lasciar passare sotto
silenzio l’attività della chiesa valdese di Pisa, che è presente nella città
con la diffusione delle pubblicazioni Claudiana nelle biblioteche civiche e scolastiche e in occasione dei
vari festivals di partiti democratici
o di organismi cittadini.
NeH'insieme si tratta di un lavoro
forse meno appariscente di quello
di un tempo, ma non meno impegnativo, anche se ha di mira non
tanto l’accrescimento immediato del
numero dei membri di chiesa, ma il
formarsi, in seno alla nostra società, di una mentalità e di una cultura nuova che presenti nei fatti all’ambiente toscano i segni di una
alternativa nella fede.
Alfredo Sonelli
6
21 aprile 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Album
di
famiglia
Una pila di quadernetti, che
sfogliandoli danno l’impressione
d’esser passati per molte mani
non intellettuali, conserva cinquant’anni di storia dell’Unione
Giovanile del Prassuit-Verné.
Apro a caso: « 12 aprile 1929, la
seduta si apre verso le 20 ed il
Presidente incomincia con l’invocazione di Dio... ». In una grafia
minuziosa, direi quasi ricercata,
si rincorrono i verbali delle sedute. Iniziavano tutte allo stesso
modo.
Per cinquant’anni, dal 1928,
l’Unione, come molte altre Unioni della nostra Valle, ha scritto
regolarmente i suoi resoconti.
C’è dentro di tutto. Echi di discussioni, racconti edificanti,
rimproveri agli assenti, poesie,
progetti ma specialmente preghiere e letture bibliche. Autonomi dal pastore gli unionisti, nei
loro -incontri, ne riflettevano laicamente le funzioni. La scuoletta
dove l’Unione si riuniva era semplice ed austera come i discorsi
che vi si tenevano. Ma la storia
di questo gruppo unionista non è
solo documentata sui verbali ammucchiati in un armadio. Fortuna vuole che accanto agli scritti
soppravviva un voluminoso album di fotografìe.
Nel 1947 si recitava: "Gli Invincibili’’ e gli attori, tutti in costume e tutti sorridenti, posano con
teatralità davanti alla scuoletta.
Qualche pagina più in là, dieci
anni dopo, si rappresentava: "Il
vecchio caporale Simon". Nella
didascalia, accuratamente scritta
con la china bianca, leggiamo:
"Il vecchio caporale Simon creduto morto, dopo II anni di prigionia, invecchiato e mal sistemato ritorna al paese natio alla
ricerca dei suoi figli". E qui possiamo immaginare che all’apparire di Simon sulla scena un’ondata di emozione coglieva il pubblico che gremiva la sala. Ma
non ci sono salo recite in questa
miniera di fotografie. Ci sono anche formidabili "flash", tipo quello che riprende i giovani intorno
ad una gigantesca frittata realizzata (così mi racconta un membro fondatore che abita vicino a
me) "con ben 72 uova dentro un
paiolo enorme che adesso non li
fanno nemmeno più". Oppure, altra foto interessante, il gruppo
dei costruttori volontari della sala unionista ritratti con pale e
picconi intorno a un mulo e al
suo carretto. Per non parlare di
innumerevoli altre foto, in formato tessera: gli stessi visi, man
mano che si torna all’inizio dell’album, che si ritrovano invecchiati al mercato del venerdì. Da
questa documentazione emerge
un mondo che ha avuto una lunga primavera d’amicizie, di discorsi intorno alla stufa, di ricordi, di momenti entusiasmanti.
Benché interessante c’è sempre
il rischio che questo tipo di documentazione finisca per ammuffire o per essere rosicchiata
dai topi. Prima che questi quadernetti vadano completamente
alla deriva proporrei di raccoglierli — andandoli a cercare nelle diverse scuolette — per riordinarli (o "rilegarli” come direbbe
Giorgio Tourn che crede in questo tipo d’operazione) e riproporli all’attenzione delle giovani
generazioni. Si avrà così la possibilità di meglio comprendere
un passato di cui, chi più chi meno, siamo tutti figli.
G. Platone
Personalia
Rallegramenti airamico e collega Er
manne Genre e a sua moglie Katerina
per la nascita della piccola Rahel avvenuta la scorsa settimana a Kiisnacht
(Zurigo).
Hanno collaborato a questo
numero: Dino Gardiol; Raimondo Genre; Luigi Marchetti; Bruno Rostagno; Aldo Rutigliano; Maria Tamietti; Francesca Spano; Cipriano Tourn;
Giorgio Tourn.
INCONTRO PASTORALE A VALLECROSIA
Come spiegare la risurrezione?
Pili di venti pastori provenienti dal Piemonte e dalla Liguria esaminano le possibilità catechetiche e di predicazione connesse al tema centrale delia fede cristiana
Nei giorni 16-19 aprile ha avuto
luogo nella Casa Valdese per la
Gioventù di Vallecrosia il colloquio pastorale del I Distretto.
Questi i temi affrontati nel corso dell’incontro:
1) La risurrezione come problema teologico;
2) La risurrezione come argonlento di catechesi;
3) Elaborazione di una traccia
di programma per il 3" e 4“
anno di catechismo.
L’incontro, aperto anche alle
famiglie dei pastori e dei laici, si
è svolto in un’atmosfera serena
e fraterna. Ogni giornata del convegno è iniziata con un breve
culto con meditazione e preghiera comunitaria. La risurrezione
è stato anche il tema delle brevi
meditazioni che il pastore Paolo
Ribet ha esposto con molta chiarezza.
Si è cercato di evitare che il
culto assumesse l’aspetto di un
rito staccato dalla problematica
generale del convegno; in parte
questo rischio è stato evitato
dando ad ogni partecipante alriheontro la possibilità di esprimersi liberamente nel corso della preghiera comunitaria. Dopo
qualche attimo di incertezza iniziale molti hanno formulato ad
alta voce la loro preghiera, spezzando la solitudine deirindividualismo che sovente accompagna le
nostre riunioni di preghiera.
Il culto conclusivo con Santa
Cena lo si è celebrato durante il
pranzo; ciò ha reso più attuale il
primitivo significato « dello spezzare il pane insieme », ci ha ricordato che la S. Cena è il segno
della comunione col Cristo risorto e con i fratelli, che va vissuta
nella vita di tutti i giorni e non
soltanto nell’ambito del culto.
Ma la ricerca iniziata in queste
troppo brevi giornate di lavoro
ha avuto come argomento principale di studio il problema del
catechismo. « Come insegnare a
degli adolescenti i principi base
della fede cristiana? Quali metodi adoperare per comunicare
con chiarezza i contenuti della
nostra fede? Come rendere attuale il nostro insegnamento catechetico ai giovani che vivono il
disorientamento del nostro tempo di crisi senza forzare strumentalmente i testi biblici? ».
Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi sorti nel corso
della discussione dei tre gruppi
di lavoro in cui si sono divisi i
partecipanti al colloquio. Ma
questi non si sono limitati ad
esporre difficoltà e perplessità.
Qgni gruppo ha elaborato una
traccia di programma per gli ultimi due anni di catechismo. Si
è innanzitutto sentita l’esigenza
di mettere insieme le proprie esperienze e le proprie energie,
per evitare dispersioni di forze
fra coloro che operano nell’ambito deH’insegnamento catechetico. Tutti e tre i gruppi hanno
lavorato con impegno anche se
le difficoltà che l’argomento presentava hanno messo in crisi
molti.
Nella mattinata di mercoledì
ciascun gruppo ha presentato all’assemblea. tre schemi di programma.
Caratteristica comune di tutte
e tre le bozze di programma è
stata la esigenza di adoperare del
materiale didattico comune che
possa essere aggiornato, per esampio delle schede da adoperare insieme ad un manuale.
Per motivi di spazio non possiamo per il momento descrivere dettagliatamente il contenuto
dei tre progetti di programma,
ma ci riserviamo di farlo in seguito.
Qui possiamo soltanto anticipare che gli schemi proposti tengono in considerazione l’esigenza
di offrire sia ai catecumeni che
ai catechisti una guida agile ed
aggiornata all’insegnamento catechetico, con un linguaggio accessibile che permetta un più facile approccio ai problemi della
fede.
Intanto non ci si è limitati a
fare soltanto dei discorsi o dei
progetti a lunghissima scadenza,
ma si è cercato di cominciare a
lavorare attorno a questo progetto. A tale scopo, alla fine del
convegno, ogni partecipante ha
scelto un argomento teologico su
cui élabòfare una scheda da sottoporre alla critica delTaissemblea alla prossima «retraite» che
i pastori del I Distretto hanno
deciso di organizzare nei giorni
8-11 ottobre sempre a Vallecrosia.
Si è ancora molto lontani dalla mèta, bisognerà fare ancora
molta strada prima che il problema della catechesi possa essere risolto, anche soltanto per
la nostra generazione. Ma è necessario che tutti i fratelli che
hanno a cuore il problema della
« educazione alla fede » dei giovani catecumeni collaborino tra
di loro. Bisognerà unire i nostri
sforzi e le nostre esperienze, dobbiamo cercare di superare certe
nostre forme di individualismo
che ci hanno sovente impedito
di collaborare con più profitto.
Durante questi tre giorni trascor
si insieme a Vallecrosia, molti di
noi si sono resi conto ancora di
più che i problemi dei loro catecumeni non sono tanto diversi da
quelli dei giovani della comunità
vicina.
Allora, perché non avere più
scambi di esperienze tra di noi,
perché non cerchiamo di affrontare insieme questi problemi?
Adesso si tratta di dare corpo
ad un manuale di catechismo
per il III e IV anno, è una buona
occasione per collaborare e per
a)pprofondire comunitariamente
i problemi che la predicazione
deU’Evangelo alle generazioni più
giovani comporta.
Personalmente sono convinto
che questi incontri siano delle
occasioni preziose veramente edificanti, dove ciascuno di noi ha
la possibilità di dare e di ricevere fraternità, conforto, esortazione e amicizia.
Il prossimo appuntamento, come abbiamo detto, è stato fissato
per i giorni dalT8 alTll ottobre.
Speriamo di avere con noi in
ottobre coloro che, per varie ragioni, non hanno potuto partecipare a quest’ultimo incontro.
Antonio Adamo
VAL GERMANASCÁ: UN DISCORSO NUÒVO E INTERESSANTE
A scuola sugli sci
Una giornata splendida, una
delle poche di questa rigida e
imbronciata primavera, ha fatto da cornice, mercoledì, 19 aprile, alla Festa della Neve che si
è svolta sulle nevi dell’Alpet a
Frali, alla presenza del ViceComandante il Battaglione Susa, Magg. Losno, a conclusione
del primo Corso di avviamento
alla pratica dello sci organizzato nell’ambito dell’Addestramento Sciistico Valligiano, portato
avanti da molti anni dal Batt.
Susa, e con la collaborazione
della scuola, dei comuni e del
C.A.I. Valgermanasca.
Finora l’Addestramento Sciistico Valligiano si limitava ad
organizzare gare promozionali
fra i giovani delle valli, anche al
fine di un reclutamento nelle
Truppe Alpine.
In vai Germanasca quest’anno si è fatto un discorso nuovo
e molto interessante. Settimanalmente un gruppo di cinque
istruttori Alpini ha curato la
preparazione ai vari livelli dei
ragazzi della valle che si erano
iscritti al Corso.
Purtroppo la mancanza di neve prima, il cattivo tempo do
po, hanno creato qualche problema organizzativó e le lezioni previste si sono dovute sensibilmente ridurre di numero.
Malgrado questo, la maggior
parte dei ragazzi ha tratto un
gran giovamento dalle lezioni,
tanto che anche quelli che non
avevano mai calzato gli sci sono
ora in grado di percorrere la
pista « Verde » senza grossi problemi. Della preparazione raggiunta i ragazzi hanno dato un
notevole saggio mercoledì, pomeriggio in occasione della manifestazione conclusiva al termine
della quale tutti hanno ricevuto
un piccolo premio ed una medaglia ricordo. Inutile sottolineare che l’iniziativa non aveva
intento agonistico, ma era intesa e protesa esclusivamente ad
avvicinare al sano sport della
neve il maggior numero possibile di ragazzi che, pur vivendo in
valle, hanno poche occasioni per
imparare a sciare. Al Corso,
aperto a tutti gli alunni della
scuola delTobbligo, erano iscritti 38 ragazzi provenienti dalle
elementari di Ferrerò e dalla
media di tutta la valle. (I ragazzi delle elementari di Frali hanno usufruito di un Corso diver
LA QUESTIONE OCCITANA
Lo Statuto deir «Escolo dóu Po»
so curato dal comune e dalla
locale Scuola di sci).
Il Corso è costato alle famiglie 10.000 lire quale concorso
nelle spese, che sono state peraltro molto contenute grazie al
concorso anche finanziario, degli Enti citati e della Seggiovia
13 Laghi. Ai ragazzi sprovvisti
di attrezzatura sono stati forniti in prestito d’uso sci e bastoncini provenienti da un « parcosci » che la sezione del C.A.I.
Valgermanasca sta creando grazie alla generosità del Susa, del
CONI e dei propri Soci.
L’iniziativa, che ci sembra
molto valida e che meriterebbe
di essere estesa ad altre valli,
sarà proseguita il prossimo anno, probabilmente con raggiunta della specialità « fondo », con
una organizzazione ancora migliorata, grazie anche alla preziosa esperienza di quest’anno,
e troverà nel frattempo il suo
naturale proseguimento nel Corso di avvicinamento alla Montagna che anche l’estate prossima la Sezione Valgermanasca
intende organizzare nell’ambito
delle attività della Commissione
Alpinismo Giovanile.
erregi
Focolari misti
La preghiera
nelle nostre
Gentile Direttore,
speravo che la polemica sulla « festa
del Piemonte », eccetera, fosse finita.
Invece, quale promotore e per dieci
anni segretario deìVEscolo dóu Po. mi
vedo costretto a dare alcune informazioni su quella associazione, le cui finalità sono state falsate e deformate
dall’intervento dei tre lettori Enrico
Tron, Italo Breuza, Ilario Pons. Dagli
Statuti di quel sodalizio, approvati il
14 agosto 1961 a Crissolo, cito due
articoli :
Art. 2 : UEscolo dóu Po ha lo scopo di rinsaldare e sviluppare i buoni
rapporti tra il Piemonte e la Provenza,
intendendosi quesPultima in senso lato come la Regione di Francia a civi:Là occitanica. Tale scopo verrà perseguito nei modi che appariranno via via
più convenienti, ed in particolare:
a) diffondendo in Piemonte la conoscenza della lingua, della cultura e
dell'arte provenzale occitanica, a mezzo di conjerenze, pubblicazioni e mani¡estazioni varie:
b) prendendo ed assecondando iniziative intese ad attivare gli scambi
culturali tra le due Regioni:
c) valorizzando, perché punto d incontro tra il Piemonte e le parlate provenzali e franco provenzali, il patrimonio linguistico che caratterizza le seguenti vallate del Piemonte (e non del
Sud Titolo: nota di Tavo Burat): Vermenagna. Gesso. Stura di Demonte.
Grana. Maira. Varaita. Po. Pellice.
Germanasca. Chisone. Susa. Lanzo. Orco e Soana (successivamente si aggiunse la valle dell’Ellero, scoperta di lingua d’Oc, n. di T. B.).
Art. 5 : « Vengono considerate come
lingue de//’Escolo dóu Po : il Piemontese. la lingua d'Oc (coniprese le varianti dialettali delle Volii citate alVart. 2) l’Italiano ed il Fraiicese.
Tra coloro che firmarono lo Statuto,
figurano diversi occitani: Paolo Gilli,
Bruno Alleandi (sindaco) e Renato
Maurino (tutti di Crissolo), don Federico Palme (Ostana), don Domenico
Raso (Paesana); Remigio Bermond
(Pradzalà/Pragelato); Federico Ghisi e
Teofilo Pons (per le valli Valdesi); Antonio Bodrero (Fraisse/Frassino) e Sergio Ottonelli (La Chanal/Chianale) per
la vai Varaita; Pèire Antoni, Bruna
Rosso, Giovanni Rajna, don Michele
Fusero (tutti per Elva, vai Marra);
Sergio Arneodo (sindaco di Monleros60 Grana); Gabriele Giavelli (Argenterà, vai Stura); Giacomo Dalmasso (Limone, vai Vermenagna).
I Brande : Pinin Pacòt, Camillo Brere, Renato Bertolotto, Aldo Daverio ed
il sottoscritto; i docenti universitari
Benvenuto Terracini e Corrado Grassi
(Università di Torino).
Alle domande dei tre lettori, rispondo che ho sempre cercato di presentare in Piemonte le testimonianze della
cultura occitana (non solo linguistica) e che parlo la [lingua d’Oc...
purtroppo non con tutti gli occilanisti,
perché alcuni di loro, come ad esempio il sig. François Fontan, fondatore
del Partito Nazionalista Occitano, re
sidenle a Fraisse/Frassino (Val Varaita) — che ebbe a riconoscermi (per
iscritto), bontà sua!, quale premier défenseur des Occitans dTtalie — non
parlano alcun tipo di patois.
Con fraterni saluti,
Tavo Burat. Biella
famiglie
Avrà luogo, a Torre Pellice,
presso la Foresteria Valdese, nei
giorni dal 13 al 15 maggio prossimi il 9° incontro organizzato
in Italia dal gruppo « Focolari
Misti ». Si erano già avuti 7 incontri nel Pinerolese ed un incontro in Umbria.
Il gruppo italiano dei « Focolari misti » lavora in stretta collaborazione con il gruppo analogo franco-svizzero, che da dodici anni si incontra regolarmente a Pentecoste, nel monastero
di Voirons. Quest’anno l’incontro è unico appunto a Torre
Pellice, sul tema: La preghiera
nelle nostre famiglie, sulla base
del te,sto di- Romani 8: 1-17.
Nella giornata di lunedì 15
maggio si tratterà della pastorale dei matrimoni misti, con
invito particolare a preti e pastori.
Per informazioni e iscrizioni,
rivolgersi Via San Lazzaro, 3 Pinerolo - tei. 22.426
7
28 aprile 1978
CRONACA DELLE VALLI
Primo Distretto
I presidenti dei Concistori
del I Distretto sono pregati
di prendere nota di quanto
segue :
a) L’anno ecclesiastico si
chiude il 30 aprile c. m. Le
tabelle statistiche inviate dalla Tavola nella sua ultima
circolare vanno compilate,
come detto nella circolare,
entro il 10 maggio. Nel nostro Distretto, per evitare
spese e disguidi, si inviino
tutte le copie ( 3 ) alla CED
che provvederà a farle pervenire agli uffici della Tavola.
b) Entro la stessa data si
inviino sempre alla CED i
mandati di deputazione per
la Conferenza e per il Sinodo.
I presidenti dei Gomitati
deUe Opere sono pregati di
inviare entro il 14 maggio alla CED la relazione della loro attività alla Conferenza
Distrettuale già battuta su
matrice pronta per la stampa.
Si ricorda ai presidenti dei
Concistori che deve essere
approvato entro fine maggio
il contributo che le chiese si
impegnano a versare alla
Cassa culto nel 1979. Sulla base di questi impegni sarà effettuato il preventivo della
chiesa.
La CED
FRALI
POMARETTO
ANGROGNA
ATTIVITÀ’ FEMMINILI
Insieme per testimoniare
È Stato un momento significativo quando, nel tempio di Villasecca, muto testimone valdese vecchio di 422 anni, un gruppo di donne deH’Unione Femminile di Prarostino venute in visita alla nostra Unione Femminile, Si è raccolto nel canto e
nella preghiera. Fra le vecchie
panche che recano evidenti i segni del tempo, alcuni nomi di
famiglie incisi sugli schienali ed
affiancati da alcune date, è sorta spontanea ed imrhediata una
riflessione sulla relazione tra
quei tempi lontani ed il nostro
tempo, tra il senso della esistenza del popolo valdese di ieri e
quello del popolo di oggi. Negli
attuali momenti di crisi e di sofferta ricerca in cui tutto è messo in discussione ed in cui la
teoria del disimpegno e del disinteresse a molti livelli sembra
prevalere su quella dell’impegno
e della lotta per la testimonianza della fede, quel gruppo di
donne, raccolte nel silenzio e
nella solitudine della montagna,
ha voluto esprimere non nostalgia o rimpianto per i « bei » tempi passati, ma l’impegno operante per un’azione di ripresa di
coscienza della nostra identità
a partire dalle nostre famiglie
specialmente nei confronti delle
nuove generazioni. Ci eravamo
già incontrati nel tempio dei
Chiotti fin dal mattino di domenica 16 per il culto presieduto dal past. C. Tourn che ha ri
cordato con piacere il tempo
della sua permanenza nella comunità di Villasecca. È seguito
il pranzo preparato dalla nostra
Unione Femminile. La tradizionale tazza di thè ha segnato la
conclusione del nostro incontro
fraternamente gioioso con la
promessa di una prossima nostra visita a Prarostino.
a. r.
I Circuito
Nell’ambito del Primo Circuito operano undici Gruppi di attività femminile : sei Unioni, due
Società di Cucito, due gruppi
della Società Missionaria, un
Gruppo donne Fgei.
Venerdì; 14 aprile si è tenuta
in Torre Pellice una riunione
delle rappresentanti le varie attività, con la partecipazione di
ventuno persone, per uno scambio di idee sui rispettivi campi
di lavoro.
Questa iniziativa è stata ritenuta utile dalle partecipanti sia
perché permette contatti personali tra persone che si impegnano nelle attività della Chiesa sia per l’aiuto reciproco che
deriva da esperienze comuni
in settori e situazioni diverse.
È perciò intenzione di tutte di
ripetere questo incontro annualmente. Ci auguriamo di avere
sempre la quasi totale partecipazione di quest’anno.
mt.
Sabato 29 aprile alle ore 21,
nella sala valdese di Frali, il
Teatro Stabile di Torino presenta ; « Se ascoltar mi state... »,
spettacolo musicale in due tempi di Emilio Jona e Sergio Liberovich. Regia di Livio Viano.
I tempo: le autobiografie di
una donna di campagna negli
anni 1900-1915 e di un uomo di
città negli anni 1915-1945, cioè
di una contadina e di un operaio.
II tempo: forme dell’espressività popolare. Il cantare storie:
i personaggi sono dei cantastorie di bozzetti sociali, di fatti
d’amore, di sangue e di morte,
di cronaca nera e di cronaca
politica.
Prezzo unico: L. 500.
• Mentre i cantonieri della
provincia sono al lavoro per rattoppare alla meglio le numerose buche della strada provinciale Perosa-Prali, è giunta in valle la notizia che la provincia ha
appaltato i lavori per l’asfaltatura totale da iniziarsi nel mese di maggio.
In un secondo tempo saranno
anche asfaltate le strade di Massello e Salza che si trovano in
uno stato deplorevole dopo la
alluvione dello scorso anno e le
nevicate invernali. Sulla strada
di Frali è ancora rimasto da ricostruire un muragliene crollato la primavera scorsa.
La popolazione di Frali non
ha ancora avuto rincontro con
l’assessore Bozzello promesso
alcuni mesi fa, quando erano
vive le proteste per il mancato
sgombero della neve.
PRAROSTINO
Domenica prossima 30 aprile
a San Bartolomeo, alle ore 14,30
avrà luogo il consueto Bazar.
Tutti sono cordialmente invitati.
Ospedale Valdese
di Torre Pellice
AVVISO
Per le prenotazioni degli esami di laboratorio,
radiologia ed elettrocardiogrammi, i pazienti devono presentarsi con il
libretto mutualistico e la
richiesta del medico, presso la Segreteria dell’Ospeliale, nei seguenti orari:
dalle ore 8 alle ore 9 ; dalle
ore 15 alle ore 16 di tutti
i giorni escluso il sabato.
N. B. - Non si possono
accettare prenotazioni telefoniche.
TEV e catecumeni
Mi riferisco alle proteste di due lettori che manifestano il loro sdegno
perché alcuni catecumeni hanno ricevuto per posta una circolare del Movimento dì Testimonianza Evangelica
Valdese.
Negli anni trascorsi a Venezia e poi
sulla Riviera Ligure di Ponente, da
Sampierdarena al confine francese ci
sono state poche cassette delle lettere
nelle quali non abbia personalmente
messo degli stampati evangelici o non
li abbia spediti per posta o consegnati
ai passanti. Non so quanti possono essere stali, certamente molte decine di
migliaia. Non tutto è andato liscio. A
Venezia un giornale locale deplorando
una simile propaganda chiedeva se non
esistesse qualche disposizione di legge
per impedirla. A Sanremo fui convocato dai carabinieri ai quali ero stato
denunziato da un tizio il quale, probabilmente a causa di qualche interferenza telefonica, aveva dovuto ascolta
re una trasmissione di Voce amica.
Naturalmente ero tranquillo perché
sapevo che Tari. 21 della Costituzione
stabilisce che « tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
mezzo di diffusione ».
Se non fossi tanto vecchio da non
stupirmi più di nulla, avrei trovato
strano leggendo sulTEco-Luce che questo concetto di libertà può avere diverse sfumature. Infatti è inconcepìbile
per qualcuno che gli aderenti alla TEV
si siano permessi di aver fatto pervenire ai catecumeni qualche loro circolare e volantino. •
Mi permettano questi egregi amici
-di chiedere loro^: se questi catecumeni
avessero ricevuto il n. 5 del settimanale Com-Nuovì Twnpi con una pagina
che avrebbe fatto sprofondare dalla
vergogna le vostre madri, e avessimo
esortato i catecumeni ad abbonarsi, ci
sarebbero state le vostre proteste? E
avreste protestato se qualcuno di noi
avesse spedito dei volantini di propaganda del vostro partito politico?
Viviamo in un mondo di intolleranza e perciò tanto più abbiamo apprezzato quanto ci ha scritto un Consiglio
di chiesa : « Anche se la maggioranza
del Consiglio di chiesa non condivide
affatto rimpostazione TEV, si è stati
unanimi nel lasciar libera iniziativa
alla TEV stessa di farsi conoscere e
pubblicizzare le sue idee ». A parte
che non è affatto nel programma della
TEV di propagandare le « sue idee »,
ma solo di rendere testimonianza alTEvangelo, quel Consiglio di chiesa ha
dimostrato che Tideale di libertà per
cui i nostri antenati hanno combattuto
è ancora vivo nella nostra Chiesa.
Vorrei rivolgere ai giovani della TEV
l’invito a non lasciarsi intimidire
se c’è chi ha interesse di suscitare con
tro dì loro l’opinione pubblica, quasi
che avessero compiuto un atto infamante s|>edendo ai catecumeni un ciclostilato della TEV.
Infine approfitto di questa bella occasione offertami dagli autori delle 'hie
lettere per rivolgere ai catecumeni l’invito a procurarsi i pie;*hevoli e le circolari della TEV, che verranno loro
subito spedite richiedendole a : TEV •
Casella postale • 10066 Torre Pellice.
Qualche giorno fa ho avuto un incontro con una decina di catecumeni,
e, congedandomi, ho chiesto loro sse
sarebbero stati « scioccati » se avessi
loro dato uno degli incriminati pieghevoli della TEV. Mi hanno risposto :
« Certo no; per poter giudicare bisogna prima prendere conoscenza di che
cosa si tratta ».
La grande maggioranza dei nostri
giovani Val-le^i c ancora dotata di in
• Giovedì 20 si sono svolti i
funerali di Porrovecchio Concetta ved. Anzaldì, di anni 75, di
Pomaretto, deceduta alTOspedale Civile di Pinerolo e sabato
22 quelli di Bouchard Raimondo
di anni 47, la cui tragica morte
ha profondamente impressionato quanti lo conoscevano e lo
stimavano. La comunità è vicina a chi oggi piange chiedendo
al Signore di dare loro consolazione e speranza in Cristo.
• Domenica 9 il past. emerito
Coisson Lamy ha presieduto il
culto a Pomaretto. Gli siamo
grati per il suo messaggio e per
la sua gradita collaborazione.
TORRE PELLICE
• Nel corso dei culti delle due
ultimq domenichat sono stati
battezzati Laura Lausarot e Massimo Gnone; il Signore dia loro
di crescere in sapienza e fede
nella comunità dei credenti.
• Domenica 23 ha avuto luogo
il servizio funebre della sorella
Goss Lina, deceduta all’Ospedale di Torre Pellice.
• Si ricorda l’assemblea di
chiesa di domenica 7 per reiezione degli ultimi due deputati
alla Conferenza che non hanno
potuto essere nominati il 16. Il
culto avrà luogo alle ore 10.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Lo studio biblico sul cap. 15
di I Corinzi, avente come tema
« La Resurrezione », avrà luogo
venerdì! 28 c. m., alle ore 20,30
nei locali del Presbiterio.
Tutti i membri della comunità sono invitati ad intervenire
ed in modo particolare quanti
desiderano approfondire la propria cultura biblica attraverso
uno studio comunitario.
• La comunità esprime al cassiere del concistoro ed alla sua
famiglia la solidarietà nel dolore per la scomparsa del padre
Gìrardon Davide, deceduto all’Ospedale all’età di anni 75.
In località Colletto Rabbi è
pure deceduto la scorsa settimana il fratello Còstantin Edoardo, di anni 67.
Ai familiari nel lutto la nostra fraterna simpatia cristiana.
Il past. Conte risponde
Caro Direttore,
ti ringrazio per avermi fatto conoscere il testo della lettera di un gruppo di giovani sangermanesi. Non desidero alimentare una polemica di più
sulle pagine del giornale. Se qualeuHp
desidera avere informazioni in proposito la mia porta è aperta e lo rimarrà
per tutti. Cordiali saluti.
Giovanni Conte
• Domenica 30 alle ore 10 Assemblea in Cappella al Capoluogo. L’ordine del giorno, dopo il
culto, prevede la votazione dei
delegati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo. Non mancate.
• Domenica scorsa la nostra
sala ha ospitato una quarantina
di persone anziane per trascorrere un pomeriggio comunitario. Dopo i canti deH’Unione
Femminile, i bambini della Scuola Domenicale dei Jourdan hanno presentato una vivace rassegna canora. Intorno ad una tazza di thè gli anziani, era la loro
festa, hanno chiacchierato e si
sono ritrovati dopo una lunga
parentesi. Proprio perché rincontro è riuscito l’Un. Pemm.
non mancherà di riproporlo in
futuro.
Doni pér l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni "'Pro deficit’ pervenuti a febbraio (ritardata):
Bounous Edda L. 5.000: Rostagno
Edoardo e Alina, in mem. nipote Plavan Vittorio 10.000; Chauvie Davide,
in mem. figlio Sergio e moglie 25.000;
M. P. 10.000; Caffarel Sandri Ada 4
mila; Malan Caffarel Emilia 15.400.
Doni pervenuti a febbraio:
Bein Mirella e Ernesto (T.P.) L. 10
mila; Fabiole Beniamino (To) 50.000;
In memoria di Pavarin Giacomo, la
moglie e la figlia 50.000; Ellena Elena, in memoria di Pavarin Giacomo
50.000; De Bettini Elvira e Giancarlo,
in mem. di De Bettini Sebastiano 30
mila; De Bettini Elvira, in mem. di
Peyrot Tissi Anita e Gamba Caterina
2.000; N. N. (Villar Pellice) 25.000.
Alltórin Toselli Alda 25.000; Albarin Adriana 25.000; Albarin Emilia v.
Peyrot, in mem. Ing. Giovanni M. Ribet 30.000; Besson Margherita 10.000;
Deker Guido e Elvira (To) 25.000;
Lupo Lilly (Como) 20.000.
RIV-SKF Direzione e Maestranze in
occas. 17 febbraio 430.000; Lega Femminile Valdese di Milano 80.000;
Juon Gino (Lucca) 2.000; Fernanda e
Giovanna, in mem. genitori 20.000;
N. N. 5.000; Pavarin Domenica Adele
20.000; Pasquet Anita 16.000; Magliano Lidia (To) 5.000; Bertin Tinette e Rina, in mem. Boer Revel Margherita 20.000.
Martinat Lilly, in mem. dei genitori 10.000; Tourn Attilio e Rachele 10
mila; Unione Femminile Valdese di
Bordighera 40.000; Unione Femminile Valdese di Bordighera, in mem. di
Jalla Emma 50.000.
Bounous Valdo, in memoria dei
suoi cari 10.000; Rivoir Ilda, ricordando i suoi cari (ospite Asilo) 50,000; In
memoria di Guazzoni Matilde, ved.
Roman, la famiglia 100.000; In memoria di Eugenio Bounous, la moglie
e la figlia 20.000; Bertin Marisa e Valdo, in mem. di Matilde Guazzoni Roman 40.000; Parise Pons Blena, in
mem. dei miei cari 15.000; Bertaiot
Jeanne (Angrogna) 10.000; Peyronel
prof. Giorgio (Mi) 50.000; Freundeskreis der Waldenser Kirche (Essen,
Germania) 2.085.964.
dipendenza di giudizio e quanti vorranno accettare la nostra offerta si
convinceranno facilmente che la calunnia così largamente diffusa che la TEV
vuole portare la divisio'ne nella Chic
sa, non ha il minimo fondamento. Ci
sono altri che portano la divisione nella Chiesa, non quelli che desiderano
un Risveglio e non hanno altro scopo
che la Chiesa ritrovi la sua identità
senza condizionamenti politici né deviazioni morali. È questo un programma che può riempire il cuore dei giovani, presentando loro un ideale esaltante : Gesù Cristo e Lui soltanto.
Roberto Nisbet
Anziani arroganti?
Egregio Signor Direttore,
Nell’articolo pubblicato il 24 marzo
scorso, il Prof. Claudio Tron ci informa, a proposito deirofferta ai catecumeni deH’opuscolo sul « Risveglio », di
aver votato per rinvio degli indirizzi
alla TEV « contro l’opinione di qualche anziano, operaio e contadino, che
riteneva che il libro andasse respinto ».
La posizione assunta da anziani così intransigenti mi offre lo spunto per
rilevare che « l’arroganza del potere »
(tanto per usare un’espressione cara al
Prof. Tron) non è un'esclusiva di certi partiti o di certe classi sociali, bensì una tentazione cui può andare incontro chiunque si senta investito di
un qualche incarico : nel caso specifico,
da membri di concistoro pronti ad
ostacolare la lettura di una pagina di
storia valdese scritta verso la fine del
secolo scorso.
Certo che la concisione della presente ne permetterà la pubblicazione integrale, ringrazio e saluto distintamente.
Guido Baret
Pomaretto
Suonatori occitani avvisi economici
L’Associazione Pro Torre Pellice, in collaborazione con la
Comunità Montana Val Pellice,
organizza per venerdì 5 maggio
p. V. alle ore 21, nel salone delle
Scuole medie gentilmente concesso, in viale Rimembranza,
una serata con
I SUNAIRES USITANS
Canzoni, musiche, balli delle Valli occitane. Ingresso libero.
La Casa Valdese per Ferie di Rio
Marina cerca, per il periodo dal 15 giugno al 15 settembre, RAGAZZE ALLA
PARI, mezza giornata di servizio e
possibilità di bagni al mare. Non si
accettano domande per meno di 15
giorni.
Scrivere per informazioni a CASA
VALDESE DI RIO MARINA - Via
Verdi 15, 57100 Livorno - Tel. (0586)
22793.
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Via Trieste, 24 - PINEROLO - Telef. 31.17
8
8
28 aprile 1978
LA SOCIETÀ’ CONTEMPORANEA DI FRONTE AL PROBLEMA ENERGETICO
Le principali fonti
energetiche disponibili
@
Continuiamo con questa seconda parte la pubblicazione
del rapporto di Roberto Peyrot sui lavori
della commissione sinodale. A questa seguirà una terza parte
sui prò e i contro dell’energia nucleare e sul piano
di risparmio energetico, e un’ultima parte sulla posizione
delle Chiese.
Premesso che il petrolio continuerà ancora ad assolvere, per
un certo numero di anni, il ruolo di « primo attore », vediamo
ora le fonti energetiche cosiddette « alternative », e disponibili a più 0 meno breve scadenza.
La più importante, a livello
mondiale, è senza dubbio il carbone, i cui giacimenti sono valutati in circa 8 mila miliardi di
tonnellate. Si prevede, per l’Italia, un aumento di consumi per
energia elettrica, in qualche anno da 1,40 a 4 milioni di. tep. È
relativamente economico, e disponibile in vari Paesi. Vi sono
buone possibilità di rifornimento anche nei Paesi dell’Est (specie in Polonia) con vantaggi
per la bilancia dei pagamenti,
dato che si tratta di nazioni disposte a scambi con massicce
quantità di prodotti italiani: impianti, macchinari, manufatti vari. H rovèscio della medaglia è
dato dai problemi relativi al suo
trasporto ed immagazzinapio,
nonché dalla sua combustione
inquinante (anidride solforosa,
benzopirene, ecc.) e dalle ceneri
residue. Parecchie nazioni forti
consumatrici sono all’avanguardia nelle tecniche di depurazione, da considerare attentamente, anche se ovviamente incideranno sui costi. In Italia i giacimenti in Sardegna sono valutati dai 100 ai 400 milioni di
tonn. e potrebbero dare il loro
contributo, anche se il potere
calorifico di questo carbone è
assai più povero di altri.
Gas naturale, o metano — Le
riserve di questo combustibile
sono all’incirca analoghe a quelle del petrolio, col vantaggio che
è assai meno inquinante. Secondo una stima deU’Ente naz.
Idrocarburi (ENI), fra produzione ed importazione, l’incremento del suo uso potrà giungere, dai 18,40 milioni di tep del
1975 ai 41/42 milioni di tep del
1985 (pari cioè a circa il 20%
dei consumi). Verrà infatti realizzato un nuovo metanodotto
intercontinentale Algeria/Italia,
mentre attualmente già lo riceviamo dalla Libia, dall’Olanda e
dall’URSS.
Energia idroelettrica — È una
fonte da riconsiderare e da
sfruttare ulteriormente. I dati
al riguardo sono piuttosto carenti. Secondo l’ENEL si possono ancora costruire nuovi impianti e rifarne di vecchi con
un possibile apporto di 2.000 MW
e cioè con ima potenza pari a
due centrali nucleari. Si ripresenta inoltre il problema delle
centinaia di piccole centrali a
suo tempo chiuse per motivi economici.
Energia geotermica — L’Italia
fornisce circa 1/3 della produzione mondiale, ottenuta dai cosiddetti soffioni o sorgenti di
acqua calda. La scoperta di due
nuovi soffioni nella zona di Travale/Radicondoli consentirà di
elevare la produzione di circa
200 milioni di kwh all’anno. Sono comunque valori che incidono assai poco nel quadro generale dei consumi; infatti attualmente questa fonte di energia
copre solo lo 0,420 del fabbisogno nazionale.
Energia solare — Si tratta senza dubbio, di una delle energie
più «interessanti». Il principio
è semplice; sfruttare le radiazioni solari che giungono sulla
terra per trasformarle in energia calorifica (o di condizionamento d’aria) mediante i cosiddetti «pannelli solari»; oppure
in energia elettrica mediante
specchi che concentrino il calore solare su caldaie per la produzione di vapore che a sua vol
ta aziona le turbine. Purtroppo
l’Italia, a differenza di altre
nazioni (Giappone, Australia,
USA, Israele, ecc.) è rimasta assai indietro negli studi e nella
applicazione di questa fonte, pulita ed inesauribile. Al momento, l’energia solare è particolarmente adatta a fornire il riscaldamento degli edifici e dell’acqua per usi domestici. Comunque quanto prima verrà costruita in Sicilia la prima centrale
solare in cooperazione europea;
l’Italia fornirà la caldaia ed il
generatore di corrente; la Germania gli specchi solari e la
Francia gli impianti di accumulazione di calore per le ore senza insolazione. Essa avrà la potenza di mille Kw ed avrà una
marcata funzione sperimentale.
I costi di questa energia sono
attualmente assai elevati nia lo
stesso PEN ritiene che si raggiungeranno « traguardi di economicità» durante gli anni ’80.
Uri altro sistema di trarre energia elettrica dal sole è quello
che si basa sulle celle fotovoltaiche, ma per ora si è solo in
fase altamente sperimentale.
Energia eolica e maree — La
prima sfrutta l’energia cinetica
del vento, ma non è molto competitiva a causa della irregolarità e mutevolezza delle corren
ti aeree. L’Italia ad ogni buon
conto, coi suoi 8 mila chilometri di coste e 2 mila di alpi è situata in una « zona media ». Il
centro ricerche FIAT ritiene vi
siano dalle 20 alle 25 « stazioni »
interessanti. Verso la metà del
corrente anno la Fiat stessa, in
collaborazione coll’Enel installerà in Sardegna il primo generatore eolico sperimentale. Si calcola che per produrre un MW
occorra un rotore del diametro
di mt. 50 posto su una torre di
150 mt. di altezza.
Quanto alle maree, il problema da noi non si pone in quanto questo fenomeno praticamente non esiste nel Mediterraneo.
Rifiuti urbani — La nostra
società è prodiga di rifiuti. Si
calcola che in Italia se ne ammucchino oltre 13 milioni di
tonnellate aU’anno. La loro combustione o trasformazione biochimica potrà dare un sia pur
piccolo contributo di energia.
Un esempio è dato dalla centrale di Milano, che già produce 59
MW ed è destinata a produrne
80 verso il 1980. Col recupero
del 50% dei rifiuti, si potrebbe
coprire, l’l% del fabbisogno nazionale.'
Energia da fusione nucleare —
All’opposto di quella da «fissione » (come vedremo) èèsa si basa sull’unione o «fusione» di
atomi di idrogeno per ottenere
atomi di elio. Questa fusione si
trasforma in una grandissima
quantità di energia, simile a
quella sprigionata dal sole. Si
tratta di un procedimento di una
complessità tale'per cui non si
Rotore eolico per prove in galleria (per concessione Centro ricerche Fiat)
può prevedere se e quando potrà venire utilizzato.
Energia da fissione nucleare
— Questa fonte viene trattata
un po’ più diffusamente dato
che, da un lato, viene considerata l’energia più «h portata di
mano » e dall’altro è quella che
attualmente solleva i maggiori
problemi.
In questo genere di energia il
calore che produce il vapore per
azionare le turbine è dato, anziché dalla « fusione », dalla « fis
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
Violaj
L’Eritrea
in pericolo mortale
Vinta la guerra contro la
Somalia, sembra ora che l’Etiopia si prepari ad intensificare
la sua guerra contro l’Eritrea,
(juell’altra sua guerra, combattuta con varie vicende già da
molti anni e simultaneamente
alla precedente: quella che il
mondo discute se debba esser
chiamata sporca (quando il mondo sostiene il diritto dell’Eritrea
aU’mdipendenza) o pulito (quando il mondo difende il diritto
dell’Etiopia ad uno sbocco al
mare).
A coloro invece che, come noi,
trovano già sporca ogni guerra
in senso assoluto, la condotta
attuale dell’Etiopia, nei riguardi
dell’Eritrea, appare sporca, anzi sporchissima. Ed anzitutto e
soprattutto il modo ancor ci offende.
Ma, per andare con ordine,
vediamo dapprima la questione
politica. L’Etiopia (scrive « Le
Monde » nell’art. di testa del
n. 10323 dell’8.4) si propone di
« restaurare l’integrità territoriale di quello che già fu un antico impero, spesso minacciato
di disintegrazione nel corso della sua storia. Il tono delle ultime dichiarazioni ufficiali, fatte
tanto ad Addis-Abeba, quanto a
Mosca o all'Avana, non lascia
più dubbi in proposito. Le offerte di negoziati, che il governo etiopico, negli ultimi due anni, aveva indirizzati al più “progressista" dei due fronti eritrei,
non sono più all’ordine del giorno. Inebriate dalla nuova potenza, messa a loro disposizione da
certi regimi militari socialisti, le
autorità etiopiche progettano ormai “.soluzioni di forza e piani
di annientamento", con terrificante allegrezza guerriera.
La riconquista, con la forza,
dell’antica colonia italiana, controllata (per il 90%) dai “fronti
eritrei", rischia tuttavia di risultare molto più difficile della
vittoria or ora riportata^ nell’Ogaden, sull’imprudente Somalia. In Eritrea, le truppe cubane ed etiopiche dovranno affrontare dei partigiani estremamente risoluti, abituati a lottare, da quasi 17 anni, contro il
“colonialismo" abissino, sostenuti dalla quasi unanimità della
popolazione. A differenza dall’Ogaden, il terreno si presta male
alle vaste controffensive meccanizzate: esso rende ben poco efficace là tecnica del “rullo compressore", già applicata nel sud.
In quella parte dell’Africa, un
“impantanamento militare" cubano-sovietico non è dunque da
escludere, anzi è proprio questo che Washington prevede.
Il bagno di sangue che, ahimè!, si può subodorare lungo le
coste del mar Rosso, rischierà
di turbare molte coscienze nell’opinione pubblica internazionale, e porterà con sè un dilemma ideologico altrettanto doloroso. Mentre una parte dei “ribelli eritrei" è effettivamente
sostenuta dall’area conservatrice
delle potenze arabe (Kuwait, Arabia Saudita ecc.), v’è un altro
ramo della resistenza, che si appella al marxismo-leninismo. Si
può pensare quel che si vuole
sul significato profondo di questo conflitto (si può qualche volta discutere sulle “tesi indipendentiste"), ma non si possono
mettere in dubbio l’autenticità
e la popolarità della lotta di liberazione condotta dai guerriglieri eritrei. Quei guerriglieri
(oh, crudele ironia!) per lungo
tempo erano stati sostenuti dai
paesi socialisti, e ieri ancora godevano della “solidarietà proletaria": ora essi si preparano ad
affrontare una “armata rossa"
etiopica, inquadrata e addestrata dai loro ex-alleati.
Ma c’è di più. L’URSS che, nel
nome dell’unità nazionale etiopica, si accinge a dar la propria
cauzione ai nuovi massacri nella regione dell’Asmara, fu proprio lei la principale potenza
che tentò di opporsi, dopo la seconda guerra mondiale, all’annessione dell’Eritrea all’Etiopia.
Tale annessione era stata invece
sostenuta dagli USA. L’ONU aveva adottato una formula speciale: Vunione personale" sotto
la corona imperiale. Hailé Selassie aveva proceduto unilateralmente all’annessione, nel 1962,
suscitando le proteste della totalità dei paesi socialisti. La verità è che l’Etiopia non era ancora “rivoluzionaria", e l’importanza strategica del “Corno d’Africa" era meno evidente di oggi. (...) Ancora una volta, il cinismo assoluto della politica internazionale e il trionfo del “realismo"sulla speranza degli uomini, raggiungono l’aspetto di
una sinistra caricatura ».
Quanto poi al modo (v. sopra)
con cui l’Etiopia si preparerebbe alla nuova offensiva, nulla di
più grave di un recentissimo
rapporto di « Amnesty International ». « Le autorità etiopiche
commettono “assassini politici"
che, spesso, hanno “assunto la
dimensione di un massacro" (...)
È certo che il “terrore rosso"
potrebbe continuare per un tempo illimitato, fino al giorno in
cui il regime militare etiopico
riterrà di aver liquidato ogni
possibile opposizione... In Eritrea, la repressione dei civili che
si oppongono alla politica del
governo, continua, e il rapporto Amnesty cita migliaia di persone uccise o torturate all’Asmara; taluni semplicemente
per aver guardato dei manifesti
antigovernativi». («Le Monde»
del 12.4.’78).
sione » di certi nuclei di uranio.
Questi, quando assorbono una
particelia nucleare elettricamente « neutra », detta appunto
« neutrone », si spaccano. Viene
così liberata una forte quantità
di energia che finisce per trasformarsi in calore. In una fissione, provocata da un neutrone se ne emettono anche due o
tre altri che a loro volta vanno
a colpire altri nuclei di uranio
per cui si hanno ulteriori processi di fissione : è la « reazione
a catena », che viene mantenuta
a livello costante, senza diventare esplosiva, mediante «barre
di controllo » inserite nel reattore. Per essere efficaci, i neutroni devono essere ralientati :
ciò si ottiene usando come « moderatori » grafite, acqua leggera
o pesante a seconda del tipo del
reattore.
Gli eiementi di combustibile
sono costituiti da « barre » o
« aghi » chiusi in cilindri metallici riuniti in un « nocciolo » del
reattore stesso; il calore prodotto viene asportato mediante
un fluido refrigerante. Le centrali nucleari « provate » (perché sono quelle da tempo in
funzione) possono avere reattori di due tipi: ad acqua leggera
e ad acqua pesante: i primi costituiscono la stragrande màggioranza. A loro volta questi
reattori ad acqua leggera, che
usano uranio « arricchito » (e
cioè precedentemente trattato
per aumentare la percentuale
dell’unico isotopo fissile, vale a
dire il nucleo di uranio -235), si
suddividono in due sistemi:
1) BWR (boiling water reactor) ovvero ad acqua bollente,
che consta di un unico circuito
per cui l’acqua refrigerante è la
stessa acqua-vapore per la turbina.
2) PWR (pressurized water
reactor), in cui vi è un circuito
primario dell’acqua refrigerante,
pressurizzato, che estrae calore
dal nocciolo, ed un altro circuito acqua-vapore che va alla turbina.
Per quanto invece riguarda il
modello ad acqua pesante, quello più diffuso è il CANDU (canadian deuterium uranium), che
usa uranio naturale.
In Italia gli impianti funzionanti (Trino, Latina, Garigliano) sono ad acqua leggera, mentre è in sperimentazione a Latina anche un tipo analogo al
CANDU, detto CIRENE (Cise’
reattore a nebbia) con sistema
misto di acqua pesante (come
«moderatore») e naturale (come refrigerante).
A questi tipi di centrali « provate » si affianca in prospettiva
il reattore veloce, o generatore,
o autofertilizzante, o « breeder »
(ietteralmente ; allevatore, produttore). È un reattore in cui,
nella fissione, si produce più
materiale fissile di quanto se ne
consumi. Il nucleo dell’uranio
non fissile (uranio 238), dà luogo, nei reattori, ad un nuovo
materiale fissile sintetico il plutonio, che si forma in quantità
più rilevante nei reattori veloci.
Roberto Peyrot
(2. Continua).
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