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Anso X — N. 21. II SEEIE 16 Novembkb 1861
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITAIJANA
^aaA/XQvXaa/^
Seguendo la verità nella carità. — Efes. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE < LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione] 3 00
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25
Per r Inghilterra, id................... „ 6 60
In .Tomso airUflBzio del Giornale, via del Principe
Tolnmaso dietro il Tempio Valdese.
Nelle Provincib per mezzo di franr'-Ooìii po
Per la Germania id.................. „ 5 50 ^ stali, che dovranno ussere inviati fr; ico al Di
Non si rlcevoQoassociazionipt'rmenocli unanno. \ rettore della BtroifA Novella.
All’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli,
Ginevra , dal signor E> Eerond libraio ; Inghilterra , dal signor G. F. Muller ;
General Merchant, 2G, Lea^bhall Street. E. C.
SOMMARIO
AUuaiità: Separaiione •’'‘Ila Chiesa e dello Stato— L’Alleanza evangelica ed 11 giornale IMmiinio —
Circolare dell’Allcanza evangelica— Yarietà; Fredcrika Bremer al convento del Sacro a Eo
oia— Rivista della quindicina — Annunzio.
ATTCAlilTA
SEPAIiAZIONE DELLA CHIESA E DELLO STATO
I.A Chiesa e io Stato in Piemonte, sposizione storico-critica, per l'avv. Pier-Carlu
Boggio (2 voi. in-16), Torino 1854. — La Religione di Stato, per T. Pietrocvla
Rossetti (opuscolo di 76 pagine), Torino 1861. — Chiesa libera in libero Stato.
Giornale obdomadari6,',Torino 1861.
Un fatto che ci recò sempre maraviglia e dolore si è che, dal
1848 in poi, ad onta dell’impulso dato agli spiriti dal sistema costituzionale, non sieno stati numerosi, anzi sieno stati pochissimi quelli
che han propugnato iì gran principio della separazione della Chiesa
e dello Stato, tanto alla nazione, quanto alla religione favorevole.
Prima dell’ultima rivoluzione, non vi fu che il sig. Boggio, la cui
opera venuta in luce nel 1854 non fu accolta con quella considerazione che meritava, non tanto per la sua forma, quanto per la giustezza de’ suoi principii. Eppure l’autore rettamente giudicava la
portata della costituzioHe quando egregiamente .scrivea nella sua
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* .
Lettera al conta di Cavour. “ Conseguenza inevitabile della tolleranza sancita dallo Statuto ed allargata tostamente dall’opinione
di tutta la parte illuminata della nazione si è la separazione assoluta
della Chiesa e dello Stato. Se cioè il santuario della coscienza individuale debb’essere sacro ed inviolabile; se le opinioni religiose denno
essere imperscrutabili; se la qualità del culto deve essere indiÈfercnte all’esercizio dei diritti civili e politici, vuole logica necessità
che il poter laico ed il poter religioso sieno assolutamente distinti
fra di loro, ed affatto indipendenti l’un dall’altro. E per vero se lo
Stato .può esercitare un’influenza qualunque siasi, diretta o indiretta,
in materia di religione egli è per sè chiaro che la libertà di coscienza
diviene illusoria. ” Egli fondava pure suo sistema sopra un giusto
concetto della religione, di che diceva: “ E far grave ingiuria alla
religione il supporre ch’ella non possa bastare a se medesima e le
convenga esser sorretta dai mezzi mondani del potere laico. Quella
religione che derivasse la sua autorità dalle sanzioni del potere temporale sarebbe moralmente perduta. La religione non dee cercar che
in se medesima gli clementi della sua autorità; regina dei cuori,
arbitra dell’avvenire, il suo regno è quello della convinzione I La
Chiesa ha tutto ciò che le abbisogna quando ha la libertà. ” Infine
egli ben definiva i rapporti della religione e della politica in queste
parole: “ Come mai si concilieranno insieme questi due concetti,
la religione divina, severa, imparziale, immutabile; e la politica variabile, procellosa, passionata, l’una che s’inspira ai principii eterni
immutabili della verità increata e della giustizia assoluta; l’altra ch^
prende leggi e norme dagli eventi cotidiani e dalla infinita varietà
dei casi contingenti, quando pure non si volga a seconda delle passioni passaggiere degli uomini” (1). —Laonde il sig. Boggio richiedeva, che fosse francamente attuato il principiò di libertà, che a
norma di esso venissero recisamente designati i confini rispettivi
delle due podestà, conformemente alla distinzione che deriva dalla
natura stessa delle cose. Poi fatta la storia della questione, cioè la
sposìzionc storico-critica dei rapporti fra la S. Sede e la Corte di
Sardegna, dopo toccato della immistione, dei concordati, della cattolica, dello Statuto e delle sue conseguenze, così concludeva: “ Insomma gravi pur troppo e dolorosi sono i conflitti che han creato
un funesto antagonismo fra la Chiesa e lo Stato, ma tutti risalgono
ad una causa unica Yimmistione.......Ma se l’immistione è la causa
generatrice del male perchè più s’indugierà ad attuare completa
(1) La Chiesa e lo Stato... Lettera al conte di Cayììnr, p. xxi, xxv, e lx.
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mente quella separazione assoluta dei due poteri la quale dee pure
risolvere definitivamente la difficoltà (1). — ... Si compia l’opera,
cessi ogni sanzione temporale, civile, a leggi spirituali e religiose;...
rendasi insomma a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è
di Dio (2).” — Nel secondo volume poi veniva tratteggiata con merito la teoria della separazione dietro i principii del sig. Vinet, i cui
egregi scritti hanno ispirato bellissime pagine all’avv. Boggio (3).
Quella è la sola opera completa che siasi fatta in Italia su tale importante questione. Dopo il risorgimento del 1859, dopo gli attacchi
diretti da ogni dove contro il potere temporale dei papi, dòpo le
dichiarazioni ed i conati del governo a favore della separazione,
dopo la proclamazione del programma Cavour “ Chiesa libera in
libero Stato ; ” pareva che abbondanti dovessero venire in luce le
opere su tale argomento. Ma gli occhi di tutti sono rivolti alla confusione romana, si richiede anzi tutto la cessazione della temporale
podestà, si vuole prima troncata l’ingerenza della Chiesa nella cofa
pubblica, dopoché si procederà all’abolizione del civile intervento
nella cosa religiosa. Epperò innumerevoli sono gli opuscoli ed i libri
diretti contro il poter temporale di Koma, pubblicati in questi
ultimi anni e tutti concordi nel richiedere che sia fatto cessare
l’immistione papale. Jlentrechè poco o nulla dicesi dell’ingerenza
governativa nella Chiesa, e nissuno richiede che sia abolita la religione di Stato.
Dobbiamo però diro ai nostri lettori due parole dell’opuscolo del
sig. Rossetti. Egli dopo aver toccato leggiermente deU’incompatibilità della religione e dello Stato, passa a tessere la storia della loro
confusione, la quale, secondo lui, è invenzione del principato assoluto e fu creata da Nabo-Chodonosor. Parla dei Caldei e dei Medi,
dell’impero romano e della sua corruttela, di Costantino Vlmfirmaiore d’Italia secondo l’espressione dantesca, di Giuliano l’apostata,
di Pipino e Carlomagno, dei Valois, della Rivoluzione francese, del
Consolato e dell’impero, della Ristaurazione, e delle Costituzioni
italiane. Tenta dimostrare come in tutte le epoche la religione di
Stato abbia incagliata la libertà di coscienza, la disseminazione del
Vangelo e la vita cristiana. Quindi passa ad additare il rimedio a
tanto male per l’Italia, e proposto che sia applicata la legge Jefferson
(1) Id. I, lib. IV, p. 443 44.
(2) Id. Lettera al conte di Cavour, p. Lxii-Lx,iir.
(3) Confronta - Vinet. Essai pur la manifestation des convictions religieuses et
sur la si-paratiou de l’Eglise et de l’Etat — La liberté des cultcs.
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degli Stati-Uniti, dirige un appello al governo italiano cui incombe
tal dovere acche proclami l’assoluta separazione della ChieFaedello
Stato. L’opuscolo ha 76 pagine.
Ci .sia lecito esternare il nostro giudizio su quelloperetta. E in
primo, qualche osservazione critica; La distribuzione delle materie
è un po'confusa. La rivista storica delle religioni di Stato è interrotta, di tanto in tanto, da qualche considerazione sul sacerdozio, da
qualche saggio di Filosofia della Storia, da qualche cenno sulla Predicazione dell’Evangelio e sull’cdio dei romanisti contro questo, da
qualche anticipato appello al governo e da parecchie digressioni sulla
intolleranza e la libertà di coscienza. Se il sig. Eossetti avesse riunito
insieme da un lato le materie storiche, e dall’altro le materie cho
formano il complesso della discussione, il suo lavoro sarebbe più
chiaro, più bello e più forte, mentre qual’è lascia nella mente un
po’ di confusione. — Vi sono poi qua e là alcuni errori storici :
quando, a mo’ d’esempio, l’autore fa risalire l’origine delle religioni
di Stato a Nabo-Chodonosor (1), egli dimentica che prima degli assiri
imperatori, i Faraoni Egizii riunivano in sè la doppia carica di pontefici e di re ; che nel tempo della cattività ebraica erano i figli di
Giacobbe impediti nel loro culto e perseguitati, a nome della religión
di Stato; che infine tanto il teogonismo delle sponde del Nilo, benché
sentimentale e panteista, quanto il guerresco fatalismo delle caldaiche pianure e dei monti dell’Iran, era dualista, c come tale considerava lo Stato, il monarca, quale un’emanazione del princi[)io divino destinata a reagire contro l’avverso principio delle tenebre,
ovvero, della morte. — La confusione della Chiesa e dello Stato, o
meglio del religioso col politico è antica quanto le più antiche società
e persino nella società patriarcale dei tempi primitivi scorgonsi indizii di supremazia religiosa data ai capi di tribù i quali già erano
re-sacerdoti.
L’autore parlando di Costantino lo dice fondatore del cattolicismo,
lo chiama cattolico romano, e scaglia contro lui acerbe invettive (2).
Noi siamo ben lungi dal voler patrocinare la causa di quell’impenitore ; solo avvertiremo che la conversione di Constantino è un
punto di controversia tuttora pendente, che alcuni la tengono por
sincera, alcuni altri no, e che opinione dei migliori storici è: “ die
(1) La religione di Stato, p. 9-11.
(2) La religione di Stato, cap. iv„ p. 28, ed il cap. v che così comincia: « Noi
crediamo che la religione abbracciata da Costantino non fosse mica il cristianesimo,
ma il romanesimo.
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(hssa fu in veultd sincera conversione, ma non illmniaata " (1). Aggiuugeremo poi die se Costantino confonde iu sè e nelUiinpeio suoi
due [loteri, quel princi]iio l’eLbe in eredità dal paganesimo, e a questo
devono in conseguenza essere attribuite le sue crudeltà, come al cattolicismo uon del tutto sbarbicato in r4inevra dev’essere attribuita la
morte di Servet j)cr Calvino. I.aoude se Costantino contribuì ¡ler non
poco alla fondazione del cattolicismo, non si può tuttavia chiamarlo
catfolico-romano, iwrchè il romano cattolicismo non fu fondato die
due 0 tre secoli più tardi. Costantino fu caftoìicò-hiaantino. L’autore non seppe far la distinzione tra l’unità bizantina e l’unità romana, la prima delle quali mise capo nella corruzioue e la caduta
del basso-imi)ero, e la seconda volgo ora verso il suo termine. Tra
le due havvi la differenza che corre tra cesaro-papismo e papo-cesarismo. Gli occidentali imperatori sulle orme di Carlomagno tentarono
imitare l’unità bizantina in opixisizioue alla romana Corte.
Infine l’autore non ci pare ben fondato sidl’argomeuto capitalo
del libro, vo’dire sulla questione: “ Lo Stato può egli avere uua religione? ” Egli distingue bensì tra religione e Stato quando dice :
“ La religione è un legame morale'fra l’uomo e Dio... Dio non si
serve della forza per costringer l’uomo... Or quella forza che non
esercita Dio non ¿ev’essere esercitata dallo Stato. Lo Statopoi foi ma
un legame materiale tra sè e la società ed ha la forza per costringer
l’uomo a cingersi di questo legame. Vi può esser dunque alcuna relazione fra la religione e lo Stato? Nessuna ! ” (2). Ma l’argomento
importante “ se cioè lo Stato, come tale, può professare una religione
qualunque, se come tale, ha una convinzione ed appartiene ad un
culto l’autore non l’ha trattata e ciò è gran male perchè ne
poteva egli stesso essere indotto in errore. Sintomo non dubbio di
ciò, è quel ch’egli scrive nella conclusione, ove dopo proposto l’esempio degli Stati-Uniti il cui governo non si preoccupa per nulla
delle numerose sette religiose colà esistenti, dice : “ Così dev’essere
lo Stato, — perciocché Cristo non l’autorizza d’avere una religione
dominante e nazionale, ma a riconoscere, se vuole, la vera fede in
Lui, — riceverla nel cuore e goderne ” (3). Secondo il sig. Eossetti
adunque, lo Stato può riconoscere la religione, la può ricevere, egli
ha iiìi cuore per goderne. Non è autorizzato d’averne uua dominante,
ma ne può avere un’altra, per esempio può aver la vera fede in
(1) Così Nóander. Potter e Merle d'Aubigné.
(2) La religione di Stato, p. 7-8.
(3) Id.. p, 72.
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Crido. Ecco dove crediamo che l’autore non ha intesa bene la dottrina ch’egli s’è accinto a proinignare. Egli non bada che lo Stato
è un ente collettivo e fittizio, che come tale non ha nè cuore, nè
coscienza, -quindi non può avere nè fede, nè convinzione, nè religione
ALOCiTA ; sendo questa non solo un legame morale, ma appunto
perchè morale, legame individuale tra Dio e l’uomo. L’individualità
della religione, e l’individualismo della vera fede, ecco quanto l’autore appieno non comprende ancora. A questo l'iguardo ci permetta
di proporre alla Sua meditazione queste parole del signor Boggio :
“ La religione è il rapporto, è il legame fra l’uomo e Dio: rapporto
affatto individuale, perchè si basa sulla moralità personale, rapporto
affatto spirituale, perchè concerne solo l’anima e si riferisce alla vita
futura. Lo Stato invece ha un’esistenza collettiva ; la sua indole, il
suo carattere è affatto temporale, come la sua missione, il suo scopo;
lo Stato non ha coscienza, non ha moralità personale ; dunque il
concetto (intendi? neppure il concetto!) di religione è applicabile
allo Stato ” (1). Forse esclamerà il sig. Eossetti in coro coi cattolici:
“ Ma adunque voi volete che lo Stato sia indifferentista ed ateo !
Voi predicate l’ateismo! ” No, risponderemo, stantechè laddove non
vi ha possibilità di fede, non havvi neppure possibilità di scetticismo.
“ La separazione, dice ancora il sig. Boggio, non genera l’ateismo o
l’indifferentismo nello Stato, per questa semplicissima ragione che
non può lo Stato essere nè ateo, nè indifferente ” (2).
Ad onta dei sovr’accennati difetti crediamo che l’opuscolo del
sig. Eossetti potrà essere di grande utilità per la semplicità con cui
è scritto, per l’amore all’Evangelo che vi respira, e per gl’interessanti
dettagli che accompagnano Io sviluppamento della questione.
Termineremo coll’annunziare ai nostri lettori l’apparizione di un
nuovo giornale che porta per titolo le parole del grand’ uomo :
“ Chiesa libera in libero Stato;”e cmè direttorerisponsabile il sig.
Vittorio Manina. Non abbiamo sott’occhio che il programma del
foglio (3), il quale escirà ogni sabbaio, e si propone di trattare le
questioni del potere spirituale e del potere temporale, della separazione tra Chiesa e Stato, delle relazioni tra religione e civiltà, dei
mezzi di operare la ricostruzione della vera Chiesa di Cristo in
Italia e di molti altri analoghi argomenti. Non possiamo dietro lettura del solo primo numero esternare competente giudizio sulla na
(1) Boggio, la Chiesa e lo Stato. Lettera al conte di Cavour, p. xxv.
(2) Id. id., p. XXVI.
(3) Primo Tuimcro del 2 novenilire. — Introduzione.
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tura del periodico. — Tuttavia ci rállegrianio pure di qitesta pubblicazione perchè tutto concorre al progresso delle questioni. Avremo
occasione di riparlarne coll’andar del tempo. Voto del nostro cuore
è che la questione della sepai azione della Chiesa e dello Stato faccia
progressi negli animi e uel popolo, acciocché il goveruO trovi pronta
la nazione quando crederà giunto il momento di proclamarla solennemente, realizzando il programma del compianto eminente statista
fondatore delle nostre libei tà- lu quanto al governo ci diede ultimamente un'altra prova del suo desiderio di venirne ad una definitiva
«oluzioue, nella circolare del sig. Miglietti “ all’episcopato italiano.” >
“ Uno dei voti più caldi e più sinceri del governo, dice il ministro ^
dei culti, al quale di fermo la nazione intera si associa è quello clfe
sorga presto il giorno in cui separate del tutto le ragioni della po- »
desta ecclesiastica dalla civile, e segnati rigorosamente i loro rispettivi confini la CHiiesa dall’uu canto possa godere di piena libertà
ueH’ordine spirituale e uel governo delle coscienze, e lo Stato dall’altro
canto possa arrestarsi dinanzi alla soglia del santuario colla certezza
che al di là di essa non gli aspetta alcuna ingerenza perchè non vi
giunge suono di materiali interessi. Ma perchè questo voto sia
adempiuto è mestieri che la Chiesa rinunci a qualsivoglia temporale
dominio, che smetta ogni pretensione d’invadere i diritti dello Stato
e che per usare una santa parola restringa le sue sollecitudini a
quel regno che non è di questo mondo ” (1). 0. C. ^
(1) Vedi Gazzetta UjJiciaU del Regìio, 30 ottobre 1861.
I/ALLEANZA EVANGELICA
ED
IL GIORNALE CATTOLICO L’ARMONIA
UArmonia nei due numeri del 6 e del 7 novembre si scaglia
coutro l’Alleanza evangelica e maledice ai principii ed agli atti di
essa. Le ultime conferenze di Ginevra eccitarono oltremodo la rabbia
del giornale pretino; egli non trova espressioni assai forti per vilipenderle. Noi non abbiamo intenzione di confutarla, nè di seguire
l’autore di quegli articoli nella sua ingiuriosa polemica. Solo diremo
qualche parola intorno al precipuo rimprovero che si fa ai Protestanti, quello cioè delle loro diversità. Tutti i cattolici dal Bossuet
fiuo a don Margotti ribattono l’insulso c ridicolo tema delle variazioni.
Dico iìisulso perchè dimenticano questi signori che il concetto
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protestante dell’Mwitó della Chiesa è diverso affatto dal cattolicoromano; che non credendo i Protestanti aH’infallibilità di nessuno,
e non credendosi infallibili se stessi, non aspirano ad una materiale
unità, che non usando la forza ad incremento della fede e non interpretando come Roma il “ compelle intrare, ” non vogliono costringere nissuno a star con loro quando quello noi voglia ; che
sapendo benissimo non giovare a nulla un’esteriore unità, anzi esser
questa nociva alla fede, preferiscono sinceramente distinguersi per
i punti secondarii mentre stanno sempre uniti sui punti fondamentali ; talché le variazioni anziché essere respinte dai Protestanti
come rimprovero, sono accettate come conseguenza necessaria ad un
tempo e pruova della religiosa libertà.
Dico poi ridicolo perchè i romani apologisti sanno benissimo non
e.sser vera la tanto decantata romana unità, essere all’incontro la
storia del cattolicismo un tessuto di contraddizioni, sia che si prenda
ad esaminare le dichiarazioni dei pontefici, le bolle, i brevi, le encicliche, sia che si confrontino i concilii, sia infine che si scorra gli
anuali dell’episcopato. Basti citare per memoria la bolla con cui nel
VII secolo papa Leone II anatematizzava papa Onorio; quella con
che nel secolo di Bernardo fu condannata la credenza all’immacolata,
lasciata poi libera da un altro papa e finalmente imposta come articolo di fede da Pio IX; e quella per la quale Pio VII ripristinando
i gesuiti abrogava quella di Ganganelli che aboliva quest’ordine.
Basti confrontare l’ultimo concilio, il Tridentino, con quelli del
secolo XV, le cui gallicane franchigie venivano in Trento dal partito
gesuitico calpestate. Basti pure l'accennare alla condotta dell’episcopato francese nel tempo di Bossuet stesso, quando un imponente sinodo
nazionale sottoscriveva i quattro articoli gallicani, i quali venivano
poi dai medesimi vescovi sconfessati. Queste le non sono variazioni ?
Questa la è forse unità? Arroge che ad onta di tutto questo Eoma
pretende all’infallibilità. Ecco ciò che la rende ridicola. I Protestanti
non pretendono tanto, pongono l’autorità all’infuori dell’uomo, nella
S. Scrittura,e confessano d’essere fallibili ed imperfetti. Fallisce adunque lo scopo il vostro rimprovero, mentrechè a voi infallibili e perfetti si applica in tutta la sua energia, perchè pretendete, e non siete.
Laddove non havvi pretensione aH’infallibilità e regna la massima
libertà religiosa l’accusa di diversità lungi dàll’essere a vergogna
si rivolge ad onore, mentrechè ove non regna libertà e v’ha un tribunale infallibile, uon solo quell’accusa è a disonore di quella chiesa,
ma se poi si persiste a vantare In sua unità si dà provo della più
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sfacciata ipociisia. Noi iiou siamo protestanti d’origine, ma preferiamo le mille volte i protestanti i quali confessano francanicnte le
loro diversità e poi cercano di imirsi sulla comune basel’Evangclo...
ai cattolici ohe ad onta della loro pretesa infallibilità sono pieni
zeppi di conti'addizioni e poi anziché confessarle, ipocritamente le
nascondono e decantano la loro bugiarda materiale e forzata unità.
Chiuderemo quest’articolo con le seguenti parole del signor de
Pressensé a proposito delle ultime conferenze di Ginevra :
“ Per cei-to uon è risultato inutile l’aver dimostrato eifettiv'amente
questa grande e santa verità: ciò che unisce i tìgli della liiforma,
fedeli alla loro origine, essere piii importante di ciò che li divide.
Tale verità ricevette la più commovente espressione, a quella mensa
di communione che fc’ curvare innanzi alla croce tutte le bandiere
di tante chiese... — Ciò è grande, è magnifico! Ciò rallegra gli
angioli! è nn esaudimento dell’ultima preghiera del Ciisto: “ Che
sieno uno, come siamo uno! QneH’nnità dirassi non è assoluta.”
Lo confessiamo, e ce ne congratuliamo. Non siamo veimti a Ginevra
per giuocare una commedia di fittizia uniformità. Havvi fra ilei
mnnerose diversità. Ne conveniamo : ma la chiesa che non ne cova
in seno ci butti la prima pieti'a ! Altre volte si credeva atterrarci col
parlare delle nostre variazioni. Oggi sotto le nostre variazioni s’è
vista la nostra unità, la quale è tanto più preziosa quanto più è libera e vivente. Immensi progressi si son fatti in questo senso negli
ultimi 50 anni. Perchè non sperarne altri maggiori?.... Stiamo
sulla soglia di tempi nuovi ; molte barriere saranno spezzate; molti
ravvicinamenti s’opereranno. L’epoca è difficile, è trista, è cupa a
molti riguardi, eppure fa bello vivere in un secolo ove si preparano
sì grandi cose ! ” (1).
Intanto a rispondere alle calunnie sparse sull’Alleanza evangelica
pubblichiamo la seguente circolare del Comitato centrale di detta
Alleanza (ramo di lingua francese ed italiana), diramataci ultimamente, come pure a tutti i giornali di tutte le Chiese evangeliche.
CIRCOLAKE DELL’ALLEANZA EVANGELICA
Ginevra, 30 ottobre 1861.
« Al sig. Redattore deEa Bmna Novella.
« Caro signore e fratello,
d rcristiani evangelici di tutti i paesi; riuniti in Ginevra, hanno fortemente sentita la loro unità in Gesù nostro Signore, qualuntjue sia la loro
diversità di chiese e eli forme. — Grati verso Dio per quei giorni di editili) lìnnt Oii-étienne — Tiivista mensile di Ottobre.
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cazione inipronti di caiità e <li concordia, ch’egli loro concesso , hauno
desiderato di farli servire alla propagazione dei uiodesimi sentimenti di
fratellanza e di pace onde han goduto; nella conferenza del 10 settembre
una risoluzione fu votata a questo eiTetto colla unanimità dell’Assemblea,
(’i permetta caro signore e fratello di valerci delle colonne del suo foglio
per rammentM-e quell'importante appello.
« llivolgendoci ai fratelli venuti a Ginevra come pure a quelli che non
ci vennero, richiediamo caldamente le loro preghiere ed i loro conati per
far progredire il ravvicinamento di tutti i figliuoli di Dio, eia loro riunione
in un solo corpo spirituale intorno alla Croce di G. Cristo; per realizzare
così in modo vivente queste dichiarazioni che tutti i Cristiani ripetono fin
dairinfanzia ; « Io credo la santa Chiesa universale, la communione dei santi ».
« Questo è a parer nostro l’essenziale; pur non è tutto. Crediamo cbe
possa tornare utili,ssimo )er il regno di Dio, di far conoscere dovunque
l'Alleanza evangelica e di aumentare in tutti i luoghi, il numero , la vita
e l'attività de’ suoi membri.
« Fervide preghiere acche lo Spirito Santo sia sparso dall’Alto, acche
la vita di Cristo <ì passi in noi e addivenga nostra », come diceva Calvino,
acchò, siccome a noi fu perdonato, così mutualmente ci perdoniamo ; ecco
senza dubbio il mezzo più efiicace per toccare una tanta meta. Ma nulla,
dev'essere trascurato. — Che riunioni ci cristiani di diverse denominazioni
servino a formare cd a sviluppare l’amor fraterno; che ciascuno non pensi
approprio interesse ma a quello dei fratelli; che tutti comprendendo per
bene l'unità del corpo di Cristo, cerchino a vincere gli ostacoli che vi si
frappongono sì in essi che negli altri.
« Havvi un mezzo sul quale vogliamo concentrare le vostre sollecitudini:
La Conferenza espresse il desiderio che fra non molto, ogni predicatore
evangelico pronunciasse nella sua chiesa in mezzo alla sua gi’eggia un discorso sull’ “ unione in Cristo di tutti i figliuoli di Dio,” le sue basi, i gloriosi suoi privilegi, l’indispensabile sua necessità.
« L’Alleanza evangelica, non dimenticarlo, è specialmente destinata a
fortificare ed allargare questa santa causa. Le grandi^assemblee del cristianesimo evangelico devono pure essere conosciute. jE d’uopo che i nostri
amici ed i nostri avversarii, ed in particolar modo i dottori romani, sappiano
che i Protestanti evangelici delle varie denominazioni sono uno in Cristo
il loro Capo, e nella viva fede ch’Egli loro diede; .avendo non già l’unità
della forma e la diversità nel fondo, ma sibbene l’unità nel fondo e la
diversità nella forma.
« Preghiamo caldamente i nostri fratelli i ministri dell’ Evangelo di
grazia, di fare quanto sarà in essi per toccare questi diversi intenti ed invochiamo a quest’effetto sopra essi e sopra tutta la Chiesa l’abbondante effusione dello Spirito Santo, in nome di Cristo nostro Salvatore e per la
gloria di Dio, nostro Padre.
« Gradisca signore i nostri cordiali e fraterni saluti.
« In nome del Comitato centrale dell’Alleanza evangelica (ramo di
lingua francese ed italiana),
« Il presidente AD RIEN NAVILLE
« Il segretario David Tissot. »
« PS. Ci rallegrò il sapere che alcuni de’ nostri fratelli già hanno soddisfatto por quanto loro concerne, alla risoluzione del 10 settembre. — Ciò
pia per tutti un motivo d’incoraggiamento 5>.
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n n X
¿iOO
TARIETA
FEEDERIiIA BREMEIt AL CONVENTO DETi SACRO CtOKE IN ROMA
Tutti i nostri lettori non sanno chi sia la signora Frederika Bremef,
epperò convien dirlo. La 6 un’autrice svedese cui si devono progievolissime
novelle nelle quali respira il soave profumo della vita del nord, e quello
più dolce ancora di un cuore amante accitutto di verità. Lo sue opere tradotte in inglese ed in francese hanno dilettato tutti gli amici della letteratura cristiana, ed è gran peccato che nissuno siasi accinto a tradurne qualche saggio in italiano. Questa signora dunque venne a lloma per esaminare
da vicino il cattolicismo ; e scrisse un giornale del suo soggiorno iu quella
città. I fogli francesi narrarono quest’estate d’una conversazione ch’ella
ebbe col papa nella quale essa dichiarò a Pio IX che la sua coscienza non
le permetteva di credere alla di lui infallibilità. Oggi leggiamo in altri
fogli un altro episodio di quel soggiorno, il quale, ne siam certi, riescila
interessantissimo per i nostri lettori. Frederika Bremer fece conoscenza in
Koma con una giovine signora americana, la quale, venuta in Italia per
motivi di salute, era stata impressionata dalle pompo tstcrne del cattolicismo nonché dall’eloquenza d’un frate predicatore carmelitano, francese
d’origine, per nome Marie-Louis; ed era quasi decisa di convertirsi al cattolicismo ch’essa trovava più analogo ai suoi bisogni. La signora Bremer
tentò dissuaderla, e le consigliò di sospendere almeno la sua decisione. Ma
era troppo tardi, e l’umiltà, la semplicità e la purezza dei sentimenti della
sua amica tanto la toccarono che lasciossi guadagnare all’idea di tentare
una prova anche lei. Le preghiere della signora americana c di una suora
del Sacro Cuore per nome Genoveffa la decisero di entrare nel detto convento por farvi gli esercizi spirituali, coH’intento di meglio conoscere il
cattolicismo ed i bisogni del proprio cuore. Gli amici della signora Bremer
quando conobbero la sua intenzione le predissero ch’ella non potrebbe resistere all’astuzia dei preti e si convertirebbe al cattolicismo. Ma ella aveva
anticipatamente dichiarato che non cambierebbe mai religione c non accettava la fatta proposta che per meglio conoscere il cattolicismo ; — c la
sua fermezza di carattere era una garanzia che la meta sarìa toccata. —
Gli osercizii spirituali consistevano in una lotta continua e talvolta acerba
con la suora Genoveffa, la quale, da mattina a sera, assaliva e spronava
la neofita con ¡spiegazioni, esortazioni, ammonizioni e profetiche esclamazioni. .. e le dava da leggere gli Esercizi di Loyola ed il Catechismo Tridentino. La signora Bremer dice in proposito :
« Le pvuovc del fuoco e dell’acqua son certamente meno tremende chc
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una pruova perpetua di pazienza. Io sopporto questa assai male e di sovente la pazieuia mi scappa, particolarmente la sera quando lo zelo prò
«elitista di suora GenovetFa cresce fino a spingerla a convincermi di botto
e a prendermi d'assalto. Essa fa un chiasso accanto al quale il corso, in
tempo di Carnovale, ò vm soave susurro. La conseguenza è che fino ad
ora, ogni sera mi sento viepiù protestante, e chc di frequente prendo la ri
hijuzione di lasciare il eonvcuto all indomani. Ma la mattina dopo mi torna
in cuore il coraggio e dico : convien cho aspetti uu altro poco. » — Ciò
che iucoraggiavala a proseguire erano le interessanti conversazioni colfrate
Marie-Louii, uomo rimarchevole por i suoi talenti e la sincerità della sua
fedo, col quale la signora Bremer dibatteva i due punti principali dell'infallibilità della Chiesa romana e deUa facoltà umana di appropriarsi, di assimilarsi la divina verità, li frate difendeva la prima tesi e la signora
Bremer la seconda. Ad ogni discussione il circolo del ragionamento restrin
gevasi, e la calma, la dolcezza di quei trattenimenti ne facevwio altrettante
feste intellettuali per la nostra autrice.
Mentre ella era in convento fu testimone dell’abiura di una giovine
inglese che passò alla romana comunione, in una cerimonia presieduta dal
Cardinal inglese Talhot. Nell’abiura la giovine convertita promise; P di
jirestarc ubbidienza a tutti i comandamenti della Chiesa romana. 2° prouiise pure di credere in Gesù Cristo. « Prima la Chiesa, poi il Salvatore, »
ecco il processo di Koma.
« Tuttodì, dice la signora Bremer, mi si narrano nuove abiure di persone eminenti in Inghilterra, in Germauia cd altri paesi... Si brama vedermi seguir simili esempli, e non si risparmiano nè le lusinghe nè gli altri
mezzi... Il papa stesso disse che io sarei div^entata una santa Brigida per
la. mia patria. Con simili ragioni credesi potere agire sopra di me. Si attribuisce mia ostinatezza alla perversa volontà, aH'orgoglio, all'ignoranza, e
perfino al diavolo; mentre io sento viepiù chiaramente ciò che agisce in me
essere il Signore stesso, per il suo Evangelio di luce e di libertà. » —
Ella narra uno strano episodio : che cioè, un giorno, suora Genovcfi'a in
uno slancio di profetica ispirazione, ritta in piè, alta la tosta, e disteso il
braccio, predisse la caduta del poter temporale del papa, la guerra, le stragi,
e le tremendo rivoluzioni, onde risorgerà la Chiesa cattolica, ringiovanita,
vittoriosa, povera, ma santa e possente come nei primi tempi.
Questo ci richiama alla mente lo parole del signor de Montalembert ;
« L’anima mia è piena di calma e d’imperterrita fiducia nelFavvenire di
« quella chiesa cui si rovescia la cittadella e si confisca il patrimonio: La
« chiesa passerà per il crociuolo, ove sempre pui’ificasi delle sue appai-enti
« debolezze, di tutti gli effimeri scadimenti, e di tutte le solidarietà comK promettenti » (1). Vedremo se la prova alla chiesa sarà utile, Intanlo
^1) Lettera, p. SO
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... OOi ...
la prova ilellii signora Bremer volgeva verso il suo fine. Ad onta Jdla
pazienza del frate Jlarie-Louis, il proselitismo di suora Genoveffa facevasi
intollerabile. Essa prese commiato. La supcriora del convento le disse con
voce tra due; « Non dovreste andarvene... Che volete fare del luteranismo?
Che vi darà eg'i? Nulla! Una religione che si stabilì perchè Enrico Vili
d'Inghilterra voleva dividersi dalla sua legittima sposa : Che orrore ! »
La signora Bremer tacque di fronte a tanta conoscenza storica. La bontà
naturale e l'allegria di suora Genoveffa fecero la separazione meno stentata. « In quanto al frate, lo lasciai con un sentimento di rispetto e di
« gratitudine. Esso non mi ha convinta dell iniallibilità della sua Chiesa,
« ma mi ha offerto l'esempio d'un serio ed onesto ecclesiastico cattolico..
« Gli uomini come lui sono veri ministri del Signore. Nou ebbi mai, ne]>« pure coi migliori protestanti, discus.?ioni più serie e meglio condotte delle
« sue, e che mi abbiano lasciato più amena impressione. Mi pareva d'aver
« lottato con un angiolo. Non ha potuto convincere il mio spirito, ma ha
« guadagnato tutto il mio cuore.
« Le ultime parole che gli rivolsi furono; » Ilo il medesimo amere che
« voi. Non possiamo noi unirci nell'amore per G. Cristo? Quest'& l'essen« ziale per il cristiano. Non ci siamo incontrati indarno. Jli vuol porgere
« la mano? Le nostre diversità di principii non devono sbandire d’iufra noi
8 la pace. » — « Egli non mi porse la mano ma rispose ; — « Pregherò per
« lei. Se ne rammenti. Ogni giorno intercederò per lei pendente la messa.
« E son certo che Gesù Cristo mi esaudirà, e ch’ella rientrerà un giorno
« nel grembo della vera Chiesa; non potete star molto tempo dove siete
« ora. » — « Così ci siamo separati forse per sempre sulla terra. Ma vorrei
« al mio letto di morte presso di me un amico pio e buono come quel car« melitano. »
Dopo letto il racconto della signora Bremer si capisce che abbia detto
in principio: « vorrei seriamente prevenire le famiglie protestanti di non
« permettere alle loro giovani di far simile pruova in un convento come
« questo. La gioventù non sarebbe capace di sostenere siffatta lotta, n
Il saggio della signora Bremer è atto a far conoscere il cattolicismo
sotto un aspetto particolare, quello dei mezzi di proselitismo più miti da
quella Chiesa adoprati per convincere i suoi neofiti. L’autrice svedese entra
nel novero di quei celebri forestieri che spinti verso Roma da invincibile
desiderio di conoscerla appieno, ebbero campo di scandagliarne a bell’agio il
bene ed il male, e che visto il male preponderante di gran lunga se ne sono
allontanati convinti che là non è più la primitiva Chiesa perchè non evvi più
la verità.
I nostri nazionali autori hanno svelato e svelano tuttodì le turpitudini
del papato, e fanno conoscere del potere temporale tntte le funeste conseguenze. Ai forestieri par che sia dato di scorger meglio i piccoli difetti,
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di analizzare le infinite miserie morali del nostro paese, di dipingere Vanima
della Chiesa cattolica, di far la psicologia religiosa deU’Italia. Per certo il
coraggio, quasi direi l’audacia della signora Frederika Bremer nel tentare
sì tremenda prova, molto giovò al difficile compito, e la sua nanazione
resterà una delle più interessanti pagine di quell’interessantissima storia.
Per cui ci sia lecito esternare il desiderio che di quel racconto sia fatta
una traduzione italiana, un sunto almeno, in forma di trattatello da spandersi fra il popolo, per dargli viepiù a conoscere quella Roma, onde movono
tutti i nostri guai.
■rivista della quindicina
Mentre neH’interno delle chiese si continua la riforma organica e si
sentono la Svizzera, la Germania e l’Inghilterra incalzate dalla necessità
di compiere la separazione tra Chiosa e Stato; mentre la costituente della
Chiesa nazionale del Cantone di Vaud vota con una maggioranza di 104
voti contro 56 la seguente risoluzione :
Che la legge ecclesiastica sarà riveduta ,
Che la Chiesa sarà riorganizzata,
Che le parrocchie parteciperanno aU’amministrazione ed
eleggeranno i loro pastori.
Mentre un oratore delia medesima assemblea pronuncia queste parole :
« Abbiamo detto e ripetiamo che le religioni e le chiese di Stato sono
tutte del pari condannate, come appartenenti ai popoli rimasti in infanzia
e sostati nel loro normale sviluppo. » Mentre insomma si progredisce internamente, l’opera evangelica fa pur conquiste al di fuori nelle missioni.
Il giornale ; Les missions evangéliques au xix siècle, nel suo numero di novembre riassumendo un colpo d’occhio su quelle missioni negli ultimi sei
anni conchiude col dire : « che havvi progresso, progresso vero, e progresso
in tutti i sensi. » E in prima giammai il mondo fu aperto come ora alle
missioni, sia per le fatte scoperte , come per l’influenza della politica
liberale, come ancora per gli stessi bisogni dei popoli pagani che bramano
l’Evangelo.
Inoltre le disposizioni delle chiese corrispondono a quelle facilità :
le Società di missioni moltiplicansi ogni anno. Allato a 41 grandi società
missionarie (14 in Inghilterra, 16 in America, 8 in Germania, 1 in Francia,
1 in Isvizzera ed 1 in Olanda), sorgono numerosissime associazioni indipendenti che si prefiggono il medesimo scopo. — L’interesse missionario
delle popolazioni cresce visibilmente. Nel Wurtemberg vi sono 50 o 60
annue feste missionarie. — S’arricchisce la letteratura missionaria di nuovi
giornali, libri e atlanti del massimo interesse. — Le entrate crescenti delle
società ed il prodotto straordinario del soldo missionario sono una prova
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eloquente dell amore che i Cristiani portano a quell opera. — Si raddoppili
il numero dei giovani che si consacrano a quell’opera. — La società di Basilea che in principio noverava 9 allievi oggi ne ha li dècuplo, cioè 90. —
Le società accrescono il loro tesoro di esperienza, di saggezza e di prudenza
missionaria. — Infine le missioni hanno anch’esse la loro Alleanza evangdica
chc diede una prova dell’unità spirituale che regna pure in quel campo,
nella bella Conferenza universale missionaria di Liverpool (marzo 18CU),
Tali progressi poi si verificano nel lavoro missimiario. — Molti popoli
che trent’anni fa eran pagani possono considerarsi come cristianizzati.
Tali sono il Groenland, il Labrador, le Antille, le Colonie del Capo c di
Liberia, la nuova Zelanda, e molti arcipelaghi del Pacifico. — Molte stazioni provarono un risveglio religioso; tali sono la (Hamaica e le isole
Sandwich. — Molte nuove missioni furono create; fra le quali il Niger.
il Zambesio, il Thibet, il Giappone, la Gambia e la Nuova Guinea. — Il
numero dei convertiti è andato annualmente cre.scendo; per otto delie società più importanti quel numero ò aumentato del 1(1 per 100. — 1 missionari hanno molta sollecitudine per le scuole e l’istruzione si spando. —
Le nuove chiese progrediscono nella vita cristiana. Molte stazioni provvedono in parte od in totale alle spese del loro culto. Così quelle di Giamaica,
di Liberia, di Sierra-Leone e delle isolo cristiane dell’Oceania. Il sistema
di mantenersi da sè, cbe gl’inglesi chiamano « Helf-supporting system D
poco a poco si stabilisce nelle missioni. Quest'è un gran progresso ! ,
Infine il ed il ministerio indigeni: aumenta il numero degli
indigeni che si consacrano all’opera, e molte stazioni come quelle del Niger
e della Micronesia sono state fondate da missionari pagani-convertiti, c
senza il concorso degli Europei.
Tal’è il progresso delle missioni. — A dare un’idea^ della simpatia del
mondo cristiano per quell’opera, noteremo ehe il totale delle entrate delle
undici principali società missionarie per l'anno 1800-61 monta alla somma
di 14,009,000 franchi, e che il numero dei loro missionari ascende a 1243.
La sola società secondaria di Ginevra che ebbe ultimamente il suo qu.nrantpsimo annivers.ario, fece nell'esercizio di quest’ulHmo anno fr. 34,444 44
di spese. — Pare che la guerra d’America abbia portato alle missioni
indiane un colpo mortale. « Uno dei frutti più rattristanti della separazione
degli Stati del Sud, dice il rreshyterian, è la sospensione delle missioni
presbiteriane fra le tribù indiano. La missione fra i popoli CreeJcs fu interrotta dai separatisti, i missionarii furon scacciati, le scuole chiuse, ed i
bambini che le frequentavano furono restituiti al paganesimo, I lavori e le
spese di tanti anni furon così resi inutili, ed è tolta la speranza di evangelizzare gl'indiani. Come potranno gli autori di tale delitto renderne conto
al tribunale di Dio?» —Questo ci pare un possente motivo da aggiungersi
a tanti altri, per sollecitare l’abolizione della schiavitù, primiera cagione
di tutti quei guai. L’influenza del sistema negli Stati del Sud era tale da
far prevedere ogni sorta di abusi. Le scuole, la stampa cd il culto tutto
era diretto in modo che i Neri non potessero di nulla approfittare. Così
apparisce da un libro interessantissimo intitolato « Viaggi ed esplorazioni
nel Regno del Cotone s per Federico Olmsted (Londra 1861), il quale dice
fra le altre: « Le cose religiose sono maneggiate in modo clie gli schiavi
non possano mai intervenire al culto per paura che si sviluppi il loro intelletto, e col fine di renderli viepiù sommessi cd ubbidienti. »
Per cui concordiamo col giornale F.rangeliml Chrinfendom, il quale a
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proposito del suddetto libro dice ; « Se gli Stati del Sud la vincono, continuerà la schiavitù, ma la nazione sarà divisa. 8e la vincono gli Stati del
Nord, solo per la compulsione della legge, si abolirà la schiavitù. La crisi
è giunta... È imminente la catastrofe : non è il tempo di far speculazioni,
chè non è materia di scellini, uè di dollari. Dobbiamo considerare ciò
come uomini e come cristiani ; e mettere da banda le nostre idee sul He
Cotone. Se la schiavitù è un’empia cosa, se gli schiavi sono uomini e non
bruti, la loro emaucipazione dev’essere da noi propugnata con tutta l’energia deU’anima nostra e ad ogni costo. »
Siamo stati rattristati dalla notizia recataci dalla Semaine Eeligieuse di
Ginevra, che il signor professore Ernesto Naville ha date le sue dimissioni
dalia cattedra d'apologetica e d’omiletica nella Facoltà Nazionale di Teologia di quella città, da lui con tanto merito occupata da circa uu anno.
Ci rallegra all'incontro il fatto minimo in importanza ma pur consolante,
che un allievo del nostro colleggio di Torre-Pellice (stabilimento ancor indipendente dal governo) essendosi ultimamente presentato in Torino agli
esami di licenza liceale, per poter far poi l’esamu d'ammissione all'Università, riuscì con felicissme prove e fu. ammesso.
La nostra Società delle Damigelle protestanti per la protezione dell'infanzia povera ha pubblicato il suo terzo liapporto ove si scorge un sensibile
progresso a fronte deU’anno scorso. Il numero dei bimbi mantenuti a balia
era di 6 l'anno scorso, quest'anno è di 9. Quello dei bambini malati soccorsi che era di 9 salì ad 11. Così pure per i pensionanti mandati nelle
scuole. La sovvenzione alle scuole salì di fr. 249 27, a 408 20. — I sussidii in natura alle famiglie di fr. 484 70 andò fino a 1,183 70. — Le entrate poi si sono accresciute ed è cosa sommamente lodevole che una società
composta solo di 20 damigelle abbia un movimento di cassa di 6,273 53 fr.—
Questi saggi devono essere d’incoraggiamento alle nostre Cliiese italiane
che non hanno ancora imparato a dare per le opere cristiano. L’esempio
delle Chiese missionarie fra i pagani, chc si mantengono da sè, dee farci
vergogna. Quando si stabilirà fra noi il Self-supportiìig system f Quando
comprenderanno gl’italiani che il mantenersi da sè è una condizione d’indipendenza e di vita ?
Woigt Gio vanni gerente
SCUOLE EVANGELICHE DI TORINO
Via Fio Quinto (Viale del Ke) 15, pian-terreno.
l’‘ SouoLxi INFANTILE, d’ambo i sessi, gratuita.
2^ Scuola infantile, idem per i bambini di agiata
condizione : Prezzo mensile.................. fr. 5 00
Per due bambini della stessa famiglia........ „ 8 00
3* Scuola elementare maschile .................... „ 1 00
Per due della medesima famiglia ................1 60
4^ Scuola elementare femminile................... „ idem
NB. L’insegnamento, vi vien dato a norma dei programmi governativi,
da insegnanti patentati, e nelle due lingue; italìuna e francese. — Si ammettono bambini di tutte Comunioni.
TORINO —Tipografia CL AUDIAS A, diretta ilaK. frcrafcotuv.